Ananas Pennuto di LaCla (/viewuser.php?uid=82873)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Extreme Makeover! ***
Capitolo 2: *** 2. Sinonimi vari, ipotetici e casuali per definirlo “Uccello” ***
Capitolo 3: *** 3. Cento modi per cucinare una fenice! ***
Capitolo 4: *** 4. La fame fa brutti scherzi!!! ***
Capitolo 5: *** 5. La patata di Marco! ***
Capitolo 6: *** 6. Marcunzel (Parte 1) ***
Capitolo 7: *** 6. Marcunzel (Parte 2) ***
Capitolo 8: *** 6. Marcunzel (Parte 3) ***
Capitolo 9: *** 6. Marcunzel (Parte 4) ***
Capitolo 10: *** 7. La sirenetta e il gabbiano ***
Capitolo 11: *** 8. Bird or Fruit? ***
Capitolo 1 *** 1. Extreme Makeover! ***
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C’era una volta, su un’enorme nave pirata
capitanata
dall’uomo più forte del mondo, un povero
personaggio
insignificante ai fini del racconto principale, di nome Marco. Il
povero Marco era molto brutto, possedendo solamente ciuffi di capelli,
neri come il catrame, raggruppati in una piccola porzione di cranio e
degli occhi poco svegli. Inoltre aveva un orrendo naso a forma di
zucchina, o cetriolo, o di carota, insomma, aveva un naso fallico, gli
occhi a palla e i capelli a palma. Era Brutto, proprio brutto.
Bruttissimo. La voce gracchiante ed il fisico insulso poi, non
miglioravano di certo la sua posizione all’interno della
ciurma.
Un bel giorno però, una fatina buona decise di rendersi di
compassione,ed aiutare il povero pirata a fare carriera
all’interno dell’organizzazione della nave. La fata
gli
regalò così un frutto magico, il più
bello di
tutto il mondo a suo dire, in modo da motivarlo ad allenarsi e a
diventare più forte! Il frutto era un rarissimo Zoo-Zoo
mitologico, che donava al pirata le sembianze di una
magnifica…
No, di un orrendo uccellaccio nero e azzurro, con il becco ricurvo e
gli occhi vitrei. Anche trasformato manteneva la sua bruttezza, e la
sua disperazione crebbe a tal punto, da mandarlo in depressione. La
fata buona allora tentò l’ultima carta: decise di
aiutarlo
chiamando un team di esperti chirurghi, truccatori, parrucchieri e
personal trainer, che iniziarono a lavorare su di lui.
La prima mossa fu quella di tingere di un orrido biondo paglia i
capelli improbabili del pirata, e nonostante non fosse un bel colore,
riusciva a far sembrare meno brutto repellente Marco.
I personal trainer iniziarono a fargli fare tantissime ore di palestra,
per rafforzarne i muscoli e migliorarne la postura, mentre gli
estetisti lavoravano sull’abbronzatura ed i truccatori
tentavano
di convincerlo che il rossetto color prugna non gli donava per
niente.
Ci vollero mesi di grandi sforzi, ma i primi risultati iniziarono a
vedersi! Dopo svariati interventi al naso, al contorno occhi ed
estenuanti allenamenti, Marco il Brutto era diventato molto
più
guardabile, ottenendo così il suo primo titolo importante:
comandante della prima flotta dei pirati di Barbabianca! Mancavano
pochi interventi ormai, prima di farlo diventare il macho che tutte
aspettavano, bisognava solamente accentuare i lineamenti della
mascella, evitando che la faccia del povero pirata sembrasse una
melanzana, et voilà, ecco a voi Marco la fenice!!!
Il bel comandante, fiero e maestoso, consapevole dell’effetto
che
aveva sulle donzelle, si atteggiava spavaldo sul ponte della nave,
ancheggiando e facendosi scompigliare i biondi capelli dal vento. Anche
la sua trasformazione animale era molto migliorata, passando da
schifoso rapace a splendida fenice!
Ora era diventato Marco il Bello, ma presto divenne troppo borioso ed i
primi soprannomi imbarazzanti sul suo conto , iniziarono a circolare!
L’invidia dei suoi compagni era tanta, il suo frutto era
miracoloso e la sua bellezza ormai leggendaria, e così
iniziarono ad associare strani frutti ai capelli del comandante,
mixando gli appellativi con aggettivi poco simpatici, derivanti
dall’ornitologia.
Ananas spennacchiato, ananas lesso, pennuto, volatile, piccione,
gallinaceo, palla di piume, ananas volante, e chi più ne ha
più ne metta!!!
Ecco la favola di Marco, e di come si sono originati i suoi svariati
soprannomi!
Morale della storia? Ma vi pare che una demenzialità simile
possa avere anche una morale? Beh, non ce l’ha!
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Salve
xD Non chiedetemi "Perchè?", non ho risposte da darvi, mi
è venuta in mente così! xD l'idea della raccolta
è
nata per caso, visto che notavo che i vari soprannomi e vezzeggiativi
usati piacevano molto, ho deciso di prendere in giro ufficialmente la
povera fenice, che come l'ha definito Ambra_the_Witch (Alias Alex04)
è la prova vivente di come madre natura si accanisca sulle
povere anime! xD
allora, la prima immagine è tratta dall'episodio 151,
è
originale, e ci sono rimasta malissimo quando l'ho vista xD
comunque, spero almeno di avervi strappato un sorriso!
Un grazie speciale va nuovamente a tutti i lettori di Fire of Love, ai
quli è dedicata questa raccolta!!
ps. se avete richieste, idee o altro fatemelo sapere,
scriverò
volentieri le vostre cattiverie sulla fenice! sbizzarritevi! ^_^
A presto!
ciao ciao!!!
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Capitolo 2 *** 2. Sinonimi vari, ipotetici e casuali per definirlo “Uccello” ***
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«Signori e signore, accorrete sul ponte della Moby Dick, sta
per avere inizio una delle battaglie più spettacolari di
tutti i mari!» Gridava Satch a squarcia gola, attirando
l’attenzione di tutti i comandanti e dei vari sottoposti. Il
grande Barbabianca sedeva, ormai rassegnato, sul suo gigantesco trono,
attendendo che il suo esuberante figlio esponesse la sua nuova e
bizzarra idea.
Quando una discreta folla si fu raccolta attorno al buffo pirata, Satch
iniziò a spiegare le sue malsane intenzioni, ed indovinate a
danno di chi erano?
Ovviamente la vittima era, per l’ennesima volta, il povero
Marco, comandante della prima flotta!
«Allora, è una sfida letale! Dovrete insultare con
tutte le vostre forze Marco, vincerà il primo che
riuscirà a farlo arrabbiare sul serio! Chi gioca?»
Spiegò entusiasta, scatenando l’ilarità
collettiva e guadagnandosi la solita occhiataccia di Marco, che
andò pazientemente a sedersi sul cornicione della nave,
aspettando che i suoi compagni decidessero il da farsi. Sicuramente si
sarebbero sbizzarriti, e solo i sottoposti non si sarebbero azzardati a
partecipare. In suo favore giocava l’ignoranza collettiva dei
comandanti, che in quanto a sinonimi e cultura non erano molto colti.
Poco dopo le invettive iniziarono a piovere rapide sulla testa del
povero Marco, che pazientemente sopportava tutto.
Uccellaccio, ananas,
volatile, gallina, faraona, pavoncella, pennuto, frutto non
identificato, pesce lesso, Pokemon, canarino, cocorita, pappagallo,
essere piumato, palla di penne.
Vedendo però che l’insultato non si scomponeva
più di tanto, iniziarono a spremere le meningi, giocando
d’ingegno e di associazioni improbabili.
Allocco, incrocio tra un
volatile e una pianta da frutto, gallinaceo blu, ananas lesso, ananas
fritto, ananas in fricassea, pollo al forno, fenice sotto sale, fenice
bollita, fenice spennata, ananas sott’olio, ananas pennuto,
testa d’ananas!
Ma erano cose già dette, già sentite, alle quali
Marco ormai era abituato, e non lo toccavano più di tanto. I
comandanti, ormai presi da quella nuova sfida, sotto lo sguardo
dispiaciuto del Babbo, si scervellavano, vagando con le loro menti nel
mondo animale e vegetale, cercando somiglianze!
Bradipo, carpa, struzzo,
emu, uccello occhialuto, rapace insulso, stupido galletto, pollo blu,
piccione maledetto, tortora tubante, cardellino insulso, cornacchia,
brutto fagiano!
Ma Marco, niente. Pensa pensa e ripensa, iniziarono le frasi di senso
compiuto con fine offensivo, e ne vennero fuori di cotte e di crude.
Sei talmente brutto che
nemmeno madre natura riesce a capacitarsi di cosa ha creato!
Sei uno scherzo della
natura, un uccello di fuoco a forma di ananas!
Ma gli specchi ci sono
nella tua cabina? Chi è l’assassino che ti taglia
i capelli?
Ma ti vesti sempre
così? Sembri un fenicottero a carnevale!
Marco la Fenice? Al
massimo potevano chiamarti “Marco la pavoncella”
per come sculetti!
Quest’ultima frase, detta da Izo, provocò un
leggero Tic al sopracciglio del diretto interessato, alimentando
l’euforia dei compagni, ormai decisi a farlo capitolare!
Ma guardate, la
pavoncella sexy si sta irritando?
Stiamo attenti, se
ancheggia per venire verso di noi moriremo, ammaliati dal suo fascino!
Dovevi mangiare il
frutto di Hancock, non lo zoo-zoo mitologico!
Ve lo immaginate?
“Mero Mero Merrow!” e tutti trasformati in pietra
dalla sua bellezza!
Ridete, ridete, intanto
sarebbe letale!!!
Ma vi immaginate che
spettacolo sarebbe vedere Marco vestito come l’imperatrice
pirata?
Ti prego Marco, ondeggia
i tuoi bei fianchi per noi!
La situazione stava degenerando, ed ormai nemmeno Barbabianca riusciva
più a trattenere le risate, anche se tentava disperatamente
di nascondersi dietro una coppa di Sakè.
Satch, notando l’imminente scoppio d’ira del
pennuto, tirò fuori la sua carta vincente, la frase che
sapeva avrebbe fatto infervorare l’imperturbabile fenice.
«Ragazzi dai, ora basta… Ha vinto lui,
è inutile che ci scervelliamo con frasi e sinonimi, alla
fine lui è quello che è… semplicemente
un uccello. E per uccello, non intendo quella categoria di animali, lo
sappiamo tutti che: “A Marco piace e si
vede!”» Affermò sicuro di se il
comandante della quarta divisione, imitando con la voce la famosissima
pubblicità delle Golia Fresca Estate!
La nave scoppiò a ridere, persino Barbabianca
sputacchiò il tanto amato liquore, colto
all’improvviso dall’attacco di risate. Marco
iniziò a prendere fuoco, scagliandosi contro Satch con il
viso a forma di becco, e di inseguendolo per tutto il ponte,
maledicendo in tutte le lingue il girono in cui quell’uomo
aveva guardato quella maledetta pubblicità!
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Eccomi qui! oddio, povero
Marco... povero, povero Marco xD
allora, inizio subito linkandovi una serie di video che vi
faranno scompisciare:
MAI
DIRE ONE PIECE!
allora, sono 4 video (vi ho linkato il numero 3 perchè al
minuto 1.20 inizia una scenetta su Marco che mi ha ispirato xD) che vi
consiglio di guardare perchè alternano momenti bellissimi a
scenette di puro delirio! xD
comunque, ho voluto scrivere di Satch, perchè secondo me ha
tormentato Marco in svariati modi e perchè mi dispiace
moltissimo che il suo personaggio sia apparso per così poco,
mi sarebbe piaciuto moltissimo approfondirlo! Bene, detto
ciò.. ho finito... spero che con queste risate mi perdoniate
i pianti che vi farò fare con Fire of Love (oggi aggiorno,
giuro!)... (e grazie anche a tutte coloro che mi hanno dato 1000 idee per questi soprannomi!!) baci baci!
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e personaggi non sono di mia proprietà e non sono a scopo di
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Capitolo 3 *** 3. Cento modi per cucinare una fenice! ***
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Un giorno qualsiasi, sulla Moby Dick, con spazzolino da denti in mano e
tanto olio di gomito, Satch ed Ace stavano… pulendo il ponte
della nave. Sì, avete capito bene, con i loro spazzolini
dovevano pulire e lucidare minuziosamente tutto il ponte della nave, e
perché questo? Per colpa di Marco, il cocchino del Babbo,
che aveva spifferato tutto riguardo alle razzie in dispensa del
fiammifero e agli scherzi di Satch. Il moro brontolava sommessamente,
mentre il comandante della quarta divisione puliva in silenzio, senza
parlare. Tutta la nave era silenziosa, si sentivano solo il raschiare
delle setole sul legno ed i tonfi sommessi delle ginocchia dei due
ragazzi, che gattonando nettavano asse per asse, centimetro per
centimetro, finché Satch non scoppiò dalla rabbia.
«Ma porco ananas, brutto spione maledetto! Glie la
farò pagare! Sai come si cucina una fenice Ace? Si
può fare ai ferri, facendo diventare croccante e dorata la
pelle, si può fare alla piastra, mantenendo la carne
morbida, oppure in padella, saltata con un filo d’aceto
balsamico, per darle sapore!» iniziò
l’arrabbiato pirata, sotto lo sguardo confuso e depresso del
moro.
«Dici che potremmo veramente cucinare Marco? Sarà
buono?» chiese il ragazzo dubbioso ed affamato, a causa del
divieto tassativo di toccare cibo prima di aver terminato il lavoro di
igiene della nave. Il suo stomaco brontolava dal momento stesso in cui
gli avevano comunicato quella punizione, maledetto ananas pennuto!
«Certo che si può! È un animale come
gli altri, oppure un frutto… in ogni caso se è
commestibile, lo possiamo cucinare! Fenice alle olive, fenice ai
gamberi, fenice al cognac, fenice alle mandorle, fenice agrodolce,
fenice fritta, fenice alla zucca, fenice con melanzane e zucchine,
fenice in salsa rosa, fenice alla besciamella, fenice arrosto, fenice
in cartoccio, fenice alla romana, con i peperoni, fenice avvolta nella
pancetta, fenice al curry, petto di fenice alla pizzaiola, fenice alla
cacciatora, polpette di fenice, spiedini di fenice, ali di fenice in
pastella, fenice ripiena, e questa mi divertirei da matti a cucinarla!
» Iniziò ad elencare Satch, sotto lo sguardo
attento di Ace, che non sapeva si potessero fare tante cose con una
fenice!
«E non è finita sai? Possiamo cucinare enchiladas
di fenice, fenice ai carciofi, tortello di fenice, ravioli di fenice ed
asparagi, insalata di fenice, fenice al sugo, ragù di
fenice, cordon bleu di fenice, fenice al limone, straccetti di fenice e
peperoni, fenice all’ananas, così facciamo due in
uno!» brontolava il pirata, continuando a pulire il ponte.
«bocconcini di pollo e verdure, alette di fenice ripiene,
fenice al vino bianco, fenice al melograno, fenice al latte, fenice in
salsa di pinoli, arrosto di fenice con mele e patate, pomodori ripieni
di fenice, insaccato di fenice, fenice allo spiedo, fenice ai funghi,
fenice all’arancia, ali di fenice al formaggio, petto di
fenice al pepe verde, fenice in salsa aromatica, fenice alle acciughe,
fenice in umido, però Ace ricordami di lasciarlo macerare
per tre giorni in aceto e vino, così la carne diventa
morbida! Quell’uccellaccio è da considerare
selvaggina, non carne d’allevamento!»
Affermò sicuro Satch, menando lo spazzolino vicino al viso
del moro, come ad appuntarsi veramente quel piccolo dettaglio. Satch
era un esperto in cucina, e conosceva mille e più ricette,
sicuramente avrebbe saputo cosa farne di una buona porzione di carne di
fenice.
«Ma Satch, e se invece sapessi di Ananas e non di
carne?» Domandò il fiammifero, con un cipiglio di
preoccupazione in volto. Il comandante della quarta flotta si
girò a fissarlo, e per secondi, che parvero ore, i due si
fissarono, attenti e perplessi, pensando a quell’evenienza. E
se Marco invece di essere un pennuto, fosse stato un frutto?
Satch d’un tratto fece spallucce, tornando a fregare il
pavimento della nave con lo spazzolino.
«Se fosse un ananas, potremmo fare la macedonia,
dell’ottima tequila, ananas al cognac, ananas sciroppato,
ananas caramellato, marmellata d’ananas, gelato
all’ananas, granita di ananas, succo d’ananas,
crema di ananas, ananas alla panna, ananas al naturale, ananas con
crema di pistacchi, ananas in salsa d’avocado, ananas fritto,
ananas flambé, ananas meringato, ananas ripieno, oppure
caramelle all’ananas, aperitivi
all’ananas…»
E fu così che i due pirati passarono i loro giorni,
fantasticando su cento e più ricette a base di Marco,
facendo invidia alla Parodi, ma non riuscendo mai a risolvere
l’arcano mistero, il quesito mistico e mitologico che
attanagliava le loro fragili menti da pirati, tormentando i loro sogni
e torturando le loro mentingi… Il comandante della prima
flotta, era animale o vegetale? Era uccello o frutto? Era fenice o
ananas? Nessuno lo scoprirà mai, resterò uno dei
tanti, inconoscibili e misteriosi quesiti di ONE PIECE!
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Ma ciao! un piccolo omaggio al
fiml "Forrest Gump", con la fenice al posto dei gamberi xD
Come sapete, questo aggiornamento anticipa di poco quello dell'altra ff
( e mediamente è un messaggio di scuse in anticipo xD)
comunque, un grazie a Lenhara,
che inconsapevolmente mi ha dato l'idea per questa
demenzialità xD le nostre conversazioni notturne portano
alla creazione di ste cose xD
Bene, un grazie anche a Google a alle sue fantastiche ricette, e
ovviamente a tutti voi che leggete questa stupida raccolta!!
(aggiungerei un grazie a Marco per la pazienza verso noi fan xD)
alla prossima!!!
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Capitolo 4 *** 4. La fame fa brutti scherzi!!! ***
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Il ponte della grande nave era splendente, ma le schiene dei due
comandanti necessitavano ore e ore di massaggi e riposo.
«Maledetto ananas, me la pagherà questa! Alla mia
età fare queste fatiche!» Brontolava Satch,
camminando ricurvo e dolorante verso la sua cabina, con una mano sulla
curva lombare. Ace invece, più che il dolore alla schiena ed
alle braccia, sentiva una voragine nel petto, un vortice di fame ed una
smania di cibo incontrollabile.
«F-fameee…» Articolò,
dirigendosi barcollante verso la mensa; tutte le succulente ricette
elencate da Satch gli vorticavano nella testa, torturando ulteriormente
il suo stomaco brontolante e contorcendogli l’intestino. Non
aveva mai provato un desiderio di mangiare tanto forte ed impellente,
non riusciva quasi a vedere la porta davanti a lui, tanto era affamato.
Nonostante la vista annebbiata però, riuscì ad
afferrare la maniglia e ad entrare nella grande sala da pranzo. Pochi
metri lo separavano dalla cucina, e solo una persona era presente in
quel grande salone: Marco.
La fenice guardò il moro, ormai stremato, con occhi saccenti
ed indifferenti; sapeva benissimo che il ragazzo era affamato, e sapeva
anche che la colpa era sua. Ma era il comandante della prima flotta,
come poteva ignorare le razzie di Ace? Era un suo dovere informare il
Babbo.
«Fameeeeeee….» Disse strascicante Pugno
di fuoco, trascinando le gambe in piccoli passi affaticati.
Maledizione, erano poche ore che non mangiava, non settimane!
«Fai meno a vittima, non stai morendo, eh!» Lo
riprese la fenice, inconsapevole di aver firmato la sua condanna a
morte! (O_O).
Il moro si voltò, e vide… Un grande e succulento
ananas! No aspetta… Era un pollo al forno! No, no,
no… Era un tacchino ripieno!
La bava iniziò a colare dagli angoli della bocca di Ace,
formando una pozza bagnata ai piedi del fiammifero affamato.
«Caaarneee…» Disse, fissando Marco con
sguardo vacuo, non vedendo più il compagno pirata, ma un
meraviglioso e fumante volatile, spennato e cotto a puntino!
«Ciiiiboooo…» Sbavò
ulteriormente il moro, torcendo il busto verso il tavolo dove era
appollaiata la fenice, ed avanzando lentamente. Pareva uno zombie,
lento e famelico, pronto a divorare la sua preda. Marco non capiva, non
riusciva a capire cosa stava facendo il moro, non riusciva
decifrare le parole sbavate del ragazzo, che stava elencando tutte le
fantastiche ricette di Satch. Gli occhi di Ace iniziarono a brillare,
affamati e folli, mentre la salivazione aumentava ancora, con il palato
che ormai assaporava la tenera carne della fenice.
«Pooolllloooo…. » Sbiascicò,
ormai a pochi metri dal comandante della prima flotta, che incredulo
osservava il compagno. Quando Marco si accorse del pericolo era ormai
troppo tardi!!!
L’ananas mise le ali ( e senza bere la RedBull!) e
volò via dal suo posto, inseguito da un disperato ragazzo in
fiamme, che non vedeva l’ora di assaporare l’aroma
speziato ed il gusto deciso di quelle fantastiche coscette fritte(o ai
ferri? Oppure con qualche salsa?). Non gli importava, anche crudo
sarebbe stato buonissimo!!!
«Ma sei impazzito, eh?» Gracchiò il
volatile, scappando con agili balzi alati, da un lato
all’altro della stanza. Il moro ormai non aveva
più il controllo delle sue azioni, non faceva che nominare
gustosi piatti a base di fenice ed ananas, tentando di catturare Marco
in tutti i modi.
«Maledizione! Satch! Babbo! Qualcuno lo fermi, eh!»
Schiamazzò la fenice, ribaltando tavoli e sedie, tentando di
rallentare l’avanzata del feroce ed affamato zolfanello. Ma
la disperazione e la fame sono brutte bestie, e nemmeno
l’esperienza e la saggezza di un’astuta fenice
possono batterle. Con un balzo felino, Ace riuscì ad
afferrare la gamba di Marco, trascinandolo a terra ed immobilizzandolo
sul pavimento.
«Selvaggiiiinaaaa….» Sbavò
ulteriormente il moro, mentre si avventava sul braccio teso
dell’altro comandante, che intanto tentava invano di
divincolarsi ed urlava aiuto.
«Idiota che non sei altro, lasciami andare, eh!»
Strideva il mitologico rapace, mentre i denti di Ace si avvicinavano
alla sua carne.
Un urlo agghiacciante riecheggiò per tutta la nave, facendo
accorrere tutti gli equipaggi e perfino il Babbo in persona. La scena
che si parò davanti alla ciurma di Barbabianca era delle
più strane: il comandante della prima flotta, Marco la
Fenice, agonizzava a terra, schiacciato dal corpo di Portuguese D. Ace,
detto pugno di fuoco, che gli addentava un ala. Cioè, volevo
dire, un braccio.
Ci vollero cento uomini, tre ordini del Babbo e quaranta piatti da
portata fumanti pronti in tavola, per staccare la fauci del giovane dal
braccio di Marco, che probabilmente la prossima volta, prima di fare la
spia, ci avrebbe pensato due volte.
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Hem.. Salve! xD Come avrete
capito questo è il sequel dalla storia precedente (Grazie a
Temari_Ace per l'idea di Ace affamato ed a Lenhara per l'idea
dell'età di Satch xD).
Che dire? Non chiedetemi "Perchè?" o "Come?"
perchè nemmeno io so rispondervi, la cosa che più
mi ha stupito è stata "mitologico rapace" che sembra anche
una cosa seria nel complesso xD
Beh, lasciamo perdere le coscette di fenice, che è meglio!
Marco un ciorno o l'altro mi ucciderà, ne sono certa,
però non posso fare a meno di prenderlo in giro xD
allora, un po' di anticipazioni sulle prossime storie: Ho chiesto
ufficialmente all'autrice/autore di alcuni fumetti esilaranti di poter
scrivere storie sui suoi lavori, e gentilmente mi è stato
concesso il permesso, quindi ci saranno ancora tante storie in questa
raccolta, che spero rendano quanto le vignette (che
allegherò ovviamente).
subito dopo queste vignette, ci sarà la "Pausa Disney", con
storie su Marco, ispirate ai grandi film Disney (Marcunzel è
già in fase di scrittura xD) e per finire ci saranno altre
storie con altre vignette, dedicate alla malsana attenzione di Shanks
verso il povero piccione azzurro! (Non ci saranno scene osé,
solo accenni a situazioni imbarazzanti e riferimenti vari xD)
Ora ho già sproloquiato abbastanza direi, quindi vi lascio
andare!!! ^_^ ovviamente, come ben sapete, tra poco
aggiornerò l'altra FF (quella seria xD) quindi intanto
fatevi due risate alle spalle dell'ananas xD
un bacione, alla prossima!!!!
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Capitolo 5 *** 5. La patata di Marco! ***
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Nella
buia e stretta
cucina della Moby Dick, dopo che la mensa era stata scossa dal
trambusto provocato dalla lotta per la vita tra Ace e Marco, ed era
stato sventato il tentativo di brutale cannibalismo del comandante
della seconda flotta, un altro pirata tramava la sua spietata vendetta
contro la fenice.
«Tsk, fare la spia al Babbo! Che meschino! Per cosa poi?
Qualche
innocuo scherzetto? Maledetto volatile mitologico! Vedrà
cosa
gli combino a cena! Lo farò deridere da tutta la
ciurma!»
Borbottava tra se e se Satch, il cuoco di bordo, ancora arrabbiato con
Marco e dolorante per la fatica di nettare il ponte con lo spazzolino.
Prese un’enorme pentolone ed iniziò a creare la
sua
ricetta maledetta, aggiungendo i mefistofelici e demoniaci ingredienti,
immonde spezie diaboliche e tutta la sua sete di vendetta!
Ananas, cannella, ed ogni cosa infausta! Questi erano gli ingredienti
scelti per creare la vendetta perfetta! Ma lo sbadato cuoco aggiunse
per sbaglio un altro ingrediente, il Patatas X. E così dal
pentolone iniziò a fuoriuscire un’enorme,
gigantesca,
mastodontica, colossale, ciclopica, immensa, possente e
smisurata… Patata!
La patata gigante però aveva una particolarità,
assomigliava mostruosamente a Marco, con le piccole radici sul capo, e
la buccia raggrinzita che ricordava gli occhi spenti e poco svegli
dell’uccellaccio azzurro, che aveva fatto soffrire il povero,
piccolo, innocente e casto Satch (sì, come no!).
Il cuoco rimase a bocca aperta di fronte a tanta patatosità,
ma
presto lo stupore lasciò spazio alla dolce sensazione di
vittoria. Quell’incidente con il Patatas X, era stato
provvidenziale, adesso sì che avrebbe avuto la sua vendetta!
Il cuoco iniziò a ghignare, poi a ridacchiare tra se e se, e
poi
la sua risata spettrale riecheggiò per tutta la nave,
facendo
rabbrividire chiunque la udisse!
Muahahahahahahahahahahah!!!!!
Più tardi, nella mensa, dove si era riunita tutta
la
ciurma per la cena, Marco sedeva tranquillo al suo posto, alla destra
del padre, fiero ed orgoglioso del suo ruolo, inconsapevole
dell’orrore che stava per abbattersi su di lui!
D’un tratto Satch entrò, trascinandosi dietro un
enorme
carrello, coperto da un lenzuolo bianco che ne celava il contenuto.
Perfino il Babbo si lasciò sfuggire un’espressione
perplessa, davanti a quell’enorme cosa coperta. Per quella
giornata ne aveva avuto abbastanza di sorprese, tra la spifferata di
Marco ed il tentativo di Ace di spolpare le coscette del suo amato
figliolo.
«Signori e signore! Babbo…
Marcoo….»
Iniziò il cuoco, terminando la frase con un tono lascivo e
maledettamente inquietante.
«Stasera omaggeremo il nostro fiero pennuto! Marco la
gallina! E
per questo che ho preparato questa pietanza pregiata! Un tubero creato
in laboratorio, introvabile in natura, unico nel suo genere!!!
L’ananas patata!» Tuonò con fare
teatrale, ignorando
un cenno del Babbo a smetterla con gli insulti al comandante e
scoprendo la sua creatura, rendendola visibile a tutti quanti.
Barbabianca sputò tutto il sakè che aveva appena
assaggiato, Vista a momenti si strappò un baffo, mentre Izou
si
era sbavato vistosamente il rossetto. Tutti trattenevano a stento le
risate, nonostante volessero molto bene a Marco, non ridere davanti ad
una cosa del genere, risultava quasi impossibile. L’enorme
patata
era sotto gli occhi di tutti, ammirabile in tutta la sua patataggine!
Solo
marco sembrava
rimanere impassibile, mentre fissava negli occhi la grande patata, una
nuova consapevolezza si faceva largo in lui, rimettendo a posto i
tasselli mancanti della sua vita, ridandogli uno spicchio di passato,
che lui ormai aveva perduto. Ma Marco sapeva bene che il suo cuore non
si stava sbagliando, non stavolta, non davanti a quella
verità
incontestabile!
Gli occhi del comandante della prima flotta si inumidirono, mentre si
alzava e faceva un passo incerto verso quell’immenso tubero.
Quando finalmente arrivò “faccia a
faccia” con esse,
non seppe più trattenere le lacrime, e piangendo si
accasciò a terra, abbracciando il corpo della patata.
«Mammaaaaaaaaa!!!!!» Gridò tra i
singhiozzi la fenice.
«Mammina!!! Mi sei mancata tanto!!! Perché mi hai
lasciato???» Pigolava la fenice, sotto gli occhi stralunati
dell’intera ciurma.
Chi l’avrebbe staccato ora da quel vegetale? Chi gli avrebbe
spiegato che quella NON poteva essere la sua MAMMA? Ma soprattutto, chi
sarebbe più riuscito a mangiare una patata?
Solo la ciurma di Barbabianca lo sa!
-----------------------------------------------------------------------------------------
Hem... xD
Marco mi odia, ne sono certa! xD Vi assicuro che scrivendola mi stavo
sbellicando dalle risate, e mi vergognavo delle sciocchezze che la
mia mente bacata partoriva, ma non potevo fare a meno di farlo x'D
Santi numi, cosa ci posso fare? xD
Caliamo un velo pietoso sull'argomento "patatosità", che
è meglio, e passiamo a noi!
Come al solito questo aggiornamento preannuncia l'altro, ormai lo
sapete, e quindi non mi dilungo!!!!
Alla prossima!!! con... Marcunzel, che aprirà il ciclo
"Disney" e sarà una rivisitazione dell'intero film
"Rapunzel", quindi lo dividerò in più parti, per
evitare aggiornamenti troppo in ritardo e troppo lunghi ^_^!!!!
Spero di avervi divertito!!! Ciaoooo e alla prossima!!!!!
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e personaggi non sono di mia proprietà e non sono a scopo di
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Capitolo 6 *** 6. Marcunzel (Parte 1) ***
c1
Questa è la storia… Di come sono morto.
Ma no non vi preoccupate, è molto divertente! Ed in
verità non è nemmeno la mia storia! Questa
è la
storia di una ragazza, che si chiama Marcunzel, e comincia con un
ananas. Dunque, c’era una volta, una goccia di succo
d’ananas caduta dal cielo, che posandosi sulla terra fece
nascere
una magica piantina d’ananas dorata. Questa piantina aveva il
potere di guarire i malati ed i feriti, e venne soprannominata
l’ananas fenice.
Molti tentavano di impadronirsene, ma gli abitanti del luogo dove era
spuntato, non rivelavano mai la sua ubicazione, attendendo il giorno in
cui sarebbe servito il suo potere.
Passarono i secoli, gli abitanti dell’isola si estinsero ed i
pirati imperversavano per i mari, la grande era della pirateria era
ormai alle porte, ed il grande Barbabianca iniziava a realizzare il suo
grande sogno, avere una famiglia.
Un giorno, durante una delle tante soste, i suoi uomini trovarono una
piccola bimba appena nata, abbandonata accanto alla spiaggia. Inutile
dire che il grande pirata la prese con se, ma i medici di bordo si
accorsero subito che la povera piccolina era gravemente malata, e non
c’era cura. Il pirata bianco ordinò di salpare in
tutta
fretta, verso l’isola dove si trovava l’ananas
fenice, che
era tra i territori sotto la sua protezione, ed avvisò i
suoi
uomini che avrebbero dovuto setacciare l’isola in cerca di
quella
magica piantina. Il grande pirata infatti, sapeva della sua esistenza,
ma non la sua ubicazione.
Mentre la nave fendeva rapida l’acqua dell’oceano,
in
quell’isola lontana, una vecchia donna rugosa stava tirando
fuori
la piantina dal suo nascondiglio di foglie e rami, per poterne usare i
poteri, ringiovanendo. La vecchia Kureha aveva sempre sfruttato
l’ananas, tenendone le proprietà tutte per se,
restando
così giovane in eterno. Le bastava intonare questa canzone:
“Ananas dammi ascolto, tu mi aiuterai… Non mi dire
che per
me è tardi ormai, è tardi
ormai…”
Insomma avete capito il concetto? La vecchia canta, l’ananas
si illumina e lei torna giovane! Da paura, no?
Ma una sera, proprio mentre stava per ricoprire la povera piantina, gli
schiamazzi ed il vociare dei pirati, alla ricerca della magica ananas
fenice, la fecero spaventare e fuggire, lasciando scoperto il
nascondiglio. I filibustieri trovarono così il frutto
magico, e
lo portarono svelti al loro capitano, che lo fece cucinare e lo diede
alla piccola trovatella. La magia dell’ananas dorato,
guarì la piccolina, facendole spuntare un buffo ciuffo di
capelli biondi sulla testa.
Barbabianca, felice di questo successo, diede una grande festa, nella
quale fu lanciata in aria una piccola lanterna, che simboleggiava la
nascita di una nuova vita.
Ma la serenità non era destinata ad essere duratura, la
vecchia
Kureha infatti, non voleva rassegnarsi ad invecchiare, così
si
intrufolò nella nave del babbo, per rubare una ciocca di
quei
capelli magici. Quando si avvicinò alla culla,
iniziò a
cantare ed i capelli della bimba iniziarono a risplendere, ma quando le
forbici della vecchia tranciarono la ciocca prescelta, persero potere.
La bimba si svegliò piangendo, attirando
l’attenzione dei
pirati, ma ormai la vecchia befana era già scappata, rapendo
la
bambina.
L’imperatore bianco sguinzagliò i suoi alleati e
le sue
divisioni ovunque, per anni e anni, ma la piccola sembrava scomparsa
nel nulla, lasciando il Babbo nello sconforto. Vi do un piccolo
indizio? La bambina si chiamava, Marcunzel.
Nel frattempo, in una torre lontana e nascosta nella foresta, la
vecchia Kureha aveva il suo nuovo ananas fenice, ma stavolta
l’avrebbe tenuto nascosto per bene, senza lasciarlo mai
uscire.
«Perché non posso mai uscire, eh?»
Domandava la
bambina triste alla vecchia, mentre questa le pettinava meticolosamente
i pochi ciuffi di capelli che aveva in testa, ormai diventati lunghi e
fluenti (???).
«Il mondo là fuori è brutto e cattivo,
tu non devi
mai uscire da qui Marcunzel, altrimenti tutti ti prenderebbero in giro
perché sei brutta, hai capito ananasino mio?»
Rispondeva
la befana, ottenendo sempre un sommesso cenno di assenso dalla piccola.
Ma le mura della torre non potevano nascondere tutto, e così
una
volta l’anno, proprio nel giorno del compleanno di Marcunzel,
Barbabianca e tutte le sue ciurme, lanciavano in aria milioni di
lanterne, sperando che un giorno la loro piccolina tornasse. E
Marcunzel vedeva quelle luci, sognando un giorno di poterle vedere da
vicino.
Passavano gli anni e Marcunzel cresceva, sperando di poter
osservare quelle lanterne!
Alla vigilia del suo diciottesimo compleanno, la ragazza stava facendo
il uso gioco preferito, con il piccolo amico camaleonte, di nome Satch:
nascondino!
L’esserino verde, con un improbabile acconciatura (tanto per
restare in tema), si era mimetizzato alla perfezione tra i vasi di
fiori, fiducioso che la fanciulla non avrebbe mai potuto trovarlo!
Le ante si aprirono di botto, e la faccia di Marcunzel
iniziò a sondare il davanzale, in cerca del suo buffo amico.
«Beh, direi proprio che Satch non si è nascosto
qui
fuori…» Asserì, fingendo di
allontanarsi dalla
finestra, mentre l’ingenuo camaleonte sghignazzava felice. Ma
una
rapida ciocca di capelli biondi afferrò la codina del
rettile,
trascinandolo in alto.
«Preso!» affermò Marcunzel, gioendo e
facendo
prendere un infarto al povero cosino dal ciuffo in stile pompadur.
«Sono ventidue a zero per me, vogliamo vedere chi arriva per
primo a ventitre, eh?» Aggiunse beffarda
l’antipatica
ragazza, guadagnandosi un versetto sibilante da parte di Satch, che
somigliava vagamente ad un “vai a cagare”.
«Ok, cosa ti va di fare, eh?» Chiese allora la
bella
fanciulla (???) curiosa di sapere cosa preferisse fare il suo buffo
amico.
Il coso verde si drizzò in piedi, indicando il mondo esterno
con
la coda, ansioso di poter visitare la grande foresta che circondava la
maestosa torre. Ma Marcunzel era irremovibile e rispose sarcastica:
«Non credo proprio! Mi diverto tanto a stare qui, e anche
tu!». Guadagnandosi l’ennesimo versetto, vagamente
simile
ad un insulto di medie dimensioni.
«Insomma Satch, non si sta così male qua
dentro!»
Affermò ritrovando il sorriso, mentre una strana musichetta,
proveniente da non so dove ed azionata da non so chi, iniziava a
riempire l’ambiente. Non stava per cantare, vero? Ovviamente
sì.
« ♪ Sono le
sette è ora
di cominciare, prendo la scopa e scop… hem, spazzo di qua e
di
la!!! Corro di sopra, ho i panni da sistemare, l’orologio
però più veloce non va, eh! ♪»
Cantava la ragazza, mentre con scopa, paletta e spazzettone girava per
tutta casa, facendo le pulizie, sempre pedinata dal coso verde.
« ♪ Afferro un
libro o due,
dalla mia libreria, e aggiungo un bel dipinto nella galleria! Tra la
chitarra i ferri e la gastronomia, aspetto quel che
succederà! ♪
» Continuò, correndo a destra e a
manca afferrando
libri a caso e dipingendo a testa in giù sui muri della
torre.
Che io mi chiedo, ma vi pare normale che una madre non dica niente se
la figlia si mette a disegnare sui muri? Mah! Comunque, la fanciulla si
destreggiava anche con il lavoro a maglia, creando chilometriche
sciarpe, e con la cucina e la musica! Una “donna”
tutto
fare insomma! Ma non sperateci, la canzone non è finita qui!
La
ragazza ora si è accorta di non avere ancora imbrattato un
angolo di muro, e prendendo la misura con il pollice, si accinge a
rendere artistica anche l’ultima parete sana della torre.
«♪ Faccio un
bel gioco e dopo,
la pasticciera!!! Ed il teatro direi che non fa per me! Provo con la
ceramica e con la cera, eh! Poi lo sport, qualche schizzo, salgo su,
che bel pizzo!♪»
Continuava Marcunzel, completando complessi puzzle e sfornando
centinaia di biscotti, mentre si metteva maschere orrende per
terrorizzare il povero Satch, costretto ai lavori forzati dalle manie
artistiche della protagonista. Non contenta poi si mette a fare
stretching, imbratta ancora la parete e brutalizza psicologicamente il
camaleonte, cucendo per lui un discutibile abitino di pizzo rosa.
Povero Satch.
«♪E prendo un
libro o due, da
quella libreria, e viaggio ancora un po’, con la mia
fantasia, e
poi mi spazzolo, con forza ed energia, ma sono sempre rinchiusa qua! E
allora aspetto, aspetto, aspetto, aspetto, quel che
succederà!♪»
Cantava, abbattuta e annoiata, mentre si spazzolava i capelli (se
ridete a questa affermazione, pensando a Marco che si pettina, siete
delle cattive persone!) arrampicandosi sul tetto e spargendo la sua
folta chioma su tutto il pavimento, in regolari cerchi concentrici.
«♪ Ma domani
c’è,
quel che amo di più, eh! Quella scia di luci che, mi porta
lassù… Che cosa sia, ancora non so; so che
è nel
cuore, e che presto la vedrò! ♪»
Terminò, finalmente, di cantare, triste ed avvilita
guardando il suo dipinto.
Nel frattempo, in una fortezza non molto lontana, un baldo giovane,
seguito da due gemelli brutti come la fame, stava per intrufolarsi
nella sala del tesoro, saltellando allegramente sul tetto! Da un
abbaino (cosa ci faccia un abbaino che affacci sulla sala del tesoro,
è un mistero tuttora irrisolto) i due energumeni calarono il
bel
bandito, che svelto e prendendo in giro una buffa guardia,
rubò
il tesoro più importante del regno, il cappello arancione!
I banditi fuggirono svelti dalle guardie, mentre il bel giovane, con il
cappello ben calcato in testa, sbraitava al mondo intero di volersi
comprare un castello.
Ma torniamo alla torre… Dove la ragazza sta riordinando i
suoi
colori a tempera, che ovviamente sono bastati a fare un murales
gigantesco, e confida al suo fedele e camaleontico amico di voler
finalmente chiedere alla vecchia Kureha, di vedere le luci fluttuanti.
Proprio mentre Satch le faceva coraggio, gonfiando il petto, una voce
risuonò nella torre.
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Ed eccoci qua, finalmente, con il
primo "episodio" di Marcunzel! xD
La copertina vi fa capire un pochino il ruolo dei vari personaggi di OP
in questa bizzarra rivisitazione! xD Penso che farò strani
fotomontaggi del genere ad ogni capitolo, per introdurre i personaggi
xD Ovviamente l'immagine l'ho solo modificata, non l'ho "creata",
quindi i personaggi sono di Oda e della disney, i disegni sono di chi
li ha fatti e il mio contributo artistico si limita all'aver truccato
la bella Marcunzel xD
Dite che mi ucciderà? beh, se sentirete al Telegiornale
"ragazza
trovata massacrata a beccate da volatile sconosciuto", sono io xD
Beh, bla bla bla, tra poco aggiorno l'altra, bla bla bla. e che dire
ancora?
ah sì, non so quante parti ci saranno di questo "film",
è
talmente ricco di scene divertenti che tagliarle mi risulta moolto
difficile, quindi non saprei xD le pubblicazioni comunque saranno
SEMPRE puntuali, non temete ^_^
Un bacione e alla prossima!!!! ^_^
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Capitolo 7 *** 6. Marcunzel (Parte 2) ***
c1
«Marcunzeeeeeel, sciogli i tuoi capelliiii!»
Gridava ogni
sacrosanto giorno la vecchia befana, costringendo la fragile fanciulla
ad issarla dalla torre, quando sarebbe bastato mettere una scala.
«Marcunzel, non mi va di diventare vecchia qua
sotto!»
Incalzò la befana, come se non fosse già
decrepita. La
fanciulla calò la sua bionda e folta chioma (continuate ad
essere cattive persone se state ridendo), ed issò la madre.
Dopo i soliti convenevoli, la ragazza iniziò a borbottare,
sperando di trovare il coraggio di chiederle di accompagnarla a vedere
le lanterne. Ma la vecchia continuava ad interromperla, scherzando sul
suo aspetto e sui suoi modi di fare, chiedendole poi di cantare per
lei, in modo da ringiovanirla! Marcunzel, convinta che prima avesse
cantato, prima sarebbe riuscita a parlarle, prese alla svelta poltrona,
sgabello e spazzola, facendo sedere la madre e lasciandole in grembo la
sua chioma fluente.
«♪Ananasdammiascolto,
serisplenderai, conituoipoteri, miproteggerai, conlatuamagia,
tumiaiuterai, enondirmiche, permeetardiormai!♪»
Cantò in fretta e furia, tramutandosi in supersayan per
qualche
secondo, dando una botta di vita alla madre, che rimase
leggermente sconvolta.
«Marcunzel!» La rimproverò la donna, ma
lei la ignorò!
«Dunque madre, ti dicevo che domani è un giorno
molto
importante, ma non mi hai chiesto perché! Quindi ora
ascolta,
è il mio compleanno!! Ta daaa!!!»
Esclamò la
fanciulletta tutta contenta, abbracciando con slancio la vecchia, ormai
ringiovanita.
«No, no, no, non può essere. Ricordo la cosa
perfettamente, il tuo compleanno è stato l’anno
scorso!» Esclamò sicura di se Kureha, guardando la
figlia
con lo sguardo di chi la sa lunga, ma Marcunzel non demordeva!
«La cosa buffa dei compleanni è questa, eh! Ogni
anno
ritornano! Madre, compirò diciotto anni, e volevo
chiederti… Quello che vorrei tanto per questo compleanno, in
realtà quello che sqausdortusdada»
Bofonchiò
incomprensibilmente la biondina, alterando la madre.
«Marcunzel smetti di borbottare! Bla bla bla, è
davvero
irritante! Sto scherzando, sei adorabile! Ti voglio tanto bene
cara!» Disse la vecchia, con evidenti problemi di
personalità multipla, allontanandosi.
La ragazza allora trovò finalmente il coraggio di chiederle
delle luci fluttuanti, argomentando le sue teorie con carte
astronomiche (e qui il lettore si chiede, come diavolo ha fatto una
ragazzina a disegnare la mappa delle stelle, sempre rigorosamente sul
muro? Altro mistero che rimarrà irrisolto), ma la madre
è
irremovibile, e chiudendo le finestre, creando così
un’atmosfera buia e tetra, indovinate un po’ cosa
iniziò a fare? Ma a cantare ovviamente! Perché
quale
metodo migliore di spiegare la pericolosità del mondo, se
non
cantando?
«♪ Vorresti
uscire dalla torre?
Oh, che dici Marcunzel? Cara, sei un fuscello delicato… E mi
ascolti sempre, sei un amore! Sai che ti ho protetto e tutelato, e
guarda, tu sei il più raro ananas…♪»
Iniziò la befana, facendo piroettare la ragazza e
strusciando
lascivamente il suo viso, stirato come quello di una donna reduce da un
lifting.
«♪È
una delusione che
vuoi darmi? Vuoi lasciare il nido e andare via? Sì, ma non
ora!
Non ancora, stai qui, con me! ♪»
Continuò con fare
drammatico Kureha, accasciandosi su rossi tendaggi e dando colpi
d’anca portentosi alle pareti, attivando strambi meccanismi.
Sorvoliamo poi sul riferimento al “lasciare il
nido”, visto
e considerato che il nostro prot.. hem, la nostra protagonista ha
evidenti tendenze.. Piumate.
«♪Resta con
me, non ti
allontanare, è il consiglio che ti do! Resta con me, se ti
lascio andare me ne pentirò, lo so! Ladri in
libertà,
piante velenose, antropofagia, la peste! Sì! Grossi e grandi
ratti, facce spaventose! Ahhh, io muoio, non lasciarmi!!!♪»
Cantava la donna, terrorizzando Marcunzel comparendole alle spalle,
nelle tenebre della stanza e destreggiandosi abilmente con le ombre
cinesi. Per non parlare di bambole in padella, Moci Vileda trasformati
in topi, grotteschi disegni sulle piastrelle (a quanto pare
è un
vizio di famiglia dipingere ovunque capiti) e tetre lanterne verdi, da
far invidia alle candele di Mihawk! Con teatralità poi, la
donna
si accasciò a terra, provata dalle fatiche del canto lirico,
per
poi riprendersi alla svelta e torturarci i timpani con
un’altra
strofa.
«♪Mamma
è qui, sai che
ti proteggo, cara veglio su di te! È un bel dramma, senza
mamma,
ma seeei, con me! Resta con me, stai con la tua mamma, sola tu cosa
farai? In desabilié, senza alcun programma, cara finiresti
nei
guai!!!♪» tuona la vecchia, srotolando Marcunzel
dal
bozzolo di capelli in cui si era rifugiata e confondendola con numeri
di magia ed effetti scenici con le candele. Come se non bastasse poi,
la donna inizia a mettere il dito nella piaga, sottolineando lo stile
osceno di Marcunzel, ponendola davanti ad uno specchio. Come negare che
quel vestitino di pizzo e raso rosa, non le stesse bene? La cattiveria
della donna non aveva confini, e così iniziò ad
arrotolare la fanciulla come una bobina, facendola rotolare sul
pavimento. Alla faccia dell’amore materno.
«♪ Sei un
po’ svampita,
piena d’ansia e dubbi, anche un po’ distratta!
Vedi? In
più non sei bella, senza che ti arrabbi, sai mia cara che ti
adoro! Mamma sa chi sei, mamma ti capisce, mamma è sempre
accanto a te!♪» Continuava imperterrita,
srotolando la
ragazza e deprimendola ulteriormente, evidenziando ancora una volta che
la sua “bellezza” non era proprio convenzionale.
L’autostima di questa fanciulla rasentava sicuramente il
pavimento, ma almeno la canzone volgeva al termine.
«Marcunzel, non devi mai più chiedere di lasciare
questa
torre, d’accordo?» Chiese imperativa la madre alla
ragazza,
che triste e timorosa acconsentì.
«♪Non
scordare, cosa fare… Stai qui, con mee!♪»
No, non aveva ancora finito a quanto pare!!! Ma ora ve lo assicuro, ha
smesso e non canterà più per un po’!
La vecchia si cala dalla torre (continuo a chiedermi il motivo
dell’assenza di una scala), salutando Marcunzel e
promettendole
di tornare presto, con varie moine e smancerie, e lasciando la ragazza
da sola, con i lunghi e fluenti capelli biondi al vento, cullati da una
melodia strappalacrime suonata dal solito non so chi ( e non mi
riferisco a quello stupido popolo natalizio del Grinch).
Nel frattempo, nella foresta, il rinomato piratuncolo dal volto
lentigginoso e i brutti fratelli Declavan, correvano a perdifiato,
scappando dalle guardie! Ma un manifesto attira l’attenzione
del
giovane, facendolo piagnucolare disperatamente! I suoi compari,
ansimanti per la corsa, lo guardano perplessi, non capendo a cosa sia
dovuta la sua disperazione. La risposta arrivò dallo stesso
pirata, che voltando verso di loro il manifesto afferma con disdegno:
«Non riescono a farmi il naso giusto!»
«E allora?» chiede con disprezzo e mal celata
rabbia uno
dei gemelli, che giustamente non comprendeva la disperazione del moro
per uno stupido disegno, quando erano inseguiti dall’intero
corpo
di guardia!
«È facile per voi vero? Voi siete venuti
perfetti!»
afferma sconsolato ed offeso il pirata, osservando il manifesto di
cattura dei fratelli.
Un nitrito agguerrito spezza la quiete della foresta, facendo
rabbrividire i fuggiaschi, ed ecco arrivare il fiero cavallo Sengoku
(fermamente convinto di essere un cane da caccia, e mi raccomando,
nessuno gli dica che è un cavallo!), cavalcato da Garp, il
capo
delle guardie!
I ladri scappano, ma la sfortuna vuole che si ritrovino davanti ad
un’altissima parete rocciosa, impossibile da scalare.
«Va bene, d’accordo, voi spingete me, ed io vi tiro
su!» Propose convinto il più giovane, che pur
essendo
aitante e con il fisico scultoreo, magnifico e maledettamente sexy,
bello oltre ogni dire e muscoloso, splendidamente sublime e..
Hem… Scusate… Era comunque la metà
della
metà dei due brutti gemelli, che infatti si guardarono
dubbiosi.
«Prima dai a noi il cappello.» Affermò
minaccioso
uno dei due, sottolineando la poca fiducia riposta nel ragazzo, che
rimase profondamente offeso da quell’affermazione, da quella
mancanza disumana di fiducia, da quella brutale rivelazione di celata
inimicizia, ma accettò, consegnando il suo, già
amato,
cappello. I bruti crearono una scala umana, dove Ace Ryder si
arrampicò, arrivando finalmente in cima alla scarpata.
«Ora facci salire bell’imbusto!» Disse il
fratello
posto più in alto, tendendo una mano ad Ace, che
però
aveva le mani impegnate a tenere ben stretto il suo cappello, rubato
durante la salita. Il moro li lasciò lì urlanti
ed
arrabbiati, mentre scappava nella foresta. Purtroppo però fu
intercettato dalla divisione comandata da Garp e dal fiero destriero
Sengoku, che iniziarono l’inseguimento!
Frecce, denti, schiaffi, pugni, mazzate, salti acrobatici e piroette;
alla fine solo Garp riuscì a stare dietro al pirata, ma
un’abile mossa alla Tarzan di Ace, disarcionò la
vecchia
guardia, mentre il pirata iniziava a cavalcare selvaggiamente Sengoku
(non pensate male, ricordate che è un cavallo!
Maliziosi/e!),
che però appena si accorse del cambio di cavaliere,
inchiodò tirando il freno a mano, lasciando solchi nella
terra e
guardando con odio Ace.
«Avanti sacco di pulci, muoviti!»
Esclamò Ace
arrabbiato, tentando di far muovere l’animale, che
però
aveva portato la sua attenzione sul cappello del moro, obbiettivo
finale della sua missione. Tentò così di
recuperarlo con
i denti, iniziando a girare pericolosamente su se stesso ed ingaggiando
una patetica lotta con il pirata. Un tiro di troppo però
fece
volare il cappello verso la classica pianta, posta a strapiombo su un
dirupo altissimo, con un unico stramaledetto ramo, dove casualmente va
ad incastrarsi il laccio del tesoro di Ace. Dopo un attimo di blocco
immagine, i due riprendono la lotta, atterrandosi più volte
a
vicenda e tentando di avanzare verso il tanto agognato pezzo di stoffa.
Con passi di danza ed acrobazie improbabili, si ritrovarono insieme sul
fragile ramo, a scalciare e pestarsi i piedi a vicenda. Ace
riuscì a raggiungere il cappello, ma proprio mentre guardava
trionfante verso Sengoku l’equino, un netto e preoccupante
“Crak” li fece zittire. Ma dico io, è
tanto
difficile capire che un cavallo di 400 kg ed un uomo di 80 kg non
possono essere retti da una cazzo di pianta a strapiombo su uno stupido
dirupo? Idioti! Tutti e due!
Il ramo cede. I due dementi cadono. Il cavallo che si crede un cane e
che viene chiamato “Buddha” inizia ad annusare il
terreno,
tentando di fiutare l’odore del pirata per catturarlo. Il
pirata
e il suo cappello di nascondono dietro un masso e poi scappano dentro
una grotta coperta da edera, trovandosi davanti un’altissima
torre. Il pirata iniziò a scalarla, così da
potersi
nascondere dal cancavallo, ma quando arrivò finalmente in
cima,
entrando dalla finestra e chiudendosela velocemente alle spalle e
dicendo al suo cappello, con voce suadente, che finalmente erano
soli…
DONG!
Una padellata potentissima lo colpì in testa, facendolo
cadere a terra svenuto.
«Ooooohhhhh» Starnazzò
l’ananasina spaventata,
allontanandosi svelta dal corpo del giovane, e riavvicinandosi solo
più tardi, con circospezione, tastando e muovendo il moro
con la
padella, controllando che non avesse denti aguzzi. Quando
appurò, assistita dal fedele Satch, che il pirata non aveva
le
zanne, gli scostò, sempre con il manico della padella
ovviamente, una ciocca di capelli, scoprendone il bel volto. La
fanciulla si avvicinò ad ammirare quei lineamenti dolci, ma
quando gli occhi del ragazzo si aprirono di scatto si
spaventò e
gli diede un’altra potentissima padellata!
Marcunzel avvolse rapida il corpo di Ace nei suoi capelli,
trascinandolo verso il grande armadio e tentando di chiudercelo dentro.
Dopo cadute, pugni, manici di scopa infilati non si sa dove, lanci,
riflessioni, Tetris, botte e gridolini equivoci (provate ad ascoltare
senza guardare le immagini; non sembra un film Disney), finalmente
riuscì a serrare le ante, bloccandole con una grande sedia.
«Ok, ok. Ho chiuso una persona, dentro al mio armadio, eh. Ho
chiuso una persona, dentro al mio armadio, eh! Ah Ah Ah! Troppo debole,
eh? Raccontatelo alla mia padella!» Blaterava la ragazza,
dandosi
poi una padellata sulla testa da sola, davanti allo specchio. Un frutto
che donava intelligenza, invece che una folta chioma, non era forse
meglio? E a proposito di intelligenza, la fanciulla si accorse dello
strano cappello, ed iniziò a provarselo. Lo mise ad un
piede, ma
Satch scosse sapientemente la testa; almeno uno intelligente in quella
casa.
Lo provò su una spalla, ma ancora una volta il povero coso
verde
dovette farle cenno di no con la testa. Alla fine, finalmente, lo
provò in testa! Gli occhi del camaleonte si sgranano, la
musica
di sottofondo diventa gloriosa e trionfante, la ragazza sembra avere
capito tutto ma…
Lo stupido coso verte nega con la testa e la magia svanisce. Mi
rimangio tutto ciò che ho detto in favore di Satch,
è uno
stupido rettile con il QI pari a quello della padrona.
«Marcuuunzeeeelllll!!! Sciogli i tuoi
capelliiiii!!!» il
grido della madre, che tornava dalle sue faccende, fece correre la
ragazza alla finestra, gettando il cappello in un vaso (vorrei sapere
cosa ci fa un vaso vuoto proprio a misura di cappello, lì),
smaniosa di rivelare la sua impresa alla vecchia!
«Arrivo madre, ho una sorpresa per te, eh!»
Gridò di
rimando, gettando i suoi capelli come una fune alla vecchia Kureha,
brutta anche se giovane e non più attempata.
«La mia sarà più grande!»
Rispose la befana.
«Ne dubito…» Sussurrò
Marcunzel.
Tentò più volte di spiegare alla donna che aveva
un uomo
rinchiuso nell’armadio, provando così a
convincerla a
lasciarla uscire, dimostrandole che era in grado di cavarsela da sola
nel mondo esterno, ma Kureha si arrabbiò tantissimo e
nemmeno la
lasciò finire, intimandole che mai e poi mai, avrebbe
lasciato
quella torre.
Marcunzel rimase molto ferita da quella reazione, così
decise di
ingannare la vecchia, convincendola ad allontanarsi per tre giorni, in
modo da poter costringere il ragazzo imprigionato nel guardaroba, a
condurla alle lanterne. E come fece a convincerla? Ovvio, le
domandò come regalo un colore per dipingere, in modo da
poter
imbrattare la parete, che si trovava in un villaggio disperso a giorni
e giorni di cammino; quale madre non lo farebbe?
Non appena la madre fasulla fu partita, Marcunzel usando i suoi fluenti
capelli (siamo tutti cattive persone) come lazzo, aprì
l’armadio, facendo rovesciare rovinosamente a terra il moro,
ancora addormentato. Cadde carponi, per poi scivolare pateticamente,
trascinando la faccia sul pavimento. L’ananasina svelta lo
avvolse nei suoi capelli, immobilizzandolo alla sedia e facendolo
svegliare da Satch.
Il piccolo camaleonte iniziò con coraggio a prendere a
ceffoni e
codate il moro, ma non ottenendo risultati usò la sua arma
più micidiale: la lingua. Fulmineo leccò
l’orecchio
del moro, che rabbrividendo schifato si svegliò. Quando il
ragazzo si accorse di essere legato ed immobilizzato con dei fluenti
capelli biondi, andò nel panico più totale, ma
quando
finalmente Marcunzel uscì dall’ombra, rimase
estasiato
dalla sua.. bellezza? Mah.
«Chi sei tu, e come hai fatto a trovarmi, eh?»
Chiese
minacciosa la biondina, impugnando la sua fedele padella, pronta a
colpire nuovamente il pirata, che allora si decise a parlare, con voce
soave e carezzevole, stregato da quella… fruttacea
apparizione.
«Io non so chi tu sia, ne so dirti come ho fatto a trovarti,
ma
una piccola cosa posso dire… Ciaaaao!»
Terminò
ammiccando e guadagnandosi un’occhiata perplessa della nostra
protagonista, «Come andiamo? Io mi chiamo Portuguese D. Ace
Ryder, come procede la vita?» continuò affabile il
moro,
ignorato dalla biondina.
«Come sei arrivato qui?» stridette
l’ananas.
«Beh, stavo facendo delle cose, vagavo per la foresta e..
dov’è il mio cappello? Dov’è
finito il mio
cappello????» Sbraitò Ace, preoccupatissimo per la
scomparsa del suo amato accessorio arancione.
«L’ho nascosto, in un posto che non potrai mai
scoprire!» affermò con superiorità
l’ananasina, non tenendo conto però delle doti da
pirata
del moro, che infatti, poco dopo, guardandosi attorno indicò
con
sicurezza il vaso nel quale era effettivamente nascosto il suo nuovo,
amato compagno di viaggi.
DONG!
Un’altra padellata lo colpì in pieno, oscurandogli
la vista.
Poco dopo si risvegliò, sempre con la lingua camaleontica di
Satch conficcata nell’orecchio e sempre maledettamente
schifato
dalla cosa. La biondina intanto aveva nascosto nuovamente il cappello,
e minacciava il moro con la padella.
«Allora, cosa ci vuoi fare con i miei capelli? Vuoi
tagliarli?
Venderli?» Ringhiava minacciosa, girando attorno al pirata
legato
alla sedia.
«Senti, l’unico desiderio che ho verso i tuoi
capelli,
è di vederli sparire. Letteralmente!»
Affermò, con
una certa esasperazione, il bellissimo pirata, alludendo alla sua
prigionia.
«Aspetta, tu non vuoi i miei capelli?»
Domandò
dubbiosa l’ananasina, probabilmente convinta di avere i
capelli
più belli e richiesti di tutto il reame. Oltre che brutta
pure
egocentrica, di bene in meglio; come se non bastassero cancavalli e
camaleonti con la passione per le orecchie.
«Perché mai dovrei volere i tuoi capelli? Quelli
mi
stavano inseguendo, ho visto questa torre, l’ho scalata. Fine
della storia.» Sbraitò disperato il pirata, non
capendo
cosa volesse da lui quella cosa capelluta.
Marcunzel però non era convinta, allora il prode Satch si
sporse
dalla padella, fissando intensamente Ace e suggerendo a Marcunzel di
allontanare lentamente la padella dal suo viso, per creare un effetto
scenico degno di Steven Spielberg.
Dopo una fitta confabulazione con il coso verde, Marcunzel si
voltò minacciosa verso il pirata, proponendogli un patto e
girando bruscamente la sedia su cui era legato, facendolo finire con la
faccia spalmata a terra. La ragazza intanto scostò la tenda,
mostrando al moro il suo disegno sulle luci fluttuanti, e chiedendogli
che cosa erano. Il pirata, sempre con la guancia spiaccicata sul
pavimento, riferì alla ragazza che si trattava di lanterne.
«Lanterne? Lo sapevo che non erano stelle! Allora, ecco il
mio
patto: domani queste lanterne risplenderanno nel cielo, e tu mi
porterai a vederle, facendomi da guida, riportandomi poi a casa, sana e
salva; solo allora riavrai il tuo cappello!»
Affermò
sicura di se Marcunzel, osservando con superiorità il pirata
che, intanto, con la sola forza delle sue magnifiche mani, era riuscito
a ribaltare di lato la sedia, ottenendo almeno di non avere la faccia
stampata sulle mattonelle.
«Non se ne parla! Sfortunatamente tra me e il grande
imperatore
che lancia quelle lanterne, non c’è simpatia;
perciò non ti porterò da nessuna
parte!» Disse
spavaldo il pirata, evitando di dire alla ragazza che il cappello in
verità, l’aveva rubato proprio vicino a dove era
ancorata
la Moby Dick, e che il regno era sotto la protezione
dell’immenso
Barbabianca. Erano dettagli.
La ragazza, spaesata da rifiuto, guardò il suo fedele amico
verde, per ottenere consiglio. Il rettile di rimando,
suggerì
chiaramente di pestare a sangue il pirata, al fine di convincerlo a
collaborale, ma Marcunzel aveva ben altri piani per convincerlo (e qui
il panico si diffonde!).
Agguantò i suoi lunghi capelli, tirando e raddrizzando la
sedia
del pirata, fino a portarla a pochi centimetri dal suo volto.
«Qualcosa ti ha fatto arrivare fin qui, Ace Ryder. Chiamalo
come
preferisci: fato, destino…» sibilava
l’ananasina,
tirando a se il bel pirata.
«Un cavallo» commentò sarcastico il
moro, sempre più stufo della situazione.
«Ecco perché ho deciso di fidarmi di
te!» continuò la bella (??) Marcunzel.
«Una pessima decisione» commentò con
convinzione lo
splendido pirata, continuando a guardare la ragazza con
perplessità.
«Ma tu fidati di me quando ti dico questa cosa… Se
vuoi
puoi fare a pezzi la torre, smontarla mattone per mattone, ma senza il
mio aiuto non riuscirai a trovare il tuo prezioso cappello.
» Sibilò la ragazza, inclinando la sedia
verso di se
e fermandola con un braccio, gli occhi minacciosi e furenti. Il pirata
era dubbioso, non si fidava certo della brutt.. Hem, bellissima
fanciulla che aveva davanti; dopotutto chi gli assicurava che poi lei
avrebbe mantenuto la promessa? Per Marcunzel le promesse erano sacre ed
inviolabili, ma questo Ace non lo sapeva ancora, così
tentò di usare la sua arma segreta.
«D’accordo senti, io non volevo arrivare a questo,
ma ormai
non mi lasci scelta... Sguardo che conquista…»
Disse con
voce soave il moro, concentrandosi e risollevando il volto con un
espressione… Da perfetto idiota. Marcunzel non si
lasciò
ingannare dal bel visino del pirata, che allora, disperato,
acconsentì ad accompagnarla a vedere le lanterne. Tutto pur
di
riavere il suo cappello!
La ragazza scoppiò di felicità, e mollando la
sedia saltellò urlando: «Davvero?».
Peccato che la seggiola cadde rovinosamente, facendo spiattellare
nuovamente la faccia del moro sul pavimento. Ennesima botta in testa
per il nostro pirata dal viso monello.
«Lo sguardo che conquista si è
appannato!»
Bofonchiò dolorante il povero pirata, inconsapevole
dell’avventura che stava per vivere.
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Eccomi qui ^_^ Allora, come al
solito preciso che il disegno non è mio, ho solo messo il
titolo della storia (Grazie a Cola23 per avermi indirizzato alla ricerca du questo disegno esilarante xD) ^_^
Allora, dal mio rifugio anti-fenice, posso solo ringraziarvi! Sono
contentissima che la storia vi faccia ridere, e spero che anche questo
"episodio" vi sia piaciuto ^_^
Come di consueto questo aggiornamento precede l'altro di un'oretta
circa (Sito permettendo, visto che oggi pare abbia problemi)!
Un bacione e alla prossima!!!! ^_^
Immagini
e personaggi non sono di mia proprietà e non sono a scopo di
lucro
|
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Capitolo 8 *** 6. Marcunzel (Parte 3) ***
c1
Il pirata iniziava a scendere dalla torre, ficcando delle frecce della
pietra e calandosi lentamente, mentre la biondina lo guardava
impaurita. Era un svolta nella storia, e cosa fare per descriverla, se
non cantare?
«♪Ora che ho
il mondo intero a
disposizione, ora che finalmente sto andando via... Guardami! Sono qui!
È la mia occasione! Dovrei..? No! Io ci andrò♪»
Iniziò Marcunzel, scaraventandosi giù dalla
finestra con
un camaleonte legato ai capelli, guardando il mondo e frenando a tre, e
dico TRE centimetri da terra.
La ragazza posa un piede nell’erba, e si sdraia felice sul
prato.
«♪La terra,
l'erba, i fiori
sono davvero qua; Il vento che mi sfiora dove mi condurrà,
eh?
Oggi farò davvero quello che mi va’…
Voglio
saltare, danzare, cantare, gridare, sfrecciare, sognare, volare,
guardare, scappare, fin quando saprò finalmente
cos'è la
libertà!♪» Cantò a
squarcia gola la ragazza,
facendo scappare una miriade di uccelli, finendo in un fiume, girando,
saltando e piroettando su se stessa (il tutto senza che nei suoi
capelli si faccia un nodo ovviamente) ignorando il povero pirata che
sta ancora scendendo dalla torre e catapultandosi fuori dal passaggio
segreto. A questo punto sono a favore della sua reclusione nella torre.
Dopo aver annunciato al mondo il suo atto di ribellione, inizia la fase
alterna di felicità e sensi di colpa, seguita con sguardo
sconcertato dal pirata.
«Non posso credere di averlo fatto! Non posso credere di
averlo
fatto! Non posso credere di averlo fatto!» iniziò
a
urlare, giusto perché non si era fatta sentire abbastanza,
la
ragazza.
«Mamma sarebbe furiosa… Ma non fa niente,
perché se
non lo saprà, non soffrirà, giusto?»
Affermò, conversando con una ninfea.
«Ma cosa ho fatto? Questo potrebbe ucciderla! »
singhiozzò in una grotta, sempre sotto lo sguardo del pirata
silenzioso.
«È troppo divertente! Sono una pessima figlia,
torno
indietro! » Gridò felice correndo per i prati,
accasciandosi poi depressa su un tronco.
«Non tornerò più indietro! Sono un
essere spregevole!» Gridò di nuovo, deprimendosi
nuovamente.
«Il giorno più bello della mia vita!»
Urlò
facendo Tarzan con i capelli, per poi tornare in un angolino a piangere
disperatamente.
Il pirata allora si avvicinò, tentando, con doppi fini
ovviamente, di consolarla.
«Lo sai, non riesco a fare a meno di notare che sembri
leggermente in lotta con te stessa… Ho capito solo per
grandi
linee naturalmente, madre iperprotettiva, vitatissimo uscire, insomma
ragazzi è roba seria… Ma vorrei alleggerirti la
coscienza, fa parte del crescere! Un po’ di ribellione,
qualche
avventura, è giusto così! È salutare
addirittura!
» Affermò, sicuro di se e scacciando malamente
Satch dalla
sua spalla, il bellissimo pirata.
«Tu credi?» chiese dubbiosa e ancora bagnata di
lacrime la ragazza.
«Ne sono certo! Ci rimugini troppo sopra, dammi retta! Tua
madre
se lo merita? No… Le spezzerai il cuore e ne sarà
schiacciata? Ma è chiaro, però tu devi farlo lo
stesso!» Concluse sorridente il moro, soddisfatto del suo
discorso articolato in modo da far sentire la ragazza maledettamente in
colpa.
«Le spezzerà il cuore?» Chiese
terrorizzata la ragazza.
«A metà.» Rispose catartico il ragazzo,
raccogliendo una bacca.
«Ne sarà, schiacciata?» singhiozza la
ragazza.
«Un chicco d’uva.» Affermò
sicuro il moro, schiacciando sadicamente la bacca.
La ragazza ormai era nel panico, i sensi di colpa per le sofferenze
atroci che avrebbe fatto patire alla madre la opprimevano, ed il pirata
ne approfittò, dicendole con fare affranto e galante, che
era
libera dal loro patto e che l’avrebbe riportata
immediatamente a
casa. Ma Marcunzel non si fece ingannare, e minacciò Ace con
la
temibile padella, sostenuta dal supporto morale della rana,
cioè
volevo dire, camaleonte.
Ma tutto d’un tratto un cespuglio iniziò a tremare
vistosamente, terrorizzando Marcunzel che si arrampicò sulle
spalle del pirata.
«Sono furfanti? Criminali? Sono qui per me?»
Pigolava la
ragazza, brandendo minacciosa la padella ed arpionandosi al corpo
dell’impassibile pirata. Dal cespuglio saltò fuori
un
piccolo e tenero batuffolo di pelo,con un buffo cappello rosa. Sembrava
un procione, anzi, era decisamente un procione, solo con le corna, e di
minaccioso aveva ben poco.
«Sta calma. Potrebbe fiutare la tua paura.» Disse
sarcastico Ace, mentre la ragazza imbarazzata scendeva dalla sua
schiena. Dopo aver appurato che briganti e criminali erano da evitare,
un ghigno poco rassicurante si disegnò sul viso del
filibustiere, che propose alla ragazza di andare a pranzo in un
posticino, a suo dire riconoscibile dall’odore. Questa cosa
avrebbe allarmato chiunque, ma Marcunzel la fessa, ci cascò.
Nel frattempo nella foresta, non molto lontano da lì, uno
stupido cavallo fiutava disperatamente il terreno, ancora alla ricerca
del pirata. Per caso si imbatté in un manifesto con la sua
taglia, ma il naso era sbagliato, sembrava quello di un porcellino.
Nulla però poteva ingannare il fine intuito equino, ed
infatti
il cancavallo riconobbe Ace in quella foto, e tritò
immediatamente con i denti il manifesto. Degli scricchiolii
però
lo insospettirono e decise di nascondersi, mimetizzandosi dietro ad una
roccia a forma di cavallo e nascondendo la testa in un cespuglio a
forma di… Muso di cavallo. Alla faccia della mimetizzazione.
Quando poi l’intruso fu abbastanza vicino, balzò
fuori
nitrendo all’impazzata, terrorizzando… la vecchia
Kureha!
La decrepita befana botox-dipendente, impiegò poco a capire
che
il fatto che ci fosse un cavallo solo nella foresta, non era un buon
presagio, e corse verso al torre, lasciando il fiero destriero con un
grosso punto di domanda sulla testa. Chiamò più
volte
Marcunzel, senza ottenere risposta. Allora decise… di usare
la
scala! Sì, perché quella scala c’era,
solo che
quella vecchia stronza non la usava mai! Perché il suo
flaccido
sedere non aveva voglia di fare tre gradini, no: era meglio farsi
issare da una chioma fluente di biondi capelli! Che poi pensate alle
doppie punte che aveva Marcunzel per colpa di questa vecchia pigrona!
Una volta arrivata in cima, non accende la luce, ma strappa con
violenza i tendaggi, ribalta i letti, fa l’isterica ecc
ecc… Ma nota una cosa strana… Dal primo gradino
spunta un
piccolo lembo di tessuto arancione, e sollevando le mattonelle scopre
il nascondiglio del preziosissimo cappello, prezioso tesoro molto caro
a Barbabianca, che avrebbe sicuramente distrutto l’isola pur
di
ritrovarlo. E solo una persona poteva averlo rubato, il ragazzo
ritratto sugli avvisi di taglia, ricercato da tutto il regno,
Portuguese D. Ace Ryder.
La vendetta della vecchia Kureha, stava per abbattersi
sull’inconsapevole pirata.
Ma torniamo ai nostri piccoli eroi, ormai arrivati
all’entrata del mitico locale: “Il
bell’anatroccolo”.
Dopo che Marcunzel ebbe affermato di amare gli anatroccoli (evito di
commentare, è meglio) facendo entusiasmare Ace, entrarono.
Marcunzel si trovò davanti un’accozzaglia di
energumeni
raccapricciante, da gente con una mano ad uncino a brutti ceffi
squamosi; sembrava che tutti i criminali più scellerati si
fossero radunati in quella topaia.
Marcunzel era terrorizzata e, raccolta tra le braccia la sua folta e
fluente chioma, sguainò la fedele padella, tentando di
evitare
il contatto con uno qualsiasi di quei cosi puzzolenti che si trovavano
nella locanda. Il furbo Ace Ryder aveva giocato un tiro mancino alla
biondina, proprio per scoraggiarla ed indurla ad abbandonare la malsana
idea di girovagare per il mondo. Stavano per uscire quando la porta si
chiuse, intrappolandoli. Il manifesto di cattura di Ace era inchiodato
in bella mostra nel macilento legno della porta, indicato brutalmente
da un enorme pirata, ma che dico enorme? Mastodontico, ecco la parola
giusta!
Il mezzo gigante, dalla carnagione leggermente scura, i capelli
pettinati a strisce ed uno sguardo truce, bloccava la porta, e con tono
laconico disse ad Ace:
«Sei tu!» Con voce grave e mettendo un dito sul
manifesto, andando a coprire il naso.
Ace di tutta risposta spostò leggermente
quell’enorme
falange, vedendosi disegnato con un nasone lungo e vagamente fallico.
«Tsk, questa è cattiveria!»
Affermò il ladruncolo, sempre più offeso.
«Ahh, è lui! Come no? Mr 1, chiama le guardie
presto! Con
la ricompensa mi comprerò un nuovo uncino!»
Ringhiò
un alto pirata, con un uncino al posto della mano sinistra ed un sigaro
in bocca. Lungo la sua faccia scorreva una stranissima cicatrice, ed i
capelli neri erano tirati ordinatamente all’indietro. Il
pirata
afferrò Ace per il bavero della camicia, ringhiandogli a
pochi
centimetri dalla faccia e mandando il suo fido scagnozzo ad avvisare le
guardie imperiali. Era Sir Crocodile, in persona!
Ma presto il piratuncolo gli fu strappato dall’uncino, ed i
manigoldi iniziarono a contenderselo, sbatacchiandolo a destra e a
sinistra, contendendosi la sua ricompensa.
Marcunzel disperata gracchiava e tentava di fermare i pirati, che
avevano ormai immobilizzato Ace, mentre Crocodile si preparava a dargli
un portentoso pugno in faccia. Intanto Ace Ryder si dimenava,
implorando i banditi di non colpirgli il suo bellissimo nasino, ma la
folta chioma di Marcunzel fu fondamentale; la ragazza lanciò
una
ciocca in aria, afferrando con precisione il corno di uno strano
animale impagliato, e colpendo brutalmente sulla testa Crocodile.
Tutto si fermò per qualche secondo, poi la ragazza
urlò
di lasciare andare Ace, guadagnandosi l’attenzione di tutti.
Brava Marcunzel, brava.
«Sentite, io non so dove mi trovo, io ho bisogno che lui mi
accompagni a vedere le lanterne, perché è il
sogno
più grande della mia vita, ritrovate un po’ di
umanità, eh! Nessuno di voi ha mai avuto un sogno,
eh?»
Piagnucolò disperata la “bella”
fanciulla.
Crocodile le si avvicinò, impugnando un’enorme
ascia,
mentre Jaws, il gigante di prima, appendeva Ace al famoso animale
impagliato. Capitan uncino.. Hem, volevo dire, Sir
Crocodile…
Avanzava minaccioso e con una musica di sottofondo particolarmente
intensa. Arrivò a pochi centimetri dal viso di Marcunzel,
poi
sembrò addolcirsi.
«Io avevo un sogno, una volta…»
Affermò
nostalgico, scagliando l’ascia addosso ad un povero
scheletro,
che iniziò a suonare tremante. Ebbene sì, signori
e
signore, cantano ancora; preparate i tappi, i pomodori da tirargli
addosso e tanti insulti, perché stavolta la situazione
degenererà.
«♪È
un piacere
spaventare, sbraitare e ghignare, e sono più crudele di un
dentista! Metto tutti KO, con la mano che non ho! Ma in fondo vorrei
essere un pianista!! ♪» Iniziò
Crocodile,
sì, Crocodile, facendo strane facce e dirigendosi verso un
piccolo palco, dove si trovava un magnifico pianoforte. Il suo uncino
iniziò a saltellare sui tasti, motivando ancora di
più il
pirata di sabbia a cantare.
«♪Sogno sempre
di esibirmi come
Mozart, Rubinstein, Beethoven, Debussy… Sì la
rissa mi
rilassa, ma la gioia poi mi passa! Ti ringrazio perché il
mio
vero sogno è questo qui! ♪»
Continuò
Uncino, demolendo i tasti del pianoforte, che nonostante ciò
continua imperterrito a suonare, ed invogliando gli altri a cantare
“è questo qui” in coro. Il tutto
avveniva sotto lo
sguardo scioccato e perplesso di Ace, sempre appeso al muro.
«♪È
da quando ero
piccolo così! Mi fratturo braccio e gamba, ma al ritmo della
samba! Perché il mio vero sogno è questo qui! ♪»
Continuò, ancora, mentre il povero Satch osservava perplesso
due
ratti che ballavano, e Marcunzel serena ascoltava la canzone,
inconsapevole che sua madre stava arrivando.
Un pirata biondo, brutto come la fame, si avvicinò alla
ragazza,
iniziando a cantare. Ma perché devono cantare tutti, mi
chiedo?
«♪Ho
l’occhio che
strabuzza, l’alito che mi puzza, non sono un esemplare di
bellezza! Questo sopracciglio a ricciolo che ho, è un
orrore,
sì, lo so, ma sogno un abbraccio e una carezza! Cerco sempre
una
bella signorina, che sia pronta a dirmi il grande sì! Sono
tutte
fuorché bello, ma ho un gran cuore, sai fratello? E il sogno
che
ho per me è questo qui!♪»
Cantò il biondino
dalle sopracciglia strane, indicando i propri difetti e regalando una
margherita a Marcunzel. Ovviamente mentre cantava stava remando sul
legno con una scialuppa, presa non si sa dove, con un clown ubriaco
impegnato nel ruolo della fanciulla, che apriva graziosamente un
ombrellino di pizzo. Non contenti però, verso le strofe
finali
legarono il povero capitano Buggy ad una corda, mentre il suddetto
ammiccava schifosamente, e lo lanciarono vestito da cupido, con tanto
di arco e frecce, per tutta la locanda.
Intanto l’allegro coretto di pirati cantava il ritornello
idiota
“è questo qui”, ondeggiando e danzando
brutalmente.
Un’immagine ripugnante.
«♪E vorrei
chiamarla tanto, Ma
Cherie! Questa faccia repellente, sa amare, perdutamente! Il sogno che
conservo è questo qui!♪» Continuava
Duval,
sì, perché era Duval ovviamente a cantare,
abbracciando a
destra e a manca pirati e anche Marcunzel. Pensavate fosse Sanji? Non
fatevi sentire, sappiate solo che state peggiorando sempre di
più, siete proprio cattive persone.
Intanto le voci fuori campo cantavano, inneggiando i sogni ed i
passatempi di tutti i filibustieri presenti nella locanda, ed erano
hobby alquanto… Insoliti.
«♪Usopp’n
vuole essere un
fioraio! Franky ha la fissa del design! Bon-chan sa mimare!
Sanji
adora cucinare! Choppy sferruzza, Law usa l’ago! Jango ti
incanta, come un mago, e Moria collezionando ombre ha un grosso svago! ♪»
Cantavano, mostrando a Marcunzel le loro peculiarità.
«E invece tu?» Ringhiò Crocodile ad Ace.
«Io cosa prego?» Rispose educato il moro.
«Qual è il tuo sogno?» Insistette Duval,
tirandolo giù dalle corna impagliate e posandolo a terra.
«No, no, no, no, scusatemi. Io non canto.»
Affermò
sicuro di se Ace, incrociando le braccia e trovandosi cento spade alla
gola.
«♪Ho dei sogni
anch’io
davvero! Ne vado poco fiero, perché sono un po’
meno
complicati! Quindi senza alcun orgoglio vi confesso quel che voglio!
Avere bei soldoni profumati!♪» Cantò
il pirata con le lentiggini, saltellando goffamente sul bancone della
locanda. Immagine patetica.
Intanto anche Marcunzel cantava, danzando su un tavolo della locanda,
mentre sua madre, minacciosa, spiava dalla finestra. Il clima della
locanda era allegro, e tra capre, cerchi di fuoco, fiaccole, tiro al
segno, acrobazie e defenestra menti (il tutto senza che nessuno
pestasse, strappasse, tagliasse o incendiasse i capelli di Marcunzel
ovviamente), la canzone finalmente finì!
Proprio in quel momento nella locanda piombò Mr 1, contento
di
aver svolto il suo compito chiamando le guardie, subito seguito da un
alteratissimo Garp.
Intanto Ace e Marcunzel si erano nascosti dietro al bancone,
spaventati, e nella locanda entravano, ammanettati, anche i malvagi
gemelli Declavan. Ace rabbrividì, era nella cacca fino al
collo,
decisamente.
Garp sguinzagliò le guardie, mentre Crocodile aiutava
Marcunzel
a fuggire, aprendo a lei ed Ace un passaggio segreto e guadagnandosi un
tenero bacino (da Marcunzel ovviamente).
Mentre i nostri eroi fuggivano, la porta della locanda fu sfondata dal
cancavallo Sengoku, tra lo stupore della folla e di Garp. Lo strano
cancavallo si diresse sicuro verso il bancone, nitrendo verso Garp, che
lo guardava, non capendo. L’espressione del cancavallo fu
eloquente, e significava “cretino”, mentre con
zoccolo
sicuro abbassava una leva, rivelando il passaggio segreto.
Tutte le guardie si fiondarono all’inseguimento, lasciando
Kobi a
controllare che i gemelli non fuggissero. Inutile dire che con una
testata era fuori gioco, ed i due bestioni si stavano già
appropinquando all’inseguimento del ladro di cappelli.
Intanto, la vecchia Kureha assisteva alla scena dall’esterno
del
locale, arrabbiata e preoccupata. Il Buggy Clown
uscì
dalla locanda canticchiando, e quando la vide, vittima dei fumi
dell’alcool, non poté non lodare la sua bellezza!
«Oooohhh, portatemi subito un bicchiere, perché ho
di
fronte a me, un sorso lungo lungo d’acqua fresca!»
Sbiascicò, tentando di avere un’espressione
“sexy”. Raccapricciante è
l’unico aggettivo
che mi viene in mente per descriverlo.
«Ma smettila, omaccione… Dove sbuca il passaggio
segreto?» Civettò Kureha, per poi piantare la
punta di un
enorme pugnale, che tutti si chiedono dove tenesse, sul naso del regino
ubriaco.
«Coltello!» Squittì lui, incrociando gli
occhi.
Intanto, nell’entroterra dell’isola, Ace e
Marcunzel
passeggiavano alla luce di una lanterna, e lei tentava di scoprire
qualcosa sulla vita del ragazzo, che però negava ogni
spiegazione, rivelandosi però curioso del passato della
fanciulla.
«Allora, non parliamo di capelli ne di madri, e sinceramente
ho
paura a chiedere della rana.» Iniziò sospettoso
Ace.
«Camaleonte» Puntualizzò Marcunzel.
«Dettagli! La mia domanda quindi è questa, se il
tuo
desiderio di andare a vedere le lanterne è così
forte,
perché non ci sei andata prima?» Chiese infine con
tono
dolce il bel pirata.
Ma Marcunzel non fece a tempo a rispondere, che la terra
iniziò
a tremare e le guardie erano già alle loro calcagna. I due
iniziarono a correre, raccogliendo svelti i capelli della ragazza, per
spuntare in un’enorme diga. Erano braccati dalle guardie alle
spalle, e da un altro passaggio spuntarono i gemelli Declavan.
«Chi sono quelli?» chiese Marcunzel.
«Gente a cui non piaccio!» rispose frettoloso Ace.
«E quelli?» chiese ancora la biondina, riferendosi
alle guardie.
«Altri a cui non piaccio!» rispose ancora il moro.
«Chi è?» chiese ancora lei, osservando
il cancavallo nitrente che era appena arrivato.
«Diciamo che per il momento qui non sono esattamente
popolare!» Affermò esasperato il pirata,
afferrando
l’ananasina per le spalle.
Marcunzel lanciò violentemente la padella ad Ace, e usando i
suoi capelli come liana saltò sull’altro spuntone
di
roccia.
«Ho aspettato tanto questo momento, Portuguese D. Ace
Ryder!» Affermò minaccioso Garp, avvicinandosi al
pirata
armato di padella.
Ma le guardie avevano sottovalutato la potenza delle padelle Mondial
Casa, fatte in puto acciaio inossidabile, resistentissime e letali!
Ace con poche mosse stese tutte le guardie, e si innamorò di
quell’arma micidiale!
Ma non era ancora finita, il rumore di un’ultima spada
sguainata
lo fece mettere i guardia, e si trovò davanti… Il
cancavallo, che imboccava (non so come altro definirlo) una spada,
minaccioso.
Ace era perplesso, il pubblico in sala sbigottito, e la narratrice
allibita. Il combattimento ebbe inizio.
«Sappi che è la cosa più strana che io
abbia mai
fatto in tutta la mia vita!» Disse Ace, mentre contrastava
gli
affondi del prode equino. Ma la distrazione dovuta alla situazione
surreale, gli fu fatale, e perse la padella nel vuoto.
Quando il tonfo della padella sul terreno sottostante
riecheggiò, Ace guardò Sengoku il cavallo,
chiedendo
amichevolmente la rivincita. Il cancavallo però gli
puntò
la spada (che se la padella era Mondial Casa, marcava sicuramente
Miracle Blade) nitrendo selvaggiamente il suo rifiuto.
La bella (ribadisco, siete cattive persone) Marcunzel però,
si
decise a smetterla di fare la spettatrice, e con un abile lancio, degno
di un mandriano professionista, catturò l amano alzata del
bel
pirata, strappandolo dalle grinfie del canide equino, che rimase a
bocca aperta.
Peccato che sul fondo c’erano i gemelli Declavan ad
aspettare,
con spade sguainate, l’arrivo di Ace che li schivò
per un
pelo, grazie anche, mi duole ammetterlo, all’aiuto di
Marcunzel.
«Ah, dovreste vedere le vostre facce, perché siete
»
Gridò Ace, spalmandosi lo stomaco contro un’asse
sporgente, «ridicoli.» Gemette concludendo il
pirata.
Mentre Ace agonizzava, lo stupido cavallo, (sì,
perché
diciamoglielo, sei uno stupido cavallo, non un cane!) prese a calciare
uno dei pilastri portanti della diga, per crearsi un ponte e poter
raggiungere i due fuggiaschi. L’immagine di
quell’animale
con le orecchie basse che trotterella su un’asse di legno
è talmente orrenda che mi astengo dal descriverla.
Marcunzel salta a rallentatore verso Ace, il cancavallo le arriva a tre
millimetri dalla folta chioma con i denti, attimo di suspense e di
panico… È scappata!
La diga cede (stupido cavallo), tutti vengono sommersi,
l’acqua
colpisce un enorme pilastro di pietra che inizia a cadere
verso i
nostri eroi, che corrono disperatamente verso il passaggio. Ovviamente
trovano il tempo di raccattare la padella prima di essere imprigionati
dal pilastro di roccia, che cade tra le onde tra effetti speciali e
soundtrack epiche.
Intanto i nostri eroi sono bloccati, con l’acqua che continua
a
salire, e niente, nemmeno le possenti padellate di Marcunzel e le
potenti braccia di Ace smuovevano le rocce. Il bel pirata
arrivò
perfino a tagliarsi il palmo della mano, tentando di forzare i massi.
Alla stupida biondina ovviamente non venne in mente di avere dei
capelli magici che risplendono quando canta, fino a quando
l’acqua le è arrivata alla gola, impedendole quasi
di
intonare la melodia. Fortunatamente ei capelli della ragazza sono
più intelligenti della ragazza stessa e, pur rischiando di
far
collassare Ace, si illuminarono, rivelando la via di fuga e permettendo
ai due beoti di sopravvivere (da notare che in tutto questo tempo i
capelli di Marcunzel non si sono ancora annodati una volta).
Sull’argine del fiumiciattolo in cui erano finiti, i due
fuggiaschi e la rana camaleontica riprendevano fiato.
«Ce l’abbiamo fatta..» ansimò
Marcunzel
sfinita, come se avesse fatto tutto lei, roba che se le veniva in mente
prima di avere l’Enel nel capelli forse evitavano di
rischiare
l’affogamento.
«I capelli risplendono!» Affermò stupito
Ace,
sgranando gli occhi e fissando il vuoto, ovviamente scioccato dalla
cosa.
«Siamo vivi! Io sono viva!» Gracchiò
l’ananasina, correndo via dall’argine con la sua
fedele
padella e lasciando soli Ace e Satch.
«Non me l’aspettavo!» Disse sconvolto.
«Ace..» chiamò Marcunzel.
« Risplendono veramente!» Sbottò il
moro, rivolto al camaleonte.
«Ace?» chiamò ancora l’ananas
bionda.
« Perché i suoi capelli risplendono?»
Chiese isterico, sempre al camaleonte, il pirata.
«Ace!» Urlò la ragazza cessa e
rompiscatole, ottenendo la meritata risposta.
«Che c’è?» Stridette il moro,
digrignando i denti.
«Non risplendono soltanto» Alluse sensuale
Marcunzel, raccogliendo la sua folta chioma dal rigagnolo.
Satch allora fissò con fare lascivo il pirata, alludendo a
cose improponibili.
«Perché mi fissa in quel modo?»
Squittì il
bel pirata terrorizzato da quel ciuffo in stile pompadour che sembrava
avere volontà a se stante.
Il trio ignorava che non lontano da lì, nella foresta, una
malsana alleanza era appena stata stretta, tra la vecchie malefica
Kureha e i temibili fratelli Declavan, pronta ad ostacolare i nostri
eroi.
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Scusatemi,
lo so, sono in ritardo tremendo ma tra esami e altri impegni
è
stato un inferno per la scrittura!! ora sarò più
puntuale, giuro!
(sì, anche con l'altra storia, prometto!) Quindi, che dire?
grazie a tutti voi che leggete, scusate ancora l'attesa e fatemi sapere
che ne pensate dei miei banditi xD
Baci baci
Immagini
e personaggi non sono di mia proprietà e non sono a scopo di
lucro
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Capitolo 9 *** 6. Marcunzel (Parte 4) ***
c1
Nel bosco, non lontano dal rigagnolo dove erano quasi annegati, mentre
Ace sta rischiando di perdere una mano per la cancrena e
l’infezione, l’ananasina decide d avvolgergliela
nei suoi capelli, compromettendo la circolazione ma ovviamente senza
macchiarsi una sola ciocca. Logico no?
«Ahio!» Si lamentò il bel bandito
lentigginoso.
«Scusa… Hem, mi raccomando, non dare in
escandescenze…» Raccomandò la biondina,
ottenendo solo uno sguardo perplesso dal moro. Insomma, prima lo
guardavano maliziosamente, lei e quella rana pettinata in modo
improponibile, poi lo legavano ed ora, in sostanza, lei gli intimava di
non gridare? Tutto ciò non preannunciava niente di buono per
Ace, decisamente.
La ragazza, indovinate un po’ cosa iniziò a fare?
Ma a cantare ovviamente! Ma suvvia, care lettrici e lettori,
perché non cantate anche voi? Chi non si mette a cantare per
dire un concetto? Chi alla cassiera non intona “♪Pago con
carta di creditooo♪” ogni volta che va al supermercato?
Tralasciamo che è meglio.
Marcunzel canta.
I capelli iniziano a brillare.
Ace rischia un collasso.
Satch appare dall’ombra per suggerire al bandito di guardarsi
la mano.
Marcunzel canta con lentezza estenuante le solite due strofe
sull’ananas, gorgheggiando e facendo espressioni pseudo
teatrali.
Finisce e si spegne.
Ace guarda la sua mano guarita e rischia un attacco isterico mixato
all’iperventilazione.
Il moro tenta di urlare.
«Niente escandescenze!» Lo blocca la biondina,
stroncando il grido sul nascere, facendolo letteralmente squittire e
rischiando di uccidere seriamente il pirata per il troppo carico
emotivo.
«Io non do in escandescenze, noo. Sono solo
interessato ai tuoi capelli ed ai loro incredibili poteri magici! Da
quanto tempo la cosa va così?» rispose Ace,
dondolando su se stesso in evidente stato di shock post traumatico,
sorridendo nervosamente.
Ovviamente la ragazza tonta e credulona rispose serenamente, ignorando
il terrore del bandito e dando il via ad una serie di sdolcinate
confidenze sul loro passato, durante le quali l’ananasina
prova spudoratamente ad avvicinarsi al povero Ace, ammiccando e
sbatacchiando le ciglia bionde, ottenendo solo la fuga del moro, che si
allontana abilmente andando in cerca di legna per il fuoco.
Non appena il giovane si fu allontanato, dalle tenebre apparve in tutta
la sua bruttezza la vecchia Kureha!
«Bene, finalmente è andato via!»
Sibilò.
«Madre? I-io… Come hai fatto a
trovarmi?» Squittì impaurita la biondina,
voltandosi e vedendo la donna, con i primi accenni di rughe sul viso.
«Oh è stato facilissimo! Ho seguito la puzza del
tradimento ed ovviamente il terribile fetore delle tue ascelle. Non hai
detto a quel ragazzo che non sono solo i capelli ad essere
così immagino…»
Ringhiò la vecchia, mentre iniziava a tirare la fanciulletta
nel bosco. Ovviamente Marcunzel, tutta agitata ed emozionata dal fisico
prestante e dai guizzanti muscoli di Ace, si oppose al ritorno a casa,
iniziando l’ennesima lite vagamente adolescenziale.
«Io credo di piacergli» Afferma timorosa la
fanciulla, torturandosi una ciocca di capelli (o peli? Mistero!) e
facendo impallidire la madre. Una tetra musica di sottofondo inizia a
riempire l’atmosfera, presagio di un prossimo nuovo
cantericcio. Evviva.
«Piacergli? Ma dai Marcunzel cosa vai a pensare? Sei un cesso
di ragazza! Ecco perché non volevo che andassi
via!» Iniziò la madre, demolendo definitivamente
la scarsa autostima dell’ananasina e cominciando a..
sì, bravi! A cantare!
«♪Questo è un bel romanzo che tu vuoi inventare, e
che prova solo che non sei grande abbastanza, cara mia. Come puoi
piacergli tu? Ti prego ragazza! Guardati un po'! Credi che sia rimasto
colpito?
Non farne un dramma e abbraccia la mamma,
perché...♪» Cantò teatralmente la
vecchia racchia, che però venne interrotta da Marcunzel,
arrabbiata per i commenti poco carini della donna che, sia chiaro, pur
avendo tutte le ragioni del mondo, era stata poco delicata.
« No!» Gridò Marcunzel.
«No? Oh le cose stanno così? ♪Marcunzel non
sbaglia, Marcunzel non perdona e il suo cuore è un po' in
tempesta. Marcunzel non sbaglia, vai tu sei padrona, corri a portargli
questo!♪» Cantò la vecchia, mostrando alla
fanciulla il cappello del bandito e lasciandola di stucco.
«♪Questa è la realtà, lui non vuole
altro, daglielo e se andrà. L'abilità di un
ragazzo scaltro presto ti sbalordirà! Ma Marcunzel non
sbaglia, lei crede a questo tipo, lui aspetta solo te! Se rifletti non
scommetti! Perdi con me!♪» tuonò la vecchia,
andandosene con un fruscio di vesti e lasciando la sciocca ananasina
perplessa e stupita dall’accaduto.
Poco dopo la sparizione della spettrale Kureha, ricompare Ace carico di
legna.
«Hey Marcunzel, ma c’è qualche
possibilità che io acquisisca una forza sovrumana alla
mano?» Chiese curioso il pirata (e preferirei glissare sul
motivo per il quale un ragazzo vuole una forza sovrumana nel braccio),
argomentando la richiesta con divagazioni sulla sua bellezza sovrumana.
Sicuramente l’autostima a livello fisico non mancava a quel
pezzo di carne muscolosa ed aitante… Cioè, volevo
dire… A quel grazioso bandito affascinante...
Marcunzel però è pensierosa, ha nascosto in
fretta il cappello dietro un ceppo, e pensieri e dubbi la divorano.
Intanto nel bosco, i tre loschi nemici li osservano, assaporando il
fresco sapore della vendetta.
Il mattino seguente, mentre i due dormono beatamente distesi
sull’erba, le farfalle volano, gli uccellini cinguettano
(Cattive persone!), una musichetta allegra risuona nell’aria
ed Ace sogna dolcemente, sorridendo sornione nel sonno e mugolando, una
goccia gli cade sulla guancia.
Una seconda goccia lo sveglia, ed i suoi occhi assonnati si ritrovano
davanti il muso equino ed arrabbiato di Sengoku il cancavallo, sbavante
e ancora bagnato dall’avventura nella diga (E qui ci si
chiede, quanto ci mettono i cavalli ad asciugarsi? No
perché, si è asciugata Marcunzel e Sengoku no? Ok
che la barbetta caprina è lunga, però che
diamine!).
Ace lo guarda stralunato, per poi tornare a chiudere gli occhi
pacificamente, dicendo al cavallo con le crisi
d’identità che spera sia venuto per scusarsi.
Un cambio tattico d’inquadratura su Marcunzel, orrenda anche
mentre dorme, aggrovigliata nei suoi capelli ( e peli, a quanto pare),
viene svegliata dall’urlo raccapricciante di Ace, che sta
subendo un trattamento poco piacevole da Sengoku (Maliziosi!).
Il cancavallo infatti gli ha afferrato un piede e lo sta trascinando
sull’erba, tra urla e nitriti.
La ragazza si sveglia di soprassalto assieme al camaleonrana,
spaventandosi a morte. In un momentaneo e puramente casuale attimo di
prontezza di riflessi, corse ad afferrare il pirata, giocando in
sostanza al tiro alla fune con il cavallo: peccato che la fune in
questione fosse Ace.
A salvare il pirata dallo smembramento fu il suo fidato stivale, che
decise di sfilarsi dalla sua gamba, facendo volare il cancavallo
lontano dai due strambi compagni di viaggio.
Ma Sengoku era furioso,ed una volta rialzatosi, imboccando ancora lo
stivale, si scagliò contro Ryder!
Marcunzel però si frappose tra i due, e tutti sappiamo
quanto i cavalli abbiano pessimi gusti in fatto di donne e tanto
più quanto possa risultare seducente Marcunzel (che schifo.).
Il cancavallo parve calmarsi davanti al sorriso
dell’ananasina d’orata, ma in verità fu
Satch, con sguardo temibile ed espressione insofferente, ad invogliare
il cavallo ad ubbidire.
«Seduto…» Disse Marcunzel con
gentilezza, ottenendo una posizione discutibile da parte di Sengoku, a
metà tra una pecorina ed un tentativo di sedersi con degli
spini nelle chiappe. Il cavallo nitrì contrariato.
«Seduto!» Ripeté la fanciulla, facendo
posare poco delicatamente il culone del cancavallo sull’erba.
Ace nel frattempo era allucinato dalla situazione, e la sua voce fori
campo squittiva vari “come?” e “che
cosa?”.
«Metti giù lo stivale…» Disse
nuovamente la biondina al cavallo, che però on sembrava
intenzionato ad ascoltarla e la guardava in cagnesco. Ma davanti al suo
fascino nemmeno un cancavallo reale può resistere!
«Mettilo giù…»
Cinguettò (Cattive persone, siamo proprio cattive
persone…) l’ananasina.
Il cancavallo sputò lo stivale, sempre più
contrariato dal dover obbedire ad un cesso del genere, hem…
volevo dire, ad una fanciulla tanto aggraziata.
«Oh, ma sei proprio un bravo cavallino! Sì che lo
sei! Sei stanco perché hai inseguito quel brutto cattivone
dappertutto?» Disse Marcunzel con il tono che mediamente si
usa con cani e gatti, sì, avete capito, quel tono che ci fa
pensare “se mi sente qualcuno mi prende per
deficiente”, esattamente quello. Il cavallo iniziò
a scodinzolare felice, coccolato sul muso dalle tenere mani della
ragazza, e facendosi compatire con sguardo affranto. Falso come Giuda
quel Buddha.
«Scusa?» Protestò Ace, sempre sottoforma
di voce fuori campo, ignorato spudoratamente da tutti, perfino dal
regista.
«Nessuno ti apprezza come meriteresti, non è vero?
Non è vero?» Continuò la ragazza,
facendo avere una crisi di depressione al povero cancavallo, che si
lasciò abbracciare e compatire ancora un po’.
«Ma insomma, è un cavallo cattivo!»
Protestò ancora Ace, finalmente degnato di
un’inquadratura!
«No! Non è nient’altro che un bel
tenerone! È così, giusto.. Sengoku?» Lo
rimproverò la ragazza, continuando a carezzare
l’equino e leggendo il nome sulla medaglietta. Nel frattempo
il cancavallo scodinzolava e si comportava da cane, facendosi coccolare
e grattare dietro le orecchie in maniera vergognosa.
«Non ci credo, non è possibile.»
Commentò il moro, allibito davanti a quella scena patetica,
guadagnandosi uno sguardo fulminante dal cavallo.
«Sai, questo è praticamente il giorno
più bello della mia vita, e il fatto è che ho
bisogno che oggi tu non lo faccia arrestare… Solo per
ventiquattr’ore, poi… Potrete ricominciare a
inseguirvi quanto volete, d’accordo?»
Affermò la fanciulla, tirando in piedi il bel pirata e
guardando teneramente il cavallo, più che contrariato da
quella proposta.
Ace, in un gesto di grande senso del dovere alzò una mano,
pronto a stringere lo zoccolo del cavallo, che però ancora
tentennava.
«Oggi inoltre, è anche il mio compleanno. Giusto
perché tu lo sappia…» disse tra i denti
l’infame ananas sorridente, facendo sentire ovviamente in
colpa il povero equino, che di malavoglia accettò,
stringendo la mano al moro e guardandolo malissimo.
Marcunzel, una volta che i due si furono stretti la mani/zoccoli, fu
distratta da qualcosa, e passando tra di loro li divise. Il bellissimo
bandito si distrasse, ricevendo una zoccolata nello stomaco dal
cavallo, che aveva sì accettato di non farlo arrestare, ma
manteneva la sua antipatia per il pirata.
Cambio di scena, musichetta allegra di sottofondo, ed eccoci arrivati
al regno! Tutto intorno erano ormeggiate enormi navi a forma di balena,
ed altre con vessilli neri, pirati, ovunque!
Ace strappò un suo avviso di taglia, con il naso disegnato i
maniera improbabile, e lo appallottolò, sotto lo sguardo
truce del cavallo. Di tutta risposta il moro ficcò la palla
di carta nei denti dell’equino, guadagnandosi la sputata in
faccia della suddetta pallina, che si srotolò, coprendogli
il viso con il suo disegno. Scena raccapricciante che diede il via ad
una serie di dispetti tra i due, chetati da un perentorio Satch.
Marcunzel si fionda subito tra le vie affollate, non calcolando che con
la sua lunga e fluente chioma le era impossibile camminare senza che le
venissero pestati i capelli. Fortunatamente Ace era più
intelligente della ragazza e decise di chiamare quattro bambine del
luogo per farle raccogliere in qualche modo quel groviglio biondo.
Dopo ore di sfruttamento del lavoro minorile, Marcunzel è
finalmente in grado di camminare liberamente, agghindata con treccine e
fiori, dando così inizio all’avventura nel
villaggio.
Tra bancarelle e saltelli, Marcunzel vide un suo ritratto di quando era
piccolina, dove tutti i passanti lasciavano un fiore in sua memoria, ma
ovviamente non si riconobbe, perché ci sono tantissime
bambine orrende e con la testa ad ananas ovviamente, chi non ne conosce
almeno una?
L’allegra musichetta si intensifica e Marcunzel inizia a
rompere le palle a tutti per ballare, trascinando nella danza vecchi,
donne e bambini, ed alla fine anche Ace.
Saltelli, piroette e giravolte fecero rimbambire tutti, ma si
divertirono.
Era giunta l’ora di andare verso le barche, per poter vedere
meglio le lanterne.
Ace, gentile, bello e premuroso come sempre, lasciò un sacco
di mele al cancavallo, asserendo di averle comprate per convincerlo a
mangiarle, ed aggiungendo solo dopo che QUASI tutte erano comprate
regolarmente. Probabilmente all’equino andarono di traverso,
ma questi sono dettagli.
Marcunzel, che non aveva ancora capito niente, chiedeva in
continuazione dove stavano andando. Ma secondo te, biondina idiota con
il cervello di un uccellino (sì, sono una stronza, e
allora?), per vedere delle lanterne che vengono lanciate in aria dal
mare, dove ti porta con una barca? A fare una scampagnata in montagna?
Ti porterà a vederle dal mare, no? Cretina.
Nel frattempo Barbabianca si stava preparando a lanciare la prima
lanterna, che avrebbe dato inizio allo spettacolo;
l’imperatore bianco era molto triste, gli mancava quella
piccolina, e si sentiva molto in colpa per aver permesso che venisse
rapita.
Il vecchio pirata uscì sul ponte della nave e
lanciò la prima lanterna, seguita immediatamente da
centinaia e centinaia di altre, lasciate in aria dalle altre navi. Il
cielo si illuminò di meravigliosi colori, le lanterne
splendevano nel blu della notte, avvicinandosi al pelo
dell’acqua per poi risalire.
Lo spettacolo che si presentava davanti a Marcunzel la
lasciò stupefatta e felice, ed ora che aveva realizzato il
suo sogno e che aveva capito che Ace era un bravo ragazzo, decise di
dargli il suo cappello (tenuto nascosto non si sa dove fino a quel
momento). Ma il fascino nascosto della ragazza aveva colpito anche il
pirata, che scansò il prezioso accessorio per vivere senza
altri pensieri quel momento di magia con Marcunzel.
Tra canti struggenti e sguardi intensi, i due piccioncini stavano per
baciarsi teneramente, ma lo sguardo di Ace fu catturato da un bagliore
verdastro alle spalle di Marcunzel. I Fratelli Declavan lo attendevano
sulla riva.
Ace doveva risolvere quella faccenda, a tutti i costi, per poter stare
tranquillo con Marcunzel, ma per farlo doveva rinunciare al suo
cappello.
Remò fino alla riva e si allontanò, lasciando
Marcunzel con la promessa che sarebbe tornato presto. Appena vide i
gemelli iniziò a fare lo spavaldo, sicuro di poter risolvere
la faccenda in poco tempo.
«Hey ragazzi! Vi ho cercato dappertutto dopo che ci siamo
separati!» iniziò il pirata, che però
vedendo che le facce assassine dei gemelli non accennavano ad
addolcirsi, ritentò con un tono meno arzillo,
«Comunque, volevo dirvi che ho sbagliato a sparire! Eccovi il
cappello, è tutto vostro! Mi mancherete ma sono convinto che
così sia meglio…» Terminò,
tentando di allontanarsi ma venendo bloccato da uno dei due colossi.
«Ci tieni fuori un’altra volta, vero
Ryder?» Rispose tetro uno dei due.
«Che cosa?» chiese dubbioso il moro.
«Sappiamo che hai trovato una cosa che è
molto più preziosa di un cappello, noi vogliamo lei,
adesso!» Affermò avvicinandosi lo stesso fratello
che aveva parlato prima, con voce roca e minacciosa, che non presagiva
nulla di buono.
Intanto la ragazza attendeva alla barchetta, e quando vide
un’ombra avvicinarsi nella nebbia si sentì
sollevata, ignara che non fosse il suo bel pirata. L’ombra
presto si sdoppiò, rivelando agli occhi
dell’ananasina i due bruttissimi gemelli.
«Ace ha deciso di fare un affare, il cappello, per la ragazza
dai capelli magici!» Ghignarono i due, tirando fuori un sacco
ed inseguendo la ragazza, che urlando, inciampando, gracchiando ed
impigliandosi ovunque, tentava in vano di fuggire. Insomma, la Disney
non ce la fa proprio a creare una protagonista femminile con le palle,
forse solo Mulan è degna di questo titolo, ma lasciamo
perdere.
Dei tonfi e dei lamenti provenirono da dietro una roccia, subito
seguiti da una voce gracchiante: «Marcunzel?» Disse
Kureha, dopo aver preso a mazzate i fratelli Declavan.
«Madre! Scusami, avevi ragione su tutto!»
Piagnucolò Marcunzel, prima di lasciarsi condurre a casa,
lanciando solo un ultimo sguardo nostalgico alla figura di Ace, con in
testa il suo amato cappello, che si allontanava.
La barchetta del moro urtò contro un molo
controllato da due guardie, rivelando che il pirata era stato legato al
timone ed era privo di sensi. Il tonfo dell’impatto lo fece
svegliare, ma ormai era troppo tardi e le guardie lo avevano
già catturato. Fortunatamente il cancavallo sentì
le urla del pirata, che chiamava disperatamente Marcunzel, e si
insospettì fissando la nebbia.
Il mattino seguente, nella sua cella, Ace era inquieto, spaventato per
le sorti della ragazza, e venne prelevato dalle guardie per essere
portato al patibolo.
Nella torre invece, Kureha scioglieva i capelli di Marcunzel,
ripetendole per l’ennesima volta che lei aveva tentato di
impedirle di uscire, ma non l’aveva ascoltata, ed ora aveva
scoperto da sola quanto potesse essere crudele il mondo.
Marcunzel però aveva conservato una piccola bandierina, con
il Jolly Roger dei pirati di Barbabianca disegnato sulla tela nera, e
lo stringeva tra le mani, guardando quello strano teschio baffuto e
ghignante.
Sdraiandosi sul letto però, le droghe assunte nel villaggio,
che in verità era un centro famoso in tutto il mondo per i
suoi funghetti allucinogeni, fecero effetto, causando alla fanciulla un
viaggio mentale epico e caleidoscopico, che le rivelava quel vessillo
in tutti i suoi disegni, riportandole alla memoria un lieve ricordo di
quando era bambina, dove Barbabianca la guardava felice. Certo,
perché chi di voi non si ricorda i suoi primi gironi di
vita? Pensate un po’ io a volte rammento ancora le mie
conversazioni con le ovaie di mia madre, mentre ero
nell’utero. Ma fatemi un piacere.
Una svolta epocale stava per avere inizio, ma nel frattempo Ace
avanzava verso il patibolo.
Nelle celle erano rinchiusi anche i fratelli Declavan, ingannati dalla
perfida Kureha e destinati al medesimo destino. Quando li vide Ace si
liberò delle guardie con abilità, ed afferrando
uno dei due lo sbatté contro le sbarre, ringhiandogli contro.
«Come avete fatto a sapere di lei?»
«Non siamo stati noi, è stata quella
signora…» Rispose impaurito il colosso,
terrorizzato dalla furia omicida degli occhi del moro, ma non riuscendo
a finire la frase, visto che Ace venne trascinato via dalle guardie.
Nella torre Marcunzel aveva capito tutto, ed affrontava la madre
fasulla, pronta a lottare per la sua libertà, ma ignara di
quanto la sete di potere e il rifiuto di invecchiare, potessero essere
pericolosi.
«Marcunzel, dove credi di andare? Lui non ci sarà
più… lo stanno giustiziando giusto ora per i suoi
crimini!» Disse la vecchia, facendo diventare
l’ananasina furibonda.
«Non userai mai più il mio potere!»
Gridò isterica la fanciulla, rompendo uno specchio e
toccando un tasto dolente per la vecchia befana, che si
arrabbiò sul serio.
Intanto, nelle prigioni, Ace si dimenava in tutte le maniere per
fuggire, ma le guardie lo tenevano stretto. Tutto d’un tratto
le porte del corridoio si chiusero, una dopo l’altra,
lasciando nello sconcerto le guardie.
«Che significa? Aprite subito!» tuonò
Garp davanti alla porta..
Una faccia da Clown ubriaco spuntò dallo spioncino:
«Parola d’ordine capitano!»
Sbiascicò.
«Cosa?» Chiese sconcertato Garp.
«Sbagliato!» Asserì convinto il
pagliaccio.
«Apri questa porta!» Gridò furibondo il
capo delle guardie.
«Sei lontanissimo!» Biascicò contrariato
l’ubriacone, chiudendo in faccia per l’ennesima
volta l’occhiello a Garp.
«Conto fino a tre! Uno.» Ed una della due guardie
che tenevano fermo Ace fu sollevata da un uncino e sparì.
«Due.» Ed una mano enorme trascinò in un
angolo l’altra guardia.
«Tre…» Finì Garp, girandosi
finalmente e ritrovandosi solamente Ace, che lo salutava imbarazzato.
La porta alle sue spalle si aprì, rivelando Sanji che con
una possente padellata lo colpì alla testa, tramortendolo.
Tutti i banditi della locanda erano venuti in suo aiuto, per
permettergli di salvare la bella Marcunzel.
«Una padella! Chi l’avrebbe mai detto
eh?» sorrise felice il moro, interrotto però dalle
urla delle guardie, che accorrevano per catturarlo.
Si misero a scappare, e Von Clay fermò le guardie mimando un
muro. I tre idioti del momento si fermarono perplessi e si voltarono a
guardare dove stesse puntando lo sguardo il mimo, vedendo la caricata
taurina di Moria e gridando come donzellette. Macinato di guardie fu
fatto.
Arrivati nel cortile interno della caserma, erano ormai circondati
dalle guardie. Crocodile afferrò Ace e lo mise su una trave
di legno.
«Testa giù!» Gli disse!
«Testa giù!» ripeté il moro
imitandolo.
«Braccia in dentro.» continuò il
coccodrillo.
«Braccia in dentro.» imitò il pirata.
«Ginocchia aperte.» Finì capitan
uncin... Hem, Croco-boy.
«Ginocchia aperte! Ginocchia aperte? Perché dovrei
tenere le ginocchia aperteeeeeeeeeeeeee?» Riuscì a
dire il moro, prima che Moria saltasse sull’altra
estremità della trave, scaraventandolo in aria.
Urlò per tutto il tragitto il povero bandito ed
atterrò perfettamente in groppa a Sengoku. Ovviamente non si
distrusse i testicoli con un atterraggio del genere, e
ringraziò il cavallo che lo aveva salvato, chiamando a
raccolta tutti i banditi della zona.
«Ti ringrazio, davvero. Penso che per tutto questo tempo non
ci siamo capiti, e.. Sì, hai ragione, è meglio
andare!» Iniziò tutto contrito il pirata,
interrompendosi davanti al muso sconcertato del cavallo. I due
partirono a tutta birra verso la foresta, alla ricerca di Marcunzel.
Ah, quasi dimenticavo che oltre ad essere un cavallo, che si crede un
cane, che è soprannominato Buddha e che ama i gabbiani, si
crede anche uno scoiattolo volante, visto che si è messo a
saltare sui tetti, distruggendo tegole e facendo mille danni economici
e sociali, sì, perché quelle tegole in testa a
qualcuno ci sono finite, poco ma sicuro.
I due raggiunsero la torre, ed il pirata iniziò a salire,
dopo aver gridato più volte il nome di Marcunzel, senza
ottenere risposta. Quando aveva appena iniziato ad arrampicare, la
chioma bionda scivolò giù dalla finestra, e lui
vi si aggrappò, salendo.
Quando però entrò, vide la fanciulla legata ed
imbavagliata e non ebbe tempo di proteggersi le spalle dalla vecchia,
che lo accoltellò ad un fianco.
Marcunzel disperata, si ribellò con tutte le sue forze,
riuscendo a togliersi il bavaglio ed a fare una promessa fatale alla
strega. Se le avesse permesso di guarire la ferita del pirata, lei
l’avrebbe seguita ovunque, senza ribellarsi. La vecchia
accettò, ed incatenò ad un palo il bandito,
mentre Marcunzel si chinava su di lui per guarirlo.
«Marcunzel, aspetta…» Disse Ace, ormai
allo stremo delle forze, allungano le mani verso il viso della ragazza,
e…. Tagliandole i capelli con una scheggia di vetro.
Il biondo dorato scomparve, lasciando spazio a quel color pagliericcio
che tutte conosciamo bene, tra la disperazione di Kureha e di
Marcunzel, conscia di non poter più salvare la vita al
pirata.
Kureha impazzì e raggrinzì rapidamente, cadendo
dalla torre, grazie ad una trappola improvvisata di Satch, e
sbriciolandosi al suolo, divenendo quello che doveva essere da secoli
ormai: cenere.
Il resto lo sapete no? Dai, è una storia demenziale, non
posso scrivere della quasi morte di Ace, della sua guarigione per mezzo
di una lacrima e del finale commovente! Ci ho provato sapete? Ma non ce
la si può fare! Maledizione, ho pianto guardando il film
perché nella mia testa malata erano i personaggi di ONE
PIECE, non posso farlo! Suvvia! È una delle scene
più belle, la risparmio come ho fatto con quella delle
lanterne!
Comunque, lei piange, lui guarisce e le dice che preferisce i suoi
capelli così (che gusti pessimi), si baciano e vissero per
sempre felici e contenti!
No, non è ancora finita!
Ace porterà la fanciulla da Barbabianca, che felice per il
ritrovamento della figlia regalò al pirata il cappello del
regno e lo nominò comandante di una delle sue flotte.
Ace ora aveva trovato l’amore ed una famiglia.
Crocodile era il pianista più famoso del regno.
Duval trovò una ragazza orba che si innamorò di
lui.
Sengoku divenne il capo delle guardie, con grande disappunto di Garp, e
fece dare in dotazione ai soldati padelle, non più spade.
Satch invece faceva divertire le bambine, cambiando colore a seconda
del cibo che gli davano.
Marcunzel molto mascolinamente afferra Ace e lo bacia.
I due si sposarono e… vissero felici e contenti, mentre
Buggy vestito da cupido viene lanciato assieme alle lanterne.
Quindi, morale della favola, è colpa di Ace se Marcunzel ha
quell’acconciatura oscena!
-----------------------------------------------------------------------------------------
Eccoci qui, con l'ultima parte di
Marcunzel!
Spero vi sia piaciuta ^_^ Ora continuerò il filone Disney,
non
so ancora con che cartone animato mi cimenterò, ma non
farò più tutto il film, selezionerò
solamente le
parti più divertenti e che mi interessano ^_^ Marcunzel
è
stata estenuante xD
Coomunque, durante il periodo estivo aggiornerò ogni due
settimane circa, perchè tra vacanze ecc ho veramente
pochissimo
tempo, ma non temete, finirò tutti i miei lavori, promesso!
^_^
Beh, ora vi lascio, spero davvero di avervi fatto sorridere almeno un
pochino ^_^
baci baci
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Capitolo 10 *** 7. La sirenetta e il gabbiano ***
c1
C'era una volta, tanto tempo fa, una bellissima sirenetta dai lunghi
capelli rossi, perdutamente innamorata di un orrendo gabbiano
spelacchiato, che però tutti consideravano molto saggio ed
intelligente, visto che si vantava di conoscere tutto sul mondo degli
uomini.
La bella Shankriel, questo era il nome della sirenetta sovra citata,
accompagnata da un fedele pesciolino con un buffo cappello di paglia ed
una cicatrice, dovuta ad un amo ornato da un boccone troppo ghiotto
perché vi potesse resistere, sotto l'occhio sinistro, era
sempre
in cerca di misteriosi oggetti umani, in modo da avere una scusa per
vedere il gallinaceo marino. Un bel giorno, nuotando per i resti di un
grande galeone, la sirena trovò dei buffi utensili e decise
di
recarsi dal pennuto enciclopedico per scoprirne gli usi e in modo da
poter ammirare le belle piume blu del gabbiano.
Il volatile in questione si chiamava Marco e, pensate un po', sosteneva
di essere una fenice. Sì, avete capito bene, una fenice dice
di
essere, è fermamente convinto che il blu del suo piumaggio
non
sia dovuto al petrolio, all'inquinamento o ad un difetto genetico, ma
all'ingerimento di un frutto magico. Passi l'esistenza delle sirene,
passi il pennuto parlante, ma pure le fenici ora? Va bè,
pazienza.
Comunque, dicevamo, la rossa mezza pesce nuotava verso il suo amato,
tenendo tra le braccia i misteriosi oggetti, pregustando l'attimo in
cui il saccente piumato l'avrebbe illuminata con le sue sagge parole.
Quando finalmente avvistò lo scoglio dove risiedeva Marco,
salì in superficie, sorridendo e civettando ancor prima di
assicurarsi della presenza del volatile. Ma ovviamente il coso piumato
c'era, dove poteva andare dopotutto? Amici non ne aveva, solo un buffo
pesce pagliaccio con mille lentiggini lo andava a trovare (e sono
convinta lo sopporti solo perché, a causa della sua
narcolessia,
riesce ad addormentarsi a metà dei discorsi della finta
fenice,
evitandosi così la noia mortale che causavano).
Ma piantiamola di divagare sulle altre stupide creature marine,
Shankriel è emersa dal mare ed agitando le braccia come una
forsennata inizia a chiamare Marco, che si sveglia di
soprassalto,impugnando il suo cannocchiale e scrutando il Grande Blu.
Vi ho ho già accennato alla sua stupidità mi
pare, in
ogni caso eccovene la conferma, che non si dica mai "la narratrice
mente".
L'idiota dal piumaggio azzurrognolo/giallastro portò
all'occhio
destro il cannocchiale al contrario e si mise a gridare: «Una
sirena all'imboccatura del porto!! Shankriel?! Cosa posso fare per te,
eh?!».
E io non dovrei insultarlo? Ma vi rendete conto? Allucinante.
Comunque la sirenetta sorrise comprensiva, appoggiando i gomiti e la
sacca contenente gli oggetti trafugati sullo scoglio, mentre sbatteva
ripetutamente le palpebre, ammiccando spudoratamente.
La stupida fenice made in china si tolse da davanti il cannocchiale,
trovandosi così Shankriel a pochi centimetri.
«Come nuoti in fretta, eh!!!» Affermò
convinto,
guardando la bella sirena con un’aria di finta intelligenza.
Avevate sperato in una presa di coscienza vero? No, é troppo
stupido e borioso per rendersene conto.
La pesciosa fanciulla ignorò quella dimostrazione di
cretinaggine acuta e, con voce affabile, iniziò a parlare:
«Marco, ti ho portato tanti nuovi oggetti curiosi da
esaminare,
li abbiamo presi in un relitto!» Squittì
entusiasta la
sirenetta ( e come faccia un pesce a squittire resta tuttora un
mistero) continuando a guardare estasiata la presunta bellezza
dell'oceanico pavone. Che ci volete fare, i gusti son gusti.
«Ah, roba degli umani, eh? Fammi un po' vedere!?»
Affermò sicuro il pennuto, prima di gettare un'ancora fuori
dal
suo nido (i motivi di questo gesto mi rifiuto di tentare di
comprenderli), ma la corda era arrotolata alla sua zampetta ruspante,
quindi il grasso gabbiano scemo si schiantò vergognosamente
sulla roccia.
Per tentare di mantenere un minimo di dignità si rimise in
piedi
velocemente, correndo verso la bella sirena e passando letteralmente
sopra al povero Lufflonder. Il fagiano, pardon: la fenice,
infilò la testa piumata nella borsa, estraendone l'oggetto
più strano e misterioso dell'intero universo conosciuto...
Una
forchetta!
Suvvia, non fate i saputelli, nessuno di voi sa in verità la
funzione di questo arcano utensile; fortunatamente il sapiente Marco ci
illuminerà con la sua saggezza.
«Siete stati molto fortunati, eh! È un oggetto che
non si
vede tutti i giorni, un autentico arricciaspiccia! Gli umani usano
questi gingillini per acconciarsi i capelli, eh!»
Asserì
entusiasta la pavoncella mal riuscita, catturando immediatamente
l'attenzione della sirenetta innamorata e del pesce credulone.
Qui, come avrete capito, inizia la leggenda di Marco, la gabbianella
ananas; ma non voglio dirvi troppo, lascerò che la
stupidità del volatile parli per me.
«Guardate, vi faccio vedere come si usa, eh! Ve lo mettete in
testa, girate, date un bello strattone et voilla: avete ottenuto
un'acconciatura alla moda, esteticamente graziosa di cui gli umani non
possono fare a meno, eh!» Completò il pennuto,
inforcando
le quattro piume che aveva in testa, arrotolandole come fossero
spaghetti e tirandole poi verso l'alto, causandosi quella pseudo
pettinatura che tutti conosciamo.
Ora io mi chiedo, perché esistono creature tanto stupide?
Quel
coso di metallo storto e rotto che ha trovato quell'arrapata della
sirenetta é una forchetta, non un arricciacoso. Serve per
mangiare, non per creare acconciature da drag queen a stupidi gabbiani.
Quella cosa che ti si é formata sulla testa é
tutto
fuorché esteticamente graziosa, chiaro? Fa schifo, sei
inguardabile, sembri un travestito degli anni ottanta con una
permanente mal riuscita!
Ecco, mi sono sfogata, ora sono in pace con il mondo.
Torniamo ai nostri eroi dal QI inferiore alla media, che stanno
osservando il più inutile dei pennuti con ammirazione,
impugnando la FORCHETTA.
«E questo che cos'è?» Domandò
curioso il buffo pesciolino, indicando una vecchia pipa di legno.
«Oh, ma che meraviglia, eh!!! Erano anni che non ne vedevo
uno
così ben fatto! Questo è un raro esemplare di
soffiablabla!» disse sorpreso il papero marino, esaminando
con
attenzione la pipa. La sirenetta ed il pesciolino poco sveglio si
guardarono stupiti, ripetendo in coro il nome di quel misterioso e
rarissimo oggetto degli umani. Marco vedendo i due molto incuriositi
prese a narrare con fastidiosa saccenza le dubbie origini di
quell'aggeggio antico.
«Dovete sapere che l'invenzione di questo strumento risale
all'epoca preisterica, quando le creature umane stavano tutto il giorno
a fissarsi negli occhi, eh. Immagina la noia! E così
inventarono
questo soffiablabla per fare della musica, eh!»
Affermò
convinto, fissando Shankriel negli occhi e poi soffiando convinto nel
bocchino della pipa.
Ne uscì un suono orribile, misto ad alghe, acqua e organismi
non
meglio identificati, nemmeno lontanamente definibile come "musica". La
sirena ed il pesce rabbrividirono, ricordandosi solo ora del grande
concerto che aveva organizzato il Grande re Barbabianca, sovrano
indiscusso dei mari. I due pesci erano decisamente nei guai
così, ignorando le divagazioni del pennuto riguardo ai
possibili
utilizzi della pipa come vaso da fiori, partirono in tutta fretta,
salutandolo da lontano.
«É stato un piacere tesoro! É stato un
piacioro,
eh!» Rispose sbattendo un'ala il piumato, sollevando
nell'aria il
suo odore di piume strinate e pesce marcio. Uno schifo insomma.
La nostra storia continua con una lite furibonda tra la bella sirena ed
il grande imperator tritone bianco, la conseguente fuga e ribellione
adolescenziale della pesciosa fanciulla ed incontro provvidenziale con
la strega del mare, Big Mom, da sempre in lotta con Barbabianca per il
dominio dei mari. Quando la sirena la vide si fidò subito di
lei, accecata dalla rabbia verso il padre e, nonostante gli
avvertimenti del saggio granchio Sebastian Vista II, accettò
senza pensarci un contratto della piovra oversize.
Così divenne umana e per restare tale avrebbe dovuto farsi
baciare dal principe Mihawk, figaccione di prima categoria ma
maledettamente scorbutico.
Eh sí, avete capito bene, la sirenetta si é
innamorata
del tenebroso occhi di falco dopo averlo visto suonare e ballare
ubriaco come un asino sulla sua nave. Il povero Marco era stato
scansato dal podio del cuore della sirena, ma non per questo
smetterà di tediarla con i suoi stupidi racconti, anzi, ora
mirava anche a narrarli al bel principe! Poveri noi...
Riuscirà la nostra Shankriel a restare umana?
Riuscirà a
far innamorare il principe? Con l'aiuto del fedele Lufflonder, del
saggio granchio baffuto e dell'inutile pennuto maleodorante
inizierà questa nuova grande avventura, tra canti stonati,
tentativi culinari dubbi e stupide penne volanti.
Ai posteri il vile compito di terminar questo racconto, che narra di
streghe che vogliono i grossi tridenti altrui (ok, lo ammetto,
è
un’affermazione straripante di malizia), di gabbiani che si
credono fenici (proviamo, dico io, a dargli fuoco; se risorge gli diamo
ragione.) e di sirenette innamorate. Qui il mio compito si conclude, le
avventure di Marco e la sirena son finite.
EXTRA:
Sebastian Vista II vs Chef Sanji Louis
Nella cucina del lunatico Occhi di Falco, un piccolo
granchio
coraggioso (ebbene sì, è il nostro caro Sebastian
Vista
II) sta indagando sui gusti del principe, per aiutare la bella ex
sirena rossa a conquistarlo. Purtroppo però, per un
succulento
crostaceo, la cucina non é un luogo raccomandabile e presto
il
nostro piccolo eroe dai grandi baffoni arricciati lo
scoprirà.
Un mugolio melodioso prove ne dal cuoco di corte, un buffo ragazzo dal
ciuffo biondo e dalle chilometriche sopracciglia a ricciolo (no,
stavolta è davvero Sanji, non temete, non sono tanto matta
da
mettere Douval ai fornelli), che, accovacciato equivocamente su un
armadietto, estraeva una grossa ciotola di pesci freschi, pronti per
essere cucinati.
«MhHhH,
nou-ou-velle cousine, led Champs Elysées, Maurice
Chevalleeeeeer.»
Iniziò a cantare il cuoco (confermando la mia teoria,
secondo la
quale ogni qualvolta la Disney non sappia come riempire punti morti
nella storia, infila una canzone in una scena a caso), aggiustandosi il
cravattino.
«Les poissons,
les poissons, come adore les poissons, farli a pezzi e servirli, che
bontà!»
Cantava lo chef, con un accento francese vagamente hitleriano ed uno
sguardo folle, impugnando una mannaia con impeto e decapita di il primo
merluzzo. Altro che Saw e film horror, guardate che combina la
Disney!!!
Il granchietto davanti a quella carneficina massacrante si
rannicchiò in un angolo, sgranocchiandosi nervosamente le
chele.
Il sadico cuoco intanto teneva il ritmo dalla canzone con violenti
colpi d'accetta e disossamenti vari, che avrebbero raggelato il sangue
a chiunque.
«Io gli stacco
la testa, gli strappo le spine, mais lui, ça c'est toujours
jolie!»
Cantava, macella di selvaggiamente la carne dei nostri poveri piccoli
ittici amici, provando conati di vomito al valoroso granchio e
probabilmente traumatizzando tutti coloro che notano lo sguardo folle
del macellaio in questione.
«Les poisson
les poissons,
hihihi hohoho, con l'accetta a pezzetti li fo! Li pulisco all'interno,
li servo ben fritti, io amo i pescetti, voi no?»
ragliava
il biondo cuciniere, saltellando e piroettando per tutta la stanza,
squartando pesci e cucinando, impiattando e terrorizzando sempre di
più il nostro caro Vista.
«Con questo il
palato si
stuzzica, la tecnica usata è classica, con la mazza io
spiano il
merluzzo... Poi gli fai un taglietto, gli tranci il pancin, quindi un
poco di sale che da il saporin...»
Intonò, sempre il nostro sadico amico, mentre una foglia di
insalata dava riparo al povero
granchio. Quando il cuoco sputò la parola "mazza"
(pronunciata
come "massa", perché a quanto pare i francesi non solo non
dicono la "R", ma storpiano pure la "Z"... Buono a sapersi.) il cuoco
diede un portentoso colpo al tavolo, che fece volare in aria la foglia,
con crostaceo a seguito; nonostante ciò non venne scoperto a
causa di quel volo. Sfortuna volle che allo chef servisse proprio
quella tremante foglia di insalata.
«Sorbonne, ne ho perso uno!» affermò il
cuocherello,
afferrando con due dita Sebastian Vista II, che terrorizzato si era
rintanato nella sua corazza (i granchi hanno una corazza? Boh, il
nostro è speciale, quindi sì!!!).
«Sacré
bleu, guarda un
po', come hai fatto a fuggir? Proprio tu, succulento bijoux... Non lo
fare mai più, nella salsa or su, con un po' di farina, n'est
pas!»
Intonò il cuoco, dondolando il crostaceo per poi gettarlo in
una
terrina piena di salsa rossa ed imbiancarlo di farina. Una volta che il
sadico pazzoide ebbe riafferrato Sebastian Vista II, la troculenta
canzone continuò.
«Non ti faccio
alcun torto,
perché ormai sei morto, la sorte tu puoi ringraziar...
Perché nella pignatta il caldo ti schiatta, addio
pesciolino, au
revoir!»
Il povero granchio fu imbottito di verdure, centrifugato dalle
giravolte di Sanji Louis ed infine letteralmente lanciato in una
pentola piena d'acqua in piena ebollizione.
Durante il volo del crostaceo possiamo notare un cambio nel sound di
sottofondo, che si trasforma in un'allegra melodia, messaggera della
classica vagonata di legnate che sta per prendere il cattivo di turno.
Il prode granchio infatti riesce magicamente ad afferrare il bordo
della padella, salvandosi da morte certa.
Il cuoco se ne accorge, lo afferra con una forchetta a due denti, se lo
porta vicino al viso per osservarlo.
«Allora, che ti succede, mh?» Domanda sospettoso lo
chef.
STACK!
Musichetta infame on.
Mega pizzicata al naso del cuoco.
Via alle danze!
Scottato il cuoco col soffritto, padellata sul piede e tunnel frontale.
Sebastian Vista II in vantaggio.
Attenzione però, lo chef impugna i micidiali coltelli
miracle
blayd (serie 5 ovviamente) e li lancia con ferocia verso il crostaceo.
Schiva. Salsa in testa al cuoco.
Sanji Louis inizia la demolizione dei mobili impugnando una mannaia.
Tentativo di fuga rapido sull'ala destra. Bloccato dal preciso lancio
della suddetta mannaia.
Ritirata del granchio, altro tunnel!
Il cuoco ormai è inferocito.
Il nostro crostaceo corre verso una credenza straripante di oggetti
fragili e delicati, Sanji Louis lo rincorre con una mazza.
CRASH! BOOM! KABOOM! SBAM!
Demolizione dell'intera cucina: completata.
Esaurimento nervoso al cuoco: procurato.
Danni per Dio solo sa quanti soldi: fatti.
Disturbo della quiete del palazzo: fatto.
Dare alle fiamme il sopracciglio sinistro del cuoco: fatto.
Tutto ciò per afferrare e cucinare uno stramaledetto
granchio?
Mi pare alquanto esagerato, ma caliamo il sipario su questa avventura,
che è meglio.
-----------------------------------------------------------------------------------------
Oddio, temo che scusarmi per il
ritardo ormai sia inutile, ma imploro comunque il vostro perdono T_T!
Ho avuto mille impegni e tra computer rotti, cellulari che non scrivono
quello che voglio e cali di ispirazione atroci non riuscivo proprio a
venirne fuori! Ringraziate (o maledicete, come preferite xD) le vacanze
al mare, i simpatici granchietti che scorrazzavano tra gli scogli ed il
mio stupidissimo Ipod, che mentre stavo scrivendo l'altra storia ha
inserito con la riproduzione casuale la mitica "Les Poissons" (L'avevo
sull'ipod perchè... non lo so, ho tutte le colonne sonore
disney quindi xD) e non mi sono trattenuta!
Ho pensato: "cavolo, già sono in ritardo, almeno scribacchio
un piccolo Extra per farmi perdonare! Magari evito i forconi!" et
voillà, ecco a voi il povero Vista brutalizzato xD
Non resistevo, una volta partita l'ispirazione è stato
impossibile impedirmi di ridicolizzare in quel modo Vista e Sanji xD
Beh, vi chiedo ancora scusa, spero comunque di avervi regalato tante
risate ^_^
Vi aspetto il 15 (scusate scusate scusate ma non si può fare
altrimenti, mandatemi pure un MP per chiarimenti a riguardo se volete
insultarmi xD) con Fire of Love!!!
Bacioni dal rifugio antifenice!!!
Ciaoooo
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Capitolo 11 *** 8. Bird or Fruit? ***
c1
Nella cabina buia e umida, l’unica fonte di luce era lo
sfarfallio delle immagini proiettate dal lumacofono visual sul muro.
Nell’ombra si potevano distinguere le sagome di Satch, con i
suoi inconfondibili capelli pompadour, Ace con l’inseparabile
cappello ed Izou, tutti e tre seduti a terra, vicini.
Alle loro spalle sedeva imponente Barbabianca, con la fedele fenice
alla sua destra.
Quella sera avevano deciso di guardarsi un film dolcissimo, un cartone
animato sui lupi: Balto.
Tutti erano restati col fiato sospeso durante il pericoloso viaggio del
protagonista, sotto gli occhi divertiti dell’imperatore
bianco, ed ora che i titoli di coda scorrevano veloci nessuno si
muoveva.
Il baffo sinistro del Babbo tremò impercettibilmente mentre
il sopracciglio si alzava perplesso.
Fu Marco a muoversi e ad accendere le luci, rivelando i volti in
lacrime dei tre comandanti.
«State scherzando? Alla vostra età, eh?»
Gracchiò la fenice, facendo voltare i diretti interessati.
Newgate in quel momento si aspettava insulti, fuochi e trucchi al
lancio. Era pronto a mediare una pace fittizia e momentanea, eppure
nulla accadde.
Il baffo ed il sopracciglio destro seguirono le mosse dei loro compari,
fremendo ed aggrottandosi.
Quella quiete era terrificante.
«M-marco… Tu… È davvero
così che ti senti?» Balbettò con
sguardo caritatevole il cuoco, causando un mezzo infarto al primo
comandante.
«Cosa diavolo stai dicendo, eh?» Si
stizzì la fenice, preparata psicologicamente ad insulti, non
a compassione.
«Ommioddio scusaci!!!! Siamo delle persone orribili! Delle
carogne!! Feccia del mondo!!!» Strillò piangente
Ace, gettandosi faccia a terra.
«Ti prego perdonaci!!! Babbo, perché non ci hai
fermato???» Lo raggiunse Izou.
Barbabianca, esterrefatto, non riusciva a capacitarsi di quel
comportamento bizzarro, nemmeno spremendo al massimo le sue meningi.
«Figlioli, di cosa state parlando?» Chiese, sempre
più preoccupato della salute psicofisica dei suoi
comandanti, guadagnandosi un’occhiata da Satch che sembrava
dire “Come puoi non capire?”, il tutto condito dal
labbro tremulo.
«Babbo, non capisci il dolore di Marco? Non ti ha fatto
riflettere questo film?» Squittì il cuoco, sempre
più commosso. Sempre più inquietante. Sempre
più stramaledettamente sospetto.
Newgate non era stupido, ma quei secondi che le sue sinapsi adoperarono
per mettere assieme i pezzi del bizzarro puzzle emotivo della
situazione, furono sufficienti.
Sufficienti, sì, per minare ulteriormente alla voglia di
vivere del pennuto.
«Lui è confuso Babbo! Non è uccello,
non è frutto, sa soltanto quello che non
è!» Gridò Izou con enfasi, storpiando
brutalmente la citazione del film appena visionato, e continuando a
piangere disperatamente.
Effettivamente il nesso era abbastanza logico. Balto non era ne cane ne
lupo, Marco cos’era?
Uccello? Blu, fiammeggiante ed estinto.
Frutto? Ananas, la forma è quella, ma potrebbe essere anche
un Pokemon per quel che ne sappiamo.
Umano? Lasciamo perdere povera stella, ha già abbastanza
problemi senza che mi soffermi su ciò.
Un dubbio esistenziale di dimensioni colossali, un macigno emotivo
degno di Freud, una titanica sofferenza di eterna indecisione e
terrificante confusione!
Cos’era Marco? Una contraddizione vivente!
I tre comandanti, abbandonata la finta maschera lacrimosa, si
rotolavano a terra, mentre Barbabianca aveva rischiato di sfondarsi il
cranio con un Face Palm e Marco fiammeggiava di rabbia.
Seguirono i soliti inseguimenti, le solite minacce, le solite
imprecazioni….
Eppure il dubbio continuerà a stuzzicare la
curiosità di tutto il mondo: cos’è, in
realtà, il comandante della prima flotta di Barbabianca?
Solo il tempo potrà rispondere a questa domanda…
Oppure un esame del DNA, o un’autopsia…
In ogni caso, non lo scopriremo mai, quindi facciamocene una ragione:
Marco è un Kiwi.
(Ora immaginate la musica di Super
Quark)
I kiwi, o atterigi, sono uccelli appartenenti all'ordine degli
Struthioniformes, che vivono in Nuova Zelanda e ne sono il
simbolo nazionale (bel coraggio). Il nome scientifico proviene dal
greco e ha il significato di “privo delle ali”.
Col nome di Kiwi viene anche definito il frutto della pianta rampicante
Actinidia Chinensis.
Quindi, rispolveriamo Socrate e i sillogismi:
Marco è sia frutto che uccello.
Kiwi è una parola polisemantica, che indica sia un uccello
bruttino e menomato ed un frutto altrettanto esteticamente sgradevole.
Marco è un Kiwi!
Mistero svelato, autostima della fenice azzerata, autrice assassinata
in circostanze sospette e… Marco, li vuoi quei kiwi?
-----------------------------------------------------------------------------------------
Dal mio inaccessibile
nascondiglio antifenice, eccomi qua! Approfitto degli ultimi giorni di
freddo (perchè la fenice è nota per la sua
letargia O_O) per espormi e pubblicare l'ennesimo maltrattamento
brutale verso Marco.
Beh, che dire? Ormai penso siate abituati ai miei ritardi quindi non mi
resta che restare ferma ed attendere il lancio di pomodori (non
lanciatemi Kiwi, vi prego, dopo sta cosa non riuscirò mai
più a mangiarli xD)!
Come al solito non so dare giustificazione ne al ritardo, ne alla
stronzata che ho partorito e ne tantomeno alla mia assenza nelle liste
di "personaggi pericolosi" xD
Però dai, l'ispirazione un po' è tornata ed in
pochi giorni ho aggiornato entrambe le storie!
Mi scuso per la scarsa qualità dell'immagine, ma quei
pennuti maledetti sono introvabili in pose decenti, idem per Marco xD
Vi allego anche un video, visibile QUI,
che dopo aver letto questa storiella vi farà morire dal
ridere! (Io ci sono rimasta malissimo però la prima volta
che l'ho visto =( è tristissimo)
Non sono certa che Balto sia Disney, però visto che ho in
programma altre storie, rinomino questa raccolta (nella raccolta xD)
"Ciclo Cartoonia", così anche la DreamWorks e le altre non
vengono escluse e non si offendono! =P
Beh, che dire?
Alla prossima e attenzione ai Kiwi volanti! (XD che carogna che sono xD)
Ciaoooo
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