-We have changed but we're still the same.

di Gyllenhaal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Do you remember when I used to stay in Wolverhampton? ***
Capitolo 2: *** -We couldn't believe it. ***
Capitolo 3: *** If i hadn't gone away, would we have been the same smiling children of one time? ***
Capitolo 4: *** We can be heroes, just for one day. ***



Capitolo 1
*** Do you remember when I used to stay in Wolverhampton? ***




 

"And we used to think it was impossible"
-Gwen Stefani.

 

 

 

Mi svegliai di botto. 6:30 a.m. Ero nel letto, tutta sudata a fissare il nulla, aspettando che anche mia sorella si svegliasse. 
Probabilmente mi era salita la febbre. Andai a prendere il termometro e un bicchiere d'acqua. Risalii le scale faticosamente ed entrai in camera.Mia sorella dormiva ancora.
Lei è completamente diversa da me, non si preoccupa mai, ed è sempre tranquilla. Dormiva beata nel letto accanto al mio.
Ah, dimenticavo, sono Julie e la ragazza che si è appena svegliata è Helene, mia sorella gemella, l'altra parte di me. Non siamo le tipiche sorelle gemelle che vanno sempre d'accordo, qualche volta ci scappa un urlo di troppo, ma ce la caviamo. 


Quando avevamo più o meno 5 anni, non ci consideravamo molto, poi quando i nostri genitori scomparvero iniziammo ad occuparci l'una dell'altra.
Erano morti, ma noi non lo sapevamo. Nostra zia ci disse solamente che dovevano sbrigare un affare molto importante. Così nostro nonno ci spedì come due buste in Inghilterra, da nostra zia che abitava a Wolverhampton. Era un paesino molto accogliente e silenzioso.

Nella casa davanti, ci abitava un bambino paffutello, con il naso a maialino.
Se ne stava tutto il giorno da solo a giocare con il giocattolo di "Buzz Lightyear" e non rivolgeva la parola a nessuno. Si chiamava Liam. 

Un giorno scesi giù per vedere cosa faceva, e gli chiesi se potevo giocare con lui. 
- Certo, tieni!- Mi pose la bambolina di Jessie, la cowgirl di Toy Story. Giocammo per mezz'ora. Era impressionante come potessimo divertirci con due pupazzi.
Passavo le giornate a giocherellare con quel bambino, che era diventato come un amico speciale. Avevo solo lui, e mia sorella.
Un giorno venne a suonare al campanello di casa e zio Ed aprì.-Buona sera signor Owens, sono Liam, l'amico di Julie.- Sorrise. -E' in casa?-
-Certamente, entra.- Lo fece accomodare. - Julie! C'è il tuo amichetto Liam! - Gridò.
-Eccomi!- Scesi le scale di corsa per andare a salutarlo.
- Ciao Julie. - Disse imbarazzato dalla presenza dei miei zii. - Ti va di andare in giardino a giocare con la sabbia?- 
Annuii. Lo presi per mano e notai che gli pendolava qualcosa dalla tasca. Dedussi che era un pacchetto.
-E quello?- Chiesi perplessa.
-Oh, si, scusami.- Arrossì. - E' per te. - Me lo porse e io lo scartai con cautela. Era un orsacchiotto con appeso un biglietto a forma di cuore. Lo girai e lessi cosa c'era scritto. "Per la bambina più bella della città, il tuo caro amico Liam." Lo ringraziai dandogli un bacetto sulla guancia. Arrossimmo entrambi.
Come la vita ci riserva, le brutte notizie non mancano mai. 
Una mattina mi svegliai, e non vidi mia sorella. Scesi giù a fare colazione e la vidi dietro al muro del salotto, a origliare qualcosa. Mia zia stava parlando al telefono con qualcuno. Riuscimmo a riconoscere i nostri nomi, e poi udimmo un entusiasmante "Dopodomani? E' perfetto! Arrivederla." 
Zia Kate riagganciò la cornetta e noi corremmo su in camera. 
-Che cosa significa Julie?- Chiese mia sorella.Tutto quello che riuscii a dire fu un semplice non lo so. D'altronde avevo solo cinque anni, non potevo capire certe cose. Rimasi a fissare il pupazzetto che avevo sistemato sul mio comodino. Sentimmo bussare. Era zia Kate. Entrò.
-Cucciolotte, vi devo parlare di una cosa importante.-
-Torniamo in Italia da mamma e papà?- Chiese speranzosa Helene.
-No, tesoro...- Prese fiato. - Ecco, vedete, mamma e papà non sono ancora tornati, quindi da dopodomani andrete a vivere con una signora gentile, sono sicura che vi comprerà tante caramelle!- 
Rimasi pietrificata. Cosa significava "Non sono ancora tornati?"

Arrivò anche quel giorno. Zia Kate ci aiutò a preparare le nostre valigie e lo zio le portò giù vicino alla porta.
-Vieni qui, fatti sistemare!- Zia Kate mi sistemò il fiocchetto sotto al collo ed il cappellino rosa, pendant col vestito e le ballerine.
-Come si chiama zia?- Dissi sforzando un sorriso. 
-Chi tesoro? - 
-La signora che verrà a prenderci.- Il mio sguardo si abbassò, fissando la punta delle scarpe. 
-Anne.- Disse entusiasta. -Si chiama Anne.-
Decisi di non dire a Liam che un'altra signora mi avrebbe portata via da li. Il campanellò suonò. Mi tremavano le gambe. Tenevo l'orsacchiotto che mi aveva regalato in mano e il bigliettino lo infilai dentro la taschina del vestitino.
Lo strisi più porte che potevo.
Era la signora. Una bella donna, con i capelli lunghi e gli occhi verdi.Vestiva in modo elegante, con una mantella nera di pelliccia, e un cappello più grosso di lei. Era in compagnia di un uomo e di una ragazza. Non parlammo, un po' a causa della timidezza, un po' a causa del terrore. Cosa ci sarebbe accaduto? 
Zia Kate ci tranquillizzò dicendoci che un giorno sarebbe venuta a fare una visita. 
Salimmo su quella macchina. Mi affacciai subtio al finestrino, poggiando il naso sul vetro, appannandolo. 
Vidi Liam alla finestra. Sentivo che stava per accadere. Sentii il rombo del motore, la macchina stava partendo. Strinsi più forte che potevo l'orsacchiotto, spiaccicandolo al finestrino. All'improvviso, senza che lo volessi, mi scese una lacrima. Scivolò giù per il vetro fino a bagnare l'orecchio del peluche. 
- E tu.. Cosa mi dici?- Domandai al pupazzino. -Lo rivedremo? - Non ricevetti alcuna risposta. Poco dopo,mentre ci stavamo allontanando, riuscii a realizzare che da quel giorno in poi non l'avrei mai più rivisto. Non avrei più rivisto Liam, il bambino più dolce che avessi mai conosciuto. 
Sempre attaccata a quel maledetto finestrino, ripensai alla prima volta che mi pose il giocattolino. 
-So che è molto difficile per te, cara. Ti abituerai, ne sono sicura!- Disse gentilmente l'uomo che stava guidando.

Non risposi. Mi scese un'altra lacrima. Stavamo uscendo da quella città, non potevo crederci che lo avrei lasciato da solo. Stavo lasciando Wolverhampton, la stavo lasciando per sempre.






Ciao a tutti! E' la prima volta che scrivo una FF, infatti devo ancora imparare a usare l'Editor, sì sono impedita! D:
Questa, è la mia prima storia, spero di continuarla il più possibile e spero di finirla, mi piacerebbe molto sapere le vostre opinioni e anche critiche se ne avete, soprattutto per migliorare :) 

Per la protagonista Julie ho preso in considerazione la bellissima Chloe Moretz. Mhh, dovrò trovare una ragazza simile a lei per interpretare Helene. Forse è un po' troppo corta.. ma vabbè.. tenterò di sforzarmi per il prossimo capitolo. Ciao bella gente :) xx

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Capitolo 2
*** -We couldn't believe it. ***



Il viaggio sembrava durare un'eternità. Mi staccai dal finestrino, e guardando allo specchietto retrovisore riuscii a scorgere meglio
 la figura dell'uomo che era venuto ad accompagnare la signora dal grande cappello. Era un uomo sulla cinquantina, capelli brizzolati e occhi marroni. 
Mia sorella si era addormentata sulle gambe della ragazza. Era una bella ragazza, capelli castani, lunghi fino al fondoschiena, raccolti con una forcina. 

-Siamo quasi arrivati, mancano solo pochi minuti- Disse il signore.
Non sapevo cosa mi aspettava, come ci sarebbe andata. 
Il tizio si avvicinò al cancello e automaticamente si aprì. La macchina era entrata dentro un vialetto che sembrava non finire più.  Abbassai il finestrino, mi affacciai e scorsi qualcosa di indescrivibile. Ma dove ci avevano portato, Disneyland per caso? Era una villa, anzi, che dico, era enorme, una megavilla.
Passammo davanti a due fontane, dove tanti uccellini stavano bevendo. Era tutto così meraviglioso. 
La macchina si fermò e due signori vestiti tutti di nero ci aprirono lo sportello della macchina. 
-Prego signorina, scenda e stia attenta- Mi disse gentilmente uno di quelli.
Scesi, e puntai il naso all'insù per ammirare quella meraviglia.
Invitai mia sorella a accostarsi accanto a me, per essere più cordiale, come ci aveva insegnato zia Kate. 
-Hai visto Hel?- Dissi stupita.
-Non ci posso credere! Pensi che dentro ci sia un parcogiochi?- Mi chiese. Ridemmo entrambe.
Ad un certo punto Anne ci chiamò, e ci fece entrare, mentre dietro di noi c'erano quei due uomini che ci portavano le valigie. 
Entrammo. Era tutto veramente... Stupendo. 
-Wow- Disse Helene gridando.
Io rimasi muta. La signora ci lasciò libere, per andare a scrutare la casa e notai subito una cosa. 
Appesi al muro, vidi una quantità industriale di quadri raffiguranti l'uomo al volante. Presi uno di quei tanti ingressi che dividevano
la casa e arrivai davanti ad una porta. Avevo un po' di fobia ad aprirla, non sapevo cosa ci fosse stato dietro, 
se sarebbe scattato qualche allarme o cosa, dato che ero appena entrata in una specie di castello.
Decisi di aprirla. Rimasi sconvolta. Era un'enorme stanza dove c'erano tanti strumenti musicali, microfoni e mixer.
La stanza era insonorizzata. Feci qualche passo avanti, e iniziai ad osservare tutti quei CD che erano ammucchiati sopra tante mensole. 
Erano tantissimi. Ma chi era questo tizio?
Mi girai verso la parete che mi dava di spalle, e vidi molti quadrati d'oro che sembravano essere premi e riconoscimenti.
Non riuscivo a leggerli bene, erano troppo alti. Uscii da quella stanza, senza fare troppo rumore, e andai a cercare mia sorella. 
-Heleeeene?- Gridai. Mi rispose solo mio eco, che rimbombò per tutta la casa. 
Non avevo altra scelta, cercai di trovare il salotto, quando una voce ci chiamò.
-Julie, Helene! Venite! - Gridò. Sembrava essere la voce dell'uomo dai premi d'oro. -E' l'ora delle presentazioni!- Disse entusiasta.
-Allora, questa ragazza che vedete accanto a me, si chiama Charlotte, la vostra nuova sorella.- Disse, cercando di farci capire.
Ma io non capii e domandai: - Ma non è Helene mia sorella?- Annuì, e disse che avremmo capito meglio quando saremmo state più grandi. 
-Lei, sarà la vostra nuova mamma, e si chiama Anne.- 
Lo sapevo già, ci eravamo "presentate" prima.
-E io, mi chiamo Simon, e sono il vostro nuovo papà.- Sorrise. 
Simon, adesso sapevo come si chiamava. 
-Adesso con Anne, andrete a vedere la vostra nuova stanza, su, seguitela!- 
Anne ci prese per mano, e ci accompagnò di sopra. Le scale erano di marmo, e non finivano più.
Arrivammo davanti ad una porta verde pistacchio, con scritti i nostri nomi. Era veramente carina.
Entrammo. Helene si staccò subito da Anne e corse subito a saltare sul letto. Io mi misi a sedere sopra l'altro, che sarebbe diventato il mio.
La stanza era tutta verde pistacchio, e non di un rosa come tutte le classiche camerette da bambina. C'erano i due letti, e poi due armadi a 3 ante.
Due comò con specchio e due sedie a dondolo. Mi sedetti su una di esse. 
-Posso domandarti una cosa, Anne?- Dissi dondolandomi.
-Certo, dimmi cara..- Disse sorridente.
-Ma adesso quale sarà il mio cognome?-
-Cowell, perchè il tuo nuovo papà si chiama Simon Cowell. - Mi spiegò.
-Carino- Risposi. -E perchè ha tutti quei quadrati d'oro?-
-Beh, vedi Simon fa un lavoro molto importante.- Distolse lo sguardo un secondo per vedere cosa stesse facendo Helene e poi
riprese il discorso. -Simon è una persona molto importante, perchè lavora in televisione.- 
Helene smise di saltare. -Quindi disegna i cartoni animati, come Paperino?- Chiese Hel.
-No tesoro, beh è un po' complicato da spiegare, ma state sicure che vi farà vedere qualcosa.- 
Ero molto eccitata dall'idea. Voleva dire che era un personaggio famoso. Eravamo diventate figlie di un personaggio famoso. 

Dopo sei anni, iniziammo a frequentare la scuola media. Adesso inziavamo a capire. 
Nostro padre era un produttore cinematografico, discografico ed era uno scopritore di talenti. Folle. Questa era la parola esatta.
Dopo 3 settimane scorpimmo dei nostri genitori. Zia Kate, ci spedì una lettera:

Care Julie e Helene,
E' zia Kate, come state? Qui non molto bene, zio Ed putroppo non ce l'ha fatta, ed è su in paradiso.
Ah già, quasi dimenticavo. Volevo dirvi una cosa importante, e ho aspettato il momento adatto per dirvelo. 
Adesso siete grandicelle, e certe cose le capite bene. Vi ricordate Rose e George? Si, loro i vostri carissimi genitori.
 Non erano andati via solo per un po'. Loro sono morti, sono lassù da circa 14 anni, e non volevamo rovinarvi l'infanzia, eravate così belle, solari e felici. 
Ogni momento della vita lo passavate sorridendo e non potevo permettermi di rovinare due bei sorrisi come i vostri. Siete stupende cucciolotte. 
Vi avrei promesso che vi sarei venuta a trovare, ma da quando zio Ed è morto, mi sono chiusa in casa, era l'unica cosa che avevo. 
Ah, Julie, ricordi Liam? Mi ha detto di salutarti, e dirti che il braccialetto verde che gli avevi lasciato gli piace molto. Gli manchi tantissimo. 
Zia Kate. XXX


Quella lettera. Aspetta, Liam? Oh si, il ragazzino della casa davanti. Mi ero dimenticata di lui, erano passati 6 anni da che non lo vedevo. 
Beh, mi sarebbe piaciuto rivederlo per una volta, vedere il suo volto paffuto.



Waah, 31 visualizzazioni nel primo capitolo, ahah si sono poche ma l'ho messa ieri quindi per me conta molto. Mi raccomando,
come ho detto cercate di recensire, perchè mi interessa molto sapere se è una storia interessante, se devo continuare o no :) 
Avevate capito chi era il padre? Da quale momento? Ahaha, detto questo mi ritiro in patria, Sciao :) xx

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Capitolo 3
*** If i hadn't gone away, would we have been the same smiling children of one time? ***


 
Nothing's fine, 
I'm Torn.


Devo dire che modestamente, me la cavavo alle medie. Adesso io e Helene frequentiamo il King's College London. Un bel gioiellino. E' il secondo anno, e quest'anno verranno due nuove ragazze.
 
-Buongiorno, finalmente ti sei svegliata!- dissi, fissando Hel.
Sbadigliò, mi guardò senza dire niente, e si girò dall'altra parte. Si era riaddormentata. Ma quanto potevo odiare mia sorella? Ero sempre io quella che faceva tutto, d'altronde lei non sforzò nemmeno un muscolo quando conobbi Liam. Giocava sempre da sola, e non si staccava mai dalle sue bamboline. E i vestitini? Guai a te se glieli perdevi! Non ti avrebbe rivolto la parola per almeno 1 giorno e mezzo. Helene mi ricorda un po' Liam, il tipetto solitario. Oh, quanto pagherei oro per rivederelo.
Ogni tanto mi metto a ripensare ai vecchi tempi, se non fossi andata via da Wolverhampton, saremmo stati gli stessi bambini sorridenti di una volta? Questo non posso saperlo, purtroppo. 
Dato che dovevo stare rinchiusa per almeno una settimana in casa, mi venne la tentazione di scrivere a zia Kate, ma mi faceva così tanta fatica che mi alzai a mala pena dal letto, se non per andare a mangiare, che è la cosa che mi fa stare meglio.
Ormai papà mi diceva tutte le mattine di andare a controllare la cassetta delle lettere. E' enorme. 
Frugai un pochetto tra le lettere e ne presi due:
 
Caro Simon Cowell,
Volevo innanzitutto complimentarmi con lei, per aver creato questo programma che 
Coinvolge molti ragazzi e adulti al mondo della musica, al talento.
Jean. xx 
 
Signor Cowell,
Lei è veramente un mito, continui così. Ha fatto si che la musica non sparisse per sempre.
Ve ne sono molto grata.
Caroline xx 
 
E andavano avanti ,tutte così. Complimentandosi con Simon, che mi sforzavo ancora a chiamarlo padre:
  1. Perchè non lo è del tutto;
  2. Perchè lui non è una persona "normale", è una persona di fama mondiale, mentre io non lo sono. E trovo alquanto difficile fare il padre in contemporanea a uno show. 
  3. Ok, effettivamente potevo chiamarlo padre, ma io la pensavo diversamente.
Non ci faccio molto caso alla fama, per adesso non mi interessa apparire sulle copertine dei più grandi giornali mondiali, come VOGUE o ELLE. Non sono il tipo, forse a Helene avrebbe fatto piacere.
Rimisi quel sacco enorme nella stanza delle lettere, dove ce n'erano a tonnellate. Non le leggeva mai tutte, quindi, quando non so che fare, mi intrufolo dentro la stanza, chiudo la porta a chiave e mi metto a leggere le minchiate che sparano quegli idioti che sprecano soldi in penna e calamaio, quando adesso c'è la possibilità di usare Internet. 
Ma dopotutto, sentivo di provare del bene per Simon, è da 10 anni che lui e Anne ci tengono con loro e fino a prova contraria li proteggerò sempre, non voglio che facciano la fine dei miei genitori. Forse dovevo iniziare a guardarlo meglio come padre che come "tizio che lavora in TV".
 
Chiusi la porta a chiave e andai in cucina. Presi due uova, scaldai la pentola e mi feci una bella frittata. Adoro l'odore del cibo, quasi lo prefesisco al gusto. Intanto accesi la tv. Mentre ero a rigirare la frittata, sentii la pubblicità di uno dei tanti programmi che aveva inventato Simon: The X Factor. 
"Avete talento? Volete mostrare a tutti di che pasta siete fatti? Inviaci il tuo provino, o vieni a tenere un'audizione nelle seguenti città: London, Glasgow, Dublin, York, Bradford, Edinburgh, Cardiff, Manchester e Liverpool."
Carina la voce di mio padre alla TV.  Devo dire che sono una persona che non va molto d'accordo con la tv. Anzi penso di essere una persona molto "all'antica", si, ogni tanto mi capita di vedere un film con le amiche, telegiornali, ma preferisco andare a correre o suonare la mia bella chitarra, o che altro.. Mangiare, cucinare, disegnare, fare foto, uscire. Ma come ben sapete, ognuno della sua vita ne fa quello che vuole, e Simon ha scelto così. A volte, putroppo ci va di mezzo tutta la famiglia, per esempio, odio quando veniamo invitati a degli show, cene importanti, innaugurazioni.
La frittata era pronta. Era proprio gialla come volevo e mi dispiaceva quasi mangiarla. Ma dovevo. 
Ad un certo punto squillò il telefono. Rispose una donna che probabilmente era entrata così a pulire, dato che ogni giorno ne veniva una diversa.
-Signorina Cowell- Disse con molta serietà. -Mi manda il signor Cowell a comunicarle che domani sera avrete probabilmente un'innaugurazione per la nuova stagione del programma da lui creato.-
Peeeerfetto.  Avevo appena finito di dire che ODIAVO le messe in scena della TV, e domani avremmo avuto una cerimonia. Sputai il boccone addosso alla cameriera e corsi subito a prendere uno straccio per pulirla.
-O mio Dio Signore, mi scusi! La prego sono veramente mortificata!- Dissi.
-Non fa niente, tanto peggio di così.-Sapevo che sarebbe andata per questo verso. Per questa fottutissima cerimonia dovevo anche far finta di non avere la febbre e magari sorridere a 32 denti. Non restava altro che andarsene in camera ad ascoltare un po' di buona musica. 



EEhi! Ci ho messo un po' per mettere il terzo capitolo, non sapevo come andare avanti anche con questi ultimi giorni di scuola e recupero. Non mi piace tanto questo capitolo... boh. Comunque volevo ringraziarvi taaaaaantissimo per le recensioni, per quelle che hanno messo la storia come preferita, per quelle che la seguono e per le visite. Continuate eh, bye bye Schatze :) xx

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Capitolo 4
*** We can be heroes, just for one day. ***



Entrai e mi buttai a peso morto sul letto e accesi l'iPod. 

I, I can remember, standing by the wall 
And guns, shot above our heads,
We could be heroes, just fot one day.


Dio mio, David Bowie. Porca quanto lo amavo quell'uomo, aveva veramente rivoluzionato la musica Rock, oltre a tutti gli altri gruppi e cantanti. 
Ma lui lo sentivo dentro, come un'anima che mi parlava, come qualcuno che mi dava consigli, quasi come se oramai potessi contare solo su di lui. 
Mi ha praticamente insegnato che possiamo essere eroi solo per un giorno.
Mi cullavo nella sua musica, la sentivo nelle vene come una droga. 
Helene era sparita. -Ok, sarà andata a fare una passeggiata - pensai.
Papà tornò a casa. Era stanco, e pensare che stasera avremmo avuto quell'innaugurazione.
-Ehi, tornato?- chiesi.
-Tesoro! Come stai? Helene? - mi domandò, posando le chiavi della sua lussuosissima Porsche Cayenne nera. 
-Tutto ok. Helene è andata fuori.- dissi mentre scendevo le scale. -Vuoi che ti riscaldi qualcosa?- 
-No, scusami ho molto da fare oggi. Sai che stasera ci sarà quella cerimonia, giusto?- mi disse. 
Come se non sapessi nulla! Me lo avevano già detto in 45 quella mattina. Ad ogni modo, chiamai Hel per sentire dove si era cacciata. 
-Hel? Ma si può sapere dove sei? Papà ha chiesto di te!- 
-Oh, scusami Juls. Sono scesa in città.-
Mi era venuta un'idea. -Senti, ti va se andiamo a fare shopping? Ho bisogno di un vestito per la cerimonia di stasera..- 
-Certo! Ti aspetto davanti a Tiffany.- 
Fantastico! Mi vestii e corsi giù per le scale. 
-Papà, raggiungo Hel in città, non stare in pensiero!- Urlai mentre stavo uscendo dalla porta, ma lui non aveva sentito.
Presi il bus perchè mi faceva alquanto fatica chiedere agli autisti di mio padre di accompagnarmi in città. Mi avrebbero notata troppo, e io non volevo. 
Timbrai il biglietto e mi misi a sedere. Stranamente i posti a sedere non erano occupati del tutto.
Scesi e andai in contro a mia sorella.
-Finalmente! E' da mezz'ora che ti aspetto! - gridò. Oh, più stupida di così no eh?
-Lo so Hel, ma ho preso il bus.- dissi, avviandomi da Tiffany & Co. 
-Ma non potevi chied..- 
-NO!- la precedetti. -Non voglio essere la tipica figlioletta viziata solo perchè è figlia di un conduttore famosissimo, sia chiaro.-
Lei rimase zitta e mi seguì.
-Guarda che carina questa collana Hel!- Tiffany è sempre il negozio migliore dove potersi consolare quando si è nervosi. Chiamai la commessa.
-Scusi! Vorrei questa collana e quegli orecchini, grazie!- Mamma mia, amavo Tiffany.
Andammo a giro per i negozi più lussuosi come Gucci, Dolce&Gabbana, Fendi.. Alla fine entrai in un negozio da quattro soldi e vidi un vestito molto carino.
 Decisi di provarlo. Era con le spalline. Era bianco fino alla vita, mentre dopo si stringeva in una gonnella di jeans, con dei bottoni davanti.
-Come mi sta?- chiesi a Hel girandomi verso lo specchio.
-Posso dirtelo Ju, sei uno S C H I A N T O!- Mi cambiai velocemente, pagai e tornammo a casa perchè si era fatto tardi. 

-Oh, finalmente! Siete tornate care! Andate a prepararvi, o altrimenti faremo tardi!- Disse Anne.
Ci preparammo in millesimo di secondo, infatti dimenticai il mio iPhone sul letto.




Ehiii, ciao a tutti! Scusate non mi sono fatta sentire in queste settimane per via della scuola. Questo capitolo fatto malissimo, l'ho messo solo 
per aggiornare un po', infatti avrei dovuto continuarlo, perchè è veramente corto. Va bè, leggetemi e fatemi sapere, anche se non ci sarà
niente di eccitante, ahaha! Spero di postare il prossimo capitolo il più presto possibile. 
Have fun, 
Julie xx

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