Dall'agghiacciante e maligna agenda di Sebastian Smythe di somochu (/viewuser.php?uid=84728)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sebastian VS l'agenda ***
Capitolo 2: *** Sebastian VS i piani ***
Capitolo 3: *** Sebastian VS i Warblers ***
Capitolo 4: *** Sebastian VS Thad ***
Capitolo 5: *** Sebastian VS Nostradamus ***
Capitolo 6: *** Sebastian VS le ragazzine insignificanti ***
Capitolo 7: *** Sebastian VS le sale prove ***
Capitolo 8: *** Sebastian VS il Bowling ***
Capitolo 9: *** Sebastian VS i telefoni ***
Capitolo 10: *** Sebastian VS le mamme ***
Capitolo 11: *** Sebastian VS il singhiozzo ***
Capitolo 12: *** Sebastian VS le confessioni ***
Capitolo 13: *** Sebastian VS i volti ***
Capitolo 14: *** Sebastian VS le sveltine ***
Capitolo 15: *** Sebastian VS Jenny ***
Capitolo 16: *** Sebastian VS la gelosia ***
Capitolo 17: *** Sebastian VS le segreterie telefoniche ***
Capitolo 18: *** Sebastian VS i finali ***
Capitolo 1 *** Sebastian VS l'agenda ***
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse
creare
15
Novembre, 2011
Quindicesimo
giorno d'agonia in questa provinciotta senza pepe, che, di fatto
agonia non è più.
E perché no?
Perché i miei occhi
hanno avuto il piacere di guardare il più bel fondoschiena
degli
ultimi tempi; certo, è un peccato che degli attributi
così genuini
siano stati donati ad un essere in cui la mascolinità
è
inversamente proporzionale alla quantita utilizzata di gelatina.
Però
è un GRAN BELL essere, e tanto basta.
Sarà mio. Così ho deciso
e così sarà.
16
Novembre, 2011
È
fidanzato.
E come poteva non esserlo? Il gioco sarebbe stato sin
troppo facile, altrimenti, e una cosa è certa:
più le sfide sono
difficili e più queste mi eccitano.
D'altra parte il
ragazzo di Blaine è il classico tipo con cui puoi stringere
un
rapporto duraturo, eterno, pieno d'amore e bla bla bla. Una
noia.
Insomma, è adatto ad un sognatore come Anderson.
Ma
io scoverò il suo punto debole; eccome se lo farò.
Sebastian
Smythe cambia preda ed è del tutto intenzionato a catturarla.
17
Novembre, 2011
Da
oggi entrerà in azione il piano
seduci-il-povero-allocco-fidanzato,
il che vuol dire soltanto una cosa: sorrisi a raffica.
I migliori
del mio repertorio, ovviamente.
Infatti con un tipo così
scopadelico è necessario l'uso di gesti
fomenta-ormoni
particolarmente agguerriti.
Senza contare che dovrò recitare più
volte la parte del ragazzo carino e coccoloso che
stima così
tanto un veterano dei Weablers da andare dritto da lui per
conoscerlo meglio.
Sarà veramente uno spasso vederlo in
difficoltà: sarà in quel momento che
colpirò più duramente, tanto
che la missione riuscirà alla perfezione.
Ne sarò in
grado?
Ovvio che sì.
Sebastian
richiuse la sua agenda, sorridendo soddisfatto.
Ecco
una nuova Long, stavolta tutta per Sebastian (<3) - ormai si
prende tutta la mia ispirazione, dannato! - e il suo diario, che
effettivamente diario non è. La chiamerei più
come una "malefica
agenda" [Cit. Lins ].
Stile Sue, per capirci xD
Un
bacio a chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare fin qui :D
PS:
ah, dimenticavo. Ovviamente dedicato a Linda e Marzia.
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Capitolo 2 *** Sebastian VS i piani ***
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse
creare
Oggi
ho di nuovo incontrato Anderson e la mia voglia di conquista si
è
decisamente rafforzata: ha un faccino così
innocentemente dolce
che annienta
ogni mio proposito
di stargli lontano.
Propositi
che in realtà non ho.
D'altronde
non ho motivo di allontarmi da lui – e il fatto che abbia un
ragazzo per me non costituisce di certo un problema –
perché mai
dovrei abbandonare una preda così succulenta?
Se
lui vuole rimanere a vita con la stessa persona aspettando di
dovergli cambiare il pannolone non è di certo un problema
mio; non
vedo come questo possa impedirci di dar vita ad una sana,
passionale e divertente sveltina.
E
non stiamo parlando di una sveltina qualunque, ma di una sveltina con
il sottoscritto.
Il che è tutto
dire.
Comunque
sia, ho bisogno di un piano. ORA.
Quando Thad rientrò nella
stanza, assonnato e stanco dopo un intero pomeriggio passato a
studiare, rimase sconvolto alla vista di Sebastian – il suo
nuovo
compagno di stanza – intento a scribacchiare qualcosa su una
specie
di diario.
Il
ragazzo, infatti, era nella stanza completamente
al buio
e con solo una misera luce a illuminare la piccola scrivania su cui
era chino.
Gli
ricordò vagamente Doctor Jeckylee e Mister Hyde, o meglio, solo
Mr Hyde, vista
la faccia da
pazzo furioso che aveva sul viso.
Probabilmente stava
elaborando qualche nuovo piano malvagio; da quando lo conosceva
–
ed erano pressoché poche settimane – sentiva che
quel ragazzo gli
avrebbe portato ogni sorta di guai.
Bastava guardare la sua
espressione in quel momento: sembrava stesse ideando un modo per
conquistare il mondo.
Stranamente quest'ultimo
pensiero non lo stupiva più di tanto; ce lo vedeva Sebastian
su un
trono, mentre frustava gli uomini di bell'aspetto che non obbedivano
ai suoi ordini.
"Ehm, ehm," si
schiarì la gola, cercando attirare l'attenzione del ragazzo
su di
sé.
Sebastian neanche si voltò,
fece solo un cenno con la mano per fargli capire che lo aveva
sentito, ma che non aveva intenzione di rinunciare ai suoi sotterfugi
per lui.
Indispettito, Thad accese
la luce.
"Bene, Gollum,
direi
che ora possiamo anche mettere un po' di luce nelle nostre vite."
Sebastian sbuffò,
voltandosi verso di lui con un espressione di biasimo.
Avrebbe
preferito un compagno di stanza più simpatico,
più furbo e
soprattutto più gay,
ma Sebastian sapeva che non si poteva ottenere tutto dalla vita.
D'altronde era già
bellissimo, seducente e di talento: non voleva chiedere troppo a
Madre Natura.
Quindi si limitò ad alzare
un sopracciglio, nel modo che lui riteneva abbastanza convincente per
rappresentare la sua disapprovazione.
"Qualche
problema, Harwood?"
"No,
solo mi preoccupa vederti sempre appiccicato a quel diario,"
rispose Thad. "Secondo me ti fa male."
Sebastian sorrise
sarcasticamente. "Oddio, grazie, sentivo davvero il bisogno di
sentire la tua opinione."
"Prego, non c'è di
che."
Si odiavano cordialmente.
"Rimango del parere
che tu ti rincoglionisca a furia di scrivere cazzate su foglio."
Uno dei difetti più grandi
di Thad era la sua sincerità disarmante: chiamasi
indiscrezione.
Era talmente diretto, a
volte, da mettere a disagio gli Usignoli, altre volte da farli
scoppiare a ridere per delle ore intere.
Dipendeva dai casi,
insomma.
Tutto il contrario di
Sebastian, comunque, che era sincero solo nel modo in cui gli faceva
più comodo: la verità era da giostrare a suo
piacimento, il
tornaconto era ciò che più gli importava.
E mentre Thad era
spontaneo, Sebastian era opportunista.
"E io sono del parere
che le tue scarpe siano un pugno in un occhio dell'eleganza, ma sono
opinioni, suppongo," rispose Sebastian senza perdere il sorriso.
" E poi non vorrei abbandonare il mio tessssoro," continuò,
riferendosi all'uscita di poco prima su Gollum.
Si voltò per tornare a
ascrivere sull'agenda, ignorando completamente il suo compagno di
stanza.
Il
mio vicino di letto – e non compagno di letto, per una volta
–
sta decisamente attentando ai miei gioielli di famiglia, quindi va
eliminato.
Devo
trovare un piano: è ora che mi temano tutti.
"Ok, io faccio
il
bagno," disse, una volta richiusa l'agenda.
Thad, che era chiuso a
giocare con il suo DS, alzò appena gli occhi per
rispondergli.
"Non te l'avevo
chiesto, ma ok," disse, sbadigliando. "Ma aspetta," lo
bloccò, poi, "non l'hai già fatto stamattina?"
"Cos'è, conti le
volte in cui mi lavo?" disse, Sebastian con aria maliziosa,
"Vorresti raggiungermi?"
Thad non fece in tempo a
replicare, che Sebastian lo interruppe.
"Ho bisogno
d'ispirazione. Il mio ingegno si applica solo mentre faccio il bagno,
è un dato di fatto: le idee geniali mi vengono solo
lì."
"Ah, ok, se lo dici
tu," rispose Thad, alzando appena le spalle.
"Comunque l'offerta è
ancora valida," disse, Sebastian mentre si toglieva la maglia, e
cominciava a prepararsi per il bagno.
Thad abbassò appena gli
occhi sul fisico del compagno di stanza.
Perché quel maledetto ora
ci stava provando?
"Sono etero,"
disse, soltanto, lo sguardo ora cupo.
"Beh, non sai che ti
perdi," rispose Sebastian, un sorriso malandrino a modellare le
sue labbra.
Gli lanciò uno sguardo
malizioso, prima di entrare nel bagno.
Uscì solo qualche ora
più
tardi – Thad ormai si era appisolato con il Nintendo poggiato
sulla
sua pancia – e si rivestì silenziosamente, poi
spense la luce e si
mise sotto le coperte, tutto con un ghigno aperto sul viso.
Era
soddisfatto.
Sebastian era soddisfatto e
doveva condividere necessariamente con qualcuno questa soddisfazione.
Altrimenti che gusto c'era?
"Hey, psss, Harwood!"
cominciò a chiamarlo.
"Harwood...?"
"Harwood..."
"PIATTOLA!"
solo a questo soprannome Thad aprì gli occhi.
Si
rigirò nel letto, lamentandosi e borbottando a
più non posso;
Sebastian anche al buio potè immaginare quegli occhi verdi
che lo
incenerivano.
"Che
cazzo vuoi?" lo aggredì Thad, per niente di buon umore.
"Solo dirti che il
piano è nato; è tutto qui, nella mia magnifica
testa."
Thad mugugnò, imprecò e
probabilmente bestemmiò, ancora troppo assonnato per
emettere suoni
articolati, "bene, sono contento per te. Buonanotte."
"Non vuoi sapere di
cosa si tratta?" Anche se Thad non poteva vederlo, sapeva
benissimo che sul viso di Sebastian c'erano un sorriso che andava da
un orecchio all'altro; era di per sé sicuro di essere un
genio,
figuriamoci se si metteva ad ingegnare piani.
Si salvi chi può,
pensò, ormai sconsolato all'idea di non dormire
più.
"Sentiamolo, tanto me
lo diresti comunque."
"Esatto, vedo che ogni
tanto anche tu dici qualcosa di intelligente," lo sentì
rispondere, la voce raggiante di un bambino che aveva appena ottenuto
caramelle facendo soltanto gli occhioni dolci.
Il problema era che
Sebastian non voleva caramelle, tutt'altro; se solo fosse stato
così,
pace per tutti.
No, Sebastian voleva tutto
e subito. O meglio, tutti.
E quel tono non poteva che
preoccupare e divertire Thad allo stesso tempo: non riusciva a
capacitarsi di quanto le persone – in particolare Sebastian
–
riuscissero a essere subdole per ottenere ciò che volevano.
"Ovviamente non ti
dirò il piano, ma ti dirò che ho trovato il modo
per far lasciare
Blaine e quel pagliaccio con la faccia da gay."
"Primo, si chiama
Kurt. Secondo, l'unico pagliaccio, qui, sei tu. Terzo, oh no che non
ci riuscirai."
"Perché mai non
dovrei riuscirci?"
"Perché Kurt e Blaine
si amano, tu invece non sei capace di tale sentimento."
Sebastian rise, parlando
con condiscendenza, "non sai quanto ti sbagli. Io amo: amo me
stesso."
"E poi i miei piani
sono imbattibili proprio perché subdoli."
"Davvero molto
Serpeverde, caro Lucifero, ma non abbastanza
convincente."
"Che vuoi
scommetterci?"
Thad giurò di aver visto
quel ghigno anche al buio.
"Mmm, non so, magari
che non ti guarderai allo specchio per più di un mese?"
"Ma qualcosa di più
alto, cara la mia Piattola. Tipo... Il duetto che ci contendiamo da
più di un mese, che dici?" sapeva di aver toccato un tasto
dolente, tanto che aveva sentito Thad sporgersi dal letto con
entusiasmo nascente.
"Continua,"
disse, ostentando un tono distaccato.
"Se io riesco ad avere
Anderson, allora ti cederò il duetto, qualsiasi sia l'esito
finale,"
rispose Sebastian con un sorriso saccente, "altrimenti tu sarai
a mia completa disposizione per una settimana intera. Molto semplice
e classico. Che ne dici?"
Thad fece finta di
pensarci, sperando di lasciarlo per un po' sulle spine, ma ovviamente
Sebastian era tanto sicuro di sé da aspettarsi
già il finale di
quella conversazione: infatti non fece una piega al 'mmm, d'accordo'
borbottato da Thad.
"Ora posso dormire?"
chiese quello, sistemandosi meglio il cuscino da sotto la testa.
"Certamente,"
rispose affabile Sebastian. "Ma prima, devo riportare tutto
sulla mia agenda."
E accese la luce.
E Thad non aveva mai avuto
tanta voglia di uccidere qualcuno.
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Capitolo 3 *** Sebastian VS i Warblers ***
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse
creare
20
Novembre.
Quel
pezzente del mio compagno di stanza si è fatto beccare
mentre
leggeva questa agenda e ciò – oltre a procurarmi
una buona dose di
fastidio - dimostra soltanto due cose: per prima cosa è
talmente
idiota da farsi beccare durante un' azione così semplice.
Idiota
proprio come sospettavo, infatti, ma di ciò non ne dubitavo:
io ho
SEMPRE ragione.
Secondo
poi è un impiccione. Un buffone-impiccione.
E
io odio gli impiccioni. Ma d'altronde sono anche superiore a loro,
quindi non ne vale la pena di arrabbiarmi: mi basta aspettare il
momento in cui sarò
a capo
degli Usignoli; sai come mi divertirò a maltrattarlo?
Rido
e godo al sol pensiero.
Comunque
sia, oggi va in porto il piano accalappia-ragazzi-fidanzati.
Blaine
Anderson, aspettami.
Sebastian
quel giorno voleva fare del male a Thad, questo era certo.
In
quel momento, infatti, il suo compagno di stanza era occupato a
distruggergli un timpano: auricolari alle orecchie,
braccia dietro la testa, mentre da sdraiato sul letto cantava a
squarciagola "She wiiiiiiiiiill be loooooooooved".
Decise
che era meglio stopparlo.
"Hai
finito di rovinare l'apparato uditivo a tutto il circondario, Justin
Bieber?"
Sebastian sapeva di aver colto nel segno con quel nomignolo: era
risaputo l'odio che Thad provava per quel ragazzino cantante.
Thad
non fece in tempo ad aprir bocca per maledirlo in chissà
quale
lingua – la sua conoscenza si amplificava sempre, quando
Sebastian
era nelle vicinanze, chissà perché –
che Sebastian lo interruppe
bruscamente. "Dobbiamo andare alla riunione dei Fringuelli. Tu
sarai anche così stolto da scordartelo, ma io –
modestamente
parlando – certe cose importanti le ricordo tutte."
Thad
fissò per un po' quel faccino strafottente, ora atteggiato
in un
sorriso da schiaffi: stava macchinando qualcosa.
"No,
tu non vedi l'ora di andarci perché hai qualcosa in mente, o
sbaglio?
"
Sebastian
allargò il suo sorriso e Thad decise che era meglio non
infierire.
Entrare nella mente di Sebastian Smythe era qualcosa d'impossibile.
Probabilmente
solo una persona sarebbe riuscita a farlo, e Thad si chiese
distrattamente – mentre entrambi si dirigevano verso la
stessa meta
- chi potesse mai essere.
"Chi
sarà?" si accorse di averlo detto ad alta voce solo quando
Sebastian alzò un sopracciglio, nel modo che solo lui sapeva
fare.
Quel modo che ti faceva sentire una nullità,
specificatamente.
Erano
soli nel bel mezzo del corridoio e fino a quel momento erano rimasti
entrambi in un religioso silenzio: Thad si chiese per quale
disgraziato
motivo l'avesse interrotto.
"Sai,
Piattola, di solito per formulare una frase di senso compiuto si
utilizza un soggetto," rispose Sebastian, il tono annoiato e
superiore.
"Parlavo
dell' eletto," poi, vedendo che Sebastian aveva rialzato quel
dannato sopracciglio, si accinse a continuare. "L'eletto che
entrerà nella tua testa."
"Matrix
ti ha fuso il cervello," disse Sebastian con un sorriso
sornione.
Thad
stava per rispondere con un 'e ancora non hai sentito la parte della
pillola blu e quella rossa', quando la porta si spalancò di
botto.
"Finalmente
i piccioncini ci hanno degnato della loro presenza," li accolse
Jeff, divertito.
Thad
stava ancora tentando di reprimere una smorfia a quel 'piccioncini',
mentre insieme a Sebastian prendeva
posto all'interno dell'aula.
Lui
lasciandosi cadere sulla sedia, sconsolato; l'altro in una perfetta
imitazione della calma e scioltezza. Sebastian gli sembrava
perennemente uscito da uno di quel film in cui il protagonista
è
assolutamente sicuro di sé.
"Smettila
di fissarmi, sembra tu mi voglia portarmi in qualche angoletto per
farmi cose indicibili," gli sussurrò quest'ultimo
all'orecchio,
dopo che l'aveva beccato a fissarlo.
Thad
inorridì, allontanandolo da sé, mentre l'altro
ridacchiava
ostinatamente.
"Sì,
cose molto violente, devo dire," rispose allora Thad, grugnendo
per la rabbia.
"Oh,
ti piace il sadomaso? Quante cose scopro di te, ogni giorno."
Thad
non fece in tempo ad aprir bocca che Wes lo zittì prontamente,
mettendoli a tacere
entrambi con uno sguardo assassino; passò il martelletto a
Jeff –
che glielo aveva chiesto gentilmente –, il quale lo
sbatté sulla
testa ordinatissima di Sebastian e sulla sua, al contrario
scapestrata.
Si
massaggiò
la
fronte dolorante, lamentandosi a bassa voce e biascicando un 'ha
cominciato lui', mentre Sebastian avrebbe tanto voluto ucciderlo,
probabilmente.
L'avrebbe,
appunto, perché arrivista com'era non poteva permettersi di
farsi
nemici i capi principali degli Usignoli – rispettivamente
Wes
e Jeff.
"Allora,
ritardatari,
siccome siete in ritardo vi aggiorneremo sugli ultimi avvertimenti,"
cominciò Wes, mentre li malediceva con lo sguardo. "Prima di
tutto, niente ritardi da oggi in poi."
Ma
quanto se l'era presa?
"Secondo:
abbiamo accordato insieme che il duetto che si terrà in
onore del
settantesimo anno della Dalton, sarà composto prima di tutto
da
Jeff, perché ultimamente sta facendo davvero molto per il
gruppo e
quindi glielo concediamo," Sebastian si chiese se permettersi di
dare martellate in testa alla gente fosse fare molto. "E l'altro
membro sarà Sebastian, in quanto nuovo arrivato. Almeno che
tu non
voglia cederlo, Smythe."
Sebastian
e Thad si scambiarono uno sguardo che no, la mente di Thad non poteva
considerare
complice,
perché tra di loro niente poteva essere considerato complice.
Ma
ci andava vicino.
"Per
l'altro duetto eravamo già d'accordo precedentemente. Bene,
la
seduta è sciol..."
"A
questo proposito," l'interruzione di Sebastian comportò
il
voltarsi repentino verso di lui di tutti i membri del gruppo.
Nessuno, nessuno aveva mai osato fermare la frase finale di Wes. "Ho
una proposta da fare."
Se
gli sguardi uccidessero veramente, Sebastian sarebbe stato un ragazzo
morto, a questo punto. Wes era sbiancato nettamente.
"Penso
che per quanto riguarda l'altro duetto, quello per l'apertura, non
debbano
essere necessariamente Trent e Nick a cantarlo. Non amano quella
canzone, è risaputo."
Il
sorriso di Sebastian era molto convincente, accidenti.
"Dunque
cosa proponi?" disse Nick, quasi felice di essersi tolto
quell'impiccio.
"Propongo
di far cantare un membro ora esterno, ma in precedenza molto
importante per noi."
Oh
no, si ritrovò a pensare Thad.
Sapeva
già a chi si riferiva:
non
poteva crederci, voleva coinvolgerlo davvero soltanto per i suoi
sporchi piani?
"...
Blaine Anderson."
Ci
furono parecchi mormorii bassi. La maggior parte d'approvazione.
Wes
sembrò tentato dalla richiesta, felice di poter rivedere il
suo caro
vecchio amico.
"Mmm,
ci potrebbe stare," mormorò, allora, pensieroso. "Chi
potrebbe essere il compagno, però?"
Sebastian
stava per autoproporsi, il sorriso sempre smagliante
–
e dannatamente convincente
.
"Io,"
si propose Thad, in uno slancio di coraggio.
Non
aveva mai cantato un duetto, ma ora aveva l'occasione di ottenere
ciò
che voleva: poteva cantare, mettere i bastoni tra le ruote a
Sebastian e passare un po' di tempo con il suo vecchio amico Blaine.
Meglio
di così?
Sebastian
non la pensava così, visto che se avesse potuto gli avrebbe
spaccato
la testa sul quel tavoletto lì vicino.
Quel
duetto non solo era l'occasione per restare molto tempo da solo con
Blaine, ma avrebbe avuto ben due duetti: Thad stava rischiando
davvero, davvero molto.
Senza
contare che se Thad avesse vinto la scommessa li avrebbe avuti lui,
due duetti. E Sebastian non poteva permetterlo.
"Thad,
è la prima volta che ti proponi,
mi fa molto piacere approvare questa tua richiesta," disse Wes, con
tono ammirato. "Essia. Sebastian, tu ti occuperai di tutto:
andrai da Blaine, glielo chiederai e gli darai gli orari e tutto
il necessario."
Sbatté
quel martelletto e guardando l'espressione ora di sfida di Sebastian Thad
capì che avrebbe sicuramente
approfittato di quel compito
appena
assegnatogli.
Doveva proteggere Blaine, ma ora Sebastian aveva una scusa per
avvicinarglisi.
Dannazione:
uno a uno palla al centro.
20
Novembre.
Thad
Harwood deve morire.
Quella
sera c'era un gran silenzio nella stanza.
Persino
Thad, che di solito era occupato a cantare, fischiare, blaterare
minchiate
a
tutto spiano,
in quel momento aveva la bocca serrata.
Sebastian,
invece, si era lasciato andare sulla sedia, abbandonando qualsivoglia
buona maniera; stravaccato
era probabilmente l'aggettivo più adatto per descriverlo in
quel
momento.
Le
gambe le aveva leggermente divaricate, e la schiena era completamente
appoggiata alla sedia, quasi volesse diventare un tutt' uno con essa.
Era
probabilmente incazzato, ragionava flebilmente Thad: non doveva aver
apprezzato il suo intervento, quel giorno.
"Non
capisco davvero perché lo fai," decise di spezzare quella
quiete scesa tra loro.
Non
sapeva spiegarsi il motivo, ma Sebastian silenzioso lo inquietava.
Con
lui Sebastian era sarcastico, stronzo, acido, ironico, malizioso,
pervertito, a volte allegro e sincero, ma mai
silenzioso.
Era
una cosa nuova per lui – da un mese che si conoscevano
– e
sicuramente non gli piaceva. Avrebbe avuto tempo, poi, per chiedersi
il motivo di tanta pena per far parlare quel montato.
"Cosa?"
rispose Sebastian, dandogli finalmente attenzione.
"Non
capisco perché ti diverti a dividere coppie che si amano,"
continuò, guardando verso di lui con sguardo inquisitorio.
"Vuoi
Blaine, ok. Chissà quale parte del tuo cervello si
è fissato con
questa cosa malsana, ma d'altra parte lui è felice con Kurt
e tu
puoi avere tutti i ragazzi che vuoi, no?"
Sebastian
sorrise all'ultima parte della frase, guardandolo con malizia.
Thad
quasi si morse la lingua per essersi lasciato scappare quelle parole:
mai far montare ancora di più l'orgoglio di Sebastian.
"Tranne
gli etero, ovviamente," si corresse subito. Si era sentito quasi
vulnerabile, per un attimo, sotto il suo sguardo.
Meglio
mettere in chiaro i suoi gusti – non voleva che quel maniaco
lo
assalisse mentre dormiva.
"Oh,
volendo anche molti etero," rispose l'altro con fierezza. "E
comunque lo faccio perché io ottengo sempre
quello che voglio. E chissenefrega che sono innamorati? Peggio per
loro."
Thad
si voltò a fissare il soffitto, cogitabondo.
Era
davvero impossibile far ragionare quell'essere: probabilmente al
costo di conquistare Blaine avrebbe anche gettato la mano nell'acido.
Mentre
cercava di scacciare quell'immagine alla Saw dalla testa,
un'illuminazione lo colse improvvisamente, come se fosse dal cielo
spedita direttamente per lui.
"Ora
capisco perché lo fai!"
Sebastian
si era di nuovo voltato verso di lui, fissandolo in attesa; sul volto
un’
espressione ironica.
"È
perché tu hai avuto un passato difficile, vero?"
Thad
notò con piacere l'espressione di Sebastian vacillare un
momento,
prima di tornare assolutamente impassibile: ora aveva un sorrisetto
–
da schiaffi – sul volto.
"Non
dire fesserie, Piattola."
"E
invece penso proprio di aver colto nel segno," si alzò a
sedere
sul letto così da poterlo osservare meglio negli occhi. "Tu
ti
sfoghi con gli altri solo per alleviare quel dolore provocato
dalla
mancanza di amore nella tua vita."
Sebastian
si voltò di scatto, chiudendo i pugni improvvisamente
– Thad poté
vedere le nocche sbiancare in maniera piuttosto pericolosa.
"Con
me puoi dirlo," disse, stavolta lentamente, quasi per paura di
ferirlo.
"Sta
zitto!"
"Ascoltami,
Sebastian," era la prima
volta
che lo chiamava per nome? "Sfogati con me, puoi fidarti."
Sebastian
sospirò, senza però voltarsi a guardarlo.
"E
va bene, lo ammetto, forse ho sofferto molto in passato. Questo
però
non vuol dire niente, sappilo."
"Certo
che spiega, invece! Spiega perché assomigli così
tanto a Grimilde,"
ok, forse il paragone con la strega cattiva di Biancaneve non era dei
più calzanti mentre si vuole consolare
una
persona.
Ma
poi lui stava davvero consolando Sebastian?
"Cioè,
ci spiega il perché cerchi piacere nel far
soffrire
gli altri e nel... Sesso!"
Sebastian
ancora non si voltava, e Thad si fece sempre più preoccupato.
Non
che alla fine le sorti del suo compagno di stanza gli premessero
così
tanto, ma era sua indole non rimanere indifferente mentre qualcuno
soffriva.
"Sfogati..."
disse, la voce leggermente arrochita per tentare di lasciarla bassa.
"Piangi pure..."
E
quando vide le spalle di Sebastian tremare leggermente, posò una sua
mano su una di esse, sperando di consolarlo.
Quando
Sebastian si voltò, però, Thad vide che non stava
piangendo, tutt'altro.
Il
corpo di Smythe era scosso a intervalli da piccoli sussulti dovuti al
troppo riso, aveva le lacrime agli occhi e un sorriso largo come
quello di Joker.
Era
l'essere più stronzo e approfittatore della gentilezza
altrui che
avesse mai conosciuto.
Lo
aveva preso in giro per tutto quel tempo!
"Aahahahaha
Dio mio, Piattola, non avrai pensato veramente che io stessi dicendo
la verità!" gli disse, tra una risata e l'altra. "Ma
secondo te sono come il protagonista di quei fumetti che ti leggi tu?
Con un passato triste e bla bla bla," e
perché diavolo non la smetteva di ridere? "Ma
per favore, è così ovvio: io sono stronzo
perché sono nato così.
Sono nato gay e stronzo, ti dispiace la cosa?"
Thad
non disse nulla e mentre Sebastian continuava a dire 'oh, che
esilarante' si chiuse in bagno borbottando a più non posso
come una
vecchia pentola a vapore.
Sebastian,
però, poté vedere – nonostante la presa
in giro – un sorriso
sul volto di Thad, prima che esso chiudesse la porta dietro di
sé.
Rieccoci
qui con l'agenda malefica di Sebastian.
Spero
che vi piaccia il personaggio di Thad: nella mia mente ha un ruolo
tutto suo e spero che traspaia man mano che la storia va avanti.
Poi
qui ho introdotto anche i Warblers: loro pure prenderanno sempre
più
spessore nella storia. Ci saranno coppie anche tra di loro, siete
assicurati.
Comunque
sia, per chi lo vuole, Blaine si vedrà nel prossimo
capitolo:
attendetelo u_ù
Spero
gradiate la lettura,
a
presto :D
|
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Capitolo 4 *** Sebastian VS Thad ***
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse
creare
21
Novembre.
Oggi
metterò in atto una piccola parte mio piano:
andrò da Blaine
Anderson a parlargli.
È
ovvio che lo convincerò, d'altronde so essere molto
convincente. E
sarebbe tutto molto più facile se quella Piattola-impicciona
non si
fosse messa in mezzo: da come si comporta sembra quasi geloso.
Sarà
geloso di Blaine? Magari ha una cotta per lui!
Oppure
è geloso di me, cosa molto più probabile.
Insomma,
sono Sebastian Smythe, la cosa è piuttosto ovvia. So di
avere
fascino, ma ora sta davvero esagerando; bisogna che impari a tenere
il muso sui i suoi di affari.
Non
può comunque competere con me: i bonaccioni giocano
troppo
pulito, si sa.
“Ciao,
Blaine,”
la voce bassa di Sebastian lo richiamò, contringedolo a
posare lo
sguardo su di lui.
“Sebastian,”
rispose al saluto, leggermente dubbioso.
“Oh,
vedo che stai bene,”continuò
Sebastian, un sorriso furbo sul volto. “Ancora occupato con
quel
ragazzino?”
“Hai
detto che dovevi parlarmi urgentemente, no?”
Blaine cercò di sdeviare
il discorso, poggiando entrambe le mani sul tavolo – il
più
lontano possibile da quelle di Sebastian.
“È
così, infatti... Ma trovo strano il tuo continuare a
sfuggirmi,
cos'è, temi qualcosa?”
Blaine
sembrò meditare sullo scappare a gambe levate, o picchiare
Sebastian, oppure semplicemente limitarsi a non rispondere alle sue
provocazioni.
“Senti,
ho il ragazzo, te l'ho già spiegato e... Possiamo andare
subito al
dunque?”
“Non
ne vuoi sapere di stare al gioco, eh? E va bene: sono qui per
proporti una cosa,”
iniziò Sebastian, “vorresti duettare con Thad
Harwood?”
“Ho
capito bene? Dovrei duettare con Thad?”
“Hai
capito bene. Tra qualche settimana noi Usignoli festeggiamo
l'anniversario della scuola e bla bla bla, un sacco di noie, comunque
sia si canta – ed è questo che ci interessa -, e a
noi tutti
farebbe piacere se ci fossi tu in quanto membro precedentemente molto
importante
per
il gruppo e per la scuola in generale.”
Blaine
sembrò stupito
e
al contempo felice della richiesta: si vedeva ci teneva ancora molto
agli Usignoli, tuttavia non voleva darla vinta a Sebastian.
“Non
saprei... Tu ci guadagni qualcosa vero?
Sebastian
stava per parlare – e rispondere che sì, lui ci
guadagnava sempre
qualcosa - , quando sentì un movimento dietro di lui;
guardò Blaine
spostare lo sguardo oltre le sue spalle, e capì.
Capì
che era ora di commettere un omicidio.
“Thad!”
disse Blaine, dissipando tutti i suoi dubbi su chi fosse la persona
che aveva osato interrompere
la
sua opera di convincimento.
Thad
si sedette tranquillamente sulla sedia, sorridendo a Blaine e
potè
notare Sebastian voltarsi lentamente verso di lui, tanto lentamente
da sembrare la bambina dell'Esorcista.
Il
suo sorriso sparì, lasciando spazio ad un' espressione ora
impaurita.
Oh,
oh.
“Ciao,
Thad, come stai?”
Blaine
era felice, almeno, si consolò Thad, cercando di non
guardare verso
l'altro.
“Blaine,
vecchio scemo! Benissimo, grazie... Anzi, per
ora
sto bene.”
“Per
ora?” gli chiese Blaine, dubbioso.
Thad
azzardò un'occhiata verso Sebastian, il quale ora stava
fissando
dritto di fronte a sé. “Già, per
ora,” gli sentì dire, per una
volta senza il tono perennemente ironico che era caratteristico di
Sebastian
Blaine
sembrò capire, perché lasciò correre
l'argomento.
“Allora,
cosa ti porta qui?” gli disse, tornando tutto sorridente.
Anche
Thad rispose al sorriso, e
a Sebastian venne improvvisamente voglia di vomitare
Troppa
felicità nell'aria.
“Già,
cosa ti porta qui, amico
mio?”
disse, sorridendo a sua volta.
A
Thad sembrò tanto una di quelle bambole da ventriloquo.
Inquietante.
“Niente,
mi andava di rivederti e pensavo di aiutare Sebastian nel convincerti
a duettare con me!” cominciò, ignorando Sebastian,
“però ci
tengo a precisare che devi proprio sentirtela di cantare con noi.
Nessuno, nessuno,
ti
costringerà.”
Sperò
vivamente che il messaggio arrivasse forte e chiaro alle orecchie del
suo compagno di stanza.
“Già,
nessuno ti costringerà,” Sebastian prese la palla
la balzo. “Se
sono sembrato sgarbato è soltanto perché tu sei
un cantante
magnifico e tutti noi ci teniamo tantissimo a riaverti per quel
duetto.”
Il
sorriso che Sebastian stava dedicando a Blaine era talmente
smagliante che stavolta fu Thad ad aver voglia di rigettare tutto il
pranzo.
“Oh,”
Blaine sembrò dubbioso, e Thad notò che aveva
distolto
immediatamente lo sguardo da quello di Sebastian.
Ma
che...?
“Beh,
potrei pensarci...”
“Amico
mio, se cambi idea sai dove trovarci: sei benvenutissimo,”
disse
Thad, vedendolo in difficoltà.
Probabilmente
stava ponderando se era giusto o meno nei confronti di Kurt, e aveva
ragione a pensarci: Sebastian era pericoloso.
“Ora
parliamo d'altro, va.” sorrise Thad, sperando di mettere
Sebastian
in difficoltà, tirando fuori la questione
Blaine-fidanzamento. “Come
va con Kurt?”
“Le
solite smancerie, immagino,” lo sorprese Sebastian, invece,
sorridendo imperterrito.
Era
davvero impossibile vederlo
non a
suo agio in qualsivoglia situazione.
“Ci
amiamo,” lo corresse Blaine.
“Anche
troppo,” ripeté Sebastian. “Che
spreco,” sbuffò, poi, facendo
finta di essere triste al solo pensiero.
Gli
altri due decisero che era molto meglio non ascoltarlo: si voltarono
uno verso l'altro, chiacchierando come se niente fosse.
“Allora,
Thad, come va con il canto?” gli chiese Blaine, con un
sorriso.
“Beh,
per ora ho soltanto questo duetto...”
“Grazie
a me, ovviamente.”
Thad
ignorò ancora Sebastian.
“...
Anche se prima facevo
soltanto
parte del coro...”
“E
ci mancherebbe.”
“...
Ma conto di avere un assolo in futuro.”
“Sì,
nei tuoi sogni.”
Thad
grugnì, cercando di tirare un calcio a Smythe, che ora era
spaparanzato sulla sedia con un sorriso ironico sul volto.
“Ahia,
Thad! Perché mi hai dato un calcio?” gli disse
Blaine,
scandalizzato.
“Ah,
no, scusa...”
accidenti, che mira del cazzo. “È
che... Ho dei
Tic nervosi alla gamba.”
Blaine
non replicò, piegandosi leggermente a massaggiarsi la parte
lesa,
mentre Sebastian faceva una risatina che Thad avrebbe volentieri
spento a suon di pugni.
“Thaddino
caro,
dovresti farti vedere
da un dottore. Uno bravo. Magari anche carino, così me lo
presenti.”
“Pensi
davvero che una persona intelligente come un dottore voglia fare
qualcosa
con
te?”
“E
perché no? Ne ho già provato qualcuno e
garantisco su di loro.”
Blaine
aveva gli occhi spalancati, mentre Thad respirava forte per calmarsi.
“Non
li invidio, sai?”
“Prima
di parlare dovresti provare, piattola, anzi, se Blaine accettasse la
mia proposta potrebbe dirtelo lui stesso,” e
ammiccò verso Blaine.
“Bene,
io vado,” disse Blaine, guardando da tutte le parti, tranne
che in
direzione di Sebastian.
Era
chiaro che non sapeva come rispondere alla sua provocazione;
poveretto, Sebastian era un mix tra Malefica e Izma: non era facile
trovare sempre una risposta da dargli. Era stancante.
“A
quanto pare vuoi continuare a fare il prezioso,”
sbuffò Sebastian,
sempre con il sorriso ironico.
“Ciao,
Blaine, allora chiamami per farmi sapere cosa decidi!”
“Certo!
Ciao, vecchio mio,” si strinsero la mano sotto lo sguardo di
pietà
di Sebastian. “Ciao Sebastian.”
“Ci
vediamo presto, Anderson, non preoccuparti.”
“È
una minaccia?”
“Io
lo chiamerei invito.”
Blaine
scosse la testa con un sorriso, prese la
giacca
e
lasciò i due dietro di sé ancora seduti al Bar.
Una
volta rimasti soli, Sebastian e Thad si guardarono per la prima volta
da quando Thad aveva messo piede lì dentro.
“Ci
vediamo presto, Anderson,” gli fece il verso Thad, imitando
il suo
tono lascivo. “Sei patetico.”
“Non
credo sia più patetico del tuo tentativo di sabotaggio. Lo
sai che
sarai ripagato con la stessa moneta, vero?”
A
Thad aspetta una tremenda, tremenda vendetta.
Non
vedo l'ora: devo ammettere che la Piattola mi rende le giornate molto
più divertenti.
Le
feste tra gli Usignoli sarebbero dovute essere bandite da anni, visto
come andavano a finire.
Ormai
era risaputo che sarebbero finiti a giocare a Taboo, Monopoly, X-box
– ma quello era il caso di Thad e Jeff – e altri
giochi in cui la
competizione saliva alle stelle.
Quell'anno
era anche peggio con i giochetti idioti e perversi proposti da
Sebastian, come il gioco della bottiglia – però
erano accettati
solo i baci -, Obbligo o verità, etc. Non si sapeva come, ma
con lui
perfino il Gioco dell'Oca riusciva a diventare malizioso.
Per
non parlare dell'alcool, che negli individui più deboli di
fegato
creava disastri totali.
Quindi,
quando Nick aveva proposto una festicciola nella sua stanza, tutti
sapevano come sarebbe andata a finire.
E
infatti Thad e Jeff – appunto i cosiddetti 'deboli di fegato'
-
erano sul letto di Wes, il quale divideva la stanza con Nick e lo
stesso Jeff, a cantare e a ballare.
“I
love you baaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaby, and if it's quite all
riiiiiiiight, Oh i need you baaaaaaaaaaby.”
Tutti
li guardavano con pietà: la demenza era qualcosa di
proporzionale
alla dote canora, in quei due.
Ed
erano molti bravi a cantare, quindi questo diceva tutto.
I
guai arrivavano sempre nel momento di ritornare ognuno nelle proprie
stanze: per questo quasi tutti avevano deciso di non alzare troppo il
gomito, stavolta.
Non
volevano ritrovarsi in mutande nell'aula di scienze, com'era capitato
a qualcuno l'anno precedente.
E
mentre a Jeff, dormendo lì, non si veniva a creare nessun
problema,
non poteva dirsi la stessa cosa di Thad...
Lo
affidarono tutti a Sebastian, affinché riportasse il
compagno nella
loro stanza sano e salvo.
'Sano
e salvo' erano concetti che stonavano nella stessa frase in cui c'era
il nome di Sebastian, ma questa volta quest'
ultimo decise di riportarlo nella stanza senza aprir bocca.
Camminava
in silenzio, sentendo Thad canticchiare allegro: era come un dolce
sottofondo.
“Dimmi,”
lo interruppe. “Essere così idioti è
qualcosa di innato o è una
dote che si acquista con il tempo?”
La
sua voce ironica non fece presa con il Thad ubriaco, che invece
scoppiò a ridere come se avesse appena raccontato una
barzelletta.
“Dio,
Sebastian sei uno spasso,” disse, biascicando parecchio.
“Felice
di farti da pagliaccio, Harwood.”
“Ma
tu sei sempre un pagliaccio! E anche parecchio fastidioso!”
A
quelle parole Sebastian restò in silenzio, con un sorriso,
lasciando
che Thad continuasse a biascicare cose senza senso.
“Sei
così sicuro di te che vorrei prenderti a pugni, e poi vuoi
fare male
al mio amico Blaine.”
“Io
non voglio fare mal...”
“E
poi sei un idiota
malizioso
e sempre con la risposta pronta. Sei un bastardo senza pietà
e per
ottenere ciò che vuoi saresti disposto a uccidere. Odio gli
approfittatori come te: vorrei prenderti a pugni.”
“Quante
parole gentili,” gli rispose con sarcasmo Sebastian, aprendo
la
porta della stanza e aspettando che Thad entrasse. “E poi
l'hai già
detta la cosa dei pugni, ritenta, amico.”
“Sei
testardo e sapientone. Doppiogiochista, egocentrico,
stronzo,”
continuò Thad senza minimamente ascoltarlo, e buttandosi di
peso sul
letto. “Mi dà fastidio che un umano che impersona
tutti questi
difetti sia così maledettamente carino.”
Sebastian
smise di sorridere, guardandolo – per la prima volta
– con
sorpresa.
“Ma...
Piattola, mi hai davvero appena fatto un complimento?”
Troppo
tardi, Thad già stava russando.
Thad
si svegliò con il più forte mal di testa che
avesse mai avuto.
Le
lancette dell'orologio che ticchettavano sembravano un ruggito
sparato dritto nelle orecchie. Si stropicciò gli occhi,
lamentandosi
a gran voce per il dolore allo stomaco e per quello alla testa:
dannate sbronze.
Notò
che Sebastian era fuori, così si alzò,
barcollando ancora un
pochino, dirigendosi subito dopo in bagno: la testa gli scoppiava e
aveva un assoluto bisogno di sciacquarsi il viso.
Andò
di fronte al lavabo, buttandosi l'acqua direttamente addosso. E si
sentì già più sollevato,
così si diresse di nuovo nella stanza,
passando di fronte a un grande specchio. Si guardò due
secondi,
tanto per controllare che fosse tutto intero: era integro, perfetto.
Mentre
si sdraiava
di nuovo
sul
letto gli arrivò il dubbio esistenziale, a scoppio
ritardato; tornò
quasi di corsa di fronte allo specchio, spalancando gli occhi
– un
altro po' e gli sarebbero usciti dalle orbite.
I
suoi capelli!
I
suoi capelli!
I
suoi amatissimi capelli!
Ora
erano di un rosso particolarmente acceso, arancione, praticamente.
Sembrava uscito da un cartone animato.
Una
consapevolezza gli giunse come una secchiata di acqua gelida, e
pronunciò le cinque parole che aveva trattenuto fino in quel
momento, ma che ora non poteva più frenare.
“Sebastian.
Smythe. Io. Ti. UCCIDO.”
|
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Capitolo 5 *** Sebastian VS Nostradamus ***
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse
creare
22
Novembre
Potrei
anche cominciare a farmi chiamare Nostradamus, se non fosse che il
tipo era brutto, barbuto e anti-estetico; insomma, non adatto alla
mia persona.
Comunque
sia – adoro perdermi in sproloqui inutili – potrei,
e specifico
potrei perché basta guardare cosa ho
scritto sopra, farmi
chiamare Nostradamus: esatto, sì, io prevedo il futuro.
Sì,
deve essere così, altrimenti non mi spiego come io faccia a
sapere
che tra esattamente quattro minuti il mio caro
compagno di
stanza entrerà qui a minacciarmi e a volermi far fuori una
volta per
tutte.
Anzi,
diciamo tra tre secondi:
3... 2... 1...
La
porta
dell'Auditorium
di musica si spalancò, lasciando spazio ad una zazzera rossa
– non
poteva essere che Thad – , un passo deciso e uno sguardo
decisamente
incazzato.
Sebastian
sorrise immediatamente.
"TU!"
gli puntò un dito contro Thad, maledicendolo con la forza
del
pensiero. "Perché hai fatto una cosa del genere? IO TI
AMMAZZO!"
Si
abbassò alla sua altezza, essendo Sebastian seduto su una
sedia, e
lo prese per il colletto.
"Sei
un pezzo di merda, un coglione, un bastardo..."
"Un
figo," lo interruppe Sebastian con un sorriso serafico.
"...
Un despota e un idiota senza cuore," finì la sua filippica
Thad, respirando forte per calmarsi.
Il
faccino sorridente di Sebastian era a pochi centimentri
dal
suo, così derisorio che lo avrebbe volentieri preso a pugni.
"Quanti
bei complimenti, Thadduccio."
Sapeva
di farlo innervosire ancora di più con quel soprannome, il
bastardo.
Ok, Thad si era
aspettato un contrattacco da parte di Sebastian; non si
era messo in mezzo tra lui e Blaine senza consapevolezza della sua
fine. Ma... I suoi capelli!
Tutti
sapevano dell'attenzione maniacale che porgeva loro; era talmente
ossessionato da urlare anche solo ad una ciocca caduta –
sembrando
tanto Kurt, in quei momenti.
E
Sebastian lo sapeva.
Una
frase, tre parole: Sebastian.
Lo. Sapeva.
Conosceva
il suo punto debole e come al solito adorava sfruttarlo.
"Questa
volta hai esagerato," gli disse, con tono minaccioso. "Te
la farò pagare."
Sebastian
si avvicinò ancor di più al suo viso, ammiccando
visibilmente.
"Non vedo l'ora, Piattola," sussurrò, con voce divertita.
Thad
restò spaesato per qualche secondo, finché un
discreto suono di
tosse non lo avvertì della presenza di qualcun altro, nella
stanza.
E
quando voltò la testa quasi non gli prese una sincope.
Erano
nel bel mezzo di una lezione, a quanto pareva, visto che la
professoressa era in piedi – fissandolo con aria di
rimprovero –
e c'erano un'altra ventina di studenti intorno a loro.
"E...
Emh..." balbettò, in cerca di una scusa.
"Spero
che lei abbia un buon motivo per interrompere la nostra lezione e
offendere un mio studente deliberatamente davanti ai miei occhi,"
gli disse la professoressa, guardandolo da oltre gli occhiali.
Thad
si voltò un attimo e dal sorriso che Sebastian aveva
–
perennemente, in effetti – incollato sul viso,
capì che lo aveva
fatto apposta.
Allora
gliel'avrebbe pagata doppiamente.
"Stronzo,"
gli sussurrò, cercando di non farsi sentire dalla
professoressa –
che in quel momento, probabilmente, stava ponderando sulla sua
sanità
mentale.
Non
lo vide, ma poteva scommettere che il sorriso sul volto di Smythe si
fosse allargato.
"Mi
scusi professoressa..."
"Accetto
le sue scuse, Harwood... Una volta che le avrà reperite al
preside."
Ah,
Thad odiava le vecchie zitelle acide.
E
odiava Sebastian Smythe.
**
Decise
di avviarsi da solo verso l'ufficio del preside, abbattuto come mai
nella sua vita; era la prima volta che finiva dal preside in persona,
nonostante avesse infranto le regole con gli altri Usignoli almeno
un'ottantina di volte.
Tutto
prima che Sebastian entrasse nella sua vita, ovviamente.
Con
il suo sorriso ironico, l'espressione furba e la sua faccia da
ninfomane sapeva farlo irritare come mai nella sua vita.
Spalancò
la porta dell'ufficio e si guardò intorno con fare spaesato:
era
sicuramente la stanza più bella di tutto l'edificio,
decorata
finemente e di un colore azzurrino molto accogliente.
Un
gigantesco lampadario – che probabilmente valeva quasi quanto
un
anno di paga di suo padre – faceva da decorazione a tutta la
stanza, come se non sembrasse
bellissima già di per sé.
Dopo
un'attenta riflessione i suoi occhi caddero sulla scrivania –
ovviamente in mogano – e sulle sedie di fronte su cui era
seduto
nientemeno che Nick.
"Nick,"
disse, infatti, anche piuttosto stupidamente.
"Proprio
io," rispose l'altro, abbattuto quasi quanto lui, se non di
più.
"Thad."
"Proprio
io," rispose Thad a sua volta. "Che ci fai qui?"
"Potrei
farti la stessa domanda. Comunque sia ho... Diciamo esagerato."
Thad
lo guardò con un espressione confusa, mentre si chiedeva
come
facesse un tipo di solito piuttosto pacato come Nick a esagerare.
"Esagerato
in che senso?"
Nick
lo guardò per un attimo, indeciso sul cosa scegliere:
confessare o
non confessare.
Ponderò
sulla seconda, visto che cambiò discorso in modo radicale.
"Aspetta!
Ma tu sei rosso!"
Thad
stava per rispondere – di nuovo piuttosto stupidamente
– quando
il preside fece la sua comparsa nella stanza.
Si
zittirono immediatamente, sedendosi diritti sulla sedia.
"Allora,
signori..." cominciò l'uomo, sedendosi sulla grande
poltrona, e
fissandoli in modo indecifrabile.
Non
l'avevano mai visto dal vivo: aveva una barbetta bianca –
così
come i suoi capelli -, e anche piuttosto lunga.
Degli
occhiali rotondi, grossi come tappi di bottiglia e sembrava avere
anni di esperienza dietro di sé.
Bene,
pensò Thad, avevano Silente in persona come preside della
scuola;
Jeff avrebbe riso fino allo svenimento appena glielo avrebbe
raccontato.
"Ho
sentito dei vostri comportamenti scorretti. Lei, Signor Harwood ha
fatto irruzione in un'aula in pieno uso dalla Professoressa Johp.
Inoltre ha usato un linguaggio piuttosto colorito contro un compagno
della sua scuola, nonché compagno di stanza," fece una pausa
significativa, fissandolo. "Cos'ha da dire in sua discolpa?"
Thad
si sarebbe volentieri buttato da quella grossa vetrata.
"Non...
Non sapevo ci fosse una lezione in corso, signore. Sono veramente
mortificato."
Il
suo tono sembrò abbastanza convincente, perché il
preside voltò lo
sguardo, spostandolo momentaneamente su Nick, il quale sembrava
essere più a suo agio che mai.
Così
lo riconosceva: pacato, tranquillo e sempre con quell'aria di
serenità a circondarlo; si era sempre chiesto
cos'è che lo legasse
così tanto a quel pazzo sclerotico di Jeff, d'altronde erano
l'uno
il contrario dell'altro, ma non era riuscito a trovare una soluzione.
Qualsiasi
cosa accadesse – brutta o bella che fosse – Jeff
rimaneva il
compagno inseparabile e intoccabile
di Nick.
Tutti
si chiedevano il perché, ma non era dato loro saperlo.
"E
lei?" il Preside si rivolse a Nick. "Come mai anche lei ha
usato un linguaggio colorito con un compagno?"
Linguaggio
colorito? Nick? QUEL Nick? Il calmo e sempre tranquillo Nick?
Il
mondo stava per finire.
"Mi
scusi professore, io... Ho esagerato."
"Ok,
per questa volta siete entrambi salvi, senza conseguenze. Ma alla
prossima vi assicuro che non ve la caverete in modo così
semplice.
Una penalizzazione per voi c'è, comunque. E che non si
ripeta mai
più un episodio simile."
Annuirono
entrambi, anche troppo contenti di quella soluzione. Insomma, poteva
succedere di molto peggio, se l'erano cavata con poco.
Mentre
attraversavano il corridoio, Thad non riuscì a resistere dal
porgergli quella domanda.
"Che
ti è successo?"
"E
a te?"
Thad
lo guardò sospettoso, ma decise di lasciar correre. "Niente,
Sebastian che mi fa incazzare. Qualcosa di nuovo?"
Nick
sospirò, poi aprì la bocca, ma poi la richiuse.
Continuò a
boccheggiare per qualche istante, finché non esplose.
"Jeff
aveva messo gli asciugami rossi a destra, ma lo sa che vanno a
sinistra. A SINISTRA."
Sembrava
indemoniato. "E gliel'avrò ripetuto almeno un'ottantina di
volte. E accidenti non mi dà mai retta. Sembra di parlare
con un
ragazzino di otto anni – e difatti è come se
avesse quell'età per
come si
comporta."
Thad
era a dir poco allibito.
Non
aveva mai visto Nick in quello stato, non aveva mai visto nemmeno
un'ombra di rabbia in quelle iridi – che ora invece
sembravano
esplodere.
Non
credeva ai propri occhi: era come se un mito che dura anni si rivela
tutto il contrario.
E
per cosa, poi? Per
degli asciugamani?
"Ah..."
Nick
sbuffò, passandosi una mano tra i capelli, perfettamente
pettinati:
era sempre stato un ragazzo curato e piacente.
"Sì,
lo so cosa ti stai chiedendo e sì, sono maniaco compulsivo
dell'ordine e dalla pulizia. Cosa posso farci? Voglio solo che tutto
vada come deve anda-"
Si
stoppò all'improvviso perché si ritrovarono la
faccia abbattuta di
Jeff ad aspettarli. Era ansioso, si capiva dagli occhi.
"Scusami,
Nick. Ho sbagliato."
Con
quegli occhi dolci e quell'espressione da cucciolo abbandonato
–
che non fregava Thad, ormai lo conosceva troppo bene. Cercava solo il
perdono con i suoi modi – sembrava davvero un ragazzino di
otto
anni.
Dall'espressione
di Nick, Thad capì che non ci credeva neanche lui a quella
falsa, ma
a dispetto di quello che pensava, lui sorrise.
Sorrise
a Jeff con un sorriso che non lasciava spazio a fraintendimenti: era
la persona più importante per lui.
"Scusami
tu,"gli disse, sempre con il sorriso. "Sono io che sono
fissato con quella cosa."
"Effettivamente
sì," eh, ma allora quell'idiota di Jeff se le cercava.
Nick
ancora lo sorprese, allungando un braccio a circondare le spalle di
Jeff, ridendo insieme a lui.
O
era Jeff che gli passava la cretinaggine, o erano loro due che in
realtà erano così... Compatibili; fatto sta che
Thad scoprì molte
cose nuove sugli Usignoli, quel giorno.
E,
strano a dirsi, tutto grazie a Sebastian Smythe.
Di
nuovo Nostradamus – diciamo il Nostradamus bello
– entra
in azione: so già cosa accadrà pochi minuti.
E
posso anche scommeterci i miei bei gioielli di
famiglia che
accadrà.
Era
qualche minuto che Sebastian stava lì seduto.
Il
bar si riempiva e svuotava di persone, ma lui rimaneva sempre
lì, a
riflettere.
Secondo
i suoi calcoli – dovuti al loro ultimo incontro - Blaine
avrebbe
dovuto chiamarlo quel giorno e a quell'ora, ma ancora non l'aveva
fatto e lo cosa gli scocciava parecchio.
"Deve
ordinare, Signore?" gli disse il cameriere, interrompendo le sue
elucubrazioni mentali.
Sebastian
lo adocchiò, notando che era un ragazzo molto carino.
E
un suo 'carino' stava a 'di suo gradimento'.
"Non
chiamarmi signore, ho la tua età. Piuttosto... Beh, potresti
portarmi qualcosa di caldo, che dici? Mi affido ai tuoi gusti... Mi
sembri molto bravo in quello che fai."
Il
cameriere, che probabilmente aveva capito l'antifona, vista la voce
bassa e da predatore di Sebastian, decise che era meglio sloggiare in
fretta.
Quando
tornò, cercò di non guardarlo in volto.
"Oh,
grazie. Già che ci sei perché non mi lasci il tuo
numero?"
Sebastian
si appoggiò con i gomiti sul tavolino, poggiando poi il viso
sulle
mani unite. Lo fissò apertamente, sorridendo con malizia.
"Io
sono etero, signore."
"Oh,
per me non è mica un problema, tanto non dobbiamo mica
metterci
insieme," disse, sventolando la mano come a fargli capire che
era fuori questione. "Poi potresti ripensarci. Sai, so essere
molto convincente."
Il
ragazzo deglutì, guardandolo sorpreso. Non sapeva cosa
replicare,
probabilmente.
"Io
non..."
"Non
preoccuparti, non ne farò parola con la tua ragazza, se
è questo
che ti preoccupa. Sai, sei molto carino: sei sprecato per una
ragazzina qualunque."
E
lo sguardo di Sebastian era talmente convincente – e sicuro
di sé
– che il ragazzo stava davvero per scrivere il suo numero sul
foglietto che Smythe gli aveva passato – sempre con un
sorriso
furbo– quando il cellulare di Sebastian risuonò per tutta la
sala.
Guardando
il display il suo sorriso si amplificò.
Come
volevasi dimostrare.
"Ciao,
Blaine," disse, senza neanche farlo parlare.
"Sebastian,"disse
la voce del ragazzo dall'altra parte. Sembrava agitato. "Senti,
ho deciso che..."
"Vuoi
partecipare, sì. L'offerta è ancora disponibile e
Thad è ancora
favorevole a cantare con te," a nominare il suo compagno di
stanza non riuscì a trattenere un sorriso divertito,
immaginandolo
infuriato come una iena nei suoi confronti.
"Ok...
Sappi che lo faccio solo perché amo ancora la Dalton, ma amo
di più
Kurt, quindi non mi convincerai a fare nulla di..."
"Inappropriato,
sì. Sei prevedibile, ragazzo mio," continuò
Sebastian, mentre
si alzava per uscire dal locale, lasciando una piccola mancia al
cameriere. Era carino, meritava qualche soldo in più.
"Ci
vediamo venerdì in sala prove allora?" disse, chiudendosi la
porta dietro sé.
"Aspetta...
Ci? Io non devo provare con Thad?"
"E
ti aspetti che io non sia presente, vero? Povero ingen..."
Sebastian
non fece in tempo a finire di parlare, che dall'altra parte della
strada vide una chioma rosso fin troppo familiare.
Era
piegato verso qualcosa, e Sebastian non riuscì a capire cosa
stesse
facendo, così si avvicinò di più.
Blaine
dall'altra parte del telefono lo stava richiamando, ma lui non stava
prestando più attenzione: notò solo allora cosa
stava facendo Thad
e la sua espressione si dipinse di stupore.
Thad
stava baciando una ragazza bionda, appiccicata a lui come una piovra.
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Capitolo 6 *** Sebastian VS le ragazzine insignificanti ***
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse
creare
Il
piccolo e innocente Thad Harwood ha la ragazza, chi lo avrebbe mai
immaginato?
Sarà
un insignificante ragazzina, sicuramente: d'altronde erano parecchio
brutti insieme.
Non
che a me importi, figuriamoci, ma sono un maestro dell'aspetto e
posso assicurare al mondo che quei due erano esteticamente
orrendi.
E
poi ci sono io, che sto bene con chiunque. (Tranne
che con
Nostradumus, ovviamente)
Ripeto:
non che m'importi qualcosa della Piattola, ma è mio dovere
intervenire in certi casi d'emergenza-coppia-orribile.
Potrei
davvero fare qualcosa. Mmm, ci penserò su.
Sebastian
stava ora dentro un altro bar, dopo aver lasciato l'altro e dopo aver
rassicurato Blaine sulla sua presenza alle prove.
Aveva
fissato un altro po' Harwood pomiciare allegramente con una ragazzina
qualsiasi, poi aveva deciso che era meglio avviarsi,
se non
voleva fare tardi.
Batté
di nuovo la mano sul tavolo, posando la sua agenda dentro la borsa
poggiata a tracolla sulla sedia, quando una voce lo distrasse dai
suoi pensieri.
“Figliolo!”
Sebastian
si voltò a guardare suo padre, mentre questo si sedeva di
fronte a
lui, dall'altra parte del tavolino.
L'
uomo aveva un sorriso affabile e i denti di un bianco perfetto.
“Come
stai?” gli disse, guardandolo con affetto.
“Male,
ora che ci sei tu,” sorrise Sebastian, come se fosse un
saluto.
“Il
solito ragazzo affettuoso.”
“È
sempre una gioia esserlo con te.”
Si
squadrarono per un attimo, poi Larry Smythe sorrise di nuovo.
“Ah,
mi era mancata la tua risposta sagace e crudele,” gli disse
l'uomo,
di buonumore. “Mi manca vederti scorrazzare in giro. Tua
madre è
quasi in crisi senza la tua presenza molesta che la critica
sempre.”
“Siete
noiosi, ma carini,” Sebastian si sporse verso il suo
genitore. “Su,
papà, dimmi pure cosa vuoi.”
“Devo
per forza volere qualcosa?”
“Da
qualcuno io avrò pur preso, che dici?” sorrise
Sebastian, furbo.
“Oh,
e va bene. In realtà non è nulla di grave, voglio
soltanto sapere
se stai combinando qualcosa, visto che non ti fai sentire da
parecchio e la cosa è sospetta.”
“No,
Pà, è soltanto che io non dipendo da voi. Voi non
potete dire la
stessa cosa, purtroppo,” sospirò Sebastian, come
se fosse
realmente sconsolato. “Quando mi lascerete in pace?”
“Sempre
così affettuoso,” ridisse suo padre, sorridendo.
“Allora?”
“Allora
cosa?”
“Come
sta andando la tua vita?” Larry si fece sospettoso.
“Non starai
combinando casini, spero.”
Sebastian
si fece serio.
“No,
in realtà sono soltanto dispiaciuto di non poter andare a
messa, la
mattina, perché ho lezione...”
“Sebastian...
“ lo interruppe il padre.
“...
Però ho trovato la soluzione: cinque Ave Maria il pomeriggio
e sei
Padre Nostro la sera.”
Il
signor Smythe scoppiò a ridere, senza però
desistere. “Non dire
cavolate, forza, dimmi che stai combinando.”
“Ok,
lo ammetto, ogni notte entro in una setta e facciamo bordelli a tutto
spiano.”
“SEBASTIAN!
Sii, serio per una volta,” disse il padre, stavolta iniziando
ad
essere seriamente preoccupato.
“Ma
io sono serio,” gli rispose, con un sorriso angelico.
Larry
sospirò, un sorriso appena accennato sul volto: adorava
quell'essere
diabolico che era suo figlio.
“E
va bene, dimmi soltanto una cosa: posso davvero restare
tranquillo?”
disse, cercando un compromesso. “Puoi assicurarmi che non ti
comporterai tanto male?”
Il
sorriso angelico di Sebastian divenne pura estasi, quasi fosse
l'Arcangelo Gabriele in persona.
“Puoi
scommetterci, Pà.”
Mai
parole furono così poco veritiere.
Quella
sera Thad era in silenzio, sdraiato sul letto e con il DS lasciato a
marcire posato sul suo stomaco.
Non
si sentiva in vena di giocare, né di fare niente: aveva la
mente
piena di pensieri – anche piuttosto molesti – che
voleva soltanto
scacciare.
Sentì
la porta del bagno che si apriva e istintivamente alzò lo
sguardo;
brutto errore: si ritrovò davanti un Sebastian mezzo nudo,
con un
solo asciugamano a coprirlo e fradicio dalla testa ai piedi.
I
suoi occhi caddero sul corpo del compagno di stanza senza che lui
potesse controllarli; scesero sul petto e ancora più
giù,
soffermandosi sulle goccioline che percorrevano la pelle bianca e
liscia di Sebastian.
Deglutì
a vuoto, sentendo improvvisamente caldo e la gola secca.
Smythe
era di certo un ragazzo ben messo, ma a lui non
avrebbe dovuto
interessare nulla di nulla. E soprattutto non avrebbe dovuto neanche
lontanamente pensarlo.
Che
diamine gli stava succedendo?
“Così
mi consumi, Thadduccio,” gli sentì dire.
Si
costrinse ad alzare gli occhi, ma incontrare il suo sorriso malizioso
fu probabilmente mille volte peggio,
così ricominciò a
giocare col DS; non era minimamente concentrato, tanto che fece Game
Over dopo soli pochi secondi.
“Non
consumo nessuno, puoi stare tranquillo.”
Lo
sentì ridacchiare – quello stronzo -, mentre
trafficava con i
cassetti e i vestiti.
Thad
rimase con gli occhi fissi sul display, cercando di ignorare quei
rumori e la presenza di Sebastian lì vicino.
“Senti,”
Sebastian ruppe il silenzio, facendolo sobbalzare per la sorpresa.
“Hai la ragazza, allora?”
Thad
non vide la sua espressione, ma il tono strano che Sebastian aveva lo
incuriosì
“Sì,
oggi me l'ha chiesto e io ho accettato,” rispose, come se
stesse
raccontando una storiella. “Perché me lo
chiedi?”
“Oggi
vi ho visti sbaciucchiarvi, che carini,” di nuovo Thad non
seppe
interpretare il suo tono.
“È
molto carina, infatti,” disse voltandosi finalmente verso di
lui.
Sebastian
era sdraiato sul letto, in quel momento, e aveva addosso soltanto i
pantaloni.
Ma
perché diavolo non si vestiva tutto?
“Sì,
Piattola, per sopportarti deve essere anche una santa,” disse
lui,
guardandolo da poggiato sui gomiti. “Non credo te la
darà tanto
facilmente.”
“Non
parlare così di lei! Sei il solito maleducato.”
“Dico
soltanto la verità, Thadduccio, fattene una
ragione.”
Thad
se la prese piuttosto a cuore, quindi si alzò a sedere sul
letto.
“Non potresti essere semplicemente contento per me? Siamo
compagni
di stanza da un po', ormai, dovresti almeno incoraggiarmi.”
L'espressione
ironica di Sebastian lo fece desistere quasi immediatamente.
“Non
m'importa, mi basta che tu le stia lontano.”
“Cos'è,
hai paura che io riesca a rubartela?”
Thad
si alzò direttamente in piedi, avvicinandosi al letto dove
Sebastian
era beatamente spaparanzato, comodo come un Dio greco.
“Tu
non mi ruberai nulla, sei gay!” disse, in preda ad un attacco
isterico.
“Il
fatto che io non apprezzi la patata, non vuol dire che non sappia
coltivarla,” gli rispose Sebastian, un sorriso luminosamente
da
stronzo sul volto. “Hai paura, ammettilo.”
“Non
ammetto nulla e tu stai fuori da tutto questo.”
Cominciava
ad innervosirsi. Parecchio.
“Peccato,
speravo potessimo fare una cosuccia a tre.”
Thad
sbuffò, spazientito e stanco e molto, molto confuso.
“Ti
piacerebbe,” gli disse, aprendo la porta pronto per andare ovunque
tranne che in quella stanza.
“No... A te
piacerebbe,” gli sentì dire, in risposta.
Thad
fece in tempo soltanto a notare il sorriso malizioso di Sebastian,
prima di chiudere la porta dietro di sé.
Oh,
ma allora al piccolo Thad non sono del tutto indifferente.
Beh,
devo capire cosa posso farci con questa informazione. Una cosa
è
certa: devo approfittarne.
“Ahahahahaha
quindi tu mi stai dicendo che... Ahahahahaha ti piace
Sebastian?”
Thad inorridì,
dando una piccola spintarella a Jeff, sperando di farlo cadere dal
muretto su cui erano seduti.
Quello ormai era il
loro ritrovo da anni e anni, sin dalla prima volta che si erano
ritrovati lì e avevano fatto amicizia, i primi giorni delle
medie.
Un tempo si
trovavano lì per scambiarsi le figurine di Pokemon o
Yu-ghi-oh; poi
per dire cazzate.
Le cose in fondo non
erano cambiate poi molto. Anzi, loro custodivano le loro amate
figurine gelosamente dentro al cassetto dei ricordi.
“Non. Mi. Piace.
Sebastian,” scandì Thad, così che fosse
ben chiaro all'amico.
“Ho... Soltanto avuto un piccolo cedimento. Niente di
che.”
“Cedimento?”
disse beffardo Jeff, “Amico, Smythe ti arrapa, eccome
se lo
fa.”
Thad lo guardò
allibito, boccheggiando per lo sgomento.
“Ma come... Non...
Cosa. NO.”
“Sì, e inoltre
tutto tu gli hai dato un motivo perfetto per farti beffeggiare ancora
di più. Ma quanto sei innocente e facilmente manipolabile,
Thaddino?”
Jeff gli mise un
braccio intorno al collo e lo tirò verso di sé,
abbassandogli la
testa così da poter passarci le nocche sopra.
“Fermo, coglione,
mi fai male!”
Jeff scoppiò a
ridere, lasciandolo finalmente libero. “Non è
cambiato nulla da
quando eravamo bambini, sei il solito vigliacco.”
Thad lo bruciò con
lo sguardo, dandogli un'altra pinta.
“Vogliamo parlare
di te, allora? Sei cotto di Nick e ancora non gli hai detto
nulla.”
Jeff abbassò lo
sguardo, colto in flagrante; mise una mano sopra l'altra, sospirando.
“Non potrei dirgli
niente neanche volendo, lui non mi ricambia.”
“Io non direi
proprio: ho visto come ti guardava l'altro giorno e posso assicurarti
che non gli sei indifferente.”
Jeff sbuffò di
nuovo.
“Siamo amici, così
era, così è e così sarà
sempre. Lui non vorrà mai niente di più
di questo e... A me va bene.”
Thad cominciò a
innervosirsi: quanto era maledettamente testardo Jeff?
Voleva a tutti i
costi restare amico di Nick, quando non aveva la certezza che
quest'ultimo volesse limitarsi a quello.
“E io ti dico che
dovresti provarci.”
“No.”
“Sì.”
“No.”
“E va bene, te lo
sei meritato stavolta,” Thad mise la mano sinistra con il
pollice e
l'indice a forma di L sulla fronte. “Sei un perdente. P E R D
E N T
E.”
E sorrise
sadicamente – senza rendersi conto di assomigliare
terribilmente a
Sebastian, con quell'espressione –, tanto che Jeff lo spinse
per
scherzo. “Oh, ma sta zitto,” disse, sorridendo.
Non aveva contenuto
la forza, però: Thad non riuscì a sorreggersi in
tempo e cadde
disgraziatamente dal muretto, ruzzolando per terra come un povero
demente.
Si ritrovarono a
fissarsi, l'uno allibito, l'altro dolorante.
Poi Jeff scoppiò a
ridere come un idiota e Thad esordì con una sequela
spaventosa di
maledizioni verso di lui.
Ah,
l'amicizia maschile, quanto era facile.
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Capitolo 7 *** Sebastian VS le sale prove ***
Dedicato
a Thalia <3
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse
creare
...
Avevo detto che l'avrei fatto? Bene, lo farò:
metterò i bastoni tra
le ruote a Thadduccio e la "sua" piccola Piattola numero 2.
Così,
per il gusto di farlo, mica per altri motivi.
Infondo
sono Sebastian Smythe, dare fastidio e dividere coppie improponibili
è il mio hobby – nonché migliore sport.
Questo
e il burlarmi delle persone, ovviamente.
...
Vado
a impicciarmi della Piattola, va. Ho voglia di vederlo arrabbiato.
“...
E poi Jeff va da lei e le dice: 'professoressa, lei ha un bel
fondoschiena, quindi le permetto di mettermi una nota!'”
Jennyfer,
la nuova ragazza di Thad, si portò una mano alla bocca,
trattenendo
a stento le risate e lo stupore.
“Non
mi dire! Ha davvero risposto così a una
professoressa?”
“Sì,
e aveva soltanto tredici anni. Ora fa di peggio, te lo
assicuro.”
Sia
lei che Thad scoppiarono a ridere, l'una non credendo alle proprie
orecchie, l'altro ripensando alle vecchie marachelle di Jeff.
“Non
che io fossi di tanto più buono di lui. Ora come ora sono un
po' più
calmo, ma già l'anno scorso quasi ho fatto prendere fuoco
alle tende
della Sala...”
Non
fece in tempo a finire di parlare che nella sua visuale
entrò una
figura che assolutamente non avrebbe dovuto passare
da sotto
il suo sguardo. Non in quel momento.
La
sua bocca si spalancò, mentre realizzava che era tutto vero:
Sebastian Smythe era davvero in quella caffetteria,
e stava
davvero sedendosi al loro tavolo.
Non
poteva crederci.
Gli
sembrava di avere il cuore in gola e ciò non era affatto un
bene.
Era solo... Sebastian, non doveva fargli quell'effetto. Non poteva.
“Ciao
a tutti,” disse il diretto interessato, prendendo una sedia
dal
tavolino vicino e sedendosi tra di loro con una nonchalance
incredibile.
Jennyfer
rimase un attimo scioccata, poi rispose al saluto balbettante.
“C...
Ciao... Tu sei?”
“Ma
come, Thadduccio, non le hai parlato di me?” Sebastian fece
un'
espressione talmente tanto infranta, che quasi gli parve vera. Quasi.
“Io sono Sebastian Smythe, il compagno di stanza di Thad.
Siamo
amiconi.”
“Io
sono Jennyfer, ma puoi chiamarmi Jenny,” rispose la ragazza,
con un
sorriso educato.
Sebastian
si abbassò a prenderle la mano, per poi baciarla, come un
gentiluomo
che lui decisamente non era.
Thad
vide Jenny prima sbiancare e poi arrossire di botto.
Masticando
un' imprecazione, capì il vero motivo per cui Sebastian era
lì:
umiliarlo. Fargli vedere che sapeva conquistare chi voleva; che se
solo si fosse impegnato sarebbe risultato molto più
affascinante
agli occhi di Jenny di lui.
Stronzo.
Stronzo. Stronzo.
Non
aveva in mente altre parole, se non questa.
“Già,
purtro... Ehm, per fortuna mi è capitato lui come
compagno.”
“Beh,
Sebastian, sei stato molto fortunato a essere capitato in stanza con
Thad,” disse Jenny, sorridendo verso di Thad.
Lei
sì che era una brava fidanzatina; non come lui che provava
attrazione per qualcun altro.
...
Un
attimo.
Ma
cosa dannazione andava pensando?
“Ma
no, Jenny, sei tu che sei troppo gentile,” disse, passando un
braccio sulle spalle della ragazza.
Sebastian
sembrò appena infastidito dallo scambio di 'carinerie
da diabete'
– come le avrebbe chiamate lui stesso -, ma non fece nulla
per
dividerli.
Solo...
sorrise.
“Oh,
sì, siete carini e tanto dolci,” disse,
più falso che mai. Il
bello era che Jenny gli stava anche credendo. “Sai, Thad non
fa che
parlare di te.”
Jenny
si piegò verso Sebastian, incuriosita. “Ah,
sì?”
“Sì
sì, dovresti sentirlo...”
“Fate
come se non ci fossi,” borbottò Thad, ma non venne
ascoltato.
“Continuava
a blaterare su quanto tu fossi gentile, simpatica... Carina,”
si
sporse anche Sebastian verso di lei. “Ma
devo dire che le sue descrizioni sono poco esaustive. Tu sei molto
più di così.”
Thad
sentì il bisogno impellente di dividerli: lei era molto
vicina a
Sebastian. Troppo.
Cioè,
era Sebastian che era troppo vicino a lei,
si corresse mentalmente.
Lui
era geloso di Jenny. Certo. Di lei. Non di Sebastian.
Assolutamente
non
di Sebastian.
Se
lo ripeté mentalmente, più volte.
“Oh...
Io non... Grazie,” Jenny arrossì ancora,
attorcigliandosi una
ciocca di capelli intorno al dito.
Sebastian
le sorrise, furbo, e la mano di Thad sbatté sul tavolino
senza che
lui riuscisse a controllarla minimamente.
L'attenzione
dei due finalmente tornò su di lui, mentre lo guardavano
l'una
stupita, l'altro malizioso.
“Chiamavo
il cameriere, scusate,” disse, inacidito.
Parecchio
inacidito.
Jenny
sembrò dispiaciuta, perché gli prese la mano,
accarezzandola
leggermente.
Thad
le rispose con un sorriso parecchio falso, stringendo a sua volta la
mano.
Stavolta
fu il turno di Sebastian di dividerli; si schiarì la voce,
riprendendo la loro attenzione.
E
Thad notò che sembrava ancor di più che
infastidito.
Sommo
gaudio.
“Beh,
mi tocca andare,” disse, alzandosi, sorridendo ancora a
Jenny. Come
se Thad neanche esistesse.
Quindi...
Thad aveva vinto, per questa volta.
“Ah...
Vai di già?” gli chiese Jenny con sguardo
dispiaciuto.
… O
forse no.
“Sono
un ragazzo molto impegnato, che devo fare.”
Sì,
come se non fosse andato in quel caffè senza la voglia di
mettere
zizzania tra loro due.
Ma
che accidenti voleva da lui? Non poteva lasciarlo in pace?
“Era
ora... Cioè, vai già via? Che
dispiacere.”
Sebastian
gli sorrise, malizioso, guardandolo affettuosamente come se fosse suo
padre.
“Thadduccio
non essere geloso, lo sai che per me ci sei solo tu.”
“Vattene,”
quasi ringhiò Thad, facendo ridacchiare Sebastian.
“Ciao,
ciao, piccioncini,” disse, “Ah, prima di andare...
Thad, a che
ora è stasera?”
“Hai
proprio intenzione di venire, eh?” sbuffò,
“e va bene, è alle
sette e trenta nella sala prove sulla strada della centrale di
Polizia. Hai presente quale?”
“Io
ho sempre presente, Thadduccio. A stasera, allora,” e con
questo si
eclissò dal bar, lasciandoli soli.
Tra
i due ragazzi cadde un silenzio piuttosto teso.
E
per l'ennesima volta, da quando era accaduta la disgrazia di avere
Sebastian nella sua vita, Thad si ritrovò a maledirlo.
Non
so se ridere o essere soddisfatto: la faccia di Harwood quando mi
sono presentato da loro era... Mmm, come potrei descriverla?
Beh,
so solo che la ricorderò per sempre.
Poveretto,
mi fa quasi pena... Quasi.
Thad
era spaparanzato sul letto, depresso e con il muso.
Jeff
era sul letto di Sebastian – e se solo il proprietario lo
avesse
scoperto, Jeff poteva dichiararsi direttamente
morto –, a
guardarlo con pietà mista a divertimento.
“Smettila
di lagnarti, babbeo, richiamerà.”
Nick,
ai piedi del letto di Thad, annuì appena.
“Sì,
Thad, lei è cotta di te: vedrai che si scuserà
tra tre... due...
uno...”
Il
telefono di Thad squillò, mandando un' immagine di una
lettera: era
un messaggio.
Thad
si buttò sul telefono, aprendo il messaggio, non prima di
aver
mandato uno sguardo indecifrabile a Nick.
“Nick,
tu mi spaventi,” disse Jeff, allibito quanto Thad.
“Tanto.”
“Me
la intendo di donne, semplicemente.”
Allo
sguardo omicida di Jeff si affrettò ad aggiungere.
“Ma soltanto
perché ho vissuto sedici anni a stretto contatto con mia
sorella,
ormai il comportamento femminile riesco a capirlo
immediatamente.”
“Ok,
ti perdono,” disse Jeff, e Nick si chiese cosa
esattamente
gli stesse perdonando. “Ora, Thad, dicci che ti ha scritto la
tua
morosina.”
“Non
è la mia morosina,” rispose Thad, passando il
telefono a Jeff.
“Leggi. E' dispiaciutissima.”
Faceva
fuoriuscire soddisfazione da ogni poro.
Thad...
Mi dispiace davvero se oggi ti ho dato poca attenzione. Io non provo
davvero nulla per il tuo amico, davvero! Non era mia intenzione
ferirti.
Mi
perdoni? ç__ç
Jenny
“Amico
mio... L'hai fritta,” disse Jeff, felice per Thad –
che ancora
aveva quel sorriso idiota sul viso. “Peccato che a te piaccia
l'essere malefico che possiede il letto sul quale ora sono
seduto.”
Nick,
di nuovo annuì, dando fermamente ragione a Jeff.
“Vero,
Thad, sei cotto.”
Thad
guardò male entrambi, rubando il telefono dalle mani di Jeff.
“Zitte,
arpie, perché invece non vi unite in matrimonio?
Così fate una
perfetta coppietta di vecchie zitelle sposate.”
Jeff
e Nick si lanciarono uno sguardo, distogliendolo subito dopo.
“Ahahahah
ma dai, Thaddino, quanto sei acido. Sarà perché
la verità fa
male?”
“Sì
sì,” rispose distrattamente l'altro, occupato a
rispondere al
messaggio.
Appena
finito di digitare i tasti, Thad si ributtò sul letto con un
sorriso.
“Vi
amo, ragazzi, siete così dei grandi consolatori.”
“Ma
sei serio? O sei solo impazzito?” lo rimbeccò
Jeff, guardandolo
divertito.
Nick
anche sorrideva, mentre passava una mano sui capelli di Thad per
stropicciarli.
“Povero
piccolo, ha bisogno di guide.”
“Noi
siamo come la sua mamma e il suo papà,” gli diede
man forte Jeff.
“Sì,
è come se l'avessimo cresciuto noi!”
“Hai
visto come è diventato grande? Sembrava ieri quando gli
cambiavamo
il pannolone.”
“Vero,”
sospirò fintamente addolorato Nick. “E ora ha
già problemi
d'amore. Che carino.”
“VOI
DUE!” si alzò Thad, guardandoli male.
“Avete finito di prendermi
per il culo? Comincio a sentirmi sollevato...”
Jeff
scoppiò a ridere, portando un braccio a circondare le spalle
di
Thad. “È sempre un piacere darti fastidio,
Thaddino.”
Thad
ricambiò l'abbraccio dell'amico, dandogli poi uno
schiaffetto sulla
testa.
“Piuttosto...
voi due morosini,” disse, cercando di mettere pepe tra i due.
E
infatti li vide impallidire. “Perché non ve ne
tornate nella
vostra stanza con gli asciugamani perfettamente
piegati e i
letti perfettamente rifatti?”
Nick
lo guardò male per quest'ultima uscita. “Ci stai
scacciando?
Peccato, la tua stanza con gli ormoni perfettamente
danzanti era ospitale,” disse, alludendo a Sebastian e a
quello che
scorreva tra i due.
Thad
lo guardò stupito.
“La
presenza di Jeff ti fa male, Nick, davvero.”
Jeff
ancora guardava Nick con sguardo ammirato, felice di star portandolo
sulla giusta strada. “Cazzo, Nick, è quando fai
queste uscite che
mi ricordo del perché mi piac...”
Si
zittì, facendo piombare nel silenzio la stanza.
Nemmeno
una mosca volava, e Thad spostava lo sguardo prima l'uno, poi
sull'altro, indeciso sul da farsi.
Jeff
si era appena dichiarato? Lo aveva fatto davvero?
Quest'ultimo
all'improvviso scoppiò a ridere, come se avesse appena detto
una
battuta. “Stavo scherzando, su!”
Anche
Nick rise, molto, molto incerto.
Thad
li guardò come fossero pazzi. Okay, Jeff aveva appena
azzardato
parecchio, ma cercare di salvarsi in maniera così cretina?
Bah,
quei due erano matti.
Richard,
Wes e Sebastian erano dentro la sala canto della Dalton, facendo
alcune prove di voce.
O
meglio, Wes costringeva i due ad
“allenarsi” col canto,
mentre il primo era stravaccato sulla poltrona senza aver intenzione
di alzarsi, e l'altro era troppo occupato a lagnarsi.
“Io
non ho bisogno di esercizio, sono già bravo
così.”
Wes
sbuffò per l'ennesima volta.
Ci
voleva pazienza. Pazienza. Pazienza. Pazienza. Pazienza.
Se
lo ripeté mentalmente almeno una sessantina di volte,
sperando di
riuscire davvero a sopportare quei due... Buzzurri.
“Punto
primo: Sebastian, a differenza di quel che credi, tu sei umano.
UMANO, capisci? Il che vuol dire che la tua voce necessita questi
esercizi,” disse, a voce bassa per non urlare contro i due.
“Punto
due: Richard... Tu e la tua maledetta pigrizia. Al mondo non conosco
nessuno, ti giuro, nessuno, che sia pigro a questi
livelli.
Fai paura.”
Ora
che aveva l'attenzione di entrambi, si sentì sollevato.
“Quindi,
beh, ora voi due portate il culo qui e vi esercitate con me, ok?
Altrimenti vengo lì e vi prendo a calci così
tanto che non potrete
cantare più per il resto della vostra inutile e
insignificante
vita.”
“Oh,
il Wes sclerotico non l'avevo mai visto, mi piace, ”
ammiccò
Sebastian.
Una
vena del collo di Wes quasi esplose.
“Ok...
Dai, forse vengo lì a cantare,” disse, poi, anche
per
accontentarlo e anche un po' abbonirlo nei suoi confronti.
“Penso
che canterò anche io, va,” disse anche l'altro,
alzandosi
finalmente dal divano sul quale era seduto da
più un'ora.
“Sì,
Richard, non facciamo venire una sincope al poveretto.”
“Concordo,
Sebastian.”
Non
fece in tempo a finire di parlare che la campanella suonò,
segnando
la fine dell'ora di canto.
E
probabilmente Wes lo rischiò sul serio,
il collasso, visto
che proprio quando era riuscito a smuovere i due antipatici-pecore
nere del gruppo a cantare con lui, quella maledetta campanella
decideva di farsi sentire.
“Oh,
la campanella.” disse Sebastian, mentre già usciva
dall'aula.
“Sarà per la prossima volta, Wes caro.”
Anche
Richard sorrideva, mentre si dirigeva verso l'uscita – ma lui
soltanto per la prospettiva di andare a riposarsi su un letto
morbido, mica per altro.
Furbizia
portami via.
Sebastian
giunse di fronte ad una piccola porta piuttosto vecchia e logora, che
era sicuramente l'entrata della “famosa” sala prove
che gli aveva
indicato Thad.
O
almeno, così diceva l'insegna.
Mentre
passava per un corridoio piuttosto inquietante, Sebastian si chiedeva
quanto dovesse essere stupido Thad per non organizzare il tutto
nell'aula canto come tutti i Warblers normali.
Ma
Hurwood era tutto tranne che normale.
Alle
prove glie l'avrebbe fatta vedere provandoci con Anderson come mai
prima d'ora: chissà se avrebbe tenuto il muso tutto il tempo
o
avrebbe finto di non interessarsi a lui.
… Probabilmente
la prima.
Valeva
la pena fare tutta quella fatica per...
Quando
entrò nella sala prove restò un attimo allibito,
non trovandosi chi
aspettava, ma bensì due uomini dalla faccia piuttosto losca.
Qualcosa
non quadrava.
“Dovrei
aver sbagliato posto, ma io non sbaglio mai, quindi... Sapete per
caso dove sono Thad Hurwood e Blaine Anderson?” si rivolse ai
due
energumeni.
I
due si lanciarono uno sguardo.
“Non
li conosciamo, ma se tu sei Sebastian un tizio aveva un messaggio per
te: ah-ah, Smythe, te l'ho fatta, ti ho fregato alla grande.
Goditi la sconfitta.”
Non.
Poteva. Crederci.
…
E
fu così che Thad segnò la sua fine.
No,
ma una vendetta doveva pur ottenerla, no?
D'altra
parte Sebastian sta cercando di farlo lasciare con Jenny (ah, ditemi
come la trovate, io sono neutrale con lei), e chissà
perché, mmm?
Inoltre
gli ha colorato i capelli, anche se – inconsapevolmente - ha
reso
Thad più “interessante”e quindi gli ha
fatto soltanto un piacere
XD
Spero
di riuscire presto a rispondere alle vostre – magnifiche
–
recensioni. Recuperò, lo giuro!
Sappiate
solo che siete tutti così gentili e che vi adoro, davvero.
|
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Capitolo 8 *** Sebastian VS il Bowling ***
Dedicato ad Emi!
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse
creare
Probabilmente
ogni mente brillante di questo mondo deve avere la sua antitesi:
altrimenti non mi spiego l'esistenza di Thad Harwood.
Ha OSATO
darmi del filo da torcere – di nuovo –
e pensa anche di avermi messo fuori gioco. Ma quanto si sbaglia?
Ha vinto
la battaglia, ma non la guerra. E io non perdo mai.
Lo annienterò,
come è vero che mi chiamo Sebastian Smythe.
Una
cosa assolutamente da non
fare nella vita: sfidare gli Usignoli a Bowling.
Lo
sapevano tutti alla Dalton, persino le matricole; una semplice sfida
sarebbe potuta diventare una vera e propria guerra.
E
quando il club di lettura aveva deciso di lanciare il guanto,
scrivendo loro un messaggio anche troppo intuibile - 'vi aspettiamo
al Bowling, perdenti' – sapevano
perfettamente a cosa andavano in contro.
E
infatti eccoli lì, con le loro facce serie, mentre ognuno
sceglieva
la palla adatta; i Secchioni – come avevano preso a
soprannominarli, tanto per il gusto di prendersela con il nemico
– in una pista, e subito a fianco gli Usignoli e le loro
espressioni
concentrate.
“Dobbiamo
aspettare un'altra ora prima di iniziare?” disse uno dei
Secchioni,
incrociando le braccia al petto.
“Questa
è la scelta delle palle da gioco. È la parte
più importante della
partita,” disse Jeff, guardandolo come se avesse appena
bestemmiato.
“Esatto,”
gli diede man forte Thad. “Tutta la partita dipende da
questo, non
dobbiamo fare nessun passo falso.”
“Potrebbero
esserci ripercussioni terribili.”
“Esatto,
Jeff, tu sì che sei un bravo giocatore,” si
commosse Thad.
“E
ricordate, ragazzi,” aggiunse Jeff, “è
la palla a scegliere il
giocatore, non
viceversa.”
Sebastian
era spaparanzato sulla sedia, non intenzionato a muoversi.
“Io
stasera ne avrei potuta vedere una più
consistente
di palla, ma capisco che il mio aiuto è necessario per farvi
vincere
qualsiasi cosa.”
Nessuno
lo ascoltò, visto che tutti erano occupati ad ascoltare le
onde di
energia che secondo Jeff emanavano le palle da gioco.
Scelsero
solo dopo una buona mezz'ora, mentre i Secchioni avevano cominciato a
sbuffare come pentole a vapore.
“A
voi il tiro,” disse uno di loro.
Thad
si alzò in piedi, serio e con sguardo concentrato.
Prese
la sua palla, e si diresse al centro della pista, intenzionato a fare
Strike. Alzò la mano e, prima di lanciare, gridò
un sonoro 'per
Narniaaaaa'
che fece voltare verso di sé tutti i presenti della sala.
Però
almeno Strike lo fece.
Quando
fu il turno di Jeff, invece, lui e Thad si scambiarono uno sguardo
significativo. “Vai, amico. Ti ho voluto bene come un
fratello,
sappilo.”
I
Secchioni erano a dir poco allibiti.
Se
la stavano cavando bene, però, per questo quando fu il turno
di
Sebastian, scese il silenzio tra tutti gli Usignoli.
Sebastian
tirò e come da copione la palla fece 'centro perfetto'.
“Dio,
Sebastian, sei quasi un Gary Stue,” lo riprese Jeff.
Thad
stava per dire qualcosa di simpatico, ma Sebastian lo superò
senza
nemmeno guardarlo.
A
dire il vero erano parecchi giorni – precisamente da quando
Thad
gli aveva fatto quello scherzetto – che Sebastian si
comportava
come se Thad proprio non
esistesse.
E
Thad proprio non riusciva a capire perché la cosa lo
infastidisse
tanto; avrebbe dovuto essere contento. Sebastian non era più
“tra
i piedi” e, soprattutto, a lui cosa importava se ormai lo
considerava meno che di una formica?
A
lui non importava. No. No. No.
…
Se
lo ripeté più volte mentalmente, mentre stringeva
talmente forte il
legno appoggia-mani da disintegrarlo.
Wes
fece Spare, così non ottenne troppi
rimproveri da
parte dei suoi compagni; non era ammesse le sconfitte.
Per
questo quando Trent mancò un birillo, uno,
si ritrovò contro tutta la squadra pronta a strozzarla.
“Ragazzi,
vi ho mai detto che vi voglio bene?” cercò di
togliersi
dall'impiccio.
Per
quella volta lo perdonarono, ma non era finita là.
Costrinsero
Richard a tirare – quello sfaticato era una piaga –
con molta
fatica, ma ne valse lo
sforzo.
E la partita continuò così per un po', tra due
fuochi che avevano
tutta l'intenzione
di distruggersi a vicenda.
Fin
quando non arrivò il fatidico,
ultimo tiro.
Bastava
uno Strike e loro avrebbero vinto.
Uno.
Strike.
Non
era impossibile e tutti erano frementi come prima di un concerto
davanti a mille persone: era il momento decisivo.
E
toccava a Trent.
Il
poveretto sentiva su di sé tutta la
responsabilità e dagli sguardi
poco amichevoli
dei suoi amici, capì che se avesse sbagliato alla Dalton lo
avrebbero rigirato come un calzino.
Prese
la palla, deglutendo, ormai sin troppo in agitazione.
Thad
gli strinse la spalla, guardandolo con fierezza. “Ricordati,
amico
mio, che in questo momento hai un gran potere.”
Jeff
lo guardò consapevole, sentendosi tanto nei panni di Trent,
in quel
momento. Lo stavano torturando con l'ansia, quel poveraccio. Ma
d'altronde quella era una sfida, e le sfide andavano vinte.
“E
ricordati anche, nipote mio,” disse Nick, dando corda a Jeff
e
Thad. “Che da un grande potere derivano grandi
responsabilità.”
“Ben
detto, Nick,” dissero tutti gli Usignoli in contemporanea.
Persino
Sebastian: una
battaglia era pur sempre una battaglia.
Trent
si preparò, ora animato da uno spirito battagliero del tutto
nuovo:
avrebbe aiutato i suoi compagni, al costo di cadere con loro.
…
Ma
com'era ovvio sbagliò per ben due volte, prendendo quattro
birilli
per puro miracolo.
Gli
Usignoli presero la loro sconfitta a testa alta, bruciando con lo
sguardo i Secchioni che ora festeggiavano come non mai.
Una
volta fuori, gli Usignoli si erano quasi tutti risollevati, tranne
Thad e Jeff – loro sembravano appena usciti da un film Horror.
Sconfitti
a Bowling. Bah.
“Beh,
ragazzi, è stato un onore giocare con voi, ma a bere
qualcosa non ci
vengo, sono stanco. Trent, sappi che non ti rivolgerò la
parola per
il resto della mia vita.”
Thad
cercò di eclissarsi con questa frase, così
da potersela filare a dormire, ma la voce
ferita di
Trent e quella maliziosa di Jeff lo fermarono.
“Hey,
io ho fatto il mio meglio. Vi odio tutti,” gli disse Trent,
incrociando le braccia sul petto.
“Hey,
non vorrai andare da solo, vero?”
“Hey,
ma che vi prende a voi due? Trent, tu dopo ciò che hai fatto
stasera
hai una tacca in meno nella mia lista del 'voglio bene' – che
sì,
esiste e la aggiorno regolarmente – e tu, Jeff, cos'hai
fumato?
Certo che torno da solo!”
Trent
si imbronciò, mentre gli scompigliava affettuosamente i
capelli.
“No,
Thad, perché è pericoloso,” disse, poco
convinto. Thad non capiva
dove volesse andare a parare.”Perché non ti fai
accompagnare da
qualcuno? Da Sebastian, magari.”
Ah.
Ecco.
Jeff
maledetto,
non avrebbe mai dovuto confessargli di Sebastian e del suo ignorarlo.
“E
perché dovrei?” disse Sebastian, ormai tirato in
causa.
“Perché...
Beh, tu sei il suo compagno di stanza e hai un buon senso
dell'orientamento, sai bene dove condurlo.”
“No,
Jeff, non ho bisogno della balia,” rispose Thad, leggermente
offeso
dalla freddezza di Sebastian.
“Insisto,”
sbatté i piedi Jeff.
“E
io ti dico di no.”
“Sì.”
“No.”
“Sì!”
“NO!”
“D'accordo
ci vado. Così non vi sento più lagnare.”
Detto
questo, Sebastian s'incamminò dalla parte opposta da loro,
aspettandosi di venir immediatamente
– come al solito pensava di essere il padrone con i suoi
cagnolini
- seguito da Thad.
Quest'ultimo
si voltò verso Jeff, bruciandolo con lo sguardo.
“Mi
ringrazierai, un giorno,” gli sussurrò Jeff, senza
mollare il
sorriso.
**
Jeff
stava gustando il suo gelato con tanto, tanto amore.
Non
capitava tutti i giorni di trovarlo, d'inverno, per questo sprizzava
gioia da tutti i pori.
Certo,
la sconfitta degli Usignoli a Bowling ancora gli rodeva il fegato, ma
almeno se n'era fatto una ragione.
Nick,
al suo fianco, lo guardava sorridente.
“Solo
tu puoi mangiare un gelato a Dicembre, Jeff” gli disse,
scuotendo
la testa, fintamente sconsolato.
Si
erano allontanati dal gruppo, con una strana
voglia di restare da soli, senza
neanche preoccuparsi del fatto che il loro comportamento potesse
essere in qualche modo frainteso.
“Non
fa mai troppo freddo per un gelato. Sei un novellino, Nick!”
“Sono
solo una persona normale.”
“Stai
dicendo che io non sono normale?” gli disse Jeff, guardandolo
con
le palpebre abbassate in segno di sfida.
“Non
lo direi mai,” disse sarcastico, Nick, guadagnandosi un'altra
occhiataccia e ridendo di questa.
“È
ciò che ti rende così speciale ai miei occhi,
Jeff.”
A
quelle parole calò il silenzio.
Jeff
non sapeva bene come reagire, così si limitò a
spostare lo sguardo
ai suoi piedi, imbarazzato.
Un
colpo di tosse li fece sobbalzare e ricordare che c'era ancora un
mondo oltre a loro, così che entrambi ripreso a parlare del
più e
del meno.
“Senti...”
disse ad un certo punto Nick, riportando una strana serietà
nella
conversazione. “L'altro giorno era vero quello che stavi per
dire?”
“No,
in realtà un ragno radioattivo mi aveva appena punto
e...”
“Jeff,”
disse Nick, puntandogli un dito contro, ma suo malgrado sorridendo.
“E
se ti dicessi che in realtà lavoro per la CIA?”
“Jeff.”
“Ok,
ok, ok,” disse, alzando le mani in segno d'arresa,
“Io... Beh,
sì, potresti piacermi, ok? In quel
senso,
sì. In tutti i sensi, in effetti, e c'è
che...”
“Anche
io,” lo interruppe Nick, avvicinandosi di qualche passo.
“Anche
tu cosa?”
“Anche
io provo i stessi sentimenti!” disse Nick, quasi
esasperato.
“Possibile che ancora non te ne sei accorto?”
“Ma...
Non...” Jeff rimase sbigottito. “Continuavi a
ripetere che
eravamo buoni amici, e altre cose che mi facevano venire il latte
alle ginocchia. Come posso credere, ora, che mi ricambi
davvero?”
“Perché
mi sto confessando, Jeff! Ti sto aprendo il mio cuore –
metaforicamente parlando – e tu adesso lo stai pestando,
sappilo.”
“Permettimi
qualche dubbio, dopotutto sono anni che ti muoio dietro,”
ora Jeff era quasi imbronciato. “Provamelo.”
Nick
lo guardò come se fosse appena arrivato sulla Luna.
“Provarti
cosa?”
“Provami
che mi am-”
Nick
lo interruppe baciandolo. Le sue labbra erano probabilmente una delle
ragioni migliori che Nick potesse scegliere per convincerlo.
Oh,
sì.
Soprattutto
se baciava così
bene.
“Buona
argomentazione,” gli disse Jeff, sorridendo sulla sua bocca.
“Sono
felice di averti convinto. Anche perché se davvero lavoravi
per la
CIA, non ti avrei mai perdonato per non avermi fatto avere la licenza
di uccidere.”
**
Era
da un po' che Thad e Sebastian camminavano in silenzio, e cominciava
ad essere piuttosto imbarazzante.
Sebastian
andava spedito davanti a lui, senza nemmeno muovere la testa di un
millimetro e Thad, dietro di lui, continuava a fissare le sua spalle.
Era...
Strano. Non riusciva a concepire quella situazione.
“Bella
partita alla fine, vero?”
Come
da copione la risposta non arrivò.
“Penso
che io e Jeff abbiamo esagerato, stasera, qualcuno del Club era
seriamente preoccupato.”
Ancora
nulla.
“Ma
è solo perché non ci conoscono, altrimenti
saprebbero che stavamo
semplicemente scherzando e divertendo, a modo nostro.”
Stava
cominciando a stancarsi di parlare da solo, ma ora sapeva
com'è che
doveva prendere Sebastian.
“Pensi
che lui e Nick possano mai mettersi insieme? Insomma, sono perfetti e
voglio veramente che Jeff sia felice, per una volt-”
“Ne
hai ancora per molto?” lo interruppe Sebastian.
Sì,
esatto, doveva prenderlo
per esaurimento.
“Beh,
dipende se tu hai intenzione di dire più di due parole in
croce,”
gli rispose, continuando a fissare le sue spalle, quasi si girassero
finalmente
anche solo con la forza del pensiero.
E
invece no, rimanevano lì, ferme nella sua visuale.
“Non
dirmi che te la sei veramente presa per quello scherzetto,”
gli
disse, allibito. “Dai, ci stavamo provocando e sfidando da
secoli!”
“Non
gira tutto intorno a te, Piattola.”
“Già,
e non la fa solo perché non mi chiamo Sebastian Smythe,
vero?”
“Esatto.”
Ripiombò
di nuovo il silenzio, e Thad pensò seriamente di prenderlo
per
quelle maledette spalle e scuoterlo per bene. Magari gli avrebbe
fatto anche un po' male, visto che se lo meritava, quell'idiota.
“Cosa
c'è che non va, allora?”
All'ennesimo
silenzio, Thad sbuffò e accelerò il passo per
essergli più vicino.
“Parlami,
cazzo.”
“Senti,
volevi che uscissi dalla tua vita, no? Sono un peso e tutto il resto,
no? E non sbuffare, che lo so che lo hai pensato mille
volte,”
Sebastian lo sorprese con quella specie di sfogo. “Bene, ora
è
così. Ora ti sto lasciando davvero
in pace.”
Thad
si bloccò per un attimo, allibito da quelle parole.
Sebastian
lo stava... Lasciando
in pace?
Sì,
lo stava facendo. E anche
con convinzione!
“No,”
si ritrovò a dire, senza nemmeno accorgersene.
“No,
cosa,
Harwood?”
“No,
non lasciarmi in pace,” oddio, sarebbe stato meglio che si
fosse
fermato il prima possibile. “Sì, l'ho pensato
mille volte e sì,
dovrei esserne felice, hai ragione. Ma non è quello che
voglio e Dio
me ne scampi, voglio averti intorno il più
possibile,
Smythe.”
Si
sorprese delle sue stesse parole. “Potresti evitare di essere
così
subdolo, questo sì, ma cazzo, non uscire dalla mia vita. Non
farlo.”
Thad
sperò vivamente che Sebastian non si girasse in quel
momento, perché
non era certo di quanto l'imbarazzo fosse stampato
sul suo viso.
Sentiva
le mani sudare e il cuore in gola, nell'attesa di una risposta.
“Aspettavo
me lo dicessi da
più
di una settimana, Harwood, perché ci hai messo
così tanto?” lo
sorprese Sebastian.
“Cos...
Tu...?”
“Ah,
sei così
romantico,
Thadduccio. È così facile fregarti,” lo
prese in giro.
Ecco.
Ora
era tornato tutto alla normalità e di
nuovo lui
ci rimetteva, ma mentre guardava le spalle di Sebastian –
ancora
così fisse di fronte a sé – alzarsi e
abbassarsi in una leggera
risata, Thad non riusciva davvero
ad essere arrabbiato.
E
neanche a trattenere un sorriso piuttosto ebete.
Salve
a tutti :D
Allora,
ci tengo a precisare che qui Sebastian non si è vendicato,
si è
solo divertito a mettere un po' di pepe. È una specie di
anticipo,
ecco. Infondo il loro continuo “provocarsi”
è ciò che fa di
loro... Loro. E Thad è sempre
così spontaneo!
Li
amo alla follia.
E
mi fa un piacere grandissimo sapere che piacciono anche a voi!
La
Niff è volata, in questo capitolo XD
Boom,
Canon u.u
Ma
infondo erano troppo belli per non diventare LA coppia anche nella
mia storia. Spero davvero vi siano piaciuti!
Comunque,
vi ringrazio di cuore – ancora - perché siete
davvero
straordinari.
|
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Capitolo 9 *** Sebastian VS i telefoni ***
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse
creare
In
questo momento ho un sorriso che va da un orecchio all'altro. Un
sorriso di soddisfazione, ovviamente: Thad Harwood si è
confessato
ieri sera.
Ok,
non proprio confessato confessato, ma comunque è stato
pateticamente
dolce.
L'idea
di essere desiderato così tanto dalla Piattola
è... Gratificante,
devo dire.
Che
mi stia trasmettendo qualche malattia?
Mah.
Comunque
sia, oggi proviamo anche con Anderson, il che rende tutto
più
divertente.
...
Amo la mia vita.
Thad
non riuscì proprio ad impedire che accadesse:
Sebastian si autoinvitò alle sue prove con Blaine. Di nuovo.
E
stavolta era fin troppo intenzionato ad andarci, tanto che
contattò
lui stesso Blaine – ma da quand’era
che messaggiavano?
I
due, a sua insaputa, si erano regolati per provare nella Sala Canto
della Dalton. Thad lo aveva scoperto quella mattina stessa; da appena
sveglio, aveva letto il messaggio di Blaine che lo avvisava
dell'appuntamento.
Quel
giorno non c'erano le lezioni, per questo potevano permettersi di
provare già di prima mattina.
Si
era precipitato giù talmente in fretta che le scale le aveva
superate quasi volando, e quando era finalmente entrato nella stanza,
ad accoglierlo c'erano stati lo sguardo di pietà di
Sebastian e
quello più gentile e amichevole di Blaine.
Dopo
quasi due ore di prove, Thad cominciava a sentire la voce
indebolirsi, ma soprattutto si sentiva parecchio stanco di ascoltare
le lamentele di Sebastian.
Non
faceva che rimbeccarlo: non fare questo, non stai usando il
diaframma, pancia in dentro e così via.
Ma
chi si credeva essere, il suo maestro?
In
compenso, però, non aveva ripreso Blaine nemmeno una volta,
e la
cosa cominciava a infastidirlo.
“Thad,
stai andando molto bene,” oh, Blaine era una così
bella persona.
“E
tu come al solito sei perfetto nel canto, Blaine.”
“E
ora bacio,” disse Sebastian, con un sopracciglio alzato.
Thad
e Blaine sbuffarono una risata, ormai entrambi abituati ai commenti
fuori luogo dell'altro Usignolo.
Si
diedero una pacca sulla spalla, finché Blaine decise che
fosse il
caso di una pausa.
“Allora,
Thad, come va la vita amorosa?”
Blaine,
a quanto pareva, non aveva perso l'animo leggermente pettegolo
– da
che ricordava, all'epoca era sempre il primo a sapere tutto di tutti
– e ora lo guardava curioso, come per divorare qualsiasi
informazione.
“Sto
con una ragazza... Jenny.”
“Mortalmente
noiosa,” s'intromise Sebastian.
“Mortalmente
carina,” lo riprese Thad, fulminando Sebastian con gli occhi.
“È
bionda, dolce e frequenta il College. Primo anno.”
“Oh,
beh, sono content-”
“Se
può definirsi 'carina' una ragazza. Che gusti
barbari...”
“Beh,
ma almeno...” Blaine fece una faccia ancor più
curiosa,
ricordandogli tanto una vecchia suocera, in quel momento.
“Avete
fatto... quello? Insomma, avete fatto sesso?”
“Sei
allergico a quella parola, Blaine? Eppure mi sembrava di avertelo
proposto più volte...” sorrise Sebastian, senza
mai smettere di
fare il cascamorto con Blaine. Poi si rivolse a Thad.
“Comunque
sono curioso anche io: avete fatto di più che fornicare come
fidanzatini?”
Thad
si sentì parecchio sotto pressione.
“Sì,
certo,” ma alle facce stupite – perché
mai avrebbero dovuto
essere stupiti, maledetti? - dei due, capì che era meglio
essere
sincero. “No, ok, ancora nulla di concreto.”
Sebastian
aveva un sorriso soddisfatto, mentre quello di Blaine era un po'
deluso.
"Ma
ci sto lavorando," aggiunse, sperando di convincerli.
In
realtà non ci aveva neanche mai pensato.
Improvvisamente
si rese conto che questo non era assolutamente normale.
Cioè, stava
con Jenny da parecchi giorni, c'erano stati molti baci, lui era un
adolescente eppure... niente. Non aveva mai sentito l'impulso.
Di
certo non poteva dirlo agli altri due, se non voleva sentire le
battute di Sebastian – battute chiaramente mirate a prenderlo
per il culo.
"...
Poi devi farti desiderare," non si era accorto che Blaine stava
parlando. E anche piuttosto concitatamente – aveva preso a
cuore la
faccenda. "Spingila a desiderarti ancora di più!"
Ok,
Blaine che si metteva a dare lezioni su come trattare una ragazza?
Qui
si stava degenerando.
"Lo
farò," borbottò, sperando che almeno quei
consigli fosse
utili.
"Sì,
figuriamoci se una biondina che va in un Collage prestigioso resta
sulle spine per Thadduccio," disse Sebastian, con un sorriso che
diceva a Thad 'spaccami la faccia'. "Ora, Blaine, se non ti
dispiace, possiamo anche rifugiarci nel bag-"
"Che
vorresti dire?" lo interruppe Thad, sulla difensiva.
"Niente,
solo che hai il fascino di un Camaleonte," continuò
Sebastian,
senza distogliere gli occhi dai suoi.
"E
tu allora? Credi davvero di essere così provocante?"
"Sì."
Thad
boccheggiò, incredulo di fronte a tanta arroganza.
"Beh,
non lo sei," gli rispose Thad, con sguardo di sfida. "Mi
sembri solo un montato con i capelli laccati. Ah, no, aspetta, non lo
sembri, lo sei."
"Ah,
e io che credevo di essere 'maledettamente carino'" lo
provocò
Sebastian. Si riferiva a qualche tempo prima, quando Thad era
ubriaco. E proprio per quest'ultimo motivo Thad non ricordava nulla
di ciò che aveva detto quella sera. O meglio, l' aveva
sognata una
scena simile, ma pensava non fosse altro che quello: uno stupido
sogno.
O
che Sebastian era impazzito improvvisamente, o lui si era lasciato
scappare qualcosa di troppo.
Non
seppe bene come reagire, così prese ad offenderlo.
"Hai
un naso appuntito quasi quanto la Torre Eiffel."
Ok,
non era l'uscita migliore della sua vita.
"Smettila
di fare il ragazzino dell'asilo e ammetti che in realtà ti
piaccio.
Lo so, lo capisco da come mi guardi."
"Sei
impazzito?!"
"Lo
hai detto mentre eri ubriaco. Smettila di contraddirti, pivello,"
gli rispose Sebastian, sicuro di sé e di ciò che
stava blaterando.
Ok,
forse Thad in cuor suo sapeva che non erano propriamente tutte
cazzate, ma ammetterlo MAI!
"E
allora tu? Chissà come mai vuoi intrometterti tra me e
Jenny!"
"Non
sono io quello che, giusto ieri, si è messo a piagnucolare."
Thad
lo guardò un attimo attonito, essendosi perso nel discorso.
Ma cosa
diavolo stava dicendo?
"Ma
di che parli, idiota?"
Sebastian
sorrise, maligno. "Oh, Sebastian, non uscire dalla mia vita. Non
lasciarmi maiiiii."
Lo.
Stava. Imitando.
Gli
stava davvero facendo il verso.
"Punto
primo, non ti ho detto di non lasciarmi mai. Punto secondo, non
piagnucolavo. Punto terzo, io non ho la voce così stridula!"
E
stava per continuare la filippica, se non fosse che il suo telefono
squillò, segnando l'arrivo di un messaggio.
Si
ricordò del mondo intorno a lui solo in quel momento, e,
voltando lo
sguardo, notò la mancanza di Blaine.
Ma
che...?
Accese
il cellulare, e il messaggio che trovò quasi gli fece venire
una
sincope.
Ok,
ho deciso di lasciare voi piccioncini da soli soletti ;)
Blaine
Il
mondo stava davvero per finire.
La
situazione era piuttosto messa male quando Sebastian entrò
tranquillamente nella sua stanza, quel pomeriggio.
Sul
letto di Thad non c'era il proprietario, come ci si sarebbe
aspettato, ma Nick e Jeff.
Nick
e Jeff intenti a pomiciare come piccioni in calore, per essere
specifici.
Non
che a lui interessasse tanto di due ragazzi che tubano tranquilli, ma
giusto il giorno prima li ricordava amici e ora eccoli lì
neanche
fossero attaccati con il Bostick.
Senza
contare che il suo compagno di stanza era lì in piedi, come
se avere
i suoi migliori amici che si baciano a pochi metri da lui non fosse
rilevante, ed era davanti allo specchio che si sistemava i capelli
con una cura quasi maniacale.
Erano
ancora straordinariamente rossi, ma ordinati come non mai.
Thad
ne era ossessionato e Sebastian si chiedeva come facesse ancora a
dichiararsi etero.
"Piccolini,
non vi preoccupate," e ora ci parlava anche, con i capelli,
"quel cattivone vi ha cambiato colore, ma presto tornerete neri
e carini come prima."
Sebastian
ridacchiò, per attirare l'attenzione di tutti i presenti
nella
stanza.
"Davvero,
scusate, ma cercavo la mia stanza e invece sono finito in manicomio."
Thad
lo salutò con un grugnito, ancora arrabbiato per quella
mattina,
probabilmente. Jeff alzò la mano per mimare un saluto
militare,
mentre Nick gli sorrideva.
Sebastian
fece un cenno con la testa, e si chiuse la porta dietro le spalle.
"Ma
ditemi," si riferì a Nick e Jeff. "Da quand'è che
voi due
scopate?"
"Smythe!"
disse Thad, innervosito già per conto suo e non in vena di
tollerare
la mancanza di tatto di Sebastian. “Sei il solito
idiota.”
“Che
c'è, è una domanda innocente e lecita,”
rispose Sebastian,
ignorando l'acidità con cui Thad gli si stava rivolgendo.
“Ti ha
morso un limone, Thadduccio? O hai il ciclo?”
“Da
ieri,” rispose Jeff, decidendo che fosse il caso di bloccarli
prima
che ricominciassero a battibeccare. “Abbiamo scoperto di
essere
troppo fighi per non stare insieme.”
“Ce
ne avete messo di tempo, eh? Mi stavate facendo venire il
voltastomaco con quella lagna dell'amicizia.”
“Grazie,
Sebastian, la prendiamo come la tua benedizione,” disse Nick,
sbuffando.
“Io
lo avevo capito da anni, ormai, che sarebbe successo,”
gongolò
Thad.
Era
davvero felice per i suoi amici. Ci avevano messo davvero molto
– e
Sebastian non aveva tutti i torti su questo –, ma ne era
valsa la
pena.
Vedere
Jeff felice era un toccasana per i suoi nervi.
E
quando la notte prima gli aveva mandato quel messaggio –
anche
piuttosto sclerotico – in cui gli narrava per filo e per
segno
quello che era successo, quasi si era messo a saltellare.
“Lo
avevano capito anche i muri, Piattola, non darti tante arie.”
“Solo
noi due ce ne siamo accorti tardi,” ridacchiò
Jeff, posando un
braccio sulle spalle di Nick.
“Meglio
tardi che mai,” sorrise a sua volta Nick.
Si
sporsero per baciarsi e sia la faccia di Sebastian che quella di Thad
diventarono diffidenti.
“Potrei
vomitare.”
Questo
fu il commento sempre poco delicato di Sebastian, ma al quale Thad
non riuscì a opporsi.
“Ragazzi,
sapete che vi voglio bene e tutto ma, davvero, andate a darvi da fare
in camera vostra,” disse, non riuscendo però a
trattenere un
sorriso.
Jeff
sbuffò, alzandosi dal letto.
“Siete
pallosi, tutti e due. E invidiosi da morire,” disse, prima di
dirigersi verso la porta, ostentando una faccia da 'dignità
ferita'.
“Noi
ce ne andiamo, allora,” disse Nick, alzandosi a sua volta, e
ridendo per l'espressione di Jeff.
“Trent
ci sta aspettando in mensa, oggi non abbiamo pranzato.”
Thad
borbottò un 'chissà che stavate facendo'.
“Mi
raccomando, correte, che altrimenti Trent finisce tutti gli
omogeneizzati. Di nuovo,” rise, ripensando a
quell'avvenimento.
“Non
glielo permetterò,” disse Jeff, biascicando poi un
saluto, per poi
lanciarsi di corsa per il corridoio.
“Beh,
ciao,” disse, Nick, sconsolato dal dover correre per
raggiungere il
suo nuovo ragazzo.
“Ciao,
Nick,” sorrise Thad. Sebastian si limitò ad un
cenno con la testa.
Una
volta soli, Thad diede solo un'occhiata a Sebastian, ma vedendo che
quello non lo degnava della sua attenzione, si sdraiò sul
letto.
Afferrò il telefonino e si decise a scrivere un messaggio a
Jenny –
avrebbe dovuto scriverle parecchio prima, ma non ne aveva avuto
voglia.
Per
un po' ci fu il silenzio, Sebastian stava probabilmente
studiando o solo leggendo, chissà, fatto sta che la pace fu
più
volte interrotta dal cellulare di Thad, che continuava ad informarlo
dei messaggi della sua ragazza
Ad
ogni messaggio era conseguente una risata e un sorriso, e
più
aumentavano le risate più aumentava anche il nervosismo di
Sebastian.
E
Thad era talmente preso dai messaggi – Jenny gli stava
raccontando
una storiella carina successa in classe - , che non si accorse di
Sebastian che gli si era avvicinato. Quest'ultimo gli prese il
telefono dalle mani, senza che Thad potesse impedirglielo e si
avviò
verso il bagno.
Non
fece in tempo a bloccarlo, che l'altro buttò il cellulare
dentro
alla tazza, tirando lo sciacquone subito dopo per finirlo
definitivamente.
“Molto
meglio,” disse Sebastian, andando poi a sdraiarsi sul letto,
con
una nonchalance incredibile.
Thad
rimase bloccato a fissare il suo cellulare ormai completamente
andato, scioccato.
**
Thad
era molto incazzato quella sera. Non aveva più rivolto la
parola a
Sebastian dopo l'atrocità che con la quale
aveva trattato il
suo amato telefono, ma dentro si stava
rodendo il
fegato.
Non
poteva credere che avesse davvero tanta faccia tosta.
Stava
per scendere per la cena e si voltò verso Sebastian per
capire che
intenzioni avesse.
Si
stupì, invece, di trovarlo profondamente addormentato; era a
pancia
in su, e non sembrava stare molto comodo dall'espressione accigliata
che aveva.
O
forse stava facendo un brutto sogno, chissà.
Thad
sperò vivamente di esserci in quell'incubo: magari di essere
un Mago
Nero che rasava a zero Sebastian, o un coccodrillo che gli mordeva un
braccio.
Che
goduria sarebbe stata.
Inconsapevolmente
si era avvicinato al letto del compagno di stanza, senza smettere di
fissarlo. Notò che aveva la bocca spalancata e
ridacchiò di questo:
non lo avrebbe mai detto, ma sembrava un vero angioletto mentre
dormiva.
Ecco,
giusto, mentre dormiva.
Non
poté fare a meno di soffermarsi sul profilo del suo viso e
invidiare
da morire ogni singolo lineamento.
Lo
trovava... Bello.
Si
sorprese dei suoi pensieri, ma al tempo stesso sentiva che non poteva
più negare a se stesso di essere attratto da Sebastian - per
quanto
la sola idea lo avesse tormentato per giorni interi, non poteva
più
scappare.
Ormai
le sensazioni che provava nell'averlo vicino erano impossibili da
ignorare, era inutile negarlo.
Per
questo non si sorprese più di tanto nello scoprirsi a
fissare la sua
bocca: era... Invitante. Morbida.
Si
chiese cosa si provasse a baciarla e si ritrovò tentato come
mai
prima d'ora.
Ci
voleva così poco nell'abbassarsi e posare le labbra su
quelle
dell'altro. Mancava davvero, davvero poco.
Bastava
abbassarsi di qualche centimetro e...
Si
ricompose poco prima di fare la cazzata del secolo – almeno
secondo
lui. Saltò su, come se gli avessero appena dato un
pizzicotto sul
sedere e si sentì come un povero coglione che stava per
baciare il
suo acerrimo nemico.
Si
allontanò quasi di corsa da quel corpo – sempre
più invitante, ma
allo stesso così intoccabile – e da quella
maledetta bocca
tentatrice.
Ma
mentre stava per uscire i suoi occhi caddero prima sull'Agenda di
Sebastian, poi sulla piccola finestra che avevano in stanza; loro
erano al terzo piano, si ricordò mentalmente.
Bene,
ora sapeva come ripagarlo con la stessa moneta.
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Capitolo 10 *** Sebastian VS le mamme ***
"Dai,
c'è di peggio nella vita che prendersi una cotta per
qualcuno."
Thad
avrebbe voluto davvero piangere.
"Jeff,
mi stai per caso dicendo che al mondo esiste qualcosa di più
tragicamente
orrendo che farsi piacere Sebastian Smythe?" disse, la voce impastata
dal
cuscino su cui aveva sprofondato la testa. Sperava di diventare un
tutt’uno col
letto e sparire per sempre dalla circolazione.
"Ormai
è entrato nel baratro del pessimismo," disse Nick, come se
lui non fosse
lì vicino ad ascoltarlo.
"Già,"
gli diede man forte Jeff. Aveva il classico tono da mamma chioccia,
tipicamente
ottenuto ogniqualvolta Thad raggiungeva il picco della depressione.
Succedeva
raramente prima
dell’arrivo di
Sebastian nella sua vita.
"Secondo
me dobbiamo portarlo a fare shopping," disse invece Trent, da qualche
parte indefinita della stanza.
Di
certo fare spese era l'ultimissima cosa a cui Thad stesse pensando,
specialmente quando ficcarsi dentro la lavatrice e centrifugarsi un po'
gli
sembrava l'unica speranza.
"Secondo
me ha bisogno del trattamento shock," stava dicendo, intanto, Jeff a
qualcuno che immaginò fosse Nick.
A
quelle parole Thad alzò leggermente la testa, tanto per
mostrare la sua
presenza nella stanza.
"No,
Jeff,"gli rispose, con voce depressa. "Non posso rivedere le repliche
di Torchwood ogni volta che ho un problema."
Oppure
poteva. In quel momento chiudersi in camera con gli amici non gli
sembrava tanto
una brutta idea, anzi.
Poteva
sempre emigrare in Messico, cercò di consolarsi.
"Secondo
me, invece, dovrebbe andare su a dare una sistemata alla sua camera,
sarebbe
anche ora. E poi almeno si concentrerebbe su qualcosa che non sia il
culo di
Seb..."
"Non
pensare neanche di finire la frase, Nick."
Sentì
Jeff ridere, divertito da tutto quello che stava accadendo. Fortuna che
almeno
lui era felice.
"Io
sono ancora del parere che un paio di scarpe nuove non gli farebbero
male."
"Io
voto ancora per Torchwood."
"Io
per pulire quel casino che si ostina a chiamare stanza."
Thad
rificcò la testa praticamente dentro il cuscino, sconsolato.
“Ricordatemi
perché ho cercato aiuto da voi: siete impossibili.”
“Ma
perché ci vuoi bene da morire, caro mio,” gli
rispose Jeff, accarezzandogli i
capelli.
A
volte Jeff sapeva essere saggio come pochi, stranamente
riuscì a sollevargli di
un pochino il morale.
“E
perché così posso dimostrarti che è
normale
avere una cotta per Jack.”
…
Come non detto.
La piacevole e imponente
presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più geniale e
crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare
Il grande ritorno.
Stamattina,
quando mi sono svegliato, la mia Agenda non c’era.
L’ho
cercata dappertutto, persino dentro al cassetto delle mutande di
Harwood – un’impresa
che solo qualcuno dotato di
coraggio come me poteva intraprendere. (E a proposito di
quest’ultimo… è stato
lui.
Lo
so, lo sento.)
Poi,
mentre camminavo per il vialetto retrostante la scuola, eccola
lì. Per terra,
rovinata e calpestata.
Per
fortuna sono riuscito a salvare la mia piccolina prima che venisse
maltrattata
ancor di più. Sono stato un eroe.
Tra
l’altro quella piattola idiota non è riuscito
nemmeno ad aprirla, non avendo
scoperto il codice di blocco. Facile, in realtà:
Harwood-non-aprirà-mai-questa-agenda.
Carino,
vero?
Mentre
Thad rientrava nella sua camera, sperava di riuscire a trovare un po'
di pace
almeno lì.
Speranze
vane.
Quello
che vide lo sbalordì completamente, al punto che rimase per
qualche minuto
immobile, con la mano sulla maniglia e con la bocca completamente
spalancata.
Sua
madre era lì. Sua. Madre.
E
Sebastian.
Sua
madre e Sebastian che chiacchieravano amorevolmente
come amici di vecchia data, seduti sul letto come due
Pascià.
"Thato!"
lo chiamò sua madre, usando il soprannome che gli aveva dato
quando aveva
soltanto quattro anni.
Thad
sperò che la terra lo inghiottisse. Soprattutto guardando
Sebastian trattenere
a stento le risate.
Maledetto.
"Mamma,"
disse, ancora allibito. "Che diavolo... Cioè, che come mai
sei qui?"
Sua
madre gli sorrise, arzilla e giovanile com'era sempre stata. C'erano
state
volte in cui la gente l'aveva scambiata per sua sorella maggiore e
anche, era
ancora traumatizzato per questo, per la sua ragazza.
"Sono
venuta a trovarti, tu non hai più chiamato!" gli disse la
donna,
"prima lo facevi tutti i giorni."
"Ah,
sì, mi stava giusto dicendo che Thad era un gran mammone, da
piccolo,"
s'intromise Sebastian, divertito come non mai. Lo
stronzo. "Che altro combinava?"
"Oh,
Sebastian, pensa che alle elementari aveva una mia foto nell'astuccio."
Sebastian
ridacchiò, con fare cospiratorio.
"Beh,
al suo posto anch’io l'avrei voluta. Lei è
così in forma."
Stavolta
fu il turno della signora Harwood di ridacchiare.
"Oh,
caro, sei troppo gentile," Sebastian? Gentile?
"Scommetto che rubi cuori a molte ragazze."
"Più
o meno," rispose Sebastian, divertito.
"Thato,
dove lo tenevi nascosto, questo ragazzo così carino?" gli
chiese sua
madre, ricordandosi improvvisamente della sua presenza.
"Lo
volevo tutto per me," rispose, sarcastico.
"Non
mi hai parlato neanche del fatto che ora hai una ragazza e della tua
media
scolastica. Fortuna che Sebastian mi ha avvertita adeguatamente."
Certo.
Fortuna.
Non
poteva credere che Sebastian aveva per davvero fatto la spia.
Era…
Era un maledetto stronzo. Lo aveva ficcato in guai molto grossi e lo
sapeva;
anzi, lui ci godeva nel vederlo in difficoltà.
“Si
figuri, signora, ci tenevo a farle sapere che ha tutto il mio appoggio
se vuole
aiutarlo, è suo figlio e ci tengo a lui.”
Thad
rimase per un attimo senza parole.
Cosa
aveva appena detto?
Non
era possibile. Stava bleffando, era ovvio come il sole.
Anche
se… No. Lo stava prendendo in giro, come al solito.
“Ora
mi scusi, ma devo andare a provare con un compagno. È stato
un piacere
conoscerla,” continuò Sebastian, alzandosi dal
letto. “Aspetto con ansia la
foto di quando Thad ha vinto il torneo di Yu-ghi-oh.”
E
mentre sua madre rideva, Thad avrebbe voluto sbattere la testa contro
il muro.
Quando era piccolo era appassionato di carte, e allora? Era bravo e
aveva
talento!
Jeff
aveva vinto sette volte il campionato di BeyBlade, ma nessuno lo
prendeva in
giro per questo.
“Certo,
caro,” poi la signora Harwood si voltò verso di
lui, con sguardo più
minaccioso. “Bene, Thato, sbaglio o devi darmi qualche
spiegazione?”
Prima
di uscire Sebastian gli lanciò un’occhiata
significativa, che poteva venir
interpretata tra un ‘beccati questa’ e
‘te la sei cercata’.
Si
appuntò mentalmente che la prossima volta
quell’agenda l’avrebbe bruciata
foglio per foglio.
Thad
uscì dal bagno, dopo essersi fatto la doccia, già
bello che vestito e con i capelli
asciutti – mica come quell’altro
che
girava sempre mezzo nudo.
Trovò
Sebastian già sotto le lenzuola, e rimase un attimo
scioccato: non ricordava di
aver sentito la porta chiudersi. Quando era tornato?
Decise
di ignorarlo, ligio sulla sua idea di broncio
infinito.
Ora
per colpa di quel maledetto avrebbe dovuto frequentare il corso
pomeridiano per
tutto il resto dell’anno. Il che significava ore noiose,
stressanti e pesanti.
Tutto
perché? Per una stupida vendetta.
Ok,
un po’ si era aspettato riscontri dopo avergli dato buca e
aver gettato la sua
agenda fuori dalla finestra, ma cazzo.
Parlare con sua madre era stato un colpo troppo basso persino per
Sebastian.
Cosa
che a quanto pare non smuoveva il suo compagno di stanza, dal momento
che
restava spaparanzato sul letto e con un sorriso sardonico sul viso.
“Qualcosa
non va, Thadduccio?” gli disse, continuando a sorridere.
“Sì:
tu esisti.”
Thad
andò verso l’armadio, deciso a ringhiare contro
ogni parola uscita dalla bocca
di quel maledetto. Ci buttò i vestiti dentro – se
Nick avesse visto la Terza
Guerra Mondiale presente nel suo armadio lo avrebbe ucciso lentamente e
dolorosamente – e richiuse l’anta come niente fosse.
“Così
mi ferisci! Dai, fammi un sorriso,” continuò
Sebastian, prendendolo in giro.
Thad
lo ignorò, accingendosi a preparare i libri per la mattina
dopo, cosicché non
avrebbe dovuto svegliarsi troppo presto. I cinque minuti in
più di sonno erano preziosissimi.
E
in più aveva una scusa per non guardare in faccia Sebastian.
Non era sicuro di
riuscire a trattenersi dallo spaccargliela – o baciargliela,
dannazione.
“Non
dirmi che te la sei presa così tanto, sei suscettibilissimo.
Dai, vieni qua con
me nel letto.”
A
quelle parole Thad si bloccò.
…
Con lui nel letto? Ma che…?
“Cosa?”
disse, sconvolto.
“Ma
sì, infilati con me sotto le coperte. Prometto che
sarò buono,” la sua faccia
diceva tutt’altro.
“Perché
mai dovrei farlo, illuminami. E poi perché accidenti mi
vorresti lì?” si
accorse di avere la bocca impastata, mentre immaginava la scena.
“Perché
mi manca un orsetto da abbracciare e tu sembri comodo.”
Perché
gli sembrava che lo stesse prendendo in giro?
Ah,
sì, perché era Sebastian.
“Non
ci penso nemmeno! Non mi fido,” disse, voltandosi
dall’altra parte.
L’idea
di entrare nel letto di Sebastian era particolarmente
spaventosa. Soprattutto dopo i suoi ultimi ragionamenti.
“Non
ne hai il coraggio, ho capito.”
E
quella era ovviamente una provocazione, così come il suo
sorriso – che in quel
momento gli sembrava più crudele del solito -,
così come la consapevolezza che
aveva colto nel segno.
“Non
c’entra il coraggio. È che tu sei gay e
io… Io … No.”
Ok,
quella titubanza non avrebbe dovuto esserci.
Soprattutto
visto che allargò ancora di più il sorriso di
Sebastian.
“E
allora che cos’è che temi? Io non potrei farti
nulla che tu non voglia. Che tu non voglia,
appunto. Almeno che non sia
il contrario…”
Beh,
se voleva dimostrare a Sebastian di non essere attratto da lui, quello
era il
momento. Il problema era riuscire a
dimostrarglielo.
“Sono
ancora arrabbiato,” provò, debolmente, ormai troppo attratto dalla proposta per
opporre una vera e propria
resistenza.
“No,
io dico che hai una fifa pazzesca di non riuscire a
resistermi.”
Sebastian
aveva piegato il lenzuolo, come per invitarlo a entrarci dentro.
…
…
Oh, al diavolo.
Thad
si sarebbe rimaledetto quarantamila volte, la mattina successiva, ma in
quel
momento sentiva che ne valeva la pena. Per una volta volle fare di
testa sua,
prendere le cose alla leggera.
Carpe
Diem, si disse, mentre s’infilava nel letto di Sebastian.
“Così
va bene,” disse Sebastian, stringendosi contro di lui in
pochi secondi.
No,
un attimo. Così no che non andava bene.
Più
Thad cercava di staccarsi dal corpo – maledettamente caldo
– di Sebastian, più
quest’ultimo ci si strusciava contro.
Stronzo,
stronzo e ancora stronzo.
“Eddai,
Thad, lasciati andare, non voglio mica violentarti,” disse
Sebastian, con la
voce leggermente impastata dal sonno.
“No
è che…” maledetta
spontaneità con cui era nato. L’avrebbe odiata per
tutta la
vita. “Non sono sicuro di riuscire a trattenermi, altrimenti.”
…
Appena
finito di dirlo e già si era pentito. E meno male che
avrebbe dovuto
dimostrargli di essere immune al suo fascino.
Sì,
come no, bella roba. Quanto era
idiota, maledizione?
Si
rigirò dall’altra parte, imbarazzato come poche
altre volte in vita sua, dando
le spalle a Sebastian. Quest’ultimo lo abbracciò
da dietro, ridendo leggermente
sul suo collo e spedendogli brividi per tutto il corpo.
“Mh,
e perché dovresti?” disse, posando la testa sul
suo incavo del collo e le
labbra sulla sua pelle, iniziando a baciargli lentamente il collo.
Il
gemito che scappò a Thad fu parecchio imbarazzante.
“Sebastian,
finiscila…” disse, pentendosi quasi subito di
quelle parole.
“Sai…
Posso essere sincero? Neanche io sono sicuro di riuscire a
trattenermi.”
…
Se
voleva ucciderlo ci stava riuscendo. E anche bene.
Con
quel tono, poi…
Ora
la voglia di farlo smettere era pari a zero, soprattutto contando che
anche
Sebastian sembrava della stessa opinione. Aveva ricominciato a
baciargli il
collo, infatti, il bastardo.
In
quel momento il suo encefalogramma sarebbe stato piattissimo; o di
certo pieno
di scritte del tipo: Sebastian,
Sebastian, Sebastian e ancora Sebastian.
No,
no, no.
La sua mente registrava quella parola, ma non la collocava da nessuna
parte.
“Sebastian
non…”
S’interruppe
quando una mano di Sebastian si infilò sotto la sua
maglietta.
Ok,
come non detto.
Stava
per dire: “ho cambiato idea,
continua
pure quanto vuoi”, ma ci pensò lo stesso
Sebastian a fermarsi,
con un leggero sbuffo.
“E
va bene, Thadduccio, dormiamo. Così stanotte sognerai il
continuo di questo
momento.”
Oh,
beh, probabilmente l’avrebbe fatto davvero. Eccome.
Eppure
in quel momento non se la sentiva di preoccuparsi di questo, ma
piuttosto sul come riuscire a
dormire con il respiro
leggero di Sebastian sulla nuca.
Sbagliava
o improvvisamente mancava l’aria?
Si
sentiva talmente sfinito – resistere era difficile,
dannazione -, ma riuscì a
chiudere gli occhi soltanto due ore dopo.
O
meglio, stava per addormentarsi quando una gamba di Sebastian
s’infilò tra le
sue, e allora addio a ogni traccia di sonno.
Di
bene in meglio. Addio Morfeo.
Premetto che
voglio essere al
posto di Thad.
No, ok, quest’inizio non c’entra
niente, in realtà volevo soltanto dirvi che stasera
provvederò a rispondere a
tutte le recensioni dello scorso capitolo, darvi delucidazioni (?) e
sclerare
per bene.
Che vi amo tanto lo sapete, no? #MutualLove
Spero che il capitolo
vi sia
piaciuto <3
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Capitolo 11 *** Sebastian VS il singhiozzo ***
La piacevole e
imponente
presenza di Thad Harwood presenta:
l'agenda
più geniale e
crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare
Oggi ho
maltrattato per bene il mio vicino di stanza: perché sono
figo e perché io posso permettermelo.
Tra
l’altro ho visto il culo di Anderson e so già che
sarà mio. NESSUNO mi
resiste, sia chiaro.
Ho già in mente un modo per far sì
che diventi mio. Sono o non sono una
mente geniale?
Tutte
le piattole di questo mondo si piegheranno a me.
(E appena Sebastian scopre che gli ho fatto il verso per
iscritto mi
uccide).
“Dio,
Thadduccio, appena ti si dà un po’ di confidenza
tu ti prendi tutto il
braccio.”
Sebastian
era spaparanzato sul letto, al fianco di Thad, mentre lo guardava con
un
sopracciglio elegantemente alzato.
“Eddai!
Sono mesi che avrei voluto farlo,” disse Thad, saltellando
leggermente sul
letto. “Ho scritto sull’Agenda di Sebastian,
ah!”
Quando
da appena svegli Thad si era ritrovato Sebastian praticamente sopra di lui, gli era venuto un infarto.
Eppure Sebastian si era comportato bene, limitandosi a qualche battuta
maliziosa e senza avvicinarsi troppo – per quanto si
può essere lontani in un
letto a una piazza. Per questo avevano deciso di restare lì
ancora per un po’,
saltando le prime ore di lezioni.
Era
strano, molto strano fare qualcosa
con Sebastian che poteva definirsi “chiacchierare”,
ma Thad stava scoprendo che
non gli dispiaceva per niente.
Probabilmente
ormai non esisteva lato dell’altro che non gli piacesse, e
ciò non andava affatto
bene.
“Qualsiasi
cosa che mi riguarda ti emoziona così tanto? Allora potrei
concederti di tenere
i miei pantaloni per un po’.”
“Non
li voglio!”
“Oh,
vero, tu preferisci i miei Boxer,” sorrise Sebastian,
provocandolo apertamente.
Tenere
i boxer di Sebastian nascosti dentro ad
un cassetto… Mica male come idea.
No.
Non
doveva pensarci neanche.
“Tieniteli,”
rispose, burbero.
Sebastian
ridacchiò, soffiandogli leggermente sul collo e facendogli
chiudere leggermente
gli occhi.
“Sai,
non sei male quando sei tranquillo,” disse Thad, ragionando
su quella
situazione. Su lui e il suo compagno di stanza che per una volta non si
uccidevano a vicenda.
“Non
dirmi che ora vuoi che diventiamo amichetti,” rispose
Sebastian, con una
smorfia ironica sul viso.
Thad
si voltò sul letto, mettendosi comodo a pancia in sotto. Poi
si appoggiò sui
gomiti per fissare meglio l’altro.
“Perché,
che hai contro l’amicizia?”
“Non
mi piace. A questo punto preferisco che diventiamo scopamici.”
Thad
diventò di diversi colori – dal porpora
al viola – e quasi si strozzò con la saliva.
“Sei
pazzo?”
Sebastian
gli si avvicinò, arrivando a due centimetri dalle sue
labbra. Aveva uno sguardo
malizioso e l’espressione furba.
Thad
non era certo che il suo cuore avrebbe retto, questa volta.
“Non
ti piacerebbe, Thadduccio?”
Eccome.
“Per
nulla.”
Incredibile
come la sua mente e la sua bocca andassero collegate: doveva
incominciare a
preoccuparsi di soffrire di qualche strano disturbo?
Lo
sguardo di Sebastian era eloquente.
“Ok,
forse un pochino…” non doveva cedere, accidenti!
“Ma non voglio dartela vinta,
diciamo così. Ho dei miei valor…”
Sebastian
si avvicinò ancora di più, mentre li divideva
soltanto un soffio. Thad si
chiede di nuovo che sapore avessero quelle labbra, e quel pensiero non
lo aiutò
molto nei suoi principi da scaccia-Sebastian.
“Sicuro?
E cosa vuoi che faccia, ora?”
Ma
prima che Thad potesse rispondere con un ‘baciami’
gigante come una villa, il
suo telefono squillò improvvisamente; sobbalzò
talmente tanto che si sbilanciò
troppo e ruzzolò per terra.
In
modo molto poco dignitoso.
Thad
si rialzò poco dopo, massaggiandosi il sedere e intimando a
Sebastian di non
ridere e di non prenderlo in giro – cosa che era in procinto
di fare.
Rispose
al telefono bruscamente.
“Pronto?”
“Thad…
Emergenza.”
“Non
dirmi che Flint è di nuovo dipendente dalle Pringles.”
“No…
Peggio.”
“Oh
mio Dio, Jeff, cosa succede?”
Vide
Sebastian alzare un sopracciglio, probabilmente incuriosito.
“…
Trent ha il singhiozzo.”
Trent
con il singhiozzo significava ore e ore a cercare di farglielo passere.
Il
poveretto aveva il singhiozzo tanto forte che le spalle vibravano a
ogni colpo,
e tanto duraturo e potente che nemmeno quintali d’acqua
risolvevano il
problema.
“…
Quindi tu mi stai dicendo che ti ha proposto di diventare il tuo
scopamico e tu
hai rifiutato?”
Jeff
era seduto di fronte a lui, nella stanza di Trent – il quale
ancora
singhiozzava come un povero scemo – , Nick alla sua destra.
Thad si sentiva
leggermente braccato.
Non
avrebbe dovuto confessare loro di quella mattina.
“Esatto,”
disse, svogliato.
“Ah…
E adesso dimmi: COSA ACCIDENTI TI PASSA PER LA TESTA?”
Thad
spalancò gli occhi. “Io…”
“Hic,”
il singhiozzo del povero Trent lo fermò per un attimo.
“Che
avrei dovuto fare, scusa?” continuò, leggermente
infervorato, fissando Jeff.
“Per
esempio approfittarne?” gli rispose Jeff, scuotendo la testa.
“Visto la
quantità di ormoni che produci con lui in giro, sarebbe
stata la volta buona
che ti saresti sfogato un po’.”
“Ma
è probabile che mi stia prendendo soltanto in giro. E non
voglio essere
umiliato da lui.”
Jeff
restò in silenzio per un attimo.
“Che
te ne fregava? Intanto ti godevi l’attimo.”
Nick
decise che era ora d’intervenire. Jeff era carino e il
miglior fidanzato del
mondo, ma, davvero, era un demente.
“Beh,
effettivamente questo interesse improvviso è sospetto. E
conoscendo il
soggetto...” disse, cercando di analizzare la situazione.
“A
me sembrava sincero…” sussurrò Thad.
Tutti
spalancarono gli occhi.
“Thad,
Sebastian non è mai sincero,” disse Jeff,
fissandolo con prepotenza.
“Hic.”
Un
attimo di silenzio, poi Jeff continuò. “Un
conto è che tu voglia avere una specie di relazione
clandestina con lui, un
conto è che ci siano di mezzo i sentimenti.”
“Che
sentimenti?”
“Hic.”
“Thad,
lo hanno capito anche i muri che lui ti piace tanto. Non fingere con
noi,” gli
disse Nick, con sguardo ammonitore.
“Hic.”
“Ecco,”
gli diede man forte Jeff. “E sappiamo bene che ciò
che ti passa per la testa lo
dici, quindi vedi di darti un contegno. Non farti coinvolgere troppo,
chiaro?”
“E
soprattutto non credere che lui si stia comportando così
perché prova qualcosa,
lui ne approfitta soltanto.”
Thad
rimase in silenzio, sapendo che i suoi amici avevano ragione: il
dormire
insieme senza impegno, la chiacchierata mattutina… Sebastian
lo stava come “incantando”
e lui ci stava cascando come una pera cotta.
“Hic.”
“Ok,”
disse, poco convinto Thad.
“Però
nel frattempo non ti farebbe male una sana scop…”
Si
fermò per un leggero calcio che Nick gli lanciò.
Jeff immediatamente gli
sorrise, come scusandosi, con la faccia più angelica che
aveva.
Thad
sorrise per quanto erano piccioncini quei due.
“Hic.”
Si
ricordarono improvvisamente del povero Trent che sembrava star per
morire con
le convulsioni per il troppo singhiozzo.
**
Sebastian
odiava le professoresse lecchine che cercavano soltanto di circuirlo
–
ignorando che lui era dell’altra sponda. Sapeva di essere
seducente, ma la
popolazione femminile non era di suo interesse.
Quindi
dopo aver passato un intero pomeriggio a subirsene una, non era
dell’umore
adatto per giochetti o altro.
Umore
che peggiorò quando, andando in giardino, si
ritrovò davanti un Jeff e un Thad
accucciati dietro ad un muretto. Sembravano dei poveri deficienti, e
decise che
era meglio ignorarli.
L’ultima
cosa che voleva era venire coinvolto nei loro giochetti idioti.
Avanzò
con tranquillità, sperando vivamente che non si accorgessero
di lui.
Speranze
vane.
“Sebastian,
abbassati!” gli gridò Jeff, mentre Thad lo
prendeva per le spalle e lo
abbassava di forza.
Sebastian
si ritrovò in ginocchio sull’erba, rischiando
anche di sporcare i suoi
pantaloni e senza un motivo valido perché ciò
avvenisse.
“Mi
dite che cazzo state facendo?” sputò, piuttosto
brusco.
I
due non gli risposero, restando in silenzio come a voler lasciare
più suspance.
“Ripeto:
mi dite che…”
“Shhh,
” lo zittì Jeff.
Ok,
voleva morire.
“Vaffanculo,
Sterling!”
Lo
ignorarono ancora, e si abbassarono ancora di più.
All’improvviso Jeff tirò
fuori un Walkie Talkie, dove Sebastian sentì provenire la
voce di Flint.
‘Nemico in vista. Nemico in vista a ore 12.’
Ma
cosa cazz…”
“Ok,”
si preparò Thad. “Al tuo tre, Jeff.”
Jeff
annuì, solenne.
“Tre…”
“Mi
volete spiegare?”
“Due…”
“Che
cazzo succede?”
“UNO!”
Sia
Thad che Jeff si alzarono all’improvviso gridando un
‘bu’ che probabilmente
avrebbero sentito anche gli abitanti dell’altra parte del
paese.
Alzandosi
a sua volta, Sebastian, con le orecchie sanguinanti e la pazienza al
limite,
notò un Trent piuttosto scosso e sull’urlo di un
infarto.
“Questo
dovrebbe aver funzionato, Jeff, controlla le sue condizioni. E speriamo
non
svenga come la volta scorsa.”
Sebastian
si voltò verso Thad, con un sopracciglio alzato.
“Quindi…
Voi avete organizzato tutto questo soltanto per far passare il
singhiozzo a
Trent?”
Thad
annuì, solenne: era stata una missione di primaria
importanza.
Si
stupì poco dopo, notando Sebastian venir scosso da piccole
risa.
Non
sembrava ridere di cattiveria, o prenderlo in giro: pareva ridere di
gusto. Davvero.
Thad
notò i suoi denti bianchi e il sorriso, con una stretta
improvvisa allo
stomaco.
“Devo
dire che siete totalmente idioti, ma mi avete rallegrato la
giornata,” detto
questo, Sebastian si avviò verso l’entrata della
scuola.
Quando
Jeff tornò, ritrovò Thad che aveva ancora la
bocca spalancata e la mente chissà
dove.
“Tutto
bene, Thad?”
Ci
mise un po’ a rispondere.
“Chi
è Thad?”
**
Quando
Thad rientrò in camera, non si aspettava di trovarci
già Sebastian dentro.
Decise
di ignorarlo.
“Trent
è guarito?” chiese l’altro,
però, deciso ad attentare alla sua sanità mentale.
“Sì,
anche se abbiamo quasi dovuto accompagnarlo nell’infermeria
della scuola,”
rispose, sorridendo al pensiero.
Ok,
non avrebbe dovuto essere divertente, ma la faccia di Trent era stata comica.
“Immagino.”
Sebastian
si alzò in piedi, e solo allora Thad si accorse che era
vestito elegantemente.
Stava uscendo.
“Vai
da qualche parte?” chiese, con nonchalance.
Sebastian
annuì soltanto, mentre si accingeva a infilarsi le scarpe.
Erano belle, quasi
quanto il suo completo. Indossarlo significava partecipare a qualche
evento (o
appuntamento) importante.
“Con
chi?”
Non
avrebbe voluto dirlo. Si morse la lingua non appena quella domanda gli
scappò.
Sebastian
ridacchiò, prendendolo in giro – era tornato tutto
come al solito, in questo
modo.
“Sei
geloso?” disse, avvicinandoglisi.
Thad
capì subito che tirava aria brutta, quindi scelse di
allontanarsi. “Certo che
no, era solo per sapere,” disse, cercando di sviare.
“Sarà…”
perché non la smetteva con quel tono malizioso?
“Comunque vado con mio padre a
una cena. Lì ci sarà qualche produttore,
chissà che non riesca a ottenere
qualche lavoretto carino.”
“Il
solito fortunato,” sbuffò Thad, guardandolo mentre
l’altro finiva di
prepararsi.
“La
fortuna le persone se la creano, non arriva da sola.”
“Wow.
Questa è filosofia-Smythe.”
Cadde
un attimo di silenzio, in cui Thad ponderò bene cosa dire.
Aveva qualcosa sulla
punta della lingua, ma non sapeva bene se dirla o no.
Insomma,
Sebastian gli sembrava così umano, così
interessato…
No.
Non
fare scemenze. Non fare scemenze. Non fare scemenze.
“Bene,
Thadduccio, io me ne vado. Comportati bene e non usare troppo federica
in mia
assenza.”
Thad
ancora rimase in silenzio, senza nemmeno ascoltarlo.
Stava
davvero per… No.
Non
poteva, non…
“Ciao,
cia..”
“Tu
mi piaci.”
Sebastian
rimase bloccato sulla porta, una mano sulla maniglia e
l’espressione stupita
dipinta sul volto.
Dio,
Thad si sarebbe seppellito, ma ormai aveva fatto la cazzata. Insomma,
avrebbe
sfruttato per bene questa sua impulsività.
“Sì…
Beh, credo di amarti. Cioè, non lo so, forse è
troppo presto, ma comunque provo
qualcosa di forte e non so classificarlo e…” si
incartò. “Dio, Smythe, sono
pazzo di te, va bene?”
|
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Capitolo 12 *** Sebastian VS le confessioni ***
Dedicato
alla mia Musa Inquietante (nonché pezzo di culo Sud)
<3
La
piacevole e imponente
presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e
crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare
…
Harwood si è davvero confessato?
Mi è
già successo prima d’ora che
qualcuno mi dicesse che era interessato a me, ma un “mi
piaci” così diretto è
una cosa nuova. Come al solito Thadduccio non ha un minimo di controllo
di se
stesso, ma si può essere più idioti?
E nuova
è anche la curiosità: chissà
cosa farà ora che gli ho detto di non ricambiare?
Ovviamente che io abbia una
relazione
seria non se ne parla.
Era
risaputo che di mattina presto gli Usignoli non erano da provocare o
stimolare:
il sonno misto al dover andare a studiare per una mattinata intera era
una combinazione
troppo potente.
Per
questo quando Thad se ne uscì, anche piuttosto indifferente,
con la frase ‘ieri
mi sono dichiarato a Sebastian Smythe e mi ha anche
rifiutato’, con tanto di
sorriso, mancò poco che tutti i presenti al tavolo si
strozzassero con i
cereali che stavano mangiando.
“CHE
COSA?” saltò su Jeff, non appena finì
di tossicchiare la colazione. “COSA HA
FATTO QUEL BASTARDO?”
Thad
strinse gli occhi.
“Abbassa
la voce, coglione!” disse, portando una mano sulla sua spalla
per farlo
risedere.
Improvvisamente
sentiva gli occhi di Sebastian su di sé e preferì
sorvolare sulla stupidità di
Jeff; decise di ignorare il suo sguardo.
“Che
ti ha detto?” gli chiese Nick, più calmo
– come al solito – ma anche lui
piuttosto concitatamente.
“Niente,”
rispose Thad, alzando di poco le spalle. “Soltanto che si
stava divertendo a
fare questa specie di ‘gioco al fai
cambiare sponda a un etero’ con me e che era sicuro
che anche io la stessi
prendendo alla leggera. E che è ovvio
che
lui non prova alcun tipo di sentimento.”
Trent,
Nick, Jeff, Richard e Flint restarono in silenzio, chi dispiaciuto, chi
– Jeff
– meditando un omicidio.
“Secondo
me è sospetto: insomma, può anche essere che lui
volesse soltanto divertirsi,
ma forse gli interessi sul serio, altrimenti non si spiegano certi
comportamenti. Magari ha solo paura di ammetterlo,” disse
Nick, cercando un
modo per consolarlo, non sapendo bene cosa dire.
“No,
non è così. Ma non fa nulla, Nick, sto
bene!”
“Non
so perché si comporta così da cazzone, so solo
che se lo prendo gli faccio
pentire di essere nato e…”
“Jeff,
ho detto che sto bene.”
“…
Non vedrà mai più la luce del sole. Dico davvero,
io so essere vendicativo quando
voglio e vedrà di che pasta sono fatto. Sia chiaro
che…”
“JEFF!”
Tutta
la mensa si era improvvisamente voltata verso di lui, ma Thad era
felice di
aver zittito l’amico.
“Sto.
Bene,” ripeté,
bruciando i suoi amici
con lo sguardo. “Ora parliamo d’altro? Sul serio,
non ho bisogno di nessuna
consolazione.”
Il
suo sorriso era disarmante, così tutti decisero che era il
caso di finirla lì.
Trent,
che era stato zitto fino in quel momento, decise che era il caso di
intromettersi: “Oggi pomeriggio andiamo a fare
shopping?”
Thad
sbuffò. Ma pensava a qualcos’altro, Trent?
“Ok,”
accettò lo stesso, agognando un pomeriggio tutto con i suoi
amici. “Diamoci
alla pazza gioia!”
“Io
devo passare a comprarmi un nuovo videogioco. Ormai Resident Evil 4
l’ho finito
otto volte,” rispose Jeff, pensieroso. “Stanotte ho
sognato che mia madre
diventava uno Zombie.”
“Oddio
no, poi io dovrò conoscerla e preferisco sia al pieno delle
sue facoltà
mentali,” s’impaurì Nick.
Jeff
scoppiò a ridere piuttosto rumorosamente e sputacchiando qui
e là, tanto che
Flint fu tentato di ficcargli un
intero
tovagliolo in bocca.
“Tu
vieni, Richard?” Thad si ricordò
all’improvviso della presenza dell’altro
Usignolo.
“No,
non mi va, preferisco restare sulla poltrona tutto il
pomeriggio.”
Jeff
scosse la testa.
“Dio,
Richard, sei così noioso che le pecore ti contano prima di
andare a dormire.”
Inutile
dire che Thad quasi si strozzò a furia di ridere.
Tutti
gli Usignoli, alla fine, si erano riuniti nel Centro Commerciale per
‘far
tornare su il morale di Thad, basso a causa di quell’animale
di Sebastian’,
senza pensare che Sebastian era di fatto
un Usignolo e come tale era lì presente.
Quindi,
mentre loro continuavano a blaterare su quanto quella situazione fosse
triste e
su quanto Thad fosse una povera anima in pena, Sebastian sentiva i loro
discorsi.
“Avete
finito?” disse, a un certo punto, con un tono annoiato.
“Non ho mica ammazzato
il vostro amichetto, siete noiosi e lui è una
lagna.”
Thad
si sentì profondamente offeso, ma prima che potesse anche
solo dire qualcosa,
Jeff partì. “No, Sebastian, non ci aspettiamo che
tu capisca cosa voglia dire
provare sentimenti per qualcuno.”
Sebastian
non rispose, limitandosi solamente ad alzare un sopracciglio in segno
della sua
disapprovazione.
Thad
sentì improvvisamente le braccia di qualcuno cingergli le
spalle e voltandosi
notò Nicholas che lo guardava con un sorrisone.
“Non
preoccuparti, Thad, ci siamo qui noi.”
E
Thad capì.
Capì,
dalle parole e dal sorriso splendido di Nicholas, che gli Usignoli
stavano
facendo tutto questo appositamente per
lui. Erano rumorosi, idioti e con poco tatto, ma…
accidenti, erano il gruppo migliore della terra.
E,
mentre li guardava buffonare per il centro commerciale e sorridergli di
tanto
in tanto, quasi si commosse, grato ai suoi amici come non lo era mai
stato.
“Sto
bene, ragazzi, davvero,” sorrise a Nicholas, mentre
un’idea prendeva forma
nella sua testa. “David, a proposito… Ti ricordi
dello scherzo che avevamo
pensato per la Professoressa Jefferson?”
“Sì?”
rispose l’altro, con le orecchie improvvisamente tese.
Dove
c’era uno scherzo da fare c’era anche David.
“Ecco,
ho in mente una cosuccia ancora più divertente.”
Il
ghigno sui volti di Thad e di David era sin troppo complice.
Quando
tornarono in camera il silenzio che vi regnava sembrava schiacciare
Thad.
Sebastian
si era appena sdraiato sul letto e si era acceso una sigaretta
distrattamente;
in realtà era espressamente vietato fumare
all’interno dell’edificio della
Dalton, ma Thad non aveva di certo voglia di discutere con Sebastian.
Anzi,
non voleva proprio avere a che fare con lui dopo quanto accaduto quella
mattina: soprattutto quando il suo stomaco si attorcigliava in maniera
preoccupante, mentre il suo sguardo veniva incantato da quelle labbra
che si
chiudevano sulla cicca. O dal fumo che fuoriusciva a spirali dalla
bocca del
compagno, o dal suo sguardo che all’improvviso era su di lui.
Maledetto seduttore nato.
Thad,
appena si accorse di essere a sua volta fissato, si voltò
verso l’armadio,
fingendo indifferenza.
“Fumo
solo quando sono nervoso, non farti il sangue amaro: basta che apri la
finestra.”
Sebastian
aveva capito che era infastidito dal fumo dal suo sguardo?
Anche
se, effettivamente, a infastidirlo era il fatto di trovarlo ancora
così
dannatamente eccitante, non tanto il fumo di per sé.
Aspetta
un momento…. Era nervoso?
Non
rispose nonostante la curiosità, limitandosi ad andare verso
la finestra; la
spalancò, sentendo subito l’aria fresca cingergli
la pelle.
“Oggi
è stata una cosa veramente patetica quella di aiutarti
neanche fossi un
lebbroso.”
Ancora
non rispose, dandogli invece le spalle e cercando qualcosa
d’inesistente dentro
l’armadio.
“Sei
così sfigato da non riuscire a riprenderti da
solo?”
Non
rispose ancora, ligio sulla sua idea di ignorarlo e non dargli
più attenzione.
Lo
avrebbe dimenticato e non poteva di certo starsi a piangere addosso per
la
cattiveria di Sebastian.
“Non
mi rispondi? Forse
le lacrime t’impediscono
anche di parlare?”
Era
così dannatamente stronzo.
Si
voltò giusto un attimo, il tempo di guardarlo negli occhi e
vedere cosa stesse
facendo; Sebastian aveva ancora la sigaretta tra le dita e uno sguardo
determinato.
Fu
da quello sguardo che capì – quel giorno era
particolarmente intuitivo – cosa
stava cercando di fare l’altro: Sebastian
voleva che tutto tornasse come prima.
Lo
stava provocando in attesa che rispondesse, aspettando che tornassero a
provocarsi come bambini delle elementari.
Sebastian
non lo voleva – non in
una relazione
seria, almeno -, e quello era un dato di fatto, ma allo stesso tempo
non sapeva
rinunciare a lui.
Si
voltò del tutto, fissandolo per qualche secondo, poi si
rigirò verso la porta,
pronto a sbattersela dietro. “Vado a chiamare
Jenny,” disse.
Non
poteva vederlo, ma sperò vivamente che Sebastian stesse
rosicando per bene.
Nick
e Jeff stavano camminando tranquillamente per le vie della
città,
chiacchierando del più e del meno.
Il
discorso si fece spinoso soltanto quando fu messo in mezzo Thad e Nick
prese
uno sguardo dubbioso piuttosto esplicativo.
“Ma
sbaglio o Thad l’ha presa piuttosto bene? Come sua prima
cotta mi aspettavo una
reazione meno tranquilla,” disse, esponendo i suoi dubbi.
“Mmm,”
rispose Jeff per nulla convinto. “Era ora che si accorgesse
che l’amore fa
schifo!”
“Hey,”
Nick gli diede un pizzicotto e Jeff ridacchiò.
“Intendevo
dire quello non corrisposto! Soprattutto quello con Sebastian:
è come un
apostrofo rosa tra le parole
‘t’ammazzo’”
Fu
il turno di Nick di ridacchiare. Era impossibile non concordare con
Jeff quando
se ne usciva con certe perle – idiote.
Si
sporse verso di lui per baciarlo e fu prontamente ricambiato. Oh, ma quanto amava baciare Jeff?
Quando
si staccarono quest’ultimo stava sorridendo con uno sguardo
piuttosto ebete.
“Sei
sicuro di non voler conoscere la mia Mamma-Zombie?”
Nick
ridacchiò di nuovo. “Al cento per cento. Anche
perché tu sei al sicuro, ma io
no!”
“E
perché mai?”
“Gli
Zombie mangiano il cervello, ricordi?”
E
mentre Jeff stava rincorrendo Nick per vendicarsi di
quell’affronto, si ricordò
improvvisamente di una cosa.
“Nick,
tu vai, intanto. Io devo prima sistemare alcune cosette”,
disse, vago.
Nick
annuì e Jeff andò dalla parte opposta alla sua,
quasi correndo per cercare il
suo migliore amico.
Sapeva
che lo avrebbe trovato lì, così come sapeva che
tutta la tranquillità che quel
giorno Thad aveva ostentato con gli altri Usignoli era dovuta a una
maschera:
la maschera che gli permetteva di non mostrarsi troppo debole.
Non
voleva che gli altri sapessero che stava male a causa di Sebastian,
perché
probabilmente era inaccettabile anche per lui stesso.
Eppure
eccolo lì, con gli occhi bassi e le spalle ricurve.
Jeff
gli si avvicinò piano, sedendosi sul – loro
– muretto, di fianco a Thad. E,
sempre in silenzio, passò un braccio sulle spalle
dell’amico, lasciando che
quest’ultimo posasse la testa sulla sua spalla.
“Cos’ho
io che non va, Jeff?” sentì la voce di Thad bassa
e fragile.
“Shh,”
lo zittì Jeff, accarezzando il suo braccio. “Tu
sei perfetto, ok?”
Restarono
lì per molti minuti, immobili, mentre Jeff accoglieva quella
non pronunciata richiesta
d’aiuto. In silenzio, ma con mute parole d’affetto.
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Capitolo 13 *** Sebastian VS i volti ***
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse creare
Qualcuno
dovrebbe insegnare alle persone intorno a me che non sono un tipo da
ignorare.
No, davvero, Sebastian Smythe non può mica venir brutalmente
snobbato in questo modo da un ragazzino come Thad Harwood.
Entra in stanza ed è come se non esistessi: non che a me la
parola della Piattola manchi così tanto, è solo
che è il concetto di “ignorare” che non
tollero.
È inaccettabile. È inconcepibile.
Era
una settimana che Thad ignorava Sebastian; lo evitava neanche avesse la
peste e, anche se dividevano quella stupida stanza, non gli aveva rivolto
la parola neanche una misera volta.
Non
che Sebastian non ci avesse provato a scuoterlo da quella dimensione
ultraterrena in cui Thad sembrava aver messo le radici, ma non aveva funzionato.
Davvero,
Thad sentiva che così poteva scordare Sebastian. Poteva
dimenticare come desiderasse ficcargli la lingua bocca ogni volta che
lo vedeva, o far scendere gli occhi sul suo fondoschiena o...
Insomma,
poteva dimenticarlo. Punto.
…
Anche se sarebbe stato molto più facile se in quel momento
non fosse stato sdraiato sul letto del compagno, la testa sul cuscino a
respirarne l’odore e la dignità ormai partita per
un paesino lontano.
Quando
bussarono alla porta, fece un sobbalzo che quasi
arrivò al soffitto; si alzò di fretta e furia,
ricomponendosi e esibendo la sua migliore espressione da
‘mi hai interrotto mentre studiavo, come no’.
Si
avviò verso la porta con le mani sudate, sperando che Jeff
avesse portato i popcorn per il loro pomeriggio da film Horror: avevano
deciso di passare il tempo nella maniera più sanguinosa
possibile.
Quando
aprì la porta, però, Thad si trovò
davanti il sorriso smagliante e la gonnellina di Jenny.
“Thad!”
La
ragazza si sporse talmente veloce verso le sue labbra che Thad non fece
in tempo a ricambiare il bacio. E veloce e allegra com’era
arrivata, Jenny s’infilò nella sua stanza.
“Jenny!”
disse Thad, cercando di fermarla e allo stesso tempo salutandola.
“Qual buon vento?”
“Il
tuo amico Jeff mi ha detto che potevo trovarti qui,” rispose
lei, sedendosi sul letto di Sebastian, senza smettere di guardarlo con
un sorriso.
“Sì,
lo avevo immaginato. Ma quello che mi chiedevo è
perché sei qui: non dovevamo vederci domani?”
“…
Niente, avevo voglia di vederti, ultimamente sei
così… scostante,” Jenny
abbassò per un attimo la testa, mortificata. “Non
volevi vedermi?”
Thad
si sedette al suo fianco, ignorando volontariamente di essere sul letto
di Sebastian, e poggiò una mano sulla sua.
“Lo
sai che mi fa sempre piacere vederti.”
Si
sentiva l’essere più stronzo della terra.
La
verità era che stava ponderando di lasciare Jenny, e lei,
ignara di tutto, lo cercava e andava da lui.
Come
avrebbe potuto farle questo?
Era
chiaro che provava interesse per un altro – si era anche
disgraziatamente confessato -, ma d’altra parte lui con Jenny
stava bene e soprattutto non voleva farla soffrire.
Le
labbra di lei, che ora si erano posate sulle sue, non gli davano fastidio
e neanche le loro mani intrecciate. Forse… forse lei era
semplicemente giusta.
Mentre
ragionava, la porta della camera si aprì di scatto,
interrompendo il loro bacio; Sebastian era sulla porta, bloccato con la
mano sulla maniglia e lo sguardo su loro due.
Thad
rimase in silenzio, mentre Jenny arrossiva leggermente
d’imbarazzo sotto gli occhi ora inquisitori di Sebastian.
Quest’ultimo non disse niente, limitandosi a chiudere la
porta, e avvicinarsi al letto.
“Ehm…
ciao… Sebastian, giusto? Ci siamo conosciuti qualche giorno
fa,” disse Jenny, interrompendo il silenzio creatosi con l’entrata di Sebastian.
“Siete
sul mio letto,” la ignorò lui, ostentando un
espressione disinteressata.
“Oh…
Oh!”
Jenny
sembrava davvero mortificata, ma prima che Sebastian potesse continuare
la sua opera di sgarbatezza, Thad la prese per mano e si diresse vero
il suo letto.
Non
guardò Sebastian negli occhi nemmeno per mezzo secondo e il
silenzio che era venutosi a creare era piuttosto imbarazzante.
“Beh…”
Jenny lo ruppe, arrossendo leggermente. “Io vado.”
Thad
ignorò il ‘bene’ che gli
sembrò arrivare dall’altra parte della stanza e la
condusse alla porta, mortificato a sua volta per l’assurdo
comportamento di Sebastian.
Si
baciarono brevemente, salutandosi con un sorriso; mentre rientrava in
camera sentì la voce di Sebastian che lo prendeva in giro.
“Che
amorucci.”
Come
al solito – in quelle settimane - non ottenne risposta.
“Ti dà fastidio che Thad non ti parli,
vero?”
Sebastian
non si voltò verso Trent mentre, seduto sullo sgabello del
pianoforte, aspettava gli altri del gruppo per la riunione.
“Sta
zitto, Nixon!”
“Ti
rode proprio tanto tanto, anche se non lo ammetteresti mai.”
“Cosa
non capisci delle parole ‘sta zitto’?”
“Ammettilo,
ammettilo, ammettilo, ammettilo,”
Sebastian
si passò le dita sugli occhi, scuotendo la testa.
Perché
gli idioti tutti a lui?
Trent
non se andò per il resto del pomeriggio, finché
gli Usignoli entrarono tutti nella stanza e il chiacchiericcio
superò la sua voce ancora intenta a chiedergli di ammettere
cose che per Sebastian erano impossibili.
La
riunione incominciò e quando Thad entrò nella
stanza tutti gli Usignoli erano intenti ad applaudire.
Il
suo sguardo interrogativo cercò quello di Jeff, che gli
indicò con un dito la figura di Richard che era in piedi.
Richard.
In piedi.
Messi
nella stessa frase apparivano come un ossimoro.
Quasi
commosso, Thad applaudì a sua volta. Era così
fiero che gli sembrava di essere un padre che vedeva per la prima volta
il figlio camminare.
La
seconda cosa che notò, invece, fu l’assoluta
mancanza di Wes; quello forse era anche più assurdo di
Richard non seduto – o sdraiato -, visto che Wes non mancava
mai.
“Dov’è
Wes?” chiese, infatti, con gli occhi spalancati.
Jeff
si sedette sul tavolino delle riunioni, annuendo con tono solenne.
“Felice che tu te ne sia accorto, Harwood, questa tua domanda è in realtà il motivo della nostra riunione di oggi, infatti.”
“Avevo
di meglio da fare, in effetti,” disse Sebastian, per amor di
critica.
“Parla
quando sei interpellato, Smythe,” gli ringhiò
contro Jeff, non avendolo ancora perdonato per l'umore nero di Thad in quell'ultimo periodo.
Poi
si ricompose, tornando a fissare tutti con serietà.
“Abbiamo
un compito di vitale importanza. Lo dobbiamo a tutto quello che ha
fatto per noi, dobbiamo fare questa cosa per Wes…”
Tutti
si guardarono, interrogativi.
“…
Dobbiamo trovargli una ragazza.”
Ci
fu un minuto di silenzio in cui neanche le mosche avevano il coraggio
di fare il minimo rumore; un minuto rotto bruscamente dalle risate che
scoppiarono all’improvviso.
Flint
stava ridendo fortissimo, contagiando Thad che si ritrovò
costretto a bere per non morire d’asfissia per le troppe
risa. Nick e Jeff si guardarono sorridendo.
“Dico
sul serio,” disse Jeff, non riuscendo però a
trattenere una risatina.
“Veramente
credo sia impossibile,” disse qualcuno nella massa.
“Effettivamente…”
concordò Jeff, pensieroso. “Se solo potessimo far
uscire Morticia dal telefilm.”
Thad
sputò tutta l’acqua che stava bevendo, facendo
ancor più ridere gli Usignoli.
Il
suo sguardo cadde su Sebastian, il quale prontamente
restituì l’occhiata; Thad notò che
stava sorridendo, divertito a sua volta da quel teatrino giornaliero.
Il
suo stomaco fece almeno tre capriole, mentre distoglieva velocemente lo
sguardo.
“Io
dico che dovremmo andare in cerca di una bella ragazza antipatica come
lui, così si sistemano fracassandosi le balle a
vicenda.”
Le
uscite poco dignitose di Flint non erano educate, ma di certo efficaci.
“Esatto,”
annuì di nuovo Jeff, con ancora quel finto – e
idiota – tono da maestrina. “E io so già
chi sarebbe giusta per lui.”
Gli
Usignoli si guardarono di nuovo, ancora incuriositi.
“Chi?”
chiede Richard, alzando un sopracciglio.
Jeff
ghignò.
“La
professoressa Johp.”
Sebastian
era seduto al tavolino del bar in cui andava di solito, in attesa del suo amato e
aspettato caffè. Ok che era abbastanza nervoso da uccidere
qualcuno, quel giorno, e forse il caffè non avrebbe risolto
la situazione, ma fumare un intero pacco di sigarette era forse peggio.
Un
cameriere gli picchiettò sulla spalla e lui
sbuffò, portandosi due dita sugli occhi, già
troppo stanco di quella giornata.
Quando
riaprì gli occhi, sobbalzò leggermente. Per un
attimo gli sembrò di avere di fronte Thad Harwood, mentre
quello era soltanto il ragazzo che veniva a servirlo ogni giorno e con
cui ci provava spudoratamente.
Probabilmente
il troppo fumo cominciava a fargli venire le allucinazioni.
“Scusi,
signore,” disse quello, dispiaciuto per averlo spaventato.
“Volevo soltanto lasciarle questo drink offerto da quel
ragazzo laggiù.”
Sebastian
si voltò verso la direzione indicata dal cameriere,
spostando gli occhi sulla figura slanciata e affascinante di un
giovane. Questo aveva un sorriso smagliante e, ammiccando, fece capire a
Sebastian una cosa: l’ennesima sveltina in un bar.
Ok,
forse quella giornata sarebbe migliorata alla fine, no?
Vide
il ragazzo alzarsi e dirigersi verso i bagni, a quell’ora
probabilmente deserti. Si alzò, sistemandosi la cravatta e
dandosi un’aria vissuta.
Ah,
le care vecchie abitudini.
Mentre
camminava, un ragazzino idiota gli andò a sbattere contro,
urtandogli la spalla. “Che fai, tocchi?” disse
Sebastian, bruciandolo con lo sguardo.
Un
attimo dopo spalancò gli occhi: di nuovo gli
sembrò di avere davanti Thad Harwood e di nuovo aveva
confuso un tizio qualsiasi con il suo compagno di stanza.
“Scusami,
davvero, ma ho la riunione dei Giocatori di Crash Anonimi tra pochi
minuti!”
Giocatori
di Crash? Di bene in meglio.
Cosa
aveva quel tizio bassino, sfigato e… insulso, di comune a
Thad?
Nulla.
Le
sue condizioni stavano peggiorando e forse doveva darsi una mossa a
finire la sua dovuta scopata.
Mandò
a quel paese l’esserino inutile, dirigendosi con cautela verso il bagno.
Il
suo cellulare squillò, e Sebastian imprecò a
mezza voce. “Pronto?” grugnì, al limite
della pazienza giornaliera.
“Sebastian?”
sentì dire dall’altra parte del telefono.
Non
poteva crederci.
“Trent?”
disse, chiedendosi come cazzo facesse ad avere il suo numero quel
dannato idiota. “Ma che vuoi?”
“…
Devi ammettere che ti piac-“
Non
lo fece finire di parlare; pigiò il tasto per annullare la
chiamata e riportò il cellulare nella tasta del blazer.
Ora
basta. Si sarebbe preso ciò che gli spettava e poi sarebbe
andato a dormire per almeno quattordici ore.
Aprì
la porta del bagno, sorridente e ammiccante.
“Hey,
ma lo sai che mi piacciono i tipi intraprendenti come t-”
Non
finì neanche di parlare perché al voltarsi del
ragazzo-sveltina rimase per la terza volta – in quella
singola giornata - interdetto.
Di
nuovo vide per un attimo Thad, per poi battere le ciglia e veder
ricomparire, in un secondo, quel tizio sconosciuto e carino.
Ma
cosa cazz-.
_________________________________________________________________________________________________________
Allooooora.
Come ringraziarvi per la 3749749832749sima volta?
…
Magari dicendo “grazie” sì, ma ormai non
rende neanche più questa parola. Siete mitici, davvero
<3
Ringrazio
anche chi ha messo la storia tra le seguite, chi tra i preferiti e chi
tra le ricordate: siete tantissimi e… Aw. Mi fate sciogliere
come un gelato al sole!
Che dire del capitolo?
Lascio
a voi le varie interpretazioni, dico solo che le pippe mentali di
Sebastian sono il mio pane quotidiano: ci rido al sol pensiero,
davvero. Soprattutto a scuola, invece di seguire le lezioni come
sarebbe il caso di fare *tossicchia*
Poi,
mmm, la professoressa Johp è colei che mandò Thad
dal preside qualche capitolo fa, ricordate?
No,
lo dico, perché effettivamente anche io mi ero scordata di
lei e invece! Ecco che rispuntano personaggi come funghi.
Ah!
E inoltre c’è una citazione de ‘Le
follie dell’Imperatore’ (“Che
fai, tocchi?”), chi di voi l’aveva notata?
Se
non avete visto il film… Beh, fatelo u.u *minaccia mode: on
Ringrazio Thalia per averla betata e Linda per averla letta in
anticipo. Entrambe mi danno opinioni fantastiche e utili. I love you,
girls!
E un ringraziamento dovuto va anche ad "Aika Morgan" e a "therentgirl" che hanno segnalato la storia per le scelte. Non so se ci finirà, ma anche solo il pensiero è una cosa bellissima e non saprò mai come ringraziarvi!
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Capitolo 14 *** Sebastian VS le sveltine ***
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse creare
Due
settimane.
Sono passate due settimane da che Harwood si comporta come se non
esistessi. DUE SETTIMANE.
È… Indignitoso che io venga snobbato in questo
modo da qualcuno; in più Nixon dei miei stivali continua a
blaterare cose stupide sull’amore e su dei miei eventuali
sentimenti.
No, davvero, qui chi si credono di essere per anche solo pensare di
trattarmi come uno di loro?
Era successo altre
mille volte: davvero, quasi una volta al giorno praticamente.
Ormai era una prassi
che veniva naturale; negli ultimi tempi non pensava quasi
più, agiva e basta. Infondo per una sveltina non
c’era mica bisogno di mettersi a ragionare su ciò
che muoveva l’umanità.
Tizio appena
conosciuto, occhiolino, ammiccamento, bagno e piacere. Stop.
Adescare qualcuno non
era poi difficile – Sebastian si considerava parecchio
appetibile -, quindi tutto procedeva ogni giorno con una
facilità assoluta. Divertimento assicurato a ogni Bar.
Davvero, era una delle
cose che gli riuscivano meglio.
… Ma allora
perché quel giorno aveva così tanti problemi?
La sera prima
– dopo essersi ritrovato la maledetta faccia della piattola
dappertutto – aveva rinunciato alla sua dose quotidiana di
sesso. Era stato piuttosto deprimente, ma sapeva che si sarebbe rifatto
il giorno dopo.
E invece.
Cosa c’era
che non andava?
Perché il
piccolo “mini-me”, lì sotto, non voleva
collaborare? Perché no, accidenti?
Avrebbe voluto
parlargli, capirlo, aiutarlo, ma farlo davanti ad uno sconosciuto forse
non era il caso.
Il
tizio-sconosciuto-di-cui-non-ricordava-neanche-il-nome si
abbassò a baciargli il collo, lasciando una scia di saliva
che magari un tempo lo avrebbe eccitato, mentre in quel momento gli
dava solamente il voltastomaco.
Anche se, in effetti,
sembrava uno che se la cavava – soprattutto visto dove la sua
mano era andata finire già dai primi minuti –,
eppure… Niente.
“Dai, bello
mio, fai il bravo,” si ritrovò a sussurrare.
Il ragazzo
sconosciuto si staccò dal suo collo, alzando improvvisamente
gli occhi su di lui: “Come, scusa?”
Effettivamente a
occhio esterno quella situazione era leggermente ridicola.
… Meglio
togliere il leggermente.
“Senti
amico,” disse Sebastian, deciso. “Non hai
attrattiva, non riesco a provare nulla. Sei talmente sciapo che
eccitarmi è un’impresa.”
Meglio preservare
almeno l’orgoglio.
La faccia
dell’altro si tinse di rosso, mentre socchiudeva gli occhi
con rabbia.
“Non
è colpa mia se sei impotente.”
Che. Cosa?
“Sebastian
Smythe NON è MAI impotente,” disse, parlando
lentamente.
Stava cominciando a
innervosirsi di brutto, soprattutto perché c’era
un fondo di verità in quello che aveva detto il cretinetti
lì presente.
“Probabilmente
se tu non sbavassi come un Mastino del cazzo io riuscirei anche a non
provare ribrezzo, che dici?” sputò fuori, alzando
un sopracciglio.
Infondo i suoi
gioielli di famiglia non funzionavano più –
momentaneamente, si ripeté mentalmente -, ma la sua risposta
pronta ancora non l’aveva persa.
“Ma se vai a
fanculo, che dici?” gli rispose quello, probabilmente troppo
arrabbiato anche solo per guardarlo. “Non il mio, di certo,
visto che sei tu ad essere troppo occupato a stare
giù.”
Mentre
l’altro usciva, Sebastian perse immediatamente
l’aria superiore che aveva preso ad avere, per abbandonarsi a
una molto più impanicata.
Non era possibile.
La
missione del giorno era più complicata del previsto.
Flint
erano due ore che passeggiava con Wes in attesa che qualche Usignolo
gli desse il segnale.
Non
avevano ancora deciso che segnale sarebbe stato, quindi era tutto
parecchio improvvisato; inoltre Wes era un tipo noiosissimo e
rompiballe, il che rendeva la vita di Flint – in quel momento
– piuttosto triste.
“Devo
studiare anche il programma della settimana prossima
per…”
Francamente
non stava ascoltando quello che stava blaterando, piuttosto concentrato
a guardarsi intorno in attesa di qualcosa.
“Così
poi posso liberamente andare al campo studi il prossimo
fine-settimana…”
Basta.
“Vi
prego, aiutatemi” sussurrò.
Come
se lo avessero sentito, Flint vide un Jeff piuttosto scapicollato che
spuntando da dietro al muro gli indicava la porta alla sua destra;
continuava a fargli segno come un ossesso e fu solo dopo qualche minuto
che Flint capì.
“Scusa,
Wes, ti spiace se entriamo due secondi qui?”
Non
aveva idea di cosa ci fosse aldilà della porta, e per
fortuna neanche Wes. Lasciò che il compagno entrasse prima
di lui, precedendolo, per poi afferrare di botto la maniglia e
chiudergli la porta alle sue spalle, chiudendolo da solo dentro.
Sorrise,
vittorioso, sentendo i passi degli altri Usignoli che si avvicinavano.
“Ottimo
lavoro, amico mio,” gli sentì dire da Thad, mentre
una mano, forse quella di Nick, gli si poggiava sulla spalla con
rispetto.
Tutti
loro avevano un bicchiere, ma solo tre potevano sentire ciò
che accadeva all’interno della porta: Jeff, ovviamente
– l’ideatore di tutto ciò -, Nick
– perché era il ragazzo di Jeff e come tale
nessuno poteva scalfirlo – e Flint, come colui che ha sopportato
Wes per tutto quel tempo.
I
tre si appiccicarono il dietro del bicchiere all’orecchio,
per poi attaccarsi alla porta.
“Si
sente tutto,” approvò Nick, soddisfatto.
All’interno
della stanza, Wes era immobile di fronte alla professoressa Johp, la
quale si stava cambiando – era il bagno dei professori
– e, in reggiseno e in gonna, lo osservava con gli occhi
spalancati.
Gli
usignoli non potevano vedere la scena, ma immaginare il rossore di Wes
e sentire i suoi tentativi vani di aprire la porta erano troppo
divertenti.
“Scusi…
Prof… La… Porta è bloccata e
io…”
Sentirono
ancora qualche borbottio, probabilmente Wes che ancora si scusava,
finché sentirono una frase. Anzi, LA frase.
“Non
preoccuparti, Montgomery, restiamo qui finché qualcuno non
viene ad aiutarci.”
Il
tono della professoressa era gentile, in netto contrasto con il tono
duro e contrito che usava con tutti gli altri Usignoli. Aveva una
nota… Strana.
“Oddio,”
sussurrò Nick.” Non posso più
ascoltare.”
“Neanche
io.”
Non
pensavano che potesse succedere davvero qualcosa tra quei due, volevano
fare solo uno scherzo idiota a Wes. Il tono della professoressa,
tuttavia, sembrava quello di un piccione che tuba e il ribrezzo verso
un eventuale malizia della professoressa era troppo.
“Certo
professoressa… Ma lei sa che assomiglia a una
ninfa?” sentirono provenire da dentro.
“Mio
dio, ragazzi…” disse Jeff, guardandoli uno ad uno.
“Che cosa abbiamo creato?”
Thad e Jeff erano
seduti al tavolino della mensa per uno spuntino pomeridiano; il bello
della Dalton erano le merende in compagnia che la scuola forniva: dolci
a volontà.
Jeff era fermo a
osservare Thad che mangiava – o meglio, s’ingozzava
-, pensieroso.
“Che
succede, Jeff?” gli chiese Thad, ancora masticando, stupito
dal comportamento dell’amico.
Jeff fece una finta faccia
schifata. “Stai sputando, coglione,” gli disse,
dandogli una spintarella.
Ridacchiarono
entrambi, finché il biondo decise che era arrivata
l’ora di svuotare il sacco.
“È
vera la voce che oggi passerai la notte con
Jenny?”
Thad quasi si
strozzò con l’hot dog.
“Chi te
l’ha detto?”
“Tu dimmi
solo se è vero.”
Thad rimase per un
attimo in silenzio, ponderando se fosse il caso di dire o no la
verità.
“N…
Sì,” si arrese, infine.
“Thad, lo
sai che non è giusto,” gli disse Jeff, sventolando
il dito a destra a sinistra per sottolineare la sua disapprovazione.
Sembrava più che altro spastico, ma Thad evitò di
farglielo notare. “Tu sei ancora evidentemente preso da
Sebastian.”
Thad
abbassò lo sguardo, facendo finta di prestare attenzione al
panino piuttosto che alle parole di Jeff.
“No, sai che
non è così, ormai è acqua
passata,” rispose, convinto, senza però alzare lo
sguardo.
“Mmm, se lo
dici, tu,” rispose Jeff, allungando la mano. “Mi
fai dare un morso?”
Thad gli
passò il panino, ma poi notò lo sguardo di Jeff
che si era spostato verso qualcosa alle sue spalle. Ma che…?
“Oh,
Sebastian,” disse Jeff, con faccia stupita.
Thad ci mise cinque
secondi a pettinarsi i capelli con la mano, a darsi una sistemata alla
divisa e a mostrare un’aria superiore, prima di voltarsi
verso il compagno di stanza.
… Peccato
che non ci fosse.
“Jeff!”
urlò, indignato da quell’inganno losco e crudele.
Gli aveva fatto
credere che Sebastian fosse dietro di loro e lui c’era
cascato come una pera cotta: tra l’altro quello di sistemarsi
era stato un riflesso incondizionato dettato dalla presenza di
Sebastian – in quel caso falsa - … No, davvero,
Jeff non poteva plasmarlo in questo modo.
Era difficile avere
migliori amici.
“Che
c’è? Ti serviva una prova, no? Eccotela
servita.”
L’indignazione
crebbe alle stelle, soprattutto guardando il ghigno soddisfatto
dell’amico, tuttavia Thad non trovò nulla per
ribattere.
Cazzo, Jeff aveva
perfettamente ragione.
“Senti…”
disse, passandosi una mano sugli occhi. “Io non voglio
aspettarlo tutta la vita, ok? Jenny mi aiuta a dimenticarlo
e… Con lei sto bene, sul serio. Un giorno
scorderò Smythe, lo so.”
Jeff ancora non era
d’accordo, ma non se la sentì di rovinare le
speranze del suo amico. Infondo anche lui meritava la sua pace.
“Lo spero,
Thad, lo spero,” disse. Poi decise di alleggerire
l’atmosfera. “Comunque sei proprio sfigato a fare
il grande passo con Jenny dopo quasi un mese che state insieme, non
trovi anche tu?”
Thad lo
guardò male, fregandogli dalle mani il suo pezzo di panino
rimasto.
“Solo
perché tu e quell’altro vi date da fare come ricci
non vuol dire che io sia sfigato,”
borbottò.
“Sì,
che lo sei,” rimarcò il concetto, poggiando i
gomiti sul tavolino e fissandolo con malizia. “E poi non
è colpa mia se è impossibile non saltarmi
addosso. Perdona Nick, su.”
Thad
sbuffò, alzandosi per tornare in stanza a giocare con Jeff a
Cluedo; prese la cartella, ma non mosse un passo, notando che Jeff
guardava pensieroso la finestra.
“…
Jeff?” disse, preoccupato.
“Oh,
scusa,” disse l’altro. Poi fece come per asciugarsi
una lacrima appena caduta dagli occhi. “Ero solo occupato a
ripensare alla tua dolce innocenza che sta per andarsene.”
Inutile dire che Thad
lo mandò a quel paese per la settima volta solo in quella
giornata.
Trent era tranquillo
sulla sedia, quando una furia scura gli si avventò contro;
si ritrovò Sebastian di fronte, un Sebastian particolarmente
incazzato, nel giro di pochi secondi.
In realtà
sembrava posato come al solito, ma i suoi lanciavano lampi impossibili
da ignorare.
“Cosa mi hai
fatto?” disse, scuotendolo per la giacca.
Trent
sbatté le palpebre, allibito.
“…
Cosa?” domandò, piuttosto stupidamente.
“Cosa.
Cazzo. Mi. Hai. Fatto?”
“Non
capisco, cosa ti avrei dovuto fare?” chiese ancora, non
capendo il comportamento dell’altro.
“Qualche
strano… Lavaggio del cervello, o trucchetto magico o
psicologico, che so, ma qualcosa mi hai fatto.”
Trent a quel punto
capì. E ghignò.
“Oh, la tua
cotta sta peggiorando, vero?”
Sebastian si
staccò, fissandolo con sguardo malevolo e sistemandosi il
blazer con cura.
“Io non ho
nessuna cotta e tu mi hai coinvolto con queste strane idee su Harwood.
Me lo hai… Ficcato in testa! È per questo che non
riesco a fare altro che pensare a lui.”
Trent stava gongolando
talmente tanto che quasi si sollevava da terra.
“Capisco…
Molto, molto grave, allora.”
“Grave? Cosa
è grave?”
“Dovresti
dirglielo, amico.”
“Dirgli
cosa? E a chi?”
“Soprattutto
prima che Thad vada con Jenny, stasera”
“…”
Sebastian scosse un
attimo le spalle, guardando Trent con sguardo misto tra lo stupito e
l’arrabbiato.
“Ancora con
questa storia? Non lo vuoi capire, allora,” rispose
Sebastian, con sguardo duro. “Non mi interessa con chi va a
letto la piattola. Era divertente giocare con lui per fargli cambiare
sponda, ma stop, non c’è altro.”
Ora Sebastian era
più calmo e soprattutto più freddo.
“Lo so che
per voi è difficile da capire, soprattutto per chi prova
certi sentimenti. Harwood ha avuto coraggio ad ammetterlo, ma
è comunque un povero idiota che non ha capito che per me non
conta assolutamente nulla.”
Trent però
non stava fissando lui, ma bensì guardava alle sue spalle con sguardo mortificato.
Capì
immediatamente; voltandosi, infatti, si ritrovò la faccia
stupita di Harwood, seguito dal suo compare Sterling.
Per un attimo nessuno
disse niente, tutti troppo occupati a digerire la scena appena
avvenuta, poi Thad sembrò quasi risvegliarsi da un sogno
lungo anni. “Oh, ciao Trent, come va?” chiese, con
un sorriso e avvicinandosi.
… Lo aveva
ignorato di nuovo.
Si stava comportando
come se Sebastian non lo avesse praticamente rifiutato una seconda
volta – e anche più brutalmente.
“Ah, ehm,
bene grazie,” rispose Trent, con un sorriso forzato.
“Harwoo…”
cominciò Sebastian.
“Io devo
andare.”
Sebastian fece giusto
in tempo a guardare la sua espressione ferita, prima che Thad si
fiondasse per il corridoio con passo sveltissimo.
“Smythe,
sei un uomo morto.”
Ci mancava solo il
coretto Nixon-Sterling per finire in bellezza.
Cazzo.
___________________________________________
... Cos'è sta roba? Boh. È diciamo un capito di "transizione", mi serve soprattutto per alcune cose che accadranno nel prossimo (che non vedo l'ora di scrivere).
Spero apprezziate lo stesso, anche con Sebastian che si comporta da idiota, come al solito, 'naggia a lui.
Vi ho già detto che siete gentilissimi?
Non merito tanto amore da parte vostra ç_ç
Comunque provvederò a rispondere alle recensioni o stasera, o appena possibile. Ci tengo a dire la mia e a "chiacchierare" con voi. Soprattutto a ringraziarvi come si deve.
Un bacio,
Somo
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Capitolo 15 *** Sebastian VS Jenny ***
La piacevole e imponente
presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più
geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare
Sono
le due di notte. Sono le due di notte e il punto è:
perché Harwood non è ancora tornato in stanza?
Non che io voglia
parlargli o altro… Ma le regole della Dalton dicono
chiaramente che il coprifuoco è a mezzanotte. Dunque, sta
infrangendo le regole ed è il mio dovere di
compagno di
stanza notarlo.
In
mensa, alla Dalton, c’era un cartello gigantesco con scritto
‘vietato fumare’. Davvero, lo vedeva anche chi
aveva perso dieci diottrie tanto era grande.
E
le regole, sempre alla Dalton, dovevano venir rispettate - in teoria.
Era una scuola prestigiosa, niente eccezioni.
Quindi
non si spiegavano le dieci sigarette che Sebastian si era fumato quella
mattina.
Non
avevano ancora servito la colazione e lui già si era finito
un pacchetto. Dopo aver mangiato ne aveva fumate altre cinque e per i
corridoi ancora altre.
Per
fortuna – o sfortuna? – nessuno lo aveva beccato,
il che gli aveva dato la garanzia di tornarsene in camera e saltare
tutte le lezioni. Completamente illeso.
Come
aveva immaginato, tornando in camera avrebbe beccato il ritorno di
Harwood alla sua vita normale. Lo vide aprire la porta quatto quatto e
infilarsi dentro senza notare che lo stava guardando.
Ma
quanto era idiota?
Come
se non avesse notato che era stato
tutta la notte fuori e
chissà dove – probabilmente con quella Jenny
– e come se Sebastian avesse mai seguito le lezioni del
Mercoledì.
Riaprì
la porta e notò con sommo gusto il sussulto di Thad alla sua
vista.
Quest’ultimo
si voltò quasi subito, sfuggente. Notò che stava
riordinando un cassetto a caso: bene, era imbarazzato, allora.
“Notte
brava, allora,” non riuscì a trattenersi dal
commentare, buttandosi sul letto.
Si
accomodò, portando le braccia dietro la testa per poter
fissare Harwood più liberamente.
Come
al solito Thad non lo degnò di risposta, continuando a
piegare magliette su magliette – alcune, probabilmente,
neanche le aveva mai indossate.
“Hai
deflorato la tua mogliettina? O già il treno era passato
anni fa come penso che sia successo?”
Vide
distintamente la mano di Thad stringersi intorno al legno del cassetto
e sorrise fiero di averlo scalfito.
Si
rialzò in piedi, avvicinandosi al compagno fino a quasi
sfiorargli la schiena.
“Le
hai detto che hai una cotta per lei come hai fatto a me?”
Sussurrò,
dritto sul suo orecchio.
Thad
continuava la sua recita da ragazzo arrabbiato, ma era poco credibile
visti i brividi che Sebastian notò attraversargli il corpo.
“L’hai
desiderata quanto desideri me?”
Ed
era seriamente curioso di sentire la risposta a quella domanda. Eppure
il corpo di Thad contro il suo, la sua schiena contro il suo petto e il
respiro irregolare che lasciava le labbra dell’altro non gli
davano molto tempo per pensarci.
Dopo
avergli mordicchiato l’orecchio, stava per scendere con le
labbra sulla pelle – maledettamente invitante – del
collo, spinto dal leggero gemito di Thad, quando un bussare li fece
sussultare incredibilmente. Thad si staccò da lui di fretta,
leggermente rosso in viso, andando ad aprire la porta.
Sebastian
pensò che avrebbe ucciso chiunque avesse osato
interromperli. No, davvero, era riuscito a smuovere Harwood per bene,
stavolta, e ovviamente qualcuno doveva passare a rompere.
E
quando Thad aprì la porta e spuntò la testa
bionda della mogliettina del compagno di stanza, gli sfuggì
un imprecazione.
Avrebbe
dovuto immaginare che fosse lei, le piaghe arrivavano sempre
accompagnate.
Thad
era scomparso a farsi la doccia da ormai qualche minuto: a quanto pare
lui e Jenny si erano accordati per uscire insieme quella mattina. Come
se non avessero passato già la notte insieme.
Sebastian
si sentiva parecchio nervoso e, davvero, la mogliettina di Thad era a
pochi metri da lui: trattenersi dal dirle quello che pensava era
impossibile.
“Secondo
me fai prima a rinunciare a lui.”
Vide
Jenny voltarsi a guardarlo con una velocità impressionante.
“Come
hai detto, scusa?”
“Ho
detto che secondo me dovresti lasciar perdere con Harwood.”
Non
sapeva esattamente perché le stava dicendo quelle cose, ma
in quel momento lei sembrava così indifesa. Insomma, momento
perfetto per attaccare.
Poi
sul perché avrebbe dovuto attaccarla avrebbe indagato
successivamente. In quel momento si sentiva così incazzato,
così nervoso, così... geloso, che avrebbe voluto
farla sparire dalla faccia della terra.
“E
perché?”gli chiese, sulla difensiva.
“Perché
non ti amerà mai.”
Meglio
chiarire.
“E
tu chi saresti per dirlo, scusa?”
“Io
sono...” si bloccò un attimo.
Cos'era
Thad per lui? E lui per Thad?
Il
silenzio che seguì quelle parole diede, in un certo senso,
una spinta maggiore a Jenny.
“Tu
non sai neanche dare una definizione al vostro rapporto e ti aspetti
che io creda alle tue parole?”
Ma
allora quella nanetta voleva morire. Cosa ci trovava uno... Uno come
Thad in lei?
Il
pensiero che Thad potesse davvero preferire la ragazza che aveva
davanti a lui era abbastanza per farlo diventare più
incattivito.
“Allora
non mi sono spiegato bene. Prima volevo essere quanto meno gentile, ora
mi hai stancato: voglio che tu sparisca.”
Vide
gli occhi della ragazza spalancarsi e si godé più
che mai il suo stupore.
“Smythe,
io non...”
“Lui
ama me.”
Gli
era uscito così, spontaneo.
“Chiaro?”
disse, avvicinandosi, ormai lasciando che le parole uscissero dalla sua
bocca così come gli passavano per la testa. “Lui.
Ama. Me.
Non te.”
Jenny
rimase un attimo senza parole per la possessività che
trapelava dalla voce di Sebastian, non credendo alle sue stesse
orecchie. Sebastian le stava davvero dicendo che Thad non la amava; e
non solo, voleva anche che lei si levasse dai piedi perché
era convinto che amasse lui.
“Come
ti permetti di parlare in modo così arrogante del mio
ragazzo?”
“Lui
potrà anche toccarti,” e dire quella parola gli
fece tornare su la colazione, ricordandogli che lei lo aveva avuto,
“ma per lui non sarai mai altro che un rimpiazzo.”
Il
rossore sul volto della ragazza era talmente scuro che sembrava stesse
per esplodere. Ed effettivamente Jenny si sentiva scoppiare dalla
rabbia. Ma anche dall'indignazione.
E,
soprattutto, per la paura: Thad non le aveva mai detto che la amava.
Mai.
E
se il dubbio cominciava a insinuarsi nella sua testa, era solamente
colpa di quel bastardo che aveva di fronte.
“Non
ti permettere di...”
Non
finì di parlare, poiché la porta del bagno si
aprì e vi uscì un Thad tutto bello che preparato.
“Allora, dobbiamo usc...”
Neanche
lui finì di parlare, stupito dal ritrovarli così
ravvicinati e con sguardi di fuoco.
“...
Ho interrotto qualcosa?” chiese, indagatore.
“No,
me ne stavo andando,” disse Sebastian, ora di nuovo con la
voce scazzata. “Tra poco c'è la riunione con
quelle piaghe degli Usignoli, voi restate pure qui ad aspettare la
cicogna da bravi marito e moglie.”
Detto
questo, Sebastian uscì dalla stanza, chiudendosi la porta
alle spalle, facendo forza con se stesso per non sbatterla.
Insomma,
la dignità prima di tutto.
Le
riunioni degli Usignoli erano sempre molto seriose e rispettose: questo
perché tutto ciò che riguardava il cantare
– e tutto ciò che riguardava la Dalton –
veniva prima di tutto.
Era
quando il martelletto di Wes segnava la fine dell'ennesima assemblea
che tutto cambiava. O meglio, che tutto cambiava nell momento in cui
Thad Harwood aveva passato la notte fuori.
“Raccontaci
tutto.”
E
ovviamente il povero interpellato non aveva scampo, non poteva evitare
il terzo grado: era già tanto se non gli stavano puntando
contro una lampadina.
Mentire
e fare la figura dell’omone figone re della giungla oppure
dire l’assurda verità?
Ma
che lo pensava a fare, tanto non riusciva a mentire neanche volendo.
“…
Non abbiamo fatto niente. Non… Quello che pensate,
almeno.”
Il
vociare indignato degli Usignoli lo stordì per qualche
minuto, facendolo sentire un bambino sperduto e sgridato dalla maestra.
Solo
gli occhi di Sebastian che era sicuro avere puntati su di sé
lo distrassero un attimo…. Poi ovviamente Jeff volle riavere
l’attenzione per sé. “Sapevo che te la
saresti fatta sotto.”
Il
tono non era veramente arrabbiato, anzi, sembrava quasi fiero.
Thad
sorrise, convinto a sua volta di aver fatto una buona azione a non aver
usato Jenny per dimenticare qualcun altro; era stato umiliante dormire
nello stesso letto e fare la figura del bambino delle elementari
spaventato dal sesso, ma ne era valsa la pena.
“Che
devo dire? Sto aspettando qualcuna che sia giusta per dimostrarle le
mie immense doti.”
O
qualcuno.
Meglio
ometterlo, questo.
“Sei
una delusione, ti diseredo come mio figlio,” disse Flint,
prendendolo in giro, “avresti dovuto mostrare chi
è il maschio dominante. Farle vedere chi comanda e
prender-”
“Se
non gli andava, non vedo perché avrebbe dovuto. Inoltre mi
sembra che il “dominare” sia più comune
a noi amanti della banana, o sbaglio?”
La
voce di Sebastian bloccò la risposta di Thad, facendogli
morire la voce in gola.
I
suoi occhi si allargarono appena, non convinto di credere alle proprie
orecchie: Sebastian lo
aveva appena difeso?
Certo
in modo poco ortodosso e con la malizia e in appropriatezza che erano
ormai tipici del suo carattere, ma comunque lo aveva difeso. Aveva
detto “se non gli va, non deve” e dal tempo che lo
conosceva, ormai, aveva imparato che quella era una gran
novità da parte sua.
Forse
stava esagerando con la storia del broncio, infondo se Sebastian non
provava sentimenti verso di lui non poteva fargliene una colpa,
forse…
O
la va o la spacca, pensò.
Le
sue labbra si mossero in una specie di sorriso storto, mentre cercava
di essere amichevole per la prima volta dopo settimane con Sebastian;
gli stava sorridendo,anche se assomigliava più ad una
smorfia.
Aveva
scordato, quasi, com'era guardare l'altro dritto negli occhi, per
questo si sentì parecchio in soggezione sotto il suo sguardo.
Però
c'era da dire che l'espressione stupita di Sebastian era da Oscar: se
non fosse stato – appunto – Sebastian, lo avrebbe
definito addirittura inebetito.
Nessuno
si era accorto di quello scambio di sguardi/sorrisi, o se per caso se
ne erano accorti, avevano comunque fatto finta di nulla. Thad era
decisamente grato loro per non averlo preso in giro per il suo
sentimentalismo.
E,
quando si alzarono tutti per andare a mangiare insieme una pizza, si
sentì decisamente libero di un peso.
Nella stanza erano rimasti solo Trent e Sebastian: ormai Trent era
diventato il suo persecutore, quindi tanto valeva che diventasse anche
il suo confidente.
“Nixon,”
gli chiese, con espressione strana. “È normale
sentire un dolore forte allo stomaco quando qualcuno ci
sorride?”
Trent
annuì, l'espressione enormemente soddisfatta.
“Lo
è quando si è in fase innamoramento.”
_______________________________________________________
Una settimana
precisa. Non credo neanche io.
L’avevo
detto che non vedevo l’ora di aggiornare xD
Comunque non
ho note su questo capitolo, spero solo che vi piaccia
quanto a me è piaciuto scriverlo. Risponderò
presto alle vostre recensioni e come al solito siete tutti magnifici, I
love you :3
|
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Capitolo 16 *** Sebastian VS la gelosia ***
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse
creare
Trent
ha preso un abbaglio.
Ok,
forse Thad conta molto per me... Forse. Ma innamorato!
Neanche
tra mille anni. Probabilmente il dolore dell'altro giorno era causato
da qualcosa che avevo mangiato e mi aveva provocato indigestione.
Non
c'è altra spiegazione... Gli dimostrerò che per
me Thad non conta
nulla. Gli starò lontano il più possibile e senza
rimorsi.
Thad era
seduto al tavolo della mensa, da solo, aspettando che Jeff si unisse
a lui per il pranzo.
Fin lì tutto andava bene, era tipico di tutti i giorni che
Jeff lo
facesse aspettare; di solito l'amico o veniva richiamato dai
professori per qualche malefatta, oppure restava a pomiciare in
stanza con Nick finché Thad, stanco di aspettare, non li
andava a
cercare interrompendoli sul più bello – e
beccandosi tante di
quelle parolacce.
Ciò che era diverso, quel pomeriggio, era che a due tavoli
di
distanza Sebastian Smythe, solo a sua volta, azzardava ogni tanto
occhiate dalla sua parte. Thad non sapeva come reagire, e ogni volta
che sentiva il sui occhi addosso e intercettava il suo sguardo aveva
voglia di andarsi a seppellire da qualche parte.
Perché lo fissava?
Aveva qualcosa in faccia?
Era doppiamente strano il comportamento di Smythe, visto che erano
due giorni che non faceva altro che evitarlo.
Thad entrava in stanza quando c'era anche lui e Sebastian faceva
finta di niente, spesso andando a chiudersi in bagno. Poi quando
usciva e andava a dormire scriveva qualcosa di strano e losco sulla
sua Agenda, e poi si voltava come se Thad non esistesse.
Una volta che gli si era avvicinato per parlargli –
offenderlo, o
qualsiasi cosa che ne avrebbe fatto scattare l'ira –
Sebastian lo
aveva guardato male e gli aveva sussurrato un 'non ti avvicinare, per
carità, Harwood'.
Thad si era annusato per sentire se puzzasse, ma nulla.
Si erano improvvisamente invertite le parti e lui non sapeva nemmeno
spiegarsi il perché.
E ora che lo beccava a fissarlo... Ma che diamine prendeva a Smythe?
Forse aveva scoperto che ogni tanto ancora annusava il suo cuscino?
Di nuovo Sebastian si voltò e di nuovo i loro occhi
s'incontrarono,
restano fissi gli uni negli altri per un po', finché
l'arrivo di
Jeff non lo fece sussultare.
Il suo cuore andava a mille all'ora, ma non sapeva se fosse
esattamente per lo spavento.
"Voi due smettetela di scopare da lontano e diventate meno
platonici, per favore."
Fu così che Jeff lo salutò.
Thad notò che Nick, sedutosi a sua volta al fianco del
fidanzato,
stava nascondendo un sorriso.
"Solo perché voi due avete un amore facile e aperto, non
vuol
dire che tutti riescano a viverne uno uguale," rispose Thad,
mettendo su il broncio.
Figuriamoci... Amore aperto con Sebastian?
Solo nei suoi sogni, probabilmente.
"Beh, il vostro è passionale e contorto, non ne sei felice?"
"No, questa cosa la vedi soltanto tu, Jeff."
Magari, di nuovo.
"Devo dire che è molto bravo a cantare," disse Nick,
cercando di cambiare discorso per salvare Thad. "Ieri ho sentito
le sue prove con Jeff. Anche se le loro voci sono molto carine,
insieme. Troppo."
Thad ignorò Jeff che ridacchiava per la leggera gelosia di
Nick,
sentendo mentalmente Sebastian che cantava.
"Sì, lo so che è bravo..." disse, imbambolato.
Perché doveva essere così maledettamente... Sebastian?
Tutto ciò era ingiusto.
Improvvisamente si ricordò di una cosa.
"Ma oggi c'è la prova con Blaine! Oddio, avevo scordato,"
disse, con voce strozzata.
Da una parte era contento di vedere il suo vecchio amico,
dall'altra... Sebastian che ci provava con lui spudoratamente era una
visione che non aveva per nulla voglia di vedere.
Thad posò la testa sulle braccia, depresso. La risata
scherzosa di
Jeff che lo prendeva in giro lo demoralizzava ancora di più.
Che bel pomeriggio di merda che lo aspettava.
... E infatti.
Appena entrato nella saletta, Blaine gli aveva sorriso, come al
solito, e si era congratulato per il colore tra l'arancione e il
castano che i suoi capelli avevano preso.
Thad aveva sorriso a sua volta, ma neanche il buonumore di Blaine era
riuscito a fargli desiderare di essere lì.
E quando Sebastian entrò nella stanza, senza neanche
salutare e
filando a sedersi su una poltroncina come fosse un imperatore romano,
tutto degenerò.
In quel momento non ne poteva più di cantare e infondo la
sua voce e
quella di Blaine erano molto orecchiabili insieme. Eppure non ne
voleva sapere di smettere, già stanco dei commenti di
Sebastian ogni
volta che si fermavano.
A quanto pareva ancora aveva intenzione di vincere la loro scommessa,
ma per fortuna Blaine sembrava aver capito la gelosia di Thad,
perché
a ogni commento stracolmo di malizia di Sebastian sembrava parecchio
a disagio.
"Sebastian, perché non vieni a cantare?" propose Blaine,
sperando di distrarlo.
"No, grazie, qui ho una buona visuale..." che terminava
proprio sul culo di Blaine.
Mentre Sebastian diceva queste cose sembrava quello di sempre, anche
più spigliato del solito.
Thad aveva notato, però, che ad ogni frase finita si voltava
verso
di lui come a tastarne le reazioni. O semplicemente a fissarlo come
gli piaceva fare dall'ora pranzo.
E di nuovo Thad avrebbe voluto sprofondare.
Perché
Sebastian continuava a fissarlo?
"Sebastian, la finisci? Devo ricordarti per la... Ho perso il
conto, ormai,"sbuffò Blaine," Comunque, ho il ragazzo."
"E io ti ripeto ancora che non vedo dove sia il problema."
Di nuovo Thad sentì gli occhi di Sebastian su di
sé, ma preferì
fare finta di giocare con il cellulare per far cessare il fastidio.
Si stupì di trovare un nuovo messaggio, lo aprì
quasi subito,
contento di avere almeno qualcuno che si degnava di contattarlo
–
Jeff lo chiamava solo quando voleva che gli prestasse qualche
videogioco, opportunista che non era altro. Dentro di sé
sapeva che
era Jenny.
E quando lesse il suo nome confermò soltanto i suoi sospetti.
'Devo parlarti urgentemente... Ti va di vederci?'
Parlare urgentemente?
'Ora?'
'Sì'
'Ok, dove ci vediamo?'
'Di fronte casa mia che ne dici? Tra poco devo dare ripetizioni e se
per te non è un peso preferirei così!'
'No, ok, sono già lì :)'
"Cosa succede, Thad?" la voce di Blaine lo riportò alla
realtà, e alzò lo sguardo su di lui.
"Mi spiace, Blaine, un' emergenza," disse, felice di
eclissarsi da tutto quello. E finalmente smettere di vedere Sebastian
tornare a essere il vecchio cascamorto di sempre. "Posso
andare?"
"Ma certo che sì!" gli rispose l'altro, portandogli una
mano sulla spalla, "ci sentiamo la prossima volta!"
Gli sorrise e si avviò verso l'uscita, con passo affrettato.
"Aspetta, dove vai?" la voce di Sebastian lo
fermò,
e per un attimo pensò di dirgli la verità.
"Ho un appuntamento," disse, solamente, prima di chiudere
la porta dietro di sé.
Thad era leggermente agitato.
Da due giorni, proprio come Sebastian, anche Jenny era strana: a sua
volta lo ignorava e non aveva risposto a nessuna delle sue chiamate.
Quindi quando gli era arrivato il messaggio, aveva colto l'occasione
per parlarle.
Aveva parlato con Jeff e aveva capito che era il caso di smettere di
illuderla – lo aveva fatto involontariamente, ma lo aveva
fatto –
e lasciarla definitivamente. Gli dispiaceva molto per lei,
chissà
con che coraggio avrebbe trovato le parole...
"Hey," lo salutò lei, avvicinandosi con un sorriso.
"Hey," la salutò a sua volta Thad, sorridendo anche lui.
"Come mai mi cercarvi così urgentemente?"
Jenny emise un respiro tremolante.
"Sono qui per lasciarti..." disse, rossa in viso.
Cosa? Lei lasciava lui?
Thad rimase un attimo a bocca aperta.
"Io..."
"Non dire niente," lo interruppe lei, facendo un gesto
della mano per zittirlo. "Thad, tu sei buono. Sei una persona
fondamentalmente buona ed è proprio questo che amo di te.
Sei
simpatico e intelligente, un ragazzo ideale, sul
serio..."
Fece un respiro, poi Jenny continuò. "Non lo sei con me,
semplicemente."
"Mi spiace," fu l'unica cosa che Thad riuscì a dire. Jenny
non era stupida, si era accorta di tutto e lui non riusciva a far
cessare i sensi di colpa per come la stava facendo sentire.
"Non è colpa tua se ami qualcun altro," gli disse Jenny,
sorridendogli, anche se con le lacrime agli occhi. "Però ora
voglio finire questa cosa prima che sia troppo tardi. Ho ancora il
mio orgoglio..."
Thad non sapeva bene cosa dire. Jenny aveva ragione ed era stata
venti volte più coraggiosa di lui.
"Anche tu sei un ragazza fantastica," rispose Thad,
ricambiando il sorriso. "Vedrai che troverai qualcuno che ti
amerà come meriti. E vedrai che sarai felice, un giorno, te
lo
auguro con tutto il cuore, Jenny."
Si abbracciarono per qualche secondo, un addio silenzioso e genuino.
"Prenditelo, Thad," disse Jenny, parlandogli
all'orecchio, mentre erano ancora abbracciati.
Non c'era bisogno di specificare, Thad aveva capito a cosa –
o
meglio, a chi - si riferiva e sorrise d'affetto
tra il profumo
dei capelli di Jenny.
"Lo farò, grazie di tutto," si sorrisero, staccandosi, e
seppur Jenny avesse ancora le lacrime agli occhi, sembrava molto
più
forte di lui.
Quando Thad rientrò in camera trovò la luce
spenta.
Era strano, erano soltanto le sette di sera ed era stranamente
convinto di trovare Sebastian sveglio.
Insomma, chi andava a dormire così presto alla Dalton?
Quando accese la luce, però, lo trovò seduto sul
letto a fissarlo e
quasi gli prese un colpo. Le chiavi gli caddero per terra, e la sua
mano arrivò sul cuore, sperando di fermarne i battiti
frenetici.
Quasi aveva preso un infarto e Sebastian rimaneva lì a
fissarlo,
sembrando un demone nell'oscurità.
"Smythe, ma cosa..."
"Dove sei stato?"
Thad allargò gli occhi, non credendo alle proprie orecchie.
Sebastian – lo stesso Sebastian che lo aveva ignorato in
tutti quei
giorni e ci aveva provato spudoratamente con Blaine – ora gli
parlava e gli faceva certe domande con tono da moglie tradita.
A Thad sembrava che i suoi occhi verdi potessero scioglierlo talmente
era l'intensità con cui lo stava fissando.
"Io..."
'Prenditelo, Thad'
Quelle parole gli vennero in mente all'improvviso, mentre fissava
Sebastian seduto sul letto. Aveva gli occhi semichiusi in un
espressione... strana. Lo avrebbe definito geloso.
Decise di cogliere la palla al balzo.
"Sono stato con Jenny, a casa sua..."
Vide Sebastian alzarsi improvvisamente e avvicinarglisi con pochi
passi; istintivamente indietreggiò, preoccupato. Sebastian
era
capace di fare tutto, per lui era imprevedibile e Thad non amava le
sorprese.
Questo però fece sì che fosse addossato al muro e
senza vie
d'uscita per sfuggire allo sguardo del compagno. Si sentiva braccato,
ma allo stesso tempo l'adrenalina lo stava costringendo a volere di
più.
Avere Sebastian vicino e sentire il suo respiro sul viso era davvero
troppo.
"... Te la sei scopata?"
Quella frase risuonò un bel po' di volte nella sua testa,
prima che
Thad riuscisse a collegare.
"Certo che no!"
Cazzo. Doveva farlo ingelosire, non mostrarsi come un verginella.
"Ci siamo andati vicino..." era azzardato, ma sembrò
funzionare.
Sebastian socchiuse le palpebre, avvicinandosi tanto da far sfiorare
i loro corpi. Thad sentì distintamente le budella rivoltarsi
dentro
di sé, e dalla faccia di Sebastian l'altro sembrava provare
lo
stesso.
"Non voglio che lei ti tocchi... non voglio che nessuno
ti tocchi all'infuori di me."
Come al solito Sebastian pensava che tutto gli fosse dovuto. Lui era
il protagonista e il resto del mondo doveva spettargli come per
diritto.
Anche se quelle parole in un certo senso lo avevano colpito, il
fastidio di venir trattato alla stregua di oggetto gli colpì
lo
stomaco.
"Da quando io sarei... Roba tua?"
Quasi non finì di parlare.
Sebastian aveva portato le labbra sulle sue senza che lui neanche se
ne rendesse conto. Quando la sua mente captò cosa stava
succedendo
esattamente, un brivido gli attraversò
tutta la schiena.
Sebastian. Lo. Stava. Baciando.
Stava
per assecondare il movimento di quelle labbra – morbide
proprio
come le aveva sempre immaginate durante i suoi sogni ad occhi aperti,
mentre le fissava rivolgergli qualche insulto – quando
Sebastian si
staccò bruscamente.
Aveva
gli occhi spalancati, il viso leggermente arrossato e la bocca
schiusa.
Sarebbe stata una visione da Oscar, se Thad non fosse stato troppo
scioccato anche solo per capire dove si trovava.
L'altro non sembrava da meno: pareva sbalordito dalle sue stesse
azioni – probabilmente dettate dalla disperazione del
momento.
Tempo dieci secondi e si era allontanato bruscamente da lui e uscito
dalla stanza.
Thad si lasciò scivolare lungo il muro, nella bocca ancora
il sapore
di Sebastian e di quel bacio rubato.
Ce l'ho fatta *yuppi
Questo capitolo l'ho scritto a fatica, perché sentivo
Sebastian OOC
e non sapevo che fare. Ho fatto del mio meglio per mantenerlo IC
–
o almeno quello dei canoni della mia storia -, spero di esserci
riuscita. Infondo scriverlo mi è piaciuto molto. E,
soprattutto, di
aver fatto salire almeno un po' Jenny. Ci tengo al fatto che non
venga odiata troppo D:
Ah... Comunque siamo quasi alla fine della storia. Mancano
esattamente due capitoli, dopo questo e... Boh, penso che
piangerò
per quanto mi mancheranno i protagonisti, voi e la storia
ç_ç
Vi ringrazio tutti, dal primo all'ultimo: siete l'amore, davvero
<3
Risponderò presto a tutte le recensioni, appena ho un po' di
tempo
(Maggio è il mese scolastico difficile per eccellenza, si sa)
Allora, voglio ringraziare Marzia per tutto l'aiuto che mi ha dato
(piccola pazza che oggi doveva essere interrogata a inglese! Ti
voglio bene v.v). Ringrazio anche Thalia per l'aiuto e anche per
aver visto nascere e crescere questo capitolo. Sei stata un
papà
perfetto!
Già che ci sono dedico un salutino a Linda, così,
a random!
Comunque avrei voluto dirlo ad ogni fine capitolo, ma mi sono sempre
scordata:https://www.facebook.com/somochu.pyxis
e http://twitter.com/#!/SomochuPyxis
Semmai qualcuno volesse
spoiler, chiedermi qualcosa o anche solo
chiacchierare :D
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Capitolo 17 *** Sebastian VS le segreterie telefoniche ***
La
piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda
più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana
potesse
creare
Ho
passato praticamente tutta la notte sulle scale all'entrata. Non
è
che avessi paura di rientrare in stanza, infatti ci sono andato verso
le tre o quattro di notte. Era tardi, sì, ma non
è perché
aspettavo che Harwood dormisse.
Certo
che no.
E
stamattina non mi sono svegliato all'alba per evitarlo, ma certo che
no.
Non
ho neanche fissato il viso della piattola mentre dormiva. No, no.
...
Ho
bisogno di Nixon.
Sebastian aprì la porta della mensa, infilando la testa
nella grande
sala solo per adocchiare chi c'era: ragazzini ancora assonnati che
masticavano carta anziché pane, chi ripassava qualche
nozione per un compito in classe e chi, invece, dava direttamente delle
testate
ai tavolini.
Quella mattina era sveglia tutta la Dalton, tranne – ovviamente
– la persona che lui cercava.
Dopo aver augurato morte a tutti i presenti, si chiuse la porta
dietro le spalle per andare alla ricerca dell'unica persona in grado
di aiutarlo.
L'unica persona che decisamente gli serviva.
Aveva gli occhi stanchi a causa della notte insonne, ma i suoi
capelli ancora erano sistemati, il che voleva dire che non sembrava
uno di quei villici lagnosi.
Per questo, passando davanti ad uno specchio, imboccando il corridoio
dei dormitori, si sistemò anche la divisa, sembrando
finalmente il
Sebastian di sempre.
A
ben
vedere.
Sparò dritto per il corridoio, fermandosi solo quando dei
sospiri
attirarono la sua attenzione. Avvicinandosi alla porta da dove li
sentiva, notò che si trattava del magazzino delle scope. Due
voci da
lui conosciute lo bloccarono, costringendolo a inorridire.
Pensare che lui di cose brutte ne aveva viste e non era certo un tipo
che si scandalizzava così facilmente – tutt'altro
– ma la Wes
con la Johp che tubavano dentro a uno stanzino... No.
Il ribrezzo era troppo da sopportare.
Si allontanò di fretta da quella stanza maledetta e
continuò il suo
percorso verso la stanza di Trent. Quel cretino non si era ancora
svegliato e lui necessitava della sua consulenza.
Nessuno poteva negare qualcosa Sebastian e non di certo
perché era
troppo occupato a dormire.
Lo
avrebbe
ucciso.
Arrivato di fronte alla sua stanza – non gli importava
nemmeno se
la divideva con qualcuno – bussò con quanta forza
aveva. Sentì
provenire un mugolio da dentro, ma questo lo spinse soltanto a
sbattere i pugni contro il legno ancora più forte.
"Aprimi immediatamente, Nixon," disse, con voce minacciosa.
Ancora mugolii.
"Ho detto: aprimi."
Probabilmente era riuscito a spaventarlo almeno un po',
perché sentì
il materasso cigolare. Si stava alzando.
Bene.
"Allora?" disse, sentendo i passi.
Ok, forse era un tantino fastidioso, ma Trent lo aveva perseguitato
per giorni, se lo meritava.
Quando Nixon aprì la porta aveva gli occhi socchiusi e aveva
un
pigiama con dei pinguini sopra.
Sembrava un povero demente.
"Che vuoi, Sebastian?" chiese a voce bassa per il
nervosismo.
Ci fu un attimo di silenzio, finché Sebastian non
ricordò cosa
aveva fatto la sera prima.
"Tu sei un esperto degli innamoramenti, vero?"
Trent annuì, ora improvvisamente più sveglio.
"Okay, e in quei casi che si fa precisamente?"
Contemporaneamente Thad era a spalmare la marmellata sul pane,
pensieroso.
Jeff lo osservava con un espressione sarcastica, convinto che il suo
amico qualche problema.
"Quindi Sebastian ti ha baciato."
"Esatto."
"Con la lingua?"
Thad quasi si tagliò un dito.
"Ma è durato tutto pochi secondi, come avrebbe fatto? Non
è un
Alien."
Lui stesso era ancora allibito (e contento) da tutta quella
situazione, per questo mentre lo raccontava a Jeff sentiva quasi di
star raccontando la vita di qualcun altro.
"Certo, se era un Alien ti avrebbe già mangiato la testa,"
rispose Jeff. Ah, aveva scordato che Alien era uno dei suoi film
preferiti. "Io dico che tu l'hai colpito."
Thad alzò un sopracciglio.
"Colpito?"
"Esatto," Jeff si indicò col dito la zona dove si trovava
il cuore. "Proprio qui."
Magari.
Eppure quel bacio avrebbe dovuto pur significare qualcosa...
"Secondo me," interruppe i suoi pensieri Jeff, sventolando
il cucchiaino come per dare ancor più importanza alla sua
tesi,
"devi riconfessarti."
"COSA?"
**
"E quindi l'hai davvero baciato?"
Trent era piegato verso l'armadio a scegliersi i vestiti. Quel giorno
voleva saltare le lezioni, ma visto che Sebastian lo aveva svegliato,
tanto valeva andarci.
Aveva sempre avuto fame di pettegolezzi e tutto ciò era come
miele
per le sue orecchie:
"Sì. Di forza."
Il tono caustico con cui lo disse quasi fece ridere Trent.
"Secondo me, Sebastian," Trent lo guardò fisso negli
occhi. "hai bisogno di un piano."
Oh, a lui piacevano i piani.
Già si stava facendo vari viaggi mentali su cosa avrebbe
potuto
architettare di tanto malefico, quando la voce di Trent
fermò i suoi
pensieri.
"Anche se forse la cosa migliore sarebbe confessarti.
O
un bel piano o una bella confessione, non so se-"
"COSA?"
Il
silenzio che regnava nella stanza non era dei migliori.
Sebastian si stava cambiando e Thad si era girato di tutta fretta per
non guardarlo senza vestiti – sì, ancora era particolarmente
sensibile alla vista di Sebastian scoperto –
causando la risata
di presa in giro del compagno di stanza.
Non sapeva perché, ma Thad sentiva che c'era qualcosa che
non
andava. Qualcosa gli diceva 'devi confessarti, no? E allora fallo!',
ma una parte di sé era bloccata completamente.
Timidezza? Chissà.
Sentiva lo stomaco chiuso e un nodo alla gola, mentre guardava gli
occhi verdi di Sebastian. Dubitava ce l'avrebbe mai fatta: insomma,
l'ultima volta era stato un... Caso. Si era
confessato senza
volerlo fare realmente, non era riuscito a controllarsi.
Ora, invece, non riusciva a far fuoriuscire le parole, ma cosa c'era
che non andava in lui?
Di buono c'era che anche Sebastian sembrava pensieroso. Anche di
più.
Sembrava volessi dirgli qualcosa.
Ok... Era lui il Grifondoro della situazione, no? Bene, si sarebbe
fatto avanti.
"A proposito di ieri sera..."
Ok, forse iniziare con un esplicito riferimento al bacio che
Sebastian gli aveva dato il giorno prima non era il massimo.
Sebastian alzò lo sguardo su di lui.
"Cosa vuoi sapere?"
... Ok, lo aveva fatto apposta a fargli questa domanda.
Cosa poteva rispondergli, ora? ?'L'hai fatto perché provi
qualcosa
per me?'
No, assolutamente no, sarebbe sembrato troppo patetico. E poi
Sebastian non avrebbe mai ammesso nulla.
"Mi hai baciato."
Bravo, Thad, constatare l'ovvio è sempre la giusta soluzione.
"Sì, si chiama così quando due labbra
s'incontrano."
Appunto.
"E... Perché?"
"Perché? Che ne so, piattola, non ho dato io nome alle cos-"
"No," disse Thad, interrompendolo e socchiudendo gli occhi
per il fastidio. "Perché mi hai baciato?"
Il silenzio che seguì quelle parole fu molto difficile da
interpretare per Thad. Sebastian non sapeva cosa rispondere
perché
non conosceva neanche lui i suoi sentimenti o semplicemente
perché
stava pensando a qualcosa di crudele per distruggerlo
definitivamente?
Non gli piaceva pensare all'ultima opzione, proprio no.
"Perché, ti è spiaciuto per caso?"
Ma che risposta era?
Il sopracciglio di Sebastian era alzato, ma sembrava una specie di...
difesa. Come se stesse girando intorno all'argomento.
Probabilmente era proprio quello che stava facendo, lo stronzo.
"Dispiaciuto? Ma se sai benissimo cosa provo io, visto che te
l'ho praticamente sbattuto in faccia."
Odiava la sua sincerità, davvero.
Sebastian ridacchiò, guardandolo con un sorriso sarcastica.
"E come scordare quel momento? Eri tutto rosso e avevi gli occhi
lucidi come un drogato. Devo ammettere che era così
carino..."
Si era avvicinato, mentre lo diceva, e non aveva perso il tono da
presa in giro, eppure Thad si sentiva già sfiancato dal
desiderio.
"È per questo che non ti sei fatto scrupoli a dirmi di no?"
"Oh, Thadduccio, non dirmi che ce l'hai ancora con me. Lo sai
che non ero tipo da relazioni."
Ero...?
"Ero?" lo disse, fissandolo attentamente.
"Diciamo che potrei aver rivisto... Alcune priorità."
Il tono basso con cui lo disse spedì tanti di quei brividi a
Thad
che per un attimo si comparò ad una foglia.
"Ah sì?" non seppe perché, ma si
ritrovò a sussurrare
anche lui. "E che tipo di priorità?"
"Tu potresti essere una di queste."
Ok, se non la smettevano di sussurrare Thad non...
"Io?" si ritrovò a rispondere, non credendo alle proprie
orecchie.
"No, il vicino di casa che avevo in Francia. Secondo t-"
Stavolta fu Thad a non lasciarlo finire. Lo prese per la cravatta con
una velocità incredibile, tirandolo verso di sé
con tutta la forza
che aveva e posando le labbra sulle sue con ben poca delicatezza.
Sebastian rimase un attimo interdetto, ma non ci volle poi molto
prima che ricambiasse – era più sveglio di Thad su
queste cose,
questo era certo – muovendo le labbra sulle sue con passione
e
causando a Thad un gemito di sorpresa misto a piacere.
Quando le loro lingue si incontrarono fu tutto ancora più
delirante.
La mente di Thad lavorava frenetica in cerca di qualche distrazione
che gli permettesse di non gemere di nuovo al mordicchiare del suo
labbro inferiore, ma davvero, era impossibile.
Non quando la lingua di Sebastian era... Una bomba.
Continuarono a baciarsi con passione finché entrambi non
sentirono
il respiro mancare; si staccarono giusto dieci secondi, prima che le
loro labbra si rincontrassero di nuovo come calamitate.
Dio,
cosa
non era quel bacio?
“Mmm,” mugugnò, arpionandosi ancora di
più all'altro.
Thad aveva immaginato quella scena così tante volte che si
sentiva
in un confine tra sogno e realtà. Come se Sebastian non lo
stesse
davvero spingendo sopra il letto, sporgendosi verso di lui. Come se
il suo sapore – che prima aveva sempre immaginato amaro
– non gli
stesse per causare un collasso. Come se quei versi di approvazione
che provenivano dalla bocca di Sebastian – senza che il
proprietario se ne accorgesse, probabilmente – non li stesse
davvero sentendo.
E poi la sua lingua. Dio, aveva già detto che era una bomba?
Sebastian scese a baciargli il collo, mordicchiandogli la pelle in un
punto particolarmente delicato.
"Cazzo," si lasciò sfuggire Thad,
inarcandosi
leggermente.
"Oh, puoi dirlo forte," rispose Sebastian, con voce roca.
Sebastian ritornò su a baciarlo, stavolta con più
calma. Lentamente
le loro labbra si mossero in sincronia, spendendo Thad direttamente
in Paradiso.
Okay, ora gli avrebbe detto sul serio che lo amava. Stava per
staccarsi – che cosa brutta da fare – da quelle
labbra per
dirglielo, quando il suo di un "bip" li fece sobbalzare
entrambi.
Era la segreteria telefonica della stanza.
Non l'avevano neanche mai usata, chi poteva chiamarli?
Senti...
Sebastian.
Era la voce di Blaine, inarcò le sopracciglia Thad.
Devo
parlarti urgentemente. Io... Ho bisogno di te, davvero. Possiamo
vederci domani pomeriggio al Lima?
Ti
prego,
non dirmi di no.
Bisogno di lui?
Blaine?
Cosa cazzo...
"Non ci andrai, vero?" Disse, guardando Sebastian che
ancora si trovava sopra di lui.
Al silenzio di Sebastian – e quindi al mancato diniego
– Thad si
sentì definitivamente un cretino.
Ma come faceva a cascarci sempre?
___________________________________________________
*fugge
Ok, non so neanche bene
cosa dire.
Scusate, prima di tutto, il ritardo, ma non riuscivo a farmi piacere
quello che scrivevo (tutt'ora non ne sono soddisfatta al 100%). Ma
questa è una cosa solita, insomma, ho l'autostima sotto i
piedi XD
Comunque manca solo un altro
capitolo alla fine e... Piangerò, già lo so. Mi
mancano già da
adesso ç_ç
La prossima volta aggiornerò
presto, ho idea, avendo gli esami dopo scuola e non volendo rischiare
di trovarmi da scrivere durante i periodi di studio intensivo XD
–
meglio non pensare agli esami, brr
Però forse mi diletterò in Spin-off o altro,
insomma, mi mancherà
troppo questa storia e anche voi. Sebastian mi sta dicendo che anche
io sono una villica lagnosa, ok, la smetto *si ricompone
Alla prossima per il finalone, gente. Vi adoro :3
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Capitolo 18 *** Sebastian VS i finali ***
All'ennesimo mugugno di Thad, Nick perse la pazienza.
“Thad, si può sapere cosa
c'è?”
Thad alzò per un attimo lo sguardo su di lui, per poi
riposarlo
sulla zuppa che aveva davanti; mescolava in modo circolare con il
cucchiaio da circa venti minuti.
“Jeff, digli qualcosa,” chiamò il suo
ragazzo, al suo fianco,
che si stava gustando il panino grande come una casa.
Quest'ultimo fissò il suo panino con rimpianto, capendo
l'antifona
dalla voce di Nick: doveva intervenire.
Sbuffò, contrariato.
“Thad, amico mio, che succede?”
La voce gli era uscita minacciosa, ma non era voluto, davvero.
No, ok, lo era.
“Niente,” disse quello, continuando a mescolare la
sua zuppa. Era
una poltiglia indefinibile e sia Jeff che Nick erano schifati
all'idea che l'avrebbe mangiata veramente.
“Non direi,” disse Jeff, arricciando il naso.
“Stai per
piangere su quella schifezza che hai nel piatto.”
Thad alzò lo sguardo su di lui, di botto, per lanciargli
un'occhiataccia. Occhiataccia che andò fallendo,
perché subito il
broncio tornò sui suoi tratti, mentre poggiava la testa
sulla mano.
“Sebastian.”
“Oh, eravamo certi che fosse lui il problema, non
preoccuparti.”
Come poteva essere altrimenti?
“Ieri ho provato a convincerlo a non andare – gli
ho anche detto
che non sto più Jenny, e lui non avrebbe dovuto saperlo -,
ma
niente. Evidentemente Blaine è più importante di
me.”
Sembrava far abbattere molto Thad, quel pensiero, visto che aveva
ripreso a mescolare quella robaccia.
“O forse ci tiene solamente a vincere quella stupida
scommessa,”
disse, pratico, Nick, cercando di consolarlo. “Forse non
è Blaine
quello che lui vuole, ma la vincita. Non ci hai pensato?”
“O forse,” ragionò Thad, senza nemmeno
ascoltarlo davvero. “Io
non gli sono mai davvero interessato. Mi sono illuso e lui non prova
assolutamente nulla di me. Forse -”
“Dio, Thad, non cominciare a lagnarti e fai
qualcosa!”
Jeff non era mai stato tanto determinato come in quel momento, aveva
una mano sul tavolo e fissava Thad con sguardo deciso. “Se
non
vuoi fartelo fregare, beh, corri da lui!”
Thad lo guardò con gli occhi spalancati.
“Jeff, ma cos-”
“Thad, ascoltami... Ora devo dire una frase alla Titanic e so
che
tra pochissimo me ne pentirò, ma... ti fidi di me?”
La situazione era talmente estranea e idiota che Thad non
poté fare
a meno si annuire.
Nick, vicino a lui, sorrideva sotto i baffi.
“Bene, allora,” continuò, determinato.
“Vai da lui.”
Thad sentì uno spiraglio di speranza catturarlo mentre
guardava gli
occhi di Jeff infondergli coraggio.
“Vai a prendertelo, Thad.”
Bastò quella frase; Thad si alzò velocemente,
iniziando a correre
verso l'uscita e sparendo definitivamente dalla loro vista.
Nick si voltò verso l'altro, sorridendogli con una luce
strana negli
occhi.
Jeff ricambiò il sorriso quasi subito. “Il nostro
bambino sta
crescendo, ormai, dobbiamo lasciarlo andare,” disse, con tono
mezzo
abbattuto.
Il sorriso di Nick crebbe ancora di più, mentre ridacchiava
per
quella vena drammatica così tipica di Jeff. Quella vena che
lui
adorava – ma d'altronde, amava tutto di
lui.
“Sei perfetto, te l'hanno mai detto?”
Jeff si finse aristocratico. “In realtà me lo
dicono tutti i
giorni.”
E mentre Nick borbottava qualcosa di sconosciuto, Jeff si sporse
verso di lui per posargli un bacio leggero e dolce su quelle labbra
ora imbronciate.
“Ma da parte di nessun altro i complimenti mi fanno questo
effetto.”
Thad stava correndo da cinque minuti e già non ne poteva
più.
Ok, non era mai stato un maratoneta, questo c'era da dire, quindi era
giustificabile il suo fiatone e il sudore.
Sembrava avesse fatto chilometri mentre, probabilmente, aveva fatto
si o no seicento metri.
Un po' una vergogna, ma, accidenti, aveva bisogno di un passaggio per
arrivare al Pullman che lo avrebbe portato a Lima.
Nei film come facevano sempre a raggiungere un posto lontano?
Non ebbe bisogno di pensarci, che la soluzione gli si
presentò
davanti sotto forma di bambina su una bicicletta che faceva avanti e
indietro.
Perfetto.
Si avvicinò alla bambina, cercando di non dettare sospetto a
sua
madre che era lì poco lontano a controllarla.
“Pss,” gli disse a
bassa voce.
La bambina alzò lo sguardo su di lui, con il visino
crucciato in un
espressione interrogativa. Era carinissima, quasi gli si dispiacque
di chiederglielo.
“Mi daresti la tua bici?”
“No!” disse la bambina, socchiudendo gli occhi.
“Dai!”
“No!”
“Per favore!”
“No!”
Niente da fare.
Thad si portò le mani tra i capelli, sconsolato. E ora cosa
accidenti avrebbe fatto?
Non ce l'avrebbe mai fatta a corsa, e da persona obiettiva sapeva che
era un'impresa da titani, quella...
“Però,” la voce della bambina lo
distolse dai suoi pensieri.
“Con cinquanta dollari potrei farlo.”
Cosa?
“Cinquanta?”
chiese, con
voce isterica.
“Cinquanta,” ripetè quella, lo sguardo
deciso e un sorriso furbo
sulle labbra.
Sarebbe potuta essere la figlia di Sebastian, quella piccola
strozzina.
“Maledetta,” borbottò, mentre tirava
fuori il portafoglio.
Sperò vivamente che Jeff avesse avuto ragione, altrimenti
gli
avrebbe ridato i cinquanta dollari oltre al risarcimento dei
sentimenti distrutti.
Una volta pagata ottenne la bicicletta e pedalare su una mini
bicicletta rosa per le strade americane non era il massimo della
dignità, ma già che c'era.
Quando arrivò alla fermata dei Pullman quasi non credette ai
suoi
occhi al colpo di fortuna che ebbe.
L'autobus!
Era proprio lì, davanti a lui. Aveva fatto giusto in tempo.
Era
destino!
Mentre si accomodava sui sedili sorrideva felice: se il fato voleva
che avesse raggiunto i due allora chi era lui per andargli contro?
Avrebbe preso gli eventi così come capitano.
… Peccato che gli eventi fossero disastrosi.
Dopo neanche qualche chilometro che l'autobus rimase bloccato in
mezzo alla strada, un traffico allucinante con tre file di macchine
che arrivava fino a cinque chilometri.
Destino? Destino un corno.
Sconsolato all'ennesima potenza posò la testa sul
finestrino,
desiderando di sparire in quell'esatto momento. Sebastian era da
qualche parte con Blaine e lui non avrebbe potuto fare nulla per
cambiarlo.
Ormai era finita...
“Scusi, è occupato questo posto?”
Una voce nasale sparata nell'orecchio lo fece sussultare e lo
costrinse a voltarsi verso il sedile dietro.
Aprì la bocca, incredulo, trovandosi davanti Sebastian
accomodato
sul sedile come un Pascià. “Ma ciao, piccola
piattola.”
Thad spalancò ancora di più la bocca, non
credendo ai suoi occhi:
l'aristocratico Sebastian Smythe in un Pullman piuttosto rozzo e non
all'appuntamento con Blaine.
Stava sicuramente immaginando, sì. Non poteva essere vero.
“Non guardarmi così, Thaduccio, sono reale, se te
lo stai
chiedendo.”
Sebastian ridacchiò per prenderlo in giro e questo diede la
conferma
a Thad che no, non era un sogno.
“Che ci fai qui?” sbottò, ancora un po'
scioccato.
“Ma come, che domande fai?” rispose Sebastian,
senza togliersi il
sorriso. “Secondo te che ci faccio?”
“Boh, ti sei perso?”
Sebastian ridacchiò, sistemandosi sul sedile così
da avvicinare il
suo viso al suo. “Sono qui per te.”
Thad sentì distintamente il suo cuore fermarsi, ma decise di
non
cascarci di nuovo. Non avrebbe permesso a Sebastian di fare come
voleva, non un'altra volta.
Era ora che prendesse lui le redini di quel gioco. Meglio cascare una
volta per tutte, che mille volte, no?
E poi Jeff aveva ragione nel dire che doveva fare qualcosa, qualcosa
d'importante.
Doveva farsi coraggio e comportarsi da uomo.
“Senti, non so perché tu sia qui, Sebastian, ma mi
piace il fatto
che tu non sia da Blaine,” aveva parlato tutto d'un fiato, e
aveva
visto Sebastian socchiudere gli occhi per cercare di capirlo.
“Perché... Perché non voglio che tu
vada da lui. Né con lui né
con nessun altro.”
Prese un attimo di respiro.
“Lo so che non ho diritti su di te e non so nemmeno se tu
provi la
stessa cosa per me, ma... Cazzo, Sebastian, voglio avere tutto
di te. Sono qui a pregarti di non negarmelo e di non andare da lui.
Sono qui a pregarti di volere me, di scegliere me.
Scegli
me. E al diavolo quella stupida scommessa, l'ho
già persa,
oramai, ti do la vincita.”
Il silenzio che segui quelle parole fu piuttosto imbarazzante.
Sebastian sorrise, allontanandosi leggermente. “Che
romantico.”
Nonostante il sarcasmo nella voce, Sebastian sorrideva sotto i baffi,
probabilmente contento per tutte quelle parole. Gli aveva davvero
fatto piacere?
“Non andrai da Blaine all'appuntamento, allora?”
Sebastian si riallontanò, poggiando il volto su un gomito.
Aveva
l'espressione di qualcuno che si trovava a spiegare cose elementari a
ragazzi adolescenti.
Era fastidioso, effettivamente.
“Ma era ovvio che non esistesse nessun appuntamento.
Thadduccio,
dico, tu non riesci proprio a capire quando qualcuno ti frega,
vero?”
Cosa,
cosa,
cosa, cosa?
“Cosa?” espresse in parole il suo pensiero.
“Anche se questa tua ingenuità ha un effetto molto
positivo su di
me,” e nel dirlo lo fissò negli occhi, facendolo
un attimo
vacillare. “Davvero non hai capito nulla?”
Thad negò con la testa, già dimentico di come si
respira.
“Era tutta una farsa. Il mio scopo sin dall'inizio era quello
di
farti correre da me, di farti confessare e... Beh, diciamo che Trent
ha nominato 'piani' e quindi eccomi qui.”
Thad rimase un attimo in silenzio.
“Quindi anche Blaine era d'accordo?”
“E Jeff e tutti gli altri.”
Thad non ce la fece più. Scese dai sedili e si
avviò verso l'uscita
del Pullman. “Mi faccia, scendere, la prego.”
Thad stava sfrecciando tra le macchine, sperando che scendesse un po'
di pioggia per rendere il tutto ancora più umiliante.
Si fermò solo quando una mano gli afferrò il
braccio,
costringendolo a fermarsi.
“Dove credi andare, Thadduccio?”
Sebastian.
Lo aveva rincorso...
“Non posso guardarti,” gli disse, senza guardarlo
negli
occhi.“Come hanno potuto... Erano tutti miei amici e... mi
fidavo.
Ho fatto di tutto per venire fin qui e tu... Vi odio.”
“Thadduccio, l'hanno fatto solo per il tuo bene. Sapevano che
io
senza piani non mi sarei mai fatto avanti e in questo modo si
potevano risolvere le cose. Poi il fatto che tu mi abbia anche dato
la vittoria è solo un aggiunta alla positività
del piano.”
“Tu... Tu...”
Non
riusciva
neanche a descriverlo. Maledetto bastardo approfittatore.
Lo
odiava,
lo odiava. Lo odiava.
“Sono bello? Affascinante? Furbo? Concordo.”
“Non sono in vena delle tue cazzate,” gli disse,
burbero. “Mi
sono reso ridicolo lì dentro a dirti quelle cose
e-”
“Se ti sei davvero reso ridicolo allora siamo in
due,” lo
interruppe Sebastian, portando le mani sui suoi fianchi e muovendole
in una specie di lenta carezza. “Perché se provo
le stesse
cose lo sono anche io, giusto?”
Thad alzò lo sguardo su di lui, dopo tutto quel tempo,
incontrando
quegli occhi versi che aveva sognato tante volte e non credendo alle
proprie orecchie. “Davvero?”
“Oh sì,” disse, scuotendo la testa.
“E se ho organizzato tutto
questo è solo per te. Di nuovo te. Sempre
te.”
Thad non riuscì a fermare un sorriso, contento come una
Pasqua.
“Non farmi diventare sdolcinato, Thadduccio, sappiamo tutti e
due
che sei tu quello bravo a parole.”
Thad continuò a non parlare, sempre col sorriso che non ne
voleva
sapere di andarsene dal suo viso. Sebastian – in maniera
contorta e
stupida gli stava davvero dicendo che anche lui provava lo stesso.
Lo
stava
scegliendo.
Sentì dei fischi provenire da dietro e, voltandosi,
notò che tutti
i Warblers erano sul Pullman, insieme a Blaine – non li aveva
proprio visti! - e gli sorridevano tutti, facendo il tifo per lui e
applaudendo.
Ringraziò mentalmente Blaine e tutti gli altri,
intercettando il
sorriso di Jeff, a fianco di Nick. Pensò che fossero una
coppia
splendida e che tutto stava andando per il verso giusto.
Si rivoltò di nuovo verso Sebastian, senza smettere di
sorridere
come un ebete.
Sebastian, ricambiò il sorriso con espressione maliziosa.
“E se tu
non ti sei già stancato di me. Beh, ho una bella vincita da
riscuotere: una settimana mia disposizione, ricordi?”
Oh, mai nessun'altra sconfitta poteva promettere cose così
invitanti.
“Non mi stancherò mai di te,” gli disse,
socchiudendo gli occhi.
Sebastian gli si era avvicinato così tanto che ora i loro
volti
distanziavano pochi centimetri e Thad riusciva a sentire il suo
respiro fresco sul viso.
Poteva anche morire in quel momento e non accorgersene,
probabilmente.
“Posso baciarti, ora?” gli chiese Sebastian,
fissando le sue
labbra. “È da quando ti ho visto che muoio dalla
voglia di farlo.”
Thad sembrò volesse negargli quella richiesta; non si
meritava mica
un accesso così facile, dopo tutto quel casino che aveva
architettato.
Ma d'altronde...
“Finalmente. Pensavo non me l'avresti
più chiesto.”
E, Dio, era una vera goduria
sentire le labbra di Sebastian
sorridere contro le sue.
La
piacevole e imponente
presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più
geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare
Cara la
mia piccola Agenda –
notare il maiuscolo, visto che ormai sei diventata come una persona
per me – sono qui per fare una cosa molto triste.
Dirti addio.
Ecco, la mia Piattola è una vera
e propria... piattola e non fa altro che cercarmi. Ok, ammetto che
anche io lo voglio sempre intorno, il più possibile,
ma
converrai con me che non ho più tempo per scriverti.
Purtroppo le
relazioni comportano questo.
Mi mancherai molto e semmai un
giorno volessi scrivere un piano di quelli malefici... Beh, quella in
cui lo scriverei sei tu, sappilo.
Grazie per avermi accompagnato
fino alla fine di quest'avventura. Sei stata una
fedele
compagna.
Addio,
Sebastian
PS:
Argh, non sono così
sdolcinato nemmeno con Harwood.
The end.
… Prima devo cliccare
su “completa: sì”, poi scrivere
“The end” qui sotto...
Potrei sul serio mettermi a piangere ç_ç
Non posso crederci che
sia davvero finita, ci sono tante altre cose che avrei voluto
aggiungere, ma allo stesso tempo è giusto così.
Era previsto dai
primi capitoli dalla mia scaletta e al massimo, appena finiti gli
esami – con taaaaaanto tempo libero –
scriverò un continuo,
ancor più piccante e dove torneranno tutti loro #AmoriMiei
Non sono per nulla
pronta a dire addio a questa storia, mi mancherà un sacco.
Spero che
comunque questa malinconia non sia trapelata troppo e che abbiate
comunque apprezzato quest'ultimo capitolo. O meglio, tutta la storia.
Ci ho messo l'anima e mi ha accompagnata per tutta la stagione di
Glee – con poche volte i Warblers e poche volte Grant e_e -
quindi
è importantissima per me. È la mia bambina quasi
quanto l'Agenda è
la bambina di Sebastian.
Senza voi non ce
l'avrei mai fatta, davvero, siete tipo tutti angeli <3
Mi avete supportata e
sempre seguita, ma quanto posso amarvi? Vi ringrazio davvero con
tutto il cuore.
Risponderò a tutte, lo
prometto, ci tengo a lasciarvi sempre un parere. E questa è
anche
l'ultima volta...
No, ok, rimanete
sintonizzati perché dopo il 18 – fine degli esami
– potrebbero
uscire Spin-off o ancora meglio direttamente il continui.
Chissà.
Vi voglio bene, alla
prossima <3
Angolo
ringraziamenti: volevo prima di tutto ringraziare Chiara
per
tutte le sclerate e per le sue chilometriche recensioni che mi
mettono sempre – oltre che di buonumore – una
carica assurda. Non
so se l'Agenda sarebbe la stessa, senza di lei <3
Poi, beh, Thalia,
per avermi sempre supportata e aiutata. Sei stata un
“guida” per
questa storia e sei molto importante per lei come per me. Ho adorato
questo periodo con te. Thanks, my dear, per tutto <3
Poi Aika e
Silvia per esserci state sempre e aver contribuito
alla mia
sanità mentale così che potessi continuarla e non
smetterla. Aika,
le tue minacce sono sempre andate a buon fine! E Silvia, le tue
“teorie” e le varie citazioni di cibo sono stati
sempre molto
illuminanti. Grazie, care!
E infine, beh, Linda,
che sta passando un brutto periodo, ma cara, spero che almeno
Sebastian e Thad – le nostre creaturine – possano
darti la pace
che meriti <3
Ti voglio bene, amica
mia, e mi manchi tantissimo ç__ç
E Marzia.
Marziolìn è la luce per la storia. Grazie mille,
per esserci sempre
e per supportarmi continuamente. Soprattutto per sopportare i miei
sbalzi d'umore e le mie sclerate. Sei specialissima e una delle
persone migliori che io abbia mai conosciuto.
Ti voglio davvero bene,
mia cara <3
Infine ringrazio tutti,
chiunque sia passato a recensire, o anche solo a leggere, o anche chi
l'ha seguita o messa tra le preferite. Sono felicissima che
l'apprezziate <3
… E la smetto con le
sdolcinate. Sto diventando stucchevole ò__ò
(tutta colpa della mia
Agendina finita, uffa)
Alla prossima!
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