Le situazioni di lei, lei e lei

di Everett
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Zoe, Sara e Francesca ***
Capitolo 2: *** Cena con... imprevisto ***
Capitolo 3: *** La stalker, la ragazza innamorata e la femme fatale ***
Capitolo 4: *** Sfiga e circoli viziosi ***
Capitolo 5: *** Inaspettati incontri e prepotenti ritorni ***
Capitolo 6: *** Decisioni e scoperte ***



Capitolo 1
*** Zoe, Sara e Francesca ***


Prima di cominciare, un paio di premesse.

Questa è la mia prima storia, siate clementi :) sono sempre stata riluttante a scrivere dato che mi sembra che il mio stile di scrittura sia troppo piatto e lineare (sono una donna di scienza, d'altronde! :P). Ma un'amica, conosciuta qui su Efp come Kabubi, mi ha spinta a mettere per iscritto quelle idee che ogni tanto mi frullavano in testa ed ecco qui il primo capitolo di questa storia.

In secondo luogo, mi sembra opportuno precisare che nello scrivere la storia ho preso spunto da persone e/o situazioni che fanno parte della mia vita. Ovviamente i nomi sono scelti a caso e c'è un mix di caratteristiche in ogni personaggio (nessun personaggio corrisponde effettivamente e completamente a qualcuno di mia conoscenza). Ogni riferimento NON è puramente casuale! :)

 

CAPITOLO 1

Zoe, Sara e Francesca

 

 

“Sorvola campi di grano,

dalle pareti i fiori cadono,

raccogli i sogni di un estraneo

dagli occhi neri e un profumo d'incenso”.

 

Era questa la canzone che ascoltava Zoe con il suo iPod mentre camminava a passo svelto per raggiungere Sara e Francesca, le sue coinquiline, al supermercato. Era giugno e faceva piuttosto caldo, complice anche l'umidità. Erano passati diversi mesi da quando avevano cominciato a vivere insieme e all'inizio Zoe non aveva pensato che sarebbero potute diventare così buone amiche come lo erano adesso. Erano molto diverse tra loro: Zoe era ordinata e metodica, ma estremamente pigra: le piaceva dormire e perdere tempo al computer; Sara era sbadata e sempre con la testa tra le nuvole, però era un'appassionata lettrice, divorava libri in continuazione; Francesca, infine, prendeva sempre tutto alla leggera, amava scherzare e fare ironia su di sé e sugli altri.

Ma in fondo qualcosa in comune l'avevano: nessuna di loro tre era eterosessuale. Non si conoscevano prima di ritrovarsi a dover vivere nella stessa casa e d'altronde la scoperta di condividere lo stesso orientamento sessuale era giunta decisamente inaspettata.

Zoe era single da qualche mese, da quando lei e la sua prima ragazza si erano lasciate. Era durata un anno e tre mesi, ma poi il rapporto aveva finito per logorarsi e Zoe aveva deciso di porvi fine. Ora era alla ricerca di qualcuno che alleviasse la sua solitudine, anche se fino a quel momento non aveva avuto molta fortuna ed era solita dichiararsi “forever alone”.

Sara invece si era fidanzata da poco e la sua era una relazione a distanza; la sua ragazza, Michela, viveva in una città che si trovava a circa 4 ore di treno da lei. Non potendosi vedere spesso, quindi, passavano ore al telefono o su Skype. In realtà Sara aveva corteggiato Michela per lungo tempo: Zoe e Francesca avevano dovuto sorbirsi tutte le sue paranoie in merito e quindi, quando le due si erano finalmente messe insieme, avevano tirato un sospiro di sollievo.

Francesca non era fidanzata, ma di tanto in tanto aveva relazioni occasionali con delle ragazze conosciute più o meno casualmente; in realtà questi rapporti effimeri non la soddisfacevano e il suo obiettivo era trovare qualcuna con cui impegnarsi seriamente. Il problema era che quando le era sembrato di averla trovata nella persona di Giulia, aveva poi scoperto che questa era in realtà fidanzata e non aveva intenzione di lasciare la sua metà. Si era così trovata in una situazione a dir poco assurda, in cui Giulia teneva di fatto il piede in due scarpe. Non era stato facile per lei uscirne, anche perché Giulia continuava a scriverle dicendole di volerla vedere e tuttora il suo nome non poteva essere assolutamente pronunciato in sua presenza.

Arrivata davanti al supermercato, Zoe trovò fuori ad aspettarla Francesca e Sara. Dopo uno scambio di saluti, si avviarono dentro per la periodica spesa comune.

“Oh raga, ma se domani facessimo tagliatelle panna e funghi?” chiese Sara.

“Sì, dai, perché no?” rispose Zoe e Francesca assentì con un cenno del capo.

Dopo un rapido giro del supermercato e dopo aver comprato le cibarie indispensabili per i giorni successivi, Francesca si fermò davanti allo scaffale che conteneva patatine e snack simili. Cominciò a guardare lo scaffale con desiderio e poi si voltò ammiccante verso Zoe, dicendole: “Dai, lo so che mi appoggi quando si tratta di comprare schifezze!”

“Cosa vorresti prendere?” le rispose Zoe.

“Mmm vediamo un po'...le rustiche? E poi anche le tortillas da mangiare con la salsa piccante!”

Dopo quest'ultimo acquisto e dopo aver pagato, le tre si avviarono verso casa.

Quella sera Zoe aveva in programma di uscire con una sua compagna di università, anche perché in un pub della città facevano la consueta serata gay friendly del giovedì. In realtà sperava di rivedere una misteriosa ragazza che aveva notato ad una serata di un paio di settimane prima. Non aveva idea di come si chiamasse e questo rendeva il tutto decisamente più complicato.

Zoe e la sua amica, Eleonora, si incontrarono alle dieci e mezza e si recarono speranzose verso il pub. Quelle serate gay friendly non erano un granché in realtà: piene zeppe di gay fighetti ed etero altrettanto fighette, solo raramente si palesava qualche ragazza interessante, ma spesso era accoppiata. Una volta giunte, presero da bere (birra bionda per Eleonora e bicchiere di vino bianco per Zoe) e si misero fuori a scambiare due chiacchiere, approfittandone anche per dare un'occhiata in giro.

“Ele tu per caso la vedi da qualche parte?” chiese Zoe all'amica.

“Mi pare proprio di no...”

“Ma lo vedi, io lo sapevo che non l'avrei più rivista! Questo non è il suo ambiente, non è una fighetta del cavolo!”

Eleonora fece spallucce e continuò a sorseggiare la sua birra; d'altronde nemmeno a lei piaceva così tanto quel posto, ma la città non offriva di meglio.

Finite le rispettive bevande, le due erano quasi decise ad andar via, quando videro arrivare Laura, una ragazza che frequentava la loro stessa specialistica, solo era un anno avanti. Eleonora le sbavava dietro da un po', ma non era mai riuscita ad attaccare bottone con lei.

Laura era con delle sue amiche e ovviamente non dava segno di averle notate; entrò nel locale per prendere da bere. Eleonora l'aveva seguita con gli occhi e ora era come in trance, tanto che Zoe, per attirare la sua attenzione, le tirò un pizzicotto sul braccio.

“Oh! Fa male!” si lamentò Ele.

“Eeehhh quante storie! Ti eri proprio imbambolata a guardare la Laura eh!”

“Ma sì, pensavo non sarebbe venuta stasera! Mica ci viene tutti i giovedì! Abbiamo avuto culo!”

“Eh vabbè, intanto se n'è andata dentro...vuoi che entriamo anche noi?”

“Ok, dai, così vediamo se riesco almeno a farmi notare.”

Le due rientrarono nel pub e videro Laura seduta ad un tavolo mentre rideva con delle sue amiche.

Eleonora si mise a fissarla sperando che prima o poi si accorgesse di lei, ma i loro sguardi si incrociarono solo per un millisecondo.

“Maledizione, non c'è manco l'amica sua che conosco...altrimenti andavo lì con una scusa qualsiasi!” Eleonora avrebbe dato qualsiasi cosa pur di potersi avvicinare a quel tavolo, ma non c'era proprio l'occasione giusta. Dopo un altro po' di osservazione, di chiacchiere e qualche sigaretta, Zoe ed Ele decisero di andar via, anche perché entrambe erano stanche ed era evidente che non avrebbero combinato niente con nessuna delle ragazze lì presenti.

Nel frattempo, a casa, Sara era al telefono con Michela e stavano discutendo dell'ultimo libro che aveva letto Sara. Capitava che spesso si lanciassero in accesi dibattiti sulla letteratura, soprattutto quella a tematica lesbica. Quella volta però erano entrambe d'accordo: il libro non era decisamente un granché.

“Libri a parte, Michi quando pensi di venire qui? Mi manchi veramente tanto e vorrei vederti almeno per qualche giorno prima di buttarmi nello studio matto e disperatissimo...”

“Sà devo vedere un po' i treni e organizzarmi con lo studio, però boh, magari si può fare la settimana prossima, che dici?”

“Non sarebbe male, sai? Tu vedi i treni innanzi tutto, tanto lo sai che io non ho problemi per quanto riguarda l'ospitalità.”

“Ok, quasi quasi guardo subito, dai. Mmm potrei partire sabato e rimanere fino al sabato successivo, così pagherei la metà entrambi i giorni...”

“Sì, amore, direi che è perfetto! Domani lo dico a Fra e a Zoe, ma non faranno obiezioni di sicuro. Però per sicurezza aspetta domani per prenotare.”

“Va bene.”

Francesca dal canto suo era in pieno cazzeggio al computer, tra Facebook e Twitter. Voleva un po' distrarsi dai soliti pensieri che le riempivano la testa, pensieri di cui Giulia era di solito la protagonista. Le arrivò un sms sul cellulare, lo lesse: era di Chiara, una ragazza conosciuta qualche tempo prima, che lei aveva definito come “una che pensa di essere bisex, ma è solo zoccola”, definizione che aveva suscitato grande ilarità in Sara e Zoe. Nell'sms la suddetta ragazza le chiedeva di uscire la sera successiva, ed era fin troppo chiaro dove volesse andare a parare. Francesca era un po' indecisa sul da farsi: concedersi nuovamente ad una persona che non suscitava in lei nessun interesse o declinare l'offerta e passare un'altra serata davanti al pc?

“Tutto sommato – pensò – anche lei mi sta usando e me l'ha detto anche piuttosto esplicitamente. Perché farsi tanti scrupoli? Non è certo la donna della mia vita, ma almeno è una valida alternativa alla masturbazione!”

Così, decise di scriverle che era libera e che potevano vedersi l'indomani sera.

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Capitolo 2
*** Cena con... imprevisto ***


CAPITOLO 2

Cena con... imprevisto

 

Sabato mattina. Francesca si svegliò alle 11 circa, piuttosto di cattivo umore. La serata precedente era stata a dir poco disastrosa e lei non aveva alcuna voglia di alzarsi dal letto. Si malediceva per aver accettato l'invito di Chiara, ma d'altronde come avrebbe potuto immaginare che le cose avrebbero preso una brutta piega?

Si erano incontrate in centro come al solito e avevano fatto un giretto.

“Allora Fra, come va l'università? Gli esami?”

“Mah, come al solito. Non vedo l'ora di uscirne...questi due anni fuori corso mi stanno pesando moltissimo. A metà giugno ho lo scritto di inglese III, spero di non topparlo.”

“Ma sì, andrà benissimo! Non conosco nessuno che parli inglese meglio di te.”

“Peccato che non sia un semplice test di grammatica...potremmo cambiare argomento per favore Chià?”

“Sì, sì, hai ragione. Niente università stasera! Senti, io ho un po' di fame, non ho cenato...che ne dici di mangiare qualcosa?”

“Mmm potremmo andare in rosticceria e prendere un pezzo di pizza.”

“A dire il vero stavo pensando...perché non andiamo in un ristorantino qui vicino? Potremmo passare una serata diversa...poi la pizza non mi va, l'ho mangiata ieri.”

Francesca sospirò, cercando di mantenere la calma. Ma cosa diavolo voleva da lei questa? Non aveva affatto voglia di spendere un patrimonio per andare al ristorante! Però non poteva mica piantarla in asso così e fare la figura della taccagna! Anche perché diciamolo...a lei interessava soprattutto il post-serata e se non l'avesse assecondata un minimo, non ci sarebbero arrivate mica!

“E vabbè, andiamo a 'sto ristorante...”

Chiara la prese sottobraccio tutta contenta e si avviarono verso il ristorante. A quel punto l'umore di Francesca era già abbastanza nero, ma non poté che peggiorare quando il cameriere portò loro i menù ed ebbe modo di leggere i prezzi: “Oh madonna mia – pensò – ma questa qui è uscita fuori di testa! Pensavo saremmo andate in una trattoria o giù di lì...qua già i primi costano una fortuna e i secondi non si possono nemmeno guardare! Sto per sentirmi male...”

Chiara scrutava il menù con interesse e ignorava il crescente stato di disagio e apprensione in cui si trovava Francesca.

“Chià stavo pensando...perché non ci prendiamo un tagliere di affettati in due? Io non ho tutta sta fame stasera...”

“Mmm no, non mi va quella roba...credo che prenderò un bel piatto di linguine allo scoglio e una bistecca ai ferri. Poi vediamo se dopo mi va anche il dolce.”

Ma questa che ha al posto dello stomaco? Un buco nero?! Spero che abbia abbastanza soldi per pagare il conto astronomico che ci porteranno dopo!”

Arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni e Francesca decise di ordinare solo il tagliere con gli affettati, visto che non aveva nemmeno tanti contanti dietro e visto che Chiara aveva avuto la brillante idea di ordinare anche una bottiglia di Chianti, che sicuramente avrebbero dovuto dividere. D'altronde un po' di vino era esattamente quello che le serviva per cercare di lenire le sofferenze che quella serata le stava provocando. Infatti appena il cameriere portò il vino, se ne versò un bel po' nel bicchiere e lo mandò giù tutto d'un fiato.

Chiara dal canto suo, era tranquilla e rilassata, come se frequentare ristoranti eleganti fosse per lei una routine.

“Beh dimmi un po', la Giulia l'hai più vista o sentita?”

Ecco, ci mancava solo questa. Era la ciliegina sulla torta: aveva tirato fuori l'unico argomento, a parte l'università, di cui non avrebbe mai e poi mai voluto parlare.

Francesca bevve un altro po' di vino per cercare di mantenere la calma e rispose: “Ogni tanto si fa viva, ma io non le do più di tanto corda. Insomma, pensa che io sia il suo zerbino o peggio la sua bambola gonfiabile?”

“Brava tesoro mio, mantieni la tua dignità. Tanto poi ci penso io a farti sfogare...” e come se niente fosse, Chiara cominciò a farle piedino sotto al tavolo.

Ecco, se avevo qualche dubbio, adesso non ne ho più: questa è proprio fuori. Spero di essere presto abbastanza ubriaca da non rendermi conto di quello che mi sta succedendo...”

Chiara era una studentessa di design d'interni, campo verso cui Francesca non provava alcun interesse. Né lei riusciva a coinvolgerla con le sue inutili chiacchiere su quanto fosse difficile arredare una casa. A Francesca andava bene che ci fossero un tavolo, delle sedie, una scrivania, un letto e un armadio comprati dall'Ikea, del resto se ne fregava altamente.

Chiara era terribilmente egocentrica...capace solo di vantarsi dei suoi meriti accademici e delle sue (vere o presunte?) conquiste in fatto di ragazze.

“La settimana scorsa sono andata con la mia migliore amica in quel nuovo discopub che hanno aperto, l'Euphoria, hai presente?”

“Sì Chià, ma in un posto simile non ci metterei mai piede. Comunque continua.”

“Beh non puoi capire chi ci ho incontrato!”

“Ma ho idea che la suspense non durerà a lungo...”

“Non fare la scorbutica, dai! C'era Marika, l'ex di Silvia, sai quella con cui avevo avuto una specie di storia.”

“Non ho la più pallida idea di chi siano queste persone, sinceramente.”

“Beh non è importante che tu sappia chi siano. Comunque, appena l'ho vista, l'ho subito puntata...c'è stato un gioco di sguardi tra noi...ti dico solo che dieci minuti dopo eravamo avvinghiate e io le avevo messo la lingua in bocca!”

“Ah beh, romantico...”

“Tu non puoi proprio parlare, visto che ricordo almeno un paio di occasioni in cui hai cominciato a baciarmi senza tanti complimenti!”

Francesca a quel punto avrebbe tanto voluto dirle che quello era il suo modo per farla tacere e porre fine ai suoi dialoghi inutili e tediosi, ma prima che potesse aprire bocca e probabilmente scatenare un incidente diplomatico, arrivò il cameriere con il conto. Guardando la cifra, Francesca per poco non cadde dalla sedia e ringraziò di non aver ordinato quasi nulla: la maggior parte del costo sarebbe stato a carico di Chiara. Purtroppo il sollievo durò poco: Chiara aprì il suo portafogli e si accorse di non avere abbastanza soldi per pagare il conto.

“Ehmmm...Fra...c'è un piccolo problema...credevo di aver preso degli altri soldi prima di uscire...ma ho solo venti euro...non è che potresti farmi un prestito? Ti restituirei tutto al più presto, ovviamente! Intanto tieni i venti euro...”

Francesca aveva la mente troppo annebbiata dall'alcool per poterle rispondere male e decise che avrebbe pagato tutto il conto con la Postepay, dato che non aveva abbastanza contanti con sé.

Una volta uscite da quel posto infernale, Francesca era sicura che sarebbero andate a casa di una delle due per dare finalmente un senso a quell'appuntamento, che fin lì era stato allucinante.

Devo trovare il modo di vendicarmi...potrei legarla al letto...oppure stuzzicarla finché non mi implorerà di farla venire...oppure non dargliela proprio stasera...”

Il suo flusso di pensieri fu interrotto da Chiara che le disse: “Oh Fra grazie per la bella serata e grazie ancora per aver pagato il conto! Non preoccuparti, ti restituirò tutto, ci mancherebbe...dai, allora ci sentiamo, no? Buonanotte!” e le diede un bacio sulla guancia. Dopo di che, le voltò le spalle e si allontanò, lasciandola lì impalata come una deficiente.

Francesca era incredula. Era appena stata scaricata da una che la dava praticamente a chiunque e quel che era peggio era che le aveva pure pagato un conto salatissimo in quel dannato ristorante!

La ragazza, come un automa, si sedette sul marciapiedi e cominciò a ridere istericamente. Non era possibile, non stava accadendo a lei. Dopo aver realizzato che non era un sogno, si alzò in piedi di botto e cominciò a gridare: “Sei una grandissima zoccola, capito? ZOCCOLA! E pure cogliona perché mi porti in un cazzo di ristorante carissimo e manco ti accerti di avere i soldi per pagare! Se non li avessi avuti manco io, che minchia avremmo dovuto fare, eh? Pagare in natura? Lo so che per te non sarebbe stato un problema visto che sei una troia! Ma io ho ancora una dignità, capito? VAFFANCULO!” Finalmente si era sfogata. Aveva gridato così forte che adesso ansimava; riprese fiato e si avviò anche lei verso casa.

A casa, nel breve tragitto porta-camera da letto, non incontrò nessuno che potesse farle delle domande, fortunatamente. Zoe doveva essere in giro con qualcuno, forse Eleonora, e Sara era in camera sua, e probabilmente stava parlando con Michela.

Francesca si buttò sul letto e cominciò a riflettere sul perché la sua vita aveva preso quella piega così assurda ultimamente; era da circa un anno che non stava seriamente con una ragazza e la sua ultima ex, dopo quasi due anni di relazione, l'aveva scaricata per mettersi con un'altra. Non capiva cosa non andasse in lei... perché attirava sempre gente con evidenti problemi mentali? Non riusciva nemmeno a farsi una trombamica come si deve! Sentiva che quella faccenda del ristorante non l'avrebbe dimenticata tanto facilmente... maledetta Chiara e maledetta lei che aveva accettato di vederla! D'ora in poi, si disse, non avrebbe più lasciato che i suoi ormoni pensassero al posto del cervello. “Anche se onestamente non mi sembra una cosa poi così grave. Gli uomini lo fanno di continuo e di sicuro non subiscono tutte queste disgrazie! Un momento... forse ci sono. Dev'essere il karma! Forse ho fatto di qualcosa di veramente orribile in una mia vita precedente e ora ne sto pagando le conseguenze! Mi chiedo poi cosa potrò aver mai fatto di così orrendo che mi renda meritevole di una punizione simile...”

Mentre tutti questi pensieri le attraversavano la testa, la stanchezza l'aveva sopraffatta e dopo un po' si era addormentata, così, vestita. Il suo ultimo pensiero però fu rivolto a Chiara: prima di crollare, aveva mormorato tra le labbra qualcosa che assomigliava molto a “baldracca”.

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Capitolo 3
*** La stalker, la ragazza innamorata e la femme fatale ***


Prima di passare a questo terzo capitolo, vorrei brevemente ringraziare le persone che fino ad ora hanno letto la storia e soprattutto coloro che mi hanno fatto dei complimenti e mi hanno incoraggiata a continuare. Inutile nominarvi tutti: siete in troppi e sicuramente, leggendo, capirete che mi riferisco a voi. A te, lettore sconosciuto, che decidi di dedicare un po' del tuo tempo alla mia storia: se ti è piaciuta (o se ti ha fatto schifo), perchè non perdere altri 5 minuti per recensirla? Grazie e buona lettura!

 

CAPITOLO 3

La stalker, la ragazza innamorata e la femme fatale

 

Zoe arrivò presto all'università quella mattina, cosa piuttosto strana, visto che era perennemente in ritardo. Nemmeno Eleonora era ancora arrivata, ma questo non la stupiva più di tanto, dato che nemmeno lei era l'emblema della puntualità.

Zoe lasciò la borsa in aula e poi uscì per sedersi su una panchina che si trovava subito fuori; prese l'iPod dalla tasca e cominciò ad ascoltare un po' di musica per ingannare il tempo.

“Some nights I stay up cashing in my bad luck,
Some nights I call it a draw,
Some nights I wish that my lips could build a castle,
Some nights I wish they'd just fall off”

Da qualche giorno era in fissa con quella canzone e quindi riteneva che non ci fosse modo migliore per cominciare una giornata universitaria. Era tranquillamente persa nei suoi pensieri e si godeva l'arietta mattutina con gli occhi chiusi, quando percepì una sensazione di disastro incombente; aprì gli occhi e vide un'oscura presenza che si avvicinava sempre più.

“No no no non può essere lei! A questa lezione non viene mai! Ele dove sei?! Maledizione, è troppo tardi per fuggire, mi ha vista!”

Ebbene sì, era proprio Erika quella che Zoe aveva visto arrivare. Erika, la sua stalker.

Ma facciamo un passo indietro. Qualche mese prima, per sua sfortuna, Zoe durante un laboratorio era capitata in coppia con una ragazza che non conosceva; dapprima la cosa non le era dispiaciuta, dato che pensava sarebbe stata un'occasione per fare una nuova amicizia. Non avrebbe mai potuto immaginare che quella ragazza, all'apparenza così innocua, sarebbe diventata per lei un problema tanto fastidioso.

Zoe si stava preparando al peggio mentre Erika inesorabilmente si avvicinava, ormai mancavano solo pochi passi... ed eccola lì, di fronte a lei.

“Ciao Zoe! Mattiniera oggi, eh?”

“Oh ehi! Non pensavo di vederti qui, di solito non la segui ‘sta lezione!”

“Sì è vero, però volevo un'occasione in più per vederti.” Erika sfoderò un sorriso a trentadue denti mentre Zoe stava per avere un infarto, quando l'altra fortunatamente aggiunse: “No scherzo! Il punto è che siamo agli sgoccioli e non vorrei che il prof mi vedesse per la prima volta all'esame!”

Zoe deglutì rumorosamente e fece una risatina nervosa: “Ah capisco... beh fai bene, non si sa mai.”

Non aveva voglia di darle corda, sperava che andasse in aula; ovviamente non accadde: Erika si piazzò accanto a lei sulla panchina.

“Allora, come va? Che hai fatto ieri sera?”

“Mah, niente di che a dire il vero. Perso un po' di tempo al pc...” Zoe cercava di non darle margine per intavolare una conversazione, ma inutilmente.

“Non dovresti stare in piedi fino a tardi, tesoro. Poi ti vengono le occhiaie!”

“Tesoro?? Ma che sono tutte ‘ste libertà che si prende?!”

“...certo. E tu invece? Sicuramente avrai passato una serata entusiasmante...”

“Mah a dire il vero non più di tanto. Mi sono piuttosto annoiata. Infatti stavo pensando che magari una sera ci potevamo vedere oppure boh, potresti venire a cena da me... che ne dici?”

“Ehmmm a dire il vero non so che programmi ho per le prossime sere, potrei essere occupata... poi sai, una delle mie coinquiline, Francesca, sta passando un periodo difficile, non mi va di lasciarla sola a casa...”

“Oh, capisco. Davvero gentile da parte tua starle vicino. Ma non esagerare, che poi ti deprimi anche tu e io ti preferisco allegra. Poi comunque se dovessi cambiare idea, il mio numero ce l'hai!”

“Sì, sì, certo... ovviamente ti farei subito sapere...!”

“Seeee! Aspetta e spera!” pensò Zoe.

In quel momento arrivò Eleonora e Zoe ne approfittò per piantare in asso Erika e raggiungere la sua amica.

“Ohi Ele! Alla buon'ora! Mi ha agganciata quella rompipalle di Erika, non si staccava più!”

“Oddio, e cosa voleva?!”

“Madonna, non ci posso pensare... mi ha chiesto di uscire una sera o addirittura di andare a cena a casa sua! Ma ci rendiamo conto?!”

“Ma davvero? Ma è fuori!? Questa è proprio na stalker! E cosa le hai risposto?”

“Ho fatto la vaga... ho detto che ‘ste sere probabilmente avrò da fare e ho tirato in ballo la depressione della Fra, le ho detto che non voglio lasciarla da sola.”

“A proposito, come sta?”

“Mah guarda, meglio, ma sempre un pochino giù. Quella storia assurda del ristorante è stata un po' una botta, tu pensa che vuole che vada io a recuperare i soldi che quella pazza le deve!”

“Se fossi in lei, non solo ci andrei di persona, ma le tirerei pure un bel ceffone!”

“Boh, io le ho risposto che non voglio mettermi in mezzo e deve sbrigarsela lei.”

I loro discorsi furono interrotti dal loro prof che entrò in aula e finalmente cominciò la lezione.

 

Sara era felice in quei giorni: ormai era questione di poche ore e avrebbe rivisto Michela dopo circa un mese e mezzo. Starle lontano era un sacrificio che a volte mal sopportava; erano 5 mesi che stavano insieme e non conoscevano la bellissima sensazione di vivere nella stessa città, di vedersi quando volevano, di condividere la quotidianità. Questo a Sara pesava, ma d’altronde non c’erano altre alternative per ora. Entrambe frequentavano l’università e l’unica soluzione possibile era aspettare che una delle due si laureasse e magari decidesse di iscriversi ad una specialistica nella città dell’altra. Era ancora un po’ presto per fare questi progetti, però, pensava Sara; preferiva godersi il presente. Nessuno dava loro la certezza che le cose sarebbero andate come progettavano, quindi meglio pensare a quello che stavano vivendo adesso.

Prima di mettersi con Michela, Sara aveva avuto delle brevi storie con ragazze che l’avevano illusa e ferita. Per un po’ di tempo, aveva perso la speranza di poter trovare una persona adatta a lei, tanto che quando aveva conosciuto Michela, quasi non credeva ai suoi occhi. Per molto tempo era stata sulla difensiva, cercando di decifrare i sentimenti di Michela, senza esporsi troppo. Giorno dopo giorno, però, il loro rapporto era cresciuto e avevano finito per innamorarsi quasi senza accorgersene. Michela dal canto suo, non aveva ceduto subito: all’inizio, per paura di una delusione, si era autoconvinta che loro due dovessero essere solo amiche. Alla fine però non aveva più potuto ignorare i suoi sentimenti e il legame che si era creato tra di loro. E fu così che, dopo essersi viste, si erano messe insieme.

Fino a quel momento la loro relazione andava abbastanza bene. Certo, di tanto in tanto litigavano, ma erano per lo più scaramucce. I loro caratteri erano abbastanza compatibili: avevano una mentalità e una sensibilità molto simili, per cui era raro che le loro discussioni si facessero serie.

Michela, inoltre, era molto simpatica sia a Zoe che a Francesca, e questo era un elemento non trascurabile, dato che volente o nolente avrebbe dovuto convivere con loro per il periodo di permanenza da Sara.

 

Francesca si svegliò tardi quella mattina. Aveva faticato a prendere sonno, preoccupata com’era per mille cose diverse. Aveva tutta l’intenzione di mettersi a studiare, quando ricevette un sms da una sua amica: si trattava di Daniela, una ragazza che lei era solita apostrofare come “la Shane de noantri”. L’sms diceva: “Ohi Fra, guarda che tra poco passo da casa tua! Non ti fai vedere mai e io devo raccontarti un po’ di cose :D”

“Perfetto… mattinata di studio completamente andata a puttane. Spero che almeno siano cose che vale la pena ascoltare!”

Dopo dieci minuti Daniela aveva suonato il campanello ed aveva fatto irruzione in casa, portando una ventata di spensieratezza, com’era sua consuetudine. Abbracciò forte Francesca e poi un po’ perplessa le chiese: “Fra, sembra che ti abbia investita un tir, cos’hai?”

“Ultimamente me ne sono capitate di tutti i colori... a partire da una grandissima zoccola che mi ha fatto pagare la sua cena al ristorante e poi mi ha mandata in bianco!”

“Oddio ma davvero!? Dai, ma chi è questa pazza?”

“Una che non mi rivedrà mai più in vita sua.”

“E ci credo! Comunque non pensarci, ora ti racconto io un po’ di cose e ti farai due risate…”

Daniela raccontò che, da un po’ di tempo a questa parte, diverse ragazze le stavano addosso. Una in particolare, sembrava essersi presa una bella sbandata per lei. Una sera in cui erano entrambe ubriache, questa ragazza l’aveva praticamente quasi violentata. L’aveva spinta contro il muro del locale in cui si trovavano e poco ci mancava che le strappasse i vestiti di dosso. Daniela non provava una grande attrazione verso di lei, ma come poteva tirarsi indietro in un simile frangente? La situazione era stata altalenante per un po’, con la suddetta ragazza che si comportava come una cozza su uno scoglio, ma Daniela ora stava tentando di staccarsi, poiché era subentrata un’altra donzella che la attirava decisamente di più.

“L’ho conosciuta ad una festa, si chiama Alessandra. C’è stato subito feeling tra noi, abbiamo parlato un sacco... siamo rimaste fino alle 5 di mattina a chiacchierare, poi siamo andate a fare colazione insieme.”

“Beh? E poi?”

“E poi nulla... non c’è stato ancora niente... né un bacio né altro. Mi tiene sulle spine!”

“È davvero molto strana questa cosa. Sei sicura che non sia etero?”

“Ecco, è proprio questo il problema. Qualche giorno fa ho parlato con una ragazza che la conosce e che ha avuto una specie di flirt con lei... pare che Alessandra si dichiari etero, nonostante abbia storie con ragazze. E questa cosa un po’ mi inquieta a dire il vero.”

“Più che altro denota che non è tanto stabile mentalmente.”

“Vero! Ultimamente se non sono psicopatiche non mi piacciono!”

Entrambe scoppiarono in una fragorosa risata. Era bello potersi rilassare ogni tanto, non pensare ai soliti problemi, ma ridere delle vicissitudini altrui.

Daniela chiese a Francesca se per caso non volesse conoscere una delle numerose ragazze che aveva frequentato in passato e con cui non aveva perso i contatti. Aveva ancora tutti i numeri di telefono, non le sarebbe costato niente presentargliene una. Ma Francesca rifiutò:

“No, no, ci manca solo questa ulteriore complicazione. Credo che gli ultimi eventi abbiano denotato che ho davvero bisogno di stare da sola per un po’. Poi mi sto convincendo sempre più che cercare a tutti i costi una ragazza è perfettamente inutile: gli incontri migliori sono casuali.”

Daniela sorrise: non si era mai realmente posta il problema visto che di solito erano le altre a cercare lei e non viceversa. Si congedò da Francesca chiedendosi se sarebbe riuscita a venire a capo della situazione che si era creata tra lei e Alessandra; concluse la sua riflessione decretando che era inutile preoccuparsi, si sarebbe limitata ad assecondare il corso degli eventi, come aveva sempre fatto. Si accese una sigaretta e si incamminò verso casa.

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Capitolo 4
*** Sfiga e circoli viziosi ***


Grazie a chi ha inserito la storia nelle ricordate e nelle seguite. A costo di rompervi le scatole, vi ricordo che una recensione fa sempre piacere :)

 

CAPITOLO 4

Sfiga e circoli viziosi

 

Eleonora si rigirò pigramente nel letto, non voleva ancora rassegnarsi all'idea di doversi alzare, era così bello crogiolarsi in quel dormiveglia. Ad un certo punto ebbe l'impressione che qualcuno la stesse toccando, come se una mano si stesse lentamente facendo strada verso... il suo seno. Rimase a dir poco sbalordita quando si rese conto che quella mano apparteneva a Laura.

Oddio, cosa ci fa Laura nel mio letto?”

Eleonora non riusciva a proferire parola, lo stupore l'aveva completamente ammutolita. Laura dal canto suo non sembrava sentirsi a disagio in quella situazione, ma restava ugualmente in silenzio.

Continuava ad accarezzarle il seno e a sorriderle maliziosamente; ad un certo punto si mise addirittura sopra di lei, cominciando a baciarle dolcemente il collo, e scendendo sempre più giù. Clavicola, seno, pancia e poi...

My, my! At Waterloo Napoleon did surrender
Oh yeah! And I have met my destiny in quite a similar way
The history book on the shelf
Is always repeating itself

Eleonora per poco non cadde giù dal letto. Immediatamente spense la sveglia sul comodino e si lasciò cadere pesantemente sul materasso. Era stato solo un sogno, troppo bello per essere vero.

Ultimamente Eleonora non riusciva a togliersi Laura dalla testa. Il fatto di non sapere se fosse impegnata o no la ossessionava perché l'incertezza le impediva di mettersi l'anima in pace; d'altronde, non l'aveva mai vista in atteggiamenti sospetti con altre ragazze e questo non faceva che alimentare i suoi dubbi.

Questo sogno è proprio l'ultima goccia. Ho bisogno di uscire e distrarmi un po'.”

Eleonora si lavò e vestì velocemente per andare in università: aveva deciso che era giunto il momento di parlare con una prof per il tirocinio che avrebbe svolto di lì a un mese.

Una volta arrivata in università, si recò a passo spedito verso l'ufficio della sua prof, che si trovava al secondo piano. Cominciò a salire le scale, e, mentre svoltava l'angolo per passare dalla prima rampa alla seconda, qualcuno che stava scendendo velocemente quasi la travolse. Eleonora per poco non rotolò giù, riuscì per un pelo a rimanere in equilibrio aggrappandosi al corrimano. Fece appena in tempo a chiudere la bocca che stava per articolare una colorita esclamazione di disappunto, visto che la persona che l'aveva investita in pieno era Laura.

“Oddio, oddio, scusami! Ti sei fatta male?” Laura aveva un'espressione sinceramente dispiaciuta. Eleonora non riusciva ad emettere nessun suono, la bocca si apriva e chiudeva come se fosse un pesce. “Davvero, scusami tanto, ero di fretta e non ho ti avevo vista.” Eleonora pensò che, se avesse continuato a non parlare, Laura avrebbe potuto pensare a) che lei fosse muta b) che lei fosse una completa deficiente c) che quello scontro l'aveva traumatizzata a tal punto da toglierle la capacità di parlare. Poiché non aveva voglia di passare per una persona con turbe psichiche, decise che sarebbe stato il caso di proferire parola:

“Ehm, no, no, va tutto ok, sono riuscita a reggermi. Non è successo niente.”

Laura la fissò per qualche secondo, scrutandola con attenzione. “Ma io ti conosco! Ti ho vista qualche volta il giovedì sera al No Limits!”

Eleonora non credeva alle proprie orecchie. Laura l'aveva riconosciuta!

“Eh sì, ogni tanto ci vado con un'amica...” Non riusciva a guardarla in faccia, probabilmente era diventata rossa fino alla punta delle orecchie.

“Beh allora se ci vieni anche stasera, ci vediamo là! Ora devo scappare... scusami ancora!” e si allontanò a passo svelto.

Eleonora decise di lasciar perdere l'incontro con la prof e di telefonare piuttosto a Zoe; doveva rendere qualcuno partecipe di ciò che era appena accaduto. Prese il cellulare e chiamò l'amica.

“Ohi Ele dimmi!”

“Zoe... non puoi capire quello che mi è appena successo. Mentre salivo le scale in università, mi è praticamente finita addosso la Laura!”

“Eh, addirittura! Un'attrazione fatale proprio!”

“Non fare la cogliona. Si è scusata ovviamente, ma la cosa assurda è che mi ha detto che si ricordava di me! Si ricorda di avermi vista qualche giovedì sera al No Limits. E poi mi ha pure detto che stasera in caso ci becchiamo lì! Ma ti rendi conto?!”

“Beh, il fatto che si ricordi di te potrebbe essere un buon segno, no?

“Non oso nemmeno pensare una cosa del genere, preferisco non farmi film. Però stasera mi accompagni alla serata e vediamo un po'.”

“Ovviamente non mi voglio perdere il momento in cui la incontrerai. Voglio proprio vederti cambiare colore!”

“Oh ma vedi sta stronza! Mah, vabbè, ci vediamo stasera alle dieci sotto casa tua, ok?”

“Sì, ok. A stasera!”

“Ciao ciao!”

Eleonora chiuse la chiamata. Aveva il cuore che le batteva a mille, ancora non riusciva a rendersi conto che molto probabilmente quella sera sarebbe riuscita a scambiare quattro chiacchiere con la ragazza che ormai da diverso tempo aveva monopolizzato i suoi pensieri.

 

Erano quasi le 22 ed Eleonora si stava dirigendo verso casa di Zoe a passo svelto. Aveva le gambe molli come se fossero fatte di gelatina e la tachicardia. Una volta giunta a destinazione, fece uno squillo all'amica, che non tardò a scendere. Si salutarono e si diressero verso il pub.

Durante il tragitto non scambiarono molte parole, Eleonora era troppo tesa per fare dei discorsi banali e Zoe si era persa nei suoi pensieri. Si chiedeva se finalmente quella sera avrebbe conosciuto qualcuno di interessante perché tanto aveva perso ogni speranza di rivedere la ragazza misteriosa. Ovviamente non si faceva grandi illusioni: l'andazzo di quelle serate l'aveva capito bene... la maggior parte della gente difficilmente socializzava con qualcuno che non conosceva; i più estroversi erano i gay, ma questo naturalmente non aveva per lei alcun vantaggio.

Dopo circa un quarto d'ora di strada, arrivarono al No Limits. Il marciapiede davanti al pub era parecchio affollato e c'erano varie categorie di persone: le checche, i bear, le lesbiche camion, le etero che accompagnavano gli amici gay eccetera. Eleonora si guardò in giro nervosamente in cerca di Laura e finalmente la individuò in compagnia di un'altra ragazza.

“Oh Zoe, ho visto la Laura! La vedi, è là dietro quei tizi!”

“Ah sì è vero, sta con un'altra tipa.”

“Cazzo e adesso che faccio? Mi ci avvicino?”

“Se non ti avvicini tu, ti trascino io di peso! Ti pare che siamo venute qui per fare le cretine e guardarla da lontano?!”

Eleonora deglutì e si avviò verso Laura, con Zoe che la seguiva.

Laura dopo pochi secondi si accorse della sua presenza e le sorrise amichevolmente. Eleonora cercò di ricambiare il sorriso, ma le venne fuori solo una mezza smorfia.

“Ehi ciao! Allora alla fine sei venuta! Noi siamo arrivate poco fa.” la salutò Laura.

“Ciao! Eh sì stasera proprio mi andava di venire qui...”

Sì certo, siamo venute qui CASUALMENTE” pensò Zoe.

“Ma ora che ci penso, non ci siamo nemmeno presentate! Stamattina non c'è stato proprio tempo. Comunque, io sono Laura, piacere!” e tese la mano verso Eleonora.

Ehhhh come se non conoscessi il tuo nome...!” pensò Eleonora.

“Eleonora. E lei è la mia amica Zoe.”

“Ah giusto, questa è Carlotta, la mia ragazza.”

La ragazza che fino ad allora era stata un po' in disparte, si fece avanti e tese la mano verso Eleonora. Quest'ultima perse completamente il sorriso dalle labbra e cominciò a desiderare di sprofondare sottoterra istantaneamente. La sua ragazza. Era fidanzata. Impegnata. Aveva una tipa. Bene. Ottimo. Facendo appello al suo autocontrollo, le tese la mano e mormorò: “Piacere.”

Zoe fece lo stesso quando Carlotta le tese amichevolmente la mano per presentarsi. Guardò preoccupata Eleonora: temeva che potesse crollare da un momento all'altro.

Né Laura né Carlotta sembrarono accorgersi di ciò che stava succedendo e cominciarono a chiacchierare come se niente fosse. Chiesero a Zoe cosa studiasse e se conoscesse Eleonora da tanto tempo. Zoe cercava di essere il più cordiale possibile, visto che Eleonora sembrava aver perso qualsiasi interesse a socializzare con le due e ormai faceva praticamente tappezzeria. Zoe decise di prendere in mano la situazione e, con una scusa, trascinò l'amica lontano da Laura e Carlotta per poterle parlare.

“Oh Ele stai bene?”

“No, non sto bene per niente, cazzo! I miei peggiori timori si sono avverati... è fidanzata! E la sua tipa è pure una gran figa e sembra simpatica, per cui non posso nemmeno sparlare di lei!”

“Mi sa proprio che non sei in vena di stare qui stasera, inventiamoci una scusa e andiamo via.”

Zoe si avvicinò a Laura e Carlotta e disse loro che Eleonora non si sentiva bene, per cui si scusavano ma dovevano andar via. Entrambe erano dispiaciute: “Spero che le passi presto!” disse Laura.

“Ma sì, una bella dormita e sarà a posto, no?” continuò Carlotta.

“Sì, non è niente di che, un po' di mal di testa. Però stare qui in mezzo al casino non è il massimo. Ragazze, è stato un piacere, spero di rivedervi presto. Buona serata!”

Zoe si congedò dalla coppia e tornò nuovamente da Eleonora; a quel punto entrambe si diressero verso casa.

“Zoe... a questo punto sorge un problema.”

“Un altro? Il fatto che Laura sia fidanzata non è già un bel problema?”

“Sì. Ti ricordi perché all'inizio mi ero interessata a Laura?”

“Vuoi dire a parte il fatto che è molto carina e tu sei una morta di figa?”

“Farò finta di non aver sentito. Il nome Alice ti dice qualcosa?”

“No, Ele, NO! Ti impedisco di nominare quella persona! E ti impedisco anche di pensare a quella persona!”

“Zoe, sai benissimo che anche io vorrei non pensarci, ma temo che dopo questa delusione, potrei ricascarci. Ammesso che ci sia mai uscita.”

Alice era la migliore amica di Eleonora ed era il suo primo grande amore. Per Eleonora era stato amore a prima vista ed il sentimento non si era mai sopito del tutto, aveva conosciuto solo alti e bassi. Alice ovviamente era all'oscuro di tutto, anche perché non c'erano speranze con lei, dato che era etero.

“Ma poi dico io, quant'è mainstream innamorarsi della propria migliore amica? Sembra un manga.”

“Il punto è che qui non c'è nessun lieto fine perché Alice non mi vede in quel modo e mai mi ci vedrà, perché è troppo occupata a prendersi cotte insulse per ragazzi palesemente gay.”

Oltre al danno, la beffa: Alice era stata soprannominata da Zoe “frociara”, in quanto in quel periodo era interessata ad un tipo che tutti sospettavano essere gay. Nessuno ne aveva la certezza, ma gli indizi erano molto forti: il ragazzo in questione era decisamente più femminile di Zoe ed Eleonora messe insieme.

“Maledizione, se le deve piacere un tipo come quello, tanto vale che si mette con una donna! E perché non io?!”

“Ele calmati, non è il momento di sclerare.” ormai erano praticamente sotto casa di Eleonora. “Adesso voglio che ti metti a letto tranquilla, ci dormi su e domani ne riparliamo con calma. Però promettimi che farai di tutto per non deprimerti pensando ad Alice.”

“Va bene, ci proverò.”

Le due amiche si salutarono ed Eleonora, appena varcata la soglia di casa sua, si stese sul letto. Prese il cellulare e scrisse un sms: “Ehi, come va? Sono un po' triste stasera, ho scoperto che la ragazza che mi piace è fidanzata. Solita sfiga.” selezionò dalla rubrica il nome Alice e inviò l'sms.

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Capitolo 5
*** Inaspettati incontri e prepotenti ritorni ***


Ed eccoci giunti a questo quinto capitolo. Ringrazio nuovamente chi ha inserito la storia in una delle varie categorie :) e non mi stancherò mai di pregarvi di recensire! Buona lettura!

 

CAPITOLO 5

Inaspettati incontri e prepotenti ritorni

 

Zoe era tornata a casa non troppo convinta riguardo a ciò che avrebbe fatto Eleonora, ma d'altronde non poteva certo farle da balia per accertarsi che non contattasse Alice.

L'indomani mattina decise che forse era il caso di andare a fare la spesa, visto che il frigo era drammaticamente vuoto. Si recò al supermercato più vicino a casa sua, visto che faceva un caldo infernale e non aveva intenzione di camminare a lungo.

Mentre esaminava dubbiosa il banco frigo in cerca dell'ispirazione, si accorse che alla sua sinistra c'era una figura familiare. Si voltò e con suo enorme stupore riconobbe la misteriosa ragazza che aveva visto al pub qualche tempo prima. Doveva mantenere la calma, non farle notare che la stava fissando. Ovviamente non era facile, visto che ormai si era convinta che non l'avrebbe mai più rivista ed ora eccola spuntare lì, nel posto più inaspettato.

La ragazza misteriosa proseguiva con la sua spesa e Zoe la seguiva cercando di non dare nell'occhio; aveva completamente dimenticato cosa dovesse comprare, e infatti afferrava cose a caso e le metteva nel carrello. Finalmente la ragazza si diresse alla cassa e Zoe fece lo stesso.

Una volta fuori dal supermercato, la faccenda si complicava. Zoe voleva assolutamente seguirla, ma non poteva rischiare che la ragazza la scoprisse. Avrebbe fatto la figura della pazza stalker, e ci mancava davvero solo quello. Decise quindi di distanziarsi un po' senza perderla però di vista.

La ragazza si stava dirigendo verso la zona in cui abitava anche Zoe solo che, arrivata ad un incrocio, invece di girare a destra come avrebbe fatto Zoe, proseguì dritto.

Speriamo di non dover fare ancora tanta strada, si muore di caldo!”

La ragazza si fermò all'altezza di un portone sulla sinistra, non troppo lontano dall'incrocio che avevano passato. Cominciò a frugare nella borsa in cerca presumibilmente delle chiavi, ma ben presto si arrese e citofonò. Zoe le passò accanto proprio nell'istante in cui qualcuno rispondeva al citofono e lei diceva: “Sono Anna!”

Si chiama Anna! Bel nome, semplice, ma mi piace!” pensò Zoe. Dopo che Anna fu entrata nel portone, Zoe fece dietrofront e si recò a casa sua. Ora aveva due elementi decisamente importanti: nome e indirizzo della misteriosa ragazza che ora non era più tanto misteriosa.

 

Sara quella mattina si svegliò tra le braccia di Michela. Pensò che fosse davvero una sensazione stupenda, aprì gli occhi e un sorriso ebete le si dipinse in faccia. Rimase qualche minuto a contemplare la sua dolce metà, finché anche lei non aprì gli occhi e le sorrise: “Buongiorno...”

“Buongiorno amore!” e si scambiarono un bacio.

“Michi, stavo pensando che magari potrei andare a prepararti la colazione mentre tu ti crogioli ancora un po' a letto, che ne dici?”

“Amore grazie, sei un angelo.”

Sara si alzò dal letto e si diresse in cucina. Mise la moka sul fornello e, nell'attesa, cominciò ad esaminare i vari pensili alla ricerca di qualche merendina. All'improvviso sentì una melodia familiare:

Our whole universe was in a hot, dense state

Then nearly fourty billions years ago expansion started, wait!

“Amoreeeee ti squilla il cellulare!”

Sara lasciò perdere le merendine e tornò in camera per rispondere al cellulare. Guardò il display: un numero che non aveva in rubrica.

“Pronto?”

“Pronto, Sara?”

“Sì, chi sei?”

“Sono Bea.”

Sara per un attimo quasi smise di respirare. Rimase completamente ferma e incapace di proferire parola. Bea era la prima persona di cui si fosse mai innamorata, ma sfortunatamente era anche la persona che l'aveva trattata come una pezza da piedi.

“Sara, sei ancora lì?”

“Sì... ma come mai mi hai chiamata?”

“Senti, mi rendo conto che sono l'ultima persona da cui ti saresti aspettata una telefonata. Ma vorrei solo vederti un pomeriggio per parlarti. Mi bastano anche solo un paio d'ore. Che ne diresti di oggi?”

“Non lo so, non so se sia il caso.” Sara non voleva sbilanciarsi nel parlare visto che lì c'era anche Michela.

“Sara, so che non me lo meriterei, ma concedermi due ore del tuo tempo è un favore piccolissimo che ti sto chiedendo. Per piacere.”

“Va bene. Ci vediamo alle cinque e mezza davanti al bar 'Da Alice', ok?”

“Ok, grazie. A dopo!” E riattaccò.

Sara tolse il cellulare dall'orecchio e rimase per qualche secondo a guardare il display come ipnotizzata. Non riusciva a credere di aver appena parlato con Bea. Non si sentivano da almeno otto mesi!

“Ehi, ma chi era?” chiese Michela, un po' sorpresa vedendo Sara così strana.

“Ah no, era una mia amica di università, vuole che le presti degli appunti. Non sarei voluta uscire proprio oggi dato che ci sei tu, ma ha insistito. Alla fin fine, meglio togliersi subito questo impiccio.”

“Ma sì, che sarà mai. Poi con i colleghi di università bisogna essere sempre gentili, bisogna aiutarsi tra persone che sono sulla stessa barca, no?”

“Sì, infatti. Dai, vado a controllare il caffè, non vorrei che si bruciasse!”

Sara tornò in cucina e spense il fornello della moka.

Ma con quale coraggio sta deficiente mi chiama ORA!? Chiedendomi di vedermi come se niente fosse! E io scema che le ho detto pure di sì! Maledizione... e ho anche raccontato una cazzata a Michi. Mi sento in colpa, ma non posso dirle che mi vedo con Bea, darebbe di matto! Oh dannazione! Ci mancava solo questa!”

Bea aveva calpestato i suoi sentimenti mollandola senza troppi complimenti dopo 6 mesi di relazione, dicendole che si era innamorata di un'altra. A dire la verità, Sara aveva sempre avuto il forte sospetto che Bea l'avesse tradita; Bea aveva ammesso che tra lei e l'altra c'era stato un bacio, ma niente di più. Sara invece era certa che avessero fatto ben altro che non semplicemente baciarsi, conosceva Bea molto bene e sapeva che era molto impulsiva. Il tradimento era stato uno dei motivi che l'avevano indotta a troncare definitivamente con lei. Non avrebbe mai e poi mai immaginato che si rifacesse viva così all'improvviso. Questo le faceva supporre che con l'altra tipa le cose non fossero andate poi così bene e che lei cercasse un rimpiazzo; per cui perché non tornare dalla cara, vecchia, scema Sara?

Sì, ma se crede che stia ancora pensando a lei, si sbaglia di grosso! C'è un piccolo particolare che Bea non ha considerato: ovvero il fatto che io mi sia fidanzata e sia anche felice!”

Sara trascorse le ore che la separavano dall'incontro con Bea con una certa ansia; era impaziente di vedere cosa aveva da dirle e possibilmente di mandarla a quel paese.

Alle cinque meno un quarto, uscì di casa e si diresse verso il bar dove avevano appuntamento. Bea era già lì, seduta ad un tavolino. Non era cambiata molto rispetto a qualche mese fa, aveva solo tagliato i capelli: adesso li portava abbastanza corti, con un taglio un po' mascolino, che comunque le donava molto. Bea era decisamente bella, Sara non poté impedirsi di pensarlo.

Man mano che si avvicinava, l'ansia di Sara aumentava; affrontare Bea così all'improvviso era qualcosa che non le andava molto a genio. Ormai era praticamente di fronte a lei; Bea abbozzò un sorriso e la invitò a sedersi.

“Ehi.”

“Ehi. Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ci siamo viste, eh?”

“Penso siano ormai circa 8 mesi che non ci vediamo. E ancora non ho capito come mai mi hai chiesto di venire qui.”

“Ammetto che è stato un gesto egoista da parte mia, ma ne avevo bisogno.”

“D'altronde sei una specialista nell'egoismo, no?”

Bea sorrise amaramente. “Puoi lanciarmi tutte le frecciatine che vuoi, me le merito. In un certo senso sono qui proprio per questo. Come forse avrai immaginato, sono stata scaricata da Elisa. È accaduto più o meno due mesi fa; dev'esserci una qualche 'maledizione dei 6 mesi' sulle mie relazioni, visto che oltre non riesco ad andare.”

“Beh, la prima volta è stata colpa tua, hai ben poco di cui lamentarti.”

“Hai ragione. Comunque il punto non è questo. Il punto è che Elisa mi ha fatto esattamente ciò che io avevo fatto a te: mi ha mollata per un'altra senza troppi complimenti. E anzi, per un certo periodo ha tenuto il piede in due scarpe. Sono stata io a scoprire che c'era qualcosa che non andava e l'ho praticamente costretta a lasciarmi.”

“Ah beh, mi dispiace. Adesso sai come ci si sente.”

“Infatti, so come ci si sente. E non è una bella sensazione. Ho passato due mesi d'inferno, in cui rivedevo Elisa in ogni cosa che facevo e in ogni luogo dove andavo. Ma questa sofferenza mi ha fatta anche riflettere su ciò che avevo fatto a te. Ho realizzato di non averti mai chiesto scusa davvero e sinceramente. Ho deciso di farmi viva proprio per questo: sei stata meravigliosa con me e io ti ho calpestata, ho tradito la tua fiducia e non ho coltivato in nessun modo il nostro rapporto, lasciandomi trascinare impulsivamente dalla passione per un'altra. Non te lo meritavi e io probabilmente non meritavo una come te. Quindi scusami.”

“È tutto? Hai finito di alleggerirti la coscienza? Perché sostanzialmente è questo che sei venuta a fare, Bea. Dopo tutti questi mesi e dopo aver avuto una fregatura pari a quella che avevi rifilato a me, i tuoi sensi di colpa sono finalmente venuti a galla e hai pensato bene di venire qui e farmi questa sviolinata per poter stare meglio. Ogni tuo gesto è improntato all'egoismo, non c'è niente da fare! E pensi che gli altri debbano essere sempre e comunque al tuo servizio! Ti rendi conto di quanto siano assurdi i tuoi comportamenti?”

“Sara, non è così. Non sono venuta solo per i sensi di colpa, ma perché ho capito realmente quanto grande sia stata la sofferenza che ti ho causato e mi dispiace. Se sapessi come rimediare, lo farei! Posso solo esprimere il mio rammarico con le parole. So che non è sufficiente, ma non ho altro.”

Sara scosse la testa, rassegnata. Poteva anche accettare le scuse di Bea, ma a che pro?

“Bea, dove vuoi andare a parare con questo discorso? Ammettiamo che accetti le tue scuse, e poi? Diventiamo amiche quando non lo siamo mai realmente state? Facciamo finta di nulla? Ognuno per la sua strada e amen?”

“Mi rendo conto che non è facile e ti sto chiedendo tanto, ma vorrei entrare a far parte della tua vita, come amica. Non dico che da domani dobbiamo far finta che non sia successo niente e diventare amiche per la pelle, però vorrei avere un qualche tipo di rapporto con te. Magari non subito... so che ci vorrà del tempo, non voglio farti pressione.”

“Bea, onestamente non lo so. Non so dove potrebbe portarci tutto questo, non so se riuscirei ad essere tua amica. Ho bisogno di pensarci un po'.”

Dopo questo scambio di battute, Sara si accomiatò da Bea e tornò a casa, con una confusione non indifferente in testa.

 

Eleonora aveva ripreso a frequentare assiduamente Alice come un tempo, dopo un periodo di allontanamento, che aveva giustificato formalmente dicendole che era stata molto occupata con lo studio. In realtà aveva cercato di evitarla per provare a togliersela dalla testa, concentrandosi su Laura. Ma ovviamente, dopo la batosta ricevuta scoprendo che Laura era impegnata, non era più riuscita a tenersi alla larga dalla sua amica. Alice, dal canto suo, non immaginava minimamente i sentimenti che Eleonora covava dentro di sé e, anzi, non perdeva occasione per parlarle della sua cotta del momento.

“Oh Ele ma mi ascolti?!”

“Sì, Ali, ti sto ascoltando, certo. Ma è la milionesima paranoia che ti fai su quello!”

“Lo so, ma non posso farci niente. Mi piace, cazzo!”

“Eh, si era capito, sai? Ma boh, secondo me ti stai facendo un po' troppi film. Quello è gay, Ali. Si vede lontano un miglio!”

“Ma non è vero... non è così effeminato!”

Eleonora alzò gli occhi al cielo. Tentare di discutere con un'Alice in piena tempesta ormonale era perfettamente inutile.

“Ali cazzo, sembri una teenager infoiata che sbava dietro a Tiziano Ferro!”

Alice la guardò malissimo.

“Oh ma tu vedi questa! Ma sei proprio una stronza!” e le tirò una gomitata.

Eleonora sghignazzò e stava per fare un'altra battutaccia, quando davanti a loro passò Alberto, la fiamma di Alice. Era con una sua amica e stavano chiacchierando: “No senti, non se ne parla proprio che tu vada vestita in giro così sciatta! Dobbiamo fare un giro per negozi, assolutamente! Ah, mi chiedo come faresti senza di me!”

Alice rimase imbambolata a fissarlo come se fosse l'ottava meraviglia del mondo, Eleonora si chiedeva se sarebbe potuto essere più gay di così.

“Ele, ma lo vedi quant'è figo? Mamma mia... si veste dannatamente bene!”

“Appunto Ali, fin troppo bene! Lo capisci che non può umanamente essere etero?”

“Ma che c'entra, questi sono tutti stereotipi! Allora anche tu dovresti essere una camionista!”

Eleonora sospirò. Era una lotta contro i mulini a vento.

Prima o poi lo troveremo a limonare con un ragazzo in un vicolo buio...” pensò.

Le due amiche proseguirono con il loro giro, entrambe perse nei propri pensieri. Alice si chiedeva se davvero avrebbe dovuto avere dei sospetti su Alberto ed Eleonora si chiedeva se mai sarebbe riuscita a sradicare quel sentimento che la legava all'amica, sentimento che ormai era cresciuto fin troppo, a spese della sua serenità.

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Capitolo 6
*** Decisioni e scoperte ***


Ho finalmente sfornato questo sesto capitolo. Mi scuso per l'attesa prolungata, ma come potete immaginare, luglio è stato un mese decisamente pieno, ho avuto esami fino al 24. Poi ad agosto ho deciso di mandare il cervello in vacanza, quindi ci ho messo un'eternità a partorire il capitolo XD Spero che sia di vostro gradimento e come sempre vi invito a recensire :) Buona lettura!

 

CAPITOLO 6

Decisioni e scoperte

 

Life's too short to even care at all, oh
I'm losing my mind, losing my mind, losing control.
These fishes in the sea they're staring at me, oh oh
a wet world aches for a beat of a drum, oh.

If I could find a way to see this straight
I'd run away to some fortune that I,
I should have found by now.

I'm waiting for this cough syrup
to come down, come down.

 

Sara era distesa sul letto con le cuffie nelle orecchie, persa nei suoi pensieri. Michela era andata via il giorno prima; nonostante ciò che era successo, aveva cercato di comportarsi normalmente, per non farla preoccupare. Apparentemente ci era riuscita, ma adesso mille interrogativi affollavano la sua testa. Mentre rimuginava sul suo incontro con Bea, qualcuno bussò alla porta della sua camera.

“Avanti!”

Davanti a lei si palesò Francesca.

“Ehi! Come mai a letto, non stai bene?”

“Nah, avevo solo voglia di pensare un po'.”

“Avanti, cosa ti passa per la testa? È da quando è andata via Michela che sei molto strana. Sputa il rospo. Zoe è troppo occupata con lo stalking per accorgersi di qualunque altra cosa, ma io ormai ti conosco.”

Sara sospirò. Aveva riflettuto sull'opportunità di parlare a qualcuno di ciò che era successo e alla fine aveva deciso di tenere la bocca chiusa, per evitare che qualche voce giungesse alle orecchie sbagliate. Però... aveva davvero bisogno di sfogarsi e in quel momento Francesca faceva proprio al caso suo: una persona amica ma allo stesso tempo decisamente discreta.

“Qualche giorno fa mi ha chiamata Bea, la mia ex. Sicuramente ti ricorderai di lei, ne avevo parlato sia a te che a Zoe.”

Francesca sgranò gli occhi: “Certo che mi ricordo di lei! È quella che ti ha mollata per mettersi con un'altra, no?!”

“Esattamente. Mi ha chiesto di vederci e io l'ho accontentata. Mi ha semplicemente detto che adesso che è stata scaricata anche lei senza troppi complimenti, si è resa conto di quanto mi abbia ferita e si è voluta scusare. Il punto è che mi ha detto pure che vorrebbe entrare e far parte della mia vita in qualche modo.”

“Mmm, credo che non ci sia bisogno che sia io a dirti che questa richiesta è molto sospetta.”

“L'ho pensato anche io ovviamente. Però nonostante tutto non riesco ad odiarla; mi rendo conto che il suo volersi riavvicinare sia solo frutto del suo egoismo, ma è più forte di me, non riesco a scacciarla dalla mia testa.”

“Sara... stai attenta. Ne hai parlato con Michela?”

“No, ma sei pazza!? Se solo avesse saputo, avrebbe dato i numeri! Non le ho detto niente, anche perché non ho ancora deciso come comportarmi.”

Francesca si sedette sul letto accanto a Sara. “In realtà credo che tu sappia quale sia la giusta decisione da prendere in questo caso. Eppure in fondo hai intenzione di fare tutt'altro, non è vero?”

Sara abbassò lo sguardo; Francesca aveva colto nel segno, come spesso accadeva.
“Lo so che non dovrei darle corda e che potrebbe crearmi dei problemi in futuro, ma onestamente non riesco a credere che abbia qualche secondo fine nei miei confronti. Dovrebbe immaginare che non sarei così stupida da ricascarci!”

“Forse lo immagina, ma vuole provarci lo stesso. O forse vuole davvero esserti amica. Devi semplicemente capire se per te vale o meno la pena rischiare per capire quale delle due opzioni sia quella giusta.”

Francesca si alzò e lasciò Sara da sola, in modo che potesse riflettere sul da farsi.

Sara, dal canto suo, pensò che esitare ancora avrebbe ulteriormente complicato la situazione, per cui prese il cellulare, compose un sms e lo inviò a Bea. Dopo di che, si lasciò andare pesantemente sul materasso e selezionò dall'iPod una canzone che era solita ascoltare quando era un po' triste.

 

I hope that someone's gonna call me and tell me this night is over
'Cause I wanna start living my life before I get much older.

 

 

Francesca, dopo aver parlato con Sara, decise che avrebbe fatto un salto anche in camera di Zoe, visto che da due giorni non faceva altro che stare incollata al pc, cercando di reperire informazioni sulla misteriosa Anna. Si avvicinò alla camera di Zoe (la porta era aperta come al solito) e la vide di spalle, seduta alla scrivania, che smanettava col pc.

Si avvicinò e, non appena fu alle sue spalle, le disse: “Ancora in pieno stalker mode?”

Zoe sospirò e rispose: “Sì, ma senza alcun risultato. Ho cercato su facebook tutte le Anna che abitano qui, ma sono un numero spropositato! Ho controllato qualche profilo, ma dalle foto che ho visto, nessuna sembra essere la mia Anna.”

“Senti, tu hai assoluta necessità di scollarti da sto cazzo di pc, quindi adesso muoviti, vestiti che usciamo.”

“E dove vuoi andare?”

“Daniela, la mia amica gran rimorchiatrice, mi ha invitata a vedere una sua partita di calcio, visto che non ci sono mai andata ed è un'occasione per vedersi. Per te sarà un modo per distrarsi, visto che ormai hai solo un pensiero fisso.”

“Vabbè, tanto ormai ho perso le speranze.”

Zoe si vestì in fretta e uscì insieme a Francesca, presero le bici e si diressero verso il campetto di calcio, nella zona periferica della città.

Quando arrivarono, la partita era iniziata da poco; Daniela correva tantissimo in campo ed era anche parecchio brava. Zoe osservava attentamente tutte le giocatrici: la maggior parte di loro sembrava parecchio mascolina. Non poté fare a meno di rivolgersi a Francesca dicendo:
“Fra, queste qui son tutte camioniste... gli manca solo la scritta IVECO!”

Francesca scoppiò a ridere per la battuta, poi la sua attenzione fu catturata da un'azione particolarmente movimentata della partita: una ragazza aveva commesso fallo su un'altra nel tentativo di sottrarle il pallone. La malcapitata era ruzzolata a terra e pareva essersi fatta male ad un ginocchio; tra imprecazioni varie e minacce di vendetta, uscì dal campo e fu prontamente sostituita da un'altra giocatrice. Francesca vide Zoe sbiancare improvvisamente alla vista della ragazza che era appena entrata in campo: aveva la bocca spalancata e Francesca temeva sinceramente che da un momento all'altro le cadesse la mascella a terra.

“Zoe? Che succede? Hai visto un fantasma?”

“No... Fra... quella ragazza... QUELLA È LA MIA RAGAZZA MISTERIOSA! È ANNA!”

Francesca sgranò gli occhi e guardò attentamente la ragazza che era appena entrata in campo. Non le sembrava di conoscerla.

Entrambe seguirono la partita con trepidazione, visto che, una volta terminata, avrebbero potuto chiedere informazioni a Daniela.

Quando l'arbitro fischiò la fine, le giocatrici si diressero negli spogliatoi per farsi la doccia e cambiarsi. Zoe era ormai fuori di sé dall'ansia, non ne poteva più di aspettare. DOVEVA assolutamente avere altre notizie su Anna, altrimenti sarebbe esplosa.

Finalmente Daniela venne verso le sue amiche, tutta contenta, vista la loro vittoria.

Zoe non le diede nemmeno il tempo di aprire bocca: “Devi immediatamente dirmi tutto quello che sai su Anna.”

Daniela la guardò perplessa: “Ma Anna chi?”

“Anna la tua compagna di squadra!”

“Ma perché, la conosci?”

A quel punto intervenne Francesca, visto che Zoe era evidentemente sull'orlo di una crisi isterica.

“L'ha vista una sera in un pub, non aveva idea di chi fosse né come si chiamasse finché non l'ha incontrata per caso al supermercato e stalkerandola ha scoperto il suo nome e dove abita.”

Daniela assunse un'espressione ironicamente ammirata: “Ah però, ti sei data da fare!”

“È stato un caso... sono passata davanti al suo portone mentre diceva il suo nome al citofono!”

“Sì, vabbè, proprio un caso... lasciamo stare va. Cos'è che vuoi sapere?”

“Qualsiasi cosa! Anni, cosa studia, musica preferita...”

“Sì, e magari anche il codice fiscale! Tanto è inutile gasarsi così!” Daniela si stava spazientendo, viste le richieste assurde di Zoe; improvvisamente al loro gruppetto si avvicinò una ragazza.

“Ohi Dany, per caso sai dov'è Anna? Sono arrivata un po' tardi e la partita era già finita. È andata via per caso?”

“Mmm no, credo sia ancora nello spogliatoio, dovrebbe uscire a momenti.”

“Ah ok, grazie. Allora magari vado ad aspettarla là vicino.” e si allontanò.

Zoe e Francesca si voltarono contemporaneamente verso Daniela in attesa di spiegazioni.

“Era quello che stavo per dirvi prima. Quella tipa è Antonella, la ragazza di Anna. Beh, almeno così dovrebbe essere, visto che si pigliano e mollano almeno una volta al mese.”

Zoe era incredula. Anna era fidanzata. Non era possibile, la sfiga si accaniva in maniera inspiegabile contro di lei.

“Sì beh, ma se si mollano poco e spesso, sarà una storia ormai agli sgoccioli, no?” chiese Francesca.

“Mah, chi lo sa. È un bel po' che vanno avanti così, in squadra abbiamo spesso scommesso su quanto sarebbero ancora durate. Il punto è che secondo me Anna non ha la forza di lasciarla definitivamente, forse teme di rimanere sola.”

Il discorso rimase in sospeso perché la loro attenzione fu catturata da due ragazze che discutevano animatamente a pochi metri da loro. Si trattava ovviamente di Anna e della sua ragazza. Sembrava che Anna stesse rinfacciando alla sua dolce metà di essere egoista e di non darle alcuna importanza.

“Non è la prima volta che Antonella viene in ritardo ad una partita o non ci viene proprio, dopo aver assicurato la sua presenza. Ad Anna queste cose fanno saltare i nervi.”

Nel frattempo, la discussione era finita con Antonella che andava via dal campetto; era talmente incazzata che sembrava capace di compiere un omicidio.

Anna era quasi in lacrime e si era seduta su una panchina. Daniela le andò vicino e cominciò a consolarla. Anna lentamente si calmò e fu di nuovo padrona di sé. A quel punto timidamente si avvicinarono anche Zoe e Francesca. Certo, non era proprio un momento ideale, ma Zoe non poteva lasciarsi sfuggire quell'occasione, doveva farsi presentare Anna.

Daniela alzò lo sguardo e vide le due a pochi passi da loro. Per rompere il ghiaccio, disse ad Anna: “Ehi, guarda un po', ci sono le mie amiche. Ora mi aiutano loro a tirarti su.”

Anna si voltò a guardarle e tirò su col naso. Aveva gli occhi ancora lucidi e sicuramente doveva aver passato momenti migliori. A Zoe si strinse il cuore a vederla così, avrebbe voluto abbracciarla forte. Nonostante i capelli scompigliati e gli occhi a palla, era comunque molto carina.

Francesca si fece avanti e le porse la mano: “Ciao, sono Francesca, piacere!”

Anna le strinse la mano e rispose: “Anna, piacere.”

Quando fu la volta di Zoe, il cuore le batteva a mille e le parole le uscirono a fatica dalla bocca: “Ehm, io sono Zoe.” e le porse a sua volta la mano, un po' tremante.

Anna la strinse e disse: “Anna, piacere. È un nome originale Zoe, è particolare.”

Zoe in quel momento pensò di stare per svenire. Diventò completamente rossa e riuscì a farfugliare: “Ehhhh, sì... sai, i miei... cercavano un nome strano... insomma, sì, ecco...”

Anna scoppiò a ridere, divertita dall'imbarazzo di Zoe, che non riusciva a finire la frase.

“Scusami, non volevo farti sentire a disagio!”

“No, figurati, di solito non sono così impedita.” rispose Zoe, guardando per terra, rossa fino alla punta delle orecchie.

Francesca avrebbe voluto dare un pugno in testa alla sua coinquilina, che sembrava una ragazzina alla prima cotta. Daniela, dal canto suo, rideva sotto i baffi e si godeva la scena.

Anna sorrideva; si era decisamente rilassata, l'incursione delle due ragazze le aveva fatto dimenticare la lite con Antonella. La timidezza di Zoe l'aveva messa di buon umore, le persone come lei la incuriosivano.

All'improvviso si rese conto che doveva essere abbastanza tardi e lei aveva promesso alle sue coinquiline che avrebbero cenato insieme e guardato un film.

“Ragazze, credo proprio di dovervi salutare. È quasi ora di cena e le mie coinquiline mi aspettano. È stato un piacere conoscervi, spero di rivedervi presto.”

“Oh sì, ci rivedremo sicuramente, soprattutto Zoe è un'amante delle partite di calcetto!” disse Francesca ironicamente.

Zoe avrebbe voluto decapitarla, ma si limitò a ridere nervosamente.

Anna le salutò tutte e poi si allontanò. Zoe rimase imbambolata a guardarla. Francesca le si parò davanti e le disse: “Certo che avresti potuto anche dare una migliore immagine di te stessa. Sembravi un'adolescente di fronte al figo della scuola!”

Daniela scoppiò a ridere. “Dai Fra, non fare la stronza, si vede che sta sotto!”

“Non sto sotto!” protestò Zoe. “Non la conosco nemmeno, praticamente. È che... mi intriga. Ha qualcosa che mi affascina veramente tanto. Saranno i suoi occhi, non ho mai visto degli occhi di un verde così brillante!”

Francesca e Daniela si guardarono e sospirarono. Zoe era proprio senza speranza.

“Smettetela di prendermi per il culo e fatevi venire un'idea!” esclamò Zoe.

“Un'idea per cosa?” chiese Daniela.

“Ovviamente per far sì che Anna si accorga di che persona meravigliosa io sia e decida che non vale più la pena di fare tira e molla con la sua attuale ragazza!”

“Ohi ohi, prevedo guai all'orizzonte...” Francesca non amava mettersi in mezzo a queste cose.

Daniela invece si alzò in piedi e diede una pacca sulla spalla alla sua intraprendente amica: “Vedrò cosa posso fare per aiutarti. Non ti garantisco nulla, però... Anna si confida molto con me. Secondo me ha bisogno solo di un valido motivo per lasciare Antonella. E quale migliore motivo di un'altra ragazza?”

Zoe era quasi commossa: “Oddio Dany, grazie! Ti sarò debitrice a vita!”

“Ehi calma, non ti ho detto che vi farò mettere insieme! Beh, adesso però andiamo che sto morendo di fame. Propongo una bella pizza per festeggiare la vittoria!”

Le tre ragazze si avviarono all'uscita per dirigersi a riempire i loro stomaci nella pizzeria più vicina. Zoe aveva un sorriso ebete dipinto in faccia: aveva finalmente un collegamento reale con Anna e l'opportunità di poterla per lo meno conoscere un po' meglio. Ovviamente la speranza che lasciasse la sua attuale ragazza era molto forte, ma si rendeva conto che avrebbe avuto bisogno davvero di molta fortuna perché ciò accadesse, e la fortuna non era qualcosa che di solito la accompagnava.

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