Incontro con il buio

di HP4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La partenza ***
Capitolo 2: *** Il sogno premonitore ***



Capitolo 1
*** La partenza ***


“Steve, vieni a prendere il tuo zainetto, stiamo per partire!” Quel giorno il cielo era di un grigio molto cupo, le nuvole erano di colore quasi nero e c’era poca luce per la strada. Una leggera pioggia toccava la strada e bagnava la tenera erbetta del giardino della casa. Terry, il cane della famiglia Pretty, si accorse solo quel momento della pioggia che scendeva e così rinunciò a recuperare il suo osso dal terreno umido. Si rifugiò nella cuccia di legno fatta dal padre di Steve e si mise a guaire, quasi in prenda alla disperazione, o alla malinconia. Steve era seduto davanti alla finestra della sua camera, che permetteva di osservare tutto il quartiere, con le sue case tutte in fila, regolari e con i camini che fumavano. A lui piaceva stare a osservare il cielo piovoso. “Steve, ti vuoi muovere?” disse una voce dal piano di sotto, evidentemente la voce di sua sorella Patricia. Steve staccò la mente dai suoi pensieri e si alzò. Controllò la stanza, credeva di aver preso tutto: cellulare, vestiti, spazzolino, pigiama e altre varie cose. Aprì la porta e scese per le scale. “Era ora!!” esclamò sua sorella “Che stavi facendo lassù? Stavi guardando ancora le nuvole?” Steve non si degnò nemmeno di risponderle, tanto era abituato alle sue critiche verso il suo carattere. Quel pomeriggio dovevano partire per una campeggio nel parco nazionale del loro Stato. Da quanto avevano detto a Steve, era un posto pacifico e tranquillo, dove regnava il silenzio. Il tempo però gli era stato contro, anche se fino al giorno prima c’erano stati 30 gradi e un sole intenso. A Steve non andava molto l’idea di partire, ma non voleva rimanere sempre nella monotonia della sua vita e per questo aveva accettato. Prese lo zaino con le sue cose dentro e lo caricò in macchina. Prese posto nell’auto e si appiccicò quasi al finestrino, usando ogni pensiero per contemplare il cielo cupo. Alle 17.30 esatte partirono per Crash Mountain. Nessuno gli rivolse una parola nel viaggio, tanto meno sua sorella che era impegnata ad ascoltare rock a tutto volume, mentre il papà parlava alla mamma di un incidente avvenuto nella fabbrica dove lavorava. Mentre il viaggio procedeva, Steve vedeva il paesaggio davanti a lui cambiare: dalla città si passò al villaggio, e ancora dopo non si vedevano altro che abeti molto fitti oltre il ciglio della strada. Intorno alle 19.00 arrivarono nella foresta di Crash Mountain. Lasciarono la macchina vicino la strada e si incamminarono verso l’interno della foresta per trovare un posto adatto per accamparsi. Appena avrebbero trovato il posto giusto, avrebbero portato la macchina con loro. Era ormai quasi buio, e tutti dovettero accendere la torcia per illuminare la loro via. A terra c’erano molte pozze di fango e il calpestio era totalmente coperto dal rumore del gocciolio della lenta pioggia. Gli abeti erano molto alti e avevano secoli di vita, come gli avevano spiegato a scuola. Era davvero un posto oscuro e tenebroso, ma nello stesso tempo aveva un qualcosa di splendido. Dopo circa un quarto d’ora di cammino, in cui gli scarponi di Steve si erano riempiti di terriccio e fanghiglia, trovarono una bella radura circondata dagli alberi che non facevano cadere la pioggia e iniziarono a disfare gli zainetti. Steve e Patricia avevano una tenda per sé, mentre la madre e il padre un’altra. Mentre il capo famiglia aiutava tutti a montare le tende, la mamma chiese a Steve e Patricia di andare a procurarsi le legna per la foresta, affinchè possano accendere un fuoco su cui arrostire. Dopo avergli raccomandato bene di fare attenzione a non perdersi, si incamminarono nella boscaglia. “Okay Steve, io raccolgo qui, sono molto asciutte, cerca di trovarne delle altre qui intorno” disse Patricia. “Va bene” disse con voce flebile Steve, e si allontanò da lei. Non aveva assolutamente intenzione di raccogliere legna, ma stava camminando lo stesso verso un luogo indefinito. Nelle sue orecchie sentiva risuonare una melodia, una musica che sembrava cantata da piccole fate volanti, e vedeva dovunque piccole luci gironzolare. Era una magia secondo lui, ma non sapeva in cosa stava per imbattersi. Il buio si fece penetrante e le luci si spensero all’improvviso. Il cervello di Steve era diventato un nulla, un niente in confronto a quello che stava provando. Ombre misteriose si muovevano nel buio, e stavano venendo dalla sua parte.

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Capitolo 2
*** Il sogno premonitore ***


 “Steve!! Dove sei, testone?!” urlò una voce, evidentemente lontana da quanto si poteva capire dal tono. Steve si risvegliò come da un sonno profondo, il suo cervello ritornò a funzionare, il buio attorno a lui sparì ma il suo cuore continuava a sbattere all’impazzata dentro il petto. Ritornò verso Patricia, che disse: “E dov’è la legna che hai raccolto? Non fa niente, aiutami a caricare questa, sbrigati”. Si abbassò e raccolse quel mucchietto di legnetti bagnati che non sapeva come avrebbero fatto ad accendersi. Ancora lo sguardo di Steve era rivolto verso il punto dove si era precedentemente diretto, in cui non vedeva più nessuna fata volante che brillava e ormai non si sentiva più nessun canto. Non sapeva ancora spiegarsi cosa era successo, ma probabilmente era stato solo un gioco della sua mente. Tornati all’accampamento, trovarono la macchina parcheggiata dietro due alberi particolarmente vicini e le tende perfettamente montate, al centro delle quali c’era un cerchio di pietre che doveva accogliere la legna. Dopo 10 minuti, il padre di Steve riuscì ad accendere il fuoco usando la tecnica delle due pietre sfregate tra loro e prese della carne da arrostire dal suo zainetto. La cena fu molto silenziosa, solo la madre incoraggiò i figli a mangiare un po’ di più, i quali evidentemente non erano abituati a mangiare cibo così scarso. Steve riuscì a stento a finire il suo pezzo di carne, mentre Patricia non ci provò nemmeno e tirò fuori dallo zaino un paio di tavolette di cioccolata che divorò in un sol colpo. “Papà, dov’è la TV?” chiese Patricia. “Mia cara, non abbiamo TV. Qui puoi solo godere del magnifico suono della pioggia e del canto degli uccelli” rispose suo padre, con un tono dolce e premuroso. “Perfetto, allora entro in tenda” rispose, e si alzò di scatto entrando nel luogo che doveva condividere con suo fratello.
“Papà, mamma, entro anche io in tenda, non ho molta fame…” disse poco dopo Steve. La madre replicò.” Ma, Steve… mangia almeno…” “Non fa niente mamma, non ho fame, vado a… riposarmi un po’, sì…” ed entrò in tenda, dove sua sorella era di nuovo con le cuffiette alle orecchie. Steve rimase lì a contemplare il soffitto della tenda per un’ora. Quando nella foresta non si vedeva altro che la luce del fuoco che bruciava nella radura, i genitori di Steve gli diedero la buonanotte e tornarono anch’essi nella loro tenda. Steve si accovacciò in tenda e chiuse gli occhi. Pensò solo ad addormentarsi, e così fu, o almeno così gli sembrava. Si trovava in una foresta, ma in una foresta molto familiare, la foresta di Crash Mountain, quella dove lui ora stava dormendo. O era sveglio e stava vivendo quel momento? Questo Steve non riuscì a capirlo, ma si incamminò per la boscaglia senza un luogo di arrivo preciso. Urla, urla terrificanti si sentivano tra quegli alberi secolari, urla che provenivano dalla sua destra. Steve si voltò e vide due bambine che giocavano allegramente a nascondino. Le urla non si sentivano, ora c’era solo il rumore delle risate delle bambine. La bambina più piccola nascose la faccia contro un albero e iniziò a contare. L’altra, quella più alta, si mise a correre tra gli arbusti e sparì nel buio.
“47, 48, 49, 50!! Sto arrivando, Lucie!!” disse la bambina che stava contando, e sorridendo si mise a cercare l’amica. Ormai in cielo si potevano vedere le prime stelle, cosa che indicava l’arrivo della notte. Di questo si rese conto anche la piccola bambina, che cominciò a chiamare Lucie dicendole che dovevano tornare a casa per la cena. Dopo 10 disperati minuti, la bambina rinunciò a cercare l’amica e si mise a piangere. Un suono vivace invase l’aria, e il buio fu rischiarato da luci gialle che brillavano tra gli alberi. La bambina si alzò e prese a camminare lentamente verso un luogo della foresta molto buio. Arrivata al confine tra il buio e quel poco di luce che ancora rimaneva, ella continuò a camminare imperterrita ed entrò nella fascia buia. Niente, più niente uscì da quel luogo oscuro, solo urla e gemiti disperati. 

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