Il Blocco

di Lojet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Metro ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Oggi, Genova ore 13.00
 
Sono passati giorni da quando ci siamo barricati in questo appartamento, la porta blindata non reggerà ancora per molto, quei cosi sono dannatamente forti...
Le provviste cominciano a scarseggiare. Non dobbiamo bere dai rubinetti, il bacino idrico non è contaminato ma non possiamo rischiare. Ci laviamo, beviamo e cuciniamo con l’acqua delle bottiglie che viene venduta a 5 euro al litro ed è difesa come se fosse oro. Probabilmente si può definire l’oro della catastrofe.
Il sedere comincia a farmi male, mi alzo da terra. I pantaloni bagnati mi si attaccano alla pelle provocandomi un brivido freddo. Vado nell’altra stanza. La piccola Annette dorme tra le braccia di Maria e Paolo sonnecchia nella branda lì affianco. E’ giorno ma ci siamo dovuti adattare ai Loro orari, alle Loro “regole”. Non avevamo altra scelta, adattati o muori.
Mi porto la mano dietro la schiena, il freddo metallo della Python viene a contatto con le mie dita.
Quel revolver mi ha salvato la pelle ben più di una volta, è diventato quasi come il mio amico più fidato.
Salgo le scale che portano sul terrazzo, appena esco all’aria aperta la luce del sole mi investe, è come se mi stessi rigenerando. Aspiro una boccata d’aria fresca, a quest’altezza la puzza di morto non può raggiungerci.
Lucy sta scrutando la strada sotto il palazzo con il binocolo, il fucile da cecchino calibro 50 Barrett è appoggiato alla ringhiera. Prendo una sedia e mi siedo affianco a lei.
Si volta verso di me, le sorrido, Dio mio quant’è bella. 
- Come và? – le chiedo.
- Quei bastardi continuano a farsi fuori a vicenda ma finché stiamo qui dovrebbe andare tutto bene –
- Le ultime parole famose –
- Portasfiga – 
Ridiamo tutti e due attenti a non fare troppo rumore.
- E te? Come stai? -
- Beh, come vuoi che stia, probabilmente i miei genitori sono morti sbranati o sono in quel bordello laggiù – indica la strada con un gesto della mano – ma tutto sommato possiamo ancora parlarci, quindi stò bene.- guarda per terra – Sai, è grazie a te se siamo riusciti a sopravvivere fino ad adesso.
Contiamo su di te. Annette, Maria, Paolo, anche io, noi tutti ci fidiamo di te e sai che questa è una grossa responsabilità.
-Già… - mi stiracchio sulla sedia – Cosa farai quando raggiungeremo il Blocco? – le sue parole sono come una freccia per me, la domanda mi coglie alla sprovvista. Tutti noi pensiamo solo a raggiungere il Blocco, ma dopo? Non lo so. Le idee e le parole mi frullano nella testa, cosa farò dopo? E domanda ancora più grande: esiste veramente il Blocco? Quasi tutto il mio viaggio, il nostro viaggio, si è basato sul raggiungimento di questo fantomatico Blocco. Ma se fosse stato distrutto o, peggio ancora, se non fosse mai esistito? Comunque abbiamo bisogno di una meta, di qualcosa che ci dia la speranza per sopravvivere. Prima di sapere della possibile esistenza del Blocco le nostre menti erano alla deriva, non avevamo né speranza né voglia di vivere. 
Il Blocco ce le ha ridate entrambe. Verità o finzione che sia.
-Non lo so, veramente non lo so. Forse potrei chiamare i parenti di mio padre in Germania, ma non posso sapere fino a che punto si è estesa l’epidemia. E te? –
- Io? Beh, prima di tutto cercherò un modo per contattare i miei genitori…-
- E se fossero…- mi interruppi.
- In quel caso non saprei più che fare, spero che potremo rimanere insieme, anche con Paolo, Maria e Annette, intendo.-
- Mpf…- prendo il binocolo – Và giù e fatti una dormita -. 
Tenta di protestare – Sta tranquilla, controllo io qui - - E’ proprio per quello che mi preoccupo - faccio finta di offendermi. Sorride, si alza e scende le scale di legno.
Mi sistemo sulla sedia e guardo nel binocolo.

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Capitolo 2
*** La Metro ***


2 mesi prima…..
 
                                 LA METRO
 
 
La metro si ferma di colpo, l’ennesimo anziano che non si tiene mi cade addosso pestandomi i piedi. Si scusa, gli rispondo di non preoccuparsi e con un finto sorriso gli cedo il mio posto, non aspettava altro.
Guardo l’orologio del cellulare, 7.30. Sono in anticipo. Alle otto e mezza ho un’incontro con  il professore che mi potrebbe dare qualche consiglio per la tesi.
Guardo fuori dal finestrino, siamo ancora fermi.
Vedo il macchinista che esce dal vagone di guida – Che succede? – gli chiede il tizio che era seduto affianco a me, ha il volto coperto dagli occhiali da sole, la barba incolta e i pochi capelli che escono dal cappello sono grigi, deve avere una cinquantina d’anni.
Il macchinista risponde seccato mentre apre la porta del vagone – Non lo so, c’è qualcosa sui binari...- scende a terra, il tizio fa per seguirlo ma il macchinista lo ferma con un gesto della mano – Non ci pensi nemmeno – .
I passi del macchinista riecheggiano nella galleria, illuminata solamente dalle luci della metro – Che puzza – quella frase sussurrata rimbomba nel buio amplificata dalle pareti di cemento.
Sento un rumore stranissimo, come se qualcosa stesse grattando il cemento, anzi sembra più il rumore che fa un cane quando morde l’osso, avanzo della cena.
Guardo fuori dalla porta, un odore mi punge il naso, mi ricorda la carne in putrefazione.
La sagoma del macchinista è illuminata dai fari della metro. Si toglie il cappello mentre si avvicina a quella cosa per terra, sembra che si muova, deve essere una mia impressione. Non ho dormito molto negli ultimi giorni.
Un urlo attrae la mia attenzione. Mi volto, è solamente un bambino che si è appena svegliato.
-Ma che cazz…. Ahhhhhh!!! – il grido del macchinista mi fa raggelare il sangue nelle vene, mi giro di scatto, ho giusto il tempo di vedere qualcosa che salta addosso al macchinista. Sembra umano, non posso dirlo con sicurezza dato che non è illuminato dai fari, ma la figura che è raggomitolata nell’oscurità sembra umana… La figura ha la testa piegata su qualcosa, sembra che lo stia… mangiando?!?!
Il tizio con il cappello attiva la torcia nel cellulare e la punta verso la figura che si muove – Oh merda – pronuncia la parola come se fosse in trance, non riesce a staccare gli occhi dalla figura ormai illuminata. Mi faccio spazio e guardo anche io… sangue, tanto sangue, il cappello del macchinista ma lui dov’è ? Alzo leggermente lo sguardo e trovo la risposta, mi viene da vomitare. La figura, ora ho la certezza ,è umana, no, quella cosa non può essere considerata umana, sembra una donna, ha i capelli spettinati,la camicetta strappata e sporca di sangue. Sotto di lei c’è il macchinista, riconosco gli abiti bianchi, Cristo, lo sta veramente divorando.
Il macchinista si muove ancora, allunga il braccio verso di noi in cerca di speranza, non riesco a muovermi, sono paralizzato dalla paura. Quella cosa vede il suo movimento, ma non si volta verso di noi, è attratta dal braccio, lo afferra con i denti e con una mano, - No – il tizio con la torcia sembra che stia supplicando, sento il rumore di carne lacerata, un urlo agonizzante e poi solo il rumore di denti che masticano.
Indietreggio e nel farlo inciampo nella borsa di qualcuno cadendo per terra. Ho fatto un casino bestiale, il tizio con il cappello mi aiuta a rialzarmi.
Guardiamo tutti e due fuori dalla porta, quella donna si è alzata, un lembo di carne le pende dalla bocca, sporcandole di sangue la camicetta già sudicia.
Quella cosa si sta avvicinando… un tipo sulla metro comincia a sbraitare –Scappiamo! Ci ucciderà tutti! Io non ci tengo a essere divorato!!!-è vestito in giacca e cravatta sembra un tipo da ufficio,magari un avvocato. Provo a calmarlo ma lui si alza di scatto e, dopo avermi dato uno spintone, scende dal vagone continuando a sbraitare…
Ma io non faccio caso a lui, quella donna, quella cosa, sta annusando l’aria, si muove incespicando, sembra insicura…di colpo spicca un salto e cade sul tipo impazzito.
-Dobbiamo aiutarlo!!!- il tizio con il cappello prende l’estintore attaccato al sedile,intanto quel povero cristo sta urlando come un matto, ha ragione, dobbiamo aiutarlo.
Io e il tizio con l’estintore scendiamo dal treno, fa roteare l’estintore e colpisce la testa di quella cosa facendola schizzare via in una tempesta di sangue.
 

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