Ederlezi Circensis

di KayeJ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to our circus! ***
Capitolo 2: *** Assunzione. ***
Capitolo 3: *** Fireproof. ***



Capitolo 1
*** Welcome to our circus! ***


  

Notes:

Ebbene sì, non abbiamo resistito. L’impulso di imbarcarci in una nuova avventura, quando l’altra non è ancora terminata è stato troppo forte. E poi Goran Bregović. È tutta colpa sua insomma. E della sua musica.
E poi dei colori. Insomma, gira e rigira è sempre quello il nostro problema.
Questa volta però si è anche aggiunta la voglia di entrare in un circo, e di muoversi, muoversi muoversi.
Passando a cose più importanti: il pairing principale di questa storia sarà il LavixKanda, anche se non promettiamo nulla di sicuro (potrebbero esserci ingerenze da parte di altri personaggi). Non vi spaventate nel leggere OOC! Si tratterà di un OOC preventivo, in quanto non si sa mai cosa potrà succedere –per esigenze di copione-.
E l’altro “non vi preoccupate” va nei confronti di questa Kaye: non è di sicuro una MarySue, e scomparirà nel giro di questa pagina presentativa. Se la vedrete, sarà solo di sfuggita, se non riusciremo a nasconderla come si deve.
Un’ultima cosa… lasciatevi avvolgere dal mondo del circo! Sentitene gli odori, i profumi, i suoni e i colori. Lasciate che vi entri sottopelle, che vi avvolga, che vi invada prepotentemente le narici e gli occhi. Innamoratevene e sentitevi anche voi un po’ circensi, se potete.

KayeJ.

 

 

̴̢¬ Presentazione ¬




Entra.

Entra spettatore.

 

Venghino, venghino! Signori e Signore non abbiate timore, questa notte uno spettacolo speciale solo per voi!”

 

No, no… non ti spaventare. Avvicinati pure.
Non ti preoccupare, non mordiamo, sebbene l’apparenza possa ingannare.

Entra, spettatore.
E lasciati avvolgere dai nostri tendoni rossi.
Il circo ti aspetta.

 

 

 

È un mondo speciale, fatto di gente strana, e musica conturbante e ritmata.
È colorato, e allegro. La tristezza è bandita da qui.

 

Per questa notte solamente, lo spettacolo più richiesto del secolo!
Ecco a voi il lanciatore di coltelli giapponese!...”

 

No, non si preoccupi signora, non verrà di certo colpita.
Il nostro lanciatore è ottimo e preciso: ha una mira perfetta. Non sbaglia mai un colpo.
Se avesse voluto centrarla al cuore, l’avrebbe fatto senza la minima esitazione, senza sgarrare di un millimetro.

 

“…E la trapezista più leggiadra del mondo!
Guardate: non sembra una farfalla?”

 

Ah, signore! Forse non è il caso che la guardi con occhi tanto interessati. La nostra trapezista purtroppo per lei, è ben sorvegliata da un fratello piuttosto geloso. Non le consiglierei di farlo arrabbiare, potrebbe essere piuttosto vendicativo.

 

E per i più piccini c’è il nostro clown giocoliere!
Avvicinatevi bambini, il suo spettacolo è tutto per voi!
Non vi preoccupate se da un occhio piange, saranno i vostri sorrisi a cancellare le sue lacrime.”

 

Assolutamente non si preoccupi! Quel ragazzo è regolarmente pagato, e non è per nulla maltrattato qui. Come? Ah, era per la cicatrice sull’occhio? No, quella è precedente al suo lavoro nel nostro circo.
Ma come vede, sorride, il nostro clown bianco.

 


Ah, signora, lei ha buon gusto. Vedo che ha adocchiato un pezzo raro.
Il ragazzo dai capelli di fiamma, giusto? No, suvvia, non arrossisca. Chiunque guarderebbe quel bel ragazzo dopotutto. Che cosa fa lui qui? Beh, suppongo lo scoprirà presto. Solo, un avviso: non si faccia portare via qualcosa di prezioso. Quel ladro di fumo potrebbe rubarle il cuore senza che lei se ne accorga.

 

E io sono il mangiatore di fuoco di questo circo!
Avete mai visto un mangiafuoco giocare con dei serpenti di fiamme?
Ebbene, qui lo vedrete!
Entrate, entrate signori!
Mille meraviglie degne dei vostri più nascosti sogni vi attendono!
Ma ricordate: tenete ben stretto il vostro cuore o potreste perderlo in questa notte magica e misteriosa.”

 

E io? Suppongo sia una lecita domanda signora.
Mi vede, giusto?
Secondo lei chi sono? Un ragazzo, una ragazza?
Ahahah! La prego non si imbarazzi. Dopotutto, noi gente di strada, noi abitanti di questo mondo colorato e nascosto, non abbiamo mezze misure, e provare a svolgere un mistero ci risulta più difficile che comprenderlo.
Ho un cappello in testa, ma il mio sorriso non è quello di uno uomo dice?
Prego, si diverta pure a scoprire la mia identità!
Le posso dare solo un indizio: sono Kaye, e canto la storia di questo circo. 

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Capitolo 2
*** Assunzione. ***


.1.



Lo spettacolo serale, è la cosa più importante, in un circo.
I giocolieri, gli acrobati, gli illusionisti, i domatori, e tutti coloro che partecipano a questo grande movimento, vivono in funzione dello spettacolo.
Essere parte del primo gruppo, vuol dire far parte dell’élite.
Significa essere fra i migliori, essere fra coloro che aprono lo spettacolo, essere l’attrazione principale.
C’è chi ci sguazza in questa situazione, chi sorride di circostanza e accetta senza fare una piega, chi non interessa per niente.
Pensare che il circo sia solo spettacolo però è sbagliato. Dietro uno spettacolo, c’è la preparazione di mesi, ore e ore di allenamenti. Il sudore e la fatica sono lì, in agguato dietro ad ogni sorriso mostrato con orgoglio al pubblico.
Perciò, cercare di capire chi possa essere il più adatto ad aprire lo spettacolo, chi, fra tutti quanti, abbia le capacità di presentare in modo sempre impeccabile, non è affatto facile.
Ma nel circo “Ederlezi” non era stato affatto difficile scegliere.
Da quando era arrivato, si era capito subito che sarebbe stato proprio lui a presentare, sì.
Così allegro, così spigliato. Così chiacchierone e al contempo trascinante nel suo parlare.
Rendeva entusiasmante fare qualsiasi cosa.
Beh, sì, sarebbe stato proprio lui il loro presentatore.
 
«Per cominciare, dimmi il tuo nome. » gli chiese la ragazza seduta con lui al tavolo della sua roulotte.
«Lavi. » rispose lui con un ampio sorriso.
«Solo Lavi? »
«Sì, un cognome non ce l’ho. Ma conto di trovarne uno adatto prima o poi. » proseguì con una risata contagiosa, facendo ridere anche la ragazza davanti a lui. I suoi codini ondeggiarono allegri seguendo i movimenti della sua testa.
Lavi la guardava incuriosito e divertito al contempo. Era delicatamente bella, ecco come definirla. Aveva un sorriso gentile, sembrava non conoscere malizia dalla purezza del suo sguardo. Avrebbe voluto avere una sorella o un’amica come lei. Ma non sarebbe mai potuta essere nulla di più. Le mancava qualcosa –rifletteva- il punto era: che cosa?
«E tu come ti chiami? » le chiese a sua volta, sorridendo, come se volesse bonariamente rimproverarle qualcosa. Gli stava simpatica, sì.
«Hai ragione, sono stata maleducata a non presentarmi subito. Sono Linalee. Però ora tocca a me proseguire con le domande.» - continuò lei facendogli l’occhiolino.- «Quindi…  perché pensi di poter essere adatto al nostro circo, Lavi?»
«Perché voi non avete un mangiafuoco. » rispose lui, semplicemente.
«E tu sei un mangiafuoco?»
«Sì.»
«Mostrami qualcosa allora.»
«Come vuoi.» fece lui sorridendo in un modo che Linalee non seppe decifrare. Sembrava non aspettasse altro, eppure c’era qualcos’altro, nascosto in quel sorriso.
Mise il palmo ben aperto davanti a lei.
Linalee lo fissava intensamente.
Lavi la guardò per un istante dritto negli occhi, con ancora quel sorriso divertito e enigmatico sul volto.
Poi, eccola! Una fiammella, timida timida dapprincipio, poi sempre più ostinata, danzava davanti al volto di Linalee, sul palmo della mano di Lavi.
La ragazza sbatté un paio di volte le palpebre, incredula.
Senza pensarci, avvicinò la mano alla fiammella, e Lavi non glielo impedì.
Scaldava, ma non bruciava.
Linalee continuava affascinata ad osservarla. E la sua meraviglia crebbe, quando la fiammella si trasformò in un piccolo serpentello rosso e caldo, che le passò fra le dita e sul palmo della mano.
«Allora?» chiese Lavi continuando a sorridere mentre il serpentello fra le mani di Linalee si dileguava in un discreto sbuffo di fumo grigiastro.
Lei lo guardava con occhi luminosi mentre un sorriso bambinesco le rischiarava il volto.
«Preso. » disse semplicemente, prendendo un foglio di carta su cui erano segnati altri nomi, ed estraendo da uno dei cassetti del tavolino piuma e calamaio.
«Ora dobbiamo solo trovarti un nome d’arte» concluse sorridendo, guardandalo in attesa mentre puntava la piuma sul foglio.
Lavi sorrise.





 
 
Credevate sparissi come nulla?
Ah, ingenui. Se così vi hanno fatto credere vi sbagliate. Io sono sempre qui, dopotutto sono io che narro i fatti, no?
E quindi, sì, c’ero anche io in quel momento, quando Lavi si accese una sigaretta sui gradini della roulotte, mentre osservava quel mondo parallelo.
«Perché il circo è esattamente questo.» mi disse.
«Un mondo parallelo lontano dal mondo che tutti noi conosciamo, e che soltanto a volte si interseca con la realtà.
Qui, nessuno viene discriminato. In altri luoghi, in altri tempi» – continuò con una lieve inflessione del capo- «mi avrebbero ucciso, bruciato vivo, tagliato le mani per quanto ho fatto poco fa’.»
Si allungò contro la roulotte con un fare rilassato e pensieroso al contempo. Qualcuno cantava poco lontano da lì. I bambini delle altre tende rincorrevano una palla colorata grande quanto loro.
«Vedi quei bambini? A loro non importerebbe. Intendo, a loro non importa se ciò che io sono, ciò che io faccio, sia giusto o sbagliato. Nessuno di loro si sognerebbe mai di gridare alla strega, per quanto ho fatto. A loro sarebbe piaciuto e basta. E la gente del circo, è un po’ così. Non fanno domande sulle stranezze, su cose inutili, su cose su cui non avrebbero risposte. Semplicemente, accettano. Le domande sono preziose, vanno contate, misurate con attenzione, pesate. E loro sanno dare valore a tutto questo. E io per troppo tempo non l’ho fatto, rispondevo sempre, a tutto, ma ora…» sorrise, aspirando nuovamente dalla sigaretta, per poi lasciare uscire pigramente un denso fumo grigiastro dalle labbra.
«Ma tu mi stai facendo parlare troppo!» esclamò ridendo malizioso, mentre io sorridevo a mia volta.
Poi mi guardò più attentamente. Sembrava cercasse qualcosa sotto il mio cappello.
Lo guardai con curiosità.
«Ma sai che hai proprio un bel visino?» mormorò con sguardo divertito, scoppiando poi a ridere nuovamente vedendomi arrossire.
«Sta tranquillo! Non ti importunerò di certo, ragazzino silenzioso.» poi mi squadrò con uno sguardo profondo, avvicinandosi al mio orecchio.
«Io so. So perché sei qui. » sussurrò piano.
Fu il mio turno di sorridere.
«Ma non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno! » continuò ad alta voce alzandosi dai gradini e stiracchiandosi come un gatto.
«Ora però è bene che vada a fare conoscenza con i miei compagni di lavoro. Ci si vede!» salutò allontanandosi con la cicca fumante fra le labbra.
Lo guardai allontanarsi.
 
Mi sembrava assurdo che un tipo così fosse riuscito a rimanere per tutto quel tempo lontano dal circo.
Era nato per viverci.
Lo si vedeva dal fondo dei suoi occhi.
Bruciavano, e analizzavano. Poliedrico, colorato, sfrontato eppure profondo come il cuore della
fiamma. Ipnotico come un falò notturno. E c’è gente attorno, che ci balla, canta, beve e ride. E si suona,  e si parla.
Ecco come era quel Lavi: una festa. Una festa circense notturna.
 
 
 
 
 
 
Notes:
 
Eccoci. Siamo tornati prestissimo. E con questo capitolo iniziamo a entrare un po’ nel vivo di questa storia.
Ma quello che ci interessa ora è sapere se siamo riusciti a rendere almeno un po’ quello che pensiamo del circo. È un luogo magico e noi –poveri cuori poetici!- non abbiamo potuto fare altro che innamorarcene perdutamente. Vogliamo renderlo al meglio ai vostri occhi, e farvene innamorare il più possibile.
Regalare un piccolo spazio di colore e musica e odori e suoni. Semplice, senza domande.
KayeJ.
 

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Capitolo 3
*** Fireproof. ***


.2.


«Però, ecco, non basta.»
 
Era cominciato tutto così. Il mattino seguente quando era andato a lavarsi il viso nel catino di fronte al tendone principale, quello dove si allenavano gli artisti del primo spettacolo.
 
«Come prego?» aveva chiesto, ancora mezzo intontito dal sonno, mentre lasciava che un rivoletto d’acqua gli scivolasse lungo il mento, impunito.
 
«Buongiorno Lavi! Il sole è alto, e tu sei sveglio, quindi, forza! Un bel sorriso e attiva il cervello! » lo prese allegramente in giro la ragazza, mentre si infilava sistemava delle bende sui piedi e sulle caviglie. Dentro alla tendone filtrava una strana luce, soffusa. Proveniva dal buco sopra il palo centrale, e illuminava fiocamente tutta l’area.
Lavi l’aveva seguita lì dentro ancora a piedi nudi, come quando era uscito dalla sua tenda.
Gli piaceva la sensazione del terreno sotto la pianta dei piedi.
Linalee si era seduta su un gradino delle scalinate del pubblico, e si stava preparando per iniziare ad allenarsi. L’aveva guardato con uno sguardo interrogativo mentre teneva lunghe davanti a lui le bende spesse e resistenti che metteva durante gli spettacoli.
Senza un attimo d’esitazione Lavi le aveva prese e aveva iniziato ad aiutarla, continuando a guardarla interrogativamente, mentre lei si raccoglieva i capelli in una stretta crocchia alta, e mentre cominciava a spalmarsi della magnesite sulle mani.
«E quindi?» si schiarì la voce il rosso, volendo ricordarle che c’era qualcosa che doveva dirgli.
«Ah, sì. –fece la ragazza sorridendo mentre finiva di sistemarsi- beh, dicevo che semplicemente il trucchetto che mi hai fatto vedere ieri però non basta per entrare nello spettacolo come mangiafuoco. Devi dimostrarci di avere un numero degno del primo spettacolo.» sorrise nuovamente, cominciando a spalmarsi la magnesite anche sulla pianta dei piedi che Lavi aveva ormai terminato di fasciarle.
 
«Un numero degno del primo spettacolo, eh?»
«Già » fece lei alzandosi poi in piedi e provando che le bende tenessero.
« Lo devo mostrare a tutti ora?» disse Lavi, senza nessuna particolare inflessione nella voce. Aveva sollevato solamente un angolo delle labbra in un sorriso che non prometteva nulla di buono.
«Se ce l’hai già pronto sì.» replicò Linalee gentilmente smettendo di stirarsi e fermandosi a guardarlo.
«Bene. Allora di’ a tutti di mettere a posto i loro attrezzi. Questa mattina offrirò uno spettacolo solo per voi.» rise il ragazzo.
 
Aveva chiesto a tutti di mettersi sulla fila più alta degli spalti e di tappare il buco in alto.
Il tendone si era oscurato completamente. Avevano lasciato aperta solamente l’entrata principale.
 
«Che. Spaccone.» aveva commentato Kanda, vedendolo levarsi la maglia e rimanere a torso nudo.
Era rimasto però ad osservare con attenzione i movimenti dell’ultimo acquisto della loro compagnia.
Si era tolto la maglia e l’aveva appoggiata a terra. Si era tolto qualsiasi altra cosa gli pendesse addosso, ovvero tutte le collanine che portava al collo e la bandana che gli sollevava il ciuffo quella mattina, facendo quindi ricadere i capelli sul volto.
Aveva arrotolato i pantaloni fino al ginocchio, e infine si era messo a guardare il suo pubblico sugli spalti.
 
«Avrò bisogno di due assistenti» aveva esordito ad alta voce, guardando verso di loro.
«Figurarsi se io vado.» aveva borbottato ironico Kanda affianco alla Mammoletta.
«Io e Kanda ci offriamo!» aveva ribattuto prontamente Allen.
«Oh no! Io non mi offro.» aveva replicato gelido questo.
«E invece sì!»
«E invece no!»
«Oh, ma che gentili a esservi offerti!» aveva tubato Linalee.
«Fantastico.» aveva mormorato tetro Kanda, alzandosi al seguito della Mammoletta.
«Grazie mille!» esclamò il rosso, con un sorriso esagerato, mentre mostrava loro dei catini pieni d’acqua.
«Di nulla.» rispose un Allen sorridente, in perfetta sincronia con Kanda «E cosa dovremmo farci con questi?»
«Beh, diciamo che dovrete usarli solo in caso la situazione degenerasse.» mormorò in un modo che ad Allen non piacque, mentre si allontanava da loro.
 
Si era messo al centro dell’arena, e aveva chiuso gli occhi.
Si era concentrato, escludendo i borbottii incuriositi degli altri artisti, lo sbuffo infastidito dell’asiatico che  non voleva stare vicino al catino, i mormorii stizziti di Allen che gli imponeva di smetterla.
Sentiva il proprio respiro caldo solleticargli la gola.
Quel numero gli piaceva da impazzire, letteralmente.
Si strofinò le mani energicamente fra loro, come avesse freddo.
Lentamente, una fiammella si venne a creare dal nulla sul palmo delle sue mani.
Finse di non sentire i rumori stupiti provenienti dagli spalti. Così come finse che non gli avessero fatto piacere: Kanda aveva ragione, non era altro che un esibizionista.
Ed esibirsi gli piaceva da impazzire.
Portò le mani a conca davanti al proprio volto, mentre la fiammella tremolava davanti al suo naso, scaldando l’aria lì attorno e rischiarandogli il volto, dove un ghigno sensuale e divertito era ben visibile.
Ci soffiò sopra, con tenerezza: era un drago che riscaldava con il proprio fiato i suoi cuccioli, le sue creature. La sentiva scompigliargli i capelli, tirargli le ciocche del suo stesso colore, dargli buffetti sul naso e lambirgli lascivamente le labbra. Voleva giocare.
 
E la fiamma crebbe.
Crebbe mano a mano che soffiava, fino ad avvolgergli le braccia, come se lo stesse accogliendo nelle sue spire, come se si stesse arrampicando sul suo corpo.
Adorava quella sensazione. Sentirsi avvolto così strettamente eppure non essere realmente circondato da nulla di fisico era meravigliosamente irreale.
Distese le braccia davanti a sé mentre dalle spire fiammeggianti si allargavano le teste di due serpenti che cominciavano a danzare fra loro.
Dagli spalti non proveniva più alcun suono.
 
 
Kanda era rimasto a fissarlo, ostentando meno curiosità possibile, ma ora, non poteva fare altro che guardarlo, ammaliato anche lui dalla fiamma.
Erano come falene attirate dalla luce di quelle fiamme.
E non potevano fare a meno di guardarlo, mentre ormai danzava fra tutte quelle fiamme.
Sembrava il fuoco stesso.
Non era più un ragazzo di carne e sangue, ma una fiamma anche lui.
Lo vedeva ridere, mentre l’aria si faceva torrida, e cominciava a sudare.
Lo vedeva sfidare le fiamme come se stesse giocando con dei cuccioli.
Lo vedeva muoverle con forza, seguendo il guizzare dei muscoli sodi sotto la pelle per lo sforzo.
Eppure non sembrava curarsi dell’altezza che avevano raggiunto. Non sembrava curarsi del fatto che ormai i suoi serpenti di fiamme lambissero pericolosamente il tessuto del tendone.
Così come non se ne preoccupavano gli spettatori, povere falene ammaliate da tutta quella luce, da tutto quel calore.
E così non se ne preoccupava Allen, ammaliato anche lui, il catino lontano qualche passo da lui, appoggiato a terra.
E così non se ne preoccupava Kanda Yuu, perché era troppo impegnato a cercare Lavi fra le fiamme.
 
E quando lo vide, che lo fissava, dritto negli occhi, un sorriso bruciante e enigmatico sul volto,  non potè fare altro che rimanere ammaliato anche lui.
Ma poi Lavi rise.
E Yuu si riebbe.
 
Qualche passo dopo Lavi si ritrovò bagnato come un pulcino.
 Le labbra di Kanda contro l’orecchio.
«Non guardarmi mai più a quel modo.»
Prima di vederlo uscire fieramente dal tendone, mentre le sue fiamme si spegnevano e il pubblico cominciava a mormorare.
 
 
 
«Bravo, complimenti! Ottimo numero! Ti devi allenare a controllarlo meglio, ma se ci riesci entro la prossima settimana allora…»
«Complimenti! Complimenti! Non ho mai visto un numero così particolare ed eccitante!»
«Bravissimo! Ma come hai fatto a creare quelle fiamme dal nulla, me lo spieghi?»
 
 
 
Ma a Lavi tutto questo non interessava.
Tutto quello che voleva era avere di nuovo quegli occhi così profondi e interessati a lui su di sé.
 
 
 
 
Notes:
Ispirata questo pomeriggio da Fireproof dei Pillar, che consigliamo vivamente di ascoltare come sottofondo.
Sempre che piaccia il genere, eh!
Ringraziamo ancora per le recensioni ricevute, per chi ha scelto di seguire, preferire, ricordare, o anche solo leggere!
KayeJ.
 

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