E se...

di Alexandra_ph
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prefazione ***
Capitolo 2: *** E se... by Pilgrim81 ***
Capitolo 3: *** E se... by Alexandra ***



Capitolo 1
*** prefazione ***


Disclaimers : Il marchio Jag e tutti i suoi personaggi appartengono alla Bellisarius Production.

Noi li abbiamo usati senza alcuno scopo di lucro.




E se...



Nell'attesa che in Italia fosse trasmessa la decima ed ultima stagione di JAG, ogni scusa era buona per inventarsi un qualcosa per continuare a parlare, ma soprattutto scrivere, di Harm e Mac.

E così a qualcuno venne in mente "una sfida": scrivere una ff che avesse obbligatoriamente due requisiti identici:
- il titolo
- la frase finale
Tutto il resto, invece, era "libero", ad ispirazione dell'autore...

La sfida fu proposta nel novembre 2005 sul sito "Jagoffice" e fu accolta da due persone, la sottoscritta e Pilgrim81, che i frequentatori di EFP già conoscono come autore di altre ff.


Con il suo consenso a pubblicare sotto il mio nick entrambe le versioni della nostra sfida, eccovi i due racconti, ovviamente entrambi intitolati E SE...


Buona lettura!

Pilgrim81 & Alexandra

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Capitolo 2
*** E se... by Pilgrim81 ***


E se...

by

Pilgrim81

Hotel Nuevo Simpatico
Paraguay

Ditemi che non sto sognando! E se anche così fosse, fate in modo che non mi svegli mai più. Non voglio aprire gli occhi e trovarmi solo nel mio letto, frustrato, scoprendo di aver soltanto sognato di aver fatto l’amore con lei.

Quella che ho appena vissuto è stata indubbiamente l’esperienza più bella e intensa della mia vita.

Adesso saprei con certezza come rispondere all’Ammiraglio: tutto. Sarei disposto a fare tutto pur di non perderla.

E non l’ho scoperto solo ora che ho sperimentato cosa voglia dire essere tra le sue braccia. L’ho capito non appena l’ho vista distesa su quel tavolo, pronta per essere torturata.

E se fossi arrivato qualche minuto dopo?

Dio mio, non voglio neanche immaginare cosa sarebbe potuto accadere, a quali torture l’avrebbero sottoposta.

E se non avessi dato le dimissioni per venirla a cercare, avrei mai potuto stringerla ancora tra le mie braccia?

Non voglio neanche pensarci. Quello che conta è che adesso sto stringendo il suo corpo; le sto dolcemente sfiorando la schiena e sento la sua testa e il suo caldo respiro sopra al mio petto…

E’ viva e adesso è mia.

 

Sono morta e volata in paradiso… questa è l’unica spiegazione razionale a quello che sto provando. Oppure sono stata rapita dai marziani e sono stata trasportata in un universo parallelo. Qualsiasi assurdità io possa immaginare rimane sempre più credibile di Harmon Rabb Junior che supera i suoi blocchi e si lascia andare… e in che modo poi!

Non credevo che con un semplice “Sei sempre così pieno di sorprese” avrei avuto la sorpresa più grande che il mio Flyboy mi abbia mai riservato: scoprire il VERO Harm, tenero, appassionato e uomo!

Stamattina stavo per essere torturata o uccisa, mentre adesso mi ritrovo tra le braccia dell’uomo che amo e mi ha salvato la vita, coccolata a amata.

Amata?

Mi assale un’ondata di panico. E’ per questo che Harm è venuto a cercarmi? E se lo avesse fatto solo per la sua indole da super eroe?

Dopo aver fatto l’amore nessuno dei due ha più detto più niente, sopraffatti dalle emozioni o…

E se lui pensasse di aver fatto un errore?

 

La sua mano sta distrattamente accarezzando il mio petto e le sensazioni che mi provoca  sono indescrivibili. Avrei una voglia immensa di descrivergliele e dirle che solo lei è in grado di provocarmele, ma non posso, non ci riesco. Quando si tratta di sentimenti la mia famosa parlantina mi abbandona.

Spero mi conosca abbastanza per saperlo e capirlo da sé, non posso immaginare di perderla di nuovo.

Ho rischiato già troppe volte, fin dall’inizio, quando sarebbe potuto  accadere che le nostre strade non si incrociassero mai.

Se io non avessi avuto l’incidente aereo, sarei mai approdato al JAG?

Se suo zio non l’avesse aiutata ad uscire dall’alcolismo, si sarebbe mai arruolata nei Marines?

E se Farrow non l’avesse spinta ad entrare alla facoltà di legge?

Quel giorno, nel giardino delle rose della Casa Bianca, il Capitano di Corvetta Rabb non avrebbe mai conosciuto il Maggiore MacKenzie e adesso non mi ritroverei qui, disteso su un letto, con la donna della mia vita tra le braccia.

Quante volte ho corso il rischio  che questo momento non arrivasse mai?

Se Dalton l’avesse convinta a rimanere un avvocato civile… se Jordan non mi avesse lasciato quando sono tornato a servizio attivo… se Mic…

E se non fossi precipitato in mare il giorno prima del suo matrimonio, sarebbe la signora Brumby adesso?

E, molto peggio, se lei non mi avesse ritrovato in mezzo all’Oceano, sarei ancora vivo?

Se, se, se…

Troppi se hanno rischiato di dividerci e altrettanti ce ne saranno… a meno che…

“E se ci sposassimo?”

 

Non può averlo detto… Non può aver detto quello che immagino abbia detto.

Alzo la testa dal suo petto e lo guardo negli occhi. Ha un sorriso incerto sulla faccia, ma i suoi meravigliosi occhi verdi parlano chiaro.

Mi ama e io amo lui, più di quanto sia umanamente possibile.

Inizio a tremare e i miei occhi si riempiono di lacrime.

“E se ti rispondessi SI?”

 

“Sarei l’uomo più felice e fortunato del mondo, Sarah” riesco a rispondere, prima che le sue braccia si stringano intorno al mio collo e le sue labbra si incollino alle mie.

Le parole mi sono uscite da sole, senza riflettere, ma sento di non aver mai detto niente di più giusto in tutta la mia vita.

Io la amo, senza se e senza ma, e guardandola negli occhi non ho dubbi che anche per lei sia lo stesso.

In sole 24 ore sono stato ad un passo dal perderla per sempre e ora ad un passo da averla con me per l’eternità…

Dio, quant’è bella la vita!

 

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Capitolo 3
*** E se... by Alexandra ***


E se...

by

Alexandra

Era steso sul divano e i pensieri gli affollavano la mente. Una dopo l’altra, le immagini di oltre nove anni di vita gli scorrevano davanti agli occhi, accompagnate da un turbinio di sensazioni,  emozioni e senso d’impotenza, nonché la terribile convinzione d’aver sbagliato tutto quanto e per troppo tempo.

Era quello, più di ogni altra cosa, a farlo stare così male.

A fargli accusare quell’opprimente senso d’ansia e di angoscia e a farlo sentire come se stesse precipitando a poco a poco nel buio.

Lui la voleva.

L’aveva sempre voluta. Anche quando non lo sapeva ancora con certezza.

Ma oramai era troppo tardi. Su quel volo per Londra era salito solo.

Si agitò sul divano, come se il suo corpo, al pari della sua mente, rifiutasse il dolore di quella perdita e cercasse di ribellarsi all’idea di una vita senza di lei.

Mesi prima, su una spiaggia, dopo che lei aveva saputo che l’uomo che credeva d’amare e col quale, ne era certo, stava cercando di punirlo, le aveva mentito vergognosamente fingendosi morto, lui le aveva detto che, quando fosse stata pronta, avrebbe potuto tornare a cercarlo.

E, invece, lei non lo aveva fatto. Neppure quando avevano saputo che sarebbero stati separati da oltre cinquemila miglia di distanza.

In quei tre giorni dopo la comunicazione che le loro rispettive assegnazioni erano state cambiate,  l’euforia per la promozione e per la nuova sfida che lo attendeva in Europa erano state attenuate, se non addirittura smorzate, dall’idea di doverla lasciare.

Era stato anche a casa sua, con la speranza di riuscire a parlarle, ma non ne era stato capace: l’aveva vista, nonostante tutto, pronta a cominciare una nuova vita a S.Diego e decisamente molto meno turbata di lui all’idea che non avrebbero più lavorato assieme e non era riuscito a dire nulla.

Nulla. Neanche una delle cose che aveva nel cuore e che lo tormentavano da giorni, se non da anni. E che lo avrebbero tormentato per sempre.

Non aveva voluto turbarla, se per lei separarsi non era un problema. Aveva preferito, come sempre, lasciare che le cose rimanessero com’erano.

Lei non aveva fatto neanche un passo verso di lui ed egli l’aveva odiata per questo.

Anche se, in fondo in fondo, non poteva biasimarla: del resto, la colpa era stata quasi sempre sua. Era lui che si era sempre tirato indietro e che non aveva mai avuto il coraggio di buttarsi e amarla come desiderava fare e come sapeva che lei avrebbe voluto.

E anche quando le aveva fatto capire quanto era importante per lui, non era stato né esplicito né diretto: aveva giocato ancora una volta con le parole e gli sguardi, augurandosi che il legame che li aveva sempre uniti da solo le facesse comprendere i suoi veri sentimenti, dimenticando, o fingendo di dimenticarsi, che lei aveva bisogno di sentirsi dire che l’amava.

Aveva sprecato così tante occasioni…

Più ci ripensava e più se ne rendeva conto.

Oh, e se…

E se lei non fosse stata l’esatta copia di Diane? Forse allora sarebbe riuscito a vederla da subito come la splendida e sensuale donna che in realtà era e non avrebbe avuto paura di lei.

Allora, forse, l’avrebbe baciata molto prima… L’avrebbe fatto fin dalla  loro prima notte trascorsa assieme, a dormire abbracciati in un giaciglio improvvisato sui monti Appalachi, mentre cercavano di sfuggire ai bracconieri…

Oppure sarebbe tornato a casa con lei, anziché riaccompagnarla solo al Jag, dopo quell’avventura durante il ricevimento all’ambasciata sudanese. Lei era stupenda con l’abito blu notte che indossava e che sottolineava le sue curve seducenti…

Magari non l’avrebbe fatta andare via con Dalton Lowne e non avrebbe permesso che rassegnasse le dimissioni dal Jag, senza prima almeno dirle quanto la desiderava…

O forse sarebbe stato capace di dirglielo prima di tornare a volare, chiedendole di aspettarlo: era certo che lei lo avrebbe fatto, al contrario di Jordan, che diceva d’amarlo, ma  che invece lo voleva soltanto se era come lo desiderava lei.

E in Australia non l’avrebbe di certo rifiutata, quando lei gli aveva chiaramente fatto capire di volerlo.

E se per tutti quegli anni non avessero litigato tanto?

E se lui non avesse avuto altre donne?

E se lei non si fosse rifugiata nell’amore di altri uomini?

E se quando l’aveva stretta e baciata sul portico dell’Ammiraglio, durante la sua festa di fidanzamento con Brumby, non l’avesse lasciata andare? Se non le avesse permesso di staccarsi da lui, dalle sue labbra, dal suo abbraccio, ma l’avesse stretta di più a sé, dicendole quanto l’amava…

Allora, forse, tutto quanto sarebbe stato diverso tra loro.

Lei non sarebbe fuggita…

Oh, se solo non avesse tergiversato quando lei gli aveva chiesto se avrebbe lasciato Renèe per lei, e le avesse detto subito “Sì, certo che lo farei. Lo farei eccome”… lei avrebbe sentito le sue parole e forse tutto sarebbe stato diverso.

Avrebbe potuto rendere tutto diverso anche dopo il JAGATHON: anche in quel caso avrebbe potuto dirle la verità, ossia che con Renèe tutto era finito anche per causa sua, perché si era reso conto di non voler più altre donne, ma lei soltanto.

E invece non aveva detto nulla.

Nulla… Finché lei non stava per partire con Webb per quella missione in Paraguay che avrebbe potuto costarle la vita.

Glielo aveva domandato pure lei: “Perché ti accorgi di me solo quando sono un passo fuori dalla tua vita?”.

Quante cose sarebbero potute essere diverse…

Il cuore gli si era stretto in una morsa quando l’aveva vista su quel tavolo da tortura, alla mercé di quegli animali e non aveva esitato un attimo a fare fuoco e ad uccidere chiunque minacciasse di farle del male.

Ma non era bastato.

Aveva rischiato la vita e la carriera per lei, ma ormai era troppo tardi… Lei non lo voleva più.

C’era Webb nella sua vita.

Aveva odiato quell’uomo ogni istante in cui lo aveva visto accanto a lei, prima in Paraguay e poi anche a Washington.

Quando l’aveva vista baciarlo si era sentito morire…

E se Webb e Galindez non fossero arrivati in quella stanza d’albergo?

Sarebbe riuscito finalmente a confessarle il suo amore?

L’avrebbe finalmente baciata come desiderava fare da tempo, fino a farla sciogliere tra le sue braccia in una notte appassionata e dolcissima?

Sarebbe stato bellissimo fare l’amore con lei.

Oh, dannazione, e se…

E se…

All’improvviso si sollevò e si mise a sedere, prendendosi la testa tra le mani, in un gesto disperato: quelle immagini lo ossessionavano, trasmettendogli un’ansia indescrivibile… ogni volta gli sembrava di soffocare, di scivolare in un baratro senza fine che era la sua vita…

Scosse la testa, ancora turbato.

Mise a fuoco ciò che lo circondava e si rese conto d’essersi addormentato sul divano, mentre cercava di rivedere degli appunti per il giorno dopo.

E aveva sognato.

Ancora una volta quel sogno terribile.

Lo stesso sogno. Lo stesso incubo.

Per quanto tempo avrebbe continuato a tormentarlo? Quando, finalmente, avrebbe smesso di sentirsi tanto angosciato?

Si alzò dal divano e raggiunse la camera da letto, ancora intontito e turbato. Ma ciò che vide lo fece ritornare immediatamente al presente. Un presente, per sua fortuna, meraviglioso.

Nel letto c’era lei, con il loro bambino di pochi mesi tra le braccia. Dormivano entrambi beati.

Osservò l’espressione dolce di Mac e poi guardò suo figlio accoccolato accanto a lei, e quell’immagine, come sempre gli accadeva quando li osservava insieme, gli riempì il cuore di tenerezza.

Facendo attenzione a non svegliarli, si coricò accanto a loro, fregandosene di tutti i manuali di puericultura che sostenevano l’importanza che un neonato dormisse fin da subito nel proprio lettino.

Domani…

Domani lo avrebbe messo nella sua culla. Per ora lo avrebbe lasciato lì, in mezzo  a loro due, limitandosi a riempirsi gli occhi e il cuore di quella dolce immagine.

Sorrise e si rese conto di formulare un pensiero, quasi una preghiera…

Dio, quant’è bella la vita!

 

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