I Can Love You More Than This

di MyImmortal_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - PRIMA PARTE ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - SECONDA ED ULTIMA PARTE ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** EXTRA ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



Harry
                                                                     10 aprile 1912
Caro diario,                                     
oggi io, mamma, Niall, Caroline e Holly partiamo per l’America.
Ci imbarcheremo sul “Titanic”, il nuovo transatlantico appena giunto da Bruxelles.
Da come ne parlano è immenso, la nave più grande del mondo, anche più del Mauretania.
Sinceramente non ci credo.
Non è la prima nave su cui salgo e non sarà neanche l’ultima, per cui sono sicuro che ne vedrò altre, molto più grandi, almeno che non esistano già.
Comunque, né io né Niall siamo felici di quest’imbarco.
Tutti si descrivono come entusiasti all’idea di salirci e di affrontare la traversata, ma noi sinceramente non proviamo niente di diverso dal solito.
La pensiamo allo stesso modo, io e mio cugino.
È come il nuovo giocattolo, è la novità del momento.
Tra non molto tempo la gente si stancherà ed anche il famoso Titanic finirà nel dimenticatoio.
Normale amministrazione…

 
Chiusi il taccuino rivestito di pelle marrone e lo riposi nel taschino interno della mia giacca elegante, assieme alla penna con incise le mie iniziali. H. E. S.
Stavano per Harold Edward Styles, il figlio diciottenne dei coniugi Styles, una delle famiglie più importanti dell’Inghilterra.
Ho sempre creduto che mia madre avesse deciso di diventare la signora Styles solo per i soldi di mio padre, non per altro.
Assieme a me e mia madre vive mio cugino, Niall James Horan, più grande di me di un anno, figlio della sorella di mamma.
I miei zii sono morti da circa un anno e Niall è stato mandato a vivere da noi, in quanto suoi parenti più vicini.
Io e mio cugino andiamo molto d’accordo, sin da bambini, è il fratello che non ho mai avuto.
Purtroppo la nostra situazione economica non è il massimo dello splendore al momento, in quanto mio padre è morto lasciandoci pieni di debiti,
ma mia madre non vuole che si sappia. Così, ha organizzato un futuro matrimonio tra me, Niall e le sorelle Flack, Caroline ed Holly.
Caroline, la più grande, nonché mia fidanzata, ha tredici anni in più di me, ma a mia madre sembra non importare.
Lei vuole soltanto continuare a godersi la bella vita, lo champagne, la servitù dai guanti bianchi e tutto ciò che riguardi essere nel campo della signoria.
Io e Niall non siamo mai stati felici del nostro ceto sociale, ma purtroppo dobbiamo fingerci dei signorini tutti a doppiopetto, per non far sfigurare mamma ed il nome di famiglia.
- Harry? Tesoro, dobbiamo scendere!-, mi chiamò Caroline con tono mellifluo, facendomi tornare alla realtà. Mi guardai intorno dall’interno della nostra auto.
Eravamo al porto di Southampton ed esso era gremito di persone. Non ne avevo mai visto così tante assieme.
Il nostro autista venne ad aprire le portiere ed io scesi subito, bisognoso d’aria.
–Ehm, Harry? Le buone maniere?!-, mi rimproverò prontamente mia madre facendomi alzare gli occhi al cielo e
fermare a metà strada tra la nostra auto e quella dietro, in cui c’era Niall con la sua ragazza. Ero partito in quarta per raggiungere mio cugino,
ma dovetti tornare indietro e porgere la mano prima a Caroline e successivamente a mia madre, aiutandole a scendere dal veicolo.
Dopodiché raggiunsi di fretta Niall, che teneva a braccetto Holly, intenta a comandare a bacchetta il “maggiordomo” se così si poteva definire suo e di Caroline,
dicendogli di mettere a bordo i bagagli assieme al fantino. Io lo avrei volentieri chiamato leccapiedi,
ma a detta di mia madre era un nome troppo volgare e l’unica volta in cui me lo aveva sentito pronunciare mi aveva rifilato uno scappellotto dietro la testa,
facendomi molto male.
Nel vedermi il mio cuginetto sorrise. Era veramente un bel ragazzo ed era sprecato con una come Holly a parer mio.
Niall era biondo, con gli occhi non azzurri, ma blu, ed un sorriso dolcissimo. Purtroppo questo non era perfetto, a causa dell’incisivo sinistro leggermente storto,
ma anche se a me andava bene così per mia madre era una cosa inguardabile. Così aveva provveduto subito a sistemarlo,
facendogli mettere a dicembre un apparecchio correttore sull’arcata superiore. Niall non si era opposto, non era mai stato tipo da rispondere a tono,
ma mi aveva confessato i primi tempi che quell’aggeggio gli faceva male, e non poco. Ma non lo aveva mai detto a nessuno a parte a me.
Teneva sempre tutto per sé, ne parlava solo con me, ma neanche sempre.
Lo affiancai ed insieme ci dirigemmo sulla passerella che portava a bordo del Titanic. –Pronto cugino?-, mormorò al mio orecchio. Annuii, non molto convinto.
–E’ l’ennesimo viaggio in mare che facciamo, è tutto come al solito. Ovvio che sono pronto!-, risposi subito dopo, mentendo, sorridendogli.
Detestavo mentirgli, ma in quel momento mi parve l’unica soluzione possibile, per non farlo preoccupare.
 
 
 
Intanto, in un bar di fronte al porto…
 
 
 

Louis

Ok, calma. Avevo puntato tutto, come Zayn ed i due russi davanti a me del resto, ed in quel momento sul tavolo al centro stazionavano delle monete,
due pacchetti di sigarette, una scatola di cerini e due biglietti di terza classe per il Titanic. Già, il Titanic. Quel bestione partiva a mezzogiorno per l’America,
per la mia amata America. Erano vent’anni che non ci tornavo, chissà se era cambiata.
Sorrisi, guardando le mie carte ed i volti preoccupati dei due russi, Olaf e Sven. Zayn mi aveva minacciato di morte nel caso avessimo perso tutto.
–Va bene, è il momento della verità. La vita di qualcuno qui sta per cambiare! Zayn?-, domandai puntando lo sguardo sul mio amico.
–Niente.-, rispose lui, scoprendo le sue carte. –Olaf? Niente…-, mi diedi botta e risposta vedendo le carte del russo.
–Sven?-, chiesi ancora e lui mi mostrò orgoglioso le sue carte. –Due coppie…-, mormorai colpito. –Scusa tanto, Zayn…-, sospirai subito dopo scuotendo la testa.
–Che scuse, ma vaffanculo! Hai scommesso tutti i nostri soldi!-, mi urlò contro incazzato nero. Gli misi una mano sulla spalla interrompendolo.
–Scusa tanto, ma non rivedrai i ghetti di Southampton per un bel po’, perché noi ce ne andiamo in America! Full ragazzi!!-,
esclamai esultando felice ed iniziando a riempirmi le tasche con la vincita. –Si!! Sentito? Vado in America!!!-, gridò Zayn, felice come poche volte lo avevo visto.
–No, il Titanic va in America. Tra cinque minuti!!-, esclamò il barista deridendoci.
–Oh merda, Zayn, muoviamoci!!-, dissi al mio migliore amico correndo fuori dal bar e cominciando a correre. Sarei tornato nella mia amata America, finalmente.
–Dai, sta per cominciare il grande viaggio! Siamo dei perfetti damerini! Siamo due maledetti reali, ragazzo mio!!-,
gli gridai mentre schivavamo le migliaia di persone presenti al porto. –Visto? È il mio destino! È come ti ho detto, torno in America per diventare miliardario!
Bastardo! Sei un pazzo!!-, mi gridò in risposta ridendo. –Può darsi, ma li ho trovati io i biglietti! Forza, ti credevo un fulmine!!-, lo sfottei raggiungendo il ponte.
Stavano chiudendo le porte. Cazzo! –Aspettate! Aspettate! Siamo passeggeri!!-, gridai arrivando davanti ad un ufficiale, con Zayn al seguito.
L’uomo ci guardò circospetto. –Avete fatto la fila per il controllo sanitario?-, domandò serissimo, squadrando prima me e poi il mio amico.
–Certo! E comunque non abbiamo i pidocchi. Siamo americani, tutti e due!-, spiegai io in risposta. –Bene, salite a bordo!-, rispose dopo un po’, scostandosi e facendoci passare.
Una volta dentro la nave mi voltai verso Zayn, sorridendo.
–Siamo i figli di puttana più fortunati del mondo!-, gli dissi prendendogli la testa tra le mani e scompigliandoli i capelli. Fortunati, da quel momento.
Nessuno dei due lo era mai stato. Eravamo entrambi dei ragazzi di strada, dei poveracci. Ma ero sicuro che quel viaggio ci avrebbe cambiato la vita.
Ci dirigemmo sul ponte ed iniziai a salutare.
-Addio!-, urlai a nessuno in particolare attirandomi addosso lo sguardo perplesso di Zayn. –Conosci qualcuno?-, chiese confuso. –No!-, gli risposi ridendo.
–Addio! Mi mancherai!!-, gridai ancora. Zayn sorrise e si unì a me. –Addio! Non mi scorderò mai di te! Ciao tesoro, tornerò ricco!!-,
gridò affiancandomi e prendendo a sbracciarsi.
Dopo che ci fummo allontanati dal porto ci dirigemmo in terza classe, a cercare le nostre cabine. –Sai che ti dico Louis? I tempi stanno cambiando.
La fortuna ci sta sorridendo, ne sono più che sicuro!!-, mi disse Zayn, circondandomi le spalle con un braccio. Annuii convinto. –Hai ragione Zayn.
Dopo questo viaggio niente sarà più come prima!-, risposi io, aprendo la porta della nostra cabina. All’interno c’erano due uomini, russi anche quelli.
–Piacere, Louis Tomlinson. Lui è il mio amico Zayn Malik!-, feci le presentazioni, per poi prendere a litigare con Zayn per chi dormiva sul letto di sopra.

 
 

#angolo Kikka
Ok, è una schifezza.
Ma io amo Titanic, i Larry, i Ziall e dovevo buttarla giù!
Spero che possa piacere e spero mi perdoniate per gli errori di battitura, ma non ho una beta purtroppo D:
Comunque, un po' di storia è pronto e se vedo che il capitolo riesce ad arrivare a 3 recensioni allora la pubblicherò! ^^
Altrimenti la cancello e smetterò di scrivere, per non farmi umiliare ulteriormente, va'! xD
Commentate, vi prego, anche per dire che fa cagare il... ci siamo intesi xD (Miss Finezza 2012).
Un bacio!
Kikka

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



Harry

Eravamo tutti nella nostra cabina. Neanche una cabina normale, era chiedere troppo, certo. Avevamo una suite presidenziale addirittura.
Giusto, non una. Ben tre. Una tutta per mia madre, una per Caroline ed Holly ed una per me e Niall. Che schifo.
Mischiarsi alla gente non se ne poteva neanche pensare, in quanto avevamo addirittura un ponte di passeggiata privato.
-E’ questo signorino?-, mi domandò una cameriera, riportandomi alla realtà. Mi voltai e la vidi con uno dei miei quadri in mano.
–No, aveva tante facce…-, mormorai soprapensiero, riprendendo a cercarlo con lo sguardo.
–Questo, Harry?-, chiese Niall estraendone un altro dal baule.
–Si! Esatto! Sei sempre il migliore cugino!-, esultai avvicinandomi a Niall e prendendo il dipinto.
–In questa stanza ci vuole un po’ di colore…-, mormorai poi, andandolo ad appendere ad una parete. –Vuole che li tiri fuori tutti, signorino Styles?-,
disse ancora Trudy, la nostra donna di servizio. –Si, grazie Trudy.-, le dissi sorridendole.
-Ancora quei quadri fatti con le dita? Quelli si che sono stati un grosso spreco di denaro!-, commentò acida Caroline,
entrata in quel momento, mentre con Niall e Trudy appendevamo altri dipinti ai muri. Alzai gli occhi al cielo, mormorando
–Tra il gusto per l’arte che ha Caroline e il mio c’è una piccola differenza: io ce l’ho!-. Niall ridacchiò sottovoce.
–Sono affascinanti, è come ritrovarsi in un sogno, o nelle vicinanze.
C’è verità, ma non c’è logica…-, aggiunsi guardando attentamente l’ultimo dipinto appeso. –Come si chiama l’arista?-, chiese timidamente Trudy.
Era più giovane di me, di due anni. Era un’amica oltre che una donna di servizio. Io la consideravo più come la prima opzione, però.
–Qualcosa tipo Picasso…-, le risposi ritornando in suite, trovando Caroline comodamente seduta su una poltrona.
–Qualcosa tipo Picasso.-, mi fece il verso. –Non sfonderà mai!-, aggiunse subito dopo. Non le prestai attenzione e presi un altro quadro.
–Mettiamo il Degas in camera…-, dissi rivolto a Niall, che mi annuì. –Almeno sono costati poco…-, sentii Caroline aggiungere,
prima che mi chiudessi la porta alle spalle. Appesi il quadro e mi sedetti sul letto.
–Non la sopporto, è più forte di me…-, mormorai prendendomi la testa tra le mani. Niall sospirò, sedendosi al mio fianco.
–Ti capisco Harry, anche io con Holly non ho vita facile. Ma dobbiamo farlo per tua madre, per il nome degli Styles…-, mi disse con fare comprensivo.
Mi fece adagiare la testa sulla sua spalla, abbracciandomi. –Dai Harry, dobbiamo essere forti.
Saremo solo Nialler ed Hazza, ricordi? Insieme, cugino.-, esclamò poi, rassicurandomi. Annuii.
–Si, insieme. Grazie Nialler!-, gli dissi alzandomi e scompigliandogli i capelli. Nialler era il soprannome che gli avevo affibbiato da piccolo,
come lui aveva fatto con me, chiamandomi da allora Hazza. Mi sorrise complice, alzandosi e dicendo a bassa voce,
-Che ne dici di fare una scappatella, questo pomeriggio, prima di cena?-. –Del tipo?-, gli chiesi non capendo dove volesse arrivare,
ma allo stesso tempo curioso. –Io, te, a vedere il tramonto sul ponte normale di prima classe. Di più non credo che riusciremmo a fare…-, mi spiegò.
Un sorriso mi illuminò il volto. –Ci sto! Assolutamente si!-, confermai. Ci scambiammo uno sguardo d’intesa e tornammo nel salone della suite.
Dopo aver finito di riordinare la suite, mamma decise di portarmi con sé, a fare un giro in quella che sarebbe stata la nostra “casa” sino a New York.
Mentre attraversavamo il corridoio d’ingresso, notai una donna. Era bella rotonda, di quarant’anni passati, con i capelli rossi e un cappello più grande di lei.
La salutammo cordialmente e lei ricambiò, prima che continuassimo il nostro giro.
Mamma mi spiegò che quella era Molly Brown, una donna di quelli che mia madre definiva i “nuovi ricchi”.
Il marito aveva trovato l’oro nel West e così erano diventati parte del ceto sociale più alto.
Mia madre mi raccontò anche di quanto detestava profondamente la gente di quel tipo, ed io annuii, nonostante la pensassi diversamente.
Insomma, erano pur sempre persone, perché mai doverli detestare?
Una volta terminata la nostra passeggiata tornai in suite da Niall, che mi aspettava fremente.
–Mentre tu e la zia Anne eravate via io ho fatto un piccolo giro di perlustrazione della nave.
Possiamo arrivare al ponte di prima classe tranquillamente, tanto Holly e Caroline saranno nella loro suite a prepararsi per la cena.
Dobbiamo fare attenzione solo a non beccare il loro leccapiedi, quel Lovejoy. Se non lo becchiamo, allora stiamo tranquilli!-, mi spiegò lui,
controllando che non ci fosse nessuno. Gli diedi una pacca sulla spalla, solidale. –Fantastico Niall, davvero fantastico!-,
mi complimentai con il mio adorato cugino, che sorrise orgoglioso. Si lisciò la camicia con fare da esperto, dicendo
-Modestia a parte, sono il migliore in campo!-. Scoppiammo a ridere entrambi, zittendoci subito dopo.
Durante il pranzo incontrammo il signor Thomas Andrews, il progettista della nave, e Bruce Ismay, l’ideatore.
Mentre i camerieri chiedevano cosa volessimo per pranzo, Caroline esclamò
–Dell’agnello con un pizzico di salsa di menta. Due porzioni! Ti piace l’agnello, vero Harry?-. Sospirai, evitando di rispondere.
–Per me e Niall, invece, del salmone!-, la seguì subito Holly, mentre Niall la guardava stranito.
Da questo, dedussi che non potevamo neanche più decidere cosa mangiare da noi.
–Ragazze, avete intenzione di tagliarli anche la carne?-, fece Molly, scoppiando a ridere e facendo ridacchiare me e Niall.
–Chi ha pensato al nome Titanic? È stato lei, Bruce?-, chiese subito dopo. L’uomo assunse un’aria altezzosa, mentre Niall roteava gli occhi.
–A dire il vero sì. Volevo dare l’idea di…grandezza, ecco. Grandezza pura! La grandezza trasmette sicurezza, stabilità, ma soprattutto forza!-, spiegò orgoglioso.
Io non lo stavo neanche più ascoltando, troppo intento a fumare una sigaretta che avevo tirato fuori dalla tasca.
Aspirai una boccata di fumo e mia madre mi riprese. –Lo sai che non è di mio gradimento, Harry…-, mormorò seduta alla mia destra.
Per tutta risposta le soffiai il fumo in viso. Caroline mi sfilò prontamente la sigaretta di mano e me la spense, dicendo –Lo sa!-.
Ma perché doveva sempre impicciarsi? Mi alzai, chiedendo scusa, e me ne andai in cabina, buttandomi poi sul letto. Quanto la odiavo.
Dopo poco tempo arrivò anche Niall, spiegandomi che Caroline ed Holly si stavano arruffianando i due uomini e lui non veniva più calcolato.
Passammo il pomeriggio a chiacchierare come i ragazzini quali eravamo, fino a che non arrivò l’ora del tramonto, ed automaticamente la nostra fuga.
Aprimmo la porta e come due ladri sgattaiolammo in fretta e furia lungo il corridoio. Incontrammo qualche ufficiale qua e là,
ma non fecero domande, così potemmo arrivare sul ponte sani e salvi. Una volta fuori respirai a pieni polmoni.
–Da qui si vedono i ponti delle altre due classi!-, mi spiegò Niall, appoggiandosi accanto a me, contro il parapetto.
–Non è libertà vera e propria, ma meglio di niente. Chiamiamola “libertà vigilata”.-, gli dissi guardandolo negli occhi.
Gli avevo sempre invidiati. I miei erano verde smeraldo, mentre i suoi erano così blu… l’oceano impallidiva a confronto.
Lui mi annuì, sorridendo. –Dai, godiamoci questa semi libertà!-, disse poi sorridendo e facendo sorridere anche me automaticamente.


Zayn

Dopo esserci sistemati nella cabina seguii Louis sulla poppa della nave. Quel ragazzo era qualcosa di unico e fenomenale al tempo stesso.
Nonostante le nostre condizioni di povertà non si era mai arreso. Vedeva sempre il lato positivo delle cose e per questo lo ammiravo.
Era il mio migliore ed unico amico. Mio fratello, diciamo.
Una volta sul ponte, Lou corse verso la parte estrema della poppa, con me al seguito ovviamente. C’era una ringhiera che fungeva da parapetto e,
dopo averlo superato nella corsa, mi ci appoggiai, guardando la distesa infinita d’acqua che ci si prospettava davanti.
Il mio amico, dietro di me, salì con i piedi sulla prima parte della ringhiera, reggendosi ad una corda.
–Riesco già a vedere la Statua della Libertà! Minuscola naturalmente!-, gli dissi facendolo scoppiare a ridere sonoramente.
La risata di Louis era unica. Avendo un timbro vocale leggermente infantile, la sua risata assumeva un tono… “appaperato”,
come mi piaceva definirlo.
–Sono il re del mondo!!-, urlò una volta finito di ridere, mettendosi successivamente ad ululare come un lupo alla luna piena.
Mi fece ridacchiare, lui era così. Non gliene fregava niente se eravamo in un luogo pieno zeppo di gente. Era un’esibizionista nato!
Passammo il pomeriggio così, a guardare l’oceano e scorgendo ogni tanto dei delfini, rimanendo poi entrambi incantati dai loro spettacolari salti.
Nel tardo pomeriggio ci spostammo a prua. Louis aveva estratto il suo blocco da disegno,
ed aveva iniziato a ritrarre alcuni dei passeggeri che erano lì a godersi il tramonto. Lou era proprio bravo a disegnare.
Modestamente, gli avevo insegnato io. Io disegnavo fin da bambino, poi lo avevo insegnato a lui ed ero orgoglioso di come avesse imparato bene.
-E’ proprio una gran bella nave, questa!-, commentai ad alta voce, senza nemmeno rendermene conto.
–Già, è una nave irlandese!-, commentò un ragazzo al mio fianco. –E’ inglese, vero?-, chiese Louis, continuando a tratteggiare la figura di Cora,
una bimba di terza classe. –No, è stata costruita in Irlanda! Quindicimila irlandesi l’hanno costruita.
Una roccia, grosse mani irlandesi!-, spiegò sempre lo stesso giovane. Mi voltai a guardarlo,
proprio mentre lui guardava storcendo il naso un ufficiale che portava a passeggio dei cani. Da come erano ben tenuti, di prima classe.
–Beh, vedi, questo è tipico: i cani di prima classe le fanno quaggiù le loro cagatine!-, commentò acidamente. Lou ridacchiò divertito.
–Ci fanno capire quale posto occupiamo nell’ordine delle cose!-, disse poi. –E chi può dimenticarselo!-, aggiunsi io subito dopo. I
l giovane sconosciuto ridacchiò, porgendomi la mano. –Sono Liam Payne!-, si presentò. Gliela strinsi rispondendo –Zayn Malik!-.
–Piacere!-, disse per poi stringere quella di Lou. –Louis Tomlinson!-, fece il mio amico.
–Piacere. Riesci a guadagnare qualcosa con i tuoi disegni?-, domandò poi, notando il book di Louis. Lui però non rispose.
–Ehi? Tommo, che ti  prende?-, dissi confuso. Non dava segno di vita, era immobile a fissare un punto.
Seguii il suo sguardo e arrivai al ponte di prima classe. Al parapetto c’erano appoggiati due ragazzi. Louis era preso ad ammirare un ricciolino,
di più o meno diciotto anni, con gli occhi verde smeraldo, che guardava attentamente il paesaggio. Era risaputo che entrambi fossimo omosessuali,
ma non ce ne facevamo peso. Era molto bello, certo, ma se lo aveva puntato il mio amico non volevo essere d’intralcio,
così spostai lo sguardo sul giovane che aveva accanto. E rimasi colpito nel profondo, come un fulmine a ciel sereno.
I capelli color oro riflettevano tutte le sfumature del sole che stava tramontando in quel momento,
ombreggiandogli il viso con un gioco di luci ed ombre bellissimo. Gli occhi erano di un blu intenso, così blu che l’oceano era bianco a confronto,
così limpidi e puri…riflettevano i giochi del sole sull’acqua in un modo ipnotico, in un gioco di luci che li rendeva ancora più belli.
Il viso aveva i tratti raffinati, dolci e gentili. Le gote leggermente piene, ancora infantili. Ed il sorriso…la cosa più bella che avessi mai visto.
Portava un apparecchio all’arcata superiore, che luccicava di luce impropria per i raggi solari, ma non per questo era meno bello o stupefacente.
Era Dio sceso in terra. E non sapevo neanche il suo nome.
 
 
Louis

Il giovane, Liam, mi aveva chiesto qualcosa, ma non lo avevo ascoltato, troppo preso ad osservare una delle meraviglie del mondo.
C’era questo ragazzo, che definire bellissimo era riduttivo, appoggiato lì, al parapetto, qualche metro sopra la mia testa.
Aveva i capelli scuri, ricci, ma non quel riccio crespo e disordinato. Davano l’aria di morbidezza,
facevano venire voglia di immergervi le dita e accarezzarli, massaggiarli ripetutamente. Ero sicuro che avrebbero avuto un effetto rilassante.
Mossi dal vento, ribelli, gli incorniciavano il viso perfetto, quasi sembrasse fatto di porcellana.
Aveva l’aspetto giovane, infantile, con le fossette sulle guance quando sorrideva al ragazzo che aveva accanto, anche lui molto bello.
Non doveva avere più di diciotto anni. Il sorriso era qualcosa di meraviglioso.
Luminoso, brillante, ipnotico…si ci poteva incantare a guardarlo per ore, se non anni, e non stancarsene mai.
Il giorno sembrava più luminoso con quel sorriso. E gli occhi…due prati verdi, due pietre preziosi, due smeraldi di una bellezza e lucentezza unica,
che il sole rendeva luminosi come le stelle. Era così bello… -Che guardate?-, chiese poi Liam, seguendo il nostro sguardo.
Sbarrò leggermente gli occhi, per poi commentare –Ah, lasciate perdere ragazzi.
Dovrete svuotare una miniera di carbone a testa prima che vi possiate avvicinare a due come loro!-. Sospirai, purtroppo aveva ragione.
Erano di prima classe, entrambi. Il ricciolino non si sarebbe mai interessato ad uno straccione come me.
Lo guardai sparire assieme al biondo, e mormorai
–Probabilmente hai ragione. Ma nessuno mi impedisce di sognare, giusto?-. –Non ci farai sogni erotici voglio sperare!-, disse ridendo Liam.
–Stupido! -, lo apostrofai sorridendo. –Però quasi, quasi…che ne pensi Zayn? Zayn?-, lo chiamai, notando che era nel suo mondo.
Lui mi guardò, riprendendosi solo in quel momento. –Lo hai visto Lou? Lo hai visto? Era…bellissimo. Un principe!
No, no, no, no…un…un angelo, ecco. Si! Proprio un angelo!-, mi disse con gli che luccicavano per l’emozione.
–Si, Zayn. Era molto bello.-, gli risposi sorridendogli dolcemente. Aveva sofferto già troppo per amore.
–Beh ragazzi, io mi ritiro. Si ci vede in giro!-, ci salutò Liam dileguandosi. Mi aveva dato un’impressione positiva, simpatico e spigliato.
Mi piaceva come persona. –Lou, credo di starmi innamorando…-, mormorò poi Zayn.
–Sicuro? Zayn, non per rovinare il tuo sogno, ma non so se…ecco…lui è un ragazzo di prima classe…noi siamo dei topi per loro!-, gli dissi.
Mi sentivo crudele, un insensibile a dirglielo, ma era la cruda verità purtroppo. –Hai ragione, non lo nego, ma lo hai detto tu.
Chi mi impedisce di sognare?-, mi rispose prontamente. Sorrisi, circondandogli le spalle con un braccio.
–Giusto!-, accordai facendolo sorridere.


#angolo Kikka
4 recensioni, 4 preferite, 1 ricordata e ben 8 seguite *W*
Grazie mille e come promesso ecco il capitolo nuovo :D
Facciamo che se anche questo arriva come minimo a tre la continuo definitivamente e non vi stresso più?
Ci riuscite? Lo spero!!! ^^
Lo voglio dedicare alle ragazze che hanno recensito, ovvero
_Giuuu, PayneDiStelle_x, Kilari97 e Fedeh!


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Harry

Quella sera avevamo una cena importante, assieme al signor Thomas Andrews. La mamma voleva a tutti i costi entrare nelle sue grazie,
nonostante ci fossimo già, e questo non lo potevo sopportare.
- Harry, sei pronto?-, esclamò mia madre, entrando nel bagno della suite mia e di Niall, dove mi stavo finendo di mettere lo smoking.
–Quasi…-, mormorai prendendo il papillon e mettendolo sotto il colletto della camicia. –Datti un po’ una mossa!
Non voglio fare tardi per colpa tua e sfigurare con il signor Andrews!!-, mi riprese seriamente.
–Mamma, se vuoi che mi vesto di tutto punto non puoi pretendere che sia anche veloce con questo coso!!
Se arriviamo in ritardo sarà solo colpa tua che pretendi mi vesta così!-, le risposi, non riuscendo più a contenermi. Poi successe tutto in fretta.
Un rumore sordo di pelle contro altra pelle, mi sbilanciai all’indietro, andando a colpire la parete del bagno con la testa,
mentre la guancia sinistra iniziava a bruciare a causa del sangue che vi stava affluendo. E capii. Uno schiaffo.
Mia madre mi aveva appena dato uno schiaffo in pieno viso. –Non permetterti mai più di parlarmi in questo modo!-, sibilò,
la mano ancora a mezz’aria. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, che però non volevo versare.
-Ed ora vedi di finire in fretta!-, aggiunse prima di uscire.
Una volta che se ne fu andata mi presi la testa tra le mani e cominciai a singhiozzare sommessamente,
mentre Niall entrava in quel momento e nel vedermi esclamava –Harry!-. Mi si avvicinò, sollevandomi il viso ed abbracciandomi forte,
facendomi sfogare. Non parlò, non chiese niente. Mi lasciò solamente piangere, per liberare tutto ciò che avevo dentro.
Passammo svariati minuti così, poi Niall mi sciacquò  il viso e mi aiutò a finire di vestirmi, per poi uscire al mio fianco.
Non capivo perché doveva andare tutto così storto.
Ero stanco della mia vita, stanco di dover prendere Caroline sotto braccio, fingere sorrisi, fingermi soprattutto orgoglioso del mio nome.
Ero stufo. Mi sentivo sull’orlo di un precipizio e non c’era nessuno a trattenermi, nessuno a cui la cosa importasse o che se ne rendesse conto,
a parte Niall. Ma anche il suo sostegno, la sua stretta, per quanto forte non era in grado di reggermi. Prima o poi sarei caduto di sotto,
speravo il prima possibile, e Niall non poteva impedirlo. O meglio, non poteva se solo non lo fosse venuto a sapere. Così organizzai tutto,
mentre percorrevamo il ponte interno per giungere alla sala da pranzo, dove il signor Andrews già ci attendeva. Ci sedemmo ed iniziammo a cenare.
Mentre tutti parlavano io rimanevo in silenzio, a mettere mentalmente appunto gli ultimi dettagli della mia “idea”.
Niall, accanto a me, notando il mio silenzio continuava a fissarmi per capire cosa mi passasse per la mente. Dopo poco mi alzai in piedi.
Era il momento. –Scusate, ho bisogno di aria…-, mi inventai facendo per andarmene, ma la mano di Niall mi afferrò saldamente il polso.
–Tutto bene?-, chiese preoccupato, non troppo convinto dalla mia faccia. –Si Niall, davvero. Stai tranquillo.
Un po’ d’aria e tutto finirà!-, gli dissi, cogliendo da solo il doppio senso di quella frase. Mi guardò ancora per qualche secondo,
dopodiché mi lasciò andare, sospirando. Gli sorrisi forzatamente, reprimendo le lacrime che stavano salendo ad annebbiarmi la vista,
per poi dirigermi verso l’uscita sul ponte. Odiavo mentirgli, lo odiavo profondamente, ma non avevo altra scelta.
Mi avrebbe impedito sicuramente di farlo ed io non volevo. Mi dispiaceva doverlo lasciare solo, ma io non riuscivo più ad andare avanti.
Una volta fuori, sul ponte principale, lontano dagli sguardi dei miei famigliari,
presi a correre con le lacrime agli occhi che presero ben presto a scorrere. La mia meta? La prua della nave.
Corsi urtando passanti di prima classe che mi guardarono in malo modo, per poi arrivare finalmente a destinazione.
Mi appoggiai al parapetto e guardai la schiuma formata dalle eliche. Presi un profondo respiro e scavalcai la ringhiera,
tenendomi ad essa una volta dall’altro lato. Singhiozzai più volte, pronto a lasciarmi cadere.
 

 Niall

Erano passati già parecchi minuti ed Harry ancora non era tornato. Stavo cominciando a preoccuparmi.
–Zia, vado a cercare Harry.-, avvisai alzandomi. Non venni considerato, tanto meglio.
Mi diressi fuori e subito l’aria fresca della sera, mischiata al vento d’oceano, mi penetrò nelle ossa, facendomi rabbrividire.
Mi strinsi nella giacca elegante che portavo e setacciai l’intero ponte di prima classe. Di Harry neanche l’ombra, così lo cercai in cabina,
nel ponte interno di prima classe e nei due ponti di seconda, ma niente. Come volatilizzato.
La cosa non mi piaceva e stavo seriamente andando in paranoia. Ok, aveva diciotto anni, sapeva badare a sé stesso, ma non era comunque tranquillo.
Mi diressi in terza classe, in quanto era l’ultimo posto in sui cercarlo.
Presi a camminare velocemente sul ponte esterno, rendendomi successivamente conto che era bagnato ed automaticamente scivoloso.
Troppo tardi. Scivolai su di una pozzanghera e mi sbilanciai all’indietro. Certo di cadere al suolo chiusi gli occhi,
quando due forti braccia mi presero da dietro, evitandomi l’impatto a terra. –Ehi, attento a dove metti i piedi!-,
disse scherzosa una voce calda ed adulta. –E’ la prima volta che scendo e non sapevo fosse così scivoloso!-,
mi giustificai mentre mi rimettevo in posizione eretta. –Beh, ora lo sai. Quindi attento!-, continuò.
Mi voltai verso colui che era il mio salvatore e rimasi folgorato. Era alto, più di me,
con i capelli corvini alzati in un ciuffo che sfidava la legge di gravità. Il vento glielo scompigliava leggermente, rendendolo ancora più bello.
La pelle dorata, quasi di colore asiatico e gli occhi scuri, color nocciola, che erano in grado di riflettere la propria immagine.
Erano contornati da lunghe ciglia che ombreggiavano gli zigomi alti, alla luce della luna. Era di una bellezza sconvolgente.
E da quando pensavo così di un ragazzo? Lui mi sorrise dolcemente e sentii il cuore sciogliersi. Quello si che era un vero sorriso,
non uno sgorbio come il mio. –Mi chiamo Zayn. Zayn Malik!-, si presentò porgendomi la mano. La strinsi senza esitare, rispondendo
–Niall Horan, piacere!-, e sorridendo. Subito dopo però mi portai la mano a coprirmi la bocca. Non volevo vedesse il mio stupido apparecchio.
–Che succede? Non…non stai bene?-, domandò preoccupato. Negai col capo. –No, no, va tutto benissimo…-,
mormorai con voce soffocata dal mio palmo. –Perché ti copri la bocca?-, chiese non capendo.
–Ho un…problema, ecco…-, spiegai abbassando lo sguardo. –Quale? Possiamo provare a risolverlo insieme!-,
disse sorridendo e facendomi sciogliere nuovamente. Abbassai lentamente la mano ed arricciai appena le labbra,
scoprendo il ferro che mi copriva i denti. Lui guardò attentamente la mia bocca per poi dire –Quale sarebbe il problema?-.
Possibile che non lo avesse notato?! –Porto un apparecchio di correzione. Non ho mai avuto un bel sorriso e con questo…coso
è diventato ancora peggio! Non mi piace mostrarlo, scusa…-, gli dissi, sospirando. Lui mi guardò grattandosi il mento con una mano.
–Sorrideresti, per favore?-, chiese dopo un po’. Ma non aveva capito che non mi piaceva farlo?! Comunque era lui e non potevo resistergli,
non sapevo bene perché. Così lo accontentai, esibendomi in un dolce sorriso che guardò attentamente per un paio di secondi.
Quando richiusi le labbra lui mi guardò negli occhi e poi disse –Io ho visto solo un sorriso meraviglioso.
Sicuro che stiamo parlando della stessa persona? No perché vedi, io ho visto un apparecchio, non posso negarlo,
ma il sorriso che lo portava non era affatto una schifezza. Era di una bellezza unica!-. Automaticamente sorrisi di nuovo,
rincuorato e lusingato dalle sue parole, mentre anche lui incurvava gli angoli della bocca. –Ecco, sorridi. Sorridi sempre,
non privare mai più il mondo di questa meraviglia, mi sono spiegato?-, disse serio facendomi arrossire. N
on avevo mai ricevuto così tanti complimenti da qualcuno e mi sentivo quasi in imbarazzo. Non potei fare altro che annuire appena.
–Sei di prima classe, vero? Ti ho visto oggi sul ponte, al tramonto!-, esclamò subito dopo, cambiando radicalmente discorso.
Annuii, perdendomi in quei pozzi color cioccolato. –Posso chiederti cosa ci fai in un posto come questo?-, domandò ancora,
facendomi tornare in mente il motivo per la mia uscita di quella sera. –Sto cercando Harry, mio cugino.
È riccio, con gli occhi verdi, lo hai visto per caso?-, gli dissi, sperando che lo avesse scorto. –Oggi sul ponte, assieme a te si,
ma qui no, mi dispiace.-, rispose facendomi incupire.
–Però io sto cercando il mio amico, Louis. Possiamo cercarli insieme, che dici?-, disse subito dopo facendomi tornare a sorridere.
–Dici sul serio? Non ti disturbo?-, risposi con gli occhi che brillavano per l’emozione. Mi sorrise rincuorante.
–A parte scassarmi le palle ad una partita di poker, scadente tra l’altro, non ho niente da fare. Per cui non mi disturbi, anzi, mi salvi la vita!-,
commentò facendomi ridere. Ammiravo la sua spontaneità. Era una bella persona, in tutti i sensi. Con lui mi sentivo a mio agio,
mi sentivo finalmente bene. Non che con Harry non stessi bene, ma con Zayn era un bene diverso.
Era un bene interiore, mi scaldava il cuore.
Ci incamminammo lungo il ponte, in silenzio. Chissà perché, sembrava che entrambi avessimo perso l’uso della parola.
Poi improvvisamente un urlo. Un urlo acuto, seguito da un altro grido che chiedeva –Aiuto!!-.
Avrei riconosciuto quella voce tra mille. Guardai Zayn con il terrore negli occhi.
–Questo è Harry!-, gli dissi terrorizzato. Lui mi prese per mano ed iniziò a correre, dicendomi
–Vieni!!-.



#angolo Kikka
Eccomi con un altro capitolo!
Come promesso non chiedo il numero di capitoli! XD
Spero che riceva comunque abbastanza recensioni!
Grazie un bacio!! :*


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



Harry

Ok, ero pronto. Dovevo solamente lasciare la presa e lasciarmi cadere. Rapido, efficace e sperai anche indolore. Già.
E allora perché tutta quella paura addosso?! Dai, un saltino e sarebbe finito tutto. Tutto…
-Non lo faccia!-. Chi aveva parlato? Mi voltai alla mia sinistra e vidi avvicinarsi un ragazzo. Di terza classe sicuramente.
Aveva il viso leggermente sporco, ma era comunque di una bellezza sconvolgente.
Gli occhi azzurri e limpidi, come due zaffiri, mi scrutavano attentamente, cercando forse un motivo per il mio pazzo gesto.
I capelli castani, molto più chiari dei miei, con alcuni riflessi biondi, erano tutti scompigliati, anche a causa del vento che soffiava forte.
Era…bellissimo? No, banale. Meraviglioso? Riduttivo. Fantastico? Non rendeva bene l’idea.
–Indietro. Non faccia lei un altro passo!!-, lo minacciai disperato. Ci davamo del lei,
eppure era un giovane che non doveva avere più della mia età. –Avanti, mi dia la mano, l’aiuto a tornare a bordo.-,
disse tendendomi la mano e facendo un passo, subito bloccato dalla mia esclamazione. –No! Rimanga lì dov’è. Dico sul serio. Mi butto!-.
Lui mi guardò un momento per poi sfilarsi la sigaretta dalle labbra e mostrarmela.
Si avvicinò lentamente al parapetto e la riportò in bocca, aspirando una boccata, per poi gettarla in mare. Espirò il fumo,
ficcandosi le mani in tasca e mormorando –Non lo farà…-. Che cosa? Mi stava forse sfidando?
–Che significa, non lo farò? Non creda di potermi venire a dire quello che farò o quello che non farò. Lei non mi conosce!-, gli risposi io.
–Beh, l’avrebbe già fatto!-, osservò subito dopo. Quel ragazzo era di uno sfacciato unico. Mi stava dando il nervoso!
–Lei mi sta distraendo. Se ne vada!-, esclamai ancora, iniziando ad innervosirmi seriamente. –Non posso, ormai ci sono dentro.
Se lei si butta, io sarò costretto a seguirla per salvarla!-, spiegò poi, sfilandosi la giacca e lasciandola su di una panchina li accanto.
Lo guardai stralunato.
–Non dica sciocchezze! Morirebbe!-, lo rimbeccai. Non volevo si buttasse. Lui doveva vivere o il mondo avrebbe avuto una meraviglia in meno.
Ma cosa andavo a pensare?! Quel ragazzo mi mandava in stato confusionale! –So nuotare benissimo!-, si vantò regalandomi un sorriso che,
per quanto potesse essere da presa per il culo, trovai semplicemente inimitabile. –Basterebbe l’impatto con l’acqua ad ucciderla!-,
lo rimbeccai subito dopo. –Bene non mi farebbe di certo, non lo nego. Ma, sinceramente, mi preoccupa molto di più l’acqua fredda…-,
disse sfacciatamente e lanciando una fugace occhiata alla distesa scura che stava sotto di noi. –Quanto fredda?-, feci deglutendo.
–Gelida. Non più di qualche grado sopra lo zero. -, constatò lui. –Mai stato nel Wisconsin? Sa, io ero da quelle parti con mio padre.
Praticavamo la pesca su ghiaccio. È quando…-. –So cos’è la pesca su ghiaccio!!-, esclamai quasi urlando interrompendolo.
–Chiedo scusa. Ma lei ha tanto l’aria, come dire, di un timorato di Dio…-, mormorò. Mi stava anche insultando?!
Oh, splendido! Uno non può neanche più volersi ammazzare che arrivava uno sconosciuto e si metteva a chiacchierare allegramente con te!
Assolutamente grandioso!
-…ed è per questo che non ci tengo a tuffarmi dietro di lei.-, concluse non rendendosi neanche conto che non lo avevo ascoltato.
–Quindi le sarei grato se ora riscavalcasse il parapetto e mi risparmiasse questa incombenza!-, aggiunse infine guardandomi negli occhi
e facendomi mancare il respiro. –Lei è pazzo…-, riuscii solo a mormorare, troppo sconvolto dal suo insolito comportamento.
–Non è l’unico a dirlo, ma…con tutto il rispetto che merita, ragazzo, non sono io quello appeso alla prua di una nave…-, osservò attentamente,
come a volermi far rimangiare l’accusa. –Per favore, allunghi la mano e torni a bordo. Non vorrà commettere una simile sciocchezza…-,
aggiunse in fine porgendomi la mano. Forse aveva ragione, perché mandare all’aria la mia vita per un capriccio di mia madre?
Una volta in America me ne sarei andato per conto mio e tanti saluti alla bella vita! Così, spinto da quel pensiero,
staccai la mia mano destra e la portai a stringere la sua, dal palmo ruvido e calloso. –Mi chiamo Louis Tomlinson.-,
si presentò guardandomi con quelle gemme blu. –Harry Edward Styles…-, risposi a mia volta, affogando in quel colore cielo.
Lui sorrise, dicendo –Credo che dovrà scrivermelo il suo!-. E risi. Non una finta risata, bensì una risata di cuore,
come non facevo da troppo tempo oramai. –Avanti, così…-, mormorò seguendo attentamente i miei movimenti
per scavalcare il parapetto e tornare a bordo. Perché ho sempre odiato gli smoking? Per le scarpe in vernice con la suola liscia!
Infatti, non appena la appoggiai alla prima sbarra della ringhiera, tra l’altro bagnata dagli spruzzi dell’acqua sottostante,
scivolai e persi l’equilibrio, cadendo all’indietro.
Istintivamente urlai.


Louis

Il giovane, Harry, scivolò sul parapetto e cadde all’indietro. Senza pensarci due volte aumentai la stretta sulla sua mano,
stringendola anche con l’altra, evitandogli così una rovinosa caduta in mare. Ma purtroppo si trovava ancora a penzoloni o
ltre bordo ed io mi ero sporto in là, per sorreggerlo. Non era una posizione sicura. –La prego mi aiuti!!-, gridò con le lacrime agli occhi.
–La tengo! Non la lascio!-, lo rassicurai, tirando, nel tentativo di riportarlo a bordo. –Non mi lasci la prego! Aiuto!!-,
urlò ancora guardando l’acqua. –Stia a sentire. La tengo stretta, non la lascio cadere. Si fidi di…me…-, ringhiai l’ultima parola tirando ancora più forte.
–Dai…cerchi di tirarsi su…-, sibilai ancora, stringendo i denti e gli occhi.
In quel momento sentii dei passi dietro di me e poi la voce di Zayn dire –Louis, cosa stai facendo?!-. -
Te lo spiego dopo! Vieni a darmi una mano!!-, gli risposi voltandomi a guardarlo. Corse verso di me, accanto a lui il biondino
che stava quel pomeriggio sul ponte assieme ad Harry. Una volta che mi furono vicino guardarono giù ed il ragazzo sgranò gli occhi.
–Oddio Harry!-, esclamò terrorizzato. –Zayn, sporgiti con le braccia!-, dissi al mio amico che subito obbedì. –Harry, a
fferri con una mano quelle del mio amico. Presto!-, dissi poi rivolto al riccio che ancora penzolava, singhiozzando.
–Niall, mettiti in mezzo a noi e prendilo per le braccia!-, aggiunse Zayn guardando il biondo che gli annuì ed obbedì subito.
–Aiutatemi!-, gridò ancora Harry mentre io dicevo –Pronti? Tirate!!-. Iniziammo tutti e tre a tirare contemporaneamente
e riuscimmo a issarlo sino al parapetto. –Bene così! Harry, tenti di tirarsi su!-, dissi poi ed il ragazzo seguì
quello che gli avevo detto di fare in modo che poco dopo, a causa del ponte bagnato e del rinculo ci ritrovammo tutti e quattro per terra.
Mi rialzai subito, porgendo la mano ad Harry che l’afferrò per tirarsi su come faceva Zayn con il biondo, Niall, del resto.
Preda di una crisi isterica Harry prese a dimenarsi tra le mie braccia, che lo reggevano in piedi in quanto tremante perché scosso dall’accaduto,
proprio mentre sopraggiungevano sul luogo due ufficiali.
–Cosa state facendo?! Lasciateli andare!-, esclamò a gran voce uno, avvicinandosi assieme al collega.
Quello che aveva parlato mi mollò un pugno nello stomaco, costringendomi così a lasciare Harry, mentre l’altro strattonava Zayn,
mollandogli un pungo in pieno volto. Gli ufficiali credevano che volessimo compiere una rapina ai danni del figlio e del nipote della vedova Styles.
Dopo averci ammanettati si premurarono di vedere come stavano i due ragazzi, mentre sopraggiungevano sul luogo tre donne.
Una ragazza e due donne adulte. La ragazza corse verso Niall e lo baciò sulle labbra, prendendogli il viso tra le mani.
Sentii Zayn al mio fianco trattenere il respiro e mi voltai verso di lui. Aveva la bocca leggermente aperta e gli occhi lucidi, fissi sulla scena.
Abbassò lo sguardo dopo poco, triste. Molto triste.
–Harry, Niall cos’è successo? Come state?!-, chiese agitata la più anziana delle due donne adulte.
–Bene mamma, tranquilla…-, rispose Harry scansando le mani della donna, sua madre, dal proprio viso. –Voi razza di…-, disse la donna,
fissando me Zayn in modo maligno. –Lasci Anne, faccio io…-, disse l’altra donna venendomi davanti. Era alta come me,
a causa dei suoi tacchi, e mi guardava con occhi freddi, come il ghiaccio. Senza preavvisò mi mollò un schiaffo, facendomi voltare il viso per la botta.
La guancia prese a bruciare, ma era sopportabile. Ne avevo prese di peggio.
–Come potevi pensare di derubare il mio fidanzato, eh?!-, mi ringhiò subito dopo. Fidanzato? Era fidanzato anche lui?!
Guardai negli occhi Harry, che mi fissava con il dolore ed il dispiacere in quei sue meravigliosi smeraldi.
–Guardami, brutta feccia umana!-, disse ancora la ragazza, dandomi un altro schiaffò.
–Caroline basta!-, la interruppe Harry, alzatosi in piedi in quel momento. –E’ stato un incidente.-, continuò affiancando la sua ragazza.
–Un incidente?!-, sibilò lei, guardandolo storto. –Si. Mi ero sporto per vedere le…ehm…le eliche. Si, le eliche!
Sono scivolato e sarei caduto in mare, ma il signor Tomlinson mi ha salvato, rischiando di cadere in acqua anche lui!-, spiegò una mezza verità.
–E l’altro?-, disse la madre, guardando con disprezzo Zayn, ancora distrutto per la scoperta fatta. –Lui era con me.
Ero uscito a cercare Harry e lo ho incontrato. Mi ha evitato una caduta sul suolo bagnato. Insieme siamo andati a cercare lui e il signor
Tomlinson, trovandoli poi sulla prua. Il signor Malik è subito corso in aiuto di Harry e lo ha tirato a bordo assieme al suo amico!-, intervenne Niall,
in difesa di Zayn. Quest’ultimo lo guardò negli occhi ed il giovane biondo abbozzò un sorriso, che però non venne ricambiato dal mio amico.
Lo guardò ancora più tristemente, abbassando nuovamente lo sguardo. Vidi Niall rattristirsi dopo la reazione del mio amico,
e non proferì più parola.
–E’ andata così?-, domandò uno degli ufficiali, voltandosi verso di me. –Si. Più o meno è andata così..-, gli risposi continuando a guardare Harry.
–Ma allora questi ragazzi sono degli eroi! Per diamine, lasciateli subito!-, esclamò un uomo grassottello,
con in mano un bicchiere di quello che avevo dedotto fosse brandy. Era lì da un po’, ma non gli avevo dato molta importanza,
in quanto non aveva mai aperto bocca. Gli ufficiali vennero a toglierci le manette e subito Zayn se ne andò, urtando l’ufficiale che lo aveva slegato.
–Che modi…-, mormorò irritato questo. –Zayn!-, esclamò Niall,
alzandosi dalla panchina su cui era stato seduto tutto il tempo e prendendo il mio amico per il polso.
Questo si fermò e si voltò a guardarlo negli occhi. Niall rimase sorpreso, sicuramente da ciò che avevo notato anche io.
Gli occhi di Zayn erano più lucidi del normale. Erano lucidi di lacrime che era troppo orgoglioso per versare. Lo conoscevo bene.
-Perché sei così?? Per il malinteso?! Scusami, avrei dovuto parlare prima. Solo ora me ne sono reso conto…-, mormorò dispiaciuto,
guardandolo negli occhi. Di quello si scusava? No, stava sbagliando. Quelle scuse non avrebbero fatto stare meglio Zayn.
Infatti il mio amico mantenne il suo sguardo in quello del biondo e vidi una piccola, solitaria, lacrima rigargli la guancia sinistra.
Anche Niall se ne accorse e fece per asciugargliela, ma lui strattonò il polso dalla sua presa e se ne andò correndo. –Zayn aspetta!-,
fece Niall iniziando a corrergli dietro ma venne fermato dalla voce squillante e irritante della sua ragazza che lo fermò esclamando
–Niall! Torna qui!-. Lui si bloccò e si voltò a guardarla. –Holly, ma…-. –Ho detto torna qui!-, lo interruppe lei, con tono che non ammetteva repliche.
Niall guardò un’ultima volta nella direzione in cui Zayn era sparito e, sospirando, tornò dalla ragazza.
–Bene, possiamo andarcene. Qui fuori si gela!-, esclamò la madre di Harry, Anne, voltandosi ed iniziando a camminare,
venendo poi fermata dall’uomo del brandy.
–Qualcosa per i ragazzi sarebbe carino…-, le mormorò all’orecchio. Lei si voltò sbuffando e venne verso di me. Prese la mia mano,
schifata, e ci cacciò venti dollari. –Dieci per lei e dieci per il suo amico!-, disse secca, per poi ripetere il gesto di andarsene,
questa volta bloccata dal figlio. –E’ questo il prezzo per il figlio che dici di amare più della tua stessa vita?!-, le chiese, guardandola scandalizzato.
–Oh, Harry è scontento. Che si può fare?-, disse Caroline, avvicinandosi. Chissà perché mi suonava tanto come una presa per il culo la sua.
E mi dava molto fastidio che si rivolgesse così a lui. Non poteva permettersi!
Per trattenermi dallo saltarle al collo strinsi i soldi che avevo in mano, per poi metterli in tasca.
–Ho trovato!-, esclamò improvvisamente la racchia che aveva insultato il ragazzo più bello del mondo.
–Forse il signor Tomlinson potrebbe unirsi a noi assieme al signor Malik alla cena di domani sera e…
e raccontarci questa eroica impresa!-, continuò guardandomi con un ghigno divertito sulle labbra.
Mi stava sfidando? Ok, ci avrebbe rimesso lei.
–Senz’altro. Saremo dei vostri.-, le risposi mantenendo un tono cortese.
Mi sembrò di vedere una strana luce negli occhi di Harry e subito dopo le sue labbra si aprirono in un sorriso che trasmetteva felicità.
–Benissimo. Ora possiamo andare!-, disse la madre, riprendendo a camminare, seguita da Caroline,
la ragazza che avevo capito si chiamasse Holly, Niall con lo sguardo basso e triste ed infine Harry,
che prima di sparire dalla mia visuale mi rivolse un dolce sorriso.
Sentii il cuore prendere a battere all’impazzata.
Mi stavo innamorando anche io.
Di un ragazzo bellissimo, ricco e soprattutto fidanzato.
Sospirai e mi diressi in cabina, a cercare Zayn.

 


#angolo Kikka
Altre quattro recensioni?!?!? Ma io vi amo!!! *W*
Per premio ecco il quarto capitolo!!
In particolare lo dedico a LUcy_ ed al suo amico Fred (anche se mi ha ferito...).
E dai Boo, non farne un dramma! Comunque spero possa piacere come gli altri!
Vi amo!!!
Un bacione!


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



Zayn

Corsi senza fermarmi, reprimendo a stento le lacrime che mi annebbiavano la vista. Fidanzato.
Il ragazzo di cui ero innamorato, oltre che di prima classe, era anche già fidanzato e sicuramente prossimo alle nozze. Che vita di merda!
Entrai nel ponte interno di terza classe, colmo di rabbia. A grandi falcate, colmo di rabbia e dolore, lo attraversai,
dando spallate a chiunque trovassi sul mio cammino, guadagnandomi vari insulti ai quali non feci caso, fino a ritrovarmi davanti alla mia cabina.
Aprii la porta e la richiusi sbattendola, arrampicandomi sul letto in alto, dove mi sedetti con le spalle al muro.
I due russi avevano cambiato cabina, non volevano stare con due americani, quindi nessuno mi avrebbe visto.
Strinsi le gambe al petto e nascosi il viso tra le braccia, cominciando a versare lacrime.
L’immagine di Niall che baciava quella ragazza, oltre ad avermi fatto schifo, mi aveva distrutto e continuavo a vederla nella mia mente,
così nitidamente che presi ben presto a singhiozzare. Perché dovevo innamorarmi sempre delle persone sbagliate?
Cosa avevo fatto di male?! Ancora non lo capivo. Qualcuno lassù doveva odiarmi profondamente, non c’era altra spiegazione!
Nessuno era più sfigato di me, ne ero certo!
La porta si aprì e non ebbi bisogno di alzare lo sguardo per sapere chi era.
Sentii il letto scricchiolare e subito dopo due forti braccia avvolgermi e stringermi.
–Zayn…-, mormorò la voce di Louis, accarezzandomi la schiena con una mano, mentre io mi stringevo di più a lui,
scoppiando in un pianto liberatorio. –E’ fidanzato, Lou…è…fidanzato…-, dissi con voce rotta dai singhiozzi, la bocca premuta contro la sua spalla.
–Lo so Zayn, lo so. E mi dispiace tanto, credimi…-, mormorò baciandomi i capelli.
–Perché Louis? Perché?!-, continuai stringendo tra le mani la sua camicia. –Non lo so. Non lo so…-, disse ancora, tristemente.
Anche l’altro ragazzo, Harry, da quanto avevo potuto capire era promesso sposo di una. Doveva essere a pezzi, come me,
ma a differenza mia lui era forte, non dimostrava dolore. No. Lui si teneva tutto dentro perché era occupato ad occuparsi di me,
perché mi doveva consolare, doveva farmi sfogare. Era una grande persona ed un ottimo amico.
-Calmati…stai tranquillo, Zayn. Mi fa male vederti così…-, disse ancora, la bocca tra i miei capelli.
Tirai su con il naso ed annuii flebilmente, cercando di calmarmi. Dopo poco mi allontanai e mi asciugai gli occhi con il dorso della mano.
–Grazie Lou. E scusa…-, mormorai poi, guardandolo negli occhi. –Scusa di che cosa?-, domandò non capendo.
–Beh, anche Harry è fidanzato, ci starai male sicuramente e…-, ma mi interruppe mettendomi una mano sulla spalla.
–Zayn, Zayn, Zayn, ascolta! Io per Harry non sto male. È giusto che abbia la sua vita e…ed io non sono innamorato di lui, no…
L’importante ora è che tu, il mio migliore amico, stia bene…-, spiegò accarezzandomi una guancia e sorridendo dolcemente.
Provava a mentire, ma io lo conoscevo troppo bene, e da un chilometro si vedeva che era un sorriso forzato.
–Non mentire Lou, si vede che ne sei innamorato anche tu. E poi, lasci sfogare me mentre ti tieni tutto dentro. Non è giusto.
Louis, sfogati…-, gli dissi io, guardandolo con occhi imploranti. Lui mi fissò, gli occhi terribilmente lucidi,
di lacrime che non voleva versare, che stava reprimendo, anche se a stento.
–Zayn, io sto bene. Davvero, non preoccuparti…-, mormorò, cercando di rassicurarmi. –Anzi, sono un po’ stanco.
Credo che andrò a dormire. Se spegni tu la luce mi fai un favore…-, aggiunse poi scendendo ed andando sul suo letto,
dandomi la schiena. Sospirai e mi sporsi a spegnere l’interruttore.
–Buonanotte Lou…-, mormorai poi, ricambiato da un –Buonanotte Zayn…-. Non mi addormentai, non subito almeno.
Oltre al pensiero di Niall che affollava la mia mente c’era Louis che, credendomi addormentato, singhiozzava sommessamente,
sfogando il dolore che aveva finto di non provare. E a me faceva male sentirlo così. Faceva molto male.
Andò avanti a piangere per quanto, una, due ore? Restava di fatto che più lui piangeva, più io mi struggevo dentro,
all’altezza del cuore. Non era mai stato un tipo che piange, anche di nascosto. Se lo faceva, voleva dire che c’era un preciso ed importante motivo.
Dopo due ore che non aveva ancora terminato di piangere mi alzai dal letto. Avevo deciso di non fare niente per lasciarlo sfogare,
ma dato che non aveva ancora smesso avevo cambiato idea, intervenendo.
Mi arrampicai sul suo letto e mi sdraiai al suo fianco, abbracciandolo da dietro. Lui non smise affatto di piangere,
fingendo di stare bene, tutto il contrario. Strinse le mie mani nelle sue, aumentando il livello dei singhiozzi.
Appoggiai il viso nell’incavo tra il suo collo e la sua spalla, lasciandoci un lieve bacio ed accoccolandomi più contro di lui.
–Va tutto bene, Lou. Va tutto bene…-, mormorai al suo orecchio, rassicurandolo. Dopo poco tempo smise di tremare e singhiozzare,
iniziando a respirare profondamente ed in modo regolare. Si era addormentato, per fortuna. Non scesi dal letto però, no.
Rimasi lì, al suo fianco, addormentandomi anche io poco dopo.
 

Niall

Rientrai in cabina a sguardo basso, triste per la reazione di Zayn. Perché si era comportato in quel modo? Cosa gli avevo fatto?!
Anzi che parlarmi se n’era andato come una furia e cosa peggiore avevo visto una lacrima rigare quel suo bel viso ambrato.
Non doveva piangere, non doveva mai piangere. Perché non mi aveva detto il motivo che lo faceva star male?
Forse mi ero illuso solo io di aver trovato finalmente un vero amico, dopo Harry ovviamente. Sospirai,
buttandomi a peso morto su una poltrone a massaggiandomi gli occhi per reprimere le lacrime. Dopo poco entrò Harry.
Dette un giro di chiave alla porta e si slegò il papillon con forza, sfilandosi la giacca dello smoking che lasciò sul pavimento.
Si sedette sul divanetto davanti a me, scivolando fino a sdraiarsi. –Ah…Caroline non mi lasciava più andare…-, mugugnò chiudendo gli occhi.
–Io ho liquidato subito Holly, appena giunti davanti alla cabina…-, gli dissi massaggiandomi la testa.
–Sono insopportabili.-, aggiunsi, mentre lui commentava con un –Già..-.
-Sai, mi sono trovato bene con Zayn…-, me ne uscii di punto in bianco, dopo che c’eravamo cambiati per andare a dormire.
–Si, mi sembrava un bravo ragazzo. Anche l’altro giovane, Louis. Gli devo la vita…-, rispose con aria assorta nei suoi pensieri.
Per poco non mi strozzai con l’acqua che stavo bevendo. –Co…come? Gli devi la vita?
Vuol dire che lo conoscevi già?!-, gli chiesi asciugandomi la bocca. Lo vidi voltarsi agitato verso di me.
–No, cioè si, ma no cosa dico! No, certo che no!-, spiegò impappinandosi nel suo stesso discorso.
–Harry, cosa devi dirmi?-, feci mettendo le mani sui fianchi. Lui sospirò pesantemente,
passandosi una mano tra i ricci e scompigliandoli maggiormente. –Ecco…quando questa sera sono uscito…beh…
non volevo fare una passeggiata…-, mormorò imbarazzato, guardando in basso. –E cosa volevi fare?-, domandai per spronarlo a continuare.
Lui mi guardò un attimo negli occhi e vidi i suoi smeraldi lucidi di lacrime.
–Io…volevo…suicidarmi…buttandomi dalla nave…-, sussurrò mentre una lacrima lasciava il suo occhio destro.
Spalancai occhi e bocca in contemporanea.
–Tu…cosa?-. Probabilmente avevo capito male. –Hai sentito…-, mormorò senza alzare lo sguardo. Qualcosa ammontò in me.
Non era rabbia, no. Era qualcos’altro. Tristezza, delusione, solitudine.
–Come…co…perché?-, riuscii solo a mormorare, la vista che pian piano si appannava. –Ero stanco di questa vita.
Stanco di Caroline, stanco di…Holly, di mia madre…di tutto…-, singhiozzò guardandomi.
–Anche di me quindi…-, sussurrai senza rendermene conto. –No! No, assolutamente no!-, mi contraddisse subito dopo.
–E allora perché non mi hai detto niente?? Eh?? Perché mi hai mentito?!?! Sei andato a suicidarti!!-, scoppiai,
urlandogli contro quelle parole. –Ma non è successo…-, provò a giustificarsi, ma lo interruppi bruscamente.
–Non è successo perché c’era Louis! Cazzo Harry, ti volevi ammazzare, te ne rendi conto?!?!-, esclamai mettendomi le mani nei capelli.
–Tanto non sarei mancato a nessuno…-, mormorò ancora. E lì non ci vidi più.
Mi avvicinai a passo svelto a lui e gli mollai un pugno nello stomaco. Gemette di dolore e cadde sulle ginocchia,
stringendosi la pancia, mentre io sbraitavo –A nessuno?? A nessuno?!?! E io chi sono?!?!?-.
Tossì più volte, mentre le lacrime continuavano a scorrergli lungo le guance.
–Rispondimi Harry!!-, gridai ancora, mentre anche le mie gote si inumidivano di gocce salate.
Lui si alzò di corsa e successivamente si piegò sul water, gettando fuori l’anima. Vederlo così,
a reggersi sulla tazza mentre espelleva tutto ciò che aveva in corpo mi fece male. Tanto male.
Mi piegai al suo fianco e gli accarezzai la schiena, mormorando –Ehi, ehi, ehi…calmati…-.
Vomitava, tossiva e singhiozzava contemporaneamente. Una volta che mi fui accertato avesse finito lo abbracciai stretto.
–Scusa Harry, scusa. Non so cosa mi sia preso. Perdonami…-, mormorai al suo orecchio, affondando il volto nei suoi capelli.
–Me lo sono meritato…-, mormorò contro la mia spalla. Ci alzammo e ci sdraiammo nello stesso letto, il mio, abbracciati.
Gli accarezzai dolcemente i capelli ed in poco tempo lo sentii rilassarsi, segno che era tra le braccia di Morfeo.
Spensi l’abatjour rimasta accesa sino a quel momento e lo abbracciai maggiormente, sospirando. Il mio pensiero ritornò a Zayn.
Quel ragazzo era qualcosa di unico, qualcosa che ti colpiva nel profondo. Però aveva fatto molto male vederlo piangere.
Perché poi? Non me lo aveva neanche detto.
I suoi bellissimi occhi non dovevano bagnarsi di lacrime e il suo bellissimo volto non doveva mai contorcersi in una smorfia di tristezza e dolore.
Mi addormentai con una riflessione in mente:
potevo essere diventato omosessuale così di botto?



#angolo Kikka
Buongiorno e scusate il ritardo.
Il problema è che sono in periodo di esami ed ho poco tempo D:
Chiedo scusa anche per il capitolo corto.
8 recensioni al precedente?? Io vi amo *W*
Grazie davvero! In più ho da fare un piccolo sondaggio:
molti mi hanno chiesto se farò finire la storia come il film e per evitare di ricevere ancora la domanda rispondo ora.
Non lo so ancora purtroppo D: Per cui faccio decidere a voi.
La mia indecisione è tra un Happy Ending (che ritengo un po’ scontato) nel quale tutti sopravvivono nonostante la buona dose di drammaticità;
un Bad Ending nel quale solo due sopravvivono (non vi dico chi, sono cattiva ^^) ed un Very Bad Ending, dove solo uno vive.
Per favore, recensite ed aiutatemi. Grazie mille a tutti, lettori e recensori, come chi l’ha messa tra le ricordate, seguite o preferite.
Un bacio!
Kikka




 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 
Harry

Il mattino seguente mi svegliai con un forte dolore allo stomaco.
Mi misi a sedere sul letto, quello di Niall, e mi voltai a guardare mio cugino,
ancora profondamente addormentato. Ricordai la sera prima, la litigata con lui,
il pugno che mi aveva dato, il mio tentato suicidio, Louis… Già, Louis.
Quel ragazzo era…non lo so…speciale, ecco. Seppure lo avessi conosciuto perché
volevo ammazzarmi sentivo già una sensazione strana, come se lo volessi conoscere più a fondo.
Mi alzai piano, senza svegliare Nialler ed andai in bagno a sciacquarmi il viso.
Dovevo smetterla di pensare a quel Tomlinson. Era uno di terza classe, per di più un ragazzo!
Da quando un ragazzo mi rimaneva così impresso in mente?!
E da quando solo a pensarlo avevo le farfalle allo stomaco?! I suoi occhi color cielo,
il suo dolce e rassicurante sorriso, i capelli luminosi, la voce leggermente acuta,
un po’ infantile, le mani calde e morbide nonostante fossero rovinate…basta! Dovevo smetterla!
Mi passai l’acqua fredda in viso più volte e tornai in camera da letto.
Niall era seduto sul materasso, i capelli arruffati, gli occhi stanchi ed il volto ancora assonnato,
che si guardava intorno leggermente confuso, massaggiandosi i capelli.
Incollò il suo sguardo al mio ed abbozzò un sorriso che ricambiai.
Era maledettamente tenero in quel momento. Pareva tanto un cucciolo smarrito ed indifeso.
–‘Giorno Hazza…-, mormorò sbadigliando subito dopo.
–Buongiorno Nialler. Dormito bene? Ti ho dato fastidio?-, gli risposi, sedendomi accanto a lui.
Mi fissò in silenzio per un paio di secondi, mettendomi a fuoco, per poi dire
–Ho dormito come un ghiro e non ti ho sentito affatto!-. Ridacchiai,
sporgendomi verso di lui e scompigliandogli i capelli, per poi avvisarlo.
–Sai, questa mattina pensavo di andare a cercare il signor Tomlinson, insomma,
per ringraziarlo di quanto a fatto ieri. Che ne pensi?-. Lui si stropicciò gli occhi,
annuendo. –Credo sia un’ottima idea.
Io invece andrò a cercare Zayn e cercherò di capire cosa gli è successo ieri…-,
spiegò alzandosi ed andando in bagno, chiudendosi a chiave.
Mi diressi all’armadio e tirai fuori dei vestiti a caso, infilandomeli.
Diedi una scompigliata ai miei capelli ed arrivai alla porta del bagno,
dove sentivo l’acqua scorrere. –Niall io vado!-, urlai a mio cugino che rispose con un –Ok!-.
Così mi diressi fuori dalla cabina. Una volta nel corridoio sentii una voce chiamarmi.
–Harry! Tesoro, aspetta un attimo!-. Ed ora che voleva? Mi voltai esasperato indietro,
per vedere Caroline venirmi incontro. –Vieni, devo darti una cosa!-, disse piano,
prendendomi per mano e portandomi nella sua cabina.
Una volta dentro mi salì la nausea a causa del forte profumo che riempiva la stanza.
Un odore mieloso, troppo dolce, troppo forte. Ma chi mai lo avrebbe potuto portare?!
Che schifo! Si avvicinò alla cassaforte e ne estrasse una scatola.
–Sai, ho notato che ultimamente sei un po’ malinconico. Non ti annoierò chiedendoti il perché,
tranquillo.-, iniziò, sedendosi su una poltrona davanti a me, che la imitai sul divano.
Si rigirò la scatola tra le mani, continuando
–Questo volevo tenerlo per il galà di fidanzamento della settimana prossima,
ma visto come stai ultimamente…-. Me la porse e, dopo averla studiata un po’, la aprii.
–Dio mio…-, mormorai spalancando la bocca, senza riuscire a contenere lo stupore.
All’interno vi era un anello d’oro con incastonata una pietra preziosa blu scuro.
–Come summa dei sentimenti che provo per te…-, aggiunse ancora. Io non riuscivo quasi a parlare.
–E’…un…-, balbettai e lei finì per me la frase. –Diamante? Sì. 56 carati per essere esatti.
Lo indossò Luigi XVI. E lo chiamarono "Le Coeur de la Mer"…-.
–Il Cuore dell’Oceano…-, mormorammo poi in coro. –E’ prodigioso…-,
sussurrai rigirandolo nella mia mano. –E’ da reali. E noi siamo reali, mio piccolo Harry.
Ricordatelo.-, aggiunse poi, alzandomi il volto e baciandomi le labbra. Bleah.
Erano tutte impiastricciate di rossetto. Come avrebbe detto Niall,
sembrava che la sua faccia fosse stata violentata da un pastello.
Quando mi lasciò andare riposi l’anello nella scatola e dopo averla salutata uscii.
Sospirando pesantemente tornai nella mia cabina. Aprii la porta,
trovandomi davanti Niall con indosso un asciugamano fissato in vita.
Non appena sentì la porta aprirsi gridò spaventato.
Automaticamente urlai anche io ed in conclusione urlammo in coro.
–Perché hai gridato?!-, gli chiesi portando una mano al cuore.
–Mi hai spaventato! Credevo fossi un maniaco!!-, spiegò guardandomi ancora scandalizzato.
Lo fissai un attimo per poi scoppiare a ridere, subito seguito da lui.
–Siamo proprio due imbecilli!-, dissi tra le risate, riponendo la scatola nella nostra cassaforte.
–Concordo! A proposito, cos’è quello?-, fece curioso, tornando serio. –Un regalo di Caroline.
Ti spiego dopo!-, risposi tornando alla porta. Prima di uscire gli dissi
–Ah, e vestiti bella principessa!-. Chiusi la porta in tempo per evitare un cuscino
che mio cugino mi aveva amorevolmente tirato dietro dopo quella affermazione.
Ridacchiando ripresi a camminare.

–Buongiorno signorino Harry!-, mi salutò cordialmente uno degli ufficiali che incrociai lungo il cammino.
Scesi in seconda e successivamente in terza classe, sconvolto dalle diversità tra esse.
Non era affatto giusto che della gente venisse trattata in quel modo. Percorsi il ponte,
guadagnandomi occhiate schifate dai passanti, ma di Tomlinson o del suo amico nessuna traccia.
Come ultima risorsa mi avvicinai ad un ragazzo. Aveva i capelli castano chiaro, gli occhi scuri,
ed era intento a misurare il corridoio a grandi passi. –Scusi..-, lo chiamai avvicinandomi.
Lui si fermò e mi guardò, storcendo il naso. –Che ci fa uno di prima classe come te quaggiù?-,
disse visibilmente schifato. Ok, non tutti erano gentili come Louis. Ma era comprensibile,
in quanto non erano sempre trattati bene. Cercai di non pensarci e ripresi. –Sto cercando una persona.
Si chiama Louis Tomlinson. Sa dirmi dove si trova la sua cabina?-. Lui rise sonoramente,
dicendo poi
–Cabina G-60!-. Lo ringraziai e mi misi alla ricerca della stanza, sentendolo mormorare
–A quanto pare mi sbagliavo…-. Non ci feci troppo caso a che cosa si riferisse con quella frase.
Continuai a cercare sino a che non la trovai. Presi un profondo respiro e bussai ricevendo un
–Avanti!- in risposta subito dopo. Entrai dicendo –Permesso…-.
Ciò che mi trovai davanti mi lasciò un attimo sconvolto. L’amico di Louis, Zayn, girato di schiena,
nudo, che mi guardava stupito con un paio di boxer in mano, mostrandomi per bene il suo lato B.
Mi sentii avvampare e mi girai di scatto, coprendomi gli occhi con la mano. –Mi scusi, non lo sapevo!
Sono venuto a cercare il signor Tomlinson!!-, mi giustificai con la mano sugli occhi.
–Ehm… no, tranquillo… Co… comunque Louis non c’è, mi dispiace. È uscito poco fa!-, spiegò mentre
sentivo un fruscio di vestiti.

–Posso girarmi?-, chiesi poco dopo. –Si, ora sono vestito!-. Mi voltai e
lo trovai con indosso una camicia bianca, facciamo anche giallognola, e dei pantaloni beige.
–Comunque sono Harry Styles!-, mi presentai porgendogli la mano. –Zayn. Malik.-, rispose stringendola.
Era una stretta differente da quella di Louis. Più mascolina, più da uomo, più rude.
Questo cosa stava a provare? Che Louis era gay? Ma per favore! –Sa dirmi per caso dove posso trovarlo?-,
domandai ancora, facendolo ridacchiare. –Dammi del tu, o mi sento troppo vecchio poi!
Comunque non saprei dirti ora, ma puoi ripassare nel pomeriggio se ti va!-, rispose cordiale.
Era anche lui un bravo ragazzo ed ero felice non mi avesse detto di tutto. –Ok.
Allora ci vediamo stasera se non ci incontriamo prima!-, risposi sorridendo ed avviandomi alla porta.
–Stasera?-, domandò guardandomi con un sopracciglio inarcato. Mi fermai un attimo perplesso quanto lui.
–Beh, alla cena di questa sera!-, aggiunsi. Lui mi guardò come fossi pazzo.
–Il signor Tomlinson non te lo ha detto?-, feci allora.
–No, Louis non mi ha detto proprio niente…-, rifletté piano. Forse se lo era dimenticato.
–Beh ora lo sai!-, gli dissi sorridendo ed aprendo la porta. –A stasera!-,
lo salutai prima di uscire e sospirare, ripercorrendo il corridoio. –Ehi, riccio, aspetta un attimo!-.
Mi voltai un attimo e vedi il ragazzo al quale avevo chiesto indicazioni venirmi incontro.
–Si?-, feci una volta che me lo trovai di fronte. –Sono Liam, piacere!-, rispose porgendomi la mano.
La strinsi mormorando
–Harry…-. Cosa voleva? –Mi stavo chiedendo una cosa.
Come mai cerchi Louis?-, disse come mi avesse letto nel pensiero. –Dovevo chiedergli una cosa,
tutto qui!-, risposi con ovvietà. Lui scoppiò a ridere, dicendo poi –Non vorrai già fartelo, eh?
Altrimenti cavolo, devo proprio ricredermi!-. Strabuzzai gli occhi. Come si permetteva?

–Lei…come…-, mormorai scandalizzato mentre lui mi fissava con un sorrisino strafottente in volto.
Presi un respiro, calmandomi e finendo la frase. 

–Lei come può anche solo lontanamente pensarla una cosa tanto sconcia e volgare?!-,
esclamai guardandolo fisso negli occhi nocciola. Alzò le mani in segno di resa,
continuando comunque a ridacchiare ed irritandomi, per poi dire –Era solo un presentimento,
chiedo scusa!-. Mi stavo arrabbiando. La gentilezza di Zayn, la premurosità di Louis messe a
confronto con la sfrontatezza e la sfacciataggine di questo qui erano una cosa a dir poco bestiale!
–Beh, è stato un piacere conoscerti, Harry…-, disse poi, senza cancellare dal volto quel sorrisino sbruffone.
–Mi dispiace deluderla, Liam, ma non è stato lo stesso per me!-, risposi fermamente,
riprendendo il mio percorso. –Spero di rivederti presto!-, esclamò prima che svoltassi l’angolo,
mentre gli rispondevo –Non ci conti!-. Una volta all’aria aperta sospirai. Che nervosismo ragazzi!
Ripresi a camminare mettendo le mani in tasca, tornando in prima classe e
raggiungendo il nostro ponte di passeggiata privato. Mi appoggiai al parapetto e presi ad ammirare l’oceano,
vittima dei giochi di luce del sole di mezzogiorno, ripensando all’incontro di poco prima con Caroline.
Voleva tenere l’anello per il nostro fidanzamento ufficiale della settimana prossima…
io non volevo affatto però! L’idea di passarci il resto della mia vita assieme mi faceva venire
la nausea e mi terrorizzava a tempo stesso! Avrei voluto avere accanto una persona diversa,
che si preoccupasse di me, come Louis. Un momento. Come potevo volere Louis nella mia vita?
Ma stiamo scherzando?! Scossi bruscamente la testa, sentendo dei passi.
–Già fatto Hazza?-, domandò Niall, appoggiandosi al mio fianco. –No, purtroppo no.
In cabina non c’era. Ho incontrato solo un ragazzo parecchio irritante, Liam, e
l’amico del signor Tomlinson, Zayn, che però non sapeva dove potesse essere.
Mi ha detto di ripassare nel pomeriggio.-, spiegai voltandomi a guardarlo.
Notai il suo sguardo stranamente…luminoso, come se avessi detto qualcosa che lo avesse emozionato.

–Hai visto Zayn?-, domandò in un sussurro. Annuii, non capendo il suo comportamento.
–E… e come stava?-, chiese ancora, molto preoccupato. Preoccupazione che non capivo.
–Bene, perché?-, risposi perplesso. Lui eseguì un gesto con la mano, come a scacciare una mosca,
per poi dire –Niente, niente. piuttosto oggi pomeriggio posso venire con te??-.
Lo guardai un attimo. Perché cavolo faceva così?? Non era un comportamento alla ‘Niall’.
–Ti prego, Hazza. Ti prego, ti prego, ti preeeeeego!!!-, cantilenò come un bambino,
congiungendo le mani a mo’ di preghiera e guardandomi con occhioni da cucciolo. –Ok, va bene…-,
risposi alquanto stranito da tutto quello. –Siiiii!!!!!! Grazie cugino!!-, esclamò
saltando in piedi ed abbracciandomi, continuando a saltellare sul posto, mentre annunciavano
l’ora di pranzo. –Uuuh la pappa!!! Ti aspetto giù Harry!!-, gridò facendomi ridere e
correndo verso la porta. Per poco non cadde nei suoi stessi passi e mi dovetti appoggiare
alla ringhiera per non crollare a terra dal ridere. Niall era così. Imprevedibile.
Ti faceva morire ad ogni momento della giornata! Ridacchiando lo raggiunsi in sala da pranzo,
mentre ancora ripensavo al battibecco con quel Liam.



Zayn

Dopo che Harry se ne fu andato mi sedetti sul primo letto a castello.
Cosa voleva dire ‘beh, alla cena di questa sera’? Quale maledettissima cena?!
Io, assieme a tutti quei reali del cazzo, assieme a tutta quella gente che mi aveva sempre sputato addosso,
assieme a Niall… Un attimo. Harry non aveva detto niente riguardo al cugino,
quindi probabilmente non ci sarebbe stato. Ok allora! Mi sbattei una mano in fronte.
–Deficiente, è il cugino! Ed è una persona di alto rango.
Ovvio che ci sarà, cretino!-, mi insultai a denti stretti. Lui faceva parte della famiglia Styles,
nome che in Inghilterra avevo sentito parecchie volte nominare. Una grande famiglia, piena di soldi.
Già. E Niall era fidanzato con una ragazza sicuramente altrettanto importante, altrettanto ricca,
ma non altrettanto bella come lo era lui. Mi passai le mani sul viso,
mugugnando e sdraiandomi di schiena sul materasso. Cosa dovevo fare?
Una parte di me non voleva andare alla cena, non voleva rivederlo,
non voleva perdersi di nuovo nei suoi occhi blu, ma l’altra voleva andare alla cena,
voleva rivederlo, voleva perdersi di nuovo nei suoi occhi blu.
In quel momento la porta si aprì e ne entrò il ragazzo del ponte, Liam.
–Ehi, che ci fai qui?-, domandai mettendomi a sedere. –Niente in particolare.
Passavo da queste parti e ho pensato di farti un salutino!-, spiegò con una scrollata di spalle,
sedendosi al mio fianco. –Capisco…-, mormorai non troppo convinto.
–Sai, poco fa ho incontrato il riccio di ieri pomeriggio. Harry se non erro…-, commentò poi,
guardandomi. –Si è passato di qua. Cercava Louis..-, risposi con ovvietà.
-Ah…e si può sapere per che cosa? Insomma…non vorrà già farselo, vero?
Altrimenti devo fare un reset mentale!-, disse lui ridendo.
–Era venuto a cercare Lou per ringraziarlo. Ed anche avesse voluto farselo,
perché avresti dovuto fare un reset? Louis è una bellissima persona,
chiunque ha il diritto di essere attratto da lui!-, risposi alterato.
Mi puzzava di insinuazione la sua. Insinuazione in cui diceva che Louis
non era abbastanza bello per conquistare una persona. –No, no, per carità!
Solo che ha fatto colpo prima del previsto.
Credevo non lo avrebbe mai avvicinato invece…-, fece ancora ridendo,
interrotto poi da me che lo presi per il colletto e lo sbattei al muro.
–O esci da questa stanza adesso, di tua volontà, dalla porta o esci adesso,
di mia volontà, dall’oblò!-, ringhiai ad una spanna sul suo viso. Lui annuì e lo lasciai andare,
seguendolo con lo sguardo fino alla porta. –Ok, ok. Non ti scaldare…-, mormorò acido uscendo.
Mi appoggiai alla parete, sospirando e massaggiandomi gli occhi con una mano.
La giornata stava andando di male in peggio.

In quel momento entrò Louis, tutto affannato. –Ehi, non sai che spettacolo lassù!
Il sole del mattino rende l’acqua ancora più limpida!-, spiegò sorridendo e
mollandomi una pacca sulla spiaggia, sedendosi accanto a me. –Già, immagino. Senti un po’,
abbiamo programmi per stasera?-, domandai facendo finta di niente. Lui rispose
–C’è la cena con Niall e…Harry…-, affievolendosi alla fine. Incrociai le braccia al petto,
guardandolo storto, mentre lui ricambiava mortificato.
–Cazzo, ho dimenticato di dirtelo, vero?-, fece retorico ricevendo in risposta
un mio cenno positivo del capo. –Merda. Mi dispiace, Zayn, davvero.
Mi sono completamente scordato dell’invito!-, disse dandosi uno schiaffo in fronte.

-Non è di questo che devi preoccuparti. La cosa brutta è che devo prepararmi
mentalmente per come affrontare Niall e la sua fidanzatina oca!-, spiegai sbuffando, facendolo ridacchiare.
–Ignorali, entrambi. Vedrai, ci riuscirai!-, rispose solidale, accarezzandomi una spalla.
Gli sorrisi di rimando.

–Sai, lo sono venuto a sapere da Harry…-, gli dissi poi, mentre pranzavamo.
Lasciò cadere la forchetta al suolo. –Har…Harry?-, domandò stupito. –Si. Era venuto a cercarti,
non so per cosa. Non sapevo dov’eri gli ho detto di ripassare nel pomeriggio.-,
spiegai prendendo i piatti e le posate, gettandole in un bidoncino.
–Anzi, dovrebbe arrivare tra poco…-, riflettei appoggiandomi alla parete. Louis sgranò gli occhi.
–Co…come tra poco?!? Dirmelo prima no, eh?? Non posso farmi vedere così conciato!!!!-,
urlò come una ragazza, scattando in piedi. –Calmati che stai benissimo!-, tentai di rassicurarlo
mentre lo vedevo aggiustarsi le bretelle. –Bugiardo! Lo dici solo perché sei mio ami…-,
ma venne interrotto da alcuni tocchi sulla porta. Mi guardò spaventato.

–Cazzo è qui!-, sibilò guardandomi mentre andavo ad aprire. –Sii te stesso!-, mi raccomandai prima di aprire.
Mi trovai davanti Harry, sorridente e bello come al solito. –Buongiorno Zayn.
Il signor Tomlinson ora è in camera?-, domandò cordiale.
Ridacchiai per il fatto che ancora lo chiamasse ‘signor Tomlinson’, rispondendo
–Si e sta per avere una crisi isterica!-. –Ti ho sentito!-, mi urlò Lou in risposta.
–Dovuta a cosa?-, domandò Harry, perplesso. –A niente in particolare! Zayn,
non lo lasciare sulla porta!-, rispose Tommo, venendomi alle spalle.
Mi scostai per farlo passare e rimasi pietrificato. Dietro di lui c’era il frutto del mio malessere,
quel demonio dalle fottute fattezze angeliche, quel ragazzo di cui ero innamorato perso.
Niall.
Mi rivolse uno sguardo e subito rivolsi il mio altrove, mentre entrava al seguito del cugino.

–Signor Tomlinson, sono venuto ad invitarla con me sul ponte di prima classe per una passeggiata.
Potremmo chiacchierare ed imparare qualcosa l’uno dell’altro. -, esordì Harry,
una volta che chiusi la porta. –Per me non c’è alcun problema. Anzi,
sono molto felice di accettare!-, rispose Louis.
Vidi gli occhi di Harry illuminarsi mentre esclamava

–Andiamo allora!-. –A questa sera Zayn!-, aggiunse poi uscendo con Louis al seguito.
Mi resi conto che il mio problema principale era ancora in stanza, seduto sul letto, davanti a me,
che mi fissava intensamente. –Non te ne torni in prima classe?!-, domandai acido, senza guardarlo.
–No, ho una cosa più importante da fare prima.-, rispose non lasciando trasparire alcuna.
Incollai il suo sguardo al mio, perdendomi di nuovo in quel color mare, dicendo, beffardo
–E quale sarebbe?-. –Chiarire con una persona importante per me. -, disse guardandomi con sguardo serio.
Feci per aprire bocca ma mi interruppe, precedendomi.
–Tu-, aggiunse fermamente.




#angolo Kikka
Eccomi qui ritornata dopo un lungo ed asfissiante periodo di esami.
Oggi ho avuto l'orale ed a momeni svenivo -.-
Avrei volentieri accoppato il prof di musica, ma tralasciamo va.
Coooooooooooooomunque, ecco il nuovo capitolo!
Spero che piaccia tanto quanto l'atro.
9 recensioni?? Ma io vi amo!!! *o*
Vediamo se anche questo vi conquista. Speriamo ;)
In più ho deciso il finale per la storia!
Sarà un: ....  Ending.
Hahahaha, sono cattiva, non vi dico quale ho scelto!! xD
Un bacione!

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***




Niall

Zayn rimase non poco perplesso dalla mia esclamazione. Ma subito dopo si ricompose e,
freddo come all’inizio, fece –E da quando io sarei una persona importante per te?-.
–Beh, da quando ieri sera mi hai evitato di stramazzare al suolo!-, risposi prontamente.
–Perché mi rispondi così? Che cosa ti ho fatto??-, domandai subito dopo,
perdendo la fermezza con la quale avevo deciso di affrontare quella discussione.
Mi guardò fisso con quegli occhi color cioccolato, così profondi da farti rispecchiare l’anima,
forse cercando la risposta. –Niente. Non posso dirtelo…-, rispose alzandosi ed
accostando il viso all’oblò. Avvertii un blocco salirmi dallo stomaco alla gola,
mozzandomi il respiro per un momento. Perché non voleva parlare con me? Perché?!
–Perché non me lo dici, Zayn? Perché non mi parli?? Possiamo risolverlo insieme…-.
–Io non ho niente, come cazzo te lo devo dire?!?!-, urlò interrompendomi, voltandosi a guardarmi.
Fu un pugno allo stomaco quella reazione. La vista si annebbiò leggermente.
–Perché mi tratti così? Che cosa ti ho fatto?-, mormorai tentando di trattenere le lacrime.
–Tu non mi hai fatto proprio niente! O almeno, non direttamente…-, disse,
affievolendo il tono sull’ultima parte della frase.
–Cosa vuol dire ‘non direttamente’?-, feci, non capendo.
Lui sospirò e tornò a sedersi davanti a me, massaggiandosi le tempie.
–Vuoi sapere cosa mi rende così? La tua fidanzata, ecco.
Il fatto che tu stia con lei mi fa ribollire di rabbia!-, spiegò senza guardarmi negli occhi.
Cosa? Gli interessava di me, di con chi stavo. –E…perché ti da fastidio che io stia con lei?-, azzardai.
Una parte di me, dentro la mia testa, per quanto strano potesse sembrare,
sperava che dicesse perché lui voleva stare al mio posto. Mi stavo forse innamorando?
Mi stavo innamorando di un uomo?! Però quell’uomo era Zayn, diamine, mica uno qualunque!
–Perché…beh…perché vedo che con lei non sei felice e non ti merita, ecco.-,
rispose dopo un po’ di tentennamento. Venni afflitto da un insolito senso di tristezza,
dovuto al fatto che non avesse dato la risposta che mi aspettavo. –Oh…sai, non l’ho scelto io.
Lo ha scelto mia zia Anne…-, mormorai abbassando lo sguardo. –Vuoi dire un matrimonio combinato?-,
disse incredulo mentre io annuivo.
–Cavolo, ma è terribile! E perché avrebbe fatto una cosa del genere?-, chiese non capendo.
Sorrisi amaramente, tornando a guardarlo. –Mio zio, il padre di Harry,
è morto un po’ di tempo fa ed ha lasciato la famiglia piena di debiti che sono quasi
impossibili da risarcire, visto che siamo a corto di denaro. La casata dei Flack, dopo gli Styles,
è quella più ricca. Le figlie, Caroline ed Holly, sono sempre state interessate a me ed Harry.
Così la zia ha programmato questo fidanzamento e quando ci sposeremo erediteremo il loro denaro,
sanando così i debiti…-, spiegai affranto, sotto lo sguardo attento ed incredulo del ragazzo.
–Ma è…è assurdo! Insomma, non può farlo! L’amore è un diritto di ognuno. Non può costringerti
a sposare qualcuno che non ami!-, esclamò scandalizzato. Mi faceva piacere che qualcuno (lui)
si interessasse così tanto di me. –Lo so, ma nell’alta società purtroppo è così la vita…-, sospirai.
–Scusa, ma i tuoi genitori? Non dicono niente di questa storia??-, continuò lui.
Una morsa dolorosa mi strinse lo stomaco, impedendomi per un attimo di respirare.
Gli occhi si appannarono di lacrime al ricordo dei miei genitori.
–Loro…loro non hanno più voce in capitolo. Sono…morti, l’anno scorso…-, farfugliai con voce rotta,
tentando di non piangere. Ricordare mamma e papà mi faceva male.
Maura e Bobby Horan, sorella e cognato della moglie del signor Styles,
sono deceduti ieri a causa di un incidente d’auto’
aveva riportato il giornale locale,
il giorno dopo la loro morte. –Oddio, io…io non lo sapevo. Mi dispiace…-, disse Zayn,
visibilmente mortificato. Tirai su con il naso, scuotendo appena il capo.
–No, tranquillo. Non… non potevi saperlo…-, lo rassicurai. –Mamma mi avrebbe appoggiato,
mentre papà…probabilmente…sarebbe stato dalla parte della zia Anne. Non è che non mi voleva bene,
ma…lui ammirava molto…il carisma della zia…-, singhiozzai non riuscendo a trattenere le lacrime.
–Ehi, ehi, ehi, ehi…no…-, fece Zayn alzandosi e venendo al mio fianco.
Mi circondò le spalle con un braccio e mi strinse a sé,
facendomi appoggiare con la fronte contro la sua spalla. Arrossii di nascosto,
cercando di trattenermi dal piangere. –Ehi, sfogati…-, mormorò al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
Così circondai la sua vita con le braccia e mi lasciai andare ad un pianto liberatorio, uno sfogo.
–Mi mancano tanto…-, singhiozzai contro la sua camicia. Ed era vero. Ogni giorno,
ogni notte sentivo la loro mancanza. Il vuoto all’altezza del cuore era sempre bestiale.
Ha inizio il caso legale per la sorte del diciassettenne Niall Horan.
Il figlio dei coniugi Horan, deceduti qualche giorno fa, essendo rimasto orfano,
deve essere mandato a vivere con qualcuno.
Il tribunale deciderà se mandare il giovane in un orfanotrofio o mettersi in cerca di parenti nelle vicinanze’.
‘Chiuso il caso del giovane Niall Horan. Il ragazzo verrà trasferito a vivere nella città di Londra,
dalla famiglia Styles. Horan convivrà con la sorella della madre, Anne, ed il cugino.
Il diciottenne Harold Styles, orfano da parte di padre.
Si può dichiarare così chiuso un altro caso che ha tenuto con il fiato sospeso milioni di persone’.

Questi erano gli articoli in prima pagina una e due settimane dopo la loro morte. –Ehi, stai tranquillo.
Non sei da solo. Io ci sono…-, mormorò ancora, dondolando leggermente sul materasso, cullandomi.
Mi accarezzò dolcemente i capelli e la schiena, facendomi calmare dopo un po’.
Smisi lentamente di singhiozzare, restando però abbracciato a lui. –Sai, ti capisco…-, sussurrò poi,
rompendo il silenzio. –I miei genitori sono morti da tanto. Mia madre è morta di parto,
mentre mio padre mi ha abbandonato subito dopo la sua morte. Non so neanche se è ancora vivo.
Mi hanno mandato a vivere in un orfanotrofio dove sono rimasto fino ai tredici anni.
Poi sono scappato…-, raccontò piano. Alzai lo sguardo verso il suo volto e lo vidi con
espressione persa nei suoi ricordi. –Ho vagato per strada per due settimane, non sapendo
dove andare o stare. Rubacchiavo qualcosa ogni tanto negli orto frutticoli dove esponevano
all’aperto la merce, ma non ho più fatto un pasto decente. Sino a che non ho incontrato Louis…-,
continuò con un sorriso sulle labbra. Io lo ascoltavo incantato.
–Mi ha trovato rannicchiato sotto ad un ponte, avvolto in una lastra di cartone
nel tentativo di ripararmi dal freddo di Londra che mi aveva provocato anche la febbre…-,
mormorò con gli occhi lucidi. Non riuscivo ad immaginarmelo in quello stato.
–Zayn, non sei costretto a raccontarmi la tua vita, se ti fa male.
Sono io che non sono riuscito a trattenermi…-, mormorai stringendo la sua camicia tra le mani.
–Ehi, a me fa piacere parlarne con te. Per carità, se ti sto annoiando…-.
–Affatto! È interessante…-, lo interruppi accoccolandomi meglio contro di lui.
Mi piaceva quella posizione. Lui sorrise ed appoggiò il mento sulla mia testa, riprendendo.
–Mi accompagnò dove viveva lui, un vecchio capanno ben arredato e abbastanza surriscaldato.
Si prese cura di me amorevolmente, facendomi passare in poco tempo la malattia e mi nutrì.
Quando mi fui ripreso si presentò. ‘Louis William Tomlinson. Anche detto “The Tommo”!’ fu ciò che disse.
Scoprii che aveva quattordici anni e che anche lui era orfano…-. –Aspetta.
Quattordici già compiuti o andava verso i quindici?-, domandai interrompendolo.
–Louis va verso i 21 anni oramai. Li compie la vigilia di Natale.-, mi spiegò.
Rimasi un attimo interdetto. Non ritenevo Louis così grande. Mi aveva sconvolto. –Oh…scusa,
non ti interrompo più!-, feci poi in modo che riprendesse.
–Louis lavorava. Faceva il cameriere e ciò che guadagnava lo usava per comperare i nostri viveri.
Abbiamo avuto non pochi problemi con la polizia, lo ammetto, ma ce la siamo sempre cavata.
È diventato il mio migliore amico, mio fratello diciamo. Gli devo la vita.
Ed infine abbiamo vinto i biglietti per questo viaggio.-, terminò lui. Io mi sentivo malissimo.
Mi lamentavo della mia vita credendola pessima e difficile, mentre la sua era anche peggio.
–Wow…ne hai passate di belle…-, mormorai. Lo sentii annuire e poi mi lasciò un bacio tra i capelli,
che mi godei chiudendo gli occhi. Un bacio innocente, neanche sentito, che però mi era piaciuto.
–Va meglio?-, domandò poi, allontanandomi da sé.
–Molto. Grazie…-, risposi sorridendogli, cosa che ricambiò. –Ti va se ti faccio un ritratto?
Non voglio vantarmi, ma me la cavo. Probabilmente dopo il viaggio non ci rivedremo più e
vorrei avere un tuo ricordo…-, mormorò poi, imbarazzato. Il mio sorriso si allargò maggiormente.
–Certo! Però il soggetto non è il massimo…-, risposi, beccandomi uno scappellotto sulla testa.
–Taci che sei bellissimo!-, disse per poi alzarsi e tirare fuori un blocco ed una matita.
Mi fece mettere in posa, con la testa appoggiata contro la sbarra del letto. –Sorridi, mi raccomando.
Come ti ho già detto il tuo sorriso è meraviglioso e non devi mai nasconderlo al mondo…-, mormorò poi,
prendendo a disegnare. Nel frattempo il mio cuore batteva come un forsennato e
le farfalle mi svolazzavano nello stomaco, mentre continuavo a pensare al ragazzo davanti a me,
per il quale ero certo di stare iniziando a provare qualcosa.
 


Louis

Seguii Harry attraverso i due ponti. Ogni volta mi stupiva sempre di più.
Camminava con eleganza, le spalle dritte, indietro, il mento alto,
la mano con cui ogni tanto si scompigliava i capelli…era maledettamente bello,
non potevo fare a meno di pensarlo.
Arrivammo al ponte di prima classe e mentre tutti rivolgevano cordiali sorrisi a saluti ad Harry,
nei miei confronti riservavano sguardi pieni di disprezzo, di odio, di schifo.
Decisi di non farci molto caso, ignorandoli o rispondendo con uno sguardo sprezzante.
Prendemmo lentamente a passeggiare. –Signor Tomlinson, avanti. Mi racconti qualcosa di lei…-,
disse guardandomi con quei due smeraldi che aveva al posto degli occhi. sospirai,
mettendomi le mani in tasca, fingendo di pensarci su, camminando al suo fianco.
–Sono nato vent’anni fa nel Wisconsin…-. –Aspetti. Vent’anni fa?-, mi interruppe stralunato.
Lo guardai annuendo. –La vigilia di Natale faccio ben ventuno anni.
Sono un vecchio!-, risposi scandalizzato, facendolo ridere.
–Ma si figuri. Allora Caroline è vecchia e decrepita! Ma la prego, continui…-, commentò poi, fissandomi.
–Come dicevo, sono nato nel Wisconsin. I miei genitori sono morti quando avevo tredici anni
e non avendo parenti da quelle parti mi sono trasferito, cambiando completamente aria.
Sono venuto a Londra ed ho vissuto da solo un anno, imparando le regole della strada.
All’età di quattordici anni ho incontrato Zayn. Era sotto un ponte, con la febbre alta, stava gelando.
Sarebbe morto assiderato. Così l’ho portato a ‘casa’, un vecchio capannone.
Siamo subito diventati amici e confesso che mi ha causato parecchi problemi
non sapendo come muoversi da randagio!-, raccontai facendolo sorridere.
–Io facevo il cameriere in un piccolo ristorantino, guadagnando qualcosa, ma niente di che.
Ai clienti non andava a genio che uno straccione servisse loro le pietanze,
così venni licenziato per evitare che diminuissero i clienti…-. –Ma è orribile!
Insomma…licenziarla addirittura?? Da non credere!-, commentò stralunato, facendomi ridacchiare.
–Comunque, all’età di sedici anni ho preso Zayn con me, in quanto la polizia ci aveva presi
di mira come ragazzacci di strada, ed abbiamo iniziato a vivere per conto nostro
fino a vincere i biglietti per questo viaggio.-, conclusi guardandolo negli occhi.
Mi fissava con, non so. Ammirazione forse, interesse magari. Un mistero.
–Ha avuto una vita molto dura.-, mormorò colpito. –Neanche tanto,
se si sa come muoversi nel campo.-, sorrisi. Lui annuì, perso nei suoi pensieri.
–Bel tempo, eh?-, se ne uscì improvvisamente. Perplesso, alzai gli occhi al cielo,
ammirando il cielo blu, privo di nuvole, ed il sole caldo, primaverile. –Già…molto bello…-, mormorai,
non capendo dove voleva arrivare. Lui annuì, continuando a camminare. Decisi di intervenire.
–Ok Harry, abbiamo camminato per circa un miglio avanti e indietro su questo ponte.
Abbiamo parlato del tempo, di me, ma immagino non mi abbia invitato qui solo per parlare di questo,
vero?-, feci retorico. Lui si fermò, appoggiandosi al parapetto, negando col capo.
–No, infatti. Signor Tomlinson, io…-. –Louis.-, lo interruppi io. Non capivo perché ancora mi chiamasse così.
In quel modo sembravo veramente vecchio! Lui sorrise. –Louis…- il mio nome pronunciato
dalle sue labbra metteva i brividi -…voglio ringraziarla per quello che ha fatto.
Non solo per... per avermi salvato, ma anche per la sua discrezione.-, disse, guardandomi negli occhi.
Ricambiai lo sguardo. –Di niente.-, risposi come fosse la cosa più naturale del mondo.
Rimanemmo in silenzio per un po’ di tempo, troppo forse. -Senta, lo so a cosa sta pensando.
"Povero ragazzino ricco. Che ne sa lui della miseria?”-, disse poi improvvisamente.
Lo guardai per un momento.

- No. No, non stavo affatto pensando a questo. Stavo pensando a cosa è potuto accadere
a questo ragazzo per arrivare a credere che non esiste via d'uscita.-, spiegai
e vidi i suoi smeraldi illuminarsi. Subito dopo si rabbuiò, sospirando.
-Beh, io... Praticamente tutto, l'intero mondo in cui vivo, e tutta la gente che ne fa parte.
E l'inerzia della mia vita, che si tuffa in avanti, e io che non sono capace di fermarla…-,
mormorò affranto, guardando il mare. –Sa, la settimana prossima verrà eseguita una festa per
celebrare ufficialmente il nostro fidanzamento…-, aggiunse poi, guardandomi con quegli occhioni verdi,
in cerca forse di appoggio. Mi sentii crollare il mondo addosso, ma cercai di non farlo capire.
–Diamine è…è terribile…-, mormorai fingendomi sconvolto. Lui annuì.
-Sono stati inviati cinquecento inviti. Sarà presente tutta l'alta società di Philadelphia.
E tutto il tempo mi sento come se stessi in una stanza affollata, urlando a squarciagola,
senza che nessuno alzi nemmeno lo sguardo…-, sussurrò, come se stesse parlando più a sé stesso che a me.
Non doveva essere affatto felice del fidanzamento con quella donna. Beh, diciamocelo,
neanche io lo sarei stato! –La ama?-, domandai improvvisamente. Lui mi guardò un attimo, sconvolto.
–Come ha detto?-. –La ama?-, ripetei, deciso a capire fino in fondo i suoi sentimenti.
Mi fissò scandalizzato. –Lei…lei è molto maleducato. Non dovrebbe pormela una domanda simile!-, fece,
cercando di mantenere la calma. –Beh, è una domanda semplicissima.
La ama questa donna si o no?-, continuai imperterrito. Sgranò ancora di più gli occhioni verdi, a disagio.
–Oh…questa conversazione è inopportuna!-, esclamò poi, guardando altrove.
-
Non può semplicemente rispondere alla domanda?-, aggiunsi. Tornò a guardarmi, scandalizzato.
-Ah, ah, ah! È assurdo. Lei non conosce me e io non conosco lei, e questa conversazione non sta avendo luogo.
Lei è maleducato, rozzo e presuntuoso, e ora me ne vado!!-, fece prendendomi una mano e stringedola convulsamente.
-Louis, signor Tomlinson, è stato un piacere. L'ho cercata per ringraziarla e ora che l'ho ringraziata...-.
–Ed insultato…-, aggiunsi sogghignando. Mi guardò gonfiando le guance, diventando ancora più bello.
–Beh, se l’è meritato!-, mi rimbeccò. –Certo…-, feci scuotendo la testa, ridacchiando.
–Certo! Ah!-, esclamò, continuando a stringermi la mano ed a scuoterla.
Lo guardai inarcando un sopracciglio, prima di dire –Non se ne stava andando?-. Divenne rosso di rabbia.
Avevo appena scoperto che amavo irritarlo! –Infatti! Lei è così irritante…-,
mormorò mollandomi ed allontanandosi. Risi sonoramente vedendolo bloccarsi a metà strada.
Si voltò nella mia direzione, farfugliando –Un momento…-. Tornò verso di a grandi passi, dicendo
–Non sono io a dovermene andare! Questo è il mio settore! Se ne vada lei!-.
Non riuscivo proprio a non ridere guardandolo ed inoltre non riuscivo a smettere di irritarlo!
-Oh, oh, oh. Guarda, guarda, guarda. E adesso chi è il maleducato?-, lo sfottei ancora, facendolo inviperire.
Notai nel suo sguardo che cercava un modo per farmela pagare.
Subito dopo i suoi smeraldi si incollarono sul mio book ed in poco tempo me lo sfilò dalle mani.

-Ah... Cos'è questo stupido oggetto che porta con sé?-, disse sprezzante,
prendendo a sfogliarlo e guardando distrattamente i disegni.        
-Allora cos'è lei, un artista o cos'altro?-, domandò ancora, meno alterato,
rallentando la foga con cui sfogliava il book. -Beh... questi sono piuttosto belli…-, mormorò poi,
sedendosi su uno degli sdraio alle nostre spalle. Lo imitai, sedendomi su di uno accanto a lui.
Osservava i disegni con sguardo rapito, accarezzandoli con gli occhi.
-Anzi, sono molto belli. Louis, sono davvero ammirevoli…-, farfugliò infine,
guardandomi un attimo negli occhi. –Mi ha insegnato Zayn a disegnare…-, gli dissi piano,
mentre continuava ad ammirare i lavori.

-Non hanno riscosso molto successo nella vecchia Paris.-, feci poi, sorridendo amaramente.
Lui tornò con lo sguardo sul mio.
- Parigi? Viaggia parecchio per essere povero…-, disse piano.
Si rese subito conto di ciò che aveva detto e si portò la mano alla bocca,
trattenendo per un attimo il respiro. -Beh, una... una persona con mezzi limitati.-, si corresse subito dopo.
Non c’ero rimasto male, ero abituato alla gente che me lo diceva. –Avanti, un poveraccio,
lo dica pure!-, esclamai nel tentativo di rassicurarlo, sorridendo.
Lui ricambiò il sorriso e tornò ai miei disegni, fermandosi sul ritratto di una donna nuda.

–Bene, bene, bene…-, mormorò colpito. –E sono stati fatti dal vivo?-, chiese ancora,
incollando per l’ennesima volta i suoi smeraldi ai miei semplici occhi.
Questa è una delle cose interessanti di Parigi. Ci sono molte ragazze disposte a spogliarsi.-,
spiegai, sfogliando a mia volta l’album. –Questa donna le piaceva. L’ha usata diverse volte.-, sussurrò,
guardando l’ennesimo ritratto della stessa persona. -Beh, aveva delle mani bellissime,
vede?-, le indicai quelle mani bellissime. Erano qualcosa di unico, avevo sempre creduto
non esistesse niente di più perfetto. Poi però mi ero scontrato con lui…

-Secondo me ha avuto una storia d'amore con lei.-, fece sicuro di sé, risvegliandomi dai miei pensieri.
Sorrisi, ridendo piano. -
No, no, no, no, no, solo con le sue mani.
Era una prostituta con una gamba sola. Vede? -, gli spiegai, mostrandogli
un ritratto in cui la si vedeva chiaramente.
-Oh...-, mormorò colpito.
-Però aveva il senso dell'humour. E comunque non sono quel tipo d’uomo. -, commentai senza darci peso.
–Beh, neanche io andrei mai a letto con una mia modella probabilmente!-, ridacchiò guardandomi negli occhi.
Sorrisi della sua ingenuità. –Non intendevo in quel senso…-, mormorai, continuando a tenere sulle labbra un sorrisino. Mi fissò un attimo, cercando di capire.
–Ed allora in che senso intend…oh…-, mormorò, mentre la luce dei suoi occhi si spegneva.
–Mi…mi sta dicendo che lei è…-, farfugliò mentre annuivo appena. –Gay? Si. -, risposi tranquillamente,
scrollando leggermente le spalle. Annaspò cercando aria per un momento, muovendo la bocca,
ma senza far uscire parole. Si schiarì un po’ la gola, prendendo un profondo respiro.
–Wow…beh, sarò sincero. Non me l’aspettavo.-, commentò poi, facendomi sorridere.

–Insomma, lei non ha l’aspetto del gay. Dell’omosessuale, mi scusi!-, fece poi,
diventando tutto rosso ed agitando le mani. Scossi la testa, ridacchiando. –Non c’è problema,
mi chiamano in modi peggiori. Mi danno del finocchio, del frocio e quel nome che va in voga adesso,
com’era…ah, si. Checca!-, spiegai con noncuranza. Lui mi guardò tristemente.
–Mi dispiace…-, sussurrò con gli occhi lucidi. –Non deve.
Spero solo che questa rivelazione non abbia interferito con il rapporto che
si era creato tra di noi…-, dissi vedendolo scuotere il capo. –No, per niente!-, fece sorridendo.
Ricambiai e gli mostrai il prossimo disegno. -Beh, lei ha un dono, Louis. Davvero.
Sente le persone.-, disse una volta finito di sfogliare il book.

-Sento lei.-, me ne uscii guardandolo negli occhi. Ricambiò lo sguardo, mormorando
-E quindi?-. Aspettai un momento, perdendomi con lo sguardo sulle sue labbra carnose e rosee,
per poi decretare -Non si sarebbe buttato…-.
Lui rimase per un attimo interdetto, sorridendo subito dopo.
–E’ andato in altri posti oltre Parigi?-, domandò improvvisamente.
–Si. Io e Zayn abbiamo  lavorato su un peschereccio per calamari a Monterey,
poi siamo andati a Los Angeles, al molo di Santa Monica,
e lì abbiamo iniziato a fare ritratti per dieci centesimi l'uno!-, spiegai.
Lui sospirò e si alzò, avvicinandosi al parapetto, guardando l’acqua.
-Perché non posso essere come te, Louis?-, mormorò, senza guardarmi in volto.
Così, di botto, aveva preso a darmi del tu. Molto meglio!

-Dirigermi verso l'orizzonte quando ne ho voglia. Dimmi che un giorno andremo su quel molo,
anche se dovessero restare solo parole...-, quasi mi pregò, guardandomi con quei smeraldi luminosi.

-No, lo faremo. Berremo della birra da quattro soldi,
e andremo sulle montagne russe fino a vomitare!-, esclamai per rassicurarlo.
Lui rise, un suono magnifico, così decisi di proporgli altre cose per il futuro.
-Poi cavalcheremo lungo la spiaggia, sopra le onde…-, ma mi interruppe, preoccupato.
–Io non so cavalcare…-, mormorò imbarazzato. -Vuoi farmi vedere come si fa?-, aggiunse poi
guardandomi speranzoso.
-Certo, se vuoi.-, gli risposi vedendo il suo sguardo illuminarsi maggiormente.
Guardò di nuovo l’oceano inspirando profondamente.

-Mi insegni a cavalcare come un vero uomo…-, disse fiero, tornando con lo sguardo perso nel mio.
-E a masticare il tabacco come un vero uomo!-, aggiunsi, vedendolo sorridere.
E…sputare come un uomo!-, esclamò ridendo. Mi finsi perplesso. -Perché,
non te l'hanno già insegnato al collegio maschile?-, feci. Lui scrollò la testa, ridacchiando.
–No!-. Ebbi un lampo di illuminazione. -Avanti, vieni, ti faccio vedere!-, dissi di botto,
prendendolo per mano e tirandolo con me.
-Cosa?-, fece sconvolto. -Ti faccio vedere come si fa.
Forza!-, risposi portandolo in un ponte più sottostante. Da lì iniziò un lungo botta e risposta.

- Louis, no!-. –Dai!-. -No, Louis...-. –Avanti!-, dissi portandolo al parapetto.
-No, aspetta, Louis...-, farfugliò preoccupato.Coraggio!-, lo incitai.
- Louis, non potrei proprio…-, fece ancora, controllando che nessuno vedesse.
Forza!!-, cantilenai ancora, per rassicurarlo.
- Louis...-, feci morire le sue proteste con un indice sulle sue labbra,
morbidissime al tatto e sicuramente favolose da baciare.

-Osserva attentamente.-, dissi togliendo il dito e voltandomi verso l’oceano.
Caricai la mia bocca di saliva e la mandai leggermente giù, per poi sputarla oltre bordo,
sotto il suo sguardo attento. -È disgustoso!-, esclamò schifato. Risi di gusto, avvicinandomi a lui.

-Va bene, tocca a te. -, dissi incrociando le braccia.
Mi guardò con sguardo di sfida per poi puntarlo sull’acqua.
Emise uno strano rumore con la bocca per poi sputare. O meglio, lasciar colare la saliva oltre il bordo.
Lo guardai scettico. -Ah, è pietoso!-, esclamai guadagnandomi una sua occhiataccia.
-Dai, devi espettorare al massimo, capisci? Cerca di far leva,
usa le braccia…-, spiegai eseguendo tutto quello che dicevo, sputando di nuovo.
-Hai visto la portata di quello?-, domandai, ricevendo un cenno d’assenso.
-Okay, via…-, lo incoraggiai. Mi fissò un attimo, per poi riprovare. -Così va meglio.
Devi fare solo un po' di pratica!-, mi complimentai.
-Davvero?-, fece sorridendo,
orgoglioso del traguardo ottenuto. Era maledettamente tenero in quel momento.

-Devi cercare di espettorare il più possibile, per accumularne un bel po', capisci?-,
aggiunsi ancora, preparandomi al terzo di fila. Avevo iniziato a sputare quando Harry esclamò –Mamma!-.
Mamma? Mamma?! Mi voltai con un filo di saliva sulla bocca e vidi la madre di Harry, Anne,
assieme a tante altre donne ferma, a fissarci.
–Posso presentarti Louis Tomlinson?-, continuò il ricciolino indicandomi mentre,
dopo aver ingoiato, mi pulivo le labbra con la manica della camicia.
Sorrisi imbarazzato alla donna, salutandola con un veloce cenno della mano.
–Incantata.-, mormorò inespressiva. Le altre signore con me erano cortesi e curiose,
mentre lei mi guardava come fossi un insetto. Un insetto pericoloso, che doveva essere
schiacciato immediatamente. Una donna grassoccia si fece avanti, mollandomi una pacca sulla spalla,
dicendo -Beh, Louis, pare che convenga averti a portata di mano quando ci si trova nei pasticci!-.
In quel momento un forte suono, una tromba, riecheggiò per tutto il ponte.
-Perché insistono ad annunciare l'ora di cena come se fosse una carica di cavalleria?
-,
commentò sempre la donnona, facendo scoppiare tutti a ridere, me compreso.–Ahahah! Andiamo a vestirci, mamma?
Ci vediamo a cena, Louis.-, mi salutò cordialmente Harry, sorridendo, facendomi sciogliere.
La madre e le donne lo seguirono, allontanandosi in poco tempo.
Decisi di tornarmene anche io in terza classe, quando la donnona mi fermò.

-Ah, figliolo? Figliolo! Hai idea del pasticcio in cui ti stai cacciando?-, esclamò raggiungendomi.
La guardai perplesso. -Non proprio. Io ed il mio migliore amico siamo stati invitati a questa cena
e per cortesia ci presenteremo.-, spiegai semplicemente. Lei sospirò.
-Beh,
state per entrare nella fossa dei serpenti. Cosa avete intenzione d'indossare?-, domandò lasciandomi basito.
Indicai gli abiti che avevo indosso in quel momento. Lei scosse la testa.
-Ah, l'immaginavo. Andiamo.-, disse prendendomi per un braccio e trascinandomi nel
ponte interno di prima classe. Aveva una forza incredibile.
Mi portò in quella che dedussi essere la sua cabina, dove prese una scatola ben ricamata.
–Ed ora portami al tuo scomparto!-, disse poi, uscendo. La condussi in terza classe,
nella nostra cabina, dove trovai Zayn e Niall seduti sul letto, a ridere e scherzare.
–Così vi fanno alloggiare qui? Che schifo!-, commentò lei, entrando e guardandosi in giro.
Sgranò appena gli occhi, notando il biondo. –Niall, cosa ci fai tu qui?
Non dovresti essere a preparati assieme tuo cugino e tua zia?-, chiese squadrando il ragazzo.
Lui si alzò di scatto. –Diamine, è vero! Ci vediamo stasera Zayn!-, esclamò correndo fuori.
Lo guardai perplesso, mentre la donna metteva la scatola sul letto.
Ne estrasse due smoking lussuosissimi, dicendo –Ed adesso filate a vestirvi!-. Ci chiudemmo in bagno,
facendo non poca fatica ad infilarci quei completi da pinguini. Una volta fuori lei batté le mani,
esclamando -Avevo ragione! Voi e i miei figli portate la stessa taglia!-. Mi aggiustai le maniche,
notando Zayn sussurrare
-Più o meno…-. -Siete splendenti come un penny lustrato, ah, ah, ah!-, disse ancora,
rifilandoci due pacche che per poco non ci fecero cadere a terra.
La seguimmo su nella sua cabina, dove si vestì e si preoccupò di pettinarci,
mentre l’ora della cena si avvicinava sempre di più.




#angolo Kikka
Ed ecco il 7° capitolo :D
Ringrazio tutte quelle persone che leggono e recensiscono, o seguono la storia.
In questo capitolo si vengono a scoprire cose sulla vita di Louis e Zayn ed
i sentimenti che Niall sta cominciando a provare per il nostro Malik.
Nel prossimo capitolo ci sarà la tanto attesa cena ed in più un momento MOLTO importante per la storia.
Spero piaccia e di ricevere abbastanza recensioni.
A proposito di questo una domanda: cosa non è andato nel vecchio capitolo?
Ho notato che dalle 9 recensioni del 5° siamo scese a 5 nel 6°. Come mai?? Cosa non vi è piaciuto??
Scrivetemelo, per favore, anche come recensione negativa :(

 

Detto ciò vi lascio una piccola anticipazione del nuovo capitolo, in fase di scrittura:

‘-Co…come?-, domandai stralunato. Forse avevo capito male. Dovevo per forza aver capito male!
–Hai capito bene, Niall. Non farmelo ripetere due volte, è già abbastanza difficile dirtelo adesso…-,
mormorò lui in risposta, abbassando lo sguardo. Non riuscivo a crederci.’

 

Un bacio!
Kikka :D


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***




Harry

Entrai in cabina felice come non ero da fin troppo tempo oramai. Con Louis stavo bene. Davvero tanto bene.
Ero curioso di vederlo alla cena di quella sera, lo ammetto, non poco.
Sorridendo come un ebete filai in bagno nella vasca, a rilassarmi e riflettere su di lui.
Era speciale, ecco. Non potevo descriverlo in altri modi. Sospirai,
sprofondando fino alla bocca nell’acqua calda e profumata. Sentii la porta aprirsi e
dopo poco la voce di Niall chiamarmi. –Sono qui!-, risposi, certo che comprendesse.
Infatti aprì la porta e mi cercò con lo sguardo. Non appena mi vide divenne rosso fino alle orecchie
e si coprì gli occhi. –Dannazione, Hazza!! Potevi avvisarmi!!!-, gridò camminando alla cieca.
–E di cosa scusa? Quante volte ci siamo visti nudi, fin da bambini?-, domandai,
come fosse la cosa più ovvia del mondo. Niall si imbarazzava facilmente per quel tipo di cose,
ovvero nudità e sesso. Soprattutto sesso. Probabilmente era ancora vergine…
-Sai che mi da fastidio! È una cosa privata!-, esclamò ancora, piccato. Alzai gli occhi al cielo,
radunando un po’ di schiuma che coprisse le mie parti intime. –Ora non si vede più niente,
puoi pure guardare.-, lo avvisai. Lui scostò piano la mano, aprendo un occhio, diffidente.
Quando si fu reso conto che non gli stavo mentendo spostò la mano e sbuffò.
–Comunque, sono venuto a dirti che ho chiarito con Zayn!-, esclamò sedendosi a bordo vasca.
Strabuzzai gli occhi. –Chiarito? Avevate litigato?!-, domandai non capendo. –Non proprio litigato.
Ma non hai visto ieri sera come se n’è andato?-, domandò guardandomi perplesso.
Ora che mi ci faceva pensare, in effetti, se n’era andato di corsa, tristemente. Annuii facendolo continuare.
–Beh, oggi sono rimasto lì a chiedergli spiegazioni ed abbiamo chiarito tutto!
Mi ha anche fatto un ritratto per ricordarsi di me quando attraccheremo a New York. -, disse euforico,
con un sorriso che arrivava da un orecchio ed arrivava all’altro. –E…tu vuoi, diciamo…‘perderlo’,
una volta giunti a New York?-, chiesi incupendomi un po’, mentre uno strano magone allo stomaco saliva,
spezzandomi la voce. Anche lui si intristì molto, prima di rispondere –Sinceramente? No.
Dopo di te è la persona a cui voglio più bene in questo mondo, è importante.
Farà male separarmi da lui…-. Lo capivo, era ciò che sentivo per Louis. –Harry…se ti faccio una confessione,
promettimi di comprendermi senza insultarmi o rinnegarmi?-, chiese poco dopo,
abbassando lo sguardo. –Certo. Niall, sai che non mi permetterei mai di rinnegarti!
Qualunque cosa succeda.-, lo rassicurai. Lui mi guardò un attimo, prendendo un profondo respiro.
–Io…credo di…starmi innamorando…-, mormorò arrossendo.
–E’ una cosa meravigliosa Nialler! Di chi?? Ti prego dimmelo!!-, dissi felicissimo.
Il rossore sulle sue gote aumentò notevolmente, fino a che non farfugliò –Di Zayn…-.
Rimasi un attimo interdetto. –Zayn? L’amico di Louis?-, chiesi, cercando di non mostrarmi troppo sconvolto.
Lui mi guardò negli occhi annuendo piano. –Lo so che è strano, ma con lui sto bene,
ho le farfalle allo stomaco. Il cervello mi va in tilt quando lo vedo e
se mi sfiora il cuore batte all’impazzata!! Credo proprio che sia amore, questo…-, bofonchiò.
Doveva essere molto difficile per lui dirmelo. –Non importa chi sia, Niall.
L’importante è che tu ti stia innamorando. E credimi, non esiste cosa più bella al mondo…-,
lo rassicurai uscendo ed avvolgendomi un asciugamano in vita. –Harry,
ti ho praticamente detto che mi piace un uomo e tu reagisci così?!-, domandò esterrefatto.
–Beh, ripeto. L’amore è una cosa bellissima, non importa per chi è questo sentimento.-, lo rassicurai.
–Quindi…non è un problema se per te sono…ecco…omosessuale?-, disse l’ultima parola in un soffio.
Sorrisi, accarezzandogli una spalla. –Assolutamente no. Il problema è vedere Zayn se potrebbe ricambiare.
Voglio fare di tutto perché possiate stare assieme!-, esclamai fermamente,
entrando in camera per vestirmi.
–Vero. Io non ho idea se anche lui è…insomma, hai capito.
Potrei fargli schifo se lo venisse a sapere, capisci?! Lo perderei per sempre!!-, disse in ansia, mentre aprivo l’armadio. –Niall, io non so se lui è o meno omosessuale. So di Louis, ma Zayn proprio niente.
Però vedo come ti guarda e credimi se ti dico che gli brillano gli occhi. Poi, se anche non ricambiasse,
non ti odierebbe mai, stanne certo!-, affermai sicuro, estraendo uno smoking nero e delle scarpe in vernice, anch’esse nere. –Se lo dici tu…Un momento. A Louis piacciono gli uomini?!-, domandò sconvolto,
sfilandosi la camicia e prendendo anche lui un abito da sera.
Annuii energicamente mentre mettevo nelle proprie asole i piccoli bottoni di madre perla della camicia in seta.
-Beh, non sembra proprio!-, commentò indossando i pantaloni. –E’ quello che gli ho detto io, ma gli credo.
Se mi ha detto di essere omosessuale è così. Ed io non l’ho allontanato. Vedrai,
neanche Zayn con te lo farà. Cerca semmai di dirglielo con calma e tatto. Ok?-,
domandai allacciando il papillon.
–D’accordo cugino!-, esclamò ammirandosi allo specchio. Diedi una scompigliata ai miei capelli ed
osservai il risultato. Non era male. –Ah, Niall. Possiamo continuare ad essere cugini,
scherzare come al solito, abbracciarci o devo avere paura che mi violenti?-, scherzai
guadagnandomi una spazzola in testa.
–Harry!!! Non è carino!!!-, gridò tutto rosso. Risi sonoramente vedendolo in quello stato.
–Ok, ok. Scherzavo!-, lo rassicurai aprendo la porta. Ci dirigemmo alla cabina di Caroline ed Holly,
bussando. Nessuna risposta. Guardai stralunato Niall che a sua volta controllò l’orologio da polso.
–Cavolo, siamo in ritardo di mezz’ora! Saranno già in sala con la zia Anne!-, esclamò preoccupato.
Scrollai le spalle. –Amen. Noi scendiamo adesso.-, lo rassicurai
prendendo a camminare verso il salone di prima classe.
Già lungo il ponte si poteva sentire la musica dell’orchestra.
Arrivati alla porta d’entrata prendemmo entrambi un profondo respiro,
sentendo la voce di mia madre sovrastare le altre, esclamando –Dove sono mio figlio e mio nipote?-.
Ci scambiammo un veloce sguardo ed aprimmo la porta, facendo il nostro ingresso.
La grande sala era illuminata da lampadari strepitosi,
grandi tavoli con tovaglie pregiate sostavano al centro,
vasi di fiori bellissimi decoravano l’intero luogo, gremito di persone in abiti lustrati e tirati a lucido.
–Buonasera signorini.-, ci salutò cordialmente un uomo panciuto di cui neanche ricordavo il nome.
Ricambiammo con un sorriso ed un semi inchino, avviandoci lungo le scale.
Più scendevamo più mi guardavo attorno ammirato. Era veramente splendido,
ma anche leggermente asfissiante. I miei occhi vagarono in lungo e largo fino a fermarsi su di una figura.
Era meraviglioso, non sembrava neanche lui! Fasciato in un completo nero a coda lunga,
la camicia ed il papillon bianchi, i capelli tenuti all’indietro dal gel,
gli occhi più splendenti del mondo… Semplicemente perfetto. Non riuscii a non sorridere alla sua vista.
Lui ricambiò timidamente, una volta che gli fui davanti. Continuando a guardarmi negli occhi,
mi prese la mano destra e la portò alla bocca, baciandone il dorso.
Mi colpì molto il suo gesto, il contatto con le sue labbra fini e rosee
mi aveva dato i brividi per un minuto. –L’ho visto fare una volta in un cinema di terza visione,
e non vedevo l'ora di rifarlo!-, sussurrò ridacchiando contro la mia mano.
Sorrisi, mormorando –Di solito lo si fa alle signore!!-. Lui si rialzò, dicendo
–Ma tu sei molto più bello di tutte queste oche spennate-.
Mi colpì non poco quella frase e grato sorrisi. Mi voltai verso sinistra vedendo
Zayn e Niall avvicinarsi a noi.

–Ragazzi ci vediamo al tavolo!-, disse mio cugino, sorridendo felice.
Annuii notando Zayn e Louis scambiarsi un’occhiata complice. Si allontanarono e mi rivolsi a Louis.
–Allora, ti va un giro della sala?-. Lui mi annuì, entusiasta, guardando un uomo che passava con attenzione.
Si mise con la schiena dritta e le mani dietro essa, lo sguardo fiero.
–Andiamo.-, disse facendo la voce da altezzoso. Voleva sembrare a tutti i costi uno di noi.
Ridacchiai, prendendo a camminare al suo fianco. Lo accompagnai da Caroline,
intenta a cinguettare amabilmente con un uomo mai visto prima. –Tesoro…-, la chiamai facendola voltare.
–Senz’altro di ricordi del signor Tomlinson…-, dissi indicando Louis, che si inchinò,
eseguendo il baciamano alla mia fidanzata. Io mi sarei già sciolto, ma lei no.
Rimase di ghiaccio.

–Tomlinson. È stupefacente. Potrebbe passare quasi per un gentiluomo.-, lo sfotté.
Quasi.-, rispose impassibile Louis, senza farsi abbattere dalla frecciatina.
Con un sorriso si congedò, riprendendo a camminare al mio fianco. Gli indicai un gruppo di persone in avanti.
-Quello è John Jacob Astor, l'uomo più facoltoso in viaggio su questa nave. La sua nuova mogliettina,
Madeleine, ha la mia età ed è in dolce attesa. Vedi come tenta di nasconderlo?
A suo tempo fu uno scandalo.-, spiegai facendolo ridere.
–E quanti anni hai tu?-, domandò curioso.

–Diciotto. Vado verso i diciannove.-, risposi sorridendo. Ridacchiò.
–Mia madre mi ha avuto a sedici anni. Non è poi così scandaloso!-, replicò facendomi sorridere.
Gli indicai un uomo che ci passava accanto in quel momento, con una donna a braccetto.
-E quello è Benjamin
Guggenheim, e la sua amante, Madame Aubert.
Naturalmente la signora Guggenheim è rimasta a casa con i bambini…-, mormorai al suo orecchio.
–Questo si che è scandaloso.-, commentò. -Da questa parte abbiamo Sir Cosmo e Lucille, Lady Duff-Gordon.
Tra i suoi vari pregi c'è quello di disegnare biancheria audace.
È molto popolare tra i reali!-, commentai ancora, indicando la nostra destra.
Lui sgranò leggermente gli occhi, ghignando. –Quanto audace?-, chiese ridendo sotto i baffi.
Gli diedi un colpetto. –Louis!-, mormorai a denti stretti, facendolo ridere.
–Scusa, scusa…-, disse tornando serio. In quel momento venimmo affiancati da Molly Brown.
–Harry caro!-, esclamò dandomi una pacca sulla spalla. –Signora Brown, è un piacere rivederla.
Posso presentarle Louis Tomlinson?-, feci indicandolo. Eseguì l’ennesimo baciamano,
facendo ridere la donna. –Oh, lo conosco bene! Il vestito è di mio figlio,
ma non dirlo in giro!-, fece ridendo al mio orecchio. Quella donna mi piaceva. Si mise tra noi,
esclamando –Vi va di scortare una signora a cena?-. Annuimmo a tempo,
prendendola sotto braccio sorridenti. -Un gioco da ragazzi, vero, Louis? Ricorda: impazziscono per il denaro.
Perciò fingi di possedere una miniera d'oro ed entrerai a far parte del club. -, gli mormorò all’orecchio,
facendolo annuire. -Ehi, Astor!!-, esclamò subito dopo, portandoci verso l’uomo.
Lui ricambiò il saluto un tantino irritato. –
J.J, Madeleine,
vorrei presentarvi Louis Tomlinson.-, entrai in discussione.

-Piacere di conoscerla.-, rispose cordiale la donna, porgendo la mano a Louis.
-Piacere.-, disse lui, stringendola. Sorrisi. Era proprio bravo. Ci dirigemmo a tavola,
trovando Niall e Zayn già seduti a chiacchierare.
mi aveva riservato il posto accanto a lei, così fu costretto ad abbandonare Louis,
non prima però che mi avesse portato indietro la sedia per farmi accomodare.
Subito dopo iniziammo a cenare. -Mi dica, Louis, è imparentato ai Tomlinson di Boston?
-, domandò Astor.
Mi fermai a guardare la reazione di Louis. Sorrise tranquillo, rispondendo
-No, a dire il vero ai Tomlinson di Chippewa Falls-.
-Oh, capisco.-, fece Astor. Sorrisi. Era sicuramente nervoso, ma non mostrò la minima esitazione.
Tutti erano convinti che fosse uno di loro, come Zayn del resto.
Forse l'erede di qualche fortuna nel ramo ferroviario. Un nuovo ricco, ma,
tuttavia degno di essere un membro del loro club. Naturalmente,
mia madre non si lasciò sfuggire l'occasione. –Parlateci degli alloggi di terza classi, signori.
Ho sentito dire che sono piuttosto accoglienti.-, buttò lì mamma. Poteva evitarselo.
–I
migliori che abbia mai visto, signora. Solo qualche topo qui e là. -, rispose mantenendo il suo sorriso.
-Il signor Tomlinson e, se non erro, il signor Malik si sono uniti a noi dalla terza classe.
Hanno prestato soccorso al mio fidanzato ieri sera. -, spiegò acida Caroline.
La voglia di farle del male era tanta in quel momento.

-Ho scoperto che il signor Tomlinson è un ottimo artista.
Oggi è stato così gentile da mostrarmi alcuni suoi disegni.-, me ne uscii per calmare le acque.
Lui mi rivolse uno sguardo grato, riprendendo
–Veramente mi ha insegnato il mio amico, Zayn, a disegnare.
È lui l’artista, non io. -, disse sorridendo al suo amico.

-Harry e io abbiamo idee divergenti riguardo alla definizione di belle arti!-, sputò Caroline,
guadagnandosi una mia occhiataccia. -Con questo non voglio certo criticare i suoi disegni!-,
si corresse rivolgendo a Louis un finto sorriso. Notai sia lui che Zayn in difficoltà con le posate,
ma le superarono con l’aiuto di Niall e Molly.
-Dov'è che vivete esattamente, signor Malik?-, chiese improvvisamente mia madre, rivolta a Zayn.
Lo vidi un attimo spiazzato, ma si ricompose subito.

-Beh, al momento il nostro indirizzo è la terza classe del Titanic.
Dopodiché saremo nelle mani di Dio-, rispose senza scomporsi, guadagnando un sorriso
orgoglioso da parte di mio cugino.
-E dove trovate i mezzi per viaggiare?-, continuò mamma.
Non aveva intenzione di demordere. Voleva umiliarli come non mai. -Ci spostiamo di luogo in luogo,
lavorando. Prediligiamo le navi da carico, o carrette simili.
Ma il biglietto per il Titanic l'abbiamo vinto con una mano fortunata a poker…-, raccontò.
-Una mano molto fortunata…-, aggiunse Louis guardandomi, facendo arrossire.
-La vita non è che una partita giocata con la dea fortuna!-, se ne uscì Gracie,
un uomo sempre pronto a bere del brandy.
-Hm... Un vero uomo la fortuna se la crea da solo.
Giusto, Tomlinson?-, lo sfidò Caroline, beccandosi una lieve gomitata da parte mia.

-E a voi piace quest'esistenza priva di radici?-, chiese mamma. -Beh, sì, signora, mi piace.
Insomma, ho tutto quello che occorre proprio qui, con me. Ho aria nei polmoni
e qualche foglio immacolato!-, rispose semplicemente Louis.

-Ci piace svegliarci la mattina e non sapere cosa ci capiterà, o chi incontreremo dove ci ritroveremo.
Proprio l'altra notte abbiamo dormito sotto un ponte, e ora ci troviamo qui,
sulla più imponente nave del mondo, a bere champagne insieme a delle persone raffinate come voi.-, aggiunse Zayn.
Ero più che soddisfatto delle loro risposte. Sembravano proprio dei reali.
-Secondo me la vita è un dono, non ho intenzione di sprecarla.
Non sai mai quali carte ti capiteranno nella prossima
mano. Impari ad accettare la vita come viene.
Così ogni singolo giorno ha il suo valore…-, commentò ancora Louis.

-Ben detto, Louis. -, si complimentò Molly. Alzai il mio calice, guardando Louis negli occhi,
mormorando -Al valore di ogni singolo giorno…-. Brindammo tutti quanti e il resto della cena trascorse tranquillamente. Riuscii anche ad avvicinarmi a Louis senza dare nell’occhio.
–Ora si divideranno i due gruppi. Gli uomini andranno nella sala fumatori,
chiudendosi in una nube di fumo, parlando delle loro imprese del mondo,
mentre le donne parleranno dei ricami e delle nuove tendenze. Alcune, come Caroline ed Holly sicuramente,
andranno con gli uomini per arrufianarseli…-, mormorai al suo orecchio.
-Signore, grazie per la vostra piacevole compagnia!-, esclamò il signor Ismay,
alzandosi assieme a quasi tutti gli uomini del nostro tavolo.
–Harry, vuoi che ti accompagni in cabina?-, mormorò con tono mellifluo Caroline,
accarezzandomi il petto. Scostai la sua mano dicendo –No, grazie, resterò qui. -. -Si unisce a noi, Tomlinson?
E lei, Malik? Beh, non vorrete starvene qui con le signore, spero. Eh, eh, eh!-, commentò Gracie,
rivolto ai due. Louis sorrise gentilmente, rispondendo
–Io no, grazie,
devo tornare al mio alloggio..-. –Anche io, mi spiace.-, lo seguì Zayn.

-Forse è meglio così. Si parlerà di affari e politica, quel genere di roba lì.
Non adatta a voi.-, commentò acidamente Holly, guardando storto Zayn.
Caroline si avvicinò nuovamente a noi. -Ah, Tomlinson, è stato un piacere averla tra noi.-, lo sfotté ancora.
Lui chinò leggermente il capo, per ricambiare. –Sogni d’oro Harry…-, disse poi, rivolta a me,
baciandomi leggermente. Dopo che si fu allontanata mi pulii le labbra. Mi voltai poi verso Louis,
trovandolo intento ad osservare da tutt’altra parte.
Seguii il suo sguardo ed arrivai a Niall e Zayn, ai piedi della scala.

-Zayn, devi proprio andare?-, mormorò triste mio cugino, accarezzando piano il dorso
della mano del moro.

–Si, mi spiace Niall…-, rispose quest’ultimo, avvicinandosi e donandogli un lieve bacio sulla guancia,
per poi accarezzargli i capelli. Tornai a guardare Louis che a sua volta mi osservava con un sorriso sulle labbra.
–Allora, spero di rivederti presto.-, dissi cercando di non mostrarmi troppo triste.
–Contaci!-, rispose euforico, facendomi sorridere. Si avvicinò al mio orecchio, mormorando
–Buonanotte Harry…-, mettendomi i brividi e lasciandomi qualcosa in mano.
Lo guardai interrogativo e lui mi strizzò l’occhio. Fece un cenno col capo a Zayn,
che lo raggiunse, mentre io e Niall ci avviavamo lungo il ponte, per raggiungere le nostre cabine.
Aprii la mano e mi resi conto fosse un foglietto accartocciato. –Cos’è?-, chiese Niall.
–Non ne ho idea…-, risposi fermandomi ed aprendolo. 

Dillo anche a Niall.
Alle 22:00 davanti all’orologio nella sala da pranzo.
Spero non mancherete.
Louis xx

-Ci andiamo, vero Hazza?-, disse Niall, come avessimo deciso. Annuii guardando l’orologio.
Due minuti. Tornammo indietro di corsa, trovando sia Louis che Zayn al luogo dell’appuntamento.
Louis mi sorrise, prendendomi la mano.
–Allora, vuoi andare ad una festa?-, disse guardandomi negli occhi, così che annuii.

 

Niall

Seguimmo Zayn e Louis fino in terza classe, in un salone dove proveniva della musica.
Aprirono le porte e Zayn mi porse la mano per aiutarmi a scendere le scale che si presentavano subito dopo.
Entrammo in questa grande stanza piena di gente che rideva e scherzava, ballando, divertendosi.
–Qui le feste le facciamo così!-, urlò Zayn per sovrastare la musica e le risate della gente.
Sorrisi, andandomi a sedere su di un barile con Harry al seguito.
Louis si tolse la giacca e si slacciò il papillon, come Zayn del resto. Poi andarono in pista a ballare.
Louis prese a ballare con una bambina di sette anni circa, mentre Zayn con una ragazza castana,
riccia, dagli occhi cioccolato e la pelle ambrata. Avvertivo allo stomaco una strana fitta,
come di gelosia probabilmente. Ma cosa potevo pretendere? Che chiedesse a me di ballare?
Illuso! Mi voltai verso Harry che guardava Louis ballare con sguardo perso, rapito,
ridendo e battendo le mani al ritmo della musica. Dopo poco il ragazzo lasciò la bambina,
dicendole –Adesso ballo con lui, va bene?-, e si avvicinò ad Harry, prendendolo per la mano e tirandolo in pista.
–Vieni!-, esclamò sorridendo. Risi, vedendo il panico negli occhi di Harry.
-Cosa?!-, fece sconvolto. -Vieni. Vieni con me!-, disse ancora Louis, posizionandosi al centro.
-Louis! Louis, aspetta. Non sono capace!-, si lamentò mio cugino.
Il ragazzo sorrise, prendendo mio cugino per la vita.
-Dobbiamo avvicinarci un po' di più.
Così...-, soffiò al suo orecchiò, guardandolo negli occhioni verdi.
Vidi la bambina di poco prima imbronciarsi e sicuramente anche Louis se ne accorse
perché gli rivolse un sorriso, dicendole -Sei ancora la mia preferita, Cora!-.
Poi la sua attenzione tornò su Hazza.
-Non conosco i passi…-, si lagnò lui. Il più grande rise,
mettendo una mano sul suo fianco ed allacciando l’altra alla sua. –Neanche io, segui il ritmo.
Non pensare!-, esclamò prima di prendere a saltellare qua e là con mio cugino,
che dopo averlo pregato per un po’ di fermarsi scoppiò a ridere, lasciandosi coinvolgere.
Con Louis era felice, lo vedevo. Altro che Caroline… Sospirai triste,
quando una mano ambrata mi si parò protesa davanti allo sguardo. Alzai gli occhi,
scontrandomi con il bellissimo sorriso di Zayn. –Ti va di ballare?-, domandò mentre afferravo la sua mano,
alzandomi. –Non saprei. E la tua ragazza dove l’hai lasciata?-, dissi,
rendendomi conto che la ragazza di prima era sparita. Lui ridacchiò, scrollando le spalle.
–Danielle?
Non è la mia ragazza! Sta con Liam…-, spiegò indicandomi la ragazza di prima,
intenta a ballare con un ragazzo castano e gli occhi nocciola.
–Oh…in questo caso ok! Ma ti avverto,
non so ballare!-, dissi chiarendo subito le cose. Lui rise.
–Neanche io, tranquillo!-,
esclamò prendendomi come Louis aveva fatto con Harry e prendendo a girare per la pista,
contemporaneamente girando su noi stessi. La testa mi girava, ma scoppiai a ridere senza fermarmi.
–Ehi Louis!-, urlò Zayn mentre lui e mio cugino ci passavano affianco, girando, saltellando e ridendo come matti.
Era troppo tempo che non ci divertivamo così. Dopo un po’ ci fermammo e i
ragazzi ci portarono ad un barettino allestito alla bell’e meglio. Louis ordinò due birre,
come Zayn del resto. Non appena arrivò il mio boccale lo presi e lo bevvi tutto d’un sorso,
non preoccupandomi delle gocce che mi colavano sul petto, lasciato scoperto dalla camicia
che aveva leggermente sbottonato in precedenza. Lasciai il boccale sul bancone e
notai lo sguardo sconvolto di Zayn. -Che c'è? Pensi che un fanciullo
della prima classe non possa bere?-, domandai scandalizzato, facendolo ridacchiare.
Subito dopo un uomo ubriaco probabilmente mi si accasciò addosso, senza preavviso.

-Levati di mezzo! Stai bene?-, fece Zayn, dopo averlo spinto via con la forza.
-Sto benissimo!-, risposi ridendo a crepapelle. Mi stavo divertendo come mai!
Louis ed Harry si avvicinarono ad una botte improvvisata, dove alcuni uomini stavano
giocando al braccio di ferro. Ci avvicinammo anche io e Zayn, a guardare.
Harry sfilò lo spinello dalla mano di uno dicendo –Allora…-.
Aspirò una boccata di fumo ed esclamò, espellendolo -…credete di essere uomini forti e vigorosi, eh?
Vediamo se siete capaci di far questo. Niall, vieni qui per favore!-. Arrivai affianco a mio cugino,
che era mezzo brillo a parer mio o forse solo esaltato. –Niall, danza irlandese!-, mi ordinò.
In panico, perché non mi piaceva fare cose in pubblico, guardai Zayn,
il quale mi sorrise incoraggiante. Ricambiai e mi rivolsi alla banda.

–Mi scusi…-, interruppi il capo. –Maestro, musica irlandese per favore!-, gridai, in modo che sentisse.
Quello sorrise, dicendo –Maestro? Mi piaci, ragazzo!-. Ridacchiai, togliendo il papillon e la giacca.
–Musica!-, esclamò, iniziando a suonare la tipica danza irlandese.
Presi a ballare, saltellando qua e la, alternando i piedi con punta e tallone,
mettendo le mani dietro la schiena. Gli uomini mi guardavano stupiti,
probabilmente dalla velocità con la quale la eseguivo. Ero sempre stato piuttosto bravo nel farla.
Notai con la coda dell’occhio lo sguardo ammirato di Zayn e la cosa mi fece piacere.
Terminai di ballare e gli omoni scoppiarono in un applauso. Zayn, applaudendo,
si avvicinò e mi diede una pacca sulla spalla. –Fantastico!-, commentò solamente,
rendendomi però molto felice. –Ok, tocca a me. Louis, tieni questa!-, continuò Harry,
mollando la giacca in mano a Louis ed arrotolandosi le maniche della camicia. Indietreggiò di poco,
chinandosi sul pavimento e sollevandosi su entrambe le mani. Più si alzava,
più staccava la destra dal suolo, arrivando a reggersi solo con la sinistra ed infine con
solo l’indice di quella mano. lo guardammo tutti sconvolti, fino a che non perse l’equilibrio, sbilanciandosi.
Per fortuna Louis lo prese tra le braccia, impedendogli di cadere a terra.
–Stai bene?-, domandò preoccupato,
mentre Harry scoppiava a ridere contro il suo petto. –Erano anni che non lo facevo!-,
esclamò ridendo a crepapelle, facendo sorridere anche Louis. Sorrisi,
mentre Zayn mi sussurrava all’orecchio –Vieni, devo parlarti…-. Un brivido mi percorse la schiena,
quando mi prese per mano. Mi portò in un angolino remoto, a sederci su una panca.
–Allora, ti stai divertendo?-, domandò premuroso. –Molto. Anzi, grazie per avermi portato qui…-,
risposi arrossendo appena. Lui sorrise, massaggiandosi la nuca.
–Beh…io…ecco, devo dirti una cosa molto importante…-, mormorò abbassando lo sguardo.
–Dimmi tutto, tranquillo.-, lo incitai con un dolce sorriso. Lui prese a torturarsi i pantaloni con le dita.
–Io…non so come iniziare…-, farfugliò in imbarazzo. Doveva essere una cosa molto importante da dire.
Prese un profondo respiro. –Insomma… Niall, io sono gay. -, disse infine, guardandomi negli occhi.
Io sgranai leggermente i miei.
-Co… come?-, domandai stralunato. Forse avevo capito male.
Dovevo per forza aver capito male! –Hai capito bene, Niall. Non farmelo ripetere due volte,
è già abbastanza difficile dirtelo adesso…-, mormorò lui in risposta, abbassando lo sguardo.
Non riuscivo a crederci. Ero allibito, ma non perché mi facesse ribrezzo.
Perché gli piacevano gli uomini e quindi avevo una possibilità! –Niall…di qualcosa, ti prego…-, mi implorò.
–Cosa dovrei dire?-, farfugliai non capendo. –Beh, probabilmente che ti faccio schifo,
che non mi vuoi più vedere, che sono la merda del mondo, che…-, cominciò ad elencare,
ma lo interruppi con un dito sulle labbra. –Non penso niente di tutto ciò.
Penso che sei la meraviglia del mondo, che voglio continuare a vederti,
che mi piaci moltissimo come persona…-, lo rassicurai facendolo sorridere.
Allontani la mia mano dalla sua bocca, ma lui  la fermò, intrappolandola nella sua.
–Inoltre…io…-, sussurrò ancora, accarezzandomi piano il dorso di essa, guardandole unite.
Tornò a fissarmi negli occhi, finendo la frase. –Io sono innamorato di te.-.
Il mio cuore perse un battito non appena lo disse. Di me. Era innamorato di me.
–So che probabilmente mi odierai adesso, ma dovevo dirtelo…-, mormorò ancora.
–No. Non ti odio affatto.-, dissi, stringendo maggiormente la mano nella sua.
Lui mi guardò sorridendo appena. –Posso…posso fare una cosa?-, domandò insicuro,
ricevendo un mio cenno d’assenso. Si avvicinò lentamente a me, arrivando a pochi centimetri dal mio viso.
Potevo sentire il suo respiro sul mento ed il mio cuore martellava furioso nel petto.
Incollò le labbra alle mie in un bacio innocente, puro, come i bambini. Le labbra chiuse,
maledettamente morbide contro le mie. Mantenemmo entrambi il contatto tra i nostri
occhi per tutta la durata del bacio. Le sue labbra erano carnose, soffici, delicate e deliziose sulle mie.
Quando si allontanò ridacchiò, sicuramente notando le mie guance rosse. Si sporse di nuovo,
baciandomi le gote, come per alleviarne il colorito. Non riuscivo a parlare.
Le parole mi morivano in gola. –Se…se ho sbagliato ti chiedo scusa…-, bofonchiò poi,
dispiaciuto, notando il mio silenzio. –No. Non hai affatto sbagliato…-, mormorai.
Lui alzò lo sguardo, fissandomi negli occhi, non capendo. Mi sporsi io questa volta,
a baciarlo velocemente a fior di labbra, lasciandolo un attimo sconvolto.
–Vedi, anche io sono innamorato di te. -, confessai rosso fino alle orecchie.
Il suo volto si illuminò di un sorriso radiosissimo.
Gli occhi brillavano di una luce che non gli avevo mai visto prima di allora.
Mi accarezzò dolcemente una guancia, avvicinandosi a me, baciandomi nuovamente,
chiudendo gli occhi in contemporanea con i miei. Misi le mani tra i suoi capelli
mentre lui spostava le sue sulla mia schiena. La sua lingua chiese accesso alla mia bocca,
che non negai neanche nei miei pensieri. Accarezzò la mia, sfiorandola, facendomi fremere,
mentre uno stormo di farfalle svolazzava allegramente nel mio stomaco.
Ci allontanammo lentamente, appoggiando la fronte uno all’altro.
–Ti amo, Niall Horan.-, mormorò facendomi perdere due battiti.
Sorrisi, rispondendo –Anche io, Zayn Malik.-.
In quel momento arrivarono Louis ed Harry, ridendo come stupidi.
–Niall…Harry ha bevuto un po’. Credo che dovresti portarlo su in camera, ahahahahaha!!-, esclamò Louis
scoppiando a ridere assieme a mio cugino. Non si erano nemmeno resi conto della posizione in cui eravamo.
–Io sto benissimo, Lou. Non devo andare in camera!-, impose Harry, appoggiando la testa alla spalla del più grande.
–Credo di si invece…-, mormorai in risposta. Mi voltai verso Zayn.
–Beh, forze maggiori chiamano!-, esclamai sorridendo. Lui mi guardò un po’ triste.
–Vuoi che ti accompagno?-, chiese premurosamente. Gli accarezzai i capelli, negando con il capo.
–Grazie, ma riesco a gestirlo. Non è la prima volta che succede.-, dissi poi, facendolo sorridere.
–Ok allora…-, rispose. Gli diedi un bacio veloce sulla fronte, sussurrandogli –Buonanotte…-.
–Sogni d’oro, piccolo.-, rispose lui, baciandomi la guancia. Mi alzai,
prendendo Harry sotto braccio ed avviandomi alla porta. Una volta in camera accompagnai Harry a letto
e dopo averlo aiutato a cambiarsi si addormentò quasi subito. Rimasi a guardarlo per un po’,
accarezzandogli i ricci. Non era ubriaco marcio, ma neanche sobrio.
Un po’ esaltato, ecco. Ma era terribilmente adorabile. Dopo poco mi spogliai e mi misi a letto,
spegnendo la luce. Rimasi sveglio, a ripensare a Zayn. Al nostro bacio, a quel ‘ ti amo ’ sussurrato…
tutto era stato perfetto. Ero contentissimo di essermi innamorato di una persona come lui.
Sorrisi come un idiota, accarezzandomi le labbra, ripensando alle sue. Inoltre, ripensai al suo viso,
ai suoi occhi, al suo fisico messo in evidenza dalla camicia dello smoking…
Mi alzai e corsi in bagno e sciacquarmi il viso con l’acqua fredda. Dovevo smetterla di pensarci!
Però aveva un corpo che sarebbe stato meraviglioso da accarezzare… Abbassai gli occhi,
notando un’erezione piuttosto evidente premere contro i pantaloni del pigiama. Sospirai,
arreso oramai al fatto che non ci fosse altro modo per scamparla. Mi appoggiai con le spalle alla parete,
abbassando pantaloni e biancheria, prendendo ad accarezzarmi, immaginando fosse lui.
Le sue mani calde, grandi, che toccavano i miei punti più sensibili,
facendomi fremere, facendomi tremare…
la velocità del mio polso aumentò, così come i gemiti soffocati dalla mia mano,
sino a che non venni con un sospiro pesante. Mi lasciai scivolare contro il muro,
con il respiro affannato, rendendomi conto che quel ragazzo, per me, era diventato una droga.
 
 
 

#angolo Kikka.
Ecco il nuovo capitolo!! ^^
Lo pubblico oggi perché dato che domenica è il mio compleanno,
io e la mia famiglia domani partiamo per andare due giorni in veneto e dove staremo non c’è linea di connessione -.-
Ho notato un netto calo nelle recensioni e vorrei tanto capire il perché, sul serio!
Non vi piace? Sta prendendo una piega noiosa? Scrivo male?! Per favore, rispondetemi, fatemi sapere!
Anche le critiche o un semplice ‘Fa schifo. Smettila di scrivere’ vanno più che bene.
Vediamo di far arrivare questo a 6 recensioni come minimo se volete il prossimo? Ok?
Scrivete anche cosa non vi piace, VI PREGO!!!!
Questa storia per me è molto importante!
Detto ciò, vi lascio un piccolo spoiler:

 

 
‘-Tu…cosa?!?-, esclamò lei, adirata e al tempo stesso sconvolta. Anche io ero piuttosto sorpreso.
Non mi aspettavo lo facesse veramente, davanti a tutti noi. Ma era giusto così.
–Non sono tenuto a ripetertelo. C’è un detto italiano, che dice ‘Paganini non ripete ’ ed è quello che farò!-, rispose deciso lui,
senza mostrare alcun tipo di esitazione. Sorrisi.
Ero orgogliosissimo di lui.’

 

 
Un bacione,
Kikka


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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***




Harry
Mi svegliai lentamente, con la testa pulsante in una maniera assurda. Mi guardai attorno assonnato,
frastornato, e riconobbi la nostra cabina. Rammentai la cena della sera prima,
la festa che ne era seguita, ed anche lo spinello e l’alcool. Maledizione a me!
Feci leva sul braccio destro, tirandomi a sedere, notando Niall in bagno, davanti allo specchio
intento a pettinarsi. E canticchiava nel frattempo.
–Niall…-, mugugnai portando una mano alla testa. Lui si voltò e sorrise nel vedermi sveglio,
avvicinandosi a me. –Buongiorno cugino! Svegliati in fretta che abbiamo il the mattutino
assieme ad Holly e Caroline. Forse ci sarà anche la zia…
comunque vestiti se non vuoi farle sclerare!-, disse scompigliandomi i capelli, aumentando le pulsazioni.
–Ahi. Nialler, fai piano…-, mugugnai alzandomi ed andando in bagno al posto suo.
Dopo essermi lavato mi sentii molto meglio, più vivo! Una volta fuori trovai mio
cugino intento a sorridere come un idiota, da solo per di più, mentre continuava a canticchiare il motivetto
che riconobbi come la musica che avevo ballato con Louis la sera prima. E che lui aveva ballato con Zayn.
–Niall…mi spieghi che ti prende questa mattina?-, domandai vestendomi. –Sai Harry,
ieri sera mi sono allontanato con Zayn. Abbiamo parlato di una cosa molto importante…-, iniziò
sedendosi sulla poltrona. –Ovvero?-, domandai allacciando i pantaloni.
–Mi ha rivelato di essere omosessuale.-, rispose facendomi bloccare.
–Ed in più mi ha confessato di essere innamorato di me, e…-, continuò arrossendo. Mi voltai verso di lui,
sedendomi poi al suo fianco. –E…?-, lo incitai. Il suo volto si illuminò di un sorriso che
partiva da un orecchio ed usciva dall’altro, per poi terminare –Ci siamo baciati. Più volte!-.
Emisi un gridolino, come una ragazza e saltai sul letto, abbracciandolo poi.
-Oh, Niall sono così felice per te…-, mormorai al suo orecchio, tenendolo stretto a me. –Grazie Harry.
Per me è molto importante.-, rispose lui, allontanandosi un po’ da me. Gli sorrisi,
scompigliandogli amorevolmente i capelli e tornando a finire di preparami. Una volta pronti ci
dirigemmo al nostro ponte privato, dove trovammo ad attenderci Caroline ed Holly. Le sorridemmo cordiali,
spostandole le sedie e facendole accomodare, ma loro non ricambiarono. Per niente.
Scambiai uno sguardo con mio cugino, entrambi perplessi, ma senza commentare ci sedemmo di fronte a loro.
Trudy ci versò il the ed iniziammo lentamente a sorseggiarlo, senza proferire parola.
La tensione presente la si poteva tagliare con il coltello! –Mia madre?-, domandai dopo un po’,
girando il cucchiaino nella tazzina, mescolando lo zucchero alla bevanda.
–Dovrebbe arrivare tra poco signorino.-, mi rispose cordialmente Trudy.
-Speravo che venissi da me, stanotte.-, se ne uscì dopo un po’ Caroline, fissandomi fredda.
Scrollai appena le spalle.
-Ero stanco.-, risposi con noncuranza. -La tua esuberanza sul ponte
ti ha senza dubbio spossato. Come Niall, del resto.-, commentò acida Holly, facendo alzare
lo sguardo di mio cugino. Assottigliò gli occhi, dicendo -Vedo che ci hai fatti seguire da
quel becchino del tuo servitore, Lovejoy. -. Scossi il capo, ridacchiando amaramente,
portando la tazzina alle labbra. -Tipico.-, dissi una volta riadagiata sul piattino.

-Non ti comporterai mai più in quel modo, Niall, sono stata chiara?-, continuò Holly,
guardando perentoriamente Niall. L
ui si alterò, rispondendo -Non puoi comandarmi come se fossi un caposquadra
di una delle tue acciaierie. Sono il tuo fidanzato!-. Lo sguardo di Holly divenne di fuoco.
Se avesse potuto avrebbe ucciso mio cugino con gli occhi. In quel momento arrivò mamma.
Tempismo perfetto! –Buongiorno ragazzi. Holly, cara, che ti succede?-, domandò notando l’ira della ragazza.
-Il mio fidanzato…-, mormorò con scherno. Si alzò improvvisamente, in modo brusco, facendomi sobbalzare.
-Il mio fi...-, non terminò la frase che emise uno strano ringhio, dando una manata alla tavola
e scaraventando ciò che vi sostava a terra. Saltai piano sulla sedia, spaventato da quella reazione,
come mamma ed anche un po’ Caroline del resto. Ma Niall no. Lui rimase seduto, impassibile,
a fissare la ragazza che ricambiava, volendolo però fucilare. -Il mio fidanzato! Sì, lo sei,
sei anche mio marito!-, gridò gettando a terra un vaso con i fiori. -Praticamente lo sei,
pur non essendolo ancora per legge. Perciò mi rispetterai! Mi rispetterai come si richiede a
un marito di rispettare la moglie!!-, esclamò ancora, furente. Non l’avevo mai vista così arrabbiata.
Caroline si alzò ed affianco la sorella, mettendole una mano sulla spalla, mentre lei continuava.

-Perché non farò la figura del pagliaccio, Niall! Qualcosa non ti è chiaro?-. Lui la fissò,
inespressivo, alzandosi lentamente. –Si, una cosa. Perché devo rendere conto a te di quello che faccio,
devo portarti rispetto quando sei tu la prima a non farlo?!?-, gridò le ultime parole, stupendo le tre donne.
Mi alzai, avvicinandomi a Niall. –Stai calmo…-, gli intimai accarezzandogli un braccio,
ma lui non ne volle sapere. –No, ora mi fanno parlare! Sono due anni che vengo ripreso
perché non mostro abbastanza interesse nei confronti della ‘mia fidanzata’, che vengo ripreso
perché non le porto rispetto quando questo non è assolutamente vero!! E soprattutto quando lei
coglie ogni occasione buona per entrare nelle grazie di altri uomini e
non mi considera affatto!!-, gridò furioso, fissando in cagnesco Holly, sconvolta.
–Niall, ora stai esagerando. Basta!-, lo riprese mia madre. –No! Non sto affatto esagerando!!
Sto solo mostrando cosa è veramente Holly!!-, urlò con gli occhi lucidi. Tutta la rabbia repressa,
tutto il dolore stavano uscendo in quel momento. –Mi sono stancato di tutto questo!! Anzi,
sapete che vi dico?!? È finita!! Tra noi è tutto finito! Ti lascio!!-, esclamò fermamente.
Sentii il mormorio di stupore provenire da mia madre e Caroline trattenere il respiro,
Holly lo guardava a bocca aperta. -
Tu…cosa?!?-, esclamò lei, adirata e al tempo stesso sconvolta.
Anche io ero piuttosto sorpreso. Non mi aspettavo lo facesse veramente, davanti a tutti noi.
Ma era giusto così. –Non sono tenuto a ripetertelo. C’è un detto italiano, che dice ‘Paganini non ripete ’
ed è quello che farò!-, rispose deciso lui, senza mostrare alcun tipo di esitazione. Sorrisi.
Ero orgogliosissimo di lui. –Mi stai lasciando??? Tu stai lasciando me?!?!-, gridò lei,
preda di una crisi isterica. –E’ così Holly. Una volta a New York ognuno per la sua strada.-, disse ancora lui,
fermamente. –E’ per quel ragazzo, vero?!?! Quel Malik!!
Quel poveraccio assieme a quell’altro, Tomlinson!!-, esclamò furibonda. Ehi, non tiriamoci in mezzo Louis, eh!
La guardai malissimo, ma non lo notò, troppo presa ad inveire contro mio cugino.
–Dovevo aspettarmelo. Sei uno sfigato, l’ho sempre sospettato. Ed ora ne ho la conferma!!
Va, vai dal tuo bel poveraccio. Già vedo i titoli dei giornali!!-, continuò, istericamente.
Sembrava posseduta e non nego mi spaventasse molto in quel momento. –Niall ‘la checca’ Horan ed il suo amichetto!
Un pidocchioso animale, uno scarto del mondo, una feccia umana, un frocio, uno sba…-, non poté finire,
poiché Niall le si era avvicinato a grandi passi e le aveva dato uno schiaffo in pieno volto.
Mia madre, Caroline e la stessa Holly lo guardarono sconvolte. Anche io sinceramente ero abbastanza scosso,
ma dovevo mostrarmi forte per consolarlo dopo, sicuro che sarebbe crollato.
–Non permetterti mai più di insultare così Zayn, sono stato chiaro?! Ed ora vattene dalla mia vista,
esci dalla mia vita!!-, esclamò ancora ad una spanna dal suo viso. Lei lo incendiò con lo sguardo
e se ne andò a grandi passi, rovesciando a terra il carrello con cui Trudy portava il servizio da the,
subito dopo seguita dalla sorella. Io rimasi immobile. Mia madre si avvicinò a Niall e
lo guardò per un tempo che mi parve infinito. Subito dopo gli diede un ceffone secco sulla guancia
sinistra e se ne andò in camera. Raggiunsi Niall cautamente, arrivandogli affianco.
–Nialler…-, mormorai adagiandogli una mano sulla spalla. Notai il suo viso rigato dalle lacrime
che scorrevano silenziose lungo le guance, rendendo liquidi quegli oceani che aveva al posto degli occhi.
Il labbro inferiore tremava appena, torturato dai suoi denti. Mi guardò per un attimo,
rendendomi così visibile le cinque dita di mia madre sulla sua gota. Improvvisamente se andò correndo.
Probabilmente sapevo la sua meta. Zayn. Sospirai e raggiunsi Trudy, intenta a raccogliere
i cocci di vetro e ceramica sul pavimento. -Abbiamo avuto un piccolo incidente…-, mormorai
chinandomi accanto a lei e radunando i cocci.
-Non è niente, signorino Harry,
non è niente.-, mi rassicurò lei, fermandomi le mani e guardandomi con i suoi immensi occhioni color nocciola.

-Mi dispiace, Trudy. Lascia che ti aiuti.-, dissi riprendendo il lavoro cominciato.
-Non è niente, signorino. Non è niente, signorino.-, continuava a ripetere, tentando di farmi smettere.
Una volta terminato mi diressi in cabina, a prepararmi più elegantemente
per recarmi alla messa che si sarebbe tenuta di lì a poco. Ero intento a scegliere
la cravatta da indossare quando entrò mia madre. Non mi salutò e neanche io lo feci.
Mi voltò verso di lei, posizionando la cravatta sotto il colletto della camicia, dicendo
-Non devi mai più rivedere quel ragazzo, mi hai capito? Harry, te lo proibisco. -.

Sbuffai. -Oh, smettila, mamma. Ti farai venire un'emorragia nasale.-, borbottai stringendo poi gli occhi
in quanto lei aveva stretto con violenza il nodo.
-Questo non è un gioco. La nostra è una situazione precaria.
Sai che non abbiamo più denaro.-, continuò lei, senza guardarmi negli occhi.

-Certo che lo so. Me lo ricordi tutti i santi giorni.-, sbuffai. Altra forte stretta al nodo,
altra mancanza d’aria per un momento.
-Tuo padre non ci ha lasciato altro che un elenco di
debiti celato dal suo buon nome. E quel nome è l'unica carta che ci rimane da giocare.
Non ti capisco.-, disse, passando a sistemarmi la giacca. -Tu e Caroline siete una coppia perfetta.
Questo assicurerà la nostra sopravvivenza!-, esclamò sconvolta.
-Come puoi mettermi un tale peso sulle spalle?-, mormorai incredulo, sfuggendo alla sua presa.

-Perché sei così egoista?-, ribatté guardandomi negli occhi. -Ah, sarei io l'egoista?!-, esclamai esasperato.
Dopo tutto quello che stava facendo, dopo tutto ciò che mi stava impedendo di compiere
veniva a dirmi ancora che ero io l’egoista!
-Vuoi vedermi lavorare come cucitrice? È questo che vuoi?
Vuoi vedere le nostre belle cose messe all'asta? I nostri ricordi buttati al vento?!-, rispose
con gli occhi lucidi, sul punto di piangere. Decisi di chiudere lì il discorso.
Non mi piaceva vederla in lacrime.
-È così ingiusto...-, sussurrai uscendo e dirigendomi
alla cappella per l’inizio della celebrazione

 
 

 
Zayn

-Quindi ricambia, Zayn??! Mi stai dicendo che Niall è gay???-, domandò Louis leggermente sconvolto.
-Beh, si. Gli ho rivelato di esserlo e non mi ha respinto.
Gli ho confessato i miei sentimenti ed ha detto di ricambiare.
L’ho baciato e…e lui anche!!-, esclamai stupito e felicissimo.
–Non sai come sono felice Zayn!!-, disse sorridendo e lanciandosi ad abbracciarmi.
–Anche io, Louis. Anche io!! Finalmente sento che non soffrirò più, perché ho trovato una persona che
mi ama per ciò che sono!-, feci ricambiando la stretta. Lo sentii sorridere tra i miei capelli
e poco dopo si allontanò. –Cosa hai intenzione di fare una volta che saremo a New York?-, domandò poi.
Sospirai. –Ancora non lo so Louis. Vorrei vivere una vita normale e felice assieme a lui,
ma allo stesso tempo non voglio perdere te. Mi sentirei in colpa…-, mormorai guardandolo
in quegli occhi azzurro cielo. –Insomma, tu mi hai accolto con te come fossi tuo fratello.
Abbandonarti così…cioè…-, balbettai incapace di finire la frase. –Ehi…-, disse mettendomi
una mano sulla spalla –Se tu sei felice, assieme a Niall, vai con lui. Vivi la vita che una persona
fantastica come te merita. E sii felice, appunto. Goditi quella felicità come fosse anche la mia, intesi?-.
Lo guardai stralunato. –Lou, come puoi dire che non sarai mai felice?-, chiesi. Lui sorrise amaramente.
–Perché la persona che amo non potrà mai essere mia, Zayn. E questo, credimi, fa molto male…-, spiegò
con gli occhi lucidi di lacrime. –Harry?-, azzardai, vedendolo poi annuire. –Si, Zayn.
Niall è così, ma Harry non credo. Non potrò mai avere il suo cuore e…e…-, non riuscì a
terminare la frase che i singhiozzi gli ruppero la voce. Lo strinsi a me lasciandolo per un po’ piangere,
sfogando tutto ciò che sentiva. Quando smise si allontanò e si asciugò gli occhi con il dorso della mano.
–Grazie…-, mormorò con voce ancora tremante. Poi prese un profondo respiro, calmandosi.
–Dicevo, Harry non sarà mai mio. Per cui, tu che puoi, goditi la tua felicità con Niall e
vivila anche per me, ok?-, disse poi, tentando di rassicurarmi con un sorriso.
Annuii allargando le braccia e stringendolo di nuovo a me, sentendolo nascondere il volto
nell’incavo nel mio collo. –Vedrai, Lou. Da qualche parte c’è qualcuno che ti sta cercando.
Troverai chi sarà in grado di renderti felice…-, mormorai al suo orecchio, accarezzandogli dolcemente i capelli.
Lo sentii fremere e poco dopo avvertii qualcosa di umido scorrermi lungo la pelle del collo.
Una lacrima. No, non doveva più piangere. Mi struggeva. Se Harry mi fosse capitato tra le mani
in quel momento non avrei più risposto delle mie azioni, poco ma sicuro. Nessuno doveva
permettersi di far piangere il mio piccolo Louis, anche se lo faceva indirettamente.
Lou doveva sempre avere il sorriso sulle labbra. Dopo poco lo allontanai da me e notai il segno
delle lacrime lungo le gote. Gliele asciugai, baciandogli entrambe le guance e poi la fronte, mormorando
–Vedrai, andrà tutto bene…-. Lui annuì, tirando su con il naso. Sorrisi. –Vado a darmi una sciacquata.
Se hai bisogno chiama.-, dissi poi. Mi alzai e mi chiusi nello stanzino che equivaleva al bagno.
Mi spogliai e mi buttai sotto la doccia che occupava metà stanza. L’acqua, rigorosamente
ghiacciata perché non sia mai che a noi di terza classe venga concessa l’acqua calda, prese a
scorrere sul mio corpo, mettendomi i brividi per un minuto buono e facendomi venire la pelle d’oca.
Dopo essermi abituato alla temperatura polare iniziai ad insaponarmi, ripensando al mio piccolo Niall e a Louis.
Avrei dovuto abbandonare uno dei due probabilmente, una volta a New York, e mi dispiaceva. Però,
nonostante mi struggesse, avrei leggermente preferito abbandonare Lou e vivere assieme a Niall
il resto della mia vita. Avremmo potuto vivere sotto lo stesso tetto, adottare dei bambini,
magari riuscire a sposarci, fare l’amore per ore ed ore di seguito… Sorrisi involontariamente.
Già, fare l’amore con il mio piccolo angelo biondo. Il suo bellissimo corpo privo di ogni indumento, nudo
completamente esposto al mio volere, la pelle nivea e morbida del collo da baciare, mordere,
leccare, il suo viso contratto dal piacere più puro, i capelli sudati appiccicati alla fronte,
gli ansimi profondi, i gemiti di piacere, le urla, la sua voce vellutata resa roca…
Non mi ero neanche reso conto di aver preso a masturbarmi facendo quei pensieri poco
puri sul mio piccolo fino a che un gemito profondo fuoriuscì dalla mia bocca.
Me la tappai subito con una mano, continuando a fare su e giù con il polso lungo il mio membro,
sempre più velocemente. Il respiro si fece affannoso e cominciai ad ansimare sempre più forte,
appoggiando le spalle alla parete e buttando la testa all’indietro. Sfiorai appena, stuzzicandoli,
i miei capezzoli turgidi per la temperatura dell’acqua ed infine venni con un urlo semi strozzato.
Mi sedetti a gambe aperte sul fondo della doccia, respirando affannosamente.
Dio, quel ragazzo era qualcosa di assolutamente fuori dal normale.
Dopo essermi sciacquato un’ultima volta chiusi l’acqua ed uscii, asciugandomi alla bell’e meglio,
per poi indossare i boxer ed i pantaloni. La porta si aprì e sbucò la testa di Louis.
–Zayn…-, mormorò sorridendo poi malizioso. –La prossima volta che vuoi farti
una sega almeno vedi di fare piano, ok?-, commentò facendomi ridere.
–Me lo ricorderò, grazie del consiglio!-, ricambiai facendolo ridere ed uscire. Ridacchiai,
tamponandomi i capelli con l’asciugamano e sentendo Louis esclamare –Arrivo!-. Dovevano
aver bussato e non me ne ero accorto. –Zayn?!-, mi chiamò poco dopo. –Eccomi!-, risposi
appendendo la salvietta spugnosa e tornando in camera. Mi bloccai trovando Niall sulla porta,
il volto rigato dalle lacrime ed un segno rosso sulla guancia sinistra.
–Piccolo…cosa ci fai qui?-, domandai sconvolto avvicinandomi. Lui entrò, il labbro inferiore che tremava
pericolosamente e gli occhioni blu liquidi. –Io…ecco…volevo solo…-, balbettò scoppiando poi in lacrime.
Lo raggiunsi e senza esitare lo strinsi al mio petto, lasciando che si sfogasse, scoppiando a piangere.
Notai Louis mimarmi il labiale –Vado. Vi lascio soli…-, ed annuii,
vedendolo uscire e chiudersi la porta alle spalle. Mi sedetti sul letto,
cullando il mio povero piccolo che piangeva disperato, stringendosi al mio petto nudo.
–Ehi, calmati…-, mormorai lasciandogli un bacio in fronte e accarezzandogli i capelli piano.
I singhiozzi erano violenti e scuotevano fortemente il suo povero e fragile corpicino,
stretto tra le mie braccia, nel tentativo di proteggerlo. Dopo svariati minuti che piangeva,
i singhiozzi iniziarono a diminuire, fino a cessare. Lo coccolai ancora per un po’,
aspettando che anche il tremore post-pianto terminasse ed una volta sicuro si fosse
calmato mi azzardai a chiedere –Piccolo, che cosa è successo?-. Lui tirò su con in naso,
premendo maggiormente il volto contro l’incavo del mio collo. –Questa mattina…io ed Harry abbiamo preso il…
il the con Caroline, Holly e mia zia…e…Holly ti ha insultato,  io ti ho difeso dandole uno schiaffo,
la zia ha fatto lo stesso con me e non sapendo dove andare sono venuto qui…-, spiegò piano,
stringendosi più a me. –Oh, tesoro…-, mormorai coccolandogli amorevolmente i capelli dorati.
–Fammi vedere…-, sussurrai poi alzandogli il volto e girandolo verso destra.
Sulla guancia sinistra compariva in bella vista il segno di una mano, rossissimo,
che faceva un drastico contrasto con la sua pelle nivea. Glielo sfiorai appena,
con la punta dell’indice, sconvolto. –Come può averti fatto questo?!-, farfugliai incapace di credere
che esistesse al mondo una persona in gradi di picchiare un angelo del genere e non provare rimorso.
–La zia è così. Non è la prima volta, credimi…-, spiegò con gli occhi nuovamente lucidi.
–Vieni qui…-, e detto questo lo strinsi nuovamente forte, baciandogli i capelli.
–Non ti toccherà più, promesso. Ora ci sono io, non permetterò mai più a qualcuno di farti del male.
Lo giuro sulla mia vita. -, feci poi, convinto. Non gli avrebbe più torto un capello, poco ma sicuro.
O se la sarebbe vista con me e non me ne fregava niente se era una donna. –Grazie Zayn. Grazie…-, mormorò
allontanandosi e guardandomi negli occhi. Gli accarezzai una guancia, sorridendo dolcemente.
–Di niente piccolo. Grazie a te di esistere piuttosto…-. Lui ricambiò, diventando ancora più bello e
tenero ai miei occhi. Si sporse verso di me e mi baciò dolcemente,
chiudendo gli occhi in contemporanea con me. Gli adagiai le mani sulla vita, avvicinandolo a me,
mentre lui allacciava le braccia al mio collo, attirandomi maggiormente a sé. Chiesi accesso alla sua bocca,
che per fortuna non mi venne negato, ed incontrai quasi istantaneamente la sua lingua,
iniziando a giocarci, accarezzandola e succhiandola delicatamente. Lo avvertii sorridere contro le mie labbra,
mentre mi massaggiava sensualmente la cute. Era un bacio profondo, pieno d’amore. Si allontanò,
bisognoso d’aria, ma gli presi il volto tra le mani e lo baciai un’ultima volta a fior di labbra.
Mi guardò con quegli oceani limpidi, luminosi, e ci affogai un’altra volta. –Ti amo…-, mormorò
baciandomi piano una guancia. Il mio cuore perse un battito e mi venne a mancare il terreno.
–Davvero?-, domandai piacevolmente colpito, con un sorriso idiota sulle labbra. Lui ridacchiò annuendo.
–Davvero. Ieri ho risposto con ‘anche io’, mentre oggi te lo dico. Ti amo, Zayn, tanto.
Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo…-, disse abbracciandomi e baciandomi di nuovo, con uno
slancio tale da farmi sdraiare sul letto su cui eravamo seduti. Mi baciò con dolcezza ed un amore
che mai avevo provato prima. –Anche io, Niall.
Non riesci neanche ad immaginare quanto ti ami…-, mormorai sulle sue labbra, facendolo ridere e
riprendere a baciarmi.



Louis
Chissà cosa era successo a Niall. Avevo notato le lacrime ed anche un segno rossastro sulla guancia sinistra.
Mi sembrava disperato e Zayn era l’unica persona in grado di consolarlo.
Ero sicuro che non lo avrebbe mai fatto soffrire. In caso contrario, beh…
avrebbe fatto meglio a correre lontano, per evitare la mia furia. Mai fare del male al mio ‘fratellino’.
Con la scusa di lasciarli soli mi stavo dirigendo in prima classe, a cercare Harry.
Volevo chiarire una volta per tutte il nostro ‘rapporto’, per smetterla di soffrire.
Perso com’ero in quei pensieri non mi resi conto di andare ad urtare un uomo.
–Accidenti. Mi scusi signor Andrews, non l’avevo vista.-, dissi una volta riconosciuto
uno degli uomini della sera prima. A differenza degli altri lui era ‘umano’. –Non si preoccupi Louis.
Piuttosto, cosa ci fa qui?-, domandò cordiale. –Sono venuto a cercare Harry. Sa dove posso trovarlo?-, risposi.
Lo vidi un attimo perplesso. –Styles?-, chiese ed io annuii. –Oh. Beh, adesso è a messa,
nella cappelletta accanto alla sala grande. Non può sbagliare!-, rispose sorridendo.
–Grazie mille. Buona giornata!-, mi liquidai, partendo alla volta della sala grande.
Catturai il suono di un canto corale e dedussi di essere vicino alla meta. Una volta in sala grande,
attraverso il vetro scorsi il volto di Harry, intento a cantare con tutti gli altri.
Mi avvicinai a passo spedito verso la porta, ma uno dei due uomini ai lati mi bloccò.
Signore.-, esclamò, mettendomi una mano su petto, facendomi intendere che non potevo entrare.
-Devo solo parlare un momento con qualcuno.-, mi giustificai, tentando di sfuggire alla sua presa,
ma si aggiunse l’altro che disse
-Signore, non dovrebbe essere qui. -. Si prospettava un’impresa ardua.
-Devo solo parlare con una persona. Ero qui ieri sera, non si ricorda di me?-, tentai ancora.
Lui mi squadrò da capo a piedi, per poi scuotere piano il capo.
-No, temo proprio di no.
Ora deve tornarsene da dove è venuto.-, aggiunse, spintonandomi leggermente indietro.
Dalla sala vidi uscire un uomo che avevo già visto. Giusto, il maggiordomo delle due ragazze.

-Ve lo dirà lui. Devo solo...-, dissi, sfuggendo alla loro presa ed avvicinandomi all’uomo.
-Devo solo dire una cosa a...-, ripresi davanti a lui, ma quello mi interruppe.

-La signora Flack e il signor Styles continuano ad apprezzare la sua assistenza,
e mi hanno chiesto di darle questo, come segno della loro riconoscenza.-, fece serio,
senza far trasparire alcuna emozione, porgendomi venti dollari. Lo guardai stralunato.

-Non voglio i suoi soldi. La prego, voglio solo...-, ma venni nuovamente interrotto.
-E mi hanno anche chiesto di ricordarle che lei ha un biglietto di terza classe, e che
la sua presenza qui non è più gradita.-, sentenziò. No, Harry non poteva volerlo sul serio.

-La prego, voglio solo parlare un momento con Harry. Per favore!-, implorai un’ultima volta.
Niente da fare.
-Signori, potete cortesemente accompagnare il signor Tomlinson in terza classe?
E far sì che ci rimanga…-, disse poi, perentorio, porgendo la banconota ad uno dei due uomini,
che fu ben felice di accettare.
-Certo, signore.-, rispose chinando appena il capo. Poi, rivolto a me
-Tu, andiamo.-, esclamò prendendomi per un braccio e trascinandomi lontano dalla sala,
ignorando le mie proteste.




Giorno a tutti!!! ^^
Scusate il ritardo, ma è stata una settimana un po’ così ed il capitolo è stato un po’ un parto da scrivere D:
Però ora sono tornata, per la gioia di alcuni e l’incubo di altri, e cercherò di essere più veloce!
Ringrazio tutti quelli che leggono e che hanno RECENSITO!!! Siete davvero tantissimi!!
Scusate se non risponde alle recensioni degli ultimi capitoli, ma sono veramente tante!! *-* Prometto che dal prossimo risponderò, ;)
Giuro sulla Larry Stylinson! U.U
Ieri era il compleanno della scimmia -.- Bleah! Ha pure ricevuto gli auguri da Rihanna!! Che spreco…
E Lou le ha pure fatto gli auguri su twitter e le ha fatto fare la torta per far credere che  lui è etero!
Ahahahahahahahah, Louis etero, ma non spariamo minchiate!!! X’D
*coff coff* torniamo seri.
Vi lascio un’anticipazione del nuovo capitolo:

 

 
‘Lo vedi raggiungermi, a sguardo basso.
–Allora, lo hai fatto veramente?-, domandai serio ed anche un po’ arrabbiato.
Lui non rispose, annuì solamente, lo sguardo basso.
–Bravo, davvero i miei complimenti!-, risposi amareggiato, allontanandomi da lui.
Mi aveva deluso, e non poco’.

 

 
Alla prossima!! :*
Kikka

 




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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***




Niall
Passammo tutto il tempo così, abbracciati, sul letto, a chiacchierare e
scambiarci dolci baci tra noi. –Sai…quando saremo a New York, lascerò la mia
famiglia e verrò assieme a te. Che ne dici?-, mormorai disegnando strani ghirigori con la punta dell’indice sul suo petto, rimasto nudo tutto il tempo e facendomi avvampare in certi momenti.
–Dico che è un’idea fantastica!-, rispose baciandomi amorevolmente la fronte.
–Ma…-, ecco lo sapevo–Devo parlarne con Louis. Insomma,
lasciarlo solo dopo tutto quello che ha fatto per me
mi fa sentire molto in colpa…-, mormorò triste.
–Che problema c’è?-, esordii sollevandomi sui gomiti per guardarlo negli occhi.
–Lo portiamo a vivere con noi! E così anche Harry!-, spiegai notando lo sguardo perplesso.
–Harry? Ma lui è fidanzato e quella io non ce la voglio in giro per casa!-, esclamò
accarezzandomi un braccio, mettendomi i brividi.
Sbuffai. –Pff, quella è una megera ed anche Harry se ne è reso conto.
Io ho detto lui perché convivrà con Louis!-, specificai.
–Ma Harry è etero.-, disse con ovvietà. –Zayn, possibile che non capisci??
Harry crede di essere etero, ma è cotto a puntino di Louis,
solo che ha paura ad ammetterlo anche solo a se stesso!!!-, gli risposi.
Vidi il suo sguardo illuminarsi. –Quindi c’è una possibilità per lui e Lou?-,
domandò con un accenno di sorriso sulle labbra.
Annui, sorridendo, felice di vederlo così. –Si, c’è una possibilità.-, confermai,
facendo in quel modo si che il sorriso sulle sue labbra diventasse pieno.
Allungò il collo, alzando la testa dal cuscino e schioccandomi un bacio sulla bocca.
–Non potevi darmi notizia migliore…-, mormorò contro le mie labbra, guadagnandosi un mio bacio.
–Sono felice per questo…-, risposi, facendolo nuovamente sdraiare, in modo
da riprenderlo a baciare. Rispetto al solito era un bacio passionale, volgare quasi.
Le labbra che si consumavano sfiorandosi ripetutamente le une con le altre, le lingue che si allacciavano, si intrecciavano tra loro, scambiando i nostri sapori nella bocca dell’altro.
Portò una mano al mio capo, attaccandolo maggiormente al suo volto,
mordicchiandomi il labbro inferiore e ribaltando le posizioni, sdraiandomi sotto di se.
Un brivido di eccitazione e agitazione mi percorse la schiena, mentre 
con una mano mi accarezzava il petto da sopra la camicia, iniziando ad aprire i primi bottoni.
Conficcai le dita nella pelle nuda delle sue spalle, preso dalla foga del momento.
Lasciò la mia bocca per scendere a lasciarmi baci umidi lungo il collo e la pelle scoperta dalla camicia. D’istinto portai le mani tra i suoi ciuffi scuri,
tirandoli ed ansimando sommessamente, quando la porta si aprì ed entrò Louis.
Sia io che Zayn sobbalzammo ed avvertii il viso avvampare
mentre rimettevo nelle asole i bottoni, preda dell’imbarazzo più totale.
Non ci eravamo mai spinti così in là e la prima volta in cui ci provavamo venivamo interrotti.
Fantastico. –Ehm…io…scusate, non volevo interrompere…-, mormorò Louis,
rossissimo in volto, grattandosi la nuca. –No, tranquillo…non potevi sapere…-, balbettò Zayn.
Anche lui notai, per la prima volta, aveva un colorito bordeaux sulle guance,
che lo rendevano ancora più tenero. –Beh se…se volete io me ne vado…-, fece l’altro,
indicando la porta alle sue spalle. –No, non ce n’è bisogno.
Me ne vado io, devo recarmi a pranzo.-, lo bloccai alzandomi in piedi.
–Devi proprio? Non puoi restare a pranzare qui con noi?-, mormorò tristemente Zayn,
sollevandosi al mio fianco. Sorrisi, accarezzandogli una guancia, rispondendo
–Mi dispiace, ma non posso proprio. Vorrei tanto, credimi, ma non è possibile.
Non voglio lasciare Harry da solo con quelle altre. -. Lui annuì,
la tristezza impressa nei suoi occhi color cioccolato.
Mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai, in modo che solo lui potesse sentire
–E poi voglio fare ammettere a mio cugino quello che sente per Louis…-. Lui sospirò,
abbassando lo sguardo. –Ehi…-, mormorai alzandogli il volto dal mento e
guardandolo negli occhi. –Ti amo. -, aggiunsi vedendolo sorridere.
Ricambiai e lo baciai piano a fior di labbra, prima di dileguarmi subito dopo aver salutato Louis. Tornai in prima classe abbastanza sereno.
La chiacchierata con il mio Zayn mi aveva rilassato ed ora non avevo timore di affrontare la zia,
ne tantomeno Holly. Non mi importava assolutamente.
Con Zayn la mia vita era completa e non avevo bisogno di altro.
Entrai in camera, trovando Harry seduto sul letto, a fissare il pavimento pensieroso.
Appena sentì la porta chiudersi alzò lo sguardo incontrando il mio.
Abbozzai un sorriso e lui scattò in piedi, avvicinandosi a me a grandi passi,
gettandomi le braccia al collo ed abbracciandomi stretto.
–Scusa Niall, perdonami…-, mormorò al mio orecchio, ricambiai la stretta, accarezzandogli i boccoli scuri. –Scusa per cosa, Hazza?-, chiesi allontanandolo leggermente.
–Dovevo ribellarmi a mia madre, dovevo seguirti e non andare a messa,
doveva impedire che ti picchiasse…-, farfugliò come spiegazione.
–Harry, non fartene un peso inutile, chiaro? Non è affatto colpa tua.-,
lo rassicurai facendolo annuire. Mi stupì, spiegandomi che in un qualche modo
era riuscito a convincere due degli ufficiali a portarci il cibo in camera,
evitandomi così di dover incontrare sua madre, Holly e Caroline.
Gliene fui immensamente grato. –Sai, con Zayn ho pensato una cosa.-, esordii mentre pranzavamo.
–Spara!-, esclamò curioso. –Beh, quando arriviamo a New York,
di andare a vivere insieme io, lui, tu e Louis!-, spiegai felice.
A momenti si strozzò con dell’acqua. Prese a tossire, diventando rosso in volto.
–Harry tutto ok?-, domandai preoccupato,
picchiettandogli la schiena. Lui annuì, respirando con un po’ di affanno.
–Si scusa, l’acqua…-, mormorò con voce roca.
–Hai detto Louis?-, domandò poi, una volta ricomposto. –Si.
Lo so che provi qualcosa per lui, Hazza.-, dissi guardandolo
in quegli smeraldi luminosi. –Non è vero, non provo niente per Louis!!-, mi contraddisse subito.
–Si, come no. Ho visto come lo guardi, ed è lo stesso modo in cui io guardo Zayn.
Harry, lui ti piace, e tanto!-, sentenziai. Lui poggiò il piatto sul carrello e negò con il capo.
–Assolutamente no! Anzi, appena lo incontro voglio parlargli perché mi sono
reso conto che è meglio se non ci vediamo più!!-, disse andando a lavarsi le mani.
Adagiai anche il mio piatto e lo seguii in bagno. –No, Harry, non è vero!
Non te ne sei reso conto!-, esclamai sconvolto. –No, hai ragione!
Ma parlarne con mia madre mi ha aperto gli occhi!-, disse passando le mani sotto l’acqua.
Non potevo credere alle mie orecchie. Harry aveva dato ascolto a sua madre!
Dopo tutte le nostre lotte per non farci sottomettere, era stato battuto!
–Tu…tu…-, farfugliai, incapace di continuare. Presi un profondo respiro, calmandomi,
e gli puntai contro un indice accusatorio, esclamando
–Harold Edward Milward Styles, tu non troncherai alcun rapporto con Louis!
È un toccasana per te quel ragazzo. Non lo perderai, chiaro?!!-.
E allora esplose anche lui.
–Tu non puoi dirmi cosa fare e cosa non fare Niall! Non ti puoi permettere!
Le decisioni per la mia vita le so benissimo prendere da solo!-, mi gridò contro,
dirigendosi a passo spedito verso la porta. –Ah, e muoviti perché abbiamo
una visita guidata della nave assieme al signor Andrews!-, esclamò uscendo.
Sospirai pesantemente, dando un calcio alla gamba della poltrona. Il difetto di Harry?
Essere uno zuccone cronico! Chissà la zia cosa gli aveva ficcato in
mente sul conto di Louis ed ora lui era deciso a non vederlo mai più.
Fantastico, assolutamente magnifico! Sbuffando uscii dalla cabina,
avvertendo un cameriere del carrello all’interno e raggiungendo gli altri sul ponte.
Le donne mi rivolsero diversi sguardi. Caroline di rabbia,
Holly di disgusto e mia zia inespressiva. Harry non mi considerò neanche.
–Oh, ecco il signorino Niall. Bene, ora che ci siamo tutti possiamo recarci in sala comando,
dal comandante Smith. Ci sta aspettando!-, esordì il signor Andrews,
sorridendo nella mia direzione e iniziando a camminare facendoci strada.
Rimasi in fondo al gruppo, non volendo avere contatti con le donne. -Eccoci qui.
Signor Smith, ci siamo!-, disse una volta all’interno della sala.
Era diversa da come la immaginavo, molto più modernizzata.
Un uomo con una folta barba bianca si avvicinò a noi.
–Oh, Thomas, mi stavo preoccupando! John Smith.-, esclamò baciando la mano a mia madre.
–Anne Cox Styles. Questo è mio figlio Harry Edward Styles, l
a sua fidanzata Caroline Flack, la sorella Holly e…-, si fermò guardandomi
un momento con disgusto, mentre il capitano baciava la mano alle ragazze e
stringeva quella di Harry. –Niall James Horan, il nipote. Molto piacere.-,
mi presentai stringendogli la mano nodosa. –Oh, molto lieto, molto lieto.
Prego venite, vi mostro un po’ come funzionano le cosa qui sopra!-,
disse per poi mettersi a parlare dei vari tasti che si trovavano su un piano,
del lavoro degli altri ufficiali e del timoniere. Ascoltai poco e niente,
troppo intento a riflettere sulla discussione con Harry.
Non mi aveva più neanche guardato in faccia e questo mi faceva male.
–Perché il timone ha due ruote?-, domandò la zia dopo un po’.
-Questa viene usata solo quando ci si avvicina alla costa.-, le spiegò pazientemente e
con un cordiale sorriso sulle labbra il capitano. Si avvicinò a noi un uomo,
con un foglietto in mano.
-Mi scusi, signore. Un altro avviso iceberg.
È arrivato adesso dalla Noordam.-, disse dando il pezzo di carta al capitano.

-Grazie, Sparks.-, lo ringraziò l’uomo. Poi, notando lo sguardo preoccupato
della zia si affrettò a spiegare
–Oh, non si preoccupi. È normale in questo periodo dell'anno.
Infatti stiamo perdendo velocità. Ho appena ordinato di accendere le ultime caldaie!-.
L’espressione di mia madre si rassicurò leggermente e, dopo aver salutato e
ringraziato il capitano, il signor Andrews ci condusse lungo il ponte esterno,
mostrandoci le scialuppe di salvataggio.
-Signor Andrews, mi perdoni,
ho fatto un veloce calcolo del numero delle scialuppe moltiplicato per la capacità di ognuna.
Eh... mi perdoni, ma... pare che non ce ne siano a sufficienza
per tutti i passeggeri.-, se ne uscì improvvisamente Harry. Allora la lingua la aveva ancora!
L’uomo sorrise.
-Solo per la metà. Eh, Harry, non le sfugge nulla, eh?
Infatti feci installare questo nuovo tipo di gru che può tenere una fila di
scialuppe in più da questo lato. Ma c'era chi sosteneva che il ponte avrebbe
avuto un aspetto troppo disordinato. Così la mia proposta fu bocciata.-,
spiegò con un’espressione leggermente cupa. -È uno spreco di spazio,
e poi stiamo parlando di una nave inaffondabile!-, se ne uscì acida Carolina,
continuando a camminare. -Dorma sonni tranquilli, piccolo Harry. Ed anche lei,
signorino Niall. Vi ho costruito un'ottima nave, forte e robusta.
Ma siete voi l'unico vero sostegno!-, disse sorridendo verso noi due.
Era un grande uomo ed io lo ammiravo. Era sempre gentile, come una
persona normale dovrebbe essere, non con la puzza sotto il naso come tutti.
-Continuate verso poppa. La prossima fermata sarà la sala macchine…-,
continuò riprendendo la passeggiata. Mi scambiai un veloce sguardo con Harry,
privo di emozioni da parte di entrambi, per poi seguire il signor Andrews,
lasciandolo indietro. Stavo per svoltare l’angolo, quando leggermente
più indietro sentii esclamare
–Vieni con me!-. Mi voltai appena in tempo
per vedere Harry venir trascinato dentro uno stanzino da Louis.
Mi appoggiai al muro, non preoccupandomi di Holly, Caroline e la zia
che se ne stavano andando senza di noi, in attesa di vederlo uscire.

 
 

Louis
-Louis, non è possibile questo. Non posso vederti!-, esclamò a bassa voce Harry,
mentre chiudevo la porta e lo portavo spalle al muro.
-Devo parlarti.-,
lo zittii guardandolo perentorio in quegli occhi verdi.

-No, Louis. No. Louis sono fidanzato. Sto per sposare Caroline!-,
continuò lasciandomi un momento spiazzato. -Amo Caroline...-, aggiunse,
facendomi salire un groppo all’altezza del petto. Non lo aveva detto realmente, no.
Io credevo che per me potesse provare anche solo un’insignificante, piccola emozione.
Invece niente. Ma non potevo contenere più per molto i miei sentimenti.
Era arrivato il momento di confessarglieli. Adesso o mai più.
-Harry,
non sei certo uno zuccherino, va bene? Anzi, direi persino che sei un bisbetico viziato.
Ma, sotto questa facciata sei il più fantastico, il più straordinario,
la creatura più splendente che abbia mai conosciuto, e... e...-, dissi a raffica,
interrompendomi sotto il suo sguardo sconvolto.

- Louis, io...-, provò a dire, ma lo interruppi. -No, no, lascia che mi spieghi.
Sei... sei... incre...-, mi bloccai, notando il suo sguardo spento.
Non aveva la solita luce che li caratterizzava, non c’era traccia della
luce che vedevo quando parlava con me, quella luce che mi aveva fatto
sperare in un sentimento ricambiato. Era uno sguardo diverso.
Mi fissava sconvolto, scuotendo appena la testa. –No, sono un idiota.
So come funziona il mondo. Ho dieci dollari in tasca. Non ho niente da offrirti,
e questo lo so. Lo capisco. Ma ormai ci sono troppo dentro. Salti tu,
salto io, ricordi? Non posso voltarti le spalle senza avere la certezza che starai bene.
Desidero solo questo!
-, dissi con la vista annebbiata. No, basta piangere.
Non volevo vedesse quel lato di me. Ma il fatto che non mi amasse era
comunque maledettamente doloroso. Una pugnalata dritta al petto, nel cuore.
Sembrava quasi sul punto di cedere, ma dopo aver tratto un profondo respiro
rispose fermamente -Beh, sto bene. Starò benissimo. Davvero!-.
Si vedeva lontano un miglio che stava mentendo. Ed io iniziavo a perdere la calma,
ma non per la rabbia. Bensì per la disperazione.
-Davvero? Non credo proprio.
Ti tengono in trappola, Harry. E morirai se non ti liberi.
Forse non subito, perché sei forte, ma... prima o poi, quell'ardore
che amo tanto in te, Harry, quell'ardore si spegnerà. Ho visto Niall oggi,
ho visto com’era ridotto. E non voglio succeda anche a te…-, mormorai
le ultime parole con voce rotta, cercando di accarezzargli la guancia,
ma lui prontamente schivò la mia mano, spintonandomi leggermente indietro.

-Non spetta a te salvarmi, Louis.-, sibilò guardandomi con occhi furiosi.
E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Me lo sentivo che mancava
poco allo scoppiare in lacrime e volevo chiudere la cosa lì.
-Hai ragione.
Solo tu puoi farlo…-, mormorai abbassando il capo per nascondere gli occhi lucidi.

-Adesso torno dov'ero.-, disse freddo, dirigendosi all’uscita.
-Lasciami in pace.-, concluse mentre alzavo lo sguardo, fissandomi
con gli smeraldi freddi, uscendo e sbattendo la porta.
Mi accasciai a terra, prendendomi la testa tra le mani, preda della disperazione.
–No…no…-, mormorai a me stesso, tremando per il pianto oramai imminente.
Le lacrime presero a scorrere subito dopo, facendomi singhiozzare e
nascondere il viso tra le mani.

-Perché…? Perché…?-, continuavo a ripetere, scosso dai singhiozzi che mi rompevano la voce.
–Zayn…ti prego vieni qui…-, sussurrai sedendomi a terra, stringendo
le gambe al petto, preda di un dolore fortissimo all’altezza del cuore.
Mi aveva rifiutato, non voleva veramente vedermi più.
I singhiozzi aumentarono di volume, ma non volevo rischiare di essere trovato da qualcuno.
Così uscii da una porta secondaria, correndo nella mia cabina,
cercando di fermare le lacrime per non farmi vedere dai passanti.
Una volta in terza classe, girando l’angolo, urtai una figura,
che dalla voce riconobbi come il mio migliore amico.
–Ehi Louis che succede?!-, domandò mentre mi allontanavo a grandi passi.

–Louis!-, mi chiamò ancora, correndomi dietro.
-Ma mi ascolti?!-, esclamò bloccandomi per un polso.

–Lasciami andare!-, gridai voltandomi verso di lui, tentando di liberarmi dalla sua presa.
Lo vidi sgranare gli occhi alla vista delle mie lacrime.

–Lou…-, mormorò mentre il mio labbro tremava per trattenere i singhiozzi.
Sospirò e mi attirò a se, abbracciandomi, mentre io mi dimenavo,
preda di una crisi isterica. –Lasciami andare!! Lasciami cazzo!!
Di ho detto di mollarmi!!-, urlai prendendolo a pugni sul petto.
–Lasciami! Mollami!!-, esclamai ancora, affievolendo la voce e i pugni.
–Lasciami… la…sciami…-, singhiozzai appoggiando la testa alla sua spalla
e riprendendo a piangere disperatamente. Lui mi teneva stretto
per la vita e per la nuca, facendomi sfogare. –Non mi vuole più vedere…
non mi vuole…più…-, farfugliai scosso dai singulti.

–Shh, va tutto bene Lou. Calmati…-, mormorò appoggiando il mento al mio capo.
Con la forza sovrumana che si ritrovava mi prese in braccio e mi portò in camera,
sdraiandosi con me sul letto e stringendosi al suo petto, facendomi piangere
e sfogare per le successive ore.

 
 


Niall
Dopo si e no un quarto d’ora avvertii un rumore metallico ed Harry uscì.
Lo vidi raggiungermi, a sguardo basso.
–Allora, lo hai fatto veramente?-,
domandai serio ed anche un po’ arrabbiato.
Lui non rispose, annuì solamente,
lo sguardo basso.
–Bravo, davvero i miei complimenti!-, risposi amareggiato,
allontanandomi da lui. Mi aveva deluso, e non poco.
Sapeva benissimo che ero contrario, ma aveva fatto di testa sua.
Fantastico, davvero bravo. Mi diressi a grandi falcate in cabina
e mi gettai a peso morto sul letto, chiudendo gli occhi, sperando
che tutto quello fosse solo un brutto incubo.

 
 
 
 

#angolo Kikka
Buongiorno.
Allora, non vi annoierò più di tanto, in tutti i sensi.
Ho notato le due recensioni allo scorso capitolo,
e ringrazio con tutto il cuore quelle due fantastiche persone.

Da questo devo dedurre che la storia non mi piace,
e mi ci fa restare un po’ male, viste le
22 persone che la preferiscono,
le
2 che la ricordano e le ben 39 che la seguono!!
La domanda mi sorge spontanea: vi fate male a recensire??
Le dita non vi cadono mica, eh!!
Mi sento come quando twitto ai ragazzi e nessuno mi risponde! xD
Potrete considerarmi stronza, cattiva,
troppo dura e tutto quello che volete, ma fa male questo!
Per cui, se il capitolo non arriva a 5 recensioni io CHIUDO QUI LA STORIA
!!!
E non sto scherzando!
Mi farebbe anche non poco male farlo, ma a questo punto è così!
Non mi piace minacciare, ma vedendo i fatti mi sento ‘obbligata’.
Voglio capire se la storia vi piace veramente o meno, chiaro?!
Detto ciò un anticipazione:

 

 
‘-Mi dispiace per quello che è successo ieri con Harry…-, mormorò Niall,
entrato in quel momento. Sorrisi amaramente, sussurrando un –Grazie…-.
Fece una cosa che mi lasciò completamente spiazzato. Mi abbracciò stretto, lasciandomi basito.
–Per qualunque cosa, io ci sono…-, disse piano mentre ricambiavo la stretta’.

 

 
 
Per favore, scrivete anche che fa cagare il *****!!!
Lo accetto, ma vi prego!!
Siamo quasi ad un punto importante della storia e
come ho già detto mi dispiacerebbe finirla ora.
Kikka :/



 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***



Harry
Rimasi impalato sul ponte, seguendo con lo sguardo mio cugino allontanarsi.
Probabilmente aveva fatto la cazzata più grande della mia intera vita.
Avevo visto le lacrime colmare i suoi meravigliosi occhi azzurri ed ero stato tentato più volte di avvicinarmi ed asciugargliele,
ma ero troppo codardo e troppo preso a seguire gli ordini di mia madre per avere il coraggio di farlo.
Ero riuscito a perderlo, per sempre probabilmente, lo avevo ferito profondamente, lo avevo distrutto.
Nonostante fossi oramai certo di ricambiare ciò che sentiva nei miei confronti. Mi appoggiai al parapetto,
sospirando profondamente, appoggiando la fronte sulle mani chiuse a pugno.
Una goccia salata mi rigò la guancia destra, seguita ben presto da altre, senza che potessi fare niente per fermarle.
–Harry, figliolo, stai bene?-. Riconobbi la voce potente della signora Brown. Alzai il volto,
annuendo piano ed asciugandomi gli occhi con il dorso della mano. –A me non sembra proprio.
Vieni caro, raccontami tutto…-, disse apprensiva, circondandomi le spalle con un braccio e conducendomi alla sua cabina.
Mi fece sedere su una poltrona e lei si accomodò sul letto, di fronte a me.
–Sono tutta orecchi!-, esclamò sorridendomi dolcemente. Quanto potevo voler bene a quella donna?
Era la madre che non avevo mai avuto. Sospirai, prendendo a torturarmi le dita.
–Ho appena perso la persona che poteva essere l’amore della mia vita…-, mormorai a sguardo basso.
–Caroline?-, domandò non capendo. Negai col capo. –Assolutamente no!
Intendevo Louis…-, spiegai con la vista annebbiata dalle lacrime. –Il giovane di terza classe? Ah, lo sapevo.
Ho notato come vi guardate…-, disse con tono saccente. Alzai gli occhi sui suoi. –Lei…intende che…-.
–Intendo che sapevo che lo amavi ancora prima che lo venissi a sapere tu stesso!-, rispose sorridendo.
–E’ un ragazzo semplicemente meraviglioso, anche io me ne sarei innamorata! Ma potrebbe essere mio figlio,
non funzionerebbe mai…-, disse poi rassegnata, facendomi ridacchiare. –Cosa significa che lo hai perso?-, domandò poi.
La tristezza ed il senso di colpa si impossessarono nuovamente di me, mentre spiegavo
–Mia madre mi ha proibito di vederlo ancora. Prima, sul ponte, mi ha preso da parte e mi ha rivelato in poche
parole di essere innamorato di me. Anzi che rispondere che ricambiavo lo ho ignorato e detto che amo Caroline,
che…non volevo vederlo più e che…doveva lasciarmi in pace…-. Presi a singhiozzare, coprendomi il viso con i palmi delle mani.
-Sono un completo idiota…uno stupido…ed ora l’ho perso…-, singhiozzai con la bocca soffocata contro le mani.
–No Harry, non lo sei affatto. Hai solo fatto quello che tua madre ti ha fatto credere fosse giusto.
Ma non è colpa tua tesoro…-, mormorò apprensiva. La sentii avvicinarsi e mettermi una mano sulla spalla,
volendomi consolare. –Non è vero! Lo sono, interamente! Dovevo ribellarmi, come ha fatto Niall!
Ma non ne ho avuto il coraggio...-, sussurrai riprendendo a piangere. –Inoltre ho discusso con mio cugino.
Probabilmente non mi rivolgerà più la parola!-, esclamai subito dopo mettendomi le mani nei capelli nei capelli e tirandoli,
disperato. –Non dirlo neanche per scherzo! Harry, ho visto il legame che avete. Sarà arrabbiato per il momento,
ma vedrai che passerà. Non lo perderai, e vedrai si risolverà anche con Louis.-, disse asciugandomi amorevolmente le lacrime.
Annuii, riflettendo sulle sue parole. –Forse ha ragione lei, signora Brown…-, mormorai, tirando su con il naso.
–Ma certo che ho ragione io!-, esclamò ridendo e dandomi una pacca sulla spalla,
così forte che a momenti caddi dalla poltrona. –Seriamente. Harry, vai a chiarire con Niall e successivamente con Louis.
Non commettere sciocchezze.-, aggiunse poi. Annuii, alzandomi con foga dalla poltrona.
–Grazie signora Brown, vado subito!!-, esclamai abbracciandola ed uscendo di corsa.
Mi diressi alla mia cabina ed aprii velocemente la porta. Niall era sdraiato sul suo letto,
le braccia sotto la nuca e lo sguardo puntato sul soffitto. Mi guardò un attimo di sfuggita,
per poi tornare a puntarlo sul muro in alto. –Niall, sono io…-, sussurrai avvicinandomi. –Lo so, cosa credi!-, rispose acidamente.
Ok, me lo meritavo. –Senti, so che sei arrabbiato…-. –Arrabbiato? Oh no, Harry, non rende l’idea!
Sono furioso, incazzato nero!!-, sbottò mettendosi a sedere e successivamente avvicinandosi a me,
arrivandomi ad un palmo dal viso. –Ma sai cosa sono più di tutto? Deluso. Si Harry, deluso dal tuo comportamento,
da te! Dopo tutto quello per cui abbiamo lottato, ti sei arreso così, ferendo una persona meravigliosa come Louis!
Perché Harry? Dammi una buona ragione!-, continuò, con tono visibilmente deluso. Sospirai.
–Lo so Niall, sono un coglione…-. –Direi!-, mi interruppe guadagnandosi una mia occhiataccia, da cui non si fece intimidire.
–Dicevo, so che sono un coglione, so di aver commesso da cazzata del secolo, ma capiscimi.
Mia madre mi ha fatto così tanta pressione, mi ha messo questo enorme peso sulle spalle e
di deluderla non me la sono sentito! È stato più forte di me, mi dispiace…-, ripresi fissandolo negli occhi blu.
Erano fiammeggianti, pieni di ira, ma anche pieni di tanta, tanta delusione. Ed ero io, il frutto di quella delusione.
–Ti dispiace, Harry? Ti dispiace?!!-, urlò furioso. –Non devi dirlo a me che ti dispiace. Devi dirlo a lui!
Lo hai distrutto, poco ma sicuro! Zayn mi ha confessato che ti ama con tutta l’anima e riesco solo ad
immaginare il dolore che sta provando adesso! Ringrazia che sei mio cugino o ti avrei già spaccato la faccia,
da quanto sei codardo!-, ringhiò ancora. –Scusa…-, mormorai, incapace di dire altro. –Siamo sempre lì, Edward.
Chiedere scusa a me non servirà ad un bel niente!-, disse ancora, allontanandosi un po’.
Mi aveva chiamato con il secondo nome. Non lo aveva mai fatto… –Se sei veramente pentito,
se vuoi veramente mettere a posto le cose, vai a chiedere scusa a lui!!-, continuò, fissandomi perentorio.
Scossi piano il capo. –Non posso Niall! Non capisci?! Non mi vuole più vedere e dopo quello che gli ho
fatto non posso presentarmi e chiedergli scusa come se nulla fosse! Non ne ho il coraggio…-, spiegai fissandolo disperato.
Lui ricambiò lo sguardo, incollando i suoi occhi pieni di disprezzo ai miei.
–Sei proprio come ho detto prima. Un codardo!-, esclamò dirigendosi verso la porta.
–Me ne vado da Zayn. Spero che tu abbia un po’ di buon senso e venga a scusarti!-, ringhiò andandosene a grandi passi.
Dovevo aspettarmelo che non mi avrebbe perdonato facilmente. Corsi in bagno,
sbattendo la porta ed aprendo l’acqua della vasca, spogliandomi. Avevo bisogno di un bagno rilassante,
che mi facesse distendere i nervi. Mi infilai in acqua e chiusi gli occhi,
lasciando le lacrime scorrermi nuovamente lungo le guance.
Lo avevo perso ed aveva ragione Niall.
Ero solo un codardo.




Louis
Passai in quel modo un’ora buona, piangendo stretto al petto di Zayn. Era stato il rifiuto peggiore di tutta la mia vita.
La mano del mio amico mi accarezzava dolcemente la schiena,
mentre lentamente i singhiozzi diminuivano e mi calmavo. –Va un po’ meglio?-, mormorò piano al mio orecchio.
Annuii, stringendo maggiormente la camicia tra mie mani.
–Ti va di raccontarmi?-, chiese poi, cautamente. Mi alzai a sedere, asciugandomi gli occhi con il dorso della mano.
–Sono andato in prima classe, a cercare nuovamente Harry, ed ho sentito che lui e la sua famiglia erano sul ponte.
Così l’ho raggiunto e l’ho preso da parte. Gli ho confessato i miei sentimenti e lui…
ha detto che…che…-, mi bloccai, gli occhi nuovamente colmi di lacrime. Presi un profondo respiro e continuai.
–Ha detto che devo lasciarlo in pace ed in poche parole non mi vuole più vedere…-.
Vidi l’ira aleggiare nei profondi occhi color cioccolato del mio amico e poco dopo alzarsi, i pugni chiusi.
–Cosa hai intenzione di fare?-, domandai, spaventato dalla risposta. –Vado a rompergli il muso, ecco cosa!
E magari lo faccio diventare pure femmina!!-, esclamò furioso. Era veramente arrabbiato.
–Zayn, no! Ascolta.-, lo fermai, bloccandolo per il polso. Si voltò verso di me, guardandomi,
gli occhi dardeggianti come poche volte in tutti gli anni che lo conoscevo gli avevo visto.
Mi alzai in piedi, affiancandolo. –Non ne vale la pena. Ha il diritto di vivere la sua vita con chi vuole.
E se non sono io quella persona beh…non posso fargliene di certo una colpa…-, spiegai, sforzandomi
di sorridere per rassicurarlo. Lui sospirò pesantemente. –Louis, ma non capisci? Ti sta uccidendo!
Lentamente, dolorosamente anche, e tu non te ne rendi conto! Sei troppo innamorato, troppo cieco per capirlo,
e lo difendi pure, dopo tutto quello che ti sta facendo!-, sbottò alterato.
–Quando dico che sei una persona troppo buona per questo mondo pieno di gente…subdola, meschina e bugiarda!
Questi sono i fatti che dimostrano che io ho ragione!-, continuò, sedendosi nuovamente sul suo letto,
passandosi una mano tra i capelli. Mi chinai davanti a lui, sorridendo e mormorando
–Zayn…-. Alzò lo sguardo, incollandolo al mio, come a darmi il permesso a continuare. Sorrisi.
–Sei sempre stato il mio migliore amico e lo sai. Il fatto che tu ti preoccupi per me non sai come mi rende felice.
E ciò che hai detto è bellissimo. Ma devo imparare a cadere e rialzarmi da solo,
perché non ci sarai sempre tu a sorreggermi. Avrai la tua vita, assieme a Niall e fidati, te la meriti…-, continuai,
notando i suoi occhi luccicare. –Se lo dici tu… Ma se mi capita in tiro giuro che lo
renderò costretto a rifarsi il naso!!-, rispose facendomi ridacchiare.
–Ok, quello puoi farlo!-, lo rassicurai alzandomi in piedi. Pochi attimi dopo sentii bussare. Forse era Liam.
Era da un po’ che non vedevo quel ragazzo. Mi avviai ad aprire e mi trovai davanti Niall.
Vedendomi mi salutò, sorridendo dolcemente. Sicuramente sapeva ciò che era successo con il cugino.
–Ciao Louis…-, mormorò piano. –Ehi…-, ricambiai sorridendo, indicandogli Zayn con un cenno del capo.
–Tommo, non ce l’avrai anche con lui, vero?-, domandò piano, in modo che solo io sentissi.
Stavo per rispondere quando -Mi dispiace per quello che è successo ieri con Harry…-, mormorò Niall, e
ntrato in quel momento. Sorrisi amaramente, sussurrando un –Grazie…-.
Fece una cosa che mi lasciò completamente spiazzato. Mi abbracciò stretto, lasciandomi basito.
–Per qualunque cosa, io ci sono…-, disse piano mentre ricambiavo la stretta.
Sorrisi piano contro i suoi ciuffi biondi, notando Zayn guardandoci felice.
Quando il biondo si allontanò sorrise e mi diede un paio di amorevoli pacche su entrambe le spalle
per poi dirigersi verso il mio amico. –Devo sentirmi offeso o geloso del fatto che riservi t
utte queste attenzioni nei confronti del mio Tommo??-, domandò scettico, inarcando il sopracciglio.
Ridacchiai, scuotendo la testa. –Il tuo Tommo? Sono io quello che si deve sentire offeso e geloso!-, lo rimbeccò Niall,
facendo ridere Zayn. –E comunque stai tranquillo. Lui è solo un amico…-, lo rassicurò subito dopo,
chinandosi per baciarlo, ma Zayn lo fermò, mettendogli una mano sul petto.
–E’ la classica scusa da film. Mi devo preoccupare?-, domandò ancora, facendomi scoppiare a ridere.
Niall gonfiò le guance, fingendosi offeso, esclamando –Se la metti così me ne posso anche andare!-.
Fece per tornare alla porta, ma il mio amico lo afferrò fermamente per il polso e lo tirò fortemente a sé,
baciandolo in modo dolce. –Stavo solo scherzando…-, mormorò scoccandogli un altro bacio.
Mi sentivo fuori posto all’interno di quella scena, all’interno di quella loro favola, così decisi di dileguarmi.
–Va beh, vi lascio soli!-, dissi dirigendomi all’uscita. –No Lou, resta qui.
A noi non dispiace se rimani, giusto piccolo?-, fece il mio amico, guardando il biondino seduto al suo fianco.
-Assolutamente. Resta tranquillamente Louis, non dai alcun fastidio!-, gli diede corda quello.
Sorrisi e scossi il capo. –Davvero ragazzi, vi lascio la vostra privacy. Me ne andrò un po’ sul ponte.
A dopo!-, mi liquidai aprendo la porta ed uscendo fuori. Sospirai, camminando per il corridoio.
Loro stavano bene insieme, era giusto stessero da soli a vivere la loro storia. Non gli serviva di certo
il terzo incomodo che si piangeva addosso perché ferito a morte dalla persona che gli aveva rubato il cuore.
Proprio no! Con quei pensieri arrivai a destinazione, dirigendomi verso la prua,
volendo ammirare meglio e da solo il tramonto. Mi appoggiai al parapetto con le braccia,
ammirando le sfumature che variavano dal giallo al rosso, passando dall’arancione e perfino dal rosa,
e che pitturavano magistralmente l’ordinario scenario blu. In fondo, se Harry non mi voleva,
non potevo di certo fargliene una colpa. Cosa avevo potuto credere? Che un uomo come lui,
ricco e bello, potesse mai innamorarsi di uno straccione come me? Illuso, ecco cos’ero. Un illuso.
Nient’altro. Harry era conosciuto, una persona raffinata, abituata alle grandezze, cosa potevo offrirgli io?
Neanche un tetto stabile o del cibo tutti i giorni. E poi, diciamocelo. Harry era irrimediabilmente etero.
Cosa pensavo, che diventasse gay per stare con me? Nah, altro filmino mentale.
Irrealizzabile, per di più. Secondo Zayn c’era qualcuno nel mondo che mi cercava. Secondo me, invece, no.
Ero troppo abituato agli insulti della gente per immaginare anche solo lontanamente
che qualcuno potesse amarmi. Sospirai pesantemente, spostando lo sguardo sul mare.
Quei pensieri stavano cominciando a darmi l’emicrania. –Ciao, Louis…-. Quella voce… Mi voltai lentamente,
trovando il frutto del mio tormento sul ponte, intendo a guardarmi e a camminare lentamente nella mia direzione,
i capelli scombinati dal vento, sulle labbra un sorriso tanto timido quanto dolce.
–Sono passato in cabina, ma non c’eri.-, continuò timidamente, avanzando di qualche passo.
Cioè, Zayn lo aveva visto e si era trattenuto dal spaccargli la faccia a suon di pugni?!
Sia fatto santo Niall allora! –Ho cambiato idea. Niall e Zayn mi hanno detto che forse ti avrei trova…-, ma lo interruppi,
avvicinandomi a lui e facendoli segno ti tacere. –Dammi la mano. -, mormorai, allungando la mia verso di lui.
Mi guardò con un cipiglio perplesso, ma dopo un po’ di tentennamento la prese.
Lo tirai lentamente verso di me, portandolo vicino al parapetto. –Adesso chiudi gli occhi.-, continuai perentorio.
Il suo sguardo era ancora più confuso. –Se vuoi uccidermi dillo subito!-, disse ridacchiando, ma –Shh!-, lo zittii.
Lui sospirò e calò le palpebre su quei due bellissimi smeraldi. –Adesso vieni su…-, dissi,
sentendo il suo corpo irrigidirsi per il nervoso. Lo portai davanti a me, avvicinandolo alle sbarre di ferro.
–Ora aggrappati alla ringhiera.-, mormorai al suo orecchio, seguendo con lo sguardo i
movimenti delle sue mani che andarono a stringere il ferro, saldamente. Notai le palpebre tremolare,
segno che le stava per aprire. –Tieni gli occhi chiusi. Non sbirciare!-, lo ripresi seriamente.
–Non sbircio…-, mi rassicurò ridacchiando appena. Chiunque ci avesse visto ci avrebbe preso per matti. Ad entrambi!
–Adesso sali sulla ringhiera…-, sussurrai piano, notando i suoi piedi issarsi su di essa.
Si sbilanciò leggermente indietro, ma lo afferrai saldamente, dicendo –Reggiti. -. Aumentò la stretta sul ferro,
tenendosi più saldamente. –Tieni gli occhi chiusi.-, mi preoccupai di ricordargli, vedendolo annuire.
Salii dietro di lui, appoggiando le mani sulle sue. –Ti fidi di me?-, mormorai ancora, lentamente.
–Mi fido di te. -, rispose sicuro di sé. Sorrisi impercettibilmente felice della risposta.
Strinsi la presa sulle sue mani, facendole staccare senza un po’ di fatica dalla sbarra e
facendogli lentamente alzare le braccia in alto, formando una linea retta ed intrecciando le dita alle sue.
Non mi cacciò via, anzi. Ricambiò la stretta, facendomi nuovamente sorridere e scaldare il cuore.
–Va bene, apri gli occhi!-, dissi infine. Vidi lentamente i cuoi smeraldi fare capolino ed illuminarsi,
vedendo dov'era. Sorrise radioso, non riuscendo a proferire parola.
–Louis…sto volando!-, esclamò, senza smettere di sorridere. Non riuscii a trattenermi dal sorridere anche io,
vedendolo così felice per qualcosa che avevo fatto io. I suoi capelli smossi dal vento mi
solleticavano leggermente il viso ed emanavano un buonissimo profumo di cocco.
Tu Josephine sulla macchina vieni con me, più su. Vola via con me…-, canticchiai piano al suo orecchio così,
senza pensare, sorridendo e vedendo il suo sorriso, se possibile, allargarsi ancora di più,
mentre sentivo la stretta sulle mie mani aumentare, ma non a farmi male. Era una stretta dolce, carica di amore.
Si voltò lentamente verso di me, smettendo lentamente di sorridere e fissandomi con gli occhi verdi sempre più luminosi.
Si avvicinò lentamente al mio viso. Avrei dovuto allontanarlo, lui aveva detto di non volermi,
ma ero paralizzato e non volevo allontanarlo. Adagiò piano e dolcemente le labbra sulle mie, baciandole in modo delicato.
Ebbi timore che il cuore mi uscisse a momenti dal petto per tutta la gioia che quel semplice contatto mi stava causando.
All'interno di me mille e più emozioni si stavano accalcando, tutte unicamente generate dalle sue labbra.
Lasciò la mia mano destra e la intrecciò al retro dei miei capelli, stringendoli e tirandoli leggermente,
facendomi rabbrividire. Mi stupì non poco quando schiuse le labbra e chiese accesso alla mia bocca,
timidamente, con la lingua, cosa che non negai. Prima ancora che potessi rendermene conto le nostre
lingue erano intrecciate, ad assaporarsi, esplorarsi e danzare. Era il bacio migliore che avessi mai dato.
Si allontanò leggermente, il respiro affannato e le gote leggermente arrossate.
Mi guardò negli occhi e non potei fare a meno di sorridere.
Lui ricambiò e si avvicinò nuovamente a me,
riprendendo a baciarmi dolcemente.
 
 
 
 
 

 

 
# angolo Kikka
Buooooooooooooonasera!
Ho notato che la minaccia dell'ultima volta è servita a qualcosa ^^
Non mi piace ricorrere a farle, ma a volte siete voi a costringermi!
Comunque, dieci recensioni (grazie *O*).
Come promesso non la chiudo ed anzi, ecco il nuovo capitolo,
uno dei più importanti a parer mio!
E ci stiamo avvicinando ad un pezzo clu (non so come si scrive xD) della storia,
e del film.
Piccola domanda:
lo volete il ritratto di Harry ignudo o saltiamo la parte??
Rispodete please :)
Spero che vi piaccia, in quanto so che molti di voi aspettavano questo momento!
Coooooooooooooooooooooooomunque, è mezzanotte e sono più fumata del solito,
ma sorvoliamo, per cui vi lascio un piccolo anticipo del prossimo e poi vi libero:
 

 

'Mi condusse in una lussosa stanza.
–Ecco, questa è la nostra cabina!-, esclamò sorridendo.
Accarezzai meravigliato una poltrona ricamata,
mormorando uno stupito –Wow…-.
Lui ridacchiò e mi prese per mano'.

 

 
Detto ciò, sogni d'Horan carissimi :D
Kikka

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***




Harry
Non era la prima volta che baciavo, proprio per niente, ma era la prima volta che un bacio mi scatenava quella strana sensazione.
Le farfalle allo stomaco, le mani sudate, le gambe tremanti, il cuore battere all’impazzata nel petto.
Era quello l’amore? Era quello che si sentiva quando si baciava la persona amata? Si, perché io amavo Louis.
Ci era voluto un po’ perché me ne rendessi conto, ma alla fine lo avevo capito. Lo amavo con tutto me stesso.
Era l’unica persona in grado di farmi provare quelle sensazioni. E ne ero felice.
Mi allontanai nuovamente dalle sue labbra fini, morbide, delicate, sentendone subito la mancanza.
Lui sorrise, baciandomi la fronte e stringendomi in un abbraccio colmo di sentimenti. Doveva odiarmi,
dopo tutto quello che gli avevo fatto, non baciarmi e stringermi. –Scusami Louis. Ti prego,
perdonami se puoi…-, mormorai con il volto premuto contro la sua spalla. –Shh, non preoccuparti Harry.
Non preoccuparti…-, mi rassicurò dolcemente, sussurrandomi contro l’orecchio, facendomi rabbrividire.
–Non va tutto bene no!-, esclamai, sciogliendo l’abbraccio. –Ti ho trattato malissimo, ti ho respinto e ferito.
Non puoi dire che non devo preoc…-, mi interruppe adagiando un dito sulle mie labbra.
–Ma quanto parli?!-, esclamò poi ridacchiando, mentre mi perdevo nell’azzurro limpido dei suoi occhi.
Brillavano di una luce che gridava ‘amore’ da ogni angolo, rendendoli ancora più meravigliosi.
Mi accarezzò il profilo sinistro del viso, scostando i ricci che smossi dal vento vi si erano appoggiati,
sorridendo dolcemente. –Il passato è passato, Harry. Non devi più fartene colpe o pesi inutili.
Pensiamo al presente…-, disse piano, baciandomi appena, un delicato sfiorarsi di labbra.
Annuii piano, rendendo così il suo sorriso ancora più ampio, sporgendomi a baciarlo nuovamente.
Amavo le sue labbra, amavo tutto di lui, ma in particolar modo quelle labbra. Erano una droga oramai,
non potevo farne a meno, chiudemmo gli occhi, mentre chiedevo accesso alla sua bocca e le nostre lingue prendevano a danzare.
Mi attirò maggiormente a sé per la vita, facendomi adagiare le mani sul suo petto.
Poco mi importava se qualcuno avrebbe potuto vederci. Ero con Louis, tutto il resto non contava.
Mi mordicchiò leggermente il labbro inferiore, facendomi così sfuggire un lieve ansimo.
Era la prima volta in tutta la mia vita che ansimavo per un semplicissimo bacio!!
Imbarazzatissimo e sicuramente rossissimo in volto mi allontanai dal suo volto, abbassando lo sguardo,
sentendolo ridacchiare piano. –Perché ti imbarazzi, micetto?-, domandò accarezzandomi con la punta dell’indice una guancia.
–Beh…ecco…io…-, balbettai, incapace di formare una frase coerente. Lui rise di gusto,
regalando alle mie orecchie un suono paradisiaco, quale la sua risata. -Sei semplicemente bellissimo, tesoro.
E dolce, e tenero, e tanti altri aggettivi, così tanti che potrei farci un libro!-, esclamò facendo si che
il mio imbarazzo svanisse lentamente. –Mai quanto te, però…-, mormorai sovrappensiero,
scostandogli i capelli scompigliati dalla fronte. Sorrise raggiante e mi baciò dolcemente ancora una volta,
per poi tornare a guardare il tramonto, abbracciandomi da dietro. La mia schiena si scontrò con il suo
petto e mi sentii maledettamente bene in quel momento. Come avevo potuto stare ad ascoltare mia madre,
rischiando di perderlo? Lezione di vita: mai più dare retta alla mamma. Rispetto alle altre sere era più fresco,
freddo quasi, ed avvertii un brivido correre lungo il suo corpo. –Hai freddo Louis?-, domandai,
alzando il volto per guardarlo. Lui abbassò il suo e mi baciò la punta del naso, rispondendo –Un po’…-.
In effetti aveva indosso una camicia leggera ed una giacca dall’aria che non desse calore.
–Vieni con me!-, esclamai poi, prendendolo per mano e dirigendomi nel ponte interno.
–Dove mi stai portando?-, chiese non capendo, mentre percorrevo il ponte di prima classe.
–Nella cabina mia e di Niall! Lì si sta bene!-, risposi sorridendo. –E poi voglio essere ritratto da te!-, aggiunsi senza pensare.
Ok, era un pensiero detto all’improvviso, ma era vero. Volevo un ritratto fatto da lui.
–Ma non è disonorevole?-, chiese ancora perplesso, mentre aprivo la porta.
–Non è disonorevole, te l’assicuro!-, dissi entrando con lui al seguito. –Questo è il salotto.
La luce ti va bene?-, domandai una volta nella stanza. Lui si guardava intorno con sguardo stupito, ammirato, abbagliato.
–Cosa?-, fece come se fosse appena tornato sulla terra con la mente. Ridacchiai avvicinandomi a lui.
–Agli artisti non occorre la luce giusta?-, domandai ancora, guardandolo negli occhi azzurri.
Notai un cipiglio divertito attraversare il suo sguardo color cielo. Si allontanò, gonfiando il petto e
guardandosi attorno con sguardo critico. –Già, tutto ciò e vero, ma non sono abituato a
lavorare in simili condizioni di miseria!-, esclamò simulando l’accento francese, facendomi ridere.
Quanto potevo amarlo? Tanto, troppo. Non esisteva una misura in grado di definirlo.
–Monet!-, disse improvvisamente, avvicinandosi ad un quadro che ritraeva le ninfee.
–Conosci la sua tecnica?-, domandai colpito, raggiungendolo. –Certamente. Guarda l’uso dei colori che fa qui.
Non è straordinario?-, fece estasiato, guardando il dipinto come fosse un oggetto divino,
di valore assolutamente inestimabile. E fu lì che mi venne l’idea. –E’ vero. È proprio straordinario.-, confermai,
raggiungendo la cassaforte. Dopo averla aperta estrassi l’anello e tornai da Louis.
Lui fissò un attimo sbigottito ciò che tenevo in mano, mentre dicevo –Caroline insiste a voler scorrazzare
quest’orribile coso dappertutto!-. Lo prese in mano e se lo rigirò, guardandolo ammirato.
–Non dovrebbe essere di ritorno da un momento all’altro?-, chiese fissandomi un attimo. Negai con il capo.
–Oh no, lei ha un’altra cabina assieme ad Holly, tranquillo!-. Sembrò rasserenato e tornò a studiare il gioiello.
–Che bello… Cos’è, uno zaffiro?-, domandò puntandolo contro la luce, per vedere le sfumature che assumeva.
–Un diamante. Un diamante rarissimo!-, risposi adagiando il mento sulla sua spalla.
–Louis, voglio che tu mi ritragga come fossi una delle tue ragazze francesi. Con questo addosso…-, feci poi, leggermente agitato.
–D’accordo.-, mormorò senza staccare gli occhi dall’anello. –Con solo questo addosso…-, specificai piano, al suo orecchio.
Si irrigidì all’istante, voltandosi a guardarmi. La sua espressione era sconvolta.
–L’ultima cosa di cui ho bisogno è un altro ritratto in cui sembro una bambola di porcellana.-, dissi fermamente,
parandomi di fronte a lui. Sbigottito annuì appena. Sorrisi, riappropiandomi del diamante e,
dopo avergli scoccato un bacio a fior di labbra mi diressi nella camera da letto.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi ci appoggiai, sospirando pesantemente. Louis mi avrebbe visto per la
prima volta nudo e l’imbarazzo misto all’ansia stavano cominciando a farsi sentire.
La cosa che mi preoccupava era il torace. Avevo due voglie, del quale mi ero sempre vergognato.
Da bambini io e Niall dicevamo che avevo quattro capezzoli, ma crescendo mi ero reso conto che
per la mia autostima costituivano una spina nel fianco.
-Avanti Harry, non vorrai tirarti indietro adesso!-, dissi piano, cominciando a togliermi la giacca e la camicia in seta.
Successivamente sfilai scarpe, calze e pantaloni, rimanendo in intimo. Con un sospiro calai anche quelli,
indossando poi l’anello all’anulare destro e dirigendomi all’armadio, estraendone una vestaglia finemente ricamata,
regalo dei miei zii, i genitori di Niall. La indossai e presi un respiro profondo, allacciandola in vita. Ok.
Ero pronto.
 
 
 
 

Louis
Con solo l’anello. Solo l’anello. Solo. L’anello. Ok, rischiavo seriamente di avere un infarto da un momento all’altro!
Harry era sparito in una stanza da qualche minuto, lasciandomi solo a metabolizzare la frase.
Avrei visto Harry nudo davanti a me, dovendolo ritrarre in quel modo! E già il pensiero scaturiva in me
un moto di emozioni diverse tra loro, tra cui eccitazione. Ma non dovevo assolutamente permetterlo, oh no!
Scuotendo il capo iniziai a preparare il tutto. Spostai un divanetto in modo che la luce del lampadario
potesse illuminare nei punti giusti il suo corpo, permettendomi così di riportarli sul foglio.
Mi sfilai la giacca che avevo trovato quel pomeriggio sul ponte e la adagiai su di un tavolino, estraendo il mio album.
Mi sedetti sulla poltrona, appoggiandolo sul mio grembo ed aprendolo ad un foglio pulito,
prendendo poi anche la busta in pelle che conteneva i carboncini per il disegno. Li disposi sul tavolo accanto a me,
mettendoli ordinatamente, nel tentativo di ammazzare il tempo aspettando Harry. Come mi avesse letto nella mente,
la porta si aprì e lui uscì con indosso una semplice vestaglia, scalzo, l’anello all’anulare destro che luccicava imponentemente,
attirando su di se lo sguardo di chiunque, in quel caso me. Ok, si era spogliato veramente.
Si avvicinò facendo roteare una parte della fascia con la quale teneva chiusa la vestaglia, guardandomi provocatore.
Sorrisi timidamente, cercando di non mostrarmi troppo nervoso. Mi arrivò di fronte e tese la mano,
lasciano cadere alcune monete che prontamente afferrai. Dieci centesimi. Ridacchiai leggermente.
–Come committente, mi aspetto di ricevere quello che ho ordinato.-, disse in tono lento,
guardandomi con quegli smeraldi luminosi di una luce che mai gli avevo visto.
Non volevo neanche provare ad indovinare cosa fosse! Indietreggiò di due passi,
in modo che lo potessi vedere completamente, e slacciò lentamente il nodo stretto della cinta.
Subito dopo fece scivolare lentamente la vestaglia lungo le spalle e successivamente le braccia,
scoprendole assieme al petto, niveo e rivelando due piccole voglie leggermente più scure, che trovai subito meravigliose.
Seguivo i suoi movimenti ipnotizzato, incantato, incapace di levare lo sguardo.
Poi, lasciò l’indumento cadere a terra, di colpo, lasciandomi completamente spiazzato.
Sentivo il suo sguardo addosso, ma ero troppo preso ad ammirare il suo corpo. Entrambi stavamo in assoluto silenzio.
Le braccia muscolose, così come il petto, gli addominali ben scolpiti, il bacino del quale le ossa creavano una V
che sembrava indicasse il suo inguine. Spostai lo sguardo su esso, sentendo il cuore aumentare i battiti come un forsennato,
notando la lieve peluria riccia e scura del suo pube e subito dopo passando alla sua intimità.
Era…wow? Non mi veniva in mente nessun altro aggettivo. Non vergine, poco ma sicuro,
lo si poteva perfettamente capire dalla punta scoperta. Deglutii a vuoto, avvertendo un principio di erezione nei miei pantaloni,
continuando la mia radiografia lungo le gambe toniche. Alzai lo sguardo solo allora,
incontrando il suo volto serio fisso su di me. Scossi appena il capo, cercando di riprendermi,
notando il suo lieve sorrisino e biascicando –Mettiti sul…letto. Divano! Sul divano.
Sdraiati…-, impappinandomi più volte nel mio stesso discorso a causa dell’imbarazzo. Lui fece come gli avevo detto,
sdraiandosi supino sul divano, la testa appoggiata al bracciolo. –Dimmi quando la posizione è giusta…-, mormorò
leggermente roco, aumentando il mio livello di eccitazione. –Metti il bracciò sinistro dalla testa,
la mano vicino al viso…così…-, dissi balbettando di tanto in tanto, seguendo i suoi movimenti.
–Ora, l’altro lascialo disteso lungo il fianco. La mano sul ventre, ecco. In modo che l’anello si veda…-, continuai,
vedendo che si metteva in posizione da me detta. –Piega la gamba destra, lascia lunga l’altra.-, farfugliai.
Lui eseguì. Come avevo previsto, la coscia coprì leggermente la sua intimità, nascondendola un po’ ai miei occhi,
rendendomi leggermente più facile poterlo guardare. –Adesso gira lentamente la testa, guardami.-, dissi ancora.
Lui si voltò e sorrise dolcemente, tornando serio subito dopo. – Occhi a me. Tienili fissi su di me…-,
mormorai creando un contatto immaginario tra i nostri sguardi con due dita.
–E…cerca di stare immobile…-, terminai impugnando un carboncino e cominciando a tratteggiare il suo viso.
Ogni tanto dovevo lanciare certe occhiate al suo corpo, per poter ricordare la posizione e riportarla sul pezzo di carta sotto di me.
Quello era il perché avevo disegnato sempre e solo donne nude proprio per evitare che la vista del loro
corpo mi causasse determinate reazioni come in quel momento.
Perché non era un semplice uomo quello che avevo davanti, no.
Era Harry, il ragazzo che amavo con tutto me stesso e che in quel momento avrei volentieri fatto mio in ogni maniera possibile.
–Come sei serio!-, se ne uscì improvvisamente, il tono di voce leggermente imbronciato.
Spostai lo sguardo sul suo membro, leggermente eretto, segno che anche su di lui quella
situazione stava avendo gli stessi effetti che aveva su di me, ed avvampai, continuando a disegnarlo.
–Ho l’impressione che tu stia arrossendo, signor Grande Artista…-, mormorò a mo’ di derisione.
Non risposi, proseguii il mio lavoro, ritraendo la sua intimità.
–Non riesco ad immaginare monsieur Monet che arrossisce!-, continuò, volendomi provocare in assoluto una reazione.
–Lui dipingeva paesaggi…-, sussurrai in risposta, lasciando quella zona del corpo e spostandomi lungo le gambe.
–Touché!-, esclamò ridendo. Lo guardai ammonitore. –Rilassa il volto…-, dissi con tono di rimprovero.
–Scusa…-, mormorò con ancora un sorrisino sulle labbra. –E’ vietato ridere.-, lo avvertii.
Prese un profondo respiro, tornando serio e permettendomi così ti tornare al lavoro.
Continuai per un quarto d’ora circa ancora. –Finito!-, esclamai ad opera terminata.
Lui si mise a sedere e recuperò la vestaglia indossandola. Sul bordo inferiore destro scrissi la data,
14 aprile 1912, e lo firmai. Lui, che nel frattempo era venuto alle mie spalle, lo prese tra le mani e lo guardò ammirato.
–Grazie…-, sussurrò poi, lasciandomi un sonoro bacio sulla guancia. Subito dopo prese un pezzo di carta ed,
appoggiato al tavolo dietro di me, iniziò a scriverci. –Cosa fai?-, domandai alzandomi ed affiancandolo.
Per tutta risposta sfilò l’anello e me lo diede assieme al foglio piegato accuratamente, dicendo
–Puoi riporli tu nella cassaforte?-. Annuii, prendendoli e dirigendomi alla parete,
riponendo gli oggetti al sicuro e chiudendola. Mi voltai e lo vidi rientrare in camera, sicuramente per andare a rivestirsi.
Io rimasi a gingillarmi, guardandomi intorno, quando avvertii un altro brivido lungo la schiena.
–Comincia a far freddo…-, mormorai tra me e me. Due braccia mi cinsero la vita ed Harry lasciò
un bacio lieve dietro il mio orecchio. Mi voltai e lo osservai. Non era vestito in tiro come al solito, no.
Una semplice camicia, arrotolata sino ai gomiti, lasciata fuori dai pantaloni e le scarpe. Niente giacca,
niente gemelli d’oro, niente papillon o cravatta. Semplice, ordinario. –Sei molto carino…-, mormorai sorridendo sghembo.
Ridacchiò, ridacchiando e si avvicinò per baciarmi, quando sentimmo bussare.
–Signorino Harry?-. La voce… Il maggiordomo! Cazzo! Harry mi prese per mano e mi trascinò verso un’altra porta.
–I miei disegni!-, esclamai prima che ci chiudesse in quello che riconobbi come il bagno.
Controllò dalla serratura per un paio di istanti, poi aprì e sgattaiolò con me nel corridoio.
Prendemmo a camminare a passo svelto, controllandoci alle spalle di tanto in tanto.
Vidi l’uomo uscire dalla stanza e camminare verso di noi. Harry lo fissava di sottecchi e,
rafforzando la stretta sulla mia mano, esclamò –Andiamo Louis!-. Prese a correre con me al seguito,
raggiungendo un ascensore. –Aspetti!-, gridò all’uomo al suo interno.
Corremmo dentro e mi affrettai a chiudere la grata, mentre Harry diceva –Ci porti giù!-.
Iniziammo a scendere quando l’uomo ci raggiunse. Il mio ragazzo esclamò
–Addio!-, e gli alzò il medio, scoppiando poi a ridere per la sua espressione sconvolta, contagiandomi.
Una volta arrivati riprendemmo a correre, sempre mano nella mano, urtando più di un cameriere
e scoppiando sempre a ridere, sino a che non ci riparammo dietro una porta con un oblò per controllare che non arrivasse.
–E’ un bel mastino questo valletto. Sembra un poliziotto!-, esclamai vedendolo arrivare in quel momento.
–Credo lo fosse!-, mi rispose Harry, senza smettere di ridere. Quello si guardò intorno,
fino a che non mi intravide dall’oblò e si diresse a passo svelto in nostra direzione.
–Oh, merda!-, esclamai saltellando e tirando Harry, riprendendo a correre come matti per sfuggirgli.
Corremmo lungo vari corridoio, sino ad un bivio. –Adesso?-, chiese il riccio, il respiro affannato.
–Di qua!-, decisi svoltando a destra, scendendo lungo una lunga scala.
Ci ritrovammo in poco tempo in quella che dedussi essere la sala macchine.
Faceva un caldo incredibile e c’erano uomini sudati e sporche che lavoravano come matti.
Iniziammo a fare lo slalom tra motori e uomini, fino a scontrarci con quello che doveva essere il capo.
–Che ci fate voi due quaggiù? Non dovreste essere qui. Potrebbe essere pericoloso!-, esclamò con tono duro,
fissandoci a metà tra la rabbia e lo sconvolto.
–Continuate pure, non fate caso a noi! State facendo un ottimo lavoro! Continuate così!-, esclamai io,
superandolo e riprendendo a camminare, mentre Harry dietro di me non la smetteva di ridere.
Mi diressi verso quella che doveva essere una porta d’uscita. La aprii e ci ritrovammo nel deposito mezzi.
–Fantastico…-, mormorai addentrandomi e dirigendomi verso un auto.
–Guarda cosa c’è qui!-, esclamai stupito rivolto ad Harry, che mi sorrise, raggiungendomi.
Aprii lo portello dietro e gli diedi la mano aiutandolo a salire a bordo.
–Anche questo si fa alle signore!-, disse scoppiando in una risata.
–Non rovinarmi il momento!-, lo ripresi, sedendomi al posto dell’autista.
–Dove la porto signorino?-, chiesi con voce nasale, le mani sul volante.
Lui appoggiò le mani sulle mie spalle e sussurrò al mio orecchio –Su una stella…-.
Subito dopo fece forza e mi tirò indietro, facendomi scavalcare il sedile,
in modo che mi ritrovassi assieme a lui su quello posteriore, ridacchiando entrambi.
Harry era appoggiato con la testa al mio petto e mi guardava intensamente. Allungò la testa e mi baciò profondamente,
probabilmente a causa del pensiero che entrambi stavamo formulando. Subito dopo intrecciò le dita alle mie,
mentre mormoravo –Sei nervoso?-. Volevo che fosse tranquillo, non che facesse una cosa contro voglia.
–No.-, rispose fermamente. –Accarezzami, Louis…-, sussurrò subito dopo.
D’istinto presi ad accarezzargli il dorso della mano che teneva stretta alla mia. Lui sorrise appena, scuotendo il capo.
–Tutto…-, specificò, stringendo la mia mano e portandola a percorrere il suo petto, ancora coperto dagli indumenti.
E lì, una scarica elettrica, mi percorse il corpo.
 
 
 

Zayn
Dopo che Lou se ne fu andato sospirai. –Soffre molto, non è vero?-, chiese piano Niall, accarezzandomi la schiena.
Annuii impercettibilmente. –L’ho trovato in lacrime, ridotto ad uno straccio. Lo ha ferito a morte…-, mormorai in risposta.
–Mi dispiace moltissimo. Harry è un idiota, l’ho sempre detto.
Si è fatto influenzare da sua madre e non ha capito che persona magnifica è Louis.-, spiegò scuotendo il capo.
–Niall è tuo cugino e mi dispiace, ma dopo quello che gli ha fatto,
se lo becco sotto tiro non rispondo più di me!-, ringhiai a sguardo basso. Lui mi accarezzò una guancia.
–Lo capisco, non ti preoccupare. Sono stato tentato di fare lo stesso…-, confessò.
Incontrai i suoi occhioni color mare e mi ci persi, baciandolo lentamente. –
Sei il miglior ragazzo che avessi potuto mai desiderare…-, mormorai contro le sue labbra,
vedendole poi aprirsi in un sorriso dolcissimo. –Lo stesso vale per me, amore…-, rispose sfiorando le mie labbra con le sue.
–Amore?-, domandai inarcando un sopracciglio.
-Beh, si. Tu mi chiami piccolo ed io ti chiamo amore!-, rispose con ovvietà, allontanandosi da me.
–Forse non ti piace?-, chiese poi, con gli occhioni pieni d’angoscia. –Tutto il contrario.
Nessuno mi aveva mai chiamato così, e mi piace un casino!-, lo rassicurai,
avvicinandomi ed adagiando una mano dietro il suo collo, in modo che le nostre fronti andarono a contatto.
–Grazie…-, sussurrai ancora, prima di baciarlo ancora, e ancora, e ancora, fino allo sfinimento.
Sfiorai le sue labbra con la lingua, quando bussarono alla porta. Sbuffai, alzandomi, mentre Niall rideva.
–Louis, hai un tempismo perfetto!-, esclamai sarcastico, aprendo la porta.
Il mio sorriso svanì non appena mi trovai davanti Harry. –Veramente non sono Louis…-, mormorò piano.
Niall smise di ridere, affiancandomi mentre le mani iniziavano a prudere. –Cosa fai qui?!-, chiesi duro.
La mascella serrata, gli occhi ridotti a due fessure puntati in quelli smeraldini del riccio.
Ero veramente furioso. –Sto cercando Louis…-, farfugliò in un soffio. Lo presi per il colletto,
trascinandolo di peso dentro, sbattendolo contro il muro con forza.
–Zayn!-, esclamò Niall, mettendomi una mano sulla spalla. –Cosa cazzo vuoi da lui, eh?!
Che cosa!!!-, urlai furioso, ad un palmo dal viso del ragazzo.
–Calmati…-, mormorò piano Niall. –Calmarmi?! Questo verme ha distrutto il cuore, i sogni,
le speranze del mio migliore amico,
viene poi qui a cercarlo ed io devo stare calmo??!!!-, gridai in direzione del mio ragazzo, la vista appannata.
–Vieni qui…-, sussurrò stringendomi in un forte abbraccio. Istintivamente lasciai andare
Harry per aggrapparmi a lui, cercando di trattenere le lacrime. –Cosa vuoi, Harry?-, lo sentii domandare duramente.
–Zayn ha ragione, sono un verme…-, rispose quello, facendomi alzare il volto verso il suo.
Teneva lo sguardo basso, i ricci scuri a coprirgli gli occhi. –Ma mi sono reso conto che ho sbagliato.
Si, insomma… Ho fatto una cazzata con Louis e proprio come un verme sono tornato strisciando,
per chiedergli perdono…-, farfugliò, lo sguardo sul pavimento. –Come avrai potuto constatare non è qui.-, dissi in risposta.
Sembrava veramente tanto dispiaciuto. –Già…-, sussurrò solamente.
Con un perché ancora a me ignoto mi fece tenerezza, pena, compassione chiamatela un po’ come volete,
sta di fatto che sospirai e –Lo puoi trovare sul ponte…-, confessai. Solo allora incollò gli occhi verdi, lucidi,
ai miei, colmi di gratitudine. –Quindi sono perdonato?-, domandò speranzoso. Sbuffai.
–Perdonato…chiamala seconda ed ultima chance!-, spiegai. Lui sorrise esclamando –Grazie!-, e correndo fuori in un lampo.
–E’ un tipo strano…-, commentai guardando Niall, che si era nel frattempo avviato a
chiudere la porta lasciata aperta da Harry. –Già, ma gli voglio bene. È un bravo ragazzo infondo.-, sospirò,
sedendosi al mio fianco. –Allora…dov’eravamo?-, domandò fissandomi con uno strano cipiglio negli occhi.
–Mmm…credo di ricordarmelo!-, risposi facendolo ridere e buttandomi nuovamente sulle sue labbra,
baciandole fin da subito con passione inaudita. –Amo come baci…-, mormorò sulla mia bocca,
le sue mani tra i miei capelli. –Io amo te…-, feci affannato, per tutta risposta, spostandomi a baciargli il lobo dell’orecchio.
Lui mugugnò qualcosa di incomprensibile, mentre scendevo a leccargli il collo.
–Zayn…-, ansimò facendomi sorridere.
–Zayn…non…non qui…-, fece con il respiro mozzato. Mi allontanai preoccupato.
–Perché no?-, chiesi senza riuscire a nascondere la mia preoccupazione.
Magari non mi desiderava come lo desideravo io, o peggio, non mi voleva proprio.
–Perché voglio che la nostra volta sia speciale. Non in un luogo squallido come questo!-, spiegò semplicemente,
carezzandomi una guancia. Sorrisi. –Per un attimo ho temuto non mi volessi!-, confessai abbracciandolo e
portandolo a sdraiarsi sul mio petto mentre a mia volta mi sdraiavo sul materasso.
–Quanto sei scemo…-, sussurrò intrecciando una sua mano alla mia. Mi sentivo così maledettamente bene…
come se avessi trovato il mio posto nel mondo. Non la cabina di terza classe del Titanic, no! Stare con Niall.
Quello era il mio posto. E non potevo volerne uno migliore. Trascorremmo gran parte del pomeriggio,
se non tutto, sdraiati a coccolarci e ridere raccontandoci aneddoti divertenti sulla nostra vita.
–Mi stai dicendo che Louis ha paura degli uccelli?!-, esclamò cercando di trattenersi dal ridere.
–Si! Dopo che quel piccione gli è piombato in testa mentre pisciava ne è terrorizzato!-, dissi facendolo
scoppiare in una fragorosa risata. –Dio, è bellissima questa!-, fece asciugandosi una lacrima.
–Si, ma Harry che ha gridato spaventato quando ha avuto la sua prima erezione non lo batte nessuno!-, risposi ridendo,
immaginandomi la scena. Assolutamente esilarante. –No, no, no, no, no,!! Il migliore in assoluto sei tu,
che cadi nel Tamigi rigirandoti nel sonno!! Non potevi ricordarti di essere sulla riva?!!-, esclamò ancora,
ridendo ancora a crepapelle. –Oh no, signorino. Tu che scoppi in lacrime dopo aver sognato che tutto il
cibo nel mondo era finito sei da primo premio!-, lo rimbeccai. Mise su un finto broncio, borbottando
–Avevo solo sette anni ed adoravo mangiare. Lo adoro ancora oggi, ma è diverso…-. Risi di gusto,
sporgendomi a baciargli la punta del naso. –Scherzavo piccolo. Non essere arrabbiato…-, mormorai triste,
cercando di ammorbidirlo. Niente. Sapevo che faceva finta e volevo stare al gioco.
Presi a lasciarli tanti piccoli e delicati bacetti sulle guance. –Dai…-, dissi, baciandogli la fronte.
–Perdonami…-, continuai arrivando al mento, senza mai sfiorargli le labbra.
–Ti prego…-, aggiunsi scendendo a lasciarli baci umidi lungo il collo, facendolo fremere.
–Ti perdono a patto che ora mi baci!-, mugugnò. Alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi chiusi,
strizzati a causa mia, e mi fece ridacchiare. -Non lo sto già facendo?-, chiesi, stronzo al massimo.
–Hai capito cosa intendo. Muoviti!-, ringhiò, sollevandomi le spalle e portandomi a baciargli le labbra.
Sorrisi, continuando a baciarlo, fino a che uno spiffero fece rabbrividire entrambi.
–Fa freddo qui dentro…-, riflettei piano, scostandomi da lui. –Già.-, concordò accarezzandosi un braccio.
–Ho un’idea!-, esclamò poi, prendendomi una mano ed uscendo fuori, arrivando in quella che era la prima classe.
Mi condusse in una lussuosa stanza. –Ecco, questa è la nostra cabina!-, esclamò sorridendo.
Accarezzai meravigliato una poltrona ricamata, mormorando uno stupito –Wow…-.
Lui ridacchiò e mi prese per mano. –Sto qui con Harry. La temperatura è piacevole ed è molto, troppo, spaziosa!-, disse.
In effetti si stava molto meglio. Mi condusse in una stanza comunicante. La stanza da letto.
–Questa è la mia, Harry è qui accanto. Conviviamo bene!-, continuò, mentre tastavo il morbido materasso, sedendomici.
Mi si sedette accanto e mi prese il viso tra le mani, baciandomi passionalmente. –Zayn..-, mormorò una volta staccati.
–Io voglio fare l’amore con te!-, disse fermamente, guardandomi con gli occhi carichi di desiderio.
 
 
 
 

#angolo Kikka
Buoooooooooona sera sciure belle!
Capitolo pronto!
Il prossimo sarà…ehm…più complesso da scrivere, per cui non so quanto ci metterò a scriverlo.
Tenterò di fare il prima possibile!!!
Ora vado a vedere le Olimpiadi *^*
Dalla tele, eh, purtroppo non sono a Londra ç.ç e tenterò di vedere il nostro William tra gli spettatori,
in quanto dovrebbe essere lì assieme alla Beard -.-
Ma perché non Harry, mi chiedo io?!?!
Va beh, lasciamo perdere.
Il capitolo è dedicato a tutti ma, in modo speciale a Fabri_ in quanto PRIMO Directioner Boy a recensire.
L’emozione è stata tanta! *^*
E’ per te babe ;)
Piccola anticipazione, come sempre:

 

  
‘Sorrisi ancora leggermente assonnato e mi sollevai, baciandolo piano.
Ricambiò, accarezzandomi la schiena con una mano, facendomi rabbrividire come sempre del resto.
Lasciai scivolare la mia mano verso il suo inguine, deciso a rifarlo, quando una voce alle nostre spalle ci fece sobbalzare.
–Che cosa sta succedendo qui?!?!- ’.
 

 
 
Un bacione e buoni giochi!
Kikka  :D

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - PRIMA PARTE ***




Niall
Era vero, lo volevo con tutto me stesso.
Nonostante avessi leggermente paura, in quanto non avendo mai avuto esperienze precedenti,
volevo assolutamente che fosse lui il primo. Mi scrutò attentamente con i profondi occhi scuri.
–Sei sicuro? Niall, non devi sentirti obbligato solo perché prima stavo perdendo il controllo.
Devi volerlo anche tu, di tua volontà.-, disse premuroso, stringendomi le mani nelle sue. Io annuii.
–Si Zayn, sono assolutamente sicuro. È la prima volta che sento un tale desiderio per una persona ed è
così impellente che non riesco più ad aspettare. Voglio farlo con te, adesso.-, risposi senza ombra di esitazione nella voce.
Notai un lampo di luce nei suoi occhi, come se fosse felice della mia decisione, e sussurrando
–Ok allora…-, si sporse per baciarmi. Lo fermai, però, con una mano sul petto, mormorando imbarazzato
–Solo…ecco…s-sono vergine…in tutti i sensi…-. Poteva costituire un ostacolo ed era meglio dirlo subito.
Lui sorrise dolcemente, accarezzandomi i capelli. –Non preoccuparti. Lascia fare a me, vedrai…-, mormorò roco al mio orecchio,
facendomi rabbrividire. Subito dopo mi baciò dolcemente le labbra, sempre con la mano tra i miei capelli.
Ricambiai il bacio, chiudendo gli occhi, deciso a non far caso, non pensare all’ansia che si stava pian piano impossessando di me.
Poco a poco il baciò si fece sempre più passionale. Le nostre lingue si cercavano, giocavano,
si sfioravano e lasciavano nella bocca di uno il sapore dell’altro. Lentamente mi sdraiò sul materasso,
mettendosi su di me e facendo forza sulle braccia, poste ai lati della mia testa, per non gravarmi addosso.
Portai le mie mani e stringere le sue spalle, spingendolo più verso di me.
Mi mordicchiò leggermente il labbro inferiore per poi scendere lungo il collo.
Creò una scia di baci che dalla base arrivava al lobo dell’orecchio, ripercorrendola più volte,
mentre con le mani iniziava a sbottonarmi la camicia. Tesi il collo, permettendogli di bacarlo meglio,
sentendolo spostarsi a baciare il pomo d’Adamo e successivamente le porzioni di petto scoperte dalla stoffa sbottonata.
Scese sempre di più, arrivando a baciarmi l’ombelico, facendomi ansimare. Mi fece alzare il busto,
sfilandomi la camicia e lasciandomi a petto nudo. Mi guardò con adorazione quasi,
esplorando il mio petto con gli occhi, prima di rivolgermi un sorriso e lasciarmi un bacetto sul naso.
–Sei meraviglioso piccolo…-, mormorò roco, prima di tornare ad occuparsi del mio torace.
Strinse leggermente i fianchi con le mani, accarezzandolo lievemente per intero con le labbra,
per poi soffermarsi a baciare, suggere e leccare entrambi i capezzoli. Gemetti sommessamente,
non riuscendo più a trattenermi, mentre lui continuava con il suo operato.
–Ti piace?-, chiese in un sussurro poco dopo, portando il volto all’altezza del mio.
Incapace di parlare, con il respiro lievemente affannoso, annuii, tirandolo a me per baciarlo appassionatamente.
Mentre lo baciavo iniziai a ricambiare le sue mosse, aprendogli lentamente la camicia e successivamente sfilandogliela.
Gli accarezzai le spalle, la schiena, il petto e le braccia muscolose,
lasciando le sue labbra per allungare il collo a cospargere di baci il busto. Lui fremette,
ansimando sotto le mie labbra e mi venne automatico sorridere.
Ero soddisfatto nel sapere che ero in grado di fargli quell’effetto.
Poco dopo fece una leggera pressione sul mio petto con il palmo, facendomi nuovamente sdraiare supino.
Scese ancora sul mio torace, arrivando ad accarezzare con la bocca la pelle tesa sotto l’ombelico,
facendomi fremere quando slacciò il bottone dei pantaloni e li calò lentamente. Li sfilò, assieme alle calze,
le scarpe già tolte in precedenza ad entrambi. Partì con la mano ad accarezzarmi dal collo del piede l’intera gamba,
arrivando all’inguine. La mia eccitazione era già ben visibile da sotto l’intimo,
tesissima ed avevo potuto constatare contro la mia coscia che anche la sua non era da meno.
Sorrise, sfiorando la mia intimità da sopra la stoffa, facendomi gemere insoddisfatto.
Portò le mani ai bordi, calandoli lentamente, scoprendo sempre di più il mio pube.
Il respiro accelerò, per l’ansia e la paura di non piacergli fisicamente,
mentre i boxer scorrevano lungo le mia gambe fino ai miei piedi, facendomeli scalciare via.
D’istinto portai le mani a coprire la mia intimità, voltandomi di lato, arrossendo per l’imbarazzo.
–Ehi, che succede? Non vuoi…-, domandò Zayn preoccupato, avvicinandosi al mio viso.
–No è che…mi vergogno. Se non dovessi piacerti?-, farfugliai completamente in imbarazzo.
Lui ridacchiò, baciandomi una guancia arrossata.
–Tu mi fai impazzire piccolo. Vestito e sicuramente anche spoglio…-, mormorò poi.
–Stai tranquillo.-, aggiunse, rassicurandomi un po’. Dopo qualche istante annuii appena e mi rimisi supino,
mentre lui si allontanava dal mio viso. Spostai lentamente le mani dalla mia erezione e voltai lo sguardo.
Non avrei potuto sostenerlo. –Guardami Niall…-, sussurrò perentorio. Lo guardai lentamente,
vedendo il suo sguardo fisso sulla mia eccitazione ed inevitabilmente arrossii.
–E tu pensi di non piacermi?-, disse incollando gli occhi ai miei.
-Beh…ecco…io…-, balbettai, non riuscendo a finire la frase.
Improvvisamente sentii la sua mano posarsi sulla mia erezione, iniziando lentamente a massaggiarla.
Il respiro, se possibile, divenne ancora più affannato ed in poco tempo mi ritrovai a gemere forte sotto il suo tocco,
sempre più veloce e piacevole. –Si…-, gemetti senza riuscire a trattenermi, chiudendo gli occhi.
–Si, cosa?-, domandò continuando a fare su e giù con il polso.
–Si…penso di…non pi…piacert-ah!!-, dissi, la frase troncata sulla fine da un gemito più forte degli altri.
-Vedrò di farti capire che non è assolutamente così…-, mormorò roco, chinandosi tra le mie gambe aperte.
Poggiò le labbra sulla mia punta, scoperta a causa dell’erezione, e la baciò lievemente, facendomi inarcare.
Percorse l’intera lunghezza con la punta della lingua per poi accoglierlo improvvisamente in bocca,
facendomi scappare un gridolino per l’improvviso calore in quella zona così maledettamente sensibile.
Prese a pompare, incavando le guance, facendomi contorcere per le forti scosse di piacere che quei gesti mi provocavano.
–Z…Zayn…mh…-, mi ritrovai a gemere in poco tempo, incastrando le dita tra i suoi capelli e spingendolo maggiormente.
Aumentò la velocità, facendo aumentare così il mio piacere ed in poco tempo mi ritrovai vicino al culmine.
–Dio, Zayn…DIO!!-, gridai, venendo nella sua bocca non riuscendo ad evitarlo.
Con mia grande sorpresa ingoiò tutto il mio seme, rialzandosi poi e sorridendomi,
asciugandosi un angolo della bocca con il dorso della mano. Io lo guardavo boccheggiante,
il mio petto che si alzava ed abbassava irregolarmente, il cuore che batteva furioso.
–Allora?-, domandò con un sorriso sghembo in volto. –Wow…-, riuscii solo a sillabare.
Ridacchiò, chinandosi a baciarmi, la sua bocca ancora impregnata del mio sapore.
Sempre baciandolo, con mani tremanti, gli sbottonai i pantaloni e glieli calai assieme ai boxer,
sentendolo calciarli lontano. Con mano tremante andai ad accarezzargli piano l’erezione,
sentendolo gemere contro le mie labbra.
–Dio Niall… Se il tuo corpo non…dimostrasse il contrario…sarei tentato di credere che…
non sei affatto…vergine…-, mormorò roco, la voce rotta dai singhiozzi. Arrossii senza neanche sapere il perché.
Continuai a fare su e giù con il polso, beandomi dei suoi gemiti, quando mi fermò la mano e la allontanò.
–Avete un olio o del sapone qui da qualche parte?-, domandò al mio orecchio, il respiro corto.
–In bagno c’è del sapone liquido per le mani…-, risposi guardandolo negli occhi luminosi di lussuria.
Mi baciò a stampo e saltò giù dal letto, uscendo dalla stanza. Tornò poco dopo, il tubetto in mano.
–Così diminuirà il dolore…-, spiegò salendo in ginocchio sul letto. Una morsa di ansia mi strinse la bocca dello stomaco.
–Farà molto male?-, chiesi con voce tremante. –No, lo prometto…-, rispose baciandomi lentamente.
Quando si allontanò si versò un po’ di sapone su due dita, attentamente.
–Fai piano, per favore…-, sussurrai non riuscendo a nascondere la mia paura.
–Lo farò. Tu però rilassati, ok?-, fece guardandomi perentorio. Respirai profondamente,
tentando di fare come aveva detto lui. Per aiutarmi prese ad accarezzare il mio membro lentamente.
Sospirai di piacere, lasciandomi andare ed aprendo istintivamente le gambe.
Sentii un suo dito premere contro la mia apertura e poco dopo entrare lentamente in me.
Strinsi le lenzuola sotto di me. Era poco doloroso. Più che altro fastidioso. Prese a muoverlo piano,
dentro e fuori, più volte, rendendolo in poco tempo piacevole.
Mi rilassai completamente chiudendo gli occhi e godendomi quelle sensazioni.
Aggiunse un secondo dito e poi un terzo. Quello fece leggermente più male, ma niente di insopportabile.
Dopo un paio di minuti così sfilò le dita, facendomi mugugnare di disapprovazione e mi fece voltare,
in modo che il mio petto aderisse al materasso. Mi fece alzare il bacino verso di lui,
il mio volto premuto contro il cuscino. Mi accarezzo piano una natica ed entrò piano in me.
Quello si che fece male. Strinsi gli occhi ed il cuscino sotto di me, esclamando –Ahi!-.
Lui prese ad accarezzarmi la schiena, lasciando piccoli baci lungo la colonna vertebrale,
continuando ad entrare piano dentro di me. Il dolore era tanto, troppo, e senza
rendermene conto le lacrime iniziarono a scorrere lungo il mio volto.
Zayn alternava un bacio ad un –Scusa…-, sussurrato. Quando fu tutto in me trattenni il fiato. Era grosso e doloroso.
–Fatto…dimmi quando sei pronto…-, mormorò senza smettere di accarezzarmi la schiena.
Io rimasi immobile per un po’, abituandomi alla sua presenza e –Vai…-, sussurrai appena.
Iniziò a muoversi piano, uscendo ed entrando lentamente dalla mia apertura.
Inizialmente fece ancora male, ma dopo un po’ mi ritrovai a gemere di piangere in contemporanea con lui.
Ogni spinta era puro piacere. Ben presto trovò un ritmo regolare, reggendosi ai miei fianchi e gemendo in coro con me.
Sentivo le gocce di sudore lungo la fronte e la schiena.
Mi ritrovai a spingere il bacino contro il suo, per avere in quel modo di più.
Poi, mentre gli andavo incontro, d’improvviso affondò e toccò un punto che mi fece urlare.
–Ancora…Zayn…lì…-, ansimai. Lui ripeté il movimento ed io urlai ancora.
Ogni sua spinta era un mio urlo e dopo poco anche un suo.
Iniziò anche a masturbarmi e prima di rendermene conto venni sulla sua mano,
macchiando il lenzuolo e gridando. Lui mi seguì poco dopo, svuotandosi in me.
Uscì e si sdraiò al mio fianco, coprendoci con il lenzuolo, i capelli appiccicati in fronte,
entrambi sudati ed ansanti, ma anche appagati e felici. Ci guardammo negli occhi e ci sorridemmo.
–E’ stato bellissimo…-, mormorò con il fiato spezzato. –No. È stato perfetto…-, lo corressi baciandolo piano.
Lui allungò le braccia e mi strinse al suo petto, cullandomi con dei dolci baci sul capo.
–Ti amo…-, mormorò contro i miei capelli. –Anche io…-, mormorai prima di cadere in un sonno profondo,
vittima della stanchezza post-sesso. Mi svegliai chissà quanto tempo dopo a causa di una sensazione umidiccia sul volto.
Aprii appena gli occhi e trovai Zayn intento a lasciarmi tanti teneri baci in viso.
–Ehi…-, mormorò vedendomi sveglio, dandomi un bacio sulle labbra. –Ehi…-, ricambiai piano.
–Perché lo stavi facendo-, chiesi, la voce impastata dal sonno. –Eri così tenero mentre dormivi che non ho saputo resistere.
Sembrava che il tuo volto dicesse “Baciami tutto tutto!” e l’ho accontentato!-, spiegò scrollando appena le spalle.
Sorrisi ancora leggermente assonnato e mi sollevai, baciandolo piano.
Ricambiò, accarezzandomi la schiena con una mano, facendomi rabbrividire come sempre del resto.
Lasciai scivolare la mia mano verso il suo inguine, deciso a rifarlo,
quando una voce alle nostre spalle ci fece sobbalzare. –Che cosa sta succedendo qui?!?!-.
Ci voltammo di scatto, trovando sulla porta Caroline, Holly, Lovejoy e la zia Anne.
–Niall, vuoi spiegarmi che cosa significa?!?!-, esclamò quest’ultima adirata.
–Significa che la mia vita la gestisco io!-, risposi, stringendo la mano di Zayn.
–Non avrete…bleah! Lovejoy, tieni d’occhio i signorini. Noi cerchiamo l’altro!-, disse Holly, uscendo assieme alla zia e la sorella.
Il maggiordomo si avvicinò e strattonò Zayn per un braccio.
–Ehi, fammi almeno vestire, cazzo!!-, esclamò lui di rimando, afferrando i vestiti e infilandoseli.
L’uomo, per niente turbato dalla sua nudità, mi rivolse un ghigno che mi mise i brividi.
 
 
 

#angolo Kikka
Ed ecco qui la prima parte!
Ho deciso di dividere il capitolo in due parti per lasciare i momenti alle coppie e non mischiarli!
Se ho fatto una cazzata ditemelo e scusate tanto D:
Più che altro scusate per il capitolo orribile.
In tematica slash è la prima volta che scrivo una scena del genere e spero di averla fatta bene o almeno decente.
Ditemelo, vi prego, così per la Larry cercherò di migliorare!
Grazie a tutti voi che leggete e recensite.
Ci sentiamo al prossimo capitolo ;)
Kikka

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - SECONDA ED ULTIMA PARTE ***




Louis
-Sicuro Harry?-, domandai, senza riuscire a fermare la mia mano che aveva continuato ad accarezzargli per intero il petto.
Annuì fermamente, portando una mano dietro il mio collo e spingendomi il volto verso il suo, baciandomi con passione.
Era il primo bacio passionale che ci scambiavamo e non mi dispiaceva per niente.
Con attenzione lo distesi sul sedile, reggendomi con le braccia allo schienale di quello anteriore e quello posteriore.
La sua lingua prese a giocare con la mia, in un moto di lussuria mista al più sconfinato amore.
Prese a sfilare lentamente i bottoni dalle asole della mia camicia, aprendomela in poco tempo.
Voleva essere audace e l’effetto lo si poteva avvertire nei miei piani bassi, che premevano contro la stoffa di intimo e pantaloni.
Lasciai le sue labbra, sollevandomi in ginocchio e sfilandomi l’indumento dalle braccia,
lasciandolo cadere, per poi chinarmi nuovamente a baciarlo. Immerse una mano nei miei capelli,
stringendoli, mentre con l’altra mi accarezzava la schiena, dal collo alla base.
Presi a baciargli l’intero viso, facendolo ridere, mentre mi liberavo anche io della sua camicia.
–Ti ho già detto che sei bellissimo?-, mormorai al suo orecchio, accarezzandogli il petto con le mani,
i palmi aperti per saggiare più pelle possibile. –No. E’ la prima volta!-, rispose, un sorriso furbetto in volto.
Ricambiai il sorriso, stimolando entrambi i capezzoli con i pollici vedendolo gettare la testa all’indietro.
–Louis…mi farai morire…-, ansimò, gli occhi chiusi. –Oh no tesoro.
Voglio solo farti impazzire…-, risposi roco, leccandogli il lobo dell’orecchio, sentendo il suo respiro aumentare di velocità.
Ero preso da una strana frenesia, una strana passione mai provata prima, neanche con i miei ex.
Era unica come sensazione, come Harry del resto. E bellissimo.
I ricci scomposti, gli occhi verdi serrati per il piacere che i miei gesti gli stavano procurando,
la bocca gonfia per i baci, aperta per rilasciare ansimi e le guance arrossate.
Uno spettacolo unico, una cosa meravigliosa, la perfezione. Scesi con la mia bocca lungo il suo collo,
lasciando una scia umida tracciata con la punta della lingua, arrivando all’ombelico e facendo dentro/fuori,
simulando un amplesso. Il suo petto si alzava ed abbassava sempre più velocemente,
segno che gli piaceva ciò che stavo facendo. Portai le mani al bottone dei suoi pantaloni, slacciandolo,
per poi iniziare a calarli lentamente, facendogli maggiormente anelare il momento.
Dopo averglieli sfilati, assieme a calze e scarpe, mi fermai ad osservarlo.
Quanto mi volesse era già ben visibile da sotto la leggera stoffa dei boxer.
Iniziai a massaggiarlo piano da sopra essi, facendolo mugolare sommessamente.
–Che c’è? Fretta?-, lo provocai, un sorriso bastardo sul mio volto.
–Si, non sai quanta!-, rispose, stupendomi.
In un colpo secco feci sparire anche quell’ultimo indumento, impossessandomi poi, per l’ennesima volta, delle sue labbra.
Continuando a baciarlo portai una mano a sfregare la sua erezione, tesa, pulsante e già umida,
facendolo gemere sulle mie labbra. –Lou…-, ansimò staccandosi. –Lou?-, domandai inarcando un sopracciglio.
–Beh, mi è venuto così. Se non ti piace…-, mormorò in risposta, interrotto da un mio bacio a schiocco.
–Mi piace moltissimo invece. E ti avverto che ti troverò un soprannome anche io!-, dissi facendolo ridere divertito.
Ripresi a sfregare la mia mano e la sua risata si ruppe in un gemito profondo.
–Noto con piacere che ha un certo effetto ciò che faccio…-, mormorai continuando a massaggiarlo.
Artigliava con dita ed unghie il sedile sotto di lui, stringendo la stoffa ogni volta che sfioravo la punta rossa e bagnata.
Sempre sorridendo chinai il volto, lasciando una veloce leccata sul suo pene, sentendolo irrigidirsi di botto.
Percorsi la sua lunghezza cospargendola di piccoli baci, per poi prenderlo in bocca per intero.
Un urlo strozzato fuori uscì dalle sue labbra quando accarezzai la punta con la lingua, iniziando poi a pompare.
I suoi gemiti, chiari e forti, non tardarono troppo ad arrivare, facendomi sentire appagato e tanto eccitato.
–Louis…Lou…io…mmh…sto…per…ah…-, sillabò, la voce rotta dai gemiti. Non mi scansai quando,
con un forte urlo liberatorio, si svuotò nella mia bocca, riversando il suo seme caldo all’interno, in modo che lo ingoiassi.
Una volta terminato lasciai un ultimo bacio sulla punta e mi sollevai, provvedendo da solo a togliermi i pantaloni e il resto,
rimanendo con i boxer. Osservai il suo corpo. Il petto che si alzava ed abbassava maledettamente in fretta,
la fronte imperlata di sudore, il volto di un colore simile al bordeaux e gli occhi lucidi di pura passione.
–Quanto diamine sei bravo?-, mi chiese, la voce roca e bassa. –Non lo so.
Mi piace definirlo un talento naturale!-, risposi ridacchiando. Lui sorrise e, dopo aver intrecciato le gambe alle mie,
ribaltò le posizioni, trovandosi così su di me. –Vuoi comandare piccolo?-, domandai malizioso.
Lui si chinò, arrivando ad un soffio dal mio viso ed annuì, leccandomi poi le labbra, aumentando la mia eccitazione.
Con un sorriso furbetto tornò a sedersi a cavalcioni su di me, guardando il mio inguine.
–Qui qualcuno preme per uscire…-, mormorò accarezzandomi piano sopra la stoffa, facendomi tremare.
Ridacchiò roco, abbassando lentamente i miei boxer, sfilandomeli successivamente.
Posò di nuovo lo sguardo sulla mia eccitazione, ora priva di indumenti e la guardò quasi affamato, facendomi arrossire.
Nessuno mi aveva mai guardato nel modo intenso che stava facendo lui adesso.
–Te lo hanno mai detto che è grosso, Lou?-, domandò, posando gli occhi smeraldini nei miei. Annuii orgoglioso.
–Molte volte!-, risposi sorridendo. Ricambiò il sorriso e tornò a massaggiarmi, muovendo lentamente la mano su e giù.
Mi inarcai, gemendo forte per le piacevoli sensazioni che la sua mano mi stava provocando.
–Harry…così…-, gemetti coprendomi il viso con entrambi i palmi.
I fremiti di eccitazione avevano preso un ritmo sempre più frequente ed oramai mi sentivo vicino al culmine.
–Harr-aah!-. Il tentativo di avvisarlo venne interrotto da un forte gemito che indicò il mio arrivo alla fine.
Il riccio si chinò ed appoggiò la bocca sulla punta, ingoiando a sua volta il mio seme, lasciandomi completamente basito.
–Sei buono, lo sai?-, domandò retorico, rimettendosi a sedere. Io negai con il capo, tentando di regolare il mio respiro.
–Cavolo quanto ti posso amare?-, mormorai sottovoce. Lui sorrise,
ma non con la malizia che aveva fino a poco prima. Sorrise dolcemente, pieno d’amore, innocente come un bambino.
Ed io, non potendo resistere a quel sorriso, mi sollevai a sedere e lo baciai con passione, facendo mischiare i nostri sapori.
–Attivo o passivo?-, domandai con il fiato corto al suo orecchio,
avvertendo chiaramente un brivido corrergli lungo la schiena.
–Beh…ti direi attivo perché non voglio sentire troppo dolore,
ma allo stesso tempo non saprei muovermi…-, sussurrò in risposta e vidi chiaramente l’imbarazzo farsi strada sul suo viso,
rendendolo tenerissimo. –Per cui passivo. Si.-, concluse poi. Notai però un velo di insicurezza nei suoi occhi e nella sua voce.
–Sicuro? Insomma, se vuoi possiamo anche fermarci qui…-, lo rassicurai,
carezzandogli dolcemente con il pollice il dorso di una mano. –No. Lo voglio.
Solo che ho paura del dolore. Farà tanto male…-, spiegò piano, lo sguardo basso.
–Ti prometto che cercherò di fare il più piano possibile, ok? Userò tutte le tecniche
che conosco per farti sentire il meno male possibile.-, lo rassicurai. Allora alzò lo sguardo,
incontrando i miei occhi ed annuì, più convinto. Sorrisi e lo baciai dolcemente,
sdraiandolo nuovamente sotto di me. Dovevo prima di tutto prepararlo e non avendo oli o altro ricorsi ai metodi più perversi.
Gli feci aprire e piegare le gambe, in modo da aver libero accesso e lavorare bene.
Avvicinai la bocca alla sua apertura e presi a giocarci con la lingua, entrando ed uscendo più volte,
lubrificandolo. Prese da subito a gemere sonoramente, arrivando ad urlare,
così ne approfittai per inserire subito due dita, bagnate con la mia saliva.
Presi a muoverle, entrando ed uscendo, ruotandole ed aggiungendo un terzo dito.
Le aprii al suo interno, spingendole sempre più in profondità.
–AAAH! Louis! Di nuovo!!-, gridò poco dopo. Capii di essere arrivato al suo punto,
così spinsi nuovamente le dita in quella direzione, facendolo ancora gridare.
Le sue grida di piacere erano la sinfonia più bella che potessi mai sentire.
Dopo un paio di minuti così, fuoriuscii le dita ed avvicinai il mio membro, facendo lentamente entrare la punta.
Subito si irrigidì, spalancando gli occhi e artigliando il sedile.
–Scusa…-, mormorai, conoscendo il dolore che sentiva in quel momento.
Presi a massaggiare lentamente la sua eccitazione,
facendolo rilassare ed approfittandone per entrare completamente in lui, con un colpo secco.
Gli si mozzò il respiro e gridò di dolore, strizzando gli occhi e stringendo i denti.
Subito calde lacrime presero a scorrere lungo le sue guance. Mi affrettai ad asciugargliele,
baciandole e mormorando –Scusami, perdonami…-. Rimasi fermo per un po’,
lasciando che si abituasse alla mia presenza e ricevendo poi un suo cenno del capo, a darmi il via per muovermi.
Iniziai ad entrare ed uscire dalla sua apertura stretta e calda, molto lentamente.
Sapevo che faceva male ancora e i suoi gemiti di dolore me lo provavano.
Poco dopo la sua espressione di trasformò ed il suo viso assunse una smorfia di puro godimento.
Anche i gemiti, più forti ed acuti, mi indicavano che il dolore era cessato ed aveva lasciato posto al piacere.
Dal canto mio artigliai i suoi fianchi e presi a muovermi più velocemente,
raggiungendo in poco tempo un ritmo serrato, ritrovandomi a gemere con lui in coro.
–Si…oddio si!-, gemette, dando una manata al vetro dell’auto, appannato a causa dei nostri sudori.
Osservai il palmo scivolare e lasciare l’impronta sulla condensa, facendomi sorridere.
Ripresi a stimolare la sua eccitazione, facendolo venire in poco tempo,
sporcando così la mia mano ed i nostri petti, con un forte gemito.
Lo seguii poco dopo, non riuscendo a reprimere un grido liberatorio, accasciandomi su di lui poco dopo.
Mi cinse la schiena con le mani, abbracciandomi ed io appoggiai il mento sul suo petto,
sentendo il cuore battere furiosamente, guardandolo negli occhi lucidi.
Il respiro era affannato e i ricci attaccati alla fronte sudata, la bocce leggermente aperta e rossa,
così come le sue guance. Mi accarezzò i capelli sudati, scostandomeli dalla fronte.
Mi strinsi maggiormente a lui, avvertendo una folata fredda ed un brivido lungo la schiena.
–Stai tremando?-, domandò, la voce roca. –Sto bene…-, risposi sorridendo ed appoggiando il capo sul torace,
l’orecchio a sentire il suo cuore battere.
–Sai…non credevo sarebbe mai stato così bello…provare un tale dolore…-, mormorò ridacchiando.
–Sono felice che tu lo abbia trovato bello…-, risposi, sdraiato su di lui. Mi alzò il viso con due dita, sussurrando
–Non bello. Meraviglioso.-, e baciandomi dolcemente. Tornai a sdraiarmi,
con le sue mani che mi accarezzavano i capelli e la schiena, facendomi rilassare.
Passammo molto tempo in quel modo, sino a che non sentimmo delle voci nella stanza accanto.
Allora ci rivestimmo in fretta e furia,

uscendo poi dall’auto e nascondendoci vicino ad una porta secondaria.
Da quella che dava sulla sala macchine vedemmo entrare degli inservienti,
muniti di torce, che si diressero a passo sicuro verso la macchina,
nella quale era ancora impressa la mano di Harry.
Si avvicinarono di soppiatto allo sportello e lo spalancarono di botto, esclamando
–Presi!-.
Sbiancarono non appena la trovarono vuota e noi ne approfittammo per andarcene,
ridendo sotto i baffi.
 
 
 
 

#angolo Kikka
Ed ecco la parte Larry!
Chiedo scusa se vi ho fatto aspettare,
ma il computer ieri era nelle malefiche grinfie di mia sorella e non ho potuto pubblicare! D:
Ma ora eccolo qui, pronto prontissimo per essere letto (e per far vomitare dallo schifo che è)!
Chiedo scusa se è orribile e spero in delle recensioni!
Vi avviso che siamo oramai vicini alla fine ed alla parte drammatica del film.
Ci saranno sorprese ;)
Un bacione a tutti!!!!!
Kikka :D

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***




Harry
Corremmo mano nella mano, ridendo come deficienti, fino ad uscire sul ponte esterno,
rendendomi conto solo allora che fosse oramai notte fonda. –Hai visto le facce che hanno fatto??
Le hai viste??-, esclamò Louis continuando a ridere. Io annuii, avendo perso l’uso della parola per il troppo ridere.
Mi tirò verso di lui, facendomi scontrare contro il suo petto ed abbracciandomi. Avevo fatto l’amore con Louis.
Ok, era stato molto doloroso, ma anche la sensazione migliore che avessi mai provato in vita mia.
Per la prossima volta però avremmo chiarito e sarebbe stato lui sotto! La prossima volta, già… Ma quando?
Dopo essere arrivati probabilmente non lo avrei mai più rivisto. Fu così che mi venne l’idea in mente.
–Quando la nave attraccherà… Io scenderò con te!-, dissi guardandolo negli occhioni azzurri,
vedendoli illuminarsi non appena pronunciai la frase. –E’ da pazzi!-, esclamò in risposta,
non riuscendo però a nascondere la felicità che provava. –Lo so! Per questo ci credo…-, affermai,
allungando il viso e baciandolo velocemente, come a sigillare ciò che avevo appena detto.
Lui sorrise e, non ancora contento o soddisfatto, mi riavvicinò a sé, baciandomi profondamente.
Una mano sulla vita, l’altra tra i miei ricci e le mie premute contro il suo petto.
Chiese accesso alla mia bocca e subito feci allacciare le nostre lingue. Si, sarei sceso con lui.
E saremmo andati a vivere insieme. Magari con Zayn e Niall, come mi aveva accennato mio cugino,
ma pur sempre insieme. Si. Sempre insieme… Avremmo acquistato casa, con il giardino,
un gatto perché io lo volevo un gatto ed avremmo adottato dei bambini! Due.
Uno come lui ed uno come me. E ci saremmo sposati. Assolutamente.
Saremmo diventati i coniugi…Stylinson! Si! I nostri cognomi uniti non erano male!
Harry e Louis Stylinson! Mi piaceva tantissimo. Sorrisi contro le sue labbra,
senza neanche rendermene conto, ed allacciai le braccia dietro il suo collo spingendolo più verso di me.
lui non sembrò affatto sgradire, anzi! Aumentò la stretta tra i miei capelli, ma non a farmi male.
A dimostrarmi amore. Poi un rumore. Sordo, forte, come se si fosse squarciato qualcosa.
E il ponte sotto i nostri piedi tremò. Ci staccammo dal bacio, entrambi confusi e sgranai gli occhi,
vedendo cosa c’era dietro di lui. Un’immensa montagna di ghiaccio si ergeva proprio di fianco alla nave.
Un iceberg. Louis si voltò e lo vidi sbiancare, sconvolto quanto me. Proprio in quel momento,
un ammasso di ghiaccio che definire enorme era poco si staccò, precipitando verso di noi.
–Attento!-, esclamò Lou, prendendomi per mano e tirandomi indietro. Quello si frantumò sul ponte,
proprio davanti a noi, andando in mille pezzi. Guardai Louis,
spaventato a morte e notai un velo di preoccupazione aleggiare nei suoi occhi, sempre allegri e pimpanti.
Aggirando il blocco di ghiaccio, si sporse oltre il parapetto, a guardare l’iceberg farsi sempre più lontano.
Avevo una strana sensazione, non saprei descriverla.
Un fremito scosse tutta la nave ed il paesaggio arrestò il suo corso.
–Ci siamo fermati…-, mormorò Lou, tornando verso di me.
Mi prese per mano e si diresse a passo spedito verso l’altro lato del ponte, quando sentimmo delle voci.
Riconobbi quella del signor Andrews, chiedere –Ha già constatato i danni alla stiva postale?-, ed una voce rispondere
–No, è tutta allagata. -. Sentii il mio ragazzo, al mio fianco, irrigidirsi, così mi voltai a guardarlo.
–E’ gravissimo…-, mormorò sconcertato, gli occhi sgranati dal terrore.
–Dobbiamo avvertire mia madre e gli altri!-, esclamai. Lui annuì ed entrò nel ponte interno,
lasciando poi che lo guidassi io alle nostre cabine. Nonostante tutto dovevo pur sempre salvarle,
anche se Caroline ed Holly le avrei lasciate volentieri all’oscuro. Svoltammo l’angolo,
vedendo il lontananza Lovejoy. –Continua a tenermi la mano…-, mormorai a Louis,
mentre il maggiordomo nel vederci sorrideva falsamente. Per tutta risposta aumentò la stretta,
dicendo piano –Non la lascio. -. Lovejoy si fece più vicino e sorridendo disse –La stavamo cercando signorino…-.
Non risposi avviandomi alla porta. ‘Ci siamo’, pensai aprendola. Una volta dentro trovammo Caroline,
Holly, Niall, Zayn ed un uomo che riconobbi come il commissario di bordo.
Non appena ci videro Zayn e Niall corsero ad abbracciarci, chissà per quale motivo poi.
Quando si allontanarono iniziai. –E’ successa una cosa gravissima…-, ma Caroline mi interruppe.
–Sì, altroché! Questa sera sono sparite due cose a me molto care.
Ora che una di queste è stata recuperata sono certo di sapere dove trovare l’altra.-, disse seria,
guardando prima me e poi Louis. –Perquisitelo!-, ordinò poi, indicando il mio ragazzo con un indice.
–Si tolga la giacca signore.-, impose il commissario, avvicinandosi a Louis.
–Ma che succede? Non capisco!-, fece lui, la confusione totale dipinta sul suo volto.
–Su, coraggio!-, riprese l’uomo, appoggiando le mani sulle spalle di Louis e sfilandogli l’indumento.
Guardai Niall e Zayn, in cerca di aiuto, me loro erano sconvolti quanto me.
–Caroline cosa stai facendo?! Siamo nel bel mezzo di un’emergenza!
Cosa sta succedendo?!-, esclamai avvicinandomi alla ragazza, che mi guardò senza proferire parole.
–E’ questo?-, domandò il commissario alle mie spalle.
Mi voltai e lo vidi estrarre dalla tasca un braccialettino in oro, dall’aspetto costoso.
–Sì è quello!-, confermò Caroline, riappropriandosene. Quello cosa stava a significare?
Che Lou era un ladro?! Non poteva essere! –Che cosa?-, chiese sconvolto Zayn, precedendomi,
mentre il Louis sgranava i suoi zaffiri. –Sono tutte stronzate!-, ringhiò. –Non credergli Harry,
non è vero!-, continuò guardandomi. –Non poteva farlo…-, mormorai riflettendo. –Oh si che poteva.
Per un professionista è un gioco da ragazzi!-, ribatté Caroline acida.
Il commissario fece mettere le braccia a Louis dietro la schiena, tenendolo fermo, esclamando –Andiamo!-.
–Ma sono sempre stato insieme a lui! È assurdo!!-, intervenni per difenderlo.
–Forse l’ha fatto mentre ti stavi rivestendo mio caro…-, mormorò Caroline al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
Aveva visto il disegno… -Bella mossa Caroline!-, ringhiò Louis, dimenandosi nella stretta del commissario.
–Sono stati loro ad infilarmelo in tasca!-, continuò rivolgendosi a Caroline, Holly e Lovejoy.
–Silenzio!-, sentenziò il commissario, spintonando Lou verso la porta.
–Non è stato lui!-, esclamò Zayn, attirando tutta l’attenzione su di se.
–Sono stato io…-, confessò in un soffio. –Cosa?!?!-, esclamammo in contemporanea io, Louis,
il commissario, Holly e Caroline. –Cosa?-, mormorò Niall, guardandolo negli occhi.
–L’ho preso io e per non essere sospettato l’ho infilato nella sua tasca quando l’ho abbracciato…-, sussurrò, guardando Niall.
–Non può essere…è…quando lo hai preso?! Come puoi averlo fatto senza che io ti abbia visto?!-, chiese sconcertato Niall.
Né io né lui ci credevamo a quella storia.
–Quando non importa. Conta che ho fatto accusare il mio migliore amico inutilmente!-, sbottò.
Gli occhi del biondo divennero lucidi di lacrime.
–No…no…-, farfugliò, trattenendosi dal piangere.
–Quindi prendete me, non lui…-, concluse allungando i polsi.
Il commissario lasciò Louis e raggiunse il mulatto, ammanettandolo.
Zayn sorrise tristemente a Niall, prima di seguire il commissario alla porta.
–Fermi un attimo! Sembra che la giacca non sia dello straccione!
‘Proprietà di A. L. Reyrson’, leggete!-, si intromise Caroline,
porgendo la giacca con l’etichetta in esterna verso il commissario.
Lui la prese e la studiò per un attimo, esclamando in fine –Oggi è stato denunciato il furto di questa giacca!-.
–L’ho solo presa in prestito!-, si difese Louis. -Un ladro onesto.
Abbiamo a che fare con un ladro onesto!-, lo sfotté Caroline, mettendosi poi a ridere.
Io guardai Lou negli occhi, scioccato. Non potevo crederci. Ma le prove sulla giacca erano schiaccianti.
Lui si avvicinò a me, prendendomi le mani nelle sue. –Harry…Lo sai che non sono stato io,
Harry, lo sai benissimo!-, esclamò quasi disperato. –Non dargli ascolto, Harry, lo sai!-, continuò,
accarezzandomi piano una guancia. Io non sapevo cosa credere sinceramente.
–Lo sai che non sono stato io, Harry!-, disse ancora fermamente, scrollandomi leggermente, cercando il mio appoggio.
–Lo sai che non sono stato io!!-, ribadì, fissandomi con i suoi occhi glaciali.
Un secondo ufficiale entrò e prese sotto custodia Zayn, ancora ammanettato, rimasto in silenzio a guardare la scena.
–Vieni, forza ragazzo. Andiamo!-, esclamò il commissario,
avvicinandosi a Louis e bloccandolo con le mani dietro la schiena, trascinandolo indietro.
–Harry! Harry!!-, gridò lui, nel tentativo di farsi aiutare. Io ero immobile, sconvolto, su un altro pianeta si può dire.
–Avanti, niente chiasso. Andiamo! Vieni, da bravo…-, continuò l’uomo, strattonando Louis sino alla porta.
–Sai che non sono stato io!-, gridò ancora, gli occhi leggermente umidi, mentre Zayn veniva portato fuori.
–Mi conosci!!-, urlò infine, prima di sparire dietro la soglia. Io rimasi fermo, sconvolto,
con Niall al mio fianco nella stessa situazione. Holly si alzò ed andò a chiudere la porta, lasciata aperta.
–Non può essere…-, mormorò mio cugino, riflettendo ad alta voce, come me era in uno stato di trans.
Caroline mi si avvicinò con un sorrisino finto in volto, gli occhi azzurri fissi nei miei.
Erano così differenti da quelli di Louis… Io sostenni lo sguardo, per niente intimidito.
Improvvisamente mi mollò uno schiaffo, così forte che fece sussultare Niall ed il mio voltò si voltò verso destra.
–Eccolo qui. ‘La puttanella’…-, sibilò. Io puntai gli occhi sul pavimento, deciso a non volerla vedere in viso.
Non per codardaggine. Solo per ribrezzo. Diciamocelo, non è mai stata un bello spettacolo!
–Guardami quanto ti parlo!-, urlò furiosa, scrollandomi per le spalle e prendendomi il mento con una mano,
graffiandomi il viso, voltandolo in modo di avere i suoi occhi furibondi nei miei.
Tre colpetti alla porta e questa si aprì, rivelando la figura di un inserviente.
–Signora Flack?-, chiese quello entrando. –Non adesso! Siamo occupati!-, ringhiò continuando a fissarmi.
–Signora mi è stato detto di farvi indossare il salvagente e di recarvi sul ponte delle imbarcazioni.-, continuò quello, impassibile.
–Non adesso ho detto!-, esclamò voltandosi verso di lui, lasciandomi andare.
–Mi dispiace importunarla, signora Flack, ma sono gli ordini del Capitano.
Ora, vi prego, indossate abiti caldi. Fa piuttosto freddo questa sera. -, concluse lui,
prendendo a frugare nello scomparto sopra la porta, estraendo dei giubbotti salvagente.
–Posso suggerire soprabiti e cappelli?-. domandò poi, assegnandone uno a tutti.
–Tutto ciò è ridicolo!-, commentò Caroline, allontanandosi da me.
–Non si preoccupi, si tratta solo di una semplice precauzione!-, disse infine, uscendo e lasciandoci soli.
Guardai Niall, vedendo la paura attraversare i suoi occhi blu. Sapevo che non era una semplice precauzione.
Da come aveva detto Lou, l’impatto con l’iceberg aveva causato gravi danni. Ed avevo un brutto presentimento.
Presi Niall per mano e, ignorando le proteste delle due donne, lo trascinai con me.
–Dove andiamo?-, domandò lui, non capendo. –Devo parlare con una persona.-, risposi solamente.
Il ponte era pieno di gente e ci scontrammo con più persone, non riuscendo ad evitarlo.
Una volta nella sala da pranzo lo trovai. –Signor Andrews!-, lo chiamai avvicinandomi.
Lui si voltò verso di me, lentamente. –Ho visto l’iceberg. E lo vedo anche nei suoi occhi.
La prego, mi dica la verità…-, lo implorai.
Lui sospirò pesantemente e stette un po’ in silenzio, prima di rispondere –La nave affonderà. -.
Sentii Niall trattenere il fiato ed il mio cuore mancò un battito. –Ne è sicuro?-, chiesi ancora, volendomene accertare.
–Si. fra un’ora o poco più, tutto questo si ritroverà sul fondo dell’Atlantico…-, sussurrò ancora.
–Co-cosa?-, domandò Niall, la voce che gli tremava. –Vi prego, avvertite solo chi dovete.
Non voglio essere responsabile di un sicuro attacco di panico. E cercatevi una scialuppa!
Vi ricordate cosa vi ho detto delle scialuppe?-, continuò, il terrore misto alla disperazione nei suoi occhi.
Annuii, incapace di fare altro. -Andate…-, ci incitò ancora.
Niall mi prese per un braccio e si diresse verso il ponte esterno, dove sostavano già Holly,
mamma e Caroline e gli ufficiali stavano già calando le scialuppe.
–Ma dov’eravate finiti?!-, domandò leggermente adirata mia madre.
–Da nessuna parte, scusa…-, mormorai in risposta. Assieme al nostro ‘gruppo’ c’era anche la signora Brown,
che salì per prima su di una scialuppa. –Le scialuppe saranno divise per classe?
Spero non siano troppo affollate!-, commentò mia madre, ridacchiando. E allora non ci vidi più.
–Oh ma che dici mamma… Stai zitta!-, esclamai prendendola per le spalle.
–Non capisci? L’acqua è gelida e le scialuppe bastano solo per la metà.
La metà restante della gente che è su questa nave morirà!!-, dissi sconvolto, scuotendola lievemente.
–Non la parte che conta…-, mormorò al mio orecchio Caroline. –Avanti Anne salga su di una scialuppa!
I posti di prima classe sono quassù!-, la chiamò Molly. Mia madre mi guardò un’ultima volta negli occhi,
prima di salire a bordo. –E’ un peccato che non mi sia tenuta quel disegno. 
Varrà una fortuna da domattina…-, fece ancora Caroline al mio orecchio.
–Avanti! Harry, Niall salite! C’è posto! Dai tesori, venite!
Siete ancora dei ragazzi e hanno detto che potete salire!-, ci chiamò Molly, tendendoci la mano.
Né io né Niall ci muovemmo di un passo. -Cosa aspettate? Salite sulla scialuppa!-, ci riprese ancora mia madre.
Guardai Niall negli occhi, capendo che aveva in mente la mia stessa idea.
–Addio mamma.-, dissi solamente prima di allontanarmi mentre iniziavano a calare la barca.
–No, aspettate! Harry! Harry!!-, la sentii gridare, ma non me ne preoccupai, per niente.
Mentre io e mio cugino camminavamo a passo spedito una mano mi bloccò per il polso.
–Dove stai andando?!-, ringhiò Caroline. Io ripresi a camminare, ma lei mi strattonò, costringendomi a fermarmi.
–Cosa, stai andando da lui? A fare la puttanella di un topo di fogna?!-, gridò, attirando parecchi sguardi.
–Preferisco essere la sua puttanella piuttosto che tuo marito…-, sibilai.
Con uno strattone mi liberai e con Niall mi diressi a cercare nuovamente il signor Andrews,
per chiedergli dove tenessero i prigionieri.
 
 
 

Louis
Continuai a dimenarmi, mentre il commissario ed un suo secondo portavano me e Zayn fino in terza classe.
Mi resi conto che dietro di noi c’era anche il maggiordomo delle due streghe.
–Sei contento, eh brutto stronzo?! Guarda grazie a te e alle tue padrone cosa ci stanno facendo!!-, gridai, incazzato nero.
–Di qua figliolo e tieni a freno la lingua!-, mi riprese il commissario, spintonandomi in una stanza.
Accompagnò me e Zayn affianco di una tubatura e ci fece ammanettare ad essa,
quando un terzo uomo lo raggiunse, dicendogli che c’era bisogno di lui sul ponte.
–Vada pure, ci penso io a loro!-, lo rassicurò il leccapiedi. Quello annuì e si dileguò in poco tempo, lasciandoci soli.
Il maggiordomo si sedette su di una sedia e prese a giocare con un proiettile
estratto dalla canna di una pistola che mi ero accorto solo allora avesse, facendolo scorrere lungo la scrivania davanti a sé.
Quel gesto mi fece rendere conto che la nave era in pendenza.
Per quanto conoscevo le navi, ciò che avevo sentito sul ponte poteva stare a significare solo una cosa.
Affondo. Il Titanic sarebbe affondato. Da non credere. Mi voltai verso Zayn, che teneva lo sguardo basso.
–Perché lo hai fatto?-, domandai in un sussurro al mio amico.
Lui incollò gli occhi cioccolato ai miei, rispondendo –L’ho detto. Volevo farti incolpare al posto mio…-.
–Oh andiamo Zayn. Sappiamo entrambi benissimo che sono state quelle bastarde a mettermelo in tasca!
Perché hai detto di avermelo infilato tu?-, specificai. Lui sospirò.
–L’ho capito da subito che eri innocente e che quello era un loro complotto.
Ho visto le vostre mani intrecciate ed ho capito che tra voi due era andato tutto bene.
Così volevo farti stare felice con lui e passare io qualche ora quaggiù…-, disse.
–E a Niall non hai pensato?-, chiesi ancora. –Ero sicuro avesse capito.
E infatti credo ancora lo abbia fatto…-, rispose semplicemente, un sorriso amaro sulle labbra.
–Grazie Zayn..-, mormorai, infinitamente grato al mio migliore amico.
–Solo che probabilmente non resteremo qui un paio d’ore…-, aggiunsi poi.
-Che intendi dire?-, domandò non capendo. –Il Titanic andrà a fondo. Ne ho la certezza.-, risposi fermamente.
Lo vidi sgranare leggermente gli occhi e sbiancare appena. –Veramente?-, chiese con un filo di voce.
Annuii solamente. Lui sospirò ed appoggiò la fronte al tubo dov’eravamo ammanettati,
restando in silenzio per il tempo restante. Durante quel periodo,
rumori sinistri accompagnarono il nostro soggiorno lì, fino a quando il leccapiedi non decise che era meglio tagliare la corda.
–Sapete, credo proprio che questa nave affonderà…-, commentò alzandosi in piedi.
–Ma che perspicace…-, mormorò acido Zayn, guadagnandosi una sua occhiataccia.
–Comunque, mi è stato detto di darvi un piccolo segno della nostra riconoscenza…-, continuò avvicinandosi a me.
Mi mollò un forte pugno nello stomaco, facendomi gemere e chinare su me stesso.
–Louis!-, esclamò Zayn, prima che quello gli desse un pugno in pieno volto, facendo gemere anche lui.
–Un piccolo omaggio dalle signore Flack!-, concluse, prima di andarsene, lasciandoci al nostro destino.
 
 
 
 

 
#angolo Kikka
Ed ecco il nuovo capitolo :)
Due volte nello stesso giorno, per me è un record! ^^
Comunque, qui si inizia con la parte drammatica…
Eh lo so, è brutta da vedere e leggerla anche peggio, perché scritta da me…
Beh, detto questo vi dico grazie ed un ringraziamento speciale a Niam_.
Mi ha detto la mia amica che mi hai citata nelle note della tua storia.
Awwww sei maledettamente dolciosa! *W*
Grazie mille stella c:
Un bacione a tutte e uno mega al mio futuro ‘marito’ Fabri_ xD
Kikka

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***




Niall
A volte mi stupivo del legame tra me e mio cugino.
Sembrava quasi che uno leggesse nella mente dell’altro!
Come  me, anzi che salvarsi, aveva deciso di andare a cercare e liberare Zayn e Louis.
Anche se lui non avesse voluto, io sarei andato lo stesso, poco ma sicuro!
Lo seguii sino al ponte interno. Avevo il presentimento che cercasse il signor Andrews, come me del resto.
–Signor Andrews?!-, lo chiamò a gran voce, una volta dentro. Niente, no lo vidi da nessuna parte.
–Signora Andrews?!-, lo chiamai io, allontanandomi un po’.
C’era un via vai di gente, tra passeggeri ed inservienti, proprio niente male.
Trovare qualcuno era un’ardua impresa in quel casino! –Signor Andrews!-, esclamò poi Harry,
dirigendosi verso l’uomo. Lo raggiunsi di corsa, mormorando –Dio ti ringrazio…-.
Era l’unico che poteva dirci dov’erano Louis e Zayn. Affiancai mio cugino che,
in preda all’ansia più totale, stava chiedendo –Quando il sottoufficiale arresta qualcuno, dove lo porta??-.
L’uomo fissò prima lui e poi me, sconcertato, esclamando –Ma cosa?
Andate a rifugiarvi subito su di una scialuppa!-.
–No! Faremo questa cosa con o senza il suo aiuto signore!-, mi imposi io, attirando il suo sguardo su di me.
–Solo che senza il suo aiuto ci metteremo molto di più…-, aggiunse Harry, cercando di ammorbidirlo.
Lui sospirò, rassegnato e spiegò –Arrivate con l’ascensore fino al ponte E.
Andate a sinistra lungo il corridoio riservato all’equipaggio. Svoltate a destra e alle scale di nuovo a sinistra.
Arriverete in un lunghissimo corridoio…-. Ok, erano troppe informazioni da tenere a mente,
ma per Zayn questo ed altro. Ringraziammo il signor Andrews e prendemmo a correre verso gli ascensori.
Una volta giunti lì sentimmo l’ascensorista spiegare che gli ascensori erano fuori uso.
–Non possiamo usarli…-, disse affranto e scoraggiato Harry.
Gonfiai il petto e mi diressi a grandi passi verso l’uomo che, nel vedermi, disse
–Signorino non si possono usare gli ascensori…-. Non mi lasciai intimidire e lo spinsi dentro, esclamando
–Sono stanco delle buone maniere!-. Harry entrò con me al seguito e, dopo aver chiuso la grata,
sbottai –Portaci subito giù! E. Ponte E!-. Quello, abbastanza spaventato dalla mia crisi isterica,
obbedì immediatamente, facendo scendere l’ascensore. Sbuffai e mi voltai verso Hazza, che mi guardava sconcertato.
In effetti non era da me perdere le staffe in quel modo. Ma, che cavolo, c’era in gioco la vita del mio ragazzo!!
–Che c’è?!-, sbottai guardandolo. Lui trattenne una risatina, rispondendo –Niente, niente…-.
Di colpo avvertii una sensazione di bagnato ai piedi. Abbassai lo sguardo e mi resi conto che,
più noi scendevano più l’acqua saliva. L’uomo con noi arrestò l’ascensore e fece per tornare su,
ma lo fermai, aprendo le grate e saltando nell’acqua. Cavolo se era fredda! –Harry! Muoviti!-, lo chiamai.
Poco dopo mi raggiunse, esclamando –Dio santo! È gelida!-. Nel frattempo l’ascensorista tornò su, terrorizzato.
–Codardo…-, borbottai prendendo a camminare nell’acqua che mi arrivava ai ginocchi.
–Corridoio equipaggio, corridoio equipaggio…-, continuava a ripetere come un mantra Harry,
annaspando nell’acqua, cercando di muoversi più in fretta.
–Zayn!! Zayn!!-, chiamai a gran voce, sperando mi sentisse. –Lou!! Louis!!!-, mi imitò Harry.
Magari se ci avessero sentiti ci avrebbero facilitato la ricerca.
–Zayn!! Louis!!-, chiamai ancora. –Non rispondono!-, esclamò mio cugino, guardandomi con occhi pieni di lacrime.
E lo sentii. –Niall!-. Quello che doveva essere un urlo, reso però un’esclamazione ad eco a causa della lontananza.
Era la sua voce! –Zayn!!-, gridai ancora, iniziando per quanto possibile a correre.
–Niall!! Siamo qui!!-, chiamò di nuovo, assieme ad un rumore di ferro.
–Niall!!-, esclamò un’altra voce. –Louis!!-, gridò Harry questa volta. –Harry!!-, ripeté quella.
Ci precipitammo in una stanza in fondo al corridoio. Se non avevo capito male le voci venivano da lì.
Entrammo e li vidi. Ammanettati a delle tubature, in bilico su una sporgenza della parete per non bagnarsi.
–Zayn!-, esclamai avvicinandomi al mio ragazzo con le lacrime agli occhi,
prendendogli il volto tra le mani e baciandolo dolcemente. –Oh Niall. Niall.-, ripeteva lui, sul suo volto la preoccupazione.
–E’ stato Lovejoy. Lui ci ha incastrati!-, spiegò frettolosamente. –Lo so, lo so, lo so…-, mormorai abbracciandolo,
notando Harry gettato contro il petto di Louis, intento a chiedergli di perdonarlo, singhiozzando quasi.
–Come lo hai capito?-, chiese Zayn, facendomi allontanare un poco da lui.
–L’ho sempre saputo…-, risposi guardandolo negli occhi. Come sempre mi ci persi e sorrisi piano, come lui del resto.
–Sentite ragazzi, dovete trovare la seconda chiave!-, ci riportò alla realtà Louis. Posai lo sguardo su di lui.
–Com’è fatta?-, domandai. –E’ piccola e di argento. Harry, controlla in quello stipetto lì!
Niall, guarda nei cassetti!-, continuò al suo posto Zayn. Annuimmo e prendemmo a cercarla.
–Piccola e argentata, piccola e argentata…-, mormorai ripetutamente, mettendo all’aria ogni cassetto della scrivania.
–Qui non c’è!-, risposi dopo un po’, il panico che cominciava ad impossessarsi di me.
–E qui sono tutte di ottone!-, fece Harry, tornando vicino a Louis. –Merda…-, sibilò Zayn,
l’acqua che cominciava ad alzarsi sempre di più. –Va bene, ascoltate. Dovete andare a cercare aiuto.-, sentenziò Louis.
–Non se ne parla, non ti lascio qui!-, sbottò Harry con le lacrime agli occhi.
Per quanto possibile date le manette, Louis prese il suo volto tra le mani e lo guardò fisso negli occhi.
–Ehi, andrà tutto bene. Tutto bene, chiaro?!-, fece perentorio.
Mio cugino annuì, tirando su con il naso, e Louis lo baciò dolcemente.
–Torno subito…-, mormorai a Zayn, lasciandogli un bacio sulle labbra ed accarezzandogli i capelli.
–Vi aspettiamo qui!-, disse in risposta mentre io ed Harry uscivamo dalla stanza.
Annaspammo nell’acqua, alta fino a metà coscia oramai, e raggiungemmo con non poca fatica le scale.
Al piano di sopra tutto era ancora asciutto, così potemmo prendere a correre senza nessun tipo di problema.
–Ehi, c’è nessuno quaggiù?!-, gridai, continuando a percorrere il ponte.
–Rispondete! C’è qualcuno?!?-, continuò al mio posto Harry.
Quando stavamo per perdere le speranze un’inserviente uscì da una delle camere.
–Signore!-, gridai correndo verso di lui. –Abbiamo bisogno del suo aiuto, la prego!-, ripresi una volta davanti a lui.
Ci guardò scandalizzato, esclamando –Ma siete pazzi, cosa fate qui? Venite con me!-, e
prendendoci per un braccio ad entrambi, trascinandoci dalla parte opposta rispetto a dove eravamo venuti noi.
–Signore, ci sono due uomini intrappolati più in là! Ci ascolti!!-, tentò Harry, provando a liberarsi.
–Non fatevi prendere dal panico, state calmi!-, continuò quello, senza smettere di camminare.
–Ma quale panico!-, sbottai io, scandalizzato. –Sta andando dalla parte sbagliata!!-, disse ancora Harry, ma niente.
Quello non ci stava a sentire. E allora ricorsi alle maniere forti. Non avrei lasciato Zayn morire in quel modo.
–Ci ascolti, cazzo!!-, gridai, mollandogli un pugno sul naso. Lui ci lasciò andare e barcollò all’indietro,
portandosi una mano dove lo avevo colpito, dal quale colava del sangue.
–Andate al diavolo!!-, esclamò infine, andandosene di corsa, lasciandoci da soli.
–Facciamo di testa nostra!-, dissi prendendo Harry per mano e tornando indietro di corsa.
Se non avevo visto male… Arrivati alle scale sorrisi. Non avevo visto male.
Alla parete c’era una teca contenente un’accetta. Diedi una gomitata al vetro, frantumandolo,
ed estrassi l’arma, seguendo mio cugino lungo le scale, verso i nostri ragazzi.
 

Zayn
Niall ed Harry se ne andarono più in fretta che poterono, lasciando me e Louis da soli.
L’acqua stava salendo sempre di più e per me che non sapevo nuotare era un problema anche più grande.
–Lou, se dovesse finire qui…Grazie per tutto quello che hai fatto per me in questi anni.-, dissi guardando il mio migliore amico.
Mi guardò come fossi pazzo. –Non dire stronzate! Zayn, noi sopravvivremo, chiaro?!
Niall e Harry torneranno a liberarci e potremo andare ad imbarcarci sulle scialuppe!
Non finirà qui, sono stato chiaro?!-, sbottò. Era molto arrabbiato per la mia affermazione.
Rimasi un po’ a guardare i suoi occhi azzurri, nei quali c’era una scintilla di determinazione che mi diede forza.
–Hai ragione, dimentica quello che ho detto!-. Lui sorrise, lanciando un veloce sguardo all’acqua.
Nonostante non fossimo a contatto con il pavimento ci arrivava alle ginocchia.
–Però farebbero meglio a sbrigarsi…-, disse poi, facendomi ridacchiare. –Non ci lasceranno qui, vedrai!-, lo rassicurai.
Come mi avessero letto nella mente sentii la voce del mio piccolo chiamarmi.
–Niall!-, risposi vedendolo poco dopo spuntare con Harry al seguito, nelle mani un’accetta.
–Questa può andare bene?-, chiese avvicinandosi, l’acqua alla sua vita.
–Lo scopriremo subito!-, rispose per me Louis, tendendo la catena delle manette sul tubo.
Niall la impugnò saldamente e la sollevò per colpire, quando Lou, leggermente spaventato, lo fermò.
–Aspetta, aspetta, aspetta!! Prima fai pratica contro quel mobile!!-, disse, l’ansia nella sua voce.
Il mio ragazzo annuì, puntando ad un armadio indicato da Louis e lasciandoci un colpo secco.
–Ok, ora prova a ricolpire lo stesso punto!-, spiegò Louis. Lui fece come gli era stato detto,
mancando però di brutto il punto da lui, preso in precedenza. Vidi Lou al mio fianco sbiancare appena,
spalancando un po’ la bocca e gli occhi.
–Beh…basta fare pratica!-, cercò di sdrammatizzare Harry. –Piccolo, prova prima con me. -, esclamai.
Mi fidavo cecamente di lui, non avevo affatto paura. Lui mi si avvicinò e prese la mira,
lasciando poi un colpo secco, rompendo la catena. Finalmente libero gli presi il viso tra le mani e lo baciai velocemente,
sorridendo felice. Ricambiò il sorriso e si diresse verso il mio amico, ancora un po’ scettico.
Infatti chiuse gli occhi, mentre Niall calava l’arma e spezzava anche a lui le manette.
Aprì un occhio e si guardò le mani, probabilmente felice di averle ancora entrambe. Saltò,
ridendo di gioia e baciando Harry. –Dai, non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo andarcene!-, li riportai alla realtà.
Annuirono e Lou saltò in acqua, irrigidendosi.
–Merda, è freddissima! Merda, merda, merda!!-, sbottò camminando con al seguito il suo ed il mio ragazzo.
Io, però non riuscivo a muovermi. Era tanto, troppo alta, ed avevo paura a muovermi anche solo di un passo.
Niall se ne accorse e tornò da me. –Che succede?-, chiese preoccupato. –Io non so nuotare.
L’acqua è tanto alta. Ho paura…-, confessai con voce tremante. Lui tese la mano verso di me.
–Ti tengo io, non ti lascio andare. Fidati.-, disse dolcemente, infondendomi sicurezza.
La afferrai e, tenendola ben salda, entrai nell’acqua. Era ghiacciata, come una miriade di spilli in corpo.
–Ha ragione Lou. È freddissima!-, sibilai a denti stretti, facendo ridacchiare Niall.
Lui, intrecciando meglio le dita alle mie, camminò verso la porta, raggiungendo gli altri due.
Voltò subito verso sinistra, da dove erano venuti, ma si fermò, vedendo l’acqua causare un corto circuito,
rendendoci praticamente impossibile il passaggio.
–L’uscita è da quella parte!-, disse Harry, guardando il suo ragazzo, spaventato.
–Ne troveremo un’altra…-, lo rassicurò lui, riprendendo a camminare dalla parte opposta.
Io e Niall li seguimmo, sempre mano nella mano. La sua stretta, ferrea ed amorevole,
mi dava un senso di forza interiore, come se l’acqua non fosse più il mio peggior nemico.
Camminammo, o meglio annaspammo, per un bel po’, fino ad arrivare ad un vicolo cieco.
–Adesso?-, chiesi io, nuovamente preoccupato. Louis si appoggiò con l’orecchio alla parete,
dando qualche colpetto ed ascoltando attentamente. Una parete cava, ecco cosa cercava.
Poco dopo la trovò, perché lo vidi sorridere. Si allontanò di un po’, per poi sfondarla con una forte spalla,
uscendo da lì e facendo fuori uscire anche dell’acqua. Lo seguimmo noi altri,
Niall sempre a tenermi la mano nonostante oramai l’acqua mi arrivava alle caviglie.
Un ufficiale ci seguiva, alterato, urlandoci contro di tutto per i danni alla parete,
quando lo zittimmo con un collettivo –‘Sta zitto!-, da parte di tutti e quattro.
–Questa è la terza classe…-, riflettei piano, dopo un lasso di tempo che camminavamo.
–Proprio così. Andiamo.-, concordò Lou, salendo una rampa di scale.
Più ci avvicinavamo alla cima e più sentivo casino. Infatti,
una volta su trovammo le porte sbarrate e tutti i passeggeri della classe intenti a chiedere di aprire.
Era il caos più totale. –Per l’amor di Dio, ci sono donne e bambini quaggiù!
Dateci la possibilità di salvarci!!-, gridò quello che riconobbi come Liam.
–Liam!-, esclamò infatti Louis, avvicinandosi a lui. Si voltò e dopo averci riconosciuti sorrise.
- Zayn! Louis!-. –Cosa succede?-, chiesi a mia volta. –Questi bastardi non vogliono farci uscire!
E non c’è altra via di uscita!-, spiegò desolato. –Sotto si sta allagando tutto…-, mormorò piano Louis.
Sembrava che si fosse arreso, ma no, io non l’avrei permesso. Lasciai la mano di Niall e mi intrufolai tra le gente,
raggiungendo il cancello. –Aprite!-, sbottai una volta lì, rivolto agli ufficiali inglesi.
–Stai indietro!-, rispose uno di loro, guardandomi storto. Lou mi affiancò, esclamando
–Aprite questo maledetto cancello!-. Ancora una volta la risposta fu di allontanarci.
–Cristo Santo! Figlio di puttana!!-, sbottò il mio migliore amico, mollando un calcio alle sbarre,
smovendole un po’. Fu così che mi venne un’idea. –Louis, Liam aiutatemi!!-, esclamai,
dirigendomi verso un divanetto incollato al suolo. Loro mi obbedirono e presero a tirare assieme a me,
per schiodarlo. –Allontanatevi tutti!-, disse Harry, facendo sparpagliare la gente, avendo capito le nostre intenzioni.
–Tirate!-, ringhiai ancora, stringendo i denti per lo sforzo.
Finalmente riuscimmo a staccarlo e lo sollevammo tutti e tre, saldamente.
–Via, allontanatevi!!-, diede manforte Niall al cugino. –Mettetelo giù!-, ordinò un ufficiale.
Me ne fottevo dei suoi ordini. –Uno!-, esclamai, facendo dondolare il divanetto.
–Due!-, continuai prendendo la mira. –Tre!!-, gridai, correndo assieme agli altri due verso il cancello,
provando a sfondarlo. –Ancora!-, esclamai. Ripetemmo il gesto un paio di volte, fino ad aprirlo.
–Vieni!-, dissi a Niall, prendendolo per mano ed avviandomi lungo un’altra rampa di scale,
assieme a Lou ed Harry, ignorando gli ufficiali. Assieme alla calca di persone ci dirigemmo sul ponte esterno,
forse ancora più affollato delle scale precedenti. Niall iniziò a correre, in cerca di qualche scialuppa.
–Non ce ne sono più!-, disse dopo un po’, disperato. No, non sarebbe finita così. Lo avevo appena trovato,
non poteva andare a concludersi così. Avevo dei progetti per lui e me, non l’avrei lasciato lì.
–Proviamo più avanti, tentai di rassicurarlo, riprendendo a correre.
 
 
 

 
Louis

Sul ponte regnava il caos più totale. Uomini e donne che correvano da una parte all’altra,
bambini che piangevano, ufficiali che gridavano, gente che spingeva. Nessuno si preoccupava degli altri.
La situazione stava degenerando. –Cosa facciamo Lou? Hai sentito Niall,
non ci sono più scialuppe!!-, disse spaventato il riccio accanto a me. era in preda al panico,
lo leggevo nei suoi occhioni color smeraldo. –Harry, ascoltami, troveremo una scialuppa, eh??
Stai tranquillo!-, lo rassicurai baciandogli il capo e ricominciando la ricerca delle barche.
Dovevo trovarla a tutti i costi. Non potevo permettere che finisse così, non potevo farlo morire in quel modo.
Assolutamente no. avrei trovato una scialuppa, forse stata l’ultima cosa da me fatta in vita.
 
 
 
 

# angolo Kikka
E buongiorno carotine stradolciose!!
Qui c’è il nuovo capitolo!
Più il tempo passa e più sul drammatico andiamo.
Quanto sono cattiva *risata malefica*
*coff* *coff* *coff*
Torniamo seri…
Siamo oramai abbastanza vicini alla fine.
Evvai, direte voi, ma per me è una tristezza unica :’(
E’ la prima storia che ha tutto questo successo e mi ci sono affezionata oramai.
Uff…ve beh.
Un ringraziamento grande come il culo di Tommo (?) a tutti voi che leggete!
Un bacissimo speciale a RainbowTwittah.
Tu sai per cosa tesoro e ti preannuncio che avrai il seguito ;)
Ed ovviamente un mega bacio al mio maritino preferito Fabri_, dolcissimissimo come sempre *W*
(se ti da fastidio che ti chiami così la smetto, eh xD).
Un salutone!
Kikka

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***



Harry
Ero nell’ansia più totale. Avevamo salvato Lou e Zayn, ma la nave stava andando sempre più a fondo,
l’acqua saliva sempre di più e di scialuppe non ce n’era neanche l’ombra. Da nessuna parte.
Louis, mano nella mano con me, continuava a correre in mezzo alla folla, cercandone almeno una, ma niente da fare.
Ed oramai ero sempre più convinto che non ne avremmo trovato più, che tutto, la nostra vita, la nostra storia,
sarebbero cessate su quella nave. Guardai il mio ragazzo. Correva a perdi fiato, gli occhi celesti, pieni di angoscia,
che saettavano da un punto all’altro del ponte, il respiro affannato,
i capelli ancora bagnati che gli si appiccicavano sulla fronte ed i vestititi zuppi.
Anche così ed in una situazione come quella non potevo fare a meno di pensare che era la creatura più bella presente nell’universo.
Sorrisi appena a quel pensiero, era inevitabile.
Passammo davanti all’orchestra che suonava sempre all’ora di cena e mi stupii di vederli intenti a suonare lì,
nel panico totale di tutti. Perché erano lì? –Forse si annega meglio con la musica.
Ora so che sto in prima classe!-, commentò sarcastico quel ragazzo, Liam, che correva mano nella mano con una ragazza mulatta e riccia.
Danielle mi sembrava si chiamasse. Lou sorrise alla sua battuta, senza però fermarsi. O meglio,
fu costretto quando ci imbattemmo in una folla di persone tutta di terza classe, che puntavano verso ad una scialuppa.
Provammo ad infilarci più avanti, re incontrando anche Zayn e Niall.
–State indietro! Indietro! Ordine!-, continuava a ripetere un ufficiale, con in mano una pistola.
La gente, presa dal panico, non lo stava ad ascoltare. Continuava a spintonare, nel disperato tentativo di mettersi in salvo.
–Ordine! State indietro! Non un passo o vi ammazzo tutti come cani!!-, continuò l’ufficiale,
ma ancora una volta le persone non lo ascoltarono. E poi successe. Un uomo dietro di noi,
gli unici fermi al nostro posto, spintonò Liam, che si sporse troppo verso il marinaio.
Partì il colpo, seguito dall’urlo di dolore del ragazzo e quello di terrore di Danielle.
Liam si accasciò a terra, la gamba destra perdeva sangue dalla coscia, l’uomo lo guardava ad occhi sgranati.
Probabilmente non avrebbe mai voluto sparare.
–Liam!!-, gridò Danielle in lacrime, chinandosi al suo fianco. Lui gemeva di dolore,
stringendosi la gamba tra le mani, nel vano tentativo di alleviare il dolore.
–Liam! Liam, resta sveglio, ok?!-, esclamò Zayn, seguendo Danielle, scrollando appena il giovane,
che piano a piano stava perdendo conoscenza. –Stai sveglio cazzo!-, continuò Louis,
abbassandosi accanto al ragazzo, schiaffeggiandogli appena il volto. –Bastardo!-, urlò poi il mio ragazzo,
rivolto al marinaio. Si passò un braccio di Liam attorno alle spalle, imitato da Zayn, e lo sollevarono,
allontana dolo da lì. –Più avanti io e Niall abbiamo trovato una scialuppa. Andiamo, svelti!-, esclamò il mulatto,
facendo annuire Zayn. –Vedrai andrà tutto bene.
Lo caricheremo sulla barca, tu andrai con lui e tutto si risolverà per il meglio…-, provai a rassicurare la ragazza,
che continuava a piangere, questa volta stretta contro il mio petto, mentre seguivamo gli altri due poco più avanti.
–Harry ha ragione. Vedrai, starà bene…-, mi diede man forte Niall, accarezzandole una spalla.
Arrivammo alla scialuppa in poco tempo. Era quasi piena. –Vi prego, fatelo salire.
È ferito, ha bisogno di cure!-, implorò Zayn, avvicinandosi ad uno dei marinai. Era un ragazzo giovane,
poco più grande di me. Guardò Liam con sguardo preoccupato ed annuì.
–Certo, portatelo a bordo!-, concordò, notando poi Danielle. –Signorina venga, la aiuto io a salire!-, le disse,
porgendole la mano. Lei la prese, staccandosi da me e sedendosi sulla scialuppa, stringendo forte Liam a sé.
–Ragazzi, per gli ordini che mi hanno dato non posso farvi salire. Solo donne e bambini mi è stato detto.-, continuò poi,
mortificato, verso noi quattro. –Ma loro sono da considerare bambini!-, sbottò Louis, indicando me e Niall.
Aspetta…cosa?! –Noi per bambini intendiamo fino ai diciassette. Dai diciotto in poi non possiamo.-, disse il marinaio.
–Infatti! Posso salire!-, tentò ancora, sicuro di sé, Zayn. -Quanti anni hanno?-, domandò leggermente scettico il marinaio.
–Sedici e diciassette appena compiuti!-, rispose prontamente Lou, indicando prima me e poi mio cugino.
–Ok allora, sbrigatevi!-, acconsentì lui, dicendo di fare un po’ di spazio.
–Non se ne parla! Io non me ne vado senza di te!-, dissi disperato, guardando Louis negli occhi.
–Ascoltami, andrà tutto bene, eh? Sono uno che se la sa cavare!
Prenderò la prossima.-, tentò di rassicurarmi, stringendomi il viso tra le sue mani.
–No, non se ne parla!-, esclamai, le lacrime che avevano preso a scorrermi lungo le guance.
–Si invece. Vai!-, disse ancora, perentorio, fissandomi con gli occhi azzurri, leggermente lucidi.
Poco lontano da noi Niall e Zayn erano nella stessa situazione. Mio cugino era stretto al petto del suo ragazzo,
dicendo di non volersene andare da solo, piangendo disperato nel contempo. –Si Harry,
salite sulla scialuppa!-, diede manforte Caroline, arrivata in quel momento. e  lei che cosa ci faceva ancora lì?!
–Ma guardati, non ti riconosco più! Mettiti questo…-, continuò, mettendomi sulle spalle una giacca che doveva aver preso dal mio armadio.
–Ho fatto un accordo con un ufficiale dall’altro lato della nave. Io, Louis ed anche Zayn riusciremo a metterci in salvo.
Tutti e tre!-, disse ancora. –Visto? C’è una scialuppa che mi aspetta! Va’!-, esclamò in fine, il mio ragazzo.
Solo allora annuii, stringendolo in un ultimo abbraccio soffocante. –Ci vediamo angelo mio…-, mormorò al mio orecchio,
facendomi sfuggire un singhiozzo. –Avanti ragazzi, salite! Dobbiamo calarla!-, ci riprese il giovane marinaio.
Vidi Niall lasciare una carezza in viso a Zayn, che lo salutò mandandogli un bacio volante, dopo di che salì a bordo della barca.
Mi allontanai da Lou continuando a fissarlo negli occhi, lasciandogli la mano solo arrivato al bordo.
Non mi sedetti neanche, volevo continuare a vederlo. Anche mio cugino, come mi avesse letto in mente aveva fatto lo stesso.
Un fremito e la barca iniziò a scendere. Louis si sporse oltre il bordo, guardandomi e sorridendomi appena.
Non era uno dei suoi soliti. –Zayn…-, mormorò in un singhiozzo Niall al mio fianco. Lo guardai un attimo.
Aveva il volto rivolto verso il moro, che come Lou si sporgeva dal bordo continuando a sorridere e sussurrargli parole dolci,
oltre al dirgli che si sarebbero rivisti presto. Tornai a guardare il mio ragazzo, che stava parlottando con Caroline.
Quest’ultima sorrise, con aria vittoriosa quasi, mentre il volto di lui rimase impassibile.
Non potevo stare veramente facendolo. Lo stavo lasciando da solo, dopo tutto ciò che aveva fatto per me.
Mi aveva donato l’amore, mi aveva fatto ridere, reso felice come poche volte ero stato, mi aveva salvato dal suicidio…
Già, il suicidio… Così mi venne in mente di fare ciò di cui mai e poi mai mi pentirò di aver fatto. Mi chinai appena,
dandomi lo slanciò e saltai dalla scialuppa, aggrappandomi ad un parapetto della nave, nel settore della prima classe.
–Harry!! No!-, sentii chiaramente la sua voce urlare, mentre mi tenevo stretto.
Poco dopo sentii altre urla da parte delle persone sulla scialuppa e Zayn gridare - Niall! Cosa stai facendo?!-.
Sentii un forte tonfo al mio fianco e mi voltai, trovando mio cugino che mi sorrideva.
–Io non lo lascio solo.-, disse deciso, guardandomi con gli occhioni blu resi liquidi dalle lacrime versate poco prima.
–Neanche io!-, confermai, mentre delle persone ci aiutavano a scavalcare la ringhiera per salire nuovamente a bordo della nave.
Una volta lì prendemmo entrambi a correre per tornare al ponte, dai nostri amati.
Se avessimo dovuto morire sarebbe stato migliore farlo assieme alle persone più importanti della nostra vita.
Raggiunsi il salone di prima classe, dove mi aveva fatto il bacia mano a cena e lo vidi. Scendeva di corsa le scale,
saltando i gradini, urtando persone e rischiando di inciampare più volte.
–Harry!-, gridò venendomi incontro, stringendomi forte a se. –Oh Harry…-, mormorò baciandomi.
–Sei pazzo! Perché lo hai fatto?! Perché?!-, chiese disperato, tenendomi per l’ennesima il volto tra le mani.
E così mi tornarono in mente le sue parole. –Salti tu salto io, giusto?!-, domandai in risposta, sorridendo appena.
Lui ricambiò con uno ancora più ampio, dicendo
–Giusto!-, ed abbracciandomi forte. Dopo poco raggiungemmo Niall e Zayn, entrambi in lacrime.
–Oh Dio, non potevo andarmene. Non potevo Zayn!!-, singhiozzò contro la sua spalla mio cugino,
stringendogli forte la camicia tra le mani, come fosse un appiglio a cui reggersi. –Tutto a posto.
Ci inventeremo qualcosa!-, lo rassicurò il moro, baciandogli il capo, consolandolo. Niall annuì,
tirando su con il naso ed asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Sorrisi vedendoli ed un movimento sulle scale attirò la mia attenzione. Caroline,
con una rivoltella in mano, puntata contro di noi stava per premere il grilletto. –Attenti!-, gridai scansando Louis,
appena in tempo prima che il colpo partisse. –Cazzo!-, esclamò lui, vedendo la donna che scendeva gli scalini continuando a sparare.
–Vieni, corri!-, continuò prendendomi per mano e scappando assieme a Zayn e Niall.
Abbassai in tempo il capo per schivare un proiettile, che andò a conficcarsi in uno specchio.
–Cazzo! Correte! Dai Niall!-, esclamò Zayn, senza fermarsi. In poco tempo ci ritrovammo in seconda classe.
L’acqua era arrivata anche lì ed era alta quanto un palmo.
–E adesso?-, chiesi con il respiro affannoso.
 
 
 
 

Niall
Caroline aveva provato ad ucciderci. Ad ucciderci tutti e quattro.
Io lo avevo sempre pensato che fosse pazza, schizzata e tutto quello che volete, ma non credevo fino a questo punto!
Restava di fatto che adesso io, Zayn, Harry e Louis ci trovavamo in quella che doveva essere la seconda classe.
A differenza della prima vi era un po’ d’acqua, alta fino alle caviglie, che rendeva i nostri passi rumorosi.
–E adesso?-, chiese Harry una volta che ci fummo fermati, chinandosi sulle ginocchia nel tentativo di riprendere a
respirare in modo regolare. Guardai Zayn, nel panico. –Che cosa facciamo? Giù c’è l’acqua, su c’è Caroline!
Da che parte andiamo?-, domandai guardando il mio ragazzo negli occhi.
–Continuiamo di qua, magari troviamo una via di uscita!-, sentenziò Louis, guadagnandosi un cenno d’assenso dal migliore amico.
Intrecciò meglio le dita alle mie e riprese a camminare, guardandosi circospetto in giro, cercando una possibile via di fuga.
Così facevamo anche io, Harry e Louis. Non volevo assolutamente che finisse così.
Cercavo di darmi forza, provando ad auto convincermi che ne saremmo usciti tutti vivi, che si sarebbe aggiustato tutto.
Ma i fatti che si stavano susseguendo mi rendevano difficile anche solo formulare quei pensieri.
Non ne ero più molto certo ed il panico oramai stava prendendo sempre più il possesso del mio corpo.
Poi uno scricchiolio, forte, che ci fece bloccare a tutti, come paralizzati.
Ci scambiammo uno sguardo preoccupati e svoltammo l’angolo. In lontananza, dal fondo di una parete stranamente gonfia,
come se stesse trattenendo qualcosa che premeva per uscire, entrava dell’acqua. Ecco svelato il mistero.
Stava contenendo l’Oceano Atlantico. Ci voltammo, decisi ad andarcene, quando una voce gridò –Papà!-.
Mi girai in direzione della voce e scorsi solo allora, in lontananza, una bambina con le spalle al muro, che piangeva disperata.
–Papà!!-, gridò ancora. Guardai gli altri. –Non possiamo lasciarla qui!-, esclamai dopo un po’.
Harry e Louis mi guardarono come fossi pazzo. Capii che non avevano intenzione di andare a rischiare la vita,
nonostante nei loro occhi c’era un velo di tristezza e dispiacere, nei confronti della bambina.
Se la mettevano così l’avrei salvata da solo. Feci per incamminarmi, ma una sagoma mi precedette, correndo verso di lei.
Zayn. Nonostante la sua forte paura per l’acqua, che poteva far scoppiare la parete da un momento all’altro,
aveva raggiunto la bambina e l’aveva presa in braccio, tornando velocemente verso di noi, la piccola che ancora piangeva.
–Andiamo, avanti!-, esclamò dopo averci raggiunti. Poco dopo da una stanza comparve un uomo che,
vedendo la bambina, ci raggiunse e la prese in braccio, esclamando qualcosa in una lingua che non compresi,
e dirigendosi in fretta verso la parete che era oramai sul punto di scoppiare. –Va nella direzione sbagliata!-, gridai inseguendolo. –
Si fermi!-, continuò Harry. –E’ la direzione sbagliata!!-, ribadirono in coro Louis e Zayn.
Altri scricchiolii, più forti e ravvicinati, ci fecero nuovamente fermare.
La parete si spezzò, facendo entrare una miriade d’acqua, che travolse l’uomo e la piccola.
Sgranai gli occhi, mentre Zayn mi prendeva la mano e gridava –Corri!!-.
Ci voltammo e prendemmo a correre come non avevamo mai fatto prima, mentre lanciavo ogni tanto delle occhiate alle nostre spalle,
per vedere la massa d’acqua raggiungerci sempre più velocemente. –Cazzo, correte!!-, continuò Louis, guardando come me l’acqua.
–Di qua!-, esclamò d’un tratto Harry, svoltando a destra. Lo seguimmo lungo una rampa di scale, sfuggendo così all’acqua.
Ma una volta in cima trovammo l’ennesima brutta sorpresa. –No! No, no, no, no!-, disse Louis,
stringendo le mani attorno alle sbarre del cancello che chiudevano il passaggio.
–Cazzo no!-, gli diede manforte Zayn, dandovi una manata. Era oramai ufficiale che saremmo morti lì.
Mi voltai, vedendo l’acqua che stava cominciando a salire lungo gli scalini.
–Aiuto!!-, gridò Harry, affiancando il suo ragazzo ed iniziando a dare manate al cancello, nel vano tentativo di aprirlo.
-Aiuto!!-, ripetei io, raggiungendo gli altri tre.
L’acqua aveva intanto percorso l’intera scala e si stava alzando lungo le nostre gambe, alle caviglie oramai.
Poco dopo comparve un inserviente. –Signore! Signore la prego, ci aiuti!!-, lo chiamai, attirando la sua attenzione.
Ci guardò un attimo per poi iniziare a salire un’altra rampa di scale. –No! La prego non se ne vada!!-, disse Harry, facendolo fermare.
–Ci aiuti, la prego!!-, continuò Louis, l’acqua oramai alle ginocchia. Lui sospirò e tornò indietro in fretta,
estraendo le chiavi e cercando quella giusta. –Presto! Faccia presto!!-, lo incitò preoccupato Zayn.
Quello con mani tremanti provò ad infilare le chiavi nella serratura, ma scivolarono cadendo sott’acqua.
–Mi sono cadute le chiavi. Mi spiace!-, disse prima di correre via. –No! No!!-, esclamai io, guardando il livello alzarsi sino alle cosce.
Ero disperato, oramai. Sarebbe finita lì, così. Guardai Zayn negli occhi, prima di vedere accanto a lui
Louis prendere un profondo respiro e sparire sott’acqua, riemergendo poco dopo.
–Le ho prese! Le ho prese…-, esclamò cominciando ad armeggiarci. –Quale è di queste?!-, domandò poco dopo, in ansia.
–Quella corta! Prova quella corta!-, tentò Harry. Lui la infilò nella serratura, ma niente.
–No! Non è questa!!-, disse ancora, in preda al panico. L’acqua ormai ci arrivava quasi alle spalle e
potevo vedere Zayn cominciare ad agitarsi. –Provane un’altra, presto!-, dissi io, avvicinandomi al mio ragazzo,
che si dimenava in preda al panico. –Zayn, Zayn devi stare calmo! Calmo!! Solo così starai a galla!-, tentai di rassicurarlo.
Oramai l’acqua era a livello del nostro collo e non toccavamo più il pavimento con i piedi.
Eravamo sollevati di una decina di centimetri verso il soffitto. Lui mi guardò impaurito e prese un profondo respiro,
calmandosi, cominciando a galleggiare ed aggrappandosi alle sbarre.
–Muoviti Louis!!-, gli urlò Harry, mentre lui ringhiava. –Si è incastrata! È incastrata porca puttana!!-, esclamò in risposta lui,
strattonando la chiave che oramai era sotto l’acqua. –Fai presto!!-, continuò mio cugino, annaspando.
Il livellò era oramai al mento e per respirare bisognava tendere il collo. Louis si immerse nuovamente,
per vedere meglio la serratura. Mi feci più vicino a Zayn, stringendogli forte un fianco, tenendolo contro di me,
quando il cancello si aprì un poco e Louis rispuntò, prendendo una grande boccata d’aria.
–Ce l’ho fatta! Dai, svelti!-, esclamò spalancando le grate ed uscendo con al seguito Harry me e Zayn.
Salimmo di corsa le scale da dove l’inserviente era sparito ed in poco tempo ci lasciammo il livello dell’acqua alle spalle,
ritornando all’asciutto. –Continuiamo a camminare, forza!-, disse Louis, una volta abbastanza lontani.
Mi voltai verso Zayn, che teneva una mano sul petto, respirando affannosamente.
Strinsi l’altra sua mano alla mia e lo trascinai con me, in quanto sembrava troppo debole per stare al passo del suo migliore amico.
Ci ritrovammo in poco tempo in prima classe, da dove eravamo partiti, nel salone principale.
–Aspettate!-, esclamò Harry d’un tratto facendoci fermare.
Mi voltai verso di lui e lo vidi camminare verso quello che riconobbi essere il signor Andrews.
Lo raggiunsi in poco tempo anche io, assieme a Louis e Zayn. –Signor Andrews…-, mormorò piano Harry,
arrivato davanti all’uomo. Quello si voltò lentamente verso di lui mormorando appena –Oh, Harry…-.
Poi guardò me e ripeté –Oh, Niall…-. –Non tenterà neanche di salvarsi?-, domandai sconcertato, con un filo di voce.
–Mi dispiace di non avervi costruito una nave più robusta, miei giovani ragazzi…-, si scusò, non facendo caso alla mia domanda.
Io ed Harry eravamo immobili, pietrificati. Non potevamo credere non avrebbe nemmeno tentato di sfuggire alla morte.
Un così brav’uomo… –La nave sta affondando rapidamente, dobbiamo muoverci…-, la voce di Louis mi riscosse dai miei pensieri.
Per la prima volta, in quella sera, vidi Andrews sorridere appena.
–Buona fortuna, piccolo Harry…-, mormorò rivolto a mio cugino, che aveva il magone.
–Le auguro il meglio, giovane Niall…-, concluse rivolgendo anche a me un piccolo sorriso.
Annuii impercettibilmente, incapace di fare altro, per poi seguire gli altri verso quella che era la cappella per la messa.
–Non posso crederci che morirà così…-, mormorai piano, senza che nessuno mi sentisse, fermandomi di botto affianco all’altare.
La vita era così ingiusta. Un forte fremito, come se la nave fosse stata scossa da un terremoto,
e subito si inclinò più di quanto fosse stata fino a poco prima.
Sentii un cigolio e mi voltai in tempo per vedere il mobile dove tenevano tutto il necessario per la messa cadermi addosso.
Sgranai gli occhi, paralizzato dal terrore ed incapace di muovermi. –Niall!! No!!-. La sua voce.
L’ultima cosa che avrei sentito probabilmente. Un impatto con qualcuno mi fece cadere a terra e subito dopo un tonfo forte,
sordo, riecheggiò per tutta la sala. –NOO!-. Riconobbi la voce di Louis e mi sollevai dal suolo.
Non ero rimasto sotto il mobile. Qualcuno mi aveva scansato. Ed avevo paura a scoprire chi fosse stato.
Vidi Louis e Harry chinarsi accanto all’armadio ed il mio cuore mancò un battito. No, lui no…
Scavalcai il mobile in fretta e furia, raggiungendo gli altri due. E smisi di respirare. Zayn era a terra,
le gambe intrappolate sotto il grande mobilio, che tentava di liberarsi spingendosi con le braccia.
–Zayn!-, esclamai chinandomi accanto a lui. –Perché Zayn??! Perché lo hai fatto?!!-, gridai con le lacrime agli occhi,
guardandolo in volto. –Non potevo permettere che ti ferissi… Sei troppo importante…-, mormorò a fatica, un debole sorriso sulle labbra.
–Louis, Harry, aiutatemi a sollevare l’armadio!-, dissi agli altri due che subito annuirono, mettendosi in posizione.
-Ti tireremo fuori di qui, te lo prometto…-, sussurrai baciandolo velocemente, per poi afferrare il mobile con le mani.
–Pronti? Tirate!!-, esclamai, prendendo a fare leva con le mani. Doveva sollevarsi, doveva! Chiusi gli occhi, digrignando i denti,
mettendoci tutta la forza che avevo in corpo. Riuscivo e sentire anche i bassi ringhi di mio cugino e del suo ragazzo,
causati dallo sforzo. Spingemmo per un bel po’ di tempo, ma non lo smuovemmo di un millimetro.
–Ancora!-, ripetei, riprendendo a sollevare. Non poteva restare così, no! Non lo avrei permesso!
Dopo poco lo lasciammo andare, fermandoci, tutti e tre ansanti. –Dai, proviamo di nuovo!-, dissi, rimettendomi in posizione.
–E’ inutile Niall. È troppo pesante…-, sospirò piano Zayn. –No, devo solo metterci più forza!-, risposi,
la vista annebbiata dal pianto che stavo cercando in tutti i modi di trattenere.
–Piccolo…-, mormorò stringendomi una caviglia con una mano. Mi abbassai alla sua altezza, stringendogliela tra le mie.
–Ascoltami. So che vuoi fare tutto il possibile, ma è troppo pesante da sollevare.
Ed anche se ci riusciste, non mi sento quasi più le gambe. Devono essere rotte.
Sarei solo un peso per voi, quindi…-, disse ma lo interruppi, scuotendo il piano. –No…no…-, farfugliai ripetutamente,
non volendo sentire dove stava andando a parare. –Si invece. Piccolo, dovete lasciarmi qui…-, concluse lui.
–Non se ne parla!-, rispose per me Louis. –Non ti lasciamo qui!-, diede man forte Harry.
–L’acqua si sta avvicinando, non potete restare qui. Andate a mettervi in salvo.-, continuò Zayn,
guardando negli occhi il suo migliore amico. –No, non ti lascio. No…-, dissi io, in lacrime.
Lui sorrise, accarezzandomi una guancia, asciugando così una lacrima. –Io starò bene piccolo.
E saremo sempre insieme, eh? Non ti abbandonerò mai, sarò sempre con te. Ricordatelo.
Staremo insieme per sempre…-, mormorò dolcemente, anche lui con gli occhi lucidi e la voce leggermente inferma.
Lo guardai per un po’, pensando ad un’altra alternativa, ad un modo per salvarlo… Ma non mi venne in mente niente.
Così presi la mia decisione. Mi alzai e mi voltai verso gli altri. –Andate.-, dissi fermamente.
Harry sgranò appena gli occhi, avendo intuito il mio piano. –No…-, mormorò con le lacrime che
avevano preso a scendere dai suoi bei smeraldi. –Si invece. Io resterò qui…-. –No! E’ escluso!-, mi interruppe Zayn.
–Invece si. Non ti lascio a morire da solo!-, lo rimbeccai. –E’ una pazzia!-, esclamò ancora. Sorrisi.
–Lo so, ma come hai detto te, saremo insieme per sempre…-. Tornai a guardare mio cugino,
che era scoppiato in un vero e proprio pianto oramai. –Vai Harry. Io ci sarò, sempre.
Quando vedrai un raggio di sole entrare alla finestra sarò io. Non me ne andrò mai* .-, dissi piano,
sorridendo dolcemente a mio cugino. Lui mi gettò al collo, abbracciandomi forte, singhiozzando.
Ricambiai la stretta, lasciandomi sfuggire qualche lacrima. –Ti voglio bene…-, singhiozzò al mio orecchio,
stringendosi maggiormente a me. –Anche io, non sai quanto, fratellino…-, risposi piano,
cercando di mantenere la mia voce ferma. Mi lasciò un bacio sulla guancia e si chinò accanto a Zayn.
–Senti, io e te non ci conosciamo benissimo, ma…ecco…sei sempre stato gentile con me e…-, balbettò Louis, grattandosi la nuca.
Sorrisi e lo abbracciai. –Mi mancherai tanto, Lou…-, sussurrai al suo orecchio, sentendolo solo allora ricambiare la stretta.
–Anche tu piccolo Irish…-, mormorò facendomi ridacchiare. Si staccò e mi sorrise, raggiungendo poi Zayn.
–Ti voglio bene amico mio…-, disse stringendolo forte, singhiozzando appena. –Non piangere Lou, ti prego.
Non…non piangere…-, singhiozzò anche Zayn, scoppiando in lacrime sulla spalla dell’amico.
–E te ne voglio anche io. Più di quanto ne voglia a me stesso…-, aggiunse poco dopo essersi calmato.
Louis ridacchiò, le lacrime ancora sulle guance. –Allora mi ritengo fortunato, vanitoso che non sei altro!-,
commentò facendo ridere anche il mio ragazzo. Il ragazzo dagli occhi cielo tirò su con il naso e lasciò una carezza tra i capelli di Zayn,
baciandogli poi piano la fronte. –Insegna agli angeli come farsi i tuoi capelli, mi raccomando…-, disse ancora. Zayn sorrise.
–Contaci…-, gli rispose. Louis annuì, asciugandosi gli occhi con la manica della camicia e prendendo per mano Harry.
–Allora addio ragazzi…-, mormorò sorridendo tristemente.
–Addio…-, risposi vedendoli poi correre via, mano nella mano,
sparendo in poco tempo dalla nostra vista.
 
 
 


  
 *E’ la frase che dice il padre di Ronny al fratellino in ‘The Last Song’
 

 
#angolo Kikka
Ecco *sniff* il nuovo *sniff sniff* capitolo *sniff*…
Ci credete che ho pianto scrivendolo?? ç.ç
Sono cattiva, lo so, non odiatemi!
Oramai mancano uno o due capitoli alla fine, non di più.
Spero con tutto il cuore che vi piaccia e vi chiedo scusa per tutti i fazzoletti,
se vi commuoverà almeno un po’.
Un bacio
Kikka

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***




Zayn
Louis si staccò e sorrise a Niall, raggiungendomi. Si chinò, gli occhi lucidi, e mi abbracciò.
–Ti voglio bene amico mio…-, disse stringendomi forte, singhiozzando appena. –Non piangere Lou, ti prego.
Non…non piangere…-, singhiozzai anche io, scoppiando in lacrime sulla sua spalla. –E te ne voglio anche io.
Più di quanto ne voglia a me stesso…-, aggiunsi poco dopo essermi calmato. Louis ridacchiò, le lacrime ancora sulle guance.
–Allora mi ritengo fortunato, vanitoso che non sei altro!-, commentò facendomi. Tirò su con il naso e 
mi lasciò una carezza tra i capelli, baciandomi poi piano la fronte. –Insegna agli angeli come farsi i tuoi capelli,
mi raccomando…-, disse ancora. Sorrisi.
–Contaci…-, gli risposi. Louis annuì, asciugandosi gli occhi con la manica della camicia e prendendo per mano Harry.
–Allora addio ragazzi…-, mormorò sorridendo tristemente. –Addio…-, rispose Niall, vedendoli poi correre via,
mano nella mano, sparendo in poco tempo dalla nostra vista. Sospirò a si sedette accanto a me, le spalle contro l’altare in marmo,
le gambe piegate e leggermente divaricate.
–Perché lo fai?-, domandai in un sussurro. Lui sorrise appena. –Te l’ho già spiegato.
Così potremo stare davvero insieme per sempre…-, rispose, stringendomi le mani nelle sue.
Mi sentivo in colpa e tanto. Sarebbe morto a causa mia. –Niall, ti prego…Sei ancora in tempo.
Scappa, mettiti in salvo. Lasciami qui…-, tentai di convincerlo, guardandolo negli occhioni blu.
Mi accarezzò una guancia, un altro sorriso appena accennato. –Non posso lasciarti qui, Zayn…-, mormorò,
abbassando il volto all’altezza del mio. –Sei…sei la cosa più bella che mi sia capitata in tutta la mia vita.
Non voglio e non posso lasciarti qui. Non so come potrei andare avanti senza di te…-, spiegò,
la voce leggermente inferma e qualche lacrima che rigava le sue guance. –Oh Niall…-, sussurrai flebile,
abbracciandolo stretto, sentendolo scoppiare a piangere disperatamente contro la mia spalla.
–Ti prego perdonami…perdonami se puoi…-, singhiozzai anche io, non riuscendo più a trattenermi.
–E’ tutto a posto Zayn…E’ tutto…a posto…-, disse lui, le parole intervallate dai singulti.
Lo strinsi maggiormente a me, affondando il volto nell’incavo del suo collo, ispirando il suo profumo,
vaniglia, misto all’odore salato dell’oceano. Era troppo per me, non potevo meritarlo sul serio.
Era disposto a morire a soli diciannove anni per me. Aveva fatto così tante cose per una persona come ero io...
E non ero mai riuscito a ricambiare o dirgli semplicemente grazie. Doveva essere per forza un angelo,
non c’era altra soluzione. L’aspetto era quello ed il suo carattere, la sua dolcezza erano una cosa disarmante.
–Grazie…-, sussurrai piano al suo orecchio, ancora scosso dai fremiti post-pianto.
–Per cosa?-, domandò con voce roca. –Grazie per amarmi, grazie per esserci, grazie per esistere,
grazie per tutto quello che fai, grazie per essere tu…-, dissi allontanandomi e guardandolo in quegli zaffiri blu.
Questi si riempirono nuovamente di lacrime, che presero a scorrere sentendo le mie parole.
Si avvicinò al mio volto e mi baciò. Un bacio tanto profondo quanto disperato.
La sua lingua chiese subito accesso alla mia bocca e fui ben felice di accontentarlo,
facendole così intrecciare tra di loro. Mi strinse forte i capelli tra le dita, senza smettere un attimo di baciarmi.
Ed io mi beai del contatto con le sue labbra, dei brividi che mi causava tirando i miei ciuffi scuri,
del sapore salato che le sue lacrime mi facevano sentire, infrangendosi sulle nostre bocche.
Le nostre labbra sembravano create apposta per combaciare tra loro, erano una cosa sola una volta unite.
Rallentò il ritmo frenetico del bacio, rendendolo più dolce e lento, facendo assaporare ad entrambi il sapore dell’altro.
La sua lingua, che prima si scontrava violentemente con la mia, adesso la accarezzava con cura, così come il palato.
Mi mordicchiava appena il labbro inferiore, facendomi impazzire, e mi accarezzava la cute, con alma, con amore.
Quando ci allontanammo, per il bisogno di prendere aria, appoggiai la fronte alla sua, mormorando.
–Ti amo, non smetterò mai di ripeterlo. Ti amo, ti amo, ti amo…-. Lui sorrise, baciandomi la punta del naso, rispondendo
–Anche io, Zayn. Ti amo come nessun’altro…-. Subito dopo si rimise seduto bene contro l’altare e stese le gambe,
facendomi poi appoggiare il capo sul suo grembo, iniziando a giocherellare con il mio ciuffo.
–Ti fanno male?-, domandò dopo un po’, alludendo alle mie gambe. –Un po’. Il mobile pesa e le caviglie non le sento più,
ma tutto sommato sto bene…-, spiegai con un sorriso. Lui ricambiò,
tracciando delicatamente il profilo sinistro del mio viso.
–Mi dispiace che ora ci sia tu lì sotto al posto mio…-, farfugliò mortificato poco dopo.
–Ehi, non è colpa tua. Te l’ho detto, sei troppo importante. Non posso permettere che ti faccia male.
Ed è per questo che non mi arrenderò, che cercherò di convincerti ad andartene prima
che arrivi l’acqua anche qui.-, spiegai fermamente. –E’ inutile Zayn, non ti lascio.
Quale morte c’è meglio di quella con il proprio amore? Nessuna. Non potrei andare avanti senza di te.
Preferisco restare qui e passare l’eternità con te piuttosto che con qualcuno che non amo!-, rispose impassibile.
–Niall ti prego…-. –No, discorso chiuso! Resto qui, punto!-, mi zittì. Sospirai.
–Spero solo che Louis ed Harry se la cavino…-, mormorai poi, guardando il soffitto.
–Anche io, se la meritano una vita insieme. Come quella che avrei voluto per noi due…-, sospirò.
–Zayn, tu hai paura di morire?-, chiese poco dopo. Spostai lo sguardo su di lui, rendendomi conto che mi stava fissando.
–Risposta sincera? No. No perché ci sei tu qui con me e tu mi infondi coraggio…-, risposi con un sorriso.
Lui si chinò a lasciarmi un veloce bacio a fior di labbra e si ritirò su. –Tu?-, chiesi a mia volta.
–Forse un pochino perché ho sempre temuto la morte, fin da piccolo. Ho paura di rimanere solo anche nell’aldilà…-, spiegò piano.
–Ehi, ti prometto che non ti lascerò da solo, d’ovunque andremo!-, gli promisi per rassicurarlo. Lui sorrise.
–Questo lo sapevo già…-, mormorò accarezzandomi i capelli. Sospirai piano, chiudendo gli occhi.
–Chissà se una volta spiri potremo ancora toccarci…-, riflettei ad alta voce.
–Lo spero, altrimenti il Capo mi sentirà!!-, sbottò facendomi ridere. Le mie orecchie catturarono anche il
suono della sua risata e come avevo sempre pensato non c’era suono più soave. –Hai dei rimpianti?-, chiese ancora poco dopo.
–Beh, forse non averti trovato prima. Se ti avessi incontrato tempo fa forse ora non saremmo qui,
su questa nave che sta per strapparci alla vita…-, spiegai sbuffando. –E te?-.
–Praticamente lo stesso. O se proprio era destino che ci incontrassimo qui, appena arrivati a New York,
avrei voluto andare a vivere con te, magari adottare un bambino o anche di più, poterti sposare perché…
a New York i matrimoni tra gay sono…legali e poter ri…rifare l’amore con te…tante altre vo…volte…-, disse,
la frase interrotta a metà dai singhiozzi che avevano preso il sopravvento assieme ad altre lacrime.
–No Niall, non piangere, ti prego…-, mormorai girandomi e sollevandomi sui gomiti.
–Sc…scusa…-, singhiozzò asciugandosi gli occhi, senza fermare però le gocce salate che continuavano a rigargli le guance.
Lo capivo, anche io avrei tanto voluto andare a vivere assieme, adottare uno magari anche due bambini,
farci l’amore tante altre volte, sposarlo… Già, sposarlo. Un sorriso si dipinse involontariamente sul mio volto.
Adagiando a terra anche gli avambracci, sfilai con la mano destra i due anelli che portavo al medio ed all’anulare sinistri.
–Che stai facendo?-, domandò tirando su con il naso. –Vuoi sposarmi, no?-, risposi aprendogli il palmo destro e lasciandoci un anello.
Lui mi guardò non capendo, mentre io prendevo la sua mano sinistra. –Niall…hai un secondo nome?-, mi interruppi.
–James…-, farfugliò in risposta, forse intuendo dove volevo arrivare. Mi schiarii la voce.
- Niall James Horan. Con questo anello prometto solennemente di amarti, onorarti e starti accanto in salute e malattia,
in ricchezza e povertà, per tutta l’eternità che si prospetta davanti a noi. Niall,
con questo anello io ti sposo e ti prendo come mio marito, per sempre…-, recitai le cose che mi venivano in mente, i
nfilandogli l’anello all’anulare sinistro. Lui trattenne il respiro, mentre lacrime di gioia questa volta lasciavano i suoi zaffiri.
–Io faccio Jawaad di secondo.-, dissi ammiccando. Lui rise, le lacrime che scorrevano, e mi prese la mano.
–Z…Zayn Jawaad Malik. Co…con questo anello prometto solennemente di amarti,
onorarti e starti accanto in salute e malattia, in ricchezza e povertà, per tutta l’eternità che si prospetta davanti a noi.
Zayn, con questo anello io ti sposo e…e ti prendo come mio marito…per sempre…-, ripeté, la voce spezzata dall’emozione,
mettendomi al dito il piccolo cerchio di metallo. –Di solito a questo punto gli sposi si baciano…-, borbottai facendolo ridacchiare.
Si chinò e mi baciò dolcemente, le labbra chiuse, un bacio casto.
–Ora siamo sposati, piccolo mio…-, mormorai guardandolo negli occhioni liquidi.
–Si…si, siamo sposati…-, ripeté lui, un sorriso che arrivava da un orecchio all’altro. Lo avevo reso felice.
Certo, non era una cosa ufficiale o legale, ma per noi valeva più di ogni altra cosa.
Ci fu un altro forte tremore e la nave si inclinò ancora.
Dalle finestre della sala mi ero reso conto che oramai eravamo sott’acqua.
Bene, benissimo!
–Sembra che oramai ci siamo…-, fece Niall, serio.  Strinsi la sua mano destra nella mia, mormorando
–Non ti lascerò mai andare, sappilo.-. Lui annuì, giusto prima che i vetri cedessero e l’acqua entrasse violentemente.
Rabbrividii al contatto con il mio corpo, era gelata. Niall prese la mia nuca e la mise sulle sue gambe, alzandole,
per farmi respirare il più possibile. Il livello saliva e ben presto mi ritrovai il volto sott’acqua.
Non potevo fare niente per respirare. Sarei morto prima se Niall, seduto e quindi più alto,
non prendesse aria ed immergendosi me la passasse come fosse una respirazione.
Andò avanti così per un po’, fino a che non gli divenne possibile. Aprii gli occhi,
incurante del bruciore che il sale mi causava e lo guardai un’ultima volta. Scrollava il capo,
in un gesto di diniego, che però non riuscii a capire. La vista ben presto divenne sfocata,
fino a che non mi sentii leggero come l’aria. Il mio ultimo pensiero fu rivolto al mio angelo,
prima che tutto attorno a me diventasse per sempre buio.
 
 
 

Louis
Dopo aver lasciato Niall e Zayn, mano nella mano con Harry, ripresi la mia corsa, aggrappandomi alla speranza di farcela.
Dovevo farcela, per Harry, per Niall e per Zayn. Corremmo come forsennati lungo le scale, tornando sul ponte in poco tempo.
Ciò che vidi fu disastroso. Il Titanic che si inclinava, la prua sott’acqua e la poppa leggermente sollevata.
–Vieni! Harry, dobbiamo restare il più possibile a bordo della nave, chiaro?!-, dissi al mio ragazzo che annuì,
gli occhioni ancora lucidi di lacrime. Ripresi a correre verso la poppa, la zona non ancora immersa nell’acqua.
Mi resi conto che tutti i restanti passeggeri erano lì. C’era chi pregava, chi piangeva,
chi si aggrappava a pali e ringhiere per non scivolare verso la prua. Corsi verso le scalette,
fermandomi a causa di un uomo che stava recitando una preghiera.
–Ti dispiace affrettare il passo tra mezzo all’ombra di morte?!-, esclamai alludendomi ai verso della preghiera,
scansandolo in malo modo e sorpassandolo assieme ad Harry.
Ci fu un improvviso scossone e per poco non caddi al suolo, mentre tutti urlavano spaventati,
il mio ragazzo compreso. –Dai Harry, ci siamo quasi…-, lo incoraggiai,
riprendendo la corsa fino al parapetto, aggrappandomi poi alla ringhiera.
Da lì si vedevano le persone scivolare e schiantarsi contro le parti della nave,
cadere in acqua e il ponte che lentamente si stava spezzando a metà.
–Louis, è qui che ci siamo conosciuti!-, esclamò Harry, guardandomi negli occhi.
Annuii, baciandogli la fronte e stringendolo forte a me. –Mi dispiace per tutto quello che è successo,
Lou…-, mormorò contro il mio petto.
–Non preoccuparti Harry, non è niente…-, risposi, rafforzando la presa sulla sbarra di ferro al quale ero aggrappato.
L’ennesimo scossone e la nave si spezzò definitivamente.
La poppa iniziò a precipitare per tornare nella posizione precedente.
–Reggiti forte!-, dissi ad Harry, che si strinse maggiormente a me, mentre cadevamo sul pelo dell’acqua.
Un tonfo sordo e mille schizzi, ma almeno eravamo ancora a galla.
La prua andò a fondo, iniziando a trascinarsi dietro anche la nostra parte di nave.
–Dobbiamo spostarci!-, dissi d’un tratto, mentre quella si sollevava di nuovo.
Scavalcai il petto, porgendo poi la mano ad Harry. –No Louis, non ce la faccio!-, esclamò disperato.
–Si invece! Dammi la mano che ti aiuto a scavalcare!-. lo incitai. Mi guardò un attimo negli occhi,
forse cercando il coraggio, e poi la afferrò, ritrovandosi con me dall’altro lato.
–Ora mettiti qui!-, spiegai, indicandogli meglio un punto. Lui eseguì e mi misi sopra di lui,
facendogli da scudo con il mio corpo. –Andrà tutto bene Harry. Andrà tutto bene.-, cercai di confortarlo,
mentre la nave si ritrovava in posizione verticale. Molta gente lasciò la presa, precipitando ed urlando.
Era uno spettacolo atroce. –Oh mio Dio! Oh mio Dio Louis!!-, urlò Harry, in preda al panico.
–Che cosa succede?!-, mi chiese poi. –Non lo so. Ma tu reggiti forte!-, risposi, mentre iniziava lentamente ad affondare.
–Oh Dio! Louis! Oh Dio, oh Dio, oh Dio!!-, continuava a ripetere, mentre il livello dell’acqua si faceva sempre più vicino a noi.
–Tieniti!-, ringhiai ancora, stringendo le sue mani tra le mie. –La nave ci trascinerà giù.
Quando te lo dico io prendi un bel respiro e spingi verso l’alto. Non lasciare la mia mano Harry!
Ce la faremo, vedrai!! Ti fidi?-, gli spiegai facendolo annuire e rispondere –Mi fido!-.
Aspettai ancora pochi istanti, prima di gridare –Adesso!!-.
Prendemmo entrambi una grande boccata d’aria e ci tendemmo verso l’alto,
prima di ritrovarci sott’acqua.
 
 
 

#angolo Kikka
Ok, questo capitolo fa veramente cagare ed è cortissimo, me ne rendo conto,
ma non ho avuto molto tempo per scriverlo,
in quanto sono venuta a scoprire pochi giorni fa una cosa che mi ha seriamente sconvolto la vita
(non è una battuta, è davvero una cosa brutta!) e sinceramente non so Louis ed Harry,
così come Niall e Zayn, possano pensare mentre la morte si sta avvicinando!
Comunque, il prossimo è l’ultimo. ÇwÇ
Poi ci sarà l’epilogo ed un capitolino extra.
Vi ringrazio e se non recensite lo capisco, è orribile.
Un bacione a tutti e grazie mille.
Kikka

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***



Harry
L’acqua gelida ci inghiottì subito dopo essere riuscito a prendere aria. Louis mi fece lasciare il parapetto e prese a dimenarsi.
Poco dopo sentii la sua mano lasciare la mia, per qualche motivo. Aprii gli occhi, che bruciavano da paura a contatto con il sale,
e non lo vidi più. Mossi le mani, cercando un contatto con lui che però non arrivò.
Dovetti riemergere a causa dell’assenza di ossigeno nei miei polmoni.
Una volta fuori dall’acqua respirai profondamente, ritrovandomi in mezzo a tantissime persone che urlavano,
che si dimenavano cercando di restare a galla. Mi guardai intorno, ma non lo vidi da nessuna parte.
–Louis!!-, gridai, cercandolo con lo sguardo. –Louis! Louis!!-, lo chiamai ancora, sentendo gli occhi inumidirsi a causa delle lacrime.
–Louis!-, urlai ancora una volta, prima che un uomo, in preda al panico mi si avvicinasse e,
nel tentativo di restare a galla, si aggrappasse alle mie spalle, mandandomi sott’acqua.
Presi a dimenarmi, riemergendo poco dopo. –Louis!-, riuscii a chiamare, prima che quello mi rimandasse sotto.
Ero sopravvissuto al Titanic e sarei dovuto morire per una cosa così stupida?! Assolutamente no!
Mi feci forza e lo scansai, riuscendo a riemergere nuovamente. –Louis! Louis!-, tentai ancora,
disperato all’idea di averlo perso. –Harry!-, ma mi sbagliavo. Lo vidi venire verso di me a grandi bracciate,
esclamando –Harry!!-. –Lascialo!-, continuò, mollando un pugno all’uomo e liberandomi così dalla sua presa.
–Nuota Harry! Devi nuotare!-, mi disse allontanandosi con me al seguito. –E’ gelida!-, dissi d’un tratto fermandomi.
–No, Harry, devi continuare a nuotare!-, esclamò lui, prendendomi per mano e riprendendo il suo percorso.
Ci allontanammo da quell’ammasso di persone e solo allora ci fermammo. Si guardò intorno,
alla ricerca di qualcosa, sino a che non trovò una porta che galleggiava. Con un ultimo sforzo nuotammo verso essa e mi issò sulle braccia.
–Coraggio, sali...-, mormorò mentre mi arrampicavo sul legno. Mi spostai di lato, per fargli spazio.
Fece forza sulle braccia, provando a salire, ma la porta si inclinò, in principio di ribaltarsi, così lui tornò in acqua.
–Va bene, va bene. Resta tu lì…-, farfugliò mettendosi davanti a me.
I fremiti scuotevano il mio corpo come fossi stato una foglia e non potevo fare molto per fermarli.
–Ce la caveremo, vedrai…-, disse ancora, le labbra che tremavano e i denti che battevano.
Si allontanò per un momento, raggiungendo quello che dedussi essere la testiera di un chissà quale letto,
in legno anche quella. Tornò da me e si appoggiò con il busto ad essa, arrivando a stringermi le mani nelle sue,
le manette ancora ai polsi, seppur rotte. –Ce la caveremo, vedrai…-, bisbigliò ancora,
guardandomi con gli occhi azzurri tutti rossi. Annuii appena, chinandomi a soffiare sulle nostre mani,
nel tentativo di scaldarle. Iniziavo ad avere seriamente paura, tanta paura.
Le scialuppe se non si vedevano ed avevo paura saremmo morti lì così.
–Le scialuppe torneranno a prenderci. Si sono dovute allontanare per non essere risucchiate,
ma adesso torneranno. Tu resisti, mi raccomando…-, disse ancora, provando a rassicurarmi,
come mi avesse letto nella mente. Annuii, non troppo convinto, mentre il fiato che usciva dalla bocca e
dal naso si condensava in una nuvoletta di fumo. Tramite le nostre mani unite potevo chiaramente sentire il suo tremore,
uguale al mio del resto. Più il tempo passava più la gente si zittiva, smetteva di dimenarsi, moriva.
–Si sta acquietando…-, mormorai con un filo di voce. –Ci vorranno un paio di minuti per organizzare le barche…-, spiegò.
–Non so tu ma una volta finita questa storia ho intenzione di scrivere una bella letta di protesta alla
White Star riguardante l’accaduto!-, aggiunse, ridacchiando. Per quanto l’avessi trovata carina come battuta mi sentivo troppo,
davvero troppo stanco anche solo per sorridere. –Ti amo Lou…-, farfugliai a bassa voce. Lui tornò subito serio,
aumentando le stretta sulle mie mani. –Non farlo, Harry. Non dire addio…-, balbettò a causa del tremore delle sue labbra.
–Sento tanto freddo…-, risposi ed era vero. Iniziavo a non sentire più il mio corpo da quanto freddo sentivo.
Era tanto, troppo da sostenere.
–Senti Harry…-, iniziò, issandosi meglio sulla testiera in legno e guardandomi negli occhi
–Tu non morirai. Tu te la caverai. Morirai fra tanti anni, quando sarai vecchio, nel tuo letto e al calduccio.
Non ora. Non qui. Non così. Sono stato chiaro?!-.
–Non sento più il mio corpo..-, sussurrai in risposta.
Lui scosse appena il capo, come a voler scacciare ciò che avevo appena detto.
–Vincere quel biglietto è stata la cosa più bella che potesse mai capitarmi, Harry… E sono grato al destino per questo.
Harry, devi farmi una promessa. Promettimi che non ti arrenderai mai, qualunque cosa accada.
Che andrai avanti e continuerai ad essere forte come sei. Che…-.
–Louis, perché dici così?-, domandai interrompendolo, non capendo dove volesse arrivare.
–No, ti prego fammi finire. Che ti sposerai, avrai dei bambini in qualche modo,
che sopravvivrai e tirerai avanti per quanto sia disperata la situazione. Promettilo adesso Harry,
per favore…-, concluse, gli occhi azzurri velati di lacrime. –Lo prometto…-, mormorai con la poca voce che avevo.
–E non dimenticarlo mai, sono stato chiaro?-, concluse, accarezzandomi il dorso della mano con un pollice.
–Non la dimenticherò mai, non la dimenticherò…-, lo rassicurai, annuendo. Lui sorrise appena.
–Anche io ti amo, sappilo…-, mormorò poi. Allora divenni io quello serio. –Lo hai detto tu. Lou, non dire addio.
Ripetimelo quando tutta questa storia sarà finita, ok?!-, lo ripresi, balbettando un po’ per il freddo.
Vidi una lacrima solcare la sua guancia destra e subito si congelò, diventando un piccolo cristallo di ghiaccio.
–Si, hai ragione. E finirà presto, non preoccuparti…-, concordò, sollevandosi sugli avambracci e sporgendosi verso di me,
baciandomi dolcemente. Le labbra erano secche, screpolate e tagliavano le mie a causa del leggero ghiaccio che vi si era creato.
Ma nonostante questo riuscii chiaramente a sentire tutto l’amore che provava nei miei confronti, sconfinato e puro.
Subito dopo se ne tornò a mollo, appoggiando il mento sull’asse di legno. Io, terribilmente stanco, mi sdraiai,
appoggiando il viso affianco alle nostre mani unite, respirandoci sopra per scaldarle un po’.
Passò ancora del tempo, e mano a mano il silenzio più totale si impadronì di noi. Né io né Louis aprimmo più bocca.
Ben presto persi la cognizione del tempo, sempre più stanco. Avevo voglia di mollare tutto, riposare, per sempre probabilmente, ma le mani strette a quelle di Lou mi ricordavano che c’era lui. Non potevo abbandonarlo, non potevo e non volevo perderlo. Avevo
già perso troppo. Ripensai alla vita, a quanto poteva essere crudele e stramba.
Avevo intrapreso un viaggio che definire meraviglioso non rendeva l’idea, avevo scoperto la mia omosessualità,
avevo rinnegato la mia famiglia, avevo incontrato l’amore della mia vita… E poi avevo perso tutto.
Mio cugino, Zayn, mia madre... Non potevo permetterlo anche con lui. No. Lui mi aveva amato, io lo avevo amato,
mi aveva fatto ridere e piangere, tante volte, mi aveva dato i brividi con un semplice tocco o un semplice bacio,
mi aveva fatto suo, mi aveva reso la persona più felice del mondo.
E la nostra storia non meritava di finire così, assolutamente no.
Tu Josephine sulla macchina vieni con me, più su…vola con me…-, canticchiai in un sussurro, per tenermi sveglio.
Non sapevo perché quella canzone. Forse perché ma l’aveva cantata quando mi ero reso conto di amarlo.
Tu Josephine sulla macchine…-, mi interruppi, scorgendo qualcosa in lontananza.
La vista era leggermente appannata, forse dalla stanchezza, ma mi sforzai di metterla più a fuoco,
curioso di scoprire cosa fosse quel puntino di luce che tanto aveva attirato la mia attenzione.
Riconobbi poco dopo una piccola barca, con a bordo degli uomini. Una scialuppa.
–C’è qualcuno ancora vivo laggiù?!-, urlò l’uomo che teneva in mano una piccola lampada.
La voce era famigliare… Certo, il giovane marinaio che ci aveva fatto salire me, Niall, Liam e Danielle.
–Louis? Louis?-, lo chiamai con un filo di voce. Non mi rispose. Non gliene diedi una colpa,
in quanto doveva essere difficile potermi sentire. –C’è una scialuppa…-, continuai piano.
–Lou…-, mormorai ancora, sollevandomi lentamente sui gomiti, a guardarlo.
Era rimasto nella stessa identica posizione precedente, gli occhi chiusi però.
La stanchezza doveva averlo fatto addormentare. I suoi capelli si erano asciugati ed erano ricoperti da uno strato di brina,
come sulle sopracciglia, sulle labbra, e sulle palpebre. Il volto stranamente cereo. 
–C’è una scialuppa Lou…-, ritentai, leggermente più forte. Ancora niente. un brutto presentimento mi balenò in mente.
–Louis?-, mormorai, scrollando appena le sue mani, nelle mie ancora.
–Lou? Louis?!-, lo chiamai ancora, sperando che aprisse gli occhi. No. Ti prego, ti prego no… -Siamo qui.
Tornate indietro…-, dissi piano, la barca che pian piano si allontanava. Doveva essere un’esclamazione,
un urlo, ma la voce era morta nella mia gola. –Louis? Ti prego Lou, svegliati…-, farfugliai un’ultima volta,
la vista annebbiata dalle lacrime. Ancora nessuna risposta. Le lacrime presero a scorrere sul mio viso,
senza che potessi fare niente per fermarle. Non poteva essere morto. Non poteva.
Doveva resistere per lui, per me, per noi. –Louis ti prego…apri gli occhi…-, singhiozzai,
appoggiando la fronte sulle nostre mani. Le mie spalle tremavano, scosse dai violenti fremiti dei singhiozzi.
Era morto. Era rimasto in acqua per salvarmi. Ed era morto.
–C’è nessuno che mi sente?!-, urlò ancora il marinaio.
–Siamo qui…siamo qui…-, singhiozzai, parlando al plurale, come se fosse stato ancora in vita.
-C’è qualcuno?!-, esclamò un’ultima volta. –Tornate indietro. Vi prego, siamo qui…-, dissi,
piangendo ancora disperatamente, ma ovviamente non mi avevano sentito. Non volevo lasciarlo.
Ma non potevo neanche rendere il suo sacrificio vano. –Non lo dimenticherò Louis. Te lo prometto.
Non lo dimenticherò…-, singhiozzai, alludendo alla promessa fatta poco prima.
Staccai a forza le sue mani dalle mie, in quanto si erano gelate assieme, e gli lasciai un bacio sulla fronte,
prima di lasciarlo andare. Smosso da una flebile corrente, il suo corpo privo di vita,
ancora appoggiato all’asse, si allontanò lentamente, inoltrandosi nella distesa scura che era l’Oceano.
Lo guardai allontanarsi, singhiozzando più volte, asciugandomi gli occhi con il dorso della mano.
Dopodiché mi voltai a guardare la barca, una sagoma indefinita oramai.
Sicuro che non mi avrebbero mai sentito se li avessi provati a chiamare ancora,
mi gettai in acqua e nuotai sino ad un ufficiale, morto anche lui. Al collo aveva un fischietto.
Lo portai alla bocca e presi a soffiare ripetutamente, per farmi sentire.
Dopo poco sentii la voce del ragazzo esclamare –Girate la scialuppa!-. Mi avevano sentito.
Tornarono verso di me in poco tempo, aiutandomi a salire a bordo. Mi avvolsero in una coperta per riscaldarmi,
in quanto ero in preda all’ipotermia oramai. Oltre a me, su quella barca, c’erano altre cinque persone.
Di tutte le 1500 persone finite in acqua solo noi eravamo stati salvati.
Mentre remavano via da quel campo di morte, guardai un’ultima vola lui. Era un puntino indefinito, oramai,
che si faceva via via più piccolo. Una lacrima scese ancora sul mio viso, prima che mi sdraiassi e cercassi di riposare,
su consiglio del giovane marinaio. Dormii poco e niente, un sonno tormentato dagli incubi,
fino a che non raggiungemmo l’unica nave che era accorsa in aiuto del Titanic, la Carpathia.
Ci aiutarono a salire e ci disposero sul ponte, mentre l’alba insorgeva.
Vari inservienti giravano tra di noi naufraghi, facendo domande, ed alcuni, quasi tutte donne,
chiedevano informazioni, probabilmente cercando il proprio marito o il proprio compagno.
Ma niente e scoppiavano in lacrime. Io le avevo finite, oramai.
–Signora, sono tutti di terza classe. Non credo troverà nessuno quaggiù…-, disse autoritario un uomo.
Mi voltai, per vedere chi fosse, e mi nascosi meglio nella coperta, riconoscendo Caroline.
Si aggirò un po’ per il ponte, il volto quasi angosciato, per poi andarsene,
per fortuna senza vedermi o rendersi conto che fossi io. Navigammo tutto il giorno, giungendo a New York di sera oramai.
Aveva anche cominciato a piovere. Io mi ero portato verso la prua,
incurante dell’acqua che cadeva incessante sul mio corpo, bagnandomi completamente,
a guardare la Statua della Libertà, sotto la quale stavamo passando.
Un ufficiale mi si avvicinò, munito di ombrello, riparandomi così un po’ dall’acqua.
–Signore, deve dirmi il suo nome. -, disse serio. Lo guardai un attimo, mormorando
–Tomlinson. Harry James Tomlinson…-. Quello ringraziò e se ne andò, lasciandomi nuovamente sotto la pioggia.
Già, il secondo nome di Niall. Anche lui mi mancava terribilmente, così come Zayn,
ma con lui non sapevo come poterlo ricordare. Sapevo poco e niente di lui. Sospirai, tornando a volgere lo sguardo verso l’alto.
Ero grato a Louis. Lui mi aveva salvato, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata.
Passarono una, due, tre stelle cadenti. Sorrisi. –Ciao ragazzi…-, mormorai,
sicuro che dietro di loro si nascondessero i sorrisi di mio cugino,
del mio amico e del mio ragazzo.
 
 
 

                                                                            FIN
 
#angolo Kikka
Ed è finita.
La storia, come vi avevo già annunciato.
Il prossimo sarà l’epilogo e poi ci sarà un capitoletto extra, che spero vi possa piacere :)
Spero anche di non farvi piangere come ho già fatto troppo! xD
Questo è un grande traguardo per me in quanto prima storia conclusa, escludendo le One Shot.
Sono felice ed orgogliosa del successo che ha avuto, lo ammetto!
Grazie a tutti voi che leggete, grazie a tutti voi che recensite soprattutto.
Ci vediamo per l’epilogo :’)
Kikka
 

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Capitolo 20
*** EXTRA ***



EXTRA
 
Nuovo Personaggio

- Stan! E muoviti brutto scansafatiche!!-.
Mugugnai, infastidito dall’urlo di uno dei miei compagni di navigazione.
–E dai Stan! Vieni qui, in fretta!!-.
–Un attimo Mike…-, borbottai, alzandomi dalla branda sotto coperta su cui mi ero sdraiato nel tentativo di sonnecchiare un pochino.
Scossi il capo, dandomi una svegliata e passandomi una mano tra i capelli,
quando qualcosa di freddo e decisamente bagnato mi innaffiò per bene.
–Ma sei matto?!-, urlai a Mike, che se la rideva con ancora in mano un secchio, l’arma del delitto.
–No, Mike, piacere!-, rispose, ancora ridacchiando. Lo fulminai con lo sguardo, scrollando fortemente la testa,
dando una parvenza d’asciutto ai miei poveri capelli. –Che cosa c’è, si può sapere?!
Sono 24 ore che non dormo! Riposare un po’ non mi farebbe schifo!-, sbottai, facendolo tornare serio.
Si portò una mano al petto e piegò il busto, esclamando –Mi dispiace aver interrotto il sonnellino di bellezza della principessa…-.
Si interruppe a causa del cuscino che gli avevo lanciato sul muso. Lo prese in mano e mi guardò un attimo male,
concludendo –Vieni sul ponte, c’è una cosa che devi vedere!-. Sbuffai sonoramente e mi diressi fuori,
trovando gli altri miei compagni intenti a guardare fuori bordo.
–Ehi, Jack, che succede?-, domandai al mio migliore amico, affiancandolo.
Lui mi porse i binocoli del quale stava usufruendo, dicendo –Guarda tu stesso!-.
Li portai agli occhi e scrutai attentamente l’orizzonte, soffermandomi poi su una sagoma indefinita che galleggiava.
–Steve avvicinati!!-, urlai al mio timoniere, che annuì. Ci avvicinammo lentamente,
il tutto senza che perdessi di vista quella cosa. Una volta affiancata mi resi conto che fosse un ragazzo.
Galleggiava su un pezzo di legno, chissà da quanto era in acqua. –Ragazzi una cima, presto!-, esclamai,
lasciando i binocoli sul bordo della barca. Mike me ne passò subito una.
Dopo essermela legata in vita mi tuffai, raggiungendo in poco tempo il ragazzo.
Mi preoccupai subito di passarlo all’interno della corda e, dopo averla strattonata un po’,
i miei compagni tirarono, riportandoci a bordo, tutti e due. Lo sdraiai sul ponte,
non preoccupandomi di asciugarci. –Allora? È vivo?! Morto?!! Respira!!!-, chiese a raffica Matt,
l’ultimo del mio equipaggio. –E dagli il tempo di capirlo, genio!-, sbottò Jack,
mollandogli uno scappellotto in testa. Osservai attentamente il suo torace e solo dopo molto scorsi un piccolo,
piccolissimo movimento. Per essere certo fosse vivo adagiai l’orecchio sul petto,
ascoltando attentamente, ed avvertendo il lieve, lievissimo battito del suo cuore.
–E’ vivo! Ma il polso è debole. Portiamolo dentro, presto!-, esclamai tirandolo su. Matt e Mike lo sollevarono,
mentre io preparavo una branda sotto coperta. Lo adagiammo su essa, coprendolo poi con un lenzuolo.
Riempii delle borsa d’acqua calda e le misi sparpagliate per la piccola branda, sotto le lenzuola,
scaldandolo un po’. Il suo corpo era gelido e quasi cereo. Probabilmente lo avevamo salvato in tempo.
–Chissà chi è…-, mormorò piano Jack, al mio fianco. –Non ne ho idea. Ma ora facciamolo riprendere.
Ci spiegherà più avanti tutto…-, lo liquidai, facendolo uscire. Presi uno sgabello e mi sedetti al suo fianco,
tamponandogli la fronte con un panno imbevuto nell’acqua calda. Era proprio un bel ragazzo.
Magro, alto, i capelli castani che ricadevano perfetti in un ciuffo sulla fronte, la mascella scolpita e i tratti del viso delicati.
Americano, probabilmente. Mugugnò qualcosa, muovendosi appena ed aprendo gli occhi poco dopo,
rivelandomi essere di un colore azzurro cielo. Si guardò un attimo attorno, lo sguardo debole, per poi posarsi su di me.
–Dove mi trovo? Chi…chi sei?-, sussurrò flebilmente, la voce un po’ roca. –Shh. Ora riposati.
Ti spiegherò tutto quando ti sveglierai…-, mormorai, carezzandogli dolcemente i capelli.
Lui mi guardò ancora un attimo, per poi chiudere gli occhi ed addormentarsi in poco tempo.
La pelle aveva assunto una tonalità ambrata quasi ed il respiro era più forte, regolare e profondo.
Rimasi lì ancora un po’, prima di lascarlo solo e raggiungere i miei amici, desiderosi quanto me di spiegazioni.
 
 
 

Vecchia Conoscenza
-Piccolo, tutto bene?-, chiese il mio ragazzo, sedendosi su di un divano del salotto accanto a me.
–Si amore, tutto bene!-, lo rassicurai, sorridendogli. Lui si sporse verso di me baciandomi appena.
–Mi sembri un po’ turbato. C’è qualcosa che ti preoccupa?-, domandò ancora, premurosamente.
Era sempre stato protettivo nei miei confronti e ciò mi rendeva felice. Decisi che era meglio dirglielo,
non ero in grado di nascondergli qualcosa al lungo. –Ok, ma non prendermi per matto,
d’accordo?-, lo ammonii prima di iniziare. Lui annuì, mettendosi comodo, prendendomi una mano e stringendola, i
ncitandomi a parlare. –Allora…oggi sono andato al parco, a passeggio, no?-, dissi, guardandolo annuire,
la confusione nel suo sguardo. –E…so che non mi crederai probabilmente, ma mentre ero seduto sul prato,
in lontananza, mano nella mano con un ragazzo che devo avere già conosciuto ho visto…-, e lì mi bloccai.
Era difficile da dire, dopo tutto quello che era successo. –Chi hai visto?-, mi incitò a continuare, gli occhi scuri fissi nei miei.
Presi un respiro e –Harry…-, soffiai fuori. Lui strabuzzò leggermente gli occhi. –Ha…Harry?
Quel Harry??! Ne sei sicuro?!-, balbettò, fissandomi perentorio.
–Sicuro al cento per cento! Vuoi che non lo riconosca, scusa?!-, sbottai, un po’ alterato.
Non mi aspettavo mi credesse, era ovvio. –Tesoro, sappiamo entrambi che è piuttosto improbabile.
Harry è morto. Ti ricordi? Non c’era nessun Harry Styles nella lista dei superstiti!-, disse con calma,
per farmi digerire la cosa. Annuii, sconsolato. –Lo so, ma io l’ho visto! Ne sono sicuro!
Aveva gli stessi ricci e gli occhi verdi! Inoltre camminava mano nella mano con un ragazzo…-.
–Vedi? Questo prova che non è lui. Sappiamo entrambi che Harry non starebbe mai con qualcun altro che non fosse Lou.
Era solo uno che gli somigliava, nient’altro.-, mi interruppe. In effetti era vero.
Non avrebbe mai tradito Louis e non l’avrebbe mai lasciato. –Già, probabilmente hai ragione…-, mormorai abbassando.
–Ehi, lo so che ti manca. Manca anche a me, come Lou del resto.
Ma dobbiamo essere forti, eh?-, mi rassicurò abbracciandomi.
Annuii, nascondendo il volto nell’incavo del suo collo e sospirando, lasciando che una lacrima mi rigasse il volto.


Qualche giorno dopo…
 
-Piccolo dove sei?!-. -In giardino amore! Sto potando le rose!-, risposi, continuando a tagliare la siepe.
Lasciai le cesoie per terra e mi voltai, asciugandomi la fronte. Lo vidi uscire dalla porta di casa e sorridermi,
raggiungendomi con calma a causa delle stampelle. Dopo tutto quel tempo la gamba non era ancora guarita.
La destra se l’era cavata con una storta alla caviglia, ma la sinistra si era rotta e da allora usava quelle per reggersi in piedi.
–Non vedo l’ora di riporre in soffitta queste cose…-, borbottò alludendo alle stampelle, una volta al mio fianco.
Ridacchiai, cingendogli la vita con una mano, baciandolo dolcemente.
–Vedrai, non ci vorrà più molto!-, lo rassicurai, riprendendo la mia occupazione.
–Stai facendo un ottimo lavoro qui, lo sai?-, mormorò suadente al mio orecchio, baciandomi il lobo.
-Se fai così non finirò più però…-, mugugnai, reclinando la testa all’indietro, appoggiandola sulla sua spalla.
–Allora finisci che poi ti ho tutto per me!-, esclamò, scoppiai a ridere, riprendendo a tagliare i rami di rosa attentamente,
per renderli pari. –Dai Will, sei una lumaca!-. Quella voce… Alzai lo sguardo e sbiancai.
Davanti a casa nostra, sul lato opposto della strada, stava passando, correndo, Harry. Era proprio lui.
Con i capelli ricci, le fossette ai lati della bocca e gli occhi smeraldini. Non mi vide neanche,
successe tutto troppo in fretta, e così come era apparso scomparve, allontanandosi, in poco tempo,
seguito da un ragazzo moro con gli occhi azzurri. Mi voltai verso il mio ragazzo, che era come me,
sconvolto, bocca ed occhi leggermente spalancati. –Dimmi che lo hai visto anche tu…-, farfugliai piano,
guardando la sagoma del riccio allontanarsi e farsi via a via più piccola. –L’ho visto si…-, rispose piano.
Allora era vivo.
Non mi ero sbagliato!
 
 
 
 
 

# (ultimo) angolo Kikka
Si, è l’ultimo perché dopo questo basta, metterò completa e sarà ufficialmente completa.
Che emozione :’)
Mi ero affezionata a questa storia e la terrò sempre nel cuore!
Passiamo all’extra.
Allora?? Piaciuta come sorpresa?! :D
Spero abbiate capito chi erano e le parole in corsivo vi possono aiutare molto xD
Che posso dirvi??
Ah, sì.
TENETE D’OCCHIO LA MIA PAGINA AUTORE!!
Perché ci sarà un’altra sorpresa…
Ve la dico??
Un’altra Slash, che penso proprio potrebbe interessarvi!
Dico solo che è collegata a questo extra, non di più ;)
Ora faccio i VERI ringraziamenti, perché senza di voi non sarei mai arrivata fino a qui!
GRAZIE GRAZIE GRAZIE PER TUTTO!!!
Un bacione, l’ultimo per questa storia.
Kikka :’)
 
P.S. Se qualcuno mi insegna come mettere le immagini mi fa un grande favore!!! xD

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


 
Epilogo
 
Harry
Sono passati cinque mesi dal disastro del Titanic.
A me e gli altri cinque supersiti sono state rifilate maree di interviste e cosa varie, per raccogliere le testimonianze.
È stato uno sforzo parlarne, perché ancora adesso le drammatiche immagini di quella notte mi tormentano i sogni.
Ho iniziato una terapia, parlo con un medico di tutto ciò che è successo.
Solo lui da dell’esistenza di Louis, nessun’altro. Sa della mia omosessualità e non mi ha mai giudicato.
Mi ascolta, annuisce e mi da l’appuntamento per la settimana dopo. Per quanto difficile sia stato,
sto mantenendo la promessa che ho fatto a Lou prima che morisse. Sto andando avanti con la mia vita.
Subito dopo l’attracco a New York si è preso cura di me un ragazzo. Si chiama William Lowe.
Già, il giovane marinaio che mi ha estratto dall’acqua. Si è occupato di me,
mi ha fatto stare con lui a casa sua, fino a che non ho iniziato a sentire qualcosa per lui.
Mi ha rivelato di essere innamorato di me e da allora stiamo assieme.
Con lui cerco di dimenticare Lou, ma chi vogliamo prendere in giro.
Dimenticarlo è impossibile, vive nitidamente nei miei ricordi.
Viviamo assieme in una casetta modesta, in periferia di New York, vicino al mare.
È piccolina, di due piani, ma accogliente e perfetta per noi due.
Ha anche un piccolo giardinetto. È diversa dalle case inglesi, ma mi piace lo stesso.
Abbiamo un cane Malik, che adoro. Certo, avrei preferito un gatto, ma anche lui va bene.
Già, Malik. Alla fine avevo trovato un modo per avere sempre con me anche Zayn.
A proposito di lui… C’è un posto leggermente appartato nella spiaggia, una piccola scogliera.
Lì ho creato un piccolo santuario, per ricordarli. Tutti e tre.
Ed è proprio lì che formulo questi pensieri. Davanti alle tre piccole croci che ho impiantato nella sabbia.
Sapete ragazzi, vi piacerebbe stare qui…-, mormorai, seduto a terra,
le gambe strette al petto ed il vento che mi scompigliava i capelli.
Ho un fatto buffissimo da raccontarvi! Ieri io e Will siamo andati a fare la spesa.
Ci siamo messi a discutere su quali biscotti comprare. Io ne volevo un tipo e lui no,
così abbiamo preso a tirarlo entrambi ed alla fine il pacco si è…si è…
-, mi interruppi, scoppiando in lacrime.
Erano esattamente cinque mesi che loro non c’erano più. E non piangere era difficile.
Nascosi il viso tra le braccia, sfogandomi, non preoccupandomi se qualcuno mi avesse visto.
Piansi per un tempo che non saprei definire, fino a che non esaurii le lacrime.
Mi asciugai gli occhi e mi alzai, scrollandomi la sabbia dai pantaloni, voltandomi poi verso le croci.
Mi avevo inciso in quella a sinistra
Niall James Horan, il ragazzo che mi ha dato sempre conforto.
In quello centrale, in quanto non potevo separarli, avevo inciso
Zayn Malik, il ragazzo che mi ha dato la forza.
Ed infine, ma non perché fosse il meno importante, sull’ultima c’era inciso
Louis Tomlinson, il ragazzo che mi ha dato l’amore.
Sorrisi e sfiorai con la punta delle dita tutte e tre le croci, per poi avviarmi verso casa, le mani affondate nelle tasche.
Avevo smesso di usare frak. Avevo preso ad usare uno stile più semplice, consono, più Tomlinson.
E ne andavo fiero. Nessuno si importava più che fossi Harold Edward Milward Styles. Per la gente,
Will compreso, io ero Harry James Tomlinson, come mi ero denominato sulla Carpathia. A
h, avevo anche giurato che non avrei mai più preso una nave in vita mia.
Aprii il cancelletto e subito Malik mi fu incontro, abbaiando felice.
Ehi bello…-, mormorai accarezzandogli il capo, per poi entrare in casa.
Will? Sono tornato!-, lo chiamai, sfilando il cappotto e lasciandolo sul divano.
Lui scese di corsa dalle scale, avvicinandosi e baciandomi velocemente.
Ciao tesoro! Vieni, che oramai è pronto in tavola!-, esclamò raggiante,
dirigendosi in cucina. Ridacchiai scuotendo il capo ed andando in bagno a lavarmi le mani.
ù Mentre me le asciugavo dalla finestra un piccolo raggio di luce entrò e mi accarezzò il viso. Sorrisi.
Ciao Niall…-, sussurrai guardandolo, ricordando ciò che aveva detto mio cugino prima di morire.
Tornai al piano di sotto e mi misi a tavola con William, prendendo a pranzare,
godendomi della dolce atmosfera casalinga che aleggiava nell’aria.
Con Niall che filtrava dai vetri, Zayn che fluttuava nel vento e il mio piccolo Lou che mi inebriava le narici.
 
 
 
 
 

#angolo Kikka
Ed ora è VERAMENTE FINITA!!!
Non ci posso credere di averla portata a termine davvero :’)
Questa storia è stata molto importante per me ed i vostri pareri ancora di più!
Molte di voi, nelle recensioni all’ultimo capitolo, mi hanno ringraziata per aver scritto questa FF,
ma la verità è che siete VOI le persone da ringraziare.
Voi che avete letto, voi che avete commentato, voi che l’avete inserita da qualche parte,
voi che avete sopportato i miei scleri e che mi chiedevate di aggiornare, facendomi i complimenti.
So, I just wanna say a massive thank to all the single member reading this! xD
Ok, lasciamo perdere l’inglese.
Il prossimo sarà un capitolino speciale e cosa dirvi in più?
Giusto…
Tenete d’occhio la mia pagina d’autore, fidatevi ;)
Un bacione e buonanotte a tutti
Kikka :)
 
P.S Ho cambiato il nome del marinaio perchè su Wikipedia diceva si chiamasse HAROLD Lowe lol
P.P.S Spero si siano capite le metafore riferite a Lou, Nialler e Zayn ;)

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