Ananas Pennuto

di LaCla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Extreme Makeover! ***
Capitolo 2: *** 2. Sinonimi vari, ipotetici e casuali per definirlo “Uccello” ***
Capitolo 3: *** 3. Cento modi per cucinare una fenice! ***
Capitolo 4: *** 4. La fame fa brutti scherzi!!! ***
Capitolo 5: *** 5. La patata di Marco! ***
Capitolo 6: *** 6. Marcunzel (Parte 1) ***
Capitolo 7: *** 6. Marcunzel (Parte 2) ***
Capitolo 8: *** 6. Marcunzel (Parte 3) ***
Capitolo 9: *** 6. Marcunzel (Parte 4) ***
Capitolo 10: *** 7. La sirenetta e il gabbiano ***
Capitolo 11: *** 8. Bird or Fruit? ***



Capitolo 1
*** 1. Extreme Makeover! ***


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C’era una volta, su un’enorme nave pirata capitanata dall’uomo più forte del mondo, un povero personaggio insignificante ai fini del racconto principale, di nome Marco. Il povero Marco era molto brutto, possedendo solamente ciuffi di capelli, neri come il catrame, raggruppati in una piccola porzione di cranio e degli occhi poco svegli. Inoltre aveva un orrendo naso a forma di zucchina, o cetriolo, o di carota, insomma, aveva un naso fallico, gli occhi a palla e i capelli a palma. Era Brutto, proprio brutto. Bruttissimo. La voce gracchiante ed il fisico insulso poi, non miglioravano di certo la sua posizione all’interno della ciurma.
Un bel giorno però, una fatina buona decise di rendersi di compassione,ed aiutare il povero pirata a fare carriera all’interno dell’organizzazione della nave. La fata gli regalò così un frutto magico, il più bello di tutto il mondo a suo dire, in modo da motivarlo ad allenarsi e a diventare più forte! Il frutto era un rarissimo Zoo-Zoo mitologico, che donava al pirata le sembianze di una magnifica… No, di un orrendo uccellaccio nero e azzurro, con il becco ricurvo e gli occhi vitrei. Anche trasformato manteneva la sua bruttezza, e la sua disperazione crebbe a tal punto, da mandarlo in depressione. La fata buona allora tentò l’ultima carta: decise di aiutarlo chiamando un team di esperti chirurghi, truccatori, parrucchieri e personal trainer, che iniziarono a lavorare su di lui.
La prima mossa fu quella di tingere di un orrido biondo paglia i capelli improbabili del pirata, e nonostante non fosse un bel colore, riusciva a far sembrare meno brutto repellente Marco.
I personal trainer iniziarono a fargli fare tantissime ore di palestra, per rafforzarne i muscoli e migliorarne la postura, mentre gli estetisti lavoravano sull’abbronzatura ed i truccatori tentavano di convincerlo che il rossetto color prugna non gli donava per niente. 
Ci vollero mesi di grandi sforzi, ma i primi risultati iniziarono a vedersi! Dopo svariati interventi al naso, al contorno occhi ed estenuanti allenamenti, Marco il Brutto era diventato molto più guardabile, ottenendo così il suo primo titolo importante: comandante della prima flotta dei pirati di Barbabianca! Mancavano pochi interventi ormai, prima di farlo diventare il macho che tutte aspettavano, bisognava solamente accentuare i lineamenti della mascella, evitando che la faccia del povero pirata sembrasse una melanzana, et voilà, ecco a voi Marco la fenice!!!
Il bel comandante, fiero e maestoso, consapevole dell’effetto che aveva sulle donzelle, si atteggiava spavaldo sul ponte della nave, ancheggiando e facendosi scompigliare i biondi capelli dal vento. Anche la sua trasformazione animale era molto migliorata, passando da schifoso rapace a splendida fenice!
Ora era diventato Marco il Bello, ma presto divenne troppo borioso ed i primi soprannomi imbarazzanti sul suo conto , iniziarono a circolare! L’invidia dei suoi compagni era tanta, il suo frutto era miracoloso e la sua bellezza ormai leggendaria, e così iniziarono ad associare strani frutti ai capelli del comandante, mixando gli appellativi con aggettivi poco simpatici, derivanti dall’ornitologia.
Ananas spennacchiato, ananas lesso, pennuto, volatile, piccione, gallinaceo, palla di piume, ananas volante, e chi più ne ha più ne metta!!!
Ecco la favola di Marco, e di come si sono originati i suoi svariati soprannomi!
Morale della storia? Ma vi pare che una demenzialità simile possa avere anche una morale? Beh, non ce l’ha!


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Salve xD Non chiedetemi "Perchè?", non ho risposte da darvi, mi è venuta in mente così! xD l'idea della raccolta è nata per caso, visto che notavo che i vari soprannomi e vezzeggiativi usati piacevano molto, ho deciso di prendere in giro ufficialmente la povera fenice, che come l'ha definito Ambra_the_Witch (Alias Alex04) è la prova vivente di come madre natura si accanisca sulle povere anime! xD
allora, la prima immagine è tratta dall'episodio 151, è originale, e ci sono rimasta malissimo quando l'ho vista xD
comunque, spero almeno di avervi strappato un sorriso!
Un grazie speciale va nuovamente a tutti i lettori di Fire of Love, ai quli è dedicata questa raccolta!!

ps. se avete richieste, idee o altro fatemelo sapere, scriverò volentieri le vostre cattiverie sulla fenice! sbizzarritevi! ^_^

A presto!
ciao ciao!!!


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Capitolo 2
*** 2. Sinonimi vari, ipotetici e casuali per definirlo “Uccello” ***


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«Signori e signore, accorrete sul ponte della Moby Dick, sta per avere inizio una delle battaglie più spettacolari di tutti i mari!» Gridava Satch a squarcia gola, attirando l’attenzione di tutti i comandanti e dei vari sottoposti. Il grande Barbabianca sedeva, ormai rassegnato, sul suo gigantesco trono, attendendo che il suo esuberante figlio esponesse la sua nuova e bizzarra idea.
Quando una discreta folla si fu raccolta attorno al buffo pirata, Satch iniziò a spiegare le sue malsane intenzioni, ed indovinate a danno di chi erano?
Ovviamente la vittima era, per l’ennesima volta, il povero Marco, comandante della prima flotta!
«Allora, è una sfida letale! Dovrete insultare con tutte le vostre forze Marco, vincerà il primo che riuscirà a farlo arrabbiare sul serio! Chi gioca?» Spiegò entusiasta, scatenando l’ilarità collettiva e guadagnandosi la solita occhiataccia di Marco, che andò pazientemente a sedersi sul cornicione della nave, aspettando che i suoi compagni decidessero il da farsi. Sicuramente si sarebbero sbizzarriti, e solo i sottoposti non si sarebbero azzardati a partecipare. In suo favore giocava l’ignoranza collettiva dei comandanti, che in quanto a sinonimi e cultura non erano molto colti.
Poco dopo le invettive iniziarono a piovere rapide sulla testa del povero Marco, che pazientemente sopportava tutto.

Uccellaccio, ananas, volatile, gallina, faraona, pavoncella, pennuto, frutto non identificato, pesce lesso, Pokemon, canarino, cocorita, pappagallo, essere piumato, palla di penne.

Vedendo però che l’insultato non si scomponeva più di tanto, iniziarono a spremere le meningi, giocando d’ingegno e di associazioni improbabili.

Allocco, incrocio tra un volatile e una pianta da frutto, gallinaceo blu, ananas lesso, ananas fritto, ananas in fricassea, pollo al forno, fenice sotto sale, fenice bollita, fenice spennata, ananas sott’olio, ananas pennuto, testa d’ananas!

Ma erano cose già dette, già sentite, alle quali Marco ormai era abituato, e non lo toccavano più di tanto. I comandanti, ormai presi da quella nuova sfida, sotto lo sguardo dispiaciuto del Babbo, si scervellavano, vagando con le loro menti nel mondo animale e vegetale, cercando somiglianze!

Bradipo, carpa, struzzo, emu, uccello occhialuto, rapace insulso, stupido galletto, pollo blu, piccione maledetto, tortora tubante, cardellino insulso, cornacchia, brutto fagiano!

Ma Marco, niente. Pensa pensa e ripensa, iniziarono le frasi di senso compiuto con fine offensivo, e ne vennero fuori di cotte e di crude.

Sei talmente brutto che nemmeno madre natura riesce a capacitarsi di cosa ha creato!
Sei uno scherzo della natura, un uccello di fuoco a forma di ananas!
Ma gli specchi ci sono nella tua cabina? Chi è l’assassino che ti taglia i capelli?
Ma ti vesti sempre così? Sembri un fenicottero a carnevale!
Marco la Fenice? Al massimo potevano chiamarti “Marco la pavoncella” per come sculetti!

Quest’ultima frase, detta da Izo, provocò un leggero Tic al sopracciglio del diretto interessato, alimentando l’euforia dei compagni, ormai decisi a farlo capitolare!

Ma guardate, la pavoncella sexy si sta irritando?
Stiamo attenti, se ancheggia per venire verso di noi moriremo, ammaliati dal suo fascino!
Dovevi mangiare il frutto di Hancock, non lo zoo-zoo mitologico!
Ve lo immaginate? “Mero Mero Merrow!” e tutti trasformati in pietra dalla sua bellezza!
Ridete, ridete, intanto sarebbe letale!!!
Ma vi immaginate che spettacolo sarebbe vedere Marco vestito come l’imperatrice pirata?
Ti prego Marco, ondeggia i tuoi bei fianchi per noi!

La situazione stava degenerando, ed ormai nemmeno Barbabianca riusciva più a trattenere le risate, anche se tentava disperatamente di nascondersi dietro una coppa di Sakè.
Satch, notando l’imminente scoppio d’ira del pennuto, tirò fuori la sua carta vincente, la frase che sapeva avrebbe fatto infervorare l’imperturbabile fenice.

«Ragazzi dai, ora basta… Ha vinto lui, è inutile che ci scervelliamo con frasi e sinonimi, alla fine lui è quello che è… semplicemente un uccello. E per uccello, non intendo quella categoria di animali, lo sappiamo tutti che: “A Marco piace e si vede!”» Affermò sicuro di se il comandante della quarta divisione, imitando con la voce la famosissima pubblicità delle Golia Fresca Estate!
La nave scoppiò a ridere, persino Barbabianca sputacchiò il tanto amato liquore, colto all’improvviso dall’attacco di risate. Marco iniziò a prendere fuoco, scagliandosi contro Satch con il viso a forma di becco, e di inseguendolo per tutto il ponte, maledicendo in tutte le lingue il girono in cui quell’uomo aveva guardato quella maledetta pubblicità!


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Eccomi qui! oddio, povero Marco... povero, povero Marco xD
allora, inizio subito linkandovi  una serie di video che vi faranno scompisciare:

MAI DIRE ONE PIECE!

allora, sono 4 video (vi ho linkato il numero 3 perchè al minuto 1.20 inizia una scenetta su Marco che mi ha ispirato xD) che vi consiglio di guardare perchè alternano momenti bellissimi a scenette di puro delirio! xD
comunque, ho voluto scrivere di Satch, perchè secondo me ha tormentato Marco in svariati modi e perchè mi dispiace moltissimo che il suo personaggio sia apparso per così poco, mi sarebbe piaciuto moltissimo approfondirlo! Bene, detto ciò.. ho finito... spero che con queste risate mi perdoniate i pianti che vi farò fare con Fire of Love (oggi aggiorno, giuro!)... (e grazie anche a tutte coloro che mi hanno dato 1000 idee per questi soprannomi!!) baci baci!

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Capitolo 3
*** 3. Cento modi per cucinare una fenice! ***


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Un giorno qualsiasi, sulla Moby Dick, con spazzolino da denti in mano e tanto olio di gomito, Satch ed Ace stavano… pulendo il ponte della nave. Sì, avete capito bene, con i loro spazzolini dovevano pulire e lucidare minuziosamente tutto il ponte della nave, e perché questo? Per colpa di Marco, il cocchino del Babbo, che aveva spifferato tutto riguardo alle razzie in dispensa del fiammifero e agli scherzi di Satch. Il moro brontolava sommessamente, mentre il comandante della quarta divisione puliva in silenzio, senza parlare. Tutta la nave era silenziosa, si sentivano solo il raschiare delle setole sul legno ed i tonfi sommessi delle ginocchia dei due ragazzi, che gattonando nettavano asse per asse, centimetro per centimetro, finché Satch non scoppiò dalla rabbia.
«Ma porco ananas, brutto spione maledetto! Glie la farò pagare! Sai come si cucina una fenice Ace? Si può fare ai ferri, facendo diventare croccante e dorata la pelle, si può fare alla piastra, mantenendo la carne morbida, oppure in padella, saltata con un filo d’aceto balsamico, per darle sapore!» iniziò l’arrabbiato pirata, sotto lo sguardo confuso e depresso del moro.
«Dici che potremmo veramente cucinare Marco? Sarà buono?» chiese il ragazzo dubbioso ed affamato, a causa del divieto tassativo di toccare cibo prima di aver terminato il lavoro di igiene della nave. Il suo stomaco brontolava dal momento stesso in cui gli avevano comunicato quella punizione, maledetto ananas pennuto!
«Certo che si può! È un animale come gli altri, oppure un frutto… in ogni caso se è commestibile, lo possiamo cucinare! Fenice alle olive, fenice ai gamberi, fenice al cognac, fenice alle mandorle, fenice agrodolce, fenice fritta, fenice alla zucca, fenice con melanzane e zucchine, fenice in salsa rosa, fenice alla besciamella, fenice arrosto, fenice in cartoccio, fenice alla romana, con i peperoni, fenice avvolta nella pancetta, fenice al curry, petto di fenice alla pizzaiola, fenice alla cacciatora, polpette di fenice, spiedini di fenice, ali di fenice in pastella, fenice ripiena, e questa mi divertirei da matti a cucinarla! » Iniziò ad elencare Satch, sotto lo sguardo attento di Ace, che non sapeva si potessero fare tante cose con una fenice!
«E non è finita sai? Possiamo cucinare enchiladas di fenice, fenice ai carciofi, tortello di fenice, ravioli di fenice ed asparagi, insalata di fenice, fenice al sugo, ragù di fenice, cordon bleu di fenice, fenice al limone, straccetti di fenice e peperoni, fenice all’ananas, così facciamo due in uno!» brontolava il pirata, continuando a pulire il ponte.
«bocconcini di pollo e verdure, alette di fenice ripiene, fenice al vino bianco, fenice al melograno, fenice al latte, fenice in salsa di pinoli, arrosto di fenice con mele e patate, pomodori ripieni di fenice, insaccato di fenice, fenice allo spiedo, fenice ai funghi, fenice all’arancia, ali di fenice al formaggio, petto di fenice al pepe verde, fenice in salsa aromatica, fenice alle acciughe, fenice in umido, però Ace ricordami di lasciarlo macerare per tre giorni in aceto e vino, così la carne diventa morbida! Quell’uccellaccio è da considerare selvaggina, non carne d’allevamento!» Affermò sicuro Satch, menando lo spazzolino vicino al viso del moro, come ad appuntarsi veramente quel piccolo dettaglio. Satch era un esperto in cucina, e conosceva mille e più ricette, sicuramente avrebbe saputo cosa farne di una buona porzione di carne di fenice.
«Ma Satch, e se invece sapessi di Ananas e non di carne?» Domandò il fiammifero, con un cipiglio di preoccupazione in volto. Il comandante della quarta flotta si girò a fissarlo, e per secondi, che parvero ore, i due si fissarono, attenti e perplessi, pensando a quell’evenienza. E se Marco invece di essere un pennuto, fosse stato un frutto?
Satch d’un tratto fece spallucce, tornando a fregare il pavimento della nave con lo spazzolino.
«Se fosse un ananas, potremmo fare la macedonia, dell’ottima tequila, ananas al cognac, ananas sciroppato, ananas caramellato, marmellata d’ananas, gelato all’ananas, granita di ananas, succo d’ananas, crema di ananas, ananas alla panna, ananas al naturale, ananas con crema di pistacchi, ananas in salsa d’avocado, ananas fritto, ananas flambé, ananas meringato, ananas ripieno, oppure caramelle all’ananas, aperitivi all’ananas…»
E fu così che i due pirati passarono i loro giorni, fantasticando su cento e più ricette a base di Marco, facendo invidia alla Parodi, ma non riuscendo mai a risolvere l’arcano mistero, il quesito mistico e mitologico che attanagliava le loro fragili menti da pirati, tormentando i loro sogni e torturando le loro mentingi… Il comandante della prima flotta, era animale o vegetale? Era uccello o frutto? Era fenice o ananas? Nessuno lo scoprirà mai, resterò uno dei tanti, inconoscibili e misteriosi quesiti di ONE PIECE!



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Ma ciao! un piccolo omaggio al fiml "Forrest Gump", con la fenice al posto dei gamberi xD  
Come sapete, questo aggiornamento anticipa di poco quello dell'altra ff ( e mediamente è un messaggio di scuse in anticipo xD) comunque, un grazie a Lenhara, che inconsapevolmente mi ha dato l'idea per questa demenzialità xD le nostre conversazioni notturne portano alla creazione di ste cose xD
Bene, un grazie anche a Google a alle sue fantastiche ricette, e ovviamente a tutti voi che leggete questa stupida raccolta!! (aggiungerei un grazie a Marco per la pazienza verso noi fan xD)
alla prossima!!!
 

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Capitolo 4
*** 4. La fame fa brutti scherzi!!! ***


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Il ponte della grande nave era splendente, ma le schiene dei due comandanti necessitavano ore e ore di massaggi e riposo.
«Maledetto ananas, me la pagherà questa! Alla mia età fare queste fatiche!» Brontolava Satch, camminando ricurvo e dolorante verso la sua cabina, con una mano sulla curva lombare. Ace invece, più che il dolore alla schiena ed alle braccia, sentiva una voragine nel petto, un vortice di fame ed una smania di cibo incontrollabile.
«F-fameee…» Articolò, dirigendosi barcollante verso la mensa; tutte le succulente ricette elencate da Satch gli vorticavano nella testa, torturando ulteriormente il suo stomaco brontolante e contorcendogli l’intestino. Non aveva mai provato un desiderio di mangiare tanto forte ed impellente, non riusciva quasi a vedere la porta davanti a lui, tanto era affamato. Nonostante la vista annebbiata però, riuscì ad afferrare la maniglia e ad entrare nella grande sala da pranzo. Pochi metri lo separavano dalla cucina, e solo una persona era presente in quel grande salone: Marco.
La fenice guardò il moro, ormai stremato, con occhi saccenti ed indifferenti; sapeva benissimo che il ragazzo era affamato, e sapeva anche che la colpa era sua. Ma era il comandante della prima flotta, come poteva ignorare le razzie di Ace? Era un suo dovere informare il Babbo.
«Fameeeeeee….» Disse strascicante Pugno di fuoco, trascinando le gambe in piccoli passi affaticati. Maledizione, erano poche ore che non mangiava, non settimane!
«Fai meno a vittima, non stai morendo, eh!» Lo riprese la fenice, inconsapevole di aver firmato la sua condanna a morte! (O_O).
Il moro si voltò, e vide… Un grande e succulento ananas! No aspetta… Era un pollo al forno! No, no, no… Era un tacchino ripieno!
La bava iniziò a colare dagli angoli della bocca di Ace, formando una pozza bagnata ai piedi del fiammifero affamato.
«Caaarneee…» Disse, fissando Marco con sguardo vacuo, non vedendo più il compagno pirata, ma un meraviglioso e fumante volatile, spennato e cotto a puntino!
«Ciiiiboooo…» Sbavò ulteriormente il moro, torcendo il busto verso il tavolo dove era appollaiata la fenice, ed avanzando lentamente. Pareva uno zombie, lento e famelico, pronto a divorare la sua preda. Marco non capiva, non riusciva a capire cosa stava facendo il moro, non riusciva  decifrare le parole sbavate del ragazzo, che stava elencando tutte le fantastiche ricette di Satch. Gli occhi di Ace iniziarono a brillare, affamati e folli, mentre la salivazione aumentava ancora, con il palato che ormai assaporava la tenera carne della fenice.
«Pooolllloooo…. » Sbiascicò, ormai a pochi metri dal comandante della prima flotta, che incredulo osservava il compagno. Quando Marco si accorse del pericolo era ormai troppo tardi!!!
L’ananas mise le ali ( e senza bere la RedBull!) e volò via dal suo posto, inseguito da un disperato ragazzo in fiamme, che non vedeva l’ora di assaporare l’aroma speziato ed il gusto deciso di quelle fantastiche coscette fritte(o ai ferri? Oppure con qualche salsa?). Non gli importava, anche crudo sarebbe stato buonissimo!!!
«Ma sei impazzito, eh?» Gracchiò il volatile, scappando con agili balzi alati, da un lato all’altro della stanza. Il moro ormai non aveva più il controllo delle sue azioni, non faceva che nominare gustosi piatti a base di fenice ed ananas, tentando di catturare Marco in tutti i modi.
«Maledizione! Satch! Babbo! Qualcuno lo fermi, eh!» Schiamazzò la fenice, ribaltando tavoli e sedie, tentando di rallentare l’avanzata del feroce ed affamato zolfanello. Ma la disperazione e la fame sono brutte bestie, e nemmeno l’esperienza e la saggezza di un’astuta fenice possono batterle. Con un balzo felino, Ace riuscì ad afferrare la gamba di Marco, trascinandolo a terra ed immobilizzandolo sul pavimento.
«Selvaggiiiinaaaa….» Sbavò ulteriormente il moro, mentre si avventava sul braccio teso dell’altro comandante, che intanto tentava invano di divincolarsi ed urlava aiuto.
«Idiota che non sei altro, lasciami andare, eh!» Strideva il mitologico rapace, mentre i denti di Ace si avvicinavano alla sua carne.
Un urlo agghiacciante riecheggiò per tutta la nave, facendo accorrere tutti gli equipaggi e perfino il Babbo in persona. La scena che si parò davanti alla ciurma di Barbabianca era delle più strane: il comandante della prima flotta, Marco la Fenice, agonizzava a terra, schiacciato dal corpo di Portuguese D. Ace, detto pugno di fuoco, che gli addentava un ala. Cioè, volevo dire, un braccio. 
Ci vollero cento uomini, tre ordini del Babbo e quaranta piatti da portata fumanti pronti in tavola, per staccare la fauci del giovane dal braccio di Marco, che probabilmente la prossima volta, prima di fare la spia, ci avrebbe pensato due volte.



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Hem.. Salve! xD Come avrete capito questo è il sequel dalla storia precedente (Grazie a Temari_Ace per l'idea di Ace affamato ed a Lenhara per l'idea dell'età di Satch xD).
Che dire? Non chiedetemi "Perchè?" o "Come?" perchè nemmeno io so rispondervi, la cosa che più mi ha stupito è stata "mitologico rapace" che sembra anche una cosa seria nel complesso xD
Beh, lasciamo perdere le coscette di fenice, che è meglio! Marco un ciorno o l'altro mi ucciderà, ne sono certa, però non posso fare a meno di prenderlo in giro xD
allora, un po' di anticipazioni sulle prossime storie: Ho chiesto ufficialmente all'autrice/autore di alcuni fumetti esilaranti di poter scrivere storie sui suoi lavori, e gentilmente mi è stato concesso il permesso, quindi ci saranno ancora tante storie in questa raccolta, che spero rendano quanto le vignette (che allegherò ovviamente).
subito dopo queste vignette, ci sarà la "Pausa Disney", con storie su Marco, ispirate ai grandi film Disney (Marcunzel è già in fase di scrittura xD) e per finire ci saranno altre storie con altre vignette, dedicate alla malsana attenzione di Shanks verso il povero piccione azzurro! (Non ci saranno scene osé, solo accenni a situazioni imbarazzanti e riferimenti vari xD)
Ora ho già sproloquiato abbastanza direi, quindi vi lascio andare!!! ^_^ ovviamente, come ben sapete, tra poco aggiornerò l'altra FF (quella seria xD) quindi intanto fatevi due risate alle spalle dell'ananas xD
un bacione, alla prossima!!!!
 

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Capitolo 5
*** 5. La patata di Marco! ***


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Nella buia e stretta cucina della Moby Dick, dopo che la mensa era stata scossa dal trambusto provocato dalla lotta per la vita tra Ace e Marco, ed era stato sventato il tentativo di brutale cannibalismo del comandante della seconda flotta, un altro pirata tramava la sua spietata vendetta contro la fenice.
«Tsk, fare la spia al Babbo! Che meschino! Per cosa poi? Qualche innocuo scherzetto? Maledetto volatile mitologico! Vedrà cosa gli combino a cena! Lo farò deridere da tutta la ciurma!» Borbottava tra se e se Satch, il cuoco di bordo, ancora arrabbiato con Marco e dolorante per la fatica di nettare il ponte con lo spazzolino. Prese un’enorme pentolone ed iniziò a creare la sua ricetta maledetta, aggiungendo i mefistofelici e demoniaci ingredienti, immonde spezie diaboliche e tutta la sua sete di vendetta!
Ananas, cannella, ed ogni cosa infausta! Questi erano gli ingredienti scelti per creare la vendetta perfetta! Ma lo sbadato cuoco aggiunse per sbaglio un altro ingrediente, il Patatas X. E così dal pentolone iniziò a fuoriuscire un’enorme, gigantesca, mastodontica, colossale, ciclopica, immensa, possente e smisurata… Patata!
La patata gigante però aveva una particolarità, assomigliava mostruosamente a Marco, con le piccole radici sul capo, e la buccia raggrinzita che ricordava gli occhi spenti e poco svegli dell’uccellaccio azzurro, che aveva fatto soffrire il povero, piccolo, innocente e casto Satch (sì, come no!).
Il cuoco rimase a bocca aperta di fronte a tanta patatosità, ma presto lo stupore lasciò spazio alla dolce sensazione di vittoria. Quell’incidente con il Patatas X, era stato provvidenziale, adesso sì che avrebbe avuto la sua vendetta!
Il cuoco iniziò a ghignare, poi a ridacchiare tra se e se, e poi la sua risata spettrale riecheggiò per tutta la nave, facendo rabbrividire chiunque la udisse!
Muahahahahahahahahahahah!!!!!
 Più tardi, nella mensa, dove si era riunita tutta la ciurma per la cena, Marco sedeva tranquillo al suo posto, alla destra del padre, fiero ed orgoglioso del suo ruolo, inconsapevole dell’orrore che stava per abbattersi su di lui!
D’un tratto Satch entrò, trascinandosi dietro un enorme carrello, coperto da un lenzuolo bianco che ne celava il contenuto. Perfino il Babbo si lasciò sfuggire un’espressione perplessa, davanti a quell’enorme cosa coperta. Per quella giornata ne aveva avuto abbastanza di sorprese, tra la spifferata di Marco ed il tentativo di Ace di spolpare le coscette del suo amato figliolo.
«Signori e signore! Babbo… Marcoo….» Iniziò il cuoco, terminando la frase con un tono lascivo e maledettamente inquietante.
«Stasera omaggeremo il nostro fiero pennuto! Marco la gallina! E per questo che ho preparato questa pietanza pregiata! Un tubero creato in laboratorio, introvabile in natura, unico nel suo genere!!! L’ananas patata!» Tuonò con fare teatrale, ignorando un cenno del Babbo a smetterla con gli insulti al comandante e scoprendo la sua creatura, rendendola visibile a tutti quanti.
Barbabianca sputò tutto il sakè che aveva appena assaggiato, Vista a momenti si strappò un baffo, mentre Izou si era sbavato vistosamente il rossetto. Tutti trattenevano a stento le risate, nonostante volessero molto bene a Marco, non ridere davanti ad una cosa del genere, risultava quasi impossibile. L’enorme patata era sotto gli occhi di tutti, ammirabile in tutta la sua patataggine!


Solo marco sembrava rimanere impassibile, mentre fissava negli occhi la grande patata, una nuova consapevolezza si faceva largo in lui, rimettendo a posto i tasselli mancanti della sua vita, ridandogli uno spicchio di passato, che lui ormai aveva perduto. Ma Marco sapeva bene che il suo cuore non si stava sbagliando, non stavolta, non davanti a quella verità incontestabile!
Gli occhi del comandante della prima flotta si inumidirono, mentre si alzava e faceva un passo incerto verso quell’immenso tubero. Quando finalmente arrivò “faccia a faccia” con esse, non seppe più trattenere le lacrime, e piangendo si accasciò a terra, abbracciando il corpo della patata.
«Mammaaaaaaaaa!!!!!» Gridò tra i singhiozzi la fenice.
«Mammina!!! Mi sei mancata tanto!!! Perché mi hai lasciato???» Pigolava la fenice, sotto gli occhi stralunati dell’intera ciurma.
Chi l’avrebbe staccato ora da quel vegetale? Chi gli avrebbe spiegato che quella NON poteva essere la sua MAMMA? Ma soprattutto, chi sarebbe più riuscito a mangiare una patata?
Solo la ciurma di Barbabianca lo sa!



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Hem... xD
Marco mi odia, ne sono certa! xD Vi assicuro che scrivendola mi stavo sbellicando dalle risate, e mi vergognavo delle sciocchezze che la mia mente bacata partoriva, ma non potevo fare a meno di farlo x'D
Santi numi, cosa ci posso fare? xD
Caliamo un velo pietoso sull'argomento "patatosità", che è meglio, e passiamo a noi!
Come al solito questo aggiornamento preannuncia l'altro, ormai lo sapete, e quindi non mi dilungo!!!!
Alla prossima!!! con... Marcunzel, che aprirà il ciclo "Disney" e sarà una rivisitazione dell'intero film "Rapunzel", quindi lo dividerò in più parti, per evitare aggiornamenti troppo in ritardo e troppo lunghi ^_^!!!!
Spero di avervi divertito!!! Ciaoooo e alla prossima!!!!!

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Capitolo 6
*** 6. Marcunzel (Parte 1) ***


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Questa è la storia… Di come sono morto.
Ma no non vi preoccupate, è molto divertente! Ed in verità non è nemmeno la mia storia! Questa è la storia di una ragazza, che si chiama Marcunzel, e comincia con un ananas. Dunque, c’era una volta, una goccia di succo d’ananas caduta dal cielo, che posandosi sulla terra fece nascere una magica piantina d’ananas dorata. Questa piantina aveva il potere di guarire i malati ed i feriti, e venne soprannominata l’ananas fenice.
Molti tentavano di impadronirsene, ma gli abitanti del luogo dove era spuntato, non rivelavano mai la sua ubicazione, attendendo il giorno in cui sarebbe servito il suo potere.
Passarono i secoli, gli abitanti dell’isola si estinsero ed i pirati imperversavano per i mari, la grande era della pirateria era ormai alle porte, ed il grande Barbabianca iniziava a realizzare il suo grande sogno, avere una famiglia.
Un giorno, durante una delle tante soste, i suoi uomini trovarono una piccola bimba appena nata, abbandonata accanto alla spiaggia. Inutile dire che il grande pirata la prese con se, ma i medici di bordo si accorsero subito che la povera piccolina era gravemente malata, e non c’era cura. Il pirata bianco ordinò di salpare in tutta fretta, verso l’isola dove si trovava l’ananas fenice, che era tra i territori sotto la sua protezione, ed avvisò i suoi uomini che avrebbero dovuto setacciare l’isola in cerca di quella magica piantina. Il grande pirata infatti, sapeva della sua esistenza, ma non la sua ubicazione.
Mentre la nave fendeva rapida l’acqua dell’oceano, in quell’isola lontana, una vecchia donna rugosa stava tirando fuori la piantina dal suo nascondiglio di foglie e rami, per poterne usare i poteri, ringiovanendo. La vecchia Kureha aveva sempre sfruttato l’ananas, tenendone le proprietà tutte per se, restando così giovane in eterno. Le bastava intonare questa canzone:
“Ananas dammi ascolto, tu mi aiuterai… Non mi dire che per me è tardi ormai, è tardi ormai…”
Insomma avete capito il concetto? La vecchia canta, l’ananas si illumina e lei torna giovane! Da paura, no?
Ma una sera, proprio mentre stava per ricoprire la povera piantina, gli schiamazzi ed il vociare dei pirati, alla ricerca della magica ananas fenice, la fecero spaventare e fuggire, lasciando scoperto il nascondiglio. I filibustieri trovarono così il frutto magico, e lo portarono svelti al loro capitano, che lo fece cucinare e lo diede alla piccola trovatella. La magia dell’ananas dorato, guarì la piccolina, facendole spuntare un buffo ciuffo di capelli biondi sulla testa.
Barbabianca, felice di questo successo, diede una grande festa, nella quale fu lanciata in aria una piccola lanterna, che simboleggiava la nascita di una nuova vita.
Ma la serenità non era destinata ad essere duratura, la vecchia Kureha infatti, non voleva rassegnarsi ad invecchiare, così si intrufolò nella nave del babbo, per rubare una ciocca di quei capelli magici. Quando si avvicinò alla culla, iniziò a cantare ed i capelli della bimba iniziarono a risplendere, ma quando le forbici della vecchia tranciarono la ciocca prescelta, persero potere.
La bimba si svegliò piangendo, attirando l’attenzione dei pirati, ma ormai la vecchia befana era già scappata, rapendo la bambina.
L’imperatore bianco sguinzagliò i suoi alleati e le sue divisioni ovunque, per anni e anni, ma la piccola sembrava scomparsa nel nulla, lasciando il Babbo nello sconforto. Vi do un piccolo indizio? La bambina si chiamava, Marcunzel.
Nel frattempo, in una torre lontana e nascosta nella foresta, la vecchia Kureha aveva il suo nuovo ananas fenice, ma stavolta l’avrebbe tenuto nascosto per bene, senza lasciarlo mai uscire.
«Perché non posso mai uscire, eh?» Domandava la bambina triste alla vecchia, mentre questa le pettinava meticolosamente i pochi ciuffi di capelli che aveva in testa, ormai diventati lunghi e fluenti (???).
«Il mondo là fuori è brutto e cattivo, tu non devi mai uscire da qui Marcunzel, altrimenti tutti ti prenderebbero in giro perché sei brutta, hai capito ananasino mio?» Rispondeva la befana, ottenendo sempre un sommesso cenno di assenso dalla piccola.
Ma le mura della torre non potevano nascondere tutto, e così una volta l’anno, proprio nel giorno del compleanno di Marcunzel, Barbabianca e tutte le sue ciurme, lanciavano in aria milioni di lanterne, sperando che un giorno la loro piccolina tornasse. E Marcunzel vedeva quelle luci, sognando un giorno di poterle vedere da vicino.
Passavano gli anni e Marcunzel cresceva,  sperando di poter osservare quelle lanterne!
Alla vigilia del suo diciottesimo compleanno, la ragazza stava facendo il uso gioco preferito, con il piccolo amico camaleonte, di nome Satch: nascondino!
L’esserino verde, con un improbabile acconciatura (tanto per restare in tema), si era mimetizzato alla perfezione tra i vasi di fiori, fiducioso che la fanciulla non avrebbe mai potuto trovarlo!
Le ante si aprirono di botto, e la faccia di Marcunzel iniziò a sondare il davanzale, in cerca del suo buffo amico.
«Beh, direi proprio che Satch non si è nascosto qui fuori…» Asserì, fingendo di allontanarsi dalla finestra, mentre l’ingenuo camaleonte sghignazzava felice. Ma una rapida ciocca di capelli biondi afferrò la codina del rettile, trascinandolo in alto.
«Preso!» affermò Marcunzel, gioendo e facendo prendere un infarto al povero cosino dal ciuffo in stile pompadur.
«Sono ventidue a zero per me, vogliamo vedere chi arriva per primo a ventitre, eh?» Aggiunse beffarda l’antipatica ragazza, guadagnandosi un versetto sibilante da parte di Satch, che somigliava vagamente ad un “vai a cagare”.
«Ok, cosa ti va di fare, eh?» Chiese allora la bella fanciulla (???) curiosa di sapere cosa preferisse fare il suo buffo amico.
Il coso verde si drizzò in piedi, indicando il mondo esterno con la coda, ansioso di poter visitare la grande foresta che circondava la maestosa torre. Ma Marcunzel era irremovibile e rispose sarcastica:
«Non credo proprio! Mi diverto tanto a stare qui, e anche tu!». Guadagnandosi l’ennesimo versetto, vagamente simile ad un insulto di medie dimensioni.
«Insomma Satch, non si sta così male qua dentro!» Affermò ritrovando il sorriso, mentre una strana musichetta, proveniente da non so dove ed azionata da non so chi, iniziava a riempire l’ambiente. Non stava per cantare, vero? Ovviamente sì.
« ♪ Sono le sette è ora di cominciare, prendo la scopa e scop… hem, spazzo di qua e di la!!! Corro di sopra, ho i panni da sistemare, l’orologio però più veloce non va, eh! ♪»
Cantava la ragazza, mentre con scopa, paletta e spazzettone girava per tutta casa, facendo le pulizie, sempre pedinata dal coso verde.
« ♪ Afferro un libro o due, dalla mia libreria, e aggiungo un bel dipinto nella galleria! Tra la chitarra i ferri e la gastronomia, aspetto quel che succederà! ♪ » Continuò, correndo a destra e a manca afferrando libri a caso e dipingendo a testa in giù sui muri della torre. Che io mi chiedo, ma vi pare normale che una madre non dica niente se la figlia si mette a disegnare sui muri? Mah! Comunque, la fanciulla si destreggiava anche con il lavoro a maglia, creando chilometriche sciarpe, e con la cucina e la musica! Una “donna” tutto fare insomma! Ma non sperateci, la canzone non è finita qui! La ragazza ora si è accorta di non avere ancora imbrattato un angolo di muro, e prendendo la misura con il pollice, si accinge a rendere artistica anche l’ultima parete sana della torre.
«♪ Faccio un bel gioco e dopo, la pasticciera!!! Ed il teatro direi che non fa per me! Provo con la ceramica e con la cera, eh! Poi lo sport, qualche schizzo, salgo su, che bel pizzo!♪»
Continuava Marcunzel, completando complessi puzzle e sfornando centinaia di biscotti, mentre si metteva maschere orrende per terrorizzare il povero Satch, costretto ai lavori forzati dalle manie artistiche della protagonista. Non contenta poi si mette a fare stretching, imbratta ancora la parete e brutalizza psicologicamente il camaleonte, cucendo per lui un discutibile abitino di pizzo rosa. Povero Satch.
«♪E prendo un libro o due, da quella libreria, e viaggio ancora un po’, con la mia fantasia, e poi mi spazzolo, con forza ed energia, ma sono sempre rinchiusa qua! E allora aspetto, aspetto, aspetto, aspetto, quel che succederà!♪»
Cantava, abbattuta e annoiata, mentre si spazzolava i capelli (se ridete a questa affermazione, pensando a Marco che si pettina, siete delle cattive persone!) arrampicandosi sul tetto e spargendo la sua folta chioma su tutto il pavimento, in regolari cerchi concentrici.
«♪ Ma domani c’è, quel che amo di più, eh! Quella scia di luci che, mi porta lassù… Che cosa sia, ancora non so; so che è nel cuore, e che presto la vedrò! ♪» Terminò, finalmente, di cantare, triste ed avvilita guardando il suo dipinto.
Nel frattempo, in una fortezza non molto lontana, un baldo giovane, seguito da due gemelli brutti come la fame, stava per intrufolarsi nella sala del tesoro, saltellando allegramente sul tetto! Da un abbaino (cosa ci faccia un abbaino che affacci sulla sala del tesoro, è un mistero tuttora irrisolto) i due energumeni calarono il bel bandito, che svelto e prendendo in giro una buffa guardia, rubò il tesoro più importante del regno, il cappello arancione!
I banditi fuggirono svelti dalle guardie, mentre il bel giovane, con il cappello ben calcato in testa, sbraitava al mondo intero di volersi comprare un castello.
Ma torniamo alla torre… Dove la ragazza sta riordinando i suoi colori a tempera, che ovviamente sono bastati a fare un murales gigantesco, e confida al suo fedele e camaleontico amico di voler finalmente chiedere alla vecchia Kureha, di vedere le luci fluttuanti. Proprio mentre Satch le faceva coraggio, gonfiando il petto, una voce risuonò nella torre.

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Ed eccoci qua, finalmente, con il primo "episodio" di Marcunzel! xD
La copertina vi fa capire un pochino il ruolo dei vari personaggi di OP in questa bizzarra rivisitazione! xD Penso che farò strani fotomontaggi del genere ad ogni capitolo, per introdurre i personaggi xD Ovviamente l'immagine l'ho solo modificata, non l'ho "creata", quindi i personaggi sono di Oda e della disney, i disegni sono di chi li ha fatti e il mio contributo artistico si limita all'aver truccato la bella Marcunzel xD
Dite che mi ucciderà? beh, se sentirete al Telegiornale "ragazza trovata massacrata a beccate da volatile sconosciuto", sono io xD
Beh, bla bla bla, tra poco aggiorno l'altra, bla bla bla. e che dire ancora?
ah sì, non so quante parti ci saranno di questo "film", è talmente ricco di scene divertenti che tagliarle mi risulta moolto difficile, quindi non saprei xD le pubblicazioni comunque saranno SEMPRE puntuali, non temete ^_^
Un bacione e alla prossima!!!! ^_^

Immagini e personaggi non sono di mia proprietà e non sono a scopo di lucro

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Capitolo 7
*** 6. Marcunzel (Parte 2) ***


c1


 

«Marcunzeeeeeel, sciogli i tuoi capelliiii!» Gridava ogni sacrosanto giorno la vecchia befana, costringendo la fragile fanciulla ad issarla dalla torre, quando sarebbe bastato mettere una scala.
«Marcunzel, non mi va di diventare vecchia qua sotto!» Incalzò la befana, come se non fosse già decrepita. La fanciulla calò la sua bionda e folta chioma (continuate ad essere cattive persone se state ridendo), ed issò la madre.
Dopo i soliti convenevoli, la ragazza iniziò a borbottare, sperando di trovare il coraggio di chiederle di accompagnarla a vedere le lanterne. Ma la vecchia continuava ad interromperla, scherzando sul suo aspetto e sui suoi modi di fare, chiedendole poi di cantare per lei, in modo da ringiovanirla! Marcunzel, convinta che prima avesse cantato, prima sarebbe riuscita a parlarle, prese alla svelta poltrona, sgabello e spazzola, facendo sedere la madre e lasciandole in grembo la sua chioma fluente.
«♪Ananasdammiascolto, serisplenderai, conituoipoteri, miproteggerai, conlatuamagia, tumiaiuterai, enondirmiche, permeetardiormai!♪» Cantò in fretta e furia, tramutandosi in supersayan per qualche secondo,  dando una botta di vita alla madre, che rimase leggermente sconvolta.
«Marcunzel!» La rimproverò la donna, ma lei la ignorò!
«Dunque madre, ti dicevo che domani è un giorno molto importante, ma non mi hai chiesto perché! Quindi ora ascolta, è il mio compleanno!! Ta daaa!!!» Esclamò la fanciulletta tutta contenta, abbracciando con slancio la vecchia, ormai ringiovanita.
«No, no, no, non può essere. Ricordo la cosa perfettamente, il tuo compleanno è stato l’anno scorso!» Esclamò sicura di se Kureha, guardando la figlia con lo sguardo di chi la sa lunga, ma Marcunzel non demordeva!
«La cosa buffa dei compleanni è questa, eh! Ogni anno ritornano! Madre, compirò diciotto anni, e volevo chiederti… Quello che vorrei tanto per questo compleanno, in realtà quello che sqausdortusdada» Bofonchiò incomprensibilmente la biondina, alterando la madre.
«Marcunzel smetti di borbottare! Bla bla bla, è davvero irritante! Sto scherzando, sei adorabile! Ti voglio tanto bene cara!» Disse la vecchia, con evidenti problemi di personalità multipla, allontanandosi.
La ragazza allora trovò finalmente il coraggio di chiederle delle luci fluttuanti, argomentando le sue teorie con carte astronomiche (e qui il lettore si chiede, come diavolo ha fatto una ragazzina a disegnare la mappa delle stelle, sempre rigorosamente sul muro? Altro mistero che rimarrà irrisolto), ma la madre è irremovibile, e chiudendo le finestre, creando così un’atmosfera buia e tetra, indovinate un po’ cosa iniziò a fare? Ma a cantare ovviamente! Perché quale metodo migliore di spiegare la pericolosità del mondo, se non cantando?
«♪ Vorresti uscire dalla torre? Oh, che dici Marcunzel? Cara, sei un fuscello delicato… E mi ascolti sempre, sei un amore! Sai che ti ho protetto e tutelato, e guarda, tu sei il più raro ananas…♪» Iniziò la befana, facendo piroettare la ragazza e strusciando lascivamente il suo viso, stirato come quello di una donna reduce da un lifting.
«♪È una delusione che vuoi darmi? Vuoi lasciare il nido e andare via? Sì, ma non ora! Non ancora, stai qui, con me! ♪» Continuò con fare drammatico Kureha, accasciandosi su rossi tendaggi e dando colpi d’anca portentosi alle pareti, attivando strambi meccanismi. Sorvoliamo poi sul riferimento al “lasciare il nido”, visto e considerato che il nostro prot.. hem, la nostra protagonista ha evidenti tendenze.. Piumate.
«♪Resta con me, non ti allontanare, è il consiglio che ti do! Resta con me, se ti lascio andare me ne pentirò, lo so! Ladri in libertà, piante velenose, antropofagia, la peste! Sì! Grossi e grandi ratti, facce spaventose! Ahhh, io muoio, non lasciarmi!!!♪» Cantava la donna, terrorizzando Marcunzel comparendole alle spalle, nelle tenebre della stanza e destreggiandosi abilmente con le ombre cinesi. Per non parlare di bambole in padella, Moci Vileda trasformati in topi, grotteschi disegni sulle piastrelle (a quanto pare è un vizio di famiglia dipingere ovunque capiti) e tetre lanterne verdi, da far invidia alle candele di Mihawk! Con teatralità poi, la donna si accasciò a terra, provata dalle fatiche del canto lirico, per poi riprendersi alla svelta e torturarci i timpani con un’altra strofa.
«♪Mamma è qui, sai che ti proteggo, cara veglio su di te! È un bel dramma, senza mamma, ma seeei, con me! Resta con me, stai con la tua mamma, sola tu cosa farai? In desabilié, senza alcun programma, cara finiresti nei guai!!!♪» tuona la vecchia, srotolando Marcunzel dal bozzolo di capelli in cui si era rifugiata e confondendola con numeri di magia ed effetti scenici con le candele. Come se non bastasse poi, la donna inizia a mettere il dito nella piaga, sottolineando lo stile osceno di Marcunzel, ponendola davanti ad uno specchio. Come negare che quel vestitino di pizzo e raso rosa, non le stesse bene? La cattiveria della donna non aveva confini, e così iniziò ad arrotolare la fanciulla come una bobina, facendola rotolare sul pavimento. Alla faccia dell’amore materno.
«♪ Sei un po’ svampita, piena d’ansia e dubbi, anche un po’ distratta! Vedi? In più non sei bella, senza che ti arrabbi, sai mia cara che ti adoro! Mamma sa chi sei, mamma ti capisce, mamma è sempre accanto a te!♪» Continuava imperterrita, srotolando la ragazza e deprimendola ulteriormente, evidenziando ancora una volta che la sua “bellezza” non era proprio convenzionale. L’autostima di questa fanciulla rasentava sicuramente il pavimento, ma almeno la canzone volgeva al termine.
«Marcunzel, non devi mai più chiedere di lasciare questa torre, d’accordo?» Chiese imperativa la madre alla ragazza, che triste e timorosa acconsentì.
«♪Non scordare, cosa fare… Stai qui, con mee!♪» No, non aveva ancora finito a quanto pare!!! Ma ora ve lo assicuro, ha smesso e non canterà più per un po’!
La vecchia si cala dalla torre (continuo a chiedermi il motivo dell’assenza di una scala), salutando Marcunzel e promettendole di tornare presto, con varie moine e smancerie, e lasciando la ragazza da sola, con i lunghi e fluenti capelli biondi al vento, cullati da una melodia strappalacrime suonata dal solito non so chi ( e non mi riferisco a quello stupido popolo natalizio del Grinch).

Nel frattempo, nella foresta, il rinomato piratuncolo dal volto lentigginoso e i brutti fratelli Declavan, correvano a perdifiato, scappando dalle guardie! Ma un manifesto attira l’attenzione del giovane, facendolo piagnucolare disperatamente! I suoi compari, ansimanti per la corsa, lo guardano perplessi, non capendo a cosa sia dovuta la sua disperazione. La risposta arrivò dallo stesso pirata, che voltando verso di loro il manifesto afferma con disdegno:
«Non riescono a farmi il naso giusto!»
«E allora?» chiede con disprezzo e mal celata rabbia uno dei gemelli, che giustamente non comprendeva la disperazione del moro per uno stupido disegno, quando erano inseguiti dall’intero corpo di guardia!
«È facile per voi vero? Voi siete venuti perfetti!» afferma sconsolato ed offeso il pirata, osservando il manifesto di cattura dei fratelli.
Un nitrito agguerrito spezza la quiete della foresta, facendo rabbrividire i fuggiaschi, ed ecco arrivare il fiero cavallo Sengoku (fermamente convinto di essere un cane da caccia, e mi raccomando, nessuno gli dica che è un cavallo!), cavalcato da Garp, il capo delle guardie!
I ladri scappano, ma la sfortuna vuole che si ritrovino davanti ad un’altissima parete rocciosa, impossibile da scalare.
«Va bene, d’accordo, voi spingete me, ed io vi tiro su!» Propose convinto il più giovane, che pur essendo aitante e con il fisico scultoreo, magnifico e maledettamente sexy, bello oltre ogni dire e muscoloso, splendidamente sublime e.. Hem… Scusate… Era comunque la metà della metà dei due brutti gemelli, che infatti si guardarono dubbiosi.
«Prima dai a noi il cappello.» Affermò minaccioso uno dei due, sottolineando la poca fiducia riposta nel ragazzo, che rimase profondamente offeso da quell’affermazione, da quella mancanza disumana di fiducia, da quella brutale rivelazione di celata inimicizia, ma accettò, consegnando il suo, già amato, cappello. I bruti crearono una scala umana, dove Ace Ryder si arrampicò, arrivando finalmente in cima alla scarpata.
«Ora facci salire bell’imbusto!» Disse il fratello posto più in alto, tendendo una mano ad Ace, che però aveva le mani impegnate a tenere ben stretto il suo cappello, rubato durante la salita. Il moro li lasciò lì urlanti ed arrabbiati, mentre scappava nella foresta. Purtroppo però fu intercettato dalla divisione comandata da Garp e dal fiero destriero Sengoku, che iniziarono l’inseguimento!
Frecce, denti, schiaffi, pugni, mazzate, salti acrobatici e piroette; alla fine solo Garp riuscì a stare dietro al pirata, ma un’abile mossa alla Tarzan di Ace, disarcionò la vecchia guardia, mentre il pirata iniziava a cavalcare selvaggiamente Sengoku (non pensate male, ricordate che è un cavallo! Maliziosi/e!), che però appena si accorse del cambio di cavaliere, inchiodò tirando il freno a mano, lasciando solchi nella terra e guardando con odio Ace.
«Avanti sacco di pulci, muoviti!» Esclamò Ace arrabbiato, tentando di far muovere l’animale, che però aveva portato la sua attenzione sul cappello del moro, obbiettivo finale della sua missione. Tentò così di recuperarlo con i denti, iniziando a girare pericolosamente su se stesso ed ingaggiando una patetica lotta con il pirata. Un tiro di troppo però fece volare il cappello verso la classica pianta, posta a strapiombo su un dirupo altissimo, con un unico stramaledetto ramo, dove casualmente va ad incastrarsi il laccio del tesoro di Ace. Dopo un attimo di blocco immagine, i due riprendono la lotta, atterrandosi più volte a vicenda e tentando di avanzare verso il tanto agognato pezzo di stoffa. Con passi di danza ed acrobazie improbabili, si ritrovarono insieme sul fragile ramo,  a scalciare e pestarsi i piedi a vicenda. Ace riuscì a raggiungere il cappello, ma proprio mentre guardava trionfante verso Sengoku l’equino, un netto e preoccupante “Crak” li fece zittire. Ma dico io, è tanto difficile capire che un cavallo di 400 kg ed un uomo di 80 kg non possono essere retti da una cazzo di pianta a strapiombo su uno stupido dirupo? Idioti! Tutti e due!
Il ramo cede. I due dementi cadono. Il cavallo che si crede un cane e che viene chiamato “Buddha” inizia ad annusare il terreno, tentando di fiutare l’odore del pirata per catturarlo. Il pirata e il suo cappello di nascondono dietro un masso e poi scappano dentro una grotta coperta da edera, trovandosi davanti un’altissima torre. Il pirata iniziò a scalarla, così da potersi nascondere dal cancavallo, ma quando arrivò finalmente in cima, entrando dalla finestra e chiudendosela velocemente alle spalle e dicendo al suo cappello, con voce suadente, che finalmente erano soli…
DONG!
Una padellata potentissima lo colpì in testa, facendolo cadere a terra svenuto.
«Ooooohhhhh» Starnazzò l’ananasina spaventata, allontanandosi svelta dal corpo del giovane, e riavvicinandosi solo più tardi, con circospezione, tastando e muovendo il moro con la padella, controllando che non avesse denti aguzzi. Quando appurò, assistita dal fedele Satch, che il pirata non aveva le zanne, gli scostò, sempre con il manico della padella ovviamente, una ciocca di capelli, scoprendone il bel volto. La fanciulla si avvicinò ad ammirare quei lineamenti dolci, ma quando gli occhi del ragazzo si aprirono di scatto si spaventò e gli diede un’altra potentissima padellata!
Marcunzel avvolse rapida il corpo di Ace nei suoi capelli, trascinandolo verso il grande armadio e tentando di chiudercelo dentro. Dopo cadute, pugni, manici di scopa infilati non si sa dove, lanci, riflessioni, Tetris, botte e gridolini equivoci (provate ad ascoltare senza guardare le immagini; non sembra un film Disney), finalmente riuscì a serrare le ante, bloccandole con una grande sedia.
«Ok, ok. Ho chiuso una persona, dentro al mio armadio, eh. Ho chiuso una persona, dentro al mio armadio, eh! Ah Ah Ah! Troppo debole, eh? Raccontatelo alla mia padella!» Blaterava la ragazza, dandosi poi una padellata sulla testa da sola, davanti allo specchio. Un frutto che donava intelligenza, invece che una folta chioma, non era forse meglio? E a proposito di intelligenza, la fanciulla si accorse dello strano cappello, ed iniziò a provarselo. Lo mise ad un piede, ma Satch scosse sapientemente la testa; almeno uno intelligente in quella casa.
Lo provò su una spalla, ma ancora una volta il povero coso verde dovette farle cenno di no con la testa. Alla fine, finalmente, lo provò in testa! Gli occhi del camaleonte si sgranano, la musica di sottofondo diventa gloriosa e trionfante, la ragazza sembra avere capito tutto ma…
Lo stupido coso verte nega con la testa e la magia svanisce. Mi rimangio tutto ciò che ho detto in favore di Satch, è uno stupido rettile con il QI pari a quello della padrona.
«Marcuuunzeeeelllll!!! Sciogli i tuoi capelliiiii!!!» il grido della madre, che tornava dalle sue faccende, fece correre la ragazza alla finestra, gettando il cappello in un vaso (vorrei sapere cosa ci fa un vaso vuoto proprio a misura di cappello, lì), smaniosa di rivelare la sua impresa alla vecchia!
«Arrivo madre, ho una sorpresa per te, eh!» Gridò di rimando, gettando i suoi capelli come una fune alla vecchia Kureha, brutta anche se giovane e non più attempata.
«La mia sarà più grande!» Rispose la befana.
«Ne dubito…» Sussurrò Marcunzel.
Tentò più volte di spiegare alla donna che aveva un uomo rinchiuso nell’armadio, provando così a convincerla a lasciarla uscire, dimostrandole che era in grado di cavarsela da sola nel mondo esterno, ma Kureha si arrabbiò tantissimo e nemmeno la lasciò finire, intimandole che mai e poi mai, avrebbe lasciato quella torre.
Marcunzel rimase molto ferita da quella reazione, così decise di ingannare la vecchia, convincendola ad allontanarsi per tre giorni, in modo da poter costringere il ragazzo imprigionato nel guardaroba, a condurla alle lanterne. E come fece a convincerla? Ovvio, le domandò come regalo un colore per dipingere, in modo da poter imbrattare la parete, che si trovava in un villaggio disperso a giorni e giorni di cammino; quale madre non lo farebbe?
Non appena la madre fasulla fu partita, Marcunzel usando i suoi fluenti capelli (siamo tutti cattive persone) come lazzo, aprì l’armadio, facendo rovesciare rovinosamente a terra il moro, ancora addormentato. Cadde carponi, per poi scivolare pateticamente, trascinando la faccia sul pavimento. L’ananasina svelta lo avvolse nei suoi capelli, immobilizzandolo alla sedia e facendolo svegliare da Satch.
Il piccolo camaleonte iniziò con coraggio a prendere a ceffoni e codate il moro, ma non ottenendo risultati usò la sua arma più micidiale: la lingua. Fulmineo leccò l’orecchio del moro, che rabbrividendo schifato si svegliò. Quando il ragazzo si accorse di essere legato ed immobilizzato con dei fluenti capelli biondi, andò nel panico più totale, ma quando finalmente Marcunzel uscì dall’ombra, rimase estasiato dalla sua.. bellezza? Mah.
«Chi sei tu, e come hai fatto a trovarmi, eh?» Chiese minacciosa la biondina, impugnando la sua fedele padella, pronta a colpire nuovamente il pirata, che allora si decise a parlare, con voce soave e carezzevole, stregato da quella… fruttacea apparizione.
«Io non so chi tu sia, ne so dirti come ho fatto a trovarti, ma una piccola cosa posso dire… Ciaaaao!» Terminò ammiccando e guadagnandosi un’occhiata perplessa della nostra protagonista, «Come andiamo? Io mi chiamo Portuguese D. Ace Ryder, come procede la vita?» continuò affabile il moro, ignorato dalla biondina.
«Come sei arrivato qui?» stridette l’ananas.
«Beh, stavo facendo delle cose, vagavo per la foresta e.. dov’è il mio cappello? Dov’è finito il mio cappello????» Sbraitò Ace, preoccupatissimo per la scomparsa del suo amato accessorio arancione.
«L’ho nascosto, in un posto che non potrai mai scoprire!» affermò con superiorità l’ananasina, non tenendo conto però delle doti da pirata del moro, che infatti, poco dopo, guardandosi attorno indicò con sicurezza il vaso nel quale era effettivamente nascosto il suo nuovo, amato compagno di viaggi.
DONG!
Un’altra padellata lo colpì in pieno, oscurandogli la vista.
Poco dopo si risvegliò, sempre con la lingua camaleontica di Satch conficcata nell’orecchio e sempre maledettamente schifato dalla cosa. La biondina intanto aveva nascosto nuovamente il cappello, e minacciava il moro con la padella.
«Allora, cosa ci vuoi fare con i miei capelli? Vuoi tagliarli? Venderli?» Ringhiava minacciosa, girando attorno al pirata legato alla sedia.
«Senti, l’unico desiderio che ho verso i tuoi capelli, è di vederli sparire. Letteralmente!» Affermò, con una certa esasperazione, il bellissimo pirata, alludendo alla sua prigionia.
«Aspetta, tu non vuoi i miei capelli?» Domandò dubbiosa l’ananasina, probabilmente convinta di avere i capelli più belli e richiesti di tutto il reame. Oltre che brutta pure egocentrica, di bene in meglio; come se non bastassero cancavalli e camaleonti con la passione per le orecchie.
«Perché mai dovrei volere i tuoi capelli? Quelli mi stavano inseguendo, ho visto questa torre, l’ho scalata. Fine della storia.» Sbraitò disperato il pirata, non capendo cosa volesse da lui quella cosa capelluta.
Marcunzel però non era convinta, allora il prode Satch si sporse dalla padella, fissando intensamente Ace e suggerendo a Marcunzel di allontanare lentamente la padella dal suo viso, per creare un effetto scenico degno di Steven Spielberg.
Dopo una fitta confabulazione con il coso verde, Marcunzel si voltò minacciosa verso il pirata, proponendogli un patto e girando bruscamente la sedia su cui era legato, facendolo finire con la faccia spalmata a terra. La ragazza intanto scostò la tenda, mostrando al moro il suo disegno sulle luci fluttuanti, e chiedendogli che cosa erano. Il pirata, sempre con la guancia spiaccicata sul pavimento, riferì alla ragazza che si trattava di lanterne.
«Lanterne? Lo sapevo che non erano stelle! Allora, ecco il mio patto: domani queste lanterne risplenderanno nel cielo, e tu mi porterai a vederle, facendomi da guida, riportandomi poi a casa, sana e salva; solo allora riavrai il tuo cappello!» Affermò sicura di se Marcunzel, osservando con superiorità il pirata che, intanto, con la sola forza delle sue magnifiche mani, era riuscito a ribaltare di lato la sedia, ottenendo almeno di non avere la faccia stampata sulle mattonelle.
«Non se ne parla! Sfortunatamente tra me e il grande imperatore che lancia quelle lanterne, non c’è simpatia; perciò non ti porterò da nessuna parte!» Disse spavaldo il pirata, evitando di dire alla ragazza che il cappello in verità, l’aveva rubato proprio vicino a dove era ancorata la Moby Dick, e che il regno era sotto la protezione dell’immenso Barbabianca. Erano dettagli.
La ragazza, spaesata da rifiuto, guardò il suo fedele amico verde, per ottenere consiglio. Il rettile di rimando, suggerì chiaramente di pestare a sangue il pirata, al fine di convincerlo a collaborale, ma Marcunzel aveva ben altri piani per convincerlo (e qui il panico si diffonde!).
Agguantò i suoi lunghi capelli, tirando e raddrizzando la sedia del pirata, fino a portarla a pochi centimetri dal suo volto.
«Qualcosa ti ha fatto arrivare fin qui, Ace Ryder. Chiamalo come preferisci: fato, destino…» sibilava l’ananasina, tirando a se il bel pirata.
«Un cavallo» commentò sarcastico il moro, sempre più stufo della situazione.
«Ecco perché ho deciso di fidarmi di te!» continuò la bella (??) Marcunzel.
«Una pessima decisione» commentò con convinzione lo splendido pirata, continuando a guardare la ragazza con perplessità.
«Ma tu fidati di me quando ti dico questa cosa… Se vuoi puoi fare a pezzi la torre, smontarla mattone per mattone, ma senza il mio aiuto non riuscirai a trovare il tuo prezioso cappello. »  Sibilò la ragazza, inclinando la sedia verso di se e fermandola con un braccio, gli occhi minacciosi e furenti. Il pirata era dubbioso, non si fidava certo della brutt.. Hem, bellissima fanciulla che aveva davanti; dopotutto chi gli assicurava che poi lei avrebbe mantenuto la promessa? Per Marcunzel le promesse erano sacre ed inviolabili, ma questo Ace non lo sapeva ancora, così tentò di usare la sua arma segreta.
«D’accordo senti, io non volevo arrivare a questo, ma ormai non mi lasci scelta... Sguardo che conquista…» Disse con voce soave il moro, concentrandosi e risollevando il volto con un espressione… Da perfetto idiota. Marcunzel non si lasciò ingannare dal bel visino del pirata, che allora, disperato, acconsentì ad accompagnarla a vedere le lanterne. Tutto pur di riavere il suo cappello!
La ragazza scoppiò di felicità, e mollando la sedia saltellò urlando: «Davvero?».
Peccato che la seggiola cadde rovinosamente, facendo spiattellare nuovamente la faccia del moro sul pavimento. Ennesima botta in testa per il nostro pirata dal viso monello.
«Lo sguardo che conquista si è appannato!» Bofonchiò dolorante il povero pirata, inconsapevole dell’avventura che stava per vivere.



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Eccomi qui ^_^ Allora, come al solito preciso che il disegno non è mio, ho solo messo il titolo della storia (Grazie a Cola23 per avermi indirizzato alla ricerca du questo disegno esilarante xD) ^_^
Allora, dal mio rifugio anti-fenice, posso solo ringraziarvi! Sono contentissima che la storia vi faccia ridere, e spero che anche questo "episodio" vi sia piaciuto ^_^
Come di consueto questo aggiornamento precede l'altro di un'oretta circa (Sito permettendo, visto che oggi pare abbia problemi)!
Un bacione e alla prossima!!!! ^_^

Immagini e personaggi non sono di mia proprietà e non sono a scopo di lucro

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Capitolo 8
*** 6. Marcunzel (Parte 3) ***


c1


 

Il pirata iniziava a scendere dalla torre, ficcando delle frecce della pietra e calandosi lentamente, mentre la biondina lo guardava impaurita. Era un svolta nella storia, e cosa fare per descriverla, se non cantare?
«♪Ora che ho il mondo intero a disposizione, ora che finalmente sto andando via... Guardami! Sono qui! È la mia occasione! Dovrei..? No! Io ci andrò♪» Iniziò Marcunzel, scaraventandosi giù dalla finestra con un camaleonte legato ai capelli, guardando il mondo e frenando a tre, e dico TRE centimetri da terra.
La ragazza posa un piede nell’erba, e si sdraia felice sul prato.
«♪La terra, l'erba, i fiori sono davvero qua; Il vento che mi sfiora dove mi condurrà, eh? Oggi farò davvero quello che mi va’… Voglio saltare, danzare, cantare, gridare, sfrecciare, sognare, volare, guardare, scappare, fin quando saprò finalmente cos'è la libertà!♪» Cantò a squarcia gola la ragazza, facendo scappare una miriade di uccelli, finendo in un fiume, girando, saltando e piroettando su se stessa (il tutto senza che nei suoi capelli si faccia un nodo ovviamente) ignorando il povero pirata che sta ancora scendendo dalla torre e catapultandosi fuori dal passaggio segreto. A questo punto sono a favore della sua reclusione nella torre.
Dopo aver annunciato al mondo il suo atto di ribellione, inizia la fase alterna di felicità e sensi di colpa, seguita con sguardo sconcertato dal pirata.
«Non posso credere di averlo fatto! Non posso credere di averlo fatto! Non posso credere di averlo fatto!» iniziò a urlare, giusto perché non si era fatta sentire abbastanza, la ragazza.
«Mamma sarebbe furiosa… Ma non fa niente, perché se non lo saprà, non soffrirà, giusto?» Affermò, conversando con una ninfea.
«Ma cosa ho fatto? Questo potrebbe ucciderla! » singhiozzò in una grotta, sempre sotto lo sguardo del pirata silenzioso.
«È troppo divertente! Sono una pessima figlia, torno indietro! » Gridò felice correndo per i prati, accasciandosi poi depressa su un tronco.
«Non tornerò più indietro! Sono un essere spregevole!» Gridò di nuovo, deprimendosi nuovamente.
«Il giorno più bello della mia vita!» Urlò facendo Tarzan con i capelli, per poi tornare in un angolino a piangere disperatamente.
Il pirata allora si avvicinò, tentando, con doppi fini ovviamente, di consolarla.
«Lo sai, non riesco a fare a meno di notare che sembri leggermente in lotta con te stessa… Ho capito solo per grandi linee naturalmente, madre iperprotettiva, vitatissimo uscire, insomma ragazzi è roba seria… Ma vorrei alleggerirti la coscienza, fa parte del crescere! Un po’ di ribellione, qualche avventura, è giusto così! È salutare addirittura! » Affermò, sicuro di se e scacciando malamente Satch dalla sua spalla, il bellissimo pirata.
«Tu credi?» chiese dubbiosa e ancora bagnata di lacrime la ragazza.
«Ne sono certo! Ci rimugini troppo sopra, dammi retta! Tua madre se lo merita? No… Le spezzerai il cuore e ne sarà schiacciata? Ma è chiaro, però tu devi farlo lo stesso!» Concluse sorridente il moro, soddisfatto del suo discorso articolato in modo da far sentire la ragazza maledettamente in colpa.
«Le spezzerà il cuore?» Chiese terrorizzata la ragazza.
«A metà.» Rispose catartico il ragazzo, raccogliendo una bacca.
«Ne sarà, schiacciata?» singhiozza la ragazza.
«Un chicco d’uva.» Affermò sicuro il moro, schiacciando sadicamente la bacca.
La ragazza ormai era nel panico, i sensi di colpa per le sofferenze atroci che avrebbe fatto patire alla madre la opprimevano, ed il pirata ne approfittò, dicendole con fare affranto e galante, che era libera dal loro patto e che l’avrebbe riportata immediatamente a casa. Ma Marcunzel non si fece ingannare, e minacciò Ace con la temibile padella, sostenuta dal supporto morale della rana, cioè volevo dire, camaleonte.
Ma tutto d’un tratto un cespuglio iniziò a tremare vistosamente, terrorizzando Marcunzel che si arrampicò sulle spalle del pirata.
«Sono furfanti? Criminali? Sono qui per me?» Pigolava la ragazza, brandendo minacciosa la padella ed arpionandosi al corpo dell’impassibile pirata. Dal cespuglio saltò fuori un piccolo e tenero batuffolo di pelo,con un buffo cappello rosa. Sembrava un procione, anzi, era decisamente un procione, solo con le corna, e di minaccioso aveva ben poco.
«Sta calma. Potrebbe fiutare la tua paura.» Disse sarcastico Ace, mentre la ragazza imbarazzata scendeva dalla sua schiena. Dopo aver appurato che briganti e criminali erano da evitare, un ghigno poco rassicurante si disegnò sul viso del filibustiere, che propose alla ragazza di andare a pranzo in un posticino, a suo dire riconoscibile dall’odore. Questa cosa avrebbe allarmato chiunque, ma Marcunzel la fessa, ci cascò.

Nel frattempo nella foresta, non molto lontano da lì, uno stupido cavallo fiutava disperatamente il terreno, ancora alla ricerca del pirata. Per caso si imbatté in un manifesto con la sua taglia, ma il naso era sbagliato, sembrava quello di un porcellino. Nulla però poteva ingannare il fine intuito equino, ed infatti il cancavallo riconobbe Ace in quella foto, e tritò immediatamente con i denti il manifesto. Degli scricchiolii però lo insospettirono e decise di nascondersi, mimetizzandosi dietro ad una roccia a forma di cavallo e nascondendo la testa in un cespuglio a forma di… Muso di cavallo. Alla faccia della mimetizzazione.
Quando poi l’intruso fu abbastanza vicino, balzò fuori nitrendo all’impazzata, terrorizzando… la vecchia Kureha! La decrepita befana botox-dipendente, impiegò poco a capire che il fatto che ci fosse un cavallo solo nella foresta, non era un buon presagio, e corse verso al torre, lasciando il fiero destriero con un grosso punto di domanda sulla testa. Chiamò più volte Marcunzel, senza ottenere risposta. Allora decise… di usare la scala! Sì, perché quella scala c’era, solo che quella vecchia stronza non la usava mai! Perché il suo flaccido sedere non aveva voglia di fare tre gradini, no: era meglio farsi issare da una chioma fluente di biondi capelli! Che poi pensate alle doppie punte che aveva Marcunzel per colpa di questa vecchia pigrona!
Una volta arrivata in cima, non accende la luce, ma strappa con violenza i tendaggi, ribalta i letti, fa l’isterica ecc ecc… Ma nota una cosa strana… Dal primo gradino spunta un piccolo lembo di tessuto arancione, e sollevando le mattonelle scopre il nascondiglio del preziosissimo cappello, prezioso tesoro molto caro a Barbabianca, che avrebbe sicuramente distrutto l’isola pur di ritrovarlo. E solo una persona poteva averlo rubato, il ragazzo ritratto sugli avvisi di taglia, ricercato da tutto il regno, Portuguese D. Ace Ryder.
La vendetta della vecchia Kureha, stava per abbattersi sull’inconsapevole pirata.

Ma torniamo ai nostri piccoli eroi, ormai arrivati all’entrata del mitico locale: “Il bell’anatroccolo”.
Dopo che Marcunzel ebbe affermato di amare gli anatroccoli (evito di commentare, è meglio) facendo entusiasmare Ace, entrarono.
Marcunzel si trovò davanti un’accozzaglia di energumeni raccapricciante, da gente con una mano ad uncino a brutti ceffi squamosi; sembrava che tutti i criminali più scellerati si fossero radunati in quella topaia.
Marcunzel era terrorizzata e, raccolta tra le braccia la sua folta e fluente chioma, sguainò la fedele padella, tentando di evitare il contatto con uno qualsiasi di quei cosi puzzolenti che si trovavano nella locanda. Il furbo Ace Ryder aveva giocato un tiro mancino alla biondina, proprio per scoraggiarla ed indurla ad abbandonare la malsana idea di girovagare per il mondo. Stavano per uscire quando la porta si chiuse, intrappolandoli. Il manifesto di cattura di Ace era inchiodato in bella mostra nel macilento legno della porta, indicato brutalmente da un enorme pirata, ma che dico enorme? Mastodontico, ecco la parola giusta!
Il mezzo gigante, dalla carnagione leggermente scura, i capelli pettinati a strisce ed uno sguardo truce, bloccava la porta, e con tono laconico disse ad Ace:
«Sei tu!» Con voce grave e mettendo un dito sul manifesto, andando a coprire il naso.
Ace di tutta risposta spostò leggermente quell’enorme falange, vedendosi disegnato con un nasone lungo e vagamente fallico.
«Tsk, questa è cattiveria!» Affermò il ladruncolo, sempre più offeso.
«Ahh, è lui! Come no? Mr 1, chiama le guardie presto! Con la ricompensa mi comprerò un nuovo uncino!» Ringhiò un alto pirata, con un uncino al posto della mano sinistra ed un sigaro in bocca. Lungo la sua faccia scorreva una stranissima cicatrice, ed i capelli neri erano tirati ordinatamente all’indietro. Il pirata afferrò Ace per il bavero della camicia, ringhiandogli a pochi centimetri dalla faccia e mandando il suo fido scagnozzo ad avvisare le guardie imperiali. Era Sir Crocodile, in persona!
Ma presto il piratuncolo gli fu strappato dall’uncino, ed i manigoldi iniziarono a contenderselo, sbatacchiandolo a destra e a sinistra, contendendosi la sua ricompensa.
Marcunzel disperata gracchiava e tentava di fermare i pirati, che avevano ormai immobilizzato Ace, mentre Crocodile si preparava a dargli un portentoso pugno in faccia. Intanto Ace Ryder si dimenava, implorando i banditi di non colpirgli il suo bellissimo nasino, ma la folta chioma di Marcunzel fu fondamentale; la ragazza lanciò una ciocca in aria, afferrando con precisione il corno di uno strano animale impagliato, e colpendo brutalmente sulla testa Crocodile.
Tutto si fermò per qualche secondo, poi la ragazza urlò di lasciare andare Ace, guadagnandosi l’attenzione di tutti. Brava Marcunzel, brava.
«Sentite, io non so dove mi trovo, io ho bisogno che lui mi accompagni a vedere le lanterne, perché è il sogno più grande della mia vita, ritrovate un po’ di umanità, eh! Nessuno di voi ha mai avuto un sogno, eh?» Piagnucolò disperata la “bella” fanciulla.
Crocodile le si avvicinò, impugnando un’enorme ascia, mentre Jaws, il gigante di prima, appendeva Ace al famoso animale impagliato. Capitan uncino.. Hem, volevo dire, Sir Crocodile… Avanzava minaccioso e con una musica di sottofondo particolarmente intensa. Arrivò a pochi centimetri dal viso di Marcunzel, poi sembrò addolcirsi.
«Io avevo un sogno, una volta…» Affermò nostalgico, scagliando l’ascia addosso ad un povero scheletro, che iniziò a suonare tremante. Ebbene sì, signori e signore, cantano ancora; preparate i tappi, i pomodori da tirargli addosso e tanti insulti, perché stavolta la situazione degenererà.
«♪È un piacere spaventare, sbraitare e ghignare, e sono più crudele di un dentista! Metto tutti KO, con la mano che non ho! Ma in fondo vorrei essere un pianista!! ♪» Iniziò Crocodile, sì, Crocodile, facendo strane facce e dirigendosi verso un piccolo palco, dove si trovava un magnifico pianoforte. Il suo uncino iniziò a saltellare sui tasti, motivando ancora di più il pirata di sabbia a cantare.
«♪Sogno sempre di esibirmi come Mozart, Rubinstein, Beethoven, Debussy… Sì la rissa mi rilassa, ma la gioia poi mi passa! Ti ringrazio perché il mio vero sogno è questo qui! ♪» Continuò Uncino, demolendo i tasti del pianoforte, che nonostante ciò continua imperterrito a suonare, ed invogliando gli altri a cantare “è questo qui” in coro. Il tutto avveniva sotto lo sguardo scioccato e perplesso di Ace, sempre appeso al muro.
«♪È da quando ero piccolo così! Mi fratturo braccio e gamba, ma al ritmo della samba! Perché il mio vero sogno è questo qui! ♪» Continuò, ancora, mentre il povero Satch osservava perplesso due ratti che ballavano, e Marcunzel serena ascoltava la canzone, inconsapevole che sua madre stava arrivando.
Un pirata biondo, brutto come la fame, si avvicinò alla ragazza, iniziando a cantare. Ma perché devono cantare tutti, mi chiedo?
«♪Ho l’occhio che strabuzza, l’alito che mi puzza, non sono un esemplare di bellezza! Questo sopracciglio a ricciolo che ho, è un orrore, sì, lo so, ma sogno un abbraccio e una carezza! Cerco sempre una bella signorina, che sia pronta a dirmi il grande sì! Sono tutte fuorché bello, ma ho un gran cuore, sai fratello? E il sogno che ho per me è questo qui!♪» Cantò il biondino dalle sopracciglia strane, indicando i propri difetti e regalando una margherita a Marcunzel. Ovviamente mentre cantava stava remando sul legno con una scialuppa, presa non si sa dove, con un clown ubriaco impegnato nel ruolo della fanciulla, che apriva graziosamente un ombrellino di pizzo. Non contenti però, verso le strofe finali legarono il povero capitano Buggy ad una corda, mentre il suddetto ammiccava schifosamente, e lo lanciarono vestito da cupido, con tanto di arco e frecce, per tutta la locanda.
Intanto l’allegro coretto di pirati cantava il ritornello idiota “è questo qui”, ondeggiando e danzando brutalmente. Un’immagine ripugnante.
«♪E vorrei chiamarla tanto, Ma Cherie! Questa faccia repellente, sa amare, perdutamente! Il sogno che conservo è questo qui!♪» Continuava Duval, sì, perché era Duval ovviamente a cantare, abbracciando a destra e a manca pirati e anche Marcunzel. Pensavate fosse Sanji? Non fatevi sentire, sappiate solo che state peggiorando sempre di più, siete proprio cattive persone.
Intanto le voci fuori campo cantavano, inneggiando i sogni ed i passatempi di tutti i filibustieri presenti nella locanda, ed erano hobby alquanto… Insoliti.
«♪Usopp’n vuole essere un fioraio!  Franky ha la fissa del design! Bon-chan sa mimare! Sanji adora cucinare! Choppy sferruzza, Law usa l’ago! Jango ti incanta, come un mago, e Moria collezionando ombre ha un grosso svago! ♪» Cantavano, mostrando a Marcunzel le loro peculiarità.
«E invece tu?» Ringhiò Crocodile ad Ace.
«Io cosa prego?» Rispose educato il moro.
«Qual è il tuo sogno?» Insistette Duval, tirandolo giù dalle corna impagliate e posandolo a terra.
«No, no, no, no, scusatemi. Io non canto.» Affermò sicuro di se Ace, incrociando le braccia e trovandosi cento spade alla gola.
«♪Ho dei sogni anch’io davvero! Ne vado poco fiero, perché sono un po’ meno complicati! Quindi senza alcun orgoglio vi confesso quel che voglio! Avere bei soldoni profumati!♪» Cantò il pirata con le lentiggini, saltellando goffamente sul bancone della locanda. Immagine patetica.
Intanto anche Marcunzel cantava, danzando su un tavolo della locanda, mentre sua madre, minacciosa, spiava dalla finestra. Il clima della locanda era allegro, e tra capre, cerchi di fuoco, fiaccole, tiro al segno, acrobazie e defenestra menti (il tutto senza che nessuno pestasse, strappasse, tagliasse o incendiasse i capelli di Marcunzel ovviamente), la canzone finalmente finì!
Proprio in quel momento nella locanda piombò Mr 1, contento di aver svolto il suo compito chiamando le guardie, subito seguito da un alteratissimo Garp.
Intanto Ace e Marcunzel si erano nascosti dietro al bancone, spaventati, e nella locanda entravano, ammanettati, anche i malvagi gemelli Declavan. Ace rabbrividì, era nella cacca fino al collo, decisamente.
Garp sguinzagliò le guardie, mentre Crocodile aiutava Marcunzel a fuggire, aprendo a lei ed Ace un passaggio segreto e guadagnandosi un tenero bacino (da Marcunzel ovviamente).
Mentre i nostri eroi fuggivano, la porta della locanda fu sfondata dal cancavallo Sengoku, tra lo stupore della folla e di Garp. Lo strano cancavallo si diresse sicuro verso il bancone, nitrendo verso Garp, che lo guardava, non capendo. L’espressione del cancavallo fu eloquente, e significava “cretino”, mentre con zoccolo sicuro abbassava una leva, rivelando il passaggio segreto.
Tutte le guardie si fiondarono all’inseguimento, lasciando Kobi a controllare che i gemelli non fuggissero. Inutile dire che con una testata era fuori gioco, ed i due bestioni si stavano già appropinquando all’inseguimento del ladro di cappelli.
Intanto, la vecchia Kureha assisteva alla scena dall’esterno del locale, arrabbiata e preoccupata. Il Buggy Clown  uscì dalla locanda canticchiando, e quando la vide, vittima dei fumi dell’alcool, non poté non lodare la sua bellezza!
«Oooohhh, portatemi subito un bicchiere, perché ho di fronte a me, un sorso lungo lungo d’acqua fresca!» Sbiascicò, tentando di avere un’espressione “sexy”. Raccapricciante è l’unico aggettivo che mi viene in mente per descriverlo.
«Ma smettila, omaccione… Dove sbuca il passaggio segreto?» Civettò Kureha, per poi piantare la punta di un enorme pugnale, che tutti si chiedono dove tenesse, sul naso del regino ubriaco.
«Coltello!» Squittì lui, incrociando gli occhi.

Intanto, nell’entroterra dell’isola, Ace e Marcunzel passeggiavano alla luce di una lanterna, e lei tentava di scoprire qualcosa sulla vita del ragazzo, che però negava ogni spiegazione, rivelandosi però curioso del passato della fanciulla.
«Allora, non parliamo di capelli ne di madri, e sinceramente ho paura a chiedere della rana.» Iniziò sospettoso Ace.
«Camaleonte» Puntualizzò Marcunzel.
«Dettagli! La mia domanda quindi è questa, se il tuo desiderio di andare a vedere le lanterne è così forte, perché non ci sei andata prima?» Chiese infine con tono dolce il bel pirata.
Ma Marcunzel non fece a tempo a rispondere, che la terra iniziò a tremare e le guardie erano già alle loro calcagna. I due iniziarono a correre, raccogliendo svelti i capelli della ragazza, per spuntare in un’enorme diga. Erano braccati dalle guardie alle spalle, e da un altro passaggio spuntarono i gemelli Declavan.
«Chi sono quelli?» chiese Marcunzel.
«Gente a cui non piaccio!» rispose frettoloso Ace.
«E quelli?» chiese ancora la biondina, riferendosi alle guardie.
«Altri a cui non piaccio!» rispose ancora il moro.
«Chi è?» chiese ancora lei, osservando il cancavallo nitrente che era appena arrivato.
«Diciamo che per il momento qui non sono esattamente popolare!» Affermò esasperato il pirata, afferrando l’ananasina per le spalle.
Marcunzel lanciò violentemente la padella ad Ace, e usando i suoi capelli come liana saltò sull’altro spuntone di roccia.
«Ho aspettato tanto questo momento, Portuguese D. Ace Ryder!» Affermò minaccioso Garp, avvicinandosi al pirata armato di padella.
Ma le guardie avevano sottovalutato la potenza delle padelle Mondial Casa, fatte in puto acciaio inossidabile, resistentissime e letali!
Ace con poche mosse stese tutte le guardie, e si innamorò di quell’arma micidiale!
Ma non era ancora finita, il rumore di un’ultima spada sguainata lo fece mettere i guardia, e si trovò davanti… Il cancavallo, che imboccava (non so come altro definirlo) una spada, minaccioso.
Ace era perplesso, il pubblico in sala sbigottito, e la narratrice allibita. Il combattimento ebbe inizio.
«Sappi che è la cosa più strana che io abbia mai fatto in tutta la mia vita!» Disse Ace, mentre contrastava gli affondi del prode equino. Ma la distrazione dovuta alla situazione surreale, gli fu fatale, e perse la padella nel vuoto.
Quando il tonfo della padella sul terreno sottostante riecheggiò, Ace guardò Sengoku il cavallo, chiedendo amichevolmente la rivincita. Il cancavallo però gli puntò la spada (che se la padella era Mondial Casa, marcava sicuramente Miracle Blade) nitrendo selvaggiamente il suo rifiuto.
La bella (ribadisco, siete cattive persone) Marcunzel però, si decise a smetterla di fare la spettatrice, e con un abile lancio, degno di un mandriano professionista, catturò l amano alzata del bel pirata, strappandolo dalle grinfie del canide equino, che rimase a bocca aperta.
Peccato che sul fondo c’erano i gemelli Declavan ad aspettare, con spade sguainate, l’arrivo di Ace che li schivò per un pelo, grazie anche, mi duole ammetterlo, all’aiuto di Marcunzel.
«Ah, dovreste vedere le vostre facce, perché siete » Gridò Ace, spalmandosi lo stomaco contro un’asse sporgente, «ridicoli.» Gemette concludendo il pirata.
Mentre Ace agonizzava, lo stupido cavallo, (sì, perché diciamoglielo, sei uno stupido cavallo, non un cane!) prese a calciare uno dei pilastri portanti della diga, per crearsi un ponte e poter raggiungere i due fuggiaschi. L’immagine di quell’animale con le orecchie basse che trotterella su un’asse di legno è talmente orrenda che mi astengo dal descriverla.
Marcunzel salta a rallentatore verso Ace, il cancavallo le arriva a tre millimetri dalla folta chioma con i denti, attimo di suspense e di panico… È scappata!
La diga cede (stupido cavallo), tutti vengono sommersi, l’acqua colpisce un enorme pilastro di pietra che inizia  a cadere verso i nostri eroi, che corrono disperatamente verso il passaggio. Ovviamente trovano il tempo di raccattare la padella prima di essere imprigionati dal pilastro di roccia, che cade tra le onde tra effetti speciali e soundtrack epiche.
Intanto i nostri eroi sono bloccati, con l’acqua che continua a salire, e niente, nemmeno le possenti padellate di Marcunzel e le potenti braccia di Ace smuovevano le rocce. Il bel pirata arrivò perfino a tagliarsi il palmo della mano, tentando di forzare i massi. Alla stupida biondina ovviamente non venne in mente di avere dei capelli magici che risplendono quando canta, fino a quando l’acqua le è arrivata alla gola, impedendole quasi di intonare la melodia. Fortunatamente ei capelli della ragazza sono più intelligenti della ragazza stessa e, pur rischiando di far collassare Ace, si illuminarono, rivelando la via di fuga e permettendo ai due beoti di sopravvivere (da notare che in tutto questo tempo i capelli di Marcunzel non si sono ancora annodati una volta).
Sull’argine del fiumiciattolo in cui erano finiti, i due fuggiaschi e la rana camaleontica riprendevano fiato.
«Ce l’abbiamo fatta..» ansimò Marcunzel sfinita, come se avesse fatto tutto lei, roba che se le veniva in mente prima di avere l’Enel nel capelli forse evitavano di rischiare l’affogamento.
«I capelli risplendono!» Affermò stupito Ace, sgranando gli occhi e fissando il vuoto, ovviamente scioccato dalla cosa.
«Siamo vivi! Io sono viva!» Gracchiò l’ananasina, correndo via dall’argine con la sua fedele padella e lasciando soli Ace e Satch.
«Non me l’aspettavo!» Disse sconvolto.
«Ace..» chiamò Marcunzel.
« Risplendono veramente!» Sbottò il moro, rivolto al camaleonte.
«Ace?» chiamò ancora l’ananas bionda.
« Perché i suoi capelli risplendono?» Chiese isterico, sempre al camaleonte, il pirata.
«Ace!» Urlò la ragazza cessa e rompiscatole, ottenendo la meritata risposta.
«Che c’è?» Stridette il moro, digrignando i denti.
«Non risplendono soltanto» Alluse sensuale Marcunzel, raccogliendo la sua folta chioma dal rigagnolo.
Satch allora fissò con fare lascivo il pirata, alludendo a cose improponibili.
«Perché mi fissa in quel modo?» Squittì il bel pirata terrorizzato da quel ciuffo in stile pompadour che sembrava avere volontà a se stante.
Il trio ignorava che non lontano da lì, nella foresta, una malsana alleanza era appena stata stretta, tra la vecchie malefica Kureha e i temibili fratelli Declavan, pronta ad ostacolare i nostri eroi.



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Scusatemi, lo so, sono in ritardo tremendo ma tra esami e altri impegni è stato un inferno per la scrittura!! ora sarò più puntuale, giuro!
(sì, anche con l'altra storia, prometto!) Quindi, che dire?
grazie a tutti voi che leggete, scusate ancora l'attesa e fatemi sapere che ne pensate dei miei banditi xD
Baci baci

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Capitolo 9
*** 6. Marcunzel (Parte 4) ***


c1


 

Nel bosco, non lontano dal rigagnolo dove erano quasi annegati, mentre Ace sta rischiando di perdere una mano per la cancrena e l’infezione, l’ananasina decide d avvolgergliela nei suoi capelli, compromettendo la circolazione ma ovviamente senza macchiarsi una sola ciocca. Logico no?
«Ahio!» Si lamentò il bel bandito lentigginoso.
«Scusa… Hem, mi raccomando, non dare in escandescenze…» Raccomandò la biondina, ottenendo solo uno sguardo perplesso dal moro. Insomma, prima lo guardavano maliziosamente, lei e quella rana pettinata in modo improponibile, poi lo legavano ed ora, in sostanza, lei gli intimava di non gridare? Tutto ciò non preannunciava niente di buono per Ace, decisamente.
La ragazza, indovinate un po’ cosa iniziò a fare? Ma a cantare ovviamente! Ma suvvia, care lettrici e lettori, perché non cantate anche voi? Chi non si mette a cantare per dire un concetto? Chi alla cassiera non intona “♪Pago con carta di creditooo♪” ogni volta che va al supermercato? Tralasciamo che è meglio.
Marcunzel canta.
I capelli iniziano a brillare.
Ace rischia un collasso.
Satch appare dall’ombra per suggerire al bandito di guardarsi la mano.
Marcunzel canta con lentezza estenuante le solite due strofe sull’ananas, gorgheggiando e facendo espressioni pseudo teatrali.
Finisce e si spegne.
Ace guarda la sua mano guarita e rischia un attacco isterico mixato all’iperventilazione.
Il moro tenta di urlare.
«Niente escandescenze!» Lo blocca la biondina, stroncando il grido sul nascere, facendolo letteralmente squittire e rischiando di uccidere seriamente il pirata per il troppo carico emotivo.
«Io non do in escandescenze,  noo. Sono solo interessato ai tuoi capelli ed ai loro incredibili poteri magici! Da quanto tempo la cosa va così?» rispose Ace, dondolando su se stesso in evidente stato di shock post traumatico, sorridendo nervosamente.
Ovviamente la ragazza tonta e credulona rispose serenamente, ignorando il terrore del bandito e dando il via ad una serie di sdolcinate confidenze sul loro passato, durante le quali l’ananasina prova spudoratamente ad avvicinarsi al povero Ace, ammiccando e sbatacchiando le ciglia bionde, ottenendo solo la fuga del moro, che si allontana abilmente andando in cerca di legna per il fuoco.
Non appena il giovane si fu allontanato, dalle tenebre apparve in tutta la sua bruttezza la vecchia Kureha!
«Bene, finalmente è andato via!» Sibilò.
«Madre? I-io… Come hai fatto a trovarmi?» Squittì impaurita la biondina, voltandosi e vedendo la donna, con i primi accenni di rughe sul viso.
«Oh è stato facilissimo! Ho seguito la puzza del tradimento ed ovviamente il terribile fetore delle tue ascelle. Non hai detto a quel ragazzo che non sono solo i capelli ad essere così immagino…»
Ringhiò la vecchia, mentre iniziava a tirare la fanciulletta nel bosco. Ovviamente Marcunzel, tutta agitata ed emozionata dal fisico prestante e dai guizzanti muscoli di Ace, si oppose al ritorno a casa, iniziando l’ennesima lite vagamente adolescenziale.
«Io credo di piacergli» Afferma timorosa la fanciulla, torturandosi una ciocca di capelli (o peli? Mistero!) e facendo impallidire la madre. Una tetra musica di sottofondo inizia a riempire l’atmosfera, presagio di un prossimo nuovo cantericcio. Evviva.
«Piacergli? Ma dai Marcunzel cosa vai a pensare? Sei un cesso di ragazza! Ecco perché non volevo che andassi via!» Iniziò la madre, demolendo definitivamente la scarsa autostima dell’ananasina e cominciando a.. sì, bravi! A cantare!
«♪Questo è un bel romanzo che tu vuoi inventare, e che prova solo che non sei grande abbastanza, cara mia. Come puoi piacergli tu? Ti prego ragazza! Guardati un po'! Credi che sia rimasto colpito?
Non farne un dramma e abbraccia la mamma, perché...♪» Cantò teatralmente la vecchia racchia, che però venne interrotta da Marcunzel, arrabbiata per i commenti poco carini della donna che, sia chiaro, pur avendo tutte le ragioni del mondo, era stata poco delicata.
« No!» Gridò Marcunzel.
«No? Oh le cose stanno così? ♪Marcunzel non sbaglia, Marcunzel non perdona e il suo cuore è un po' in tempesta. Marcunzel non sbaglia, vai tu sei padrona, corri a portargli questo!♪» Cantò la vecchia, mostrando alla fanciulla il cappello del bandito e lasciandola di stucco.
«♪Questa è la realtà, lui non vuole altro, daglielo e se andrà. L'abilità di un ragazzo scaltro presto ti sbalordirà! Ma Marcunzel non sbaglia, lei crede a questo tipo, lui aspetta solo te! Se rifletti non scommetti! Perdi con me!♪» tuonò la vecchia, andandosene con un fruscio di vesti e lasciando la sciocca ananasina perplessa e stupita dall’accaduto.
Poco dopo la sparizione della spettrale Kureha, ricompare Ace carico di legna.
«Hey Marcunzel, ma c’è qualche possibilità che io acquisisca una forza sovrumana alla mano?» Chiese curioso il pirata (e preferirei glissare sul motivo per il quale un ragazzo vuole una forza sovrumana nel braccio), argomentando la richiesta con divagazioni sulla sua bellezza sovrumana. Sicuramente l’autostima a livello fisico non mancava a quel pezzo di carne muscolosa ed aitante… Cioè, volevo dire… A quel grazioso bandito affascinante...
Marcunzel però è pensierosa, ha nascosto in fretta il cappello dietro un ceppo, e pensieri e dubbi la divorano.
Intanto nel bosco, i tre loschi nemici li osservano, assaporando il fresco sapore della vendetta.

Il mattino seguente, mentre i due dormono beatamente distesi sull’erba, le farfalle volano, gli uccellini cinguettano (Cattive persone!), una musichetta allegra risuona nell’aria ed Ace sogna dolcemente, sorridendo sornione nel sonno e mugolando, una goccia gli cade sulla guancia.
Una seconda goccia lo sveglia, ed i suoi occhi assonnati si ritrovano davanti il muso equino ed arrabbiato di Sengoku il cancavallo, sbavante e ancora bagnato dall’avventura nella diga (E qui ci si chiede, quanto ci mettono i cavalli ad asciugarsi? No perché, si è asciugata Marcunzel e Sengoku no? Ok che la barbetta caprina è lunga, però che diamine!).
Ace lo guarda stralunato, per poi tornare a chiudere gli occhi pacificamente, dicendo al cavallo con le crisi d’identità che spera sia venuto per scusarsi.
Un cambio tattico d’inquadratura su Marcunzel, orrenda anche mentre dorme, aggrovigliata nei suoi capelli ( e peli, a quanto pare), viene svegliata dall’urlo raccapricciante di Ace, che sta subendo un trattamento poco piacevole da Sengoku (Maliziosi!).
Il cancavallo infatti gli ha afferrato un piede e lo sta trascinando sull’erba, tra urla e nitriti.
La ragazza si sveglia di soprassalto assieme al camaleonrana, spaventandosi a morte. In un momentaneo e puramente casuale attimo di prontezza di riflessi, corse ad afferrare il pirata, giocando in sostanza al tiro alla fune con il cavallo: peccato che la fune in questione fosse Ace.
A salvare il pirata dallo smembramento fu il suo fidato stivale, che decise di sfilarsi dalla sua gamba, facendo volare il cancavallo lontano dai due strambi compagni di viaggio.
Ma Sengoku era furioso,ed una volta rialzatosi, imboccando ancora lo stivale, si scagliò contro Ryder!
Marcunzel però si frappose tra i due, e tutti sappiamo quanto i cavalli abbiano pessimi gusti in fatto di donne e tanto più quanto possa risultare seducente Marcunzel (che schifo.).
Il cancavallo parve calmarsi davanti al sorriso dell’ananasina d’orata, ma in verità fu Satch, con sguardo temibile ed espressione insofferente, ad invogliare il cavallo ad ubbidire.
«Seduto…» Disse Marcunzel con gentilezza, ottenendo una posizione discutibile da parte di Sengoku, a metà tra una pecorina ed un tentativo di sedersi con degli spini nelle chiappe. Il cavallo nitrì contrariato.
«Seduto!» Ripeté la fanciulla, facendo posare poco delicatamente il culone del cancavallo sull’erba.
Ace nel frattempo era allucinato dalla situazione, e la sua voce fori campo squittiva vari “come?” e “che cosa?”.
«Metti giù lo stivale…» Disse nuovamente la biondina al cavallo, che però on sembrava intenzionato ad ascoltarla e la guardava in cagnesco. Ma davanti al suo fascino nemmeno un cancavallo reale può resistere!
«Mettilo giù…» Cinguettò (Cattive persone, siamo proprio cattive persone…) l’ananasina.
Il cancavallo sputò lo stivale, sempre più contrariato dal dover obbedire ad un cesso del genere, hem… volevo dire, ad una fanciulla tanto aggraziata.
«Oh, ma sei proprio un bravo cavallino! Sì che lo sei! Sei stanco perché hai inseguito quel brutto cattivone dappertutto?» Disse Marcunzel con il tono che mediamente si usa con cani e gatti, sì, avete capito, quel tono che ci fa pensare “se mi sente qualcuno mi prende per deficiente”, esattamente quello. Il cavallo iniziò a scodinzolare felice, coccolato sul muso dalle tenere mani della ragazza, e facendosi compatire con sguardo affranto. Falso come Giuda quel Buddha.
«Scusa?» Protestò Ace, sempre sottoforma di voce fuori campo, ignorato spudoratamente da tutti, perfino dal regista.
«Nessuno ti apprezza come meriteresti, non è vero? Non è vero?» Continuò la ragazza, facendo avere una crisi di depressione al povero cancavallo, che si lasciò abbracciare e compatire ancora un po’.
«Ma insomma, è un cavallo cattivo!» Protestò ancora Ace, finalmente degnato di un’inquadratura!
«No! Non è nient’altro che un bel tenerone! È così, giusto.. Sengoku?» Lo rimproverò la ragazza, continuando a carezzare l’equino e leggendo il nome sulla medaglietta. Nel frattempo il cancavallo scodinzolava e si comportava da cane, facendosi coccolare e grattare dietro le orecchie in maniera vergognosa.
«Non ci credo, non è possibile.» Commentò il moro, allibito davanti a quella scena patetica, guadagnandosi uno sguardo fulminante dal cavallo.
«Sai, questo è praticamente il giorno più bello della mia vita, e il fatto è che ho bisogno che oggi tu non lo faccia arrestare… Solo per ventiquattr’ore, poi… Potrete ricominciare a inseguirvi quanto volete, d’accordo?» Affermò la fanciulla, tirando in piedi il bel pirata e guardando teneramente il cavallo, più che contrariato da quella proposta.
Ace, in un gesto di grande senso del dovere alzò una mano, pronto a stringere lo zoccolo del cavallo, che però ancora tentennava.
«Oggi inoltre, è anche il mio compleanno. Giusto perché tu lo sappia…» disse tra i denti l’infame ananas sorridente, facendo sentire ovviamente in colpa il povero equino, che di malavoglia accettò, stringendo la mano al moro e guardandolo malissimo.
Marcunzel, una volta che i due si furono stretti la mani/zoccoli, fu distratta da qualcosa, e passando tra di loro li divise. Il bellissimo bandito si distrasse, ricevendo una zoccolata nello stomaco dal cavallo, che aveva sì accettato di non farlo arrestare, ma manteneva la sua antipatia per il pirata.
Cambio di scena, musichetta allegra di sottofondo, ed eccoci arrivati al regno! Tutto intorno erano ormeggiate enormi navi a forma di balena, ed altre con vessilli neri, pirati, ovunque!
Ace strappò un suo avviso di taglia, con il naso disegnato i maniera improbabile, e lo appallottolò, sotto lo sguardo truce del cavallo. Di tutta risposta il moro ficcò la palla di carta nei denti dell’equino, guadagnandosi la sputata in faccia della suddetta pallina, che si srotolò, coprendogli il viso con il suo disegno. Scena raccapricciante che diede il via ad una serie di dispetti tra i due, chetati da un perentorio Satch.
Marcunzel si fionda subito tra le vie affollate, non calcolando che con la sua lunga e fluente chioma le era impossibile camminare senza che le venissero pestati i capelli. Fortunatamente Ace era più intelligente della ragazza e decise di chiamare quattro bambine del luogo per farle raccogliere in qualche modo quel groviglio biondo.
Dopo ore di sfruttamento del lavoro minorile, Marcunzel è finalmente in grado di camminare liberamente, agghindata con treccine e fiori, dando così inizio all’avventura nel villaggio.
Tra bancarelle e saltelli, Marcunzel vide un suo ritratto di quando era piccolina, dove tutti i passanti lasciavano un fiore in sua memoria, ma ovviamente non si riconobbe, perché ci sono tantissime bambine orrende e con la testa ad ananas ovviamente, chi non ne conosce almeno una?
L’allegra musichetta si intensifica e Marcunzel inizia a rompere le palle a tutti per ballare, trascinando nella danza vecchi, donne e bambini, ed alla fine anche Ace.
Saltelli, piroette e giravolte fecero rimbambire tutti, ma si divertirono.
Era giunta l’ora di andare verso le barche, per poter vedere meglio le lanterne.
Ace, gentile, bello e premuroso come sempre, lasciò un sacco di mele al cancavallo, asserendo di averle comprate per convincerlo a mangiarle, ed aggiungendo solo dopo che QUASI tutte erano comprate regolarmente. Probabilmente all’equino andarono di traverso, ma questi sono dettagli.
Marcunzel, che non aveva ancora capito niente, chiedeva in continuazione dove stavano andando. Ma secondo te, biondina idiota con il cervello di un uccellino (sì, sono una stronza, e allora?), per vedere delle lanterne che vengono lanciate in aria dal mare, dove ti porta con una barca? A fare una scampagnata in montagna? Ti porterà a vederle dal mare, no? Cretina.

Nel frattempo Barbabianca si stava preparando a lanciare la prima lanterna, che avrebbe dato inizio allo spettacolo; l’imperatore bianco era molto triste, gli mancava quella piccolina, e si sentiva molto in colpa per aver permesso che venisse rapita.
Il vecchio pirata uscì sul ponte della nave e lanciò la prima lanterna, seguita immediatamente da centinaia e centinaia di altre, lasciate in aria dalle altre navi. Il cielo si illuminò di meravigliosi colori, le lanterne splendevano nel blu della notte, avvicinandosi al pelo dell’acqua per poi risalire.
Lo spettacolo che si presentava davanti a Marcunzel la lasciò stupefatta e felice, ed ora che aveva realizzato il suo sogno e che aveva capito che Ace era un bravo ragazzo, decise di dargli il suo cappello (tenuto nascosto non si sa dove fino a quel momento). Ma il fascino nascosto della ragazza aveva colpito anche il pirata, che scansò il prezioso accessorio per vivere senza altri pensieri quel momento di magia con Marcunzel.
Tra canti struggenti e sguardi intensi, i due piccioncini stavano per baciarsi teneramente, ma lo sguardo di Ace fu catturato da un bagliore verdastro alle spalle di Marcunzel. I Fratelli Declavan lo attendevano sulla riva.
Ace doveva risolvere quella faccenda, a tutti i costi, per poter stare tranquillo con Marcunzel, ma per farlo doveva rinunciare al suo cappello.
Remò fino alla riva e si allontanò, lasciando Marcunzel con la promessa che sarebbe tornato presto. Appena vide i gemelli iniziò a fare lo spavaldo, sicuro di poter risolvere la faccenda in poco tempo.
«Hey ragazzi! Vi ho cercato dappertutto dopo che ci siamo separati!» iniziò il pirata, che però vedendo che le facce assassine dei gemelli non accennavano ad addolcirsi, ritentò con un tono meno arzillo, «Comunque, volevo dirvi che ho sbagliato a sparire! Eccovi il cappello, è tutto vostro! Mi mancherete ma sono convinto che così sia meglio…» Terminò, tentando di allontanarsi ma venendo bloccato da uno dei due colossi.
«Ci tieni fuori un’altra volta, vero Ryder?» Rispose tetro uno dei due.
«Che cosa?» chiese dubbioso il moro.
 «Sappiamo che hai trovato una cosa che è molto più preziosa di un cappello, noi vogliamo lei, adesso!» Affermò avvicinandosi lo stesso fratello che aveva parlato prima, con voce roca e minacciosa, che non presagiva nulla di buono.

Intanto la ragazza attendeva alla barchetta, e quando vide un’ombra avvicinarsi nella nebbia si sentì sollevata, ignara che non fosse il suo bel pirata. L’ombra presto si sdoppiò, rivelando agli occhi dell’ananasina i due bruttissimi gemelli.
«Ace ha deciso di fare un affare, il cappello, per la ragazza dai capelli magici!» Ghignarono i due, tirando fuori un sacco ed inseguendo la ragazza, che urlando, inciampando, gracchiando ed impigliandosi ovunque, tentava in vano di fuggire. Insomma, la Disney non ce la fa proprio a creare una protagonista femminile con le palle, forse solo Mulan è degna di questo titolo, ma lasciamo perdere.
Dei tonfi e dei lamenti provenirono da dietro una roccia, subito seguiti da una voce gracchiante: «Marcunzel?» Disse Kureha, dopo aver preso a mazzate i fratelli Declavan.
«Madre! Scusami, avevi ragione su tutto!» Piagnucolò Marcunzel, prima di lasciarsi condurre a casa, lanciando solo un ultimo sguardo nostalgico alla figura di Ace, con in testa il suo amato cappello, che si allontanava.

 La barchetta del moro urtò contro un molo controllato da due guardie, rivelando che il pirata era stato legato al timone ed era privo di sensi. Il tonfo dell’impatto lo fece svegliare, ma ormai era troppo tardi e le guardie lo avevano già catturato. Fortunatamente il cancavallo sentì le urla del pirata, che chiamava disperatamente Marcunzel, e si insospettì fissando la nebbia.

Il mattino seguente, nella sua cella, Ace era inquieto, spaventato per le sorti della ragazza, e venne prelevato dalle guardie per essere portato al patibolo.
Nella torre invece, Kureha scioglieva i capelli di Marcunzel, ripetendole per l’ennesima volta che lei aveva tentato di impedirle di uscire, ma non l’aveva ascoltata, ed ora aveva scoperto da sola quanto potesse essere crudele il mondo.
Marcunzel però aveva conservato una piccola bandierina, con il Jolly Roger dei pirati di Barbabianca disegnato sulla tela nera, e lo stringeva tra le mani, guardando quello strano teschio baffuto e ghignante.
Sdraiandosi sul letto però, le droghe assunte nel villaggio, che in verità era un centro famoso in tutto il mondo per i suoi funghetti allucinogeni, fecero effetto, causando alla fanciulla un viaggio mentale epico e caleidoscopico, che le rivelava quel vessillo in tutti i suoi disegni, riportandole alla memoria un lieve ricordo di quando era bambina, dove Barbabianca la guardava felice. Certo, perché chi di voi non si ricorda i suoi primi gironi di vita? Pensate un po’ io a volte rammento ancora le mie conversazioni con le ovaie di mia madre, mentre ero nell’utero. Ma fatemi un piacere.
Una svolta epocale stava per avere inizio, ma nel frattempo Ace avanzava verso il patibolo.
Nelle celle erano rinchiusi anche i fratelli Declavan, ingannati dalla perfida Kureha e destinati al medesimo destino. Quando li vide Ace si liberò delle guardie con abilità, ed afferrando uno dei due lo sbatté contro le sbarre, ringhiandogli contro.
«Come avete fatto a sapere di lei?»
«Non siamo stati noi, è stata quella signora…» Rispose impaurito il colosso, terrorizzato dalla furia omicida degli occhi del moro, ma non riuscendo a finire la frase, visto che Ace venne trascinato via dalle guardie.

Nella torre Marcunzel aveva capito tutto, ed affrontava la madre fasulla, pronta a lottare per la sua libertà, ma ignara di quanto la sete di potere e il rifiuto di invecchiare, potessero essere pericolosi.
«Marcunzel, dove credi di andare? Lui non ci sarà più… lo stanno giustiziando giusto ora per i suoi crimini!» Disse la vecchia, facendo diventare l’ananasina furibonda.
«Non userai mai più il mio potere!» Gridò isterica la fanciulla, rompendo uno specchio e toccando un tasto dolente per la vecchia befana, che si arrabbiò sul serio.

Intanto, nelle prigioni, Ace si dimenava in tutte le maniere per fuggire, ma le guardie lo tenevano stretto. Tutto d’un tratto le porte del corridoio si chiusero, una dopo l’altra, lasciando nello sconcerto le guardie.
«Che significa? Aprite subito!» tuonò Garp davanti alla porta..
Una faccia da Clown ubriaco spuntò dallo spioncino: «Parola d’ordine capitano!» Sbiascicò.
«Cosa?» Chiese sconcertato Garp.
«Sbagliato!» Asserì convinto il pagliaccio.
«Apri questa porta!» Gridò furibondo il capo delle guardie.
«Sei lontanissimo!» Biascicò contrariato l’ubriacone, chiudendo in faccia per l’ennesima volta l’occhiello a Garp.
«Conto fino a tre! Uno.» Ed una della due guardie che tenevano fermo Ace fu sollevata da un uncino e sparì.
«Due.» Ed una mano enorme trascinò in un angolo l’altra guardia.
«Tre…» Finì Garp, girandosi finalmente e ritrovandosi solamente Ace, che lo salutava imbarazzato. La porta alle sue spalle si aprì, rivelando Sanji che con una possente padellata lo colpì alla testa, tramortendolo. Tutti i banditi della locanda erano venuti in suo aiuto, per permettergli di salvare la bella Marcunzel.
«Una padella! Chi l’avrebbe mai detto eh?» sorrise felice il moro, interrotto però dalle urla delle guardie, che accorrevano per catturarlo.
Si misero a scappare, e Von Clay fermò le guardie mimando un muro. I tre idioti del momento si fermarono perplessi e si voltarono a guardare dove stesse puntando lo sguardo il mimo, vedendo la caricata taurina di Moria e gridando come donzellette. Macinato di guardie fu fatto.
Arrivati nel cortile interno della caserma, erano ormai circondati dalle guardie. Crocodile afferrò Ace e lo mise su una trave di legno.
«Testa giù!» Gli disse!
«Testa giù!» ripeté il moro imitandolo.
«Braccia in dentro.» continuò il coccodrillo.
«Braccia in dentro.» imitò il pirata.
«Ginocchia aperte.» Finì capitan uncin... Hem, Croco-boy.
«Ginocchia aperte! Ginocchia aperte? Perché dovrei tenere le ginocchia aperteeeeeeeeeeeeee?» Riuscì a dire il moro, prima che Moria saltasse sull’altra estremità della trave, scaraventandolo in aria.
Urlò per tutto il tragitto il povero bandito ed atterrò perfettamente in groppa a Sengoku. Ovviamente non si distrusse i testicoli con un atterraggio del genere, e ringraziò il cavallo che lo aveva salvato, chiamando a raccolta tutti i banditi della zona.
«Ti ringrazio, davvero. Penso che per tutto questo tempo non ci siamo capiti, e.. Sì, hai ragione, è meglio andare!» Iniziò tutto contrito il pirata, interrompendosi davanti al muso sconcertato del cavallo. I due partirono a tutta birra verso la foresta, alla ricerca di Marcunzel.
Ah, quasi dimenticavo che oltre ad essere un cavallo, che si crede un cane, che è soprannominato Buddha e che ama i gabbiani, si crede anche uno scoiattolo volante, visto che si è messo a saltare sui tetti, distruggendo tegole e facendo mille danni economici e sociali, sì, perché quelle tegole in testa a qualcuno ci sono finite, poco ma sicuro.
I due raggiunsero la torre, ed il pirata iniziò a salire, dopo aver gridato più volte il nome di Marcunzel, senza ottenere risposta. Quando aveva appena iniziato ad arrampicare, la chioma bionda scivolò giù dalla finestra, e lui vi si aggrappò, salendo.
Quando però entrò, vide la fanciulla legata ed imbavagliata e non ebbe tempo di proteggersi le spalle dalla vecchia, che lo accoltellò ad un fianco.
Marcunzel disperata, si ribellò con tutte le sue forze, riuscendo a togliersi il bavaglio ed a fare una promessa fatale alla strega. Se le avesse permesso di guarire la ferita del pirata, lei l’avrebbe seguita ovunque, senza ribellarsi. La vecchia accettò, ed incatenò ad un palo il bandito, mentre Marcunzel si chinava su di lui per guarirlo.
«Marcunzel, aspetta…» Disse Ace, ormai allo stremo delle forze, allungano le mani verso il viso della ragazza, e…. Tagliandole i capelli con una scheggia di vetro.
Il biondo dorato scomparve, lasciando spazio a quel color pagliericcio che tutte conosciamo bene, tra la disperazione di Kureha e di Marcunzel, conscia di non poter più salvare la vita al pirata.
Kureha impazzì e raggrinzì rapidamente, cadendo dalla torre, grazie ad una trappola improvvisata di Satch, e sbriciolandosi al suolo, divenendo quello che doveva essere da secoli ormai: cenere.
Il resto lo sapete no? Dai, è una storia demenziale, non posso scrivere della quasi morte di Ace, della sua guarigione per mezzo di una lacrima e del finale commovente! Ci ho provato sapete? Ma non ce la si può fare! Maledizione, ho pianto guardando il film perché nella mia testa malata erano i personaggi di ONE PIECE, non posso farlo! Suvvia! È una delle scene più belle, la risparmio come ho fatto con quella delle lanterne!
Comunque, lei piange, lui guarisce e le dice che preferisce i suoi capelli così (che gusti pessimi), si baciano e vissero per sempre felici e contenti!
No, non è ancora finita!
Ace porterà la fanciulla da Barbabianca, che felice per il ritrovamento della figlia regalò al pirata il cappello del regno e lo nominò comandante di una delle sue flotte.
Ace ora aveva trovato l’amore ed una famiglia.
Crocodile era il pianista più famoso del regno.
Duval trovò una ragazza orba che si innamorò di lui.
Sengoku divenne il capo delle guardie, con grande disappunto di Garp, e fece dare in dotazione ai soldati padelle, non più spade.
Satch invece faceva divertire le bambine, cambiando colore a seconda del cibo che gli davano.
Marcunzel molto mascolinamente afferra Ace e lo bacia.
I due si sposarono e… vissero felici e contenti, mentre Buggy vestito da cupido viene lanciato assieme alle lanterne.
Quindi, morale della favola, è colpa di Ace se Marcunzel ha quell’acconciatura oscena!




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Eccoci qui, con l'ultima parte di Marcunzel!
Spero vi sia piaciuta ^_^ Ora continuerò il filone Disney, non so ancora con che cartone animato mi cimenterò, ma non farò più tutto il film, selezionerò solamente le parti più divertenti e che mi interessano ^_^ Marcunzel è stata estenuante xD
Coomunque, durante il periodo estivo aggiornerò ogni due settimane circa, perchè tra vacanze ecc ho veramente pochissimo tempo, ma non temete, finirò tutti i miei lavori, promesso! ^_^
Beh, ora vi lascio, spero davvero di avervi fatto sorridere almeno un pochino ^_^
baci baci

Immagini e personaggi non sono di mia proprietà e non sono a scopo di lucro

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Capitolo 10
*** 7. La sirenetta e il gabbiano ***


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C'era una volta, tanto tempo fa, una bellissima sirenetta dai lunghi capelli rossi, perdutamente innamorata di un orrendo gabbiano spelacchiato, che però tutti consideravano molto saggio ed intelligente, visto che si vantava di conoscere tutto sul mondo degli uomini.
La bella Shankriel, questo era il nome della sirenetta sovra citata, accompagnata da un fedele pesciolino con un buffo cappello di paglia ed una cicatrice, dovuta ad un amo ornato da un boccone troppo ghiotto perché vi potesse resistere, sotto l'occhio sinistro, era sempre in cerca di misteriosi oggetti umani, in modo da avere una scusa per vedere il gallinaceo marino. Un bel giorno, nuotando per i resti di un grande galeone, la sirena trovò dei buffi utensili e decise di recarsi dal pennuto enciclopedico per scoprirne gli usi e in modo da poter ammirare le belle piume blu del gabbiano.
Il volatile in questione si chiamava Marco e, pensate un po', sosteneva di essere una fenice. Sì, avete capito bene, una fenice dice di essere, è fermamente convinto che il blu del suo piumaggio non sia dovuto al petrolio, all'inquinamento o ad un difetto genetico, ma all'ingerimento di un frutto magico. Passi l'esistenza delle sirene, passi il pennuto parlante, ma pure le fenici ora? Va bè, pazienza.
Comunque, dicevamo, la rossa mezza pesce nuotava verso il suo amato, tenendo tra le braccia i misteriosi oggetti, pregustando l'attimo in cui il saccente piumato l'avrebbe illuminata con le sue sagge parole.
Quando finalmente avvistò lo scoglio dove risiedeva Marco, salì in superficie, sorridendo e civettando ancor prima di assicurarsi della presenza del volatile. Ma ovviamente il coso piumato c'era, dove poteva andare dopotutto? Amici non ne aveva, solo un buffo pesce pagliaccio con mille lentiggini lo andava a trovare (e sono convinta lo sopporti solo perché, a causa della sua narcolessia, riesce ad addormentarsi a metà dei discorsi della finta fenice, evitandosi così la noia mortale che causavano).
Ma piantiamola di divagare sulle altre stupide creature marine, Shankriel è emersa dal mare ed agitando le braccia come una forsennata inizia a chiamare Marco, che si sveglia di soprassalto,impugnando il suo cannocchiale e scrutando il Grande Blu.
Vi ho ho già accennato alla sua stupidità mi pare, in ogni caso eccovene la conferma, che non si dica mai "la narratrice mente".
L'idiota dal piumaggio azzurrognolo/giallastro portò all'occhio destro il cannocchiale al contrario e si mise a gridare: «Una sirena all'imboccatura del porto!! Shankriel?! Cosa posso fare per te, eh?!».
E io non dovrei insultarlo? Ma vi rendete conto? Allucinante.
Comunque la sirenetta sorrise comprensiva, appoggiando i gomiti e la sacca contenente gli oggetti trafugati sullo scoglio, mentre sbatteva ripetutamente le palpebre, ammiccando spudoratamente.
La stupida fenice made in china si tolse da davanti il cannocchiale, trovandosi così Shankriel a pochi centimetri.
«Come nuoti in fretta, eh!!!» Affermò convinto, guardando la bella sirena con un’aria di finta intelligenza. Avevate sperato in una presa di coscienza vero? No, é troppo stupido e borioso per rendersene conto.
La pesciosa fanciulla ignorò quella dimostrazione di cretinaggine acuta e, con voce affabile, iniziò a parlare:
«Marco, ti ho portato tanti nuovi oggetti curiosi da esaminare, li abbiamo presi in un relitto!» Squittì entusiasta la sirenetta ( e come faccia un pesce a squittire resta tuttora un mistero) continuando a guardare estasiata la presunta bellezza dell'oceanico pavone. Che ci volete fare, i gusti son gusti.
«Ah, roba degli umani, eh? Fammi un po' vedere!?» Affermò sicuro il pennuto, prima di gettare un'ancora fuori dal suo nido (i motivi di questo gesto mi rifiuto di tentare di comprenderli), ma la corda era arrotolata alla sua zampetta ruspante, quindi il grasso gabbiano scemo si schiantò vergognosamente sulla roccia.
Per tentare di mantenere un minimo di dignità si rimise in piedi velocemente, correndo verso la bella sirena e passando letteralmente sopra al povero Lufflonder. Il fagiano, pardon: la fenice, infilò la testa piumata nella borsa, estraendone l'oggetto più strano e misterioso dell'intero universo conosciuto... Una forchetta!
Suvvia, non fate i saputelli, nessuno di voi sa in verità la funzione di questo arcano utensile; fortunatamente il sapiente Marco ci illuminerà con la sua saggezza.
«Siete stati molto fortunati, eh! È un oggetto che non si vede tutti i giorni, un autentico arricciaspiccia! Gli umani usano questi gingillini per acconciarsi i capelli, eh!» Asserì entusiasta la pavoncella mal riuscita, catturando immediatamente l'attenzione della sirenetta innamorata e del pesce credulone.
Qui, come avrete capito, inizia la leggenda di Marco, la gabbianella ananas; ma non voglio dirvi troppo, lascerò che la stupidità del volatile parli per me.
«Guardate, vi faccio vedere come si usa, eh! Ve lo mettete in testa, girate, date un bello strattone et voilla: avete ottenuto un'acconciatura alla moda, esteticamente graziosa di cui gli umani non possono fare a meno, eh!» Completò il pennuto, inforcando le quattro piume che aveva in testa, arrotolandole come fossero spaghetti e tirandole poi verso l'alto, causandosi quella pseudo pettinatura che tutti conosciamo.
Ora io mi chiedo, perché esistono creature tanto stupide? Quel coso di metallo storto e rotto che ha trovato quell'arrapata della sirenetta é una forchetta, non un arricciacoso. Serve per mangiare, non per creare acconciature da drag queen a stupidi gabbiani. Quella cosa che ti si é formata sulla testa é tutto fuorché esteticamente graziosa, chiaro? Fa schifo, sei inguardabile, sembri un travestito degli anni ottanta con una permanente mal riuscita!
Ecco, mi sono sfogata, ora sono in pace con il mondo.
Torniamo ai nostri eroi dal QI inferiore alla media, che stanno osservando il più inutile dei pennuti con ammirazione, impugnando la FORCHETTA.
«E questo che cos'è?» Domandò curioso il buffo pesciolino, indicando una vecchia pipa di legno.
«Oh, ma che meraviglia, eh!!! Erano anni che non ne vedevo uno così ben fatto! Questo è un raro esemplare di soffiablabla!» disse sorpreso il papero marino, esaminando con attenzione la pipa. La sirenetta ed il pesciolino poco sveglio si guardarono stupiti, ripetendo in coro il nome di quel misterioso e rarissimo oggetto degli umani. Marco vedendo i due molto incuriositi prese a narrare con fastidiosa saccenza le dubbie origini di quell'aggeggio antico.
«Dovete sapere che l'invenzione di questo strumento risale all'epoca preisterica, quando le creature umane stavano tutto il giorno a fissarsi negli occhi, eh. Immagina la noia! E così inventarono questo soffiablabla per fare della musica, eh!» Affermò convinto, fissando Shankriel negli occhi e poi soffiando convinto nel bocchino della pipa.
Ne uscì un suono orribile, misto ad alghe, acqua e organismi non meglio identificati, nemmeno lontanamente definibile come "musica". La sirena ed il pesce rabbrividirono, ricordandosi solo ora del grande concerto che aveva organizzato il Grande re Barbabianca, sovrano indiscusso dei mari. I due pesci erano decisamente nei guai così, ignorando le divagazioni del pennuto riguardo ai possibili utilizzi della pipa come vaso da fiori, partirono in tutta fretta, salutandolo da lontano.
«É stato un piacere tesoro! É stato un piacioro, eh!» Rispose sbattendo un'ala il piumato, sollevando nell'aria il suo odore di piume strinate e pesce marcio. Uno schifo insomma.
La nostra storia continua con una lite furibonda tra la bella sirena ed il grande imperator tritone bianco, la conseguente fuga e ribellione adolescenziale della pesciosa fanciulla ed incontro provvidenziale con la strega del mare, Big Mom, da sempre in lotta con Barbabianca per il dominio dei mari. Quando la sirena la vide si fidò subito di lei, accecata dalla rabbia verso il padre e, nonostante gli avvertimenti del saggio granchio Sebastian Vista II, accettò senza pensarci un contratto della piovra oversize.
Così divenne umana e per restare tale avrebbe dovuto farsi baciare dal principe Mihawk, figaccione di prima categoria ma maledettamente scorbutico.
Eh sí, avete capito bene, la sirenetta si é innamorata del tenebroso occhi di falco dopo averlo visto suonare e ballare ubriaco come un asino sulla sua nave. Il povero Marco era stato scansato dal podio del cuore della sirena, ma non per questo smetterà di tediarla con i suoi stupidi racconti, anzi, ora mirava anche a narrarli al bel principe! Poveri noi...
Riuscirà la nostra Shankriel a restare umana? Riuscirà a far innamorare il principe? Con l'aiuto del fedele Lufflonder, del saggio granchio baffuto e dell'inutile pennuto maleodorante inizierà questa nuova grande avventura, tra canti stonati, tentativi culinari dubbi e stupide penne volanti.
Ai posteri il vile compito di terminar questo racconto, che narra di streghe che vogliono i grossi tridenti altrui (ok, lo ammetto, è un’affermazione straripante di malizia), di gabbiani che si credono fenici (proviamo, dico io, a dargli fuoco; se risorge gli diamo ragione.) e di sirenette innamorate. Qui il mio compito si conclude, le avventure di Marco e la sirena son finite.


EXTRA: Sebastian Vista II vs Chef Sanji Louis



Nella cucina del lunatico Occhi di Falco, un piccolo granchio coraggioso (ebbene sì, è il nostro caro Sebastian Vista II) sta indagando sui gusti del principe, per aiutare la bella ex sirena rossa a conquistarlo. Purtroppo però, per un succulento crostaceo, la cucina non é un luogo raccomandabile e presto il nostro piccolo eroe dai grandi baffoni arricciati lo scoprirà.
Un mugolio melodioso prove ne dal cuoco di corte, un buffo ragazzo dal ciuffo biondo e dalle chilometriche sopracciglia a ricciolo (no, stavolta è davvero Sanji, non temete, non sono tanto matta da mettere Douval ai fornelli), che, accovacciato equivocamente su un armadietto, estraeva una grossa ciotola di pesci freschi, pronti per essere cucinati.
«MhHhH, nou-ou-velle cousine, led Champs Elysées, Maurice Chevalleeeeeer.» Iniziò a cantare il cuoco (confermando la mia teoria, secondo la quale ogni qualvolta la Disney non sappia come riempire punti morti nella storia, infila una canzone in una scena a caso), aggiustandosi il cravattino.
«Les poissons, les poissons, come adore les poissons, farli a pezzi e servirli, che bontà!» Cantava lo chef, con un accento francese vagamente hitleriano ed uno sguardo folle, impugnando una mannaia con impeto e decapita di il primo merluzzo. Altro che Saw e film horror, guardate che combina la Disney!!!
Il granchietto davanti a quella carneficina massacrante si rannicchiò in un angolo, sgranocchiandosi nervosamente le chele. Il sadico cuoco intanto teneva il ritmo dalla canzone con violenti colpi d'accetta e disossamenti vari, che avrebbero raggelato il sangue a chiunque.
«Io gli stacco la testa, gli strappo le spine, mais lui, ça c'est toujours jolie!»
Cantava, macella di selvaggiamente la carne dei nostri poveri piccoli ittici amici, provando conati di vomito al valoroso granchio e probabilmente traumatizzando tutti coloro che notano lo sguardo folle del macellaio in questione.
«Les poisson les poissons, hihihi hohoho, con l'accetta a pezzetti li fo! Li pulisco all'interno, li servo ben fritti, io amo i pescetti, voi no?» ragliava il biondo cuciniere, saltellando e piroettando per tutta la stanza, squartando pesci e cucinando, impiattando e terrorizzando sempre di più il nostro caro Vista.
«Con questo il palato si stuzzica, la tecnica usata è classica, con la mazza io spiano il merluzzo... Poi gli fai un taglietto, gli tranci il pancin, quindi un poco di sale che da il saporin...» Intonò, sempre il nostro sadico amico, mentre una foglia di insalata dava riparo al povero
granchio. Quando il cuoco sputò la parola "mazza" (pronunciata come "massa", perché a quanto pare i francesi non solo non dicono la "R", ma storpiano pure la "Z"... Buono a sapersi.) il cuoco diede un portentoso colpo al tavolo, che fece volare in aria la foglia, con crostaceo a seguito; nonostante ciò non venne scoperto a causa di quel volo. Sfortuna volle che allo chef servisse proprio quella tremante foglia di insalata.
«Sorbonne, ne ho perso uno!» affermò il cuocherello, afferrando con due dita Sebastian Vista II, che terrorizzato si era rintanato nella sua corazza (i granchi hanno una corazza? Boh, il nostro è speciale, quindi sì!!!).
«Sacré bleu, guarda un po', come hai fatto a fuggir? Proprio tu, succulento bijoux... Non lo fare mai più, nella salsa or su, con un po' di farina, n'est pas!»
Intonò il cuoco, dondolando il crostaceo per poi gettarlo in una terrina piena di salsa rossa ed imbiancarlo di farina. Una volta che il sadico pazzoide ebbe riafferrato Sebastian Vista II, la troculenta canzone continuò.
«Non ti faccio alcun torto, perché ormai sei morto, la sorte tu puoi ringraziar... Perché nella pignatta il caldo ti schiatta, addio pesciolino, au revoir!»
Il povero granchio fu imbottito di verdure, centrifugato dalle giravolte di Sanji Louis ed infine letteralmente lanciato in una pentola piena d'acqua in piena ebollizione.
Durante il volo del crostaceo possiamo notare un cambio nel sound di sottofondo, che si trasforma in un'allegra melodia, messaggera della classica vagonata di legnate che sta per prendere il cattivo di turno.
Il prode granchio infatti riesce magicamente ad afferrare il bordo della padella, salvandosi da morte certa.
Il cuoco se ne accorge, lo afferra con una forchetta a due denti, se lo porta vicino al viso per osservarlo.
«Allora, che ti succede, mh?» Domanda sospettoso lo chef.
STACK!
Musichetta infame on.
Mega pizzicata al naso del cuoco.
Via alle danze!
Scottato il cuoco col soffritto, padellata sul piede e tunnel frontale.
Sebastian Vista II in vantaggio.
Attenzione però, lo chef impugna i micidiali coltelli miracle blayd (serie 5 ovviamente) e li lancia con ferocia verso il crostaceo.
Schiva. Salsa in testa al cuoco.
Sanji Louis inizia la demolizione dei mobili impugnando una mannaia.
Tentativo di fuga rapido sull'ala destra. Bloccato dal preciso lancio della suddetta mannaia.
Ritirata del granchio, altro tunnel!
Il cuoco ormai è inferocito.
Il nostro crostaceo corre verso una credenza straripante di oggetti fragili e delicati, Sanji Louis lo rincorre con una mazza.
CRASH! BOOM! KABOOM! SBAM!
Demolizione dell'intera cucina: completata.
Esaurimento nervoso al cuoco: procurato.
Danni per Dio solo sa quanti soldi: fatti.
Disturbo della quiete del palazzo: fatto.
Dare alle fiamme il sopracciglio sinistro del cuoco: fatto.
Tutto ciò per afferrare e cucinare uno stramaledetto granchio? Mi pare alquanto esagerato, ma caliamo il sipario su questa avventura, che è meglio.





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Oddio, temo che scusarmi per il ritardo ormai sia inutile, ma imploro comunque il vostro perdono T_T!
Ho avuto mille impegni e tra computer rotti, cellulari che non scrivono quello che voglio e cali di ispirazione atroci non riuscivo proprio a venirne fuori! Ringraziate (o maledicete, come preferite xD) le vacanze al mare, i simpatici granchietti che scorrazzavano tra gli scogli ed il mio stupidissimo Ipod, che mentre stavo scrivendo l'altra storia ha inserito con la riproduzione casuale la mitica "Les Poissons" (L'avevo sull'ipod perchè... non lo so, ho tutte le colonne sonore disney quindi xD) e non mi sono trattenuta!
Ho pensato: "cavolo, già sono in ritardo, almeno scribacchio un piccolo Extra per farmi perdonare! Magari evito i forconi!" et voillà, ecco a voi il povero Vista brutalizzato xD
Non resistevo, una volta partita l'ispirazione è stato impossibile impedirmi di ridicolizzare in quel modo Vista e Sanji xD
Beh, vi chiedo ancora scusa, spero comunque di avervi regalato tante risate ^_^
Vi aspetto il 15 (scusate scusate scusate ma non si può fare altrimenti, mandatemi pure un MP per chiarimenti a riguardo se volete insultarmi xD) con Fire of Love!!!
Bacioni dal rifugio antifenice!!!
Ciaoooo

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Capitolo 11
*** 8. Bird or Fruit? ***


c1


Nella cabina buia e umida, l’unica fonte di luce era lo sfarfallio delle immagini proiettate dal lumacofono visual sul muro.
Nell’ombra si potevano distinguere le sagome di Satch, con i suoi inconfondibili capelli pompadour, Ace con l’inseparabile cappello ed Izou, tutti e tre seduti a terra, vicini.
Alle loro spalle sedeva imponente Barbabianca, con la fedele fenice alla sua destra.
Quella sera avevano deciso di guardarsi un film dolcissimo, un cartone animato sui lupi: Balto.
Tutti erano restati col fiato sospeso durante il pericoloso viaggio del protagonista, sotto gli occhi divertiti dell’imperatore bianco, ed ora che i titoli di coda scorrevano veloci nessuno si muoveva.
Il baffo sinistro del Babbo tremò impercettibilmente mentre il sopracciglio si alzava perplesso.
Fu Marco a muoversi e ad accendere le luci, rivelando i volti in lacrime dei tre comandanti.
«State scherzando? Alla vostra età, eh?» Gracchiò la fenice, facendo voltare i diretti interessati.
Newgate in quel momento si aspettava insulti, fuochi e trucchi al lancio. Era pronto a mediare una pace fittizia e momentanea, eppure nulla accadde.
Il baffo ed il sopracciglio destro seguirono le mosse dei loro compari, fremendo ed aggrottandosi.
Quella quiete era terrificante.
«M-marco… Tu… È davvero così che ti senti?» Balbettò con sguardo caritatevole il cuoco, causando un mezzo infarto al primo comandante.
«Cosa diavolo stai dicendo, eh?»  Si stizzì la fenice, preparata psicologicamente ad insulti, non a compassione.
«Ommioddio scusaci!!!! Siamo delle persone orribili! Delle carogne!! Feccia del mondo!!!» Strillò piangente Ace, gettandosi faccia a terra.
«Ti prego perdonaci!!! Babbo, perché non ci hai fermato???» Lo raggiunse Izou.
Barbabianca, esterrefatto, non riusciva a capacitarsi di quel comportamento bizzarro, nemmeno spremendo al massimo le sue meningi.
«Figlioli, di cosa state parlando?» Chiese, sempre più preoccupato della salute psicofisica dei suoi comandanti, guadagnandosi un’occhiata da Satch che sembrava dire “Come puoi non capire?”, il tutto condito dal labbro tremulo.
«Babbo, non capisci il dolore di Marco? Non ti ha fatto riflettere questo film?» Squittì il cuoco, sempre più commosso. Sempre più inquietante. Sempre più stramaledettamente sospetto.
Newgate non era stupido, ma quei secondi che le sue sinapsi adoperarono per mettere assieme i pezzi del bizzarro puzzle emotivo della situazione, furono sufficienti.
Sufficienti, sì, per minare ulteriormente alla voglia di vivere del pennuto.
«Lui è confuso Babbo! Non è uccello, non è frutto, sa soltanto quello che non è!» Gridò Izou con enfasi, storpiando brutalmente la citazione del film appena visionato, e continuando a piangere disperatamente.
Effettivamente il nesso era abbastanza logico. Balto non era ne cane ne lupo, Marco cos’era?
Uccello? Blu, fiammeggiante ed estinto.
Frutto? Ananas, la forma è quella, ma potrebbe essere anche un Pokemon per quel che ne sappiamo.
Umano? Lasciamo perdere povera stella, ha già abbastanza problemi senza che mi soffermi su ciò.
Un dubbio esistenziale di dimensioni colossali, un macigno emotivo degno di Freud, una titanica sofferenza di eterna indecisione e terrificante confusione!
Cos’era Marco? Una contraddizione vivente!
I tre comandanti, abbandonata la finta maschera lacrimosa, si rotolavano a terra, mentre Barbabianca aveva rischiato di sfondarsi il cranio con un Face Palm e Marco fiammeggiava di rabbia.
Seguirono i soliti inseguimenti, le solite minacce, le solite imprecazioni….
Eppure il dubbio continuerà a stuzzicare la curiosità di tutto il mondo: cos’è, in realtà, il comandante della prima flotta di Barbabianca?
Solo il tempo potrà rispondere a questa domanda…
Oppure un esame del DNA, o un’autopsia…
In ogni caso, non lo scopriremo mai, quindi facciamocene una ragione: Marco è un Kiwi.


(Ora immaginate la musica di Super Quark)
I kiwi, o atterigi, sono uccelli appartenenti all'ordine degli Struthioniformes, che  vivono in Nuova Zelanda e ne sono il simbolo nazionale (bel coraggio). Il nome scientifico proviene dal greco e ha il significato di “privo delle ali”.
Col nome di Kiwi viene anche definito il frutto della pianta rampicante Actinidia Chinensis.
Quindi, rispolveriamo Socrate e i sillogismi:
Marco è sia frutto che uccello.
Kiwi è una parola polisemantica, che indica sia un uccello bruttino e menomato ed un frutto altrettanto esteticamente sgradevole.
Marco è un Kiwi!
Mistero svelato, autostima della fenice azzerata, autrice assassinata in circostanze sospette e… Marco, li vuoi quei kiwi?




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Dal mio inaccessibile nascondiglio antifenice, eccomi qua! Approfitto degli ultimi giorni di freddo (perchè la fenice è nota per la sua letargia O_O) per espormi e pubblicare l'ennesimo maltrattamento brutale verso Marco.
Beh, che dire? Ormai penso siate abituati ai miei ritardi quindi non mi resta che restare ferma ed attendere il lancio di pomodori (non lanciatemi Kiwi, vi prego, dopo sta cosa non riuscirò mai più a mangiarli xD)!
Come al solito non so dare giustificazione ne al ritardo, ne alla stronzata che ho partorito e ne tantomeno alla mia assenza nelle liste di "personaggi pericolosi" xD
Però dai, l'ispirazione un po' è tornata ed in pochi giorni ho aggiornato entrambe le storie!
Mi scuso per la scarsa qualità dell'immagine, ma quei pennuti maledetti sono introvabili in pose decenti, idem per Marco xD
Vi allego anche un video, visibile QUI, che dopo aver letto questa storiella vi farà morire dal ridere! (Io ci sono rimasta malissimo però la prima volta che l'ho visto =( è tristissimo)
Non sono certa che Balto sia Disney, però visto che ho in programma altre storie, rinomino questa raccolta (nella raccolta xD) "Ciclo Cartoonia", così anche la DreamWorks e le altre non vengono escluse e non si offendono! =P
Beh, che dire?
Alla prossima e attenzione ai Kiwi volanti! (XD che carogna che sono xD)
Ciaoooo

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