Se la vita ti sorride ha una paralisi facciale

di Ladynotorius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io ci rinuncio! ***
Capitolo 2: *** Scusa ma... allo specchio ci sono io o la pimpa? ***
Capitolo 3: *** Se mi butto dalla finestra, rimbalzo indietro e mi rompo una gamba senza crepare... ***
Capitolo 4: *** I contattori della luce qui esplodono, mi sa che da oggi uso una tuta antiproiettile per uscire di casa... ***
Capitolo 5: *** Se mi spoglio nuda è capace che mi diano qualche premio al posto di arrestarmi... ***
Capitolo 6: *** Pensi di avere qualche disabilità? - No guarda, se mi fai sta domanda sei tu che ne hai una! ***
Capitolo 7: *** E poi ci sono loro, che per quanto io sia sfigata, loro mi battono. ***
Capitolo 8: *** Poteva non rompersi il pc?... mi sembra chiedere troppo ***
Capitolo 9: *** Che bello avere figli, quasi quasi mi sterilizzo. ***
Capitolo 10: *** Sono stata assunta, dov'è la candid camera? ***
Capitolo 11: *** Allergica al bagnoschiuma? A quando l'allergia all'aria che respiro!? ***



Capitolo 1
*** Io ci rinuncio! ***


Caro diario…

So che in realtà non sei un diario ma un blog personale ma immagino che tu capisca l’importanza di non farmi spendere tutte le mie energie per scrivere tredici lettere al posto di sei. E poi che poesia c’è in “caro blog personale”? Nessuna, quindi ti becchi “caro Diario” e possibilmente non ti lamentare.

Dicevo, caro diario,
mi chiamo Rosa, di nome e non di fatto, sono italiana ho fra i 16 e i… 25 anni (solo anagraficamente eh, mentalmente sono ferma all’età di otto da una vita) e vivo a Londra, il che è un grosso problema per me e per il mio costante, inseparabile e affezionatissimo raffreddore.

Non fa differenza per il mio organismo che sia inverno, estate o primavera. Almeno due volte al mese devo avere gli occhi rossi da drogata, il naso che cola e sembrare un cadavere ambulante anche quando sono ferma a letto con tre coperte addosso.

Praticamente la Cleenex si mantiene con me.

Perché scrivo questo blog?... che domande, perché siccome la sfiga mi perseguita e ho visto che le mie disgrazie sono il sollazzo di tutti i miei amici ho deciso che se devo far ridere qualcuno, preferisco il mondo intero, almeno divento famosa. Scriverò questo Blog in inglese e in italiano, così i pochi italiani che sanno due parole di inglese si potranno esercitare. No gli inglesi non sanno l’italiano, è per questo che lo scrivo anche in inglese, non si sforzerebbero neanche di cercare di capire. E poi insomma, metà dei miei amici sono… attualmente metà dei miei amici sono cittadini del mondo visto che fra le mie conoscenze annovero brasiliani, irlandesi, spagnoli, sudafricani, tedeschi, francesi, colombiani e… insomma avete capito.

Ultimamente me ne sono successe di tutti i colori. Quindi siccome credo nel karma, scriverò tutti i giorni le mie sfighe quotidiane così quando mi succederà la cosa bella potrò dire “c’è sempre speranza!” e fare la mia porca figura da donna (?)positiva.

Cosa posso dire di me?

Sono alta, gnocca, ho i capelli biondi, gli occhi azzurri e un paio di tette spettacolari.

Lo so che non ci siete cascati, ma un tentativo si fa sempre… suvvia come siete seri!

Sono bassa, ho i capelli castani, gli occhi castani e ho un paio di tette spettacolari (castane anche quelle, per fare pendant con il resto, che oramai si abbinano anche i calzini agli orecchini). Quelle, le tette intendo, ci sono veramente, anche se sono spettacolari solo per gli altri visto che per me sono solo fonte di disperazione.

Si ok, il bel decolté, gli uomini che ti guardano, il bikini che ti fa fare un figurone… non sono idiota, lo so che ha tantissimi lati positivi, non scrivo per fare quella controcorrente ma se la dobbiamo dire tutta allora parliamo anche dei vestiti che ti stanno larghi e al momento di arrivare a chiudere la lampo laterale non riesci perché le tue tette sono troppe e il vestito ti va già largo quindi non puoi comprare la taglia più grande se no sembri la donna michelin? Parliamo delle magliette con le scritte che sono importabili perché i ragazzi con la scusa di leggere ti guardano fisso e non puoi neanche prenderli a calci? O le magliette delle amiche, che non possono prestartele perché “no Rosa, me le sformi hai troppe tette!”…

…vabbè.

Dicevo, sono una ragazza banalissima ma è la simpatia a fregarmi. Capitemi se non posso contare sul mio sex appeal, che posso fare se non sparare quelle cinque o sei battute dementi? E mi fotto da sola.

E’ che proprio non ce la faccio. Insomma, non si ricorderanno di me per via della gnocca del gruppo sorella maggiore di Barbie, non si ricorderanno il mio nome perché tanto tre secondi dopo che mi hanno vista si dimenticano del mio viso… dovrò far in modo che si ritrovino e dicano “hai visto che gnocca quella di ieri?! Ah e c’era anche una piccoletta, mi ha fatto morire dal ridere!”

… di solito a questo aggiungono un “com’è che si chiamava?” che, diciamocelo, non aiuta l’autostima però almeno si ricordano della mia esistenza.

Parlando di disgrazie, è arrivata la mia coinquilina.

Credo che se andassimo insieme a Lourdes chiuderebbero i battenti dicendo che i casi disperati sono e rimangono fuori dalla loro portata, che i miracoli esistono ma a tutto c’è un limite.

Vabbè, non demoralizziamoci. In fondo, tralasciando il fatto che siamo tutte e due disoccupate, lei che fa avanti e indietro dal pronto soccorso, io pure e chi più ne ha più ne metta, ci sono persone che stanno peggio di noi.

Ecco, vedete, questa è la classica frase che mi fa girare i corbezzoli a manetta. Mi dispiace della fame del mondo, mi dispiace per le malattie, per le carestie, per le guerre ecc ecc. Ma ciò non significa che se mi succede qualcosa non mi posso lamentare perché “pensa che al mondo c’è chi sta peggio!”…

Che poi “peggio” è relativo. Insomma, ok che fra me che sono senza lavoro e un bambino che non ha cibo sta peggio il bambino che ha fame, ma a sto punto mi viene da dire “allora il bimbo che non ha cibo e ha fame non si può lamentare perché comunque da qualche altra parte del mondo c’è gente che muore per una guerra!”

Capite che è tutto relativo?

Ve lo dico prima quindi. Mi lamenterò. Tanto. Perché quando dico che la sfiga mi perseguita significa che la sfiga ha un cazzo di TomTom con cui mi segue passo passo.

E io, che sono bassa, piccina picciò e non ho lo scatto di Usain Bolt non la riesco a seminare!

Per oggi vi saluto, mi metto sotto le coperte, bevo un po’ di latte col miele e mi prendo un’aspirina…

Ah, non ve l’avevo detto?

Oggi ho la febbre.

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Citazione del giorno: La sfortuna generalmente è dovuta a uno sbaglio di calcolo. Bertolt Brecht
(Dev’essere per questo che sono sfigata, in matematica avevo 5)

Sto ascoltando: Train in Vain – The clash

 

Chiusi il portatile mentre guardavo con aria adorante il mio letto.

- Che fai? – Sara, la mia coinquilina, alle prese con i suoi stivaletti da centottanta euro di cui io neanche conoscevo la marca. Mi avvicinai e mentre lei tendeva la gamba con sguardo da cerbiatto ferito (sono carnivora, bella) la buttai praticamente giù dal letto per sfilarle quegli stivali.
- Quello che faccio tutte le sere, Sara, cercare di conquistare il mondo.

Sguardo comprensivo dall'altra parte.

- Ok, dimmi quando hai finito che poi andiamo a fare shopping.

Niente, ci rinuncio.

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NDA
Mi hanno detto spesso che per scrivere bene bisogna scrivere qualcosa che si conosce e, credetemi, negli ultimi tempi gioco a carte con la sfortuna ogni giorno.
Quindi mi son detta, perché non farne una storia? Almeno tutti possono ridere delle mie disgrazie, come faccio io per non gettarmi dalla finestra XD
Credo che certe precisazioni siano d'obbligo. Quando metto l'età di rosa, ho pensato di scriverla in cifre perché sarebbe un blog e generalmente in un blog non si bada a queste cose, quindi è si un errore ma è voluto^^
Alla prossima
LadyNotorius

p.s. se vedete errori SEGNALATEMELIIIIII

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Capitolo 2
*** Scusa ma... allo specchio ci sono io o la pimpa? ***


Caro diario,

noto con piacere che il navigatore satellitare della Signora Sfortuna funziona ancora piuttosto bene, perché oggi mi sono svegliata e sembravo una versione più grande, più oscena e più puntinata della Pimpa.

Non sai cos’è la Pimpa? Che brutta infanzia che hai avuto!

Come fai a non conoscere un cane bianco a pois rossi con la lingua perennemente fuori?... che poi mi devono spiegare sta cosa, perché a me più che un cane sembra una mucca mal riuscita tanto è cicciona quella povera creatura.

E se stai pensando al morbillo, varicella, scarlattina e chi più ne ha più ne metta, stai pensando male.

No, ma sei matto? Ti pare che potendo scegliere fra una malattia conosciuta che arriva, ti martoria e poi guarisce e una malattia per cui i medici ti guardano e dicono “mah, potrebbe essere…” non dandoti la certezza, potessi prendere la prima?

Troppo facile.

Quindi stamane mi sveglio, mi faccio una doccia, torno in camera e davanti allo specchio mi accorgo di ste macchie rosate che partono dalla clavicola e scendono verso il basso. Non ti dico che gioia e tripudio.

Vado al pronto soccorso, visto che non abito da sola e se sono contagiosa preferisco saperlo e dopo sole tre ore in cui avrei potuto tranquillamente diffondere il mio morbo mi visitano.

“Mah, potrebbe essere pitiriasi, non saprei è strana”… Scusa, sei medico per cosa, per dirmi che “potrebbe essere?” e da cosa l’hai capito, dalla palpazione delle macchie? O dalle analisi che NON mi hai fatto?

E poi c’è stata la parte migliore della giornata per cui ringrazio sempre Dio, se esiste, perché mi da’ modo di capire che al mondo c’è gente che sta VERAMENTE tanto peggio di me.

Mentalmente parlando.

“Ma si signorina STIA TRANQUILLA è una malattia della pelle che guarisce da SOLA eventualmente in SEI MESI massimo”

Scusi e questo mi dovrebbe fare stare meglio? cioè sei mesi con il corpo che sembra varicellato, LE SEMBRA UNA BUONA NOTIZIA con cui si può stare TRANQUILLI? i medici qui si drogano eh...

Chiedo se non mi può dare proprio nulla, che so un po’ di medicine, qualcosa per drogarmi e con cui affrontare il mio dispiacere, una crema al cortisone, dell’acqua santa! E lei?

“No, guardi, guarisce da sola, però vada in farmacia e si compri questa crema, ci si può anche lavare, la usa al posto del normale bagnoschiuma”

Mi prendi in giro? Guarisce da sola ma mi dai una crema per lavarmi?...

Quindi sono tornata mesta a casa dove, con sommo gaudio, ho scoperto che la mia malattia che guarisce da sola in quelle tre ore e passa è avanzata. Non vi dico in che stato è il mio addome, perché se no lancio fuori dalla finestra il pc.

L’unica nota positiva è che sta roba non arriva alla faccia. Certo, se guardo il braccio sembro una che si buca visto che proprio ad altezza vene ho una cosa come tre macchie (rosse queste, in maniera che si possano notare di più, ha anche il senso dell’umorismo sta malattia) ma guardando il lato positivo è inverno e non devo usare le maniche corte.

…Adesso, siccome la sfiga ci vede così bene che sembra avere il laser, COME MINIMO mi si presenta l’occasione giusta per tr***are e io NON POSSO perché non appena mi vedono nuda scappano a gambe levate pensando che abbia la sifilide… certo potrei pensare che per un po’ non avrò bisogno di depilarmi, potrò mettermi i mutandoni della nonna che “fanno sesso” come una tabacchiera, potrò vestirmi come una barbona, tanto, chi potrei mai sedurre e avrò la giusta scusa da rifilare alla mia coinquilina che vuole a tutti i costi che io torni col mio ex.

Mbah, chi la capisce è bravo.

Dal fronte lavoro niente di niente, mi piacerebbe tornare a casa per natale ma purtroppo non posso se prima non trovo qualcosa che mi permetta di mantenermi. Certo, potrei andare a vivere sotto un ponte e non spendere i soldi dell’affitto ma siccome sono sfigata, non stupida, non lo faccio.

Però ho tanti progetti!

L’anno prossimo ho deciso che faccio almeno due corsi! Uno di gioielleria e uno di vetrinista! Avrò un bel lavoro, terrò i soldi da parte e li farò, ho deciso che la vetrinista è la mia vocazione!

Abito in centro, sai, e passo sempre di fronte a Selfridges. Adoro quel posto. E’ un po’ come la rinascente di milano, solo che questo è a forma di tempio greco, è su non so bene quanti piani e ti senti più fashion solo ad entrarci. Vorrei portare CV anche lì ma mi mette un po’ in soggezione. Certo è che se entrassi a lavorare per loro e facessi il corso di vetrinista sarei a cavallo.

Adesso che siamo in periodo di natale non puoi capire che bellezza sia passare lì davanti, partendo da sinistra c’è quella con un ventilatore che lancia in aria delle palline bianche per ricreare l’effetto neve, in un’altra ci sono due angeli grandezza uomo, dentro un cilindro, che volano e tengono in mano… non ricordo cosa, ma non importa (XD), in un'altra ancora c’è una renna che bruca l’erba e alle corna sono appese le palle di natale…ma la più geniale è quella della sposa il cui strascico crea una tavola imbandita tipica di capodanno. Li adoro sono dei geni!

Quasi quasi vado sul loro sito e vedo se stanno cercando personale!

Alla prossima gente,

che la forza sia con voi visto che non è con me di certo!

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Citazione del giorno: Se hai culo, la sfiga è lì che te lo guarda – Paco D’alcatraz

Sto ascoltando: We’re in this together – Nine Inch Nails

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Lasciai il pc acceso a caricare Game of Thrones, altresì conosciuto come “il Trono di Spade” mentre Sara, la mia onnisciente coinquilina, mi guardava con sguardo di falco.

Oh merda.

- Sai Rosa, pensavo… -

Sguardo terrorizzato. Quando Sara diceva quelle parole significava che c’erano solo casini in arrivo e generalmente finiva con me che rassegnata spostavo i mobili di camera nostra perché lei aveva trovato l’ennesimo modo per “acquistare spazio”.

- Forse se uniamo i letti potremmo…-

Ecco, appunto.

- Sara sono le dieci di sera, possiamo rimandare a domani?

Lei si illuminò tutta.

- Perfetto, allora pensiamo a cosa indosseremo per portare curriculum!

Dio, se ci sei dammi un segno o inizio a pregare Odino.

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Grazie a tutte per le recensioni^^ Grazie, grazie e mille volte grazie^^

'sta storia è vera. Mi sono beccata sta malattia della pelle chiamata "Pitiriasi Rosea" non vi dico che gioia quando mi sono accorta di essere tutta puntinata, ho pensato subito alla varicella...

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Capitolo 3
*** Se mi butto dalla finestra, rimbalzo indietro e mi rompo una gamba senza crepare... ***



Caro Diario,

Se la sfiga si potesse quantificare potrei aprire un negozio e diventare miliardaria.

Veramente, allo stato attuale sono così sfigata che se mi buttassi dalla finestra di camera mia, probabilmente rimbalzerei indietro anche dopo aver fatto un volo di sette piani.

No, ti giuro… non è umanamente possibile che stia succedendo tutto a me.

Ieri notte, mentre tranquillamente cercavo online qualche lavoro a cui mandare un curriculum sai che è successo? Ho visto un animaletto sul mio piumone. Un piccolo, minuscolo, infinitesimale insetto.

Tu dirai “e che sarà mai, stai sempre a lamentarti!”. Ma tu forse dimentichi che io abito nella fottuta Londra e insetto+letto significa bed-FUCKING-bugs!

Pulci da letto! Dannatissime pulci da letto, in Italia sono rarissime, e te credo! non siamo mica cerebrolesi da non sapere costruire bene una casa o da affittare una cazzo di stanza senza prima aver fatto una disinfestazione! Stamane Sara si è alzata ed era punta dovunque pure sulla chiappa e ha dormito coi leggings!! Il braccio sembra quello di un drogato, il decolté è una cosa incredibile avrà non meno di sette punture, ma scherziamo!?

E quando l’ho detto ai nostri padroni di casa loro che hanno detto? “Si, bhé, siamo a Londra sono normali, fate una cosa PORTATE FUORI TUTTA LA VOSTRA ROBA che oggi passo e vi metto lo spray apposito per loro.”

Caro diario, tu non sei una donna, lo sappiamo entrambi. Tu sei fortunato perché per metterti un vestito nuovo basta cambiarti il template. Non porti mutande, calzini, maglie, magliette, vestitini, jeans, leggings, camicie, tute, felpe, maglioni, cappotti, giacche a vento ecc ecc.

Io si. Sara… secondo te una che mi propone di andare a fare shopping un giorno si e l’altro pure che guardaroba può avere?

Diario caro, quando ci siamo trasferite qua abbiamo preso due taxi. Due Minivan. E li abbiamo riempiti così tanto che quando abbiamo scaricato si è risollevato di venti centimetri buoni. E ad un certo punto uno degli autisti ha suggerito “forse una di voi potrebbe prendere la metro” visto che la scelta era fra sedermi sul tettuccio incatenata in qualche modo, o su uno dei sedili con alle gambe la busta del cibo, sopra la mia borsetta, sulle ginocchia il pc e una sacca di libri e incuneata vicino al cruscotto la mia cartelletta dei disegni…

Avrei fatto meglio a incatenarmi in qualche modo al tettuccio.

Sai cosa significa tutto questo? Significa che il salotto sembrava un campo PROFUGHI ECCO COSA SIGNIFICA!! E poi? E poi sai che succede? Quando sarebbero passati a metterci lo spray, che non si sapeva neanche l’ora, il che mi pare giusto, avremmo dovuto aspettarne altre TRE, sempre accampate a mo di barboni, e POI entrare, aprire le finestre e lasciare arieggiare per almeno un’ALTRA ora prima di poter entrare dentro definitivamente e riportare le nostre cose.

Ah, dimenticavo, non possiamo pulire niente se no il veleno per quelle figlie di una grandissima scrofa in calore viene via!

Quindi quando sono rientrata ho fatto un volo che avrebbe fatto apparire Neo di Matrix un dilettante perché, casomai non lo sapessi, quel veleno non è liquido, non è in polvere, è una fottuta cera oleosa che ci impiega UNA VITA ad asciugarsi!

Il mio fondoschiena ringrazia ma le bestemmie che ho tirato alle pulci avrebbero dovuto renderle in via d’estinzione all’istante.

Stronze.

Ti aggiorno adesso seduta sul divano riprendendo prontamente a descriverti le sfighe della mia vita cercando di vederci un lato positivo che, scusa, al momento non vedo.

Ah bhè vogliamo parlare della mia pelle? Ho smesso di contare le macchie che ho, quella crema idiota non funziona per un cazzo anzi sembra peggiorare la situazione.

Veramente, i medici qui sono degli idioti. Ho sentito la mia migliore amica Lara, mi ha detto di provare col cortisone, andrò domani in farmacia a chiedere.

Dicevo, le macchie peggiorano e sono stata punta anche io quindi non solo mi devo curare per quello ma devo anche cercare qualcosa per ste punture! Il mio ex ha ancora le cicatrici e lui le ha avute a MAGGIO! Quando si parla di buone notizie…

Non posso lamentarmi dei mei amici però, visto che mi hanno invitata prontamente ad andare a dormire da loro. Il fatto è che non me la sento più di tanto. Insomma potrei avere quelle bestiacce anche nei vestiti, non vorrei portarle a spasso e con me è matematico che succeda.

Certo, Sara è un caso patologico. Era seduta sul divano ed è stata morsa altre due volte, io non so se ha la calamita, fatto sta che è tutta butterata anche in faccia!

Io ora faccio una prova, nel senso, se le abbiamo nei vestiti dobbiamo lavare tutto a non meno di sessanta gradi.

… il che significa che dovremmo fare una cosa come 8 lavatrici a testa, più la roba da mandare in lavanderia perché Sara ha un vestito che da solo costa quanto l’affitto intero di casa nostra per non meno di due mesi e mezzo che se lo infilasse in lavatrice finito il lavaggio ne troverebbe quattro, tanto è delicato.

Dio, Buddha, Allah, Odino, Thor, datemi un segno della vostra benevolenza e fate in modo che io quando mi alzo da questo divano non abbia nuove punt

Non ci credo.

Ditemi che non è vero.

No veramente, non ci credo.

Ho un topo in casa.

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Citazione del giorno: Se si prevedono quattro possibili modi in cui qualcosa può andare male, e si prevengono, immediatamente se ne rivelerà un quinto. Corollario delle Leggi di Murphy

Sta ascoltando: I stand Alone – Godsmack

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- Tu dici che è vero quello che racconta o se le inventa un po’?

Andres non alzò neanche lo sguardo.

- Per me è troppo incazzata per inventarsele.

Andres continuò imperterrito a fare quello che stava facendo.

- Che poi diciamocelo, fra lei e la sua coinquilina potrebbero veramente aprire un negozio di sfiga…

- Scusa, ti sembra che mi interessi? – si alzò, spense lo schermo del pc e si diresse a passo spedito verso il guardaroba, prese il cappotto e lo guardò con sguardo intento.

- Come, cosa, che fai? – Mark sembrava scendere dalle nuvole.

- Sono le undici di sera. Secondo te che cosa faccio, spazzolo i capelli alle bambole?- Aggrottò le sopracciglia per la scemenza cosmica appena detta, ma ormai il danno era fatto e doveva cercare di mantenere una parvenza di serietà in volto e fare finta che quella idiozia fosse stato frutto di un ragionamento e non il refuso di un comico.

- Perché, tu li spazzoli quei capelli? – ma non se lo fece ripetere due volte, anzi, quasi a sfregio prese il cappotto e con un “accidenti è tardi, dovresti andare a casa anche tu” uscì prima di lui.

Niente da fare, tanto Andres era dedito al lavoro, quanto Mark alle cazzate.

E a dimenticarsi le cose accese.

Quando spense la luce dell’ufficio si rese conto che il suo collega aveva ancora il pc in fibrillazione quindi, sbuffando, si avviò verso la sua postazione, pensando ad una maniera molto cattiva di fargli sapere cosa avesse dimenticato acceso.

Magari un virus. O uno di qui pop up aperti che continua all’infinito e non c’è modo di tirarsi via, ma solo andare avanti.

Quasi gli si illuminarono gli occhi al pensiero.

Si sedette e guardò, con sommo disgusto, la scrivania del suo collega. Ci mancava solo una donnina nuda e si aveva la riproduzione perfetta del tavolo di un quindicenne in piena crisi ormonale.

Dopo aver schivato un fazzoletto sporco, un bicchiere di coca cola del McDonald e una cartaccia completamente spiegazzata riuscì a raggiungere, incolume, il mouse.

E proprio quando fu sul punto di spegnere tutto lesse un frammento del blog per cui lo stressava Mark e incuriosito non se ne andò prima di aver letto ogni singolo intervento.

Quando uscì dalla stanza stava ancora ridendo.

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Tutto quello che racconto è vero.Un anotte verso le tre ho visto un animaletto che si muoveva sul mio letto... Da lì è iniziata la mia epopea controle Bed bugs, pulci da letto... Dio quanto non vi auguro di incontrarle mai nel vostro cammino...

LadyNot ringrazia tutti quelli che seguono la sua storia e si fanno due risate con lei, chi recensisce e chi non e chi anche via facebook le fa sapere che continua a ridere delle sue disgrazie

Baci a tutti!

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Capitolo 4
*** I contattori della luce qui esplodono, mi sa che da oggi uso una tuta antiproiettile per uscire di casa... ***


Caro diario,

ti scrivo oggi per miracolo divino.

La sfiga, mia più fedele compagna, ha fatto in modo che per quattro, dannatissimi giorni non ci fosse corrente in casa mia.

Sai com’è, la luce che salta solo per pochi minuti è un caro buon vecchio ricordo, visto che da noi è direttamente esploso il contattore.

Esploso, completamente fuso, bruciato. Con la sfiga che mi canta alle orecchie ogni giorno avremmo come minimo dovuto saltare in aria tutti ma sembra che in quel momento quella Disgraziata se la stesse prendendo con qualcun altro.

Quattro giorni quindi a farsi la doccia a lume di candela, tenero non trovi?

Bhè TENERO sta minchia! Ecco!

Il primo giorno stavo cucinando, ho dovuto buttare TUTTO perché non sono riusciti a trovare una soluzione!

Ah e siccome le sfighe non vengono mai da sole, abbiamo dovuto sia io che Sara dormire fuori casa perché quel giorno ci facevano la TERZA disinfestazione ma senza elettricità la macchina che serve a spargere la cera NON FUNZIONA mentre noi che veniamo mangiate quotidianamente da ste bestie ci siamo trovate in una casa senza luce con tutte le nostre cose fuori dalla camera e con le pulci nei letti che avrebbero banchettato di nuovo con noi.

No, grazie.

Il secondo giorno rientro a casa e trovo… tieniti forte eh, perché questa è la parte migliore, una ciabatta che partiva da FUORI LA PORTA, passava dalla BUCA DELLE LETTERE per entrare in casa e da quell’unica ciabatta ne partivano altre QUATTRO e da quelle si diramavano le altre!

EPPERO’ non arrivavano alla cucina, che sfiga eh!

Sembrava che tutto fosse ok, certo, se togliamo il fatto che non c’era elettricità in casa e vivevamo a lume di candela e con …credo sulle 8 abat jour, possiamo dire che almeno avevamo internet.

Senonfosseche! E già, se non fosse che abbiamo scoperto che la nostra casa in origine erano due! Quindi stavamo sovraccaricando i contattori e PUFF

Electricity no more!

E questo era solo il secondo giorno.

Sono ritornati i nostri padroni di casa, e dalle tre del pomeriggio in cui avrebbero dovuto portare il nuovo contattore, bhè… sono arrivati alle otto. Non trovavano il contatore adatto.

Ma io dico, e va bene che l’intelligenza è per pochi e che tale benedizione va coltivata nel tempo, ma se sai che hai una casa con quattordici persone dentro SENZA ELETTRICITA’… ma cazzo, non ti viene il dubbio che forse la prima cosa da fare è cercare quel contattore?

Quindi niente, per un altro giorno senza elettricità in cucina, quindi ennesimo mcdonald.

Per non parlare poi della puzza. Eh già, perché in 14 persone ci sono otto frigoriferi. E quelli, spenti, col cibo dentro cosa volete che facciano se non ricreare un perfetto tanfo di fogna in casa?

Il terzo giorno sistemano il contatore. A metà giornata rimaniamo di nuovo senza elettricità e lì partono le ostie e le madonne perché sistemato il problema i signori hanno portato via tutte le ciabatte lasciate in giro per casa.

Buio pesto, neanche a dirlo.

Io, che non sono Gesù Cristo e l’altra guancia la porgo solo a Sara quando mi deve mettere il fard che se no io mi faccio la faccia (Carino faccio la faccia, dovrei dirlo tre volte di seguito!) come Heidi, non penso che la vendetta sia solo di Dio, quindi quando sono arrivati i padroni di casa gli ho aggrediti verbalmente, com’era giusto che fosse, perché quando è saltata la luce era appena uscita dalla cucina la mia coinquilina Vicky che, giustamente, aveva socchiuso la porta con me ancora dentro che cucinavo e Io, che come vi ho detto non sono e non sarò mai Gesù Cristo (perché se no tre quarti della popolazione mondiale sarebbe bella che andata in pasto ai leoni), non so camminare sull’acqua, non so moltiplicare i pani e i pesci, non so trasformare l’acqua in vino… NON VEDO AL BUIO ho dato una craniata colossale alla porta che sono pure caduta all’indietro!

Si, in aggiunta alle punture da Bed Bugs, alla mia affffffezzzzzzzzzzzionatisssssssima Pitiriasi Rosea e alla mia normale faccia da pirla, ora c’è anche un bel bernoccolo.

E si, tranquilli, quando esco mi trucco bene se no la gente mi crepa davanti.

Dal ridere.

Dicevo, li ho aggrediti verbalmente, e se non ho detto loro che sono dei grandissimi figli di una cagna in calore è solo perché sono molto educata… certo, forse avrei potuto evitare quel “dannati imbecilli patentati, compratevi un cervello al posto di aprire agenzie immobiliari” ma vabbè, sottigliezze. Alla fine un minimo di soddisfazione nella vita me lo devo pur prendere!

Già che non ho potuto picchiarli è stato un trauma…

E veniamo ad oggi. Quarto giorno.

Mi sveglio e sembra essere tutto a posto e normale, Sara si stava asciugando con il fon (mi dicono dalla regia che non si scrive phon, non so e al momento non me ne frega niente) e aveva la nostra abat jour personale accesa (segno che ha finalmente capito che cambiarsi con le tende tirate non è una idea così brillante)… quindi decido che è ora di alzarmi e mi scaravento da sola giù dal letto, trascinandomi carponi e con la faccia pesta in bagno… quando mi accorgo che il salone è nel buio più totale.

Impossibile, mi dico, sento ancora Sara che si asciuga col fon, che capperi fritti sta succedendo?

E fu così che veniamo a sapere la verità delle verità! Ad un contattore sono collegate tutte le camere, due prese del salone, e una delle due cucine elettriche, all’altro contatore sono collegati una camera, il bagno e il restante della cucina.

Non ci avete capito niente? Bene, ci ho impiegato mezz’ora a capire io stessa, quindi mi sento meglio.

Praticamente in origine erano due case. Hanno buttato giù i muri, tolto una delle porte di ingresso e unito i contattori della luce. Solo che il carico sembrava troppo per uno solo e otto stanze più cucina e bagno lo avrebbero fatto fondere, quindi la casa è una ma per l’elettricità è divisa in due parti.

Quindi in tutte le stanze eccetto una c’era la luce, in bagno… no.

Altra doccia a lume di candela.

Non vi dico cosa ho pensato in quel momento o mi esplode il pc in faccia.

Altra telefonata ai padroni di casa, altro litigio. Perché va bene che gli inconvenienti capitano a tutti ma in sta casa ne sono successe di tutti i colori, ma scherziamo?

Debbo ammettere che a parte quando hanno cercato il contattore della luce nuovo sono stati abbastanza celeri nel venire a sistemarci tutto. Certo c’è anche da dire che abitano nel palazzo di fronte… mi pare anche il minimo.

Mi hanno fatto un’offerta di lavoro come donna delle pulizie, che per carità non c’è niente di male, ma mi viene l’angoscia a pensarci. Vedremo cosa salta fuori.

Poi non so a volte mi domando se

Houston abbiamo un problema.

Il topo è uscito da sotto la porta del bagno.

Dio ma che ti ho fatto di male!?

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Citazione del giorno: Dio è ovunque, peccato che in ogni luogo si fermi soltanto per qualche istante. Carl William Brown (AHHHHHHHHHHHHHHHH ecco! C’era una scappatoia!)

Sta ascoltando: Atlas - Battles

- Rosa di tutta la notte, che tutta la notte non basterà maiiiiiiiiiiiiiiiiiii!

Lo sguardo assassino che lancio alla mia coinquilina mi rimbalza addosso.

- Ma scusa è vero, non dormi mai di notte! Come mai sei tornata in camera? Io devo guardarmi Grey's Anatomy!

Penso al topo appena uscito dal bagno e mi rendo conto che non avrò più vita se glielo dico.

- Ma niente, volevo stare comoda sul letto.

Si, niente da obiettare, le balle sono la cosa migliore inventata dopo il sesso e la nutella.

- Senti, mi devi aiutare a fare delle application online, sai che non ci capisco niente di inglese.

La guardo interessata.

- Come mai?

Lei fa lo sguardo disinteressato quindi so che sta covando qualcosa.

- Mah, niente, stanno cercando varie figure da Selfridges.

Sento la mia pressiose precipitare a zero, mentre con calma mi giro a fronteggiare il mio problema più grande, dopo la sfiga e la ciccia.

- Sara, mi stai dicendo alle DUE DI NOTTE che da SELFRIDGES cercano!?

- Bhè si me ne sono dimenticata, che sarà mai?

Dio, se mi senti, te lo dico col cuore, come signore e padrone del mondo fai schifo.

---------------------

- Andres, ma sta tipa vive a Londra o in Burundi? Due case collegate allo stesso impianto elettrico, mi sembra il minimo che le sia esploso il contattore!

- Lei non so e non mi interessa, io vivo a Londra e tu sei a casa mia, e per inciso sono le due di notte. Spero tu non ti offenda se ti dico che sei una palla al piede.

Sbuffo dall'altra parte.

- Dai che domani hai la giornata off!

Mark percepisce un tic all'occhio destro di Andres e svelto gli versa un altro po' di vino.

- Altro vino? - e lo guardò con lo sguardo più angelico di cui fosse capace.

- Se non vuoi che ti affoghi con quella bottiglia ti conviene andartene a casa.

Mark sembrò pensarci su.

- No, tu sei più vicino al lavoro e sono le due e non ho voglia di prendere un taxi per tornare a casa. E poi ammettilo, per metà giornata domani dovrai fare solo colloqui, che sarà mai!

Andres si diresse verso la finestra intenzionato a buttarsi di sotto o, meglio, a buttare lui di sotto.

- Quindi passerò metà giornata a sentire le cazzate di quattro idiote che si inventano di tutto per poter lavorare.

Mark gli scoppiò a ridere in faccia.

- Bhè, Andres, potreste sempre abbassare gli standard e dare fiducia a qualcuno che non abbia l'esperienza che richiedete voi.

- Certo, e ritrovarmi una macellaia che lavora da Louboutin, come hai, coraggiosamente, fatto tu? - gli ricordò lui di rimando.

- Incidente di percorso. - minimizzò l'altro.

- L'unico mio incidente di percorso sei tu. E ora vattene a casa.

Mark per tutta risposta si posiziono meglio sul suo divano.

...Niente, pensò Andres, dovrò mettere un repellente anti Mark all'ingresso di casa mia. Magari funziona.

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LadyNot si scusa per il ritardo, ieri ho avuto una giornata intensa, ringrazio come sempre chi mi recensisce e chi non, chi mi aggiunge ai preferiti e chi anche via facebook mi fa sapere qualcosa^^

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Capitolo 5
*** Se mi spoglio nuda è capace che mi diano qualche premio al posto di arrestarmi... ***


Dedicata a Nat 

che è diventata mamma per la seconda volta.




Caro diario,

quando ti creai pensai che avrei potuto sparare qualche cazzata in tutta libertà e magari raccontare qualche aneddoto divertente su me e la mia sfigatissima coinquilina.

Cioè, capiscimi, una volta si è provata da tezenis un vestito e convinta che la sua amica fosse nel camerino affianco ha spalancato la tendina e ha mostrato a tutte le astanti un uomo di colore bello come solo un atleta può essere… completamente nudo. E quando gli ha chiesto scusa gli guardava… vabbè avete capito.

No, non sto scherzando.

No, non me la sono neanche inventata.

Tezenis, Oxford Circus, centro Londra, pieno periodo saldi. Non vi dico gli astanti quanti erano… meno male che quel tipo era anche ben dotato, non ha mostrato il benché minimo imbarazzo.

Devo dire però che la sua ragazza era molto meno allegra e se Sara si è salvata è stato solo grazie al fatto che è diventata di otto colori diversi nel giro di 3 secondi.

Insomma, due scemenze in allegria.

Sono dolente nell’informarti che invece Madama Sfortuna ha deciso di alloggiare in pianta stabile a casa mia e ha una particolare predisposizione per me e la mia camera.

Sta stronza non mi paga neanche l’affitto, a calci la dovrei prendere…

E invece no, sembra che la serva abbastanza bene visto che è convinta che affezionandosi a me mi elargisca chissà quale dono.

No, non me ne frega una mazza che si sia affezionata, le compro un criceto, basta che se ne vada fuori dalle palle che al momento mi sta partendo il tic all’occhio.

Sono andata in farmacia a chiedere una crema al cortisone, spiegando che la malattia, si, se ne va da sola, ma io non posso aspettare sei mesi, sta cosa si sta diffondendo, mi ha preso la schiena e si avvicina pericolosamente all’inguine.

E no, un inguine puntinato è l’ultima cosa che mi serve.

Sta grandissima zoccola, che sicuramente non tromba da due anni e mezzo (si non c’è coerenza in una zoccola che non tromba, e QUINDI? U.u), mi ha detto che se guarisce da sola non c’è bisogno di creme e che se non mi dà neanche prurito non vede la motivazione per cui dovrebbe darmi una pomata al cortisone senza ricetta.

Un calcio nel deretano secondo voi è una motivazione adeguata?

Dev’essere che inoltre Madama sfortuna, nella sua immensa benevolenza, mi abbia privato del mio sguardo assassino perché quella grandissima zoccola non solo non si è scusata per non avermi dato quello che volevo, ma mi ha anche detto di andare dal medico e di tornare con una ricetta… sempre che fossi riuscita a convincere il medico.

Come prego?

Tralasciando che io sono la figlia mancata di Medusa e che di solito un mio sguardo assassino uccide anche attraverso i vetri… ma hai idea di chi hai davanti?

Pluripremiata campionessa di rissa del rione, maschiaccio numero uno a scuola, in palestra, nel vicinato… non sono mai arrivata ai livelli di mia zia che arrivava a scuola e la gente si spostava al suo passaggio, ma diciamo che non venivano molto volentieri a rompermi le palle.

E sta figlia di un armadillo in calore…

Lasciamo stare o mi si scioglie il pc in mano per la cattiveria.

Ho chiesto una cazzo di crema al cortisone, non un chilo di cocaina eh!

Tornata a casa, incazzata nera manco a dirlo, mi chiama il mio padrone di casa che molto gentilmente mi informa di aver passato la notte in bianco per ste dannate pulci da letto e che ha trovato una soluzione.

Per un momento ho desiderato che uccidere non fosse vietato dalla legge.

Ho dovuto spostare TUTTO da camera da sola per l’ennesima volta. Sara non c’era e farla rientrare solo per aiutarmi non mi sembrava carino.

Sono arrivati con le macchine a vapore. Nel mio letto hanno trovato 5 pulci da letto morte. Cinque. In quello di Sara 3. Poi togliamo i quadri che c’erano nella stanza… e li scopriamo che ce n’erano nascoste una infinità.

Ste grandissime stronze si nutrono di sangue, amano il legno e il loro habitat ideale è dato dal calore e dall’anidride carbonica, che pensa un po’, noi uomini tiriamo fuori quando respiriamo.

Hanno passato tutta la camera con le macchine a vapore, non ti dico il casino, poi, dopo tre ore, hanno passato di nuovo il veleno, questa volta più potente perché ste grandissime figlie di un babbuino, dopo un po’ diventano anche immuni ai pesticidi.

Quindi ho dovuto aspettare altre tre ore prima di poter entrare in camera e aprire la finestra e poi un’altra ora ancora.

Sia io che Sara non abbiamo dormito a casa.

Ma dovevate sentire il mio padrone di casa!

“Siamo a Londra, se leggete il giornale trovate notizie di topi e bed Bugs dovunque, potreste far arieggiare la stanza, io ad esempio come metodo contro le pulci dormivo con la finestra aperta di notte e mi coprivo bene, perché bla bla bla”

… se vuoi vado a dormire in terrazzo già che ci sono, che ne dici? E no, tranquillo, ti pago un affitto solo perché amo spendere soldi, del servizio che mi offri non me ne frega niente.

Ma a Londra la gente si droga O COSA?!

C’è un freddo porco qui di notte! Siamo a novembre, cazzo, ma ti pare che dormo con le finestre aperte?! Mi sveglio con la polmonite, ma come cazzo ragionano sti dementi?!

Mi sono sforzata. Ti giuro non ho mai avuto una poker face di questi livelli, non so come ho fatto a nascondere i miei intenti omicidi, so solo che alla fine il tipo mi ha sorriso mentre io nella mia testa ho immaginato seimila modi diversi per farlo soffrire come un cane.

Gli ho detto dei topi e, io sono animalista eh, lo sanno loro che non voglio ucciderli e che se ho riferito dei roditori in casa è solo perché Sara ha una paura fottuta di quegli animali, ma io non sono cenerentola, io non parlo con Gas Gas, io non preparo i vestitini gialli, non mi faccio la doccia con gli uccellini che mi strizzano sopra i panni.

Io sono una ragazza normale e anche se non voglio ammazzarli, non voglio i topi in casa!

“si verremo a tappare ogni buco”

E lì sono partita per la tangente e gli ho detto che l’unico buco da tappare era la voragine che avevano in testa , che dovevano venire SUBITO a tappare i buchi, che cazzo stavano facendo ancora lì, tinteggiavano le pantere nere?!!

“no è che ci sono delle emergenze in un’altra casa”

No, non ci siamo capiti.

LA SFIGA MI PERSEGUITA VA BENE!? SIGNIFICA CHE SE CONTINUANO AD ESSERCI TOPI E’ SICURO COME LA MORTE CHE MI BECCO QUALCHE MALATTIA!!

E siccome Madama Sfortuna è sempre generosa COME MINIMO mi becco la peste!

Sara mi ha suggerito di prendere qualcosa per i nervi.

…la fa facile lei, sembra essersi dimenticata che lei salta sul tavolo quando vede un topo e che dopo che ho dovuto confessare di averne visto uno per casa l’ho dovuta accompagnare in bagno due volte ed entrare con lei, perché se no lei non andava.

Per calmarmi ho deciso di fare la lavatrice e siccome sono un po’ paranoica con ste pulci sto facendo lavaggi a sessanta o novanta gradi.

15 minuti dopo che ho fatto partire la lavatrice… è saltata la luce.

Anche in questo caso ho tirato giù un paio di santi dal paradiso con un paio di espressioni tecniche artistiche che avrebbero fatto arrossire uno scaricatore di porto.

Chiamo i padroni di casa, arrivano e…

“E, niente, quando è esploso il primo contattore dev’essere successo qualcosa e ora tutte le prese della cucina sono state disattivate. Dev’esserci qualcosa che fa contatto!”

Bene, Sherlock, ora che ne dici di fare qualche prova? Ci sono 200 sterline di pantaloni in quella lavatrice, una felpa di Sara che ha comprato a New York e i miei leggings… immagino che usare il cervello ti venga difficile e i suggerimenti siano d’obbligo, ma sforzati, TI PREGO.

… e cosa poteva essere se non proprio la MIA lavatrice a fare contatto? Mi dico ‘ok, metto tutto nell’altra’ se non fosse che mettere in funzione anche l’altra era impossibile perché per non far saltare più la luce il genio ha pensato bene che per un paio di giorni potevamo non usare le prese della cucina.

Quindi niente tostapane, niente microonde, niente lavatrici, niente bollitore… e ha pure tolto la corrente del congelatore e al frigo della ragazza francese!

Che, ovviamente, non appena è rientrata ha aggredito me, convinta che fossi stata io (in base a quale congiunzione astrale sia arrivata a questa conclusione io non ci sono ancora arrivata, ma vabbè) e io a spiegarle che no, non ero stata io, ci mancherebbe, ma ti pare che ti stacco il frigorifero!? Neanche sapevo che l’avesse fuori dalla camera!

Indi per cui, da oggi in poi:

Caro Odino, sono sempre stata una tua discepola e se Thor assomiglia anche solo un pelo al figonzo che lo interpreta nell’ultimo film, sarò ancora più fedele a tuo figlio, gentilmente non è che potresti levarmi dalle palle sta megera che mi insegue? Ho tante cose a cui pensare, e lei non fa altro che aumentare il mio peso.

Citazione del giorno: Se tutto è andato bene, evidentemente qualcosa non ha funzionato - Legge di Murphy  (scusa ma se è andato tutto male?...)

Sta ascoltando: Cheers – Rihanna (anche se c’è ben poco a cui brindare)

 

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- Rosa hai fatto anche tu le application online?

- No me la sono grattata due ore sul pc minacciando di scagliarlo fuori dalla finestra per hobby.

- Come sei permalosa, stai easy!

Un tic all’occhio destro avvisò Sara che era meglio non andare oltre.

- Scusa ma che bisogno c’è di incazzarsi! Pensa positivo! Magari andrai a lavorare per Selfridges! Non era il tuo sogno! – avviso che evidentemente non andò a segno.

- Sara io ti voglio bene, ma sono abbastanza fastidiosa al momento. Mollami.

Ma Sara la prese di peso e la mise davanti all’armadio.

- Senti al posto di incazzarti con quel pc, fai qualcosa di utile. Aiutami a capire che posso mettermi domani mattina per portare cv.

Evidentemente aveva ragione lei. La disgraziata l’aveva privata del suo sguardo di fuoco. Sta stronza.

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- Come sono andati i colloqui, Andres caro?

Lo sguardo incazzato nero dell’amico gli avrebbe dovuto far capire la risposta prima ancora di porre la domanda, ma Mark provava un piacere sadico nel tormentare Andres.

- Ah, grazie anche per il tuo divano. Però ne dovresti comprare uno nuovo, uno di quelli lunghi e larghi, così posso dormire più tranquillamente, mi fa ancora un po’ male la schiena.

- Scommetto che se ti dicessi di dormire a casa tua riceverei un rifiuto. – Suppose Andres.

- Hai vinto, cosa ti devo?

- Niente che tu possa darmi. Tre ne ho viste oggi. TRE. Se non le ho mandate via a calci è solo perché sono educato. -

- Chissà cosa avresti fatto loro se non lo fossi. – lo sbeffeggiò Mark

- Appunto.

- E quindi?

- E quindi si continua con la ricerca. Ah, stanotte mi serve casa libera, ti darebbe così tanto fastidio tornartene a casa tua sul serio?

- Certo, quello è il mio divano!

… Forse dovrei mettere dei bed bugs nel mio stesso divano.

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Capitolo 6
*** Pensi di avere qualche disabilità? - No guarda, se mi fai sta domanda sei tu che ne hai una! ***


A Erika C.,
Che è tanto carina e gentile
e mi ascolta sempre.

Non ci posso credere.

Diario, credimi che non ci posso credere!...Diavolo come suona male, è ridondante da morire.

Dicevo, NON CI POSSO CREDERE!

Io un’application form di quella lunghezza l’avevo vista solo per i servizi segreti, ma che cazzo, voglio andare a lavorare da Selfridges o per Scotland Yard?!

“Perché Selfridges?”

 “Hai precedenti penali?”

“In quale marca ti identifichi e perché”

“Come pensi di aiutare i nostri clienti?”

“Hai viaggi prenotati per i prossimi tre mesi?”

“Sei disposta a lavorare per il periodo natalizio (oggi è il 19 Dicembre)?”

… LE DOMANDE A RISPOSTA MULTIPLA!!!!!!!

“Stai esponendo la merce quando un cliente che arriva dal reparto elettronica ti chiede delucidazioni su una cosa che non sai, che fai?”

a)Le fai notare che non è il tuo reparto e continui ad esporre la merce

b)Le dici cortesemente che non lo sai poiché quello non è il tuo reparto, poi la accompagni da uno dei tuoi colleghi e prima di andartene le auguri buone feste

c)Guardi il prodotto e cerchi di capire l’eventuale risposta alla cliente, ma poi, per sicurezza la accompagni comunque da un tuo collega.

…Ma è un test per idioti?

Andando con ordine: Perché Selfridges? voi state cercando una commessa e io sto cercando lavoro e sicuramente se devo scegliere fra Selfridges e un posto in culonia scelgo il primo. Se dico che amo l’atmosfera di Selfridges mi prendono per leccaculo, non posso dire che mi piacciono i trenta bonus che decantano nell’offerta di lavoro perché mi prendono per una morta di fame, non posso dire che mi piacciono gli abiti che ci sono dentro perché ci sono ottanta negozi e potrebbero dirmi “brava geniessa, quali?” e non posso dire che mi piacciono i commessi perché non ne conosco manco mezzo e in queste aziende non si incoraggiano di certo i rapporti sentimentali fra colleghi. In più un’altra delle domande è “come sei venuto a conoscenza dell’offerta di lavoro?” e se metti tramite amico che ci lavora dentro ti chiedono nome,cognome, indirizzo email del negozio per cui lavora…

“Hai precedenti penali?” questa la adoro perché subito ti specificano che non è di vitale importanza ai fini dell’assunzione. E subito dopo ti aggiungono che le multe non valgono e mi viene da ridere perché se valessero qui a Londra non lavorerebbe nessuno (XD)

“In quale marca ti identifichi e perché” Qui ho smadonnato e di brutto anche. Perché questa è idiozia allo stato puro. Adesso io apro la loro pagina web, vado sulle marche presenti, ne scelgo tre che mi suonano bene, do un’occhiata ai prodotti e sparo due cazzate colossali, magari controllando su wikipedia per fare la figura di quella che sa qualcosa. Ma si potrà!?

“Come pensi di aiutare i nostri clienti?” Ma cosa si aspettano che risponda? “No guarda, io rimango alla cassa, se il cliente mi chiede aiuto gli do un calcio nel sedere e gli dico che è un’idiota che non sa neanche abbinare un paio di pantaloni ad una maglietta, che si vergogni!”

“Hai viaggi prenotati per i prossimi tre mesi?” Anche se fosse secondo te, te lo direi? A parte il fatto che io posso anche non averne e poi mi crepa il cane in Italia e prenoto per andare al suo funerale, questo è poco ma sicuro, ma se mi assumeste non pensi che magari sposterei il viaggio? O ve lo direi stile “mia cugina si sposa me l’ha detto SOLO ieri!”… roba da matti

“Sei disposta a lavorare per il periodo natalizio (oggi è il 19 Dicembre)?” No guarda, ti faccio l’application online il 19 Dicembre ma parto il 23, qualche problema in proposito?

E poi, le domande a risposta multipla e qui si apre una parentesi grande come una casa:

Ma la gente non cambia mai pusher? Perché veramente qui c’è da diventare scemi!

“Stai esponendo la merce quando un cliente che arriva dal reparto elettronica ti chiede delucidazioni su una cosa che non sai, che fai?”

Scusa, se io faccio la domanda per un negozio di abbigliamento “Bottega veneta”… quante possibilità ci sono che un cliente del Curry’s venga fino al mio negozio per chiedere delucidazioni a me?

a)Le fai notare che non è il tuo reparto e continui ad esporre la merce

Certo, perché in fronte c’è scritto “idiota” a caratteri cubitali e voglio darvene una prova rispondendo con questa.

b)Le dici cortesemente che non lo sai poiché quello non è il tuo reparto, poi la accompagni da uno dei tuoi colleghi e prima di andartene le auguri buone feste

E qui c’è il dilemma: le dici che sei ignorante su un prodotto, che anche se è tutto diviso per reparti i clienti sono convinti che siamo tutti onniscienti e quindi darà un cattivo feedback, oppure apprezzerà la spontaneità del tuo gesto? E quel “le auguri buone feste” che metti solo in questa cos’è un modo per incoraggiare a rispondere B?

c)Guardi il prodotto e cerchi di capire l’eventuale risposta alla cliente, ma poi, per sicurezza la accompagni comunque da un tuo collega.

Secondo dilemma: cerco di fare la figa cercando di capire, rischiando di non esserne in grado e facendo la figura della pirla, le faccio perdere quindi tempo e poi la porto dal collega mentre lei borbotta sui cattivi commessi OPPURE le dai la risposta ma per sicurezza la porti comunque dal tuo collega così se non ha perso tempo con te lo perderà con lui?

Non so, veramente, che tipo di clienti ci siano da Selfridges ma io ho un chiaro ricordo della donna anziana che pretendeva che io le riaprissi la cassa appena chiusa (con quindi non meno di cento euro in moneta contate, certo gioia, ci stavo PROPRIO pensando) con l’altra aperta con solo due persone in coda che mi fece segnalazione in ditta per questo e che da allora, ogni volta che mi chiedeva qualcosa diceva che io le rispondevo male. O di quella che si lamentò che il macellaio non sapeva quanti minuti avrebbe dovuto tenere in forno LA TORTA DELLA BUITONI, dicendogli che lui lavorava lì e queste cose “doveva saperle”.

… sono senza parole.

E infine, come ciliegina sulla torta la domanda Clou “pensi di avere qualche disabilità?”

Maccheccazzo, se ho una disabilità non lo penso, ho delle fottutissime prove mediche che me le testimoniano!

… Certo è che a questo punto penso di essere disabile mentalmente perché se questa è la normalità delle domande, allora sono proprio strana io, non c’è dubbio.

A questo punto mi viene da far notare una piccola cosa:

Io rispondo bene a tutte le domande, do prova di essere la commessa perfetta, faccio notare che ho anche buon gusto nel vestirmi e quando decanto le marche sparo su un valentino, Armani e Dolce e -Gabbana che tanto su quelli vado sul sicuro e poi al colloquio mi presento vestita normale, senza marche rilevanti perché diciamocelo, se avessi i soldi per permettermi un abito di valentino non farei la commessa, vi pare?

Noto inoltre che la Signora si è affezionata ancora di più a me, TUTTI i grandi negozi con più possibilità di essere chiamata a lavorare per loro hanno questa application online.

Ah e come se non bastasse, mi è stato detto che se voglio lavorare in uno dei negozi di Selfridges ma vado a fare un colloquio, che so…a  Oxford Circus, per la stessa compagnia, sono OBBLIGATA a rifare il colloquio anche da Selfridges con le risorse umane interne al centro.

Cioè io risulto idonea per lavorare da Valentino a Sloane Square e dopo essermi fatta un colloquio da loro e aver lavorato per loro per poter lavorare da Valentino a Selfridges dovrei RIFARE il colloquio. Io non li capisco è una perdita di tempo atroce!

Ma a Londra ci sono o ci fanno!?

Infine Odino ti amo e ti venero, ma se mi levassi di torno sta malattia della pelle ti direi grazie, visto che controllando mi sono accorta che di ventitré macchie iniziali ora ne ho un centinaio e me la sto portando dietro ormai da più di un mese. Mi chiamo Rosa, non mi puoi far diventare il corpo magenta.

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Citazione del giorno: Lasciate a se’ stesse, le cose tendono ad andare di male in peggio. Legge di Murphy - Ho visto, mi sa che sta legge quella babbiona dell’infermiera non la conosceva!

Sto ascoltando: World Collapsing – Danny Cocke

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- Andres, so che tu non credi alle coincidenze, e generalmente neanche io più di tanto ma se ti dicessi che quella del blog ha fatto domanda di assunzione da Selfridges, cosa mi diresti?

Dall’altra parte dello studio un cenno di assenso e nient’altro.

- Questa si lamenta della nostra application online.

- Interessante.

- Se me lo dici con quel tono capisco che mi prendi in giro.

- Dici?

Mark non si diede per vinto.

- Ho deciso di dormire a casa mia stanotte.

- A-ha

- Tua sorella ha deciso di farsi le meches viola.

- Ma dai.

- Tua madre si sposa con un venticinquenne brasiliano.

- Si?

Mark si giocò l’ultima carta.

- Stavo pensando di trasferirmi in pianta stabile a casa tua.

- Sono d’acc… COSA?

Lo sguardo di Andres era tutto un programma.

- Dicevo, prima della cazzata di tua madre che si sposa col brasiliano e tua sorella che si fa le meches viola che la tipa del blog ha fatto domanda per lavorare qui.

Uno sguardo di interesse si dipinse sulla faccia di Andres.

- Già. E si lamenta sulle nostre application online e fa notare quanto stupide siano. – fischiettò quasi allegramente.

L’amico aggrottò le sopracciglia.

- Scusa, in cosa sono stupide?

- Leggi tu, ti ho appena mandato il link via facebook.

Andres gli lanciò uno sguardo che avrebbe potuto uccidere una chimera.

- Facebook al lavoro?

- No a casa. Certo, facebook va usato al lavoro se no che gusto c’è? E prima che fai morali sceme su quanto sia poco etico, ti ricordo che da uno a dieci a me interessa meno venticinque e che se mi sono preso una laurea in ingegneria informatica è solo per aggirare i sistemi aziendali e mettere siti porno su un sistema censurato come il nostro.

Silenzio dall’altra parte.

- Ma siccome sono generoso, ho sbloccato il computer anche a te. Vai su facebook troglodita, e leggi ciò che scrive.

E lui lesse.

Quando finì alzò lo sguardo sull’amico.

- Pensi quello che penso io, per una volta?

Mark scoppiò a ridere.

- Oh si.

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Grazie a chi mi ha recensita, a chi mi ha letta e a chi mi dice cosa ne pensa anche via facebook.
Questa application form ESISTE veramente. Io ne ho assemblate due per farvi capire l'idiozia intrinseca degli inglesi quando assumono...
A presto!

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Capitolo 7
*** E poi ci sono loro, che per quanto io sia sfigata, loro mi battono. ***


Caro Billy

Da oggi ti do un nome perché Diario è diventato monotono da morire e perché sono in vena di divertirmi a spese di altri, visto che gli altri si divertono a spese mie.

Ieri mi hanno chiamata per una interview, un colloquio di lavoro.

Mi sono vestita bene. Tutta abbinata. Scarpe alla borsa, cintura alle scarpe, maglietta che riprende le calze, cappellino che riprende i guanti e trucco combinato all’assemblaggio vario di colori.

Sono uscita di casa che ero in ritardo pure mentalmente.

Capiamoci, io sono la classica tipa che una tuta, un paio di scarpe da ginnastica, una felpa, un cappotto e via, no?

Però ho fatto il colloquio da Zara insomma, non potevo neanche andare vestita come una barbona!

Arrivo e noto che ci sono altre SEDICI persone con me. SEDICI.

Mi domando quanto cazzo di personale se la sia data a gambe, insomma, sedici persone a fare un colloquio uno si gira anche le palle dopo un po’, no?

No.

Era un colloquio di gruppo.

Roba che se me lo raccontavano non ci credevo.

Praticamente i primi dieci minuti sono stati di interrogazione su quanto sapevamo sulla compagnia. Se sapevamo i marchi, se sapevamo di dov’era la compagnia, QUANDO ERA SORTO IL PRIMO NEGOZIO, chi era il proprietario, bla bla bla.

Billy caro, scusa se ti domando, ma QUANDO MAI VERRA’ QUALCUNO IN NEGOZIO A CHIEDERMI LA STORIA DI ZARA?!

Quando?

“Scusi signorina, cerco la taglia M di questo cardigan rosso e verde, nel frattempo che cerca mi potrebbe gentilmente dire un po’ a che pensava, secondo lei, il signor Ortega quando diede vita al gruppo Inditex? Si ricorda il nome anche della moglie di quel tempo? Per favore mi elenchi tutti i marchi che fanno parte di questo gruppo e già che c’è e so che è preparata mi dica anche dove sono i maggiori negozi di spicco della compagnia”

Eh?

Dai siamo seri.

Vabbè. Andiamo avanti.

Non paghi di questa interrogazione ci hanno fatto vedere un filmato di otto minuti in cui spiegavano DI NUOVO la storia della inditex, e qui inizio a domandarmi se per essere assunta mi dovrò tatuare il nome della compagnia sul collo, pronta a darmela a gambe.

Finisce il video… e ci interrogano di nuovo.

“Perché abbiamo i negozi solo in centro? Cosa è importante nelle nostre vetrine? Quante volte viene cambiato in media il negozio da cima a fondo. Ogni quanti giorni arrivano i nuovi stock?”

Come, non avete notato che Zara non fa pubblicità e che si prende solo i posti in centro!? Ma che mentecatti sarete!

Finisce anche sto strazio e la mente illuminata del fighetto di turno che ci fa sto colloquio che ha del surreale ci pone un quesito.

“Lavorate da sei mesi da Zara. Siete ai camerini e una signora si prova la taglia M. Tu pensi che le calzi a pennello ma comunque lei decide di prendersi una taglia S. Il giorno dopo torna, incazzata, dicendo che il vestito è rotto e mostra le cuciture saltate sul fianco e siccome si ricorda di te chiede espressamente che tu parli con lei. Lavori da Zara da sei mesi ormai, sei indipendente, il manager è via e non puoi disturbarlo, lei vuole i suoi soldi indietro, tu ti ricordi che si è provata una M ma ha comprato una S, che fai? Ricordate che non vuole un nuovo abito, non vuole la taglia più grande, non vuole un surrogato. Vuole i soldi indietro”

Qui la mia fantasia ha galoppato libera per cinque secondi buoni, poi mi sono ricordata che non era un colloquio di lavoro, era una GUERRA da vincere e anche io mi sono buttata nella mischia delle risposte.

Potevo evitare.

È risultato che gente vestita come neanche Obama il giorno che fu eletto se n’è venuta fuori con “potremmo fargli uno sconto per il prossimo acquisto”.

La lotta era evidentemente impari.

Cioè come potevo io, sfigata di turno ma con un cervello, mettermi a rivaleggiare con tanta idiozia?

Ma ti pare che ZARA ti fa uno sconto perché TU hai rotto il suo vestito comprandoti la taglia sbagliata?

“dovremmo dirgli che i soldi non li vede neanche se caga oro (no vabbè non ha detto questo mia fioritura personale) perché lei ha preso la taglia sbagliata. Ha voluto fare la figa con la S pur avendo un paio di tette da poter picchiare la gente per strada (altra fioritura) e ora se vuole la M, LA PAGA!”

Dire al cliente… che ha sbagliato?

O_________________________________________O

…solo io ho lavorato per un supermarket dove ti insegnavano “il cliente ha sempre ragione, anche se ti insulta?”

Cioè io stavo finendo di dire la mia, sta demente se ne esce con sta cazzata e io sono rimasta letteralmente a bocca aperta davanti a tutti mentre la guardavo con occhi spiritati e la faccia di chi è EVIDENTE che pensa “ma dove cazzo sono finita?”

“chiedo al manager”

… solo io mi ricordo che il manager non c’era e non doveva essere disturbato neanche per una invasione aliena, massimo massimo se si presentava Angelina Jolie nuda?

“potremmo offrirle una gift card”

…per averci rotto il vestito di cui lei sapeva non le sarebbe entrata neanche la coscia? E già che ci siamo perché non offrirle un guardaroba nuovo in duplice copia, che si sa mai decidesse di provare la S…

“dovremmo dirgli che è lei ad aver sbagliato ma nel frattempo cercare di risolvere la situazione”

A questa il mio cervello si è ribellato di brutto e PREMEVA perché mi alzassi e dicessi a tutti “siete un branco di coglioni”.

Ti sta chiedendo una soluzione e tu proponi di dire al cliente che ha sbagliato ma di risolvere la situazione?! TI STA CHIEDENDO COME, SOTTOSPECIE DI AMEBA!

“Potremmo offrirle di farle provare gratuitamente altri abiti e di cambiare il precedente con quello nuovo!”

… scusa, da quando ti fanno pagare per provarti un abito? Ed esattamente, scusa se non puntigliosa, ma poi uno è ovvio che si incazza, quale parte di “non vuole provare niente vuole solo i soldi indietro” non ti è chiara, che te la rispiego?!

Alla fine di tutte ste cazzate si chiede al tipo quale fosse la risposta giusta (con me che speravo dicesse “nessuna, branco di disagiati!!”) e lui candidamente che risponde?

“Non ve lo posso dire”

E che è, la risposta all’ultima domanda di chi vuol essere milionario!?

Spero che sto supplizio sia finito e invece la brutta sorpresa.

Gruppi di quattro descrivere un vestito, gli accessori, la marca e chi indossa e per quale motivazione avetecinqueminutinonsprecatealtrotempo!

Eh?

Guardo per tre secondi il mio gruppo e mi metto mentalmente le mani in testa (figa sta espressione)

Uno gay come solo Ricky Martin, iniziava a parlare e non finiva più.

Una ragazza fissata con gli orecchini.

E poi lui. L’uomo che mi ha confermato che la Vecchia Signora ce l’ha ancora con me.

Cicciotto con un maglione stinto a righe bianche e nere, una giacca che sembrava reduce dalla guerra in Kosovo, jeans mangiati sotto la suola stinti, brutti e potrei giurarci anche maleodoranti, scarpe che userei solo per il mare e capelli UNTI (di gel, di olio, di grasso, di sporcizia NON LO SO) tirati dietro le orecchie.

Io non sono magra, ho una quarta di reggiseno, la pancia, le maniglie dell’amore (ma anche intere porte dell’amore) i polpacci che un lottatore di sumo mi invidierebbe e caviglie gonfie e tozze.

Non sono un cesso vivente, questo no, ho un faccino carino, lo dicono tutti, ma cazzo… almeno io so che se mi metto un abito lungo sembra che indosso una tenda!

Non puoi, non puoi EDDAI andare ad un colloquio di lavoro per Zara vestito come un barbone. Dai ci arrivo anche io!

Va bhè, mi dico, male che vada è solo vestito come un disgraziato.

No. Era troppo semplice che fosse un buzzurro solo nel vestirsi.

Il tipo gaio era simpaticissimo ma non finiva più di parlare. La ragazza di colore era fissata con gli orecchini, io ho proposto un abito viola e lei che parlava di orecchini, io che proponevo un paio di scarpe col plateau e lei che parlava di orecchini, io che parlavo di una stracazzo di cintura e lei che mi parlava di orecchini.

Ho capito. Gli orecchini sono importanti. Bene. ANDIAMO AVANTI ORA?

Finito di sparlare di sti stracazzi di orecchini color oro lunghi fino alle spalle con perle luccicanti viola decidiamo i capelli e chi sarà la persona a indossare il tutto.

Mi sembra facile no?

Uno parla dell’abito, uno parla degli accessori, uno parla dei tessuti che compongono il tutto e uno parla di chi indosserà la nostra creazione.

No. Anche così era troppo complicato.

Il tipo gaio al momento di mettercela tutta per farci fare bella figura ha parlato di minchiate, la tipa di colore, nonostante gli orecchini siano degli accessori ha deciso di parlare del MIO vestito, quello che ho deciso io, quello di cui ho parlato io, quello che HO VISTO IO INSIEME A Sara DA ZARA. E poi che ha fatto sta DEMENTE? … niente, si è solo messa a parlare degli accessori, lasciando me senza un cappero fritto da dire.

Mi sono inventata due scemenze parlando dell’importanza del plateau nelle scarpe e del perché non si debbano indossare gli stivaletti alla caviglia con un abito corto, dopo aver incenerito quella stronza che mi ha guardata con l’aria di non sapere perché ce l’avessi con lei.

Poi è stato il SUO turno e lui che ha fatto?

Mah, ha parlato del più e del meno di una tipa qualsiasi che andava in giro per strada infighettata e che portava i capelli alti.

Senza spiegare che la tipa andava in giro per strada dirigendosi verso la discoteca, che portava i capelli tenuti alti perché il vestito aveva una chiusura troppo vicina alla loro attaccatura per non metterli su e che in borsa portava delle comode ballerine per il dopo discoteca, nel caso i piedi le dolessero.

Praticamente ha parlato per trenta secondi netti.

Se avessi avuto un aceta in mano a quest’ora ti scriverei dal carcere.

Ah e la parte migliore qual è stata? Che ci siamo messi d’accordo nel dire che il tutto proveniva da Zara, e quando ci hanno chiesto la marca in due abbiamo dato la risposta giusta, gli altri due hanno sparato Bershka.

Sono uscita da quella interview incazzata come una biscia. Quando il tipo mi ha salutata gli stavo per fare un calcio di capoeira, possibilmente rotante e possibilmente sulle scale così si faceva MOLTO, molto, molto male nel cadere.

Sto stronzo, se ti va male il colloquio chi se ne frega, ma che mandi a picco pure gli altri non esiste!

Un’ora persa per una cazzata del genere.

Sono tornata a casa e ho fatto un’altra application online. Qui addirittura per un’azienda che offriva le storage room (camere dove collocare cose, una specie di garage ma non in casa) mi hanno chiesto la mia religione.

…solo io non ci vedo il nesso fra le storage room e quale Dio in cui NON credo?

Vedete poi che non sono io?

Lo vedete?!

Lara dall’Italia mi ha mandato una crema al cortisone, fra le cose, SEMBRA che funzioni ma non lo dico a voce troppo alta, sia mai che la signora ci senta bene e decida di farmi venire l’orticaria vera e propria.

Ovvio, se funziona del tutto poi mi ripresento in farmacia e alla “donna scarlatta” che non me l’ha data le spiego per cinque secondi i fatti della vita.

Ah, fra le cose, Sara ha fatto un colloquio di lavoro da Allsaints. Ovviamente, manco a dirlo da Selfridges non ci hanno chiamato.

La vita è crudele, ma anche la Sfiga non scherza.

Frase del giorno: L'intelligenza è invisibile per l'uomo che non ne possiede. Schopenhauer Oh, ma DAVVERO!?

Sto ascoltando: Cartoons – Witch Doctor

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- Rosa dici troppe parolacce.

Ennesimo sguardo incattivito andato sprecato con Sara.

- Me ne stava uscendo una proprio ora. Cosa stai facendo!?

Sguardo innocente dall’altra parte.

- Ma niente, stavo pensando che forse potevo mettere il mio letto…

Parte Sweet Home Alabama.

- Pronto? – abbaiò.

- Buon pomeriggio, la chiamiamo da Selfridges. Lei ha compilato una delle nostre application form una settimana fa, prego, potrebbe rispondere a qualche altra domanda, prima di fissare un colloquio vero e proprio?

Odino, non ci credo…

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- Quella ragazza si deve dare una calmata, mi ha risposto abbaiando.

Andres, per solidarietà verso il suo amico sbadigliò alla grande.

- Ha una voce da cartone animato. Mi ha fatto morire dal ridere. Certo, se avesse risposto subito e non dopo cinque minuti sarebbe stato meglio. Ma è stata carina, si è tutta impapinata.

- Non dirmi ste cazzate, ha risposto bene alle domande?

Mark lo guardò con sguardo oltraggiato.

- Sei proprio un insensibile! Certo che ha risposto bene. Ecco, se magari avesse evitato di parlare come una mitragliatrice sarebbe andato meglio ma…

- Taglia corto, quindi?

- Mah, niente. A una settimana da oggi la conosceremo. Te lo dico da subito, se la assumi avrai una bella gatta da pelare.

Gli occhi di Andres non promettevano niente di buono.

- Oh, lo so. Non vedo l’ora.

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Grazie a tutti per le recensioni e a chi mi legge.
E per Erika che ha il cognome di un tipo di porta: Su con la vita.

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Capitolo 8
*** Poteva non rompersi il pc?... mi sembra chiedere troppo ***


Alla mia Puffetta
che oggi compie 9 anni.

- La ragazzina non ha aggiornato. Sono preoccupato.

Dall’altro capo della stanza, una testa dietro uno schermo grugnì.

- Sta sicuramente bene, una come lei può solo stare bene.

Mark fece quello che faceva sempre negli ultimi tempi. Alzare gli occhi al cielo. Non che fosse particolarmente religioso lui, figurarsi, ma non gli andava più di sprecare fiato inutilmente.

Dopo il colloquio con la “bestia” così gentilmente soprannominata da Andres, Mark non aveva fatto altro che sentirne di tutti i colori su quella “dannata ragazzina alta un metro e un tappo che gli aveva dato filo da torcere al colloquio”.

Se fosse stata una persona meno intelligente non avrebbe dato peso a quegli sfoghi, ma siccome era un fottuto genio, aveva notato quante volte il suo migliore amico bofonchiava a mezza voce sulla nanerottola.

E se la godeva. Oh, se se la godeva.

Viveva in attesa del fatidico aggiornamento della nana, dove avrebbe sputato veleno sul suo amico facendolo andare in estasi e controllava, su per giù, quelle dodici volte al minuto la pagina del blog “Se la fortuna è cieca la Sfiga ha quindici decimi”.

Era in ritardo di una settimana più o meno. Di solito aggiornava con cadenza regolare, ogni volta che gliene capitava una al massimo postava prima il suo intervento, ma di solito faceva una volta ogni sette giorni. Lui, che in gran segreto si era iscritto, sapeva sempre quando il puffo scriveva qualche baggianata, addirittura il suo iphone lo avvisava.

Ma siccome si sa, gli Iphone si potrebbero rompere, continuava imperterrito ad aggiornare quella pagina, in attesa di un articolo che l’avrebbe fatto morire dal ridere e avrebbe messo alla gogna il suo permalosissimo migliore amico.

Se la ricordava bene la nanerottola.

Una pallina impazzita vestita di nero, con un ciuffo rosso, la lingua di una vipera e l’intelligenza propria delle donne.

Le avevano fatto le domande più assurde di questo mondo. Ad un certo punto lei li aveva guardati con uno sguardo che indicava per filo e per segno che pensava che parlare con loro equivaleva a parlare con un decerebrato.

Ovviamente, aveva interrotto immediatamente il colloquio a quel punto, nonostante quell’idiota di Andres premesse per andare avanti.

Un bip al cellulare, lo ignorò e continuò a fissare il suo amico.

Non era brutto, non era bello… era nella norma. Certo, non si poteva dire che fosse un figo atomico come lui, ma d’altronde di quei tempi chi lo era?

Poteva effettivamente vantarsi di avere un sorriso perfetto, dei capelli splendenti, un fisico statuario e una mazza da baseball fra le gambe “provare per credere” ma il fatto che avesse un cervello funzionante lo portava a non riuscire a stare con delle super modelle con in testa il classico criceto che gira sulla ruota.

D’altro canto anche l’occhio vuole la sua parte e in quel posto non poteva assolutamente frequentare nessuno.

Il che era un peccato punibile per legge, secondo Mark, che condivideva il pensiero di molti per il quale il sesso fra colleghi è cosa buona e giusta. Un diritto inalienabile.

Se non fosse stato per il fatto che comunque ne aveva una diversa a notte che arrivavano da tutte le parti avrebbe anche potuto licenziarsi.

Bhè, oddio, non proprio. I benefits che aveva lì glieli potevano concedere solo a Scotland Yard, e a lui di rischiare la vita per il suo paese gliene fregava ben poco.

Un altro bip del cellulare venne ignorato alla grande.

- Allora hai deciso che fare? – glielo domandò pronto a dare battaglia, come suo solito.

- Non so ancora. Se la assumiamo, non sapremo mai se sarà abbastanza intelligente da pensare male dei clienti senza farlo notare.

- Beh, dai, con noi non ha dimostrato così apertamente la sua ostilità. –mentì spudoratamente Mark.

Andres lo guardò interdetto.

- Sono indeciso fra “mi stai prendendo in giro” o “ti sei bevuto il cervello”. Quando se n’è andata ci ha silurati con lo sguardo.

- Eddai Andres, le avevi fatto fare un gioco con le figurine, che ti aspetti che ti dica, grazie per averla scambiata per una bimba di cinque anni?

- Ma che ne sa lei che quel gioco non è uno degli espedienti degli psicologi per capire se davanti ci ritroviamo una psicopatica o meno!?

Ennesimo bip dal cellulare.

- Andres non dire scemenze per una volta. Dalle figurine l’unica cosa che potevi capire era se avesse un minimo di occhio per l’abbinamento di colori e, per l’application che ha fatto lei, questo non è richiesto visto che i set di bottega Veneta sono tutti abbinati fra loro e l’unica cosa che ha da fare è consigliare il borsellino uguale alla borsa.

- Questo non c’entra niente - …bip – il fatto è che le si legge in faccia tutto quello che pensa e se arrivasse la classica-…bip- riccastra che non ha trombato di notte e vuole sfogarsi con la commessa, quella bestia potrebbe anche mandarla a-…bip – quel paese. Potrebbe anche aver ragione ma come giustifico io ai capi l’assunzione di una ragazza capace di mandare-…bip - affanculo i clienti?

…bip.

- E controlla quel cellulare o te lo lancio fuori dalla finestra.

Mark recuperò il suo cellulare e continuò imperterrito a perorare la causa della gnoma.

- Senti, ci ha mandati a farci fottere? No. Ci ha chiesto se siamo decerebrati? No. Ci ha guardati male? Si. Ma non ci sarebbero prove se una cliente si lamentasse di lei e comunque, ha un curriculum invidiabile da quel punto di vista, ha lavorato due anni in un supermercato dove so per esperienza che arriva gente di tutti i tipi a rompere le palle. Si è già fatta le ossa.

Bip.

- Ma che ti frega se la assumo o meno? – si arrese Andres.

Mark sfoderò il suo sorriso migliore.

- E chi mi migliora la giornata se non c’è lei a commentare in maniera sarcastica sul suo blog le cazzate dei nostri clienti?

Il suo amico lo guardò basito.

- Questa è la tua motivazione?

Mark gli mostrò il suo cellulare.

- No, questa è la mia motivazione. Ha aggiornato.

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Caro Crisponzio,

in ritardo di una settimana rispetto al previsto ti aggiorno su tutti gli avvenimenti che hanno costellato la mia vita dura e difficile.

Tu ti chiederai “non hai un lavoro, com’è che hai ritardato nell’aggiornarmi sulle tue sfighe?”

Credimi se ti si rompe il computer è abbastanza semplice.

Sono una bassotta alta un metro e una cipolla, ma evidentemente ho il braccio di Thor, perché semplicemente infilando lo spinotto dell’alimentatore nel mio portatile ho rotto il suo incastro mandandolo dentro e, quindi, il mio pc non si poteva ricaricare.

Bella la vita eh?

Beh, la vita è bella quanto un riccio infilato sotto la pianta del piede.

Il mio amico informatico mi ha dato buca per due giorni di seguito. E io non sapevo minimamente come cazzo si smontasse un dannatissimo portatile.

Mi domando veramente perché sono così sfigata. Quando mi si ruppe lo spinotto che collegava lo schermo alla base del pc mi è bastato un cacciavite e mi sono arrangiata da sola.

Il portatile invece no, è diverso.

Il portatile ha quelle duecentottanta viti incastrate come solo un diamante può essere incastrato ad un pezzo di roccia e va smontato su due livelli.

Prima smonti la parte della tastiera e poi smonti il dietro.

Tu dirai “e che sarà mai?”. Prova tu a sfilare un diamante dalla terra senza un piccone e poi riformula la domanda.

Avevo tre cacciaviti. Uno a stella e due inclassificabili. Quello a croce era utile come una betoniera in camera da letto, girava a vuoto, se lo infilavi bene era matematico che poi svitavi dalla parte sbagliata, se non lo infilavi bene ti prendeva per il culo e ti faceva SEMBRARE che si stesse per togliere quella fottuta vite. Ovviamente dopo mezz’ora si è rotto, aveva un manico in plastica. E’ evidente che era un cacciavite inglese, insomma, chi con due briciole di cervello farebbe un cacciavite così male che dopo il primo sforzo si sfila e diventa inutilizzabile?

Gli inglesi, appunto.

Il secondo era piatto con la base larga, l’ho dovuto infilare dandoci un colpo sopra e poi girando di neanche 45 gradi… dovevo cercare di sbloccare quelle viti che sembravano SALDATE dentro la struttura del pc e poi usare il cacciavite di prima che a quel punto non avrebbe potuto NON funzionare.

Era pretendere troppo, dopo dieci minuti quel cacciavite si è scheggiato ed è stato tutto inutile.

Dopo TRE ore di imprecazioni, luce che salta, amico che si mette a smontarti il pc che si incazza e lancia il cacciavite al muro riusciamo, non si sa ancora bene come, a togliere tutte le viti meno una.

Tu dirai “ma si, quell’una non è così importante”… invece era quella che teneva collegata la struttura del pc al suo schermo dalla parte dell’alimentatore rotto. Senza quella vite non potevo fare un cazzo.

Mi sono messa a cucinare una pizza, nel senso che mi sono alzata dalla sedia per sbatterci in forno un ammasso di roba che solo gli inglesi potrebbero definire pizza bestemmiando in aramaico antico per calmarmi, poi con un sorriso in faccia torno in salotto pronta a dare DI NUOVO battaglia a quella vite di merda.

Potevo evitare, Il mio coinquilino che veniva a farmi compagnia in cucina mi ha tirato la porta in testa. Ennesimo bernoccolo che si va ad aggiungere alla mia faccia da pirla.

In salotto trovo che in quei tre minuti e mezzo che ho usato per lanciare la pizza in forno le altre mie due coinquiline hanno spostato tutto sul divano perché loro dovevano cenare.

Tu dirai “bhè alla fine il tavolo serve a quello”.

E io ti dico “evita di fare ste domande del cazzo perché mi stai prendendo male”

Il tavolo che abbiamo è per 10 persone, loro erano in due, mangiavano un orrore di insalata con lo zucchero, carne e pane. Che cazzo gli costava spostare tutto di dieci cm o CHIEDERMI?

Evidentemente tanto. E mentre loro usavano un metro quadro rispetto ai duecento del tavolo io pensavo ai diversi modi per ammazzare quelle due babbuine che nello spostamento di tutto mi hanno perso quelle cinque viti che servivano per tenere ferma la tastiera.

Quando dico che sono circondata da un branco di idioti non faccio il verso a Scar, dico la verità, che per quanto dolorosa sia è sempre quella e immutabile.

Dopo aver tirato giù tutto il panorama ecclesiastico mi sono rimessa a cercare di levare quella vite dal pc. Come risultato, mi sembra anche logico che abbia carbonizzato la pizza che avevo sbattuto in forno e di cui mi ero completamente scordata.

Sono pure dovuta uscire a comprarmi da mangiare.

Dopo un’altra ora riusciamo a scoperchiare il mio portatile. Lì il mio coinquilino si mette ad operare la sua magia, scollega l’hard disk, toglie il lettore cd, toglie tutto… e si scopre che non sono semplicemente Thor, sono proprio Hulk, ho rotto definitivamente quello spinotto. Ci ho messo quattro litri di colla sopra e sono rimasta mezz’ora con il dito su quello spinotto, in attesa che la colla si decidesse a funzionare.

Poi abbiamo preso una delle mie bacchette del cinese, l’abbiamo tagliata e ci abbiamo aggiunto il pezzo tagliato in maniera tale che premesse lo spinotto ancora di più verso il fuori, cosicché sto cazzo di spinotto potesse ricaricarsi.

Tutti contenti, andiamo a richiudere il pc e… e niente, lo abbiamo messo dalla parte sbagliata, andava a fare contatto con la parte di sopra della tastiera e lo abbiamo dovuto smontare di nuovo.

Nel frattempo il pezzo della bacchetta (di cui prima non vi ho detto che l’abbiamo dovuta tagliare tre volte perché per tre volte abbiamo sbagliato le misure) si era già incollato alla colla… una fatica staccarlo che non vi dico.

Bene, rimontiamo tutto, vediamo che funziona ma stacchiamo subito perché abbiamo voluto attendere che la colla si asciugasse del tutto.

Ieri mattina pronta a scrivere del mio disastroso colloquio a Selfridges vado ad accendere il pc e sto robo (no piccolino, non sei un robo, ti voglio tanto bene, non ti rompere più ti prego che è stato quasi morire di morte lenta e difficile, fai il bravo, sei il mio piccolino bello)…

- Eddai, ma come facciamo ad assumere una che parla col suo pc!?

- Stai zitto e fammi leggere, coglione, questa è arte.

…ha deciso che se funzionava lo spinotto dell’alimentazione non poteva funzionare anche la ventola.

Dopo cinque minuti si è spento il pc. Ho tirato giù le ostie e le madonne e ho aspettato fino a ieri sera perché la ventola non partiva. Non partiva. NON PARTIVA CAZZO!

Appena è rientrato Giuseppe il mio coinquilino l’ho quasi azzannato perché CAZZO, non funzionava lo spinotto e ora non funziona la ventola che ha sempre funzionato?...

- Ma dai Mark, si incazza così per un pc, cosa succede se arriva un cliente che le rompe le palle per 10 minuti e poi non compra?

Mark lo guardò, indeciso se prenderlo a pugni o se mandarlo a cagare e fare di testa sua.

- Ti sembra una a cui gliene frega qualcosa se non le comprano un borsellino?

…Mi ha dovuto rismontare tutto ed effettivamente il genio non aveva collegato bene non so che cavo. Quando ha rimesso in sesto il mio pc l’ho coccolato per ore mentre pensavo a quanto della mia vita ci sia in questo pc.

Lo so, è un ammasso di polvere, briciole, capelli, e chi più ne ha più ne metta, ma cazzo è il mio pc, l’ho pagato io coi miei soldi, ci tengo, è la mia vita al momento e visto che mi manca un ragazzo con cui compensare, male che vada mi guardo pornazzi sul mio pc, no?! Mi pare che non faccia una piega…

- E chi ti dà torto, gioia!

… e no, non scherzo cazzo, voglio che per una volta anche le femmine ammettano di aver guardato un pornazzo. Lo pretendo.

E i maschietti dovrebbero ammetterlo senza tante pippe mentali.

Ho un chiaro ricordo del pc di un mio amico INTASATO da certe schifezze (non sono contro il sesso e contro i porno, ma certe cose sono proprio idiote) che negava, neanche avesse sul pc video di lui che uccide cuccioli di koala!

Il sesso è naturale! Fatelo e in abbondanza, Be safe comunque, usate il preservativo.

Mi raccomando su questo punto.

… Si vede che mi devono arrivare le mie cose inizio a sparare minchiate a tutto andare.

La verità è che settimana scorsa ho fatto il colloquio più stupido di tutta la mia vita. Roba che se me lo raccontavano non ci credevo.

La cosa strana sapete qual è?

Che ho incontrato l’uomo più bello che abbia mai visto e sembrava quasi conoscermi. L’altro non lo commento neanche o prendo a mazzate il mio pc.

…no no scherzo bello della mamma, non ti prendo a mazzate, dopo ti pulisco per bene, ti passo anche l’aria compressa, visto che ti voglio bene? Ecco non farmi più scherzi.

Dicevo, la cosa più strana è che sono arrivata con 45 minuti d’anticipo e davanti a me c’erano altre tre ragazze in attesa di colloquio…

- Ahia, ci ha sgamati…

… e sono durate neanche 10 minuti a testa.

- Lo dicevo io…

Il mio colloquio, invece, è durato 45 minuti e mi hanno fatto fare le cose più idiote.

Scusatemi ma ora vi devo proprio lasciare, devo prendere un aereo, devo tornare in Italia qualche giorno perché c’è il compleanno di mia sorella, spero non mi chiamino proprio in questi giorni da qualche parte per colloquio/assunzione,(anche se non ci credo che gli asini volano, credo anche nella scienza e che ne so io che un giorno non mettano le ali agli Gnu?) e rimango sempre nella speranza anche io di essere assunta, e non dal kebabbaro sotto casa.

Ma state tranquilli, settimana prossima vi parlo del demente che mi ha fatto fare un colloquio con le figurine e che mi ha fatto giocare a domino…

Che, non lo sapevate che per vendere borse e portafogli è INDISPENSABILE riuscire nel gioco del domino?

Io non lo sapevo, non a caso sono una persona estremamente intelligente.

 

Frase del giorno La sfortuna è il grande alibi dei falliti. Roberto Gervaso (sono in totale disaccordo, questa è una stronzata. Sfortuna è quando ti capita qualcosa di cui tu non hai una colpa che ti porta sofferenza. Anche perché, spiegatemi il nesso fra la mia pitiriasi rosea e il mio essere fallita. Si chiama sfiga, bello, drogati di meno.)

Sto ascoltando: She wants Revenge – Up in Flames (Dio che bella sta canzoneeeeee) decisamente mi stanno per arrivare, sono troppo lunatica oggi.

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- Ha mentito, aveva detto che non aveva viaggi prenotati per i prossimi tre mesi.

- Che cazzo ne sai tu che la sorella non ha insistito tanto che andasse al suo compleanno?

- E quanti anni ha una che chiede una cosa del genere alla sorella che non lavora e sta cercando lavoro?

Mark si innervosì per la prima volta seriamente, ma continuò a sorridere.

- Senti ma saranno cazzi suoi? Che ne sai tu che quella non ha una sorella di 5 anni?

- E se io la chiamassi oggi per fare l’ultimo colloquio? Come la mettiamo così?

- Non si chiamano le persone per fare colloqui il giorno stesso, quindi sarebbe inutile.

Andres sembrò pensarci su. Poi ebbe l’illuminazione. Prese il telefono compose il numero e davanti ad un Mark basito chiamò la “Bestia”.

- Buongiorno, sono Andres da Selfridges, parlo con Rosa?

Silenzio dall’altra parte. “Ecco, ci siamo”

- Ma certo, buongiorno signor Andres, mi dica.

Questa non se la aspettava. Non si aspettava neanche che Mark mettesse il vivavoce, ma a parte incenerire l’amico non poteva fare più di tanto.

- La chiamavo per chiederle se fosse possibile fissare un secondo colloquio per il sedici di questo mese.

Rosa quasi inciampò quando sentì quelle parole. “Cazzo, proprio il sedici…”

- Ma certo, per che ora voleva farmi il colloquio?

- Per le tre andrebbe bene?

Rosa finse di pensarci un secondo.

- Un secondo che controllo l’agenda. Ecco, come pensavo, il sedici alle due e mezza ho una visita medica, non riuscirei mai ad essere lì in tempo – Andres guardò Mark, trionfante, ma Mark gli fece cenno di tacere - che ne dice se facciamo per le cinque, così siamo sicuri che ho finito?

- Per me va bene. Anche se mi pareva di ricordare che nella sua application non ci fosse scritto di eventuali visite mediche o problemi fisici.

“E vediamo come rispondi a questa!” Mark alzò un cartello con la scritta coglione che lui, bellamente, ignorò.

- Si, sono solo le mie analisi di routine, le faccio due volte l’anno per tenermi sotto controllo, niente di grave, solo che le ho dovute prenotare un mese fa e mi dispiacerebbe doverle spostare di nuovo, magari per un giorno in cui sto lavorando e non posso proprio spostare il mio turno…

Mark alzò il secondo cartello “colpito e affondato”.

- Ma certo, mi scusi, non volevo mettere in dubbio ciò che diceva, ma purtroppo ci capita che  persone in sede di colloquio dicano una cosa e poi non è vero. Mentono soprattutto sulla sezione viaggi. Allora ci vediamo il sedici alle cinque. Per qualsiasi problema chiami pure per avvisare.

Mark si mise le mani in testa.

- Guarda che puffetta non è stupida. Lo dimostra il fatto che sia stata così celere nel mentirti. Non provocarla inutilmente.

Ma Andres non si scoraggiò minimamente.

- Non sono io che cerco lavoro.

Mark lo guardò scandalizzato.

- Ma sono io che ho bisogno di un diversivo!

- Il giorno che mi interesseranno i tuoi livelli di noia te lo farò sapere, prima di allora non tediarmi con ‘ste scemenze. – Il tutto accompagnato da vari sbadigli.

- Uomo insensibile.

- Grazie, lo so.

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- Sara non ci crederai MAI, mi hanno appena chiamata da Selfridges, porca puttana ho un secondo colloquio da loro il sedici e mi sono inventata che ho una visita medica.

- Scusa ma tu non rientri esattamente il sedici?

Rosa chiuse gli occhi.

- Si. Quindi andrò direttamente lì dall’aeroporto, sperando che per una volta gli aerei non facciano ritardo.

Silenzio dall’altra parte.

- Si lo so a che stai pensando. Con la sfiga che ha me come meta finale, è sicuro che farò ritardo.

- Ecco, te lo sei detto da sola.

Odino, mi hai fatto passare sta malattia della pelle, ti prego, ti supplico, NON mi deludere ora. Fammi ritornare in tempo.

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Scusate il ritardo, probabilmente l'aggiornamento di settimana prossima salta, non posso ancora dire la motivazione perché è una sorpresa per almeno 4 persone che mi leggono, indi per cui... Grazie a tutti quelli che mi recensiscono, quelli che NON mi recensiscono ma leggono, quelli che sono super busy ma trovano il tempo per leggere le mie scemenze, quelli che vanno a letto tardi per me e quelli che rischiano il linciaggio per le troppe risate. Un bacione a tutti!

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Capitolo 9
*** Che bello avere figli, quasi quasi mi sterilizzo. ***


Ai miei amici,
che ci sono sempre quando sono depressa.

Grazie Elena.

Caro Gerolamo,

mi era quasi parso che la vecchia signora non si accanisse così tanto su di me ultimamente, e invece… e invece vedo che il navigatore satellitare le funziona ancora benissimo e che come meta finale ci sono sempre io.

Prima di tutto, vi ho lasciati che dovevo raccontarvi dell’incontro da Selfridges ma non potevo perché dovevo partire.

Parto con il dirvi che un’ora dopo che ho aggiornato, mentre ero in viaggio per l’aeroporto, sono stata contattata da Mr antipatia che mi chiedeva di fare un secondo colloquio.

L’altro che mi fece il colloquio, lo chiamerò Mr figaggine, perché è veramente la cosa più bella che abbia mai visto dopo un paio di scarpe di Louboutin.

Niente, mi chiamavano per fissare un secondo colloquio e che giorno potevano scegliere se non il giorno del mio rientro alle 3?... non sono mai stata così brava a mentire in vita mia.

Ho detto che dovevo fare una visita medica che avevo prenotato mesi fa e che mi sarebbe dispiaciuto doverla rimandare, magari anche a un giorno in cui avrei lavorato… praticamente gli stavo dicendo “se mi assumete ora, potrei dovervi chiedere un giorno libero più avanti”.

Si lo so sono stata un genio. Non mi sono scostata poi molto dalla realtà, effettivamente devo fare le analisi del sangue per controllare che tutto sia ok e sicuramente avrò un livido così grande il giorno del colloquio che SE L’AEREO ARRIVA IN ORARIO loro potranno ammirare.

Giro caro, ti avevo promesso che ti parlavo del colloquio da Selfridges ma a sto punto preferisco aspettare al sedici e raccontarti ora COSA mi è successo dal momento esatto in cui ho deciso di muovermi da casa per prendere l’aereo.

Tanto per iniziare non si sa come mai ma la macchinetta per fare i biglietti mi ha fatto spendere 15 minuti per niente. Alla fine sto stronzo si è deciso di darmi il biglietto e meno male aggiungerei io visto che cinque minuti dopo partiva l’autobus che mi portava in aeroporto.

Nel momento stesso in cui sono entrata sul bus si è messo a nevicare.

Cominciamo bene ho pensato, ti pareva che di tutti i giorni possibili e immaginabili non potesse iniziare a nevicare il giorno esatto della mia partenza?...

Mi metto comoda sull’autobus e mi accorgo, con mia estrema gioia che fuori ci sono meno nove gradi mentre all’interno ce ne sono 45 e solo se stai attaccato al finestrino che penetra un filo d’aria, se no ce ne sarebbero ottanta.

Ottimo, siccome sono una persona molto fortunata appena scendo da qui mi becco una bronchite.

Mi tolgo i duecento strati che ho addosso e nonostante tutto continuo ad avere caldo.

Ma non mi osno buttata giù di morale. Mi sono buttata giù sui sedili e ho dormito alla grande, certa che se la sfiga mi ha seguita fedelmente fino ad oggi sicuramente non avrebbe scioperato per la mia partenza.

Infatti arrivo e i voli sono tutti stati annullati. In un’ora e venti di neve hanno bloccato tre aeroporti. Poteva il mio aeroporto non essere uno di quei tre? Ovvio che no.

Decido di mettermi comoda di nuovo e mi sdraio per terra in attesa di sapere quando ripristineranno il mio volo.

Dopo SOLO due ore capisco che mi farò la nottata in aeroporto e lì partono le ostie e le madonne perché avevo preso il volo delle 6 e non quello delle dieci di sera per un motivo e ora quel motivo non sussisteva più.

Vado a procacciarmi un po’ di cibo poi mi rimetto (s)comoda per terra con la testa sulla mia valigia e la faccia rivolta verso il tabellone. Dalle sei del pomeriggio in cui dovevo partire, sono partita alle sei del mattino del giorno dopo.

Ore di sonno: 4.

Prima mi si è piazzato di fianco uno che russava come una tromba, poi è passata una madre col passeggino doppio che urlava contro la figlia di non più di due anni “Luna! Ti ho detto di VENIRE QUI BRUTTA DISGRAZIATA NON FARMI CORRERE CHE MI SENTO MALE!!!!!” in italiano, svegliando tutti nel raggio di tre km. Ovviamente la figlia l’ha ignorata alla grande ed è dovuto intervenire il fratello maggiore (anni 11) per andare a recuperarla. La mamma poi è sparita ed è ritornata con la faccia verde, segno che effettivamente stava male. In tutto questo, solo poi, mi sono accorta che c’era un’altra bambina dormiente che non si sa ancora come ha continuato a dormire. Si è svegliata giusto per mangiare qualcosa, la madre le ha ficcato un biberon in bocca, lei ha mangiato, si è girata e si è rimessa a dormire. Contenta lei, contenti tutti.

Avevamo fatto i conti senza l’oste, ossia senza Luna. Luna aveva fame, voleva giocare, voleva correre, scherzareurlaredistruggereammazzarerompereicoglioni e non c’è stato verso di tenerla buona. Solo verso mezzanotte la mamma l’ha guardata e l’ha minacciata che appena arrivati in Italia la massacrava di botte se non la piantava di rompere gli attributi maschili altrui e si è messa buona a dormire accanto al fratello.

Il fratello, undici anni di età, quando la madre è sparita per andare a vomitare anche l’utero si è distratto mezzo secondo e quando si è voltato Luna era sparita. L’avevo tenuta d’occhio io, quella bambina era un pericolo pubblico, e stavo per dirgli “Guarda che è lì” col mio tono più dolce e zuccheroso, insomma un bambino così piccolo che aiuta la madre è da encomiare, che lui si gira, si guarda intorno e se ne è esce con un “Ma dove cazzo è ora Luna?”.

Dopo essere sbiancata ed essermi ripromessa che se sentivo dire una cosa del genere a mio fratello e mia sorella li massacravo di botte sul serio, mi riprendo e gli indico la bambina con un tono un filo meno scorbutico di quello di Wolverine.

“Ah minchia, mi è preso un colpo” Non s’è perso d’animo.

Credo che dopo un cazzo, minchia ci stesse d’incanto, chi ero io per poter dire ad un bambino di undici anni che si sarebbe dovuto lavare la bocca con l’acido?

Nessuno, difatti quando la mamma è rientrata si è rivolta a lui chiedendogli “ma adesso Luna che cazzo sta facendo?” e ho capito che se il bimbo era così messo male, i genitori c’entravano un pochino.

Lungi da me fare le paternali a degli sconosciuti, mi sono girata e mi sono rimessa a dormire.

Ottimisticamente, mi son detta, dormirò almeno cinque ore.

Avevo fatto anche io i conti senza l’oste. Parlo di madama sfortuna.

Si è messa comoda sul mio collo e non mi ha fatto chiudere occhio, mi giravo a destra e il fianco mi faceva male, mi giravo a sinistra e il collo ululava alla luna, mi mettevo dritta e il mio collo protestava neanche lo avessi messo ad angolo retto, mi sono messa a testa in giù e c’era troppo freddo, mi sono alzata e mi sono messa a metà per terra e a metà sulla valigia, niente, un freddo porco che mi saliva dalle gambe.

Miracolosamente mi addormento.

Mi sveglio un’ora esatta più tardi che non sentivo più il braccio, un male, un male, UN MALE che non sto a spiegarvi.

Mi giro da un’altra parte certa che quel braccio me lo dovranno amputare in un modo o nell’altro… ovviamente poteva non addormentarsi anche l’altro?

Ore: 2 del mattino.

Mi tiro su, metto un braccio sulla valigia e lascio l’altro ancora morto dall’altra parte e dormo appoggiata al muro.

Dopo un’ora un paio di cornuti mi sono passati di fianco con quattro e ripeto QUATTRO trolley che hanno svegliato anche la regina a Buckingham Palace.

Guardo la sezione check in e vedo che neanche uno ci si è avvicinato e mi rassegno a stare sveglia.

Ovviamente verso le tre e mezza mentre pensavo a grossi problemi esistenziali mi sono addormentata di nuovo. E poteva la sveglia non suonare alle 4 e 20? Meno male che l’avevo messa in previsione di un mio possibile collasso. Fra le cose noto che se prima al primo rumore mi svegliavo non appena la stanchezza vera ha preso il sopravvento non ho sentito niente, compresa la marea di gente che iniziava a destarsi dal torpore che a me non era stato concesso se non un’oretta prima.

Alla fine mi avvicino, passo il metal detector… poteva non suonare la mia valigia?

Per un fottutissimo Hard Disk esterno, neanche avessi avuto una bomba a mano dentro.

Finiti i controlli, finito di rivestirmi, vado a fare shopping che mi mancavano un paio di regalini. Me la sfango con due creme e finalmente mi dirigo verso il mio gate. Poteva non essere il numero 54?

15 minuti per raggiungerlo, una cosa spaventosa.

Alla fine entro in quel dannatissimo aereo, decolliamo, io mi addormento e mi sveglio all’atterraggio con le gambe addormentate. Scendo le scale come una disabile, metto piede a terra, esco dall’aeroporto per aspettare la mia amica e… per poco non mi ammazzo scivolando sul ghiaccio.

Ah già, mi sono scordata di dirvi che quando mi sono svegliata, prima dell’atterraggio, ho guardato fuori e ho visto tutta Bergamo bianca, tant’è che mi sono domandata “ma sono in Italia o in Groenlandia?”

Pazzesco.

I miei non sapevano niente. Ho fatto una sorpresa a tutti per il nono compleanno di mia sorella.

Avevo pensato a tutto. Avrei suonato il campanello, mia madre avrebbe risposto e avrei detto “testimoni di Geova signora, apra le sue porte al signore”. Mia madre, molto poco credente avrebbe rifiutato, io avrei continuato a suonare poi l’avrei chiamata e le avrei detto “Disgraziata apri la porta, non ricordi neanche la voce di tua figlia!” le sarebbe venuto un colpo e chi si è visto si è visto.

In fondo, mi sono detta, è un piano geniale, mia madre è sempre in casa!

Poteva mia madre quel giorno con 4 gradi sotto zero non decidere di andare al mercatino? Evidentemente no.

Bon, partiamo alla ricerca della madre perduta e mentre noi arriviamo lei esce dal mercatino con due amici ai lati. Mi piazzo davanti a lei che mi guarda, abbassa gli occhi, continua a parlare e mentre io non mi sposto rialza gli occhi di scatto e si fa venire un infarto.

Scherzo numero uno: RIUSCITO. Dopo avermi chiesto duemila volte “cosa ci fai qui” si è ricordata che quella che aveva davanti era sua figlia e si è degnata di abbracciarmi e darmi un bacio.

Torniamo a casa, rischio di scivolare altre tre volte, meno male che c’era Lara che mi sosteneva se no vi scriverei dall’ospedale.

Mia madre mi da le notizie principali, mio zio si sposa a Giugno, che culo, ho la scusa adatta per darmi alla pazza gioia comprando vestiti e scarpe (SEMPRE SE trovo lavoro), mia cugina è incinta, che sfiga penso io, mia madre ha trovato un nuovo lavoro ma ogni volta torna a casa distrutta… e mia sorella ha i pidocchi.

Potevo io scappare dalle pulci da letto e non ritrovarmi davanti i banali pidocchi? No, era chiedere troppo.

Scena: “Si guarda Rosa! Sono incazzata NERAAAAAAAAAAAA! Dopodomani vado a scuola, a proposito fino a quando ti fermi?, faccio un culo grande come una casa a tutti! E’ da ottobre che qualche bambino porta i pidocchi a scuola e non lo rimandano a casa! Anna se li è presi per ben 4 volte! E via di aceto, e via di olio d’oliva, (cazzo fai, l’insalata in testa ad Anna?) e via di olio di neem e poi!? Lo shampoo costa 23 euro, ma come si fa, ma vedi eh! Mi sentono, tiro giù l’edificio!”

La guardo e provo a dire “andare per vie diplomat-…”

“Ma quali vie diplomatiche!!!!! Se hanno i figli malati, con le pulci, con le zecche, con il morbillo, con qualsiasi cosa che se li tengano a casaaaaaaaaaaaaa”

Niente. Ho provato a dirle di calmarsi che le scoppiava una vena ma si è incazzata di più.

Poi, dato che non sto facendo palestra mia madre ha deciso che si doveva festeggiare l’evento con una torta diplomatica, le frittelle, la pizza, le pizzette, le focacce e i dolci al burro, che si sa, se non sono calorici non ci piacciono.

Risultato: tre chili presi in meno di 4 giorni.

E siccome le disgrazie non vengono mai da sole, intorno alle sei di pomeriggio di ieri è saltata la corrente. In tutto l’edificio. Siccome la cosa ci sembrava molto strana chiediamo ai vicini e… niente, quelli dell’enel hanno staccato la luce a tre edifici perché quello alla nostra destra aveva un nonsocosa di bruciato. Ovviamente avvisare era superfluo. Due ore a lume di candela e mia madre che mi prendeva in giro “Pensa Rosa, te ne vai da Londra con le pulci da letto e l’elettricità che va e viene e arrivi a casa con i pidocchi e l’elettricità staccata, ahahahah, che sfiga che hai!”

Non le ho dato la risposta che si meritava perché mi sarebbe crollato l’edificio in testa.

Ora sono qui a scrivere dopo che tutti se ne sono andati a letto a domandarmi se abbia fatto bene o meno a tornare qui. Anche se solo per pochi giorni. Poi mi assale la tristezza, già lo so, mi mancheranno i miei patatini e …

Niente, mio fratello mi ha appena detto di spostarmi che gli serve il pc, vado a riempirlo di botte e poi ci si sente!

Alla prossima puntata, che vi devo raccontare anche di quando ho incontrato la mia amica biologa che è più sfigata di me in amore! Non che mi manchino gli argomenti di cui parlare...  Come minimo o l’aereo del ritorno fa ritardo, o non decolla, o mi becco io i pidocchi, quindi qualcosa da raccontarvi l’avrò di sicuro.

Citazione del giorno: "Tutte le cose vanno male contemporaneamente" (HO VISTO, GRAZIE!) Quantizzazione delle Leggi di Murphy.

Sto ascoltando: Le grida di sofferenza di mio fratello a seguito dell’attacco a tradimento ordito da me per fargli il solletico. Come sono malvagia! (p.s. se volete proprio una canzone allora di sottofondo c’è Devotion degli Hurts.)

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- La bassotta ha aggiornato.

Andres alzò lo sguardo dal pc e si chiese per l’ennesima volta cosa avesse fatto di male per meritarsi un supplizio come Mark in ufficio.

- Immagino che dirti che la cosa non mi interessi sia di poco conto. – riprese a lavorare, cercando una qualche malvagia idea per farlo stare zitto.

- Immagini bene. Ah, la sorella ha dodici anni. Ed è sicura che non arriverà mai in orario al colloquio. Ah, e io sono Mr figaggine mentre tu sei Mr Antipatia.

- Non ci dormirò la notte. Fra le cose, sai che se si presenta in ritardo il lavoro se lo sogna.

Mark non si perse d’animo e gli fece il suo sorriso migliore.

- Sono sicuro che arriverà all’ultimo secondo, ma arriverà. E ti farà sputare sangue.

Andres alzò un sopracciglio.

- Per quello ci sei giù tu, grazie, ne faccio volentieri a meno. E poi ricordati dove la stiamo mandando. Con CHI la stiamo mandando.

La faccia del suo rompiscatole preferito impallidì un poco.

- Già. Dodici licenziamenti in meno di cinque mesi. Ci sarà da divertirsi.

Merda.

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Chiedo scusa per l'enorme ritardo. Come alcuni sapranno sono tornata in Italia per una decina di giorni nei quali ne sono successe di tutti i colori, manco a dirlo. Di rientro sembravo in stato comatoso, dormivo e mangiavo e non avevo voglia di fare niente. Non è nostalgia, non sono malatta, non sono incinta quindi sto andando in lertargo come i grandi orsi. Tanto la stazza è quella.

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Capitolo 10
*** Sono stata assunta, dov'è la candid camera? ***


- Sara, sarò lì fra venti minuti! Portami i trucchi, gli stivali e il vestito nero. Non fare ritardo ti prego.

Ci sarebbe mancato solo quello e poi sarebbe stata a posto.

Alla mattina fra lacrime e promesse di rivedersi al più presto aveva salutato suo fratello e sua sorella ed era partita alla volta di Londra, speranzosa che in una bella giornata di sole come quella l’aereo sarebbe partito in orario.

Speranza vana.

Arrivata in aeroporto aveva fatto la figura della cretina con uno degli addetti al metaldetector, aveva fatto scattare il maniglione antipanico facendo voltare TUTTI verso di sé e le era scivolata di mano la valigia salendo le scale dell’aereo e l’aveva mandata proprio sul piede dell’anziana signora acida e zitella che le aveva tirato addosso ostie e madonne.

Seduta in aereo si era beccata l’omino di vent’anni più vecchio di lei che ci aveva provato spudoratamente e mentre sperava che almeno l’aereo si decidesse a decollare per far finta di cadere addormentata in un botto solo, il pilota aveva avvisato che a causa di maltempo a Londra l’aereo sarebbe decollato in ritardo.

Classico.

Ora era in Autobus, con tre strati di vestiti addosso e dei capelli improponibili per un colloquio di lavoro.

Riprese il cellulare in mano, ricompose il numero della sua coinquilina e la implorò di ricordarsi anche di un pettine, visto che i suoi quattro ciuffi in testa avevano deciso di non collaborare.

- Se vuoi ti porto anche la merenda, Rosa, basta che lo dici.

Sempre in vena di scherzare la sua coinquilina.

- Si grazie, un toast formaggio e prosciutto e una coca cola. Ah si, anche delle gomme da masticare sia mai che il formaggio puzzi troppo e stenda Mr antipatia col mio alito.

- Un po’ di peperonata no? – si informò gentilmente Sara.

- No, a quest’ora è troppo pesante. Sei in procinto di lasciare casa vero? – “dimmi di si TI PREGO”

- No, mi stavo finendo di guardare Greys’ anatomy, perché è un problema?

No, figurati. Rischio solo di arrivare in ritardo al colloquio da Selfridges.

- Ma figurati, prenditi tutto il tempo che ti serve, che vuoi che sia un colloquio di lavoro.

- Non capisci neanche gli scherzi - sospirò l’altra sconsolata -  Ho già messo il cappotto, arriverò prima di te.

- Si spera che per una volta tu abbia ragione. – le rispose Rosa, pensando che la speranza è sempre l’ultima a morire, ma alla fine muore anche lei.

- Io ho sempre ragione.

- tranne quando hai torto. Ti lascio che sono già in agitazione e il tuo senso dell’umorismo è pari a quello di una suola di scarpa. A dopo!

Bloccò la tastiera del cellulare e pregò per un’ultima volta Odino che l’autobus non incappasse in un incidente, in un incendio, in un attentato, in niente di niente.

DOVEVA arrivare in orario a quel colloquio.

Quando infine scese dall’autobus fu la prima a recuperare il bagaglio, che manco a dirlo era stato gettato in fondo, e quando riemerse da quel metro scarso di deposito  Sara era lì di fronte a lei.

- Ce l’hai fatta! – quasi le scappò una lacrima.

- Si ma datti ‘na mossa che mancano quindici minuti e ho idea che tu non abbia visto in tempi recenti la tua faccia.

Volarono dall’altra parte della strada ed entrarono come fulmini da Selfrifdges, meta: il bagno.

Si tolse i tre strati di vestiti che si aveva messo addosso per non far pesare troppo la valigia e si mise il vestito e gli stivali a tempo record. Quando si rese conto che le mancava una cintura per poco non si mise a piangere ma poi notò che Sara le aveva portato la sua preferita anche senza averglielo chiesto e le saltò al collo ringraziandola a non finire.

- Staccati polpo, rischi di soffocarmi, non vedi che non arrivi neanche alle mie spalle? – i ringraziamenti finirono in fretta dopo quest’ultima baggianata e senza perdere altro tempo passò al trucco e al parrucco.

… Oddio, Sara passò la trucco e parrucco, lei era troppo presa a guardare con crescente terrore l’orologio del suo telefonino che scandiva i minuti come una condanna a morte.

- Voilà, ecco fatto. Togliti immediatamente quell’orrore beige e mettiti il cappotto nero, hai cinque minuti per raggiungere Mr antipatia.

Rosa si voltò un’ukltima volta allo specchio e poi si decise ad andare.

- In bocca al lupo! – la incitò Sara.

- Crepi il lupo, la lupa e la prole se questo mi serve ad ottenere un lavoro.

E si diresse a passo di marcia verso gli uffici.

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Caro Reginaldo

So che non ci puoi credere e, credimi, faccio anche io una fatica boia a crederci, ma stai parlando con la nuova commessa di Bottega Veneta di Selfridges.

Potete smettere con gli applausi, le belle notizie sono finite qui.

Prima di tutto ho fatto un paio di figure di merda oggi che la metà bastano e avanzano per tutto il restante della mia vita.

In aeroporto ho fatto scattare il maniglione antipanico, ho fatto cadere la mia valigia sopra il piede di una che, era evidente, non trombava da una vita e sono stata presa per una deficiente dai controllori al metal detector.

Per quest’ultima debbo ammettere che non mi lamento più di tanto, mi hanno risparmiato 10 minuti a piedi aprendo una porta (l’aeroporto di bergamo è fra i più stupidi. Per andare al check in si devono salire le scale, fare un giro della madonna, scendere le scale, fare di nuovo un giro della madonna per poi arrivare al controllo passaporti) ed è una tecnica che userò più spesso, tanto chi li rivede quelli lì? Ma le altre due sono state tragiche.

Non ho mai fatto scattare un maniglione antipanico in vita mia, mia sorella è quella addetta a ste cazzate, da piccola si è rinchiusa in una stanza e non è più riuscita a uscirne. Un intero asilo alla ricerca di Anna. Non vi dico quanto ho riso quando me l’hanno raccontato, ho idea che quella suora non mi abbia particolarmente apprezzata, ma se ci penso rido ancora.

Capiamoci, Franco è quello che le prendeva, Anna quella che organizzava le spedizioni per andare nella stanza della direttrice e usare il telefono (tre anni di età, ci tengo a specificarlo) e io quella sfigata. Ma di solito la sfiga capita e via, stavolta è stata proprio colpa mia.

E non posso neanche dire di essermici appoggiata perché l’ho appena sfiorato. Evidentemente la mia sola presenza basta e avanza per ste cose.

Ovviamente, siccome ho pesato la valigia sei volte col bilancino e ho indossato TRE strati di vestiti… potevano proprio stavolta dimenticarsi di fare i controlli? Stavo morendo di caldo inutilmente, ho tirato un’occhiataccia al cielo e sono salita sull’aereo.

Giusto in tempo perché la valigia mi scivolasse di mano e cadesse DRITTA con una precisione millimetrica sull’alluce di una anziana signora.

Non sono morta per le sue imprecazioni solo perché mi scivolano addosso, e non sarei così acida parlando di lei, visto che fondamentalmente è stata colpa mia, se non fosse che le ho chiesto scusa dieci volte cercando di capire i danni e quella che continuava a ostiamri dietro neanche l’avessi fatto apposta.

Entro sull’aereo ancora inseguita dalle madonne tirate da quella donna e cerco un posto a sedere, che trovo più o meno al centro…

…dove il tipo indiano, vecchio, coi denti gialli e simpatico come un calcio nel culo ci ha provato per tutto il tempo fino a che mi sono ricordata che io sono Rosa, l’ammazza gente, e l’ho guardato male. Ha funzionato. Collauderò meglio sta tecnica, magari per vedere quel panda gigante della farmacista e farle notare che con il cortisone sono guarita.

No, non mi dimentico. Ho una memoria di ferro e se corro il rischio di dimenticare, c’è sempre sto blog a ricordarmi.

Vabbè saltiamo.

Vi devo raccontare di Selfridges.

Al primo colloquio sono entrata piena di speranze, insomma, per poter fare un colloquio proprio da loro dove decantavano duemila profitti e incentivi anche per andare al bagno mi ritenevo fortunata e ho pensato che sicuramente sarebbe valsa la pena.

Poi vedendo che erano colloqui individuali mi sono sentita un filo meglio, nel senso, non mi avrebbero fatto fare cose strane.

Speranza vana come ho potuto constatare.

Mi hanno rifatto esattamente le stesse domande della application online facendomi perdere quindici minuti, ma non mi lamento perché in fondo stavano solo verificando la veridicità delle mie risposte.

E’ solo dopo, quando mi hanno chiesto di fare un giochino con le figurine che mi è partito l’embolo.

Mi hanno dato dei cartoncini colorati e delle immagini da abbinare secondo il mio gusto o la mia associazione di idee.

Cioè in una c’era un gelato, Marilyn Monroe e Stitch di Lilo e Stitch!

Che cazzo di associazione di idee è questa?

Poi mi hanno fatto uno dei test di Jung. Quello delle parole, loro dicono sesso e io rispondo Micheal Fassbender, loro dicono soldi e io dico shopping…

Mi hanno martellata.

Poi Mr figaggine si è messo a fare qualche domanda personale e dopo un po’ gli ho fatto capire che se fosse andato oltre si sarebbe trovato una sedia infilata nei denti e ha smesso.

E poi la parte finale.

Cos’è un colloquio di lavoro come commessa per Bottega Veneta senza un bel gioco di domino?

Non avete capito? Bhè neanche io

Mi hanno dato una borsa piena di cilindri e di specie di pesi e mi hanno detto di fare la colonna più lunga che riuscivo e di farla cadere ad effetto domino.

Non sto scherzando.

Non me la sono inventata. Capisci la gravità della cosa Saturnino? Cazzo pretendono di vedermi fare da bottega veneta? Che poi sono anche passata dal negozio per vedere com’era, che mi giustificasse il gioco del domino.

Niente, è un buco di 4 metri quadrati…

- Questa andrà d’accordo con la sua capa di sicuro. – Profetizzò Mark.

Silenzio attonito dall’altra parte.

Quando si riprese, Andres guardò meglio il suo (ex) migliore amico e gli chiese se stesse bene.

- Ma certo, rilevo solo che se ha notato che quel posto è un buco andrà sicuramente d’accordo con Melanie.

- in quale universo parallelo vivi? La commessa che ha detto che non c’era spazio neanche per pensare in quel posto l’ha licenziata dopo una settimana!

- Si ma sono sicuro che lei gliela metterà nell’ottica di  “dovremmo avere più spazio noi di quei babbioni di Carpisa” e vedrai che se la conquisterà.

- Sinceramente Mark, ma tu hai mai pensato di cambiare pusher o di fare un controllo?

- Faccio controlli di continuo è per questo che sono così brillante.

… con una tipa arcigna coi capelli tirati indietro e uno sguardo da assassina.

- dalle torto…

- E non ha neanche idea di quanto.

Quindi sono ancora qui ad interrogarmi su quei cazzo di cilindri e sulla rilevanza della mia riuscita nel gioco del domino per poter avere quel posto.

Fa niente, oggi ho avuto il secondo colloquio e mi hanno detto che sono stata assunta.

Scena:

Mr Antipatia, che mi pare si chiami Andres, mi invita a sedermi e cosa fa? Per prima cosa mi chiede se la mia visita sia andata bene. Gli ho risposto che saprò i risultati fra qualche giorno e lui mi ha chiesto se “poteva essere così indiscreto da chiedere che tipo di visita medica fosse”.

Mi prendi in giro bello? È stato quello che ho pensato, seguito da un “non posso neanche risponderti di farti i cazzi tuoi bastardo!”

- Mi sarebbe piaciuto vedere la tua faccia se avesse risposto così

Gli dico che si trattava di una banalissima visita di routine con prelievo di sangue e lui si è messo a farmi una paternale infinita sull’importanza di andare nel posto giusto che se no chissà che livido mi veniva fuori e poi, cercando di fare l’amicone e fallendo miseramente, mi ha chiesto se poteva “essere così indiscreto da chiedermi di vedere il braccio, perché a lui facevano sempre un’ematoma gigante”.

Amico, hai perso.

Con immensa soddisfazione ho tirato su la manica del mio vestito (ma ve l’ho detto che è dovuta venire Sara alla fermata dell’autobus che mi ha portato un cambio d’abiti, trucco e scarpe per fare il colloquio in tempo? No?... bhè se sono stata assunta lo devo a lei.) e ho mostrato un ematoma grosso quanto un limone nell’incavo del braccio.

Per un momento il bastardo mi è sembrato quasi sorpreso, poi si è ripreso e si è messo a parlarmi di nuovo dell’importanza di scegliere il centro giusto. Poi ha notato come fosse strano fare le visite mediche e i prelievi di sangue alle tre del pomeriggio e lì non ho saputo trattenermi dall’essere sarcastica e ho detto che erano i miei controlli di routine per le malattie sessualmente trasmissibili.

Sono ancora qui a chiedermi come sia possibile che io sia stata assunta dopo questa risposta.

Cioè, lo so che ho mentito, lo so, credetemi, ma cazzo, più che mostrarti un livido gigantesco sul braccio che cazzo devo fare, portarti le analisi?

Fatto sta che si è messo in mezzo Mr figaggine lodando la mia decisione affermando che fidarsi è bene, non fidarsi è meglio e che un controllo ogni sei mesi è importante perché anche col proprio ragazzo bisogna stare attenti.

Grazie tesoro, anche senza l’aiuto resti l’uomo più bello che abbia mai visto.

- Di niente gioia.

Mr Antipatia ha guardato me allibito e Mr Figaggine in cagnesco e poi mi ha rivolto l’ultima domanda.

- Cosa pensa realmente dell’opportunità di lavorare qui per noi e di tutte le prove che ho affrontato.

… Non mi sono trattenuta.

“Penso che lavorare per Selfridges sia un onore, ho sempre sognato di poter far parte di questo centro anche solo come donna delle pulizie e respirare l’aria che c’è qui dentro, ma trovo assurdi i vostri colloqui e le vostre application online. Trovo del tutto inutile che mi abbiate fatto giocare a domino, trovo assurdo che mi facciate fare un test con delle figure per vedere se ho un minimo di gusto personale se poi andando a lavorare per Bottega Veneta avrò tutte le cose coordinate e non potrò, neanche volendo, sbagliare. Trovo assurdo che crediate che le risposte che noi vi diamo per ottenere il lavoro siano i nostri veri pensieri. Il cliente non avrà mai ragione per un commesso. Ma anche il più buzzurro se vuole mostrare un sorriso falso davanti alla persona più stupida ce la fa. Così come ce l’ho fatta io fino ad ora. Mi merito questo lavoro anche solo per la fatica che c’è dietro ogni vostra interview. E penso che forse non avrei dovuto essere sincera fino in fondo, ma almeno voi saprete che la persona che non assumerete ha un briciolo di cervello e voi ve la farete scappare per aver detto la verità.”

Sono o non sono un genio?

Mr Antipatia sembrava impressionato mentre Mr figaggine aveva uno strano sorriso in faccia.

Poi mi sono alzata e stavo per dire loro che conoscevo già la strada quando Mr Antipatia mi ha fermato, mi ha stretto la mano e mi ha detto che ero stata assunta.

Signori, io ancora non ci credo. Inizio Lunedì.

GRAZIE ODINOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

Citazione del giorno: La sfortuna generalmente è dovuta a uno sbaglio di calcolo. Bertolt Brecht. (quindi loro hanno fatto un errore di calcolo nell’assumermi?)

Sto ascoltando: These boots are made for walking – Planet funk.

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Grazie mille a tutti per le recensioni, per chi ha solo letto e per chi si è fatto due risate grazie alle mie disavventure^^

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Capitolo 11
*** Allergica al bagnoschiuma? A quando l'allergia all'aria che respiro!? ***


- Crispy caro, ma sei sicuro che puffetta sia ancora viva?

Andres non alzò neanche lo sguardo dallo schermo. Con un solo dito batteva sempre lo stesso tasto, mentre un tic all’occhio si faceva sempre più frequente e sempre più veloce.

- Sai Andres – Mark si piazzò davanti alla scrivania del suo amico e senza molta creanza prese il laptop dell’amico e lo girò verso di se’ – se solo fossi così furbo da chiedere all’esperto, potresti aver avuto risolto il tuo problema, diciamo – fissò l’orologio da parete – venti minuti fa.

Dopo una veloce occhiata allo schermo guardò con fare disgustato l’amico.

- Dimmi che non stai facendo un ripristino del sistema a seguito di un virus preso da un sito porno perché potrei picchiarti.

Dall’altra parte uno sguardo di fuoco avvertì l’amico che forse non era il caso di continuare su quell’onda.

Forse.

- Perché, che diamine, con la scorta che ho io a casa avresti solo dovuto venire a prendere in prestito! -  Ovviamente Mark non raccolse.

- Sto cercando di disinstallare un programma e mi da questo errore da ieri, risolvi il problema al posto di dire cazzate.

Mark guardò di nuovo il laptop.

- Ti ho fatto una domanda. – gli ricordò Mark.

- Non ricordavo di chiamarmi Crispy. – gli fece notare un sempre più nervoso Andres.

- Pirla era già stato preso. – ribatté soprappensiero lui.

- scommetto che te lo sei accaparrato tu alla nascita.

- Nooo, a me è toccato bello e impossibile dal mio terzo anno di età. –

Il cellulare vibrò ma lui decise di ignorarlo, l’impegno richiesto nel far andare in bestia Andres ultimamente richiedeva tutte le sue energie e facoltà mentali.

- Immagino che darti dello scemo sin da bambino avrebbe potuto traumatizzarti e darti grossi problemi con gli altri.

- Non più di quelli che ha dato a te, evidentemente. – gli sbadiglio in faccia. - Il tuo portatile ha un paio di problemi da risolvere ma almeno dovrebbe partire normalmente. Che programma stavi disinstallando? – Si informò poi educatamente.

- SmillaEnlarger. – Andres capì troppo tardi che un programma per il ridimensionamento delle immagini con un nome così ridicolo avrebbe potuto dare solo adito a nuove battute da parte del suo amico.

- Come scusa? – che infatti non perse occasione per ridergli in faccia.

- Ma per queste cose non è meglio rivolgersi al chirurgo? -  e giù di nuovo a ridere.

- Simpatico, serve a ridimensionare le immagini e ha un paio di utili…-

- Si, le immagini… e chissà che utili applicazioni aggiunge! –

Andres guardò l’orologio da tavolo, rapito, pensando a quanto sarebbe stato bene quel pregiatissimo pezzo di antiquariato fracassato sulla testa del suo migliore amico, poi rinsavì e optò per un più delicato “vai a farti fottere”.

- Volentieri gioia, se solo mi dicessi se hai licenziato puffetta potrei cercare di farmi fottere da lei!

Decisamente, l’opzione dell’orologio sarebbe stata la vincente.

- Perché non vai tu stesso a vedere se lavora ancora lì al posto di rompere le palle a me? -  Si informò.

- Perché se no queste interessantissime conversazioni con chi le potrei avere?

All’ennesima vibrazione del telefono si decise a recuperarlo e a controllare, pregando in tutte le lingue del mondo che non fosse il reparto marketing con nuovi problemi da risolvere e quando vide cosa fosse si illuminò di immenso.

- Ha aggiornato!!!

Andres alzò lo sguardo al cielo.

- Suppongo quindi che non andando a controllare se è di turno mi dovrò sorbire tutte le tue cazzate fino a stasera. – constatò con tono lugubre verso il suo non-si-sa-come migliore amico.

- Supponi bene. – gli rispose l’altro con un sorrisone in faccia.

***

 

Caro Sigismondo,

Lo so che non ti aspettavi un aggiornamento così veloce, e d’altronde, neanche io pensavo che le mie sfighe, ora che ho un lavoro, potessero inseguirmi con così tanto accanimento ma posso notare con piacere che come al solito mi sbagliavo.

- Così veloce? La mia gioia deve riguardare il significato di veloce sul vocabolario.

Ti ricordi, sigis caro, che ti scrissi che ero guarita dalla mia malattia della pelle?

Era vero. Nel senso, le macchie si sono decise a sparire e hanno lasciato solo l’incubo che possano tornare.

Fino a quando ieri ho fatto la doccia.

Tu dirai “e che sarà mai, una doccia te le fa riuscire fuori?”

No.

PEGGIO.

Sono appena tornata dal medico. Sono diventata allergica ai bagnoschiuma, agli shampoo e ad ogni cosa che abbia non so bene che ingrediente dentro più il profumo.

Sono uscita fuori dalla doccia che ero VIOLA Sigis, e non c’è un cazzo da ridere, lo so che sotto sotto te la stai ridendo, bastardo, ma io sfortunatamente non sto scherzando!

Allergica ai bagnoschiuma! Ora devo usarne uno da farmacia che costa SEI sterline a flacone da 250 ml.

Io veramente non mi capacito della cosa.

Non mi dà prurito e niente, solo un senso fastidiosissimo di pelle ipersensibile che non ti dico.

Più un gradevolissimo color ametista, che si sa, cos’è la vita senza sembrare una melanzana?

Bene, sfighe confermate e Odino debitamente avvisato che ora ce l’ho anche con lui, passiamo al pezzo forte.

Oggi, Sigis caro, inauguriamo la posta del cuore, che come titolo fa cagarissimo, ma dà l’idea del livello di imbranataggine di cui sono stata testimone.

Il mio ex ragazzo era un bastardo, come quasi tutti gli ex e vi sfido a contraddirmi, e so che non sono propriamente la persona più indicata per scrivere di tentativi di abbordaggio, ma io ho veramente un’amica che deve capire quando uno ci prova o meno.

E lo sai Dadina cara che parlo di te.

Scena: “Mah, niente, eravamo in Turkmenistan io e altri amici per un viaggio e visto che a me questo piaceva ho fatto di tutto per essere in camera con lui nel letto matrimoniale, e visto che di solito mi metto a lato, stavolta mi sono decisa e mi sono messa perfettamente al centro. Se lui ci provava io ci stavo.”

Fino a qui, Sigis caro, mi pare che non faccia una piega.

Continua che sproloquia sul “Lo sai Rosa, che io faccio fatica ad addormentarmi, quindi mi sono messa a leggere di fuori e quando ha iniziato a calarmi la palpebra mi sono trascinata a letto, al centro e mi sono messa a dormire. Dopo un po’, sento che si muove XYZ (così chiamato, si sa mai che legga pure lui. Anche Dadina è un nome di mia invenzione, non penserete mica che possa avere un’amica con un nome così improponibile) e io, bho, mi sono un po’ allontanata.”

Già qui mi è partito l’embolo e sono andata in grave debito d’ossigeno.

“il giorno dopo stavamo parlando del più e del meno e mi ha detto ‘Ma Dadina, ieri sei venuta a letto tardissimo, poi ho fatto per avvicinarmi e tu ti sei allontanata, poi ho riaperto gli occhi e tu eri nell’angolo più lontano del letto! Non ho potuto neanche provarci!’ e io gli ho detto “ah bho, NON MI SONO ACCORTA”

Eravamo in tre con Dadina, credetemi, tutte e tre l’abbiamo guardata con lo stesso sguardo del dipinto “l’urlo di Munch”.

“Ma si, ragazze dai, è IMPOSSIBILE che ci volesse provare”

A questa ci siamo guardate tutte e tre e abbiamo deciso che DOBBIAMO fare qualcosa per sta povera crista.

“Dadi cara, non ti è venuto in mente che sia strano che lui abbia notato che sei andata a letto tardi, che abbia controllato dove tu stessi nel letto e che si sia mosso e contemporaneamente si sia accorto che tu ti spostavi?”

“Dadi cara, con tutta la buona volontà, ma non ti viene in mente che dirgli ‘ah bho, non mi sono accorta’ non sia stata la mossa più intelligente da fare?”

“Dadi cara, ma secondo te, te l’avrebbe fatto notare nel caso non gliene fosse fregato niente?”

Risposta:

MA NO RAGAZZE E’ IMPOSSIBILE. NON CI STAVA PROVANDO.

http://www.piattinicinesi.com/wp-content/uploads/2010/08/homer-munch.jpg

Capite anche voi che in questi casi o si lobotomizza la persona o le si regala un radar che bippa quando qualcuno ci prova, così lei sa che qualcuno ci sta provando.

“Ok, lo ammetto, ho pensato subito che quella risposta non fosse la più vincente” E MENO MALE PENSO IO “ma lì per lì non mi è venuto nient’altro.”

Ma come!! Dadi cara, da oggi in poi ti mando ogni giorno un sms a cui tu dovrai rispondere SUBITO in cui io tento un approccio e tu mi dai una risposta DECENTE.

Così almeno ti alleni, CAZZO!

Fra le cose ho abilitato i commenti, se qualcuno di sesso maschile (dubito) mi leggesse, lo pregherei di farsi avanti e dire quello che pensa.

Caro Sigis quello che hai appena letto l’ho scritto un mese e mezzo fa.

Tu dirai, “e adesso cosa succede”…

-Effettivamente io me lo sto chiedendo.

… e la risposta è molto semplice. Il giorno dopo il mio ritorno e aver scritto quelle poche righe, il mio touchpad ha deciso di morire.

Ho pensato di aver fatto qualcosa che non dovevo quindi ho fatto il ripristino del sistema per…

- Eccone un’altra… - Andres lo guardò malissimo dall’altra parte della stanza. Ovviamente anche lui stava leggendo.

… cercare di capire cosa ci fosse che non andava, visto che nel safe mode il touchpad funzionava.

Il pc fa il ripristino del sistema e io constato con gioia che funzionava ancora.

Ovviamente la mia constatazione è stata troppo positiva e troppo veloce. Mezz’ora dopo il mio touchpad è morto di nuovo.

Ho chiamato mio cugino, mio zio e un mio amico, mi hanno detto tutti più o meno la stessa cosa. Poi ho chiamato una mia cara amica con il marito informatico che mi ha dato istruzioni ancora più dettagliate… e niente. Il mio touchpad è andato a farsi fottere.

Io ero nello sconforto più totale, manco a dirlo, sono fuori dal mondo senza il pc, e i miei film? E le mie storie? E i miei programmi di grafica? E le mie foto, immagini, disegni, storie salvate, ebook scaricati illegalm… vabbè avete capito.

- Più o meno come me senza gnocca.

Bhè niente, alla fine della storia mi arrangio per usare il pc senza mouse e con solo la tastiera…

- Ma si può fare? – Chiese Andres con aria scettica. Mark lo guardò con esasperazione.

- Certo che si può babbeo, solo tu non le sai queste cose.

…fino a quando mi rendo conto che la cosa è impossibile, io ho del lavoro da fare col mio pc, mi serve poter usare photoshop e senza un dannatissimo…

- Ma perché non si è comprata un mouse? – si domandò perplesso Mark.

… mouse…

Caro diario, sappi che sono una cretina. Giorni e giorni a disperarmi quando la soluzione era semplice, comprarmi un mouse.

In realtà il mouse ce l’avevo, me l’aveva regalato mia madre perché a lei non serviva più che gliene avevano regalati otto (cazzo se ne fa di otto lo sa solo lei) dovevo solo comprare le batterie perché era quello wireless.

Bon, che faccio, mi vesto e vado al supermercato. Ovviamente pensare di prelevare i soldi era troppo per i miei due neuroni, quindi complice il freddo, il nervoso e la stanchezza accumulata che penso di fare?

Mah, niente, decido di sbagliare per tre volte consecutive il mio pin, scrivendo al posto di quello corretto le ultime quattro cifre* del numero di telefono di Sara.

Geniale no?

Non paga, il giorno dopo che ho fatto?(by the way le batterie le ho prese comunque perché la tipa mi ha guardato in faccia e mi ha fatto pagare con la carta di credito) Ovviamente sono andata a sbloccare il mio bancomat e ho scoperto che qui a Londra basta andare allo sportello automatico, andare sui servizi del pin e sbloccarti da sola la carta inserendo il codice giusto.

Potevo io NON sbagliare di nuovo? Il mio codice era 6794, io continuavo a digitare 7649. Non lo so che cazzo mi è preso, so solo che l’ho sbagliato del tutto e a quel punto sono dovuta andare dal tipo della Barclays e chiedergli di farmi arrivare il nuovo pin (dopo essermi scagliata contro il primo disgraziato che mi si è parato davanti rifiutandomi di credere che avevo sbagliato a digitare il pin DI NUOVO)…

- gioia, hai bisogno di una vacanza.

…che, con gioia e tripudio, avrebbe dovuto arrivare SE FOSSI STATA FORTUNATA (cos’è, erano in vena di battute?) in una settimana.

Ce ne ha impiegato due di settimane, mi sono dovuta far prestare i soldi da Sara per pagare tutto, una tragedia che non finiva più.

In tutto questo ho iniziato a lavorare con una cagacazzi a livelli mondiali e con due colleghe una più scema dell’altra.Il che mi fa anche provare una vena di simpatia per la cagacazzi, che capisco che una si innervosisca a stare con due beotte del genere a tutte le ore…

L’ho detto io che quella application online non serve ad un cazzo, ma se andassi da Mister Antipatia a dirglielo mi potrebbe licenziare e, ahimè, sono così di cattivo umore che potrei anche commettere un omicidio.

Il che sarebbe un guaio, visto che ho deciso di iscrivermi al corso di vetrinista… ma forse per quando lo farò io sarò già uscita di prigione e potrò permettermelo visto che quel cazzo di corso costa quanto la vendita di un rene al mercato nero, giusto perché aver preso una decisione del genere e sobbarcarmi anche un corso oltre al lavoro mi sembrava troppo audace e madama sfortuna ha deciso di porre fine alle mie utopistiche fantasie.

Gente, se l’apocalisse non si palesa in tutta la sua bellezza entro settimana prossima FORSE aggiorno il blog.

Citazione del giorno:  Le calamità sono di due tipi: la nostra sfortuna e la fortuna degli altri. Ambrose Bierce

Sto ascoltando: Death cab for cutie – Meet me on the equinox

 

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* il pin in Gran bretagna di solito è comport da Quattro cifre.

TUTTO quello che c’è scritto in questo capitolo MI E’ ACCADUTO SUL SERIO. Chi mi conosce e ha visto gli aggiornamenti di facebook sa che non sto mentendo.
Mi scuso anche per il ritardo, ma almeno per il primo mese non è stata interamente colpa mia. Poi si sa, la congiunzione astrale, due più due che fa quattro anche quando vorrei che facesse cinque ecc ecc...

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