Un nuovo pericolo

di Ayla_
(/viewuser.php?uid=189948)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***



"Si crede che per essere coraggiosi non bisogna provare paura verso niente e nessuno.
In realtà cosa significa veramente “coraggio” e “essere coraggiosi”?
Significa non aver nessun timore, nessun campanello di allarme per quando ti avvicini al limite della vita e andare verso il pericolo correndo? Significa dover dimostrare a qualcuno ciò che si riesce a fare?
Oppure significa riuscire a capire quando il pericolo è troppo, riuscire a ingoiare l’orgoglio e tornare indietro di un passo, quindi fidarsi delle intuizioni istintive che abbiamo? Significa non dover dimostrare niente costretti dalla paura o dall’ambizione?
Spesso i “coraggiosi” che si buttano verso il pericolo senza pensare sono chiamati eroi.
Ma gli eroi non sono anche quelle persone che riescono a superare gli ostacoli della vita e rimanere vivi nonostante non siano speciali?
Non sono eroi solo le persone con dei poteri fuori dal comune. Esistono eroi che senza poteri riescono a vivere la loro vita seguendo le loro intuizioni e i loro voleri, in pace o no.
Un vero eroe non é quello che sa sempre cosa fare, ma quello che a volte fa degli errori,  che cerca in tutti i modi di seguire ciò che pensa sia giusto."
 


Peter era solo, in casa. Angela era uscita per andare a fare chissà cosa come al suo solito, mentre Nathan era ancora al lavoro.
Lui era rimasto a casa anche perché se no non avrebbe saputo dove andare o cosa fare, era da più di un mese che non usciva se non in giardino.
Prese una birra dal frigo, poi si diresse verso il salotto mentre pensava agli ultimi caotici avvenimenti, successi poco meno di tre mesi fa.
I segreti esistevano ancora, dopo il futuro che aveva visto non poteva permettere di rischiare di nuovo tutto rivelando al mondo la loro esistenza. Probabilmente il futuro che avevano cercato di cambiare sarebbe tornato ad essere.
Era nata una nuova Impresa, che stava andando a gonfie vele, diretta da Mohinder, Maja e Noah.
Erano una combinazione molto buona che si equilibrava molto bene. Mohinder badava più alle ricerche scientifiche, era testardo e ambizioso. Noah invece si occupava di reclutare nuovi Agenti e di catturare le persone pericolose, come al solito il suo comportamento era imperscrutabile. Maja si occupava di stare attenta alle questioni etiche e di tenere a bada un po’ il carattere di Mohinder, cosa nella quale riusciva praticamente solo lei.
Almeno adesso non avrebbero più catturato persone innocenti per gli esperimenti e per la paura di ciò che sapevano fare, di questo era sicuro.
Peter si sedette sul divano, osservando fuori dalla finestra la vita scorrere serena per le vie della città di New York. Erano due settimane che non usciva di casa; lui, Matt, Hiro e tutti gli altri lo avevano deciso per la loro sicurezza. Matt aveva giustamente osservato che i vecchi Agenti fanatici della passata Impresa avrebbero potuto cercare di catturarli e di ucciderli. Ma ora forse le acque si erano calmate abbastanza. Forse poteva andare a trovare qualcuno. Avevano deciso di mantenersi tutti vicini, al massimo a un’ora di macchina, per poter intervenire al più presto in casi d’emergenza. Si erano contattati spesso fra tutti, per telefono o via internet, ma comunque gli mancavano molto tutti. Soprattutto Claire. Peter non la vedeva da più di due mesi, ma l’aveva sentita una o due volte e sapeva che si era trasferita in una casa non lontana dal suo appartamento. Quelle telefonate gli avevano fatto più male che bene, perché la voglia di rivederla era aumentata moltissimo.

–Dopotutto è normale per uno zio voler vedere sua nipote, giusto?-

Il pensiero si era formulato quasi da solo nella sua mente, lasciando un retrogusto amaro. Non era solo una nipote per lui, sarebbe stato mille volte meglio che non lo fosse mai stata.

-Forse è meglio starle lontano per un po’, almeno finché non mi passerà-

Pensò.
Appoggiò la birra sul tavolino di vetro antistante il divano e sempre pensando si sdraiò. Stava per addormentarsi quando sentì il telefono squillare. Incuriosito alzò la cornetta.

“Pronto,  Peter Petrelli.”

“Ciao Peter, sono Matt.”

“Ehi Matt. Come va?”

“Per ora bene. Senti, puoi venire a casa mia e di Dafne? È urgente. Puoi passare anche a prendere Claire? Abita sulla strada per venire qui, giusto?”

Il suo tono era nervoso, preoccupato, e questo allarmò un po’ Peter. Aggrottò le sopracciglia, come faceva sempre quando era pensieroso e rispose.

“Si certo, nessun problema. A dopo”

“Grazie. A dopo”

Peter aveva sospirato appena sentito quel nome. Forse il destino era più crudele di quanto volesse pensare. Si mise la giacca e andò verso l’uscita. Prese le chiavi, uscì e chiuse la porta; andò di fretta in macchina, l’accese e uscì dal vialetto. Per non pensare troppo da chi stava andando o perché Parkman li volesse vedere così urgentemente accese la radio, ma non servì. Quando si fermò, davanti al giardino di Claire decise che avrebbe ignorato la cosa. Si sarebbe comportato come amico e – fece una smorfia- zio.
Suonò il campanello, e venne ad aprirgli un ragazzo biondo, alto un po’ meno di lui, con dei profondi occhi azzurri. Doveva essere Layl, il fratello di Claire.

“Serve qualcosa?”

“A dire il vero no. Claire è in casa?”

“Si, perché?”

“Lyle, chi è?”

La voce della madre di Claire arrivò da dentro la casa, mentre si avvicinava alla porta.

“Oh, ciao Peter! Entra pure. Immagino tu sia venuto per parlare con Claire. Lyle, potresti gentilmente andare da tua sorella e chiederle di scendere? Grazie mille.”

Mentre Lyle saliva la scala che portava alle camere … lo fece accomodare sul divano.

“Se non le dispiace avrei bisogno di Claire per qualche ora credo.”

“Ma no, non mi dispiace, lei è grande ormai e può fare quasi quello che vuole”

Rispose lei con un sorriso. Il carattere Claire doveva averlo preso da lei, Peter lo vedeva benissimo; almeno, da quello che gli avevano raccontato di lei. Intanto Lyle stava scendendo di corsa le scale con Claire dietro, apparentemente arrabbiata con il fratello.

“Lyle! Prega che sia realmente una cosa importante e non un altro scherzo, perché se no…”

Si bloccò. Aveva visto Peter seduto in salotto, che la guardava con un sorriso sul viso. Non riusciva a crederci! Un sorriso le illuminò il volto, e si affrettò verso di lui, che si alzò in piedi. Si abbracciarono velocemente, poi lui le disse:

“Pronta per uscire?”

“Cosa…dove andiamo?”

“Ti spiego dopo, adesso prendi la giacca che dobbiamo andare.”

“Va bene.”

Prese una giacca dall’appendiabiti e seguì Peter verso la macchina. Entrarono e lui le spiegò della chiamata urgente di Matt.




Ecco qui il primo capitolo! Spero che vada bene, ditemelo se no!
Questo vorrebbe essere come un fantomatico episodio della serie, ma non ha un tempo preciso.
Dovrebbe essere collocato prima del 5° volume, circa a metà del 4° volume.
Cosa succederà?
Lo scoprirete nel prossimo episodio.
*Ok, mi sento stupida*
Al prossimo episodio!
Ayla_

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Il viaggio in macchina per Peter fu una specie di piacevole tortura. Non poteva fare a meno di essere sereno mentre era vicino a Claire, ma allo stesso tempo sentiva che un peso sullo stomaco lo stava torturando.
Quella ragazza lo faceva tornare il Peter di una volta, quello di prima che scoprisse di avere dei poteri, il Peter sognatore e sempre positivo, quello che si era buttato contro Sylar cadendo e non sapendo che poi sarebbe guarito, la prima volta che si erano incontrati; non il Peter disilluso e leggermente amareggiato di adesso.
D’altro canto Claire non la pensava diversamente. Aveva desiderato spesso di poter finalmente ridere di nuovo con lui, e per la prima volta da molto lui era sereno.
Arrivarono dopo una ventina di minuti, e Claire rimase a bocca aperta. A differenza di Peter non aveva ancora visto la nuova casa di Matt e Dafne. In effetti sarebbe stato più giusto chiamarla “villa” invece che casa.
Era veramente enorme, aveva davanti un piccolo giardino che però girava intorno alla casa per ingrandirsi dietro. La casa, cioè, la villa era interamente bianca, ma aveva il tetto fatto in tegole rosse. Già da fuori si riuscivano a contare tre piani, considerando anche il sottotetto. A Claire venne da sorridere, assomigliava ad una casa di quelle che esistono solo nei racconti, nelle storie per quanto sono semplici ed eleganti.
Peter notò tre auto sul bordo della strada, delle quali riconosceva solamente la macchina di Nathan e quella di Mohinder. Claire invece riconobbe subito l’anonima automobile che usava il suo padre adottivo mentre lavorava.
Posteggiò accanto all’ultima e mentre scendeva dalla macchina si chiese come mai Matt aveva convocato tutte quelle persone. Doveva essere successo qualcosa di veramente grave, e Peter s’incupì di nuovo.
Claire notò subito questo cambiamento e rifletté fra se e se. Era così difficile farlo sorridere ora, così facile rattristarlo di nuovo…
La porta si spalancò di colpo, prima che Peter suonasse, e Matt apparve sulla soglia. Era leggermente dimagrito, col viso stressato e preoccupato ma era lui. Si salutarono in fretta, senza troppi convenevoli, abbozzando un leggero sorriso di circostanza. Poi Matt li condusse dentro,
Trovarono seduti in salotto (anche quello enorme) Mohinder, Maja, Nathan, Tracy, Hiro, Ando, Noah, Gabriel, Micah e Dafne.
Matt li fece sedere di tutta fretta, poi prese vari respiri profondi, cercando un modo per cominciare.
 
“Cosa c’è Matt?”
 
Chiese Claire rompendo il silenzio alzandosi in piedi e lanciando uno sguardo preoccupato a Peter.
Matt sembrò quasi riscuotersi da uno stato di semi-trance e si passò la mano nei capelli con fare nervoso.
 
“Voi sapete che ora ho il potere di Mendez e di Usutu, il veggente africano, di dipingere ciò che accadrà, vero?”
 
Tutti annuirono, forse capendo dove voleva arrivare ma comunque non interrompendolo.
 
“Un paio di giorni fa ho preso tele, colori e pennelli che tengo per questi casi e mi sono messo a dipingere. Mi sono fermato quattro volte nel giro di due giorni, il resto del tempo l’ho passato attaccato ai colori.”
 
Dafne aggiunse, ancora scossa:
 
“Non è normale che duri così tanto. Mi sono spaventata.”
 
Guardò Matt, che ricambiò lo sguardo dispiaciuto.
 
“Insomma, vi ho chiamati per questi. All’inizio non capivo, ma poi…”
 
S’interruppe mentre usciva dalla stanza e tornava indietro portando con se due tele. Ne girò una e lo fece vedere bene a tutti. Nel quadro era raffigurato Mohinder disperato e con lacrime nere agli occhi che cercava di calmare Maja che aveva gli occhi neri, mentre una specie di ombra si allungava verso di loro, accerchiandoli.
Maja a quella vista sussultò e si nascose il viso fra le mani. Da sempre era preoccupata del pericolo rappresentato dai suoi poteri, soprattutto ora era preoccupata per Mohinder. Quest’ultimo le cinse le spalle con un braccio, rassicurandola.
Il secondo quadro raffigurava Gabriel mentre lottava per liberarsi da quella stessa ombra che avevano visto prima che lo stava soffocando in una stretta morsa. La cosa che più spiccava in quel quadro era il suo volto, per la prima volta aveva un’espressione di puro terrore, un’espressione che nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere sul suo volto.
 
“Sono nove quadri in tutto. Sette raffigurano noi, da soli o in più persone, con quest’ombra nera mentre…”
 
Matt tentennò un attimo, probabilmente per cercare le parole.
 
“Veniamo uccisi”
 
Finì Gabriel per lui.
 
“Si, mentre veniamo uccisi. L’ottavo quadro, invece, é la distruzione totale di New York, provocata da qualcosa, una specie di voragine dentro alla quale vengono risucchiati palazzi, automobili, e tutto il resto. L’ultimo predice la stessa voragine, ma molto più grande mentre distrugge tutto il pianeta.
L’ombra è presente in tutti i quadri, e in tutti i dipinti è lei che o assiste alla morte oppure la provoca. Quell’ombra rappresenta un grande pericolo imminente e sono convinto che ciò che ho dipinto accadrà se saremo divisi o soli, mentre se staremo uniti questo non accadrà.”
 
Tracy chiese interrompendo Matt:
 
“Quindi come potremo fare? Dovremmo riunirci tutti in un unico posto, e non ne abbiamo uno così grande a portata di mano.”
 
Dafne intervenì.
 
“Bhé, veramente si. Questa villa è enorme, tanto che noi usiamo solo il piano terra. È piena di stanze vuote, alcune hanno già dentro un letto e nelle altre possiamo mettercene uno senza problemi.”
 
Gabriel replicò sarcastico:
 
“Ma che bell’idea, così ci faremo ammazzare tutti in un colpo solo. Ottima pensata davvero!”
 
La voce decisa di Hiro interruppe la piccata risposta di Tracy.
 
“Matt Parkman ha ragione. Se ci riuniamo siamo più forti. Unendo le forze nessuno riuscirà ad ucciderci e noi  potremo scovare il malvagio prima che distrugga la città e il mondo.”
 
 Alcuni annuirono sovrappensiero. Seguirono alcuni attimi di silenzio riflessivo durante i quali Matt s’irrigidì e fece un cenno a Peter con gli occhi. Peter annuì, poi parlò a Hiro mentalmente. Anche lui annuì e poi sparì improvvisamente lasciando tutti sorpresi. Ricomparve dopo qualche secondo tenendo per le braccia una ragazza minuta, dai capelli biondi tagliati in un infantile caschetto e gli occhi azzurro ghiaccio che mandavano scintille, letteralmente.
 
“Ciao ragazzi, come va? Sapete dove si va per arrivare a quel delizioso ristorantino italiano qui vicino?”
 
“Elle, cosa ci fai qui?”
 
Disse Peter. Lei sospirò un po’ teatralmente, poi sorrise.
 
“Ma come, io stavo solo cercando il ristorante…”
 
Gabriel, alle sue spalle, la interruppe sorridendo causticamente.
 
“Si, certo, e noi ti crediamo. Ciao Elle, da quanto tempo non ci vediamo.”
 
La ragazza si girò, sbigottita dall’aver sentito la voce che odiava tanto.
 
“Tu, tu non osare neanche rivolgermi la parola mostro! Mi hai lasciato agonizzante, praticamente morta su quella spiaggia, ti rendi conto? Mi hai quasi ucciso, lo sai? Anzi, mi avresti pure ucciso se non fossi stata fortunata!”
 
Le sue mani stavano tremando e piccoli lampi blu iniziarono a salire e scendere le sue braccia, dalla mano alla spalla e viceversa. Hiro fu costretto a lasciare Elle e Peter la prese fulmineamente. Intanto Matt aveva provato a leggergli nella mente, cosa che lei capì e non gradì molto, infatti iniziò ad agitarsi e a lanciare piccole scosse a Peter nel tentativo di fargli mollare la presa mentre cercava di opporsi alla lettura.
 
“Fermo, fermo, vi dirò quello che stavo facendo qui. Però lasciami, e tu smetti di frugare nei miei pensieri! Non scapperò, lo prometto…”
 
Si girò verso Peter, facendo gli occhi più dolci che poteva. Peter e Matt si lanciarono uno sguardo d’intesa. Lei non aveva intenzione di scappare, e una versione della storia voleva darla di sicuro.
 
D’altro canto gli altri presenti nella stanza, che erano già rimasti più o meno sorpresi dalla sua apparizione, non sembravano convinti dalle sue parole. Claire meno di tutti, anche se faceva uno sforzo immane per non farlo capire a nessuno.
“D’accordo. Ecco, visto? Ti ho lasciato andare. Adesso spiega, per favore.”
 
“Mamma mia, come siamo scontrosi oggi.”
 
Replicò lei. Vide però Matt che si concentrava di nuovo, e si affrettò ad aggiungere:
 
“No, va bene, ho capito. Vediamo, da dove comincio? Ah, si, dall’inizio. Quando Sylar...”
 
“Ora sono Gabriel se non ti dispiace Elle.”
 
“Si, mi dispiace. Dov’ero rimasta? Giusto. Quando Sylar mi ha abbandonato, agonizzante, a un soffio dalla morte su quella schifosa spiaggia pensavo di essere spacciata. E infatti lo ero. Sono morta, ma mi sono svegliata in una specie di laboratorio. Indovinate chi era la ad aspettare che mi svegliassi?”
 
Si gustò gli attimi di silenzio che seguirono la domanda. Era bello vedere che tutti pendevano dalle sue labbra, era bello fare in modo di tenerli sulle spine. Era bello fare scena, come se fosse uno spettacolo teatrale nel quale lei doveva tenere alta la suspance.
 
“Adam Monroe.”
 
Le parole e il silenzio teso avevano dato i loro frutti. La sorpresa s’intravide su tutti i loro volti, nessuno rimase impassibile, e si sentì un “Ma è impossibile”.
 
Elle sorrise soddisfatta, poi continuò.
 
“Lui. Però non lavora da solo, ma con un'altra persona, della quale però non so ne il nome ne come sia fatto. Appena mi sono svegliata Adam mi ha raccontato di come mi abbia trovata e salvata con il suo sangue, poi mi ha chiesto di lavorare per il suo amico. Gli ho detto che ci avrei pensato e poi ho approfittato di una sua distrazione per uscire. Poi ho seguito loro due…”
 
Indicò Micah e Tracy.
 
“…e sono arrivata qui, poi il resto lo sapete, no?”
 
Peter e Matt si consultarono anche con Gabriel, che aveva di recente acquisito il potere di leggere nella mente, che confermò loro ciò che già sapevano: Elle diceva la verità, a parte qualche piccola omissione, ma su quelle avrebbero indagato più tardi.
 
“Cos vuoi da noi? Perché è chiaro che vuoi qualcosa se sei venuta fin qui.”
 
Chiese Nathan, prendendo per la prima volta la parola.
 
“Oh, solo asilo. Vi chiedo, in cambio delle informazioni che vi ho dato, l’ospitalità e la vostra protezione. Non penserete mica che io possa andare in giro così, come se niente fosse, dopo essere fuggita da loro, vero? Mi uccideranno, e io non voglio morire di nuovo, per favore.”
 
Iniziò a piangere piano, mentre Nathan le chiedeva.
 
“Quindi tu vorresti che ti ospitassimo insieme a tutti gli altri qui?”
 
“Non farei niente di male, lo giuro.”
 
Si voltò verso Peter sorridendogli il più dolcemente possibile con le lacrime ancora agli occhi.
 
“Lo sai che ti puoi fidare della mia promessa vero?”
 
Lui sospirò. Chiese a Matt e a Dafne:
 
“Voi siete i padroni di casa. Siete voi a decidere se può restare.”
 
Loro si guardarono un attimo, sembrava una cosa combattuta, ma alla fine Matt annuì.
 
“Va bene, puoi restare. Ma alla prima mossa falsa sei fuori di qui, capito?”
 
“Certo! Vedrete, non vi darò fastidio”
Annunciò solare.
Claire dentro di se pensò che sarebbe stato del tutto impossibile.
 

 
 
 
Scusate tantissimo il ritardo della pubblicazione, ma ero in vacanza in Sardegna in un posto dove internet potevi quasi solo sognarlo!
Parlando della storia, vorrei scusarmi se il capitolo è un po’ noioso, spero che il prossimo vi possa piacere un po’ di più.
Comunque vorrei approfittare dello spazio per ringraziare aria della sua recensione!
Un grande grazie anche a chi legge questa storia, veramente grazie :)
Grazie a voi che vi siete sorbiti queste 1795 parole di capitolo.
Un bacio a tutti voi,
Ayla_

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1090111