Just Married

di NoIdentity
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo studente ***
Capitolo 2: *** Il ragazzo volante ***
Capitolo 3: *** Con le mani nel sacco ***
Capitolo 4: *** In viaggio ***
Capitolo 5: *** Faccia a faccia con Vegeta ***



Capitolo 1
*** Un nuovo studente ***


  Cominciò tutto il lunedì, lo ricordo perfettamente.
  Il lunedì è un giorno tremendo per noi della 2 A. Due ore di matematica, due di italiano. E infine una di storia.
  Al contrario di come si pensa, italiano è piacevole. Forse lo è solo per me. Adoro l'italiano. Ma credo sia un pensiero collettivo, visto che la prof Morelli non interroga, non fa compiti in classe e spesso utilizziamo la maggior parte delle sue ore a spettegolare, visto che la Morelli è la coordinatrice di praticamente tutta la scuola.
  Avevamo passato due ore d'inferno con la prof Spagnoli, di matematica. Non ci avevo capito nulla, della statistica. Eppure sembrava facile. Sono sempre stata una cima a scuola (italiano prima di tutto, matematica per ultima).
  Entra la Morelli alla terza ora con uno stupido sorrisetto sulle labbra, traboccando ciccia flaccida da tutte le parti.
  - Ragazzi - annuncia - c'è una sorpresa.
  Mi faccio attenta. Si esce prima di due ore? C'è supplenza di storia?
  - C'è un nuovo alunno!
  - Oooh - fanno Giuditta e Carla. Che stupide civette. Cosa si aspettano da un nuovo studente? Se è capitato nella nostra classe, la peggiore della scuola, significa che è uno stupido secchione.
  Succede sempre così. Quell'intelligentona della Carmoni, la vicepreside, pensa che infiltrando super secchioni nella nostra classe "un po' vivace" riuscirà a far mantenere la calma ai miei compagni casinari. Non sa di ottenere l'effetto contrario: i nuovi super secchioni vengono influenzati da noi, e diventano casinari pure quelli.
  Che sia chiara una cosa: sarò una cima in tutte le materie, ma non sono una secchia. Il secchione della classe è sicuramente Edoardo, che fa i compiti una settimana prima della consegna. O Giulia, che si mette a fare le RICERCHE di EDUCAZIONE FISICA. Non capisco che rotelle ha che non vanno.
  Ma sto divagando. Un nuovo alunno. Vedo chiaramente Giuditta e Carla aggiustarsi i capelli e il trucco nel caso fosse un bel ragazzo. Io no. Sono rimasta mezza addormentata, sdraiata sul banco, con la penna in bocca.
  - Ragazzi e ragazze, lui è il vostro nuovo compagno, Trunks Brief - grida la Morelli e fa entrare il ragazzo.
  Non aveva l'aria da secchia. Era poco più alto di me, capelli lisci lilla, occhi azzurrissimi e vispi. Indossava una canottiera verde, jeans grigi e scarpe da ginnastica verdi. Ho visto benissimo le espressioni sognanti di Giuditta e Carla. Mancava poco che si formassero dei cuoricini sopra quei quattro agitati occhietti marroni.
  Io continuavo a mordicchiare la penna, ripensando al Cell Game.
  Erano passati un bel po' di anni dal torneo mondiale d'arti marziali contro il mostro Cell. Anche se lo ricordo a malapena, so per certo di aver visto un ragazzo e un bambino sconosciuti combattere contro Cell. Prima il ragazzo (credo sui venticinque anni, trenta forse, non so) con una tuta arancione e capelli neri all'insù ha sfidato Cell per ore. Ad un certo punto i capelli sono diventati biondissimi e gli occhi da neri sono diventati azzurri. Il ragazzo ha aumentato notevolmente la sua potenza, ma non ha funzionato. Dopo un po' si è arreso, perchè lui e Cell erano chiaramente allo stesso livello. Poi sul campo è salito un bambino sugli otto anni, il figlio del ragazzo con la tuta arancione. Questo si è "sbiondito" quasi subito, ed era decisamente più forte del padre. Poi ci fu una ripetizione di nuvoloni di polvere, e alla fine la TV ha smesso di trasmettere. Il giorno dopo mia mamma è entrata in camera mia dicendo che Cell era stato sconfitto, e che a ucciderlo era stato Mr Satan. Ho sentito parlare di questo Mr Satan, si dice sia il più forte lottatore di wrestling del mondo. Ci credo che ha vinto lui! Anche se secondo me non la racconta giusta: Mr Satan mi sembra un pallone gonfiato.
  Comunque stavo ripensando al Cell Game perchè tra gli amici del ragazzo con la tuta arancione e suo figlio c'era anche un ragazzo sui diciassette anni uguale identico a quel Trunks Brief che quel giorno troneggiava nella mia classe, in piedi accanto alla Morelli... ma no, non poteva essere lo stesso tipo. Non si può mica tornare all'indietro nel tempo, no?!
  - Bene, Trunks, dicci qualcosa su di te e poi puoi andare a sederti - dice la Morelli agitando le braccia grasse e mollicce.
  - Beh - iniziò Trunks - io sono Trunks Brief e ho tredici anni. Abito molto lontano da qui, e sono figlio unico. Anche il mio migliore amico Goten è parecchio lontano, quindi spero di farmi nuovi amici. Io... ehm... non so cos'altro dire.
  - Allora puoi sederti, Trunks. Vediamo... dov'è un posto libero?
  Ero sicura che si sarebbe seduto vicino a me. E' un classico. E poi sono l'unica con un posto libero accanto. E' perchè Natalia, la mia vecchia compagna di banco nonchè acerrima nemica, aveva cambiato scuola qualche mese prima.
  Ho cercato di nascondermi dietro l'astuccio Eastpak, ma la Morelli mi ha visto.
  - C'è un posto libero vicino a Magda. Puoi sederti lì, Trunks.
  - Okay.
  Trunks si è accomodato vicino a me. Prima di sedersi mi ha lanciato un ampio sorriso. Gliene ho accennato un altro. Aveva lo zaino della Eastpak nero. Si è seduto; ha disposto l'astuccio della Eastpak nero e il diario Comix davanti a lui e mi ha guardata di nuovo, di sfuggita. Quando però ha notato che io lo stavo scrutando, si è voltato completamente.
  - E tu saresti Trunks Brief? - ho fatto, acida.
  - Sì. Tu saresti Magda non so il cognome? - ha risposto con un velo di timidezza.
  - Esattamente. Da dov'è che vieni?
  - Da lontano.
  - Ho capito, ma da DOVE?
  Lì però la Morelli ci ha interrotti e ha iniziato a correggere i compiti per casa. Sin da quel momento ero certa che Trunks Brief non me la raccontava giusta.
  Io non vado d'accordo con nessuna delle mie compagne di classe. Sono tutte un mucchio di civette spettegolanti (per non dire di peggio).
  - Ciaaao Trunks - ha detto Carla tutta-zucchero-e-miele appena usciti da scuola - io sono Carla.
  Trunks ha rivolto a Carla un sorriso timido, nascondendosi tra la frangia dei capelli lilla.
  - Che ne dici di uscire oggi pomeriggio? Sai, per fare la ricerca di storia insieme, niente di più... - propone Carla. Capirebbe anche un sordo che Carla ESIGE qualcosa di più.
  - Mi spiace, non posso - l'ha smontata subito Trunks. Le è passato accanto senza rivolgerle la parola, e Carla ci è rimasta malissimo. Forse Trunks non era così stupido e secchione se rifiutava un appuntamento coi controfiocchi.
  Allora ho iniziato a seguirlo. All'inizio lui si è incamminato normalmente, poi ha iniziato a correre a mano a mano che si allontanava dalla scuola. Facevo una fatica pazzesca a stargli dietro, e sono una delle più veloci dodicenni di Pescara e provincia. Infine, ha rallentato di nuovo. Ne fui contenta. E si rintanò in un vicolo.
  Forse ha detto di vivere lontano per non dire di vivere in un vicolo ho pensato. Mi sono affacciata nel vicolo.
  E lui ha spiccato il volo.

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Capitolo 2
*** Il ragazzo volante ***


  - Magda - ha esclamato Matteo poco prima di entrare a scuola - hai una faccia!
  Matteo è uno dei ragazzi della classe con cui vado più d'accordo. Ero tranquillamente seduta sulla rastrelliera per le biciclette a riflettere sul volo di Trunks e non mi ero accorta che Matteo mi osservava da un pezzo.
  - Scusa, stavo pensando ad una cosa. E comunque grazie per il complimento, eh.
  - Non dirmi che ripensavi ancora al Cell Game. Basta coi dubbi, Magda. Il mostro l'ha battuto Mr Satan. Cell era soltanto un buffone, si fingeva tanto forte ma poi Mr Satan l'ha atterrato con un colpo solo.
  - Non è vero, Mr Satan non si è battuto contro Cell per primo. Ti ricordi del ragazzo con la tuta arancione? E del bambino simile a lui? E di quando si accendevano loro i capelli e diventavano biondi?
  - Quei due? Facevano solo scena, ne sono sicuro!
  - Ti ricordi che sono arrivati al ring... volando?
  - Sì. Sicuramente un trucco.
  - Sicuramente?
  - L'ha detto Mr Satan! Vabè, ciao Magda, ci vediamo dentro.
  Matteo si è allontanato e io sono tornata sola sulla rastrelliera. Ho riflettuto sulle coincidenze tra il Cell Game e Trunks Brief. Al Cell Game un gruppo di ragazzi (tra cui un tizio verde, mah) erano arrivati volando. Trunks sapeva volare. Al Cell Game c'era un ragazzo uguale a Trunks ma più grande di parecchi anni che volava. Trunks sapeva volare...
  Ad un tratto mi accorsi che la campanella era suonata da un bel po' e che erano tutti entrati. Ma non Trunks. Stava arrivando al portone proprio in quel momento, correndo a velocità supersonica.
  L'ho bloccato al portone. - Perchè corri, se puoi volare?
  Trunks mi ha guardato stupito. Poi si è ripreso. - Io, volare? Ma di che parli, Magda?
  - Ti ho visto, ieri. Nel vicolo.
  - Ti ripeto che sono un tuo normalissimo compagno di classe. E non so volare. Ora scusa ma abbiamo italiano alla prima ora, ed è la materia che odio di più - ha esclamato sorpassandomi.
  Rimango muta fino alla seconda ora: italiano e recupero.
  La Morelli infatti ha avuto questa idea di dividere la classe in due gruppi il martedì: quelli che la grammatica la sanno, e quelli che confondono il soggetto con il complemento di specificazione nell'analisi logica (della serie: le cose elementari della grammatica). Per farvi un'idea: i tre quarti della classe appartengono i tre quarti della classe, comprese le Civettone Carla e Giuditta.
  - Bene, ragazzi, come ogni martedì oggi ci divideremo in gruppi di recupero - annuncia traboccante di grasso la Morelli.
  - Professoressa - cinguetta Giuditta - ma noi non sappiamo se Trunks farà parte del primo o del secondo gruppo, no?
  Trunks è subito arrossito e ha abbassato la testa, per farsi coprire gli occhi dalla frangia lilla.
  - Hai ragione, Giuditta. Trunks, vieni alla lavagna. Ti faccio un paio di domande per valutare il tuo livello e decidere se inserirti nel primo o nel secondo gruppo. Spero che tu sia al livello del primo, visto che del secondo fa parte tutta la classe!
  - Anche io - aggiunge Carla. Commento inutile.
  Ho lanciato un'occhiataccia a Giuditta e Carla, che ridacchiavano come delle matte dall'altra parte della classe. Credevano ancora che Trunks fosse solo un bel ragazzo. Ma io l'avevo visto volare, cavolo.
  Trunks è andato alla lavagna poco sicuro di sé. Però ha risposto bene a tutte le domandine cattive della Morelli.
  - Okay, Trunks, potrai facilmente inserirti nel primo gruppo.
  Spesso la Morelli assegna compiti diversi al primo e al secondo gruppo, e da molta più attenzione al secondo gruppo che al primo. Quindi ho potuto benissimo scambiare qualche parola con Trunks Brief.
  - Senti un po' - l'ho chiamato con la perenne penna masticata in bocca.
  Trunks mi ha guardata. Era chiaramente turbato, sapeva che io l'avevo visto in quel vicoletto.
  - Cosa c'è? - mi ha chiesto il più gentilmente possibile.
  - Credi che io sia scema? - gli ho detto alzando leggermente la voce e togliendomi la penna dalla bocca - ti ho detto e te lo ripeto che io ti ho visto benissimo volare, nel vicolo, quindi rivelami qual è il trucco.
  - Non ti sembra perverso metterti a pedinare la gente?
  - Allora hai volato sul serio! Non stai negando.
  Trunks ha abbassato di nuovo la testa. Gli occhi erano interamente coperti dalla frangia, le guancie rosse.
  - Dimmi come fai a volare. Non lo dirò a nessuno - ho mormorato avvicinandomi al suo viso.
  Potevo sentire il suo profumo. Il suo respiro leggermente affannato aveva un qualcosa di speciale. Lo sentivo sulla guancia e il cuore mi saltava in petto. Cacchio.
  Ha alzato gli occhi. L'azzurro mi ha invaso. - Non so di cosa tu stia parlando.
  Mi sono scostata e ho rimesso la penna in bocca. - Saprai la grammatica, ma non sai mentire affatto. Tornerò alla carica, e tu lo sai.
  Non ha risposto. Per le seguenti tre ore siamo rimasti in silenzio, poi siamo usciti. Ho iniziato a pedinarlo anche martedì. Lui camminava lentamente, non frettolosamente come il giorno prima. Come se sapesse che qualcuno lo stava pedinando. E' entrato nel vicolo. Poi si è girato di scatto e mi ha visto.
  - Colta in flagrante - Trunks ha alzato un sopracciglio e ha fatto un mezzo sorrisetto.
  Mi sono avvicinata a grandi passi. - Senti un po', tu - gli ho sparato puntandogli un dito contro - non so chi tu sia né da dove vieni, ma una cosa la so. Sai volare.
  - Ti rendi conto di star vaneggiando, Magda?!
  - Io non vaneggio per niente!
  - Magda - ha esclamato Trunks. Mi ha messa le mani sulle spalle e mi ha scossa dolcemente - io non volo. E' chiaro?
  Sono rimasta sorpresa da quelle parole pronunciate con tanta sicurezza. E poi, al suo tocco, è successa la stessa cosa di quella mattina. Il tempo si è fermato. Poi mi sono ripresa e ho incrociato le braccia. - Se non voli, dimmi come tornerai a casa da questo stretto vicoletto. Parla, Trunks Brief!
  Era chiaramente con le mani nel sacco.
  Trunks fece per chinare il capo e nascondersi dietro la frangia, ma glielo impedii. - Eh no - esclamai - non ti nasconderai dietro ai tuoi capelli questa volta. Parla. Manterrò il tuo segreto. Dimmi come fai a volare.
  - Okay - sospirò Trunks. Mi guardò dritto negli occhi. Sprofondai nell'azzurro. - Per volare, ci vuole sempre... l'Oggetto X.
  - Oggetto X? E dov'è?
  - Proprio dietro di te.
  Stupidamente mi voltai. E lui volò via.

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Capitolo 3
*** Con le mani nel sacco ***


  - Magda! Vieni a cena! - grida la mamma. Aveva fatto il pollo al curry, il mio preferito.
  - Vengo tra un po', adesso non ho fame - grido di rimando.
  A dire la verità morivo di fame, e il profumino delizioso del pollo al curry si sentiva fin dalla mia camera, ma si stava benissimo sulla terrazza ad osservare le stelle e a pensare a Trunks.
  Non mi sono innamorata mi dissi come promemoria sono solo incuriosita da un ragazzo volante.
  Ero immersa nei miei pensieri, quando sentii un urlo provenire da sotto casa. Mi affacciai dal balcone. Era una donna che gridava. - Aiutoooo!
  Stava goffamente rincorrendo un bruto col viso incappucciato e una borsetta in mano.
  - Mi ha rubato la borsettaaaaa! Aiuto!
  Afferrai il cellulare e composi il numero della polizia. Ci misi un po' perchè non ricordavo se era il 113 o il 118. Ma prima di telefonare lanciai di nuovo uno sguardo di sotto. E sbarrai gli occhi.
  C'era lui, Trunks! Ne ero sicura. Aveva i capelli biondi e tutti all'insù. Mi cadde il telefono dalla mano. Teneva il ladro dal colletto e gli stava sferrando un paio di calci nei punti giusti.
  Poi lasciò il ladro dalla collottola, che a sua volta mollò la borsetta. E Trunks la restituì alla proprietaria.
  - Oh grazie piccolo! Come ti chiami?
  - Errr... Fran...cesco?
  - Bene Francesco, tieni questi. E ancora mille grazie.
  La donna ha sganciato a Trunks (il finto Francesco) ben venti euro. Appena la donna si fu allontanata a Trunks si spensero i capelli, tornando lilla come sempre. Poi ha guardato in alto e mi ha visto. E ha sbarrato gli occhi pure lui.
  - Tu... tu eri con quelli del Cell Game! - ho urlato puntandogli contro il dito.
  - E stai zitta! Scendi - ha borbottato lui.
  Sono scesa in fretta e furia per le scale. Abito al primo piano di un condominio, quindi avevo visto la scena benissimo come l'avrei vista al cinema. Trunks mi aspettava fuori dal portone, con lo sguardo basso e le mani nelle tasche dei jeans. Portava una t-shirt rossa con sopra una giacca di pelle. Prendeva a calci qualche sasso. Cosa che fanno tutti i maschi. Ma adesso che lo faceva lui, mi faceva impazzire.
  - Credevo che saresti fuggito come stamattina - sono sbottata.
  Ha alzato lo sguardo e sono stata nuovamente inghiottita dall'azzurro profondo.
  - Ormai non ho più scampo, giusto? - ha mormorato sorridendo appena.
  Avevo un tremendo istinto civettuolo di attorcigliarmi i capelli intorno al dito ed inclinare la testa da un lato. Sapevo di star arrossendo, io che non arrossisco mai (è uno dei miei pochi pregi, quello di non arrossire mai). Mi sentivo tantissimo come Carla o Giuditta.
  - Io... - ha iniziato Trunks gesticolando.
  - ...sai volare, diventare biondo in un istante e probabilmente nascondi anche una spaventosa superforza. Questo lo so già - l'ho interrotto subito.
  - Magda!!! Dove diavolo sei?! Vieni a cena! - ha strillato mia madre al piano di sopra. Ecco, riesce sempre a rovinare i momenti più importanti della mia infanzia.
  - Cavolo, mia madre. Scusa, Trunks, ma...
  - Tranquilla. Anche mia madre è piuttosto irascibile quando si parla di cena - ha riso Trunks. Ha fatto fare un risolino anche a me, ma non perchè mi avesse fatto ridere quello che aveva detto. No. Avevo l'istinto di ridere. E avrei riso ancora e ancora, solo che poi sarei sembrata una pazza scappata dal manicomio (a Pescara c'è ancora un manicomio?).
  - Continuiamo il discorso domani a scuola, okay? - ha detto dolcemente Trunks.
  - Okay. E non dimenticartene.
  - Ormai sono con le mani nel sacco, no?
  - Eh già. Buonanotte.
  - Buonanotte, Magda.
  Ero stranamente felicissima di averlo rivisto. Ne avevo bisogno.

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Capitolo 4
*** In viaggio ***


  - Ehilà Magda.
  Ero seduta sulla solita rastrelliera quando una voce mi risvegliò dai miei pensieri. Speravo fosse Trunks, ma era solo Matteo.
  - Ciao.
  - Hai sentito cos'è successo ieri?
  - No. Cosa?
  - Strano che tu non sappia niente. C'è stata una rapina proprio nei pressi di casa tua. A quanto pare un nostro COETANEO dai capelli biondissimi e gli occhi azzurri ha picchiato il ladro e ha restituito il portafoglio alla vittima della rapina.
  - Era una borsetta.
  - Cosa? Come fai a saperlo?
  Cavolo se sono cretina. - Niente. So che la vittima era una donna, quindi è più probabile che sia stata una borsetta, no?
  Meno male che Matteo è troppo stupido per contraddirmi. - Non so. Ma non ti stupisce?
  - Che cosa?
  - Che un tredicenne abbia sconfitto un ladro grande e grosso e con una 9 millimetri in mano!
  - Una che?
  - Una 9 millimetri. Una PISTOLA.
  - Ahhh. Comunque non mi stupisce. Probabilmente il ladro era un babbeo. E poi pensi che il ragazzino abbia i superpoteri? Non ci sono serial killer professionisti a Pescara.
  - Non so.
  Matteo deve aver intuito che in quel momento non ero un ottimo oggetto di conversazione, così ha lasciato la rastrelliera. Per una volta non mi sono persa tra le nuvole, e ho sentito la campanella. Trunks non c'era e quindi sono entrata. Lo sapevo. Mi avrebbe fatto il bidone, perchè sapeva di dovermi rivelare il suo segreto.
  Ma eccolo lì, seduto come uno scolaretto di prima. Era entrato per primo in classe, probabilmente, e sembrava aspettarmi. Però alla mia vista ha subito abbassato la testa. Certo che è un tipo strano.
  Mi sono tranquillamente seduta accanto a lui e l'ho scrutato da capo a piedi. Era un po' turbato, ma i suoi occhi erano più azzurri e brillanti del solito.
  Però non mi parlò per tutto il giorno e mi evitò. Soprattutto ad educazione fisica. Odio educazione fisica: stanno tutti intorno a Carla perchè lei fa scuola di pallavolo e nessuno la smette mai di farle i complimenti per una schiacciata o per il fisico. Leccapiedi.
  All'uscita ero stanca morta, stressata e tremendamente nervosa. Avevamo avuto il compito scritto di francese e non ci avevo capito un'acca. E mi ero dimenticata di Trunks: ormai era deciso a non rivelarmi più nulla.
  Ma mi ricredetti quando mi sentii prendere la mano con dolcezza. Era Trunks! - Vieni con me - mi sussurra all'orecchio. Poi, sempre mano nella mano, comincia a correre. Io arrancavo dietro di lui, e sono anche la più veloce della classe. Alla fine si è fermato nel vicolo. La sua "tana".
  Era rosso come un pomodoro, ed era un bel contrasto con gli occhioni blu. Anche io ero rossa, ma non per l'imbarazzo. Io non arrosisco mai. Ero rossa per l'estenuante corsa, e avevo anche il fiatone, anche se cercavo di trattenerlo.
  - Allora - ha iniziato lui, per niente stanco - io non sono perfettamente un terrestre.
  Ho inclinato la testa come se fosse un fungo velenoso. - Ed è per questo che sai volare e cambi il colore dei capelli a tuo piacimento?
  - Per parte no. Tutti possono volare, basta saper controllare la propria forza spirituale.
  - Cosa cosa cosa?
  - E' una lunga storia. Per il fatto dei capelli... sì, quello possono farlo solo i Sayan!
  - I che COSA?
  - Meglio darti una dimostrazione - ha concluso lei.
  Non credo sia una buona idea, Trunks ho pensato sai, non tutti possono decidere di essere biondi in un solo colpo.
 
Aspettavo la trasformazione, ma lui non fece nulla. Mi prese da sotto al sedere e mi caricò sulle sue spalle a cavalluccio, come se fossi una bambina. E poi spiccò il volo.
  All'inizio ho avuto paura, ma poi mi sono subito rilassata. Era incredibilmente forte! Non faceva nemmeno un po' di fatica a sollevarmi. Guardai in basso (non soffro assolutamente di vertigini): le persone erano così piccole! C'eravamo solo io e Trunks lassù. Ho sorriso e ho poggiato delicatamente la testa sulla spalla di Trunks. Lui ne fu piacevolmente sorpreso e non disse niente.
  Poi siamo atterrati in un posto sperduto. Alberi. Terra. Rocce. Erba. E basta.
  - No, non vivo per terra - ha detto subito lui, leggendomi nel pensiero. - Voltati.
  - Eh no, non ci casco. Poi scappi.
  - Ti giuro che non scappo.
  Mi sono voltata, sicura che fosse scappato. Ma lui rimane lì. E dietro di noi c'era un enorme edificio con scritto a lettere cubitali "Capsule Corporation".


Credo che questo capitolo sia abbastanza inutile, visto che non ho detto nulla di nuovo! Accetto critiche a bizzeffe :) voglio scrivere capitoli più corti, così non sono troppo pesanti da leggere!
Un bacione a tutti :*
NoIdentity

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Capitolo 5
*** Faccia a faccia con Vegeta ***


 
  - Mia madre e mio nonno lavorano alla Capsule Corporation, sono dei bravissimi inventori, sai?
  - E tuo padre che lavoro fa?
  Trunks ridacchiò sotto i baffi.
  - Che c’è, forse gli alieni non hanno un mestiere?
  - Non rido per questo. È che forse tu immagini mio padre come un essere verde, viscido e con le antenne e gli occhi rossi. Beh, sembra un normalissimo terrestre.
  - Dov’è?
  - Nella Gravity Room. Vieni.
  Per la seconda volta in quel giorno Trunks mi ha preso per mano. Siamo entrati alla Capsule Corporation e Trunks mi ha diretto davanti ad una stanza senza finestre, solo un oblò che dava sul corridoio.
  - Questa è la Gravity Room, e dentro c’è mio padre – ha annunciato Trunks.
  Mi sono affacciata dall’oblò. Eccolo, il padre di Trunks. Stava sferrando calci e pugni a tutta velocità. Era incredibilmente veloce, muscoloso e sicuro di sé. Poi mi ha visto e si è fermato. E’ uscito dalla stanza.
  - Papà, lei è Magda – mi ha presentato Trunks.
  Il padre di Trunks mi ha guardata malissimo. Poi si è rivolto a Trunks. – Perché hai portato qui questa mocciosa?
  - Ho dovuto rivelarle tutto, papà – Trunks ha fatto un sorriso un po’ da deficiente - sa che siamo Super Sayan.
  - Super che? – ho mormorato mentre il padre di Trunks continuava a scrutarmi come se fossi un fungo velenoso.
  - Mi ha visto trasformato, capisci? Non potevo tenerla all’oscuro di tutto. Avrebbe potuto parlarne in giro – ha continuato Trunks sempre rivolto al padre.
  Il padre aveva i capelli tutti alzati, ma neri, non biondi. Ha alzato un sopracciglio. – Accetterò la sua presenza. Anzi farò di più: voglio essere magnanimo – il padre di Trunks ha spinto me e Trunks nella stanza senza finestre.
  E’ accaduta una cosa strana. Appena entrata sono caduta a terra. Non riuscivo a rialzarmi. Ero attaccata al pavimento. – Aiutooo – ho urlato.
  Il padre di Trunks ha riso malignamente – che pappamolle.
  - Non trattarla male, papà, lei non combatte – mi ha difeso Trunks.
  - Allora le mostrerò come combatte il principe dei Sayan – ha proposto il padre di Trunks.
  Combattimento? Ho ripetuto fra me e me Non credevo che Trunks combattesse!
  Immediatamente il colore di capelli di Trunks e di suo padre cambiarono. Diventarono tutti e due biondissimi e gli occhi del padre di Trunks, prima neri, diventarono blu come quelli del figlio.
  Poi i due hanno iniziato a volteggiare in aria, agilissimi, velocissimi, quasi non li vedevo. Scagliavano pugni e schivavano, tiravano calci e li evitavano. Svolazzavano di qua e di là.
  Ed io ero ancora incollata al pavimento.
 
  Ero semplicemente stregata dai movimenti scattanti dei due Brief. Dopo un po’ cominciarono a fare sul serio. Trunks si concentrò e scaricò un’immensa ondata di... energia luminosa dritta verso il padre, che venne colpito.
  Ma non si fanno male? Ho pensato stupidamente.
  Appena l’ondata di energia accecante si è dileguata, ho scoperto che il padre di Trunks era sanissimo, infatti la scarica di Trunks non gli aveva fatto un bel niente.
  In quel momento mi sono ricordata di stare ancora distesa a pancia in giù sul pavimento della Gravity Room, e ho cercato di raddrizzarmi, ma tutti i tentativi furono vani. Alla fine, con uno sforzo immenso, mi sono messa a sedere. E pensare che i due Brief correvano e svolazzavano per la stanza senza il minimo sforzo.
  Ad un tratto sia Trunks sia il padre si “spensero” (cioè i capelli tornarono rispettivamente neri e lilla) e atterrarono.
  - Oddio, Magda, sei stanca? – ha riso Trunks alzandomi con facilità.
  - Non so... è come se venissi calamitata con forza verso il pavimento! È impossibile alzarsi! – ho esclamato.
  - Stupida mocciosa – il padre di Trunks ha scosso la testa quasi disgustato da me – secondo te perché si chiama Gravity Room?
  - Mio padre vuole dire che questa stanza, costruita appositamente per me e mio padre da mia madre, aumenta la forza di gravità di quanto vuoi. Per questo non riuscivi ad alzarti: la forza di gravità è molto più potente nella Gravity Room – ha spiegato Trunks trascinandomi fuori dalla Gravity Room.
  Finalmente nel corridoio mi sono sentita immediatamente più leggera. Che fortuna avevo avuto, ad avere in classe un tipo strano come Trunks. Se non fosse stato per il padre: quello era piuttosto antipatico.
 

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