A Fairytale After Midnight

di kyelenia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. A very Alcoholic Beginning ***
Capitolo 2: *** 2. Turning Tables ***
Capitolo 3: *** 3. Smoothness ***
Capitolo 4: *** 4. Apples and Spout ***
Capitolo 5: *** 5. Di gatti e predatori ***
Capitolo 6: *** 6. A Very Alcoholic Interlude ***
Capitolo 7: *** 7. Quindici giorni di me e di te ***



Capitolo 1
*** 1. A very Alcoholic Beginning ***


Titolo: "Fairytale After Midnight"
Pairing:
 Sebastian/Kurt
Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Rachel Berry e qualche comparsa
Rating: Arancione
Genere: Angst, Malinconico, Romantico
Avvertimenti: mini-long, Klaine break up, Slash, Triangolo

Note: Partecipa all'iniziativa del Gleeky Cauldron con i prompt "ricordi" e "cos'hai fatto ieri sera? E' grave se non me lo ricordo?"

 

Capitolo 1. A very alcoholic beginning

Kurt strinse più forte la mano del ragazzo al suo fianco e si decise a suonare il campanello di casa  Pilsbury-Schuester, tremando. Non gli era mai sembrato così difficile prender parte ad una rimpatriata del Glee Club, e dire che quella era almeno la decima in sei anni.

Mentre gli occhi di coloro che erano stati la sua famiglia al liceo squadravano lui e il suo improbabile accompagnatore, Sebastian Smythe il criceto malefico, le ragioni per cui si trovava lì, con lui, sei anni dopo gli passarono davanti agli occhi, come un film che stava andando in onda nel suo cervello. Ad una velocità superiore rispetto al normale.

Tutto era cominciato con una sbronza imprevista e una telefonata mattutina.

 

*°*°*°*°*

Il cellulare squillò ad un orario che Kurt riteneva improponibile - e non aveva importanza che fossero già le undici, in realtà. La prima cosa che realizzò, una volta aperti gli occhi, fu che la sua testa era probabilmente occupata da un centinaio di bulldozer.

Prese il telefono dal comodino e rispose, sole per far cessare la suoneria di Lady Gaga che gli sembrava più che altro un raduno di scimmie urlatrici.

'Pronto?'

'Ehi amore'.

A differenza della sua voce, tremante, insicura e impastata dal sonno, quella del suo ragazzo sembrava troppo sveglia.

'Ciao amore, come stai?'

'Io sto bene, tu piuttosto? Non sono io ad essere tornato a casa circa alle tre del mattino e ad aver mandato messaggi deliranti al mio ragazzo'.

Non seppe giudicare con esattezza il tono di Blaine. Gli sembrò di cogliere un misto di fastidio e preoccupazione; ma lui non era in possesso di tutte le proprie facoltà mentali e Blaine era convinto di dover essere sempre composto, di non poter dire o fare nulla che esprimesse i suoi veri pensieri e, dunque, potesse infastidire gli altri.

'Oddio scusa amore. Che ti ho scritto? Dovrebbe essere dichiarato illegale usare qualsiasi mezzo di comunicazione ad una festa con una quantità decisamente eccessiva di alcool'.

'Qualcosa di strano, tipo scusami, ti amo, sono una persona orribile e non ti merito. Ma non importa, probabilmente eri nel pieno di una sbronza triste. Ti vedo già a piangere sulla spalla di Rachel o di Mercedes. Allora, che cos'hai fatto ieri sera?'

Kurt tentò di sforzarsi, di concentrarsi, di cercare i frammenti che galleggiavano nella sua testa, intontita dai residui dell'alcool di quella notte. I suoi ricordi si fermavano al primo gioco alcolico che avevano fatto. Si ricordava il primo bicchiere, il secondo, un duetto con Rachel e poi il vuoto più totale.

'E' grave se non me lo ricordo?'

Blaine dall'altra parte rise e quel suono, solitamente così piacevole, sembrò trafiggerlo come un trapano conficcato in una delle sue tempie.

'No, non penso. Almeno, spero di no. Significa che non hai fatto nulla di importante. Non penso si dimentichi così facilmente qualcosa di davvero grosso. Soltanto che non capisco proprio il motivo di quei messaggi'.

'Probabilmente hai ragione tu, ero solo triste per colpa dell'alcool e ho dovuto fare le cose in modo melodrammatico com'è mio solito'.

'Più tardi ti va se passo a trovarti?'

'Certo, quando vuoi!'

'Allora dopo pranzo sono da te. A dopo, Kurt'.

'A dopo Blaine, ti amo'.

Blaine riattaccò e Kurt tornò a spremersi le meningi per cercare di recuperare i pezzi della sera precedente.
Sconfortato, decise di utilizzare il tempo in modo più proficuo con il suo rituale mattutino di idratazione.

Sentì il suo iPhone vibrare sul comodino e si affrettò a controllare chi altri avesse urgente bisogno di parlare con lui.

Era un messaggio di Rachel e la cosa, stranamente, non lo rassicurò in alcun modo.

'Kurt, sei sveglio?'

'Si Rachel. Che succede?'

'Volevo solo sapere come stai e se ti ricordi di ieri sera.'

'No! Ho un vuoto totale! L'ultima cosa che mi ricordo è il nostro strepitoso duetto di Defying Gravity! Sono proprio contento di non aver sbagliato la nota finale, questa volta.'

'Sìsì, grandioso grandioso. Non ti ricordi altro?'

Che Rachel non volesse parlare di una sua performance era strano. Che stessa allontanando il discorso da Wicked - tipo il suo secondo musical preferito da sempre - era ancora più strano.

Kurt si fece sospettoso.

'Rachel, ti giuro di no! Mi sa che ho bevuto troppo. Se c'è qualcosa che muori dalla voglia di dirmi, dimmela e basta.'

'Nono, non era nulla di importante. Tranquillo. Se ricevi messaggi sospetti fatti vivo. Buona giornata Kurt :)'.

Rachel non puoi piantarmi così! Dimmi che è successo!'

'Rachel?'

'Dannazione Rachel, rispondi! Tanto lo so che hai il cellulare vicino. Sento Finn russare nella stanza di fianco la mia, ciò significa che non state dormendo insieme e che tu non perdi di vista il cellulare perché lui potrebbe chiamarti. '

' Fai un po' come vuoi, tanto lo sai che prima o poi ti farò parlare. Buona giornata anche a te, piccola vipera.'

Il tono misterioso dei messaggi di Rachel non fece altro che incuriosire Kurt maggiormente, spingendolo a ricercare con insistenza nella sua testa qualsiasi frammento che potesse fornirgli una risposta. Il blackout totale del suo cervello lo esasperò tremendamente, rendendolo nervoso e facilmente irritabile.

Il pomeriggio con Blaine non fu dei migliori.

Il suo ragazzo continuava a guardarlo con sospetto, Kurt continuava a sentirsi in colpa senza riuscire ad avere un motivo reale per farlo ed entrambi trovarono utile tenersi occupati in qualcosa - qualsiasi cosa - pur di non dar nuovamente inizio ad una litigata colossale.

Ultimamente sembravano non essere capaci di far altro.

Kurt sapeva di non potersi davvero lamentare, perché Blaine possessivo e arrabbiato era una cosa inusuale; amava i suoi baci aggressivi, i morsi sulle labbra, i morsi sul collo, le sue mani che vegano sotto i vestiti alla scoperta di ogni centimetro di pelle.

«Lo sai che ti amo, vero?» gli soffiò Blaine sulle labbra arrossate.

«Lo so Blaine. Ti amo anche io, lo sai. Sei tutto».

E non era più come una volta.

Sembrava che dovessero ripeterselo per rimanere aggrappati l'uno all'altro, per rimanere aggrappati a qualcosa. Perché la loro storia era stato tutto, il loro amore era stato la loro unica ancora mentre tutto il resto delle loro vite sembrava affondare. Perché era passato poco meno di un mese da quando Kurt aveva ricevuto la lettera dalla NYADA e Blaine l'aveva salvato. Blaine l'aveva tenuto ancorato alla realtà e a se stesso con i suoi baci, con il suo amore, con la sua presenza costante.

Però il senso di colpa - e il blackout - che pungolava Kurt sembrava volergli ricordare che non era più così, che quel tutto stava diventando una prigione soffocante.

Blaine rotolò al suo fianco e Kurt ne approfittò per prendere un respiro profondo e regolarizzare il battito del suo cuore, momentaneamente impazzito.

Inspira.

Espira.

Non sarebbe dovuto risultare così difficile farlo.

Poi il cellulare sul suo comodino vibrò e Kurt, memore delle parole di Rachel e dei possibili 'messaggi sospetti', cadde in preda al terrore.

No. No. Nononononno!

«Kurt, ti è arrivato un messaggio. Non guardi di chi è?»

Il tono del suo ragazzo era calmo, però Kurt lo conosceva. Era di una calma apparente, tagliente. Dopo tutta la storia di Chandler Blaine non si fidava più di lui.

«Sì, hai ragione. E' solo che ero così rilassato...»

Allungò una mano sul comodino e bastarono le prime parole, ed il numero sconosciuto, ad allarmarlo.

'Buongiorno signorina'.

Quasi sperò che il mittente avesse sbagliato destinatario, però una vocina dentro di sé gli diceva che gli stava sfuggendo qualcosa, che gli mancava un pezzo davvero grosso. Enorme.

'Mi sa che hai sbagliato destinatario, non sono una donna e non riconosco il tuo numero.'

Rimase un attimo titubante prima di inviarlo, perso nei suoi pensieri.

«Allora, chi è?»

Il tono di Blaine era spaventosamente calmo.

«Rachel. Mi ha chiesto come va col mal di testa.»

Kurt sapeva di percorrere una strada davvero pericolosa. Sapeva che stava rischiando terribilmente tanto a mentire - di nuovo - a Blaine, per altro apparentemente senza una ragione. Tuttavia qualcosa gli diceva che quel messaggio era proprio destinato a lui, era intenzionato a scoprire che cosa fosse successo la sera prima e non aveva alcuna voglia di litigare con Blaine.

«E come stai?» gli chiese Blaine, accarezzandogli delicatamente le tempie.

Kurt chiuse gli occhi mentre la mano del suo ragazzo gli percorreva pigramente il viso - prima le palpebre, poi il naso, poi le labbra - e si abbandonò ad un sospiro soddisfatto.

«Sei così adorabile quando ti trasformi in un micione pigro.»

Poteva sentire la dolcezza ad ammorbidire il tono di Blaine e la cosa lo fece sentire orribile.

Il cellulare vibrò di nuovo e Kurt si affrettò a coprire lo schermo prima che Blaine potesse leggere che non era Rachel il mittente.

«Ho sete, vado in cucina a prendere qualcosa. Vuoi da bere?» chiese, come ultima via di fuga, sperando vivamente di essere in grado di capire chi fosse il mittente prima di tornare in camera.

«Una Diet Coke, grazie amore!»

Kurt si uscì dalla stanza e scese le scale con un occhio sullo schermo e l'altro sui gradini.

'No principessa. Ti posso assicurare che so benissimo a chi sto scrivendo e che non sono mai stato interessato ad una donna.'

Kurt trattenne un attimo il respiro, dannandosi per l'ennesima volta nella ricerca di una risposta all'interno del suo cervello vuoto.

'Io non aspettavo che mi scrivesse nessuno. Vuoi, dunque, dirmi cortesemente chi sei?'

Ebbe il tempo di aprire il frigo e versarsi una generosa quantità di tè al limone in un bicchiere prima che la vibrazione lo avvertisse di aver ricevuto nuovamente una risposta dall'altro.

'Neanche per idea, preferisco piuttosto mostrartelo. Ieri sera sembravi così entusiasta della mia presenza.'

'Va al diavolo. Non ho idea di chi tu sia e non ho voglia di scoprirlo. Sparisci'.

Premette 'invio' ferocemente, desiderando ardentemente prendere a pugni quel tipo che sembrava così fastidioso, Rachel per la sua dannata festa alcolica e anche se stesso, perché sembrava incapace di far andare bene anche una sola cosa nella sua vita.

'Rachel cara, tesoro, un tipo mi ha appena contattato parlando a vanvera di ieri sera. Se hai qualcosa da raccontarmi direi che sarebbe il momento adatto.'

Il suo cellulare vibrò nuovamente e il messaggio ricevuto finì con l'essere eliminato senza alcuna pietà. Quel giochetto gli avevo decisamente rotto le palle e non aveva alcuna voglia di continuare a leggere delle battutine maliziose ed idiote.

La chiamata della sua migliore amica fu accolta con un animo decisamente più benevolo.

'Ciao cara.'

Il tono di Kurt era dolcemente minaccioso.

'Non odiarmi. Volevo davvero evitare situazioni difficili per quanto fosse possibile, ma a quanto pare non lo è. Stasera se sei libero vieni da me e ti racconto un paio di cose, cercando di colmare i tuoi vuoti di memoria magari.'

'Non so a che ora va via Blaine, comunque ti avverto quando sto per arrivare. A dopo.'

'Ciao Kurt'.

«Amore che stai facendo?» gli urlò Blaine dalle scale.

«Mi ha chiamato Rachel per organizzarci per stasera, quindi ho perso tempo. Sto arrivando!»

Kurt si affrettò su per le scale, trovando il suo ragazzo appoggiato sul corrimano.

In quei momenti - vedendolo con i capelli leggermente scombinati, le maniche della camicia svoltate che lasciavano intravedere le sue splendide braccia - Kurt sentiva il cuore fare un saltello buffo e improvvisamente Blaine smetteva di essere il ragazzo con cui stava da più di un anno e con cui non riusciva a smettere di litigare, tornava ad essere il ragazzo più bello che lui avesse mai visto in vita propria.

Blaine gli sorrise e nella sua testa al sorriso del suo fidanzato si sovrappose quello storto e arrogante di Sebastian Smythe.

Saltò in aria per la sorpresa, imprecando tra sé  perché si stava comportando in modo stupido e avrebbe fatto insospettire l'altro.

«Che succede?» gli chiese, infatti, questi.

«Niente. E' solo che a volte la tua bellezza mi sembra troppo. Sei splendido e mi sembra incredibile averti qui con me».

Si sentì in colpa per quelle parole, ma giusto un po'; perché in fondo stava pensando proprio a quello prima che il criceto malefico disturbasse i suoi pensieri.

Blaine circondò i suoi fianchi con le braccia in una presa salda e lo baciò con irruenza, senza esitare prima di fargli schiudere le labbra con la propria lingua. E Kurt capì che entrambi stavano lottando, entrambi si stavano aggrappando disperatamente a quella cosa, alla ricerca di quello che li aveva spinti ad innamorarsi e che adesso sembrava così lontano.

Un flash si fece largo prepotentemente fra i suoi pensieri offuscati dal corpo, dal tocco e dalla lingua di Blaine. Di colpa la bocca del suo ragazzo aveva un retrogusto alcolico e il suo corpo gli sembrava più longilineo e affilato.

Aprì gli occhi di scatto perché quei pensieri estranei stavano diventando ingombranti.

Si strinse più forte contro il corpo di Blaine per assicurarsi della sua presenza, per aggrapparsi a quell'unica certezza, che Blaine era ancora lì e che era lì con lui, per lui.

La porta d'ingresso si aprì rumorosamente, spingendoli ad allontanarsi controvoglia.

«Forse è meglio che vada.»

L'affermazione di Blaine ruppe quel silenzio che li stava accompagnando da ore, ormai.

«Sono già le sette e non vorrei far preoccupare i miei. Buona serata Kurt».

Blaine gli posò un bacio delicato sulle labbra e Kurt gli prese il viso tra le mani.

Gli occhi color miele dell'altro erano lucidi e malinconici.

Quello sembrava un addio. Non lo era - Kurt lo sapeva - non aveva alcun senso, ma qualcosa gli fece sentire che in quel momento entrambi stavano diventando consapevoli di una nuova verità.

«Ciao amore».

Kurt ricambiò il bacio cercando di trasmettere all'altro calore, amore e tenerezza. Nulla gli era mai sembrato più difficile.

Blaine scese le scale di corsa, senza guardarsi indietro. Kurt lo sentì salutare educatamente i suoi e chiudersi la porta alle spalle.

Si accasciò stancamente sul pavimento chiedendosi per l'ennesima volta che stesse succedendo loro, che fine avessero fatto quei due ragazzi orgogliosi, ostinati e innamorati.

Forse stava scoprendo il senso delle parole di tutti, delle frasi intelligenti e sensate degli altri.

Perché 'le storie adolescenziali non durano in eterno' e Kurt non era mai riuscito a capirlo.

Perché loro si amavano e non aveva mai accettato il fatto che un giorno, semplicemente, avrebbero smesso.

'Sto arrivando'.

Un unico messaggio alla sua migliore amica, per parlare, per capire e forse - alla fine - per rimettere insieme tutti i pezzi.

 

La porta di casa Berry gli fu aperta da Rachel in persona.

La sua migliore amica aveva uno sguardo serio in viso, non sembrava esaltata né elettrizzata dalla sua visita. Non prevedeva una serata all'insegna di Brodway e dei duetti e questo terrorizzò Kurt ancor di più del loro scambio di messaggi precedente.

«Ciao Kurt. - lo abbracciò con forza, strano, molto strano - Saliamo in camera mia così da poter parlare senza che nessuno ci disturbi».

Rachel lo prese per mano e lo trascinò su per le scale, nonostante entrambi sapessero che lui era perfettamente in grado di raggiungere la stanza della ragazza.

Senza indugiare un attimo Rachel si sedette a gambe incrociate sul letto e lo invitò a sedersi di fronte a lei.

«Cosa ti ricordi di ieri?» cominciò.

E Kurt, improvvisamente, si sentì terrorizzato. Poteva risultare un po' paranoico - si sentiva così lui stesso - però da tutto il giorno il suo inconscio stava continuando a mandargli messaggi e lui non aveva mai, mai, mai dubitato di se stesso.

Il suo cellulare vibrò prima che potesse rispondere a quella domanda.

'Non mi arrenderò così facilmente. E appena ti avrò riportato alla mente la nostra serata di ieri neanche tu vorrai farlo.'

Kurt chiuse il messaggio, ignorandolo deliberatamente, posò il cellulare sul comodino di Rachel e cercò di focalizzare nuovamente l'attenzione sulla ragazza seduta di fronte a lui.

«Più o meno niente. L'inizio della serata, te l'ho già detto al telefono, il nostro duetto e poi è come se non fossi esistito fino a stamattina. A proposito, come sono arrivato a casa?»

«Ti ha accompagnato Finn. Non aveva bevuto e neanche io ho bevuto tanto, quindi mi ricordo tutto.»

«Bene, allora parla! E' tutta il giorno che la mia mente mi ripropone flash indesiderati e che non dovrebbero esistere. Ho bisogno di risposte!»

Rachel prese un respiro profondo, come se quel discorso costasse più a lei che a Kurt, e finalmente si decise a parlare.

Con una calma apparente e terrorizzante.

«Ieri, non so come, alla festa è riuscito ad imbucarsi Sebastian. Nessuno si è accorto del suo arrivo. E' sgattaiolato dentro insieme a qualcuno e di colpo me lo sono trovato di fronte, nel salotto di casa mia, e non sono più riuscita a dirgli di no. Dannazione, mi stava corrompendo col suo sorriso dannatamente sexy. Una persona come lui non dovrebbe essere affascinante! Lo utilizza senza scrupoli per i suoi fini malefici.»

«Ok Rachel, Sebastian è affascinante almeno quanto è stronzo, dobbiamo ammetterlo. Però non divagare.»

«Ok, ok! Ha cominciato a bere e io all'inizio lo tenevo d'occhio, giusto per capire che intenzioni avesse, però ho notato che non voleva infastidire nessuno, che stava facendo ridere un paio di persone e che sembrava, per la prima volta, quasi a suo agio, rilassato. Ho smesso di tenerlo d'occhio. Forse l'ho sottovalutato. Non so quando è cambiata l'atmosfera, però ad un certo punto vi ho visti seduti vicini sul divano. Le vostre gambe si sfioravano e lui teneva una mano sulla tua coscia. Tu stavi ridendo, mentre gli circondavi il polso con la tua, di mano. Siete stati così per un bel po', ridevate, e io non ti vedevo così sereno da tempo. Poi siete spariti. Gli altri hanno cominciato ad andarsene e io sono entrata in cucina soltanto parecchio tempo dopo. Lui era seduto su una sedia e tu eri seduto a cavalcioni su di lui. Dio, non ti avevo mai visto così. Vi stavate baciando o, per meglio dire, letteralmente divorando. Tu sospiravi, sospiravi un sacco e nessuno dei due mi ha notato perché non avevo acceso la luce.»

Rachel pensò bene di prendersi una pausa, perché colori poco sani si stavano avvicendando sul volto di Kurt ad un ritmo spaventosamente accelerato e la tonalità cadaverica che aveva assunto la sua pelle non sembrava promettere nulla di buono.

«Continua. Continua! Oddio, non ci posso credere. Perché Sebastian è finito seduto accanto a me? Per lui ero solo una faccia di checca e andava più che bene. Che ho fatto? Continua, voglio sapere tutto.»

Kurt si alzò dal letto e prese a vagare per la stanza come un'anima in pena.

Non sapeva che pensare. Non aveva mai, mai, mai tradito Blaine. E non si ricordava nulla - tranne il sorriso di Sebastian e il sapore della sua bocca, e forse era già troppo - quindi non aveva motivo di sentirsi in colpa. Ma aveva tradito Blaine, e questo sembrava essere un dato di fatto.

«Sono andata a chiamare Finn e lui ha fatto casino sulla porta della cucina. Voi vi siete staccati, siete tornati di là e poi Finn ti ha accompagnato a casa. Sebastian è sparito mentre tu eri a prendere il cappotto e io stavo salutando Finn

«Oddio Rachel. Che ho fatto? Come ho potuto?»

Kurt crollò sul pavimento, con i gomiti sulle ginocchia e le mani tra i capelli.

E Kurt non si scombinava mai i capelli.

«Può capitare Kurt, eri ubriaco! L'ultima volta che è capitato a me ho limonato con Blaine

«No Rachel. Non capita semplicemente. Non con il ragazzo che fino a due mesi prima tentava di rubarti il tuo di ragazzo. E ho mandato dei messaggi stupidissimi a Blaine, oddio. Che ho fatto?»

Rachel si chinò di fronte a lui e gli afferrò il viso con decisione.

«Guardami. Guardami negli occhi, Kurt! Non è successo nulla, non hai fatto nulla. Vedi perché non volevo dirtelo? Tu non ti ricordavi nulla ed era come se non fosse accaduto niente di quello che avevo visto.»

«Ma è successo e non potevo semplicemente non ricordarlo. Devo pensare, devo fare qualcosa.»

Rachel gli strinse con decisione le mani tra le sue, impedendogli di torturarsi i capelli - lui non scompigliava mai i suoi capelli perfetti - e guardandolo negli occhi.

«Tu non devi fare nulla! E chiaro? Ora andiamo giù, ordiniamo una pizza vegana, guardiano un bel musical e vedrai che sarà tutto a posto. Ignorerai i messaggi di Sebastian, domani ti vedrai nuovamente con Blaine e sarà tutto ok prestissimo.»

Kurt respirò profondamente.

Quel giorno il suo cuore sembrava aver preso la fastidiosa abitudine di galoppare selvaggiamente.
Rachel lo convinse ad alzarsi e lo spinse senza tanta grazia verso il bagno.

Sciacquarsi il viso fu un sollievo.
Gli schiarì le idee e improvvisamente tutta quella storia orribile non sembrava più la fine del mondo.

Tornato in camera la prima cosa che fece fu prendere il cellulare e digitare un messaggio con le mani tremanti.

'Ho parlato con Rachel. Io non mi ricordo niente e voglio continuare a non farlo. Io amo Blaine, sto con lui e quello di ieri sera è stato tutto un errore. Lasciami in pace'.

Quella sera il suo cellulare non vibrò mai e, anche se avrebbe dovuto, quella non gli sembrò una vittoria.

 

Sebastian gli lasciò la possibilità di riprendere fiato giusto per un paio di giorni.
Kurt si concentrò sul meraviglioso ragazzo che aveva al proprio fianco. Si impegnò con tutto se stesso per rimettere a posto le cose con lui.

Ricominciò a mandargli il messaggio del buongiorno e della buonanotte - quando avevano smesso di farlo? - gli sorrise di più, sempre, con le labbra e con gli occhi.

Lo riempì di baci, di attenzioni, di coccole.

Ricominciarono a fare tutto insieme e le cose tra loro sembravano essere tornate come una volta, senza i baci arrabbiati e aggressivi, senza i silenzi per non litigare. E Kurt pensò di poter sistemare ogni cosa, che in fondo era solo colpa sua se le cose con Blaine stavano andando a rotoli, perché pensava solo a se stesso, prima a New York, poi alla delusione per non esser stato ammesso alla NYADA e non stava facendo altro che creare terra bruciata attorno al suo ragazzo, tenendolo lontano senza alcun motivo.

E Blaine non aveva fatto nulla per cambiare le cose perché lui era sempre così.
Non parlava mai e se le cose andavano male si chiudeva in una stanza piccola e soffocante a tirar pugni contro qualsiasi sacco disponibile.

«Ti amo» gli disse Blaine quella sera.

E forse non c'era più la malinconia nei suoi occhi, forse le cose potevano tornare come quando non volevano far altro che tenersi per mano e baciarsi e guardarsi negli occhi. Come quando le stanze si illuminava solo grazie all'ingresso di Blaine e Kurt si sentiva il ragazzo più fortunato del mondo.

Il cellulare, quella sera, vibrò alle undici in punto e Kurt lo prese tra le mani con un sorriso perché era la prima volta che Blaine gli mandava per primo il messaggio della buonanotte - dopo troppo tempo - e gli era mancato dannatamente tanto.

'Non è stato stupido. E non è stato un errore. E' vero, io avevo bevuto, però mi ricordo tutto. Mi ricordo che abbiamo cominciato a dirci cattiverie, soltanto che questa volta l'abbiamo fatto solo per ridere e nessuno voleva ferire l'altro. Poi tu hai bevuto un poco di più e hai cominciato a parlare di Blaine. Non volevo che gli altri ti vedessero così, allora ci siamo alzati e siamo andati in cucina. E tu hai pianto sulla mia spalla e io ti ho abbracciato, perché mi sembravi indifeso e davvero infelice, e improvvisamente  non avevo più voglia di offenderti. Ti sei sporto tu per baciarmi e io te l'ho lasciato fare perché in fondo non sei così orribile e anche se vorrei ancora bruciare il tuo intero guardaroba forse tutto il resto di te è sopportabile.'

'Che vuoi da me, Sebastian?'

E Kurt era stanco mentre lo scriveva, perché quelle parole gli avevano fatto sentire qualcosa di strano e lui non aveva mai provato nulla di diverso dall'indifferenza per qualsiasi ragazzo al di fuori di Blaine.

'Niente. Voglio solo parlarti. Mi fa sentire vivo litigare con te perché mi rispondi per le rime e non rimani incantato di fronte alla mia bellezza. Al massimo cominci a baciarmi come se non ci fosse un domani.'

'Non succederà più. E puoi scordartelo che io riconosca in alcun modo la tua bellezza. Sei solo un criceto con i dentoni e i capelli che sembrano usciti direttamente da una rivista.'

'Vedi Hummel? Non fare la signorina. Se davvero ami Blaine non devi aver paura di un paio di messaggi innocenti. Se ci pensi anche lui per un periodo si è sentito con me, non è successo niente, e in questo modo anche tu potresti pareggiare i conti.'

'Non ho conti in sospeso con Blaine. Tu volevi provarci con lui, hai provato a farci lasciare ma non ci sei riuscito. Non ti permetterò di provarci nuovamente, da un'altra direzione.'

'Vedremo Hummel. Forse hai ragione, forse no. Sappi solo che se mi va di fare qualcosa io non mollo. E per tua fortuna al momento le tue risposte da checca isterica e il tuo pessimo abbigliamento sono l'unica sfida che offre Lima. Portarsi a letto un ragazzo sempre diverso allo Scandals sta diventando noioso.'

'Tremo davvero, Smythe. Il tuo sex appeal non ha eguali. E ora sparisci. Notte'.

Kurt rise, perché era divertente giocare con qualcuno solo per il piacere di farlo, senza paura di ferirlo, di perderlo o di trovarlo chiuso in una stanza puzzolente intento a prendere a pugni un sacco.

 

La mattina successiva Kurt si svegliò presto perché aveva promesso che avrebbe aiutato suo padre all'officina. Ma prima aveva disperatamente bisogno di un cappuccino del Lima Bean.

Si sedette ad un tavolo, in attesa di Blaine, quando una cameriera si avvicinò a lui con un cappuccino grande in mano.

«Te lo offre quel bel ragazzo laggiù.»

Kurt seguì il suo sguardo e la vista di Sebastian intento a sorridergli lo terrorizzò. Il Warbler gli fece l'occhiolino e lo salutò con un cenno della mano.

Kurt tornò a fissare l'uscio con insistenza, ringraziando il cielo che Blaine non fosse ancora arrivato.

L'ultima cosa di cui aveva voglia era litigare col suo ragazzo fin da subito, ancor prima della sua dose mattutina di caffeina.

Poi Blaine entrò dalla porta d'ingresso del locale e lo colpì con un sorriso luminoso.

Il sorriso di Sebastian era arrogante e presuntuoso, i suoi modi erano lusinghieri in un modo sgradevole. Sembrava sapere ogni mossa giusta e attuarle, una dopo l'altra, con la certezza che avrebbe raggiunto il suo obiettivo, alla fine.

Kurt non voleva essere la sfida - o il premio - di nessuno.

Voleva solo continuare a stare col suo ragazzo prima di dover partire per trovare un posto per sé nel grande e spaventoso mondo della moda.

Blaine si sedette di fronte a lui e lo salutò con un bacio sulla guancia.

Kurt sapeva che aveva soltanto paura delle reazioni degli altri, che non aveva perso la voglia di baciarlo.

Però si ritrovò a chiedersi se magari qualcun altro avrebbe preferito far sentire lui bene, piuttosto che il resto del mondo tranquillo.

Il suo cellulare vibrò e il nome del mittente non lo sorprese affatto .

'E' stato un piacere Porcellana. Alla festa ho sentito questo nomignolo e lo trovo davvero azzeccato'.

Si affrettò ad eliminarlo mentre il vero Sebastian li oltrepassava, non notato.

Ignorare Sebastian stava diventando sempre più difficile. Non aveva fatto nulla per incoraggiarlo, continuava ad ignorarlo quando possibile però l'altro sembrava non demordere.

Kurt era con la testa tra le nuvole e le cose con Blaine non sembravano andar meglio.

La loro oasi momentanea sembrava esser stata risucchiata nel deserto e aggrapparsi a quello che rimaneva stava diventando più difficile ogni giorno.

Kurt non aveva smesso di impegnarsi, di sorridergli, di chiedergli di uscire, però Blaine continuava ad essere scostante e diffidente e la cosa stava diventando estenuante.

Quella mezz'ora di colazione passò tra discorsi banali, silenzi sconfortanti e parole - troppe parole - non dette. Quando dovettero salutarsi sembrò quasi un sollievo e tutto ciò non era giusto, perché non era mai stato così e non avrebbe dovuto essere così.

La giornata in officina si rivelò un miracolo.
Era sfiancante trasportare pezzi di ricambio ma esigeva il suo impegno e non gli permetteva di distrarsi. Non gli era mai capitato di lavorare con suo padre per più di un paio di ore al giorno; le otto ore di quel giorno lo privarono di ogni energia, impedendogli di piangersi addosso, di rimuginare o qualsiasi altra cosa.

Alle nove di sera si buttò sul letto, esausto e incapace di pensare.

Una congiura di ordine superiore, probabilmente, sembrava intenzionata a non dargli il tempo neanche di respirare.

Dieci minuti di silenzio e poi l'ennesima, dannatissima vibrazione del cellulare.

'Com'è andata in officina? Ti ha fatto bene sporcarti un po' le mani di grasso? E' così che funziona per i veri uomini, non con le creme idratanti e le fette di cetriolo'.

Sbuffò, nevoso; solo Sebastian aveva il potere di infastidirlo con una singola e semplice domanda.

'Non credo che tu possa parlare. Probabilmente esaurisci ogni mese tutte le scorte della l'Oreal. Comunque sì, è stato davvero bello. Aiuta un sacco a sfogarsi.'

'Ci sono tanti altri modi più utili e meno rischiosi di sfogarsi. Pensavo che Blaine te ne avesse insegnati almeno un paio.'

'Non ho intenzione di parlare con te della mia vita sessuale con il mio ragazzo.'

'Allora se vuoi parliamo un po' della mia. Stasera vado allo Scandals. Un paio di sere fa ho visto un ragazzo troppo fico, ma stava ballando con un altro e quindi ho lasciaro perdere. Stasera spero di essere più fortunato.'

'Va e conquista, allora. Non sia mai che Sebastian si lasci soffiare qualcuno da sotto il naso.'

'Veramente non mi sembra di essere molto fortunato con te e Blaine. Continuate a distruggere i poveri sogni di questo ragazzo che vorrebbe solo donare il proprio amore.'

'Amore, sì? Si chiama così adesso? Sono sicuro che allo Scandals sarà pieno di ragazzi che non vedono l'ora di affondare nel tuo strepitoso amore. Divertiti criceto ;D'

'Ahahaha XD Non esiste che qualcuno affondi da nessuna parte. Io sono sempre al comando!'

Kurt non rispose, spense il cellulare e si addormentò con l'ombra di una risata ancora sulle labbra.

 

 

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NdA Salve a tutti! Questo è il mio ufficiale debutto nel fandom di Glee! Sono circa tre settimane che cerco di scrivere qualcosa ma questa è l'unica che ha un, seppur minimo, accenno di coerenza e di sensatezza. Non è betata perché mi sembra davvero cattivo imporre a qualcuno di leggere qualcosa del genere. Però l'ho riletta sei o sette volte, quindi spero di essermi accorta degli errori più e meno grossi :) Io sono tendenzialmente una Klainer ma mi è sempre piaciuto rendere le cose difficili ai miei OTP e trovo molto più interessanti, divertenti e adatti Kurt e Sebastian piuttosto che quest'ultimo con Blaine e la sua aria da scolaretto^^
Penso di aver detto tutto quello che c'è da sapere sulla storia già nello specchietto iniziale quindi se qualcuno è arrivato fino alla fine nonostante gli avvertimenti scoraggianti potrebbe fare un passo successivo e tirarmi apertamente vegetali vari nei commenti XD

Al prossimo capitolo :)

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Capitolo 2
*** 2. Turning Tables ***


Capitolo 2. Turning Tables

Quando le note di "Turning Tables" cominciarono a risuonare nell'aria Kurt si rigirò pigramente nel letto, perso in un sogno che aveva il sapore amaro di un bacio colpevole, a cui la malinconia di quella canzone faceva da perfetto sottofondo.

L'inizio del ritornello lo svegliò, riportandolo bruscamente ad una realtà che gli impediva di fermarsi, dimenticare o, molto più semplicemente, di respirare.

Dopo che Rachel gliene aveva restituito alcuni brevi frammenti, quella sera perduta era sembrata volersi insinuare dentro di lui, bombardandolo con flash di sorrisi smaglianti, capelli biondi e occhi verdi, troppo verdi.

C'era una voce, nella sua testa, che urlava continuamente 'sbagliato!' a ogni immagine, e Kurt sapeva perfettamente che avrebbe dovuto darle ascolto, che era la sua razionalità che tentava di tenerlo ancorato alle cose davvero importanti - anche se lui continuava a non capire quale fosse esattamente il criterio per stabilire ciò che era importante - ma poi si rigirava troppo a lungo sotto le coperte, incapace di prender sonno, e improvvisamente tutto ciò che riempiva i suoi pensieri erano i messaggi di Sebastian, i sorrisi di Sebastian, i cappuccini che ogni tanto gli regalava e le battute maliziose con cui lo bersagliava.

Si perse nuovamente nei suoi pensieri, che non si allontanavano mai troppo dal ragazzo, fino a quando il suo cellulare non vibrò, rendendo la presenza di Sebastian-piaga-Smythe ancora più ingombrante. Kurt lo prese in mano sbuffando, infastidito dal sussulto che per un attimo gli aveva scosso il cuore.

'Buongiorno principessa.'

Sarebbe potuto sembrare un pensiero così carino, se solo non fosse stato digitato dalle dita lunghe e diaboliche di Satana in persona.

'Buongiorno mangusta. Non ci siamo ancora arresi, vedo.'

Gli inviò la propria risposta con un sorriso sulle labbra, perché in fondo ormai avevano imparato a leggere tra le righe e quell'inusuale routine era diventata quasi confortante.

'Mai. Non accetto di perdere le sfide, sopratutto quando so benissimo di avere già la vittoria in pugno ;) E il tuo culetto era così piacevole da toccare. Credo che le mie mani potrebbero sentirne la mancanza.'

Kurt si appuntò mentalmente che forse in tutto il disastro Chandler lui aveva anche sbagliato, ma  il suo ragazzo aveva omesso un paio di cose.

'E menomale che Blaine diceva che i tuoi messaggi non erano vietati ai minori. Forse con lui non hai dato il meglio di te!'

'Infatti, Porcellana. Blaine ha qualcosa di adorabilmente ingenuo e pudico. I contatti ravvicinati che ho avuto con te mi hanno aperto nuove porte, invece. Non ti facevo così vorace.'

'Dio, Sebastian, perché devi essere sempre così? Ti credi sexy, ma non lo sei per nulla. È molto più divertente lasciare un po' più di cose sottintese. Il fascino dei giochetti, sai.'

'Io punto ad altri tipi di giochetti e sono sicuro che non potrai fare a meno di adorali.'

'Oh sì, non sto più nella pelle dalla voglia, sicuro...'

' È inutile che provi a fare il sostenuto, piccolo Mozzarellino.'

'Dio, quel nome, è orribile! Non sarebbe dovuto uscire dalla stanza in cui ne abbiamo discusso io e la coach Sylvester. Come l'hai scoperto?'

'Ho le mie fonti, sono una spia dei servizi segreti :P'

'Se Santana Lopez è una fonte, i servizi segreti sono davvero caduti in basso.'

Quella strana routine che si era instaurata tra loro stava facendo affondare la sua vita in un circolo ripetitivo che non riusciva più ad infastidirlo. Era bello, ogni tanto, vedere il sorrisetto di Sebastian mentre la cameriera gli portava la sua ordinazione abituale. E le battutine di Sebastian... Lo facevano sentire desiderato. Si sarebbe potuto abbandonare a quelle attenzioni inusuali, se solo non ci fosse stato quel dolore sordo in fondo al petto, che gli diceva che c'era qualcosa in sospeso e che alla fine avrebbe ferito qualcuno, che forse alla fine sarebbero rimasti feriti tutti.

  Una nuova vibrazione del cellulare, e il sorriso di Kurt si affievolì leggermente.

'Ti va se vengo a prenderti e passiamo il pomeriggio da me, oggi?'

Blaine. Ecco. Stava sbagliando tutto e quel dolore sordo era soltanto un piccolo, enorme avvertimento del prezzo da pagare per quell'errore. Ed era solo l'inizio.

'Certo amore, ti aspetto per le quattro. A dopo :)'.

C'era qualcosa di orribile in quella finta normalità, ma Kurt non era pronto ad accettare l'unica soluzione possibile. Non voleva - non poteva - lasciar andare Blaine così.

'A dopo :)'.

Pensò al sorriso di Blaine, caldo e aperto, ai suoi occhi quasi luminosi e fissò quell'immagine nella propria mente, accanto alle loro mani unite su un tavolo della Dalton, alle loro labbra unite in un primo bacio impacciato, ai loro fianchi, nudi, che si sfioravano timidamente, alle mani calde e morbide di Blaine che scorrevano lungo il suo corpo - prima le spalle, poi il petto, poi la pancia, fino alle sue cosce e all'inguine e poi il resto si perdeva in un gemito.

Era da un po' che prestava più attenzione al viso di Blaine e alle sue espressioni, alle sue mani e ai suoi gesti. Così come era da un po' che cercava nei propri ricordi ogni singolo dettaglio del suo amore per Blaine. Li stava raccogliendo con cura maniacale, in modo da avere immagini nitide a cui potersi appigliare per tornare sempre, e  comunque, a Blaine.

Lo faceva per non perdere di vista quello che significava la loro storia.

*°*°*°*°*

Blaine gli fece uno squillo, avvertendolo che lo stava aspettando in macchina davanti casa sua.

Kurt raccolse in fretta il cellulare dal comodino, scese di corsa le scale, passò davanti allo specchio posto all'ingresso - approfittandone per dare un’occhiata al proprio riflesso un'ultima volta - e uscì sul viale, pronto a trascorrere un pomeriggio con il ragazzo di cui era follemente innamorato.

A Sebastian aveva mandato un ultimo messaggio. 'Oggi pomeriggio sono con Blaine. Ci sentiamo stasera'.

E anche quello faceva parte, ormai, della sua routine.

Sebastian non aveva tardato a rispondere, con la sua solita delicatezza.

'Siamo ancora alla fase dei messaggi nascosti? Prevedo al più presto guai nel paradiso degli arcobaleni e degli unicorni rosa. E attento a non separarti dal cellulare neanche per andare in bagno, Blaine potrebbe curiosare nel tuo archivio messaggi.'

'Non sei divertente.'

La sua risposta lapidaria sembrò essere efficace, perché Sebastian non gli scrisse altro, seppure fosse così bravo a ignorare totalmente i sentimenti altrui.

Aveva ancora marchiata a fuoco nella mente l’espressione ferita di Blaine mentre teneva in mano il suo iphone - che non smetteva di vibrare perché Chandler continuava a mandargli messaggi - il litigio che era seguito, le prime recriminazioni e poi la sua rabbia.

Era davvero convinto, aveva davvero sperato, di aver messo tutto a posto con una canzone di Whitney Huston e la 'terapia' dalla signorina Pilsbury. Si era dimostrato invece un povero illuso.

«A che pensi?» gli chiese Blaine, guardandolo con la coda dell'occhio.

In un istante fu di nuovo nella macchina, conscio che , Blaine era accanto a lui e no, non era solo un'immagine nella sua testa troppo affollata.

«Che non vedo l'ora di arrivare a casa tua». Gli rispose, cercando di sfoggiare un sorriso seducente.

Non era diventato bravo a mentire.

Blaine infatti lo guardò poco convinto, senza replicare.

«Ci saremo solo noi due a casa, i miei sono in viaggio per lavoro» osservò poco dopo.

«Sì, l'avevo intuito. E' una fortuna che i tuoi genitori siano sempre così impegnati» Kurt gli sorrise, con anticipazione .

Non poteva negare di provare ancora attrazione per il suo ragazzo. Ok, la sua testa in quel periodo era un po' incasinata e la sua vita sembrava essere divenuta un disastro totale, ma Blaine rimaneva il suo bellissimo, sexy e intelligentissimo ragazzo e Kurt adorava baciarlo, toccarlo, fare l'amore con lui.

Blaine parcheggiò la macchina in garage e  lo condusse dentro casa, poi su per le scale, fino alla sua stanza, il tutto sempre tendendolo per mano, senza lasciarlo andare neanche per un secondo.
Chiuse la porta un po’ per abitudine  e un po' per scrupolo, benché non ci fosse alcun rischio di subire visite inaspettate. Fu Blaine a baciarlo, allungandosi verso il volto di Kurt e facendo coincidere le loro labbra languidamente.

Si presero il tempo necessario per toccarsi con calma, accarezzare ogni centimetro di pelle.

 Le mani di Blaine aprirono i bottoni della camicia di Kurt, regalandogli un brivido ogni volta che i polpastrelli gli sfioravano la pelle bianca e troppo sensibile. Decisamente troppo sensibile.

Le labbra di Kurt percorsero il suo profilo, scivolando lungo la linea della sua mandibola per poi discendere attraverso il collo e infine il petto, seminando soffici baci lungo la strada.

C'era qualcosa di diverso nell'aria, una delicatezza che riportò alla memoria di entrambi la loro prima volta.

Così quando Blaine spinse Kurt sul letto non si affrettò a spogliarlo anche dei pantaloni. Incatenò i loro sguardi e gli sfiorò il naso con il proprio, con delicatezza.

Kurt avvolse le braccia intorno alla sua vita, regalandogli ogni tanto una carezza lieve.

Quando le sue labbra arrivarono al collo di Kurt, il ragazzo si lasciò scappare un sospiro soddisfatto, mentre Blaine si occupava di baciare la sua pelle, leccarla e succhiarla con cura.

Kurt sentiva le sue labbra muoversi con familiarità sul proprio collo, sulla clavicola, sui capezzoli.

Ci era voluto un po' per spingersi fino a quel punto, fino ad avere completo accesso l'uno al corpo dell'altro. Ma ormai ci erano arrivati e, in particolare quel giorno, Kurt non voleva far altro che  abbandonarsi alle attenzioni di Blaine.

Voleva essere scosso dai denti di Blaine che stavano afferrando i suoi capezzoli, abbastanza forte da farlo gemere ma non da fargli male. Voleva sentire i suoi polpastrelli percorrere le sue gambe lunghe e magre, le sue braccia, e voleva perdersi nella musica del respiri di Blaine, affrettati e rumorosi.

Mentre il corpo di Blaine affondava nella sua pelle, Kurt continuò la propria opera fotografica. Forse con un po' di spaesamento in più, ma stava prestando attenzione ad ogni sensazione che facesse scuotere il suo corpo. Ed erano mesi che non sentiva Blaine così vicino, i loro corpi così perfetti insieme.

Dopo aver sentito la sua bocca separarsi dal proprio collo, Kurt lo baciò, senza esitazione, per aggiungere la morbidezza delle labbra di Blaine agli altri ricordi. Le percorse con la lingua, ignorando l'invito della sua bocca dischiusa. Si permise con calma di assaporarne il sapore, così familiare. Solo quando ritenne di aver conservato abbastanza, di aver inciso in modo indelebile nei propri pensieri quel bacio, accolse la richiesta silenziosa di Blaine e accarezzò la sua lingua con la propria.

I loro baci non era quasi mai irruenti o selvaggi. Come aveva detto una volta Blaine - e non importava che si riferisse allo Scandals - semplicemente quello non era il loro genere.

Personalmente, Kurt, credeva che quello fosse proprio il suo genere. Perché quando le cose si erano fatte più difficili e loro due erano diventati così arrabbiati, ogni volta che uno dei due si avventava sull'altro con aggressività, lui avvertiva una scarica elettrica percorrerlo dalla testa ai piedi.

Semplicemente non era il loro genere, come coppia. La loro storia si era sviluppata, fin dall'inizio, con i tipici caratteri del primo amore. Delicata e tremendamente romantica. Per entrambi aveva rappresentato il primo approccio ad un'altra persona, alla fisicità con qualcuno, ai baci, al sesso. Avevano percorso tutte le tappe con calma, scoprendo ogni volta, insieme, qualcosa di nuovo.

«Blaine...» sospirò Kurt, sentendo la sua mano bollente sul proprio fianco, mentre il suo ragazzo lo spingeva a girarsi.

Ed era diverso dalla prima volta, perché allora si stavano scoprendo, adesso sapevano con certezza come muoversi. .
La prima volta entrambi erano stati così impacciati, imbarazzati, gli sguardi decisi e convinti in totale contrasto con i loro corpi tesi e tremanti.

«Ti prego, non fermarti» gemette Kurt mentre con una mano artigliava un fianco dell'altro e si spingeva indietro col bacino, per farsi riempire completamente, per sentire Blaine in ogni fibra del suo corpo.

E si ricordava il terrore che l'aveva attanagliato quando aveva sentito l'erezione di Blaine spingere dentro di lui, le lacrime silenziose che aveva soffocato nel cuscino perché erano entrambi troppo nervosi e non avevano alcun bisogno delle sue paure a complicare il tutto.

I loro gemiti si confusero nell'aria, diventando sempre più simili ad urla, mentre i loro corpi si muovevano andandosi incontro e le lenzuola si impregnavano del loro odore.

Tutto quello che sentiva sembrava essere già troppo.

Quando la mano calda di Blaine si avvolse attorno alla sua erezione, Kurt si morse un labbro per trattenere un gemito esageratamente forte.

Sentì ogni centimetro del suo corpo, improvvisamente, riempirsi. Di tutto quello. Il piacere lo travolse in modo dirompente e smise di pensare a tutto il resto, a qualsiasi cosa che non fossero i gemiti di Blaine, le mani di Blaine, il suo petto contro la propria schiena.

E poi si sentì semplicemente intorpidito, vuoto.

Si ricordò di nuovo come respirare.

«Grazie...» sussurrò Blaine, così piano che quasi Kurt dubitò di averlo sentito davvero.

«E di cosa?» gli chiese, quando si accorse che non si era immaginato quella parola e che Blaine lo stava guardando in attesa di una risposta.

«Di tutto questo. Era da un po' che non andavano così bene le cose tra di noi.»

Erano parole amare: non c'era altro modo di descriverle. Il tono di voce di Blaine era a dir poco malinconico.

Kurt si girò a pancia in su e allungò un braccio in un chiaro invito, che Blaine non esitò ad accogliere. E così presto sentì i suoi ricci solleticargli il collo, la guancia ruvida di Blaine poggiata sulla sua pelle nuda.

Presto il braccio che aveva disteso sotto il suo corpo avrebbe cominciato a formicolare, ma non importava. Davvero, non lo infastidiva in alcun modo che probabilmente quella sera avrebbe avuto la pelle arrossata proprio dove Blaine si stava strusciando, perché quel momento meritava di essere cristallizzato e avrebbe desiderato poterlo fare. Fermarlo, registrarlo e riviverlo all'infinito. Reimmergervisi per odorare il corpo di Blaine, accarezzare i suoi capelli indomabili, assaporare le sue labbra.

Ed era un altro ricordo. Un altro pezzo della loro storia, della sua vita, di come era diventata grazie a quel ragazzo che fin dalla prima volta aveva fatto mancare un battito al suo cuore.

«Scusa...» disse Blaine, la voce lieve come una carezza.

Ed era tutto sbagliato perché non avevano mai parlato dei loro problemi. Li avevano vissuti, avevano litigato, ma non si erano mai guardati negli occhi, scrutati nel profondo, alla ricerca della motivazione.

E ora Blaine lo stava facendo e Kurt avrebbe voluto soltanto scappare. O lasciarsi andare e piangere con la testa nascosta nella spalla di Blaine.

«E di cosa?» gli chiese.

La voce gli tremò e il suo ragazzo non lo trovò neanche strano - o almeno non lo diede a vedere. 

«Sono stato distante in quest'ultimo periodo - e quel discorso l'avevano già fatto ed era così sbagliato perché questa volta sembrava così diverso - e non so neanche darti una vera motivazione. É come se ci fosse un muro tra di noi.»

Blaine sembrava sul punto di piangere e allora Kurt lo strinse più forte, anche se non era sicuro fosse la scelta giusta. Forse sarebbe stato più utile andarsene il più lontano possibile.

«Va tutto bene...- ed era una bugia alla quale aveva bisogno di dar voce, alla quale aveva bisogno di credere - É normale. Abbiamo paura di quello che succederà, fra poco io sarò a New York ed è giusto essere spaventati, Blaine. Non c'è alcun motivo per cui tu debba sentirti in colpa.»

Si strinsero più forte, aggrappandosi l’uno all’altro. Stava diventando un'abitudine, ormai, una nella quale Kurt non riusciva a vedere niente di buono.

*°*°*°*°*

Kurt avrebbe saputo indicare con esattezza il momento in cui la sua routine cominciò a ruotare un po' anche intorno a Sebastian. Prima che potesse capirlo, tuttavia, i suoi messaggi provocanti e maliziosi  erano già diventati un'abitudine: non cercava più di ignorarli e non riusciva a contenere la spensieratezza e il piacere che lo assalivano ogni volta che ne leggeva uno.

Si sentiva leggermente sotto pressione, e avere vicino a sé una persona come Sebastian che non gli chiedesse niente - a parte ovviamente di andare a letto insieme in modi più o meno velati - era davvero una benedizione.

Quella mattina non fece differenza.

'Buongiorno principessa. Anche se sono sicuro che sarebbe un risveglio decisamente migliore se mi avessi dato l'opportunità di sfiancarti per tutta la notte.'

Kurt cercò di reprimere la curiosità, e l'aspettativa, che avevano suscitato in lui quelle parole. Ma col passare del tempo, si trovava a farlo con sempre meno convinzione. Non ne aveva la forza e, cominciava a pensare, neanche la voglia, in fondo. Era solo una battuta innocente.

'Allora forse non è poi così innocente.'

Le parole di Rachel, dell'ultima - e unica - volta in cui aveva scritto ad un ragazzo all'insaputa di Blaine facevano da sottofondo a quegli sms. Ma la voce di Rachel, nei suoi pensieri, non era poi così petulante,e non era troppo difficile relegarla in un angolo remoto del suo cervello.

'Noto che continui a non seguire i consigli di chi ne sa più di te. Buongiorno anche a te, comunque.'

Ebbe il tempo di aprire l'armadio alla ricerca di un outfit perfetto per quella giornata prima la vibrazione del cellulare attirasse nuovamente la sua attenzione.

'Saperne più di me? E sulle basi di cosa, di grazia? Non mi pare che tu sia proprio un esperto.'

'Forse non cambio uomo ogni sera, com'è tua abitudine, ma vorrei ricordarti che è per me che Blaine ti ha respinto :P'

'Ho lasciato perdere io, ho cominciato a pensare che il gioco non valesse la candela. Non crederai davvero che io mi faccia scappare qualcosa che voglio.'

'A cosa devo tutta questa insistenza, allora? Potrei cominciare a pensare che sei sempre stato segretamente innamorato di me.'

'Non montarti la testa, Lady K. Hai un culo spettacolare, e dopo averlo sentito sulle mie cosce, mentre la tua lingua dimostrava di saper far altro oltre che parlare in modo petulante, ho cominciato a vederti sotto una luce diversa. Preferibilmente la luce di un abat-jour.'

'Dio, Sebastian, sei così volgare. Faresti passare la voglia anche all'uomo più arrapato del pianeta.'

'Adoro i pulcini fintamente pudici e innocenti. É così divertente poi sentirvi gemere più forte di chiunque altro.'

'Questa conversazione è finita. Hai superato il limite della decenza.'

Kurt inviò il messaggio con un gesto secco ed un sorriso sulle labbra. In verità doveva soltanto andare in bagno per il suo rituale d'idratazione mattutino, ma adorava fare strepitose uscite di scena. Le sue doti melodrammatiche non avevano pari, forse solo Rachel poteva sperare di eguagliarle.

'Oh andiamo, pensavo avessimo superato la fase dell’ imbarazzo. Con me ormai non hai più segreti ;)'

'Non mi piace come mi parli. Mi fai sentire un pezzo di carne.'

'Ma perché lo sei. Un gran pezzo di carne, aggiungerei.'

'Sparisci Sebastian. Per oggi hai dato il meglio di te con le cazzate, e sono solo le nove del mattino. Conservati qualche battuta anche per le prossime ore.'

'Sei sexy quando sei arrabbiato. Vorrei davvero vedere l'espressione da stronzo che ti sei stampato in faccia mentre scrivevi, giusto per tenere in esercizio la tua abilità di attore.'

'Ti assicuro che non mi richiede alcuno sforzo incazzarmi con te. Tiri fuori il peggio di me in modo del tutto naturale.'

'Lo so. E so anche che mi adori follemente per questo.'

Kurt non trovò nulla da obiettare e dunque preferì ripiegare su un utile, e sempre dignitoso, silenzio.

Il resto della giornata trascorse nel silenzio e nella noia. Cominciava a mancargli il liceo, perché senza le lezioni e le prove del Glee Club le ore sembravano interminabili e decisamente troppe.

Il suo cellulare si mantenne silenzioso, eccezion fatta per una paio di messaggi di Rachel e di Mercedes, e la cosa lo sconfortò più di quanto volesse ammettere e più di quanto fosse lecito per un ragazzo follemente innamorato del proprio fidanzato.

Ok. Forse non era più follemente innamorato di Blaine ed era il momento di scendere a patti con quella consapevolezza. Ma non aveva idea di come si sarebbe sentito se avesse rinunciato a lui così. Era profondamente convinto che qualcosa, dentro di lui, si sarebbe spezzato. E aveva bisogno di quella cosa tutta integra, almeno per un altro po'.

Giunse la sera e, mentre usciva di casa per recarsi all'appuntamento con Rachel, Mercedes e Blaine per vedere Wicked - per la decima volta - a casa di Rachel, strinse il cellulare un po' più forte tra le mani, sperando che la forza del pensiero bastasse a farlo vibrare.

Un ultimo messaggio. Poi avrebbe detto a Sebastian che forse stavano flirtando un po' troppo e che non si sentiva più così innocente.

*°*°*°*°*

Dopo quell'ultima frase - quel 'mi adori follemente che l'aveva turbato più di quanto fosse giusto - Sebastian sembrava essersi dileguato nel nulla. Non gli scriveva da due giorni e Kurt non riusciva davvero a capire perché: non poteva essersela presa per il fatto che lui non gli avesse risposto.

Gli aveva anche scritto. E non era mai successo prima. Non aveva mai fatto il 'primo passo', perché forse se si fosse limitato a rispondere per cortesia non avrebbe avuto motivo di sentirsi in colpa.

Ma Sebastian era diventato parte della sua routine e lui odiava tutto quello che avrebbe potuto alterarla.

Era nervoso e cercava di concentrarsi sul viso di Blaine senza pensare che Sebastian non gli aveva risposto. Ma non funzionava granché.

«Vado un secondo in bagno» gli disse, perché aveva bisogno di respirare, di calmarsi e di evitare un attacco isterico proprio di fronte al suo ragazzo.

Riguardo ad un altro ragazzo.

Si sciacquò il viso e di colpo si sentì meglio. Giusto un po'. Quel tanto che bastava, però, per non cominciare ad urlare a Blaine cose incomprensibili di cui era davvero meglio lui non venisse a conoscenza.

Tornò in camera con un sorriso quasi sincero stampato sul volto. Perché forse Sebastian aveva ragione, non esisteva occasione inadatta per perfezionare ulteriormente le sue capacità recitative.

Blaine era seduto sul letto e stringeva tra le mani il suo cellulare  con tanta forza che le nocche gli erano diventate quasi bianche. Kurt non si sarebbe meravigliato se  avesse rotto i cristalli liquidi.

 Blaine era teso.

Tutto il suo corpo era rigido, pronto a scattare .

Quella visione gli fece venire i brividi. Di colpo sentiva freddo anche se era ancora agosto e il tempo era tutto fuorché fresco.

Quando si chiuse la porta della stanza alle spalle il rumore attirò lo sguardo di Blaine, di colpo consapevole della sua presenza nella stanza. Non lo guardava come quando aveva scoperto i messaggi di Chandler - perché Kurt era sicuro che avesse trovato un messaggio di Sebastian che probabilmente aveva scelto proprio quel momento per interrompere il loro strano silenzio - con espressione ferita, delusa. Innamorata. No, Kurt poteva tranquillamente leggere una furia cieca nel suo sguardo. E qualcosa gli disse che la strada che stavano per intraprendere non avrebbe avuto via di ritorno.

«Perché esattamente - e tutto nella sua voce era controllato - 'SebastianIlCricetoCattivo' ti chiede se ti è mancato?»

Il tono di voce di Blaine era semplicemente gelido. Improvvisamente Kurt si sentì molto più piccolo. Un esserino inutile pronto ad esser scacciato con un movimento indolente della mano.

Era stato stupido. Fino a quel momento era sempre stato attento a tenere il cellulare con sé e ad avvertire Sebastian di non scrivergli quando doveva vedersi con Blaine. Era stato disattento. Sebastian non si era fatto sentire per due giorni e di colpo lui aveva smesso di calcolare. I suoi pensieri erano rimasti fastidiosamente impigliati nel silenzio del suo cellulare.

Gli rimanevano due scelte. Fingere che Sebastian si fosse sbagliato o ammettere che si sentivano da un po'.

«Mi ha scritto un paio di messaggi ultimamente.»

Sentì quella cosa dentro di sé cominciare ad incrinarsi. Le strade senza ritorno non erano mai state semplici da percorrere.

«Ah» fu tutto ciò che uscì dalle labbra di Blaine.

E la cosa non lo rassicurò per niente.

Gli si avvicinò e si sedette al suo fianco, cauto, come avrebbe fatto in presenza di una bestia pronta ad aggredire. Blaine non aveva un sacco da boxe in casa, i suoi non gli avevano mai permesso di tenerne uno, quindi non gli sembrò così esagerato aspettarsi un'aggressione.

«Kurt - cominciò, e la sua voce non era dolce. La sua voce era sempre stata morbida quando pronunciava il suo nome - non di nuovo. Una volta va bene. Era un ragazzo che avevi incontrato al negozio di musica e faceva battute stupide. Ma non di nuovo. Non adesso.»

'Adesso' era soltanto una parola, un avverbio per la precisione, eppure agli occhi di Kurt celava un intero universo.

'Adesso' erano le loro litigate, i baci aggressivi e i morsi. Erano i pensieri che gli vorticavano in testa da un po' e gli avevano fatto mettere in dubbio la storia con Blaine. Erano i silenzi prolungati che tra loro non erano mai stati spaventosi.

E adesso poteva sentire le crepe  cominciare ad attraversare quella cosa lì, che era il posto occupato da sempre da Blaine dentro di lui e che lo aveva sempre fatto stare bene. Il posto che ultimamente gli regalava soltanto continue scariche di dolore.

«Perché non me l'hai detto?» proseguì Blaine, dopo un primo attimo in cui erano persi tutti e due nei propri pensieri.

«Perché avresti reagito così.»

«E allora perché hai sentito il bisogno di parlare con Sebastian, sapendo a cosa avrebbe portato?»

Se non si fosse sentito tremendamente in colpa avrebbe potuto mentire, accusare Blaine di saltare a conclusioni affrettate dato che non gli aveva detto di aver risposto a quei messaggi.

Ma il sorriso malizioso e arrogante di Sebastian era diventato un ospite fisso nella sua testa, e lui non riusciva a mentire.

«Non lo so...» rispose.

E non gli importava del tremolio della propria voce né del bruciore agli occhi per colpa delle lacrime. Erano giusti per quel momento.

«Kurt - e il suo nome suonava sempre più duro, quasi un'offesa - è davvero troppo. Non abbiamo parlato fino ad ora e non so perché, forse eravamo entrambi spaventati all'idea di perdere una certezza.»

Anche la voce di Blaine stava cominciando ad incrinarsi: Kurt  poteva vedere  i suoi occhi farsi man mano sempre più lucidi. Non era più infuriato, era solo stanco. E se fosse stato qualsiasi altra occasione  avrebbe soltanto voluto prendergli il viso e posarselo dolcemente in grembo, facendo scorrere le dita tra i suoi ricci indomiti.

Ma quella non era un’occasione qualsiasi, era 'adesso'. E il dolore sordo che sentiva non lo rendeva in grado di occuparsi di nessun altro.

«Non... non ce la faccio p-più.» la voce di Blaine uscì in sussurri spezzati.

Kurt gli prese le mani e lo guardò negli occhi. Non spettava a Blaine fare quella cosa: toccava a lui, perché aveva sbagliato. Non capiva ancora bene che cosa, ma sapeva che poi avrebbe avuto tutto il tempo per farlo.

«Lo so. Non so cos'è successo, però è successo. E ci stiamo ferendo a vicenda e non possiamo più continuare ad ignorare la cosa.»

Neanche lui sapeva bene da dove partire, cosa fosse giusto dire.

«Forse è meglio che ci prendiamo un po' di tempo per pensare» gli andò incontro Blaine.

Si stavano lasciando, eppure Blaine continuava ad essere l'unica cosa buona nella sua vita,  a prenderlo per mano quand'era in difficoltà e a mostrargli la via più semplice.

E lui stava rinunciando a tutto quello.

Quella cosa si ruppe in mille schegge. Eppure Kurt sentì di aver la mente più lucida, finalmente.

Guardò il suo ragazzo - forse ex ormai - con un sorriso triste e vide le sue spalle affossarsi. E gli sembrava che da mesi non fossero così vicini come in quel momento, era ironico. Si stavano tenendo le mani e quel contatto sembrava l'unica cosa sincera che ci fosse stata per lungo tempo.

Kurt non riusciva a respirare, mentre le parole che sapeva fosse giusto dire sembravano irrimediabilmente incastrate nella sua gola.

«Blaine...» la sua voce tremò.

Kurt fece scorrere lentamente il pollice sul dorso della mano di Blaine, con delicatezza. Doveva rassicurarlo in qualche modo, doveva essere quella stessa certezza che tante volte aveva trovato nella loro storia.

«Mi dispiace, Blaine, mi dispiace davvero.» Le parole uscirono con un suono spezzato mentre il suo corpo veniva scosso dai singhiozzi.

«Tu sei stato tutto - ed era così sbagliato parlare al passato - e io non capisco cosa sia successo.»

Guardando gli occhi lucidi di Blaine, la sua espressione ferita, quelle misere scuse gli sembravano davvero patetiche. Qualsiasi cosa potesse dire non era altro che meschina.

«Mi dispiace, dannazione! Ho sbagliato tutto.»

Voleva soltanto buttare le braccia intorno al suo collo, e affondare il viso nella sua pelle, inalandone l'odore. Sapeva che a Blaine non sarebbe importato se gli avesse inzuppato la maglietta con le lacrime.

Blaine si schiarì la voce, tentando di ricomporsi, prima di cominciare a parlare.

«Kurt, non sei solo tu. Tutto è... E' che è successo un casino. Niente era più come prima. E forse davvero è meglio se ci prendiamo un po' di tempo per pensare, per capire da soli cosa vogliamo dalla nostra vita. Forse è giusto che tu vada a New York senza pensieri per la testa, libero di conquistare tutti col tuo sorriso e con il tuo fascino. Se questa è solo una parentesi ce ne accorgeremo.

Kurt capì che ormai non c'era altro d'aggiungere, che Blaine era giunto alla sua stessa consapevolezza già da un po' ed entrambi avevano soltanto aspettato, non riuscendo ancora a rinunciare a  quel senso di pienezza. Si avvicinò a lui per baciarlo, per sentire ancora una volta - l'ultima, e faceva così male pensarlo - il suo sapore sulle labbra.

Poi si alzò e lasciò la stanza. Scese al piano di sotto, tenendo gli occhi fissi sulla porta d'ingresso.

I pensieri che gli vorticavano nella mente, frenetici.

Il silenzio che si era protratto per settimane si era innalzato tra di loro come un muro e alla fine li aveva portati a quello. A pensarla allo stesso modo e a perdere la forza - o la voglia, ma era una sconfitta troppo grande anche solo pensarlo - di combattere. O forse quel tacito ignorare le cose era solo servito a farli crescere, a renderli pronti per il momento in cui avrebbero dovuto lasciare andare il loro primo amore. Avevano avuto bisogno di aggrapparsi un po' più a lungo a tutto quello che la loro storia aveva significato prima di fare il passo definitivo. Prima di guardarsi negli occhi, capirsi, e lasciare all'altro la possibilità di essere libero.

Ecco. Vista in quell'ottica sembrava una fine amara e dolorosa, ma giusta.

Percorse la strada da casa di Blaine alla propria sospinto soltanto dall'abitudine.

Parcheggiò la macchina in garage ed entrò dalla porta della cucina, pronto a fingere di essere sereno nel caso in cui ci fosse stato qualcuno della famiglia in giro. Fortunatamente lo accolse soltanto il silenzio.

Si buttò sul letto della sua stanza a peso morto, affondando la testa nel cuscino che profumava ancora di Blaine. Quell'odore gli fece ricordare che aveva trovato Blaine con il cellulare in mano e si decise a rispondere a Sebastian. Aveva bisogno delle sue battute maliziose e lusinghiere per sentirsi vivo, per rimanere aggrappato alla realtà e non perdersi nella nostalgia. Sapeva che era solo questione di tempo prima che il dolore lo travolgesse.

Sebastian lo faceva sentire leggero, spensierato, e per una volta voleva approfittarne.

'Per niente. Ho ricominciato a sentirmi un uomo e non un pezzo di carne.'

'Suvvia principessa, non fare la sostenuta. So che ti sono mancato, ma ho una buona motivazione.'

'Ossia? Hai dovuto battere il tuo vecchio record di ragazzi trombati in una sola serata?

'LOL. No. E comunque le tue battute stanno diventando ripetitive.'

'Disse quello che non ha saputo trovare nulla di meglio di "signorina", "mozzarellina" e "porcellana". E due di questi nomi li hai anche copiati da altri. Comunque parla, voglio davvero sapere cosa può mai esserci di interessante ed impegnativo nella vita di Sebastian Smythe. A parte, ovviamente, una svendita di prodotti per capelli.'

'Niente di che. Diciamo una cavalcata andata male e NON del tipo che penserai appena leggi il messaggio.'

'Hai fatto qualcosa di diverso dallo scopare o sparare stronzate? Non ci credo!'

'Sono andato a cavalcare con degli amici, ho fatto equitazione per un paio di anni a Parigi. Diciamo soltanto che ho esagerato un pochino e adesso sono ingessato circa dal piede a metà coscia. Una cavallo che ti scaraventa sul terreno mentre è al galoppo non sta particolarmente attento a farti centrare l'erba soffice.'

'Oddio, Sebastian. Se è uno scherzo non è divertente.'

'No che non è uno scherzo. Sono ancora in ospedale, mi si era scaricato il cellulare e non sono riuscito ad avvertirti per questo. Mia mamma mi ha portato il carica batterie soltanto oggi. Poi diciamo anche che ieri sono stato parecchio tempo in sala operatoria ed altrettanto l'ho passato a tentare di recuperare la lucidità mentale. Ero un po' da buttare. Oggi invece sono di nuovo in perfetta forma, con dosi di antidolorifici degne di un cavallo.'

'Cazzo Seb mi dispiace. Dimmi quando posso passare a farti un po' di compagnia.'

'Sei proprio crudele. Aspetti che io non possa fare nulla per mostrare il tuo bel faccino :('

'Sai che non è per quello, idiota. Non era il caso semplicemente, e non ce n'era nemmeno motivo.'

'E adesso è il caso? O magari tu e Blaine verrete insieme a farmi visita.'

'Io e Blaine ci siamo lasciati oggi. O meglio, lui ha detto di stare ognuno per i fatti propri per un po', ma penso fosse solo un modo di dire, così per esser carino. Alla fine infatti il  po' che aveva in mente si è rivelato essere parecchio lungo.'

'E' proprio vero che la vita è una ruota.'

'Non so se voglio approfondire la tua filosofia.'

'Idiota! Nel senso che dopo una giornata di merda almeno ho avuto una buona notizia. Il tuo bel sedere non è più off-limits.'

'Sono contento di vedere che stai bene. Riesci ad essere ancora inopportuno e sfrontato come sempre.'

'Lo so che sei pazzo di me, ormai puoi ammetterlo.'

'E rovinare tutto? Giammai! É molto più divertente assistere ai tuoi sforzi per sedurmi.'

'Dammi qualche mese e vedrai che non vorrai più allontanarti da me. E dal mio letto. A due piazze.'

'Quando posso passare a trovarti? (Credo sia più furbo ignorarti).'

'Domani i miei sono a lavoro tutto il giorno. Spero che tu non abbia paura di un ragazzo ferito e sofferente.'

'Non riuscirai a far leva sui miei istinti da crocerossina. Non cadrò ai tuoi piedi solo perché sei sdraiato su un letto d'ospedale.'

'Sei insensibile. Crudele ed egoista. L'ho sempre detto che i visini d'angelo non nascondono nulla di buono.'

'Dormi Sebastian, hai già detto troppe stronzate, di nuovo. Ci vediamo domani.'

'Non vedo l'ora :)'

Kurt emise un lungo sospiro. Aveva bisogno di alcool, tanto alcool. O forse solo di una spalla su cui piangere. Sapeva che Rachel non si sarebbe scandalizzata vedendolo con gli occhi ancora gonfi e arrossati e con un sorriso ingiustificabile sulle labbra.

***************************************************************************

NdA Un parto, ma è arrivato! Io vorrei 'dedicare' questo capitolo ad Acardia17 perché, oltre ad averlo betato e reso dunque decente, qualsiasi errore che possa esserci ancora è solo responsabilità mia, non sua, voglio mandarle nell'unico modo che conosco tutto il mio affetto. E' ben poca cosa, e non importa che tu lo legga tra un mese, due o un anno. In questo momento ti penso ♥

A tutti gli altri, grazie per leggere/recensire/qualsiasi altra cosa, penso che il terzo, o al massimo il quarto sarà l'ultimo. A presto, spero :)

 

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Capitolo 3
*** 3. Smoothness ***


3. Smoothness

Kurt era stato circa un'ora in contemplazione di fronte al suo armadio, incerto su cosa indossare.

Non voleva impressionare Sebastian, non era assolutamente quella la sua intenzione, semplicemente era indeciso.

Proprio perché non gli interessava minimamente essere sexy alla fine aveva optato per un paio di jeans indecentemente aderenti - e Blaine gli aveva sempre detto che gli fasciavano il culo in modo strepitoso - una camicia grigia e un gilet nero. Lui era un uomo e voleva renderlo ben evidente.

Però non aveva nulla a che fare con Sebastian, assolutamente niente.

Dopo circa un paio di ore era riuscito ad arrivare in ospedale; in particolare nel bel mezzo della coda davanti al banco informazioni. C'erano ancora una decina di persone davanti a lui, si stava annoiando e non si perdeva neanche uno degli sguardi che alcune infermiere avevano lanciato al suo sedere.

Wow. Delle donne lo avevano guardato.

Il giusto paio di pantaloni poteva fare miracoli, Kurt ne era sempre stato convinto e adesso ne aveva la prova lampante.

Quando, finalmente, si trovò di fronte l'infermiera che si occupava dei visitatori la donna gli sorrise. Aveva gli occhi color nocciola, grandi e luminosi, ed un sorriso aperto e sincero.

«Buongiorno, il mio nome è Kurt Hummel e vorrei far visita ad un paziente che dovrebbe essere ricoverato nel reparto di ortopedia, Sebastian Smythe

La donna annuì per dimostrare di avergli prestato attenzione, poi digitò qualcosa sulla tastiera del computer. Tornò a guardarlo con un sorriso.

«Camera 587, quarto piano.»

Gli passò un adesivo da attaccare per farsi riconoscere. Conosceva quella procedura ormai, era la stessa che aveva seguito quando era andato a trovare Dave.

«La ringrazio, arrivederci.»

«Grazie a te.»

Il sorriso della donna, se possibile, si fece ancora più ampio e Kurt si trovò a chiedersi se per caso non rischiasse una paresi facciale a furia di farlo. Lo ricambiò nel modo più convincente possibile, anche se in realtà le sue mani avevano cominciato a sudare e il suo cuore stava incomprensibilmente battendo ad una velocità una decina di volte superiore rispetto al normale.

Le porte di metallo dell'ascensore si chiusero davanti ai suoi occhi e Kurt cominciò a guardarsi attorno: l'ascensore era spazioso, nuovo, e si trovò a considerarlo la vista più interessante del mondo. Il nervosismo poteva causare dei pensieri assurdi.

Mentre percorreva il corridoio del quarto piano le sue mani sembravano aver deciso che anche tremare sarebbe stata un'idea perfetta e non accennavano a smettere.

C'entrava Sebastian, sì, almeno a se stesso doveva ammetterlo, però non era soltanto quello. Semplicemente provava un odio viscerale nei confronti degli ospedali.

Ci era stato durante la malattia di sua madre, e poi sua madre era morta.

Ci era stato dopo l'infarto di suo padre, che sembrava non volersi svegliare, ma alla fine ce l'aveva fatta, senza conseguenze.

Vi si era recato a trovare David dopo il tentato suicidio e il ragazzo era ancora vivo e sembrava essersene sinceramente pentito.

Le cose sembravano migliorare col passare del tempo.

E quel giorno stava semplicemente andando a trovare un amico esibizionista che, per mettersi in mostra, era finito, letteralmente col culo per terra. Forse in modo un tantino violento. Quindi non aveva alcun motivo per cui sentirsi nervoso o preoccupato.

La porta della camera 587 era chiusa e Kurt bussò aspettando che Sebastian lo invitasse ad entrare. Quando udì la voce del ragazzo prese un profondo respiro ed aprì la porta, con una presa decisa sulla maniglia per tentare di fermare il tremore.

Posò gli occhi sul ragazzo e il suo cuore accelerò nuovamente, battendo, se possibile, ancora più forte di prima. Non era pronto a quella vista.

Sebastian sembrava stanco e indifeso e, davvero, non avrebbe mai pensato di assistere ad una scena del genere. Aveva la schiena poggiata contro la testata del letto e parecchi cuscini tutti intorno alla gamba ingessata. Era pallido e il ghigno che gli stava rivolgendo era solo una pallida imitazione della smorfia arrogante e provocante che era abituato ad ostentare.

Kurt sentì il cuore farsi un poco più piccolo.

«Ciao» disse a quel ragazzo fragile che quasi non conosceva, e la voce gli uscì più lieve e preoccupata di quanto avesse messo in conto.

«Sapevo che con un infortunio abbastanza serio avrei finalmente fatto breccia nel tuo cuore. Ammettilo che non puoi resistere ai ragazzi bisognosi.»

Kurt intrecciò le dita mentre si avvicinava al letto, pentendosi di essere a mani vuote.

Ci aveva riflettuto a lungo sul portare o meno qualcosa a Sebastian: alla fine aveva optato per la scelta di portare solo se stesso, perché era convinto che se si fosse presentato con una pianta, o una composizione floreale, Sebastian gli avrebbe spaccato il vaso in testa.

«Se hai ancora la forza di fare le tue solite battutine significa che stai bene...» voleva essere una battutina tagliente, ma il tono che gli uscì fuori era pateticamente, e mielosamente, dolce.

Aveva un disperato bisogno di tornare in possesso delle proprie facoltà mentali.

«Che ci fai fermo al centro della stanza? Ti assicuro che non mordo.»

Sebastian gli fece senno di sedersi accanto a lui sul letto e Kurt gli si avvicinò, leggermente titubante.

Perché neanche le occhiaie riuscivano a rovinare il viso di Sebastian, e detestava ammetterlo.

«Sembri stanco» gli disse.

«Lo sono. Neanche le dosi da cavalli sembrano funzionare, la gamba mi fa male tutto il tempo e tentare di dormire si sta rivelando una battaglia persa.»

«Cosa ti sei rotto?»

«Credo tutto, o almeno quasi. Non auguro a nessuno di essere scagliato contro il terreno ad una velocità di un centinaio di km orari.»

«Addirittura? Non sapevo che il tuo cavallo avesse le ali.»

Kurt, nel pronunciare quelle parole, gli rivolse un sorriso sincero e la mano di Sebastian era così vicina alla propria che per un momento aveva avvertito la tentazione di spostarla di un paio di centimetri ed intrecciare le dita con quelle dell'altro ragazzo.

Sebastian ricambiò il sorriso, ed era stanco e tirato. Però gli occhi gli brillavano, e Kurt sentì il proprio stomaco fare qualcosa di simile ad una buffa capriola.

«Ok, forse sono stato un po' drammatico. Però ti assicuro che sul dolore non sto esagerando.»

Kurt si mosse a disagio sul letto, non era mai stato bravo a dire la cosa giusta, e un 'mi dipiace' gli sembrava tremendamente banale.

Sebastian sussultò e Kurt capì che agitarsi non si era rivelata un'idea geniale.

«Mi dispiace» disse alla fine, nonostante tutto, e fanculo alla banalità.

«A me no, almeno ho una valida motivazione che mi permetta di stare tutto il giorno a letto. Anche se di solito preferisco sfruttarlo per fare altro.»

Kurt gli diede uno schiaffetto sulla mano, a cui l'altro rispose afferrandogli il polso. Poteva giurare di sentir la propria pelle bruciare sotto la presa dell'altro. E Sebastian lo stava guardando con uno sguardo predatore, facendolo sentire nuovamente il premo in palio, o una sfida.

Il disagio gli attanagliava fastidiosamente lo stomaco, questa volta, però, misto a qualcosa che gli mandava ancora di più la testa nel pallone: il sorriso di Sebastian lo faceva sentire lusingato.

«Non puoi picchiare un invalido, non è corretto.» Gli disse quello, tornando a guardarlo con la solita aria di superiorità.

«E tu non avresti dovuto deridere un ragazzo gay solo perché ha una voce acuta ed ama la moda. Però te ne sei fregato altamente, quindi mi prenderò la libertà di ferirti in modo non permanente.»

Kurt avrebbe voluto ringraziarlo per aver ripristinato l'equilibrio che c'era da un po' tra di loro, ma le parole a seguire lo fecero pentire immediatamente della propria gratitudine.

«Tu hai una voce acuta e una faccia da checca. Il resto, però, è piuttosto sexy.»

Kurt sentì le guance prender fuoco di fronte a quelle parole e sotto lo sguardo indagatore e sensuale di Sebastian. Era abituato a quelle battutine, ma non aveva mai messo in conto la possibilità di 'affrontare' Sebastian faccia a faccia.

Forse sì, durante qualche sogno; però di solito in quegli scenari la lingua di Sebastian era piuttosto impegnata a dialogare intimamente con la sua.

«Ho sempre avuto un debole per le gote rosse da scolaretto, si addicono perfettamente alla tua aria angelica, molto meno invece all'immagine di te seduto a cavalcioni su di me.»

«Oddio Sebastian, non la smetterai mai di tirar fuori quella storia?»

«Solo quando avrò qualcos'altro da ricordare.»

In quel momento - di fronte a Sebastian, alla sua aria fragile, alle sue battutine spinte e al suo sorriso - Kurt ebbe un flash della serata in questione, e gli fece venir voglia di accettare l'invito.

Le labbra di Sebastian sembravano così invitanti e la sua espressione risultava addolcita dalla stanchezza. Non gli sarebbe costato nulla, avrebbe dovuto soltanto allungarsi un po' e baciarlo; conosceva abbastanza bene la meccanica del gesto.

Però l'immagine del viso di Blaine, la sua espressione ferita, erano ancora fresche nei suoi pensieri e alla fine Kurt si limitò a scuotere il braccio e liberare il polso dalla presa di Sebastian.

L'altro non ne sembrò molto felice.

«Non sapevo che mi fosse vietato anche soltanto sfiorarti.» Il suo tono di voce era decisamente infastidito.

«Non è questo, soltanto che la mia pelle è troppo delicata e preferirei evitare di ritrovarmi un livido solo perché hai stretto troppo a lungo.»

Un lampo di qualcosa che somigliava molto al desiderio attraversò gli occhi di Sebastian.

«Deve essere meraviglioso seminarti marchi lungo il collo. Scommetto che sembrerebbero quasi dei boccioli di rosa sulla tua pelle così pallida.»

Il suo tono di voce era soffice e lusinghiero, e Kurt si trovò a chiedersi come riuscisse ad essere così disinibito. Le sue guance, invece - di nuovo rosse grazie a lui - testimoniavano il suo profondo disagio nel parlare di quelle cose.

«Suvvia principessina, non puoi imbarazzarti per così poco! Ti assicuro che a casa di Rachel non sembravi affatto un pudico verginello

«Non sono un 'pudico verginello', infatti - e non fece nulla per nascondere il fastidio che gli avevano provocato quelle parole - semplicemente non mi piace mettere tutto così su un piatto d'argento. Cosa di cui tu, invece, sembri andar matto.»

«Si chiama umorismo. Forse però l'hanno insegnato un giorno in cui tu eri occupato ad accaparrarti l'ultima sciarpa di Armani in un outlet.»

«O forse, mentre tu eri occupato ad affinare la tua strabiliante simpatia, io ho preferito concentrarmi sulle lezioni riguardanti il tatto e la delicatezza

«Posso essere molto delicato, all'occorrenza. Le mie carezze lo sono sicuramente. Sono un amante strabiliante.»

Fuoco sulle guance. Kurt sembrava reduce da un'insolazione.

Poi la mano di Sebastian si allungò verso il suo avambraccio e prese ad accarezzarne l'interno pigramente. I suoi polpastrelli erano morbidi e Kurt sentiva dei brividi piacevoli scuoterlo. Socchiuse gli occhi un attimo e così si perse l'espressione di adorazione sul volto di Sebastian.

Quando sentì le dita dell'altro sul proprio polso allontanò di scatto il braccio, un attimo prima di aprire gli occhi. Vide il sorriso di Sebastian morire sul suo volto.

«Scusami, però tutto questo mi mette a disagio» si sentì in dovere di giustificarsi.

«Non sono una ragazzina alla sua prima cotta che ha bisogno di scuse o rassicurazioni, stai tranquillo.»

L'aria divenne tesa e Kurt si sentì in colpa.

Non sapeva cosa si aspettasse Sebastian, se avesse pensato che una volta eliminata la concorrenza Kurt si sarebbe gettato ai suoi piedi. Non sarebbero andate così le cose. Però gli piaceva parlare con Sebastian e così cercò di far tornare l'atmosfera leggera e scherzosa di prima.

Cominciò a raccontargli dei suoi programmi per il futuro, parlandogli di quanto adorasse la moda, le riviste e di come la possibilità di entrare in quel campo fosse stata l'unica cosa in grado di tirarlo fuori dallo sconforto di cui era finito preda dopo la lettera della NYADA.

«Io andrò a studiare legge a Yale: ho ricevuto la lettera di ammissione subito prima della fine del liceo. Non vedo l'ora. E' lo stesso college che ha frequentato mio padre ed era così fiero di me quando ho deciso di seguire le sue orme.»

Gli occhi di Sebastian brillavano di orgoglio, per essere in grado di fare altro, di dimostrarsi più di quello che gli altri abitualmente vedevano in lui.

Forse fu quella luce fiera, o il sorriso che spesso Kurt coglieva sul suo volto, a spingerlo a sfiorare il dorso della sua mano con nonchalance.

Gli occhi di Sebastian si sgranarono per la sorpresa e Kurt si ritrovò a pensare, contro la propria volontà, che fosse assolutamente adorabile.

Alle 18:30 una voce annunciò la fine dell'orario delle visite.

«Sembra che almeno per un altro paio di giorni il mio destino sia la solitudine e la sofferenza» esordì Sebastian con fare drammatico.

«Hai sempre il mio numero. Non mi sembra che tu ti sia mai fatto scrupoli ad infastidirmi.»

«Solo che... - e Kurt non aveva mai pensato che Sebastian potesse trovarsi a corto di parole -  è piuttosto frustrante scriverti e non poter assistere alle tue reazioni. L'imbarazzo fa un effetto parecchio eccitante sul suo volto.»

Sebastian gli fece l'occhialino e riportò alla memoria di Kurt il loro tête-à-tête al Lima Bean, quando Kurt aveva sentito la necessità di "difendere il territorio". Non si stava comportando in modo tanto diverso rispetto a quel giorno- era sempre stronzo, inopportuno, fastidiosamente ironico e decisamente diretto - però faceva provare a Kurt qualcosa che sembrava aver dimenticato da tempo.

Lo faceva sentire desiderato.

Quel pensiero spinse Kurt a sorridergli, un po' timidamente e un po' in modo seducente. Si chinò verso di lui per salutarlo con un bacio impacciato sulla guancia. Quando si allontanò la mano di Sebastian afferrò la sua, trattenendolo un attimo, con un'espressione imperscrutabile sul viso e una luce diversa negli occhi.

Poi sembrò riscuotersi e l'aria da snob tornò al proprio posto.

«Ciao Porcellana. Spero di vedere presto la tua faccia da checca da queste parti.»

Kurt tirò un sospiro di sollievo ancora una volta, perché non si sentiva pronto ad andare oltre.

Salutò un ultima volta Sebastian dalla soglia della stanza, prima di chiudersi la porta alle spalle.

*°*°*°*°*

Kurt si svegliò di soprassalto, trovandosi con le coperte attorcigliate attorno alle caviglie e ricoperto di sudore.

Odiava gli incubi ma, ancora di più, detestava non ricordarli chiaramente. Una sensazione di malessere e di angoscia sembrava essersi annidata sotto la sua pelle ma non c'era alcun'immagine residua dal sonno a spiegarne il motivo.

Bastò una piccola vibrazione del cellulare per fargli tornare, almeno leggermente, il buon umore.

"Questo ospedale è una merda! Puzza di disinfettante, la notte fa troppo caldo e già alle sei del mattino le infermiere ti svegliano per prendere la temperatura. Quando mi dimettono, pretendo i fuochi d'artificio."

"Nervosi e irritati già di prima mattina, vedo."

"Sì. E così non sei d'aiuto. Mi aspettavo un po' di comprensione!"

"Scusa, ma al momento sono impegnato a fabbricare fuochi d'artificio."

"A qualcosa servi ogni tanto, allora. Non soltanto a rompere vetri e bicchieri con la tua voce stridula."

"Ti ho fatto ridere! Ti ho fatto ridere! *balla la conga*  Almeno, io, non faccio parte della fauna locale. Come stanno i tuo fratellini coniglietti?"

"Nessuno ha mai parlato di grasse risate. Però avere contatti umani è più divertente che stare tutto il giorno a fissare il soffitto o guardare pessimi talk show su una tv ancora col tubo catodico. E non so quando potrò tornare a casa perché i miei sono in Francia per lavoro. E così mi tocca un'altra settimana qua, senza alcun motivo (P.S. I coniglietti sono occupati a dialogare col criceto gay che hai al posto del cervello)."

"Se vuoi puoi stare da me, aspettando che tornino; mio padre è a Washington per tutta la settimana e la stanza degli ospiti è al piano terra."

"E non hai paura che il seduttore cattivo e senza scrupoli possa tentare di circuirti?"

"Sebastian, sei ingessato fino a metà coscia. Non vedo come tu possa obbligarmi a fare qualcosa."

"Touché. Però è poco carino da parte tua infierire così su qualcuno emotivamente fragile."

"Se tu sei fragile allora io sono la reincarnazione di Whitney Houston. E considerando che è morta da meno di un anno non credo sia possibile."

"Sottovaluti in modo ingiusto il mio lato sensibile e romantico. Solo perché non faccio gli occhi da cucciolo e dico frasi melense ad ogni occasione non significa che io non ne abbia uno. E poi non mi piace scodinzolare, quel ruolo penso tocchi ai cani."

"Farò finta di non aver mai ricevuto questo messaggio. Sono sicuro che non mi piacerebbe soffermarmi su quello che hai scritto."

"Scusa, ho oltrepassato il limite."

Kurt sospirò stancamente, perché parlare di Blaine faceva ancora così male e non si sentiva davvero pronto a ironizzare sul suo... ex. Dio, che impressione. Bastavano ventiquattro ore per far cambiare la meravigliosa parola "fidanzato" in una orribile.

"Diciamo che ancora non riesco a riderci su. Comunque, come detto prima, lasciamo perdere. Che ne dici della mia offerta, allora?"

"Che sono maggiorenne, posso firmare i fogli per le mie dimissioni e dire ai miei che vado a stare da un amico."

"Mi sembra perfetto :) Oggi io sono in giro con Rachel e Mercedes, quindi appena sei pronto avvertimi e vengo a prenderti."

"Ti farò pentire amaramente della tua disponibilità."

"In quel caso non esiterò a prendere a calci il tuo culo snob."

"Mademoiselle finesse. Vedo che non finisci mai di stupirmi con le tue qualità."

"Certo che mostri davvero poca gratitudine per qualcuno che ti ha appena salvato da una settimana di noia e depressione."

Kurt aveva appena inoltrato quell'ultimo messaggio quando il cellulare prese a vibrargli in mano, mentre le note di "Edge of Glory" si diffondevano nell'aria.

"Grazie, Kurt."

Sentì dire dall'altra parte del telefono, non appena l'ebbe accostato all'orecchio.

E la voce di Sebastian non era ironica né beffarda.

"Addirittura una telefonata? A quanto pare quell'ospedale deve essere davvero orribile."

Sebastian ridacchiò.

"Uhm... Non hai sentito la mia immensa gratitudine e profonda adorazione intrise nel tono di voce?"

Questa volta fu il turno di Kurt di ridacchiare. E si sentiva una tredicenne alla prima cotta.

"Uhm... No...?"

"Diamine, pensavo di essere un bravo attore!"

"Stai parlando con il migliore, caro."

Altra risata all'altoparlante... ed era così bella. Cristallina, spontanea.

Kurt stava cominciando ad apprezzarla particolarmente.

"Adesso vado che mi tocca l'ultima visita col chirurgo prima di essere dimesso. Kurt, grazie, davvero. Non ti obbligava nessuno e mi hai salvato la vita."

"Sarebbe stata una settimana noiosa. Considera il salvataggio ricambiato. A più tardi."

Kurt premette il tasto per chiudere la chiamata mentre il suo cuore cominciava - per la millesima volta in un paio di settimane - a galoppare selvaggiamente.

E anche quel pensiero lo rimandava a Sebastian, alla sua cavalcata sfortunata, e i suoi pensieri stavano diventando terribilmente noiosi e coooosì monotoni.

«Kurt! - urlò Finn dal corridoio, riportandolo alla realtà - Ti ho sentito parlare, quindi sei sveglio per forza. Se non hai nulla da fare ti va di accompagnarmi a fare shopping? Stasera esco con Rachel e voglio comprare qualcosa di nuovo.»

«Solo se alla fine mi lasci scegliere almeno una camicia e una cintura abbinata per te!»

Poté quasi sentire Finn rifletterci attentamente.

«Niente paillettes, piume o qualsiasi altra cosa ridicola.»

Alla fine sembrava aver deciso che i consigli modaioli di Kurt valessero abbastanza da  rischiare un paio di proposte troppo vistose.

«Sono quasi pronto, aspettami giù!»

Quando, mezz'ora dopo - un ragazzo deve avere il tempo per la propria maschera facciale, crema idratante e per scegliere un abbigliamento perfettamente glamour - Kurt scese dalle scale notò subito Finn seduto sul divano, curvo verso la tv, con un joystick in mano e la lingua tra i denti.

«Possiamo andare!» cinguettò allegramente.

«Mi hai fatto aspettare due ore, adesso tocca a te ad aspettare che io sconfigga il boss.»

«Primo, e' stata mezz'ora, non certo due. Secondo, l'Xbox non scappa, il trattamento mattutino sì.»

«Due minuti, giuro!» promise Finn, prima che un paio di espressioni molto colorite gli sfuggissero dalle labbra.

«Finn... - cominciò Kurt spostando il proprio peso da un piede all'altro e contando sul fattore distrazione - OggipomeriggiovieneSebastian e sta da noi per un po'. E' un problema?»

«Assolutamente no! Fa' venire chi ti pare.»

Sembrava proprio che il piano 'nascondi il nome di Sebastian in mezzo ad una serie di parole incomprensibili' avesse dato i suoi frutti.

E doveva migliorare coi nomi dei piani, non andavano bene per niente.

«Grande! Grazie mille».

«Per un fratello questo ed altro.»

Un sorriso dolce si aprì sul suo viso: ogni volta che pensava a Finn come fratello un calore estremamente piacevole gli riempiva il petto.

«Se hai bisogno stasera posso anche andar dormire da Puck, sai che preferisco così piuttosto che sentire strani rumori.»

Le guance di Kurt si tinsero di rosso. Altra, fastidiosa, abitudine che sembra aver sviluppato ultimamente.

«Non è quel tipo di ospite. E poi non mi sembra che tu ti sia lamentato mai di me e Blaine. Siamo sempre stati molto silenziosi.»

Finn gli rivolse uno sguardo sconvolto, un attimo prima che, con una gran scarica di proiettili, il boss fosse fatto fuori, in un lago di sangue.

«Argomento off limits, non voglio pensarci!»

«Scusami, pensavo che avere un fratello gay nella stanza accanto alla tua avesse aperto un po' le tue vedute sul sesso gay.»

«Non voglio pensare a due uomini in uno stesso letto, ti prego! Per me puoi farlo quando e come vuoi, basta che io non venga a saperlo.»

Kurt rise di fronte all'espressione imbarazzata di Finn. Era semplicemente adorabile.

*°*°*°*°*

«Siamo a casa!» urlò Kurt aprendo la porta e spostandosi di fianco ad essa per permettere ad un saltellante Sebastian - con un paio di stampelle rosso sgargiante - di entrare.

Finn uscì dalla cucina e gli andò incontro, immobilizzandosi non appena il suo sguardo si posò sull'ospite.

Non degnò Sebastian di una seconda occhiata, rivolgendosi, invece, subito a Kurt.

«Lui che diavolo ci fa qui?»

Il suo tono era gelido.

«Ti ho detto stamattina che starà qua per un po', non è colpa mia se non riesci ad ascoltare le persone e giocare contemporaneamente.»

Finn strinse minacciosamente gli occhi, tentando di trovare qualcosa di cui accusarlo. Alla fine si limitò a sospirare.

«Suppongo di non poterci fare nulla. Smythe - e gli puntò il dito contro con una convinzione che avrebbe reso Cooper particolarmente fiero di lui - guai a te se mi dai fastidio in alcun modo.»

«Tranquillo boscaiolo, non ho intenzione neanche di avvicinarmi a te: l'odore della tua flanella potrebbe impuzzare anche i miei vestiti.»

«Odioso come sempre.»

Con un ultimo sguardo di sufficienza - di cui Kurt non l'avrebbe mai ritenuto capace - Finn voltò loro le spalle e tornò alla merenda ipercalorica poggiata sul tavolo della cucina.

«Ti faccio vedere la stanza; seguimi».

Kurt aprì la porta scorrevole in legno e vetro e fece un gesto cerimonioso, invitando l'altro ad entrare.

Adorava quella stanza, l'aveva arredata lui, dunque si sentì immediatamente fiero di se stesso quando colse negli occhi di Sebastian quello che indubbiamente era uno sguardo di approvazione.

«Non male - disse infatti subito dopo il ragazzo - trattandosi di casa tua avevo paura di trovarmi circondato dal rosa, dagli arcobaleni e da poster di piccoli pony.»

«Ti ricordo che proprio perché sei a casa mia posso buttarti fuori quando voglio.»

«E abbandoneresti al suo destino di dolore, fame e morte un povero ragazzo bisognoso di cure e attenzioni?»

«Dio, quanto sei drammatico» rispose, cercando di suonare sarcastico e infastidito.

In realtà vedere Sebastian dentro la propria casa gli aveva fatto un effetto strano, gli era sembrato in qualche modo giusto.

Aveva accettato da un po' l'idea che il ragazzo non fosse poi così brutto, e nemmeno troppo sgradevole, però quel gesto - enorme, considerando che l'avrebbe ospitato notte e giorno a casa propria - aveva reso la cosa più reale.

Quando focalizzò nuovamente l'attenzione sul presente, e non sui propri pensieri,  trovò Sebastian intento a fissarlo e nei suoi occhi c'era una sfumatura morbida che rifletteva abbastanza bene quello che stava provando anche lui in quel momento.

Si guardarono negli occhi per un paio di secondi, prima di distogliere contemporaneamente lo sguardo, imbarazzati.

Kurt decise che tenersi impegnato, e non lasciare ai suoi pensieri la possibilità di vagare per lidi inappropriati, fosse decisamente utile.

Si avvicinò al letto per poggiarvi sopra la sacca coi vestiti di Sebastian, mentre il ragazzo cominciava a gironzolare per la stanza osservando i quadri, i disegni e le foto appese alle pareti.

«E' tua mamma, quella?» gli chiese indicando una foto con una donna seduta sull'erba, a gambe incrociate.

«Sì» rispose. E gli uscì quasi in un sussurro.

«Ha i tuoi stessi occhi.»

La voce di Sebastian era delicata e carezzevole, qualcosa a cui Kurt non era abituato. Quelle parole lo fecero sentire straordinariamente bene.

«Lo so».

Si avvicinò a lui, fermandosi a guardare quella foto, mentre un sorriso pieno di amore, tenerezza e nostalgia si apriva sul suo volto.

Sebastian provò a reggersi su una sola gamba, tenere entrambe le stampelle con la stessa mano, al solo scopo di circondargli le spalle con un braccio.

Una delle due stampelle sfuggì alla sua presa, cadendo sul pavimento con un tonfo che rovinò irrimediabilmente l'atmosfera.

«Fermati, prima di fare qualche altro danno!» lo bloccò in tempo Kurt, vedendolo tentare di prenderla da terra.

Sebastian accettò dalle sue mani l'oggetto del male, guardandolo con espressione infastidita.

«Ogni tanto dimentico di non essere più autosufficiente.»

«Avanti regina del dramma, andiamo di là a mangiare qualcosa, sono sicuro che non ne potevi più del cibo dell'ospedale.»

«In verità ho sedotto un'infermiera. Dopo l'operazione ha cominciato a portarmi una doppia razione dei pasti e qualche volta anche barrette di cioccolato comprate alle macchinette» raccontò con un sorriso furbo.

Kurt esultò internamente per essere stato in grado di fargli tornare il buon umore.

*°*°*°*°*

«Detesto chiederti altri favori - cominciò Sebastian mentre Kurt lavava i piatti della cena - ma nella tasca laterale della sacca ci sono gli analgesici, non è che mi prenderesti un paio di pillole? Andrei io, ma è un viaggio e sono un po' stanco.»

Kurt poteva leggere il disagio - e l'imbarazzo - stampati a caratteri cubitali sul suo viso.

«Certo, nessun problema.»

Gli sorrise sinceramente, pensando che non fosse il momento per qualche notevole, esilarante e sgradevole uscita sarcastica.

Tornò un paio di minuti dopo con due pillole bianche sul palmo della mano.

«Ci ho messo un po' a trovarle; il dio dell'ordine che ha fatto la sacca le aveva nascoste sotto i tuoi boxer. Neri tra l'altro, complimenti, bella scelta» gli fece l'occhiolino, allungandogli le medicine insieme ad un bicchiere d'acqua.

«Grazie, la mia biancheria intima è perfetta. Non potrei mai sopportare l'umiliazione di spogliarmi di fronte a qualcuno e ritrovarmi in un paio di informi e orribili slip bianchi.»

«Grazie, non sognavo altro che sapere ogni singolo dettaglio sul tuo intimo o sulla tua vita sessuale.»

«E' sempre un piacere dolcezza. L'offerta di provare con mano è sempre valida».

Questa volta fu il turno di Sebastian di ammiccare, con sguardo malizioso e seducente.

Un gatto pigro si svegliò nella pancia di Kurt, tornando improvvisamente attivo e grintoso.

Non avrebbe mai pensato che il suo desiderio sessuale potesse avere la forma di un felino.

«Ti ricordo sempre delle tue condizioni, piccolo, tenero, malato. Non avrai contatti ravvicinati con qualcuno per taanto taaaantissimo tempo.»

«Vedrò di accontentarmi di poter guardare il tuo culo, allora.»

«E quando capirai che questi continui riferimenti non sono seducenti sarà troppo tardi.»

«Continua a prenderti in giro, Porcellana, se ti fa sentire meglio. Io vedo benissimo come stai lentamente, e irrimediabilmente, cadendo ai miei piedi.»

«La verità è che sei irresistibile, Sebastian.»

Il latin lover in questione sgranò gli occhi dalla sorpresa; il tono basso, e seducente, di Kurt l'aveva colto chiaramente alla sprovvista.

Il cucciolo di pinguino, ormai abbondantemente cresciuto, non poté fare a meno di sentirsi elettrizzato.

«Andiamo di là a vedere un film, che dici? Stasera non ci sarà nessuno a tentare continuamente di rubare il telecomando per sintonizzare canali di football o di wrestling» propose Kurt, decidendo di spezzare quella strana tensione.

«Se lo fai scegliere a me ci sto!»

«Concesso, ma solo per questa sera, non abituarti!»

Sebastian gli sorrise, prendendo le stampelle che erano poggiate  contro il mobile dietro di lui.

Tutto quello era domestico, spontaneo, quasi intimo, e a Kurt sembrava semplicemente giusto. Il sorriso di Sebastian lo faceva sentire bene e le sue battute ormai - quando non lo facevano sentire elettrizzato e sicuro di sé - lo divertivano soltanto.

La storia con Blaine era finita da poco, era vero, però non trovava nulla di male nel consentire a qualcuno di renderlo un po' più sereno e spensierato.

Si sedettero sul divano, una sedia con sopra un cuscino pronta per Sebastian che la guardò con fastidio, per poi ignorarne la presenza.

Il film era iniziato da un'ora  e Sebastian continuava a muoversi in modo insofferente, lanciando occhiate intermittenti di odio puro alla sedia.

«Cosa ti ha fatto di male quella sedia? Oppure non ti piace il colore del cuscino?»

Kurt decise di metter fine a quella scena quasi dolorosa. Se la smorfia sofferente presente sul volto di Sebastian da almeno un quarto d'ora significava qualcosa, allora il ragazzo era semplicemente troppo orgoglioso per chiedere una mano a Kurt.

Tornò a fulminare con gli occhi la sedia, per poi guardare Kurt di sfuggita, mordendosi il labbro.

«Sebastian, hai una gamba fratturata, non c'è nulla di male nel provare un po' di dolore e chiedere aiuto per alleviarlo.»

Senza aspettare una risposta Kurt si alzò in piedi e si mise di fronte al ragazzo, spostando lo sguardo con incertezza tra la gamba di Sebastian e la sedia.

L'altro fissò gli occhi su di lui.

«Non ti preoccupare di farmi un po' di male, qualsiasi cosa è meglio di questa posizione che mi sta uccidendo» esordì, spazientito.

Kurt si piegò e cercò di sollevare la gamba di Sebastian il più delicatamente possibile, riuscendo ad adagiarla sul cuscino, con espressione vittoriosa.

Si sedette di nuovo sul divano, questa volta un po' più vicino al ragazzo.

Sebastian tornò a guardare lo schermo, ignorandolo completamente.

Kurt si limitò a fissarlo di tanto in tanto con la coda dell'occhio, pensando a cosa fare. Non erano amici, non davvero, e non sapeva quanto in là potesse spingersi per tirarlo su di morale e farlo rilassare. Alla fine decise di ignorare le proprio paranoie e avvicinarsi un altro po', lo spazio sufficiente a far strofinare la propria spalla contro quella di Sebastian, in un movimento abbastanza intenzionale ma non troppo esplicito.

Sebastian si voltò a guardarlo, finalmente, e il suo sguardo si ammorbidì.

Kurt gli sorrise, mentre le guance gli si tingevano, tanto per cambiare, di rosso.

«Ti sta bene un po' di colorito in viso».

Kurt lesse in quelle parole il modo adottato dal bastardo per dire "quando ti imbarazzi sei adorabile" e non gli sembrò neanche un'ipotesi troppo azzardata; la totale assenza di ironia nella sua voce la confermava abbastanza.

L'atmosfera tornò rilassata e continuarono a guardare il film in silenzio, spalla contro spalla, rivolgendosi qualche occhiata di tanto in tanto.

Quando Sebastian si fu addormentato con la testa poggiata sulla spalla di Kurt, il ragazzo si perse nel calore del corpo di fianco al proprio, nello strofinio dei suoi capelli contro la propria pelle e nel suono dei suoi respiri lenti e regolari.

Quando ne ebbe abbastanza dei propri pensieri degni di Edward Cullen - erano già passate un paio di ore e aveva guardato almeno cinque programmi diversi - si decise a svegliarlo.

Lo accompagnò nella sua stanza, aiutandolo a togliersi i vestiti ed indossare i pantaloncini che aveva portato come pigiama. Guardando le sue gambe lunghe e il suo fisico magro e ben definito realizzò , per la prima volta, in che situazione si fosse infilato, di sua spontanea volontà tra l'altro.

Aveva un ragazzo quasi nudo - e piuttosto sexy, doveva ammetterlo - davanti a sé e non poteva fare a meno di guardarlo.

E improvvisamente l'offerta di Sebastian di toccare con mano divenne più invitante.

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NdA: Ciao quattro gatti e anime pie che navigate ancora per questi lidi XD Cooomunque, mi sa che l'idea *mini* long ormai è accantonata, spero comunque che non venga fuori lunghissima però non avevo ben considerato che volendo descrivere le cose in modo credibile 3 o 4 capitoli non fossero umanamente possibili. Spero che abbiate voglia di tenermi compagnia ancora per un po' :)

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Capitolo 4
*** 4. Apples and Spout ***


Capitolo 4. Apples and spout

 

Kurt chiuse la porta della camera degli ospiti e prese un respiro profondo, tentando di non pensare al ragazzo dall'altra parte.

Si maledisse mentalmente - per la centesima volta nell'arco di un paio di ore - per la brillante idea di invitare a casa propria una tentazione in forma umana. Tutto, di Sebastian, sembrava chiamarlo. E non era il momento di provare quelle cose.

Salì le scale ed entrò nella propria stanza, cominciando a dedicarsi con attenzione e cura maniacale al rituale serale di pulizia della pelle, sperando di pulire un po' anche i propri pensieri.
Sentiva un disperato bisogno di sgombrare la mente - fiondarsi sul corpo meraviglioso del ragazzo al piano di sotto, ma quello era fuori questione - e dimenticare la sensazione dei capelli di Sebastian contro la sua pelle, i pantaloncini del pigiama che cadevano morbidamente sui fianchi snelli, le sue mani che sulla propria pelle sembravano fuoco.

Doveva fare i conti con tutto quello, e in fretta, perché Sebastian sarebbe rimasto in giro per parecchi giorni e non gli sarebbe servito a nulla provare il desiderio costante di baciare le sue labbra. O fissarlo mentre se le mordeva - ed era così sexy. Vederlo in quel modo, poi, così indifeso ed esposto, aveva ribaltato tutte le sue convinzioni. La certezza che fosse uno stronzo, egoista e privo di cuore era stata  l'unica cosa  ad aiutarlo a mantenere il senno dalla nefasta sera a casa di Rachel.

E non si sentiva ancora pronto ad accettare il proprio errore di giudizio su di lui. Aveva ancora bisogno di tutti i neuroni, preferibilmente al loro posto.

Chiuse la porta del bagno e si apprestò ad indossare il pigiama e stendersi sul letto - rigorosamente sotto le lenzuola perché odiava la sensazione del proprio corpo esposto - senza avere le idee più chiare ma, almeno, con una rinnovata decisione.

La storia con Blaine era appena finita e quello ero il momento di prepararsi al futuro che lo attendeva, non di aggrapparsi a qualcun altro, l'unico - bellissimo, sexy - ragazzo che stava mostrando interesse nei suoi confronti.

Tentò, infruttuosamente, di prendere sonno, ritrovandosi piuttosto a rigirarsi senza pace, guardando ad intermittenza l'orologio appeso sopra la porta.

Le lancette scorrevano, inclementi, mentre la sua mentre troppo affollata lo teneva ben sveglio, presente e fin troppo lucido.

Contò le pecore e finì con l'immaginarsi Sebastian vestito da cowboy.

Contò i pesci rossi - che davvero, non potevano costituire nessuna minaccia - e si ritrovò a raffigurarsi l'immagine di Sebastian in costume, il torace ben definito, le goccioline d'acqua che scendevano sensualmente lungo il suo corpo.

Quando la sua mente viaggiò deliberatamente fino a proporgli l'immagine, non richiesta, di varie specie uccelli si mise a sedere di scatto sul letto, deciso a non permettere più ai propri pensieri di vagare.

Si alzò e si infilò una maglietta - sì, d'estate anche lui dormiva con poco addosso - per andare giù in cucina e tentare in ultima istanza con una tisana rilassante.

Aveva appena messo il primo piede sul parquet del soggiorno, deciso a procedere speditamente verso la sua meta senza soffermarsi inutilmente di fronte alla camera di Sebastian. Ma, e ne era profondamente convinto ormai, una congiura di ordine superiore sembrava volergli impedire di stare lontano dal ragazzo; la luce della sua camera era accesa e filtrava attraverso il vetro opacizzato della porta.

Si fermò a guardare, imbambolato, indeciso sul da farsi. Poi i suoi piedi si animarono e decisero di condurlo autonomamente verso la stanza. Il suo braccio, dotato di vita propria, si alzò e lui vide le proprie nocche  battere contro il legno, senza poter far nulla per impedirlo.

«Mh?» rispose un'altra voce dall'altra parte, a malapena udibile.

A quel punto persistere nel proprio intento di stare lontano da Sebastian, con la mente e col corpo, non sembrava più possibile, quindi si decise a far scorrere la porta ed entrare.

Vide il ragazzo seduto sul letto, con la schiena poggiata contro il muro e la gamba sana piegata  ad offrire l'appoggio per un libro.

Sebastian aveva indosso un paio di occhiali da vista - probabilmente da lettura.

 E oddioeracosìsexy.

«Disturbo?» chiese Kurt, sorridendogli.

L'altro sembrò illuminarsi, ma probabilmente era solo a causa di strani effetti della luce.

«No, non riuscivo a dormire.»

«Posso fare qualcosa per te? Stavo per fare una tisana perché non riesco a dormire neanche io.»

«Puoi amputarmi la gamba? Non credo. Però la tisana la accetto volentieri.»

Sebastian si sollevò un po', alla ricerca del modo meno doloroso per alzarsi, e Kurt poté leggere sul suo viso il fastidio nell'essere così limitato nei movimenti in quel momento.

«Nono, non preoccuparti. Porto le tazze su un vassoio e la beviamo qua insieme» lo bloccò, evitando di rischiare che potesse fare qualcosa di estremamente stupido solo a causa dell'orgoglio.

«Forse è meglio. Il mio corpo sembra aver sviluppato un'insana dipendenza dal letto e di colpo non gli importa più che non stia per succedere nulla di eccitante o piacevole.»

«Per due minuti ti avevo quasi considerato una persona normale. Grazie di ricordarmi costantemente che sei un ninfomane.»

«Perché, principessa, tu rifiuteresti per caso un po' di sano e naturale divertimento? Io non credo. Te l'ho già detto, con me non serve nasconderti, posso leggertelo in viso che sei pazzo di me e quanto ti costa trattenerti. Forse è per questo che hai sempre stampata quell'espressione sconcertata. E' la frustrazione.»

Sebastian gli fece l'occhiolino e Kurt scosse la testa, incredulo.

«Pensala come vuoi. Stai attento però, potresti scoppiare da un momento all'altro: non credo che ci sia abbastanza posto per il tuo ego dentro il tuo corpo.»

«Fa parte del mio fascino.»

All'ennesimo sorriso sexy di Sebastian - e presto lui non sarebbe più riuscito a mostrarsi indifferente - Kurt decise che era decisamente il momento di pensare alla tisana.

'Tisana... insonnia... Sì, è per questo che mi sono alzato, non per ritrovarmi di nuovo davanti la faccia da ses-... nono, da schiaffi di Sebastian e il suo sorriso eccit-...snob'.

Kurt guardò Sebastian, assicurandosi di non aver ripetuto i propri pensieri ad alta voce; il ragazzo lo guardava ancora come se avesse voluto mangiarlo; si era risparmiato una situazione imbarazzante ed era il momento di andare in cucina, prima di fare qualcosa di stupido e di cui si sarebbe pentito amaramente.

Tornò poco dopo con un vassoio tra le mani, le tazze, un piattino con i suoi biscotti ipercalorici preferiti e la zuccheriera poggiate sopra, elegantemente. Non importava che fosse piena notte e loro fossero soltanto due ragazzi che non riuscivano a prendere sonno, non avrebbe dimenticato le buone maniere.

Sebastian sorrise intenerito, per poi cambiare repentinamente la propria espressione in una di derisione; Kurt stava cominciando a perdersi in quel caleidoscopio di emozioni, che gli faceva soltanto venir voglia di imparare a leggere ogni singolo sguardo di Sebastian.

«Sei uno stereotipo vivente, dovevo immaginarlo che fossi anche una perfetta donnina di casa.» Sebastian rise apertamente.

«Questa si chiama educazione. Io, invece, pensavo che la tua omosessualità ti avesse allontanato dallo stereotipo del macho disinteressato ed ossessionato dal sesso. A quanto pare, con i casi disperati come te, neanche un po' di polvere di fata riesce ad avere alcun effetto.»

«Polvere di fata? - Kurt seguì il sopracciglio di Sebastian che si stava alzando e trovò quell'espressione cosìsexy - Sei serio fatina?»

«Io credo nelle fate! Non è colpa mia se non riesci ad apprezzare un pizzico di magia.»

«Per me l'unica magia realizzabile è quella sotto le lenzuola, o contro un muro, o su un tavolo della cucina, dipende.»

«Dio Sebastian, sei disgustoso. Ti prego, evita almeno per un paio di minuti questi riferimenti, sono diventati davvero ripetitivi.»

Sebastian lo guardò negli occhi, improvvisamente più serio.

«Ok, forse hai ragione. E' soltanto che tu sei così distante e sulle tue... sembri un ghiacciolo! Sarei curioso di vederti un po' più disinibito, ogni tanto. Un po' più aperto.»

Kurt sgranò gli occhi perché si sarebbe aspettato tutto, ma non quello. Sebastian pensava a come comportarsi con lui, non seminava battute volgari a caso, e la cosa lo fece sentire lusingato e, sì, forse leggero, fluttuante ad un paio di metri sopra il pavimento.

«Fino ad ora non hai fatto altro che ricordare la sera da Rachel, di colpo l'hai rimossa? Da quello che ho capito ero piuttosto disinibito.»

Sebastian sospirò, di colpo un po' più scoperto, un po' meno playboy e un po' più... beh, Sebastian.

«Se dovesse succedere un'altra volta mi piacerebbe che fosse una scelta volontaria e consapevole.»

«Insomma, stai cercando il modo per portarmi a letto da consenziente?»

Kurt si sentì in colpa non appena ebbe finito di pronunciare quelle parole.

E questa volta l'espressione di Sebastian era aperta e facilmente leggibile: esprimeva frustrazione pura e, forse - ma era in fondo ai suoi occhi e Kurt non era sicuro di aver letto bene - anche una vena di malinconia.

Si sentì meschino.

«Vedi? E' di questo che parlo. Mi sembra che sia tu a volerti rifugiare dietro la convinzione che il mio mondo ruota tutto intorno al sesso.»

Kurt improvvisamente si rese conto di essere ancora fermo, un paio di passi oltre la soglia, e che non aveva alcun senso. Si avvicinò all'altro e invitò Sebastian a scostarsi un po' di lato, per lasciargli un po' di posto sul letto; incrociando le gambe, e reggendo il vassoio in equilibrio precario sulle proprie ginocchia, tornò a posare lo sguardo sull'altro.

«Adesso però sei ingiusto. Non fingerti una persona che non sei, perché ti ho sempre visto ben disposto verso l'argomento' sesso'. Anzi, più o meno pensi sempre e solo a quello.»

«Di cos'altro dovremmo parlare? Siamo passati dal detestarci, e non cordialmente, al baciarci appassionatamente su una sedia a casa della tua migliore amica. E se tu sei sempre così sulla difensiva. Come potrei mai pensare di mostrare altro?»

«Sebastian, nei rapporti con le persone non si può giocare in modo sicuro, o prudente. Se tu vuoi mostrare altro fallo, non ha senso che tu stia lì ad aspettare un qualche gesto da parte mia.»

«Suppongo di non essere ferrato sui rapporti con le persone. Sono abituato ad altro.»

Kurt avrebbe voluto dirgli 'ci sono io, posso aiutarti' ma Sebastian era , era un po' più aperto, era bello, e lui sarebbe sembrato soltanto uno stupido.

«Dio... Questi discorsi sono così stancanti, mi servirebbe davvero un pom... - lo sguardo di Kurt sembrò dissuaderlo dal continuare la frase - Ok, ok! Sei stato chiaro. Niente più riferimenti da maniaco sessuale almeno per stasera» gli promise, con una smorfia di disappunto.

«Così mi piaci! Il primo passo per risolvere un problema è accettarlo!»

«Non è mai stato un problema, lo è soltanto quando i ragazzi che ho attorno sono come te.»

Kurt non ebbe neanche bisogno di porgli una domanda, probabilmente gli si leggeva in faccia la voglia di capire cosa diavolo significassero quelle parole.

«Che... Non lo so, Kurt. Lasciamo perdere. Per stasera mi sembra di aver parlato anche troppo.»

«D'accordo...» lasciò cadere il discorso perché le gote di Sebastian erano colorite e lo rendevano sexy in modo adorabile.

E sexy, adorabile e Sebastian in un'unica frase potevano costituire un'arma di distruzione di massa.

Kurt si alzò, deciso a sconfiggere l'insonnia, ma, prima che avesse il tempo di dargli la buonanotte, Sebastian lo sorprese con una richiesta inaspettata, imprevedibile e beh... non voleva pensarci troppo.

«Che dici se rimani qua? Accendiamo la tv, vediamo cosa danno a quest'ora su Gay Tv , su Disney Channel o su qualsiasi altro canale fatato ti piaccia e aspettiamo che il sonno arrivi da solo.»

Kurt si trovò a riflettere su quella proposta, su tutte le implicazioni di una notte con Sebastian e della sua vicinanza e del suo sorriso e dei suoi occhi verdi. Poi la sua voce uscì autonomamente.

Sembrava che avesse perso il controllo sul proprio corpo.

«Mi piacerebbe.» E le sue labbra si distesero in un sorriso ampio, non necessario e assolutamente non programmato.

Sebastian si avvicinò maggiormente al muro, lasciando metà letto libero.

Kurt guardò quella metà tentatrice, poi guardò Sebastian, poi spostò gli occhi sul cuscino, che si sarebbero trovati a dividere a meno che lui non ne avesse preso uno dal divano, poi tornò a squadrare Sebastian, che lo stava fissando con un sopracciglio inarcato.

Scosse la testa per liberarsi di ogni pensiero e si sedette nuovamente accanto a lui, stavolta cautamente, come a tastare il terreno. Quasi a rallentatore lasciò cadere la testa sul cuscino, mentre, accanto a sé, poteva sentire il corpo di Sebastian anche se non si stavano neanche sfiorando. Era come se ci fosse elettricità, tutto intorno al corpo del ragazzo, oppure era lui ad avere le visioni. E ultimamente stava diventando un'ipotesi sempre più probabile.

«Ti ricordi cosa abbiamo detto oggi? Il lupo cattivo è del tutto innocuo.»

"Innocuo" andava d'accordo con "Sebastian" ancor meno di adorabile. Kurt aveva sempre visto in lui una minaccia; prima, era il ragazzo che tentava di soffiargli Blaine da sotto il naso e poi... beh poi era diventato il ragazzo che tentava di soffiar via lui, piuttosto.

«Per fortuna. Se fossi stato in possesso di tutte le tue potenzialità fisiche avrei richiesto un ordine di restrizione, di certo non ti avrei permesso di dividere il letto con me.»

Si morse la lingua, maledicendosi; aveva detto un paio di frasi assolutamente sconvenienti in meno di trenta secondi.

Il tempo sufficiente a mandare all'aria la propria copertura.

Sebastian infatti gli rivolse un sorriso furbetto e stava così bene sul suo viso.

«Durerà meno di quello che credi questo periodo di inattività, te lo posso assicurare. Come volevasi dimostrare... Non puoi resistermi.»

E come dargli torto?

Sebastian si avvicinò un po' a Kurt, poi accese la tv.

Cominciarono a guardare "Ma come ti vesti?" - tra le battutine sarcastiche dell'uno e i commenti indignati dell'altro - poi Sebastian si avvicinò ancora, giusto di un paio di millimetri.

Fu necessaria tutta la durata del programma  affinché Kurt decidesse che quei movimenti, assolutamente casuali ovviamente, non fossero così sgradevoli. Si avvicinò un po' anche lui.

Non si accorse bene come, ma ad un certo punto si ritrovò con la testa poggiata sul petto di Sebastian e il suo braccio avvolto intorno alle spalle. Ormai l'orologio segnava le cinque, i suoi sensi erano felicemente offuscati dalla stanchezza e l'unica cosa che sentiva era il profumo del collo di Sebastian - contro cui avrebbe potuto tranquillamente sfregare il naso, dato quanto erano vicini - e i battiti ritmici del suo cuore.

In un ultimo lampo di lucidità si sollevò leggermente, posando gli occhi sul volto del ragazzo.

Sebastian sorrideva. Un sorriso diverso da qualsiasi altro.

Si addormentò pensando che non aveva mai notato che Sebastian non fosse solo bello, bensì meraviglioso.

*°*°*°*°*

Dopo quella prima sera, passare insieme la notte divenne un'abitudine. Sempre con una scusa diversa, benché entrambi sapessero che il motivo era esattamente voler dividere quel letto, Kurt scendeva al pianterreno verso mezzanotte, o l'una, e si ritrovava accoccolato sul petto di Sebastian, o disteso accanto a lui.

Attestò personalmente che quando Sebastian gli aveva detto di saper essere delicato non era stato solo un pessimo tentativo di seduzione, era stata una fedele descrizione della realtà.

Gli era bastato sentirsi accettato, accolto, o forse gradito, quella prima sera per decidere che tenere le mani perennemente sul corpo di Kurt non sembrava poi una cattiva idea.

Quando Kurt gli passava qualcosa Sebastian ne approfittava sempre per sfiorargli la mano, ogni volta un secondo più a lungo.

E Kurt si accorse che lo guardava, lo guardava sempre, ed ogni giorno aveva un'espressione diversa negli occhi. Ogni giorno più aperta, onesta, fiduciosa.

Se un paio di mesi prima qualcuno gli avesse detto che avrebbe finito con l'affezionarsi a Sebastian Smythe avrebbe picchiato quella persona senza alcuna esitazione.

Però vedeva Sebastian ogni giorno, vedeva come stesse cominciando a contare su di lui, a cercarlo in mille modi diversi, col corpo e con lo sguardo, e non sapeva ancora bene come spiegarsi quella cosa.

Poi arrivò l'ennesima notte trascorsa insieme, e Kurt si svegliò di soprassalto.

Scattò su a sedere, destando anche Sebastian con i propri movimenti bruschi e il respiro affannoso.

«Che succede?» gli chiese questi, con la voce impastata dal sonno.

«Niente, mi dispiace averti svegliato.»

«Quello che esprime la tua faccia mi sembra molto diverso da un 'niente'».

Non seppe spiegarsi il perché, però Kurt trovò qualcosa nel suo sguardo che lo fece crollare. In testa aveva solo le immagini dell'ultimo sogno e si ricordava solo le proprie mani insanguinate e il corpo di Blaine, e non aveva senso perché lui aveva sempre odiato gli splatter.

Gli occhi gli si riempirono di lacrime e lui era pronto a scappare e rifugiarsi in bagno, per mantenere un po' della propria dignità.

Sebastian, quasi prevedendolo, gli afferrò il polso e se lo tirò addosso, affrettandosi a circondarlo con le braccia.

Kurt cominciò a piangere più forte, a raccontargli di quell'incubo con frasi spezzate.

Alla parola "Blaine" il corpo di Sebastian si fece più teso e la mano che stava accarezzando la schiena di Kurt si fermò di botto.

«Non sono la tua migliore amica da cui andare a piangere perché ti manca il tuo ex e ti disperi.»

Kurt si sollevò a guardarlo stupido, e l'espressione che colse sul viso di Sebastian gli fece capire  chiaramente che non stava scherzando.

«Che ti prende?» gli chiese.

E di colpo quel sogno orribile non faceva più così paura, gli metteva molta più ansia quella smorfia distaccata che Sebastian aveva adottato e che gli ricordava il ragazzo odioso che aveva incontrato al Lima Bean quasi sei mesi prima.

«Non... - la voce di Sebastian si spezzò e Kurt si sentiva sempre più confuso - non voglio essere il tuo confidente per le questioni amorose. Vai da Rachel, sono sicuro che non le darebbe fastidio, anche se ciò dovesse significare lasciarti piangere sulla sua spalla, bagnando una delle sue orribili magliette con animaletti ridicoli.»

«Me ne stavo andando, infatti, sei stato tu a trattenermi.»

«E allora chiuditi in bagno a piangere, se pensi che questo possa farti sentire meglio.»

Kurt si alzò senza pensarci su due volte, uscì dalla stanza sbattendo la porta alle proprie spalle e fece le scale quasi di corsa.

Quando affondò la testa nel cuscino le lacrime ricominciarono ad uscire, ancora più copiosamente, ed era orribile.

Si sentiva umiliato.

Il sonno lo colse tra la quarta e la quinta crisi di pianto.

 

Kurt si svegliò aspettandosi di sentire il corpo di Sebastian vicino al suo. Si girò su un fianco, deciso a godersi per un paio di minuti - solo un paio, non uno di più - l'immagine del viso di Sebastian, disteso grazie al sonno.

«Oh». Non fu che un sussurro.

Si guardò attorno, accorgendosi di non essere nella stanza degli ospiti, bensì nella propria.

Poi il ricordo degli eventi della sera prima lo travolse, facendogli tornare l'irresistibile desiderio di piangere.

Si decise ad alzarsi per tentare di tenere la mente occupata.

In cucina trovò Sebastian intento a guardare in cagnesco Finn.

«Oh, ciao Kurt!» lo salutò il fratellastro vedendolo entrare nella stanza.

Sebastian si irrigidì sulla sedia e gli rivolse un cenno svogliato.

«Buongiorno anche a te mangusta» rispose lui, cercando di stamparsi sul viso il più convincente dei sorrisi.

Non aveva alcuna voglia di ignorare Sebastian o litigare con lui, potevano benissimo far finta che non fosse successo nulla.

Il ragazzo non sembrava del suo stesso avviso: non lo degnò di uno sguardo, preferendo, invece, fissare ostinatamente la propria tazza di latte e cereali.

Finn spostò lo sguardo dall'uno all'altro per un po', confuso. Alla fine decise che probabilmente la cosa non gli interessava e tornò a mangiare la propria colazione.

 *°*°*°*°*

«Kurt! Ma sei scemo o cosa?»

La voce di Rachel era un'ottava più alta del solito - e il che era tutto dire - e Kurt si fece piccolo piccolo sotto il suo sguardo impietoso.

«Ma è stato lui! Io me ne stavo andando! Non posso controllare mica i miei sogni!» si sentì in diritto di giustificarsi.

«Sì ma non cadere dalle nuvole. Hai pianto sulla spalla del ragazzo che tenta palesemente di conquistarti parlando del tuo ex. Tu come ti saresti sentito al suo posto?»

Kurt si sentì in colpa. Era la seconda volta che ferire i sentimenti di Sebastian lo faceva sentire in un modo orribile e non aveva alcun senso.

«Ma lui è Sebastian Smythe! Lui non si affeziona, non prova sentimenti e vuole solo entrare nelle mutande di qualsiasi ragazzo carino gli finisca a portata di caz... ehm, di mano!»

Rachel lo guardò sconvolta.

«Da quando hai adottato un linguaggio così... colorito?»

Kurt si morse un labbro, meditando sulla risposta. Dire alla sua migliore amica che certe volte lui e Blaine amavano parlare 'sporco' era fuori ogni discussione.

«Scusa, avere Sebastian intorno rende la pudicizia piuttosto inutile. Lui è così sexy quando dice parolacce...»

Rachel lo guardò con un sopracciglio sollevato e Kurt pensò che il virus di Sebastian stava infettando il mondo intero.

«Kurt... Io non ti dico di buttarti tra le braccia di Sebastian senza pensarci. Vuoi aspettare perché è troppo presto, è perfettamente comprensibile. Però penso che dovresti cominciare a dargli qualche segnale per fargli capire che ti piacerebbe andare oltre, che non sei in lutto per la rottura col tuo ex.»

Quelle parole ferirono Kurt con un'intensità che non avrebbe creduto possibile; gli occhi gli diventarono lucidi e lui poté leggere chiaramente un'espressione colpevole negli occhi di Rachel.

«Stai parlando di Blaine, non di un ex. Non lo lascerò andare così, non è giusto. Blaine mi ha salvato Rachel, non ne hai idea. Quando l'ho conosciuto ero solo, per lui non ero nessuno ma da quel momento ha deciso di esserci.»

Rachel prese un respiro profondo prima di afferrargli le mani e stringerle tra le proprie.

«Kurt... - cominciò guardandolo fisso negli occhi, e quella serietà non prometteva mai nulla di buono - hai già lasciato andare Blaine. Avete fatto la cosa giusta. Non... non era più come un tempo e non c'è nulla di male. Vi siete comportati in modo maturo e avete onorato il vostro amore. Dannarti l'anima e obbligarti a scontare una penitenza forzata non cambierà le cose. Non ti farà innamorare di nuovo di Blaine e non ti farà smettere di guardare Sebastian con occhi diversi. Ti renderà solo miserabile ed infelice.»

«Ti voglio bene, Rachel Berry.»

Kurt le buttò le braccia al collo e grazie a lei, quando uscì dalla porta di casa Berry, si sentiva più sereno.

Fece una deviazione, quasi obbligata, verso il Lima Bean prima di tornare a casa, deciso a prendere qualcosa per Sebastian.

Entrò dalla porta del bar e rimase fermo sul posto, paralizzato.
In fila alla cassa due figure familiare avevano attirato la sua attenzione e non aveva mai desiderato così tanto sparire nel nulla.

Poi Blaine si girò verso di lui, forse sentendosi osservato, e Kurt poté specchiarsi in un paio di occhi che riflettevano il suo stesso spaesamento e disagio.

Avvicinarsi a Blaine, e Nick Duvall, gli richiese tutto il coraggio di cui era in possesso.

«Ciao ragazzi!» li salutò, tentando di rivolgergli un sorriso convincente.

Nick gli diede una pacca sulla spalla, Blaine gli sorrise di rimando.

Poteva cogliere chiaramente la tensione nel corpo dell'altro, dalla sua posizione rigida e dagli occhi imperscrutabili.

Blaine era sempre stato così, quando aveva paura di esser ferito si chiudeva dentro una cassaforte, come se nascondere i propri sentimenti agli occhi degli altri potesse rendere il dolore meno reale.

Avrebbe voluto abbracciarlo.

«Che mi racconti, Kurt?» chiese Nick, cercando di alleggerire l'atmosfera.

«Niente di che. Sto cercando di prepararmi mentalmente all'idea di trasferirmi a New York, e non è facile come pensavo. Sarò un invisibile ragazzo dell'Ohio nel cuore della città più trendy e affascinante d'America.»

«Non preoccuparti amico, sono sicuro che se c'è qualcuno che può conquistare una città come New York quello sei tu. Vedrai!»

Gli fece l'occhiolino e Kurt gli rivolse un sorriso grato.

Quando arrivò il suo turno di ordinare i ragazzi lo aspettarono di fianco al bancone.

«Un cappuccino con latte intero e cacao e due tortini con mele e cannella» chiese alla cameriera.

Poté cogliere di sfuggita l'espressione interrogativa di Blaine e si diede mentalmente una manata sulla fronte.

Non avrebbe potuto rendere la cosa più ovvia.

Poteva sentire le proprie guance andare a fuoco e non voleva incrociare in alcun modo lo sguardo di Blaine.

« Ragazzi - disse raggiungendoli - mi ha fatto un sacco di piacere incontrarvi. Scappo a casa dove Finn starò sicuramente aspettando la sua adorata merenda.»

«Credevo che a Finn piacessero i dolci al cioccolato» gli ricordò Blaine, guardandolo con scetticismo.

«Quelli infatti sono per me! Ciao ragazzi, ci sentiamo presto.»

Nick gli diede il cinque, Blaine gli rivolse un cenno rigido del capo e Kurt perse tutto il coraggio che gli aveva donato il discorso di Rachel.

***************************************************************************

NdAHi everybody! A questo giro il tempo, gli impegni e l'ispirazione hanno collaborato :) Siccome ho già  cominciato a scrivere il capitolo successivo ho pensato di poter pubblicare, in fin dei conti ^-^ Devo ammettere che mi sto davvero divertendo a scrivere questa storia e che, forse per la prima volta con una long, quando rileggo il capitolo non mi viene voglia di defenestrarmi e seppellirmi dall'imbarazzo :)

Ho notato che c'è chi legge, almeno pare, ma praticamente nessuno commenta. Se per caso avete qualche critica/consiglio/nota in mente ma avete "paura" ad esprimerla vi assicuro che non mangio nessuno :) mi piacerebbe potermi confrontare con ci legge per sapere, appunto, se qualcosa non funziona nella storia ^^

Se invece siete timidi o non vi viene nulla da scrivere bon, punterò sul numero di letture per non cader preda dello sconforto XD

A presto :)

 

 

 

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Capitolo 5
*** 5. Di gatti e predatori ***


Capitolo 5. Di gatti e predatori

 

Kurt si diresse verso la macchina con il bicchiere di caffè bollente tra le mani, grato a quella sensazione bruciante che lo stava tenendo ancorato alla realtà.

Si sedette sul sedile e si concesse un paio di minuti per riprendere fiato e riordinare i pensieri.

'Sono andato al Lima Bean per Sebastian. Voglio solo fare una sorpresa a Sebastian. Punirmi non farà tornare tra me  Blaine e non mi farà provare meno dolore. Serve solo un po' di tempo'.

Leggermente più deciso mise in moto la macchina e si affrettò a coprire la strada che lo separava da casa propria, e da Sebastian.

'Non c'è nulla di male. Ho diciotto anni, sono single, c'è un ragazzo che potrebbe piacermi.'

L'aveva ammesso. Sebastian e 'piacere' non sembravano un accostamento così strano e aver formulato quel pensiero per esteso lo face sentire leggermente meglio.

Quando uscì dal garage di casa propria non aveva più paura e non si sentiva più in colpa; era deciso e pronto a farsi ascoltare, anche a costo di imporsi.

Entrò in casa, diede un'occhiata in cucina e in salotto alla ricerca di Sebastian, poi si diresse a passo sicuro verso la stanza degli ospiti.

Batté un paio di colpi decisi sulla porta.

«Finn non ti permetterò di impuzzarmi la stanza col tuo odore orribile da boscaiolo.»

«Sono io, idiota!» gli rispose Kurt, e forse come inizio non era dei migliori.

Sentì il rumore delle stampelle dall'altra parte della porta e poi vide il volto di Sebastian.
Il ragazzo lo guardò con freddezza, inarcando un sopracciglio con fare interrogativo.

«Vengo in pace» gli rispose lui, mostrandogli il bicchiere del caffè e il sacchetto con le due fette di torta.

Gli occhi di Sebastian si illuminarono e Kurt capì di aver fatto centro.

«E a cosa devo quest'atto di gentilezza?» gli chiese il ragazzo, sarcastico e ancora distaccato.

«Avevamo detto che forse è il momento di allontanarci del rassicurante territorio "sesso", no?» rispose Kurt, imbarazzato.

«Non pensare che basti così poco per farmi diventare una persona raccomandabile. Non smetterò di chiamarti faccia da checca solo perché hai tentato di corrompermi.»

Sebastian continuava a parlargli dandogli le spalle, mentre si dirigeva verso il letto.

Kurt si sedette accanto a lui e gli allungò il cappuccino e uno dei tortini, tenendo l'altro per sé.

«Ok, ammetto che come tentativo di corruzione non è male, però non basterà lo stesso.»

«Oh, non preoccuparti, ho delle armi in serbo che non immagini neppure.»

Kurt gli sorrise in modo allusivo e Sebastian lo guardò sgranando gli occhi. Kurt lo trovò adorabile.
Era chiaro come il sole che non fosse abituato a qualcuno che facesse il suo stesso gioco, che si divertiva ad essere disinibito e diretto fintanto che considerava la persona dall'altra parte troppo ingenua, pudica, o infantile, per poter essere alla sua altezza.

E Kurt era intenzionato a dimostrargli di aver fatto un errore madornale nel sottovalutarlo.

«Se miss Porcellana continua a sfoderare queste battute potrei cominciare a credere alla profezia dei Maya!»

«Allora speriamo che il 21 dicembre non arrivi troppo in fretta, vorrei anche metterle in pratica le mie battute.»

Kurt gli rivolse un sorriso a trentadue denti e internamente si obbligò a non arrossire e non mostrarsi a disagio o, in quel caso, il suo piano sarebbe fallito miseramente.

«Ok, Hummel, mi spaventi.»

«Per così poco? Non ti facevo una femminuccia impressionabile Smythe

«Se non fossi bloccato su un letto ti zittirei nel modo migliore che conosco. Ma come alternativa...»

Sebastian posò lentamente il bicchiere del caffè sul comodino, poi afferrò saldamente Kurt con un braccio, bloccandolo con la testa contro la sua coscia non ingessata, e cominciò a fargli impietosamente il solletico sui fianchi.

«Ba-basta! T-t-ti prego! Non respiro!» lo supplicò Kurt tra un attacco di risa isteriche e l'altro.

«Solo se ammetti che non conosci nessun predatore sexy come me.»

«Sei r-ridicolo Smythe. - provò a ribattere Kurt, fino a quando non capì che presto sarebbe morto soffocato e decise di arrendersi - Ok, ok! Sei sexy Smythe! Ti prego adesso, lasciami respirare!»

Sebastian allentò la presa e finalmente Kurt riuscì a sollevarsi.

«Sei pessimo, credevo che mi avresti mostrato almeno un po' di gratitudine per questa sorpresa.»

Sebastian arrossì e gli sorrise.

Il cuore di Kurt perse un paio di battiti.

«Lo prenderò come un ringraziamento» gli fece l'occhiolino e abbassò gli occhi sulle proprie mani, che teneva intrecciate sul grembo.

Come inizio direi che non c'è male. Almeno sono andato un passo oltre l'irrimediabilmente imbranato.

«Uhm... Non sono molto bravo con le parole, però... tu hai fatto un passo, è giusto che tenti di farlo anche io, no?»

Quella frase spiazzò Kurt più di quanto fosse comprensibile. C'era qualcosa nell'espressione di Sebastian, nel modo in cui si toccava nervosamente i capelli, che gli faceva pensare che forse si stesse scoprendo. Sembrava umano, non più una macchina da sesso.

«Non deve essere una forzatura, deve venirti spontaneo.»

«Lo so ma n-non voglio farti pensare che c'è solo quello che ho mostrato all'inizio. Con te, non so... mi sento sempre sotto esame, come se giudicassi tutto quello che dico e che faccio e non lo ritenessi all'altezza. Non mi sono mai sentito inadeguato, è una sensazione che non mi piace. E io so di non essere inadeguato. E voglia che anche tu riesca a vederlo. Spero che tutto ciò abbia un qualche senso.»

Kurt si fermò a rifletterci su e sì, pensò che avesse decisamente un senso.

«So di essere... distante, il più delle volte. E abbastanza "rigido", ma non ti sto giudicando in alcun modo. E' così e basta. Credo che, adesso, dovremo provare insieme a fare un passo dopo l'altro.»

Sebastian gli sorrise, ancora un po' più fiducioso e aperto, e a Kurt sembrò che la stanza si fosse rischiarata.

«Quando tornano i tuoi?»

«Mercoledì prossimo, almeno così hanno detto. Spero che non sia un disturbo la mia presenza.»

«Neanche un po'. E poi così mi sarai debitore a vita.»

«E adesso mi ritrovo a dover qualcosa proprio a te, Hummel... Non riconosco più la mia vita!»

«Tiratela poco, Smythe! E' palese la tua adorazione per me, dovresti essermi grato per le attenzioni di cui ti degno.»

«Ooooh, qua alziamo la posta in palio!»

Sebastian si avvicinò, bloccandosi a pochissimi centimetri dal viso dell'altro. Kurt poteva sentire il suo fiato sulla bocca e non riuscì a trattenersi dall'abbassare lo sguardo sulle sue labbra. La lingua di Sebastian guizzò fuori e Kurt avvertì l'aria nella stanza diventare improvvisamente più calda.

Poi Sebastian si allontanò di scatto, e Kurt si rese conto che il proprio corpo, ad un certo punto, si era inclinato verso l'altro ragazzo.

Si costrinse ad allontanarsi nuovamente, e rimase rigidamente seduto, con gli occhi fissi sul muro di fronte piuttosto che sul ragazzo seduto al suo fianco.

Poteva sentire in qualche modo il sorriso bastardo che sicuramente Sebastian stava ostentando e il calore prendere possesso delle sue guance.

Si costrinse a guardare Sebastian con la coda dell'occhio, per trovarlo intento a fissare il pezzo di torta che teneva ancora tra le mani, con un'espressone accigliata sul viso.

«Film?» propose per stemperare la tensione, sentendosi un idiota subito dopo averlo detto.

«Ci sto! Cosa proponi stasera?»

«Se mi lasci ti cancello, e giuro che non è idiota come sembra dal titolo.»

«Se è un altro dei tuoi polpettoni romantici giuro che la pagherai cara.»

«Ho la sensazione che questo ti piacerà» gli rispose Kurt, facendogli l'occhiolino.

Finire la serata sdraiati sul letto, quasi abbracciati, non era mai sembrato così giusto.

*°*°*°*°*

Finn entrò in cucina e trovò i due ragazzi già seduti, e con due enormi tazze di caffè davanti.

«Perché siete sempre insieme in cucina nello stesso momento? Anche se sono solo le otto e potreste benissimo essere ancora ognuno nel proprio letto? - chiese, ingenuamente - No... non credo di volerlo sapere! Ritiro subito quello che ho detto.»

Allungò una mano verso Sebastian, che stava già per tirar fuori qualche battutaccia delle sue, per zittirlo.

«Idioti! Entrambi! - Kurt lanciò loro due occhiatacce identiche - Ci siamo solo addormentati appena abbiamo finito di guardare un film, e Sebastian non riesce ad essere un gran dormiglione per ora, quindi stamattina ha svegliato anche me.»

Kurt colse un lampo di dispiacere negli occhi del ragazzo e si sentì malissimo per quello stupido commento.

«Diciamo anche che ormai sono comandato dalla mia gamba, neanche fosse robotica...»

«Per questa ragione abbiamo deciso di mettere fine alla reclusione forzata e andiamo al parco, con un buon libro e il mio iPod

«E ciò significa orribile musica stridula». Sebastian lanciò a Kurt uno sguardo provocatorio.

«Il miglior repertorio di Brodway, vorrai dire. E poi mi sembra che non ti dispiaccia particolarmente tanto la mia "orribile musica" - rimarcò le  proprie parole mimando il gesto delle virgolette con le dita - quando riesco a calmarti di notte cantando». Kurt accolse la sfida più che volentieri.

«Complimentati con me per la mia abilità di fingere apprezzamento, sono un attore nato!»

Finn ingurgitò in un unico sorso la metà restante della propria tazza di caffè.

«Sono stanco del vostro flirtare, chiudetevi in una stanza e vedete di sfogarvi in qualche modo!»

Si alzò e scappò quasi di corsa dalla stanza, scatenando un attacco di ilarità nei due ragazzi con la propria uscita terrorizzata.

«Credi si sia mai chiesto chi mi aiuta a lavarmi e vestirmi?» chiese Sebastian, con le lacrime agli occhi per l'eccesso di risa.

«Smythe! - replicò Kurt, schiaffeggiandogli il braccio - Ti proibisco di porti e porgli queste domande! Non sembrerà, ma tengo a mio fratello e lo vorrei vivo ancora a lungo.»

«La tua insensibilità mi sconvolge. Picchiare così un povero invalido? Non hai davvero cuore, Hummel» piagnucolò l'altro, drammatico come sempre.

«Stai zitto ed alzati, che forse così riusciamo ad andare al parco».

«Signorsì, signore. Sei tremendamente sexy quando tenti di comandarmi a bacchetta[1]

Kurt arrossì, fortunatamente quando dava già le spalle al provocatore.

Dannazione a me e alla mia passione per i bastardi attraenti. Si diede uno scappellotto mentale.

*°*°*°*°*

Kurt sapeva di non essere sempre estremamente virile. Sapeva di urlare, quasi, la propria omosessualità scegliendo abbinamenti particolarmente appariscenti, indossando cappelli riccamente decorati, e capi non esattamente maschili. Volendo essere precisi, per lui la moda non aveva genere sessuale.

Però proprio quel giorno, avendo in programma una tranquilla mattinata al parco, aveva optato per un abbigliamento molto discreto, e aveva scelto di limitarsi ad un paio di jeans neri ed una maglietta bellissima che recitava, testualmente, "I like guys with mustaches". Forse l'aveva comprata nel reparto femminile di un negozio, però era una normalissima t-shirt dal taglio unisex. Pertanto non riusciva a spiegarsi il motivo delle continue occhiate che ragazze, e ragazzi, rivolgevano a Sebastian e non a lui.

Lo sguardo di una ragazza piuttosto brutta, e con un naso decisamente sporgente, si rivelò essere la famosa goccia che fa traboccare il vaso.

«Tesoro, hai mai pensato di iscriverti alla facoltà di Architettura? Perché con il naso che ti ritrovi avresti sempre una squadra a portata di mano, per prendere le misure di quel tuo culo che, lasciatelo dire, merita un monumento» disse a denti stretti, senza preoccuparsi di mantenere il tono di voce particolarmente basso.

Sebastian gli lanciò un'occhiata allibita, prima di scoppiare rumorosamente a ridere.

L'aspirante architetta si limitò ad allontanarsi rapidamente, procedendo con passo stizzito.

«Ricordami di non mettermi mai contro di te, SuperChecca».

«Non faceva altro che guardarti, dannazione! Tutti non fanno altro che guardarti! Sono invisibile per caso? Non sapevo che questa maglietta fosse eredità di James Potter.»

«Oh, piccolo e ingenuo mozzarellino. Non sei invisibile, solo irrecuperabilmente insicuro. E anche un po' cieco. A me gli sguardi sono sembrati equamente distribuiti.»

Kurt fece un verso stizzito, e tornò a concentrarsi sulla biografia non autorizzata di Britney Spears che teneva tra le mani.

Ad un certo puntò senti un movimento al proprio fianco e prima che Kurt avesse il tempo di arrossire, o di fermarlo, Sebastian gli circondò la vita con un braccio e cominciò a carezzargli lievemente la pelle del fianco.

«Hai una temperatura corporea decisamente più alta del normale» si trovò a bisbigliare Kurt, con voce tremante.

«No, dolcezza. E' a te che faccio questo effetto» gli sussurrò l'altro, tenendo la bocca a pochi millimetri dal suo orecchio.

Kurt rabbrividì nonostante il caldo della giornata, maledicendo i propri pantaloni sempre troppo aderenti.

Inclinò la testa di lato, finendo col poggiarla sulla spalla di Sebastian, e il ragazzo spostò il braccio sulle sue spalle e cominciò a pizzicargli delicatamente l'angolo della mandibola.

«Che ne pensi di tornare a casa?» propose Kurt, sentendo scivolare quelle parole sulla propria lingua, come se stesse assaporando un frutto proibito.

Sebastian lo guardò con una strana luce negli occhi, un misto di curiosità ed aspettativa. Senza rispondergli afferrò le stampelle e si mise in piedi, cominciando ad avviarsi verso l'uscita del parco. Il tempo necessario per riprendersi dallo stordimento, e Kurt fu al suo fianco.

Una volta seduto sul sedile del guidatore infilò con mani tremanti la chiave, riuscendo a centrare la fessura solo al terzo o quarto tentativo.

«Qualcuno qui è nervoso... - lo derise Sebastian - Tranquillo, eh, non stai mica andando al patibolo.»

«E' solo che...» cominciò Kurt, fermando il nome di Blaine sulla punta della lingua.

«Lo so.» lo interruppe subito Sebastian, e Kurt prese un respiro forte per tentare di calmare il cuore che gli palpitava furiosamente.

Entrarono in casa con Kurt che chiamava il nome di Finn a gran voce, senza ricevere alcuna risposta.

«A quanto pare siamo soli» constatò Sebastian, con l'ombra di un sorriso sulle labbra, e si diresse con decisione verso la propria camera.

Kurt osservò il profilo della sua schiena, il disegno dei jeans sul suo sedere e, non appena lo vide sparire dentro la stanza degli ospiti, si decise a seguirlo.

Sebastian era seduto sul letto e a Kurt non era mai sembrato così bello, con indosso una semplice maglia con lo scollo a V che lasciava scoperta parte del petto. Sbatté un paio di volte la mano sul materasso, facendo cenno a Kurt di sedersi al suo fianco.

E il ragazzo non si fece attendere più.

«Se fossi stato in possesso di tutte le mia capacità fisiche sarebbe andato in modo molto diverso, probabilmente in piedi contro un muro. Ma va bene anche così.» mormorò Sebastia. Poi sorrise con fare malizioso e unì le loro bocche in un bacio, nel loro primo bacio, per quanto riguardava Kurt.

La bocca di Sebastian aveva ancora un delicato aroma alla cannella e al caffè, residuo della colazione; le sue labbra erano leggermente screpolate, ma non in modo fastidioso.

Kurt vi fece scorrere sopra la lingua, assaporandole delicatamente, e Sebastian si concesse un sospiro rumoroso.

«Cazzo se ci sai fare bambolina, non pensavo baciassi così bene.»

«Stai zitto!» ringhiò quasi Kurt, in risposta, per poi afferrare le labbra dell'altro tra i denti, strappandogli un gemito.

Gli mise le mani sul petto, spingendolo indietro con decisione e aiutandolo a mettersi disteso.
In un attimo fu a cavalcioni su di lui, attento ad evitare l'ingessatura.

Infilò le mani sotto la sua maglia, cominciando ad accarezzare con decisione i suoi fianchi.

Sebastian sentiva la pelle andare a fuoco, ogni volta che Kurt vi passava sopra i propri polpastrelli.

Tornarono a baciarsi, con più decisione, mentre le mani di entrambi vagavano sulla pelle nuda, seguendo le linee del corpo, la curva dei fianchi e delle spalle.

«Basta...» si intimò Kurt dopo un po', allontanandosi dall'altro quasi senza fiato.

«Non mi sembrava ti stesse dispiacendo...» lo punzecchiò Sebastian, rivolgendogli un sorriso malizioso.

«No infatti. Però adesso basta.» mormorò Kurt, abbassando gli occhi sulla piega decisamente voluminosa che mostravano i suoi jeans.

«Ooooh, capisco...». Il sorriso di Sebastian divenne ancora più ampio.

Kurt gli diede uno schiaffetto sul braccio, prima di alzarsi per andare in cucina a prendere qualcosa da consumare in tutta tranquillità sul letto del ragazzo.

«Stiamo diventando troppo pigri» disse dopo un paio di minuti di silenzio.

«Per me non è esattamente una scelta... Cosa dovrei fare? Una maratona?»

«No, però siamo sempre in casa, sempre in questa stanza... Credo di aver guardato più film in questi ultimi giorni che in tutto il resto della mia vita!»

«Cosa proponi allora?»

«Che ne dici se stasera ci vediamo da qualche parte con Rachel e gli altri del Glee Club per una serata karaoke?»

«Mi sembra davvero un'idea geniale! - replicò Sebastian con voce tagliente - sono proprio amato dai tuoi amici!»

«Vedrai che cambieranno idea quando ti conosceranno meglio... Avranno ancora più motivi per odiarti.» rise Kurt, mentre si alzava per andare a prendere il telefono e chiamare Rachel.

«Sei un'orribile checca!» gli gridò dietro Sebastian e Kurt rise ancora più forte.

«Sono fottuto» mormorò Sebastian a bocca storta, sentendo delle fastidiose presenze nel proprio stomaco che i più avrebbero definito 'farfalle'.

 

 

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[1]Meritatissimo riferimento alla magnifica "AngrySex 2.0" di tsubychan1984, che non linkerò perché so fin da ora che non avrò voglia di modificare l'html, però vada a leggerla chiunque non l'abbia ancora fatto!

 

NdA: Forse, anzi sicuramente, sono una persona orribile e mi davate per dispersa. O magari non frega a nessuno XD Però ho avuto una combinazione orribile chiamata blocco dello scrittore+esami da preparare+real life da bbbrivido e quindi mi sono ritrovata priva di tempo e voglia. Un favolosissimo finesettimana, che si è chiuso con una serata dedicata agli anni '90 mi ha fatto tornare l'ispirazione e così eccomi qui.

Grazie a chiunque abbia ancora voglia di seguirmi :)

 

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Capitolo 6
*** 6. A Very Alcoholic Interlude ***


6. A Very Alcoholic Interlude

Sebastian si buttò con poca grazia sul proprio letto, sospirando rumorosamente.

«Grazie per avermi ricordato del perché ero così stronzo con il vostro gruppo idiota. I tuoi amici sono un incubo».

«Lo dici solo perché ti piace fare il Bastian Contrario.» disse Kurt, ridacchiando stupidamente alla propria battuta «Ti sei anche divertito, non negarlo».

«Sicuramente meno di te. Guardati. Hai bevuto un paio di stupidissimi Margarita e sei già ridotto come un idiota».

«Non mi piace bere, non lo faccio quasi mai. Quando ho vomitato sulle scarpe della signorina Pilsbury ho capito che l'alcool non fa per me. Finisco sempre col fare cose stupide».

«Tipo tradire il tuo magnifico ragazzo con un bastardo come me?» chiese Sebastian, e anche con i sensi offuscati dall'alcool Kurt riuscì a cogliere una punta di acidità nella sua voce.

«Mai pentito. Forse un po'... sul momento. Però poi no...».

Kurt si diresse barcollando verso il letto e si stese di fianco a Sebastian, cominciando subito a strusciargli il naso sul collo.

«Guardati, sembri un micio...»  disse Sebastian, e Kurt poté avvertire contro le proprie labbra i brividi che stavano scuotendo il corpo del ragazzo.

«Maaaao» rispose, ridendo scioccamente e stringendosi a Sebastian. [1]

«Forza miciastro, mettiamoci a dormire piuttosto, che qua non mi sembri più granché capace di intendere e di volere».

«E invece voglio tantissimo. E benissimo. Sai che sei un gran figo, Bas?» continuò Kurt, non accennando a staccarsi.

«Ooooh, questa te la rinfaccerò per sempre Hummel caro. Avanti, dai, mettiamoci sotto le coperte e dormiamo. Su, da bravo. Che qui sei tu l'infermierina, non possiamo mica invertire i ruoli!».

Sebastian si mise a sedere e tirò Kurt per un braccio, cercando di convincerlo a fare lo stesso.

Kurt si mise in piedi, barcollando leggermente, e infine si fece strascinare sotto le coperte senza opporre alcuna resistenza.

«Notte Bas, mi piace stare sotto le coperte con te» sussurrò piano Kurt, abbracciando il ragazzo al suo fianco.

Sebastian ricambiò l'abbraccio, stringendolo a sé con decisione.

«Notte Kurt...» rispose poco dopo, con tono dolce, quando il respiro di Kurt era ormai diventato lento e regolare.

*°*°*°*°*

Un fastidioso dolore martellante alle tempie strappò Kurt dal sonno. La prima cosa che il ragazzo sentì fu una presa salda attorno alla vita, e un fastidioso prurito contro la guancia.

Aprì gli occhi e si ritrovò davanti un primo piano del petto di Sebastian, lasciato parzialmente scoperto dalla maglia che il ragazzo indossava.

Ancora intontito dal post-sbronza e dal sonno a cui era appena sfuggito, Kurt si concesse un sorriso intenerito, meditando se alzarsi o meno.

«E' così comodo» biascicò infine.

Fece aderire ancor di più il proprio corpo a quello del ragazzo al suo fianco, seppellendo la testa nell'incavo tra il collo e la clavicola di Sebastian, e si addormentò di nuovo.

 

La seconda volta in cui si svegliò non aprì subito gli occhi. Si perse nell'odore intossicante di Sebastian, che lasciava scorrere lentamente una mano lungo la sua schiena, probabilmente convinto che Kurt dormisse ancora.

«Buongiorno» biascicò infine, dopo alcuni minuti.

«'Giorno...» replicò Sebastian, con tono imbarazzato.

Kurt poté sentire il corpo di Sebastian irrigidirsi per il disagio, e la mano che prima lo stava accarezzando bloccarsi brutalmente.

«No, ti prego. Era così rilassante...» lo supplicò Kurt.

Chiaro segno del fatto che fosse ancora mezzo addormentato.

Sebastian lo accontentò, sbuffando.

«Ci siamo svegliati col piede sbagliato?» gli chiese Kurt tirandosi su a sedere e posando un rapido bacio sulle labbra di Sebastian, che non riuscì a celare in alcun modo l'espressione sorpresa.

Kurt ridacchiò.

«Qua qualcuno invece è proprio di ottimo umore» replicò Sebastian, contrariato.

«Ti infastidisce farti scoprire mentre ti comporti come un adolescente alla prima cotta? Non  preoccuparti Sippy[2], anche questa adorabilità contribuisce a renderti affascinante!» rispose Kurt, pizzicandogli le guance.

«L'alcool ti rende anche insopportabile, oltre che terribilmente idiota» sbottò Sebastian, mettendosi a sedere e afferrando le stampelle.

Kurt rimase seduto sul letto, con gli occhi fissi sulla schiena di Sebastian.

 Il rumore della porta della loro camera chiusa violentemente fu rapidamente seguito da un rumore analogo, proveniente dal bagno.

“Caro Kurt, questa volta hai fatto una grandissima cazzata...” disse una voce nella sua testa, con un tono spaventosamente simile a quello di Rachel Berry.

Kurt si alzò dal letto controvoglia, deciso a tentare di addolcire Sebastian con il suo strepitoso cappuccino con cacao. In piedi, davanti ai fornelli, sentì la porta del bagno chiudersi nuovamente e i passi di Sebastian che superavano la cucina e si dirigevano verso la stanza degli ospiti.

Sospirò stancamente e si affrettò a mettere la colazione per il ragazzo su un vassoio.

«Sebastian...» disse sulla porta della stanza degli ospiti, bussando.

«Lasciami in pace!» rispose il ragazzo, con tono infastidito.

«Sebastian, aprimi. Punto primo: è casa mia. Punto secondo: avevamo deciso di provarci, e non è così che si prova. Così si scappa e basta».

Incrociò mentalmente le dita, sperando vivamente che Sebastian decidesse di aprirgli, nonostante la chiara provocazione, pur di non ammettere di essere terrorizzato.

«Come volevasi dimostrare...» sussurrò a denti stretti, vedendo, attraverso il vetro, la sagoma di Sebastian alzarsi dal letto.

Un attimo dopo si diresse verso la porta, la fece scorrere e si scostò di lato per permettere a Kurt di entrare nella stanza.

Non appena Sebastian si fu seduto nuovamente sul letto, Kurt gli allungò il vassoio con il cappuccino e i biscotti, stampandosi sul viso un sorriso a trentadue denti.

«Ormai hai capito troppo bene come corrompermi» replicò Sebastian, rivolgendogli un'occhiata storta.

«Non lamentarti bastardo bisbetico. Che tanto lo so che adori le mie premure verso di te.»

«Non hai idea quanto, davvero. Come un calcio nei cog- ehm...» rispose Sebastian, rivolgendogli un ghigno.

«Tanto dovrai sopportarmi ancora per poco. Ti ricordo che domani finirà la tua prigionia in casa Hummel, grazie al ritorno dei tuoi».

Sebastian sbuffò.

«Per questa ragione ho pensato di chiudere in bellezza la tua permanenza qua con una festa. Con fiumi di alcool...».

«Un'altra serata con i tuoi amici non credo di reggerla!» lo interruppe subito Sebastian.

«Proprio per questo» riprese Kurt, «non sarà limitata alle sole Nuove Direzioni. Bensì saranno  invitati anche i tuoi amati Usignoli, nonché qualsiasi altra conquista tu abbia fatto nel corso della tua promiscua gioventù.»

«Ti ringrazio per il pensiero, ma le prede di una sola notte è meglio che rimangano tali. I ragazzi saranno entusiasti invece. Se mi passi il cellulare li avverto subito».

Kurt prese dalla scrivania il cellulare di Sebastian e approfittò del momento per inviare un invito anche ai propri amici.
Si fermò per un lungo istante alla voce "Blaine", decidendo di spuntare anche quella casella e inserire il proprio ex - non poteva fare a meno di pensare quella parola con una punta di tristezza - tra i destinatari.

In breve il suo cellulare prese a vibrare, per il susseguirsi delle risposte entusiaste degli altri. Per ultimo anche Blaine gli inviò un formale ‘grazie mille dell'invito. Non posso mica perdermi una festa con Nuove Direzioni e Usignoli in un'unica casa! :)’.

«Hummel, sei pronto a veder la tua casa rasa al suolo?» gli chiese Sebastian dopo un po', con un sorriso che non prometteva nulla di buono.

*°*°*°*°*

Il campanello di casa Hummel suonò, e Kurt andò ad aprire la porta.

Scorse subito Nick Duvall, che entro in casa seguito da un biondino dal viso sconosciuto.

«Kurt, questo è mio cugino Hunter Clarington. Si è trasferito da Parigi lo scorso mese e il prossimo anno frequenterà l'ultimo anno alla Dalton».

Hunter Clarington - snob e presuntuoso dalla punta dei capelli all'ultima lettera del nome - allungò la mano verso Kurt, rivolgendogli un sorriso altezzoso.

Kurt gli strinse la mano rivolgendogli un sorriso, nonostante l'antipatia immediata.

«Piacere di conoscerti Hunter».

«Il piosciere è mio, caro Kurt».

La fastidiosissima erre moscia lo rese ancor più insopportabile agli occhi del padrone di casa, che odiava sentire il proprio nome storpiato.

«Piantala» tagliò corto Nick «sai parlare benissimo l'inglese».

Hunter rise.

«Scusa amico, è irresistibile vedere la faccia della gente quando mi sente parlare con un accento così marcato.» disse, rivolgendosi nuovamente a Kurt «Hai una gran bella casa» aggiunse dopo essersi guardato intorno.

«Contento che ti piaccia. Avevo paura che, considerando che vieni da Parigi, i tuoi standard fossero ben diversi».

«Ovviamente casa mia ha il doppio delle stanze ed un parco al posto del giardino. Però posso apprezzare anche le villette, se ben arredate.»

«Sebastian è in salotto. Raggiungetelo pure, io vado a prendere qualcosa da bere in cucina» taglio corto Kurt, desideroso di allontanarsi in fretta dallo sgradito ospite.

Diede loro le spalle, perdendosi così l'espressione furbetta che esibì il nuovo arrivato all'udire il nome di Sebastian.

Nella mezz'ora successiva il campanello suonò ininterrottamente mentre i vari invitati, man mano, andavano ad occupare il salotto di Kurt.

Gli ultimi ad arrivare furono proprio Finn, Rachel e Blaine.

Quest'ultimo e Kurt si guardarono leggermente imbarazzati. Poi Blaine gli rivolse un sorriso e Kurt lo strinse in un abbraccio.

«Sono contento di vederti» gli disse Kurt.

«Anche io. Poi così posso finalmente risolvere il mistero dell'ospite segreto che breve cappuccino con cacao e mangia la torta di mele».

Kurt seguì il trio in salotto, senza staccare gli occhi da Blaine.

«Capisco...» commentò il ragazzo, stampandosi un'espressione glaciale sul viso, non appena notò Sebastian, svaccato sul divano come se fosse di casa.

Kurt si avvicinò a lui e gli mise una mano sul braccio, tentando di calmarlo.

«Lasciami spie-» cominciò, allarmato.

Blaine si voltò repentinamente verso di lui, interrompendolo.

«Non c'è bisogno, tranquillo. Non mi devi alcuna spiegazione. Per qualche ragione che non so l'ospite misterioso è Sebastian Smythe, che fino a un paio di mesi fa avresti volentieri ucciso. Ma va bene così».

Gli rivolse un sorriso tirato e si diresse verso i vecchi compagni di scuola, senza lasciare a Kurt la possibilità di aggiungere altro.

«Direi che è un'ora decente per cominciare a dar fondo ai fiumi di alcool» saltò su Finn subito dopo, tentando di allentare la tensione, con il pieno consenso di Puck.

Si diressero verso la cucina, da cui emersero con una decina di lattine di birra, due bottiglie di vodka, rum e succo di pera.
Rachel li seguiva con una pila di bicchierini per shot tra le mani.

Dopo i primi bicchieri di birra, e i primi litri di alcool in circolo, la stanza cominciò a riempirsi di risate rumorose e chiacchiere chiassose.

Kurt girovagava per la stanza, assicurandosi che tutto stesse precedendo per il meglio, e non rifiutando i bicchieri che gli venivano allungati.

Ad un certo punto vide Sebastian gettare la testa indietro, ridendo di gusto, e il collo scoperto del ragazzo attirò la sua vista.

«Scusatemi...» disse, tornando a rivolgersi a Mercedes e Rachel, con le quali stava parlando finché Sebatian non aveva deciso di attentare ad i suoi ormoni.

Si diresse verso il divano e si sedette poco cerimoniosamente tra Sebastian e Hunter, che da tutta la sera non faceva altro che stare fastidiosamente incollato al ragazzo per cui Kurt forse in fondo aveva una cotta.

«Non avevo mai notato quanto fosse sexy il tuo collo» sussurrò a Sebastian, avvicinando le labbra alla parte appena elogiata per esprimere pienamente il proprio apprezzamento.

Sebastian rabbrividì.

«L'alcool ti fa un bellissimo effetto Kurt...» rispose Sebastian con voce roca, voltando il capo verso Kurt, per tentare di coinvolgerlo in un bacio.

Tutto ciò sotto lo sguardo infastidito di Hunter.

«Giochiamo a "non ho mai"!» propose subito il ragazzo,non tentando in alcun modo di celare il proprio desiderio di metter fine alle effusioni tra i due, rivolgendo a Sebastian un sorriso malizioso e a Kurt un'occhiata di sfida.

La proposta del ragazzo riscosse pieno consenso tra tutti gli occupanti della stanza, che si radunarono intorno al divano.

Si sedettero per terra, afferrando i bicchieri che Rachel stava distribuendo in giro per la stanza.

«Comincio io!» disse la ragazza stessa, sedendosi sul bracciolo del divano «Non mi sono mai tinta i capelli.»

Gli unici a bere furono Jeff, Hunter e Mercedes.

«Noioso, hobbit!» la derise Sebastian «Non ho mai fatto un pompino» rilanciò con un ghigno.

Bevve, seguito a ruota da Blaine, Kurt, Hunter, nonché da tutte le ragazze presenti nella sala.

«Non ho mai tradito» continuò Santana, che si accinse a mandare giù in un unico sorso la vodka alla fragola nel proprio bicchiere.

A lei si aggiunsero Puck, Quinn, Finn, Rachel, Brittany, Sam, Mercedes e, a malincuore, anche Kurt.

Blaine distolse lo sguardo nell'istante in cui Kurt bevve il proprio shot.

«Non ho mai avuto fantasie sessuali su Sebastian Smythe» disse Blaine, e mandò giù il rum, rivolgendo a Kurt un'occhiata dura.

«Questo mi fa sentire lusingato...» disse il ragazzo in questione, stampandosi sul viso un'espressione da schiaffi «E ammetto di aver fatto fantasie su di me, in un sogno.»

E mandò giù anche lui il proprio bicchiere.

La quasi totalità di persone presenti in quella stanza, eccezion fatta per Finn e David, lo seguirono.

Kurt rivolse uno sguardo sconvolto a Puck.

«Scusami, amico.» gli rispose quest'ultimo, notando il suo sguardo «Mi fanno arrapare la sua sicurezza e la sua aria bastarda».

Kurt, per il bene della propria salute mentale, decise di tornare a concentrarsi sul gioco.

«Non sono mai andato a letto con Sebastian Smythe» replicò Hunter, bevendo subito dopo.

“Ok... Forse non è stata un'idea geniale recuperare la concentrazione proprio in questo momento...” non poté fare a meno di pensare Kurt.

Guardò Hunter con un'espressione di puro odio sul viso e poi si voltò verso Sebastian, rivolgendogli un'occhiata interrogativa.

L'unico a bere nella stanza fu proprio Hunter e Kurt non si lasciò sfuggire il sorrisetto soddisfatto di Blaine.

«Come da regolamento» disse Kurt, rivolgendosi all'ospite francese «ti tocca spiegare nel dettaglio le dinamiche.»[3]

«Niente di che. Frequentavamo lo stesso circolo, e un paio di volte ci siamo ritrovati ad avere contatti ravvicinati negli spogliatoi. Grande scopata. Lo consiglio a tutti.»

Sebastian non nascose in alcun modo il sorrisetto soddisfatto.

Con l'avanzare della serata, e dei giri di bevute, le frasi diventavano sempre più confuse e improbabili.

Kurt udì vagamente Santana parlare di "frustini" e "manette", Sebastian di bagni degli aerei e Blaine di campi di lillà.

«Campi di lillà?» chiese, rivolto proprio verso quest'ultimo.

La cosa gli suonava in qualche modo familiare.

«Sì...» biascicò Blaine in risposta «Ho detto “non l'ho mai fatto in un campo di lillà di notte”».

Kurt, dopo un'illuminazione improvvisa, bevve.

Finn lo guardò con espressione sconvolta, grato del fatto che il giorno dopo non avrebbe ricordato nulla.

«Obbligo o verità!» propose Santata, quando ormai erano tutti troppo sbronzi per riuscire a formulare delle frasi di senso compiuto.

«Comincio io!» si inserì Hunter, con uno sguardo diabolico «Kurt, obbligo o verità?»

«Obbligo» rispose Kurt, quasi, senza esitazione.

Qualsiasi domanda troppo personale in quel momento si sarebbe rivelata probabilmente la sua rovina.

«Mmmh... Dato che mi sembra che tu e Sebastian siate piuttosto... intimi, sì... Facci vedere quali magie è in grado di fare la tua lingua lunga e tagliente, su».

Kurt guardò Hunter con fare altezzoso, cercando di comunicare all'altro tutto il proprio disprezzo. Decise che però, in fin dei conti, quella sfida non era poi così male.

Si mise a cavalcioni di fronte a Sebastian, assicurandosi di tenere il bacino sollevato in modo da non gravare sulla gamba infortunata dell'altro.

«Preparati...» sussurrò, espirando un getto d'aria calda direttamente contro il suo orecchio.

Riuscì ad avvertire il corpo di Sebastian divenire teso dall'anticipazione.

Gli sfiorò il collo con la bocca, facendola scorrere lungo la pelle in una lenta carezza. Sentì Sebastian tremare sotto il suo tocco.

Fece guizzare la lingua tra le labbra, e assaporò il sapore leggermente salato della pelle sudata del ragazzo.

L'alcool, e l'apprezzamento di Sebastian, lo fecero sentire sicuro di sé e lo spinsero ad afferrare la pelle del ragazzo tra i denti e a cominciare a succhiare con decisione.

«Ok, direi che è abbastanza» li interruppe Blaine, tenendo lo sguardo fisso sull'evidente gonfiore dei pantaloni di Sebastian.

Kurt leccò un'ultima volta il marchio rosso che aveva lasciato sul collo del ragazzo e si accucciò al suo fianco.

«Hunter,» Kurt si rivolse al ragazzo con voce melliflua «obbligo o verità?»

«Obbligo» rispose l'altro, dopo averci pensato su per un po'.

Kurt si soffermò su ogni persona presente in quella stanza e, un poco più a lungo, su Blaine, che non aveva evitato in alcun modo di lanciare occhiate di apprezzamento al futuro, malefico, Usignolo.

«Devi far venire Blaine semplicemente toccandolo.»

Hunter sorrise.

«In meno di cinque minuti.»

Il sorriso del parigino si ampliò ulteriormente.

«Sarà un gioco da ragazzi» disse, ostentando un ghigno apertamente diretto a Kurt.

Si alzò, trascinando Blaine con sé dietro il divano. Lo fece sedere per terra, contro lo schienale, ed in un secondo fu al suo fianco.

Kurt, dall'altro lato, poté sentire solo i respiri di Blaine, via via più corti e irregolari, e infine un verso roco.

«Quattro minuti e quarantotto secondi» disse, riconoscendo l'orgasmo del ragazzo.

Hunter sbucò da dietro il divano con un sorrisetto soddisfatto stampato sul viso.

«Te l'avevo detto che non sarebbe stato troppo difficile» gli disse, con tono arrogante e un'espressione spocchiosa sul viso.

«Wow...» non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire Blaine, facendo nuovamente la propria comparsa con le guance arrossate e un leggero velo di sudore che gli imperlava la fronte.

«Quando vuoi posso concederti il bis» gli rispose Hunter, facendogli l'occhiolino.

Blaine tornò barcollante al proprio posto e si lasciò cadere pesantemente sul pavimento.

«E' stato gran-di-o-so» disse, rivolgendosi a nessuno in particolare.

Dopo quel commento Rachel saltò su in piedi.

«Direi che è giunto il momento di metter fine alla serata, prima che degeneri in un'orgia o peggio» esclamò, afferrando Finn per un braccio per convincerlo a mettersi in piedi.

«Ma come? Ci interrompi così, sul più bello?» si lamentò Hunter, con un tono da bambino capriccioso.

«Forza stallone, andiamo davvero.» le diede manforte Nick, rivolgendosi al cugino «Tanto starai per un anno intero a Lima, e di feste del genere potrai godertene a volontà».

«Potreste uccidere l'eccitazione anche di una pornostar. Vi odio» insistette ancora Hunter, lasciandosi convincere infine ad andar via.

Kurt accompagnò alla porta gli ospiti, con passo leggermente barcollante.

«Ciao ragazzi, è stato un piacere!» gli urlò dietro Sebastian, ancora stravaccato sul divano.

«Fratello, i genitori di Rachel sono in viaggio per non so quale ritiro spirituale. Spero che non ti offendi se ti lascio solo stanotte» disse Finn sulla porta, guardando Kurt con imbarazzo.

«Non ti preoccupare Finn, credo di essere in grado di badare a me stesso. Sappi che ti voglio qui per ora di pranzo, non pulirò casa da solo».

«Ma è stata tua l'idea della festa, mica mia!».

«Sarà stata anche mia, ma la casa è di entrambi. Sarai qui entro mezzogiorno e basta, altrimenti Rachel potrebbe accidentalmente finire sulla tua cronologia di internet».

Finn lo guardò con odio.

«Maledetto ricattatore. A domani, allora!» tagliò corto, sentendo Rachel che lo chiamava a gran voce, spazientita.

«Notte ragazzi!» li salutò un'ultima volta Kurt, prima di chiudere la porta e concedersi un sospiro di sollievo.

«Ogni volta che li vedo mi rendo conto di quanto possano mancarmi» gli disse Sebastian, non appena lo vide entrare nuovamente in salotto.

«Anche tu hai un cuore, allora. Cominciavo a dubitarne.» ridacchiò Kurt «Andiamo a letto?» aggiunse poco dopo, fermandosi in piedi davanti a Sebastian.

Il ragazzo lo afferrò per un braccio e lo tirò verso di sé, facendolo cadere sul divano, al suo fianco.

«Veramente pensavo che potessimo approfittare di quest'ultima sera insieme» sussurrò Sebastian, avvicinando pericolosamente le proprie labbra a quelle di Kurt.

Kurt si concesse un respiro strozzato, perdendosi nelle iridi di Sebastian, inscurite dal desiderio. Coprì la distanza che li separava e baciò l'altro ragazzo con decisione, invitandolo quasi subito a schiudere le labbra.

Sebastian aveva un sapore intossicante, poteva sentirlo sotto l'amaro dell'alcool bevuto quella sera.

Kurt mosse la lingua con decisione, costringendo Sebastian, di solito maniaco del controllo, ad adeguarsi al suo ritmo.

C'era qualcosa di terribilmente eccitante nel vedere come Sebastian si stava lasciando andare totalmente sotto il suo tocco.

Si mise nuovamente a cavalcioni, cominciando a far scorrere le mani sul petto del ragazzo, fino ad arrivare all'orlo della maglia. La sollevò, costringendo l'altro a alzare le braccia per farsela togliere.

«Sei bellissimo» gli soffiò Kurt all'orecchio, per poi cominciare a seminare baci lungo il suo petto nudo.

Poté sentire il respiro di Sebastian farsi più pesante e irregolare.

«Kurt...» gemette il ragazzo, mentre Kurt si decideva a sbottonargli i jeans.

Annullò anche quell'ultima distanza, e si perse nel magnifico suono dei gemiti di Sebastian, nel sapore salato della sua pelle leggermente sudata, nella presenza del ragazzo, che sentiva ovunque, che riempiva tutti i suoi sensi.

«Oddio sì...» si concesse infine Sebastian, afferrando i capelli di Kurt per rimettere i loro volti allo stesso livello.

Kurt lo baciò nuovamente, accogliendo i suoi ultimi gemiti nella propria bocca.

Quando sentì il cuore dell'altro farsi di nuovo regolare, contro il proprio petto, si allontanò, lasciandosi cadere al suo fianco.

Lo guardò con la coda dell'occhio, cogliendolo nell'esatto momento in cui aveva lasciato crollare qualsiasi difesa. Aveva abbandonato il capo contro lo schienale del divano, aveva gli occhi chiusi e un'espressione di puro appagamento sul viso.

Sebastian fece guizzare per un attimo la lingua fuori dalla bocca, per leccarsi le labbra.

Un disperato bisogno di non allontanarsi da Sebastian, di continuare a sentire il suo corpo sotto di sé, si impossessò di Kurt. Allungò una mano e prese a farla scorrere delicatamente lungo l'interno dal braccio del ragazzo, sentendo subito i rilievi cutanei tipici della pelle d'oca comparire sotto i proprio polpastrelli.

Era ancora perso in quelle sensazione, quando uno sbadiglio sopraggiunse a tradimento.

«Adesso è davvero il momento di andare a dormire» disse Sebastian, aprendo gli occhi e afferrando le stampelle per mettersi in piedi.

Kurt lo seguì nella stanza degli ospiti, deciso più che mai a trascorrere con lui la loro ultima notte insieme.

Sebastian si sedette sul letto e sollevò il bacino reggendosi sulla gamba sana per dar l'opportunità a Kurt di togliergli i pantaloni.

Il ragazzo fece scivolare la stoffa lungo le gambe lunghe del Warbler, non lasciandosi sfuggire la possibilità di sfiorare ancora una volta il suo corpo meraviglioso.

Lo aiutò a mettersi il pigiama e lo seguì rapidamente sotto le coperte, trovando lo spazio perfetto per rannicchiarsi tra l'incavo del collo di Sebastian, il suo braccio, che il ragazzo aveva appositamente allungato per abbracciarlo, e il lato destro del letto.

Si addormentò con l'odore di Sebastian, e la sua presa salda, ad avvolgerlo.

 

__________________________________________________

[1]Avete presente il famoso week-end dello scorso capitolo, no? Beh, l'ho passato in compagnia di due "mici". Ovvero due miei amici che non fanno altro che miagolarsi a vicenda. L'ispirazione me l'hanno data loro; le fan art che girano per  ora su tumblr di kitty!kurt, poi, non aiutano per niente! Per chi se le fosse perse:
- kitty1
- kitty2
- kitty3

[2]Colpa del ragazzo della mia coinquilina, che si chiama "Sebastiano" ed è affettuosamente ribattezzato "Sippy".

[3]Su wikipidia ho trovato che in una versione del gioco se è una persona sola a bere le tocca spiegare in che situazione ha fatto la cosa. Ho deciso di usarlo a mio favore ;)

 

N.d.a.: Buon Natale, alla seconda, a tutti. Ho pensato di farvi un secondo regalo per queste feste, sperando sia gradito :)

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Capitolo 7
*** 7. Quindici giorni di me e di te ***


Capitolo 7. Quindici giorni di me e di te

«Senza la tua voce stridula casa mia sarà magnificamente silenziosa» disse Sebastian sulle scale della porta d'ingresso, con un tono altezzoso a cui, in quel momento, non credeva nessuno dei due.

«Ed ecco che hai perso l'ennesima occasione perfetta per stare in silenzio» gli rispose Kurt, reggendo il gioco.

«A parte lo scherzo,» continuò Sebastian con un tono improvvisamente più dolce, «mi mancherà starti intorno Kurt».

Proprio adesso che stava succedendo qualcosa...” poté quasi sentire riecheggiare Kurt nel silenzio sceso improvvisamente tra di loro.

«Puoi stare tranquillo, non ti libererai così facilmente di me» gli rispose Kurt, rivolgendogli un sorriso sincero e posandogli un rapido e imbarazzante bacio sulla guancia.

Rimase fermo sulla soglia della propria casa, guardando Sebastian salire sulla macchina dei genitori, e agitando la mano per salutarlo un'ultima volta. Sebastian gli rispose con uno dei suoi sorrisi sinceri, e Kurt pensò che il sorriso di Sebastian era una delle cose che gli sarebbero mancate di più del ragazzo.

«Stai facendo l'idiota Kurt. Vi rivedrete ancora, sarà solo un po' più distante» si ricordò da solo, con decisione, per  rassicurarsi.

E in verità non era sicuro di poterci credere del tutto. Perché tutto quello era accaduto, ed aveva funzionato, solo perché si erano trovati bloccati insieme, solo perché Sebastian non aveva altro che la sua compagnia tutto il giorno e non avrebbe potuto esattamente ignorare la sua presenza.

Adesso stavano tornando ognuno alla propria vita, e Kurt non sapeva cosa aspettarsi.

Cominciò ad ordinare la casa, nonostante fossero solo le 9 e mezza e il giorno prima avesse deciso di aspettare l'arrivo di Finn per le dodici, pur di tenere la mente impegnata e impedirsi di costruire castelli in aria.

«Sono a casa!» urlò Finn un paio di ore dopo, entrando in casa e trovando Kurt intento a passare lo straccio in cucina. «Che stai facendo? Non dovevo aiutarti a pulire? Dov'è Sebastian?» chiese, a raffica.

«Non lo vedi da solo cosa sto facendo?» gli rispose Kurt, con un tono di voce più infastidito di quanto non avesse previsto. «Sebastian se n'è andato, i suoi genitori sono passati a prenderlo verso le nove. E una volta che ero sveglio ho pensato di cominciare a sistemare il caos di ieri sera» spiegò, tentando di mantenere un tono di voce fermo per non far capire al fratellastro tutto quello che gli stava passando per la testa.

Piano miseramente fallito, a giudicare dall'espressione di Finn.

«Non dirmi che ti eri abituato alla presenza del Criceto Malefico e che adesso ti manca?» gli chiese Finn, senza nascondere il disgusto.

«No è che...» cominciò Kurt. E si fermò subito, perché in realtà non sapeva minimamente che scusa inventare. «Lo so che non ti sta simpatico» riprovò, puntando sulla sincerità «però non è così male se lo conosci un po' meglio. Ok, è sempre presuntuoso, arrogante, testardo, però il più delle volte è uno scherzo, o un'esagerazione voluta. E' intelligente e divertente, ha sempre la battuta pronta, la lingua tagliente, e un'ironia sarcastica e sottile, non sempre cattiva. Davvero, non è così male».

Finn spalancò gli occhi, palesemente sconvolto dal balbettare insensato di Kurt. «Oh, cazzo. Ti sei preso una cotta per Sebastian Smythe. Dio Kurt, capisco che Lima non è piena di ragazzi gay, ma proprio Sebastian Smythe? Non potresti tornare con Blaine a questo punto, piuttosto?».

Kurt gli tirò un pungo sulla spalla, adeguandosi al linguaggio dei maschi etero e 'virili' per esprimere il proprio fastidio.

«Ouch...» si lamentò Finn, massaggiandosi la parte colpita.

«Così impari a parlare prima di pensare. Non sono innamorato di Sebastian. Ho solo detto che non è poi così male. E non voglio tornare con Blaine. E Sebastian non sarebbe un ripiego, non sono così disperato da concedere una possibilità a qualsiasi cosa si muova ed abbia un pene» rispose Kurt, rivolgendo a Finn un'occhiataccia. «Questa... qualità la lascio tutta a voi latin lover».

«Scusa, scusa!» rispose l'altro, sollevando le braccia in gesto di resa. «Non credevo che la cosa ti stesse così tanto a cuore... E, oh se sei cotto di lui. Sei proprio nella merda amico». Gli diede una pacca sulla schiena ed uscì dalla cucina, per buttarsi sul divano e giocare con l'Xbox.

«Hai diciotto anni o otto? A volte mi viene seriamente il dubbio» gli urlò dietro Kurt.

«Lo so che la verità fa male, fratello, ma prima aprirai gli occhi prima riuscirai a capire cos'è meglio fare per conquistare il cuore di ghiaccio del tuo insopportabile amato».

«IO NON AMO NESSUNO!».

«Certo, amico. Continua a ripetertelo e forse riuscirai a crederci» rispose Finn, alzando il volume del gioco per mettere fine a quell'inutile scambio di battute.

Kurt fece un verso frustrato e tornò alle proprie pulizie.

Pulì il tavolo, gli scaffali, le piastrelle davanti la macchina a gas e i fornelli; guardò l'orologio ed erano soltanto le dodici e mezza.

Si mise ai fornelli e un'ora dopo lui e Finn si sedettero davanti a due piatti di un delizioso e profumato pollo al curry. Il pranzo trascorse in un silenzio teso, almeno per quanto riguardava Kurt. E quando vide Finn alzarsi per sparecchiare Kurt cominciò a pensare che qualcosa, nella sua espressione, doveva lasciar trasparire la sua malinconia più di quanto non volesse lui.

«Io vado da Rachel» lo informò Finn, dopo aver finito di lavare i piatti.

Kurt annuì distrattamente e tornò a fissare il vuoto, avvertendo poco dopo il rumore della porta sbattuta come proveniente da una dimensione parallela.

Si alzò dalla propria sedia come un automa, e si diresse in salotto per pulire a fondo anche quella stanza.

Spolverò le mensole, lavò i vetri, sbatté i copridivani fuori dalla finestra e passò lo straccio. Controllò l'orario sul decoder e vide che erano soltanto le tre del pomeriggio.

Grugnì, sempre più infastidito.

Infine si decise ad entrare nella stanza degli ospiti, che aveva evitato fino a quel momento, e si buttò sul letto, seppellendo la testa nel cuscino che aveva ancora l'odore di Sebastian.

«Dio mio, è mai possibile che solo dieci giorni in compagnia di quel ragazzo malefico mi abbiano reso così patetico?» sbuffò, nello stesso istante in cui sentì il cellulare vibrare nella tasca dei jeans.

‘Mittente: SebastianIlCricetoMalefico’, lesse, con un tuffo al cuore.

‘I miei genitori sono già andati via perché mio padre aveva non so quale pranzo di lavoro. E non torneranno prima di domani mattina perché si fermano a dormire da qualche parte fuori città. E' mai possibile che io abbia dei genitori così di merda?’.

Lesse il messaggio e prima di rispondere andò sulle impostazioni della rubrica per rinominarlo.

Magari era davvero una cosa importante, non credo lascino proprio figlio da solo così a cuore leggero...’.

Kurt digitò il testo dell'sms e lo inviò a ‘SebastianEBasta’.

Ahahaha. Hai presente quando qualcuno rimane incinta perché si rompe il preservativo e poi però ti dicono che sei il regalo più bello che potessero ricevere? Ecco. Io però sono nato per sbaglia e basta. I miei genitori sono nel pieno della loro carriera, non hanno tempo per un adolescente che richiede troppe attenzioni’.

Kurt non poté ostacolare in alcun modo l'ondata di tristezza che lo invase.

Vuoi che faccia un salto lì per tenerti compagnia? Tanto non ho nulla da fare...’.

‘Ti ringrazio ma sono di umore nero. Credo che renderei la giornata un incubo ad entrambi. Anzi, ho fatto male perfino a scriverti. Buon pomeriggio Kurt’.

Kurt si trovò a detestare quel messaggio dalla prima all'ultima sillaba; rappresentava tutto quello di cui aveva paura: i muri di Sebastian che tornavano al proprio posto, uno dopo l'altro, il suo atteggiamento freddo e distaccato che aveva cominciato ad ostentare con sempre minor frequenza e un sottofondo di profonda infelicità che Kurt non riusciva in alcun modo ad ignorare.

Si ritrovò indeciso sulla risposta da inviare, non sapendo se fosse il caso di ignorare il tacito ordine di Sebastian e insistere, oppure se fosse davvero meglio rispettare la richiesta di Sebastian di rimanere solo.

Ok...’ scrisse infine, decidendo che qualsiasi altra risposta avrebbe infastidito l'altro ragazzo.

Accese il computer, riducendosi a curiosare in giro su facebook, e guardare video stupidi su youtube, pur di far trascorrere il tempo in qualche modo.

Afferrò in mano il cellulare e scrisse ‘mi manchi’, finendo con il cancellare e riscrivere lo stesso messaggio una decina di volte, senza mai trovare il coraggio di inviare l'sms. Alla fine lanciò il cellulare sul letto, con un sospiro frustrato.

‘Lo sai che in questi casi la soluzione migliore è lo shopping...’ gli scrisse Rachel poco dopo, probabilmente indovinando quale potesse essere lo stato di Kurt in quel momento.

Allora ho il tuo permesso di andare alla ricerca dell'ennesima sciarpa di cui non ho bisogno e di un nuovo paio di anfibi?’.

‘Vai e spendi, hai la mia benedizione!’ lesse Kurt, senza riuscire a trattenere una risatina sciocca.

Quando, un paio di ore dopo e 100 dollari in meno sulla sua prepagata, il suo iPhone vibrò nuovamente Kurt poté avvertire distintamente un tuffo al cuore.

Mi sono comportato di merda, prima...’.

E, oh, se quello non era Sebastian Smythe che si stava scusando Kurt avrebbe rivenduto la propria collezione di giacche Marc Jacobs. E quei capi d'abbigliamento valevano più della sua stessa vita.

La mia offerta è ancora valida, se ti va. Domani pomeriggio torna mio padre da Washington, quindi per un po' non potrò essere al tuo servizio a qualsiasi ora del giorno e della notte’.

Premette il tasto di invio, sperando vivamente che Sebastian si decidesse ad accettare. La casa era così... silenziosa, e se Kurt avesse dovuto passare tutto il resto della sera da solo sarebbe probabilmente uscito di testa.

Sicuro che non è un problema? Westerville non è esattamente dietro l'angolo...’.

Nessun problema, dammi l'indirizzo di casa tua e in un lampo sarò lì’.

Un  sorriso sciocco fece la propria comparsa e non si decise ad abbandonare il suo viso per tutto il tempo della strada che separava Kurt da Westerville e dal ragazzo di cui non era assolutamente cotto.

Mezz'ora dopo Kurt suonò al citofono di una villa... maestosa, non c'era altra definizione.

«Chi è?» rispose l'inconfondibile voce di Sebastian.

«Io, idiota».

Sebastian grugnì e poi gli aprì il cancello della propria tenuta. Kurt attraversò un viale alberato e parcheggiò in uno spiazzale, poco lontano dall'ingresso della casa vera e propria, di fianco ad altre due macchine.
Mise l'allarme, per pura abitudine, e si diresse verso l'edificio imponente, trovando Sebastian ad aspettarlo sulla soglia di casa, con indosso un paio di bermuda, una t-shirt meravigliosamente aderente, e un sorriso smorfioso.

«Simpatico come sempre, vedo» gli fece Kurt, andandogli incontro e salutandolo con un bacio sulla guancia.

Sebastian grugnì nuovamente, e quello doveva essere diventato il suo mezzo d'espressione preferito.

«Disse quello che la prima parola che mi ha rivolto è stata “idiota”» rispose il padrone di casa.

«Non è colpa mia se lo sei».

«Un idiota terribilmente sexy, però. Guarda che non mi sono lasciato sfuggire il tuo sguardo d'apprezzamento» gli disse Sebastian con un ghigno. Kurt scosse la testa, incredulo, mentre tentava di reprimere un sorrisetto.

«Tu hai le traveggole Smythe, te lo dico io».

Seguì Sebastian lungo un ampio corridoio, che li condusse alla porta in mogano di una camera da letto.

«Se te lo stai chiedendo, è la stanza degli ospiti. Camera mia è al piano di sopra ma come potrai ben immaginare sono rinchiuso qui al momento».

Kurt si guardò intorno e notò che in effetti la stanza era abbastanza impersonale, con i mobili di legno scuro e delle tende verde chiaro appese davanti ad un'ampia finestra. Sebastian non gli diede il tempo di esaminare troppo accuratamente lo spazio, in un istante fu di fronte a lui e l'unica cosa su cui Kurt poté concentrarsi erano le sue labbra.

Le mani di Kurt risalirono lungo la schiena di Sebastian, intrecciandosi alla base del suo collo. Sebastian lo invitò a dischiudere le labbra con la propria, lingua, approfondendo il bacio.

E quel momento sancì la definitiva perdita di lucidità per Kurt.

Il resto della serata trascorse in un susseguirsi di baci, di capi d'abbigliamento che volavano negli angoli più improbabili, di carezze, non particolarmente caste.

Sentendo le mani di Sebastian che percorrevano le sue gambe, Kurt non poté fare a meno di pensare che quel dannatissimo gesso era davvero scomodo. Non vedeva l'ora che Sebastian se lo togliesse, lì sì che avrebbero festeggiato per bene.

*°*°*°*°*

L'estate di Kurt trascorse ad una velocità surreale. Le giornate sembravano sempre troppo corte ma, soprattutto, scandite da Sebastian in un modo che cominciava a terrorizzare Kurt.

Westerville era diventata quasi la sua seconda casa e i rari giorni in cui i signori Smythe non erano in giro per il mondo per lavoro Kurt andava a prendere Sebastian e tornavano a casa sua, trascorrendo le giornate pigramente, sdraiati sul divano, guardando film, o nella stanza degli ospiti, solo loro due. Qualche volta andavano insieme al parco, si svaccavano su  un telo, con un paio di panini e libri o musica a tener loro compagnia e non facevano altro che star lì.

In quei momenti la cose che Kurt avvertiva più distintamente erano la schiena di Sebastian contro il suo petto, i capelli di Sebastian che prudevano contro la sua guancia. E probabilmente un paio di anni prima non avrebbe trovato il coraggio di farsi vedere in chiari atteggiamenti intimi con un altro ragazzo, soprattutto a Lima, Ohio, ma adesso, con la partenza per New York alle porte, era abbastanza deciso di sbattersene allegramente dell'opinione della gente.  E se Sebastian voltava il capo per posargli un bacio sulle labbra Kurt lo accettava più che volentieri.

E fu proprio lo sfiorare di labbra di Sebastian che lo allontanò dai propri pensieri, riportandolo alla realtà.

Era il 2 settembre, il sole era tiepido ormai, non più caldo come un paio di mesi prima, quando Kurt era ancora il ragazzo di Blaine e Sebastian era un odioso roditore.

«A cosa pensi?» gli chiese il ragazzo in questione, notando che Kurt era totalmente immerso nei propri pensieri.

«A quante cose sono cambiate. Al fatto che un paio di anni fa non avrei avuto il coraggio di farmi vedere da tutti con un altro ragazzo» disse, omettendo in parte la verità. Perché, a dirla tutta, Kurt aveva sulla punta delle labbra una domanda, e bruciava dalla voglia di chiedere a Sebastian “E noi, cosa siamo?”. Ma una domanda del genere era fuori discussione.

«Non potrai mai andare bene a tutti, quindi l'unica è fregartene dell'opinione della gente» sentì dire a Sebastian, quando focalizzò la propria attenzione nuovamente sulla realtà e non sul suo universo interiore.

«Forza Socrate,» gli disse scompigliandogli i capelli e cominciando ad alzarsi, «andiamo che tra due ore hai l'appuntamento con il medico e non vorrei mai farti iniziare in ritardo il tuo primo giorno di libertà».

Sebastian accettò la mano che Kurt gli aveva offerta e si mise in piedi reggendosi sulla gamba sana, rivolgendo un sorriso caldo all'altro.

Il viaggio in macchina fu rilassato, con il vento a scompigliargli i capelli e le canzoni che passavano alla radio, e che loro canticchiavano allegramente.

Sebastian salutò Kurt con un bacio, prima di scendere dalla macchina e dirigersi verso l'entrata della propria casa. Kurt guardò la sua schiena sparire dietro la porta, poi fece inversione e uscì dal quella fottutissima tenuta a cui non si sarebbe probabilmente mai abituato.

‘Sono un uomo, quasi, libero. Il gesso è andato, e sostituito da un molto più comodo tutore che quantomeno mi permette di piegare la gamba e che ogni tanto posso anche toglierlo. Stasera si va a ballare per festeggiare?’. Kurt lesse il messaggio con un sorriso sulle labbra.

Ballare? Non ti sembra una pretesa troppo grossa se ancora non riesci a reggerti su entrambe le gambe?

‘D: :( :'( ç___ç T____T’.

E poi cercano le ragioni del crollo delle borse... Se la gente ha così poco rispetto già dei soldi spesi per mandare un messaggio...’,

‘D: D: D:’.

‘Ho capito, basta! Che dici di ripiegare un una cena fuori e una sana sbronza? Faccio io l'autista, come sempre’. Anche lui in verità aveva voglia di uscire e festeggiare con Sebastian. E doveva ammettere che il pensiero che l'altro ragazzo volesse condividere con lui quella ritrovata semi-libertà gli riscaldava il cuore.

‘Affare fatto. Poi ti va di rimanere qua a dormire? I miei sono appena andati via, domani hanno una riunione di lavoro a Chicago.’

Kurt, prima di rispondere, scrisse un messaggio a Rachel, con le mani tremanti dall'ansia. ‘Stasera sono a dormire da te, sappilo.’ La ragazza gli rispose quasi istantaneamente. ’Ma Kurt, lo sai che i miei genitori sono a trovare i miei nonni e quindi Finn dorme qui’.
No, Finn dorme da Puck, io dormo da te.spiegò più chiaramente.
‘Oh... ok. Allora appena vedo Burt gli racconto del nostro fantastico pigiama party rigorosamente di sole ragazze’.
Kurt ridacchiò immaginando l'espressione di Rachel non appena aveva avuto l'illuminazione.
Grazie Rach, sei la migliore <3’.
‘Mi raccomando le protezioni!’ gli scrisse la ragazza, facendolo arrossire vistosamente. Ringraziò mentalmente che quello scambio non stava avvenendo in presenza di testimoni di alcun tipo.
‘Ritiro quello che ho detto’.

Kurt aprì la porta della stanza, senza riuscire a contenere un enorme sorriso soddisfatto. «Papàààààà, io stasera dormo da Rachel» urlò per farsi sentire dall'uomo che era al piano di sotto.

«Ok...» gli rispose Burt. «Come se io ci credessi davvero che Finn dorme da Puck e Kurt da Rachel proprio la stessa sera» lo sentì grugnire abbastanza distintamente.

«Grazie papà, sei il migliore!» gli rispose, prima di chiudere nuovamente la porta della propria stanza.

Aggiudicato, Ho la benedizione del papà orso, che sa che dormo da Rachel.’ scrisse a Sebastian.

‘Ci crede ancora? Ti preego’.

Nah... Però è meglio che certe cose rimangano non dette. Passo a prenderti alle 8, non farmi aspettare un'ora come sempre solo perché devi seppellire i tuoi orribili capelli sotto un litro di lacca’.

‘Adori i miei capelli, lo so benissimo. A dopo piccolo’. Kurt non riusciva a non sentirti preso in giro ogni volta che Sebastian tirava fuori un qualche nomignolo affettuoso. Anche se proprio 'piccolo' forse era il suo preferito.

A dopo Sippyyrispose lui, immaginandosi il grugnito di Sebastian nel leggere quel soprannome che odiava.

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N.d.a.: Hi everybody! Spero che finisca presto questo sciopero del silenzio dei lettori perché sta diventando scoraggiante XD Ad ogni modo, la lunghezza di questa storia mi sconvolge. Perché sì, ho fissato la fine con l'inizio, dunque tipo AAANNI dopo, e benché non prevedo di descrivere con questa dovizia di particolari tutto quel tempo non era previsto venisse fuori una cosa del genere. Doveva essere una “mini-long”. Ah. Ah. Ah. Povera illusa. Però non fa per me affrettare le cose, mi piaceva descrivere l'evoluzione del loro rapporto gradualmente e dandole  un senso, spero di esserci riuscita^^

A presto!

                                                 

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