Oltre le apparenze

di madnessLOVE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Candice Rose Pride ***
Capitolo 2: *** Faith Isobel Dobrev ***
Capitolo 3: *** Svolta ***
Capitolo 4: *** Passi avanti ***
Capitolo 5: *** Rompere il ghiaccio ***
Capitolo 6: *** Iniezioni di fiducia ***
Capitolo 7: *** Teatro ***
Capitolo 8: *** Orgoglio e Pregiudizio ***
Capitolo 9: *** Sensazioni ***
Capitolo 10: *** Gillian Jaymes Spencer ***
Capitolo 11: *** Alto Mare ***
Capitolo 12: *** Di bene in peggio ***
Capitolo 13: *** Caos ***
Capitolo 14: *** Rottura ***
Capitolo 15: *** Sorprese ***
Capitolo 16: *** La quiete prima della tempesta (prima parte) ***
Capitolo 17: *** La quiete prima della tempesta (seconda parte) ***
Capitolo 18: *** Niente è come sembra ***
Capitolo 19: *** Oltre le apparenze ***
Capitolo 20: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Candice Rose Pride ***




Candice Rose Pride - capitolo primo.


F
rappuccino. Non c'era niente di meglio per cominciare la giornata, soprattutto se quello era il primo giorno del quarto anno di liceo.
Candice non era per niente emozionata all'idea di ritornare fra le pareti imponenti dell' Eleanor Roosevelt High School a differenza della marea di studenti che invadevano lo Starbucks Coffe qualche minuto prima dell'inizio delle lezioni.
Non aveva mai capito il motivo per cui era l'unica a cui l'idea di ricominciare un nuovo anno scolastico non l’entusiasmava minimamente, fino a quel momento.
Ovunque guardasse non vedeva altro che gruppi di ragazzi e ragazze che si abbracciavano energicamente o che raccontavano le loro vacanze estive o ancora, che scherzavano fra loro. Ognuno di quei comportamenti per lei erano totalmente estranei.
Candice non aveva nemmeno un amico.
Il che era strano visto che essere la ragazza più popolare della scuola, quella con cui tutti volevano uscire e che desideravano come amica offriva parecchi vantaggi, ed in effetti era così.
Possedeva una lunga fila di pretendenti e una ancor più lunga di gente che avrebbe fatto qualunque cosa per riuscire a scambiare solo qualche parola con lei e che erano disposte a fare carte false pur di essere accettate e rispettate, persino diventare amiche della fredda e pungente Candice Pride.
Solo che a lei quel tipo di amicizia non interessava e piuttosto preferiva ignorare chiunque, aveva scelto volontariamente di non avere amici per non restare ferita affezionandosi troppo a qualcuno.
Non è che fosse una completa asociale, la sua popolarità andava mantenuta in qualche modo ed era per quello che frequentava solo persone di una certa importanza, in pratica tutte le cheerleader e i giocatori di football, più qualche altro fortunato che poteva rendersi utile durante i compiti in classe di matematica e filosofia.
Sorseggiò pigra un altro po’ del suo frappuccino, prima di prestare attenzione a quello che, una pomposa Rachel, le stava dicendo.
"Quest'anno compreremo divise nuove per le cheerleders, spero che il preside non faccia tante storie, ce  lo deve visto che mio padre ha finanziato i fondi per le ristrutturazioni dei laboratori e della palestra" annuì poco convinta e poco interessata dato che non faceva nemmeno parte delle cheerleader.
Era stata ammessa nel gruppo, o meglio, il gruppo era andato da lei, solo perché era la figlia del signor e della signora Pride, importante imprenditore lui, e altrettanto importante stilista lei, proprietaria di una delle più prestigiose atelier new yorkesi.
In parole povere, era ricca e partecipava a tutti gli eventi mondani a cui i suoi erano invitati. Ecco perché si umiliavano scodinzolandole intorno come fedeli cagnolini.
Che idiote, nonostante lei esternasse palesemente il suo fastidio nell’averle sempre fra i piedi loro continuavano ad adularla senza che lei chiedesse niente.
"Candy!...mi stai ascoltando?" la richiamò Rachel, con quell’insulsa vocina da bambina delle elementari. E poi chi diavolo le aveva dato il permesso di chiamarla con quello stupido nomignolo?
"A dire la verità no. Non capisco perché dovrei stare a sentire tutte le cazzate che escono dalla tua bocca" rispose secca senza neppure guardarla.
Nessuno fiatò per i successivi dieci minuti, il tempo esatto che la ragazza impiegò per terminare il suo frappuccino, ravvivarsi i riccioli biondi perfettamente definiti e andare a pagare alla cassa.
Sapeva di aver esagerato a rivolgersi in quel modo, ma per Rachel le cose erano migliorate parecchio da quando stava con lei, per cui non avrebbe mai rischiato di ribellarsi ai suoi modi sgarbati. Non le conveniva.
Con la coda dell’occhio notò il New York Times di quella mattina abbandonato sul bancone e riconobbe in prima pagina, in un trafiletto laterale la foto di suo padre.
Lo afferrò e iniziò a leggere ciò che riportava l’articolo.
Quando terminò, quello che si era rivelato essere un elogio a suo padre per la sua grande abilità a riuscire a mantenere il controllo e gestire perfettamente le sue quote, sentì un moto di rabbia attraversale il corpo.
Non riusciva a credere che quell’uomo avesse la faccia tosta di dichiarare alla fine dell’intervista di riuscire ad equilibrare il lavoro alla famiglia, che amava e con cui cercava il più possibile di trascorrere del tempo.
Tutte bugie, in diciotto anni di vita l’unico rapporto che lei e Richard Pride erano riusciti ad instaurare era stato salutarsi.
Si era domandata più volte se in tutto quel tempo le fosse mancata una figura maschile in casa, qualcuno che la coccolasse e che la facesse sentire protetta e, alla fine si era sempre risposta con un no, deciso e inflessibile, perché in realtà ciò di cui aveva bisogno era avere una famiglia e per quanto sua madre avesse cercato di essere presente nella sua vita non era riuscita nell’intento, lasciandola spesso sola in casa con la babysitter quando era piccola e con una carta di credito adesso che era cresciuta.
Certo le voleva bene e lei lo sapeva ma certi giorni si era sentita davvero abbandonata.
Scosse la testa per scacciare dalla mente quei pensieri angoscianti e ritornò dalle proprie seguaci.
"Andiamo" ordinò annoiata alle ragazze quando le raggiunse al tavolo dove aveva lasciato la borsa.
In un batter d'occhio erano tutte dietro di lei, in fila, altezzose come non mai e Rachel portava i suoi libri.
Arrivarono alla Eleanor Roosevelt High School poco dopo, dove si conoscevano tutti, chi più chi meno, il che era inevitabile essendo una scuola privata che offriva l'accesso solo ai 420 studenti più brillanti e preparati – e il più delle volte raccomandati –  di New York.
"Oh mio Dio, c'è Linda White! Guardate è diventata una vacca, io mi vergognerei a camminare per strada se fossi in lei" bisbigliò Brittany, un'altra cheerleader, scatenando le risatine divertite del resto del gruppo. Tranne quelle di Candice.
Se c'era una cosa che più odiava era giudicare la gente in base all'aspetto fisico anziché dalla capacità di ragionare, forse era per quello che non parlava con nessuno se non quando era strettamente necessario, stava cominciando a credere che al mondo non fosse rimasta nemmeno più una persona con un minimo di cervello e  Kevin Mickanson e il resto dei suoi compagni della squadra di basket qualche metro più avanti non fecero altro che avvalorare le proprie teorie.
Come al solito non perdevano l'occasione di importunare le ragazze con commenti volgari e estremamente maschilisti, la nuova vittima di quell’anno era una ragazza, Faith Dobrev, se ricordava bene, che lo ignorò, come ignorava praticamente qualsiasi altra persona. Un po’ come faceva Candice insomma.
Kevin era il ragazzo di Brittany, si erano conosciuti quell’estate ad una festa organizzata da quest’ultima ed era scoppiato l’amore, l’alcool a volte faceva miracoli, perché davvero, Candice non riusciva a spiegarsi ed anche capacitarsi di cosa una ragazza trovasse di attraente in un tipo del genere.
"Ciao dolcezza, vieni qui" disse non appena Brittany gli si avvicinò. Lei fece per baciarlo ma lui la bloccò.
"Sai, dovresti prendere esempio da Candy, guardala è così sexy..." disse facendole l'occhiolino. Ancora quel soprannome detestabile.
"Fottiti Kevin" rispose tagliente Candice, prima di allontanarsi da quell'essere ributtante.
Era da quando si erano incontrati quattro anni prima che lui non faceva altro che fare apprezzamenti rozzi sul suo aspetto dandole un altro motivo per odiarlo.
Certo il fatto che niente nell’aspetto di Candice passasse inosservato non aiutava a tenere a freno i complimenti o come in quel caso, commenti sfacciati. Era alta un metro e ottanta, il genere di persona che nessuno avrebbe mai voluto trovare nel posto davanti, al cinema o ad un concerto, in più era magra in modo proporzionato, possedeva un fisico perfetto grazie ai numerosi anni di nuoto che aveva abbandonato appena due anni prima. L’elemento che più la caratterizzava però erano i capelli biondi simili all’oro che le ricadevano oltre le spalle in riccioli definiti e ordinati. Gli occhi erano di un blu intenso e acceso animati sempre da una forte determinazione e le labbra piene dalla forma a cuore vantavano un colore che avrebbe sicuramente fatto invidia ad un'industria di rossetti. Era bella, bella da morire.
“Ma che caratterino, non ti stanchi mai di essere così scontrosa?” chiese avvicina dosi e spingendo letteralmente via la povera Brittany.
“A volte, ma poi tu cominci a parlare e ritorno sulla retta via” rispose Candice sarcastica cercando di mettere almeno due metri di distanza fra loro.
“Cosa posso dirti, mi piace farti arrabbiare. Mi eccita.” si leccò le labbra in un modo piuttosto eloquente.
“Dio, mi fai schifo” disse la ragazza alzando il passo per evitare di prenderlo a ceffoni, “perché non sparisci così fai un favore a tutti?” e detto ciò gli voltò le spalle e si avviò verso la classe ancora inorridita da tanta volgarità concentrata in un singolo individuo, se così lo si poteva definire.
"Brittany, anzichè preoccuparti di che taglia di pantaloni porta Linda White pensa a trovare il modo di non farglieli levare dal tuo ragazzo" disse adirata, "vado a lezione e per favore provate a non ronzarmi attorno almeno oggi” con quelle parole le liquidò ed entrò in classe per la lezione di letteratura inglese. Finalmente un po’ di pace.

***


Bene!
Premessa: Questa storia è nata come un GDR scritto a sei mani -infatti era difficoltoso scrivere perchè non c'era più posto sulla tastiera- emm... Si insomma. Ok chi scrive è Fozzy, con affianco Nemi (per gli amici nana...) e le altre due mani, quelle di Lè, sono momentaneamente in vacanza al mare, ma comunque è sempre qui con noi con lo spirito. ù.ù
Questo capitolo è solo l'inizio e Candice, la dolce e amaaaabile (?) Candice è il personaggio dell'altrettanto dolce e amaaaabile (????) Noemi. Faith e Gillian gli altri due personaggi principali di questo 'Beautiful del nuovo millennio' sono i personaggi gestiti rispettivamente da me (Fozzy n.d.a.) e Alessia.
E nieeeeeeente, questo è solo l'inizio, non potete neanche immaginare cosa abbiamo in serbo per voi. Sperando che vi sia piaciuto...

Alla prossima.
F.A.N. ♥

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Capitolo 2
*** Faith Isobel Dobrev ***




Faith Isobel Dobrev - capitolo secondo.

"Hai preso tutto? Ma hai almeno mangiato qualcosa? Non dimenticarti le chiavi mi raccomando.. Isobel? Isobel mi staiascoltando?!"

Lo specchio le rimandava  la sua immagine sorridente. Primo giorno di scuola uguale gran confusione in casa Dobrev.

"Si мама sta tranquilla!" le rispose Faith Isobel Dobrev dalla sua camera rivendicando le sue origini bulgare, mentre cercava il suo cerchietto preferito.

"Sei ancora qui? Sbrigati o farai tardi!"

Annuì  soltanto,  e dopo aver ripescato l'oggetto delle sue ricerche da un cassetto prese la borsa in spalle e si diresse  verso la cucina. Suo padre era seduto al tavolo al solito posto intento a leggere il giornale e a sorseggiare  il suo caffè. Le rivolse il suo sorriso rassicurante senza dire niente, non era un tipo logorroico, le parlava  tramite i suoi gesti e i suoi sorrisi e per come era fatta Faith era il modo migliore di comunicare.

"Mi raccomando моето бебе non dimenticare che..."

Tutto l'opposto di sua madre invece, logorroica era un eufemismo se associato a lei. Faith vide suo padre alzare gli occhi al cielo guadagnandosi un altro sorriso della figlia.

"Allora io vado, ci vediamo stasera" salutò frettolosamente e altrettanto velocemente uscì di casa per evitare ulteriori prediche o raccomandazioni.

E come ogni volta non appena la porta di casa si richiuse alle sue spalle, tutto cambiava e in primis l’espressione  della ragazza che tornava indifferente e incolore. La opprimeva  l'aria aperta tanto da spingerla a pensare di soffrire di agorafobia. Mah!

Faith s’incamminò con tranquillità verso scuola poiché a discapito di quello che le diceva sua madre,  non era per niente in ritardo, anzi era persino in anticipo.

Decise perciò d’ingannare il tempo ripassando la parte dello spettacolo di benvenuto per le matricole, che data la sua enorme  quantità di tempo libero aveva già imparato a memoria.

Nei pressi della scuola c’era un gran via vai di gente che correva ad abbracciarsi, ragazze che spettegolavano sulle ultime conquiste estive e i soliti quattro coglioni che già squadravano dalla testa ai piedi ogni ragazza che riusciva ad entrare nel loro campo visivo.

Suo malgrado Faith si ritrovò proprio sulla loro traiettoria.

"Ehi... guarda la piccola Faith com'è cresciuta durante l'estate" commentò Kevin Mickanson , cestista della squadra di basket, senza preoccuparsi del fatto che era a un metro da lui e che lei non aveva perso né la vista né l’udito. Quel ragazzo così sfacciato diede di gomito al compagno Paul indicandola. Faith cercò di accelerare il passo per allontanarsi, ma le sue gambe non erano abbastanza lunghe.

"Eeeeehi piccola, quest'anno te lo concedo volentieri un giro sulla giostra!" urlò quell'imbecille incitato dal suo pubblico personale.

La ragazza fece una smorfia e si allontanò disperdendosi nella folla pensando a malincuore al lungo anno scolastico che l’avrebbe attesa. Mentre vagava per i corridoi studiò l’orario delle lezioni, notando con entusiasmo che la prima ora aveva letteratura. Senza non poche difficoltà per il massiccio afflusso di gente che si dirigeva a lezione, trovò la sua classe e si avviò con tranquillità verso il suo posto.

Faith era una ragazza molto abituale, la scelta del posto era sempre un gran dilemma per gli altri, mentre per lei no visto che aveva il suo fin dai tempi delle elementari: quello vicino alla finestra. Non importava se avanti o dietro, bastava fosse vicino alla finestra. Ne aveva bisogno quando il tutto diventava troppo insopportabile e noioso , era necessario per lei guardare fuori, osservare le nuvole,  il cortile della scuola o il bellissimo murales sul muro a sud dell’edificio per farle sopportare qualsiasi cosa.

Si era già dimenticata dei commenti di Kevin e la sua compagnia, consapevole che comunque non sarebbe mai riuscita a fargliela pagare, non lei almeno.

Quando entrò in classe, adocchiò con lo sguardo l'unico posto libero vicino la finestra, in terza fila. Con passo disinvolto si diresse verso il suo futuro banco quando qualcosa che le sembrò un branco di rinoceronti la urtò violentemente facendola cadere rovinosamente per terra.

Candice che nel frattempo era entrata anch’essa in classe felice di trascorrere un’ora di completa solitudine,osservò la scena e prima che potesse rendersi conto di ciò che stava per fare, si avvicinò a quella ragazza così impaurita per aiutarla.

"Ahia!" il fianco sinistro aveva urtato violentemente contro il pavimento, Faith era consapevole di essersi appena guadagnata un livido.

"Vuoi una mano?!"

Faith alzò gli occhi per capire chi fosse e quasi rimase pietrificata.

Com'era possibile che Candice Pride alias la ragazza dal cuore e dagli occhi di ghiaccio, così la chiamavano, sembrasse sinceramente dispiaciuta per una cosa di cui non era neanche lei la fautrice? Candice dal canto suo si domandava il motivo del suo terrore dato che lo sguardo di Faith, le ricordava molto quello di  un topo in trappola. Cosa pensava che le volesse fare?

"N-no, grazie!" biascicò Faith rialzandosi da sola senza accettare la mano che Candice le aveva teso.

Le scoccò un occhiata che non aveva molta espressione in realtà non era né ostile né di ringraziamento. Era il massimo che riusciva a fare per esprimerle comunque un minimo di gratitudine, ma che comunque sembrò confondere ancora di più Candice.

Faith rivolse lo sguardo a quello che avrebbe dovuto essere il suo posto ma che purtroppo era già stato occupato. Il rinoceronte che l'aveva investito era Jennifer Brett una delle tante cheerleders che la stava guardando con un ché di ironico nello sguardo.

"Cosa c'è tesoro? Ho per caso preso il posto che volevi tu? Vuoi che te lo ceda?"chiese con falsa gentilezza, non gliel’ avrebbe mai ceduto.

Candice che non si era mossa di un passo sembrò animarsi nella speranza che Faith si ribellasse e che rispondesse a tono, invece si limitò a sgattaiolare sconfitta verso un banco in penultima fila di centro, forse le era parso anche di sentire un "non fa niente" uscire dalle sue labbra.

Non riusciva a crederci, se Brittany avesse fatto una cosa del genere a lei come minimo, l’avrebbe fatta espellere dall’istituto inoltre, era inspiegabilmente furente con Faith perché non si faceva trattare come dovuto.

Ciò che Candice non sapeva era che Faith, nonostante avesse lo sguardo fisso sulle mani intrecciate sul banco da qualche minuto odiava enormemente il fatto di non essere abbastanza forte da andare lì a staccare le extencion biondo platino di quell’impertinente e costringerla a ridarle il posto che le aveva sottratto facendole, per giunta, far male ad un fianco. Durò poco come al solito, alla fine con un sospiro si rassegnò, rilassò le spalle e rivolse l'attenzione al professor Donovan appena entrato in classe, non prima di lanciare uno sguardo veloce alla sua soccorritrice che aveva preso posto in prima fila esattamente di fronte alla cattedra dove nessuno avrebbe avuto il coraggio di disturbarla.

***

Buonasera, o forse dovrei dire buonanotte a tutti vista l'ora! Bene, mi presento io sono Noemi (quella bellissima, biondissima, unicissima, simpaticissima, miticissima, altissima e protremmo continuare così per ore, ma si da il caso che io sia una persona modesta XD) e ho rapito Fozzy, l'ho legata ad una sedia e le ho rubato l'account ù.ù

Ma bando alle ciancie!Questo era il secondo capitolo, spero che vi sia piaciuto...anzi pretendo che vi sia piaciuto perchè è un lavoraccio riscrivere tutto intrecciando i pensieri di ogni personaggio ù__ù.

Questa volta avete avuto il piacere di conoscere la piccola ed ingenua Faith, ma non lasciatevi ingannare le cose non sono spesso come sembrano basti guardare come si è comportata Candice, la ragazza dal cuore e dagli occhi di ghiaccio, nei suoi confronti...strano eh? Se Cand fosse vera si sarebbe sorpresa anche lei XD nel prossimo capitolo rimarrete tipo O________________O e sappiate che non avete ancora visto niente. Detto questo vi saluto <3

besos anche da parte delle altre due. xo

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Capitolo 3
*** Svolta ***




Svolta - capitolo terzo

Poco dopo l’incidente entrò in classe il  professor Donovan con quel suo atteggiamento buffo e i suoi baffoni bianchi dai quali spuntava un sorriso cordiale. Era il preferito di Candice.

"Allora ragazzi, spero che abbiate trascorso delle buone vacanze!...Si, signor Lively lo so che avrebbe voluto durassero di più..." aggiunse anticipando ciò che Sean ripeteva ormai da quattro anni.

Ci fu un attimo di risate generali e poi il signor Donovan riprese a parlare.

"Per la vostra immensa felicità, oggi nessun verso di Shakespeare tormenterà le vostre menti. Perciò forza, siete liberi di fare ciò che più vi piace eccetto che colpirvi con le sedie."

Candice si domandò come mai lasciava l'ora libera, in quanto fino a quel giorno non era mai successo un evento simile, visto l’entusiasmo del professore nei confronti della sua disciplina e, a giudicare dalli sguardi attoniti del resto degli resto degli  studenti, non era l'unica a pensarlo.

"Professore, come mai...?" cominciò, ma venne immediatamente preceduta.

"Vi lascio in pace? Semplicemente perché voglio dedicare quest'ora a leggere il discorso d'inizio anno che la signorina Dobrev ha gentilmente preparato e che, leggerà davanti a tutti gli studenti durante la prossima ora nell'aula magna e al quale sono sicuro che assisterete tutti" spiegò tutto d'un fiato.

"Ah, ho capito" disse la ragazza mentre gli occhi di tutta la classe si fermarono sulla povera Faith che aveva l’aria di voler scomparire in quel preciso istante. Stava maledicendo mentalmente  il professor Donovan per aver annunciato  il suo discorso al resto dei suoi compagni mentre lei sperava solo che tutti se ne dimenticassero o non ne fossero al corrente, ma ora "l'invito" del professore suonava come un ordine.

Si alzò con i fogli protocollo dove era scritto il suo discorso e lo consegnò al signor Donovan che voleva assicurarsi l’assenza d’imperfezioni o scorrettezze grammaticali.

Il resto degli studenti cominciò a chiacchierare e a crogiolarsi nel dolce far niente, tutti tranne Candice che sembrava essere molto interessata a ciò che c’era scritto sul suo libro quando in realtà aveva semplicemente voglia di starsene per i fatti propri. E così trascorse l'intera ora.

Al suono della campanella tutti si riversarono nei corridoi diretti in aula magna. Prima di uscire Candice notò Faith, che rileggeva frenetica le correzioni del professore, per evitare di dimenticare qualche parte del discorso. Avrebbe voluto dirle qualcosa di incoraggiante, ma nessun suono uscì dalle sue labbra. Faith si accorse che lei la stava fissando ma non ebbe il tempo di assicurarsene perché la ragazza di ghiaccio distolse rapida lo sguardo e uscì dalla classe scuotendo la testa.

Candice non aveva molta voglia di stare a sentire il discorso di benvenuto, ma c'era qualcosa nel tono sicuro e solenne di Faith Dobrev che le impediva di distogliere lo sguardo dal palco.

"Un nuovo anno ha appena aperto a noi le sue porte, quello che ci aspetterà..." stava dicendo e continuò per i successivi cinque minuti a illustrare i pregi della loro onorevolissima scuola, l'efficienza dei corsi, la grande capacità di coinvolgimento degli insegnanti, illustrò i vari corsi ponendo particolare attenzione a quello teatrale, del quale faceva parte.

Sembrava davvero sentirsi a suo agio, come se quello fosse il suo posto. Non ricordava assolutamente la timida ed insicura ragazza di qualche minuto prima, era un'altra persona, o una brava attrice. Di nuovo a Candice sembrò di avere qualcosa in comune con lei, il che era praticamente impossibile. Come poteva lei, idolo della scuola essere simile all'anonima Faith? Eppure non riusciva a togliersi quella idea dalla testa. Per fortuna gli applausi della sala la distrassero da quei pensieri incerti.

"Vi auguro quindi di trascorrere un anno intenso e pieno di bei voti per tutti!" concluse e, imbarazzata da quella che Candice intuì una correzione dell’ultimo minuto dell’eccentrico professore, sgattaiolò via dal palco.

"Che noia" disse Jennifer, un'altra insulsa ragazzina che dava più importanza al colore del suo smalto piuttosto che a mantenere una buona media scolastica. Ma al suo posto chi si sarebbe preoccupato di studiare, suo padre era uno dei consiglieri comunali, ci avrebbe pensato lui a porre rimedio ad ogni insufficienza della figlia.

"Forza ragazze, andiamo via da qui"

A malincuore Candice le seguì e per tutto il tragitto ritenne saggio ignorare l'elenco dei nomi dei ragazzi che Jennifer aveva avuto durante l'estate.

Poco più in là c'era Faith. Per la seconda volta i loro sguardi s'incrociarono.

[...]

"Candy, che cos'hai?, sei più silenziosa del solito oggi e non hai mangiato niente..." le chiese Alison, che fra tutte era quella che mostrava di essere nata con un cuore, ed era anche l'unica con cui ogni tanto scambiava qualche parola senza risultare sarcastica.

"Nulla, sono solo un po’ stanca, devo abituarmi a riprendere i ritmi scolastici credo"

"Mmm...forse hai ragione" ma non sembrava troppo convinta.

Nel frattempo Faith aveva raggiunto il bancone e si stava servendo quella sottospecie di poltiglia che osavano definire cibo commestibile. Da lontano notò il gruppo di cheerleader e il suo sguardo incrociò quello di Brittany che si avviava nella sua direzione.  Faith decise di allontanarsi il più possibile dal suo sguardo malignamente divertito, ma fu di nuovo troppo lenta.

Un rumore e un'ondata di risate invasero la mensa. Brittany aveva colpito ancora e Candice aveva la sensazione che avesse eletto Faith come vittima dell'anno, perché l'aveva spinta di proposito facendole cadere tutto il contento del vassoio sulla divisa. Vide la vergogna negli occhi della ragazza, che se possibile si era fatta ancora più piccola del solito. Le fece una tenerezza incredibile vedere quel visetto spaurito di fronte a più di 300 studenti che ridevano di lei e facevano battute sprezzanti. Quello era troppo. Si alzò e con passo da soldato si avvicinò a Brittany e iniziò a sbraitarle contro.

"Sei un'idiota lo sai? Come ti permetti a spingerla di proposito, chi ti autorizza a trattare così un essere umano, stupida oca che non sei altro?!"

Nella mensa calò il silenzio assoluto.

"Candy è solo Dobrev, perché te la prendi tanto a cuore" replicò lei stizzita

"Non ti interessa. Da oggi in poi se vedrò te o chiunque altro prendersela con lei senza motivo, giuro che dovrà vedersela con me. Sono stata chiara?" disse aggressiva e fredda allo stesso tempo. Brittany non rispose.

"SONO STATA CHIARA?" quasi ringhiò.

"S-si"

Le voltai le spalle e mi girai a guardare Faith che mi rivolgeva lo sguardo più stupito che avesse mai visto.

"Vieni con me"

E con sua grande sorpresa vide Faith raccogliere la sua borsa da terra e dopo aver scoccato un ultima occhiata incolore all'intera mensa ammutolita dalla sfuriata di Candice, la seguì.

***

A parlarvi sono sempre io Noemi, perchè Fè probabilmente starà ancora dormendo XD

Ed eccoci qui con il nuovo capitolo, Candice che fino a qesto momento non ha mai mostrato interesse per nessuno sembra inspegabilmente colpita da Faith, tanto da difenderla in mensa (ok, non fatevi strane idee XD...a Candice piacciono i maschietti...e vi assicuro che fra un pò entreranno in gioco anche loro)

nel prossimo capitolo l'amicizia fra Cand e Faith inizierà a prendere forma anche se nel corso del tempo quando le cose sembrano filare lisce come l'olio BUM! succede qualcosa che complica la situazione...qualcosa di nome Gillian Spencer.

Taanto love a voi ♥ 

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Capitolo 4
*** Passi avanti ***




Buona lettura! ;) (Capitolo ripostato per problemi con l'impaginazione, ci scusiamo per l'inconveniente)

Passi avanti - capitolo quarto

Quando entrambe si furono allontanate abbastanza dalla mensa, Faith trovò il coraggio per sillabare qualche parola.

"Io.. ehm.. grazie" biascicò e lo sforzo fatto fu davvero immenso.
Candice  nel frattempo si chiese per quale ragione parlare con un tono di voce normale le costava così tanto.
Non le chiese comunque di alzare il tono della voce, per delicatezza, e senza aggiungere altro la condusse al suo armadietto, ricordava di avere una maglietta di ricambio lì dentro. Ed infatti la trovò subito non appena lo aprì, l'indumento più patriottico che avesse mai avuto.
Glielo porse con un sorriso cordiale, cercando di mettere la timida Faith a suo agio, ma riuscirci si stava dimostrando una vera impresa.
 Un sorriso quasi dolce è ciò che Faith vide rivolgersi, cosa mai vista sul volto di una della combriccola di Brit. Il ché non fece che aumentare il suo stupore, ancora non riusciva a spiegarsi il comportamento di Candice di quella mattina. L’aveva incontrata già tre volte quel giorno, l’anno prima l’aveva vista si e no cinque volte in tutto.
Forse sto diventando paranoica, pensò.
"Fammi sapere se ti sta" irruppe i suoi pensieri Candice e annuendo sparì velocemente nel bagno delle ragazze.
 Quando srotolò davanti a sé l’indumento passatole da Candice si accorse che si trattava di una maglietta, pulita, con delle stampe di new york, aderente, cioè almeno su Candice risultava sicuramente aderente, su di lei invece sarebbe sembrato un vestito più che una t-shirt, a causa della diversa statura delle due.
Candice infatti era statuaria con il fisico di una modella, Faith molto più modesta, magra si, ma anche molto più bassa. In ogni caso era sempre meglio che rimanere con indosso la sua camicia sporca di budino e una poltiglia non meglio definita.
Con gesti rapidi per non sporcarsi anche i capelli Faith tolse  la camicia e la gettò sul lavandino per poter indossare la maglietta. Dopo essersela stirata per bene sui fianchi con le mani si osservò allo specchio per un po’. La maglietta le stava, era un po’ lunga come si aspettava, ma comunque le stava. Era così diversa dai soliti indumenti che indossava, era più attillata e essendo bianca anche un pò trasparente. Insomma metteva in risalto il suo corpo anzichè nasconderlo come era solita fare. Faith guardò il suo viso allo specchio e sistemò i capelli portandoli dietro le orecchie. Appoggiò le mani ai lati del lavandino fissandosi ancora.
Cosa può aver spinto Candice a reagire in quel modo, a mettere in gioco la sua vita sociale per difendere una perfetta sconosciuta?
Avrà qualche secondo fine, forse vuole una mano con i suoi compiti?
No, Candice è una delle migliori, una che veramente si merita il posto in questa scuola, e l'avrebbe meritato anche se i suoi genitori non fossero stati ricchi e famosi, è intelligente e dotata. C'è sicuramente qualcos'altro sotto.

Per un attimo credette quasi che la reazione di Candice fosse scaturita dal suo essere stufa di Brittany e di tutta la compagnia, era palese che non era come loro. Infatti Faith si era sempre domandata per quale motivo si ostinasse a frequentarle dato che poteva scegliere degli amici molto più degni della sua attenzione. Magari proprio lei perché no? Poi si guardò scetticamente allo specchio, era ovvio che i ‘privilegi’ che ricavava dall’accompagnarsi con le cheerleaders e con gli atleti non li avrebbe mai ottenuti se si fosse accompagnata a lei o a qualcuno come lei.
Stufa di tutte quelle congetture sul perché del comportamento di Candice, Faith si sciacquò la faccia per schiarirsi le idee, chiedendosi per quale ragione doveva sempre stare a  cercare qualcosa di negativo in tutti. Non poteva semplicemente fidarsi ogni tanto?
Scosse la testa e raccolse la camicia sporca uscendo dal bagno.
Nel frattempo Candice poggiata al suo armadietto ripensò a ciò che aveva appena fatto. La prima parola che le venne in mente per definire il suo gesto fu "pazzia", ci riprovò un paio di volte, ma con scarsi risultati, senza dubbio si era comportata senza nessuna logica.
Non appena Faith uscirà da quel bagno sicuramente le nostre strade si separeranno, tutto tornerà come prima e quella scenata di fronte a tutta la scuola non sarà servita a  niente se non al mio suicidio sociale, dovrò essere ancora più stronza per recuperare il mio posto. Che poi, che cosa speravo di ottenere? Persone come me e persone come Faith non sono fatte per essere amiche. Nessuno vuole essere realmente mio amico.
Questi i pensieri che le frullavano per la mente. Nonostante non lo desse mai a vedere si sentiva sola, non aveva veri amici e forse più che gli abiti firmati, le borse griffate, le automobili di lusso, l’unica cosa di cui aveva realmente bisogno era proprio un amico.
"Non so, la taglia è giusta, ma è un pò lunga..."
"Mmm...cosa?" rispose lei assente.
"La maglia, mi sta bene, o almeno credo...grazie ancora..." Faith la osservò preoccupata sembrava rimuginare su qualcosa prima che lei la interrompesse, forse si era pentita di averla aiutata.
"Meglio così. Ora, se qualcuna delle ragazze o chiunque altro, ti infastidisce di nuovo, vieni a cercarmi, ok?"
Faith era allibita, si sarebbe schierata di nuovo contro la casta dominante della Roosvelt per… lei?!
"O-Ok" annuì seppur consapevole che non l'avrebbe mai fatto. Non sarebbe mai andata a piagnucolare da lei. Insomma lei era una persoma che le cose se le teneva dentro. Spiazzato era il termine esatto per definire il suo stato d’animo.
"Allora...ci vediamo in giro"
"Ehm...si...certo, in giro" le fece eco Faith.
E come Candice aveva appena predetto ognuna ritornò alla propria vita.
Che stupida che sei Candice,pensò mentre Faith le passò davanti osservandola con la coda dell’occhio chiedendosi perché la sua ‘salvatrice’ le sembrava quasi… delusa?

Faith
Nel tragitto per tornare a casa Faith tenne stretta addosso la giacca, nonostante facesse abbastanza caldo per camminare senza, ma la maglia di Candice attirava troppi sguardi e lei non era certo un tipo a cui piacesse stare al centro dell’attenzione.
Quando giunsi finalmente a casa poggiò le spalle contro la porta dopo averla richiusa e prese un profondo respiro sentendosi finalmente al sicuro.
"Uff...finalmente!" sbuffò
La casa era vuota, i suoi genitori erano al lavoro. Il signore e la signora Dobrev gestivano un locale accogliente e famigliare basato sulla cucina italiana. L'italia gli aveva fatti innamorare durante il loro viaggio di nozze e da allora avevano sempre cercato di portare con loro qualcosa del bel paese, come la cucina appunto.
Per cui Faith aveva casa libera fino alla sera, si vedevano poco lei e i suoi genitori, tranne quando non andava a dare loro una mano al locale. Tolse la maglietta di Candice e la mise in lavatrice insieme ad un'altra catasta di robe sporche per poi avviarla subito. Rimase a fissare l’oblò della lavatrice per un po’, poi decise di darsi da fare. Rimise in ordine il disastro fatto in camera quella mattina e concluse la sua giornata con una doccia veloce per rilassarsi. Uscendo dalla doccia si guardò di nuovo allo specchio pensando a quella mattina, aveva una strana sensazione nei confronti di Candice. Innanzittuto si sentiva riconoscente, non tanto perché l’aveva difesa, non era quello ciò che le faceva piacere, la pietà che le aveva potuto ispirare, bensì le era grata per essersi interessata a lei, per aver messo a posto quelle oche ed aver dato loro una lezione, cosa che sperava succedesse da tempo.
Un rumore sordo proveniente dalla lavatrice la fece sobbalzare mentre finiva di asciugarsi i capelli, era terminato il ciclo di lavaggio. Dopo essersi rivestita, ritirò i vestiti e li piegò, ringraziando l'inventore dell'asciugatrice.
Quando si ritrovò tra le mani la maglietta di Candice ci mise più cura del necessario nel piegarla. La poggiò sul tavolo e indugiò su di essa per un po’ per poi afferarla, infilare le scarpe, prendere la borsa e precipitarsi fuori di casa.

Candice
Tornare a casa era il momento della giornata che più preferiva per due semplici motivi. Il primo era il più ovvio, ovvero liberarsi della presenza delle sue morbose seguaci, mentre il secondo era quello che mai nessuno avrebbe creduto possibile neanche se lo avesse visto con i propri occhi.
"Buongiorno signorina Pride, ha trascorso una bella giornata oggi a scuola?" la salutò George, prima di aprire lo sportello della lussuosa auto di famiglia
"George, quante volte devo ripeterlo? Non chamarmi -signorina Pride- , mi conosci da quando ero in fasce, Candy mi va più che bene, lo sai"
"Come desidera, signorina Candy" sorrise
"Non cambierai mai" disse ricambiando il sorriso.
L'auto partì e in attimo si ritrovarono fra le caotiche e affollate strade si New York. George Brown, il suo autista personale, affrontava tutti i giorni quella confusione snervante, eppure dai suoi occhi traspariva sempre serenità. Candice attribuiva quella sua caratteristica alla sua infinita pazienza o alla saggezza che cominciava a prendere piede negli uomini della sua età, ma lui diceva che era solo la passione per il suo lavoro. La ragazza provava una profonda stima per lui e in diciassette anni che lo conosceva era sempre stato gentile ed affettuoso con lei, come se fosse la sua nipotina, nonostante l’iniziale ostilità nei suoi confronti durante i primi mesi da autista personale. Le cose cambiarono quando un giorno, per rispondere al suo otile silenzio e alle sue frecciatine antipatiche rispose che in tanti anni di servizio Candice ero la sua passeggera preferita e che era conscio del fatto che il suo era solo un atteggiamento di facciata, che non rispecchiava la vera Lei. La ragazza dal canto suo aveva negato con tutta se stessa, ma da quel giorno cominciò a salutarlo tutte le volte che andava a prenderla da scuola. Chissà perchè gli altri non la capivano come faceva lui...
"Qualcosa non va signorina?" domandò George, osservandola dallo specchietto retrovisore, evidentemente si era accorto che qualcosa la rattristava. Lo capiva sempre. Sospirò.
"Niente di così irrisolvibile..."
Qualchè attimo dopo passò una caramella alla fragola,Candice sorrise perché era una cosa che faceva fin da quando era bambina dopo, che era stata rimproverata da suo padre o era caduta sbucciandosi un ginocchio. Con quel gesto riusciva sempre a farle tornare il buonumore. Dubitavo che quel trucco funzionasse ancora.
"Grazie" disse, cercando di nascondere il velo di delusione che le attanagliava lo stomaco.
Si appoggiò allo schienale, con rassegnazione e continuò a insultarsi in tutti i modi che le venivano in mente per la stupidità che aveva dimostrato quel giorno.
"Perchè tutti si comportano come se avessero paura di me..." mormorò dimentica del fatto che non fosse sola.
"La gente si basa sulle apparenze, basta solo trovare il modo di far cambiare loro idea" George disse quella frase con una tale semplicità che la lasciò a bocca aperta. L'ultima parte della caramella si sciolse nella sua bocca. Sorrise.
[...]

Doveva andare a trovare Faith, parlarle e convincerla che non era la ragazza di ghiaccio che l'intero corpo studentesco credeva che fosse. Continuava a ripetersi questo pensando anche che sarebbe stato un privilegio che avrebbe riservato solo a lei. Per un motivo ancora sconosciuto, voleva che cambiasse idea e soprattutto che Faith vedesse in lei qualcuno su cui contare. Voleva semplicemente un'amica. Una vera. Si alzò di scatto dal grande letto a baldacchino della sua camera da letto, animata dalla solita determinazione che era in grado di scuoterla durante gli eventi importanti della sua vita. Sarebbe andata da quella ragazza, tanto timida da fare tenerezza, e avrebbe dato inizio alla missione. Quasi rise di cuore davanti a tutto quell'accanimento, ma nel suo cuore sapevo, sentiva, che ne sarebbe valsa la pena. Non sprecava mai energie, soprattutto per delle persone, se non era certa che erano diverse da tutte le altre. Candice si rivestì il più rapidamente possibile, prese le chiavi della sua auto e si precipitò al piano di sotto. Qualcuno suonò al citofono. Sbuffando, sperò non fosse nessuno d'importante, perchè aveva decisamente fretta e non sapeva quanto sarebbe riuscita a mostrarsi cordiale in quel momento.
"Si? Chi è?" rispose Pierre, il maggiordomo, con il suo tono serio ed elegante. Fece qualche passo fino ad arrestarsi alle spalle di Pierre per sbirciare nel mini display del videocitofono… e quasi stramazzò al suolo per la sorpresa.
"Ehm io son..."
Faith. Impossibile.
"Faith?! Falla entrare Pierre!" esclamò al limite dell'isterismo. Cosa era venuta a fare nella sua enorme casa?
Un paio di minuti dopo suonò al campanello e Pierre rapido e scattante non perse tempo ad aprire la porta.
"Prego, la signorina Candice la sta aspettando"
"Oh quante formalità Pierre, non sono mica mio padre, sii più pratico con me" disse dando una pacca gentile sulla spalla dell'allampanato maggiordomo, che annuì poco convinto.
Posò lo sguardo su Faith, non sapeva se ridere o scoppiare a piangere di fronte al quella sua espressione spaurita. In realtà era solo incantata da tutto quel lusso e quello sfarzo. Casa Pride era davvero una villa degna di un principe.
"Su forza entra, non vorrai rimanere lì tutto il pomeriggio" disse allegra
"Ehm...veramente io...sono venuta per..." biascicò Faith e senza finire la frase porse a Candice la maglietta, quella che le aveva prestato quella mattina. Non appena l'afferrò avvertì subito un profumo delizioso, alla lavanda. L'aveva lavata e asciugata, assurdo, si disse Candice.
"Non c'era bisogno di lavarla non hai mica la lebbra, e poi non era il caso di venire fin qui, avresti potuto restituirmela domani a scuola" il tono con cui lo disse era un pò troppo brusco e infatti Faith si rimpicciolì all'interno della sua t-shirt.
"Già hai ragione, che sciocca...allora, io adesso vado ok? c-ciao"
E prima che la padrona di casa avesse il tempo di bloccarla o dirle qualsiasi altra cosa, lei era già sparita.
Complimenti candy, tu si che ci sai fare con la gente.

 
***

Ciao a tutti!
Eccoci al quarto capitolo di questa fan-fiction/gdr. Chi scrive ora è Fè riappropiatasi (esiste questa parola?) del suo account per un paio di capitoli. Come avrete notato sia Candice che Faith hanno fatto un piccolo passo l’una verso l’altra. L'accoglienza di Candice non è stata troppo cordiale, seppure non fosse nelle sue intenzioni, e ora!? Lo scopriremo nel prossimo capitolo che arriverà di sicuro domani. p.s. Sappiamo benissimo che questi capitoli sono lenti e privi di chissà quali colpi di scena, ma posso garantirvi che questo avviene solo perchè sono i primi capitoli che ci servono da introduzione ;) Se i miei calcoli sono esatti proprio nel prossimo capitolo entrerà in scena un nuovo personaggio, di sesso maschile. Mooolto importante nella storia. Rimanete collegati ;) 
 
*piccolo suggerimento tecnico: Preferite questi capitoli così in terza persona che uniscono entrambi i POV, oppure pensate sia meglio scrivere in prima e differenziare i POV dei vari personaggi?
Grazie in anticipo dei suggerimenti.
With love

F.A.N.

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Capitolo 5
*** Rompere il ghiaccio ***




Enjoy :)

 

Rompere il ghiaccio – capitolo quinto

 

"Mamma, io esco! Non so se torno per cena" annunciò Candice prima di richiudersi la porta di casa alle spalle.
"Non fare troppo tardi!" le urlò sua madre per riuscire a farsi sentire.
Aveva trovato l'indirizzo di Faith sul sito della scuola, o meglio, aveva corrotto il ragazzo che si occupava dell'archiviazione delle informazioni private degli studenti. Doveva rimediare assolutamente.
Dopo un quarto d'ora era davanti casa Dobrev, così piccola rispetto alla sua ma allo stesso modo accogliente. Spense il motore dell'auto e percorse il vialetto. Proprio mentre stava per suonare, la porta si aprì e qualcuno la travolse, facendole perdere l'equilibrio e cadere all'indietro.

Era Faith. La ragazza durante il viaggio di ritorno da villa Pride, si era pentita del suo gesto affrettato sentendosi una stupida per aver pensato di poter  presentarsi così, senza preavviso, come se fossero amiche di vecchia data solo perché, quella mattina Candice era stata gentile con lei. Per cui, per scaricare i nervi aveva deciso di trascorrere il resto del pomeriggio a Central Park leggendo qualcosa, dopo essere passata dalla libreria.

Era così presa dalle sue preoccupazioni immotivate tanto da non accorgersi  della figura alta, bionda e mozzafiato che occupava il suo vialetto, mentre usciva di casa.

"Oddio, scusami tanto, non sapevo che tu...davvero mi dispiace, non volevo farti cadere, perd-" Faith avrebbe potuto continuare all’infinito se Candice glielo avesse permesso, ma la interruppe, rassicurandola.
"Faith. Tranquilla è tutto apposto, sono viva"
"Ma hai sbattuto abbastanza forte, come minimo ti spunterà un livido enorme.." disse sull'orlo di una crisi di nervi, era un po’ ansiosa si rese conto Cand "come posso farmi perdonare?" chiese implorante.
"Spero che tu stia scherzando, non c'è bisogno che tu..." o invece si, quella era l’occasione perfetta per tentare di instaurare un rapporto con la ragazza "va bene d'accordo, se può farti sentire meglio, l'unico modo per farti perdonare e venire con me in un posto" disse trionfante
"O-Ok..." rispose incerta lei.
"Oh aspetta, tu dovevi andare da qualche parte?"
"No, no, non dovevo fare niente d'importante"

 

Bè niente che a lei sarebbe risultato importante, insomma era Candice Pride. Pensò Faith.

Candice le lanciò uno sguardo piuttosto eloquente, del genere ‘sei una pessima bugiarda-sbrigati a dirmi dove stavi andando’.
“A dire la verità stavo andando in libreria...” ma subito aggiunse “ma se a te non va, non fa niente posso andarci un'altra volta"
arrendevole e disponibile come sempre.
"Oh no, la libreria andrà benissimo, io adoro leggere" disse entusiasta la bionda "dimmi sei mai stata alla libreria St.John?" disse con falsa indifferenza. Sapeva bene perchè in quel momento Faith aveva gli occhi che le luccicavano. La St. John era la libreria più grande e ricercata dell'intera America. In pratica, il sogno di ogni lettore, Faith inclusa.

"La st. John!? Come potrei non conoscerla, è una cosa..." rispose animandosi dando l’impressione di essere una fanatica secchiona, perciò pensò fosse meglio abbassare i toni "Insomma si, la conosco!" sorrise debolmente.

Candice sembrò sorpresa di vederla fare un espressione quasi allegra. Lei se ne rese conto e tornò dietro la sua maschera impenetrabile abbassando lo sguardo.
"Allora che aspetti? Chiudi la porta e andiamo no?" ammiccò verso Faith scendendo le scale e ripercorrendo al contrario il suo vialetto.
Annuì e chiuse la porta riponendo le chiavi nella borsa. Quando uscì dal giardinetto antistante casa sua la vide aspettarla dentro una splendida e fiammante BMW.
"W-o-w!" sillabò e lei sorrise.
Salì a bordo e si diressero verso la libreria.

--
Durante il tragitto riuscirono addirittura a parlare e una volta in viaggio Candice tentò di allacciare bottone, magari sarebbe riuscita a conoscerla meglio.
"E così anche a te piace leggere, interessante...pensavo che gli adolescenti che amassero la lettura si fossero estinti, che genere ti piace?" domandò curiosa.
"Ehm...qualunque, ma ultimamente mi sono appassionata ai classici, adoro cime tempestose" la sua voce aveva acquistato un po’ di forza.
"Mmm, non è uno dei miei preferiti"
"Come mai?"
"Non lo so" ammise.
Per alcuni minuti calò il silenzio tanto da indurre Candice a pensare che la conversazione fosse definitivamente morta e che quello era il massimo che avrebbe potuto ottenere. Non che non fosse soddisfatta, anzi, Faith aveva parlato più del solito e senza borbottare. Era un notevole passo avanti.
"Perchè lo stai facendo?" domandò all'improvviso.
"Che vuoi dire? Sto facendo cosa?" le lanciò un rapido sguardo e vide che Faith stava facendo uno sforzo immenso per dire ciò che pensava.
"Difendermi, fare la simpatica, prestarmi i tuoi vestiti...come mai?..."
"Anche se ormai tutti mi definiscono la ragazza di ghiaccio, non vuol dire che lo sia" disse acida, pentendosene immediatamente. Sembrò risentita e alterata, era evidente che non le piaceva la maschera che altri le avevano disegnato attorno.
"Scusa io non volevo dire che tu sei...lascia perdere..." disse chiudendosi di nuovo come un riccio.
"Invece volevi dire esattamente quello" ammorbidì il tono "ma rifletti se fossi davvero la fredda e insensibile Candice Pride, pensi che farei tutta questa strada per te?" sorrise alla timida ragazza al suo fianco.
Faith non parlò, ma rifletté molto su ciò che aveva detto. Infondo aveva ragione.

“Siamo arrivate” annunciò Cand poco dopo.

La ragazza alzò lo sguardo dalle sue mani e… eccola lì, la St. John.
“E’ ancora più grande di come la ricordavo!" disse verso Candice sorridendo, era sempre più impaziente ed agitata, come una bambina in un negozio di bambole.
Entrando furono rapite da scaffali e scaffali di libri che diffondevano in tutto l’ambiente il tipico odore di testi freschi di stampa.
Faith seguì Candice che sembrava conoscere quella libreria a memoria e si ritrovò in poco tempo nel reparto più adatto a lei.
Il cartello in alto diceva "CLASSICI / CLASSICI INTERNAZIONALI".
"Penso che apprezzerai molto questo reparto!" disse sorridente.
"Accidenti! Si.. lo apprezzo da morire!" e si stupì del fatto che sorridesse anche lei.
Passarono forse un ora buona lì dentro a scambiarsi pareri su molti libri, a giudicarne di nuovi dalla copertina o dalla trama e a chiacchierare tranquillamente come se ci conoscessero da sempre.
Scoprimmo di avere parecchie cose in comune. E questo mi stupì ancora di più.
"Sicuramente Oscar Wilde era un grande scrittore, ma spesso leggendo i suoi libri l'ho immaginato come un presuntuoso so-tutto-io, capisci il tipo no?" fu uno dei tanti argomenti che trattarono.
"Senz'altro anche io lo vedo così... Dai si credeva il migliore e si sentiva in diritto di giudicare la società inglese di quel tempo, ma dai scendi dal piedistallo!" concordò Candice.
E scoppiarono a ridere entrambe, insieme. Dall’esterno potevano benissimo dare l’impressione di essere amiche da molto tempo. Faith, infatti, si sentiva stranamente a suo agio in mezzo a tutta quella gente e sapeva che il merito era dalla ragazza al suo fianco.

Alla fine Cand comprò un paio dei libri preferiti di Faith e viceversa, avevano deciso di confrontarsi in fatto di gusti letterali e di conoscersi meglio.

"Ehi tienimeli un attimo, mi sembra di aver visto qualcosa che mi interessi lì" disse Candice lasciando i suoi libri in mano alla ragazza e allontanandosi verso uno scaffale di nuovi arrivi mentre erano in fila per pagare.
Dopo qualche minuto, la fila si fece avanti e di lei non c'era ancora traccia, Faith si guardò attorno per cercarla non accorgendosi che era arrivato il suo turno.
"Hai intenzione di pagarli quelli o vuoi bloccare ancora per molto la fila?!" una voce scontrosa e molto alterata alle sue spalle attirò la sua attenzione.
"Mi scusi?" chiese quasi sconvolta – e intimidita - da tanta maleducazione.
"Mi ha capito, non è sorda giusto?!” ma come poteva una persona essere così scorbutica? “Sono cinque minuti che fissa le farfalle anzichè prestare attenzione alla fila!"
Un ragazzo, bè quasi un uomo, probabilmente universitario con dei libri dall'aria molto pesante sottobraccio la guardava con aria innervosita.
La ragazza si sentì montare dentro tanta di quella rabbia che era certa sarebbe riuscita a cantargliene quattro, ma ovviamente era tutta un illusione, la voce le mancò al momento di mettere in atto le sue intenzioni e le sue guance la tradirono imporporandosi.
"Io... chiedo scusa" mormorò nuovamente e tutti i minimi passi avanti fatti quel pomeriggio le sembrarono svanire. Si, perché credeva davvero che quel pomeriggio in compagnia di una persona così forte come Cand avesse giovato al suo carattere, e le avrebbe giovato ancora di più se il loro rapporto fosse continuato fino a trasformarsi in vera amicizia. Ci sperava, inutile negarlo.

Lo sguardo del ragazzo erano ancora fisso su di lei e sembrava sempre più stizzito da quella minima attesa da costringere Faith a rivoltarsi per pagare, ma fortunatamente Candice arrivò correndo verso di lei con un altro libro tra le mani.
"Oddio scusami,” le disse allegra “scusate gente colpa di Stephen King" sghignazzò.

Guadagnandosi qualche cenno di approvazione. QUASI da tutti.
"Ma prego, faccia con comodo" disse sarcasticamente il tipo alle loro spalle.
"Scusi ha per caso qualche problema?" fu la sua risposta inviperita.
"Lascia stare Candice paghiamo e andiamocene dai"
E così fecero e mentre lei borbottava di quanto la gente fosse diventata maleducata, Faith si voltò. Il tipo stava pagando e dopo aver preso la busta in mano sembrò accorgersi improvvisamente di qualcosa alzò la testa di scatto e incrociò gli occhi scuri della ragazza.
Arrossì di nuovo e abbassò lo sguardo.
Solo una volta che fuori, all'aria aperta riuscì a raffreddare le sue guance e rilassare i muscoli tesi.
"Faith? Ci sei?"

Non si era neanche accorta che Candice fosse partita ma stavamo già sfrecciando per le strade di new york.
"S-si scusami.. dicevi qualcosa?"
"Si ti chiedevo se avessi un orario per tornare a casa perchè conosco un ristorante dove si mangia molto bene"
"Mmm.. nono l'ora non è un problema, perchè invece non andiamo al ristorante dei miei?"
Candice acconsentì e le diedi le indicazioni per raggiungerlo. Il tragitto di ritorno fu più silenzioso entrambe immerse nei loro pensieri. Per tutto il tempo l'unica cosa  a cui Faith pensò furono due occhi azzurri, di ghiaccio.

 

 

 

***

 

Hello everybody! !

Fozzy è qui con una mega nota post-capitolo! (:

1- Allora prima di tutto vogliamo scusarci con voi se nei precedenti capitoli avete trovato degli errori, ma ripetiamo, stiamo trascrivendo da capo un GDR scritto tutto in prima persona, ed è davvero stressante. Comunque sia ci appresteremo a correggere tutti gli eventuali errori man mano che rileggiamo bene i capitoli.

2- Abbiamo aggiunto i banner ad ogni capitolo. Vi presento Faith Dobrev (sulla sinistra, interpretata ovviamente dalla splendida NINA DOBREV), Gillian Spencer (al centro, interpretata da KRISTEN STEWART) e Candice Pride (sulla destra, interpretata da TAYLOR SWIFT).

3- Ultima cosa, che ne dite di questo quinto capitolo?? Tenete d’occhio quel ragazzaccio antipatico, tornerà presto a reclamare i riflettori su di sé. Ma cosa più importante, Candice ha rimediato alla sua impulsività facendo questo regalo alla piccola Faith. (Oh a proposito non abbiamo idea se questa famigerata libreria St. John esista, è tutta immaginazione.  XD) Non sono adorabili??

Non perdetevi il prossimo capitolo, sta per entrare in scena un altro importante personaggio :)

 

Un saluto da Noemi, la quale probabilmente sarà in coma nel suo letto a quest’ora e da Alessia che è entusiasta di tutto questo e non vede l’ora di farvi conoscere il suo personaggio (anche lei arriverà presto)!! :)

 

With love

 

F.A.N.

 

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Capitolo 6
*** Iniezioni di fiducia ***




Iniezioni di fiducia - capitolo sesto

Il ristorante dei genitori di Faith aveva il nome più particolare che Candice avesse mai sentito per un ristorante. Lo trovò geniale.


"EATaly? Il nome è qualcosa di davvero originale!" esclamò allargandosi in un sorriso che venne ricambiato.

"Già" concordò l’altra con un sorriso, anche perchè era stata una sua idea quella del nome.

Faith le fece strada fino all'entrata e al loro ingresso il suono di un campanello annunciò la loro presenza nel locale Una moltitudine di camerieri si voltarono a guardarle e Candice quasi pensò che Faith avrebbe rischiato un attacco di cuore davanti a tutta quella attenzione, ma invece si sbagliava. Sembrava trovarsi perfettamente a suo agio.

"Buonasera Isobel" "Ciao Bel" "Isobel..." la salutarono i camerieri mentre si affannavano a servire i clienti nella sala, i quali, per Faith, ormai erano amici più che dipendenti.

Candice non capiva perchè tutti la chiamassero Isobel, ma suppose si trattasse di un secondo nome o qualcosa del genere.

Poi uno di quei camerieri, un ragazzone alto e biondo, le condusse ad un tavolo vicino alla vetrata principale.

"Bè? che te ne pare Candice?" le chiese Faith osservando la bionda attentamente per coglierne le sensazioni.

"Non c'è male, davvero molto caratteristico" era sincera. A Faith le si illuminò il viso, "è molto diverso dal genere di posti in cui vado io di solito, ma c'è qualcosa che mi affascina”.

Il ragazzo prese le loro ordinazioni, Candice una buona pizza margherita e Faith della lasagna. Nel frattempo che arrivasse la loro cena, Faith presentò Candice a sua madre, Pearl Dobrev, una donna minuta, dal viso dolce e affettuoso, con i capelli di uno straordinario colore a metà tra il nero e il nocciola, legati in una coda spettinata per via del lavoro. Candice si intrattenne a chiacchierare con lei, mentre Faith tornò al tavolo per salutare il suo migliore amico. Dopo poco Candice dovette ritornare al tavolo perchè erano arrivate le loro ordinazioni.

"Accidenti, ho una fame da lupo" disse a Faith che stava allegramente chiacchierando con il cameriere del nostro tavolo. Non appena la sentì arrivare, il ragazzo si girò di scatto tanto da perdere la presa del piatto di lasagne, il quale si rovesciò completamente sul suo vestito, sporcandolo. Candice perse le staffe.

"Ma sei idiota? Guarda che hai combinato!" esclamò furente.

"Mi dispiace e che sono un pò maldes-" tentò di giustificarsi il ragazzo.

"Non m'interessa, se non sai svolgere il tuo lavoro faresti meglio a trovare qualcosa che più ti si adatti..." disse lei acida. Lo sguardo del ragazzo si indispettì.

"Sei il tu con il tuo vestitino firmato non essere adatta per questo posto" disse tagliente.

"Come scusa?"

"Ho detto che-"

"Gli dispiace e che non succederà più. Per piacere Dan torna in cucina...ti prego..." s'intromise Faith per mettere fine a quel litigio.

"Ok..." acconsentì e prima di andare lanciò un occhiata fredda alla bionda che ricambiò in modo ancora più gelido.

Quando se ne andò, Faith decise di continuare a giustificarlo.

"Devi scusarlo, è nuovo e deve ancora prendere pratica"

"Sarà ma è un imbecille, sicura che non c'era niente di meglio?" domandò mentre tentava di ripulire almeno un pò dell'enorme chiazza rossa che ricopriva il suo abito.

"Daniel è un amico di famiglia e aveva bisogno di un lavoro...è come se fosse mio fratello...capisci..."

"Capito" disse poco convinta "e adesso come torno a casa...guarda tu che macchia..." brontolò.

Faith sembrò riacquistare un pò di vitalità, era davvero dispiaciuta per il vestito di Candice, ma ancor di più per il suo migliore amico, Daniel. L’espressione che aveva assunto una volta rovesciato il piatto su Candice, era mortificata ma anche risentita dalla vivacità dei commenti di Cand, la quale era stata più impertinente del necessario. Gli avrebbe parlato più tardi, ora doveva fare qualcosa per rimediare al suo errore, non sapendo se lei avrebbe apprezzato essendo i loro stili molto diversi, ma d'altronde era il minimo che potesse fare.

"E' arrivato il momento di ricambiare il favore" annunciò “ti presto qualcosa io”

Semrbò pensarci su, allora si affrettò ad aggiungere. “Sempre se vuoi”


Candice annuì contemplando la sua pizza fumante con un po’ di rammarico.


"Tranquilla la faccio mettere in un cartone, la puoi mangiare strada facendo."

Sembrò illuminarsi all'idea di non dover rinunciare a quella meraviglia.

"E la tua pasta?" chiese per non sembrare ingorda.

"Oooh, tranquilla posso mangiarla praticamente ogni giorno"

Così dicendo Faith chiamò Christopher, il cameriere che le aveva accompagnate al tavolo per farla incartare, evitando accuratamente di chiamare Daniel, lo conosceva abbastanza bene da sapere che avrebbe facilmente perso la pazienza alla prima occhiataccia di Candice.

Durante il breve tragitto verso casa, scherzarono sull’accaduto. E Faith constatò che superati i pregiudizi dettati dalle prime impressioni, era bello passare del tempo con lei e che non era affatto così come tutti la descrivevano. Si, magari era un po’ impulsiva, ma era sicura che potesse essere davvero una buona amica.

Una volta a casa sua, dopo aver trovato degli abiti che non la facessero sembrare una poco di buono a causa della differenza d’altezza fra le due, Candice si rese conto che era ora di rientrare.

"Sarà meglio che vada adesso" disse voltandosi a guardarla.

"Si, si è fatto tardi" concordò Faith.

"Allora..." cominciò Candice.

"Ci vediamo domani" disse la più piccola di slancio con un enorme sorriso, per poi sorprendersene un attimo dopo. Lo aveva davvero detto? Con il tono così...speranzoso?

Rise.

"Ok, alle 8 davanti al cancello della scuola" si raccomandò la bionda animata da una strana allegria.

Faith annuì e la accompagnò alla porta d'ingresso.

Quando rimase sola nel silenzio della sua casa, fece una sorta di resoconto di quella intensa giornata. Era soddisfatta, contenta di come era andata, era quasi contenta che Brittany le avesse rovesciato il vassoio addosso. Candice non era come loro, decise, era una persona davvero degna di fiducia e stima. O almeno quel pomeriggio le era parso così. Poi però tornò sui suoi passi e stabilì che era affrettato giudicare qualcuno in maniera così positiva senza conoscerla meglio. Ci sarebbe voluto più tempo.

Il ritorno della diffidenza atto primo. Pensò sarcasticamente Faith.

Accese la tv giusto per avere qualche rumore in casa e fece una telefonata ai suoi avvisandoli che era tutto ok e che sarebbe andata a letto presto. Non appena ebbe riagganciato si stesi sul divano e finse di guardare uno stupido programma, quando in realtà ripassò mentalmente tutto quello che avevo fatto durante quella giornata, i commenti di Kevin, l'arroganza di Brittany, il disgraziato episodio in mensa, la sfuriata di Candice, la sua maglietta, la mia diffidenza prima e il mio coraggio dopo, la sua immensa villa, la caduta di Candice sul vialetto di casa, la st. John, i libri, la fila e... quel ragazzo.

Quell' uomo. E la rabbia immotivata con cui le aveva intimato di smettere di guardare le farfalle, che da quel preciso istante avevano cominciato a svolazzare nel suo stomaco.

C'era qualcosa nel suo sguardo, in quell'azzurro quasi inumano che la intimidiva. Un rumore la fece sobbalzare e battere il cuore forte nelle orecchie.

"Mio dio Raja, mi hai spaventata a morte!" La sua gatta aveva appena fatto il suo ingresso dalla finestra facendo cadere un vaso che era sul davanzale. Risultato? Un disastro.

Le si avvicinò accarezzandola.

"Hai controllato per bene? è tutto apposto?" le chiese ottenendo un miagolio rassicurante.

Faith la guardò e quando Raja alzò la testa, le venne quasi un colpo. Un guizzo di luce rese per un istante i suoi occhi azzurri ancora più luminosi ricordandole tanto quelli di qualcun altro che aveva occupato i suoi pensieri proprio un attimo prima.

Come una perfetta idiota spense di colpo la lampada sul mobile e la prese in braccio.

"Sono diventata proprio paranoica piccola mia" le sussurrò mentre il felino si posizionava comodamente sulle sua ginocchia per ricevere la sua razione di coccole quotidiane.



***

Ben ritrovati :)

Noemi e Federica scrivono. Allora scrivere questo capitolo è stato veramente difficile, perchè NOEMI non ha fatto altro che distrarmi e farmi ridere nei momenti meno opportuni, ah e faccio appello a tutti i lettori animalisti, voleva uccidere Raja xDD Ha pensato a vari modi, magari li omettiamo questi eh! 

Anyway... In questo capitolo vi abbiamo presentato altri due personaggi, Daniel e Christopher, rispettivamente interpretati da Taylor Lautner e Kellan Lutz (questa cosa di trovare chi interpretava i personaggi si è resa necessaria in quanto siamo... delle perfezioniste! u.u E poi ci servivano per graficarci sopra xD)

Occhio a quei due, saranno la causa di non pochi problemi, chi più e chi meno. ;)

Faith invece, la dolce e piccola Faith, riuscirà a incontrare il misterioso ragazzo con quegli occhi talmente belli? Oppure dovrà staccare quelli del gatto? (cit. by Noe xD)

-__________________-"  (cit. by Fè)

Oh, volevamo ringraziare suncries, la tua recensione ci ha fatto un immenso piacere e ha fatto esaltare in particolar modo Noemi! xD E ovviamente il nostro DADO BOA, il cui nickname qui ora mi sfugge (qualcosa con Lestrange se non sbaglio xD) We love you all!! **

Anche se non scrive Alessia è sempre qui con noi con lo spirito e vi saluta tutti mandandovi un groooosso bacio.


F.A.N. ♥



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Capitolo 7
*** Teatro ***




7. Teatro

"Candice, tesoro, è tardi e tu devi andare a scuola!" chiamò la voce di sua madre dal piano di sotto.

"Lo so, lo so, sto arrivando!" esclamò

In genere Candice non era mai in ritardo, ma quella volta non riuscì ad evitarlo. Si era ricordata di un invito che aveva ricevuto sua madre da una compagnia teatrale di nota importanza, che le proponeva di creare gli abiti per la rappresentazione di orgoglio e pregiudizio che avrebbe avuto luogo nel periodo natalizio. A Candice del teatro interessava poco e niente, però era sicura che Faith non fosse dello stesso parere. L'aveva vista milioni di volte partecipare alle recite scolastiche, era molto brava e guarda caso quelli del teatro avevano dato il via ad una serie di provini per ottenere un ruolo nell'opera. Con il suo talento e le conoscenze di sua madre, Candice era certa che Faith sarebbe riuscita ad ottenere una parte anche in quella.

"Candice, per l'amor del cielo farai fare tardi anche a me!"

Si arrese, non riusciva a trovarlo.

"Arrivo!"

"Si può sapere cosa stavi facendo?" chiese sua madre mentre uscivano di casa

"Stavo cercando il tuo invito della Royal Theatre Company, per caso sai dov'è?" spiegò

"E a cosa ti serve?" era seriamente curiosa

"E' per una mia amica, è davvero molto brava e penso che avrebbe buone possibilità di passare le selezioni"

"Fammi pensare...Ah si! ho accettato di confezionare i vestiti e l'ho portato nel mio ufficio per farlo vedere ai miei colleghi, vuoi che te lo porti?"

"Oh no, dopo scuola passo a prenderlo io" disse

Quel giorno e per tutta la settimana, George, il suo autista era in ferie perché finalmente era nata la sua nipotina, ragion per cui adesso era la madre di Candice ad accompagnarla a scuola. Traduzione: guidava così piano che arrivò alla Roosevelt con un quarto d'ora di ritardo rispetto all'orario fissato con Faith.

"Domani vengo con la mia auto" annunciò Candice seccata

"Lo sai che tuo padre non vuole che la usi per andare a scuola" le ricordò lei

"E allora vorrà dire che farò una passeggiata, almeno arrivo prima. Ci vediamo dopo"

"A dopo" le sorrise e tentò di scoccarmi un bacio sulla guancia.

"Mamma!” e sgusciò via come un fulmine.

Faith l’aspettava all'ombra di un grande albero nel cortile della scuola e quando la vide sorrise.

Quella mattina era arrivata in anticipo, non che fosse mai in ritardo, ma quella volta era arrivata a scuola mezzora prima dell’appuntamento con Candice.

La notte l'aveva trascorsa praticamente insonne, era andata a letto agitata e non era riuscita a prendere sonno prima delle cinque del mattino.

Rimanere davanti al cancello impalata in attesa di Candice non le era sembrata una buona idea, era troppo in vista ed esposta si commenti stupidi di Brittany o di Kevin, per cui era andata  a sedersi sotto un albero dal quale si aveva un ottima visuale di tutto l'ingresso dell'edificio.

"Ciao, scusa il ritardo, mia madre non sa guidare" si giustificò la bionda quando la raggiunse

"Figurati" rispose distratta l’amica

"Ti ho riportato indietro i tuoi abiti. Puliti e profumati"

Faith non rispose, ma rimase con lo sguardo fisso nel vuoto, pensierosa.

"No davvero, non devi ringraziarmi era il minimo che potessi fare" scherzò Candice

"Come?"

"Lascia perdere"

"Scusa è che oggi sono un po’ distratta, ho mille cose per la testa"

"Davvero? Non me n'ero accorta" rispose l'altra sarcastica

Scoppiarono a ridere e in quel momento Candice pensò che fosse arrivato il momento di darle la grande notizia.

"Faith. Tu parteciperai ad un provino per la Royal Theatre Company la prossima settimana. Più tardi andiamo da mia madre a predere il modulo. Che ne dici?"

Il cuore di Faith iniziò a battere talmente forte da sentirlo nelle orecchie, e delle gocce di sudore le imperlarono la fronte. Per poco non svenne.  La sua mente cominciò a perdersi in pensieri affollati. 

Presto avrebbe ricominciato il corso teatrale e lei era in febbricitante attesa di sapere cosa avrebbero rappresentato per la festa di Natale della Rooswelt. Non sapeva il perché ma le tornò di nuovo in mente quel ragazzo dagli occhi azzurri.

Cosa accidenti aveva a che fare con il teatro adesso?

Poi ebbe come un flash e tornò alla St.John. Una cosa che il suo cervello aveva registrato ma non notato era il titolo del grosso tomo che portava sotto il braccio: "il teatro nei secoli".  Faith si stupì e spalancò gli occhi per un momento, notando solo di sfuggita Candice

"Ehi Faith, sei cadaverica, respira!" esclamò sorreggendola per le spalle sventolandole un po’ d’aria con una mano.

Riprese il controllo dopo qualche istante ma nel suo sguardo si leggevano ancora tutte quelle domande.

"Mio dio Candice!" sussurrò scacciando l’immagine così nitida di quegli occhi di un azzurro così limpido da farla tremare. "Io non so se... non penso di... insomma la Royal? E' un livello troppo elevato!" la sua voce anche se bassa suonava quasi isterica.

Candice non sopportava l'idea che la gente si sottovalutasse ed era quello che Faith stava facendo.

Il suo lato protettivo nei  confronti di Faith le impedì di prenderla a ceffoni per farle finalmente capire che era davvero una valida attrice e che se Candice Rose Pride si metteva in testa una cosa, non si sarebbe arresa finché questa non fosse accaduta. Perciò si limitò a sorridere e a darle dei colpetti d'incoraggiamento sulla spalla, mentre s'incamminavano verso l'ingresso. Era gonfia di soddisfazione perché sapeva che in qualche modo Faith avrebbe accettato. Nel bel mezzo di tutto ciò, un branco di pecore griffate decise che era arrivato il momento di disturbare la sua giornata.

"Oh no" disse d'improvviso.

"Che cos.. Oh no!" si accodò a lei Faith dopo aver seguito il suo sguardo.

Brittany e tutta la mandria a pochi metri, troppo tardi per scansarli. Candice si stava già preparando ad un eventuale attacco, si capiva dallo sguardo infuocato.

Faceva paura.

Brittany si preparò a colpire.

"Ehi Candy, che fai porti a spasso il tuo nuovo cane? disse sprezzante guardando Faith con sufficienza, la quale sembrò spostarsi leggermente dietro la figura alta e slanciata di Candice, come se volesse usarla a mo di scudo.

"Hai sentito qualcosa tu Faith? E' come se avessi un ronzio fastidioso nelle orecchie" disse ironica la ragazza continuando a camminare. Faith non fiatò. Tipico.

Brittany tornò all'attacco più infuriata di prima.

"Candice smettila con queste stronzate e non evitarmi...ma a quanto pare sei una codarda"

Parola sbagliatissima da dire.

"Oh ma tu guarda, è Brit" disse la ragazza col tono più stizzoso che riuscisse a fare "ora capisco perché ti ho scambiato per un insetto...che razza di occhiali da sole ti sei messa? Sembri un enorme moscone rifatto, fossi in te non avrei il coraggio di uscire di casa"

La faccia di Brittany fu impagabile.

"Allora, forza andiamo Faith o faremo tardi a lezione...e a proposito..." aggiunse ritornando a Brittany, "il tuo posto vicino alla finestra sarà il caso di restituirglielo" dissi indicando la sua  amica strabiliata accanto a me.

"Che cos-" cominciò Brittany

"E un'altra cosa, non sono codarda, ignoro solo la gente che non è degna della mia attenzione...sai, non mi piacciono le leccaculo, perciò attenzione prima di definire qualcuno cane. Buona giornata."

E uscì di scena nel modo più teatrale che conoscesse.

Una volta lontane, Candice scoppiò a ridere.

"Hai visto la sua faccia?" chiese rivolta a Faith

"Candice...sei stata grande!" esclamò lei "vorrei essere brava quanto te"

"Oh imparerai...prima o poi" aggiunse quando si rese conto che l’impresa sarebbe stata più difficile del previsto,"forza entriamo in classe il tuo nuovo posto ti aspetta!" e tutte e due si unirono al resto della classe.

***

Bene, altro capitolo <3

Come avrete notato Faith sta diventando un tantino ossessiva nei confronti di quel benedetto ragazzo e come avrete sempre notato Candice ha deciso di sua iniziativa che Faith parteciperà alla rappresentazione di "Orgoglio e Pregiudizio" (a mio parere una noia mortale, ma Fè non era della stessa opinione ù_ù)

Un'altra cosa che dovreste aver notato è l'amicizia fra le due ragazze che finalmente comicia a prendere forma. Lo sappiamo che per adesso non vi sembra che ci sia niente di romantico ma vi possimao garantire che il meglio deve ancora arrivare. PAROLA DI SCOUT.

al prossimo capitolo!!!

F.A.N. ♥

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Capitolo 8
*** Orgoglio e Pregiudizio ***




Orgoglio e Pregiudizio - capitolo ottavo

Era passata una settimana dall'inizio della scuola. Una settimana anche dall'inizio dell’amicizia fra Candice e Faith.

Avevano legato seriamente. Ed era così strano perché dall'esterno chi le vedeva non riusciva a comprendere cosa potessero avere in comune per essere così unite. E invece avevano tantissime cose in comune e ogni giorno ne scoprivano qualcuna di più.

"Non ci provare quello non puoi tenerlo chiuso nell'armadio!" si lamentò Candice mentre Faith decideva cosa indossare per il provino fissato per quel pomeriggio.

Era stesa sul suo letto intenta sfogliare a una rivista mentre Faith, ancora in pigiama, era in

preda all'agitazione.

"Candice l'hai detto per almeno altre sette maglie. Se sei qui per leggere ti informo che hanno inventato le biblioteche, mentre se sei qui per aiutarmi ti informo... che non lo stai facendo!" sfogò tutto il suo isterismo su di lei. Le labbra di Candice erano ricurve in un sorriso sorpreso.

"Ecco Faith, è così che dovresti essere, e non solo con me! Ma con tutti!" lasciò la rivista sul letto e le si avvicinò sorridendo.

"Allora... cosa si indossa per un provino?" chiese sbirciando nell’armadio di Faith

"Non un provino, IL provino" specificò quest’ultima

"Si si, quello che è... una mise super sexy?" disse Candice ridacchiando, ma a Faith sembrò stesse dicendo sul serio e il suo sguardo imbarazzato e sconcertato fu abbastanza per far trascurare quel’ idea all’amica.

"Come non detto. Allora vestiti in maniera semplice, ma d'effetto"

 -Perfetto, e che ci vuole! – Faith la guardò scettica.

"Oh accidenti Faith. Faccio io allora, ma non osare lamentarti di quello che ti obbligherò ad indossare."

Si era stizzita.

Faith andò a sedersi con il broncio sul letto dove era lei poco prima e prese a sfogliare la sua rivista tanto per fare qualcosa.

"Ah!" urlò d'improvviso facendola sobbalzare.

"Trovato! Metti questi e non fare storie! Su muoviti!" le mise in mano un cumulo di vestiti e senza che potesse vederli la spintonò nel bagno.

Quando Faith restò sola, si accorse che il cumulo era in realtà un unico vestito, blu, semplice, che aveva persino dimenticato di avere, lo indossò e notò che il risultato era quello che voleva Candice, semplice ma d'effetto.

Uscì dal bagno e ebbe il piacere di notare il sorriso di Candice allargarsi.

La quale era piuttosto compiaciuta del fatto che Faith si fosse resa conto che i propri gusti in fatto di moda erano nettamente migliori dei suoi.

"Sono un genio!" disse semplicemente.

"Si certo!" concordò l’altra senza più alcuna traccia di scetticismo nella voce

"Bene adesso pensiamo al trucco e a come acconciare i capelli!" esclamò la bionda poi, con un inquietante luccichio negli occhi.

"C-candice... semplice ma d'effetto abbiamo detto... specialmente semplice!"

Socchiuse gli occhi con fare accondiscendente. Faith era ancora più impaurita, ma chi non lo sarebbe stato sotto il suo sguardo critico.

"Ho detto semplice, non da tossico-dipendente...hai dormito la scorsa notte Faith? Perchè hai delle occhiaie degne di quelle di un zombie"

"Ero troppo agitata per chiudere occhio e poi ok, fa di me quello che vuoi!" disse arrendevole.

"Ottimo, era proprio quello che volevo sentire! Forza siediti e lascia fare a me"

Venti minuti dopo l'opera era completa.

"Ta-daan! Che dici, sono o non sono un'artista?"

"Dico che fra meno di mezz'ora io ho il provino che potrebbe cambiare la mia vita e siamo ancora qui a perdere tempo con queste inutili frivolezze" disse tutto d'un fiato Faith.

Accidenti se era stressata, ma non per questo Candice poteva giustificarla per la totale assenza di riconoscenza. S’imbronciò un pochino.

"Voglio vedere quando poi al provino incontrerai un ragazzo bellissimo da togliere il respiro, se le chiamerai ancora frivolezze" l'ultima parola la intonò con il suo esatto tono isterico.

"Scusa è che sono un po’ nervosa..." disse arrossendo e abbassando lo sguardo

"Solo un po’? Forza andiamo miss ho i nervi a fior di pelle, George ci aspetta"

"Chi e George?" domandò confusa

"Il mio autista"

"A dire il vero io avevo chiesto a Daniel di accompagnarci, sai non volevo disturbarti visto che ho la macchina dal carrozziere e così ho pensato che dato che Dan ha sempre voluto vedermi recitare, di unire l'utile a dilet-"

"Faith vuoi darci un taglio? L'ansia ti rende logorroica, cavolo. E comunque...la prossima volta prima di farti prendere dai sensi di colpa, chiedi. Io con quell'idiota non ci vado in macchina, chiamalo e di che hai trovato un altro passaggio."

"Puoi anche togliertelo dalla testa principessa"

Nell'istante in cui Candice sentì quella voce sprezzante, affilò lo sguardo. Molto lentamente si girò verso chi aveva parlato. Daniel.

"Puoi ripetere?" disse pronta a scattare

"Dovresti fare una visita dall'otorino, visto che ogni volta mi chiedi di ripetere ciò che ti dico"

"Ascolta bene pezzo di scemo, se credi che-"

"Dai Faith andiamo o faremo tardi" disse senza prestarle la minima attenzione, mentre trascinava l’altra ragazza con sé per le scale.

Candice era indignata, come si permetteva a trattarla in quel modo? Stava giocando con il fuoco. Afferrò la rivista che stava leggendo poco prima, l'arrotolò e come un tornado si precipitò per le scale. Una volta che Daniel fu a tiro gliela scagliò sulla testa con tutta la forza che aveva

"Ahi! ma sei completamente impazzita?" disse irritato il ragazzo

"No, mai stata più cosciente"

"Ne dubito, ma ad ogni modo posso sapere perché mi hai tirato quel giornale in testa?" chiese con più tranquillità nella voce.

"Perché non mi stavi ascoltando!" replicò la bionda adirata

Generalmente Candice non era una persona che viveva di attenzioni, ma per qualche strano motivo l'indifferenza di Daniel l’ aveva infastidito.

"Scusa se preferisco il provino della mia migliore amica alla predica petulante di una ragazzina viziata"

Candice restò scioccata e scocciata allo stesso tempo.

"Ragazzi vi supplico non litigate, siamo già in ritardo. Possiamo trovare un compromesso" propose Faith con lo sguardo più supplichevole del mondo.

"No, non credo"

"Sono daccordo"

Faith perse un’altra volta la pazienza. Lei stava per avere una crisi nervosa e quei due si comportavano come se avessero due anni. Non aveva assolutamente bisogno di questo!

"Smettetela di fare i bambini. Adesso si fa come dico io! Tu..." disse indicando Candice "ora vieni con noi e tu..." si voltò verso Daniel "le chiederai scusa, per l'incidente al ristorante dei miei e poi cercherete di chiarirvi. Sono stata chiara?" disse minacciosa

"Cristallina. Ma perchè lui deve cavarsela solo con delle scuse?" disse imbronciata

"Perchè si. Fine della discussione. Muoversi"

Decisamente a Faith tutta quella agitazione nuoceva gravemente alla sua salute psichica. Prima di entrare nella vecchia Ford blu metallizzata, Daniel fece una linguaccia alla ragzza al solo scopo di infastidirla.

"Idiota" borbottò, mentre si posizionava sul sedile posteriore a braccia e gambe incrociate.

Candice ebbe il presentimento che quella giornata sarebbe stata molto lunga.

Dopo qualche minuto di silenzio tombale Daniel accese la radio.

Faith gli sorrise grata di quel gesto, sapeva quanto la musica riuscisse a calmarla.

"Ah proposito Izzy, non ti ho ancora detto quanto sei bella conciata così!"

"Dan, cancellalo quel nome ti prego!" disse esasperata "e comunque grazie, tutto merito di Candy, sai che non è il mio genere"

Lanciò uno sguardo allo specchietto retrovisore.

"Si capisco, è più il genere di una principessina altezzosa, è chiaro!" disse tagliente.

"Ehi, mi sono proprio stan-"

"Ehm... Candice no" la guardò implorante "Dan, basta con questa storia ok! Non la conosci, non è come sembra quindi ti prego di non giudicare qualcosa che non rientra nelle tue conoscenze"

Sbuffò e la tensione si sciolse. Candice era soddisfatta del fatto che Faith avesse messo a tacere Daniel, perciò per il resto del tragitto dato che nessuno aveva voglia di intraprendere una conversazione si limitò a studiare con attenzione quel ragazzo irritante riflesso attraverso lo specchietto retrovisore: capelli corvini, carnagione scura che lo rendeva un perenne abbronzato, occhi così scuri da distinguere a malapena la pupilla dall’iride, alto e abbastanza muscoloso.  Insomma, non era niente male se non fosse per quell’aria da pallone gonfiato che faceva tanto innervosire Candice.

Dieci minuti dopo arrivarono al teatro.

"Sto per sentirmi male!" sussurrò Faith, una volta di fronte alla grande entrata.

"Non farlo, non ora, avrai tempo dopo!" la stuzzicò Dan.

"Coraggio Faith, sei bravissima e questi tizi dovranno rendersene conto!" la incoraggiò Candice

Sostenuta dall’appoggio dei suoi amici, Faith pensò che forse c’era un piccola e remota possibilità di potercela fare.

I tre ragazzi entrarono nella sala antistante il palcoscenico e Candice cominciò a salutare a destra e a manca chiunque.Faith notò che conosceva praticamente tutti.

"Signor Bailey" salutò Candice infine, andando incontro ad un uomo dall'aria bonaria e autoritaria al contempo "le presento una mia amica che farà il provino di oggi per Orgoglio e Pregiudizio... Faith Dobrev" disse poi indicando la ragazza al suo fianco.

Faith si avvicinò lentamente con un sorriso gentile. Ricordò i tratti caratterizzanti di Elizabeth Bennett per cercare di cominciare ad entrare già da quel momento nella parte per il provino.

"Lieta di conoscervi signor Bailey" disse porgendogli la mano.

"Il piacere è il mio Miss Dobrev, sono ansioso di vederla sul palco, ora scusatemi, ma devo andare ci sono tante cose da fare, a dopo!" disse salutandoli.

Prese un respiro e quando Candice e Daniel si avvicinarono per parlarle, lei scosse la testa e fece loro segno di no.

"Scusate ragazzi, ho bisogno di stare un po’ da sola per concentrarmi, devo ricordare ogni cosa che so di Orgoglio e Pregiudizio, ci vediamo dopo il provino!"disse loro incamminandosi verso i camerini con altri ragazzi e ragazze che dovevano partecipare, erano davvero tanti.  Faith cercò di tranquillizzarsi mentalmente, non doveva farci caso, non doveva farsi assalire dall’ansia a tutti i costi.

Lasciò i due soli e lanciò loro uno sguardo implorante sperando che non si scannassero, poi cercò un angolino dove stare tranquilla.

Purtroppo le speranze di Faith erano pura fantascienza .

Fu un disastro completo. Se non fosse stato per il signor Bailey, che intimò le poche persone che avevano deciso di sostenere i propri conoscenti, a rimanere in silenzio per l'intera durata delle audizioni, probabilmente Candice e Daniel non avrebbero smesso di punzecchiarsi. Ovviamente i candidati venivano chiamati per ordine alfabetico, perciò non avrebbero dovuto attendere molto per vedere la performance di Faith e automaticamente quella tortura sarebbe presto finita.  Infatti dopo che un tipo estremamente pomposo finì di recitare la parte a dir poco stucchevole di Mr.Darcy , fu il suo turno.

Se non fosse stato per l'assistente incaricata di fare l'appello, mai e poi mai Candice avrbbe creduto che quella ragazza dallo sguardo di fuoco fosse stata Faith Dobrev, almeno, non quella che conoscevo lei.

"Prego signorina Dobrev, ci sbalordisca!" esordì il signor Bailey con uno dei suoi sorrisi grandi e incoraggianti.

Faith attese che le fosse dato il copione e le indicazioni del verso da cui cominciare a recitare. Aveva ricevuto una parte molto intensa, la proposta di Mr.Darcy. C'era un collaboratore del regista che leggeva senza alcuna inclinazione la parte di quest’ultimo e lei avrebbe dovuto rispondergli come se fosse di fronte ad un muro? Doveva usare la sua fervida immaginazione per interpretare al meglio il discorso tra Mr.Darcy ed Elizabeth.

"Potrei chiedervi perché vengo respinto con un così poco riguardo alla cortesia?" disse atono il tipo al fianco del registra. La sua mente staccò la spina e ricordò ogni particolare di quella scena del film e in un attimo, fu fuori dal teatro e nei pressi della canonica di Rosings.

"In egual maniera potrei chiedervi perché, con una così evidente intenzione di insultarmi, avete dichiarato di amarmi contro la vostra volontà..." recitò a memoria quel pezzo che tanto amava.

"Credetemi, non avevo..."

"Se fossi stata scortese questo mi scuserebbe, ma ho altre ragioni e lo sapete!"

"Di cosa parlate?"

"Pensate che possa essere allettata ad accettare l'uomo che ha rovinato forse per sempre la felicità della mia amatissima sorella? Lo negate signor Darcy, di aver separato due giovani che si amavano esponendo il vostro amico ad essere considerato dal mondo un capriccioso e mia sorella alla derisione per le speranze disattese, precipitando entrambi nella più crudele infelicità?!"

Candice osservava rapita la sua amica sul palco che recitava il copione con una naturalezza che lasciava a bocca aperta. Non le era mai piaciuta particolarmente quell’opera ma Faith riuscì ad incantarla per i successivi 10 minuti e con lei anche Daniel che fino a quel momento non aveva smesso di muoversi o di esprimere opinioni, per lo più ironiche, su tutti i partecipanti.

"Grazie mille signorina Dobrev, le faremo sapere fra un paio di settimane" la congedò il regista

"Brava Izzy, sei stata grande, non hanno speranze contro di te!" urlò Daniel alzandosi all'improvviso e cominciando a battere le mani. Candice resistette all'impulso di tiragli una testata.

"Fa silenzio, stai mettendo Faith in imbarazzo e anche me, siediti immediatamente!" sibilò fra i denti acida

"Giovanotto, la prego di contenere il suo entusiasmo" rimproverò il Signor Bailey con quel suo fare d'altri tempi.

"Lo perdoni e che soffre di una malattia mental-" cominciò la ragazza

"Mi scusi, non succederà più" la interruppe lui scoccandole un occhiata di fuoco.

Poco dopo Faith andò loro incontro con un sorriso che si estendeva da un orecchio al'altro vide la sua amica dai riccioli biondi alzare i pollici in su con forza e Daniel che fingeva di asciugarsi una lacrima.

"Presumo di essere andata bene" disse lei sedendosi nel posto libero fra loro.

"Sei stata fantastica"

"Grandiosa"

"Lo dite solo perché siete miei amici"

"Sciocchezze" disse Candice  scuotendo una mano, "più tardi parlerò con il signor Bailey per tastare un po’ la situazione, ma se fossi in te non mi preoccuperei troppo"

Faith stava per risponderle qualcosa ma le parole le morirono in gola. Seguì il suo sguardo fisso su un ragazzo, di qualche anno più grande di loro, che si preparava a parlare. Aveva un aspetto familiare.

La sua voce seducente avvolse la sala, i suoi modi di fare composti e pacati irradiavano una sicurezza e protezione, innaturali per un ragazzo della sua età. Era affascinante e Faith per poco non cominciò a sbavare.

"Non ci posso credere è lui" mormorò

"Lui chi?" chiesero all'unisono Candice e Daniel

Ma Faith li ignorò e rimase pietrificata, il suo sguardo era fisso su di lui. Non era un ragazzo qualsiasi. Era... lui!

Cominciò a recitare e la sua idea di Mr.Darcy c'entrava in pieno il personaggio il suo modo di porsi, il modo di parlare, l'espressione del viso, persino il fascino, l'eleganza e la sua compostezza, pensò la ragazza che restò ammaliata persino dalla sua voce: sensuale, emozionata, suadente...in una parola perfetta.

"Faith chi è quel tipo?" incalzò Daniel

"Il ragazzo della libreria, quello della fila" mormorò lei rivolgendosi a Candice

"Ecco dove l'avevo visto, non sapevo che fosse un attore. Comunque, non mi piace è un tipo permaloso"

"Senti chi parla" aggiunse Daniel ironico. La ragazza non rispose.

Quando ebbe finito, scese dal palco e passo accanto a loro, sorridendo a Faith con ammirazione.

"Hai fatto colpo amica mia" scherzò Daniel

Lei arrossì.

Quando ritornarono alla macchina, tutti e tre rimasero sorpresi di vedere quel ragazzo aspettarli. Voleva parlare con Faith.

"Ciao, lei deve essere Faith" le disse per rompere il ghiaccio e lei imbarazzata come al solito afferrò la mano che le aveva porso.

"S-si, mi scusi ma non so il suo nom.."

"Fabian" la interruppe "Fabian Forbes"

Sorrise debolmente non sapendo bene come continuare dato che lui si limitava a fissarla negli occhi. Solo allora Faith si accorse di avere ancora la sua mano in quella del ragazzo.

"Oh, mi scusi Fab..."

"Ian, vi prego di darmi del tu" disse e la ragazza pensò che vestisse ancora i panni di Mr.Darcy

"Solo se lei farà altrettanto...Ian!" disse stranamente disinvolta.

Ian rise abbagliando la piccola Faith com quella schiera di denti perfettamente bianchi e allineati.

"Comunque Faith, volevo solo congratularmi con te. La tua interpretazione è stata davvero sublime e perfettamente studiata. Sei una bravissima attrice, sono convinto che farai strada!"

Lei non capì dove volesse arrivare, la sua diffidenza ovviamente non perdeva occasione per ripresentarsi.

"Non esagerare" sorrise "Potrei invece dire a te le stesse cose, sembra che tu sia nato per interpretare il signor Darcy"

Di nuovo la sua risata.

Anche Candice si era resa conto della strana disinvoltura dell’amica e osservava sospettosa la scena qualche passo più indietro assieme a Daniel.

Quel ragazzo si chiamava Fabian Forbes e continuava a sorridere e conversare con Faith con una cordialità che mai avrebbe creduto potesse appartenergli, dopo quella inutile scenata alla libreria.

"Quel tipo ha qualcosa che non mi convince" mormorò Daniel, più a sé stesso che a Candice.

"Già, non convince neanche me" sussurrò lei

"Sai che novità, non mi sembra che tu sia una ragazza molto socievole"

"Non m'interessa la tua opinione,nemmeno ti conosco" continuò a bisbigliare tagliente.

"Piacere io sono Daniel James Lovelace nato a New York il 24 settembre 1992. Adesso mi conosci." disse con un sorriso scaltro stampato in viso.

"Non cambia molto la situazione" rispose Candice distratta. Continuava ad osservare quel ragazzo misterioso, che sembrava non avesse ancora smesso di recitare. Non le piaceva e perciò decise di interrompere la conversazione prima che andasse oltre un semplice scambio di complimenti.

"Faith dobbiamo andare..." disse con tono autoritario

"Si..." le rispose soltanto, poi rivolse nuovamente la sua attenzione al bellissimo ragazzo di fronte a lei.

"Io ora devo andare..."

Assentì con il capo, ma non disse nulla.

"Ehm...si quindi.."

"E' stato un piacere, spero di rivederti e spero tu possa passare il provino, te lo meriti!" disse d'improvviso.

Poi di nuovo un sorriso, chinò il capo e andò via passando vicino a Candice lanciandole uno sguardo di sfida che ricambiò ben volentieri,evidentemente, pensò, si era ricordato di lei.

"Faith cerca di stare lontana da Fabian Forbes" cominciò Candice preoccupata una volta che il ragazzo scomparve dalla loro traiettoria.

"Come accidenti hai fatto a sentire il nome di quel ragazzo se eravamo a qualche metro di distanza da loro?" si stupì Daniel

"Il mio udito funziona meglio di quanto pensi. Ad ogni modo, spero che tu seguirai il mio consiglio Faith" ma ormai lei era immersa nel mondo dei sogni, con lo sguardo assente e un sorrisetto idiota che fecero sospirare Candice sconfitta.

Faith annuì a malapena persa nei suoi pensieri, era stato carino però venire a complimentarsi, in fondo in tante avevano fatto il provino e molte erano state brave tanto quanto doveva esserlo stato lei. Eppure...

"Io vado, George mi sta aspettando. Ciao Faith" la interruppe dalle sue macchinazioni Candice salutandola con la mano.

"Ci sentiamo stasera" disse lei prima di ricadere in trans.

"E a me non mi saluti?" domandò Daniel falsamente dispiaciuto.

"Addio Lovelace..." per poco non le uscirono fette di limone dalla bocca.

Candice si girò e si avviò verso la limousine nera parcheggiata fuori al cancello del teatro, entrò in macchina e chiese a George di riaccompagnarla a casa.

"Chi è George? Il suo ragazzo?" disse Daniel rivolto verso Faith con tono quasi indispettito.

"No, il suo autista personale" disse indifferente la sua migliore amica

"Ah"

Perché le sembrava sollevato da quella notizia?

"Andiamo, tra poco inizia il tuo turno e devi lasciarmi a casa, forza!"

"Al suo servizio signorina!" disse scherzoso.

Ridendo tornarono alla sua auto.

Durante il tragitto tra i vari pensieri che affollavano la mente di Faith ce n’era uno a cui decise di dar sfogo .

"Dan..."

"Mmh?" mugugnò in risposta.

"Per caso ti piace Candice?"

Buttò un inchiodata che per poco non la spiaccicò sul parabrezza.

"Oh, ma sei cretino? Che cavolo stavi per investire?!"

"Niente, ma... no! No che non mi piace, è esattamente il tipo di ragazza che odio, che non potrei mai lontanamente prendere in considerazione, neanche se fosse l'ultima ragazza sulla faccia della Terra!"

Faith rimasi allibita da come si fosse animato il suo viso dicendo quelle parole. Era un pessimo attore lui.

"Ah - ah..." lo schernì "Certo Dan... hai proprio ragione!" e ridendo uscì dall'auto che fortunatamente si era fermata proprio di fronte al vialetto di casa sua.

"Grazie del passaggio amico!" lo salutò.

Daniel borbottò qualcosa imbronciato e ripartì.

Quando la ragazza aprì la porta di casa, Raja andò ad accoglierla.

"Raja tesoro!" la salutò andando subito a rifornire la sua ciotola di croccantini.

Il suo cellulare vibrò nella borsa.

Un messaggio da Candice.

from: Candice

"Appena puoi vieni da me. Ti devo parlare.

Beh non aveva molto da fare il giorno dopo era sabato e quindi non doveva nemmeno studiare, quindi sarebbe andata da lei subito.

to: Candice

"Sto arrivando. E' tutto ok?"

Il suo "ti devo parlare" la preoccupava.

Afferrò una bottiglietta di succo d’arancia dal frigo e riuscì in strada nel momento esatto in cui le arrivò la sua risposta.

from: Candice

"Vieni e te lo dico."

Faith sorrise, di fronte a quella particolare tendenza che aveva Candice di rendere tutto misterioso.

Quel giorno non era in vena di prendere metropolitana o taxi e bestemmiò mentalmente il suo carrozziere che ci metteva così tanto.

Decise di passare dal ristorante e prendere in prestito lo scooter di suo padre.

"Dan so che non ti interessa ma, sto andando da Candice! Ciao!" lo stuzzicò lei mentre il suo amico serviva ad un tavolo e che non appena la sentì mimò con la bocca la parola “stronza" facendola ridere.

In poco tempo fu da Candice.

Il suo maggiordomo ormai la conosceva e la fece entrare senza troppi convenevoli e formalità.

"Ehi Cand!" la salutò entrando in camera sua, era davvero allegra, su di giri, un po’ per il provino, un po’ per Daniel o forse per...lui.

"Siediti" le disse Candice glaciale, indicandole la sedia vicino la scrivania mentre lei era a gambe incrociate sul letto.

La ragazza obbedì e aspettò che parlasse.

"Ho due notizie, una buona e una cattiva"

Faith spalancò gli occhi.


***

Ed eccoci qua, con il nuovo capitolo appena sfornato.

Questo è venuto più lungo degli altri perchè...perchè mi andava XD no comunque credo che adesso i capitoli saranno più o meno di questa lunghezza. 

E quindi, Faith sia lodato il cielo, ha incontrato quel ragazzo e adesso sa pure come si chiama! Candice invece ha avuto un pò di problemi con Daniel (che io amo alla follia <3) e dovete ammettere che quando bisticciano sono adorabili *OOO* . 

Ora resta solo una cosa da scoprire: che cosa deve dire Candice a Faith di tanto importante? Lo scoprirete nella prossima puntata di mistero XDXD...ok faccio pietà, ma questo passa il convento, Federica è a poltrire a casa sua e a Noemi tocca il lavoro sporco. Ah, vorrei annunciare che l'altra ragazza Alessia che fino ad oggi oltre che stressare di postare capitoli a raffica non sta facendo una beata mazza, ieri sera ha rimorchiato un aitante giovanotto *si asciuga una lacrima .

Lo so che non ve ne frega niente ma dai, è bello essere partecipi della nostra vita...e per la cronaca visto che siamo in argomento a Fè piacciono quelli più piccoli, non capisce che a 18 ti arrestano per pedofilia LOOOOL XD (se cancelli questa cosa ti ammazzo ù___ù)

io invece sono single e felice della mia libertà ù__ù *autoconvinzione mode on

beeeeeeeeeeeeeeeeeeene credo che sia arrivato il momento di sparire. al prossimo capitolo *PUUUF

ps. se commentate non ci scandalizziamo eh, abbiamo bisogno di recensioni per vivere T______T

with love,

F.A.N. ♥



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Capitolo 9
*** Sensazioni ***




Capitolo ripostato a seguito di alcune correzioni. Sorry :)
Sensazioni – capitolo nono

 

"Prima la bella..." decise infine Faith dopo averci pensato un po’.
Candice la guardò in silenzio per alcuni secondi, giusto per aumentare la tensione e poi cominciò a parlare molto lentamente.
"Un'ora fa ho telefonato al signor Bailey come ti avevo detto e..." lasciò cadere la frase.
"E… cosa? Candice sta per venirmi un attacco di cuore..." disse lei con un filo di voce.
"Sei stata scelta per interpretare il ruolo femminile principale!" quasi urlò.
La reazione di Faith fu alquanto singolare.
"Ah"
"Non sei contenta?" era perplessa, a Cand era sembrato che ottenere quel ruolo per lei valesse più della sua stessa vita.
"Si. Non mi stai prendendo in giro vero?" chiese pacata.
"No"
"Quindi sono stata presa?"
"Si"
"Sono nella compagnia?"
"Ti ho appena det-" Fu interrotta da un urlo assordante.
"Non ci credo! Mi hanno presa, hanno scelto me! Questo è un sogno!" Faith cominciò a strillare e a saltare per tutta la camera. Candice nel frattempo se la rideva di gusto.
"Complimenti" disse fra le risate "non dimenticarti di me quando diventerai famosa"
"E come potrei?" rispose l'altra piombando sul letto per abbracciare con forza la sua amica "se non fosse stato per te non avrei nemmeno preso in considerazione l'idea di presentarmi al provino! Grazie..."
"Figurati...adesso levati di dosso" falsamente scontrosa la bionda la colpì con un cuscino.
"Sei morta Pride" la minacciò, Faith, prima di afferrarne un altro e dare il via ad una battaglia di cuscini epica.
Dieci minuti dopo erano sdraiate a pancia in su, stremate.
"E comunque, ti ho stracciata" si vantò Candice.
"Ma non vale, sono caduta dal letto e mi sei saltata addosso" si lamentò l’altra.
"Ti avrei battuto comunque non è colpa mia se sono una combattente nata"
"Certo, certo"
Per un pò rimasero in silenzio.
"E' qual'era la brutta notizia?" Faith dopo l’euforia iniziale, ricordò che c’era anche una brutta notizia.
"Fabian Forbes ha avuto il ruolo principale maschile" rispose acida Candice.
"Davvero? E perchè la ritieni una brutta notizia?"
"Perchè quel ragazzo ha qualcosa che non mi convince"
"Oh Candice, non vuol dire che se è stato sgarbato una volta dobbiamo avere pregiudizi su di lui" disse Faith rimproverandola.
"Non sono pregiudizi, sono sensazioni, il che è diverso visto che in genere non si sbagliano mai. Promettimi che farai attenzione" chiese seria.
"Candy..." era un assurdità per Faith.
"Prometti!"
"Ok,Ok. Prometto"
Scese di nuovo il silenzio e la ragazza se ne approfittò per dar sfogo ad un pensiero che le frullava in testa da quando aveva lasciato Daniel.
"Hai sensazioni anche su Dan, visto che non riesci a digerirlo?" chiese poco dopo.
"No, lui non mi piace e basta"
"Mmm..." sorrise
"Che vuol dire mmm?"
"Niente..." ridacchiò.
"Se stai pensando a quello che credo tu stia pensando, ti sbagli di grosso. Il tuo amico non mi piace, toglitelo dalla testa. E' esattamente il tipo di ragazzo che odio, che non potrei mai lontanamente prendere in considerazione, neanche se fosse l'ultimo ragazzo sulla faccia della terra!" disse frenetica, animandosi anche lei come aveva fatto Daniel.
Il sorriso di Faith si allargò ancora di più.
"Hai fatto tutto da sola, io non ho detto niente..."  alzò le mani in segno di resa.
"Ma l'hai pensato"
"A me è sembrato il contrario"
Candice rimase zitta, persa nelle sue riflessioni. Faith aveva torto, lei e Daniel erano incompatibili e incapaci di rimanere in una stanza insieme senza smettere di litigare. Perchè mai avrebbe dovuto essere attratta da uno come lui? Non potevo negare che non fosse un bel ragazzo, ma i pregiudizi di lui nei suoi confronti la irritavano.
"Si è fatto tardi, io torno a casa" disse Faith alzandosi dal grande letto a baldacchino.
"Aspetta! perchè non rimani a dormire da me?" le chiese esibendo la sua idea di ‘faccia da cucciolo’, era tremendamente dolce.

"Mmm, va bene. Avviso i miei genitori e sento se sono daccordo... oh e ti dispiace se domani ci passa a prendere Daniel?" le mostrò la sua faccia da cucciolo che non aveva rivali in quanto a tenerezza..

"Da morire ma sei proprio vuoi fa pure" con tono cupo.
Faith invece sorrise.
Riuscirono ad addormentarsi solo alle 4 del mattino, dopo una lunga chiacchierata per conoscersi più affondo. Una cosa era certa, Candice  riguardo Faith, non aveva mai avuto sensazioni.

---

Il suono squillante della sveglia costrinse Candice ad aprire gli occhi il mattino dopo. Una luce soffusa illuminava la camera e una leggera brezza autunnale faceva oscillare la tenda. Si sollevò mettendosi seduta sul soffice materasso, dove, ancora addormentata c'era Faith. Provò a svegliarla ma senza risultati così decise di alzarsi e di farsi una doccia. A piedi scalzi e in punta di piedi per non far rumore uscì dalla sua stanza e percorse il corridoio. In tutta la casa aleggiava un odore speziato e dolciastro che aveva già sentito da qualche parte ma che non ricordava dove. Solo in quel momento sentì un rumore provenire dal bagno in fondo al corridoio e pensò che fosse suo padre, che finalmente aveva deciso di prendersi un giorno di ferie visto che di solito a quell'ora era già fuori di casa e che sua madre si alzava sempre mezz'ora più tardi di lei. Stava per ritornare da Faith, quando la porta si aprì e immersa in una nuvola di vapore scorse la figura di un ragazzo, dalla pelle di qualche tono più scura rispetto a quella della sua amica. Candice strinse gli occhi per cercare di mettere meglio a fuoco quella sagoma che si mosse nella sua direzione. Man mano che si avvicinava riuscì a capire chi fosse.
"Daniel? E tu che cosa ci fai qui?" domandò incredula.
Lui si limitò a sorriderle e a farle segno con la mano di seguirlo. Non riusciva a capire.
"Come sei entrato?" domandò seria senza muovere un passo nella sua direzione.
"Dalla porta sul retro" disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo
"E perchè sei in casa mia, con solo un asciugamano addosso e tutto bagnato?" chiese realizzando solo in quel momento quanto fosse attraente.
"Perchè avevo voglia di vederti"
La ragazza scoppiò in una fragorosa risata.
"Trova una scusa migliore"
Lui si avvicinò senza staccare gli occhi dai suoi e in un attimo, Candice, se lo ritrovò a un centimetro dal viso. Era paralizzata.
"Dico sul serio" disse mentre con le braccia la serrava al suo corpo. Poi senza che aggiungesse niente iniziò a baciarla, prima delicato per poi diventare sempre più passionale, le accarezzò i fianchi sino ad insinuare le sue grandi e calde mani sotto la maglietta per sfilargliela. La sfrontata e impertinente Candice Pride non sapeva cosa fare, come comportarsi, l'unica cosa di cui era certa era che non l’avrebbe fermato per nessuna ragione al mondo. Non si rese neanche conto di essere appoggiata alla parete della doccia con lui che faceva scorrere le sue labbra nell'incavo del suo collo, mentre le sue mani scivolavano lungo la sua schiena cercando e trovando il gancetto del suo reggiseno. La ragazza strinse con tutta la forza che aveva i capelli di Daniel tra le sue mani pur di avvicinarselo ancora di più. Cercò le sue labbra e quando si trovò ad un centimetro da esse, tutt’un tratto Dan scomparve, lasciandola da sola nella doccia che iniziava a riempirsi d'acqua.
"Daniel!" chiamò "Daniel per favore aiutami!"
L'acqua le arrivava al livello delle spalle.
"Oh mio Dio, Daniel!" ormai era in preda al panico, consapevole che Daniel l’aveva abbandonata e che l'acqua la stava sommergendo. Una ondata gelida le sferzò il viso.
"Oh mio dio!" urlò di nuovo "DANIEL!"
E poi capì. Lo scenario attorno a lei si sgretolò, era stato un sogno, non c'era nessun Daniel in asciugamano, nessun bacio, nessuna doccia stracolma d'acqua, ma solo Faith che la guardava pietrificata con una bottiglietta d'acqua completamente vuota in mano. Per uno stupido scherzo le aveva rovesciato l’acqua in faccia e Candice stava per cominciare a ripassare il suo repertorio di imprecazioni, ma l’amica la interruppe prima.

"T-tu... hai sognato Dan? Stavi sognando Daaaaniel!?" urlò incredula.
"Sta zitta, mi stai facendo rincretinire" disse rude
"MA HAI SOGNATO DANIEL!!" gli occhi scuri della ragazza sgranati.
"Si e allora? Ho sognato che mi rinchiudeva in una doccia e mi faceva affogare, ma a quanto pare quella che mi ha bagnato faccia e capelli sei tu" si difese nel tono più indifferente che sapesse fare.
"Era la bottiglietta che mi ha tentato. E poi non credo proprio che ti stesse facendo affogare, dalla faccia beata che avevi sembrava stesse facendo qualcos'altro" ridacchiò maliziosa.
Avvampò, ma Faith non riuscì a vederla perchè era intenta a infilarsi la camicia della divisa scolastica.
"Mi dispiace deluderti ma, no, niente del genere" mentì spudoratamente. Per il resto del tempo che impiegò a lavarsi e vestirsi non disse una parola.
Quando arrivò il momento di andare a scuola, trovarono Daniel ad aspettarle appoggiato allo sportello della sua auto e stranamente quando vide Cand non esordì con nessuna delle sue affermazioni pungenti, il che era una cosa buona dato che lei dal canto suo non aveva nessuna voglia di guardarlo negli occhi.
"Buongiorno Daniel è tutto ok?"
"Si Faith tutto apposto...perchè?
"Niente, ho trovato strano il fatto che tu non abbia attaccato briga con Candice" disse riferendosi a colei i cui occhi erano puntati a terra.
"Non è strano si chiama ignorare" rispose lui acidamente.
"A me è sembrato che voi due non riusciate proprio ad ignorarvi..."
Candice si rese conto di dover intervenire prima che la situazione sfuggisse di mano.
"Hai ragione, come si fa ad ignorare una persona così irritante? E adesso se non vi dispiace vorrei andare a scuola, non farmi pentire di aver accettato il passaggio da quest'idiota" si finse fredda, quando in realtà era ancora scossa dal sogno.
"Se la principessa non gradisce la mia compagnia farebbe meglio ad andarsene con il suo caro autista"
"E privarmi del piacere di infastidirti? Muoviti e stai zitto"
Faith sospirò, ma quel sorrisetto non la abbandonava.

La versione che le aveva raccontato Candy non la convinceva per niente, e ne ebbe la conferma dopo quell’incontro stranamente tranquillo. C'era dell'imbarazzo nel atteggiamento di Candice, ben celato, ma c'era. Faith era brava mel rendersi conto di queste cose, a forza di recitare una parte era ben predisposta a rendersi conto se anche gli altri recitavano, quasi sempre, e poteva affermare che Candice e Daniel stavano recitando la parte più difficile della loro vita. Non potè fare a meno di sorriderne.
Una volta arrivati nel parcheggio infatti decise di lasciarli soli, per vedere cosa succedeva.
"Ehi voi, io devo...ehm... devo passare in segreteria per avere notizie del laboratorio teatrale e vedere se coincide con gli orari della compagnia, sapete quella roba lì...ciaooo!" corse via sotto uno sguardo implorante di Candice e sorpreso di Daniel.
Sogghignò e pensò bene di passare davvero per la segreteria per avere le suddette informazioni. Candice nel frattempo prese l’appunto mentale di non rivolgere la parola all’amica -o presunta tale- per tutta la giornata. Dopo la sua defilata rimase seduta, senza muovere un muscolo finchè Daniel non perse l'occasione di farglielo presente.
"Hai intenzione di rimanere immobile per molto? Sai com'è anche io ho lezione e dovrei parcheggiare, in tutta onestà non mi va di arrivare tardi per colpa tua" disse distaccato.
"Si ok. Scusami" rispose la ragazza sorprendendo anche se stessa dalla totale assenza di acidità della risposta. Fece per aprire lo sportello e andarsene a lezione ma Daniel ricominciò a parlare.
"Aspetta. Ripeti quello che hai detto, mi sa che non ho capito bene"
"Ti ho chiesto scusa, Daniel. Non voglio farti arrivare tardi a lezione, adesso me ne vado" rispose irritata.
"Ti giuro che questo momento lo scrivo sul mio calendario, già vedo la scritta, in rosso-Oggi Candice mi ha chiesto scusa. Incredibile!-"
Candice sorrise stizzita e uscì dall'abitacolo. Ecco cosa le dava più fastidio di lui, i pregiudizi sul suo conto, il fatto che trovasse strano sentire uscire delle scuse dalla sua bocca. Non era fatta di ghiaccio anche se era quello che tutti credevano.
"Ehi aspetta!" la chiamò poco dopo.
"Che cosa vuoi?" quasi ringhiò.
"Credo di doverti delle scuse anche io, mi farò perdonare per l'incidente col tuo vestito..." disse accennando un sorriso.
"Stai tranquillo non ho bisogno delle tue scuse per avermi sporcato il vestito..." le doveva delle scuse per ben altre cose, pensò.
"Non m'interessa, non ti darò l'occasione di rinfacciarmi questa cosa per tutta la vita, perciò alle 8 passa dal ristorante per le scuse ufficiali"
"Se non ho niente di meglio da fare" disse neutra.
La salutò con un cenno della mano e se ne andò. Il sorriso di Candice era radioso.

 

***

 

Bonjour a tout le monde.

Eccoci qui con un nuovo capitolo, ho deciso di non dirvi niente al riguardo, mi piacerebbe anzi sapere da voi cosa ne pensate. Seriamente gente, credete che dovremmo continuare con questo scempio o ritirarci e darci all’ippica? Che poi a me i cavalli piacciono per cui non sarebbe neanche una cattiva idea, basta dirlo xD

Scherzi a parte nel prossimo capitolo FINALMENTE arriverà la nostra GILLIAN!

Stay tuned.

Scusate se per qualche giorno non ci siamo state, ma abbiamo trascorso il ferragosto più bello della nostra vita, tutte insieme!!  E’ stato fantastico e i giorni dopo diciamo che erano di ferie anche per noi XD

Allora vorrei potervi aggiornare su Alessia e il bel 22enne rimorchiato l’altro giorno, ma non so niente neanche io, devo chiamarla quanto prima. So solo che ieri si sono visti ** TANTO LOVE A LORO.

Per quanto riguarda me invece non è vero che mi piacciono quelli più piccoli, è capitato un paio di volte! Noemi mente non ascoltatela XD

 

-Voi invece come avete trascorso il ferragosto??? 

Fatecelo sapere :)

 

 

With Love.

F.A.N.

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Capitolo 10
*** Gillian Jaymes Spencer ***







Gillian Jaymes Spencer – capitolo decimo
 

 
“Una, due, tre…quattro”
Gillian stava per addormentarsi con la testa sprofondata nel suo braccio e i capelli di una strana sfumatura rossastra sparpagliati sul tavolino.
Cosa fa una ragazza la sera prima del primo giorno in una nuova scuola? Semplice: conta le bollicine del cappuccino che scoppiano.
Era allo Starbucks da ore ormai, e non badava più al tempo che passava.
“…tredici… quattordici… quind-.”
“Si sente male?” sentì pronunciare da qualcuno.
“No, conoscendola si è  solo addormentata”
Non riconosceva nessuna voce intorno a lei.
“Gill! Gillian??” la chiamarono più forte.
Aprì gli occhi ancora mezza addormentata.
 Ehi, ma quando mi sono addormentata???  Pensò spaesata guardandosi attorno.
“Porco cazz-“ si frenò appena in tempo.
“Cavolo sei messa proprio male amica mia” Frappuccina la ragazza dello starbucks conosciuta da tutti con questo nome, nessuno ha mai saputo quale fosse quello vero.
Mulatta, di media altezza e con due occhi color cioccolato, adesso la fissava con la testa lievemente piegata.
“Quanto stiamo?” farfugliò Gillian tra uno sbadiglio e l’altro riferendosi ad una partita di basket in corso.
“Male, siamo sotto di tre punti” ammise amareggiata controllando il punteggio al televisore.
La ragazza scrutò Gillian con più attenzione  e capì che il suo malumore non era dovuto solo al punteggio della partita.
“Quindi, l’ Eleanor Roosevelt High School eh?! Tu andrai a… cioè TU? Dai!” cominciò a ridere la ragazza appoggiata al tavolino su cui poco prima Gillian sonnecchiava tranquillamente, ma si bloccò appena incrociò il suo sguardo.
Sapeva che a Gillian quella parte di New York l’ aveva sempre spaventata. Ed era proprio lì che si era appena trasferita da Brooklyn. Da come ne parlava la gente sembrava che si stesse trasferendo in un posto che non era propriamente adatto a lei. Decisamente non era una zona in cui  sarebbe riuscita a viverci, al massimo a sopravvivere.
“Stranamente non sei d’aiuto” disse rialzandosi e ricomponendosi, pronta per scappare alla sua nuova casa “Vado a casa, vedrò di farmi un bel pisolino di almeno nove ore” continuò alzandosi dal tavolino e prendendo le sue cianfrusaglie.
“Ricordati che domani hai scuola” la conosceva da quand’era piccola, sapeva che l’ accidia e l’indolenza erano parti predominanti della sua amica e l’ aveva sempre sfottuta affettuosamente per questo.
“Ma i fottuti cazzi tuoi mai??” rispose bruscamente Gillian seriamente irritata da tutta quella situazione.
“Non è una tragedia, sopravvivrai!” le urlò prima che potesse uscire, lei in risposta la salutò con un cenno del capo.
Fuori raggiunse la sua BMW x6 nera, generoso regalo dei suoi genitori per il suo diciassettesimo compleanno.
La aspettava fuori quasi come se le chiedesse anche lei di tornare.
Non era normale che una ragazza di diciassette anni volesse già tornare a casa, ma purtropo per Gillian, sola era il suo secondo nome.
Era sempre stata così sin da piccola, il basket era l’unica cosa che veramente la entusiasmava, non aveva mai avuto il bisogno di fare tutto ciò che le ragazze della sua età generalmente facevano: uscire, fare shopping, dormire tutte insieme e farsi le treccine a vicenda.
Era capitano di una squadra femminile di basket, con un piccante e antipatico senso dell’umorismo.
Forse era per questo che non aveva trovato ancora nessuno con cui divertirsi.
Ormai ci aveva fatto così tanto l’abitudine. O almeno era ciò che lasciava trasparire, era lei a decidere cosa mostrare di sé e cosa no.
Forse quel trasloco a New York arrivava al momento giusto, avrebbe potuto fare nuove amicizie, conoscere nuove persone…
Ma da come parlavano della gente che c’era in quella scuola, non aveva grandi aspettative.
I figli di papà e le sgualdrine non erano le prime persone nella lista dei preferiti di Gillian.
Rialzò la testa dal manubrio e mise in moto verso la sua nuova casa dove l’ aspettavano la madre e il fratello quindicenne, Dylan.
“Ciao a tutti!” disse svogliatamente gettando le chiavi della macchina al solito posto.
“Ciao Gilly! Stai qui un po’ con noi?” la incitò la madre, ma bastò uno sguardo a farla desistere  “Ho capito! Dalla faccia che hai stai bramando il tuo letto più di ogni altra cosa, vai non preoccuparti! Sei uguale a tuo padre”  continuò sua madre cercando di essere comprensiva.
“Hai due occhiaie mooolto carine sorellina” .
Gillian e suo fratello si sfottevano da sempre e quella sera non fu di certo un’eccezione.
“Grazie mamma” si piegò dandole un bacio sulla guancia e un colpetto alla spalla di Dylan.
“Non sarà così male domani vedrai!” la rassicurò per l’ennesima volta, come aveva fatto per tutto il resto della settimana.
“Dai Gill! non vedo l’ora di sapere come si vive da queste parti, vedi il lato positivo” Il lato positivo lo vedeva solo Dylan.
“Si infondo si! Cazzo si che mi divertirò potrò prendere a calci in culo tutte le ragazzine della scuola e entrare nella squadra di basket no?? Sarà uno spasso! Ma solo quando pugnalerò la reginetta del ballo davanti a tutti mi sentirò davvero realizzata” questo è quello che Gillian avrebbe voluto dire…poi capì che stava parlando con la sua famiglia e si limitò ad un semplice: “Buonanotte”
***
Gillian avrebbe preferito non descrivere i particolari che seguirono la mattina dopo, le occhiaie che Dylan le aveva gentilmente fatto notare erano diventate circa il doppio.
Pff spariranno… proprio come questa giornata. come sempre.” Pensò e si precipitò fuori casa, pronta per una bellissima giornata.
Parcheggiò la macchina nel parcheggio della scuola, c'erano solo pochi gruppi di studenti radunati qua e la.
Si fece strada con il suo passo ciondolante verso l’imponente edificio alla ricerca della segreteria per farsi dare l'orario delle lezioni.
Le voci nei corridoi si confondevano tra loro, professori, studenti, bidelli, tutti indaffarati a fare qualcosa di cui sinceramente... non le importava nulla.
Si avvicinò alla segreteria che trovò con non poca difficoltà , e si rivolse con voce non molto squillante alla segretaria seduta ad una scrivania.
 "Salve. Mi servirebbe l'orario delle lezioni del quarto anno per favore"
Nei dieci secondi che seguirono, Gillian non ricevette alcuna risposta
 "Scusi?" ritentò ma tre erano le ipotesi: o aveva parlato troppo piano, o il caos del corridoio aveva impedito alla segreteria di sentire bene oppure quella era sorda e basta.
“Troia rispondimi mi sono già rotta le palle…” avrebbe voluto gridarle.
"Quarto anno?" rispose timidamente una ragazza alla sua destra.
Due grandi ciocche di capelli castani che le cadevano sulle spalle scoprivano un visetto dolce che si aprì in un timido sorriso.
"Si, non deve avermi sentito la segr--" non le fece neanche finire la frase.
"Prendi il mio! Ormai lo so praticamente a memoria" disse gentile mentre le offriva il foglio tutto spiegazzato, ma perfettamente leggibile.
"Grazie! Gillian" disse avvicinandosi ancora un pò per stringerle la mano.
Solitamente non si presentava mai a nessuno, ma c’era qualcosa in quella ragazza che per una volta non la fece sentire in soggezione.
Disse almeno il suo nome. Grande passo avanti.
"Piacere, Faith" strinse la mano un pò più timida rispetto a prima.
Faith rimase un pò sorpresa, lei non avrebbe mai avuto il coraggio di fare una presentazione così diretta con qualcuno che non conosceva, più che altro si sarebbe limitata ad un "grazie" bisbigliato, un occhiata e poi sarebbe filata via a testa bassa.
"Piacere, Faith" ricambiò la stretta con più disinvoltura. Se Gillian poteva, perchè lei no?
Wow, bene, bel ragionamento Faith,la vicinanza con Candice giova al tuo carattere.Pensò.
"La prima lezione è Letteratura con mr. Donovan, è un pezzo di pane, ti piacerà. Vieni ti mostro dov'è." Cercò di metterla a suo agio, riusciva a immaginare quanto fosse difficile l’ultima arrivata, specialmente in quella scuola.
"Grazie!" disse e sembrò contenta di qualcosa.
Durante il tragitto Faith si chiese se Candice e Daniel avessero parlato.
Si stava adibendo a combinatrice di matrimoni, ma vedere i due amici migliori che avesse mai avuto insieme, sarebbe stato davvero il massimo.
E proprio mentre lo pensava vide la sagona di Candice avvicinarsi mentre chiacchierava del più e del meno con Gillian.
"Wow devo dire che mi hai salv---" Gill stava per fare il secondo passo, quello che va oltre il ‘ciao come ti chiami?’ , quando una biondissima ragazza dall'aria poco promettente le interruppe, rivolgendosi subito verso Faith.
Candice di per sé scrutò la nuova arrivata con un occhiata poco amichevole e concluse che sarebbe stata un’altra persona da ignorare. Per cui interruppe semplicemente la conversazione delle due senza preoccuparsene troppo.
"Faith la prossima volta che decidi di improvvisarti consulente matrimoniale ti faccio arrestare" disse arrabbiata.
"Voglio sapere che vi siete detti" l’altra rispose come se lei non avesse parlato, illuminatasi tuta di un sorriso raggiante.
Candice sbuffò.
Gillian, non aveva smesso di guardarla con il sopracciglio alzato per tutto il tempo.

Pessima giornata per farlo.Pensò Cand.
"Che hai da guardare?" sbottò, infatti.
"Ehm Gillian, lei è Candice e questa non è una delle sue giornate migliori" si affrettò a dire Faith tentando di giustificare il pessimo carattere  della bionda, che sicuramente l’avrebbe portata a dire da quel momento in poi cose poco carine.  "Candice lei è Gillian ed è nuova"
"Tanto piacere..." quello che voleva sembrare un tono amichevole si rivelò un completo disastro. Gillian alzò ulteriormente il suo sopracciglio e la sua vaga speranza, nata dall’incontro con la dolce e innocua Faith, di trovare degli essere umani oltre le stronze e i figli di papà in quella scuola, si spense di colpo. Ma non lo diede a vedere ed assunse un aria divertita, com’era solita fare in quelle situazioni.
"Senti, io ti aspetto in classe, quando hai finito con Gillian" Cand non riuscì ad evitare l'ironia nel pronunciare quell'assurdo nome "raggiungimi e non fare tardi".
E ciò che seguì fu una delle sue uscite altamente teatrali con tanto di svolazzo dei capelli dietro di lei. Era come se sapesse già che lei e Gillian non sarebbero mai diventate grandi amiche.
Faith alzò gli occhi al cielo "Scusala, non è sempre così"
"Si certo dev'essere davvero un vero angelo nel profondo" soffocò una risata tentando di sdrammatizzare.
"Scusami??" bene, era giunto anche alle sue orecchie! Esattamente ciò che voleva infondo.
Sorrise gasandosi, non tollerava che qualcuno la trattasse così.
"Ops scusa! Non pensavo di aver urlato così forte... sono davvero rammaricata" non ce la fece più e le scoppiò a ridere in faccia.
"Ti conviene fare attenzione a come parli e soprattutto con chi parli" continuò a squadrarla avvicinandosi al suo viso minacciosamente "ti conviene, se vuoi restare qui almeno per la fine del semestre"
"Wow! Woow! Questa era cattiva, mmh" non riusciva a capire che più faceva così,  e più la divertiva.
Faith aveva l'aria di una che avrebbe voluto sprofondare nel pavimento, mentre Candice indispettita aveva l'aria di una che non aveva mai sentito nessuno rivolgersi così a lei.
In fondo, tutti sapevano cosa era capace di fare , ma visto che lei era la nuova arrivata avrebbe dovuto insegnarglielo. E come se la provvidenza fosse d’accordo con lei, in quel momento passò un ragazzo di cui non conosceva il nome con una di quelle granite che venivano distribuite al bar della scuola. Senza esitare un attimo l'afferrò al volo ignorando le sue lamentele e versò tutto il suo contenuto addosso a Gillian, bagnandole faccia, capelli e una buona parte del maglioncino della sua divisa scolastica. Il giudizio divino di Candice Pride si era appena compiuto.
Faith allibita guardò Candice e si portò una mano sulla bocca per coprire l’espressione di totale stupore sul suo viso.
Gillian dopo un attimo di incredulità alzò lo sguardo dal disastro del suo maglioncino e le lanciò un occhiataccia che emanava ondate di rabbia.
"Hai scelto la persona sbagliata per i tuoi giochetti" tronfia di soddisfazione, Candice.
Lei continuò a guardarla con furia, ma non disse niente. Nel frattempo attorno a loro tre si era formata una piccola folla di gente.
"Cosa sta succedendo qui?! Ognuno torni nella propria classe se non volete che vi dia una bella sospensione con obbligo di frequenza!" esclamò il vocione del preside McKinley che si stava aprendo un varco fra gli studenti. Quando vide ciò che era successo la sua espressione s'incupì ancora di più.
"Preside per fortuna che è arrivato, stavo giusto per venire a chiamarla." Disse Cadnice  col tono più mieloso –e falso- che riuscisse a fare, "Questa ragazza ha cominciato ad importunarmi e stava quasi per lanciarmi quella bibita addosso, per fortuna che sono riuscita ad evitarla" disse rammaricata non provando un minimo di vergogna per le menzogne che stava raccontando.
"Vedo" disse lui voltando serio dalla parte di Gillian.
"Come si chiama?"
"Gillian Spencer, ma io non ho fatto niente, si sta inventando tutto, è stata lei a bagnarmi con la granita!!" protestò la ragazza. Tutto inutile.
"Sei una bugiarda! Preside chieda alla signorina Dobrev lei ha assistito a tutta la scena..." suggerì vigliaccamente Candice.
Faith fu presa dal panico e cominciò a borbottare cose incomprensibili, ovvero la reazione che Candice sperava. Faith in quel momento la odiò profondamente per averla messa in mezzo ad una situazione in cui era lei ad avere torto chiedendole in nome della loro amicizia di mentire, cosa che Faith non adorava fare.
"La guardi, è talmente terrorizzata da cosa potrebbe farle un volta uscite da scuola che non riesce a parlare" disse portando avanti quella mess'in scena.
"Ma non è vero, NON HO FATTO NIENTE!" cercava di discolparsi Gillian.
"Venga con me Signorina Spencer, noi due dobbiamo fare una bella chiacchierata. In quanto a lei signorina Dobrev vedrà che non le succederà niente dopo la scuola" disse imperiale il preside. Faith guardò sbalordita Candice, implorandola con lo sguardo di smetterla con quella bambinata.
"Grazie di tutto preside, come al solito lei è un maestro nel proprio lavoro. I miei genitori saranno contenti." Sorrise.
"Grazie. Forza lei mi segua" disse tornando a Gillian che le rivolse uno sguardo truce degno di una carcerato e se ne andò con passo funebre. Un attimo dopo Faith fu accanto a Candice-
"Hai esagerato" la rimproverò con sguardo truce.
"Se l'è cercata"
"Ma sei stata tu a cominciare!" protestò.
"E' lei crede già di sapere che persona sono. crede che io sia una ragazzina viziata che ha tutti hai suoi piedi, quando tutto quello che volevo era ignorarla! Io non sono così..." si difese.
"Beh, oggi è prorpio così che ti sei comportata" dicendo questo Faith si allontanò, lasciandola da sola in mezzo al corridoio con la testa affollata di sensi di colpa.
***
Gillian seguì il preside fino al suo ufficio. Sperava che almeno in questa scuola non si sarebbe fatta coinvolgere in risse o roba simile, eppure eccola li nell’ ufficio del preside il primo giorno di scuola.
"Allora..” esordì il signor McKinley “siamo sinceri, onesti e vediamoci chiaro. Ok? É stata lei a incominciare?" il preside aveva l’ aria di uno che ripeteva la stessa frase ogni ora di ogni giorno.
Gillian non poté trattenere il sarcasmo nella sua voce "Usi la sua immaginazione, sono totalmente bagnata, le sembra che sia stata io a farmelo da sola? Il masochismo deve andare forte in questa scuola" disse pungente tutto d’un fiato.
il preside ignorò il suo sarcasmo e proseguì.
"Bene allora è la solita storia. Succedono molto spesso cose del genere con la signorina Pride, perciò le consiglio di starle lontano, lo dico per lei. Non mi faccia domande a riguardo"
"Mi creda sono la prima a non voler averci a che fare" 
"La capisco. Buona giornata signorina Spencer e buona fortuna" sul volto del preside apparve un piccolo sorriso appena percepibile.
"Salve" rispose tre volte più scocciata, si alzò e uscì dall’ufficio.
Chiuse la porta alle sue spalle e vi si poggiò con la spalla sospirando, già era stufa di quella scuola, ma decise di non darla vinta alla Pride. Aveva trovato pane per i suoi denti se era la guerra che voleva, allora l’avrebbe avuta. Con ritrovata determinazione si diresse in bagno per tamponare il disastro della granita.
Lasciare brooklyn e trasferirsi a Manhattan, ma che razza di idea avevano mai potuto avere i suoi genitori... .

 
 ***

Cia…Buong…Buonasè…SALVE!
(Ci ha messo tre ore solo per decidere come esordire, just saying!)
Eh si Fe…le cose vanno fatte per bene ù.ù Ok io sono Alessia, se non si era capito xD
Quella scomparsa, quella che…HEY chi vi ha dato l’autorizzazione di spiattellare i miei fatti privati su internet?? O.o
Muahahahah xDD
Avete conosciuto Gill interpretata da (SO PERFETTAMENTE CHE L’HANNO GIA’ DETTO, MA SI SA… MI PIACE DIRLO XD) KRISTEN STEWART <3
Ok ragazzi tenetevi quel sederino ben saldato sulla sedia/sgabello o qualsiasi altro oggetto, perché *tono da trailer cinematografico* IL 
MEGLIO DEVE ANCORA VENIREEE (SEMBRO LIGABUE XDXDXD)

Ps: scusate il ritardo, perchè? –fozzy si impossessa della tastiera
PERCHE ALESSIA ALL’INIZIO SCRIVEVA DA CANI E MI RIFIUTAVO DI TRADURRE, MA ORA è MIGLIORATA TREMENDAMENTE, SIA LODATO IL CIELO! XD
-lè si riappropria della tastiera… di fozzy! (just saying u.ù)
Grazie Fozz ù.ù
Eh ciao belli stateci bene xD
[A Fe piace dire just saying…(Just saying!!) XD]
Questa è la nota più incasinata che abbia mai visto! O.o
Segno che è arrivata Lessi xD

Noemi non sarà contenta, ma Alessia doesn’t care about it xD
Bè fateci sapere che ne pensate di Gillian!! E’ un ordine! u.ù
E noi vi racconteremo i dettagli piccanti di Alessia e il 22enne xD
-Alessia tenta di cancellare, ma fozzy glielo impedisce!  Muahahahahah! xD
 
With love.
F.A.N.

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Capitolo 11
*** Alto Mare ***




Alto Mare - capitolo undici.

Per tutta la durata dell'ora di letteratura Faith sperò di veder entrare Gillian da quella porta.

Ma ormai mancava davvero poco al suono della campanella e di lei non c'era traccia.

Si voltò per lanciare uno sguardo a Candice, ma i suoi occhi erano fissi sulle sue mani intrecciate, bassi come lo erano stati per tutta l'ora se non per quelle poche volte in cui l’aveva vista fissare il vuoto.
Faith era dispiaciuta per lei, e anche per come le si era rivolta prima di entrare in classe, ma le voleva bene e per questo non aveva lasciato correre il suo imperdonabile comportamento. Erano amiche, giusto? E come tali dovevamo sostenersi a vicenda, ma anche aiutarsi a migliorare.
Candice l’aveva già aiutata tantissimo, ora voleva ricambiare il favore.
La ragazza infatti non faceva che tormentarsi, forse aveva ragione Faith, aveva davvero esagerato e non si ero comportata molto diversamente da Brittany e il resto del suo gruppo. Sapeva che avrebbe dovuto cercare di modificare buona parte del suo carattere che costituiva gran parte del problema, ma non riusciva ad evitare di essere scontrosa con tutti, di mettersi sempre sulla difensiva. Era sempre stato così, fin da quando era una bambina e tirava i capelli alle altre compagne di classe. George –il suo amato autista- la definiva paura del mondo reale e forse anche lui aveva ragione. Candice si sentiva un fallimento totale. Ad un tratto sentì qualcuno avvicinarsi e sedersi accanto a lei. Faith. Non disse una parola ma si limitava a sorriderli dolcemente quando accidentalmente incrociava il suo sguardo. Solo quando arrivarono nell'aula di biologia Faith si decise a parlarle
"Candy..." Cand sollevò lo sguardo e videi il suo viso colmo di rammarico negli occhi dolci dell’amica.
"Non stare così,” continuò “hai sbagliato è vero, ma si può sempre rimediare..." la smorfia con cui le rispose dimostrò che non sembrava molto convinta.
E fu a quel punto che qualcosa nella sua espressione triste intenerì l’animo gentile di Faith a tal punto che senza pensarci l'abbracciò per qualche secondo, per poi allontanarsi silenziosamente, rincuorando almeno un po’ l’amica.

In classe notarono la presenza di Gillian che sorrideva ad entrambe, ma Candice era consapevole che il sorriso rivolto a lei aveva un significato diverso da quello della sua amica. Diceva chiaramente - ritenta, sarai più fortunata!
Faith sollevata dal sorriso di Gill si sedetti di fronte a lei lasciando il posto accanto libero per Candice. Attesero qualche minuto l’arrivo della professoressa, invano.
Joshua un loro compagno informò la classe che la professoressa Flower era assente e che quindi quell'ora era dedita al cazzeggio.
Bene era l'occasione perfetta, pensò Faith, per cercare di far sentire meno in colpa Candy, meno in soggezione Gillian e per discolparsi della sua omertà.
"Ciao Gillian" le disse quindi per rompere il ghiaccio.
"Ciao Faith" sorrise, ma ovviamente Faith non riusciva a credere che non provasse del risentimento nei suoi confronti.
Decisa di ignorare questo aspetto e guardò Candice, come ad incitarla a fare qualcosa.

"Ehm...spero che la tua punizione non sia stata tanto grave" improvvisò, non sapendo cosa dire e pentendosene subito dopo.
"Cioè volevo dire...mi dispiace...ho avuto una mattinata terribile, in genere lascio perdere le provocazioni. Dico davvero, scusa se ti ho incolpato ingiustamente..." si affrettò a correggersi tutto d'un fiato. L'espressione di Gillian era sorpresa ma non del tutto convinta.
"Non guardarmi così, non mi scuso mai con nessuno, tranne nei casi in cui sia veramente pentita. Ritieniti fortunata."
Quello era il meglio che potesse ottenere, Gilian lo sapeva e ne fu comunque colpita.
"Ok, accetto le tue scuse..."
"Bene"
Ritornò a giocherellare con uno dei suoi riccioli, mentre Faith continuava a chiacchierare come se niente fosse. Come accidenti faceva?
"Allora Gillian, lo so che non ci conosciamo affatto ma mi chiedevo se stasera ti andava di venire al ristorante dei miei, così ci conosciamo meglio. Ci sarà anche Candice...vero Candice?" disse tirandola in ballo. Dopo averci pensato su qualche secondo pensò bene di accettare, tanto più in basso così non si poteva andare.
"Per me va bene, tanto dovevo già vedermi con Daniel..." buttò lì. Ottenendo la reazione che sapeva avrebbe ottenuto. Faith sgranò gli occhi e si illuminò tutta.
"Non ci credo. Avete un appuntamento?!" esclamò super eccitata.
"Sssssh! Non è niente del genere. Ha detto che deve farsi perdonare. Poi ti spiego meglio" Voleva riservarsi ancora per un po’ il diritto di non spiattellare i suoi affari privati ad una perfetta sconosciuta sebbene fosse stata scortese con lei.
"Ehm scusate se vi interrompo, ma vorrei informarvi che per me va bene" s’intromise Gillian visto che la domanda iniziale, era rivolta a lei. Poi rivolse un sorriso alla tiz… ehm… a Candice. Pensò che infondo non avrebbe dovuto, ma forse le erano bastate le sue scuse per farla sentire meglio.
Era alle prime armi con amicizia e socializzazione, e non sembrava tanto male come cosa alla fine. Compiacendosene tornò con la mente nel discorso.
"Dove ci vediamo? Se volete possiamo prendere la mia macchina, vi fate trovare qui davanti alla scuola e poi andiamo, che ne dite?" si rese conto di star dando troppa fiducia a persone che non conosceva, chi poteva dirle che alla fine non l’avrebbero piantata in asso?
Decise che valeva la pena correre il rischio e togliersi i dubbi su di loro da subito.
"Si, va benissimo!" disse Faith eccitata prima di voltarsi verso Candice "Allora? Dai non fare storie..."
"Io vado da sola" rispose lei senza pensarci due volte guadagnandosi uno sguardo di supplica da Faith e uno accigliato da Gillian.

"Guarda che non muori mica, sono più prudente io di mia madre alla guida" la rassicurò Gill, ma forse non era quello il problema.
"Non è per questo, non devi preoccuparti" continuò lei e qindi Gill si rassegnò. Ma Candice non volle perdere i progressi fatti fino a quel momento per cui si affrettò ad aggiungere "ho la macchina nuova e muoio dalla voglia di povarla" si impose di sorridere.
"Capito. Come vuoi tu".

[...]

Alla fine della giornata Candice aveva un mal di testa mostruoso, tanto che quando tornò a casa si afflosciò sul divano e così rimase fino al rientro di sua madre.
"Candice, che cos'hai?" domandò lei preoccupata quando la vide lì-
"Niente, è stata una giornata faticosa.” E non è ancora finita aggiunse la sua mente “C'è qualcosa per il mal di testa" biascicò.
"Vado a prenderti la pillola"
"Grazie"
Dopo dieci minuti si sentiva già un pò meglio.
"Allora, cos'è successo di così stancante?" domandò lei sedendosi sul divano
"Ho avuto una discussione con una ragazza nuova, una conversazione quasi educata con Daniel...quel ragazzo di cui ti avevo parlato l'altro giorno, ho attraversato una specie di crisi interiore e ascoltato due ore di spiegazione di matematica. Per il resto tutto tranquillo."
"Spero che con questa ragazza sia finita bene" disse la signora Pride, sapendo cosa succedeva quando sua figlia "discuteva" con la gente.
"Si, tutto apposto"
"E la crisi interiore?"
"Scomparsa" sorrise
In un certo senso era così, non si facevo abbattere dalle preoccupazione, insomma era pur sempre Candice Pride, la determinazione in persona.
"Ah, stavo per dimenticami di dirtelo. Per la nuova collezione di abiti abbiamo deciso ci serve un nuovo volto"
"Per quelli da sposa?"
"No, per il lancio della mia nuova linea di moda"
"Wow, non lo sapevo! E chi hai scelto?"
"Te"

[...]

Candice gliel'avrebbe pagata! Un'agguerrita Faith si torturava una ciocca di capelli dopo aver lanciato la borse in un angolo ed essersi abbandonata sul letto.
Sapeva benissimo che fingeva, la conosceva abbastanza per capire che era sempre la solita Faith in fondo, e che se era stata così coraggiosa con la nuova arrivata era solo perchè avevo comunque lei accanto. Aveva solo indossato un'altra maschera, di quelle allegre e spensierate e tanto socievoli.
La sua vera essenza di irrimediabile timida e codarda era sempre lì. E la sua diffidenza, senza Candice attorno, tornava a farla da padrona.
Aveva l’irrefrenabile tentazione di annullare l'appuntamento con Gillian e di dirle di venire direttamente al locale, ma sarebbe sembrato molto scortese da parte sua.
Così tornando a casa da scuola si scervellava per trovare un modo di togliersi da quell'impiccio, odiandosi al tempo stesso per quel brutto lato del so carattere.
Driin driin
"Pronto?" rispose al cellullare che aveva preso a squillare interrompendo le sue macchinazioni.
Buone notizie, la sa macchina era di nuovo funzionante!
Interpretò quella chiamata come un segno del destino, la sua via di fuga.
Poco dopo infatti, mandò un messaggio a Gillian.

To: Gillian
"Ho appena riavuto la macchina, ti dispiacerebbe se passassi a prenderti io?"

Ma Gillian lesse il messaggio molto più tardi, perchè nel frattempo era ritornata a casa più vitale del solito.
Spense la sigaretta poco prima di entrare in casa, spruzzandosi addosso uno di quei campioncini di profumo omaggio, per non destare sopsetto.
"Buongiorno è andata bene, come al solito. Vado in camera...grazie" Gillian entrò in casa dicendo tutto questo così velocemente, che non ebbe neanche il tempo di rendersi conto di chi ci fosse in casa in quel momento.
Si affacciò dalle scale "Ah stasera esco con due amiche" alzò da sola il sopracciglio come un'idiota "Andiamo in un ristorante va bene? Si certo che va bene" Non aveva tempo per le probabili proteste dei genitori.
Non sapeva perché, ma si sentiva stranamente gasata, anche se non si aspettava niente dopotutto.
Forse perché stava semplicemente uscendo? Come una comune ragazza dovrebbe fare alla sua età?
Si affrettò ad entrare in camera prima che potessero obbiettare, ma sua madre usò la carta tono autoritario del genitore...
"Gillian Jaymes Spancer"
La testa di Gill spuntò leggermente dal muro affianco alle scale "..ssi?" chiese sperando che non fosse quello che immaginava.
"Chi sono queste due amiche?" domandò severa sua madre Zoe, levandosi gli occhiali dal viso per sfoderare...quello sguardo.
"Sono ragazze, femmine, stesso sesso. Non preoccuparti, dovresti essere felice no? Ho già conosciuto due persone. Se vuoi ti mando le prove" sfoderò parte del suo pungente sarcasmo.
Che diamine, pensò Gillian, per una volta che usciva, già tutte queste storie.
Comprensibile, però…
"Hai fatto qualcosa di interessante oggi?" ok, Gill intuì che sua madre aveva voglia di parlare.
Adesso.
"Si: ho assaggiato una granita, ho parlato con il preside… è stato fico!" fece spallucce appoggiandosi alla ringhiera delle scale.
Tanta indifferenza aveva sempre dato un tremendo fastidio Zoe, era qualcosa che Gill aveva ereditato dal padre.
La fulminò con lo sguardo.
Adesso erano solo fatti suoi, se l’era cercata.
Pensò bene di scendere le scale e di raggiungere la madre per raccontarle tutto.
Cercò in tutti i modi di non farle scatenare l’ansia, sapeva le conseguenze che avrebbe portato, così quando finalmente riuscì a farle capire che non era stata colpa sua, la lasciò andare con un ultimatum "Mettiti un'altra volta in un casino del genere e ti farò cambiare scuola...ancora e ancora, sappiamo tutte e due quanto la tua bocca possa metterti nei guai. Anche se pensi di essere nel giusto. Chiaro?"
Si allargò in un sorriso strafottente "E lo dici a me?" l'ultima volta che successe, era perchè le era venuta in mente la brillante idea di difendere una ragazza della sua squadra, procurandosi un occhio nero.
Zoe conosceva benissimo Gillian, ovviamente.
Sapeva che non c’era niente di cattivo in lei e che tutto quello che faceva, era solo una conseguenza ad un atteggiamento da parte di altre persone.
Perciò provò a venirle incontro e per una volta, voleva che la vedesse meno rigida ai suoi occhi.
"Divertiti mi raccomando" le fece un occhiolino.
“D’accordo” fu tutto ciò che Gillian disse in risposta.
Saluto la madre con un veloce bacio sulla guancia e scappò via, salendo le scale a tre a tre, quando...
"Cara la mia sorellina, alla lista delle cose che hai lasciato in camera mia si è aggiunto anche questo!" Dylan alzò la mano, dal suo indice penzolava un reggiseno di Gillian… un momento! Un reggiseno??
"Oh merda!"le uscì spontaneo.
"Ah-ah-ah” l’avvertì prima di partire in quarta “Come sono queste tue amiche? Sono carine?"
"Non hai qualche altra persona da corteggiare dalle tue parti? Ragazze? Ragazzi? Orche assassine?"
I fratelli Spencer diedero inizio al loro rituale.
In veità non litigavano mai… per quanto la cosa potesse sembrare strana!
Semplicemente si divertivano a sfottersi.
Si divertivano a inseguirsi per casa, a bagnarsi con l'acqua della vasca da bagno, a sequestrarsi roba tipo... il reggiseno di Gillian.
Tuttavia erano estremamente aperti l’uno con l’altro, quando c’era bisogno di parlare seriamente, potevano contare potrei provarci. Insomma tu hai fatto già colpo come amica, visto che hai già una cena in corso.
Io potrei ottenere… tipo un appuntament--" Gill lo interruppe da subito.
"Dylan...Non sei fidanzato?" chiese sorpresa.
Solitamente l’uno sull’altro.
Dylan era l’unico vero amico di Gillian.
"Non penso che possano piacerti" Gli concesse dopo essersi riappropriata della sua biancheria intima.
Gli scompigliò i capelli e finalmente si diresse in camera per cambiarsi.
"Dai suo fratello ne cambiava una al mese, ma puntualmente rimaneva deluso da qualcosa.
L’opinione che entrambi avevano nei confronti dei loro coetanei, non era una delle migliori.
In una delle loro confessioni, dopo essersi lasciato con l'ennesima ragazza, confessò che sarebbe stato meglio rassegnarsi e smettere di andare sempre in cerca di qualcuno che forse non esisteva.
"No" rispose freddo e amareggiato "Non più."
"Per quale motivo?" Gillian da parte sua, aveva sperato con tutta se stessa che almeno questa volta, le cose sarebbero andate bene, ma ancora una volta, erano al punto di partenza.
Cambiò subito faccia "Hey non ci provare non sono in modalià confessioni" e tornò come sempre a ridere, ormai non soffiva più, quello che lo amareggiava era la delusione, ma ci era abituato quanto lei.
"ok quando vuoi parlane..."
"lo terrò a mente"
Dopo mezzora di preparazione, Gillian era pronta.
Non era stata una scelta di vestiario particolarmente difficile, aveva deciso di andare comoda.
Gill riprese al volo il telefono che aveva abbandonato, anzi in teoria non lo considerava mai più di tanto.
Questa volta ci trovò un messaggio.

[...]

A Candice serviva un armadio più grande, magari uno di quelli telecomandati che facevano scorrere i vestiti finchè non riuscivi a trovare quello giusto. A pensarci meglio sarebbe stato ancora meglio avere un proprio consulente di moda che sarebbe stato sempre pronto a decidere al suo posto o ancora meglio, avrebbe potuto chiedere a sua madre. Si rendeva conto della follia dei suoi ragionamenti, ma quell'appuntamento al ristorante di Faith le stava causando non pochi problemi.
"Mamma!" urlò "mi serve disperastamente il tuo aiuto!"
"E' così urgente?" disse lei dal piano di sotto
"Potrei anche morire...sento già le forze che mi abbandonano e la vista che si offusca...mi sembra anche di vedere una luce"
"Hai finito?" disse con un sorrissetto divertito mentre entrava in camera e si andava a sedere sul grande letto al centro della stanza.
"Si, ma ci mancava poco che perdessi la tua unica figlia" disse fingendosi arrabbiata.
"Allora?"
"Mi serve il tuo aiuto. Non so cosa mettermi stasera" disse al limite dell'isterismo.
"Hai centinaia di abiti, non è possibile che..." cominciò lei
"Non voglio sembrare troppo...impegnativa, mi serve qualcosa che sia adatto per un uscita fra amiche tra cui una di queste, che non può ancora considerarsi una vera e propria amica, pensa che io sia un oca che si è montata la testa e, qualcosa di carino per..." si bloccò prima di pronunciare la parola appuntamento, perchè a quanto pare non lo era, o forse si. Le importava davvero sapere se lo fosse? Probabilmete no, o forse si.
"Qualcosa di carino per una serata particolare" decise infine.
"Mmm...quindi vuoi essere carina ma allo stesso tempo dare l'idea di una ragazza acqua e sapone" disse con quel tono che usava sempre quando era a lavoro.
"Si una cosa del genere"
"Vai a truccarti e a farti i capelli, nel frattempo io mi occupo dei vestiti" disse lei già immersa nell'armadio.
"Grazie mamma, sei la migliore!" esclamò sorridente
"Ah, non definirti troppo i ricci, lasciali piuttosto ondulati e usa un ombretto chiaro" aggiunse
"Ok" stava prendendo la cosa troppo seriamente.
Un'ora dopo Candice era pronta e tornò in camera a vestisi. Sua madre aveva scelto un jeans e una camicetta bianca con un volant applicato dalla parte opposta alla fila dei bottoni Le scarpe avevano dei tacchi di media altezza e si intonavano alla perfezione con la camicia.
"Wow" mormorò soddisfatta.
Quando finalmente scese di sotto ricevette un applauso da sua madre e un cenno distratto di approvazione da suo padre che nel frattempo era rientrato dal lavoro.
"Allora io vado, non so a che ora torno, vi telefono più tardi" disse prima di uscire e di infilarmi nella mia Audi bianca. Inviò un messaggio a Faith per sapere a che punto era.

To: Faith
Fra un pò arrivo, tu sei ancora in alto mare o sei già pronta?

Candice era insolitamete agitata e sperò che Faith non fosse in ritardo. Arrivò la risposta.

From Faith:
Alto mare, ma nn ti preoccupare al massimo ritardiamo 10 minuti

Perfetto, proprio quello che voleva.
EATaly era stracolmo per essere lunedì sera, Candice vide i camerieri indaffarati a servire le portate ai clienti che avevano l'aria di diverirsi parecchio.
Quando entrò tutti i camerieri si voltarono a guardarla e i più impavidi la salutarono. Il ragazzone biondo che ci aveva accompagnato al tavolo la volta precedente, si avvicinò.
"Piacere io sono Christopher, ma preferisco essere chiamato Chris" sorrise alla ragazza ammaliante. Candice era abituata a tutte quelle attenzioni da parte dell'altro sesso ma lui era estemamente sicuro di sè.
"Anche per me è un piacere, io sono-"
"Candice Pride. Ti conosco" non smetteva di sorridere.
"Oh...ok allora" si sforzò di sorridere
"Come mai da queste parti? Faith non c'è" chiese facendole segno di seguirlo
"A dire la verità mi ha invitato lei, sarà qui a momenti"
"Penso che vi servirà un tavolo"
"Tu si che sei un genio" non riuscì a trattenersi dal dirlo, ma a quanto pare lo scetticismo nella sua voce non l'aveva minimamente impressionato
"Lo so" disse scoppiando a ridere "In genere sono un pò più sveglio di così, ma sei tu che mi metti in difficoltà" continuò malizioso. Candice non sapeva che dire, o meglio lo sapeva, però voleva evitare di fare l'antipatica. Povera Candice, da quando frequentava Faith non si riconosceva più.
"Ehm..."
"Chris, eccoti! Ti stanno cercando in cucina devi servire ad un tavolo" la salvò inconsciamente Daniel, che quella sera aveva l'aria di aver passato molto più tempo del solito davanti allo specchio.
"Ma sono in pausa!" protestò lui
"A me non sembra, visto che hai appena accompagnato al tavolo Candice" il suo tono era...seccato?
A Candice sembrò che Chistopher borbottò una cosa che suonava simile a -ci stavo provando con lei-
"Non perdere tempo con Candice, non fa altro che lamentarsi come una vecchia bisbetica e una lagna continua" disse dandole un colpetto sulla fronte.
"Ehi!"
"Mmm...vado...ci vediamo dopo bellissima"
"Si contaci" rispose Daniel salutandolo con la mano.
Quando furono soli, Candice sbottò.
"Pensavo che dovessi chiedermi scusa!"
"Infatti, ma fino a quel momento posso prendermi la libertà di prenderti in giro quanto mi pare" sorrise, il contrasto dei denti con la sua pelle era sorprendente.
"Ti ho già detto che sei insopportabile?"
"Si, più o meno tante volte quanto te lo ripeto io"
La ragazza si sedette al tavolo a braccia incrociate, non perchè fosse veramente arrabbiata o offesa ma solo per fare un pò di scena.
"Stai aspettando qualcuno?" chiese confuso
"Si"
"Ah. Pensavo che sarremmo stati soli...voglio dire..."
"Candy!, Daniel! scusate il ritardo, ma abbiamo avuto dei problemi di organizzazione" esclamò Faith spuntando da dietro ad un separè con al seguito Gillian.
"Tempismo perfetto" mormorò Daniel sollevato e Faith lo notò.
Tutta quella situazione aveva confuso un pò le idee di Candice.

***

Hello everybody!!! Qui sono AlessiaeNNNNNoemi che vi parlano, reduci da un compito in classe di matematica atroce .___." Fè invece se la sta spassando a Londra perciò non è qui con noi con il corpo ma con lo spirito <3 (ciao fozz **)

A mio parere beccarci una volta tutte e tre insieme..sarà impossibile.

Ad ogni modo... Vi preghiamo...vi supplichiamo...VI PAGHIAMO...COMMENTATE XD

Scusate il ritardo ma la scuola ha un pò urtato la sensibilità dei nostri neuroni xD

I tuoi erano urtati già prima alè XD 

E cavolo non so proprio come riempire spazio, ho sonno sono stanca e penso che adesso farò un pò di pubblicità occulta ù.ù

Allora, signori e signore abbiamo aperto il nostro blog ufficiale *si asciuga una lacrima, dove ci saranno anticipazioni, immagini soundtrack della FF, perchè noi abbiamo già la convinzione di finire ad hollywood ù.ù perciò FOLLOWATECI ---> http://sweetbitchtomboy.tumblr.com/

Beh ragà stateci bene, speriamo tanto che non vi stia vacendo schifo xD

Alla prossima <3

F.A.N.

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Capitolo 12
*** Di bene in peggio ***




Di Bene in Peggio - capitolo dodicesimo

Gillian. Candice avrebbe voluto strangolarla, immergerla nell'acido, travolgerla con un camion e lasciarla agonizzante per terra, il tutto contemporaneamente. Era stata benevolmente ammessa, non per sua concessione, nel gruppo e non aveva perso tempo a fare nuove amicizie. Fino a quel punto tutto apposto, poi però arrivava la pecca: il nuovo amico si chiamava Daniel Lovelace.

Candice semplicemente odiava il modo in cui avevano socializzato, le risate che sgorgavano dalle labbra di Daniel ad ogni parola che Gillian pronunciava. Come faceva a piacerle una tipa del genere?

Nonostante tutto rimase seduta, lanciandoli qualche occhiataccia di tanto in tanto, mantenendo la calma. Fu grata ai poteri curativi di Faith che in tutta quella faccenda sembrava non essersi accorta di nulla.

Poco dopo Chris ritornò al loro tavolo, questa volta in veste di cameriere ufficiale, che gli donava non poco.

“Signori? Volete ordinare?" chiese

"Chris!! Ma dai queste formalità con noi non servono" esclamò Faith che gli scoccò due baci sulla guancia per salutarlo.

"Ogni tuo desiderio è un ordine mia cara, te l'ho detto che stasera sei uno schianto? Cavolo Bel, dovresti conciarti così più spesso!" disse lui mentre ricambiava i baci

"Ah-ah, certo Chris, ora smettila di fare il cascamorto!" Faith non era di certo indifferente al suo fascino, lui era uno schianto, ma evitare qualsiasi fantasia era meglio. Lavorava al locale dei suoi e tra lui e Daniel c'era sempre stata un po’ di ostilità.

Si accorse con piacere che Gillian nel frattempo sembrava andare abbastanza d’accordo con Daniel e di questo ne fu contenta, mentre Candice beh, lei semplicemente cercava di mantenere un certo contegno.

Aveva intercettato di nuovo la conversazione tra Gillian e Daniel.

"Se sei interessato al basket puoi venire a vedere me e la mia squadra, così se ti piace ti iscrivi" disse lei con indifferenza

"Penso proprio che lo farò!"

Gillian non osava immaginare i pensieri di Candice, ma a lei non le importava, stava solo parlando, se si fosse fatta strane idee? A lei non importava.

La conosceva da neanche mezza giornata ed era abbastanza sicura che presto o tardi si sarebbe vendicata, aveva avuto modo di costatarlo da sola. Infatti proprio come immaginava, non stava certo ignorando le avance provocanti del cameriere che a furia di guardarla, sembrava la stesse consumando.

"Candice, vuoi ordinare qualcosa?" la voce seducente di Christopher distrasse Candice da pensieri poco gentili.

"Oh scusa...non lo so decidi tu" disse ammiccando, cosa che al ragazzo  piacque particolarmente.

"Non lo so, magari degli spaghetti, maccheroni alla carbonara, lasagne..." cominciò ad elencare

In quel momento le venne in mente qualcosa di insano.

"Vada per le lasagne!" disse sorridendogli affabile.

Una volta completato il giro se ne andò strizzandole l'occhio prima di tornare in cucina.

"Accidenti Faith, Chris mi piace. E hai visto che sorriso? Per non parlare degli occhi" ed era sincera, solo che enfatizzò il tutto con un lungo sospiro.

"Già lo dicono in molte"

"Cosa ci trovi di così speciale in lui?" disse Daniel acido, interrompendo la conversazione con Gillian.

"Prima di tutto il fatto che è stato gentile con me" disse la ragazza

"Ma ci stava solo provando!"

"Non credo, secondo me è davvero tenero indipendentemente dal fatto che gli piaccio"

"Ha ragione" confermò Faith, dandomi ragione

"Mah..."

Dieci minuti dopo arrivarono le portate.

"Ecco a lei, signorina spero che sia di suo gradimento" disse maneggiando con maestria il piatto.

"Grazie! Avevo proprio voglia di assaggiare questa pietanza...l'ultima volta qualcuno mi ha versato tutto il piatto addosso" sottolineò con cura la parola qualcuno.

"Che idiota"

"Puoi dirlo forte"

Scoppiarono a ridere.

"E' stato un incidente" brontolò Daniel paonazzo

"Povero Daniel, non è ancora pratico del mestiere" disse Chris con una punta di sufficienza nei confronti del ragazzo.

Gillian si convinse che se quel ragazzo e la “barbie” un giorno si fossero messi insieme, avrebbe potuto dire che il proverbio Dio prima li fa e poi li accoppia era più che vero. E la sua previsione non tardò ad avverarsi.

"Meno male che ci sei tu allora" la sfrontatezza era una delle caratteristiche più evidenti di Candice.

"Ti va di uscire più tardi? Io stacco alle 10 da qui e se per te non è un problema..." a quanto pare la possedeva anche Christopher.

A Daniel andò qualcosa di traverso.

"No per niente, ci vediamo dopo allora" sorrise

"Ottimo"

Solo in quel momento Candice si accorse di avere tre paia di occhi puntati addosso. Gillian la guardava con il sopracciglio alzato, Daniel sembrava volesse sbranarla e Faith era seriamente confusa.

"A che gioco stai giocando?" sussurrò poco dopo

"Io a nessuno, il tuo amico invece mi sa che ha qualcosa in mente..."dissi osservando quel profilo familiare

"Oh Candy, a Daniel non piace Gill, stanno parlando!" disse come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo

"Non parlo di Daniel"

"E di chi allora?"

"Fabian Forbes" disse indicando verso il ragazzo che andava loro in contro.

Bastarono quelle due parole per mandare Faith in tilt.

Sembrò dimenticare la confusione riguardo il comportamento di Candice, Daniel Gillian, Chris... tutto sembrò sparire.

Fabian, con un completo gessato grigio e camicia bianca, si dirigeva con grazia appartenente solo ad un modello su una passerella, verso il loro tavolo.

Di colpo indossò una maschera che non la facesse sembrare un idiota e iniziò indifferente, o almeno così sembrava, a giocare con la forchetta nel piatto, mentre al suo fianco percepiva Candice irrigidita dalla presenza di Ian.

"Faith?" il suo nome pronunciato da lui con così tanto entusiasmo, era il suono più bello del mondo.

Alzò la testa lentamente.

"Fabian...ehm..Ian giusto?" disse nel modo più falso che conoscesse. Candice sollevò un angolo della bocca, sembrava approvare.

"Esatto" sorrise, e Faith perse un paio di battiti "non pensavo di trovarti qui, ma in realtà ti stavo proprio cercando"

Era contenta? No, di più. Dentro di lei c'era una mini Faith che ballava e saltava dappertutto. La stava cercando.

"Ah si? Beh questo è il locale dei miei genitori, per cui sai..." lasciò cadere il discorso. Oddio sembrava davvero indifferente a quell'incontro? O stava esagerando? Decise comunque di abbassare i toni.

"Oh, davvero? Complimenti locale splendido!" poi si fermò e lanciò uno sguardo al tavolo. "Scusa, mi sa che ti ho disturbato."

Candice e Daniel nello stesso momento presero aria, come e volessero parlare. Fulminea Faith, guardò Dan e diede un calcetto sotto tavolo a Candice ed entrambi tacquero.

"No figurati, hai detto che mi stavi cercando? Come mai?" gli disse poi tornando ai suoi occhi azzurro cielo.

"Ecco si, ho delle notizie per te, se ti va... insomma potremmo parlarne... in.. privato" sembrò accorgersi di non essere molto ben accetto nella compagnia.

Bene!

"Oh si, certo..." Faith si rivolsi agli altri "ragazzi torno subito!" e non riuscì a controllare la sua espressione. Quando incrociò gli occhi di Candice, scoppiavadi felicità, mentre gli occhi di Candice…

La ragazza non credeva che tutto quell'interesse improvviso nei confronti di Faith fosse sincero e soprattutto non voleva che il suo comportamento la facesse soffrire. Conosceva i tipi come lui e di certo Fabian mirava a qualcosa ben lontano dall'amicizia.

Vide Faith fargli strada verso un separé vicino l'uscita, e rivolgersi nella sua direzione. Non vide l’espressione sul volto di Ian da dove si trovava lei, ma di certo a Faith quando se lo ritrovò di fronte

sembrò che l’avesse seguito un'altra persona rispetto a quella che aveva saluto con ostentata indifferenza al tavolo, i suoi occhi, la sua espressione, erano diverse, più... più calde. Si, più a loro agio pensò in un primo momento.

"Posso affermare con certezza di essermi innamorato del tuo abito. Ti sta d'incanto!"

Santa Candice da New York. Faith le avrebbe fatto una statua.

"Grazie" seppur la sua espressione non cambiò, le guance della ragazza si imporporarono e abbassò lo sguardo inconsapevolmente.

Le sembrò di sentire una sua risata bassa.

"Comunque, ti cercavo perché ho una buona notizia per te." sorrise raggiante.

"Di che si tratta?" disse allegra contagiata dal suo sorriso. Pensava di sapere cosa volesse dirle ma fece finta di non sapere nulla, solo per poter vivere ancora un po’ nella sua bolla di felicità.

"Beh...hai presente quel provino con la Royal?"

"Vagamente..." scherzò. Il suo sorriso divenne una vera e propria risata. Altri due battiti in meno.

"Ecco, si dice che tu l'abbia passato"

Ora era da dimostrare la capacità di recitazione di Faith.

"No... non dirai sul serio"

"Non sarai davvero sorpresa... insomma sei stata eccezionale mi sarei stupito del contrario piuttosto" disse tutto mentre lei era ancora "sbalordita".

"Wow" enfatizzò il tutto "non ci posso credere, la Royal?"

"Già, presto dovrebbe arrivarti la chiamata di Mr. Bayley" poi si fissò un attimo a guardarla. In quel preciso istante Faith si sentì bruciare dall'interno. Quando la sua mano le accarezzò la guancia era ormai nient'altro che cenere.

"Se i vostri sentimenti sono li stessi di aprile, vi prego ditelo ora. Il mio affetto e i miei desideri sono immutati, ma una vostra parola mi farà tacere per sempre." E il suo sguardo contrito e dolce si avvicinò di più a quello di Faith.

"Se, invece, i vostri sentimenti fossero cambiati, devo dirvelo: mi avete stregato anima e corpo e vi amo..." La cenere riprese ad ardere.

"Vi amo..." fiamme sempre più alte

"Vi amo. E d'ora in poi non voglio più separarmi da voi." Faith ormai era immersa nelle fiamme.

Parola dopo parola vedeva il suo viso e il suo respiro sempre più vicino al suo. Il suo sguardo non aveva abbandonato il contatto neanche per mezzo secondo. E quando Faith sentì una fitta ai polmoni capì di aver smesso di respirare chissà da quanto.

Fortunatamente si allontanò d'un poco, la sua mano ricadde lungo il suo fianco e l'espressione quasi addolorata lasciò il posto ad un sorriso raggiante. La ragazza prese un profondo respiro.

"Come sono andato?"

Ancora mezza scombussolata dalla sua vicinanza rispose balbettando qualcosa senza riuscire ad indossare una maschera migliore.

"Beh si, se non si era capito io avrò la parte di Mr.Darcy. Per cui... lavoreremo assieme" sorrise e sembrò contento. Ma probabilmente lei vedeva ciò che voleva vedere.

"Fantastico, sono sicura che lavorare con te mi servirà. Sei un ottimo attore suppongo di poter imparare molte cose da te" sorrise stavolta sincera. Senza alcuna maschera.

"O forse il contrario." si passò incosciamente la mano tra i capelli guardando indietro al mio tavolo "forse ti sto rubando troppo tempo, la tua amica sembra si stia... mmm... spazientendo"

"Chi?" era... era bellissimo.

"La riccia bionda"

Candice! oh già! Torna in te Faith.

"Ah si si, beh si in effetti dovrei tornare" abbassai lo sguardo.

"Anche io devo tornare" poi tornò con lo sguardo sulla ragazza, di nuovo caldo rassicurante e estremamente sexy "solitamente io.." fece un passo accorciando le distanze fra i loro corpi e guardandosi le scarpe "passo il tempo libero al teatro sulla 27°, è di un amico e me lo lascia per provare quando è libero, se ti va..." alzò lo sguardo che si sciolse in quello di Faith "puoi venire, così vediamo cosa succede a recitare insieme"

"Si" sussurrò lei. Nient'altro, era troppo vicino e il suo profumo, era forte intenso tanto da inebriarle il cervello e farle perdere la ragione.

"Sarò lì alle sei" disse velocemente prima di avvicinarsi e afferrarle la mano. Al suo interno vi lasciò qualcosa poi sorrise e tornò al suo tavolo in fondo alla sala, dove alcuni amici lo aspettavano.

Strinse il rettangolino di carta che avevo in mano prima di vedere il suo numero scritto sopra.

Rimase per qualche istante a fissarlo, poi quando fu sicura di aver recuperato la piena padronanza del suo corpo tornò lentamente dai suoi compagni.

Si sedette senza vedere nessuno, non era neanche sicura che fosse il tavolo giusto.

"Perchè sei un idiota, ecco perchè!" si era il suo. Decisamente.

Un arrabbiatissima Candice si alzò e si allontanò in fretta, Daniel seduto stringeva i pugni e la sua espressione era alquanto dura.

"Ehi che succede? Ho visto Cand-" si interruppe Gillian quando vide che non era il momento adatto di fare domande. Veniva dal bagno probabilmente.

"Oh" concluse.

Forse Faith si era persa qualcosa.

Ed infatti mentre era tutta presa da Fabian, i piccoli passi fatti dal suo migliore amico e da Candice erano andati in frantumi. Tutto era cominciato quando Gillian si era allontanata per usufruire del bagno o semplicemente aveva capita che era effettivamente di troppo.

"Bene! Io vado un attimo in bagno, penso che si sopravvivrà alla mia assenza" annunciò Gillian distraendo Candice. Sperò che venisse risucchiata dallo sciacquone.

Fra lei e Daniel calò un silenzio tombale, che di certo non era un buon segnale, visto che ogni occasione era buona per punzecchiarsi.

"Non hai perso neanche un minuto" aveva parlato troppo presto.

"Che vuoi dire?" chiese

"Che conosci Christopher da nemmeno 10 minuti e già ci esci insieme" disse velenoso

"Non credo che sia un tuo problema quello che faccio io con i ragazzi, Daniel" rispose a tono

"Scommetto che ne cambi uno a settimana, del resto da una come te non ci si può aspettare altro..." continuò glaciale

"Sai una cosa Daniel, mi sono stufata di venire giudicata da te, perciò smettila con queste cavolate, ok?" disse infuriandosi e ignorando una fitta a livello del petto.

"Io no ti sto giudicando, dico solo che, tutto quello che mi viene mi mente quando ti vedo è una stupida ragazzina senza valori che ci sta col primo che passa!" adesso si era infuriato lui.

Quelle parole la colpirono in piena faccia mozzandole il respiro. Non voleva rimanere in quel posto un secondo di più.

"E adesso che stai facendo?" chiese abbassando la voce

"Tolgo il disturbo" disse trattenendo a stento le lacrime. Evidentemente lui se ne accorse perché sul suo viso scomparve ogni traccia della cattiveria di poco prima.

"Ehi Candice mi dispiace, non volevo dire che tu...non capisco perché ho detto quelle cos-"

"Perché sei un idiota, ecco perchè!" esclamò prima di girarsi e correre verso l’uscita.

Fra i tre ragazzi scese il silenzio, nessuno sapeva come comportarsi o cosa dire. Gillian iniziò a sentirsi di troppo.

"Bene ragazzi, io allora tolgo il disturbo, non vorrei creare-"

"Non sei tu il problema, non preoccuparti" la rassicurò Daniel stringendo i pugni "è Candice il problema..." continuò nervoso.

"Dan..." Faith cercò di aggiustare ciò che lei avrebbe definito l'irreparabile.

"No Faith, non preoccuparti è tutto ok. Vado io, buonanotte Faith, mi ha fatto piacere conoscerti Gill" prese il cappotto e se ne andò, regalando loro un sorriso debole, quasi forzato.

Gillian restò in silenzio, sperando che fosse Faith la prima a parlare. La situazione era degenerata. Mi le era completamente sfuggita di mano. Non che Faith avesse mai avuto la presunzione di credere di avere una qualsiasi situazione in pugno, però aveva cominciato a sperare.

"Non ti abbiamo fatto una buona impressione eh" ammise appoggiandosi alla sedia abbattuta. Era sicura che Candice e Daniel fossero fatti per stare insieme ma in quel momento ne fu più tanto sicura

"No, no tu non sei come lei. Tu non c'entri niente con Candice" Gillian alzò gli occhi al cielo. Faith non era Candice, era simpatica, timida, gentile, cosa aveva in comune con Candice?

"Lo so che può sembrare così... beh così lei, però fidati ti sa" cercò il verbo adatto per qualche secondo "stupire, quasi meravigliare" nonostante tutto, si sentì in dovere di difenderla, perché aveva conosciuto la Candice che nessuno conosceva, quella che se si fosse mostrata più spesso avrebbe fatto innamorare tutti di lei.

Gillian non sembrò crederci più di tanto.

"Gill?"

"Mmh?" rispose.

"Ordiniamo un mega gelato?"

Il suo volto si aprì in un sorriso, lasciando intendere che fosse un tipo goloso.

Qualche minuto dopo portarono due enormi coppe di gelato, cioccolato per Gillian, vaniglia per Faith.

Chris non girava più per i tavoli, forse il suo turno era terminato.



***

nuovo capitolo, in cui credo ci sia un pò di tutto: romanticismo, gelosia, amicizia, rabbia, tristezza...insomma chi più ne ha più ne metta! XD

il titolo del capitolo non è sbagliato (se qualcuno se lo stesse chiedendo XD) ma sta ad indicare il fatto che quando le cose cominciano ad andare nel verso giusto succede qualcosa che fa precipitare nuovamente la situazione *e che palle XD

ma io credo che il bello di questa fanfiction sia proprio questo...il fatto che non sai mai cosa aspettarti dai personaggi e che proprio quando sembra che stia succedendo qualcosa di concreto suibito avviene qualcosa che modifica immediatamente i piani. Anche se sono poche le persone che lasciano i loro apprezzamenti alla loro storia a loro io assieme alle altre dedico un ENORME grazie <3 ma spero che se ne aggiungano ancora di più. 

Nel prossimo capitolo, giuro che non mi ricordo cosa succede apparte un incontro molto...toccante? dolce? fra candice e christopher...il resto lo scoprirete solo leggendo.

un gigantesco saluto...F.A.N.

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Capitolo 13
*** Caos ***




Caos - capitolo tredicesimo

Per Faith il resto della serata con Gillian passò tranquillamente, avevano parlato un po’ di tutto cercando di non ricadere nell'argomento Candice.

Gillian trovò adorabile la ragazza, quando, ogni volta che cercava di farle domande sull'affascinante tipo di poco prima, arrossiva diventando rosso fuoco.

 Comprese che la sua timidezza era più forte di quanto pensasse, così smise di essere invadente e cercò di spostare l’attenzione di entrambe su altri argomenti.

 Intorno alle dieci e mezza la rossa decise di levare le tende, salutò la sua nuova amica augurandole la buona notte, ansiosa finalmente di rivedere qualcuno il giorno seguente.

 Si diresse verso il retro e appena aprì la macchina, i fari lampeggiarono e illuminarono una figura appoggiata qualche auto davanti alla sua.

 Era qualcuno rivolto verso di lei, questo era chiaro, ma non riuscì a capire bene chi fosse, né a delinearne bene i lineamenti del volto, la luce non era sufficientemente forte. Le salì addosso una bruttissima sensazione d’ansia.

 Entrò in macchina e mise in moto, ma la tentazione fu più forte della paura che stava provando, alzò lo sguardo ma...chiunque fosse, adesso era sparito.

 "Ehi s-scusa"

 Una voce sconosciuta la fece sobbalzare dal sedile e, ovviamente, imprecare.

 "Chi caz-" si tappò la bocca, una testa sbucava dal finestrino destro della sua auto.

 Un ragazzo non più di 20 anni, capelli castani che ricadevano sino alla base del collo e due occhi neri come la pece, adesso la fissava con la bocca serrata.

 "Scusami l'intrusione ma non ho saputo resistere" la sua voce sensuale e melodiosa totalmente il linea con il suo atteggiamento elegante, irradiò totalmente Gillian, spegnendo quel senso di ansia che aveva sentito fino al momento prima.

 Non disse niente però, non doveva dire niente.

 "Quest'auto qui è una vera favola, davvero! Non voglio essere sfacciato, ma volevo solo farti i complimenti" tamburellò le mani sulla portella, sfoderando un sorriso che non aveva mai visto in vita sua.

 Tanto bello, da lasciarla aprire gli angoli della bocca meravigliata.

 Una scusa migliore? Avrebbe tanto voluto dirglielo tornando a chiacchierare con il suo solito sarcasmo.

 "Te ne sono davvero grata, grazie" rise sollevandosi dal volante sul quale si era pietrificata.

 Continuava a fissarla, e senza che se ne fosse accorta, ora anche le spalle dello sconosciuto erano completamente dentro l'auto.

 "Ti ho vista dentro, serata dura?" ecco, dirlo prima no eh?

 "A dire la verità è un mezzo casino, non voglio pensarci proprio adesso"

 "Ok ok beh, splendida...macchina" fece per andarsene verso la sua auto.

 Gillian annuì con la testa imbambolata "Grazie, è stata una bella chiacchierata"

 "Mi ha fatto piacere conoscerti..." aspettava una specie di risposta.

 "Gillian" disse la ragazza istintivamente.

 "William" rispose lui scostandosi una ciocca di capelli che ricadevano sul suo volto.

 Si incamminò dall'altra parte del parcheggio, ma al quinto passo girò sui talloni sfoderando una specie di mossa da maestro rimorchiatore e tornò indietro al finestrino.

 "Credi che potrei avere il numero della proprietaria di questo fantastico veicolo? Una persona con certi gusti può essere davvero interessante" chiese con sguardo supplichevole e con una sicurezza gran lunga più forte di quella di Gillian.

 "Certo!" ma che diavolo le stava prendendo?

  L’unica cosa certa era che Gillian non si era mai sentita così, quello sguardo, quegli occhi penetranti, era come se riuscisse a leggerle già la risposta e a farla uscire contro il suo buon senso.

 Appena captò la sua risposta fin troppo gentile, si aprì ancora in quel sorriso indescrivibile, indescrivibile...

 Gli diede il numero senza pensarci due volte, ma giurò a se stessa di farsela pagare da sola per quell’imprudenza.

 "Ti sono infinitamente grato, buonanotte Gillian" sguardo, voce, sorriso, tutto insieme adesso... pericolo.

 "Buonanotte" sorrise dolce mettendo in moto per scomparire alle sue spalle, desiderosa di riesaminare ogni dettaglio con se stessa. Lanciò uno sguardo allo dietro  e lo vide lì, esattamente dov'era prima, come una statua fissando dritto nel suo specchietto retrovisore.

Faith vide scomparire l’auto di Gillian. Aveva assistito a tutta la scena, da lontano certo, ma fu abbastanza sicura e contenta  che alla fine di quella serata in apparenza disastrosa, l’amica avesse incontrato un ragazzo tanto affascinante proprio fuori dal suo locale.

Almeno alla  fine, per qualcuno quella serata si era conclusa con un lieto fine.

Ma Faith non poteva immaginare che anche lei avrebbe avuto il suo momento proprio un‘ora dopo che Gillian era andata via.

 Erano più o meno le undici e mezza quando salutò tutti e uscì dal locale.

 "Dove accidenti ho messo le chia-" si fermò sulle scale di EATaly, le era sembrato di vedere  con la coda nell’occhi , un’ombra  muoversi alle sue spalle.

Alzò di scatto la testa verso la sua sinistra e soffocò un urlo e nell'indietreggiare inciampò.

 "Perdonami non volevo spaventarti" l'ombra che le aveva quasi provocato un infarto l’afferrò per il polso. La sua mano era calda nonostante l'aria fredda di quella autunnale serata newyorkese.

 "I-ian?!" sorpresa  di avere proprio i suoi magnifici occhi davanti, Faith non si rese conto del fatto che per non farla cadere, lui le aveva stretto il polso tra il suo petto e la sua mano e che l'altro braccio fosse attorno alla sua vita tenendola stretta a lui. Non passava aria tra i loro corpi.

 Faith se ne rese conto un secondo in ritardo e quando capì smise di respirare e aprì un po’ più del necessario gli occhi.

 "Scusa" sussurrò ancora e il suo respiro le solleticava le labbra.

 Oddio... oddio... oddio che faccio?!

 Doveva fare qualcosa. Colmare quella piccolissima distanza o ingigantirla?

 Non poteva negare di voler fortemente assecondare la prima opzione, ma...

 Gli occhi azzurri del ragazzo erano fissi in quelli nocciola di lei. Cielo e terra. La mano che stringeva la sua sul suo petto tracciava dei cerchi sul dorso con il pollice.

 "N-n-non preoccuparti." Niente di meglio.

 Silenzio.

 Lui non rispose nè si mosse, Faith tacque e lo imitò.

Improvvisamente le venne in mente la Royal. Come poteva recitare in maniera professionale con lui se si fosse lasciata trasportare dalle emozioni che le scatenavano dentro anche solo guardandolo da lontano?

 Ma soprattutto, perché le suscitava tali emozioni? Non lo conosceva nemmeno.

 Faith si arrabbiò con se stessa e abbassò lo sguardo interrompendo il contatto visivo e distruggendo l'atmosfera.

Fabian lasciò andare la sua mano liberandola poi dalla stretta del suo braccio e arretrò di un passo indietro.

 "Scusami davvero, non era mia intenzione.." si riferiva all'averla spaventata o .. al resto?

 "Fa niente" rispose ancora ad occhi bassi.

 Ed eccolo lì, era arrivato il momento di fingere, di indossare un’altra maschera.

 "Ma dimmi come mai eri ancora qui fuori, mi sembrava che il tuo tavolo si fosse liberato da un bel po’" alzò gli occhi sul suo viso.

 "Si, si in effetti, sono andati via da circa una quarantina di minuti io..."

 sembrò esitare "in realtà ti stavo aspettando, volevo... vederti"

 E dai, e dai  no!! Vaffanculo alla professionalità, non può dirmi così! pensò “professionalmente” la dolce Faith.

 "Ah, e ... come mai?"

Ostentiamo indifferenza, possiamo farcela.

 "Io e i miei amici stavamo andando in un locale per incontrare dei loro amici che non conosco e che non voglio neanche conoscere, se tu venissi con me invece" la ragazza continuava a mordersi incessantemente il labbro, "passerei almeno la serata con qualcuno che mi interessa conoscere" era solo una sua impressione o il tono della sua voce era diventato più basso e suadente nell'ultima parte? No, non era la sua immaginazione e il suo sorrisetto con una punta di malizia lo confermava.

 I due si erano inconsciamente riavvicinati e resasene conto, Faith tornò in sé e gli sorrise  in maniera maliziosa come aveva fatto lui. Maschera numero due.

 "Proposta allettante, ma..." si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, "domattina ho scuola e..."

 "Non posso convincerti in nessun modo?" chiese lui dolcemente alzando le sue arcuate sopracciglia. Che carino!

 Faith sorrise, ma fece cenno di no. "Mi dispiace.."

 "Allora non insisto. Ma permettimi di riaccompagnarti a casa almeno" disse aprendole la portella della sua meravigliosa macchina nera.

 "Veramente ho parch-"

 "Ah-ah-ah, non accetto un no" la interruppe porgendole la mano.

 Con un sorriso a 360 denti gli andò incontro e afferrò la sua mano lasciandosi andare. Per una volta decise di mettere a tacere la sua diffidenza.  Al diavolo tutto!

Aveva cominciato a piovere e mentre Faith in macchina con Ian sfrecciava proprio a un passo da Central Park , diretta verso casa sua senza far caso a una ragazza dai capelli lunghi e ricci che camminava a passo svelto sotto quel temporale.

 

Era Candice.  Non ritornò alla macchina ma continuò a camminare senza rendersi conto di dove stesse andando nè di quanto si stesse allontanando. Onestamente non le importava.

 Il bagliore di un lampo e il rombo di un tuono riempirono l'aria, segno evidente che stava per scoppiare un temporale.

Continuò  a camminare animata dalla furia che le parole di Daniel le avevano provocato.

 Pian piano la rabbia si trasformò in sconforto e una lacrima le scese sulla guancia mentre ripensava alle parole del ragazzo. Per lui, Candice era una puttana, vero, quello non era il modo esatto in cui si era espresso, ma il concetto era stato piuttosto chiaro. Mentre Daniel per lei cosa stava diventando?

 Un'altra lacrima le  bagnò il viso.

 Era arrivata nei pressi di Central Park, a quell'ora deserto se non per la presenza di alcuni vagabondi.

Un altro tuono rimbombò e un attimo dopo cominciò a piovere.

 A quel punto non aveva la più pallida idea di cosa fare.

 Gironzolò per qualche minuto attorno al parco, mentre la pioggia le inzuppava i vestiti e i capelli.

 Alla fine si abbandonò su una panchina più riparata rispetto alle altre grazie ad un possente albero e lì rimase immersa nelle sue paranoie. Cominciò a pensare che la colpa del clamoroso disastro di quella sera fosse tutta di Gillian Spancer, insomma, se non fosse venuta a quell'ora lei e Daniel forse sarebbero riusciti a mettere da parte le ostilità e probabilmente sarebbe stata all'asciutto a casa sua a ripensare a quanto bello fosse il suo sorriso.

 Ad un tratto vide una figura imponente farsi strada sotto la pioggia dritta verso di lei, sperò non si trattasse di qualche malintenzionato, perché in quel caso sarebbe stata veramente nei guai.

 Fece per alzarsi e filarsela con finta noncuranza  ma la voce dell'uomo la bloccò.

 "Candice sei tu?" chiese incerta quella che apparentemente mi sembrava una voce familiare.

 "Sono Chris..."

 La ragazza tirò un sospiro di sollievo.

 "Cosa ci fai qui?" domandò con la voce spezzata dal pianto.

 "E' che io abito proprio nel palazzo di fronte e quando ti ho vista qui tutta sola sotto la pioggia ho pensato di venire a controllare che stessi bene" adesso riusciva a vederlo in ogni dettaglio compreso il suo sguardo preoccupato.

 "Uhm...si tutto apposto, grazie"

 "Perciò presumo che a te piaccia camminare sotto un temporale senza ombrello. E io che pensavo che la mia passione per i marshmallows fosse strana." cercò di sdrammatizzare.

 Candice tentò di ricambiare il sorriso ma venne fuori una smorfia poco aggraziata.

 "Senti Chris sei stato davvero gentile a preoccuparti ma ti assicuro che sto bene. Torna a casa prima di prenderti un raffreddore"

 "Senti chi parla. Candice quello che sto per dirti adesso suonerà un po’ sconveniente e farò la figura del pervertito ma, resta a dormire da me stasera, potrai sfogarti tutta la notte se ti aiutasse a sentirti meglio" e lei avrebbe giurato di averlo visto arrossire.

 "Christopher non mi sembra il..."

 "Allora posso accompagnarti alla tua auto..." insisté

 "Va bene" accettò e quella volta gli rivolse uno sguardo riconoscente. Non se la sentiva di fare tutta quella strada fino alla macchina da sola.

 "Prima però devi cambiarti o ti ammalerai sul serio, mia sorella ti darà dei vestiti asciutti" disse "vieni, casa mia è da questa parte"

***

 

"Questa dovrebbe starti" disse Lilian, la sorella diciannovenne di Chris, mentre le passava una felpa blu col cappuccio

 "Grazie" rispose Candice afferrandola, non era esattamente il suo stile ma a mali estremi, estremi rimedi.

 Nel frattempo che Lilian la cercava Candice aveva avuto modo di asciugarsi i capelli che adesso le ricadevano ricci più che mai sulle spalle.

 "Prendi anche questi jeans, i tuoi sono completamente fradici" aggiunse porgendole i pantaloni mentre finiva di infilarsi la felpa.

 "Ehi Chris se vuoi puoi rientrare, ho fatto!" chiamò mentre apprezzava il modo in cui quei jeans le fasciavano le lunghe gambe. Avrebbe dovuto procurarsene un paio.

 "Wow sei uno schianto" esclamò sommessamente Chris quando rientrò in camera "ehm volevo dire, ti sta bene...ti dona la tenuta sportiva...cioè…"

 Candice scoppiò a ridere.

 "Tranquillo, ho capito perfettamente cosa volevi dire"

 "Sono un idiota vero?" disse sconsolato

 "No, solo un po’ imbranato"

 La conversazione fu interrotta dal suono insistente del cellulare di Candice nell'altra stanza  la quale sperò con tutta se stessa che non fosse sua madre inquieta per il suo ritardo.

 Corse come un fulmine e raggiunse la borsa dove c'era il telefono. Era Faith, grazie al cielo.

 Le raccontò del suo appuntamento con Fabian con eccessivo entusiasmo. Non era la serata giusta per sentire parlare di lui, ancora.

"Accidenti Faith è la terza volta che mentre mi racconti ti imbamboli!" esclamò stizzita.

 "Scusa Candice, io... niente ti ho detto tutto, ho finito" Faith, dall’altro capo della cornetta stava letteralmente saltellando per casa con Raja che la fissava interrogativa.

 "Mmm...ok" fu tutto.

 "Ok?" e basta? Faith si aspettava qualcosa di più.

 "Si Faith ok, ho capito che il mio consiglio di stargli alla larga è stato ignorato, per cui... fa come ti pare!"

Sentendo tanto astio nella voce dell’amica Faith s’indispettì.

 "Senti Candice mi spieghi qual è il tuo problema? Quel ragazzo non ti ha fatto niente, nè tanto meno ha fatto qualcosa a me, anzi è stato davvero carino"

 "Si certo Faith!"

Candice la faceva imbestialire con i suoi giudizi acidi e affrettati, ma forse il suo pessimo umore era dovuto alla non proprio bella serata. Era meglio troncare lì al conversazione altrimenti sarebbe finita male.

 "Buonanotte Candice" disse seccamente.

 Dall'altro capo del telefono si sentì una voce che la chiamava.

 "Candice... dove sei? E con chi?"

 "Sembri mia madre! Sono da Chris, ci vediamo domani!" tagliò corto.

 Ah, ok era da Chris…un momento…

 “Come sarebbe a dire che sei da Chris? Candice che diavolo sta succedendo?”

 “Rilassati Faith, ci vediamo domani a scuola e ti racconto! Buonanotte” e riattaccò prima che Faith potesse aggiungere qualcos’altro.

Candice si lasciò cadere sul letto stremata. Solo allora si ricordò che Chris era lì con lei.

 "Cavolo!" esclamò tornando in posizione eretta.

 "Che c'è?" chiese lui confuso

 "Niente è che mi ero dimenticata che stai aspettando me per riaccompagnarmi alla macchina!" disse non appena si rese conto che ormai si era fatto tardi, "quindi se vuoi possiamo andare"

Dieci minuti più tardi dopo una breve e piacevole passeggiata fino al ristorante ormai chiuso dei genitori Faith, Candice si sentì in dovere di scusarsi per aver rovinato i piani di Chris.

"Mi dispiace ad averti dato buca"

 "Io non la vedo in questo modo. Non è esattamente il posto dove avrei voluto andare ma non mi lamento" sorrise

 "Forse hai ragione" Candice sorrise di rimando rincuorata dall’ottimismo del ragazzo. Almeno qualcuno sembrava felice.

 Rimasero per un po’ in silenzio, protetti dall’ombrello, lei a fissare il marciapiede lui a fissare lei.

 "Daniel è stato proprio uno stronzo a fare quella sceneggiata, avrei voluto spaccargli la faccia" sbotto infine

 "A chi lo dici" disse rattristandosi un pochino al pensiero. Di nuovo silenzio.

 Dopo qualche minuto arrivarono alla sua Audi.

 "Vorrei essere un po’ più dispiaciuto per quello che è successo ma proprio non ci riesco, dopotutto era un mio rivale" disse Christopher quando ormai si stavano salutando. Lo vide accorciare la distanza fra noi fino a percepire il suo respiro sul viso.

 Sapeva che quello che stava per succedere non era corretto, solo per il semplice fatto che era ancora scossa, ma Chris era estremamente bello e gentile, si era dimostrato molto premuroso nei suoi confronti senza che lei percepisse un doppio fine e per la prima volta in vita sua sentiva il bisogno di ricevere affetto da qualcuno. Affetto vero. Ne aveva bisogno in quel preciso istante.

 "E cosa ti fa pensare che tu sia il vincitore?" lo provocò sollevandosi in punta di piedi

 "Questo..."

 Le sue labbra toccarono quelle di Candice prima timorose poi sempre più sicure e frementi,  le sue mani le strinsero la vita e le braccia della ragazza avvolte attorno al suo collo.

 Dimenticati di Daniel, Candice. pensò.

***

No, non ci siamo dimenticate della nostra storia e si, siamo state tutte e  tre piene di impegni, compiti, problemi e chi più ne ha più ne metta. Pensavamo che avremmo ritrovato trilioni e trilioni di commenti e invece...*sente l'autostima che fugge via disperata. Se proprio vi fa schivo almeno scrivetecelo, "la vostra storia ha risolto i miei problemi di stitichezza" oppure "da quando leggo questa fanfiction ho ripreso a dormire la notte" cioè vedete voi XD

Tengo a ricordare a tutti chè SIAMO A NATALE!! perciò ù.ù

Vabbè spero che questo capitolo vi piaccia perchè come al solito noi ci abbiamo messo il cuore.

F.A.N. <3

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Capitolo 14
*** Rottura ***




Rottura - capitolo quattordicesimo

L’entusiasmo di andare a scuola di Gillian quella mattina era pari a zero. Non faceva altro che pensare all’incontro della sera prima continuando a ripetersi mentalmente la stessa frase come un mantra: "No! Non passerò tutta la giornata a pensare al tizio del parcheggio, ne sarò io a farmi viva per prima."

Quella che si dice coerenza insomma.

La sera prima era tornata troppo tardi e suo fratello Dylan era già a letto per poterne parlare con lui, alla stessa maniera la mattina dopo era troppo presto per rivolgergli la parola, per cui non ne aveva parlato ancora con qualcuno, e probabilmente nessuno a scuola avrebbe prestato attenzioni alla sua esperienza della sera prima. Era lei, sola con i suoi pensieri.

Sfrecciò via con l'auto il più veloce possibile per provare a distogliersi e per potersi accendere una sigaretta senza esser vista.

"Sono davvero stupida" pensava ogni volta che lo faceva.

***

Faith aveva cominciato la giornata in maniera poco entusiasmante, aveva quasi schiacciato Raja e ci aveva messo un’eternità per arrivare a scuola.

Per fortuna nel parcheggio dell’ Eleanor Roosvelt, notò Gillian che aspettava l’inizio delle lezioni appoggiata con le mani nelle tasche dei jeans alla sua auto. Parcheggiò lì vicino e la raggiunse.

"'Giorno" sbadigliò Faith

"Idem!" disse lei

Non erano proprio al top e i propositi di intraprendere una conversazione erano precipitati sotto terra nel momento esatto in cui Gillian si tirò su il cappuccio del suo giubbotto coprendosi metà faccia. Fra le ragazze calò il silenzio finchè Faith, all'improvviso, come se le si fosse finalmente ripristinato il sistema celebrale, fu travolta da una miriade di sensazioni che quella mattina avrebbero dovuto aiutarla a svegliarsi con un largo sorriso stampato sulle labbra.

Ian le aveva dato appuntamento per quel pomeriggio alle sei.

"Merda!" esclamò di colpo distogliere Gillian dal suo apparente stato catatonico.

"Scusa, scusa, mi sono appena ricordata una cosa!" trillò lei e sorrise alzando le mani per discolparsi.

La prima impressione che Gillian aveva avuto di Faith, era quella di una ragazza tranquilla e pacata…cominciò a cambiare idea ma era troppo assonnata per fare domande perciò fece spallucce e tornò nel suo stato di letargo post sveglia presto.

Poco dopo videro arrivare una macchina con all’interno qualcuno di famigliare. Candice, che stranamente quel giorno era in ritardo. Ovviamente non era colpa sua, lei rispettava sempre gli orari anche quando c’era da fare qualcosa di poco piacevole come andare a scuola, quindi il motivo della sue eccezione era stato Chris.

L’aveva lasciata la sera precedente con la promessa che sarebbe passato a prenderla, e l’aveva mantenuta solo che si era presentato a casa sua con venti minuti di ritardo.

"Era ora!" si lamentò Candice quando entrò in macchina

"Tranquilla arriverai in perfetto orario"

"Potevi dirmelo prima che sapevi teletrasportarti" disse pungente. Lui rise, sembrava non fare caso al caratteraccio della ragazza.

"Andiamo"

Arrivò cinque minuti prima del suono della campanella sbuffando seccata alla vista della nuova arrivata nel parcheggio.

"Uh c'è miss depressione" disse

"A me non è sembrata poi così depressa, anzi era simpatica" le disse Chris

"Passaci più di dieci minuti insieme e poi ne riparliamo"

Rise.

"Hai da fare sta sera?" chiese prima che Candice scendesse dall’auto.

"Stasera si, devo fare un servizio fotografico per la nuova collezione di mia madre, ma domenica ci sono di sicuro" disse ricordandosi solo in quel momento dell’appuntamento preso con sua madre.

"Non sapevo facessi anche la modella" disse piacevolmente stupito.

"No, è stata mia madre a chiedermelo. Di solito studio" sorrise.

"Peccato" la prese in giro lui "comunque, vada per domenica, ti chiamo più tardi" le diede un bacio veloce, prima che lei salutasse le due ragazze, che la guardavano sbigottite.

"Ciao Cand! Ciao ragazze" Chris salutò gentilmente anche Gillian e Faith.

Candice le raggiunse pur sapendo che si sarebbe dovuta sorbire quegli sguardi ancora per molto.

“Insomma se volete dirmi qualcosa ditela e basta! Smettetela di guardarmi come se fossi un alieno!" fu il buongiorno della ragazza.

“Buongiorno anche a te” rispose Faith sorridendo “Forse è meglio se ne parliamo dopo” si corresse subito notando che era già nervosa per la presenza di Gill.

Gillian girò la testa dall’altra parte, non voleva mettersi in mezzo ai fatti suoi e onestamente non le importava saperli.

“Smettila di fare la superiore Gillian..” sbuffò stizzita Candice.

Gillian sbarrò gli occhi, che aveva fatto?

“Ok tu hai qualche problema Candice..”

“Vi prego cercate di arrivare fino all’ultima ora intere ok? Per favore fallo per me” Faith si intromise più isterica che mai, cosa aveva fatto lei di male per meritarsi queI litigi nelle orecchie già di prima mattina non lo sapeva.

“Trovate il modo per darvi e darmi pace..”

"Sono d’accordo " esordì entusiasta Candice "Perciò, Gillian, è stato un vero piacere conoscerti , ma adesso credo che tu debba sparire dalla mia vita, dedicarti al tuo amato basket e al tuo nuovo ragazzo"

"Candice, io intendevo una soluzione sensata..." replicò Faith al limite dell’esasperazione

"E infatti lo è, pensaci. Da quando ha messo piede qui non ha fatto che rovinare tutto. No Gillian no problemi"

Faith si coprì la faccia con una mano, la cosa che la stizziva di più era che Candice parlava seriamente.

Gillian aveva passato quel momento molte volte nella sua vita, perciò non si meravigliò del fatto che fosse odiata da un’altra persona, tuttavia qualcosa sulla faccia di Candice, probabilmente l’espressione strafottente, le diede la spinta per non lasciarla stare e darle una risposta.

"Ehm, mi scusi se la interrompo signorina -mi si è spezzata un unghia e adesso come faccio- ma penso che l'unica che qui si sta creando dei problemi sia tu. Se hai paura che tra me e Daniel ci sia qualcosa in più che semplice amicizia, beh...ti sbagli alla grande. E' poi ho avuto la sensazione che ti sia consolata abbastanza bene ieri notte, o mi sbaglio?" e fu una grande liberazione per lei dirle tutte quelle cose.

Candice rimase impietrita.

Erano davvero brave a farsi del male a vicenda.

“Ti prego Gillian, vattene”

"Con piacere" sputò fra i denti Gillian, furente di rabbia, “scusami Faith” sussurrò verso la sua unica amica, prima che lei potesse bloccarla per un braccio e tenerla lì accanto a lei.

"Candice!" la rimproverò Faith "Vuoi smetterla di comportarti come una bambina?!"

Come? La ragazza non riusciva a crederci, mai avrebbe pensato che alla fine la colpa fosse ricaduta su di lei, insomma non si stava comportando esattamente in modo educato ma nemmeno Gillian scherzava, eppure improvvisamente lei sembrava aver conquistato le simpatie di Faith che adesso la difendeva a spada tratta. Alla fine finiva sempre così, Candice non era mai la preferita di nessuno, c’era sempre qualcuno migliore di lei o qualcosa di meglio da fare che metterla al primo posto e questo le provocava un immenso dispiacere.

"Sai una cosa Faith? Davvero non capisco come tu possa dire una cosa del genere, mi sembra più che ovvia la mia reazione visto che una perfetta sconosciuta è appena arrivata alle sue conclusioni sul mio conto senza nemmeno sapere cosa è successo! Si, è vero io e Chris ieri sera ci siamo baciati, ma non c'è stato nient'altro! Ovviamente vedo che tu sei dalla sua parte...ok, perfetto..." non aspettò la sua risposta e fece per andarsene ma Faith afferrò per il braccio anche lei.

"Cand io..." iniziò tentando di farla ragionare, ma in quel preciso istante si sentiva in mezzo ad una tempesta e non era sicura di essere capace ad uscirne intera.

"Lasciami...credevo fossi la mia migliore amica e invece non sei migliore degli altri..." con uno strattone Candice si liberò della sua presa e del suo sguardo che a poco a poco si riempì di lacrime.

E infatti non appena Candice ebbe pronunciato quelle parole Faith si sentì spezzare in due.

Sentì che tutti quei cambiamenti che la vicinanza di Candice aveva favorito diventavano improvvisamente insignificanti.

Abbassò la testa per non mostrarle le sue lacrime di puro dispiacere, i capelli le caddero davanti al viso nascondendola al mondo intero. Senza dire nulla a passi lenti prima, e sempre più veloci poi corse via in classe. Senza che nessuno la fermasse.

Ora erano rimaste solo Gillian e Candice; da una parte la prima apprezzò più di ogni altra cosa il coraggio nel tentare di aggiustare le cose tra loro ma era tempo sprecato. Aveva cominciato lei. Dall’altra invece c’era Candice nervosa e delusa con l’unico desiderio di allontanarsi il più presto possibile dalla ragazza nuova.

"Ehi Pride" le gridò Gillian prima che potesse scomparire nel nulla.

Lei si fermò senza voltarsi, tutti avevano gli occhi piantati su di loro.

Gillian si avvicinò a grandi passi con un sorriso finto in faccia.

"Sai come dico io?" sembrava un fiction ormai, mancavano i pop corn agli spettatori che le circondavano.

Afferrò due granite dal famoso carretto che Candice sembrava adorare così tanto.

"Occhio per occhio" la ragazza fece per voltarsi, ma Gillian non le diede il tempo di capire cosa stava succedendo che la granita alla menta le colorava di verde il contorno del viso e dei suoi indumenti. La sua faccia si indurì e stava per urlare qualcosa ma di nuovo Gillian la anticipò.

"Occhio al quadrato" prima che potesse pulirsi gli occhi, le versò la seconda al limone.

La popolazione studentesca poteva dire di aver assistito ad una mattinata molto movimentata, loro tutte avrebbero preferito non essersi alzate dal letto quella mattina.

"Ti odio Spencer, dal profondo del mio cuore" mugugnò furiosa

“Il bagno è da quella parte”

E niente e nessuno in quel momento avrebbe potuto rovinare a Gillian il compiacimento nel vedere la sua miglior nemica colpita con la sua stessa arma.



***



Faith seguì le sue lezioni in maniera passiva, ma quella mattina biochimica le sembrò insopportabilmente noiosa e inutile, anche perché era l'unica lezione che non aveva in comune né con Candice né con Gill anche se la situazione non sarebbe stata molto diversa se l'avessero avuta in comune. Qualcosa si era incrinato.

Nel frattempo sul suo banco, sopra il libro, quel cartoncino rettangolare sembrava brillare di luce propria.

Sentiva quasi il bisogno di comporre quel numero e ascoltare la sua voce. Aveva bisogno di avere un contatto con qualcuno ora che più che mai si sentiva nuovamente sola. Ma con che scusa l'avrebbe chiamato non voleva passare per la melodrammatica o peggio, la ragazzina che si era invaghita di lui.

Anche se cominciava a pensare di esserlo.

"Professoressa, mi scusi posso uscire?"

"Prego Dobrev"

Permesso accordato, corse in bagno.

Camminò convulsamente avanti e indietro, dal lavandino alla porta, dalla porta al lavandino.

Quando ormai stava creandosi un solco per terra si fermò, prese un profondo respiro e digitò quel maledetto numero.

Uno squillo, mezzo squillo. Riattaccò.

Non aveva proprio voglia di parlare con Ian, aveva l’umore a terra e più si guardava allo specchio più i suoi occhi si riempivano di lacrime al ricordo delle parole di Candice. Perché non capiva che lei non era dalla parte di nessuno e che stava solo cercando di recuperare l’irrecuperabile? Le voleva bene accidenti e di certo non voleva il suo male, purtroppo per lei Candice era testarda.

Prese un respiro profondo e compose un altro numero che conosceva molto meglio.

Uno squillo e il suo interlocutore rispose.

"D-dan.." balbettò con la voce che tremava.

"Faith? che è successo?" la sua voce si fece subito preoccupata.

Non rispose, ma un singhiozzo trapelò dalle sue labbra e giunse alle orecchie di Daniel.

"Sono in palestra, tra cinque minuti ti aspetto nel parcheggio" risoluto come solo lui sapeva essere chiuse la comunicazione. Faith passò dalla segreteria per una giustifica che le accordarono senza riserve vedendo il suo stato –occhi rossi, capelli scompigliati, viso abbattuto poi uscì fuori dove Dan la stava aspettando .

Entrò nella macchina dell’amico senza dire niente e lui partì altrettanto silenziosamente.

Non li chiese dove la stava portando, lo sapeva già e infatti dopo una oretta abbandonante Daniel parcheggiò l’auto e si voltò verso Faith con sguardo greve.

"Chi o cosa è stato a farti questo"

La ragazza rialzò gli occhi fino ad allora concentrati sulle sue scarpe da tennis e lo guardò.

"Nessuno" disse scuotendo la testa. Non voleva che pensasse male di Candice. Aveva anche il coraggio di difenderla? Ma quanto poteva essere stupida?

"Faith, andiamo lo sai che puoi dirmi tutto!"

I suoi occhi sinceri, e la ruga che gli segnava la fronte.

Distolse lo sguardo e scese dalla macchina dirigendosi al loro “rifugio segreto".

In realtà era semplicemente un angolino di Central Park che dava sul lago circondato da alberi totalmente invisibile ai passanti, o quasi.

Daniel la seguì e si sedette al suo fianco sull'erba. Conosceva bene Faith e sapeva che avrebbe parlato quando se lo fosse sentita e lui era lì per lei, come sempre, e lì sarebbe rimasto fintanto che lei lo avrebbe voluto. Inevitabilmente ripensò a tutte le volte che era stata Faith a sedergli affianco in silenzio dandogli conforto con la sua sola presenza e le sue parole dolci quando era stato costretto ad affrontare tutti i casini della sua famiglia. Mentre in Daniel cresceva sempre più quel senso di protezione nei confronti dell’amica, Faith non faceva che ripensare al litigio con le altre le dispiaceva essere stata dura con Candice, anche se sapeva che si era comportata così perché loro due erano amiche. Allora perché si sentiva terribilmente in colpa?

Le lacrime tornarono ad inondarle gli occhi. E senza una sola parola le braccia di Daniel si strinsero attorno a lei tirandosela contro. Faith finì per nascondere il viso sul suo petto mentre lui le accarezzava la schiena e le sussurrava sciocchezze genere solo per tirarle su il morale.



***



Spazio alle autrici u.u

*Aaaaaaaaaaaaaaaastro del cieeeeeeeeeel, paaaaaaaargoooooool diviiiiiiiiiiin.....*

Dovremmo smetterla di andare alle prove del coro per il precetto natalizio, perchè ci illudiamo di essere in un glee club professionista e poi rimaniamo puntualmente deluse dal risultato scadente delle nostre quattro voci stonate che cantano i canti della chiesa. Che cosa triste!

Qui è Fozzolina che vi parla, con quella psicopatica di Alessia al telefono che non fa altro che ridere convulsamente e in maniera mooolto ma moooolto spaventosa e inquietante da circa venti minuti. Perchè le ho chiesto di chiarmi? BOh, masochismo? autolesionismo... non si sa! A voi la scelta.

Ma, ciancio alle bande, anzi bando alle ciance (Alessia qui è morta dal ridere) prima di scrivere qualsiasi stronzata... ah no, l'abbiamo già fatto... Vabbò!

Per prima cosa, dicevo vogliamo dedicare questo capitolo e questa nostra nota piena di stronzate (ma non per le stronzate) a coloro che hanno ridato vita alla nostra voglia di continuare a parlare di queste tre ragazze:


WonderstruckRose

Lode a te ooooh carissima recensitrice (?) volevamo solo dirti che siamo follemente innamorate di te sin da quando abbiamo letto la tua meravigliosa recensione!! *-*

Allora ti narro in breve, eravamo in classe e io ero collegata dal cell e vedo la tua recensione lo dico alle altre e quelle per poco mi muoiono xD Leggo e poi passo il cell con occhi a cuoricino a Ale e Noe... bèè non ti dico. Il prof le sgama due volte e per poco non ci rimettevo il cellulare a causa del non sapersi controllare di quelle due rompiscatole xD

Fatto sta che hai azzeccato quasi tutto e da questo capitolo in poi tuuuuuuuuutto cambierà e non ci sarà un momento di pace ... JUST SAYING! XD

E' un altro grazie va anche a... 

Woo!

che ci ha lasciato un commentino giusto ieri (o almeno credo ma onestamente chi se ne frega la amiamo lo stesso <3) che ha contribuito a farci esaltare ù.ù babbo natale sarà moooooolto generoso con te!! grazie grazie grazie!


E niente a tutti gli altri io dico... PRENDETE ESEMPIO DA QUESTE RAGAZZE U.U

RECENSITE O DICO A BABBO NATALE DI NON PORTARVI L'I-PHONE, L'I-POD, L'I-PAD E L'I-QUALCOSA! U.U

So che almeno il 70% di voi ha chiesto qualcosa del genere non mentite!! xD

Bèèèèèè il prossimo capitolo arriverà non appena ce ne andiamo in vacanza ossia dal 23 in poi, però poi c'è natale quindi tra il 27 e il 30 dicembre.

INTANTO... BUON NATALE da tutto il cast di WTH! ♥



Con affetto infinito.

F.A.N. ♥





P.S.

Tanto per concludere e far contenta alessia che non fa altro che cantarla:

http://www.youtube.com/watch?v=cqupk71a-O0

LA CANTERETE TUTTA LA NOTTE PERCHE’ ENTRA IN TESTA QUESTA BASTARDA!! XD AAAAAAAAAAAAAAAAAH FREAK OOOOOOUT! XD

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Capitolo 15
*** Sorprese ***




Sorprese - capitolo quindicesimo

Era passata una settimana dal litigio con Candice.
 Una settimana che anche con Gill le cose erano cambiate, sembrava che anche lei cercasse di evitare Faith. Che avesse seguito le parole di Candice?
 Faith non poteva saperlo, la sola cosa di cui era certa era che l'unica persona di cui si sarebbe sempre potuta fidare era Daniel, in quella settimana si erano avvicinati ancora di più. Erano oramai inseparabili e non poteva essere altrimenti considerando il fatto che era l'unica persona con cui Faith riusciva a parlare, per il resto era muta con chiunque, non  si preoccupava neanche più di indossare le sue mille maschere per salvare l’apparenza di ragazza normale e socievole. Stava semplicemente chiudendo le porte con il mondo esterno.
 Il pomeriggio di quella fatidica giornata, non andò all'appuntamento con Fabian, vide il suo numero comparire sullo schermo del cellulare un paio di volte nei giorni successivi, senza che rispondesse, poi silenzio. Ora come ora non sarebbe stata in grado di affrontarlo. Comunque sia l’avrebbe rivisto la settimana successiva sarebbero iniziate le prove con la Royal, ma a questo punto era intenzionata a mollare tutto. Non avevo nessuna voglia di recitare in quel periodo anche se Daniel continuava a ripeterle che se c’era una cosa buona che “quella bionda” - si riferiva così a Candice -avesse fatto era proprio quel provino andato a buon fine, si arrabbiava ogni volta che lei alle sue domande su quando avrebbe cominciato rispondeva che non l’avrebbe fatto. I suoi pensieri vennero interrotti dalla suoneria del cellulare, un messaggio proprio da Daniel.
 
 From Daniel:
 Ciambelle al cioccolato ti aspettano stamattina. Forza Izzy fai in fretta o non troverai che le briciole!

 
 Dan la passava a prendere tutte le mattine e poi tornavano a casa insieme quando le lezioni finivano, trascorreva tutto il suo tempo libero con Faith, e quando lavorava era lei ad andare al ristorante con lui. Ogni tanto la ragazza aveva incrociato, o più che altro visto di sfuggita Candice fuori dal locale,mentre probabilmente aspettava Chris. A quanto pareva uscivano insieme. Daniel che già non sopportava Chris cominciò ad odiarlo profondamente e anche se non lo dava a vedere stava male. Per Candice.
 Chris dal canto suo sembrava quasi dispiaciuto, quando Faith si trovava al ristorante più di una volta le lanciava degli sguardi come a chiederle scusa. Lei faceva finta di niente, non era mica colpa sua quella situazione.
 Sorrise leggendo il messaggio e rispose .
 
 To Daniel:
 Non provare a mangiartele tutte o ti faccio licenziare!! Ho conoscenze molto in alto lo sai!

 
 Inviò e uscì di casa in fretta trovando la sua auto già parcheggiata lì ad attenderla.
 "Buongiorno raggio di sole!" salutò allegramente Dan.
 "Buongiorno a te... esci fuori le ciambelle!" lo minacciò.                                                      
 Fece cenno al sedile posteriore dove dava mostra di se il cartone rettangolare azzurro con il logo Starbucks.
 "Mmh... ti ho mai detto quanto ti adoro?" gli disse assaggiandone una.
 "No, ma lo so che senza di me saresti persa" rise
 "Senza dubbio!" e parlava sul serio.
 Quando arrivarono a scuola c’era una confusione tale che era impossibile distinguere in lontananza il cancello della scuola nella calca di gente che vi era lì intorno.
 "Ehi Jeff, che succede" chiese Dan ad un suo compagno dell’ora di spagnolo.
 "Guarda qua, non è una bomba?" gli rispose passandogli un giornale.
 La sua carnagione da abbronzata divenne cadaverica. Al che Faith si sporse per dare un occhiata alla rivista. In copertina c'era una bellissima... Candice.
 Spalancò gli occhi. Era veramente splendida!
 Candice infatti quella mattina era stata particolarmente ansiosa di arrivare a scuola. Finalmente dopo due settimane era stato pubblicato il nuovo numero del giornale per il quale aveva posato.
Sapere di essere finita sulla cover di Glamour, una delle più importanti riviste modaiole dell'intera America e non  solo, sapere che insieme alle foto sarebbe stata allegata l’intervista per sponsorizzare la collezione di abiti di sua madre, l’ aveva resa la ragazza più elettrizzata della terra.
A scuola tutti gli occhi sarebbero stati puntati su di lei, decine di ragazzine del primo anno avrebbero cominciato ad adularla e probabilmente Brittany & Co. sarebbero tornate strisciando. E lei si sarebbe comportata semplicemente come al solito, fredda e distaccata. Era assurdo come l'allontanamento da Faith l’ avesse resa nuovamente la ragazza di ghiaccio, anzi era addirittura peggiorata, adesso ogni traccia di disponibilità verso gli altri era cancellata, l'unica su cui poteva contare era se stessa.
 Christopher invece continuava a sostenere che cercare di chiarire era il solo modo per evitare di trasformarsi in un cubetto di ghiaccio. Le aveva raccontato che da quando avevano litigato, Faith era più silenziosa del solito, il che equivaleva a definirla muta, e che più di una volta aveva pensato di mollare il progetto al teatro perché ero lei che la incitava a non mollare e ad infonderle sicurezza. Tutte bugie, secondo Candice.
Non aveva ricevuto più nessuna notizia di Daniel, tranne per le poche volte che si eravamo incrociati all'uscita da scuola. A quanto pareva era entrato nella squadra maschile di basket ed era diventato grande amico di Spencer, altra persona che cercava accuratamente di ignorare. Quando la sveglia suonò non perse neanche un secondo e scese in cucina a fare colazione.
 "Buongiorno mamma, buongiorno papà" cinguettò di buon umore.
"Buongiorno" rispose suo padre assente leggendo il New York Times
 "Dov'è la rivista?" chiese avida ignorando la freddezza tipica di suo padre.
 "L'ho dimenticata in ufficio" le disse sua madre
 "Ma mamma!"
 "Lo so che eri ansiosa di vederla ma la mia memoria non è mai stata buona, comunque sono sicura che qualcuno dei tuoi amici l'avrà acquistata"
 Quali amici? pensò ironica
 "Mmm...certo" biascicò prima di addentare un pezzo di crostata. L'avrebbe comprata lei prima di andare a scuola, sempre se Chris non fosse arrivato in ritardo.
 
 From: Candice
 Dove sei?
 
 To: Chris
 cinque minuti e arrivo.

 
 No, grazie al cielo era persino in anticipo e, per non sprecare nemmeno un secondo Candice si feci trovare già fuori di casa.
 "Accidenti Cand, come mai tutta questa fretta oggi?" domandò Chris quando la vide sbucare da dietro ad un cespuglio, "stavo venendo a chiamarti..." disse prima di lasciargli un dolce bacio sulle labbra.
 "Buongiorno" lo salutò con un sorriso prima di dargliene un altro. Chris era l'unico con cui si comportava ancora da essere umano.
 "Devo comprare una cosa prima di entrare a scuola" disse avviandosi verso la sua macchina rosso acceso
 "Allora non sono l'unico a fare spese al mattino...sai, sono passato da un edicola prima di venire qui e c'era un giornale con una ragazza in copertina davvero niente male, se vuoi vederlo è sul sedile posteriore" le lanciò un sorriso compiaciuto
 "Tu sei incredibile!" esclamò la ragazza saltandogli addosso
 "Si, hai ragione, forza che aspetti vai a vedere io fossi in te non avrei perso tempo in tutte queste smancerie"
 Candice ovviamente non se lo fece ripetere due volte. Piombò in auto e guardò sul sedile di dietro. Non c'erano parole per descrivere quello che provò in quel momento, sentì  un misto tra orgoglio e sorpresa, ma quella che prevaleva era la sua felicità. Affianco alla sua foto c'era scritto a caratteri grandi “Candice Pride: una nuova stella è pronta a brillare”.
 Quando arrivò a scuola tutti ne possedevano una copia. Era intontita dalla folla che si era formata attorno a lei, non che questo le creasse chissà quale disturbo, le piaceva fin troppo stare al centro dell’attenzione. Chris la lasciò fra tutta quella gente facendosi spazio fra la calca, urlando "è la mia ragazza" più forte che poteva. Una ragazzina dai boccoli rossi e dagli occhi vispi fu la prima ad avanzare dalla sua parte con la rivista ed un pennarello nero teso verso di lei. Candice la guardò perplessa.
 "Posso avere l'autografo?" chiese sicura di sé guardandola dritta negli occhi.
"C-certo..." si sentiva strana a fare quello che stava per fare perché non riusciva davvero a credere come la gente potesse adulare chiunque avesse un minimo di celebrità, anche la più insignificante come la sua. Per i successivi dieci minuti fu il caos più totale, poi decise che era il caso di liquidare tutti e di andare a lezione anziché rischiare di fare tardi. Con un po’ di difficoltà riuscì ad aprirsi un varco e a sgattaiolare davanti al portone principale. Vide Faith e Daniel, intenti a parlare, lei osservava rapita la foto di Candice in copertina, lui aveva un'espressione indecifrabile che scomparve nel esatto istante in cui le lasciò un tenero bacio sulla guancia. La neo-modella rimase lì ferma a fissare il punto in cui le labbra di Daniel avevano toccato la pelle di Faith e continuò a farlo anche quando la ragazza si accorse della sua presenza. Faith le passò davanti con i capelli lisci che le coprivano gran parte del viso, mormorando qualcosa che le parve assomigliare alla parola congratulazioni, ma non era sicura aveva parlato troppo a bassa voce.
 Forse stava esagerando, quel misero bacio non significava di più di quello che era, un gesto innocente fra due migliori amici e soprattutto non avrebbe dovuto neanche interessarle. Istintivamente prese il cellulare e compose il numero di Chris.
 "Pronto? Candice, tesoro è successo qualcosa?"
 Sentire la sua voce la riportò alla realtà, era l'unico che le voleva bene e che la conosceva davvero.
 "No niente...mi manchi" disse autoconvincendosi che quello fosse il vero motivo della chiamata
 "Mi manchi anche tu" disse dolce
 "Ci vediamo dopo" e riattaccò.
 Cosa le stava succedendo?
  Candice non era l’unica a domandarselo, ultimamente anche Gillian si poneva la stessa domanda e spesso e volentieri era persa nelle sue riflessioni.
  "Perché conti sempre? Sei irritante" sbottò stizzito Dylan, mentre Gillian fissava il calendario.
"Non dire stronzate solo per darmi fastidio" lo ignorò la ragazza continuando a contare i giorni sul calendario
"Lo fai sempre, si nota da come conti a mente mentre muovi le labbra" disse prima di addentare la sua fetta di torta al cioccolato.
"Mmh..." 24, 25, 26...bene era passata quasi più di una settimana dopo l'ultimo granita party in giardino con Candice. Era passata quasi più di una settimana da quando Gillian non aveva più voluto parlare con lei e con Faith che in quella situazione non centrava meno di niente.
Eppure le aveva voltato le spalle e questo la faceva sentire malissimo ma era certa che se avesse continuato a starle vicino, Candice l'avrebbe fatta sentire sempre peggio, così aveva ritenuto che fare il terzo incomodo non era una buona idea.
Dei loro rapporti non sapeva granché, ma per quanto riguardava lei, ormai poteva contare solo su due persone: Daniel e William.
Il primo era entrato nella squadra di basket maschile, si vedevano tutti i pomeriggi e di tanto in tanto si perdevano in conversazioni poco profonde. Le aveva sempre fatto piacere la sua compagnia, era una di quelle poche persone con la quale non si preoccupava se ciò che dicesse fosse giusto o incredibilmente stupido.  Aveva iniziato a vedersi con Faith, Gillian non sapeva da che punto di vista, ma si vedeva con Faith, ed era contenta per lui. 
Daniel non era l’unico a frequentarsi con qualcuno, lei e Will si erano visti tutte le sere a partire da quella  settimana e, come Gillian aveva promesso a sé stessa, non fu lei a fare la prima mossa ma lui, che l’aveva chiamata nel cuore della notte chiedendole una semplice appuntamento a Central Park per il giorno dopo.
In seguito c’era stata la cena al ristorante italiano, il cinema e adesso anche i passaggi a scuola.
Ormai Gillian aveva perso la testa per quel ragazzo era completamente cotta, doveva ammetterlo una volta per tutte, inutile negare. Sorrise al ricordo del loro primo incontro al parco, si ricordò di come aveva continuato a tenere lo sguardo fisso per terra senza avere il  coraggio di alzarlo e di incontrare quello di William, che sembrava non staccarsi mai con lo sguardo dal suo volto, facendola sprofondare sempre di più nell' imbarazzo.
 "Beh allora, cosa ti andrebbe di fare adesso?" era stato il primo appuntamento in assoluto per Gillian, la quale non tardò a capire che con quella roba non ci sapeva ancora fare.
 William inarcò entrambe le sopracciglia dopo aver sentito la domanda di circostanza di lei.
 Lui stesso non sapeva come comportarsi con una ragazza del genere, gli sembrava scontrosa, chiusa mentre lui agli occhi di lei gli appariva come il ragazzo più bello e più gentile del mondo. Le aveva fatto fare il giro della città per una settimana, senza baciarla né costringerla a fare niente, l’ascoltava, l'assecondava e tutto quello le sembrò così strano.  Insomma qualche difetto lo avrebbe pur dovuto avere quel dannato ragazzo. Era uno tra i pensieri più ricorrenti di Gillian. Era perfetto, forse addirittura troppo.
Will non aveva ancora risposto alla sua domanda piuttosto preferì agire senza neanche pensarci troppo, dopotutto aveva aspettato abbastanza.
 Aveva avvicinato le dita alla bocca di lei per levarle la sigaretta trattenuta dalle labbra asciutte.
 Gli occhi di entrambi si erano incontrati, quelli di lei erano arroganti e confusi, quelli di lui determinati e più seri.
Gill bagnò le labbra con la lingua, era indubbiamente in ansia, sapendo a cosa stava per succedere.
 Doveva essere il suo primo vero bacio?
 Da quando aveva incontrato William, qualcosa era cambiato dentro di lei, chi mai le aveva chiesto di uscire? Chi mai l'aveva sopportata per più di un'ora? Chi mai.. Chi?
 Nessuno, ovvio. Tranne William.
 Questo le bastò per avere un'impressione positiva nei suoi confronti, anche se non bastava molto per far colpo su di lei…forse perché nessuno le aveva mai dimostrato nulla.
"Ok Gillian, stai calma e tieni quella fottuta bocca chiusa almeno per ora. E' una cosa elementare, sarà semplice e se andrà male, come probabilmente andrà, tornerai alla tua solita vita" continuava a ripetere a se stessa, ma per quanto cerava di convincersi che tutto sarebbe andato per il meglio, non si sentì affatto tranquilla.
 Le mani di Will raggiunsero la base della nuca di lei, spingendola sulle sue labbra, senza darle neanche il tempo di reagire alla situazione. Situazione.. .Quale situazione poi? Era solo lei a rendere tutto così inesorabilmente complicato.
 Le labbra di Gill a contatto di quelle di William tremarono, aveva desiderato quel momento da più di una vita, e adesso non voleva rovinarlo.
 Si lasciò andare, chiuse gli occhi e permise che alla lingua di lui di trasportarla in un'altra dimensione.
 Aveva assecondato i suoi movimenti di lui mantenendo un andamento delicato, aggrappandosi al suo collo per poterlo avere sempre più vicino.
 Le era sembrato di non essere più capace di smettere poi William le passò una mano fra i capelli, fino a scendere sul collo per solleticarglielo con la punta dell'indice.
 Gillian era andata in iperventilazione.
 Si staccò per un istante da quelle labbra bollenti per riprendere fiato, ma il rumore del suo respiro venne interrotto dalla voce rauca e sarcastica di William
"Oppure potremmo continuare a passeggiare ancora…e ancora…e ancora" le aveva sussurrato alla base del collo.
 Quando Gillian si riappropriò delle capacità di parlare e soprattutto di respirare, rispose con un mezzo sorriso "No…Gillian ha trovato un nuovo hobby" disse scatenando una fragorosa risata da parte di lui prima di riprendere a baciarlo, quella volta molto più a lungo.
 
La vibrazione del suo cellulare la riportò con i piedi per terra. Lesse il messaggio.
 
From William:
Ehi sono qui fuori.
 
 "Corro! Ciao mamma, ciao papà" gridò afferrando lo zaino e scompigliando i capelli di Dylan.
 "Buona giornata" risposero all'unisono.
William era fuori, appoggiato sulla sua Mercedes nera classe A, con un lieve sorriso compiaciuto.
 "Buongiorno" lei si avvicinò a grandi passi verso di lui impaziente
"Buongiorno a te" si aprì in quel grande sorriso che adorava più di ogni altra cosa al mondo.
 Si alzò in punta di piedi e finalmente arrivò alle sue morbide labbra al sapore di caffè.
 "Si è decisamente un buongiorno!" Gillian rise compiaciuta, non si era mai comportata in quel modo, da inguaribile romantica, con nessuno, in nessuna occasione e finalmente assaporava il (forse) inizio della sua nuova vita.
Senza aggiungere altro salirono in macchina e sfrecciarono verso la scuola.
 "Allora stasera ho prenotato! Alle 20:00 al Eataly"
 "Cosa? " urlò con le mani tra i capelli.
 Cambiò subito espressione preoccupato "Non ti piace il locale?"
 "No è il locale di quella ragazza di cui ti avevo parlato, è quella situazione un po’ incasinata ma, lascia stare non è lei il problema, anzi lei non ha fatto niente" lasciò perdere ormai non aveva più niente da perdere.
 Arrivarono a scuola dove sembrava esserci più confusione del solito, Gillian non sapeva come mai, ma aveva la strana sensazione che in modo o nell'altro c'entrasse Candice.
 "Buona giornata"
 "Passo a prenderti stasera" le ricordò William poco prima d’interrompersi e di guardare fuori dal finestrino, "falli neri" concluse aprendosi in una risata fragorosa.
 Gillian si avvicinò ancora una volta al suo viso e sorridendo contro le labbra del ragazzo sussurrò "Puoi contarci"
 La macchina sparì alle sue spalle e così Gillian si ritrovò faccia a faccia con il delirio.
 "Che succede Tom?" chiese ad un mio compagno di filosofia senza tradire emozioni.
 "Guarda qua! C'è la tua amica" rise portandole agli occhi un giornale con una copertina che sinceramente, non la meravigliava più di tanto.
 "Candice Pride non mi sorprenderà mai secondo me" aveva la testa leggermente piegata sull'immagine di copertina e il solito sorriso sarcastico stampato sulla faccia.
 "Che cosa?" chiese Tom, non aveva capito che il commento non era rivolto a lui.
 "Lascia stare, lei dov'è?"
 "E’ li! In mezzo a tutta quella confusione" Gillian seguì la traiettoria appena indicata e si sedette su di una panchina.
 Eccola li, mentre firmava autografi e sorrideva a tutti.
 Non voleva rovinarle il momento, voleva solo osservarla; pensare che lei, Gillian Jaymes Spencer era stata l'unica della scuola ad averle dato un po’ di filo da torcere la fece sentire importante.
 Chissà come sarebbe stato se...
Scrollò la testa come a cacciare pensieri poco raccomandabili ed entrò in classe non prima però di notare Faith correre via a testa bassa e espressione sconfortata verso la sua lezione, segno evidente che con Candice niente si era ancora ristabilito. Se non altro ora che lei si era tolta di mezzo le cose pian piano sarebbero ritornate al loro posto visto che peggio di così non potevano andare…o forse so?
La ragazza scrollò la testa e si preparò ad una noiosissima lezione di storia.
 
 
 A ricreazione Faith si chiese se fossero davvero così tante persone a frequentare quella scuola? o se durante la ricreazione arrivassero degli imbucati?
 Mah! Forse la presenza di Candice e delle sue foto su quel giornale, erano il motivo di quel caos improvviso.
 "La signorina Dobrev è richiesta sulla terra. Passo"
 Sorrise. Con un gesto veloce girò la testa verso Dan poggiandola sulle ginocchia che teneva abbracciate al corpo. Il viso della ragazza si illuminò alla vista di quello di Daniel che aveva appena finito di consumare il suo pranzo seduto accanto a lei nel cortile della scuola, per esser Ottobre era una giornata piuttosto calda e soleggiata e permetteva loro di godersi l'aria aperta anziché rinchiudersi nella mensa.
 Daniel le si avvicinò e le carezzò il viso portando dietro l'orecchio della ragazza una ciocca sfuggita a causa del lieve venticello.
 "Sei bella quando ridi” il suo sguardo si addolcì, “ perché non lo fai più spesso?"
 Fu forse quella frase, o la situazione o perché ormai vivevano praticamene insieme ogni momento tranne la notte.
O forse era così che era sempre stato scritto che doveva essere, ma in quel momento l’espressione di entrambi assunse una consapevolezza erano terribilmente attratti l’uno dall’altra. Daniel era affascinato dai suoi gesti e modi di fare, dal suo sorriso o dalle sue irresistibili labbra e lei non poteva non notare il modo in cui la guardava o come si sentiva quando era tra le sue braccia. Al sicuro.
Daniel era il suo porto sicuro.
 Sembrava che fossero sulla stessa lunghezza d'onda. Il sorriso di Daniel si addolcì e contagiò quello di Faith.
 "Non sto per fare quello che sto per fare" sussurrò il ragazzo, e il suo respiro sfiorò le labbra di lei.
 "E io non sto per lasciarti fare ciò che in realtà ti lascerò fare" mormorò in risposta Faith alzando la testa dalle ginocchia e avvicinandosi a lui.
 Quel sorriso permase sui loro volti finché non ci fu più spazio per nient’altro che non fosse le loro labbra. Il momento esatto che vide il loro primo bacio fu il momento esatto in cui qualsiasi cosa li avesse afflitti fino a quel momento sparì, per lasciare posto a qualcos'altro che non era ciò che nessuno dei due si aspettava, e che nessuno dei due sapeva neanche definire.
 Daniel strinse Faith tra le mani delicatamente, come se potesse mai venirle in mente di allontanarsi in quel momento, una le cingeva la nuca, l'altra stava percorrendo tutto il suo braccio, fino alla mano che poi prese e strinse nella sua.
 "Non ci posso credere!"
 Il momento idilliaco fu fatto in mille pezzi da una voce sconvolta e troppo familiare.
 No ti prego fa che non stia succedendo. Ti prego.
 "Candice che cosa stai facendo tu qui?" ecco la conferma ai timori di Faith, seppure non avesse udito il nome di Candice sarebbe stata in grado di capire che Daniel parlava con lei dal tono di voce.
Il fatto che lei tacque poi, le confermò una sua vecchia teoria che pensò ormai fosse irrealizzabile.
Candice sapeva che avrebbe dovuto rispondere a tono, colpirlo con qualche battuta pungente come era solita fare ogni volta che le rivolgeva la parola, ma non ci riuscì, non dopo aver realizzato che quelli erano Faith e Daniel. Era come se si fossi spenta, immobile e incapace di fare qualsiasi cosa
 "Candice..." tentò di trattenerla Faith, ma lei scosse la testa come a non voler sentire.
 "Scusatemi..." il suo tono era... irriconoscibile, mai Faith l'aveva sentita parlare così, come se le si fosse spezzato qualcosa dentro.
 "Candice.." la implorò ancora alzandosi e facendo un passo verso di lei. La sua espressione era contrita, preoccupata, addolorata, dispiaciuta tutto insieme e finalmente Candice si voltò a guardare la sua cosiddetta migliore amica. A quell’ occhiata Faith avrebbe preferito che non si fosse voltata affatto, il suo sguardo tradiva emozioni che lei mai e poi mai avrebbe voluto mostrare.
 "E' tutto ok..." sussurrò e poi si allontanò prima che lei o Daniel riuscissero a scorgere la lacrima che scivolò sulla sua guancia .
 Una volta che Candice fu sparita, Faith rimase lì in piedi impalata fin quando non le si piazzò di fronte Daniel.
 "Non fare quella faccia Isobel!" la ammonì, "non hai niente di cui incolparti!"
 "Ma Dan, tu...lei...voi" Faith non credeva alla falsa indifferenza di Daniel né tantomeno alle sue parole.
 "Noi niente, se lei avesse voluto le cose ora non starebbero così. E poi lei non è la ragazza giusta per me, di cosa potremmo mai parlare io e lei? Non abbiamo nulla in comune!"
 Lo ascoltava a malapena.
 "Isobel. Faith!" Spazientito Dan le prese il viso tra le mani, "guardami! Non permettere che rovini le cose tra noi. Qualsiasi cosa ci sia tra noi ora, non lasciare che il tuo insensato buonismo lo distrugga!"
 Quelle parole le riempirono il petto di buone speranze, ma non cancellò del tutto il suo senso di colpa seppure, come diceva lui, insensato.
 "D’accordo" si rassegnò infine, ma una parte di lei rimase lì con il pensiero, a quello sguardo.
 Dan le baciò la fronte e l’abbracciò.
 Tirò un sospiro di sollievo.
 Candice invece si malediva di non aver preso l’entrata principale, in quel caso si sarebbe risparmiata la vista dei due piccioncini all’opera. Proprio quando aveva deciso di smetterla con quella pagliacciata. Quella mattina si era comportata come una perfetta idiota, si era lasciata trasportare dall'istinto e non dalla ragione, traendo conclusioni troppo affrettate vedendo il saluto amichevole di Dan a Faith, o almeno si era convinta fosse amichevole. E poi, lei avevo il suo Chris cosa le poteva importava di Daniel, di Faith e dei sentimenti altrui? Assolutamente niente. Aveva ripensato anche a Gillian e a come l'aveva trattata a causa della sua gelosia insensata, a tutto quello che le aveva detto. Doveva ammettere che era stata l'unica a riuscire a tenerle testa, il che era straordinario. Avrebbe continuato a non sopportarla ma a quel punto si era guadagnata perlomeno il suo rispetto. E si era detta che forse anche con Faith avesse esagerato, non poteva costringerla a sostenerla sempre e comunque e in particolare non poteva permettere che abbandonasse il suo sogno solo perché la sua insicurezza la bloccava. Infatti si era prefissata che entro quella settimana sarebbe andata a teatro per farle un bel discorsetto sull'autostima. Ma adesso, dopo ciò che aveva visto era come se tutti quei progressi e quella maturità raggiunta con i suoi ragionamenti quella mattina fossero scomparsi. Non le importava più niente, avrebbe voluto che quella scena non le avesse fatto nessun effetto, eppure quel  nodo allo stomaco e le lacrime che continuavano a riversarsi dai suoi occhi la dicevano lunga su quanto la nomina “ragazza di ghiaccio” non rappresentasse la realtà.

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Capitolo 16
*** La quiete prima della tempesta (prima parte) ***


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La quiete prima della tempesta – capitolo sedicesimo. (parte 1)
 
Quel pomeriggio Gillian finì in poco tempo quel poco che aveva da studiare anche se a lei sembrò averci impiegato un’eternità visto che in genere non si ricordava nemmeno l’ordine delle materie per il giorno dopo.
Poteva definirsi come il prototipo di ragazza che, stando attenta in classe, riusciva a far a meno di studiare ed era più che sicura che se lei e Faith avessero avuto l’occasione di conoscersi meglio, in un futuro lontano ed improbabile a quel punto, lei avrebbe sicuramente invidiato quella sua caratteristica.
Gill alzò gli occhi verso l'orologio appeso sul muro della sua camera e scattò letteralmente in piedi urlando senza crearsi troppi problemi
"Porca puttana!"
"Buongiorno raffinatezza!" sentì gridare Dylan dalla stanza affianco.
Lo ignorò, doveva essere pronta per 20:00 in punto ed era tardissimo. Aprì l'armadio e rovistò con foga prendendo al volo più cose riuscisse ad afferrare.
Senza che se ne accorgesse, Dylan spuntò dietro l’anta dell’armadio con un sorrisetto divertito stampato in faccia, facendola sussultare un'altra volta.
"La vuoi smettere?"
"No. Allora dove vai stasera?" rispose lui con estrema naturalezza, anche troppa, che non passò inosservata alle orecchie della sorella.
"Esco con William" farfugliò lei scegliendo tra i vari vestiti messi sul letto l’abbinamento meno catastrofico.
Dylan fece una smorfia di dissenso. Come pensava, era geloso.
"Oh Dio, cosa c'è che non va in Will? Ti da fastidio che per una volta sia io ad avere un ragazzo?" rispose seriamente infastidita, Dylan cambiava ragazza ogni settimana senza che lei avesse mai commentato, nemmeno quando aveva beccato una di loro riempirsi il reggiseno con la carta igienica in bagno. E a quel punto avrebbe potuto criticare senza rimorso per settimane intere, ma alla fine non l’aveva fatto perché adorava lo sguardo stralunato del fratello ogni volta che quella ragazza gli si avvicinava.
A quanto pareva lui non sembrava essere sulla stessa lunghezza d’onda nei suoi confronti.
"Pensi davvero che possa funzionare?" chiese Dylan appoggiato con una spalla all'armadio con un velo di preoccupazione sul volto e Gillian ci pensò seriamente.
"Non lo so e credimi Dylan, non sai quanto apprezzi il fatto che ti stia preoccupando per me ma…questa volta sento di poter essere felice. Ti prego non sbuffare sempre ogni volta che parlo di lui." chiese supplicante, guardandolo negli occhi cercando di trasmettergli tutto ciò che provava solamente con quel gesto.
Dylan alzò il sopracciglio, ma la sua espressione si era ammorbidita.
"Cerca di non godertelo troppo stasera" tornò ad essere scherzoso come sempre ed uscì dalla camera guadagnandosi una cuscinata e delle risate da parte della sorella.
Gli sembrava così strano sentire quelle risate così sincere.

***

"Forse sarebbe meglio restare a casa"
Faith non era assolutamente in vena di uscire, dopo l'episodio successo nel cortile sul retro del liceo aveva sentito crescere in lei una strana ansia. Come un presentimento che qualcosa, non necessariamente gradita, stesse per succedere.
From: Daniel
Faith sto andando ora al lavoro così stasera stacco prima e possiamo andare a farci un giro, ok?

Avrebbe dovuto sentirsi sollevata da quella notizia, la presenza di Daniel nella sua vita e in particolare nei momenti in cui si era sentita più smarrita e infelice , era sempre stato un toccasana, qualcuno su contare e in grado di farle sempre tornare il buon umore e invece quel messaggio non fece altro che aumentare il suo disagio. Dopo quella mattina, Daniel si era mostrato più apprensivo del solito e attento a qualsiasi cosa passasse per la mente di Faith, la quale era più che certa che temesse un suo ipotetico cambiamento d’idea a causa di Candice, o che forse volesse solo convincersi che fosse tutto andava bene.
Faith sbuffò, già esausta di tempestarsi di domande, scansò Raja accomodandola al suo fianco sul letto e rispose a Daniel.

To: Daniel
Certo, però dobbiamo parlare.

Già, dovevano parlare di quella situazione così assurda ma allo stesso tempo così giusta, chiarire i propri sentimenti per evitare malintesi futuri. Cominciò a divorarsi le unghie durante l’attesa e quando, pochi minuti dopo arrivò la risposta di Daniel, aveva iniziato a torturare anche il resto delle dita. Ci mise un po’ ad aprire il messaggio temendo un qualsiasi tipo di responso. 

From: Daniel
Sospettavo un messaggio simile. D’accordo, a stasera! Salutami le tue labbra.

Riuscì a farla sorridere. Era Daniel in fondo, l'unica persona che la capiva al volo.
Dlin dlon
Qualche minuto dopo il suono del campanello la spaventò, visto che i suoi erano a lavoro e non aspettava nessuna visita. Per un attimo ebbe il terrore che si trattasse di Candice con un lanciafiamme in una mano e un bazooka nell'altra, poi però quando aprì quella porta, dimenticò anche solo di aver pensato a lei.
Daniel era entrato in casa in maniera irruenta e rumorosa portando in un attimo le sue braccia attorno ai fianchi di Faith, sollevandola e facendola girare per tutta la stanza.
“Dan!” urlò tra le risate, "Per caso sei impazzito? Mettimi giù!”
Raja trotterellava attorno a loro miagolando incuriosita, le risate dei due ragazzi, libere e quasi spensierate, sembravano essere un suono gradito anche a lei.
"Agli ordini signorina" e si lanciò di schiena sul divano trascinando la ragazza sopra di lui e provocando altre risate. Faith si spostò i lunghi capelli sull’altra spalla e poggio i gomiti sul petto del ragazzo sorridendo.
"Non dovevi andare al lavoro?" chiese scetticamente accarezzandogli il naso con un dito.
"Si, ma ho pensato che visto che ormai sono in ottimi rapporti con la figlia del capo" e qui ridacchiò, “pensavo che mi sarebbe stato perdonato qualche minuto di ritardo"
"Mmm... non so ci devo pensare" disse lei per prenderlo in giro.
Daniel arricciò le labbra e formò una profonda ruga sulla fronte, la sua espressione scatenò altre risate da parte della ragazza.
“Quello sarebbe un broncio secondo te? Sembra che tu stia per vomitare”
"Ahia, Faith smettila di muoverti, ti ricordo che sei sopra di me e io non sono il tuo divano"
"Scusa" disse mortificata e in due secondi si ritrovò per terra, il bisonte lo aveva fatto apposta per farla cadere.
"Mi hai fatto sbattere la testa!” protestò Faith massaggiandosi la nuca
"Scusa!" esclamò Daniel e si portò sopra di lei per accertarsi che stesse bene. Le sue mani ricaddero ai lati della testa per non pesarle addosso e un istante dopo scomparve tutto il resto e rimase l’elettricità tra due corpi vicini. Per Faith sembrava così naturale essere lì in quel modo, probabilmente merito del rapporto tra loro che era cresciuto pian piano, negli anni ed improvvisamente tutte le preoccupazioni di poco prima vennero accantonate in un angolo remoto e buio della sua mente.
"A proposito" Faith fece per replicare ma Dan non tardò a farle cenno di tacere "non devi prendermi alla lettera quando parlo, figurati se tu minuta come sei potessi mai farmi male!"
Mostrando le sue capacità atletiche si tenne su un braccio solo e con la mano libera seguì il profilo del viso della ragazza, continuò arrivando sino alle labbra che si dischiusero in un sorriso spontaneo.
La baciò dolcemente cercando di rimanere in equilibrio e Faith gli facilitò il compito stringendolo a se lasciando che i loro corpi aderissero, ruotando sul fianco in modo da essere uno di fronte all'altro. Le labbra sempre incollate e le mani sempre alla ricerca di quelle dell'altro.  Poi sul più bello Dan si allontanò di scatto.
"Di cosa volevi parlarmi?" chiese sospettoso.
All'inizio Faith non ricordò neanche di cosa stesse parlando. Poi si ricordò.
"Ne discuteremo dop-" senza che riuscisse a finire la frase il ragazzo riprese a baciarla fin quando entrambi non si resero conto che si stava facendo tardi.
"Devo andare" seguì un sospiro triste.
A nessuno dei due piacque l'idea di separarsi, non se quando erano insieme stavano così bene.
"Vengo con te"

***

Il locale non era molto affollato quando Daniel e Faith arrivarono. Il ristorante era ancora praticamente deserto, molti che facevano parte del personale non erano ancora arrivati e l'unica area in cui c'era una piccola folla era zona bar,  motivo per cui i due decisero di rimanere fra i tavoli ad apparecchiare e sistemare le prenotazioni. Faith avrebbe potuto benissimo restare a poltrire dietro il bancone ma era consapevole che se si fosse allontanata più del dovuto da Daniel, i suoi pensieri avrebbero tornato a farle visita e quella era l’unica cosa che voleva evitare.
"Senti questo che nome assurdo...Fitzwilliam" esordì Dan sistemando il cartellino sul tavolo.
"Dev'essere inglese" disse lei disponendo distrattamente le forchette sul tovagliolo.
"E tu che ne sai?" diede un’altra occhiata al biglietto per poi posizionarlo al centro esatto del tavolo.
"Beh, perché Fitzwilliam è anche il nome di Mr. Darcy di orgoglio e pregiudizio, sai com'è in teoria sarei stata scelta nel ruolo principale dell’opera" la voce di Faith si affievolì pian piano così come i movimenti delle sue mani che trafficavano con il resto delle posate.
Il viso perfetto di Fabian, i suoi occhi azzurri e la sua voce vellutata riaffiorarono nella sua testa e la travolsero come un fiume in piena. Fu un attimo, un attimo solo in cui il suo cuore iniziò a battere frenetico facendolo assomigliare ad una sorta di attacco di panico. Possibile che pensare soltanto al nome di quel ragazzo la proiettasse nel caos più assoluto?
In men che non si dica tutto però tornò alla normalità.
Daniel di spalle non si accorse di nulla e schiacciò le mani sui pantaloni lisciandoli.
"Bene qui abbiamo finito, mi aiuti in cucina?"
"Certo..." preferiva ignorare quello che le era appena successo, cercò di pensare ad altro parlando di banalità, perché quello voleva dire affrontare l’argomento che la stava perseguitando da quella mattina.
“Ho visto che ci sono parecchie prenotazioni oggi, mi sa che non riuscirai a liberarti tanto presto” disse
“Hai ragione, ma penso proprio che staser...oh”
Faith dietro di lui non poté scorgere il motivo della sua improvvisa interruzione, ma bastò fare un passo avanti per vederlo da sé. Candice. Con Chris. Poi si accorse che entrambi erano mezzi svestiti e in posizione equivoca e per un attimo ebbe paura di quello che sarebbe potuto succedere.
Ironia della sorte, ciò che aveva portato Candice lì, in quella cucina, era proprio la voglia di smettere di pensare a Daniel e la sua amica e ora invece se li era ritrovati davanti. Un’ora prima infatti, Candice era entrata nel locale, aveva raggiunto Chris per fargli una sorpresa e la gioia che si era manifestata nel ragazzo quando l’aveva vista riuscì per un attimo a scaldarle il cuore. Però poi era tornata subito tra i suoi pensieri, assente.
"Candice Pride è desiderata sulla Terra, passo. " le aveva detto Chris vedendola così, “ma è successo qualcosa? Sembri distante…”
“No Chris, sto bene te l'ho già detto!” sbottò allontanandolo con un braccio e smorzando qualsiasi tentativo di conforto da parte del ragazzo. La sua delusione fu palesata dall’espressione e dal tono della sua voce poco dopo.
“Se hai bisogno di me, sono in cucina” disse.
Si era data della stupida. Continuava a trattarlo male, non poteva assolutamente continuare in quel modo, non se il suo atteggiamento non faceva altro che ferirlo, ma Chris ormai era tutto ciò che le restava o forse era tutto ciò che non aveva mai avuto e non poteva permettersi di lasciarselo sfuggire solo perché aveva altro o meglio, qualcun altro per la testa. Il bacio di quella mattina fra Faith e Daniel l’aveva sconvolta e, sebbene si ostinasse a negarlo fino alla morte anche a se stessa, era furiosa e ferita allo stesso tempo, in più non faceva che pensare a lui e alle sue mani su Faith, alle sue labbra che si muovevano al ritmo di quelle di lei. Strinse i pugni e ricacciò indietro l’impulso di piangere. Come diavolo le era saltato in mente di entrare in quel locale, pur sapendo che in un modo o nell’altro avrebbe incrociato i due novelli piccioncini, magari intenti a scambiarsi effusioni? A quel punto sarebbe stato troppo da sopportare per quella giornata che voleva evitare di concludere con una scenata.
Quel conflitto interiore occupò poco più di due secondi del suo tempo, infatti prima che se ne rendesse conto aveva seguito il ragazzo in cucina per avvisarlo che stava tornando a casa.
"Chris, scusami è che stanno succedendo troppe cose tutte insieme, non so davvero come spiegartelo" disse tutto d’un fiato, lui l’aveva ignorata.
"Non dovevo prendermela con te, tu non c’entri niente. E solo colpa mia, mi faccio prendere dal nervosismo e ogni volta finisco col rovinare tut-“ Chris scattò verso di lei e l’afferrò per le braccia piegandosi verso di lei.
"Stai zitta, fammi il favore" disse bruscamente e Candice si ammutolì all'istante.
"Tu non hai rovinato proprio un bel niente"
E poi le aveva preso il viso fra le mani e l’aveva baciata, dapprima lentamente fino a diventare impaziente e irruento.
Quel contatto non provocò in Candice l’effetto sperato, nessuna accelerazione cardiaca o farfalle nello stomaco ma solo un insistente desiderio di piangere.
Chris parve non accorgersi di nulla e aveva continuato a baciarla con prepotenza.
“Devo andare…” disse Candice con un filo di voce, ma Chris non la stava ascoltando impegnato com’era a lambire l’incavo del collo.
“Ti voglio” disse con un sussurro e con un movimento rapido la sollevò senza sforzo adagiandola sul bancone della cucina. In un attimo fu sopra di lei, baciandola con impazienza e armeggiando con i bottoni della sua camicetta che poco dopo le ricadde aperta lungo i fianchi snelli.
“Dico sul serio, voglio tornare a casa…” di nuovo venne ignorata.
Chris scese con le labbra tracciando con piccoli baci una linea immaginaria lungo tutta la lunghezza della vita fino a soffermarsi al limite tra la sua pelle e il bordo della suoi jeans, che in un attimo vennero sbottonati.
“Ci vedranno” disse sperando che almeno in quel modo avrebbe catturato la sua attenzione.
“Non m’importa” fu la risposta di Chris
“E se ti licenziano?” chiese senza riuscire ad evitare un tremore nella voce quando la mano del ragazzo scivolò nei suoi pantaloni.
“Ne sarà valsa la pena” disse lui ritornando sulle labbra della ragazza.
Candice provò a replicare ma piuttosto che parole riuscì ad emettere solo un gemito causato dal modo in cui la toccava nella sua parte più intima e sensibile al di sopra della biancheria.
Ma non era quello che Candice avrebbe voluto, non in quel modo e soprattutto non con lui. Provò ad immaginare cosa avrebbe provato, la moltitudine di sensazioni che l’avrebbero attraversata se al posto di Chris ci fosse stato Daniel ad accarezzarla o a baciarla.  Quello le bastò per riacquistare la padronanza del suo corpo.
“Chris ti ho detto che voglio tornare a casa!” disse alzando la voce e scostando la mano del ragazzo diventata ormai insistente
“Pensavo che ti stessi divertendo” rispose lui cercando di mantenere un tono di voce tranquillo quando in realtà era evidente il suo fastidio, ma nonostante tutto non accennò a smettere di baciarle famelico il petto.
“No, per niente. Non ne ho voglia adesso, spostati!”strillò cercando di allontanarlo e fu proprio allora che Faith e Daniel erano entrati in cucina.
"Che cosa sta succedendo qui?” tuonò quest’ultimo spostando lo sguardo da Candice a Christopher.
"Niente di cui debba interessarti" disse gelida Candice riabbottonandosi la camicia il più rapidamente possibile, “e comunque adesso vado via, stai tranquillo, non ti infastidirò ulteriormente con la mia presenza”aggiunse pungente e in quel momento se Faith non fosse così impegnata ad osservare con aria sbigottita lo scenario che le si era proposto davanti, le avrebbe dato uno schiaffo, o almeno si convinse che l’avrebbe fatto, perché davvero non sopportava quando Candice si rivolgeva così alle persone.
"Chris poi potresti venire a casa mia? Dobbiamo parlare" chiese al ragazzo usando un tono quasi supplichevole. Chris annuì senza guardarla negli occhi.
Candice sospirò guidata dal senso di colpa nei suoi confronti e dopo aver raccolto le sue cose si avviò verso la porta evitando accuratamente lo sguardo, che sapeva essere fisso su di lei, di Daniel.
"Candice va tutto bene?" le domandò Faith con voce flebile senza pensarci due volte, preoccupata per l’insolita tristezza negli occhi della ragazza. Nel momento esatto in cui pronunciò quella frase si sentì una perfetta idiota data l’evidenza che qualcosa non andasse e che lei era la persona meno adatta a farle quella domanda.
"Niente che ti riguardi Dobrev” le rispose, “e per la cronaca, da oggi in poi smettila di preoccuparti per me, non c'è n'è bisogno" e detto ciò andò via chiudendosi la porta alle spalle allo stesso modo in cui dentro di lei decise di aver chiuso con Faith. Dal canto suo Faith si sentì male come se avesse intuito le intenzioni di Candice, non l’ aveva mai chiamata per cognome e sentiva che non era un buon segno.
Quando se ne fu andata Christopher cercò di allontanarsi, ma Daniel lo bloccò con uno sguardo di fuoco.
“Cosa cazzo le stavi facendo?” ringhiò verso Chris che lo fulminò con lo sguardo imprimendoci tutto il disprezzo possibile.
“Non credo siano affari tuoi” sbraitò lui in tutta risposta.
“A no?” Daniel si fece più vicino serrando il pugno.
“Fino a prova contraria il suo ragazzo sono io” sorrise compiaciuto.
Daniel serrò la mascella furente di rabbia e con uno scatto nervoso si girò ed entrò nella sala ricevimenti sbattendo la porta lasciando Faith sola con la certezza che le sue preoccupazioni fossero esatte. Sperava di raggiungere Candice per cercare di capire cosa fosse successo, perché se quel bastardo l’aveva toccata senza il suo consenso se ne sarebbe infischiato di qualsiasi fosse stato il suo ruolo in quel contesto e avrebbe ridotto Christopher Evans a poco più di un mucchio di ossa. Per fortuna Candice era stata trattenuta dalla signora Dobrev che chiacchierava con lei di qualcosa ignorando che ciò che la ragazza più desiderava al mondo era allontanarsi il più in fretta possibile da lì.
“Pearl” disse quando le raggiunse facendo sobbalzare Candice che, dandogli le spalle non si era accorta del suo arrivo, “scusa ma vorrei parlare un attimo con Candice” spiegò lanciando uno sguardo sfuggevole verso la persona in questione.
“Oh, ma certo, io devo tornare a lavoro. E’ stato un piacere cara” salutò e poi tornò a rivolgersi a Daniel, “ha chiamato tuo fratello poco fa, mi ha chiesto di dirti di chiamarlo appena puoi” gli sorrise amorevole e poi si allontanò diretta al suo posto dietro il registratore di cassa.
“Non ho niente da dirti” lo precedette Candice prima che lui aprisse bocca.
“Io invece si perciò sta zitta e ascoltami” la guardò irremovibile e lei sembrò rassegnarsi, “voglio sapere che cosa stava succedendo lì dentro” disse indicando con un dito la porta della cucina.
“Mi sembra piuttosto ovvio. Non te l’ha mai spiegato nessuno come nascono i bambini?” lo beffeggiò Candice.
“Si, me l’hanno spiegato ma ero convinto che servissero due persone per farlo” sbottò “invece a me è parso che fosse Christopher quello intento a volerti scopare e non tu” si sorprese per il tono aspro che aveva usato ma non gli importava. Vide il viso perfetto di Candice irrigidirsi e quella fu la conferma che aveva fatto centro, “come pensavo” disse sentendo montare dentro di lui una rabbia pericolosa.
“No, non è come pensi perciò adesso smettila di arrovellarti il cervello con le tue assurde teorie da supereroe” sibilò
“Quindi suppongo che tu non ti sentissi a disagio mentre lui ti toccava, non lo stavi respingendo…”
“Non so di cosa tu stia parlando” sostenne Candice a mezza voce raccogliendo tutta la forza che possedeva per guardarlo dritto negli occhi “ora sei hai finito di farmi il terzo grado sulla mia vita privata, vorrei andare a casa mia e tu dovresti tornare da Faith visto che l’hai praticamente abbandonata per corrermi dietro”
“Aspetta!” le gridò dietro mentre la vide correre via. Odiava quando si comportava in quel modo, il suo essere così schiva e sfuggevole. Non aveva creduto ad una sola parola di quello che gli aveva detto o non voleva crederci perché il pensiero di lei e Christopher così vicini lo irritava a morte.
Un paio di occhi color cioccolato lo riportarono alla realtà. Faith era lì che lo guardava e probabilmente aveva assistito a tutta la scena gli fece ricordare che provare quei sentimenti nei confronti di Candice era sbagliato. Restarono così a fissarsi per un po’, poi lei senza dire niente si allontanò verso l’uscita e quando Dan se ne accorse tentò di fermarla.
"Faith, dove vai? Dai, fermati non significa nulla"
Lei scosse semplicemente la testa, non aggiungendo altro. Il ragazzo le afferrò il polso, ma lei lo strattonò uscendo più in fretta possibile dal locale per andarsi a sedere su una panchina lì di fronte, non era arrabbiata con lui, l’unica cosa che la tormentava era il fatto che Dan fosse attratto da Candice ma che questo a lei non disturbava come avrebbe dovuto.
Stette lì fuori a rimuginare per una mezz’ora abbondante tenendo le braccia strette attorno al corpo. Il freddo e il buio, semmai New York lo avesse mai conosciuto, cominciava a scendere e la confusione che le affollava la mente non accennava a diminuire. Osservava ogni persona che entrava nel locale, e cercava di capire se la loro vita fosse più o meno semplice dal modo in cui si muovevano, dalle loro espressioni, e dai loro gesti.
Poi arrivò una coppia su cui si concentrò particolarmente. Lui stringeva la vita di lei, e lei era aggrappata letteralmente a lui, mentre i suoi capelli rossicci ondeggiavano lentamente sulla sua schiena.
Quei capelli però, li aveva già visti. Ma certo, era Gillian!
Dopo qualche attimo di indecisione si alzò e attraversò la strada di corsa rischiando di essere investita da un taxi. Maledetta e incasinatissima New York City.
Il locale non era ancora pienissimo quando Gillian e William arrivarono. La ragazza ci entrò aggrappata alla giacca nera del suo ragazzo, come a difendersi da un'eventuale visione di Faith o della Barbie.
"Non saranno mica dei demoni queste ragazze" aggiunse Will corrucciato, forse si stava preoccupando troppo in fin dei conti, insomma, quella situazione lei la affrontava ogni giorno a scuola, ma quella sera le sembrava leggermente diverso.
"Mmh..." riuscì a emettere soltanto.
Presero posto al centro della sala, in bella vista, proprio dove Gill gradiva evitare, ma non voleva che William la percepisse come una debole perciò preferì mostrargli la sua corazza di donna forte e non protestò.
Tuttavia non riuscì a nascondere a se stessa quella sensazione di disagio.
Si rese ben presto conto che avrebbe rovinato la sua serata con William di quel passo, per cui scosse la testa e tentò di focalizzare tutte le sue energie sulla visione angelica davanti ai suoi occhi. Quell'angelo dannatamente bello.
"Com'è andata all'università oggi?" chiese richiudendo il menù, non le interessava assolutamente mangiare.
"Tutto regolare, tu invece? Chi hai ucciso oggi?" rise spostandosi una ciocca di capelli neri come la pece davanti al viso.
"Come al sol-" s’ interruppe, neanche a dirlo Faith Dobrev la fissava con le braccia incrociate e con un'espressione indecifrabile, perlomeno non erano Candice e la sua granita.
Sapeva il motivo di quello sguardo insistente o almeno lo intuiva: tutto ciò che Faith era ansiosa di sapere era il perché del suo allontanamento immotivato, aveva creduto che fossero amiche, e invece se l’era filata al primo sentore di pericolo. A passi decisi quindi si avvicinò alla ragazza che ad un certo punto le andò incontro. Faith cercò di fare la dura.
"Ciao Spencer" ma la sua voce era fragile, debole come la sua capacità di fingere con le persone di cui le importava un minimo.
"Ciao Dobrev" ricambiò allo stesso modo Gillian.
Mai come allora Faith aveva odiato il suo cognome, ma non voleva perdere anche lei, non adesso che aveva ancora più bisogno di un’amica. Non passarono neanche due secondi che la sua espressione distaccata mutò lasciando posto a quella fragile e insicura che si portava dietro da diciotto anni e in un attimo era già in lacrime.
Vederla in quello stato provocò in Gillian delle strane vertigini all’altezza della pancia, si sentiva in colpa per quello che Faith stava attraversando e spinta da emozioni che nemmeno lei seppe descrivere fece qualcosa che non aveva mai fatto, nemmeno con la sua famiglia. Strinse Faith in un abbraccio imprimendoci tutto l’affetto che poté finchè i singhiozzi non si furono placati.
"Cos'è successo?" domandò allora con tono apprensivo a Faith.
"Non lo so Gill, prima Candice che è in collera con me, poi tu che sei sparita. Cos'è successo devo chiedertelo io"
"Io... io…mi dispiace” concluse infine “ma credevo che fra te e Candice le cose si sarebbero ristabilite se io mi fossi fatta da parte” si tormentò le mani nel dirlo, non era mai stata brava ad esternare.
“Ti posso assicurare che la tua amicizia ora come ora è l’ultimo problema fra me e Candice” i nervi di Faith si placarono e quasi sorrise, “perciò che ne dici se da adesso in poi provassimo ad essere amiche?”
"Uhm, si direi che si può fare” concordò Gillian sorridendole prima di venire travolta da un altro abbraccio, quella volta da parte di Faith.
"Come siete dolci, se continuate così potrei mettermi a piangere" la voce gelida di Candice pietrificò entrambe in quella stretta. La serata non era ancora conclusa.
 
***

Siamo tanto tanto, tanto, tanto dispiaciute per il ritardo!
Basti sapere che siamo sotto assedio e sotto pressione per la maturità per l’università e…ultimamente le cose brutte finiscono tutte con “ità” ò.ò Promettiamo che saremo un po’ più assidue nel postare *giurin giuretto
Ma comunque che ve ne pare? Siete contenti della riappacificazione tra Gill e Faith? E degli sviluppi tra Faith, Dan e Cand che ci dite? Fatevi sentire e diteci le vostre preferenze.
Questo capitolo è un po’ più lungo degli altri perciò abbiamo deciso di dividerlo in due parti, l’altro infatti sarà una continuazione di questo *ma va non si era capito.
Ora, stavamo pensando di cambiare anche il nome della FF quindi se un giorno dovesse vedere un titolo diverso da questo attuale non vi allarmate (sappiamo che non succederà, ma ci piace pensarlo ù.ù). Per adesso abbiamo solo cambiato il bannerone che compare all’inizio di ogni capitolo, che adesso è più mistico e trascendentale rispetto all’altro e speriamo vi piaccia <3
Ringraziamo come al solito le nostre amatissime:
WONDERSTRUCK ROSE e WOO e tutte coloro che hanno aggiunto la storia fra le preferite e le ricordate.
We fucking love you girls
Ultima cosa: follow us on Twitter per sapere tutte le stronzate che scriviamo lì sopra e per gli aggiornamenti di #WhatTheHellFanfiction!
 Alla prossima!
Ps. Domenica prossima andiamo in gita a Firenze fino al 1 marzo ragion per cui il prossimo aggiornamento avverrà verso la seconda settimana del mese.
Peace and Love.
F.A.N.
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Capitolo 17
*** La quiete prima della tempesta (seconda parte) ***


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La quiete prima della tempesta (seconda parte)  - capitolo diciassettesimo

 

 

                                                                                                                                                                                                Won't keep my mouth shut anymore

                                                                                                                                                                                            I've had my share of closing doors

                                                                                                                                                                                    And now I know I'm not afraid

                                                                                                                                                                                  I know exactly what you'll say

                                                                                                                                                                                                                                But I'm sorry it's too late. 

                                                                                                                                                                                                                                   – The Veronicas

Il problema di una bomba ad orologeria era che quando scoppiava era impossibile quantificare da prima i danni che avrebbe fatto, o la loro durata nel tempo. Esplodeva e basta e fintanto che la sua carica distruttiva non si esauriva non la si poteva fermare. Probabilmente per lo stesso principio Candice era tornata indietro al locale dei Dobrev, la sua carica distruttiva era ancora nel pieno dell’ attività e proprio non sarebbe riuscita a tenersela dentro.
Parcheggiò l'auto a pochi metri dall’ EATaly e si avviò a grandi falcate verso l'entrata. Nel suo mirino c’era solo un unico obiettivo: Faith, la timida ragazza dagli occhi da cerbiatta convinta che fingersi preoccupata per lei potesse rimettere ogni cosa al suo posto.
Solo il pensiero le suscitò un’altra fitta allo stomaco. Tutto quel nervosismo non le faceva bene.
Individuarla fu piuttosto facile, non dovette nemmeno entrare nel locale, la vide fuori assieme a Gillian, entrambe strette in un abbraccio di riappacificamento, o almeno così le sembrava. Bene!
"Come siete dolci, se continuate così potrei mettermi a piangere” le sue parole pronunciate come lame affilate pietrificarono entrambe le ragazze.
"Candice" dissero contemporaneamente non appena la videro, Faith come al solito rammaricata e Gillian, beh era Gillian.
"Faith...Gillian..." continuò usando quel tono gelido.
Calò il silenzio.
"Come mai sei...?"
Faith tentò di instaurare un dialogo, aveva la speranza che fosse tornata indietro per chiarire anche lei, era ciò che voleva più di ogni altra cosa, così da poter concludere quella giornata in maniera positiva e ricominciare tutto da capo. Come prima.
"Tornata indietro? Dovevo parlarti Faith..." era incredibile come la voce di Candice suonasse distaccata persino a se stessa.
"E allora sarà meglio andare in un posto meno affollato..." di certo non era lì per riallacciare i rapporti, tanto valeva prepararsi alla ‘battaglia’ che sembrava stesse per scatenarsi.
"No, perché Faith? E' meglio che tutti sappiano che razza di persona sei... o forse questo intacca la tua reputazione impeccabile? "
Non appena Candice vide la ragazza pietrificarsi all'istante e farsi ancora più piccola, capì che era il momento di farle un certo discorsetto. Perfetto!
"Candice mi dispiace ma devi capi-" Faith conosceva abbastanza Candice da capire che era arrabbiata e che quando si trovava in quelle condizioni parlava istintivamente, ma nonostante tutto le sue parole la colpirono.
"No Faith ho già capito tutto, ho capito che tu sei esattamente come tutte le altre oche della scuola, ti facevo comodo, ti servivo come supporto e poi quando hai trovato qualcuno migliore di me, addio! Ti ho confidato tutti i miei pensieri con sincerità, sai ogni cosa su di me e cosa hai fatto? Te ne sei fregata e hai pensato bene di uscire con Daniel anche se sapevi che..." fu costretta a bloccarsi. Non aveva mai visto Faith così furiosa.
Ogni parola che diceva, ogni volta che quel tono sprezzante e presuntuoso le arrivava alle orecchie, ogni volta in cui il suo sguardo sfrontato cercava di trafiggere quello di Faith, non faceva che accrescere quella insolita sensazione nello stomaco, quello strano calore nel petto e quell'irrefrenabile prurito alle mani.
"Stai zitta una buona volta!" sbottò approfittando di un attimo in cui dalla bocca di Candice non provenne alcun suono,"taci per un maledettissimo secondo!"
I suoi occhi si spalancarono e la bocca di Gill al suo fianco si aprì in una "o" muta.
"Tu…” prese fiato “tu devi smetterla di pensare che il mondo ruoti attorno a te!" per un secondo credette che Gillian si sarebbe messa a ballare da un momento all'altro, "ogni volta fai così, se qualcuno non è d'accordo con te ti avventi su questa persona con tutta la tua furia insensata"
"E con un paio di granite" sussurrò Gillian senza che nessuno, secondo lei, l'avesse sentita.
“Furia insensata? Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Le mie reazioni sono esattamente come dovrebbero essere, cosa ti aspetti che faccia, comportarmi come se niente fosse lasciandomi scivolare tutto addosso? Beh, mi dispiace quella sei tu non io”
I tratti del viso di Faith s’irrigidirono non appena Candice terminò di pronunciare quella frase intrisa d’astio.
“Hai ragione io non sono come te, ma alla fine tu col il tuo comportamento cosa hai ottenuto se non indifferenza e odio da parte di tutti? Non ti rendi conto che non fai altro che peggiorare ogni cosa? Stai allontanando tutti, Cand”
“Per fortuna che ci sei tu allora, la piccola, dolce ed ingenua Faith!” esclamò sarcastica
“Già, almeno io sono circondata da persone che mi vogliono davvero bene!”
“Parli di lei?” indicò Gillian con tono di sufficienza che spalancò la bocca e poi le scoccò un occhiataccia tremenda. “Non farmi ridere Faith..” concluse ridendo lei stessa.
“Ecco” alzò gli occhi al cielo sbuffando “E ora non devi prendertela con Gill per il fatto di aver dimostrato di essere abbastanza matura da venire da me e cercare di rimettere ogni cosa al suo posto” fece una pausa, “ perché le importava. A differenza tua! Lei si è comportata da amica, e tu? Tu che hai fatto?" e ad ogni parola faceva e ad ogni parola faceva un passo verso di lei puntandole un dito contro.
“Non ci posso credere, lo stai facendo davvero. Mi stai rinfacciando di non essere una buona amica quando in realtà ti ho aiutata ad acquistare fiducia in te stessa! Dove saresti ora se non ci fossi stata io vicino a te? Di certo non in una compagnia teatrale di così alto spessore, non saresti mai arrivata nemmeno a pensarci di presentarti a quel provino se io non ti avessi incoraggiata e sicuramente a scuola saresti ancora una delle vittime preferite delle cheerleader, o forse ti sei dimenticata di quando ti ho difesa davanti a tutti quel giorno in mensa?” prese il respiro, infuriata perché sembrava che ciò che lei aveva fatto non aveva avuto nessun significato particolare per Faith, quando in realtà non si rendeva conto che quei gesti per quanto piccoli e insignificanti le potessero apparire, per lei erano colmi di valore
, “e tu invece mi hai ripagata voltandomi le spalle alla prima difficoltà, non hai cercato di riflettere prima di prendertela con me, no, hai pensato di sostenere Spencer perché ai tuoi occhi è la povera nuova arrivata incompresa bisognosa di protezione e al diavolo tutto!” alla fine del suo sfogo Candice si ritrovò con i pugni serrati e la gola dolorante.
Faith rimase a pensarci un attimo.
“Non è così e mi dispiace che tu abbia avuto questa impressione ”
“Non so che farmene del tuo dispiacere e se pensi che adesso ci stringeremo in un bell’ abbraccio riappacificatore ti sbagli di grosso, sarebbe troppo facile così ” sputò Candice fra i denti.
“Vedi? E’ esattamente questo quello che voglio farti capire, tu sei testarda e orgogliosa! Sai quanti problemi in meno avresti se soltanto ti sforzassi di ascoltare piuttosto che partire in quarta aggredendo tutti? Perché non la pianti di girarci intorno?” si avvicinò con aria di sfida e fu in quel gesto che si rese conto di quanto avesse ragione Candice riguardo al suo cambiamento, “Non credo che tutto questo stia succedendo solo per colpa di Gillian, perciò dimmi qual è il vero problema. Perché tutta questa rabbia Candice? Cosa ti da così fastidio?”
Candice perse un po’ della sua sicurezza, spiazzata da quella di Faith che sembrava inarrestabile ma anche perché sapeva bene dove volesse arrivare in realtà.
Rise, una risata gelida che si spense così come era nata, all’improvviso.
“Ho capito dove vuoi arrivare, purtroppo per te credo che rimarrai delusa” non le avrebbe mai dato quel potere su di lei, non avrebbe mai ammesso le sue debolezze davanti a qualcun altro, né davanti a Faith e tantomeno se era presente anche Gillian.
“E allora te lo dico io. Il nocciolo della questione è Daniel. Vorresti che lo lasciassi, perché semplicemente sei gelosa del nostro rapporto, vorresti che lui dedicasse le sue attenzioni su di te anziché su me” alzò la voce.
Gillian si stupì, osservando dal ‘dietro le quinte’ la scena. Non aveva mai visto una Faith così grintosa e volenterosa di urlare – perché era quello ciò che stava facendo – senza preoccuparsi di niente, né avrebbe mai potuto immaginare che quelle due stessero litigando in quel modo, cercando di abbattere l’una la resistenza dell’altra.
“Faith, da te non voglio proprio niente” alzò la voce anche lei “tutto quello che volevo, e attenta perché sto usando il passato, era un minimo di sostegno. Non l’hai fatto, amen. Arrivederci e avanti un altro” fece un mezzo giro su se stessa incrociando le braccia e chiudendosi in se stessa,“e non mi interessa nemmeno di Daniel e te, se è quel che credi. Io sto con Chris è per lui che provo qualcosa” continuava a ripeterselo come un mantra, magari un giorno o l’altro se ne sarebbe convinta. Faith continuava a guardala dubbiosa.
“Certo… voglio solo che tu sappia come sono andate le cose, non so perché, ma credo che tu debba saperlo. E' stato per causa tua! Se noi non avessimo litigato io non mi sarei sentita così persa e forse tra me e Daniel non sarebbe successo nulla”
Seguì un attimo di silenzio, Candice sapeva che in quelle parole c'era un fondo di verità, Faith si abbracciò i gomiti e abbassò lo sguardo, tornò la solita Faith.
"E comunque, Dan... lui..." sussurrò con gli occhi bassi, era arrivato il momento di vuotare il sacco. Non riusciva a più a mentire a se stessa, né tanto meno voleva farlo con Candice, "non penso possa continuare, se fossi ancora mia amica e ti fossi degnata di interessarti a me lo sapresti"
Ci fu un’altra pausa in cui Faith ebbe il tempo di portarsi i capelli dietro l’orecchio e avvolgere le braccia attorno al petto per difendersi dalla scarica di risentimento che Candice stava per rovesciarle  addosso.
"Non devi darmi nessuna spiegazione, ormai quel che è fatto è fatto.
Aggiungilo sulla tua lista di pugnalate alle spalle. Se vuoi continuare o lasciarlo sei libera di farlo, ma non voglio che tu incolpi me per i tuoi sbagli"
"Faith che diavolo sta dicendo?" Daniel s’intromise, le aveva raggiunte probabilmente sentendo le loro urla dall’interno.
La ragazza interpellata sgranò gli occhi interrompendo un respiro appena iniziato. Aveva il terrore di quel confronto con Daniel, non poteva perderlo. Questo era tutto ciò che pensava, ma non poteva, né doveva, né tantomeno voleva mentirgli, per cui avrebbe dovuto affrontare la questione subito. Adesso.
"Quello che hai sentito..." disse lei con lo sguardo colmo di lacrime ma la voce determinata "Dan, non possiamo fingere che a te non importi niente di lei, lo sappiamo bene tutti e due, perciò preferisco che le cose fra noi ritornino come prima...per il nostro bene..."
I suoi occhi cominciarono a fiammeggiare.
"Faith, anche se fosse come dici tu, lei non è interessata a me ragion per cui non hai niente di cui preoccuparti!" disse lui afferrandole il viso fra le mani.
Candice a quelle parole si conficcò le unghie nelle braccia e i denti nel labbro inferiore per evitare di dire qualcosa che non doveva.
"No Dan, mi dispiace, non ti rendi conto anche tu che abbiamo confuso la nostra splendida amicizia con qualcosa che non è? Dan…" poté vedere negli occhi del ragazzo la consapevolezza di quanto ciò che gli stava dicendo fosse esatto, “è solo questo, lo sai”
La certezza che aveva attraversato Daniel fino ad ora venne sostituita bruscamente dal risentimento nei confronti di Candice.
"Maledizione perché riesci sempre a rovinare tutto!" sbraitò lasciando andare Faith e voltandosi di scatto, con rabbia verso l’altra ragazza.
"Sei impazzito per caso? Dovresti prendertela solo con te stesso non con me!" sbottò in risposta lei
"E invece no! E' colpa tua se sto impazzendo, non riesco farti uscire dalla mia testa! Se penso di essere stato un idiota a dirti quelle cose l'altra sera a quest'ora sarebbe tutto diverso" si avvicinò pericolosamente a Candice tanto da permetterle di percepire il suo respiro sul viso.

Non essere stupida, resta concentrata.
"Già" si limitò a dire combattendo contri ogni singola cellula del suo corpo, "ormai il dado è tratto"
Sperava che Daniel si allontanasse il più presto possibile, o almeno prima che lei si avventasse sulle sue labbra e lo baciasse finché non le fosse mancato il respiro. Evidentemente a volte l'orgoglio riusciva ad essere più forte della ragione o del cuore.
Lo allontanò con un braccio, non sarebbe riuscita a rimanere coerente con le sue parole se fosse rimasto così vicino.
"Chris mi sta aspettando..."

Brava, la prossima volta cerca di trovare una scusa meno insulsa.
"Al diavolo Christoper, Candice! A te non importa niente di lui” sbraitò Daniel trattenendola per un polso e facendola voltare verso di lui. Candice non riusciva a credere che le stesse dicendo tutte quelle cose con Faith a pochi passi da lui, aveva sbagliato tutto riguardo a loro due, tutto ciò che pensava ci fosse. Eppure anche dopo averne avuto la dimostrazione non riusciva a sentirsi meglio, anzi era ancora più infastidita. Daniel aveva deciso di stare con Faith scambiando un’ amicizia che durava da anni per amore e, adesso che le cose non avevano funzionato aveva riportato la sua attenzione su di lei, convinto che fosse bastata qualche patetica scenata di gelosia per conquistarla.
Si sbagliava, lei non era la seconda scelta di nessuno, preferiva mentire e soffrirne piuttosto che essere incoerente.
"No, Daniel a me adesso non importa più niente di te..." vide il dolore nello sguardo del ragazzo ma sfilò ugualmente il polso dalla sua mano forte e si avviò verso l'entrata del locale, prima però doveva fare un’ultima cosa.
"Gillian?" chiamò senza voltarsi a guardarla. La ragazza che in tutto quel litigare era rimasta a guardare pronta a sostenere Faith che pensava sarebbe uscita distrutta da un confronto con Candice. Ma forse quella da sostenere era lei adesso.
"Oh merda, adesso è il mio turno!" disse con quella irriverenza che in un altro contesto avrebbe fatto sorridere tutti i presenti.
"Non preoccuparti, io...volevo solo chiederti scusa...per le granite...avrei dovuto limitarmi a qualcosa di più civile" e poi uscì di scena rientrando nel locale.

 Boom!

Le parole di Candice scoppiarono come una granata nella testa di Faith, nel cuore di Daniel e in qualche parte ignota di Gillian, lei che era rimasta a bocca aperta almeno il doppio di quanto lo fossero rimasti i suoi amici alle sue spalle.
Candice...
Perché mai si preoccupava di ciò che diceva? E soprattutto perché quelle parole l’avevano colpita così tanto? Non ne avrebbe dovuto aver ragione.
Seguirono dieci secondi di totale silenzio.
Gillian si voltò incrociando prima lo sguardo di Faith, distrutto, e quello di Daniel che non aveva un aggettivo per essere descritto, cercò di spiaccicare qualche parola, ma non ne uscì niente.
Voleva in qualche modo essere d'aiuto, o almeno fingere di esserlo, la demoliva vederli così.
"Non preoccuparti Gill è tutto ok, ci vediamo domani" le sussurrò Faith allontanandosi dalla statua immobile di Daniel.
"Ok, se mi cercate sono dentro, vi lascio parlare" fece per andarsene.
"Gill" emise del tutto atono Daniel "non ti conviene fartela amica una come quella, ti ritrovi solo nei casini, è un consiglio" aveva sempre lo sguardo fisso nel vuoto  e aggiunse un pizzico di acidità verso la fine della frase.
Annuì a malapena con la testa ed entrò. Tutto ciò che voleva era tornare da William che l’aspettava.
"Non volevo metterci tanto scusami" disse riaccomodandosi" bello spettacolo eh?"
"A quanto ho capito la bionda è quella che da più problemi, sembrava avere il mondo contro" sorrise, "quelle persone penso che siano da scartare a priori, credo che ci sia una ragione se si cercano così tanti casini. Alla fine si riversano tutti su di te. Fossi in te non mi affezionerei troppo a lei." concluse un pizzico di superiorità. Gillian gli sorrise ma non rispose, rifletteva sulla veridicità delle parole di William e di Daniel, il primo parlava basandosi sulle prime impressioni, il secondo sulla propria esperienza ed tutte e due erano opinioni negative. E allora perché non riuscivano a convincerla? Avrebbe tanto voluto saperlo.

***

E quello era ciò che era rimasto dopo l’esplosione. Un ragazzo e una ragazza. Distrutti chi più, chi meno.
"Dan" Faith tentò di riscuoterlo dall'improvviso stato di torpore in cui sembrava essere precipitato.
Si avvicinò per stringergli una mano e la tensione che gli gravava sul volto si sciolse. Non pianse, dai suoi occhi non uscì una lacrima ma il sospiro che scappò alle sue labbra valse come un pianto di tre ore. Lo abbracciò forte e Daniel ricambiò con tutta la sua forza sussurrandole in continuazione "scusa, faccio schifo, ti voglio bene!"
Faith glielo lasciò dire un paio di volte perché aveva la necessità di sentire quelle parole per placare la parte di lei che si sentiva tradita poi, gli mise una mano sulla bocca e gli baciò la guancia e come al solito capì senza bisogno che lei parlasse.
"Amici come prima" gli assicurò con un sorriso stanco "ora torna a lavoro prima che mio padre si accorga che sei sparito.”
Annuì e salì due gradini, poi si voltò e torno di corsa da lei per abbracciarla.
“Qualsiasi cosa accada, Isobel, ti voglio bene”
Lei sorrise mentre una lacrima le rigò la guancia.
“Vai adesso”
Daniel rientrò nel locale cercando di assumere un’espressione che non lo facesse assomigliare ad uno zombie, con scarsi risultati. Prese il blocchetto delle ordinazioni e girovagò per i tavoli come un automa appuntando le ordinazioni dei clienti. Un paio di volte dovette farsi ripetere il tipo di bevanda o se volessero la pasta invece che gli spaghetti. Non riusciva a concentrarsi, continuava a pensare a Candice, ai suoi occhi feriti e al modo in cui l’aveva respinto senza che lui potesse fare niente.
Adesso lei era lì con Christopher, che aveva visto entrare in cucina qualche minuto prima e che ancora non aveva fatto ritorno.
Il ragazzo, infatti aveva seguito Candice non appena ebbe fatto il suo ingresso nella sala, rispondendo a tono contro chiunque si era permesso di additarla o commentare quello che era successo. Tutti avevano visto e sentito tutto, anche lui, perciò quando furono da soli non riuscì più a trattenersi.
"Vuoi darmi qualche spiegazione?" disse con tono severo non appena chiuse la porta "cos'era tutta quella scenata di poco fa?"
"Niente Chris, dovevamo chiarire delle cose e l'abbiamo fatto" disse prima di abbandonarsi stanca, sulla prima sedia che trovò a portata di mano.
"E Daniel in tutta la faccenda cosa centra?"
Quindi era quello il problema. Ovviamente.
"Faith lo ha mollato perché si è resa conto che lui prova qualcosa per me..." disse senza dare troppo peso alle parole.
"E tu invece? Cosa provi per lui?"
"Niente" disse quelle parole come se le avesse ripetute milioni e milioni volte nella speranza di riuscire a convincere anche se stessa. Per la seconda volta in una serata.
"Bene, era quello che volevo sentire" e senza che aggiungesse altro, Chris uscì dalla cucina e rientrò in sala, lo sguardo puntato verso Daniel che ignaro di tutto continuava a prendere le ordinazioni di una giovane coppia.
Candice lo seguì allarmata, aveva capito cosa aveva intenzione di fare ancor prima che finissero quella conversazione, ma prima che lei o chiunque altro potesse rendersene conto, Chris afferrò Daniel per le spalle e gli tirò un pugno in piena faccia che lo fece cadere all'indietro.
"Figlio di puttana!" ringhiò mentre continuava a colpirlo senza sosta sul viso "lascia stare Candice, hai capito? E' la mia ragazza e non ti permetterò di portarmela via!"
Stava per sferrargli un calcio, ma Daniel riuscì a schivarlo e a colpirlo con un destro così potente che pensò gli avesse rotto la mandibola. Schizzò del sangue che macchiò la tovaglia del tavolo su cui ricadde il ragazzo.
Chris si rialzò e come un toro si scaraventò nuovamente su di lui questa volta colpendolo allo stomaco costringendo Daniel a piegarsi in avanti per il dolore.
Candice non poteva restare lì a guardare, superò di corsa Faith che guardava inorridita e terrorizzata la scena.
"Chris, lascialo stare ti prego!" strillò afferrandogli un braccio per trattenerlo, con scarsi risultati. Venne strattonata via, cadendo addosso ad un ragazzo dai capelli corvini.
"Ehi è tutto apposto?" chiese osservandola.
Solo allora si accorse che era in compagnia di Gillian che, come Faith aveva lo sguardo atterrito.
"Gillian ti prego dammi un mano" la implorò sperando che almeno per un momento avesse messo da parte l'ironia e non prendesse alla lettera le sue parole.
"Cosa posso fare?" chiese nel panico
"Non lo so, sei tu quella a cui piace questo genere di cose, dovresti saperlo!"
Fu solo un attimo in cui il sangue di Gillian le si gelò nelle vene, era impossibile che Candice sapesse qualcosa su di lei, sul suo passato prima di trasferirsi in quella città, ma non era il momento di chiedere spiegazioni.
William si alzò in piedi con lo sguardo pieno di eccitazione, sembrava provare una sorta di piacere nel vedere i due ragazzi darsele di santa ragione e cosa ancor più strana dava tutta l’impressione di voler partecipare.
"Vado io" disse alzandosi in piedi e con una maestria straordinaria bloccò Chris trattenendolo per le spalle senza perdere un colpo ogni volta che il ragazzo si dimenava come un matto per riuscire a liberarsi. Grazie al cielo arrivarono altri in aiuto e la rissa si concluse e quelle che alle ragazze erano sembrate ore in realtà si rivelarono essere stati solo una manciata di minuti interminabili.
Fra i due Daniel era quello combinato peggio: aveva un labbro sanguinante, un livido viola scarlatto sullo zigomo e il sopracciglio sinistro spaccato, inoltre continuava a tossire, Chris invece solo un occhio nero e qualche taglio superficiale.
"Stalle lontano hai capito?" gli urlò ancora
"Smettila di fare l'idiota" disse Candice furente spingendolo via da quel posto. Quando passò accanto a Daniel lo guardò, mentre Faith, Gillian e quell'affascinante ragazzo lo aiutavano a stare in piedi.

“Portatelo in ospedale!” disse Pearl Dobrev con le lacrime agli occhi e il volto pallido per lo spavento.
“Mi dispiace...” mormorò, così a bassa voce che a malapena riuscì a sentirsi lei stessa, il senso di colpa la stava uccidendo e quando Daniel venne trasportato via di peso non riuscì più a trattenere le lacrime e scoppiò in un pianto silenzioso. Da quella sera non rivolse più la parola a Chris.
Poco più tardi Faith, Gillian e il suo ragazzo William arrivarono nella sala d’attesa del pronto soccorso e lasciarono Daniel nelle mani esperte dell’infermiera.
“Quell'imbecille è impazzito, mio padre era su tutte le furie, l’ha licenziato seduta stante!” sbraitò Faith camminando a grandi falcate avanti e indietro per tutta la stanza.
Anche per Dan ci sarebbe stato lo stesso trattamento se non avesse pregato suo padre di pensarci una volta che si fosse calmato.
“Calmati Faith, hai sentito che hanno detto starà bene, andrà tutto bene, si riprenderà!”
“Lo farà? Davvero Gillian?”
Gill non rispose, sapeva a cosa si riferiva.

 

***

Una nuova settimana era arrivata portando con se il gelo dell’inverno, dicembre era arrivato.
Dopo aver passato tutto il week-end in ospedale sotto osservazione, Daniel fu rilasciato con dieci punti di sutura, sei sul sopracciglio e quattro al labbro.
La sua faccia ormai sgonfia presentava in alcuni punti, chiazze di colore anomalo. Era atroce vederlo in quello stato che provocava in Faith delle fitte lancinante al cuore e, quella mattina, quando passò dal suo appartamento a Brooklyn per accompagnarlo a scuola, non fu diverso. 
Lei avrebbe voluto stesse ancora qualche giorno a casa, ma Daniel, testardo com’era aveva insistito affermando che quei cinque giorni di convalescenza fossero stati anche troppi. C’era di mezzo qualcosa riguardo l’orgoglio maschile e cose così.
"Dovresti smetterla di farti trovare sempre in piedi" gli disse quando le aprì la porta.
"Mi stavo annoiando"
Faith sbuffò entrando in casa sua.
"Mi hai dato le tue chiavi apposta" gli ricordò.
"Ho visto la tua auto arrivare" le diede le spalle e tornò sul divano facendo spallucce.
Atono e imperturbabile, Daniel andava avanti così dalla serra della rissa, era diventato freddo, il suo sole personale non brillava più, gli si era spezzato qualcosa dall’interno.
Non lo sopportava e perciò vestendosi di un allegria che potesse sembrare reale la ragazza si accomodò al suo fianco.
"Stamattina ciambelle super glassate come piacciono a te" squittì uscendo dalla busta la scatola delle ciambelle.
"Poggiale lì, le mangerò dopo" disse ignorandola e facendo finta di seguire una partita in tv.
Quando Faith si voltò vide che sul tavolino c'erano ancora i cupcake che gli aveva portato il giorno prima e i biscotti del giorno prima ancora.
Sentì montarle dentro una rabbia omicida perciò si sentì autorizzata a sbattere con forza la scatola sul tavolino e l'unica reazione che Daniel ebbe, fu quella di girare appena lo sguardo per squadrarla.
"Che ti è preso?"
Le scappò una risata nervosa e portò indietro i capelli con una mano guardandosi attorno come a cercare un ulteriore motivazione.
"Che mi è preso? " chiese nervosamente "cosa pensi mi sia preso Daniel?"
Lui alzò gli occhi al cielo e cambiò canale alla tv.
Gli tolse furiosamente il telecomando lanciandolo da qualche parte.
"Ma che vuoi Isobel... !" scattò furiosamente in piedi sovrastandola, la prima reazione dopo giorni di immobilità assoluta.
Fosse stato qualcun altro Faith si sarebbe rimpicciolita e sarebbe corsa via, ma era Dan.
"Voglio che tu la smetta di fare così! Che tu la smetta di farti scivolare ogni cosa addosso, voglio che tu reagisca!" gridò avanzando verso di lui. "Hai capito stupido idiota! Io non ti riconosco più, questo non sei tu! Io rivoglio il Daniel che conosco, quello che aveva sempre un sorriso per tutti, e si arrabbiava come niente. Che fine ha fatto?" continuò a guardarlo dritto negli occhi.
Riuscì a vedere le fiamme ardere nel suo sguardo e sentì il suo respiro accelerare.
Poi le mani del ragazzo le afferrarono i fianchi e la spinsero con violenza contro il muro.
Era furioso. Lo vide tirare il braccio indietro pronto a scagliare un pugno contro di lei, Faith chiuse gli occhi aspettando di sentire dolore, ma non percepì nulla se non un colpo alla sua sinistra. Il suo pugno era a pochi centimetri dal proprio orecchio, contro il muro.
"Quel Daniel è morto nel momento esatto in cui quella stronza di Candice è entrata nelle nostre vite. Senza di lei io e te ora non saremmo in questa situazione, io e te ora saremmo potuti essere felici insieme. Io non mi sentirei così sbagliato Izzy!"
Daniel le scaricò addosso tutta la sua frustrazione. Stava male, soffriva ed era evidente, ma la gioia di Faith era immensa, finalmente aveva smesso di tenersi tutto dentro.
Chiuse gli occhi e respirò il sollievo che provava, poi gli afferrò il pugno ancora piantato nel muro e lo aprì poggiandovi contro la guancia.
"Ascoltami Dan" la sua espressione arrabbiata stava mutando, era triste e il suo sguardo stava per sciogliersi in lacrime, "tra noi non avrebbe mai funzionato, io e te ci conosciamo da quando eravamo bambini, ci vogliamo bene come fossimo fratelli, quei fratelli che non abbiamo mai avuto” entrambi qui si fermarono e per un attimo i loro pensieri volarono lontano da lì sapendo che quella era una bugia, ma Faith riportò entrambi al presente continuando “ …e nient'altro. Candice o no, non sarebbe mai andata!" lui abbassò gli occhi come a confermarle che lo sapeva già.
"Ma soprattutto" disse alzandogli il viso con l'indice, "tu non sei sbagliato, non potresti mai esserlo. Sei la persona migliore che conosca e chi non lo capisce semplicemente o è un idiota, o un folle. Smettila di avvelenarti l'anima per lei, lì fuori c’è qualcuno che ti sta cercando e che ti merita"
Ogni parola contribuiva a farlo arrivare al limite, doveva sfogarsi e solo così sarebbe andato avanti.
Faith si sedette sul divano e lo tirò vicino a lei, lo abbracciò e quel ragazzone tutto muscoli si sciolse in lacrime tra le sue braccia.
Con Daniel che piangeva come un bambino, accarezzandogli i capelli sentì crescere dentro di sé per la prima volta, sete di vendetta nei confronti di qualcuno. Dan non poteva stare così. Candice la doveva pagare.
Malauguratamente per lei, non era la sola a volere un po’ di giustizia.
Candice era felice che fosse arrivato il lunedì di una nuova settimana, la precedente era stata a metà tra un disastro totale e la perfezione assoluta ed aveva messo a dura prova il suo sistema nervoso.
Con Christoper non aveva più parlato da quando aveva pestato a sangue Daniel, con il quale avrebbe dovuto parlare o perlomeno accertarsi che stesse bene, per tentare di alleviare un po’ del suo senso di colpa.
Inoltre fra lei e Faith la situazione era, se possibile, addirittura peggiorata.

Aveva passato buona parte del suo tempo a pensare ad un modo creativo per poterle far provare anche in minima parte ciò che lei aveva e stava continuando a passare per toglierle dalla faccia quell'espressione da moralista, ma con suo grande rammarico non le veniva in mente niente di abbastanza incisivo. Arrivò a scuola con venti minuti di anticipo e con sua immensa disperazione la prima persona che vide fu Gillian, la quale dopo aver salutato il suo nuovo ragazzo si diresse dalla sua parte apparentemente senza averla notata. La sua prima reazione fu quella di allontanarsi prima che potessero incrociarsi ma la sua curiosità ebbe la meglio.
"Ciao tu" biascicò controvoglia Gillian.
"Buongiorno" imitò lei.
Sentiva il bisogno di chiederle un migliaio di cose che fino a quel giorno aveva evitato volutamente di sapere, perciò prese fiato e cominciò a parlare.
"No, Faith non ti ha nominata in questi ultimi giorni" la precedette Gillian intuendo ciò che stava per chiedere, "si ieri ho parlato con Daniel. Si mi hanno rotto i coglioni le ragazzine che mi assillano solo perché ci vedono parlare e si preferivo quando non ci vedevano parlare per niente. Per inciso, no, non ho voglia di una granita, ma grazie dell'offerta. Ancora...no non esiste una risposta alla domanda perché proprio tu a prima mattina, e si ho vinto ieri, viva me!" continuò senza prendere fiato, ne dando a Candice l'opportunità di rispondere.
"Ah si, quasi dimenticavo, ti odio anch'io" concluse sogghignando.
Candice la guardò interdetta, quella ragazza aveva qualcosa che non andava. Seriamente.
"Ci vediamo in giro..." e così dicendo si allontanò con quel suo strano passo ciondolante.
Ok, Gillian le aveva dato alcune informazioni  – alcune delle quali non necessarie –  ma non tutte e soprattutto non la più importante.
"Aspetta!" urlò mentre correva per raggiungerla, "non hai risposto a tutte le mie domande"
Si voltò a guardarla.
"Che altro c'è?" disse petulante
"Come sta Daniel?" mormorò con gli occhi incollati sui suoi piedi
"Gli hanno messo sei punti al sopracciglio dei quali tre interni, e altri tre al labbro, ha saltato una settimana di allenamenti perché non riusciva a muovere un solo muscolo, per non parlare del fatto che probabilmente diventerà gay a causa tua che gli hai spezzato il cuore e adesso è convinto che non riuscirà mai a provare nient'altro che amicizia per nessuna ragazza.  Apparte questo sta abbastanza bene"
"Oh..." fu l'unica cosa che riuscì a dire
"Che vuol dire oh?" disse lei
"Vuol dire che mi sento terribilmente in colpa" quanto le costava dire quelle cose davanti a Gillian.
"Che fine ha fatto la Candice Pride che conosco io, quella a cui non importa di niente e di nessuno?" chiese lei pensierosa.
"Forse non la conosci poi così bene..."
Stava per aggiungere qualcosa ma da lontano riuscì a scorgere Faith che si avvicinava, Daniel non c'era, aveva preferito avviarsi direttamente in classe.
"Sarà meglio che vada, ci vediamo a scuola” e sfrecciò via appena in tempo da riuscire ad evitare lo sguardo fulminante che la ragazza le dedicò.
"Buongiorno" ringhiò a Gill.
"Hai il ciclo?" chiese mentre si incamminarono verso l'entrata.
"No ma potrebbe comunque iniziare a circolare sangue"
Gillian si voltò di scatto con gli occhi spalancati.
"Chi sei tu e che ne hai fatto di Faith Dobrev?"

 

***

Candice non aveva molta voglia di andare a lezione. Tutto ciò che le premeva era vedere Daniel. Non sarebbe andata da lui, non gli avrebbe detto nulla, ma doveva vederlo almeno da lontano.
Salì sulla recinzione di un’aiuola non troppo lontana dall’entrata per vedere se riusciva a trovarlo nella folla degli studenti che si accalcavano per entrare.
Si sporse in punta di piedi cercando il ragazzo dalla pelle abbronzata e i capelli scuri come gli occhi, sperava di ritrovare il suo sorriso sorridente e tranquillo senza quegli orribili segni che aveva intravisto solo quella sera prima che scappasse via.
E all’improvviso lo vide camminare a testa bassa perso in chissà quali pensieri, difficili per lei da intuire.

Ad un tratto Daniel alzò lo sguardo come se sapessei di essere osservato e infatti si accorse degli occhi blu di Candice fissi su di lui.
Colta alla sprovvista la ragazza cercò di camuffare quel suo atteggiamento così patetico salutando un ragazzo che si trovava nella stessa direzione di Daniel. Il tipo ricambiò perplesso.
Nell’agitazione di rimediare alla sua debolezza non si rese conto che qualcuno richiamava la sua attenzione toccandole il braccio e, nervosa com’era nel voltarsi inciampò sui suoi stessi piedi sbilanciandosi e perdendo l’equilibrio.
Fortunatamente quel qualcuno l’afferrò appena un attimo prima che il suo viso colpisse il cemento mandando in frantumi la sua emergente carriera da modella.

Con suo immenso disappunto quando alzò lo sguardo il suo ‘salvatore’ si rivelò essere quell’insopportabile attore che piaceva tanto a Faith. Fabian Forbes.
“Sai sono stato con tante ragazze ma mai nessuna aveva finto d’inciampare per potermi toccare” le lanciò uno sguardo malizioso “peccato solo che la tua mano sia finita leggermente più in alto rispetto a dove sperassi”sfoderò un sorriso da perfetto sbruffone e continuò a guardare Candice in attesa di una reazione che non tardò ad arrivare.
“Non so che tipo di ragazze frequenti tu, ma devono essere davvero disperate” rispose acida.
“Disperato come il modo in cui mi sei ancora appiccicata?” fece di nuovo quel sorriso.
Odioso
.

Si ritrasse lentamente, senza dargli soddisfazioni da quell’abbraccio equivoco.
“Disperate e pure pazze” disse con disprezzo.
“Pazze lo sono sicuramente…di me!” alzò appena un angolo della bocca, in contemporanea con un sopracciglio.
Candice frenò l’impellente desiderio di colpirlo con qualcosa di pesante perciò si limitò ad assumere un espressione scocciata.
“Bene adesso se hai finito di autocompiacerti delle tue misere conquiste, io dovrei andare a lezione”
“Cos’è? Gelosia quella che percepisco nella tua voce?” di nuovo sorrise spavaldo.
“Addio!” ignorò il suo commento e voltandosi fece per andarsene.
“Candice, aspetta”
“Che vuoi ancora?” tono sprezzante, quel ragazzo le faceva esprimere il peggio di se, o il meglio, a seconda dei punti di vista.
Ma in realtà la stupì il fatto che si ricordasse il suo nome nonostante lo avesse sentito forse solo una volta molto tempo prima. E poi capì dal suo sguardo che colpire e affascinare la gente con piccoli gesti inaspettati era la sua prerogativa e da come si comportava sapeva anche di riuscirci molto bene.
“Sai dove posso trovare Faith?”
Candice storse le labbra in una smorfia.
“Pessimo tempismo, io e Faith siamo ai ferri corti ultimamente. Non so dove sia, se proprio ci tieni falla chiamare dalla segreteria”
“Grazie dolcezza, farò così” le fece un occhiolino e dandole le spalle la salutò con un cenno della mano.
“Odioso” ripeté tra sé.  
Quando arrivò in classe le balenò in mente un’idea molto allettante, quella che le ronzava nella testa da giorni senza che lei ne fosse pienamente cosciente.
Non appena Fabian aveva pronunciato il nome di Faith aveva intravisto una possibilità di rivincita: Faith si era presa, anche se per poco, Daniel? Perfetto, lei avrebbe preso Fabian. Cominciò ad assaporare il dolce gusto della vendetta.

***

La giornata non avrebbe potuto cominciare in un modo peggiore e purtroppo Faith non intravedeva nessun barlume di miglioramento. A causa di Daniel, Candice e tutto il resto, aveva il sistema nervoso a pezzi, per non parlare della sua intolleranza nei confronti di chiunque, non riusciva a sopportare nemmeno il professore di biologia che quel giorno era particolarmente irritante.
Doveva assolutamente uscire dall’aula a prendere aria, in quel preciso istante ma era indecisa se aspettare la fine della spiegazione per evitare di trovarsi in difficoltà una volta cominciato a studiare.
“La signorina Faith Dobrev è desiderata in segreteria”
Si sentì chiamare dall’altoparlante e in quell’istante capì che da qualche parte lassù in cielo qualcuno le voleva davvero bene. Sarebbe andata in chiesa quella domenica.
Faith guardò il professor Walters che le accordò il permesso di uscire con un cenno del capo.
Felice per essere riuscita a sfuggire alla lezione, si avviò verso la segreteria senza neanche chiedersi il motivo per il quale fosse stata convocata finché non ebbe di fronte la segretaria.
“Salve sono Faith Dobrev, mi hanno chiamata poco fa.” le disse a titolo informativo
“Ah si, Faith c’è tuo cugino lì che ti cerca, dice che ha delle notizie importanti da darti”
Si voltò dalla parte indicata e quasi non stramazzò al suolo per la sorpresa, non sapeva cosa avrebbe dato per vedere la sua faccia nel momento esatto in cui vide “suo cugino”.
Lui il cugino le sorrise e le fece cenno di raggiungerlo fuori dalla segreteria. Come ipnotizzata dai giochi di un mago si avvicinò a lui camminando lentamente cercando di capire se fosse la sua mente a giocarle brutti scherzi o se quello davanti a lui era davvero Ian. In ogni caso non si lamentava.
“Ciao Faith, come stai?” chiese con voce allegra.
La ragazza prese un profondo respiro e sperò che un po’ di quella determinazione che l’aveva sostenuta fino a qualche giorno prima fosse ancora lì da qualche parte per permetterle di mettere insieme due parole di senso compiuto.
“Io…bene”ok obbiettivo ‘due parole’ raggiunto. Ora doveva provare a formulare una frase intera.
“Come mai sei venuto a cercarmi?”
Wow, era diventata brava sul serio.
Recuperò qualche frammento di lucidità e tentò di fingersi sicura di sé.
“Avevo bisogno di vederti e parlarti, e visto che praticamente hai deciso di ignorarmi ho deciso di arrivare alla radice del problema” concluse con una risata controllata e bellissima che mise in mostra la sua perfetta schiera di denti.
“Oh” disse semplicemente Faith sentendo le guancie prendere fuoco e quella reazione non andava affatto bene.
“Non sei più venuta a teatro quella sera” cominciò facendo un passo in avanti “ti ho aspettato per ore ma non ti sei presentata, né hai risposto alle mie chiamate” la sua voce suonava quasi triste, dispiaciuta. Era davvero un grande attore, perché le risultava impossibile credere che fosse realmente dispiaciuto, non poteva avere nessun interesse per lei. Eppure i suoi occhi azzurri come il cielo le parlavano, dicevano cose che forse era solo lei a voler vedere.
“Si, hai ragione…” abbassò il capo facendo scivolare una ciocca di capelli sul viso per coprire l’imbarazzante rossore che ormai si era impadronito delle sue guance “ti chiedo scusa ma…sono successe così tante cose-“
“Da non avere nemmeno un secondo per rispondere alle mie chiamate o mandarmi un messaggio?” usò un tono beffardo con uno strano sorriso sul volto, “no, non ci credo Faith, c’è dell’altro”
“E’ stato per qualcosa che ho fatto o che ho detto? Non mi sopporti?” un altro suo passo verso di lei, un altro passo indietro da parte sua. Faith sorrise tenendo accuratamentegli occhi puntati sull’erba.
“Non dire sciocchezze Ian! Non ti conosco nemmeno come potresti starmi antipatico?” sentì di nuovo il volto in fiamme. Nei suoi confronti provava tutto tranne che antipatia e fu proprio allora che si rese conto di quale fosse la differenza fra ciò aveva creduto di provare per Daniel e ciò che Ian le stava scatenando in quel momento. Era attratta da lui, così tanto da non voler nemmeno incrociare i suoi occhi perché sapeva che anche quel minimo contatto le avrebbe fatto perdere il lume della ragione.
Come se il destino si stesse facendo beffa di lei, Ian le fu di fronte, a pochi centimetri, la sua mano si avvicinò lentamente al suo viso e sfiorò appena la fronte accompagnando la ciocca di capelli dietro la quale si nascondeva dietro l’ orecchio.
”Non lo so Faith lo sto chiedendo a te” la sua voce divenne più calda e seducente.
“Non mi hai fatto nulla di male” a parte aver mandato a puttane il mio autocontrollo e la mia dignità – pensò “e di certo non sei antipatico” ti trovo solo maledettamente irresistibile - aggiunse poi.
Con uno scatto repentino si allontanò dal suo viso e sorrise soddisfatto.
“Bene, allora dimostramelo.” aveva ottenuto ciò che voleva glielo si leggeva sul viso “vieni alle prove oggi, cominciano alle sei e se alle sei e un minuto non ti vedrò lì capirò che sono davvero insopportabile e vivrò per sempre con questo peso” le puntò l’indice contro “saresti pronta a vivere con un tale fardello sulla coscienza?” l’espressione e la voce che usò fecero ridere sul serio Faith e per quel frangente non ci fu nessuna maschera, ero solo lei che rideva perché era… contenta. L’espressione di Ian si addolcì di colpo.
“D’accordo, d’accordo” annuì con il sorriso “ci sarò e davvero questa volta!”
“Promettimelo” e un’altra volta lo trovò a pochi centimetri da lei solo che questa volta se solo avesse voluto avrebbe potuto sfiorarli le labbra.
“Co…sa?” il suo profumo la stordiva e quella vicinanza così inaspettata le faceva girare la testa.
“Promettimi che ci sarai”
“Io…si…te lo prometto…”
“Questo era ciò che volevo sentirti dire” sogghignò, mentre la ragazza si morse un labbro, era davvero bellissimo “A stasera Faith” le fece un cenno della mano e le strizzò l’occhio.
“A stasera…” sussurrò seguendolo con lo sguardo quando ormai era troppo lontano per sentirla.

***

E questa volta siamo state puntualissime!! #fuckyeah
Eccovi questo immenso ed infinito capitolo in cui succede DI TUTTO E DI PIU'!
Infatti non credo sia il caso che stia qui a parlarvene, proprio no! Noi abbiamo già detto tutto e questo capitolo è stato davvero pesante da scrivere (davvero tanto o.o) Per cui fateci sentire che ne vale la pena e commentate un pò gli avvenimenti di questo capitolo.
Ci sono un bel pò di cose di cui parlare, no?
E allora andate e recensite figlioli.
Ormai fanno parte della famiglia e quindi va detto ogni santo capitolo. GRAZIE a WonderstruckRose (che è sempre dolcissima e divertentissima) e a Woo (i cui commenti giffati ci fanno impazzire **)
With so much love ♥
F.A.N.

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Capitolo 18
*** Niente è come sembra ***


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Niente è come sembra - capitolo diciottesimo

 

Le prove con la Royal occuparono tutto il pomeriggio di Faith. Alla fine aveva mantenuto la promessa fatta ad Ian e così, alle 5.30 in punto si presentò in teatro con il cuore in gola e il libro di orgoglio e pregiudizio sotto braccio. Conobbe il resto dei ragazzi che facevano parte del cast, tutti molto gentili e ben disposti nei suoi confronti, cosa che rese quel primo incontro meno imbarazzante rispetto a ciò che aveva immaginato lungo l'intero tragitto, anzi a dirla tutta per la prima volta in vita sua le sembrava di appartenere a qualcosa, di aver trovato il suo posto nel mondo. A rendere tutto più scorrevole c'era la presenza sostenitrice di Ian che non aveva mai smesso di guardarla, Faith n'era sicura perché più volte, volgendo lo sguardo nella sua direzione aveva sempre incrociato il suo accompagnato da un sorriso mozzafiato. Non mostrava il minimo imbarazzo nell'essere scoperto ad osservarla con così tanta insistenza a differenza sua che puntualmente si affrettava a guardare da un’altra parte e ad arrossire violentemente, qualche volta le era parso persino di vederlo ridacchiare, ma forse lo stava solo immaginando. Per tutto il tempo che rimasero lì ad aspettare che il regista arrivasse, Faith studiò quel ragazzo che le aveva rubato cuore e mente, cercando di carpire dai suoi modi di fare cose di lui che ancora non conosceva e a quanto pare erano abbastanza. La prima cosa che colpì Faith fu lo spiccato senso dell'umorismo. A dispetto di ciò che credeva Daniel e persino Candice, non faceva altro che intrattenere il resto del gruppo con battute o aneddoti divertenti, per non parlare del modo attento in cui ascoltava ciò che gli altri gli raccontavano senza mostrare alcun segno di noia ma solo un profondo interesse, anche per l'argomento più sciocco. E poi era bello, bello da morire. I capelli scuri leggermente scomposti, le labbra piene che nascondevano una fila di denti perfetti e bianchissimi, i suoi occhi, così azzurri da sembrare irreali... "Scusate il ritardo, c'era un traffico mostruoso!" L'analisi, o meglio, la radiografia, di Faith venne interrotta dall'arrivo di un uomo di mezza età, dai capelli brizzolati che si affannava a depositare una massiccia quantità di carte e strumenti dall'utilizzo ignoto su alcuni dei sedili in prima fila.
"Ok, bene. Ognuno ai propri posti, si comincia!" tuonò contro di loro. Doveva essere il regista.
Dato che non si era ancora accorto della sua presenza, Faith decise che fosse il caso di presentarsi.
"Scott, lei è Faith Dobrev si è appena aggiunta alla compagnia" la precedette Ian comparendo al suo fianco. Scott, la squadrò dalla testa ai piedi e poi la salutò con un cenno del capo.
"Bene, sono contento che alla fine ti sia decisa a venire, non avevo proprio voglia di allestire un altro casting" disse, "qualcuno le ha dato un copione e le ha spiegato le regole?" aggiunse poi, rivolgendosi al resto degli attori e dato che tutti improvvisamente trovarono interessanti le proprie scarpe fu costretto a farlo lui. Il copione consisteva in un tomo più o meno spesso, rilegato e in cui buona parte delle battute erano sue o fra lei e Ian, ed erano così tante che si domandò se fosse stata in grado di imparare tutto quanto in un periodo così limitato di tempo: avevano due mesi di prove intensive prima di esibirsi pubblicamente a metà Febbraio. Poi Scott passò ad elencare le regole della compagnia, una lunga lista di divieti o comportamenti da rispettare fra i quali “niente relazioni sentimentali extra professionali tra gli attori” perché “avrebbe potuto condizionare l’esito dello spettacolo in modo negativo”.
Faith iniziò improvvisamente a sentirsi a disagio.
Finalmente le prove iniziarono, tutti presero i propri posti, aspettando il proprio turno, recitando con tutta la forza che possedevano dentro. Di tanto in tanto Scott si lasciava prendere dall’isteria, sbraitando contro alcuni e accusandoli di essere poco concentrati. Faith era terrorizzata che succedesse anche con lei ma per le tre ore successive non una sola parola che non fosse un “perfetto!” o “magnifica!” uscirono dalle labbra del nevrotico regista.
“Ok ragazzi, per oggi abbiamo finito. Ci vediamo domani, stessa ora stesso posto. Faith ragazza mia, mi hai risollevato la giornata!” Scott era distrutto, ma ovviamente non poteva essere diversamente visto che per buona parte del suo tempo si era sbracciato e sgolato come un pazzo. Anche Faith era sfinita ed aveva un gran mal di testa, voleva solo tornare a casa farsi una doccia e dormire. Ok, forse prima di addormentarsi avrebbe gongolato un po’ per aver ricevuto tutti quei commenti positivi. Stava per andarsene ma Ian la raggiunse.
“Allora? Sono o non sono un tipo simpatico in fondo?”
“Si” gli rispose sorridendo dolcemente, “lo sei, ma prima di tutto sei un grande attore! Sul serio la tua interpretazione di Darcy è perfetta!” era sincera, positivamente colpita e completamente concentrata su quella piccola ma inquietante regola.
“Niente relazioni sentimentali extra professionali, niente di niente” continuava a ripetersi mentre il profumo dell’acqua di colonia di Ian la inebriava.
“Ma smettila! La vera attrice se tu Faith o forse non ti sei accorta di come Scott pendesse dalle tue labbra?” Non rispose, ma rimase come incantata a fissare i suoi occhi per un attimo e le sue labbra.
“Niente relazioni sentimentali extra professionali, Faith…anche se…cavolo è così bello!” Oh cielo, non poteva continuare in quel modo, aveva quasi paura che lui riuscisse a capire cosa stesse pensando, per cui come tradizione abbassò lo sguardo e utilizzò i suoi capelli adoperandoli come scudo.
“Come sei bella quando fai così” Faith smise di respirare e divenne una statua di marmo, immobile, paralizzata. S’irrigidì anche lui come se si fosse reso conto troppo tardi di averlo detto ad alta voce, ritirò la mano che si era avvicinata per spostarle i capelli come aveva fatto quella mattina. Con gesti lenti, meccanici, Faith raccolse la borsa.
“Io ora devo…andare. C-ciao Ian” sussurrò appena evitando attentamente il suo sguardo, dopodiché si allontanò il più in fretta possibile in preda all’assalto di uno stormo di farfalle che si davano la caccia nel suo stomaco.
“Faith, aspetta un momento!” la richiamò Ian correndo verso di lei. La ragazza si girò nella sua direzione, incerta.
“Volevo chiederti se..."
Ian, sono stata incaricata di consegnarti questo” Una ragazza dai capelli castani e il naso pieno di lentiggini, si avvicinò a loro e consegnò un biglietto piegato in due al ragazzo, che lo osservava con un misto di curiosità e confusione.
“Grazie, Paige” disse.
“Senti Ian, si è fatto tardi e sono stanchissima, qualsiasi cosa sia me la dirai domani” intervenne Faith sorridendogli in modo da non sembrare maleducata. Dopodiché senza dargli modo di replicare si voltò ed andò via, lasciandolo immerso nel contenuto di quel misterioso biglietto. Ian lo aprì e quando lesse la firma del mittente non fu poi così sorpreso, dopotutto Candice poteva fare la sostenuta quanto voleva ma era pur sempre una donna e da che lui era sulla Terra mai nessuna era rimasta immune al suo fascino. Chissà perché poi non era andata da lui di persona. Ciò che non sapeva era che Candice era arrivata in teatro nel bel mezzo delle prove, aveva sorpassato tutti gli attori che attendevano di recitare o ripetevano frenetici le loro battute, gesticolando animatamente dietro le quinte e aveva accuratamente evitato di farsi notare da Faith, anche se le era sembrato di averla vista salire sul palcoscenico pochi attimi prima. Di certo non era lei il motivo per cui era andata in quel posto, in realtà desiderava solo parlare con Fabian. Si aggirò per qualche minuto alla sua ricerca ma con scarsi risultati. Pensò che forse quella sera aveva avuto qualcosa di meglio da fare o semplicemente stava recitando. Fece un ultimo tentativo e aprii una porta semi nascosta dai una lungo appendi abiti colmo di costumi di scena di ogni tipo che andavano dai sontuosi abiti stile ottocento a degli appariscenti boa piumati.
"Ehi!" esclamò una voce femminile allarmata non appena l'aprì, "ti dispiacerebbe chiudere, mi sto cambiando!"
"Certo! Scusami..." disse presa alla sprovvista, prima di richiudere velocemente quello che doveva essere il camerino femminile. Rimase lì per un po’ nel caso Fabian si facesse vivo.
"Stai aspettando qualcuno?" chiese una ragazza vestita in perfetto stile ottocentesco, la ragazza del camerino. "Oh, si. Fabian Forbes" disse. "Sei la sua ragazza?" continuò curiosa.
"No, solo un'amica" Rimase ad esaminarla per qualche secondo e poi parlò "Adesso è in scena, sta provando assieme a Faith...mi sembra che tu conosca anche lei..."
"Anche a me sembrava di conoscerla..." mormorò, "ti ringrazio" disse aumentando il tono di voce.
Si allontanò e anche lei iniziò a ripetere la sua parte. Forse non era il caso di farsi vedere da Faith perché non era sicura che il suo e lo stato d'animo di Faith in quel momento fossero stati in grado di simulare una finta tolleranza perciò decise che la cosa migliore da fare fosse lasciare a Ian un messaggio. Prese la sua agenda e scrisse velocemente:

“Questa mattina sono stata estremamente scortese, mi piacerebbe rimediare. Se ti fa piacere ci vediamo domani sera al Juliet tra la 10th e la 11th Avenue. Candice Pride”

Aveva lasciato anche il numero di telefono nel caso servisse e che, Candice ne era certa, prima o poi avrebbe imparato a memoria. Affidò il biglietto a quella ragazza incredibilmente invadente, con la promessa che l'avrebbe consegnato ad Ian. E così era stato. Ian memorizzò il numero sul cellulare e infilò il biglietto nella tasca dei jeans appuntando mentalmente che entro quella sera l’avrebbe chiamata, prima però doveva passare dal suo migliore amico.

**

Ian attraversò la porta di casa Brooks, lasciata aperta per farlo entrare. Era andato lì con l’intenzione di convincere l’amico a uscire di casa e spassarsela un po’ ma probabilmente alla fine qualsiasi tentativo sarebbe stato inutile e tutti e due avrebbero trascorso il resto della serata davanti alla tv con una bottiglia di birra in mano. Non trovando l’amico nel salotto, si recò dritto in cucina certo che l’avrebbe trovato alle prese con i fornelli e infatti, eccolo lì, con una padella nella mano sinistra e con l’immancabile sigaretta in quella destra. Alex cucinava in modo straordinario e il più delle volte Ian si fermava a cenare con lui onde evitare intossicazioni alimentari a causa della sua negazione nel preparare cibo commestibile.
"Hai fame?" fu il saluto dell’amico, ma per quanto si sforzasse di sembrare spensierato agli occhi di Ian, non riuscì ad ingannarlo. Come al solito.
Ian lo conosceva da quando erano poco più che due ragazzini e sapeva che ciò che compariva sul suo viso non era un vero sorriso, quello, non compariva da quasi un anno.
"Cambiati, stasera si esce" lo informò ignorando la domanda con un tono che non ammetteva repliche. Alex alzò gli occhi al cielo.
"Ian non uscirò con la nuova puttanella che stai cercando di rifilarmi anche stasera"
"Infatti " la determinazione di Ian sembrava prevalere sulla testardaggine di Alex almeno per quella sera. "Che vuoi dire?" Alex continuava ad agitare la padella e il suo contenuto sulla fiamma, certo che non avrebbe messo piede fuori casa e che alla fine si sarebbero seduti sul divano a vedere qualche partita tracannando birra.
"Voglio dire che stasera usciamo, punto. Nessuna scopata consolatoria o roba simile" Ian era appoggiato con le spalle alla porta che dava alla cucina e aveva le braccia incrociate e sbuffò quando vide che al posto di una risposta, ottenne un risatina sarcastica di sottofondo.
“Senti sbrigati, sai che odio aspettare, stavolta non farò come al solito, perciò hai dieci minuti a partire da ora” lo fissò con sguardo severo, ogni volta era la stessa storia, da quando Alex e Ashley avevano rotto, farlo uscire di casa era sempre stata un’impresa.
“Allora faresti meglio ad andartene. Non esco, fine della conversazione”
“Per quanto tempo ancora vuoi piangerti addosso? Ho incrociato Ashley l’altra sera e di sicuro lei se la sta spassando alla grande!” esclamò innervosendosi.
“Mi sorprenderei più del contrario”
“Sei un coglione, lo sai vero? Stai buttando la tua vita a puttane per colpa di una troia che non merita nemmeno di respirale la tua stessa aria! La fuori ci sono centinai di ragazze che sarebbero disposte a fare follie per stare con uno come te, dovresti goderti la vita e tu invece che fai? Cucini come una donnina e fai le pulizie di primavera!”era furioso con lui. Le prime volte aveva cercato di essere comprensivo nei suoi confronti, dopotutto capiva cosa stesse passando, e il dolore di un tradimento che il suo amico portava dentro, non era qualcosa di semplice da portar via, ne era consapevole, ma ciò non lo fermò dal tentate di risollevargli il morale con ogni tentativo possibile, probabilmente anche il più infantile. Alex si voltò osservandolo, l’espressione seria di Ian lo faceva divertire. Scosse la testa e rivolse lo sguardo di nuovo sulla padella. Ian aveva ragione nonostante la brutalità con cui si era espresso. Aveva sempre ammirato tutti gli sforzi dell’amico, tutte le volte che aveva cercato di farlo distrarre e di dimenticare ciò che stava passando, ma la delusione negli occhi di Ian ogni volta che capiva di non essere riuscito a risollevargli il morale era così ovvia e lampante che ormai voleva evitare di uscire. Per il suo bene.
"Ian non sarò di buona compagnia e tu lo sai."
Quest’ultimo affilò lo sguardo, "vuoi farmi incazzare ancora di più? Porta quel culo depresso fuori di casa, non ammetto altre discussioni”.
Alex sbuffò appoggiandosi con entrambe le mani sul lavandino e sbattendo la padella sul piano cucina.
“Ok scusami, lascia perdere è stato tempo sprecato. Ci vediamo domani a lezione” Furono le sue ultime parole prima di abbandonare quella cucina. Alex scosse la testa ascoltando le gocce d'acqua che cadevano dal rubinetto rimbombando in quel fastidioso silenzio che era appena piombato attorno a lui.
"Va bene, hai vinto" disse esasperato, dopotutto la serata non sarebbe stata divertente se non fosse stato in compagnia del suo migliore amico. Ian sorrise sotto i baffi, quella tattica funzionava sempre. Girò sui tacchi e tornò indietro.
“Hai dieci minuti, perciò sbrigati, il tempo passa.”
“Devo stare anche ai tuoi tempi? Che razza di stronzo sei?” Alex urtò amichevolmente la spalla di Ian per dirigersi in bagno. Raccolse un po’ di roba gettata sui vari divani sia per scegliere cosa mettersi, sia per dare una parvenza d’ordine a quell’ammasso di roba gettata nella vecchia casa dei suoi. Si era trasferito lì da un paio di anni per l’università ma più passava il tempo, più in quel luogo cominciava a regnare il caos più totale a causa del suo essere disordinato.
"Nove minuti..”
“Stronzo”
Risero entrambi.

**

Quando ti accorgi che le cose vanno troppo bene, comincia a porti delle domande. Questa era la frase che ronzava nella testa di Gillian da due giorni.
“William è sparito” disse.
La faccia di Dylan non sembrò molto sorpresa, appoggiò per terra il pallone da basket della sorella e la raggiunse sul letto, “che vuoi dire? Sparito nel senso che...”
“Sparito. Non risponde alle mie chiamate e ai miei messaggi da due giorni e sinceramente non so perché” Anche se ci aveva riflettuto a lungo, eccome se l’aveva fatto. Le ultime settantadue ore erano trascorse riesaminando ogni dettaglio degli ultimi giorni: quello che aveva fatto, che aveva o che non aveva detto in sua presenza, eppure non riusciva a trovare una spiegazione sensata a quel comportamento. Anche se…
“Ti prego non fare quella faccia! So cosa stai pensando” disse severo Dylan
“Quale faccia?”
“Quella!” la indicò con riluttanza, “quella faccia che fai quando pensi di essere la causa di tutti i problemi del mondo. Tu non hai fatto niente e lo sai, perciò il problema è suo”
Dylan aveva vissuto quel momento migliaia di volte, e altrettante volte le aveva ripetuto sempre la stessa cosa, quando la sorella non veniva apprezzata o semplicemente era rifiutata dalla gente, si sentiva ripetere che era lei il problema. Più e più volte aveva cercato di convincerla del contrario, ma dopotutto sembrava essere impossibile. Dylan sospirò, pensò che sarebbero andati avanti così per un paio d’ore abbondanti.
“Ok basta” Ma poteva sbagliarsi. Gillian si alzò di scatto per dirigersi verso il suo armadio.
“Basta cosa? Che stai facendo?” chiese lui perplesso mentre osservava la sorella afferrare un giubbotto infilarselo con talmente tanta fretta da non notare che lo aveva messo al contrario. Sbuffando si riaggiustò e infilò il telefono nella prima tasca disponibile, “vado a cercarlo”
Scattò in piedi anche lui.
“No, no non se ne parla! Gillian ascoltami dove pensi di trovarlo? Dovrebbe essere lui a farsi vivo!” ma per quanto cercasse di essere convincente, si rese conto di parlare contro un muro.
“Vado al suo locale, sono sicura di trovarlo lì” decretò.
“Sono le undici di sera, la mamma ti ammazzerà!”
“Se mi copri non le dirò della tua amichetta e di quello che fece con la nostra carta igienica. Mmh?” gli sorrise, anche se notò che quello non era il momento più adatto per i dispettucci tra fratelli.
“Dylan ascoltami, so come la pensi, e non posso darti torto ma dimmi, quante altre volte mi hai vista felice come lo sono ora con William?” fece una pausa per trovare le parole giuste, “lui è l’unica persona che ha voluto correre il rischio di invitare una persona come me fuori a cena ti rendi conto? Non è bello essere guardata da tutti i ragazzi della scuola come un rifiuto umano.” La voce di Gillian cominciò a tremare, proprio come la rabbia nel cuore di Dylan nei confronti di chi l’aveva ridotta in quel modo e di chi l’aveva quasi fatta finire in riformatorio per un po’ di tempo. L’atmosfera si raggelò, gli stessi ricordi scorrevano nelle menti di entrambi, ma nessuno dei due disse nulla.
“Ti prego Dyl, non guardarmi in quel modo. So cavarmela da sola” tentò di rassicurarlo, invano. Il fratello scosse la testa, no sapeva più cosa fare. Era giusto lasciarla andare?
“Ok è una tua scelta.” Gillian lo abbracciò prima che potesse aggiungere altro, lui era sempre stato la persona più importante per lei, più che un fratello era sempre stato il suo unico amico, almeno prima che mettesse piede nella nuova scuola.
“Ti voglio bene Dylan.”
“Ti voglio bene anche io Gill” strinse forte sua sorella fra le braccia, fra i due sembrava lui il fratello maggiore. “Adesso vai, non vorrai far aspettare il tuo nobile principe” disse. Gli Spencer avevano un difetto: anche sforzandosi, non riuscivano a trattenere il sarcasmo. Ma una volta che Gillian si fu allontanata Dylan ebbe un brutto presentimento e mentre ripercorse le scale per tornare in camera, dopo che l’aveva accompagnata fino alla porta di casa, il pensiero che qualcosa di storto stesse per succedere non riusciva ad abbandonarlo. Non si era mai fidato di quel ragazzo, era sempre stato misterioso forse anche troppo. Di certo quella tattica avrebbe potuto incantare una ragazza, non di certo uno come lui ma ormai era troppo tardi: quando decise di raggiungere sua sorella e di salire in macchina con o senza il suo consenso, lei era già andata via.

**

"Son carine queste!" commentò con sguardo vispo Ian osservando le ragazze semi-nude che ballavano sui cubi. Alex lanciò all'amico uno sguardo eloquente.
"Ok amico non mi dirai che sei diventato gay adesso, insomma guarda…" lo stuzzicò Ian con il suo solito tono saccente senza distogliere lo sguardo dalle gambe della ragazza che ballava davanti a loro.
"E quella ragazza? Com’è che si chiama…Fay, non ti sarai già dimenticato di lei?" chiese Alex cercando di intavolare un discorso serio.
"Faith!" precisò il nome della ragazza in questione prima di continuare, "Vuoi davvero parlare di faccende amorose davanti a tutto questo ben di Dio? Amico mio sei proprio cambiato..." riprese a sorseggiare il suo boccale di birra, “e comunque no, non ci vogliono solo un paio di belle gambe per farmela dimenticare” aggiunse un attimo dopo.
Istintivamente il suo pensiero si rivolse a Candice, quella ragazza tanto bella quanto altezzosa, certo se si fosse presentata l’occasione non avrebbe avuto problemi a portarsela a letto, almeno finché fra lui e Faith le cose non sarebbero state chiare. Fino a quel momento non poteva considerarsi tradimento, pensò.
“Ti ricordi di quella ragazza, Candice, l’amica acida di Faith, di cui ti avevo raccontato…”
“Quella che ti odia?”
“Esattamente. Credo che adesso abbia cambiato idea”
“Sul serio?”
“Ti sorprendi? Alla fine tutte cadono ai miei piedi vecchio mio”
“Pallone gonfiato” lo prese in giro Alex, “e comunque che hai intenzione di fare?”
“Non lo so”
“Ma se fino a qualche minuto fa hai detto che-”
“Lo so”
“Perciò?…” incalzò come se in quel modo lo aiutasse a riflettere
“Non lo so”
Perfetto, Alex constatò che quella conversazione era diventata assurda, Ian era confuso e in difficoltà, il che equivaleva a dire che in qualche modo ciò che provava per Faith era più forte di qualsiasi impulso sessuale. Non era un mistero infatti la sua passione per il sesso e se fino a quel momento le scodinzolava ancora intorno senza concludere niente significava solo una cosa: era innamorato. Purtroppo per lui, non era in grado di rendersene conto e questo lo stava facendo entrare in crisi.
“Pensaci bene prima di farti Candice, perché se la tua dolce damigella lo scopre, tanti saluti ai tuoi progetti con lei”
"Smettila di fare il moralista Brooks o ti faccio sfigurare davanti a queste belle signorine"
"Ma fammi il piacere" lo rimbeccò Alex mentre afferrava un’altra birra,“ok questa giuro che è l’ultima” decretò prima di iniziare a bere. Si voltò trovando l’amico immerso con metà faccia nel boccale di birra. E tanti saluti a ritornare a casa in auto. Soffocò una risatina. Ian aveva una tra le peggiori reputazioni tra le donne: bello e dannato, il tipico stronzo che fa star male, ma solo Alex riusciva a vedere veramente chi era e la sua descrizione era ben diversa da quella degli altri. Quando terminò posò il boccale con irruenza e sbottò tutto d’un fiato come se stesse pensando a ciò che doveva dire da quando aveva iniziato a bere.
"Il fatto è che non credevo che una come Faith…" delle voci in una parte della sala vicino a loro riuscirono a superare la musica, tanto da attirare l'attenzione dei due ragazzi e da far interrompere a metà il discorso di Ian.
"Che succede?"
"Non lo so, andiamo a vedere" rispose Alex senza neanche controllare se Ian avesse effettivamente acconsentito.
"Alex!" lo chiamò Ian, ma ormai era già lontano.

**

Gillian parcheggiò la macchina in doppia fila, non aveva tempo di trovare parcheggio per le strade nella caotica notte newyorchese. Riconobbe il pub dall'insegna appariscente che illuminava per metà tutta la strada, lo raggiunse ed entrò. La musica era troppo alta e non sembrava neanche un genere di musica adatta ad un posto del genere. Non tardò a capire infatti, che non si trattava di un semplice bar, forse ci era arrivata osservando le spogliarelliste o la gente che circolava attorno a lei mentre un forte senso di rabbia cominciò a nascerle dentro. Dov'era William? Era questo il posto che frequentava? E soprattutto era davvero li dentro? Per una volta desiderò ardentemente di sbagliarsi. Si fece strada tra la gente, guardò in ogni direzione possibile ma non riuscì a riconoscere il volto del suo ragazzo da nessuna parte. Dopo dieci minuti passati a guardarsi intorno, ricevendo anche qualche sguardo interrogativo quando si soffermava troppo tempo su qualcuno che sembrava assomigliare a William, decise di tornare a casa. Più sconfortata che mai, ripercorse al contrario i suoi stessi passi dando un ultimo sguardo panoramico alla gigantesca sala dalle luci psichedeliche per avere la conferma di essersi sbagliata e proprio quando stava per uscire un'insieme di voci alterate riecheggiarono in tutto il locale: "William!, William!, William!, William!" ripetevano a mo’ d’incitazione. Gillian spalancò gli occhi e senza pensarci due volte si precipitò nel punto esatto dove provenivano quelle voci. E se fosse stato davvero lui? Non sapeva cosa avrebbe fatto.. Strattonò qualche ragazzo senza farlo apposta, ma non le importava, avrebbe dovuto vedere a tutti i costi. Quando finalmente gli applausi furono vicini alle sue orecchie capì di essere arrivata, peccato che una dozzina di ragazzi completamente ubriachi circondavano il fantomatico William impedendole di vedere. Per farlo fu costretta ad alzarsi su uno sgabello, ma non ebbe neppure il tempo di sistemarsi che quegli inconfondibili capelli neri le balzarono agli occhi. "William" le uscì spontaneo chiamarlo, ma la musica era troppo alta e lei non si accorse di quanto flebile fosse il suo tono di voce in quel momento. Lo acclamavano per una di gara con gli alcolici e sembrava che il vincitore fosse proprio lui. "Oh Dio…" sussurrò alla visione del suo ragazzo ubriaco fradicio che rideva insieme ad altri ragazzi. William beveva. Beveva senza interruzioni. Di tanto in tanto alzava lo sguardo e ammirava con sguardo languido le ragazze mezze nude che muovevano le loro forme in maniera molto provocante. Un senso profondo di sconforto invase il petto di Gillian, la delusione la fece sentire così debole da sentirsi presa alla sprovvista di fronte ad una situazione del genere. Era disgustoso. "William" sussurrò ancora mentre sentiva salire un groppo in gola. Era pietrificata, come non lo era mai stata, eppure sapeva che se non avesse agito in quel momento, non avrebbe risolto niente, e fuggire sarebbe stato inutile. Prese un respiro molto profondo e si avvicinò a lui, superando il resto dei suoi amici. Arrivata a pochi centimetri da lui posò delicatamente mano sulla sua spalla per attirare la sua attenzione e la scena che seguì fu quasi sconvolgente. Il volto di William era di un rosso intenso e gli occhi non erano da meno
"Ciao!" salutò lui entusiasta e lanciandole le braccia addosso, senza neanche ricordarsi chi fosse quella ragazza. Gillian spontaneamente lo allontanò da lei ma il suo corpo era troppo pesante e inerme per potergli chiedere gentilmente di non toccarla
"Andiamocene via di qui!" gridò ma lui parve non sentirla. “William” lo chiamò, “andiamo a casa!” se si fossero lasciati alle spalle quello squallido posto magari avrebbero potuto cercare di parlare e di chiarire quella situazione così assurda, se Gillian avesse avuto delle risposte forse sarebbe riuscita persino a sorvolare sullo stato pietoso che aveva il suo ragazzo, dopotutto poteva capitare che i ragazzi facessero cose stupide ogni tanto, era normale… “Will, ti prego usciamo da questo posto!” lo strattonò e quella volta riuscì a farlo voltare.
“Falla finita!” le urlò lui con la voce deformato per il troppo alcool in circolo, “non rompermi i coglioni” la spinse via con il braccio ma Gillian non demordeva, non avrebbe messo piede fuori senza di lui, poco ma sicuro.
“William, ti ho detto di andarcene!” esclamò e colta da un moto di rabbia gli tolse dalle mani l’ennesimo bicchiere di whiskey o di vodka o di qualsiasi altra cosa fosse. Nell’istante esatto in cui lo fece ebbe la certezza che da li ad una manciata di secondi sarebbe successo qualcosa di spiacevole. Vide il suo volto spaventato riflesso negli occhi furenti di William. Avvenne tutto troppo rapidamente. Sentì le mani del ragazzo stringersi con forza attorno alle sue spalle mentre la strattonava bruscamente contro il bancone.
“Come cazzo ti permetti eh!” le stava sbraitando contro, “chi cazzo sei tu per venire qui e dirmi cosa fare?! Rispondimi!” la spinse più intensamente.
“William, lasciami! Mi stai facendo male!” Gillian cercò di divincolarsi ma ogni movimento le costava uno strattone. Il gruppo di ragazzi ubriachi, ridevano e lo incitavano a picchiarla. “Ti ho detto di rispondermi!” ringhiò facendosi più vicino. Gillian rimase in silenzio. Cosa avrebbe potuto dirgli, che lei era la sua ragazza e che era convinta di amarlo? No, era decisamente inappropriato. Perciò si limitò a scuotere la testa e a supplicarlo di allentare la presa. Ma William era inarrestabile. Le tirò uno schiaffo così forte che Gillian per un attimo credette che la mascella le si fosse spostata e poi ce ne fu un altro e un altro ancora, sempre più intensi, sempre più violenti. Perché nessuno andava ad aiutarla? Si domandò Gillian terrorizzata e inerme, perché tutti sembravano divertirsi nell’assistere alla scena?
“Allora, piccola…” disse William improvvisamente calmo, “cosa dovrei fare amore mio, non posso lasciarti andare a casa così ridotta in questo stato, la gente potrebbe farsi delle domande…” le infilò una mano fra i capelli e li tirò con forza spingendole la testa all’indietro. Gillian gemette. “E io non posso rischiare di essere incolpato, lo sai questo vero?” il suo viso era a pochi centimetri da quello della ragazza, riusciva a sentire il tanfo dell’alito impregnato d’alcool.
“Perciò tu cosa suggerisci di fare?” un ghigno malefico gli trafisse il volto.
“N-non dirò…n-niente…” sussurrò Gillian, “dirò c-che sono…c-caduta”
Il ghigno di William si allargò ancora di più. “Mmm, allora vuol dire che dovremo procurarti qualche bel livido, cosa ne pensate ragazzi?” esclamò voltandosi nella direzione dei suoi fidi compagni che emisero un boato d’assenso. “No, no, no…William, ti supplico” Fu tutto inutile, William ormai era incontrollabile più simile ad una bestia che ad un essere umano e senza nemmeno esitare per un momento, senza smettere di stringerle i capelli la scaraventò contro uno sgabello, facendole sbattere la faccia contro. Gillian era a terra, provò ad alzarsi e a scappare via, tre paia di mani le furono addosso: la colpivano senza sosta ferendole il volto, ogni pugno era una risata o una applauso fra quelli che erano rimasti in disparte e che coprivano la scena. Alle mani si aggiunsero i piedi che calciavano forte nello stomaco e nella pancia. Gillian voleva morire. Sarebbe stato meglio così in fin dei conti, un peso in meno per tutti e anche se fosse sopravvissuta la sua vita sarebbe stata segnata per sempre. All’ennesimo calcio le si mozzò il respiro e per due secondi smise di respirare. Voleva chiedere aiuto ma aveva la bocca piena di sangue ed era così debole che non riusciva ad emettere nient’altro che gemiti e rantoli. Poi qualcuno le tolse di dosso due dei tipi che la stavano torturando e automaticamente il resto di loro li seguì lasciandola riversa sul pavimento. Alex non aveva perso tempo e senza neanche ragionarci su, si era buttato in mezzo alla mischia cercando, come primo obiettivo, di liberare la ragazza. Aveva sferrato una serie di colpi all'altezza delle teste dei due che la tenevano ferma colpendoli prima con la bottiglia che aveva in mano e poi direttamente a mani nude. Il punto del locale in cui stava accadendo tutto, era piuttosto nascosto, ma non abbastanza da non far notare alla gente vicina ciò che stava accadendo. Alcune persone si diressero all'uscita spaventate, altre chiamarono la polizia, ma solo pochi corsero ad aiutare Alex. "Che cazzo vuole questo?", "Levati di mezzo, stronzo" ma nemmeno quelle voci alterate dall'alcool riuscirono ad allontanarlo. Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con un ragazzo dai capelli corvini, sembrava quello messo peggio di tutti, era sudato e puzzava così tanto da fargli venire la nausea. William alzò il pugno per colpire Alex in pieno viso ma i suoi movimenti erano effettivamente più lenti e i suoi riflessi erano quasi spariti; venne così preceduto da Alex che lo fece precipitare sul pavimento e sbattere la testa. Gli sguardi di tutti si concentrarono su William, ormai privo di sensi. Uno dei tre restanti, vedendosi in pericolo tentò istintivamente di scappare prima che potesse toccare anche lui.
"Si vattene cagasotto!" gli gridò Alex in risposta con tutta la rabbia e il disprezzo che aveva in corpo. Gillian nel frattempo era riuscita a sedersi per terra con la schiena contro il muro, aveva osservato il suo soccorritore battersi con quel mucchio di teppisti e ora osservava la sagoma di William per terra. La osservava e basta, perché non riusciva a provare nulla. Non c'era più spazio per il disprezzo nella sua testa, non c'era più spazio per l'odio, ne aveva provato tanto in tutta la sua vita, e ora si sentiva solo profondamente schifata. Schifata di William, della sua vita e del vomito che aveva appena rigurgitato, causato dai colpi alla pancia che aveva ricevuto poco prima. Ma se era solo quello, perché adesso piangeva? Perché nonostante tutto si sentiva delusa da una persona come lui? Perché pensava ancora a William dopo tutto quello che aveva appena subito? Alex si voltò immediatamente verso di lei
"Tutto bene?? Hai qualcosa di rotto?" Si affrettò a soccorrerla, ma si rese conto che non poteva far nient'altro se non portarla all'ospedale. La ragazza tremava ed aveva un aspetto orribile. La musica troppo alta della discoteca stava stordendo anche lui, avrebbe voluto gridare il nome di Ian, ma non sarebbe servito.
"Ascolta, adesso ti porto in ospedale, ti devi fidare di me. Stai calma e andrà tutto bene." non le gridò solo per farsi sentire, le parole gliele sussurrò all'orecchio lo stesso che usò per tirarle indietro una ciocca di capelli che le copriva in viso ricoperto di sangue. Aveva un grande taglio sulla fronte, uno zigomo gonfio e l'altro squarciato, mentre altro sangue le usciva ai lati della bocca. Gillian tossì, facendo uscire altro sangue; alzò lo sguardo senza però incontrare quello di Alex che la fissava sperando che potesse dire almeno qualcosa "Will..William. Bast-Ahi!" parlava in modo confuso, le parole le uscivano in modo disordinato. Alex asciugò con la camicia il sangue, ma non poteva aspettare che si bloccasse da solo, perciò la prese in braccio cercando di non farle male e si diresse dall'altra parte della sala, dove c'era meno calca e dove probabilmente era rimasto Ian, bloccato dalla folla che li aveva circondati. Il ragazzo che serviva al bancone lo raggiunse per avere più informazioni sull'accaduto e per poter chiamare il responsabile del locale
"E'lei la ragazza? Come sta?" Alex le diede un'altra occhiata, era rannicchiata sul suo petto, singhiozzante, mentre con una mano teneva stretta la sua camicia, sospirò
"Non bene. La porto in ospedale adesso, sta perdendo troppo sangue."
"Chiamo un ambulanza." E senza perdere altro tempo estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni.
Nel frattempo Ian li aveva raggiunti, aveva l'area spaesata e completamente persa. "Si può sapere che cazzo è successo? Sei corso via e la folla mi ha bloccato, non sono riuscito a raggiungert-" ma le parole gli morirono sulle labbra quando vide Gillian tra le braccia del suo amico. Istintivamente sbarrò gli occhi, non riusciva ancora a capire.
"Ti spiegherò tutto dopo, seguiamola in ospedale. Sta arrivando l'ambulanza." rispose con tono atono Alex, era anche lui disgustato da ciò che aveva visto quella sera. Come si poteva fare del male a qualcosa di così fragile? Osservò ancora il suo viso sfregiato, era difficile delineare i suoi contorni del viso e pensò che forse se fosse arrivato anche qualche secondo dopo, se la sarebbe vista ancora peggio.
"Alex, io la conosco”

**

Ok allora spiegami tu perché nostra figlia si ritrova sempre coinvolta in risse o cose del genere. Spiegamelo tu, perché io non riesco a capirlo. Dove abbiamo sbagliato?” “Tu proprio non riesci a distogliere l’attenzione dal tuo orgoglio di madre incompresa e magari concentrarti anche solo un minuto sul fatto che il pazzo che ha picchiato nostra figlia sia ancora in giro vero? Proprio non ci riesci.” “Ma io non ho dett-“ “Lascia perdere. Ne parliamo dopo. Io vado a quel locale e cerco di trovare quel delinquente. Tu fa quello che vuoi.” “Non fare l’idiota, vengo con te.”
Gillian aprì gli occhi, era sveglia da cinque minuti, ma era troppo presa dalla conversazione dei suoi genitori per poterli interrompere. “Proprio non ci riesci” quelle parole le riecheggiarono nelle testa pulsante. No papà, proprio non ci riesce. Come se il complicato rapporto che Gillian aveva con la madre fosse l’unico dei suoi problemi. Era un disastro come figlia e lo sapeva, ma si meritava così tanta freddezza da quella donna? Ormai diciotto anni non erano riusciti a giustificare quell’orribile domanda. Era troppo stanca per continuare a porsi domande anzi era davvero esausta e lasciò che i suoi occhi si annebbiassero un’altra facendola ripiombare nel buio…

“Verrai a vedermi domani?” “Certo! Come sono venuto a vederti alla partita di ieri, della settimana scorsa e della’altra ancora” William diede la sua risposta come se fosse la cosa più scontata da dire, ma per Gillian non era semplicemente ovvio. “Perché me lo chiedi? Dovresti saperlo che sarei venuto” “Beh niente, era giusto così” fece spallucce, se avesse risposto, sarebbe dovuta partire dalle vere ragioni per le quali Gillian non aveva mai riposto così tanta fiducia nella gente e adesso non le andava proprio. Era felice. Tanto bastava, le chiacchiere tristi avrebbero avuto il loro tempo più in là. Lanciò in aria il popcorn che gironzolava tra le sue dita da qualche minuto, aprì la bocca per afferrarlo, ma quella di William fu più veloce. “Questo si chiama barare brutto stronzo!” “Non è vero! Sei tu che sei scarsa, io ho solo più mira di te…niente di personale eh!” “Ti ricordo che stai parlando con il capitano della più schifosa delle squadre di basket di tutta New York” rispose Gillian atteggiandosi, ma la faccia poco convinta di William la fecero ridere così tanto da non poter fingere di esser seria neanche un secondo di più. “Mmh-mh certo! E allora capitano devo dire che hai una mira orribile. Io ne ho ingoiati sei e tu ancora tre!” La continuò a prendere in giro lui solo per incitarla a giocare di più. “Ah si? E questa come si chiama?” Gillian afferrò una manciata di popcorn dal suo contenitore e glieli lanciò in pieno viso. “Ora ti insegno io le buone maniere signorina!” le gridò ridendo William prima di rincorrerla per tutta la casa. “Adesso ti faccio vedere io.. Gillian? Gill?? Svegliati!” voci si mischiarono e rumori si concentrarono tutti sul suo nome, diventando sempre meno lontani e più vividi.
L’immagine iniziò a svanire e i bei ricordi si dissolsero come vapore. Gillian sobbalzò alla vista di Dylan davanti al suo viso.
“Che è successo?” biascicò ancora frastornata e con la testa proiettata ancora al ricordo che la sua simpatica mente aveva riportato alla luce. Dylan corrugò la fronte, non tardò a notare che osservava le sue ferite sparse per il viso.
“Stai piangendo, cosa ti sta facendo male? Forse non dovresti dormire sul divano…aspetta ti aiuto a sistemarti, vieni metti un bracci-”
“Dylan tranquillo è tutto apposto, non c’è bisogno che mi aiuti, ma grazie” odiava essere commiserata e ovviamente neanche Dylan era un’eccezione. Posò due dita sulla sua guancia e notò che era umida, proprio come la parte del cuscino dove aveva appena riposato,se così si poteva dire. Aveva pianto. Stupida idiota. “Allora?” Dylan fremeva ansioso davanti a lei sperando di essere in qualche modo d’aiuto, ma purtroppo non avrebbe potuto fare altro e forse lo sapeva già.
“E’ stato solo un sogno Dylan, sta tranquillo” ed era vero, tutto era stato solo un sogno. Il sogno di avere una vita normale, come quella di qualsiasi altra ragazza, o semplicemente di una ragazza felice. L’essere sempre scartata dal mondo intero non era stata mai una vera novità per lei, ma perché allora William l’aveva illusa? Non negò che avrebbe preferito essere scartata fin dal principio senza essere trattata come quella del momento. Ma adesso come avrebbe fatto senza William? Senza il pensiero confortante del suo viso fuori dalla scuola, senza il suo sorriso che riusciva a sollevarle il morale, senza l’odore del caffè delle 7:30 in sua compagnia…senza di lui. Era stato solo un sogno vero? Un’illusione. Come tutto quello che accade e avrebbe dovuto solo aspettarselo.
“Sai una cosa? Sto bene, ormai ci sono abituata.” il dolore non stava comparendo, stava solo risalendo a galla, come se fosse stato soffocato per un breve arco di tempo.
“Non mi piacciono i tuoi sogni…”ma il ragazzo non ebbe il tempo necessario per finire la frase, perché l’attenzione di entrambi si proiettò al piano di sotto, dove qualcuno aveva appena suonato al campanello.


***

Voglio solo dire una cosa a nostra discolpa. ESAMI DI MATURITà E VERIFICHE FINALI DELL'ULTIMO ANNO. Non dirò altro, credo sia abbastanza eloquente! Detto questo... Bentrovate/i ragazze/i! Devo ammettere che siamo davvero mooolto molto deluse, siamo arrivate ad avere più di 500 visualizzazione al primo capitolo e 60 circa a quello precedente e solo, dico solo due recensioni per capitolo?? Volete sapere una cosa? Questo capitolo non avrebbe visto la sua nascita adesso, ma dopo gli esami se non fosse stato per WOO che con la sua fantastica recensione ci ha invogliato e incitato a continuare a scrivere e a postare presto. Non crediate che noi 'autrici/autori' di EFP siamo così piene di noi da pretendere le vostre recensioni, anzi al contrario, siamo talmente insicuri e emotivamente fragili (?) che abbiamo BISOGNO delle vostre recensioni per convincere noi stessi che stiamo facendo un buon lavoro, e molto più perchè ci fa piacere sapere che quello che scriviamo piaccia o no. Non è questione di presunzione, è questione di confrontarsi. Ci preme tantissimo sapere se la storia vi piace, se c'è qualcosa che secondo voi dovrebbe essere diverso, o se un determinato personaggio vi è piaciuto o no in ogni capitolo. Sembra stupido ma a noi IMPORTA cosa pensate, perchè ormai questa storia è diventata parte di noi ci ha accompagnato in questi due anni sottoforma di GDR e ormai siamo affezionate ai nostri personaggi. (A propostio oggi 16 maggio è il compleanno di Faith, giusto per farvi capire quanto siamo legate a loro xD) Ecco un commento di Alessia al capitolo che avete appena letto. Questo capitolo è piuttosto lungo e denso di colpi di scena, c'è l'arrivo di un nuovo personaggio, Alex. Migliore amico di Fabian e salvatore della nostra povera Gillian. Abbiamo grandi progetti per tutti i nostri personaggi e William la pagherà prima o poi, statene certi! Ci tengo a precisare che i prossimi capitoli non saranno così tragici, ma ormai la storia è entrata nel vivo e prevediamo pochissimi momenti morti. Visto le recenti richieste da coloro i quali commentano regolarmente (WONDERSTRUCKROSE e WOO )vi stiliamo la lista degli attori che danno il loro bel facciotto ai nostri protagonisti maschili. :) Fabian Forbes - Ian Somerhalder-, Alexander Brooks - Robert Pattinson-, Dylan Spencer - Josh Hutcherston-, William Walker - Ben Barnes.

Vi postiamo giusto a titolo informativo alcune foto di Candice e Faith risalenti all'inizio della loro amicizia, prima che litigassero. Non sono adorabili? Da ora in poi vi posteremo qualche foto delle nostre eroine, perchè siamo piene di fotomontaggi!! *-*


 

P.S. Come avrete notato il titolo è cambiato, questo ci sembra più adatto voi cosa ne pensate?? :D 
Speriamo di leggere le vostre considerazioni in quantità enooooooooormi! :)
Un bacione :*
F.A.N. ♥

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Capitolo 19
*** Oltre le apparenze ***


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Oltre le apparenze – capitolo diciannovesimo

Un’ora prima-


Entrando in macchina Candice chiuse lo sportello con troppa forza mettendo in moto il più in fretta possibile per evitare ripensamenti, ma nel tragitto che fece per tornare a casa dopo essere andata a fare shopping, non fece altro che ripensare a quello che stava facendo. Sapeva che il suo comportamento nei confronti di Faith non era corretto, ma del resto lei non si era creata alcun problema a baciare Daniel nonostante avesse intuito i suoi sentimenti per lui.
Inevitabilmente ripensò a Daniel e a quello che aveva e continuato a fargli passare, al modo in cui lo aveva trattato e alle perole dure che gli aveva urlato. Non se lo meritava. Si rese conto di aver fatto un sacco di stupidaggini con lui, ma proprio mentre stava decidendo di fare marcia indietro e di catapultarsi a casa sua squillò il cellulare. Osservò il display, numero sconosciuto.

"Pronto?" scandì cautamente.
"Candice? Sono Ian devi venire subito qui!" esclamò e dal tono di voce capì che non si trattava del loro appuntamento.
"Cosa è successo?" chiese preoccupata dall’urgenza nella sua voce.
"E' Gillian, il suo ragazzo l'ha picchiata e, è ridotta davvero male Candice"
"Che cosa ha fatto?! Dov’è?”

“La stanno portando a casa”
“Arrivo subito, dammi l'indirizzo!"

Riagganciò e senza perdere tempo premette il piede sull’acceleratore, dentro di lei si era annidata una stana voglia di spaccare la faccia a quel ragazzo, come si era permesso a picchiare Gillian? , pensò.
In meno di dieci minuti raggiunse casa Spencer, tutte le luci erano accese. A passo svelto arrivò alla porta ma prima che potesse suonare si sentì chiamare.

"Candice!" disse Fabian non appena la vide, era appena sceso dalla sua auto e le andava incontro.
"Cos’è successo, dov’è Gillian?" chiese allarmata andandogli incontro.
"E’ già dentro, io sono tornato adesso dalla stazione di polizia, ci hanno interrogato per sapere cosa è successo, i genitori e suo fratello sono arrivati immediatamente e l’hanno riportata a casa"

“Andiamo” le disse afferrandole il polso e bussando alla porta di casa Spencer.
Dopo qualche secondo sentirono dei passi e il fratello di Gillian, Dylan,  aprì la porta con un espressione che lo fece sembrare molto più grande di quello che era. La mascella era contratta e un profondo solco tra le sopracciglia gli conferiva un aria seria e preoccupata.
“Dov’è?”
“Sul divano nel soggiorno, in fondo a destra”
Senza rispondere Candice si precipitò lì, mentre sentì Ian parlare con Dylan informandolo che i suoi genitori stavano sporgendo denuncia e che sarebbero tornati presto.
La ragazza dimenticò tutto non appena vide Gillian e lo stato in cui era. Rannicchiata sul divano con un labbro sanguinante e parecchi lividi e graffi sul viso, per di più aveva una mano fasciata e una borsa del ghiaccio sulla testa.

"Quel bastardo..." mormorò quasi inconsapevolmente.

Gillian si girò dalla sua parte, lo sguardo colmo di dispiacere.
"Dov'è Faith?" gracchiò
"Non lo so" disse
"Voglio Faith, per piacere chiamala"
"Gillian lo sai che fra me e Fai-"
"Ti prego" il tono supplicante di Gillian non diede adito a ulteriori opposizioni da parte sua.
Aveva ragione lei, Faith era l'unica che in quella situazione avrebbe potuto sistemare le cose, con la sua sensibilità e il suo talento a immedesimarsi nella gente, lei non sarebbe stata di grande aiuto.

Prese il cellulare e compose il numero che ancora conservava nella rubrica.
“Si?” rispose con quella sua vocina dolce
“Faith…”
“Si” disse cambiando intonazione quando la riconobbe.
Candice non poteva neanche immaginare che Faith avesse trasformato espressione non solo perché non si aspettava quella chiamata, ma specialmente perché voleva solo tenere lontano il pensiero di lei dalla persona che aveva di fronte, Daniel.

Era andata a casa sua dopo il teatro per raccontargli tutto ciò che era successo, e proprio mentre il ragazzone bruno le confessava di non fidarsi di Ian e che non gli piaceva affatto – – quell’attore – la telefonata di Candice era arrivata a turbare quella quiete.
“William ha picchiato a sangue Gillian noi siamo già a casa sua, raggiungici appena puoi” disse tutto velocemente cercando di non far trasparire emozioni.
Il mondo attorno a Faith congelò. Non era sicura di aver capito, il suo cervello stava ancora elaborando la notizia appena ascoltata. Poi il tempo riprese a scorrere velocemente e parlò a raffica.

“William ha fatto cosa? Gillian come sta? Quando è successo? Dove hai detto che siete?” scattò in piedi così come fece anche Daniel che la seguiva mentre raccoglieva la sua roba chiedendole spiegazioni con lo sguardo.

La ragazza gli fece cenno di prendere la giacca e seguirla rimandando le spiegazioni di cui anche lei aveva bisogno.
“Calmati Dobrev. Vieni a casa di Gillian e ti spiegheremo tutto”
“Ok ok” disse schizzando verso la porta.  Poi si rese conto di qualcosa di strano, “ah, ma tu come lo sai?”

Aveva usato il plurale, dubitava si riferisse a Chris, da quel che sapeva tra loro era finita.
“Me lo ha detto Fabian” l’enfasi che mise nel pronunciare quel nome le fece gelare il sangue nelle vene.

Chiuse la chiamata mentre Faith sulla soglia della porta assimilava le sue parole.
“Iz, che cavolo è successo? Che c’entra Gill?” Daniel la raggiunse chiudendo la porta.
“Ti spiego strada facendo” gli rispose ancora un po’ scossa da tutto.
In quel momento non c’era spazio per parlargli di Candice e del fatto che avesse pronunciato ‘Ian’ in quella maniera, ora tutto ciò che contava era arrivare da Gillian, dovevano assicurarsi che stesse bene.

Candice sospirò chiudendo la chiamata e focalizzò la sua attenzione Gillian. Fabian le stava cambiando la busta del ghiaccio ormai quasi sciolta.
"Grazie mille..." sussurrò al ragazzo che le sorrise rassicurante.
"Posso fare qualcosa?" chiesi quasi imbarazzata Candice.
"No, non ti preoccupare"
"Davvero Gillian se posso dare una mano..." si sentivo messa da parte, ed era una sensazione che non le piaceva.
"Ti ho detto di no, non c'è nemmeno bisogno che tu resti qui..." disse rafforzando un po’ la voce
"Ok, basta. Candice vieni con me" s'intromise Fabian prima trascinarla in cucina. Dylan quasi inconsapevolmente prese il posto di Ian accanto alla sorella ai piedi del divano.
"Ho sbagliato a chiamarti?" tentò di far luce sulla faccenda il ragazzo.
"Si!...cioè no...insomma, forse" rispose in confusione.
Ian le afferrò il viso fra le mani.
"Adesso calmati" e lei pensò seriamente che i suoi occhi azzurri ipnotici, avessero qualche sorta di potere magico perché immediatamente si tranquillizzò.
"Da quanto ho capito, tu e Gillian non andate molto d'accordo, mi dispiace averti chiamato per questo motivo, ma eri l'unica che mi è subito venuta in mente di chiamare"
"Capisco. Però avresti potuto chiamare Faith, mi è sembrato di capire che..."
"Hai capito male"
"Ok"
Stava per aggiungere qualcos'altro ma il campanello suonò.
"E' Faith" intuì, sciogliendo il contatto visivo con Ian.

Quando aprì la porta non sapeva come comportarsi, non c'era solo Faith, dall'altra parte della porta era presente anche Daniel. Forse Gillian in confronto a Candice non stava poi così male.
“Dov’è?”

Candice indicò con un cenno del capo il salotto e senza bisogno di un invito ad entrare Faith entrò speditamente per poi arrestarsi dopo un passo e mezzo; dietro Candice apparve Ian.
Quella sensazione avuta al telefono stava investendo di nuovo Faith, le si rigelò il sangue nelle vene.
“E-ehi” inconsapevolmente gli sorrise, indugiando un attimo di troppo sulle sue labbra, poi resasi conto della sua stupidità e dell’impazienza di Dan di togliersi Candice dalla vista percorse il corridoio che portava al salotto.
Quando oltrepassarono la porta della stanza gli occhi di Faith e Daniel cercarono la loro amica e la trovarono sul divano sdraiata in posizione fetale, con graffi e lividi sul viso, sembrava così fragile in quella enorme felpa slargata che indossava che si stringeva addosso. Il solo pensiero che William l’avesse toccata diede a Faith la nausea.

Avrebbe voluto averlo sotto le mani, proprio in quel momento e riservargli le più atroci torture per quanto lo odiava.
"Gillian" quello di Faith fu un sussurro, Dan invece urlò.

"Sto bene" scandì flebilmente facendo perdere le staffe a Dan che cominciò a imprecare poco elegantemente ad ogni frase che Dylan gli diceva sull’accaduto al pub.
Faith non voleva ascoltare, non le importava come fossero andate le cose, avrebbe solo voluto che non fossero mai successe. Per fuggire al racconto si avvicinò al divano, inginocchiandosi vicino al volto contratto dal dolore e con gli occhi chiusi, persi in qualche ricordo, di Gillian.

“Ehi” le sussurrò appena e la ragazza aprì gli occhi liquidi di tutte le lacrime che aveva versato, verso Faith. Anche i suoi occhi cominciarono a pizzicare insistentemente.
Le sfiorò una guancia senza toccarla davvero perché non c’era un punto del suo viso che non fosse troppo sensibile a causa delle percosse di quell’animale.
Lo sguardo che le aveva rivolto era devastante, fu come ricevere un pugno in pieno stomaco, le mozzò il respiro per un attimo.
C’era tanto dolore negli occhi di Gillian, ma non solo. Era triste, stanco, dolorante, implorante, ma cosa peggiore di tutte sembrava … rassegnato.
“Sto bene” ripeté in un soffio che riuscì a sentire solo lei.
Non riuscendo a sostenere la vista della sua amica in quelle condizioni Faith si prese un attimo per chiudere gli occhi cercando di mantenere la calma, ma quando li riaprì le lacrime cominciarono a scivolarle lentamente lungo le guance.
“Faith” sussurrò Gillian con il tono di rimprovero. “Che cazzo stai facendo? Sto bene” ripeté e sembrava volesse convincersene anche lei.
“Starai bene” le rispose la ragazza “te lo prometto”
Il sorriso che le regalò per un attimo sembrò convincerla che sarebbe stata davvero bene, ma durò poco.
Poi si lasciò abbracciare e sentì che il nodo all’altezza della gola si sciolse cominciando a piangere contro la spalla di Faith che si bagnò delle lacrime di entrambe.
Gillian alzò lo sguardo osservando la scena, Daniel era seduto sul divano accanto a quello dove era lei e la osservava corrucciato, sapeva che stava pensando a tutti i modi possibili di far fuori William e il modo in cui stringeva i pugni era una prova.
Fissava con gli occhi semiaperti il salone, non curandosi del vero motivo della visita di Candice.

Fabian o semplicemente, lei. Cosa molto improbabile si disse subito dopo.
Tutto sprofondava nell'insignificanza, ogni cosa, il suo rapporto con Candice, quello della bionda con Faith e Daniel...e Dan...e Chris, la rabbia di suo fratello, lo sgomento di sua madre, le urla furiose di suo padre al pub, ogni cosa perdeva importanza al ricordo già indelebile di qualche ora prima.
Avrebbe dovuto capirlo sin dall'inizio, non avrebbe mai dovuto dare quel fottuto numero a William, non avrebbe dovuto fidarsi, errori del genere potevano essere commessi solo da un essere insignificante come Gillian Spencer, non era mai stata in grado di mandare avanti un'amicizia, figuriamoci...
Una fitta le colpì la testa, il mal di testa non voleva darle pace.
Eppure c'era qualcosa dentro di lei che urlava. Per una volta, non avrebbe dovuto buttarsi a terra e rendersi conto che effettivamente non era sua la colpa.
Io sono destinata a stare sola, questa è la punizione per averci tentato, si convinse che era stato quello il motivo.
Più cercava di tirarsi su, più i mille pensieri le affollavano la testa.
Agonizzando, lacrime amare continuarono a rigarle le guance, ma non erano neanche questa volta a causa del dolore fisico.
William, William, WILLIAM, dov'era il William che aveva disegnato nella sua mente? Forse si ero inna- NO! si era invaghita solo di quella figura, non dell'animale che c'era dentro di lui.
Vide Daniel che stava per aprire bocca, ma lo precedette.
"Sto bene" tagliò corto,.
"Ma vaffanculo Spencer" si interruppe Dan cercando di correggersi "voglio dire... ti rendi conto di quello che ti ha fatto quella bestia?"
"Si è questo il problema" continuò a singhiozzare stringendo i denti.
Faith ormai era incontrollabile, continuava a tenerle stretta la mano cercando di fermare le lacrime che erano l’unico segno di quello che provava, perché il suo dolcissimo viso rimaneva immutabile in quel sorriso appena accennato le riusciva a infondere sicurezza come fanno le madri. Era incredibile Faith.
"Grazie ragazzi" le venne spontaneamente da dire.
Faith le stringeva la mano, Dan era con la testa fra le mani, Ian la aiutava con del ghiaccio qua e la sulla faccia. Candice era in piedi davanti a lei. E Dylan? Dai rumori che ogni tanto arrivavano al salotto era andato in camera sua a prendere a calci l’armadio o altri mobili.
"Grazie della visita Candice" niente sarcasmo, niente sopraccigli alzati, niente di niente, solo pura cortesia.
Gillian si sentivo a disagio osservata dal suo sguardo critico.
"Niente" disse levandole lo sguardo di dosso.
"Puoi andare adesso, pensiamo noi a lei, le persone che davvero ci tengono" Si alzò di scatto Daniel scandendo con particolare enfasi le ultime parole, non era in grado di captare le frecciatine e le loro facce. Non gliene fregava nulla a dir la verità.
"Io invece resto"
"NO! Ho detto vattene" gridò ancora più furioso Dan.

“Se ti do così fastidio allora dovresti essere tu ad andartene” disse Candice tagliente
“Che cosa? Spero che tu stia scherzando "
Lo sguardo di sfida che le lanciò la ragazza fu piuttosto eloquente .
“Candice per piacere vai fuori da questa casa prima che dimentichi che tu sia una ragazza” era pacato ma lo sguardo rabbioso che le rivolse diceva esattamente l’opposto.
“E allora fallo, non ho paura di te”
“Sei una stupida Candice”
"Daniel" lo ammonì Faith mentre Gillian senza rendersene conto si era portata le mani alla testa.

"Ehi amico, datti una calmata o sarò io quello costretto a prenderti a calci nel culo" intervenne Ian che con la sua calma e i suoi gesti sprigionava autorità da tutti i pori.

Ma non doveva azzardarsi a parlare così a Dan, non quando era in quello stato di nervosismo, Faith lo sapeva bene e prima che lo sguardo omicida di Dan diventasse un cazzotto in piena faccia si intromise.
"Daniel, calmati guardami" cercò di attirare l'attenzione del suo migliore amico "lascia perdere, risolviamo un problema alla volta
." il tono fu quello autoritario di chi ha la situazione in pugno, di una persona sicura di sé, di una persona che non era lei.
Dan annuì con lo sguardo e dopo aver fulminato Ian che indifferentemente sostenne lo sguardo, si sedette.

Gillian sbottò.
"E’ questo il bello, vi fate tanti problemi quando io pagherei adesso per essere nei vostri panni. Che cazzo calmatevi, non immaginate come siete fottutamente fortunati" strillò mentre Faith continuava ad accarezzarle i capelli per calmarla.
"Candice voglio farti una domanda, non prenderla come una presa per il culo, è puramente a titolo informativo" prese un profondo respiro, scoprì che anche quello le provocava dolore, e si levò quel peso, tanto peggio di così non poteva andare valeva la pena levarsi ogni preoccupazione

"Perché sei venuta qui?"
Faith si alzò sinceramente interessata alla risposta.

"Non lo so"

Tipico di Candice non capiva mai quando era il momento giusto di parlare.
"Ok" fu tutto ciò che Gillian disse e richiuse gli occhi per tentare di calmare il mal di testa che le perforava il cervello.
Scese un improvviso silenzio spezzato solo dal continuo rumore della gamba di Dan che tremava. Nel bel mezzo del silenzio Faith disse di dover fare una telefonata e uscì nella veranda avvisando Gill che sarebbe tornata presto. Poco dopo Ian la seguì e Daniel sentendo l’ennesimo colpo al muro decise che sarebbe andato a vedere come stava Dylan. Rimasero solo loro due non appena furono sole Candice capì il vero motivo per cui era in quella casa, il motivo che cercava di nascondere a se stessa e agli altri ma non era il caso di esporsi, Gillian aveva altro a cui pensare non poteva perdere tempo a cercare di capirla.
Era meglio se fosse andata via.
“Fermati” le disse Gillian quando lei cominciò a raccogliere le sue cose
“Allora?” disse Candice incrociando le braccia impaziente.
“Ok, lascia perdere. Grazie per essere venuta.” Rispose Gillian scrollando le spalle. Se non fosse stata così provata, di certo la risposta non sarebbe stata così educata, pensò Candice.
“E no adesso parli, non tirarti indietro.” Provocò la ragazza.
In un primo momento sembrò che Gillian la stesse ignorando ma poi, in modo del tutto inaspettato, sembrò riacquistare fiducia in se stessa e iniziò a parlare a raffica, convinta del fatto che se si fosse fermata anche solo per un momento, tutto ciò che aveva da dire sarebbe rimasto intrappolato dentro di lei.
“Spiegami una cosa Candice, solo una perché davvero non riesco a capire..” cominciò osservando la ragazza in questione che la guardava perplessa.“Voglio sapere cosa ti ha spinto a venire qui stasera? Qual è il fottutissimo motivo che ti ha spinto a rinunciare a ciò che stavi facendo per venire qui da me?” si bloccò per prendere un respiro.
Candice era rimasta immobile a riflettere sulle parole della ragazza, avrebbe voluto risponderle, spiazzarla come sempre, ma questa volta le parole non l’aiutarono. Rimase ferma, senza parlare. Gillian sorrise amaramente, era troppo chiedere delle spiegazioni?
“Ti sembra strano che ne stia parlando vero? Beh non mi interessa, perché è a me che sembra strano che una persona che fino a poche ore fa non ha fatto altro che detestarmi adesso si presenta a casa mia senza dire niente o fare niente.”
“Cosa devo dirti Gillian? Cosa vuoi che ti dica? Non sono brava con queste cose, non riesco a consolarti e a dirti che andrà tutto bene, vuoi che qualcuno lo faccia per te? Chiama Faith, lei è una maestra in queste cose.” Candice buttò quelle parole in faccia a Gillian, pentendosi subito dopo di averle dette. Probabilmente non se lo meritava, ma non sarebbe stata capace di dirle la verità. Forse era meglio così.
“Puoi dirmi quello che vuoi, siamo solo io e te e di certo non sono il tipo che pettegola”
Gillian rimase un’altra volta ancora delusa da quei suoi brutali modi di fare, e uno strano senso di imbarazzo la pervase non appena rialzò lo sguardo e incrociò quello della bionda.

“Che cazzo stai facendo Gillian?” pensò tra sé, e senza dir niente si rannicchiò un’altra volta su se stessa. Candice alzò gli occhi al cielo.
“Gillian..” disse petulante.
“Candice” la imitò con lo steso tono di voce girandosi nella sua direzione.
Ora toccava a lei “Pensi che avrei speso il mio tempo a venir fin qui se ti odiassi così tanto?” dire quelle parole le costò di più di quanto immaginava.
Gillian incrociò le braccia e si appoggiò con una spalla al muro affianco a lei, sperando che continuasse il discorso. Candice prese un altro profondo respiro, “non ti basta questo?”
“Non sto cercando qualcosa che mi basti, sto cercando solo di darmi qualche risposta Candice” si giustificò Gillian.
Sospirò. Quella giornata le era costata un’enorme quantità di stress psicologico. Per un secondo era riuscita a distogliere la sua attenzione dal pensiero di William, ma eccolo un'altra volta riaffiorare nella sua mente.
Sentì qualcosa in gola, ma non poteva piangere davanti a Candice, non in quel momento. Si passò una mano sull’occhio e pregò che qualcosa la salvasse dalle situazioni che lei stessa si stava creando.
Per quanto Gillian volesse cercare di soffocare i ricordi e le sensazioni che la stavano attraversando, persino la persona più stupida del mondo avrebbe potuto notare il suo stato d’animo, e questo ovviamente non sfuggì agli occhi di Cadice. Per un momento si dimenticarono del loro discorso.
“Tutto bene?”
“Si” mentì spudoratamente tirando su col naso.
La situazione si stava facendo sempre più inappropriata tanto da arrivare a preferire l’argomento che avevano interrotto a metà ma Candice la pensava diversamente.
“Pensi che io ti creda?” disse accennando ad un sorriso
“Onestamente? No, ma è quello che voglio credere io e ripeterlo ad alta voce e continuamente mi fa sperare che prima o poi diventi vero”
“Mi dispiace per quello che ti è successo”
“Non voglio essere compatita” sussurrò
“Non lo sto facendo, quello è più il genere di cose che fa Faith. Io sono una tosta non sprecherò il mio tempo dandoti delle pacche sulla spalla mentre piagnucolo per farti compagnia” disse mettendosi di fronte a lei.
“Ma davvero? E allora che hai intenzione di fare?
“Ti dirò semplicemente che piangerti addosso, ripensare continuamente a William, a quanto ti abbia deluso e a quanto tu sia stata ingenua a farti abbindolare non serve a niente. Devi reagire Gillian, smettila di piangere anche se non ci riesci, non dare a quello stronzo la soddisfazione di distruggerti. Sii felice e vendicati in questo modo” la guardò dritta negli occhi e finalmente le sembrò rivedere una scintilla di determinazione negli occhi della ragazza.
“E se non ci riuscissi?” mormorò incerta
“Lo farai, ne sono sicura” le sorrise e lei ricambiò solo più debolmente. Era sfinita perciò era meglio lasciarla riposare.
“Allora? Hai avuto la risposta che cercavi?” disse Candice mentre s’infilava la giacca.
Aveva sperato che durante quel discorso Gillian comprendesse più di quanto fosse riuscita a fare con un discorso diretto.
“Lascia stare dai, qualcosa credo di averla capita, scusami per l’argomento e grazie ancora per essere venuta” niente sarcasmo, niente sorrisi falsi, questa era la vera Gillian.
“Ci vediamo a scuola” la salutò prima di alzarsi a passo incerto dal divano. Candice osservò la sagoma esile di Gillian che cercava di apparire forte agli occhi di tutti, ma non davanti ai suoi. Dopotutto era la sua caratteristica, per tutta la durata della serata aveva cercato di convincere tutti che l’unico vero problema erano i danni fisici, senza neanche lamentarsi, pur di non mostrare a tutti quanto fosse distrutta dentro di sé, ma non riuscì comunque ad ingannare nessuno. Per un momento si meravigliò delle parole che stava per dire, forse era semplicemente annebbiata dalla compassione, ma sapeva che non avrebbe avuto rimpianti a riguardo.
“Gill?” si affrettò a chiamarla prima che scomparisse.
Gillian si voltò ancora più sbalordita.
“E se restassi?” fece quella domanda senza guardarla negli occhi.
Gill aggrottò la fronte e per qualche secondo non seppe cosa dire
“B-beh non devi farmi un piacere!”
“Non ti sto compatendo.” Rispose la bionda riacquistando la sua solita sicurezza.
“Lo so…perciò ok, nessun problema puoi restare”altro momento di silenzio.
Gillian cominciò a martoriasi le unghie in preda ad un attacco di insicurezza, ma se ce l’aveva fatta Candice a parlare, ce la poteva fare anche lei.
“Potresti..insomma v-vuoi rimanere a dormire? Faith rimane.” Solo poco dopo Gill realizzò che tra Faith e Cand non correva buon sangue ultimamente, ma con tutti i pensieri che aveva per la testa quello era il suo ultimo problema. Si preparò perciò ad una probabile risposta negativa.
“D’accordo.”

 **

Nel frattempo Faith nella veranda decise di farla davvero una telefonata, inizialmente l’aveva usata come scusa per allontanarsi un attimo da quella stanza piena di tensione, ma forse era meglio avvisare i suoi genitori che fine avesse fatto.
Quando raccontò l’accaduto sua madre rimase sconvolta.
“Lo so, mamma. E’ un animale, si tranquilla ora sta bene. Forse rimango a dormire se lei vuole, quindi non aspettatemi svegli, sono con Dan se torno mi accompagna lui. Buonanotte” riattaccò e prese un profondo respiro affacciandosi alla notte che era appena cominciata. Il vento era freddo ma il suo effetto fu benefico quando inspirò affondo; spazzò via tutta l'ansia di quei momenti e la tensione si sciolse in un semplice sospiro.
Gill stava bene, o meglio le ferite c’erano, ma lei non era più in pericolo e quella era l'unica cosa che davvero importava in quel momento. Sarebbe stata bene e anche se ci sarebbe voluto del tempo affinché si riprendesse del tutto, non avrebbe cambiato le cose, Faith per lei ci sarebbe sempre stata.  A differenza di quel… non riusciva neanche a trovare una parola abbastanza brutta per descrivere William. Un animale, un violento, un delinquente, un maledetto bastardo. Si prese per un attimo la testa fra le mani appoggiandosi alla ringhiera con i gomiti, per il nervosismo sentì il respiro accelerare e le mani stringere i capelli tirandoli.
Non riusciva a crederci, come aveva potuto farle una cosa del genere. Cercò di ricordare qualcosa di lui in quei pochi momenti che avevano passato assieme, lo aveva visto di sfuggita e salutato per cortesia quando accompagnava Gillian a scuola o a qualcuna delle sue partite, ma in nessuno di questi casi aveva dato segni di essere un coglione alcolizzato e violento. Era sempre impeccabile, attento ed educato.
Poi un flash improvviso le fece alzare di scatto la testa.
Le immagini della rissa tra Dan e Chris al locale le vennero inspiegabilmente in mente. Seguì quel filo di ricordi e capì perché la sua mente glieli aveva riproposti. Aveva registrato, ma non notato il modo con cui William si era inserito tra i due litiganti per separarli, con una forza e una freddezza micidiale, era riuscito a strattonare Christopher e assestargli un colpo dritto nello stomaco, nonostante la mole del biondo palestrato. Era un habitué di quel genere di situazioni. Avrebbe dovuto capirlo.
Prese un altro respiro profondo, quel che era successo ormai non poteva essere cambiato e bisognava mantenere la calma adesso, perché era tutto ciò di cui Gillian aveva bisogno.
"Andrà tutto bene, andrà tutto bene" ogni volta che lo ripeteva rendeva quelle parole ancora più reali, ma non riuscì a continuare con le sue riflessioni interiori perché il rumore della porta a vetro che veniva chiusa alle sue spalle la distrasse.
Faith si voltò e vide sbucare da quella soglia gli occhi brillanti e azzurri di Ian. Proprio lui? Proprio in quel momento?
"Va tutto bene?" Il suo tono di voce preoccupato non le sortiva alcun effetto, era proiettata in una campane di vetro e sentiva ancora addosso i brividi della tensione che aveva provato.
E poi era arrabbiata con lui, in un certo senso. Anziché chiamare lei, aveva chiamato Candice. La prima persona a cui aveva pensato era stata lei.

Che poi come se lo ritrovava il numero della bionda?
Altra domanda che rimbombava nella mente confusa di Faith.Gli diede le spalle e tornò a fissare la scintillante New York.
"Si." scandì freddamente.
Ian fece qualche passo e le fu affianco, con la coda dell'occhio Faith notò che lui fissava dritto di fronte a sé, poi si voltò inclinando la testa per poter osservare il viso contratto della ragazza.
"Allora perché ho l'impressione del contrario?" chiese serio.
Ignorò la domanda e chiese ciò che le interessava sapere.
"Cos'è successo?"

"Ero al pub con un mio amico quando questo ragazzo, William ubriaco fradicio ha cominciato ad alzare la voce e a trattare piuttosto male Gillian, io sono stato bloccato dalla folla, ma Alexander che era con me è riuscito ad arrivare prima ed è intervenuto,  avrei voluto lo avesse fatto prima, quel coglione è riuscito comunque a conciarla male. Gill era sotto shock, Alexander l'ha tenuta stretta tutto il tempo, tremava e si agitava, e io sono corso a chiamare... ho chiamato Candice per avvisarla dell'accaduto e il resto lo sai"
Annuì ancora senza guardarlo mentre un soffio di vento le spostò i capelli facendola rabbrividire, ma in realtà i brividi erano di rabbia e orrore per tutto quello che le aveva detto Ian.
"Hai freddo?" chiese allungando una mano verso il suo braccio.
"No!" si scostò velocemente per impedire il contatto e notò il suo sguardo incrinarsi e assottigliarsi mentre la guardava.

"Grazie per ciò che hai fatto per Gillian"
"Prego…"

Poi gli pose l’altra domanda che la assillava dalla telefonata di Candice.
"Perché hai chiamato Candice e non me?"
Sembrò pensarci mentre distoglieva lo sguardo da lei tornando a fissarlo di fronte a sé.
"Siamo amici." Rispose semplicemente.
A Faith però non sfuggì il sorrisetto che gli si disegnò in faccia. Quell'espressione fu più eloquente di un discorso intero. Non poteva credere che Candice fosse arrivata a tanto, lei nemmeno lo sopportava Ian!
Cominciò a sospettare che ci fosse qualcosa tra loro, come poteva avere il numero di Candice altrimenti?
Ma la cosa che la faceva irritare, più di quanto non lo fosse già, era che probabilmente si era fatto abbindolare da lei. Anzi magari era stato proprio lui a cercarla, troppo facile immaginarne il motivo. E lei che si era illusa che Ian fosse diverso, che stupida era stata.
"Che gioia!" disse pungente alzando ironicamente un sopracciglio.
"E questo tono tagliente per cos'era?"
Quell’ insopportabile sorrisetto ironico era ancora lì, stampato sulle sue labbra quando si voltò per fissarlo dritto negli occhi.
"Per il tuo pessimo gusto in fatto di amicizie, sei piuttosto scontato Fabian, davvero!" un accenno di risata sarcastica e nervosa allo stesso tempo, "alta, bionda e occhi blu. Questo è il tuo standard? Un ragazzo con una sensibilità artistica come la tua mi illudevo andasse oltre le apparenze."
E lo sguardo che gli riservò riuscì ad esprimere tutta la sua delusione meglio di quanto avrebbe mai fatto a parole.
D’altro canto la sua reazione non fece che avvalorare la sua tesi. Ci fu uno scintillio nello sguardo del ragazzo, col senno di poi non lo avrebbe interpretato come segno di stupidità, ma come un'idea che gli era appena balenata in mente.
"Non ci vedo niente di male Faith, Candice è una bella ragazza e non ho detto di volerla sposare, ma che siamo amici."
Praticamente quella era una conferma. Benissimo. Gli sorrise falsamente decretando che quella conversazione non sarebbe andata oltre.
"Devo tornare da Gillian, vuoi che chiami la tua amichetta per farti compagnia?" non si preoccupò nemmeno minimamente di velare il suo tono falsamente amichevole. Era arrabbiata. Era arrabbiata e non le importava più nulla. Candice non avrebbe dovuto arrivare a tanto, era troppo persino per lei. Aveva decisamente superato il limite.
"Mmh no grazie, faccio da solo" rise piano.
Si stava prendendo gioco di lei e non sapeva cosa avrebbe dato per togliergli quell'espressione vittoriosa dal volto. Gli rivolse un ultimo sguardo infuocato, poi tornò in casa urtandogli la spalla con la sua prima di uscire. Ian rimase fermo in quel punto anche dopo che la ragazza se ne fu andata sbattendo la porta, si sentiva attraversato da una strana carica elettrica che lo agitava. Si accese una sigaretta sorridendo.
Faith era furiosa, e questo non lo poteva mettere in dubbio, ma quasi non riusciva a credere a ciò a cui aveva appena assistito. Faith non era mai stata così aggressiva e intraprendente, lo aveva praticamente messo spalle al muro con le sue domande riguardo Candice e ciò che le aveva fatto credere non fu affatto di suo gradimento. Gelosia? Se così fosse, probabilmente provava davvero qualcosa per lui; una reazione del genere non era quella che ci si aspetta da una semplice amica che si interessa a ciò che fai e chi frequenti, pensò Ian.
Lei e il suo modo schivo e riservato lo avevano fatto impazzire per tutti quei giorni. Fino ad oggi non aveva mai fatto trapelare niente dei suoi sentimenti, ma adesso era tutto chiaro. Quella era l'unica maniera per ottenere una reazione e far uscire allo scoperto la vera Faith. Doveva assolutamente parlare con Candice. Il prima possibile.

 **

Daniel si appoggiò allo stipite della porta e restò lì, fermo, ad osservare Candice intenta a preparare un’altra borsa del ghiaccio per Gillian. Le aveva sentite litigare, ma poi gli era sembrato che i toni si fossero calmati.
Non aveva ascoltato la conversazione fra lei e l’amica ma alla fine Gillian le aveva permesso di restare. Aveva trascorso l’ultimo quarto d’ora a cercare di capire quale miracolo potesse essere accaduto affinché una cosa del genere fosse successa e ancora non era riuscito a darsi una risposta che avesse un senso logico.
Continuò ad osservare la figura slanciata della ragazza ancora apparentemente ignara della sua presenza e sicuramente era così perché in caso contrario si sarebbe già allontanata in tutta fretta, come se fosse terrorizzata di lui. E ne aveva tutte le ragioni del mondo.
Daniel si vergognava profondamente per come si era comportato qualche minuto prima nell’altra stanza, per ciò che le aveva detto in quel modo da perfetto cafone. No, si corresse, coglione era la parola più adatta per descriverlo.
Dei singhiozzi soffocati lo distolsero dai suoi pensieri riportando la propria concentrazione su Candice che a sorpresa stava piangendo silenziosamente.
Improvvisamente Daniel s’immobilizzò, sconvolto da quella scena: lei che provava a fare meno rumore possibile, con la testa inclinata e i riccioli biondi che le coprivano il volto mentre continuava a sostituire il ghiaccio ormai sciolto con dei nuovi cubetti.
Se qualcuno fosse passato di lì di certo non si sarebbe accorto di nulla ed era proprio ciò che Candice voleva, mascherare le sue emozioni sostituendole con frasi acide o distaccate era esattamente da lei che non intendeva intaccare la sua reputazione per nessuna ragione al mondo. Non era così forte come voleva far credere ne tanto meno insensibile ma finché avesse mantenuto quell’atteggiamento nessuno si sarebbe curato di andare oltre le apparenze di ragazza di ghiaccio.
Purtroppo, prima o poi il ghiaccio iniziava a sciogliersi.
Ed eccola lì, Candice Pride completamente indifesa ed esposta e lui non sapeva cosa fare.
Avrebbe dovuto andare via per esaudire la sua richiesta inespressa di restare sola e stava per farlo quando la sua coscienza prese il sopravvento.
Non era un coglione ma un codardo, il che era pure peggio.
Di che cosa aveva paura? Se fosse andato da lei, l’avesse abbracciata e respirato il suo profumo cosa sarebbe potuto succedere? Nel peggiore dei casi Candice gli avrebbe detto che stava bene e che non aveva bisogno della compassione di nessuno tanto meno la sua dopodiché lo avrebbe allontanato e sarebbe andata via da lui. Esattamente ciò che più temeva: un altro rifiuto che lo avrebbe fatto soffrire.
I singhiozzi di Candice aumentarono, riusciva a vedere le spalle oscillare lievemente.
Era combattuto. Una parte di lui voleva lasciarla lì in balia dello sconforto semplicemente per una soddisfazione personale, dopo tutto il dolore che gli aveva portato mentre l’altra parte quella razionale e sentimentale gli stava urlando di correre da lei e di mandare al diavolo il suo stupido risentimento maschile. Dopotutto era colpa sua se le cose fra loro non avevano funzionato, era stato lui a farsi prendere da attacchi di gelosia nei confronti di Christopher e trattarla malissimo. In poche parole se l’era cercata e Candice si era comportata…da Candice amplificando di cento volte la situazione.
Si voltò in direzione del salotto, Faith e Fabian non c’erano e il divano era occupato solo da Dylan e da Gillian.
Gillian, se ci era riuscita lei a fare un passo in avanti verso la sua acerrima nemica chi era lui per non riuscire a mettere da parte l’orgoglio per l’amore della sua vita?
E così ancora prima di terminare le sue riflessioni era già dietro di lei l’afferrò per una spalla e la fece voltare nella sua direzione in modo da essere l’uno di fronte all’altra.
Vide lo sguardo smarrito di Candice, gli occhi arrossati con le guance rigate di lacrime.
“Daniel che cosa st-?” mormorò a mezza voce ma non le diede il tempo di completare la frase che subito la strinse a sé come l’oggetto più prezioso al mondo.
Immerse il viso fra i suoi capelli accarezzandoli delicatamente terrorizzato all’idea che se si fosse mosso più bruscamente lei sarebbe corsa via. Erano mesi che voleva tenerla fra le sue braccia, mesi che desiderava sentire il corpo della ragazza contro il suo.
Candice però rimaneva ferma, le braccia penzoloni lungo i fianchi e gli occhi spalancati per la sorpresa. Come era finita lì contro il petto di Daniel che si sollevava e abbassava in modo più veloce del normale? Avrebbe dovuto cacciarlo via, soprattutto dopo ciò che aveva in mente di fare con Ian eppure il suo cuore non la pensava allo stesso modo.
“Perché piangi?” le sussurrò dolcemente, le labbra le sfiorarono la fronte e quel contatto la fece rabbrividire.
“Non è niente, è solo uno sfogo…” mormorò così debolmente che dubitò di aver parlato davvero.
“Per quanto possa valere, ti chiedo scusa…per come ti ho trattata prima, non volevo farti star male”
Candice non poteva credere alle sue orecchie, Daniel si sentiva responsabile del suo stato d’animo e le stava chiedendo scusa nel modo più bello che lei avesse mai visto anche se non era lui quello a doversi scusare.
Le si strinse lo stomaco e un'altra ondata di pianto tornò a bagnare il viso. Cosa stava facendo? Voleva veramente provocare altro dolore a quel ragazzo così perfetto? Perché è quello che avrebbe fatto se si fosse vendicata su Faith, Daniel sarebbe stato fra le vittime del suo piano subdolo ed egoista e non era ciò che lei voleva.
Istintivamente le sue braccia si animarono e si avvolsero attorno alla spalla larga del ragazzo, lo strinse più forte che poté e seppellì il viso nell’incavo del suo collo.
“Non è colpa tua” disse mentre una lacrima sfuggiva al suo controllo bagnando la pelle calda di Daniel, “sono io quella sbagliata. Non volevo farti del male Dan, te lo giuro…”
La presa del ragazzo si fece allentò , la mano che le stava accarezzando i capelli passò sotto il suo mento fino a sollevarle il viso verso il suo.
Poteva percepire il respiro caldo di Daniel solleticarle le labbra e se solo avesse voluto avrebbe potuto sfiorarle e sentirne il sapore e invece si limitarono a guardarsi negli occhi, i suoi ancora lucidi per il pianto, quelli di Daniel un misto di dolcezza, protezione e desiderio.
Stava combattendo contro tutta la sua volontà per non sbatterla contro il muro e baciarla fino a star male, sulle labbra, sulla faccia, sul collo…ed effettivamente si chiedeva che cosa lo stesse trattenendo. Ma in cuor suo sapeva il perché.
“Voglio chiederti una cosa” disse a bassa voce, “quando hai detto che di me non t’importava niente…era vero?” sentì le mani di Candice stringersi alla sua maglia e nel suo sguardo un milione di sensazioni. Daniel decise che se le avesse risposto di si, avrebbe preso le sue cose e sarebbe andato via da lei. Per sempre.
“No” disse infine, “non l’ho pensato seriamente nemmeno per una volta, ero furiosa con te per aver baciato Faith, per aver scelto lei anziché me” i suoi occhi si animarono, era ancora arrabbiata con lui per quello, Daniel lo sapeva e probabilmente non l’avrebbe mai perdonato del tutto.
“Candice io non ho mai scelto Faith, ho sempre voluto te dal primo giorno che ti ho vista”
“Però te la sei spassata con lei”
“Solo dopo che tu e Christopher avete cominciato ad uscire insieme” c’era ancora una punta di acidità nella sua voce
“Dovevo distrarmi in qualche modo, odiavo doverti pensare tutto il tempo soprattutto dopo il modo in cui mi avevi definita! ”
Stavano bisticciando, poco ma sicuro, solo che erano avvinghiati l’uno all’altra con le labbra a due centimetri fra loro e nessuno dei due aveva intenzione di separarsi.
“E non potevi venire a parlarmi invece di fare di testa tua?”
“No, sono un tipo piuttosto impulsivo io”
Daniel non poté fare a meno di pensare che quando si arrabbiava, il modo in cui le si coloravano le guancie la rendevano ancora più bella.
“Posso baciarti adesso?”
“Cosa?” il cuore di Candice perse un colpo.
“Ti ho chiesto se posso baciarti”
“No che non puoi, sarebbe troppo facile così”
“Candice, fino ad ora niente è stato facile, credimi” sussurrò
E fu proprio quella frase che riuscì ad abbattere tutte le difese di Candice, voleva porre fine a quella situazione così complicata e per farlo ci sarebbe voluto solo un piccolo bacio, come succedeva nelle favole; se si fossero baciati l’incantesimo si sarebbe spezzato e loro sarebbero stati felici e contenti per sempre.
Chiuse gli occhi fremendo in attesa di quel contatto tanto ambito mentre il suono del suo cuore le rimbombava nelle orecchie.
Le labbra di Daniel sfiorarono le sue e poi si ritrassero incerte.
Candice aprì gli occhi di scatto.
“Sto aumentando la suspense” disse lui accennando ad un sorriso
“Non sei divertente” rispose lei “e poi meglio approfittarne prima che io cambi idea” lo prese in giro. Non l’avrebbe mai fatto.
“Non sono così stupido da lasciarmi sfuggire quest’occasione…” strofinò la punta del naso contro il suo. Si avvicinò nuovamente ancora pochi millimetri e sarebbe stato suo…

“Candice sto tornando a casa!” la voce di Ian che si faceva strada verso la cucina interruppe quel momento idilliaco.
Si allontanarono immediatamente e quando un secondo dopo lui fece la sua comparsa entrambi gli riservarono uno sguardo di puro odio.
“Vuoi che ti accompagni?” chiese apparentemente ignaro di ciò che aveva fatto.
“No grazie” rispose Candice acida, “dormo qui stanotte”
Ian si domandò come mai fosse ritornata alla vecchia versione di se stessa ma onestamente in quel momento gli importava poco. Con lei c’era Daniel doveva approfittarne finché lui rimaneva nella stanza con loro altrimenti non avrebbe funzionato.
“Allora buonanotte…” disse e in un lampo le si piazzò davanti e la baciò. Non fu uno dei suoi soliti baci irruenti, non voleva beccarsi un ceffone o peggio, voleva solo che Lovelace assistesse e che poi andasse a raccontare difilato ciò che aveva visto a Faith. Sarebbe andata fuori di testa.
Sentì il ragazzo grugnire e fare un passo avanti non appena si sporse per baciarla.
Quando si allontanò da Candice vide che era impallidita e che aveva gli occhi fuori dalle orbite, anzi a dirla tutta sembrava stesse per avere un infarto e prima che potesse fare qualcosa che mandasse a puttane il suo piano le si avvicinò un’altra volta e fingendo di schioccarle un bacio sulla guancia le sussurrò “stai al gioco, ti spiegherò tutto domani”
Si voltò notando l’espressione del ragazzo dietro di loro, decise di provocarlo un po’ per dare più adito al suoi piano.
“Cosa c’è Daniel, qualche problema?” lo disse non con un tono ironico, ma seriamente preoccupato, o meglio falsamente preoccupato.
“Nessun problema” tentò di rispondere con la stessa calma e indifferente, ma contrasse un pugno pronto nel caso in cui avesse deciso di colpirlo.
“Non si direbbe, sei pallido, sicuro di sentirti bene?” gli si avvicinò togliendo dalla visuale del ragazzo Candice e piazziandosi di fronte a lui  per evitare uscisse dalla stanza.
“Stai scherzando con il fuoco attoruncolo da quattro soldi, fatti da parte” gli intimò minacciandolo.
“Ehi amico, tranquillo” sorrise beffardo e gli posò una mano sulla spalla, assottigliò lo sguardo “non è successo niente”
“Niente che tu voglia far sapere a Faith per esempio?” Daniel assunse un espressione vittoriosa, convinto di averlo in pugno.
Ian aveva raggiunto il suo obiettivo, la scena era finita.
“Non mi importa niente di Faith” dovette recitare la parte più dura della sua vita in quel momento, continuò la farsa voltandosi verso Candice e sorridendole come se gli importasse davvero, come se fosse Faith “Buonanotte Candice”
La ragazza era rimasta immobile e non era riuscita a dire niente, Ian prima di essere smascherato dai suoi stessi occhi si voltò e andò via. Una volta richiusosi la porta alle spalle sospirò passandosi una mano nei capelli. Doveva funzionare, assolutamente.
Nella cucina di Gillian però c’era ancora una questione irrisolta.
“Dan ti posso spiegare, non è come pens-” cominciò Candice in preda al panico
“No, Candice ho già capito tutto…” constatò freddamente il ragazzo.
No che non l’aveva fatto e il suo volto contratto confermava la sua teoria.
“Ti prego, lascia che ti spieghi!” supplicò afferrandogli un braccio per trattenerlo, “non te ne andare!”
Ma Daniel non aggiunse una parola, con uno strattone si liberò della sua presa e uscì dalla stanza.
Era tutta colpa di quello stronzo! Come si era permesso di prendere l’iniziativa, aveva distrutto in un secondo tutti i passi avanti che lei e Daniel avevano fatto.
Si precipitò come un toro verso la porta d’ingresso ignorando gli sguardi perplessi di Gillian e Dylan e persino di Faith, Daniel era sparito.
Lo avrebbe costretto ad ascoltarla prima però dovevo spaccare la faccia a Ian così avrebbe fatto compagnia a Gillian.
Ma se la fortuna è cieca la sfortuna invece ci vedeva benissimo e perciò, ovviamente, quando uscì fuori sul portico la macchina di Ian stava per svoltare l’angolo. Non aveva idea di cosa lo attendeva il giorno dopo.

 **

 01:00 A.M.
Il campanello suonò.. un’altra volta ancora.
“Devono essere i miei.” ipotizzò Gillian mentre aiutava Faith e Candice a preparare il letto dove avrebbero dovuto dormire in tre.
“Non credo, mi ha appena chiamato la mamma e ha detto che alla centrale della polizia ne avevano ancora per un po’. Vado a vedere io.” gridò Dylan mentre scendeva le scale.
Non poteva chiamare me vero? Si sarebbe sforzata troppo. Pensò Gillian alzando le sopracciglia in segno di disappunto.
La visione inaspettata inaspettata che si proiettò davanti agli occhi di Dylan, lo scombussolò per qualche secondo.
Il ragazzo che aveva di fronte era altissimo, aveva i capelli castano chiaro tendenti l biondo tutti completamente ingelatinati e spettinati, la faccia perfettamente squadrata e un accenno di barba incolta su di essa.
Non sembrava di averlo mai visto tra le conoscenze di Gillian; pensò quindi che doveva essere qualche ragazzino che le sue amiche si erano portate dietro.
“Cerchi qualcuno?” disse con tono atono.
“Perdona l’intrusione a quest’ora di notte, non ti ruberò più di due minuti.”
Dylan rimase in ascolto, il suo stato d’animo era a terra in quel momento, e fare conversazione con estranei non gli sembrava proprio il momento opportuno.
Il silenzio che seguì diede il permesso ad Alex di continuare “Voglio solo sapere come sta Gillian.”
“E tu chi saresti scusami?” si affrettò ad aggiungere Dylan abbastanza indispettito.
“Sono un amico di Ian, ero al pub nel momento in cui è stata picchiata e l’ho soccorsa io.” Ribattè Alex con altrettanta determinazione.
Dylan l’osservò ancora; era stata proprio lui..
Forse si meritava un minimo di rispetto, o almeno una risposta..
“Bene” una risposta che fosse decente “O meglio sta da schifo, ma rispetto a qualche ora fa quasi meglio.”
Altro momento di silenzio “Posso veder--?”
“Scordatelo.” Ringhiò il ragazzino. Solo perché aveva salvato sua sorella questo non gli garantiva niente, anche William aveva sempre dato una buona impressione a tutti dopotutto, e i risultati furono quelli che furono..
“Dylan” la voce di Gillian alle sue spalle attirò entrambi “E’ tutto apposto stà tranquillo.”
Un lieve sorriso di vittoria comparve sul volto di Alex mentre un ghigno indispettito su quello di Dylan.
“Hai cinque minuti, e se le chiedi di uscire, giuro che ti ammazzo.” Gli sussurrò comprendosi la bocca con la mano per non farsi notare dalla sorella.
Alex lo guardò con sguardo rassicurante, le sue intenzioni non erano per niente quelle.
Gillian fece cenno di spostarsi in salone dove avrebbero potuto parlare con più calma, mentre Dylan salì le scale facendo credere a tutti che si sarebbe fatto i fatti suoi.
Quando Alex ebbe la certezza di essere rimasto completamente solo con lei, cominciò a parlare “Scusami, so che non sarei dovuto venire a quest’ora ma..”
“Non ti preoccupare, nessuno di noi dormiva.” Fece spallucce prima di fargli segno di accomodarsi su una delle sedie vicino alla sua.
“Ero con i tuoi alla centrale della polizia, e ho sentito per sbaglio la telefonata di tua madre e tuo fratello, quindi sapendo che eravate ancora svegli ho colto l’occasione.”
Gill teneva la testa bassa, in cerca di parole adatte, in realtà non stava prestando grande attenzione a ciò che il ragazzo stava dicendo.
"So che probabilmente sono l'ultima persona al mondo che vorresti vedere, ma mi interessava solo sapere come stavi."
Gill scosse la testa “No non sei.. insomma.. sto bene, adesso va molto meglio.” sussurrò appena presa in preda ad un attacco di imbarazzo totale; si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e le unghie di nuovo alla bocca.
Senza accorgersi, aveva scoperto gran parte del volto, dando la possibilità ad Alex di osservarla meglio:
le ferite sembravano profonde, ma grazie ai punti e al sangue che era stato pulito, adesso riusciva a delineare bene i suoi contorni del viso.
Per un momento gli occhi verdi di Gillian incontrarono quelli azzurri di Alex, per la prima volta durante tutta quella conversazione.
Qualcosa contrasse lo stomaco di Alex , non sapeva di preciso cosa fosse, sapeva solo che per un secondo, per un brevissimo secondo, riassaggiò una sensazione che non provava da tempo; quella strana sensazione.
Nello stesso momento Gillian ebbe il tempo necessario per inquadrarlo per bene..
Il quadro che si presentava era piuttosto imbarazzante, si fissavano l’un l’altro aspettando che uno dei due facesse o dicesse qualcosa.
Automaticamente lo sguardo di Gillian tornò sul tavolo e Alex si schiarì la gola come a far finta che non fosse successo niente.
Cosa si dice in una situazione del genere? Grazie per avermi salvato la vita? Grazie e basta? Grazie e scusa il disturbo?
Ok. Calmati adesso. Cerca solo di dire qualcosa di sensato.
Prese un respiro profondo e parlò “Ehm.. In realtà sono io che mi dovrei scusare. Non ti ho ancora ringraziato per avermi levato quegli animali di dosso, per avermi seguito in ospedale, per aver avvisato la mia famiglia e per esserti assicurato prima e dopo del mio arrivo a casa di come stessi." fece un pausa, e si rese conto di avere già più di qualche debito con una persona di cui non sapeva neanche il nome "Perciò ti ringrazio. Grazie per.. Non lo so.. per tutto." balbettò insicura, si sentiva stranamente in imbarazzo osservata da lui.
Gli occhi di Alex erano pieni di dispiacere, studiava il viso completamente sfregiato della ragazza dai capelli rossi di fronte a lui, e cercò di capire qual'era il problema che la torturava in quel momento, oltre l'essere stata picchiata dal suo ipotetico ragazzo.
"Posso fare qualcos'altro?" chiese non sapendo come prendere in mano la situazione.
"No grazie. Hai già fatto abbastanza"
Ma entrambi sapevano che non era così.
"Era il minimo che io potessi fare." fece spallucce, e si meravigliò del fatto che prima di lui, nessun altro era andato a soccorrerla.
Gillian sorrise lievemente.
Silenzio, un’altra volta.
"Penso che ad ogni modo le presentazioni siano d'obbligo." cercò di alleggerire la tensione tendendole la mano "Alexander."
"Gillian." Il secondo nome venne pronunciato da entrambi nello stesso momento.
Un sorriso dolce si fece strada sul viso del ragazzo “Lo so”
Era ovvio, sapeva il suo nome.
"È un bel nome Gillian." aggiunse sincero per non rompere quel breve dialogo che avevano instaurato.
"Non è mai piaciuto a nessuno, è strano come nome." E dopotutto non poteva dare torto ai giudizi che la gente gli dava a riguardo.
"Non è vero è insolito, ed è originale."
“Beh se lo dici tu.”
Sorrisero entrambi.
Lo sguardo le cadde sulle mani del ragazzo, e per un momento osservando il modo che aveva di gesticolare, le parve di riconoscerlo in uno dei movimenti di William.
Scosse automaticamente la testa per scacciare via il brutto pensiero che le attraversò la testa.
Sarebbe stato così per sempre? Lo avrebbe sempre avuto davanti agli occhi anche quando parlava con altri? Non lo sapeva, sapeva solo che per ora avrebbe avuto a che fare con quei ricordi per un po’ di tempo, e a differenza di quello che Candice le aveva detto, lei non poteva farci assolutamente niente.
Per fortuna la voce calma di Alex la distolse da quei pensieri “Ok levo il disturbo, è il caso che ti lasci dormire in pace, non sarà stata una giornata riposante” disse alzandosi.
Si alzò di scatto anche lei, aveva i nervi a pezzi e questo cominciò a farsi notare dai suoi movimenti frenetici e incontrollati.
Alex soffocò una risatina “Infatti…”
“Scusa è che è stata una giornat-”
“Lascia stare, posso capire anche da solo.” La rassicurò, non aveva bisogno di spiegazioni.
Era a pezzi e lui era un estraneo, era già tanto averle potuto rivolgere la parola dopo una giornata del genere.
Si avvicinavano alla porta mantenendo accuratamente le distanze l’uno dall’altra per fermarsi poco oltre la soglia.
“Allora, buonanotte e..grazie ancora” gracchiò cercando di apparire come una ragazza normale almeno per quel momento agli occhi di quella nuova persona.
“Ci vediamo.” Le disse regalandole un sorriso.
Ci vediamo? Quelle parole rimbombarono più e più volte nella mente di Gillian, rimasta immobile sulla porta.
Lo fissava mentre si allontanava nel suo giardino ed entrava in macchina.. ma chi era Alex?
Avrebbe voluto rivederlo anche lei? Lo avrebbe voluto davvero? Senza ansia e senza nessun altro fine? Non sapeva neanche questo, perché una volta tornata sola, il pensiero di William tornò a fare capolino nella sua testa come a volerla riportare nella realtà.
Ora tutto quello che riusciva a vedere erano solo gli occhi neri di William che in preda ad un attacca di adrenalina,godevano nel vederla soffrire.
Le venne spontaneo tirare un pugno con la mano sana contro la porta,; nella sua vita non era mai successo mai niente.. e adesso stava succedendo anche troppo.
Due sigarette non riuscirono a calmarla.

* * *

 

Bentornati!! A tempo di record vi postiamo il  nuovo capitolo, in cui è successa qualcosina di interessante che sarà la base di molti avvenimenti futuri quindi fate molta attenzione ! Ci siamo rese conto che è lunghissimo, abbiamo esagerato? Sono circa 13 pagine di word e 7550 parole…. OPS!
Inoltre in questo capitolo stava per succedere qualcosa tra Candice e Daniel, ma Fabian e il suo perfetto tempismo lo hanno impedito. Speriamo di non ricevere troppe bestemmie per questo, ma tranquilli, ogni cosa al suo tempo!
Detto questo vogliamo dire un sincero grazie alle meravigliose WonderstruckRose e Woo che con il loro attaccamento alla storia e ai personaggi ci danno la voglia di continuare a scrivere.
Grazie ragazze/i!

Un ringraziamento anche a coloro che hanno messo la storia tra le seguite e le preferite e anche a voi timidissimi lettori silenziosi, fatevi sentire!

Giuro che non mordiamo! ;)

Al prossimo capitolo che speriamo di pubblicare altrettanto in fretta.
Con tantissimo affetto.

F.A.N.

RICORDIAMO i nostri contatti twitter:

Federica: @madnesscupcake
Alessia: @florenceandstew
Noemi: @noemi_miano

Qui di seguito una foto dimostrativa, trovata da Alessia, di Gillian dopo l’attacco… ecco, diciamo che questo è oro rispetto a come realmente è stata ridotta da quel imbecille di William, ma dà un’idea.

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Capitolo 20
*** AVVISO ***



Avviso:

Cari lettori, vogliamo avvisarvi che la storia rimarrà sospesa per tutto il mese, causa esami di maturità. Chiediamo scusa, ma ora come ora dobbiamo assolutamente impegnarci e spendere tutte le nostre forze psicologiche e fisiche su quei maledettissimi libri.
Speriamo che finiscano quanto prima questi esami e se siamo fortunate entro la fine di giugno dovremmo aver completato, ma non ci conto troppo. Non siamo mai state troppo fortunate nella nostra vita scolastica.
Ci dispiace per il "disagio", ma è necessario.
Pensate questo, dopo gli esami avremo tutto il tempo del mondo per sfornare capitoli su capitoli da intasare EFP e garantirvi una lettura continua e non frammentata.
Perciò don't worry, be happy!
E fateci un enorme in bocca al lupo!! :D

Con tantissimo affetto.
F.A.N.



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