Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Il piccolo
James se ne stava lì, immobile, a guardare la grande
locomotiva rossa, ferma sui binari, spruzzare nuvoli di fumo in attesa della
partenza.
“Ascolta
Jamie, comportati bene e facci sapere come ti trovi appena arrivi” disse sua
madre carezzandogli i capelli.
“D’accordo,
ma’ ”.
“In gamba,
eh Potter!” gli fece suo padre abbracciandolo.
“Ciao
papà”. Spinse in avanti il carrello carico dei suoi effetti personali e lasciò
che li caricassero sul treno, portando con sé solo il baule.
Poi si
avvicinò alla porta del vagone e questa si aprì di scatto: un ragazzino
cicciottello e ansimante scese con un piccolo, faticoso salto e corse via sul
marciapiede, urlando dietro a James uno “scusami”.
Lui alzò
un sopracciglio ma poi salì sul treno; rivolgendo un’ultima
occhiata indietro, vide sua madre soffiarsi il naso, commossa, e suo padre che
la stringeva a sé, e rivolgeva a James un sorriso rassicurante.
Il
corridoio era affollato da ragazzi più grandi che ridacchiavano tra di loro.
Erano
tutti molto alti, e si ergevano come montagne rispetto a James, piccola collina,
che si sbrigò a passare inosservato. O quasi.
“Hey,
quattr’occhi, dove hai lasciato la mamma?” disse uno, con voce spavalda. Aveva
lunghi capelli biondi ed era di Serpeverde. Indossava già la divisa. Questo spiega tutto, pensò
James.
“Oh,
avanti Lucius, non essere scortese col bambinetto” fece una ragazza accanto a
lui, sempre ridendo.
James
squadrò anche lei: capelli biondo pallido, e una pelle altrettanto chiara.
“Non approfittare del fatto che sei con me,
Cissy” borbottò una ragazza nell’angolo dai capelli castani “Sei solo del
secondo anno, non giocare a bulli e pupe, capito?”.
Guardandola,
James sorrise istintivamente: era l’unica che non rideva di lui, anzi, lo
guardava con una certa complicità. I suoi occhi nocciola si mossero fino a
raggiungere un ragazzino che stava in piedi vicino a lei, alto tanto quanto
James, dai lunghi capelli neri e un visino vivace.
“Perché non vai con lui, Sirius?” disse la ragazza al bambino
“Cercate uno scompartimento e…”.
“No
grazie” disse lui secco dando un’occhiata a James
“aspetterò un potenziale Serpeverde, Andromeda”.
“Dai” lo
spinse Andromeda, mentre lui puntava i piedi “Non essere pignolo”.
“Forza,
Sissi, principessa” fece il ragazzo chiamato Lucius, ridendo di Sirius “Va’ con
lui”.
“Sì
Raperonzolo” assentì James indicando i capelli biondi dell’altro “Meglio con me
che con te”.
A James
sembrò di vedere Sirius lanciargli uno sguardo di gratitudine.
Gli occhi
verdi di Lucius si strinsero, ma ciò valse anche per la mano bianchissima della
bionda accanto a lui, che si posò sul braccio di lui
per fermarlo prima che estraesse la bacchetta.
“No” sussurrò lei “Altrimenti mia sorella mi
caccia”.
Dietro di
loro, Andromeda annuì a Sirius, che sbuffò e seguì James, il quale nel
frattempo aveva pensato che fosse meglio dirigersi dalla parte opposta del
corridoio.
Sirius
mise le mani in tasca e marciò dietro James, in silenzio, trascinando il
proprio baule.
“Come mai
ti fai chiamare Sissi?” disse James ad un certo punto, con tono divertito.
“E’ il mio
secondo nome” borbottò lui “Perlomeno per Malfoy”.
“Ah,
Malfoy, avrei dovuto immaginarlo” fece James col tono di chi la sa lunga “Comunque io sono James, James Potter”.
“Capisco”.
James, che
aveva trovato uno scompartimento semi libero, in cui c’era solo un ragazzino
dall’aria scarna chino su un libro, e che non alzò lo
sguardo quando James entrò, si fermò lì e guardò Sirius con le mani sui
fianchi: “Credevo il tuo nome fosse ‘Sirius’, non ‘Capisco’ ”.
“Ah ah”
fece sarcastico Sirius “Il mio nome è Sirius Black, ma non mi sembrava
obbligatorio dirtelo, dato che tanto la nostra ‘amicizia’ non è destinata a
durare”.
Detto
questo, s’intrufolò nello scompartimento e sedette accanto al finestrino.
“Perché dici così?” chiese ancora James, sedendosi accanto al
ragazzino che leggeva. Sorrise, guardando i suoi capelli scuri ben pettinati e
confrontandoli con i suoi, che davano l’idea di non averlo mai conosciuto, un
pettine.
“perché tu
sei un Potter, e che io sappia non c’è mai stato un
Potter a Serpeverde…”.
“Cos’ha
Serpeverde di così speciale…?”.
Sirius
sbarrò gli occhi e poi dichiarò:”Tutti i componenti
della mia famiglia, e così i nostri amici più stretti, sono finiti e finiranno
a Serpeverde. Quella sarà la mia casa, Potter. Dopo stasera, saremo rivali-“.
“Non deve
esserci rivalità tra gli studenti…collaborazione, complicità, disponibilità,
non rivalità” disse il ragazzino alzando lo sguardo e fissando Sirius,
contrariato.
“Oh
fantastico, ci mancava anche il secchione, adesso”
sbuffò Sirius, guardando fuori mentre il treno partiva.
“beh,
magari nel Quidditch…” continuò l’altro, ma fu interrotto da uno strattone di
James:
“Quidditch?!
Hai detto Quidditch?! Ti piace il Quidditch? E’ il mio gioco preferito!”.
“beh,
diciamo che con la scopa me la cavo”.
“Grande!
Io sono James Potter”.
“Remus
Lupin, piacere”.
“E lui è
Sirius Black” annunciò James, mentre Sirius tornava a guardarlo e lo fulminava:“Non siamo amici, chi ti ha detto di presentarmi ad uno
sconosciuto?!”.
“Non è più
uno sconosciuto, ora sa come ti chiami…”.
“E’
soltanto un pivellino che non finirà a Serpeverde”.
“Sono un
pivellino orgoglioso, allora!” sbottò Remus chiudendo il libro di colpo “Bella
fine che farete voi Purosangue incalliti, a frequentare soltanto la stretta cerchia di quelli come voi…”.
Sirius si
era alzato, estraendo la bacchetta, mentre James, preoccupato ma sorpreso dalla
grinta del piccolo ragazzo minuto, allungava le braccia per allontanarli.
“Davvero,
Sirius, finirai per non avere amici di questo passo…sii socievole” disse una
voce femminile.
Una
ragazzina dai capelli rossicci e molto carina stava in piedi sulla soglia dello
scompartimento, guardando Sirius accigliata.
Di certo i
suoi occhi azzurro ghiaccio non passavano inosservati, notò
James.
L’espressione
di Sirius mutò, diventando da quella di spietato guerriero a
faccia da pesce lesso, dopodichè abbassò la bacchetta e le sorrise: “E’
bello vederti, Jenny”.
“Piacere,
James“ s’intromise l’altro tendendo la mano.
“Hey tu
non ricominciare” sibilò Sirius “E’ mia amica, non
voglio che lei faccia cattive conoscenze…”.
“Aggredisci sempre così le
persone…James?” fece Jenny.
“…James
Potter” completò lui “Di norma sì, cara…siediti”.
Sirius era
lì lì per scoppiare.
“No, non
mi siedo...sono solo di passaggio” rispose Jenny.
“Avanti,
Jennifer, rimani...fammi un po' di compagnia...”disse Sirius implorante.
“Grazie
mille, eh!!” fece James piano, capendo che probabilmente quei due erano dello
stesso stampo.
“Mi
dispiace, Sis, mi stanno aspettando...ci vediamo a Serpeverde, comunque” dice lei facendo l'occhiolino, e poi avviandosi in
corridoio.
“La tua
amica se la tira, eh!” disse James a Sirius.
Ma avrebbe
dovuto aspettare un altro po’: la ragazza, evidentemente ancora nelle
vicinanze, tornò ad affacciarsi nello scompartimento e guardò James: “magari è così, Potter, magari me la tiro…ma non sono
maleducata”.
Un
James incredulo vide Jennifer tendergli la mano, mentre Sirius boccheggiava
vistosamente, e dire: “Jennifer Bloode, piacere”.
Appunto,
pensò James, aveva sentito parlare dei Bloode: un'altra di tutte quelle
famiglie esclusivamente purosangue. Le strinse comunque
la mano, poi disse:”Il mio amico, qui, invece, è Remus Lupin”.
“Lascia
stare, James” borbottò lui, riprendendo la lettura “E’ un’altra di quei Purosangue,
non si avvicinerebbe comunque”.
Sirius fu
sorpreso di non percepire alcuna ondata d’indignazione
nel suo animo, anche se per la secnda volta quel ragazzino criticava i
Purosangue.
“Non…Non è vero” balbettò lei facendosi rossa.
“Jenny,
che hai?” fece Sirius protettivo. James scimmiottò la sua espressione, ma prima
che l’altro se ne accorgesse era tornato serio.
“Io..ho amiche
Mezzosangue”.
“Se le chiami così, ne dubito” disse ancora Lupin.
“Lo vedrai” mormorò Jennifer, mentre una
ragazzina dai capelli rossi passava dietro di lei, e la chiamò: “Jenny, vieni”.
James la
fissò per bene, osservandone la pelle chiarissima, costellata di qualche
efelide sul viso, e i vivaci occhi verdi.
“Eccomi,
Lily…emh, vieni, ti presento Sirius Black…Remus Lupin…e, ahimè, James Potter”.
“Salve!”
esclamò lui immediatamente, tendendo la mano.
Lily,
quasi intimorita, osservò la mano e disse: “Elizabeth Evans, ciao”.
“Ciao
Lily” fece Sirius condiscendente “…anche tu a Serpeverde, immagino…”.
“Sirius, piantala” sbottò Jennifer “Non è di Serpeverde, è Babbana di nascita”.
James sorrise trionfante di fronte all’espressione di Sirius, il quale sembrava
aver ricevuto uno schiaffo morale che potesse seriamente compromettere la sua
sanità mentale.
“Non sono
tutti come te…a volte sei proprio una
rottura” disse ancora Jennifer, andandosene via dallo scompartimento, e
portando via Lily con sé.
“Sai, mi
sbagliavo” ammise James chiudendo la porta “Vale la pena di conoscerla, Bloode,
anche solo per le amiche che ha”.
“Sì, sì
certo” mormorò Sirius perso.
“Vedi”
sussurrò James a Remus “ Quando è confuso è ancora più simpatico…mi da’ anche
ragione”.
***
La
McGranitt srotolò una lunga pergamena e scoccò una lunga occhiata ai ragazzini
del primo anno.
“Ora vi
chiamerò per nome, uno ad uno, e voi avanzerete fino
al Cappello Parlante, il quale vi smisterà nella Casa più opportuna”.
Sirius
fece uno sbadiglio – James non seppe dire se fosse
vero o finto – e disse: “Ecco la parte più semplice”.
Poi James
si voltò alla sua destra e vide il ragazzino cicciottello che aveva incontrato
alla stazione.
Tremava e
si contorceva le mani, strapazzandole.
“In quale
Casa finirai?” gli chiese, tranquillo.
Lui
sussultò, e quando realizzò che qualcuno gli aveva
parlato, disse: “Peter M-minus”.
“Non
esiste la Casa ‘Peter Minus’ “ borbottò Sirius con un
sopracciglio rialzato.
“Già”
commentò James sorridendo.
“Oh…emh…non
lo so…” continuò Peter, rendendosi finalmente conto della domanda “E tu?”.
“Grifondoro,
che domande. Comunque io sono James Potter”.
Remus
Lupin guardò bene James, e poi Sirius. Avrebbe voluto essere anche lui sicuro
di sé come loro, sicuro di cosa voler fare nella vita, sicuro di quale Casa
considerare come propria…e invece non sapeva un tubo, né di cosa lo aspettava,
né di che fine avrebbe fatto.
“Susan
Abbott” disse la McGranitt ad alta voce.
Una
ragazzina con lunghe trecce rosse camminò fino al Cappello, che poco dopo proclamò:
“TASSOROSSO”.
“Sirius
Black”.
Sirius
disse: “Addio, Potter”, camminando con disinvoltura fino allo sgabello del
Cappello Parlante.
La
professoressa lo issò sulla sua testa bruna e Sirius si preparò a sentirlo
esclamare “Serpeverde!”, cosa su cui aveva fantasticato per tutta l’estate.
“Mmh…un
altro Black…Serpeverde è lì che ti aspetta…” ponderava il Cappello “ma qui ci
sono tanto coraggio e audacia, sprezzo del pericolo…mmh…magari..”.
Sirius
percepì una goccia di sudore attraversargli il viso, mentre guardava davanti a
sé il resto della Sala in silenzio…
“GRIFONDORO”.
…e poi improvvisamente non lo vedeva più.
Anche se
non l’avrebbero mai detto, James e Remus si ritrovarono ad applaudire insieme a
tutti gli altri di Grifondoro, che dimostravano tanto idillio e felicità per
aver strappato a Serpeverde colui che sembrava una
certezza.
Sirius per
un po’ rimase seduto, poi la McGranitt gli scoccò un’occhiata interrogativa e
lo fece alzare.
Avanzò
fino al tavolo e si sedette, mentre gli altri Grifondoro lo guardavano senza
dire ‘a’, per paura che mordesse.
Lanciò uno
sguardo alla tavolata di Serpeverde, e vide con suo orrore che sua cugina
Narcissa lo guardava male. Seduta accanto a lei, c’era anche Bellatrix, la
sorella maggiore di Narcissa e Andromeda.
Era al suo
penultimo anno, e non aveva mai considerato Sirius più di tanto, soprattutto
quand’era più piccolo.
Sirius la
vide muovere le labbra e rabbrividì mentre diceva ‘Feccia’.
“Jennifer
Bloode” chiamò la McGranitt.
“Fammi
passare, Potter” disse una voce gelida dietro James; lui si scansò e vide la
ragazza, pallida, avanzare tra la folla.
Si
sedette, chiudendo gli occhi.
“Vediamo...Bloode...astuta, disposta a tutto
per raggiungere il successo...come tutti nella tua famiglia...ma non mancano
coraggio e una sorprendente dose di altruismo che non
avrei mai pensato...”. “Serpeverde è la mia casa” borbottò Jennifer tra sé,
stringendo i denti.
Jennifer avrebbe tanto voluto seguire Sirius a Grifondoro, per lui
l’avrebbe fatto, ma non si sentiva preparata a finire
in una Casa come quella... cosa avrebbe detto suo padre?
“...la tua volontà di finire a Serpreverde è chiara...vediamo un po' cosa
mi combini...SERPEVERDE”.
James vide chiaramente Jennifer sospirare di sollievo, lanciare
un'occhiata alla tavolata di Grifondoro per poi raggiungere i Serpeverde
esultanti.
“Bloode ce l’ha fatta” mormorò Remus, seguendola
con lo sguardo e vedendo che abbracciava un ragazzo dai capelli rossi di
Serpeverde, probabilmente del terzo o quarto anno.
James, lì vicino, fece spallucce, mentre “Amos Diggory” veniva smistato a Tassorosso.
“Alice Donovan”.
Una ragazzina dai capelli castani emerse dal gruppo, mentre
un altro ragazzino, piuttosto robusto per essere del primo anno, non lontano da
James, la guardava interessato. Quando distolse lo sguardo da lei incontrò quello malizioso di James.
I due risero e il ragazzino strinse la mano a James: “Frank Paciock”.
“James Potter”.
“Elizabeth Evans” chiamò ancora la professoressa.
“oho amico guarda, guarda là!” Lupin toccò James
sulla spalla, sorridendo, e indicandogli, seduta sullo sgabello, la ragazzina
che Bloode aveva presentato loro sul treno.
“GRIFONDORO”.
“Seeee! Ma vieni!” esultò James, beccandosi
un’occhiataccia dalla McGranitt. Eppure, mentre si ricomponeva, giurò che il
preside, Albus Silente, gli avesse indirizzato un
sorriso.
“Remus
Lupin”.
Ci siamo, pensò Lupin mentre James lo spingeva allegro in avanti.
Uno, due, tre passi…tirò un profondo respiro e lasciò che il
Cappello Parlante gli scivolasse in testa.
“Oh, ti
prego, fa’ che mi trovi bene qui” mormorò preoccupato.
“La tua
insicurezza può essere superata, credo, ragazzo” borbottò il Cappello Parlante
“E vista la tua dose di buona volontà, e lealtà, credo che non avrai problemi…a
GRIFONDORO”.
Con un
gran sospiro anche Remus si avviò alla tavolata di Grifondoro.
“Peter
Minus”.
La
camminata ondeggiante di Peter fece ridacchiare non pochi studenti, mentre
ancora si torceva le mani e si asciugava il sudore in fronte.
“mmh…non
sei laborioso, ragazzo mio, niente Tassorosso…né una gran mente
calcolatrice…forse Corvonero…”.
“Grifondoro
Grifondoro Grifondoro” borbottava Peter con tutte le sue forze.
James
Potter gli aveva infuso una certa dose di sicurezza, sentiva che sarebbe
riuscito a farsi amico qualcuno, se solo capitava con
le persone giuste.
“Ma per andare a Grifondoro occorre coraggio…beh, in fondo
non sei adatto neanche alle altre case…GRIFONDORO”.
“Hai capito
Minus” commentò James, mentre lo applaudiva.
Con grande piacere di James, anche Frank Paciock, appena
conosciuto, fu spedito a Grifondoro, e poi fu il turno di un ragazzino tetro e
strascicante, di nome Severus Piton.
“SERPEVERDE”.
“James
Potter” disse un’ultima volta la McGranitt, con voce squillante.
James
arrivò fino al Cappello, questa volta realmente teso, forse anche solo per un
attimo; il Cappello sfiorò appena il suo capo che subito strillò:”GRIFONDORO”.
Mentre
si alzava, James distinse chiaramente Remus, Peter e Frank applaudirlo dalla
tavola di Grifondoro, e accanto a loro Sirius che fissava il suo piatto vuoto
come una mummia.
Un gruppo
di Serpeverde del terzo anno passò sghignazzando di fronte all’aula di Pozioni,
da cui uscivano i ragazzi del primo anno di Grifondoro.
Lucius
Malfoy si distinse tra di loro sogghignando più forte, e Sirius lo guardò
minaccioso ma lasciò correre. Lo tormentava così dall’ultima Strillettera che
gli aveva inviato sua madre, direttamente da Grimmauld Place. Era stato due
giorni prima, dopo che per tanto tempo Sirius aveva aspettato una qualsiasi reazione
della sua famiglia al suo smistamento a Grifondoro.
“Dovresti
dirgli qualcosa, a Malfoy, lo sai” mormorò James vicino a lui.
Sirius
sbuffò:”Te l’ho detto mille volte, Potter…non posso vantarmi di essere finito a
Grifondoro”.
“Perché
no? E’ una Casa rispettabilissima” argomentò Remus avanzando col suo carico di
libri.
“Serpeverde
lo era di più” disse Sirius scontento.
Col tempo
aveva fatto l’abitudine di essere considerato un Grifondoro, ma aveva pensato
male di quella Casa – o meglio, di qualunque Casa che non fosse Serpeverde –
per undici anni ed era sicuro che ci sarebbe voluto del tempo per accettare la
situazione.
Sua cugina
Andromeda era l’unica che aveva continuato a trattarlo allo stesso modo.
L’aveva
consolato della Strillettera e consigliato di farsi subito degli amici.
James, in
ascolto, aveva subito colto l’occasione per presentarsi ad Andromeda come un
potenziale amico di Sirius che poteva aiutarlo a superare la delusione eccetera
eccetera, e la ragazza ne era risultata talmente soddisfatta da consigliare al
cugino la sua compagnia.
“Certo che
siete i soliti!”.
“Non
lagnarti, Jenny…”.
“Già,
basta piagnucolare…”.
Remus,
James, Peter, Frank e Sirius ritrovarono sulla loro strada il gruppo di
Serpeverde che era andato avanti, e stavolta uno dei ragazzi, dai capelli rossi
e gli occhi azzurro ghiaccio, stava discutendo con Jennifer Bloode.
“Sirius,
c’è la tua amica” fece James.
“L’ho
vista, Potter” sillabò Sirius, senza fermarsi.
“Avanti,
Jenny, lasciami andare” protestò il ragazzo dai capelli rossi, scocciato,
lasciandola lì col muso mentre se ne andava con il suo gruppo di sghignazzanti
amici.
Jennifer
si girò e si accorse di Sirius che le passava poco lontano.
“Sirius…”
mormorò, facendosi più vicina.
“Oh oh”
borbottò James, poi si sentì strattonare “hey, Lupin ma che fai?”.
“Portami a
vedere la tua nuova scopa, Potter, dai!” fece Remus trascinandolo via “Tanto lo
sappiamo tutti che entrerai nella squadra di Quidditch al primo colpo!”.
“Sì sì
vengo anch’io” li informò Frank, e insieme a Peter Minus li seguì a ruota.
Sirius
sbuffò, mormorando qualcosa come “stupidi”.
“Come ti
trovi?” disse subito Jennifer.
“Emh…”
Sirius non credeva che la sua amica Jenny gli avrebbe più rivolto la parola, ed
ora non sapeva se risponderle la verità “Così così”.
“Non è…tanto
grave, no?”.
“Cosa?”.
“Che
sei…un Grifondoro…” balbettò Jennifer insicura “perdona mio fratello, ti prego,
quando sta con i suoi amici si trasforma”.
“Figurati.
Tu? Come ti trovi?”.
“Emh…bene,
papà è molto contento…emh…oh ti prego, scusami Sirius!” esclamò
improvvisamente, quasi con le lacrime agli occhi.
“Cosa?”
disse lui ancora.
“Io
non…non credevo che saremmo stati ancora amici…dopo…beh…dopo tu-sai-cosa…e ora
che posso parlarti mi comporto da stupida…e invece di consolarti” Jenny tirò su
col naso “…ti racconto cose che non ti farebbero mai star meglio!”.
“Ma io sto
meglio, Jenny!” ammise Sirius a voce alta.
Neanche
lui avrebbe mai creduto di poterlo dire, ma la vita da Grifondoro non era male,
se scartava tutti gli insulti degli altri Serpeverde – che un giorno o l’altro,
presto o tardi, l’avrebbero fatta finita – e le Strillettere che sua madre
avrebbe molto probabilmente continuato a mandare. D’altronde, non l’avrebbe
rivista prima di giugno, quindi gli conveniva divertirsi nei suoi ultimi nove o
dieci mesi di vita…
“Davvero
Sirius?” fece Jennifer sbalordita ma contenta.
“Sì,
certo” confermò lui,contento di vederla
finalmente sorridere.
“ORA
BASTA!!”.
Entrambi
si voltarono. James Potter aveva sbattuto i propri libri per terra e guardava
Sirius profondamente irato.
“BASTA,
BLACK, HAI FINITO DI PRENDERCI IN GIRO TUTTI QUANTI!”.
“Ma che ci
fai qui? Non eri andato con Lup- “ borbottò Sirius, ma poi si accorse di Remus
che lo salutava con un cenno sconsolato alle spalle di James.
“No, siamo
rimasti nelle vicinanze – a origliare, se vuoi saperlo – e per fortuna…HAI
FINITO DI FARE LA DOPPIA FACCIA CON ME, CAPITO, BLACK?!”.
“Potter,
rischi di sembrare maleducato” gli fece notare Jennifer.
“Fatti da
parte, carina” proruppe lui, guardando Sirius come pronto ad esplodere “Dio sa
quanto ho faticato per tirarti fuori una parola amichevole in questi giorni, e
tu che fai? Tu che fai?” sbraitò James “Vai a dire alla tua amichetta che stai bene, stai meglio a Grifondoro, che non è poi così male…”.
“E’ la
verità, James…” fece Sirius allarmato “Non è così terribile come credevo”.
“E grazie
a chi? Grazie a CHI?!’” domandò agitando un dito.
“Non
prenderti tutto il merito, Potter” lo minacciò Sirius agitando un dito a sua
volta “Certo, però hai fatto la tua buona parte…rompendomi le palle tutta da
quando siamo qui…”.
Rimasero
così, con le dita sospese a mezz’aria…finché qualcuno scoppiò a ridere.
Lupin, per
la precisione, scoppiò a ridere.
Anche
Peter e Frank ridacchiarono sotto i baffi e persino a Jennifer fu strappato un
sorriso, mentre guardava divertita Sirius e il suo faccino rosso.
“Cos’hai
da ridere?” James, cupo, si voltò verso Remus.
“State
litigando, James!” disse lui come se fosse ovvio.
“Non ci
vedo nulla di così ovvio, Remus” protestò infatti Sirius.
“E’ la prima
volta che litigate seriamente da quando vi siete conosciuti…”.
“In realtà
non abbiamo fatto nient’altro che quello, da quando ci conosciamo” precisò
James.
“Oh
no…quelle erano stupide prese in giro…voi state li-ti-gan-do” scandì bene Lupin “E saprete, spero, che non si può
litigare senza prima essere amici…no?”.
Ci fu un
momento di silenzio assoluto, poi Jennifer scoppiò a ridere di gusto.
“tu sei un
genio, Lupin” esclamò, andando a stringergli la mano. Lui fu sorpreso di ciò e
ricambiò il gesto.
Jennifer
non credeva di poterlo fare, prima o poi, di toccare un “mezzosangue” – così li
chiamava suo padre – così da vicino…ma negli ultimi tempi aveva fatto molte
cose che non si aspettava, e altrettante ne avrebbe fatte in vita sua.
“D’accordo,
d’accordo” fece James, moderando l’espressione trionfante di Remus “mi arrendo
mi arrendo è finita The End hai capito Black per questa volta la passi
liscia!”.
“Bandiera
bianca, Potter?” Sirius gli tese la mano, con un sorriso.
James
sbuffò,ma poi gli tese la mano, dicendo:
“Ok, ora ti ho raddrizzato per bene ma ho sprecato ben troppi giorni dietro al
tuo caso disperato…non sarebbe ora di farti perdonare?”.
“Che cosa
vuoi, James?” disse Sirius sbuffando, mentre Potter lo trascinava via.
“Beh,
vedi, ci sarebbe, emh… Evans, te la ricordi? Occhi verdi, capelli rossi, uno
schianto…avrai capito, immagino…ecco, lei…”.
***
“No, no,
no!” la voce di Lupin sovrastò i borbottii senza senso di Peter, che ripeteva
qualcosa tra sé e sé.
“No?”
ripeté Peter spiazzato, bloccandosi. Lupin estrasse la bacchetta e fece
lievitare un poco il proprio bicchiere di succo di zucca, pronunciando
chiaramente “Wingardium Leviosa”.
“Mmmpf…pfdai
Minus…è pfacile” aggiunse James con la bocca piena di dolce alla melassa. A
cena lo mettevano sempre in tavola e James non aspettava altro che quello.
Sirius nel
frattempo osservava annoiato i tentativi di Peter di compiere l’incantesimo che
a lui riusciva benissimo. Il ragazzino era l’unico della loro classe a non
essere ancora riuscito a praticarlo.
“Mmm, ok”
replicò Peter non proprio convinto “Wingardium
Laviosa”.
“No, è
Leviosa” disse allora Remus paziente, incurante delle risate dei vicini,
divertiti dalla scenetta.
“Pfleviofa…”
soggiunse James, preparandosi ad ingoiare un bicchierone di succo.
“Quando
parli con la bocca piena sei terribile, Jamie” gli fece notare Sirius.
“Allora…allora”
fece Peter, asciugandosi la fronte “
Wingardium Leviosa”.
Immobilità
assoluta. Il suo bicchiere si sarebbe spostato di più con uno spiffero di
vento.
“Certo, se
agitassi la bacchetta invece di puntarla e basta…” sospirò Remus, guardando
mesto il proprio piatto.
“oh,
insomma” Sirius estrasse la propria bacchetta, puntandola contro una torta di
frutta “Wingardium Leviosa”.
Questa si
librò in aria con grazia, volteggiando sopra le teste dei ragazzi, in
particolare sopra quella ammirata di Peter.
“Visto?”
disse Sirius con un sorriso. La sua torta aveva raggiunto un’altezza
spropositata.
“Bravo,
Sis” commentò Remus.
“Mpf”.
Naturalmente questo era James, che stava terminando l’ultima fetta di torta
disponibile.
“E’
facile, Peter, devi solo concentrarti” dicendo questo, Sirius interruppe il
contatto e ripose la bacchetta in tasca.
Seguì un
“Oho” all’unisono. La torta sfrecciò verso il basso a velocità inarrestabile.
Quattro
teste si voltarono all’istante verso il piccolo corridoio che separava i tavoli
di Grifondoro e Serpeverde.
Un
terribile “splaf”, qualche briciola e anche qualche pezzo di frutta fu ciò che
finì sulle teste degli studenti vicini. Il resto finì esattamente sopra il capo
di Bellatrix Lestrange, appena alzatasi da tavola con i suoi compagni.
Seguì una
manciata di secondi silenzio assoluto, interrotti ad un tratto da qualche
bisbiglio e alcune risatine non identificate.
Poi,
lentamente, il viso di Bellatrix Black si voltò verso Sirius, James, Remus e
Peter, e con esso tutta la gelatina e il pan di spagna che lo coprivano.
Sirius
deglutì e si alzò dalla panca.
“Emh…”.
“TU!”.
“No, no,
aspetta ti prego…”.
Due amiche
di Bellatrix rabbrividirono, e una di loro mormorò “gratta e netta”. I resti di torta sparirono subito. Ma Sirius
avrebbe preferito che non lo facessero, perché ora poteva vedere con i suoi
occhi l’espressione spietata della cugina.
“Come
hai..”.
“Mi
dispiace, mi dispiace…io…” Sirius era rosso in viso, ma non per la vergogna:
non sapeva come evitare di ridere, al solo pensiero di Bellatrix ricoperta di
torta.
“Fai bene
a dispiacerti, moccioso” disse Bellatrix con voce sepolcrale. Dal tavolo di
Serpeverde qualcuno rise, compresi Lucius Malfoy, il fratello di Jennifer,
Cadmus Bloode, e la loro truppa.
“Che vuoi,
Black?” intervenne James con gli angoli della bocca ancora sporchi di glassa.
“E tu che
vuoi, mostricciattolo?” scattò lei punta sul vivo.
“Voglio
che la pianti di fare tanta scena per una torta che era pure buona”.
“E voglio
che tu chiuda la tua bocca all’istante!” sbottò Bellatrix muovendosi
pericolosamente verso James.
“No,
aspetta…” cercò di fermarla Sirius.
“Cosa succede
qui?”. La voce della professoressa McGranitt salvò la vita a James. Bellatrix
si fermò e indicò James con l’indice a due centimetri dalla faccia del ragazzo.
“Questi
bambini giocano col cibo!” protestò Bellatrix.
La
McGranitt guardò i Grifondoro in attesa di una qualsiasi replica.
“Ci
stavamo solo esercitando” disse Sirius.
“Già, e a
me è sfuggito il controllo dell’incantesimo, professoressa” dichiarò James, al
che sia Bellatrix che Sirius lo guardarono con gli occhi di fuori “Mi perdoni”.
“Professoressa…ma
lui..” Bellatrixancora non ritraeva il
proprio indice “Non è stato lui…”.
“certo che
sì” replicò James.
“NO!”
esclamò Bellatrix.
“Stia
tranquilla, signorina Black, il signor Potter sarà punito adeguatamente” le
disse tranquilla la professoressa.
“Ma è
stato Sirius Black, professoressa, non…”.
“Non vedo
perché il signor Potter dovrebbe assumersi colpe che non ha…non vorrei
insinuare che lei voglia attribuire per forza la colpa al signor Black” le
disse la McGranitt con un sopracciglio rialzato.
Bellatrix
assunse un’espressione indignata e si allontanò a grandi passi (l’indice
davanti alla faccia di James fu l’ultima parte di lei a muoversi).
“Ma
veramente…” fece Sirius, e la McGranitt lo scrutò attentamente.
“Sono
davvero stato io” disse Sirius, mentre James gli scoccava un’occhiataccia.
“Perché
devi sempre rovinare tutto, idiota?”.
“Signor
Potter!!”esclamò la McGranitt.
“Emh mi
scusi prof!” James si grattò la testa “Comunque è colpa un po’ di tutti…”.
“vero”
alzò la mano Remus, al che la professoressa lo guardò colpita.
“Anche io
“ disse pronto Peter.
Gli altri
Grifondoro si scambiarono occhiate sorprese e divertite.
“Bene”
disse la McGranitt “Allora suppongo che sarete felici di condividere tutti una
punizione…credo che sarà la tua prima e ultima, signor Lupin, però…”.
“Va bene,
professoressa” dissero Lupin e Peter.
“Certo che
sì” disse Sirius.
“per me va
bene…mi fate commuovere ragazzi” disse James facendo finta di asciugarsi una
lacrimuccia.
“Bene”
disse la professoressa avviandosi al tavolo dei professori “Domani alle cinque
nel mio ufficio, tutti e quattro”.
“Evvai!”
esclamò James.
I quattro
sfogarono le loro risate sulla scena “Bellatrix-torta” nel percorso dalla Sala
Grande alla Sala Comune, e anche all’interno della stessa: James faceva la parte
di Bellatrix con il suo dito puntato sul naso di Peter, che si sganasciava
dalle risate, mentre Sirius portava gli occhiali di James e faceva la parte
della McGranitt; dal canto suo, Lupin riproduceva la faccia allibita di Sirius
nel vedere la cugina litigare con James.
James
prese aroteare per la Sala, facendo
ridere i presenti, profondendosi in imitazioni sempre più indignate della
Black, finché, sfinito, crollò su una poltrona.
“Sei un
grande, Potter” gli disse uno con i capelli rossi seduto su un divano lì
vicino.
“Davvero?
Beh grazie…” replicò James “tu sei…?”.
“Arthur,
Arthur Weasley”.
“Tanto
piacere…che stai facendo?”.
“L’incantesimo
‘aguamenti’…” gli disse mostrando un calice pieno d’acqua “Anche se preferirei
leggere questo”. Gli mostrò un manuale abbastanza spesso che recava la dicitura
‘I Babbani e le loro stranezze’.
“Ah beh,
amico, io non ci capisco niente di quella roba” rise James, poi sentì Sirius
che lo chiamava:
“Ehi,
James, amico, fagli vedere come facevo con il Wingardium Leviosa!”, mentre lì
vicino Paciock rideva con Remus.
Allora
prese al volo il calice del suo nuovo amico, scusandosi, e disse: “Wingardium Leviosa!”
L’incantesimo
gli riuscì, e il calice pieno d’acqua prese a volteggiare sopra di loro, loro
che nel frattempo avevano iniziato un trenino canticchiando “E la Bella serpentessa… la prof la crede una
fessa…si è presa la torta in testa…e noi qui a fare festa..”
“Ehi,
Jamie” sbraitò Sirius allegro “Guarda chi si è aggiunta al trenino…”.
James, con
il braccio alzato verso il calice, scorse con un’occhiata la coda della fila e
vide Lily Evans ridere con le sue amiche.
“CIAO!!”
urlò allora il ragazzo, alzando entrambe le braccia e rompendo la fila.
Ruppe
anche l’incantesimo, in realtà, ma questa è storia vecchia: così come credo già
indovinerete che il contenuto del calice si rovesciò sopra qualcuno.
Splash
“OHO SEI
NEI GUAI AMICO!” fece Sirius sghignazzando, mentre Peter addirittura piangeva.
“…POTTTTEEEEER!!”.
“Oddio
Lily ti prego perdonami…stai bene…ti sei rotta qualcosa…?”.
Un sole dai raggi caldi e luminosi riscaldava le loro testoline
assonnate, tutti e quattro distesi sull’erba del parco, sulle
Innanzitutto
grazie 1000 per i commenti!! Davvero!! Sono commossa…grazie a stellina, a sery
black, e soprattutto a Francy!! Sono strafelice che ti sia piaciuta così tanto e
spero di non deluderti…
Emh, come
vi accorgerete questo chap è subito ambientato al secondo anno…un gran passo in
avanti, direte, dato che nello scorso chap eravamo
appena all’inizio del primo..ma è mia intenzione racchiudere in questa ffict gli
spezzoni più importanti dei sette anni trascorsi ad Hogwarts dai Malandrini…spero
vi piacerà lo stesso!! Bacioni
Un sole
dai raggi caldi e luminosi riscaldava le loro testoline assonnate, tutti e
quattro distesi sull’erba del parco, sulle rive del lago, ad assaporare
l’estate che si allontanava sempre di più, e a cui, semplicemente rimettendo
piede a Hogwarts per il loro secondo anno, avevano detto addio.
“A me non
mancherà affatto” commentò Sirius “Non vedevo l’ora di tornare”.
“Cos’è successo con i tuoi?” domandò James.
“Un
inferno ragazzi…la peste…! Non mi hanno lasciato mai uscire di casa, a parte quando
è venuta Andromeda…e non ho potuto neanche vedere Jennifer…”.
“Significa
che la prossima estate verrai da me! Dobbiamo vederci, ragazzi, anche
d’estate!”.
“Tu credi
che i miei mi manderanno, Potter?” disse Sirius scettico.
“Beh, anche solo per la colazione della domenica…e per qualche partita
a Quidditch….vedessi come ne abbiamo fatte con mio padre, quest’estate…E
poi lo sai che sono persuasivo”.
“Decisamente anch’io non vedevo l’ora di tornare…” ammise
Peter “Mi mancavate, ragazzi”.
“E tu Remus…?” fece Sirius. Poi, quando vide di non ottenere
risposta, aprì gli occhi e si tirò su a sedere.
“Remus”.
“Eh?”. Il
ragazzo era disteso a pancia in giù, i gomiti a terra e le mani che sostenevano
il volto, e guardava in lontananza qualcosa che Sirius riconobbe subito essere il grande albero piantato l’anno prima a Hogwarts –
apparentemente senza nessun motivo.
“Cosa guardi?”.
“Mah, decisamente niente”.
“Quell’albero
non ha proprio niente di interessante” commentò Minus
con un brivido “Ho sentito dire che chiunque si avvicini non ne esce vivo”.
“Sciocchezze”
fece James spavaldo, voltandosi anche lui a guardare il Platano Picchiatore, o
come chiamavano quell’arbusto troppo cresciuto.
“Sai
James, mio padre mi ha comprato una scopa” disse allora Remus “Mi sono esercitato
a Quidditch in questi mesi”.
“Davvero?
Bene!” esclamò James, con gran sollievo di Remus nel vedere che già non pensava
più al Platano “Vorrà dire che potrai partecipare alle selezioni per la
squadra…”.
“Beh non
saprei…” riflettè Remus.
“Saresti
troppo occupato con i tuoi libri eh!” disse Sirius con un sorriso.
“E anche a sparire, come facevi ogni mese l’anno scorso!”
fece James.
“Ma no…” borbottò Remus, di nuovo nella cacca “Non era ogni
mese…”.
“Oh sì che
lo era!” ribattè James “Tu ci scherzi, ma il Quidditch
richiede impegno!”.
“Sei tu
che lo prendi troppo sul serio” disse una voce.
James alzò
gli occhi verso l’alto e vide il sole della sua vita. Beh, veramente – evento
straodinario – ce n’erano due di soli…uno, quello che
vedevano tutti, e l’altro…
“Bentrovata,
Evans!” scattò lui in piedi, sistemandosi i capelli che non avrebbe mai potuto
domare.
“Ciao
Potter” disse lei annoiata “Non sono venuta per te, quindi puoi anche sederti”.
“Non
potrei mai, non in tua presenza…”.
“Certo” fece Lily, poi si rivolse a Sirius “Jennifer ti ha mandato
un regalino…te l’ho lasciato in Sala comune”.
“Un
regalino?” ripeté Sirius, mentre James faceva “oooh”.
“Già…non
sapeva quando ti avrebbe rivisto, o come fare a dartelo, e l’ha affidato a me”
Lily fece l’occhiolino a Sirius “Non te l’ho portato qui perché immaginavo volessi un po’ di privacy per aprirlo!”.
“Ah,
certo, grazie mille Lily” Sirius le lanciò un gran sorriso “Sei
molto gentile, davvero”.
“Ci
vediamo”.
“Ciao
Evans!” sbraitò James.
“Sei davvero
un gran bastardo” soffiò James quando Lily si fu allontanata, e Sirius rise,
scuotendo la sua chioma color ebano: “Ma io so come comportarmi con le donne”.
“Già, già,
le donne…ehi, a proposito!” a Potter sembrarono aprirsi nuove prospettive “Il
regalino…chissà cosa c’è dentro…”.
In un
secondo Sirius capì le intenzioni di James…ma ci mise anche troppo: il ragazzo
aveva già iniziato a correre verso il portone della scuola.
“POTTER
FEEERMATIII!”.
“Ahiahiahi”
disse Lupin alzandosi “Vieni, Minus, seguiamoli”.
“Ok”.
E così
i quattro iniziarono a correre, uno dietro l’altro, in particolare Sirius
facendo un gran casino – con le urla di minaccia che lanciava a James.
“Dai non
prendertela tanto!” gli urlò James mentre finiva di salire la rampa di scale dell’ingresso.
“Tu
provaci ad aprirlo e sei morto!” rispose Sirius facendo i gradini a due a due.
“Almeno
posso dirle se mi è piaciuto o no!” sghignazzò James.
“JAAMEES!”
sbraitò Sirius mentre voltavano l’angolo.
“Magari
c’è anche un bigliettino coi cuoricini!” fece ancora
l’altro, oltrepassando l’arazzo che introduceva alla via più breve per il
dormitorio.
Sirius,
infuriato, scansò l’arazzo dal suo passaggio e…
“Aguamenti!”
E come se
fosse stato il miglior pattinatore sul ghiaccio, James oltrepassò di gran lunga il ritratto della signora Grassa con un
“aaaaaaaaaaaahhhh”, scivolando sull’acqua che Sirius aveva fatto comparire a
terra.
“Api Frizzole” disse Sirius con il
fiatone, sbrigandosi ad entrare prima che James si rialzasse.
Una volta
dentro, guardò in giro, sopra i tavoli, sui divani, ma non vedeva niente che
potesse assomigliare ad un pacchetto.
“Ehi,
Black, cerchi qualcosa?” gli disse Frank Paciock da una poltrona.
“C’è un
pacchetto per me in giro?” chiese Sirius lanciando occhiate nervose al buco del
ritratto, sicuro che James sarebbe entrato non appena si fosse ripreso dalla
sederata.
“Sì” fu la
risposta “Lily Evans mi ha chiesto di mettertelo in dormitorio; è lassù”.
Sirius
sfrecciò su per le scale proprio mentre sentiva James varcare la soglia della
Sala Comune con passi pesanti.
Il
pacchetto era argentato, e proprio lì sopra il suo letto.
Con un
sospiro, Sirius si sedette e lo prese in mano.
C’era un
biglietto.
Ciao Sirius! E’ un po’ insolito che
ti mandi un biglietto, lo so, ma mi sei mancato talmente tanto quest’estate…e
non ho potuto neanche darti il tuo regalo di compleanno…Auguri, anche se in
ritardo!
Jenny
Sentendosi
un po’ accaldato in viso – probabilmente per la corsa… - Sirius scartò il suo regalo
e ammutolì:c’erano due specchietti, non più grandi del
palmo della sua mano, ma non c’era modo di capire come usarli. Poi,
rigirandoseli tra le mani, Sirius trovò delle scritte sul retro, ancora di
Jennifer.
Gli
spiegava che erano specchietti incantati, tramite i quali si poteva comunicare.
Bastava dire il nome della persona che si voleva contattare.
“Ho pensato che facesse comodo a te e James Potter…ne ho
incantato un terzo in modo che noi possiamo comunicare…lo porterò sempre
con me!”
Sirius
sorrise estasiato e portò i due specchietti con sé giù in Sala Comune.
Vide che
James parlava con altre persone e li ripose in tasca.
“Ehi Black
il tuo era proprio un colpo basso!” protestò James, di fronte al sorriso
soddisfatto di Sirius; poi James si rivolse ad un ragazzo dai capelli rossi e
molte lentiggini che Sirius non aveva mai conosciuto
di persona:”Weasley, avresti dovuto insegnarmi quell’incantesimo, lo sai?,
quella volta! Almeno l’avrei usato per primo!”.
Sirius
sovrastò le risate dei due, oltre che quelle di Peter e Remus, a cui James
aveva raccontato tutto: ”Weasley hai detto?”.
Il ragazzo
lo guardò e annuì:”Tu sei Sirius, vero?”.
“Io ti
conosco!” esclamò Sirius “Beh, veramente…mia madre ti ha
tolto dal nostro albero genealogico proprio il mese scorso…”.
Le
orecchie di Arthur Weasley arrossirono, e lui annuì
ancora senza dire niente.
“Perché mai?” fece Remus indignato.
“Sostiene
che i Weasley non siano dei veri Purosangue perché sono Babbanofili…” continuò
Sirius pensieroso.
“E’ così”
disse allora Weasley alzando il capo “Sì, è così”.
“Beh, la
penso come te, amico” Sirius gli tese amichevolmente la mano “Non come
quell’idiota di mia madre, mio padre e tutti quelli come loro”.
L’altro,
sorpreso, alzò un sopracciglio e tese la propria: “Arthur Weasley”.
“Tanto
piacere” disse Sirius stringendogli la mano con convinzione “Sei benvenuto come
parente”.
Anche
Remus e Peter si presentarono, e in quel mentre Sirius allontanò James.
“Guarda
qua” gli disse. Poi estrasse gli specchietti dalla tasca e gliene diede uno.
“Cos’è?
Non ti facevo vanitoso!”.
“Ma che hai capito! E’ incantato, serve per tenersi in
contatto dovunque si vada!”.
“Aaahh…fammi capire, te l’ha mandato Bloode eh!”.
“Già”.
“Beh, in
ogni caso ho avuto anch’io la mia parte di profitto” riflettè James, soppesando
il proprio specchietto “Sarebbe il regalo ideale per Remus…almeno sapremmo
sempre dove va quando sparisce!”.
I due
ammutolirono e si guardarono.
“Già…”
fece Sirius penserioso.
“Ragazzi,
scendiamo a cena?” chiese Lupin.
“Voi
andate avanti, noi scendiamo dopo!” rispose James, dopodichè
si allontanò con Sirius con aria cospiratrice.
***
Assonnati
e sbadiglianti – non erano più abituati a svegliarsi così presto, dato che per tutta
l’estate avevano oziato – gli alunni di Grifondoro del
secondo anno, la mattina dopo, si avviarono alla lezione della prima ora:
Pozioni.
Il
professor Lumacorno era pimpante come sempre, e avanzò davanti agli studenti di
Grifondoro e Serpeverde con il suo pancione immenso, bordato di una veste di
velluto verde.
“Salve,
salve, cari ragazzi” li salutò “passato una bella estate?”.
Mormorio
generale di assenso.
“Passato
una bella estate, cara Elizabeth?” domandò poi,
scoccando un’immancabile occhiata benevola alla sua allieva prediletta, Lily
Evans.
“Sì,
grazie, professore”.
James
crollò sul proprio tavolo senza staccare gli occhi di dosso dalla ragazza; a
lui Lumacorno stava molto simpatico – non si poteva dire altrettanto della sua
materia – e non c’è bisogno di spiegare perché: era come se il professore fosse
l’unico altro uomo sulla faccia della terra ad apprezzare le doti e le virtù di
Lily allo stesso modo di James.
“Davvero
Lily? Sono contento per te...!” le sussurrò quando il
professore si fu girato.
“Grazie” rispose lei fredda, distogliendo subito lo sguardo.
“No,
davvero…certo, sapessi che divertimento se c’ero io” ammiccò ancora James.
“Immagino”.
“Io sono
sempre divertente, lo sai sì?” precisò il ragazzo.
“Per
favore!” implorò Remus, con evidenti occhiaie.
“E dai,
Lupin…” fece James, mentre Lily lo guardò con gratitudine e disse:”ha ragione”. Poi prese i libri e si spostò dall’altro capo
del tavolo, vicino a Jennifer Bloode.
“Ma guarda te…”. Sirius rise di fronte alla faccia di James,
ma poi guardò Lupin:”Sembri stressato, Lupin”.
“No che
non sono stressato” rispose lui, copiando gli appunti che il professore aveva
scritto alla lavagna.
“Ma guarda che occhiaie…già il primo giorno sei stanco?”.
“Non
preoccuparti, davvero, Sirius…sto bene” tagliò corto lui, anche perché
Lumacorno si girò e iniziò a
spiegare
loro come preparare la pozione. Sirius si voltò e lanciò un’occhiata eloquente
a James, che però guardava ancora in direzione di Lily. Jennifer e lei stavano prendendo appunti e ogni tanto si scambiavano
sorrisi sereni.
Ma, notò
James, non era esattamente la stessa cosa che gli altri Serpeverde, alle loro
spalle, facevano: più di uno storse il naso di fronte
alle due, Grifondoro e Serpeverde, che socializzavano, alcuni bisbigliavano con
smorfie sul viso e altri lanciavano occhiate per niente benevole. Lo sguardo di
James s’indurì: sapeva perché. Era un comportamento che aveva notato sin dal
primo giorno, al suo primo anno. Lily non era Purosangue, e per di più
Grifondoro: la peggiore combinazione per chi finiva a Serpeverde.
“James, mi
passi il calderone?” gli disse Peter, e lui glielo diede senza distogliere lo
sguardo dai Serpeverde. Aveva visto Piton, un secchione
untuoso e appiccicaticcio solo a guardarlo, guardare male Lily quando lei
l’aveva urtato involontariamente nell’andare a prendere il materiale
nell’armadio; questo nonostante lei avesse chiesto scusa.
Anche
James e i suoi compagni raggiunsero un armadio.
“Quel
Piton mi piace sempre di meno” confidò James a Sirius mentre prendevano radice
di mandragola in abbondanza.
“Jenny
dice che va bene in tutte le materie” rispose l’altro con una smorfia “Il
solito secchione figlio di papà”.
“Si crede di essere superiore!” borbottò ancora James mentre tornava
indietro.
“Allora…”
esordì il professore, ma in quel momento bussarono alla porta “Sì?”.
Entrò la
professoressa Campbell, di Erbologia, e teneva per le
orecchie (ormai vistosamente arrossate) due ragazzi neanche troppo piccoli – ma
d’altronde anche lei era una donnona.
“Sì, Orchid
cara?” disse Lumacorno stupito dalla scena, mentre alcuni ridacchiavano. James
vide Peter toccarsi nervosamente le orecchie.
“Questi
due – sono di Serpeverde, no? – stavano frugando illegalmente tra le mie
riserve! Ritengo necessario che tu li punisca all’istante!” spiegò
la donna con vocetta acuta.
“Emh…beh…Tiger
e Goyle…sì, sì, sono di Serpeverde…ehm” Lumacorno si guardò intorno e disse
“Voi continuate pure, ragazzi, e mi raccomando, fate
attenzione mentre sono via…faccio in un secondo…emh…arrivo, Orchid!”.
Quando
il professore uscì, molti risero dei due studenti sfortunati.
“Che stupidi! Rubare dalle dispense della Campbell! Lo sanno
tutti che è spietata!” disse Lily a Jennifer mentre
ridevano.
“Ehi” fece
un Serpeverde, parandosi tra le due “Vacci piano con le parole”.
Lily
ammutolì per un attimo, poi disse:”Come?”.
“Lestrange,
levati” fece Jennifer infastidita alle spalle del ragazzino.
“Non
provare a offendere, ragazzina…” disse allora Piton,
sollevando i suoi capelli unti dal libro, che, chissà perché, continuava a
riempire di appunti dall’inizio della lezione “Una mezzosangue come te non si
deve permettere!”.
“Tu non ti
devi permettere” disse una voce. James e Sirius in poco tempo avevano raggiunto
l’altro capo del tavolo.
“Perché sennò che fate? Chiamate la
mamma?” rispose Piton.
“Ma no, Black non può! Altrimenti la mamma lo sculaccia!” fece Lestrange, e tutti i Serpeverde risero.
“Ti ho
detto di spostarti!” esclamò allora Jennifer, spingendo pesantemente Lestrange.
“Sta’
attenta anche tu, Bloode!” reagì quello. Sirius estrasse la bacchetta.
“Io faccio
quello che mi pare!” ribattè lei, puntando un dito vicino al naso del compagno
“E frequento chi mi pare!”.
“Anche gentaglia simile, vedo” disse ancora Piton, tornando a
scrivere.
“Gentaglia
che non è inferiore a te, Piton” disse James.
“Continua
a vivere nella tua illusione, Potter” rispose l’altro tornando a scrivere.
“e guardami quando ti parlo!!” sbottò James, protendendosi in
avanti: con un colpo alla mano di Piton gli fece cadere la piuma. L’altro reagì
molto velocemente ed estrasse la bacchetta al suo posto.
“Fermo,
ragazzino” gli consigliò Sirius, puntandogli la propria in faccia.
“Fermi
tutti, dico io” sopraggiunse Lupin “Lumacorno sta tornando”.
“Non
finisce qua” promise James con sguardo duro, mentre le ragazze fissavano lui e
Piton in silenzio.
“Sempre
qualcuno a pararti le spalle, eh Potter? Non sarà sempre
così, ricordatelo”.
“Ne avresti bisogno anche tu, Piton” gli disse Sirius a denti
stretti.
“Cos’è,
una minaccia?”.
“Eccomi,
ragazzi miei…” disse Lumacorno alle loro spalle, e quando li vide così
aggregati si bloccò “Tutto a posto? Che succede?”.
“Niente,
professore” fece James, tornando al suo posto. Mentre Lumacorno controllava che
facessero tutti così, Rabastan Lestrange accese il proprio fornelletto, e poi
urtò il piano di legno su cui Jennifer e Lily avevano
raccolto le loro radici di mandragola accuratamente tagliuzzate. Queste
volarono sulle fiamme.
“Oh!” fece
Jennifer.
“Cosa…oh, peccato…” disse Rabastan, portandosi una mano alla
bocca, per evitare di far vedere che rideva. Lumacorno accorse
per controllare l’entità dei danni.
“Peccato
davvero, le avevate già tagliate, no?” disse lui dispiaciuto.
“Sono
desolato, signore” disse Lestrange.
“Ti toglierei
dei punti, per la tua sbadataggine, signor Lestrange, ma così facendo
danneggerei anche la signorina Bloode…quindi, ahimè, ho paura che dovrete
tagliarle ancora”.
Lily annuì
e si sbrigò a tornare all’armadio, seguita da
Jennifer.
“Mi
dispiace tantissimo” le disse la Serpeverde mentre prendevano nuove radici
dallo scaffale.
“Figurati,
non è colpa tua” disse Lily, tirando su col naso “Mi ci abituerò, vedrai”.
“Non devi
abituarti, Lily” rispose Jennifer “Loro non sono meglio di te, davvero”.
“Mi fa piacere
che lo pensi”. Jennifer le sorrise:”Potter è stato
molto gentile ad intervenire, vero?”.
“Già”
sorrise anche Lily, tirando ancora su col naso. Le due risero maliziosamente e
poi tornarono al tavolo, evitando accuratamente di tornare vicino
a Lestrange e Piton.
“E’
davvero uno stupido moccioso, me la pagherà…” fece James all’uscita dalla
lezione.
“Tranquillo,
lo sistemiamo con poco quello” rispose Sirius.
“Roba da
matti che gente c’è in giro…” commentò Remus, sbadigliando.
“Non ti
sei ancora svegliato del tutto, eh?” notò James.
“Non ho
dormito bene, stanotte” disse Lupin.
“Come no?
Eri a stomaco pieno del miglior banchetto desiderabile, nel posto che ti è più caro al mondo…cosa ti mancava, scusa?”.
“Non ne ho
idea, James…sarà stato l’inconscio”.
A volte sei proprio strano, Lupin, gli avrebbe detto James. Ma in
quel mentre si accorse che Lily Evans veniva verso di lui – e, forse per la
prima volta nella vita, gli sorrideva. Lui ricambiò al sorriso e attese,
impalato lì dov’era.
“Volevo
ringraziarvi” disse lei una volta vicina.
“Di
niente” fece spallucce Sirius.
“Figurati,
Evans” a James brillarono gli occhi “Dovere”.
“Piton è
uno sciocco, lascialo stare” consigliò Remus amichevole, e Peter annuì
vigorosamente.
“grazie,
davvero” fece lei arrossendo.
“Senti,
Evans, non sarebbe il caso che tu frequenti gente
più…giusta? Insomma…” l’espressione di Lily mutò tanto velocemente quanto cambia il tempo in montagna: ma Potter non perdeva mai
occasione di fare il cretino?
“…gente
come Bloode e compagnia danno solo problemi…”.
“Potter..”
iniziò Sirius infastidito.
“te l’ho
detto tante volte che la rivalità tra Casa non serve a niente” intervenne
Lupin, beccandosi in risposta una pistata abbastanza
scontata di James.
“…invece
noi…”.
“invece
voi siete la creme de la creme, vero?”. Jennifer era
comparsa accanto a Lily.
“Eemh”.
James la guardò stupito, credendo che lei non fosse nelle vicinanze.
“Allora,
cos’hai deciso?” mormorò Sirius, accasciato sul proprio banco, e proteso verso
James. Lui sbadigliò profondamente e girò la testa di lato.
“Si farà”
disse con voce piuttosto ferma “D’altronde dovrebbe essere ora”.
“Ma hai un piano?”.
James
guardò Sirius, allungato sul suo banco: le lezioni di Storia della Magia
facevano quell’effetto un po’ a tutti.
“Certo che
ce l’ho, Sis!”.
“bene”
sbadigliò lui “Spero che sia anche funzionante…e non campato per aria come al solito”.
“Sfotti, sfotti…ma presto mi ringrazierai…e mi daranno il Nobel per
la scoperta del secolo”.
James si
rizzò a sedere un po’ più composto – ma mai del tutto – e guardò alla sua
destra con occhi sognanti. Lupin era uno dei pochi a non mostrare segni di
sonnolenza alle lezioni soporifere di Ruf.
Un altro
sbadiglio sconvolse il volto del giovane Grifondoro dai capelli spettinati, ed
egli guardò alla finestra. Anche la neve, che scendeva
lenta e oscillava, gli conciliava il sonno. Dunque si
accasciò di nuovo sul banco.
***
“Allora…radice
di artemisia per…pensa, Sirius, pensa” Sirius si
martellava le tempie, mentre lì accanto James giaceva stravaccato su una sedia.
“Non
capisco perché ti fai tutti questi problemi” gli disse l’amico.
“perché lo scorso scadente che ho preso non era nei miei
programmi, Potter” sbottò Sirius infastidito, posando piuma e calamaio “Non ho
intenzione di trascinarmelo fino a giugno…”.
“Chiedi
aiuto a Lupin”.
“Facile…”
disse l’altro sarcastico “Soprattutto se non lo vedo da oggi pomeriggio”.
“Non era a
pranzo?” questa notizia ridestò di colpo James dalla sua stasi.
“Sì, e da
allora è sparito”.
“neanch’io
l’ho visto” Peter comparse al loro fianco, con delle merendine alla marmellata
in mano. Era appena entrato dal buco del ritratto.
“Buon
appetito, eh Minus” lo squadrò James, poi si protese
di scatto verso Sirius “Dobbiamo trovarlo, Black, me lo sento…è la nostra
sera!”.
“Già..ma dove vai a trovarlo???”.
“Anche
questa è una bella domanda” constatò stancamente James
“Ma da qualche parte deve pur essere”.
“Su,
scendiamo a cena” propose Sirius “E se non lo incontriamo in Sala Grande,
prometto che lo andiamo a cercare”.
Detto,
fatto. I tre ragazzi – Minus stava ancora finendo le sue
merendine – scesero a cena, ma Lupin non si vide per tutta la serata.
“Se mi
preoccupo non credo di essere troppo apprensivo,
giusto?”.
“Sì che lo
sei” fece James cupo; lo stomaco gli si era chiuso, e quella sera c’era rimasta un po’ di torta sul vassoio “ Fa sempre così.
Sparisce sempre. Ma diamine! Dove
può essere?”.
“Chi
cercate?” disse improvvisamente Remus comparendo alle loro spalle. Sorrideva,
ma il suo era un sorriso nervoso, e camminava zoppicando un po’, sotto il peso
della sua borsa straripante di libri.
“TE!”
esclamarono all’unisono Sirius, James e Peter.
James
apparve un po’ sollevato:”Forza, Lupin, mangia! Ti ho
lasciato un po’ di torta!”.
“No,
grazie, non ho fame” disse lui visibilmente schifato anche solo dalla visione.
“Ti senti
male?”si alzò in piedi Sirius.
“NO, no”
lo bloccò Lupin, facendolo sedere “Sto bene. Sono solo
venuto a dirvi che probabilmente starò in biblioteca fino a tardi, stasera…il
tema per Lumacorno non è così facile come credevo”.
“Ecco,
proprio di questo volevo parlarti, Lupin” Sirius gli fece segno di avvicinarsi
con la mano “Siediti e spiegami cosa devo scriverci”.
“Ehm,
Sirius, vado proprio di fretta…prometto che domattina ti aiuto” accennò Remus.
James
scoccò in quel mentre un’occhiata delle più eloquenti a Sirius, che ricambiò e
disse subito dopo:”Almeno mangia una di queste” e
sventolò davanti alla faccia di Remus una delle merendine di Peter – che lo
guardò malevolo.
“No, ti
giuro che non- “.
“Dai,
Lupin, non fare lo schizzinoso” disse a voce alta Sirius “Non devi mica pensare
alla linea”.
Un paio di
persone della tavola si girarono e ridacchiarono. Lupin, arrossendo, si protese per un secondo dalla parte opposta del tavolo e
afferrò la merendina dalle mani di Sirius.
“grazie
Sis. A domani”.
“A domani”
fece James tranquillo.
Lupin
aveva fatto una decina di passi che Sirius, Peter e James avvicinarono
i loro visi in modo sospettoso.
“Allora?”
domandò Sirius.
“Fatto! La
mia mano malandrina non si smentisce mai” rispose
James con un guizzo soddisfatto.
“Fatto
cosa?” chiese Peter che cascava dalle nuvole.
“hai presente
i nostri specchietti, Minus?” gli spiegò James “Beh, il mio si trova ora nella
borsa di Lupin…ce l’ho gettato mentre si stendeva a
prendere la tua merendina…perdonami, abbiamo dovuto sacrificarne una…”.
“AH WOW!”
esclamò Peter, frenato subito dagli “SHH” di Sirius e James.
“L’ho
messo rivolto verso l’alto, e la borsa era semiaperta” spiegò James a Sirius
con dovizia di particolari.
“bene,
così vediamo dove va!”.
Peter
guardava frenetico dall’uno all’altro.
“venite,
andiamo” li incitò Sirius.
Corsero veloci
fino al corridoio del primo piano, deserto, e si accucciarono tutti e tre per
terra contro un muro.
“Dai, dai, dillo” incitava Sirius. James teneva tra le mani (per
una volta, anche le sue erano sudate, non solo quelle di Peter) lo specchietto
dell’amico.
“Ok”
mormorò James, e subito dopo disse “Lupin”.
Attesero e
videro che lo specchio non rifletteva più il volto di James, bensì era diventato più scuro.
“Allora?”
borbottò Sirius, cambiando angolazione allo specchio
per cercare di vedere qualcosa.
“Non si
vede niente”.
“Forse è
ancora nella borsa” disse Peter guardandosi attorno nervosamente.
“Probabile”
disse cupo James “Ma prima o poi dovrà aprirla”.
“Già” rispose Sirius, poi disse “Dai, riprova riprova”.
“Lupin”
disse James, ma lo specchio rimaneva buio e non c’era modo di farlo cambiare.
“Credevo
che avrebbe funzionato” borbottò Sirius accasciandosi accanto a James, mentre
Peter si era seduto già da un po’, in attesa.
“Anche io” rispose in modo altrettanto triste James.
“Forse dovremmo semplicemente…chiederglielo” disse inaspettatamente
Peter. Gli
altri due si voltarono a guardarlo.
“Hai
ragione, Peter…ma come?” disse Sirius.
“Con quali
parole?” chiese Potter.
“N-non lo
so” scosse la testa Minus “Ma così non va…”.
Sirius
dette un colpo al muro con la testa, e tornò a guardare lo specchietto che
James aveva abbandonato a terra.
E non
c’era più oscurità completa, ma un piccolo, visibile, nebbioso…segno luminoso.
“Guardate!!”
esclamò Black gettandosi avanti a prendere lo specchio.
James e
Peter si resero presto conto del cambiamento e guardarono avidi.
“Ma è…”.
“La luna,
Peter” commentò James speranzoso “Ciò significa che Lupin ha aperto la borsa…ed
è all’aperto”.
“No,
James” disse piano Sirius, prestando attenzione allo specchio “Io credo…che lo
specchio gli sia caduto”.
“Ah, beh è
probabile…” rispose James “Ma perché parli pian…-“
Udirono un
rumore inaspettato, una specie di ringhio sommesso, che li fece sobbalzare e
voltare.
Peter si
avvicinò a Sirius, mentre James si guardò intorno.
“Ma chi…”.
“CHI VA
LA’?” disse Sirius ad alta voce.
Ma non
c’erano altre forme di vita (visibili) nel corridoio.
“Cosa diamine…”.
“R-ragazzi…”
balbettò Peter, diventando bianco in volto “Qui non c’è
nessuno…ma…ma Lupin…”.
Gli altri
due tornarono subito a guardare nello specchio, e in breve capirono, con
orrore, che il verso proveniva dallo specchio…
“NO!” urlò
James.
Sirius
ammutolì, e sobbalzò quando vide comparire nel riquadro un paio di occhi gialli, ridotti a fessure.
“MERDA! E’
in pericolo!”.
“Andiamo”.E come razzi,
Sirius e James, seguiti a ruota da Peter, scesero le scale.
Attraversarono
la Sala d’Ingresso, muovendosi controcorrente alla folla di studenti che
tornava da cena.
“presto,
presto!” incitò James, correndo velocemente attraverso tutta la Sala Grande, per
arrivare al tavolo dei professori sotto lo sguardo severo della loro Direttrice
di Casa, la McGranitt, e quello incuriosito del preside e degli altri
professori.
“Signor…”
iniziò la McGranitt, ma James non perse tempo “Professoressa, Remus è in pericolo! Remus Lupin, è..”.
“Che cosa succede, ragazzi?” domandò allora il preside con un
certo cipiglio.
“Signore,
credo che il nostro amico sia in pericolo!” rispose Sirius.
“ne avete le prove?” continuò Silente placido, aggiustandosi
gli occhiali sul naso aquilino.
“Beh…noi…”
mormorò James. Era disposto a tutto pur di salvare Lupin, e si rendeva conto
che stavano perdendo tempo inutilmente, ma non sapeva se gli specchietti
stregati erano del tutto..insomma…legali.
“Noi
crediamo di sì, signore” disse Sirius “La prego, può
venire a controllare…”.
“Provvederò”
annuì Silente dopo averli guardati in silenzio “Ora recatevi nei vostri
dormitori…sono sicuro che il vostro compagno sta bene”.
“E’
all’aperto, signore” precisò James, mentre la McGranitt li spingeva avanti nel
corridoio, sotto gli occhi degli studenti rimasti a cena.
I tre
furono scortati fino all’uscita della Sala Grande; dopodichè la McGranitt disse
loro: “Immagino conosciate la strada”. E li fissò
salire le scale con aria mesta.
Subito
dopo girato l’angolo, appena scomparsi dalla vista della professoressa, James
iniziò a correre e Sirius e Peter con lui. Ansimanti, raggiunsero la Sala
Comune e poi james continuò da solo fino al dormitorio; tornò giù dopo una
trentina di secondi e riiniziò a correre, seguito ancora dai due. Peter era
visibilmente a corto di fiato, e aveva il viso rosso, ma non disse nulla e
continuò a seguire i due amici.
“Ecco
perché mi piace il Natale” commentò James all’indirizzo di Sirius, quando
furono usciti dalla Sala Comune “Forza, tutti sotto”. Aveva preso il Mantello
dell’Invisibilità che suo padre gli aveva procurato per Natale: una chicca
bella grossa che girava come voce tra tutti i Grifondoro, ma nessuno tranne
Sirius, Lupin e Peter poteva vantarsi di averlo visto almeno una volta.
Con la
stessa fretta con cui erano arrivati, uscirono dalla Sala Comune e
attraversarono i corridoi che li separavano dal portone d’ingresso.
Di fuori
faceva un freddo glaciale…erano stati degli idioti a non prendere il cappotto,
pensò Peter, le cui mani stavano però sudando, a dispetto di ogni
più bassa temperatura. Sirius sbuffò quando vide i prati deserti e bui, e una
nuvoletta bianca uscita dalla sua bocca si disperse nell’aria.
“Andiamo”
disse James, con voce tremante. Lui stesso non sapeva se fosse per il freddo..o perché era davvero in pensiero per Remus.
Era tutto
iniziato come un gioco, e anche come una sfida per James: svelare un mistero
poteva rivelarsi un passatempo molto interessante. Ma
il disinteresse dei professori lo rendeva sospettoso: neanche se fosse stato
uno studente mille volte più “malandrino” l’avrebbero liquidato così. E se poi pensava che Sirius era sì combinaguai quanto lui,
ma aveva dei buonissimi voti, la faccenda si faceva ancor più complessa.
“Da dove
cominciamo?” domandò Sirius insicuro. Al buio il parco sembrava ancora più
grande, forse perché non se ne vedeva la fine.
“Dai
luoghi meno sicuri, Black” rispose James come se fosse ovvio. Naturalmente
Peter non era d’accordo, ma prima che potesse ribattere i due amici si erano già
avviati…
Raggiunsero
in fretta le rive del lago, guardandosi intorno di tanto in tanto per vedere se
avessero compagnie indesiderate oppure no.
“REMUS!!”
sbraitò ad un tratto Sirius.
“Ehi ma
che fai sei impazzito!” James gli disse in un
sussurro, e gli diede uno spintone “Seci scoprono siamo fritti”.
“Come
speri di trovare Remus al buio? Atentoni?” ribadì un sarcastico Sirius, e urlò
di nuovo il nome dell’amico.
“REEEMUS!!!” fece allora anche James, e Peter fu colto da uno spasmo
e guardò impaurito nella sua direzione, chiedendosi se anche lui fosse impazzito.
“R-ragazzi,
v-vi prego!” li implorò, guardandosi attorno con ansia.
“REMUUUUUS!!!” urlò Sirius.
E
finalmente giunse una risposta, ma purtroppo capirono che non si trattava di
Remus: era infatti qualcosa di molto peggio, davvero
molto peggio. Peter, abituato a tremare per un nonnulla, lo percepì a pelle e
si aggrappò a James, il quale, all’udire l’ululato che sembrava provenire dalla
Foresta Proibita, dall’altra parte del parco, aveva scambiato
cn Sirius uno sguardo preoccupato.
“Che voi sappiate vivono lupi nella Foresta?” mormorò Sirius,
la mano sulla tasca in cui teneva la bacchetta.
“Beh..forse sì…ma era di certo un lupo molto grosso…”.
James si
sentiva lo stomaco rovesciato e la sua cena non era mai stata così vicina ad
essere rigettata fuori.
“ragazzi,
rientriamo..vi prego” ora Peter strattonava la manica
di James, la voce ormai acutissima.
James
scosse la testa: “Ma Lupin…”.
“Se tu vuoi rientrare, vai Peter…E se non ci vedi tornare tra
un’ora, chiama la McGranitt” Sirius diede disposizioni con prontezza
incredibile e, tirando avanti James, si spostò sotto il Mantello, lasciando
Peter allo scoperto.
“v-va
bene” mormorò lui, e scattò subito in direzione del portone d’ingresso.
“Forza”
animò James, e i due si diressero verso la buia Foresta, non propriamente
convinti di cosa fare, ma convinti di doverlo fare.
“Giuro che
appena trovo Lupin lo riduco a pezzetti..” borbottò James, guardingo.
“…Sempre
che non lo faccia prima la bestiola” commentò Sirius “Sai, forse non è stata
una buona idea mettersi ad urlare”.
“no, no,
infatti”.
Erano a
pochi metri di distanza dai primi arbusti della Foresta, neanche troppo lontani
dalla capanna del guardiacaccia Hagrid, quando udirono dei movimenti poco
lontani da loro.
Estrassero
le bacchette e rimasero immobili sotto il Mantello, cercando persino di non
respirare.
Ma
dopo neanche tanti secondi abbassarono la guardia. Chissà, poteva essere stato
anche un animale innocuo – se ce n’erano, nella
Foresta – o un effetto della loro immaginazione..la stanchezza poteva giocare
brutti scherzi…
Una folata
di vento gelido li investì, facendoli stringere al Mantello, che in quanto a tenere caldo, lasciava parecchio a desiderare;
le fronde degli alberi si mossero molto rumorosamente, e James vide ondeggiare
persino i robusti rami del Platano Picchiatore, alla loro sinistra.
“Guarda!!”
esclamò Sirius, proprio vicino al suo orecchio destro. Il suo braccio si tese
ad indicare il Platano Picchiatore.
“Ho visto,
Sis” annuì James “Ma non mi va di cacciarmi nei guai proprio ora..piuttosto, sono più preoccupato da ciò che si stava
muovendo nella Fores- “.
“No, no,
James, davvero, guarda!”. E Sirius lo trascinò avanti, con sé, sempre più vicino al
gigantesco albero. Altre folate mossero pericolosamente i rami, mentre James
tratteneva il mantello per evitare che volasse via, e Sirius avanzò
febbrilmente.
“guarda lì
per terra!” disse ancora, ma non ce n’era bisogno: James aveva già notato
quella che sembrava la borsa di Remus a terra, qualche libro sparso attorno e
spaginato violentemente dal vento.
“Ma dov’è?!?” sbraitò allora James, sbattendo i piedi per terra e
guardandosi attorno.
“Dovevamo
dire a Peter di venire prima” constatò Sirius, ora
veramente teso “Così avrebbe portato rinforzi”.
“Quella cosa avrà preso Remus” disse James
“Andiamolo a prendere”.
“Dove?”.
“Cosa?”.
“Dove?
Dove vai a prenderlo?” disse Sirius cinico.
“Beh,
dovunque sia” disse James con naturalezza, e guardò avanti a sé.
James lanciò un’occhiata verso l’alto: “Credi che quest’albero ci veda
oppure ci percepisca comunque, anche col mantello
James
lanciò un’occhiata verso l’alto: “Credi che quest’albero ci veda oppure ci percepisca comunque, anche col mantello?”
Sirius
guardò per un attimo l’amico con un espressione di
terrore misto a stupore, poi deglutì rumorosamente e sembrò riacquistare il
sangue freddo:”Dubito fortemente che abbia degli occhi..ma scusa, cosa vorresti
fare?”
“avvicinarmi
e controllare che non ci sia traccia di sangue sui libri”.
“ma non credo che riuscirai ad avvicinarti più di tanto, caro
Potter” disse l’altro scettico; nonostante questo, fece qualche passo in avanti
insieme all’amico.
Delle
gocce di pioggia sulle loro teste e rumore di tuoni in lontananza preannunciavano qualcosa di più che una semplice
pioggerellina invernale.
L’albero
rimase ancora immobile, se non per qualche ramo ondeggiante mosso dal vento.
Tremando, forse al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere loro, o forse solo
per il freddo, i due avanzarono lentamente verso gli effetti personali di
Remus. Quasi niente si muoveva attorno a loro…e a Sirius sembrò
troppo strano. Quando raggiunsero la borsa del compagno, non fece come
James e non si chinò febbrilmente su di essa, ma
rimase in piedi, a guardarsi intorno e a lanciare occhiate sospettose al
Platano, che sembrava nascondere la sua anima da “Picchiatore”.
“Niente,
per fortuna” disse poco dopo James, rialzandosi “emh..Black,
non faremmo meglio ad andarcene ora?”.
“sai,
Jamie, credo che questo coso stia
dormendo” gli fece notare l’amico.
“Ma gli alberi non dormono, Sis”.
“Gli
alberi non picchiano, James, ma questo lo fa!” lo bacchettò subito Sirius “C’è
qualcosa di strano”.
“Vuoi dire
che possiamo avvicinarci di più?”.
Sirius non
rispose. Non sapeva cosa voleva dire.
“…forse se
ci arrampichiamo vedremo Remus…” propose all’improvviso James.
“Arrampicarti?
Dove?”.
“Sul
Platano..se non ci fa niente…è l’unico albero
scalabile…” ponderava James.
“E se lo svegli?”.
“Gli
alberi non dormono, Sis”.
“Gli
alberi non picch- “.
“SI SI LO SO SIRIUS!”.
Ora
pioveva a dirotto.
“E allora, se lo sai, non fare cavolate! Remus non sarà
contento se ci rimetti la pelle”.
“Remus non
sarà più niente se non ci pensiamo noi!”.
Detto
questo, James fece un passo avanti, ma Sirius lo bloccò: “James aspetta…”.
“Lasc- “.
I due
scivolarono lunghi per terra, tra la melma, con un tonfo. “Cazzo, Black, sempre
tra i piedi”.
“Dovrei
lasciarti morire, idiota?!” ribattè Sirius, alzando la testa e
massaggiandosela.
“N-no..aspetta”. James tirò su il capo, per quanto gli fosse
possibile, e controllò il Platano: non una mossa. Eppure
erano finiti proprio sopra ad una delle sue grandi e sporgenti radici. Guardò
meglio nell’oscurità, e in un primo momento non credette ai propri occhi, ma
poi dovette farlo: una “parete” del tronco era scomparsa, proprio sulla parte
laterale dell’albero.
“Oho”
commentò Sirius, guardando incuriosito il varco prima e
raggiante il suo amico dopo.
I due non
si preoccuparono più neanche del mantello, lasciando che James lo raccogliesse
e se lo avvolgesse in mano, ed entrarono senza esitazione nell’apertura.
Saltarono
dentro, eccitati e più irresponsabili che mai, scrollandosi di dosso l’acqua
come cagnolini bagnati. Entrambi accesero la propria
bacchetta con un Lumos, e avanzarono
per il buio corridoio senza sapere dove stavano andando. Eppure
James, come Sirius, sentiva che avrebbero trovato Lupin lì dentro. Troppi
indizi portavano a quell’albero: il fatto che Remus lo guardasse con un certo
interesse, che avessero trovato la sua roba lì vicino,
che nell’albero ci fosse addirittura un’apertura con un corridoio dentro, e
chissà cos’altro!
James si
fermò improvvisamente quando intravide in fondo al lungo tunnel scuro, e tese
una mano indietro per bloccare Sirius.
“Vedi la
luce?” chiese sottovoce.
“Si,
Jamie, ma è solo la luna” constatò Sirius con
sicurezza, quasi sentendo il bisogno impellente di andare avanti, di arrivare
in fondo al corridoio e in fondo a quella storia. Tutto troppo misterioso per i
suoi gusti. Dannato Lupin e dannati i suoi segreti.
Gli avrebbe fatto una bella lavata di capa non appena l’avrebbero riavuto sano e
salvo al castello.
I due
ragazzi camminavano a tratti con sicurezza a tratti con incertezza. Le poche
volte che si scontrarono, l’uno percepì che l’altro
tremava infreddolito, finché, a pochi centimetri dalla porta, James si bloccò
del tutto.
Prima
ancora che Sirius potesse aprire bocca, lui si voltò e
gli fece segno di tacere…dopodichè, con fare piuttosto preoccupato, riaprì il
mantello e lo gettò sulle loro spalle.
Tese una
mano avanti e fece spostare di un centimetro la porta, sperando che non li
tradisse e non cigolasse. Ciò non avvenne, e fu possibile loro vedere che
all’interno la luna illuminava l’ambiente quasi a giorno, mentre la pioggia
batteva forte sui vetri delle finestre sbarrate.
E poi, lì al centro della stanza, rannicchiato goffamente ai piedi di
un letto a baldacchino, un lupo piuttosto cresciuto, ma neanche troppo robusto, col volto nascosto nelle
zampe. Il suo pelo, da quello che poterono vedere i
ragazzi impietriti sotto il Mantello, era lucido e grigio, ma ricoperto da
quelli che sembravano..stracci.
“Sb-sbaglio
o p-porta i pantaloni?” domandò Sirius, gli occhi sbarrati, sentendosi molto
simile a Peter in quel momento.
“Sono i
pantaloni di Remus” sussurrò allora James, presente, e perfettamente cosciente
di cosa stava succedendo. Fu l’unica cosa che riuscì a dire, e anzi, era
sollevato che potessero persino parlarsi, con i loro sussurri coperti dalla
pioggia battente.
“C-credo
che non possiamo affrontarlo” mormorò Sirius, dopo che per un po’ erano rimasti
in attesa, incerti sul da farsi.
Probabilmente
era chiaro a entrambi quello che stavano vedendo,
chiaro come la luce lunare che si rifletteva sulle assi scomposte del
pavimento, sulle coperte scucite del letto, sulla bestia a pochi metri da loro.
Chiaro come tutto ciò che riguardava il loro amico, chiaro come tutte le cose che erano state dubbi e incertezze, chiaro come ogni mistero
che James e Sirius erano riusciti a svelare. Chiaro come il fatto che il loro
amico aveva una caratteristica particolare.
“Cosa facciamo?”
domandò James.
Il lupo
non era proprio immobile, scuoteva talvolta il capo e si passava la grandi zampe munite di unghiacce gialle tra i ciuffi di
pelo del muso, brontolando e facendo rumori piuttosto inquietanti.
James, un
po’ incantato un po’ pietrificato dalla visione, per la prima volta nella sua
vita, di un uomo lupo, che tra l’altro indossava i pantaloni di Remus e aveva
accanto a sé i rimasugli della camicia del suo compagno di
Casa, si era appoggiato alla porta e questa si era aperta ancora di più.
“James!
Devi stare fermo” Sirius riprese l’amico “Se ci fiuta siamo fritti”.
“…Andiamo, Black, è Remus!”.
“Il
vecchio Remus sa chi sei..ma il nuovo…mmm, ne dubito”.
“Silente
lo sa?” domandò James improvvisamente.
“Non lo so
amico” mormorò Sirius, prendendolo per un braccio e trascinandolo lentamente
indietro “non è il momento di pensarci”. Aveva le mani congelate e aveva notato
che il lupo aveva improvvisamente alzato il muso – tuttavia dalla posizione in
cui erano non potevano vederlo – e stava ora immobile.
“E’
proprio il caso di andare” disse ancora Sirius un attimo
dopo, e James per la prima volta quella sera non oppose alcuna
resistenza.
Man mano
che si allontanavano dalla porta, la loro velocità nel muoversi aumentava, ma
potevano anche vedere al di là della porta che l’ombra
del lupo non era più ferma.
“Al mio tre corriamo” disse ad un tratto James, la voce
tremante. Sirius guardava fisso davanti a sé, ma annuì.
“Uno…”.
James pose
un piede indietro e barcollò un po’.
“Due…”.
Sirius
deglutì e si asciugò la fronte.
“TRE!”.
Nessuno
dei due, quasi si fossero messi d’accordo, si curò più del Mantello
dell’Invisibilità.
Corsero
nel contempo il più silenziosamente possibile e più fragorosamente di quanto
avrebbero potuto fare in una situazione normale. Perché
quella non era una situazione normale. Avevano appena scoperto che il
loro migliore amico era in realtà un lupo mannaro, e non poteva esserci niente
di più anormale rispetto a quanto avrebbero mai
previsto per il loro secondo anno.
“Ci è dietro?” disse Sirius con voce strozzata, ma volle
farlo apparire come un sussurro.
“Non lo
so” rispose James, misurando a grandi passi la distanza, ormai breve, che li
separava dall’esterno.
Con un
ultimo rumoroso salto furono fuori, uno dopo l’altro,
e Sirius cadde disteso sull’erba, chissà se volontariamente o no.
“Direi che
ora...è il momento…di chiedersi…” ansimò James “se Silente…lo sa”.
“Direi
invece che è ora che voi due rientriate a scuola, se non volete prendervi una
punizione ancora maggiore di quella che vi spetta”.
I due grifondoro
alzarono gli occhi e videro Silente, magicamente asciutto, fissarli con sguardo
severo, alla sua destra la professoressa McGranitt, impettita e dolorosamente
indignata, e dietro alle loro vesti Peter, più infreddolito e terrorizzato che
mai.