Una, due, tre gocce caddero sulla scacchiera, volevano partecipare a quella danza mortale che avveniva tra la regina e l’alfiere. Ma nessuno dei due giocatori badò all’impento della cascata che si faceva pian piano più rumorosa, come se stesse tentando di attirare l’attenzione. Entrambi, infatti, erano completamente presi dalla partita e il primo, quello più tozzo e dal sorriso carico di sufficienza e di una dose abbastanza considerevole di superiorità, disse  « Credo che lei abbia perso il suo pezzo più prezioso »
Sherlock Holmes avrebbe voluto sorridere, mestamente, ma non lo fece, continuò ad osservare il suo avversario negli occhi. Sapeva bene di aver colpito nel punto più scoperto, che non era certamente la ferita alla spalla. Il cuore era il punto più sensibile, più incerto e difficile da controllare.
Irene Adler.
Il pezzo più prezioso di tutti.
Catturato, sacrificato, perduto per sempre.
 Il detective era forte, non staccò lo sguardo da Moriarty.
Sherlock avrebbe voluto riavere quel fazzoletto gettato al vento, affidato al mare, forse l’unico posto più sicuro per conservare il ricordo di Irene Adler. Invece, tutto ciò che gli rimaneva della donna era una foto sbiadita da dove non sarebbe certo uscita.
Il pezzo più prezioso di tutti.
Venivano da strade diverse, erano persone diverse, non avrebbero dovuto stare assieme eppure un triste scherzo del destino li aveva uniti. O meglio, uno strano caso di un ladro morto li aveva fatti conoscere e non li aveva mai più divisi. Si erano scontrati, incontrati, allontanati. Ma avevano la sicurezza che si sarebbero ritrovati sempre. Invece Moriarty aveva interferito, Moriarty l’aveva uccisa, spazzata via, presa.
Con riluttanza, disse « Una strategia vincente a volte richiede dei sacrifici »
Mentiva.
Avrebbe preferito sacrificare sé stesso piuttosto che perdere Irene Adler. Senza Irene Adler, non era Sherlock Holmes. E se non poteva più stare con Irene Adler, sapere che lei esisteva, non voleva più essere Sherlock Holmes.
La regina giaceva immobile tra l’alfiere e il cavallo.
Non c’era più speranza, Irene non c’era più, il suo pezzo più prezioso se ne era andato.



N.d.A. Ahaha, ok, è tipo la millesima storia che ho in sospeso, oltre a tutte le altre su Sherlock Holmes ma sono dettagli alla fin fine u.u Tra l'altro, il riferimento al modo in cui si sono conosciuti il nostro bel detective e la straordinaria Irene, è un'invenzione che si ricollega ad un'altra mia fanfiction, che spero vogliate leggere http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=988550&i=1:D Vi prometto un aggiornamento al più presto u.u Ciao ciao
Luna

Era su una scacchiera, era solo. Fuori, le persone che ballavano.
Sopra, i pedoni che cadevano inesorabilmente sotto il colpo della torre.
Doveva smetterla.
Sopra erano i pedoni, cavalli, alfieri. Fuori era Watson, Mycroft, Sim. Sopra, c’era la regina. Fuori, c’era Irene. Ma così come aveva deciso di lasciar andare la regina nelle mani di Moriarty, così come il pezzo che giaceva in mezzo ad altri corpi, così Irene era morta tra altri pedoni.
Aveva sbagliato, la tattica che vinceva sopra non vinceva fuori. Il suo cuore, quello che riteneva un semplice arto che lo faceva sopravvivere, era annientato, sconfitto.
Non c’era più nulla da fare, aveva perso. Doveva smetterla di sacrificare, di chiedere ad altri di perdere la vita, di giocare a scacchi con le persone. Irene aveva pagato per la sua tattica. Era colpa sua. Poteva salvarla. Poteva averla ancora con sé. Invece era lì, tra i pedoni morti sotto le mani subdole di Moriarty.
Sopra, la regina era morta. Fuori, Irene non c’era più.




N.d.A. Lo so, non è una conclusione degna di essere chiamata tale e non ha molto senso, ma tentate di comprendermi. E' stata scritta dopo l'euforia per aver fatto l'ultima interrogazione, quindi di fretta e delirante. Spero sia di vostro gradimento :D
Ci vediamo alla prossima fanfiction!
Luna