Ritrovarsi

di bik90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** Incontri e problemi ***
Capitolo 4: *** Pettegolezzi e gelosie ***
Capitolo 5: *** Dolore di ricordi ***
Capitolo 6: *** Incontri ravvicinati ***
Capitolo 7: *** Sport ***
Capitolo 8: *** Verità celate ***
Capitolo 9: *** La prima bugia ***
Capitolo 10: *** Vittorie ***
Capitolo 11: *** Gelosia inaspettata ***
Capitolo 12: *** Così vicine ***
Capitolo 13: *** Undici ***
Capitolo 14: *** Piccoli sensi di colpa ***
Capitolo 15: *** Lontananza ***
Capitolo 16: *** Rivelazione inaspettata ***
Capitolo 17: *** Rassicurazioni ***
Capitolo 18: *** Paure ***
Capitolo 19: *** Festival ***
Capitolo 20: *** Gita al mare ***
Capitolo 21: *** Turbamenti ***
Capitolo 22: *** Il primo bacio ***
Capitolo 23: *** Quando la verità fa male ***
Capitolo 24: *** Partenze ***
Capitolo 25: *** Brividi e gemiti ***
Capitolo 26: *** Dolore e piacere ***
Capitolo 27: *** Rifiuto degli amici ***
Capitolo 28: *** L'incidente ***
Capitolo 29: *** Trauma ***
Capitolo 30: *** Silenziose domande ***
Capitolo 31: *** Miglioramenti ***
Capitolo 32: *** Vendetta trasversale ***
Capitolo 33: *** Il dolore dei segreti scoperti ***
Capitolo 34: *** Dolore ***
Capitolo 35: *** Dimissioni ***
Capitolo 36: *** Ritorno a scuola ***
Capitolo 37: *** Papà ***
Capitolo 38: *** Emily ***
Capitolo 39: *** Rivelazione ad un'estranea ***
Capitolo 40: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


Era notte ma non faceva freddo. La sua moto sfrecciava nel traffico notturno superando tutte le auto incolonnate e portandosi alla testa del passaggio. Fu la prima a partire quando il semaforo segnò il verde e rombò con vigore come se fosse viva. Erano in due e i loro volti erano completamente nascosti dai caschi integrali che indossavano. Dalle fattezze, però, si comprendeva che erano due ragazze; di quella che guidava si vedevano i lunghi capelli neri oscillare al vento. Quella che le stava dietro si reggeva al suo corpo sperando che l’amica si fermasse presto. Si fidava di lei ma sapeva anche che era molto spericolata, lo aveva imparato a sue spese. Improvvisamente la moto si fermò ed entrambe scesero. Si tolsero i caschi tenendoli sottobraccio e si avvicinarono alla ringhiera dalla quale potevano contemplare tutta la città. Si trovavano su una piccola collina. La ragazza dai corti capelli rossi rivolse all’altra un sorriso radioso.
<< E’ bellissimo qui >> disse sporgendosi per vedere meglio.
Da quell’altezza riusciva solo a distinguere le luci delle auto e i rumori le giungevano ovattati.
<< Ci venivo sempre con mia madre >> rispose l’amica passandosi la mano libera tra i lungi capelli neri come l’ebano.
<< Sicura di voler restare qui? >> le chiese la rossa sapendo quanto fosse difficile per lei quella situazione.
La vide annuire mentre chinava il capo.
<< E’ l’unica soluzione che abbiamo >> si limitò a dire senza nessun tono particolare.
Questa volta anche l’altra fu costretta ad annuire. La sua era stata una domanda sciocca. Si avvicinò all’amica e l’abbracciò facendo cadere per terra i caschi. Doveva molto a quella ragazza, ora come ora rappresentava il suo unico punto di riferimento.
<< Ti voglio bene, Natsuki >>.
 
La mattina si prospettava grigia, forse avrebbe piovuto. Shizuru osservò il cielo plumbeo attraverso il vetro della sua camera e sospirò. Quel tempo le metteva tristezza. Finì di vestirsi e scese al piano inferiore per prepararsi la colazione e il pranzo. Da diversi anni ormai viveva da sola, da quando, cioè, i suoi genitori si erano trasferiti per affari in un’altra città. Lei era rimasta per finire il liceo e poi molto probabilmente li avrebbe raggiunti. Più volte le era passato per la testa di vendere la piccola villetta divenuta troppo grande per lei sola e acquistare un appartamento più consono alle sue esigenze, per i suoi genitori non sarebbe stato un problema, ma poi aveva sempre lasciato perdere. Troppi ricordi la legavano a quelle mura e a quella strada, ancora non era pronta a separarsene. Anche se erano trascorsi cinque anni, sperava di rivederla. Forse il fatto di non averle detto addio era la causa di questo suo malessere. Finì di bere il suo tè e lavò le stoviglie sporche. Per lei non era mai stato un problema occuparsi delle faccende domestiche, cucinare, lavare, stirare; essendo la figlia di un facoltoso imprenditore, i suoi genitori le avevano fin da bambina fatto seguire dei corsi di galateo e simili al fine di renderla perfettamente presentabile. E Shizuru non aveva deluso le loro aspettative. Al liceo aveva la media più alta dell’istituto, era la presidentessa del consiglio studentesco, era tenuta in considerazione da tutti i professori, le studentesse la vedevano come un modello da imitare, gli studenti la invitavano frequentemente a uscire con loro. Prese il suo zaino lasciato nella camera da letto e uscì. Chiuse a chiave la porta di casa e s’incamminò per le strade che l’avrebbero portata a scuola. Ben presto le prime voci che la salutavano iniziarono a farsi sentire. Lei rivolgeva a chiunque un sorriso gentile e un gesto con la mano in segno di saluto. Raramente si fermava a parlare con qualcuno e quando lo faceva era sempre impeccabile. Persino il suo semplice camminare ispirava eleganza. D’un tratto si fermò davanti una villetta della sua strada notando le persiane alzate e il cancello aperto.
Saranno i soliti affittuari, pensò con una nota triste abbassando leggermente il capo e riprendendo il suo percorso. Improvvisamente sentì delle voci provenire dall’interno.
<< Natsuki, muoviti! Non possiamo essere in ritardo il primo giorno! >>.
<< Ma cosa ti urli? >> disse una seconda voce << Ti ho sentito e siamo in perfetto orario. Tanto prendiamo la moto >>.
La porta di casa si aprì facendo uscire una prima ragazza con i capelli rossi.
<< Ma come con la moto? >> chiese questa leggermente delusa << Pensavo che saremmo andate a piedi! Ho visto su internet che il liceo non è molto distante >>.
<< Sì, sì certo! >> le rispose la stessa ragazza bruscamente venendo fuori << Non rompere! >>.
Le lanciò il suo casco integrale salendo a cavalcioni del suo mezzo di trasporto e mettendo in moto.
<< Solo per questa volta però! >> esclamò la rossa salendo dietro di lei.
Partirono con un rombo sordo e non si accorsero della figura che le stava osservando.
Shizuru dovette appoggiarsi ad un’auto parcheggiata mentre riprendeva fiato. Nel sentire quel nome, il suo cuore le era balzato in gola.
Possibile?, si domandò tornando ad osservare la villetta, Possibile che sia davvero tu, Natsuki?
 

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Capitolo 2
*** Primo giorno di scuola ***


Le due ragazze erano in piedi fuori la presidenza da un quarto d’ora e aspettavano d’essere ricevute. Natsuki era appoggiata al muro e guardava senza attenzione i quadri appesi alle pareti mentre Mai era vicina a lei.
<< Che palle >> sbottò la mora passandosi una mano tra i capelli.
<< Natsuki per favore >> la riprese l’amica << Usa un linguaggio appropriato. Siamo in una scuola molto prestigiosa >>.
Natsuki alzò gli occhi al cielo.
<< Che palle lo stesso >> ripeté staccandosi dalla parete << Possibile che ci mettano così tanto a dirci in che classe stiamo? >>.
Mai si strinse nelle spalle. In effetti, era parecchio strano che ancora nessuno si fosse fatto vivo con loro.
<< Forse stanno ricontrollando i documenti >> disse con calma.
<< Ho voglia di una birra >>.
Lo sguardo che le lanciò la rossa le fece cambiare immediatamente idea.
<< Stavo scherzando! >> si affrettò ad aggiungere ricordando sempre troppo tardi che a Mai non piaceva che consumasse alcolici << Dai, non farmi la ramanzina per questo! >>.
<< Natsuki >> iniziò l’amica costretta a ricoprire il ruolo di genitore in quelle situazioni << Lo sai che… >>.
Le sue parole furono interrotte da una donna che si avvicinava.
<< Chi di voi è Natsuki Kuga? >> chiese.
La mora alzò la mano senza comprendere.
<< Siamo spiacenti signorina Kuga, ma i suoi documenti ancora non sono pervenuti all’istituto >>.
Natsuki guardò Mai.
<< Com’è possibile? >> domandò la rossa intromettendosi << Abbiamo fatto la domanda insieme >>.
La donna rivolse a entrambe un sorriso gentile.
<< Non c’è nulla di cui preoccuparsi >> spiegò << Sicuramente c’è stato un disguido nelle pratiche di trasferimento. Abbiamo già telefonato al vostro vecchio istituto e in un paio di giorni sarà tutto risolto >>.
<< Significa che oggi non posso frequentare la scuola? >>.
<< Sì, purtroppo finché la situazione non sarà chiarita lei non risulta una studentessa di questo liceo >>.
Il sorriso che si allargò sul volto della mora le fece comprendere che quella notizia non era sgradita.
<< Fantastico! >> esclamò Natsuki senza riuscire a trattenersi << Un paio di giorni di vacanza! >>.
<< Natsuki… >> tentò di fermarla l’amica sapendo che stava facendo una brutta figura di fronte alla segretaria. Ma la mora non la stava ascoltando. In fretta prese il suo casco da terra e le fece un cenno di saluto.
<< Ci vediamo dopo sfigata! >> le disse ridendo mentre si allontanava.
Mai si passò una mano sul volto sconsolata.
<< La scusi >> affermò cercando di tamponare la figuraccia che aveva fatto l’amica << Di solito lei non… >>.
La donna le fece un gesto con la mano per dire che non era importante. In tanti anni di lavoro aveva imparato a non lasciarsi mai andare a commenti spiacevoli su chi le stava davanti.
<< Nessun problema signorina Tokiha >> rispose << La farò accompagnare alla sua aula da Reito Kanzaki, uno degli studenti del Comitato Studentesco >>.
Detto si allontanò lasciandola sola.
 
Natsuki correva per i corridoi senza il minimo riserbo ad urlare la sua gioia per quella notizia che a suo dire era ottima. Molte ragazze si erano fermata ad osservarla e aveva attirato l’attenzione anche dei ragazzi più grandi anche se lei non ci aveva badato. L’unica cosa che in quel momento le interessava erano i due giorni di vacanza che al contrario di tutti gli altri studenti aveva ancora a disposizione.
Altri due giorni in cui non dovrò indossare questa stupida uniforme, pensò guardando di sfuggita una sedicenne che le passava accanto.
Odiava tutta quella formalità ma Mai era stata categorica sulla scelta del liceo e non aveva avuto molta voce in capitolo. Si passò le dita tra i capelli mentre intravedeva l’uscita. Sorrise parendole che avesse l’odore della libera.
<< Ehi tu! >> sentì gridare alle sue spalle.
Si voltò fermandosi. Una donna corpulenta e dai lungi capelli biondi stava venendo con passo deciso verso di lei. Natsuki la osservò inarcando il sopracciglio destro.
E questa che vuole adesso?, si chiese mentre si stringeva nelle spalle. Stava per riprendere a camminare quando fu bloccata dalla sua presa sul suo braccio. Tornò a guardarla questa volta in modo torvo.
<< Non è permesso agli studenti di correre nei corridoi >> disse lasciandola solo quando fu certa di avere la sua attenzione << E inoltre come mai non sei in classe? Le lezioni stanno per iniziare >>.
<< Ma si può sapere chi sei? >>.
Gli occhi della ragazza brillarono per qualche istante.
<< Io sono Haruka Suzushiro, Presidentessa del Comitato Esecutivo di questa scuola. Ho l’obbligo di sorvegliare che ogni studente adempia al proprio vedere >>.
<< Si dice dovere, Haruka >> disse una voce da dietro la bionda.
Natsuki dovette sporsi per poterla vedere e per poco non scoppiò a ridere. Una ragazza minuta, non più grande di lei, dai corti capelli scuri e gli occhiali aveva appena corretto la più grande.
Ma dove diavolo sono capitata?, si domandò la mora abbozzando un sorriso ironico.
<< Dovere, dovere >> si corresse Haruka. Puntò l’indice contro Natsuki << Dove stai andando? >>.
<< Via >> rispose semplicemente la sedicenne dagli occhi verdi.
<< Via? >> ripeté la bionda diventando paonazza << Non si esce prima da questa scuola >>.
<< Haruka, calmati >> le sussurrò la ragazza minuta.
Sembrano il Mignolo col Prof, pensò riferendosi al cartone che vedeva sempre da bambina.
<< Guarda ti ascolterei volentieri, davvero >> continuò Natsuki cominciando a indietreggiare lentamente << E credo che quello che tu faccia sia molto importante. Davvero molto importante. Ma io ancora non faccio parte di questa scuola! >>.
Si voltò per scappare ma andò a sbattere contro un’altra ragazza che si trovava a passare di lì.
<< Ma guarda dove cammini! >> esclamò la sconosciuta facendo finta di aggiustarsi l’uniforme.
Ma oggi capitano tutte a me!
Dalla divisa che indossa, Natsuki comprese che doveva avere un anno in meno a lei.
<< Nao Yuuki torna immediatamente in classe! >> urlò Haruka vedendo che la quindicenne stava tranquillamente passeggiando per i corridoi << E tu vieni con me in presidenza, voglio capire cos’è questa storia che foruncoli >>.
<< Farfugli >> la corresse l’amica sottovoce.
La mora chinò il capo sconsolata.
<< E’ proprio Mignolo >> decretò.
L’altra ragazza dai corti capelli rossi rise coprendosi la bocca con la mano.
<< E io che credevo che questa scuola fosse noiosa >> sentenziò << Ci sei anche tu secchioncella? >> domandò riferendosi alla ragazzina bruna.
Haruka si mise davanti alla ragazza come se volesse proteggerla.
<< Non permetterti più di offendere Yukino! >>.
Nao fece un gesto con la mano per dire che non le interessava prima di allontanarsi.
Natsuki approfittò della situazione e della momentanea disattenzione nei suoi confronti da parte della bionda per dileguarsi il più in fretta possibile. Quando Haruka si accorse che era scomparsa, era troppo tardi.
 
Mai non aveva dovuto attendere molto il suo accompagnatore. Si era appena appoggiata al muro con fare sconsolato pensando alla sua amica in giro chissà dove, quando un ragazzo le si era avvicinato.
<< Mai Tokiha? >> domandò sorridendo.
La sedicenne annuì prendendo lo zaino da terra e mettendosi il casco sotto braccio e cercando di non arrossire. La figura maschile che le stava di fronte era davvero carina.
<< Sono Reito Kanzaki >> si presentò lui tendendo una mano << Sono stato incaricato di condurti nella tua nuova classe ma prima vorrei che mi seguissi per mostrarti il nostro liceo >>.
La rossa ingoiò un groppo di saliva nel contraccambiare la stretta. Doveva dargli del lei? Non voleva passare per maleducata di fronte ad un ragazzo così cortese e soprattutto educato.
<< Puoi chiamarmi Reito >> continuò il diciottenne comprendendo il suo disagio senza smettere di sorridere.
<< Grazie Reito >> rispose finalmente la sedicenne.
Ora era pronta a seguirlo.
Mentre camminavano, il ragazzo le illustrò con calma i laboratori, la palestra, l’aula magna dove gli studenti si riunivano per discutere dei problemi all’ordine del giorno e la sala professori. Reito parlava in modo calmo e rispondeva ad ogni sua domanda dopo aver abbozzato un leggero sorriso. Quando la segretaria gli aveva dato quell’incarico, aveva pensato che sicuramente si sarebbe trovato di fronte la solita figlia di papà cui non interessava nulla delle attività extra scolastiche e invece era stato piacevolmente sorpreso. Aveva capito subito che quella ragazza non era come quelle che aveva fino a quel momento conosciuto. Era semplice, spontanea e davvero curiosa di saper tutto sulla sua nuova scuola. Indossava la sua uniforme scolastica, non un filo di trucco le coloriva il volto e gli sorrideva con sincerità. Si ritrovò a pensare che fossero rare quelle ragazze e che non avrebbe dovuto lasciarsela scappare. Infine le mostrò la sua aula.
<< Siamo arrivati >> disse decretando la fine del giro e bussando alla porta.
Mai s’inchinò leggermente.
<< Ti ringrazio molto Reito >> rispose la ragazza arrossendo quando sentì una delle sue mani posarsi sulla spalla destra.
<< E’ stato un vero piacere >> ribatté con cortesia il diciottenne << Voglio che tu sappia che per qualunque cosa puoi contare su di me >>.
La sedicenne arrossì notevolmente di fronte a quell’attenzione e fu salvata dall’arrivo della professoressa. Salutò nuovamente il ragazzo prima di entrare. In aula, si trovò di fronte a venti studenti che la fissavano. Leggermente imbarazzata, si presentò e poi la docente le indicò il banco vuoto vicino la finestra. Mai prese posto senza smettere di guardarsi intorno incuriosita.
<< L’unico che non stai guardando sono io >>.
La ragazza si voltò notando uno dei suoi nuovi compagni fissarla.
<< Tate Yuuichi >> si presentò appena ebbe la sua attenzione allungando la mano.
Mai gliela strinse cercando di sembrare simpatica, anche se la sua frase le aveva dato ai nervi non poco.
<< Ciao Tate >> rispose sedendosi.
<< Adesso hai conosciuto il più importante della classe >>.
Ma davvero?, pensò la sedicenne alzando gli occhi al cielo mentre rivolgeva il suo interesse alla spiegazione della professoressa.
Erano pochi secondi che lo conosceva e già le stava antipatico.
 
Natsuki aspettava l’amica all’uscita del liceo appoggiata alla sua moto con le braccia incrociate sul petto. Aveva trascorso la mattinata a girovagare senza meta tra le strade della città scoprendo che molte cose non erano affatto cambiate. Delle volte erano stati proprio i ricordi a guidarla. Il suono della campanella la riportò alla realtà e alzò appena il capo vedendo sciamare fuori dall’edificio gli studenti lieti di poter finalmente tornare a casa e di non dover seguire lezioni pomeridiane. Sorrise pensando che per lei quella routine sarebbe iniziata tra qualche giorno. Cercò con lo sguardo Mai e, non vedendola, tornò a fissare un punto indefinito avanti a sé.
Ma dov’è finita?, si chiese notando che i ragazzi si stavano tutti allontanando.
Tornò a sollevare i suoi grandi occhi verdi e incontrò quelli di una persona che la stava fissando con un mezzo sorriso. Improvvisamente le parve che tutto ciò che la circondava si fermasse, che smettesse di muoversi ed emettere rumore. In quel momento c’era solo lei e la ragazza che la guardava. Si accorse che il cuore le batteva ad una velocità folle nel petto e ingoiò un groppo di saliva. Non era possibile che fosse lei. Sbatté le palpebre per accertarsi che non stesse sognando. La giovane era proprio lì, in piedi sui gradini della scuola con l’uniforma che la contrassegnava come appartenente all’ultimo anno e non smetteva di sorridere nella sua direzione. Ancor prima di accorgersene, si ritrovò a sorridere a sua volta sentendosi riempire di una calda sensazione famigliare.
<< Natsuki! >> esclamò Mai saltandole al collo per abbracciarla.
Nell’attimo in cui lo fece, lo strano incantesimo che si era creato, si ruppe e tutto intorno alla mora riprese a scorrere normalmente. Si sciolse dalle sue braccia arrossendo.
<< Quante volte ti ho detto che non devi farlo? >> esclamò passandosi una mano tra i capelli.
Mai rise sapendo che lo faceva sempre quando era imbarazzata.
<< Scusa! >> rispose la rossa << Che cosa fissavi così intensamente? >>
<< N…niente >> disse Natsuki abbassando gli occhi per un attimo facendo finta di cercare il casco.
L’amica si voltò nella direzione in cui stava guardando la sedicenne dagli occhi verdi ma non riuscì a comprendere cosa avesse colpito la sua attenzione.
<< Tu piuttosto >> affermò l’altra cambiando argomento << Come mai ci hai messo tutto questo tempo? >>.
Mai sorrise portandosi una mano dietro la nuca.
<< Mi sono fermata qualche minuto più in classe per prendere nota di tutti i libri che dovremmo acquistare >>.
Anche se non poteva vederla a causa del casco integrale appena indossato, Natsuki alzò entrambe le sopracciglia sospirando. Certe volte quella ragazza era davvero una palla. Salì cavalcioni sulla moto mettendo in moto e aspettando che l’amica facesse lo stesso. Prima di partire, guardò nuovamente in direzione del portone del liceo ma non c’era più nessuno.

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Capitolo 3
*** Incontri e problemi ***


Shizuru camminava sulla strada del ritorno per casa col cuore che non accennava a rallentare i battiti. Ogni tanto era stata costretta a fermarsi e respirare profondamente mentre si portava una mano sul muscolo cardiaco e sorrideva. Non se l’era immaginata, l’aveva vista veramente.
Natsuki.
Era lei, l’avrebbe riconosciuta tra mille altre ragazze della sua età. Il suo sorriso, il colore dei suoi occhi, i capelli scuri, i lineamenti del volto; era esattamente come aveva molto spesso ipotizzato che fosse diventata. Non la vedeva da cinque anni e non era trascorso giorno che non avesse pensato a lei. Era diventata una splendida ragazza; magra, alta con uno sguardo vivace e un sorriso furbo. Lentamente rallentò il passo notando la moto parcheggiata fuori la villetta dove tante volte avevano giocato insieme da bambine. Si avvicinò e iniziò ad accarezzarla pensando che fosse la sua. Voltò gli occhi verso l’abitazione senza smettere di sorridere. Era tornata davvero.
Quando, qualche ora prima, Haruka era piombata da lei come una furia farfugliando qualcosa a proposito di una nuova studentessa, Shizuru si era improvvisamente ricordata dei fascicoli che aveva letto una settimana prima riguardo un paio di ragazze che avevano fatto domanda di trasferimento. Non essendo cose di cui si occupava il consiglio studentesco, si era limitata a mettere un timbro d’approvazione senza nemmeno controllare i nomi delle nuove studentesse. L’amica dai lunghi capelli biondi l’aveva accusata di superficialità, di non averla avvisata e di averle fatto fare una brutta figura. Gentilmente la ragazza dai capelli castani si era scusata sentendosi travolgere da mille sensazioni mentre collegava gli eventi. In quel momento nemmeno le peggiori accuse avrebbero scalfito la sua felicità.
Entrò in casa e corse nella sua stanza. Si gettò sul letto senza nemmeno togliersi le scarpe e sospirò osservando il soffitto. Nessuno avrebbe potuto farle regalo più gradito del ritorno di quella ragazza. Si voltò di fianco per prendere la foto che aveva poggiato sul comodino e tornò a stendersi con la schiena appoggiata al materasso. Credeva che non l’avrebbe più rivista, che il suo sarebbe rimasto solo un bellissimo ricordo custodito nel cuore e invece si era sbagliata. Lei era lì a pochi metri dalla sua casa; se non ci fossero state le mura a dividerle avrebbe potuto allungare una mano e toccarla. Rise affondando il volto nel cuscino come una bambina. Improvvisamente le tornò alla mente l’abbraccio della ragazza rossa che aveva distolto la mora dal suo sguardo e un moto di gelosia l’agitò involontariamente mentre le gote le diventavano rosse.
Chi poteva essere? Aveva fatto la domanda insieme alla ragazza che conosceva e presupponeva vivessero insieme. Un’invida profonda le invase il corpo riflettendo su cosa potesse rappresentare per lei, su cosa le unisse, su quali segreti si confidassero durante la notte. Forse dividevano anche il letto. Scosse il capo. Natsuki non avrebbe mai fatto una cosa simile. Ricordava che fin da bambina era orgogliosa e introversa, non permetteva a nessuno di avvicinarsi. Shizuru era l’unica che potesse dire di aver visto il suo lato più nascosto. Il suo cuore di fermò per un attimo pensando che erano trascorsi cinque anni da quando l’aveva vista l’ultima volta. Potevano essere cambiate parecchie cose, soprattutto lei poteva non essere quella che ricordava. Una fitta di dolore le attraversò il petto e si affrettò a scacciare quel pensiero. No, non era possibile che fosse così. Si rifiutò categoricamente di prendere in considerazione una simile eventualità nascondendola nel profondo del suo cuore. Era lì, non poteva lasciarsela scappare. Non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via di nuovo, compresa la ragazza della sua stessa età che le ronzava intorno. La sedicenne era solo sua.
Natsuki, pensò dolcemente, Non ti lascerò più andare.
 
Prima di pranzare Mai raccontò all’amica il suo primo giorno nella nuova scuola. Era entusiasta ma Natsuki, invece, la ascoltava senza interesse completamente presa dai suoi pensieri e da ciò che aveva visto. Ricordi del suo passato si affacciavano senza sosta nella sua mente facendole provare sensazioni diverse. Era così strano, eppure quel sorriso era davvero il suo. Nonostante non la vedesse da cinque anni non aveva esitato un attimo a riconoscerla. Si gettò sul divano passandosi una mano sulle tempie e non si accorse che l’amica dai capelli rossi la stava fissando.
<< E’ tutto a posto? >> le domandò avvicinandosi.
La mora si limitò ad annuire mentre quelle mura le parlavano di un tempo in cui la sua era una vita normale. Poteva addirittura dire di essere stata una bambina felice. Mai non osava aggiungere altro rendendosi conto che quella casa non poteva fare lo stesso effetto a entrambe. Per lei era completamente nuova, la trovava una bella e spaziosa abitazione, luminosa con un giardino che, se curato, sarebbe stato molto carino. Essendo arrivate il giorno precedente molto tardi, non aveva ancora avuto modo di vedere tutti le stanze ma nel pomeriggio era intenzionata a porvi subito rimedio. L’abitazione era divisa in zona giorno al piano terra e zona notte al primo piano. Una scala a chiocciola collegava quest’ultimo con la soffitta. Passò velocemente gli occhi sui mobili che avevano lasciato i vecchi affittuari mentre si portava in cucina. Nel salone c’era un vecchio divano e un tappeto logoro vicino al camino. I mobili della zona per preparare da mangiare erano usati ma potevano ancora andare, i sanitari parevano, contrariamente al resto, nuovi. Preparò velocemente dei panini tornando da Natsuki. Pranzarono in silenzio, ognuna immersa nei propri pensieri. Mai si mise ad osservare tutti gli scatoloni che ancora dovevano disfare e sospirò cercando lo sguardo dell’amica che però fissava un punto della mensola del camino. Per lei non doveva essere semplice vedere com’era cambiata la casa dove aveva vissuto fino all’età di undici anni. Da quello che le aveva raccontato, edificio aveva ospitato parecchie famiglie in quell’arco di tempo e non tutte erano brave persone. Si poteva capire chiaramente da come avevano lasciato incolto il giardino disseminato di erbacce e dalla staccionata rovinata. Le posò una mano sulla spalla cercando di riportarla alla realtà e le sorrise. Non voleva che pensasse troppo al passato, farlo la metteva sempre di cattivo umore e un velo di tristezza le copriva gli occhi. Le propose di aiutarla a pulire e a mettere a posto per tenerla impegnata ma la sedicenne dai capelli scuri non la ascoltò nemmeno. Salì i primi gradini che portavano al piano superiore.
<< Vado a farmi una doccia >> disse semplicemente senza guardarla.
Mai non poté fare altro che annuire e osservarla sparire dalla sua visuale.
 
Sotto la doccia fredda, Natsuki era scossa da una moltitudine di brividi. Appoggiò entrambe le mani sulle mattonelle bianche del bagno e s’impose di resistere. Chinò il capo mentre il getto continuava a colpirla e fece dei lunghi respiri. Perfino osservare l’acqua scomparire nello scarico le faceva venire in mente qualcosa del passato. Non pensava che sarebbe stato così difficile tornare, eppure era stata proprio lei a proporre alla ragazza dai capelli rossi di compiere quel passo. Le condizioni economiche in cui velocemente erano cadute le avevano fatto prendere quella decisione prima di veder naufragare anche Mai. Non poteva permettersi di perdere anche lei. Chiuse l’acqua e si avvolse nell’asciugamano guardandosi allo specchio. Era stanca, quella notte aveva dormito molto poco, la rossa le aveva riferito di essersi agitata parecchio nel sonno, sentendosi travolgere da tutta l’ansia che aveva covato da quando avevano deciso di tornare a vivere a Tokyo. L’amica non c’era mai stata, per lei quella città non significava niente. Per lei, invece, significava fare non solo un tuffo nel passato ma sguazzarci dentro. Quando suo padre l’aveva portata via, aveva pensato che non avrebbe più rivisto quel quartiere, quelle strade, che non avrebbe più contemplato i grattacieli che da bambina la facevano sognare. Aprì la finestra e osservò le villette che si estendevano a perdita d’occhio. Da viva, sua madre le diceva sempre che quello era un quartiere tranquillo, che non sarebbe mai potuto accadere qualcosa di brutto e proprio per questi motivi lei e l’uomo l’avevano scelto quando avevano scoperto di aspettare un bambino. Però qualcosa di orrendo era accaduto. Si recò nella stanza in cui aveva dormito con Mai dividendo il letto e la osservò. Diversi anni prima era stata la sua cameretta. Vederla adesso, completamente spoglia dell’arredo scelto dalla donna, con solo una scrivania, un letto singolo e un armadio, le fece sentire una stretta al cuore. Si sedette sul materasso prendendosi la testa con entrambe le mani e scoppiò in lacrime. Ora che non la stava vedendo nessuno, poteva permettersi di piangere.
Dobbiamo restare qui, si disse l’attimo dopo asciugandosi il volto e dandosi della sciocca per quel gesto, Non abbiamo altra soluzione.
Disperarsi non avrebbe migliorato la situazione, anche se il dolore che provava nel vedere come gente sconosciuta aveva ridotto la sua casa non poteva essere cancellato con un colpo di spugna. Respirò profondamente sentendo il suo corpo tremare e si alzò in piedi cercando la valigia con i suoi abiti. Il giorno precedente erano entrambe così stanche da non aver badato a cosa mettevano dove.
<< Oh, che palle! >> esclamò capendo che ciò che cercava era al piano inferiore.
Velocemente avvolse i lunghi capelli in un altro asciugamano e scese.
 
Mai si stava dando da fare per rendere almeno presentabile la zona giorno. Non che aspettassero delle visite ma sua madre le aveva sempre insegnato a tenere ben pulita la casa. Aveva spostato gli scatoloni e aveva iniziato a lavare e spolverare rendendosi conto che una mano in più le avrebbe fatto comodo. Gettò una veloce occhiata alle scale e sospirò passandosi una mano sulla fronte. Anche se provava il desiderio di chiamare a gran voce l’amica, resistette all’impulso mordendosi il labbro inferiore. Per un attimo pensò d’aver sbagliato ad accettare di venire a vivere a Tokyo, avrebbe dovuto comprendere che dietro quella maschera di ghiaccio che Natsuki indossava con chiunque, si celasse in realtà un dolore non ancora superato, un dolore che adesso si stava riacutizzando e che minacciava di travolgerla. Si ricordò la prima volta che l’aveva vista, così simile ad un animale ferito e spaventato e a come fosse stato difficile fare amicizia con quella ragazzina che guardava tutti con sguardo truce. Poi, col trascorrere degli anni, era diventata l’unico punto fermo della sua vita. Sorrise riflettendo su quanto fosse imprevedibile la vita. Suo padre glielo ripeteva in continuazione. Si bloccò di colpo mentre il pensiero dei genitori l’attraversava come una lancia. Inghiottì un groppo di saliva posando le mani in grembo e una lacrima solitaria le rigava il viso. Si alzò per cercare un fazzoletto quando qualcuno bussò alla porta. Dopo essersi avvicinata alla porta, sbirciò dall’occhio magico rimanendo leggermente stupita.
<< Sì, chi è? >> domandò.
<< Mi chiamo Shizuru Fujino e abito nella villetta a pochi metri da voi >>.
Mai le aprì senza smettere di avere un’aria perplessa.
Shizuru Fujino?, ripeté tra sé pensando a dove aveva già sentito quel nome.
<< Piacere di conoscerti >> le rispose la sedicenne stringendole la mano << Io sono Mai Tokiha >>.
<< Ho portato dei dolci di benvenuto >> continuò la diciottenne sollevando leggermente il vassoio coperto dalla carta argentata nascondendo accuratamente la gelosia che stava strisciando dentro di lei nel vederla.
<< Oh, grazie. Sei molto gentile Shizuru-san >> affermò la rossa facendola accomodare in casa << Ehi Natsuki! >> urlò subito dopo << Scendi, abbiamo visite! >>.
Non avendo nessuna risposta, scosse il capo abbozzando un sorriso.
<< La mia coinquilina è sotto la doccia >>.
Shizuru le sorrise con gentilezza e Mai si ritrovò a pensare che la persona che aveva davanti doveva esercitare sugli altri un carisma non indifferente. Notò che indossava, mentre si sedeva la divisa del suo liceo e che una fascia rossa le cingeva il braccio sinistro. Comprese che quella ragazza di diciotto anni altri non era che la Presidentessa del Consiglio Studentesco.
<< Mi spiace, Shizuru-san >> disse la sedicenne << Ma posso offrirti solo un bicchiere d’acqua. Siamo arrivate solo ieri sera e come puoi notare, abbiamo molto lavoro da fare prima di poter fare inviti >>.
L’altra ragazza si guardò intorno e in cuor suo paragonò l’aspetto attuale del salone con quello che aveva quando Natsuki viveva lì con i genitori.
<< Sono sicura che Mai-san farà un ottimo lavoro >> rispose infine con cortesia.
<< Ehi, Mai hai visto la valigia con i miei… >>.
Entrambe si voltarono in direzione della voce e videro la terza ragazza, avvolta solo da un asciugamano, sulla soglia del salone mentre diventava rossa per l’imbarazzo.
<< Natsuki! >> esclamò la rossa pensando che l’amica non ne faceva mai una buona.
<< Shi…Shizuru! >> gridò la mora osservando solo la nuova arrivata.
Mai guardò alternativamente prima Natsuki e poi la presidentessa notando immediatamente che l’amica non aveva usato suffissi di alcun genere per chiamare la nuova arrivata. Come faceva a sapere il suo nome?
<< Vedo che Natsuki mi ha riconosciuto >> rispose con calma la diciottenne mascherando la felicità che provava in quel momento.
<< Vi conoscete? >> chiese la sedicenne dai capelli rossi.
Shizuru annuì alzandosi in piedi senza staccare gli occhi dalla mora.
<< E’ meglio se vai a vestirti, Natsuki >> le consigliò con un sorriso sulle labbra << Nessuno vorrebbe che ti prendessi un raffreddore >>.
Ancor più rossa di prima, la sedicenne si affrettò a prendere dalla propria valigia le prime cose che le capitarono in mano e scappò al piano superiore senza nemmeno salutare.
<< Perdonala >> disse Mai con aria sconsolata che ancora non aveva compreso bene cosa le unisse << Di solito è anche peggio >>.
Shizuru rise sottovoce con educazione, poi guardò il suo orologio da polso.
<< Perdonami tu, Mai-san >> rispose << Devo proprio scappare adesso, non mi sono accorta che fosse già così tardi >>.
La sedicenne le aprì la porta di casa ringraziandola nuovamente per i dolci e raggiunse l’amica che si stava vestendo nella sua stanza.
<< Non mi avevi detto di conoscere la Presidentessa del Consiglio Studentesco della nostra scuola >> affermò mentre lei si metteva le scarpe.
Natsuki la guardò con aria interrogativa.
<< La ragazza di prima >> continuò Mai alzando gli occhi al cielo.
Possibile che fosse sempre così sbadata.
<< Ah, Shizuru! >> rispose la ragazza dagli occhi verdi << A proposito dov’è? >>.
<< E’ andata via, ha detto che aveva… >>.
L’amica non ascoltò oltre fiondandosi per le scale. Spalancò l’uscio e la vide svoltare l’angolo.
<< Ehi Shizuru aspetta! >> disse correndo verso di lei << Shizuru! >>.
La diciottenne si fermò voltandosi nella sua direzione e attese che la raggiungesse.
<< Natsuki deve avere una cosa molto importante da dirmi se sta urlando in questo modo >> affermò mentre l’altra riprendeva fiato.
In quel momento la mora si rese conto di non sapere nemmeno lei perché era andata a cercarla. Arrossì violentemente abbassando lo sguardo.
<< Io, veramente non… >>.
<< Cosa c’è Natsuki? >> le chiese Shizuru gioendo di quel gesto inaspettato e incomprensibile per la sedicenne.
<< N…niente, scusami >> rispose infine la ragazza facendo per andarsene.
Improvvisamente Shizuru la abbracciò stringendola come avrebbe voluto fare dal primo momento e respirando il suo odore. Natsuki la lasciò fare ma non riuscì a contraccambiare mentre una sensazione familiare si faceva strada nel suo corpo e nella sua mente. In quella posizione poteva sentire il cuore dell’altra battere alla stessa velocità del suo.
<< Bentornata Natsuki >> le sussurrò semplicemente in un orecchio la più grande sorridendo.
Sciolse la sedicenne dalle sue braccia e si allontanò. Per parecchio tempo la mora rimase immobile a fissare le spalle della sua figura aspettando che quel senso di calore le passasse.
 
Natsuki rientrò in casa e trovò Mai seduta intorno al tavolo della cucina che mangiava i dolci preparati dalla diciottenne.
<< Assaggiane uno >> le disse indicandoli << Sono buonissimi >>.
<< Non c’è acqua calda >> rispose invece la mora poggiando le mani sullo schienale della sedia vuota.
Mai sospirò con aria afflitta mettendo da parte il vassoio e scrisse qualcosa sulla sua agenda.
<< Ci sono diversi problemi in questa casa >> affermò infine.
<< Non sapevo che fosse ridotta così male >> si difese Natsuki stringendo con forza la spalliera fino a far diventare bianche le nocche.
L’amica alzò gli occhi verso di lei.
<< Non ti sto dando la colpa di niente, Natsuki >> la tranquillizzò la rossa con un leggero sorriso << Quello che hai fatto tu non l’avrebbe fatto nessun altro >>.
La sedicenne dai lunghi capelli scuri si limitò ad annuire. Sapeva che, nonostante tutto, le cose non si sarebbero aggiustate da sole. Doveva trovare un modo per risollevare entrambe.
<< Troverò una soluzione >> disse dopo un lungo attimo di pausa << Te lo prometto >>.
Mai le rivolse un sorriso mentre cercava la sua mano per poterla stringere.
<< Lo so >> rispose << Io mi fido di te >>.
 
Correva con la moto nella periferia della città cercando il modo per sistemare i problemi economici che avevano lei e Mai. Suo padre le passava un buon assegno di mantenimento tutti i mesi ma non bastava a risolvere le falle che aveva la sua vecchia casa. Non vedendolo e non parlandoci da quattro anni non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea di telefonarlo per metterlo al corrente di ciò che stava accadendo. Una mail le era bastata per comunicargli che avevano entrambe deciso di trasferirsi a Tokyo. Quello che avevano lasciato i genitori a Mai era stato quasi del tutto usato per saldare i debiti con l’ospedale e poi c’erano state le spese del viaggio, dell’iscrizione alla nuova scuola, le divise e i libri. Le faceva male dirlo, ma stavano col culo per terra.
Aumentò la velocità senza preoccuparsi di essere in curva e superò una macchina. Era brava al volante, aveva sempre avuto un talento per guidare le moto e poi erano un paio d’anni che si era fatta quel regalo. A scuola le avevano insegnato che la velocità era una cosa astratta, che non poteva essere rappresentata; per lei era, invece, una corsa con la due ruote. Sentire il vento scompigliarle i capelli era una sensazione che la faceva sentire bene e in pace con se stessa. Ripensò a quello che aveva provato quando Shizuru l’aveva abbracciata e si diede della stupida. Non vedeva quella ragazza da cinque anni e, invece di farsi tutte quelle paranoie, avrebbe dovuto essere semplicemente felice di aver rincontrato una persona che conosceva. Forse uno dei pochi visi amici che ricordava. Accelerò ancora, questa volta quasi con rabbia e fu sorpresa di vedere due moto superarla improvvisamente. Era talmente immersa nei suoi pensieri da non averle nemmeno sentite arrivare. Prendendo la cosa come un fatto personale, decise di inseguirle e rendere loro pan per focaccia. Velocemente si portò al loro fianco e senza esitazione li superò per proseguire la sua strada senza voltarsi indietro. Poteva sentire i rombi dei loro motori ad una certa distanza da lei e ne gioiva. Nessuno poteva competere con lei. Sorrideva compiaciuta quando notò un ragazzo che si stava sbracciando per farle segno di fermarsi. La ragazza ubbidì scendendo dalla moto dopo aver messo il cavalletto. Si tolse il casco voltandosi verso la figura maschile.
<< Ma tu non sei Kuu! >> esclamò il ragazzo avvicinandosi.
In quel momento arrivarono anche i due che Natsuki aveva superato. Il primo cavalcava una moto rossa fiammante mentre quella del secondo era completamente nera.
<< Non sai cosa ci è capitato Mamoru! >> disse quella che doveva essere una ragazza togliendosi anche lei il casco e rivelando una cascata di riccioli biondi.
<< Penso di averne una vaga idea >> rispose il ragazzo gettando una veloce occhiata alla mora mentre il terzo motociclista si avvicinava al gruppo.
<< Bella moto >> disse la sedicenne dagli occhi verdi indicando quella nera della ragazza.
Lei le rivolse un sorriso raggiante.
<< Grazie, anche la tua non è male >>.
<< Non è male affatto >> affermò Mamoru osservandola << E anche tu sei in gamba. Se sei riuscita a superare Kuu, senza difficoltà hai tutta la mia ammirazione >>.
<< E’ stata solo fortuna! >> esclamò Kuu indignata.
<< Che c’è, ti brucia la sconfitta? >> la stuzzicò Natsuki gongolando.
<< Ehi, calmatevi adesso >> disse il quarto ragazzo che non aveva mai parlato << Kuu, accetta la sconfitta >>.
La bionda chinò il capo con aria afflitta.
<< Tu, invece, ce l’hai un nome? >>>.
<< Natsuki >> rispose la mora.
<< Bene Natsuki, io sono Chikao. Ci sai fare con la moto, ti andrebbe di fare qualche gara? >>.
La sedicenne lo guardò a lungo prima di rispondere. Era un ragazzo dall’aspetto massiccio, spalle e braccia possenti che nemmeno il giubbotto da motociclista riusciva nascondere.
<< Gare clandestine? >> domandò.
<< Oh, non ci piace questo termine >> s’intromise Kuu << Diciamo che siamo dei ragazzi con lo stesso hobby in comune. È un reato questo? >>.
<< Penso di no >> disse Natsuki decidendo di stare al gioco.
<< Ben detto >> riprese Mamoru stringendole la mano << Domani sera vediamoci qui, ti faremo conoscere gli altri e se sarai brava come oggi ci saranno anche dei premi >>.
Le strizzò l’occhio in segno d’intesa e la sedicenne sorrise comprendendo a cosa si riferisse.
Aveva appena trovato la risposta ai suoi problemi.

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Capitolo 4
*** Pettegolezzi e gelosie ***


La mattina successiva Mai si preparò per andare a scuola e prima di uscire gettò una veloce occhiata alla camera più grande che aveva deciso di lasciare all’amica. quando era uscita per farsi un giro in moto, lei ne aveva approfittato per preparare le rispettive stanze. Anche se Natsuki non l’aveva ringraziata per averle fatto trovare il letto allestito e le sue cose vicino l’armadio, sapeva che era felice che ci fosse qualcuno che si prendesse cura di lei in quel modo. Non l’avrebbe mai ammesso, ma avevano bisogno l’una dell’altra. Avevano condiviso molto e ognuna era diventata il punto fermo dell’amica, solo insieme avrebbero potuto superare quello che le aveva colpite. Si morse per un attimo il labbro indugiando sulla sua figura sotto le coperte che dormiva pensando che Natsuki stava rivivendo tutto per la seconda volta. Se per lei era difficile, per la mora lo era ancor di più. Per questo era lieta di tutto quello che faceva per loro e non era interessata a dei ringraziamenti formali. Quella ragazza le stava donando la sua presenza. Sarebbe potuta essere da qualunque parte e invece era lì con lei per non lasciarla sola, per farle capire che anche per lei erano importanti gli anni trascorsi insieme.
<< Natsuki io vado a scuola >> disse alla fine dopo aver valutato se svegliarla a meno << Mi raccomando, cerca di non dormire tutto il giorno >>.
L’amica le rispose semplicemente con un brontolio sommesso ma non diede altri segni di vita. Mai scosse il capo correndo giù. Una volta fuori casa, involontariamente si ritrovò a cercare con gli occhi la loro vicina ma poi, dopo una veloce occhiata al suo orologio da polso, iniziò a correre per cercare di arrivare a scuola puntuale. Natsuki non le aveva dato alcuna spiegazione su come facesse a conoscere Shizuru Fujino, le poche cose che sapeva le aveva dedotte da sola. La sua amica era un tipo riservato e chiuso che a fatica riusciva ad aprirsi perfino con lei che aveva diviso lo stesso tetto per tanti anni. Aveva un carattere schivo e solitario che la portava a preferire la compagnia della sua moto a quella delle persone e a non parlare mai dei suoi problemi pensando a come poterli risolvere da sola. Anche il giorno precedente, quando le aveva fatto presente dei problemi che c’erano in casa, Natsuki le aveva risposto che avrebbe trovato una soluzione. Non loro ma lei. L’avrebbe fatto da sola, come era abituata ad agire, come le aveva insegnato suo padre. A nulla erano valsi gli insegnamenti che in quegli anni aveva condiviso con la rossa e la sua famiglia; la sedicenne dagli occhi verdi continuava a fare di testa propria. Scosse il capo affrettandosi e quasi non si accorse di due ragazze che la stavano chiamando. Alzò lo sguardo verso di loro riconoscendole. Frequentavano la sua stessa classe.
<< Ciao Mai >> disse quella con gli occhiali dopo averla raggiunta.
<< Chie e Aoi, giusto? >> chiese la rossa per evitare brutte figure.
La ragazza dai capelli castani annuì sorridendo e continuarono la loro strada verso il liceo.
<< Non vuoi farci conoscere la tua amica misteriosa? >> domandò ad un certo punto Chie senza guardarla.
<< Chi, Natsuki? >> chiese Mai sorpresa da fatto che la ragazza la conoscesse. Rise leggermente << Ha avuto dei problemi con la domanda di trasferimento ma dovrebbero risolversi in un paio di giorni. Non è la mia amica misteriosa! >>.
<< Però ti viene a prendere con la sua moto >>.
<< Com’è romantico >> sospirò Aoi.
Il volto della sedicenne divenne più rosso dei suoi capelli mentre si portava una mano dietro la nuca imbarazzata.
<< Non pensate a niente di male! >> rispose riflettendo sulla reazione che avrebbe avuto la mora nel sentire quelle chiacchiere << Io e lei siamo solo amiche e presto potrete conoscerla anche voi. Non la sto certo tenendo nascosta! >>.
<< Sarà >> rispose Chie senza nascondere il suo tono deluso.
<< Buongiorno Mai-san >> la salutò improvvisamente Shizuru passando accanto al trio.
<< Sh…Shizuru-san! >> esclamò la sedicenne che non l’aveva vista << Buongiorno! >>.
La diciottenne le sorrise prima di superarla e continuare il suo cammino. Intorno a lei uno stuolo di ragazzi e ragazze facevano a gara per rivolgerle un saluto ed essere contraccambiati. La Presidentessa, però, sembrava non avere occhi per nessuno.
Chie e Aoi si scambiarono un breve sguardo prima di tornare alla carica.
<< La nostra Mai conosce la Presidentessa del Consiglio Studentesco >> costatò la bruna sistemandosi gli occhiali su naso << Che onore essere salutati da lei >>.
<< Ma cosa state dicendo?! >> disse la sedicenne dai capelli rossi iniziando a sperare di arrivare il prima possibile in classe.
<< Shizuru Fujino è la studentessa più in vista di tutto il liceo assieme a Reito Kanzaki >> spiegò l’altra << Alcune voci dicono che facciano coppia fissa ormai, anche se… >>.
<< Anche se? >>.
<< Sono solo malelingue >> precisò Aoi che, come tutte le altre ragazze, venerava Shizuru.
<< Si dice che non sia proprio di quella sponda >> terminò Chie.
Mai la guardò con aria interrogativa e l’altra sospirò nel comprendere che non aveva capito.
<< L’omosessualità ti dice niente? >>.
La rossa fece ancora silenzio.
<< Si mormora che a Shizuru-san piacciano le ragazze >>.
Per qualche istante nessuna parlò mentre salivano i gradini dell’edificio scolastico. Mai era immersa in alcuni pensieri che comprendevano anche Natsuki. Non voleva che l’amica si mettesse in qualche guaio per colpa della Presidentessa del Consiglio Studentesco. Se, come aveva intuito, dovevano conoscersi da prima del suo trasferimento, allora doveva fare attenzione che l’interesse, apparentemente gentile della diciottenne, non mirasse a qualcos’altro. La mora aveva la strana abitudine di riuscire sempre a cacciarsi nei guai. Stava per parlare ma fu preceduta da Chie.
<< Ovviamente Mai >> disse << Queste sono solo voci, il comportamento di Shizuru Fujino è sempre stato impeccabile e tutta la scuola cade ai suoi piedi >>.
Mai annuì capendo che in quella frase c’era la richiesta di non rivelare a chicchessia il contenuto della loro conversazione.
<< Certo, solo voci >> ripeté la sedicenne dai capelli rossi abbozzando un sorriso prima di sedersi al suo posto.
 
La campanella dell’intervallo era suonata da pochi secondi e già tutta la sua classe si era riversata fuori l’aula. Molte ragazze urlavano e correvano nel cortile sperando di riuscire a vedere almeno la fine della partita di calcio che stava disputando Reito Kanzaki. Mai scosse il capo mentre camminava da sola per i corridoi e osservava da una finestra il tifo che veniva fatto per quel ragazzo. Anche lui, come Shizuru, esercitava un fascino non indifferente sul gentil sesso di quella scuola; non era un caso se erano considerati la coppia più bella di tutto il liceo. Dopo essere uscita dal laboratorio di chimica su un piccolo balconcino, usato principalmente come sgabuzzino, osservò dall’alto i ragazzi giocare appoggiata alla ringhiera e immediatamente fu colpita da Reito. Non riusciva a staccare gli occhi da lui e dal suo corpo, doveva ammettere che era davvero molto bello. Giocava nel ruolo di capitano della squadra mentre quella che doveva essere Haruka Suzushiro, Presidentessa del Comitato Esecutivo, faceva da arbitro. Sorrise ed ebbe un tuffo al cuore nel vedere che il diciottenne aveva appena segnato un punto. Un coro di approvazione si levò dagli spalti e tutte le ragazze gridavano il suo nome.
Non staranno un po’ esagerando?, si chiese la sedicenne inarcando il sopracciglio destro.
Il fischio dell’arbitro decretò la fine della partita e immediatamente dopo suonò la campanella scolastica. Dispiaciuti, gli studenti si affrettarono a sciamare nell’edificio. Mai si voltò verso la porta ma fu richiamata da una voce maschile.
<< Mai, ehi Mai! >>.
La ragazza si sporse e vide Reito sotto il balcone che si asciugava il sudore. La salutò con la mano libera senza smettere di sorriderle.
<< Hai visto la mia partita? >> domandò.
Mai annuì.
<< Solo il tempo dell’intervallo però >> precisò << Hai segnato il goal decisivo per la vittoria della tua squadra >>.
Il diciottenne le fece segno di scendere e raggiungerlo. Nonostante la sedicenne fosse ligia al dovere, si precipitò in cortile senza curarsi del fatto che stavano per riprendere le lezioni.
<< Felice di rivederti Mai >> disse Reito dopo che l’ebbe raggiunto << Come sta andando il tuo secondo giorno di scuola? >>.
<< Bene, grazie per l’interessamento Reito-san >>.
Il ragazzo la guardò sorpreso dal tono e dal suffisso che aveva usato. Osservò intorno a sé, notando che c’erano ancora alcuni studenti che non erano rientrati e comprese.
<< Puoi chiamarmi Reito anche in pubblico e in presenza di terze persone >> affermò sorridendo del rossore generale della ragazza << Non deve essere un segreto >>.
Mai alzò gli occhi verso i suoi sentendosi imbarazzata come una bambina.
<< Se ti fa piacere ovviamente >>.
<< C…certo Reito >> rispose la sedicenne timidamente.
La mano sulla sua spalla la fece sobbalzare ma la presa era sicura e rassicurante. Si guardarono per pochi secondi in silenzio e la rossa credette di perdersi nella profondità dei suoi occhi scuri.
<< Credo…credo di dover andare adesso >> farfugliò comprendendo di dover rientrare in classe.
Reito non smise di sorridere e fece scivolare la mano lungo il braccio della ragazza fino a sfiorarle le dita.
<< Allora ci vediamo, Mai >> la salutò.
<< Sì…a presto…a presto Reito >>.
 
Natsuki attendeva Mai al solito posto questa volta, però, appoggiata alla ringhiera del cancello di un palazzo. Guardò nuovamente l’ora e sospirò. Molti studenti erano usciti ma dell’amica nessuna traccia. Snervata prese il cellulare in mano e cercò il suo numero nell’agenda.
Possibile che debba sempre farmi attendere?, pensò stizzita.
<< Ciao Natsuki >> la salutò cordialmente Shizuru avvicinandosi.
<< Shizuru, ciao! >> rispose la mora che non si aspettava di rivederla.
<< Noto che questo giubbotto ti sta molto bene >> continuò la diciottenne sorridendole.
<< Dici? >> chiese la sedicenne guardandosi << Beh, grazie >>.
<< Anche se l’asciugamano di ieri non ha eguali >>.
Il volto di Natsuki prese fuoco.
<< Shizuru! >> esclamò imbarazzata.
La diciottenne rise sottovoce pensando che aveva le stesse reazioni di quando era più piccola e Natsuki si ricordò di come anche da bambine riusciva sempre a farla arrossire di vergogna.
<< Aspetti la tua amica, Mai-san? >> chiese Shizuru cambiando argomento.
La mora annuì.
<< Non ho idea di cosa faccia ancora lì dentro >>.
<< Probabilmente sta facendo lezione >>.
La sedicenne si voltò nella sua direzione e in quel momento le arrivò un sms dalla rossa.
Natsuki mi spiace ma non avevo idea che i corsi pomeridiani ci fossero proprio oggi! Resterò a scuola fino alle quattro, tu non combinare guai per favore! P.S. Della tua domanda di iscrizione ancora nulla.
La ragazza sbuffò senza curarsi di nasconderlo. Aveva sperato che Mai le preparasse da mangiare visto che era affamata ma avrebbe dovuto aspettare fino a sera. Alzò gli occhi verdi verso Shizuru che era rimasta in piedi di fronte a lei e la osservò rapita dalla sua figura. Quando si erano viste l’ultima volta avevano undici e tredici anni, adesso ne avevano sedici e diciotto. Era diventata così bella, il suo sorriso era ancora più dolce di quanto ricordasse.
<< Su, sali >> le disse togliendo il cavalletto alla moto e lanciandole l’altro casco che si era portata per l’altra sedicenne.
La diciottenne la fissò con gli occhi che le brillavano.
<< Sei diventata sorda? >>.
Shizuru si affrettò a scuotere il capo.
<< I tuoi ti stanno aspettando per pranzo? >> chiese la mora ricordando che la diciottenne non era libera come lei.
Di nuovo la ragazza le diede una risposta negativa.
<< Allora che aspetti? >>.
L’attimo dopo sfrecciavano sulla strada.
 
Anche se non avrebbe voluto, Shizuru aveva insistito per offrirle il pranzo così l’aveva guidata attraverso le strade di Tokyo in un piccolo chiosco.
<< Quanta gente! >> esclamò la diciottenne mettendosi in fila.
<< Ehi, sei tu che sei voluta venire qui >> le rispose prontamente Natsuki dopo essersi assicurata di poter vedere da qualunque angolazione la sua moto.
Shizuru rise.
<< Sempre la solita brontolona, eh Natsuki? >>.
<< Io non sto brontolando! >> esclamò la più piccola facendo finta di prendersela.
La diciottenne osservò quel volto imbronciato e allungò una mano per sfiorarlo. Non le sembrava vero di poterlo davvero toccare. Aveva trascorso gli ultimi cinque anni ad immaginare come sarebbe stato e ora che era reale le sue dita tremavano. La sedicenne la lasciò fare comprendendo di volerlo anche lei e scoprendo che le era mancato il calore che riusciva a trasmetterle tramite quel semplice gesto. Le persone che le provocavano un senso di benessere erano due; una le stava di fronte, l’altra era morta. Nemmeno Mai era mai arrivata a toccarle il cuore in quel modo nonostante quello che avevano condiviso. Shizuru dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non saltarle al collo e abbracciarla. Desiderava sentire di nuovo l’odore della sua pelle ma non voleva perdere quella specie di fiducia che la sedicenne le stava accordando. Sapeva che per Natsuki ogni contatto con un’altra persona era difficile e ancor più arduo era esternare quello che provava. Raramente l’aveva vista piangere e ogni volta si era rifugiata tra le sue braccia cercando consolazione. Furono richiamate alla realtà dalla voce del proprietario del chiosco, era il loro turno. Presero posto ad uno dei tavolini lasciato vuoto e iniziarono a mangiare i ramen che Shizuru aveva comprato.
<< Come mai i tuoi non ti aspettavano? >> domandò la sedicenne girando le bacchette nel brodo << Sono fuori città? >>.
Ricordava che i genitori della diciottenne erano due grandi industriali a capo di un grande impero finanziario e spesso erano costretti a controllare le loro filiali fuori città.
<< Mia madre e mio padre >> rispose l’altra << Sono tornati a vivere a Kyoto da qualche anno. Da quando mio nonno è morto si sono dovuti occupare della azienda centrale piuttosto che delle minori. Io ora vivo da sola e probabilmente li raggiungerò dopo il diploma >>.
<< Oh >> disse Natsuki rendendosi conto d’aver fatto una brutta figura << Mi spiace, non lo sapevo >>.
Shizuru le sorrise per fale capire che andava tutto bene.
<< Non potevi saperlo. Tuo padre, invece, dov’è? Non mi sembra d’averlo visto a casa >>.
La mora si strinse nelle spalle senza guardarla.
<< Non lo so, non lo vedo da parecchio >>.
<< Non sei vissuta con lui per tutti questi anni? >>.
La vide scuotere il capo e non smettere di tenere le bacchette nel ramen.
<< All’inizio >> affermò infine << Poi ha trovato il modo di scaricarmi e ha ricominciato a viaggiare per lavoro >>.
La diciottenne allungò una mano per stringere la sua e la trovò fredda. Ebbe una stretta al cuore nel vederla così triste, così persa nei suoi ricordi. Rimasero in quella posizione per qualche istante; poi finalmente Natsuki alzò gli occhi verso di lei.
<< E’ così che hai conosciuto Mai-san? >>.
La sedicenne annuì sciogliendosi dalla sua presa e ingoiando un groppo di saliva.
<< Io e lei siamo molto unite >> rispose << Abbiamo condiviso tanto >>.
Shizuru avrebbe voluto mettersi a urlare a quelle parole per il dolore che le attraversò il corpo. Cercò il suo sguardo, come se così facendo potesse sentirsi meglio, ma la ragazza era tornata a fissare gli spaghetti in brodo. Nessuna delle due aveva praticamente mangiato.
<< E ora siete qui >> concluse la più grande cercando di allentare la pressione e di non strapparsi la gonna a balze alla quale si era aggrappata per cercare di rimanere calma. Una profonda gelosia la stava dilaniando che, per fortuna non pareva essere stata notata dall’altra. Fece un respiro profondo.
<< E ora siamo qui >> ripeté Natsuki senza nessun tono in particolare. Il fatto che nella sua vita ora ci fosse anche la rossa, la bloccava dal parlare sapendo che non tutto faceva parte solo del suo passato.
Le bacchette le caddero di mano in quell’istante e decretarono la fine del pasto.
 
Mai aveva sentito la moto dell’amica ed era accorsa ad aprirle la porta. Era rincasata da circa un quarto d’ora e di Natsuki non c’era traccia. Non un biglietto, non un sms, niente di niente per avvisarla di dove fosse.
<< Ma dove sei stata? >> le domandò appena la ragazza varcò il cancello e stava attraversando il vialetto.
La mora si strinse nelle spalle come era suo solito fare quando non aveva voglia di parlare.
<< Hai mangiato qualcosa almeno? >> continuò Mai apprensivamente conoscendo le cattive abitudini alimentari dell’altra.
<< Shizuru mi ha offerto il pranzo >> rispose la sedicenne dai capelli neri gettando sul divano il suo giubbotto.
<< Ah >> fece la rossa osservandola << La conoscevi bene prima di trasferirti? >>.
<< Vive qualche villetta più in fondo alla strada ed eravamo le uniche bambine di tutto il quartiere. Giocavamo spesso insieme e lei… lei si è presa cura di me quando mia madre ha iniziato a stare male >>.
Mai la fissò comprendendo che quello fosse ancora un argomento tabù per l’amica. Non le aveva mai parlato della donna e nemmeno del periodo trascorso a Tokyo prima di incontrarla. Per lei era stato come se una parte di sé fosse morta e avesse dovuto ricominciare nuovamente. Per questo motivo il ritorno nella città natale e faceva così male.
<< Tutto okay? >> le chiese senza smettere di guardarla.
<< Tutto okay >>.
<< Se ci fosse qualcosa che non va me lo diresti, vero? >>.
Natsuki si voltò per guardarla e provò ad abbozzare un sorriso.
<< Certo >> rispose semplicemente.
Mi spiace Mai, pensò l’attimo dopo, Ma proprio non ci riesco. Tu non sei Shizuru.

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Capitolo 5
*** Dolore di ricordi ***


Si era fatta una doccia e si era cambiata prima di uscire nuovamente. Non aveva dato eccessive spiegazioni a Mai su dove andasse, l’unica domanda che la sedicenne dai capelli rossi le fece fu se si vedeva nuovamente con Shizuru-san. La richiesta sorprese Natsuki ma si limitò ad una scrollata del capo senza aggiungere altro. Si mise in moto e partì mentre le sensazioni suscitate dal contatto con la diciottenne la confondevano. Quella ragazza le era stata vicino in un momento particolare della sua vita, nemmeno suo padre era riuscito ad avvicinarsi così tanto a lei e il senso di protezione che aveva ricavato le era mancato moltissimo quando era andata via da Tokyo. Per lei aveva rappresentato il centro del suo mondo, qualcosa cui aggrapparsi con le unghie e con i denti, per cui lottare, per cui essere felice. Tutto questo era scomparso con la sua partenza. Si era sentita sola e abbandonata e proprio in quel periodo aveva conosciuto Mai, solare, allegra, vivace, felice. Aveva fatto breccia nel suo ghiaccio ma non era all’altezza di Shizuru. Ciò che provava per la rossa era affetto, lei e suoi genitori si erano presi cura di Natsuki quando il signor Kuga aveva ripreso a viaggiare per lavoro e ora toccava alla sedicenne contraccambiare. La sua famiglia, con la morte della madre, si era sgretolata; ne aveva ritrovata un’altra con i coniugi Tokiha ma aveva perso anche quella. Ecco perché lei e Mai condividevano qualcosa di molto forte, si erano fatte una promessa che intenda mantenere. Sapeva cosa significava perdere i genitori ed era per quello che le faceva da spalla all’amica. Se pensava a tutto quello che aveva fatto per lei, glielo doveva.
Qualcosa che Shizuru non immaginava.
Svoltò a destra mentre all’orizzonte si profilò un gruppo di ragazzi. Sorrise involontariamente pensando che correre con la moto era la cosa che sapeva fare meglio e che le avrebbe fruttato i soldi che le servivano. Si fermò a pochi metri da loro e scese.
<< Pensavamo non venissi più >> disse Kuu.
<< Questo è quello che speravi >> rispose prontamente la mora scendendo e togliendosi il casco integrale << Ti brucia ancora la sconfitta di ieri? >>.
<< Sei solo una novellina >> precisò l’altra << E quella di ieri è stata la fortuna del principiante >>.
<< Ti faccio vedere io se è stata solo fortuna! >>.
<< Credi che abbia paura? >>.
<< Ehi voi due >> intervenne Mamoru che si stava avvicinando insieme ad un paio di altri ragazzi <>.
Le due ragazze si bloccarono.
<< Avevi detto che la ragazza aveva un bel carattere ma non pensavo che mordesse anche >> affermò un ragazzo con gli occhiali scuri i capelli biondi raccolti in un codino.
Natsuki lo guardò con stizza. Non le piaceva che si facessero battute sul suo carattere da persone che non conosceva.
<< Voglio vedere cosa sai fare >>.
La sedicenne non se lo fece ripetere due volte. Montò in sella alla sua moto e l’accese.
<< Non così presto >> l’ammonì lo sconosciuto che non si era ancora presentato << Kuu prendi la moto >>.
La bionda si limitò ad annuire senza aggiungere altro. Indossò il casco, accese il motore della sua moto e aspettò che il ragazzo salisse dietro.
<< Stammi dietro se ci riesci o mangia la mia polvere >> disse Kuu prima di partire.
Natsuki si affrettò a starle dietro. Non intendeva far vincere la biondina, era troppo orgogliosa di se stessa e della sua moto. Per primo momento fu Kuu a restare in vantaggio. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, quella ragazza più grande di lei, era brava. Vedeva come si piegava e sceglieva la giusta angolazione in curva e fu quasi ipnotizzata dal suo movimento. Subito dopo la seconda curva, però, riuscì a passare al primo posto e aumentò la velocità per evitare che la bionda potesse superarla adottando il suo stesso trucco. Si permise di ridere e alzò il braccio sinistro per far vedere a chi era rimasto indietro il dito medio. Doveva ammettere che era divertente. Rimase prima per tutto il percorso e si stava già godendo la sua vittoria quando improvvisamente incontrò davanti a sé l’ostacolo della strada interrotta. Andava talmente veloce da non essersi accorta dei cartelli di avviso parecchi metri prima. Velocemente iniziò a frenare e a usare la sua forza per riuscire a voltare la moto. Mise un piede a terra per fare leva e vide la sua antagonista infilarsi in una strada più stretta.
Maledizione, pensò la mora mentre sentiva la suola della sua scarpa consumarsi.
Riprese il controllo della situazione e seguì la moto di Kuu che ora era in vantaggio. L’essersi fatta giocare come una bambina le bruciava dentro. Strinse i dento aumentando la velocità già elevata e si appiattì ancor d più per diminuire la resistenza dell’aria. Fece rombare minacciosamente il suo mezzo nel frattempo si profilò il traguardo. Doveva sbrigarsi. Diede ancora gas, molto più di quanto avesse mai fatto, e alla fine riuscì ad arrivare per prima. Solo quando scese e si tolse il casco, si concesse di tirare un sospiro di sollievo. Alzò gli occhi verso i ragazzi che la stavano osservando e sentì applaudire. Era il ragazzo sconosciuto.
<< Complimenti >> disse allungando una mano e togliendosi gli occhiali da sole con l’altra << Davvero in gamba la bimba >>.
<< Ehi, io non sono una bimba! >>.
L’altro rise.
<< Io sono Kazuya Hiratori >>.
<< Natsuki Kuga >>.
<< Domani sera ti voglio in forma >> concluse semplicemente mollando la presa.
<< Avevi detto che domani avrei corso io! >> esclamò Kuu risentita.
<< Diamo spazio e visibilità ai nuovi arrivati, sorellina >> le rispose Kazuya avvicinandosi alla sua macchina parcheggiata pochi metri più lontano.
Natsuki guardò alternativamente l’auto che si stava allontanando e la ragazza rimasta ferma vicino a lei. Erano fratelli?
 
Si era presa parecchio tempo prima di tornare da Mai. Non voleva accettarlo ma l’edificio le metteva tristezza ed ansia, le parlava di un tempo concluso da tanto tempo e riapriva vecchie ferite che non voleva nemmeno ricordare. Aveva amato così tanto sua madre e quel posto che la sua perdita e il suo successivo allontanamento l’avevano segnata profondamente e si era promessa che mai più avrebbe sofferto in quel modo. Si era rifugiata nell’unico bar che non le aveva chiesto un documento per verificare che fosse maggiorenne e aveva bevuto un paio di birre scure. Guardò il bicchiere vuoto percorrendo col dito il bordo liscio del vetro e sospirò. Una parte di sé desiderava poter tornare indietro, al tempo in cui giocava spensierata con Shizuru e sua madre stata ancora bene. Le sue uniche preoccupazioni erano lo studio e gli scherzi che faceva alla bambina più grande. L’altra, invece, non voleva neanche lontanamente prendere in considerazione l’idea di rivivere quei momenti sapendo che sarebbero finiti e ricordando quanto era stata male. Si ritrovò a digrignare i denti per la rabbia di essere stata totalmente impotente di fronte allo scorrere degli eventi. Undici anni non era sicuramente l’età migliore per chiedere pareri e giudizi. Suo padre si era limitato a fare i bagagli e a trascinarla a Hokkaido senza pensare se fosse d’accordo o meno. L’aveva fatto di nascosto mettendola direttamente a conoscenza soltanto la mattina che dovevano andare a prendere l’aero. Non aveva mai provato a spiegarle il motivo di quella fuga, erano passati pochi giorni dal funerale della signora Saeko, e diverse settimane dal loro arrivo nella nuova città, aveva iniziato a lasciarla ai Tokiha. Nella sua testa aveva formulato varie ipotesi ma l’unica conclusione cui era giunta era che non gli importava niente di lei e non era mai importato nulla nemmeno della madre. Le sue labbra incresparono un sorriso mentre sentiva la canzone preferita della donna provenire dalle casse del bar. Era composta principalmente da note al pianoforte. Si sporse dal bancone per chiedere di poter alzare il volume e, quando fu accontentata, si lasciò cullare dalla melodia.
 
Natsuki e Shizuru tornavano spesso a casa insieme. Anche se erano solo bambine, il loro quartiere era tranquillo e i genitori di entrambe si fidavano a lasciarle fare il percorso. La più grande la teneva per mano e faceva attenzione a non perderla mai di vista, Natsuki era vivace e le piaceva correre senza riconoscere il pericolo. La bambina dagli occhi verdi aveva guardato Shizuru sorridendo e aveva aumentato la presa sentendosi felice. La conosceva praticamente da tutta la vita, non riusciva a ricordare un giorno in cui l’altra bambina non fosse presente. E Shizuru godeva della vicinanza della mora, di quanto fosse importante per lei e di come rappresentasse l’unica persona a cui chiedeva aiuto nei compiti. Entrambe avevano dei genitori che lavoravano tutto il giorno e anche per quello si ritrovavano spesso a stare insieme per farsi compagnia più a casa Fujino che a casa Kuga. Natsuki adorava Shizuru, oltre ad essere sua amica, la vedeva come un mito irraggiungibile. Poteva trascorrere il tempo libero con altre bambine della sua classe e invece lo dedicava tutto a lei. Improvvisamente la più piccola si era liberata dalla sua stretta e le aveva sfilato il fiocco rosso che simboleggiava il suo ruolo di capoclasse iniziando a correre.
<< Natsuki! >> aveva esclamato Shizuru cercando di raggiungerla << Ridammelo! >>.
<< Prendimi! >> le aveva risposto la bambina di sei anni ridendo.
Era entrata nel suo giardino e si nascondeva dietro gli alberi di limone che suo padre aveva piantato.
<< Dai, Natsuki! >> l’aveva pregata l’altra divertita da quella situazione.
Anche se non sapeva ancora dare un nome a ciò che si agitava dentro di lei, sapeva che il contatto e l’odore di quella bambina la faceva stare bene.
<< Sei lenta Shizuru! >>.
<< Natsuki! >> aveva esclamato una voce maschile.
La mora si era voltata fermandosi all’istante scoprendo che suo padre era appena tornato. Aveva chinato il capo di fronte ai suoi occhi severi.
<< Papà… >> aveva detto semplicemente aspettando che si avvicinasse.
<< Che stai facendo? >> aveva domandato l’uomo << Stai importunando Shizuru-san? >>.
<< Oh no, signor Kuga >> si era affrettata ad andare in aiuto la bambina di otto anni << Stavamo solo giocando >>.
Natsuki aveva inghiottito un groppo di saliva continuando a tenere lo sguardo basso.
<< Chiedi scusa >> le aveva ordinato il padre senza curarsi di quello che le era stato appena detto << Ora >>.
<< Scu…scusa… >> aveva mormorato la piccola con estremo imbarazzo.
Shizuru aveva provato a bloccarla ma tra lei e l’amica si era frapposto il braccio dell’uomo. Alla piò grande non piaceva; non era mai presente e quando c’era, trovava sempre qualcosa che non gli piaceva soprattutto nel modo di comportarsi di Natsuki. Non era come la moglie, lei era gentile e sorrideva spesso quando era a casa sua.
<< Non abbiamo sentito, Natsuki >>.
La figlia aveva stretto le mani a pugno e aveva mosso qualche passo verso la sua amica porgendole il laccio stropicciato.
<< Scusami, Shizuru-san >> aveva detto tutto d’un fiato senza osare guardarla.
Shizuru aveva accettato il fiocco e aveva indugiato qualche istante prima di passarle accanto per andare via.
<< Non è successo niente >> le aveva sussurrato.
 
Shizuru era contenta che fosse già mattina. Il giorno precedente Natsuki non era andata a studiare a casa sua, quando c’era suo padre a casa raramente usciva, e adesso finalmente l’avrebbe vista. Si era vestita e aveva fatto colazione in fretta per poter correre a suonare alla sua porta. Ormai era qualche mese che si recavano a scuola insieme e la più grande di solito era quella che doveva aspettare perché all’amica piaceva dormire e indugiare nel letto più del dovuto. Era andata ad aprirle la signora Kuga.
<< Oh, ciao Shizuru >> l’aveva salutata con un sorriso << Natsuki stamattina è stata accompagnata a scuola da mio marito >>.
Delusa, si era diretta alle elementari sperando di incontrarla all’intervallo. Quando era suonata la campanella, era rimasta qualche minuto fuori l’aula della bambina aspettando che uscisse. Avevano, infatti, l’abitudine di trascorrere la pausa insieme ma, quella volta Natsuki non si vedeva. Leggermente preoccupata, era entrata e l’aveva raggiunta al suo banco mentre guardava fuori la finestra che dava sul cortile.
<< Ciao Natsuki >> le aveva detto posandole una mano sulla testa.
Natsuki era sobbalzata a quel contatto e aveva alzato gli occhi sulla sua figura arrossendo leggermente.
<< Buongiorno Shizuru-san >> aveva risposto con compostezza.
Semplicemente da quelle due parole, la più grande comprese che c’era qualcosa che non andava nel suo comportamento. Era da parecchio tempo che tra loro avevano eleminato i suffissi dopo i propri nomi.
<< E’ successo qualcosa? >> le aveva domandato sedendosi ad una sedia lasciata vuota.
La bambina si era affrettata a scuotere il capo e aveva abbassato lo sguardo.
<< Oggi pomeriggio vieni a fare i compiti da me? >> aveva continuato Shizuru accarezzandole il volto e attendendo che si decidesse a guardarla.
<< Non…non posso. Io…devo fare compagnia a mia madre >> aveva affermato Natsuki riferendosi al fatto che la donna aveva iniziato a stare male e ad andare meno spesso al lavoro.
<< Beh, allora posso venire io da te e potrei portarti il tuo tè preferito >>.
<< No, credo che oggi mia madre abbia una visita e devo accompagnarla >> si era affrettata a dire la mora << Scu…scusa >>.
Shizuru aveva alzato il volto di Natsuki con due dita per costringerla a fissarla negli occhi.
<< Che cosa c’è, Natsuki? >> le aveva chiesto osservando quei due smeraldi riempirsi di lacrime.
La bambina aveva stretto con forza una pagina del suo quaderno strappandola.
<< Io…io non devo intralciarti… >> aveva detto sottovoce.
<< E questo chi l’ha detto, tuo padre? >>.
Aveva aspettato di vederla annuire prima di avvicinare la sua fronte a quella dell’altra senza staccare gli occhi dai suoi.
<< Va tutto bene, Natsuki >> le aveva sussurrato << Tu non mi dai nessun fastidio >>.
La più piccola era scoppiata a piangere e aveva cercato rifugio tra le sue braccia che non avevano tardato un solo istante a stringerla. Shizuru le aveva dato un bacio tra i capelli senza smettere di tenerla contro di sé mentre respirava l’odore familiare della sua pelle.
<< Lui ha detto… >>.
<< Non importa quello che ha detto >> l’aveva interrotta la bambina dai capelli castani << Io voglio trascorrere i miei pomeriggi con te, voglio aiutarti nei compiti, voglio giocare con te, voglio ridere con te; non sei una seccatura >>.
<< Shizuru! >> aveva detto tra le lacrime Natsuki aggrappandosi alla sua divisa scolastica lieta di sapere che le parole dell’uomo non fossero vere.
La bambina aveva continuato a coccolarla aspettando che si calmasse senza curarsi che lentamente gli altri componenti della classe stessero facendo ritorno e aveva compreso che il suo posto era accanto a quella persona dall’animo così fragile.
Per sempre.
 
Era rientrata a casa che mancava un quarto alla mezzanotte. Dal giardino aveva osservato la luce accesa della stanza di Mai e si era affretta a rientrare comprendendo che la stava aspettando. Quando aveva chiuso la porta alle sue spalle, il cellulare aveva iniziato a squillare.
<< Mai! >> aveva urlato per farsi sentire << Sono tornata! Non c’è bisogno di chiamarmi! >>.
Si era tolta le scarpe senza smettere di tenerlo in tasca.
<< Mai! >>.
L’amica l’aveva raggiunta sulle scale facendole comprendere che non era lei a telefonarla. Nel leggere il nome apparso sul display fece un respiro profondo.
<< Pronto? >> disse facendo finta di non sapere chi fosse.
<< Ciao Nats >> la salutò suo padre cordialmente.
<< Che cosa vuoi? >>.
Odiava quando la chiamava col diminutivo che le aveva dato la madre.
<< Solo sapere come stavate e com’era andato il trasloco >> rispose l’uomo punto dalla freddezza della figlia.
<< Ti sembra l’ora di chiamare? >> gli urlò la sedicenne << E’ mezzanotte, sai? >>.
<< Oh, scusami. Non aveva riflettuto sul fuso orario. Mi trovo in Europa per lavoro >>.
<< Nessuno te l’ha chiesto >>.
<< Come al solito con te con si può parlare >> disse suo padre alzando anche lui il tono della voce << Passami Mai >>.
<< Va a quel paese >> affermò Natsuki riagganciando e scagliando il cellulare contro la parete.
Guardò la ragazza dai capelli rossi prima di accasciarsi per terra e nascondere la testa tra le gambe. Mai la sentì gemere sottovoce e le si avvicinò per tentare di calmarla. Sapeva che i rapporti col signor Kuga non erano mai stati buoni ed erano peggiorati quando, dopo qualche mese del loro arrivo a Hokkaido, l’aveva praticamente ceduta alla sua famiglia con la raccomandazione di prendersene cura come se fosse sempre stata una figlia e una sorella. Da quel momento si erano visti e sentiti sempre meno. La situazione si era ulteriormente aggravata quando il padre di Natsuki non aveva nemmeno partecipato al funerale dei genitori e del fratello di Mai, limitandosi a mandare un telegramma di condoglianze. Le aveva sfiorato con timore una spalla conoscendo fin troppo bene le reazioni dell’amica. La sentì tremare sotto le sue dita e non esitò ad abbracciarla.
<< Quel maledetto bastardo… >> mormorò tra le lacrime la mora lasciandosi stringere.
<< Non ci pensare, Natsuki >> le rispose la sedicenne dai capelli rossi << Ci sono io con te. Noi siamo una famiglia >>.
 
Shizuru aveva un sonno agitato e questo capitava raramente per lei. Continuava a vedere e rivedere all’infinito Natsuki tra le braccia di Mai in un atteggiamento nemmeno lontanamente paragonabile a quello di due amiche. Si muoveva nel letto stropicciando il lenzuolo e prendendo a pugno il cuscino mentre le immagini le vorticavano intorno.
Io e lei siamo molto unite, abbiamo condiviso tanto.
Cos’è che hai condiviso con Mai, Natsuki?, si domandava incessantemente, Perché c’è lei vicino a te quando sarei dovuta esserci io?
Io e lei.
Non doveva essere così, era lei quella che la conosceva da quando erano bambina. Cosa mai poteva saperne la rossa?
Io e lei.
Unite.
Il solo pensiero che la mora si fosse confidata con l’altra ragazza, che le avesse aperto il suo cuore, che l’avesse resa partecipe dei suoi dolori e dei suoi tormenti; la mandava in tilt.
Abbiamo condiviso tanto.
Che cosa ti è successo, Natsuki? Cosa ti ha spinto a tornare e portarti dietro quell’altra? Perché la tratti come se fosse importante per te? Cosa ha mai fatto per te?
Più si faceva domande e meno vicina alle risposte era. Era angoscioso non sapere niente di quegli anni trascorsi lontano da Tokyo. Alla fine, sudata ed estenuata da quei ragionamenti, accese l’abat-jour sul suo comodino e si passò una mano sul volto sudato. Si voltò in direzione della finestra allungando una mano verso il vetro.
Quanto desiderava stringerla come aveva fatto in passato e sussurrarle dolci parole!
Quando avrebbe voluto essere cercata, avvicinata, ambita da quelle mani un tempo così piccole che parecchi anni prima desideravano solo un po’ d’affetto. Ricordava bene tutte le volte che Natsuki aveva dormito da lei perché i suoi genitori non c’erano e di come quel corpo addormentato fosse alla costante ricerca di calore e protezione, di come tenesse stretto anche solo un lembo del pigiama della più grande, di come Shizuru adorasse accarezzarle i lunghi capelli neri aspettando che si tranquillizzasse. Si chiese se, in quel tempo trascorso lontano, avesse mai pensato a lei, se avesse mai sussurrato il suo nome nel cuore della notte come, invece, le era capitato spesso. Si mise seduta scostando il lenzuolo dal corpo e accorgendosi di stare tremando.
Questo non è freddo, pensò amaramente posando entrambe le mani sul ventre e scendendo lentamente lì dove sentiva provenire una sensazione di calore. Si scostò lo slip stringendo le gambe per la vergogna di ciò che stava facendo in quel momento e chiuse gli occhi.
 Ti voglio, Natsuki. 

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Capitolo 6
*** Incontri ravvicinati ***


La prima parte della mattinata era trascorsa tra sbadigli e scarabocchi sul quaderno. Mai si sentiva stanca per la nottata precedente in cui aveva dormito poco e male e la lezione di inglese non l’aveva aiutata a stare attenta. Si massaggiò il collo sopprimendo uno sbadiglio mentre non smetteva di pensare alla sua amica. Stava soffrendo davvero come un cane, anche se si ostinava nelle sue convinzioni e nel suo silenzio. Quello era il terzo giorno di scuola per lei e per Natsuki il terzo, invece, di vacanza. Si batté le mani sulle gambe cercando di ritrovare un po’ di vitalità e si mise in piedi stiracchiandosi. Tutti i suoi compagni di classe erano in cortile e in aula era rimasta solo Akane che parlava sottovoce col suo ragazzo. Scosse il capo comprendendo che era meglio lasciarli soli. Aveva parlato una volta con la sua compagna e lei non aveva fatto altro che raccontarle di come si fossero conosciuti, di quanto fossero innamorati e bla, bla, bla. Una cosa tremenda insomma. Uscita alla luce del sole, involontariamente si ritrovò a cercare con lo sguardo Reito. Si era dimostrato così gentile con lei che in qualche modo voleva contraccambiare. Magari un pomeriggio poteva invitarlo a prendere un tè a casa, ovviamente se al ragazzo avrebbe fatto piacere. Al pensiero del suo dolce sorriso arrossì. Si portò una mano sulle gote e in quel momento fu chiamata da una voce maschile.
<< Tokiha, Tokiha! >> esclamò Tate agitando una mano << Da questa parte! >>.
Oh che palle, pensò la sedicenne cercando di mascherare i suoi reali sentimenti, Lui no.
<< Su vieni qui! >> continuò il ragazzo.
Non sapendo come tirarsi fuori da quella situazione, la rossa si avvicinò notando che il suo compagno non era solo.
<< Tate >> salutò provando ad essere cordiale.
<< Ti ho vista tutta sola >> disse indicando un posto vuoto accanto a lui << So cosa significa essere nuovi in un liceo. L’anno scorso è toccato a me! Prendi! >>.
Mai afferrò al volo la lattina di coca-cola che il ragazzo le aveva lanciato e lo osservò a lungo ammettendo infine che non era male.
<< Non mi presenti la tua nuova compagna di classe, Tate? >> domandò l’amico del sedicenne.
<< Che sbadato! >> esclamò Tate portandosi una mano sulla testa e ridendo << Takeda, lei è Mai Tokiha. Mai, lui è il capitano della squadra di kendo >>.
<< Piacere di conoscerti Takeda >> disse la rossa allungando una mano.
L’altro contraccambiò la stretta con un sorriso.
<< Anche tu pratichi questo sport, Tate? >> chiese subito dopo la ragazza iniziando a sorseggiare la bibita offerta.
Il ragazzo annuì guardando avanti a sé.
<< E’ il migliore della squadra! >> esclamò Takeda dandogli una pacca sulla spalla e ridendo << L’anno prossimo credo proprio che cederò a lui il ruolo di capitano >>.
<< Addirittura? >>.
<< Ehi, io sono bravo cosa credi? >> rispose Tate scoppiando a ridere nell’incontrare gli occhi dell’amica. Fece un sorso dalla sua lattina posandola sull’erba e poggiò entrambe le mani per terra.
Takeda improvvisamente li salutò ricordandosi di un incontro che aveva in palestra con un altro ragazzo della squadra e rimasero soli.
<< Allora, come sta andando l’ambientazione? >>.
<< Abbastanza bene, direi >> rispose Mai.
<< Ricordo che per me è stato un colpo abituarmi a tante regole, la divisa e poi tutti quegli impegni pomeridiani >> sbuffò << Vengo da un istituto pubblico e lì le cose erano più semplici >>.
Solo in quel momento la sedicenne dai capelli rossi notò che il suo compagno portava l’uniforme scolastica sbottonata e le maniche della camicia arrotolate fino al gomito.
<< Il Fuuka è un ottimo istituto >> affermò convinta la ragazza << Per questo l’abbiamo scelto >>.
<< Oh sì, anche mia madre ha insistito parecchio per farmi iscrivere qui >>.
Il cuore di Mai perse un colpo nel comprendere che, nell’usare il plurale, Tate aveva pensato che si stesse riferendo ai genitori. Chinò leggermente il capo.
<< I miei sono morti >> spiegò per evitare in futuro di cadere e far ricadere nell’errore << Io vivo con una ragazza che tra poco verrà anche lei in questa scuola >>.
La mano calda del ragazzo che si poggiava sulla sua la fece trasalire.
<< Mi dispiace >> disse semplicemente cercando il suo sguardo << So cosa si prova. Anche mio padre è morto diversi anni fa >>.
La sedicenne inghiottì un groppo di saliva notando di essere molto vicino al corpo dell’altro e che Tate non accennava ad allentare la presa. Abbassò nuovamente gli occhi sulle loro mani e constatò l’esistenza di una lunga cicatrice sul braccio destro dell’amico. Allontanò leggermente la mano per poter osservare meglio. Lo sfregio si allungava su tutto l’arto e la manica della divisa ne nascondeva la fine. Il ragazzo si accorse di cosa stava guardando Mai e si affrettò a srotolare la camicia per nasconderlo.
<< Mi sono ricordato di dover passare in segreteria >> mentì il sedicenne alzandosi in piedi.
Mai lo imitò dispiaciuta per il cambiamento di Tate. Provò a dire qualcosa ma lui glielo impedì con un gesto della mano sorridendo.
<< Ci vediamo in classe >> la salutò semplicemente.
La ragazza dai capelli rossi lo osservò per qualche istante in silenzio prima di chinarsi e raccogliere le due lattine semipiene per buttarle nel primo cestino.
<< Mai, finalmente ti ho incontrata >> disse Reito alle sue spalle.
Mai si voltò e arrossì nel ritrovarsi di fronte al diciottenne.
<< Ciao Reito >> rispose << Come mai mi stavi cercando? >>.
Era strano trattare con così tanta confidenza un ragazzo più grande, la imbarazzava. Non era come parlare con Tate.
Lui si concesse un sorriso prima di parlare.
<< Stamattina sono arrivati i documenti per il trasferimento della tua amica, Natsuki Kuga >> affermò << Da domani potrà frequentare questa scuola come una alunna effettiva >>.
Mai lo ringraziò vivamente per essere andato personalmente a cercarla per riferirle la notizia e pensò che la mora non sarebbe stata così entusiasta come lei. Quei giorni di vacanza stavano iniziando a piacerle.
<< Non è stato nessun peso per me >> ribatté amabilmente il più grande << E poi in questo modo ho avuto l’opportunità di rivederti >>.
A quelle parole il volto della sedicenne divenne ancor più rosso dei suoi capelli mentre due dita di Reito glielo sfioravano.
<< Reito-san >> disse una voce femminile.
Entrambi si voltarono e il ragazzo si affrettò ad abbassare la mano nel notare la figura di Shizuru.
<< Mi spiace disturbarti ma Haruka-san ha indetto una riunione proprio ora >>.
Il diciottenne annuì.
<< Grazie per avermi avvertito, Shizuru-san >> rispose in tono calmo. Tornò a concentrare la sua attenzione sulla sedicenne rivolgendole un altro dei suoi sorrisi << A presto Mai, non vedo l’ora di conoscere la tua amica >>.
I due appartenenti al Consiglio Studentesco si allontanarono insieme.
 
<< Non pensavo che Mai-san fosse il tuo tipo >> disse la ragazza sottovoce salendo i gradini che portavano alla sala riunioni.
<< Non lo credevo nemmeno io >> rispose con calma Reito << E spero che non sia il tuo >>.
Shizuru lo guardò mentre scuoteva il capo e non smetteva di sorridere. Il ragazzo era a conoscenza dei suoi gusti sessuali, dopotutto lo aveva sempre considerato un tipo sveglio e lei sapeva le sue innumerevoli scappatelle con alunne ed ex alunne del liceo. Tra loro si era stabilito una specie di muto patto in cui ognuno faceva ciò che più gli era gradevole e l’altro faceva finta di non vedere. Ovviamente Haruka Suzushiro era tenuta all’oscuro del loro accordo, una ragazza così ligia al dovere difficilmente avrebbe tollerato le loro mancanze e i loro cedimenti di fronte alla carne.
<< Bene, ne sono lieto >> concluse il diciottenne fermandosi pochi secondi fuori l’aula << Almeno non dovremmo metterci in competizione >>.
La ragazza mosse leggermente il capo inclinandolo verso destra e comprendendo che fosse meglio tenerlo all’oscuro su cosa rappresentasse per lei la nuova alunna che da domani avrebbe frequentato la scuola. Non lo considerava un suo amico, l’unica cosa li univa era la loro alleanza. Finito il liceo entrambi avrebbero preso strade differenti e probabilmente non si sarebbero più incontrati. Reito aprì la porta facendole segno di entrare per prima. La diciottenne ringraziò mentre Haruka era già all’interno.
 
<< Natsuki, Natsuki! >> urlò Mai facendosi largo tra la folla di studenti che uscivano dall’edificio.
L’amica la salutò con un cenno della mano per farle capire d’averla vista ma non si mosse dalla sua moto. Entrambe non sapevano che una terza ragazza le stava osservando. La sedicenne dai capelli rossi, appena riuscì a districarsi dalla calca, corse dalla mora abbracciandola per la felicità.
<< Oggi sono stata interrogata in storia! >> le disse mentre i loro volti erano a pochi centimetri di distanza << Nove! >>.
Senza pensarci le diede un bacio a fior di labbra senza nessun tipo di malizia e rise subito dopo nel vedere la faccia che aveva fatto Natsuki.
<< Ma ti sei impazzita? >> gridò divincolandosi dalla sua presa << Che ti è preso? >>.
<< Scusa, scusa! >> rispose Mai senza smettere di ridere << Ma sono così felice! >>.
<< Vedi di sfogare i tuoi ormoni da un’altra parte >> precisò la mora togliendo il cavalletto alla moto << Non capisco come tu faccia a essere allegra in questo modo nel venire a scuola >>.
<< Ah, ma da domani toccherà anche a te! >> esclamò l’amica che si era momentaneamente dimenticata dell’altra notizia << Sono arrivati i documenti, è tutto a posto >>.
<< Oh, no >> fece la ragazza dagli occhi verdi sbuffando << Proprio ora che mi stavo abituando >>.
Mai rise nuovamente mentre indossava il casco.
<< Da domani si riga dritto! >>.
 
Shizuru aveva osservato la scena svolta davanti ai suoi occhi con un nodo d’angoscia formatosi in gola. Aveva tentato di parlare, di muoversi ma era stata totalmente investita dalla sua gelosia e da una rabbia improvvisa. Aveva stretto spasmodicamente la spallina del suo zaino cercando di trattenere le lacrime mentre il suo cuore perdeva un battito. Non era possibile che stesse accadendo, non Natsuki. Si coprì il volto scoppiando a piangere e scappando verso casa.
Perché?, si domandò senza smettere di correre, Perché mi fai questo? Oh, Natsuki…sono sempre stata tua amica, da bambina pensavo che avevi occhi solo per me e adesso ti ritrovo allacciata ad un’altra persona che non sono io! Come puoi farlo? Perché non con me?
Le tornarono in mente le parole che aveva pronunciato la sedicenne durante quel breve pranzo.
Io e lei siamo molto unite, abbiamo condiviso tanto.
Non farmi questo, non sopporterei di averti ritrovato e di non poterti avere.
Il volto della ragazza si affacciò nella sua mente sostituito subito dopo dalla scena avvenuta pochi minuti fa. Si portò una mano al petto.
Fa così male, pensò tristemente.
 
Natsuki aveva accompagnato Mai a casa e, sapendo che dal giorno successivo avrebbe iniziato anche lei ad essere impegnata con la scuola, preferì uscire per fare un po’ di jogging. Nonostante l’amica le avesse suggerito di andare più tardi e di mangiare qualcosa prima, la mora non cambiò idea. Rimasta sola, la sedicenne si preparò qualcosa e poi iniziò a studiare. Nel cercare il suo libro di matematica notò che l’altra aveva disseminato casa con i suoi panni sporchi. Iniziò a raccoglierli senza smettere di pensare che quella ragazza non sarebbe mai stata in grado di vivere da sola e di portare avanti la casa. Si sorprese non poco nel vedere un suo perizoma lasciato sui primi gradini della scala a chiocciola che portava in soffitta.
E così hai trovato il coraggio di entrare, eh Natsuki?, pensò salendo le scale.
Quando erano arrivata, visitare la soffitta era stato l’unico posto che la sedicenne dagli occhi verdi le aveva proibito di visitare. Lei non aveva chiesto il motivo pensando che le fornisse una spiegazione che, invece, non era mai arrivata. Si ritrovò di fronte alla porta chiusa cercando di capire se la sua curiosità fosse spinta dal desiderio di aiutare l’amica o se fosse semplicemente un suo interesse. Aprì la porta che ancora non si era data una risposta e si ritrovò immersa in un buio fitto. Presto la polvere le arrivo alle narici facendola tossire mentre avanzava. Non c’era niente di particolare; una vecchia lampada, un armadio che aveva visto giorni migliori, una culletta e vecchi scatoloni. Dallo scotch per terra, mai comprese che Natsuki doveva averli aperti da poco. Le scritte “Fragile” erano sbiadite e rimandavano a molto tempo prima. La sedicenne si inginocchiò per controllare il contenuto e rimase senza fiato nel costatare che erano tutte cose dell’amica. C’erano album, foto, disegni fatti da bambina, giocattoli e peluche. Involontariamente sorrise mentre prendeva in mano e osservava delle foto che la ritraevano con la mamma e molte altre in cui era con Shizuru. Da bambine dovevano essere davvero molto unite, pareva che facessero sempre tutto insieme. Si domandò come mai quegli scatoloni fossero rimasti lì quando invece pareva che fossero pronti per essere spediti. Forse suo padre si era dimenticato di mandarli a Hokkaido.
Oppure l’ha fatto apposta.
Quel pensiero le attraversò la mente ancor prima che si rendesse conto di cosa significasse veramente. Se anche Natsuki l’aveva pensato, allora poteva solo lontanamente immaginare cosa stesse provando in quel momento. Sapere di aver messo tutta la sua vita in quegli scatoloni e non averli più ritrovati doveva essere stato devastante per la ragazza allora undicenne. L’averli ritrovati ora non l’aveva di certo aiutata. Se fosse successo a lei, la cosa probabilmente l’avrebbe distrutta e si sarebbe tradita doppiamente tradita dall’unica persona che, invece, avrebbe dovuto starle accanto. Frugò ancora un po’ tra quei ricordi non potendo non provare una sensazione di estraneità e sentendosi in colpa per quello che stava facendo. Eppure era più forte di lei, Natsuki non le aveva mai raccontato niente della sua vita precedente e voleva solo sapere qualcosa in più. Rise nel leggere le note disciplinari trovate su un vecchio quaderno che l’amica aveva riportato. Anche alle elementari, aveva il suo bel caratterino. Nel sentir suonare alla porta, si affrettò a rimettere tutto come l’aveva trovato e chiuse la porta alle sue spalle. Mentre scendeva al piano terra, controllò l’ora scuotendo il capo.
<< Finalmente sei… >>.
Le parole le morirono in gola nel vedere sulla soglia Shizuru e non Natsuki.
<< Buon pomeriggio Mai-san >> salutò compostamente la più grande sentendosi invadere nuovamente da quella gelosia che credeva aver domato prima di andare da lei << Aspettavi qualcuno, forse? >>.
<< Shizuru-san! >> esclamò la sedicenne che non si aspettava certo di trovarsela sulla soglia dell’uscio di casa << Come mai questa visita? >>.
Shizuru notò immediatamente che la rossa non l’aveva invitata a entrare. La guardò negli occhi prima di sorridere gentilmente.
<< Volevo solo riferire a Natsuki che da domani potrà… >>.
<< Oh, già >> la interruppe Mai << Da domani sarà un membro del liceo, glielo ho già detto. I documenti sono arrivati >>.
<< Vedo che le voci si spargono in fretta >> costatò con una nota amare la Presidentessa.
E non solo quelle, avrebbe voluto risponderle l’altra ragazza ricordando ciò che le aveva detto Chie, Sta lontana da Natsuki.
<< Sono davvero lieta che tu abbia preso a cuore la situazione della mia amica >> disse invece. Aspettò qualche secondo come a voler rimarcare le ultime due parole << Ti ringrazio molto per la visita >>.
Stava per chiudere la porta, quando Shizuru la bloccò.
<< Potrei parlare lo stesso con Natsuki? >>.
Dio quanto sono ridicola!, pensò tra sé la diciottenne con amarezza, Quanto ancora devo umiliarmi per te, Natsuki?
<< Mi spiace, Shizuru-san, ma non è in casa >> rispose << Buona giornata >>.
Shizuru uscì dal giardino e restò per qualche attimo ad osservare la villetta sospirando. Era palese che la sedicenne volesse tenerla lontana dalla mora ma non ci sarebbe riuscita. Era più che decisa a prendersi ciò che reclamava come suo e, se non fosse stata Natsuki a dirglielo, avrebbe continuato a starle accanto e a cercarla aspettando il momento migliore per farla sua. Si voltò verso la strada e, sconsolata, si avviò verso casa.
<< Shizuru! >> si sentì chiamare dopo qualche passo.
Si girò verso la voce e il suo sorriso si allargò. Natsuki la raggiunse felice d’averla vista.
<< Pensavo che l’unica passione di Natsuki fosse correre con la sua moto >> disse la diciottenne gentilmente mentre osservava il suo abbigliamento sportivo e il sudore che le imperlava la pelle.
La mora arrossì di colpo. Shizuru le si avvicinò e dovette lottare contro il forte desiderio di baciarla per sentire il sapore delle sue labbra. Prese un fazzoletto di stoffa dalla tasca e le asciugò la fronte.
<< Non c’è bisogno, Shizuru >> affermò la sedicenne << Sono tutta sudata >>.
Lo vedo, avrebbe voluto dirle, Eccome se lo vedo.
Osservò il suo petto coperto solo da una canottiera colorata e rabbrividì di piacere.
<< Mi cercavi? >> chiese subito dopo. Aveva notato che era uscita dal suo giardino.
<< Volevo solo congratularmi con te >> rispose Shizuru << Adesso fai parte dell’istituto Fuuka >>.
<< Anche tu ti ci metti adesso? >> ribatté la mora alzando gli occhi al cielo << Siete tutti così contenti che finalmente siano arrivati i miei documenti di trasferimento? >>.
La diciottenne le accarezzò il viso non riuscendo a resistere e continuò a sorriderle.
<< Io sono contenta d’averti ritrovata, Natsuki >> disse semplicemente dandole un bacio sulla guancia.
 
Natsuki rientrò a casa molto tardi. Dopo aver cenato con Mai era uscita senza rivelarle la sua meta. Sapeva che, se l’avesse saputo, la sua amica non sarebbe stata d’accordo ma a loro servivano soldi e non sarebbero certamente caduti dal cielo. La rossa le aveva detto che si sarebbe messa alla ricerca di un lavoretto part-time non appena la situazione scolastica si fosse assestata. Ora era ancora l’inizio per poter affermare di andare bene. La ragazza dagli occhi verdi si era limitata ad annuire sperando di portare presto ciò che occorreva. Sentiva maggiormente il peso di quel disagio, anche se non sapeva spiegarsene il motivo. Si mise in viaggio, dopo aver vinto la sua prima corsa, con l’adrenalina che iniziava a scemare. Aveva vinto, ancora non riusciva a crederci e aveva dimostrato che qualcosa di buono lo riusciva a fare. L’avevano fatta gareggiare con un ragazzo che non aveva nemmeno visto in faccia ma che aveva pagato bene per poter correre contro qualcuno. Dalle brevi frasi che le aveva rivolto Mamoru, aveva compreso che chi gestiva gli affari delle gare clandestine, era Kazuya Hiratori. Lui organizzava gli incontri e sceglieva chi schierare contro chi chiedeva di partecipare. Essendo la sua prima corsa, non le avevano dato molto ma era un inizio. Le avevano inoltre offerto una birra e una pacca sulla spalla. Perfino quella perdente di Kuu non l’aveva guardata col suo solito sguardo di ghiaccio. Per la prima volta da quando era arrivata, qualcosa andava per il verso giusto. Si permise di esultare alzando entrambe le braccia verso l’alto e gettando un grido di felicità. Correre con la sua moto era la cosa che sapeva fare meglio, forse l’unica cosa che le riusciva. Non sapeva cucinare, non era brava a scuola, non sapeva prendersi cura della casa, non riusciva a consolare qualcuno quando lo vedeva in difficoltà ma sapeva come vincere una gara di corsa. Lei e la sua Ducati erano sempre state una cosa sola fin dal primo momento che c’era salita sopra per provarla. Non aveva esitato un solo istante prima di acquistarla, aveva sentito che era ciò che cercava. E fino a quel momento non l’aveva mai tradita. Al contrario di qualcun altro. Si portò con rabbia un pugno al cuore giurando a se stessa che non si sarebbe più lasciata prendere in giro da nessuno, soprattutto da suo padre. Gli aveva attaccato il telefono in faccia e non si era fatto più sentire, sperava di averlo convinto a non farsi vivo con lei e nemmeno con Mai. Non avevano bisogno di una persona simile. A lei bastava che continuasse a passarle il suo assegno di mantenimento per vivere e che continuasse a rodersi il fegato per i sensi di colpa. Aveva smesso di considerarlo come una figura famigliare quando l’aveva presa come un pacco e portata in aeroporto alla volta di Hokkaido e dopo quello che aveva scoperto, aveva capito che all’odio che provava per lui non c’era fine. Era quasi felice di non somigliarle, d’aver preso lo stesso colore dei capelli e degli occhi dalla madre, di non ricordare un Natale insieme, un giorno in cui era andato a vedere una sua recita scolastica o una sua corsa quando si era data alla corsa a ostacoli. Pensò che forse avrebbe potuto riprendere ora che era iscritta al Fuuka e fare il culo a tutti quelli che praticavano l’atletica. Sorrise riflettendo sul fatto che avrebbe potuto chiedere informazioni a Shizuru. Il pensiero di quella ragazza le fece sobbalzare il cuore mentre chinava il capo. Rallentò fino a fermarsi una volta arrivata di fronte casa e mise il cavalletto guardandosi intorno. L’attimo dopo lo tolse e percorse quei pochi metri che la separavano dalla villetta dove abitava la diciottenne. Rimase sorpresa di notare una luce accese al piano superiore, probabilmente la sua stanza da notte e scese dalla moto. Si appoggiò al muretto mentre sulle labbra sentiva ancora il sapore della birra che aveva bevuto e si tolse il casco integrale. Non sapeva perché se ne stava lì, immobile a fissare quella finestra leggermente socchiusa. Sarebbe dovuta filare a letto vista l’ora ma l’idea che l’altra ragazza fosse a così poca distanza da lei la faceva sentire stranamente bene. I primi tempi che aveva vissuto a Hokkaido, spesso si era svegliata nel cuore della notte piangendo e cercando involontariamente la mano della più grande da poter stringere ricordandosi sempre troppo tardi che lei non c’era e che non ci sarebbe mai stata. Suo padre l’aveva portata via da tutto ciò che le era familiare e che conosceva, dagli affetti e dai luoghi che aveva frequentato. Improvvisamente la luce si spense e tutta la casa fu immersa nell’oscurità. Natsuki sorrise nuovamente. Era andata a dormire.

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Capitolo 7
*** Sport ***


<< Natsuki, siamo in ritardissimo! >>.
La mora a fatica riusciva a tenere gli occhi aperti quella mattina. Sbadigliò mentre scendeva in cucina e mangiava un tramezzino che Mai aveva preparato da portare a scuola.
<< Avanti, va a vestirti! >> la spronò la rossa controllando per l’ennesima volta l’ora << Per fortuna che hai la moto >>.
Natsuki la guardò alzandosi in piedi.
<< Oggi non prenderò la moto >> rispose semplicemente salendo al piano di sopra.
<< No? E perché? >>.
<< Perché non mi va >>.
Chiuse la porta della sua stanza e si gettò sul letto sospirando. Non poteva dirlo a Mai, ma la gara della sera precedente le aveva procurato dei lividi all’interno coscia e non riusciva nemmeno a stringere le gambe. Meglio prendersi quella mattinata di riposo visto che Mamoru le aveva detto che per la prossima gara l’avrebbe contattata lui. Respirò profondamente e si voltò in direzione della porta che la sua amica aveva spalancato.
<< Natsuki, ma questi soldi che ho trovato sul tavolo stamattina… >> iniziò agitando le banconote mentre la guardava negli occhi << …sono… >>.
<< Sono quelli che ci servono per mettere a posto la caldaia >> rispose la mora sorridendo appena e cambiandosi.
<< Sì ma dove… >>.
<< Non eravamo in ritardo? >> chiese la sedicenne per cambiare argomento << Forza, scendiamo! >>.
La tirò per un braccio senza darle il tempo di dire altro. Ancora non voleva parlarle delle corse e delle scommesse, l’avrebbe costretta a smettere e non era quello il momento per farlo. Chiusero la porta alle sue spalle e s’incamminarono verso la scuola. Pochi metri più avanti, Natsuki notò la diciottenne, anche lei diretta al liceo.
<< Shizuru! >> la chiamò a gran voce la mora per essere udita.
La ragazza si voltò e si fermò vedendo che le due sedicenni si stavano affrettando a raggiungerla.
<< Buongiorno Natsuki >> salutò la più grande con un sorriso << Mai-san >> aggiunse subito dopo rivolta alla rossa che si limitò ad un cenno del capo.
Aveva compreso di non esserle simpatica e aveva immediatamente capito che la voleva fuori dalla vita della sedicenne dagli occhi verdi, cosa che non sarebbe mai accaduta. Era più che decisa a conquistare il cuore e il corpo della mora a qualsiasi costo, non si sarebbe fatta soppiantare da una che conosceva da cinque anni. Il tempo trascorso con Mai non poteva essere paragonato con quello che avevano condiviso loro.
<< Oggi niente moto, Natsuki? >>.
<< No, oggi no >> rispose l’altra ragazza camminandole accanto << Pensavo che a quest’ora fossi già a scuola >>.
Shizuru rise sottovoce lieta di quella conversazione.
<< Sono un po’ in ritardo >> disse << Ieri ho dovuto sistemare dei documenti per la scuola >>.
<< Sì lo so, era molto tardi quando… >> Natsuki si ammutolì rendendosi conto che entrambe le sue amiche la stavano fissando con aria interrogativa. Fece un gesto con la mano per scacciare quegli sguardi mentre arrossiva << Lo immaginavo! >> concluse infine senza sapere che altro aggiungere.
La diciottenne le rivolse un altro dei suoi sorrisi dolcissimi e Mai si domandò il senso di quella conversazione.
<< Piuttosto >> continuò la mora una volta ripresasi << Volevo chiederti una cosa >>.
<< Natsuki può chiedermi tutto quello che vuole soprattutto con quel viso così carino >>.
Il campanello d’allarme della sedicenne dai capelli rossi iniziò a suonare all’impazzata mentre cercava lo sguardo dell’amica che però era totalmente assorta dalla chiacchierata.
<< Shizuru! >> esclamò Natsuki sentendo di essere nuovamente diventata rossa << Non prendermi in giro! >>.
<< Non lo sto facendo >> rispose semplicemente la più grande inclinando leggermente la testa e sfiorandole con la punta delle dita il braccio lasciato disteso lungo il corpo della ragazza. La sentì rabbrividire e ne gioì mentre attendeva che continuasse.
<< A scuola organizzate anche tornei di atletica? >>.
Shizuru la guardò per qualche secondo senza rispondere.
<< Sai >> proseguì Natsuki << Corse a ostacoli, salto in alto, salto in lungo… >>.
<< Sì, ho capito >> si affrettò a dire la diciottenne << Ne sei interessata, Natsuki? >>.
La sedicenne annuì.
<< Quando ero a Hokkaido, ho vinto parecchie gare nella corsa a ostacoli, ti ricordi Mai? >>.
La rossa parve risvegliarsi in quel momento dai suoi pensieri. Sorrise nell’incontrare gli occhi dell’amica.
<< Certo, eri bravissima >>.
<< Se Mai-san dice che sei bravissima allora sarà sicuramente vero >> disse Shizuru sentendo per l’ennesima volta la gelosia vibrare dietro le sue parole sapendo che c’era un pezzo della vita di Natsuki di cui lei era all’oscuro << Appena arriviamo a scuola, mi documenterò. L’ultimo anno non eravamo ben forniti di atleti. Adesso magari le cose cambieranno >>.
Sorrise e quel gesto fece avvampare la sedicenne dai capelli neri. Quando era in sua compagnia, ogni sua azione diventava per lei fonte d’imbarazzo. La diciottenne riusciva sempre a farla arrossire per qualunque cosa e il cuore, ogni volta che la sfiorava, cominciava a battere all’impazzata. Guardò Shizuru che aveva ripreso a camminare normalmente al suo fianco e comprese d’essere felice d’averla ritrovata. Mentre si recavano a scuola, le pareva che non fosse passato nemmeno un giorno dalla loro separazione.
<< Mai, Mai! >>.
La rossa si fermò sentendosi chiamare e, nonostante avesse chiesto a Natsuki di aspettarla, l’amica continuò ad avanzare con Shizuru completamente dimentica dell’altra. Un moto d’invidia la scosse ma subito sorrise di fronte all’arrivo di Chie e Aoi.
<< Ciao ragazze >> disse riprendendo la strada di scuola.
<< Quella è la tua amica? >> chiese immediatamente Chie osservando il duo camminare a poca distanza da loro.
<< Sì, lei è Natsuki >> rispose Mai con un leggero moto di stizza. Sarebbe dovuta essere al suo fianco invece di proseguire con accanto Shizuru.
<< E’ molto amica della Presidentessa >> costatò Aoi.
<< Attenta, Mai! >> scherzò la bruna ridendo.
<< Ma no, cosa pensate! >> esclamò Mai cercando di non far trapelare quanto quelle parole la stessero turbando << Natsuki… beh, quella è Natsuki. Voi non la conoscete come la conosco io >>.
<< E come la conosce Shizuru Fujino? >>.
A quella domanda la rossa non rispose mentre fissava l’amica e la diciottenne ignare delle loro chiacchiere. Sarebbe dovuta essere felice per lei, per aver ritrovato una sua vecchia amica d’infanzia che sembrava tenere molto alla sedicenne e invece non ci riusciva. Natsuki era la sua famiglia, non voleva perdere anche lei e non avrebbe permesso nemmeno alla Presidentessa del Consiglio Studentesco di toccarla o di portargliela via. Era importante, rappresentava l’ancora cui si era aggrappata nel momento del bisogno. Le voci, inoltre, che correvano sulla diciottenne la facevano stare ancora più all’erta. Entrarono a scuola e immediatamente Natsuki fu presa in custodia da Haruka Suzushiro che non aveva dimenticato la brutta figura che le aveva fatto fare. Nonostante le lamentele iniziali, la ragazza dovette sorbirsi tutte le regole dell’istituto mentre Mai e le sue due amiche ridacchiando si recarono in aula. Anche Shizuru fu costretta a lasciarla sola, visto che aveva un incontro con i professori di letteratura straniera per decidere le letture da adottare.
<< Ma tu guarda >> disse la ragazza dai capelli rossi sulle scale che portavano al secondo piano che la sedicenne aveva già incontrato << La pervertita ne ha puntata un’altra >>.
Natsuki la fissò senza comprendere un attimo in cui Haruka stava fornendo spiegazioni ad altri due studenti.
<< Nao Yuuki, giusto? >> domandò infine.
La quindicenne annuì.
<< A cosa ti riferisci? >>.
Nao voltò lo sguardo in direzione della Presidentessa che si stava allontanando stringendosi nelle spalle e abbozzando un sorrisetto mentre scendeva due gradini.
Natsuki seguì i suoi occhi ma continuò a non comprendere.
<< Oh no >> disse sospirando con fare sconsolato << Non dirmi che siete tutte così addormentate! Le cerca proprio col mirino, allora >>.
<< Io non sono addormentata! >> esclamò la sedicenne muovendosi verso di lei.
<< Ma se non riesci a vedere a un palmo dal tuo naso! >>.
<< Ripetilo se hai il coraggio! >>.
La mora stava per saltarle al collo con aggressività quando fu tirata per la collottola dalla Presidentessa del Comitato Esecutivo.
<< Kuga! >> urlò << Ma sei forse ammutolita? I teppisti non frequentano questa scuola! >>.
<< Ammattita >> la corresse Nao scuotendo il capo e facendo per allontanarsi.
 << Yuuki non provare a filartela. Vi metterò tutt’e due in punizione >>.
<< Cosa? >> gridarono simultaneamente le due ragazze << No! >>.
<< Non provate a corrodermi, non potete fare nulla per fami cambiare idea >>.
<< Corrompermi >> rettificò questa volta Natsuki passandosi una mano sul volto.
<< Ci vediamo a fine lezioni >> concluse Haruka dirigendosi verso la sua classe.
Era il suo primo giorno di scuola e già era riuscita a mettersi nei guai.
 
Maledetta scuola!, pensò Natsuki camminando nervosamente per i corridoi, Ma come mi è venuto in mente di assecondare Mai in questa scelta?
Erano solo tre ore che aveva trascorso in classe e già non ne poteva più.
<< “Il Fuuka è un’ottima scuola” >> disse imitando la voce dell’amica << “Non ci troveremo male, vedrai!”. Oh, che palle! >>.
Si allentò il fiocco dell’uniforme intorno al collo e aprì leggermente la zip mentre si passava una mano tra i lunghi capelli. Non poteva credere di essere riuscita a farsi mettere in punizione dopo solo un quarto d’ora che era nell’edificio e cosa ancora peggiore, quando l’aveva detto a Mai, l’amica era scoppiata a ridere tenendosi la pancia.
<< Non lo sopporto! >> continuò sentendo gli occhi di chiunque addosso << E perché diavolo non mettono delle scritte al led per evidenziare i bagni? Queste aule sembrano tutte uguali! >>.
Era suonato l’intervallo da qualche minuto e la sua amica era corsa al bagno. Quando Natsuki si era accorta che aveva dimenticato il cellulare sotto il banco, si era affrettata a raggiungerla ma non l’aveva più vista. Adesso ispezionava tutte le stanze che trovava, sperando di incontrarla.
<< Non c’è nemmeno qui >> affermò aprendo l’ennesima porta.
<< Cosa non c’è, Natsuki? >> chiese una voce femminile.
Gli occhi della sedicenne vagarono per qualche secondo nell’aula prima di scorgere Shizuru in piedi su una scala mentre sistemava alcuni fascicoli.
<< Sc…scusa Shizuru! >> esclamò imbarazzata << Mi sono persa…e sto cercando Mai… >>.
Stava per uscire ma la diciottenne la bloccò.
<< Posso aiutarti? >>.
La mora tornò a guardarla, osservandola sorridere e sistemare dei documenti.
<< Mai si è dimenticata il cellulare sotto il banco >> disse la più piccola alzando il telefonino che aveva in mano << Volevo restituirglielo ma non ho idea di dove sia >>.
Shizuru le sorrise.
<< Ti va di restare a farmi compagnia? Sono sicura che custodirai il cellulare di Mai-san fino alla fine dell’intervallo >> le propose indicando un posto libero << Sto preparando un po’ di tè >>.
Natsuki fu allettata dalla proposta, anche se era ancora titubante. Guardò l’aula in cui era capitata comprendendo che non era una qualunque.
<< Questa è l’aula dove si riunisce il Consiglio Studentesco >> spiegò la diciottenne come se l’avesse letta nel pensiero << Stavo finendo di sistemare delle vecchie carte da archiviare >>.
<< Scusami Shizuru, non voglio continuare a disturbarti allora >>.
<< Natsuki non mi disturba mai e poi il tè è quasi pronto >>.
A quelle parole, la sedicenne chiuse la porta alle sue spalle prendendo posto.
<< Hai molto da fare? >> chiese notando i molti fogli lasciati sul tavolo temendo che Shizuru fosse troppo gentile per dirle la verità.
<< Niente che non si possa risolvere >> le rispose cordialmente versando il tè in due tazze << Tranquilla, non mi stai intralciando >>.
La ragazza più piccola la osservò respirando quell’odore che le faceva venire in mente tutte le volte che le aveva preparato la bevanda ambrata a casa sua mentre pensava ad una volta in particolare in cui le aveva detto quelle parole. Si domandò se Shizuru l’avesse fatto apposta o se fosse stato un caso.
<< Fai ancora quel coso del tè? >> le domandò osservano il liquido.
Shizuru rise leggermente.
<< La cerimonia del tè, Natsuki >> la corresse << No, ho smesso quando ho capito d’aver imparato tutto al corso >>.
<< Sei forte, Shizuru >>.
La diciottenne sorrise sedendosi accanto a lei.
<< Ookini, Natsuki >> rispose non aspettandosi un complimento dalla sedicenne << E come sta andando, invece, il tuo primo giorno di scuola? >>.
La mora sbuffò.
<< Lasciamo stare per favore >> disse l’altra << Haruka-san mi ha dato una punizione >>.
Shizuru scoppiò a ridere senza riuscire a trattenersi.
<< E cosa hai combinato? >>.
<< Guarda che non è divertente! >> esclamò risentita la ragazza dai capelli scuri << E poi non ho iniziato io! È stata quella Yuuki >>.
<< Nao Yuuki? >> ripeté la Presidentessa.
Natsuki annuì mentre si dondolava sulla sedia.
<< Natsuki, non muoverti con la sedia. Potresti cadere e farti male >> l’ammonì Shizuru sorseggiando il tè << Sì, immagino che possa essere vero >> aggiunse pensando che la quindicenne non era la prima volta che attaccava briga con qualcuno. Scosse il capo. Quella ragazza non aveva una bella situazione famigliare alle spalle.
<< E dire che dopo la scuola volevo passare in palestra a parlare con la professoressa di educazione fisica >> mormorò con dispiacere Natsuki fissando la tazza. Sospirò.
Shizuru la guardò ricordando con quanto ardore le avesse parlato qualche ora prima dell’atletica leggera e delle sue vittorie a Hokkaido. Un lieve sorriso le increspò le labbra riflettendo su ciò che poteva fare per lei.
Finirono di bere il tè sentendo il suono della campanella che metteva fine all’intervallo. Natsuki si alzò in piedi e fece un leggero inchino per ringraziare la diciottenne. Shizuru, a sorpresa, l’abbracciò avvicinando le labbra alla sua guancia destra.
<< Grazie per la tua compagnia, Natsuki >> le sussurrò prima di darle un bacio leggero.
 
<< Allora Natsuki io vado >> disse Mai agitando una mano sulla soglia dei cancelli con un gran sorriso.
La mora contraccambiò il saluto appoggiata alla parete dell’ingresso; poi incrociò le braccia cercando di assumere uno sguardo menefreghista.
<< Attenta a non gongolare troppo >> la mise in guardia Natsuki.
<< Farò il possibile, ci vediamo a casa >>.
Mai si voltò e per poco non andò a sbattere contro Tate.
<< Yuuichi! >> esclamò lei sorpresa di vederselo davanti.
Il ragazzo rise affiancandola.
<< Ti va se facciamo la strada insieme? >> le propose << Il mio dormitorio è da quella parte >>.
<< La stessa direzione in cui vado io >> rispose la sedicenne iniziando a camminare.
Lo guardò di sfuggita mentre Tate fissava un punto indefinito avanti a sé con un mezzo sorriso. Per lei era enigmatico; quando stava con gli altri era insopportabile, orgoglioso e superbo in tutto quello che faceva mentre rimanevano soli le mostrava un lato gentile del suo carattere che non credeva di possedere. Si ritrovò a sorridere scuotendo il capo. Si fermarono ad un incrocio.
<< Io svolto a sinistra >> disse Tate indicandole col dito la strada.
<< Mentre io proseguo dritto >> ribatté Mai << Grazie per la compagnia, Tate >>.
Si sorrisero e il ragazzo si portò un dito sulla guancia come se stesse riflettendo.
<< Ti va un gelato più tardi? >> domandò improvvisamente. La fissò negli occhi << Ovviamente quando hai finito di studiare! >> aggiunse notando che l’altra non rispondeva.
Tate sei un vero idiota!, pensò, Non è così che si chiede un appuntamento! Ma che hai potuto farle una simile richiesta?
<< Volentieri >> affermò Mai dopo aver riflettuto sul fatto che non era ancora uscita da quando erano arrivate.
<< Davvero? Ah, bene! >>.
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
<< Solo che non conosco la città >>.
<< Non ti preoccupare, ci penso io! >> rispose Tate senza fare nulla per mascherare la sua felicità << Ci vediamo qui alle sei? >>.
<< Va bene, a dopo >>.
 
Haruka aveva portato Natsuki e Nao in palestra. Le due si guardarono senza comprendere che tipo di punizione le aspettasse.
<< Non ditemi che è una pervertita anche questa… >> mormorò la quindicenne guardandosi le unghie della mano destra.
<< Vista la vostra mancanza di disciplina >> disse Haruka mettendosi davanti a entrambe << Ho pensato che l’unico modo per rimettervi in riga fosse una sana dose di esercizi ippici! >>.
<< Ginnici >> la riprese Nao già stufa di dover correggere quella testa vuota.
Tra tutte le punizioni cui era stata sottoposta, quella le pareva la più bislacca.
Natsuki, invece, non riusciva a non smettere di pensare che il suo unico obiettivo era ottenere informazioni sulle attività sportive che si svolgevano nel liceo ed era, in un certo senso, appena stato esaudito.
Possibile che…, rifletté per un attimo ma scosse il capo subito dopo, No.
<< Per questo ho chiamato l’Organizzatrice degli eventi sportivi >> continuò la diciottenne indicando una ragazza che era sempre rimasta nell’ombra.
La sedicenne e la quindicenne videro avvicinarsi una figura femminile dai lunghi capelli biondi e un paio d’occhi di un azzurro intenso.
<< Tu! >> esclamò Natsuki incapace di trattenersi indicandola.
L’altra ebbe la sua medesima reazione.
<< Che ci fai qui? >> continuò la mora.
<< No, tu che ci fai qui! >> rispose la bionda diventando sempre più rossa << Non ti mai vista in questa scuola >>.
<< Ci faccio parte da oggi! >>.
<< Bene, vedo che voi due già vi conoscete >> le interruppe Haruka << Yuuki, ti presento Kuu Hiratori >>.
<< Sai che mi interessa >>.
<< Insomma, Yuuki mostra un po’ di rispetto! >> tuonò la Presidentessa del Comitato Esecutivo.
<< E’ tutto a posto, Haruka-san >> rispose Kuu tranquillamente << Forza voi due, vi voglio vedere trottare! Iniziamo con venti giri della scuola! >>.
Iniziarono a correre e subito Natsuki si affiancò all’Organizzatrice.
<< Ho bisogno di alcune informazioni >> le disse senza troppi preamboli.
<< Nao-san! >> urlò Kuu notando che la rossa era rimasta indietro << Muoviti! >>.
<< Arrivo, arrivo >> rispose la più piccola senza entusiasmo.
<< Che cosa vuoi? E che sia chiaro, noi due non ci conosciamo >>.
<< Non sono l’unica ad essere rimasta sorpresa di vederti qui! >> si difese la mora sapendo che le loro gare dovevano rimanere segrete << Voglio partecipare alle gare di atletica leggera, sono brava >>.
Kuu la guardò a lungo prima di rispondere e dovette ammettere che era vero. Erano a quota dieci giri e la sedicenne non dava segni d’affaticamento. Il suo respiro era regolare, il passo sempre uguale e ben cadenzato, nessun tipo di sforzo si leggeva nei suoi occhi.
<< Non montarti la testa adesso solo perché hai un po’ di resistenza >> le rispose svoltando a destra.
<< Ti brucia che potrei essere brava anche in questo? >> la stuzzicò Natsuki aumentando leggermente la velocità e sorridendo nel passare in testa al gruppo.
<< Io non ho paura di niente! >> le urlò la più grande agitando il braccio << D’accordo, voglio proprio vedere che sai fare. Saprai anche usare bene la moto ma questo non significa che sia la stessa cosa con le gambe! >>.

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Capitolo 8
*** Verità celate ***


Anche quella mattina Mai le stava urlando di sbrigarsi perché erano in ritardo. Natsuki, mentre si cambiava, si domandò se fosse il caso mettere una sveglia; poi sorrise. Più della voce squillante della rosa nessuno riusciva a svegliarla. E poi l’amica lo diceva sempre, anche se alla fine riuscivano ad arrivare in orario.
<< Andiamo a piedi anche stavolta! >> urlò dal piano superiore prima di chiudersi in bagno.
Gli allenamenti cui Kuu l’aveva sottoposta il giorno precedente, essendo passato un po’ di tempo dall’ultima volta che si era esercitata, le avevano provocato un indolenzimento generale a tutti i muscoli. Chinò il capo pensando che fosse solo una situazione temporale.
<< Arrivo! >> gridò per rispondere alle continue lamentele di Mai.
La sedicenne dai capelli rossi aspettava in salone l’arrivo dell’amica. Scosse la testa nel controllare per l’ennesima volta l’ora.
È sempre la solita, pensò con un mezzo sorriso.
Se fosse stata diversa, probabilmente non sarebbe riuscita a volerle così bene. Quel carattere così schivo e rabbioso l’aveva colpita fin dal primo momento che l’aveva vista sulla soglia delle scale.
 
I suoi genitori le avevano detto che nell’appartamento sotto il suo era andata ad abitare una ragazzina della sua stessa età con suo padre. La notizia l’aveva resa felice subito poiché nel palazzo vivevano solo bambini che giocavano col fratello più piccolo. Nonostante, però, i suoi tentativi di incrociarla nelle scale condominiali o nel cortile, la nuova arrivata non si era mai fatta vedere. Alle continue domande fatte ai due adulti, aveva scoperto che la ragazza aveva perso la madre e che l’uomo era l’amministratore delegato di un’importante azienda e che, per questo, era costretto a continui viaggi. Mai si era intristita ma non aveva demorso dall’incontrarla e dal voler conoscerla. E poi finalmente una volta l’aveva vista rientrare da scuola. L’aveva osservata a lungo dal davanzale della finestra sul quale era seduta camminare nel giardino condominiale fino ad arrivare al portone.
<< Perché non vai a chiederle se vuole pranzare con noi? >> le aveva proposto la donna che stava apparecchiando.
Il volto della figlia si era illuminato. Di corsa aveva indossato le scarpe ed era scesa.
<< Ciao >> l’aveva salutata sulla soglia dell’appartamento della ragazza agitando una mano.
Natsuki si era stretta nelle spalle e aveva contraccambiato con cenno del capo.
<< Io sono Mai Tokiha, abito al piano di sopra >> le aveva detto l’undicenne con un sorriso alzando il dito indice.
<< Natsuki Kuga >> aveva risposto la ragazza dai capelli scuri.
Era la prima volta, per l’undicenne dagli occhi verdi, che parlava con una persona che non fosse un’insegnante. Nemmeno suo padre le si era rivolto con un tono di voce così gentile. Erano due settimane che si erano trasferiti e l’unica cosa che aveva fatto era rimproverarla ogni volta che chiedeva di tornare a Tokyo.
<< Ti va di pranzare con me? >>.
Natsuki aveva alzato gli occhi dalla tasca del suo zaino alla ricerca delle chiavi di casa ma non aveva risposto. Sbuffando si era seduta sul primo gradino poggiando i gomiti sulle ginocchia.
<< Che cosa fai? >>.
<< Aspetto >> aveva detto la ragazza << Ho dimenticato le chiavi e mio padre non tornerà prima di sera >>.
<< Puoi venire a casa mia >> aveva ribattuto Mai.
La ragazza dai capelli neri aveva scosso il capo senza guardarla. Aveva un unico desiderio che, però, non si sarebbe mai avverato. Era rimasta stupita nel vedere che la sconosciuta si era seduta accanto a lei.
<< Posso aspettare con te? >>.
Si erano guardate a lungo mentre Natsuki cercava di comprendere le sue intenzioni. Non sembrava avere un secondo fine, pareva sinceramente interessata a lei. Un po’ come faceva Shizuru. Quel pensiero le aveva fatto male, aveva sentito una fitta allo stomaco e gli occhi riempirsi di lacrime.
<< No >> aveva risposto infine chinando il capo per non farsi vedere piangere.
Mai all’inizio non aveva detto niente notando la sua voce farsi leggermente roca e aveva compreso che quella ragazzina dall’apparente sguardo freddo, in realtà stava soffrendo molto. Le aveva preso una mano stringendo appena.
<< Vuoi che me ne vada? >> le aveva domandato.
<< No >>.
 
Mai aprì la porta di casa con la minaccia di andare da sola, quando vide la figura di Shizuru fuori il loro giardino. Immediatamente comprese che stava aspettando Natsuki. Quasi con rabbia richiuse l’uscio cercando di contenersi.
<< Sono pronta, andiamo! >> disse la mora precipitandosi al piano inferiore.
L’amica le rivolse un lungo sorriso.
<< Possiamo prendere la moto? >> chiese.
L’altra la guardò inarcando il sopracciglio destro.
<< Ma se hai sempre voluto andare a piedi! >> esclamò senza comprendere cosa passasse per la mente della sedicenne << Invece di essere felice che ti sto accontentando! >>.
Mai le aveva dato un bacio sulla guancia.
<< Io sono felice >> rispose << Solo che non mi sento bene stamattina e vorrei arrivare a scuola il prima possibile >>.
Natsuki l’aveva osservata un solo istante prima di sospirare.
<< Okay, hai vinto >> affermò << Vado a prendere le chiavi >>.
Uscirono qualche minuto dopo. La ragazza dai capelli rossi sorrideva pensando di essere riuscita nel suo intento e fece finta di non notare la Presidentessa.
<< Buongiorno Shizuru! >> salutò Natsuki nel vederla e aumentando leggermente la camminata, gesto che non sfuggì a Mai.
<< Buongiorno anche a te, Natsuki >> rispose la diciottenne << Facciamo la strada insieme come ieri? >>.
<< Oh, mi spiace >> disse alzando il casco che portava sottobraccio senza riuscire a nascondere una nota di delusione << Oggi prendo la moto con Mai >>.
Per un attimo gli occhi della più grande furono attraversati da un lampo di tristezza che si affrettò a scacciare.
<< Non fa niente >> ribatté col suo solito tono sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi << Vorrà dire che chiacchiererò con Natsuki nella pausa >>.
La ragazza stava per dire qualcosa ma la voce della sedicenne dai capelli rossi la chiamò per sollecitarla. Guardò prima l’amica e poi Shizuru stringendosi nelle spalle prima di salire partire.
 
Natsuki non aveva fatto altro che lamentarsi durante le lezioni di letteratura e di inglese per la  noia che provava e, quando finalmente era giunto l’agognato intervallo, Kuu Hiratori l’aveva mandata a chiamare per andare al campo sportivo per allenarsi. Le era stato riferito che per la staffetta femminile mancava una persona, quindi era automaticamente dentro. La professoressa di educazione fisica avrebbe inoltre valutato i suoi tempi decidendo se farla partecipare o meno ad altre gare. La notizia giunse come una ventata di libertà che la fece scattare in piedi e urlare per la gioia. Mentre attendeva le altre due ragazze che si sarebbero esercitate con loro, incontrò Shizuru sulla soglia del bagno.
<< Dove va Natsuki così allegra? >> le domandò la diciottenne cui non sfuggiva niente.
<< Farò parte della staffetta femminile e quindi ci portano ad allenarci al campo >> spiegò la mora raggiante.
<< Sono contenta per te >> rispose Shizuru gettando la carta, con la quale si era asciugata le mani, nel cestino << Era quello che volevi, no? Ho saputo della punizione di Haruka-san, stamattina ne parlava in modo molto orgoglioso >>.
Natsuki annuì riflettendo che proprio il giorno precedente le aveva fatto presente il suo desiderio.
<< Shizuru >> iniziò mentre il dubbio tornava ad affacciarsi nella sua mente << Non è che tu… >>.
<< Cosa? >>.
La sedicenne arrossì per l’imbarazzo.
<< Sì, insomma…non è che tu hai parlato con Haruka-san per… >>.
<< Natsuki sopravvaluta il mio ruolo di Presidentessa del Consiglio Studentesco >> la interruppe la ragazza più grande sorridendo << Credi che sia riuscita a suggerire la punizione ad Haruka-san per farti parlare con Kuu-san? >>.
Natsuki avrebbe voluto sprofondare per la brutta figura che stava facendo. In effetti Shizuru aveva ragione; lei si era fatta troppi film sul suo conto e soprattutto su ciò che rappresentava in quella scuola.
<< Hai ragione >> ammise in fine con un mezzo sorriso << Scusami Shizuru, sono stata proprio una sciocca. Spero che non te la sia presa >> fece un piccolo inchino in segno di rispetto << Ora devo andare, sento Kuu-san che mi sta chiamando >>.
Oh Natsuki, pensò la diciottenne ascoltando i battiti del suo cuore, Per te sarei disposta a fare molto di più.
 
Mai sorseggiava il suo succo di frutta mentre osservava gli allenamenti di kendo. Tate le aveva chiesto di vederli, c’era anche lui e voleva farlo contento. Dopotutto, ieri avevano trascorso un bel pomeriggio insieme e il ragazzo le aveva mostrato il centro di Tokyo. Era stato gentile con lei e ben disposto a rispondere alle sue domande, l’aveva perfino riaccompagnata a casa prima di cena. Pensò a Natsuki, alla quale avrebbe voluto raccontare l’accaduto, ma, quando era tornata, l’aveva trovata profondamente addormentata. Chiuse gli occhi gli riflettendo su cosa stesse combinando e soprattutto dove avesse trovato i soldi che le erano serviti per poter chiamare l’idraulico. Erano due sere di fila che usciva con la sua moto e che la sentiva rincasare molto tardi. Lei fingeva di dormire sperando che la sedicenne dagli occhi verdi si confidasse, dandole il tempo di elaborare gli eventi che si erano susseguiti ma non poteva fare a meno di preoccuparsi.
Per fortuna ora è al campo sportivo, si disse.
Almeno non doveva preoccuparsi di Shizuru Fujino. Voleva tenerla lontana dalla sua amica, se avesse potuto l’avrebbe fatta scomparire. Si sentiva in colpa per quei pensieri, vedeva chiaramente quanto fosse felice Natsuki ogni volta che la vedeva eppure quella gelosia non accennava a passare. A lei era stato portato via tutto, le era rimasta solo la sedicenne e non poteva permettersi di perdere anche lei. Voleva che l’amica le restasse accanto come era accaduto fino a quel momento, voleva essere la sua spalla, la sua consigliera, voleva che si aggrappasse allo suo stesso modo. vedere che la Presidentessa cercava di allontanarla da lei, la feriva più di quanto avesse potuto immaginare e si chiese dove faceva Natsuki a non accorgersene. Ciò che le aveva confidenzialmente rivelato Chie, poi, non faceva che tornarle alla mente come un ago insinuando dubbi anche lì dove non ce n’erano. La sua amica non era come Shizuru, lo sapeva, anche se non avevano mai parlato di ragazzi. La sedicenne dagli occhi verdi era semplicemente molto riservata e introversa; si sarebbe accorta altrimenti che le piacevano le ragazze. Il contatto con la diciottenne l’avrebbe forviata, ecco perché doveva tenerla lontana da lei.
Lo sto facendo per il suo bene, pensò stringendo le balze della sua gonna mentre le fissava, Lo faccio per entrambe.
Era così immersa nelle sue riflessioni da non accorgersi che Chie e Aoi si erano sedute accanto a lei.
<< Chissà a chi stai pensando >> fece Chie ridacchiando e guardando i ragazzi allenarsi.
Mai arrossì sorridendo appena.
<< Tate è davvero molto bravo >> disse Aoi.
<< Sì >> rispose la rossa << Non pensavo che lo fosse >>.
<< E’ per via dell’aria da sborone che si da davanti a tutti? >>.
La sedicenne annuì senza smettere di guardarlo.
<< E’ solo una maschera >> affermò la bruna << Una maschera che si è costruito per farsi credere diverso da quello che è. Hai avuto modo di notarlo tu stessa, Mai >>.
<< Perché lo fa? >> domandò Mai incuriosita << Aspetta! >> esclamò l’attimo dopo osservando le facce sorridenti delle due ragazze << Voi… >>.
<< Sembra che vi foste proprio divertite ieri >> costato Chie strizzandole l’occhio.
Il volto della terza sedicenne divenne ancor più rosso dei suoi capelli mentre chinava il capo.
<< Mai, dovresti aver capito che a noi non puoi nascondere nulla >>.
La rossa rise leggermente.
<< Okay, avete vinto >> disse infine << Ieri pomeriggio siamo usciti a fare una passeggiata. È stato così carino, così gentile…delle volte anche un po’ impacciato. Una persona totalmente diversa da quella che mostra a scuola >>.
Chie e Aoi si scambiarono uno sguardo d’intesa.
<< E poi quella cicatrice che ha… >> continuò Mai << …voi sapete come se l’è procurata? >>.
<< Lui non ne ha mai voluto parlare ma ovviamente certe cose si vengono a sapere prima o poi >> rispose la ragazza con gli occhiali << Sembra che sia successo prima del suo trasferimento, quando ancora non viveva a Tokyo >>.
La sedicenne si fece attenta.
<< Sembra che Tate fosse un ragazzo normale, ottimo nel kendo e che avesse una ragazza >>.
<< Forse non dovremmo parlare di lui in questo modo… >> s’intromise Aoi gettando una breve occhiata ai ragazzi che si stavano allenando.
<< No per favore continuate >> pregò la rossa << Ho bisogno di sapere chi è veramente >>.
Chie fece un gesto con la mano mentre si sistemava le lenti sul naso.
<< La storia è molto breve, Mai. Ti ripeto che noi non conosciamo i particolari. Comunque, pare che una sera i due stessero passeggiando tranquillamente quando all’improvviso sono stati assaliti da una banda con brutte intenzioni. Entrambi, all’inizio, sono stati malmenati pesantemente e poi il capo dei ragazzi ha violentato la fidanzata di Tate e inflitto quel taglio a lui affinché si ricordassero per sempre del aveva avuto su di loro quella notte. Da quanto si dice, Tate non rivide più la ragazza che si trasferì molto lontano mentre lui dovette subire un intervento chirurgico ai legamenti della mano qui a Tokyo. È da allora che vive qui e si iscritto al nostro liceo >>.
Mai si portò una mano alla bocca sconvolta da quella storia e da quanta cattiveria ci fosse nel mondo. Doveva essere stato tremendo per lui subire impotente quegli abusi e non poter aiutare la sua ragazza a salvarsi.
<< Che brutta storia >> disse infine chinando il capo.
<< Già, ma forse adesso Tate sta trovando la forza di lasciarsi tutto alle spalle >>.
Aoi le sorrise e Chie le indicò, con un cenno del capo, il gruppo che aveva deposto le spade e si stava salutando. Le strizzò l’occhio in segno d’intesa prima di alzarsi e trascinare con sé l’altra ragazza. Adesso era arrivato il momento di lasciarli soli.

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Capitolo 9
*** La prima bugia ***


Trascorse nella routine un’intera settimana. Mai cercava di tenere il più distante possibile Natsuki da Shizuru ma quest’ultima l’attraeva come una calamita. Era assurdo come un suo semplice sorriso riusciva a farla arrivare a scuola allegra o le illuminasse il viso. Mai bruciava di gelosia esattamente come la più grande provava invidia per lei e per quello che rappresentava per la sedicenne dai capelli neri. Qualche volta era riuscita a pranzare o a trascorrere l’intervallo in sua compagnia e spesso Natsuki menzionava l’amica con fare innocente. Non si rendeva conto di essere al centro di un triangolo che un lato la vedeva come una grande amica mentre l’altro come qualcosa di più. Lei si comportava normalmente, era felice d’aver ritrovato Shizuru e che le cose tra loro andassero così bene nonostante gli anni di lontananza, che la diciottenne fosse rimasta quella che ricordava, gentile, sorridente, entusiasta di tutto quello che le raccontava. Non le aveva mai fatto pressioni per sapere qualcosa, si era sempre accontentata di ascoltarla parlare. La sedicenne le raccontava solo cose che riguardavano lei e non la sua vita con Mai o il passato. Non era pronta a rivivere quei momenti. Gli unici argomenti che toccava in sua compagnia erano la scuola e l’atletica. Un paio di volte la diciottenne era andata a vederla durante gli allenamenti usando come scusa quella di dover controllare gli atleti che avrebbero partecipato alle prossime gare e di documentare la loro preparazione. Natsuki non ci vedeva niente di strano e si offriva anche di darle un passaggio fino a casa. Quando sentiva le braccia della più grande cingerle la vita, un calore improvviso s’impossessava di lei ma non aveva ancora dato un nome a quel sentimento che covava nel suo cuore. La cosa più importante era che si sentiva bene semplicemente nell’averla vicina. Le piaceva che Shizuru avesse sempre una parola gentile nei suoi confronti, delle volte le sembrava di essere tornata bambina. Non credeva di riuscire ancora a provare quelle sensazioni che solo la più grande le suscitava, a confronto Mai non era niente. La rossa l’aveva capito e si rodeva dentro nel notare come Natsuki fosse contenta che la Presidentessa avesse delle attenzioni per lei. La sedicenne non aveva mai avuto il privilegio di vederla sorridere in quel modo, di vederla parlare con quella spensieratezza, di vederla così carica di energia mentre cercava lo sguardo dell’altra. Eppure lei le aveva dato tutta la sua amicizia, tutto il suo affetto, l’aveva fatta entrare in famiglia come una sorella e alla fine, quando erano rimaste solo loro due, si erano promesse di essere l’una la roccia dell’altra. Senza di lei sarebbe naufragata e non voleva perderla. Come poteva Natsuki non accorgersi di ciò che aveva fatto per lei? Le aveva dato una seconda madre quando la sua era morta senza chiederle nulla in cambio, l’aveva aiutata nei compiti, aveva supportato ogni sua decisione. E invece, adesso, ai suoi occhi era solo una pallida imitazione della grande Shizuru Fujino. Cos’era quel sentimento così forte che la spingeva ad essere felice di averla vicina? Possibile che fosse amore? No, l’amore nasceva tra due persone opposte, non tra quelle dello stesso sesso. I suoi genitori si erano amati tantissimo, i genitori di Natsuki erano stati innamorati, ma non poteva essere la stessa cosa che stava accadendo alla sua amica con la Presidentessa del Consiglio Studentesco. Si rifiutava di ammettere una cosa simile e spesso si era ritrovata a vergognarsi delle sue stesse scuse per trattenere la mora a sé.
Perché, Natsuki, pensò con una dolente nella voce mentre la osservava a pochi metri di distanza parlare con la diciottenne, Perché non rivolgi a me quello sguardo così luminoso? Perché non hai mai accennato un sorriso in tutti questi anni? Perché Shizuru Fujino è riuscita lì dove io ho fallito?
Avrebbe voluto che la sua amica non l’avesse mai incontrata così da poter continuare ad essere il suo unico punto di riferimento.
A risvegliarla dai suoi pensieri fu la mano di Tate che si posava sulla sua spalla. Le sorrise senza dire nulla e le si sedette accanto. Ormai era loro abitudine trascorrere l’intervallo insieme nel cortile della scuola. Quando poteva, era riuscita a trascinarvi anche Natsuki che, invece, non si era mostrata entusiasta dei ragazzi che le aveva presentato. A stento aveva rivolto uno sguardo al sedicenne per non parlare di Aoi e Chie con le quali aveva borbottato qualcosa d’incomprensibile mentre cercava con gli occhi la figura della Presidentessa. Quel pensiero la fulminò e, ancor prima che se ne accorgesse, strinse le mani a pugno sulle gambe. Per Natsuki era come se ogni cosa si eclissasse di fronte a Shizuru, forse nemmeno lei si era accorta del suo comportamento ma non era sfuggito di certo alla rossa che cercava invano di non farle pensare all’altra ragazza.
<< Smettila di pensare alla matematica! >> esclamò Tate ignaro delle sue vere riflessioni colpendole con due dita la fronte con fare scherzoso.
Mai sorrise scuotendo il capo e alzò gli occhi verso l’amica.
<< Natsuki! >> chiamò a gran voce indicando il bento che aveva preparato per lei e che l’altra non aveva ancora toccato << Dai, vieni a mangiare! >>.
La sedicenne dagli occhi verdi non la degnò di un solo sguardo talmente era intenta a parlare con Shizuru in piedi sotto un albero. Mai vide la più grande chinarsi leggermente sul volto dell’altra e sussurrarle qualcosa che la fece arrossire mentre una mano le sfiorava l’uniforme e le sistemava il fiocco che la ragazza aveva l’abitudine di allentare.
<< Natsuki! >>.
<< Oh, lasciala in pace Mai! >> le rispose Tate facendo finta di spingerla << Appena ha fatto verrà da sola! Non sei mica sua madre >>.
Mai lo fissò in silenzio non sapendo se vergognarsi o arrabbiarsi per le sue parole. Alla fine lasciò perdere stringendosi nelle spalle e facendo finta che per lei non fosse importante.
<< Lo dicevo per lei >> mormorò tornando a prestare attenzione al suo bento.
Finirono di mangiare e ancora Natsuki non si era staccata dalla diciottenne.
<< Senti Mai >> iniziò Tate gettando una breve occhiata alla sedicenne sotto l’albero << La tua amica Kuga… >>.
La rossa si fece attenta.
<< Sì? >> fece notando che il ragazzo non continuava.
Lui si passò una mano tra i capelli a disagio.
<< Oh, insomma! >> esclamò << Takeda vuole sapere se è fidanzata! >>.
<< Natsuki? >> ripeté incerta Mai che non si aspettava una domanda simile << Oh, no! >> aggiunse l’attimo dopo comprendendo << Lui, lui è interessato? >>.
<< Penso di sì >>.
Mai si sarebbe volentieri messa a saltare per la felicità.
<< Oh, ma è fantastico! >> disse contenta.
Tate la guardò senza capire.
<< Vogli dire che potremmo organizzare un’uscita a quattro per farli conoscere >> disse cercando di motivare il suo tono di voce << Non credi? >>.
Il sedicenne si strinse nelle spalle con fare indifferente.
<< Sì, potremmo provare >>.
Si vedeva chiaramente che Natsuki non gli andava a genio ma come dargli torto? A malapena a scuola lo salutava. Mai sapeva che l’amica non lo faceva con cattiveria, era il suo carattere e sperò che cambiasse atteggiamento nei confronti dell’intera classe.
<< Magari domani sera? O dopodomani? >> incalzò la rossa che non voleva lasciarsi sfuggire quell’occasione.
<< Ehi, calmati! >> rispose lui ridendo << Okay, prometto che ne parlerò con Takeda oggi pomeriggio agli allenamenti! >>.
<< Grazie! Ehi Natsuki, ti devo parlare! >>.
Finalmente la sedicenne dai lunghi capelli neri le rispose.
<< Sì, Mai!  Arrivo subito! >> disse senza guardarla.
<< Mai-san ti sta chiamando da un po’ >> costatò Shizuru lieta che Natsuki la stesse facendo aspettare.
<< Sì, hai ragione >> ammise la più piccola abbassando gli occhi con fare colpevole.
Le dita della Presidentessa le sfiorarono il viso costringendola ad alzarlo. Le sorrise con calore.
Oh Natsuki, pensò, Non sai che gioia mi infondono questi tuoi piccoli gesti.
<< Vado allora >> affermò la ragazza senza riuscire a staccare lo sguardo da quel volto.
<< Ookini per il tuo tempo, Natsuki >>.
<< Oh che palle i rimorchiamenti in pieno giorno >>.
Entrambe si voltarono in direzione della voce.
<< Tu! >> esclamò la sedicenne sentendosi invadere dalla rabbia nel rivedere la persona che le aveva fatto prendere una punizione.
<< Chi si vede! >> disse Nao ridendo << Cammini proprio con i paraocchi, eh Kuga? >>.
<< Che cosa vorresti insinuare? >>.
<< Natsuki per favore >> provò a calmarla Shizuru.
<< “Natsuki per favore” >> imitò la quindicenne sghignazzando << “Non vorremmo mica farci scoprire!” >>.
<< Io ti uccido se non la smetti, Nao! >> urlò la ragazza dai capelli neri andando verso di lei con passo deciso.
<< Che paura, Kuga! >> rispose prontamente l’altra facendo finta di tremare.
<< Se ti predo… >> continuò Natsuki correndole dietro come una bambina.
<< Sicuramente la tua amichetta ti prende molto bene! >>.
<< Smettila adesso, Nao >> disse in modo autoritario Shizuru cercando di mettere fine a quella litigata.
<< Altrimenti che fai, Presidentessa? >> chiese beffardamente Nao << Prenderai anche me? >>.
<< Nao Yuuki e Natsuki Kuga! >> urlò un’altra voce.
Oh no, pensò Natsuki nel sentirla.
Lentamente si voltò scoprendo Haruka Suzushiro.
<< Cosa sono questi scarabocchi nel cortile della scuola? >>.
<< Schiamazzi, Haruka >> la corresse Yukino che era al suo fianco.
<< Oh, secchioncella! >>esclamò Nao con la sua solita ironia << Ci sei anche tu! Non ti si vedeva da un po’ in giro! >>.
Yukino arrossì immediatamente a quelle parole.
<< Non cambiare argomento, Nao >> disse Haruka << Vi ho sentite urlare… >>.
<< Via, via >> s’intromise Shizuru col suo solito sorriso cercando di evitare una punizione a Natsuki << Sono solo delle ragazze, Haruka-san. E poi ricordiamoci che è ancora intervallo >>.
La bionda si passò una mano tra i lunghi capelli valutando la situazione.
<< Io me la sfigno >> affermò la quindicenne approfittando della sua momentanea distrazione.
<< Nao Yuuki, non ho ancora finito di parlare! >> urlò Haruka iniziando a correrle dietro.
<< Vieni Shizuru >> sussurrò Natsuki prendendola per mano e allontanandosi in silenzio.
Passò inosservata agli occhi di quasi tutti i ragazzi che erano in cortile tranne che a quelli di Mai che la guardavano andare via senza smettere di stringere la mano della diciottenne. Avrebbe voluto urlare il suo nome per dirle di smetterla e invece non un suono uscì dalle sue labbra.
 
Shizuru osservava la ragazza che correva leggermente più avanti non riuscendo a credere che la stava davvero tenendo per mano. Natsuki l’aveva fatto così spontaneamente che il suo cuore non aveva potuto fare a meno di sobbalzare. La sua pelle era così calda, così liscia che la fece rabbrividire mentre provava il desiderio di baciarla. La sedicenne di voltò sorridendole con aria complice e le strizzò l’occhio. La diciottenne sperò di non tradirsi proprio in quel momento. Inghiottì un groppo di saliva e fece un respiro profondo. La più piccola mollò la presa oltrepassando il cancello scolastico e si avvicinò alla sua moto.
<< Natsuki ma cosa fai? >> chiese Shizuru allarmata.
Se qualcuno le avesse viste, sarebbero state entrambe nei guai.
<< Andiamo Shizuru! >> rispose ridendo e lanciandole uno dei suoi caschi.
Shizuru la guardò per qualche secondo titubante.
<< Vieni con me! >>.
Quando le disse quelle parole, la mente della più grande smise di pensare e si lasciò guidare solo dal cuore.
<< Stringiti! >> le raccomandò Natsuki prima di partire togliendo il cavalletto.
La Presidentessa non se lo fece ripetere due volte.
 
<< Ricordo questo posto >> disse scendendo dalla moto e togliendosi il casco.
Natsuki la imitò avvicinandosi alla ringhiera e sporgendosi per guardare i passanti che parevano tante formiche da quell’altezza.
<< Una volta mia madre ci ha portate qui >> rispose la sedicenne.
Shizuru la guardò con un misto di malinconia e tenerezza. Le si mise accanto e respirò il suo odore. Posò le mani sulla balaustra imponendosi di non tremare per le emozioni che stava provando.
<< E’ la prima volta che lo fai? >> chiese Natsuki attribuendo la tensione dell’amica all’essere letteralmente scappate da scuola.
La diciottenne annuì comprendendo a cosa si riferisse.
<< Per te no? >>.
La vide passarsi una mano tra i lunghi capelli mentre guardava l’orizzonte.
<< No >> ammise in fine.
<< Natsuki >> la rimproverò Shizuru << Quando andavamo a scuola insieme non le facevi queste cose! >>.
Rise sottovoce.
<< Ho iniziato quando mio padre mi ha portato a Hokkaido >> confessò la sedicenne poggiando il mento sulle mani intrecciate << Ho iniziato quando mia madre… >>.
Le parole le morirono in gole mentre inghiottiva un groppo di saliva imponendosi di non scoppiare in lacrime.
<< Ti manca tanto, vero? >>.
Natsuki si voltò leggermente per guardarla e Shizuru poté notare i suoi occhi essere diventati lucidi.
<< Ma che dici, Shizuru >> le rispose << Sono passati tanti anni >>.
La diciottenne le sorrise con dolcezza comprendendo quanto fosse ancora difficile per lei parlarne e come stesse cercando di proteggersi da un dolore che non aveva mai superato.
<< Non significa niente >> disse << Una persona ci manca e basta. Anche se passassero vent’anni >>.
Natsuki non la guardò e cercò di far passare la sua voce come la solita.
<< Beh, non è il mio caso. Io sto bene >>.
Quelle parole suonarono false perfino alle sue orecchie.
Ma che sto dicendo, pensò l’attimo dopo, Io sto bene? Ma chi voglio prendere in giro? Oh mamma, mi manchi così tanto!
A sorpresa, Shizuru l’abbracciò da dietro posando delicatamente le sue mani sul suo ventre e ascoltando il suo respiro.
<< Mi dispiace >> le sussurrò baciandola tra i capelli come quando era solo una bambina << Mi spiace non esserti stata vicino come ti avevo promesso >>.
La sedicenne si ritrovò a stringere quelle mani che le trasmettevano una sensazione di calore unica. Una lacrima cadde sul suo dorso e fece sussultare la più grande. Shizuru la strinse ancor di più.
<< Scusami >>.
<< Shizuru, non è colpa tua >> affermò infine Natsuki sciogliendosi dalla sua presa. Si asciugò gli occhi e provò a sorridere << Tu hai fatto tanto per me quando eravamo piccole, non l’ho dimenticato. Quando sono andata via, ho pensato che sarei rimasta sola per sempre perché nessuno mi avrebbe mai voluto bene. E invece poi ho incontrato Mai. Lei… >>.
<< Ho capito >> ribatté la diciottenne interrompendola. Non voleva sentire altro. Abbassò lo sguardo verso il terreno sentendo il cuore perdere un colpo.
<< Shizuru… >>.
<< Va tutto bene, Natsuki >>.
La più grande le sorrise celando per l’ennesima volta i suoi veri sentimenti. Si domandò per quanto tempo ancora sarebbe riuscita a nasconderli.
<< E’ meglio se torniamo, non credi? >>.
La sedicenne guardò il suo orologio e annuì.
<< Ti porto a casa >>.
 
Mai attendeva Natsuki appoggiata allo steccato del giardino. Non era più tornata da quando l’aveva vista allontanarsi con Shizuru ed entrambe non avevano seguito le altre lezioni. Si passò una mano tra i capelli comprendendo d’aver sbagliato a tornare a Tokyo, che Natsuki non era pronta e che la cosa migliore sarebbe stata rimanere a Hokkaido nonostante i loro problemi finanziari. Avrebbero trovato una soluzione e le sarebbe venuta quell’insana ansia di perderla da un momento all’altro. Alzò gli occhi nel sentire il rombo di una moto e la vide mentre parcheggiava.
<< Dove sei stata? >> le chiese immediatamente.
<< A fare un giro >> rispose semplicemente l’amica togliendo il casco.
Prima di tornare a casa, aveva accompagnato Shizuru e aveva aspettato che il suo cuore la smettesse di battere all’impazzata senza alcun motivo.
<< A fare un giro? >> ripeté Mai seguendola nel vialetto di casa << Ma ti rendi conto che hai saltato le lezioni? >>.
Natsuki si strinse nelle spalle senza guardarla.
<< Non è la prima volta >>.
<< Eri sola? >> domandò anche se già sapeva la risposta.
La sedicenne si fermò a riflettere un solo secondo. Non voleva mettere nei guai Shizuru per un qualcosa che era partito da lei, il suo ruolo era molto importante nella scuola.
<< Sì >>.
Bugiarda!, gridò una voce nella testa di Mai, Bugiarda! Perché mi stai mentendo?
Strinse i pugni per l’impotenza di non poter dar suono ai suoi pensieri.
<< Avevi promesso che… >>.
<< Io non ti ho promesso un bel niente >> replicò la mora senza darle il tempo di finire.
Quella frase le fece alzare gli occhi sulla rossa comprendendo d’aver esagerato.
<< Scusa >> si affrettò a dire << Non era quello che intendevo >>.
Mai si limitò ad annuire senza trovare le parole per spiegarle quanto quelle parole l’avessero ferita. Natsuki le si avvicinò leggermente sfiorandole una mano in cerca della pace. Si fissarono ed entrambe capirono di stare pensando la stessa cosa. La rossa l’abbracciò gemendo sottovoce.
<< Va tutto bene >> le disse la ragazza dagli occhi verdi << Tu sei la mia famiglia >>.
La sentì stringere il suo giubbotto e si ritrovò a pensare a come fossero diverse le sensazioni che si agitavano in lei quando era con Mai e con Shizuru.
<< E tu sei la mia >> rispose la rossa allontanandosi per poter tornare a guardarla negli occhi << Non devi dimenticarlo >>.
 
Non si fermò a fare i compiti quel pomeriggio, aveva ricevuto una telefonata di Mamoru che le diceva di andare da lui nella sua officina. Dopo averle spiegato dove si trovasse, la ragazza si era affrettata a mettersi in moto evitando anche solo di guardare Mai. La bugia che le aveva detto bruciava ancora dentro. Dopo la loro breve chiacchierata, se così poteva definirsi, ognuna si era immersa nella propria attività, eludendo gli occhi dell’altra. Mai si era messa a studiare mentre lei aveva lucidato il telaio della sua moto fino a che non era riuscita a specchiarcisi. Guidò senza fretta d’arrivare, rispettando il codice stradale e, quando arrivò, rimase sorpresa dalle dimensioni dello stabilimento del ragazzo. Parcheggiò di fronte l’entrata e immediatamente notò la moto di Kuu. Entrò facendosi strada tra alcune macchine dai cofani aperti che le parvero dei mostri ormai privi del loro grande potere, venuti finalmente a morire mentre si guardava intorno. Ricambi e vari pezzi di motori per moto, auto e motorini, erano appesi al soffitto tramite ganci per riuscire ad usare il maggior spazio possibile; su una mensola facevano bella mostra una serie di caschi integrali talmente lucidi da sembrare che brillassero di luce propria.
<< C’è nessuno? >> domandò.
<< Da questa parte, Natsuki >> rispose il ragazzo.
La sedicenne seguì la direzione della voce di Mamoru e scostò un telone color arancio di plastica che aveva visto giorni migliori. Si ritrovò in un’altra, non più piccola dell’altra e molto simile a quest’ultima fatta eccezione per il fatto che vi fossero solo moto.
<< Complimenti >> disse la ragazza dai capelli neri << E’ tutta roba tua? >>.
Mamoru annuì mentre si puliva le mani sporche di grasso.
<< Kuu, non essere antipatica, offri da bere anche a Natsuki >>.
Solo in quel momento, la mora si accorse che, seduta su uno sgabello, c’era anche la bionda. Le fece un cenno di saluto mentre lei apriva il frigo. Le lanciò una birra che Natsuki aprì senza bisogno dell’apribottiglie, un piccolo trucco che aveva imparato a Hokkaido. Kuu le sorrise e fece la stessa cosa con una bottiglia che si aprì per sé. Anche se nessuna delle due lo avrebbe ammesso, avevano parecchi tratti in comune.
<< Ho saputo della tua uscita stamattina assieme alla Presidentessa del Consiglio Studentesco >> disse la diciottenne con ironia.
Natsuki, a quelle parole tossì diventando rossa.
<< E…e chi te l’ha…detto? >>.
Mamoru emise un lungo fischio.
<< Chi, Shizuru Fujino? >> domandò << Non l’ho mai vista ma alcuni ragazzi cui ho fatto dei lavoretti hanno detto che è stupenda >>.
<< Niente di eccezionale >> rispose Kuu che non comprendeva come facesse quella ragazza ad avere così tanti ammiratori e ammiratrici << Haruka-san è piombata nella mia classe urlando e sbraitando. Voleva sapere se ti avessi autorizzato ad andare ad allenarti al campo >>.
<< E tu? >>.
La bionda si concesse un lungo sorriso.
<< Io ho detto di sì, ovviamente >>.
<< Per quale motivo mi avresti coperto? >> chiese Natsuki con aria indagatoria.
<< Perché dobbiamo correre stasera e farti mettere in punizione significava che a quest’ora non potevi essere qui >>.
Alla sedicenne non sfuggì il plurale usato da Kuu.
<< Dobbiamo? >>.
La diciottenne scosse il capo sconsolata.
<< Si vede che sei una principiante >> rispose.
<< Questa principiante mi pare che ti abbia battuto due volte! >> precisò la ragazza dagli occhi verdi che non si lasciava trattare male da nessuno.
Il volto dell’altra prese fuoco all’istante mentre scattava in piedi.
<< Non cominciate >> le ammonì Mamoru osservandole divertito << Natsuki, quello che intende dire Kuu è che stasera le regole saranno un po’ diverse. Giusto per rendere il tutto più divertente >>.
<< Si passa ad un livello più alto >> spiegò Kuu strizzando l’occhio e gettando la bottiglia vuota nel cestino << Mai sentito parlare delle spalle? >>.
La sedicenne la guardò senza capire.
<< Ma dove sei vissuta fino ad ora?! >> esclamò incapace di trattenersi la bionda << La spalla è quella persona che ti porti dietro >>.
<< Vuoi dire che… >>.
<< Stasera sarò io la tua spalla >>.
Natsuki strabuzzò gli occhi per la sorpresa.
<< Non fare quella faccia, vuoi guadagnare un gruzzolo discreto o no? >>.
<< Certo >> affermò prontamente la più piccola.
<< Questo tipo di gara lo porta sempre. Molte più persone le vengono a vedere e scommettono anche pesanti cifre >>.
L’altra ragazza sorrise. Questo iniziava a piacerle.
<< Ma perché mi avete fatto venire qui a quest’ora? >> domandò improvvisamente.
Kuu indicò con l’indice una finestra per farle capire che intendeva la sua moto parcheggiata.
<< Ha bisogno di una piccola revisione >>.
<< Cosa? >> esclamò Natsuki comprendendo che volessero modificare il motore della sua Ducati << No! È perfetta così! >>.
<< Non essere stupida >>.
<< Natsuki, io sono bravo in queste cose >> s’intromise il ragazzo << La potenzierò solamente. Ti assicuro che continuerà a rimanere silenziosa come prima >>.
<< Lui è uno in gamba >> disse risolutamente Kuu accavallando le gambe << Ovviamente se ti interessa vincere >>.
<< Va bene, va bene >> si arrese la sedicenne mettendo le mani avanti e agitandole << Non voglio sapere niente, ma giuro che se me la rovini… >>.
Preferì lasciare la frase a metà per darle un tono più minaccioso.
Mamoru alzò le mani ridendo in segno di resa e si fece passare da bere da Kuu.
<< Vado a farmi un giro >> continuò l’attimo dopo comprendendo che non sarebbe riuscita a rimanere ferma mentre le smontava davanti ai suoi occhi la sua adorata moto.  

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Capitolo 10
*** Vittorie ***


Mai aveva provato varie volte a telefonare all’amica almeno per sapere se fosse tutto a posto ma non aveva mai ricevuto risposta. Sconsolata, aveva lasciato perdere rendendosi conto che avrebbe potuto solo aspettare e accettò l’invito di Tate di uscire. Aveva bisogno di trascorrere qualche ora senza essere assillata dal pensiero che Shizuru Fujino le portasse via e deviasse Natsuki. Fecero un giro al centro, per vari negozi e si fermarono in una rinomata pasticceria per fare merenda. Dopo aver pagato, la sedicenne insistette per visitare la mostra sulle avanguardie francesi.
<< E’ un evento unico! >> disse per convincere Tate << Andiamo, quando ci ricapiterà l’occasione di vedere un Matisse originale? >>.
<< Già >> rispose il ragazzo lasciandosi trascinare per il braccio << Quando? >>.
Forse perché era quasi sera, non trovarono un’eccessiva fila e in meno di mezz’ora riuscirono a entrare. Mai non era mai stata un’esperta d’arte e a scuola non aveva mai preso voti eccellenti ma sapeva che era un evento più unico che raro. Camminarono nelle gallerie in silenzio, ogni tanto sfiorandosi le mani e gettando parecchi sguardi ai loro volti. Tate non sembrava annoiato, però avrebbe preferito sicuramente continuare a camminare o fermarsi in un bar che trasmetteva il canale sportivo. Era la prima volta, dopo tanto tempo, che assecondava i desideri di una ragazza. Fissò per un attimo Mai intenta ad osservare un quadro di Andrè Derain e scosse il capo sentendo di stare bene in sua compagnia. Nella galleria c’erano parecchie persone, per lo più adulti che cercavano di darsi un tono parlando del periodo impressionista francese e di come abbia suscitato all’epoca gran scalpore tra coloro che erano ancora legati al classicismo. Il sedicenne sbuffò leggermente e afferrò la mano della rossa portandola su una veranda che aveva visto.
<< Tate! >> lo rimproverò Mai vedendolo respirare profondamente come se fino a quel momento gli fosse mancata l’aria.
<< Scusa, ma ne avevo bisogno! >> rispose lui ridendo e appoggiandosi con la schiena alla ringhiera.
<< Non ti piace proprio, eh? >>.
<< Oh, sì! Non mi vedevi preso da tutta quell’arte? >>.
Anche Mai rise e al ragazzo la sua risata parve cristallina. Le prese una mano per avvicinarla ulteriormente a sé e i loro volti finirono a pochi centimetri di distanza.
<< Potevi anche dirmelo! >> esclamò la rossa senza smettere di guardarlo negli occhi.
Tate le sorrise e si ritrovò a intrecciare le dita alle sue mentre sorrideva. Il cuore della ragazza aumentò i battiti nel vedere le labbra dell’altro avvicinarsi alle sue.
Sta succedendo!, pensò chiudendo gli occhi.
<< Ti amo, Tate >>.
Quelle parole risuonarono nella testa del sedicenne e lo bloccarono.
<< Shiho… >> mormorò lasciando la mano di Mai.
I due si guardarono negli occhi per un breve istante prima che Tate abbassasse lo sguardo con aria colpevole.
<< Scusami Mai >> disse senza osare guardarla << Non avrei dovuto >>.
La rossa abbozzò un sorriso per fargli capire che non era successo nulla di grave.
<< Era la tua ragazza? >> domandò infine riferendosi al nome appena sussurrato.
Il ragazzo annuì e la sentì sistemarsi al suo fianco senza sfiorarlo.
<< La ami ancora, vero? >>.
Quella domanda lo trafisse come una pugnalata che lo costrinse a chinare ancor di più il capo.
<< Sì >>.
Il breve monosillabo rimase per parecchi secondi ad aleggiare nell’aria come se volesse ricalcare ciò che significava.
<< E allora perché l’hai lasciata? >> chiese Mai fissando la porta davanti a sé dalla quale erano usciti.
Tate non si domandò come facesse a sapere la sua storia, in un certo senso era quasi lieto che lo sapesse affinché non avesse dovuto raccontarlo lui.
<< Proprio perché l’amo ho dovuto lasciarla andare. L’amore è anche questo >>.
Tra i due calò un pesante silenzio. La sedicenne era rimasta colpita da quella frase e, involontariamente, pensò a Natsuki. Che fosse la stessa cosa? Lasciarla andare, farle fare le sue scelte e i suoi errori proprio in virtù del bene che provava per lei. Si staccò dalla ringhiera quasi bruscamente.
<< Rientriamo? >>.
Il ragazzo annuì seguendola. Si recarono verso l’uscita, nessuno dei due aveva voglia di continuare a vedere quadri e soprattutto Mai desiderava chiamare e sapere che fine avesse fatto la sua amica. Quasi non si accorse della ragazza alla quale stava andando a sbattere mentre camminava.
<< Mai-san, Tate-san >> disse Shizuru << Che piacevole sorpresa incontrarvi qui >>.
<< Shizuru-san! >> esclamarono simultaneamente i due sedicenni che non si aspettavano d’incontrare la Presidentessa.
<< Anche voi amanti d’arte? >> domandò gentilmente chiudendo l’opuscolo che stava consultando.
<< Abbastanza >> rispose Mai che non voleva fare brutta figura.
<< D’altronde, chi non è interessato a un movimento che ha scatenato la rottura degli schemi e aperto la strada a nuovi orizzonti? >> incalzò la più grande << Natsuki non è con voi? >>.
<< No >> si affrettò a dire la rossa << A lei l’arte non piace >> aggiunse cercando di frapporre più distanza possibile tra lei e l’amica.
Shizuru si concesse un sorriso.
<< Non avevo dubbi a riguardo >>.
<< Shizuru-san, ho trovato quel Matisse… >> disse una ragazza dai lunghi capelli corvini avvicinandosi alla diciottenne notando solo in ritardo che stava chiacchierando << …scusate, non volevo disturbarvi >>.
<< Nessun disturbo, Sonoka-san >> rispose Shizuru col suo solito tono << Stavo appunto salutando Mai-san e Tate-san >>.
Le due ragazze si allontanarono in silenzio sotto gli occhi vigili di Mai.
Ma allora non ti interessa solo Natsuki, pensò la sedicenne, Shizuru Fujino potrai anche divertirti con le altre ragazze ma non toccherai la mia amica. Te l’assicuro.
 
Finito di vedere la mostra, Shizuru accompagnò per un tratto di strada Sonoka che alloggiava ai dormitori messi a disposizione dalla scuola. La ragazza, un anno più piccola di lei, frequentava il quarto anno al liceo e le camminava accanto in silenzio. Era carina; alta, magra, occhi azzurri e lunghi capelli neri che portava fermati da un fermaglio a forma di libellula.
<< E’ tutto a posto Sonoka-san? >> chiese la diciottenne.
La ragazza sobbalzò leggermente nel sentirsi chiamare e arrossì senza osare alzare gli occhi su di lei. Shizuru era consapevole del fascino che esercitava sul gentil sesso e le piaceva sentire come cadevano ai suoi piedi con un suo semplice gesto. Solo con una, la più importante, ancora non aveva avuto successo.
<< S…sì, Shizuru-san >> rispose la diciassettenne << Grazie >>.
La più grande sorrise senza smettere di osservarla.
<< E’ stata una bella mostra >> continuò con scioltezza << Ookini per avermi avvisato >>.
Sonoka strinse le mani sulla sua borsa ascoltando i battiti del suo cuore. Era un sogno, per lei, parlare con la Presidentessa.
<< Di…di nulla >> mormorò.
Improvvisamente si sentì afferrare per un braccio e portata in un vicolo e sbattuta contro il muro. Ancor prima che se ne rendesse conto, il corpo della diciottenne premette contro il suo. Alzò timidamente gli occhi senza comprendere e vide Shizuru sorriderle. Tornò a guardarsi le scarpe sentendo la presa della più grande aumentare sulle sue mani per tenerla ferma. La Presidentessa le sollevò il viso con due dita della mano libera e la baciò in silenzio. All’inizio Sonoka oppose una minima resistenza ma poi si lasciò completamente andare. Gemette quando Shizuru le passò la lingua sulle labbra.
<< Shi…Shizuru-san… >> mormorò avvampando di fronte a quel volto.
<< Non era questo che volevi, Sonoka-san? >> domandò la diciottenne parlando a pochi millimetri dalla sua bocca << Non era queste che desideravi fin dalla prima volta che mi hai vista? >>.
Lentamente fece scivolare la mano sotto la maglietta della ragazza e le accarezzò la pancia. Immediatamente la diciassettenne rabbrividì incapace di parlare. Per un attimo salì verso il seno, glielo massaggiò con calma godendosi ogni gemito che usciva da quelle labbra; poi scese verso il basso insinuandosi sotto la gonna che indossava.
<< Shizuru-san! >> esclamò Sonoka sentendola spostarle gli slip.
<< Shhh… >> rispose l’altra baciandola nuovamente per farla tacere << E’ per questo che mi guardi sempre all’intervallo, no? Me ne sono accorta >> le sussurrò l’attimo dopo osservando i suoi occhi farsi sempre più lucidi << Ti piace? >>.
Sonoka chinò il capo con fare colpevole riuscendo solo a sussultare per quel piacere che la Presidentessa le stava regalando. Shizuru la baciò ancora mentre aumentava il ritmo comprendendo che stava per raggiungere l’apice. E, infatti, non si sbagliò. Sonoka si accasciò contro di lei col respiro corto e affannoso e sentì la diciottenne darle un bacio sulla fronte.
<< Sei stata brava >> le disse sorridendole e rimettendole l’intimo a posto.
 
Kuu aveva detto la verità, quella sera c’era davvero molta più gente del solito. Quando arrivò Natsuki fu accolta da uno scroscio d’applausi e di urla che la fecero gongolare. Anche se era arrivata da poco, nell’ambiente si stava facendo velocemente un nome. Tutto merito della sua bravura. Strinse diverse mani e la diciottenne la osservò sorridere in modo spensierato. Era lo stesso sorriso che le increspava le labbra quando provavano la staffetta. Non aveva mai conosciuto nessuno come la sedicenne, pareva che quando correva ogni cosa che la circondava perdeva d’importanza.
<< Allora, pronta? >> le domandò con il casco in mano.
Natsuki annuì mentre osservava la sua moto. L’accarezzò con la mano come se si trattasse di una persona cara. Mamoru aveva fatto davvero un ottimo lavoro, doveva ammetterlo; ora aveva bisogno solo di provarla sul campo. Alzò gli occhi verso i due sfidanti e lanciò loro un cenno col capo. Era un segno che lasciava intendere una specie di buona fortuna o vinca il migliore. Indossò il casco sentendosi caricare dalla folla e si mise in sella.
<< Monta >> disse semplicemente.
Kuu scoppiò a ridere mentre venivano raggiunte da Mamoru.
<< Credi davvero che sia così semplice? >> chiese ironicamente << Dov’è il divertimento, allora? >>.
La sedicenne la vide sfilarsi la cinta dei pantaloni e montare sulla sua moto al contrario.
<< Ma che diavolo stai facendo? >>.
Mamoru intanto infilò in un passante del jeans della ragazza la cinta di Kuu per poi porgergliela affinché potesse chiuderla all’altezza giusta. Adesso le loro schiene si toccavano.
<< Ora siamo pronte >> affermò la diciottenne attraverso il casco.
Natsuki lanciò un’occhiata al ragazzo che le stava osservando per controllare che fosse tutto a posto. Non era più molto convinta della scelta che aveva fatto, una cosa simile non l’aveva mai provata.
<< Calmati >> le consigliò Kuu << Hai il cuore a mille >>.
<< E come dovrei averlo? >> esclamò la sedicenne << Non mi hai detto che sarebbe stato così! >>.
<< Vuoi tirarti indietro? >> la stuzzicò l’altra.
A quella provocazione, Natsuki accese il motore e lo fece rombare prima di annuire a Mamoru. Era pronta. Una ragazza si portò al centro della strada, tra le due moto e con un movimento veloce della mano che stringeva un fazzoletto bianco diede inizio alla corsa.
La sedicenne partì ma fu subito superata dal rivale che montava una moto rossa. Accelerò scoprendo le modifiche che il ragazzo vi aveva apportato. Infatti, il suo mezzo ebbe un sobbalzo e per non essere sbalzata dalla sella, fu costretta a impennarla per ritrovare l’equilibrio. Si rimise al centro della carreggiata mentre provava a superare gli avversari.
<< Non farlo mai più! >> le urlò Kuu da dietro.
Natsuki sorrise leggermente, stava iniziando a piacerle.
Aumentò la velocità riuscendo a portarsi in testa alla prima piccola curva. Si sentiva euforica mentre zigzagava per evitare un sorpasso da chi era rimasto dietro ma i problemi iniziarono con l’arrivo dei tornanti. La sedicenne non aveva calcolato il contrappeso che faceva l’altra ragazza legata a lei e che non le permetteva di muoversi liberamente.
<< Segui i miei movimenti! >> gridò mentre rallentava per affrontare la curva e non cadere.
<< Lo sto facendo! Non rallentare! >>.
<< Devi fare di più! Non riesco a muovermi! >>.
In quel momento furono nuovamente superate. Nel vederlo, Kuu comprese che avrebbe dovuto facilitare il più possibile le azioni della mora. Indietreggiò di qualche centimetro, attaccandosi ancor di più alla sua schiena, e chiuse gli occhi immaginando di essere alla guida. Lasciò che fosse il suo corpo a decidere quando piegarsi e quando fare resistenza. Le cose migliorarono immediatamente. Per Natsuki non fu più come avere un peso che la costringeva e ne limitava gli atti, ma le pareva di essere sola, talmente tanta libertà era riuscita a donarle Kuu. Ringraziò mentalmente d’aver avuto una spalla così sveglia e si concentrò unicamente sulla guida e sul percorso. In breve tempo, riuscirono a recuperare gli avversari e a sorpassarli mentre il traguardo si profilava ai loro occhi. Quando la stessa ragazza della partenza agitò il fazzoletto in segno di vittoria, la sedicenne e la diciottenne si concessero di urlare per la gioia alzando le braccia al cielo. Kuu si sciolse la cinta e si liberò dal casco correndo dal fratello che la stava osservando e si lasciò abbracciare.
<< Siete state brave >> disse Mamoru stringendo la mano a Natsuki che aveva appena messo il cavalletto alla moto.
La ragazza stava per rispondere quando fu investita da un getto di birra. Si asciugò gli occhi leccandosi le labbra e si lanciò nella folla esultante per festeggiare.

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Capitolo 11
*** Gelosia inaspettata ***


Mai aveva sentito rientrare Natsuki molto tardi e l’aveva sentita farsi una doccia prima di mettersi a letto. Per questo, quando suonò la sua sveglia la mattina, decise di non svegliarla e di lasciarla riposare. Socchiuse la porta della sua stanza prima di uscire e la vide profondamente addormentata mentre i panni sporchi erano sparsi sul pavimento. Sorrise appena e lasciò attaccato allo specchio del bagno un biglietto. In cucina aveva trovato i soldi che servivano per finire di pagare il divano nuovo che avevano ordinato giorni prima. Prima di recarsi a scuola pensò che quella ragazza era eccezionale.
 
La mora era stata svegliata da una chiamata di Kuu che l’aveva letteralmente fatta saltare giù dal letto. Si era dimenticata di avere gli allenamenti della staffetta alle undici e per rimediare l’Organizzatrice degli eventi sportivi le avrebbe procurato un permesso speciale per entrare a scuola. Di corsa si era preparata e in poco più di un quarto d’ora era fuori il cancello del liceo. La diciottenne la stava aspettando e senza dire nulla si erano recate, insieme alle altre due, al campo sportivo. Kuu aveva già deciso l’ordine di partenza delle quattro ragazze mettendo Natsuki nel ruolo deciso alla fine. Lei, invece, avrebbe occupato il terzo. Le dispiaceva ammetterlo ma la sedicenne era quella che poteva fare la differenza nella gara e se avessero iniziato male, almeno avrebbero avuto la possibilità di recuperare in seguito. Quest’anno potevano vincere, erano anni che il Fuuka non riportava una vittoria nelle discipline e tra poco sarebbe iniziato il Festival Sportivo dei licei della provincia.
<< Ti fa male vincere >> la schernì la più grande mentre si riscaldavano.
Natsuki in tutta risposta le fece la linguaccia.
<< Dobbiamo cercare di non far capitare una corsa il giorno prima della staffetta >> continuò la diciottenne.
<< Oh, è stato solo un caso >> rispose la mora che ancora non era sveglia al cento per cento << Anch’io voglio vincere la staffetta, cosa credi? >>.
Kuu le rivolse un sorriso mentre pensava che avevano sempre più cose in comune.
 
Mai aveva letto il messaggio dell’amica che la informava di stare tornando a scuola. Purtroppo per lei, gli allenamenti non l’avevano salvata dalle lezioni pomeridiane. Con un mezzo sorriso ripose il cellulare nella tasca della gonna e si sedette su un gradino delle scale antincendio per iniziare a pranzare. Era contenta che Natsuki avesse trovato qualcosa che la rendesse felice, i suoi pensieri, però, si rabbuiavano quando rifletteva su come si procurasse quei soldi. Dubitava che la ragazza si fosse trovata un lavoretto come cameriera o barista, la conosceva fin troppo bene per sapere che aveva la strana propensione non solo a mettersi nei guai ma anche a farsi male. Si passò una mano tra i corti capelli rossi e sorrise nel vedere Tate. Il ragazzo le fece un cenno di saluto e rimase diversi secondi fermo sulla soglia delle scale, indeciso se avvicinarsi o no. Alla fine optò per la prima idea e salì cercando di comportarsi normalmente nonostante quello che era successo tra loro.
O quasi successo, si corresse subito dopo.
<< Guarda che non mordo mica >> disse Mai che aveva notato immediatamente il suo imbarazzo iniziale.
Lui le rivolse un sorriso mentre le si sedeva accanto. Dal tono della sua voce pareva che fosse tutto normale. L’osservò mangiare il suo bento per pochi attimi comprendendo che aveva davvero uno spirito forte.
Lo spirito di un guerriero, avrebbe detto suo padre riferendosi alla luce che brillava nei suoi occhi e che aveva, fin dal primo giorno, constatato.
Rimasero per parecchi minuti in silenzio, senza sapere cosa dire capendo che entrambi avevano la mente rivolta al giorno precedente. Tate era stato sincero con la sedicenne, aveva ammesso di essere ancora innamorato della sua ex ragazza anche se non la vedeva da un anno e apprezzava molto quella sua qualità. Per questo non ce l’aveva con lui, dopotutto nemmeno lei era sicura dei suoi sentimenti e non voleva correre il rischio di correre troppo. Eppure non sapeva di cosa parlare per far trascorrere quel quarto d’ora. Improvvisamente la voce maschile di Reito la distrasse dai suoi pensieri.
<< Mai, finalmente ti ho trovata >>.
La ragazza arrossì mentre alzava gli occhi sul volto del diciottenne che come sempre sorrideva gentilmente.
<< Reito! >> disse cercando di mantenere il controllo del suo corpo << C…ciao… >>.
Il ragazzo sorrise del suo imbarazzo e non degnò di una sola occhiata Tate.
<< Mi chiedevo se potessi approfittare di te >>.
<< Cosa? >>.
A quell’esclamazione Reito scoppiò in una sonora risata che però non diede fastidio alle orecchie della sedicenne.
<< Scusa, non pensare a niente di male >> rispose << Sono stato un vero maldestro ad usare simili parole in presenza di una così bella ragazza ma intendevo chiederti se potessi aiutarmi nell’organizzazione del Festival Sportivo che si terrà tra due settimane. Ho saputo che nella tua vecchia scuola eri la più brava >>.
Mai arrossì ancor di più dandosi della stupida per aver pensato, anche solo per un attimo, a male. Quella che gli stava davanti era una persona così educata. Involontariamente lanciò un veloce sguardo a Tate che era rimasto in silenzio.
<< Mi farebbe molto piacere se accettassi >>.
<< Oh, ma certo >> disse infine la rossa << Piacerebbe molto anche a me essere d’aiuto >>.
Reito le fece un breve inchino e un elegante baciamano per ringraziarla della proposta e se ne andò dopo averle riferito che le avrebbe fatto sapere presto quando avrebbero iniziato.
Solo quando fu abbastanza lontano, Tate sbuffò. Quel ragazzo non gli era mai piaciuto, aveva un modo di comportarsi e di parlare che gli dava ai nervi. Era sempre composto, sempre perfetto che pareva non pensasse ad altro se non a come apparire. Non lo conosceva ma a prima vista non gli sembrava un individuo sincero e spontaneo.
<< Che hai? >> domandò Mai notando subito il suo cambiamento.
<< Niente >> rispose il sedicenne stringendosi nelle spalle << “Piacerebbe molto anche a me essere d’aiuto” >> ripeté imitando la sua voce.
La rossa lo guardò con aria interrogativa. Ma cosa gli stava prendendo?
<< Si può sapere che hai? >>.
Tate si alzò in piedi guardandola negli occhi.
<< Ti piace? >> chiese a bruciapelo.
La sedicenne non rispose abbassando lo sguardo e arrossendo inconsapevolmente. Il ragazzo sbuffò nuovamente di fronte a quel gesto senza comprendere come mai gli desse così fastidio. Si guardò la cicatrice che s’intravedeva da sotto la manica arrotolata e si ritrovò a stringere la mano a pungo con stizza. Ancor prima di rendersene conto, correva per allontanarsi.
Mai non ebbe il tempo di riprendersi da quello che era successo, quando vide Natsuki avvicinarsi.
<< Ma a quello che gli prende? >> domandò indicando il sedicenne e asciugandosi il sudore del volto con un asciugamano che portava intorno al collo.
L’amica si strinse nelle spalle.
<< Non ne ho idea >> rispose voltandosi dall’altra parte.
<< Mi hai lasciato qualcosa da mangiare? >> continuò Natsuki cui poco importava della situazione sentimentale di Tate << Sto letteralmente morendo di fame >>.
Mai le offrì il suo bento, non aveva più voglia di mangiare e la ragazza dai capelli neri ci si fiondò spazzolando il contenitore.
<< Come sta andando? >>.
<< Abbastanza bene, tra due settimane saremo prontissime! >> rispose la mora riferendosi all’evento sportivo che si teneva tutti gli anni << E farò il culo nella corsa a ostacoli a chiunque! >>.
Mai rise di fronte al suo entusiasmo.
<< Reito Kanzaki mi ha appena chiesto di aiutarlo nell’organizzazione del Festival >>.
<< E tu? >>.
<< Ho accettato, lo sai che mi piace. E poi si era perfino andato a documentare sulle mie partecipazioni agli eventi nel nostro ex liceo. Non potevo proprio dirgli di no >>.
Natsuki si limitò ad annuire mentre posava accanto a lei il recipiente vuoto.
<< Non mi piace quel ragazzo >> disse fissando un punto avanti a sé.
L’amica alzò gli occhi al cielo.
<< Ma se nemmeno lo conosci! >>.
<< Per quel poco che l’ho visto mi ha dato l’impressione di essere una persona poco pulita >>.
Invece Shizuru è una ragazza limpida e trasparente, avrebbe voluto rispondere l’altra.
Si ritrovò a scuotere leggermente il capo.
<< Hai visto Shizuru oggi? >> domandò con fare innocente.
Natsuki scosse il capo.
<< No, sono stata al campo fino ad ora. Ti serve qualcosa da lei? >>.
<< Oh no, era solo una curiosità. Sai, ieri l’ho vista >>.
La mora si voltò verso di lei non riuscendo a trattenersi dal saperne di più.
<< E dove? >>.
<< Ad una mostra sull’avanguardia francese. Ho provato anche a chiamarti per sapere se volevi venire >>.
Mai vide l’amica scoppiare a ridere.
<< Una mostra? >> ripeté << Ma sai che palle. Poteva interessare solo a lei >>.
<< Con lei c’era un’amica >> affermò la rossa aspettando una sua reazione.
La sedicenne dagli occhi verdi inarcò il sopracciglio destro cercando di contenersi.
<< Ah sì? >> disse facendo di tutto per mantenere il tono della sua voce normale.
Non sapeva perché ma quella notizia le provocava un leggero fastidio.
<< Sicuramente l’avrai vista in giro nel liceo, dovrebbe frequentare il quarto >> continuò Mai senza smettere di osservarla.
Natsuki non le rispose e, l’attimo dopo, entrambe si alzarono in piedi sentendo la campanella suonare. Rientrarono nell’edificio ma prima di recarsi in classe la mora passò dal bagno. Camminando, si accorse di passare davanti all’aula dove si riuniva il Consiglio Studentesco. La porta era aperta e la sedicenne si affacciò ripetendo a se stessa che lo faceva più per semplice curiosità che per cercare Shizuru.
<< Mi stavi cercando Natsuki? >> chiese la diciottenne con i libri in mano pronta a tornare in aula.
<< Passavo di qui per caso >> rispose l’altra sulle sue.
<< Come procedono gli allenamenti? Kuu-san stamattina è venuta da me per chiedere un permesso speciale. Fatto molto tardi ieri sera? >>.
Nel parlare le aveva accarezzato una guancia ma subito la sedicenne si era scostata in modo brusco.
<< Non sono affari tuoi >> affermò seccata e voltando la testa dall’altra parte.
Ma che diavolo mi prende?, si domandò l’attimo dopo, Non può avere forse il diritto di avere delle altre amiche?
Nel porsi quella richiesta sentì il sangue arrivarle al cervello.
<< C’è qualcosa che non va, Natsuki? >>.
<< No >>.
Che cazzo sto dicendo?, continuò senza comprendere il suo atteggiamento, Scusami, Shizuru!
La ragazza che le stava di fronte non le aveva mai parlato di altre amicizie, l’aveva ritrovata a distanza di cinque anni esattamente come l’aveva lasciata e questo fatto l’aveva fatta sentire sicura come quando era piccola. Non capiva per quale motivo si stava comportando in quel modo; in fondo la diciottenne poteva frequentare chi voleva, non era certo la sua….
A quel pensiero la sedicenne si portò entrambe le mani sulla bocca mentre guardava Shizuru che a sua volta la fissava con aria interrogativa.
<< Scusami, devo tornare in classe adesso >>.
<< Natsuki, aspetta! >> disse la diciottenne allungando una mano per afferrarle un braccio senza riuscirci << Aspetta un attimo! >>.
La mora sbatté la porta alle sue spalle e corse verso il bagno.
Natsuki, pensò Shizuru rimasta sola portandosi le braccia che stringevano i libri scolastici contro il petto, Ma allora il mio non è un sentimento a senso unico.
 
Natsuki era stata distratta per tutta la durata delle lezioni e quando erano finite era corsa alla sua moto ed era partita alla volta di una meta ignota. Mai la osservò dopo aver urlato per richiamare la sua attenzione e alla fine, sconsolata, si avviò a casa a piedi mentre si chiedeva cosa le fosse preso. Arrivò al semaforo e notò che anche Tate stava attendendo che diventasse verde. Gli si avvicinò in silenzio pensando che oggi stavano succedendo tutte a lei.
<< Dov’è la tua amica? >> chiese il ragazzo vedendola.
<< E’ andata a farsi un giro >> rispose lei fissando la luce rossa.
<< Senti Mai… >>.
<< Cosa c’è? >> domandò la sedicenne leggermente seccata da tutta quella situazione.
Era vero che il ragazzo era stato sincero con la rossa non nascondendole di provare un forte sentimento per quella Shiho eppure non riusciva a perdonargli lo strano comportamento che aveva avuto dopo l’incontro con Reito. Si passò una mano sul collo massaggiandolo. Lei aveva accettato la sua indecisione, il suo sentirsi confuso di fronte a un qualcosa che ancora nessuno dei due aveva definito, perché allora il sedicenne non poteva fare altrettanto? Era arrivata in quella scuola da poco meno di due settimane e il diciottenne era stata una delle prime persone che l’avevano messa a proprio agio. Inoltre era molto carino.
<< Scusa >>.
Mai si voltò per guardarlo leggendo nei suoi occhi un profondo imbarazzo. Tate si portò una mano dietro la nuca abbozzando un sorriso per cercare di far smettere il proprio cuore di battere così forte.
<< Non so cosa mi sia preso prima, scusami >>.
Anche se con un pungente fastidio, il sedicenne aveva compreso che doveva accettare di non poter essere l’unica persona cui Mai poteva fare affidamento. Era giusto, vista soprattutto la sua insicurezza, che ci fosse un po’ di competizione, per definirla in modo scherzoso.
<< Amici? >> chiese sorridendo e allungando una mano verso di lei.
La rossa contraccambiò il gesto sentendosi felice che avesse compreso.
<< Amici >> rispose stringendo la presa.
 
La mora guidava il suo mezzo con foga, cercando di reprimere calde lacrime che, invece, le rigavano il volto. Passò col rosso ed evitò per un soffio un’auto che aveva avuto il permesso di procedere senza diminuire la velocità. Desiderava poter dare delle risposte alle molte domande che si affacciavano nella sua testa, di poter dare un significato a quel comportamento che l’aveva portata a rivolgersi così male a Shizuru. Sentiva il cuore stretto in una fredda morsa.
<< Ma cosa mi prede? >> si domandò cercando di dare sfogo ai suoi pensieri << Shizuru! >>.
Gridare non le servì a niente. Senza prenderne coscienza, notò d’essersi recata su quell’altura dove aveva portato Mai quando erano arrivate il primo giorno e dove vi aveva condotto anche la diciottenne. Frenò la moto e scese non pensando a parcheggiarla. Dopo essersi tolta il casco, si appoggiò alla balaustra e respirò profondamente asciugandosi gli occhi. Aveva preso molto male la notizia che Shizuru potesse avere altre amicizie oltre alla sua, eppure la cosa non avrebbe dovuto darle eccessivo fastidio. Forse il fatto che la diciottenne non le avesse mai menzionato di avere altri affetti le aveva, inconsciamente, fatto credere di essere l’unica mentre così non era.
Cosa mi aspettavo alla fine?, si chiese con amarezza, Che fosse rimasta sola, che per tutti questi anni non avesse avuto nessuno con cui confidarsi? Che, magari, la stesse aspettando?
Assurdo che avesse pensato veramente una cosa del genere. Nella sua mente si affacciò la sua figura così bella, così gentile verso tutti, così generosa, così… non trovava nemmeno lei gli aggettivi per descriverla. Si portò una mano sul cuore.
Perché, allora, mi fa tanto male?
Che fosse gelosia?
Quel pensiero la fece sussultare. Una cosa simile non l’aveva mai sfiorata, non le era mai importato molto delle persone che la circodavano. Neanche con Mai lo era mai stata.
Perché la sento solo con Shizuru?
Alzò gli occhi verso il cielo osservando le nuvole riflettendo sul fatto che quel luogo continuava a esercitare nella sua mente un’importanza enorme anche adesso. Era lì che sua madre l’aveva portata per parlarle della malattia che l’affliggeva.
 
Natsuki e sua madre erano sempre state molto unite nonostante la donna fosse una persona impegnata. Al contrario del padre, che quando era a casa era o troppo stanco o ancora troppo occupato a sistemare le ultime cose del lavoro, la donna trovava sempre del tempo per lei. Le dispiaceva che la bambina dovesse trascorrere molte ore in solitudine e aveva accolto con piacere la notizia dell’amicizia che era nata con Shizuru Fujino. Conosceva di fama i suoi genitori e si fidava a lasciarla con la più grande che pareva, inoltre, esercitare su Natsuki un fascino non indifferente. Spesso l’aveva ascoltata parlare della ragazzina ammirata da quello che riusciva a fare, con gli occhi che le brillavano e, quando aveva scoperto di essere afflitta da uno che la scienza definiva mali incurabili, il suo primo pensiero era stato rivolto a ciò che avrebbe significato per la figlia. Su suo marito non poteva fare molto affidamento, era sempre più distante da loro e dalla realtà che le circondava; mentre riponeva estrema fiducia in quella bambina due anni più grande di Natsuki. Con lei accanto, sapeva che sarebbe riuscita a trovare la forza di proseguire nella sua vita e di raggiungere grandi traguardi. Shizuru le ispirava affidamento e sicurezza e inoltre voleva molto bene alla figlia. Le aveva osservate a lungo giocare e studiare insieme e aveva notato come la più grande avesse preso sotto la sua ala protettiva Natsuki. Era sicura che, anche senza di lei, sarebbe stata in ottime mani. Con queste considerazioni aveva deciso di rivelarle la verità. La bambina aveva dieci anni e aveva iniziato a comprendere che qualcosa non andava in famiglia, a partire dalle sue saltuarie assenze a lavoro che la donna cercava di far passare come semplici giorni di vacanza. Sua figlia era troppo sveglia per credere di poter continuare a tenerle una cosa del genere nascosta. Aveva gettato una veloce occhiata alla bambina seduta al posto del passeggero e aveva sentito le lacrime formarsi agli angoli degli occhi. In fretta le aveva asciugate col dorso della mano per non fargliele vedere.
<< Mamma, stai bene? >> aveva chiesto Natsuki << Ti fa male la testa? >>.
Saeko le aveva rivolto un sorriso mentre le accarezzava il volto.
<< No, sto bene >>.
Le aveva baciato una piccola mano dopo aver parcheggiato e aveva fatto un respiro profondo. Erano scese e la donna si era appoggiata alla balaustra con la schiena osservando la figlia avvicinarsi. L’aveva portata lì perché non voleva che conservasse un brutto ricordo della sua casa, la casa dove avrebbe continuato a vivere anche dopo la sua morte.
<< Dopo mi devi portare da Shizuru, mamma >>.
La madre aveva annuito.
<< Lo so, non preoccuparti Natsu >> aveva risposto chinandosi per arrivare alla sua altezza << Devo dirti una cosa molto importante ma prima puoi promettermi una cosa? >>.
<< Cosa? >>.
<< Che resterai sempre amica di Shizuru. Lei ti vuole molto bene >>.
Natsuki aveva riso come se le avesse detto una cosa scontata.
<< Questo lo so, mamma! >> aveva esclamato << Anch’io le voglio bene però ne voglio di più a te >>.
Saeko l’aveva abbracciata stringendola contro di sé non riuscendo questa volta a frenare il pianto.
<< Anch’io ti voglio bene, Natsu. Sei sempre stata la cosa più preziosa che la vita mi potesse donare >> l’aveva baciata sulla guancia sentendo la bambina tremare leggermente << No, non devi avere paura >> aveva aggiunto allontanandola per poterla guardare negli occhi.
<< Te ne vuoi andare? >>.
<< Non vorrei mai fare una cosa del genere ma Natsuki noi non sempre possiamo decidere. Delle volte è la vita che sceglie al nostro posto >>.
La bambina era scoppiata in lacrime. La madre l’aveva tenuta ferma per le spalle affinché ascoltasse tutto quello che aveva da dirle. Sapeva che era doloroso ma doveva farlo. Non avrebbe trovato la forza di ripeterlo nuovamente.
<< Non piangere >> aveva provato a consolarla, anche se nemmeno lei riusciva a smettere << Andrà tutto bene, anche se io non ci sarò più. Ci sono tante altre persone che ti vogliono un gran bene, bambina mia. Non sei sola. C’è papà e poi c’è Shizuru… >>.
<< Ma io voglio te, mamma! >> aveva esclamato la bambina gettandosi tra le sue braccia.
<< Finché mi sarà possibile, resterò con te. Non temere, piccola >> le aveva dato un bacio sulla fronte aspettando che la figlia si sciogliesse dalla sua presa; poi l’aveva sollevata per permetterle di appoggiarsi alla ringhiera << Guarda >> aveva continuato indicando l’orizzonte limpido << Ogni volta che mi vorrai sentire vicina, basterà alzare gli occhi verso il cielo. Io sarò proprio lì a proteggerti, su una nuvola mentre gioco a carte con gli altri angeli >>.
Aveva aspettato di vederla sorridere per quella battuta prima di metterla a terra e aveva poggiato una mano sul suo piccolo cuore.
<< Finché mi ricorderai, Natsu, io non morirò mai >>.
 
Natsuki aveva pianto, si era disperata nel ricordare ciò che la madre le aveva detto prima di iniziare a stare sempre più male e solo dopo parecchie ore aveva trovato la forza di tornare a casa. Una volta dentro, era corsa in soffitta e aveva sbattuto la porta alle sue spalle per far capire a Mai che non voleva essere disturbata da nessuno.

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Capitolo 12
*** Così vicine ***


Chiusa in soffitta, immersa nella vita appartenutale prima di partire, aveva trascorso un intero giorno. Non aveva sentito il bisogno di mangiare o di bere mentre tutti i suoi pensieri erano stati rivolti alla madre morta. Suo padre l’aveva allontanata da tutto quello e soprattutto da Shizuru. Aveva promesso a sua madre che avrebbero continuato ad essere amiche e lei non intendeva venire meno a quel patto adesso che l’aveva finalmente ritrovata. Se pensava al suo comportamento di qualche giorno prima si dava della stupida. Non avrebbe dovuto reagire in quel modo e l’unica cosa che poteva fare era chiedere scusa. Con quelle riflessioni era scesa al piano inferiore, si era fatta una doccia e aveva aspettato Mai per andare a scuola.
 
Avevano appena varcato il cancello scolastico quando la campanella era suonata. Le due ragazze si guardarono e la rossa rise sottovoce. Mai come quella mattina non c’era stato bisogno di urlare di sbrigarsi. Lei aveva rispettato il desiderio dell’amica di voler restare sola con i ricordi che aveva appena ritrovato, anche se si era preoccupata nel non vederla uscire per ventiquattro ore. Le gettò una breve occhiata mentre si dirigevano in classe e sorrise. Natsuki le camminava accanto, aveva uno sguardo disteso come se finalmente la tempesta fosse trascorsa. La vide rallentare senza un motivo apparente e decise di alzare gli occhi nella sua stessa direzione. Vide Shizuru venire verso di loro salutando come sempre con gentilezza studenti e studentesse che la chiamavano.
<< Aspettami in classe >> disse la sedicenne dai capelli neri senza guardarla.
<< Ma Natsuki… >> iniziò Mai che non voleva lasciarla sola con la Presidentessa, ma non riusciva a trovare un valido motivo per restare.
<< Devo dirle una cosa >> rispose la mora muovendo un passo verso la diciottenne e agitando timidamente il braccio per attirare la sua attenzione.
Shizuru la guardò sorridendo e le si avvicinò.
<< Okay, ma sbrigati >> affermò la sedicenne dandole un bacio sulla guancia prima di allontanarsi << Buongiorno Shizuru-san >>.
<< Mai! >> gridò Natsuki muovendo il pugno con fare minaccioso.
Prima di entrare in classe, Mai le rivolse un sorriso.
<< Buongiorno Natsuki >> la salutò la più grande fermandosi davanti a lei e cercando di non dare peso al gesto che la rossa aveva appena fatto apposta.
<< C…ciao Shizuru >> contraccambiò l’altra sentendosi arrossire.
Forse aveva sbagliato a chiamarla, forse aveva bisogno di più tempo per perfezionare le sue scuse. Si guardarono negli occhi per un solo istante prima che la sedicenne chinasse il capo.
<< Shizuru scusa il mio comportamento dell’altro giorno >> disse tutto d’un fiato.
Il sorriso della diciottenne si allargò. Aveva compreso che Mai avesse raccontato all’amica della ragazza con la quale era andata alla mostra e di come questo avesse scatenato la gelosia della più piccola. Una parte di sé era così felice della cosa che si sarebbe messa a saltare e a urlare.
<< Non c’è niente da scusare, Natsuki >> le rispose con gentilezza accarezzandole con una mano il viso per invitarla a sollevarlo << Capita tutti di avere delle brutte giornate >>.
<< Sì…io volevo dirti che non devi sentirti in obbligo con me e che ovviamente io non sarò più gelosa delle tue amiche. Mi spiace molto >>.
Per un attimo Shizuru s’illuse d’aver capito male, che finalmente potesse gettare via quella maschera che aveva indossato e invece la sedicenne aveva interpretato male la gelosia provata.
Oh Natsuki, pensò con una nota dolente, Perché?
<< Credo di aver reagito così male >> continuò la ragazza vedendo che l’altra non parlava << Forse perché non mi hai parlato della tue amicizie e una parte di me credeva di essere rimasta a quando eravamo solo io e te… >>.
Ma siamo solo io e te!, avrebbe voluto urlare Shizuru, Non c’è nessun altra per me che abbia la tua importanza! Solo tu!
<< …ho sbagliato, avrei dovuto capirlo che una ragazza come te è circondata da molti amici che tu probabilmente hai anche messo da parte me. Non devi farlo, non ti chiederei mai una qualunque rinuncia. Noi siamo amiche, no? >>.
Natsuki le sorrise in modo innocente sperando che finalmente la diciottenne dicesse qualcosa.
No!, gridò una voce nella testa della Presidentessa che faceva sempre più fatica a contenere, Io non voglio essere tua amica!
<< Ma certo >> rispose ingoiando le vere parole che avrebbe voluto rivolgerle.
Suonò la seconda campanella come segnale per gli studenti di affrettarsi a prendere posto.
<< Allora ci vediamo dopo >> disse Natsuki lieta di essere stata compresa passandole accanto per dirigersi in classe.
<< Ehi Natsuki >> la richiamò Shizuru per farla voltare mente le sfiorava una mano. Aspettò che la sedicenne la guardasse prima di continuare << Sei molto carina quando t’ingelosisci >>.
Non ci volle molto prima di vedere quel volto della più piccola avvampare.
<< Shizuru! >> esclamò senza sapere cos’altro aggiungere prima di entrare in aula.
 
<< E dai, Natsuki! >>.
<< Ti ho detto di no >>.
<< Ti prego! >> continuò l’amica girandole attorno.
<< No, no e no! >>.
<< Ma perché? >>.
<< Perché non ho nessuna intenzione di trascorrere una serata in compagnia di quello sfigato di Tate e del suo amico >> rispose seccata la sedicenne alzandosi in piedi per uscire nel cortile.
<< Tate non è sfigato! >> esclamò Mai << E poi Takeda deve essere un bravissimo ragazzo, è il capitano della squadra di kendo >>.
Natsuki fece un gesto con la mano per dire che non le importava.
<< Dai, Natsuki! >> incalzò l’amica prendendola per un braccio << Fallo per me! >>.
La ragazza la guardò negli occhi e ripensò alla bugia che le aveva detto giorni prima riguardo Shizuru. Glielo doveva.
<< So già che mi pentirò di questa scelta >> disse << Però… >>.
<< Grazie! >> rispose la rossa senza darle il tempo di continuare e abbracciandola << Vado a dirlo subito a Tate! >>.
<< Ti aspetto in cortile! >> le urlò l’altra vedendola schizzare fuori dall’aula.
La luce del sole l’accecò momentaneamente e dovette portarsi una mano davanti agli occhi per coprirli. Quando si fu abituata, vide Kuu che le stava facendo cenno di seguirla. Senza dire niente si mise a camminare a parecchi metri di distanza dalla diciottenne che non voleva essere vista chiacchierare con lei di cose diverse dagli allenamenti sportivi. Sicuramente se stava facendo così, significava che doveva riferirle qualcosa sulle corse delle moto. Natsuki era talmente presa dal non perdere di vista la bionda, da non accorgersi che Shizuru l’aveva chiamata diverse volte. La Presidentessa osservò il comportamento della mora e non ci mise molto a comprendere. In silenzio si alzò in piedi e la seguì.
<< Allora, siamo abbastanza lontane da tutti? >> incalzò la sedicenne con tono ironico.
<< Guarda che è una giusta precauzione. Se ci scoprono siamo tutti nei guai >> rispose Kuu tenendosi con le braccia al ramo di un albero e lasciandosi dondolare.
<< Io non ho paura >> ribatté prontamente Natsuki.
La diciottenne saltò a terra e le si avvicinò. Entrambe non sapevano di essere osservate da Shizuru.
<< Lo immagino, io e te siamo molto simili >>.
A quelle parole il cuore della Presidentessa perse un colpo. Possibile che dovesse temere anche l’Organizzatrice degli Eventi Sportivi? Quanti nemici c’erano sulla sua strada?
<< La prossima volta guiderò io i giochi >> disse Kuu << E a te toccherà la parte passiva >>.
Natsuki rise di gusto.
<< Stai scherzando? Io non permetto a nessuno di togliermi il divertimento >>.
<< Questa volta lo farai >> rispose semplicemente la bionda con sguardo deciso.
Dai suoi occhi la sedicenne comprese di non avere molta scelta. Allargò le braccia sospirando.
<< Una sola volta >> affermò << Adesso è meglio se torno in cortile, Mai potrebbe cercarmi >>.
Shizuru, nel sentire ciò, si affrettò ad allontanarsi.
Quanto, si domandò appoggiandosi alla parete e nascondendo il volto tra le mani, Quanto devo ancora soffrire per te Natsuki?
 
La sedicenne dagli occhi verdi si osservava allo specchio e si domandava come avesse fatto ad accettare la proposta dell’amica. Un appuntamento e per giunta con un ragazzo, se fosse uscita con Shizuru sarebbe stato più divertente. A quel pensiero arrossì e si affrettò ad abbassare lo sguardo. Ma cosa le prendeva? Il volto della ragazza si affacciò nella sua mente e la fece sorridere. Era sempre così dolce quando parlava con lei, così gentile, così paziente. Le piaceva trascorrere del tempo in sua compagnia. Quella mattina non l’aveva vista, l’aveva cercata a lungo con lo sguardo nel cortile ma non era riuscita a trovarla. Forse era rimasta in classe o aveva dei documenti da sbrigare per la scuola. Avrebbe voluto recarsi nell’aula del Consiglio Studentesco, però Mai non l’aveva mollata un attimo e non le andava di darle spiegazioni. Ripensò nuovamente a ciò che l’aspettava e sbuffò. Un’intera serata con quel cretino di Tate e il suo amico. Non ricordava neppure il suo nome e Mai glielo aveva anche detto.
<< Mai, come si chiama l’amico di Tate? >> urlò per farsi sentire dall’amica che era nell’altra stanza.
<< Takeda! Takeda! >> rispose la rossa dalla sua camera << Te l’ho detto tante volte! >>.
<< Scusa! >> si affrettò a dire andando a sedersi al centro del letto << Ho capito, Takeda! >>.
<< Vedi di non fare una delle tue solite figure! >>.
Natsuki si passò una mano tra i capelli e non riuscì a non tornare col pensiero alla diciottenne.
Sì, una serata con lei sarebbe stata indubbiamente più divertente.
L’altra ragazza entrò nella sua stanza senza bussare, intimandole di sbrigarsi perché i due amici stavano per arrivare e insistette affinché si togliesse la divisa scolastica che aveva indossato per qualcosa di nettamente più carino e femminile. La costrinse letteralmente a indossava un vestito che aveva sepolto nell’armadio. Nonostante le lamentele, la mora non riuscì a sottrarsi e, quando Tate suonò alla loro porta, non c’era più tempo per cambiarsi.
<< Questa me la paghi! >> disse Natsuki prima di scendere spinta da Mai.
<< Va bene, domani ne parliamo! >> ribatté l’amica decisa più che mai a distogliere la sua attenzione dalla Presidentessa del Consiglio Studentesco. Un ragazzo era esattamente ciò che ci voleva per la sedicenne dagli occhi verdi. Aprì la porta raggiante salutando entrambi e la serata ebbe inizio.
 
Natsuki non aveva trascorso serata più noiosa, perfino farsi mettere in punizione da Haruka sarebbe stato più divertente. Takeda ai suoi occhi si era rivelato, non che avesse mai avuto dei dubbi, un cretino che non faceva altro che parlare di kendo. Mai, invece, pareva essersi divertita soprattutto con Tate col quale aveva scambiato parecchie battute nell’orecchio arrossendo tutte volte. Avevano fatto una lunga camminata per Tokyo e l’unica cosa interessante che aveva scoperto era che la gelateria dove andava spesso da bambina con Shizuru, esisteva ancora. Nel vedere quel posto, aveva pensato così tante volte alla diciottenne che aveva temuto di farsi scappare il suo nome involontariamente. Avrebbe dovuto rifiutare in partenza quell’invito anche perché il ragazzo le era sempre stato addosso facendole molte domande sulla sua vita e entusiasmandosi fin troppo quando gli aveva rivelato che avrebbe partecipato da atleta al Festival Sportivo che si teneva con gli altri due licei della città. Le sue conversazioni erano state prevalentemente composte da monosillabi e frasi brevi, se non ci fosse stata Mai probabilmente dubitava che avrebbe detto anche una sola parola. Con Tate si era salutata e gli aveva perfino domandato se avesse studiato storia per il giorno seguente, un grande progresso secondo il suo punto di pista. A farla breve, il perno del gruppo era stato la sedicenne dai capelli rossi che si era adoperata affinché tutto procedesse per il meglio. Oltre alla piacevole compagnia del suo compagno di classe, desiderava che Takeda facesse colpo sull’amica così da portare la sua attenzione da Shizuru a lui. Non le sarebbe dispiaciuto se durante l’intervallo, si fossero ritrovate a parlare dei due ragazzi che erano anche amici tra loro. Sarebbe stato divertente organizzare quelle uscite a quattro ma da come si stava comportando Natsuki, comprese molto presto che tutte le sue speranze erano state vane. Si vedeva chiaramente che la ragazza non provava il minimo interesse nel conoscere il diciottenne, che i suoi discorsi non suscitavano nessuna attrattiva per lei, che spesso preferiva guardare altro piuttosto che Takeda. Eppure si era dimostrato un ragazzo simpatico. Prima di tornare a casa, infine, le aveva anche regalato un fiore e glielo aveva sistemato tra i capelli; un gesto molto gentile a parere suo.
<< Ho bisogno di una birra >> disse la ragazza non appena i due ragazzi furono abbastanza lontani da non poter udire << Quella o ti salto al collo >> aggiunse notando lo sguardo severo che le aveva lanciato Mai.
La sedicenne dai capelli rossi non poté fare altro che annuire e Natsuki si allontanò alla ricerca di un bar ancora aperto a quell’ora senza cambiarsi.
 
Stava tornando indietro raggiante per il suo acquisto quando sulla strada vide camminare nel senso opposto Shizuru. Si rese conto di sorridere prima di identificare la figura che avanzava.
<< Buonasera Natsuki >> salutò la diciottenne fermandosi all’incirca davanti casa della più piccola << Come mai a quest’ora ancora sveglia? >> domandò notando il vestitino azzurro che indossava.
Tutto il suo corpo fu scosso da brividi.
<< Lasciamo perdere, per favore >> rispose la ragazza nascondendo dietro le spalle la sua birra e facendo un gesto con la mano libera << E’ stata una serata tremenda. Tu invece come mai sei in giro? >>.
<< Sono andata a buttare la spazzatura. Ti va di raccontarmela? >>.
Natsuki la osservò avvolta nella sua vestaglia viola e le sorrise.
Mi sarei divertita molto più con te, pensò.
<< Te l’ho detto, una cosa orrenda. Mi lascio sempre trascinare da Mai e dalle sue assurde idee! >>.
<< E’ per questo che hai comprato una birra? >>.
Involontariamente la mano della sedicenne strinse il collo della bottiglia mentre indietreggiava di qualche passo finendo per sbattere contro il muretto in pietra del suo giardino. Alla fine, non potendole mentire, la mostrò.
<< Ne ho bisogno >> spiegò saltando sul muretto e lasciando dondolare le gambe << Non hai idea di quanto mi serva per riprendermi >>.
<< E’ stata così brutta? >> chiese Shizuru riferendosi alla serata mentre le si avvicinava. Quelle gambe nude erano una tentazione irresistibile per lei.
Natsuki annuì voltandosi per un istante a guardare le finestre della sua casa. Le luci erano tutte spente fatta eccezione per la camera dell’amica. Tornò a fissare la diciottenne scoprendo che era a pochi centimetri dal suo viso. Trattenne il fiato e divenne rossa nell’incontrare i suoi occhi.
<< Mi fai fare un sorso? >>.
All’inizio la mora pensò d’aver compreso male ma, vedendo che Shizuru stava insistendo, le allungò la bottiglia. Non appena la Presidentessa la prese, ne rovesciò il contenuto per terra fermando con l’altra mano il corpo della sedicenne che voleva provare a salvarlo.
<< Oh, no Shizuru! >> esclamò Natsuki allungando invano le braccia verso la birra sparsa sul cemento << Ma cosa ti è venuto in mente? >>.
<< Questa roba ti fa male >> le rispose seriamente l’altra.
<< Ti ho detto che ne avevo bisogno! Non hai idea di cosa significhi passare ore e ore insieme a Takeda e Tate! Sono due idioti! >>.
Shizuru ebbe un moto di stizza nel comprendere qual era il piano della rossa. Per fortuna pareva non essere andato a buon fine. Le sfiorò con la punta delle dita il fiore che aveva tra i capelli pensando che fosse meravigliosa quella sera vestita in quel modo; poi le poggiò entrambe le mani sulle ginocchia nude e la sentì rabbrividire.
<< Ci sono altre cose che si possono fare per dimenticare una brutta serata >> le spiegò iniziando a massaggiarle le gambe lentamente. S’insinuò sotto l’abito ma non osò ancora spingersi troppo oltre. Vide gli occhi della ragazza chiudersi per un istante mentre tutto il suo corpo era scosso da brividi.
<< Per esempio? >> chiese la più piccola decidendo di stare al gioco e desiderando che non smettesse mai di muovere quelle mani in quel modo.
Si guardarono negli occhi e Shizuru vi lesse quella stessa voglia che tante notti aveva dovuto saziare da sola. Si leccò le labbra premendo il suo petto sulle ginocchia dell’altra. Non si sarebbe fatta scappare quell’occasione; l’occasione in cui finalmente era sola, lontana da Mai e da chiunque cercasse di allontanarla. Era talmente vicina da poter sentire il suo respiro caldo e il battito veloce del suo cuore. Le sue mani avevano una presa ferma sulle gambe di Natsuki, non sarebbe riuscita a sottrarsi per nessun motivo e non le avrebbe permesso di arretrare. I suoi pochi movimenti l’avevano mandata in cortocircuito, si leggeva chiaramente dai suoi grandi occhi verdi che non cercavano di sfuggire al suo sguardo e da quelle labbra che si erano schiuse leggermente per lei. Natsuki non riusciva a comprendere cosa le stesse succedendo, perché improvvisamente gli occhi della diciottenne erano diventati così magnetici per lei e come mai le sue mani le facevano quell’effetto sul corpo. Voleva parlare ma si accorse di avere la gola secca e impossibilitata a produrre suoni, voleva muoversi ma la tenuta di Shizuru non glielo permetteva. Inoltre, non avrebbe voluto farlo. Sapeva solo che il profumo della ragazza che le stava di fronte la inebriava e mandava in malora ogni sua possibilità di ragionamento. Era china sul suo volto dal quale non riusciva a staccarsi attendendo un qualcosa che nemmeno lei sapeva. Shizuru le sfiorò il naso col suo e sentì il respiro affannoso dell’altra sulle sue labbra. Era caldo e gradevole. Il cuore le pareva che stesse per scoppiare.
Cos’è questa sensazione che sto provando così intensamente?, si domandò senza comprendere come mai non sentiva fastidio per quell’improvvisa vicinanza con la più grande.
Ne traeva un senso di calore dal quale non era mai stata toccata. Le mani della diciottenne erano ardenti sulle sue gambe che fremevano alla ricerca di quelle attenzioni precedenti che le avevano prima. Una vampata inaspettata salì dal basso ventre propagandandosi in tutto il suo corpo e la fece sobbalzare. Shizuru stava per accarezzare le labbra della ragazza con le sue, stava per chiuderle in un bacio troppo a lungo desiderato, quando Natsuki si scostò da lei rompendo la magia che si era creata.
<< Shizuru… >> sussurrò appena rendendosi conto di quello che stava per succedere mentre le tornava in mente la promessa fatta all’amica dai capelli rossi.
Abbassò gli occhi sulle mani dell’altra e rabbrividì nuovamente.
<< Shizuru… >> ripeté con gli occhi lucidi << …io non…ho fatto una promessa…a Mai >>.
Sentì le mani della diciottenne stringere per pochi secondi le sue ginocchia prima di scendere lungo i polpacci e infine cadere inermi. Shizuru chinò il capo per nascondere le lacrime che stavano facendo capolinea sulle sue guance sentendosi pervadere da un forte senso di rabbia. Anche in quel momento pensava all’altra sedicenne. Si voltò verso la strada pronta ad andare via via. Non riusciva a nemmeno a parlare. Improvvisamente Natsuki l’afferrò per la manica della vestaglia costringendola a fermarsi. Strinse i denti per non scoppiare a piangere mentre la ragazza cercava disperatamente i suoi occhi per provare a capire cosa le stava accadendo. Non era più padrona del suo corpo, le aveva preso un lembo dell’indumento senza riflettere su cosa significasse quel gesto. Era stato istintivo, spontaneo, involontario. L’unica cosa che sapeva con sicurezza era che non voleva che la diciottenne uscisse dalla sua vita.
<< Non ti voglio perdere, Shizuru >> le disse sottovoce.
<< Non mi perderai mai, io per te ci sarò sempre >>.
Dopo quelle parole la sedicenne mollò la presa ma non riuscì ad allontanare da sé la sensazione d’aver sbagliato.
 
Natsuki era rientrata in casa col cuore che ancora non accennava a calmarsi e aveva sperato che Mai non scendesse a darle la buonanotte. Era rimasta parecchio tempo appoggiata all’uscio aspettando di poter tornare a respirare normalmente. Si portò una mano sul muscolo cardiaco facendo dei respiri profondi senza comprendere che cosa avesse. Era rimasta altre volte da sola con Shizuru ma mai le aveva fatto quell’effetto. Tutto il suo corpo era scosso da innumerevoli brividi mentre un rossore generale invadeva le sue gote. Salì lentamente gli scalini e si chiuse in bagno. Le serviva una doccia gelata per calmarsi. Si spogliò velocemente entrando nella cabina e chiudendo la parete di vetro. Il gettò gelido la colpì immediatamente ma non servì a farla stare meglio. Per diversi minuti si lasciò bagnare senza muoversi, limitandosi solo a tenere ferme le mani sulla parete liscia. Il suo fisico non voleva saperne di calmarsi. Prese la spugna e iniziò a insaponarsi strusciandola con così tanta forza da lasciarsi segni rossi ovunque. La lasciò cadere ai suoi piedi mentre ripensava a quello che era appena successo. Le sembrava di sentire ancora le dita calde della diciottenne sulle sue gambe e, nonostante l’acqua fredda, il suo affanno non diminuiva. Chiuse gli occhi poggiando la schiena contro il vetro della cabina e fece un respiro profondo. Si portò un dito sulle labbra senza capire perché sentiva il bisogno di toccarle. Ne seguì i contorni bagnati dall’acqua con lentezza estrema rabbrividendo sia per il freddo che per altri motivi. Quell’odore, quelle labbra così vicine alle sue, quelle mani, quei brividi che le aveva procurato… non riusciva a spiegarsi che cosa fosse. Sapeva solo che lo voleva di nuovo. Senza prendere coscienza dei suoi gesti, iniziò ad accarezzarsi il ventre, immaginando che Shizuru fosse davanti a lei, che la stesse osservando con quegli stessi occhi che l’avevano rapita, che le stesse sorridendo. Scese lentamente percependo un forte calore provenire dalla sua intimità mentre la sua mente continuava quella fantasia. Pensò a come sarebbe stato se fosse stata la più grande a massaggiala, ad accarezzarla e l’attimo dopo si bloccò realizzando quello che stava facendo. Con raccapriccio lavò entrambe le mani sotto l’acqua vergognandosi delle sue riflessioni.
Che mi prende stasera?, si domandò e quasi rise del suo sciocco comportamento.
Non aveva mai sentito l’esigenza di masturbarsi e le fantasie sessuali non l’avevano sfiorata nemmeno una volta. Se non fossa stata Mai che qualche anno prima le aveva spiegato cosa fosse, a quest’ora probabilmente ne avrebbe ancora ignorato l’esistenza. Ricordava che quella volta che la rossa si era atteggiata a maestrina nei suoi confronti ne avevano riso di gusto domandandosi come si potesse sentire il bisogno di ricorrere a simili espedienti. Non si era mai sentita come in quel momento. Rimase ancora diversi minuti sotto il getto dell’acqua scacciando quei pensieri impuri che le avevano attraversato la testa. Chiuse il telefono della doccia e uscì dalla cabina avvolgendosi nell’asciugamano. Ne prese un altro e iniziò a tamponarsi i capelli mentre osservava la sua figura allo specchio. Provò vergogna per quello che stava per fare, così tanta da costringerla ad abbassare lo sguardo come una bambina che aveva rubato la marmellata. Evitò di soffermarsi sul fatto che quei pensieri erano nati dopo che Shizuru l’aveva toccata e si rifiutò di ammettere che fossero connessi a lei. Senza indugiare oltre, gettò gli asciugamani per terra e si recò in camera sua sperando di addormentarsi presto.
 
La Presidentessa si sentiva così frustrata per quella situazione che credeva non sarebbe riuscita a reggere ancora per molto. Prima o poi si sarebbe mostrata a Natsuki per quello che era veramente, le avrebbe messo davanti agli occhi i suoi veri sentimenti e l’avrebbe posseduta. Quella sera c’era quasi riuscita. Ripensò agli occhi verdi della sedicenne; così languidi, così vogliosi. Non poteva averli immaginati, erano reali. L’aveva desiderata nel suo stesso modo ma per qualche motivo alla fine si era tirata indietro. Diede un pugno contro la porta di casa sulla quale aveva appoggiato la schiena e lentamente scivolò per terra scoppiando in lacrime. Mai, era lei la causa di tutti i suoi problemi! Odiava quella ragazzina che girava sempre attorno a Natsuki, che cercava di farla innamorare di uno sciocco ragazzo per tenerla stretta a sé, che voleva allontanarla da lei! Avrebbe voluto urlare, dare voce ai suoi pensieri, ma soprattutto avrebbe voluto in quel momento possedere la sedicenne dai capelli neri davanti agli occhi esterrefatti dell’altra. Oh, come le sarebbe piaciuto! Avrebbe finalmente compreso per chi batteva il cuore di Natsuki e che a quella ragazza piacevano le sue stesse cose! La voleva così tanto…perché non riusciva a capirlo? Perché ogni suo gesto passava agli occhi della più piccola come pura e semplice amicizia? Perché non riusciva a vedere oltre? Avrebbe compreso che le sue attenzioni erano dettate da un sentimento più forte, un sentimento che covava da anni dentro di lei e che ora poteva portare a compimento. Non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via, come avrebbe potuto vivere senza quella ragazza che le faceva battere il cuore così forte ogni volta che la guardava? Era solo sua, sua! Avrebbe voluto gridarlo e mettere in guardia da chiunque. Avrebbe preso volentieri a schiaffi il capitano della squadra di kendo e l’organizzatrice degli eventi sportivi che avevano osato guardarla più del dovuto. Bruciava di gelosia per lei, ardeva d’amore e di desiderio di possederla. Rivide davanti a sé le sue labbra dischiuse per essere baciate, tornò a sentire il fiato caldo sulla pelle del volto e rabbrividì di piacere inespresso. Aveva quasi toccato la sua bocca, aveva quasi sentito il suo sapore, l’aveva quasi baciata. E l’avrebbe fatto con un piacere infinito. Era sicura che se l’avesse fatto, sarebbe stata sua per sempre. Non poteva essersi sognata quel desiderio, cui tante volte aveva ceduto, sul suo viso.
Natsuki!, avrebbe voluto gridare, Ti voglio! Non sai quanto io bruci per averti!
Doveva fare qualcosa per avere in pugno la situazione, doveva riuscire a tenere sotto controllo la passione ardente che si portava dentro. E soprattutto doveva appagarla. In fretta salì in camera sua e si vestì. Anche se era molto tardi, lui le avrebbe aperto lo stesso. Uscì di casa evitando di passare davanti alla villetta della sedicenne e camminò velocemente verso i dormitori del liceo Fuuka. Trovò il portone aperto e salì indisturbata fino all’appartamento in cui vive Reito da solo. Suonò un paio di volte per accertarsi che sentisse prima di attendere. Il ragazzo andò ad aprirle senza curarsi di indossare qualcosa oltre ai boxer.
<< Non ti disturberei a quest’ora se non fosse importante >> iniziò Shizuru notando immediatamente gli abiti femminili gettati per terra senza un ordine preciso << Ma ho una cosa da chiederti >>.
Il diciottenne si appoggiò alla porta dell’appartamento con un mezzo sorriso aspettando che continuasse.
<< Mai Tokiha >> continuò la ragazza << Devi togliermela di mezzo >>.
Per qualche secondo Reito si concesse di giocherellare col ciondolo che portava al collo e dal quale non si separava mai.
<< Immagino che questo non ha niente a che vedere con quella sua amica, Natsuki Kuga vero? >> domandò perspicace.
Questa volta toccò alla Presidentessa sorridere.
<< Indovinato >>.
 

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Capitolo 13
*** Undici ***


Quella mattina Reito era arrivato prima del solito a scuola. Si era diretto nell’aula del Consiglio Studentesco e si era preparato un tè da sorseggiare con tutta calma. Con quel sorriso dolce che gli faceva conquistare ogni ragazza che desiderava, si avvicinò alla finestra della stanza e iniziò ad osservare i vari studenti che lentamente stavano arrivando. Gliene interessava solo una in quel momento. Ripensò per pochi istanti alle parole di Shizuru Fujino dette la notte precedente sospirò. Mai Tokiha l’aveva sempre interessato e molto anche solo che nel frattempo aveva trovato dei piacevoli passatempi. Per questo l’aveva momentaneamente messa da parte considerando di riprenderla no appena si fosse stancato di quei giochi. Sapere che, però, c’era un altro ragazzo che le ronzava intorno e che stava conquistando punti alle sue spalle, gli aveva fatto rivalutare la sua lista delle priorità mettendo la sedicenne al primo posto. Non tollerava certo che qualcuno si prendesse ciò che aveva visto per primo, soprattutto se si trattava di un ragazzino arrivato al Fuuka l’anno scorso. Non aveva nessuna possibilità con lui. Gongolò appena nel vederlo davanti al cancello scolastico pensando che gli avrebbe inflitto una pesante sconfitta e l’attimo dopo si ricompose nel notare che stava guardando proprio in quella direzione. In fretta si allontanò dal vetro e posò la sua tazza vuota pensando al piano che aveva architettato. Mai Tokiha non avrebbe potuto resistere al suo fascino, nessuna ci era mai riuscita. Per un momento ricordò alla prima volta che aveva visto la futura Presidentessa del Consiglio Studentesco. Bella, elegante, cortese e gentile. Quando aveva rifiutato garbatamente il suo invito a uscire insieme, non ci aveva messo molto a comprenderne il motivo e se n’era leggermente rammaricato essendo dell’opinione che non c’era piacere più bello del sesso tra un uomo e una donna. Quello che la diciottenne considerava amore e godimento, per lui non era altro che un sollazzo che non poteva essere paragonato a quello vero. Da quel momento avevano iniziato la loro recita e il loro coprirsi a vicenda. Se non potevano essere amanti, nulla impediva loro di essere complici. Sentì la porta aprirsi e si voltò. Nella stanza era appena entrata Shizuru. I due si rivolsero un breve sorriso e uno sguardo d’intesa prima che Reito uscisse. In luogo pubblico meglio non rivelare certe confidenze.
 
<< Allora, che ha detto Takeda? >> domandò Mai non appena ebbe un attimo di tempo libero per parlare con Tate senza farsi sentire dall’amica.
Il sedicenne si strinse nelle spalle senza rispondere.
<< Oh, insomma >> continuò la rossa << Non è mica andata così male! >>.
<< Sei un tipo ottimista >> rispose il ragazzo << Io credevo che prima o poi lo avrebbe azzannato >>.
Mai gli rivolse un’occhiata per fargli comprendere che non aveva apprezzato la battuta.
<< Natsuki è così all’inizio >> spiegò << Sembra sempre che voglia raggelarti con una sola occhiata, che voglia tenerti a distanza ma poi… >>.
<< Poi lo fa veramente! >> concluse Tate scoppiando a ridere.
<< Dai, smettila. Non è divertente >>.
<< Scusa ma dico sul serio. La tua amica non mi è sembrata propriamente disponibile ad una ulteriore uscita a quattro >>.
La sedicenne lo guardò non riuscendo a nascondere che aveva ragione. Quella mattina la mora non le aveva neppure rivolto la parola ma non era di certo la prima volta che si comportava in modo enigmatico con lei. Forse, se avesse insistito ancora, le cose sarebbero cambiate. Quei pensieri le fecero venire la pelle d’oca. Non si era mai comportata così con l’amica, non aveva mai avuto bisogno di ricorrere a simili espedienti per sentirla vicina. Eppure, da quando nella loro vita era entrata la Presidentessa del liceo, Natsuki non era più la stessa di prima. Se c’era la diciottenne nei paraggi, lei veniva automaticamente messa da parte. Quando erano a Hokkaido, la sedicenne dagli occhi verdi non si staccava un attimo da lei, era la sua migliore amica, si confidava solo con lei. Una volta le aveva confidato che rappresentava l’unico punto fermo della sua vita e la rossa si era crogiolata in quelle parole credendo che nessun altro avrebbe potuto prendere il suo posto. Invece si era sbagliata; sapeva che Natsuki aveva un passato prima di conoscerla ma non ne aveva mai preso effettivamente coscienza. Per lei era come se l’amica fosse nata il giorno che l’aveva conosciuta e ogni legame con ciò che era venuto prima non esistesse. Venire a contatto con la realtà faceva male e soprattutto le aveva fatto comprendere quanto fosse importante per lei quella ragazza. Tate si diresse in cortile con passo spedito, iniziando ad arrotolare le maniche della sua divisa mentre la ragazza si voltò prima di seguirlo non scorgendo Natsuki. La sedicenne era corsa in bagno e ancora non si vedeva. Scosse il capo. Sicuramente avrebbe compreso dove fosse andata e involontariamente sperò che non incontrasse Shizuru. A quel pensiero si girò nuovamente verso il corridoio sentendo formarsi un nodo in gola. Doveva andare a controllare, era suo compito salvarla da quella ragazza che non attendeva altro se non il momento buono per circuirla.
 
Che palle, che palle, che palle!, pensò Natsuki mentre si lavava le mani nel bagno delle ragazze. Odiava quei quattro giorni del mese e in particolare li detestava ancor di più se la sera doveva correre. Anche se doveva fare da spalla a Kuu, doveva pur sempre essere d’aiuto altrimenti, non solo avrebbero perso, ma avrebbero potuto farsi male. I percorsi che affrontavano in quelle nuove gare erano più ricchi di curve e pericoli rispetto ai precedenti. Gettò con rabbia il fazzoletto nel cestino e uscì nel corridoio pensando che aveva anche gli allenamenti nel pomeriggio. Si guardò intorno, fermandosi per un solo istante prima di riprendere a camminare. Per l’ennesima volta da quando era arrivata a scuola, stava cercando con lo sguardo Shizuru. Le sensazioni che le aveva procurato la sera precedente non le avevano permesso di dormire e ora non sapeva nemmeno lei come comportarsi. Doveva fare finta che non fosse successo niente? Doveva dimenticare l’episodio? Doveva evitare la diciottenne? Era talmente assorta nei suoi pensieri che quasi non si accorse della ragazza che correva per raggiungere il cortile. Lo scontro fu inevitabile ed entrambe finirono col sedere per terra.
<< Ehi tu! >> esclamò Nao agitando un pugno mentre si rialzava << Guarda dove cammini, imbecille! >>.
<< Sei tu quella che mi è venuta addosso! >>.
<< Bella addormentata, non sono io quella che ha gli occhi a cuoricino mentre cammina! >> esclamò la quindicenne riconoscendola.
<< Che cosa hai detto? >> ribatté la mora piena di rabbia preparandosi a saltarle al collo.
<< Hai capito benissimo, o la tua amica oltre che cieche le sceglie anche sorde? >>.
<< Nao, io ti ammazzo! >> disse Natsuki correndole dietro.
Tutto il corridoio fu invaso dalle loro grida.
<< Tanto non mi prendi! >> urlava la rossa sinceramente divertita da come s’infuriasse l’altra. Con nessun’altra ci riusciva, la cosa la divertiva molto << A proposito, com’è andato il tuo appuntamento galante ieri sera? >>.
La mora si bloccò per qualche secondo senza comprendere come facesse la quindicenne ad esserne a conoscenza.
<< La tua amichetta lo sa che te le fai anche col capitano della squadra di kendo? >>.
È tutta colpa tua, Mai!, avrebbe voluto gridare la sedicenne, Io non ci volevo nemmeno venire e ora sarò lo zimbello del liceo.
<< Smettila di parlare di Shizuru con quel tono! >>.
<< Altrimenti? >>.
Natsuki le saltò addosso ed entrambe persero l’equilibrio rotolando per terra.
<< Kuga-san e Yuuki-san >> disse la voce di Reito Kanzaki vedendole e affrettandosi ad intervenire << Cosa state combinando? >>.
<< E’ stata lei a iniziare! >> si giustificò Natsuki senza mollare la presa.
<< Cos’è tutto questo frastuono, Reito-san? >> domandò Shizuru passando da lì in quel momento. Chinò lo sguardo e vide la sedicenne e la quindicenne avvinghiate.
<< E’ arrivato il tuo principe azzurro, Kuga >> commentò Nao col suo risolino sentendo le mani dell’altra allentare sul suo corpo << Adesso mollami >>.
Detto con un gesto brusco si liberò definitivamente della sedicenne e si alzò in piedi.
<< Natsuki >> disse la diciottenne non potendo fare a meno di notare come la corta gonna della divisa lasciasse nude le sue gambe << Dovresti smetterla di metterti nei guai. Se ti vedesse Haruka-san ti avrebbe già esso in punizione. Anche a te, Nao-san >>.
In quel momento arrivò anche Mai che stava cercando l’amica.
<< Natsuki! >> esclamò vedendo la ragazza sul pavimento della scuola e si chinandosi per aiutarla. Si bloccò nel sentire che la mora si rivolgeva alla più grande.
<< Ma non ho iniziato io, Shizuru >> si lamentò la mora alzandosi e massaggiandosi la schiena << E’ sempre lei! >>.
Mai le guardò entrambe fumando di rabbia. Possibile che non si accorga nemmeno della sua presenza adesso? La situazione era peggiorata fino a quel punto.
<< Non è colpa mia se non sopporti la verità >> affermò Nao pronta a riaccendere il dibattito.
La diciottenne sorrise a Natsuki per evitare che potesse ricominciare a battibeccare con la quindicenne. Finché teneva i suoi grandi occhi verdi su di sé, il resto non era importante. Nao, accorgendosi del gioco di sguardo, inarcò le sopracciglia sospirando. Il divertimento era finito.
<< Per questa volta non ci saranno ripercussioni per entrambe >> disse Rieto guardando la Presidentessa << Che ne pensa, Shizuru-san? Possiamo lasciarle andare per questa volta? >>.
Shizuru annuì senza smettere di guardare la sedicenne.
<< Credo che per questa volta possiamo sorvolare >> rispose << Basta che vi teniate lontane dai guai adesso >>.
Natsuki chinò il capo e fece un leggero inchino a entrambi per ringraziarli. Era convinta che qualcuno lassù le volesse molto bene mentre Nao, con la sua solita strafottenza, si limitò a sbuffare prima di andarsene.
<< Grazie mille >> sussurrò appena voltandosi nella stessa direzione in cui era andata via la quindicenne.
<< Stai bene, Natsuki? >> le domandò Mai avvicinandosi.
All’inizio l’amica la guardò senza comprendere, poi le sorrise.
<< Ah sì >> rispose.
<< Riesci sempre a metterti nei guai >> mormorò la rossa.
<< Per fortuna che c’è Shizuru a salvarmi allora! >> disse ridendo la mora allungando il passo.
L’altra ragazza s’immobilizzò a quelle parole dette così spensieratamente. Strinse le mani a pugno sentendo la tentazione di urlare quello che stava pensando. E non erano cose carine.
<< Mai, per favore aspetta un attimo! >> disse improvvisamente Reito << Sei libera nel pomeriggio, dopo le lezioni? >>.
Mai guardò per un attimo Natsuki che si strinse nelle spalle senza parlare.
<< Certo… >> rispose senza riuscire a nascondere la sua incertezza.
<< Bene, allora potresti iniziare a darmi una mano con la preparazione del Festival >>.
Il diciottenne le sorrise per sembrare ancor più convincente.
<< Va bene, Reito >> disse contraccambiando << Ci sarò >>.
Natsuki aspettò che il ragazzo si fosse allontanato prima di parlare. Non le piaceva per niente.
<< Da quando avete eliminato i suffissi? >> domandò inarcando il sopracciglio destro.
<< Perché? >> chiese Mai sulle sue << Tu non fai la stessa cosa con Shizuru-san? >>.
Ancora non le era passata.
La mora si strinse nelle spalle per la seconda volta.
<< E’ diverso >> rispose << Conosco Shizuru da tutta la vita >>.
E sai perfettamente chi è!, pensò con una nota isterica la rossa.
<< Che c’entra, Natsuki! Considero Reito come un amico >>.
<< Fa’ attenzione >> si limitò a dire senza nessun tono in particolare.
Mai stava per controbattere che non era una bambina e che sapeva benissimo cosa fare e come farlo, quando una ragazza si avvicinò alla mora.
<< Ciao Mika >> disse la ragazza dagli occhi verdi.
<< Ehi Natsuki, Kuu-san ci sta aspettando al cancello >> disse l’altra.
La sedicenne annuì.
<< Mai ci vediamo a casa! >> salutò seguendo Mika.
 
<< Ottimo ragazze, facciamo un altro giro >> disse Kuu spegnendo il cronometro.
Le tre ragazze non si lamentarono nonostante fossero stanche e si misero a correre. Kuu le osservò per qualche secondo prima di fare lo stesso e in poco tempo si portò all’altezza di Natsuki. La ragazza era silenziosa e guardava il terreno.
<< Pronta per stasera? >> le domandò sottovoce.
Non voleva ammetterlo, ma era eccitata all’idea di correre con una spalla. Era passato molto tempo dall’ultima volta e ora pregustava il momento.
La sedicenne si limitò ad annuire senza parlare portandosi accanto alle altre due. Non aveva nessuna voglia di fare conversazione e voleva evitare domande cui non sapeva dare risposta. Era cosciente di avere la testa da un’altra parte e di aver fatto dei tempi orrendi, però ogni volta che provava a concentrarsi le tornava alla mente il volto di Shizuru. Con lei quella mattina si era comportata normalmente, si erano guardate negli occhi e le aveva perfino sorriso senza nessun tipo di malizia. Non era stato come la sera precedente, non aveva visto quella scintilla, non si era sentita scuotere dai brividi. Era stato usuale, come sempre, come se quell’episodio non fosse mai esistito.
Che sia a farmi troppi film?, si domandò ricordando come si era comportata sotto la doccia, Che veda cose lì dove invece non c’è proprio niente?
Doveva scordare quello che era successo e smettere di essere morbosa. Shizuru glielo aveva fatto comprendere quella mattina coi suoi modi del tutto ordinari nei suoi confronti.
<< Bene, ragazze >>.
La voce dell’Organizzatrice interruppe i suoi pensieri.
<< Andate a cambiarvi, ci vediamo domani >>.
Si diressero verso gli spogliatoi ma Kuu bloccò la mora.
<< Natsuki, non tu >> affermò << Fatti altri due giri >>.
<< Che cosa? Sono stanca anch’io! >>.
<< Oggi hai fatto letteralmente schifo, se ti comporti in questo modo anche alla gara abbiamo poche possibilità di vittoria. Vai a schiarirti le idee sul campo. Poi proviamo gli ostacoli >>.
Natsuki chinò il capo. Protestare non sarebbe servito a nulla soprattutto perché la diciottenne aveva ragione e ne era ben consapevole. Si rimise a correre.
Ecco, ci mancava anche questo!, pensò con rabbia, Allenamenti supplementari per i miei tempi! E dire che ero entusiasta di essere entrata nella staffetta.
Vide Kuu posizionare gli ostacoli sul suo percorso e sospirò. Quel giorno non gliene andava bene una. Ripensò a Mai e al suo rapporto con Reito. Non le piaceva per nulla come si stavano mettendo le cose, tutta quella confidenza prima o poi avrebbe ferito la rossa. L’aveva messa in guardia ma, chissà perché, sapeva che non sarebbe servito a nulla. Scosse il capo. Quando si sarebbe fatta male, allora avrebbe capito. Le vennero in mente le parole dell’amica su Shizuru. Ovviamente non poteva affermare che lei e Reito avevano lo stesso rapporto che c’era tra la mora e la Presidentessa. Conosceva Shizuru praticamente da tutta la vita, fatta eccezione per quei cinque anni. Quella considerazione le fece provare una fitta al cuore senza comprenderne il motivo. L’idea che la ragazza avesse altre amicizie, che avesse conosciuto persone più importanti di lei le faceva provare una strana sensazione all’altezza dello stomaco. Alzò gli occhi per vedere dove fosse Kuu e la vide farle un cenno con la mano mentre con l’altra teneva il cronometro. Annuì comprendendo e tornò indietro per simulare la gara. Si mise in posizione aspettò di sentire il segnare di partenza prima di iniziare a correre. Saltò i primi ostacoli senza fatica, era sempre stata brava nello sport.
Vorrei che Shizuru mi avesse visto vincere la mia prima gara alle medie, si disse e subito dopo arrossì per quel pensiero. Possibile che non riuscisse a concentrarsi oggi?
Improvvisamente un movimento laterale la distrasse, le pareva d’aver visto la diciottenne. Voltò appena il capo per controllare e l’attimo dopo finì contro uno degli ostacoli perdendo l’equilibrio. Urlò per il dolore lancinante che la colse all’altezza della spalla e si portò la mano libera sulla parte dolente.
<< Natsuki! >> gridò Kuu accorrendo insieme alla ragazza che le si era avvicinata << Ti sei fatta male? >>.
All’inizio la sedicenne non parlò per quanto fosse forte la fitta provata; poi lentamente aprì gli occhi e rimase sbigottita nel vedere Shizuru china su di lei.
Sto impazzendo, pensò mentre l’altra le domandava se stesse bene.
<< Shizuru? >> chiese con titubanza.
<< Natsuki, oggi non vuoi proprio saperne di restare con i piedi ben saldi per terra! >> disse la diciottenne sorridendo osservandola mentre si rialzava.
<< Smettila, non è divertente! >>.
<< Come diavolo hai fatto a cadere? >> domandò Kuu osservandola.
<< Mi sono… mi sono distratta… >>.
<< Spero che non sia stato per colpa mia >> rispose Shizuru sorridendo << Sono passata per consegnare dei documenti a Kuu-san sulle vostre gare sportive >>.
<< Ti fa male la spalla? >> sollecitò la bionda vedendo che si massaggiava la parte.
<< No, sto bene >> disse poco convinta Natsuki pensando che era proprio quella spalla.
Oh ma che cazzo, pensò con rabbia.
<< Ti prendo del ghiaccio >> affermò la diciottenne allontanandosi e lasciandole momentaneamente sole.
<< Sul serio stai bene, Natsuki? >> chiese premurosamente la più grande sfiorandole il volto << Non vuoi andare in ospedale? >>.
La mora scosse il capo rabbrividendo a quel tocco. Involontariamente le tornò alla mente il piacere che aveva provato quando Shizuru le aveva accarezzato le gambe. Abbassò il capo con vergogna.
<< No…sto…sto bene >>.
Kuu tornò e con energia le posizionò il ghiaccio sulla spalla. Natsuki represse un gemito di dolore e un’imprecazione mentre ringraziava con la lingua tra i denti.
<< Guarda Natsuki >> iniziò la bionda mostrandole un foglio << Sono stati assegnati i numeri per le corse e la staffetta. Tu hai il numero… >>.
<< Undici >> affermò la sedicenne senza lasciarla finire << Io voglio in numero undici >>.
<< Mi spiace, hai il sette >> rispose stizzita Kuu.
<< Voglio l’undici! >>.
<< Ma per quale motivo? >>.
<< Affari miei! >>.
Shizuru osservò il volto della più piccola di fronte a quella richiesta e comprese che non stava scherzando. Non ci mise molto a comprendere per quale motivo fosse così importante per lei quel numero.
<< Non possiamo cambiare tutto per un capriccio! >> le urlò l’Organizzatrice.
<< O quello o giuro che mollo tutto! >>.
<< Adesso calmatevi tutt’e due >> s’intromise Shizuru che, come sempre cercava di compiacere ogni desiderio della mora << Se è così importante, Kuu-san non credi di poter fare uno strappo alla regola? Non vedo perché non possiamo cambiare quel numero sette in un bell’undici! >>.
Sorrise con dolcezza provando a mettere tutti d’accordo.
<< Se lo dici tu, Presidentessa… >> cedette infine la bionda sovrascrivendo il numero tanto desiderato dalla sedicenne.
Finalmente Natsuki si concesse di tornare a respirare normalmente, anche se il dolore alla spalla non era passato. Shizuru trovava sempre una parola da mettere a suo favore. Stava per ringraziarla per la seconda volta, ma fu interrotta dall’arrivo di una quarta persona.
<< Shizuru-san, per fortuna l’ho trovata! >> esclamò la voce di una ragazza.
La diciottenne si voltò e sorrise vedendo arrivare Sonoka.
<< Ciao Sonoka-san >> rispose << Come mai tutta questa fretta? >>.
<< Ha dimenticato questi nell’aula del Consiglio Studentesco >> disse la diciassettenne porgendo alla più grande dei fogli.
<< Oh, grazie mille >> ribatté Shizuru vedendoli e prendendoli in mano << Non so proprio dove ho la testa. Che sbadata che sono. Mi spiace che tu sia dovuta arrivare fin qui per portarmeli >>.
<< Non si preoccupi, Shizuru-san… >> rispose imbarazzata l’altra chinando il capo mentre non riusciva a smettere di arrossire << E’ stato…è stato un piacere…darle una mano >>.
La diciottenne le accarezzò il viso con gentilezza.
<< In cambio di questa cortesia, potrei offrirti qualcosa al bar? >> propose la più grande dandole un bacio sulla guancia.
A quell’intenzione, le orecchie di Natsuki presero a fischiare e fece una gran fatica a mantenersi calma. Non sapeva per quale motivo ma quei gesti e quelle attenzioni nei confronti di un’altra ragazza le davano molto fastidio. Ingoiò un groppo di gelosia ricordandosi della promessa fatta alla più grande e chiese il permesso a Kuu di potersi cambiare e tornare a casa. La diciottenne dai capelli biondi acconsentì con la raccomandazione di andare agli allenamenti della prossima volta con la testa giusta. Natsuki si recò negli spogliatoi femminili fumando di rabbia. Strinse le mani a pugno senza comprendere perché provasse quelle sensazioni. Fece un respiro profondo cercando di calmarsi mentre veniva sopraffatta dal ricordo della sera precedente. Si spogliò gettando per terra la tuta sporca e s’infilò sotto la doccia. Il solo pensiero che quelle stesse mani che l’avevano mandata in cortocircuito avevano sfiorato un’altra persona la mandava in bestia.
<< “E’ stato un piacere darle una mano” >> disse sentendo il getto d’acqua fredda colpirla << Oh, che giornata di merda oggi! >>.
Si portò le mani a coppa davanti al volto e osservò riempirsi d’acqua. Vide il riflesso del suo volto leggermente distorto dal tremolio delle gocce e si domandò come mai ogni volta che Shizuru era con qualcun altro, lei si comportasse in quel modo.
<< Che stupida che sono! >> urlò con rabbia per non riuscire a comprendere cosa le succedeva. L’idea che in quel momento stava bevendo un tè con quella ragazza la faceva sentire…gelosa? Invidiosa? Cosa? Qual era il nome per quel sentimento che la stava letteralmente mangiando?
Il dolore alla spalla la fece tremare e costringere ad appoggiarsi alle piastrelle con la schiena. Non era la prima volta che provava quella sensazione, ormai erano anni che ci soffriva. L’unico modo per risolverlo era un intervento che avrebbe finalmente messo a posto l’osso, ma si era sempre rifiutata di sottoporsi ad una operazione. Odiava gli ospedali, le portavano alla mente solo brutti ricordi e soprattutto le rammentava ciò che le aveva fatto il padre. Involontariamente si portò una mano sulla cicatrice che aveva sulla spalla e chiuse gli occhi. Quell’uomo le aveva rovinato la vita. Finì di lavarsi e uscì dalla doccia dopo essersi avvolta nell’asciugamano.
<< Chi è che è stupida? >> le domandò Shizuru che era in piedi nello spogliatoio.
<< Shizuru! >> esclamò la sedicenne sorpresa di vederla lì e anche lieta che non fosse con Sonoka << Come mai sei qui? Non dovresti essere con quella al bar? >>.
Si rese immediatamente conto del tono della sua voce e di come si era riferita alla diciassettenne e si morse la lingua comprendendo che tutti i suoi tentativi di tenere fede alla promessa erano appena svaniti.
<< Se avessi aspettato qualche secondo avresti sentito Sonoka rifiutare gentilmente la mia proposta >> le rispose gongolando nel vederla annaspare nel mare della gelosia << E poi te l’ho detto che sei molto carina quando t’ingelosisci >>.
<< Gelosa io? >> ripeté Natsuki tra un colpo di tosse e l’altro << Non è vero per niente >>.
<< Può darsi >> disse Shizuru osservandola dirigersi verso il suo borsone per cambiarsi. La seguì accarezzandole la pelle del collo nudo. L’altra immediatamente s’irrigidì.
Quelle mani! Quelle mani! La stava toccando con quelle mani! Cercò di mantenere il controllo.
<< Grazie >> sussurrò la sedicenne dopo aver ingoiato un groppo di saliva provando a mascherare il piacere che provava in quel momento e che voleva nascondere anche a se stessa. Non era possibile che Shizuru, una ragazza le facesse quell’effetto.
<< Per cosa? >> le chiese la diciottenne avvicinandosi ulteriormente.
Natsuki rabbrividì sentendo il suo fiato caldo sul corpo.
<< Per aver convinto Kuu-san a farmi avere il numero undici >>.
Si voltò per poterla guardare negli occhi. Aveva bisogno di un contatto visibile con lei. Shizuru le accarezzò il viso col dorso della mano accorgendosi di stare tremando.
<< E’ molto importante per te, vero? >>.
Perché tutto questo mi succede solo con te?, avrebbe voluto domandare la mora che ascoltava il forte battito del suo cuore.
<< Sì >> rispose chinando lo sguardo. Si meravigliò della facilità con la quale riusciva a confidarsi con quella ragazza mentre con Mai non era mai riuscita a parlare.
<< Era il compleanno di tua madre >>.
Natsuki rialzò gli occhi sulla figura della più grande. Non era una domanda, era un’affermazione. Shizuru ricordava la data del compleanno di Saeko. Sgranò gli occhi per la sorpresa ma subito dopo si riprese. Le sue labbra s’incresparono in un sorriso.
<< Non solo >> rispose << A undici anni sono andata via da Tokyo, sono andata via da te e ho conosciuto Mai. È un numero molto significativo >>.
<< L’avevo capito >> disse la diciottenne sorridendole mentre le accarezzava una ciocca di capelli bagnati. L’odore della sua pelle la inebriava, la faceva sentire felice e appagata. Osservò quel volto pensando che fosse il momento giusto per farle capire cosa provava veramente per lei. Mosse un passo nella sua direzione per costringerla al muro. Natsuki guardava nei suoi occhi che adesso avevano ripreso a brillare di quella stessa luce che aveva già visto ieri. Non riusciva a smettere, si accorse che nemmeno voleva farlo. Le mani di Shizuru si posarono sui suoi fianchi in modo gentile, senza fare pressione di alcun tipo e respirò profondamente. Perché era così difficile staccarsi da lei? perché era così semplice ricadere nello stesso errore della sera precedente?
<< Shizuru >> disse semplicemente la più piccola cercando di districarsi in quel labirinto di sensazioni per provare a comprendere << Perché il mio cuore batte così forte vicino a te? >>.
La diciottenne le sorrise prima di darle un bacio sulla fronte.
Stava per risponderle, quando alle orecchie di entrambe arrivò la voce di Kuu.
<< Natsuki, muoviti a cambiarti che devo chiudere gli spogliatoi! >>.
Velocemente la sedicenne si spostò vergognandosi per l’ennesima volta di quello che stava per succedere. Guardò Shizuru leggendo nei suoi occhi scuri una sorta di delusione.
<< Arrivo, arrivo! >> si affrettò a rispondere prima che l’Organizzatrice scendesse a controllare << Cinque minuti! >> tornò a fissare l’altra ragazza e le sorrise in modo innocente << Me lo dirai la prossima volta, va bene? >>.
La diciottenne comprese immediatamente dal tono della sua voce che non aveva minimamente compreso cosa sarebbe accaduto se Kuu non le avesse interrotte. O forse fingeva di non aver capito. 

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Capitolo 14
*** Piccoli sensi di colpa ***


Mai attendeva Reito fuori il cancello scolastico e ogni tanto lanciava occhiate apprensive all’orologio da polso. Non sapeva perché ma sentiva parecchia ansia addosso. Nemmeno quando era uscita con Tate si sentiva in quel modo.
<< E’ molto che aspetti, Mai? >> le domandò gentilmente Reito << Scusami, mi rendo conto che non si dovrebbe mai far aspettare una ragazza ma sono stato trattenuto >>.
La sedicenne arrossì riflettendo sulle parole che le aveva detto Natsuki. Come poteva Reito essere una persona da cui occorreva stare attenti? Non era per niente come Shizuru, quella ragazza era pericolosa.
<< Non preoccuparti, Reito >> rispose infine << Non sono nemmeno cinque minuti che sono qui >>.
Il ragazzo le sorrise.
<< Molto bene allora >> affermò il diciottenne << Andiamo a prendere qualcosa al bar? >>.
Mai accettò d buon grado, aveva voglia di buon tè.
Entrarono e si sedettero ad un tavolino a due posti libero. Una cameriera prese le loro ordinazioni e andò via lasciandoli soli.
<< Vieni spesso qui? >> le chiese la ragazza osservando come il ragazzo salutasse il personale e anche alcuni clienti.
<< Sì, è vicino la scuola e fanno un ottimo tè al mandarino >>.
Si chinò per prendere dallo zaino alcuni fogli e li consegnò alla sedicenne per mostrarglieli.
<< Purtroppo abbiamo poco tempo >> spiegò mentre Mai li sfogliava velocemente << Di solito di queste cose se ne occupa Kuu-san ma quest’anno col fatto che parteciperà alla staffetta femminile ha delegato molti incarichi a me. Sono molto felice che tu mi stia dando una mano >>.
Il volto della ragazza divenne rosso per l’imbarazzo.
<< Non ho ancora fatto niente >> rispose Mai ridendo per cercare di smorzare il disagio che provava.
<< Oh, sono sicuro che faremo un ottimo lavoro insieme >> continuò Reito << Ho visto il nome della tua amica un paio di volte tra i ragazzi che parteciperanno alle gare sportive. Sono lieto di vedere che vi stiate ambientando bene >>.
Sorrise e il viso della sedicenne divenne ancor più rosso dei suoi capelli.
<< Sì, si è iscritta alla staffetta femminile e alla corsa a ostacoli. È stata sempre brava nello sport >>.
<< Meno nello studio, eh? Al contrario tuo invece >>.
Per un attimo Mai pensò ai voti disastrosi che riportava ogni anno l’amica, di come riuscisse a salvarsi per il rotto della cuffia e un sorriso increspò le sue labbra.
<< E’ un po’ svogliata >> rispose infine.
<< A me non piacciono le ragazze turbolente >> disse Reito guardandola negli occhi << Preferisco quelle posate >>.
Le sorrise nuovamente prima di tornare a concentrarsi sui loro impegni. Aveva appena gettato l’amo, era sicuro che il suo pesce non avrebbe tardato ad abboccare. Iniziarono a discutere delle gare sportive, di come presentarle, in quale ordine farle eseguire, se dovessero essere fatte intervallare da brevi intervalli. Mai propose di iniziare con l’esibizione delle tre squadre di kendo e dei loro tornei, di far sfilare la banda e di mettere un intervallo di un quarto d’ora in cui si poteva organizzare un piccolo spettacolo di magia. Reito la ascoltava ammirato. In poco tempo stava organizzando in modo perfetto ogni cosa senza dimenticare nulla e soprattutto trovando il modo di inserire anche più del normale. La osservò scrivere e tracciare frecce per collegare gli eventi con sicurezza, in modo rapido e veloce. Quella ragazza era davvero efficiente.
<< Caspita >> mormorò con apprezzamento << Sei davvero brava in queste cose >>.
La sedicenne si bloccò di colpo per il complimento e le sfuggì la penna di mano. Si chinò per raccoglierla nello stesso momento in cui lo fece il diciottenne. Le loro dita si sfiorarono e i loro sguardi s’incontrarono. Il cuore della ragazza le saltò in gola con così tanta forza da farla sussultare. Il diciottenne le sorrise comprendendo quello che era successo.
Arrivarono le ordinazioni che servirono a trarre d’impaccio la rossa che non sapeva come comportarsi.
<< Sei molto carina quando arrossisci >> le disse Reito sorseggiando il suo tè.
Mai non credeva vero che un ragazzo come lui le rivolgesse così tante attenzioni e complimenti.
<< Grazie… >> mormorò leggermente agitata.
<< Mi aiuteresti a reclutare ragazzi per il piccolo spettacolo di magia? >> domandò il diciottenne.
La ragazza annuì. Dopotutto era stata una sua idea, non poteva di certo lasciarlo da solo dopo averlo proposto.
<< E poi, se non ti fosse d’intralcio, ti chiederei anche di darmi una mano con i volantini e i cartelloni per l’evento. In queste cose non sono mai stato bravo >>.
Le rivolse un altro sorriso gentile e Mai si ritrovò a pensare che non gli avrebbe potuto negare nulla se glielo avesse chiesto in questo modo.
 
Natsuki aveva cenato in silenzio, chiusa nei suoi pensieri e nel dolore che provava all’altezza della spalla. Ogni tanto le sfuggiva un gemito che subito reprimeva con rabbia. Mai la osservava comprendendo che ci fosse qualcosa che non andava. Quando era tornata a casa l’aveva trovata sdraiata sul divano addormentata con i libri di biologia aperti sul tappeto. L’aveva scossa leggermente per la spalla e la sedicenne aveva urlato per la scossa di sofferenza che l’aveva attraversata improvvisamente. Chiederle qualcosa era stato inutile, l’amica si era ostinata nel suo mutismo e non le aveva rivolto la parola nonostante i suoi tentativi di fare conversazione. Aveva notato che non riusciva a sollevare bene il braccio sinistro e temeva che questa volta fosse costretta davvero ad operarsi. Era a conoscenza del suo problema con la spalla e tante volte aveva provato a farle comprendere che l’operazione era l’unico modo per risolvere definitivamente visto che non poteva continuare a imbottirsi di antidolorifici.
<< Sei caduta? >> le domandò infine non riuscendo a sopportare quel silenzio.
Natsuki alzò gli occhi dal piatto.
<< No, perché? >>.
A quella bugia, la sedicenne dai capelli rossi scattò in piedi e le strinse il braccio poco più in basso dell’ascella. La mora gridò per l’improvviso dolore senza riuscire a mantenersi.
<< Ti sei impazzita? >> esclamò Natsuki massaggiandosi la parte e indietreggiando.
<< Volevi nascondermelo? >> chiese Mai << Perché ti comporti così? >>.
<< Quello che faccio sono affari miei fino a prova contraria! >> sbottò l’altra << Non devo darti conto se mi fa male o meno la spalla >>.
<< A Shizuru invece l’avresti detto? >>.
Adesso la rossa aveva le lacrime agli occhi. Ingoiò il groppo di disperazione che aveva in gola e la guardò.
<< Cosa c’entra adesso Shizuru? >>.
<< C’entra! >> sbottò Mai incapace di trattenersi << Lei c’entra sempre. Da quando siamo arrivate che non fai altro che pensare a lei! Io per te non esisto più! >>.
Natsuki la osservò comprendendo che le sue parole erano vere e si sentì terribilmente in colpa per il suo atteggiamento. Era vero che Shizuru le stava facendo dimenticare Mai? Come poteva essere accaduto senza che lei se ne fosse accorta? Ripensò per un attimo alle sensazioni provate in sua compagnia, emozioni che con la rossa non l’avevano mai nemmeno sfiorata e si sentì un’egoista per aver pensato solamente a se stessa. Guardò l’amica che si era coperta il viso e vide tutta la sua famiglia. Non poteva comportarsi in quel modo, era una persona orribile. Chinò il capo in modo colpevole.
<< Esco >> disse semplicemente senza sapere come uscire da quella situazione che si era creata.
Mai avrebbe tanto voluto fermarla, dirle che le dispiaceva averla ferita, ma quello sfogo era stato così naturale per lei che adesso stava tornando a respirare. Alzò gli occhi sulla sua figura, addolorata per le sue parole così dure, e si portò una mano sul cuore.
Sei la mia famiglia, Natsuki, pensò, Io non posso perdere anche te.
 
Natsuki arrivò leggermente in ritardo quella sera. Prima si era dovuta fermare a comprare degli antidolorifici per la spalla altrimenti non sarebbe riuscita a combinare un bel niente. Tutti la stavano aspettando e Kuu la rimproverò severamente.
<< Hai sempre la testa tra le nuvole? >> le disse non appena poté sentirla.
<< Avevo una cosa importante da fare prima >> rispose semplicemente la sedicenne.
<< Beh, non puoi fare sempre come ti pare, okay? Qui ci sono delle persone che hanno pagato per vederci correre e non possiamo deluderle, intesi? Hai preso un impegno >>.
La mora si strinse nelle spalle mentre si sfilava la cinta.
<< Smettila di rompere e sali adesso >> ribatté facendole segno di montare sulla moto nera.
Kuu si risentì del tono che aveva usato ma preferì ubbidire prima che a qualcuno fosse venuto in mente di chiedere i soldi indietro. Aspettò che Mamoru sistemasse Natsuki e fece segno alla ragazza che dava inizio alla corsa di essere pronta. Nell’attimo in cui partirono, la sedicenne si sentì sbalzare all’indietro e dovette fare forza con la schiena per cercare di non intralciare i movimenti di Kuu. Per lei quella era un’esperienza nuova, non aveva fatto la spalla a qualcuno. Prima di arrivare a Tokyo non sapeva nemmeno cosa fosse. Dalla sua posizione poteva vedere l’asfalto, la ruota posteriore, i segni che lasciava sul cemento e sentire il vento in senso opposto. Era così strano.
<< Vedi di non addormentarti e dammi una mano! >> urlò Kuu riferendosi alla prima serie di curve che stavano per iniziare.
Aveva bisogno che la sedicenne cercasse di aderire il più possibile col suo corpo affinché non le fosse d’intralcio. Se avesse perso l’equilibrio, sarebbero cadute entrambe ed essendo legate insieme, si sarebbero fatte molto male. Le venne da sorridere pensando a quante volte aveva rischiato di morire e invece era sempre sopravvissuta. La morte non la spaventava, esattamente come non spaventava a Natsuki. Lo leggeva nei suoi occhi che non aveva paura, che nella sua vita ne aveva viste talmente tante che ormai l’orrore che si portava dentro era più grande di qualunque altro potesse incontrare. Aveva sbirciato la sua scheda per poterla conoscere meglio e aveva compreso perché erano simile. Sua madre era morta e suo padre sempre in giro per il mondo, un po’ come i suoi genitori che si erano letteralmente dimenticati di lei e Kazuya per stare dietro alle rispettive famiglie che avevano avuto dopo la separazione. Suo fratello si era sempre preso cura di lei, per questo lei cercava di renderlo orgoglioso. E sapeva di compiacerlo quando vinceva una gara. La passione per le corse e i motori ce l’avevano nel sangue, non poteva scappare dal richiamo del rombo di una moto. Era in testa; i suoi avversari provavano a superarla ma lei abilmente li seminava o lo costringeva a rallentare mettendosi avanti a loro. Era entrata nel ciclo delle corse clandestine seguendo le orme di Kazuya diversi anni prima e si era fatta un nome nell’ambiente. All’inizio era semplicemente la piccola Hiratori, la spalla del fratello; ma poi era cresciuta e insieme a lei anche la sua bravura. Mamoru, amico di Kazuya, l’aveva presa sotto la sua ala protettiva mostrandole come sfruttare al massimo il motore, come non far notare i cambiamenti, come non rovinare il telaio mentre l’altro ragazzo le aveva insegnato i trucchi del mestiere. Trucchi che la sedicenne che le stava dietro pareva già conoscere senza l’aiuto di nessuno. Sotto quel punto di vista era davvero eccezionale, non tutti riuscivano ad apprenderli da autodidatti. Per qualche secondo si concentrò su quel corpo che non le dava fastidio, che aderiva perfettamente alla sua schiena e che si piegava esattamente quando lo faceva lei. Comprese che quella ragazza era pronta al livello successivo, un punto che lei aveva osato varcare solo col fratello. Forse era arrivato il momento di farlo con la mora. La gara terminò con la loro vittoria e furono accolte da uno scroscio di applausi e urla. Dopo essersi liberate, entrambe si tolsero i caschi. Kuu era raggiante e Natsuki, nonostante non avesse guidato, dovette ammettere che quell’esperienza le aveva dato alla testa. Le prime bottiglie di birra iniziarono a girare insieme con le strette di mano, le grida senza senso, i cori. Mamoru si teneva vicino alla diciottenne e ogni tanto le sussurrava qualcosa all’orecchio mentre la sedicenne non la finiva più di gongolare mentre pensava alla sua prossima corsa.
<< Ti vuoi divertire davvero? >> le chiese Kuu che le si era avvicinata.
Natsuki la guardò inarcando il sopracciglio e alzando la bottiglia di birra.
<< Prendi la moto >>.
Per qualche secondo la mora la osservò immobile montare sul suo mezzo e attendere che Mamoru salisse dietro. Spinta da una forte curiosità, gettò per terra la birra che stava bevendo e si affrettò a seguirli.
 
Era un quarto d’ora che li seguiva nel traffico di Tokyo e aveva iniziato a credere che si stessero prendendo gioco di lei. Proprio quando stava per mollare tutto e tornarsene a casa, la mano alzata di Mamoru le fece capire di avvicinarsi. Si affiancò e senza parlare Kuu le indicò un parcheggio vuoto. Continuando a non comprendere, decise s’infilò dentro e spense il motore al centro della strada. Entrambe le motocicliste si tolsero i caschi integrali.
<< Che cosa dobbiamo fare qui? >> chiese la sedicenne stizzita per essere andata via dalla festa e soprattutto dalla birra.
La diciottenne si aprì una lattina di birra e fece un lungo sorso prima di passarlo all’altra.
<< Ora ti farò provare qualcosa di veramente forte >> disse semplicemente.
Si chinò sullo zaino che aveva depositato ai piedi e tirò fuori una spranga di ferro. Natsuki sgranò gli occhi senza capire a cosa servisse. Kuu si avvicinò ad una utilitaria dall’aspetto nuovo e cominciò a colpirla con forza. Il vetro del lunotto andò immediatamente in frantumi e l’allarme iniziò a suonare. La sedicenne osservava allibita la scena mentre Mamoru le passava un’altra lattina. Bevve incantata dai movimenti della bionda e da come non avesse nessuna paura. In poco tempo tutti i vetri furono rotti. Kuu si avvicinò alla ragazza e le porse la spranga sorridendo. Natsuki la prese leggendo nei suoi occhi azzurri un senso di appagamento che desiderava ardentemente sperimentare. Guardò alternativamente prima la sbarra e poi la diciottenne.
<< Forza, Natsuki! >> la incitò Mamoru comprendendo che avesse bisogno solo di una spintarella << Fa’ vedere a tutti cosa sai fare >>.
La sedicenne voltò gli occhi alla ricerca della macchina che faceva per lei. Decise di puntare un’auto che aveva visto giorni migliori e impugnò la spranga con entrambe le mani. Fissò per qualche istante la propria immagine sul finestrino posteriore destro e una gran rabbia l’assalì ripensando a ciò che le aveva detto Mai. Gridò nel colpire mentre le schegge di vetro cadevano a terra con rumore sordo e altre le finivano addosso. Continuò a percuotere la macchina con tutta la forza che aveva, sentendosi meglio ogni volta che lo faceva più forte. Perfino il dolore alla spalla pareva essersi eclissato. Sentì il sangue pompare ad una velocità spaventosa, il respiro farsi affannoso e la tensione abbandonare il suo corpo. Non era come correre, forse era anche meglio. Sfogò la sua rabbia e tutta la frustrazione di non capire cosa le stesse succedendo. Ricordò ciò che le aveva fatto sentire Shizuru con un semplice tocco e cosa le avesse rinfacciato la rossa quella sera. A lei non era dato essere felice, non se quella felicità che bramava veniva dalla diciottenne. Non poteva mettere da parte l’amica, non poteva comportarsi egoisticamente con lei. La sedicenne le aveva regalato cinque anni di serenità.
Perché?, si domandò, Perché è proprio Shizuru quella che mi fa quest’effetto?
Se fosse stata Mai non ci sarebbero stati problemi e, invece, era la Presidentessa che le faceva battere il cuore all’impazzata, che desiderava vedere nel cortile, con la quale desiderava parlare.
<< Vaffanculo! >> urlò menando l’ennesimo colpo.
In quel momento si udirono delle voci in lontananza e lei si rese conto d’aver completamente devastato la carrozzeria dell’automobile.
<< Forza, dobbiamo andare! >> disse Kuu infilando velocemente il casco e mettendo in moto << Sta arrivando qualcuno >>.
In fretta Natsuki la imitò e mentre correva per immettersi nel traffico e diventare invisibile, sentiva il suo corpo più leggero e la testa più vuota.

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Capitolo 15
*** Lontananza ***


Una settimana trascorse nella routine. Natsuki e Mai erano immerse ognuna nella propria attività; la prima con gli allenamenti d’atletica, la seconda nell’organizzazione del Festival. Da qual piccolo screzio che avevano avuto, non si erano chiarite e preferivano pensare a tutt’altro. A malapena si parlavano e mai come in quel periodo, la rossa iniziò a prediligere i lunghi silenzi. Sapeva d’aver sbagliato ma non riusciva a chiedere scusa, aveva troppa paura che la sedicenne dagli occhi verdi potesse tornare ad avvicinarsi pericolosamente alla Presidentessa del Consiglio Studentesco. Infatti, si era accorta di come avesse incominciato ad evitare la diciottenne e a trascorrere la pausa assieme a lei nel più totale mutismo. Anche se la cercava spesso con lo sguardo, le sue labbra o i suoi gesti non si tradivano mai. Andavano e tornavano a scuola insieme con la moto, la mora non rivolgeva la parola a nessuno e quando non era in classe era al campo con le altre ragazze. Di Shizuru, insomma, nemmeno l’ombra. Una parte di lei era felice che Natsuki stesse di nuovo al suo fianco; era, in un certo senso, come essere tornata a quando viveva ad Hokkaido, e per questo riusciva a tollerare che la mora uscisse quasi tutte le sere per rincasare poi molto tardi. Sapeva che non si recava dall’altra ragazza, prendeva la moto e spariva per delle ore e quando tornava portava sempre i soldi che servivano per qualche riparazione. Aveva compreso che aveva trovato un lavoretto e non le importava sapere di cosa si trattasse, l’unica cosa che voleva era aggrapparsi all’amica come una volta. La osservò mangiare in fretta perché aveva gli allenamenti nell’ora successiva e sorrise. Natsuki, invece, teneva ostinatamente lo sguardo fisso sul suo bento e cercava d non pensare a quanto in quel periodo facesse schifo la sua vita. Per cercare di mantenere l’equilibrio iniziale con la rossa aveva deciso di allontanarsi da Shizuru e di vederla il meno possibile. Per non pensare a lei e tenere la testa occupata, aveva iniziato a recarsi tutte le sere alle gare clandestine anche solo per fare la spettatrice e poi, prima di rientrare, andava a rompere qualcosa. Kuu le aveva mostrato una nuova via per dare libero sfogo alla sua frustrazione e lei l’usava per cercare di alleviare l’insoddisfazione che provava. Le pareva di essere tornata a quando era morta sua madre e, completamente sbandata, aveva iniziato a frequentare cattive compagnie che l’avrebbero sicuramente condotta su una strada tutt’altro che buona, se non avesse incontrato Mai. Ma questa volta non c’era l’amica a darle una mano, la sedicenne non comprendeva il suo bisogno di riallacciare un legame positivo col passato e per non farle torto aveva scelto di troncare con sua immensa sofferenza. Non avrebbe sopportato di vederla nuovamente piangere e che le ricordasse di essere stata egoista. In effetti, da quando si erano trasferite, aveva pensato ben poco a Mai che si era ritrovata in una città nuova, senza le vecchie amicizie, con rapporti totalmente da costruire. Aveva sempre creduto che non avesse avuto problemi, che si fosse perfettamente ambientata, che fosse addirittura felice. Aveva conosciuto tante persone, Tate l’aveva perfino invitata a uscire insieme delle volte e invece non si era accorta che Mai desiderava, oltre a tutto questo, anche la sua presenza. Dopotutto si erano fatte una promessa meno un mese fa, una promessa che lei non stava mantenendo. Il minimo che potesse fare, ora che se n’era resa conto, era rimediare. Si alzò in piedi vedendo che anche le altre due ragazze che erano in cortile stavano facendo lo stesso. Guardò il suo orologio da polso e notò che tra poco sarebbe suonata la campanella. Involontariamente il suo sguardo corse alla finestra dell’aula in cui si riuniva il Consiglio Studentesco e sospirò.
Shizuru, pensò semplicemente.
Nell’arco di una settimana, l’aveva intravista si e no tre volte sempre impegnata a districarsi tra gli obblighi del suo ruolo e lo stuolo di ragazze più piccole che si trascinava. Fu scossa da un brivido mentre rifletteva sul tempo che la diciottenne aveva trascorso con qualcuna di loro. Assumeva gli stessi atteggiamenti che aveva con lei anche quando era in loro compagnia? Ripensò a quella ragazza, Sonoka e a come le avesse dato fastidio l’invito portole da Shizuru.
<< Ehi Natsuki, quella ragazza ti sta chiamando >> disse Mai indicando Mika riportandola al presente.
La mora si voltò e la raggiunse dopo aver salutato i presenti.
<< Ci vediamo a casa! >> le urlò la rossa << Io, dopo la scuola, devo vedermi con Reito per il festival! >>.
L’amica non si girò per risponderle e il duo si diresse verso il cancello. In quel momento incontrarono Shizuru e Tsukuyo, la terza ragazza che correva con loro. Nel vederla Natsuki non poté fare a meno di sorridere felice.
<< Buongiorno Shizuru-san >> salutarono le ragazze chinando brevemente il capo.
<< Mika-san e Tsukuyo-san, giusto? >> chiese la diciottenne gentilmente << Ciao Natsuki >>.
La sedicenne dovette ingoiare un groppo di saliva prima di riuscire a parlare.
<< C…ciao Shizuru >> disse semplicemente.
<< Andate ad allenarvi? >> domandò la più grande senza smettere di tenere i suoi occhi sulla mora << Mi raccomando, tenete alto l’onore del Fuuka! >>.
Rise sottovoce mentre Mika si affrettava a ringraziare per l’augurio e fece per allontanarsi.
<< Shizuru >> mormorò Natsuki che avrebbe voluto restare in quella posizione per sempre pur di poterla guardare. L’attimo dopo si morse la lingua comprendendo che quel suo desiderio non era in linea con la promessa che si era fatta. Chinò il capo << Niente, scusami >>.
La mano della diciottenne che si posava sul suo volto le procurò una scossa.
<< Sei molto impegnata, eh Natsuki? >> le disse ridendo del suo imbarazzo << Sono sicura che tornerai ad essere quella di sempre non appena avrai vinto la gara a ostacoli >>.
Il volto della sedicenne divenne rosso e iniziò nervosamente a tossire. Shizuru riusciva sempre a farla vergognare, soprattutto di fronte agli altri.
<< Devo andare adesso >> rispose infine notando che le altre due ragazze si sussurravano qualcosa sorridendo maliziosamente.
<< A presto >> le sussurrò la Presidentessa avvicinandosi al suo orecchio << Cerca di non perdere l’equilibrio >>.
Le strizzò l’occhio prima di prestare attenzione ad una ragazza che agitava una mano da una finestra del secondo piano dell’edificio. Velocemente salì le scale e trovò Sonoka nel corridoio sola che le sorrideva raggiante. Le corse incontro porgendole un libro.
<< Shizuru-san >> disse iniziando ad arrossire << Questo è per lei >>.
La diciottenne lo prese in mano e contraccambiò il sorriso.
<< Ma questo >> disse sfogliandolo velocemente << E’ il libro che desideravo e di cui ti ho parlato una volta >>.
La diciassettenne annuì senza osare guardarla negli occhi.
<< Ieri pomeriggio l’ho visto in libreria e ho pensato che le avrebbe fatto piacere riceverlo >>.
<< Ookini Sonoka-san ma non dovevi disturbarti >> rispose la più grande cercando il suo sguardo.
<< Oh, è stato un vero piacere…desideravo ringraziarla per… >>.
Nel sentire l’imbarazzo che trapelava distintamente dalla sua voce, Shizuru l’abbracciò e portò le sue labbra vicino all’orecchio destro della più piccola.
<< Per cosa, Sonoka-san? >> le chiese lasciando che il suo fiato le colpisse il collo << Per il piacere che ti ho fatto provare? Ti stai bagnando anche in questo momento, vero? >>.
La sentì tremare tra le sue braccia e immaginò che fosse Natsuki. Aveva così bisogno di quella ragazza da arrivare a fantasticare su di lei, a sognare che quello fosse il suo corpo. La baciò prima sulla guancia e poi lentamente arrivò alla bocca. Represse il respiro affannoso di Sonoka con le sue labbra e la bloccò contro il muro.
<< Shizuru-san…per favore… >> mormorò la diciassette capendo le intenzioni della più grande << Potrebbe vederci qualcuno… >>.
La Presidentessa del Consiglio Studentesco sorrise.
<< Allora non mi stai dicendo di no? >> le chiese con una punta ironica nella voce dopo aver leccato il padiglione auricolare e aveva iniziato a accarezzarle la gamba.
Sonoka gemette incapace di controllarsi e inarcò la schiena. Si era sempre considerata una ragazza timida e riservata, con difficoltà a fare amicizia e a relazionarsi col sesso opposto eppure quando era con la diciottenne, tutto perdeva d’importanza e si ritrovava a pensare che il suo cuore batteva all’impazzata. Shizuru comprese cosa desiderava quel corpo scosso da tremiti e salì verso la gonna. Un rumore improvviso di passi la fece bloccare. Alzò gli occhi e sorrise mentre si staccava dalla diciassettenne.
<< Reito-san >> salutò con gesto del capo.
<< L’intervallo è terminato >> disse il diciottenne guardando Sonoka per farle comprendere di tornare in classe << Meglio affrettarsi prima che ricomincino le lezioni >>.
La ragazza chinò la testa imbarazzata. Mormorò un ringraziamento desiderando che si aprisse una voragine sotto i piedi.
<< Sonoka-san >> affermò Shizuru << Mi piacerebbe che venissi a cena da me stasera. Vorrei ringraziarti adeguatamente per il regalo >>.
<< Grazie Shizuru-san >> disse l’altra ragazza diventando ancor più rossa di prima.
Reito aspettò di restare solo con la Presidentessa prima di parlare.
<< Credevo che ti interessasse quella ragazzina, Kuga >> dichiarò con voce calma << Non tutte quelle che le somigliano >>.
<< Ed io credevo che a quest’ora fossi riuscito a far cadere ai tuoi piedi Tokiha >> ribatté la diciottenne senza guardarlo.
<< Ci sto lavorando, si sta dimostrando più difficile di quanto credessi >> rispose il ragazzo pensando a come la sedicenne ancora non avesse ceduto al suo fascino e alle sue avances. Era come se ci fosse qualcosa che la bloccasse dal lasciarsi andare.
<< Allora dovresti impegnarti di più e non approfittare delle studentesse del secondo anno >>.
Reito trattenne a fatica una risata.
<< Cara Shizuru, cosa posso dire a mia discolpa? Semplicemente che inganno il tempo attendendo il momento giusto >> disse riferendosi al piacevole incontro che aveva avuto il giorno precedente.
La ragazza si limitò ad annuire senza rispondere. Il loro era uno scambio di gradevoli favori, a entrambi conveniva mantenere il silenzio.
 
Mai era tornata a prestare attenzione a quello che diceva Tate quando Natsuki era andata via. Si era sistemata al suo fianco ma non aveva potuto fare a meno di ascoltare il dialogo che si stava svolgendo tra Chie e Aoi sedute accanto a lei.
<< Hai visto come le si sono illuminati gli occhi non appena ha visto la Presidentessa? >>.
<< Com’è romantico! >> sospirò Aoi alzando gli occhi verso il cielo.
<< Le ho sempre viste molto unite… >>.
<< Di cosa state parlando? >> chiese Mai intromettendosi anche se aveva già compreso.
<< Niente di che, commentavamo il nuovo amore della Presidentessa >> rispose Chie strizzandole l’occhio.
<< Natsuki? >>.
<< Ti ricordi quando ti ho parlato delle voci correvano su di lei? Beh, a questo punto non credo che siamo solo quelle >>.
La rossa si sforzò di ridere per non far vedere quanto era infastidita da quelle parole.
<< Oh, andiamo ragazze >> affermò << Natsuki non pensa affatto a queste cose >>.
<< Forse lei no ma ti assicuro che rimarrà casta e pura ancora per poco! >> scherzò la mora.
Mai avrebbe voluto gridare che si sbagliava, che alla sua amica non interessavano le ragazze però si bloccò riflettendo sul cambiamento che aveva avuto Natsuki da quando evitava la diciottenne. Possibile che Chie avesse ragione? Come era potuto succedere? E soprattutto perché Natsuki non gliene aveva parlato? Improvvisamente si sentì in colpa per aver messo di fronte a tutto le sue esigenze, sorpassando anche i sentimenti dell’unica persona che aveva sempre detto di voler bene. Scosse il capo intestardendosi nelle proprie posizioni. C’erano solo lei e la mora. Alzò gli occhi sentendo la voce di Takeda e lo salutò con un ampio gesto della mano e un sorriso. E poi c’erano i ragazzi.
 
Sonoka non era mai stata a cena da Shizuru e mai come quella sera si sentiva in ansia. Nemmeno al suo primo spettacolo di danza era così agitata e prima di uscire di casa aveva dovuto fare dei lunghi respiri profondi. All’inizio era stata indecisa sul suo abbigliamento, arrivando a cambiarsi quattro volte prima di essere sicura. Nemmeno ora, però, mentre camminava per la strada sentiva d’aver fatto la scelta giusta. Guardò il vestito nero che aveva indossato e sospirò. Aveva lasciato i lunghi capelli scuri sciolti, si era truccata poco e aveva calzato una scarpetta bassa.
Non va bene, pensò continuando ad avanzare, Non va per niente bene.
Da quando frequentava il Fuuka era uscita con parecchi ragazzi carini e simpatici ma mai nessuno le aveva provocato quello scombussolamento che stava provando in quel momento. Si morse il labbro inferiore. Non aveva mai pensato che le potessero piacere le ragazze, quando si era confidata con la sua migliore amica era scoppiata a ridere dicendole di non preoccuparsi e che tutti avevano una cotta Shizuru Fujino. Faceva parte dell’appartenere a quel liceo. Quello che l’altra ragazza non aveva compreso era la diciottenne le faceva battere il cuore mentre Reito Kanzaki, altro leader del Fuuka, non le faceva né caldo né freddo. E poi quando la Presidentessa l’aveva baciata e fatta sua era stato bellissimo, per giorni non aveva fatto altro che pensare a quella sensazione. Arrossì per la vergogna, nonostante fosse sola, ripensando a ciò che più volte le era successo sotto la doccia. Si fermò comprendendo d’essere arrivata. Lesse il nome sulla cassetta della posta ed entrò imponendosi di restare calma. Bussò alla porta senza smettere di stirare con le mani pieghe invisibili del suo abito. Shizuru le aprì quasi subito e la invitò a entrare. Notò immediatamente che indossava un vestito molto semplice sotto il grembiule. Quel piccolo particolare servì a farla rilassare un po’ e si concesse di respirare normalmente. Si guardò intorno, nemmeno nei suoi sogni avrebbe mai pensato di ritrovarsi a casa della diciottenne. Prima del suo invito ad andare a vedere insieme la mostra, si era sempre dovuta accontentare di osservarla durante l’intervallo nei corridoi o nel cortile, di correre in bagno quando si accorgeva che lei vi era appena entrata ed aveva sempre creduto di esserle passata indifferente. In fondo, lei non era nessuno rispetto alla grande Shizuru Fujino. A sorpresa, invece, la Presidentessa aveva accettato e quella sera stessa le aveva fatto raggiungere l’apice dell’orgasmo.
Calmati Sonoka, si disse, Stai volando un po’ troppo con la testa.
Guardò Shizuru che aveva compreso perfettamente il suo imbarazzo e chinò il capo. La più grande le si avvicinò accarezzandole una ciocca di capelli. Ne respirò il profumo cercando di sovrapporlo a quello di Natsuki ed ebbe una fitta al cuore. Quello della sedicenne era superiore, tutto di lei era di gran lunga migliore. Desiderò che ci fosse lei in quel momento al posto di Sonoka, che indossasse lei quel vestito nero, che fosse lei quella imbarazzata.
Presto, si disse imponendosi di mostrare il suo sorriso più dolce, Presto l’avrò.
<< Sei molto più bella con i capelli sciolti >> commentò indicandole la tavola << A scuola li porti sempre legati >>.
<< Grazie Shizuru-san >> rispose la diciassettenne arrossendo per l’ennesima volta.
<< Perché non mi parli un po’ di te, Sonoka-san? So solo che sei una brava ragazza e che vivi al dormitorio degli studenti >>.
<< Beh, non c’è molto altro da aggiungere; ho una sorella più piccola che frequenta le elementari e i miei genitori si occupano di fiori. Sono i proprietari di una serra >>.
<< Fiori? Mi piacciono molto. E sei sempre così imbarazzata quando parli con qualcuno? >>.
<< Mi…mi scusi Shizuru-san…è che io non… >>.
<< Non pensavi di essere omosessuale >> concluse al suo posto la diciottenne senza smettere di sorridere.
A quell’affermazione Sonoka scattò in piedi e si voltò verso il vetro della finestra. Shizuru la imitò abbracciandola da dietro. Se si concentrava, poteva riuscire a vedere Natsuki.
<< Shizuru-san, io… >> iniziò la ragazza senza comprendere perché quelle parole l’avessero così tanto sconvolta e perché improvvisamente stava per scoppiare in lacrime.
<< Shh, va tuto bene Sonoka >> le sussurrò all’orecchio per tranquillizzarla. Comprendeva che la presa di coscienza poteva essere sconvolgente << Sei spaventata dalle mie parole? Scusami >>.
La strinse contro il suo corpo chiudendo gli occhi. In quella posizione poteva ascoltare il battito del suo cuore. Lentamente iniziò ad accarezzarle il ventre con una sola mano. In un primo momento la diciassettenne s’irrigidì rabbrividendo e contraendo tutti i muscoli come se cercasse di combattere le sensazioni che la più grande riusciva a suscitarle.
<< Rilassati >> continuò sottovoce sollevandole il vestito per poterle massaggiare l’interno coscia << Qui non può vederci nessuno. Siamo solo io e te >>.
Le passò l’altra mano tra i lunghi capelli e le voltò leggermente il capo per poterla baciare. Sentì che voleva opporsi, che non voleva cedere così presto ma, quando forzò leggermente la sua bocca, fu come avere burro tra le mani. La fece appoggiare contro la parete e si chinò tra le sue gambe tenendo alto l’abito. Fece scendere lo slip fino alle caviglie e osservò la sua intimità sorridendo. L’accarezzò delicatamente sentendola già umida.
<< Sono contenta che le mie attenzioni ti siano gradite >> disse con una nota ironica nella voce << Stasera desidero farti provare un piacere superiore a quello dell’altra volta >>.
Alzò gli occhi verso il volto di Sonoka che pareva aver preso fuoco e poi tornò a concentrarsi sulla parte che considerava più divertente. Le tenne ferme con le mani le gambe per impedire che potesse avere scatti involontari e iniziò a baciarle l’interno coscia. Immaginò che fosse quello di Natsuki. Immediatamente la diciasettenne gemette e si contorse sotto il tocco deciso della sua lingua. Un paio di volte provò a parlare ma fu inutile, dalle sue labbra uscivano solo rantoli strozzati. Shizuru non si fermava, teneva gli occhi chiusi e prestava attenzione solo alla sua fantasia. Sentiva che la ragazza stava per raggiungere l’apice ma non le diede un attimo di tregua. Aumentò il ritmo con decisione e alla fine lasciò che scivolasse per terra. Sonoka tremava e aveva gli occhi lucidi per il piacere appena provato. Il suo respiro era affannoso, la gola secca e le gote arrossate. Shizuru la guardò sorridendo; poi la baciò sulle labbra poggiandole una mano sul cuore. La diciassettenne appoggiò la testa contro la parete cercando di riprendersi. Non aveva provato una sensazione così forte, era stato come se una scarica elettrica le attraversasse il corpo e la lasciasse stordita e senza fiato. Improvvisa e veloce, non aveva avuto il tempo di comprendere di aver raggiunto l’orgasmo. Socchiuse gli occhi per un attimo e si passò la lingua sulle labbra. Il sapore della diciottenne era dolce.
<< E’ stato bello? >> le domandò maliziosamente Shizuru osservandola riprendersi mentre con le mani vagava sul suo petto alla ricerca della zip del vestito.
Quando la trovò, non esitò ad aprirla e ad accarezzarle la pelle sudata e calda. Ancora non voleva fermarsi, ancora non ne aveva abbastanza. Se fosse stata davvero Natsuki, non si sarebbe saziata mai del suo corpo. Le accarezzò il piccolo seno, raccolto come un fiore delicato, dopo averle sbottonato il reggiseno, senza fretta aspettando che i capezzoli diventassero nudi. Sonoka riprese a gemere e a dimenarsi sotto le sue mani. Salì sul suo corpo per impedirle di muoversi troppo e iniziò a giocare con essi e a succhiarli con foga senza smettere di tenere gli occhi chiusi. Una mano andò sul basso ventre della ragazza e scese ancora con coraggio. Sapeva che non le avrebbe negato niente. La penetrò con decisione e delicatezza al tempo stesso, muovendosi dentro di lei. la diciassettenne inarcò la schiena urlando mentre si aggrappava alla più grande con forza. Quando terminò, Sonoka era sfinita. Ansimò cercando di ritrovare un minimo di padronanza sul suo corpo. Chiuse le gambe, come se temesse che Shizuru potesse di nuovo farla sua, e contraccambiò il bacio che le diede a fior di labbra la diciottenne.
<< Shizuru-san, lei… >> iniziò con voce incerta vedendo che l’altra si era alzata e si stava spogliando.
La Presidentessa le sorrise mentre tornava a chinarsi sulla diciassettenne. Ora aveva bisogno di appagare se stessa. Si stese sul corpo di Sonoka dandole un nuovo bacio. L’odore della sua pelle era gradevole. Lasciò che la più piccola le sfiorasse il seno con mani tremanti, che la toccasse ma, quando sentì che stava scendendo, la bloccò con una presa salda.
<< No >> disse semplicemente senza smettere di sorriderle per non metterle paura.
Le prese la mano posandola sul suo seno mentre lei si occupava della sua intimità. Era strano, ma non permetteva a nessuna ragazza di toccarla, forse l’avrebbe fatto solo con un una.
Natsuki, pensò, inarcando la schiena e penetrandosi con forza sotto gli occhi della diciassettenne che l’osservava esterrefatta, Natsuki.
Gemette per l’intensità del momento e si chinò maggiormente su Sonoka che l’abbracciò.
<< Na…tsu…ki… >>.
 

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Capitolo 16
*** Rivelazione inaspettata ***


Natsuki era appena tornata dagli allenamenti a scuola. Salutò le altre ragazze si diresse verso l’aula stringendo tra le mani l’asciugamano che aveva usato per tamponare il sudore e prima di entrare si concesse di sostare per il corridoio per alcuni minuti.
Le lezioni pomeridiane fano schifo, pensò appoggiandosi al muro.
Il solo pensiero di dover trascorrere tre ore a fare matematica e letteratura straniera le faceva girare la testa. Sbuffò passandosi una mano tra i lunghi capelli e ripensò a come i suoi tempi erano migliorati da quando aveva trovato il modo di sfogarsi. Abbassò gli occhi sulla mano che la sera precedente si era ferita e l’aprì e chiuse con forza. Immediatamente il sangue sgorgò dal taglio che aveva sul palmo. Sussultò per il dolore mentre si dirigeva verso il bagno più vicino e rimase sorpresa nell’incontrare Shizuru. Accanto a lei c’era anche Sonoka. Immediatamente un’ira involontaria l’assalì nel notare la confidenza che c’era tra loro. Eppure non sarebbe dovuto essere così, non avrebbe dovuto provare così tanto fastidio.
<< Natsuki ciao >> disse la diciottenne con un sorriso << Cos’hai fatto alla mano? >> aggiunse notando il sangue.
A quel nome un brivido attraversò la diciassettenne che si mise ad osservare la nuova ragazza.
<< Niente, mi sono ferita >> rispose la sedicenne non riuscendo nemmeno a guardarla negli occhi. Si sentiva così in colpa con lei che si dimostrava sempre gentile.
<< Fammi vedere, Natsuki >> ribatté la più grande aprendole il palmo << Penso che dovresti andare in infermeria >>.
<< Non ci penso proprio! >> esclamò la mora ritraendo la mano e facendo ridere la diciottenne.
<< Non dirmi che hai paura dell’infermeria >> la canzonò Shizuru << Potrei tenerti la mano mentre ti controllano l’altra >>.
<< Shizuru smettila! E io non ho paura! >>.
La Presidentessa continuò a ridere mentre le accarezzava una guancia. Era così bella quando si arrabbiava.
<< Allora non ci sono problemi >> affermò risoluta.
<< No che non ci sono problemi! >>.
Shizuru si voltò verso Sonoka, che era rimasta in silenzio, e la salutò raccomandandole di prestare attenzione alla spiegazione di chimica. Aspettò che si allontanasse prima di tornare a guardare la sedicenne.
<< Non c’è bisogno che tu venga con me >> le disse la mora voltandosi.
<< Voglio solo assicurarmi che ti faccia medicare. È uno dei miei doveri da Presidentessa del Consiglio Studentesco >>.
A quella frase, Natsuki sorrise sapendo che non era vero. Mentre camminava, pensò a quante volte aveva desiderato rivolgerle la parola in quei giorni. La guardò spesso con la coda dell’occhio e si ricordò di quando era bambina e tendeva a imitare i suoi comportamenti.
<< Tieni la schiena dritta, Natsuki >> la corresse la diciottenne senza voltarsi ma continuando a sorridere.
<< Shizuru, non trattarmi come se avessi sei anni! >>.
Entrarono in infermeria e una donna fece sedere la sedicenne su una sedia di plastica. Osservò il palmo della mano commentando che non c’era bisogno di mettere punti e che occorreva solo disinfettarlo. Shizuru si mise alle spalle della ragazza e le poggiò una mano sulla spalla.
<< Brucerà un po’ >> disse l’infermiera con l’ovatta imbevuta di alcool in mano.
Natsuki si ritrasse leggermente inghiottendo un groppo di saliva.
<< Sei sempre la solita, eh Natsuki? >> scherzò la Presidentessa ricordando l’immensa fatica che faceva per disinfettare le ginocchia sbucciate della più piccola. Non aveva paura di farsi male cadendo dagli alberi ma odiava la sensazione di bruciore.
<< Non è vero! >>.
Perfino la donna rise di fronte a quella scena. Dopo la medicazione le applicò una garza ed entrambe le ragazza furono libere di andare.
<< Vedi di non farti più male >> le raccomandò la diciottenne fermandosi di fronte alla sua classe. La sedicenne, invece, avrebbe dovuto attraversare tutto il corridoio << Per favore, Natsuki >>.
La ragazza arrossì di fronte alla sua preoccupazione ma non disse nulla. Shizuru le accarezzò il viso con delicatezza sistemandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli scuri. Le tremò la mano ma cercò di restare calma.
<< Lo sai che sei importante per me, no? >>.
Anche tu lo sei!, avrebbe voluto risponderle Natsuki, Anche se non ne capisco il motivo, quando sono vicino a te, mi sento finalmente bene!
<< Sì >> disse infine << E’ meglio se vado in classe, tutti si staranno domandando che fine abbia fatto >>.
Si voltò ma la presa della diciottenne sul suo braccio le impedì di muoversi.
<< Natsuki, pensa alla tua felicità >> le sussurrò << Tua madre avrebbe voluto vederti felice >>.
Per parecchi secondi la mora restò a fissare la porta dell’aula della Presidentessa, dietro la quale era scomparsa, immobile senza sapere cosa dire. Sua madre avrebbe voluto vederla felice. E lei lo era adesso? Era contenta, appagata della sua vita? Si portò una mano sul cuore per ascoltarlo battere.
Sono veramente felice solo quando tu mi sei accanto, pensò sorridendo appena, E’ sempre stato così.
Stava per imboccare il corridoio che portava alla sua aula quando, davanti a sé, vide camminare con passo deciso Sonoka. All’inizio Natsuki credette che si trovasse lì per caso e stava per superarla senza nemmeno degnarla di un’occhiata.
<< Natsuki >> disse la diciassettenne a denti stretti. Il solo nome bruciava sulle sue labbra.
La sedicenne si fermò alzando gli occhi verso la sua figura senza comprendere cosa volesse da lei. non la conosceva e non voleva iniziare adesso. Il solo pensiero che stesse così spesso in compagnia di Shizuru le faceva provare stizza nei suoi confronti. La osservò con strafottenza e si accorse presto che l’altra si stringeva nervosamente le mani davanti il grembo.
Ma che diavolo vuole da me?, si domandò passandosi le dita tra i lunghi capelli.
Sonoka guardava la ragazza che le stava di fronte senza trovare le parole per iniziare. Quando la sera precedente aveva sentito la diciottenne ansimare quel nome, si era sentita morire. Aveva fatto l’amore con lei ma non era lei al centro dei suoi pensieri. Stava pensando ad un’altra persona che si chiamava Natsuki. Nel sentire quel nome qualche minuto prima, aveva compreso.
<< Tu… >> iniziò trattenendo a stento le lacrime << …tu… >>.
<< Non sai dire nient’altro? >> la canzonò la ragazza dagli occhi verdi continuando a non comprendere.
Certo che di gente strana in giro ce n’è davvero tanta, pensò.
<< Stai lontana da Shizuru-san! >> urlò infine non riuscendo a trovare le parole giuste per esprimere quello che sentiva.
Natsuki la fissò per diverso tempo in silenzio non potendo fare a meno di rabbrividire. Perché quella sconosciuta le stava dicendo quelle cose?
<< Stalle lontana! >> continuò la diciassettenne diventando rossa << Lei non ha bisogno di te, qualunque cosa c’è stata tra voi prima è finita! >>.
La sedicenne sgranò gli occhi, sorpresa.
<< Ma di che diavolo stai parlando? >> gridò a sua volta << Shizuru è la mia più cara amica e tu non sei nessuno per dirmi di starle lontana! >>.
Dalle sue parole, Sonoka comprese che non l’aveva neppure sfiorata l’idea di un qualcosa che andasse oltre la semplice amicizia. Si morse la lingua capendo che l’amore della Presidentessa fino a quel momento era stato a senso unico. Una profonda rabbia l’invase verso quella ragazza che ancora non aveva compreso d’essere così fortunata. Ma non voleva demordere, non aveva intenzione di farsi da parte per una persona che a malapena riusciva a esprimere i suoi sentimenti. Non le avrebbe lasciato Shizuru.
<< La devi lasciare in pace! >> sbottò chiudendo gli occhi per evitare di scoppiare in lacrime << Lei non è tua amica, non può esserlo! Lei…noi… >>.
Natsuki continuava a guardarla senza capire cosa stesse cercando di dirle. Si vedeva chiaramente che era imbarazzata, che non sapeva nemmeno lei come affrontare l’argomento, che non si sarebbe mai aspettata di fare quella conversazione.
<< Io sono innamorata di lei! >> sbottò infine la ragazza dagli occhi azzurri stringendo le mani a pugno e correndo verso la sua classe per non essere vista, da quella che considerava la sua rivale, piangere.
La sedicenne la fissò mentre si allontanava, sbalordita dalle sue parole ma perpetuando nel non comprendere come mai le avesse fatto quella rivelazione. Si appoggiò alla parete cercando di fare un minimo di chiarezza nella sua mente. Sonoka le aveva appena confessato di essere innamorata di una ragazza, di provare qualcosa di forte per Shizuru. Quel pensiero le fece provare una sgradevole sensazione all’altezza dello stomaco. La diciottenne era al corrente dei suoi sentimenti? Se sì, come aveva reagito? Era rimasta sconvolto almeno quanto lei? Non aveva risposte da darsi. Shizuru e Sonoka. Insieme. Non come amiche. Sentì il suo cuore battere più forte mentre nella sua testa si formavano le peggiori riflessioni e scosse il capo. Non era possibile che la diciottenne facesse quelle cose con l’altra, si sarebbe accorta che tra loro c’era qualcosa di più oltre l’amicizia. La Presidentessa non le aveva mai accennato ad un amore, ad una palpitazione più forte verso qualcuno ma, d’altronde, non lo aveva fatto nemmeno lei. Un improvviso fastidio s’impossessò di lei senza comprenderne il perché. Sapeva solo che le faceva male sapere che Shizuru era corteggiata da qualcuno. Che quel qualcuno, poi, fosse una ragazza, una persona del suo stesso sesso, le faceva uno strano effetto. S’immaginò involontariamente la diciottenne con accanto Sonoka, mano nella mano, mentre le sfiorava il viso, mentre la baciata…
No!, avrebbe voluto urlare chiudendo gli occhi e raggomitolandosi per terra.
Si portò le mani sulla testa schiacciando il volto contro le gambe.
Non era possibile! Non Shizuru, non con lei!
Per un attimo smise di respirare riflettendo su quell’ultimo pensiero. Non con lei. Se fosse capitato con un’altra persona, le avrebbe dato lo stesso fastidio? O la cosa le sarebbe stata indifferente? Se fosse stato un ragazzo, avrebbe avuto da ridire? Shizuru era una bellissima ragazza, sicuramente aveva un’ampia schiera di corteggiatori ma da questo ad avere un fidanzato c’era una bella differenza. Si morse la lingua per quello che stava pensando.
Oh, no! No! No! No! Shizuru, io non voglio che tu stia con qualcuno!
Immediatamente il suo volto divenne rosso mentre iniziava a tossire. Cosa aveva appena detto?
<< Oh, vaffanculo >> mormorò a denti stretti rialzandosi e guardandosi intorno.
Per fortuna non c’era nessuno in giro. Spazzolò il vestito da una polvere invisibile e cercò di scacciare le considerazioni che aveva appena avuto. Si diede della sciocca e si passò una mano tra i capelli per scostare quelli che le erano finiti sul volto. Nel farlo si sfiorò le labbra e, ancor prima di rendersene conto, ricordò quella volta in cui aveva sentito il respiro gradevole della diciottenne sulla sua bocca. Erano state così vicine, cosa sarebbe accaduto se non si fosse tirata indietro? I suoi occhi erano così belli, così profondi, così desiderosi che non era riuscita a staccare lo sguardo. Ogni volta che era in sua compagnia, si sentiva appagata con se stessa, felice. Una sensazione che non avrebbe più potuto provare se la Presidentessa avesse rivolto tutte le sue attenzioni a qualcun altro. Si ritrovò a scuotere nuovamente il capo. Lentamente si mosse verso la sua classe e nella mente le tornarono a ronzare le parole della diciassettenne. Essere innamorati di un’altra persona. Non aveva mai sperimentato un simile sentimento. Essere innamorati di una persona del suo stesso sesso. Cambiava forse qualcosa? Come aveva fatto Sonoka a capire che il suo cuore batteva per Shizuru? Era perché ogni volta che le stava vicina sentiva…
Una scarica elettrica l’attraversò nell’attimo in cui stava per aprire la porta e dovette fermarsi a fare un respiro profondo.
Oh mio Dio, oh mio Dio!, pensò avvampando per l’ennesima volta, Sono innamorata di Shizuru?
 
Mai osservava la sua amica da un po’ e aveva notato che non aveva mai alzato la testa dal libro. Se non l’avesse conosciuta, avrebbe detto che era assorta nella spiegazione dell’insegnante e, invece, aveva qualcosa che le frullava nella testa. Ne era convinta. Era vero che in quei giorni era stata particolarmente silenziosa ma nemmeno una volta, aveva ascoltato con così tanto interesse la lettura dei versi di un sonetto di Shakespeare. La sua indole, quando era spensierata, la portava inevitabilmente a distrarsi. Quando l’ora finì, si decise ad avvicinarsi a lei che non aveva neppure chiuso i libri e non si era mossa dal suo posto.
<< Gli allenamenti ti stancano? >> le domandò sfiorandole la fronte e sorridendo.
In effetti, quelli erano giorni di fuoco per tutti i partecipanti e gli organizzatori del Festival Sportivo. Anche Tate e Takeda avevano raddoppiato gli allenamenti con la squadra di kendo e lei non aveva meno impegni con Reito.
<< Cosa? >> disse inizialmente Natsuki come se l’avesse notata in quel momento << No…cioè anche >>.
<< C’è qualcosa che ti turba? >>.
<< No >> rispose la mora diventando rossa e non osando guardare l’amica negli occhi << Mai… >> aggiunse titubante << Sei mai stata innamorata? >>.
L’altra sedicenne arrossì leggermente pensando ai sentimenti che provava quando era con Tate e con Reito.
<< Perché mi fai questa domanda? >> chiese a sua volta cercando di prendere tempo.
In cuor suo sperò che si trattasse di Takeda.
<< Non hai risposto! >> le fece notare Natsuki.
<< Beh, Natsuki non lo so…ma sicuramente dev’essere molto bello essere innamorati di qualcuno >>.
La sedicenne dagli occhi verdi si limitò ad annuire.
<< Ci si sente leggeri, felici, allegri…sai la tipica espressione “avere le farfalle nello stomaco”? Ecco, una cosa simile. Almeno credo >> rise sottovoce << All’inizio i ragazzi sembrano così diversi dalle ragazze ma poi crescendo si scoprono tante affinità che prima non si vedevano. È bello >>.
Le sorrise mentre la portava consciamente nella direzione che voleva lei.
<< E com’è invece l’amore tra due ragazze? >> domandò improvvisamente Natsuki voltandosi per guardarla negli occhi.
Tutto il corpo della rossa fu scosso da un tremito. Perché le faceva quella richiesta? Non poteva essere, non poteva essere! Cercò di calmarsi e fece un respiro profondo.
<< Ma Natsuki che domande mi fai! >> disse sforzandosi di apparire tranquilla << Non lo so proprio! E poi non sono cose che dovrebbero riguardarci >>.
Si guardarono negli occhi per un lungo istante; poi, la mora chinò il capo. Dopo quella risposta non se la sentiva di aggiungere altro. Come faceva a dirle che una ragazza le aveva urlato di stare lontano da Shizuru perché ne era innamorata?
Improvvisamente Mai le prese il viso tra le mani.
<< Qualunque cosa ti angustia, tu puoi parlarne con me >> le disse seriamente.
Natsuki si sciolse dalla sua presa con un piccolo sorriso che voleva mascherare il disagio che stava provando in quel momento preferendo non rispondere.
 
Quando le lezioni terminarono Mai salutò l’amica raccomandandole di tornare immediatamente a casa a studiare, mentre lei sarebbe dovuta rimanere a scuola. Natsuki si limitò ad un gesto della mano prima di indossare il casco integrale e partire. La rossa la osservò sparire nel traffico prima di voltarsi verso l’edificio scolastico e rientrare.
<< Ehi Mai! >> la chiamò Tate che si stava recando in palestra con la squadra << A che ora finisci? >>.
Lei scosse il capo.
<< Non lo so, Reito ed io dobbiamo riguardare tutto il programma e l’organizzazione del Festival >> rispose.
Il sorriso che le rivolse il sedicenne le scaldò il cuore.
<< Se ti tiene occupata per più di due ore, vengo a salvarti! >> scherzò strizzandole l’occhio.
<< Va bene! >>.
<< Ci vediamo qui fuori >> concluse il ragazzo raggiungendo il resto del gruppo dal quale si era distaccato per parlare con Mai.
La ragazza si recò nell’aula del Consiglio Studentesco e rimase alquanto sorpresa di trovare, oltre a Reito, anche Shizuru. Salutò entrambi prima di sedersi. Il diciottenne le offrì una tazza di tè che rifiutò garbatamente e le porse una copia del manifesto che avevano fatto stampare per l’evento.
<< Reito-san mi ha detto molte cose belle sulle tue doti di organizzatrice >> disse Shizuru osservando la rossa << Stai facendo un ottimo lavoro >>.
<< La ringrazio Shizuru-san >> rispose la sedicenne << Come mai lei è qui? >>.
I due ragazzi si scambiarono una breve occhiata.
<< Sto per andare via >> affermò la Presidentessa << Ero solo passata per rivedere insieme a Reito-san la divisione delle presentazioni >>.
Il ragazzo annuì.
<< Visto che Kuu-san parteciperà alla staffetta non potrà essere lei a presentare i nostri atleti prima delle gare, così ho chiesto alla nostra Presidentessa di farlo al suo posto >>.
<< Non preoccuparti, Mai-san >> continuò la più grande alzando il foglio in modo da farle vedere qualcosa e indicando un nome << Nessuno vuole escluderti dall’organizzazione >>.
Mai guardò la lista delle persone che rientravano nella categoria organizzatori e vi lesse anche il suo nome. Un rossore generale invase le sue guance mentre il suo cuore ebbe un tuffo.
<< Grazie, mi sento molto onorata >>.
Reito le fece un gesto con la mano.
<< Siamo noi che ringraziamo te per l’aiuto. Era il minimo che potessimo fare. Mi spiace solo di non aver ancora terminato >>.
Shizuru si alzò in piedi tenendo lo zaino con una mano e con l’altra i vari fogli che le servivano.
<< Vi auguro buon lavoro >> salutò con un sorriso.
Rimasti soli, Mai e Reito si concentrarono sul loro lavoro. Alla sedicenne fu data una copia del discorso che avrebbe tenuto Shizuru e dei vari interventi che avrebbero fatto sia lei che il diciottenne. L’idea di parlare in pubblico con un microfono la mandava in ansia, ma Reito la rassicurò sulla buona riuscita. In fondo aveva dato un contributo non indifferente ed era giusto che raccogliesse i frutti del suo operato. Nel parlare il ragazzo le prese una mano e gliela strinse facendola sussultare per la sorpresa. Si guardarono negli occhi e la rossa trattenne il respiro. Reito pareva tranquillo, disinvolto, sereno e il sorriso che esibiva ne era la prova. Cercò di non essere da meno. Chiacchierarono e discussero del Festival, pianificando la giornata in ogni particolare. Tutti si sarebbero divertiti.
<< Mi piacerebbe molto vincere quest’anno >> sospirò improvvisamente il diciottenne portandosi le mani dietro la testa.
<< Abbiamo buona probabilità che i nostri atleti vincano >> rispose la ragazza indicando la lista degli studenti che avrebbero partecipato.
<< Oh sì, sono fiducioso anch’io >> continuò Reito << Da quando sono iscritto al Fuuka, la nostra scuola non ha mai vinto il premio in palio >>.
<< Ossia? >> chiese la sedicenne incuriosita. Non sapeva che ci fosse una vincita.
<< La scuola che otterrà maggiori vittorie nelle varie discipline sportive, vincerà un fine settimana al mare. Ovviamente usufruiranno del premio gli organizzatori e i ragazzi che hanno riportato il successo >>.
A quelle parole Mai scattò in piedi comprendendo che rientrava anche lei mentre già pregustava l’aria marina.
<< Vinceremo sicuramente! >> esclamò << Natsuki corre come una scheggia e poi abbiamo Tate e Takeda nella squadra di kendo! >>.
Reito scoppiò a ridere.
<< Quanto entusiasmo! >> disse alzandosi per poterla guardare negli occhi << Sono felice di vederti così euforica >>.
La sedicenne dai capelli rossi arrossì capendo di essersi lasciata trasportare un po’ troppo. Chinò il capo sentendo d’aver sbagliato ma la mano del diciottenne sul suo mento le fece rialzare lo sguardo. L’attimo dopo sussultò nel sentire le labbra del ragazzo sulle sue. Spalancò per un attimo gli occhi prima di richiuderli. Anche se la sua presa era ferma, il bacio era gentile e dolce. Si lasciò andare per poterlo assaporare fino alla fine. Quando Reito si staccò, sorrise di fronte al suo imbarazzo. Nonostante avesse baciato parecchie ragazze, Mai aveva un qualcosa di particolare.
<< Mi spiace averti turbata, Mai >> disse il diciottenne notando che l’altra non parlava << Ma desideravo farlo da tanto >>.
La ragazza abbassò leggermente la testa e si portò un dito sulle labbra.
<< E’ stato…è stato bello… >> mormorò non sapendo bene cosa dire.
Reito le diede un altro bacio sulla fronte.
<< Anche per me >> rispose sottovoce.
 
Mai scendeva le scale del liceo con la testa tra le nuvole. Credeva di stare sentendo le suddette farfalle nello stomaco di cui aveva parlato poco prima a Natsuki. Reito l’aveva baciata! E le aveva anche detto che era molto che voleva farlo! Non riusciva a crederci. Sorrise come un’ebete senza accorgersi che Tate la stava chiamando per avere la sua attenzione.
<< Ehi Mai ma che hai? >> domandò il sedicenne raggiungendola << Non mi hai sentito? >>.
Notò immediatamente l’aria trasognata che la ragazza aveva e si domandò il motivo.
<< Tate, scusami! >> esclamò Mai come se lo vedesse solo in quel momento.
Iniziarono a camminare verso casa; il ragazzo era entusiasta della sua squadra e non la smetteva più di parlare, la rossa invece era totalmente immersa nei suoi pensieri. A dargli man forte nella chiacchierata, si unì a loro anche il capitano Takeda che si stava recando ai dormitori.
<< Ehi Mai ma allora va bene? >>.
<< Certo, certo >> rispose la sedicenne che aveva capito niente.
<< Allora vengo adesso da te, okay? >>.
<< Co…cosa? >> domandò Mai voltandosi verso Tate.
<< Ma non mi stai ascoltando! >> esclamò l’altro leggermente risentito << Ti ho chiesto se potevamo fare i compiti di matematica insieme visto che ho dei problemi >>.
<< Oh, sì…nessun problema… >> fece la ragazza proseguendo; poi il pensiero che lo avesse appena invitato a casa sua la fulminò e le fece saltare il cuore in gola << Intendi ora? >>.
<< Beh, sì…sono per domani… >> rispose il ragazzo adesso in soggezione << Ma se non puoi non fa niente… >>.
Mai guardò alternativamente per qualche secondo prima lui e poi il capitano della squadra di kendo mentre un sorriso le increspava le labbra.
<< Ma sì, scusami ma stavo ancora ripensando al Festival >> si scusò << Perché non vi fermate a cena tutt’e due? >>.
Gli occhi di Takeda s’illuminarono pensando che avrebbe trascorso qualche ora in compagnia di Natsuki.
<< Ci sarà anche lei? >> domandò cauto.
<< Certo! >> ribatté prontamente Mai strizzandogli l’occhio.

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Capitolo 17
*** Rassicurazioni ***


Natsuki era rientrata a casa per ora di cena. Aveva trascorso il pomeriggio nell’officina di Mamoru insieme a Kuu scoprendo come il ragazzo si destreggiasse tra motori di auto e di moto e con i vari lavori. La sedicenne era rimasta estasiata dal gran numero di moto che l’altro riparava. Il venticinquenne, inoltre, si era divertito a darle parecchie spiegazioni trovando in lei una valida alunna. Dopo quello che le era successo a scuola, non aveva voglia di stare sola e nemmeno di aspettare Mai così aveva fatto quella pensata. La diciottenne poi l’aveva informata della prossima gara e di come, invece di partecipare in quattro su due moto, sarebbero stati in sei se tre mezzi. La cosa stuzzicò non poco Natsuki che si era sentita eccitata all’idea. Quando aveva aperto la porta della villetta, aveva subito compreso che c’era qualcosa di diverso e non ci volle molto a notare uno zaino, che non apparteneva a Mai, appoggiato alla parete del salone. Dalle voci che provenivano dalla cucina, comprese che oltre all’amica c’era anche Tate. Scosse il capo. E poi aveva anche il coraggio di dirle che non sapeva se era innamorata, assurda.
Però che palle, pensò entrando.
S’immobilizzò nel sentire una voce diversa da quella del sedicenne e desiderò sprofondare.
Ti prego, tutti ma non lui!, esclamò tra sé con una di angoscia.
<< Oh, Natsuki finalmente! >> disse Mai affacciandosi dalla cucina << Ti stavo per chiamare per sapere che fine avessi fatto! >>.
La sedicenne si sforzò di sorridere.
<< Forza, lavati le mani che abbiamo ospiti! >>.
In quel momento si mostrarono anche i due ragazzi.
<< Kuga >> fece Tate col suo solito tono ironico.
<< Ciao Natsuki >> salutò invece Takeda diventando immediatamente rosso nell’incontrare gli occhi verdi della sedicenne.
Merda, merda, merda!, si disse la mora.
<< Mai >> iniziò dopo aver fatto un cenno d saluto ad entrambi << Posso parlarti un attimo? >>.
Salirono al piano di sopra e, appena Natsuki chiuse la porta della sua stanza alle sue spalle, si lasciò andare a commenti poco carini.
<< Si può sapere che ti è preso? Perché quei due sono qui? >>.
<< Tate ed io abbiamo studiato insieme oggi >> spiegò Mai cercando di apparire innocente << Così gli ho chiesto di restare a cenare e ho pensato di invitare anche Takeda, non sei felice? >>.
<< Felice? >> ripeté trattenendosi dall’urlare << Dovrei essere felice che tu abbia deciso di invitare a casa mia un simile deficiente? >>.
<< Modera le parole >> l’ammonì la rossa con stizza << E’ un bravo ragazzo >>.
<< Non lo voglio tra i piedi! >>.
<< Adesso che faccio, lo caccio secondo te? >> replicò l’amica tentando di farla ragionare << Comportati bene e vedrai che non sarà una cattiva compagnia >>.
Uscirono dalla stanza e Natsuki si fermò sulla soglia del bagno mentre guardava Mai tornare dai due ragazzi. Alzò gli occhi sospirando mentre pensava a ciò che l’aspettava. Di nuovo, non poteva credere che la sedicenne l’avesse incastrata per la seconda volta. Eppure le pareva d’essere stata chiara sull’esito della loro uscita a quattro. Non voleva ripetere l’esperienza.
<< Ma perché capitano tutte a me? >> si domandò sbattendo la porta alle sue spalle.
Aprì il rubinetto dell’acqua fredda e si sciacquò il viso. Si guardò allo specchio sbuffando e si asciugò.
<< Ho scelta? >> disse parlando alla figura che il vetro le rimandava e riflettendo sulla situazione. Doveva pur esserci una soluzione.
Improvvisamente si voltò verso la finestra chiusa. Aprì entrambe le imposte respirando l’aria fredda della sera e guardò verso il basso. Non era eccessivamente alto in fondo. Si accovacciò sul davanzale e spiccò un salto sull’albero del suo giardino. Per poco non scivolò sul muschio cresciuto sulla corteccia e solo quando riprese l’equilibrio scese lentamente per non rischiare di farsi di nuovo male alla spalla. Ogni movimento brusco le provocava un gran dolore all’articolazione. Quando mise i piedi a terra pensò con rammarico che non poteva prendere la sua moto altrimenti avrebbe rischiato di essere vista dovendo passare davanti la cucina. Si voltò dalla parte della strada iniziando a correre. Aveva qualche minuti prima che Mai si accorgesse di quello che aveva fatto e per allora sarebbe già stata lontana.
 
<< Che palle, che palle, che palle! >> esclamò dando un calcio ad una zolla di terra prima di tornare a sedersi sulla panchina.
I piccioni si spaventarono al suo scatto volando via ma l’attimo dopo tornarono a beccare il terreno alla ricerca di cibo. La ragazza prese il pezzo di pizza che aveva comprato e iniziò a lanciarne piccoli pezzi ai volatili senza voglia. Guardò per l’ennesima volta l’orologio da polso domandandosi a che ora non avrebbe rischiato di trovare quei due a casa sua.  Si passò una mano tra i capelli sbuffando. Mai aveva provato a chiamarla una decina di volte in mezz’ora ma lei, ostinatamente, le aveva ignorate tutte. Questa non gliela avrebbe perdonata facilmente soprattutto perché non comprendeva il motivo per il quale volesse che passasse il suo tempo con quel ragazzo. Se fosse stata Shizuru, sarebbe stato diverso. Arrossì involontariamente a quel pensiero mentre ci che era successo a scuola le tornava alla mente. Si grattò la testa confusa da tutti quegli avvenimenti di cui non riusciva a comprendere la ragione. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e poggiò la testa sulle dita intrecciate fissando un punto indefinito davanti a sé. C’era qualcosa che le sfuggiva, ne era sicura, solo che non riusciva a capire cosa fosse. Se lo avesse capito, sarebbe riuscita a dare una spiegazione a tutto.
<< Natsuki! >>.
La sedicenne si voltò di scatto e la pizza le cadde di mano. Immediatamente i piccioni si fiondarono sul cibo.
<< Shizuru! >> esclamò domandandosi come facesse a incontrarla.
<< Che cosa ci fai qui? >> dissero simultaneamente le due ragazze.
A quelle parole, la più grande sorrise mentre l’altra arrossì chinando lo sguardo.
<< Mi sono accorta che mi mancavano delle cose a casa e ho fatto un salto al supermercato >> spiegò la diciottenne indicando il negozio << Chiude sempre più tardi rispetto agli altri. Ora stavo per tornare a casa >>.
<< Tu almeno puoi tornarci a casa >> mormorò l’altra con un misto di rabbia e tristezza.
<< E’ successo qualcosa? >> le chiese Shizuru avvicinandosi << Non dovresti essere a cena con Mai? >>.
<< Sono…sono scappata… >> rispose la sedicenne con vergogna.
Guardò la Presidentessa che le stava sorridendo mentre si sedeva al suo fianco.
<< Scappata? >> ripeté con ironia.
<< Sì, Mai ha avuto la geniale idea di invitare Tate e Takeda a casa nostra per cena! >> si lamentò la mora << Che palle, io non ne sapevo niente! >>.
Shizuru dovette contenersi dal non urlare per la rabbia nei confronti della rossa che faceva di tutto per allontanare Natsuki da sé.
<< Non ti andava di cenare con loro? >>.
L’altra ragazza la fissò inarcando il sopracciglio destro.
<< Scherzi? >> le domandò << Takeda è una palla tremenda, mi divertirei molto di più a litigare con Nao. Non capisco proprio perché l’ha fatto >>.
Oh, Natsuki, pensò la diciottenne, Come fai ad essere ancora così ingenua?
<< Davvero non lo capisci? >>.
La sedicenne scosse il capo.
<< Tu sì, invece? >>.
<< L’amore ti dice niente Natsuki? >> chiese Shizuru accarezzandole una guancia.
Il cuore della mora iniziò a battere nel petto con forza mentre si ricordava le parole di Sonoka. Cercò di rimanere calma.
<< Mai ha una cotta per Tate? Ma cosa c’entro io? >>.
Acqua, Natsuki! Acqua!
<< Non stiamo parlando di lei >>.
<< E di chi all… >>.
Le parole le morirono in gola quando finalmente comprese.
<< Crede che io sia innamorata di Takeda? >> domandò << Ma come diavolo fa a pensare una cosa simile! Io lo detesto, è stupido! E poi non mi interessano i ragazzi >>.
Questa volta toccò al cuore della diciottenne fare un salto di gioia.
<< Ah sì? >> disse riuscendo a stento a trattenere l’emozione << I ragazzi non ti interessano? >>.
Le guance di Natsuki si imporporarono per l’imbarazzo che aveva per quella frase.
<< Cioè, io…intendo dire che non interessano in quel modo. Non sono una che odia il sesso maschile a prescindere, intendiamoci. È solo che… >> si passò una mano tra i capelli sempre più rossa << Oh, Shizuru! >>.
La Presidentessa scoppiò in una sonora risata.
<< Natsuki, ti stai imbarazzando di parlare di certe cose con me? >> la schernì mascherando la felicità che provava in quel momento.
<< No! >> esclamò repentinamente l’altra scattando in piedi << Ma devi convenire con me che è assurdo! >>.
Lo penso da molto prima di te, avrebbe voluto rispondere la più grande.
<< Forse >> disse senza sbilanciarsi troppo << Oppure ha visto qualche atteggiamento tra voi che le ha fatto pensare questo >>.
<< Shizuru ma che dici! Quando vado a casa mi sente! >>.
<< E nel frattempo resterai qui? >>.
Natsuki annuì.
<< Non ho trovato nessuna soluzione migliore >>.
<< Puoi venire a cenare da me, se vuoi >>.
La mora si voltò un attimo per gettarle una breve occhiata prima di arrossire.
<< Non credo che… >> iniziò titubante su ciò che voleva dire.
<< Cosa? >> la incoraggiò l’altra.
<< Oh, oggi mi ha fermata la tua amica! >> sbottò infine Natsuki incapace di trattenersi.
<< Sonoka-san? >>.
<< Sì, quella! >> affermò la sedicenne senza riuscire ad evitare una nota d’astio nella voce << La tua Sonoka-san! >>.
Si morse la lingua nel comprendere quanto doveva risultare ridicola agli occhi della più grande. Shizuru rimase in silenzio godendosi tutta la gelosia che stava tirando fuori la mora. Irritata, era ancora più bella.
<< Mi ha detto che è innamorata di te >> concluse Natsuki chinando il capo << E che devo starti lontana >>.
Forse aveva sbagliato a parlare. Improvvisamente il calore delle braccia della Presidentessa la circondò da dietro facendola sussultare.
<< Te n’eri accorta? >> chiese la sedicenne con vergogna temendo la risposta.
<< E tu? >> domandò a sua volta Shizuru.
<< Io cosa? >>.
<< Ti infastidisce che io piaccia a qualcuno? >>.
Mi infastidisce?, ripeté dentro di sé Natsuki, Mi manda in bestia!
<< Dovrebbe? >> disse invece con voce tremante.
La diciottenne la baciò sulla guancia senza smettere di stringerla.
<< Ti infastidisce pensare che potrei avere delle attenzioni maggiori verso Sonoka-san? >>.
Entrambe sentirono distintamente il cuore della ragazza dagli occhi verdi perdere un colpo a quelle parole. Natsuki provò a sciogliersi dalla sua presa senza successo.
<< E’ quello che succederà ora che te l’ho detto? >> domandò spaventata.
Shizuru sorrise, anche se non poteva essere vista e respirò il profumo dei suoi capelli.
No che non succederà, pensò, Perché io sono innamorata solo di te.
<< Sei gelosa? >>.
Nessuna delle due dava risposte, si limitavano a fare domande cercando un modo per scacciare i loro dubbi.
<< Shizuru io lo so che sicuramente avrai uno stuolo di ammiratori >> iniziò Natsuki provando a non tremare evitando di risponderle << Ma credevo che… >>.
<< Ti piacciono le attenzioni che ho per te, vero? >>.
La mora si limitò ad annuire come se fosse un danno minore di quello di ammetterlo.
<< E allora perché ti sei allontanata quest’ultima settimana? >>.
Mai!, avrebbe voluto urlare la sedicenne, E’ stata Mai!
<< Mi dispiace >> rispose con le lacrime agli occhi.
Shizuru le diede un altro bacio sulla stessa guancia. Le piaceva dove la stava portando, in fondo Sonoka le aveva fatto un favore. Nonostante questo però, doveva chiarire alcune cose con la diciassettenne prima che si spingesse troppo oltre con Natsuki. La strinse ancor di più a sé e la sentì rabbrividire.
<< Natsuki, mi prometti che farai solo ciò che ti fa sentire felice? >> le domandò.
<< Io… >>.
Velocemente la Presidentessa la voltò per guardarla negli occhi senza smettere di tenerla abbracciata. Avrebbe voluto baciarla ma si rendeva conto che non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione in quel momento. Non le era sfuggito, infatti, il maschile che aveva usato per definire i suoi corteggiatori. L’idea che ci fossero altre ragazze cui piacevano le donne, non l’aveva minimamente sfiorata. Dovette combattere contro il desiderio bruciante per rimanere calma.
<< Non verrai messa al secondo posto da Sonoka >> cercò di rassicurarla leggendo in quegli smeraldi la paura di perderla << Non sarai messa al secondo posto da nessuno >>.
Natsuki le sorrise felice.
<< Ti batte forte il cuore anche adesso? >> le chiese la diciottenne facendo riferimento alla domanda che le aveva fatto qualche giorno prima. La vide annuire e le diede un bacio sulla fronte.
<< E’ perché sei felice >> si limitò a risponderle sottovoce.
 
La mora girò la chiave nella toppa senza fare rumore. Chiuse la porta alle sue spalle e si tolse subito le scarpe. Se Mai stava dormendo, non voleva svegliarla mentre se era ancora sveglia non desiderava parlare con lei. Ripensò all’incontro con Shizuru e si sentì felice. Le sue mani l’aveva accarezzata e abbracciata facendole provare quello stesso calore che provava ogni volta che le stava vicina. Non le aveva detto cosa fare, l’aveva lasciata libera di scegliere ciò che l’avrebbe resa felice. Era questo quello che le stava a cuore e poi l’aveva anche rassicurata su Sonoka. Respirò profondamente e fece il primo passo dentro casa. Improvvisamente la luce del salone si accese rivelando l’amica in piedi vicino all’interruttore.
<< Ciao >> disse Natsuki pronta a recarsi in camera.
<< Dove vai? Ho provato a chiamarti venti volte stasera! Si può sapere che fine hai fatto? >>.
<< Sono uscita >>.
<< L’ho notato, sai? >> ribatté senza ironia Mai << Si può sapere il motivo della tua fuga? Hai fatto una figura pessima con Takeda >>.
<< Come se me ne importasse qualcosa >> rispose la sedicenne dagli occhi verdi.
<< Smettila di dire che non ti interessa! Possibile che tu non faccia un minimo sforzo per fare amicizia con qualcuno? Che ti prende? >>.
<< Che mi prende?! >> esclamò Natsuki incapace di trattenersi mentre le tornavano in mente le parole della diciottenne << Io non voglio avere niente a che fare con lui e tu me lo fai trovare in casa! Ecco che mi prende! Mi prende che voglio sentirmi libera di fare quello che mi pare! Che cosa vuoi, Mai, che io provi interesse per Takeda? >>.
Aveva sperato fino alla fine che Shizuru si sbagliasse, che il vero intento della rossa non fosse quello ma, nel vederla chinare il capo, comprese che aveva ragione.
<< Pensavo che… >> mormorò appena.
<< Non ti devi permettere di pensare un cazzo sui miei sentimenti! >> urlò la mora impedendole di continuare << Shizuru aveva ragione! >>.
Mai alzò di scatto il viso per guardarla negli occhi.
<< Shizuru? >> ripeté.
<< L’ho incontrata dopo essere andata via. Perché volevi fare una cosa del genere? >>.
<< Non capisci proprio niente, Natsuki! >> sbottò l’amica scoppiando in lacrime << Niente, niente! >>.
<< Non capisco il tuo stupido comportamento! >>.
<< Lei mi vuole portare via la mia famiglia! >>.
La mora si bloccò nel sentire quella frase. Si guardarono negli occhi.
<< Shizuru non ti vuole portare via un bel niente >> disse sperando che non ci fosse nessuno per strada che le stesse ascoltando << Vedi cose che non esistono! >>.
<< Sei tu quella che capisce niente! Ti stai facendo abbindolare! >>.
<< Shizuru è il mio legame col passato! L’unica cosa bella che mi è rimasta da quando è morta mia madre! >> gridò Natsuki << Ti ho fatto una promessa che intendo mantenere ma non provare mai più a farmi stare con Takeda! >>.
Senza aspettare risposta, corse nella sua stanza e chiuse la porta a chiave.
 
Shizuru non era riuscita a mangiare niente quando era rincasata. La pelle di Natsuki bruciava ancora sulla sua come fuoco. Era così bella in ogni suo modo di atteggiarsi ma, quando s’ingelosiva, i suoi occhi brillavano di una luce meravigliosa. Si passò un dito sul seno seguendone i contorni e rabbrividì. Doveva attendere ancora, anche se ormai mancava molto poco prima di farla sua. La sedicenne le aveva dimostrato di non poter fare a meno di lei e di turbarsi fino alle lacrime solo nell’eventualità che potesse accettare delle avances da qualcun altro. Aveva bisogno di lei esattamente come l’altra solo che ancora non aveva capito in quale senso. Fermò la mano sul cuore ricordando come quello della sedicenne aveva perso un colpo e sorrise. Erano trascorsi cinque anni da quando l’aveva vista l’ultima volta e non un solo giorno che non l’avesse pensata. Delle volte era arrivata perfino a colpevolizzare se stessa per quello che era successo credendo che, se avesse insistito con i suoi genitori, sarebbe riuscita a farla andare a vivere con lei. Per molto tempo si era rifiutata di accettare che non dipendeva da se stessa che allora era solo una bambina di tredici anni. Sospirò. Il signor Kuga non aveva mai accennato ai suoi vicini le sue intenzioni di trasferirsi, era accaduto tutto così in fretta che a malapena si era accorta di quello che accadeva quella mattina. Ancora ricordava le urla e gli occhi di Natsuki quando l’aveva caricata in macchina.
 
Quella mattina c’era stato il funerale della madre di Natsuki. Shizuru e la sua famiglia erano andati ad assistere alla cerimonia e per tutto il tempo la tredicenne aveva osservato la bambina vicino al padre, nel suo vestito nero mentre fissava la bara essere calata nel terreno. Mai una lacrima o una parola l’avevano scossa. L’uomo l’aveva voluta al suo fianco e le aveva proibito di voltarsi indietro per tutto il tempo. Doveva mantenere un contegno nonostante la situazione. L’undicenne non aveva trovato la forza di reagire e lo aveva accontentato ma, quando le prime persone avevano iniziato a dare le condoglianze, si era rifugiata tra le braccia dell’amica. Shizuru l’aveva stretta, comprendendo il suo desiderio di affetto e aveva chiesto alla madre di poter far dormire con loro Natsuki. Arrivate a casa, la tredicenne l’aveva condotta al piano superiore col cuore in gola nel vederla in quello stato. La bambina non parlava, non piangeva, non si opponeva a ciò che le veniva detto. L’aveva fatta sedere sul letto e aveva cercato il suo sguardo.
<< Natsuki >> aveva detto semplicemente poggiandole una mano sulla spalla.
L’aveva sentita tremare sotto le sue dita e aveva aumentato la presa.
<< Shiz… >> aveva provato a dire Natsuki senza riuscirci.
<< Piangi >> aveva affermato la più grande abbracciandola. Sapeva che ne aveva bisogno e lei non l’avrebbe giudicata come suo padre.
La bambina non se lo era fatto ripetere due volte. Si era stretta all’amica scoppiando in lacrime, singhiozzando e gemendo per la perdita appena subita.
<< Ti fa bene piangere >> aveva continuato Shizuru baciandola << Sfogati pure >>.
<< Voglio mia madre! >> aveva iniziato a urlare l’undicenne << Perché, Shizuru? Perché è andata via? >>.
La tredicenne le aveva preso il volto con entrambe le mani poggiando la fronte sulla sua.
<< Ce la farai Natsuki, sei forte per farcela >>.
 
<< Mamma…mamma…mamma… >>.
Natsuki si agitava nel sonno senza riuscire a trovare un minimo di pace. Shizuru allora si era voltata e l’aveva abbracciata cercando di infonderle un po’ di calore e serenità. Le aveva dato un bacio sulla fronte per calmarla e le aveva sussurrato dolci parole.
<< Shizuru… >> aveva mormorato la bambina svegliandosi.
<< Sono qui >> le aveva risposto la più grande sentendola stringersi ancor di più contro il suo corpo.
<< Non te ne andare anche tu >>.
La tredicenne le aveva sorriso mentre le accarezzava il viso.
<< No, tranquilla >> aveva detto con tono rassicurante << Resto qui con te >>.
<< Prometti? >>.
<< Certo, ora rimettiti a dormire >>.
L’aveva osservata chiudere gli occhi senza smettere di stringerle la mano e poggiare la testa sul cuscino che dividevano. Le aveva accarezzato i lungi capelli scuri attendendo.
Te lo prometto, Natsuki, aveva pensato, Nessuno mi porterà via da te.
 
Shizuru non sapeva bene che ora fosse quando il padre dell’undicenne aveva bussato alla porta di casa. Lei e Natsuki erano sveglie da poco e stava aiutando la bambina a vestirsi, quando improvvisamente l’uomo era piombato nella stanza. Senza dire nulla aveva sollevato la figlia ed era sceso per le scale. Immediatamente la tredicenne si era affrettata a seguirlo senza comprendere mentre Natsuki urlava e si dimenava tra le sue braccia.
<< Shizuru >> l’aveva richiamata suo padre dal salone per fermarla.
La figlia lo aveva guardato per un solo attimo prima di fiondarsi fuori di casa. Un taxi era parcheggiato sulla strada. Il signor Kuga aveva aperto la portiera mettendo Natsuki dentro e affrettandosi a richiudere. Era salito al posto del guidatore ed aveva ordinato di partire. La corsa fatta dalla ragazza per cercare di raggiungere l’amica era stata vana e prima che l’auto si allontanasse l’unica cosa che era riuscita a vedere erano gli occhi pieni di lacrime e i pugni che menava l’undicenne contro il vetro.
Quella era stata l’ultima volta che l’aveva vista.

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Capitolo 18
*** Paure ***


Natsuki, dopo quello che era successo, a malapena rivolgeva la parola all’amica. Erano trascorsi tre giorni dal loro litigio ma ancora non riusciva a perdonarla. Mai viveva in bilico tra il cercare di chiederle scusa e l’urlarle il vero sentimento che si agitava nel cuore della Presidentessa. L’unica che ancora pareva non essersi accorta di niente era proprio lei.
Oh Natsuki, pensava mentre l’abbracciava a cavallo della moto per andare a scuola, Se solo capissi sono sicura che ti allontaneresti il più velocemente possibile.
L’idea che la sedicenne dagli occhi verdi potesse contraccambiare quel sentimento non la sfiorava nemmeno o forse non voleva prenderlo in considerazione.
Cambierebbe qualcosa sapere che le piace Shizuru?, si era domandata spesso cercando di dare un senso alla sua gelosia nei confronti della diciottenne, Mi vorrà meno bene?
Alla fine l’unica risposta che si era data era che sarebbe passata al secondo posto nella scala delle sue priorità e questo non doveva accadere. Loro due erano come sorelle, una cosa simile non sarebbe dovuta succedere.
Le loro giornate trascorsero in questo modo, tra domande e rancori silenziosi, tra gare e atti vandalici ai danni della città da parte della mora che aveva perso totalmente il controllo. Nemmeno Kuu riusciva a tenerla a bada, dopo le corse si trasformava in una belva e dava sfogo alla sua rabbia rompendo tutto quello che le capitava a tiro. Una volta, schegge di vetro di un’auto l’avevano ferita sulla guancia ma non era servito a fermarla. Quando ripensava a quello che le aveva fatto Mai, provare a farla innamorare di Takeda, si sentiva completamente in balia dell’odio e aveva bisogno di qualcosa di molto forte per calmarsi. Il nuovo brivido che aveva sperimentato nelle corse con le moto, poi, aveva aumentato la sua brava di emozioni in grado di farle sentire scariche elettriche per tutto il corpo. Ormai non lo faceva più per i soldi, la loro situazione economica si era assestata come avevano immaginato, ma per appagare il suo piacere personale. Più la gara era difficile e più era l’adrenalina che le faceva battere il cuore. Tre moto che correvano su una strada stretta e ricca di curve era una sfida che le metteva eccitazione e voglia di mostrare a tutti quanto era brava. La sua fama era cresciuta notevolmente in poco tempo, tutti la conoscevano come il piccolo prodigio della due ruote, la più brava dell’ambiente e quindi anche la più quotata. Qualche volta aveva sentito Kazuya vantarsi di essere stato lui a scoprire il suo talento ma a lei non interessava, l’importante era correre e sentire il sapore della vittoria sulle labbra.
<< Ciao Natsuki >> disse Mai sedendosi ai piedi dell’albero sul quale era salita.
La mora abbassò leggermente gli occhi e le fece un cenno del capo tornando ad osservare il cortile che si riempiva per l’intervallo. Fece dondolare per qualche secondo una gamba e poi si allentò il fiocco dell’uniforme. L’amica appoggiò la schiena contro la corteccia e iniziò a mangiare il suo bento in silenzio.
<< Devi allenarti anche oggi? >> le domandò la rossa cercando di fare conversazione. Desiderava davvero ricucire il rapporto con l’altra sedicenne.
<< Sì >>.
Natsuki si guardava intorno senza uno scopo preciso. Una parte di sé avrebbe voluto urlare a Mai di essere ancora arrabbiata per quello che le aveva fatto mentre l’altra cercava di spiegarsi se sarebbe successo, anche se fossero rimaste a Hokkaido. Vide Tate e Takeda chiacchierare con Chie e Aoi, Nao aggirarsi furtivamente alla ricerca di qualcuno con cui litigare, Mika baciarsi col suo ragazzo, Haruka urlare ordini da eseguire immediatamente e infine dalla porta principale del liceo Shizuru scendere le scale. Subito venne assalita da alcune ragazze del secondo anno che volevano domandarle qualcosa che non riuscì a sentire. La diciottenne sorrideva spesso mentre rispondeva, era sempre gentile e, quando ebbe finito con quel trio, toccò ad un ragazzo della sua stessa età parlare con lei. Pareva che non avesse un attimo di pace. Nel vederla così allegra e ben disponibile verso tutti, la mora non poté fare a meno di provare un moto di rabbia e di stizza. Si agitò sul ramo d’albero rischiando di perdere l’equilibrio ma subito s’impose di restare calma. A Mai quei movimenti non sfuggirono e ne comprese immediatamente il motivo. Possibile che non sopportasse che parlasse con qualcuno? Con lei non si era mai comportata in quel modo. Alla fine Shizuru la notò e le chiese di scendere prima che si facesse male. Natsuki sorrise salutandola ma prima che potesse rispondere, alla Presidentessa si avvicinò Kuu per discutere del discorso di apertura del Festival. Ormai mancavano pochi giorni.
<< Non avrei mai pensato che le cose tra noi sarebbero finite così >> iniziò la rossa alzando gli occhi per poterla guardare.
La mora annuì. Stava pensando la stessa cosa.
<< Nemmeno io >> ammise infine.
<< Mi spiace, Natsuki >>.
Aveva compreso che, se voleva recuperare l’amicizia con la ragazza, doveva fare un passo indietro. Non doveva forzarla altrimenti l’avrebbe persa per sempre. La sedicenne rimase in silenzio.
<< Ecco, io non so perché l’abbia fatto…volevo solo che fossimo felici qui. Che avessimo una seconda possibilità dalla vita per esserlo. Ho pensato che questo era un buon modo per iniziare >>.
<< Ti piace Tate? >> chiese a bruciapelo l’altra.
Mai non seppe cosa rispondere mentre si ricordava del bacio di Reito. Al contrario del sedicenne, il ragazzo più grande era sicuro di quello che voleva e non pareva avere nessun tipo di legame con qualche ragazza del passato. Però con Tate stava veramente bene. Era strano, spesso la prendeva in giro o scherzava sui film che le piacevano, non le faceva mai un complimento eppure sentiva che era sincero e buono sotto quella corazza che si era creato.
<< Non lo so >> disse arrossendo.
Natsuki scese dal ramo con un agile salto sedendosi accanto.
<< Non farlo mai più >> la mise in guardia senza bisogno di specificare cosa.
Mai si affrettò ad annuire.
<< Va bene >> rispose abbracciandola.
O per lo meno, farò in modo di non farmi scoprire.
 
Shizuru attendeva Sonoka all’uscita del liceo. Doveva parlare con lei prima che le venissero altri colpi di testa e parlasse nuovamente con Natsuki. Pensò alla sedicenne che in quel momento era al campo ad allenarsi insieme agli altri atleti per l’imminente Festival e sorrise. Dopo sarebbe passata a salutarla. Appena vide la diciassettenne le fece un cenno di saluto e iniziarono a camminare insieme rispettivamente verso casa e il dormitorio. Sonoka comprese subito che c’era qualcosa che non andava ma sperò che si sbagliasse. Strinse la spallina dello zaino con forza e s’impose di restare calma mentre la Presidentessa si offriva di accompagnarla al dormitorio. All’inizio chiacchierarono tranquillamente; Shizuru raccontò di come fosse abbastanza certa che il Fuuka quell’anno avrebbe vinto la gara contro gli altri licei e la diciassettenne si limitò a restare in silenzio su quell’argomento. Sapeva che Natsuki Kuga partecipava come atleta nella corsa a ostacoli e nella staffetta femminile e non voleva parlare di lei. Non dopo quello che era successo tra loro. Si diede della stupida per aver rivelato il suo amore alla sedicenne però non era riuscita a trattenersi, ancora adesso se pensava a quello che era accaduto ribolliva di rabbia. Tenne lo sguardo fisso sulla strada e, quando Shizuru improvvisamente la fermò prendendola per un braccio, sussultò. Non si era resa conto d’essere arrivata.
<< Grazie per la compagnia, Shizuru-san >> disse la ragazza non osando guardarla negli occhi. Se lo avesse fatto, vi avrebbe letto il desiderio che provava per un’altra persona.
<< Sonoka >>.
La diciottenne aumentò la presa sul suo arto e l’abbracciò con calma. La studentessa si rese immediatamente conto della differenza tra quel gesto e quelli che aveva avuto quando era a casa della più grande. Ingoiò un groppo di saliva e sentì le prime lacrime formarsi agli angoli degli occhi.
<< Mi dispiace >> affermò semplicemente senza allentare la presa.
Il cuore dell’altra perse un colpo comprendendo che tutti i suoi dubbi erano divenuti realtà. Gemette per un attimo accasciandosi sulla spalla.
<< Shizuru-san… >> provò a dire.
<< Non è colpa tua Sonoka >> continuò la Presidentessa << Io sono innamorata di un’altra persona >>.
Questa volta Sonoka scoppiò a piangere non riuscendo a trattenersi sentendo di essere stata prima sedotta e poi abbandonata. Si sciolse dalle braccia dell’altra evitando di guardarla.
<< Credevo che lei… >>.
<< Mi dispiace >> ripeté Shizuru interrompendola. Non sapeva cos’altro dire. Si era resa conto d’aver sbagliato con quella ragazza, di averla solo usata per poter appagare il suo desiderio ma somigliava così tanto a Natsuki che era stato impossibile resistere. Promise a se stessa che non sarebbe più ricaduta in tentazione mentre un leggero sorriso le increspava le labbra nonostante la situazione critica. La sedicenne era così gelosa del suo rapporto con lei che non ammetteva che ci fosse qualcun altro al suo stesso livello. Ancora non si era resa conto che quel tipo di gelosia non nasceva tra semplici amiche. Lentamente le stava facendo capire cosa provava per la diciottenne, anche se era confusa. Dopotutto non poteva pretendere che fosse semplice comprendere i propri sentimenti, soprattutto se questi spingevano in una direzione inaspettata. Restò in silenzio osservando Sonoka entrare nell’edificio.
Alla fine ti ho fatto un favore, pensò, Ti ho fatto scoprire un mondo diverso da quello delle tue amiche.
Si voltò per tornare indietro e non si sarebbe accorta di Mai se questa non le si fosse parata davanti.
<< Buon pomeriggio Mai-san >> disse col suo solito tono la Presidentessa sorridendo << Che coincidenza incontrarci fuori il dormitorio del Fuuka. Siamo venuta da qualche amico? >>.
La sedicenne arrossì domandandosi come quella ragazza riuscisse ad essere così perspicace. In effetti doveva vedersi con Tate che aveva dimenticato il proprio libro di matematica sotto il banco.
<< Vedo che anche lei ha fatto un piacevole incontro >> rispose cercando di metterla in difficoltà. Aveva visto cos’era successo tra le due e non ci aveva messo molto a comprendere.
La diciottenne fece un gesto con la mano per dire che non era importante.
<< Ho solo riaccompagnato un’amica a casa >>.
<< Natsuki >> affermò Mai stringendo i pugni con forza e guardandola dritta negli occhi << Non è come quella ragazza >>.
Shizuru si concesse un lungo sorriso prima di parlare. Era il momento giusto per instillare qualche dubbio nella sedicenne che le stava davanti. Doveva smetterla di mettersi tra lei e Natsuki.
<< Tu credi, Mai-san? >> domandò passandosi la lingua sulle labbra << Ne hai una certezza assoluta, immagino >>.
In quell’attimo la rossa si ricordo della richiesta fattale dall’amica qualche giorno prima e ne fu come fulminata.
<< Sì! >> urlò decisa << Ne sono convintissima >>.
La diciottenne sorrise ancora con estremo divertimento di fronte al rossore generale che aveva invaso le gote della ragazza.
<< Nutri un’estrema sicurezza, Mai-san >> disse la Presidentessa avvicinandosi e sfiorandole con la mano il volto << Mi dispiacerebbe se improvvisamente dovesse venire meno >>.
A quelle parole, Mai sentì l’aria mancarle come se improvvisamente fosse stata risucchiata da una forza misteriosa. Non era possibile, Natsuki non poteva essere come quella ragazza. Se ne sarebbe accorta, era certa che l’avrebbe capito. Aprì la bocca per dire qualcosa ma non riuscì ad articolare alcun suono. Shizuru la guardava con occhi ridenti, come se le avesse appena svelato un grande ma scontato segreto, godendosi la sua reazione.
<< Ti senti bene? >> le chiese con cordialità la più grande << Improvvisamente sei diventata pallida >>.
Fece per avvicinarsi ulteriormente a lei ma la sedicenne indietreggiò di pochi passi quasi con terrore.
<< No! >> gridò come se così facendo avrebbe allontanato anche il dubbio che le attraversava la testa << Quello che sta dicendo è solo una bugia su Natsuki! >>.
<< Oh, ma io non ho detto nulla >>.
Mai la fissò sbigottita. Ma che gioco stava giocando? Prima le metteva in testa certi pensieri e poi ritirava tutto? Quella ragazza non le era mai piaciuta, e aveva fatto bene. Doveva tenere Natsuki lontana da lei, anche se sarebbe stato difficile. La sedicenne dagli occhi verdi adorava la Presidentessa, non avrebbe facilmente fatto crollare l’altarino che le aveva costruito. Però era per il suo bene.
Natsuki, pensò improvvisamente, Le cose sarebbero state molto diverse se avessi provato un minimo di interesse per Takeda! Anche solo un’amicizia!
Tornò a concentrarsi su Shizuru, non era interessata a dargliela vinta.
<< Non ci sono motivi per i quali dovrei preoccuparmi >> disse risolutamente << Natsuki mi dice sempre tutto, so perfettamente cosa le passa per la testa >>.
Ma davvero?, stava per domandarle con sottile ironia la diciottenne ma rimase in silenzio nel vedere che Mai la stava superando per avvicinarsi al portone.
Quella frase era suonata falsa perfino alle sue orecchie nonostante avesse cercato di apparire tranquilla e disinvolta.
Perché quella ragazza aveva la capacità di cacciarsi sempre nei guai?
 
Natsuki quando pensava al Festival e a come avrebbe sconfitto tutti, sentiva l’adrenalina salirle in testa. Non era paragonabile alle sue gare con le moto ma comunque era una bella sensazione. Kuu inoltre pareva quasi che godesse nel vederla sudare il doppio delle altre. Se, infatti, alle altre ragazze della staffetta dava da fare due giri di campo come riscaldamento, lei ne doveva fare tre con la scusa che doveva allenarsi anche nella corsa a ostacoli. A lei piaceva perché aveva modo di dimostrare come fosse superiore alla diciottenne in tutto quello che faceva. Si fece una doccia notando che Mai non fosse in casa e solo quando si recò in cucina notò che le aveva inviato un sms ore prima per comunicarle di essere andata da Tate a riportargli un libro. Sbuffò. Tate, che strano ragazzo. Apparentemente sembrava uno sborone ma lei aveva capito subito che la sua era solo una maschera. Scosse il capo, alla fine non le importava niente. Per lei Mai poteva frequentarsi con chiunque. Si bloccò a quel pensiero. Perché non le dava fastidio se la rossa si vedeva con qualcuno e invece andava letteralmente in escandescenza se a farlo era Shizuru?  Si grattò la testa quasi con forza mentre finiva di asciugarsi.
Oh che palle, pensò, Ogni volta che mi vengono mente queste cose dopo ne esco sempre con un gran mal di testa.
Salì in camera imponendosi di non riflettere più su simili congetture. Era assurdo come il semplice nome della diciottenne bastasse a mandarla in un brodo di giuggiole. E non solo quello. Si appoggiò alla parete accarezzandosi per l’ennesima volta le labbra. Pensò a come sarebbe stato se fosse stata lei a toccargliele e a come odiasse anche solo la più remota ipotesi che Sonoka la corteggiasse.
Eppure non posso volere che non si faccia una famiglia, che non abbia un marito..., continuò. Quell’idea la fece avvampare mentre immagini poco pudiche su un possibile rapporto con un uomo le scorrevano nella mente. No, non Shizuru. L’aveva rassicurata, le aveva detto che mai nessuno l’avrebbe fatta passare in secondo piano e lei ci credeva, credeva a ciò che le aveva detto perché la conosceva e sapeva che manteneva le promesse fatte. L’aveva sempre fatto tranne una volta ma non era stata per colpa sua. Avrebbe continuato a prendersi cura di lei se suo padre non si fosse trasferito a Hokkaido. Ancora non riusciva a spiegarsi cosa l’avesse spinto a farlo oltre all’egoismo. Non glielo aveva mai detto, loro due non avevano mai parlato molto e la situazione era peggiorata quando l’aveva affidata come un pacco alla famiglia Tokiha. Sarebbe tanto voluta restare lì e crescere con la diciottenne, studiare con lei e lasciarsi cullare da quelle braccia che tante volte l’avevano stretta con fare protettivo. L’aveva strappata da tutto quello e l’aveva costretta a ricominciare tutto da zero. Non gli era importato niente dei suoi sentimenti, di ciò che pensava, delle sue abitudini, di quello che le voleva. Se glielo avesse domandato, avrebbe risposto che voleva restare con Shizuru, a Tokyo, dove sua madre era vissuta.
Shizuru, si disse con una nota malinconica, Ti voglio bene.
Tornò a concentrarsi sul presente e si vestì in fretta notando che per la sua tabella di marcia era anche troppo tardi. Da sotto, sentì provenire il suono della porta di casa che si apriva e comprese che Mai era tornata. Si affacciò per salutarla e finì di prepararsi.
<< Ma esci di nuovo? >> domandò la rossa vedendola scendere con la sua tuta da motociclista.
<< Sì >> rispose semplicemente senza scendere nel dettaglio << Mi faccio un giro >>.
 
Aveva fatto pochi metri con la sua moto quando si accorse che qualcosa non andava. Infatti, il motore si spense improvvisamente e non diede più segni di vita.
<< Oh no, no! >> esclamò scendendo e mettendo il cavalletto << Dai bella! Parti! >>.
Provò a dare fondo all’acceleratore ma non servì a niente. Piena d’ansia, prese il cellulare dalla tasca e compose il numero di Kuu.
<< La mia moto! >> disse con un misto di preoccupazione e astio nella voce non appena la bionda ebbe attivato la conversazione << Non parte più!>>.
<< Stai calma, non capisco niente se urli >> rispose la diciottenne << La tua moto? >>.
<< Ha sempre funzionato, io lo so di chi è la colpa! >> gridò la mora riferendosi al ragazzo che le aveva modificato il motore.
<< Non fare accuse senza senso, adesso ti vengo a prendere, stai a casa? >>.
Natsuki si guardò intorno.
<< Praticamente sì >> affermò prima di chiudere la conversazione.
 
Kuu arrivò un quarto d’ora dopo e la sedicenne non riuscì a trattenersi dallo sputarle contro tutto quello che aveva pensato e rimuginato fino a quel momento. La bionda non le diede minimamente ascolto limitandosi a farle sapere che il giorno dopo Mamoru sarebbe passato a prelevarla per darle un’occhiata. Quando vide che la ragazza stava indossando il casco per partire, le fece un cenno della mano per bloccarla e le indicò la moto.
<< Hai intenzione di lasciarla così? >> le domandò.
Natsuki guardò il suo mezzo che aveva smesso di funzionare proprio al centro della strada e dovette convenire che non poteva lasciarla lì. Tolse il cavalletto e fece per voltarla affinché potesse parcheggiarla davanti casa.
<< Ma che diavolo fai? >> le urlò Kuu sconvolta << E’ troppo pesante da trasportare così! Accostala semplicemente a questo muretto e andiamo. Mamoru domani la riconoscerà >>.
La mora gettò una breve occhiata alla villetta di Shizuru e sospirò mentre sperava che l’amica non la notasse. Dubitava profondamente che sarebbe stata d’accordo nel venire a conoscenza che usciva sempre la sera molto tardi e, peggio, di quello che combinava. Scosse il capo salendo sulla moto di Kuu e aggrappandosi al suo corpo per non cadere.
Mi spiace Shizuru ma questa è la mia vita e voglio provare tutte le sensazioni forti che mi sono concesse.
 
Mai si era svegliata di soprassalto e, non riuscendo più a riaddormentarsi era scesa al piano inferiore per bere un bicchiere d’acqua. Nel passare di fronte alla camera dell’amica, aveva notato che la ragazza non era ancora rincasata. Con un nodo d’angoscia in gola si versò da bere e restò per diversi secondi in silenzio mentre rifletteva. Prese il cellulare che si portava sempre dietro e compose il numero di Natsuki ma la sedicenne non rispose.
Benedetta figliola, pensò uscendo sul pianerottolo di casa e guardandosi intorno intenzionata più che mai a farle una lunga ramanzina per l’ora, Possibile che tu sia così irresponsabile?
Improvvisamente il suo sguardo si posò su una moto parcheggiata a pochi metri dalla sua abitazioni, davanti quella di Shizuru. Il cuore le si fermò per un secondo e si portò la mano sulla bocca.
No, no, no!, pensò correndo verso casa della diciottenne.
Bussò forsennatamente alla porta principale della villetta Fujino che credette che sarebbe riuscita a buttarla giù. Vide una luce accendersi attraverso il vetro e una mano allungarsi verso la maniglia. L’attimo dopo si fiondò nel salone della ragazza con rabbia.
<< Dov’è? >> chiese rossa in volto guardandosi intorno.
<< Di cosa stai parlando Mai-san? >> domandò a sua volta la diciottenne scocciata per essere stata svegliata a quell’ora e soprattutto da quella sedicenne.
Si strinse nella vestaglia che in fretta aveva indossato ed era tornata a guardarla con ira.
<< Mai-san >> continuò cercando di mantenersi calma << Non capisco proprio cosa… >>.
<< Natsuki! >> chiamò a gran voce la rossa ignorando la diciottenne << Natsuki, dove diavolo ti sei nascosta? >>.
<< Natsuki? >> ripeté inarcando il sopracciglio destro Shizuru << Credi che Natsuki sia qui? >>.
Oh, quanto vorrei che fosse vero. Quanto vorrei che i tuoi timori fossero fondati, che tu arrivando qui di corsa, ci avessi viste insieme. Finalmente. Ne sarei stata così felice.
<< Non credo che questa sia la casa di Natsuki >> disse << Dovresti cercarla… >>.
<< La sua moto! >> urlò Mai trattenendo a stento le lacrime << La sua moto è parcheggiata qui fuori. Dimmi dov’è e cosa le hai fatto! >>.
Shizuru si mise una mano sul cuore per essere sicura che stesse ancora battendo e si precipitò fuori. Era vero, la moto della sedicenne era proprio lì.
Natsuki ma dove sei?, si domandò con angoscia.
<< Davvero non è qui? >>.
La diciottenne scosse il capo senza voltarsi.
<< Shizuru-san, io… >>.
Mai adesso non sapeva cosa dire per scusare il suo comportamento. Chinò il capo vergognandosi del suo comportamento.
<< Shizuru-san… >> ripeté tenendo lo sguardo fisso per terra.
La diciottenne non l’ascoltò. In fretta salì le scale del piano di sopra e sentì Mai chiudere la porta di casa.
 
Natsuki aveva bisogno di sfogare la sua rabbia per la perdita momentanea della sua moto. Quella era stata davvero una serata di merda a parere suo. Aveva dovuto fare da spalla a Kuu visto che non poteva correre con il proprio mezzo. Ovviamente si era sentita sminuita e non aveva fatto altro che urlare, a gara conclusa, contro Mamoru e la diavoleria che aveva combinato con la sua Ducati. Il venticinquenne aveva provato a rassicurarla facendole comprendere che sicuramente si trattava di un altro guasto ma la sedicenne non aveva voluto ascoltare nessuno. Per questo la diciottenne, su consiglio del fratello, l’aveva portata a scaricarsi un po’. Anche lei ne aveva bisogno in fondo. Guidò in un vasto parcheggio nei pressi della stazione degli autobus e si arrestò dopo aver fatto rallentare la moto in mezzo alla strada. Natsuki scese con un salto senza aspettare che fosse completamente ferma, nelle mani già brandiva una mazza di ferro. L’agitò per qualche istante in mano come se fosse una clava senza togliersi il casco e urlò per la rabbia che sentiva montarle dentro. Sentì Kuu iniziare a menare colpi a una macchina a due posti mentre si attivava l’allarme. Lei si prese qualche secondo per scegliere e alla fine la sua attenzione cadde su un’auto nuova e costosa a giudicare dalle rifiniture e dagli interni in pelle chiara. Sorrise con cattiveria nell’attimo in cui picchiò la prima sprangata. Si era allontanata dalla diciottenne per poter avere più campo libero e più movimento senza sentirsi vincolata. Entrambi gli specchietti vennero giù con due soli colpi, poi fu la volta del lunotto e del vetro anteriore. I finestrini si ruppero in mille pezzi esattamente come i fari e le frecce. Natsuki sembrava un vulcano in piena eruzione. Colpì senza alcuna esitazione la carrozzeria della macchina, ammaccandola, graffiandola, distruggendola. Ruppe i sedile del guidatore e del passeggero al suo fianco, il volante, il cambio, tutto quello che era a portata della sua mazza. Gridò nuovamente alla ricerca di quella pace interiore che desiderava tanto trovare.
<< Natsuki, ce ne dobbiamo andare! >> le urlò Kuu sentendo le prime persone arrivare.
Ma la sedicenne non l’ascoltava presa com’era dai suoi pensieri, dalla sua rabbia, dalla sua angoscia.
<< Natsuki! >>.
La bionda le si avvicinò con la moto intimandole di salire. La mora non si mosse dalla sua posizione e continuò a infierire sull’auto.
<< Va al diavolo, Natsuki! >> le disse la diciottenne partendo per evitare di essere beccata dalla polizia.
Solo quando le voci sgomente arrivarono alle orecchie della studentessa, questa si fermò. Si guardò intorno lasciando cadere la spranga che aveva usato e si maledisse senza sapere cosa fare.
Cazzo, pensò credendo che questa volta l’avrebbero presa e sbattuta in un carcere minorile.
<< Da questa parte >> sussurrò una voce familiare.
Natsuki si voltò di scatto vedendo una figura in ombra farle cenno di seguirla in un vicolo buio. Guardò nuovamente gli uomini che si stavano avvicinando e l’attimo dopo seguì il consiglio che le era stato dato. Appena entrò nella stradina stretta, due mani le tolsero il casco e le si posarono sulla bocca per impedirle di parlare. Il suo corpo aderì perfettamente all’altro. Alzò leggermente gli occhi per poter vedere e rimase senza fiato nello scoprire che era Shizuru.
Cosa diavolo ci faceva lì a quell’ora?
Sentì il cuore fermarsi nel comprendere che forse l’aveva vista rompere l’auto. Si divincolò dalla sua presa quasi con terrore e la più grande la lasciò andare solo quando i due uomini si furono allontanati borbottando qualcosa sui teppisti e sul fatto che le forze dell’ordine non li proteggevano abbastanza.
<< Per un pelo >> sussurrò la mora affacciandosi per controllare.
Shizuru non parlò limitandosi ad osservarla. Aveva le mani graffiate dalle schegge di vetro e sanguinanti. Le tremò il cuore ripensando a ciò che aveva visto. Natsuki che distruggeva con una spranga di ferro l’automobile di qualcuno. Natsuki che si comportava da teppista nei confronti delle proprietà altrui. Natsuki inebriata dal suo gesto. Natsuki che non si curava delle ferite che aveva riportato. La sua Natsuki che faceva tutto questo. Era un incubo, non poteva essere vero. Non lei. Quando era uscita per cercarla, non avrebbe mai immaginato d trovarla. L’aveva fatto perché non riusciva a restare a casa e il pensiero che potesse accaderle qualcosa di notte l’assillava. Così si era vestita ed aveva preso un notturno per arrivare al centro. Aveva pensato che fosse in pericolo, non che fosse proprio lei quella che lo procurava agli altri. E invece era così. Era stata attratta subito da strani rumori che provenivano dal parcheggio e si era nascosta per poter osservare in silenzio. Era stato bruttissimo. Natsuki era talmente esaltata da ciò che faceva da non comprendere, al contrario dell’altro che era andato via sulla moto, che era arrivato il momento di smetterla. Per questo era dovuta intervenire lei. La mora sorrise lievemente mentre si metteva il casco sotto braccio.
<< Ti fanno male? >> chiese Shizuru riferendosi ai tagli che aveva riportato.
L’altra chinò lo sguardo sulle mani e si sentì improvvisamente a disagio. Il tono che aveva usato la diciottenne era duro, sicuramente aveva visto quello che aveva fatto.
<< No… >> mormorò arrossendo involontariamente.
<< Andiamo via >> le disse semplicemente facendole cenno di camminare avanti.
Natsuki si limitò ad annuire. Si diressero in silenzio verso la stazione degli autobus e salirono su quello che stava per partire. Presero posto abbastanza indietro e la sedicenne appoggiò la testa contro il vetro non osando guardare Shizuru. Sapeva che l’altra la stava osservando. Improvvisamente la diciottenne, con un fazzoletto di stoffa, iniziò a tamponarle il sangue sulle mani cercando di non farle male. La mora la lasciò fare sperando che quel silenzio durasse in eterno. Purtroppo per lei non fu così.
<< Perché? >> domandò la Presidentessa quando ebbe finito.
La ragazza non seppe cosa rispondere mentre sentiva formarsi in gola un nodo che le impedì di parlare.
<< Natsuki >> continuò Shizuru con angoscia << Che cosa… >>.
<< Niente >> la interruppe l’altra fissando il paesaggio notturno << Ne dobbiamo parlare per forza? >>.
La diciottenne le prese il volto con una mano per costringerla a guardarla.
<< Sì che ne dobbiamo parlare >> rispose seria << Da quando il tuo divertimento è sfasciare le auto? >>.
Natsuki chinò il capo con aria colpevole.
<< Io… >> iniziò senza sapere da dove incominciare.
<< Non voglio scuse, Natsuki >> affermò la più grande senza lasciarle il mento << Che cosa ti sta succedendo? >>.
La sedicenne si liberò della sua presa in malo modo sentendo le prime lacrime formarsi agli angoli degli occhi.
<< Che cosa ci facevi lì? >> chiese invece.
<< Non è questo il punto. E guardami quando ti parlo >>.
La mora tornò a guardarla con aria triste.
<< Lasciami in… >>.
Le parole le morirono in gola quando la diciottenne l’abbracciò. Il profumo dei suoi capelli le arrivò alle narici con forza. Non contraccambiò il gesto talmente era frastornata.
<< Natsuki >> disse piangendo e affondando il volto nell’incavo del collo dell’altra << Per favore non farlo mai più! Potrebbe capitarti qualcosa di brutto, smettila! >>.
Due lacrime scesero sulle guance della più piccola, anche se non avrebbe voluto. Inaspettatamente comprese quello che veramente faceva e per l’intensità della scoperta le mancò il fiato. Si era trasformata in una teppista, in una che traeva piacere nel procurare danni agli altri, in un mostro. Scoppiò a piangere tra le braccia della Presidentessa che la strinsero con forza.
<< Shizuru… >> mormorò con gli occhi chiusi << Io… >>.
<< Promettimelo >>.
Si guardarono e, dall’espressione del viso, Natsuki comprese che non si sarebbe arresa. A sorpresa, la diciottenne le diede un bacio sulla guancia infondendole uno strano calore.
<< Ti prego, Natsuki >> continuò senza riuscire a fermare le lacrime.
La sedicenne la fissò e si sentì terribilmente in colpa per quello che aveva appena fatto. La stava facendo soffrire; lei, la persona più importante della sua vita stava piangendo per lei. Una fitta al cuore la colpì con così tanta forza da farla sussultare. Era una persona orrenda, non meritava quello che la diciottenne stava facendo. Si scostò leggermente dalla Presidentessa ma, repentinamente, Shizuru la riprese e continuò a stringerla mentre le accarezzava i capelli.
<< Mi dispiace, Shizuru! >> esclamò la mora ricominciando a piangere << Non voglio farti stare male! Scusa! >>.
L’altra ragazza la cullò tra le braccia dopo averle dato un bacio sulla testa e riuscì a sorridere. In fondo era ancora la bambina che ricordava, la bambina che aveva bisogno di lei e della sua protezione.
<< Non farlo mai più, promettimelo. Se hai un problema, parlane con me, non sfogarti in questo modo >>.
Natsuki deglutì sapendo che molti dei suoi problemi derivavano proprio dai sentimenti che nutriva per la Presidentessa che le stava davanti. Rimase in silenzio per qualche secondo prima di annuire lentamente. Scesero alla fermata che le avrebbe condotte a casa e inaspettatamente la sedicenne le prese la mano mentre camminavano. Aveva bisogno di sapere che l’aveva perdonata, che non ce l’aveva con lei per quello che le aveva visto fare ma non aveva il coraggio di domandarglielo. La sentì contraccambiare la stretta e il suo cuore ne fu lieto.  Si fermarono di fronte la villetta della sedicenne e Shizuru le diede un bacio sulla fronte facendola arrossire senza smettere di tenerle la mano. Il calore che le infondeva quel semplice gesto era impossibile da descrivere. Le sorrise.
<< Natsuki! >> esclamò Mai nel vederla di fronte il cancelletto.
Corse da lei e immediatamente la mora lasciò la mano della diciottenne abbassando lo sguardo. Si fece abbracciare dalla rossa senza sapere cosa dire.
<< Ma dove sei stata? >> le domandò << Ero preoccupata per te! >>.
<< Io… >> iniziò titubante Natsuki << …ho fatto un giro… >>.
Guardò Shizuru e quell’azione non sfuggì all’altra sedicenne.
<< Adesso è meglio se andiamo tutti a dormire >> propose la diciottenne con calma.
La mora annuì e si mosse verso casa insieme a Mai.
<< Ti voglio bene, Natsuki >> disse a sorpresa la Presidentessa facendola bloccare e arrossire violentemente.

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Capitolo 19
*** Festival ***


Nei giorni che seguirono, tutti furono pienamente immersi negli ultimi preparativi del Festival. Natsuki s’allenava come una forsennata per non pensare a quello che le era successo. Shizuru l’aveva vista e le aveva fatto promettere di non farlo mai più e non aveva visto con chi era. Ogni volta che provava a prendere l’argomento, lei lo evitava abilmente ricordandosi qualcosa che doveva fare oppure indirizzava la sua attenzione su altro. A Kuu poi nemmeno rivolgeva la parola. La diciottenne l’aveva lasciata sola, se n’era andata preferendo pararsi il sedere piuttosto che salvarla. Se non ci fosse stata Shizuru si sarebbe trovata in guai seri. Una parte di sé però, non riusciva a darle totalmente torto, dopotutto anche lei molto probabilmente avrebbe fatto lo stesso. Pensare prima a se stessi e poi agli altri, questo era l’unico insegnamento che aveva ricavato dal padre. Sollevò lo sguardo nel vedere Shizuru passarle accanto e arrossì nel notare che le stava sorridendo. Ormai aveva sempre più spesso quel tipo di attenzioni per lei e se da un lato le faceva piacere, dall’altro la metteva in soggezione di fronte agli altri. Erano al campo; la diciottenne, Reito, Haruka e Mai stavano provano il discorso d’apertura mentre gli atleti si allenavano. Tutti avevano ricevuto ordini precisi su come comportarsi, sull’essere sportivi e sul momento in cui avrebbero fatto la loro comparsa. Ognuno doveva avere un atteggiamento decoroso e non dovevano mettere in ridicolo la scuola alla quale appartenevano. Natsuki in quel periodo evitò di correre sulla moto per potersi concentrare al meglio sulle gare che l’attendevano. Kuu le aveva riferito che i suoi avversari nella corsa a ostacoli erano molto bravi e lei non voleva sentirsi da meno. Anche quando terminavano gli allenamenti con la scuola, la sedicenne faceva sempre un po’ di jogging la sera. Questo le serviva anche per non pensare a quello che le succedeva quando era vicino a Shizuru. Che fosse importante per lei l’aveva già ammesso, che superava enormemente Mai anche; eppure c’era qualcos’altro che la tormentava. Non riusciva a comprendere da dove nascesse la sua gelosia, perché ogni volta che le si avvicinava qualcuno all’infuori di lei, tutto il suo corpo s’irrigidiva e provava stizza. In fondo anche lei parlava con altre persone, alcune volte rideva e scherzava, ma quando succedeva alla diciottenne non lo sopportava. Era come se il suo inconscio la volesse solo per sé e le sembrava assurdo provare qualcosa di così forte per un’amica.
<< Natsuki >>.
La sua voce la risvegliò dai suoi pensieri e la fece arrossire. Non si era accorta che erano andati già tutti via facendola rimanere sola. Solo Shizuru la stava attendendo per tornare a casa insieme. Mai era andata via nel primo pomeriggio e adesso il sole stava per tramontare. La raggiunse arrossendo di fronte a quel sorriso che mostrava solo a lei.
<< Sei pronta per domani? >> le domandò la Presidentessa che in cuor suo già pregustava la ricompensa per la vittori conseguita dal liceo Fuuka. Due giorni al mare con Natsuki, un sogno.
<< Farò il culo a tutti! >> scherzò la sedicenne camminando.  
<< Sarà bellissimo vederti vincere >> disse la diciottenne sfiorandole la mano.
Natsuki la guardò per un attimo con occhi tristi.
<< Cosa c’è? >>.
<< Niente >> mentì la ragazza dagli occhi verdi riprendendo a guardare avanti << Stavo solo pensando >>.
<< Rendimi partecipe dei tuoi pensieri >> rispose Shizuru.
<< Mi hai mai pensata in questi anni, Shizuru? >>.
Quella domanda fece sorridere la più grande. Se gliela aveva porta, significava che lei lo aveva fatto e voleva sapere se la cosa era stata corrisposta.
<< Sempre Natsuki >> affermò fermandosi per guardarla in quegli occhi verdi e sistemandole una ciocca di capelli ribelli << Ogni giorno mi sono chiesta che fine avesse fatto quella bambina che mi chiamava in continuazione, che giocava con me, che mi faceva sempre compagnia >>.
La mora arrossì violentemente alle sue parole e si affrettò ad abbassare lo sguardo.
<< Anche…anche io ti ho pensato spesso, Shizuru >> mormorò a mezza voce << E sono…sono contenta di averti incontrato nuovamente… >>.
La diciottenne avvicinò la sua bocca all’orecchio della più piccola.
<< Questa volta non ti lascerò andare com’è successo cinque anni fa >>.
 
La mattina del giorno del tanto atteso Festival tutti erano eccitati. Per la prima volta Mai non dovette urlare a Natsuki di svegliarsi e insieme si recarono al campo molto presto. Ad attenderle trovarono Shizuru, Reito e Kuu. Via via che trascorrevano i minuti iniziarono ad arrivare anche gli altri atleti della scuola e i loro avversari. Quando i palchi che circondavano il campo sportivo fu pieno degli studenti che facevano il tifo per i loro amici, il Festival ebbe inizio. La cerimonia d’apertura fu caratterizzata da fuochi d’artificio e coriandoli sparati in aria e il lungo discorso tenuto principalmente da Shizuru ricevette un lungo e meritato applauso. Natsuki lo ascoltò sorridendo dalla panchina che era stata assegnata loro in attesa del loro turno. Era una giornata splendente e tutti erano contenti perché finalmente i loro sforzi erano stati ripagati. Come stabilito, Festival si aprì con il torneo di kendo. Takeda e Tate furono chiamati a misurarsi con gli avversari degli altri licei. Il diciottenne era particolarmente teso poiché quella era la sua ultima possibilità di vincere il premio e soprattutto era l’unica occasione di passare del tempo con Natsuki e di vederla in costume da bagno. A quel pensiero per poco non gli sanguinò il naso e velocemente schivò il colpo del suo avversario per poi farlo cadere con un’abile mossa. Il resto della sua squadra gli saltò addosso felici per la sua vittoria che significava un passo verso il premio. La vincita sulle altre scuole era, infatti, diventata una questione di principio dato che il Fuuka non riportava il primo posto per i suoi sportivi. Quest’anno ce l’avrebbero fatta, ne erano tutti convinti. Takeda si lasciò portare in trionfo dalla squadra e lanciò un saluto alla sedicenne che si limitò a congratularsi con lui. Le prove continuarono a svolgersi con regolarità, intervallate come da programma, da un breve spettacolo di prestigio e una pausa di un quarto d’ora. Mai era felice per come stavano andando le cose, si sentiva orgogliosa del suo lavoro nonostante il poco tempo iscritta al liceo e aveva già ricevuto dei complimenti da alcuni ragazzi per ciò che era riuscita a fare. Non poté avvicinarsi né a Natsuki né a Tate che aveva vinto il suo duello. Il sedicenne la guardava spesso sperando che avesse un attimo per lui, per poter chiacchierare visto che in quei giorni entrambi erano stati impegnati ed avevano avuto orari diversi. Purtroppo, però, Mai era stata sempre indaffarata con Reito a controllare che tutto si svolgesse per il meglio e che non sorgessero dei problemi improvvisi. L’unica cosa che riuscì a fare la rossa fu dare l’imbocca al lupo all’amica un attimo prima che prendesse posizione. Uno sparo diede inizio alla staffetta femminile. Tutti seguivano appassionatamente la corsa, il passaggio del testimone, i sorpassi, gli scatti di velocità delle atlete. Ma il vero urlo di incoraggiamento si ebbe quando Natsuki iniziò a correre. Era veloce come il vento, pareva che non sfiorasse nemmeno il terreno con i piedi. Si muoveva con agilità e in poco tempo si portò in testa. Sentiva l’adrenalina per il momento salirle al cervello, il cuore battere nel petto all’impazzata mentre s’impegnava con tutta se stessa. Voleva vincere, si era allenata parecchio per quel momento e si vedeva chiaramente che era nettamente superiore alla ragazza che era rimasta indietro. Sorrise nel vedere il traguardo e quando lo tagliò col suo corpo un urlo di gioia si levò dalla sua gola. Alzò le braccia al cielo mentre sentiva il telecronista dare alla sua squadra la vittoria della staffetta femminile. Fu immediatamente circondata dalle compagne e lei si dimenticò perfino del rancore che provava nei confronti della bionda. Ce l’aveva fatta. Sorrise mentre alzava con trionfo il testimone che ancora stringeva nella mano. Si voltò verso l’ala degli spalti destinata agli studenti dei Fuuka dove tutti stavano gridandoil suo nome. Con gli occhi cercò una persona che non vide in prima fila. Mai era in piedi accanto a Reito e Haruka ma non c’era traccia di Shizuru. Rimase ancora qualche istante immobile per individuare il suo volto e alla fine fu tirata via da Mika perché era il momento della staffetta maschile. Nel girarsi scoprì che la diciottenne era a pochi centimetri da lei. Si sorrisero e l’attimo dopo la mora le gettò le braccia al collo ancor prima di rendersi conto di quello che stava facendo.
<< Mi hai vista? >> le domandò.
Shizuru le porse un asciugamano pulito affinché potesse tamponarsi il sudore e le accarezzò il viso.
<< Ovvio >> rispose guardando la felicità nei suoi occhi << Sei stata bravissima >>.
<< Te l’avevo detto che non avevano nessuna speranza con me! >>.
La diciottenne continuò a sorridere mentre la osservava con quel completino blu che Kuu aveva scelto per le ragazze.
<< Adesso c’è un ultimo sforzo da compiere >> le disse riferendosi alla corsa a ostacoli.
Natsuki annuì e si voltò per osservare la staffetta maschile. Sapeva che si sarebbe tenuta dopo il salto in lungo e il salto in alto.
<< Riposati un po’ prima >> riprese la più grande allontanandosi per tornare al suo posto.
 
Kuu diede l’ordine alla sedicenne di riscaldarsi un quarto d’ora prima dell’inizio della corsa. La diciottenne aveva sostenuto e vinto il salto in lungo mentre la scuola aveva perso nella gara del salto in alto. Per loro era molto importante che Natsuki vincesse. Non erano mai stati così vicini alla riscossione del premio finale e per questo era tutti in visibilio. La mora s’incanalò nella sua corsia e si mise in posizione accanto alle avversarie. Sapeva che quella vittoria avrebbe fatto la differenza e non intendeva perdere. Esattamente come per la staffetta, ce l’avrebbe fatta e Shizuru sarebbe stata fiera di lei. quel pensiero improvviso la fece avvampare mentre una voce dava il via alla competizione. Le ragazze iniziarono a correre con grinta, nessuna voleva cedere il titolo all’altra. Natsuki non si curava delle altre ma solo del suo percorso. Guardava fisso avanti a sé e lasciava che il corpo corresse come era accaduto durante la sua prima gara. Era in testa e superava gli ostacoli senza sforzo. Si era allentata molto per quel momento. Nel vedere che aveva distanziato le avversarie di parecchi secondi, le prime urla degli studenti del suo liceo si iniziarono a levare dagli spalti. Facevano il tifo per lei. Quelle voce servirono a ricaricarla e a continuare. Saltò uno degli ultimo ostacoli ma improvvisamente un dolore acuto la colse all’altezza della spalla. Involontariamente aveva effettuato un movimento che doveva aver toccato la parte dolente. Rallentò impercettibilmente mentre la sofferenza le annebbiava la vista e fu superata da una delle ragazze. La vide passarle accanto e non poter fare niente. Le grida di chi faceva l’aveva fino a quel momento incitata si zittirono mentre lei correva. Shizuru sentì il cuore fermarsi nel comprendere che doveva esserle successo qualcosa e si ricordò del piccolo incidente avvenuto settimane prima sempre in quel campo. Si alzò in piedi quasi di scatto e nello stesso istante Mai, seduta a pochi metri da lei, fece lo stesso.
<< Forza, Natsuki! >> gridò con tutto il fiato che aveva in gola << Siamo con te! >>.
Fu come se quelle parole servirono a scuotere gli animi degli altri ragazzi che subito dopo ripresero a urlare il nome della sedicenne e a incitarla. La mora correva, doveva riprendere l’avversaria che l’aveva superata. Strinse i denti provando a non pensare al dolore e si concentrò solo su quello che sarebbe avvenuto in caso di vittoria. Sarebbero andati al mare per due giorni, Shizuru sarebbe andata al mare per due giorni. Non si era dimenticata, infatti, di quanto alla diciottenne piacesse la spiaggia. Ricordava che da bambine i suoi genitori le portavano spesso alla loro seconda casa per le vacanze e di come le avesse insegnato a nuotare. Sorrise mentre si rivedeva bambina sgambettare dietro una Shizuru sempre più matura di lei e come con un salto distruggesse i castelli che l’altra costruito pazientemente. Le doveva quel premio, doveva farsi perdonare da lei per ciò che aveva visto. Si morse la lingua chiudendo per un attimo gli occhi e aumentò la sua velocità. Mancavano meno di settanta metri al traguardo. Il suo respiro si fece più affannoso, il cuore iniziò a pompare più sangue nelle arterie, il sudore le imperlò la fronte ma tutto questo fu messo al secondo posto quando superò la ragazza dell’altra scuola e riuscì a vincere il primo posto. Riuscì a fermarsi doversi metri più in là che però, non gli impedirono di sentire il grido di gioia che lanciò la parte destinata agli studenti del Fuuka. Si chinò leggermente sulle gambe mentre tornava a respirare normalmente. Il dolore alla spalla le impediva di assaporare al massimo la vittoria ma era felice lo stesso. Era reale, avevano vinto il fine settimana al mare. Si rimise in posizione eretta e alzò la mano con contentezza verso i ragazzi che gridavano. Notò che Mai applaudiva con forza e che Takeda le aveva mandato un bacio. Se non si fosse sentita così stanca, sarebbe andata da lui e lo avrebbe riempito di pugni. Guardò Shizuru sorridendo come se fosse la cosa più semplice del mondo e si chiese perché era lei quella che voleva vedere felice. Aveva sopportato la sofferenza per lei e per quella grande importanza che simboleggiava nel suo cuore. Per la diciottenne avrebbe corso ancora, si sarebbe fatta consumare le suole delle scarpe ma non avrebbe mollato. Strinse la mano alle sue avversarie sconfitte e camminò verso gli spogliatoi. Quando fu dentro, chiuse la porta alle sue spalle e si lasciò scivolare per terra dopo essersi appoggiata ad una parete. Si prese con la mano libera il braccio dolente e si maledisse per quel problema che aveva. Si odiava per quella sua debolezza, per quella spalla che al minimo movimento improvviso le procurava dolore. Imprecò a voce alta approfittando del fatto che fosse sola e si rialzò. Aprì il rubinetto e fece scorrere per parecchi secondi l’acqua fredda su entrambe le mani senza muoversi. Lentamente se la gettò sul viso tenendo gli occhi chiusi. Nel riaprirli scoprì che Shizuru era alle sue spalle. Si voltò quasi di scatto appoggiandosi al lavandino.
<< Shizuru… >> disse cercando di apparire normale.
<< Non vai a festeggiare con gli altri? >> le chiese la diciottenne avvicinandosi.
<< Certo, ora vado >> rispose la sedicenne << Stavo cercando qualcosa da mettermi che non puzzi come il resto >>.
Shizuru le sorrise.
<< Tutto bene, Natsuki? >>.
L’altra annuì dopo aver fatto un respiro profondo. Non voleva metterla al corrente del suo problema, si sarebbe solo preoccupata.
<< Sapevo che ce l’avresti fatta >> continuò la Presidentessa << Anche quando quella ragazza ti ha superato >>.
<< Volevo darle un po’ di vantaggio >>.
<< Da quanto hai questo problema alla spalla? >> le domandò diretta Shizuru non sopportando il modo di Natsuki di evitare gli argomenti sconvenienti.
<< Non so a cosa ti riferisci >> rispose la sedicenne passandole accanto per uscire.
Prontamente la diciottenne l’afferrò per il braccio sano per bloccarla e con l’altra mano la toccò esattamente dove le faceva male. Un gemito di dolore sfuggì dalle labbra della mora.
<< Mi riferisco a questo >>.
Natsuki chinò il capo senza guardarla.
<< Lasciami >>.
Shizuru allentò la presa ma non le permise di allontanarsi.
<< Non avresti dovuto gareggiare >> le disse << Puoi aggravare la tua situazione >>.
<< Aggravare la mia situazione? >> ripeté la più piccola con ironia << Abbiamo vinto per merito mio! Se non avessi corso questa scuola si poteva sognare di vincere! >>.
<< Ma questo non deve accadere a scapito della tua salute >>.
<< Io sto benissimo >> si ostinò la sedicenne.
<< Da quanto tempo ci soffri? >> chiese nuovamente la Presidentessa << Quando eravamo piccole… >>.
La mora scosse il capo come se non volesse ascoltarla.
Cosa dovrei dirti?, si chiese, Che è stato mio padre? Che è colpa sua? Quanto dolore ti procureranno queste mie parole? Io non voglio ricordare!
<< Abbiamo vinto >> ripeté sollevando lo sguardo e sorridendo appena mentre scacciava quei pensieri << Andremo al mare >>.
Shizuru sentì il cuore perdere un battito mentre comprendeva il significato delle sue parole. L’aveva fatto per lei, perché ricordava quanto le piacesse. L’abbracciò cercando di non farle male e si domandò come quella ragazza riuscisse sempre a sorprenderla. Era per questo che si era innamorata di lei.
 
La cerimonia di premiazione fu seguita da tutti gli studenti in silenzio e agli atleti vincitori e agli organizzatori furono consegnati i biglietti per l’autobus che li avrebbe portati alla loro destinazione il giorno seguente. Natsuki fu premiata con due medaglie tra gli applausi dei ragazzi. In poco tempo, era diventata molto famosa. Anche per Kuu fu la stessa cosa e nessuno più di loro meritava quei due giorni di riposo e divertimento. Mai guardò il gruppo che si era costituito per la vacanza e sorrise. Oltre a lei, Natsuki, Tate, Kuu, Shizuru, Takeda, Haruka e Reito, sarebbero partiti anche Nao, che a causa di una punizione si era ritrovata a far parte del gruppo degli organizzatori, Chie e Aoi, fotografe ufficiali dell’evento, e un ragazzo di diciotto anni, Taiki, che aveva vinto il torneo di tennis.
Si prospetta un fine settimana interessante, pensò la sedicenne dai capelli rossi mentre posava gli occhi su Takeda e subito dopo su Shizuru, Sarò molto più discreta stavolta Natsuki.

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Capitolo 20
*** Gita al mare ***


Si ritrovarono tutti fuori il liceo, nella piazza principale la mattina presto. Ognuno aveva con sé un piccolo bagaglio, giusto il necessario per un paio di giorni. Tate teneva in mano il pallone e ogni tanto lo lanciava a Takeda che prontamente lo afferrava per rimandarglielo, Mai si trascinava dietro una stanca Natsuki che sbadigliava continuamente, Chie scattava foto a chiunque, Nao si lamentava dell’orario dell’incontro. Quando il gruppo vincitore fu presente, presero posto sull’autobus e il viaggio ebbe inizio. La mora si addormentò immediatamente con la testa appoggiata al finestrino, Shizuru prese posto vicino ad una silenziosa Kuu, Reito approfittò del fatto che Mai fosse sola per sedersi dietro di lei, Haruka optò di fare il viaggio in piedi urlando regole su come comportarsi una volta arrivati e Tate si meravigliò di quanto gli desse fastidio vedere la rossa chiacchierare affabilmente col diciottenne. La Presidentessa del Consiglio Studentesco spesso lanciava occhiate alla sedicenne addormentata messa sotto tiro degli scherzi di Nao e si beava pensando a quei giorni che l’aspettavano. Natsuki le aveva fatto comprendere che voleva trascorrere del tempo con lei e sicuramente la diciottenne avrebbe trovato il modo di impiegarlo al meglio. Guardò la ragazza che le sedeva accanto meravigliandosi di quanto poco sapesse di lei. Era un’atleta formidabile, aveva tutta la sua ammirazione per come aveva brillato al Festival anche se l’attenzione principale l’aveva canalizzata la più piccola su di sé.
<< Nao, io ti ammazzo! >> urlò improvvisamente Natsuki dopo che la quindicenne le aveva lanciato addosso per svegliarla il pallone di Tate.
Nao corse per non essere presa e riuscì a schivarla quando la mora provò a bloccarla lanciandosi contro di lei. Natsuki finì addosso a Shizuru e Kuu tra le risa della rossa e le sgridate di Haruka.
<< Kuga e Yuuki possibile che siate sempre voi? >> tuonò utilizzando un microfono anche se non ce n’era bisogno << Quando arriviamo, riceverete la giusta punizione! >>.
<< Ma è stata lei a iniziare! Mi ha lanciato addosso il pallone! >> si lamentò la mora.
<< Dovresti ringraziarmi, Kuga >> le rispose prontamente Nao << Non hai bisogno di sognarlo il principe azzurro, ci sei andata a finire sopra >>.
<< Nao! >>.
Nonostante tutto quello che aveva detto la bionda, Natsuki riprese a correre verso la quindicenne con l’intenzione di fargliela pagare, anche se non aveva ben compreso cosa volesse dire la ragazzina. Sapeva solo che le sue battute la irritavano terribilmente.
<< Scusami, Shizuru! >> disse subito dopo ricordandosi di essersi comportata da maleducata << Anche tu, Kuu-san >>.
La Presidentessa le sorrise con gentilezza mentre la bionda sbuffò.
Il viaggio durò un paio d’ore, durante le quali un Tate sempre più geloso dei sorrisi che la sedicenne dai capelli rossi rivolgeva a Reito faceva di tutto per non guardarla parlando con Takeda e Taiki di sport. I due diciottenni si conoscevano da qualche anno ma non avevano mai avuto occasione di approfondire la loro amicizia. Taiki era un ragazzo biondo e gli occhi verdi, dal fisico asciutto di chi ha sempre praticato una disciplina sportiva e viveva al dormitorio fin dal primo anno di liceo. Takeda ricordava di aver scambiato con lui qualche parola per i corridoi dell’istituto però niente di più oltre questo. Era un tipo abbastanza solitario, un po’ come l’Organizzatrice degli Eventi Sportivi.
<< E così quella ragazzina è diventata molto popolare >> constatò il biondo indicando con lo sguardo Natsuki che veniva ripetutamente punzecchiata da Nao.
Il volto del Capitano di kendo arrossì violentemente a quelle parole.
<< Già… >> si limitò a rispondere stringendo i pugni sulle ginocchia. Quella era la sua occasione con la mora, non avrebbe avuto un’opportunità migliore per stare con lei. Quei due giorni lontani dagli impegni quotidiani, ricchi solo di relax e divertimento, erano perfetti per farle capire quello che provava e per aprirgli il suo cuore. Era convinto che sotto quella corazza di indifferenza e freddezza nei suoi confronti si nascondesse una ragazza gentile che non vedeva l’ora di essere liberata. Lui avrebbe operato quel piccolo miracolo. Il pensiero di ciò che avrebbe fatto lo fece sorridere mentre la guardava. Sin dal primo momento che la vide capì di essersi innamorato di lei, di quello sguardo glaciale che non ammetteva confronti con nessuno, di quei modi bruschi, di quella voce dura che diceva sempre quello che pensava.
Sì, si disse, Questa è la chance che aspettavo.
Gli stessi pensieri su Natsuki li stava avendo in quel momento Shizuru. La sedicenne le passava ripetutamente vicino cercando di afferrare Nao per la collottola, sgattaiolando tra le gambe di Haruka che sbraitava contro di loro e ignorando i consigli di Mai sul lasciar perdere la quindicenne, e ogni volta la diciottenne si inebriava del profumo che emanavano la sua pelle e i suoi capelli riuscendo a sfiorarla perfino qualche volta. Era consapevole della cotta del Capitano della squadra di kendo però non le appariva un valido avversario in quella sfida. Il rapporto con Natsuki era molto più profondo di quanto si potesse credere, anche Mai ignorava fino a che punto si fossero spinte. Ma se la mora si comportava spontaneamente e senza nessun secondo fine, Shizuru aveva ben presenti i suoi sentimenti per la sedicenne. Il suo obiettivo era quello di farle prendere coscienza di ciò che le bruciava dentro e di farle contraccambiare quello che provava. Non sarebbe stato difficile, Natsuki, anche se inconsapevolmente, sapeva che la diciottenne era importantissima e che non vi avrebbe mai rinunciato. A quel punto bastava semplicemente spingere un po’ e portarla alla consapevolezza che la sua non era amicizia ma amore. Nessuna ragazza era gelosa delle amiche dell’altra, il suo era un affetto ancora al primo stadio. A lei spettava il compito di portarlo ai livelli successivi. Guardò il paesaggio dal finestrino sentendo che l’autobus stava rallentando fino a fermarsi. Haruka continuava a urlare di comportarsi bene, di non rompere niente e di non dare fastidio agli altri clienti dell’albergo ma, quando le porte di aprirono, nessuno dei ragazzi l’ascoltò più.
<< Mare, mare, mare! >> gridò Mai felice osservando la spiaggia che si estendeva sotto i suoi occhi.
<< Tokiha vediamo chi arriva prima all’hotel! >> gridò Tate facendole la linguaccia e iniziando a correre. Non sapeva il motivo, però voleva che la sedicenne si allontanasse dal diciottenne e gli scherzi erano l’unica cosa che gli vennero in mente in quel momento.
<< Ci sarà da divertirsi >> affermò Nao guardandoli correre e poi volgendo la sua attenzione alla mora << Davvero tanto >>.
Reito, mentre camminavano, si accostò a Shizuru e lentamente si portarono alla fine del gruppo.
<< Occasione perfetta, non trovi? >> domandò il ragazzo senza guardarla.
La Presidentessa annuì.
<< Mai-san sarà una preda facile per te >> constatò.
<< E lo stesso dovrebbe essere per la sua amica >>.
<< Shizuru, sbrigati! >> urlò Natsuki agitando una mano notando che i due diciottenni erano gli ultimi.
Reito sorrise nel vedere l’attenzione che aveva appena avuto la sedicenne per l’altra ragazza. Doveva ammettere che Shizuru era molto più avanti di lui nonostante usassero le medesime tecniche. Gentilezza, cortesia, nessuna forzatura; eppure se la Presidentessa era molto vicina al suo obiettivo, per il diciottenne non era la stessa cosa. La sedicenne dai capelli rossi era certamente lusingata dalle sue attenzioni e dai suoi gesti ma al tempo stesso era anche bloccata. E Reito non aveva impiegato molto a comprendere da cosa. Alzò gli occhi sul ragazzo biondino che stava facendo il solletico a Mai e scosse il capo. Come si poteva preferire lui al suo posto?
Intanto, il gruppo era entrato nella hall ed erano stati accolti da una donna dai lunghi capelli rossi situata dietro il bancone della reception.
<< Buongiorno >> salutò gentilmente << I ragazzi del Fuuka? >>.
<< Sì, siamo noi >> rispose Reito prendendo la parola.
<< Era da un po’ che non vi si vedeva da queste parti >> ironizzò la donna riferendosi al Festival.
<< Quest’anno ci siamo rifatti >>.
<< Bene, come saprete le nostre sono camere doppie quindi decidete il vostro compagno ed io vi darò il pass >>.
I ragazzi si riunirono per decidere.
<< Io sto con Natsuki! >> gridò Mai un po’ troppo forte per evitare che alla diciottenne potessero venire strane idee.
<< Takeda io divideremo la stanza >> affermò Tate.
<< Haruka-san, che ne direbbe di stare con me? >> domandò Kuu volgendosi verso la bionda.
L’altra diciottenne annuì energicamente.
Reito e Taiki, essendo gli unici due maschi, si trovarono in camera insieme. Anche Chie e Aoi finirono con lo stare insieme. Nao guardò tutti i ragazzi del gruppo che avevano trovato un compagno e solo alla fine posò gli occhi sull’ultima ragazza spaiata.
<< Nao-san, credo che ti toccherà stare con me >> disse Shizuru con una sottile ironia nella voce.
<< No, no! >> ribatté la quindicenne scuotendo il capo << Io in camera della pervertita numero uno non ci voglio stare! >>.
<< Non usare quel tono con Shizuru! >> esclamò Natsuki diventando rossa.
<< E allora perché non ci vai tu? Sono sicura che entrambe trovereste che fare la notte >>.
Il voltò della mora avvampò ulteriormente e stava per saltarle addosso se Mai non l’avesse afferrata per il braccio sinistro.
<< Natsuki è in camera con me! >> puntualizzò.
<< Sono sicura che Nao-san si troverà bene anche con me >> affermò la Presidentessa che per un solo attimo aveva sperato che le parole della più piccola si avverassero.
Natsuki la guardò negli occhi per un lungo secondo prima di abbassare il capo.
<< E comunque non c’è altra scelta >> disse Reito inserendosi << A meno che qualcuno non voglia cambiare >>.
La mora si voltò leggermente verso l’amica che, però, non la stava guardando. Forse doveva proporsi lei, ovviamente solo per salvare la diciottenne dalla snervante presenza di Nao. Ma la rossa come avrebbe reagito alla sua offerta? D’altra parte non poteva permettere che la quindicenne trattasse male Shizuru. Stava ancora riflettendo sui pro e i contro, quando il ragazzo dai capelli scuri interruppe ogni suo ragionamento.
<< Vedo questa come unica soluzione. Molto bene, prendiamo le chiavi e ognuno si diriga nella propria camera >>.
 
<< Vedi di non farti strani pensieri solo perché dormiremo nella stessa stanza >> disse Nao appena entrate dopo aver gettato il suo bagaglio per terra ed essersi seduta sul letto che aveva deciso essere suo.
Shizuru posò delicatamente la borsa sul tavolino e le sorrise come era suo solito fare.
<< Non preoccuparti, Nao-san >> rispose con calma << Non sei tu quella che mi interessa >>.
Fingere di fronte alla ragazzina era inutile, era molto sveglia ed era stata una delle prime a comprendere la sua vera natura.
<< Oh, l’avevo ben compreso >> fece l’altra osservandola << Solo che al momento la tua amichetta non è ancora disponibile a fare certi giochetti con te quindi ci tengo a precisare la situazione >>.
Inaspettatamente la diciottenne le sfiorò una guancia e quel gesto fece saltare la quindicenne.
<< Che cosa ti salta in mente pervertita? >> gridò << Pensavo di essere stata chiara! >>.
Shizuru si concesse di ridere prima di rispondere.
<< Chiarissima, Nao-san. Il mio era solo un atto d’affetto totalmente innocente >>.
<< Tu innocente? >> ripeté la rossa inarcando il sopracciglio << Vallo a dire a tutte quelle ragazze del nostro liceo che hai scaricato >>.
Quella frase colpì la diciottenne che si alzò avvicinandosi alla finestra che si affacciava sul mare.
<< Solo una è veramente importante >>.
 
<< Dai, Natsuki >> disse Mai dopo essere uscita dal bagno << Indossa il costume che la spiaggia ci aspetta! >>.
Si guardò allo specchio soddisfatta della sua prova costume e mise il pareo. Gettò un’occhiata attraverso il vetro all’amica che ancora non si era mossa dal letto da quando erano arrivate.
<< Che hai? >> le chiese voltandosi leggermente.
La mora sembrò risvegliarsi in quel momento dai suoi pensieri e la fissò.
<< Niente, pensavo >>.
<< Forza! >> la incitò la rossa con energia afferrandola per il braccio per farla alzare << Mettiti il costume e scendiamo! >>.
 << Sì, sì ho capito! >> fece la sedicenne passandosi una mano tra i lunghi capelli.
Mai la guardò dirigersi in bagno e, solo quando l’altra chiuse la porta, fece un respiro profondo. Aveva notato il repentino cambiamento di Natsuki durante l’assegnazione delle stanze e pensare che era dovuto al fatto che Nao dividesse la camera d’albergo con Shizuru, le faceva provare stizza. Perché ogni cosa che fa con qualcun altro ti rattrista?, si domandò con una nota di tristezza.
<< Mai >> disse l’amica richiamando la sua attenzione.
La rossa alzò gli occhi su di lei e dovette ammettere che la sua amica avrebbe fatto un figurone in spiaggia. Si mise in piedi mentre l’altra ragazza indossava una maglietta e un paio di pantaloncini e prese il pass per metterlo in borsa una volta fuori.
<< Sai >> affermò improvvisamente la mora mentre scendevano le scale << Mi sto domando se sia stata la cosa giusta lasciare Nao con Shizuru >>.
Mai si bloccò per un solo secondo prima di riprendere a camminare. I suoi sospetti erano fondati.
<< Beh, sicuramente lei è l’unica che potrebbe sopportarla e tu la meno indicata! >> rispose con una risata.
Natsuki sorrise.
<< Non vorrei che le dicesse qualcosa di sgradevole. Hai visto come si rivolge a lei? >>.
<< Si rivolge così a tutti >> precisò la sedicenne dai corti capelli rossi << Oh, andiamo Natsuki! mi vorresti far credere che ti stai angustiando per questa sciocchezza? >>.
A quelle parole l’altra arrossì.
<< No, assolutamente no >> mentì abbassando verso il pavimento lo sguardo.
 
<< Dai, togliti la maglia! >>.
<< Ho detto che non mi va! >> ribatté Natsuki ostinandosi a restare sotto l’ombrellone.
Era l’unica che ancora non si era spogliata e sembrava che volesse restare in quel modo per tutto il giorno. Mai la guardò sconsolata e sbuffò mentre tornava a prendere il sole. Gli altri ragazzi giocavano a riva col pallone di Tate mentre Kuu era a pochi metri e pareva essersi addormentata sull’asciugamano. Tutti ridevano e si schizzavano e la voce possente di Haruka si ergeva con forza. Natsuki si guardò intorno. Mancavano solo Shizuru e Reito. Perfino Nao si stava divertendo a giocare a pallone.
<< Kuga, hai intenzione di fare la muffa lì sotto? >> la prese in giro la quindicenne.
<< Fatti gli affari tuoi! >> le urlò la mora.
Involontariamente si portò la mano alla spalla. Il dolore le era passato ma c’era una altra cosa che la preoccupava. La cicatrice, non voleva che la vedessero.
<< Piantala e vieni a giocare oppure hai paura di perdere? >>.
<< Paura io? >> ripeté Natsuki scattando in piedi << Ti faccio vedere io Nao! >>.
Mai sorrise di fronte a quelle parole. Era proprio quello che voleva per scrollarla un po’. La vide gettare la maglietta sotto l’ombrellone e correre verso il gruppo. Takeda, che stava per schiacciare, nel vederla arrivare, perse la concentrazione e il pallone gli finì addosso facendogli perdere l’equilibrio e cadere. Si rimise in piedi in fretta urlando che non si era fatto niente mentre osservava la sedicenne. Indossava un bikini azzurro a tinta unita, il pezzo di sotto aveva i laccetti che le lasciavano scoperti i fianchi e il pezzo di sopra era a forma di triangolino che le metteva ancor più in evidenza il seno. Il corpo era magro, sottile, modellato dagli allenamenti che aveva affrontato per il Festival ma anche per il proprio piacere. Tate, che non provava alcun interesse per la mora, lanciò nuovamente la palla all’amico non rendendosi conto che quest’ultimo era completamente imbambolato. Il colpo lo prese in pieno viso e lo fece cadere per la seconda volta. Tutti scoppiarono a ridere.
<< Kuga, al tuo ammiratore tra un po’ gli prende un infarto! >> scherzò Nao.
<< Non è il mio ammiratore! >> rispose prontamente la mora mettendosi accanto a Chie nel cerchio.
<< Natsuki, stai benissimo in costume >> affermò Aoi sorridendo.
<< Grazie… >> disse l’altra ragazza arrossendo per il complimento.
<< Farai una strage >> fece Chie strizzandole l’occhio in segno d’intesa.
<< Dai, ricominciamo a giocare! >> urlò Haruka che era totalmente indifferente a tutti quei discorsi << Takeda-san, se non ti senti bene ti consiglio di uscire dall’acqua e riposarti >>.
<< E perché dovrebbe farlo? >> s’intromise la quindicenne che aveva in mano la palla << Da qui si gode di una vista di gran lunga superiore a quella sotto l’ombrellone! >>.
Detto, lanciò il pallone in aria e schiacciò su Natsuki che lo riprese mandandolo a Tate. Ogni tanto si voltava indietro per controllare se fosse arrivata Shizuru. Ma dove era finita? Doveva preoccuparsi?
<< La tua amichetta arriverà, non ti preoccupare >> la punzecchiò Nao che comprese subito a cosa era dovuto il suo comportamento << Al massimo si starà divertendo tutta sola, perché non le vai a fare compagnia? >>.
Natsuki saltò per schiacciare la palla che stava arrivando verso di lei con tutta la forza che aveva mirando sulla quindicenne ma questa si tuffò velocemente in acqua e finì per colpire Takeda.
<< Scusa >> disse semplicemente la mora lanciandosi all’inseguimento della rossa con l’intento di affogarla.
Dopo un quarto d’ora, entrambe tornarono a giocare con gli altri, Natsuki con più soddisfazione dell’altra che ancora sputacchiava acqua salata. Mai, che aveva deciso di voler tornare a scuola con un’abbronzatura da urlo, non si spostava dalla sua postazione sotto il sole, limitandosi a incoraggiare gli amici. Improvvisamente Reito e Shizuru fecero la loro comparsa e richiamarono l’attenzione di tutti i presenti. Perfino Kuu alzò gli occhi per vederli passare. Il diciottenne esibiva con naturalezza il suo fisico scultoreo che non era nascosto dalla maglietta mentre sorrideva serafico alle ragazze che erano lì che lo fissavano adoranti; mentre la Presidentessa era impeccabile come al solito. Indossava un pareo viola che lasciava intravedere il costume nero a due pezzi e che le evidenziava le forme e un cappello ad ampia falda dello stesso colore. Si fermarono sotto l’ombrellone che era stato concesso loro dall’albergo e Shizuru si spogliò. Un mormorio generale si diffuse su tutta la spiaggia quando finalmente la diciottenne si liberò del pareo, della borsa che aveva sottobraccio e del cappello. Perfino Natsuki rimase incantata ad osservarla. Le pareva bellissima. L’attimo dopo urlò nel sentirsi colpire dalla palla schiacciata da Nao.
<< Piantala di fare gli occhi a cuoricino! >> le urlò la più piccola ridendo della sua espressione.
<< Shizuru-san è meravigliosa in costume da bagno! >> sussurrò Aoi a Chie.
Anche i ragazzi si scambiarono dei commenti poco garbati e lunghi fischi d’approvazione.
<< Natsuki! >> chiamò Shizuru prima che la mora potesse rispondere alla quindicenne.
Immediatamente la sedicenne uscì dall’acqua per andare da lei.
<< Ehi Shizuru! >> esclamò << Ma dov’eri? >>.
Prima di parlare, la Presidentessa si concesse qualche secondo per osservare quel giovane corpo bagnato venire nella sua direzione. Il seno era a malapena nascosto dal triangolino e la mutandina pareva essersi ristretta. Tremò per un attimo di un piacere che doveva tenere nascosto.
<< Sono stata trattenuta da alcune questioni insieme a Reito-san >> si scusò senza smettere di guardarla mentre si strizzava i capelli dall’acqua in eccesso.
La mora si chinò su di lei.
<< Vieni in acqua, dai! >> le disse allungando una mano.
A quel gesto Mai alzò la testa di scatto pronta a impedire qualunque contatto ma l’arrivo irruento di Tate che la trascinò a mare di peso le impedì anche solo di parlare. Natsuki rise di gusto nel vedere la scena e l’attimo dopo Shizuru si alzò in piedi.
<< Facciamo una passeggiata? >> le propose sorridendo.
La sedicenne gettò una breve occhiata al gruppo che stava giocando in acqua prima di annuire e iniziare a camminare al suo fianco.
 
<< Cos’è che sbirci, Natsuki? >> le domandò con ironia la diciottenne notando le occhiate che le lanciava spesso la più piccola.
A quella domanda la sedicenne arrossì violentemente. Come faceva a dirle che non aveva mai riflettuto su quanto fosse cambiato il suo corpo in quegli anni e di come lei solo adesso se ne stava rendendo conto?
<< Niente >> rispose con imbarazzo mettendosi ad osservare i suoi piedi che affondavano nella sabbia bagnata.
Shizuru aveva indossato il suo pareo per la passeggiata e pareva essere a suo agio al contrario della mora che si sentiva improvvisamente messa a nudo. Non sapeva quali sentimenti agitassero in quel momento il cuore della diciottenne.
<< Non ti ricordi questo posto? >>.
Natsuki la guardò con aria interrogativa mentre Shizuru si fermava vicino a un gruppo di scogli. Si sedette su quello più vicino e le fece segno di avvicinarsi.
<< Siamo già venute qui con i nostri genitori >> le spiegò << Ma forse te lo sei dimenticato perché eravamo molto piccole >>.
La sedicenne si voltò per poter osservare l’intera spiaggia e dovette scuotere il capo.
<< No, mi spiace >> rispose infine << Non ricordo questo posto >>.
<< E’ un peccato, ci siamo divertite molto >>.
Era stata la prima volta che i loro genitori avevano deciso di trascorrere le vacanze insieme ed era stato proprio durante quelle giornate che la più grande aveva compreso che la vicinanza del corpo di Natsuki le faceva battere il cuore in modo diverso. Allora avevano solo quattro e sei anni eppure quella sensazione non l’aveva più abbandonata.
<< Mi dispiace, Shizuru >> disse improvvisamente la sedicenne << Nao non deve proprio essere la compagna ideale per te >>.
Un sorriso illuminò il volto della Presidentessa.
<< Avresti voluto essere al suo posto? >> le chiese con una nota di scherno.
<< Ma che dici! >> esclamò Natsuki a disagio e iniziando a muoversi davanti a lei con l’acqua che le arrivava alle caviglie. Possibile che riusciva sempre a imbarazzarla? Doveva imparare a tenere la bocca chiusa!
Presa dai suoi pensieri non si accorse d’aver messo il piede su un sassolino e scivolò cadendo col sedere nell’acqua. Shizuru scoppiò a ridere non riuscendo a trattenersi.
<< Natsuki, Natsuki >> la rimproverò con un sorriso sornione << Dovrei metterti dei pesi alle caviglie affinché tu possa evitare di cadere! >>.
Allungò una mano per aiutarla a sollevarsi ma, quando la sedicenne la strinse, la tirò verso di lei trascinandola in acqua. Il corpo della diciottenne era sul suo, il suo seno premeva sul petto, le sue gambe erano tra quelle della più piccola. Immediatamente la mora s’irrigidì comprendendo che a separarle c’era solo il costume tra l’altro anche bagnato. Il suo cuore prese a battere all’impazzata nel petto mentre le mani della più grande tenevano strette le sue sul fondale. Si guardarono negli occhi senza dire niente; Shizuru era inebriata da quella vicinanza e da come poteva sentire il corpo, che ancora nessuno aveva sfiorato, sotto di sé. Si chinò sul suo volto umido e salato, che stava arrossendo sempre di più col trascorrere del tempo, con l’intenzione di volerlo assaporare ma fu improvvisamente interrotta da una voce maschile.

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Capitolo 21
*** Turbamenti ***


Mai era riuscita a liberarsi dalla presa di Tate solo dopo che il sedicenne l’ebbe trascinata in acqua incurante del suo desiderio di essere lasciata a fare la lucertola sotto il sole. Per qualche secondo fece finta di prendersela col ragazzo, il quale la schizzò ancor di più e tra le risate generali di tutti i presenti la sollevò nuovamente di peso e la gettò a pochi metri da lui. Quando la rossa riemerse notò che Natsuki e Shizuru si stavano allontanando, segno che la sedicenne aveva accettato il suo invito a passeggiare. Si passò una mano tra i capelli aprendo la bocca per parlare ma la voce di Nao la bloccò.
<< Lasciale stare >> le disse << Nessuno ha forzato la tua amica, sta facendo esattamente quello che vuole. Anche a me la pervertita non piace ma non posso certo dire che sia una violentatrice >>.
La più grande voleva risponderle però non sapeva cosa dirle. Sapeva che aveva ragione eppure si rifiutava di ammetterlo soprattutto a se stessa.
<< Mai >> disse Reito avvicinandosi alla ragazza e approfittando del fatto che Tate fosse tornato a giocare a pallone con Takeda << E’ tutto a posto? Ho visto ciò che ti è successo e purtroppo non sono riuscito a evitarlo >>.
<< Reito non è colpa tua >> rispose Mai arrossendo mentre con la coda dell’occhio notava che Nao si stava allontanando.
Il ragazzo le sorrise e la guidò fuori dall’acqua. Si sedettero sul bagnasciuga e la sedicenne prese a giocherellare nervosamente con la sabbia. Da quando l’aveva baciata, lei aveva sempre cercato di non restare sola con Reito per più di qualche minuto. Voleva prima capire cosa provava sia per li che per Tate e solo dopo azzardare qualche passo che considerava importante.
<< Sei a disagio con me? >> le domandò il diciottenne osservandola.
Il volto della rossa avvampò. Cosa doveva dirgli? Che ancora non aveva capito se era innamorata di lui? Quanto sarebbe stato umiliante sentirselo dire?
<< No, è che semplicemente… >>.
Non sapeva dove andare a parare.
Oh Natsuki!, pensò improvvisamente, Possibile che tu non ci sia mai quando ho bisogno d’aiuto?
<> chiese Takeda avvicinandosi al gruppo dopo aver notato l’assenza della mora.
La ragazza alzò gli occhi su di lui.
<< L’ho vista fare una passeggiata con Shizuru-san da quella parte >> rispose indicando la direzione con l’indice << Forse dovremmo andare a chiamarle >>.
Che guastafeste, si disse Reito, Takeda quando capirai che non te la darà mai?
<< Non preoccuparti, ci penso io! >> esclamò il diciottenne correndo via. Forse si era reso conto d’aver interrotto qualcosa.
Percorse in pochi minuti la spiaggia ma non riusciva ancora a vedere le due ragazze.
<< Natsuki! >> iniziò a chiamare a gran voce << Shizuru-san! >>.
Per qualche secondo nessuno gli rispose. Ripeté i loro nomi urlando e improvvisamente notò dei movimenti dietro un gruppo di scogli. Si avvicinò incuriosito e vide la mora e la Presidentessa distese in acqua l’una sull’altra. I loro corpi bagnati e sporchi di sabbia si toccavano e strusciavano. Poco mancò a farlo svenire.
<< Oh, Takeda-san ci sei anche tu >> disse Shizuru senza muoversi e sorridendo.
Leggeva chiaramente l’imbarazzo e il disagio nei suoi occhi e desiderava che vedesse cosa piacesse a Natsuki.
<< Takeda! >> esclamò la mora divincolandosi e cercando di rimettersi in piedi << Non è nulla di quello che stai pensando! >>.
<< Ma, io… >> provò a difendersi il ragazzo senza però riuscire a cancellare i pensieri impuri che stava facendo.
<< Natsuki, non si dicono le bugie >> scherzò l’altra con malizia.
<< Shizuru non ti ci mettere anche tu! >> esclamò la sedicenne sempre più rossa << Siamo solo scivolate! >>.
<< No, tu sei scivolata e mi hai trascinata sopra di te >> precisò la diciottenne sorridendo.
Cos’ha detto?, pensò il Capitano della squadra di kendo, Trascinata sopra di lei?
Immagini immorali sulle due ragazze si fecero strada nella sua mente.
<< Non farlo passare per quello che non è! >> si difese Natsuki << Guarda che poi ci crede veramente! >>.
Shizuru le accarezzò il viso con una mano in modo delicato senza smettere di ridere sottovoce e iniziò a camminare verso il resto del gruppo. Sia Takeda che la sedicenne si affrettarono a seguirla.
 
Ricongiuntisi, Mai aveva trascinato Natsuki con lei in acqua per giocare con l’intento di non farla restare ancora un altro minuto con Shizuru. Takeda si unì a loro e, insieme a Tate, fecero finta di lottare e scappare dai ragazzi che volevano sollevarle di peso e farle ricadere a mare. Shizuru osservava la scena con un moto di rabbia nonostante vedesse la mora ridere e scherzare felicemente e Reito era a pochi centimetri da lei. Non sopportava che mani altrui, per giunta quelle di un ragazzo, toccassero il corpo della sedicenne, che lo accarezzassero con noncuranza, che sfiorassero involontariamente le sue parti intime. Avrebbe dovuto essere lei a farlo, sarebbe dovuta essere al posto di quel cretino di Takeda.
<< Ricomponiti Shizuru >> le sussurrò il diciottenne << I tuoi occhi sono raggelanti >>.
La ragazza fece un respiro profondo imponendosi di restare calma.
<< Come mai mi ritrovo Tokiha sempre tra i piedi? >>.
Questa volta toccò a Reito prendersi alcuni secondi prima di rispondere.
<< Credo che la risposta sia davanti ai nostri occhi >> rispose infine.
<< Yuuichi, eh? >> mormorò la Presidentessa << E’ un degno avversario? >>.
<< Non essere ridicola >> scattò il ragazzo << Cadrà esattamente come tutte le altre >>.
<< Sarebbe uno smacco troppo grande da sopportare per te, vero? >> lo canzonò la diciottenne.
<< Pensa al tuo obiettivo, il Capitano delle spade di legno potrebbe portartela anche via >> rispose prontamente Reito accennando al fatto che Natsuki si fosse lasciata mettere sulle spalle dal diciottenne per combattere contro Mai e Tate.
Le due ragazze lanciavano piccole grida gioiose mentre cercavano di far cadere l’altra, ignare della conversazione che stava avvenendo tra i due diciottenni su di loro. Shizuru osservò a lungo il comportamento della mora in silenzio fumando di rabbia e notando come ridesse nel trovarsi sulle spalle di Takeda. Ingoiò un groppo di saliva e dovette trattenere un gemito di ribrezzo quando quest’ultimo poggiò entrambe le sue mani sulle ginocchia di Natsuki per evitare di farla cadere. La stava toccando con le sue sporche dita e lei non lo scostava in malo modo come suo solito! Ma cosa le prendeva? Possibile che Reito stesse dicendo la verità? Che si fosse sbagliata sulla sedicenne, che in realtà per lei provava solo una forte amicizia come aveva sempre sostenuto? Si prese la testa con le mani scuotendola e sentì i due ragazzi che si congratulavano a vicenda per aver fatto crollare Mai e Tate. Alzò gli occhi su di lei mentre chiedeva di scendere e faceva la linguaccia alla rossa che la schizzava. Non poteva essere vero; Natsuki non poteva innamorarsi di un uomo, non lei. Non avrebbe sopportato di vederla per i corridoi baciare Takeda, tenerlo per mano e concedersi a lui con desiderio. Possibile che avesse interpretato a proprio piacimento i segnali che le aveva inviato inconsciamente la sedicenne? Ripensò a quando il diciottenne le aveva viste una sull’altra e a come lei si fosse immediatamente divincolata dalla sua presa. Aveva creduto che fosse vergogna e imbarazzo, si era sbagliata? Era stato qualcos’altro a spingerla a respingerla in quel modo? Un sentimento forte nei confronti di Takeda? Le aveva sempre detto di non sopportarlo. E allora perché aveva lasciato che la toccasse in quel modo e che la caricasse sulle spalle così da farlo stare a pieno contatto con la sua parte più proibita? Perché le stava procurando tutto quel dolore? Improvvisamente incontrò lo sguardo di Mai e si fissarono per qualche secondo. La più piccola aveva un’aria compiaciuta mentre guardava la Presidentessa e sapeva che non c’erano bisogno di parole per comprendere che stavano pensando la stessa cosa. Natsuki e Takeda, una bella vittoria per la sedicenne dai capelli rossi. Si sarebbe messa a gongolare davanti alla diciottenne ben volentieri per farle capire che si era sempre sbagliata sul conto dell’amica ma sarebbe stato sciocco farlo e inoltre non voleva rischiare di attirare le ire della mora su di sé. Era molto legata a Shizuru, e lei doveva essere ancor più discreta. Il fatto che non si fosse sottratta al gioco in acqua era un inizio, chi poteva dire fino a che punto si sarebbero spinte le cose in quei due giorni?
 
<< Ti sei scottata ovunque, Mai! >> disse ridendo Natsuki seduta sul suo letto mentre osservava l’amica riempirsi di crema idratante.
<< Non c’è proprio niente da ridere, te ne rendi conto? >> sbottò l’altra sentendo le parti del corpo dolere.
<< E’ troppo divertente, scusa! >>.
<< Anche tu hai preso un po’ di colore oggi! >> rispose Mai notando il rossore generale sul volto della mora rispetto al colorito pallido della sua carnagione.
<< Vorrei ben vedere, con tutto quel tempo che abbiamo passato in acqua! >>.
<< Però ci siamo divertite, no? >>.
Natsuki la guardò a lungo prima di rispondere. Era sera, entrambe si erano fatte una doccia e si stavano preparando per andare a cena. Doveva ammettere che un’intera giornata in spiaggia le aveva messo appetito e non vedeva l’ora di recarsi al ristorante.
<< Sarebbe stato meglio se Takeda mi avesse mollato un po’ ogni tanto. Quando si azzecca, non lo sopporto! >>.
<< Ma se siete così carini insieme! >> esclamò la rossa sedendosi di fronte all’amica << Oggi avete sempre vinto contro me e Tate >>.
<< Carini? >> ripeté la ragazza dagli occhi verdi con ironia mentre inarcava il sopracciglio << Fammi il favore, Mai! Non provo nessun interesse per lui >>.
<< Forse ora no ma se provassi a… >>.
<< Né ora né mai! >> precisò Natsuki stendendosi e osservando il soffitto.
<< E allora come deve essere il tuo ragazzo ideale? >>.
La mora fece un lungo respiro pensando alla domanda dell’amica. Ragazzo ideale? Non si era mai soffermata molto a pensarci; in effetti, aveva sempre evitato di farlo. La verità era che mai nessun ragazzo l’aveva colpita in quel modo, non le avevano mai fatto provare quelle sensazioni di euforia e di felicità. Erano cose che aveva provato solo stando a contatto con… Bloccò i suoi pensieri mentre il volto della diciottenne si affacciava nella sua mente. Bella, sorridente, con quella voce sempre così gentile.
<< Io… >> iniziò titubante cercando di mettere a posto le sue riflessioni << …non ci ho mai pensato… >>.
Shizuru era l’unica che le avesse fatto battere il cuore all’impazzata, significava che ne era innamorata? Impossibile, alle ragazze piacevano i ragazzi. La sua era una profonda amicizia che aveva superato perfino la prova del tempo, niente avrebbe potuto distruggerla. Le vennero in mente le parole di Sonoka quel giorno per i corridoi. Lei aveva ammesso di essere innamorata della Presidentessa, aveva ammesso di essere innamorata di una persona del suo stesso sesso. Come l’aveva capito? Come aveva fatto a comprendere una cosa simile e a non confonderla con l’ammirazione? Shizuru le aveva detto che lei non sarebbe stata messa in secondo piano da nessuno, sarebbe valso lo stesso se si fosse innamorata? L’amore superava l’amicizia?
<< Terra chiama Natsuki, rispondi! >>.
La rossa, vedendo che la sedicenne se ne stava immobile totalmente immersa nei suoi pensieri, le aveva tappato il naso per farla tornare alla realtà.
<< Mai! >> esclamò la mora scattando in piedi.
<< Pensavo ti fossi addormentata con gli occhi aperti! >> scherzò l’altra << Andiamo? >>.
Aprì la porta della stanza trovandosi davanti Reito.
<< Buonasera Mai >> salutò il diciottenne con un caldo sorriso.
<< Reito, che sorpresa… >> mormorò la rossa.
<< Spero non ti dispiaccia fare la strada insieme >>.
Mai si voltò verso la mora che si era stretta nelle spalle con fare indifferente.
<< Veramente Natsuki mi stava… ecco, mi stava… facendo delle confidenze! >> esclamò prendendo l’amica sottobraccio.
<< Che cosa? >> sbottò la sedicenne dagli occhi verdi guardando alternativamente prima la ragazza e poi Reito.
Ma che cosa volevano da lei?
<< Oh, mi spiace avervi disturbato allora >> si scusò il ragazzo abbassando gli occhi << Potrei parlarti un attimo, Mai? >>.
Natsuki non sapeva cosa rispondere alle occhiate supplicanti della rossa e si limitò a spostarsi per far segno a Reito di entrare nella stanza e uscì nel corridoio. All’inizio camminò nervosamente avanti e indietro ma, siccome il suo stomaco non la finiva più di brontolare si avvicinò all’ascensore e premette il pulsante di chiamata.
Rimasti soli in camera, Mai fece un respiro profondo.
<< Volevi parlarmi di qualcosa, Reito? >>.
<< Sì >> rispose il diciottenne avvicinandosi e prendendole la mano.
A quel gesto il cuore della sedicenne le saltò in gola ed ebbe quasi paura che si fosse potuto sentire. Alzò gli occhi su di lui e lo vide sorridere.
<< C’è qualcosa che non va? Il mio bacio ti ha spaventata forse? >>.
La ragazza si ritrovò a fissarsi la punta delle scarpette infradito che indossava mentre la presa di Reito aumentava.
<< Reito, io… >> provò a dire prima che le sue labbra fossero chiuse da un tenero bacio.
Mai spalancò gli occhi per la sorpresa e non riuscì a lasciarsi andare completamente come avrebbe voluto. Cos’era che la bloccava?
<< Perdonami >> disse il diciottenne notando che la ragazza non aveva corrisposto << Non volevo offenderti in questo modo… >>.
Fece per andarsene ma la sedicenne lo prese per un braccio affinché si voltasse. Per pochi secondi si limitarono a guardarsi in silenzio ma l’attimo dopo, Mai prese l’iniziativa e posò quasi con violenza la sua bocca su quella del diciottenne. Si baciarono nuovamente, con maggiore intensità e foga. Mai passò una mano tra i corti capelli del ragazzo mentre quest’ultima la addossava alla parete.
Lo sapevo!, avrebbe voluto gridare Reito euforico. Per un attimo aveva creduto che quella ragazza fosse davvero innamorata del sedicenne, così tanto da riuscire a resistergli.
Senza smettere di baciarla, le posò entrambe le mani sulla pancia muovendole lentamente mentre cercava d’insinuarsi sotto lo maglietta. Arrivò al suo seno e, nel momento in cui stava per toccarlo, Mai si tirò indietro scostandolo.
<< Non… >> mormorò la rossa portandosi le braccia al petto come se dovesse difenderlo.
<< Scusami, Mai >> rispose Reito sfiorandole i capelli e dandole un bacio sulla fronte.
Per quello era ancora troppo presto.
Solo quando il ragazzo uscì dalla stanza, la sedicenne si lasciò cadere sul letto scoppiando in lacrime.
 
Natsuki era arrivata al ristorante ma nell’attimo in cui si stava per sedere, notò d’aver dimenticato il cellulare in stanza. Con fare sconsolato tornò indietro pregando che quei due non fossero ancora in camera sua. Non si accorse che nello stesso momento in cui si allontanò, anche Takeda dovette distaccarsi dal gruppo per recarsi alla reception poiché aveva smarrito il suo pass. I due ragazzi non s’incrociarono, nessuno dei due notò che erano andati via insieme e quel fatto passò indifferente a tutti tranne che ad una persona. Natsuki aprì la porta col pass che le era stato assegnato e per qualche secondo credere di essere sola; poi sentì i primi gemiti. Accese la luce col cuore in gola e vide Mai distesa sul materasso che singhiozzava sommessamente mentre si teneva il cuscino tra le mani.
<< Che cosa… >> iniziò.
L’amica le fece segno di spegnere la luce e la mora ubbidì avvicinandosi a tentoni. Si sedette sul bordo del letto osservandola alla luce lunare che filtrava dalla finestra.
<< Che cosa ti ha fatto? >> chiese immediatamente accarezzandole il volto << Se gli metto le mani addosso, giuro che… >>.
<< Non mi ha fatto niente >> rispose Mai senza guardarla.
<< E allora perché piangi? >>.
<< Non lo so, Natsuki! Vorrei saperlo anch’io ma…ci siamo baciati e poi lui…e allora io mi sono ritratta comprendendo che non lo volevo >>.
<< Voleva…lui voleva… >>.
La mora era sconvolta, non riusciva nemmeno a pronunciare quella parola.
<< Voglio essere sicura, Natsuki! >> esclamò l’amica abbracciando il corpo dell’altra sedicenne << Voglio capire se sono innamorata di Reito o di Tate! >>.
La ragazza dagli occhi verdi per qualche attimo si limitò a rimanere in silenzio cercando di valutare la situazione. Capire di essere innamorati, allora lei non era l’unica confusa. Quel pensiero le fece abbozzare un sorriso.
<< Nessuno può costringerti a fare qualcosa che non vuoi >> le disse infine << Chiaro? Reito non ti costringerà a fare…a fare…beh hai capito! Che sia lui o quell’altro, l’importante è che sia tu a prendere quella decisone. E poi Mai…tra i due io non so proprio dove mettere mano, hai dei pessimi gusti amica mai! >>.
Entrambe scoppiarono a ridere per quella battuta dopo che la rossa le lanciò addosso il cuscino risentita per aver offeso i suoi gusti.
<< Comunque Natsuki >> affermò Mai che si stava lentamente riprendendo da quello sfogo << Si chiama sesso ed è una cosa che fanno le persone quando si amano >>.
Il volto della mora arrossì violentemente a quella precisazione.
<< So perfettamente cos’è! >> esclamò scostando lo sguardo << Semplicemente sono una persona pudica >>.
O ancora una bambina che non riesce a cogliere i segnali esterni, pensò Mai sorridendo appena.
<< Natsuki >> continuò la rossa aspettando che la guardasse << Grazie >>.
 
Shizuru aveva notato come sia Takeda che Natsuki si fossero allontanato nello stesso istante dal ristorante e un tremito di paura l’aveva colta. Possibile che i suoi turbamenti fossero fondati?
No, Natsuki non farlo!, avrebbe voluto gridare per richiamare la sua attenzione ma si accorse che la sua gola non riusciva a produrre alcun suono, Tu sei mia!
Si accorse d’aver stretto convulsamente un lembo del suo vestito e di averlo stropicciato. Tornò ad osservare il tavolo dedicato agli studenti del Fuuka e incontrò lo sguardo di Reito. Le parve che fosse soddisfatto, come se qualcosa fosse andata nel verso giusto e anche beffardo nei suoi confronti. Era la come se le stesse dicendo d’aver avuto ragione. Sollevò il bicchiere facendole un cenno di saluto e bevve un lungo sorso con appagamento. Si stava prendendo gioco di lei? Forse lui era riuscito lì dove lei stava fallendo? Non avrebbe permesso a quella sciocca ragazzina dai capelli rossi di frapporsi tra lei e il suo desiderio, non gliela avrebbe data vinta. Alla mora non poteva piacere Takeda, era innamorata di lei anche se ancora non lo aveva capito. Prese da una terribile angoscia, tornò in camera e quasi non si scontrò con Nao per le scale. La quindicenne le lanciò una lunga occhiata senza dire niente pensando che lei fosse davvero fortunata a non avere simili problemi. Quella Natsuki poi era incredibile, pareva che camminasse con i paraocchi. Scosse il capo preferendo rimanerne fuori. Shizuru entrò nella sua stanza come una furia sbattendo la porta alle sue spalle e si gettò sul letto senza più riuscire a reprimere le lacrime. Iniziò a singhiozzare mordendo in cuscino e maledicendo tutta quella situazione che si era creata. Il suo cuore si fermò per qualche istante mentre ripensava agli occhi compiaciuti di Mai quel pomeriggio. Doveva essere stato estremamente soddisfacente per lei vedere l’amica giocare con Takeda come se fosse una sedicenne qualunque. Ma lei sapeva che non era così! Sapeva perfettamente cosa piaceva a Natsuki, cosa desiderassero quegli occhi quando la guardavano in bilico tra voglia e imbarazzo. Come pretendeva Mai di conoscere meglio di lei la mora? Con quale arroganza si appropriava di quel diritto che invece era suo? Voleva forse paragonare quei cinque anni che aveva trascorso con lei col resto della vita che la sedicenne dagli occhi verdi aveva diviso con la Presidentessa? Non poteva paragonarsi a lei. Shizuru era stato il perno della vita di Natsuki fin da quando si erano conosciute, da quando erano solo delle bambine innocenti, da quando la più piccola aveva compreso che poteva fare affidamento solo su di lei. Si mise seduta poggiando la schiena alla parete facendo un respiro profondo. Stava sbagliando a demoralizzarsi in quel modo, doveva combattere per ciò che voleva. Quando avevano vinto quel fine settimana al mare, si era preposta degli obiettivi che doveva portare a termine. Non importava quanto sarebbe stato difficile, lei si sarebbe presa ciò che considerava suo di diritto. Aveva creduto che non l’avrebbe più rivista e invece il destino l’aveva riportata a Tokyo, l’aveva fatta ristabilire nella sua vecchia casa ed era stato come se con la sedicenne, fosse tornata a vivere anche una parte di sé che era morta il giorno in cui il signor Kuga l’aveva portata via. Adesso, che mancava così poco a farle capire i suoi sentimenti e ad essere contraccambiata, non si sarebbe tirata indietro. Sarebbe stato assurdo farsi da parte semplicemente per un dubbio. E ammesso che Natsuki avesse trovato gradevole quel contatto maschile, lei le avrebbe fatto cambiare idea. Sorrise mentre si alzava e si avvicinava alla finestra lasciata aperta. Poggiò i gomiti sul davanzale e osservò il mare illuminato dalla luce della luna.
Io voglio solo te.

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Capitolo 22
*** Il primo bacio ***


Il secondo giorno di gita fu simile al primo. Dopo colazione il gruppo si recò in spiaggia e perfino Kuu stavolta fu travolta dall’allegria generale e si unì agli altri studenti del Fuuka nei loro giochi in acqua. L’unica cosa di cui era dispiaciuta era che anche le altre due vincitrici della staffetta femminile non si erano potute unire a loro a causa di impegni presi in precedenza. Dopo qualche ora di schiamazzi richiamati continuamente da Haruka, la bionda decise di uscire e stendersi sull’asciugamano a riva in modo che l’acqua di mare l’aiutasse ad abbronzarsi senza provocarle scottature. Inforcò gli occhiali dalle lenti scure e si stese sotto il sole. Passò forse un quarto d’ora prima che Reito si avvicinasse a lei inginocchiandosi sulla sabbia.
<< Kuu-san, volevo farti i complimenti >> disse con tono lusinghiero << Sei davvero meravigliosa >>.
La ragazza sollevò appena il capo ringraziandolo. Non le piaceva il diciottenne, l’aveva visto molte volte mentre erano a scuola flirtare con parecchie ragazze e poteva immaginare quello che combinava fuori le mura del Fuuka.
<< Vuoi una mano a spalmare la crema protettiva? Non vorrei che questo bellissimo corpo si rovinasse a causa del sole >>.
<< Grazie Reito-san >> rispose educatamente Kuu con un sorriso << Ma faccio da sola >>.
<< In due però potrebbe essere…come dire…più divertente >>.
La diciottenne gli concesse una breve occhiata prima di voltarsi e dargli la schiena.
<< Non ho bisogno d’aiuto Reito-san >> ripeté poggiando il capo sull’asciugamano.
Il ragazzo si alzò comprendendo d’essere stato sconfitto e si avvicinò all’acqua per lavarsi via la sabbia che aveva sulle gambe. Non aveva notato che Mai, risalendo verso l’ombrellone dopo il bagno con gli amici, aveva ascoltato tutta la conversazione e si era sentita morire dentro. Reito non aveva occhi solo per lei. Quella considerazione le fece male soprattutto ripensando a ciò che era successo il giorno precedente. La sedicenne lo aveva baciato, credeva d’avergli fatto comprendere che i suoi sentimenti erano corrisposti, che anche lei provava qualcosa di forte per lui e invece al diciottenne non importava nulla se aveva appena desiderato la compagnia di Kuu. Che sciocca che era stata a illudersi che uno come Reito potesse interessarsi ad una ragazza semplice come lei. Si ricordò di quante Natsuki e anche Tate l’avessero messa in guardia dal ragazzo e di come lei non avesse mai dato loro ascolto. Si era lasciata toccare e baciare dal diciottenne credendo con tutta se stessa che quel sentimento fosse vero e che gli altri si sbagliassero. Chinò il capo con fare sconsolato. Improvvisamente si sentì afferrare per la vita ed essere caricata sulle spalle.
<< Quante volte ti ho detto che non devi pensare alla scuola adesso? >> scherzò Tate correndo nuovamente verso l’acqua.
<< Tate lasciami! >> gridò ridendo la sedicenne dai capelli rossi << Ti prego, non di nuovo in acqua! >>.
Ma il ragazzo non l’ascoltò e si gettò tra le onde senza lasciarla. Quando risalirono si guardarono a lungo negli occhi senza dire niente. Il sedicenne la schizzò leggermente senza smettere di osservarla; poi si tuffò nuovamente per evitare che l’altra potesse contraccambiare il gesto.
<< Tanto ti prendo, Tate! >>.
 
La giornata trascorse nel migliore dei modi. Natsuki, non appena aveva visto arrivare Shizuru, l’aveva letteralmente trascinata con sé. La sera precedente la diciottenne non era scesa per cena e la mora aveva smaniato tutto il tempo finché non era andata a dormire promettendosi che il giorno precedente non l’avrebbe mollata mai. La sua compagnia la faceva stare bene e inoltre vederla giocare a pallavolo, mentre saltava per prendere la palla o mentre le faceva un passaggio, la faceva rimanere a bocca aperta. Perfino impacciata dall’acqua nei movimenti, la Presidentessa ai suoi appariva sempre estremamente delicata. Shizuru era felice delle attenzioni che la più piccola le aveva riservato quel giorno, di come la chiamasse in continuazione e di come avesse insistito per farla andare immediatamente in acqua. I turbamenti e il pianto avuto precedentemente erano solo dei brutti ricordi e si diede della stupida per aver pensato che la sua Natsuki si potesse comportare diversamente con lei. Quando poi il sole iniziò a calare, l’intero gruppo decise di tornare in albergo. Takeda si sentiva frustrato per non essere riuscito a concludere nulla di serio con la sedicenne e l’indomani sarebbero tornati a scuola. Doveva fare qualcosa quella sera, assolutamente.
<< Natsuki! >> chiamava a gran voce intanto Mai rivolta all’amica che stava nuotando << Dai, esci! >>.
La mora era risalita dall’acqua sentendola urlare.
<< Mai, inizia ad andare! >> le rispose << Resto ancora un po’! >>.
<< Il sole è tramontato, cerca di non esagerare come tuo solito! >>.
La rossa si voltò scoprendo che il Capitano della squadra di kendo la stava attendendo.
<< Mai >> iniziò il diciottenne arrossendo per l’imbarazzo << Ho bisogno di una mano >>.
Mai sorrise pensando che quella era la loro ultima sera.
<< Non preoccuparti Takeda >> affermò << Avevo già in mente qualcosa >>.
Natsuki osservò gli altri ragazzi sciamare lentamente verso l’hotel e si tuffò nuovamente in acqua. Nuotare in solitudine era molto meglio di quando il mare era ghermito di gente e l’acqua la sera aveva una temperatura gradevole. Fece qualche bracciata verso la boa prima di sentire una fitta dolorosa alla spalla. Non se ne meravigliò; in quei tre giorni aveva sforzato parecchio il braccio, prima con l’atletica e poi con i continui passaggi in acqua e a riva col pallone di Tate. Ritornò sul bagnasciuga pensando di essere sola e si meravigliò non poco di trovare Shizuru seduta sulla barca di salvataggio.
<< Credevo che fossi salita con gli altri >>.
<< Lo ero >> mentì la diciottenne << Ma mi sono accorta d’aver dimenticato l’asciugamano in spiaggia e sono tornata indietro >>.
Quando aveva sentito che la sedicenne sarebbe rimasta ancora a mare, aveva subito pensato che un’occasione simile non le si sarebbe più ripresentata.
<< La grande Shizuru Fujino che si distrae fino a questo punto? >> la canzonò la mora << Allora anche tu appartieni al mondo dei comuni mortali? >>.
<< Mi consideri una specie di divinità? >>.
Natsuki rise mentre si asciugava.
<< Scherzi? >> ribatté << Tutti ti considerano a un livello superiore alla normalità >>.
<< Anche Natsuki? >> domandò la diciottenne avvicinandosi.
La sedicenne la osservò e dovette inghiottire un groppo di saliva. Perché quella ragazza riusciva sempre a passare dalla parte offesa a quella che offendeva con lei? Shizuru le sfiorò un braccio che le fece sfuggire un gemito di dolore.
<< Ti fa male? >>.
<< Un po’ >> ammise la più piccola. Mentirle non sarebbe servito a niente << Ma non è nulla di preoccupante >>.
<< Vieni qui >> le disse la Presidentessa indicando il suo asciugamano ancora steso sulla sabbia << Fammi provare ad alleviare la tua sofferenza >>.
<< Non credo che… >> provò a dire la mora leggermente titubante ma Shizuru, più veloce, la fece stendere e per impedirle di muoversi salì cavalcioni sulla sua schiena.
<< Shizuru che fai? >> chiese Natsuki sentendo di essere diventata rossa nel sentire il corpo della diciottenne su di sé.
<< Sta tranquilla >> le rispose semplicemente l’altra slacciandole il pezzo di sopra del costume.
La sedicenne affondò il volto nell’asciugamano per non far capire quanto fosse imbarazzata da quello che stava facendo l’altra. La sentì iniziare a massaggiarle le spalle con delicatezza ma al tempo stesso con sicurezza. Sembrava che sapesse perfettamente quali punti toccare per farle provare sollievo. Improvvisamente la sentì esitare mentre un solo dito seguiva la forma della cicatrice che tanto avrebbe voluto nasconderle. Lasciò che prendesse confidenza con quella novità, sapendo che presto sarebbero arrivate le prime domande.
<< Natsuki… >> mormorò la diciottenne con un tremito nella voce.
<< Lo so >> rispose l’altra inghiottendo un groppo di saliva << E’ un regalo di mio padre >>.
Shizuru si lasciò scappare un sussulto d’orrore nel vedere cosa era arrivato a farle quell’uomo e lo odiò con tutta se stessa. La sedicenne sperò che non scoppiasse in lacrime, non avrebbe sopportato di vederla piangere per colpa sua. Ancor prima di rendersene conto sentì qualcosa di umido accarezzarle i lembi bianchi della vecchia ferita; erano le sue labbra. La Presidentessa stava baciando la sua cicatrice con una gentilezza infinita, stava posando la bocca sulla sua schiena. Per un secondo la mora tremò tutta e quella reazione fu immediatamente sentita dalla più grande che sorrise. Come poteva credere Takeda di far provare alla sedicenne le stesse sensazioni che le stava facendo sentire lei? Era solo un illuso. Riprese il suo lavoro lasciato interrotto con lo stesso ardore di prima.
<< Va tutto bene >> le disse semplicemente per farle capire che non provava sdegno per quello che aveva sulla spalla.
La scoperta di quella cicatrice era servita solo ad avvicinarsi ulteriormente alla ragazza. All’inizio Natsuki s’irrigidì ma quelle mani erano talmente esperte e morbide da non riuscire a resistere. In poco tempo i primi gemiti di piacere le sfuggirono dalle labbra. Shizuru sorrideva rendendosi conto di come quel corpo fosse totalmente sotto il suo potere. Le sue dita vagavano sulla schiena della mora osservando come tutti i muscoli si rilassassero subito dopo il suo tocco. Era fiera del suo lavoro.
<< Va meglio? >> le domandò cercando di assumere un’aria ingenua.
Natsuki provò a parlare ma dalla sua bocca uscì solo un nuovo gemito. Vergognandosi, chiuse gli occhi e non osò guardarla. Shizuru rise.
<< Deduco che sia un sì >>.
<< Ma dove hai imparato a farlo? >> le chiese in un sussurro la sedicenne senza smettere di tenere nascosto il volto dalle braccia.
La diciottenne si sporse lasciando che il suo seno si strusciasse contro la schiena della più piccola per arrivare all’orecchio.
<< E’ un segreto >> rispose usando lo stesso tono e dandole subito dopo un bacio sulla tempia.
<< Oh, Shizuru! >> esclamò Natsuki.
<< Che c’è? >> domandò con fare innocente.
<< Per favore, non fermarti >>.
 
Mai aveva appena messo piede nella hall dell’albergo quando Tate gli si avvicinò lasciando che gli altri si allontanassero diretti alle proprie stanze.
<< Ehi Mai >> disse il sedicenne sfiorandole appena la mano e sorridendo << Ti va una passeggiata prima di cena? >>.
La ragazza accettò volentieri. Da quando erano andati a quella mostra sugli espressionisti francesi, avevano sempre evitato di stare soli per non dover incorrere nuovamente in situazioni imbarazzanti. Tate era confuso sui sentimenti che nutriva per la rossa, sentiva di volerle bene ma sentiva anche di essere ancora innamorato della sua ex fidanzata. Agire in modo impulsivo avrebbe solo portato a spiacevoli diverbi. Eppure in quel momento la proposta fattale, gli era sembrava innocente e priva di qualunque secondo fine. Desiderava solo passare più tempo possibile con lei. Trascorrere quei due giorni in sua compagnia, deriderla senza cattiveria, scherzare, schizzarla, giocare, gli aveva fatto comprendere che non voleva rinunciarvi. Nemmeno Reito si sarebbe messo tra loro. All’inizio camminarono in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri tenendo in mano le infradito e osservando le onde infrangersi sulla riva. Un granchio tagliò loro la strada prima d’immergersi nell’acqua salata. Mai rise leggermente per ciò che aveva visto e subito dopo arrossì violentemente nell’incontrare gli occhi del sedicenne. Tate le sorrideva senza capire cosa ci fosse che lo spingeva a farlo, senza che ce ne fosse un motivo preciso. La rossa distolse lo sguardò mentre ricordava quello che aveva fatto nemmeno ventiquattr’ore prima.
<< Tate >> iniziò facendo un respiro profondo << Ho baciato Reito >>.
Il ragazzo si bloccò di botto credendo d’aver compreso male.
<< Che cosa? >> esclamò << Perché? E perché me lo stai raccontando? >>.
Involontariamente aveva alzato il tono della voce.
Mai affondò il piede nella sabbia fredda sentendosi a disagio.
<< Non lo so! >> sbottò infine scuotendo il capo << Non lo so, volevo solo dirtelo! >>.
Tate la prese per le braccia scrollandola quasi con forza.
<< Perché me lo stai dicendo, Mai? >>.
La ragazza si dimenò dalle sue mani cercando di non scoppiare a piangere.
<< E tu perché fai così? Siamo solo amici, no? >>.
Si guardarono per un attimo negli occhi in silenzio; poi il sedicenne la riprese con nuovo vigore costringendola a tenere lo sguardo alto.
<< No! >> rispose il momento prima di baciarla.
Mai pensò di stare sognando eppure il sapore dolce delle sue labbra le diceva il contrario. Sentì il cuore saltarle in gola per quanto aveva iniziato a battere forte e s’impose di restare calma. Le braccia di Tate le circondarono la schiena e la fecero sentire protetta, le sue mani non cercavano nient’altro se non quel contatto. Si staccò dalla sua bocca e poggiò la testa sulla sua spalla respirando l’odore della sua pelle. Una lacrima le rigò la guancia destra e alzò timidamente gli occhi sul volto del ragazzo. Le stava sorridendo. Si strinse ancor di più nel suo abbraccio.
Ora sapeva.
 
Avevano continuato a passeggiare in silenzio e ogni tanto si lanciavano occhiate fugaci. Tate le aveva preso la mano per farle capire che non stava scherzando. Non sapeva perché la rossa gli avesse confessato del suo bacio con Reito, ma era servito a scrollarlo e a fargli comprendere che non voleva perdere anche lei. Dopo Shiho, non poteva permettersi che Mai si allontanasse da lui. Per questo aveva preso velocemente una decisione. Aveva scelto Mai.
<< Natsuki? >> chiese incerta la sedicenne improvvisamente notando due ragazze stese sulla sabbia.
Oh no, pensò subito dopo, Non dirmi che…
Tate guardò nella sua stessa direzione e per poco non svenne nel vedere l’amica della rossa e la Presidentessa sopra quest’ultima mentre la massaggiava.
<< Mai! >> esclamò la mora arrossendo senza comprenderne il motivo. In fondo non stavano facendo nulla di male << Che ci fai qui? >>.
<< Potrei farti la stessa domanda >> rispose l’altra lasciando la mano di Tate che osservava in silenzio la scena.
Shizuru rise togliendosi dalla schiena della sedicenne dagli occhi verdi.
<< Shizuru mi stava facendo un massaggio alla schiena >> affermò in modo innocente Natsuki cercando di allacciarsi il costume.
Nel vederla in difficoltà, la diciottenne l’aiutò facendo scivolare nuovamente le sue mani sulla pelle nuda dell’altra.
<< Okay, alzati adesso che dobbiamo cambiarci e andare a cena >>.
Natsuki notò il tono diverso della sua voce, era quasi duro. Come mai? Si alzò in piedi senza rispondere.
<< Mai, io inizio ad andare >> disse Tate convenendo che fosse meglio non andare incontro ad altri problemi quando i suoi si erano appena risolti << Dopo cena allora ci vediamo in camera tua? >>.
<< In camera nostra? >> ripeté la ragazza dai capelli neri.
Mai chiuse per un attimo gli occhi sentendosi sgamata.
<< Sì >> rispose in fretta << Stasera è la nostra ultima sera di vacanza e così ho pensato di trascorrere qualche ora dopo cena nella nostra stanza >>.
Natsuki si strinse nelle spalle voltandosi verso Shizuru.
<< Vieni anche tu? >> le propose.
No, lei no!, avrebbe voluto rispondere la rossa che vedeva i suoi piani sfumare lentamente, Tutti ma non lei!
La diciottenne inclinò leggermente il capo verso sinistra sorridendo.
<< Sarei lieta di venire >> rispose << Ovviamente se a Mai-san non dispiace >>.
Mai avvampò a quella frecciatina.
<< Figurati >> ribatté al suo posto Natsuki << Se viene Tate, puoi venire anche tu >>.
Salirono in albergo e incontrarono Chie e Aoi pronte per andare a cena. Nel vedere il quartetto la bruna sorrise.
<< Una passeggiata a coppia? >> domandò con malizia.
Sia Mai che Natsuki arrossirono.
<< Ma che dici? >> proruppe la mora agitando la mano stretta a pugno << Ci siamo incontrati sulla spiaggia! >>.
<< Oh, ma certo >> rispose Chie strizzando l’occhio.
<< Venite anche voi dopo cena in camera? >> domandò la rossa.
Visto che il suo piano era andato a rotoli, almeno doveva evitare che l’amica rimanesse sola con la Presidentessa come era già accaduto.
Le due sedicenni risposero che si sarebbero unite al gruppo ben volentieri prima di allontanarsi.
<< Dovrebbe dirlo a Nao, Shizuru-san >> affermò Mai mentre salivano le scale per arrivare alle loro stanze.
<< Perché? >> chiese Natsuki cui l’idea non piaceva.
<< Mi sembra giusto >> rispose in modo calmo la diciottenne << Grazie per l’invito, Mai-san >>.
 
Mai e Natsuki avevano appena finito di mettere a posto il caos che la mora riusciva a creare in qualunque situazione prima che iniziassero ad arrivare i ragazzi. Avevano preferito non avvisare Haruka che si sarebbe opposta e ovviamente la rossa non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea di riferirlo al diciottenne. Il solo pensiero la infastidiva. Le prime ad arrivare furono Chie ed Aoi con i loro pigiami colorati, seguiti da Tate, Takeda, Nao e Shizuru. Natsuki prese in giro i pantaloncini e le canottiere che indossavano i due maschi per dormire e rimase totalmente senza parole nell’osservare la camicia da notte di raso e seta che indossava, invece, la Presidentessa. Era blu, il suo colore preferito, e si modellava perfettamente sul suo corpo mettendole in evidenza le curve e il seno grande. Immediatamente il suo corpo fu percorso da centinaia di brividi che partivano dal basso ventre. A cosa erano dovuti?
<< Buonasera Natsuki >> la salutò allungando una mano per poterle accarezzare il volto.
La sedicenne non si sottrasse ricordando com’era stato bello sentire quelle dita sul suo corpo qualche ora fa. Arrossì chinando il capo.
<< Che palle che siete >> mormorò Nao salendo sul letto della mora e mettendosi a gambe incrociate << Così sdolcinate >>.
<< Io non sono sdolcinata e potevi anche evitare di venire qui! >> sbottò Natsuki << E scendi dal mio letto! >>.
<< E perdermi in questo modo tutto il divertimento? Scordatelo >>.
La mora saltò sul materasso nel tentativo di prendere la quindicenne e tirarle il collo ma la più piccola scese velocemente e si sedette accanto alle altre che avevano formato un cerchio per terra.
<< Natsuki, smettila e vieni a sederti qui >> la rimproverò Mai.
La sedicenne provò a protestare ma alla fine dovette arrendersi e insieme agli altri si diede inizio al gioco della bottiglia. Alla rossa era venuta quell’idea in mente da utilizzare come arma contro Natsuki a favore di Takeda, non avrebbe immaginato che si sarebbe ritrovata a fare quel gioco con tutte quelle persone. Le possibilità che uscissero i due ragazzi erano molto basse ma lei doveva sperarci lo stesso. All’inizio si misero in palio solo pegni leggeri, di nessuna importanza ma poi Mai aumentò la posta in gioco.
<< Chi vuole vedere chi darà il primo bacio della serata? >> propose la sedicenne dai corti capelli rossi.
Un consenso generale accolse la proposta. Shizuru a quelle parole ebbe un fremito pensando che avrebbe potuto baciare la ragazza senza doversi inventare chissà cosa, Takeda fissò così intensamente Natsuki che nemmeno sentì la gomitata di Tate, Chie osservava la scena divertita. La bottiglia girò per qualche secondo fermandosi sulla mora. Il cuore di tutti fece un salto sapendo su chi maggiormente fossero puntate le aspettative. I due diciottenni si ritrovarono a riflettere sulle stesse considerazioni mentre Mai esultava silenziosamente. Allora esisteva davvero la giustizia divina.
<< Natsuki, adesso vediamo a chi darai un bacio >>.
<< Io mi oppongo! >> affermò la mora alzandosi in piedi.
<< Non puoi, queste sono le regole >> rispose prontamente l’amica afferrandola per la manica del pigiama affinché tornasse seduta.
<< Propongo di mettere una regola! >> disse Takeda << I baci si possono dare solo… >>.
<< Proposta bocciata! >> esclamò Chie interrompendolo e stringendo la macchina fotografica pronta a immortalare il momento.
Mai fece ruotare nuovamente la bottiglia.
Ti prego, fa che sia io, pensarono simultaneamente Shizuru e il Capitano della squadra di kendo, Non mi ricapiterà più quest’occasione.
Ti prego fa capitare Takeda, si disse la rossa incrociando le dita dietro la schiena.
<< Ci pensi capiterà Nao? >> domandò Aoi a Chie in un orecchio ma non troppo sottovoce da non essere sentite dalle dirette interessate.
<< No! >> dissero simultaneamente Natsuki e Nao diventando rosse.
<< Ehi Kuga, dovresti considerarti fortunata se esco io >> continuò la quindicenne con un mezzo sorriso << Non sarò la tua amichetta ma ti potrebbe andare peggio se ti capita uno di questi due >> aggiunse indicando i due maschi seduti vicini.
Natsuki in quei brevi secondi osservò i volti dei presenti e si ritrovò a pensare che la cosa migliore che le potesse capitare era la diciottenne. Dopotutto erano amiche d’infanzia, un bacio innocente sulle labbra non avrebbe scatenato nulla. Non sapeva quanto si sbagliasse.
La bottiglia lentamente iniziò a fermarsi. Superò Chie, Aoi, Shizuru, Tate e…si fermò su Takeda. La mora nel vederla strabuzzò gli occhi sentendo il cuore fermarsi.
<< Oh no! >> esclamò con terrore e scattando nuovamente in piedi << No! >>.
Takeda tornò finalmente a respirare normalmente mentre le sue labbra s’increspavano in un sorriso. Avrebbe voluto mettersi urlare per la gioia.
<< Appunto >> fece laconica Nao stringendosi nelle spalle.
Cacchio, pensò, Questa è proprio sfiga.
Mai aveva gli occhi più luminosi tra tutti i presenti. Ancora non riusciva a credere che era accaduto veramente. Si sarebbe messa a saltare per la stanza e a battere le mani con euforia.
Beccati questo Shizuru, si disse guardando la diciottenne che invece fissava il pavimento.
La Presidentessa era completamente bloccata, non si muoveva e respirava lentamente. Quello era un incubo per lei; la persona più preziosa stava per dare il suo primo bacio ad un’altra persona. Si sarebbe messa a urlare per il dolore che la stava lacerando in quel momento. Deglutì con fatica per cercare di mostrarsi tranquilla ma l’angoscia non accennava ad allontanarsi dal suo sguardo.
Natsuki non farlo! Ti prego, rifiutati di farlo!
Cosa sarebbe accaduto se le fosse piaciuto? Se il contatto con le labbra di Takeda le fosse risultato gradevole? Oddio, no! Era di lei che era innamorata, lei! Glielo aveva fatto capire in tutti i modi, i maschi non la interessavano! No, no, no!
<< Natsuki, non farti pregare >> la incoraggiò Mai sorridendo.
Il diciottenne si alzò in piedi eccitato da quello che stava per accadere e leggermente imbarazzato. Di certo non avrebbe mai pensato che sarebbe accaduto di fronte a tutti quei ragazzi ma meglio di niente.
<< Uffa! >> si lamentò la mora passandosi una mano tra i capelli e imitando Takeda << Sarebbe stato meglio se mi fosse capitata Shiz… >>.
Si bloccò avvampando mentre gli sguardi dei presenti si puntavano su di lei. Un sospiro di sollievo uscì dalle labbra della diciottenne che riuscì a trovare la forza di alzare gli occhi sulla figura della sedicenne. Takeda mosse qualche passo nella direzione di Natsuki e si chinò sul suo viso, lei chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Sentì immediatamente le labbra del ragazzo posarsi sulle sue in modo delicato, quasi timido. Erano secche e screpolate e il suo fiato era caldo. Rimase immobile per diversi secondi anche quando il diciottenne si staccò da lei cercando di comprendere le sensazioni che le aveva provocato. Shizuru la osservava con terrore e nel vedere che non si muoveva il suo cuore perse un colpo.
No, non può esserle piaciuto!, urlò dentro di sé lottando per non mettersi a urlare in quel preciso momento, Natsuki perché non ti muovi? Perché non parli? Cosa stai pensando?
Mai sorrideva raggiante mentre Chie mostrava la foto che aveva scattato in quell’attimo. Nao rise.
<< Ti è piaciuto, Kuga? >> domandò senza riserbo.
A quella domanda il volto della mora avvampò improvvisamente mentre posava i suoi occhi sui presenti.
<< Allora? >> incalzò la quindicenne divertita << E’ un sì? >>.
La Presidentessa vide Natsuki mordersi il labbro inferiore e tenere lo sguardo basso. Stava forse cercando di assaporare ancor d più quel gesto? Quel pensiero le provocò una fitta allo stomaco. La mora strinse le mani a pugno lungo i fianchi e represse un gemito prima di correre via dalla stanza.
<< Natsuki! >> provò a chiamarla Mai senza comprendere cosa le fosse preso ma l’amica era già lontana.
 
La sedicenne si dondolava pigramente su un’altalena nel parco giochi accanto all’hotel. L’aveva scoperto per caso e non essendoci nessuno, non si era vergognata a sedersi lì. Fissò la sabbia ricca d’impronte dei suoi piedi e sospirò. Non sapeva perché era scappata, era stato un gesto impulsivo e involontario. L’unica cosa che aveva compreso in quel momento era che voleva restare da sola. Sola, per riflettere su quello che le era accaduto. Takeda l’aveva baciata sulle labbra, un’azione timida che l’aveva lasciata senza parole. Era stato il suo primo bacio. Cosa aveva provato? Non riusciva a districarsi nel groviglio delle emozioni che le avevano afferrato lo stomaco. Era felice? Le era piaciuto? Si passò un dito sulle labbra riuscendo ancora a percepire il suo odore e si ricordò di quando Shizuru era a pochi centimetri dalla sua bocca, di come avesse sentito il suo fiato gradevole, di come il suo cuore avesse iniziato a palpitare con forza nel petto. Non era successo col diciottenne. Il suo bacio era stato umido e non le aveva suscitato nessuna di queste sensazioni.
Oh, perché deve essere sempre tutto così complicato?, si domandò prendendosi la testa con entrambe le mani, Shizuru aiutami!
Si bloccò arrossendo mentre il nome della diciottenne le rimbombava nella testa. Era lei cui pensava sempre, l’unica che avrebbe potuto spiegarle quello che le stava accadendo. Per capirla alla Presidentessa bastava una sola occhiata mentre Mai non avrebbe compreso nemmeno se avesse provato a esprimerglielo.
<< Come ti senti, Natsuki? >>.
Quella voce la fece sussultare e la prima cosa che vide fu l’ombra della sua figura sulla sabbia. Il suo rossore aumentò ancor di più mentre alzava gli occhi. Shizuru. La diciottenne indossava una vestaglia in tinta con la camicia da notte legata in vita da un nastro ed era anche lei a piedi nudi. Era uscita pochi secondi dopo la sedicenne con l’intento di trovarla e capire cosa le stava passando per la testa. Aveva bisogno di comprendere.
Ti prego non tradirmi Natsuki, pensò avvicinandosi.
<< Io… >> iniziò titubante la sedicenne sentendo improvvisamente la gola secca.
Strinse con forza le catene che reggevano altalena e ingoiò un groppo di saliva.
<< E’ stato il tuo primo bacio? >>.
Natsuki la guardò, adesso era di fronte a lei e dovette tenere alta la testa. L’altra ragazza le sorrideva cercando di mascherare il fastidio che provava in quel momento. Ancor prima di rendersene conto, la sedicenne chinò il capo incapace di sostenere il suo sguardo. Si sentiva sporca in sua presenza, anche se non ne capiva il motivo. Si strinse nelle spalle cercando protezione quando la diciottenne allungò una mano verso il suo viso per accarezzarlo.
<< Natsuki… >>.
<< Come mi dovrei sentire con questo sapore sulle labbra? >>.
Nella sua voce Shizuru notò una nota di preoccupazione.
<< Non lo so >> rispose turbata. Perché si sentiva in quello stato? Provava forse dei sentimenti contrastanti per il diciottenne?
Mantieni la calma Shizuru, si disse. Temeva di chiederle se le fosse piaciuto. Cosa avrebbe fatto se le avesse dato una risposta positiva?
Disgusto!, pensò inaspettatamente la mora rendendosi conto del perché si sentisse così strana. Finalmente riusciva a attribuire un nome a ciò che provava in quel momento. Sgranò gli occhi comprendendo quello che significava.
La diciottenne le sollevò il volto con due dita affinché potesse specchiarsi nelle profondità dei suoi occhi e le sorrise leggermente per farle capire che andava tutto bene. Si vedeva chiaramente che era impaurita e lei voleva rassicurarla.
<< Prima di pagare il tuo pegno >> iniziò Shizuru posando la mano libera sulla sua e facendo la stessa cosa con l’altra una volta sicura che l’altra non avrebbe abbassato nuovamente la testa << Hai detto che avresti preferito che fossi capitata io, vero? >>.
Le gote della sedicenne s’imporporarono e, anche se non parlò, la Presidentessa comprese d’aver ragione. Quella certezza le scaldò il cuore e aumentò la presa sulle sue dita strette intorno alla catena. Si chinò per avvicinare la sua bocca a quella di Natsuki e i capelli le caddero in avanti nascondendo i volti di entrambe. La sedicenne non indietreggiò limitandosi ad osservare quelle labbra che diventavano sempre più vicine. Socchiuse le sue e respirò il fiato della diciottenne.
<< Vuoi? >> le domandò semplicemente Shizuru fermandosi e ascoltando il battito del cuore della più piccola con occhi supplicanti. Voleva cancellare il sapore di Takeda dalla ragazza, voleva che perfino il ricordo del suo bacio fosse eclissato rispetto a ciò che poteva farle provare lei. Desiderava che non ci pensasse, che lo dimenticasse. Esigeva che fosse solo sua, era stanca di rimanere nell’ombra mentre la sua amica architettava sempre qualcosa di nuovo per portargliela via.
Natsuki era come incantata dai movimenti della sua bocca per comporre i suoni, non si sarebbe mai potuta sottrarre. Inghiottì un groppo di saliva l’attimo prima che Shizuru prendesse l’iniziativa. Il suo silenzio era stato un assenso per lei e questa volta non si sarebbe fatta scappare l’occasione di poter finalmente toccare quelle labbra. La diciottenne la baciò con irruenza chiudendo la sua bocca e assaporando ogni attimo che la mora le stava regalando. I suoi capelli finirono sulle spalle della mora mescolandosi a quelli neri e arrivando a coprire anche le orecchie. Natsuki chiuse gli occhi ma non serrò le labbra come aveva fatto con Takeda. Il gesto della ragazza che le stava davanti non la infastidiva, anzi in un certo senso si accorse di averlo sempre atteso. Ripensò a tutte le volte che i loro visi erano stati così vicini da sfiorarsi ma non l’avevano mai fatto e a come adesso le sembrasse del tutto normale che accadesse. Normale? Stava baciando una ragazza! Ma era così…così bello da non poter resistere. L’odore della sua pelle le riempiva le narici e la spingeva a chiederne ancora.  Improvvisamente sentì la lingua di Shizuru accarezzarle timidamente e con gentilezza il labbro inferiore. La sedicenne sobbalzò a quel contatto ma le mani della più grande le impedirono di allontanarsi. Erano serrate sulle sue, come se le stessero chiedendo di non opporsi perché non sarebbe servito a niente. Sapeva che anche lei lo voleva. Natsuki smise di pensare e si concentrò unicamente su come il suo corpo stesse reagendo. Il sapore della diciottenne era dolce, gradevole e la sua bocca era morbida e liscia; non come quella del ragazzo. Le piaceva.
Prese com’erano da quello che stavano sperimentando, nessuna delle due si accorse che alle loro spalle, dietro l’angolo dell’albergo, Mai le stava osservando con occhi sgranati per la sorpresa e l’orrore.

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Capitolo 23
*** Quando la verità fa male ***


La mattina del giorno successivo era tutti tristi perché dovevano far ritorno a Tokyo e alla loro realtà quotidiana. La scuola e i vari impegni sarebbero ripresi a pieno ritmo. Mai notò immediatamente come Natsuki evitasse lo sguardo degli altri e si tenesse sempre in disparte. Anche quando erano ancora in camera a finire di sistemare i bagagli, la mora aveva infilato tutto nella sua piccola valigia senza prestare alcuna attenzione ed era scesa nella hall. Ora attendevano nel parcheggio principale dell’albergo che l’autobus li andasse a prendere. La sedicenne dagli occhi verdi era seduta sul suo trolley e ascoltava la musica dal suo ipod tenendo lo sguardo fisso sul cemento. Mai guardò Shizuru chiacchierare amabilmente con Kuu e tentare di calmare Haruka che inveiva contro il conducente che stava facendo ritardo. Pareva non essere minimamente in difficoltà dopo quello che era accaduto la sera precedente. In fondo, perché mai doveva esserlo? Aveva ottenuto quello che voleva. La rossa si ritrovò a stringere i pugni lungo i fianchi con rabbia. Aveva raggirato Natsuki, la sua migliore amica! L’aveva portato dove diceva lei senza curarsi dei suoi sentimenti e l’aveva circuita senza ritegno. Era una persona orrenda e alla sedicenne spettava il compito di fermarla prima che facesse ancor più male alla mora. Si vedeva chiaramente che Natsuki stava male, che aveva fatto qualcosa che non aveva il coraggio di confessare a nessuno e lei doveva aiutarla a uscirne. Stava per dirigersi verso di lei, quando le si parò davanti la figura di Reito.
<< Buongiorno Mai >> disse sorridente.
La loro breve vacanza era terminata e lui doveva ammettere di non aver ottenuto grandi vittorie. Al contrario della Presidentessa. Gli era bastata una sola occhiata per comprendere che era successo qualcosa tra lei e la sedicenne e a giudicare da come cercava di comportarsi normalmente Shizuru, doveva essere qualcosa di gradevole.
<< Oh, Reito buongiorno >> rispose la rossa cercando di non imbarazzarsi e ricordandosi ciò che aveva fatto il giorno precedente.
Tate, che aveva notato la scena, si staccò da Takeda e Taiki con i quali stava parlando per raggiungere la ragazza.
<< Ci sono problemi, Mai? >> domandò affiancandola.
<< Yuuichi-san, ci ergiamo a paladini della legge? >> chiese beffardamente il diciottenne << Stiamo solo chiacchierando >>.
<< Ho fatto la domanda alla mia ragazza >> rispose Tate guardando Mai e stringendole la mano.
Quelle parole zittirono Reito per diversi secondi e, vedendo che nessuno parlava, il sedicenne si affrettò a portare via la rossa dalla sua presenza.
Natsuki, intanto si ostinava nel suo mutismo e mai come in quel momento desiderò poter tornare a casa e chiudersi nella sua stanza. Voleva restare sola, voleva che si aprisse una voragine sotto i suoi piedi e che ci finisse dentro, voleva cancellare dalla sua testa ciò che aveva fatto la sera precedente. Si portò una mano sul cuore sentendo che aveva perso un battito a quel pensiero. Anche se non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa, quel bacio era stato bellissimo. Le sue gote avvamparono improvvisamente mentre gettava frequenti occhiate alla Presidentessa. Come doveva comportarsi con lei? Fare finta che non fosse successo niente? Doveva dimenticarlo? Come avrebbe potuto? Subito dopo quel gesto, presa dall’ansia, era scappata in camera sua e aveva trascorso la nottata insonne. Per fortuna Mai dormiva quando era rientrata altrimenti non avrebbe saputo cosa dirle.
Improvvisamente Nao fece schioccare le dita davanti i suoi occhi con un mezzo sorriso. Le disse qualcosa che però, a causa dell’elevato volume della musica, non sentì.
<< Allora? >> continuò imperterrita la quindicenne afferrandole una cuffietta per togliergliela.
<< Allora cosa? >> ripeté la mora sulla difensiva.
<< Perché te ne stai tutta sola qui, non dovresti stare vicino al tuo principe azzurro? >>.
Involontariamente Natuki guardò Shizuru e questo suo movimento fece scoppiare a ridere la più piccola.
<< Ti piacerebbe, eh Kuga? >> le domandò << Che c’è il tuo Takeda adesso non ti basta più? Dopo il lungo appassionato bacio di ieri sera vuoi già piantarlo? >>.
<< Piantala Nao! >> le urlò la sedicenne scattando in piedi << Io non sto con Takeda, non sto con nessuno chiaro? >>.
Le sue parole furono udite da tutti i presenti che si zittirono. Il Capitano della squadra di kendo arrossì violentemente comprendendo che per lei il loro bacio non aveva avuto nessun valore e preferì tenere lo sguardo basso piuttosto che leggere pietà negli occhi degli altri studenti.
<< Credo che tu sia stata molto chiara, Natsuki >> le rispose con calma Shizuru.
La mora indietreggiò leggermente e per poco non inciampò nella sua valigia. Era la prima volta da ieri che le rivolgeva la parola. Quella mattina, durante la colazione, si era limitata solo a salutarla col suo solito tono gentile.
<< Scu…scusami Shizuru >> mormorò tornando al suo posto e rimettendosi l’auricolare.
Mai rimase colpita dal grido dell’amica. Non era come le altre volte in cui litigava con Nao, nella sua voce c’era quasi della rabbia. Perfino la quindicenne se n’era accorta e si era allontanata con la coda tra le gambe.
<< Kuga oggi ha proprio la luna storta >> commentò Tate che non aveva idea di cosa fosse accaduto dopo l’allontanamento di Natsuki dalla sua stanza, senza lasciare la mano della sedicenne. Non voleva che Reito tornasse all’attacco, anche se gli pareva di essere stato molto chiaro.
Mai si limitò ad annuire mentre fissava la mora. Doveva dirle d’averla vista? Adesso non era il momento di mettersi a discutere, conoscendo Natsuki non appena avrebbe preso l’argomento si sarebbe scatenata come una furia. Come darlo torto d’altronde? Anche a lei, se fosse stata abbindolata in quel modo, sarebbe stata tutt’altro che calma.
Natsuki tranquilla, ti aiuterò io a venirne fuori.
Finalmente arrivò l’autobus e i ragazzi poterono salire per prendere posto. La mora si sedette in ultima fila, lontano da tutti e tenne la testa appoggiata contro il vetro in silenzio per tutta la durata del viaggio di ritorno; Mai e Tate vicini anche se parlarono molto poco; Nao, che aveva compreso che non tirava buona aria, se ne rimase ferma e zitta al suo sedile; Reito si sedette all’ultimo posto alla fila opposta a quella della sedicenne e si limitò anche lui a fissare il paesaggio circostante. Non poteva tollerare di essere stato battuto da un ragazzino che non contava niente, che a malapena era conosciuto all’interno dell’istituto, che non poteva nemmeno lontanamente essere paragonato a lui. Eppure in quel preciso momento si trovava esattamente dove avrebbe dovuto esserci il diciottenne mentre si scambiava brevi parole con la rossa. Dalla sua postazione vedeva abbastanza bene come si tenevano la mano e come si limitassero a guardarsi. Tutto il gruppo era stanco e calmo e di conseguenza non ci fu bisogno delle urla di Haruka che si addormentò dopo appena mezz’ora di viaggio. Shizuru si era seduta piuttosto avanti rispetto a Natsuki e spesso si era ritrovata a lanciarle lunghe occhiate per vedere come stava. Non osava avvicinarsi e parlarle, aveva fatto capire a chiunque che voleva essere lasciata in pace. Perfino Nao si era zittita. Si portò una mano sul petto mentre ripensava a quel bellissimo bacio che finalmente le aveva dato. Ai suoi occhi appariva ancora come la bambina cui cinque anni prima aveva promesso di restare accanto. Si sfiorò appena le labbra sorridendo. Non l’aveva forzata a farlo e aveva sentito che le era piaciuto. Ora, però, doveva darle il tempo di metabolizzare l’accaduto, di capire che era stato reale e che lei l’aveva voluto quanto la diciottenne. Non si aspettava che accettasse la cosa in un giorno, da come era scappata qualche attimo dopo, aveva capito che avrebbe impiegato di più. Le sarebbe stata accanto, le avrebbe dato il suo supporto affinché comprendesse che quel benessere sperimentato non era sbagliato. Una volta fattole capire questo, sarebbe stata sua per sempre. Tornò a guardare avanti a sé e con stizza ascoltò Mai parlare sottovoce con Tate. Quello stupido di Reito se l’era fatta scappare sotto il naso. Si sarebbe voltata più che volentieri per spiattellarle ciò che era riuscita a fare la sera precedente con una nota di estrema soddisfazione ma resistette. Quella sua azione non avrebbe portato a nulla di buono, doveva attendere che la mora informasse l’amica dei suoi sentimenti e che questa capisse di dover smettere con i suoi giochetti. Forse se l’avesse vista finalmente felice, anche lei si sarebbe messa il cuore in pace.
Cercare di far mettere Natsuki con Takeda, pensò, Che idea assurda.
Le venne da ridere, soprattutto se ripensava a tutti i tormenti che l’avevano assillata qualche giorno prima. Era stato sciocco credere che la sedicenne provasse un interesse di qualunque tipo verso il ragazzo. Era lei che desiderava, ma non l’aveva ancora compreso.
Non c’è niente di personale Mai, continuò osservando la sua immagine riflessa nel vetro, Ma lei mi vorrà esattamente quanto la bramo io. È solo una questione di tempo.
 
Il ritorno alla quotidianità fu pesante per tutti i ragazzi anche se meno per Natsuki e Nao che erano quelle che a scuola s’impegnavano di meno. Il giorno dopo la gita al mare, le lezioni sembrarono non finire mai e quando giunse il meritato intervallo, gli studenti tirarono un sospiro di sollievo. Mai osservò la mora alzarsi e stiracchiarsi in assoluto silenzio. Da quando erano tornate a casa, aveva a malapena detto qualche monosillabo e quella mattina nemmeno le frecciatine della quindicenne erano servite a scrollarla. Era come se si trovasse su un altro pianeta. Possibile che l’effetto di quel bacio dato di nascosto si facesse ancora sentire?
Povera Natsuki, pensò, Sei rimasta così traumatizzata dall’evento? Devo aiutarti.
<< Ehi Natsuki! >> esclamò l’attimo dopo aspettando che l’amica si voltasse << Andiamo in cortile? >>.
Voglio Shizuru!, avrebbe voluto finalmente urlare la sedicenne dagli occhi verdi, Voglio…
Arrossì mentre il cuore iniziava a batterle più forte nel petto.
<< Ti devi vedere con Yuuichi? >> domandò.
Aveva capito che tra i due era successo qualcosa durante la gita, il fatto stesso di essersi seduti vicini durante il viaggio di ritorno e il prendersi per mano ne era la prova.
La rossa le sorrise.
<< No >> rispose << E’ andato via per un forte mal di pancia >>.
La mora ridacchiò leggermente.
<< Sfigato >>.
Mai preferì tralasciare sul commento poco carino nei confronti di Tate e le fece segno di seguirla. Desiderava chiacchierare un po’ con lei a quattr’occhi, voleva sapere fino a che punto arrivava la sua confusione. Parlando di ciò che provava lei, forse si sarebbe aperta. Si sedettero su una panchina all’ombra e lontano da occhi indiscreti, leggermente appartate dal resto degli studenti.
<< Allora >> iniziò la sedicenne dai capelli rossi osservando l’altra ragazza.
<< Mi vuoi dire che ti sei fidanzata con Yuuichi? >> chiese la mora andando direttamente la punto e facendo imporporare le gote dell’altra.
<< Possibile che tu sia sempre così rude? >> la rimproverò << Sì, noi…beh, è come hai detto tu >>.
<< Ma non avevi detto che ti piaceva anche Reito-san? >>.
Il solo sentir pronunciare quel nome diede fastidio a Mai che fece un gesto con la mano.
<< Infatti era così >> disse con calma << Ma poi ho capito >>.
Natsuki si fece improvvisamente attenta.
<< Come hai fatto? >> le domandò con sincera curiosità.
Prima di rispondere la rossa si prese qualche secondo per riflettere.
<< E’ stato quando mi ha baciata >> affermò infine. Gli occhi le si illuminarono per un istante << E’ stato allora che ho compreso. Quando Tate mi ha stretto, ho sentito che non c’era niente di più importante. Il mio cuore ha iniziato a battere più forte, i brividi mi hanno scossa e... >> chinò il capo leggermente imbarazzata << …e poi un grande fuoco mi ha bruciato dentro. Cose che non ho mai provato con Reito >>.
Per pochi secondi si perse nel ricordo di quel primo bacio; poi tornò a fissare l’amica.
<< Anche tu hai provato queste cose quando Takeda ti ha baciata? >> chiese con fare innocente.
Natsuki arrossì improvvisamente a quella domanda.
<< No >> rispose sinceramente << No ho provato nulla, veramente. Io non sono innamorata di lui >>.
Quelle parole ferirono molto più di quanto si aspettasse Mai. Vide l’amica osservare l’erba che cresceva sotto di loro senza più continuare. Natsuki pensava a quel bacio che l’aveva sconvolta, che le aveva fatto provare le stesse cose appena descritte dalla rossa e che non aveva sentito per un ragazzo. Si portò entrambe le mani sul viso coprendolo per la vergogna di quei sentimenti che considerava così belli. Mai aveva provato qualcosa di simile. Era stato esattamente come aveva detto lei. L’altra sedicenne la fissò col cuore stretto in una morsa. Avrebbe voluto urlarle che non era possibile e che quello che lei credeva d’aver provato quando Shizuru l’aveva baciata, era solo un’illusione voluta dalla più grande ma dovette trattenersi mordendosi il labbro inferiore. Se l’avesse fatto, avrebbe anche dovuto rivelare d’averla vista e d’aver avvertito un’enorme rabbia invaderla. Si passò una mano tra i capelli imponendosi di restare calma e decidendo di giocare in un altro modo. Sorrise appena mentre le prendeva una mano stringendola tra le sue.
<< Natsuki >> disse per richiamare la sua attenzione.
La mora la guardò con un misto di richiesta d’aiuto e tristezza. Non sapeva nemmeno lei come districarsi in quella selva di sentimenti che minacciava di sommergerla.
<< Devo dirti una cosa >> continuò con calma << Ci sono delle voci…delle voci che corrono su Shizuru-san qui nel liceo >> fece un respiro profondo per trovare il coraggio per quella rivelazione << E su suoi gusti >>.
La sedicenne dagli occhi verdi la fissò con aria interrogativa.
<< Intendo dire che si vocifera che la Presidentessa non sia interessata ai ragazzi ma…ad altro… >>.
Natsuki ancora non rispose.
<< Hai presente la storia di Sodoma e Gomorra? >>.
La mora perpetuò nel suo silenzio e Mai si chiese perché fosse così difficile farle comprendere quello che stava dicendo.
<< Oh lesbica, idiota! >> esclamò Nao che stava passando di lì << Ti sta dicendo che alla Presidentessa piace la passera. Possibile che tu sia così ottusa ogni volta che si parla di lei? >>.
Natsuki sgranò gli occhi per la sorpresa e tornò a guardare Mai che aveva, però, chinato la testa.
<< Kuga, sei sconvolta che la tua dolce amichetta piacciano le ragazze e che abbia puntato te adesso? Come diavolo hai fatto a non notarlo per tutto questo tempo? >>.
<< Basta adesso, Nao >> s’intromise la rossa.
La mora era scattata in piedi stringendo le mani a pugno.
<< Orripilata dall’idea che possa piacerti? >> incalzò la quindicenne con un risolino << O dal pensiero di quante se ne sia fatta in tutti questi anni? >>.
<< Smettila, Nao! >> tuonò Natsuki gettandosi contro di lei e cadendo per terra << Quelle che dici sono solo delle misere bugie! Devi stare zitta, non è vero niente! >>.
Solo la voce di Mai servì a riportarla alla realtà e a rendersi conto d’aver colpito in faccia l’altra ragazza che adesso stava sanguinando dal naso.
<< Natsuki, fermati! >>.
La tirò per un braccio facendola allontanare di qualche metro da Nao. La mora guardò la quindicenne rimettersi in piedi ed essere soccorsa dall’amica mentre le tremavano le gambe. Si guardò la mano con la quale l’aveva colpita e ne provò orrore. Si portò l’altra alla bocca spalancata sentendo il cuore fermarsi. Aveva perso il controllo, non aveva capito più niente e aveva semplicemente percosso la fonte della sua rabbia. Si alzò e corse via per non continuare a guardare quello che aveva fatto.
 
Stava correndo con tutto il fiato che aveva nel corpo e con gli occhi chiusi, per questo non si accorse di Kuu che stava camminando tranquillamente. Si scontrarono ed entrambe caddero a terra una di fronte all’altra.
<< Ma si può sapere dove vai come una furia? >> domandò la bionda rialzandosi e massaggiandosi la schiena.
<< Scu…scusa >> mormorò l’altra senza guardarla e accorgendosi di tremare.
<< Che hai? >>.
<< N…niente… >>.
<< Oh, avanti. Si vede lontano un miglio che ti è successo qualcosa >> affermò Kuu passandosi una mano tra i lunghi capelli e poggiando la schiena contro un albero lì vicino.
Natsuki ingoiò un groppo di saliva capendo che doveva avere un aspetto orribile se perfino la diciottenne si stava interessando a lei.
<< Si tratta di Shizuru… >> disse in un sussurro senza muoversi e senza guardarla << Mai ha detto che… >>.
<< Che è omosessuale? >> concluse al suo posto l’altra.
La mora alzò di scatto la testa.
<< Anche tu lo sai? >>.
Kuu inarcò il sopracciglio destro e rimase in silenzio per pochi secondi per accertarsi che non la stesse prendendo in giro. Era davvero così ingenua da non vederlo?
<< Solo un cieco non lo capirebbe >> ribatté fissando i suoi grandi occhi azzurri sulla sedicenne << E’ questo che ti ha sconvolto tanto? O piuttosto, lo scoprire di essere al centro dei suoi pensieri? >>.
A quella seconda domanda, il volto della più piccola avvampò. Era davvero un libro aperto per gli altri? Si chiese se Mai fosse riuscita, allora, ad intuire cosa fosse avvenuto in quel parco giochi.
<< Anche tu pensi quindi che… >>.
<< Io non lo penso >> precisò la bionda << E’ palese che sia innamorata di te >>.
<< No! >> scattò Natsuki << Questo non è possibile! >>.
<< Perché? Perché nei film i maschi s’innamorano delle femmine, si sposano, hanno tanti bambini e vivono per sempre felici e contenti? Quella non è la realtà >>.
La sedicenne non rispose.
<< Io la conosco da quando eravamo bambine >> disse dopo una pausa parlando più a se stessa che a Kuu.
<< Allora più di tutti avresti dovuto comprendere i suoi sentimenti >>.
Quella frase la ferì più di quanto s’immaginasse.
<< Da quanto tempo…da quanto tempo lo è? >> chiese poi timidamente come una bambina impaurita riferendosi all’orientamento sessuale della Presidentessa.
La diciottenne si strinse nelle spalle.
<< Penso da sempre, almeno da quando è qui al liceo. Non ti svegli da un giorno all’altro e decidi di esserlo >>.
Natsuki si alzò in piedi e mosse qualche passo con fare nervoso.
<< Quando eravamo in gita, lei…lei mi ha baciata >> confessò arrossendo nuovamente.
Scosse il capo con forza nel ripensarci e si prese la testa con le mani. Shizuru non poteva essere innamorata di lei! Loro erano amiche, quel bacio era stato ma bello ma non significava ciò che tutti le stavano dicendo. Se ne sarebbe accorta. Involontariamente le tornò in mente quello che una volta stava per fare sotto la doccia subito dopo che Shizuru l’aveva solo sfiorata. L’amore spingeva a simili gesti?
<< Ti è piaciuto? Ho saputo che anche il Capitano della squadra di kendo l’ha fatto >>.
<< Chi te l’ha detto? >> esclamò la sedicenne furiosa << Giuro che se prendo Takeda…oh, ma è ovvio che non… >>.
I suoi pensieri e la sua voce furono interrotti improvvisamente dalle labbra di Kuu che si posavano sulle sue.
<< Che diavolo ti prende? >> proruppe Natsuki allontanandosi dalla più grande.
<< Allora? >>.
<< Allora cosa? >> ripeté la sedicenne con un misto di stupore e rabbia.
<< Ti è piaciuto? >> le chiese con un sorriso malizioso la ragazza dai lunghi capelli biondi.
<< No che non mi è piaciuto! Ma che domande mi fai? >>.
Si passò quasi con rabbia il dorso della mano sulle labbra.
<< E quello di Shizuru-san ti è piaciuto invece? >>.
La mora questa volta dovette abbassare gli occhi con aria colpevole.
<< A me non piacciono le ragazze >> riuscì solo a dire con voce tremante.
<< No, solo la Presidentessa >>.
Natsuki alzò lo sguardo sulla diciottenne scoprendo che si sarebbe messa volentieri a piangere.
Possibile?, si chiese con una nota d’angoscia ripensando a come le avesse dato fastidio che qualcuno potesse innamorarsi di Shizuru, Possibile che sia veramente così?
Diversi giorni prima, quando Sonoka le aveva fatto quella sfuriata, si era soffermata sull’argomento ma l’aveva subito accantonato pensando di essere ridicola a fare simili riflessioni. Invece aveva appena scoperto che per la diciottenne non doveva essere la prima volta. Si ricordò improvvisamente le parole di Nao. A Shizuru piacevano le ragazze e ne aveva avute parecchie. Quel pensiero la fece rabbrividire improvvisamente. No, non era possibile che fosse vero! Non era la stessa diciottenne che conosceva lei! La ragazza che abitava accanto a lei non avrebbe mai fatto quelle cose e soprattutto non con tutte quelle persone!
Kuu le posò sulla fronte un dito facendo una leggera pressione e sorrise divertita da come quella rivelazione l’avesse scombussolata.
<< Torna in classe >> le disse semplicemente osservandola e riferendosi alla campanella che era appena suonata << Nessuno vorrebbe che restassi vittima di un agguato >>.
<< Kuu, non ti ci mettere anche tu adesso! >> le urlò contrò la sedicenne senza riuscire a non arrossire per la battuta.
La diciottenne le fece la linguaccia e si allontanò verso la sua classe.
 
Stava ancora ripensando a ciò che le era stato detto da Kuu quando passò davanti la porta lasciata aperta dell’aula dove si riuniva il Consiglio Studentesco. Involontariamente si affacciò e il volto di Shizuru le si parò immediatamente davanti. Sobbalzò nel vederla e cercò subito di ricomporsi.
<< Natsuki che ci fai ancora in giro per i corridoio? >> le chiese la diciottenne << La campanella è suonata diversi minuti fa >>.
La sedicenne arrossì anche se avrebbe preferito evitarlo.
<< Potrei…potrei farti la stessa domanda… >>.
Shizuru sorrise nel notare il suo imbarazzo. Era così carina quando arrossiva.
<< Ho alcune questioni disciplinari su alcuni studenti da risolvere >> le rispose con calma l’altra avvicinandosi e allungando le mani per sistemarle il fiocco rosso dell’uniforme scolastica.
Il cuore della mora iniziò a battere all’impazzata nel petto, così forte che credette che perfino la Presidentessa potesse ascoltarlo.
Mi fai questo effetto perché…, si domandò lasciando la frase a metà quasi con timore di formularla per intero. Si chiese se le facesse lo stesso effetto, se anche lei avesse tremato di piacere durante quel bacio.
Si guardarono negli occhi e dopo pochi istanti fu la più piccola ad abbassare lo sguardo. Le dita di Shizuru passarono dal cotone della sua divisa al contatto diretto con la pelle del collo e la sentì rabbrividire. Le sorrise comprendendo quale godimento la stesse scuotendo in quel momento.
<< Shizuru… >> mormorò Natsuki senza osare alzare la testa << …a te piacciono le ragazze? >>.
Quella domandò bloccò per diversi secondi la più grande. Cosa doveva risponderle? Finalmente poteva sentirsi libera di gettare quella maschera o doveva continuare la sua finzione?
<< Io ti piaccio? >> continuò la sedicenne sempre più rossa in volto e con soggezione.
Aveva bisogno di sapere se tutto quello che le era stato detto era vero oppure era solo una sciocchezza. La diciottenne non parlò preferendo abbracciarla. Si era aspettata che le rivolgesse delle domande sul loro bacio, su quello che aveva provato, che l’aiutasse a comprendere il suo stato confusionale. Sentì il corpo della mora essere scosso da una moltitudine di brividi e questo l’incoraggiò a risponderle. Le diede un bacio sulla guancia con calore.
<< Cosa sono queste domande? >> le disse con una nota sottile d’ironia nella voce cercando di allentare la tensione << Non ti è forse piaciuto quel bacio che ti ho dato? >>.
La strinse ancora di più contro il suo corpo e respirò l’odore dei suoi capelli. Quanto la desiderava! Ed era così vicina ormai!
<< Shizuru…io non… >>.
<< Non si dicono le bugie, Natsuki >> l’ammonì la più grande allontanandola leggermente per poterla guardare negli occhi << Soprattutto a se stessi >>.
Le accarezzò il viso con una mano e in quel momento, come un fulmine, le frasi della quindicenne tornarono prepotentemente alle orecchie della mora.
Orripilata dall’idea che possa piacerti?
O dal pensiero di quante se ne sia fatta in tutti questi anni?
Con terrore scacciò quelle frasi allontanandosi dalla diciottenne.
Quante?, si domandò guardando l’altra, A quante persone hai detto queste stesse parole che ora dici a me?
Il solo pensiero che ci fosse stata qualcun’altra la faceva sentire male. Si portò entrambe le mani sul viso per nascondere le lacrime che stavano per uscire.
<< Quante? >> disse a voce più alta scuotendo il capo << A quante ragazze hai detto tutto questo? >>.
Senza aspettare risposta, si allontanò dall’aula correndo. Shizuru la osservò e non poté evitare che un leggero sorriso le increspasse le labbra. La domanda che le aveva appena posto rivelava un’immensa gelosia nei suoi confronti; gelosia che lei intendeva placare più che volentieri.
 
Natsuki non si era fatta vedere dopo l’intervallo e quando le lezioni terminarono, l’ansia di Mai era solo aumentata. Le aveva mandato diversi messaggi e aveva provato a chiamarla un paio di volte ma l’amica si era sempre negata.
Ma dove sei finita?, si domandò mentre usciva da scuola pensierosamente cercando di scacciare il senso di colpa che provava.
Aveva sbagliato a metterla al corrente dell’orientamento sessuale di Shizuru? Lei voleva metterla in guardia visto che non aveva ancora compreso e pareva essere l’unica a non averlo fatto. Non desiderava vederla soffrire per un gioco, per una cottarella senza senso, per un’infatuazione che si portava dentro da quando era bambina. Scosse il capo. Aveva fatto bene a informarla, Natsuki aveva il diritto di sapere quali erano le vere intenzioni che nutriva la brava e innocente Presidentessa. Il solo pensiero che la sedicenne fosse caduta nelle sue grinfie la fece rabbrividire. Le voleva troppo bene per vederle fare quella fine, per vederla essere presa in giro e poi abbandonata come un oggetto senza nessuna importanza. Si meritava una persona che l’amasse veramente, qualcuno che avesse solo lei nella testa e nel cuore e dalle voci che correvano sottobanco nel liceo, Shizuru non era indicata per quel ruolo. La sedicenne dai capelli neri era una ragazza dall’apparente forza e fierezza ma sotto quella lastra, Mai sapeva che si celava un animo gentile che aveva tanta paura di soffrire nuovamente. Non sarebbe riuscita a sopportare un nuovo abbandono, lei l’aveva vista stare male quando il signor Kuga l’aveva lasciata ai suoi genitori e non voleva che ripetesse l’esperienza. L’aveva aiutata a raccogliere faticosamente i pezzi della sua vita, a rimetterli insieme, a cercare di dar loro un senso fino a che non l’aveva vista camminare con le sue gambe. Se la Presidentessa credeva di poter fare il bello e il cattivo tempo con lei, si sbagliava d grosso. Lei l’avrebbe difesa, l’avrebbe protetta e le avrebbe dato il suo supporto. Camminò assorta nelle sue riflessioni verso casa. Salutò distrattamente i compagni di classe con un cenno della mano continuando a perpetuare nei suoi pensieri. Posò una mano sul cuore ascoltandolo battere. Aveva capito cos’era l’amore grazie a Tate che finalmente si era lasciato alle spalle i suoi tristi ricordi; era come se finalmente si sentisse completa, come se avesse ritrovato la parte mancante. Si bloccò per qualche secondo improvvisamente folgorata. Anche Natsuki si sentiva in quel modo? Oh, no Natsuki! Noi siamo più che amiche, siamo sorelle e a me hai promesso di stare vicina! Non lei, non lei! Non accettava di perderla, di non averla più accanto, di non avere più il suo supporto. Anche se il sedicenne le stava vicino e le sussurrava dolci parole quando erano insieme, lei voleva lo stesso che la mora non si allontanasse da lei. Desiderava che fosse come quando vivevano a Hokkaido, quando Natsuki non aveva occhi che per la rossa e la seguiva ovunque andasse nonostante non volesse mai ammetterlo. Arrivò a casa nello stesso momento in cui la moto dell’amica si fermò sulla strada. La sedicenne mise il cavalletto, smontò e si tolse il casco integrale passandosi una mano tra i lunghi capelli scuri. Appena la vide, Mai sorrise correndo verso di lei. L’abbracciò con foga facendole quasi perdere l’equilibrio.
<< Natsuki >> disse stringendosi a lei e senza guardarla << Ti prego, non mi lasciare >>.
<< Mai, ma cosa… >> provò a dire la mora senza comprendere per quale motivo l’amica fosse così spaventata. Era successo qualcosa con Tate?
<< Promettimelo >>.
Natsuki l’allontanò leggermente da sé mettendole entrambe le mani sulle spalle per poterla guardare negli occhi. Cosa significavano quelle parole? Perché stava tremando?
<< Io ti ho già fatto una promessa >> rispose infine notando che sarebbe scoppiata in lacrime da un momento all’altro.
<< Allora mantienila! >> esclamò la rossa liberandosi dalla sua presa e tornando ad abbracciarla << Non ti allontanare da me! >>.
L’altra ragazza la sentì singhiozzare ma non riuscì a contraccambiare il gesto comprendendo cosa volesse dire la frase appena pronunciata. Chinò leggermente il capo mentre una morsa gelata s’impossessava del suo cuore.

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Capitolo 24
*** Partenze ***


 
Si guardava allo specchio da diversi minuti nonostante Mai la chiamasse e le urlasse che era molto tardi. Lei continuava a fissare la sua immagine senza sapere perché improvvisamente non riuscisse a staccare gli occhi dal vetro. Continuava a pensare alla promessa che aveva fatto all’amica, a come aveva giurato senza pensarci troppo che lei le sarebbe sempre rimasta accanto. Non avrebbe mai creduto che quelle parole fossero diventate la sua prigione. Non aveva intenzione di tirarsi indietro; lei non si sarebbe allontanata da Mai, non dopo quello che la rossa aveva fatto per lei e la sua vita. Le doveva tutto, per questo accettava passivamente la sua volontà. Ma non poteva impedirsi di urlare dentro, che quella sottile vocina strillasse quanto fosse infelice lontana da Shizuru e di quanto dolore stava procurando alla diciottenne per il suo enigmatico comportamento. Poggiò la fronte sulle fredde piastrelle e respirò profondamente. Quello che stava facendo era l’unica cosa che era riuscita a pensare. Non avrebbe sopportato di vedere nuovamente quello sguardo triste dipinto sul volto dell’amica, quegli occhi che le chiedevano imploranti di non lasciarla e di tenere fede a ciò che le aveva detto un mese prima. Quando i genitori e il fratello della rossa erano morti, Natsuki era diventata automaticamente l’unica persona su cui fare affidamento, l’unico membro della famiglia rimasto vivo insieme a lei e si legata alla mora ancor più di prima credendo che la cosa fosse reciproca. E in effetti era stato così all’inizio, a Hokkaido era la sola cui parlasse e si confidasse, ma poi, con il ritorno a Tokyo e il successivo rincontro con Shizuru, qualcosa era cambiato. Profondamente cambiato e si era accorsa di quanto fosse stata sterile la sua vita in quei cinque anni. Diede un pugno contro il muro per l’impotenza. Cosa doveva fare per non ferire nessuna delle due? Entrambe le avevano dato qualcosa d’importante durante la sua esistenza, si era legata a tutt’e due e il solo pensiero di fare un torto ad una le faceva terribilmente male. La diciottenne, però, era forte e sicuramente avrebbe compreso al contrario di Mai che era ancora fragile e vulnerabile per la perdita del nucleo famigliare. Si rendeva conto che, se le avesse voltato le spalle anche lei, si sarebbe sentita persa e sconfortata come era successo a Natsuki quando suo padre se n’era andato. Si passò due dita sulle tempie mentre apriva la porta.
<< Sto scendendo! >> rispose infine infilando la divisa scolastica in fretta e domandandosi come facesse l’amica ad essere sempre pronta prima di lei.
Afferrò con foga le chiavi della moto dal mobiletto del corridoio e raggiunse la rossa.
<< Finalmente! >> si lamentò Mai sorridendo.
<< Su, andiamo >> rispose la mora evitando accuratamente di guardarla negli occhi.
 
Erano arrivate a scuola quando stava suonando la seconda campanella. Tate le stava attendendo appoggiato al muro dell’edificio leggermente spazientito e, quando le vide arrivare, si lasciò scappare un sospiro e batté il dito destro sull’orologio che portava al polso.
<< Lo so, scusami! >> disse Mai correndo verso di lui << E’ colpa di Natsuki! >>.
L’altra sedicenne si strinse nelle spalle senza dire nulla camminando lentamente per distaccare leggermente la coppia. Tate diede un bacio sulla guancia della ragazza dai capelli rossi e si affrettarono a dirigersi in classe.
<< Ehi Kuga, secondo me oggi la prof di storia ti becca >>.
<< E secondo me invece sarai tu quello che prenderà un bel quattro oggi >> rispose prontamente la mora.
Il ragazzo le fece la linguaccia e tornò a guardare avanti. Fu in quel momento che Natsuki la vide. Stava uscendo dalla sua classe con una pila di fascicoli da portare chissà dove ed era bella come ogni volta che i suoi occhi si posavano su di lei. Ingoiò un groppo di saliva e sentì le sue guance prendere fuoco mentre distanziava sempre di più la coppia che non si era accorta della diciottenne. Rimase per diversi secondi immobile nel corridoio senza sapere cosa fare. Una parte di lei voleva accorrere dalla Presidentessa, salutarla e godere della sua vicinanza, mentre l’altra le sussurrava di scappare il più lontano possibile se voleva tenere fede alla promessa fatta a Mai. Il suo cuore fece un salto un gola nel vedere che anche la ragazza la stava guardando e che le sorrideva. Sorrideva, non era arrabbiata con lei! Le si avvicinò tenendo in perfetto equilibrio tra le mani i fogli.
<< Buongiorno >> salutò Shizuru fermandosi a pochi passi da lei.
<< C…ciao Shizuru >> rispose Natsuki sentendosi avvolgere da una strana ansia. Gettò una veloce occhiata all’amica che era quasi arrivata in aula e pregò che non si voltasse << Ti serve una mano? >> aggiunse indicando i fascicoli.
<< In teoria non sono cose che uno studente dovrebbe vedere >> disse la diciottenne con tono calmo << Ma se ti fa piacere passare qualche minuto con me, ben volentieri >>.
A quelle parole la sedicenne arrossì violentemente. Shizuru riusciva sempre a comprenderla con una sola occhiata, era forse per l’amore che provava per lei? La diciottenne le sfiorò il viso con la mano libera e fu immediatamente attraversata da una scarica elettrica. Aprì la bocca per risponderle ma la voce di Mai le impedì di parlare.
<< Natsuki! >> la chiamò non appena si accorse della scena che si stava svolgendo.
La mora voltò appena gli occhi per guardarla e tornò a fissare la più grande in modo malinconico.
<< Arrivo… >> mormorò infine << Sc…scusami Shizuru >>.
Chinò il capo e si affrettò ad andare in classe.
 
Non aveva voluto pranzare, aveva lo stomaco talmente chiuso che nemmeno la buona cucina di Mai era servita a farle sentire lo stimolo della fame. Non aveva atteso molto, dopo aver riaccompagnato l’amica a casa, era andata a farsi un giro. Aveva voglia di correre, di gareggiare, di mandare tutto e tutti al diavolo e sentirsi libera di fare finalmente ciò che voleva. Ripensò alla figura della diciottenne che quella mattina le si era avvicinata. La divisa scolastica le metteva in risalto le forme del corpo e la corta gonna a balze faceva risaltare le lunghe gambe.
Ma cosa sto pensando?, si domandò scuotendo il capo.
Non le era mai capitato di fare simili considerazioni sulla Presidentessa del Consiglio Studentesco.
Shizuru, che cosa mi hai fatto?
Non si accorse di essere arrivata nei pressi dell’officina di Mamoru. Svoltò a destra e se la ritrovò davanti. Parcheggiò ed entrò mentre si toglieva il casco integrale.
<< C’è nessuno? >> domandò guardandosi intorno << Mamoru? >>.
<< Natsuki? >> chiese a sua volta il venticinquenne uscendo da sotto un’auto. Si alzò in piedi cercando uno straccio per pulirsi le mani << E’ successo qualcosa alla tua moto? >>.
La sedicenne scosse il capo.
<< No, è tutto a posto >> rispose << Passavo di qui…non c’è un motivo… >>.
<< Mamo hai capito qual è il difetto della Suzuki? >> disse Kuu arrivando dalla stanza attigua. Notò la mora e le fece un cenno di saluto << Che ci fai qui, hai problemi con… >>.
<< No >> ripeté Natsuki interrompendola << E’ tutto okay, passavo di qui per caso >>.
<< Prenditi una birra >> affermò Mamoru ritornando al suo lavoro << Se ti va puoi restare, non mi dai fastidio. Sono abituato alla presenza antipatica di Kuu >>.
La diciottenne gli fece la linguaccia.
<< Pensa ai motori, va >> gli rispose << Che di ragazze non ne capisci proprio niente >>.
Natsuki si sedette su uno sgabello e si aprì la birra che aveva preso nel frigo. Osservò la bionda che ogni tanto passava un attrezzo al ragazzo e si domandò se Kuu provasse qualcosa di più dell’amicizia verso Mamoru. Da come parlava e scherzava con lui pareva che avesse parecchia confidenza.
<< La settimana prossima hai una gara >> disse improvvisamente la diciottenne interrompendo i suoi pensieri mentre si strofinava via dal volto il grasso con cui il venticinquenne l’aveva sporcata.
<< Sono stufa di queste solite corse >> ribatté la più piccola poggiando per terra la bottiglia vuota << Voglio qualcosa di più forte >>.
Aveva bisogno di sensazioni nuove e più intense per non pensare alla situazione che stava vivendo. Voleva distrarsi e divertirsi. Kuu la guardò a lungo prima di rispondere. Si aprì una birra facendone un sorso e poi la passò al ragazzo lanciandogli una breve occhiata.
<< Perché non vai a rompere qualcosa? Mi era sembrato di capire che ti piacesse >>.
Natsuki chinò il capo ricordando la volta in cui Shizuru l’aveva beccata.
<< Non posso >> rispose semplicemente << Ci sarà qualcosa che ancora non ho ancora mai fatto! >> esclamò subito dopo fissando i suoi occhi verdi su quelli azzurri dell’altra.
<< Oh, abbiamo una brava ragazza qui? >> la canzonò la bionda << Che c’è, da quando ti sei fidanzata certe cose non le fai più? >>.
<< Io non sono fidanzata! >>.
<< Qualcosa di forte, eh? >> mormorò Mamoru come se stesse riflettendo << Beh, c’è la Montagna sul mare >>.
La sedicenne si fece attenta mentre Kuu si alzò in piedi.
<< Tu credi che sia all’altezza? >> domandò rivolta al ragazzo.
<< Certo che lo sono! >> esclamò la mora che non sopportava essere all’oscuro di qualcosa.
Il venticinquenne si strinse nelle spalle.
<< Per saperlo possiamo solo metterla alla prova >>.
Kuu annuì prendendo il suo casco e lanciando alla sedicenne il suo.
<< Andiamo, ti mostro il posto >>.
 
La diciottenne si tolse il casco e guardò il mare per diversi secondi prima di concentrarsi sulla sedicenne. Natsuki la imitò dopo aver messo il cavalletto alla sua moto e si sedette con un agile salto sulla ringhiera mentre ripensava al percorso che Kuu le aveva appena mostrato. Era difficile, doveva ammetterlo e comprendeva perché erano pochi quelli che accettavano una sfida lì. La strada era stretta, non asfaltata e fango, ghiaia e terra facevano da padrone. In alcuni punti mancavano i muretti o un qualunque tipo di protezione per non finire in acqua. Perfino la bionda aveva usato una velocità moderata mentre salivano e scendevano. Respirò profondamente e si passò una mano tra i lunghi capelli.
<< La voglio fare >> disse infine.
Kuu si limitò ad annuire. Sapeva che non le avrebbe detto di no, ormai aveva imparato a riconoscere in quello sguardo la decisione di chi non è mai tornato sui suoi passi.
<< Devi darmi il tempo di organizzarla >> le rispose semplicemente << In questo modo riuscirai ad acquietare la tua angoscia? >>.
La mora chinò la testa verso il basso per osservare il marciapiede. Acquietarla no, ma almeno non sarebbe stata il suo principale pensiero.
<< No >>.
 
<< Allora sei sicura di non voler venire? >> le chiese Mai mentre finiva di sistemare le ultime cose in valigia.
Natsuki si appoggiò contro la porta aperta e starnutì. Erano trascorsi tre giorni da quando aveva visto l’ultima volta Shizuru a scuola. La sera del suo incontro con Kuu e Mamoru, il giorno in cui aveva deciso di provare un nuovo brivido con le moto, le era salita un’improvvisa febbre che non le aveva dato tregua per tutto quel tempo. Solo quella mattina pareva stare finalmente meglio. Le due ragazze si guardarono negli occhi per qualche secondo mentre la rossa si rialzava e le faceva segno di avvicinarsi. Si sedettero sul letto e Mai prese le mani della mora nelle sue stringendole. Stava per dire qualcosa, quando Natsuki la precedette.
<< Se vuoi davvero che venga, io verrò >> le disse con calma.
L’altra sedicenne la fissò a lungo prima di parlare valutando le sue parole. Sapeva che sarebbe venuta se le avesse detto che aveva bisogno di lei e che ancora non era pronta ad affrontare quella situazione da sola, sapeva che non l’avrebbe lasciata andare se non fosse stata sicura che avrebbe potuto farcela. La mora le mise una mano sul cuore ed ascoltò il suo battito. Comprendeva il dolore che attanagliava l’amica, la paura di dover tornare a rivivere gli ultimi istanti di vita della sua famiglia, il semplice ricordare la spaventava a morte. Lei l’aveva aiutata esattamente come aveva fatto la rossa diversi anni prima ed era diventata la sua ancora per non naufragare. Ma adesso c’era una cosa che doveva fare da sola, una cosa che in cui nemmeno Natsuki poteva aiutarla. Il dolore doveva essere fronteggiato e superato ma in quell’atto Mai non poteva contare su nessuno tranne le sue forze. La sedicenne dagli occhi verdi c’era stata quando erano morti, c’era stata al loro funerale, c’era stata quando aveva pianto a dirotto sulla sua spalla. Ora, però, doveva trovare il coraggio di andare separata da lei e superare il lutto in modo autonomo. Solo in quel modo avrebbe potuto volgersi indietro con un sorriso. Tutto questo la mora lo sapeva già, aveva perso parecchio prima la madre e conosceva il dolore e la paura che si provava. Mai le sorrise mentre lentamente si ritrovava ad annuire.
<< Ce la farò, Natsuki >> mormorò stringendosi contro il suo corpo e chiudendo per pochi secondi gli occhi.
<< Ne sono convinta Mai >>.
Credeva davvero nelle sue parole, le sentiva sincere e piene di energia. Non si sarebbe fatta ostacolare da nessuno. Le posò una mano sulla spalla e restarono in silenzio per diversi secondi.
<< Vuoi che ti chiami un taxi? >> le chiese infine la mora.
<< Sì, grazie >> rispose l’altra rimettendosi in piedi. Aspettò di vederla riagganciare prima di proseguire << Starò via per un paio di giorni, credi di sopravvivere senza di me? >>.
In tutta risposta Natsuki le lanciò sul viso il cuscino del letto.
<< Ma sentila! >> esclamò sorridendo.
<< Per favore evita di mangiare schifezze >> le consigliò la rossa conoscendo fin troppo bene la scarsa praticità che aveva l’amica in cucina.
Chiuse la valigia con un po’ di fatica mentre la sedicenne dagli occhi verdi si domandava cosa ci avesse messo dentro se doveva stare via solo per quarantott’ore. Scosse il capo, non sarebbe riuscita a entrare a pieno nella sua testa. Scesero al piano inferiore e in quel momento sentirono il suono del clacson. Il suo taxi era arrivato. Mai andò ad aprire la porta porgendo all’autista il suo bagaglio e si voltò verso Natsuki con un sorriso.
<< Ti chiamo quando arrivo, allora >> disse abbracciandola.
<< Okay, mi raccomando >>.
<< Natsuki non mandare a fuoco la casa >> l’ammonì l’amica mentre saliva sul taxi << E chiudi sempre a chiave quando torni >>.
<< Sì, Mai >> fece laconica la mora.
<< E non lasciare correre l’acqua per troppo tempo nella cabina della doccia, lo sai che poi si allaga! >>.
Natsuki si limitò a salutarla con la mano destra sperando che la smettesse.
<< Usa sempre la fiamma media! >> urlò infine la rossa per farsi sentire poiché si stava allontanando sempre di più.
La mora rimase per diversi minuti immobile ad osservare la strada deserta riflettendo sul fatto che quella era la prima volta che si separavano, anche se per un periodo breve. Respirò profondamente e improvvisamente le arrivò alle narici l’odore di una inattesa libertà. Chiuse gli occhi e chinò il capo sentendosi in colpa per ciò che aveva pensato. Gettò una veloce occhiata verso la casa di Shizuru e sopirò prima di rientrare a casa. Non aveva voglia di andare a scuola nonostante la febbre fosse passata.
 
Mai era arrivata in perfetto orario. Si era recata in albergo e, dopo una veloce doccia, era scesa nuovamente. Chiamò Natsuki per farle sapere che era tutto a posto e in sottofondo sentì la televisione accesa. Scosse il capo con fare sconsolato pensando che non poteva aspettarsi niente di diverso dall’amica. Se non c’era lei a tenerla d’occhio, la sedicenne era completamente alla deriva.
Sono solo due giorni, si disse mettendo il cellulare in borsa, Che cosa potrebbe succedere in due giorni?
Improvvisamente il pensiero di come la Presidentessa potesse circuire l’amica la fulminò e desiderò tanto aver insistito per farla andare con lei. Avrebbe dovuto essere più persuadente, avrebbe evitato in questo modo strani incidenti che potevano mettere in pericolo la mora. Si pentì terribilmente d’aver dato alla diciottenne quel vantaggio ma s’impose di non farsi prendere dall’ansia. Natsuki le aveva fatto una promessa che avrebbe mantenuto, nemmeno Shizuru avrebbe potuto fare niente. Quella riflessione la tranquillizzò leggermente mentre si recava al cimitero. Sistemò i fiori freschi che aveva comprato e si inginocchiò di fronte alle lapidi dei famigliari. Dovette fare un respiro profondo prima di trovare il coraggio di guardare le loro foto e sentì immediatamente le lacrime formarsi agli angoli degli occhi.
<< Ciao mamma, ciao papà >> salutò con una nota triste nella voce allungando una mano per accarezzare quei volti sorridenti << Ciao Takumi >> aggiunse voltando leggermente la testa << Avete visto? Io e Natsuki ce la stiamo cavando, siamo andate a vivere a Tokyo >>.
Tutto il suo corpo fu scosso da un brivido mentre scoppiava a piangere.
<< Io faccio del mio meglio per tenerla a bada >> continuò << Ha ancora la strana predisposizione a cacciarsi nei guai… >>.
Singhiozzò incapace di trattenersi e non riuscì a dire altro mentre i ricordi di quella sera le ritornavano prepotentemente alla memoria.
 
Erano uscite da poco dal cinema e attendevano che i genitori di Mai andassero a prenderle. Avevano salutato le amiche che erano con loro e si erano sedute su una panchina poco distante.
<< E’ stato un bel film, no? >> aveva domandato con ironia la rossa rivolta all’amica.
L’occhiata che le aveva lanciato Natsuki l’aveva fatta scoppiare a ridere.
<< Ti diverte così tanto prendermi in giro? >>.
<< Da morire! >> aveva esclamato Mai.
<< Ti approfitti del mio buon cuore! >>.
La sedicenne dai capelli rossi aveva inarcato il sopracciglio destro.
<< Buon cuore tu? >> le aveva risposto << E’ solo che non riesci a stare senza di me, ammettilo! >>.
<< Non è vero! >> aveva ribattuto la mora facendole la linguaccia.
<< Sì, io sono la tua migliore amica e ti voglio tantissimo bene! >>.
Entrambe avevano sentito il suono di un clacson e avevano visto la macchina della famiglia Tokiha rallentare quasi davanti a loro affinché potessero salire. Si erano alzate in piedi per attraversare la strada mentre Takumi apriva il finestrino posteriore per salutare le ragazze. Mai gli aveva risposto con un cenno della mano sorridendogli. Ci era voluto un solo momento per rompere quella felicità.
<< Mai, attenta! >> aveva urlato Natsuki tirandola per un braccio e spingendola verso il marciapiede.
La rossa non aveva compreso cosa stesse accadendo. L’attimo prima camminava verso l’auto e quello dopo si ritrovava sdraiata per terra accanto all’amica. Si era voltata nel sentire un improvviso botto e aveva provato a rialzarsi per correre verso la macchina devastata dei suoi genitori. Un dolore lancinante l’aveva colta all’altezza del polso sinistro, doveva essersi rotto nella caduta.
<< Mamma! >> aveva gridato << Papà! >>.
Nessuno aveva risposto alle sue parole mentre iniziavano ad arrivare i primi soccorsi. Si era avvicinata calpestando i frammenti di vetri ed era quasi arrivata a vedere all’interno dell’auto quando due forti braccia l’avevano afferrata per fermarla.
<< Lasciami! >> aveva detto con le lacrime agli occhi senza smettere di osservare la scena e senza guardare la persona che la teneva ferma << Takumi! >>.
Una macchina era andata a sbattere contro quella della sua famiglia provocando lo scontro. Il paraurti era volato a diversi metri di distanza, tutti i vetri erano andati in mille pezzi, le ammaccature erano ovunque.
<< Sono un paramedico, ci occuperemo noi dei tuoi genitori >> continuava a ripeterle l’uomo << Vieni, dobbiamo vedere se hai riportato delle ferite gravi >>.
<< No…io…io sto bene… >>.
In quell’attimo si era ricordata di Natsuki. L’aveva cercata con gli occhi accorgendosi che alcuni paramedici la stavano caricando su una barella.
<< Natsuki! >> aveva esclamato correndo verso di lei dopo essersi liberata dalla presa dell’altro uomo che aveva tentato di condurla vicino l’ambulanza.
Ma che cosa sta succedendo alla mia famiglia?, si chiese piangendo.
 
Natsuki camminava per il corridoio dell’ospedale che le pareva lunghissimo. Delle volte era costretta ad appoggiarsi alla parete e a fare un respiro profondo prima di continuare. I medici avevano provato a tenerla a letto ma lei non aveva voluto saperne niente. Doveva vedere Mai, doveva capire che cosa era successo. Ricordava solo una macchina che correva, un grosso boato e poi il buio che l’aveva avvolta. Si era risvegliata con un terribile mal di testa e l’infermiera le aveva riferito d’aver perso i sensi in seguito alla botta alla tempia che aveva preso. Per questo la parte le pulsava così dolorosamente. Lo stare in piedi le procurava la nausea e le vertigini però non si era fermata finché non aveva trovato l’amica. Sedeva fuori una stanza, completamente immobile mentre si guardava le mani. Anche se l’aveva sentita arrivare, non l’aveva guardata.
<< Mai… >> aveva mormorato la mora allungando una mano verso di lei.
Aveva sentito che stava tremando ed aveva avuto una fitta al cuore. Aveva ingoiato un groppo di saliva temendo di formula una qualunque domanda sull’accaduto.
<< Morti >> aveva detto improvvisamente la ragazza dai capelli rossi continuando a fissare il pavimento << Sono morti >>.
Non c’era emozione nella sua voce, era piatta e atona. Natsuki aveva sentito una morsa gelata impadronirsi del suo stomaco e si era dovuta piegare in avanti per evitare di svenire. Non era possibile, non di nuovo! Aveva guardato l’amica e le aveva preso una mano senza parlare. Cosa poteva dirle? Che sarebbe passato? Non era vero, chi diceva così mentiva! Lei lo sapeva bene. Mai gliela aveva stretta e lentamente aveva sollevato gli occhi per incontrare quelli verdi della mora. Era stato in quel momento che aveva compreso che l’unica persona che le era rimasta era quella che le stava davanti. La sedicenne dai capelli scuri si era inginocchiata di fronte senza mollarle la mano mentre iniziava a piangere. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, che avrebbe dovuto mostrarsi forte per Mai ma non ci riusciva. I suoi genitori l’avevano accolta come una figlia, accettando il suo carattere e senza provare a cambiarlo, dandole delle regole che doveva rispettare ma anche ricompense se le meritava. Era stata una famiglia equilibrata, giusta; quella che non aveva mai avuto e si era trovata bene con loro. La rossa l’aveva subito fatta sentire a casa, l’aveva resa partecipe dei suoi giochi e delle sue amicizie, le aveva fatto comprendere che potevano essere amiche in modo incondizionato e lei aveva creduto che quella situazione durasse all’infinito. Adesso, che la vedeva distrutta, stentava a crederci e un nuovo dolore la stava travolgendo, lo stesso che poteva leggere negli occhi di Mai. La sedicenne le aveva gettato le braccia intorno al collo dimentica della sua commozione celebrale e del precario equilibrio che aveva e Natsuki non l’aveva frenata. L’aveva sentita gemere e piangere mentre si stringeva al suo corpo alla ricerca di un briciolo di calore.
<< Mamma…papà…Takumi >> aveva mormorato tra le lacrime << Natsuki, loro non ci sono più! >>.
La mora l’aveva stretta a sua volta.
<< Io ci sono >> le aveva sussurrato << Questa è la mia promessa, Mai >>.
 
Mai camminava da diverso tempo senza una meta precisa. Ogni tanto si guardava intorno ma pareva che nulla le importasse. Ciò che aveva ricordato era stato così forte da intontirla. Chiuse gli occhi per qualche istante mentre era ferma ad un semaforo e sospirò. Tutto il dolore che avevano provato, tutta la sofferenza di quella notte pareva che le si stesse riversando addosso. Era stata Natsuki ad assumere il controllo della situazione e dopo diversi calcoli che portavano sempre allo stesso risultato, aveva proposto di tornare a vivere nella sua vecchia casa a Tokyo. I genitori di Mai non erano ricchi; al contrario, avevano accumulato una serie di debiti per le costose cure di Takumi di salute molto cagionevole. Debiti che dopo la loro morte, gravavano su Mai. Per quel motivo avevano deciso di vendere la casa in cui avevano vissuto e di utilizzare il ricavato per sostenere le spese. Una volta terminato tutto, erano semplicemente partite per provare a ricominciare. Il padre di Natsuki non aveva fatto obiezioni al loro trasferimento e l’odio della sedicenne nei suoi confronti era aumentato quando non si era nemmeno presentato al funerale della famiglia Tokiha. Neanche a Mai piaceva quell’uomo soprattutto dopo quello che una notte aveva fatto alla mora, ma non si era mai permessa di esprimere il suo parere.
<< Mai? >> disse improvvisamente una voce davanti a lei.
La ragazza alzò gli occhi trovandosi di fronte il volto sorridente di una sua coetanea. Ancor prima di parlare, l’altra l’abbracciò facendola arretrare di qualche passo.
<< Moriko? >> chiese stupita.
<< Sono così felice di rivederti! >> esclamò la nuova arrivata << Come stai? Quando sei tornata? >>.
Mai sorrise comprendendo che le era mancata la sua compagna di classe.
<< Io… >>.
<< Mi devi raccontare un sacco di cose, sai? >> continuò incapace di trattenersi Moriko guardandola negli occhi << Dove Natsuki? >>.
<< E’ rimasta a Tokyo >> rispose la rossa.
<< Quindi sei sola? Devi venire assolutamente a cena da me! >>.
La rossa non riuscì a dirle di no.

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Capitolo 25
*** Brividi e gemiti ***


Mai crede davvero che io non sia in grado di sopravvivere da sola?, continuava a ripetersi Natsuki mentre si aggirava tra gli scaffali del supermercato, Le faccio vedere io!
Purtroppo la triste verità era che non sapeva neppure da dove iniziare. Si avvicinò al banco dei surgelati pensando che quelli non dovevano essere difficili da cucinare. Rimase sorpresa nel costatare le numerose marche dei prodotti che, invece di aiutare nella scelta, confondevano ancora di più le idee. La sedicenne ne prese due sbuffando e cercando di capire le differenze, era davvero complicato.
<< E chi abbiamo qui? >> domandò una voce familiare facendola sobbalzare.
<< Shizuru! >> disse la mora lasciando cadere i surgelati per terra.
La diciottenne rise notando il rossore generale che l’aveva invasa.
<< Che succede, Mai-san è in sciopero? >> la canzonò leggermente sapendo che tra le due era la rossa che aveva il compito di cucinare.
<< No… >> mormorò Natsuki raccogliendo e rimettendo a posto << …lei non c’è… >>.
Per diversi secondi Shizuru la osservò senza dire nulla. Aveva capito bene? Davvero l’altra sedicenne non c’era? Era la sua occasione.
<< E’ tornata a Hokkaido >> continuò la mora << Starà via per qualche giorno >>.
Si guardarono negli occhi e la Presidentessa non lesse nessun tipo di malizia nello sguardo della più piccola. Non stava pensando a niente di sconveniente al contrario suo.
<< Beh, in questo caso non posso davvero permetterti di cucinare >> affermò risolutamente << Verrai a cenare da me >>.
<< Non trattarmi come se fossi un’incapace! >> esclamò la sedicenne mettendo il broncio.
<< Natsuki… >> iniziò a cantilenare la diciottenne sorridendo mentre si avvicinava a lei << …potrei cucinarti il tuo piatto preferito, lo sai? >>.
<< Sul serio? >>.
Shizuru comprese d’averla allettata. Non era poi così difficile in fondo.
Sei così ingenua Natsuki, pensò annuendo, Ma dopo stasera scoprirai qualcosa di veramente meraviglioso.
<< Sul serio >> promise << Aiutami a finire la spesa e vedrai cosa sono capace di fare >>.
 
Natsuki osservava Shizuru ai fornelli esterrefatta dalla velocità e dalla precisione con le quali cucinava. Nemmeno Mai era così brava. Quando erano arrivate a casa della diciottenne, la più grande le aveva proposto di guardare la televisione in salone mentre lei si occupava della cena. La sedicenne si era seduta sul divano e aveva iniziato a fare zapping col telecomando prima di voltarsi verso la cucina aperta e iniziare a guardarla. Poggiò entrambi i gomiti sullo schienale del divano e appoggiò sulle mani il mento. Shizuru aveva indossato un simpatico grembiule e le dava le spalle.
<< Come mai non sei venuta a scuola in questi giorni? >> le domandò notando che aveva smesso di prestare attenzione alla televisione.
<< Sono stata male >> rispose Natsuki incantata dai suoi movimenti.
Non aveva mai prestato così tanta attenzione a Mai quando cucinava. Involontariamente il suo sguardo cadde sulle gambe della Presidentessa, nude e coperte appena dalla gonna della divisa che ancora indossava. Si domandò che intimo indossasse sotto e l’attimo dopo tutto il suo viso prese fuoco.
Ma cosa diavolo vado a pensare!, si rimproverò mordendosi la lingua, Meno male che Shizuru non si è accorta di niente.
<< Non si sbircia tra le gambe della gente, Natsuki >> disse improvvisamente la Presidentessa senza voltarsi e con malizia.
<< Io non stavo sbirciando tra le gambe di nessuno! >> esclamò sempre più rossa la sedicenne.
Ma come è riuscita ad accorgersene?
Shizuru rise sottovoce pensando che quei gesti non potevano che farle piacere. Era così felice che fosse con lei in quel momento.
Siamo sempre più vicine, Natsuki.
<< E non ridere perché non è vero! >>.
<< Non sto ridendo! >> scherzò la diciottenne riprendendo il suo compito.
Rimasero in silenzio per diversi secondi, ognuna immersa nei proprio gradevoli pensieri.
<< Ti serve aiuto? >> chiese la sedicenne che non le staccava gli occhi di dosso. Era un piacere osservarla muoversi nella cucina, pareva che non le pesasse quello che stava facendo. Le appariva così rilassata.
La Presidentessa scosse il capo.
<< Puoi continuare a guardarmi se ti fa contenta >>.
Anche se non si voltò, sapeva che Natsuki era arrossita per l’ennesima volta. Sorrise nuovamente pensando che avrebbe potuto cucinare per lei per sempre senza mai stancarsi. Era bellissimo averla accanto, chiacchierare lontano da occhi indiscreti, ritagliarsi un angolo di quotidianità solo per loro. Era sicura che anche la mora stava avendo le sue stesse riflessioni. Il fatto che preferisse guardare lei piuttosto che un programma alla televisione la incoraggiava a continuare il suo piano.
Stasera non mi fermerò solo a un bacio, si disse mettendo le verdure in padella, Stasera sarai mia.
Mezz’ora dopo annunciò la cena. Natsuki prese posto e ringraziò prima di iniziare a mangiare. Shizuru aveva tenuto fede alla sua promessa, era tutto buonissimo e durante il pasto non smise di osservarla lieta di vederla soddisfatta.
<< Non è cambiato nulla qui >> disse improvvisamente la sedicenne assorta nei suoi pensieri parlando più a se stessa che all’altra ragazza.
La Presidentessa inclinò leggermente la testa ed esibì un dolce sorriso.
<< No, ho cercato di lasciare tutto il più possibile a quando frequentavi questa casa >>.
La mora poggiò le bacchette nel piatto vuoto e chinò lo sguardo.
<< La tua camera però sarà cambiata. Ora sei la Presidentessa del Consiglio Studentesco del liceo Fuuka, non la bambina che giocava con me in giardino >>.
<< Vieni, voglio mostrartela >> le rispose con naturalezza Shizuru allungando una mano verso di lei sperando che non si accorgesse di come battesse forte il suo cuore in quell’istante.
Ancor prima di rendersene conto, Natsuki si ritrovò a contemplare la stanza della diciottenne dove tante volte da bambina aveva dormito. Involontariamente aumentò la sua stretta e inghiottì un groppo di saliva.
<< Mi ricordo… >> iniziò con emozione avvicinandosi alle mensole. Sollevò una foto che raffigurava le due ragazze insieme e sorrise con nostalgia. Subito dopo strinse tra le dita la fascia da capoclasse della diciottenne quando andavano alle elementari << …ancora la conservi? >>.
<< Non ho buttato niente che mi ricordasse te >>.
Natsuki arrossì di nuovo e arretrò verso il letto mentre il cuore le saltava in gola. Cosa significavano quelle parole? E quegli occhi con i quali la stava guardando in quel momento? Perché improvvisamente non riusciva più a parlare? Era esattamente come quella sera fuori casa sua.
<< Shizuru… >> riuscì solo a mormorare vedendola avvicinarsi.
<< Sta tranquilla, Natsuki >> le sussurrò accarezzandole il volto << Non ti farò del male >>.
La fece cadere sul letto e la spinse verso il centro. La sedicenne non riusciva a staccare gli occhi dai suoi mentre si domandava cosa le sarebbe accaduto. Indietreggiò leggermente quando vide che Shizuru era salita sul materasso e si voltò dandole le spalle per guardare contro cosa sbatteva la sua schiena. Fu questione di un attimo. La diciottenne l’afferrò saldamente per la vita costringendola a stare sdraiata e vi salì sopra per tenerla ferma. Si era ricreata la stessa situazione di quando erano in spiaggia. Le guance di Natsuki si colorirono mentre le mani dell’altra cercavano di sfilarle la maglia della divisa scolastica.
<< Shizuru che stai facendo? >>.
La Presidentessa si concesse di sorridere prima di risponderle.
<< Non ti ricordi com’è stato bello sulla spiaggia? >> le domandò in tono suadente << Siamo state interrotte, non vorresti riprendere la dove abbiamo lasciato? >>.
Il suo fiato solleticava il collo della mora facendola rabbrividire. Riprendere da dove avevano lasciato? Oh, le sarebbe piaciuto moltissimo. Quel massaggio era stato così bello.
<< Sì… >> sussurrò non potendo non arrossire per l’emozione che stava provando.
Lasciò che la diciottenne le aprisse il gancetto del reggiseno e che lentamente glielo sfilasse facendolo cadere per terra. Shizuru iniziò a massaggiarle le spalle con sapienza e devozione, facendo scivolare le dita su quella morbida e candida pelle. Subito sentì i muscoli della più piccola rilassarsi e distendersi mentre lei si beava di quei gemiti che scappavano dalle labbra della mora. Allungò una mano per prendere il flacone della crema idratante che aveva sul comodino e continuò il suo lavoro. Sapeva quali erano i punti da toccare per lasciarla senza fiato, per tramortirla. Si chinò su di lei che aveva coperto il volto dalle braccia e le soffiò leggermente nell’orecchio.
<< Natsuki… >> disse sottovoce senza interrompersi << …nessuno mi fermerà stavolta, lo sai? >>.
La vide stringere con le mani un lembo del lenzuolo e sentì il suo corpo tremare. Con disinvoltura iniziò a scendere accarezzandole la colonna vertebrale in tutta la sua lunghezza. La sedicenne era in balia di quelle stesse sensazioni che aveva provato sulla spiaggia. Improvvisamente una scarica elettrica l’attraversò facendola sobbalzare per la sorpresa e tutto il suo corpo s’irrigidì. Fremette, anche se avrebbe voluto evitarlo. Le mani di Shizuru erano scivolate sotto la sua gonna e continuavano a massaggiarle la parte come se fosse normale.
<< Shizuru… >> mormorò cercando di articolare il meglio possibile le parole << …cosa… >>.
<< Shhh >> le rispose salendo verso il suo orecchio << Non irrigidirti, Natsuki >>.
La mora sentì la lampo laterale della sua gonna essere aperta e scivolare verso le gambe. Rabbrividì comprendendo che adesso l’unico indumento che indossava era lo slip di pizzo. Avrebbe dovuto fermarla, dirle di smetterla e rivestirsi ma quel benessere che le mani della diciottenne le procuravano era troppo bello e ne desiderava ancora. Gemette per il piacere che stava provando e affondò il volto rosso per la vergogna nel cuscino come se, così facendo, potesse scomparire. Con movimenti fluidi Shizuru iniziò ad accarezzarle le natiche seguendo con le dita, rese ancor più morbide dalla crema, i loro contorni mentre con una mano iniziava a slacciarsi l’uniforme. La sedicenne stava lottando per mantenere il controllo sul suo corpo ma non avrebbe resistito a lungo, lo comprese da come contraeva i muscoli e da come fremeva ogni volta che l’accarezzava. Continuò quel gioco per un tempo che parve infinito; le sfiorava appena l’elastico dell’intimo, poi tornava a concentrarsi sulla sua schiena risalendo verso le spalle senza mai smettere di massaggiarla. Natsuki era completamente estasiata dal piacere che stava provando, non sarebbe mai riuscita a opporsi o a trovare la forza per interromperla. Le baciò il collo lentamente e le mordicchiò l’orecchio.
<< Natsuki… >> cantilenò solleticandola col suo caldo fiato e cercando di farle sollevare il volto dal cuscino. Con due dita le accarezzò la guancia facendo una leggera pressione sul mento mentre con l’altra mano riprendeva a scendere verso lo slip. Le massaggiò l’interno coscia continuando ad osservarle il viso e quella nuova ondata d piacere fu talmente forte da lasciare senza fiato la più piccola che sollevò la testa alla ricerca di aria. Velocemente Shizuru catturò le sue labbra baciandola intensamente. La mora non si oppose totalmente avvolta da quelle sensazioni che la inebriavano e non le facevano capire nulla. Socchiuse gli occhi fremendo sentendo la lingua dell’altra scendere subito dopo nuovamente verso il collo. Era terribilmente meraviglioso. Tutta quella situazione le parlava solo di sensazioni bellissime e mai provate, di un immenso calore che partiva dal basso ventre, di scariche elettriche che la lasciavano sconvolta. Riaffondò il volto nel guanciale nel momento in cui sentì le dita della più grande scorrere sull’elastico dello slip. Rabbrividì per l’ennesima volta mentre Shizuru glielo sfilava. Avrebbe voluto trovare la forza di farla smettere, di dirle che non potevano continuare ma la sua ragione era annebbiata dal piacere che l’attraversava in quel momento. Involontariamente chiuse le gambe quando sentì le mani dell’altra iniziare a sfiorarle la sua intimità. I movimenti erano leggeri ma percepibili dato il suo grado di sensibilità in quel momento. Gemette mordendo un lembo del cuscino e sospirò.
<< Shizuru…ti prego… >>.
Per resistere, si aggrappò con forza alla spalliera del letto e s’irrigidì nuovamente. La diciottenne salì sul suo corpo senza pesarle eccessivamente e le impedì di parlare baciandola nuovamente. Non si sarebbe fermata ora, non adesso che aveva pieno possesso dell’oggetto del suo desiderio. Le accarezzò la pelle della schiena con le labbra, assaporandola e pensando a tutte le volte che aveva voluto farlo. Scese verso la sua intimità con le dita rabbrividendo e fremendo per l’eccitazione. Lei era sotto di sé, a casa sua, nella sua stanza; nessuno sarebbe arrivato a impedirle di continuare. Non ci sarebbe stata nessuna Mai questa volta. Cercò le sue labbra ancora una volta, le tenne a lungo sulle sue trattenendola e vide negli occhi della più piccola lo stesso piacere che avvolgeva lei.
<< Ti amo così tanto >> le sussurrò abbracciandola << Ti ho sempre desiderata >>.
Quelle parole fecero tremare Natsuki. E’ questo forte desiderio dell’altro che si prova quando si ama qualcuno? Allora anche lei era innamorata come lo era la Presidentessa? Ascoltò il suo cuore che pareva scoppiarle da un momento all’altro e dovette fare un respiro profondo.
<< Non opporre resistenza >> l’ammonì la diciottenne notando come i muscoli di quella zona fossero tesi << Rilassati. Credi che voglia farti male? Sarò gentile >>.
La sedicenne reclinò il capo per l’intensità del piacere e gemette forte inarcando la schiena.
È questo quello che fanno le persone che si amano?, si chiese voltando leggermente il capo verso Shizuru che la stava osservando senza smettere di muovere le dita. Per la prima volta fu lei a cercare un contatto con la più grande, allungò il collo verso la sua bocca e la baciò con timidezza. Sentì la lingua della diciottenne sfiorare la sua con estrema gentilezza, giocarci e l’attimo dopo fremette ancor più di prima. Non avrebbe mai pensato di provare delle sensazioni così intense e belle, che la mandavano completamente in estasi e che non le permettevano di pensare. L’unica cosa che sapeva con certezza era che la ragazza che le stava facendo sentire tutto questo era davvero speciale per lei. Non era allo stesso livello di Mai, nessuna poteva essere paragonata a Shizuru Improvvisamente sentì il suo cellulare, che si trovava nella gonna, iniziare a squillare. Si voltò nella direzione del suono e fece per allungare una mano ma la diciottenne gliela strinse nella sua. Si guardarono per qualche secondo negli occhi in silenzio mentre la diciottenne gliela baciava.
<< Stasera siamo solo tu ed io >> disse la più grande << Lascia che Mai per una notte ti faccia vivere la tua vita >>.
Detto, le baciò una guancia continuando ciò che aveva iniziato.
 
Mai aveva provato a chiamare Natsuki diverse volte quella sera ma la ragazza non le aveva mai risposto. Guardò il cielo stellato da fuori il balcone dove si trovava e fece un respiro profondo.
Natsuki, pensò con una nota malinconica, Per favore non metterti nei guai.
Rientrò notando che l’amica che l’aveva invitata quella sera a cena da lei la stava osservando con un grande sorriso stampato sul viso. Contraccambiò sedendosi sul letto. I genitori di Moriko erano stati felici di incontrarla nuovamente e lieti di averla a cena. Per tutto il tempo avevano chiacchierato parecchio e mai una volta si era sentita a disagio. Era così piacevole ritrovare un’amica e scoprire come le cose, anche a distanza di un mese, non erano affatto cambiate. La sedicenne le raccontò delle amiche, delle loro uscite, dei ragazzi della gita che avevano fatto e Mai scoprì che quella quotidianità le era mancata. Gli amici, la vecchia scuola…aveva dovuto rinunciare a tutto e seguire Natsuki a Tokyo. Non aveva esitato un attimo ma ora, nel sentire come la vita degli altri fosse rimasta inalterata mentre la sua no, una strana tristezza l’aveva invasa. Chinò il capo guardandosi la punta delle scarpe e in quel momento le arrivò un messaggio da parte di Tate che la fece sorridere ancor più di prima.
<< E così hai conosciuto qualcuno, eh? >> domandò maliziosa Moriko.
Il volto di Mai arrossì violentemente a quelle parole.
<< Sì… >> mormorò con vergogna << …si chiama Tate, andiamo in classe insieme… >>.
<< Ma è fantastico! >> esclamò l’altra sedicenne sinceramente felice per l’amica << E Natsuki invece che combina? >>.
Mai si passò una mano tra i capelli.
<< Beh, è sempre la solita >> rispose mentre il suo volto si affacciava tra i suoi ricordi << Non è cambiata per niente >>.
<< Quindi continui a essere tu l’unica con la quale parla? Fa ancora il lupo solitario all’intervallo? >>.
Entrambe scoppiarono a ridere nel ricordare la mora.
<< Oh dai, non esageriamo adesso >> disse Mai << Lei non… >>.
<< Mai, avanti. Parlava solo con te e non eri nemmeno della sua classe! Neanche Kaori si è mai avvicinata così tanto a lei e loro erano compagne di banco >>.
A quella frase la sedicenne dai capelli rossi si sentì importante e involontariamente s’inorgoglì.
<< E poi immagino che sarete ancor più unite di prima >>.
Questa volta Mai sentì il cuore saltarle in gola mentre ripensava a quello che era successo loro in quel mese e che alla fine aveva un solo nome. Shizuru Fujino. Era lei che aveva incrinato il rapporto tra lei e la sua amica, che aveva messo in discussione il suo ruolo nella vita di Natsuki, che l’aveva portata ad essere gelosa e possessiva come mai era stata. Se solo non si fosse messa in mezzo, se solo l’avesse lasciata in pace…
<< Sì >> rispose infine rialzando la testa << E’ vero >>.
<< Peccato che non sia venuta, mi sarebbe piaciuto rivederla >>.
<< E’ stata male e poi avevo bisogno di venire da sola >>.
Moriko le strinse entrambe le mani comprendendo a cosa si riferisse.
<< Hai trovato una persona eccezionale che ti sta accanto. Natsuki per te farebbe qualunque cosa >>.
Mai si ritrovò ad annuire scacciando con forza quelle riflessioni. La sua amica non le avrebbe mai fatto una cosa del genere.
 
La mattina successiva Shizuru osservava Natsuki dormire accanto a lei. Il sole filtrava pigramente attraverso la tenda della sua stanza e pareva illuminare il corpo nudo della sedicenne. Le accarezzò dolcemente una guancia senza riuscire a smettere di sorridere e iniziò ad attorcigliare tra le dita una ciocca dei suoi capelli scuri. Era felice come non lo era mai stata, finalmente dopo tanto tempo aveva ottenuto ciò che più di ogni altra cosa desiderava. Le sfiorò la punta del naso con l’indice della mano libera e l’altra si mosse leggermente senza svegliarsi. Guardò la sveglia disattivata sul comodino e si avvicinò al volto della mora.
<< Natsuki… >> disse sottovoce accarezzandole con il naso il padiglione auricolare << …è ora di alzarsi… >>.
La sedicenne mugugnò qualcosa d’incomprensibile e si voltò dall’altra parte. Shizuru pensò a quanto le sarebbe piaciuto svegliarla sempre in quel modo. Le passò due dita sulla schiena partendo dal collo e scendendo lentamente. La sentì rabbrividire e ne fu compiaciuta.
<< Natsuki… >> ripeté con voce suadente e scostandole i capelli.
La mora si girò nuovamente verso di lei come se stesse cercando di scacciare una fastidiosa zanzara e solo dopo diversi secondi si decise ad aprire gli occhi. La prima cosa che vide fu il volto della diciottenne. Sobbalzò nel notare come fosse vicino al suo e arrossì mentre ricordava quello che era accaduto la sera precedente. Avevano fatto l’amore e lo aveva trovato bellissimo, unico, meraviglioso. Mai si era aspettava che una cosa del genere potesse scatenare così tante emozioni nello stesso momento. Shizuru le accarezzò una guancia e subito dopo gliela baciò.
<< Buongiorno >> la salutò sfiorandole le labbra con le sue.
Natsuki a quel gesto affondò il volto nel cuscino per non far vedere all’altra quanto fosse imbarazzata. La sentì ridere sottovoce.
<< Che c’è Natsuki? >> la prese in giro la più grande << Adesso ti vergogni? >>.
La mora non rispose stringendo con entrambe le mani il guanciale.
<< Lo sai che ore sono? Dobbiamo andare a scuola >>.
Shizuru le baciò una spalla desiderando ripetere l’esperienza di quella notte ma dovette trattenersi.
<< Scuola? >> ripeté la sedicenne alzando il viso << E’ vero, dobbiamo andare a scuola! >>.
Si mise in piedi quasi di scatto mentre la diciottenne la osservava divertita.
<< Puoi usare il bagno se vuoi >> affermò notando che stava raccogliendo i suoi abiti da terra con estrema vergogna.
Natsuki non se lo fece ripetere due volte e uscì dalla stanza. Era appena entrata in bagno quando il suo cellulare squillò. Lo prese dalla tasca della gonna e rispose senza nemmeno guardare chi fosse talmente era agitata.
<< Natsuki ma che fine hai fatto? >> domandò immediatamente Mai senza neanche salutarla.
La sedicenne attese qualche secondo prima di rispondere sentendo il cuore batterle all’impazzata nel petto.
Oh, che cosa diavolo ho combinato!
<< Natsuki? >>.
<< Ci sono Mai! >> esclamò l’altra senza sapere cosa dirle.
<< Tutto bene? >> le chiese la rossa.
<< Sì, sì >> rispose la mora.
<< Ho provato a chiamarti ieri sera >>.
<< Ah, io…io mi sono addormentata sul divano con la televisione accesa >>.
Mai fece una pausa come se stesse valutando quanta verità ci fosse nelle sue parole.
<< Ho capito >> rispose infine << Come stai? >>.
<< Bene, oggi riprendo ad andare a scuola >> disse Natsuki mettendo a correre l’acqua << Stavo giusto per farmi una doccia >>.
<< Va bene, allora ci sentiamo più tardi >>.
<< Ah Mai! >> gridò la sedicenne che, presa da quello che le era accaduto, aveva completamente dimenticato quello che stava affrontando l’amica << Come è andata? >> le domandò con la voce incrinata.
La ragazza dai capelli rossi sorrise, anche se non poteva essere vista.
<< E’ stato strano…intenso direi >> affermò << Ma adesso vai, altrimenti rischi di fare tardi. Ci sentiamo più tardi >>.
<< Okay >>.
<< Natsuki sono contenta di avere te come mia amica >> disse Mai prima di riagganciare.
Per diversi secondi la sedicenne dagli occhi verdi contemplò immobile il display del suo cellulare.
Sono una merda, pensò quasi con rabbia.

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Capitolo 26
*** Dolore e piacere ***


 
Mai come quel giorno Natsuki fu distratta durante le lezioni. Il suo sguardo si posava alternativamente su banco vuoto dell’amica e sul paesaggio che intravedeva dalla finestra della sua aula. Giocherellava distrattamente con la matita che ripetutamente le cadeva di mano richiamando l’attenzione dell’insegnante che l’ammoniva di stare attenta e di non disturbare i suoi compagni. La sedicenne si scusava ma l’attimo dopo ricominciava involontariamente. Tutti i suoi pensieri erano rivolti alla diciottenne che le aveva fatto provare così tante emozioni che ancora aveva la testa e il cuore sottosopra. Si passò la punta della lingua sulle labbra e si ritrovò ad arrossire. Era amore quello che sentiva per Shizuru? Non era mai stata innamorata quindi non sapeva rispondersi ma la cosa certa era che la vicinanza di quella ragazza la faceva tremare di piacere. Con Mai non era mai accaduto. Ripensò alle parole sussurrate dalla diciottenne durante la sera. Le aveva detto di amarla, di averla sempre desiderata; era sicura dei suoi sentimenti. Lei, invece, non era stata capace di risponderle nulla un po’ per l’intensità di quei momenti e un po’ perché non sapeva davvero cosa dirle. Era innamorata? La sola riflessione le faceva avvampare le gote. Innamorata di una ragazza, innamorata di Shizuru. Scoprì quasi con gioia che quelle parole non le dispiacevano. Se la Presidentessa del Consiglio Studentesco voleva solo lei allora significava che non ci sarebbe stata nessuna Sonoka che si sarebbe messa tra loro. Mai. Quella considerazione la fece sorridere, anche se non ne comprese il motivo. Sarebbero state sempre loro due e basta, Shizuru avrebbe concentrato tutte le attenzioni solo di lei e Natsuki traeva un’insolita felicità da quei pensieri. Essere il centro dell’attenzione della diciottenne la riempiva di gioia e riflettere sul fatto di non avere rivali la esaltava. Chiuse gli occhi mentre le sensazioni di benessere e contentezza la invadevano nuovamente e in quel momento la campanella suonò. Tutti gli studenti si alzarono in piedi per recarsi in cortile o per incontrarsi con amici di altre classi. Un forte vociare iniziò presto a farsi sentire.
<< Ehi Natsuki >> disse Chie parandosi davanti alla sedicenne dagli occhi verdi << Come stai? Mai ci aveva detto che hai avuto la febbre >>.
La ragazza annuì.
<< Sicura di stare già bene? >> le domandò premurosamente Aoi mettendole una mano sulla fronte per sentirne la temperatura << Hai le guance arrossate >>.
<< Già e durante le lezioni sei sempre stata distratta, forse non era il caso di uscire oggi >>.
<< Sto benissimo! >> esclamò Natsuki scattando in piedi e facendo cadere la sedia per terra << Io…io ho solo bisogno di andare in bagno un attimo >>.
Le due compagne di classe le sorrisero.
<< Allora non sei rossa per una possibile ricaduta >> ironizzò la bruna che non si faceva scappare niente.
Il volto della mora avvampò ancor di più.
<< Che cosa andate pensando! Lasciatemi passare! >> affermò quasi urlando mentre correva verso il corridoio.
Arrivò in bagno che aveva il fiato corto e dovette appoggiarsi al lavandino prima di tornare a sentire il suo respiro regolare. Si guardò allo specchio pensando che doveva controllare le reazioni del suo corpo. Non voleva che qualcuno scoprisse quello che era successo con Shizuru, era una cosa solo loro.
Pensa se lo venisse a sapere…, si disse.
I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di Nao. Natsuki voltò appena gli occhi per guardarla e alla quindicenne bastarono pochi secondi prima di scoppiare a ridere di gusto.
Oh, no!
<< Che cosa hai da ridere? >> domandò la sedicenne cercando di far trapelare il suo nervosismo.
<< Non ci posso credere! >> esclamò la più piccola << La pervertita ha fatto centro, eh Kuga? >>.
Ma come diavolo ha fatto a comprenderlo in così poco tempo?, si domandò Natsuki passandosi le dita tra i lunghi capelli scuri per non far scoprire il suo improvviso disagio.
<< E’ così, eh? >> continuò Nao come una mitragliatrice << Ti è piaciuto, vero? Dal tuo sguardo direi che è stato un colpo perfetto. Deve essere davvero in gamba la pervertita con le mani. Quando è successo, ieri sera? O stamattina prima di venire a scuola? Non mi sorprendere che tu appaia ancora inebetita, hai la stessa espressione di tutte le altre >>.
A quelle parole la mora avrebbe voluto saltarle al collo e picchiarla con forza.
Non c’è nessun’altra!, avrebbe voluto gridarle, Non c’è! Non c’è e non ci sarà mai!
<< Nao-san, credo che tu debba tornare in classe ora >> disse improvvisamente Shizuru sulla soglia del bagno.
La quindicenne la guardò divertita.
<< Oh, sì. Non vorrei davvero che mi trasciniate in qualche vostro giochetto >>.
Detto, si allontanò velocemente.
Natsuki guardò per un solo attimo la diciottenne negli occhi prima di abbassarli sulle mattonelle del pavimento. Ancor prima di rendersene conto, si ritrovò a stringere con forza e rabbia il lavandino mentre le parole dell’altra ragazza le risuonavano per l’ennesima volta in testa.
Quante, avrebbe voluto domandarle mentre la diciottenne le si avvicinava, Quante ce ne sono state prima di me?
Una profonda gelosia l’invase a quel pensiero e quasi sobbalzò quando Shizuru le sfiorò col naso la sua fronte. Arrossì scostandosi leggermente da lei mentre il cuore iniziava a batterle forte nel petto.
<< Shizuru… >> sussurrò appena imbarazzata.
La Presidentessa non rispose limitandosi a spingerla verso uno dei bagni lasciati vuoti. Natsuki indietreggiò senza comprendere cosa volesse ma capendo che non sarebbe riuscita a svincolarsi. La vide inserire il gancetto per tenere chiusa la porta e la bloccò contro una parete nello spazio angusto. Senza darle il tempo di dire o fare qualcosa la baciò con irruenza. Aveva sognato così tanto di avere dei momenti di intimità con la sedicenne che adesso non voleva sprecare nemmeno un secondo. Con le labbra scese sul collo allentandole il fiocco della divisa scolastica per poter assaporare la sua pelle. La inebriava l’odore che emanava. Natsuki avrebbe voluto dirle di fermarsi perché potevano essere scoperte, ma la sua bocca era così morbida da riuscire a farla solo gemere. Si portò una mano sulle labbra per impedire di urlare e si morse la lingua quando sentì le dita della diciottenne intrufolarsi con decisione sotto la gonna. Rabbrividì e fremette poggiando la testa sulla spalla della più grande per nascondere il viso. Si vergognava terribilmente di come si comportasse e soprattutto di come la diciottenne avrebbe trovato la sua parte più nascosta. Era così imbarazzata di starsi ad eccitare. Gemette più forte e fu la sua voce fu repressa dal tessuto della divisa di Shizuru accorgendosi che adesso non la stava più accarezzando da sopra l’intimo bensì da sotto. Si strinse ancor di più al corpo della Presidentessa e si ritrovò ad allargare le gambe ed inarcare la schiena.
<< Natsuki… >> disse sottovoce Shizuru godendosi ogni gesto che la sedicenne faceva per lei e per facilitare i suoi movimenti << …sei così bagnata… >>.
La baciò mentre si muoveva dentro di lei sempre più veloce. Quando, però, comprese che la ragazza dagli occhi verdi stava per raggiungere l’orgasmo, si bloccò improvvisamente. Natsuki la guardò senza comprendere con un misto di desiderio inappagato e vergogna mentre un rossore generale invadeva le sue gote. Senza darle il tempo di parlare, le diede un bacio sulla fronte rimettendole apposto l’intimo.
<< Quando la scuola sarà finita >> affermò ascoltando il suo respiro tornare regolare << Vieni a casa mia, va bene? >> la guardò negli occhi per accertarsi che avesse capito ma la sedicenne non si mosse essendo ancora frastornata << Ci divertiremo >>.
Detto, cercò nuovamente il sapore delle sue labbra prima di allontanarsi. Natsuki dovette aspettare diversi minuti prima di riuscire a camminare con una certa disinvoltura verso la sua classe. La campanella suonò mentre era nel corridoio e quasi sobbalzò talmente era assorta nei suoi pensieri. Shizuru, io ti amo?
Nemmeno per un momento quella mattina pensò a Mai.
 
La sedicenne dagli occhi verdi allungò la mano per bussare alla porta e per l’ennesima volta la ritrasse mordendosi il labbro inferiore. Il piacere che le aveva fatto provare Shizuru poche ore prima le aveva lasciato la testa tra le nuvole e l’incapacità di rispondere qualcosa oltre a dei monosillabi. Chie e Aoi non la smettevano più di guardarla e ammiccare nella sua direzione mentre Tate l’aveva osservata a lungo ed era riuscita a farlo smettere solo dopo avergli lanciato con forza il suo temperino. Mai come quel giorno, si era sentita tutti gli sguardi puntanti addosso e aveva pregato che suonasse la campanella per mettere fine a quello strazio. Finite le lezioni, si era fiondata fuori la scuola e si era diretta a casa. Aveva parcheggiato la sua moto sulla strada e, con ancora lo zaino sulle spalle, si trovava fuori la villetta dei Fujino col cuore in tumulto. Si passò una mano tra i capelli girando un paio di volte su se stessa senza sapere come comportarsi. Bruciava dal desiderio di entrare ed essere toccata da quelle mani che la facevano impazzire ma allo stesso tempo era bloccata e impaurita nel mostrarsi così vulnerabile.
Possibile che tu riesca a farmi crollare col tuo semplice tocco?, si domandava incessantemente, Oh Shizuru! Che potere è mai questo?
Alla fine, ancor più confusa di prima, suonò il campanello sperando che quel mal di testa che stava provando la lasciasse in pace. Vide, attraverso il vetro smerigliato della porta d’ingresso, la figura della diciottenne avvicinarsi e far scattare la serratura per permetterle di entrare.
<< E così sei venuta >> disse maliziosamente lasciandola passare.
Natsuki si fiondò dentro mentre arrossiva. Gettò il suo zaino per terra e la guardò. Shizuru richiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò per qualche secondo sorridendo.
<< C…ciao Shizuru >> salutò la sedicenne a disagio.
La ragazza le si avvicinò accarezzandole una ciocca di capelli e respirando il suo odore.
<< Sei così bella quando sei imbarazzata >> le rispose dandole un bacio sulla fronte.
<< I…imbarazzata io? >> ripeté la mora arretrando di pochi passi e ingoiando un groppo di saliva << Scherzi? >>.
Il sorriso della diciottenne si allargò ancor di più.
<< Allora sentiamo come mai sei qui >> affermò risolutamente incrociando le braccia sul petto.
Natsuki si guardò intorno per qualche secondo spaesata. Come faceva a dirle che desiderava che continuasse ciò che aveva iniziato a scuola? Come poteva parlare del piacere che le faceva provare ogni volta che la sfiorava? Con quale faccia le doveva rivelare che era lì affinché appagasse il suo desiderio che adesso ardeva senza sosta dentro di lei? Notò che prima di essere interrotta da lei, l’altra ragazza stava studiando. La dimostrazione erano i libri e i quaderni lasciati aperti per andare ad aprirle. Come era riuscita a comportarsi normalmente fino a quel momento e perfino a trovare la concentrazione per studiare? Solo lei non era riuscita a pensare a niente?
<< Volevo chiederti se potevi prestarmi questo >> ribatté afferrando dal tavolo un grosso tomo e allungandolo verso l’altra per farglielo vedere.
Shizuru si concesse di ridere prima di risponderle.
<< Non c’è che dire, un libro davvero interessante. A la recherche du temps perdu di Marcel Proust. Non pensavo che fosse il tuo genere >>.
Che diavolo ha detto?, si chiese Natsuki senza comprendere.
Velocemente la diciottenne glielo sfilò dalle mani e lo rimise dove la sedicenne l’aveva trovato prima di concentrarsi unicamente su di lei. Quando la mora la vide muoversi verso la sua figura con passo e sguardo decisi, fece per cercare una via d’uscita.
Perché mi caccio sempre nei guai?
<< Dove vai? >> le domandò Shizuru afferrandola saldamente per un braccio e avvicinando la sua bocca all’orecchio della più piccola << Credevo che volessi che concludessi quello che ho iniziato stamattina >>.
Fece scendere velocemente la mano libera sulla pancia di Natsuki e gliela massaggiò lentamente. Immediatamente la sedicenne si bloccò e socchiuse gli occhi.
<< E’ così, non è vero? >> continuò la diciottenne sfiorandole il padiglione auricolare con la punta della lingua.
La sentì deglutire mentre rabbrividiva. Natsuki si voltò verso Shizuru e la guardò con occhi pieni di desiderio. L’attimo dopo la baciò già in estasi per quei pochi gesti che aveva fatto comprendendo che non poteva mentirle. Era lì per quello, per godere di nuovo nel sentire le sue mani sul suo corpo. La ragazza più grande le sfilò la felpa con un sorriso malizioso che fece arrossire l’altra e iniziò ad accarezzarle quel piccolo seno coperto solo dal reggiseno ricamato. La sedicenne l’abbracciò aggrappandosi al suo corpo e inarcando la schiena.
<< Shizuru… >> mormorò con un filo di voce.
Prima di risponderle, la diciottenne le aprì il gancetto.
<< Nessuno ti può toccare come sto facendo io, Natsuki >> disse con una nota quasi minacciosa << Tu sei solo mia >>.
Cercò le sue labbra che finalmente poteva assaporare dopo che per tanto tempo aveva solo potuto immaginare. La mora arrossì nascondendo il volto nell’incavo tra il collo e la spalla dell’altra nel sentire che le mani di Shizuru scendere e aprirle la zip della gonna.  La diciottenne la fece stendere sul divano e si mise sopra di lei leccandosi le labbra.
<< Non serve >> affermò chinandosi sul suo volto rosso per la vergogna e riferendosi al suo tentativo di chiudere le gambe << Lo so che mi vuoi >>.
Aveva ragione, Natsuki non aveva fatto altro che pensare ai brividi che le aveva procurato in bagno quella mattina e di come il suo desiderio di essere appagata fosse stato smorzato dall’improvvisa frenata che aveva avuto Shizuru. Adesso, anche se non estremo imbarazzo, voleva che la più grande continuasse. Improvvisamente le parole di Nao si fecero strada nella sua mente come un ago e la fulminarono.
<< Quante? >> chiese scostando leggermente l’altra con le lacrime agli occhi << Quante ce ne sono state prima di me? >>.
Shizuru la fissò a lungo in silenzio mentre le accarezzava la candida pelle.
<< Quante, Shizuru? >> incalzò Natsuki con voce roca.
La diciottenne provò un dolore infinito nel vedere una lacrima rigarle il volto. Gliela asciugò avvicinando il suo volto alla bocca della sedicenne.
<< Sei l’unica che io abbia mai amato >> le sussurrò respirando il suo fiato caldo << Non c’è e non ci sarà mai nessun’altra nella mia vita >>.
Le accarezzò una guancia sentendola tremare e comprese che aveva bisogno di essere rassicurata. Aveva subito così tanti abbandoni nella sua vita, che era logico avere paura di legarsi in maniera profonda a qualcuno. La baciò riprendendo a sfiorarle il seno e assaporò i gemiti sommessi che mandava nella sua bocca. Aveva la necessità di sentirla con tutti i sensi, di vederla sussultare tra le sue mani, di essere consapevole che si sarebbe donata solo a lei. Natsuki si aggrappò alla schiena della diciottenne con forza quando si accorse che le sue dita stavano scendendo tra le gambe. S’intrufolarono sotto lo slip e iniziarono ad accarezzarla con calma. Shizuru le sorrise con malizia beandosi dei primi sussulti che la sedicenne cercava di soffocare per non farsi osservare così persa e vogliosa delle sue attenzioni.
<< Te lo prometto, Natsuki >> continuò la Presidentessa << Sarai il centro del mio mondo sempre >>.
La mora l’abbracciò baciandole la guancia destra in segno di ringraziamento. Sapeva che quella promessa sarebbe stata mantenuta, non era come quella fattale cinque anni prima. Suo padre, stavolta, non si sarebbe messo tra loro; l’avrebbe lasciata libera di vivere la sua vita. Sua madre aveva avuto ragione quando le aveva detto che Shizuru le voleva un gran bene. L’amava così tanto da essere riuscita ad aspettarla per tutti quegli anni. La diciottenne con decisione le abbassò le mutandine che indossava, e iniziò a baciarle il seno diventato duro e sensibile scendendo verso il basso con le labbra. Natsuki allargò le gambe sentendo le dita dell’altra riprendere ad accarezzarle la sua intimità con desiderio smanioso di provare nuovamente quell’intenso piacere della sera precedente. La più grande se ne accorse e risalì velocemente alla ricerca delle sue labbra che lambì dolcemente con la lingua mentre la penetrava con un solo dito. Non voleva perdersi nemmeno una reazione del suo volto, desiderava godersi tutto quello che poteva offrirle. Vide le pupille allargarsi leggermente per quella scarica improvvisa che le attraversò tutto il corpo partendo dal basso ventre. Sorrise per l’ennesima volta muovendosi lentamente dentro di lei descrivendo dei cerchi che la facevano sussultare e arrossire. Quando comprese che stava per raggiungere l’orgasmo, velocemente infilò il secondo dito e continuò a ripetere i movimenti di prima con maggior fermezza. Spinse ancor più a fondo la mano e in quel momento negli occhi della sedicenne passò un lampo di terrore e dolore. Natsuki aprì la bocca per dire qualcosa ma non un suono ne uscì. Shizuru le accarezzò il volto con la mano libera baciandola con calore e comprendendo cosa doveva esserle successo.
<< Tranquilla Natsuki >> le sussurrò sfiorandole il naso col suo e stringendosi a lei << Adesso ti passa, va tutto bene >>.
Rimasero immobili per qualche secondo; la diciottenne attese pazientemente che la più piccola si abituasse a quella nuova sensazione e, quando comprese che le stava passando, riprese a muoversi con velocità sempre maggiore. La mora riprese a gemere e a contorcersi sotto il suo tocco tanto che dovette salire sul suo corpo per tenerla ferma. Nel farlo notò alcune gocce di sangue macchiare il divano ed ebbe una fitta al cuore pensando a quel dolore che doveva averla attraversata. La baciò con forza come se, così facendo, potesse scacciare via quelle riflessioni e quella sofferenza. Natsuki contraccambiò in balia del vicino orgasmo che stava per raggiungere.
<< Ricorda che ora più che mai sei mia >> bisbigliò la Presidentessa prima di leccarle il padiglione auricolare facendola gemere forte.
<< Shi…zu…ru! >> esclamò solamente la sedicenne inarcando la schiena prima di lasciarsi andare e ricadere senza forze sul sofà.
Prima di addormentarsi sentì Shizuru chinarsi su di lei e accarezzarle i capelli.
 
Il getto caldo della doccia cullava Shizuru e le sensazioni che aveva provato ancora la facevano tremare. Aveva donato tante volte piacere ad altre ragazze ma mai era stato così intenso, così bello da farla giungere all’orgasmo senza toccarsi. Aveva sempre saputo che Natsuki era speciale e quello che era accaduto non poteva con confermare ciò che pensava. Era stato meraviglioso prendersi la sua verginità, vederla fremere di dolore e piacere allo stesso tempo, ascoltare i suoi gemiti sommessi e infine sentirla esclamare con forza e passione il suo nome. Se non si fosse addormentata per la stanchezza di quei momenti, avrebbe continuato ancora. Troppo a lungo aveva atteso di poterla possedere e adesso rabbrividiva al sol pensiero di poterla avere ogni volta che desiderava. Aveva fatto entrare Natsuki nel mondo degli adulti, le aveva fatto scoprire un piacere cui difficilmente avrebbe rinunciato. Sorrise mentre l’acqua continuava a bagnarla. Non si sentiva così felice e appagata da quando poteva, da bambina, godere della sua semplice compagnia. Era unicamente fantastico. Amava quella ragazza con ogni fibra del suo essere, mai si sarebbe stancata di lei, di quel volto, di quegli occhi, di quella voce, dei gesti volontari e non che le regalava in continuazione. E soprattutto ora il suo sentimento non era più a senso unico. Aveva tremato di piacere quando la sedicenne l’aveva baciata con spontaneità, come se fosse la cosa più normale del mondo e, anche se non l’aveva mai sfiorata, era bastato a farla volare molto in alto.
Oh Natsuki, pensò accarezzandosi il seno e non riuscendo a non rabbrividire, Ti amo. Finalmente posso dirlo senza paura di vederti scappare via alla velocità della luce. Che gioia che sto provando! Ti amo, ti amo, ti amo! Vorrei urlarlo con forza a chiunque e mettere tutti in guardia dallo starti lontano. Sei solo mia, Natsuki. Ti ho fatto una promessa che intendo mantenere a qualunque costo e so che nulla, dopo quello che è accaduto tra noi, potrà impedirmi di starti accanto.
Uscì dalla doccia avvolgendosi nell’accappatoio e si recò nel salone dove aveva lasciato la mora dormire. Sentì una fitta acuta attraversarle il cuore nel vedere che, sveglia, stava piangendo.
 
Mai aveva deciso di tornare a Tokyo. Una strana ansia e un’angoscia ancor più grande l’avevano avvolta da quando quella mattina Natsuki le aveva risposto al telefono. Possibile che fosse bastata una sola notte lontana da casa per far scattare qualcosa d’irreparabile? Perché ti cacci sempre nei guai Natsuki? Non sapeva spiegarsi il perché di quell’inquietudine ma sapeva che per farla passare doveva rivedere la sedicenne e accertarsi che fosse tutto a posto.
Natsuki per favore, si disse mentre si recava in stazione, Ho bisogno di te.
Pensò ai suoi genitori, a Takumi che era solo un bambino innocente quando era accaduto l’incidente e poi alla promessa della mora. Come due sorelle, molto più che semplici amiche. Involontariamente la sua mente corse a Tate e a ciò che le suscitava ogni piccolo gesto che il sedicenne faceva per lei. Sorrise ancor prima di accorgersene. Quel ragazzo per lei era speciale, aveva fatto centro nel suo cuore e non intendeva rinunciare a quelle sensazioni. Anche la sua amica si meritava di trovare una persona speciale come era capitato a lei. In quel momento il ricordo del bacio tra la mora e la diciottenne la fulminò facendole mancare il fiato per qualche istante e fu talmente intenso da farle quasi dimenticare l’arrivo del treno. Salì e per diversi minuti i suoi pensieri furono concentrati sulla ricerca del posto giusto e la sistemazione del piccolo bagaglio ma, quando si sedette e guardò il paesaggio fuori dal finestrino, le sue riflessioni ripresero da dove le aveva interrotte. La persona speciale di Natsuki, quella più importante…era davvero la Presidentessa del loro liceo? Una ragazza? Ricordò che quando Shizuru l’aveva baciata, Natsuki non si era tirata indietro ma aveva perfino chiuso gli occhi. Che le fosse piaciuto? No, non poteva essere.
Non tu, Natsuki!, avrebbe voluto gridare con una nota d’angoscia.
Ripensò a come avesse sempre disdegnato la compagnia di Takeda, un ragazzo che si vedeva palesemente essere innamorato di lei, preferendo quella di Shizuru con quale si trovava a suo agio a chiacchierare di qualunque cosa. La Presidentessa la faceva arrossire con estrema facilità, era come se riuscisse a toccare i tasti giusti della sua personalità e a intonare una melodia ammaliatrice che lasciava priva delle sue difese la sedicenne dagli occhi verdi. Non riusciva a tollerare che l’amica potesse provare qualcosa di così forte per una persona del suo stesso sesso, che addirittura fosse arrivata a considerare quel sentimento amore. Eppure, cosa ci sarebbe stato di strano in fondo? Cosa cambiava se Natsuki rivolgeva le sue attenzioni a Shizuru anziché a Takeda? Per lei, che si proclamava sua amica, sarebbe dovuto essere la stessa cosa. Tuttavia non perveniva ad accettarlo. Come poteva essere la stessa cosa? L’amore era uguale in entrambi i casi? Se la mora le avesse confidato di essere innamorata della diciottenne, avrebbe dovuto essere felice? Scosse il capo comprendendo che era lontana dall’accettazione di una simile eventualità.
Per tutto il resto del viaggio continuò a farsi domande di questo tipo cercando di darsi delle risposte il più vicino possibile alla realtà e sempre alla fine arrivava al medesimo punto. Natsuki nutriva un qualcosa di estremamente forte nei confronti di Shizuru. Sicuramente influenzava molto lo charme che la Presidentessa esercitava sul gentil sesso ma la parte decisiva la giocava il passato della sedicenne condiviso appieno con l’altra ragazza. Doveva essere stato un bel periodo per lei prima della morte della madre, così felice e spensierato. A pensarci bene, era stata la stessa cosa che era successa alla rossa; per questo si era legata tanto a Natsuki. La voce all’altoparlante che l’avvisava di essere arrivata a Tokyo la fece sobbalzare per la sorpresa e in fretta si avviò all’uscita della carrozza. Non si era accorta che era trascorso praticamente tutto il pomeriggio. Guardò il suo orologio da polso dopo essere scesa sulla banchina e facendo attenzione a non essere d’intralcio agli altri passeggeri che si stavano muovendo verso l’uscita della stazione. Si guardò intorno pigramente. Forse avrebbe dovuto avvisare l’amica per dirle del suo rientro, magari sarebbe anche andata a prenderla. Sospirò passandosi una mano tra i corti capelli.
<< Mai, che piacevole sorpresa >> disse una voce alle sue spalle.
La sedicenne si voltò quasi di scatto e rimase sorpresa nel vedere Reito.
<< Reito-san >> rispose cercando di controllare il tono << Anche tu qui? >>.
Il diciottenne le sorrise anche se non gli era sfuggito il suffisso che la ragazza aveva posto alla fine del suo nome. Evidentemente voleva fargli comprendere di mantenere una certa distanza.
<< Sono venuto a prendere mia sorella >> affermò il ragazzo indicando una ragazzina più piccola che si teneva aggrappata al braccio del fratello << Trascorrerà con me qualche giorno. Mikoto, ti presento Mai Tokiha >>.
<< Ciao Mikoto >> salutò cordialmente la rossa sorridendo.
La ragazzina guardò per un attimo prima Reito e poi l’altra figura.
<< Questa è la tua fidanzata, fratellone? >> domandò con una nota ingenua nella voce.
Il ragazzo scoppiò a ridere mentre Mai arrossiva improvvisamente.
<< Ma Mikoto, cosa dici? >> esclamò il diciottenne sinceramente divertito << Non si fanno certe domande, ora chiedi scusa >>.
La sorella abbassò il capo dispiaciuta.
<< Scusami, Mai-san >>.
<< Non c’è bisogno di scusarsi >> si affrettò a dire la sedicenne posando una mano sul capo della più piccola << Io e tuo fratello siamo amici >>.
A quelle parole, Mikoto tornò a sorridere. Uscirono dalla stazione in silenzio; nonostante le parole dette, Mai si sentiva lo stesso imbarazzata. Lanciò un’occhiata veloce al ragazzo per osservarlo. Non sapeva che avesse una sorella e pareva anche essere molto legato a lei da come scherzavano sui loro genitori e su persone che lei non conosceva.
<< Stai andando a casa Mai? >> le domandò Reito scuotendola dai suoi pensieri.
<< Sì >> rispose guardandosi intorno per controllare dove fosse l’autobus.
<< Perché non vieni con noi? Ho chiamato un taxi che sarà qui a minuti >>.
Un lampo d’indecisione attraversò gli occhi della ragazza ma fu subito quietato dalle grida euforiche della sorella del diciottenne.
<< Accetto volentieri >> disse avvicinandosi all’auto che si era fermata davanti a loro. L’autista caricò il suo bagaglio e Mai stava per salire quando si bloccò. Reito la guardò con aria interrogativa e lei si affrettò a fare un sorriso.
<< Faccio solo una telefonata >>.
 
Natsuki riaprì pigramente gli occhi muovendosi leggermente e scoprì di essere stata coperta da un lenzuolo. Sorrise involontariamente mentre si stiracchiava e sentì dolore all’altezza del basso ventre. Scese con la mano sulla parte dolente e rabbrividì iniziando a massaggiarla lentamente e pensando a come avrebbe fatto Shizuru se glielo avesse detto. A quella riflessione arrossì di botto e affondò il volto tra i cuscini del divano con vergogna. Quella volta era stato diverso, più intenso e più doloroso ma alla fine anche l’apice del piacere era stato ampiamente superiore rispetto alla sera precedente. Avvampò ulteriormente e allungò la mano libera verso il resto dello spazio rendendosi conto in quel momento che la diciottenne non era al suo fianco. Alzò la testa cercandola e lentamente si mise seduta chiudendo le gambe e avvolgendole con le braccia. Poggiò il mento sulle ginocchia e respirò profondamente. Come avrebbe dovuto considerare il suo rapporto con la Presidentessa adesso? Cosa avrebbe dovuto pensare? Erano…una coppia forse? Stavano insieme?
Oh, perché deve essere tutto così complicato?
Si rifugiò sotto il lenzuolo dalla fantasia colorata sentendo un profondo imbarazzo invaderla.
Shizuru, io ti amo?, si chiese nascondendo il volto con le braccia, Quello che hai fatto è stato così bello…se non è amore allora cosa potrebbe mai essere?
Il ricordo di quei caldi baci che lei aveva cercato avidamente la scosse e le fece avvertire una vampa di calore su tutto il corpo. Sentiva di avere bisogno di lei per essere completa, finalmente avvertiva quella sensazione di calore e appagamento che fino a quel momento l’aveva solo sfiorata. Si passò un dito sulle labbra che ancora conservavano il sapore della diciottenne. Avrebbe voluto avere ogni giorno quel tipo di risveglio. Si ritrovò a sorridere ancor prima di rendersene conto.
<< Shizuru… >> sussurrò a voce bassa assaporando lentamente quel nome come se potesse ricavarne ancora altro piacere.
Si rotolò sul divano in preda a dolci pensieri sentendo un leggero dolore al basso ventre. Nonostante la sofferenza che le aveva fatto sentire, avrebbe continuato a essere sua ogni volta che la diciottenne lo desiderava. Voleva assecondarla, farle capire che le era grata per quello che le aveva donato, che l’unica cosa che bramava era renderla felice.
Felice…quella parola suonava così strana alle sue orecchie. Era stata felice una volta, poi tutto nella sua vita era diventato grigio e nero. Uno spiraglio di serenità era tornato con Mai e la sua famiglia ma la vera luce era giunta solo con il ricongiungimento di Shizuru. Il sorriso della diciottenne si affacciò nei suoi pensieri provocandole un brivido. Dov’era? Si guardò intorno e improvvisamente sentì lo scroscio dell’acqua. Doveva essere sotto la doccia. Ebbe voglia di seguirla, di andare da lei per vederla ridere, per baciarla, per assaporare ancora quelle dolci labbra di cui non si sarebbe mai stancata. Stava per alzarsi quando il suo cellulare prese a squillare. Lo cercò a lungo prima di trovarlo nella tasca dello zaino e si sedette nuovamente sul divano prima di rispondere.
<< Ciao Natsuki >> disse la voce di Mai.
<< Oh, Mai >> rispose la mora sentendo il fiato mancarle << C…ciao >>.
<< Dove sei? Io sono appena tornata a Tokyo >>.
Quelle parole ebbero l’effetto di una doccia gelata.
<< Sei…sei già tornata? >> domandò con voce roca.
<< Sì, tra venti minuti dovrei essere a casa >>.
La sedicenne dai capelli rossi avvertì una nota di malinconia nella voce dell’altra.
<< Ma è…ma è fantastico >> cercò di apparire normale la mora << Fantastico, davvero >> dovette inghiottire un groppo di saliva accorgendosi di stare tremando << Ho il cellulare scarico adesso, ci…ci vediamo a casa allora >>.
Sentì l’amica dire qualcosa prima di agganciare ma non vi prestò attenzione. Gettò con rabbia il telefonino contro il pavimento iniziando a singhiozzare. Quasi non si accorse della mano della diciottenne sulla sua spalla. Rabbrividì mentre le prime lacrime le rigavano le guance.
<< Natsuki… >> mormorò Shizuru sedendosi accanto a lei senza comprendere e tremando.
Le sfiorò il braccio con la punta delle dita.
<< Shizuru! >> esclamò la mora gettandosi tra le sue braccia e cercando il suo abbraccio.
La diciottenne non esitò a stringerla anche se ancora non capiva cosa fosse successo.
<< Shhh, tranquilla… >> provò a consolarla la più grande << Va tutto bene, Natsuki >>.
Le diede un bacio tra i capelli respirando il suo odore.
<< No, non va tutto bene! >> rispose la mora senza smettere di piangere << E’ tornata Mai! Shizuru, è tornata Mai! >>.
La Presidentessa ebbe un colpo al cuore nel sentire quelle frasi e soprattutto l’effetto che avevano avuto sulla sedicenne. Era letteralmente terrorizzata. La tenne a sé cullandola finché non si calmò.

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Capitolo 27
*** Rifiuto degli amici ***


Quella mattina pioveva e il suono delle gocce d’acqua che sbattevano sui vetri delle finestre distraeva un po’ tutti gli studenti in classe. C’era chi sonnecchiava, chi cercava di stare attento, chi giocherellava con la penna, chi mandava messaggi da sotto il banco credendo di non essere visto. L’attenzione di Mai invece era totalmente concentrata su due suoi compagni che apparentemente sembrava che non avessero nulla di differente rispetto agli altri. Tate pareva totalmente assorto dalla spiegazione dell’insegnante ma la sedicenne sapeva che era solo una finzione. Mai una volta, nel corso delle varie discipline che si erano susseguite, si era voltato nella sua direzione nemmeno per caso. Ciò che però la preoccupava maggiormente era il fatto che il ragazzo non aveva risposto alle sue chiamate né il giorno prima né quella mattina prima di arrivare a scuola. Cosa gli fosse successo era un mistero per lei. Sospirò posando la matita sul banco mentre guardava con la coda dell’occhio Natsuki. Anche lei, da quando era tornata a Tokyo, era stranamente silenziosa. Alle sue domande su cosa avesse fatto, cosa avesse mangiato e simili, si era limitata sempre a risponderle con monosillabi evitando accuratamente di guardarla negli occhi. La mora non aveva mai saputo ben mentirle, per questo sapeva che c’era qualcosa che le teneva celato. Strinse il pungo comprendendo che si doveva trattare della Presidentessa.
Cosa ti ha fatto, Natsuki?, pensò socchiudendo gli occhi per un istante.
Era intenzione più che mai a scoprirlo e a non lasciare che continuasse indisturbata a fare ciò che voleva con la sua amica. Le parole dette dalla sua ex compagna di classe le tornarono alla mente e la fecero sorridere per un attimo. Lei e la mora erano inseparabili, Natsuki non l’avrebbe mai fatta soffrire. Tra loro c’era qualcosa di molto profondo che nemmeno l’amica poteva ignorare. La guardò nuovamente e la trovò intenta a fissare la pioggia che cadeva sul vetro come se le stesse rivelando un grande segreto. I suoi occhi erano velati di malinconia e tristezza e questo le fece sentire una spiacevole fitta allo stomaco. La vide accarezzarsi distrattamente una ciocca di capelli e poggiare la testa sul braccio. La sera precedente, l’aveva incontrata sul pianerottolo di casa. Appena si era tolta il casco integrale, le era corsa incontro abbracciandola e, a solo quel contatto, aveva compreso che doveva esserle successo qualcosa. Al suo gesto d’affetto, infatti, la mora aveva rabbrividito. Fu riportata alla realtà dalla voce dell’insegnante che assegnava i compiti per il giorno seguente in vista dell’imminente suono della campanella. La rossa si affrettò a segnare gli esercizi sul bordo della pagina del libro che aveva di fronte e il quell’attimo iniziò l’intervallo. Si alzò, decisa a chiarire sia la situazione con Tate che quella con Natsuki. Le avrebbe prese entrambe di petto spingendo sia il ragazzo che la sua migliore amica a parlare con lei. Fece un respiro profondo prima di alzarsi e in quel momento la mora le passò accanto senza guardarla fiondandosi fuori dall’aula. Non riuscì nemmeno a chiamarla tanto era stata veloce nell’allontanarsi.
Forse le scappa terribilmente la pipì, tentò di rassicurarsi cercando con gli occhi Tate.
Visto l’acquazzone che infuriava fuori la scuola, gli studenti erano costretti a rimanere nell’edificio e a chiacchierare nelle aule o nei corridoi. Lo vide scambiare qualche battuta con un altro ragazzo che faceva kendo con lui e poi dirigersi verso il bagno degli uomini. Tentò di chiamarlo un paio di volte ma il sedicenne fece finta di non sentirla. Spazientita dal suo strano comportamento, poggiò la schiena contro la parete di fronte la porta e aspettò che uscisse.
Costi quel che costi, pensò tenendo lo sguardo alto, Dovrai parlare con me caro Tate Yuuichi.
Dovette attendere pochi minuti prima di vederlo uscire. Si staccò dal muro avvicinandosi a lui.
<< Si può sapere che hai? >> gli domandò bloccandolo per un braccio dopo aver compreso che stava cercando di superarla.
<< Cos’ho io? >> chiese a sua volta il sedicenne guardandola per la prima volta dopo tanto tempo << Niente >>.
<< Questo ti sembra niente? >>.
Si fermarono al centro del corridoio incuranti degli sguardi degli altri studenti. Tate si strinse cercando di apparire indifferente.
<< Ti sei divertita? >>.
Quella domanda spiazzò la rossa che lo guardò senza comprendere dove volesse arrivare.
<< Ti ho vista, sai? >> sbottò infine il sedicenne << Con quell’altro mentre eravate in taxi. Cos’è, ti ha fatto fare un giro turistico di Tokyo? Ti è piaciuto stare con lui? >>.
<< Ma che dici, Reito mi ha solo offerto un passaggio a casa. L’ho incontrato in stazione al mio ritorno >> rispose prontamente Mai.
<< Era lì per caso immagino >>.
<< Sei uno stupido, Tate! >> esclamò la ragazza esasperata dal suo comportamento << Come puoi pensare che io sia quel tipo di persona? >>.
Tate la osservò a lungo prima di rispondere. Forse stava esagerando ad arrabbiarsi in quel modo eppure l’immagine di loro due che ridevano in quel taxi che sfrecciava davanti i suoi occhi gli provocava, solo a ripensarci, una profonda gelosia. Possibile che Mai non lo capisse?
<< Io mi baso sui fatti >> disse con tono duro provando a non far trapelare alcuna emozione. In realtà aveva il cuore che batteva a mille nel petto.
La sedicenne aprì la bocca per dire qualcosa ma una lacrima fu più veloce e le rigò la guancia impedendole di continuare. Si portò una mano sulla bocca coprendola e si allontanò da lui il più veloce possibile.
<< Ehi, Mai! Aspetta un attimo! >> urlò il sedicenne cercando di rimediare alle sue parole.
Non è quello che intendevo!, avrebbe voluto aggiungere.
Mai non lo ascoltò, correndo tra gli studenti e provando a seminarlo.
Ti odio, Tate.
 
Natsuki aveva camminato senza una meta precisa per l’istituto con l’unico obiettivo di allontanarsi il più possibile dall’amica. Il solo pensiero di stare facendo una cosa del genere le faceva venire la nausea e la faceva vergognare profondamente ma era convinta che, se fosse rimasta ancora vicino a lei, avrebbe finito con lo scoprire cosa era successo tra la mora e la Presidentessa. Riuscì ad arrossire involontariamente per l’ennesima volta. Anche se non era presente, Shizuru esercitava lo strano potere di farla imbarazzare. Si coprì il volto con entrambe le mani sperando che non passasse nessuno in quel momento per vederla in quello stato. Si chinò leggermente sulle ginocchia cercando di reprimere quella moltitudine di brividi che la stavano scuotendo prepotentemente. La diciottenne l’aveva fatta sua, le aveva fatto comprendere che il forte sentimento che le univa non era amicizia come aveva sempre pensato lei ma amore, le aveva promesso che le sarebbe sempre rimasta accanto. Come poteva dire tutto quello che pensava a Mai? L’amica non avrebbe compreso, era fermamente ancorata alla sua promessa e a quello che rappresentava per lei. Non poteva sconvolgerla con quelle rivelazioni, le avrebbe fatto troppo male. Eppure in quel modo quella che soffriva enormemente era la sedicenne dagli occhi verdi. Si toccò il petto dove batteva il cuore comprendendo che le faceva male per quelle considerazioni che stava avendo. Riprese ad avanzare e solo quando sentì la pioggia caderle sulle spalle comprese d’essere uscita nel cortile. Intorno a lei non c’era nessuno, gli altri studenti erano rimasti all’interno per evitare di bagnarsi. Si strinse nelle spalle mentre la divisa scolastica diventava sempre più pesante sul suo corpo. Finì con entrambi i piedi in una pozzanghera mentre camminava verso il cancello che era stato chiuso. Un lieve sorriso le increspò le labbra. Non sarebbero state delle sbarre di ferro a bloccarla se avesse voluto e mai come in adesso desiderava scappare in sella alla sua moto.
Perché c’è sempre qualcosa che non va?, si domandò con tristezza rabbrividendo.
Si passò una mano tra i capelli ormai bagnati cercando una via d’uscita a quella situazione che minacciava di farla affogare.
Shizuru, voglio stare con te; vorrei svegliarmi tutte le volte vedendo il suo viso e ascoltando la tua voce ma devo anche pensare a Mai. Lei è la mia famiglia, non posso abbandonarla. Questa cosa potrebbe distruggerla ed io non posso permetterlo. Ha fatto tanto per me, glielo devo.
Fece un respiro profondo sentendosi colma di malinconia e si voltò per guardare il cancello. Sfiorò le sbarre con un dito desiderando ardentemente evadere non solo da quella scuola ma anche dalla realtà che la circondava. Si aggrappò alle aste importandosi poco di quello che avrebbero detto i professori se l’avessero vista, pronta a scavalcare, ma una voce familiare alle sue spalle la fece sobbalzare. Cadde per terra sporcandosi di fango gli abiti e la pelle.
 
Shizuru, durante la prima mattinata, non aveva fatto altro che pensare a Natsuki e a quello che avrebbe significato nel loro rapporto, il ritorno di Mai. La mora il giorno prima era rimasta sconvolta dalla telefonata della rossa mentre era da lei e le ci era voluto del tempo per tranquillizzarsi. Per tutto il tempo, una forte stretta al cuore l’aveva tormentata e si era chiesta più volte quale strano potere esercitasse la rossa sulla ragazza che amava. Unite andava bene ma arrivare ad essere temuta era un’altra cosa. Non voleva che Natsuki soffrisse, l’avrebbe protetta anche a costo di arrivare a uno scontro diretto con la sedicenne. Nessuno poteva fare del male alla persona più importante per lei, era suo compito proteggerla. Per quella ragazza avrebbe fatto qualunque cosa. Si alzò in piedi uscendo dalla sua aula e diretta a cercarla per poter godere di quei sorrisi imbarazzati che solo la mora riusciva regalarle. Sapeva che non si sarebbe sottratta al suo tocco e che avrebbe preferito rischiare di essere vista piuttosto che rinunciare. Si leccò le labbra già assaporando quel momento mentre iniziava a cercarla nel tumulto degli studenti riversatisi nei corridoi. Improvvisamente la vide e ma era così assorta nei suoi pensieri e camminava così speditamente che rinunciò all’idea di chiamarla per seguirla. In un primo momento la osservò in silenzio bagnarsi sotto la pioggia cercando di comprendere quali riflessioni affollassero la sua mente ma, quando la vide arrampicarsi sul cancello per saltare le prossime lezioni ed andare chissà dove, si sentì in dovere di intervenire.
<< Natsuki, vai da qualche parte? >>.
Per la sorpresa la mora perse l’equilibrio e cadde a terra.
<< Shizuru… >> mormorò sentendo il volto arrossire nonostante la bassa temperatura esterna.
La diciottenne l’aiutò a rialzarsi e con una piccola pressione l’addossò contro il cancello.
<< Dove volevi andare? >>.
Natsuki abbassò lo sguardò verso la pozzanghera in cui era caduta senza trovare il coraggio di rialzarlo. Come poteva dirle dei problemi che l’affliggevano? Le avrebbe procurato una sofferenza immensa. Le dita di Shizuru le sfiorarono una guancia per farle rialzare il volto. A quel contatto la più piccola rabbrividì un po’ perché la sua pelle era fredda e bagnata e un po’ perché era la diciottenne a farlo. L’attimo dopo Shizuru unì le sue labbra a quelle della sedicenne in un bacio che le mozzò il respiro per quanto era stato inaspettato. La sentì lottare per qualche secondo e lei dovette usare più forza affinché la lasciasse entrare. Comprese che aveva paura di essere vista ma non poteva reprimere quel desiderio che le bruciava dentro. Quando la lasciò libera di tornare a respirare, si avvicinò al suo orecchio sinistro e vi soffiò dentro il suo fiato lentamente.
<< Come sono andate le lezioni fino ad ora? >>.
Natsuki provò a risponderle ma sussultò nel sentire la mano della Presidentessa iniziare ad accarezzarle la gamba.
<< Hai la gonna dell’uniforme tutta bagnata, Natsuki. Sei proprio una bimba indisciplinata >> le sussurrò << Dovresti toglierla e metterne una asciutta. Se controlliamo bene sicuramente nell’aula del Consiglio Studentesco potremmo trovarla. Che ne dici? >>.
Invece di risponderle, la sedicenne l’abbracciò stringendosi al suo corpo che si stava bagnando sotto la pioggia scrosciante. Nonostante l’acqua, nessuna delle due pareva avere freddo.
<< Shizuru, io…io non merito tutto quello che fai per me… >>.
La Presidentessa non le diede il tempo di continuare. Chiuse le sue labbra in un nuovo bacio umido di pioggia.
<< Non ti puoi più allontanare da me, lo sai >> le rispose dopo leccandole il labbro inferiore << Dimmi perché volevi andare via da scuola. È successo qualcosa con Mai? >>.
Natsuki arrossì sentendosi messa a nudo. Stava per dire qualcosa ma fu interrotta da una terza voce femminile.
<< Da quando hai scoperto le gioie dell’erotismo, non riesci più a farne a meno, eh Kuga? >> disse Nao.
Natsuki avvampò e ingoiò un groppo di saliva. Istintivamente Shizuru si portò davanti a lei come se volesse proteggerla.
<< Nao perché non vai a farti un giro? >> le urlò la mora innervosita dalle sue battute.
<< Andiamo Kuga, non te la prendere >> rispose la quindicenne << Dovresti imparare a mantenere la calma come la tua amichetta pervertita >>.
<< Smettila! >> ribatté Natsuki agitando il pugno davanti al volto con fare minaccioso.
<< Natsuki, ti vuole solo provocare. Sta calma >> le sussurrò la diciottenne con un sorriso << Nao-san, vorresti sperimentare anche tu le stesse gioie della mia Natsuki? Sarei disponibile a farti provare >>.
La rossa scoppiò in una fragorosa risata mentre il volto della sedicenne prendeva letteralmente fuoco.
<< Shizuru, ma che dici! >> tentò di salvarsi.
<< La tua Natsuki? >> ripeté Nao con una nota ironica nella voce << Oh, ma allora è proprio vero amore >> guardò la ragazza dagli occhi verdi facendo una pausa << Mi domando cosa abbia detto Mai >>.
<< Non sono cose che ti riguardano! >> esclamò la mora col cuore a mille.
<< Non glielo hai ancora detto, vero? >>.
Perché improvvisamente sento mancarmi la terra sotto i piedi?, si domandò la sedicenne senza trovare le parole per rispondere.
<< Non sono affari tuoi! >>.
<< Per caso Nao-san, sei gelosa dei rapporti che ha Natsuki? >> chiese Shizuru.
La quindicenne si strinse nelle spalle senza che quel suo sorrisetto, che tanto snervava la sedicenne, fosse cancellato.
<< Gelosa di avere al mio fianco una pervertita e come amica una che si rifiuta di accettare la realtà? >> domandò sarcastica << Fammi il favore >>.
Per un solo istante Natsuki si chiese come facesse quella ragazzina a sapere tutte quelle cose. Che fosse sveglia si era capito da tanto tempo ma non avrebbe mai immaginato che lo fosse fino a quel punto. Guardò la Presidentessa che le dava le spalle e involontariamente cercò la sua mano. Il cuore le saltò in gola quando vide Mai arrivare. La rossa, infatti, cercando l’amica in giro per l’istituto l’aveva vista nel cortile e la compagnia che aveva notato non le era piaciuta per niente. Di corsa si era fiondata all’ingresso del liceo per impedire che potesse succedere qualcosa di grave. Non si era accorta che anche Tate stava correndo dietro di lei nel tentativo di fermarla per cercare di rimediare alla situazione che si era creata tra loro. La rossa si era fermata davanti al portone aperto ed era rimasta senza fiato nel vedere le mani di Natsuki e della diciottenne strette. La mora si era sciolta dalla presa dell’altra ma troppo tardi. Dai suoi occhi, comprese che doveva aver capito. Chinò lo sguardo sentendosi colpevole. Mai a malapena si accorse della presenza al suo fianco di Tate talmente era assorta dai suoi pensieri. Non poteva essere vero; forse si era sbagliata, forse aveva visto male. Eppure una vocina nella sua testa le diceva che non era così. Si rese conto d’avere il fiato corto e le gote imporporate mentre il respiro era affannoso.
<< Ma guarda chi è appena arrivata >> disse Nao che pareva l’unica che si stava divertendo << Stavamo giusto parlando di te >>.
<< Sta zitta, Nao >> fece la mora a denti stretti senza trovare il coraggio di guardare l’amica.
<< Natsuki… >> mormorò la sedicenne dai capelli rossi con voce tremante.
<< Avanti Kuga >> la incoraggiò la più piccola.
<< Piantala Nao, non è divertente. Saranno libere di fare quello che vogliono? >> esordì l’unico ragazzo della situazione.
Mai si voltò di scatto guardando il sedicenne che aveva parlato.
<< Lo sai anche tu? >> chiese tremando leggermente.
Tate si morse il labbro inferiore comprendendo d’aver fatto un casino. Si voltò verso Shizuru e Natsuki chiedendo scusa con gli occhi per quello che aveva appena detto.
Nao scoppiò a ridere di gusto.
<< Perfino Yuuichi lo sa! Non c’è che dire, sei proprio una volpe Mai Tokiha! >>.
In quel momento, Mai desiderò che la terra si aprisse sotto i piedi. Non era possibile, quello era un incubo. Una lacrima le rigò il volto ancor prima di accorgersene e la scacciò quasi con rabbia.
<< Mai… >> iniziò Natsuki staccandosi da Shizuru senza sapere cosa dire.
Doveva dirle la verità o provare a mentirle? Inghiottì un groppo di saliva rimanendo in silenzio.
<< Come hai potuto farmi una cosa del genere? >> urlò improvvisamente l’amica stringendo le mani a pugno per la rabbia che la stava invadendo << Perché l’hai fatto, Natsuki? Io… >>.
La mora sentì il cuore saltarle in gola mentre il senso di colpa strisciava dentro di lei come un serpente.
<< Ti avevo detto di stare lontana da lei, che era pericolosa! Perché non mi hai dato ascolto? >>.
A quelle parole, Natsuki alzò il volto di scatto.
<< Non parlare di Shizuru in questo modo! >> rispose con lo stesso tono << Non devi farlo, non te lo permetto! >>.
L’espressione del suo volto era risoluta e ferma, sia la diciottenne che Mai non l’avevano mai vista in quello stato ma, se per la Presidentessa era fonte di grande gioia, per la rossa invece era un tormento.
La stava difendendo, la stava difendendo! No, Natsuki! Non farmi questo!
Sentiva l’aria mancarle.
<< Ti ha stregata e tu nemmeno te ne sei accorta! >>.
<< Mai-san, credo che… >> provò a dire la Presidentessa provando a calmare gli animi di tutti. Per come si stava mettendo la situazione, la cosa migliore era cercare di ragionare.
<< Sta zitta! Non sto parlando con te! >>.
Pronunciò quelle parole ancor prima che alle sue orecchie assumessero un senso compiuto. Solo quando vide correre via Natsuki, comprese d’aver nettamente esagerato.
 
<< Odio questa vita, la odio! >> urlò Natsuki con tutta la rabbia che in quel momento la attraversava.
Aveva vagato per ore con la moto sotto la pioggia e senza una meta precisa con l’unico desiderio di allontanarsi dalla scuola e da quello che era successo. Il risultato che era riuscita a conseguire era stato unicamente di bagnarsi fino al midollo. Chiuse gli occhi per un attimo e fece un respiro profondo provando a calmarsi ma fu inutile. La collera per ciò che le aveva detto l’amica ancora ribolliva nel suo corpo facendola sussultare.
Come poteva aver rivolto quelle parole così dure verso Shizuru? Non aveva senso, non era possibile che credesse veramente che la diciottenne l’avesse presa in giro. Si mise una mano sul cuore ascoltandolo battere. No, non era un’illusione ciò che provava. Non poteva esserlo stata. Shizuru era arrivata a toccare le corde del suo piacere, a farle vibrare come nessun altro era riuscito e si rifiutava di pensare che non significasse niente. Mai non poteva capire cosa provasse in sua presenza, come si sentisse felice e leggera. A distanza di anni, aveva ritrovato le stesse sensazioni di benessere che le aveva procurato la più grande quando le era vicina solo con maggiore intensità. Era stato fantastico riscoprirle ed essere consapevole del fatto che non si sarebbe fatta toccare in quel modo da nessuno all’infuori della diciottenne. La sola idea le procurava ribrezzo. Ripensò ai due baci che aveva ricevuto quella sera durante la gita e alle emozioni scaturite. Quello del ragazzo l’aveva lasciata indifferente, quasi sconvolta e disgustata da quel sapore che aveva potuto sentire sulle labbra; mentre quello di Shizuru…
Arrossì improvvisamente nel ricordare non solo le labbra della più grande che si posavano su di lei ma anche le sue mani sul suo corpo, la sua lingua, il suo sguardo vorace, la sua bocca cui non riusciva a sottarsi. Nemmeno se glielo avesse spiegato, Mai sarebbe riuscita a comprendere quel profondo sentimento che la univa all’altra ragazza.
<< Shizuru! >> gridò nel tentativo vano di calmare il suo malessere << Che cosa devo fare? >>.
Trasalì ripensando alle parole che le aveva sussurrato una volta a scuola dopo averla accompagnata in infermeria.
Promettimi che farai solo ciò che ti rende felice, Natsuki.
Tua madre avrebbe voluto vederti felice.
Un nodo d’angoscia le si formò in gola e chinò il capo capendo.
Non voglio essere felice a scapito degli altri, si disse chiudendo le mani a pugno, Questa non può essere la vera felicità. Non posso costruirla sull’infelicità di Mai, non potrei mai farlo.
Si piegò sulle ginocchia rannicchiandosi vicino alla moto.
Non voglio rinunciare a te Shizuru, continuò con tristezza, Ma non posso nemmeno imporre la mia volontà all’unica persona che, dopo di te, mi è stata vicina.
Qual era la soluzione ai suoi ragionamenti?
Scattò in piedi quando sentì il suo cellulare iniziare a squillare. In quelle ore aveva ricevuto parecchie telefonate da parte della rossa e della diciottenne ma non aveva voluto rispondere a nessuna delle due. Non sapeva cosa avrebbe dovuto dire.
<< Che cosa vuoi, Kuu? >> disse con poco garbo dopo aver letto il suo nome sul display.
<< C’è qualcuno che è di pessimo umore >> rispose la bionda con una leggera nota ironica << Ma dove sei finita oggi? Sono venuta a cercarti in mattinata >>.
<< Che cosa vuoi? >>.
<< Direi che pessimo umore è un eufemismo >> constatò Kuu dal suo tono << Hai litigato con la tua ragazza? >>.
<< Vaffanculo! >> le urlò Natsuki chiudendo la conversazione.
Poche secondi dopo, la diciottenne la richiamò.
<< Dimmi cosa vuoi il più veloce possibile >> disse la mora a denti stretti sentendo la risata argentina dell’altra.
<< Scusa ma non è colpa mia se sei molto divertente quando ti arrabbi >> si difese Kuu riprendendosi.
<< Kuu! >>.
<< Okay, stasera devi correre >>.
<< Ti ho già detto che non… >>.
<< Si tratta di quella gara, testa d’asino >> si affrettò a dire la bionda interrompendola.
Per qualche istante il respiro della sedicenne si bloccò. Finalmente avrebbe corso, finalmente l’adrenalina sarebbe tornata a scorrerle con violenza nelle vene. Era proprio quello che le ci voleva. Un lieve sorriso le increspò le labbra pensando che si sarebbe scaricata un po’.
<< Bene >> si limitò a dire sentendo una scarica elettrica attraversarla.
<< Vedi di fare bella figura >> si raccomandò Kuu prima di riagganciare.

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Capitolo 28
*** L'incidente ***


Mai era uscita da scuola ma non voleva tornare a casa. Quella era stata per lei proprio una giornata del cavolo. Aprì l’ombrello per proteggersi dalla pioggia incessante e sospirò. Con passo lento si mosse senza una direzione precisa pensando alla sua amica e a quello che aveva scoperto su di lei e sulla Presidentessa. Strinse con forza il manico arrossendo cercando di dare un nome a quei sentimenti che si agitavano dentro il suo cuore. Era così amareggiata e delusa dal comportamento di Natsuki da non comprendere se le desse più fastidio il fatto che glielo avesse tenuto nascosto o semplicemente che l’avesse fatto con la diciottenne. Shizuru era riuscita nel suo obiettivo, l’aveva fatta cadere nella sua rete dopo una lenta ed estenuante caccia. Aveva ottenuto ciò che voleva, la sedicenne si era lasciata andare e aveva…aveva…non riusciva nemmeno a formulare per interno quel pensiero. Arrossì di botto mentre immaginava la mora e la Presidentessa nude mentre si baciavano e facevano altro.
Oh, che diavolo mi prende adesso!, si disse scuotendo il capo con forza per scacciarle.
Improvvisamente si domandò se fosse successo a lei.
Sarei andata di corsa a raccontarlo a Natsuki?, si chiese con un groppo di saliva, O avrei preferito tenerlo solo per me? Una cosa così delicata e intima…
Una folata di vento inaspettata le fece sfuggire l’ombrello di mano che cadde a diversi metri di distanza da lei in mezzo alla strada. Stava per riprenderlo, quando una macchina passò a forte velocità spezzandolo in due parti.
<< Idiota! >> urlò contro l’anonimo autista agitando il pugno davanti al volto anche se sapeva che l’uomo non avrebbe potuto evitarlo.
Guardò ciò che restava della sua protezione contro l’acqua e sospirò per la seconda volta.
Che giornata di merda.
Si sedette sotto la pensilina della fermata dell’autobus poggiando i gomiti sulle ginocchia e sperò di non dover attendere a lungo. Iniziava sentire freddo. Si strinse nelle spalle cercando di mettere ordine nella sua testa. Perché era così complicato decidere cosa era giusto e cosa era sbagliato? Si mise entrambe le mani dietro la nuca e fece un lungo respiro.
Se la situazione fosse capovolta, come mi sarei comportata?, si domandò guardandosi la punta delle scarpe, Natsuki si sarebbe sentita come mi sto sentendo io ora?
<< Mai, Mai! >>.
La voce di una ragazzina la chiamava insistentemente. Alzò gli occhi scuri e vide la sorella di Reito agitare la mano in segno di saluto.
Contraccambiò il gesto con un sorriso mentre Mikoto si voltava verso il diciottenne che la seguiva a pochi passi di distanza.
<< Fratellone! >> continuò urlando << Guarda chi c’è dall’altra parte! >>.
Reito si voltò e sorrise verso la sedicenne. Attese qualche istante prima di poter attraversare e la raggiunse sempre con la più piccola che le sgambettava dietro protetta dal suo ombrello giallo.
<< Buon pomeriggio Mai >> salutò cordialmente.
<< Anche a te Reito-san >> rispose la rossa mettendosi in piedi << Ciao Mikoto >> aggiunse posando una mano sulla testa della ragazzina.
<< Vuoi venire con noi a prendere una fetta di torta? >> propose allegramente Mikoto.
<< Stiamo andato in quella nuova pasticceria aperta da poco >> spiegò il diciottenne guardando negli occhi Mai << Vorresti unirti a noi? >>.
La sedicenne esitò abbassando lo sguardo.
<< Sei triste? >> chiese la ragazzina guardandola.
Mai si affrettò a sorridere per rassicurarla e scosse il capo.
<< Ci farebbe davvero piacere se ti unissi >> insistette Reito.
Mikoto la prese per il braccio tirandola nella direzione della pasticceria incurante di come facesse ondeggiare il suo ombrello e di come la pioggia bagnasse entrambe.
<< Non devi essere insistente, Mikoto >> la corresse il fratello coprendo la rossa col suo ombrello di sobrio colore.
<< Non occorre sgridarla, Reito-san. Accetto volentieri il vostro invito >>.
Poiché non aveva nulla con cui ripararsi, camminò accanto al diciottenne mentre la ragazzina, contenta, salterellava sul marciapiede davanti a loro.
<< C’è qualcosa che non va? >> domandò improvvisamente il ragazzo notando il suo silenzio e il suo sguardo triste.
Mai sussultò a quella richiesta e si strinse ancor di più nelle spalle.
<< Non sei obbligata a dirmelo >> continuò l’altro aprendole la porta della pasticceria << Ma se vuoi farlo, ti ascolterò volentieri >>.
Le porse un dolce sorriso mentre chiudeva l’ombrello depositandolo nell'adeguato contenitore. Presero posto in un angolino abbastanza appartato e non appena Mikoto ebbe mangiato, per non dire divorato, la sua fetta di torta, chiese il permesso di poter giocare con altri ragazzini ai videogiochi nell’altra sala.
<< Va bene ma non allontanarti! >> le urlò dietro Reito dopo aver consegnato qualche spiccio.
Tornò a concentrare la sua attenzione sulla ragazza che le stava di fronte e fece un sorso dalla sua bevanda ambrata. Mai non osava alzare gli occhi sul diciottenne mentre con la forchetta continuava a tormentare il dolce che aveva scelto.
<< Non è di tuo gradimento? >> le domandò con una nota ironica poggiando entrambi i gomiti sul tavolino.
A quelle parole, la sedicenne si affrettò a rispondere arrossendo per l’imbarazzo.
<< Sì, è molto buono. Grazie Reito-san >>.
<< Brutti pensieri per la testa? >>.
Mai arrossì ancor di più chiedendosi se fosse davvero così chiaro che le fosse capitato qualcosa di spiacevole. Chinò leggermente lo sguardo ripensando alla sua amica e alla situazione che si era creata con la Presidentessa. Rifletté inoltre sulla litigata avuta con Tate per una sciocchezza.
<< Alcuni, sì >> ammise infine.
<< Si tratta della tua amica Natsuki-san o di Tate-san? >>.
<< Entrambi >>.
<< Oh >> fece Reito lasciando il cucchiaino che tintinnò leggermente nella tazza << Mi spiace molto. Posso esserti d’aiuto in qualche modo? >>.
<< Grazie Reito-san ma non credo che tu possa fare qualcosa >>.
Il diciottenne sorrise.
<< Posso ascoltarti e aiutarti a fare chiarezza >>.
La rossa contraccambiò il gesto comprendendo d’aver bisogno di un po’ di tranquillità. Si guardò intorno, quel posto era frequentato da poche e calme persone che consumavano le loro ordinazioni in silenzio. Poche frasi aleggiavano nel locale, qualche rumore di piatti, il tintinnio della casa, la musica in sottofondo. Poggiò la schiena contro il morbido divanetto di pelle bianca e sospirò mentre si passava una mano tra i corti capelli umidi di pioggia.
<< La Presidentessa Fujino-san >> iniziò lentamente << Ha circuito Natsuki >>.
Da quell’unica frase il ragazzo comprese che Shizuru doveva aver centrato il bersaglio.
<< Circuito? >> ripeté con calma dopo un altro sorso di tè.
<< Certo, che altro termine potrei usare per descrivere quello che le ha fatto? >> chiese Mai leggermente risentita da quella domanda.
<< Beh, per esempio potresti iniziare a prendere in considerazione l’idea che a Natsuki-san non sia proprio…dispiaciuta, ecco >>.
Tra i due calò per qualche istante il silenzio e Reito si ritrovò a sperare che la ragazza non s’infuriasse per quello che aveva detto. Comprendendo all’istante quale fosse il problema, il primo passo da muovere vero un’analisi lucida della situazione era l’accettazione della realtà.
<< Sai Mai >> continuò il diciottenne per colmare quel mutismo che minacciava di pesare più di un macigno << Conosco da parecchio tempo Shizuru-san >> la guardò per controllare la sua reazione << E tra tanti aggettivi con cui potrei descriverla, circuire ragazze non è proprio la prima cosa che mi verrebbe in mente >>.
La rossa dovette ingoiare un groppo di saliva mentre lo ascoltava.
<< Quello che voglio farti capire è che se la tua amica non avesse voluto, Shizuru-san non avrebbe potuto fare niente per portarla dalla sua parte. È indubbio che eserciti un fascino estremo sul gentil sesso e anche su quello maschile ma non potrebbe mai forzare qualcuno a fare qualcosa che non vuole. Non è quel genere di persona >>.
<< Ma, Natsuki…lei non…e poi corrono voci sulle molte storie della Presidentessa, non voglio che Natsuki soffra… >>.
Reito congiunse la punta delle dita davanti agli occhi senza smettere di fissarla.
<< Lei è tutta la mia famiglia, Reito-san. Abbiamo sofferto abbastanza, ci meritiamo una vita normale, un’esistenza da semplici adolescenti. Lei vuole solo portarmela via, vuole usarla >>.
<< Non penso che Natsuki-san cambierà nei tuoi confronti. Se la vostra è un’amicizia vera, un affetto sincero, non dovresti nutrire tutte queste paure >>.
La sedicenne si sentì punta da quelle osservazioni.
Cosa sto combinando?, si disse con una punta di vergogna, E’ davvero Shizuru-san quella che ti fa sentire felice Natsuki?
<< Comprendo che non è facile per te, Mai >> continuò il diciottenne allungando improvvisamente la mano e stringendo la sua << E le innumerevoli voci che corrono su Shizuru-san sono vere. Eppure, se posso in un certo senso tranquillizzarti, posso dirti che mai la Presidentessa ha dato tutta questa importanza ad una ragazza come sta facendo adesso con Natsuki-san. Deve essere davvero innamorata di lei. Non penso che voglia semplicemente usarla >>.
Mai si sciolse dalla sua presa e involontariamente si guardò intorno. Questo fatto fece scoppiare a ridere il ragazzo dai corti capelli scuri.
<< Hai paura che Tate-san ci veda chiacchierare? >>.
<< Hai qualche consiglio anche con lui? >>.
Reito si concesse un lungo sorriso prima di rispondere.
<< No >> disse << Di solito non aiuto i miei rivali >>.
 
Quando Natsuki arrivò, la pioggia non aveva smesso nemmeno per un attimo di cadere. Si tolse il casco mentre Kuu le andava incontro protetta dall’ombrello che stringeva Mamoru.
<< Il terreno è più scivoloso del solito, non prendere le curve in modo troppo largo. Potresti finire fuori strada e cerca di evitare le pozzanghere >> disse la bionda senza nemmeno salutarla.
La sedicenne le fece un cenno del capo per dire che aveva compreso e si guardò per un solo istante intorno.
<< Preoccupata per me? >> le domandò ironicamente Natsuki appoggiandosi alla sua moto.
<< No, per me >> rispose la più grande << Sarò la tua spalla >>.
Per qualche secondo entrambe si guardarono in silenzio.
<< Non pensavo che… >>.
<< E invece sarà così >> la interruppe Kuu con un gesto della mano << Non vorrai mica prenderti tutti gli onori >>.
Un lieve sorriso increspò le labbra della mora.
<< Ma tu saresti solo una spalla >> affermò.
<< Nessuno ti dice che potresti esserla tu domani >> ribatté fermamente la diciottenne con una nota maliziosa nella voce. Si voltò verso il fratello che era rimasto in disparte e questi le fece un piccolo cenno d’assenso << Andiamo >> aggiunse semplicemente comprendendo che era giunto il momento.
Natsuki vide due ragazzi, un maschio e una femmina, disporsi con la moto alla sua altezza e pensò che la ragazza doveva essere perfino più piccola di lei.
Hanno coraggio, si ritrovò a dire tra sé mentre toglieva il cavalletto e lasciava che il venticinquenne le circondasse la vita con la cintura di Kuu.
L’attimo dopo fece rombare la sua motocicletta aspettando con un misto d’eccitazione e impazienza il segnale dell’inizio della gara. Non appena il fazzoletto bianco fu sventolato tra i due concorrenti, Natsuki partì con foga. Immediatamente fu superata dagli avversari che scivolavano sulla strada non asfaltata a gran velocità. La mora gli stava dietro tenendo ben presente gli avvertimenti fatti da Kuu e la pioggia che cadeva incessantemente su di loro appesantendole. Le gocce d’acqua che scorrevano sulla visiera del suo casco le impedivano di avere una buona visuale del percorso e un paio di volte centrò in pieno le pozzanghere infangandosi e bagnandole ancor di più mentre l’altra moto continuava a rimanere in testa. Nonostante la bionda le avesse mostrato la pista, Natsuki faceva fatica a ricordarla e a concentrarsi sulla corsa che stava eseguendo. Nella sua mente erano ancora ben presenti la sfuriata di Mai contro Shizuru e tutti i suoi sentimenti contrastanti. Avrebbe voluto metterli momentaneamente da parte ma non ci riusciva. La sua testa era un turbinio di emozioni e pensieri che le facevano dimenticare anche che stava correndo su una strada tutt’altro che sicura. Kuu seguiva i suoi movimenti assecondandola ma aveva compreso che c’era qualcosa che non andava e che, se avesse continuato in quel modo, non avrebbero mai vinto.
<< Ma che diavolo fai? >> urlò cercando di sovrastare il rumore della pioggia e del vento.
Natsuki non rispose, forse non l’aveva sentita.
Entrambe le moto correvano quasi alla pari ma quella rivale conservava sempre un minimo di vantaggio. Quando iniziarono le curve, la diciottenne credette che finalmente annullassero quella distanza e si portassero in prima posizione e invece colse con la coda dell’occhio degli strani movimenti che la mora stava facendo con la mano sinistra.
<< Pensa a superarli! >> gridò con stizza comprendendo che cerca di comunicare con l’altra moto.
<< Devo dirgli di rallentare! >> rispose l’altra << Con quella velocità in curva potrebbero perdere l’equilibrio e farsi male! >>.
Se non fosse stata per la sua posizione, Kuu si sarebbe voltata e le avrebbe dato uno scappellotto.
<< Non te ne deve fottere niente! Sono nostri avversari, dobbiamo vincere! >>.
La sedicenne però insistette in quello che stava facendo. La bionda, vedendo che non la stava ascoltando, le diede una forte spallata facendola sobbalzare per il dolore. Per poco Natsuki non perse il controllo del veicolo, talmente acuta e improvvisa era stata la fitta che l’aveva attraversata. Chiuse gli occhi per un solo istante cercando di riprendersi ma, quando riaprì le palpebre, ancora non vedeva bene il paesaggio che la circondava. Rallentò stringendo i denti e preparandosi ad affrontare una serie di tornanti uno più stretto dell’altro. La sofferenza era insopportabile.
<< Natsuki, frena! >> esclamò Kuu con una nota di paura nella voce vedendo inaspettatamente l’altra moto perdere l’equilibrio e abbattersi contro di loro.
I riflessi della mora reagirono in ritardo per il dolore che le attanagliava il braccio e, quando strinse il freno con la mano, era già troppo tardi. Si rese conto di non essere più a cavallo della sua Ducati ma che stava precipitando, insieme agli altri tre ragazzi, dalla rupe verso il mare. L’impatto con l’acqua fredda la tramortì e la fece urlare anche non fu sicura che la sua bocca si aprì per farlo. Tutto intorno a lei era nero e sentiva di cadere sempre più giù.
Dovrei lasciarmi andare, pensò sentendo le palpebre farsi pesanti, Tutta questa sofferenza smetterebbe di colpo.
Improvvisamente il volto di Shizuru le si parò nella mente.
No!, si disse cercando di slacciarsi il casco integrale e comprendendo che se avesse chiuso gli occhi non l’avrebbe più rivista.
Non voglio lasciarti andare Shizuru.
Con fatica riuscì a toglierselo ma c’era una forza misteriosa che la tirava verso il basso. Abbassò gli occhi. Il corpo privo di sensi della diciottenne cui era allacciata le impediva di risalire per riprendere aria. Stava per portarsi le mani sulla cintura per provare ad aprirla, quando fulmineamente tutto si oscurò ai suoi occhi e gli arti si fecero pesanti.
Ti amo, Shizuru.
 
Il telefono di casa squillava da diversi minuti prima che Mai si decidesse a recarsi nel corridoio per rispondere. Assonnata, alzò il ricevitore pronta a fare la ramanzina all’amica che aveva deciso di sparire per tutto il giorno e tutta la notte ignorando deliberatamente le sue continue chiamate. Non poteva comportarsi in quel modo e farla preoccupare per tutto quel tempo. Era ancora amareggiata e dispiaciuta per ciò che aveva scoperto grazie alla poca delicatezza di Nao e alle parole dette involontariamente da Tate ma non fino al punto da preferire che non ci fosse. Un lampo illuminò la sua figura attraverso una finestra e notò che ancora non aveva smesso di piovere.
Odio questi temporali in primavera, pensò avvicinando il telefono all’orecchio e parlando.
<< La signora Kuga? >> chiese una donna dall’altra parte.
A quella domanda il cuore della rossa perse un colpo. Signora Kuga? Stavano cercando la madre di Natsuki?
<< No >> rispose cercando di restare calma << La signora Kuga è morta diversi anni fa >>.
<< Con chi sto parlando? >>.
<< Io… >> iniziò titubante la sedicenne. Come doveva presentarsi? << Scusi potrei sapere chi è lei? >>.
<< E’ casa Kuga o no? >> ribatté l’altra << La prego di non farmi perdere tempo. Abbiamo ricoverato d’urgenza la signorina Natsuki Kuga per un grave incidente stradale e sto cercando di contattare i famigliari >>.
Le parole della sconosciuta fecero piegare in due Mai per l’improvvisa fitta che l’aveva attraversata. Si appoggiò alla parete per evitare di cadere mentre la sua mente viaggiava per fatti suoi. Non era possibile, non Natsuki! Vi state sbagliando, c’è sicuramente un errore!
<< Sì >> rispose dopo un tempo che parve infinito << Questa è casa Kuga…Natsuki ed io viviamo insieme…noi siamo amiche… >>.
Non riusciva a formulare un pensiero coerente.
<< Il signor Kuga è lì? >>.
Mai scosse il capo, anche se non poteva essere vista.
<< No, lui vive in America. Siamo solo lei ed io >>.
<< Non ha un suo recapito da fornirci? >>.
No!, avrebbe voluto urlare la ragazza in preda al panico, Suo padre l’ha letteralmente abbandonata!
Per un attimo sperò che tutto quello fosse solo un incubo dal quale svegliarsi. Si diede un pizzicotto sul braccio credendo con tutta se stessa di svegliarsi nel suo letto. Quando riaprì gli occhi, invece, era ancora in piedi e col ricevitore in mano. Una nuova fitta la colse all’altezza dello stomaco.
<< E’ molto grave? >> domandò col cuore in gola.
Ci fu una lunga pausa prima che la donna si decidesse a dire qualcosa.
<< Abbiamo bisogno di contattare suo padre >>.
 
Era in ospedale da più di un’ora e nessuno ancora le diceva nulla. Dopo aver ricevuto quella telefonata, aveva indossato le prime cose che le erano capitate sotto mano e si era diretta nell’edificio con una strana angoscia addosso. Insistere con la donna non era servito a niente; entrambe erano ferme nelle loro domande, una chiedeva del genitore, l’altra del suo stato di salute. Alla fine, esasperata da quel battibecco alquanto insolito, la sedicenne aveva riagganciato.
Maledizione!, pensò con rabbia menando un pugno contro la parete bianca.
Si guardò intorno e vide un’infermiera con delle cartelle in mano. Velocemente le si avvicinò.
<< Per favore, può dirmi qualcosa su Natsuki Kuga? E’ stata portata qui per un incidente stradale >>.
La donna scorse una lista in silenzio.
<< Lei è un parente? >> domandò.
Ancora con questa storia!, avrebbe voluto urlare la rossa saltandole addosso.
<< No >> ammise infine << Ma è una mia amica, la prego! >>.
<< Mi spiace ma non sono autorizzata darle questa informazione >> concluse infermiera allontanandosi.
Mai la osservò camminare nella direzione opposta alla sua e imprecò mentalmente per l’ennesima volta mentre si sedeva in un angolo. Si prese le ginocchia con entrambe le mani e vi poggiò sopra il mento non riuscendo più a trattenere le lacrime. Una parte di lei continuava a ripetersi che andava tutto bene, che alla sua amica non era successo niente di grave e che presto l’avrebbe vista uscire con un paio di stampelle e qualche graffio sul viso ma una vocina insistente strisciava nella sua mente insinuando cose bruttissime, cose che non aveva il coraggio di ammettere nemmeno a se stessa. Chiuse gli occhi esasperata dai pensieri che stava avendo e iniziò silenziosamente a pregare.
 
<< Ragazzina, stai bene? >>.
Una mano la scosse con delicatezza costringendola a svegliarsi. Mai si stropicciò gli occhi prima di riuscire a mettere a fuoco. Un uomo con un camice bianco era chino su di lei.
<< Sì… >> mormorò poco convinta; poi comprese che professione facesse la figura che le stava davanti e spalancò le palpebre << La prego, lei può dirmi qualcosa? >>.
<< Sei qui per un paziente? >>.
La rossa annuì rimettendosi in piedi con una smorfia di dolore. Il tempo trascorso in quella posizione le faceva sentire le gambe anchilosate.
<< Si chiama Natsuki Kuga >> disse col cuore che riprendeva a battere forte nel petto per l’ansia.
<< Hai trascorso tutta la notte qui? >> chiese il medico raddrizzandosi gli occhiali sul naso e facendo riferimento al fatto che stesse per sorgere l’alba.
<< Sì, per favore lei è la mia migliore amica >>.
L’uomo abbassò lo sguardo verso le cartelle facendo scorrere l’indice. Sapeva che non poteva farlo ma quella ragazza e la sua richiesta colma di paura l’avevano scosso. Doveva avere circa la stessa età della figlia e aveva passato la notte rannicchiata in un angolo ad attendere informazioni.
<< E’…è viva? >> chiese la sedicenne inghiottendo un groppo di saliva.
Lo vide voltare pagina e quei momenti furono interminabili per lei.
<< Ecco qui >> disse infine << Natsuki Kuga; trauma toracico, frattura del femore destro e del polso sinistro. Rianimata, ha dato segni di attività celebrale ma è stata indotta al coma farmacologico adesso >>.
<< Quindi è viva? >> esclamò Mai nettamente sollevata.
<< Sì, lo è >> rispose il dottore felice di averle dato una bella notizia << La tua amica è stata molto fortunata, molto più degli altri >>.
Quelle parole bloccarono la felicità della rossa. Da quando aveva ricevuto la notizia, non si era mai soffermata a pensare che ci fossero altre persone coinvolte. Sentì le ginocchia tremarle mentre tornava a fissare l’uomo che le stava davanti.
<< Altri? >> ripeté con una nota di angoscia nella voce.
<< Altri tre ragazzi sono rimasti coinvolti nell’incidente >>.
<< E loro come stanno? >>.
La pausa che fece il medico non presagì nulla di buono.
<< Due di loro sono morti >> disse << Del quarto non ho notizie >>.
Mai dovette sedersi per resistere a quell’ondata di dolore che minacciava di travolgerla. Si portò la mano davanti la bocca senza sapere cosa dire.
È un incubo!, urlò una voce nella sua testa.
<< Posso…posso vedere Natsuki? >> domandò cercando di reprimere le lacrime.
L’uomo tornò a posizionarsi gli occhiali sul naso col dito indice.
<< Vieni con me >> rispose infine indicandole un corridoio alla loro destra.
Si rendeva conto che in quelle condizioni la sedicenne poteva ricevere visite solo dai famigliari più stretti ma, non avendone ancora trovati, dubitava che una presenza amica avrebbe danneggiato il suo stato. Al contrario, avrebbe potuto trovare sollievo nel sentire una voce familiare che le parlava. Le indicò una porta chiusa e fece un respiro profondo prima di aprirla.
<< Devi essere molto forte >> la mise in guardia.
Non sai quanto lo sono, gli avrebbe risposto volentieri la rossa ma preferì tacere.
Mosse alcuni passi all’interno della camera col cuore che le batteva all’impazzata nel petto. Vide subito la figura di Natsuki, coperta fino al petto da un lenzuolo bianco, stesa nel letto priva di sensi. Un tubo l’aiutava a respirare e aveva entrambe le braccia fasciate. La sua carnagione pareva ancor più chiara di quanto in realtà non fosse e i capelli neri risaltavano quasi con violenza. Ancor prima di accorgersene, si ritrovò a piangere mentre le stringeva un dito.

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Capitolo 29
*** Trauma ***


Quella mattina Shizuru si sentiva stranamente angosciata. Si guardò allo specchio prima di lavarsi e sperò che il suo stato d’animo migliorasse con l’arrivo a scuola. Aveva provato a chiamare diverse volte la sera precedente Natsuki ma il suo cellulare risultava sempre spento. Conoscendola, pensò che probabilmente l’avesse scagliato contro un muro e che fosse finito in mille pezzi. Eppure quella sensazione non accennava a passarle. Senza fare colazione uscì di casa diretta al liceo Fuuka. Passando davanti casa delle due sedicenni, involontariamente si soffermò ad osservarla. Le finestre erano chiuse e le persiane calate, pareva che non ci fosse nessuno. La moto, inoltre, non era parcheggiata nel vialetto. Con un peso sempre maggiore arrivo a scuola. Attese finché le fu possibile l’arrivo della mora e, quando la campanella suonò, dovette a malincuore recarsi in aula.
Ma dove sei finita, Natsuki?
 
Non le era mai successo di tirare un sospiro di sollievo per l’arrivo dell’intervallo, di osservare con trepidazione la lancetta dei secondi spostarsi sul quadrante e di gioire per il suono della campanella ma aveva bisogno di capire se Natsuki fosse arrivata a scuola o meno.
Che si fosse messa di nuovo nei guai?, si chiese camminando per i corridoi che la separavano dalla sua aula.
Sorrise con garbo ad alcune ragazze che la salutarono timidamente e concentrò tutta la sua attenzione sulla mora. Mille dubbi iniziarono ad assalirla.
E se avesse deciso di fare marcia indietro con lei?
Se Mai l’avesse convinta a non vederla più?
Se fosse riuscita a farla sentire in colpa per ciò che aveva fatto?
Oh, no!, esclamò la sua mente, Natsuki non puoi farmi questo! Ho bisogno di te!
Avrebbe preferito morire piuttosto che vivere senza di lei.
Arrivò alla sua aula senza smettere di cercarla con lo sguardo. Ancora non l’aveva trovata e il terrore che non fosse andata a scuola quella mattina per colpa della reazione di Mai le attanagliò lo stomaco. Chiuse per un attimo gli occhi mentre si appoggiava alla porta spalancata per far circolare gli studenti.
<< Shizuru-san, buongiorno >> disse improvvisamente Tate facendola voltare.
Lei gli concesse un leggero cenno del capo.
<< Buongiorno anche a te, Tate-san >> rispose scostando lo sguardo dal sedicenne. Aveva cose più importanti cui badare in quel momento.
<< Avrei bisogno di parlarle >> insistette il ragazzo.
<< Non puoi attendere? >> domandò la diciottenne leggermente stizzita.
Dov’è Mai-san quando serve?, si chiese l’attimo dopo.
Tate scosse il capo e le fece segno di seguirlo. A malincuore, la Presidentessa accettò. La condusse in cortile, in un punto leggermente appartato dove poter discorrere in pace. Alzò gli occhi verso il cielo plumbeo e sperò che non piovesse, aveva dimenticato l’ombrello al dormitorio.
<< Cosa devi dirmi di così urgente? >> riprese Shizuru senza cessare di guardarsi intorno.
Il sedicenne poggiò un piede sul muro piegando la gamba e la fissò per qualche istante prima di parlare. Non era facile ma doveva dirglielo. Quando Mai l’aveva chiamato quella mattina, il suo primo pensiero non era stato per la rossa e la sua sofferenza ma per quella ragazza più grande di lui che adesso gli stava di fronte. Poteva solo lontanamente immaginare il dolore che avrebbe provato a quella notizia; se fosse successo a Mai, tutto il suo mondo sarebbe crollato. Per questo doveva riferirle ciò che le aveva detto, doveva farle sapere che sarebbe passato molto tempo prima di rivedere la mora per i corridoi della scuola.
<< Non è a scuola >> disse sapendo che la diciottenne avrebbe compreso all’istante di chi stava parlando << Non è venuta >>.
<< Nemmeno Mai-san, a quanto pare >> ribatté l’altra sulla difensiva.
Cosa doveva dirle? E perché il tono della sua voce era leggermente incerto? Era solo una sua impressione?
Tate scosse il capo.
<< No, nessuna di tutte e due è qui oggi. Vede Shizuru-san, Mai mi ha chiamata stamattina affinché lo riferissi agli insegnanti ma credo che lei dovrebbe essere la prima a venirne a conoscenza >>.
Il dubbio e la paura per quelle parole appena dette, avvolsero la figura della Presidentessa. Il sedicenne la vide tremare anche se non faceva freddo. Inghiottì un groppo di saliva e si inumidì le labbra prima di continuare.
<< Ieri notte Natsuki ha avuto un incidente con la moto, è in ospedale e Mai è con lei >>.
Shizuru sgranò gli occhi nel sentire quella frase ed ebbe la sensazione che tutto si sgretolasse davanti ai suoi occhi. Si piegò sulle ginocchia e sarebbe caduta se Tate non l’avesse prontamente sorretta con entrambe le braccia.
<< No… >> sussurrò appena con le lacrime che le rigavano le guance << Non lei… >>.
Lasciò che il sedicenne la stringesse mentre piangeva, cosa che normalmente non avrebbe fatto fare a nessun essere di sesso maschile. Poggiò il volto sul suo petto nascondendolo e non si vergognò di mostrare la sua unica debolezza.
Perché era accaduta una cosa del genere proprio a lei? Perché proprio ora che aveva compreso i suoi veri sentimenti? Perché? Perché? Perché? Le sembrava di impazzire.
<< Mi dispiace molto, Shizuru-san >> disse il ragazzo con gentilezza.
Sapeva cosa significava perdere una persona cara, vederla allontanarsi e non poter fare niente per fermarla, allungare la mano con la consapevolezza che non sarebbe più stata stretta.
Shizuru non rispose, non riusciva a parlare. Nella sua mente, come un fiume in piena che non poteva essere fermato, scorrevano tutti i momenti della sua vita che aveva trascorso con la sedicenne. Il passato si confondeva col presente.
 
Ormai accompagnava Natsuki tutti i pomeriggi in ospedale. Anche se nessuno glielo aveva detto, la signora Kuga stava sempre peggio ed era stata ricoverata in maniera definitiva. Sapeva che col trascorrere dei giorni si sarebbe spenta e avrebbe finito di soffrire e ogni volta il suo pensiero correva all’undicenne che aveva preso sotto la sua ala protettiva. Natsuki era solo una bambina che doveva affrontare una situazione più grande di lei senza nemmeno l’aiuto dell’altro genitore che non metteva piede a Tokyo da quando la donna si era aggravata. Shizuru aveva guardato l’undicenne che le camminava accanto in silenzio mentre stringeva tra le mani un disegno che aveva fatto per la madre. Da molto tempo viveva praticamente a casa sua visto che non c’era nessuno che poteva occuparsi di lei e la tredicenne si era presa l’incarico di starle vicino.
<< Non hai mangiato niente, Natsuki >> disse riferendosi al pranzo che l’altra non aveva toccato per niente.
<< Mi spiace, Shizuru ma non avevo fame >>.
Come quasi tutti i giorni da una settimana a quella parte, aveva pensato la più grande con una nota d’angoscia.
Erano entrate nella struttura sanitaria e senza esitazione si erano dirette verso l’ascensore.
<< Dopo però, mi prometti che andremo a prendere un gelato? >> le aveva proposto con un sorriso cercando di prenderla per la gola.
L’altra si era limitata ad annuire evitando di guardarla negli occhi e camminando in direzione della stanza della madre. Aveva aperto la porta e aveva sorriso ancor prima di correre verso la donna.
<< Ciao mamma! >> aveva esclamato sinceramente felice come ogni volta che la vedeva.
La donna l’aveva abbracciata e baciata sulla fronte prima di aiutarla a sedersi sul bordo del letto.
<< Ciao Natsu >> aveva contraccambiato cercando di apparire serena << Com’è andata oggi a scuola? Hai fatto la brava? >>.
<< Buon pomeriggio Saeko-san >> aveva salutato Shizuru chiudendo la porta alle sue spalle.
La madre della mora aveva sollevato gli occhi ed aveva sorriso alla tredicenne.
<< Buon pomeriggio anche a te, Shizuru >>.
<< Questo l’ho fatto per te >> aveva spiegato l’undicenne srotolando il disegno davanti al volto dell’adulta << Ti piace? >>.
<< Moltissimo >> aveva risposto Saeko baciando una mano della figlia << Più tardi chiederò all’infermiera di metterlo accanto agli altri >> aveva aggiunto riferendosi ai numerosi fogli colorati attaccati alla parete di fronte al letto.
<< Questi sono per lei >> aveva detto Shizuru guardando il mazzo di fiori che aveva portato alla donna.
<< Oh, le begonie sono i miei fiori preferiti >>.
Aveva lasciato che la tredicenne li sistemasse nel vaso sul comodino ed era tornata a concentrare la sua attenzione sulla bambina. Gli unici momenti di felicità derivavano ormai da quei brevi incontri che aveva con Natsuki. Quando era sola e l’orario delle visite era terminato, si ritrovava a contare le ore e i minuti che mancavano prima di poter rivedere la figlia. Le aveva accarezzato una ciocca di capelli scuri e si era appoggiata al cuscino chiudendo per un attimo gli occhi.
<< Allora >> aveva affermato subito dopo << Stai facendo la brava a casa di Shizuru? Guarda che se ti comporti male poi non ti ospita più >>.
Invece di rispondere, Natsuki si era gettava tra le sue braccia. Si vedeva che Saeko non stava bene, nel giro di pochi mesi era dimagrita in modo impressionante e aveva perso completamente i capelli a causa delle cure aggressive. La donna aveva guardato per un attimo la tredicenne che era rimasta in piedi e in silenzio.
<< Perché non vuoi tornare a casa? >> aveva domandato con un filo di voce l’undicenne.
A quella richiesta, la madre le aveva accarezzato con calma i lunghi capelli scuri provando a reprimere le lacrime.
<< Ne abbiamo già parlato, Natsu >> le aveva risposto con dolcezza dandole un bacio sulla guancia << Purtroppo non sto bene, i medici non mi permettono di uscire >>.
Per un attimo aveva pensato che tutta quella situazione sarebbe stata affrontata più facilmente se sua figlia avesse potuto contare sulla figura paterna.
<< Natsu, vuoi fare un favore a mamma? >> aveva chiesto la donna ingoiando un groppo che le si era formato in gola << Ho voglia di una coca-cola, perché non vai a prenderla alla macchinetta qui fuori? Chiedi ad un’infermiera di accompagnarti >>.
La bambina aveva annuito con energia, felice di poter essere d’aiuto. Rimaste sole, Shizuru e l’adulta si erano guardate per diverso tempo in silenzio. Anche se aveva solo tredici anni, Saeko sapeva che quella ragazza era molto più matura e pronta ad affrontare la realtà. Era su di lei che doveva fare maggior affidamento.
<< Come va la scuola, Shizuru? >> le aveva domandato per intavolare la conversazione.
<< Sua figlia è una bambina molto forte, Saeko-san >> aveva risposto invece la ragazza che aveva compreso subito che la donna aveva voluto allontanare Natsuki per parlare con lei.
L’altra aveva annuito con calma.
<< Sono felice che ci sia tu al suo fianco >>.
<< Io mi prenderò sempre cura di Natsuki >> aveva detto prontamente la tredicenne << Sempre, non la lascerò mai da sola >>.
Un sorriso aveva increspato le labbra di Saeko.
<< Sei davvero molto innamorata di lei >> aveva costatato.
Il volto di Shizuru si era imporporato leggermente a quelle parole e aveva abbassato lo sguardo. Da qualche giorno stava riflettendo sul forte sentimento che la spingeva ad essere così protettiva nei confronti dell’undicenne e sentirselo dire da un’altra persona, l’aveva momentaneamente stordita. Anche i suoi genitori l’avevano compreso?
<< Spero che crescendo questo tuo amore non diminuisca e che Natsuki possa contraccambiarti. Voglio solo che sia felice >>.
La ragazza l’aveva guardata con serietà negli occhi.
<< Io la aiuterò, glielo prometto. Resterò sempre accanto a lei >>.
La donna aveva inclinato leggermente il capo.
<< Sono sicura che ci riuscirai, Shizuru. Sei una ragazza meravigliosa >>.
La porta si era aperta e Natsuki era rientrata mettendo fine alla conversazione.
 
Shizuru ingoiò un groppo di saliva e varcò la porta dell’ospedale. Facendo appello a tutto il suo coraggio, si avvicinò al punto informazioni e chiese informazioni su Natsuki. Cercò una donna, ben sapendo che il suo fascino era maggiore sul sesso femminile e cercò di apparire tranquilla. In meno di due frasi ottenne ciò che le serviva. Prese l’ascensore diretta al piano superiore e percorse il corridoio che la separava dalla stanza indicatale col cuore in gola. Cosa avrebbe fatto una volta giunta? Sapeva che c’era Mai con la mora eppure non se ne preoccupava minimamente. Aveva bisogno di vedere Natsuki, di prenderle la mano, di farle sentire che non l’aveva abbandonata.
Sono qui, Natsuki. Non ti lascio. Lotta per me, per favore!
Si accorse che le stavano tremando le mani e con rabbia afferrò la maniglia della porta. L’aprì e trattenne il fiato.
 
Mai aveva trascorso la notte in ospedale. Tutti i suoi bisogni erano stati azzerati dalla vista dell’amica in quel letto e dalle sue condizioni. Un’infermiera le aveva spiegato che sarebbe uscita dal coma tra qualche giorno e che solo allora i medici avrebbero potuto sciogliere la prognosi e poter fare ipotesi più azzardate sul suo stato di salute. Per ora doveva accontentarsi di starle accanto in quel modo. La rossa era atterrita da quello che vedeva, mai avrebbe pensato che potesse accadere qualcosa di simile a Natsuki, alla sua migliore amica e si rifiutava di prendere in considerazione l’ipotesi che avrebbe potuto non svegliarsi più. La polizia era passata più volte per farle delle domande ma lei non era potuta essere d’aiuto. La guardia costiera aveva sentito un forte tonfo e si era precipitata a soccorrere i quattro ragazzi. In meno di un’ora erano riusciti a portarli in ospedale ma per due di loro non c’era stato niente da fare. La quarta, sopravvissuta anche lei ma indotta al coma farmacologico, aveva subito una lesione alla colonna vertebrale. Operata, ancora non si sapeva se sarebbe tornata a camminare. Non aveva nemmeno chiesto il suo nome, forse poteva addirittura conoscerla. Tutta quella situazione era un incubo, avrebbe voluto svegliarsi nel suo letto e tirare un sospiro di sollievo. Era stato sconvolgente venire a sapere che la sedicenne dagli occhi verdi aveva avuto un incidente ma, lo scoprire che partecipava a corse clandestine di moto, l’aveva gettata nello sconforto totale. Ecco dove trovava i soldi, ora si spiegavano molte cose. Non riusciva a credere che la ragazza che aveva sempre considerata come una sorella, fosse arrivata a compiere simili gesti e che magari ne avesse tratto anche una specie di gioia. Due ragazzi erano morti, sarebbe potuto succedere anche a lei.
E a me allora cosa sarebbe rimasto?, si domandò senza smettere di stringerle la mano mentre era seduta accanto al letto, Cosa avrei fatto io senza l’ultimo membro della mia famiglia? Che cosa ti ha spinto a fare una cosa del genere, Natsuki?
Si asciugò le lacrime che le rigavano il viso e fissò lo schermo che monitorava la sua attività celebrale. Un medico le aveva detto che dipendeva tutto da lei, che una volta finita la terapia, avrebbe dovuto svegliarsi da sola.
Devi lottare come hai sempre fatto! Io non sono pronta a lasciarti andare!
Sussultò coprendosi il volto e in quel momento la porta si aprì. Per diversi secondi fu come guardare nei suoi stessi occhi talmente simile era il dolore che contenevano; poi si rese conto che la Presidentessa era davanti a lei e scattò in piedi facendo quasi rovesciare la sedia. Non doveva stare lì, era colpa sua se la sua amica era in quello stato. Se ne doveva andare, adesso!
<< Che cosa ci fai qui? >> chiese trattenendo a stento la rabbia.
Shizuru non la stava guardando, osservava il corpo supino di Natsuki a bocca aperta. Quasi non si accorse della mano della rossa che le strattonava la manica.
<< Non dovresti essere qui, questo non è il tuo posto! >>.
<< Natsuki… >> mormorò la diciannovenne come se in quella stanza ci fossero solo loro.
<< Non dovresti nemmeno guardarla! >> esclamò la rossa trascinandola fuori la stanza << Te ne devi andare, è chiaro? Tutta questa situazione è colpa tua! Tua, tua, tua! Se solo non ti fossi messa in mezzo, se solo ci avessi lasciato in pace, sicuramente non le sarebbe successo niente. L’hai insidiata, hai circuito la mia amica per un tuo divertimento e adesso lei è in un letto d’ospedale che lotta tra la vita e la morte! Vattene, ci procuri solo altro dolore! La devi lasciare stare, lei… >>.
Le parole le morirono in gola quando Shizuru le diede uno schiaffo sulla guancia destra. Mai si portò la mano sulla parte dolente e tornò a fissare la ragazza. Sobbalzò nel vedere che stava versando calde lacrime. Non l’aveva mai vista così scomposta, così arrabbiata, così impaurita.
<< Per favore… >> disse con un filo di voce la più grande << …per favore, voglio solo sapere come sta… >>.
La sedicenne si ritrovò a fissare con un misto di pietà e malinconia. Chinò il capo.
<< E’ in coma farmacologico >> rispose << I medici hanno fatto tutto quello che potevano, adesso dipende da lei >>.
Shizuru tremò senza smettere di piangere e fece per tornare all’interno della stanza.
<< Dove vai? >> riprese Mai afferrandola per un braccio << Non mi hai sentita? Lasciala in pace! Lei è la mia famiglia, non puoi portarmela via! Io non posso permettertelo >>.
La diciottenne si liberò dalla sua stretta in malo modo.
<< Io la amo! >> sbottò senza riuscire a trattenersi << La amo da quando avevo tredici anni e non ho mai smesso. Se tu le volessi davvero bene, se fossi davvero la sua migliore amica, allora non avresti mai dovuto chiederle di scegliere. Io la amo con tutta me stessa e non voglio che cambi. Per me è perfetta così com’è e ho accettato il vostro profondo legame di amicizia mentre tu non l’hai fatto costringendola a vivere nella menzogna e nella paura! Tutta questa situazione l’hai creata tu, Natsuki ha avuto quell’incidente dopo che ti sei rifiutata di accettare quello che provava, che il suo amore potesse essere rivolto ad una persona del suo stesso sesso! Ti odio, Mai-san! Se fossi stata veramente come una sorella per lei, adesso non staremmo discutendo come due stupide e la mia Natsuki starebbe bene! >>.
Nell’ascoltare, il volto di Mai era impallidito. La ragazza dai capelli rossi si era piegata in due come se avesse avuto un improvviso malore e dovette fare diversi e profondi respiri prima di trovare un briciolo di forza.
<< Non è colpa mia… >> sussurrò << …non è colpa mia, io ti voglio bene Natsuki… >>.
Shizuru avrebbe potuto continuare a infierire e a urlarle contro tutto il dolore e la rabbia che provava in quel momento ma, invece, le gettò una breve occhiata prima di rientrare in camera. Nel rivederla ancora una volta in quello stato, non riuscì a non sussultare. Si avvicinò lentamente al letto e con una mano le sfiorò le dita trovandole tiepide. Risalì il suo braccio verso la spalla sentendo altre lacrime farsi strada sulle sue guance. Arrivò al collo e indugiò ad accarezzarle il viso. Una macchina la aiutava a respirare e produceva un leggero rumore in sottofondo.
<< Ciao… >> disse dando voce a tutti i pensieri che le attraversavano la mente << …ciao amore mio… >> ingoiò un groppo di saliva << …sono qui, Natsuki, riesci a sentirmi? Che mi combini adesso? Coraggio, svegliati pigrona. Vuoi farmi aspettare? >> scoppiò nuovamente a piangere e dovette piegarsi per evitare di essere travolta dalla sofferenza che pulsava come viva nel suo corpo << Ti prego Natsuki non mi lasciare >>.
 
In un'altra stanza, a pochi metri di distanza da quella in cui era ricoverata Natsuki, un ragazzo sedeva al capezzale della sorella. Da quando era stato avvisato, non aveva trovato la forza di muoversi. Osservava la ragazza immobile distesa nel letto, aiutata da un respiratore e il bip di un altro apparecchio segnalava la sua attività celebrale. Il venticinquenne le teneva la mano, gliela stringeva, le parlava sommessamente aspettando il momento in cui si sarebbe finalmente svegliata. Non accettava l’ipotesi che poteva non accadere, la sua sorellina era troppo forte per lasciarsi abbattere da un incidente seppur grave. Aveva urlato contro i medici che gli avevano messo davanti entrambe le possibilità. Loro non la conoscevano, non sapevano quale fosse la stoffa della diciottenne. Si portavano sette anni di distanza, lui suo fratello maggiore e, quando i loro genitori li avevano lasciati a Tokyo da soli, aveva giurato che si sarebbe sempre preso cura di lei. Le aveva fatto da padre, l’aveva vista passare dall’età della fanciullezza a quella dell’adolescenza meravigliandosi di quanto fosse bella. Delle volte si era perfino scoperto geloso delle amicizie maschili che aveva iniziato a frequentare e poi l’aveva vista guidare una sua vecchia moto. Immediatamente aveva compreso quale dono possedesse quella ragazza dai lunghi capelli biondi e due occhi così azzurri da parere due specchi d’acqua limpida. Da quel momento la loro simbiosi era aumentata, lui le aveva insegnato ciò che aveva imparato prima di lei e l’aveva inserita nel giro delle gare. Ogni volta che vinceva, la vedeva felice, libera dalle preoccupazioni che di solito adombravano il suo viso e da tutta la sofferenza che avevano vissuto. Il suo migliore amico si occupava di lei e della sua moto quando lui non poteva farlo, sarebbe stato felice se tra loro fosse nato qualcosa. Conosceva Mamoru dai tempi del liceo e sapeva che voleva bene a sua sorella. Andava tutto bene fino a quella notte, fin quando la moto avversaria durante la corsa non era sbandata colpendo quella su cui era seduta sua sorella. Ancor prima di rendersene conto, si ritrovò a stringere la mano a pugno con rabbia. Quella Natsuki non aveva fatto nulla per evitare l’impatto, sulla strada non aveva trovato nessun segno di frenata. Si era lasciata travolgere e mandare fuori la carreggiata. Lei aveva permesso che succedesse quello a sua sorella, era colpa sua.
<< Ti prometto, Kuu >> sussurrò a denti stretti senza smettere d’osservare il volto della diciottenne che pareva dormire << Che pagherà per quello che ti ha fatto >>.

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Capitolo 30
*** Silenziose domande ***


Nonostante la sfuriata di Mai e la rimbeccata di Shizuru, non si poteva ancora dire che le due andassero d’accordo ma avevano almeno trovato una tacita intesa. La sedicenne dai capelli rossi aveva compreso che tentare di contrastare la più grande sarebbe stato inutile, non aveva l’autorità per impedirle di controllare lo stato di salute della mora e, se i medici chiudevano un occhio sulla sua presenza, la stessa cosa la facevano con la diciottenne. Ancora non erano riusciti a comunicare col padre della ragazza, il signor Kuga pareva essere in Europa per affari e la multinazionale per la quale lavorava si erano dimostrati restii a dar loro un numero di telefono. Erano trascorsi un paio di giorni dalla notte dell’incidente e Mai non aveva mai lasciato il suo capezzale tranne che per poche ore. In quel modo cercava di scacciare le parole che la Presidentessa le aveva rivolto. Amava Natsuki, doveva crederle? Le costava parecchio ammetterlo ma le era parsa sincera. Le lacrime che aveva versato quando aveva visto la sua amica in quello stato erano uguali a quelle che avevano rigato le sue guance quando le avevano riferito dell’incidente.
Ti odio, Mai-san!
E tutta colpa tua!
Si tappò le orecchie come se potesse evitare che quelle parole le risuonassero in testa.
No, non lo è! Io non avrei mai voluto che si arrivasse a questo punto! Natsuki, svegliati!
Un rumore alle sue spalle la fece voltare quasi di scatto. Sorrise nel vedere Tate sulla soglia della stanza e si alzò in piedi sistemandosi la gonna che indossava. Il sedicenne le fece segno di uscire col capo e la prese per mano. Si avvicinarono ad una macchinetta e il ragazzo selezionò un paio di succhi di frutta. Ne porse uno alla rossa che ringraziò prima di sedersi sul davanzale della finestra più vicina.
<< Novità? >> chiese Tate, posandole una mano sulla gamba.
Mai scosse il capo con aria triste.
<< Stamattina i medici mi hanno detto che domani scioglieranno la prognosi. Secondo loro dovrebbe svegliarsi, sta rispondendo bene alle cure >> sulle sue labbra s’increspò un leggero sorriso << Voglio solo che tutto torni come prima >> la sua voce tremò per qualche istante << Dovevamo ricominciare una nuova vita qui, dovevamo essere felici e invece guarda! >>.
Le lacrime le solcarono il viso come ogni volta che parlava. Per Tate non era una novità, in quei giorni non faceva altro. L’abbracciò cercando di infonderle il suo calore e le sussurrò che sarebbe andato tutto bene. La ragazza si sciolse dalla sua presa e si asciugò il volto mentre lo fissava. Era stato lui ad avvisare Shizuru, il sedicenne glielo aveva detto lo stesso giorno in cui la diciottenne si era presentata in ospedale.
<< Tate >> disse sentendo il bisogno di comprendere per quale motivo il ragazzo l’avesse fatto << Perché hai avvisato Shizuru-san? Perché l’hai fatto? Io non… >>.
L’altra si concesse di sorridere brevemente prima di risponderle.
<< Perché, se fosse successo a me, l’unica persona che avrei voluto al mio fianco saresti stata tu. Non Takeda che è il mio migliore amico, ma la ragazza che amo. Ti sembra così strano, Mai? Per te non è forse la stessa cosa? Io credo che Shizuru-san stia soffrendo molto per questa situazione, chi non sarebbe distrutto nel vedere la persona più importante in coma? Se ti succedesse qualcosa, Mai, preferirei morire piuttosto che subire la tortura di non poter più vedere il tuo viso >>.
A quelle parole, la rossa lo baciò con calore sentendosi felice per essere così importante per il ragazzo che le stava di fronte. Poggiò la fronte sulla sua ascoltando il respiro di entrambi.
<< Grazie per quello che hai detto >> gli sussurrò a fior di labbra senza smettere di guardarlo negli occhi.
Tate le sorrise beandosi della considerazione che fosse l’unico a godere di quei gesti. Con Shizuru aveva reagito d’istinto, non aveva pensato a quello che stava facendo ma solo che era giusto che sapesse. Aveva compreso che Mai era spaventata dall’idea che l’amica potesse allontanarsi da lei, gli aveva accennato qualche volta della morte dei genitori e di come se fosse aggrappata alla mora con tutte le sue forze. Ma le cose non rimanevano mai uguali a se stesse per troppo tempo. I cambiamenti sopraggiungevano, anche se i diretti interessati non erano pronti ad accettarli. Allora occorreva più tempo per abituarsi ed accettare la nuova situazione prima di trovare uno nuovo scopo da raggiungere per essere felici. Era quello che era accaduto a lui l’anno prima e avrebbe mentito se avesse raccontato che era stato semplice staccarsi dalla sua precedente città, dagli amici e dalla madre ma adesso stava bene ed era contento di quello che aveva trovato. Per la sedicenne dai capelli rossi sarebbe stata la stessa cosa, doveva solo capire che le trasformazioni non erano un fatto negativo. Anche lei aveva scoperto un nuovo sentimento diverso dall’amicizia che nutriva per Natsuki. E se la ragazza le voleva bene come credeva, di certo non avrebbe messo da parte Mai per la Presidentessa. Le sue riflessioni furono interrotte dall’arrivo della diciottenne. Tate si meravigliò di come fossero bastati due giorni per far apparire sul volto della più grande segni di stanchezza e di angoscia. Doveva davvero essere molto provata da quella situazione.
<< Buon pomeriggio Shizuru-san >> disse staccandosi leggermente da Mai.
Sentì la sedicenne irrigidirsi per un attimo prima di salutare anche lei.
La diciottenne abbozzò un sorriso e contraccambiò prima di dirigersi in camera. Passava in ospedale quando finiva la scuola o subito dopo aver adempiuto ai suoi impegni di Presidentessa del Consiglio Studentesco e rimaneva con la mora fino a quando le infermiere e i medici glielo consentivano. La vide chiudere la porta alle sue spalle e in quel momento la rossa scattò in piedi.
<< Mai >> mormorò comprendendo le sue intenzioni.
Lei lo guardò con occhi supplicanti. Non era ancora pronta.
<< Non…non ci riesco >> rispose camminando verso la stanza.
Per alcuni secondi rimase immobile, Tate notò il suo strano comportamento e si affrettò ad avvicinarsi. Rilevò che un lieve tremore le scuoteva le mani. Guardò nella sua stessa direzione cercando di trovare una soluzione. Anche Shizuru era in piedi. Ci mise un solo istante per capire quello che stava succedendo.
 
Shizuru in quei giorni era distratta e spesso, richiamata all’attenzione dagli insegnanti, non sapeva nemmeno riprendere il filo delle loro spiegazioni. I professori le perdonava quel suo temporaneo atteggiamento così come facevano con tutti gli altri studenti. La notizia che due loro studentesse erano state coinvolte in un incidente in moto e della loro situazione, aveva scosso parecchio l’animo di chiunque. La diciottenne spesso si era ritrovata ad odiare l’edificio scolastico che la teneva lontana dalla persona che amava e ad invidiare Mai che, invece, non andava a scuola per restare vicina a Natsuki. Era gelosa del suo ruolo privilegiato, anche se subito dopo si pentiva di quelle considerazioni. Quando aveva saputo del giro di gare clandestine in cui era coinvolta la mora, il suo cuore aveva perso un battito e aveva creduto di svenire per l’intensità del dolore. Di Kuu non le importava niente, anzi era colpa della bionda se Natsuki era finita in quella situazione. Dubitava, infatti, che nel giro di pochi mesi, la sedicenne fosse riuscita ad entrare in contatto con simili compagnie. L’unica soluzione era che avesse conosciuto qualcuno a scuola e quella persona era proprio l’Organizzatrice degli Eventi Sportivi. La campanella suonò interrompendo momentaneamente i suoi pensieri. La professoressa di matematica dettò gli esercizi da fare per casa ma lei non l’ascoltò. In fretta ripose i suoi libri nello zaino e si alzò in piedi. In quel breve periodo era arrivata perfino ad odiare il suo ruolo di Presidentessa. Quello che prima per lei era un piacere, adesso si era trasformata in agonia. Quel giorno, però, non aveva altri impegni oltre alla scuola. S’infilò nel corridoio attendendo che gli altri studenti uscissero dall’edificio. Non voleva incrociare lo sguardo di nessuno, non aveva voglia di sorridere falsamente a nessuno. Camminò lentamente e a testa bassa ma non poté ignorare una mano che si poggiava sulla sua per fermarla e una voce che la chiamava.
<< Shizuru-san >> disse Sonoka che finalmente era riuscita a vederla.
La diciottenne si voltò verso la diciassettenne.
<< Buongiorno Sonoka-san >> salutò cercando di apparire tranquilla.
<< Mi dispiace >> disse sinceramente l’altra.
Shizuru la guardò negli occhi azzurri e ingoiò un groppo di saliva. Anche se non aveva detto a cosa si riferisse, comprese immediatamente che si riferiva all’incidente di Natsuki. Lei sapeva dell’amore che la Presidentessa provava per la sedicenne e la notizia le aveva fatto pensare al suo stato d’animo. Nonostante fosse stata rifiutata, continuava lo stesso a provare qualcosa di molto forte per la diciottenne e il solo pensiero che stesse soffrendo, la faceva stare male. Qualche giorno prima l’aveva vista sorridere radiosa ad alcuni studenti del primo anno e aveva compreso che doveva essere davvero felice in quel momento. E la diciassettenne ne era stata contenta di rimando. La fermò per il braccio quando comprese che voleva andarsene e la abbracciò in un gesto di sincero affetto. Shizuru per pochi secondi si oppose come se cercasse di mantenere il controllo delle sue emozioni ma alla fine si arrese e si lasciò cullare da quella stretta.
<< Mi dispiace tanto >> le sussurrò accarezzandole i capelli.
La Presidentessa si sciolse dalla sua presa e le rivolse un breve sorriso. Ormai a scuola non c’era più nessuno.
<< Grazie, Sonoka-san >> rispose infine con un tremito nella voce.
<< Andrà tutto bene, ne sono sicura >> la rassicurò la più piccola con un leggero sorriso.
<< Ora devo andare >>.
 
Arrivò in ospedale come faceva sempre e salì al secondo piano senza usare l’ascensore. Era da un po’ che evitava gli spazi chiusi e angusti, di notte preferiva dormire con la finestra aperta, anche se faceva freddo. Tremò pensando che ancora non c’erano stati cambiamenti da quando Natsuki era stata ricoverata e dovette appoggiarsi per un minuto alla parete prima di proseguire. Nel corridoio trovò Mai e Tate che chiacchieravano sommessamente. Le loro labbra erano così vicine da potersi sfiorare con un semplice movimento del capo. Sentì una fitta al cuore e invidiò la loro posizione così normale. A lei era stata preclusa, le era stata negata e forse…
Chinò il capo a quel pensiero e si affrettò a passare oltre. La rossa era così fortunata ad avere accanto la persona che amava, perché non si rendeva conto che per lei era la stessa cosa? Quel calore che sentiva provenire da un semplice gesto da parte di Tate, era lo stesso che provava lei quando a farlo era Natsuki. Cosa c’era di sbagliato o complicato?
Ho bisogno di te, ho bisogno di te!
Serrò la mano sulla maniglia della porta e fece un respiro profondo poggiando la fronte sulla fredda superficie.
Ti prego, ho bisogno di un miracolo, si disse prima di entrare.
All’inizio pensò che non fosse reale, che fosse frutto della sua immaginazione e del suo ardente desiderio di rivederla sveglia; ma poi comprese che quel movimento della mano era effettivo. Si portò le dita alla bocca quando le scappò un sussulto misto di gioia e sorpresa e sentì Mai e Tate entrare. Non si voltò verso di loro, per lei in quel momento tutta la sua vita stava riacquistando un senso. Sorrise mentre le prime lacrime le rigavano il viso.
Era vero, era tutto vero! Non era un sogno!
<< Vado…vado a cercare un medico… >> disse Tate capendo quanto fosse importante per entrambe quell’istante e uscendo velocemente.
Mai fece un passo avanti senza smettere di guardare Natsuki. Entrambe fissavano le dita della sua mano sinistra che si stavano muovendo con pigrizia.
<< Natsuki… >> mormorò la rossa iniziando anche lei a piangere per la felicità.
La mora si agitò leggermente come se si stesse svegliando da un bel sogno e mugugnò qualcosa d’incomprensibile. Dallo schermo che monitorava la sua attività celebrale si vedevano lunghe linee verdi segnare picchi vertiginosi e il suo bip aumentava d’intensità ogni secondo che passava.
<< Natsuki… >> ripeté Shizuru credendo che le sarebbe scoppiato il cuore da un momento all’altro.
La sedicenne dagli occhi verdi mosse la testa prima verso destra e poi verso sinistra. La diciottenne stava per aggiungere qualcos’altro ma fu interrotta dall’arrivo di un medico. L’uomo si avvicinò al letto della paziente e le puntò contro gli occhi ancora chiusi la luce della sua pila portatile.
<< Natsuki, mi senti? >> disse osservando le sue reazioni << Forza, ci sei quasi >>.
Non mollare adesso, Natsuki.
<< Shi…zu…ru… >> disse in modo scollegato la ragazza.
Quella parola fece sentire le farfalle nello stomaco alla Presidentessa che piangeva e rideva allo stesso tempo. Mai, nonostante le belle parole di Tate, non poté evitare di provare una punta di gelosia. La osservò aprire lentamente le palpebre. Le sbatté varie volte come se le desse fastidio l’improvvisa luce e fissò tutti i presenti. Shizuru si concesse un respiro di sollievo e sarebbe andata di corsa ad abbracciarla se il medico si fosse allontanato. Guardò quei grandi smeraldi e si diede della stupida per aver pensato, anche solo una volta, che poteva non farcela.
<< Contrazione e dilatazione delle pupille normale >> constatò con un certo sollievo riponendo la sua pila in tasca dopo averla spenta << Bentornata tra noi >> aggiunse mettendosi in piedi e sorridendo.
Natsuki aprì la bocca per dire qualcosa ma l’uomo glielo impedì.
<< Non sforzarti adesso >> l’ammonì poggiandole una mano sulla spalla << Vedrai che andrà tutto bene >>.
La mora lo fissò per un solo istante prima di tornare a fissare il volto della diciottenne. Era stata lei, era stato il forte desiderio di rivederla a darle il coraggio e la forza di risvegliarsi. Era tutto merito suo.
<< Shi…Shizuru… >> disse nuovamente nonostante la fatica che provava. Fece un profondo respiro e chiuse gli occhi per un attimo. Li riaprì guardandosi intorno << Kuu…dove…dov’è Kuu? >>.
 
Natsuki guardava fuori l’ampia finestra senza osservare veramente nulla. Un paio di volte un piccione si era fermato sul davanzale esterno prima di riprendere il volo ma null’altro era accaduto. Fece un respiro profondo sentendo un fastidioso dolore all’altezza del petto. I medici che si erano occupati di lei, una volta uscita dal coma, le avevano spiegato le sue condizioni e di come sarebbe dovuta rimanere in ospedale ancora per diverso tempo. Nessuno si era sentito di quantificarlo e la sedicenne non aveva fatto domande. Da quando aveva saputo dello stato di Kuu, tutto il resto aveva smesso di essere importante. Si sentiva terribilmente in colpa per non essere riuscita a frenare, per non aver nemmeno provato a svoltare bruscamente per evitare l’impatto con l’altra moto. Se quella dannata spalla non le avesse fatto male, la diciottenne dai lunghi capelli biondi non si sarebbe fatta niente. Ripensò a come fosse stata lei a voler insistere per fare quella gara, a come fosse eccitata all’idea di provare qualcosa di più forte ma mai avrebbe voluto che qualcun altro si facesse male con lei per un suo desiderio. Il suo senso di colpa poi non diminuiva se rifletteva sul fatto che gli altri due ragazzi erano morti. Se non le fosse venuto in mente di voler correre su quella strada, forse sarebbero ancora vivi. Ogni volta che chiudeva gli occhi, rivedeva i loro giovani volti prima di essere coperti dal casco integrale, sentiva la voce di Kuu che la canzonava prima che partissero, riviveva le emozioni che aveva provato quel giorno. Era come se la sua vita si fosse bloccata a quel giorno, a quel momento. Rabbrividì ed ebbe un moto improvviso pensando all’impatto che aveva avuto con l’acqua fredda, per alcuni secondi le pareva di poterla ancora sentire sulla sua pelle. Il rumore della porta che si apriva le fece ruotare appena gli occhi. Mai richiuse l’uscio alle sue spalle e le rivolse un breve sorriso. Da quando, poche ore prima si era risvegliata, non aveva più parlato limitandosi ad ascoltare quello che avevano da dirle. Le era stato riferito della fisioterapia che doveva fare per la frattura del femore, di come avrebbe sentito all’inizio un leggero fastidio allo sterno sia quando respirava che quando deglutiva e di come lentamente avrebbe ripreso a parlare normalmente. Era più che normale che adesso le prime frasi sarebbero uscite dalla sua bocca sconnesse e disarticolate ma era solo una condizione temporanea esattamente come il resto.
<< Ehi, come ti senti? >> le domandò premurosamente Mai avvicinandosi al letto.
Natsuki non rispose e non smise di guardare il paesaggio. Il solo pensiero di tutta la sofferenza che aveva procurato non solo alla sedicenne, ma anche a Shizuru, la faceva sentire una persona orrenda.
<< Lo so, non devi sforzarti >> continuò la rossa ignorando quel suo strano comportamento << Ma ora che ti sei svegliata, andrà tutto bene >>.
Le accarezzò una guancia delicatamente e sorrise nuovamente. Aveva bisogno di sentirla vicina, di sapere che poteva contare su di lei ora che si era svegliata, che non se ne sarebbe andata più. Aveva avuto così tanta paura di perderla e adesso, invece, le pareva solo un brutto e lontano sogno. Si sentiva così sollevata nel quei grandi occhi aperti ma non riuscire a credere che solo poco prima una devastante angoscia avesse convissuto con lei. Quando l’aveva sentita pronunciare il nome della Presidentessa, la gelosia si era impossessata della rossa comprendendo che anche in una situazione simile i suoi pensieri fossero rivolti alla diciottenne. Perché? Perché non era stata lei ad essere chiamata? Ricordò per un attimo l’incidente mortale dei suoi genitori e come la sua amica si fosse precipitata a cercarla per assicurarsi che stesse bene nonostante avesse preso un brutto colpo alla tempia. Perché non poteva essere come allora? Shizuru era davvero così importante per la sedicenne da farle dimenticare tutto il resto? Eppure sarebbe dovuta essere solo un’amica ritrovata a distanza di tanto tempo. Come poteva essere diventata qualcosa di più? Come aveva fatto Natsuki a capirlo? E se l’avesse fatta soffrire? Improvvisamente le tornarono in mente le parole di Reito prima dell’incidente. Tra loro non sarebbe cambiato nulla se fosse stato affetto sincero. Doveva credergli? Doveva smettere di pensare che la diciottenne volesse portargliela via? Tornò a fissare l’altra ragazza e cercò di scacciare tutte quelle riflessioni. La mora ingoiò un groppo di saliva per impedirsi di piangere. Come poteva dirle che sarebbe andato tutto bene? Pensava forse che lei si sarebbe ripresa senza riportate cicatrici? Quelle fisiche sarebbero guarite, ma quelle interne? Quelle che laceravano il suo animo si sarebbero rimarginate con la stessa facilità? Con un leggero sobbalzo, si ricordò della diciottenne e alzò il capo in direzione della porta. Il suo nome era stata la prima cosa che avesse detto, ancor prima di aprire gli occhi lo aveva fatto. Era stato il desiderio incessante di rivederla, di tornare a sentire il suo odore e di poter toccare il suo corpo a spingerla a risalire quel lungo tunnel che pareva non finire mai. Era stata la sua ancora in quei momenti bui, perfino prima di perdere i sensi dopo l’incidente, l’aveva pensata. Vedere che era al suo capezzale, che le sorrideva e piangeva di gioia, l’avevano fatta sentire la persona più felice del mondo per un solo secondo, prima cioè che i ricordi sullo scontro non erano tornati brutalmente alla memoria. Entrambe subito dopo erano state costrette a uscire affinché medici e infermieri potessero compiere indisturbati il loro lavoro e adesso era rientrata solo la sedicenne. Dov’era finita? Era andata via? Non le importava più niente di lei? Era arrabbiata per quello che era successo? Era forse delusa dal suo comportamento? Non riuscì a darle torto. Ebbe un forte giramento di testa e fu costretta a tornare ad appoggiarsi ai cuscini.
<< Natsuki, non devi preoccuparti di nulla >> affermò Mai con tono gentile ed occhi lucidi.
La sedicenne dai capelli scuri la guardò persistendo nel suo silenzio. Avrebbe tanto voluto chiederle di chiamargliela, di farla tornare da lei però non disse nulla. Ricordava come aveva reagito alla scoperta di una sua ipotetica relazione con la Presidentessa e non desiderava vederla nuovamente piangere. Mai rappresentava la sua famiglia e non avrebbe potuto ferirla. Era lì con lei, aveva trascorso quei due giorni sempre al suo fianco allontanandosi solo per brevi momenti, aveva dormito su quella scomoda sedia sulla quale ora sedeva, non era andata a scuola per restarle vicina. No, non poteva farlo. Eppure il desiderio di poterla vedere di nuovo era fortissimo.
Anche se non me lo merito, entra da quella porta Shizuru. Entra, affinché io possa guardarti solo per un momento.
 
Shizuru uscì dalla stanza di Natsuki affinché i dottori potessero controllare le sue funzioni vitali e sorrise mentre si lasciava cadere su una sedia del corridoio. Vide Mai e Tate abbracciarsi e baciarsi. La rossa, come lei, era nettamente sollevata dal risveglio dell’amica e ai loro occhi pareva che niente adesso potesse andare storto. Natsuki si sarebbe ripresa, sarebbe tornata ad essere quella di prima. Quel pensiero la scosse leggermente. Sarebbe accaduto davvero? La sedicenne sarebbe riuscita a lasciarsi alle spalle l’incidente e tutto il dolore che ne era derivato? Stentava a crederlo soprattutto se ripensava a come, pochi secondi dopo il suo risveglio, aveva chiesto di Kuu. Si portò una mano al cuore nel sentire di nuovo nella sua mente, il suo nome essere scandito da quelle labbra. Aveva creduto che non sarebbe più accaduto e invece era stata la prima cosa che aveva detto la sedicenne. Tutto il suo corpo ancora tremava per quello che era accaduto; per come, anche in un momento del genere, riuscisse a farle sentire simili brividi. Dire che quello non amore equivaleva a mentire. Guardò la figura in piedi di Mai e sperò che finalmente quella “guerra” tra loro fosse finita, che lasciasse Natsuki libera di poter essere sua amica e allo stesso tempo di vivere i suoi sentimenti per la più grande. Basta con le paure, basta con le bugie, basta con tutto. Ora avrebbero avuto la vita che meritavano, nessuno avrebbe impedito loro di stare insieme. E lei l’avrebbe amata come aveva fatto fino a quel momento, non si sarebbe mai stancata di averla accanto, l’avrebbe fatta sentire continuamente importante. Perché lei lo era, rappresentava tutto il suo mondo e non vedeva futuro senza la sedicenne accanto. Un breve sorriso le increspò le labbra mentre ci pensava. L’avrebbe aiutata con la fisioterapia, a scacciare i brutti ricordi, a fare sogni sereni tutte le sere. Avrebbe asciugato le sue lacrime qualora ce ne fossero state, avrebbe fatto qualunque cosa per tornare a vedere un suo sorriso. Un sorriso per il quale sarebbe morta felice. A quella considerazione il suo cuore perse un colpo. Mai non poteva immaginare quanto la mora fosse importante per lei. Si mise in piedi sistemandosi la gonna a balze che indossava e si voltò verso il lungo corridoio. C’era un’altra cosa che adesso doveva fare, una cosa che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di fare.
<< Buonasera Hiratori-san >> disse dopo aver bussato alla porta ed aver ricevuto il permesso di entrare.
Il venticinquenne alzò gli occhi verso di lei e dovette ammettere che le voci che riportava sua sorella da scuola su quella ragazza erano vere. Senza che si fosse presentata, Kazuya sapeva già chi fosse.
<< Mi chiamo Shizuru Fujino, sono la Presidentessa del Consiglio Studentesco del liceo Fuuka e conoscevo sua sorella >>.
<< Ciao Shizuru >> disse semplicemente il ragazzo che odiava tutte le formalità tipiche del Giappone.
<< Come sta Kuu-san? >> domandò la diciottenne avvicinandosi al letto.
La bionda pareva dormire e le stesse macchine che avevano aiutato Natsuki, aiutavano anche lei.
<< Stabile per ora >> rispose l’altro tornando a rivolgere la sua attenzione alla sorella << Esattamente come l’altra ragazza ma lei è forte e presto si risveglierà >>.
Shizuru provò una punta di pena per il venticinquenne e si domandò se anche lei avesse fatto quell’effetto a coloro che l’avevano vista in quei giorni in ospedale.
<< Natsuki si è svegliata >> rivelò non potendo nascondere un piccolo sorriso << E’ successo poco fa >>.
Quelle parole ebbero lo stesso fine di una doccia gelata su Kazuya che si mise in piedi quasi di scatto.
<< Che cosa? >> chiese trattenendo a stento la sua collera.
Per un attimo la diciottenne si pentì d’aver parlato, forse non avrebbe dovuto rivelare cose che riguardavano l’altra ragazza. Si morse la lingue comprendendo di essere stata indelicata.
<< E’ così >> affermò << Mi scusi Hiratori-san, non avrei dovuto riferirglielo con così poco tatto ma io sono convinta che anche Kuu si sveglierà presto e potremmo dimenticare questa brutta storia. Natsuki ha chiesto di lei, è in pena per la sua salute come tutti quella che la conoscono >>.
Il ragazzo represse un moto di rabbia che lo avrebbe portato a prendere a pugni la parete e a urlare.
Chiesto di lei?, si ripeté, Con quale coraggio chiedi di mia sorella? Piccola bastarda, è colpa tua se Kuu è in questo stato! Non hai frenato!
<< Grazie per l’augurio, Shizuru >> si limitò a dire dopo qualche secondo di silenzio << Sicuramente accadrà quel che dici >>.
La diciottenne chinò il capo abbozzando un breve inchino e se ne andò lasciandolo solo con i suoi pensieri. Kazuya appoggiò la fronte contro la fredda superficie del vetro e fece un respiro profondo osservando il suo riflesso. L’attimo dopo menò un pugno per la rabbia e l’impotenza che lo attraversava.
E così ti sei svegliata?, pensò, Bene. Ci rivedremo presto, Natsuki.
 
Natsuki faceva passi da gigante. Nel reparto chiunque si complimentava con lei per i progressi che aveva fatto nell’arco di un solo giorno. La mattina aveva avuto la sua prima seduta con la logopedista che le aveva fatto ripetere innumerevoli volte scioglilingua e filastrocche con l’intento di farle riacquistare l’abilità nel parlare di prima. A ora di pranzo era riuscita a tenere una breve conversazione con l’infermiera di turno, anche se era stata costituita di brevi frasi. Mai gioiva dei miglioramenti dell’amica, il suo cuore era colmo di felicità e la seguiva passo dopo passo per essere sicura che andasse tutto bene. La ragazza non si era ancora alzata dal letto e il fisioterapista del pomeriggio le spiegò che la nausea e il giramento di testa sarebbero stati solo iniziali. Per camminare avrebbe dovuto usare delle stampelle ma quella era solo una situazione passeggera. Non aveva riportato nessun danno che poteva impedirle di muoversi. Quando terminò, il medico la riportò in camera e le raccomandò di non sforzarsi troppo. Natsuki gli porse un leggero sorriso e si stese nel letto stanca. Guardò fuori dalla finestra e poi l’orologio da parete di fronte a lei sospirando.
<< Oggi sei stata bravissima >> le disse Mai per incoraggiarla << Vedrai, nell’arco di poco tempo uscirai da qui >>.
Le accarezzò una guancia mentre l’altra non rispondeva.
L’unica persona che desiderava ardentemente vedere quel giorno non si era fatta viva.
Mi odi, Shizuru?

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Capitolo 31
*** Miglioramenti ***


L’indomani mattina Natsuki insistette per provare a camminare da sola senza l’aiuto di nessuno. Inutili le raccomandazioni di Mai sul non strafare e sul fare molta attenzione a non scivolare. Temeva che, se avesse perso l’equilibrio, le si sarebbero riaperti i punti sulla gamba. Ma la sedicenne era stata irremovibile. Voleva uscire da quel posto il prima possibile, voleva tornare a sentirsi autonoma, voleva tornare a vedere Shizuru. Il pensiero della diciottenne la spingeva ad andare avanti, a non mollare proprio ora che era così vicina alla fine di quel travaglio. Si mise a fare avanti e indietro nel corridoio sforzando la sua mobilità, impegnandosi affinché le gambe riprendessero a muoversi come prima nonostante l’impaccio dei gessi. Dopo mezz’ora che faceva senza interruzione quei movimenti, si fermò poggiando la schiena contro il muro e respirando profondamente mentre si tamponava con la manica del pigiama il sudore che le imperlava la fronte. Credette di sognare quando vide Shizuru che stava venendo verso di lei.
<< Shizuru! >> esclamò sorridendo e impugnando nuovamente le stampelle.
La diciottenne contraccambiò il gesto gioendo nel vederla in piedi.
<< Buongiorno Natsuki >> la salutò accarezzandole una guancia e sostando diversi secondi sulla sua pelle.
La più piccola chiuse gli occhi per un attimo come se stesse assaporando meglio quel gesto. Da quanto tempo non sentiva quel calore che l’avvolgeva solo quando era con lei? Sentì il cuore iniziare a batterle più forte nel petto e la guardò. Era bellissima, anche se era vestita in modo semplice e sobrio.
<< Hai visto? >> disse riferendosi al suo camminare.
Il sorriso della Presidentessa si allargò sul suo volto mentre annuiva.
<< Come ti senti? >>.
La sedicenne stava per risponderle quando fu interrotta dalla voce di Mai che si affacciava dalla sua stanza.
<< Natsuki! >> esclamò << Non devi stancarti >>.
La mora si voltò nella sua direzione per un solo istante prima di tornare a fissare la diciottenne. Sentì la sua mano allontanarsi dal viso e questo la rattristò. Involontariamente, il sorriso che prima le increspava le labbra scomparve.
<< Io… >> iniziò << …io non sono stanca… >>.
<< Dovresti dare ascolto a Mai-san >> disse Shizuru in tono calmo.
Quelle parole bloccarono per diversi secondi Natsuki che sentì una morsa gelida afferrarle lo stomaco con violenza.
Perché mi stai rifiutando?, si domandò cercando invano di reprimere quel senso d’angoscia che velocemente si stava facendo strada dentro di lei, Ti prego Shizuru! Non ti allontanare da me! Sei la cosa più importante della mia vita!
<< Non devi strafare, Natsuki >> l’ammonì la diciottenne.
<< Va…va bene… >> rispose la sedicenne chinando il capo e camminando verso la sua stanza.
Shizuru la osservò finché non scomparve dalla sua visuale.
 
Quella notte Shizuru non riusciva ad addormentarsi. Si girava e rigirava nel letto senza riuscire a trovare pace. Nella mente aleggiava sempre lo sguardo deluso della sedicenne quando aveva accondisceso alle parole di Mai. Aveva interpretato male il suo gesto? Lei desiderava solo che si riprendesse in fretta ma senza tirare troppo la corda della sua salute. Voleva che migliorasse, che finalmente uscisse da quel dannato ospedale ma sapeva bene che aveva un cammino di terapia da seguire. Anticipare e forzare i tempi non sarebbe stato d’aiuto a nessuno. Aprì gli occhi fissando il soffitto e sospirò. Mai era sempre con lei, non la mollava un attimo, non permetteva a nessuno di starle a contatto. Inclusa la diciottenne. Le scappò un gemito di frustrazione per quella situazione che ancora stentava a ripristinarsi.
Oh Natsuki per favore non pensare che io non ti desideri più.
Pensò che forse avrebbe dovuto dimostrarle più affetto, che sarebbe dovuta rimanere con lei più tempo anche per far capire alla rossa che faceva sul serio con la sedicenne dagli occhi verdi. Starnutì e rifletté sull’ipotesi che avrebbe dovuto comprare a Natsuki un cellulare affinché potessero sentirsi. In quel modo avrebbe potuto spiegarle che il giorno precedente aveva avuto un forte raffreddore e che per quello non se l’era sentita di andare a trovarla. Temeva che avrebbe potuto contagiare e far stare peggio un organismo debilitato come il suo.
Io ti amo!, gridò la sua mente incapace di trattenersi, Non dubitare del mio amore per te.
Si mise seduta sul letto prendendosi le ginocchia con le braccia e guardò la sveglia sul comodino. Era notte fonda, sia la mora che l’altra sedicenne stavano probabilmente dormendo. Tornò a distendersi tossendo leggermente e ripensò a quello che era accaduto negli ultimi giorni. Aveva vissuto sensazioni forti e opposte tra loro nell’arco di diverse ore. Il momento prima aveva visto tutta la sua vita sgretolarsi davanti agli occhi e quello dopo aveva ripreso forma e colore; prima si affaticava a raccoglierne i pezzi, dopo pareva che i cocci fossero scomparsi. Il suo cuore varie volte le era saltato in gola e altrettante volte era tornato a battere normalmente. Rivide Natsuki distesa inerme sul letto dell’ospedale e l’attimo dopo a quell’immagine si sovrappose quella che aveva visto in tarda mattinata. Sorrise. Camminava, anche se con l’aiuto delle stampelle. Era stato bellissimo vederla di nuovo in piedi, sorriderle e leggere nei suoi occhi di essere felice. Le aveva accarezzato una guancia col desiderio di poter fare altro, di baciarla e di farsi invadere da quell’odore gradevole che emanava la sua pelle ma si era fermata riflettendo sul fatto che Mai era a pochi passi da loro. Natsuki era pronta ad affrontare l’amica? L’ultima volta che avevano provato a farlo, era scappata via sotto la pioggia e poi c’era stato l’incidente. Per questo si era bloccata, non avrebbe sopportato di vederla piangere o, peggio, essere respinta di fronte alla rossa. L’altra sedicenne ne avrebbe gioito così tanto e sarebbe stato devastante per lei. Chiuse gli occhi e li riaprì l’istante successivo.
Cosa devo fare per te, Natsuki?, si chiese con un nodo d’angoscia, Cosa devo fare per poter finalmente amarti in pace?
Si alzò in piedi avvicinandosi alla scrivania. Fissò senza interesse il computer spento, alcuni libri di scuola, il portapenne, una matita lasciata su un quaderno aperto.
Voglio vivere la mia quotidianità con te, solo con te. Voglio amarti come ho già fatto.
Prese il cellulare in mano e in fretta decise. Non poteva continuare in quel modo. In fretta indossò la divisa scolastica che aveva già preparato per il giorno seguente e si mise in tasca il telefonino. Non le importava che fosse così tardi, aveva bisogno di andare da lei anche solo per vederla dormire.
 
Natsuki osservava il profilo regolare di Mai che dormiva sulla sedia e veniva illuminato dalla luce argentea della luna. Sospirò cambiando nuovamente posizione nel letto e maledisse i dolori che provava ogni volta che si muoveva. Odiava sentirsi così vulnerabile, così indifesa e bisognosa d’aiuto di fronte agli altri. L’unica persona da cui si sarebbe fatta aiutare volentieri quella mattina l’aveva trattata freddamente per farle capire che ce l’aveva con lei.
Non riesco a darti torto, Shizuru, pensò tristemente, Non riesco a capire cosa ti abbia spinto da me. Tu, che sei una ragazza speciale hai scelto di donare le tue attenzioni ad una che non si merita niente.
Siccome stentava a prendere sonno, decise di alzarsi e camminare con l’aiuto delle stampelle. Un po’ di esercizio lontano dagli occhi dei medici, delle infermiere e di Mai che le ripetevano in continuazione di non stancarsi, non le avrebbe fatto male. Cercando di essere il più silenziosa possibile, scese dal letto dalla parte opposta a quella di Mai e uscì dalla stanza. Prima si recò in bagno provando un certo sollievo nell’essere tornata autonoma almeno in quello. Si lavò le mani lasciando che l’acqua fredda le pizzicasse la pelle e per l’ennesima volta cercò di scacciare le immagini dell’incidente che le attraversavano la mente. Le pareva di ripercorrerlo sempre, di rivedersi cadere in acqua, perdere il controllo della sua moto e di sentire il mare ingoiarla. Si appoggiò alla parete singhiozzando mentre una lacrima solitaria le rigava la guancia scendendo verso il collo. Quando era assorta nei suoi pensieri, le sembrava di sentire rimbombarle nella testa la voce scherzevole di Kuu, il rombo della moto che mai l’aveva spaventata, quella sensazione di invincibilità che provava dopo una vittoria. E poi le urla, il dolore alla spalla che le aveva impedito di frenare in tempo, le luci dei fari che si confondevano tra loro, il senso di vertigine, la sensazione di gelo le piombavano improvvisamente addosso schiacciandola. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fornire spiegazioni sull’incidente; forse essendo ancora minorenne, se la sarebbe cavata con una bella sgridata e nient’altro ma in realtà dentro di lei qualcosa si era spezzato. Le stampelle le sfuggirono di mano e scivolò per terra. L’infermiere di turno le si avvicinò per aiutarla e la mora lo scacciò in malo modo scoppiando in lacrime. Nessuno poteva capire quello che stava provando, quel baratro di sofferenza in cui era entrata minacciava di schiacciarla. Si raggomitolò ignorando il dolore che provava alla gamba e continuò a piangere. Versò calde lacrime per i due ragazzi che nemmeno conosceva ma che erano morti, per Kuu che ancora non si era svegliata, per Mai che era sempre rimasta al suo fianco, per Shizuru che era arrabbiata con lei. Infine pensò a sua madre.
Avevi detto che mi avresti protetto, che non te ne saresti mai veramente andata e invece era solo una bugia. Papà mi ha portata a Hokkaido, mi ha strappata dalla nostra casa, dai miei affetti per lasciarmi nuovamente sola e tu non c’eri. Non hai impedito nulla, nessuno ha pensato a me! A lui non importava niente di quello che volessi, ha persino mentito riguardo gli scatoloni! Avevo messo tutta la mia vita lì per poi sentirmi dire che si erano smarriti. Lo odio, mamma! Lo odio e odio questa mia esistenza che mi mette di fronte ad una scelta! Odio tutto, non vale la pena vivere se la persona che voglio vicino non vuole più vedermi! E la cosa che trovo più assurda è che non riesco a fargliene una colpa, perché ha ragione.
A fatica riuscì a rimettersi in piedi dopo che le sue labbra mormorarono a denti stretti imprecazioni e parolacce. Uscì dal bagno evitando le occhiate che le lanciarono un paio di infermiere di passaggio e superò la porta della sua stanza. Ancora non aveva voglia di rientrare. Zoppicò stringendo i denti per lo sforzo che stava facendo il suo corpo e si avviò verso il corridoio centrale dove c’erano le macchinette. Quasi credette di stare sognando nel vedere una figura seduta nella penombra che le dava le spalle. Chi poteva essere a quell’ora? Un parente di qualcuno che come lei non riusciva a dormire? Forse la sorella di qualche ammalato. Il suo pensiero volò alla diciottenne dai capelli biondi. Non le aveva mai parlato della sua famiglia ma aveva intuito che nemmeno lei aveva una situazione facile alle spalle. Aveva conosciuto Kazuya ma non poteva essere certa che non avesse altri parenti a Tokyo oltre a lui. Avanzò col cuore in gola senza smettere d’osservarla e in quel momento la ragazza si voltò. Per poco Natsuki non perse l’equilibrio per la seconda volta nell’arco di pochi minuti e il rossore generale che invase il suo viso fece sorridere la più grande.
<< Che cosa ci fai qui? >> domandò quasi bruscamente la sedicenne per non far trapelare il suo imbarazzo.
Shizuru sorrise e le fece segno di sedersi accanto a lei. Quando era arrivata in ospedale, la caposala era stata molto chiara riguardo al fatto che non avrebbe potuto andare in giro per il reparto a svegliare i pazienti a quell’ora. Così, non avendo voglia di tornare a casa e restare ancora da sola con i suoi pensieri, aveva deciso di attendere lì che sorgesse il sole. Tra tutte le persone che si era aspettata di incontrare in quelle ore di attesa, lei era davvero l’ultima. Credeva che la fisioterapia la stancasse e che la notte dormisse profondamente, invece si era sbagliata.
<< Molti pensieri per la testa, Natsuki, ti impediscono di prendere sonno? >> le aveva chiesto dopo che la mora si fu sistemata.
<< Lo stesso vale per te >> rispose l’altra evitando di rispondere.
La diciottenne le accarezzò una guancia sostando su un graffio che aveva.
<< Volevo vederti >> disse sinceramente.
<< Davvero? >>.
Gli occhi della più piccola s’illuminarono per un istante e un lieve sorriso le increspò le labbra sottili.
<< Sì, che domande mi fai? Non sei forse tu la persona più importante della mia vita? >>.
A quelle parole Natsuki divenne paonazza e iniziò a tossire.
<< Shi…Shizuru! >> esclamò alla fine guardandola per un momento. Abbassò gli occhi sentendo il cuore che si riempiva di gioia a quelle parole e si morse il labbro inferiore << Allora…allora non mi odi? >>.
<< Odiarti? Come potrei? Io ti amo e ho avuto paura di perderti >> rispose sollevandole il viso con due dita affinché potesse guardarlo << E’ questo che pensi, Natsuki? >>.
La sedicenne si ostinò a guardare il pavimento sentendo la sua mente urlare di parlare con lei e di condividere il dolore che stava provando perché l’avrebbe compresa. A sorpresa le labbra di Shizuru si posarono sulla sua guancia.
<< Ieri…ieri non sei venuta… >> mormorò a disagio.
La diciottenne sorrise per un attimo prima di abbracciarla e stringerla poggiando il mento sulla sua spalla. Le baciò il collo con calore e la sentì rabbrividire.
<< Per questo lo pensi? Hai paura che non voglia più stare con te dopo quello che è successo? >>.
Natsuki dovette fare appello a tutta la sua forza per non tremare. Ingoiò un groppo di angoscia che le si era formato e cercò di ricacciare dentro le lacrime.
<< …sì… >>.
L’altra la strinse ancor di più.
<< E’ vero, ieri non sono venuta a trovarti. Non sono stata bene e non volevo rischiare di farti stare male. Sai come mi sono sentita senza vederti? È stato come se qualcuno mi avesse tolto un pezzo di me. Avrò bisogno sempre di te, Natsuki, per sentirmi completa. Sempre >>.
Le mancò il fiato nel comprendere che la mora stava piangendo silenziosamente e che quella sensazione di freddo sul braccio erano le sue lacrime. Non le disse nulla ma si limitò a starle vicina, immobile ascoltando il battito del suo cuore e inebriandosi del suo odore. Aveva bisogno di farlo, doveva sfogare la rabbia, la frustrazione e il dolore per l’incidente.
<< E’ tutta colpa mia Shizuru >> disse senza guardarla << Quando sono tornata a Tokyo, Kuu è stata la prima persona che ho conosciuto. Avevamo bisogno di soldi e le corse con la moto mi sono sembrate un buon modo per farli velocemente. Correre con la moto mi è sempre piaciuto, mi inebriava sentire il vento tra i capelli e mi dava i brividi riuscire in qualcosa di molto rischioso. Poi ti ho rivista, ci siamo ritrovate e per me è stato come se questi cinque anni trascorsi ad Hokkaido fossero stati solo uno sbattere di ciglia. Tu eri esattamente come ricordavo; bella, gentile, disponibile, una persona fantastica e mi hai fatto sentire importante. Mi hai fatto capire che c’era qualcosa di eccezionale in me, nascosto nel cuore e che potevo decidere di fare anche del bene nella mia vita. Mi hai amata ed io ho scoperto quanto poteva essere meraviglioso questo sentimento che mi ha sempre tradita. Non ho mai avuto molta fiducia nell’amore, mi ha portato solo dolore ma con te è stato diverso perché avevo la certezza che non te ne saresti andata come mia madre e mio padre. Ma adesso…. >> si fermò perché le lacrime le impedivano di continuare << …adesso, dopo l’incidente, se tu non volessi più vedermi sarebbe giusto Shizuru. Non sono una brava persona, porto sofferenza ovunque vada. Guarda quello che ho fatto; è colpa mia se quei ragazzi sono morti e se Kuu è in coma. Io ho insistito per fare quella gara perché volevo provare in un qualunque modo ad appagare quel senso di angoscia che mi attanagliava il cuore. Non mi bastava più correre, volevo di più e guarda com’è finita! Perché, mi chiedo, perché sono l’unica sopravvissuta? Perché mi è stata concessa questa grazia? Sarei dovuta morire io >>.
<< No >> rispose Shizuru con le lacrime agli occhi facendole poggiare la testa sul suo petto per cullarla << No, Natsuki, non dirlo mai più. Il fatto che ti sia salvata, che ti stia riprendendo è fonte di indescrivibile gioia per me, lo capisci? Sei il mio sole, il mondo; se ti fosse successo qualcosa io sarei morta. Come puoi anche solo pensare ch’io possa vivere senza di te? Ti ho ritrovata dopo cinque anni e il mio cuore ha finalmente ripreso a battere. Mi hai risvegliata dallo stato di torpore in cui ero caduta, ho ricominciato a vivere ogni gesto che mi regalavi anche involontariamente e mi sono sentita felice come non lo ero mai stata. Non è colpa tua, Natsuki. Quello che dici non è vero >>.
Natsuki piangeva sentendo finalmente il nodo d’angoscia che le aveva stretto lo stomaco fino a quel momento sciogliersi. Tutti i suoi dubbi si erano rivelati infondati su Shizuru. La stava stringendo e baciando in quel momento per tentare di consolarla e di alleviare le sue sofferenze.
<< Io semino dolore ovunque Shizuru; invece di essere punita io, vengono puniti gli altri. Prima mia madre, poi tu, i genitori e il fratello di Mai, Kuu…quanta altra gente devo far soffrire? >>.
<< No >>.
Le due ragazze si voltarono nello stesso istante e la sedicenne trattenne il fiato nel vedere Mai in piedi fuori la porta della sua stanza. Si chiese da quanto tempo fosse lì e quanto avesse ascoltato.
<< Mai… >> sussurrò la mora osservandola prima avanzare e poi inginocchiarsi di fronte a lei.
La rossa le mise una mano sul ginocchio e sorrise brevemente mentre l’amica alzava la testa dal petto della Presidentessa.
<< No, Natsuki >> continuò la sedicenne dai corti capelli rossi facendo un respiro profondo per riuscire a continuare << Non è stata colpa tua. È stato un incidente e tu sei stata l’unica che mi è rimasta accanto, l’unica che mi ha dato la forza di continuare. Non sei tu che fai soffrire gli altri ma se te fossi andata… >> fu costretta a fare una pausa per cercare di non far tremare la sua voce << …sarei crollata. Ti rendi conto di quanto tu sia importante? >>.
Guardò Shizuru che annuì sorridendo leggermente. Tirò nuovamente a sé la mora affinché tornasse ad appoggiarsi al suo corpo in un gesto spontaneo e le diede un leggero bacio tra i capelli.
<< E non solo per me >>.
 
Quella mattina, per la prima volta Natsuki ebbe al suo fianco sia Mai che Shizuru. Le due ragazze parlavano tra loro con monosillabi e brevi frasi, evitavano di guardarsi negli occhi ma era già qualcosa rispetto a prima. Se da una parte la mora era felice del passo che avevano fatto l’una verso l’altra, dall’altra tutte le attenzione che riversavano su di lei minacciavano di farla esplodere. Non sopportava, ora che iniziava a stare meglio, le loro preoccupazioni continue e le loro raccomandazioni sul non stancarsi e non fare sforzi. Desiderava poter tornare ad avere la sua libertà. Di ritorno dalla fisioterapia, si sedette di fronte alla grande finestra e osservò il paesaggio.
Sembro una vecchia, pensò osservando la sua immagine nel vetro con un pizzico di stizza.
Mai le posò una coperta sulle gambe.
<< Ecco, appunto! >> esclamò la sedicenne dai capelli neri scostandola.
La rossa la guardò con aria interrogativa rimettendo il plaid al posto di prima.
<< Non trattarmi come se fossi tua nonna! >>.
<< Natsuki, il dottore ha detto che non devi prendere freddo quindi o stai a letto o ti copri con questa >>.
<< Mai-san ha ragione, Natsuki >> andò in aiuto Shizuru entrando nella stanza dopo essere stata alle macchinette << Ascoltala >>.
L’altra ragazza le guardò entrambe prima di passarsi una mano sulle tempie.
<< Non vi sopporto >>.
La diciottenne le posò un bacio delicato sulla testa con un leggero sorriso che la fece arrossire. Era così strano vederle insieme e darsi soprattutto ragione. Si grattò la nuca tenendo lo sguardo basso e in quel momento arrivò anche Tate.
<< Ehi Kuga! >> la salutò con ironia entrando << Ti mancano solo i ferri per lavorare a maglia! >>.
<< Yuuichi, esci dalla mia stanza! >> esclamò Natsuki agitando un pugno davanti al viso << Mi fate prendere in giro anche da lui! >> aggiunse rivolta a Mai << E poi come mai non sei a scuola? >>.
<< Mi spiace per te ma si sono rotte le tubature del bagno e la scuola resterà chiusa per i prossimi tre giorni, hai scelto un pessimo periodo per avere un incidente! >> le fece la linguaccia per cercare di rendere leggera l’atmosfera << Quando sarai guarita, potrai tornare senza nessun intoppo! >>.
La sedicenne gli fece la linguaccia come risposta e Mai rise nel vederla spensierata.
<< Allora, andiamo Mai? >> continuò il ragazzo allungando una mano verso di lei.
Mai si voltò verso l’amica che le stava facendo segno di allontanarsi.
<< Non lo sopporterei un altro minuto in questa stanza, quindi vai! >>.
La ragazza rise leggermente imbarazzata e l’abbracciò.
<< Tornerò per ora di pranzo! >> disse prima di uscire.
<< Non sono una bambina, Mai! >> si risentì la mora guardando la porta della stanza chiudersi.
Shizuru le si mise di fronte sorridendo amabilmente mentre le accarezzava una ciocca di capelli.
<< E così, Natsuki, siamo solo tu ed io… >>.
Lasciò la frase a metà nel chinarsi verso il suo orecchio per soffiarle dentro il suo caldo fiato. La sentì rabbrividire e ne fu lieta.
<< Shi… >> provò a dire la più piccola prima di essere bloccata da un suo bacio.
Per troppo tempo la Presidentessa si era trattenuta e aveva dovuto lottare contro il desiderio incessante di tornare a sentire il sapore delle sue labbra. Natsuki, nonostante fosse rimasta in un primo momento basita dal gesto, non si oppose e chiuse gli occhi. Le mani della più grande si posarono sulle sue spalle; dapprima con fermezza, poi delicatamente e scesero sulle sue braccia. La mora rabbrividì e il cuore le saltò in gola. Riaprì le palpebre guardando Shizuru e si ritrovò ad arrossire per l’ennesima volta.
<< Non ti eccita >> iniziò la diciottenne facendo scivolare una mano tra le sue gambe sotto il plaid << L’idea di farlo adesso, qui? Ti prometto che farò piano >>.
Natsuki si accasciò contro il suo corpo sussultando nel costatare che le dita della più grande si erano insinuate sotto il suo pigiama e le stavano accarezzando la sua intimità da sopra lo slip. Sussultò con vergogna mentre l’altra mano le sollevava il volto per poterlo baciare ancora. Improvvisamente la porta si aprì facendola sobbalzare.
<< Buongior… >> disse Chie entrando e rimanendo sorpresa nel vedere la scena che si prospettava ai suoi occhi << Oh, abbiamo interrotto qualcosa? >> aggiunse maliziosamente.
La sedicenne avvampò all’istante anche se avrebbe tanto voluto evitarlo mentre la diciottenne si passò con disinvoltura l’indice sulle labbra.
<< Che bella sorpresa, eh Natsuki? >> domandò sorridendo << Chie-san, Aoi-san e…Nao-san? Sei proprio tu? >>.
Anche la mora a quelle parole si sporse per vedere meglio.
<< Buongiorno Presidentessa >> salutò cordialmente Aoi tirandosi dietro la quindicenne.
<< Nao? >> ripeté Natsuki incapace di trattenersi.
<< Ehi, non è come pensi bella addormentata >> si affrettò a dire senza salutare la più piccola << Queste due mi hanno costretta a venire >>.
<< L’abbiamo incontrata fuori l’ospedale e abbiamo pensato che venire a salutare Natsuki sarebbe stata una cosa carina >>.
<< Che ci facevi da queste parti? >> chiese la mora.
<< Non sono affari tuoi, Kuga! >> le abbaiò contro la quindicenne.
<< Sei venuta a trovare tua madre? >> domandò Shizuru con la sua solita gentilezza.
Questa volta toccò alla rossa avvampare inaspettatamente e si affrettò ad abbassare gli occhi.
<< Natsuki, vedo che ti stai riprendendo >> constatò Chie cambiando argomento << Merito solo delle cure ospedaliere? >>.
<< Non è abbastanza esplicito? >> fece Nao con malizia << La pervertita era già passata all’attacco >>.
Quella richiesta la fece tossire e provò a mettersi in piedi.
<< Nao! >>.
<< Natsuki >> l’ammonì semplicemente la diciottenne mettendole una mano sulla spalla.
Aoi a quel gesto sospirò con aria sognante.
<< Mi metto solo a letto >> spiegò la sedicenne.
<< Ci sono notizie riguardo Kuu-san? Lei si è svegliata? >>.
<< No >> mormorò appena Natsuki chinando la testa.
La presa sul suo braccio aumentò e un calore familiare la scaldò leggermente.
<< E’ solo una questione di tempo, vedrai che si aggiusterà tutto >> tentò di consolarla Aoi con un sorriso.
Nao sbuffò alzando gli occhi verso il soffitto.
<< Non si aggiusterà un bel niente, invece >>.
Le altre ragazze la guardarono con aria interrogativa.
<< Potrà anche tornare tutto come prima >> continuò << Ma non sarà più lo stesso e tu, Kuga, sai bene che cosa voglio dire >>.
Le due si guardarono negli occhi e fu come guardare nella stessa anima. Per la prima volta Natsuki si rese conto che la quindicenne che le stava di fronte nascondeva dietro i suoi modi bruschi e le sue battute taglienti, un profondo dolore che stentava a rimarginarsi. Anche Nao non aveva avuto una vita facile. I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo del medico che consigliò alle amiche della paziente di andare via e di tornare l’indomani affinché potesse riposarsi adeguatamente.
<< Pensa solo a guarire, Natsuki! >> la salutarono Chie ed Aoi uscendo.
La sedicenne si limitò ad un leggero sorriso e ad un cenno del capo.
Nao ha ragione, pensò dolorosamente, Non sarà come prima.

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Capitolo 32
*** Vendetta trasversale ***


Mai fu di parola e tornò per ora di pranzo trovando la situazione imbarazzante in cui Shizuru cercava di far mangiare qualcosa a Natsuki.
<< Sembri proprio una bambina >> commentò posando la giacca sulla sedia e avvicinandosi.
<< Ho detto che non ho fame >> rispose la mora incrociando le braccia sul petto e voltando il capo verso la finestra.
<< Non hai fatto nemmeno colazione, Natsuki >> disse Shizuru con la forchetta di plastica in mano.
Nel vedere le numerose attenzioni della diciottenne nei confronti dell’amica, la rossa chinò leggermente il capo. Gli occhi della Presidentessa brillavano di una luce sorprendente ogni volta che si posavano sulla sedicenne e sorrideva come se le fosse stato fatto un grande regalo. Era davvero importante per lei e finalmente ora comprendeva appieno le parole di Tate. Se ci fosse stato il ragazzo in quel letto d’ospedale, probabilmente avrebbe avuto la stessa espressione dell’altra ragazza. Felice e appagata della sua semplice vicinanza. Si diede della sciocca per aver pensato che un sentimento così forte si potesse provare solo verso una persona di sesso opposto; ora che ci rifletteva, le pareva un ragionamento senza senso.
<< Natsuki, per favore >> implorò la diciottenne
<< Non ho fame >> s’incaponì maggiormente la mora.
<< Il dottore ha detto… >> provò a dire Mai.
<< Non mi interessa cosa ha detto >> la interruppe Natsuki << Non vi preoccupate, sto bene. C’è chi sta peggio di me >>.
A quell’affermazione le due ragazze si scambiarono una breve occhiata comprendendo a chi si riferisse la sedicenne dagli occhi verdi.
<< Natsuki >> disse risolutamente Shizuru poggiandole una mano sulla spalla e alzandole il volto con l’altra che era diventato rosso << Kuu-san ce la farà, non è colpa tua se ancora non si è svegliata >>.
La mora si divincolò dalla sua presa senza rispondere.
<< Facciamo così >> continuò la diciottenne con molta pazienza << Se mangi qualcosa, nel pomeriggio ti accompagnerò a trovare Kuu-san. Non credo che sia un problema per suo fratello >>.
Negli occhi della sedicenne dai capelli neri passò un lampo di luce. Shizuru l’abbracciò comprendendo d’aver fatto centro e sorrise.
<< Si aggiusterà tutto, Natsuki >> le sussurrò.
 
Shizuru mantenne la promessa e nel pomeriggio, dopo che Natsuki ebbe finito la fisioterapia, la accompagnò nella stanza riservata alla ragazza dai lunghi capelli biondi. Il medico, per non farla sforzare ulteriormente, acconsentì solo a patto che fosse spinta su una sedia a rotelle. Seppur riluttante, la mora accettò.
<< Mi sento un’invalida >> disse mentre la diciottenne la spingeva lentamente.
<< A me piace prendermi cura di te >> le rispose Shizuru con un sorriso.
Il volto della più piccola avvampò.
<< Siamo arrivate? >> domandò col cuore in gola.
<< Ecco, questa dovrebbe essere la stanza >>.
La diciottenne bussò con gentilezza e attese di ricevere il permesso di entrare prima di aprire.
<< Hiratori-san >> disse la diciottenne spingendo all’interno anche Natsuki << Come sta Kuu-san? Siamo venute a farle una visita >>.
Il venticinquenne scattò in piedi nel vedere la sedicenne e un moto di rabbia lo scosse.
<< Ciao Kazuya >> disse la ragazza dagli occhi verdi con un filo di voce e il cuore che le martellava forte nel petto.
<< Natsuki >> rispose lui con un cenno del capo.
La sedicenne si avvicinò al letto di Kuu e tremò nell’osservare quel volto che pareva dormire.
<< Come…come sta? >>.
Come sta?, avrebbe voluto urlare Kazuya, E’ in coma dal giorno dell’incidente! Non sappiamo se si sveglierà e se mai riprenderà a camminare! Ed è solo colpa tua, piccola bastarda! Tua, tua!
Sentì il sangue salirgli con forza al cervello e dovette fare appello a tutta la sua padronanza di sé per non esplodere. Guardò la ragazza non potendo evitare che la rabbia scomparisse dai suoi occhi.
<< Hiratori-san >> disse Shizuru alla quale non era sfuggito lo sguardo del venticinquenne << Lasciamo qualche minuto Natsuki da sola con Kuu-san? Vorrebbe dirle tante cose >>.
Kazuya rimase qualche secondo in silenzio valutando la situazione. Non voleva lasciare sua sorella sola con la responsabile del suo stato eppure desiderava scambiare qualche parola con la Presidentessa del Consiglio Studentesco del Fuuka.
<< Va bene >> rispose infine chinando il capo e sfiorando appena la mano di Kuu << Sono qui fuori >> aggiunse come se la diciottenne potesse ascoltarlo.
Seguì l’altra ragazza nel corridoio e accettò un caffè alla macchinetta. Shizuru per sé prese un tè e osservò in silenzio la figura alta e magra del ragazzo che le stava di fronte girare in senso orario il cucchiaino di plastica. Profonde occhiaie e rughe di stanchezza solcavano il suo viso, gli occhi avevano un’espressione stanca, di chi non si faceva una lunga e riposante dormita da parecchio, e gli abiti erano spiegazzati e indossati senza badare all’abbinamento.
<< Kuu-san si sveglierà >> disse Shizuru sentendosi molto vicino al dolore del venticinquenne.
Lui annuì facendo un sorso di caffè e storcendo subito dopo il naso. Doveva essere terribile.
<< Natsuki si sta riprendendo in fretta, vedo >> costatò invece voltandosi verso la stanza della sorella per un attimo e poi tornando a guardare la diciottenne.
Colse immediatamente una luce negli occhi della Presidentessa mentre sorrideva leggermente.
<< Quella ragazza è molto importante per te, vero? >>.
<< Importantissima >> rispose prontamente Shizuru senza guardarlo negli occhi.
Allora erano vere le voci che mi riportava su di te Kuu, cara Presidentessa, pensò Kazuya, Che peccato, una bella ragazza come te avrebbe fatto girare la testa, e non solo quella, a parecchi maschietti.
<< E tu lo sei per lei? >>.
A quella domanda così semplice, Shizuru rimase in silenzio chinando un po’ la testa e arrossendo. Lei era sicura dei suoi sentimenti verso la mora ma poteva parlare anche per la sedicenne? Natsuki era sempre così restia a parlare delle sue emozioni e dei suoi affetti e non voleva metterla in nessun modo in imbarazzo. Improvvisamente si ricordò della parola che aveva pronunciato la sedicenne ancor prima di aprire gli occhi dopo l’incidente e sorrise nuovamente con maggiore sicurezza.
<< Sì >> affermò risolutamente mentre quella scintilla tornò a brillare.
Kazuya si staccò dalla parete alla quale si era appoggiato e si avvicinò alla diciottenne. Le prese una ciocca di capelli e l’accarezzò con apparente noncuranza. Sentì Shizuru irrigidirsi immediatamente e non riuscì a nascondere un moto di ribrezzo a quel contatto nonostante l’atteggiamento serafico che mostrava.
<< Anche Kuu lo è per me >> disse il venticinquenne << E’ l’unica cosa importante della mia vita e mi è stata strappata >>.
Shizuru arretrò di un passo visto che quel contatto non terminava trattenendo il respiro.
<< Mi spiace molto, Presidentessa >> le sussurrò l’attimo prima di tornare dalla sorella.
 
<< Hai l’aria stanca, Shizuru >> le disse Natsuki osservandola mentre si metteva a letto.
La diciottenne alzò gli occhi verso i suoi e sorrise leggermente.
<< E’ tutto a posto >> rispose aiutandola.
Gettò una fugace occhiata alla porta e non riuscì a reprimere un brivido. Da quando Kazuya le aveva rivolto quelle parole, un senso d’inquietudine l’aveva avvolta senza che ne comprendesse il motivo. Che significato avevano quelle enigmatiche frasi? Perché il venticinquenne gliele aveva porte? Vide la sedicenne rannicchiarsi in posizione fetale e osservare gli ultimi raggi di un sole ormai tramontato attraverso la finestra chiusa. Shizuru le accarezzò dolcemente i capelli osservando quel volto che lentamente stava arrossendo per le sue attenzioni. Le venne da sorridere.
<< Puoi andare a casa se vuoi >> affermò la mora senza guardarla.
<< E se volessi restare qui?  >> domandò l’altra con fare malizioso facendo scendere una mano verso il suo collo.
La più piccola rabbrividì involontariamente e l’attimo dopo sospirò. Sui suoi occhi si estendeva un’ombra di tristezza e malinconia. Il suo senso di colpa era sempre lì, vigile e pronto a rammendarle quello che aveva fatto. Forse portarla a trovare Kuu non era stata una buona idea come aveva creduto.
<< Kazuya dovrebbe odiarmi >> disse improvvisamente Natsuki facendosi ancora più piccola.
<< Nessuno ti odia, Natsuki >> le spiegò la diciottenne prendendo tra le dita una ciocca dei suoi capelli scuri << E’ stato un incidente >>.
<< Questa cosa non mi fa sentire meglio, Shizuru >> rispose quasi duramente la sedicenne.
La Presidentessa la baciò sulla guancia sentendo il cuore saltarle in gola.
<< Lo so >> dichiarò con voce tremante abbracciandola << Ma devi reagire. Andrà tutto bene, ne sono sicura. Per favore, pensalo anche tu >>.
Le alzò il viso baciandole la punta del naso.
<< Io… >> provò a dire Natsuki sempre più rossa in viso.
<< Fallo per me >>.
 
Shizuru uscì dall’ospedale dopo aver aperto l’ombrello. Una leggera pioggia, infatti, era iniziata a cadere mentre scendeva le scale diretta al piano terra. Con passo leggero ma col cuore pensante, si diresse verso la fermata dell’autobus che l’avrebbe portata a casa. Si voltò ancora una volta verso la struttura sanitaria e sospirò. Natsuki aveva insistito affinché tornasse a casa, si facesse una doccia e una lunga dormita e lei, anche se a malincuore, aveva accettato. Sentiva di avere bisogno di dormire e poi il pensiero che Mai avrebbe fatto compagnia alla sedicenne dagli occhi verdi, l’aveva aiutata a decidere. Sorrise appena pensando che fino a quel giorno prima quell’azione le avrebbe dato tremendamente fastidio mentre adesso era lieta che ci fosse. Finalmente la rossa pareva aver accettato i suoi sentimenti per l’amica e non sembrava più infastidita dal suo starle vicino. Era riuscita a comprendere che l’amore non era un sentimento rivolto unicamente ad una persona di sesso opposto. Si domandò se fosse stata la passione scatenata dalla vicinanza di Tate a farglielo comprendere. Attraversò l’ampio parcheggio dell’ospedale deserto e in quel momento colse un movimento alle sue spalle. Si girò per controllare cosa fosse ma ancor prima di rendersene conto fu sbattuta per terra da quello che definì essere un ragazzo dalla corporatura robusta. Chiuse gli occhi per il dolore che sentì e l’attimo dopo li riaprì per poterlo vedere in faccia.
<< Buonasera Presidentessa >> la salutò Kazuya con un mezzo sorriso sulle labbra.
<< Hiratori-san? >> domandò con voce tremante Shizuru << Che cosa… >>.
Le parole le morirono in gola quando vide luccicare alla tenue luce dei lampioni la lama di un coltello.
<< Niente di personale >> le spiegò il venticinquenne accarezzandole il volto con la parte tagliente << Non sono stato io a volerlo ma in modo o nell’altro deve pagare per quello che ha fatto >>.
<< Natsuki… >> sussurrò la ragazza comprendendo finalmente il senso di quelle parole << Non farle del male >> aggiunse temendo per l’incolumità della sedicenne piuttosto che della propria.
<< Mi è stata strappata la persona più importante della mia vita! Mia sorella! >> urlò Kazuya sentendosi invadere dalla rabbia di fronte a quell’atteggiamento protettivo per la mora che aveva provocato l’incidente << Voglio che provi esattamente quello che sto provando io, voglio vederla annientata, voglio vederla soffrire! È colpa sua se Kuu è in coma! Non ha provato nemmeno a frenare! Ora farò la stessa cosa che lei ha fatto a me, colpirò la persona che reputa più importante. E lo farò con gran piacere anche >>.
Col coltello scese verso la maglietta che indossava la Presidentessa e gliela strappò. Shizuru urlò capendo cosa voleva farle e la presa del ragazzo sulle sue mani e sul suo corpo aumentò per tenerla ferma. Iniziò a toccarle con poca grazia il seno e la pancia.
<< Come guarderai la tua amichetta sapendo che è solo colpa sua? >>.
Si chinò sul suo viso e la diciottenne poté sentire l’ispido della sua barba.
<< Preparati Presidentessa >> le bisbigliò in un orecchio << Perché io non sono una ragazza e non sarò gentile >>.
Shizuru provò a gridare nuovamente ma questa volta non un suono uscì dalle sue labbra; solo nella sua testa si facevano strada orribili considerazioni su ciò che stava accadendo. Non riusciva nemmeno a muoversi o a opporre resistenza a quelle mani che la palpavano in modo rude. Le sembrava di vivere un incubo. Quello era un uomo, un uomo! E la stava toccando, stava insudiciando il suo corpo. L’odore del suo sudore le arrivo alle narici facendole provare l’ennesimo brivido di ribrezzo. Era agre e pungente. Avrebbe voluto chiudere gli occhi per poi riaprirli e scoprire che Kazuya non era più vicino a lei e che non la stava palpando senza il minimo ritegno.
<< C’è qualcuno laggiù? >> domandò improvvisamente una voce maschile.
Il venticinquenne si bloccò di colpo. Alcuni passi che si muovevano nella loro direzione.
<< Maledizione! >> imprecò il ragazzo comprendendo che non avrebbe potuto proseguire.
In fretta si rimise in piedi e si allontanò correndo. Shizuru si mise seduta lentamente e fece un respiro profondo prima di scoppiare in lacrime.
<< Hai sentito Tate? Qualcuno sta piangendo! >>.
I due ragazzi si avvicinarono al punto dell’aggressione e scoprirono con sorpresa che si trattava della diciottenne.
<< Presidentessa! >> esclamò Tate riconoscendola.
Mai gli fece segno di fermarsi e andò avanti comprendendo la delicatezza della situazione.
<< Shizuru-san… >> mormorò col cuore in gola.
Non aveva mai visto la diciottenne piangere in quel modo. Quando lei e Tate avevano sentito degli strani rumori, mai avrebbero creduto di trovare la ragazza in quello stato. Immediatamente notò la maglietta tagliata che faceva vedere il suo seno e i segni rossi intorno al collo e ai polsi. Inghiottì un groppo di saliva e le poggiò delicatamente una mano sulla spalla. La sentì sussultare e tremare ed ebbe una stretta al cuore.
<< Shizuru-san… >> ripeté << …cosa… >>.
<< Si metta questo, Presidentessa >> disse il sedicenne posandole sulle spalle il suo giubbotto scuro.
La diciottenne strinse l’indumento con una mano mentre mormorava un ringraziamento sommesso.
<< E’ stato…è stato quel ragazzo che abbiamo intravisto correre? >>.
Invece di rispondere, Shizuru si chinò in avanti ed ebbe un conato di vomito. Mai l’aiutò a rimettersi in piedi e si diressero senza aggiungere altro verso casa.
 
Shizuru lasciava che il getto d’acqua fredda la colpisse sul viso e sul corpo senza curarsi dei brividi che sentiva. Ancora non riusciva a credere a quello che era successo. Kazuya Hiratori, il fratello di Kuu aveva…aveva provato a…
No!, esclamò una voce nella sua testa orripilata dal pensieri che quelle mani l’avessero toccata.
Si abbracciò con forza poggiando la schiena contro le fredde mattonelle della cabina della doccia. Sporca, quello era il termine giusto. Si sentiva sporca. Insudiciata da quel corpo maschile che l’aveva palpata ovunque. Nonostante si fosse lavata ripetutamente e ovunque, le pareva che ancora quella sensazione non fosse scomparsa. Prese nuovamente la spugna e riprese a strofinarsi la pelle che divenne immediatamente rossa.
Basta!, urlò la sua mente, Smettila! Smettila!
Si rannicchiò per terra iniziando a singhiozzare e cercò di farsi il più piccola possibile. Era stato orrendo, mai avrebbe pensato che le sarebbe potuta succedere una cosa del genere. Se non fosse stato per l’intervento di Mai e Tate, non osava nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto accaderle. Dopo un tempo che le parve infinito, si alzò e uscì dalla cabina. Si avvolse in un asciugamano e si avvicinò allo specchio sopra il lavandino. Usò la mano destra per togliere il vapore dal vetro e contemplò la propria immagine. Il volto era tirato e stanco, gli occhi gonfi e rossi di chi aveva pianto da poco, le labbra tese. Col dito indice si accarezzò la pelle del collo non riuscendo a non rabbrividire. I primi lividi e segni rossi stavano facendo capolinea. Si guardò i polsi e notò che stava accadendo la stessa cosa. Represse un singhiozzo e s’impose di non scoppiare in lacrime per l’ennesima volta. Doveva cercare di essere forte, di superare l’accaduto e di andare avanti. Doveva farlo per Natsuki, anche lei si stava impegnando per uscire dall’ospedale e provare a ripristinare un minimo di normalità. Ne avevano tutti bisogno.
 
<< Non avrei mai creduto che si potesse arrivare a tanto >> commentò Mai appoggiata al piano cottura della cucina di Shizuru.
Tate si limitò ad annuire e la ragazza non impiegò molto a indovinare a cosa stesse pensando. La sua ex ragazza; era così che l’aveva persa per sempre.
<< Per fortuna siamo arrivati in tempo >> continuò.
<< Prepara una tisana >> disse semplicemente il sedicenne << Quando scenderà ne avrà bisogno >>.
Mai si voltò prontamente verso gli scaffali e in pochi tentativi trovò ciò che le occorreva. La diciottenne era una ragazza molto ordinata e la sua cucina rifletteva perfettamente quella qualità. La rossa mise a bollire l’acqua e preparò una tazza sul tavolo.
<< Non oso immaginare quello che sarebbe potuto accadere se non fossimo arrivati >>.
A quelle parole, Tate si alzò e l’abbracciò da dietro dandole un bacio sulla guancia.
<< Non farlo >> le consigliò << Pensa solo che è andato tutto bene. A Shizuru-san non è successo niente, si riprenderà. Domani mattina la accompagneremo in polizia per fare la denuncia >>.
<< No >> disse Shizuru comparendo dalle scale.
I due ragazzi si sciolsero dal loro abbraccio e la osservarono avvicinarsi. Aveva indossato una vestaglia di raso allacciata in vita e i capelli, ancora bagnati, erano alzati sulla testa. Tate l’aiutò a sedersi e lui e Mai si misero davanti. La sedicenne le porse la tisana che aveva preparato, la diciottenne la prese e ringraziò gentilmente.
<< Come sta Shizuru-san? >> domandò la rossa seriamente preoccupata.
L’altra abbozzò un leggero sorriso mentre sorseggiava la sua bevanda calda.
<< Stavo dicendo a Mai, Presidentessa >> iniziò il ragazzo << Che domani l’accompagneremo in polizia >>.
Shizuru sorrise nuovamente e scosse il capo.
<< Non farò nessuna denuncia, Tate-san >> rispose con tono calmo.
<< Cosa? E perché? >> esclamò Mai incapace di trattenersi << Shizuru-san quell’uomo deve pagare per quello che ha cercato di farle! >>.
<< Non posso >> ribatté con apparente calma la Presidentessa.
<< Perché? >> insistette la rossa.
<< L’uomo…l’uomo che mi ha aggredito è Kazuya Hiratori, il fratello di Kuu-san >>.
Per un attimo nessuno disse nulla e quella rivelazione rimase ad aleggiare nella stanza. Mai guardò Tate dopo un attimo di smarrimento iniziale con aria interrogativa. Shizuru, comprendendo la loro confusione, decise di spiegarsi ulteriormente.
<< Non posso denunciare il fratello di Kuu-san, rischierei di far sentire ancora più in colpa Natsuki per quello che è successo ed io non voglio che questo accada. Voglio che riprenda a sorridere, che stia bene, che esca da quell’ospedale lasciandosi alle spalle questo evento terribile. Se denuncio Kazuya-san, Natsuki non si perdonerà mai quello che mi è successo. Cercherà vendetta e abbandonerà per sempre la via della serenità. Non tornerà più ad essere quella di prima. Sono pronta a sacrificarmi, a fare finta che non sia successo nulla affinché lei possa voltare pagina e iniziare un nuovo capitolo della sua vita >>.
Mai aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse. Shizuru aveva ragione, la mora si sarebbe comportata esattamente come aveva descritto la diciottenne. Fece un respiro profondo e guadò Tate, anche lui in silenzio.
<< Per questo motivo >> continuò la più grande << Devo chiedervi di mantenere il silenzio con chiunque, soprattutto con Natsuki. Nessuno deve venire a conoscenza dell’increscioso incidente di stasera >>.
La rossa osservò a lungo la Presidentessa. Era pronta a sacrificarsi fino a quel punto per amore dell’amica? Preferiva cercare di dimenticare e fare finta che non fosse mai accaduto affinché Natsuki potesse tornare a vivere tranquillamente? Incredibile, Shizuru era davvero una ragazza eccezionale. Con grazia la diciottenne si alzò in piedi e portò nel lavabo la tazza sporca. Gettò una veloce occhiata all’orologio a parete e sorrise appena cercando di apparire tranquilla. In realtà dentro di sé si agitavano le peggiori sensazioni scaturite da quell’evento.
<< Credo sia meglio andare a dormire adesso >> disse semplicemente.
Tate si mise in piedi quasi di scatto e Mai comprese immediatamente che non era molto d’accordo con il discorso della Presidentessa. Ciononostante, salutò con garbo ed educazione la diciottenne e con un leggero bacio sulla guancia la rossa. Dopo una lunga dormita, avrebbero potuto ragionare meglio tutti. Quando la porta si fu chiusa, Shizuru guardò leggermente disorientata la sedicenne che invece era rimasta ferma.
<< Shizuru-san, mi sentirei meglio se stasera potessi dormire con lei >>.
A quella richiesta la più grande esibì un secondo sorriso.
<< Non ce n’è bisogno Mai-san >>.
La rossa le prese una mano e gliela strinse. La trovò fredda e cercò di trasmettere un po’ di calore.
<< Per favore, mi permetta di restare qui. Dormirei più tranquilla sapendo che qualunque cosa abbia bisogno, io posso aiutarla >> insistette Mai arrossendo di fronte a quegli occhi che non smettevano di osservarla << Ovviamente…ovviamente dormirei nella stanza degli ospiti… >>.
Shizuru rise sottovoce di fronte all’imbarazzo della ragazza e l’abbracciò. Sentì Mai irrigidirsi leggermente e fare un respiro profondo per rilassarsi. Mai erano state così vicine.
<< Grazie, Mai-san >> le sussurrò in un orecchio.
<< Sono io che dovrei ringraziarla, Presidentessa >> rispose la rossa cercando di non far trapelare il lieve tremolio che le scuoteva la voce << Natsuki non poteva trovare una persona che l’amasse di più >>.
 
Era notte fonda quando Kazuya tornò dalla sorella. Le sue condizioni, nell’arco di quelle ore, non erano migliorate. Tuttavia lui continuava a sperare che si riprendesse, che aprisse quei meravigliosi occhi azzurri e che gli sorridesse ancora una volta. Dopo l’aggressione fallita, era entrato in un bar e aveva bevuto un paio di birre, era tornato a casa, si era fatto una doccia ed era sceso nuovamente. Si sedette vicino al letto di Kuu e le prese una mano. Da quanto tempo era in quello stato? Ormai aveva perso il conto dei giorni trascorsi in quel modo, in quella routine che minacciava di farlo impazzire.
<< Pagherà, Kuu >> disse il venticinquenne << Pagherà per quello che ti ha fatto, fosse anche l’ultima cosa che faccio >>.

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Capitolo 33
*** Il dolore dei segreti scoperti ***


Shizuru cercò di mascherare meglio che poté i lividi prima di recarsi in ospedale. Accompagnò Mai a casa affinché potesse portare a Natsuki un cambio d’abiti pulito e insieme camminarono verso la struttura sanitaria. Nel vederle arrivare nello stesso momento, la mora inarcò il sopracciglio. Era così strano notare come finalmente non solo andassero d’accordo ma cercassero addirittura di aiutarsi a vicenda.
<< Chiudi la bocca, Natsuki, altrimenti ci entreranno le mosche >> scherzò la rossa cercando di non far trapelare la leggera ansia che provava.
<< Come ti senti oggi? >> le domandò la diciottenne sfiorandole il viso.
Mai guardò Shizuru comportarsi normalmente, sorridere con la sua solita gentilezza e riuscire a non tradirsi col tono della voce. Lei non sarebbe stata capace.
<< Voglio uscire, Shizuru >> rispose la sedicenne dai capelli neri arrossendo e muovendosi nel letto << Sono stanca di stare qui >>.
Si prese le ginocchia con entrambe le mani e vi poggiò sopra il mento. Shizuru le si sedette accanto e con calma le accarezzò una ciocca di capelli cercando di mascherare il lieve tremore che le scuoteva le dita. L’altra sedicenne osservò la scena con un sorriso sentendo il suo cuore inebriarsi di dolcezza. Natsuki non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi così tanto, nemmeno a lei che era la sua migliore amica. Anche se non stavano facendo niente di particolare, quel gesto della Presidentessa ispirava gentilezza e delicatezza.
<< I medici ti dimetteranno presto >> sussurrò la diciottenne << Devi avere un po’ di pazienza >>.
La mora si limitò ad annuire mentre l’altra la osservava. Era lì, vicino a lei che non si sottraeva alle sue carezze, ma allo stesso tempo era distante e avvolta da quel senso di colpa che ancora non era svanito.
Per te io ingoierò bocconi amari, pensò la più grande.
Mai stava per dare un ulteriore supporto a Shizuru quando il suo cellulare prese a squillare.
<< E’ Tate >> disse leggendo il nome sul display e uscendo dalla stanza.
<< Allora, hai dormito bene stanotte? >> chiese la Presidentessa senza smettere di giocare con una ciocca di capelli.
Quel gesto così semplice la rilassava e lo stesso accadeva anche alla più piccola che annuì nuovamente senza aggiungere altro.
<< Natsuki… >>.
<< Lo so quello che mi hai detto, Shizuru >> la interruppe la mora << Lo so. Ma non ci riesco, non riesco ad andare avanti, a vedere qualcosa oltre quella notte. Ogni volta che chiudo gli occhi vedo il volto di Kuu, sento il rombo dei motori e mi ricordo di come non sono riuscita a frenare >>.
Quelle ultime parole colpirono l’attenzione della diciottenne. Erano le stesse che aveva pronunciato Kazuya la sera precedente.
<< Perché non sei riuscita a frenare? >>.
Natsuki nascose il volto tra le gambe come se si vergognasse terribilmente.
<< Non ho fatto in tempo >> mormorò con un filo di voce << Il dolore alla spalla mi ha impedito di reagire velocemente. Capisci perché è tutta colpa mia? >>.
Shizuru riprese ad accarezzarle i capelli con dolcezza prima di darle un bacio sulla guancia.
<< Non è colpa tua >> le ripeté per l’ennesima volta.
Avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro ma in quel momento arrivò l’infermiere per accompagnare Natsuki a fare la sua solita fisioterapia.
 
Mai attendeva Tate nel cortile dell’ospedale. Mentre aspettava, osservò i molti pazienti che chiacchieravano con parenti e amici seduti su una panchina vicino la fontana e sorrise pensando che presto i medici avrebbero permesso a Natsuki di tornare a casa. Finalmente quel capitolo della loro vita sarebbe terminato. Ebbe una fitta allo stomaco riflettendo su ciò che era accaduto la sera precedente. No, Shizuru avrebbe continuato a portarsi dietro gli strascichi di quell’aggressione e forse non sarebbe riuscita a nasconderlo alla mora. Rabbrividì, la sua amica sicuramente sarebbe andata su tutte le furie e avrebbe cercato vendetta esattamente come aveva detto la diciottenne.
<< Ehi ciao >> disse vedendo il sedicenne avvicinarsi.
Tate sorrise prima di darle un leggero bacio sulla guancia e la rossa comprese immediatamente che i pensieri di ieri non lo avevano ancora abbandonato.
<< Come sta Shizuru-san? >>.
<< E’ con Natsuki adesso >> affermò Mai senza sapere cosa rispondere alla sua domanda.
Durante la notte aveva dormito poco e male cercando di tendere il più possibile l’orecchio per ascoltare i suoni esterni alla sua camera. Ma non aveva mai sentito un gemito o un movimento strano che potesse farle intuire che la diciottenne non stesse dormendo. La mattina poi era stata molto silenziosa e si era comportata sempre con la sua apparente calma.
<< Mai devi farla ragionare >> sbottò Tate incapace di trattenersi ulteriormente.
La rossa lo fissò prima di parlare.
<< Io non… >> iniziò incerta << …non so cosa dirle…non abbiamo tutta questa confidenza… >>.
<< Beh, se non lo fai tu lo farò io >> ribatté deciso l’altro.
<< Tate… >>.
<< Cosa? Dobbiamo lasciare che la passi liscia dopo quello che ha provato a fare? >>.
La sedicenne ingoiò un groppo di saliva nel sentire il tono della sua voce aumentare. Comprendeva che per lui era difficile capire il gesto di Shizuru ma lei non poteva forzare la diciottenne a fare qualcosa che non voleva.
<< Lo so che… >>.
<< Cos’è che sai? >> esclamò il ragazzo adirato << Sai cosa si prova? Hai vissuto anche tu uno spettacolo del genere? >>.
Strinse i pugni di entrambe le mani all’altezza della vita e sentì invadersi dalla stessa rabbia e impotenza che provò a quel tempo.
<< Io non… >>.
<< Non sai niente! >> le urlò contro Tate cercando invano di reprimere i ricordi di quella notte.
Ancor prima che Mai riuscisse a fermarlo, il sedicenne si era allontanato di corsa. La rossa lo osservò percorrere il piazzale dell’ospedale senza mai voltarsi e infine sparire.
 
Kazuya non si era posto il problema di poter ricevere una denuncia o un qualunque tipo di minaccia. Per lui tutto il suo mondo iniziava e finiva in quella stanza dove dormiva sua sorella. Aveva perso totalmente il contatto con la realtà e con ciò che giusto o meno, non riusciva nemmeno a pensare che potesse esistere qualcosa di più importante di Kuu. Il suo unico obiettivo era vendicarsi dell’unica responsabile che aveva permesso che ciò accadesse. Fatto quello, era convinto che avrebbe trovato un minimo di pace. Si alzò dalla sedia prendendosi la testa con entrambe le mani e sospirò mentre usciva dalla camera. Socchiuse la porta e fece ampi respiri. Quanto ancora doveva penare prima di tornare a vedere sua sorella svegliarsi? Voleva trovare un minimo di sollievo così da poter respirare senza quel peso che gli opprimeva il petto. Camminò fino alla fine del corridoio e si ritrovò nello stesso punto in cui aveva scambiato quelle poche parole il giorno precedente con la Presidentessa del Consiglio Studentesco dell’istituto scolastico. Sarebbe bastato ancora un poco e adesso avrebbe già assaporato la sua vendetta! Si appoggiò alla parete alzando la gamba destra e fissò un punto imprecisato del corridoio di fronte. Improvvisamente vide camminare nella sua direzione Natsuki sempre con l’ausilio delle stampelle. Con lei c’era un infermiere, attento e vigile che non facesse passi falsi fino all’arrivo in camera. La ragazza nel notare il venticinquenne arrossì a disagio e si affrettò ad abbassare lo sguardo. Gli passò di fronte mormorando un saluto e il quel momento Kazuya si staccò dal suo angolo per avvicinarsi a lei.
<< Vedo che migliori, Natsuki >> disse governando lo sprezzo che provava. Voleva godersi tutto il dolore che doveva provare nel sapere quello che stava per capitare alla sua amichetta.
La sedicenne annuì fermandosi. Nel vedere che era in compagnia, l’infermiere salutò entrambi con la raccomandazione di non farla stancare troppo e si allontanò.
<< Kazuya… >> iniziò e fermandosi subito dopo incapace di esprimere a parole la sofferenza che sentiva ogni volta che ricordava l’incidente. Come poteva fargli capire che si sentiva tremendamente in colpa per come si stava riprendendo?
<< Sei sola? La tua amichetta non c’è? >>.
La mora aveva un tono troppo remissivo e addolorato dopo quello che lui aveva tentato di fare, possibile che non sapesse niente?
Natsuki arrossì per la seconda volta.
<< Sì, Mai è uscita. Ha detto che aveva una questione importante da risolvere >> rispose ripetendo ciò che la rossa le aveva scritto tramite messaggio per giustificare la sua assenza.
Il venticinquenne si portò una mano sulle tempie massaggiandole.
Non quella, idiota!, avrebbe voluto urlarle, Ma come fai ad essere così addormentata?
<< Mi riferisco all’altra tua amica, so che Shizuru Fujino viene spesso qui da te >>.
A quelle parole il volto della sedicenne prese letteralmente fuoco. Iniziò a tossire nervosamente e per poco non rischiò di perdere l’equilibrio.
<< Ah, lei >> disse a bassa voce cercando di darsi un minimo di contegno << E’ andata…è andata a parlare con i medici, così mi ha detto prima che andassi a fare fisioterapia. Forse…forse mi dimetteranno. Ti serviva qualcosa per Kuu? Qualche documento scolastico? >>.
Kazuya la fissò per qualche secondo senza sapere cosa dire. Allora davvero la diciottenne non le aveva detto niente, si doveva essere accorta di essere semplicemente il mezzo per arrivare a colpire Natsuki. Si portò una mano tra i capelli ed esibì un leggero sorriso.
<< No >> ribatté << Mi chiedevo solo dove fosse…dopo ieri sera… >>.
La sedicenne alzò gli occhi su di lui quasi di scatto guardandolo con aria interrogativa. Che cosa intendeva dire con quella domanda? Era successo qualcosa di cui non era a conoscenza? Si ricordò che la sera precedente nemmeno Mai era stata con lei. C’entrava qualcosa questo fatto? Aprì la bocca per domandare spiegazioni ma fu interrotta dall’arrivo piuttosto irruento di una infermiera.
<< Hiratori-san, dovrebbe venire un attimo >>.
Kazuya si voltò nella sua direzione con un misto di apprensione e preoccupazione.
<< Mia sorella? >> domandò col cuore in gola.
La donna si limitò ad annuire a fargli cenno di seguirla.
Natsuki andò con loro, pregando che non fosse accaduto niente alla ragazza. Se fosse morta, non se lo sarebbe mai perdonata. Il venticinquenne entrò nella stanza di Kuu spalancando la porta e senza curarsi del fatto che la mora fosse dietro di lui. Vide un medico chino su di lei e pregò che sua sorella non avesse deciso di gettare la spugna.
<< Cosa c’è? >> chiese con voce impastata di inquietudine.
L’uomo si girò e gli porse un sorriso liberatorio.
<< Si sta svegliando >> rispose semplicemente allontanandosi dal letto per permettere al fratello di avvicinarsi.
Kazuya prese la mano della diciottenne e notò come sbattesse le palpebre. Gli venne da sorridere mentre la sua vendetta in quel momento perdeva importanza.
<< Kuu… >> disse sottovoce stringendole quelle dita che pigramente stavano rispondendo alla sua stretta << …Kuu… >>.
Natsuki si appoggiò all’asta di ferro posta alla fine del suo giaciglio e sospirò con aria felice. La vide aprire lentamente gli occhi e mettere a fuoco ciò che la circondava. Si era svegliata davvero, non stava sognando! La sua angoscia stava per terminare finalmente!
<< …Natsu…ki… >> disse la ragazza distesa vedendola di fronte a lei.
<< Finalmente! >> esclamò la sedicenne col cuore che le batteva forte nel petto.
Kuu si voltò verso il fratello e sorrise per un attimo prima di sbattere le palpebre e tornare a fissarlo.
<< Cosa… >> provò a dire.
<< Va tutto bene >> la rassicurò Kazuya accarezzandole dolcemente il viso << Adesso finalmente va tutto bene >>.
La diciottenne fece un respiro profondo.
<< Ci stai prendendo l’abitudine ad arrivare seconda? >> scherzò la mora.
<< Anche tu… >>.
Natsuki annuì portandosi una mano dietro la testa e mostrandole il gesso.
<< Mi sono svegliata qualche giorno fa >> spiegò << Sei l’eterna seconda, ammettilo Kuu! >>.
<< No…novellina… >>.
La sedicenne rise di gusto sentendo il suo senso di colpa alleggerirsi.
 
Mai cercò a lungo Tate senza risultato. Con la scuola chiusa, il suo primo pensiero fu che si trovasse nei dormitori ma si era sbagliata. Intenzionata più che mai a trovarlo, vagò per i posti che di solito frequentava senza stancarsi. Il sedicenne era orgoglioso e testardo, non le avrebbe mai chiesto aiuto anche se stava soffrendo moltissimo. Tutta quella situazione gli aveva fatto tornare in mente gli eventi del passato, episodi che non avrebbe mai dimenticato ma che almeno stava provando a superare. Alla fine lo trovò al club di kendo mentre si stava allenando. Vederlo menare colpi all’aria in modo così concentrato e fermo, la fece sorridere. Si fermò per osservarlo per non distoglierlo dai suoi compiti e si ritrovò a pensare che fosse un ragazzo meraviglioso. Anche lei, come lui aveva sofferto parecchio, forse era per questo che si sentiva così vicina a Tate e che se n’era innamorata. Amore. Quando Natsuki le aveva proposto come una scelta di trasferirsi a Hokkaido, mai avrebbe pensato che l’avrebbe trovato proprio tra i banchi di scuola. Sorrise nuovamente riflettendo sul fatto che non voleva perderlo. Tate improvvisamente si fermò e si voltò nella sua direzione abbassando la spada di legno.
<< Finalmente ti ho trovato >> disse Mai muovendosi verso di lui.
Il ragazzo si asciugò il sudore dalla fronte increspando le sue labbra in un sorriso.
Mai lo trovò dolcissimo.
<< Sei da molto qui? >>.
La rossa scosse il capo allungando una mano verso la sua.
A sorpresa Tate la strinse contro di lui in un abbraccio. La ragazza sentì l’odore della sua pelle e del suo sudore mischiati ma non le diede fastidio. Si lasciò abbracciare contenta del suo gesto d’affetto.
<< Scusami >> le sussurrò in un soffio sfiorandole con le labbra il padiglione auricolare.
Lei gli stampò un leggero bacio sulla guancia per fargli capire che non era importante e che comprendeva il suo stato d’animo.
<< Lo so che non è facile per te >> gli rispose << Tutta questa situazione ti ha fatto tornare in mente vecchie e dolorose ferite, non devi chiedermi scusa. Capisco quanto è difficile per te restare a guardare, cercare di non farti trascinare nuovamente in quella sofferenza che un anno fa ha minacciato di farti annegare; hai lottato per superarlo e ne sei uscito più forte di prima >>.
Sentì il braccio del sedicenne stringerle con maggiore forza la vita.
<< Nessuno mi porterà via da te >> continuò Mai capendo quale fosse la reale paura del ragazzo che le stava di fronte << Non mi succederà niente >>.
Si allontanò leggermente per poterlo guardare negli occhi e gli sorrise dolcemente.
Tate la baciò con irruenza sulle labbra desiderando ardentemente di voler credere alle sue parole. Se avesse perso anche lei come era successo con Shiho non sarebbe riuscito ad andare nuovamente avanti. Quella ragazza dai corti capelli rossi, le labbra carnose e il corpo perfetto era tutto ciò che voleva dalla vita. Lei era stata l’unica che gli aveva permesso di guardare oltre quello che gli era successo, di tornare a sorridere, di gioire anche per le piccole cose. Con Mai i gelati avevano ripreso gusto, le strade non parevano più grigie e buie, i film del cinema lo facevano ridere. Tutto questo era stato possibile per quella ragazza e non sarebbe stato possibile se Natsuki non avesse deciso di tornare a vivere nella sua vecchia casa. Anche se non l’avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno, era profondamente grato alla mora per quella scelta.
<< Ti amo, Mai >> disse per la prima volta.
Lei gli sorrise radiosa e lo baciò una seconda volta.
 
Natsuki non riusciva a stare ferma un attimo dopo quello cui aveva assistito. Kuu si era svegliata, le aveva parlato e sorriso! Era come se improvvisamente il suo senso di colpa fosse scomparso. Non era morta e si sarebbe certamente ripresa. Dopo quel breve colloquio, medici e infermieri l’avevano fatta uscire per poterla visitare e lei, non volendo tornare in camera, si era recata nel parco dell’ospedale. Era la prima volta che lo vedeva, gli altri giorni non le avevano permesso di allontanarsi così tanto dalla sua stanza. Si guardò intorno mentre la luce del pomeriggio le illuminava il volto. C’erano parecchie panchine, aiuole ben tenute, fontane in cui nuotavano pesci rossi, sentieri ricoperti di ghiaia dove i pazienti potevano passeggiare in compagnia dei famigliari. Strinse le stampelle che ancora era costretta a portarsi dietro e mosse qualche passo senza sapere bene nemmeno lei dove andare.
Ma dove sono finite quelle due?, si domandò sentendo la mancanza del suo cellulare.
Se ne avesse avuto uno, avrebbe potuto telefonare e urlare loro la gioia che provava in quel momento. Era ottimista, sentiva che niente avrebbe potuto spezzare la sua allegria. Sorrise anche se era sola mentre si sedeva su una panchina appena lasciata libera. Finalmente stava andando tutto bene. Fece un respiro profondo e si passò una mano tra i lunghi capelli scuri. Da quando si era svegliata, stava facendo grandi progressi e presto l’avrebbero dimessa, Mai e Shizuru avevano trovato un loro equilibrio, Kuu sarebbe guarita esattamente come lei. Ripensò a come le due ragazze stessero andando d’accordo e una felicità inaspettata le riempì il cuore. Basta bugie, basta mezze verità, basta ansia e tutto quello che ne conseguiva. Mai aveva accettato la diciottenne per quello che significava per lei e pareva esserne contenta; magari una volta uscita avrebbero potuto fare quelle uscite a quattro che alla sedicenne dai capelli rossi tanto piacevano. Non c’era niente che poteva impedirlo ora perché la mora non aveva paura di ammettere di essere innamorata di una ragazza, di Shizuru Fujino. Aveva appena formulato quei pensieri che l’avevano fatta arrossire, quando la voce della diciottenne la risvegliò.
<< Natsuki, non sei stanca dopo la fisioterapia? >>.
La sedicenne si voltò di scatto sorridendo ancor di più.
<< Shizuru! >> esclamò mettendosi in piedi. Aspettò di averla vicina prima di abbracciarla << Kuu si è svegliata! >> continuò stringendosi al suo corpo.
La Presidentessa rimase piacevolmente colpita da quello slancio di sincero affetto da parte della più piccola sempre così restia ad esprimere quello che provava e cercò con tutta se stessa di scacciare l’immagine del venticinquenne per godersi al massimo quel momento. La strinse mentre un brivido le percorreva la schiena.
<< Sei molto contenta, eh Natsuki? >> le sussurrò in un orecchio respirando l’odore della sua pelle.
La mora annuì mentre si scioglieva dalla sua presa e Shizuru le accarezzò una guancia con affetto. Quanto aveva atteso prima di tornare a veder brillare quella meravigliosa luce luminosa nei suoi occhi? Lasciò che le baciasse la punta delle dita con calore e le sorrise con trasporto. Stavano uscendo da quell’incubo.
<< Shizuru, ma cosa… >>.
A quella richiesta rimasta in sospeso, la diciottenne ebbe una fitta la cuore nel comprendere quello che doveva aver visto Natsuki. Si era momentaneamente dimenticata dei lividi e della fasciatura ai polsi per impedire all’altra ragazza di scoprire quello che era accaduto. Ritirò la mano quasi d’istinto dopo aver abbassato lo sguardo.
<< Niente >> si giustificò cercando di apparire tranquilla << Mi sono solo fatta leggermente male ieri sera >>.
Le rivolse un sorriso per farle capire che andava tutto bene.
Natsuki stava per dire qualcosa quando l’arrivo improvviso di Mai e Tate la bloccò.
<< Allora eri qui che ti nascondevi! >> affermò con una nota ironica la rossa.
<< Io non mi stavo nascondendo! >> esclamò la mora arrossendo leggermente già dimentica di quello che aveva visto.
<< Buon pomeriggio Shizuru-san >> salutarono entrambi i nuovi arrivati.
La diciottenne rivolse loro un cenno del capo e un altro sorriso.
<< Natsuki, non dai la buona notizia anche a Mai-san? >>.
La sedicenne dai corti capelli rossi guardò l’amica con aria interrogativa.
<< Kuu si è svegliata! >> ripeté la mora salterellando per quanto le fosse possibile.
<< Davvero? Ma è fantastico! >> ribatté Mai abbracciando la ragazza << Quando è successo? >>.
<< Forse un’ora fa, non lo so! >> rispose Natsuki sinceramente sollevata << Le ho parlato, Mai! Sta bene, mi ha riconosciuto! >>.
Mai la osservò contagiata dalla sua felicità e quasi non si accorse del movimento di Shizuru alle loro spalle.
<< Dove vai, Shizuru? >> chiese la sedicenne dagli occhi verdi.
<< Ho dimenticato la mia giacca su una sedia davanti le macchinette >> rispose con la sua solita gentilezza << Torno subito >>.
Rimasti soli, Mai si sedette accanto all’amica e fece un respiro profondo. Mentirle le procurava un grande dispiacere ma era l’unica soluzione. Adesso che Kuu si era risvegliata, nulla avrebbe impedito di tornare alla normalità. Le sorrise brevemente mentre godevano ancora del poco calore del sole morente.
<< Sei felice, Natsuki? >> le domandò inaspettatamente la rossa guardandola negli occhi.
La sedicenne abbassò lo sguardo per guardarsi le ciabatte e arrossì prima di annuire brevemente. Sì, ora lo era davvero.
<< Shizuru è davvero una brava ragazza >>.
A quelle parole, la mora sollevò il viso quasi di scatto come se volesse essere certa che Mai non stesse scherzando. Si guardarono negli occhi e abbozzò un sorriso timido.
<< Sì, è vero >> convenne Natsuki << E’ fantastica in tutto quello che fa >>.
<< Ti vuole molto bene e mi dispiace averci messo così tanto a capirlo >>.
Il volto della sedicenne dai capelli scuri divenne paonazzo per l’imbarazzo che provava.
<< Non…non preoccuparti… >> mormorò con poca convinzione.
<< Allora le cose tra voi vanno più che bene? >> le chiese l’altra strizzandole l’occhio.
Natsuki iniziò a tossire involontariamente e questa reazione fece scoppiare a ridere sia Mai che Tate che si era allontanato per far avere loro una maggiore intimità.
<< Mai! >> la rimproverò la mora senza sapere nemmeno lei cosa rispondere << Non… >>.
<< Vuoi dire che non ve lo siete ancora detto? >>.
<< Oh, smettila! >>.
<< Natsuki, dovresti mettere le cose in chiaro ora. Shizuru ti adora ed è palese mentre tu che hai fatto per farle capire che è importantissima per te? >>.
L’altra ragazza prese a rigirarsi le mani con nervosismo mentre comprendeva che non aveva mai fatto sentire speciale per la diciottenne.
<< Dici che… >>.
<< Ovvio >> ribatté la rossa senza lasciarla terminare << Anche subito, anzi meglio se adesso >>.
Si alzò in piedi mettendosi l’amica sottobraccio per aiutarla a camminare pensando che la brutta esperienza della Presidentessa poteva essere scacciata solo da due parole che poteva pronunciare solo Natsuki.
<< Mai… >> iniziò titubante la sedicenne dagli occhi verdi << Allora…beh, allora a te non da fastidio che io e Shizuru… >> lasciò la frase a metà incapace di continuare mentre ricordava tutti gli avvenimenti negativi che era accaduti tra loro.
La rossa le accarezzò una guancia con fare materno mentre sorrideva. Le pareva una bambina che non aveva il coraggio di confessare l’aver preso dei biscotti dopo l’ordine di non farlo. Le diede un bacio leggero e la strinse senza farle male.
<< Tu sei la mia famiglia >> le ricordò le semplicemente.
Subito dopo si voltò verso la porta principale. Il sole era appena tramontato.
 
Kazuya osservava il petto della sorella alzarsi e abbassarsi regolarmente. I medici gli avevano assicurato che non aveva riportato alcuni danno celebrale e che con molto esercizio sarebbe tornata a camminare tranquillamente. Per quel giorno le avevano impedito di muoversi ma, sfiorandole il palmo dei piedi, la ragazza aveva avvertito un leggero solletico. Era buon segno, da domani avrebbe iniziato con la fisioterapia. Aveva sempre avuto fiducia in lei, mai aveva creduto che potesse non farcela e adesso che il suo più grande desiderio si era avverato, si stava rendendo conto dell’enorme errore che aveva fatto. Si passò una mano tra i capelli biondi pensando alla sera precedente. Aveva provato a violentare Shizuru Fujino semplicemente per riuscire a sentirsi meglio di come stava prima. Voleva che Natsuki soffrisse esattamente come stava soffrendo lui in quel periodo e non gli importava se doveva fare un’azione tanto spregevole. Improvvisamente qualcuno bussò alla porta. Kazuya si ricompose, prima di dare il suo assenso ad entrare, e Kuu si svegliò. Tra tutte le persone che credeva sarebbero entrate, l’ultima era la Presidentessa del liceo Fuuka. Sobbalzò nel vederla avanzare mentre sulle labbra della sorella apparve un sorriso.
<< Shizuru-san… >> disse lentamente.
La diciottenne le sorrise guardandola negli occhi.
<< E’ una gioia vederti, Kuu-san >> rispose << Sono certa che ti rimetterai in ottima forma anche tu >>.
Si voltò verso il venticinquenne che non aveva il coraggio di guardarla negli occhi. Per quale motivo era andata da loro? Che cosa voleva?
<< Kazuya-san >> continuò con lo stesso tono << Posso parlarle un momento? >>.
<< Vi conoscete? >> chiese Kuu con innocenza.
Il ragazzo dovette inumidirsi le labbra prima di riuscire a parlare.
<< Mi dispiace molto, Shizuru-san >> disse sentendosi un verme per quello che aveva provato a fare.
Kuu lo guardò con aria interrogativa senza comprendere a cosa si riferisse. La Presidentessa guardò con la coda dell’occhio la ragazza appena risvegliatasi e cercò di non far notare il tremore che la scuoteva.
<< Vorrei parlarle un attimo fuori >>.
<< Che sta succedendo? >> continuò la bionda agitandosi leggermente.
Suo fratello fissò alternativamente le due ragazze e per diversi secondi rimase in silenzio prima di fare un respiro profondo.
<< Kuu, io… >> iniziò comprendendo che non poteva tenerlo nascosto << …ieri ho fatto una cosa… >> si bloccò guardando Shizuru << Le chiedo scusa, Presidentessa. Sono pronto a prendermi le mie responsabilità >>.
<< Kazu-chan che hai fatto? >>.
<< Sono venuta qui per questo motivo, Kazuya-san >> rispose la diciottenne in piedi ignorando la domanda di Kuu. Non voleva rivelare alla ragazza ancora troppo debole quale gesto scellerato sarebbe arrivato a compiere il fratello pur di vendicarsi di Natsuki.
Kazuya aprì la bocca per dire qualcosa ma poi la richiuse. Che cosa intendeva dire con quelle parole?
<< Dimmi che non è quello che penso! >> esclamò Kuu inorridendo al solo pensiero << Non puoi aver fatto una cosa del genere, non tu! >>.
<< Io… >>.
<< Kuu-san non angosciarti >> disse Shizuru con tono calmo << Non è successo quello che stai pensando >>.
<< Però ci ho provato >> ammise Kazuya amaramente. Solo in quel momento si rendeva conto del gesto orribile che avrebbe compiuto ai danni di quella ragazza bellissima che era entrata da poco << Io volevo che soffrisse esattamente come stavo facendo io >>.
<< Ma che stai dicendo Kazuya? Shizuru-san non c’entra niente con quello che mi è successo >>.
<< Tuo fratello voleva colpire Natsuki >> spiegò la Presidentessa << Essendo io la persona più importante per lei >>.
Quella frase sembrò non sorprendere molto la bionda e per attimo Shizuru si domandò se la mora si fosse mai confidata con lei sui suoi problemi.
<< Questo non giustifica quello che hai cercato di fare! È una cosa orribile, Kazuya! Hai dato la colpa a Natsuki ma non è giusto! >>.
Il venticinquenne sgranò gli occhi per la sorpresa.
<< Ma che dici, Kuu? Non ha provato nemmeno a frenare! Sono tornato indietro e ho analizzato attentamente il punto in cui siete cadute. Se l’avesse fatto nessuna di voi due sarebbe finita in ospedale! >>.
<< Natsuki ha un problema alla spalla >> s’intromise Shizuru ricordando le parole della sedicenne << Sono parecchi anni che ne soffre anche se non l’ha mai detto a nessuno >>.
<< Io, quella sera l’ho spintonata… >> mormorò Kuu mentre le immagini dell’incidente le passavano davanti agli occhi << …è stato per questo che… >>.
<< Sì, il dolore le ha impedito di frenare in tempo >> concluse l’altra diciottenne al suo posto.
Calde lacrime rigarono il volto della bionda mentre gemeva. Suo fratello scattò in piedi facendo quasi rovesciare la sedia e si prese la testa con entrambe le mani. Aveva sbagliato e di grosso anche. Aveva dato tutta la colpa alla sedicenne perdendo completamente la lucidità senza rendersi conto che poteva non essere come credeva lui. Si diede dello stupido per quello che aveva pensato. Guardò Kuu che si stava asciugando gli occhi azzurri velati di tristezza e amarezza.
<< Che cosa devo fare adesso? >> domandò rivolto alla sorella cercando una via che lo portasse al perdono.
<< Nulla >> l’anticipò Shizuru << Io non ho intenzione di sporgere denuncia. Nessuno lo saprà mai >>.
<< Shizuru-san, no! >> esclamò Kuu che non era d’accordo.
<< E’ la cosa giusta per tutti >> continuò la Presidentessa senza guardare nessuno << Kuu-san, avrai bisogno di tuo fratello accanto per rimetterti del tutto, la strada della guarigione è molto lunga e se Natsuki dovesse scoprire una cosa del genere non avrà più pace dandosi la colpa anche di questo. Tutti noi vogliamo la stessa cosa, superare l’incidente e guardare avanti. È l’unica soluzione >>.
La diciottenne dai capelli chiari scosse il capo.
<< Non possiamo chiederle una cosa del genere >> sussurrò ricominciando a piangere.
<< Ho già preso la mia decisione, non cambierò idea. Il mio unico desiderio è che Natsuki stia bene, il resto non è importante >>.
 
Shizuru era uscita dalla stanza di Kuu da alcuni minuti e stava camminando in direzione di quella della mora quando fu raggiunta da Kazuya. Lei si voltò fermandosi e non poté evitare che un senso di paura l’invadesse. Il ragazzo si bloccò nell’incontrare il suo sguardo e gli morirono le parole, che sua sorella voleva che le dicesse, in gola. Non sapeva come comportarsi con lei. Sotto quella maschera di calma e gentilezza si nascondeva una personalità forte e dura come l’acciaio.
<< Non mi deve nulla, Kazuya-san >> disse la ragazza per cercare di mettere più distanza possibile tra lei e il venticinquenne.
Il fatto che avesse deciso di non denunciarlo non significava che lo volesse attorno. Anzi, la sola presenza ancora la disgustava.
Il ragazza stava per dire qualcosa quando dei passi alle spalle della diciottenne lo bloccarono. Nel corridoio erano appena arrivati Mai, Tate e Natsuki di ritorno dal cortile dell’ospedale. Nel vedere Kazuya vicino a Shizuru, la coppia s’irrigidì e la rossa smise di parlare improvvisamente con l’amica. La Presidentessa si girò ma ancor prima che potesse avere il tempo di guardare Natsuki negli occhi e sorriderle, Tate stava già correndo verso il venticinquenne. Lo colpì con un pugno in pieno viso facendogli perdere l’equilibrio e gli salì sopra incapace di trattenersi.
<< Tate fermati! >> esclamò Mai preoccupata e correndo nella sua direzione.
<< Brutto bastardo! >> gridò il sedicenne senza smettere di percuoterlo << Credi di poterla passare liscia solo perché Shizuru-san non ti denuncerà? Le persone come te meritano la morte, brutto figlio di puttana! Ti ammazzo! Ti saresti divertito ieri, vero? Ma le cose non sono andate come volevi perché siamo arrivati noi. Sei un maledetto bastardo! Non devi girare intorno alla Presidentessa chiaro?! >>.
Anche la diciottenne accorse con Mai affinché la smettesse e solo quando lo tirarono via di peso dal corpo di Kazuya, Tate si fermò. Si liberò in malo modo dalla presa delle due ragazze e si rimise in piedi senza dire una parola. L’altro ragazzo si appoggiò al muro con una mano mentre tentava di rialzarsi e con quella libera si teneva il naso che gocciolava sangue.
<< Io non…non volevo… >>.
Shizuru guardò la mora che era rimasta immobile mentre osservava la scena con occhi sgranati.
<< Natsuki… >> mormorò con terrore.
La sedicenne parve risvegliarsi in quel momento e alzò gli occhi verso di lei.
<< Che cosa…che cosa ti ha fatto Kazuya? >> domandò con voce tremante.
Improvvisamente ricordò la fasciatura intorno al polso sinistro della diciottenne, le parole del venticinquenne e con una mano si coprì la bocca per la rivelazione che la fulminò.
<< Aspetta Natsuki, non è… >>.
<< Non è cosa? >> esclamò la ragazza dai capelli neri << Cosa? Niente? Lui ti ha… >>.
Non riusciva nemmeno a dirlo talmente era forte la rabbia che provava.
<< Natsuki, calmati adesso. Non ti agitare >> s’intromise Mai.
L’altra la guardò stringendo le stampelle fino a far diventare bianche le nocche.
<< Lo sapevi anche tu e non mi hai detto niente? >> urlò sentendo le prime lacrime rigarle il viso << Come hai potuto Mai? Hai detto che tu ed io siamo una famiglia! È tutto una bugia quindi? >>.
<< No che non lo è, lascia che ti spieghi >>.
Natsuki scosse il capo senza riuscire a smettere di piangere.
<< No, non ti voglio ascoltare! Nessuno di voi voleva dirmi niente perché sapete tutti che è colpa mia se questo è avvenuto! >>.
<< Ma che stai dicendo, nessuno ti da la colpa di niente! >> ribatté Mai cercando di farla ragionare.
La mora a sorpresa si sentì abbracciare da dietro. Riconobbe immediatamente l’odore della sua pelle.
<< Per favore Natsuki >> sussurrò la diciottenne in preda al panico stringendola contro il suo corpo << Calmati, non è successo niente >>.
<< Non è successo niente perché sono arrivati Mai e Tate a impedirlo, non prendermi per scema Shizuru! >> gridò Natsuki con rabbia << Lasciami, lasciami! >> continuò divincolandosi dalla sua presa senza smettere di piangere per il dolore che sentiva. Era come se qualcosa dentro di lei si fosse spezzato << Io…io non sono stata capace di proteggerti… >>.
Quell’ultima frase fu come un pugno in pieno stomaco per la più grande. Il suo senso di colpa stava prendendo il sopravvento sul resto. Le si avvicinò per abbracciarla nuovamente e affondò il volto nei suoi lunghi capelli.
<< Non è colpa tua, non è colpa tua, non è colpa tua >> le ripeté ininterrottamente mentre piangeva anche lei << Per favore Natsuki >>.
<< Come puoi stare con una persona che non riesce nemmeno a difenderti? Guardami! Sono inutile e non ti merito! >>.
Invece di diminuire, la presa sul suo corpo da parte di Shizuru aumentò.
<< Io ti amo, Natsuki >> le sussurrò in modo che fosse l’unica a sentirla << Ti amo e non voglio perderti >>.
<< No, non è giusto! >> affermò la mora voltandosi in malo modo affinché la lasciasse andare << Non posso chiederti di legarti a me, non sono in grado di fare niente per te! Tutta questa situazione l’ho causata io! È colpa mia! >>.
Si diresse verso la sua stanza e, al tentativo di Mai di fermarla, Natsuki la fulminò.
<< Andatevene via tutti >> disse a denti stretti.
<< Ma Natsuki… >>.
<< Via! Non sono stata chiara? >>.
Senza aspettare risposta, si voltò e sbatté la porta della sua camera.
Tate prese la mano di Mai e gliela strinse guardandola mentre scuoteva il capo. Insistere adesso non sarebbe servito a niente. Alzò gli occhi sulla Presidentessa che era rimasta agghiacciata dalle sue parole e non si muoveva.
Non è possibile che stia accadendo veramente!, continuava a ripetersi, No, è un incubo! Natsuki non mi lasciare, non ora che sta andando finalmente tutto bene!
<< Presidentessa, è meglio se andiamo ora >> disse il sedicenne sentendosi in colpa per il suo comportamento irruento. Purtroppo non era riuscito a trattenersi.
Mai vide il suo ragazzo fare una pressione sulle spalle della diciottenne affinché si muovesse e solo dopo uscirono dall’ospedale.

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Capitolo 34
*** Dolore ***


Natsuki si lasciò scivolare sul pavimento dopo aver sbattuto la porta. Le erano sfuggite di mano le stampelle e lei si era lasciata scivolare per terra senza riuscire a smettere di piangere.
La vita fa schifo, pensò singhiozzando e prendendosi la testa con entrambe le mani e schiacciandola contro le ginocchia, Schifo, schifo! Come è potuto succedere davvero?
Guardò in alto come se ci fosse qualcuno lì con lei e l’attimo dopo rabbrividì mentre ripensava a quello che Kazuya aveva provato a fare a Shizuru. Era una cosa terribile ed era accaduta per colpa sua. Non era stata capace di difendere la persona più importante della sua vita, l’unica che le avesse mostrato cosa fosse l’amore, quella che le aveva fatto battere forte il cuore ogni volta che le si era semplicemente avvicinata.
Tra tutte le persone tu sei quella che non dovrebbe mai soffrire e soprattutto non per me. Io non ti merito, Shizuru.
Le lacrime luccicarono alla luce della luna che entrava dalla finestra e svanirono velocemente, assorbite dal tessuto del suo pigiama col quale si asciugava il volto. Alzò leggermente la manica destra per scoprire il polso e sorrise amaramente. Col dito dell’altra mano lo sfiorò accarezzando mentre ricordava quando la diciottenne le aveva disegnato con una penna nera il simbolo del loro amore.
 
Chie, Aoi e Nao erano appena andate via. La quindicenne aveva lasciato alla mora l’amaro in bocca nel ricordarle che nulla sarebbe stato come prima e Shizuru se n’era accorta.
<< Non dovresti ascoltare quello che ti dice Nao-san >> le disse mentre le sistemava gentilmente le coperte << Hai solo bisogno di tempo >>.
Natsuki non aveva risposto e si era presa le ginocchia con entrambe le braccia.
<< Devi credere a quello che ti dico >>.
La sedicenne aveva alzato lo sguardo verso quel volto meraviglioso che le sorrideva con affetto. Shizuru era una presenza costante nella sua vita, era così felice che almeno con lei stesse andando tutto bene.
Ma per quanto tempo?, si era domandata improvvisamente con una nota di dolore.
Si era morsa il labbro inferiore e la diciottenne aveva notato immediatamente quel gesto.
<< A cosa pensi? >> le aveva chiesto sedendosi al suo fianco e accarezzandole con calore una guancia.
La mora era arrossita senza sapere bene cosa dirle. Shizuru era lì, con lei, che si preoccupava e la coccolava ogni volta che poteva; come poteva anche solo pensare che si sarebbe allontanata da lei? Aveva ripensato a Sonoka e a quando le aveva riferito di essere innamorata della Presidentessa. Si era dichiarata? Shizuru come aveva reagito? Nao le aveva detto che aveva avuto molte ragazze nell’arco di quegli, si sarebbe stancata presto anche della sedicenne? E lei come avrebbe fatto senza più la diciottenne al suo fianco? A distrarla momentaneamente dai suoi pensieri, era arrivata un’infermiera col pranzo. Natsuki l’aveva guardata senza dire niente mentre Shizuru le sorrideva affabilmente.
<< Ci penso io >> disse riferendosi al vassoio col cibo.
La donna, giovane e carina rispetto alle altre, era arrossita prima di annuire e allontanarsi. A quel segnale, il campanello d’allarme della mora aveva iniziato a squillare. Possibile che fosse così semplice per lei far cadere le persone ai suoi piedi? Una volta che si fosse stancata di lei, non avrebbe impiegato molto a trovare un’altra ragazza, magari molto più bella e aggraziata. Era arrossita nuovamente a quei pensieri e le dita di Shizuru che le spostavano una ciocca di capelli dalla fronte l’avevano fatta sobbalzare. L’altra aveva riso sottovoce portandosi la mano davanti alla bocca.
<< Natsuki è così carina quando sobbalza >>.
<< Shizuru, dai! >>.
<< Eri così assorta >> continuò la diciottenne con malizia << A cosa pensavi? >>.
Natsuki aveva abbassato lo sguardo sapendo che le sue guance avrebbero preso fuoco.
<< Pensavo a quando ti stancherai anche di me >> aveva ammesso infine continuando a non guardarla.
Shizuru l’aveva guardata con un leggero sorriso e le si era avvicinata prendendole il volto con entrambe le mani per sollevarlo.
<< Stancarmi di te? >> aveva ripetuto << Mai >>.
L’aveva baciata sulle labbra senza irruenza, assaporandole lentamente.
<< Hai avuto così tante ragazze, Shizuru >> aveva continuato la mora non essendo ancora convinta << Cosa ti fa pensare che con me sarà diverso? >>.
La diciottenne le aveva preso una mano portandosela sul cuore.
<< E’ vero >> aveva ammesso << Ma io amo solo te, Natsuki. Ascolta, batte così forte perché ci sei tu vicino a me. Noi due staremo insieme per sempre >>.
A quelle parole, Natsuki aveva provato a ritrarre la mano senza che, però, le fosse possibile. Si erano guardate negli occhi in silenzio.
<< Quindi noi…noi siamo… >>.
<< Ti imbarazza così tanto dirlo? >> le aveva chiesto la più grande divertita.
<< Shizuru, non prendermi in giro! >>.
La diciottenne si era alzata e aveva tirato fuori dalla sua borsa una penna nera. Natsuki l’aveva guardata con aria interrogativa mentre tornava ad avvicinarsi e le faceva segno di darle la mano.
<< Ma cosa… >> aveva iniziato la sedicenne continuando a non comprendere.
Nonostante tutto, l’aveva lasciata fare. Aveva visto Shizuru chinarsi leggermente sul suo polso e disegnare qualcosa.
<< Ecco fatto >> aveva detto con aria soddisfatta la Presidentessa sorridendole e alzandole il braccio senza farle male << Un cuore e un infinito intrecciati >> aveva continuato per spiegarglielo << Esattamente l’amore che provo io per te >>.
Natsuki si era accorta si stare sorridendo e ancor prima di accorgersene l’aveva abbracciata. Shizuru le aveva accarezzato i capelli.
<< Ogni volta che penserai a questo disegno, ti ricorderai di come mi sarà sempre impossibile starti lontana >>.
<< Grazie Shizuru >> aveva sussurrato la più piccola sentendo il cuore riempirsi di gioia.
<< Ti amo, Natsuki >> le aveva bisbigliato all’orecchio la diciottenne prima di allontanarla leggermente da sé per poterla baciare.
 
Anche Shizuru pensava a ciò che aveva disegnato sul polso di Natsuki mentre si spogliava e infilava sotto la doccia. Ancora non riusciva a credere che la mora avesse scoperto tutto e si era talmente arrabbiata da rifiutarla. Chiuse la cabina e lasciò che il getto caldo dell’acqua la cullasse per diversi secondi prima di fare un respiro profondo. Era stato meraviglioso vedere quell’espressione imbarazzata e titubante mentre le domandava come si dovessero considerare loro due. E il suo sorriso era stato dolcissimo nel sentire il cuore riempirsi di quel calore che per tanto tempo aveva cercato. Si piegò sulle ginocchia mentre l’acqua continuava a bagnarla.
<< Natsuki… >> mormorò nel sentire nuove lacrime mischiarsi alle gocce che le rigavano il viso.
Perché era stata così sciocca? Avrebbe dovuto proteggerla, fare in modo che Tate non vedesse Kazuya e che Natsuki non sentisse. Credeva d’avere la situazione sotto controllo e invece aveva mandato tutto all’aria. Si guardò i lividi sui polsi e rabbrividì nonostante l’acqua calda e il vapore che l’avvolgeva. Aveva avuto paura, aveva tremato e si era sentita vulnerabile e indifesa. Erano tutte sensazioni che non aveva mai provato. Ma la cosa peggiore che potesse capitarle non era quella ma la reazione della mora di fronte alla scoperta. Si era sentita tradita da coloro che proclamavano apertamente di amarla e volerle bene e si era data la colpa. Era inevitabile che accadesse; la sua angoscia si era appena allentata col risveglio di Kuu, quando le era crollato il mondo addosso per la seconda volta. Ai suoi occhi apparve l’immagine di Natsuki a undici anni, sconvolta per la morte della madre. Aveva la stessa espressione disorientata e priva di felicità che aveva visto in ospedale. Un cucciolo cui avevano strappato tutto. Di nuovo. Cosa sarebbe accaduto adesso? Mai aveva finalmente accettato la natura del loro rapporto, nessun ostacolo si prefigurava davanti al loro percorso di vita insieme, aveva creduto che sarebbe andato finalmente tutto bene ma si era sbagliata. La sedicenne, credendo erroneamente che glielo avessero taciuto poiché la incolpavano dell’accaduto, si era chiusa a riccio nei confronti di tutto non volendo ascoltate più niente. Eppure lei non poteva credere che fosse davvero finita così, non poteva arrendersi così facilmente dopo aver tanto lottato per poterla fare sua. Ripensò al loro primo bacio l’ultima notte di gita e involontariamente si ritrovò ad accarezzarsi le labbra. Era stata la prima volta che sentiva il suo sapore ed era stato così bello, così eccitante che da allora non aveva più potuto farne a meno.
Ti amo, Natsuki, e ti avrò. Non mi importa quanto ancora dovrò lottare ma tu sei mia e lo sai anche tu.
Si rialzò con una nuova forza di volontà e si voltò verso il telefono della doccia poggiando entrambe le mani sulle mattonelle ricoperte di vapore prima di chiudere l’acqua.
Hai un obiettivo, Shizuru?,le ripeteva sempre suo padre per incoraggiarla in qualunque cosa la figlia volesse, Allora non perderlo mai di vista e fai tutto quello che puoi per conquistarlo. Fermati solo quando l’avrai ottenuto.
Riflettendo su quelle parole, riuscì a sorridere.
Il suo obiettivo era Natsuki.
 
<< Ti fa ancora male? >> domandò premurosamente Mai guardando la mano rossa e leggermente gonfia di Tate.
Nonostante avessero messo del ghiaccio, ancora non accennava a migliorare. Il sedicenne abbozzò un sorriso timido e si affrettò ad abbassare lo sguardo.
<< Non…non molto… >> rispose massaggiandosela.
A quel gesto, Mai la prese delicatamente tra le sue e gli baciò con devozione le nocche arrossate.
<< Mi dispiace, Mai >> disse improvvisamente il ragazzo << E’ accaduto quello che temeva Shizuru-san. Io…io non sono riuscito a trattenermi >>.
La rossa gli accarezzò una guancia con l’altra mano.
<< Non sono arrabbiata con te, Tate. Sono solo molto addolorata per Natsuki e Shizuru-san. Hai visto anche tu come si sia data la colpa di tutto >>.
Tate annuì in silenzio. Era inevitabile che accadesse.
<< Domani le parlerai, le farai capire che nessuno pensa che l’agguato alla Presidentessa fosse per causa sua >>.
Questa toccò alla sedicenne annuire senza dire nulla. Non era convinta che fosse così semplice. Conosceva Natsuki e sapeva quanto fosse difficile scalfire la corazza di ghiaccio che si creava intorno per evitare che gli altri potessero vedere il suo dolore. Fredda e impenetrabile, così l’aveva conosciuta. Immaginò per un attimo che sofferenza doveva aver sentito nel sentire le parole di Tate e comprendere cosa sarebbe potuto accadere a Shizuru la sera precedente. Rabbrividì. Terribile, non augurava una cosa simile a nessuno. Chiuse gli occhi per un istante dondolandosi leggermente sulla sedia come faceva spesso l’amica. Le pareva che fosse trascorso un secolo da quando Natsuki non metteva piede in casa. Da quando era in ospedale, la villetta era stranamente silenziosa senza lei che correva da una stanza all’altra, che si lamentava per i troppi compiti, che cercava con fretta le chiavi della moto. La sua Ducati. Anche il non vederla più parcheggiata al solito posto sulla strada era strano. Le venne in mente la cura maniacale che la mora avesse per il suo mezzo e come fosse ridotta dopo l’incidente. Lei l’aveva vista ed aveva avuto una stretta al cuore; era completamente inutilizzabile. Sapeva bene che l’amica avrebbe sofferto anche per quello. Improvvisamente il ragazzo le mise due dita sulla fronte facendo una leggera pressione per risvegliarla dai suoi pensieri. Nell’incontrare i suoi occhi sorrise, felice di averlo accanto in un momento tanto delicato.
<< Adesso non ci pensare troppo però >>.
Mai sorrise sentendo il cuore batterle più forte nel petto.
<< Grazie per essere qui, Tate >>.
Il sedicenne si alzò in piedi e la abbracciò da dietro prima di darle un bacio sulla guancia. La rossa sentì l’ispido della sua barba che le solleticava la pelle del viso e il suo sorriso si allargò ulteriormente.
<< Non sarei voluto essere in nessun altro luogo all’infuori di questo >> le sussurrò dolcemente.
La ragazza voltò il capo quel tanto che bastava per baciarlo e si lasciò cullare dal calore che nasceva dal basso ventre e si espandeva in tutto il corpo.
È questo quello che ha sentito Natsuki?, si domandò  mentre lo abbracciava per stringerlo contro di sé. Si alzò anche lei mentre le mani di Tate le accarezzavano la schiena. Rabbrividì di piacere comprendendo quanto fosse bella la sensazione che nasceva da quei gesti. Lo guardò negli e il sedicenne si fermò per un attimo temendo che non le fosse gradita. Mai gli sorrise brevemente per fargli capire che non voleva sgridarlo o impedirgli di continuare. Anzi. Lo baciò con maggior trasporto sentendosi protetta da quelle braccia e quelle mani che poco tempo prima non avevano esitato a colpire senza pietà. Tate riprese ad accarezzarle la candida pelle con desiderio mentre le baciava il collo. Timidamente le sbottonò l’uniforme scolastica iniziando ad intravedere il reggiseno di pizzo che indossava.
<< Tate… >> sussurrò appena Mai.
Il ragazzo tornò a concentrare la sua attenzione sul volto dell’altra temendo d’essersi spinto oltre.
<< Ti amo >> continuò la rossa passandogli le dita tra i corti capelli.
Sentì di essere sollevata di peso e sdraiata sul divano. Tate si chinò su di lei riprendendo a baciarla e a sbottonarle la camicia. Lei fece la stessa cosa e l’aiutò a sfilarla per farlo rimanere a torso nudo. Per qualche secondo la sedicenne contemplò il suo corpo modellato dai duri allenamenti prima di slacciargli la cintura. Sobbalzò quando il ragazzo le sfilò, con un gesto deciso ma delicato allo stesso tempo, la gonna facendola rimanere con l’intimo. Arrossì, consapevole che mai nessuno l’aveva vista come stava facendo lui. Si baciarono ancora con trasporto. Ancor prima di rendersene veramente conto, si ritrovarono nudi. Si sorrisero leggermente imbarazzati sapendo che per entrambi era la prima volta. Mai gli accarezzò dolcemente una guancia per nulla spaventata da quello che stava accadendo. Gli passò entrambe le mani sulla schiena per stringerlo e sentirlo ancor più suo e sussultò quando il ragazzo iniziò a baciale delicatamente il seno.
<< Tate ti amo >> sussurrò ancora una volta.
Il sedicenne risalì lentamente con la lingua accarezzandole il collo e il padiglione auricolare destro.
<< Anch’io >> rispose l’attimo prima di penetrarla.
 
Quando il sole svegliò Mai, la sedicenne si sentiva felice come non le era mai stata. Aveva fatto l’amore con Tate ed era stato bellissimo.
Natsuki, si domandò improvvisamente, Anche tu eri così felice con Shizuru-san? L’amore è davvero un sentimento meraviglioso e nessuno te lo negherà più.
Si alzò iniziando a preparare la colazione dopo essersi infilata qualcosa addosso.
<< Buongiorno >> disse con un sorriso notando Tate sbadigliare e grattarsi la testa.
<< Giorno >> rispose avvicinandosi a lei e dandole un leggero bacio sulla guancia.
L’abbracciò con calore respirando l’odore della sua pelle. Mai lo lasciò fare sorridendo leggermente mentre finiva di preparare. Si voltò sciogliendosi dalle sue braccia e gli fece segno di mettersi a tavola. Stavano per iniziare a mangiare quando improvvisamente qualcuno bussò alla porta. Si guardarono per un breve istante in silenzio prima che la sedicenne si alzasse per recarsi verso la porta. Gettò velocemente un’occhiata a quello che indossava e domandò chi fosse. La risposta che ricevette la lasciò per qualche secondo basita. Per essere sicura d’aver compreso bene aprì leggermente la porta senza togliere la sicura.
<< Mai, non apri al padrone di casa? >> domandò il nuovo arrivato con sottile ironia.
In fretta la sedicenne si affrettò ad ubbidire mentre una moltitudine di domande le turbinavano nella testa. Di una cosa però era sicura; Natsuki non sarebbe stata di certo contenta.
 
Quella mattina non aveva voglia di fare niente. Si odiava per quello che era successo a Shizuru e la notte passata in bianco non aveva di certo diminuito il suo senso di colpa. Chiuse e riaprì gli occhi un paio di volte prima di scostare in malo modo il vassoio della colazione senza toccare niente. Guardò l’ora e sospirò mentre ancora ribolliva di rabbia. Alla fine, con uno sbuffo, si alzò in piedi e afferrò le stampelle. Ormai le servivano sempre di meno, presto avrebbe potuto abbandonarle. Uscì dalla sua stanza e si avviò verso quella di Kuu. Aveva bisogno di sfogarsi contro Kazuya per quello che aveva fatto. Non le importava niente se aveva chiesto scusa o se era dispiaciuto, doveva pagare anche solo per averlo pensato. Non sapeva ancora bene come, ma aveva intenzione di rompergli tutti i denti. Aprì la porta della camera della bionda spalancandola e rimase alquanto sorpresa e scocciata di trovarvi dentro solo la diciottenne. Kuu alzò gli occhi su di lei e abbozzò un leggero sorriso imbarazzato prima di salutarla.
<< Piantala, non ho nessuna voglia di parlare con te. Sto cercando quel figlio di puttana di tuo fratello >>.
A quelle parole, per un attimo la ragazza pensò di urlarle contro di non parlare di suo fratello in quel modo ma si trattenne comprendendo come dovesse sentirsi la sedicenne. Se fosse successo a lei, probabilmente avrebbe reagito allo stesso modo. Fece un respiro profondo e le fece segno di entrare. Alla sua proposta Natsuki scosse il capo quasi con violenza.
<< Non voglio parlare con te! Voglio tuo fratello! Voglio picchiarlo con queste mani e sentirlo urlare esattamente come ha fatto fare a Shizuru! >>.
<< E questo farà in modo che quello che ha fatto Kazuya sia dimenticato? O farà tornare indietro il tempo affinché non accada? >>.
Per qualche secondo la mora non disse nulla limitandosi a fissarla e a imporsi di non piangere.
<< Stai cercando di giustificarlo? >>.
Kuu scosse il capo e una lacrima le rigò la guancia destra.
<< No, non voglio fare questo >> rispose << Sono stata la prima a dire a Shizuru-san che doveva denunciare mio fratello per quello che aveva provato a fare ma prova a ragionare Natsuki! Perché non ha voluto farlo? Perché ha voluto nascondertelo? >>.
<< E’ stata solo colpa mia >> disse la più piccola << Tutto questo è colpa mia >>.
<< Natsuki non ti allontanare >> replicò la bionda comprendendo come l’altra stesse rifiutando ogni possibilità di cambiare idea sulla propria posizione << Ascoltami. Ascoltala. Ascolta quello che ti dice il tuo cuore e non la tua testa >>.
<< Smettila, io non ti ho chiesto nulla! >> sbottò l’altra diventando rossa in volto << Non voglio parlare con te, pensa agli affari tuoi! >>.
Detto, si voltò e si allontanò dalla stanza senza aspettare una risposta.
 
Mai arrivò in ospedale nella tarda mattinata ma Natsuki sembrò non far caso all’orario né tantomeno al nervosismo che cercava di nascondere. Non voleva ancora dirle dell’ultima sorpresa che aveva ricevuto ma l’avrebbe scoperta sicuramente una volta che fosse stata dimessa.
<< Ciao >> le disse provando ad apparire disinvolta nonostante tutto quello che era accaduto il giorno precedente.
<< Che cosa vuoi? >> domandò la mora senza nemmeno guardarla.
La rossa si sentì ferita dal suo tono duro per un solo attimo; quello successivo, però, scosse il capo abbozzando un sorriso.
<< Voglio starti vicino >> rispose con calma << Esattamente come Shizuru-san >>.
Nel sentir pronunciare il suo nome, Natsuki sobbalzò leggermente. Non c’era stato momento in cui non l’avesse pensata. Represse un gemito mordendosi il labbro inferiore e strinse le ginocchia con entrambe le braccia.
<< Non voglio vederla >>.
<< Natsuki, lei ti ama >> affermò l’amica sedendosi di fronte a lei sul letto << Possibile che tu non capisca che l’ha fatto per te? >>.
La mora scosse il capo con testardaggine. Tutti le davano inconsciamente la colpa di quello che era successo, anche Shizuru; per questo non le avevano detto nulla dell’accaduto di quella sera.
<< Lasciami stare! >> esclamò non appena sentì Mai posarle una mano sul braccio per scuoterla dai suoi pensieri.
La sedicenne dai capelli rossi scattò in piedi impaurita dalla sua reazione.
<< Vattene >> disse infine Natsuki. Vide che l’amica non si muoveva << Ho detto esci! >> ripeté urlando.
Gli occhi di Mai si riempirono di lacrime dopo quelle parole. Rimase pietrificata per diversi secondi e alla si mosse verso la porta della stanza.
<< Lo so che ti fa male ma… >>.
La mora scese dal letto riuscendo a camminare fino all’entrata senza stampelle. Spalancò la porta e sobbalzò nel trovarsi davanti al volto della diciottenne.
<< Shizuru… >> mormorò sentendo il labbro inferiore tremarle.
L’altra ragazza abbozzò un sorriso e allungò una mano verso quel volto triste per cercare di alleviare la sua sofferenza. Nel sentire la gentilezza delle sue dita accarezzarle la pelle, Natsuki non poté evitare di piangere. Era così bella, così affabile, che desiderò abbracciarla e baciarla. Sentì le lacrime rigarle il viso e si ricordò cosa era successo il giorno prima.
È colpa mia!, urlò una voce nella sua testa.
Nel momento in cui la sentì, si allontanò dalla sua mano con un movimento brusco.
<< Perché sei qui? Non saresti dovuta venire >>.
<< Sono qui perché ti amo >> rispose la Presidentessa in tono pacato, nonostante le facesse male vederla piangere << E perché voglio restare con te >>.
La sedicenne dagli occhi verdi abbassò lo sguardo verso i suoi polsi e riuscì a intravedere i lividi. Si ritrovò a stringere le mani a pugno ancor prima d’aver formulato un pensiero. Scosse il capo come se avesse ascoltato in ritardo le sue parole.
<< Non possiamo, non possiamo! >> disse << Io non posso stare con te! Sono io la causa di tutto, è colpa mia! >>.
Anche gli occhi della più grande si riempirono di lacrime.
Io voglio solo stare con te!, avrebbe voluto dirle, Il resto non mi importa! Andrei anche all’inferno se servisse! Perché non capisci.
<< Va via, Shizuru >> sussurrò la mora senza guardarla.
Questa volta il suo tono era malinconico, non traspariva odio o rancore. Era semplicemente dispiaciuta di doverlo dire.
<< Per favore, va via >>.

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Capitolo 35
*** Dimissioni ***


Trascorsero due giorni. Natsuki aveva accettato nuovamente la silenziosa presenza di Mai accanto. Anche se non se l’erano detto, entrambe sapevano che era meglio non parlare di quello che era accaduto. La mora era ancora troppo ostinata per poter provare ad ascoltare a cuore aperto l’amica. La rossa dovette accontentarsi di quel silenzio pur di starle accanto non trovando, per il momento, altra soluzione. Dopo la scuola andava da lei e rimaneva in ospedale finché glielo permettevano. La sedicenne dagli occhi verdi era ormai pronta ad essere dimessa. Aveva abbandonato le stampelle in modo definitivo e non si stancava più tanto facilmente. Nonostante i miglioramenti, però, ancora non se l’era sentita di raccontarle della grande sorpresa che avrebbe trovato a casa. Continuava a ripetersi che stava aspettando il momento giusto per farlo ma la verità era che temeva la sua reazione. I rapporti col signor Kuga non erano mai stati buoni, Natsuki nutriva un profondo rancore per il padre a causa di quello che le aveva fatto, per il dolore che le aveva procurato, per le parole affettuose che non le aveva rivolto. Ricordava che per la mora era stato molto strano andare a vivere da lei che aveva sempre avuto un ottimo rapporto con i genitori. Prima di entrare fece un respiro profondo.
<< Ciao Natsuki >> disse con un sorriso << Quando ce ne vogliamo andare da qui, allora? >>.
Glielo domandava tutte le volte che arrivava, desiderava ardentemente che si lasciassero alle spalle quell’avvenimento e che ricominciassero nuovamente. Anche per Shizuru ci sarebbe stata un’altra speranza. Pensando alla diciottenne dovette convenire col fatto di non aver mai conosciuto nessuno con una tale dedizione per una persona. Era come se tutta la sua vita ruotasse attorno a Natsuki.
<< Non sopporto più questo cibo! >> esclamò la mora allontanando il vassoio.
Mai sospirò avvicinandosi al letto.
<< Dai, non fa niente >> rispose notando che aveva sbocconcellato solo il panino << Quando uscirai ti prometto che cucinerò tutto quello che vuoi >>.
Controllò l’ora e la osservò scendere dal letto. Non provava più nessun dolore nel muoversi, le ferite si erano rimarginate completamente. Si domandò se la stessa cosa valesse per quelle della sua anima. Natsuki aprì la porta della sua stanza diretta alla seduta di fisioterapia. Anche se non l’aveva mai detto a Mai, ogni volta che usciva dalla sua camera, sentiva il cuore batterle forte nel petto. Sapeva che oltre quelle pareti c’era lei. Se ne stava sempre nel corridoio, seduta o in piedi, e attendeva di vederla, che le passasse accanto mentre le sorrideva calorosamente. Non osava avvicinarsi, non bussava alla sua porta, non le parlava. Si limitava semplicemente ad osservarla andare e venire dal fisioterapista e restava nel corridoio finché non le era permesso. La mora si bloccò come ogni volta che incontrava i suoi occhi velati di malinconia ed egoisticamente gioì che fosse lì anche quel giorno. Significava che ancora non l’aveva dimenticata, che era ancora nei suoi pensieri, che fosse ancora importante. Sapeva che era sbagliato provare quei sentimenti, lei l’aveva lasciata e sarebbe stato più che giustificato se non fosse più andata a trovarla ma il solo pensiero che potesse sfiorare un’altra ragazza la mandava in bestia. L’amava più di qualunque altra cosa, era la prima persona cui pensava quando si svegliava e l’ultima quando andava a dormire, non riusciva a pensare alla sua vita senza la diciottenne eppure non poteva nemmeno fare finta che non fosse successo niente. Lei non era stata in grado di proteggerla, se non si fossero riavvicinate ed amate Kazuya non le avrebbe fatto nulla, sarebbe stata bene. Interruppe il filo delle sue riflessioni riprendendo a camminare. Le labbra di Shizuru s’incresparono in un dolce sorriso mentre le passava accanto. Alle narici le arrivò il profumo della sua pelle e se ne sentì appagata. Anche quella volta l’aveva vista.
 
<< Molto bene, Natsuki-san >> disse il fisioterapista al termine della seduta con un mezzo sorriso << Direi che hai ripreso molto bene tutte le tue funzioni motorie. Ti senti stanca o hai qualche tipo di dolore? >>.
La sedicenne scosse il capo.
<< Allora non c’è motivo per rivederci nuovamente >>.
A quelle parole, la mora lo fissò spalancando gli occhi per la sorpresa.
<< Intende dire che… >>.
L’uomo annuì energicamente.
<< Puoi tornare a casa anche oggi stesso >>.
<< Oh, grazie Rin-san! >> esclamò contenta per la bella notizia ricevuta.
<< Sempre che gli altri medici siano d’accordo >> precisò il fisioterapista, anche se ormai era troppo tardi.
La ragazza era già corsa via verso la sua stanza, non vedeva l’ora di dirlo a Mai.
 
Mentre attendeva Natsuki tornare dalla sua ora di fisioterapia, la rossa trascorreva il tempo in compagnia di Shizuru che non si allontanava dal corridoio per nessun motivo.
<< Andrà meglio domani, Shizuru-san >> disse come ogni giorno Mai.
La diciottenne si appoggiò alla parete e sospirò abbozzando un sorriso. Mai avrebbe creduto che si sarebbe ritrovata ad essere consolata dalla sedicenne dai capelli rossi, fin dal loro primo incontro aveva pensato che sarebbero state rivali per sempre. E invece era stato proprio l’incidente e ciò che ne era derivato a permetterle di avere un buon rapporto con l’altra. Si guardarono negli occhi e la più piccola vi lesse un’immensa tristezza da farle stringere il cuore.
Perché sei così cocciuta, Natsuki?, si domandò distogliendo lo sguardo, Non capisci che è peggio per entrambe? Quando finalmente aprirai gli occhi e la smetterai con questo stupido atteggiamento?
<< Mai! Ehi, Mai! >> urlò improvvisamente Natsuki arrivando dall’altra parte del corridoio << Posso andare a casa! Il fisioterapista ha detto che posso! >>.
Entrambe le ragazze sorrisero nel sentire quelle parole e i loro cuori si alleggerirono da un grande peso.
<< Sul serio? >> chiese la rossa << Sei sicura che puoi? >>.
<< Devo sentire anche il parere degli altri medici ma lui era positivo! >>.
<< Ma è fantastico! >> esclamò Mai voltandosi verso Shizuru << Allora vado a sentire io cosa dicono, okay? Tu resta qui e non sforzarti più del dovuto >>.
<< Cosa? >> provò a dire l’altra sedicenne << No, Mai! Aspetta un attimo! >>.
Troppo tardi, l’amica si era già allontanata lasciandola sola con la diciottenne. Natsuki la guardò sentendo il cuore che le martellava nel petto ad una velocità folle. Da quanto tempo non erano sole? Da quanto tempo non veniva sfiorata dalle sue mani? Da quanto? Quanto? La vide staccarsi dalla parete e avvicinarsi a lei con quel suo meraviglioso sorriso. Dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non saltarle addosso e baciarla. Fece un respiro profondo e arrossì involontariamente.
<< E così si torna a casa, eh Natsuki? >> disse la più grande.
La mora annuì e l’attimo dopo sussultò nel sentire le dita di Shizuru sfiorarle la guancia destra. Rabbrividì ricordando quello che riusciva a farle provare con quelle dita.
<< Già… >> mormorò infine desiderando che quel contatto non si interrompesse mai.
<< Sei così carina Natsuki >> aggiunse l’altra spontaneamente << La mia Natsuki >>.
La sedicenne dagli occhi verdi ingoiò un groppo di saliva comprendendo d’essere avvampata. Le pareva un’eternità da quando le aveva sentite l’ultima volta. Incapace di trattenersi, le baciò i polpastrelli.
<< Vedo che le cose stanno andando bene >> constatò una voce femminile.
Nel sentirla, Natsuki si scostò da Shizuru si scatto.
<< Kuu >> disse a denti stretti osservando la bionda avanzare sulle stampelle.
<< Natsuki, Shizuru-san >> salutò cordialmente la diciottenne.
<< Che cosa vuoi? >> chiese la mora.
<< Non credi alle mie parole? >> domandò a sua volta l’altra ragazza << Sono contenta che le cose si siano aggiustate tra voi >>.
<< Fatti gli affari tuoi! >>.
<< Natsuki >> l’ammonì la Presidentessa del Consiglio Studentesco.
<< Sono venuta a salutarti, Natsuki >> continuò Kuu << Ho visto che non eri in camera. Kazuya ed io abbiamo convenuto che la cosa migliore sia chiedere un trasferimento in un altro ospedale >>.
<< Dove te ne vai? >> chiese la sedicenne interrompendola.
<< I miei nonni vivono a Nara, per un po’ staremo da loro. Almeno finché non mi riprenderò completamente. Abbiamo entrambi bisogno di riflettere su quello che è successo >>.
L’ultima frase colpì la mora che si ritrovò ad abbassare gli occhi.
<< Allora buon viaggio, Kuu-san >> salutò cordialmente Shizuru << E ovviamente un grosso in bocca al lupo per la guarigione >>.
<< La ringrazio Shizuru-san >> rispose la bionda. Ci fu un attimo d’esitazione nella sua voce << Per tutto >> aggiunse poi.
<< Ci…ciao Kuu e…e buona fortuna… >> mormorò Natsuki improvvisamente a disagio di fronte a quella nuova situazione.
Osservò in silenzio la ragazza allontanarsi per tornare nella sua stanza e si domandò se si sarebbero mai riviste. Da come aveva parlato la diciottenne pareva che fosse solo per un periodo ma chi poteva dire se invece si sarebbero trasferiti stabilmente a Nara? Inghiottì un groppo di saliva e guardò Shizuru che la stava osservando in silenzio. I suoi occhi parevano bisbigliarle che lei non l’avrebbe mai lasciata.
 
Mai osserva Natsuki in silenzio mentre il tassista guidava vero la loro casa. Quando era tornata con i moduli delle dimissioni, la mora aveva lasciato che Shizuru l’aiutasse silenziosamente a preparare le sue cose per andare via. Le sarebbe piaciuto domandarle spiegazioni ma vedere che c’era stato qualcosa che si era smosso, la riempiva di gioia. Perfino la novità che aveva a casa le pareva insignificante rispetto a quel cambiamento.
<< Cosa c’è? >> le chiese l’amica vedendo che non smetteva di fissarla.
La rossa si affrettò a scuotere il capo con un mezzo sorriso.
<< Shizuru-san ti ha aiutata a preparare la valigia >> osservò guardando fuori dal finestrino.
Erano quasi arrivate.
A quelle parole, Natsuk avvampò stringendo nervosamente un lembo del giubbotto.
<< E’ stato solo un caso >> rispose infine.
<< Sarà >> si limitò a dire con aria maliziosa la rossa strizzandole l’occhio.
Il taxi si fermò di fronte al cancello di casa per farle scendere. Mai pagò dopo che l’uomo ebbe tirato fuori dal portabagagli l’unica valigia della mora e si voltò verso il portone di casa facendo un respiro profondo. Natsuki intanto l’aveva preceduta sul vialetto contenta di poter finalmente dormire nel suo letto.
<< Natsuki aspetta >> disse improvvisamente. Era arrivato il momento di dirglielo. La raggiunse sulla soglia della porta.
<< Mai, hai lasciato la luce accesa nel salone >> constatò l’amica aspettando che l’altra aprisse.
<< No, io non ho dimenticato niente >> disse Mai trattenendo il respiro.
<< E allora chi c’è den… >>.
Le parole le morirono in gola quando improvvisamente l’uscio di aprì presentando una terza persona.
<< Mi sembrava d’aver sentito parlare >> disse l’uomo con un mezzo sorriso.
<< Che diavolo ci fai a casa nostra? >> esclamò Natsuki allontanandosi leggermente da lui.
<< Sono felice anch’io di vedere che stai bene, Natsu >> rispose l’altro con ironia << E che non ti sia schiantata con quella benedetta moto >>.
Non chiamarmi Natsu! Solo mia madre poteva farlo!
<< Che cosa vuoi? >>.
<< Natsuki… >> provò a dire Mai.
<< Direi che qualcuno ha dimenticato che questa è casa mia >> affermò il signor Kuga << Adesso entra, o vuoi che ti senta tutto il vicinato? >>.
Per un attimo la mora gettò un’occhiata alla villetta accanto pensando che Shizuru era in casa e si affrettò ad entrare affinché non si addolorasse nel sentirla urlare. Mai chiuse la porta alle sue spalle.
<< Tu lo sapevi e non mi hai detto nulla? >> gridò Natsuki voltandosi verso l’amica.
<< Io pensavo che… >>.
<< Sapeva che ti saresti rivoltata contro come stai facendo ora >> rispose al suo posto l’uomo << E dire che pago fior di quattrini per la scuola che frequenti e non hai un minimo d’educazione, figlia mia >>.
<< Vaffanculo! >>.
<< Ecco, appunto >> fece laconico l’altro.
<< Vattene, non ti voglio in casa! >>.
<< Calmati adesso. Non ho nessuna intenzione di andarmene >>.
<< Che cosa sei venuto a fare? >>.
<< Sono tornato per controllare quello che combini. Se non ti fossi divertita nelle tue stupide gare con la moto adesso sarei ancora a concludere affari a Londra >>.
<< Beh, puoi sempre tornarci! Nessuno ha chiesto il tuo aiuto! >> sbraitò Natsuki la cui sola presenza del padre la urtava terribilmente.
<< Natsuki, basta ora >> bisbigliò la rossa temendo che la conversazione potesse peggiorare. Sapeva quanto potesse essere tremendo vedere la mora esplodere << Preparo la cena >>.
<< Mai, digli anche tu che non lo vogliamo qui! >>.
La sedicenne dai capelli corti avvampò mentre camminava verso la cucina.
<< Natsuki, Shinji-san per favore non litigate >> disse invece cercando di mantenere pacati i toni << Dovremmo essere contenti che finalmente Natsuki sia stata dimessa >>.
La ragazza dagli occhi verdi si strinse nelle spalle sbuffando e afferrò con rabbia la valigia che aveva lasciato cadere sul pavimento dell’ingresso.
<< Vado a farmi una doccia e a disfare questa >>.
<< Finché starò qui ho momentaneamente occupato la tua stanza, Natsu >> annunciò il padre che si era seduto sul divano.
<< Cosa?! >>.
<< Beh, non potevo mica prendere quella di Mai. Dopotutto la camera che hai un tempo era quella matrimoniale >>.
A quella frase Natsuki dovette stringere con forza la ringhiera di legno delle scale che portavano al piano superiore per non mettersi a urlare.
<< Non fa niente Natsuki, possiamo dividere tranquillamente il letto noi due >>.
Dallo sguardo che le lanciò, Mai comprese che l’amica si sarebbe messa volentieri a piangere per la situazione che si era creata. Ma suo padre aveva ragione, era pur sempre il padrone di casa.
<< Su, va >> continuò cercando di apparire tranquilla << Ti chiamo quando è pronto >>.
 
Shizuru non riusciva a smettere di sorridere da quando era rientrata a casa. Sì, sapeva che i sentimenti di Natsuki per lei era ancora vivi bastava solo ravvivare la fiamma. Si passò le dita che la sedicenne le aveva baciato sulle labbra e sentì le suddette farfalle nello stomaco. Era così innamorata di lei! E, ora che era stata dimessa, quel triste episodio della loro vita poteva essere finalmente accantonato. Sarebbero tornate insieme, sarebbero state felici e avrebbe potuto averla tutte le volte che desiderava. Chiuse gli occhi gettandosi sul suo letto e ancor prima di accorgersene si era sollevata la gonna dell’uniforme scolastica e scostato lo slip che indossava.
Tutte le volte che vorrò, si ripeté iniziando a gemere sommessamente.
Continuò con ritmo sempre maggiore finché non venne. Rossa e ansimante per il piace appena provato chiuse le gambe raggomitolandosi di lato.
Ho bisogno di te e tu di me.
 
<< Alla fine si tratta solo di qualche giorno >> disse Mai mentre Natsuki si infilava il pigiava. Con dolore si soffermò sulle cicatrici che aveva riportato e che ancora non erano andate via.
<< Lo voglio fuori dalle nostre vite >>.
<< Natsuki alla fine è pur sempre tuo padre >> fece la rossa sedendosi a gambe incrociate sul letto.
La cena si era svolta nel più totale silenzio, la mora aveva accuratamente evitato di incrociare lo sguardo di Shinji e pareva che l’uomo avesse fatto altrettanto. Nessuno dei due aveva voglia di litigare. Quando avevano finito, il signor Kuga aveva ringraziato ed era salito in camera dopo aver dato la buonanotte ad entrambe. La figlia non aveva nemmeno risposto.
<< No, ha smesso di esserlo tanto tempo fa >> rispose l’altra toccandosi involontariamente la spalla.
Mai ricordò l’episodio ma evitò di annuire per non fomentare ulteriormente l’amica.
<< Allora >> iniziò per cambiare argomento << Non devi dirmi niente? >>.
Natsuki arrossì comprendendo a cosa si riferisse.
<< E’ tardi >> proferì sdraiandosi sul letto << Dobbiamo dormire, domani abbiamo scuola >>.
<< Oh, dai >> solleticò la rossa mettendosi al suo fianco << Hai…hai fatto pace con Shizuru-san? >>.
La mora affondò il volto nel guanciale stringendolo.
<< Non lo so >> ammise infine.
<< Ma oggi hai lasciato che ti aiutasse >>.
<< Lo so >>.
<< E allora? >>.
La sedicenne sollevò il viso per guardare l’amica. Era la prima volta che faceva delle confidenze sulla diciottenne a Mai.
<< Io la amo >> rispose imbarazzata << Sono davvero innamorata di lei >>.
Si voltò dall’altra parte chiudendo gli occhi aspettando che l’altra sedicenne parlasse. Invece, sentì le dita della rossa accarezzarle i capelli.
<< Scusami >>.
Mai poggiò la testa su una mano per sorreggerla e le fissò la schiena.
<< Per cosa? >> le chiese vedendo che Natsuki non continuava.
<< Tu…tu ti aspettavi che magari io…beh…con un ragazzo…mentre… >>.
<< Natsuki >> affermò Mai in modo autoritario facendola tornare a guardarla << Ero io quella a sbagliare, a credere di poter ricondurre tutto a dei rigidi schemi. Ti sei innamorata, ed è semplicemente fantastico che sia accaduto. Che sia maschio o femmina non ha nessuna importanza. Tutti dovrebbero conoscere l’amore >>.
La sedicenne dai capelli neri sorrise contenta delle sue parole. Quella notte, nonostante l’arrivo del padre, dormì serenamente.
 

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Capitolo 36
*** Ritorno a scuola ***


Mai si alzò prima di tutti e iniziò a prepare la colazione. Dopo circa un quarto d’ora, la raggiunse Shinji. Aprì la porta di casa dopo aver salutato e prese il giornale del giorno.
<< Natsuki! >> gridò la rossa ben sapendo quanto fosse difficile buttare giù dal letto l’amica << Forza, la colazione è pronta! >>.
Shinji la guardò una sola volta prima di riprendere la leggere senza dire nulla.
<< Giorno Mai >> mormorò Natsuki sbadigliando e stiracchiandosi.
Ignorò completamente il padre e si sedette aspettando che l’amica facesse lo stesso prima di iniziare a mangiare.
<< Dobbiamo parlare Natsu >> disse improvvisamente il signor Kuga chiudendo il giornale e versandosi del caffè.
<< Non abbiamo nulla da dirci >> rispose la figlia che beveva la sua abituale tazza di tè sentendo la rabbia montarle dentro per come lui pronunciava il suo nome.
<< Allora vuol dire che mi ascolterai solamente >> ribatté l’uomo con tono autoritario << Non mi interessa cosa intendessi dimostrare con quella stupida gara. Ti sei quasi fatta ammazzare e nel più insensato a mio parere. L’unica cosa positiva è che quella benedetta moto è andata a farsi benedire. Puoi scordarti i soldi per comprarne una nuova >>.
La mora strinse fino a farsi diventare bianche le nocche il manico della tazza. Mai sapeva che stava per urlare e non sarebbe stato piacevole. Guardò Shinji pensando che non aveva un minimo di tatto con la sedicenne.
<< La mia vita non è affare che ti riguarda >> affermò a denti stretti Natsuki.
<< E’ affar mio se mi chiamano perché rischi di morire >> rispose suo padre << Quindi vedi di… >>.
Mai si alzò dalla sedia quasi di scatto interrompendo quello che stava dicendo. Non sopportava vedere trattata così male l’amica che per lei rappresentava tutta la sua famiglia.
<< Dobbiamo andare a scuola o rischieremo di fare tardi >> proclamò.
La mora le fu grata per l’intervento imitandola. Misero le stoviglie sporche nel lavandino e Natsuki salì a prendere lo zaino. Nel passare di fronte la sua camera, lasciata socchiusa, decise di entrare. Era tutto come l’aveva lasciato fatta eccezione per la valigia aperta del padre. Alcuni oggetti dell’uomo erano poggiati sulla sua scrivania, il letto era sfatto ma nient’altro era fuori posto. Improvvisamente una scatoletta di legno nel bagaglio attirò la sua attenzione. Si chinò per prenderla. Le ricordava qualcosa. Stava per sollevarla quando Mai iniziò a chiamarla cercandola. In fretta si rialzò correndo fuori mentre la sua mente continuava cercare tra i ricordi dove avesse già visto quell’oggetto.
 
A scuola furono tutti molto gentili con lei e lieti di rivederla. Perfino Tate risparmiò le sue battute e, quando Natsuki glielo fece notare, le rispose prontamente che aveva tutto il tempo che voleva per potergliele fare. Almeno lì era tutto come prima e Mai fu contenta che a scuola la mora avesse trovato la stessa situazione che aveva lasciato. Sapeva che il suo vero problema era a casa. Quando suonò la campanella dell’intervallo, la sedicenne dagli occhi verdi scappò via dall’aula velocemente. Aveva bisogno di restare da sola e la rossa non la seguì comprendendo i suoi pensieri. Natsuki cercò un posto dove dare finalmente libero sfogo alla sua rabbia per il ritorno dell’uomo. Lo odiava, odiava quello che diceva, odiava quello che le aveva fatto, odiava il suo modo di atteggiarsi a padre ora che tornato a Tokyo. Si ricordò di come non fosse mai andato a trovare sua madre in ospedale quando stava male e si limitasse a chiamarla e avrebbe voluto urlare.
<< Finalmente ti ho trovata >>.
<< Shizuru! >> esclamò la mora trovandosela di fronte. Non l’aveva sentita arrivare.
Senza perdere tempo la diciottenne l’abbracciò, molto più sicura dei suoi gesti rispetto a qualche giorno prima. L’odore famigliare della pelle della più grande arrivò alle narici dell’altra con forza facendola sussultare di piacere. Com’era bello.
<< Shizuru, ti prego lasciami >> disse ben poco convinta la sedicenne.
<< Non posso Natsuki, non posso >> le rispose la Presidentessa del Consiglio Studentesco << Non sei sola, io resterò per sempre al tuo fianco >>.
La mora abbassò lo sguardo mentre Shizuru le accarezzava dolcemente i capelli.
<< Cos’è che ti preoccupa? >> le domandò << Ieri eri così contenta di essere dimessa. È forse… >> esitò leggermente sapendo che fosse un argomento alquanto doloroso << …è forse il ritorno di tuo padre? >>.
Natsuki si staccò da lei quasi con violenza.
<< E tu come fai a saperlo? >>.
<< L’ho visto stamattina mentre venivo a scuola >>.
Anche se erano trascorsi cinque anni dall’ultima volta che lo aveva visto non aveva dubbi sul fatto che fosse lui anche perché non c’era nessun altra persona che poteva aggirarsi sotto il portico di casa Kuga. Lei non era stata notata o riconosciuta, probabilmente l’uomo nemmeno si ricordava della diciottenne.
<< Che cosa ti ha fatto, Natsuki? >> continuò Shizuru.
<< Niente! >> rispose quasi urlando la mora e indietreggiando.
La diciottenne le sorrise con malinconia. Si vedeva chiaramente che stava mentendo. Le prese una mano baciandogliela e la sentì rabbrividire mentre lentamente la attirava verso di sé. Natsuki non riuscì a opporsi e in poco tempo si ritrovò nuovamente tra le sue braccia.
<< Va tutto bene, di cosa hai paura? >>.
Le baciò una guancia senza lasciarla e poggiò la fronte su quella dell’altra.
<< Niente… >> ripeté la sedicenne.
<< Lo sai che a me puoi dire tutto, no? >>.
Natsuki esitò mentre i ricordi di quella notte le tornavano alla mente.
No!, urlò una voce dentro di sé e si ritrovò a scuotere il capo, Non voglio!
Si staccò nuovamente dalla diciottenne e le lanciò uno sguardo terrorizzato. Shizuru avrebbe voluto chiederle spiegazioni, riafferrarla e stringerla ancora contro di lei per rassicurarla e confortarla ma la campanella che segnava la fine dell’intervallo la fece scappare via.
 
<< Sei sicura di non voler venire? >>.
Natsuki le lanciò un’occhiata molto eloquente che le fece comprendere bene la risposta.
<< Okay, allora ci vediamo direttamente a casa? Non metterti nei guai, Natsuki >>.
<< Tranquilla Mai. Voglio solo cercare di vederlo il meno possibile >> rispose la mora riferendosi al padre.
<< Hai mangiato qualcosa almeno? >>.
<< Mai non ho sei anni >> fece la sedicenne dagli occhi verdi arrossendo leggermente per le preoccupazioni dell’amica << Mi comprerò qualcosa >>.
<< Va bene >> disse infine la rossa capendo che non sarebbe riuscita a farla tornare a casa con lei << E Natsuki… >>.
<< Sì Mai, mi metterò in pari con lo studio >> la interruppe l’altra capendo cosa stava per dirle.
L’amica le rivolse un sorriso.
<< Bravissima >>.
Natsuki la guardò allontanarsi e sospirò. Senza la sua moto non aveva idea di dove andare. Una sola cosa era certa per lei: non voleva tornare a casa e rivedere suo padre. Improvvisamente ebbe un giramento di testa e dovette appoggiarsi al cancello del liceo per non cadere. Fece un respiro profondo; Mai aveva ragione, non poteva ancora fare sforzi.
<< Natsuki, stai bene? >>.
La mora alzò gli occhi sulla figura di Shizuru. Quella ragazza era un formidabile angelo custode, era sempre presente ovunque lei si trovasse.
<< Sì >> rispose sorridendole << E’ stato solo un capogiro >>.
<< Sei molto pallida >> disse posandole una mano sulla fronte << Forse non saresti dovuta venire oggi a scuola. Stai andando a casa adesso? >>.
La sedicenne scosse il capo.
<< Non mi va >>.
Shizuru le prese una mano intrecciandole le dita con le sue.
<< Allora vieni con me >> le propose la diciottenne esibendo un dolce sorriso << Ci fermiamo ad un bar, vuoi? >>.
L’altra ragazza sentì il cuore saltarle in gola per il suggerimento inaspettato. Si accorse di non avere nessuna scusa da proporre e che non voleva nemmeno cercarne una.
 
<< Ecco qui >> disse Shizuru porgendole una tazza di tè fumante e un vassoio ricolmo di dolci e biscotti prima di sedersi di fronte alla ragazza.
<< Grazie >> rispose Natsuki scoprendosi affamata.
<< Bevi il tè finché è caldo >> le raccomandò la più grande sorseggiando il suo.
<< Forse volevi tornare a casa e fare un pranzo decente >> constatò la mora abbassando gli occhi sulla bevanda ambrata.
La diciottenne allungò una mano verso la sua e gliela strinse sorridendo.
<< Il mio posto è accanto a te, sto bene anche così >>.
Natsuki avvampò e tossì mentre cercava di non fare sempre la figura dell’imbranata.
<< Non è giusto questo >> rispose prendendo un altro biscotto << Io non voglio che ti sacrifichi per me >>.
<< Io farei qualunque cosa per te, Natsuki >> affermò in tono calmo << Solo per godere di un tuo sorriso, di un tuo sguardo, di una tua carezza >>.
La mora arrossì ancor di più a quelle parole. L’amore era quello? Dedizione totale ad un’altra persona?
<< Io ho bisogno di te, Shizuru. Ho bisogno di te per sentirsi felice ma questo non deve accadere a scapito tuo. Hai visto quello che è successo per colpa mia? E se succedesse nuovamente? Non lo sopporterei >>.
<< Non succederà nulla che tu non voglia, te lo prometto Natsuki >> le rispose con tono protettivo la Presidentessa beandosi delle sue parole << Anch’io ho bisogno di te, quando mi hai allontanata sono stata malissimo. Non voglio che accada più >>.
La sedicenne pareva essere combattuta tra quello che suggeriva il cuore e ciò che le diceva la testa. Non sapeva come comportarsi.
<< Non voglio che ti accada nulla di male >> ripeté come una bambina spaventata, la stessa bambina che aveva visto piangere quando le era morta la madre.
Shizuru ridacchiò per alleggerire la tensione.
<< Natsuki, tutta questa protezione nei miei confronti è per dirmi che mi ami? >>.
Per poco la mora non cadde all’indietro dalla sedia. Iniziò a tossire con estremo imbarazzo mentre le guance s’imporporavano. Notò che la diciottenne aveva terminato di bere il suo tè e si affrettò ad alzarsi in piedi. La piega che stava prendendo la conversazione la metteva a disagio.
<< Andiamo? >> le domandò guardandosi la punta delle scarpe.
La Presidentessa del Consiglio Studentesco le sorrise annuendo. A lei quel rossore generale e il suo modo di chiudere la chiacchierata dicevano più di mille parole.
 
Mai cercava di concentrarsi sulla biologia, era convinta che la professoressa l’avrebbe interrogata il giorno seguente ma l’unica cosa che era riuscita a fare erano gli scarabocchi sul quaderno dove invece avrebbero dovuto esserci gli schemi su come funzionavano i reni. Chiuse gli occhi sospirando per un attimo mentre poggiava il mento sul palmo della mano che impugnava la matita. In casa non c’era nessuno in quel momento; Natsuki non era ancora rientrata mentre il signor Kuga era uscito a fare due passi dopo pranzo. Scosse il capo pensando a come fosse diverso il rapporto che l’amica aveva col padre e quello che aveva lei col suo. Sorrise con malinconia, delle volte le mancavano così tanto. Il signor Tokiha era davvero affezionato alla sua famiglia, dubitava che avrebbe accettato un lavoro lontano da loro anche se avrebbe portato molti soldi. Un moto di strizza l’attraversò mentre pensava a quella conversazione che aveva udito dopo che Natsuki era finita in ospedale cinque anni prima. Era stata l’ultima volta che aveva visto Shinji.
 
Era molto tardi ma non riusciva a dormire, sentiva in sottofondo le voci dei suoi genitori che bisbigliavano perché i loro figli dormivano. Si era alzata, consapevole che fosse sbagliato origliare ma era la curiosità a spingerla. La porta della cucina era socchiusa e si vedeva chiaramente che c’era una terza persona insieme ai coniugi Tokiha. Era il padre di Natsuki. Mai si era accucciata e aveva iniziato ad ascoltare.
<< Non sono sicura d’aver capito bene >> aveva detto sua madre mentre guardava il marito.
<< Secondo me avete capito entrambi benissimo >> aveva risposto Shinji con calma << E poi non dovrete farlo gratis, ogni mese vi farò avere un assegno per il mantenimento della bambina >>.
<< A me sembra che ce la stia vendendo, signor Kuga >> aveva affermato alzandosi in piedi l’uomo dai capelli rossi con espressione disgustata.
<< Non posso occuparmi di lei >> aveva ribattuto l’altro << Sto cercando la soluzione migliore per tutti >>.
<< Shiro >> aveva osservato l’unica donna della conversazione << Se non lo facciamo noi, che fine farà Natsuki? >>.
Marito e moglie si erano guardati negli occhi.
<< Dovrebbe occuparsene lui! Quella bambina ha già perso la madre! >>.
<< Le ho già detto che non posso >> aveva ripetuto Shinji.
<< Shiro… >> aveva semplicemente detto la signora Tokiha con una nota implorante.
<< Va bene >> aveva risposto infine l’uomo << Va bene, ci occuperemo noi di Natsuki >>.
<< Molto bene, sapevo che eravate due persone intelligenti e comprensive >>.
Da quel momento Mai non aveva più visto Shinji Kuga e la mora si era trasferita stabilmente da lei.
 
Si asciugò gli occhi nel momento in cui suonarono alla porta. Gettò una veloce occhiata all’orologio a parete e sperò che fosse Natsuki. Come primo giorno era meglio se non esagerava come al solito. Aprì la porta senza controllare e si ritrovò davanti Reito.
<< Reito-san >> disse stupita di ritrovarsi di fronte il diciottenne.
<< Buon pomeriggio Mai >> rispose l’altro che si ostinava a non mettere nessun suffisso dopo il suo nome per non ammettere il distacco che aveva frapposto la rossa tra loro << Ho saputo che Natsuki-san è stata dimessa. Sono venuto a farle un saluto >>.
<< Oh, mi spiace Reito-san ma Natsuki non è in casa >> ribatté la sedicenne << Le riferirò che è passato però >>.
Stava per salutarlo e chiudere la porta, quando il ragazzo glielo impedì.
<< Potrei entrare lo stesso? Solo per qualche minuto >>.
Mai esitò leggermente pensando a Tate. Ora che le cose andavano così bene con lui non voleva problemi. Lo guardò riflettendo che, però, sarebbe stato scortese chiudergli la porta in faccia.
<< Va bene >> affermò facendogli segno di entrare.
Lo fece accomodare mentre lei preparava un tè. Iniziarono a chiacchierare amabilmente di quello che era successo a scuola e di cose futili come due adolescenti qualsiasi. La sedicenne non impiegò molto a comprendere che il voler vedere Natsuki era solo una scusa per parlare con lei.
<< Reito-san >> disse improvvisamente interrompendolo << Io sto con Tate >>.
Il diciottenne si bloccò e le sorrise con calma.
<< E così è ufficiale >> constatò abbassando gli occhi << Lui ha vinto ed io ho fallito >>.
<< Non era una gara >> precisò la rossa leggermente risentita << Io…io sono innamorata di lui >>.
Arrossì per quelle parole ripensando involontariamente ai progressi che avevano fatto.
<< Peccato Mai-san >> rispose infine << Sei una meravigliosa ragazza, per una come te avrei fatto follie >>.
Le guance di Mai avvamparono ancor di più.
<< Io e Tate stiamo insieme >> ripeté testardamente.
Reito sorrise.
<< Mai-san crede di sapere cos’è l’amore? >>.
<< Io non credo di saperlo >> affermò con sicurezza la sedicenne << Sono sicura di sapere cos’è >>.
 
Natsuki rientrò a casa in serata. La fame l’aveva spinta a farlo e, anche se avrebbe chiesto volentieri a Shizuru di ospitarla, non poteva lasciare sola Mai col padre.
Solo un paio di giorni, si ripeté prima di infilare la chiave nella toppa e girarla.
<< Finalmente >> disse Shinji non appena la vide << Dove sei stata? Possibile che ti appoggi in tutto e per tutto a Mai? >>.
<< Ciao Mai >> salutò la mora imponendosi di ignorare l’uomo.
<< Ti sto parlando, Natsuki >> precisò il padre stizzito.
<< Ma io non voglio parlare con te, la cosa migliore che puoi fare è tornartene da dove sei venuto >>.
Il signor Kuga strinse i denti.
<< Ti ho insegnato io ad essere indipendente >>.
<< No, tu mi hai insegnato cos’è l’odio >> ribatté prontamente la sedicenne stringendo le mani a pugno << E se sei venuto a fare finta di fare padre, te puoi anche andare. Io sto bene e non ho bisogno di te >> abbassò gli occhi ricordando quella notte << Ne avevo bisogno prima >>.
Shinji la fissò in silenzio e non poté evitare di pensare a Saeko. Era uguale a lei. Un lieve sorriso gli increspò le labbra riflettendo sul fatto che adesso pensare alla moglie non gli faceva più male come prima. Cinque anni fa aveva odiato Natsuki per quello che rappresentava e aveva deciso di allontanarla da sé per darle la possibilità di vivere una vita normale. Sapeva che sarebbe stato doloroso per lei, che gli avrebbe dato la colpa e riversato contro tutto il suo odio ma aveva anche capito che le avrebbe fatto più male se fosse rimasta con lui. Dalla sua parte aveva, oltre alla somiglianza impressionante, lo stesso carattere indomabile della madre, forte e coraggioso che non si lasciava abbattere da niente. Aveva conosciuto Saeko quando era ancora un ragazzino che frequentava il liceo e aveva subito capito che quella ragazza dall’apparente calma sarebbe diventata sua moglie. Lei era riuscita a conquistarlo con un solo sguardo e, anche se non era mai stato a esprimere i suoi sentimenti, la donna l’aveva amato fino alla fine della sua vita.
Mentre io, pensò amaramente, Io non sono nemmeno riuscito a dirti addio Saeko.
La frase detta poco fa dalla sedicenne dagli occhi verdi gli rimbombò nelle orecchie. Non aveva bisogno di lui. Si ritrovò a sorridere.
Bene, si disse, E’ esattamente quello che volevo. La tua indipendenza.
Rialzò gli occhi sulle due ragazze notando che era pronto a tavola. Si scostò dalla parete dove era appoggiato e si andò a sedere.

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Capitolo 37
*** Papà ***


Quella notte non riusciva a dormire, non c’era niente da fare. La povera Mai si era presa sonori calci da parte mentre si girava e rigirava nel letto.
<< Natsuki, ma che hai? >> le aveva domandato la rossa dopo una gomitata involontaria.
<< Scusami Mai >> rispose l’amica alzandosi.
<< Ma dove vai? Torna qui >>.
Ma la mora non le diede retta. Aprì la porta della stanza e uscì socchiudendola. Aveva troppi pensieri per la testa per provare di nuovo a chiudere gli occhi e aspettare che si addormentasse. Il ritorno di suo padre l’aveva sconvolta, non faceva altro che pensare a quando l’aveva portata a Hokkaido con sé, a come le avesse mentito sugli scatoloni, a come l’avesse lasciata ai Tokiha dopo essere stata ricoverata. Si toccò la spalla con rabbia.
È colpa tua!, avrebbe voluto urlargli, Solo tua! Non c’eri nemmeno quando è morta!
Si guardò intorno facendo un respiro profondo e decise di salire in soffitta. Rimase sorpresa quando scoprì che la porta era aperta e la luce fioca all’interno accesa. Con rabbia spalancò l’uscio immaginando chi potesse essere. Infatti, non si era sbagliata; Shinji era chino sui suoi scatoloni. Una profonda rabbia l’invase.
<< Che cosa ci fai qui? >> urlò incapace di trattenersi.
L’uomo sollevò gli occhi dagli oggetti che stava osservando e che teneva in mano.
<< Neanche tu riesci a dormire? >> domandò con una certa calma << Sto facendo un tuffo nel passato. Non credevo che fossero ancora qui dopo tanti anni >>.
<< Metti giù quelle cose >> ordinò Natsuki a denti stretti << Non sono tue >>.
Suo padre scosse il capo.
<< No, sono tutte tue >>.
<< Io avevo messo tutta la mia vita lì dentro! >> sbottò sentendo le prime lacrime scorrerle sulle guance << E tu…tu non li hai spediti a Hokkaido! Li hai lasciati qui! Mi hai mentito! Sei un bastardo! >>.
Adesso piangeva copiosamente.
<< Pensavo fossi diventata grande >> affermò Shinji alzandosi in piedi << Pensavo di non trovare ancora quella bambina che frignava perché voleva tornare dalla sua amichetta. A proposito com’è che si chiamava? Shi…Shi qualcosa Fujino, no? >>.
<< Shizuru >> lo corresse la mora.
<< Ah sì, Shizuru. L’hai rivista? Ricordo che le scodinzolavi dietro come un cagnolino, una cosa insopportabile per una Kuga. E’ stato un bene che ti abbia allontanato >>.
<< Non permetterti di parlare di lei con questo tono! >> gridò la figlia << Shizuru mi… >> si bloccò proprio quando stava per dire la fatidica parola << …Shizuru mi vuole bene. Sei tu quello che se n’è sempre fregato, mi hai mollato ai genitori di Mai perché non ti interessava niente! >>.
L’uomo chinò il capo.
<< Cos’è, ti sei innamorata di lei? >> domandò secco.
A quella domanda il cuore di Natsuki si fermò per un secondo.
<< La mia vita non ti riguarda, non dovresti essere nemmeno qui! Continua a giocare con i tuoi affari e fai finta che non esisto! >>.
<< E’ così? Hai una cotta per quella ragazza? Sei una Kuga, Natsuki! Non dimenticarlo mai, hai il mio sangue nelle vene! Non permetterti di essere debole >>.
<< Vaffanculo tu e il tuo cognome! >>.
Invece de ribattere, Shinji la osservò a lungo e poi estrasse dalla tasca dei pantaloni il cofanetto di legno che la sedicenne aveva visto quella mattina nella sua valigia.
<< Amavo tua madre >> iniziò accarezzandolo.
<< Non dire stronzate, non ti importava nemmeno di lei! >> lo interruppe Natsuki con astio << L’unica cosa importante era il lavoro. Eri contento di stare lontano da noi! Tu non c’eri mai! Mai, mai! Tutte le volte che mia madre piangeva c’ero solo io con lei; io ho visto il dolore e la malattia divorarla, la tristezza e la malinconia sul suo volto, l’ho vista… >> un singhiozzo le impedì di continuare << …io l’ho vista morire >>.
Calò un pensante silenzio sui due.
<< Esci da questa stanza >> mormorò infine la ragazza senza guardarlo.
Ma suo padre non aveva intenzione di ascoltarla. Aprì la scatoletta che si rigirava tra le mani e le mostrò il contenuto. Natsuki sussultò nel riconoscere gli anelli nuziali dei genitori. Alzò gli occhi sull’uomo con aria interrogativa.
<< Tua madre è stata l’amore della mia vita. Non ho mai amato nessun’altra donna. Per questo lavoravo come un pazzo; volevo darle il mondo, volevo darvi il mondo. Non sono mai stato bravo nei rapporti affettivi; pensavo che, se non vi fosse mancato niente, sarebbe andato tutto bene. E invece non andò per nulla come pensavo. La malattia di Saeko mi sconvolse, era qualcosa che non potevo controllare. Non importava quanto lavorassi e quanti soldi portassi a casa, lei non migliorava e le cure non servivano a guarirla. Hai idea di come mi sia sentito io? Ero annientato dalla consapevolezza che sarebbe morta e mi sono gettato a capofitto nel lavoro per non pensarci. Per non pensare che la mia famiglia sarebbe andata distrutta, che non avrei più avuto al mio fianco la persona che amavo. Quelle considerazioni mi facevano tremare e, quando successe, preferii non esserci, preferii urlare per l’impotenza da solo >>.
<< E io? >> chiese Natsuki ricominciando a piangere << Perché non mi sei stato vicino? Tutto quello che hai saputo fare è stato portami via dalla mia vita, mi hai completamente sradicato! Eri diventato il mio unico genitore, io avevo bisogno di te! >>.
<< L’ho fatto per te! >> rispose << L’ho fatto per non farti vivere in questa casa dove un tempo eri felice! L’ho fatto per non farti costantemente ricordare ciò che avevi perso! Volevo che ricominciassi da zero, volevo darti una seconda possibilità e portarti via da tutto quel dolore che stavi provando. Per questo ho lasciato i tuoi scatoloni qui, perché avrei dovuto farti rivivere ogni volta che avresti visto un vecchio oggetto la sofferenza che avevi passato? Volevo che lo facessimo insieme, volevo provare a rimediare >>.
<< Insieme? >> ripeté la figlia inarcando il sopracciglio destro.
L’immagine di Saeko si sovrappose per un istante a quella della sedicenne. Era la stessa espressione che usavano quando non credevano a qualcosa, quando erano perplesse.
<< Già >> mormorò << Erano queste le mie intenzioni ma non ci sono riuscito. Me ne sono accorto subito, mi ricordavi troppo Saeko. La tua somiglianza con la donna che avevo appena perso era un continuo e insanabile dolore. Mi rammendavi quello che mi era appena venuto a mancare, quello che non ero riuscito a tenermi stretto. Ti ho odiato per come i tuoi modi e la tua voce mi riportassero alla mente sempre lei. E quando ti feci del male, capii che avevo fallito. Lasciarti dai coniugi Tokiha è stata l’unica soluzione che trovai per evitare di fartene nuovamente. Loro ti avrebbero voluto bene per quello che eri, semplicemente Natsuki, mentre io continuavo a rivedere mia moglie >>.
Sua figlia piangeva senza riuscire a fermarsi, travolta da quel mare di parole che la stava facendo annegare. Anche lui aveva sofferto per la morte della madre, non era vero che non gliene era importato nulla come aveva sempre creduto. Ancor prima di accorgersene, si era toccata la spalla che le aveva dato tanti problemi mentre ricordava cosa era accaduto. Scosse il capo.
<< Avresti dovuto esserci >> ripeté con voce atona tenendo lo sguardo basso << Avresti dovuto esserci per me >>.
Shinji chinò il capo sapendo che aveva ragione. Eppure non c’era riuscito e dopo quella volta che aveva fatto finire la bambina in ospedale per colpa sua, aveva compreso che doveva allontanarsi da lei prima che succedesse nuovamente. Voleva che sua figlia crescesse forte e sicura di sé, che non si lasciasse abbattere da nulla come era capitato, invece, a lui. Non era stato capace di stare vicino alla moglie, non era riuscito nei propositi di buon padre che si era prefissato. Era bravo solo nel suo lavoro. Alzò gli occhi sulla ragazza e per un secondo rivide la bambina che al funerale si stringeva all’amica piangendo. Richiuse il cofanetto con rumore secco.
<< Natsuki… >> sussurrò improvvisamente Mai sulla soglia della porta.
Padre e figlia si voltarono nello stesso istante. La mora strinse i denti e i pugni per non mettersi a urlare e l’attimo dopo era già fuori dalla soffitta sconvolta da quelle immagini che aveva incatenato per tanti anni nel suo cuore e che adesso si erano liberate.
<< Natsuki, non andartene! >> gridò la rossa allungando una mano per afferrarla senza, però, successo.
Guardò Shinji che era rimasto in silenzio e che fissava un punto indefinito davanti a sé. L’attimo dopo lo vide rimettere nella tasca quella scatoletta di legno senza dire nemmeno una parola.
 
<< Shizuru! Shizuru, aprimi! >> gridava Natsuki bussando ininterrottamente alla sua porta e al suo campanello.
Non le importava che la sentisse tutto il vicinato, aveva bisogno di lei in quel momento. Vide il suo volto trafelato e preoccupato mentre le apriva e si sistemava la vestaglia.
<< Shizuru! >> esclamò gettandosi tra le sue braccia e ricominciando a piangere.
<< Natsuki, cosa è successo? >> domandò sentendola tremare contro di sé.
La ragazza all’inizio non rispose talmente forte era il pianto cui stava dando sfogo. La sentì aggrapparsi alla sua vestaglia come se temesse di perderla e la strinse baciandole la testa.
<< Nessuno ti farà più del male, amore mio >> continuò scivolando lentamente per terra e cullandola << Tranquilla >>.
Le accarezzò i capelli per calmarla mentre pensava che sicuramente doveva essere successo qualcosa col padre
<< Lo odio… >> mormorò la mora con poca convinzione senza smettere di nascondere il volto contro il corpo della diciottenne << …lo odio…non lo voglio nella mia vita… >>.
<< Che cosa ti ha fatto, Natsuki? Raccontami il tuo incidente alla spalla >>.
Continuò ad accarezzarla e a tranquillizzarla per un tempo che le parve infinito e solo alla fine sentì la sua voce parlare, fioca come il pigolio di un pulcino mentre i ricordi di quella notte non potevano più essere trattenuti.
 
Si erano trasferiti a Hokkaido da un paio di settimane circa e Natsuki ancora stentava ad ambientarsi. Le mancava la sua vecchia vita, Shizuru, perfino la sua scuola media e questo non credeva che sarebbe mai arrivata a pensarlo. In più, erano andati smarriti gli scatoloni con tutto quello che vi aveva messo dentro, tutti i suoi ricordi che aveva condiviso con la madre e con l’amica. Aveva guardato suo padre che stava leggendo attentamente alcuni fascicoli e aveva sospirato.
<< Vai a letto, Natsuki >> le aveva detto semplicemente senza alzare gli occhi dalle carte.
<< Non riesco a dormire, voglio tornare a casa >>.
<< Siamo a casa >>.
<< Non questa! >> aveva esclamato la bambina << Voglio tornare a casa mia, quella dove vivevamo con la mamma! >>.
<< Non ce l’abbiamo più quella casa e adesso piantala. Sto lavorando >>.
Gli occhi della figlia si erano riempiti di lacrime.
<< Voglio tornare a Tokyo >> aveva mormorato << Voglio tornare da Shizuru >>.
<< Ti ho detto di smetterla, ci siamo trasferiti qui ora. Non torneremo a Tokyo. Dimenticati quella bambina una volta per tutte >>.
A quelle parole Natsuki era scoppiata a piangere incapace di trattenersi.
<< Ti odio! >> aveva urlato con rabbia << Ti odio, ti odio, ti odio! Dovevi morire tu, non la mamma! Lei mi voleva bene! >>.
Lo schiaffo che le era arrivato era stato talmente veloce e forte da non farle capire con quale mano fosse stata colpita. Aveva sbattuto contro lo spigolo del tavolo e successivamente era caduta a terra priva di sensi.
 
Aveva riaperto gli occhi scoprendo di trovarsi distesa in un letto d’ospedale. Seduta su una sedia di plastica c’era Mai mentre il padre della bambina dai capelli rossi era in piedi appoggiato alla parete.
<< Natsuki! >> aveva esclamato la bambina saltando sul letto << Ciao! Ti sei svegliata! >>.
<< Mai… >> aveva mormorato l’altra guardandola.
<< Stai bene? Ti fa male qualcosa? >>.
La mora aveva scosso il capo ma, quando aveva provato ad alzare il braccio una fitta terribile l’aveva attraversata.
<< Fa un respiro profondo Natsuki >> aveva detto Shiro chinandosi su di lei vedendola in difficoltà << Adesso ti passa >>.
<< Perché mi fa male il braccio? >> aveva chiesto l’undicenne con le lacrime agli occhi.
<< Ricordi quello che è successo? >>.
Natsuki aveva annuito lentamente mentre i ricordi le tornavano in mente.
<< E’ uno spostamento minimo delle ossa >> le aveva spiegato l’uomo << Appena starai meglio ti faremo operare e… >>.
<< No, no! >> aveva urlato la bambina << Non ci voglio stare qui, voglio uscire >> si era guardata intorno rendendosi conto in quel momento che mancava una persona << Dov’è mio padre? >>.
Mai aveva alzato gli occhi sul suo e Shiro le aveva accarezzato una ciocca di capelli scuri con un mezzo sorriso.
<< Ti piacerebbe vivere con noi, Natsuki? >> le aveva chiesto l’uomo.
No!, avrebbe voluto gridare la mora, Io voglio andare da Shizuru! Voglio solo tornare a Tokyo!
<< Perché? >> aveva domandato invece osservandoli.
<< Non ti piacerebbe Natsuki? >> aveva detto con voce gentile la rossa abbracciandola << Saremo come sorelle >>.
<< Mio padre se n’è andato? >>.
Shiro si era limitato ad annuire.
<< Non tornerà, vero? >>.
Questa volta l’uomo dai corti capelli rossi aveva scosso il capo continuando a rimanere in silenzio. Lei si era ritrovata a stringere i pugni sotto il lenzuolo con rabbia.
Mamma, aveva pensato, Mi ha lasciata sola anche lui. Lo odio.
 
L’alba era sorta da un quarto d’ora quando Shizuru si svegliò. Osservò la sedicenne dormire finalmente tranquilla raggomitolata in posizione fetale e le accarezzò il viso dolcemente. Dopo averle raccontato quello che era successo quella notte era crollata per terra. Lei allora aveva preso un cuscino dal divano, un plaid e l’aveva coperta dopo essersi stesa accanto al suo corpo. Per tutta la notte Natsuki le aveva stretto la mano senza lasciarla un momento e quel gesto l’aveva fatta sorridere varie volte. Ora conosceva tutta la sua sofferenza, non c’era più nessun buco ed era profondamente addolorata per quello che le era successo. Non era stata capace di proteggerla. Le baciò la punta del naso prima di poggiare la testa contro la parete mentre si metteva seduta. Improvvisamente qualcuno bussò alla sua porta. Si alzò in piedi stringendo il nastro della sua vestaglia in vita e gettò una veloce occhiata alla ragazza che continuava a dormire.
<< Oh, buongiorno Kuga-san >> salutò con un leggero sorriso. Aveva intuito chi potesse essere ma non si aspettava che arrivasse a quell’ora.
<< Shizuru-san >> rispose l’uomo con un cenno del capo << Mai mi ha suggerito di chiedere a te se mia figlia è qui >>.
<< Sì >> rispose semplicemente la diciottenne.
<< Immagino che questo monosillabo sia un modo gentile per farmi capire che devo andarmene >>.
La ragazza inclinò leggermente il capo.
<< Non vedo cosa dovrebbe dirle a quest’ora. Sta dormendo >>.
<< Allora è vero che anche tu sei innamorata di lei >> affermò Shinji << Mai mi aveva detto che il sentimento di mia figlia era ricambiato. Che dire, intanto che sei diventata una splendida ragazza. I miei più sinceri complimenti. Quanti anni hai adesso? Diciassette? >>.
<< Diciotto >> precisò la Presidentessa << E sì, sono molto innamorata di Natsuki >>.
<< Ricordo come stavate sempre insieme da bambine. Avrei voluto che mia figlia fosse un po’ più indipendente. Dopotutto è sempre una Kuga e i Kuga non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno >>.
<< Mi creda, Kuga-san, Natsuki non dipende affatto da me. Amare non vuol dire sottomettersi. Dovrebbe essere semplicemente felice per lei >>.
L’uomo allargò le braccia sospirando. Sapere che sua figlia aveva una relazione con la stessa persona che da bambina aveva provato ad allontanare non era piacevole eppure al tempo stesso non ne era orripilato come aveva creduto.
<< Volevo darle questo >> disse porgendo alla diciottenne un cofanetto << Sto partendo e per favore riferiscile che se si mette di nuovo nei guai come questa volta la spedisco in un riformatorio >>.
Solo in quel momento Shizuru si accorse del taxi che stava aspettando parcheggiato sulla strada. Prese ciò che Shinji le aveva dato e lo osservò senza aprirlo.
<< Spetta a lei >> spiegò semplicemente prima di infilarsi in macchina.
Per parecchio tempo la Presidentessa aveva osservato l’auto allontanarsi nel silenzio più totale.
 
<< Natsuki >> sussurrò all’orecchio della sedicenne dopo averle scostato una ciocca di capelli << Natsuki >>.
Aveva riflettuto per un’ora su cos’era giusto fare per l’altra e alla fine era giunta alla conclusione che svegliarla e dirle dell’uomo era l’azione migliore. La ragazza mugugnò qualcosa prima di aprire gli occhi e arrossire nel trovare il volto dell’altra così vicino al suo.
<< Buongiorno >> la salutò Shizuru con un bacio lieve al quale la mora non riuscì a sottrarsi.
<< C…ciao Shizuru… >> rispose infine la più piccola.
La diciottenne l’aiutò ad alzarsi e l’attirò a sé stringendola.
<< E’ passato tu padre >> disse accarezzandole i capelli.
A quelle parole Natsuki si staccò leggermente da lei abbassando gli occhi.
<< Io non…non voglio vederlo… >>.
Era ancora troppo sconvolta per pensare di poter parlare con lui.
<< Ti ha portato questo >> continuò l’altra indicando il cofanetto di legno che aveva appoggiato sul tavolo << Ha detto che spetta a te, non mi sono permessa d’aprirlo >>.
La sedicenne lo prese tra le mani inghiottendo un groppo di saliva. Shizuru si accorse che le tremavano le mani mentre lo apriva.
<< Era…era di mia madre >> iniziò la mora tirando fuori il contenuto mostrandolo all’altra.
La fede della donna era agganciata ad una collana d’argento dalla maglia semplice e il moschettone piccolo. Natsuki la indossò imbarazzata e al tempo stesso orgogliosa che quell’oggetto fosse appartenuto a Saeko. La diciottenne l’abbracciò da dietro dandole un bacio sulla guancia.
<< Sta partendo Natsuki >> le sussurrò << Va da lui >>.
La sedicenne si voltò tremando.
<< Cosa? Lui, io… >>.
<< Va a salutarlo, Natsuki. Farà più bene a te che a lui >>.
Si guardarono negli occhi senza dire niente. L’attimo dopo la mora chiamò un taxi e uscì dalla casa della più grande.
 
Correva col cuore che le batteva forte nel petto. Non provava le stesse sensazioni di quando lo faceva per una gara, l’ansia e l’agitazione si erano totalmente impossessate di lei. Cosa doveva dirgli? Cosa le avrebbe detto lui invece? Sapeva solo che doveva vederlo. La fede della madre sbatteva sul suo petto senza un ritmo preciso. Si guardò intorno senza fermarsi. L’aeroporto era davvero affollato, possibile che tutta quella gente doveva partire? O era alle prese con problemi simili ai suoi? Osservò il tabellone rendendosi conto che non sapeva nemmeno quale fosse il volo del padre. Continuò a correre senza una meta precisa, cercando tra quei volti anonimi quello dell’uomo.
Dove sei?, si domandò.
Mai non era potuta essere di molto aiuto, neanche lei sapeva dove fosse diretto Shinji.
Avanti, avanti, si disse superando una comitiva che stava partendo per un viaggio di piacere, Fatti vedere.
L’altoparlante annunciò l’ennesimo decollo. Improvvisamente decise di salire in alto in modo da avere una visuale migliore. Spintonò coloro che erano sulle scale mobili per fare prima e riprese ad osservare le persone sporgendosi dalla ringhiera. Improvvisamente lo vide diretto verso il gate che avevano appena chiamato. Non sarebbe mai riuscita a raggiungerlo.
<< Sono qui! >> iniziò ad urlare e ad agitare le braccia per provare a richiamare la sua attenzione ma senza successo.
E adesso che faccio? Che diavolo faccio?
I suoi occhi si posarono sul megafono che stava usando un agente per richiamare all’ordine due gruppi di turisti che stavano facendo confusione con i loro carrelli per i bagagli ed ebbe un’idea. Corse verso l’uomo che lo teneva e glielo strappò di mano. Lo attivò mentre correva per tornare indietro mettendo al massimo il potenziatore di voce e si protese dalla balaustra.
<< Papà! >> gridò semplicemente.
Per un attimo tutti quello che l’avevano udita si voltarono verso di lei facendola arrossire.
Papà?, si chiese, Da quanto tempo non lo chiamo con questo nome?
<< Papà >> ripeté come se volesse assaporarlo meglio. Vide che Shinji la stava guardando e sorrideva. Si portò la mano al petto stringendo l’anello di Saeko e contraccambiò il sorriso << Buon viaggio >> aggiunse soltanto.
Non era un addio questa volta. Era un arrivederci.
 
Natsuki aveva preso l’autobus per tornare a casa. Non vedeva l’ora di raccontare a Shizuru quello che era successo, quello che aveva fatto. Sorrise mentre scendeva e camminava diretta verso la sua villetta. Sarebbe stata fiera di lei, lo sentiva. L’avrebbe abbracciata, baciata e si sarebbe congratulata per quello che era riuscita a fare per l’uomo. E allora lei…Arrossì violentemente a quel pensiero.
Io ti dirò che ti amo. Ti Amo, Shizuru.
Il cuore le saltò in gola. Era pronta a dirglielo, ora sentiva che sarebbe andato tutto bene con la diciottenne.
Ti amo Shizuru, si ripeté nuovamente provando l’effetto che le facevano quelle parole.
Suonò il campanello attendendo che andasse ad aprirle e nel frattempo si stirò con le mani pieghe invisibili della gonna dell’uniforme scolastica. Alzò gli occhi di scatto sentendo la porta aprirsi e rimase agghiacciata nel vedere la figura di una ragazza sorriderle e appoggiarsi allo stipite mentre le domandava cosa volesse.
 

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Capitolo 38
*** Emily ***


Shizuru stava preparando la colazione quando sentì dei passi leggeri alle sue spalle. Sorrise mentre spegneva i fornelli e si asciugò le mani al grembiule. Non passò poco tempo prima che le braccia dell’altra le avvolgessero la vita.
<< Buongiorno >> disse mettendo nei piatti il cibo.
<< Giorno >> rispose la ragazza posandole un bacio sulla guancia << Che buon odore >>.
<< Grazie, ho pensato di preparare la colazione all’inglese per farti sentire a casa, Emily >>.
<< Che pensiero carino >> ribatté Emily scostando una ciocca di capelli scuri dal viso << Ma c’è anche un’altra cosa che potresti fare per farmi sentire a casa >>.
La diciottenne ridacchiò sottovoce mentre poggiava i piatti a tavola.
<< Sarebbe? >> domandò maliziosamente.
L’altra ragazza le diede un altro casto bacio sulla guancia.
<< Per esempio non farmi dormire nella stanza degli ospiti >>.
Shizuru rise nuovamente mentre la guardava.
<< Emily, Emily >>.
<< Che c’è? >> chiese con aria innocente << Non mi sembra che le altre volte ti sia dispiaciuto. O preferiresti che fossi come Hilary? >> aggiunse riferendosi alla sua sorella gemella.
La Presidentessa scosse il capo senza smettere di sorridere.
<< Non ho mai detto il contrario ma adesso la situazione è diversa >>.
Emily sgranò gli occhi per la sorpresa.
<< Vuoi dire che… >> vide la diciottenne annuire <<  …la tua N? >>.
<< Non è solo una N, Emily >> precisò Shizuru << Ha un nome, è una persona >>.
<< Per me sarà sempre la tua N >> rispose convinta l’altra << N, la lettera che scarabocchiavi in continuazione quando eri a Londra. Allora è lei quella che stanotte ha suonato! Che hai combinato Shizuru? >>.
Shizuru rise portandosi la mano davanti alla bocca mentre ricordava come aveva conosciuto la ragazza che le stava di fronte. Era un anno più grande di lei, aveva diciannove anni e somigliava incredibilmente a Natsuki tranne per il seno molto più grande e la coscienza della sua omosessualità. I loro padri avevano concluso affari molto vantaggiosi per entrambi e, avendo scoperto di avere delle figlie coetanee, si erano proposti di ospitarle a turno affinché imparassero le rispettive lingue. Shizuru era andata per la prima volta a Londra a casa dei Nichols a quattordici anni, Emily e Hilary ne avevano quindici. Era rimasta immediatamente colpita dalla bellezza di entrambe; alte, magre, lunghi capelli neri ma Emily aveva di diverso rispetto alla sorella il colore degli occhi. Verdi come quelli di Natsuki. Aveva subito legato con lei di carattere solare, mite e spigliato al contrario di Hilary più chiusa e timida con la quale aveva un rapporto molto tranquillo e pacato. Al suo ritorno era rimasta talmente entusiasta da quella nuova conoscenza che ogni anno, durante le rispettive feste, si andavano a trovare. Per Shizuru guardare Emily era equivalso a sentire vicina Natsuki che invece aveva perso. Era una ferita che riusciva a lenire solo quando era vicina all’altra ragazza. Aveva poi scoperto che ad Emily non dispiacevano le sue attenzioni. La osservò iniziare a mangiare. Si era coperta solo con una camicia di cotone e non aveva nemmeno chiuso tutti i bottoni. Dallo scollo riusciva tranquillamente a vedere il suo seno prosperoso e sotto lo slip ricamato che indossava. Era davvero bella e la diciannovenne ne era consapevole. Si aggiustò una ciocca di capelli che le era caduta sul volto e sorrise incontrando lo sguardo di Shizuru. Entrambe erano consapevoli che la loro non era una storia seria, si accontentavano semplicemente del piacere che potevano trarre dal contatto l’una dell’altra quelle poche volte che riuscivano a vedersi ed era molto divertente farlo.
<< Come sta Hilary? >> domandò Shizuru facendo un po’ di conversazione.
<< Bene >> rispose la mora << Sta sempre attaccata come un koala a Josh, insopportabile! >>.
La diciottenne rise contenta che finalmente anche l’altra ragazza avesse trovato qualcuno da amare. Di indole timida e riservata, la gemella di Emily aveva avuto non pochi problemi a rapportarsi con gli altri e sua sorella l’aveva spesso presa in giro per questo. Stava per aggiungere qualcosa, quando qualcuno bussò alla sua porta. Fece per alzarsi ma fu bloccata dalla diciannovenne.
<< Vado io! >> esclamò visto che aveva terminato di fare colazione << Tu finisci pure di mangiare >>.
Shizuru non fece in tempo a parlare che la porta era già stata aperta.
<< Buongiorno >> salutò cordialmente Emily senza un minimo di pudore nel chiacchierare con addosso solo quella camicia << Desideri qualcosa? >>.
Dall’altra parte non si udì risposta. A quel segnale, la diciottenne decise di andare a controllare. Sorrise nel vedere che si trattava di Natsuki.
<< Ciao Natsuki >> disse.
La sedicenne la guardò smarrita posando gli occhi sgranati dalla sorpresa alternativamente sulla sua figura e su quella della sconosciuta soprattutto notando quello che indossava. 
O quello che non ha, si corresse con rabbia.
<< Oh, ciao Natsuki >> affermò Emily allungando una mano per stringere la sua con cordialità << Io sono Emily >>.
La mora continuò a rimanere in silenzio pietrificata da quella disinvoltura e da quel corpo perfetto che la ragazza mostrava quasi con ostentazione.
<< Natsuki, stai bene? >> domandò Shizuru iniziandosi a preoccupare << Emily è una mia amica, viene da Londra. Ti va di entrare? >>.
<< Già, sono arrivata ieri pomeriggio >> precisò la diciannovenne aprendo di più la porta << E tu invece sei la sua… >>.
Ieri pomeriggio?, si ripeté Natsuki il cui cervello viaggiava ad una velocità folle, Vuol dire che ieri notte lei…lei era già qui? No! Perché mi fai questo, Shizuru?
<< Amica >> la interruppe la sedicenne comprendendo cosa stesse per chiederle << Sono anch’io un’amica di Shizuru >>.
Ma che sto dicendo?, si domandò, Amica? Ma come mi è uscito?
<< Amica, eh? >> ripeté maliziosamente Emily ridendo sotto i baffi per la reazione che stava avendo la più piccola. Guardò Shizuru che stava scuotendo il capo senza smettere di sorridere.
<< Sì >> affermò ostinatamente Natsuki << Sono passata solo per vedere se era pronta, ma mi sembra evidente che oggi non verrà a scuola >> si voltò verso la diciottenne e ingoiò un groppo di saliva << Ci vediamo allora >>.
Stava per andarsene quando la mano della ragazza dai lunghi capelli scuri la bloccò.
<< Perché non vieni a cena da noi stasera? Così potremmo conoscerci meglio >>.
Noi?, avrebbe voluto gridare la sedicenne, Noi? Sei solo una stronza! Come ti permetti di vestirti in questo modo di fronte alla mia ragazza?
Un moto di gelosia la fece avvampare.
La mia ragazza?, si ripeté, Oddio ma che sto pensando?
<< Natsuki vive con un’altra ragazza >> precisò Shizuru che non smetteva di bearsi della palese gelosia che traspariva da ogni gesto della più piccola << Non sarebbe carino non invitare anche lei >>.
<< Beh, allora l’invito è esteso a entrambe! >> esclamò Emily << Ci vediamo stasera alle otto, Natsuki! E’ stato un piacere conoscerti >>.
Senza salutare la mora scese le scalette del portico e si diresse verso casa.
Richiudendo la porta, Emily rise di gusto.
<< Gelosetta la ragazza >> osservò continuando a sorridere guardando Shizuru che scuoteva il capo.
<< Forse avresti dovuto metterti qualcos’altro prima di aprire >> le rispose la diciottenne tranquillamente. 
<< E perdermi la sua reazione? È palesemente innamorata di te, cavolo Shizuru ma che ci fai alle ragazze? >>.
La Presidentessa del Consiglio Studentesco le si avvicinò sfiorandole appena una gamba e la gettò sul divano.
<< La stessa cosa che tu hai fatto a me >> affermò salendole a cavalcioni.
Emily la fissò mentre le accarezzava i fianchi e si leccò le labbra. Il volto di Shizuru si avvicinò al suo fino a sfiorarle il naso; la diciannovenne alzò leggermente la testa per arrivare alle sue labbra ma, proprio quando stava per riuscirci, la diciottenne si tirò indietro alzandosi.
<< Carino il tuo gioco >> commentò leggermente risentita la mora mettendosi seduta.
Shizuru rise.
<< Spero che almeno ti meriti >>.
<< Dovresti vestirti, Emily >> le consigliò la più piccola << Hai fatto un invito a cena e dobbiamo fare la spesa >>.
 
<< Natsuki perché non ti calmi un attimo, non ho capito niente! >>.
<< Quella stronza! >> esclamò per l’ennesima volta l’amica mentre mangiava il suo bento con voracità << A casa di Shizuru…camicia e slip… >>.
<< Cosa? >> ripeté Mai strappandole di mano il contenitore.
Era intervallo ed entrambe erano sdraiate sul prato del liceo mentre mangiavano. Fin da quando Natsuki era rientrata a casa, aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Avevano chiacchierato un po’ mentre andavano a scuola e la mora le aveva raccontato di essere riuscita a salutare il padre prima che partisse e del regalo che le aveva fatto. Il problema quindi doveva essere successo dopo, verosimilmente a casa della diciottenne. 
Possibile che non ci sia mai un attimo di pace?, si domandò la rossa incrociando lo sguardo di Tate che aveva spedito a parlare con dei ragazzi del club d kendo affinché Natsuki potesse confidarsi con lei.
<< C’è una a casa di Shizuru >> proclamò infine la sedicenne dagli occhi verdi.
<< Una? >>.
<< Una >> ripeté l’altra << Si chiama Emily e dice di essere un’amica che viene da Londra di Shizuru >>.
Mai emise un lungo fischio.
<< Caspita, addirittura in Europa è riuscita a… >>.
Si bloccò notando che la mora la stava guardando e le sorrise.
<< Sei gelosa di questa ragazza Natsuki? >> le domandò semplicemente.
La vide arrossire e comprese che aveva c’entrato il punto.
<< Non devi preoccuparti >> la rassicurò << Sicuramente è solo un’amica. Tu le hai spiegato che Shizuru è impegnata con te? >>.
Natsuki strappò un ciuffo d’erba e lasciò che i fili volassero lontani da lei trasportati dal leggero vento.
<< Io… >> mormorò imbarazzata << …io le ho detto che siamo amiche… >>.
<< Che cosa?! >> esclamò la rossa << Ma perché l’hai detto? >>.
<< Oh, Mai! Piantala! >> rispose l’altra sedicenne sempre più rossa in viso << Tu non l’hai vista! E poi perché non mi ha detto che stava arrivando questa sua amica? >>.
Mai la guardò inarcando il sopracciglio.
<< Forse non ce n’è stata l’occasione >> disse << Sono successe così tante cose in questi due giorni >>.
Natsuki comprese che era vero. 
Che sciocca che sono stata!, pensò.
<< Dobbiamo anche andare a cena da loro stasera >>.
<< Eh? >>.
<< Hai capito benissimo >> rispose la mora << Emily ci ha invitate a cena per conoscerci meglio. Capisci? Ci ha invitate a cena a casa di Shizuru! >>.
<< Deve essere un tipo intraprendente >> affermò invece la rossa cercando di alleggerire la tensione.
<< Mai non ti ci mettere anche tu per favore! >>.
La rossa le accarezzò una guancia.
<< Allora nel pomeriggio dobbiamo fare acquisti >> dichiarò strizzandole l’occhio.
 
<< Natsuki sbrigati a uscire prima che butti giù la porta! >>.
<< Non sono più convinta >> mormorò la mora chiusa nella sua stanza.
<< Siamo state un’ora nel negozio a decidere e alla fine l’hai acquistato! Non farmi urlare. Natsuki Kuga, esci immediatamente da quella stanza! >>.
Mai sentì la serratura scattare.
<< Sto pensando di andare con un jeans, è indubbiamente più comodo >>.
La rossa alzò gli occhi al cielo mentre la invitava ad uscire nel corridoio.
<< Stai benissimo, piantala >> commentò osservandola << E poi non vuoi fare colpo su Shizuru? >>.
A quella domanda la sedicenne dagli occhi verdi arrossì violentemente.
<< Mi sento ridicola >> mormorò guardandosi al grande specchio che avevano << L’ultima volta che ho indossato un vestito non è andata molto bene >> aggiunse riferendosi all’uscita con Takeda.
L’amica le prese il volto con entrambe le mani e poggiò la fronte sulla sua.
<< Stai benissimo >> le ripeté per tranquillizzarla << E non andrà come quella volta. Stavolta ti stai incontrando con la persona che ami, chiaro? >>.
Natsuki ingoiò un groppo di saliva annuendo. Era la prima volta che si vestiva in quel modo per Shizuru e scoprì che in fondo non le dispiaceva farlo. Increspò le labbra in un sorriso mentre Mai le sistemava un fermaglio tra i capelli per fermarle una ciocca di capelli ribelli. Quel pomeriggio l’aveva trascinata per tutta Tokyo alla ricerca di qualcosa da indossare per la cena, per la precisione un vestito. Si contemplò ancora una volta di fronte allo specchio stentando a riconoscersi. Il vestito blu, suo colore preferito, che indossava le metteva in risalto le forme abituata a nascondere dalla felpa e da abiti nettamente più comodi. Provò ad abbassarlo un po’ facendo scoppiare a ridere la rossa.
<< Non si allunga, Natsuki >> disse con un sorriso << Adesso andiamo o rischieremo di fare tardi >>.
La mora la guardò dovendo ammettere che, vestita con gonna di jeans e camicia, era molto più a suo agio di lei. Mai infilò il cellulare in borsa, prese le chiavi di casa e si precipitò al piano inferiore. Quando l’altra sedicenne la raggiunse, aveva già messo su un vassoio e coperto il dolce che aveva preparato per non andare a mani vuote alla cena. Le aveva detto che era cattiva educazione presentarsi a mani vuote. Per un attimo si domandò come facesse quella ragazza a fare così tante cose e ad essere sempre ben organizzata. La prese per mano e chiuse la porta alle sue spalle.
<< Sta tranquilla >> affermò la rossa notando il suo nervosismo.
<< Se l’avessi vista, non parleresti così >> rispose l’amica mentre salivano i gradini del portico.
<< Addirittura? >> cercò di scherzare l’altra suonando il campanello.
Non dovette attendere a lungo prima di poterlo verificare di persona. Emily andò ad aprire presentandosi in tutta la sua bellezza. Sorrise amabilmente alle due ragazze facendole accomodare dentro. Natsuki lanciò un’occhiata a Mai che era rimasta senza parole. Non stentava a credere che Shizuru si fosse innamorata di quella ragazza, la somiglianza con la sedicenne era incredibile. Le pareva di osservare una Natsuki più matura e consapevole del suo fascino. Assurdo. Ora capiva perché fosse così tesa, anche lei doveva essersene accorta.
<< Mai, giusto? >> domandò la diciannovenne allungando una mano verso di lei << Io sono Emily Nichols, piacere di conoscerti >>.
<< Il piacere è tutto mio, Emily-san >> rispose educatamente la sedicenne dai capelli rossi facendo un breve inchino.
<< Oh, chiamami solo Emily >> disse la mora << Noi occidentali non abbiamo l’abitudine di mettere questi suffissi dopo i nomi >>.
<< Va bene, Emily >>.
<< Buonasera Mai-san >> salutò Shizuru arrivando dalla cucina << Natsuki, ma come siamo eleganti stasera >>.
Le sorrise provando il desiderio di controllare che biancheria indossasse. La sedicenne arrossì chinando il capo e mormorò un saluto. Si sentiva ridicola più che mai nonostante le sue parole. Aveva provato a fare colpo sulla diciottenne ma rispetto ad Emily era solo un pallido tentativo. La diciannovenne indossava un vestito nero striato di bianco che le stava d’incanto, scollato e smanicato, avvitato in vita da una catena argentata e scarpe alte che la slanciavano ancor di più.
<< Buonasera Shizuru-san >> affermò Mai porgendole il dolce che aveva preparato.
Natsuki osservò la diciottenne voltarsi con grazia e darle le spalle e pensò che era meravigliosa come sempre. Avvampò per quelle riflessioni e quel segno non scappò ad Emily che la stava osservando. Era carina indubbiamente, forse anche simpatica e divertente per quel suo lato imbarazzato che mostrava sempre, ma nient’altro. Cosa aveva di così particolare da spingere Shizuru a volere solo lei? Era incuriosita dalla scelta, voleva conoscerla di più. Le si avvicinò sorridendole e cercò d’iniziare una conversazione con lei. La diciottenne lo vide e scosse il capo sapendo che avrebbe trovato una lastra di ghiaccio e monosillabi ad accoglierla. Sorrise sentendosi importante se Natsuki si stava comportando così. Era per lei che era così arrabbiata e imbarazzata. Non vedeva l’ora di avere l’occasione di restare sola con lei per poterla baciare. 
E forse anche qualcos’altro, pensò leccandosi le labbra.
Annunciò che la cena era pronta e si misero a tavola. Emily prese posto accanto a lei, di fronte a Natsuki e le due sedicenni si sedettero l’una vicino all’altra. 
<< Premetto che se non è buono, non è colpa mia >> esordì la Presidentessa con un sorriso << Stasera ha cucinato quasi completamente Emily e sono tutti piatti inglesi >>.
<< Davvero? >> domandò Mai incuriosita dalla novità.
<< Shizuru smettila, ormai sono una cuoca provetta >> scherzò la diciannovenne con un sorriso mentre l’aiutava.
<< Hai solo mandato a fuoco la cucina la prima volta che hai provato a cucinare da sola >>.
<< Avevo quindici anni! >> esclamò Emily divertita ricordando l’accaduto.
<< Quindi vi conoscete da molto? >> chiese la rossa inserendosi nella conversazione.
<< Da quattro anni >> rispose la più grande << I nostri padri hanno concluso buoni affari e sono rimasti in contatto >>.
<< Sì >> enfatizzò l’altra << E’ da allora che abbiamo iniziato a frequentarci >>.
Quella parola fece tossire Natsuki. La diciottenne ed Emily si sorrisero con aria divertita mentre Mai scosse il capo pensando che la sua amica proprio non riusciva a controllarsi.
<< E’ stata Shizuru a venire per la prima volta a Londra. Suo padre voleva che imparasse bene l’inglese e successivamente venni io a Tokyo >>.
<< Complimenti, il tuo giapponese non è niente male >> commentò la sedicenne dai corti capelli rossi.
L’altra ragazza della sua stessa età le lanciò un’occhiataccia per l’apprezzamento appena fatto.
<< Ookini, Mai >> disse Emily imitando l’accento di Kyoto che contraddistingueva Shizuru.
A Natsuki sfuggì la forchetta di mano e imprecò sottovoce mentre si chinava per raccoglierla. Bella, brava in cucina e parlava perfino il Kyoto-ben. La odiava; sapeva perfettamente di non poter reggere il confronto. La Presidentessa le sorrise nell’incontrare i suoi grandi occhi verdi gongolando come non aveva mai fatto per il suo comportamento.
<< Allora, il tuo è puramente un viaggio di piacere? >> domandò Mai cercando di deviare l’attenzione dall’amica ad un nuovo argomento.
<< Oh, mi piacerebbe >> ribatté la diciannovenne << Ma oltre che per il piacere di passare del tempo con Shizuru, sono venuta a Tokyo anche per conto di mia madre. Lei si occupa di pubblicizzare artisti emergenti e mi ha chiesto di prendere accordi con alcuni che vivono qui. Vi piace l’arte? >>.
<< Sì anche se non me ne intendo molto >> ammise timidamente la rossa.
<< E a te Natsuki? >>.
La mora arrossì violentemente per l’ennesima volta.
<< Non…non la capisco… >> rispose sentendosi la più ignorante della comitiva.
<< Se vuoi, domani puoi venire con me >> propose la ragazza che le somigliava << Magari potrebbe appassionarti qualcosa >>.
<< Ab…abbiamo scuola domani… >>.
<< Emily, non vedi che la stai mettendo in imbarazzo? >> s’intromise Shizuru sempre più divertita dalla situazione. 
Natsuki scattò in piedi facendo quasi rovesciare la sedia e disse che aveva un urgente bisogno di usare la toilette. L’amica nel guardarla allontanarsi pensò che si stava scavando la fossa da sola.
Una volta nel bagno, la sedicenne si lasciò andare ad un lungo sospiro. Mise a correre l’acqua e si guardò allo specchio. Stava andando tutto male quella sera, non poteva competere con quella ragazza perfetta. Lei non era brava in niente, combinava sempre guai e i suoi voti scolastici erano pessimi. Sospirò nuovamente sentendosi una sciocca per quello che aveva provato a fare indossando quel vestito. Strinse con rabbia per bordo del lavandino fino a farsi diventare bianche le nocche e sobbalzò quando, rialzando lo sguardo, vide riflessa nel vetro l’immagine della diciottenne. Si voltò mordendosi il labbro inferiore.
<< Dovresti chiudere la porta a chiave se non vuoi essere disturbata, Natsuki >> le disse avvicinandosi.
La mora non rispose a disagio. La voleva, voleva essere sua eppure vedere Emily le aveva fatto capire quanto i suoi desideri fossero destinati a naufragare. Shizuru le accarezzò una guancia sorridendole e l’attimo dopo la baciò con foga. Aveva sognato farlo fin dal primo momento che l’aveva vista entrare in casa. Le poggiò entrambe le mani sui fianchi facendo una leggera pressione affinché si sedesse sul lavandino e le tirò leggermente su il vestito che indossava. Come aveva immaginato, la sedicenne non si oppose chiudendo gli occhi e lasciandosi andare al suo contatto. La Presidentessa le accarezzò il collo con la lingua e velocemente infilò la mano tra le sue gambe. Non c’era tempo per i preliminari, la voleva subito. Non le interessava che nel salone ci fossero Mai ed Emily, era lei che amava e che non avrebbe più lasciato andare. Natsuki gemette pesantemente nel sentire le dita dell’altra penetrarla con decisione e si accasciò sulla sua spalla mordendo il tessuto del suo vestito. Shizuru le baciò una tempia sorridendo e beandosi di quei mormorii sommessi.
<< Sei una brava bimba, Natsuki >> le sussurrò continuando << La mia brava bimba. Questo è il tuo premio per come ti sei comportata oggi e per il meraviglioso vestito che indossi >>.
L’altra non riuscì a parlare talmente era forte il piacere che stava provando. Era passato troppo tempo dall’ultima volta che era stata sua. Si baciarono quando la più grande le sollevò il volto per guardarla negli occhi lucidi. Entrambe sapevano che la mora stava per venire.
<< Shizuru, ma dove sei finita? >> si sentì dire da Emily improvvisamente che era nel corridoio.
La diciottenne si bloccò per qualche secondo voltandosi appena verso la voce. A quel gesto la sedicenne avvampò per l’imbarazzo e per l’essersi resa improvvisamente conto di ciò che stava accadendo. Lo schiaffo che le diede non appena la diciottenne tornò a guardarla fu inaspettato e impulsivo. Scese dal lavandino, dopo essersi sistemata l’intimo, e uscì dal bagno.

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Capitolo 39
*** Rivelazione ad un'estranea ***


Shizuru era stesa nel letto ma non riusciva a dormire. Sospirò pensando a Natsuki e la sua gelosia la fece sorridere. Era ancora più bella quando si comportava in quel modo. Chiuse gli occhi pensando che l’indomani le avrebbe parlato chiaramente. Basta aspettare, anche se il suo imbarazzo la faceva eccitare di più. Sentì dei passi leggeri alle sue spalle e subito dopo un fruscio di lenzuola. Il profumo della ragazza che ospitava le arrivò presto alle narici. Era dolce come ricordava.
<< Emily… >> sussurrò sentendo il corpo della diciannovenne contro il suo.
<< Shh >> le rispose l’altra sottovoce come se non volesse rompere quel silenzio << Voglio solo dormire con te, Shizuru >>.
L’abbracciò da dietro nascondendo il volto tra i suoi capelli e ne respirò l’odore.
<< Emily >> ripeté la diciottenne << Io non… >>.
<< Lo so che sei innamorata della tua N >> la interruppe la più grande << Lo so che lo sei sempre stata. Anche la prima volta che hai fatto l’amore con me pensavi a lei >>.
Shizuru non disse nulla mentre ricordava. Non poteva mentirle, quello che diceva era vero.
<< Io te la ricordavo >> continuò Emily con lo stesso tono << Le somiglio molto, si vide chiaramente. Permettimi di dormire con te stanotte >>.
Non sapeva per quale motivo ma non riusciva a prendere sonno quella notte e il suo unico desiderio era quello di dormire vicino a quella ragazza con la quale aveva fatto l’amore per tante volte e che ora le aveva detto addio. Era cosciente che non l’avrebbe più avuta, che non l’avrebbe più sentita gemere sotto di sé e che non sarebbe più accaduto il contrario ed era per quello che voleva almeno stringerla contro il suo corpo da semplice amica. Aveva sempre saputo che sarebbe accaduto prima o poi ma aveva riposto quel pensiero nell’angolo più remoto del suo cuore affinché non la tormentasse. Anche se non lo dissero, entrambe stavano pensando la stessa cosa.
 
Erano tornate dopo una lunga visita per Londra ed erano esauste. Nonostante il tempo si fosse mantenuto sempre incerto e nuvoloso, le tre ragazze erano lo stesso sudate e stremate. La signora Nichols, vedendole arrivare, aveva sorriso con dolcezza e aveva proposto loro di fare un rilassante bagno prima di andare a cena. Emily aveva suggerito immediatamente di farlo insieme e aveva riso nel vedere il volto di Hilary diventare rosso per l’imbarazzo. Shizuru invece si era limitata a sorridere con aria complice. Era da diversi giorni che si guardavano spesso e a lungo senza dire niente limitandosi a sorridersi. Aveva quindici anni e le due gemelle sedici. Sapevano cos’era l’amore e il sesso anche se tra loro non ne avevano mai parlato. Emily allora aveva aspettato che Hilary uscisse e, prendendo per mano la più piccola, si era recata in bagno. Dopo aver chiuso la porta a chiave, aveva messo a correre l’acqua calda nella vasca e si era iniziata a spogliare.
<< Ti vergogni? >> le aveva domandando mentre rimaneva in intimo.
Shizuru aveva scosso il capo senza smettere di sorridere osservando il corpo meraviglioso della sedicenne e l’aveva imitata. Era entrata nella vasca di fronte all’altra ragazza e si era sistemata. Immediatamente aveva trovato sollievo nel tepore e nel vapore che si era creato. Si erano guardate negli occhi.
<< Allora Shizuru >> aveva detto << Hai lasciato il fidanzatino a Tokyo questa volta che sei venuta da noi? >>.
La quindicenne aveva scosso il capo.
<< No, Emily >> aveva risposto << Non credo che mi fidanzerò mai con un ragazzo >>.
<< Oh >> aveva ribattuto l’altra << Non ti interessano? >>.
<< Penso che mi interessi la stessa cosa che interessi  te >>.
Emily si era spostata verso di lei accarezzandole le gambe. Si era chinata sul suo volto con aria maliziosa.
<< Dici? >> le aveva sussurrato in un orecchio mentre faceva scivolare la mano dal ginocchio verso l’alto.
Shizuru aveva allungato la mano verso il suo seno iniziando ad accarezzarlo dolcemente.
<< Sì >> aveva asserito alzando leggermente la testa per poterla baciare.
Non aveva mai baciato una ragazza, non aveva mai baciato nessuno e quel gesto le parve normalissimo. Aveva compreso da un po’ che i maschi non le procuravano alcun tipo di piacere nemmeno nel guardarli mentre le studentesse del liceo che frequentava, con le corte gonne a balze delle loro divise, la facevano rabbrividire ogni volta che le passavano accanto. Emily aveva le labbra morbide, gliele aveva morse delicatamente e con naturalezza. Improvvisamente una scarica elettrica l’aveva fatta sobbalzare e aveva compreso che la sedicenne l’aveva penetrata con un dito. Aveva provato a dire qualcosa ma il piacere che stava provando era troppo forte. La mora aveva sorriso nel vedere le pupille dei suoi occhi dilatarsi.
<< Shh >> aveva detto leccandole il padiglione auricolare << Lo so che ti piace >>.
Aveva infilato un altro dito e l’aveva baciata per reprimere un suo gemito mentre iniziava a muoverle sempre più velocemente. Shizuru per qualche minuto si era lasciata andare a quelle sensazioni che le attraversavano il corpo. Ansimava pesantemente e aveva gli occhi lucidi ma poi aveva deciso di far provare il suo stesso piacere all’altra. Con entrambe le mani aveva stretto i glutei di Emily avvicinandoli e accarezzandoli con gusto. Erano perfetti, tondi e sodi. Li aveva lambiti con desiderio prima di spostare la sua attenzione all’intimità della sedicenne che aveva sussultato incapace di trattenersi. Quel gesto aveva incitato la più piccola a continuare e alla fine avevano raggiunto l’orgasmo insieme. Emily si era accasciata contro di lei sudata e alla ricerca del calore del suo corpo.
<< Piaciuto? >> aveva domandato Shizuru soffiando il suo fiato nell’orecchio dell’altra con un sorriso malizioso sulle labbra.
La sedicenne l’aveva baciata.
<< Per essere la tua prima volta, sei stata brava >>.
 
Natsuki non aveva aperto bocca da quando erano tornate da casa della diciottenne. Mai si accorse che fumava letteralmente di rabbia e scosse il capo. Tutta colpa della sua testardaggine. Aspettò che uscisse dal bagno, dopo essersi cambiata, per poterle parlare. Emily era una ragazza sicura di sé e di quello che sapeva far suscitare negli altri anche solo parlando; si doveva essere parecchio divertita quella sera nel vedere l’imbarazzo misto all’irritazione che aveva provato l’amica. Per questo la sedicenne non doveva abbattersi, dubitava profondamente che Shizuru l’avrebbe lasciata andare dopo tutto quello che aveva fatto per lei. Avevano solo bisogno di chiarirsi e Natsuki doveva fermarsi a ragionare un attimo e non essere la solita impulsiva. Sospirò passandosi le dita tra i corti capelli rossi, l’impulsività era il suo punto debole, e alzò gli occhi di scatto nel sentire la porta aprirsi.
<< Sei calma? >> le chiese prudente.
L’altra si strinse nelle spalle.
<< Natsuki, non penserai sul serio che Shizuru-san preferisca Emily a te? >>.
<< Perché no? >> esclamò la sedicenne dagli occhi verdi << Hai visto anche tu che è perfetta! Parla perfino il Kyoto-ben! >>.
<< Mi farai venire il mal di testa >> commentò la rossa dopo aver alzato gli occhi al cielo.
<< E’ vero! >>.
<< Non dire sciocchezze, Shizuru-san è innamorata solo di te >>.
Quella frase bloccò l’amica per qualche secondo che ingoiò un groppo di saliva.
<< E tu lo sei di lei >> incalzò Mai cercando di essere chiara e diretta << Quindi piantala di farti tutte queste pippe mentali >>.
Natsuki arrossì violentemente e abbassò lo sguardo ricordando ciò che aveva fatto.
<< Le ho dato uno schiaffo >> mormorò a voce bassa.
<< Cosa? >> domandò la rossa << Quando? >> ci pensò un attimo e le venne in mente l’unico momento in cui erano sparite entrambe durante la cena << Non dirmelo >> aggiunse << Si può sapere per quale motivo l’hai fatto? >>.
<< Io… >> iniziò la mora a disagio << Oh, Mai! Quella dorme a casa sua! E l’hai vista anche tu! È perfetta! >>.
La sedicenne dai capelli rossi scosse il capo.
<< Smettila >> affermò risolutamente << Non è questo il punto. Mi hai detto che l’ami, no? >>.
Di nuovo l’altra ragazza avvampò a quella domanda così diretta e annuì dopo un paio di secondi.
<< Devi dirglielo, Natsuki >> continuò l’amica << Se non vuoi vedertela scivolare dalle mani, devi dirle chiaramente quello che provi >>.
L’altra ragazza abbassò gli occhi. Quello che Mai diceva era vero; non le aveva mai parlato dei suoi sentimenti, non le aveva mai fatto capire quanto fosse importante. Era stata sempre Shizuru a prendere l’iniziativa in tutto, lei si era semplicemente fatta trascinare dalle sue carezze e dai suoi baci.
<< Mai >> disse improvvisamente Natsuki << Tu…beh, tu hai fatto l’amore con Tate? >>.
Questa volta toccò alla rossa avvampare per la domanda.
<< Per…perché mi fai questa domanda? >>.
<< L’hai fatto vero? >>.
<< Ma…ma che domanda è? >> ribatté Mai cercando una via di fuga da quella conversazione. Come aveva fatto a prendere quella piega?
<< Ti è piaciuto? >>.
Gli occhi della ragazza dai corti capelli si riempirono di dolcezza al pensiero della sua prima volta.
<< E’ stata la cosa più bella del mondo >> ammise infine comprendendo di non poter scappare da quelle richieste.
Si voltò verso Natsuki sorridendo.
<< E per te? >>.
Conoscendo un minimo la Presidentessa non aveva dubbi sul fatto che l’avesse già fatta sua. Vide la mora arrossire per l’ennesima volta e recarsi in camera sua. La seguì mentre si gettava sul letto prendendo il cuscino tra le mani.
<< E’ stato meraviglioso >> rispose con un filo di voce.
Mai le si sedette accanto e le accarezzò i capelli lentamente. Nonostante i suoi sedici anni, Natsuki era ancora una bambina.
<< Metti le cose in chiaro domani >> le consigliò come se fosse sua madre << Anche se sei imbarazzata, non mentire più su quello che provi. Shizuru-san potrebbe anche arrivare a pensare che ti vergogni di lei >>.
La mora alzò la testa di scatto a quelle parole.
<< Potrebbe pensarlo sul serio? >>.
<< Se non glielo dici, potrebbe accadere >> incalzò l’altra capendo che era il tasto giusto sul quale puntare << Ed  Emily potrebbe anche approfittarne >>.
<< No, non voglio! >> esclamò Natsuki.
<< E allora sai cosa fare >> rispose immediatamente Mai << Ora andiamo a dormire >>.
Le diede un bacio sulla fronte alzandosi in piedi.
<< Notte >> aggiunse sulla soglia della porta.
<< Buonanotte >> disse la sedicenne dai capelli neri infilandosi sotto le coperte.
 
Quando qualcuno suonò alla porta di casa, stavano facendo colazione. Prima di alzarsi ad aprire, Mai aveva guardato per un attimo l’orologio a parete e poi l’amica che doveva finire di sistemarsi l’uniforme scolastica prima di uscire. Aprì sorpresa di trovarsi davanti la figura di Emily. Spalancò la porta per permetterle di entrare ma la diciannovenne rimase sotto il portico. Le sorrise con gentilezza prima di parlare.
<< Buongiorno Mai, Natsuki è pronta? >>.
Sentendosi nominare la sedicenne dagli occhi verdi allungò il collo per vederla ma non si alzò dal suo posto.
<< Sta finendo di fare colazione, vuoi entrare? >>.
Emily scosse il capo e ancora una volta la rossa si ritrovò a pensare a quanto si somigliassero. Se fossero uscite insieme, sarebbero potute passare tranquillamente per sorelle. Si ricordò che durante la cena le aveva detto di avere una sorella gemella e si domandò se anche lei fosse così simile a lei.
<< Natsuki sbrigati! >> urlò la più grande << Dobbiamo andare! >>.
L’altra ragazza iniziò a tossire nel sentire quelle parole.
<< Cosa? Dove? >>.
<< Andiamo, ti porto con me stamattina! >>.
<< Ma io ho scuola >> rispose Natsuki mettendo nel lavandino la sua tazza vuota << L’ho detto anche ieri sera >>.
<< Lo so, lo so! >> ribatté Emily senza smettere di sorridere << Ma non succederà nulla se oggi non vai, che ne pensi Mai? >>.
Mai la guardò negli occhi e si ritrovò ad annuire.
<< Natsuki non preoccuparti, dirò ai professori che stamattina non ti sei sentita bene >>.
Il volto della mora avvampò vedendo meno anche l’appoggio dell’amica.
<< Ma…ma… >>.
<< Oh, andiamo! Quante storie! >>.
La diciannovenne entrò in cucina e le si avvicinò per sistemarle l’uniforme. Natsuki era imbarazzatissima e a disagio per quel gesto mentre l’altra sembra totalmente a suo agio. Quella mattina indossava un semplice paio di jeans strettissimi, camicetta azzurra che recava su un angolo del colletto il simbolo di una famosa marca, scarpe basse nere e un velo di trucco le metteva in risalto i grandi occhi verdi.
<< Fatto, ora andiamo >>.
La prese per mano trascinandola fuori casa.
<< Ci sentiamo più tardi! >> salutò Mai sulla soglia della porta agitando una mano.
Rientrò in casa è finì di fare colazione. Prima di andare a scuola, lavò le stoviglie sporche, le asciugò e uscì con lo zaino sulle spalle.
<< Mai-san, buongiorno >> la salutò cordialmente la diciottenne accostandosi a lei.
<< Oh, buongiorno anche a lei, Shizuru-san >> rispose la sedicenne con un sorriso.
<< Natsuki? >> continuò la più grande guardandosi intorno.
Per qualche secondo la rossa la fissò senza sapere cosa dire.
<< Ma…ma Natsuki stamattina è andata via con Emily…non…non lo sapeva? >>.
Shizuru sospirò a quelle parole.
<< Allora l’ha fatto veramente >> commentò semplicemente.
<< Fatto cosa? >> chiese preoccupata la sedicenne. Forse aveva sbagliato a spingere l’amica ad andare.
<< Aveva detto che voleva conoscere meglio Natsuki >> le rispose la Presidentessa << Pensavo che scherzasse e inoltre le ho consigliato di lasciarla perdere. Sappiamo entrambe quanto può essere pungente quando non è dell’umore giusto >>.
Mai annuì ma con un sorriso sulle labbra.
<< Credo che Emily sia esattamente la persona giusta in questo momento invece >>.
 
Anche se la conosceva da circa ventiquattr’ore, Emily non pareva per nulla a disagio nello starle accanto. Aveva portato Natsuki con sé nei suoi appuntamenti di lavoro e la sedicenne la osservava sbalordita per come si muoveva, parlava e districava nelle varie situazioni. Non aveva problemi a padroneggiare il giapponese ed era spigliata sia nel chiacchierare che nel camminare per la città. La condusse in un paio di musei e le spiegò perfino il significato di alcune sculture che lei trovava terribili e che di arte, a suo parere, non avevano nulla. A quell’affermazione Emily rise graziosamente prima che le squillasse il cellulare. La sentì parlare in inglese e non comprese tutto quello che diceva. Si sentì così ignorante che avrebbe voluto sprofondare in una voragine. La guardò ridere ad una possibile battuta mentre si sistemava i capelli dietro l’orecchio destro e le ricordò se stessa che però lo faceva quando si sentiva a disagio. Anche se si somigliavano fisicamente, la diciannovenne aveva sicuramente una marcia in più rispetto a lei.
<< Scusami >> disse Emily rimettendo il cellulare in borsa << Sei stanca? Abbiamo un ultimo incontro e poi ti prometto che ti offro il pranzo per ringraziarti della pazienza! >>.
Natsuki annuì arrossendo e riprendendo a seguirla. La sera precedente l’aveva odiata, ora si rendeva conto che avrebbe dovuto odiare semplicemente se stessa perché non sarebbe riuscita a uguagliarla, figuriamoci a superarla. Si avviarono a piedi verso un grande grattacielo e con disinvoltura la più grande chiese al portiere alcune informazioni. Nonostante non vivesse a Tokyo, mai una volta dovette rivolgersi alla mora per chiederle una mano. Presero un ascensore fino al quarto piano e quando la porta scorrevole si aprì dopo aver avvertito con un leggero segnale acustico, Emily si avviò decisa verso un paio di persone che erano fuori un ufficio mentre Natsuki si guardava intorno incuriosita. C’erano diverse statue che ai suoi occhi parevano incomplete. Si mise a contemplarle mentre Emily intavolava una conversazione con i due uomini. Erano quasi tutti uomini che parevano sforzarsi di uscire dai blocchi di pietra. I tratti dei volti non erano rifiniti ma trasmettevano lo stesso una certa energia esattamente come il resto del corpo.
<< Ti piacciono? >> le domandò improvvisamente Emily avvicinandosi.
La sedicenne arrossì leggermente abbassando lo sguardo.
<< Sì >> mormorò.
<< Beh, hai occhio >> le rispose la diciannovenne con un sorriso per cercare di metterla a suo agio << Si chiamano Prigioni e sono imitazioni di quelle di Michelangelo Buonarroti. Ne hai sentito parlare? Era un artista italiano del Cinquecento, insieme a Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio rappresentano le tre corone del Rinascimento artistico >>.
<< Sei molto preparata >> dovette costatare la più piccola.
<< Con una madre come la mia, lo saresti anche tu tranquilla! >> scherzò Emily facendole l’occhiolino << Adesso andiamo, muoio di fame >>.
Ripresero l’ascensore per arrivare al piano terra e furono nuovamente sole. La ragazza più grande prese dalla borsa la sua agenda e iniziò a scrivere qualcosa senza abbandonare mai il suo sorriso. Qualunque cosa facesse, era sempre bellissima e naturale. Natsuki si fissò la punta delle scarpe prima di parlare.
<< Emily >> iniziò sentendosi strana nel pronunciare il suo nome senza apporre un suffisso << Perché mi hai portato con te stamattina? >>.
L’altra richiuse il libretto e la guardò.
<< Ti è dispiaciuto? >>.
La sedicenne avvampò.
<< Shizuru sarebbe stata un’accompagnatrice migliore di me >> disse prima che la porta si aprisse.
<< Shizuru sarebbe stata un’accompagnatrice migliore per entrambe, sbaglio? >> le domandò maliziosamente.
Non devi toccarla!, avrebbe voluto risponderle, Non devi nemmeno guardarla!
<< Hai paura di perderla, Natsuki? >> incalzò la diciannovenne uscendo dal palazzo e vedendo che la più piccola non rispondeva.
<< Non sono cose che ti riguardano! >> esclamò Natsuki arrossendo incapace di trattenersi.
Emily scoppiò a ridere a quella reazione mentre attraversavano la strada.
<< Un’amica non dovrebbe avere queste paure >>.
<< Piantala, non sono affari tuoi >> ribatté la sedicenne duramente.
La ragazza di origini inglesi la prese per un braccio fermandola. Si guardarono negli occhi e una scintilla brillò in quelli della più grande.
<< Sono affari miei >> le rispose << Sono affari miei >> ripeté con lo stesso tono che aveva usato prima Natsuki << Perché io voglio molto bene a Shizuru e non voglio vederla perdere tempo dietro ad una che di lei non le interessa nulla >>.
L’altra mora si liberò dalla sua stretta in malo modo arretrando di qualche passo e ripensò alle parole di Mai.
<< Tu non sai nulla di noi! >> le urlò risentita.
<< Hai ragione, io non so nulla di voi. Mi basta quello che ho visto per capire >>.
Quelle due frasi furono come una pugnalata al petto per la più piccola.
<< Smettila! >>.
<< No, non la smetto finché non avrai il coraggio di ammettere quello che provi per lei. Shizuru è una ragazza eccezionale, io me ne sono innamorata fin dalla prima volta che venne a Londra e lasciarla andare è la cosa più dolorosa che mi sia capitata. Eppure devo farlo ma solo per qualcuna che l’apprezzi veramente. Sei tu questa persona? >>.
Natsuki ingoiò un groppo di saliva.
<< Io…io non devo dare conto a te della mia vita o delle mie scelte! >> disse caparbiamente.
Emily chinò leggermente il capo e le sorrise per un attimo. Quanto era testarda quella ragazza!
<< Dimmi che è solo un’amica per te, dimmi che ieri sera eri solo nervosa e non gelosa, dimmi che non ti è mai battuto il cuore nel sentirla vicina, dimmi che non ti sei mai fermata a pensare a quello che stava facendo! Dimmelo così che io possa fare l’amore con lei sapendo che è solo mia! >>.
<< Se lo fai, ti ammazzo! >> esclamò la sedicenne incapace di trattenersi << Lei è solo mia, mia! Tu non sei nessuno per dirmi quello che devo o non devo fare e te le spezzo una per una quelle dita se provi anche solo a sfiorare la mia ragazza! >>.
Avvampò come mai era successo non appena comprese cosa avesse detto. Cercò di inghiottire tutto l’imbarazzo che provava ma si accorse che le stavano tremando le mani. Mai avrebbe creduto possibile che sarebbe riuscita a parlare ad un’estranea dei suoi sentimenti in questo modo. Guardò la diciannovenne che le stava sorridendo dolcemente.
<< Beh, meglio tardi che mai no? >> le disse con ironia << A questo punto allora… >> gettò una breve occhiata al suo orologio da polso << …direi che c’è qualcuno che sta per uscire da scuola, non credi? >>.
 

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Capitolo 40
*** Fine ***


Fuori il liceo Natsuki ed Emily aspettavano la stessa persona. Da quando la sedicenne le aveva urlato contro, non avevano più parlato. Ogni tanto si erano guardate e la diciannovenne le aveva sempre sorriso come se volesse farle comprendere che non ce l’aveva con lei per quello che era successo. In fondo era stata la più grande a spingerla a farlo. Natsuki fece un respiro profondo e cercò di calmarsi senza successo.
<< Sei nervosa? >> scherzò Emily cui non sfuggiva niente.
Una sola occhiata della più piccola la fece ridere e in quel momento la campanella suonò. Natsuki non si era mai resa conto di quanto rumore e baccano facessero gli studenti che uscivano dal liceo, liberi finalmente di urlare e parlare ad alta voce mentre correvano fuori la scuola. Iniziò a cercarla con gli occhi in silenzio sperando che fosse una delle prime.
<< Ti trovo in forma, Kuga >> disse ironicamente Nao vedendola << Aspetti la tua bella? >>.
La mora arrossì violentemente a quelle parole. Aprì la bocca per dire qualcosa ma poi si voltò impercettibilmente verso Emily. A quel piccolo gesto, la quindicenne notò l’altra ragazza e sorrise.
<< Non mi dire >> commentò con un mezzo sorrisetto osservando la diciannovenne << La pervertita ti ha fatto provare una cosa a tre? Certo che le trova tutte lei >>.
<< Noi non… >> provò a urlare Natsuki per farla tacere alla ricerca di una battuta pungente.
<< Una cosa a tre? >> ripeté Emily divertita << Perché no, tu potresti darmi qualche dritta? A quanto pare, sembri abbastanza ferrata in materia >>.
<< Anche intraprendente la tipa >> affermò la più piccola senza farsi intimorire << Allora alla pervertita non piacciono tutte addormentate come te, Kuga >>.
<< Io non sono addormentata! >> esclamò la sedicenne risentita.
<< Certo che no, fai solo e sempre la parte della rincoglionita >> rispose immediatamente Nao << Tutto il contrario di questa qui >> aggiunse indicandola << E’ una che ci da sicuramente dentro >>.
Emily rise ringraziando per la lusinga.
<< Guarda che non ti sta facendo nessun complimento! >> le disse Natsuki non capendo cosa ci fosse da ridere.
<< Lo vedi che sei sempre la solita addormentata? Sei sicura che non ti soffi la tua bella Presidentessa da sotto il naso? Credo che non avrebbe problemi a farlo, ti somiglia anche >>.
<< Smettila adesso, Nao! >> strillò la sedicenne dagli occhi verdi.
La gentile risata di Shizuru le fece capire che era vicino a loro. Si voltò verso destra e la vide avanzare. Arrossì di nuovo.
<< Mi erano mancate le vostre litigate >> disse semplicemente fermandosi vicino a Nao << E’ carino il modo in cui dai il bentornato a Natsuki >> continuò guardando la quindicenne << Anche a te è mancata parecchio, eh? Ti sei comportata stranamente bene in questi giorni, attendevi il suo rientro? >>.
Per la prima volta Nao arrossì e Natsuki sgranò gli occhi per la sorpresa nel notarlo.
<< Ok, me ne vado prima che saltino fuori strani discorsi >> rispose brevemente la ragazzina sistemandosi lo zaino sulle spalle.
<< Ehi, Natsuki! >> esclamò Mai avvicinandosi al gruppo senza smettere di tenere per mano Tate << Ciao Emily, avete già finito? >>.
<< Ciao Mai >> salutarono le due ragazze che si somigliavano fisicamente.
<< Sì, Natsuki è stata molto paziente a sopportare i miei incontri >> aggiunse la diciannovenne strizzando l’occhio all’altra.
Shizuru fece scivolare la mano sulla schiena di Natsuki e, dopo aver presa per la vita, l’attirò a sé per pochi centimetri.
<< E così sei stata brava? >> le sussurrò in un orecchio assaporando il rossore che si espandeva sulle gote dell’altra.
<< Mi spiace averti dato quello schiaffo >> bisbigliò vedendo che Mai stava presentando Tate ad Emily prima di sciogliersi dalla sua presa.
<< Te l’ho detto che mi piaci di più quando t’ingelosisci >> le rispose con un sorriso la diciottenne << Pranziamo tutti insieme? >> chiese subito dopo rivolta agli altre tre ragazzi.
Emily guardò per un solo attimo Natsuki prima che questa parlasse.
<< No! >> esclamò << Non possiamo! >>.
Shizuru la guardò con aria interrogativa sentendole usare il plurale.
<< Ah sì? >> domandò Mai maliziosamente << Beh, allora possiamo andare noi a mangiare qualcosa. Che ne pensi Emily? >>.
La mora si limitò ad annuire sorridendo e alzò gli occhi sulla Presidentessa. Per un lungo secondo si fissarono negli occhi e silenziosamente le disse addio.
<< Per me va bene, non potrei mai rifiutare l’invito se ad accompagnarci c’è un ragazzo così bello! >> scherzò tornando a voltarsi.
Mai ed Emily risero mentre Tate s’imbarazzò di fronte a quel complimento.
<< Ok, allora noi andiamo! >> rispose Natsuki afferrando la mano di Shizuru e trascinandola verso casa.
La diciottenne la lasciò fare senza dire niente, divertita da quell’intraprendenza che stava mostrando la più piccola. Mai l’aveva presa per mano con la coscienza dell’amore che provava per lei. Non si vergognava dei sentimenti che sentiva. Le strinse le dita beandosi della consapevolezza che era pronta ad amarla senza remore. Il sorriso che le rivolse la mora le parve il più bello dopo tantissimo tempo. Arrivarono a casa della diciottenne e, una volta dentro, Shizuru la baciò con foga facendole cadere lo zaino per terra.
<< C’è qualcosa d’importante che devi dirmi? >> le sussurrò stringendola da dietro e dandole un bacio sulla guancia.
Natsuki gemette costatando di non avere la forza di opporsi al suo volere e di non volerla nemmeno cercare.
<< …sì… >> sussurrò << …ma non qui… >>.
Shizuru allentò la presa per poterla guardare negli occhi e l’attimo dopo il cuore le saltò in gola nel vederla prendere nuovamente la mano e condurla nella sua camera. Non appena chiuse la porta alle sue spalle, la gettò sul letto salendovi a cavalcioni per tenerla ferma e le sbottonò la divisa scolastica per potersi finalmente beare del suo seno.
<< Shizuru… >>.
<< Me la dirai dopo >> la interruppe la diciottenne con un sorriso sfilandole il capo intimo.
Iniziò a massaggiarle il seno finché non sentì i capezzoli turgidi tra le sue dita. A quel punto prese ad accarezzarli con la lingua con lentezza descrivendo dei cerchi. La sedicenne si contorse per il piacere e strinse con una mano il lenzuolo con forza impossibilitata dal non gemere pesantemente. Con l’altra decise di farsi ardita e le sfiorò la gamba salendo lentamente verso l’alto. La sentì rabbrividire e ne fu compiaciuta.
<< Ci siamo fatte ardite >> scherzò Shizuru prima di chinarsi e baciarle il collo.
Fu in quel momento che la situazione si ribaltò. Quasi non si accorse di essere finita distesa sul letto mentre Natsuki la sovrastava. Sorrise nell’incontrare i suoi occhi che brillavano di malizia.
<< Io voglio fare l’amore con te tutti i giorni della mia vita >> le disse arrossendo << Voglio stare con te >>.
La Presidentessa le accarezzò una ciocca di capelli sentendo una lacrima scivolarle sulla guancia destra. La sedicenne si affrettò ad asciugargliela.
<< Perché… >> mormorò leggermente impaurita << …perché piangi? >>.
Shizuru scosse il capo baciandole quelle dita dal sapore salato.
<< Sono così felice Natsuki >> le rispose semplicemente.
A quelle parole la più piccola si chinò per baciarla iniziando a sbottonarle l’uniforme scolastica. Quella volta voleva che fosse sua, voleva sentirla gemere sotto i suoi baci; era stanca di essere vista come l’eterna bambina che ancora doveva crescere. Lasciò una scia di carezze con la lingua sul suo ventre mentre arrivava alla gonna che ancora indossava. Le aprì la zip con gesto deciso sentendo il suo respiro farsi affannoso per l’eccitazione che cresceva in lei. La diciottenne la lasciò fare, curiosa di sapere fino a che punto si sarebbe spinta. Si alzò leggermente sui gomiti per poterla denudare e tornò a stendersi quando Natsuki la spinse giù facendole capire che avrebbe fatto da sola. La vide sfilarsi la gonna dell’uniforme scolastica e rimanere solo con lo slip prima di chinarsi nuovamente sul suo corpo. Shizuru le accarezzò i glutei avvicinando le dita all’elastico del perizoma e accarezzandoli con desiderio. La sedicenne si morse il labbro inferiore per il forte piacere che l’attraversò e le sue pupille si contrassero ed espansero velocemente. La mano della diciottenne s’intrufolò sotto lambendo la sua intimità. La mora fremette ansimando e si chinò sulla sua spalla mordendogliela mentre la Presidentessa le baciava la tempia sinistra.
<< Ti amo Natsuki >> le disse con un filo di voce.
<< A…aspetta… >> riuscì a pronunciare la ragazza dagli occhi verdi sentendo di essere vicina all’orgasmo << …voglio…voglio… >>.
S’imbarazzò nel parlare e quindi decise semplicemente di agire. Si mise seduta sul corpo della più grande e fece un respiro profondo. Portò la mano destra davanti al volto di Shizuru e le sorrise nell’accarezzarle leggermente le labbra. La diciottenne comprese immediatamente cosa volesse la sedicenne e iniziò a leccargliele. Anche quel gesto la fece talmente impazzire di piacere che varie volte provò l’istinto di baciarla con foga. Si trattenne e attese che le sue dita fossero abbastanza umide. Non voleva farle male, voleva essere gentile e delicata come lo era stata l’altra con lei. Dopo un tempo che le parve interminabile, le tolse, la baciò con trasporto e si riempì del suo odore così dolce. Poi decise di concentrarsi sulla sua intimità. Le accarezzò l’interno coscia rabbrividendo, osservando come tremasse di piacere sotto il suo tocco e sorrise. Tutto quello era per lei, solo ed esclusivamente per lei. Allungò una mano verso il suo seno per giocarci mentre baciava la pelle sempre vicina alla sua parte più nascosta. Shizuru gemeva e sussultava ad ogni bacio umido che le lasciava e infine sobbalzò quando sentì di essere stata penetrata. Con una mano cercò quella della sedicenne e intrecciò le dita alle sue stringendo con forza. La vide avvicinare il volto al suo sfiorandole il naso affinché la guardasse negli occhi e spinse il bacino verso quella mano che le stava facendo provare quel meraviglioso piacere inarcando contemporaneamente la schiena. Natsuki le sorrise senza smettere e si strinse ancor di più a lei. Aumentò il ritmo infilando un altro dito e sentendo l’eccitazione per quello che stava facendo montarle dentro come un uragano. La diciottenne ansimò pesantemente sentendo le spinte farsi più veloci e socchiuse gli occhi quando l’altra le baciò e mordicchiò con gioia il collo. Gemette più forte e fu come se il suo corpo fosse attraversato da una moltitudine di scariche elettriche nel momento in cui raggiunse l’apice dell’orgasmo. La sedicenne si stese al suo fianco e le accarezzò la pancia delicatamente mentre la osservava tornare a respirare normalmente. Salì lentamente seguendo il profilo del suo seno e infine arrivò alle sue labbra. La Presidentessa gliele baciò sentendo il suo sapore su quelle dita. Era stata la prima volta dopo tanto tempo che aveva lasciato a qualcun’altra le redini del gioco e lei le aveva sapute gestire benissimo. Dallo sguardo lucido dell’altra comprese che anche lei doveva essere venuta semplicemente assecondando il ritmo delle dita che aveva fatto muovere dentro la più grande. Natsuki si raggomitolò in posizione fetale vicino a Shizuru, che sorrideva e si lasciò abbracciare. Aveva bisogno di quel calore che solo la diciottenne riusciva a trasmetterle. Le diede un bacio sul collo mentre giocava con una ciocca di capelli neri. La sentì rabbrividire mentre si riprendeva dal piacere appena provato.
<< Stai diventando davvero una brava bimba >> le sussurrò leccandole il padiglione auricolare << Ti amo, Natsuki >>.
La sedicenne alzò i suoi grandi occhi verdi arrossendo per quello che era riuscita a fare. Si era dimostrata davvero molto audace.
<< Anch’io ti amo, Shizuru >> disse vincendo finalmente il suo imbarazzo nel parlare dei suoi sentimenti di fronte all’altra << E non ti lascerò più andare via. Tu sei solo mia >>.
La Presidentessa sorrise di gioia a quelle parole stringendosi ancor di più al suo corpo.
<< Shizuru >> aggiunse la più piccola prendendole la mano e intrecciandole le dita con quelle dell’altra prima di baciarla << Se becco di nuovo Emily che gira per casa mezza nuda l’ammazzo, sia chiaro >>.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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