Dall'agghiacciante e maligna agenda di Sebastian Smythe

di somochu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sebastian VS l'agenda ***
Capitolo 2: *** Sebastian VS i piani ***
Capitolo 3: *** Sebastian VS i Warblers ***
Capitolo 4: *** Sebastian VS Thad ***
Capitolo 5: *** Sebastian VS Nostradamus ***
Capitolo 6: *** Sebastian VS le ragazzine insignificanti ***
Capitolo 7: *** Sebastian VS le sale prove ***
Capitolo 8: *** Sebastian VS il Bowling ***
Capitolo 9: *** Sebastian VS i telefoni ***
Capitolo 10: *** Sebastian VS le mamme ***
Capitolo 11: *** Sebastian VS il singhiozzo ***
Capitolo 12: *** Sebastian VS le confessioni ***
Capitolo 13: *** Sebastian VS i volti ***
Capitolo 14: *** Sebastian VS le sveltine ***
Capitolo 15: *** Sebastian VS Jenny ***
Capitolo 16: *** Sebastian VS la gelosia ***
Capitolo 17: *** Sebastian VS le segreterie telefoniche ***
Capitolo 18: *** Sebastian VS i finali ***



Capitolo 1
*** Sebastian VS l'agenda ***



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La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare






15 Novembre, 2011

Quindicesimo giorno d'agonia in questa provinciotta senza pepe, che, di fatto agonia non è più.
E perché no?
Perché i miei occhi hanno avuto il piacere di guardare il più bel fondoschiena degli ultimi tempi; certo, è un peccato che degli attributi così genuini siano stati donati ad un essere in cui la mascolinità è inversamente proporzionale alla quantita utilizzata di gelatina.
Però è un GRAN BELL essere, e tanto basta.
Sarà mio. Così ho deciso e così sarà.




16 Novembre, 2011

È fidanzato.
E come poteva non esserlo? Il gioco sarebbe stato sin troppo facile, altrimenti, e una cosa è certa: più le sfide sono difficili e più queste mi eccitano.
D'altra parte il ragazzo di Blaine è il classico tipo con cui puoi stringere un rapporto duraturo, eterno, pieno d'amore e bla bla bla. Una noia.
Insomma, è adatto ad un sognatore come Anderson.
Ma io scoverò il suo punto debole; eccome se lo farò.
Sebastian Smythe cambia preda ed è del tutto intenzionato a catturarla.



17 Novembre, 2011

Da oggi entrerà in azione il piano seduci-il-povero-allocco-fidanzato, il che vuol dire soltanto una cosa: sorrisi a raffica.
I migliori del mio repertorio, ovviamente.
Infatti con un tipo così scopadelico è necessario l'uso di gesti fomenta-ormoni particolarmente agguerriti.
Senza contare che dovrò recitare più volte la parte del ragazzo carino e coccoloso che stima così tanto un veterano dei Weablers da andare dritto da lui per conoscerlo meglio.
Sarà veramente uno spasso vederlo in difficoltà: sarà in quel momento che colpirò più duramente, tanto che la missione riuscirà alla perfezione.
Ne sarò in grado?
Ovvio che sì.







Sebastian richiuse la sua agenda, sorridendo soddisfatto.












Ecco una nuova Long, stavolta tutta per Sebastian (<3) - ormai si prende tutta la mia ispirazione, dannato! - e il suo diario, che effettivamente diario non è. La chiamerei più come una "malefica agenda" [Cit. Lins ].
Stile Sue, per capirci xD



Un bacio a chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare fin qui :D


PS: ah, dimenticavo. Ovviamente dedicato a Linda e Marzia.


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Capitolo 2
*** Sebastian VS i piani ***



La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare






Oggi ho di nuovo incontrato Anderson e la mia voglia di conquista si è decisamente rafforzata: ha un faccino così innocentemente dolce che annienta ogni mio proposito di stargli lontano.
Propositi che in realtà non ho.
D'altronde non ho motivo di allontarmi da lui – e il fatto che abbia un ragazzo per me non costituisce di certo un problema – perché mai dovrei abbandonare una preda così succulenta?
Se lui vuole rimanere a vita con la stessa persona aspettando di dovergli cambiare il pannolone non è di certo un problema mio; non vedo come questo possa impedirci di dar vita ad una sana, passionale e divertente sveltina.
E non stiamo parlando di una sveltina qualunque, ma di una sveltina con il sottoscritto. Il che è tutto dire.
Comunque sia, ho bisogno di un piano. ORA.






Quando Thad rientrò nella stanza, assonnato e stanco dopo un intero pomeriggio passato a studiare, rimase sconvolto alla vista di Sebastian – il suo nuovo compagno di stanza – intento a scribacchiare qualcosa su una specie di diario.
Il ragazzo, infatti, era nella stanza completamente al buio e con solo una misera luce a illuminare la piccola scrivania su cui era chino.

Gli ricordò vagamente Doctor Jeckylee e Mister Hyde, o meglio, solo Mr Hyde, vista la faccia da pazzo furioso che aveva sul viso.

Probabilmente stava elaborando qualche nuovo piano malvagio; da quando lo conosceva – ed erano pressoché poche settimane – sentiva che quel ragazzo gli avrebbe portato ogni sorta di guai.
Bastava guardare la sua espressione in quel momento: sembrava stesse ideando un modo per conquistare il mondo.
Stranamente quest'ultimo pensiero non lo stupiva più di tanto; ce lo vedeva Sebastian su un trono, mentre frustava gli uomini di bell'aspetto che non obbedivano ai suoi ordini.

"Ehm, ehm," si schiarì la gola, cercando attirare l'attenzione del ragazzo su di sé.
Sebastian neanche si voltò, fece solo un cenno con la mano per fargli capire che lo aveva sentito, ma che non aveva intenzione di rinunciare ai suoi sotterfugi per lui.
Indispettito, Thad accese la luce.

"Bene, Gollum, direi che ora possiamo anche mettere un po' di luce nelle nostre vite."
Sebastian sbuffò, voltandosi verso di lui con un espressione di biasimo.
Avrebbe preferito un compagno di stanza più simpatico, più furbo e soprattutto più gay, ma Sebastian sapeva che non si poteva ottenere tutto dalla vita.
D'altronde era già bellissimo, seducente e di talento: non voleva chiedere troppo a Madre Natura.
Quindi si limitò ad alzare un sopracciglio, nel modo che lui riteneva abbastanza convincente per rappresentare la sua disapprovazione.

"Qualche problema, Harwood?"
"No, solo mi preoccupa vederti sempre appiccicato a quel diario," rispose Thad. "Secondo me ti fa male."
Sebastian sorrise sarcasticamente. "Oddio, grazie, sentivo davvero il bisogno di sentire la tua opinione."
"Prego, non c'è di che."
Si odiavano cordialmente.

"Rimango del parere che tu ti rincoglionisca a furia di scrivere cazzate su foglio."
Uno dei difetti più grandi di Thad era la sua sincerità disarmante: chiamasi indiscrezione.
Era talmente diretto, a volte, da mettere a disagio gli Usignoli, altre volte da farli scoppiare a ridere per delle ore intere.
Dipendeva dai casi, insomma.
Tutto il contrario di Sebastian, comunque, che era sincero solo nel modo in cui gli faceva più comodo: la verità era da giostrare a suo piacimento, il tornaconto era ciò che più gli importava.
E mentre Thad era spontaneo, Sebastian era opportunista.

"E io sono del parere che le tue scarpe siano un pugno in un occhio dell'eleganza, ma sono opinioni, suppongo," rispose Sebastian senza perdere il sorriso. " E poi non vorrei abbandonare il mio tessssoro," continuò, riferendosi all'uscita di poco prima su Gollum.
Si voltò per tornare a ascrivere sull'agenda, ignorando completamente il suo compagno di stanza.




Il mio vicino di letto – e non compagno di letto, per una volta – sta decisamente attentando ai miei gioielli di famiglia, quindi va eliminato.
Devo trovare un piano: è ora che mi temano tutti.



"Ok, io faccio il bagno," disse, una volta richiusa l'agenda.
Thad, che era chiuso a giocare con il suo DS, alzò appena gli occhi per rispondergli.
"Non te l'avevo chiesto, ma ok," disse, sbadigliando. "Ma aspetta," lo bloccò, poi, "non l'hai già fatto stamattina?"
"Cos'è, conti le volte in cui mi lavo?" disse, Sebastian con aria maliziosa, "Vorresti raggiungermi?"
Thad non fece in tempo a replicare, che Sebastian lo interruppe.
"Ho bisogno d'ispirazione. Il mio ingegno si applica solo mentre faccio il bagno, è un dato di fatto: le idee geniali mi vengono solo lì."
"Ah, ok, se lo dici tu," rispose Thad, alzando appena le spalle.

"Comunque l'offerta è ancora valida," disse, Sebastian mentre si toglieva la maglia, e cominciava a prepararsi per il bagno.
Thad abbassò appena gli occhi sul fisico del compagno di stanza.
Perché quel maledetto ora ci stava provando?

"Sono etero," disse, soltanto, lo sguardo ora cupo.
"Beh, non sai che ti perdi," rispose Sebastian, un sorriso malandrino a modellare le sue labbra.
Gli lanciò uno sguardo malizioso, prima di entrare nel bagno.




Uscì solo qualche ora più tardi – Thad ormai si era appisolato con il Nintendo poggiato sulla sua pancia – e si rivestì silenziosamente, poi spense la luce e si mise sotto le coperte, tutto con un ghigno aperto sul viso.

Era soddisfatto.

Sebastian era soddisfatto e doveva condividere necessariamente con qualcuno questa soddisfazione. Altrimenti che gusto c'era?
"Hey, psss, Harwood!" cominciò a chiamarlo.
"Harwood...?"
"Harwood..."
"PIATTOLA!" solo a questo soprannome Thad aprì gli occhi.

Si rigirò nel letto, lamentandosi e borbottando a più non posso; Sebastian anche al buio potè immaginare quegli occhi verdi che lo incenerivano.
"Che cazzo vuoi?" lo aggredì Thad, per niente di buon umore.

"Solo dirti che il piano è nato; è tutto qui, nella mia magnifica testa."
Thad mugugnò, imprecò e probabilmente bestemmiò, ancora troppo assonnato per emettere suoni articolati, "bene, sono contento per te. Buonanotte."
"Non vuoi sapere di cosa si tratta?" Anche se Thad non poteva vederlo, sapeva benissimo che sul viso di Sebastian c'erano un sorriso che andava da un orecchio all'altro; era di per sé sicuro di essere un genio, figuriamoci se si metteva ad ingegnare piani.

Si salvi chi può, pensò, ormai sconsolato all'idea di non dormire più.

"Sentiamolo, tanto me lo diresti comunque."

"Esatto, vedo che ogni tanto anche tu dici qualcosa di intelligente," lo sentì rispondere, la voce raggiante di un bambino che aveva appena ottenuto caramelle facendo soltanto gli occhioni dolci.
Il problema era che Sebastian non voleva caramelle, tutt'altro; se solo fosse stato così, pace per tutti.
No, Sebastian voleva tutto e subito. O meglio, tutti.
E quel tono non poteva che preoccupare e divertire Thad allo stesso tempo: non riusciva a capacitarsi di quanto le persone – in particolare Sebastian – riuscissero a essere subdole per ottenere ciò che volevano.
"Ovviamente non ti dirò il piano, ma ti dirò che ho trovato il modo per far lasciare Blaine e quel pagliaccio con la faccia da gay."
"Primo, si chiama Kurt. Secondo, l'unico pagliaccio, qui, sei tu. Terzo, oh no che non ci riuscirai."
"Perché mai non dovrei riuscirci?"
"Perché Kurt e Blaine si amano, tu invece non sei capace di tale sentimento."
Sebastian rise, parlando con condiscendenza, "non sai quanto ti sbagli. Io amo: amo me stesso."

"E poi i miei piani sono imbattibili proprio perché subdoli."
"Davvero molto Serpeverde, caro Lucifero, ma non abbastanza convincente."

"Che vuoi scommetterci?"
Thad giurò di aver visto quel ghigno anche al buio.
"Mmm, non so, magari che non ti guarderai allo specchio per più di un mese?"
"Ma qualcosa di più alto, cara la mia Piattola. Tipo... Il duetto che ci contendiamo da più di un mese, che dici?" sapeva di aver toccato un tasto dolente, tanto che aveva sentito Thad sporgersi dal letto con entusiasmo nascente.
"Continua," disse, ostentando un tono distaccato.

"Se io riesco ad avere Anderson, allora ti cederò il duetto, qualsiasi sia l'esito finale," rispose Sebastian con un sorriso saccente, "altrimenti tu sarai a mia completa disposizione per una settimana intera. Molto semplice e classico. Che ne dici?"
Thad fece finta di pensarci, sperando di lasciarlo per un po' sulle spine, ma ovviamente Sebastian era tanto sicuro di sé da aspettarsi già il finale di quella conversazione: infatti non fece una piega al 'mmm, d'accordo' borbottato da Thad.
"Ora posso dormire?" chiese quello, sistemandosi meglio il cuscino da sotto la testa.
"Certamente," rispose affabile Sebastian. "Ma prima, devo riportare tutto sulla mia agenda."
E accese la luce.
E Thad non aveva mai avuto tanta voglia di uccidere qualcuno.

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Capitolo 3
*** Sebastian VS i Warblers ***



La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare







20 Novembre.


Quel pezzente del mio compagno di stanza si è fatto beccare mentre leggeva questa agenda e ciò – oltre a procurarmi una buona dose di fastidio - dimostra soltanto due cose: per prima cosa è talmente idiota da farsi beccare durante un' azione così semplice. Idiota proprio come sospettavo, infatti, ma di ciò non ne dubitavo: io ho SEMPRE ragione.
Secondo poi è un impiccione. Un buffone-impiccione.
E io odio gli impiccioni. Ma d'altronde sono anche superiore a loro, quindi non ne vale la pena di arrabbiarmi: mi basta aspettare il momento in cui
sarò a capo degli Usignoli; sai come mi divertirò a maltrattarlo?
Rido e godo al sol pensiero.


Comunque sia, oggi va in porto il piano accalappia-ragazzi-fidanzati.
Blaine Anderson, aspettami.





Sebastian quel giorno voleva fare del male a Thad, questo era certo.
In quel momento, infatti, il suo compagno di stanza era occupato a distruggergli un timpano: auricolari alle orecchi
e, braccia dietro la testa, mentre da sdraiato sul letto cantava a squarciagola "She wiiiiiiiiiill be loooooooooved".
Decise che era meglio stopparlo.

"Hai finito di rovinare l'apparato uditivo a tutto il circondario, Justin Bieber?" Sebastian sapeva di aver colto nel segno con quel nomignolo: era risaputo l'odio che Thad provava per quel ragazzino cantante.

Thad non fece in tempo ad aprir bocca per maledirlo in chissà quale lingua – la sua conoscenza si amplificava sempre, quando Sebastian era nelle vicinanze, chissà perché – che Sebastian lo interruppe bruscamente. "Dobbiamo andare alla riunione dei Fringuelli. Tu sarai anche così stolto da scordartelo, ma io – modestamente parlando – certe cose importanti le ricordo tutte."
Thad fissò per un po' quel faccino strafottente, ora atteggiato in un sorriso da schiaffi: stava macchinando qualcosa.

"No, tu non vedi l'ora di andarci perché hai qualcosa in mente, o sbaglio? "

Sebastian allargò il suo sorriso e Thad decise che era meglio non infierire. Entrare nella mente di Sebastian Smythe era qualcosa d'impossibile.
Probabilmente solo una persona sarebbe riuscita a farlo, e Thad si chiese distrattamente – mentre entrambi si dirigevano verso la stessa meta - chi potesse mai essere.

"Chi sarà?" si accorse di averlo detto ad alta voce solo quando Sebastian alzò un sopracciglio, nel modo che solo lui sapeva fare. Quel modo che ti faceva sentire una nullità, specificatamente.

Erano soli nel bel mezzo del corridoio e fino a quel momento erano rimasti entrambi in un religioso silenzio: Thad si chiese per quale disgraziato motivo l'avesse interrotto.

"Sai, Piattola, di solito per formulare una frase di senso compiuto si utilizza un soggetto," rispose Sebastian, il tono annoiato e superiore.
"Parlavo dell' eletto," poi, vedendo che Sebastian aveva rialzato quel dannato sopracciglio, si accinse a continuare. "L'eletto che entrerà nella tua testa."
"Matrix ti ha fuso il cervello," disse Sebastian con un sorriso sornione.
Thad stava per rispondere con un 'e ancora non hai sentito la parte della pillola blu e quella rossa', quando la porta si spalancò di botto.

"Finalmente i piccioncini ci hanno degnato della loro presenza," li accolse Jeff, divertito.







Thad stava ancora tentando di reprimere una smorfia a quel 'piccioncini', mentre insieme a Sebastian prendeva posto all'interno dell'aula.
Lui lasciandosi cadere sulla sedia, sconsolato; l'altro in una perfetta imitazione della calma e scioltezza. Sebastian gli sembrava perennemente uscito da uno di quel film in cui il protagonista è assolutamente sicuro di sé.

"Smettila di fissarmi, sembra tu mi voglia portarmi in qualche angoletto per farmi cose indicibili," gli sussurrò quest'ultimo all'orecchio, dopo che l'aveva beccato a fissarlo.
Thad inorridì, allontanandolo da sé, mentre l'altro ridacchiava
ostinatamente.
"Sì, cose molto violente, devo dire," rispose allora Thad, grugnendo per la rabbia.
"Oh, ti piace il sadomaso? Quante cose scopro di te, ogni giorno."

Thad non fece in tempo ad aprir bocca che Wes lo zittì prontamente, mettendoli a tacere entrambi con uno sguardo assassino; passò il martelletto a Jeff – che glielo aveva chiesto gentilmente –, il quale lo sbatté sulla testa ordinatissima di Sebastian e sulla sua, al contrario scapestrata.
Si
massaggiò la fronte dolorante, lamentandosi a bassa voce e biascicando un 'ha cominciato lui', mentre Sebastian avrebbe tanto voluto ucciderlo, probabilmente.

L'avrebbe, appunto, perché arrivista com'era non poteva permettersi di farsi nemici i capi principali degli Usignoli – rispettivamente Wes e Jeff.

"Allora, ritardatari, siccome siete in ritardo vi aggiorneremo sugli ultimi avvertimenti," cominciò Wes, mentre li malediceva con lo sguardo. "Prima di tutto, niente ritardi da oggi in poi."

Ma quanto se l'era presa?

"Secondo: abbiamo accordato insieme che il duetto che si terrà in onore del settantesimo anno della Dalton, sarà composto prima di tutto da Jeff, perché ultimamente sta facendo davvero molto per il gruppo e quindi glielo concediamo," Sebastian si chiese se permettersi di dare martellate in testa alla gente fosse fare molto. "E l'altro membro sarà Sebastian, in quanto nuovo arrivato. Almeno che tu non voglia cederlo, Smythe."
Sebastian e Thad si scambiarono uno sguardo che no, la mente di Thad non poteva
considerare complice, perché tra di loro niente poteva essere considerato complice.
Ma ci andava vicino.

"Per l'altro duetto eravamo già d'accordo precedentemente. Bene, la seduta è sciol..."

"A questo proposito," l'interruzione di Sebastian comportò il voltarsi repentino verso di lui di tutti i membri del gruppo. Nessuno, nessuno aveva mai osato fermare la frase finale di Wes. "Ho una proposta da fare."
Se gli sguardi uccidessero veramente, Sebastian sarebbe stato un ragazzo morto, a questo punto. Wes era sbiancato nettamente.
"Penso che per quanto riguarda l'altro duetto, quello per l'apertura, non
debbano essere necessariamente Trent e Nick a cantarlo. Non amano quella canzone, è risaputo."
Il sorriso di Sebastian era molto convincente, accidenti.

"Dunque cosa proponi?" disse Nick, quasi felice di essersi tolto quell'impiccio.
"Propongo di far cantare un membro ora esterno, ma in precedenza molto importante per noi."
Oh no, si ritrovò a pensare Thad.
Sapeva già a chi si
riferiva: non poteva crederci, voleva coinvolgerlo davvero soltanto per i suoi sporchi piani?

"... Blaine Anderson."

Ci furono parecchi mormorii bassi. La maggior parte d'approvazione.
Wes sembrò tentato dalla richiesta, felice di poter rivedere il suo caro vecchio amico.

"Mmm, ci potrebbe stare," mormorò, allora, pensieroso. "Chi potrebbe essere il compagno, però?"

Sebastian stava per autoproporsi, il sorriso sempre smagliante – e dannatamente convincente .

"Io," si propose Thad, in uno slancio di coraggio.

Non aveva mai cantato un duetto, ma ora aveva l'occasione di ottenere ciò che voleva: poteva cantare, mettere i bastoni tra le ruote a Sebastian e passare un po' di tempo con il suo vecchio amico Blaine.
Meglio di così?
Sebastian non la pensava così, visto che se avesse potuto gli avrebbe spaccato la testa sul quel tavoletto lì vicino.
Quel duetto non solo era l'occasione per restare molto tempo da solo con Blaine, ma avrebbe avuto ben due duetti: Thad stava rischiando davvero, davvero molto.
Senza contare che se Thad avesse vinto la scommessa li avrebbe avuti lui, due duetti. E Sebastian non poteva permetterlo.

"Thad, è la prima volta che ti proponi, mi fa molto piacere approvare questa tua richiesta," disse Wes, con tono ammirato. "Essia. Sebastian, tu ti occuperai di tutto: andrai da Blaine, glielo chiederai e gli darai gli orari e tutto il necessario."

Sbatté quel martelletto e guardando l'espressione ora di sfida di Sebastian Thad capì che avrebbe sicuramente approfittato di quel compito appena assegnatogli. Doveva proteggere Blaine, ma ora Sebastian aveva una scusa per avvicinarglisi.

Dannazione: uno a uno palla al centro.




20 Novembre.


Thad Harwood deve morire.




Quella sera c'era un gran silenzio nella stanza.

Persino Thad, che di solito era occupato a cantare, fischiare, blaterare minchiate a tutto spiano, in quel momento aveva la bocca serrata.
Sebastian, invece, si era lasciato andare sulla sedia, abbandonando qualsivoglia buona maniera;
stravaccato era probabilmente l'aggettivo più adatto per descriverlo in quel momento.
Le gambe le aveva leggermente divaricate, e la schiena era completamente appoggiata alla sedia, quasi volesse diventare un tutt' uno con essa.
Era probabilmente incazzato, ragionava flebilmente Thad: non doveva aver apprezzato il suo intervento, quel giorno.

"Non capisco davvero perché lo fai," decise di spezzare quella quiete scesa tra loro.

Non sapeva spiegarsi il motivo, ma Sebastian silenzioso lo inquietava.
Con lui Sebastian era sarcastico, stronzo, acido, ironico, malizioso, pervertito, a volte allegro e sincero, ma
mai silenzioso.
Era una cosa nuova per lui – da un mese che si conoscevano – e sicuramente non gli piaceva. Avrebbe avuto tempo, poi, per chiedersi il motivo di tanta pena per far parlare quel montato.

"Cosa?" rispose Sebastian, dandogli finalmente attenzione.

"Non capisco perché ti diverti a dividere coppie che si amano," continuò, guardando verso di lui con sguardo inquisitorio. "Vuoi Blaine, ok. Chissà quale parte del tuo cervello si è fissato con questa cosa malsana, ma d'altra parte lui è felice con Kurt e tu puoi avere tutti i ragazzi che vuoi, no?"
Sebastian sorrise all'ultima parte della frase, guardandolo con malizia.
Thad quasi si morse la lingua per essersi lasciato scappare quelle parole: mai far montare ancora di più l'orgoglio di Sebastian.

"Tranne gli etero, ovviamente," si corresse subito. Si era sentito quasi vulnerabile, per un attimo, sotto il suo sguardo.

Meglio mettere in chiaro i suoi gusti – non voleva che quel maniaco lo assalisse mentre dormiva.

"Oh, volendo anche molti etero," rispose l'altro con fierezza. "E comunque lo faccio perché io ottengo sempre quello che voglio. E chissenefrega che sono innamorati? Peggio per loro."

Thad si voltò a fissare il soffitto, cogitabondo.
Era davvero impossibile far ragionare quell'essere: probabilmente al costo di conquistare Blaine avrebbe anche gettato la mano nell'acido.
Mentre cercava di scacciare quell'immagine alla Saw dalla testa, un'illuminazione lo colse improvvisamente, come se fosse dal cielo spedita direttamente per lui.

"Ora capisco perché lo fai!"
Sebastian si era di nuovo voltato verso di lui, fissandolo in attesa; sul volto un
espressione ironica.

"È perché tu hai avuto un passato difficile, vero?"
Thad notò con piacere l'espressione di Sebastian vacillare un momento, prima di tornare assolutamente impassibile: ora aveva un sorrisetto – da schiaffi – sul volto.

"Non dire fesserie, Piattola."

"E invece penso proprio di aver colto nel segno," si alzò a sedere sul letto così da poterlo osservare meglio negli occhi. "Tu ti sfoghi con gli altri solo per alleviare quel dolore provocato dalla mancanza di amore nella tua vita."
Sebastian si voltò di scatto, chiudendo i pugni improvvisamente – Thad poté vedere le nocche sbiancare in maniera piuttosto
pericolosa.

"Con me puoi dirlo," disse, stavolta lentamente, quasi per paura di ferirlo.

"Sta zitto!"

"Ascoltami, Sebastian," era la prima volta che lo chiamava per nome? "Sfogati con me, puoi fidarti."

Sebastian sospirò, senza però voltarsi a guardarlo.

"E va bene, lo ammetto, forse ho sofferto molto in passato. Questo però non vuol dire niente, sappilo."

"Certo che spiega, invece! Spiega perché assomigli così tanto a Grimilde," ok, forse il paragone con la strega cattiva di Biancaneve non era dei più calzanti mentre si vuole consolare una persona.

Ma poi lui stava davvero consolando Sebastian?

"Cioè, ci spiega il perché cerchi piacere nel far soffrire gli altri e nel... Sesso!"
Sebastian ancora non si voltava, e Thad si fece sempre più preoccupato.
Non che alla fine le sorti del suo compagno di stanza gli premessero così tanto, ma era sua indole non rimanere indifferente mentre qualcuno soffriva.
"Sfogati..." disse, la voce leggermente arrochita per tentare di lasciarla bassa. "Piangi pure..."

E quando vide le spalle di Sebastian tremare leggermente, posò una sua mano su una di esse, sperando di consolarlo.
Quando Sebastian si voltò, però, Thad vide che non stava piangendo,
tutt'altro.
Il corpo di Smythe era scosso a intervalli da piccoli sussulti dovuti al troppo riso, aveva le lacrime agli occhi e un sorriso largo come quello di Joker.
Era l'essere più stronzo e approfittatore della gentilezza altrui che avesse mai conosciuto.

Lo aveva preso in giro per tutto quel tempo!

"Aahahahaha Dio mio, Piattola, non avrai pensato veramente che io stessi dicendo la verità!" gli disse, tra una risata e l'altra. "Ma secondo te sono come il protagonista di quei fumetti che ti leggi tu? Con un passato triste e bla bla bla," e perché diavolo non la smetteva di ridere? "Ma per favore, è così ovvio: io sono stronzo perché sono nato così. Sono nato gay e stronzo, ti dispiace la cosa?"

Thad non disse nulla e mentre Sebastian continuava a dire 'oh, che esilarante' si chiuse in bagno borbottando a più non posso come una vecchia pentola a vapore.

Sebastian, però, poté vedere – nonostante la presa in giro – un sorriso sul volto di Thad, prima che esso chiudesse la porta dietro di sé.










Rieccoci qui con l'agenda malefica di Sebastian.
Spero che vi piaccia il personaggio di Thad: nella mia mente ha un ruolo tutto suo e spero che traspaia man mano che la storia va avanti.
Poi qui ho introdotto anche i Warblers: loro pure prenderanno sempre più spessore nella storia. Ci saranno coppie anche tra di loro, siete assicurati.


Comunque sia, per chi lo vuole, Blaine si vedrà nel prossimo capitolo: attendetelo u_ù


Spero gradiate la lettura,
a presto :D

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Capitolo 4
*** Sebastian VS Thad ***




La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare





21 Novembre.


Oggi metterò in atto una piccola parte mio piano: andrò da Blaine Anderson a parlargli.
È ovvio che lo convincerò, d'altronde so essere molto convincente. E sarebbe tutto molto più facile se quella Piattola-impicciona non si fosse messa in mezzo: da come si comporta sembra quasi geloso.
Sarà geloso di Blaine? Magari ha una cotta per lui!
Oppure è geloso di me, cosa molto più probabile.
Insomma, sono Sebastian Smythe, la cosa è piuttosto ovvia. So di avere fascino, ma ora sta davvero esagerando; bisogna che impari a tenere il muso sui i suoi di affari.


Non può comunque competere con me: i bonaccioni giocano troppo pulito, si sa.









Ciao, Blaine, la voce bassa di Sebastian lo richiamò, contringedolo a posare lo sguardo su di lui.
Sebastian, rispose al saluto, leggermente dubbioso.

Oh, vedo che stai bene,”continuò Sebastian, un sorriso furbo sul volto. “Ancora occupato con quel ragazzino?”
Hai detto che dovevi parlarmi urgentemente, no?” Blaine cercò di sdeviare il discorso, poggiando entrambe le mani sul tavolo – il più lontano possibile da quelle di Sebastian.
È così, infatti... Ma trovo strano il tuo continuare a sfuggirmi, cos'è, temi qualcosa?”

Blaine sembrò meditare sullo scappare a gambe levate, o picchiare Sebastian, oppure semplicemente limitarsi a non rispondere alle sue provocazioni.

Senti, ho il ragazzo, te l'ho già spiegato e... Possiamo andare subito al dunque?
Non ne vuoi sapere di stare al gioco, eh? E va bene: sono qui per proporti una cosa, iniziò Sebastian, “vorresti duettare con Thad Harwood?
Ho capito bene? Dovrei duettare con Thad?
Hai capito bene. Tra qualche settimana noi Usignoli festeggiamo l'anniversario della scuola e bla bla bla, un sacco di noie, comunque sia si canta – ed è questo che ci interessa -, e a noi tutti farebbe piacere se ci fossi tu in quanto membro precedentemente molto importante per il gruppo e per la scuola in generale.

Blaine sembrò stupito e al contempo felice della richiesta: si vedeva ci teneva ancora molto agli Usignoli, tuttavia non voleva darla vinta a Sebastian.

Non saprei... Tu ci guadagni qualcosa vero?

Sebastian stava per parlare – e rispondere che sì, lui ci guadagnava sempre qualcosa - , quando sentì un movimento dietro di lui; guardò Blaine spostare lo sguardo oltre le sue spalle, e capì.

Capì che era ora di commettere un omicidio.

Thad!” disse Blaine, dissipando tutti i suoi dubbi su chi fosse la persona che aveva osato interrompere la sua opera di convincimento.
Thad si sedette tranquillamente sulla sedia, sorridendo a Blaine e potè notare Sebastian voltarsi lentamente verso di lui, tanto lentamente da sembrare la bambina dell'Esorcista.
Il suo sorriso sparì, lasciando spazio ad un' espressione ora impaurita.

Oh, oh.

Ciao, Thad, come stai?”
Blaine era felice, almeno, si consolò Thad, cercando di non guardare verso l'altro.

Blaine, vecchio scemo! Benissimo, grazie... Anzi, per ora sto bene.”
Per ora?” gli chiese Blaine, dubbioso.

Thad azzardò un'occhiata verso Sebastian, il quale ora stava fissando dritto di fronte a sé. “Già, per ora,” gli sentì dire, per una volta senza il tono perennemente ironico che era caratteristico di Sebastian
Blaine sembrò capire, perché lasciò correre l'argomento.

Allora, cosa ti porta qui?” gli disse, tornando tutto sorridente.
Anche Thad rispose al sorriso,
e a Sebastian venne improvvisamente voglia di vomitare
Troppa felicità nell'aria.

Già, cosa ti porta qui, amico mio?” disse, sorridendo a sua volta.

A Thad sembrò tanto una di quelle bambole da ventriloquo.

Inquietante.

Niente, mi andava di rivederti e pensavo di aiutare Sebastian nel convincerti a duettare con me!” cominciò, ignorando Sebastian, “però ci tengo a precisare che devi proprio sentirtela di cantare con noi. Nessuno, nessuno, ti costringerà.”
Sperò vivamente che il messaggio arrivasse forte e chiaro alle orecchie del suo compagno di stanza.

Già, nessuno ti costringerà,” Sebastian prese la palla la balzo. “Se sono sembrato sgarbato è soltanto perché tu sei un cantante magnifico e tutti noi ci teniamo tantissimo a riaverti per quel duetto.”

Il sorriso che Sebastian stava dedicando a Blaine era talmente smagliante che stavolta fu Thad ad aver voglia di rigettare tutto il pranzo.

Oh,” Blaine sembrò dubbioso, e Thad notò che aveva distolto immediatamente lo sguardo da quello di Sebastian.

Ma che...?

Beh, potrei pensarci...”
Amico mio, se cambi idea sai dove trovarci: sei benvenutissimo,” disse Thad, vedendolo in difficoltà.

Probabilmente stava ponderando se era giusto o meno nei confronti di Kurt, e aveva ragione a pensarci: Sebastian era pericoloso.

Ora parliamo d'altro, va.” sorrise Thad, sperando di mettere Sebastian in difficoltà, tirando fuori la questione Blaine-fidanzamento. “Come va con Kurt?”
Le solite smancerie, immagino,” lo sorprese Sebastian, invece, sorridendo imperterrito.

Era davvero impossibile vederlo non a suo agio in qualsivoglia situazione.

Ci amiamo,” lo corresse Blaine.
Anche troppo,” ripeté Sebastian. “Che spreco,” sbuffò, poi, facendo finta di essere triste al solo pensiero.

Gli altri due decisero che era molto meglio non ascoltarlo: si voltarono uno verso l'altro, chiacchierando come se niente fosse.
Allora, Thad, come va con il canto?” gli chiese Blaine, con un sorriso.

Beh, per ora ho soltanto questo duetto...”

Grazie a me, ovviamente.”

Thad ignorò ancora Sebastian.

... Anche se prima facevo soltanto parte del coro...”

E ci mancherebbe.”

... Ma conto di avere un assolo in futuro.”

Sì, nei tuoi sogni.”

Thad grugnì, cercando di tirare un calcio a Smythe, che ora era spaparanzato sulla sedia con un sorriso ironico sul volto.

Ahia, Thad! Perché mi hai dato un calcio?” gli disse Blaine, scandalizzato.
Ah, no, scusa...” accidenti, che mira del cazzo. “È che... Ho dei Tic nervosi alla gamba.”

Blaine non replicò, piegandosi leggermente a massaggiarsi la parte lesa, mentre Sebastian faceva una risatina che Thad avrebbe volentieri spento a suon di pugni.

Thaddino caro, dovresti farti vedere da un dottore. Uno bravo. Magari anche carino, così me lo presenti.”
Pensi davvero che una persona intelligente come un dottore voglia fare qualcosa con te?”

E perché no? Ne ho già provato qualcuno e garantisco su di loro.”
Blaine aveva gli occhi spalancati, mentre Thad respirava forte per calmarsi.

Non li invidio, sai?”

Prima di parlare dovresti provare, piattola, anzi, se Blaine accettasse la mia proposta potrebbe dirtelo lui stesso,” e ammiccò verso Blaine.

Bene, io vado,” disse Blaine, guardando da tutte le parti, tranne che in direzione di Sebastian.

Era chiaro che non sapeva come rispondere alla sua provocazione; poveretto, Sebastian era un mix tra Malefica e Izma: non era facile trovare sempre una risposta da dargli. Era stancante.

A quanto pare vuoi continuare a fare il prezioso,” sbuffò Sebastian, sempre con il sorriso ironico.
Ciao, Blaine, allora chiamami per farmi sapere cosa decidi!”
Certo! Ciao, vecchio mio,” si strinsero la mano sotto lo sguardo di pietà di Sebastian. “Ciao Sebastian.”

Ci vediamo presto, Anderson, non preoccuparti.”

È una minaccia?”

Io lo chiamerei invito.”
Blaine scosse la testa con un sorriso, prese
la giacca e lasciò i due dietro di sé ancora seduti al Bar.

Una volta rimasti soli, Sebastian e Thad si guardarono per la prima volta da quando Thad aveva messo piede lì dentro.
Ci vediamo presto, Anderson,” gli fece il verso Thad, imitando il suo tono lascivo. “Sei patetico.”

Non credo sia più patetico del tuo tentativo di sabotaggio. Lo sai che sarai ripagato con la stessa moneta, vero?”








A Thad aspetta una tremenda, tremenda vendetta.

Non vedo l'ora: devo ammettere che la Piattola mi rende le giornate molto più divertenti.









Le feste tra gli Usignoli sarebbero dovute essere bandite da anni, visto come andavano a finire.
Ormai era risaputo che sarebbero finiti a giocare a Taboo, Monopoly, X-box – ma quello era il caso di Thad e Jeff – e altri giochi in cui la competizione saliva alle stelle.
Quell'anno era anche peggio con i giochetti idioti e perversi proposti da Sebastian, come il gioco della bottiglia – però erano accettati solo i baci -, Obbligo o verità, etc. Non si sapeva come, ma con lui perfino il Gioco dell'Oca riusciva a diventare malizioso.

Per non parlare dell'alcool, che negli individui più deboli di fegato creava disastri totali.

Quindi, quando Nick aveva proposto una festicciola nella sua stanza, tutti sapevano come sarebbe andata a finire.

E infatti Thad e Jeff – appunto i cosiddetti 'deboli di fegato' - erano sul letto di Wes, il quale divideva la stanza con Nick e lo stesso Jeff, a cantare e a ballare.
I love you baaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaby, and if it's quite all riiiiiiiight, Oh i need you baaaaaaaaaaby.”
Tutti li guardavano con pietà: la demenza era qualcosa di proporzionale alla dote canora, in quei due.
Ed erano molti bravi a cantare, quindi questo diceva tutto.

I guai arrivavano sempre nel momento di ritornare ognuno nelle proprie stanze: per questo quasi tutti avevano deciso di non alzare troppo il gomito, stavolta.
Non volevano ritrovarsi in mutande nell'aula di scienze, com'era capitato a qualcuno l'anno precedente.
E mentre a Jeff, dormendo lì, non si veniva a creare nessun problema, non poteva dirsi la stessa cosa di Thad...

Lo affidarono tutti a Sebastian, affinché riportasse il compagno nella loro stanza sano e salvo.

'Sano e salvo' erano concetti che stonavano nella stessa frase in cui c'era il nome di Sebastian, ma questa volta quest' ultimo decise di riportarlo nella stanza senza aprir bocca.

Camminava in silenzio, sentendo Thad canticchiare allegro: era come un dolce sottofondo.

Dimmi,” lo interruppe. “Essere così idioti è qualcosa di innato o è una dote che si acquista con il tempo?”

La sua voce ironica non fece presa con il Thad ubriaco, che invece scoppiò a ridere come se avesse appena raccontato una barzelletta.

Dio, Sebastian sei uno spasso,” disse, biascicando parecchio.

Felice di farti da pagliaccio, Harwood.”

Ma tu sei sempre un pagliaccio! E anche parecchio fastidioso!”

A quelle parole Sebastian restò in silenzio, con un sorriso, lasciando che Thad continuasse a biascicare cose senza senso.

Sei così sicuro di te che vorrei prenderti a pugni, e poi vuoi fare male al mio amico Blaine.”

Io non voglio fare mal...”

E poi sei un idiota malizioso e sempre con la risposta pronta. Sei un bastardo senza pietà e per ottenere ciò che vuoi saresti disposto a uccidere. Odio gli approfittatori come te: vorrei prenderti a pugni.”

Quante parole gentili,” gli rispose con sarcasmo Sebastian, aprendo la porta della stanza e aspettando che Thad entrasse. “E poi l'hai già detta la cosa dei pugni, ritenta, amico.”

Sei testardo e sapientone. Doppiogiochista, egocentrico, stronzo,” continuò Thad senza minimamente ascoltarlo, e buttandosi di peso sul letto. “Mi dà fastidio che un umano che impersona tutti questi difetti sia così maledettamente carino.”
Sebastian smise di sorridere, guardandolo – per la prima volta – con sorpresa.

Ma... Piattola, mi hai davvero appena fatto un complimento?”

Troppo tardi, Thad già stava russando.








Thad si svegliò con il più forte mal di testa che avesse mai avuto.

Le lancette dell'orologio che ticchettavano sembravano un ruggito sparato dritto nelle orecchie. Si stropicciò gli occhi, lamentandosi a gran voce per il dolore allo stomaco e per quello alla testa: dannate sbronze.

Notò che Sebastian era fuori, così si alzò, barcollando ancora un pochino, dirigendosi subito dopo in bagno: la testa gli scoppiava e aveva un assoluto bisogno di sciacquarsi il viso.
Andò di fronte al lavabo, buttandosi l'acqua direttamente addosso. E si sentì già più sollevato, così si diresse di nuovo nella stanza, passando di fronte a un grande specchio. Si guardò due secondi, tanto per controllare che fosse tutto intero: era integro, perfetto.
Mentre si
sdraiava di nuovo sul letto gli arrivò il dubbio esistenziale, a scoppio ritardato; tornò quasi di corsa di fronte allo specchio, spalancando gli occhi – un altro po' e gli sarebbero usciti dalle orbite.

I suoi capelli!

I suoi capelli!

I suoi amatissimi capelli!

Ora erano di un rosso particolarmente acceso, arancione, praticamente. Sembrava uscito da un cartone animato.
Una consapevolezza gli giunse come una secchiata di acqua gelida, e pronunciò le cinque parole che aveva trattenuto fino in quel momento, ma che ora non poteva più frenare.


Sebastian. Smythe. Io. Ti. UCCIDO.”


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Capitolo 5
*** Sebastian VS Nostradamus ***



La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare





22 Novembre



Potrei anche cominciare a farmi chiamare Nostradamus, se non fosse che il tipo era brutto, barbuto e anti-estetico; insomma, non adatto alla mia persona.
Comunque sia – adoro perdermi in sproloqui inutili – potrei, e specifico potrei perché basta guardare cosa ho scritto sopra, farmi chiamare Nostradamus: esatto, sì, io prevedo il futuro.
Sì, deve essere così, altrimenti non mi spiego come io faccia a sapere che tra esattamente quattro minuti il mio caro compagno di stanza entrerà qui a minacciarmi e a volermi far fuori una volta per tutte.
Anzi, diciamo tra tre secondi:
3... 2... 1...






La porta dell'Auditorium di musica si spalancò, lasciando spazio ad una zazzera rossa – non poteva essere che Thad – , un passo deciso e uno sguardo decisamente incazzato.

Sebastian sorrise immediatamente.

"TU!" gli puntò un dito contro Thad, maledicendolo con la forza del pensiero. "Perché hai fatto una cosa del genere? IO TI AMMAZZO!"

Si abbassò alla sua altezza, essendo Sebastian seduto su una sedia, e lo prese per il colletto.

"Sei un pezzo di merda, un coglione, un bastardo..."

"Un figo," lo interruppe Sebastian con un sorriso serafico.

"... Un despota e un idiota senza cuore," finì la sua filippica Thad, respirando forte per calmarsi.

Il faccino sorridente di Sebastian era a pochi centimentri dal suo, così derisorio che lo avrebbe volentieri preso a pugni.

"Quanti bei complimenti, Thadduccio."

Sapeva di farlo innervosire ancora di più con quel soprannome, il bastardo.

Ok, Thad si era aspettato un contrattacco da parte di Sebastian; non si era messo in mezzo tra lui e Blaine senza consapevolezza della sua fine. Ma... I suoi capelli!

Tutti sapevano dell'attenzione maniacale che porgeva loro; era talmente ossessionato da urlare anche solo ad una ciocca caduta – sembrando tanto Kurt, in quei momenti.

E Sebastian lo sapeva.

Una frase, tre parole: Sebastian. Lo. Sapeva.

Conosceva il suo punto debole e come al solito adorava sfruttarlo.

"Questa volta hai esagerato," gli disse, con tono minaccioso. "Te la farò pagare."

Sebastian si avvicinò ancor di più al suo viso, ammiccando visibilmente. "Non vedo l'ora, Piattola," sussurrò, con voce divertita.

Thad restò spaesato per qualche secondo, finché un discreto suono di tosse non lo avvertì della presenza di qualcun altro, nella stanza.

E quando voltò la testa quasi non gli prese una sincope.

Erano nel bel mezzo di una lezione, a quanto pareva, visto che la professoressa era in piedi – fissandolo con aria di rimprovero – e c'erano un'altra ventina di studenti intorno a loro.

"E... Emh..." balbettò, in cerca di una scusa.

"Spero che lei abbia un buon motivo per interrompere la nostra lezione e offendere un mio studente deliberatamente davanti ai miei occhi," gli disse la professoressa, guardandolo da oltre gli occhiali.

Thad si voltò un attimo e dal sorriso che Sebastian aveva – perennemente, in effetti – incollato sul viso, capì che lo aveva fatto apposta.

Allora gliel'avrebbe pagata doppiamente.

"Stronzo," gli sussurrò, cercando di non farsi sentire dalla professoressa – che in quel momento, probabilmente, stava ponderando sulla sua sanità mentale.

Non lo vide, ma poteva scommettere che il sorriso sul volto di Smythe si fosse allargato.

"Mi scusi professoressa..."

"Accetto le sue scuse, Harwood... Una volta che le avrà reperite al preside."

Ah, Thad odiava le vecchie zitelle acide.

E odiava Sebastian Smythe.





**






Decise di avviarsi da solo verso l'ufficio del preside, abbattuto come mai nella sua vita; era la prima volta che finiva dal preside in persona, nonostante avesse infranto le regole con gli altri Usignoli almeno un'ottantina di volte.

Tutto prima che Sebastian entrasse nella sua vita, ovviamente.

Con il suo sorriso ironico, l'espressione furba e la sua faccia da ninfomane sapeva farlo irritare come mai nella sua vita.

Spalancò la porta dell'ufficio e si guardò intorno con fare spaesato: era sicuramente la stanza più bella di tutto l'edificio, decorata finemente e di un colore azzurrino molto accogliente.

Un gigantesco lampadario – che probabilmente valeva quasi quanto un anno di paga di suo padre – faceva da decorazione a tutta la stanza, come se non sembrasse bellissima già di per sé.

Dopo un'attenta riflessione i suoi occhi caddero sulla scrivania – ovviamente in mogano – e sulle sedie di fronte su cui era seduto nientemeno che Nick.

"Nick," disse, infatti, anche piuttosto stupidamente.

"Proprio io," rispose l'altro, abbattuto quasi quanto lui, se non di più. "Thad."

"Proprio io," rispose Thad a sua volta. "Che ci fai qui?"

"Potrei farti la stessa domanda. Comunque sia ho... Diciamo esagerato."

Thad lo guardò con un espressione confusa, mentre si chiedeva come facesse un tipo di solito piuttosto pacato come Nick a esagerare.

"Esagerato in che senso?"

Nick lo guardò per un attimo, indeciso sul cosa scegliere: confessare o non confessare.

Ponderò sulla seconda, visto che cambiò discorso in modo radicale.

"Aspetta! Ma tu sei rosso!"

Thad stava per rispondere – di nuovo piuttosto stupidamente – quando il preside fece la sua comparsa nella stanza.

Si zittirono immediatamente, sedendosi diritti sulla sedia.

"Allora, signori..." cominciò l'uomo, sedendosi sulla grande poltrona, e fissandoli in modo indecifrabile.

Non l'avevano mai visto dal vivo: aveva una barbetta bianca – così come i suoi capelli -, e anche piuttosto lunga.

Degli occhiali rotondi, grossi come tappi di bottiglia e sembrava avere anni di esperienza dietro di sé.

Bene, pensò Thad, avevano Silente in persona come preside della scuola; Jeff avrebbe riso fino allo svenimento appena glielo avrebbe raccontato.

"Ho sentito dei vostri comportamenti scorretti. Lei, Signor Harwood ha fatto irruzione in un'aula in pieno uso dalla Professoressa Johp. Inoltre ha usato un linguaggio piuttosto colorito contro un compagno della sua scuola, nonché compagno di stanza," fece una pausa significativa, fissandolo. "Cos'ha da dire in sua discolpa?"

Thad si sarebbe volentieri buttato da quella grossa vetrata.

"Non... Non sapevo ci fosse una lezione in corso, signore. Sono veramente mortificato."

Il suo tono sembrò abbastanza convincente, perché il preside voltò lo sguardo, spostandolo momentaneamente su Nick, il quale sembrava essere più a suo agio che mai.

Così lo riconosceva: pacato, tranquillo e sempre con quell'aria di serenità a circondarlo; si era sempre chiesto cos'è che lo legasse così tanto a quel pazzo sclerotico di Jeff, d'altronde erano l'uno il contrario dell'altro, ma non era riuscito a trovare una soluzione.

Qualsiasi cosa accadesse – brutta o bella che fosse – Jeff rimaneva il compagno inseparabile e intoccabile di Nick.

Tutti si chiedevano il perché, ma non era dato loro saperlo.

"E lei?" il Preside si rivolse a Nick. "Come mai anche lei ha usato un linguaggio colorito con un compagno?"

Linguaggio colorito? Nick? QUEL Nick? Il calmo e sempre tranquillo Nick?

Il mondo stava per finire.

"Mi scusi professore, io... Ho esagerato."

"Ok, per questa volta siete entrambi salvi, senza conseguenze. Ma alla prossima vi assicuro che non ve la caverete in modo così semplice. Una penalizzazione per voi c'è, comunque. E che non si ripeta mai più un episodio simile."

Annuirono entrambi, anche troppo contenti di quella soluzione. Insomma, poteva succedere di molto peggio, se l'erano cavata con poco.



Mentre attraversavano il corridoio, Thad non riuscì a resistere dal porgergli quella domanda.

"Che ti è successo?"

"E a te?"

Thad lo guardò sospettoso, ma decise di lasciar correre. "Niente, Sebastian che mi fa incazzare. Qualcosa di nuovo?"

Nick sospirò, poi aprì la bocca, ma poi la richiuse. Continuò a boccheggiare per qualche istante, finché non esplose.

"Jeff aveva messo gli asciugami rossi a destra, ma lo sa che vanno a sinistra. A SINISTRA."

Sembrava indemoniato. "E gliel'avrò ripetuto almeno un'ottantina di volte. E accidenti non mi dà mai retta. Sembra di parlare con un ragazzino di otto anni – e difatti è come se avesse quell'età per come si comporta."

Thad era a dir poco allibito.

Non aveva mai visto Nick in quello stato, non aveva mai visto nemmeno un'ombra di rabbia in quelle iridi – che ora invece sembravano esplodere.

Non credeva ai propri occhi: era come se un mito che dura anni si rivela tutto il contrario.

E per cosa, poi? Per degli asciugamani?

"Ah..."

Nick sbuffò, passandosi una mano tra i capelli, perfettamente pettinati: era sempre stato un ragazzo curato e piacente.

"Sì, lo so cosa ti stai chiedendo e sì, sono maniaco compulsivo dell'ordine e dalla pulizia. Cosa posso farci? Voglio solo che tutto vada come deve anda-"

Si stoppò all'improvviso perché si ritrovarono la faccia abbattuta di Jeff ad aspettarli. Era ansioso, si capiva dagli occhi.

"Scusami, Nick. Ho sbagliato."

Con quegli occhi dolci e quell'espressione da cucciolo abbandonato – che non fregava Thad, ormai lo conosceva troppo bene. Cercava solo il perdono con i suoi modi – sembrava davvero un ragazzino di otto anni.

Dall'espressione di Nick, Thad capì che non ci credeva neanche lui a quella falsa, ma a dispetto di quello che pensava, lui sorrise.

Sorrise a Jeff con un sorriso che non lasciava spazio a fraintendimenti: era la persona più importante per lui.

"Scusami tu,"gli disse, sempre con il sorriso. "Sono io che sono fissato con quella cosa."

"Effettivamente sì," eh, ma allora quell'idiota di Jeff se le cercava.

Nick ancora lo sorprese, allungando un braccio a circondare le spalle di Jeff, ridendo insieme a lui.

O era Jeff che gli passava la cretinaggine, o erano loro due che in realtà erano così... Compatibili; fatto sta che Thad scoprì molte cose nuove sugli Usignoli, quel giorno.

E, strano a dirsi, tutto grazie a Sebastian Smythe.





Di nuovo Nostradamus – diciamo il Nostradamus bello – entra in azione: so già cosa accadrà pochi minuti.

E posso anche scommeterci i miei bei gioielli di famiglia che accadrà.







Era qualche minuto che Sebastian stava lì seduto.

Il bar si riempiva e svuotava di persone, ma lui rimaneva sempre lì, a riflettere.

Secondo i suoi calcoli – dovuti al loro ultimo incontro - Blaine avrebbe dovuto chiamarlo quel giorno e a quell'ora, ma ancora non l'aveva fatto e lo cosa gli scocciava parecchio.

"Deve ordinare, Signore?" gli disse il cameriere, interrompendo le sue elucubrazioni mentali.

Sebastian lo adocchiò, notando che era un ragazzo molto carino.

E un suo 'carino' stava a 'di suo gradimento'.

"Non chiamarmi signore, ho la tua età. Piuttosto... Beh, potresti portarmi qualcosa di caldo, che dici? Mi affido ai tuoi gusti... Mi sembri molto bravo in quello che fai."

Il cameriere, che probabilmente aveva capito l'antifona, vista la voce bassa e da predatore di Sebastian, decise che era meglio sloggiare in fretta.

Quando tornò, cercò di non guardarlo in volto.

"Oh, grazie. Già che ci sei perché non mi lasci il tuo numero?"

Sebastian si appoggiò con i gomiti sul tavolino, poggiando poi il viso sulle mani unite. Lo fissò apertamente, sorridendo con malizia.

"Io sono etero, signore."

"Oh, per me non è mica un problema, tanto non dobbiamo mica metterci insieme," disse, sventolando la mano come a fargli capire che era fuori questione. "Poi potresti ripensarci. Sai, so essere molto convincente."

Il ragazzo deglutì, guardandolo sorpreso. Non sapeva cosa replicare, probabilmente.

"Io non..."

"Non preoccuparti, non ne farò parola con la tua ragazza, se è questo che ti preoccupa. Sai, sei molto carino: sei sprecato per una ragazzina qualunque."

E lo sguardo di Sebastian era talmente convincente – e sicuro di sé – che il ragazzo stava davvero per scrivere il suo numero sul foglietto che Smythe gli aveva passato – sempre con un sorriso furbo– quando il cellulare di Sebastian risuonò per tutta la sala.

Guardando il display il suo sorriso si amplificò.

Come volevasi dimostrare.

"Ciao, Blaine," disse, senza neanche farlo parlare.

"Sebastian,"disse la voce del ragazzo dall'altra parte. Sembrava agitato. "Senti, ho deciso che..."

"Vuoi partecipare, sì. L'offerta è ancora disponibile e Thad è ancora favorevole a cantare con te," a nominare il suo compagno di stanza non riuscì a trattenere un sorriso divertito, immaginandolo infuriato come una iena nei suoi confronti.

"Ok... Sappi che lo faccio solo perché amo ancora la Dalton, ma amo di più Kurt, quindi non mi convincerai a fare nulla di..."

"Inappropriato, sì. Sei prevedibile, ragazzo mio," continuò Sebastian, mentre si alzava per uscire dal locale, lasciando una piccola mancia al cameriere. Era carino, meritava qualche soldo in più.

"Ci vediamo venerdì in sala prove allora?" disse, chiudendosi la porta dietro sé.

"Aspetta... Ci? Io non devo provare con Thad?"

"E ti aspetti che io non sia presente, vero? Povero ingen..."

Sebastian non fece in tempo a finire di parlare, che dall'altra parte della strada vide una chioma rosso fin troppo familiare.

Era piegato verso qualcosa, e Sebastian non riuscì a capire cosa stesse facendo, così si avvicinò di più.

Blaine dall'altra parte del telefono lo stava richiamando, ma lui non stava prestando più attenzione: notò solo allora cosa stava facendo Thad e la sua espressione si dipinse di stupore.

Thad stava baciando una ragazza bionda, appiccicata a lui come una piovra.

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Capitolo 6
*** Sebastian VS le ragazzine insignificanti ***





La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare




Il piccolo e innocente Thad Harwood ha la ragazza, chi lo avrebbe mai immaginato?
Sarà un insignificante ragazzina, sicuramente: d'altronde erano parecchio brutti insieme.
Non che a me importi, figuriamoci, ma sono un maestro dell'aspetto e posso assicurare al mondo che quei due erano esteticamente orrendi.
E poi ci sono io, che sto bene con chiunque. (Tranne che con Nostradumus, ovviamente)
Ripeto: non che m'importi qualcosa della Piattola, ma è mio dovere intervenire in certi casi d'emergenza-coppia-orribile.
Potrei davvero fare qualcosa. Mmm, ci penserò su.













Sebastian stava ora dentro un altro bar, dopo aver lasciato l'altro e dopo aver rassicurato Blaine sulla sua presenza alle prove.

Aveva fissato un altro po' Harwood pomiciare allegramente con una ragazzina qualsiasi, poi aveva deciso che era meglio avviarsi, se non voleva fare tardi.

Batté di nuovo la mano sul tavolo, posando la sua agenda dentro la borsa poggiata a tracolla sulla sedia, quando una voce lo distrasse dai suoi pensieri.

Figliolo!”

Sebastian si voltò a guardare suo padre, mentre questo si sedeva di fronte a lui, dall'altra parte del tavolino.

L' uomo aveva un sorriso affabile e i denti di un bianco perfetto.

Come stai?” gli disse, guardandolo con affetto.

Male, ora che ci sei tu,” sorrise Sebastian, come se fosse un saluto.

Il solito ragazzo affettuoso.”

È sempre una gioia esserlo con te.”

Si squadrarono per un attimo, poi Larry Smythe sorrise di nuovo.

Ah, mi era mancata la tua risposta sagace e crudele,” gli disse l'uomo, di buonumore. “Mi manca vederti scorrazzare in giro. Tua madre è quasi in crisi senza la tua presenza molesta che la critica sempre.”

Siete noiosi, ma carini,” Sebastian si sporse verso il suo genitore. “Su, papà, dimmi pure cosa vuoi.”

Devo per forza volere qualcosa?”

Da qualcuno io avrò pur preso, che dici?” sorrise Sebastian, furbo.

Oh, e va bene. In realtà non è nulla di grave, voglio soltanto sapere se stai combinando qualcosa, visto che non ti fai sentire da parecchio e la cosa è sospetta.”

No, Pà, è soltanto che io non dipendo da voi. Voi non potete dire la stessa cosa, purtroppo,” sospirò Sebastian, come se fosse realmente sconsolato. “Quando mi lascerete in pace?”

Sempre così affettuoso,” ridisse suo padre, sorridendo. “Allora?”

Allora cosa?”

Come sta andando la tua vita?” Larry si fece sospettoso. “Non starai combinando casini, spero.”

Sebastian si fece serio.

No, in realtà sono soltanto dispiaciuto di non poter andare a messa, la mattina, perché ho lezione...”

Sebastian... “ lo interruppe il padre.

... Però ho trovato la soluzione: cinque Ave Maria il pomeriggio e sei Padre Nostro la sera.”

Il signor Smythe scoppiò a ridere, senza però desistere. “Non dire cavolate, forza, dimmi che stai combinando.”

Ok, lo ammetto, ogni notte entro in una setta e facciamo bordelli a tutto spiano.”

SEBASTIAN! Sii, serio per una volta,” disse il padre, stavolta iniziando ad essere seriamente preoccupato.

Ma io sono serio,” gli rispose, con un sorriso angelico.

Larry sospirò, un sorriso appena accennato sul volto: adorava quell'essere diabolico che era suo figlio.

E va bene, dimmi soltanto una cosa: posso davvero restare tranquillo?” disse, cercando un compromesso. “Puoi assicurarmi che non ti comporterai tanto male?”

Il sorriso angelico di Sebastian divenne pura estasi, quasi fosse l'Arcangelo Gabriele in persona.

Puoi scommetterci, Pà.”

Mai parole furono così poco veritiere.









Quella sera Thad era in silenzio, sdraiato sul letto e con il DS lasciato a marcire posato sul suo stomaco.

Non si sentiva in vena di giocare, né di fare niente: aveva la mente piena di pensieri – anche piuttosto molesti – che voleva soltanto scacciare.

Sentì la porta del bagno che si apriva e istintivamente alzò lo sguardo; brutto errore: si ritrovò davanti un Sebastian mezzo nudo, con un solo asciugamano a coprirlo e fradicio dalla testa ai piedi.

I suoi occhi caddero sul corpo del compagno di stanza senza che lui potesse controllarli; scesero sul petto e ancora più giù, soffermandosi sulle goccioline che percorrevano la pelle bianca e liscia di Sebastian.

Deglutì a vuoto, sentendo improvvisamente caldo e la gola secca.

Smythe era di certo un ragazzo ben messo, ma a lui non avrebbe dovuto interessare nulla di nulla. E soprattutto non avrebbe dovuto neanche lontanamente pensarlo.

Che diamine gli stava succedendo?

Così mi consumi, Thadduccio,” gli sentì dire.

Si costrinse ad alzare gli occhi, ma incontrare il suo sorriso malizioso fu probabilmente mille volte peggio, così ricominciò a giocare col DS; non era minimamente concentrato, tanto che fece Game Over dopo soli pochi secondi.

Non consumo nessuno, puoi stare tranquillo.”

Lo sentì ridacchiare – quello stronzo -, mentre trafficava con i cassetti e i vestiti.

Thad rimase con gli occhi fissi sul display, cercando di ignorare quei rumori e la presenza di Sebastian lì vicino.

Senti,” Sebastian ruppe il silenzio, facendolo sobbalzare per la sorpresa. “Hai la ragazza, allora?”

Thad non vide la sua espressione, ma il tono strano che Sebastian aveva lo incuriosì

Sì, oggi me l'ha chiesto e io ho accettato,” rispose, come se stesse raccontando una storiella. “Perché me lo chiedi?”

Oggi vi ho visti sbaciucchiarvi, che carini,” di nuovo Thad non seppe interpretare il suo tono.

È molto carina, infatti,” disse voltandosi finalmente verso di lui.

Sebastian era sdraiato sul letto, in quel momento, e aveva addosso soltanto i pantaloni.

Ma perché diavolo non si vestiva tutto?

Sì, Piattola, per sopportarti deve essere anche una santa,” disse lui, guardandolo da poggiato sui gomiti. “Non credo te la darà tanto facilmente.”

Non parlare così di lei! Sei il solito maleducato.”

Dico soltanto la verità, Thadduccio, fattene una ragione.”

Thad se la prese piuttosto a cuore, quindi si alzò a sedere sul letto. “Non potresti essere semplicemente contento per me? Siamo compagni di stanza da un po', ormai, dovresti almeno incoraggiarmi.”

L'espressione ironica di Sebastian lo fece desistere quasi immediatamente.

Non m'importa, mi basta che tu le stia lontano.”

Cos'è, hai paura che io riesca a rubartela?”

Thad si alzò direttamente in piedi, avvicinandosi al letto dove Sebastian era beatamente spaparanzato, comodo come un Dio greco.

Tu non mi ruberai nulla, sei gay!” disse, in preda ad un attacco isterico.

Il fatto che io non apprezzi la patata, non vuol dire che non sappia coltivarla,” gli rispose Sebastian, un sorriso luminosamente da stronzo sul volto. “Hai paura, ammettilo.”

Non ammetto nulla e tu stai fuori da tutto questo.”

Cominciava ad innervosirsi. Parecchio.

Peccato, speravo potessimo fare una cosuccia a tre.”

Thad sbuffò, spazientito e stanco e molto, molto confuso.

Ti piacerebbe,” gli disse, aprendo la porta pronto per andare ovunque tranne che in quella stanza.

No... A te piacerebbe,” gli sentì dire, in risposta.

Thad fece in tempo soltanto a notare il sorriso malizioso di Sebastian, prima di chiudere la porta dietro di sé.




Oh, ma allora al piccolo Thad non sono del tutto indifferente.

Beh, devo capire cosa posso farci con questa informazione. Una cosa è certa: devo approfittarne.





Ahahahahaha quindi tu mi stai dicendo che... Ahahahahaha ti piace Sebastian?”

Thad inorridì, dando una piccola spintarella a Jeff, sperando di farlo cadere dal muretto su cui erano seduti.

Quello ormai era il loro ritrovo da anni e anni, sin dalla prima volta che si erano ritrovati lì e avevano fatto amicizia, i primi giorni delle medie.

Un tempo si trovavano lì per scambiarsi le figurine di Pokemon o Yu-ghi-oh; poi per dire cazzate.

Le cose in fondo non erano cambiate poi molto. Anzi, loro custodivano le loro amate figurine gelosamente dentro al cassetto dei ricordi.

Non. Mi. Piace. Sebastian,” scandì Thad, così che fosse ben chiaro all'amico. “Ho... Soltanto avuto un piccolo cedimento. Niente di che.”

Cedimento?” disse beffardo Jeff, “Amico, Smythe ti arrapa, eccome se lo fa.”

Thad lo guardò allibito, boccheggiando per lo sgomento.

Ma come... Non... Cosa. NO.”

Sì, e inoltre tutto tu gli hai dato un motivo perfetto per farti beffeggiare ancora di più. Ma quanto sei innocente e facilmente manipolabile, Thaddino?”

Jeff gli mise un braccio intorno al collo e lo tirò verso di sé, abbassandogli la testa così da poter passarci le nocche sopra.

Fermo, coglione, mi fai male!”

Jeff scoppiò a ridere, lasciandolo finalmente libero. “Non è cambiato nulla da quando eravamo bambini, sei il solito vigliacco.”

Thad lo bruciò con lo sguardo, dandogli un'altra pinta.

Vogliamo parlare di te, allora? Sei cotto di Nick e ancora non gli hai detto nulla.”

Jeff abbassò lo sguardo, colto in flagrante; mise una mano sopra l'altra, sospirando.

Non potrei dirgli niente neanche volendo, lui non mi ricambia.”

Io non direi proprio: ho visto come ti guardava l'altro giorno e posso assicurarti che non gli sei indifferente.”

Jeff sbuffò di nuovo.

Siamo amici, così era, così è e così sarà sempre. Lui non vorrà mai niente di più di questo e... A me va bene.”

Thad cominciò a innervosirsi: quanto era maledettamente testardo Jeff?

Voleva a tutti i costi restare amico di Nick, quando non aveva la certezza che quest'ultimo volesse limitarsi a quello.

E io ti dico che dovresti provarci.”

No.”

Sì.”

No.”

E va bene, te lo sei meritato stavolta,” Thad mise la mano sinistra con il pollice e l'indice a forma di L sulla fronte. “Sei un perdente. P E R D E N T E.”

E sorrise sadicamente – senza rendersi conto di assomigliare terribilmente a Sebastian, con quell'espressione –, tanto che Jeff lo spinse per scherzo. “Oh, ma sta zitto,” disse, sorridendo.

Non aveva contenuto la forza, però: Thad non riuscì a sorreggersi in tempo e cadde disgraziatamente dal muretto, ruzzolando per terra come un povero demente.

Si ritrovarono a fissarsi, l'uno allibito, l'altro dolorante.

Poi Jeff scoppiò a ridere come un idiota e Thad esordì con una sequela spaventosa di maledizioni verso di lui.

Ah, l'amicizia maschile, quanto era facile.


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Capitolo 7
*** Sebastian VS le sale prove ***


Dedicato a Thalia <3




La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare





... Avevo detto che l'avrei fatto? Bene, lo farò: metterò i bastoni tra le ruote a Thadduccio e la "sua" piccola Piattola numero 2.
Così, per il gusto di farlo, mica per altri motivi.
Infondo sono Sebastian Smythe, dare fastidio e dividere coppie improponibili è il mio hobby – nonché migliore sport.
Questo e il burlarmi delle persone, ovviamente.
...
Vado a impicciarmi della Piattola, va. Ho voglia di vederlo arrabbiato.








... E poi Jeff va da lei e le dice: 'professoressa, lei ha un bel fondoschiena, quindi le permetto di mettermi una nota!'”

Jennyfer, la nuova ragazza di Thad, si portò una mano alla bocca, trattenendo a stento le risate e lo stupore.

Non mi dire! Ha davvero risposto così a una professoressa?”

Sì, e aveva soltanto tredici anni. Ora fa di peggio, te lo assicuro.”

Sia lei che Thad scoppiarono a ridere, l'una non credendo alle proprie orecchie, l'altro ripensando alle vecchie marachelle di Jeff.

Non che io fossi di tanto più buono di lui. Ora come ora sono un po' più calmo, ma già l'anno scorso quasi ho fatto prendere fuoco alle tende della Sala...”

Non fece in tempo a finire di parlare che nella sua visuale entrò una figura che assolutamente non avrebbe dovuto passare da sotto il suo sguardo. Non in quel momento.

La sua bocca si spalancò, mentre realizzava che era tutto vero: Sebastian Smythe era davvero in quella caffetteria, e stava davvero sedendosi al loro tavolo.

Non poteva crederci.

Gli sembrava di avere il cuore in gola e ciò non era affatto un bene. Era solo... Sebastian, non doveva fargli quell'effetto. Non poteva.

Ciao a tutti,” disse il diretto interessato, prendendo una sedia dal tavolino vicino e sedendosi tra di loro con una nonchalance incredibile.

Jennyfer rimase un attimo scioccata, poi rispose al saluto balbettante. “C... Ciao... Tu sei?”

Ma come, Thadduccio, non le hai parlato di me?” Sebastian fece un' espressione talmente tanto infranta, che quasi gli parve vera. Quasi. “Io sono Sebastian Smythe, il compagno di stanza di Thad. Siamo amiconi.”

Io sono Jennyfer, ma puoi chiamarmi Jenny,” rispose la ragazza, con un sorriso educato.

Sebastian si abbassò a prenderle la mano, per poi baciarla, come un gentiluomo che lui decisamente non era.

Thad vide Jenny prima sbiancare e poi arrossire di botto.

Masticando un' imprecazione, capì il vero motivo per cui Sebastian era lì: umiliarlo. Fargli vedere che sapeva conquistare chi voleva; che se solo si fosse impegnato sarebbe risultato molto più affascinante agli occhi di Jenny di lui.

Stronzo. Stronzo. Stronzo.

Non aveva in mente altre parole, se non questa.

Già, purtro... Ehm, per fortuna mi è capitato lui come compagno.”

Beh, Sebastian, sei stato molto fortunato a essere capitato in stanza con Thad,” disse Jenny, sorridendo verso di Thad.

Lei sì che era una brava fidanzatina; non come lui che provava attrazione per qualcun altro.

...

Un attimo.

Ma cosa dannazione andava pensando?

Ma no, Jenny, sei tu che sei troppo gentile,” disse, passando un braccio sulle spalle della ragazza.

Sebastian sembrò appena infastidito dallo scambio di 'carinerie da diabete' – come le avrebbe chiamate lui stesso -, ma non fece nulla per dividerli.

Solo... sorrise.

Oh, sì, siete carini e tanto dolci,” disse, più falso che mai. Il bello era che Jenny gli stava anche credendo. “Sai, Thad non fa che parlare di te.”

Jenny si piegò verso Sebastian, incuriosita. “Ah, sì?”

Sì sì, dovresti sentirlo...”

Fate come se non ci fossi,” borbottò Thad, ma non venne ascoltato.

Continuava a blaterare su quanto tu fossi gentile, simpatica... Carina,” si sporse anche Sebastian verso di lei. “Ma devo dire che le sue descrizioni sono poco esaustive. Tu sei molto più di così.”

Thad sentì il bisogno impellente di dividerli: lei era molto vicina a Sebastian. Troppo.

Cioè, era Sebastian che era troppo vicino a lei, si corresse mentalmente.

Lui era geloso di Jenny. Certo. Di lei. Non di Sebastian.

Assolutamente non di Sebastian.

Se lo ripeté mentalmente, più volte.

Oh... Io non... Grazie,” Jenny arrossì ancora, attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno al dito.

Sebastian le sorrise, furbo, e la mano di Thad sbatté sul tavolino senza che lui riuscisse a controllarla minimamente.

L'attenzione dei due finalmente tornò su di lui, mentre lo guardavano l'una stupita, l'altro malizioso.

Chiamavo il cameriere, scusate,” disse, inacidito.

Parecchio inacidito.

Jenny sembrò dispiaciuta, perché gli prese la mano, accarezzandola leggermente.

Thad le rispose con un sorriso parecchio falso, stringendo a sua volta la mano.

Stavolta fu il turno di Sebastian di dividerli; si schiarì la voce, riprendendo la loro attenzione.

E Thad notò che sembrava ancor di più che infastidito.

Sommo gaudio.

Beh, mi tocca andare,” disse, alzandosi, sorridendo ancora a Jenny. Come se Thad neanche esistesse.

Quindi... Thad aveva vinto, per questa volta.

Ah... Vai di già?” gli chiese Jenny con sguardo dispiaciuto.

O forse no.

Sono un ragazzo molto impegnato, che devo fare.”

Sì, come se non fosse andato in quel caffè senza la voglia di mettere zizzania tra loro due.

Ma che accidenti voleva da lui? Non poteva lasciarlo in pace?

Era ora... Cioè, vai già via? Che dispiacere.”

Sebastian gli sorrise, malizioso, guardandolo affettuosamente come se fosse suo padre.

Thadduccio non essere geloso, lo sai che per me ci sei solo tu.”

Vattene,” quasi ringhiò Thad, facendo ridacchiare Sebastian.

Ciao, ciao, piccioncini,” disse, “Ah, prima di andare... Thad, a che ora è stasera?”

Hai proprio intenzione di venire, eh?” sbuffò, “e va bene, è alle sette e trenta nella sala prove sulla strada della centrale di Polizia. Hai presente quale?”

Io ho sempre presente, Thadduccio. A stasera, allora,” e con questo si eclissò dal bar, lasciandoli soli.

Tra i due ragazzi cadde un silenzio piuttosto teso.

E per l'ennesima volta, da quando era accaduta la disgrazia di avere Sebastian nella sua vita, Thad si ritrovò a maledirlo.






Non so se ridere o essere soddisfatto: la faccia di Harwood quando mi sono presentato da loro era... Mmm, come potrei descriverla?
Beh, so solo che la ricorderò per sempre.
Poveretto, mi fa quasi pena... Quasi.







Thad era spaparanzato sul letto, depresso e con il muso.

Jeff era sul letto di Sebastian – e se solo il proprietario lo avesse scoperto, Jeff poteva dichiararsi direttamente morto –, a guardarlo con pietà mista a divertimento.

Smettila di lagnarti, babbeo, richiamerà.”

Nick, ai piedi del letto di Thad, annuì appena.

Sì, Thad, lei è cotta di te: vedrai che si scuserà tra tre... due... uno...”

Il telefono di Thad squillò, mandando un' immagine di una lettera: era un messaggio.

Thad si buttò sul telefono, aprendo il messaggio, non prima di aver mandato uno sguardo indecifrabile a Nick.

Nick, tu mi spaventi,” disse Jeff, allibito quanto Thad. “Tanto.”

Me la intendo di donne, semplicemente.”

Allo sguardo omicida di Jeff si affrettò ad aggiungere. “Ma soltanto perché ho vissuto sedici anni a stretto contatto con mia sorella, ormai il comportamento femminile riesco a capirlo immediatamente.”

Ok, ti perdono,” disse Jeff, e Nick si chiese cosa esattamente gli stesse perdonando. “Ora, Thad, dicci che ti ha scritto la tua morosina.”

Non è la mia morosina,” rispose Thad, passando il telefono a Jeff. “Leggi. E' dispiaciutissima.”

Faceva fuoriuscire soddisfazione da ogni poro.


Thad... Mi dispiace davvero se oggi ti ho dato poca attenzione. Io non provo davvero nulla per il tuo amico, davvero! Non era mia intenzione ferirti.

Mi perdoni? ç__ç


Jenny


Amico mio... L'hai fritta,” disse Jeff, felice per Thad – che ancora aveva quel sorriso idiota sul viso. “Peccato che a te piaccia l'essere malefico che possiede il letto sul quale ora sono seduto.”

Nick, di nuovo annuì, dando fermamente ragione a Jeff.

Vero, Thad, sei cotto.”

Thad guardò male entrambi, rubando il telefono dalle mani di Jeff.

Zitte, arpie, perché invece non vi unite in matrimonio? Così fate una perfetta coppietta di vecchie zitelle sposate.”

Jeff e Nick si lanciarono uno sguardo, distogliendolo subito dopo.

Ahahahah ma dai, Thaddino, quanto sei acido. Sarà perché la verità fa male?”

Sì sì,” rispose distrattamente l'altro, occupato a rispondere al messaggio.

Appena finito di digitare i tasti, Thad si ributtò sul letto con un sorriso.

Vi amo, ragazzi, siete così dei grandi consolatori.”

Ma sei serio? O sei solo impazzito?” lo rimbeccò Jeff, guardandolo divertito.

Nick anche sorrideva, mentre passava una mano sui capelli di Thad per stropicciarli.

Povero piccolo, ha bisogno di guide.”

Noi siamo come la sua mamma e il suo papà,” gli diede man forte Jeff.

Sì, è come se l'avessimo cresciuto noi!”

Hai visto come è diventato grande? Sembrava ieri quando gli cambiavamo il pannolone.”

Vero,” sospirò fintamente addolorato Nick. “E ora ha già problemi d'amore. Che carino.”

VOI DUE!” si alzò Thad, guardandoli male. “Avete finito di prendermi per il culo? Comincio a sentirmi sollevato...”

Jeff scoppiò a ridere, portando un braccio a circondare le spalle di Thad. “È sempre un piacere darti fastidio, Thaddino.”

Thad ricambiò l'abbraccio dell'amico, dandogli poi uno schiaffetto sulla testa.

Piuttosto... voi due morosini,” disse, cercando di mettere pepe tra i due. E infatti li vide impallidire. “Perché non ve ne tornate nella vostra stanza con gli asciugamani perfettamente piegati e i letti perfettamente rifatti?”

Nick lo guardò male per quest'ultima uscita. “Ci stai scacciando? Peccato, la tua stanza con gli ormoni perfettamente danzanti era ospitale,” disse, alludendo a Sebastian e a quello che scorreva tra i due.

Thad lo guardò stupito.

La presenza di Jeff ti fa male, Nick, davvero.”

Jeff ancora guardava Nick con sguardo ammirato, felice di star portandolo sulla giusta strada. “Cazzo, Nick, è quando fai queste uscite che mi ricordo del perché mi piac...”

Si zittì, facendo piombare nel silenzio la stanza.

Nemmeno una mosca volava, e Thad spostava lo sguardo prima l'uno, poi sull'altro, indeciso sul da farsi.

Jeff si era appena dichiarato? Lo aveva fatto davvero?

Quest'ultimo all'improvviso scoppiò a ridere, come se avesse appena detto una battuta. “Stavo scherzando, su!”

Anche Nick rise, molto, molto incerto.

Thad li guardò come fossero pazzi. Okay, Jeff aveva appena azzardato parecchio, ma cercare di salvarsi in maniera così cretina?

Bah, quei due erano matti.










Richard, Wes e Sebastian erano dentro la sala canto della Dalton, facendo alcune prove di voce.

O meglio, Wes costringeva i due ad “allenarsi” col canto, mentre il primo era stravaccato sulla poltrona senza aver intenzione di alzarsi, e l'altro era troppo occupato a lagnarsi.

Io non ho bisogno di esercizio, sono già bravo così.”

Wes sbuffò per l'ennesima volta.

Ci voleva pazienza. Pazienza. Pazienza. Pazienza. Pazienza.

Se lo ripeté mentalmente almeno una sessantina di volte, sperando di riuscire davvero a sopportare quei due... Buzzurri.

Punto primo: Sebastian, a differenza di quel che credi, tu sei umano. UMANO, capisci? Il che vuol dire che la tua voce necessita questi esercizi,” disse, a voce bassa per non urlare contro i due. “Punto due: Richard... Tu e la tua maledetta pigrizia. Al mondo non conosco nessuno, ti giuro, nessuno, che sia pigro a questi livelli. Fai paura.”

Ora che aveva l'attenzione di entrambi, si sentì sollevato.

Quindi, beh, ora voi due portate il culo qui e vi esercitate con me, ok? Altrimenti vengo lì e vi prendo a calci così tanto che non potrete cantare più per il resto della vostra inutile e insignificante vita.”

Oh, il Wes sclerotico non l'avevo mai visto, mi piace, ” ammiccò Sebastian.

Una vena del collo di Wes quasi esplose.

Ok... Dai, forse vengo lì a cantare,” disse, poi, anche per accontentarlo e anche un po' abbonirlo nei suoi confronti.

Penso che canterò anche io, va,” disse anche l'altro, alzandosi finalmente dal divano sul quale era seduto da più un'ora.

Sì, Richard, non facciamo venire una sincope al poveretto.”

Concordo, Sebastian.”

Non fece in tempo a finire di parlare che la campanella suonò, segnando la fine dell'ora di canto.

E probabilmente Wes lo rischiò sul serio, il collasso, visto che proprio quando era riuscito a smuovere i due antipatici-pecore nere del gruppo a cantare con lui, quella maledetta campanella decideva di farsi sentire.

Oh, la campanella.” disse Sebastian, mentre già usciva dall'aula. “Sarà per la prossima volta, Wes caro.”

Anche Richard sorrideva, mentre si dirigeva verso l'uscita – ma lui soltanto per la prospettiva di andare a riposarsi su un letto morbido, mica per altro.





Furbizia portami via.





Sebastian giunse di fronte ad una piccola porta piuttosto vecchia e logora, che era sicuramente l'entrata della “famosa” sala prove che gli aveva indicato Thad.

O almeno, così diceva l'insegna.

Mentre passava per un corridoio piuttosto inquietante, Sebastian si chiedeva quanto dovesse essere stupido Thad per non organizzare il tutto nell'aula canto come tutti i Warblers normali.

Ma Hurwood era tutto tranne che normale.

Alle prove glie l'avrebbe fatta vedere provandoci con Anderson come mai prima d'ora: chissà se avrebbe tenuto il muso tutto il tempo o avrebbe finto di non interessarsi a lui.

Probabilmente la prima.

Valeva la pena fare tutta quella fatica per...

Quando entrò nella sala prove restò un attimo allibito, non trovandosi chi aspettava, ma bensì due uomini dalla faccia piuttosto losca.

Qualcosa non quadrava.

Dovrei aver sbagliato posto, ma io non sbaglio mai, quindi... Sapete per caso dove sono Thad Hurwood e Blaine Anderson?” si rivolse ai due energumeni.

I due si lanciarono uno sguardo.

Non li conosciamo, ma se tu sei Sebastian un tizio aveva un messaggio per te: ah-ah, Smythe, te l'ho fatta, ti ho fregato alla grande. Goditi la sconfitta.”

Non. Poteva. Crederci.












E fu così che Thad segnò la sua fine.

No, ma una vendetta doveva pur ottenerla, no?

D'altra parte Sebastian sta cercando di farlo lasciare con Jenny (ah, ditemi come la trovate, io sono neutrale con lei), e chissà perché, mmm?

Inoltre gli ha colorato i capelli, anche se – inconsapevolmente - ha reso Thad più “interessante”e quindi gli ha fatto soltanto un piacere XD


Spero di riuscire presto a rispondere alle vostre – magnifiche – recensioni. Recuperò, lo giuro!

Sappiate solo che siete tutti così gentili e che vi adoro, davvero.


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Capitolo 8
*** Sebastian VS il Bowling ***


Dedicato ad Emi!



La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare




Probabilmente ogni mente brillante di questo mondo deve avere la sua antitesi: altrimenti non mi spiego l'esistenza di Thad Harwood.
Ha OSATO darmi del filo da torcere – di nuovo – e pensa anche di avermi messo fuori gioco. Ma quanto si sbaglia?
Ha vinto la battaglia, ma non la guerra. E io non perdo
mai.
Lo annienterò, come è vero che mi chiamo Sebastian Smythe.







Una cosa assolutamente da non fare nella vita: sfidare gli Usignoli a Bowling.

Lo sapevano tutti alla Dalton, persino le matricole; una semplice sfida sarebbe potuta diventare una vera e propria guerra.

E quando il club di lettura aveva deciso di lanciare il guanto, scrivendo loro un messaggio anche troppo intuibile - 'vi aspettiamo al Bowling, perdenti' – sapevano perfettamente a cosa andavano in contro.

E infatti eccoli lì, con le loro facce serie, mentre ognuno sceglieva la palla adatta; i Secchioni – come avevano preso a soprannominarli, tanto per il gusto di prendersela con il nemico – in una pista, e subito a fianco gli Usignoli e le loro espressioni concentrate.

Dobbiamo aspettare un'altra ora prima di iniziare?” disse uno dei Secchioni, incrociando le braccia al petto.

Questa è la scelta delle palle da gioco. È la parte più importante della partita,” disse Jeff, guardandolo come se avesse appena bestemmiato.

Esatto,” gli diede man forte Thad. “Tutta la partita dipende da questo, non dobbiamo fare nessun passo falso.”

Potrebbero esserci ripercussioni terribili.”

Esatto, Jeff, tu sì che sei un bravo giocatore,” si commosse Thad.

E ricordate, ragazzi,” aggiunse Jeff, “è la palla a scegliere il giocatore, non viceversa.”

Sebastian era spaparanzato sulla sedia, non intenzionato a muoversi. “Io stasera ne avrei potuta vedere una più consistente di palla, ma capisco che il mio aiuto è necessario per farvi vincere qualsiasi cosa.”

Nessuno lo ascoltò, visto che tutti erano occupati ad ascoltare le onde di energia che secondo Jeff emanavano le palle da gioco.


Scelsero solo dopo una buona mezz'ora, mentre i Secchioni avevano cominciato a sbuffare come pentole a vapore.

A voi il tiro,” disse uno di loro.

Thad si alzò in piedi, serio e con sguardo concentrato.

Prese la sua palla, e si diresse al centro della pista, intenzionato a fare Strike. Alzò la mano e, prima di lanciare, gridò un sonoro 'per Narniaaaaa' che fece voltare verso di sé tutti i presenti della sala.

Però almeno Strike lo fece.

Quando fu il turno di Jeff, invece, lui e Thad si scambiarono uno sguardo significativo. “Vai, amico. Ti ho voluto bene come un fratello, sappilo.”

I Secchioni erano a dir poco allibiti.

Se la stavano cavando bene, però, per questo quando fu il turno di Sebastian, scese il silenzio tra tutti gli Usignoli.

Sebastian tirò e come da copione la palla fece 'centro perfetto'.

Dio, Sebastian, sei quasi un Gary Stue,” lo riprese Jeff.

Thad stava per dire qualcosa di simpatico, ma Sebastian lo superò senza nemmeno guardarlo.

A dire il vero erano parecchi giorni – precisamente da quando Thad gli aveva fatto quello scherzetto – che Sebastian si comportava come se Thad proprio non esistesse.

E Thad proprio non riusciva a capire perché la cosa lo infastidisse tanto; avrebbe dovuto essere contento. Sebastian non era più “tra i piedi” e, soprattutto, a lui cosa importava se ormai lo considerava meno che di una formica?

A lui non importava. No. No. No.

Se lo ripeté più volte mentalmente, mentre stringeva talmente forte il legno appoggia-mani da disintegrarlo.


Wes fece Spare, così non ottenne troppi rimproveri da parte dei suoi compagni; non era ammesse le sconfitte.

Per questo quando Trent mancò un birillo, uno, si ritrovò contro tutta la squadra pronta a strozzarla.

Ragazzi, vi ho mai detto che vi voglio bene?” cercò di togliersi dall'impiccio.

Per quella volta lo perdonarono, ma non era finita là.

Costrinsero Richard a tirare – quello sfaticato era una piaga – con molta fatica, ma ne valse lo sforzo. E la partita continuò così per un po', tra due fuochi che avevano tutta l'intenzione di distruggersi a vicenda.

Fin quando non arrivò il fatidico, ultimo tiro.

Bastava uno Strike e loro avrebbero vinto.

Uno. Strike.

Non era impossibile e tutti erano frementi come prima di un concerto davanti a mille persone: era il momento decisivo.

E toccava a Trent.

Il poveretto sentiva su di sé tutta la responsabilità e dagli sguardi poco amichevoli dei suoi amici, capì che se avesse sbagliato alla Dalton lo avrebbero rigirato come un calzino.

Prese la palla, deglutendo, ormai sin troppo in agitazione.

Thad gli strinse la spalla, guardandolo con fierezza. “Ricordati, amico mio, che in questo momento hai un gran potere.”

Jeff lo guardò consapevole, sentendosi tanto nei panni di Trent, in quel momento. Lo stavano torturando con l'ansia, quel poveraccio. Ma d'altronde quella era una sfida, e le sfide andavano vinte.

E ricordati anche, nipote mio,” disse Nick, dando corda a Jeff e Thad. “Che da un grande potere derivano grandi responsabilità.”

Ben detto, Nick,” dissero tutti gli Usignoli in contemporanea. Persino Sebastian: una battaglia era pur sempre una battaglia.

Trent si preparò, ora animato da uno spirito battagliero del tutto nuovo: avrebbe aiutato i suoi compagni, al costo di cadere con loro.

Ma com'era ovvio sbagliò per ben due volte, prendendo quattro birilli per puro miracolo.

Gli Usignoli presero la loro sconfitta a testa alta, bruciando con lo sguardo i Secchioni che ora festeggiavano come non mai.





Una volta fuori, gli Usignoli si erano quasi tutti risollevati, tranne Thad e Jeff – loro sembravano appena usciti da un film Horror.

Sconfitti a Bowling. Bah.

Beh, ragazzi, è stato un onore giocare con voi, ma a bere qualcosa non ci vengo, sono stanco. Trent, sappi che non ti rivolgerò la parola per il resto della mia vita.”

Thad cercò di eclissarsi con questa frase, così da potersela filare a dormire, ma la voce ferita di Trent e quella maliziosa di Jeff lo fermarono.

Hey, io ho fatto il mio meglio. Vi odio tutti,” gli disse Trent, incrociando le braccia sul petto.

Hey, non vorrai andare da solo, vero?”

Hey, ma che vi prende a voi due? Trent, tu dopo ciò che hai fatto stasera hai una tacca in meno nella mia lista del 'voglio bene' – che sì, esiste e la aggiorno regolarmente – e tu, Jeff, cos'hai fumato? Certo che torno da solo!”

Trent si imbronciò, mentre gli scompigliava affettuosamente i capelli.

No, Thad, perché è pericoloso,” disse, poco convinto. Thad non capiva dove volesse andare a parare.”Perché non ti fai accompagnare da qualcuno? Da Sebastian, magari.”

Ah. Ecco.

Jeff maledetto, non avrebbe mai dovuto confessargli di Sebastian e del suo ignorarlo.

E perché dovrei?” disse Sebastian, ormai tirato in causa.

Perché... Beh, tu sei il suo compagno di stanza e hai un buon senso dell'orientamento, sai bene dove condurlo.”

No, Jeff, non ho bisogno della balia,” rispose Thad, leggermente offeso dalla freddezza di Sebastian.

Insisto,” sbatté i piedi Jeff.

E io ti dico di no.”

Sì.”

No.”

Sì!”

NO!”

D'accordo ci vado. Così non vi sento più lagnare.”

Detto questo, Sebastian s'incamminò dalla parte opposta da loro, aspettandosi di venir immediatamente – come al solito pensava di essere il padrone con i suoi cagnolini - seguito da Thad.

Quest'ultimo si voltò verso Jeff, bruciandolo con lo sguardo.

Mi ringrazierai, un giorno,” gli sussurrò Jeff, senza mollare il sorriso.




**





Jeff stava gustando il suo gelato con tanto, tanto amore.

Non capitava tutti i giorni di trovarlo, d'inverno, per questo sprizzava gioia da tutti i pori.

Certo, la sconfitta degli Usignoli a Bowling ancora gli rodeva il fegato, ma almeno se n'era fatto una ragione.

Nick, al suo fianco, lo guardava sorridente.

Solo tu puoi mangiare un gelato a Dicembre, Jeff” gli disse, scuotendo la testa, fintamente sconsolato.

Si erano allontanati dal gruppo, con una strana voglia di restare da soli, senza neanche preoccuparsi del fatto che il loro comportamento potesse essere in qualche modo frainteso.

Non fa mai troppo freddo per un gelato. Sei un novellino, Nick!”

Sono solo una persona normale.”

Stai dicendo che io non sono normale?” gli disse Jeff, guardandolo con le palpebre abbassate in segno di sfida.

Non lo direi mai,” disse sarcastico, Nick, guadagnandosi un'altra occhiataccia e ridendo di questa.

È ciò che ti rende così speciale ai miei occhi, Jeff.”

A quelle parole calò il silenzio.

Jeff non sapeva bene come reagire, così si limitò a spostare lo sguardo ai suoi piedi, imbarazzato.

Un colpo di tosse li fece sobbalzare e ricordare che c'era ancora un mondo oltre a loro, così che entrambi ripreso a parlare del più e del meno.

Senti...” disse ad un certo punto Nick, riportando una strana serietà nella conversazione. “L'altro giorno era vero quello che stavi per dire?”

No, in realtà un ragno radioattivo mi aveva appena punto e...”

Jeff,” disse Nick, puntandogli un dito contro, ma suo malgrado sorridendo.

E se ti dicessi che in realtà lavoro per la CIA?”

Jeff.”

Ok, ok, ok,” disse, alzando le mani in segno d'arresa, “Io... Beh, sì, potresti piacermi, ok? In quel senso, sì. In tutti i sensi, in effetti, e c'è che...”

Anche io,” lo interruppe Nick, avvicinandosi di qualche passo.

Anche tu cosa?”

Anche io provo i stessi sentimenti!” disse Nick, quasi esasperato. “Possibile che ancora non te ne sei accorto?”

Ma... Non...” Jeff rimase sbigottito. “Continuavi a ripetere che eravamo buoni amici, e altre cose che mi facevano venire il latte alle ginocchia. Come posso credere, ora, che mi ricambi davvero?”

Perché mi sto confessando, Jeff! Ti sto aprendo il mio cuore – metaforicamente parlando – e tu adesso lo stai pestando, sappilo.”

Permettimi qualche dubbio, dopotutto sono anni che ti muoio dietro,” ora Jeff era quasi imbronciato. “Provamelo.”

Nick lo guardò come se fosse appena arrivato sulla Luna.

Provarti cosa?”

Provami che mi am-”

Nick lo interruppe baciandolo. Le sue labbra erano probabilmente una delle ragioni migliori che Nick potesse scegliere per convincerlo.

Oh, sì.

Soprattutto se baciava così bene.

Buona argomentazione,” gli disse Jeff, sorridendo sulla sua bocca.

Sono felice di averti convinto. Anche perché se davvero lavoravi per la CIA, non ti avrei mai perdonato per non avermi fatto avere la licenza di uccidere.”





**





Era da un po' che Thad e Sebastian camminavano in silenzio, e cominciava ad essere piuttosto imbarazzante.

Sebastian andava spedito davanti a lui, senza nemmeno muovere la testa di un millimetro e Thad, dietro di lui, continuava a fissare le sua spalle.

Era... Strano. Non riusciva a concepire quella situazione.

Bella partita alla fine, vero?”

Come da copione la risposta non arrivò.

Penso che io e Jeff abbiamo esagerato, stasera, qualcuno del Club era seriamente preoccupato.”

Ancora nulla.

Ma è solo perché non ci conoscono, altrimenti saprebbero che stavamo semplicemente scherzando e divertendo, a modo nostro.”

Stava cominciando a stancarsi di parlare da solo, ma ora sapeva com'è che doveva prendere Sebastian.

Pensi che lui e Nick possano mai mettersi insieme? Insomma, sono perfetti e voglio veramente che Jeff sia felice, per una volt-”

Ne hai ancora per molto?” lo interruppe Sebastian.

Sì, esatto, doveva prenderlo per esaurimento.

Beh, dipende se tu hai intenzione di dire più di due parole in croce,” gli rispose, continuando a fissare le sue spalle, quasi si girassero finalmente anche solo con la forza del pensiero.

E invece no, rimanevano lì, ferme nella sua visuale.

Non dirmi che te la sei veramente presa per quello scherzetto,” gli disse, allibito. “Dai, ci stavamo provocando e sfidando da secoli!”

Non gira tutto intorno a te, Piattola.”

Già, e non la fa solo perché non mi chiamo Sebastian Smythe, vero?”

Esatto.”

Ripiombò di nuovo il silenzio, e Thad pensò seriamente di prenderlo per quelle maledette spalle e scuoterlo per bene. Magari gli avrebbe fatto anche un po' male, visto che se lo meritava, quell'idiota.

Cosa c'è che non va, allora?”

All'ennesimo silenzio, Thad sbuffò e accelerò il passo per essergli più vicino.

Parlami, cazzo.”

Senti, volevi che uscissi dalla tua vita, no? Sono un peso e tutto il resto, no? E non sbuffare, che lo so che lo hai pensato mille volte,” Sebastian lo sorprese con quella specie di sfogo. “Bene, ora è così. Ora ti sto lasciando davvero in pace.”

Thad si bloccò per un attimo, allibito da quelle parole.

Sebastian lo stava... Lasciando in pace?

Sì, lo stava facendo. E anche con convinzione!

No,” si ritrovò a dire, senza nemmeno accorgersene.

No, cosa, Harwood?”

No, non lasciarmi in pace,” oddio, sarebbe stato meglio che si fosse fermato il prima possibile. “Sì, l'ho pensato mille volte e sì, dovrei esserne felice, hai ragione. Ma non è quello che voglio e Dio me ne scampi, voglio averti intorno il più possibile, Smythe.”

Si sorprese delle sue stesse parole. “Potresti evitare di essere così subdolo, questo sì, ma cazzo, non uscire dalla mia vita. Non farlo.”

Thad sperò vivamente che Sebastian non si girasse in quel momento, perché non era certo di quanto l'imbarazzo fosse stampato sul suo viso.

Sentiva le mani sudare e il cuore in gola, nell'attesa di una risposta.

Aspettavo me lo dicessi da più di una settimana, Harwood, perché ci hai messo così tanto?” lo sorprese Sebastian.

Cos... Tu...?”

Ah, sei così romantico, Thadduccio. È così facile fregarti,” lo prese in giro.

Ecco.

Ora era tornato tutto alla normalità e di nuovo lui ci rimetteva, ma mentre guardava le spalle di Sebastian – ancora così fisse di fronte a sé – alzarsi e abbassarsi in una leggera risata, Thad non riusciva davvero ad essere arrabbiato.

E neanche a trattenere un sorriso piuttosto ebete.












Salve a tutti :D
Allora, ci tengo a precisare che qui Sebastian non si è vendicato, si è solo divertito a mettere un po' di pepe. È una specie di anticipo, ecco. Infondo il loro continuo “provocarsi” è ciò che fa di loro... Loro. E Thad è sempre così spontaneo!
Li amo alla follia.
E mi fa un piacere grandissimo sapere che piacciono anche a voi!

La Niff è volata, in questo capitolo XD
Boom, Canon u.u
Ma infondo erano troppo belli per non diventare LA coppia anche nella mia storia. Spero davvero vi siano piaciuti!

Comunque, vi ringrazio di cuore – ancora - perché siete davvero straordinari.



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Capitolo 9
*** Sebastian VS i telefoni ***



La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare



In questo momento ho un sorriso che va da un orecchio all'altro. Un sorriso di soddisfazione, ovviamente: Thad Harwood si è confessato ieri sera.
Ok, non proprio confessato confessato, ma comunque è stato pateticamente dolce.
L'idea di essere desiderato così tanto dalla Piattola è... Gratificante, devo dire.
Che mi stia trasmettendo qualche malattia?
Mah.
Comunque sia, oggi proviamo anche con Anderson, il che rende tutto più divertente.
... Amo la mia vita.






Thad non riuscì proprio ad impedire che accadesse: Sebastian si autoinvitò alle sue prove con Blaine. Di nuovo.

E stavolta era fin troppo intenzionato ad andarci, tanto che contattò lui stesso Blaine – ma da quand’era che messaggiavano?

I due, a sua insaputa, si erano regolati per provare nella Sala Canto della Dalton. Thad lo aveva scoperto quella mattina stessa; da appena sveglio, aveva letto il messaggio di Blaine che lo avvisava dell'appuntamento.

Quel giorno non c'erano le lezioni, per questo potevano permettersi di provare già di prima mattina.

Si era precipitato giù talmente in fretta che le scale le aveva superate quasi volando, e quando era finalmente entrato nella stanza, ad accoglierlo c'erano stati lo sguardo di pietà di Sebastian e quello più gentile e amichevole di Blaine.

Dopo quasi due ore di prove, Thad cominciava a sentire la voce indebolirsi, ma soprattutto si sentiva parecchio stanco di ascoltare le lamentele di Sebastian.

Non faceva che rimbeccarlo: non fare questo, non stai usando il diaframma, pancia in dentro e così via.

Ma chi si credeva essere, il suo maestro?

In compenso, però, non aveva ripreso Blaine nemmeno una volta, e la cosa cominciava a infastidirlo.

Thad, stai andando molto bene,” oh, Blaine era una così bella persona.

E tu come al solito sei perfetto nel canto, Blaine.”

E ora bacio,” disse Sebastian, con un sopracciglio alzato.

Thad e Blaine sbuffarono una risata, ormai entrambi abituati ai commenti fuori luogo dell'altro Usignolo.

Si diedero una pacca sulla spalla, finché Blaine decise che fosse il caso di una pausa.

Allora, Thad, come va la vita amorosa?”

Blaine, a quanto pareva, non aveva perso l'animo leggermente pettegolo – da che ricordava, all'epoca era sempre il primo a sapere tutto di tutti – e ora lo guardava curioso, come per divorare qualsiasi informazione.

Sto con una ragazza... Jenny.”

Mortalmente noiosa,” s'intromise Sebastian.

Mortalmente carina,” lo riprese Thad, fulminando Sebastian con gli occhi. “È bionda, dolce e frequenta il College. Primo anno.”

Oh, beh, sono content-”

Se può definirsi 'carina' una ragazza. Che gusti barbari...”

Beh, ma almeno...” Blaine fece una faccia ancor più curiosa, ricordandogli tanto una vecchia suocera, in quel momento. “Avete fatto... quello? Insomma, avete fatto sesso?”

Sei allergico a quella parola, Blaine? Eppure mi sembrava di avertelo proposto più volte...” sorrise Sebastian, senza mai smettere di fare il cascamorto con Blaine. Poi si rivolse a Thad. “Comunque sono curioso anche io: avete fatto di più che fornicare come fidanzatini?”

Thad si sentì parecchio sotto pressione.

Sì, certo,” ma alle facce stupite – perché mai avrebbero dovuto essere stupiti, maledetti? - dei due, capì che era meglio essere sincero. “No, ok, ancora nulla di concreto.”

Sebastian aveva un sorriso soddisfatto, mentre quello di Blaine era un po' deluso.

"Ma ci sto lavorando," aggiunse, sperando di convincerli.

In realtà non ci aveva neanche mai pensato.

Improvvisamente si rese conto che questo non era assolutamente normale. Cioè, stava con Jenny da parecchi giorni, c'erano stati molti baci, lui era un adolescente eppure... niente. Non aveva mai sentito l'impulso.

Di certo non poteva dirlo agli altri due, se non voleva sentire le battute di Sebastian – battute chiaramente mirate a prenderlo per il culo.

"... Poi devi farti desiderare," non si era accorto che Blaine stava parlando. E anche piuttosto concitatamente – aveva preso a cuore la faccenda. "Spingila a desiderarti ancora di più!"

Ok, Blaine che si metteva a dare lezioni su come trattare una ragazza?

Qui si stava degenerando.

"Lo farò," borbottò, sperando che almeno quei consigli fosse utili.

"Sì, figuriamoci se una biondina che va in un Collage prestigioso resta sulle spine per Thadduccio," disse Sebastian, con un sorriso che diceva a Thad 'spaccami la faccia'. "Ora, Blaine, se non ti dispiace, possiamo anche rifugiarci nel bag-"

"Che vorresti dire?" lo interruppe Thad, sulla difensiva.

"Niente, solo che hai il fascino di un Camaleonte," continuò Sebastian, senza distogliere gli occhi dai suoi.

"E tu allora? Credi davvero di essere così provocante?"

"Sì."

Thad boccheggiò, incredulo di fronte a tanta arroganza.

"Beh, non lo sei," gli rispose Thad, con sguardo di sfida. "Mi sembri solo un montato con i capelli laccati. Ah, no, aspetta, non lo sembri, lo sei."

"Ah, e io che credevo di essere 'maledettamente carino'" lo provocò Sebastian. Si riferiva a qualche tempo prima, quando Thad era ubriaco. E proprio per quest'ultimo motivo Thad non ricordava nulla di ciò che aveva detto quella sera. O meglio, l' aveva sognata una scena simile, ma pensava non fosse altro che quello: uno stupido sogno.

O che Sebastian era impazzito improvvisamente, o lui si era lasciato scappare qualcosa di troppo.

Non seppe bene come reagire, così prese ad offenderlo.

"Hai un naso appuntito quasi quanto la Torre Eiffel."

Ok, non era l'uscita migliore della sua vita.

"Smettila di fare il ragazzino dell'asilo e ammetti che in realtà ti piaccio. Lo so, lo capisco da come mi guardi."

"Sei impazzito?!"

"Lo hai detto mentre eri ubriaco. Smettila di contraddirti, pivello," gli rispose Sebastian, sicuro di sé e di ciò che stava blaterando.

Ok, forse Thad in cuor suo sapeva che non erano propriamente tutte cazzate, ma ammetterlo MAI!

"E allora tu? Chissà come mai vuoi intrometterti tra me e Jenny!"

"Non sono io quello che, giusto ieri, si è messo a piagnucolare."

Thad lo guardò un attimo attonito, essendosi perso nel discorso. Ma cosa diavolo stava dicendo?

"Ma di che parli, idiota?"

Sebastian sorrise, maligno. "Oh, Sebastian, non uscire dalla mia vita. Non lasciarmi maiiiii."

Lo. Stava. Imitando.

Gli stava davvero facendo il verso.

"Punto primo, non ti ho detto di non lasciarmi mai. Punto secondo, non piagnucolavo. Punto terzo, io non ho la voce così stridula!"

E stava per continuare la filippica, se non fosse che il suo telefono squillò, segnando l'arrivo di un messaggio.

Si ricordò del mondo intorno a lui solo in quel momento, e, voltando lo sguardo, notò la mancanza di Blaine.

Ma che...?

Accese il cellulare, e il messaggio che trovò quasi gli fece venire una sincope.


Ok, ho deciso di lasciare voi piccioncini da soli soletti ;)
Blaine


Il mondo stava davvero per finire.








La situazione era piuttosto messa male quando Sebastian entrò tranquillamente nella sua stanza, quel pomeriggio.

Sul letto di Thad non c'era il proprietario, come ci si sarebbe aspettato, ma Nick e Jeff.

Nick e Jeff intenti a pomiciare come piccioni in calore, per essere specifici.

Non che a lui interessasse tanto di due ragazzi che tubano tranquilli, ma giusto il giorno prima li ricordava amici e ora eccoli lì neanche fossero attaccati con il Bostick.

Senza contare che il suo compagno di stanza era lì in piedi, come se avere i suoi migliori amici che si baciano a pochi metri da lui non fosse rilevante, ed era davanti allo specchio che si sistemava i capelli con una cura quasi maniacale.

Erano ancora straordinariamente rossi, ma ordinati come non mai.

Thad ne era ossessionato e Sebastian si chiedeva come facesse ancora a dichiararsi etero.

"Piccolini, non vi preoccupate," e ora ci parlava anche, con i capelli, "quel cattivone vi ha cambiato colore, ma presto tornerete neri e carini come prima."

Sebastian ridacchiò, per attirare l'attenzione di tutti i presenti nella stanza.

"Davvero, scusate, ma cercavo la mia stanza e invece sono finito in manicomio."

Thad lo salutò con un grugnito, ancora arrabbiato per quella mattina, probabilmente. Jeff alzò la mano per mimare un saluto militare, mentre Nick gli sorrideva.

Sebastian fece un cenno con la testa, e si chiuse la porta dietro le spalle.

"Ma ditemi," si riferì a Nick e Jeff. "Da quand'è che voi due scopate?"

"Smythe!" disse Thad, innervosito già per conto suo e non in vena di tollerare la mancanza di tatto di Sebastian. “Sei il solito idiota.”

Che c'è, è una domanda innocente e lecita,” rispose Sebastian, ignorando l'acidità con cui Thad gli si stava rivolgendo. “Ti ha morso un limone, Thadduccio? O hai il ciclo?”

Da ieri,” rispose Jeff, decidendo che fosse il caso di bloccarli prima che ricominciassero a battibeccare. “Abbiamo scoperto di essere troppo fighi per non stare insieme.”

Ce ne avete messo di tempo, eh? Mi stavate facendo venire il voltastomaco con quella lagna dell'amicizia.”

Grazie, Sebastian, la prendiamo come la tua benedizione,” disse Nick, sbuffando.

Io lo avevo capito da anni, ormai, che sarebbe successo,” gongolò Thad.

Era davvero felice per i suoi amici. Ci avevano messo davvero molto – e Sebastian non aveva tutti i torti su questo –, ma ne era valsa la pena.

Vedere Jeff felice era un toccasana per i suoi nervi.

E quando la notte prima gli aveva mandato quel messaggio – anche piuttosto sclerotico – in cui gli narrava per filo e per segno quello che era successo, quasi si era messo a saltellare.

Lo avevano capito anche i muri, Piattola, non darti tante arie.”

Solo noi due ce ne siamo accorti tardi,” ridacchiò Jeff, posando un braccio sulle spalle di Nick.

Meglio tardi che mai,” sorrise a sua volta Nick.

Si sporsero per baciarsi e sia la faccia di Sebastian che quella di Thad diventarono diffidenti.

Potrei vomitare.”

Questo fu il commento sempre poco delicato di Sebastian, ma al quale Thad non riuscì a opporsi.

Ragazzi, sapete che vi voglio bene e tutto ma, davvero, andate a darvi da fare in camera vostra,” disse, non riuscendo però a trattenere un sorriso.

Jeff sbuffò, alzandosi dal letto.

Siete pallosi, tutti e due. E invidiosi da morire,” disse, prima di dirigersi verso la porta, ostentando una faccia da 'dignità ferita'.

Noi ce ne andiamo, allora,” disse Nick, alzandosi a sua volta, e ridendo per l'espressione di Jeff.

Trent ci sta aspettando in mensa, oggi non abbiamo pranzato.”

Thad borbottò un 'chissà che stavate facendo'.

Mi raccomando, correte, che altrimenti Trent finisce tutti gli omogeneizzati. Di nuovo,” rise, ripensando a quell'avvenimento.

Non glielo permetterò,” disse Jeff, biascicando poi un saluto, per poi lanciarsi di corsa per il corridoio.

Beh, ciao,” disse, Nick, sconsolato dal dover correre per raggiungere il suo nuovo ragazzo.

Ciao, Nick,” sorrise Thad. Sebastian si limitò ad un cenno con la testa.

Una volta soli, Thad diede solo un'occhiata a Sebastian, ma vedendo che quello non lo degnava della sua attenzione, si sdraiò sul letto. Afferrò il telefonino e si decise a scrivere un messaggio a Jenny – avrebbe dovuto scriverle parecchio prima, ma non ne aveva avuto voglia.

Per un po' ci fu il silenzio, Sebastian stava probabilmente studiando o solo leggendo, chissà, fatto sta che la pace fu più volte interrotta dal cellulare di Thad, che continuava ad informarlo dei messaggi della sua ragazza

Ad ogni messaggio era conseguente una risata e un sorriso, e più aumentavano le risate più aumentava anche il nervosismo di Sebastian.

E Thad era talmente preso dai messaggi – Jenny gli stava raccontando una storiella carina successa in classe - , che non si accorse di Sebastian che gli si era avvicinato. Quest'ultimo gli prese il telefono dalle mani, senza che Thad potesse impedirglielo e si avviò verso il bagno.

Non fece in tempo a bloccarlo, che l'altro buttò il cellulare dentro alla tazza, tirando lo sciacquone subito dopo per finirlo definitivamente.

Molto meglio,” disse Sebastian, andando poi a sdraiarsi sul letto, con una nonchalance incredibile.

Thad rimase bloccato a fissare il suo cellulare ormai completamente andato, scioccato.







**






Thad era molto incazzato quella sera. Non aveva più rivolto la parola a Sebastian dopo l'atrocità che con la quale aveva trattato il suo amato telefono, ma dentro si stava rodendo il fegato.

Non poteva credere che avesse davvero tanta faccia tosta.

Stava per scendere per la cena e si voltò verso Sebastian per capire che intenzioni avesse.

Si stupì, invece, di trovarlo profondamente addormentato; era a pancia in su, e non sembrava stare molto comodo dall'espressione accigliata che aveva.

O forse stava facendo un brutto sogno, chissà.

Thad sperò vivamente di esserci in quell'incubo: magari di essere un Mago Nero che rasava a zero Sebastian, o un coccodrillo che gli mordeva un braccio.

Che goduria sarebbe stata.

Inconsapevolmente si era avvicinato al letto del compagno di stanza, senza smettere di fissarlo. Notò che aveva la bocca spalancata e ridacchiò di questo: non lo avrebbe mai detto, ma sembrava un vero angioletto mentre dormiva.

Ecco, giusto, mentre dormiva.

Non poté fare a meno di soffermarsi sul profilo del suo viso e invidiare da morire ogni singolo lineamento.

Lo trovava... Bello.

Si sorprese dei suoi pensieri, ma al tempo stesso sentiva che non poteva più negare a se stesso di essere attratto da Sebastian - per quanto la sola idea lo avesse tormentato per giorni interi, non poteva più scappare.

Ormai le sensazioni che provava nell'averlo vicino erano impossibili da ignorare, era inutile negarlo.

Per questo non si sorprese più di tanto nello scoprirsi a fissare la sua bocca: era... Invitante. Morbida.

Si chiese cosa si provasse a baciarla e si ritrovò tentato come mai prima d'ora.

Ci voleva così poco nell'abbassarsi e posare le labbra su quelle dell'altro. Mancava davvero, davvero poco.

Bastava abbassarsi di qualche centimetro e...

Si ricompose poco prima di fare la cazzata del secolo – almeno secondo lui. Saltò su, come se gli avessero appena dato un pizzicotto sul sedere e si sentì come un povero coglione che stava per baciare il suo acerrimo nemico.

Si allontanò quasi di corsa da quel corpo – sempre più invitante, ma allo stesso così intoccabile – e da quella maledetta bocca tentatrice.

Ma mentre stava per uscire i suoi occhi caddero prima sull'Agenda di Sebastian, poi sulla piccola finestra che avevano in stanza; loro erano al terzo piano, si ricordò mentalmente.

Bene, ora sapeva come ripagarlo con la stessa moneta.


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Capitolo 10
*** Sebastian VS le mamme ***


 

"Dai, c'è di peggio nella vita che prendersi una cotta per qualcuno."

Thad avrebbe voluto davvero piangere.

"Jeff, mi stai per caso dicendo che al mondo esiste qualcosa di più tragicamente orrendo che farsi piacere Sebastian Smythe?" disse, la voce impastata dal cuscino su cui aveva sprofondato la testa. Sperava di diventare un tutt’uno col letto e sparire per sempre dalla circolazione.

"Ormai è entrato nel baratro del pessimismo," disse Nick, come se lui non fosse lì vicino ad ascoltarlo.

"Già," gli diede man forte Jeff. Aveva il classico tono da mamma chioccia, tipicamente ottenuto ogniqualvolta Thad raggiungeva il picco della depressione. Succedeva raramente prima dell’arrivo di Sebastian nella sua vita.

"Secondo me dobbiamo portarlo a fare shopping," disse invece Trent, da qualche parte indefinita della stanza.

Di certo fare spese era l'ultimissima cosa a cui Thad stesse pensando, specialmente quando ficcarsi dentro la lavatrice e centrifugarsi un po' gli sembrava l'unica speranza.

"Secondo me ha bisogno del trattamento shock," stava dicendo, intanto, Jeff a qualcuno che immaginò fosse Nick.

A quelle parole Thad alzò leggermente la testa, tanto per mostrare la sua presenza nella stanza.

"No, Jeff,"gli rispose, con voce depressa. "Non posso rivedere le repliche di Torchwood ogni volta che ho un problema."

Oppure poteva. In quel momento chiudersi in camera con gli amici non gli sembrava tanto una brutta idea, anzi.

Poteva sempre emigrare in Messico, cercò di consolarsi.

"Secondo me, invece, dovrebbe andare su a dare una sistemata alla sua camera, sarebbe anche ora. E poi almeno si concentrerebbe su qualcosa che non sia il culo di Seb..."

"Non pensare neanche di finire la frase, Nick."

Sentì Jeff ridere, divertito da tutto quello che stava accadendo. Fortuna che almeno lui era felice.

"Io sono ancora del parere che un paio di scarpe nuove non gli farebbero male."

"Io voto ancora per Torchwood."

"Io per pulire quel casino che si ostina a chiamare stanza."

Thad rificcò la testa praticamente dentro il cuscino, sconsolato.

“Ricordatemi perché ho cercato aiuto da voi: siete impossibili.”

“Ma perché ci vuoi bene da morire, caro mio,” gli rispose Jeff, accarezzandogli i capelli.

A volte Jeff sapeva essere saggio come pochi, stranamente riuscì a sollevargli di un pochino il morale.

 “E perché così posso dimostrarti che è normale avere una cotta per Jack.”

… Come non detto.

 

 

 

 

La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare

Il grande ritorno.

 

 

 

Stamattina, quando mi sono svegliato, la mia Agenda non c’era.
L’ho cercata dappertutto, persino dentro al cassetto delle mutande di Harwood – un’impresa che solo qualcuno dotato di coraggio come me poteva intraprendere. (E a proposito di quest’ultimo… è stato lui.
Lo so, lo sento.)
Poi, mentre camminavo per il vialetto retrostante la scuola, eccola lì. Per terra, rovinata e calpestata.
Per fortuna sono riuscito a salvare la mia piccolina prima che venisse maltrattata ancor di più. Sono stato un eroe.
Tra l’altro quella piattola idiota non è riuscito nemmeno ad aprirla, non avendo scoperto il codice di blocco. Facile, in realtà: Harwood-non-aprirà-mai-questa-agenda.

Carino, vero?

 

 

 

 

 

 

Mentre Thad rientrava nella sua camera, sperava di riuscire a trovare un po' di pace almeno lì.

Speranze vane.

Quello che vide lo sbalordì completamente, al punto che rimase per qualche minuto immobile, con la mano sulla maniglia e con la bocca completamente spalancata.

Sua madre era lì. Sua. Madre.

E Sebastian.

Sua madre e Sebastian che chiacchieravano amorevolmente come amici di vecchia data, seduti sul letto come due Pascià.

"Thato!" lo chiamò sua madre, usando il soprannome che gli aveva dato quando aveva soltanto quattro anni.

Thad sperò che la terra lo inghiottisse. Soprattutto guardando Sebastian trattenere a stento le risate.

Maledetto.

"Mamma," disse, ancora allibito. "Che diavolo... Cioè, che come mai sei qui?"

Sua madre gli sorrise, arzilla e giovanile com'era sempre stata. C'erano state volte in cui la gente l'aveva scambiata per sua sorella maggiore e anche, era ancora traumatizzato per questo, per la sua ragazza.

"Sono venuta a trovarti, tu non hai più chiamato!" gli disse la donna, "prima lo facevi tutti i giorni."

"Ah, sì, mi stava giusto dicendo che Thad era un gran mammone, da piccolo," s'intromise Sebastian, divertito come non mai. Lo stronzo. "Che altro combinava?"

"Oh, Sebastian, pensa che alle elementari aveva una mia foto nell'astuccio."

Sebastian ridacchiò, con fare cospiratorio.

"Beh, al suo posto anch’io l'avrei voluta. Lei è così in forma."

Stavolta fu il turno della signora Harwood di ridacchiare.

"Oh, caro, sei troppo gentile," Sebastian? Gentile? "Scommetto che rubi cuori a molte ragazze."

"Più o meno," rispose Sebastian, divertito.

"Thato, dove lo tenevi nascosto, questo ragazzo così carino?" gli chiese sua madre, ricordandosi improvvisamente della sua presenza.

"Lo volevo tutto per me," rispose, sarcastico.

"Non mi hai parlato neanche del fatto che ora hai una ragazza e della tua media scolastica. Fortuna che Sebastian mi ha avvertita adeguatamente."

Certo. Fortuna.

Non poteva credere che Sebastian aveva per davvero fatto la spia.

Era… Era un maledetto stronzo. Lo aveva ficcato in guai molto grossi e lo sapeva; anzi, lui ci godeva nel vederlo in difficoltà.

“Si figuri, signora, ci tenevo a farle sapere che ha tutto il mio appoggio se vuole aiutarlo, è suo figlio e ci tengo a lui.”

Thad rimase per un attimo senza parole.

Cosa aveva appena detto?

Non era possibile. Stava bleffando, era ovvio come il sole.

Anche se… No. Lo stava prendendo in giro, come al solito.

“Ora mi scusi, ma devo andare a provare con un compagno. È stato un piacere conoscerla,” continuò Sebastian, alzandosi dal letto. “Aspetto con ansia la foto di quando Thad ha vinto il torneo di Yu-ghi-oh.”

E mentre sua madre rideva, Thad avrebbe voluto sbattere la testa contro il muro. Quando era piccolo era appassionato di carte, e allora? Era bravo e aveva talento!

Jeff aveva vinto sette volte il campionato di BeyBlade, ma nessuno lo prendeva in giro per questo.

“Certo, caro,” poi la signora Harwood si voltò verso di lui, con sguardo più minaccioso. “Bene, Thato, sbaglio o devi darmi qualche spiegazione?”

Prima di uscire Sebastian gli lanciò un’occhiata significativa, che poteva venir interpretata tra un ‘beccati questa’ e ‘te la sei cercata’.

Si appuntò mentalmente che la prossima volta quell’agenda l’avrebbe bruciata foglio per foglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Thad uscì dal bagno, dopo essersi fatto la doccia, già bello che vestito e con i capelli asciutti – mica come quell’altro che girava sempre mezzo nudo.

Trovò Sebastian già sotto le lenzuola, e rimase un attimo scioccato: non ricordava di aver sentito la porta chiudersi. Quando era tornato?

Decise di ignorarlo, ligio sulla sua idea di broncio infinito.

Ora per colpa di quel maledetto avrebbe dovuto frequentare il corso pomeridiano per tutto il resto dell’anno. Il che significava ore noiose, stressanti e pesanti.

Tutto perché? Per una stupida vendetta.

Ok, un po’ si era aspettato riscontri dopo avergli dato buca e aver gettato la sua agenda fuori dalla finestra, ma cazzo. Parlare con sua madre era stato un colpo troppo basso persino per Sebastian.

Cosa che a quanto pare non smuoveva il suo compagno di stanza, dal momento che restava spaparanzato sul letto e con un sorriso sardonico sul viso.

“Qualcosa non va, Thadduccio?” gli disse, continuando a sorridere.

“Sì: tu esisti.”

Thad andò verso l’armadio, deciso a ringhiare contro ogni parola uscita dalla bocca di quel maledetto. Ci buttò i vestiti dentro – se Nick avesse visto la Terza Guerra Mondiale presente nel suo armadio lo avrebbe ucciso lentamente e dolorosamente – e richiuse l’anta come niente fosse.

“Così mi ferisci! Dai, fammi un sorriso,” continuò Sebastian, prendendolo in giro.

Thad lo ignorò, accingendosi a preparare i libri per la mattina dopo, cosicché non avrebbe dovuto svegliarsi troppo presto. I cinque minuti in più di sonno erano preziosissimi.

E in più aveva una scusa per non guardare in faccia Sebastian. Non era sicuro di riuscire a trattenersi dallo spaccargliela – o baciargliela, dannazione.

“Non dirmi che te la sei presa così tanto, sei suscettibilissimo. Dai, vieni qua con me nel letto.”

A quelle parole Thad si bloccò.

… Con lui nel letto? Ma che…?

“Cosa?” disse, sconvolto.

“Ma sì, infilati con me sotto le coperte. Prometto che sarò buono,” la sua faccia diceva tutt’altro.

“Perché mai dovrei farlo, illuminami. E poi perché accidenti mi vorresti lì?” si accorse di avere la bocca impastata, mentre immaginava la scena.

“Perché mi manca un orsetto da abbracciare e tu sembri comodo.”

Perché gli sembrava che lo stesse prendendo in giro?

Ah, sì, perché era Sebastian.

“Non ci penso nemmeno! Non mi fido,” disse, voltandosi dall’altra parte.

L’idea di entrare nel letto di Sebastian era particolarmente spaventosa. Soprattutto dopo i suoi ultimi ragionamenti.

“Non ne hai il coraggio, ho capito.”

E quella era ovviamente una provocazione, così come il suo sorriso – che in quel momento gli sembrava più crudele del solito -, così come la consapevolezza che aveva colto nel segno.

“Non c’entra il coraggio. È che tu sei gay e io… Io … No.”

Ok, quella titubanza non avrebbe dovuto esserci.

Soprattutto visto che allargò ancora di più il sorriso di Sebastian.

“E allora che cos’è che temi? Io non potrei farti nulla che tu non voglia. Che tu non voglia, appunto. Almeno che non sia il contrario…”

Beh, se voleva dimostrare a Sebastian di non essere attratto da lui, quello era il momento. Il problema era riuscire a dimostrarglielo.

“Sono ancora arrabbiato,” provò, debolmente, ormai troppo attratto dalla proposta per opporre una vera e propria resistenza.

“No, io dico che hai una fifa pazzesca di non riuscire a resistermi.”

Sebastian aveva piegato il lenzuolo, come per invitarlo a entrarci dentro.

… Oh, al diavolo.

Thad si sarebbe rimaledetto quarantamila volte, la mattina successiva, ma in quel momento sentiva che ne valeva la pena. Per una volta volle fare di testa sua, prendere le cose alla leggera.

Carpe Diem, si disse, mentre s’infilava nel letto di Sebastian.

“Così va bene,” disse Sebastian, stringendosi contro di lui in pochi secondi.

No, un attimo. Così no che non andava bene.

Più Thad cercava di staccarsi dal corpo – maledettamente caldo – di Sebastian, più quest’ultimo ci si strusciava contro.

Stronzo, stronzo e ancora stronzo.

“Eddai, Thad, lasciati andare, non voglio mica violentarti,” disse Sebastian, con la voce leggermente impastata dal sonno.

“No è che…” maledetta spontaneità con cui era nato. L’avrebbe odiata per tutta la vita. “Non sono sicuro di riuscire a trattenermi, altrimenti.

Appena finito di dirlo e già si era pentito. E meno male che avrebbe dovuto dimostrargli di essere immune al suo fascino.

Sì, come no, bella roba. Quanto era idiota, maledizione?

Si rigirò dall’altra parte, imbarazzato come poche altre volte in vita sua, dando le spalle a Sebastian. Quest’ultimo lo abbracciò da dietro, ridendo leggermente sul suo collo e spedendogli brividi per tutto il corpo.

“Mh, e perché dovresti?” disse, posando la testa sul suo incavo del collo e le labbra sulla sua pelle, iniziando a baciargli lentamente il collo.

Il gemito che scappò a Thad fu parecchio imbarazzante.

“Sebastian, finiscila…” disse, pentendosi quasi subito di quelle parole.

“Sai… Posso essere sincero? Neanche io sono sicuro di riuscire a trattenermi.”

Se voleva ucciderlo ci stava riuscendo. E anche bene.

Con quel tono, poi…

Ora la voglia di farlo smettere era pari a zero, soprattutto contando che anche Sebastian sembrava della stessa opinione. Aveva ricominciato a baciargli il collo, infatti, il bastardo.

In quel momento il suo encefalogramma sarebbe stato piattissimo; o di certo pieno di scritte del tipo: Sebastian, Sebastian, Sebastian e ancora Sebastian.

No, no, no. La sua mente registrava quella parola, ma non la collocava da nessuna parte.

“Sebastian non…”

S’interruppe quando una mano di Sebastian si infilò sotto la sua maglietta.

Ok, come non detto.

Stava per dire: “ho cambiato idea, continua pure quanto vuoi”, ma ci pensò lo stesso Sebastian a  fermarsi, con un leggero sbuffo.

“E va bene, Thadduccio, dormiamo. Così stanotte sognerai il continuo di questo momento.”

Oh, beh, probabilmente l’avrebbe fatto davvero. Eccome.

Eppure in quel momento non se la sentiva di preoccuparsi di questo, ma piuttosto sul come riuscire a dormire con il respiro leggero di Sebastian sulla nuca.

Sbagliava o improvvisamente mancava l’aria?

Si sentiva talmente sfinito – resistere era difficile, dannazione -, ma riuscì a chiudere gli occhi soltanto due ore dopo.

O meglio, stava per addormentarsi quando una gamba di Sebastian s’infilò tra le sue, e allora addio a ogni traccia di sonno.

Di bene in meglio. Addio Morfeo.

 

 

 

 

 

 

 
Premetto che voglio essere al posto di Thad.
No, ok, quest’inizio non c’entra niente, in realtà volevo soltanto dirvi che stasera provvederò a rispondere a tutte le recensioni dello scorso capitolo, darvi delucidazioni (?) e sclerare per bene.
Che vi amo tanto lo sapete, no? #MutualLove

 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto <3

 

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Capitolo 11
*** Sebastian VS il singhiozzo ***


La piacevole e imponente presenza di Thad Harwood presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare

 

Oggi ho maltrattato per bene il mio vicino di stanza: perché sono figo e perché io posso permettermelo.
Tra l’altro ho visto il culo di Anderson e so già che sarà mio. NESSUNO mi resiste, sia chiaro.
Ho già in mente un modo per far sì che diventi mio. Sono o non sono una mente geniale?

Tutte le piattole di questo mondo si piegheranno a me.

(E appena Sebastian scopre che gli ho fatto il verso per iscritto mi uccide).

 

 

 

 

 

“Dio, Thadduccio, appena ti si dà un po’ di confidenza tu ti prendi tutto il braccio.”

Sebastian era spaparanzato sul letto, al fianco di Thad, mentre lo guardava con un sopracciglio elegantemente alzato.

“Eddai! Sono mesi che avrei voluto farlo,” disse Thad, saltellando leggermente sul letto. “Ho scritto sull’Agenda di Sebastian, ah!”

Quando da appena svegli Thad si era ritrovato Sebastian praticamente sopra di lui, gli era venuto un infarto. Eppure Sebastian si era comportato bene, limitandosi a qualche battuta maliziosa e senza avvicinarsi troppo – per quanto si può essere lontani in un letto a una piazza. Per questo avevano deciso di restare lì ancora per un po’, saltando le prime ore di lezioni.

Era strano, molto strano fare qualcosa con Sebastian che poteva definirsi “chiacchierare”, ma Thad stava scoprendo che non gli dispiaceva per niente.

Probabilmente ormai non esisteva lato dell’altro che non gli piacesse, e ciò non andava affatto bene.

“Qualsiasi cosa che mi riguarda ti emoziona così tanto? Allora potrei concederti di tenere i miei pantaloni per un po’.”

“Non li voglio!”

“Oh, vero, tu preferisci i miei Boxer,” sorrise Sebastian, provocandolo apertamente.

 Tenere i boxer di Sebastian nascosti dentro ad un cassetto… Mica male come idea.

No.

Non doveva pensarci neanche.

“Tieniteli,” rispose, burbero.

Sebastian ridacchiò, soffiandogli leggermente sul collo e facendogli chiudere leggermente gli occhi.

“Sai, non sei male quando sei tranquillo,” disse Thad, ragionando su quella situazione. Su lui e il suo compagno di stanza che per una volta non si uccidevano a vicenda.

“Non dirmi che ora vuoi che diventiamo amichetti,” rispose Sebastian, con una smorfia ironica sul viso.

Thad si voltò sul letto, mettendosi comodo a pancia in sotto. Poi si appoggiò sui gomiti per fissare meglio l’altro.

“Perché, che hai contro l’amicizia?”

“Non mi piace. A questo punto preferisco che diventiamo scopamici.

 Thad diventò di diversi colori – dal porpora al viola – e quasi si strozzò con la saliva.

“Sei pazzo?”

Sebastian gli si avvicinò, arrivando a due centimetri dalle sue labbra. Aveva uno sguardo malizioso e l’espressione furba.

Thad non era certo che il suo cuore avrebbe retto, questa volta.

“Non ti piacerebbe, Thadduccio?”

Eccome.

“Per nulla.”

Incredibile come la sua mente e la sua bocca andassero collegate: doveva incominciare a preoccuparsi di soffrire di qualche strano disturbo?

Lo sguardo di Sebastian era eloquente.

“Ok, forse un pochino…” non doveva cedere, accidenti! “Ma non voglio dartela vinta, diciamo così. Ho dei miei valor…”

Sebastian si avvicinò ancora di più, mentre li divideva soltanto un soffio. Thad si chiede di nuovo che sapore avessero quelle labbra, e quel pensiero non lo aiutò molto nei suoi principi da scaccia-Sebastian.

“Sicuro? E cosa vuoi che faccia, ora?”

Ma prima che Thad potesse rispondere con un ‘baciami’ gigante come una villa, il suo telefono squillò improvvisamente; sobbalzò talmente tanto che si sbilanciò troppo e ruzzolò per terra.

In modo molto poco dignitoso.

Thad si rialzò poco dopo, massaggiandosi il sedere e intimando a Sebastian di non ridere e di non prenderlo in giro – cosa che era in procinto di fare.

Rispose al telefono bruscamente.

“Pronto?”

“Thad… Emergenza.”

“Non dirmi che Flint è di nuovo dipendente dalle Pringles.”

“No… Peggio.”

“Oh mio Dio, Jeff, cosa succede?”

Vide Sebastian alzare un sopracciglio, probabilmente incuriosito.

“… Trent ha il singhiozzo.”

 

 

 

 

 

Trent con il singhiozzo significava ore e ore a cercare di farglielo passere. Il poveretto aveva il singhiozzo tanto forte che le spalle vibravano a ogni colpo, e tanto duraturo e potente che nemmeno quintali d’acqua risolvevano il problema.

“… Quindi tu mi stai dicendo che ti ha proposto di diventare il tuo scopamico e tu hai rifiutato?”

Jeff era seduto di fronte a lui, nella stanza di Trent – il quale ancora singhiozzava come un povero scemo – , Nick alla sua destra. Thad si sentiva leggermente braccato.

Non avrebbe dovuto confessare loro di quella mattina.

“Esatto,” disse, svogliato.

“Ah… E adesso dimmi: COSA ACCIDENTI TI PASSA PER LA TESTA?”

Thad spalancò gli occhi. “Io…”

“Hic,” il singhiozzo del povero Trent lo fermò per un attimo.

“Che avrei dovuto fare, scusa?” continuò, leggermente infervorato, fissando Jeff.

“Per esempio approfittarne?” gli rispose Jeff, scuotendo la testa. “Visto la quantità di ormoni che produci con lui in giro, sarebbe stata la volta buona che ti saresti sfogato un po’.”

“Ma è probabile che mi stia prendendo soltanto in giro. E non voglio essere umiliato da lui.”

Jeff restò in silenzio per un attimo.

“Che te ne fregava? Intanto ti godevi l’attimo.”

Nick decise che era ora d’intervenire. Jeff era carino e il miglior fidanzato del mondo, ma, davvero, era un demente.

“Beh, effettivamente questo interesse improvviso è sospetto. E conoscendo il soggetto...” disse, cercando di analizzare la situazione.

“A me sembrava sincero…” sussurrò Thad.

Tutti spalancarono gli occhi.

“Thad, Sebastian non è mai sincero,” disse Jeff, fissandolo con prepotenza.

“Hic.”

 Un attimo di silenzio, poi Jeff continuò. “Un conto è che tu voglia avere una specie di relazione clandestina con lui, un conto è che ci siano di mezzo i sentimenti.”

“Che sentimenti?”

“Hic.”

“Thad, lo hanno capito anche i muri che lui ti piace tanto. Non fingere con noi,” gli disse Nick, con sguardo ammonitore.

“Hic.”

“Ecco,” gli diede man forte Jeff. “E sappiamo bene che ciò che ti passa per la testa lo dici, quindi vedi di darti un contegno. Non farti coinvolgere troppo, chiaro?”

“E soprattutto non credere che lui si stia comportando così perché prova qualcosa, lui ne approfitta soltanto.”

Thad rimase in silenzio, sapendo che i suoi amici avevano ragione: il dormire insieme senza impegno, la chiacchierata mattutina… Sebastian lo stava come “incantando” e lui ci stava cascando come una pera cotta.

“Hic.”

“Ok,” disse, poco convinto Thad.

“Però nel frattempo non ti farebbe male una sana scop…”

Si fermò per un leggero calcio che Nick gli lanciò. Jeff immediatamente gli sorrise, come scusandosi, con la faccia più angelica che aveva.

Thad sorrise per quanto erano piccioncini quei due.

“Hic.”

Si ricordarono improvvisamente del povero Trent che sembrava star per morire con le convulsioni per il troppo singhiozzo.

 

 

 

 

 

**

 

 

 

 

 

 

 

Sebastian odiava le professoresse lecchine che cercavano soltanto di circuirlo – ignorando che lui era dell’altra sponda. Sapeva di essere seducente, ma la popolazione femminile non era di suo interesse.

Quindi dopo aver passato un intero pomeriggio a subirsene una, non era dell’umore adatto per giochetti o altro.

Umore che peggiorò quando, andando in giardino, si ritrovò davanti un Jeff e un Thad accucciati dietro ad un muretto. Sembravano dei poveri deficienti, e decise che era meglio ignorarli.

L’ultima cosa che voleva era venire coinvolto nei loro giochetti idioti.

Avanzò con tranquillità, sperando vivamente che non si accorgessero di lui.

Speranze vane.

“Sebastian, abbassati!” gli gridò Jeff, mentre Thad lo prendeva per le spalle e lo abbassava di forza.

Sebastian si ritrovò in ginocchio sull’erba, rischiando anche di sporcare i suoi pantaloni e senza un motivo valido perché ciò avvenisse.

“Mi dite che cazzo state facendo?” sputò, piuttosto brusco.

I due non gli risposero, restando in silenzio come a voler lasciare più suspance.

“Ripeto: mi dite che…”

“Shhh, ” lo zittì Jeff.

Ok, voleva morire.

“Vaffanculo, Sterling!”

Lo ignorarono ancora, e si abbassarono ancora di più. All’improvviso Jeff tirò fuori un Walkie Talkie, dove Sebastian sentì provenire la voce di Flint. ‘Nemico in vista. Nemico in vista a ore 12.’

Ma cosa cazz…”

“Ok,” si preparò Thad. “Al tuo tre, Jeff.”

Jeff annuì, solenne.

“Tre…”

“Mi volete spiegare?”

“Due…”

“Che cazzo succede?”

“UNO!”

Sia Thad che Jeff si alzarono all’improvviso gridando un ‘bu’ che probabilmente avrebbero sentito anche gli abitanti dell’altra parte del paese.

Alzandosi a sua volta, Sebastian, con le orecchie sanguinanti e la pazienza al limite, notò un Trent piuttosto scosso e sull’urlo di un infarto.

“Questo dovrebbe aver funzionato, Jeff, controlla le sue condizioni. E speriamo non svenga come la volta scorsa.”

Sebastian si voltò verso Thad, con un sopracciglio alzato.

“Quindi… Voi avete organizzato tutto questo soltanto per far passare il singhiozzo a Trent?”

Thad annuì, solenne: era stata una missione di primaria importanza.

Si stupì poco dopo, notando Sebastian venir scosso da piccole risa.

Non sembrava ridere di cattiveria, o prenderlo in giro: pareva ridere di gusto. Davvero.

Thad notò i suoi denti bianchi e il sorriso, con una stretta improvvisa allo stomaco.

“Devo dire che siete totalmente idioti, ma mi avete rallegrato la giornata,” detto questo, Sebastian si avviò verso l’entrata della scuola.

Quando Jeff tornò, ritrovò Thad che aveva ancora la bocca spalancata e la mente chissà dove.

“Tutto bene, Thad?”

Ci mise un po’ a rispondere.

“Chi è Thad?”

 

 

 

**

 

 

 

Quando Thad rientrò in camera, non si aspettava di trovarci già Sebastian dentro.

Decise di ignorarlo.

“Trent è guarito?” chiese l’altro, però, deciso ad attentare alla sua sanità mentale.

“Sì, anche se abbiamo quasi dovuto accompagnarlo nell’infermeria della scuola,” rispose, sorridendo al pensiero.

Ok, non avrebbe dovuto essere divertente, ma la faccia di Trent era stata comica.

“Immagino.”

Sebastian si alzò in piedi, e solo allora Thad si accorse che era vestito elegantemente. Stava uscendo.

“Vai da qualche parte?” chiese, con nonchalance.

Sebastian annuì soltanto, mentre si accingeva a infilarsi le scarpe. Erano belle, quasi quanto il suo completo. Indossarlo significava partecipare a qualche evento (o appuntamento) importante.

“Con chi?”

Non avrebbe voluto dirlo. Si morse la lingua non appena quella domanda gli scappò.

Sebastian ridacchiò, prendendolo in giro – era tornato tutto come al solito, in questo modo.

“Sei geloso?” disse, avvicinandoglisi.

Thad capì subito che tirava aria brutta, quindi scelse di allontanarsi. “Certo che no, era solo per sapere,” disse, cercando di sviare.

“Sarà…” perché non la smetteva con quel tono malizioso? “Comunque vado con mio padre a una cena. Lì ci sarà qualche produttore, chissà che non riesca a ottenere qualche lavoretto carino.”

“Il solito fortunato,” sbuffò Thad, guardandolo mentre l’altro finiva di prepararsi.

“La fortuna le persone se la creano, non arriva da sola.”

“Wow. Questa è filosofia-Smythe.”

Cadde un attimo di silenzio, in cui Thad ponderò bene cosa dire. Aveva qualcosa sulla punta della lingua, ma non sapeva bene se dirla o no.

Insomma, Sebastian gli sembrava così umano, così interessato…

No.

Non fare scemenze. Non fare scemenze. Non fare scemenze.

“Bene, Thadduccio, io me ne vado. Comportati bene e non usare troppo federica in mia assenza.”

Thad ancora rimase in silenzio, senza nemmeno ascoltarlo.

Stava davvero per… No.

Non poteva, non…

“Ciao, cia..”

“Tu mi piaci.”

Sebastian rimase bloccato sulla porta, una mano sulla maniglia e l’espressione stupita dipinta sul volto.

Dio, Thad si sarebbe seppellito, ma ormai aveva fatto la cazzata. Insomma, avrebbe sfruttato per bene questa sua impulsività.

“Sì… Beh, credo di amarti. Cioè, non lo so, forse è troppo presto, ma comunque provo qualcosa di forte e non so classificarlo e…” si incartò. “Dio, Smythe, sono pazzo di te, va bene?”

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Sebastian VS le confessioni ***


 Dedicato alla mia Musa Inquietante (nonché pezzo di culo Sud) <3






La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare

 

… Harwood si è davvero confessato?

Mi è già successo prima d’ora che qualcuno mi dicesse che era interessato a me, ma un “mi piaci” così diretto è una cosa nuova. Come al solito Thadduccio non ha un minimo di controllo di se stesso, ma si può essere più idioti?

E nuova è anche la curiosità: chissà cosa farà ora che gli ho detto di non ricambiare?

Ovviamente che io abbia una relazione seria non se ne parla.

 

 

 

 

Era risaputo che di mattina presto gli Usignoli non erano da provocare o stimolare: il sonno misto al dover andare a studiare per una mattinata intera era una combinazione troppo potente.

Per questo quando Thad se ne uscì, anche piuttosto indifferente, con la frase ‘ieri mi sono dichiarato a Sebastian Smythe e mi ha anche rifiutato’, con tanto di sorriso, mancò poco che tutti i presenti al tavolo si strozzassero con i cereali che stavano mangiando.

“CHE COSA?” saltò su Jeff, non appena finì di tossicchiare la colazione. “COSA HA FATTO QUEL BASTARDO?”

Thad strinse gli occhi.

“Abbassa la voce, coglione!” disse, portando una mano sulla sua spalla per farlo risedere.

Improvvisamente sentiva gli occhi di Sebastian su di sé e preferì sorvolare sulla stupidità di Jeff; decise di ignorare il suo sguardo.

“Che ti ha detto?” gli chiese Nick, più calmo – come al solito – ma anche lui piuttosto concitatamente.

“Niente,” rispose Thad, alzando di poco le spalle. “Soltanto che si stava divertendo a fare questa specie di ‘gioco al fai cambiare sponda a un etero’ con me e che era sicuro che anche io la stessi prendendo alla leggera. E che è ovvio che lui non prova alcun tipo di sentimento.”

Trent, Nick, Jeff, Richard e Flint restarono in silenzio, chi dispiaciuto, chi – Jeff – meditando un omicidio.

“Secondo me è sospetto: insomma, può anche essere che lui volesse soltanto divertirsi, ma forse gli interessi sul serio, altrimenti non si spiegano certi comportamenti. Magari ha solo paura di ammetterlo,” disse Nick, cercando un modo per consolarlo, non sapendo bene cosa dire.

“No, non è così. Ma non fa nulla, Nick, sto bene!”

“Non so perché si comporta così da cazzone, so solo che se lo prendo gli faccio pentire di essere nato e…”

“Jeff, ho detto che sto bene.”

“… Non vedrà mai più la luce del sole. Dico davvero, io so essere vendicativo quando voglio e vedrà di che pasta sono fatto. Sia chiaro che…”

“JEFF!”

Tutta la mensa si era improvvisamente voltata verso di lui, ma Thad era felice di aver zittito l’amico.

“Sto. Bene,”  ripeté, bruciando i suoi amici con lo sguardo. “Ora parliamo d’altro? Sul serio, non ho bisogno di nessuna consolazione.”

Il suo sorriso era disarmante, così tutti decisero che era il caso di finirla lì.

Trent, che era stato zitto fino in quel momento, decise che era il caso di intromettersi: “Oggi pomeriggio andiamo a fare shopping?”

Thad sbuffò. Ma pensava a qualcos’altro, Trent?

“Ok,” accettò lo stesso, agognando un pomeriggio tutto con i suoi amici. “Diamoci alla pazza gioia!”

“Io devo passare a comprarmi un nuovo videogioco. Ormai Resident Evil 4 l’ho finito otto volte,” rispose Jeff, pensieroso. “Stanotte ho sognato che mia madre diventava uno Zombie.”

“Oddio no, poi io dovrò conoscerla e preferisco sia al pieno delle sue facoltà mentali,” s’impaurì Nick.

Jeff scoppiò a ridere piuttosto rumorosamente e sputacchiando qui e là, tanto che Flint fu tentato di ficcargli  un intero tovagliolo in bocca.

“Tu vieni, Richard?” Thad si ricordò all’improvviso della presenza dell’altro Usignolo.

“No, non mi va, preferisco restare sulla poltrona tutto il pomeriggio.”

Jeff scosse la testa.

“Dio, Richard, sei così noioso che le pecore ti contano prima di andare a dormire.”

Inutile dire che Thad quasi si strozzò a furia di ridere.

 

 

 

 

 

 

Tutti gli Usignoli, alla fine, si erano riuniti nel Centro Commerciale per ‘far tornare su il morale di Thad, basso a causa di quell’animale di Sebastian’, senza pensare che Sebastian era di fatto un Usignolo e come tale era lì presente.

Quindi, mentre loro continuavano a blaterare su quanto quella situazione fosse triste e su quanto Thad fosse una povera anima in pena, Sebastian sentiva i loro discorsi.

“Avete finito?” disse, a un certo punto, con un tono annoiato. “Non ho mica ammazzato il vostro amichetto, siete noiosi e lui è una lagna.”

Thad si sentì profondamente offeso, ma prima che potesse anche solo dire qualcosa, Jeff partì. “No, Sebastian, non ci aspettiamo che tu capisca cosa voglia dire provare sentimenti per qualcuno.”

Sebastian non rispose, limitandosi solamente ad alzare un sopracciglio in segno della sua disapprovazione.

Thad sentì improvvisamente le braccia di qualcuno cingergli le spalle e voltandosi notò Nicholas che lo guardava con un sorrisone.

“Non preoccuparti, Thad, ci siamo qui noi.”

E Thad capì.

Capì, dalle parole e dal sorriso splendido di Nicholas, che gli Usignoli stavano facendo tutto questo appositamente per lui. Erano rumorosi, idioti e con poco tatto, ma… accidenti, erano il gruppo migliore della terra.

E, mentre li guardava buffonare per il centro commerciale e sorridergli di tanto in tanto, quasi si commosse, grato ai suoi amici come non lo era mai stato.

“Sto bene, ragazzi, davvero,” sorrise a Nicholas, mentre un’idea prendeva forma nella sua testa. “David, a proposito… Ti ricordi dello scherzo che avevamo pensato per la Professoressa Jefferson?”

“Sì?” rispose l’altro, con le orecchie improvvisamente tese.

Dove c’era uno scherzo da fare c’era anche David.

“Ecco, ho in mente una cosuccia ancora più divertente.”

Il ghigno sui volti di Thad e di David era sin troppo complice.

 

 

 

 

 

 

Quando tornarono in camera il silenzio che vi regnava sembrava schiacciare Thad.

Sebastian si era appena sdraiato sul letto e si era acceso una sigaretta distrattamente; in realtà era espressamente vietato fumare all’interno dell’edificio della Dalton, ma Thad non aveva di certo voglia di discutere con Sebastian.

Anzi, non voleva proprio avere a che fare con lui dopo quanto accaduto quella mattina: soprattutto quando il suo stomaco si attorcigliava in maniera preoccupante, mentre il suo sguardo veniva incantato da quelle labbra che si chiudevano sulla cicca. O dal fumo che fuoriusciva a spirali dalla bocca del compagno, o dal suo sguardo che all’improvviso era su di lui. Maledetto seduttore nato.

Thad, appena si accorse di essere a sua volta fissato, si voltò verso l’armadio, fingendo indifferenza.

“Fumo solo quando sono nervoso, non farti il sangue amaro: basta che apri la finestra.”

Sebastian aveva capito che era infastidito dal fumo dal suo sguardo?

Anche se, effettivamente, a infastidirlo era il fatto di trovarlo ancora così dannatamente eccitante, non tanto il fumo di per sé.

Aspetta un momento…. Era nervoso?

Non rispose nonostante la curiosità, limitandosi ad andare verso la finestra; la spalancò, sentendo subito l’aria fresca cingergli la pelle.

“Oggi è stata una cosa veramente patetica quella di aiutarti neanche fossi un lebbroso.”

Ancora non rispose, dandogli invece le spalle e cercando qualcosa d’inesistente dentro l’armadio.

“Sei così sfigato da non riuscire a riprenderti da solo?”

Non rispose ancora, ligio sulla sua idea di ignorarlo e non dargli più attenzione.

Lo avrebbe dimenticato e non poteva di certo starsi a piangere addosso per la cattiveria di Sebastian.

“Non mi rispondi?  Forse le lacrime t’impediscono anche di parlare?”

Era così dannatamente stronzo.

Si voltò giusto un attimo, il tempo di guardarlo negli occhi e vedere cosa stesse facendo; Sebastian aveva ancora la sigaretta tra le dita e uno sguardo determinato.

Fu da quello sguardo che capì – quel giorno era particolarmente intuitivo – cosa stava cercando di fare l’altro: Sebastian voleva che tutto tornasse come prima.

Lo stava provocando in attesa che rispondesse, aspettando che tornassero a provocarsi come bambini delle elementari.

Sebastian non lo voleva – non in una relazione seria, almeno -, e quello era un dato di fatto, ma allo stesso tempo non sapeva rinunciare a lui.

Si voltò del tutto, fissandolo per qualche secondo, poi si rigirò verso la porta, pronto a sbattersela dietro. “Vado a chiamare Jenny,” disse.

Non poteva vederlo, ma sperò vivamente che Sebastian stesse rosicando per bene.

 

 

 

 

 

 

 

Nick e Jeff stavano camminando tranquillamente per le vie della città, chiacchierando del più e del meno.

Il discorso si fece spinoso soltanto quando fu messo in mezzo Thad e Nick prese uno sguardo dubbioso piuttosto esplicativo.

“Ma sbaglio o Thad l’ha presa piuttosto bene? Come sua prima cotta mi aspettavo una reazione meno tranquilla,” disse, esponendo i suoi dubbi.

“Mmm,” rispose Jeff per nulla convinto. “Era ora che si accorgesse che l’amore fa schifo!”

“Hey,” Nick gli diede un pizzicotto e Jeff ridacchiò.

“Intendevo dire quello non corrisposto! Soprattutto quello con Sebastian: è come un apostrofo rosa tra le parole ‘t’ammazzo’”

Fu il turno di Nick di ridacchiare. Era impossibile non concordare con Jeff quando se ne usciva con certe perle – idiote.

Si sporse verso di lui per baciarlo e fu prontamente ricambiato. Oh, ma quanto amava baciare Jeff?

Quando si staccarono quest’ultimo stava sorridendo con uno sguardo piuttosto ebete.

“Sei sicuro di non voler conoscere la mia Mamma-Zombie?”

Nick ridacchiò di nuovo. “Al cento per cento. Anche perché tu sei al sicuro, ma io no!”

“E perché mai?”

“Gli Zombie mangiano il cervello, ricordi?”

E mentre Jeff stava rincorrendo Nick per vendicarsi di quell’affronto, si ricordò improvvisamente di una cosa.

“Nick, tu vai, intanto. Io devo prima sistemare alcune cosette”, disse, vago.

Nick annuì e Jeff andò dalla parte opposta alla sua, quasi correndo per cercare il suo migliore amico.

Sapeva che lo avrebbe trovato lì, così come sapeva che tutta la tranquillità che quel giorno Thad aveva ostentato con gli altri Usignoli era dovuta a una maschera: la maschera che gli permetteva di non mostrarsi troppo debole.

Non voleva che gli altri sapessero che stava male a causa di Sebastian, perché probabilmente era inaccettabile anche per lui stesso.

Eppure eccolo lì, con gli occhi bassi e le spalle ricurve.

Jeff gli si avvicinò piano, sedendosi sul – loro – muretto, di fianco a Thad. E, sempre in silenzio, passò un braccio sulle spalle dell’amico, lasciando che quest’ultimo posasse la testa sulla sua spalla.

“Cos’ho io che non va, Jeff?” sentì la voce di Thad bassa e fragile.

“Shh,” lo zittì Jeff, accarezzando il suo braccio. “Tu sei perfetto, ok?”

Restarono lì per molti minuti, immobili, mentre Jeff accoglieva quella non pronunciata richiesta d’aiuto. In silenzio, ma con mute parole d’affetto.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Sebastian VS i volti ***





La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare

 

Qualcuno dovrebbe insegnare alle persone intorno a me che non sono un tipo da ignorare.
No, davvero, Sebastian Smythe non può mica venir brutalmente snobbato in questo modo da un ragazzino come Thad Harwood.
Entra in stanza ed è come se non esistessi: non che a me la parola della Piattola manchi così tanto, è solo che è il concetto di “ignorare” che non tollero.
È inaccettabile. È inconcepibile.












Era una settimana che Thad ignorava Sebastian; lo evitava neanche avesse la peste e, anche se dividevano quella stupida stanza, non gli aveva rivolto la parola neanche una misera volta.

Non che Sebastian non ci avesse provato a scuoterlo da quella dimensione ultraterrena in cui Thad sembrava aver messo le radici, ma non aveva funzionato.

Davvero, Thad sentiva che così poteva scordare Sebastian. Poteva dimenticare come desiderasse ficcargli la lingua bocca ogni volta che lo vedeva, o far scendere gli occhi sul suo fondoschiena o...

Insomma, poteva dimenticarlo. Punto.

… Anche se sarebbe stato molto più facile se in quel momento non fosse stato sdraiato sul letto del compagno, la testa sul cuscino a respirarne l’odore e la dignità ormai partita per un paesino lontano.

Quando bussarono alla porta, fece un sobbalzo che quasi arrivò al soffitto; si alzò di fretta e furia, ricomponendosi e esibendo la sua migliore espressione da ‘mi hai interrotto mentre studiavo, come no’.

Si avviò verso la porta con le mani sudate, sperando che Jeff avesse portato i popcorn per il loro pomeriggio da film Horror: avevano deciso di passare il tempo nella maniera più sanguinosa possibile.

Quando aprì la porta, però, Thad si trovò davanti il sorriso smagliante e la gonnellina di Jenny.

“Thad!”

La ragazza si sporse talmente veloce verso le sue labbra che Thad non fece in tempo a ricambiare il bacio. E veloce e allegra com’era arrivata, Jenny s’infilò nella sua stanza.

“Jenny!” disse Thad, cercando di fermarla e allo stesso tempo salutandola. “Qual buon vento?”

“Il tuo amico Jeff mi ha detto che potevo trovarti qui,” rispose lei, sedendosi sul letto di Sebastian, senza smettere di guardarlo con un sorriso.

“Sì, lo avevo immaginato. Ma quello che mi chiedevo è perché sei qui: non dovevamo vederci domani?”

“… Niente, avevo voglia di vederti, ultimamente sei così… scostante,” Jenny abbassò per un attimo la testa, mortificata. “Non volevi vedermi?”

Thad si sedette al suo fianco, ignorando volontariamente di essere sul letto di Sebastian, e poggiò una mano sulla sua.

“Lo sai che mi fa sempre piacere vederti.”

 Si sentiva l’essere più stronzo della terra.

La verità era che stava ponderando di lasciare Jenny, e lei, ignara di tutto, lo cercava e andava da lui.

Come avrebbe potuto farle questo?

Era chiaro che provava interesse per un altro – si era anche disgraziatamente confessato -, ma d’altra parte lui con Jenny stava bene e soprattutto non voleva farla soffrire.

Le labbra di lei, che ora si erano posate sulle sue, non gli davano fastidio e neanche le loro mani intrecciate. Forse… forse lei era semplicemente giusta.

Mentre ragionava, la porta della camera si aprì di scatto, interrompendo il loro bacio; Sebastian era sulla porta, bloccato con la mano sulla maniglia e lo sguardo su loro due.

Thad rimase in silenzio, mentre Jenny arrossiva leggermente d’imbarazzo sotto gli occhi ora inquisitori di Sebastian. Quest’ultimo non disse niente, limitandosi a chiudere la porta, e avvicinarsi al letto.

“Ehm… ciao… Sebastian, giusto? Ci siamo conosciuti qualche giorno fa,” disse Jenny, interrompendo il silenzio creatosi con l’entrata di Sebastian.

“Siete sul mio letto,” la ignorò lui, ostentando un espressione disinteressata.

“Oh… Oh!”

Jenny sembrava davvero mortificata, ma prima che Sebastian potesse continuare la sua opera di sgarbatezza, Thad la prese per mano e si diresse vero il suo letto.

Non guardò Sebastian negli occhi nemmeno per mezzo secondo e il silenzio che era venutosi a creare era piuttosto imbarazzante.

“Beh…” Jenny lo ruppe, arrossendo leggermente. “Io vado.”

Thad ignorò il ‘bene’ che gli sembrò arrivare dall’altra parte della stanza e la condusse alla porta, mortificato a sua volta per l’assurdo comportamento di Sebastian.

Si baciarono brevemente, salutandosi con un sorriso; mentre rientrava in camera sentì la voce di Sebastian che lo prendeva in giro.

“Che amorucci.”

Come al solito – in quelle settimane - non ottenne risposta.




“Ti dà fastidio che Thad non ti parli, vero?”

Sebastian non si voltò verso Trent mentre, seduto sullo sgabello del pianoforte, aspettava gli altri del gruppo per la riunione.

“Sta zitto, Nixon!”

“Ti rode proprio tanto tanto, anche se non lo ammetteresti mai.”

“Cosa non capisci delle parole ‘sta zitto’?”

 “Ammettilo, ammettilo, ammettilo, ammettilo,”

Sebastian si passò le dita sugli occhi, scuotendo la testa.

Perché gli idioti tutti a lui?

Trent non se andò per il resto del pomeriggio, finché gli Usignoli entrarono tutti nella stanza e il chiacchiericcio superò la sua voce ancora intenta a chiedergli di ammettere cose che per Sebastian erano impossibili.

La riunione incominciò e quando Thad entrò nella stanza tutti gli Usignoli erano intenti ad applaudire.

Il suo sguardo interrogativo cercò quello di Jeff, che gli indicò con un dito la figura di Richard che era in piedi.

Richard. In piedi.

Messi nella stessa frase apparivano come un ossimoro.

Quasi commosso, Thad applaudì a sua volta. Era così fiero che gli sembrava di essere un padre che vedeva per la prima volta il figlio camminare.

La seconda cosa che notò, invece, fu l’assoluta mancanza di Wes; quello forse era anche più assurdo di Richard non seduto – o sdraiato -, visto che Wes non mancava mai.

“Dov’è Wes?” chiese, infatti, con gli occhi spalancati.

Jeff si sedette sul tavolino delle riunioni, annuendo con tono solenne. “Felice che tu te ne sia accorto, Harwood, questa tua domanda è in realtà il motivo della nostra riunione di oggi, infatti.”

“Avevo di meglio da fare, in effetti,” disse Sebastian, per amor di critica.

“Parla quando sei interpellato, Smythe,” gli ringhiò contro Jeff, non avendolo ancora perdonato per l'umore nero di Thad in quell'ultimo periodo.

Poi si ricompose, tornando a fissare tutti con serietà.

“Abbiamo un compito di vitale importanza. Lo dobbiamo a tutto quello che ha fatto per noi, dobbiamo fare questa cosa per Wes…”

Tutti si guardarono, interrogativi.

“… Dobbiamo trovargli una ragazza.”

Ci fu un minuto di silenzio in cui neanche le mosche avevano il coraggio di fare il minimo rumore; un minuto rotto bruscamente dalle risate che scoppiarono all’improvviso.

Flint stava ridendo fortissimo, contagiando Thad che si ritrovò costretto a bere per non morire d’asfissia per le troppe risa. Nick e Jeff si guardarono sorridendo.

“Dico sul serio,” disse Jeff, non riuscendo però a trattenere una risatina.

“Veramente credo sia impossibile,” disse qualcuno nella massa.

“Effettivamente…” concordò Jeff, pensieroso. “Se solo potessimo far uscire Morticia dal telefilm.”

Thad sputò tutta l’acqua che stava bevendo, facendo ancor più ridere gli Usignoli.

Il suo sguardo cadde su Sebastian, il quale prontamente restituì l’occhiata; Thad notò che stava sorridendo, divertito a sua volta da quel teatrino giornaliero.

Il suo stomaco fece almeno tre capriole, mentre distoglieva velocemente lo sguardo.

“Io dico che dovremmo andare in cerca di una bella ragazza antipatica come lui, così si sistemano fracassandosi le balle a vicenda.”

Le uscite poco dignitose di Flint non erano educate, ma di certo efficaci.

“Esatto,” annuì di nuovo Jeff, con ancora quel finto – e idiota – tono da maestrina. “E io so già chi sarebbe giusta per lui.”

Gli Usignoli si guardarono di nuovo, ancora incuriositi.

“Chi?” chiede Richard, alzando un sopracciglio.

Jeff ghignò.

“La professoressa Johp.”






Sebastian era seduto al tavolino del bar in cui andava di solito, in attesa del suo amato e aspettato caffè. Ok che era abbastanza nervoso da uccidere qualcuno, quel giorno, e forse il caffè non avrebbe risolto la situazione, ma fumare un intero pacco di sigarette era forse peggio.

Un cameriere gli picchiettò sulla spalla e lui sbuffò, portandosi due dita sugli occhi, già troppo stanco di quella giornata.

Quando riaprì gli occhi, sobbalzò leggermente. Per un attimo gli sembrò di avere di fronte Thad Harwood, mentre quello era soltanto il ragazzo che veniva a servirlo ogni giorno e con cui ci provava spudoratamente.

Probabilmente il troppo fumo cominciava a fargli venire le allucinazioni.

“Scusi, signore,” disse quello, dispiaciuto per averlo spaventato. “Volevo soltanto lasciarle questo drink offerto da quel ragazzo laggiù.”

Sebastian si voltò verso la direzione indicata dal cameriere, spostando gli occhi sulla figura slanciata e affascinante di un giovane. Questo aveva un sorriso smagliante e, ammiccando, fece capire a Sebastian una cosa: l’ennesima sveltina in un bar.

 Ok, forse quella giornata sarebbe migliorata alla fine, no?

Vide il ragazzo alzarsi e dirigersi verso i bagni, a quell’ora probabilmente deserti. Si alzò, sistemandosi la cravatta e dandosi un’aria vissuta.

Ah, le care vecchie abitudini.

Mentre camminava, un ragazzino idiota gli andò a sbattere contro, urtandogli la spalla. “Che fai, tocchi?” disse Sebastian, bruciandolo con lo sguardo.

Un attimo dopo spalancò gli occhi: di nuovo gli sembrò di avere davanti Thad Harwood e di nuovo aveva confuso un tizio qualsiasi con il suo compagno di stanza.

“Scusami, davvero, ma ho la riunione dei Giocatori di Crash Anonimi tra pochi minuti!”

Giocatori di Crash? Di bene in meglio.

Cosa aveva quel tizio bassino, sfigato e… insulso, di comune a Thad?

Nulla.

Le sue condizioni stavano peggiorando e forse doveva darsi una mossa a finire la sua dovuta scopata.

Mandò a quel paese l’esserino inutile, dirigendosi con cautela verso il bagno.

Il suo cellulare squillò, e Sebastian imprecò a mezza voce. “Pronto?” grugnì, al limite della pazienza giornaliera.

“Sebastian?” sentì dire dall’altra parte del telefono.

Non poteva crederci.

“Trent?” disse, chiedendosi come cazzo facesse ad avere il suo numero quel dannato idiota. “Ma che vuoi?”

“… Devi ammettere che ti piac-“

Non lo fece finire di parlare; pigiò il tasto per annullare la chiamata e riportò il cellulare nella tasta del blazer.

Ora basta. Si sarebbe preso ciò che gli spettava e poi sarebbe andato a dormire per almeno quattordici ore.

Aprì la porta del bagno, sorridente e ammiccante.

“Hey, ma lo sai che mi piacciono i tipi intraprendenti come t-”

Non finì neanche di parlare perché al voltarsi del ragazzo-sveltina rimase per la terza volta – in quella singola giornata - interdetto.

Di nuovo vide per un attimo Thad, per poi battere le ciglia e veder ricomparire, in un secondo, quel tizio sconosciuto e carino.

Ma cosa cazz-.












_________________________________________________________________________________________________________

Allooooora. Come ringraziarvi per la 3749749832749sima volta?

… Magari dicendo “grazie” sì, ma ormai non rende neanche più questa parola. Siete mitici, davvero <3

Ringrazio anche chi ha messo la storia tra le seguite, chi tra i preferiti e chi tra le ricordate: siete tantissimi e… Aw. Mi fate sciogliere come un gelato al sole!


Che dire del capitolo?

Lascio a voi le varie interpretazioni, dico solo che le pippe mentali di Sebastian sono il mio pane quotidiano: ci rido al sol pensiero, davvero. Soprattutto a scuola, invece di seguire le lezioni come sarebbe il caso di fare *tossicchia*

Poi, mmm, la professoressa Johp è colei che mandò Thad dal preside qualche capitolo fa, ricordate?

No, lo dico, perché effettivamente anche io mi ero scordata di lei e invece! Ecco che rispuntano personaggi come funghi.

Ah! E inoltre c’è una citazione de ‘Le follie dell’Imperatore’ (“Che  fai, tocchi?”), chi di voi l’aveva notata?

Se non avete visto il film… Beh, fatelo u.u *minaccia mode: on


Ringrazio Thalia per averla betata e Linda per averla letta in anticipo. Entrambe mi danno opinioni fantastiche e utili. I love you, girls!
E un ringraziamento dovuto va anche ad "Aika Morgan" e a "therentgirl" che hanno segnalato la storia per le scelte. Non so se ci finirà, ma anche solo il pensiero è una cosa bellissima e non saprò mai come ringraziarvi!


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Capitolo 14
*** Sebastian VS le sveltine ***


La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare



Due settimane.
Sono passate due settimane da che Harwood si comporta come se non esistessi. DUE SETTIMANE.
È… Indignitoso che io venga snobbato in questo modo da qualcuno; in più Nixon dei miei stivali continua a blaterare cose stupide sull’amore e su dei miei eventuali sentimenti.
No, davvero, qui chi si credono di essere per anche solo pensare di trattarmi come uno di loro?










 

Era successo altre mille volte: davvero, quasi una volta al giorno praticamente.

Ormai era una prassi che veniva naturale; negli ultimi tempi non pensava quasi più, agiva e basta. Infondo per una sveltina non c’era mica bisogno di mettersi a ragionare su ciò che muoveva l’umanità.

Tizio appena conosciuto, occhiolino, ammiccamento, bagno e piacere. Stop.

Adescare qualcuno non era poi difficile – Sebastian si considerava parecchio appetibile -, quindi tutto procedeva ogni giorno con una facilità assoluta. Divertimento assicurato a ogni Bar.

Davvero, era una delle cose che gli riuscivano meglio.

… Ma allora perché quel giorno aveva così tanti problemi?

La sera prima – dopo essersi ritrovato la maledetta faccia della piattola dappertutto – aveva rinunciato alla sua dose quotidiana di sesso. Era stato piuttosto deprimente, ma sapeva che si sarebbe rifatto il giorno dopo.

E invece.

Cosa c’era che non andava?

Perché il piccolo “mini-me”, lì sotto, non voleva collaborare? Perché no, accidenti?

Avrebbe voluto parlargli, capirlo, aiutarlo, ma farlo davanti ad uno sconosciuto forse non era il caso.

Il tizio-sconosciuto-di-cui-non-ricordava-neanche-il-nome si abbassò a baciargli il collo, lasciando una scia di saliva che magari un tempo lo avrebbe eccitato, mentre in quel momento gli dava solamente il voltastomaco.

Anche se, in effetti, sembrava uno che se la cavava – soprattutto visto dove la sua mano era andata finire già dai primi minuti –, eppure… Niente.

“Dai, bello mio, fai il bravo,” si ritrovò a sussurrare.

 Il ragazzo sconosciuto si staccò dal suo collo, alzando improvvisamente gli occhi su di lui: “Come, scusa?”

Effettivamente a occhio esterno quella situazione era leggermente ridicola.

… Meglio togliere il leggermente.

“Senti amico,” disse Sebastian, deciso. “Non hai attrattiva, non riesco a provare nulla. Sei talmente sciapo che eccitarmi è un’impresa.”

Meglio preservare almeno l’orgoglio.

La faccia dell’altro si tinse di rosso, mentre socchiudeva gli occhi con rabbia.

“Non è colpa mia se sei impotente.”

Che. Cosa?

“Sebastian Smythe NON è MAI impotente,” disse, parlando lentamente.

Stava cominciando a innervosirsi di brutto, soprattutto perché c’era un fondo di verità in quello che aveva detto il cretinetti lì presente.

“Probabilmente se tu non sbavassi come un Mastino del cazzo io riuscirei anche a non provare ribrezzo, che dici?” sputò fuori, alzando un sopracciglio.

Infondo i suoi gioielli di famiglia non funzionavano più – momentaneamente, si ripeté mentalmente -, ma la sua risposta pronta ancora non l’aveva persa.

“Ma se vai a fanculo, che dici?” gli rispose quello, probabilmente troppo arrabbiato anche solo per guardarlo. “Non il mio, di certo, visto che sei tu ad essere troppo occupato a stare giù.”

Mentre l’altro usciva, Sebastian perse immediatamente l’aria superiore che aveva preso ad avere, per abbandonarsi a una molto più impanicata.

Non era possibile.









La missione del giorno era più complicata del previsto.

Flint erano due ore che passeggiava con Wes in attesa che qualche Usignolo gli desse il segnale.

Non avevano ancora deciso che segnale sarebbe stato, quindi era tutto parecchio improvvisato; inoltre Wes era un tipo noiosissimo e rompiballe, il che rendeva la vita di Flint – in quel momento – piuttosto triste.

“Devo studiare anche il programma della settimana prossima per…”

Francamente non stava ascoltando quello che stava blaterando, piuttosto concentrato a guardarsi intorno in attesa di qualcosa.

“Così poi posso liberamente andare al campo studi il prossimo fine-settimana…”

Basta.

“Vi prego, aiutatemi” sussurrò.

Come se lo avessero sentito, Flint vide un Jeff piuttosto scapicollato che spuntando da dietro al muro gli indicava la porta alla sua destra; continuava a fargli segno come un ossesso e fu solo dopo qualche minuto che Flint capì.

“Scusa, Wes, ti spiace se entriamo due secondi qui?”

Non aveva idea di cosa ci fosse aldilà della porta, e per fortuna neanche Wes. Lasciò che il compagno entrasse prima di lui, precedendolo, per poi afferrare di botto la maniglia e chiudergli la porta alle sue spalle, chiudendolo da solo dentro.

Sorrise, vittorioso, sentendo i passi degli altri Usignoli che si avvicinavano.

“Ottimo lavoro, amico mio,” gli sentì dire da Thad, mentre una mano, forse quella di Nick, gli si poggiava sulla spalla con rispetto.

Tutti loro avevano un bicchiere, ma solo tre potevano sentire ciò che accadeva all’interno della porta: Jeff, ovviamente – l’ideatore di tutto ciò -, Nick – perché era il ragazzo di Jeff e come tale nessuno poteva scalfirlo – e Flint, come colui che ha sopportato Wes per tutto quel tempo.

I tre si appiccicarono il dietro del bicchiere all’orecchio, per poi attaccarsi alla porta.

“Si sente tutto,” approvò Nick, soddisfatto.

All’interno della stanza, Wes era immobile di fronte alla professoressa Johp, la quale si stava cambiando – era il bagno dei professori – e, in reggiseno e in gonna, lo osservava con gli occhi spalancati.

Gli usignoli non potevano vedere la scena, ma immaginare il rossore di Wes e sentire i suoi tentativi vani di aprire la porta erano troppo divertenti.

“Scusi… Prof… La… Porta è bloccata e io…”

Sentirono ancora qualche borbottio, probabilmente Wes che ancora si scusava, finché sentirono una frase. Anzi, LA frase.

“Non preoccuparti, Montgomery, restiamo qui finché qualcuno non viene ad aiutarci.”

Il tono della professoressa era gentile, in netto contrasto con il tono duro e contrito che usava con tutti gli altri Usignoli. Aveva una nota… Strana.

“Oddio,” sussurrò Nick.” Non posso più ascoltare.”

“Neanche io.”

Non pensavano che potesse succedere davvero qualcosa tra quei due, volevano fare solo uno scherzo idiota a Wes. Il tono della professoressa, tuttavia, sembrava quello di un piccione che tuba e il ribrezzo verso un eventuale malizia della professoressa era troppo.

“Certo professoressa… Ma lei sa che assomiglia a una ninfa?” sentirono provenire da dentro.

“Mio dio, ragazzi…” disse Jeff, guardandoli uno ad uno. “Che cosa abbiamo creato?”











Thad e Jeff erano seduti al tavolino della mensa per uno spuntino pomeridiano; il bello della Dalton erano le merende in compagnia che la scuola forniva: dolci a volontà.

Jeff era fermo a osservare Thad che mangiava – o meglio, s’ingozzava -, pensieroso.

“Che succede, Jeff?” gli chiese Thad, ancora masticando, stupito dal comportamento dell’amico.

Jeff fece una finta faccia schifata. “Stai sputando, coglione,” gli disse, dandogli una spintarella.

Ridacchiarono entrambi, finché il biondo decise che era arrivata l’ora di svuotare il sacco.

“È vera la voce che oggi passerai la notte con Jenny?”

Thad quasi si strozzò con l’hot dog.

“Chi te l’ha detto?”

“Tu dimmi solo se è vero.”

Thad rimase per un attimo in silenzio, ponderando se fosse il caso di dire o no la verità.

“N… Sì,” si arrese, infine.

“Thad, lo sai che non è giusto,” gli disse Jeff, sventolando il dito a destra a sinistra per sottolineare la sua disapprovazione. Sembrava più che altro spastico, ma Thad evitò di farglielo notare. “Tu sei ancora evidentemente preso da Sebastian.”

Thad abbassò lo sguardo, facendo finta di prestare attenzione al panino piuttosto che alle parole di Jeff.

“No, sai che non è così, ormai è acqua passata,” rispose, convinto, senza però alzare lo sguardo.

“Mmm, se lo dici, tu,” rispose Jeff, allungando la mano. “Mi fai dare un morso?”

Thad gli passò il panino, ma poi notò lo sguardo di Jeff che si era spostato verso qualcosa alle sue spalle. Ma che…?

“Oh, Sebastian,” disse Jeff, con faccia stupita.

Thad ci mise cinque secondi a pettinarsi i capelli con la mano, a darsi una sistemata alla divisa e a mostrare un’aria superiore, prima di voltarsi verso il compagno di stanza.

… Peccato che non ci fosse.

“Jeff!” urlò, indignato da quell’inganno losco e crudele.

Gli aveva fatto credere che Sebastian fosse dietro di loro e lui c’era cascato come una pera cotta: tra l’altro quello di sistemarsi era stato un riflesso incondizionato dettato dalla presenza di Sebastian – in quel caso falsa - … No, davvero, Jeff non poteva plasmarlo in questo modo.

Era difficile avere migliori amici.

“Che c’è? Ti serviva una prova, no? Eccotela servita.”

L’indignazione crebbe alle stelle, soprattutto guardando il ghigno soddisfatto dell’amico, tuttavia Thad non trovò nulla per ribattere.

Cazzo, Jeff aveva perfettamente ragione.

“Senti…” disse, passandosi una mano sugli occhi. “Io non voglio aspettarlo tutta la vita, ok? Jenny mi aiuta a dimenticarlo e… Con lei sto bene, sul serio. Un giorno scorderò Smythe, lo so.”

Jeff ancora non era d’accordo, ma non se la sentì di rovinare le speranze del suo amico. Infondo anche lui meritava la sua pace.

“Lo spero, Thad, lo spero,” disse. Poi decise di alleggerire l’atmosfera. “Comunque sei proprio sfigato a fare il grande passo con Jenny dopo quasi un mese che state insieme, non trovi anche tu?”

Thad lo guardò male, fregandogli dalle mani il suo pezzo di panino rimasto.

“Solo perché tu e quell’altro vi date da fare come ricci non vuol dire che  io sia sfigato,” borbottò.

“Sì, che lo sei,” rimarcò il concetto, poggiando i gomiti sul tavolino e fissandolo con malizia. “E poi non è colpa mia se è impossibile non saltarmi addosso. Perdona Nick, su.”

Thad sbuffò, alzandosi per tornare in stanza a giocare con Jeff a Cluedo; prese la cartella, ma non mosse un passo, notando che Jeff guardava pensieroso la finestra.

“… Jeff?” disse, preoccupato.

“Oh, scusa,” disse l’altro. Poi fece come per asciugarsi una lacrima appena caduta dagli occhi. “Ero solo occupato a ripensare alla tua dolce innocenza che sta per andarsene.”

Inutile dire che Thad lo mandò a quel paese per la settima volta solo in quella giornata.












Trent era tranquillo sulla sedia, quando una furia scura gli si avventò contro; si ritrovò Sebastian di fronte, un Sebastian particolarmente incazzato, nel giro di pochi secondi.

In realtà sembrava posato come al solito, ma i suoi lanciavano lampi impossibili da ignorare.

“Cosa mi hai fatto?” disse, scuotendolo per la giacca.

Trent sbatté le palpebre, allibito.

“… Cosa?” domandò, piuttosto stupidamente.

“Cosa. Cazzo. Mi. Hai. Fatto?”

“Non capisco, cosa ti avrei dovuto fare?” chiese ancora, non capendo il comportamento dell’altro.

“Qualche strano… Lavaggio del cervello, o trucchetto magico o psicologico, che so, ma qualcosa mi hai fatto.”

Trent a quel punto capì. E ghignò.

“Oh, la tua cotta sta peggiorando, vero?”

Sebastian si staccò, fissandolo con sguardo malevolo e sistemandosi il blazer con cura.

“Io non ho nessuna cotta e tu mi hai coinvolto con queste strane idee su Harwood. Me lo hai… Ficcato in testa! È per questo che non riesco a fare altro che pensare a lui.”

Trent stava gongolando talmente tanto che quasi si sollevava da terra.

“Capisco… Molto, molto grave, allora.”

“Grave? Cosa è grave?”

“Dovresti dirglielo, amico.”

“Dirgli cosa? E a chi?”

“Soprattutto prima che Thad vada con Jenny, stasera”

“…”

Sebastian scosse un attimo le spalle, guardando Trent con sguardo misto tra lo stupito e l’arrabbiato.

“Ancora con questa storia? Non lo vuoi capire, allora,” rispose Sebastian, con sguardo duro. “Non mi interessa con chi va a letto la piattola. Era divertente giocare con lui per fargli cambiare sponda, ma stop, non c’è altro.”

Ora Sebastian era più calmo e soprattutto più freddo.

“Lo so che per voi è difficile da capire, soprattutto per chi prova certi sentimenti. Harwood ha avuto coraggio ad ammetterlo, ma è comunque un povero idiota che non ha capito che per me non conta assolutamente nulla.”

Trent però non stava fissando lui, ma bensì guardava alle sue spalle con sguardo mortificato.

Capì immediatamente; voltandosi, infatti, si ritrovò la faccia stupita di Harwood, seguito dal suo compare Sterling.

Per un attimo nessuno disse niente, tutti troppo occupati a digerire la scena appena avvenuta, poi Thad sembrò quasi risvegliarsi da un sogno lungo anni. “Oh, ciao Trent, come va?” chiese, con un sorriso e avvicinandosi.

… Lo aveva ignorato di nuovo.

Si stava comportando come se Sebastian non lo avesse praticamente rifiutato una seconda volta – e anche più brutalmente.

“Ah, ehm, bene grazie,” rispose Trent, con un sorriso forzato.

“Harwoo…” cominciò Sebastian.

“Io devo andare.”

Sebastian fece giusto in tempo a guardare la sua espressione ferita, prima che Thad si fiondasse per il corridoio con passo sveltissimo.

 “Smythe, sei un uomo morto.”

Ci mancava solo il coretto Nixon-Sterling per finire in bellezza.

Cazzo.










___________________________________________
... Cos'è sta roba? Boh. È diciamo un capito di "transizione", mi serve soprattutto per alcune cose che accadranno nel prossimo (che non vedo l'ora di scrivere).
Spero apprezziate lo stesso, anche con Sebastian che si comporta da idiota, come al solito, 'naggia a lui.
Vi ho già detto che siete gentilissimi?
Non merito tanto amore da parte vostra ç_ç

Comunque provvederò a rispondere alle recensioni o stasera, o appena possibile. Ci tengo a dire la mia e a "chiacchierare" con voi. Soprattutto a ringraziarvi come si deve. Un bacio, Somo


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Capitolo 15
*** Sebastian VS Jenny ***





La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare



Sono le due di notte. Sono le due di notte e il punto è: perché Harwood non è ancora tornato in stanza?
Non che io voglia parlargli o altro… Ma le regole della Dalton dicono chiaramente che il coprifuoco è a mezzanotte. Dunque, sta infrangendo le regole ed è il mio dovere di compagno di stanza notarlo.










In mensa, alla Dalton, c’era un cartello gigantesco con scritto ‘vietato fumare’. Davvero, lo vedeva anche chi aveva perso dieci diottrie tanto era grande.

E le regole, sempre alla Dalton, dovevano venir rispettate - in teoria. Era una scuola prestigiosa, niente eccezioni.

Quindi non si spiegavano le dieci sigarette che Sebastian si era fumato quella mattina.

Non avevano ancora servito la colazione e lui già si era finito un pacchetto. Dopo aver mangiato ne aveva fumate altre cinque e per i corridoi ancora altre.

Per fortuna – o sfortuna? – nessuno lo aveva beccato, il che gli aveva dato la garanzia di tornarsene in camera e saltare tutte le lezioni. Completamente illeso.

Come aveva immaginato, tornando in camera avrebbe beccato il ritorno di Harwood alla sua vita normale. Lo vide aprire la porta quatto quatto e infilarsi dentro senza notare che lo stava guardando.

Ma quanto era idiota?

Come se non avesse notato che era stato tutta la notte fuori e chissà dove – probabilmente con quella Jenny – e come se Sebastian avesse mai seguito le lezioni del Mercoledì.

Riaprì la porta e notò con sommo gusto il sussulto di Thad alla sua vista.

Quest’ultimo si voltò quasi subito, sfuggente. Notò che stava riordinando un cassetto a caso: bene, era imbarazzato, allora.

“Notte brava, allora,” non riuscì a trattenersi dal commentare, buttandosi sul letto.

Si accomodò, portando le braccia dietro la testa per poter fissare Harwood più liberamente.

Come al solito Thad non lo degnò di risposta, continuando a piegare magliette su magliette – alcune, probabilmente, neanche le aveva mai indossate.

“Hai deflorato la tua mogliettina? O già il treno era passato anni fa come penso che sia successo?”

Vide distintamente la mano di Thad stringersi intorno al legno del cassetto e sorrise fiero di averlo scalfito.

Si rialzò in piedi, avvicinandosi al compagno fino a quasi sfiorargli la schiena.

“Le hai detto che hai una cotta per lei come hai fatto a me?”

Sussurrò, dritto sul suo orecchio.

Thad continuava la sua recita da ragazzo arrabbiato, ma era poco credibile visti i brividi che Sebastian notò attraversargli il corpo.

“L’hai desiderata quanto desideri me?”

Ed era seriamente curioso di sentire la risposta a quella domanda. Eppure il corpo di Thad contro il suo, la sua schiena contro il suo petto e il respiro irregolare che lasciava le labbra dell’altro non gli davano molto tempo per pensarci.

Dopo avergli mordicchiato l’orecchio, stava per scendere con le labbra sulla pelle – maledettamente invitante – del collo, spinto dal leggero gemito di Thad, quando un bussare li fece sussultare incredibilmente. Thad si staccò da lui di fretta, leggermente rosso in viso, andando ad aprire la porta.

Sebastian pensò che avrebbe ucciso chiunque avesse osato interromperli. No, davvero, era riuscito a smuovere Harwood per bene, stavolta, e ovviamente qualcuno doveva passare a rompere.

E quando Thad aprì la porta e spuntò la testa bionda della mogliettina del compagno di stanza, gli sfuggì un imprecazione.

Avrebbe dovuto immaginare che fosse lei, le piaghe arrivavano sempre accompagnate.







Thad era scomparso a farsi la doccia da ormai qualche minuto: a quanto pare lui e Jenny si erano accordati per uscire insieme quella mattina. Come se non avessero passato già la notte insieme.

Sebastian si sentiva parecchio nervoso e, davvero, la mogliettina di Thad era a pochi metri da lui: trattenersi dal dirle quello che pensava era impossibile.

“Secondo me fai prima a rinunciare a lui.”

Vide Jenny voltarsi a guardarlo con una velocità impressionante.

“Come hai detto, scusa?”

“Ho detto che secondo me dovresti lasciar perdere con Harwood.”

Non sapeva esattamente perché le stava dicendo quelle cose, ma in quel momento lei sembrava così indifesa. Insomma, momento perfetto per attaccare.

Poi sul perché avrebbe dovuto attaccarla avrebbe indagato successivamente. In quel momento si sentiva così incazzato, così nervoso, così... geloso, che avrebbe voluto farla sparire dalla faccia della terra.

“E perché?”gli chiese, sulla difensiva.

“Perché non ti amerà mai.”

Meglio chiarire.

“E tu chi saresti per dirlo, scusa?”

“Io sono...” si bloccò un attimo.

Cos'era Thad per lui? E lui per Thad?

Il silenzio che seguì quelle parole diede, in un certo senso, una spinta maggiore a Jenny.

“Tu non sai neanche dare una definizione al vostro rapporto e ti aspetti che io creda alle tue parole?”

Ma allora quella nanetta voleva morire. Cosa ci trovava uno... Uno come Thad in lei?

Il pensiero che Thad potesse davvero preferire la ragazza che aveva davanti a lui era abbastanza per farlo diventare più incattivito.

“Allora non mi sono spiegato bene. Prima volevo essere quanto meno gentile, ora mi hai stancato: voglio che tu sparisca.”

Vide gli occhi della ragazza spalancarsi e si godé più che mai il suo stupore.

“Smythe, io non...”

Lui ama me.”

Gli era uscito così, spontaneo.

“Chiaro?” disse, avvicinandosi, ormai lasciando che le parole uscissero dalla sua bocca così come gli passavano per la testa. “Lui. Ama. Me. Non te.”

Jenny rimase un attimo senza parole per la possessività che trapelava dalla voce di Sebastian, non credendo alle sue stesse orecchie. Sebastian le stava davvero dicendo che Thad non la amava; e non solo, voleva anche che lei si levasse dai piedi perché era convinto che amasse lui.

“Come ti permetti di parlare in modo così arrogante del mio ragazzo?”

“Lui potrà anche toccarti,” e dire quella parola gli fece tornare su la colazione, ricordandogli che lei lo aveva avuto, “ma per lui non sarai mai altro che un rimpiazzo.”

Il rossore sul volto della ragazza era talmente scuro che sembrava stesse per esplodere. Ed effettivamente Jenny si sentiva scoppiare dalla rabbia. Ma anche dall'indignazione.

E, soprattutto, per la paura: Thad non le aveva mai detto che la amava. Mai.

E se il dubbio cominciava a insinuarsi nella sua testa, era solamente colpa di quel bastardo che aveva di fronte.

“Non ti permettere di...”

Non finì di parlare, poiché la porta del bagno si aprì e vi uscì un Thad tutto bello che preparato. “Allora, dobbiamo usc...”

Neanche lui finì di parlare, stupito dal ritrovarli così ravvicinati e con sguardi di fuoco.

“... Ho interrotto qualcosa?” chiese, indagatore.

“No, me ne stavo andando,” disse Sebastian, ora di nuovo con la voce scazzata. “Tra poco c'è la riunione con quelle piaghe degli Usignoli, voi restate pure qui ad aspettare la cicogna da bravi marito e moglie.”

Detto questo, Sebastian uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, facendo forza con se stesso per non sbatterla.

Insomma, la dignità prima di tutto.




Le riunioni degli Usignoli erano sempre molto seriose e rispettose: questo perché tutto ciò che riguardava il cantare – e tutto ciò che riguardava la Dalton – veniva prima di tutto.

Era quando il martelletto di Wes segnava la fine dell'ennesima assemblea che tutto cambiava. O meglio, che tutto cambiava nell momento in cui Thad Harwood aveva passato la notte fuori.

“Raccontaci tutto.”

E ovviamente il povero interpellato non aveva scampo, non poteva evitare il terzo grado: era già tanto se non gli stavano puntando contro una lampadina.

Mentire e fare la figura dell’omone figone re della giungla oppure dire l’assurda verità?

Ma che lo pensava a fare, tanto non riusciva a mentire neanche volendo.

“… Non abbiamo fatto niente. Non… Quello che pensate, almeno.”

Il vociare indignato degli Usignoli lo stordì per qualche minuto, facendolo sentire un bambino sperduto e sgridato dalla maestra.

Solo gli occhi di Sebastian che era sicuro avere puntati su di sé lo distrassero un attimo…. Poi ovviamente Jeff volle riavere l’attenzione per sé. “Sapevo che te la saresti fatta sotto.”

Il tono non era veramente arrabbiato, anzi, sembrava quasi fiero.

Thad sorrise, convinto a sua volta di aver fatto una buona azione a non aver usato Jenny per dimenticare qualcun altro; era stato umiliante dormire nello stesso letto e fare la figura del bambino delle elementari spaventato dal sesso, ma ne era valsa la pena.

“Che devo dire? Sto aspettando qualcuna che sia giusta per dimostrarle le mie immense doti.”

O qualcuno.

Meglio ometterlo, questo.

“Sei una delusione, ti diseredo come mio figlio,” disse Flint, prendendolo in giro, “avresti dovuto mostrare chi è il maschio dominante. Farle vedere chi comanda e prender-”

“Se non gli andava, non vedo perché avrebbe dovuto. Inoltre mi sembra che il “dominare” sia più comune a noi amanti della banana, o sbaglio?”

La voce di Sebastian bloccò la risposta di Thad, facendogli morire la voce in gola.

I suoi occhi si allargarono appena, non convinto di credere alle proprie orecchie: Sebastian lo aveva appena difeso?

Certo in modo poco ortodosso e con la malizia e in appropriatezza che erano ormai tipici del suo carattere, ma comunque lo aveva difeso. Aveva detto “se non gli va, non deve” e dal tempo che lo conosceva, ormai, aveva imparato che quella era una gran novità da parte sua.

Forse stava esagerando con la storia del broncio, infondo se Sebastian non provava sentimenti verso di lui non poteva fargliene una colpa, forse…

O la va o la spacca, pensò.

Le sue labbra si mossero in una specie di sorriso storto, mentre cercava di essere amichevole per la prima volta dopo settimane con Sebastian; gli stava sorridendo,anche se assomigliava più ad una smorfia.

Aveva scordato, quasi, com'era guardare l'altro dritto negli occhi, per questo si sentì parecchio in soggezione sotto il suo sguardo.

Però c'era da dire che l'espressione stupita di Sebastian era da Oscar: se non fosse stato – appunto – Sebastian, lo avrebbe definito addirittura inebetito.

Nessuno si era accorto di quello scambio di sguardi/sorrisi, o se per caso se ne erano accorti, avevano comunque fatto finta di nulla. Thad era decisamente grato loro per non averlo preso in giro per il suo sentimentalismo.

E, quando si alzarono tutti per andare a mangiare insieme una pizza, si sentì decisamente libero di un peso.




Nella stanza erano rimasti solo Trent e Sebastian: ormai Trent era diventato il suo persecutore, quindi tanto valeva che diventasse anche il suo confidente.

“Nixon,” gli chiese, con espressione strana. “È normale sentire un dolore forte allo stomaco quando qualcuno ci sorride?”

Trent annuì, l'espressione enormemente soddisfatta.

“Lo è quando si è in fase innamoramento.”










_______________________________________________________

Una settimana precisa. Non credo neanche io.
L’avevo detto che non vedevo l’ora di aggiornare xD
Comunque non ho note su questo capitolo, spero solo che vi piaccia quanto a me è piaciuto scriverlo. Risponderò presto alle vostre recensioni e come al solito siete tutti magnifici, I love you :3

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Capitolo 16
*** Sebastian VS la gelosia ***




La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare




Trent ha preso un abbaglio.
Ok, forse Thad conta molto per me... Forse. Ma innamorato!
Neanche tra mille anni. Probabilmente il dolore dell'altro giorno era causato da qualcosa che avevo mangiato e mi aveva provocato indigestione.
Non c'è altra spiegazione... Gli dimostrerò che per me Thad non conta nulla. Gli starò lontano il più possibile e senza rimorsi.






Thad era seduto al tavolo della mensa, da solo, aspettando che Jeff si unisse a lui per il pranzo.

Fin lì tutto andava bene, era tipico di tutti i giorni che Jeff lo facesse aspettare; di solito l'amico o veniva richiamato dai professori per qualche malefatta, oppure restava a pomiciare in stanza con Nick finché Thad, stanco di aspettare, non li andava a cercare interrompendoli sul più bello – e beccandosi tante di quelle parolacce.

Ciò che era diverso, quel pomeriggio, era che a due tavoli di distanza Sebastian Smythe, solo a sua volta, azzardava ogni tanto occhiate dalla sua parte. Thad non sapeva come reagire, e ogni volta che sentiva il sui occhi addosso e intercettava il suo sguardo aveva voglia di andarsi a seppellire da qualche parte.

Perché lo fissava?

Aveva qualcosa in faccia?

Era doppiamente strano il comportamento di Smythe, visto che erano due giorni che non faceva altro che evitarlo.

Thad entrava in stanza quando c'era anche lui e Sebastian faceva finta di niente, spesso andando a chiudersi in bagno. Poi quando usciva e andava a dormire scriveva qualcosa di strano e losco sulla sua Agenda, e poi si voltava come se Thad non esistesse.

Una volta che gli si era avvicinato per parlargli – offenderlo, o qualsiasi cosa che ne avrebbe fatto scattare l'ira – Sebastian lo aveva guardato male e gli aveva sussurrato un 'non ti avvicinare, per carità, Harwood'.

Thad si era annusato per sentire se puzzasse, ma nulla.

Si erano improvvisamente invertite le parti e lui non sapeva nemmeno spiegarsi il perché.

E ora che lo beccava a fissarlo... Ma che diamine prendeva a Smythe?

Forse aveva scoperto che ogni tanto ancora annusava il suo cuscino?

Di nuovo Sebastian si voltò e di nuovo i loro occhi s'incontrarono, restano fissi gli uni negli altri per un po', finché l'arrivo di Jeff non lo fece sussultare.

Il suo cuore andava a mille all'ora, ma non sapeva se fosse esattamente per lo spavento.

"Voi due smettetela di scopare da lontano e diventate meno platonici, per favore."

Fu così che Jeff lo salutò.

Thad notò che Nick, sedutosi a sua volta al fianco del fidanzato, stava nascondendo un sorriso.

"Solo perché voi due avete un amore facile e aperto, non vuol dire che tutti riescano a viverne uno uguale," rispose Thad, mettendo su il broncio.

Figuriamoci... Amore aperto con Sebastian?

Solo nei suoi sogni, probabilmente.

"Beh, il vostro è passionale e contorto, non ne sei felice?"

"No, questa cosa la vedi soltanto tu, Jeff."

Magari, di nuovo.

"Devo dire che è molto bravo a cantare," disse Nick, cercando di cambiare discorso per salvare Thad. "Ieri ho sentito le sue prove con Jeff. Anche se le loro voci sono molto carine, insieme. Troppo."

Thad ignorò Jeff che ridacchiava per la leggera gelosia di Nick, sentendo mentalmente Sebastian che cantava.

"Sì, lo so che è bravo..." disse, imbambolato.

Perché doveva essere così maledettamente... Sebastian?

Tutto ciò era ingiusto.

Improvvisamente si ricordò di una cosa.

"Ma oggi c'è la prova con Blaine! Oddio, avevo scordato," disse, con voce strozzata.

Da una parte era contento di vedere il suo vecchio amico, dall'altra... Sebastian che ci provava con lui spudoratamente era una visione che non aveva per nulla voglia di vedere.

Thad posò la testa sulle braccia, depresso. La risata scherzosa di Jeff che lo prendeva in giro lo demoralizzava ancora di più.

Che bel pomeriggio di merda che lo aspettava.







... E infatti.

Appena entrato nella saletta, Blaine gli aveva sorriso, come al solito, e si era congratulato per il colore tra l'arancione e il castano che i suoi capelli avevano preso.

Thad aveva sorriso a sua volta, ma neanche il buonumore di Blaine era riuscito a fargli desiderare di essere lì.

E quando Sebastian entrò nella stanza, senza neanche salutare e filando a sedersi su una poltroncina come fosse un imperatore romano, tutto degenerò.

In quel momento non ne poteva più di cantare e infondo la sua voce e quella di Blaine erano molto orecchiabili insieme. Eppure non ne voleva sapere di smettere, già stanco dei commenti di Sebastian ogni volta che si fermavano.

A quanto pareva ancora aveva intenzione di vincere la loro scommessa, ma per fortuna Blaine sembrava aver capito la gelosia di Thad, perché a ogni commento stracolmo di malizia di Sebastian sembrava parecchio a disagio.

"Sebastian, perché non vieni a cantare?" propose Blaine, sperando di distrarlo.

"No, grazie, qui ho una buona visuale..." che terminava proprio sul culo di Blaine.

Mentre Sebastian diceva queste cose sembrava quello di sempre, anche più spigliato del solito.

Thad aveva notato, però, che ad ogni frase finita si voltava verso di lui come a tastarne le reazioni. O semplicemente a fissarlo come gli piaceva fare dall'ora pranzo.

E di nuovo Thad avrebbe voluto sprofondare.

Perché Sebastian continuava a fissarlo?

"Sebastian, la finisci? Devo ricordarti per la... Ho perso il conto, ormai,"sbuffò Blaine," Comunque, ho il ragazzo."

"E io ti ripeto ancora che non vedo dove sia il problema."

Di nuovo Thad sentì gli occhi di Sebastian su di sé, ma preferì fare finta di giocare con il cellulare per far cessare il fastidio.

Si stupì di trovare un nuovo messaggio, lo aprì quasi subito, contento di avere almeno qualcuno che si degnava di contattarlo – Jeff lo chiamava solo quando voleva che gli prestasse qualche videogioco, opportunista che non era altro. Dentro di sé sapeva che era Jenny.

E quando lesse il suo nome confermò soltanto i suoi sospetti.

'Devo parlarti urgentemente... Ti va di vederci?'

Parlare urgentemente?

'Ora?'

'Sì'

'Ok, dove ci vediamo?'

'Di fronte casa mia che ne dici? Tra poco devo dare ripetizioni e se per te non è un peso preferirei così!'

'No, ok, sono già lì :)'

"Cosa succede, Thad?" la voce di Blaine lo riportò alla realtà, e alzò lo sguardo su di lui.

"Mi spiace, Blaine, un' emergenza," disse, felice di eclissarsi da tutto quello. E finalmente smettere di vedere Sebastian tornare a essere il vecchio cascamorto di sempre. "Posso andare?"

"Ma certo che sì!" gli rispose l'altro, portandogli una mano sulla spalla, "ci sentiamo la prossima volta!"

Gli sorrise e si avviò verso l'uscita, con passo affrettato.

"Aspetta, dove vai?" la voce di Sebastian lo fermò, e per un attimo pensò di dirgli la verità.

"Ho un appuntamento," disse, solamente, prima di chiudere la porta dietro di sé.









Thad era leggermente agitato.

Da due giorni, proprio come Sebastian, anche Jenny era strana: a sua volta lo ignorava e non aveva risposto a nessuna delle sue chiamate. Quindi quando gli era arrivato il messaggio, aveva colto l'occasione per parlarle.

Aveva parlato con Jeff e aveva capito che era il caso di smettere di illuderla – lo aveva fatto involontariamente, ma lo aveva fatto – e lasciarla definitivamente. Gli dispiaceva molto per lei, chissà con che coraggio avrebbe trovato le parole...

"Hey," lo salutò lei, avvicinandosi con un sorriso.

"Hey," la salutò a sua volta Thad, sorridendo anche lui. "Come mai mi cercarvi così urgentemente?"

Jenny emise un respiro tremolante.

"Sono qui per lasciarti..." disse, rossa in viso.

Cosa? Lei lasciava lui?

Thad rimase un attimo a bocca aperta.

"Io..."

"Non dire niente," lo interruppe lei, facendo un gesto della mano per zittirlo. "Thad, tu sei buono. Sei una persona fondamentalmente buona ed è proprio questo che amo di te. Sei simpatico e intelligente, un ragazzo ideale, sul serio..."

Fece un respiro, poi Jenny continuò. "Non lo sei con me, semplicemente."

"Mi spiace," fu l'unica cosa che Thad riuscì a dire. Jenny non era stupida, si era accorta di tutto e lui non riusciva a far cessare i sensi di colpa per come la stava facendo sentire.

"Non è colpa tua se ami qualcun altro," gli disse Jenny, sorridendogli, anche se con le lacrime agli occhi. "Però ora voglio finire questa cosa prima che sia troppo tardi. Ho ancora il mio orgoglio..."

Thad non sapeva bene cosa dire. Jenny aveva ragione ed era stata venti volte più coraggiosa di lui.

"Anche tu sei un ragazza fantastica," rispose Thad, ricambiando il sorriso. "Vedrai che troverai qualcuno che ti amerà come meriti. E vedrai che sarai felice, un giorno, te lo auguro con tutto il cuore, Jenny."

Si abbracciarono per qualche secondo, un addio silenzioso e genuino.

"Prenditelo, Thad," disse Jenny, parlandogli all'orecchio, mentre erano ancora abbracciati.

Non c'era bisogno di specificare, Thad aveva capito a cosa – o meglio, a chi - si riferiva e sorrise d'affetto tra il profumo dei capelli di Jenny.

"Lo farò, grazie di tutto," si sorrisero, staccandosi, e seppur Jenny avesse ancora le lacrime agli occhi, sembrava molto più forte di lui.







Quando Thad rientrò in camera trovò la luce spenta.

Era strano, erano soltanto le sette di sera ed era stranamente convinto di trovare Sebastian sveglio.

Insomma, chi andava a dormire così presto alla Dalton?

Quando accese la luce, però, lo trovò seduto sul letto a fissarlo e quasi gli prese un colpo. Le chiavi gli caddero per terra, e la sua mano arrivò sul cuore, sperando di fermarne i battiti frenetici.

Quasi aveva preso un infarto e Sebastian rimaneva lì a fissarlo, sembrando un demone nell'oscurità.

"Smythe, ma cosa..."

"Dove sei stato?"

Thad allargò gli occhi, non credendo alle proprie orecchie.

Sebastian – lo stesso Sebastian che lo aveva ignorato in tutti quei giorni e ci aveva provato spudoratamente con Blaine – ora gli parlava e gli faceva certe domande con tono da moglie tradita.

A Thad sembrava che i suoi occhi verdi potessero scioglierlo talmente era l'intensità con cui lo stava fissando.

"Io..."

'Prenditelo, Thad'

Quelle parole gli vennero in mente all'improvviso, mentre fissava Sebastian seduto sul letto. Aveva gli occhi semichiusi in un espressione... strana. Lo avrebbe definito geloso.

Decise di cogliere la palla al balzo.

"Sono stato con Jenny, a casa sua..."

Vide Sebastian alzarsi improvvisamente e avvicinarglisi con pochi passi; istintivamente indietreggiò, preoccupato. Sebastian era capace di fare tutto, per lui era imprevedibile e Thad non amava le sorprese.

Questo però fece sì che fosse addossato al muro e senza vie d'uscita per sfuggire allo sguardo del compagno. Si sentiva braccato, ma allo stesso tempo l'adrenalina lo stava costringendo a volere di più.

Avere Sebastian vicino e sentire il suo respiro sul viso era davvero troppo.

"... Te la sei scopata?"

Quella frase risuonò un bel po' di volte nella sua testa, prima che Thad riuscisse a collegare.

"Certo che no!"

Cazzo. Doveva farlo ingelosire, non mostrarsi come un verginella.

"Ci siamo andati vicino..." era azzardato, ma sembrò funzionare.

Sebastian socchiuse le palpebre, avvicinandosi tanto da far sfiorare i loro corpi. Thad sentì distintamente le budella rivoltarsi dentro di sé, e dalla faccia di Sebastian l'altro sembrava provare lo stesso.

"Non voglio che lei ti tocchi... non voglio che nessuno ti tocchi all'infuori di me."

Come al solito Sebastian pensava che tutto gli fosse dovuto. Lui era il protagonista e il resto del mondo doveva spettargli come per diritto.

Anche se quelle parole in un certo senso lo avevano colpito, il fastidio di venir trattato alla stregua di oggetto gli colpì lo stomaco.

"Da quando io sarei... Roba tua?"

Quasi non finì di parlare.

Sebastian aveva portato le labbra sulle sue senza che lui neanche se ne rendesse conto. Quando la sua mente captò cosa stava succedendo esattamente, un brivido gli attraversò tutta la schiena.

Sebastian. Lo. Stava. Baciando.

Stava per assecondare il movimento di quelle labbra – morbide proprio come le aveva sempre immaginate durante i suoi sogni ad occhi aperti, mentre le fissava rivolgergli qualche insulto – quando Sebastian si staccò bruscamente.

Aveva gli occhi spalancati, il viso leggermente arrossato e la bocca schiusa.

Sarebbe stata una visione da Oscar, se Thad non fosse stato troppo scioccato anche solo per capire dove si trovava.

L'altro non sembrava da meno: pareva sbalordito dalle sue stesse azioni – probabilmente dettate dalla disperazione del momento. Tempo dieci secondi e si era allontanato bruscamente da lui e uscito dalla stanza.

Thad si lasciò scivolare lungo il muro, nella bocca ancora il sapore di Sebastian e di quel bacio rubato.










Ce l'ho fatta *yuppi
Questo capitolo l'ho scritto a fatica, perché sentivo Sebastian OOC e non sapevo che fare. Ho fatto del mio meglio per mantenerlo IC – o almeno quello dei canoni della mia storia -, spero di esserci riuscita. Infondo scriverlo mi è piaciuto molto. E, soprattutto, di aver fatto salire almeno un po' Jenny. Ci tengo al fatto che non venga odiata troppo D:
Ah... Comunque siamo quasi alla fine della storia. Mancano esattamente due capitoli, dopo questo e... Boh, penso che piangerò per quanto mi mancheranno i protagonisti, voi e la storia ç_ç
Vi ringrazio tutti, dal primo all'ultimo: siete l'amore, davvero <3
Risponderò presto a tutte le recensioni, appena ho un po' di tempo (Maggio è il mese scolastico difficile per eccellenza, si sa)



Allora, voglio ringraziare Marzia per tutto l'aiuto che mi ha dato (piccola pazza che oggi doveva essere interrogata a inglese! Ti voglio bene v.v). Ringrazio anche Thalia per l'aiuto e anche per aver visto nascere e crescere questo capitolo. Sei stata un papà perfetto!
Già che ci sono dedico un salutino a Linda, così, a random!


Comunque avrei voluto dirlo ad ogni fine capitolo, ma mi sono sempre scordata:https://www.facebook.com/somochu.pyxis e http://twitter.com/#!/SomochuPyxis
Semmai qualcuno
volesse spoiler, chiedermi qualcosa o anche solo chiacchierare :D

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Capitolo 17
*** Sebastian VS le segreterie telefoniche ***




La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare




Ho passato praticamente tutta la notte sulle scale all'entrata. Non è che avessi paura di rientrare in stanza, infatti ci sono andato verso le tre o quattro di notte. Era tardi, sì, ma non è perché aspettavo che Harwood dormisse.
Certo che no.
E stamattina non mi sono svegliato all'alba per evitarlo, ma certo che no.
Non ho neanche fissato il viso della piattola mentre dormiva. No, no.
...
Ho bisogno di Nixon.








Sebastian aprì la porta della mensa, infilando la testa nella grande sala solo per adocchiare chi c'era: ragazzini ancora assonnati che masticavano carta anziché pane, chi ripassava qualche nozione per un compito in classe e chi, invece, dava direttamente delle testate ai tavolini.

Quella mattina era sveglia tutta la Dalton, tranne – ovviamente – la persona che lui cercava.

Dopo aver augurato morte a tutti i presenti, si chiuse la porta dietro le spalle per andare alla ricerca dell'unica persona in grado di aiutarlo.

L'unica persona che decisamente gli serviva.

Aveva gli occhi stanchi a causa della notte insonne, ma i suoi capelli ancora erano sistemati, il che voleva dire che non sembrava uno di quei villici lagnosi.

Per questo, passando davanti ad uno specchio, imboccando il corridoio dei dormitori, si sistemò anche la divisa, sembrando finalmente il Sebastian di sempre.

A ben vedere.

Sparò dritto per il corridoio, fermandosi solo quando dei sospiri attirarono la sua attenzione. Avvicinandosi alla porta da dove li sentiva, notò che si trattava del magazzino delle scope. Due voci da lui conosciute lo bloccarono, costringendolo a inorridire.

Pensare che lui di cose brutte ne aveva viste e non era certo un tipo che si scandalizzava così facilmente – tutt'altro – ma la Wes con la Johp che tubavano dentro a uno stanzino... No.

Il ribrezzo era troppo da sopportare.

Si allontanò di fretta da quella stanza maledetta e continuò il suo percorso verso la stanza di Trent. Quel cretino non si era ancora svegliato e lui necessitava della sua consulenza.

Nessuno poteva negare qualcosa Sebastian e non di certo perché era troppo occupato a dormire.

Lo avrebbe ucciso.

Arrivato di fronte alla sua stanza – non gli importava nemmeno se la divideva con qualcuno – bussò con quanta forza aveva. Sentì provenire un mugolio da dentro, ma questo lo spinse soltanto a sbattere i pugni contro il legno ancora più forte.

"Aprimi immediatamente, Nixon," disse, con voce minacciosa.

Ancora mugolii.

"Ho detto: aprimi."

Probabilmente era riuscito a spaventarlo almeno un po', perché sentì il materasso cigolare. Si stava alzando.

Bene.

"Allora?" disse, sentendo i passi.

Ok, forse era un tantino fastidioso, ma Trent lo aveva perseguitato per giorni, se lo meritava.

Quando Nixon aprì la porta aveva gli occhi socchiusi e aveva un pigiama con dei pinguini sopra.

Sembrava un povero demente.

"Che vuoi, Sebastian?" chiese a voce bassa per il nervosismo.

Ci fu un attimo di silenzio, finché Sebastian non ricordò cosa aveva fatto la sera prima.

"Tu sei un esperto degli innamoramenti, vero?"

Trent annuì, ora improvvisamente più sveglio.

"Okay, e in quei casi che si fa precisamente?"









Contemporaneamente Thad era a spalmare la marmellata sul pane, pensieroso.

Jeff lo osservava con un espressione sarcastica, convinto che il suo amico qualche problema.

"Quindi Sebastian ti ha baciato."

"Esatto."

"Con la lingua?"

Thad quasi si tagliò un dito.

"Ma è durato tutto pochi secondi, come avrebbe fatto? Non è un Alien."

Lui stesso era ancora allibito (e contento) da tutta quella situazione, per questo mentre lo raccontava a Jeff sentiva quasi di star raccontando la vita di qualcun altro.

"Certo, se era un Alien ti avrebbe già mangiato la testa," rispose Jeff. Ah, aveva scordato che Alien era uno dei suoi film preferiti. "Io dico che tu l'hai colpito."

Thad alzò un sopracciglio.

"Colpito?"

"Esatto," Jeff si indicò col dito la zona dove si trovava il cuore. "Proprio qui."

Magari.

Eppure quel bacio avrebbe dovuto pur significare qualcosa...

"Secondo me," interruppe i suoi pensieri Jeff, sventolando il cucchiaino come per dare ancor più importanza alla sua tesi, "devi riconfessarti."

"COSA?"




**



"E quindi l'hai davvero baciato?"

Trent era piegato verso l'armadio a scegliersi i vestiti. Quel giorno voleva saltare le lezioni, ma visto che Sebastian lo aveva svegliato, tanto valeva andarci.

Aveva sempre avuto fame di pettegolezzi e tutto ciò era come miele per le sue orecchie:

"Sì. Di forza."

Il tono caustico con cui lo disse quasi fece ridere Trent.

"Secondo me, Sebastian," Trent lo guardò fisso negli occhi. "hai bisogno di un piano."

Oh, a lui piacevano i piani.

Già si stava facendo vari viaggi mentali su cosa avrebbe potuto architettare di tanto malefico, quando la voce di Trent fermò i suoi pensieri.

"Anche se forse la cosa migliore sarebbe confessarti. O un bel piano o una bella confessione, non so se-"

"COSA?"









Il silenzio che regnava nella stanza non era dei migliori.

Sebastian si stava cambiando e Thad si era girato di tutta fretta per non guardarlo senza vestiti – sì, ancora era particolarmente sensibile alla vista di Sebastian scoperto – causando la risata di presa in giro del compagno di stanza.

Non sapeva perché, ma Thad sentiva che c'era qualcosa che non andava. Qualcosa gli diceva 'devi confessarti, no? E allora fallo!', ma una parte di sé era bloccata completamente.

Timidezza? Chissà.

Sentiva lo stomaco chiuso e un nodo alla gola, mentre guardava gli occhi verdi di Sebastian. Dubitava ce l'avrebbe mai fatta: insomma, l'ultima volta era stato un... Caso. Si era confessato senza volerlo fare realmente, non era riuscito a controllarsi.

Ora, invece, non riusciva a far fuoriuscire le parole, ma cosa c'era che non andava in lui?

Di buono c'era che anche Sebastian sembrava pensieroso. Anche di più. Sembrava volessi dirgli qualcosa.

Ok... Era lui il Grifondoro della situazione, no? Bene, si sarebbe fatto avanti.

"A proposito di ieri sera..."

Ok, forse iniziare con un esplicito riferimento al bacio che Sebastian gli aveva dato il giorno prima non era il massimo.

Sebastian alzò lo sguardo su di lui.

"Cosa vuoi sapere?"

... Ok, lo aveva fatto apposta a fargli questa domanda.

Cosa poteva rispondergli, ora? ?'L'hai fatto perché provi qualcosa per me?'

No, assolutamente no, sarebbe sembrato troppo patetico. E poi Sebastian non avrebbe mai ammesso nulla.

"Mi hai baciato."

Bravo, Thad, constatare l'ovvio è sempre la giusta soluzione.

"Sì, si chiama così quando due labbra s'incontrano."

Appunto.

"E... Perché?"

"Perché? Che ne so, piattola, non ho dato io nome alle cos-"

"No," disse Thad, interrompendolo e socchiudendo gli occhi per il fastidio. "Perché mi hai baciato?"

Il silenzio che seguì quelle parole fu molto difficile da interpretare per Thad. Sebastian non sapeva cosa rispondere perché non conosceva neanche lui i suoi sentimenti o semplicemente perché stava pensando a qualcosa di crudele per distruggerlo definitivamente?

Non gli piaceva pensare all'ultima opzione, proprio no.

"Perché, ti è spiaciuto per caso?"

Ma che risposta era?

Il sopracciglio di Sebastian era alzato, ma sembrava una specie di... difesa. Come se stesse girando intorno all'argomento.

Probabilmente era proprio quello che stava facendo, lo stronzo.

"Dispiaciuto? Ma se sai benissimo cosa provo io, visto che te l'ho praticamente sbattuto in faccia."

Odiava la sua sincerità, davvero.

Sebastian ridacchiò, guardandolo con un sorriso sarcastica.

"E come scordare quel momento? Eri tutto rosso e avevi gli occhi lucidi come un drogato. Devo ammettere che era così carino..."

Si era avvicinato, mentre lo diceva, e non aveva perso il tono da presa in giro, eppure Thad si sentiva già sfiancato dal desiderio.

"È per questo che non ti sei fatto scrupoli a dirmi di no?"

"Oh, Thadduccio, non dirmi che ce l'hai ancora con me. Lo sai che non ero tipo da relazioni."

Ero...?

"Ero?" lo disse, fissandolo attentamente.

"Diciamo che potrei aver rivisto... Alcune priorità."

Il tono basso con cui lo disse spedì tanti di quei brividi a Thad che per un attimo si comparò ad una foglia.

"Ah sì?" non seppe perché, ma si ritrovò a sussurrare anche lui. "E che tipo di priorità?"

"Tu potresti essere una di queste."

Ok, se non la smettevano di sussurrare Thad non...

"Io?" si ritrovò a rispondere, non credendo alle proprie orecchie.

"No, il vicino di casa che avevo in Francia. Secondo t-"

Stavolta fu Thad a non lasciarlo finire. Lo prese per la cravatta con una velocità incredibile, tirandolo verso di sé con tutta la forza che aveva e posando le labbra sulle sue con ben poca delicatezza.

Sebastian rimase un attimo interdetto, ma non ci volle poi molto prima che ricambiasse – era più sveglio di Thad su queste cose, questo era certo – muovendo le labbra sulle sue con passione e causando a Thad un gemito di sorpresa misto a piacere.

Quando le loro lingue si incontrarono fu tutto ancora più delirante. La mente di Thad lavorava frenetica in cerca di qualche distrazione che gli permettesse di non gemere di nuovo al mordicchiare del suo labbro inferiore, ma davvero, era impossibile.

Non quando la lingua di Sebastian era... Una bomba.

Continuarono a baciarsi con passione finché entrambi non sentirono il respiro mancare; si staccarono giusto dieci secondi, prima che le loro labbra si rincontrassero di nuovo come calamitate.

Dio, cosa non era quel bacio?

“Mmm,” mugugnò, arpionandosi ancora di più all'altro.

Thad aveva immaginato quella scena così tante volte che si sentiva in un confine tra sogno e realtà. Come se Sebastian non lo stesse davvero spingendo sopra il letto, sporgendosi verso di lui. Come se il suo sapore – che prima aveva sempre immaginato amaro – non gli stesse per causare un collasso. Come se quei versi di approvazione che provenivano dalla bocca di Sebastian – senza che il proprietario se ne accorgesse, probabilmente – non li stesse davvero sentendo.

E poi la sua lingua. Dio, aveva già detto che era una bomba?

Sebastian scese a baciargli il collo, mordicchiandogli la pelle in un punto particolarmente delicato.

"Cazzo," si lasciò sfuggire Thad, inarcandosi leggermente.

"Oh, puoi dirlo forte," rispose Sebastian, con voce roca.

Sebastian ritornò su a baciarlo, stavolta con più calma. Lentamente le loro labbra si mossero in sincronia, spendendo Thad direttamente in Paradiso.

Okay, ora gli avrebbe detto sul serio che lo amava. Stava per staccarsi – che cosa brutta da fare – da quelle labbra per dirglielo, quando il suo di un "bip" li fece sobbalzare entrambi.

Era la segreteria telefonica della stanza.

Non l'avevano neanche mai usata, chi poteva chiamarli?



Senti... Sebastian.



Era la voce di Blaine, inarcò le sopracciglia Thad.



Devo parlarti urgentemente. Io... Ho bisogno di te, davvero. Possiamo vederci domani pomeriggio al Lima?

Ti prego, non dirmi di no.




Bisogno di lui?

Blaine?

Cosa cazzo...

"Non ci andrai, vero?" Disse, guardando Sebastian che ancora si trovava sopra di lui.

Al silenzio di Sebastian – e quindi al mancato diniego – Thad si sentì definitivamente un cretino.

Ma come faceva a cascarci sempre?








___________________________________________________


*fugge
Ok, non so neanche bene cosa dire. Scusate, prima di tutto, il ritardo, ma non riuscivo a farmi piacere quello che scrivevo (tutt'ora non ne sono soddisfatta al 100%). Ma questa è una cosa solita, insomma, ho l'autostima sotto i piedi XD
Comunque manca solo un altro capitolo alla fine e... Piangerò, già lo so. Mi mancano già da adesso ç_ç
La prossima volta aggiornerò presto, ho idea, avendo gli esami dopo scuola e non volendo rischiare di trovarmi da scrivere durante i periodi di studio intensivo XD – meglio non pensare agli esami, brr

Però forse mi diletterò in Spin-off o altro, insomma, mi mancherà troppo questa storia e anche voi. Sebastian mi sta dicendo che anche io sono una villica lagnosa, ok, la smetto *si ricompone


Alla prossima per il finalone, gente. Vi adoro :3

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Capitolo 18
*** Sebastian VS i finali ***


All'ennesimo mugugno di Thad, Nick perse la pazienza.

“Thad, si può sapere cosa c'è?”

Thad alzò per un attimo lo sguardo su di lui, per poi riposarlo sulla zuppa che aveva davanti; mescolava in modo circolare con il cucchiaio da circa venti minuti.

“Jeff, digli qualcosa,” chiamò il suo ragazzo, al suo fianco, che si stava gustando il panino grande come una casa.

Quest'ultimo fissò il suo panino con rimpianto, capendo l'antifona dalla voce di Nick: doveva intervenire.

Sbuffò, contrariato.

“Thad, amico mio, che succede?”

La voce gli era uscita minacciosa, ma non era voluto, davvero. No, ok, lo era.

“Niente,” disse quello, continuando a mescolare la sua zuppa. Era una poltiglia indefinibile e sia Jeff che Nick erano schifati all'idea che l'avrebbe mangiata veramente.

“Non direi,” disse Jeff, arricciando il naso. “Stai per piangere su quella schifezza che hai nel piatto.”

Thad alzò lo sguardo su di lui, di botto, per lanciargli un'occhiataccia. Occhiataccia che andò fallendo, perché subito il broncio tornò sui suoi tratti, mentre poggiava la testa sulla mano.

“Sebastian.”

“Oh, eravamo certi che fosse lui il problema, non preoccuparti.”

Come poteva essere altrimenti?

“Ieri ho provato a convincerlo a non andare – gli ho anche detto che non sto più Jenny, e lui non avrebbe dovuto saperlo -, ma niente. Evidentemente Blaine è più importante di me.”

Sembrava far abbattere molto Thad, quel pensiero, visto che aveva ripreso a mescolare quella robaccia.

“O forse ci tiene solamente a vincere quella stupida scommessa,” disse, pratico, Nick, cercando di consolarlo. “Forse non è Blaine quello che lui vuole, ma la vincita. Non ci hai pensato?”

“O forse,” ragionò Thad, senza nemmeno ascoltarlo davvero. “Io non gli sono mai davvero interessato. Mi sono illuso e lui non prova assolutamente nulla di me. Forse -”

“Dio, Thad, non cominciare a lagnarti e fai qualcosa!”

Jeff non era mai stato tanto determinato come in quel momento, aveva una mano sul tavolo e fissava Thad con sguardo deciso. “Se non vuoi fartelo fregare, beh, corri da lui!”

Thad lo guardò con gli occhi spalancati.

“Jeff, ma cos-”

“Thad, ascoltami... Ora devo dire una frase alla Titanic e so che tra pochissimo me ne pentirò, ma... ti fidi di me?”

La situazione era talmente estranea e idiota che Thad non poté fare a meno si annuire.

Nick, vicino a lui, sorrideva sotto i baffi.

“Bene, allora,” continuò, determinato. “Vai da lui.”

Thad sentì uno spiraglio di speranza catturarlo mentre guardava gli occhi di Jeff infondergli coraggio.

Vai a prendertelo, Thad.”

Bastò quella frase; Thad si alzò velocemente, iniziando a correre verso l'uscita e sparendo definitivamente dalla loro vista.

Nick si voltò verso l'altro, sorridendogli con una luce strana negli occhi.

Jeff ricambiò il sorriso quasi subito. “Il nostro bambino sta crescendo, ormai, dobbiamo lasciarlo andare,” disse, con tono mezzo abbattuto.

Il sorriso di Nick crebbe ancora di più, mentre ridacchiava per quella vena drammatica così tipica di Jeff. Quella vena che lui adorava – ma d'altronde, amava tutto di lui.

“Sei perfetto, te l'hanno mai detto?”

Jeff si finse aristocratico. “In realtà me lo dicono tutti i giorni.”

E mentre Nick borbottava qualcosa di sconosciuto, Jeff si sporse verso di lui per posargli un bacio leggero e dolce su quelle labbra ora imbronciate.

“Ma da parte di nessun altro i complimenti mi fanno questo effetto.”







Thad stava correndo da cinque minuti e già non ne poteva più.

Ok, non era mai stato un maratoneta, questo c'era da dire, quindi era giustificabile il suo fiatone e il sudore.

Sembrava avesse fatto chilometri mentre, probabilmente, aveva fatto si o no seicento metri.

Un po' una vergogna, ma, accidenti, aveva bisogno di un passaggio per arrivare al Pullman che lo avrebbe portato a Lima.

Nei film come facevano sempre a raggiungere un posto lontano?

Non ebbe bisogno di pensarci, che la soluzione gli si presentò davanti sotto forma di bambina su una bicicletta che faceva avanti e indietro.

Perfetto.

Si avvicinò alla bambina, cercando di non dettare sospetto a sua madre che era lì poco lontano a controllarla. “Pss,” gli disse a bassa voce.

La bambina alzò lo sguardo su di lui, con il visino crucciato in un espressione interrogativa. Era carinissima, quasi gli si dispiacque di chiederglielo.

“Mi daresti la tua bici?”

“No!” disse la bambina, socchiudendo gli occhi.

“Dai!”

“No!”

“Per favore!”

“No!”

Niente da fare.

Thad si portò le mani tra i capelli, sconsolato. E ora cosa accidenti avrebbe fatto?

Non ce l'avrebbe mai fatta a corsa, e da persona obiettiva sapeva che era un'impresa da titani, quella...

“Però,” la voce della bambina lo distolse dai suoi pensieri. “Con cinquanta dollari potrei farlo.”

Cosa?

Cinquanta?” chiese, con voce isterica.

“Cinquanta,” ripetè quella, lo sguardo deciso e un sorriso furbo sulle labbra.

Sarebbe potuta essere la figlia di Sebastian, quella piccola strozzina.

“Maledetta,” borbottò, mentre tirava fuori il portafoglio.

Sperò vivamente che Jeff avesse avuto ragione, altrimenti gli avrebbe ridato i cinquanta dollari oltre al risarcimento dei sentimenti distrutti.

Una volta pagata ottenne la bicicletta e pedalare su una mini bicicletta rosa per le strade americane non era il massimo della dignità, ma già che c'era.

Quando arrivò alla fermata dei Pullman quasi non credette ai suoi occhi al colpo di fortuna che ebbe.

L'autobus!

Era proprio lì, davanti a lui. Aveva fatto giusto in tempo. Era destino!

Mentre si accomodava sui sedili sorrideva felice: se il fato voleva che avesse raggiunto i due allora chi era lui per andargli contro?

Avrebbe preso gli eventi così come capitano.

… Peccato che gli eventi fossero disastrosi.

Dopo neanche qualche chilometro che l'autobus rimase bloccato in mezzo alla strada, un traffico allucinante con tre file di macchine che arrivava fino a cinque chilometri.

Destino? Destino un corno.

Sconsolato all'ennesima potenza posò la testa sul finestrino, desiderando di sparire in quell'esatto momento. Sebastian era da qualche parte con Blaine e lui non avrebbe potuto fare nulla per cambiarlo.

Ormai era finita...






“Scusi, è occupato questo posto?”

Una voce nasale sparata nell'orecchio lo fece sussultare e lo costrinse a voltarsi verso il sedile dietro.

Aprì la bocca, incredulo, trovandosi davanti Sebastian accomodato sul sedile come un Pascià. “Ma ciao, piccola piattola.”

Thad spalancò ancora di più la bocca, non credendo ai suoi occhi: l'aristocratico Sebastian Smythe in un Pullman piuttosto rozzo e non all'appuntamento con Blaine.

Stava sicuramente immaginando, sì. Non poteva essere vero.

“Non guardarmi così, Thaduccio, sono reale, se te lo stai chiedendo.”

Sebastian ridacchiò per prenderlo in giro e questo diede la conferma a Thad che no, non era un sogno.

“Che ci fai qui?” sbottò, ancora un po' scioccato.

“Ma come, che domande fai?” rispose Sebastian, senza togliersi il sorriso. “Secondo te che ci faccio?”

“Boh, ti sei perso?”

Sebastian ridacchiò, sistemandosi sul sedile così da avvicinare il suo viso al suo. “Sono qui per te.”

Thad sentì distintamente il suo cuore fermarsi, ma decise di non cascarci di nuovo. Non avrebbe permesso a Sebastian di fare come voleva, non un'altra volta.

Era ora che prendesse lui le redini di quel gioco. Meglio cascare una volta per tutte, che mille volte, no?

E poi Jeff aveva ragione nel dire che doveva fare qualcosa, qualcosa d'importante.

Doveva farsi coraggio e comportarsi da uomo.

“Senti, non so perché tu sia qui, Sebastian, ma mi piace il fatto che tu non sia da Blaine,” aveva parlato tutto d'un fiato, e aveva visto Sebastian socchiudere gli occhi per cercare di capirlo. “Perché... Perché non voglio che tu vada da lui. Né con lui né con nessun altro.”

Prese un attimo di respiro.

“Lo so che non ho diritti su di te e non so nemmeno se tu provi la stessa cosa per me, ma... Cazzo, Sebastian, voglio avere tutto di te. Sono qui a pregarti di non negarmelo e di non andare da lui. Sono qui a pregarti di volere me, di scegliere me. Scegli me. E al diavolo quella stupida scommessa, l'ho già persa, oramai, ti do la vincita.”

Il silenzio che segui quelle parole fu piuttosto imbarazzante.

Sebastian sorrise, allontanandosi leggermente. “Che romantico.”

Nonostante il sarcasmo nella voce, Sebastian sorrideva sotto i baffi, probabilmente contento per tutte quelle parole. Gli aveva davvero fatto piacere?

“Non andrai da Blaine all'appuntamento, allora?”

Sebastian si riallontanò, poggiando il volto su un gomito. Aveva l'espressione di qualcuno che si trovava a spiegare cose elementari a ragazzi adolescenti.

Era fastidioso, effettivamente.

“Ma era ovvio che non esistesse nessun appuntamento. Thadduccio, dico, tu non riesci proprio a capire quando qualcuno ti frega, vero?”

Cosa, cosa, cosa, cosa?

“Cosa?” espresse in parole il suo pensiero.

“Anche se questa tua ingenuità ha un effetto molto positivo su di me,” e nel dirlo lo fissò negli occhi, facendolo un attimo vacillare. “Davvero non hai capito nulla?”

Thad negò con la testa, già dimentico di come si respira.

“Era tutta una farsa. Il mio scopo sin dall'inizio era quello di farti correre da me, di farti confessare e... Beh, diciamo che Trent ha nominato 'piani' e quindi eccomi qui.”

Thad rimase un attimo in silenzio.

“Quindi anche Blaine era d'accordo?”

“E Jeff e tutti gli altri.”

Thad non ce la fece più. Scese dai sedili e si avviò verso l'uscita del Pullman. “Mi faccia, scendere, la prego.”








Thad stava sfrecciando tra le macchine, sperando che scendesse un po' di pioggia per rendere il tutto ancora più umiliante.

Si fermò solo quando una mano gli afferrò il braccio, costringendolo a fermarsi.

“Dove credi andare, Thadduccio?”

Sebastian.

Lo aveva rincorso...

“Non posso guardarti,” gli disse, senza guardarlo negli occhi.“Come hanno potuto... Erano tutti miei amici e... mi fidavo. Ho fatto di tutto per venire fin qui e tu... Vi odio.”

“Thadduccio, l'hanno fatto solo per il tuo bene. Sapevano che io senza piani non mi sarei mai fatto avanti e in questo modo si potevano risolvere le cose. Poi il fatto che tu mi abbia anche dato la vittoria è solo un aggiunta alla positività del piano.”

“Tu... Tu...”

Non riusciva neanche a descriverlo. Maledetto bastardo approfittatore.

Lo odiava, lo odiava. Lo odiava.

“Sono bello? Affascinante? Furbo? Concordo.”

“Non sono in vena delle tue cazzate,” gli disse, burbero. “Mi sono reso ridicolo lì dentro a dirti quelle cose e-”

“Se ti sei davvero reso ridicolo allora siamo in due,” lo interruppe Sebastian, portando le mani sui suoi fianchi e muovendole in una specie di lenta carezza. “Perché se provo le stesse cose lo sono anche io, giusto?”

Thad alzò lo sguardo su di lui, dopo tutto quel tempo, incontrando quegli occhi versi che aveva sognato tante volte e non credendo alle proprie orecchie. “Davvero?”

“Oh sì,” disse, scuotendo la testa. “E se ho organizzato tutto questo è solo per te. Di nuovo te. Sempre te.”

Thad non riuscì a fermare un sorriso, contento come una Pasqua.

“Non farmi diventare sdolcinato, Thadduccio, sappiamo tutti e due che sei tu quello bravo a parole.”

Thad continuò a non parlare, sempre col sorriso che non ne voleva sapere di andarsene dal suo viso. Sebastian – in maniera contorta e stupida gli stava davvero dicendo che anche lui provava lo stesso.

Lo stava scegliendo.

Sentì dei fischi provenire da dietro e, voltandosi, notò che tutti i Warblers erano sul Pullman, insieme a Blaine – non li aveva proprio visti! - e gli sorridevano tutti, facendo il tifo per lui e applaudendo.

Ringraziò mentalmente Blaine e tutti gli altri, intercettando il sorriso di Jeff, a fianco di Nick. Pensò che fossero una coppia splendida e che tutto stava andando per il verso giusto.

Si rivoltò di nuovo verso Sebastian, senza smettere di sorridere come un ebete.

Sebastian, ricambiò il sorriso con espressione maliziosa. “E se tu non ti sei già stancato di me. Beh, ho una bella vincita da riscuotere: una settimana mia disposizione, ricordi?”

Oh, mai nessun'altra sconfitta poteva promettere cose così invitanti.

“Non mi stancherò mai di te,” gli disse, socchiudendo gli occhi.

Sebastian gli si era avvicinato così tanto che ora i loro volti distanziavano pochi centimetri e Thad riusciva a sentire il suo respiro fresco sul viso.

Poteva anche morire in quel momento e non accorgersene, probabilmente.

“Posso baciarti, ora?” gli chiese Sebastian, fissando le sue labbra. “È da quando ti ho visto che muoio dalla voglia di farlo.”

Thad sembrò volesse negargli quella richiesta; non si meritava mica un accesso così facile, dopo tutto quel casino che aveva architettato.

Ma d'altronde...

“Finalmente. Pensavo non me l'avresti più chiesto.”

E, Dio, era una vera goduria sentire le labbra di Sebastian sorridere contro le sue.






La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare




Cara la mia piccola Agenda – notare il maiuscolo, visto che ormai sei diventata come una persona per me – sono qui per fare una cosa molto triste.
Dirti addio.
Ecco, la mia Piattola è una vera e propria... piattola e non fa altro che cercarmi. Ok, ammetto che anche io lo voglio sempre intorno, il più possibile, ma converrai con me che non ho più tempo per scriverti. Purtroppo le relazioni comportano questo.
Mi mancherai molto e semmai un giorno volessi scrivere un piano di quelli malefici... Beh, quella in cui lo scriverei sei tu, sappilo.
Grazie per avermi accompagnato fino alla fine di quest'avventura. Sei stata una fedele compagna.


Addio,


Sebastian


PS: Argh, non sono così sdolcinato nemmeno con Harwood.







The end.















Prima devo cliccare su “completa: sì”, poi scrivere “The end” qui sotto... Potrei sul serio mettermi a piangere ç_ç
Non posso crederci che sia davvero finita, ci sono tante altre cose che avrei voluto aggiungere, ma allo stesso tempo è giusto così. Era previsto dai primi capitoli dalla mia scaletta e al massimo, appena finiti gli esami – con taaaaaanto tempo libero – scriverò un continuo, ancor più piccante e dove torneranno tutti loro #AmoriMiei
Non sono per nulla pronta a dire addio a questa storia, mi mancherà un sacco. Spero che comunque questa malinconia non sia trapelata troppo e che abbiate comunque apprezzato quest'ultimo capitolo. O meglio, tutta la storia. Ci ho messo l'anima e mi ha accompagnata per tutta la stagione di Glee – con poche volte i Warblers e poche volte Grant e_e - quindi è importantissima per me. È la mia bambina quasi quanto l'Agenda è la bambina di Sebastian.
Senza voi non ce l'avrei mai fatta, davvero, siete tipo tutti angeli <3
Mi avete supportata e sempre seguita, ma quanto posso amarvi? Vi ringrazio davvero con tutto il cuore.
Risponderò a tutte, lo prometto, ci tengo a lasciarvi sempre un parere. E questa è anche l'ultima volta...
No, ok, rimanete sintonizzati perché dopo il 18 – fine degli esami – potrebbero uscire Spin-off o ancora meglio direttamente il continui. Chissà.
Vi voglio bene, alla prossima <3



Angolo ringraziamenti: volevo prima di tutto ringraziare Chiara per tutte le sclerate e per le sue chilometriche recensioni che mi mettono sempre – oltre che di buonumore – una carica assurda. Non so se l'Agenda sarebbe la stessa, senza di lei <3
Poi, beh, Thalia, per avermi sempre supportata e aiutata. Sei stata un “guida” per questa storia e sei molto importante per lei come per me. Ho adorato questo periodo con te. Thanks, my dear, per tutto <3
Poi Aika e Silvia per esserci state sempre e aver contribuito alla mia sanità mentale così che potessi continuarla e non smetterla. Aika, le tue minacce sono sempre andate a buon fine! E Silvia, le tue “teorie” e le varie citazioni di cibo sono stati sempre molto illuminanti. Grazie, care!
E infine, beh, Linda, che sta passando un brutto periodo, ma cara, spero che almeno Sebastian e Thad – le nostre creaturine – possano darti la pace che meriti <3
Ti voglio bene, amica mia, e mi manchi tantissimo ç__ç
E Marzia. Marziolìn è la luce per la storia. Grazie mille, per esserci sempre e per supportarmi continuamente. Soprattutto per sopportare i miei sbalzi d'umore e le mie sclerate. Sei specialissima e una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto.
Ti voglio davvero bene, mia cara <3

Infine ringrazio tutti, chiunque sia passato a recensire, o anche solo a leggere, o anche chi l'ha seguita o messa tra le preferite. Sono felicissima che l'apprezziate <3

E la smetto con le sdolcinate. Sto diventando stucchevole ò__ò (tutta colpa della mia Agendina finita, uffa)

Alla prossima!

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