E' semplicemente volata via nel vento

di Jane P Noire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - L'accompagnatore ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 – Confortarsi ***
Capitolo 4: *** Epilogo – Continuare a vivere ***



Capitolo 1
*** Prologo - Il primo incontro ***



Prologo
Il primo incontro
 
A Fabian è sempre piaciuta quella sua aria sbarazzina e quella risata da bambina.
A Fabian sono sempre piaciuti quei due nei scuri che macchiavano la pelle bianca del collo.
A Fabian sono sempre piaciuti i suoi capelli biondo cenere, che non si era mai capito se fossero lisci o ricci.
A Fabian sono sempre piaciuti i suoi occhi azzurri e vivaci, che avrebbero illuminato anche il più buio dei posti.
A Fabian è sempre piaciuto farla arrabbiare, perché adorava vedere le sue gote arrossarsi.
A Fabian è piaciuta subito Marlene McKinnon, non appena l’ha vista.
 
12 luglio 1977
 
Fabian sta parlando con Edgar Bones – il che è un evento straordinario, dal momento che i fratelli Bones non rivolgono mai la parola a nessuno – mentre si fa aria con il giornale dei maghi, lasciato sul tavolo da qualcuno qualche minuto prima. Sente terribilmente caldo e preferirebbe mille volte stare nel giardino della casa di Molly e Arthur a sorseggiare succo di zucca in compagnia dei suoi tre nipotini, piuttosto che stare lì, chiuso in una stanza del minuscolo appartamento di Emmeline Vance ad ascoltare il noiosissimo discorso di Bones. Però sa che quello che tutti loro fanno è la cosa più giusta. Fabian sente di avere un dovere verso il suo Paese e, soprattutto, verso le persone a cui tiene. Sente che è giusto combattere per un mondo libero da quel male che sta logorando l’Inghilterra.
Vede con la coda dell’occhio il fratello, Gideon, che parla e ride con la proprietaria di casa.
Sorride appena, poi posa lo sguardo verso la porta e annuisce un paio di volte giusto per dare al suo interlocutore l’impressione che stia ascoltando. Osserva la gente che entra un po’ alla volta e saluta con cenni o sorrisi i nuovi arrivati.
Solo quando un vecchio mago dalla lunga barba argentea e dagli occhi azzurri coperti da degli occhiali a mezzaluna, Albus Silente, nonché fondatore dell’organizzazione segreta di cui tutti loro fanno parte, fa il suo ingresso nella stanza, la riunione può avere inizio.
I mormorii svaniscono e Fabian è felice di non dover più sentire la voce atona di Bones parlare vicino al suo orecchio.
Posa il giornale sul tavolo e sorride stancamente al gemello che si siede al suo fianco.

« Morgana troia! »
Sente un’imprecazione quasi urlata provenire da qualche parte vicino alla porta della cucina, da cui pochi secondi dopo appare la figura di una ragazza alta e snella.

Fabian la guarda sogghignando, rimanendo subito dopo colpito dalla sua bellezza. Si sofferma ad osservarla mentre alza lo sguardo da terra e – conscia di aver fatta una terribile figura il suo primo giorno – arrossisce e sorride un po’ troppo forzatamente. Ridacchia nervosamente e si scosta dagli occhi la frangetta laterale con un gesto stizzito. Dopo un po’, posa le mani sui fianchi e aggrotta lievemente le sopracciglia fine, prima di mugugnare qualcosa come: « Per le mutande di Merlino, chi l’ha messo quel vaso lì in mezzo?! »
Non riesce a trattenere una risata divertita, nel vedere il suo imbarazzo accrescere e nell’udire il borbottio contrariato di Malocchio. La ragazza sa di aver attirato l’attenzione e non in modo positivo; per questo motivo, ora rossa più che mai, entra nella stanza, sorridendo timidamente.
È il professor Silente che si alza e circonda con un braccio le esili spalle scoperte dalla canottiere bianca della giovane.
« Ho il piacere di presentarvi – per quelli che non la conoscono – la signorina Marlene McKinnon ».
Lei in risposta a tutte le occhiate – alcune curiose, altre sorprese, altre persino contrariate – alza la mano destra e saluta tutti con un cenno delle dita lunghe e affusolate. Fabian nota, ridendo, che le unghie sono laccate da uno smalto giallo limone e gli piace.
A pensarci bene, non gli piace solo lo smalto – anche perché non se ne intende affatto – ma anche la ragazza nel complesso, con i suoi calzoncini marrone chiaro che le sfiorano le gambe magre e bianche, e la canottiera chiara che le lascia scoperto la gola, macchiata da due punti scuri sul lato sinistro, e il decolté. I suoi capelli di un biondo spento sono legati e costretti in una lunga treccia che cade sulla parte destra del collo. Si scosta per la seconda volta di seguito la frangia laterale in un gesto rapido della mano, mentre prende posto vicino a Sturgis Pudmore e gli stringe la mano. Fabian non l’ha mai odiato come in questo momento. Senza nemmeno accorgersene serra la mascella e stringe un pugno sul tavolo.
« McKinnon, questa è una cosa grossa. Sei sicura di volerne far parte? » chiede la voce burbera di Alastor Moody ad un certo punto.
Lei non sorride più, è seria. È seria e decisa.
Annuisce con vigore e parla con voce bassa e lievemente arrochita, dal momento che era stata in silenzio per tutto quel tempo: « Sono molto sicura, signore » risponde semplicemente. Nessuna battuta, come avrebbe fatto lui o come avrebbe detto Gideon. Nessun balbettio o incertezza nella voce, come quella di Emmeline che aveva tremato leggermente. Chiara e decisa.
Malocchio annuisce un paio di volte e, dopo aver ammonito tutti con il suo solito: « Vigilanza costante » da vero paranoico che è.
È così che ha inizio la riunione e, per tutta la sua durata, il giovane mago dai capelli rossi non fa altro che guardare la nuova recluta dell’Ordine. Le piace vederla così seria e concentrata mentre, con le mani incrociate sulla tovaglia color crema, ascolta le informazioni che gli altri a turno riferiscono. Le piace davvero molto osservare ogni minimo movimento del suo viso che si contrae e fa smorfie quando sente di Babbani uccisi, di persone in pericolo, e rischi altissimi.
Tace per tutto il tempo, e lui vorrebbe tanto sentire la sua voce.
Senza che nemmeno se ne accorga la riunione sta per finire – lo nota solo grazie ai due fratelli Bones che, come da copione, se ne vanno prima di tutti gli altri. Sente in lontananza il saluto di Edgar e ancor più lontano il sussurro di Amelia. I suoi sensi sono del tutto ovattati: non sente nulla, non riesce a parlare, non si muove di un millimetro… Solo la vista funziona, anche fin troppo bene. La osserva come se ci fossero solo loro due nella stanza e non ha nemmeno la lucidità per darsi dell’idiota, o per chiedersi se Gideon si sta accorgendo di ciò che gli sta succedendo. Probabilmente lo sa, perché lui sa sempre tutto, e lo sta osservando un po’ esasperato e un po’ comprensivo.

Poco alla volta, anche il resto del gruppo esce dalla casa. C’è chi doveva andare a pranzo dai familiari, chi deve correre al lavoro, chi ha delle ronde da fare… Ma Marlene è ancora lì, appoggiata al piano della cucina a parlare con Emmeline.
Fabian guarda il fratello, che gli indica l’orologio.
« Dobbiamo andare da Molly, sbrighiamoci » gli dice, per poi seguirlo. Insieme si dirigono verso le due donne.
« Ciao » inizia, porgendo la mano in direzione della bionda, « io sono Fabian Prewett e lui è mio fratello Gideon ».
Lei risponde al sorriso, ampliando il suo. Stringe la mano di Fabian e lui la sente così fredda. Come può avere le mani così gelide anche quando fa così caldo?
« Mi ricordo di voi... i Battitori di Grifondoro. Da quando siete entrati in squadra, non abbiamo nemmeno vinto una partita contro di voi. Per non parlare del numero di giocatori che finiva puntualmente in infermeria per colpa dei vostri bolidi ».
« Che dire? Ci dispiace... » dice Gideon con un sorriso imbarazzato. « Giocavi anche tu? »
« Oh, no. Ma ero sempre nelle tribune, fiera di tifare Corvonero ».
« Ah, una secchiona... » mormora annuendo, più a se stesso che ai suoi interlocutori. Ecco perché Fabian non se la ricordava prima di quel momento: lui e il fratello, ai tempi della scuola, si tenevano sempre a debita distanza dai cervelloni della Casa Corvonero. E in questo momento, di fronte a Marlene, se ne sta pentendo amaramente.
« Per essere una Corvonero, hai fatto colpo su Malocchio » ridacchia Gideon. Ha ragione: con quella risposta secca e decisa ha incassato un punto in suo favore. Moody adora le persone decise e sicure.
Marlene guarda la sua nuova amica e ride. A Fabian piace molto la sua risata, perché così puerile e gutturale da fare tenerezza.
« Stavo giusto dicendo a Emmeline che quell’uomo è un po’ troppo paranoico per i miei gusti ».
« Ci farai l’abitudine, te lo assicuro ».
« Sì, dopo un po’ non ci farai più caso… »
C’è un attimo di silenzio in cui Fabian e Marlene si studiano un poco.
Lei per l’intera durata della riunione ha avuto la strana sensazione che qualcosa di smeraldino continuasse a posarsi sulla sua figura, ma solo ora che guarda gli occhi verdi di Fabian capisce che era lui ad osservarla per tutto quel tempo. Si sente lusingata, ma anche un po’ offesa.
« Emmeline! » L’urlo a voce acuta di Gideon che chiama l’amica fa sobbalzare tutti. Il giovane mago guarda con occhi sbarrati l’orologio al suo polso e si batte un colpo sulla fronte. « Accidenti, è tardissimo. Noi due dobbiamo volare da Molly, prima che le venga un infarto ».
Fabian sposta lo sguardo da Marlene a l’orologio, per poi tornare a guardare la ragazza.
È tardi, ha ragione Gideon. Deve andare da Molly, ha ragione Gideon. Ma non vuole, vuole restare lì con lei a parlare, a conoscerla… Però sa che ha tempo per fare tutte queste cosa, è sicuro che la rivedrà alla prossima riunione.
È sicuro che sarà sua, prima o poi.


Revisione del 04/05/2015


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - L'accompagnatore ***



Capitolo 1
L Accompagnatore
 
21 Novembre 1978
 
Marlene ha un bicchiere di Vino Elfico fra le mani e, di tanto in tanto, se lo porta alle labbra – più scure grazie ad un rossetto nuovo – per berne un sorso. Si guarda intorno con occhi stanchi e anche un po’ spenti.
« Sei bellissima ».
Quelle parole, appena sussurrate da qualche parte vicino al suo orecchio da una voce roca, la fanno sobbalzare. Sa – purtroppo non può più negarlo a se stessa – che a farla fremere non è lo spavento dovuto alla sorpresa, ma è l’attrazione sempre più incontrollabile che prova per quel mago. Fabian è bello e non ci sarebbe niente di male nel provare certi sentimenti nei suoi confronti. Il problema è che Marlene lo trova molto irritante con il suo atteggiamento insistente e la sua arroganza.
È più di un anno, da quel caldo giorno di luglio a casa di Emmeline, che lui la tormenta. Crede sia diventata una sorta di sfida: portarsi al letto la nuova recluta dell’Ordine, dalla discreta bellezza e dal carattere forte. Già, perché Marlene è l’unica – a parte il fratello, Gideon – che riesce a tenere testa alle sue frecciatine maliziose e alle sue battute ironiche.
Però – dannazione! – le sta iniziando a piacere, anche troppo!
Fabian ha una corporatura grande e imponente, con quelle spalle belle larghe che sembrano fatte per proteggerla da ogni male e con quel petto ampio che è perfetto per trovarci consolazione. Ha la pelle chiara e molto profumata. Sì, profuma di muschio e di rischi… E questo la attrae più di ogni altra cosa. Più dei suoi mille ricci rossi e disordinati, più delle sue adorabili lentiggini che macchiano il naso e le gote, più del suo sorriso un po’ storto e beffardo, più di tutto.
« Non iniziare, Prewett » lo rimprovera e la voce le trema leggermente quando pronuncia il suo cognome. Per mascherare il fremito, nasconde il naso all’interno del bicchiere e beve un sorso della sua bevanda preferita.
« Che c’è? Non posso nemmeno farti un complimento, McKinnon? » chiede lui, con il suo solito tono scherzoso. Forse anche questo le piace di lui: sa divertirsi, riesce a ridere anche in tempi così oscuri… mentre lei, l’anima delle feste, la ragazza più spiritosa che si fosse mai conosciuta, sembrava aver perso questa abitudine. La guerra, le morti, la paura la stavano logorando e i suoi sorrisi sono sempre meno.
Si sforza, però, di sorridere ora.
« Certo che puoi. Solo… Smettila di provarci con me ».
« Chi ti dice che lo stai facendo? »
Marlene alza le sopracciglia e lo guarda con sguardo eloquente.
Fabian tenta di restare serio, ma la sua espressione è così buffa che non ce la fa a resiste e cede ad una risata un po’ strozzata. Alza le braccia, in segno di resa, e annuisce. Come può non ammettere che non sta flirtando con lei dal primo giorno in cui l’ha vista, quando è palese il contrario? Semplice: non può. È troppo preso dal suo sguardo blu, dal profumo dei suoi capelli, dalle sue gambe lunghe e fine per poter affermare che non ci stia provando.
Si avvicina e non gli sfugge il tremore che la scuote. Ghigna.
« Sei bellissima, Marlene. Non credo ci sia niente di sbagliato nel flirtare con te ».
Lei sbuffa e con una leggera spinta lo allontana di qualche centimetro: la sua vicinanza, il suo profumo, i suoi occhi verdi le annebbiano il cervello. Ride, un po’ amara. Non è una risata vera, non una delle sue, quelle che sembrano quella di una bambina di cinque anni.
« Lascia perdere, Fabian ».
Pronuncia il suo nome. Lo fa raramente.
Lui trema nel sentire quelle labbra – che tanto vorrebbe baciare e assaporare – pronunciarlo con quel tono quasi supplichevole.

Vorrebbe chiederle che cosa intende, cosa c’è di sbagliato nel provare qualcosa per lei… ma la voce di Hestia Jones che urla: « Vi mette in posa, per favore » lo fa desistere. Tace e si arrende all’idea di Silente di fare una foto: l’Ordine della Fenice al completo – anche se non è veramente al completo, se si pensa a quei membri che ne facevano parte e sono già stati uccisi.
Si posiziona vicino al fratello, che gli posa una mano sulla spalla e sorridono. Prima che il flash lo accechi, lancia un’occhiata in direzione di Marlene, vicino a Dorcas Meadowes e a Lily Evans. È bella con i suoi occhi blu ogni giorno sempre un po’ più spenti, con i suoi lunghi capelli biondo cenere, con quel sorriso finto e debole. E la foto lo ritrae così: il sorriso beato e gli occhi verdi completamente rivolti alla sua sinistra ad osservare lei. Ma va bene.

Nella sala ritorna immediatamente la confusione che ci è stata fino a qualche momento prima. Il gruppo si disperde nella stanza e il chiacchiericcio ritorna a fare da sottofondo.
Quando vede Marlene che gli si avvicina e gli sorride, mentre si sistema i capelli dopo essersi infilata la sua giacca, sa che non vuole lasciarla andare via… come la prima volta, come ogni volta.
È talmente fuori di testa per questa ragazza che non si è nemmeno accorto di essere stato affiancato da Gideon a e da Sirius Black. Questa strega lo manderà al manicomio, con l’effetto che gli fa.

« Dovrei andare a casa » annuncia lei, sorridendo a tutti e tre. « Sono in giro da questa notte ».
« Ah, è vero! » esclama divertito Black, facendole l’occhiolino. «Hai avuto la ronda con Pudmore. Che divertimento, eh, McKinnon? »
Un momento! Da quando quei due hanno tutta questa confidenza? Da quando Black si è messo a sorridere in quel modo a Marlene? E soprattutto, da quanto lei lo ricambia con quel ghigno serafico e sexy che Fabian non le aveva mai visto prima?
« Non essere cattivo, Black » lo rimprovera lei. « Sturgis è davvero una bella persona ed è piacevole trascorrere del tempo in sua compagnia ».
« Come siamo gentili, McKinnon. Ti facevo più tosta ».
Eccola, la risata da bambina infantile che si perse nell’aria. Marlene ride e a Fabian mancava la sua risata puerile.
« Allora, vai a casa? Da sola? » le chiede dopo un po’ Gideon. La guarda e la studia con occhi preoccupati e delle rughe sulla fronte, mentre lei nasconde la bacchetta all’interno della giacca.
Quando lei rialza lo sguardo blu verso il mago, sorride e annuisce.
« Certo che vado da sola, Gideon. Non sono una bambina ».
Gideon sorride, ma non è convinto perché aggrotta le sopracciglia.
« Lo so. Ma non è prudente che tu vada da sola fino a Diagon Alley ».
« Ti accompagno io ».
Perché ha parlato Fabian? Perché non si è nemmeno reso conto di aver aperto bocca e aver esalato con entusiasmo quelle tre paroline? Perché? Perché è un coglione!
Marlene lo guarda un po’ sorpresa, mentre gli altri due sorridono un po’ maliziosamente.
« Bravo! » esclama fiero Gideon, battendogli una rumorosa pacca sulle spalle. « Fai il cavaliere, fratellino ».
Fabian, ridendo a bassa voce, posa una mano sulla schiena di Marlene e la conduce verso l’ingresso, notando con piacere che non oppone alcuna resistenza al suo tocco. Mentre si infila al sua giacca nera, le lascia salutare il resto del gruppo e la osserva con sguardo perso.

« Grazie, per esserti offerto. Quando Gideon se ne è uscito in quel modo ho avuto il terrore che sarei dovuta tornare a casa con Black » gli dice, quando lo raggiunge e, dopo un « ciao » generale, escono dalla casa.
Fabian sorride, quel sorriso storto che a lei piace tantissimo.
« Che onore! Poche donne preferiscono un Prewett a Black » commenta, ridacchiando e facendo ridere anche lei.
Quanto gli piace la loro alchimia, il loro modo di essere in confidenza. È tutto dannatamente facile e perfetto tra loro due. Camminano in silenzio, percorrendo a piedi – perché non è molto sicuro Smaterializzarsi – le stradine umide dalla pioggia che è caduta fino a qualche giorno prima. E non c’è imbarazzo, anzi: è bello sentire solo il rumore dei loro passi, o il lento respirare, o le mani che di tanto in tanto di sfiorarono.
Non se ne accorgono nemmeno quando giungono di fronte al portone della casa di Marlene. Lei gli sorride, prendendo le chiavi dalla borsa.
« Ci sono i tuoi fratelli in casa? »
La giovane annuisce, voltando per un secondo la testa bionda versa la porta chiusa.
Il silenzio è nuovamente sovrano tra i due, questa volta un po’ imbarazzati. Lui non vorrebbe lasciarla andare via e lei non sa cosa fare di preciso. Marlene ondeggia sui talloni, in difficoltà. Fabian continua ad osservarsi le scarpe.
« Grazie » annuncia ad un certo punto lei, decidendosi ad entrare, « per avermi accompagnata ».
Lui si fa più vicino, abbozzando un sorriso nuovo che lei mai gli ha visto: era dolce e appena accennato.
« Non c’è di che » sussurra lui con voce rauca, per poi posare le labbra sull’angolo delle sue.
È un bacio di una dolcezza così travolgente e piacevole… Marlene non ha idea che Fabian possa essere così delicato: lo vede sempre così forte e muscoloso. Ma evidentemente si è sbagliata e quel rossore che colora le sue guance e la piacevole sensazione che aleggia nel suo stomaco le dice che molto probabilmente non sarà nemmeno l’ultima volta.
Il fuoco e quella sensazione di sfarfallio allo stomaco rimangono con lei per gli interminabili minuti che seguono. Fabian ormai si sta allontanando, ma lei non riesce a muoversi. Rimane ferma, con le chiavi fra le mani e la speranza che lui la baci nuovamente.

Revisione del 04/05/2015


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 – Confortarsi ***



Capitolo 2
Confortarsi
 
7 febbraio 1979
 
Marlene non ha mai visto il Marchio Nero da così vicino. È anche più spaventoso di quanto potesse immaginare, con quel grande teschio verde che oscura il cielo stellato e il serpente che fuoriesce dalla bocca spalancata.
Riporta lo sguardo sul terreno di sassi e si osserva le scarpe, nel tentativo di trovare un po’ di calma nel mare in tempesta che è diventato il suo stomaco.
Alza gli occhi e guarda la casa abbandonata e buia, sovrastata dal Marchio del suo nemico, Voldemort. Marlene non ha paura di pronunciare il suo nome, anzi. Ritiene che sia giusto dare un nome proprio a ciò che la spaventa, riesce a renderlo più reale, non solo una paura inconcreta a innominabile: Voldemort è vero e spaventoso, ma non per questo imbattibile.
Sente una finestra sbattere e istintivamente alza la bacchetta. Rabbrividisce, dando la colpa al freddo secco di febbraio… ma sa che è la paura a farle venire la pelle d’oca. Tira un sospiro di sollievo quando capisce che si è mossa solo a causa del vento invernale .
« Sono più che sicuro che se ne siano andati, ma è meglio se ci dividiamo » suggerisce la voce burbera di Malocchio. « Prewett uno e Prewett due! Entrate dalla porta posteriore e iniziate a vedere dentro » ordina ai due fratelli che annuiscono e, impugnate le bacchette, si affrettano a fare il giro della casa per eseguire l’ordine di Moody. Marlene sente una morsa stringerle lo stomaco: è preoccupata, preoccupata per Fabian. « Black e Meadowes restate fuori di guarda » prosegue il mago, indicando i due ragazzi. « McKinnon, tu vieni dentro con me » conclude, facendole segno di seguirlo.
Lei guarda Dorcas e, dopo averle fatto uno strano cenno con la testa, segue il mago che l’aspetta sulla porta della casa.
« Stammi vicino » le sussurra Alastor e lei annuisce.
È affezionato a lei, dopotutto; lei è la sua preferita tra le reclute: è intelligente, furba, coraggiosa, sicura… Tutto ciò che lui è sempre stato, tutto ciò che ritiene un Auror dovrebbe essere. È perfetta, ma non sa quanto le costa o quanto le fa paura.
L’interno della casa è buio e inquietante. Ovunque si vede il segno dei Mangiamorte: gli specchi rotti e le ragnatele sulle travi, il sangue che macchia il pavimento e la puzza di muffa. Il Lumos di Malocchio illumina parzialmente ciò che si trovano davanti, ma continuano a camminare tra i corridoi della casa.
Marlene cammina piano e a malapena respira. Solo quando inciampa sul qualcosa di morbido, trattiene malamente una delle sue espressioni colorite: « Ma porc… »
« McKinnon! » la rimprovera in un sussurro irritato l’uomo voltandosi e scrutandola con il suo occhi magico.
« Scusa, sono inciampata su qualcosa » prova a scusarsi in un sussurro, girando il capo biondo sull’oggetto che l’ha quasi fatta rovinare sul pavimento polveroso.
« Lumos » recita l’incantesimo, facendo comparire una luce dalla punta della sua bacchetta per osservare meglio. Quando la luce magica illumina il pavimento in legno trattiene a stento un urlo, coprendosi tempestivamente la bocca con una mano.
« Che c’è?! » domanda esasperato Malocchio, voltandosi per la seconda volta e incenerendola con l’occhio buono.
Marlene si porta una mano sul petto e tenta di regolarizzare il suo respiro.
« Q-quello… Alastor, quello è un… b-braccio » borbotta, incapace di comprendere ciò che i suoi occhi stanno vedendo: un braccio umano, bianco e morto, che giace sul pavimento su una macchia – ormai secca sul legno ammuffito – di sangue.
L’uomo la raggiunge pochi secondi dopo e osserva l’arto mozzato con l’occhio sbarrato.
« Continuiamo a camminare » dice poco dopo, tirandola via per un braccio.
Fanno pochi passi, prima di giungere di fronte ad una porta socchiusa. La luce pallida della luna entra dalla finestra rotta e illumina appena la stanza. Alastor spinge la porta con un mano ed essa si apre in un cigolio. Lo spettacolo che si trova davanti ai loro occhi è raccapricciante. L’urlo che caccia Marlene è così agghiacciante da fare quasi più paura di Voldemort stesso. La strega si volta immediatamente, dando le spalle alla stanza e portandosi una mano sulla bocca per trattenere il pianto disperato che minaccia di arrivare ad inondarle gli occhi opachi e spenti. Non passa nemmeno un secondo che vengono raggiunti dagli altri quattro.
« Marlene! » La voce apprensiva di Fabian è seguita subito dopo dalle braccia lunghe e forti di lui che stringono e sorreggono il corpo tremante e debole di lei. La giovane non tenta nemmeno di scansarlo o di ribattere, semplicemente – tenendo ancora la bacchetta fra le mani – stringe senza alcuna forza le braccia attorno al petto di Fabiane abbandona la testa sulla spalla. Non riesce nemmeno a piangere, la voce non esce ma rimane strozzata in gola, il respiro le manca.
In lontananza sente la voce stridula di Dorcas domandare con il fiato corto: « Che è successo, Moody? »
« Abbiamo trovato Fenwick » risponde lui, serio come non mai.
I secondi che seguono quella risposta sono colmati solo dal silenzio e dalla paura incontrollabile che quello che temono si stia realizzando. Marlene in lontananza sente il singhiozzo strozzato di Dorcas che capisce, il ringhio disumano provenire dalle labbra di Sirius e il secco rumore della mano di Gideon che batte sul muro.
« Vaffanculo! »
L’urlo irato di quest’ultimo la fa voltare. Fa fatica a muoversi o a respirare e, in cerca di aiuto, si aggrappa alla spalla di Fabian che non stenta a circondarle le schiena con un braccio, preoccupato.
« Okay » annuncia Malocchio, riportando tutti alla praticità della missione. « Non c’è tempo per farsi prendere dalle emozioni ».
« Non c’è tempo per farsi prendere dalle emozioni?! » ripete Dorcas, con un filo lieve di voce sebbene molto sorpreso.
« Meadow– »
« L’HANNO FATTO A PEZZI! A PEZZI, ALASTOR! » lo interrompe lei, puntando la bacchetta verso la stanza. Rabbia, paura, dolore sfociano nel suo urlo per poi liberarsi in un pianto mal trattenuto.
« Okay, organizziamoci » tenta di dire l’Auror, mentre Sirius posa una mano sulla spalla di Dorcas per calmarla – inutilmente, ovviamente. « Meadowes, Black. Andate a casa Potter e informate Silente. Gideon tu rimani con me, qui. Fabian, porta via McKinnon ».

A quel punto il gruppo si divide.
Sirius prende il braccio di Dorcas e, dopo averle sussurrato qualcosa all’orecchio, scompaiono con il classico pop della Materializzazione Congiunta. Gideon fa un cenno al fratello, il quale afferra la mano di Marlene e la stringe nella sua per poi sparire.

Quando la terribile sensazione che gli organi interni fuoriescano dagli occhi termina, i due si ritrovano davanti al portone della casa di Marlene, a Diagon Alley. Le luci all’interno sono spente, dal momento che nessuno è in casa e la giovane strega sente uno strano senso di vuoto e di inquietudine farsi largo nel suo stomaco: dovrà stare da sola quella notte, con l’immagine dei pezzi di Benjy che continua ad apparire nella sua mente.
Sembra che Fabian le legga la mente, perché le chiede: « Sei sola, questa notte? »
Lei sente ancora la gola secca e non riesce a rispondere, quindi si limita ad annuire e a chiudere gli occhi per qualche secondo. Ha un fremito – l’ennesimo in presenza di Fabian – quando avverte le sue grandi mani accarezzarle il volto segnato dalla stanchezza.
« Resta con me, ti prego » gli dice con voce supplichevole e lamentosa.
Lui annuisce e la segue.
La casa è buia e profuma di pulito, di biscotti, di Marlene… Però non ha il tempo di guardarsi intorno, di studiare la casa, di fare qualche commento sardonico per farla almeno sorridere, che sente le labbra di lei posarsi possessivamente sulle sue. Non si muovono oltre, però. Solo le labbra, ferme e decise, calde e morbide, sulle sue. Le mani incrociate all’altezza del seno che sfiorano appena il suo petto ampio. Lui che non sa se abbracciarla o rimanere fermo.
Ed è poi una questione di un secondo… Marlene approfondisce quel tocco: posa le mani sul suo torace e lo tocca con i palmi, schiude di poco la bocca e ne fa uscire la lingua con la quale disegna il contorno della labbra di lui, si fa più vicina a lui sperando con tutta se stessa che non la cacci via. Da dove viene quella audacia? Forse dalla paura della morte, forse dalla certezza che ora Voldemort cerca lei, forse dalla voglia di non essere più sola, forse dal non voler più nascondere i suoi sentimenti.
Fabian la vuole, la vuole dal primo momento in cui l’ha vista e forse anche da prima. La vuole e ora è lì che si stringe, si aggrappa a lui come se non avesse nessun altro a cui appoggiarsi. La vuole e ora posa le mani sulle spalle minute e l’avvicina a sé, perché la vuole, vuole che sia sua e che lui sia suo.
Una mano si fa largo fra i suoi mille crini biondi e si annoda lì, tra quella massa leggera e profumata. Schiude la bocca e fa sì che le loro lingue si trovino immediatamente, come se fossero fatte proprio per cercarsi e trovarsi. La loro danza, il loro gioco è diverso da tutto quello che ha provato prima. È meglio di quando giocava a Quidditch, è meglio del Wiskey Incendiario, è meglio delle torte di Molly… meglio di qualsiasi cosa.
Fabian non credeva nelle anime gemelle, ma ora che bacia Marlene e sente quell’esile corpo premere contro il suo sa che c’è al mondo quella persona fatta apposta per te, quella persona in grado di completarti e di renderti migliore

Revisione del 04/05/2015


 

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Capitolo 4
*** Epilogo – Continuare a vivere ***


 
Epilogo
Continuare a vivere

Il Marchio nero lo guarda e sorride beffardo. È lì, sopra la sua casa e lo sta osservando con occhi vittoriosi. È come se gli stesse parlando, è come se si stesse prendendo gioco di lui e della paura che gli sta contorcendo lo stomaco. È verde e spaventoso come non lo è mai stato prima.
Quando James Potter spalanca la porta con un tonfo, lui riesce finalmente ad uscire da quel suo stato di torpore nella quale era stato costretto a causa del terrore.
Inizia a correre entrando nella casa dei McKinnon, percorrendo e osservando con rabbia nera ogni corridoio, ogni stanza, ogni singolo angolo.
Quando la vede, però, non riesce a crederci. Non può crederci.
Tutto ciò non può essere veramente accaduto, perché Marlene gli aveva promesso che sarebbe stata con lui per sempre, che ogni giorno della sua vita si sarebbe svegliata al suo fianco, che gli avrebbe accarezzato il viso ricoperto di lentiggini, che avrebbe baciato le sue labbra, che avrebbe fatto l’amore con lui ogni notte.
E ora, quindi, non è lei quella donna che giace sul pavimento in legno. Non è lei quella donna che sembra morta. Non è lei quella donna con il corpo rotto e bianco. Non è lei quella donna che ha il viso sfregiato dalle torture infinite e gli occhi ancora bagnati dalle lacrime. Non è lei quella donna che fino all’ultimo ha tenuto la bacchetta fra le mani per combattere e proteggere la sua famiglia.
L’urlo agghiacciante e tremante di dolore che esce dalle sue labbra, le sue braccia che vanno ad avvolgere quel corpo – ormai – senza vita, le lacrime che senza pietà iniziano a sgorgare dagli occhi e a graffiargli il viso, però, indicando che il suo fisico ha capito ciò le mente si rifiuta di comprendere.
Marlene è morta.

« Marlene McKinnon è morta per proteggere la sua famiglia, la sua casa e il suo Paese. Marlene McKinnon è morta coraggiosamente. Marlene McKinnon era come un soldato » sta dicendo il celebrante, con tono solenne e con le braccia spalancate.
Fabian non sente più la mano calda di Gideon posata sulla sua spalla, talmente è adirato.
Non ce la fa ad ascoltare quelle gigantesche cazzate sul coraggio e sulla nobiltà d’animo. Non ce la fa più a sentire il pianto di gente che non la conosceva quanto lui, che non l’amava come aveva fatto lui, che non era stato ricambiato come lui... Nessuno ha quel dannato diritto di stare male per lei e per la sua morte. Nessuno!
Ma sì, lui può – anzi deve – disperarsi, urlare, incazzarsi per la sua morte. Perché lui le aveva donato il suo cuore, il suo corpo, la sua mente, la sua anima.
Non si è nemmeno accorto che ha iniziato a muovere dei passi, il più lontano possibile da quel gruppo di gente ipocrita e inutile. Solo quando sente la voce del fratello, che lo chiama, prende coscienza di ciò che sta facendo. Si sente imprigionato nel suo stesso corpo, nei suoi stessi ricordi. Niente ha più senso, niente ha più calore.
« Fab! Dai, non andartene » mormora il fratello, guardandolo dritto negli occhi. « Fallo per lei ».
« Fallo per lei? » sibila lui, ormai al limite. Non può più sopportare tutto questo. « Lei nemmeno la voleva una cosa del genere! Quell’imbecille di un celebrante sta parlando del coraggio di un soldato. Ma Marlene non era né coraggiosa, né un soldato. Marlene aveva paura. Una fottuta paura che non la faceva dormire la notte ».
« Avere paura non ti rende meno coraggioso, lo sai anche tu ».

Piange, piange ancora. Gli sta bagnando la camicia, ma non importa. Lui la stinge sempre di più tra le braccia, nella speranza che i singhiozzi si calmino.
« Ho paura » sussurra lei, dopo un po’, con la voce completamente impastata dalle lacrime. « Tutti dicono che è normale, ma io non ne sono più così tanto sicura ».
Lui le bacia la fronte accaldata dal forte pianto.
« La paura ti rende più coraggioso, sai? »
« Com’è possibile? » chiede, alzando gli occhi azzurri – curiosi e spalancati – verso di lui.
Ridacchia della sua espressione da cucciolo e della sua tenera sorpresa.
« Non lo so. So che è così e basta » confessa, prima di tuffarsi con disperata foga sulle sue labbra.

La terra sta iniziando a coprire la bara nella quale si trova lei, bella come quando era ancora viva e calda. Per Fabian, è come se il suo cuore stesse sprofondando nelle viscere della Terra, fino a raggiungere l’Inferno. Perché in fondo, sì, preferirebbe bruciare tra le fiamme e i diavoli, piuttosto che continuare a vivere una vita senza di lei.
Si avvicina alla fossa e lì vi lancia una rosa rossa come il sangue, in segno che il suo amore spassionato sarà con lei anche nel lungo viaggio della morte.

Le coperte coprono i loro corpi nudi che si sono amati fino a qualche minuto prima. Ora sono avvinghiati l’uno nelle braccia dell’altra. Lei posa il suo capo sul petto di lui, che le accarezza la schiena bianca con una mano.
« Sposami » le dice, mentre le scosta una ciocca di capelli dal viso.
« Come, scusa? »
« Sposami » ripete, sorridendole.
Marlene lo guarda aggrottando le sopracciglia e si puntella su un gomito per poterlo guardare meglio negli occhi verdi.
« Fai sul serio? »
« Come potrei scherzare su una cosa del genere, McKinnon? »
« Io... tu... » sembra confusa. Nemmeno lei sa cosa sta dicendo. « Davvero vuoi sposarmi? Con tutto il casino che sta succedendo? »
« Io ti amo. Tu mi ami? » chiede, ma non le da nemmeno il tempo di annuire che prosegue: « Voglio passare il resto della mia vita con te, Marlene McKinnon e, sinceramente, non me ne fotte niente di tutto il casino che c’è fuori. Io voglio te e me, per sempre ».
« Tu sei pazzo! » esclama lei, scoppiando a ridere.
« E’ un sì? » domanda speranzoso, allargando gli angoli della bocca in un sorriso quasi ridicolo.
« Sì » annuncia lei, dopo un breve istante di silenzio. « Sì, ti sposo ».

« Non abbiamo fatto in tempo a sposarci... » mormora lui, davanti ad un bicchiere di Vino Elfico.
Il suo sguardo è vuoto e perso davanti a sé. Non sa nemmeno perché l’ha detto, perché sta continuando a portare la sua mente sui ricordi di lei insieme a lui. Non ne capisce il motivo. Si sta solamente facendo del male, pensando a tutte le cose che ha avuto e che ora ha perso, a tutte le cose che avrebbe potuto avere ancora e che ora non avrà più.
« Non importa. Vi siete amati » gli risponde una voce amica, ma che non riesce a capire a chi appartiene.
In fondo non gli importa con chi sta parlando, perché la vocina ha ragione.
Fabian e Marlene si erano amati moltissimo. E se anche ora non può più stringerla fra le braccia, o baciarla, o parlarle, sente che il loro amore è ancora lì a scaldargli il cuore e a dargli un motivo per continuare a vivere e a combattere.

Perché Fabian ha sempre amato quella sua aria sbarazzina e quella risata da bambina.
Perché Fabian ha sempre amato quei due nei scuri che macchiavano la pelle bianca del collo.
Perché Fabian ha sempre amato i suoi capelli biondo cenere, che non si era mai capito se fossero lisci o ricci.
Perché Fabian ha sempre amato i suoi occhi azzurri e vivaci, che avrebbero illuminato anche il più buio dei posti.
Perché Fabian ha sempre amato farla arrabbiare, perché adorava vedere le sue gote arrossarsi.
Perché Fabian aveva amato Marlene McKinnon, non appena l’ha vista.


Revisione del 04/05/2015


 

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