Halloween

di Gondolin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Halloween ***
Capitolo 2: *** Birthday Bonus ***



Capitolo 1
*** Halloween ***


 

[Supernatural] Halloween  
Capitolo: 1/2
Personaggi/Pairing: Dean/Castiel, Sam, menzionati Balthazar e Gabriel
Rating: PG
Conteggio Parole: 3499
Warning: slash, fluff, AU (in cui sono tutti ragazzi normali)
Note: scritta per il compleanno di Dean organizzato da [info]destiel_italia e originariamente postata nei commenti al relativo post, su prompt di [info]brilu.


A Dean non dispiaceva un po' di sano fantasy, ogni tanto (checché ne dicesse Sammy, era perfettamente in grado di leggere, grazie tante, e lo faceva anche con piacere... quando non aveva di meglio), ma a tutto c'era un limite. E l'ossessione di suo fratello per una serie di romanzi dalle copertine francamente imbarazzanti, i cui protagonisti oltretutto si chiamavano come loro, i limiti li aveva superati tutti. Dean ormai non entrava nemmeno più nell'antro di Sammy, perché ogni volta ci trovava un nuovo poster con qualche orrida creatura sovrannaturale. Ok, doveva ammettere che la rossa con le ali non era affatto male (e, ehi, nell'immagine si stava facendo quello col suo stesso nome!), ma tutto qui. Aveva anche preso l'abitudine di mettere a tacere Sam un po' più bruscamente del solito, perché con quella continua tiritera su Supernatural lo stava veramente stancando.
Così, quando gli aveva proposto di festeggiare Halloween insieme, Sam l'aveva guardato come se gli fosse spuntata un'altra testa.
"Andiamo, Sammy, voglio solo passare una serata tranquilla col mio nerd preferito!"
"Perché sospetto che ci sia qualcosa sotto?", ribatté Sam sospettoso, scrutandolo da sotto la lunga frangia.
"Questo è esattamente il motivo per cui festeggeremo insieme."
Visto che Sam continuava a guardarlo con aria stranita, Dean sospirò, per poi borbottare: "Stiamo sempre per saltarci alla giugulare a vicenda, e pensavo... Lascia perdere, sono ancora in tempo ad accettare l'invito di Jo."
"No, aspetta!", Sam saltò su e lo afferrò per un braccio. "Va bene. Ad una condizione."
Dean alzò gli occhi al cielo. "Sentiamo."
"Non voglio finire la serata a tenerti la testa mentre vomiti, ci siamo capiti?"
Come se Dean fosse stato uno di quegli sfigati che cadeva di faccia sul tavolo dopo due drink!
Alla fine, nonostante le buone intenzioni di Samantha, Dean era riuscito a portare in casa una cassa di birre, e tra tutti e due ne avevano già svuotata una buona parte, accompagnando una sana maratona di vecchi horror in bianco e nero e una pizza così grande che Dean sospettava fosse essa stessa un mostro. Dean si sentiva la testa leggera, ma quando si alzò dal divano le sue gambe erano ferme e la testa non gli girava. Come volevasi dimostrare.
"Che ne dici di uscire?", propose.
"Volentieri, se mai riuscirò ad alzarmi da questo divano, dopo tutto quello che ho mangiato."
Dean rise e gli offrì una mano.

Nonostante l'ora tarda, le strade brulicavano ancora di bambini e ragazzi in maschera.
"Che dici, Dean, potremmo fare dolcetto o scherzetto anche noi?"
"Ma se non siamo nemmeno in costume!"
Sammy aggrottò la fronte, concentrandosi un attimo. "Potremmo essere Sam e Dean... Winchester, quelli di Supernatural."
Dean emise uno sbuffo esasperato. In effetti erano almeno due ore (da quando, durante il primo film, Sam si era messo ad urlare contro il protagonista e ad incitarlo a sparare sale contro il fantasma, e Dean l'aveva minacciato si sparare a lui qualche pallettone di sale nel sedere, se non stava zitto) che Sammy non menzionava quegli stupidi romanzi, c'era da aspettarselo.
"Però", continuò, meditabondo e ignaro del fatto che Dean non gli stesse prestando la benché minima attenzione, "ci vorrebbe anche un Castiel. Mi piace quel personaggio, sai? È tosto e combatte per quello in cui crede."
Appena terminato di parlare strabuzzò gli occhi in un'espressione assolutamente comica e puntò il dito verso qualcosa alle spalle di Dean, il quale si voltò immediatamente.
"Guarda Dean, quel ragazzo è vestito da Castiel!"
Dean stava per stringersi nelle spalle e lasciar perdere, o magari fare qualche battutina sul fatto che Sammy prestasse più attenzione ai suoi stupidi personaggi che a certe MILF in succinti abiti da strega, ma... wow. No, seriamente, wow. Il tizio con l'impermeabile doveva avere qualche anno più di Dean, ma forse era l'abbigliamento da esattore delle tasse a trarlo in inganno. La parte veramente magnifica erano i suoi occhi, di un azzurro così intenso che sarebbe stato impossibile da imitare con le lenti a contatto colorate (quei nerd maniaci arrivavano a tutto, Dean lo sapeva per esperienza). E i capelli neri spettinati, da pulcino appena uscito dall'uovo. O da uno che ha appena avuto una notte di sesso selvaggio. Anche le labbra, le notava ora che il tizio si era avvicinato un po', erano... Dean deglutì, cercando di interrompere quella catena di pensieri non richiesti. Concentrati sulle MILF, si disse, sono più alla tua portata dei nerd maschi.
"Ehi!", esclamò Sam.
Dean si riscosse, ma non era con lui che stava parlando. Suo fratello si era avvicinato al ragazzo con l'impermeabile e aveva iniziato a parlare a manetta: "Sei Castiel di Supernatural, vero? Io adoro quei libri! Non pensavo fossero tanto conosciuti, è una sorpresa trovare un cosplayer in giro. E il costume è perfetto!"
"Grazie", riuscì finalmente a rispondere il ragazzo.
Una voce lo distrasse per un attimo. "Cassie, ma dove diavolo eri fini-", esclamò un altro ragazzo, raggiungendoli di corsa, interrompendosi bruscamente alla vista di Sam e Dean, "Oh, salve! Vedo che il mio fratellino nerd si dà alla pesca grossa stasera."
"Bal!", esclamò Cassie (ma che diavolo di nome era?, si chiese Dean) arrossendo fino alla punta delle orecchie.
"Salve", proseguì suo fratello, incurante, stringendo la mano prima a Sam e poi a Dean, "Io sono Balthazar. Scommetto", lanciò al ragazzo in impermeabile un'occhiata al tempo stesso divertita e affettuosa "che il mi fratellino non si è nemmeno presentato."
"Balthazar, per favore", cercò di fermarlo questi, la voce una via di mezzo fra preghiera e minaccia. Dean si chiese come fosse quando si arrabbiava, se stringeva le labbra in una linea sottile, o come diventavano profondi i suoi occhi quando aggrottava la fronte.
"Oh, avanti, non fare il timido."
"Castiel. Mi chiamo Castiel."
"Daaaavvero?"
L'espressione stupita ed entusiasta di Sammy sarebbe valsa da sola tutta la serata.
Il ragazzo scrollò le spalle. "Fidati, non è poi tanto piacevole. Di solito mi chiedono se è il nome di una brutta malattia, e quando rispondo che è il nome di un angelo è solo peggio. Papà era... molto religioso."
"L'unico a cui è andata bene", mormorò Balthazar come se stesse confidando un grande segreto, "è stato Gabriel. Nessuno gli chiede otto volte come si scrive. A proposito" si voltò verso Castiel "hai visto quel disgraziato? Mi sono voltato un attimo ed era sparito!"
Sul volto di Castiel si dipinse un'espressione sottilmente divertita, ma la sua voce restò serissima. "Lo sai come va ad Halloween, è in overdose da zuccheri da stamattina. Bada solo che non corra dietro a troppe gonnelle, stasera, o domani Kalì gli taglia le mani."
Balthazar rabbrividì al solo pensiero, ma protestò: "Ehi, perché io devo fargli da babysitter e tu te la puoi spassare con due bei ragazzi?"
Un velo di rossore era tornato sulle sue guance, ma Castiel rispose con tono che non ammetteva repliche: "L'anno scorso è toccato a me, e anche due anni fa. Se te la fili ti lego alla sedia davanti a Titanic e te lo faccio rivedere sei volte."
"Tutto a un tratto ho una voglia irresistibile di trovare il mio fratellone. Ciao!", li salutò correndo via.
A Dean sfuggì un sogghigno. Sì, questo Castiel sapeva essere decisamente minaccioso, e la cosa non gli dispiaceva affatto. Non sembrava affatto uno sfigato, nonostante l'impermeabile. E dopo quello che aveva detto suo fratello sul “divertirsi coi bei ragazzi”, chissà-forse-magari...
Castiel gli scoccò una rapida occhiata, ma distolse immediatamente lo sguardo, tornando a parlare con Sammy dello "sviluppo dei personaggi nel quinto libro, hai visto?, era assolutamente brillante come gli equilibri fra i due fratelli si fossero spostati e poi..." e poi Dean li perse da qualche parte fra il sangue di demone e l'apocalisse (ma si poteva inventare una trama più improbabile?). All'apparizione dei Leviatani, decise che ne aveva abbastanza di starsene lì in piedi al freddo.
"Che ne dite di portare questa discussione in un luogo più confortevole?", propose.
"Dean ha ragione", aggiunse Sam, "Casa nostra è a giusto due isolati da qui. Abbiamo birre nel frigo e Doritos nella credenza..." si interruppe per scoccare un'occhiata a Dean "se tu non te li sei mangiati tutti come l'ultima volta."
"Naa, stavolta sono tutti lì, Sammy."
Sopportò il meritato pugno ad un braccio. Mai 'Sammy' in pubblico.
"Allora, che dici?"
"Sembra un'idea", accettò Castiel, "Contrariamente al mio omonimo alato, ho una temperatura corporea da mantenere, e stavo iniziando a congelare."

Se con addosso quell'impermeabile troppo largo, l'impressione che Castiel dava era quasi tenera, senza era una sorta di sogno erotico su gambe. Dean avrebbe dovuto mettercela tutta per evitare di mettersi in imbarazzo, ma, dio, il modo in cui il colletto sbottonato lasciava scoperto quel collo bianco e forte, la linea delle spalle, e le mani, che prima erano state affondate nelle tasche, adesso attiravano inopportunamente l'interesse di Dean.
Si sedettero tutti e tre in soggiorno, e Dean si preparò stoicamente a sopportare un'intera nottata di Supernatural. Per amore del suo fratellino, ovviamente, non perché la sua mente continuava a proporgli immagini di lui e Castiel sul divano, di lui e Castiel sul tappeto del salotto, di lui e Castiel nella doccia- no, doveva provare a calmarsi o la nottata sarebbe stata una lunga tortura.
Stranamente, la serata non fu poi così terribile. Castiel era, sotto molti aspetti, un nerd di livello persino superiore a Sam. Stava prendendo un master in teologia, diamine! Quando l'aveva detto, Dean aveva pensato che forse era ora di fuggire a gambe levate. E al diavolo il rotolarsi sul tappeto con le mani sotto quel completo elegante.
"Con una laurea in antropologia, sarei finito a lavorare in un call center", proseguì Castiel, "Con anche un master... farò esattamente lo stesso, ma intanto avrò avuto il tempo di approfondire i miei interessi, di fare ricerche e forse, se mi pubblicano qualcosa...”, terminò con un misto fra speranza e rassegnazione, e ok, non si era scelto il corso di stupi per colpa di Supernatural, era ancora salvabile.
“E tu, Sam?", domandò poi Castiel.
"Ultimo anno di superiori. Se riesco, mi piacerebbe studiare legge, dopo."
Dean intervenne: "Se riesci? Pff, piantala di fare il modesto, hai tutte A, ti prenderebbero ovunque!"
Sammy scrollò le spalle. Il ragazzo non sapeva riconoscere il proprio valore.
"E tu, Dean, cosa fai?"
Dean si voltò bruscamente verso Castiel. Era ovvio che la domanda sarebbe toccata anche a lui, prima o poi, ma non è che avesse una gran voglia di rispondere. Dean era abbastanza sicuro di non essere stupido, e di certo sapeva che lo studio non era tutto ciò che definiva una persona. Aveva conosciuto troppo teste di cazzo con due o tre lauree per crederci (quello stronzo del suo primo ragazzo, Michael, stava studiando per un dottorato in astrofisica quando l'aveva mollato senza una parola il giorno dopo aver ottenuto quello che voleva). Ciò non toglieva che di solito la sua professione e il fatto di aver mollato la scuola prima ancora di avere uno straccio di diploma in tasca non davano un gran ché di impressione.
"Meccanico."
"No", lo corresse Sam, "mio fratello è un dannato genio, ecco cos'è. Papà ci ha provato, ad insegnare qualcosa anche a me, ma evidentemente non era il mio campo. Dean invece sa riparare persino i motori di cui non vendono più-
"Oh, per favore!", lo interruppe Dean.
Ma a quanto pare il discorso aveva attirato l'attenzione di Castiel. Quando questi si voltò verso di lui, Dean si rese conto che in tutta la serata non gli aveva quasi rivolto la parola. Fantastico. "Aspetta, tuo fratello stava dicendo qualcosa sui motori di cui non vendono più i pezzi di ricambio? Intendeva... auto d'epoca?"
Qualsiasi cosa avesse pensato Dean fino a quel momento fu spazzata via dal tono e dallo sguardo di Castiel. Sembrava persino più entusiasta di quando stava discutendo di Supernatural.
"Uhm, sì, perché?"
Castiel gli sorrise, e Dean seppe in quel momento di essere completamente fregato.
"Hai presente il Goodguys?"
"Ovvio."
Sam li guardò con tutta l'aria di essersi appena perso qualcosa. Peggio per lui, si vedeva che non ascoltava mai Dean quando parlava. Goodguys era la mostra d'auto d'epoca che si teneva annualmente a Kansas City, ed era un vero evento, con espositori da ogni parte degli States e alcuni anche da fuori.
"Quando avevo cinque anni mi ci hanno portato, e da allora mi è rimasta la passione."
Dean non poté trattenersi dal rivolgergli un sorriso entusiasta. "Casa preferita?", gli chiese poi a bruciapelo. Era fondamentale.
"Chevrolet", rispose Castiel senza perdere un istante.
Ok, era ufficiale, Dean si era appena innamorato.
"Sam, ti dispiace se ti rubo il tuo amico per un attimo?"
Suo fratello sbuffò, ma appena Castiel si fu voltato verso di lui, gli fece l'occhiolino. "Attento, Castiel, temo che voglia presentarti l'amore della sua vita."
"Uh?", Castiel guardò Dean inclinando il capo con aria perplessa. Sembrava un gattino curioso, così. E forse appena un po'... deluso?
"La mia bambina", fece Dean, fiero.
"È la sua macchina", si sentì in dovere di spiegare Sam.
Castiel apparve stranamente sollevato da questa spiegazione.
Mentre si dirigevano verso la porta del garage, Dean raccontò: "Anch'io adoro le vecchie glorie. Quella che uso adesso era la macchina di mio padre, comprata usata dopo essere tornato dal Vietnam. Pensa che mia madre voleva fargli comprare uno di quei furgoncini da hippy."
Castiel ridacchiò. "Per qualche motivo, non ti ci vedo a guidare uno di quelli."
"Direi!", esclamò, cercando l'interruttore.
Quando la luce si accese, sentì Castiel inspirare rapidamente e poi esalare un: "Wow."
Dean mordicchiò il labbro inferiore. La sua bambina faceva sempre un figurone, ma l'opinione di un conoscitore era tutto un altro livello di soddisfazione.
"Un'Impala del '67. Non ne vedo una da... dal mio primo Goodguys."
Forse era un effetto della luce, o forse era Dean che stava andando in brodo di giuggiole, ma gli occhi di Castiel sembravano ancora più azzurri, lucidi e spalancati com'erano. Quando si voltò verso di lui, Dean dovette resistere l'impulso di afferrarlo per il bavero della giacca ad infilargli la lingua in gola senza chiedere il permesso.
Per allentare la tensione, Dean si allontanò di qualche passo e diede un paio di colpetti al cofano lucido. "Sentito, baby? Hai un ammiratore."
Sammy lo prendeva per il culo da sempre per la sua abitudine di parlare con la macchina, ma Castiel non lo fece. Un'altra casella da spuntare nella lista delle qualità richieste per essere l'uomo perfetto. Forse era veramente un angelo.
E forse, cercò di ricordarsi Dean per riportarsi coi piedi per terra, non era interessato, forse era fidanzato, forse era etero, c'erano un milione di possibilità.
Castiel girò intorno alla macchina, gli occhi fissi su di lei, fino a fermarsi accanto a Dean. Più che accanto. Completamente nel suo spazio personale.
Ma il suo sguardo era ancora intento a scrutare l'Impala. Si passò la punta della lingua sulle labbra, ed iniziò a parlare così piano che per un attimo Dean dubitò di averlo udito.
"Sai, quando ho raccontato di come mi sono appassionato ai motori mancava un pezzo della storia. Una macchina come questa. Quel salone è stato l'ultima cosa che abbiamo fatto insieme, con tutta la famiglia, prima che mio padre sparisse nel nulla. Ero piccolo, ma mi accorgevo di quello che stava succedendo. I miei fratelli cercavano di rassicurarmi, ma ho sempre odiato essere trattato come uno stupido. Così, quel giorno, mi sono arrabbiato e sono corso via. Ovviamente un attimo dopo volevo tornare indietro, ma mi ero perso. Mi ero subito diretto verso l'ingresso e avevano fatto il classico annuncio, ma quel posto è enorme e i miei ci avrebbero messo un po' per arrivare. Io però nel frattempo mi ero convinto che si sarebbero dimenticati di me ed ero terrorizzato. Uno degli espositori, un meccanico specializzato, si era impietosito e mi aveva fatto fare un giro per gli stand più vicini, cercando di distrarmi. Mi aveva fatto sedere al posto di guida di un'Impala come questa, e poi mi aveva aperto il cofano per mostrarmi il motore. Prima che la mia famiglia mi ritrovasse mi aveva spiegato nome e funzione di ogni singolo pezzo, ed io mi ero tranquillizzato. Da allora mi è rimasto un debole per i motori... e per i meccanici. E credo di non aver mai fatto un discorso così lungo tutto in una volta", concluse con un sorriso piccolo piccolo, "Di solito i miei fratelli parlano più che a sufficienza per tutti."
La mente di Dean però si era fermata a "meccanici" e "debole" nella stessa frase, e stava facendo un'indecorosa happy dance. Se questo non era provarci spudoratamente Dean non sapeva cosa poteva essere. Anche se, in effetti, poteva essergli sfuggito, poteva...
Castiel distolse finalmente lo sguardo dall'Impala. Era poco più basso di lui, quel tanto che bastava per guardarlo da sotto le ciglia. "Cosa stai aspettando a baciarmi?"
Sbam. Colpito e affondato.
Ma anche così, Dean non era certo uno da balbettare e tirarsi indietro. Passò una mano dietro la nuca di Castiel e se lo attirò contro, determinato a tenerlo lì fino a fargli cedere le ginocchia. E sapeva di poterlo fare.
Si prese il suo tempo. Castiel socchiuse le labbra al primo tocco, ma lui rimase a provarne la morbidezza, a sentire la pelle appena screpolata e a memorizzare il suo odore e il suono del suo respiro. Poi gli prese fra i denti il labbro inferiore, e lo succhiò. Castiel emise un suono quasi imbarazzante, sorpreso, e gli si aggrappò addosso. Quando le loro lingue si sfiorarono, l'elettricità nell'aria si fece così intensa che a Dean parve di sentir crepitare la lampadina. Per quanto lo riguardava, sarebbe anche potuta esplodere e lui non si sarebbe staccato da quella bocca. Si era sentito fare i complimenti per come baciava anche troppe volte, ma probabilmente aveva appena incontrato l'unica persona in grado di dargli una pista in quel campo. Castiel era partito piano, quasi timidamente, lasciandogli l'iniziativa, ma ora la sua lingua aveva iniziato a fare cose meravigliose. Dean non era il tipo da cedere il controllo tanto facilmente, ma quando Castiel iniziò a scoparsi (non gli veniva in mente un termine altrettanto appropriato) la sua bocca, strinse la presa sui suoi capelli e inclinò il capo per lasciargli maggiore accesso.
Poco dopo Castiel iniziò a far scivolare le labbra verso il basso, e quando gli raggiunse il collo Dean si ritrovò a mugolare molto poco virilmente. Appena riuscì a riprendere il controllo del proprio respiro afferrò Cas per i fianchi e lo premette contro la macchina, riprendendo possesso della sa bocca.
Quando si separarono, Castiel aveva il respiro mozzo, i capelli impossibilmente più spettinati di prima e le labbra arrossate dai baci.
"Tu...", disse Dean, puntandogli l'indice contro lo sterno.
"Io?", Castiel inclinò il capo.
Era indeciso se prenderlo a botte per l'effetto che gli faceva dopo solo poche ore che lo conosceva, chiedergli se era vero perché era indubbiamente troppo bello per esserlo, o qualcosa di altrettanto imbarazzante, quindi lo baciò di nuovo.
"Adesso che ne dici di tornare da tuo fratello, prima che inizi a farsi idee molto peggiori della realtà?", propose appena ebbero ripreso fiato.
Dean sbuffò, ma dovette ammettere che l'altro non aveva tutti i torti.
Invece, quanto tornarono in soggiorno, Sammy si era addormentato sul divano, una copia di Supernatural aperta sulla faccia.
"Peggio per la sua schiena. Ormai è un po' troppo grande per essere portato a letto in braccio."
 


Un anno dopo

"Ti vuoi muovere, Dean?", gli urlò Sam dal soggiorno.
"Sei tu che mi stai facendo vestire come un pagliaccio, stronzo."
"Dean, non insultare tuo fratello", intervenne la voce di Castiel.
"Potresti venire su a darmi una mano."
"Ottimo tentativo, ma no, o non usciremmo più. Muoviti."
Quando finalmente ebbe terminato con tutti gli stupidi dettagli e si guardò allo specchio, Dean dovette ammettere che tutto sommato quel vestito non era tanto male. Si sistemò il borsalino in testa e scese le scale, borbottando: "Non posso credere di aver accettato di fare cosplay con voi due pazzi."
Quando raggiunse il soggiorno fu accolto da un fischio ammirato da parte di Castiel.
"Se non fosse stato per quegli stupidi romanzi, come li chiami tu, non ci saremmo mai incontrati", gli ricordò, avvicinandosi e sistemandogli il nodo della cravatta. Poi gli diede un bacio leggero sulle labbra.
Lui aveva un paio di jeans sbiaditi, la riproduzione in plastica di un mitra e la barba sfatta, che, Dean doveva ammetterlo, non gli stava affatto male. Sam invece indossava una ridicola maglietta gialla con una targhetta che diceva 'Sam Wesson'. A quanto pare dovevano essere un gruppo delle varie "AU di Supernatural". Dean non voleva neanche sapere per cosa stesse la sigla. Aveva accettato solo perché era un idiota a cui non bastava avere un fratello nerd, adesso aveva anche un ragazzo ancor più nerd, e perché il loro primo anniversario non potevano festeggiarlo da persone normali.
Però quella barba gli stava proprio bene. E il suo sorriso, quando aveva accettato, era stato così entusiasta.
Dean era messo proprio male.

 

 

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Capitolo 2
*** Birthday Bonus ***


 

[Supernatural] Halloween - Bonus Birthday Chapter!  
Personaggi/Pairing: Dean/Castiel, John/Mary, John/Impala, Ellen
 Conteggio Parole: 1453
Warning: slash, AU, fluff da diabete fulminante
Note: Suggerito da [info]hikaruryu mesi fa e pronto giusto in tempo per augurarle un piumosissimo compleanno! Auguri, darling ♥

 

1983

John non poteva credere alla sua fortuna. Lo pagavano persino, per stare lì! Era al Goodguys e lo pagavano per questo!
Diede una pacca affettuosa al Cheyenne che accoglieva minaccioso i visitatosi, con la sua massa scura. Gli piaceva quel mostro di un 4x4, ma la sua vera passione, la sua preferita era di tutt'altro genere. Era una macchina grande, ma dalle linee eleganti, snelle. L'Impala. Quella esposta lì era sua, l'aveva comprata usata e rimessa a nuovo -ricostruita forse sarebbe stato un termine più adatto. Il suo capo gli aveva chiesto di portarla per fare scena, e accidenti se ne faceva. La sua bambina era uno schianto. Mai quanto Mary, ovviamente, per quanto lei lo prendesse in giro dicendo che l'Impala fosse la moglie, e lei l'amante. Peccato che lei e Dean non avessero potuto fare almeno una visita, soprattutto visto che quell'instancabile puffo sembrava aver ereditato tutta la sua passione per le auto d'epoca.
Proprio mentre pensava a suo figlio, udì il pianto di un bambino. Trovandosi vicino alla reception, non era il primo pargoletto che si era perso a passare vicino al suo stand. Questo avrebbe potuto avere l'età di Dean, e sembrava particolarmente spaventato da tutta quella folla. Fra i singhiozzi stava balbettando qualcosa sul fatto che i suoi genitori non l'avrebbero più trovato, stropicciandosi gli occhioni azzurri nel vano tentativo si fermare le lacrime.
- Senti, Ellen - propose ad una delle ragazze alla reception con cui aveva fatto amicizia nei due giorni precedenti - che ne dici se lo porto a fare un giro, così lo distraggo un po'?
Ellen sorrise. - Ah, il paparino protettivo. - lo prese in giro - va bene, se arrivano i genitori a prenderlo li mando da te. Non ne voglio sapere di marmocchi urlanti, io.
- Vedrai che prima o poi cambierai idea. Saresti un'ottima madre.
- L'adulazione non ti porterà da nessuna parte, Winchester. - sbuffò lei spingendolo via.
John si accovacciò di fronte al bimbo in lacrime. - Ciao. Come ti chiami?
- C-castie-el. - balbettò, tirando su col naso.
John tirò fuori dalla tasca un fazzoletto e gli soffiò il nasino. - Io mi chiamo John. Le vedi quelle macchine lì? - domandò, e il piccolo annuì - È dove lavoro io. Vuoi venire a vedere?
Castiel non si mosse ma spalancò gli occhioni e ricominciò a piangere.
- Ehi, ehi, - cercò di tranquillizzarlo John - la vedi questa ragazza tanto gentile? - indicò Ellen, che cercò di distogliere lo sguardo per non lasciarsi intenerire - Quando la mamma e il papà vengono a cercarti lei gli dice che sei proprio qui accanto. Va bene?
Il piccolo singhiozzò ancora un paio di volte, ma poi annuì, afferrò la mano di John e lo guardò da sotto in su, in attesa. Sembrava proprio un pulcino sperduto.
- Perché non lo porti a fare qualcosa di macho come riparare motori, prima che a me si carino i denti? - lo incitò Ellen.
John guardò giù e disse con tono serio: - Non ascoltarla, Castiel. È solo gelosa perché tu sei molto più simpatico di lei. È vero che sei più simpatico? Me lo fai un sorriso?
Castiel inclinò il capino e sporse il labbro inferiore, mettendo spudoratamente il muso.
- Ah, sì, è così? E allora non ti farò sedere dentro questa macchina bellissima. - minacciò John, sollevandolo di peso per portarlo all'altezza del finestrino dell'Impala.
- Ooooh! - esclamò il bambino.
- Allora, questo sorriso?
Castiel lo accontentò, e a John venne tanta voglia di pizzicargli le guanciotte come faceva sempre con Dean.
 


Oggi

- Allora, come sta-
Dean lo interruppe: - Papà, ti avverto, se mi chiedi dell'Impala prima che di Sammy non vengo più a trovarti.
John rise. - E tuo fratello dovrà arrivare alla pensione prima che tu smetta con quel nomignolo?
- Mamma può chiamarlo così, non vedo perché io no.
John alzò gli occhi al cielo e Dean sentì accanto a sé Castiel lottare per trattenere una risata.
- Su, su, ragazzi, vedete di non litigare. - intervenne quell'angelo di sua madre - Dean, magari sarebbe il caso di fare le presentazioni.
- Uh, giusto. - borbottò. Lui e Castiel stavano insieme da oltre un anno, ma vivendo piuttosto lontano dai suoi genitori, Dean non aveva mai trovato l'occasione di fare le presentazioni ufficiali. Occasione che si era presentata per la festa del ringraziamento. Purtroppo Sam avrebbe avuto i suoi primi esami universitari di lì a poco e non si era potuto schiodare dalla scrivania; Castiel invece era in ferie, e Bobby aveva concesso a Dean un anticipo sulle sue, di ferie.
I suoi sapevano di lui e Cas già da qualche mese, ma questo non rendeva la cosa meno imbarazzante. Dean non era mai stato un tipo da relazioni durature, quindi lui era il primo che portava a casa, se si escludeva Lisa, la fidanzatina del liceo. E almeno lei era una ragazza. Quando aveva ammesso di essere bisessuale, in casa c'era stato un po' di trambusto, visto che per via tutto il successo che aveva sempre avuto con le ragazze nessuno se lo sarebbe aspettato, ma i suoi sembravano averla presa bene. Adesso bisognava vedere come sarebbe andata in pratica.
- Papà, mamma, questo è Castiel.
John strinse la mano a Cas.
- Salve signor Winchester.
- Per favore, chiamami John. - rispose questi, vagamente impacciato. Dean si riconosceva molto in suo padre, in quei momenti. Se c'era da organizzare qualcosa di pratico, risolvere problemi, dare ordini, aggiustare oggetti rotti, lì non c'erano incertezze o esitazioni. Ma in quelle stupide occasioni sociali? Dean si ricordò di quando Sam gli aveva presentato Jessica e lui si era messo a blaterare quelle stupidissime battute sui puffi, e all'improvviso si sentì molto più tranquillo.
Sua madre fece un passo avanti e porse a sua volta la destra a Castiel. - Io sono la madre dello sciagurato. Puoi chiamarmi Mary.
- Piacere. - rispose Castiel con un sorriso divertito.
- Mamma! - sbuffò Dean.
- Comportati bene o tifo fuori gli album di foto di quando eri piccolo. - lo minacciò lei, facendo strada verso l'interno della casa.
- Sai che me ne importa, ero un bimbo splendido.
- Anche quando Sam ha attaccato delle ali da fatina al tuo costume da Zorro?
- Lui coperto di glitter era molto peggio. - sogghignò Dean, ripensando alle guerre di scherzi di quando lui e suo fratello erano piccoli.

Più tardi, durante la cena, dopo i dovuti complimenti a Mary per il tacchino ripieno migliore di tutto l'emisfero, Dean e John scivolarono quasi inconsciamente nel parlare di lavoro. E dei loro hobby. Al novanta per cento, le due cose coincidevano.
- Ora che mi viene in mente... - disse Dean, fra una forchettata e l'altra - Tu hai lavorato al Goodguys, vero, papà?
John annuì. - Anni fa. Nell'ottanta... ottanta e qualcosa, per due anni di fila. La prima volta Bobby mi fece portare l'Impala. - aggiunse con un sorriso.
Castiel si voltò verso Dean. - A quanto pare è tuo padre quello che mi aveva trovato! E la macchina, l'Impala, è esattamente quella!
John lo scrutò con aria meditativa per alcuni secondi.
- Aspetta... - disse, spalancando gli occhi - Tu... tu eri quello scriccioletto che si era perso?
Castiel annuì.
- Io già lavoravo e tu eri alto così. - John fece un gesto con la mano all'altezza delle proprie ginocchia - Mi sento vecchio.
Mary gli diede qualche colpetto su una spalla, sorridendogli indulgente.
- Ho dovuto tirarti fuori per la collottola, o ti saresti buttato nel cofano e non ne saresti uscito più. - proseguì John, ridendo di gusto - Eri tutto sporco d'olio per motore, alla fine, ti si vedevano soltanto gli occhi. Sì, adesso che ci penso mi ricordo, avevi proprio la stessa espressione, anche allora... Ero preoccupato che i tuoi genitori mi avrebbero fatto una scenata per come ti eri ridotto, ma sono stati veramente gentili. Troppo sollevarti di averti ritrovato tutto intero per preoccuparsi dei vestiti, immagino.
- Dovevo immaginarlo, che mio figlio si sarebbe messo con un fanatico delle auto d'epoca. Neanche suo fratello lo sopporta quando inizia. - sbuffò Mary, ma i suoi occhi erano luminosi e contenti, dietro la smorfia falsamente esasperata.

- Non sei contento di aver ritrovato il tuo salvatore? - lo prese in giro Dean, una volta soli in camera.
- La mia prima cotta è stata per tuo padre. È imbarazzante.
- Eh?
- Quando ti ho detto di avere un debole per i meccanici, di chi credi fosse la colpa?
Dean rise e prese Cas per la cravatta, tirandoselo contro per baciarlo. - Allora credo di dovergli dei ringraziamenti extra.

 

 

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