Je suis Denis di dennystar (/viewuser.php?uid=196373)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo a Saint Malò ***
Capitolo 3: *** Il furto ***
Capitolo 4: *** il mio compleanno ***
Capitolo 1 *** Arrivo a Saint Malò ***
Je suis Denis
Sento
cigolare i cardini della pesante porta di legno che divide la mia
dimora, dove
stavo al momento dormendo, dal resto della locanda facendo entrare un
fastidioso rumore di urla e versi, provenienti dal piano inferiore.
Quindi, con
molto fastidio, apro delicatamente gli occhi, accecato dalla luce che
segue una
sagoma femminile mentre
entra nella
stanza. Anche se mi ha sorpreso nel sonno, molto rapidamente e senza
farmi
accorgere, scruto tutti i movimenti della donna che non sembrano ostili
nei miei
confronti. Sono un
ragazzo giovane di
corporatura snella amo fare attenzione a tutto, e non mi faccio mai
scappare
nessun particolare, sono vestito con dei pantaloni in stoffa abbastanza
larghi
e scuri, calzettoni, camicia scura e porto sempre con me un berretto
nero.
Faccio
la parte del bel addormentato non perdo nessun movimento della ragazza,
carnagione bianca, bionda non molto alta grosso modo della mia
età. Invece che
venire verso di me si dirige verso la piccola finestra della stanza,
raggiungendola
delicatamente la apre e con voce tremolante mi chiama:
. Anche se ero sveglio tutto il tempo che è
trascorso dall'arrivo della
ragazza nella stanza, lei non doveva saperlo quindi, sbadigliando
rispondo: <
........ Buonjour> allentando la presa del mio fido pugnale da
cui non mi
separo mai. Lei una volta eseguito il compito, senza dire una parola
esce
dall'uscio chiudendolo dietro di se. Mi alzo dal letto mettendomi il
berretto,
l'unico indumento che mi mancava per essere completamente vestito,
tutti gli
altri li porto sempre addosso essendo opera e ricordo di mia madre, una
donna
devota al lavoro che lavorava alla corte dei duchi di Francia a Nantes
dove
sono nato e cresciuto fino a quando sono dovuto fuggire di casa per
colpa dei
padroni di lavoro della mamma.
,
tutte le mattine mi facevi la colazione con un bel bicchierone di latte
e pane
fresco. ....Puntualmente...... lei quella perfida donna ti chiamava per
lavorare ogni giorno, ti faceva fare e disfare abiti apparentemente
senza
motivo e io, solo, nel cortilino della dependance a provare di giocare
con
coltelli da cucina ed armi bianche come un vero combattente. Tutto
questo
quando mia madre non poteva vedermi altrimenti erano botte, non voleva
che
facessi giochi pericolosi ma a me piaceva tanto.
Avevamo
un grosso
spaventapasseri, al centro dell'orticello dietro casa, che faceva bene
anche la
funzione di manichino; tutte le volte che lo fissavo ci vedevo il viso
della
Duchessa, quella donna bassa, grassa, capelli color canapa, vecchia,
brutta...
UN MOSTRO... non mi faceva paura anzi provavo per lei solo rabbia per
il modo
in cui trattava mia madre. Pretendeva da lei che le facesse dei vestiti
che la
trasformassero in una giada di rara bellezza ma la mia povera mamma non
aveva
studiato magia. Era solo un'umile sarta.
Man
mano che crescevo avevo
imparato anche come aggiustare lo spaventapasseri perché
ogni giorno faceva una
brutta fine. Poveretto non volevo fargli male, ma era il mio unico
compagno di
giochi, si sacrificava per una giusta causa.
Il
duca invece era molto malato
non poteva alzarsi dal letto ed era sempre sotto stretta sorveglianza
del medico di corte
che, con tutti i suoi
intrugli, riusciva sempre a salvargli la vita.
Tutte
le mattine mentre la mamma
lavorava io andavo sotto la finestra dell'ala del castello dove i figli
dei
reali prendevano lezioni private ed assistevo anch'io agli insegnamenti
totalmente a loro insaputa, poi, finita la scuola, entravo nel
laboratorio del
medico, visto che lui si trovava dal duca ad assisterlo, leggevo i suoi
ricettari di medicina e mischiavo un po' di tutti quegl'ingredienti
incomprensibili creando intrugli dagli effetti stranissimi.
Ora
che mi sono alzato dal letto e dopo essermi lavato bene la faccia,
guardo fuori
dalla finestra e vedo una giornata abbastanza cupa, piovosa e
nonostante ciò
molta gente girava per strada frettolosamente a sbrigare tutte le
faccende che
questa rigogliosa cittadina ti permetteva, essendo uno dei porti
più usati e
quindi più ricchi del momento.
La
locanda è proprio su l'
incrocio stradale più trafficato, la via di fronte porta a
tutti i punti
nevralgici della cittadina dove si trova il medico più
conosciuto e la
rivendita di intrugli per curare le malattie, più avanti
vedo la piazzetta del
piccolo mercato dove le massaie vanno a comprare la frutta e la
verdura. Appena
passato il mercato si trova l'uno di fronte all'altro il macellaio e il commerciante di stoffe
più rifornito del
paese. Oltre non riesco a distinguere le insegne in ferro battuto poste
a
bandiera sull'entrate dei negozi. Alla mia sinistra c'è la
stalla dove molti
viandanti lasciano il cavallo a riprendere le forze, infatti lo
stalliere riempie
molto bene le mangiatoie con avena e orzo e un bel po' di fieno. Subito
dopo
c'è una delle porte della città visto che
è fortificata da alte mura per
proteggerla dai saccheggi.
L'altra
strada alla mia destra
invece, va dritta fino al porto dove si trovano altri negozi di generi
alimentari, un calzolaio, sicuramente molto bravo nella lavorazione
della
pelle, e più ci si avvicinava al porto vi erano bravi
falegnami abili nella
costruzione di piccole imbarcazioni e tutto quello che si poteva fare
con il
legno.
Non
vedo da nessuna parte un
venditore di armi o un fabbro per la lavorazione dei metalli,
probabilmente
sarà oltre dove io non riesco a vedere, sembra una
città senza fine a perdita
d'occhio, nello stesso tempo piccolissima, ma tutta questa gran
confusione e
moltitudine di persone che mi passa sotto agli occhi in un istante la
fa
rendere esageratamente pulsante.
.......Mi
Piace.
Il
sole sta per spuntare, è
ancora molto presto, ma allo stesso tempo tardi per quello che devo
fare.
Inserisco
il mio pugnale in una
specie di fodero cucito appositamente all'interno della tasca dei
pantaloni.
Prendo mon sac (il mio sacco) me lo fece mia madre all'età
di 10 anni non me ne
separo mai mi serviva per mettere tutto quello che usavo nella
giornata, mentre
ora ci tengo dentro tutto quello che possiedo dalla fuga da Nantes.
Nell'altra
tasca dei pantaloni tengo sempre un pugnetto di "sabbia" finissima,
in quella interna del mio gilet le poche monete rimaste.
Senza
perdere altro tempo mi reco al piano inferiore dove la locanda era
più animata
piena di molti tavolini tondi dove al massimo vi erano sedute quattro
persone,
quasi tutti uomini la maggioranza alticci. Vado al bancone e si
avvicina
dall'altra parte una persona molto alta e soprattutto grassa, con un
vestito
bianco, anche se il colore col tempo e il lavoro non era più
quello, era l'oste
e padrone della locanda. Fissandomi
con fare da sfida mi chiese cosa volevo, gli risposi dell'acqua da
bere, non bevo
mai alcolici sono una persona scrupolosa, voglio essere lucido e sicuro
di me.
La
mia attenzione viene distratta da un rumore di bicchieri alla mia
destra, in
fondo al bancone, dove vedo la ragazza che mi ha svegliato mentre
puliva ed
asciugava delle stoviglie. L'oste, con la sua voce grossa, profonda che
incuteva timore anche se ti faceva un complimento la chiama:< Natalie
...... dai
dell'acqua al
ragazzo...>, lei come un automa prende il bicchiere che aveva appena
asciugato, lo riempie con dell'acqua presa da una bottiglia e me la
porge senza
mai guardarmi in viso, come se avesse timore di me, anche se non era
mia
intenzione farle paura. La
ringrazio
molto cordialmente e lascio 2 monete d'oro sul bancone, chiedendo
all'oste
della locanda un'informazione, visto che si trovava ancora dinanzi a me
e di
solito sono informati di tutto quello che succede in città:
Jacques
Cartier?....>
lui con il solito fare burbero, mi risponde che non lo sapeva ma
sicuramente
sarebbe stato gremito di persone visto che sarebbe partito alle ore
8.00 tra
due giorni.
Nel frattempo le
persone che riempivano la locanda uscivano e ne entravano altre con un
ritmo
armonioso. Mi sorprende una delle persone che entra dalla porta
principale, in
quanto tiene nella cinta un pugnale ricurvo con il manico in legno
lavorato
accuratamente, vestito come un lupo di mare con pantaloni scuri,
camicia bianca,
giacchetta senza maniche, fascia in testa, scarpe nere con tacco e
fibbia
lucida. La tasca dei pantaloni sembra molto piena come se avesse un
sacchetto
di soldi pesanti. Si avvicina al bancone mentre io mi sposto verso
destra con
la scusa di parlare con Natalie, mi dava l'impressione di essere una
ragazzina
molto introversa, timida e per niente sicura di se forse oppressa dal
padrone
della locanda. Mi
avvicino alla ragazza
mi presento e la ringrazio ancora, per essere stata molto puntuale e
graziosa
nello svegliarmi. Nel frattempo sento che il lupo di mare, parlando con l'oste, gli
chiede se conosce le
monsieur Richard Danton il commerciante di armi, e lui gli risponde che
il suo
negozio si trovava in fondo al vicolo proprio affianco alla locanda. La
ragazza
questa volta mi guarda negl'occhi, mentre io mi squaglio senza farmi
accorgere,
aveva due occhi intensi, azzurri, sognanti e bellissimi rispondendomi
che è
stato un piacere.
La saluto, le prometto che ci saremmo rivisti ed
esco. Sento i suoi occhi
che mi seguono increduli fino che la porta non sbatte dietro di me.
Mentre mi reco nel vicolo mi viene da pensare,
quasi un sogno ad occhi
aperti, a quel giorno che i figli della perfida duchessa mi vedono
mentre gioco
con la mia cerbottana, mi divertivo molto a sparare le bacche rosse
contro ai
vestiti reali appesi ad asciugare, per macchiarli nella parte
posteriore così
non veniva notato e poi quando la duchessa se li metteva, si che veniva
derisa
da tutte le sue amiche. Infatti quel giorno mi ero nascosto dietro un
muricciolo e nel sparare la prima bacca rossa sento un urlo giovanile
che mi
domandava cosa stavo facendo, guardandomi intorno vedo i due ragazzi
che mi
correvano incontro con un bastone, continuandomi a fare la stessa
domanda,
visto che non avevano visto nascondo la mia piccola cerbottana su per
la manica
e comincio a correre verso casa. Vedo in lontananza la dependance del
castello
reale dove abitavo con mia madre, siccome correvo molto più
forte dei due
marmocchi che volevano picchiarmi con il bastone, volto prima,
conoscevo come
le mie tasche quel viottolo appena girato sposto due vasi di rose che
stavano
lì ad addobbare l'angolo del castello e più
avanti mi fermo per assistere
quello che sarebbe accaduto. Sono sicuro che anche voi sapete benissimo
cosa
sarebbe successo ora: i due ragazzini girano l'angolo e.... si che io rido a crepa
pelle, non
riuscirebbero nemmeno ad avvicinarsi a me.
Ora vado a casa molto soddisfatto, invece loro
molto doloranti,
sanguinanti e pieni di graffi ovunque. Ora devo andare immediatamente a
casa
perché verranno a cercarmi sicuramente per mettermi in
punizione, a meno che io
non mi trovo un' alibi. Mentre sto per entrare a casa vedo nella serra
il
giardiniere e gli vado incontro. Lui mi voleva bene, ma soprattutto
odiava con
tutte le sue forze quelle pesti di ragazzini perché
gli rovinavano spesso e volentieri i
giardini e le decorazioni floreali che componeva, forse ho trovato
l'alibi.
Paul mentre stavo camminando nel viottolo tra la
fontana e il muro del
castello nell'ala nord, ho visto i figli dei duchi che stavano
spostando delle
rose e poi cadendoci dentro le hanno rotte, e logicamente si sono pure
fatti
male. Io ero lontano da loro anche se hanno borbottato qualcosa su di
me e su
di te, per questo sono venuto a cercarti prima che lo facciano loro con
la
madre. Davano la colpa a te o a me, non ho sentito molto bene,
perché le rose
erano in messo al viottolo e loro non vedendole si sono fatti male.
Cavolo mi
risponde Paul, ora verranno a cercarmi e cosa possiamo inventarci per
farsì che
non mi puniscano. Abbiamo sicuramente qualche ora la duchessa
è in città e loro
sono impegnati a medicarsi le ferite, Paul prendi due vasi e andiamo a
sistemare tutto, come se non fosse successo niente, poi tu torni al tuo
lavoro
e io vado a casa a giocare così noi non ci siamo visti oggi.
Ottima idea,
attento Paul ci sono dei cocci anche lì nell'angolino
puliamo tutto altrimenti
ci incastrano, quei due pestiferi devono finirla di molestarci, hai
proprio
ragione risponde il giardiniere. Subito dopo aver rimesso tutto come
stava
prima che i due ragazzi finissero sopra le rose, ritorniamo tutti e due
a fare
quello che avremmo fatto come se questo non fosse mai capitato. Quando
vennero a
cercarmi, io scaricai la colpa sul giardiniere facendo finta che di non
sapere
niente e il giardiniere non trovando nessuna pianta fuori posto come
sostenevano
il ragazzacci disse che non sapeva come fosse capitato visto che non
c'erano
vasi rotti da nessuna parte, quindi non ci fecero subire per fortuna
nessuna
punizione.
Uscito dalla
locanda, appena girato l'angolo vedo in lontananza la luce fioca del
negozio
che risaltava visto che il vicolo era molto stretto con pareti alte e
quindi
... buio. Mi appoggio con le spalle al muro con un piede alzato ed il
capo
chino come potrebbe stare un mendicante, dopo qualche minuto si alza
una
leggera brezza che si incanala nel vicolo e con lei gira l'angolo il
lupo di
mare che era in cerca del commerciante d'armi.
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Capitolo 3 *** Il furto ***
2capitolo
Per lui sono come un
lampione, rimango immobile, ma da sotto la visiera del mio berretto non
sfugge nemmeno
un battito di ciglio appena sta per avvicinarsi, con molta dolcezza
faccio
scendere dalla manica nella mano sinistra, un tubicino rigido di
metallo, con
all'interno, già pronto in precedenza, un ago
avvelenato..... poi un sibilo e
il lupo di mare cade atterra tramortito.
Nel buio del vicolo, mi avvicino molto velocemente
senza farmi vedere in
viso, in quanto lui non è morto è solo
paralizzato come un bastone con un effetto
di parecchie ore. Lo giro con il viso verso terra e gli svuoto tutte le
tasche
in pochi secondi, gli tolgo l'ago dalla nuca, per non lasciare tracce e
mi
incammino verso il negozio poi, subito prima, giro a sinistra per la
strada
laterale che continua fino al porto. Facendo l'indifferente una volta
raggiunto
il porto, compro dal fruttivendolo una mela ed addentandola mi guardo
attorno
alla ricerca dei vascelli che stavo cercando.
Al porto c'è tantissima gente, devo
stare molto attento affinché non mi
rubino il mio sacco preferito, dato che ci saranno sicuramente anche
persone
male intenzionate. Continuo nello sgranocchiare la mia mela e noto che,
mentre
parte un'imbarcazione da pesca, mi si libera la visuale su un
bellissimo
vascello nuovo, nel quale stavano stivando dentro parecchie provviste
coordinati
da un signore molto sicuro di se che dava ordini ben precisi ai
lavoratori.
Continuo la mia passeggiata mattutina, controllando
tutto quello che
stava accadendo su e giù da quel vascello, fin a che, un
altro personaggio anche
lui ben vestito dal vascello urla: < Monsieur
Jacques.....> e il signore
che dava in precedenza ordini ai lavoratori, si gira e gli risponde che
sarebbe
arrivato anche da lui.
Jacques Carter, un signore abbastanza alto con la
barba, uno spadino
nella cita, vestito con una camicia bianca e il resto degli indumenti
che
indossava erano neri compreso il cappello a tre punte. Mi sembrava
molto sicuro
di se anche se il lavoro che faceva lo portava a scoprire posti mai
esplorati, chi
mi ha pregato e pagato per trovarlo mi diceva, che fossero dei luoghi
pieni
d'oro. Ora devo mettermi in contatto con il nobile che mi ha assoldato
per avere
da lui nuove istruzioni, anche perché la campana della
chiesa ha dato i
rintocchi come da accordi. Mi reco al mercato nella piazzetta di fronte
alla locanda,
dove ho dormito, per trovare il proprietario di un cavallino che traina
un
carretto colorato di rosso intenso pieno di fiori, da lui
dovrò comprare una
rosa prendendo altre istruzioni sulla missione e gli dirò
dove si trova Jacques.
Camminando vedo avanti a me che la strada si
allarga e cominciano i
primi banchetti di frutta e verdura che si
alternano a quelli del pesce e dei formaggi, un venditore vuole che
assaggio il
suo formaggio in quanto dice che è speciale, ne prendo un
pezzo sembra buono
quindi lo mangio senza nessun timore, mi chiede un giudizio e gli dico
che è
talmente buono che sarei ripassato a prenderne un po' dopo aver
acquistato del
pane, lo ringrazio e lo saluto. Giungo all'imbocco della piazza, guardo
a
destra e a sinistra e niente mi sorprende è un mercato
normalissimo, mi chiedo
tra me e me dove sarà il fioraio che sto cercando.
Nell'angolo in fondo a
destra vedo un carretto sommerso di rose rosse e altri fiori colorati,
avvicinandomi
noto che anche il carro è rosso, forse è proprio
quello che cerco. Mi avvicino
sempre di più e controllo se intorno ci sono persone
sospette, armate e magari
con facce losche, ma non mi sembra pericoloso. Mi faccio avanti e parlo
con
l'ambulante: < Bonjour Monsieur
... vorrei una rosa rossa
> prima parte della parola d'ordine, mentre lui si gira verso di
me, mi
guardo le spalle scrutando bene che nessuno si ferma ad ascoltare la
frase
successiva. Come da copione mi risponde: < Bonjour ... certamente ecco a lei >
porgendomi una rosa bellissima.
Ora per farmi riconoscere gli chiedo: < Adoro le rose come fa a
curarle e a
tenerle così bene? > lui mi guarda negl'occhi,
capisce chi sono, e
mi risponde come da copione: < Ho una
serra molto grande e luminosa, molta acqua e un buon
terreno...Voilà >.
Finito il discorso ci riconosciamo entrambi allora gli dico che al
porto ci
sono tre vascelli nuovi che stanno caricando tanta merce e tra qualche
giorno
partiranno per esplorare nuovi mondi. Lui quindi, certo al cento per
cento che
stava parlando con la persona che aspettava, mi consegna un manoscritto
arrotolato e mi augura buona fortuna.
Oggi è stata una mattinata molto piena
devo tornare alla locanda per
leggere tutti i documenti che ho con me, prima però sento un
buon odore di pane
fresco appena fatto, lo seguo e al commesso del banchetto gliene chiedo
un
pezzo ben cotto, lui me lo porge pago e mi incammino per la locanda.
Passando
davanti a un calzolaio, rimango sorpreso
in quanto non ricordavo di averlo visto dalla finestra
della camera nella
locanda, uno corre
fuori dal negozio con
una borsa in mano e il proprietario del negozio che gli corre dietro
urlando al
ladro. Questo succede tutto in una frazione di secondo, il ladro mi sta
venendo
incontro e dietro di lui il calzolaio quando mi sta per incrociare, lui
è
intento a correre non pensa a me, io in una frazione di secondo gli
lancio in
faccia la polvere che tengo sempre in tasca e lui si distrae, gli si
irritano
le pupille degli occhi e quindi non riesce più a scappare
così il calzolaio lo
riesce ad acciuffare. Anche in questo caso con molta nonchalance riesco
nel mio
intento, senza nessun rischio per me. Il calzolaio, acciuffato il
ladro, gli
riprende la refurtiva e non sa come ringraziarmi, vorrebbe sdebitarsi,
ma io al
momento non ho bisogno di nessun lavoretto nelle sue
capacità. Gli dò una pacca
sulla spalla come cenno di amicizia e gli dico: < Nella vita
sicuramente ci
si rincontra e probabilmente avrò io bisogno di te, non ti
preoccupare > lo
saluto e proseguo per la mia strada verso la locanda.
Camminando sento chiamare: < Monsieur…
Monsieur…. > subito non mi giro perché
nessuno mi conosceva e sicuramente
non chiamava me, poi sentendo che insisteva mi volto dal lato di
provenienza
delle urla un po’ incuriosito, era il tizio che vendeva formaggio voleva che ne
comprassi un pezzo
assolutamente, non amo le persone insistenti, ma per non essere
sgarbato lo
accontento.
Ora non mi deve fermare niente e nessuno devo
andare alla locanda, più mi
avvicino più mi accorgo che questa notte la
passerò ancora lì ma poi vedrò se
continuare a pernottarvi. Pensavo che forse sarebbe meglio avvicinarsi
al porto
per aver più sotto controllo i vascelli, nel mentre sono
arrivato alla locanda,
entrando noto che la sala è sempre uguale anche se le
persone cambiano tutte le
volte, c'è sempre lo stesso rumore, fumo, persone alticce
dopo aver bevuto
parecchio, ma allo stesso tempo non c'è niente di speciale o
meglio di
preoccupante per me. Mi avvicino al bancone, fortunatamente non
c'è il
locandiere ma Natalie che appena mi vede gli si illuminano gli occhi,
lo noto
immediatamente, probabilmente ero meglio della marmaglia che animava il
locale
a tutte le ore del giorno e della notte.
Con tono molto tranquillo quasi confidenziale le
chiedo: , Lei
guardando in alto mi risponde di si, però
siccome deve essere ancora pulita di tornare più tardi,
penso tra me e me che
non potevo aspettare devo andare subito, rinuncio alle pulizie:
< Posso
entrare ora? > e lei acconsente se va bene a me. Saliamo insieme
la
robustissima scalinata di legno e proprio di fronte mi apre la porta ed
entra
con me nella stanza si avvicina nel letto singolo della stanza e toglie
le
coperte e mi promette di portarmene delle pulite più tardi.
Non voleva fare una
figuraccia, come se avesse premura per me. Poi mi sorride ed esce dalla
stanza
chiudendo la porta dietro di lei.
Devo muovermi a fare quello che devo prima che
ritorna a portarmi le
coperte, apro la finestra, le strade del paese si animano sempre
più, il sole è
già alto in cielo sostituendosi alla pioggia mattiniera e il
terreno è già
asciutto. Mi viene da riflettere; il lupo di mare avrà
ripreso la sua mobilità,
sinceramente non è che poi mi preoccupa la cosa anche
perché, l'intruglio
dell'ago faceva anche perdere relativamente la memoria, non si
ricorderà niente
di quello che gli è capitato penserà di essere
caduto, ha perso i documenti, i
soldi e se dice che lo hanno rapinato non gli crederà
nessuno.
Vediamo un po' se scopro chi era quello che ho
derubato, apro il mio
sacco e frugo dentro, il sacchettino contiene molte monete d'oro, bene
molto
bene, il documento che portava lo srotolo e comincio a leggere.
Praticamente
dice che chi portava quel documento con se, era autorizzato dal Re
Francesco I
di Francia, con tanto di sigillo, a prendere le armi che gli servivano
sia a
lui sia a una parte della missione di esplorazione di Jacques Carter, andando avanti a leggere
pare di capire che
le persone come il nostro lupo di mare fossero tre. Devo riflettere
bene, mi
stanno rimpallando in testa tante idee, quindi vediamo che dice la
missione che
mi ha dato il fioraio, apro anche questo rotolo di carta con tanto di
sigillo
del nobile da cui prendo ordini, leggo attentamente anche queste
istruzioni
e....
Sento bussare alla porta, siccome ero immerso nei
pensieri e nel
collegare le due cose, la missione da compiere e il furto del
faccendiere del
Re, non rispondo subito ma altrettanto velocemente rimetto le cose che
ho letto
dentro al mio sacco e il sacco stesso sotto al letto. Sento dall'
esterno della
stanza: < Sono Natalie, posso entrare? > acconsento
mentre mi alzo dal letto
e mi avvicino alla porta per aprirla. Apro molto delicatamente con in
mano, ma
senza estrarlo del tutto dal fodero, il pugnale, vedo che è
sola e la faccio
entrare lasciando il pugnale dove stava nella sua custodia all'interno
della
tasca. Mi fa vedere che ha portato le coperte pulite, allora le chiedo
se
lavora sempre o se alcune volte è libera, lei mi dice che
è libera alla sera
dopo cena, il locandiere, nonché suo padre, è
molto possessivo ed
assillante la vorrebbe sempre lì. Per
contraccambiare il suo essere premurosa con me, le porgo la rosa rossa
che ho
comprato dal fioraio. Apre molto quei bellissimi occhi azzurri per lo
stupore,
non se lo sarebbe mai aspettata da un viandante come me, non sa
più cosa dire,
le ho esaurito il fiato, ha raggiunto il settimo cielo secondo me dalla
reazione che ha avuto non aveva mai ricevuto nemmeno un complimento
figuriamoci
un fiore. Non è mia abitudine regalare rose ma lei
è bellissima, è sprecata
dentro questa locanda, dovrebbe stare a corte, ogni movimento che fa
sono come
volteggi di una farfalla colorata. Le dico che le ho fatto questo dono
perché è
molto premurosa nei miei confronti, poi se la merita siccome
è bellissima come
quel fiore. Mi risponde che è contentissima e che porta su
una brocca per
metterla in acqua, in quanto se la porta giù ora, suo padre
la noterebbe subito
e lei dovrebbe spiegare, quindi la prenderà sta sera tardi
quando dorme. Le dà
anche una moneta d'oro, se in serata porta in camera della carne di
maiale per
mangiare qualcosa. Natalie esce di corsa è troppo tempo che
è dentro la stanza deve
tornare al lavoro altrimenti il padre sarebbe salito a vedere che
faceva la
figlia.
Nascondo in camera molto bene, i documenti che ho
letto prima che la
ragazza fosse entrata, per non portarmeli sempre con me, poi scendo e
torno al
porto per poter controllare i vascelli e pensare come mettere in pratica il piano per soddisfare il
nobile. All’uscita
dalla locanda mi giro a destra, passo d’avanti al vicolo del
commerciate d’armi
e il faccendiere del Re
non era più
coricato a terra, molto probabilmente sarà finito
l’effetto del veleno e
stranito si sarà alzato ed avrà iniziato a
girovagare perso e senza meta non
riuscendo a capire quello che fosse successo. Alla mia sinistra
sfrecciano freneticamente
le carrozze tirate da bellissimi cavalli verso il porto portando ogni
genere di
cosa e persona. Se qualcuno avesse trovato e portato il lupo di mare
tutto
tramortito dal medico allora si che il medico avrebbe capito cosa gli
fosse
successo ma anche in quel caso, il tutto non sarebbe riconducibile a
me.
Proseguendo per la strada principale che arriva al porto vedo in
lontananza i
tre vascelli ancora
attraccati e tanta
gente che viene e va, arrivato nelle immediate vicinanze mi siedo
proprio di fronte
in una panchina di ferro battuto molto robusta ad osservare ogni minimo
ed
anche insignificante movimento.
Vedo che Jacques Carter scende dalla nave e chiede
a dei passanti se
conoscevano delle persone volenterose per lavorare, lui avrebbe un
lavoro da
offrigli come mozzo, vedo che un signore goffo, ben vestito, con un
buffo
cappello e la pipa in bocca si ferma a parlare per un po’ di
tempo, poi indica
il negozio che fa angolo con un altro vicolo, non sento molto bene
siccome sono
seduto abbastanza lontano. Quindi lascia la conversazione, il capitano,
e si
dirige verso il negozio, lo seguo con lo sguardo fino a che passa molto vicino alla
mia panchina, a
questo punto lo chiamo con tono alto e deciso:
<
Monsieur…… >
|
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Capitolo 4 *** il mio compleanno ***
Il giorno del mio quindicesimo compleanno, mia madre mi svegliò come tutte le mattine, chiamandomi dalla cucina senza urlare, mentre preparava la colazione, era ancora l'alba e lei dopo, sarebbe dovuta andare a lavorare. Mi alzai e la raggiunsi in cucina seguendo il profumo dei croissant e del latte appena fatto scaldare sul fuoco. La salutai e lei mi corse incontro sollevandomi con un abbraccio, mi fece tanti auguri e mi baciò. Mi lasciò la colazione calda in tavola e andò dalla duchessa.
Adoravo mia mamma, avrei voluto che in questa mattina così speciale, lei fosse stata con me e per questo non odiavo lei, ma la perfida duchessa. Era una giornata calda, anche se un po' ventosa, era estate e quindi mi diressi al mio rifugio, che si trovava nel nostro orto. All' insaputa di tutti usavo una vecchia legnaia diroccata e mai snobbata nell'angolo più lontano del cortile della dependance, invasa da un arbusto molto folto, non ne era al corrente nemmeno Paul il giardiniere. Attraverso l'orto passando vicino allo spaventapasseri, saluto la "duchessa", prendendola per mano, con uno strattone l'avvicino a me e gli sferro un pugno forte all'altezza della gola, come al solito lo spaventapasseri perde la testa rotolando nell'orto. La raccolgo e con un gesto altrettanto fulmineo lo ricompongo. Mi dirigo verso l'arbusto, nel lato destro avevo segato dei rami per darmi la possibilità di attraversarlo, poi sollevando due assi della legnaia mi permetteva di entrare molto agevolmente. Una volta dentro, da fuori, non si notava niente i rami dietro di me li rimettevo a posto e le assi del nascondiglio si incastravano in modo tale da mimetizzare l'apertura. Avevo lavorato tanto al mio nascondiglio non era grande, perché se qualcuno entrava della porta vedeva un piccolo, vecchio ripostiglio, con il soffitto mezzo crollato, mentre dietro la parete c'era la mia stanza segreta, li tenevo tutto quello che di giorno in giorno imparavo ad usare per la mia sopravvivenza. Prendo gli attrezzi del mestiere, poi esco immediatamente e cammino verso la stalla, in prossimità delle scuderie nobili incrocio Baptiste, colui che puliva, accudiva i cavalli all'interno delle mura del castello. Lo saluto, come tutti i lavoranti mi voleva bene e mi assecondava molto, non dando tanta importanza alle mie azioni , credendo comunque che non nuocevo a nessuno. Entrando nelle scuderie alla mia destra mi accolgono uno dopo l'altro tutti i cavalli che pretendono da me una carezza sul muso nitrendo fino a che giungo all'ultimo box dove trovo ad aspettarmi Chantal, la mia puledra preferita, lei lo sapeva che anche oggi come molte altre volte l'avrei fatta correre nel bosco del castello, lo facevamo spesso all'insaputa di tutti. Non so se qualcuno ne era al corrente, ma nessuno me lo avevano vietato e soprattutto Chantal non veniva montata da nessuno in quanto sostenevano che aveva il diavolo in corpo, più di una volta aveva fatto cadere i reali mentre provavano a montarla. Lei amava solo me, voleva correre nel bosco e non girare senza meta nei recinti. Dopo il bosco si apriva una sconfinata radura a lato della città. Oggi siccome era il mio compleanno decido di recarmi in una locanda di Nantes appena entrati in città.
Giunto davanti la locanda lego la mia puledra alla staccionata ed oltrepasso l'entrata molto lentamente mi accorgo che era abbastanza vuota, solo due dei venti tavoli erano occupati, alla destra in fondo sotto alla grande scala in legno il tavolino ospitava tre tizzi abbastanza alticci per essere mattina, mentre alla sinistra vicino all'uscita c'erano quattro personaggi che dal viso erano tutt'altro che bravi ragazzi, vestiti di scuro tranne uno che invece portava dei vestiti leggeri e bianchi ma molto sudici, quelli vestiti di scuro, negli avambracci avevano dei paracolpi in ferro sottile e leggero, come se li usassero per proteggersi da armi taglienti. Il locandiere mi domanda se volevo una birra, ma io non amo gli alcolici, quindi mi limito a chiedere dell'acqua. Quindi nel sorseggiare la mia acqua mi girai per valutare di che stavano parlando i tipi loschi del tavolo in fondo, uno il più vecchio circa quarant'anni, aveva una mappa in mano e la faceva vedere agli altri, le parole non si capivano ma sembrava come se gli illustrasse una specie di tattica, non riuscivo a pensare che era qualcosa di legale visto i personaggi. Quello vestito di bianco ad un certo punto, probabilmente si sentiva i miei occhi addosso, si gira e mi guarda con due occhi che parlavano, mi avrebbe ucciso se continuavo a fissarli. Quindi distolgo lo sguardo, tutto ad un fiato bevo l'acqua, pago ed esco non guardandoli più. Appena passo vicino al tavolo con la coda dell'occhio mi accorgo che coprono la mappa anche se a me non interessava mentre loro pensavano di si.
Accarezzo la mia cavalla, la slego e monto sulla sua schiena continuando a cavalcare per il paese senza una vera meta. Pensavo e ripensavo ai paracolpi dei signori poco di buono della locanda potevano essere molto utili, credo che ne avrei costruiti due anche per me. Nel vagare per il paese mi accorgo che mi seguiva un tizio da molto lontano allora giro per un viottolo stretto e pieno di panni stesi tra una finestra e l'altra, appena voltato l'angolo dò un colpo alla pancia di Chantal con gli stivali quindi lei accelera il passo, arrivo in fondo, giro a sinistra e poi a sinistra per sbucare dietro di lui, infatti quando lo vedo davanti a me, lui aveva appena imboccato il vicolo continuava a seguirmi e io dietro senza farmi accorgere volevo capire chi fosse. Nel cercare di capire chi fosse noto il cappello un po' particolare, c'era la stessa corda come quello della locanda che non ho visto in viso perché mi mostrava le spalle. Si più mi avvicino e mi accorgo che era lui, anche il vestito scuro da dietro era uguale con una ripresa color rossa in mezzo al gilet, quindi rifletto: " Ci sono sicuramente anche gli altri tre " non posso farcela contro tutti, dietro non mi seguivano e lui velocizza il passo del suo cavallo siccome si accorge di avermi smarrito appena entra nel vicolo dei panni. A questo punto io continuo dritto per seminarlo.
Avanzando per una delle strade principali della città cerco un posto dove potermi nascondere, penso che quei tipi mi avrebbero rovinato la giornata, ma allo stesso tempo ero molto curioso su cosa stavano tramando probabilmente volevano rapinare qualcosa o qualcuno.
Per trovarli, ma facendo in modo che loro non trovino me, sarà meglio nascondere il cavallo. Subito prima della stalla, vedo un cortile che la casa è mezza diroccata, il tetto è crollato, non ci abita nessuno, entro lì e assicuro la mia cavalla ad un palo nella parte posteriore del caseggiato poi da uno spigolo osservo se li vedo passare. Dopo qualche minuto passa su un cavallo nero molto robusto quello vestito di bianco e subito dietro tutti gli altri. Forse l’ho scampata mi viene da pensare, quindi passato qualche minuto non vedendo passare nessuno di sospetto esco con Chantal a mano facendo il minor rumore possibile, poi raggiunto l'angolo con la strada principale, mi sporgo e vedo che i balordi erano già molto lontani, avevano spinto i loro cavalli al galoppo e preso la strada opposta alla mia. Con un balzo monto sopra Chantal e parto.
La mia curiosità aumentava con il passar del tempo, cosa avevano in mente quelle persone, dove andavano così al galoppo, perché non hanno impiegato tanta più dedizione a cercarmi, tutto si conclude nella mia testa che …. Non avevano tempo.
Questa strada che percorrono si dirige fuori dal paese verso nord esattamente dalla parte opposta della mia abitazione. Non era la zona dove abitualmente passavo le mie giornate, ma in quelle rare volte ho memorizzato tutto in ogni minimo particolare.
Decido di seguirli, non percorrendo la strada che usano loro, ma una alternativa, altrimenti anche se sono in lontananza si sarebbero accorti sicuramente di me, quindi mi addentro nella boscaglia, permettendomi di vederli ma senza dare nell'occhio.
Continuano a cavalcare per la via maestra senza alcun timore, probabilmente non sono ricercati altrimenti non viaggerebbero così tranquillamente. Appena sopraggiungono in prossimità di una antica torre rotonda rossa di guardia, in disuso e semi diroccata, usata forse un tempo per effettuare controlli dalle guardie ai viandanti e commercianti che portavano le loro merci da e per il porto sull' oceano, si fermano.
La torre è costruita in mattoni, prima dell'ingresso bisogna salire tre gradini poi si gira intorno alla torre o si entra in un portone di legno massiccio molto pesante e robusto. Sono costretto a fermarmi molto prima per non fermi vedere. Assicuro Chantal ad un ramo basso di un albero e mi avvicino di più per capire cosa stanno facendo stando ben attento di non essere visto.
Il più anziano del gruppo prende in consegna tutti i cavalli, li va a legare nella parte posteriore del bastione come per nasconderli, gli altri entrano dal robusto portone e salendo le scale, che immagino siano circolari quindi sbucano in cima, controllando tutto l'immediato vicinato. Li vedo che parlano tra di loro gesticolando, come se stanno escogitando qualcosa, ma cosa che non li sento parlare.
Questa giornata era il mio compleanno perché mi sono andato a cercare questo, forse perché senza un po' di adrenalina non so vivere.
Crescendo, il castello dei duchi di Nantes comincia a essere stretto, ma sono obbligato a tornare a casa per non perdere la fiducia di mia madre.
Sarò costretto a pensare in fretta ad una soluzione, per poter anticipare le loro azioni, ma quale possono essere le loro azioni? Anche l'anziano, con un passo un po' dondolante, lento sembra stanco, pensa solo ad entrare dopo aver assicurato i cavalli nella parte posteriore della torre.
Nella parte posteriore della torre rispetto alla strada vi sono tre finestre probabilmente corrispondono ai pianerottoli delle scalinate interne che portano alla terrazza in cima. Vi saranno stati gli arcieri in questa terrazza un tempo mentre sull'entrata erano appostate le guardie per poter controllare chiunque passasse.
Nel continuare a pensare quello che erano venuti a fare qui quei quattro manigoldi, noto che potevo avvicinarmi ancora qualche metro e nascondermi nell'arbusto avanti a me. Quindi con uno scatto repentino ma allo stesso tempo silenzioso come poteva fare solo un gatto mi muovo. Non credo si fossero fermati per accamparsi a dormire, perché era appena finita la mattinata. Lasciano la sommità del loro rifugio e li vedo uscire in tre, uno si dirige ai cavalli e gli altri due verso la parte opposta della strada, portando con se una scure. Quello che si è spostato verso i cavalli dopo averne preso uno si dirige verso gli altri che nel frattempo avevano iniziato a colpire l'albero per abbatterlo. Cerco di entrare sempre di più nel povero arbusto che avevo scelto come nascondiglio altrimenti quando passa davanti a me per andare dai compagni che si alternavano ad abbattere l'albero avrebbe potuto vedermi. Ora passa non curante che lo stavo osservando e raggiunge gli altri, nello stesso momento si affaccia, l'ultimo rimasto all'interno, dal parapetto in cima alla torre, facendo da sentinella riusciva a scrutare tutto quello che lo circonda. I due che si erano improvvisati boscaioli si danno il cambio a colpire il povero albero, giunto da loro il terzo con il cavallo, passa una fune robusta intorno all'albero usando la forza del cavallo per finire il lavoro. Giunti a metà della strada principale, slegano il tronco lasciandolo al centro.
Ora si che mi è tutto chiaro vogliono ostacolare la strada per assaltare qualcuno, per poi svignarsela correndo probabilmente fino al mare sulla costa settentrionale della Francia, oppure nascondendosi da qualche parte nella folta boscaglia. << Devo escogitare qualcosa appena rientrano nella torre >>. C'è un problema non rientrano nella torre i tre scesi si piazzano sull'entrata come se sapessero che passa tra poco il loro obiettivo.
Infatti la vedetta fa un fischio non troppo forte ma abbastanza per farlo udire ai compagni che si girano verso di lui, i balordi girandosi mi lasciano campo libero sui miei movimenti. Mi dirigo verso la torre e poi le giro in torno verso la parte posteriore. Sempre rimanendo nascosto alla loro vista scorgo un altro cespuglio non tanto lontano come nuovo rifugio, libero i loro cavalli per evitargli la fuga, ma ora devo farli scappare lontano proprio al momento giusto. Frugo nelle tasche delle selle sui cavalli, delicatamente per non farli imbizzarrire, trovo diverse cose infiammabili, stoffe, corde, anche polvere nera e del liquore da bere. Siccome la vedetta aveva avvisato gli altri, la loro preda si stava avvicinando velocemente e sicuramente era una pesante carrozza altrimenti il tronco non sarebbe servito a nulla. Velocizzo i miei movimenti appicco un fuoco vicino ai cavalli, gli animali vedendolo e sentendolo scoppiettare scappano, immediatamente ritorno nel mio cespuglio, continuo ad accarezzare il mio pugnale per darmi un po' di coraggio. I malviventi erano talmente concentrati sulla riuscita del piano, che non si accorsero dei loro cavalli fino a quando li videro sfrecciare in direzione sud. In una frazione di secondo gli sfuma nella mente il loro bottino, ma non possono assolutamente rimanere appiedati, quindi cominciano a corrergli dietro.
Anche se sono molto sicuro di me, l'unica mia forza, è riuscire a rimanere nell'ombra, senza lasciare traccia, posso tranquillamente prendere Chantal e girando a nord della torre rimango nascosto alla vista di tutti. Dopo pochi minuti, sento il rumore della galoppata e il cigolare della carrozza, che viaggiava a velocità sostenuta come se fosse inseguita dal diavolo in persona, mi rendo conto di essere stato geniale, ma il tempo scorreva ed io ne avevo molto poco, prima o poi sarebbero tornati. Il cocchiere, solo uno, vestito di nero non sarebbe riuscito a fermare la carrozza molto vistosa, rossa con inserti dorati, prima del tronco che ostacolava la strada, con un grosso strattone prova ad arrestare la corsa ma inutilmente, prendendo con le ruote anteriori il tronco i mozzi si rompono dall'urto e gli occupanti....? Ora decido di uscire allo scoperto, mi avvicino rapidamente, notando particolari della carrozza che mi sembrano sempre più famigliari, quindi mi metto un bavaglio davanti al viso, lasciando scoperto solo gli occhi, forse troppo giovani per vedere simili spettacoli, ma mani e testa già adulte per fare cose che non si dovrebbero fare. La scena che mi si presenta d'avanti è per così dire, raccapricciante, il cocchiere sbalzato in avanti è malconcio e svenuto per l'urto, all'interno vi sono due occupanti feriti gravemente, storditi anche loro, ma tutti vivi prendo il bottino due borse in pelle che fortunatamente, sono rimaste chiuse, le assicuro a Chantal, e faccio quello che ho sempre fatto con lei, corro al galoppo nel bosco ancora verso nord. Il bosco mi aiuta, mi nasconde, mi tranquillizza e mi inebria con i suoi odori. Mentre galoppo verso il mare penso al perché non sono tornato a casa, a vedere cosa contenevano quelle borse, oggi ho festeggiato a modo mio il giorno del compleanno. |
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