Pretty Little Rosewood

di moonbeam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Seguire la Pista ***
Capitolo 3: *** Brookhaven ***
Capitolo 4: *** Elementare, Watson ***
Capitolo 5: *** Segreti e Bugie (parte 1) ***
Capitolo 6: *** Segreti e Bugie (parte 2) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


FanFiction

Eccoci qua, pronti al mio debutto... poche ultime note: 
- Il rating giallo è per sicurezza mia, visto i misteri e gli avvenimenti a cui la serie ci ha abituati...
-Purtroppo non posso garantire sulla frequenza con cui pubblicherò, ma cercherò di fare del mio meglio, compatibilmente con esami universitari e i miei mille impegni…abbiate pazienza! 

Questo capitolo è solo introduttivo per fare il punto della situazione e, come ho detto, la Fanfic è concepita come una continuazione a partire dagli eventi delle puntate 2x23-24, ma ho cercato di introdurre almeno un po' i personaggi anche per chi non ha seguito con continuità la serie. 
Detto questo, buona lettura e... Recensite pure! ^^

Disclaimer: nessuno dei personaggi sono di mia proprietà ma appartengono ai rispettivi proprietari

1. Tutte le Ragazze Hanno dei Segreti (prologo)

Quattro ragazze stavano sedute attorno ad un tavolo, gli occhi fissi su un borsone blu e un mucchio di cianfrusaglie che nemmeno un rigattiere avrebbe voluto.

"Basta, non ce la faccio più, siamo a un punto morto, ammettiamolo!" sbottó la ragazza bionda del gruppetto.

"Hannah dai, concentrati, qua in mezzo c'e sicuramente qualcosa di importante, solo che non ce ne siamo ancora accorte!" rispose di rimando la ragazza seduta di fronte a lei, guardando le amiche.

"No, Aria, siamo qui a contemplare bambole rotte e collanine di plastica da un'ora. Ho bisogno di una pausa! - disse la prima, alzandosi di scatto e andando alla finestra - Una pausa da tutto." concluse con un mormorio risentito.

Una terza ragazza, senza neanche accorgersene, si incantó a guardarla: in quella posizione il sole del pomeriggio che trapelava attraverso le foglie degli alberi mosse dal vento riempiva di riflessi cangianti i suoi boccoli già naturalmente dorati, illuminando di una luce particolare quei lineamenti da bambola di porcellana vestita con le migliori firme dell'alta moda. Com'era bella, Hannah. E quanto somigliava ad Alison. Già, Alison. Nemmeno un anno prima sarebbero state in  cinque a quel tavolo, anzi, non avrebbero neanche avuto bisogno di starci sedute, a quel tavolo, intente a fissare un ammasso di spazzatura senza un senso. Non sarebbero state lì, se solo Ali non fosse morta.

La ragazza, Emily, abbassó istintivamente il viso nascondendolo dietro ai suoi capelli corvini a quel pensiero che ogni volta che si presentava era una stilettata dritta al cuore. Ali era morta. Uccisa da un assassino che ancora non aveva volto. Sapeva che una parte di lei non avrebbe mai accettato quella perdita. Una parte di lei l'avrebbe sempre amata e portata incondizionatamente nel più profondo del suo cuore, dove sarebbe stata al sicuro come mai era stata in vita.

Emily si riscosse da quei pensieri e rivolse la sua attenzione verso Spencer, l'ultima del gruppetto e la più pratica e agguerrita, che proprio in quel momento stava dicendo: "Hannah ha ragione, guardare ancora quella borsa ci farà solo uscire di testa. Ma A non voleva che l'avessimo, quindi deve esserci qualcosa che ci sfugge... Che ne dite di ordinarci una pizza e fare il punto della situazione? I miei sono a Philadelphia da mia sorella fino a domenica."

"Per me va bene, fammi solo avvisare Ezra, dovevamo vederci" disse Aria, prendendo il cellulare per mandare un messaggio al suo ragazzo mentre Emily annuiva e Hannah a sua volta rispondeva:

"Ok, ma sulla mia ci voglio i peperoni!"

***

A casa di Hanna, sua mamma, Ashley Marin, stava aspettando qualcuno. Quando sentì bussare alla porta si diresse a passo sicuro verso di essa e la aprì. Si trovò di fronte Ella Montgomery, madre di Aria.

Le due donne si guardarono con fare grave e, senza dire una parola, quest’ultima seguì la padrona di casa lungo il  corridoio verso la cucina, dove si sedettero una di fronte all’altra.

Dopo qualche istante, Ella esordì: “Comincio a credere che la cosa sia ben più grande di quanto pensassimo”

“Che cosa te lo fa pensare?”

“Sono stata in ufficio da Ezra ieri e…”

“Scusa, non ti seguo, Ezra...?” la interruppe Ashley

“Ezra Fitz. Il professor Fitz” Ella guardò l’amica, che non disse altro, ma con sguardo interrogativo la invitò a continuare. “Sono stata da lui ieri alla Hollis e mi ha detto che potrebbe esserci stato qualcuno in passato con l’intento di danneggiare Aria..”

“Chi?”

“Non me l’ha detto, io... Beh, sono dovuta andare via”

“Okay… e questo ti fa credere che sia qualcosa di più grande perché…?” disse la Signora Marin, cercando di capire.

“Perché se è coinvolto anche un professore... Voglio dire, se anche un professore se ne è accorto... Insomma, dico solo che sotto può esserci molto più di quello che sembra..."

"Sì ho capito quello che vuoi dire. Anche Wilden continua a ripetere che le ragazze hanno molti segreti".

Wilden era un detective della polizia di Rosewood incaricato di indagare sull'omicidio della quindicenne Alison DiLaurentis, il cui corpo era stato ritrovato qualche mese prima, a un anno dalla sua scomparsa. L'uomo aveva avuto anche una breve relazione segreta con Ashley Marin, durante la quale aveva chiuso un occhio su una denuncia per taccheggiamento ai danni di Hanna il cui verbale era quasi stato pubblicato ad opera di una misteriosa "A".

"Quindi cosa possiamo fare?" chiese Ella "Ho già abbastanza problemi con Aria e suo fratello Mike senza mettermi a frugare tra le loro cose... Sempre sperando che i segreti con loro siano finiti."

Ashley non capì a cosa si riferisse la donna ma non chiese di più. Sospirò, poi disse "Non so cosa potremmo fare, certo è che mettendole alle strette non ci sono grandi risultati... Guarda Hanna: piuttosto che darmi il suo cellulare l'ha buttato in acqua. La domanda è: perchè sono disposte a tutto pur di non chiedere aiuto? Cosa c'è in ballo? " Ella annuì e disse: "Al momento possiamo solo tenere d'occhio la situazione, e fare attenzione a tutto ciò che ci sembra sospetto, cercando di indagare per quanto ci è possibile"

Ashley annuì e le due donne si guardarono in silenzio, assorte su ciò che ciascuna non poteva lasciare che fosse scoperto. Non tutti i segreti dovevano essere rivelati.

***

"Allora, ho ordinato le pizze, mentre le aspettiamo secondo me dovremmo ripartire da zero e guardare tutto quello che abbiamo in mano" disse Spencer.

"Ma cosa intendi per tutto?" fece Emily.

 "Tutto." rispose la prima "Tutto quello che ci è successo, tutto quello che sappiamo su -A e tutto quello che abbiamo scoperto sulla morte di Ali" fece una pausa ad effetto, guardando le compagne, poi riprese: "Allora chi se la sente di cominciare?"

"Detta così potremmo metterci tre giorni" commentò Aria.

"Dai ragazze, seriamente!" Le esortò Spencer, finendo la frase nel silenzio, un po' sconsolata. Fu Emily a rompere il ghiaccio, dopo qualche istante di riflessione, dicendo: "Ok. Sappiamo che Ali aveva una relazione con un ragazzo più grande, fidanzato, probabilmente Ian. Sappiamo che riceveva messaggi anonimi da A –”

"Vuoi dire Melissa" la interruppe Hanna.

"Credevo avessimo chiarito questo punto!" Saltò su Spencer, punta sul vivo " Melissa ha ammesso di aver mandato dei messaggi ad Alison perché smettesse di flirtare con Ian, ma non erano firmati A come altri ricevuti da Ali.. ragazze, mia sorella non è A!"

"Ok, d'accordo.. Melissa non è A" convenne Hanna più per evitare una discussione che per reale convinzione.

“Comunque, Ali si era creata l'identità di Vivian Darkbloom per sottrarsi ad A e forse per indagare su di lei… o lui" aggiunse Aria "Come Vivian andava spesso a Brookaven e lì ha conosciuto Duncan"

"Che fa il pilota e l'ha portata qui dalla California in aereo il pomeriggio prima che morisse" riprese Emily.

"Esatto" confermò Spencer.

"A Philadelphia è andata da Jenna" continuò ancora Emily, seguendo il filo dei suoi pensieri.

Nessuna delle ragazze aggiunse altro. Jenna era una ragazza della loro età diventata cieca per colpa di Ali in un incidente che le aveva viste involontariamente complici.

In seguito, si erano più volte chieste quanto fosse realmente stato un incidente e se Alison fosse cosciente della presenza di Jenna nel capanno dove aveva tirato il petardo che aveva provocato tutto, senza trovare una vera risposta.

"Ali aveva in mano la pennetta con i filmati, ed è passata da lei per farglielo sapere...  Si sentiva al sicuro".

"Aspetta, che filmati?" chiese Aria.

"Quelli di Ian, per cui lui ha tentato di uccidermi sei mesi fa" ricordò Spencer con un brivido, pensando al cognato ormai defunto e probabilmente ucciso da A in persona, guardando le altre.

"Si, giusto, scusa Spence" rispose Aria, che continuò: "Poi è  venuta da te, Em, e ti ha dato la boccia di vetro con nascosta dentro la pennetta...".

"... E poi c'è stata la sera nel granaio" intervenne Hanna, che fino a quel punto era stata in disparte.

"Ci siamo addormentate, poi  Ali ha discusso con Spencer, incontrato Toby, poi Ian e poi... " si interruppe, cupa.

"Ragazze, c'e una cosa che non vi ho detto " si introdusse Aria " Jason... al funerale di Ian, mi ha confessato di non ricordarsi niente di quella notte… e di aver trovato in tasca un messaggio che diceva So cosa hai fatto... Me l’ha fatto vedere, ma non era firmato A... Non so cosa pensare”

Le ragazze si guardarono. Jason era il fratello maggiore di Alison, che di recente si era scoperto essere nato da una relazione della madre con Mr. Hastings, il padre di Spencer, cosa che lo rendeva suo fratellastro. Le amiche non si ricordavano molto di lui, che fino a qualche estate prima era solo quello che passava il suo tempo chiuso nella sua stanza a sballarsi con qualche amico. Il suo ritorno in città era stato sospetto e questa informazione riapriva una pista che avevano lasciato da un po’ di tempo.

“Vuoi dire che potrebbe essere A?” chiese Hanna.

“Ha ucciso lui Ali?” le fece eco Emily.

“Ragazze, ragazze… Calma! Io… Non lo so, gli credo… Secondo me non ha fatto niente, era sincero quando me ne parlava, non so chi può avergli messo quel biglietto nella giacca!” le fermò immediatamente Aria.

“Ehi Spencer, indovina un po’ – disse Hanna rivolta alla padrona di casa, che rientrava in cucina in quel momento portando in mano i cartoni delle pizze da asporto fumanti – tua sorella potrebbe essere A e il tuo inquietante fratellastro potrebbe aver ucciso Ali!”

Spencer decise di non soffermarsi sulla provocazione, intenta ad appoggiare la pila che aveva in mano su un bancone.

“Ehi ma di chi è la quinta pizza?!” chiese Emily, notando un cartone in più, mentre la prima apriva iniziava a distribuire le pizze.

“Il fattorino ha detto che la offre la casa, dev’essere una specie di prom – ” Spencer Hastings si bloccò davanti al cartone aperto della pizza in cima alla pila,  poi lo voltò verso le altre ragazze: al centro della Margherita, una ventina di olive nere componevano una lettera maiuscola, mentre sulla parte superiore interna della confezione un messaggio recitava: Pizza Party da Spence? Peccato aver mancato l’invito. Prossima volta organizzo io.

Le ragazze abbassarono gli occhi verso la pizza, leggendo all’unisono la firma: “A”.

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Capitolo 2
*** Seguire la Pista ***


FanFiction

Ed eccomi pronta a cominciare sul serio con la mia storia,
ma non abituatevi ad avere nuovi capitoli con questo ritmo ^^
e che dire... grazie per avermi dato fiducia e aver aperto il secondo capitolo, spero di non deludere le vostre aspettative...
Sono bene accetti commenti, suggerimenti e simili!
Buona Lettura!

2. Seguire la Pista

Quando suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni del mattino, le ragazze si incontrarono per pranzare insieme in caffetteria, come sempre.

Sedendosi, Emily, con un movimento meccanico, controllò il cellulare in una sola occhiata, poi lo appoggiò sul tavolo.

Aria, notando il gesto, le chiese preoccupata: “Ancora nessuna notizia da Maya?” di rimando, la prima fece solo un cenno negativo con la testa.

Maya era stata la prima ragazza di Emily, che dopo poco tempo era stata mandata in un campo riabilitativo per essere stata sorpresa in possesso di erba, stando via a lungo.

Una volta tornata, la loro storia era ripresa, ma per un malinteso con Emily riguardo un vecchio spinello ritrovato era scappata per non tornare in riabilitazione. Da allora la ragazza non aveva più avuto notizie della sua fidanzata.

Hannah interruppe il silenzio che si era creato appoggiando rumorosamente il vassoio sul tavolo e lasciandosi cadere sulla sedia, poi rispose allo sguardo interrogativo delle altre dicendo semplicemente: “A biologia abbiamo sezionato le rane. Bleah. Non mangerò per tre giorni”

Lasciando correre il discorso, Spencer cambiò argomento: “Cosa fate oggi pomeriggio? Voglio andare alla libreria di Brookhaven... Era chiusa l’ultima volta e non ci siamo più state”

“Scordatelo, io non voglio passare mai più vicino a quello spaventosissimo negozio di bambole!” protestò con veemenza Hannah.

“Mi dispiace Spence, ho gli allenamenti” replicò Emily.

Aria, all’amica che la guardava con sguardo di supplica, rispose: “È inutile che mi guardi così. Non posso, lo sai che devo rendere conto a mio padre di ogni mio spostamento”

La prima tornò alla carica: “Dai ragazze, ho un piano... ma Aria, tu devi esserci e se c’è almeno un’altra insieme a me è meglio”

Hannah, sospirando acconsentì con qualche riserva, quindi Spencer guardò di fronte a sé Aria, che non riuscendo a sottrarsi al suo sguardo, alla fine acconsentì, dicendo: “D’accordo, dirò a mio padre che mi fermo a studiare a scuola con voi, ma sarà bene che non mi becchino o mi chiuderanno in casa per il  resto della mia vita! Vengo, ma Spence, dopo questa smettila di fare Nancy Drew, per favore!”

“Uuuuuuh… cos’è Nancy Drew? La collezione dell’estate??” le interruppe una voce poco lontano: era Mona, un’amica di Hannah, che si sedette al tavolo con loro.

Spencer non aveva potuto spiegare il suo piano, ma un sorriso trionfante le si disegnò sul volto: aveva fiutato una pista.

***

Al numero 12 di Alders Way, Ella Montgomery stava riordinando la sua casa.

Facendo le pulizie nella stanza di sua figlia, notò uno scontrino a terra, probabilmente caduto da una qualche sua borsa.

Sebbene fosse contraria a sbirciare tra le cose della ragazza, l’indirizzo scritto sul biglietto attirò la sua attenzione: Studio Legale FWL, Southampton Rd, 2672.

Era un indirizzo che conosceva bene: FWL era uno studio legale della vicina cittadina di Brookhaven specializzato in divorzi che le era stato consigliato di consultare quando aveva scoperto dell’infedeltà del marito, ma andandoci aveva trovato solo un casolare abbandonato, scoprendo che lo studio si era trasferito in un’altra sede.

Incuriosita, voltò lo scontrino, che scoprì essere stato emesso solo qualche settimana prima, e la cui intestazione recitava “Coffee Hut - Market Square, 27 Brookhaven”.

C’era qualcosa che non tornava.

Perché l’indirizzo di uno studio legale ormai chiuso da tempo era scritto sul retro di uno scontrino vecchio di soli dieci giorni?

E per quale motivo lo stesso scontrino era fuoriuscito dalle cose di sua figlia, i cui movimenti erano tenuti sotto stretta sorveglianza da quando aveva rivelato la sua relazione clandestina ai genitori?

Su due piedi, decise di abbandonare i lavori di casa e andare a Brookhaven.


Una volta vestita e pronta per uscire, telefonò al marito e con il tono più disinvolto che riuscì ad usare disse: “Ciao Byron... Ascolta, devo uscire a fare un po’ di commissioni fuori città, ci pensi tu a prendere Aria e Mike a scuola?”

“Ella ciao... Sì, non ti preoccupare, Aria mi ha chiesto se poteva fermarsi a ripassare a scuola... Le ho detto di si, torna con Emily”

“Ah... Come mai?” chiese lei,  guardando lo scontrino, stretto fra le sue mani.

“Sai, ho pensato che le facesse bene stare con qualche amico della sua età... e ultimamente si è comportata bene” l’uomo fece una pausa e aggiunse a voce più bassa: “E poi Lui è nell’ufficio a fianco... Nessuno può entrare o uscire senza che me ne accorga”

Dopo qualche ulteriore scambio di battute, la donna lo salutò e, chiusa la telefonata, si avvió verso il vialetto di ingresso, in fondo al quale l'attendeva la sua auto.

Riflettendo, confermó a se stessa che era stato un bene non dire al marito la vera natura delle "commissioni" che aveva da svolgere. Byron era il tipo di persona che poteva affrontare un drago alla volta, e, al momento, il suo drago era bello grosso, quindi era meglio non farlo preoccupare prima che venissero confermati i suoi sospetti, se sospetti li si poteva definire.

Non sapeva con esattezza cosa stesse andando a cercare a Brookhaven, sapeva solo che sperava di trovarlo.

***

In macchina, Spencer e Aria aspettavano Hannah sotto casa sua.

"Allora, vuoi dirmi qual è il tuo brillante piano?" Insistette Aria con l'amica.

"Accidenti come sei curiosa!" esclamó ridendo l'altra, seduta al posto di guida del passeggero "Ti ho detto che quando Hannah sarà arrivata e saremo in macchina fuori da Rosewood ti dirò tutto! Meglio essere prudenti, no?"

Le due amiche risero. Tutto sommato, la prospettiva stessa di riuscire a sottrarsi all'onnipresente A era una boccata di ossigeno che contribuiva al loro buon umore.

Spencer, ridendo ancora, si voltò verso la strada che aveva di fronte, ma il suo sorriso le morì sulle labbra. Impallidì di colpo, sentì il suo stomaco stringersi in una morsa di gelo e sul suo viso comparve un'espressione di stupore. Aria si accorse di tutto ciò con qualche secondo di ritardo e quando chiese spiegazioni all'amica, questa di scatto si voltò verso di lei e disse, con un filo di voce: "Toby".

All’unisono, le due ragazze si voltarono a guardare la strada, che era desolatamente vuota. Aria, cercando di usare tutto il tatto di cui era in possesso, constatò ad alta voce, rivolta all'amica: "Spence, non c'è nessuno… Sicura che non fosse qualcuno che gli somiglia?"

"Sono certa che fosse lui! Era lui, ha visto la macchina, l'ha riconosciuta e..." fece una pausa, tentando di ricacciare giù le lacrime che contro il suo volere spingevano per salirle agli occhi " Ed è tornato indietro, infilandosi nella stradina lì a destra”  concluse.

Toby era il suo ex ragazzo, che era stata costretta a lasciare su minaccia di A con la promessa di tenerlo al sicuro in cambio. Gli aveva raccontato di essersi innamorata di un altro e non l’aveva più visto... fino a quel momento.

Pochi minuti dopo, Hannah uscì di casa, seguita da Caleb, il suo ragazzo.

Lo salutò con un bacio veloce e salì in macchina, mentre Spencer lo guardava sparire nella stessa traversa che aveva inghiottito Toby poco prima.

L’ultima arrivata intuì che l’atmosfera non era serena e con un gioco di occhiate cercò di farsi spiegare la situazione da Aria. Intanto, Spencer si riscosse e senza dire una parola mise in moto: non poteva permettersi di farsi distrarre, avevano un’operazione da compiere.

***

Una figura sorseggiò l’espresso al bancone. Pagò il dovuto, salutò educatamente ed uscì dal locale. Gettò lo scontrino accartocciato in terra e proseguì lungo la strada che aveva di fronte. Si soffermò ad osservare il cartello che indicava la piazza che stava lasciando: Market Sq. Silenziosamente, continuò a camminare, mentre alle sue spalle il sole primaverile illuminava l’insegna del bar da cui proveniva, Coffee Hut.

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Capitolo 3
*** Brookhaven ***


FanFiction

Ciao a tutti,
mi scuso per il ritardo sulla pubblicazione ma il periodo-esami incombe su scrittrice e beta reader, quindi si fa quel che si può ^^
spero vi piaccia il nuovo cap, e se volete lasciare un commentino ino ino mi fa piacere :)
Ho già in mente come far andare tutta la storia (beh, quasi), ma suggerimenti di ogni sorta sono ben accetti!
Al prossimo capitolo!

Mb

3. Brookhaven

Il SUV metallizzato di Spencer viaggiava nella campagna in direzione di Brookhaven.

Quando le ragazze ebbero lasciato Rosewood ben alle loro spalle, la ragazza alla guida ruppe il silenzio, pronta a svelare i suoi piani alle amiche:

“Allora, nel bagagliaio della mia macchina c’è il trench di Ali. Aria, è chiaro che sei uguale a Vivian, quindi faremo così: tu indosserai l’impermeabile ed entrerai da O’Brien Book e noi saremo subito dietro di te.”

Le altre due pendevano dalle sue labbra. Senza esitazioni, continuò:

“Non entreremo tutte assieme o daremmo nell’occhio, ci vediamo dentro, così possiamo studiare le reazioni del libraio, e scoprire se c’è qualcosa che si nasconde lì!” concluse con enfasi.

Nella macchina cadde il silenzio.

Dopo un minuto pieno, Hannah, lanciando un’occhiata verso Aria, esclamò: “Tutto qui?”

La seconda, raccogliendo lo sguardo dell’amica, rincarò la dose: “Non c’è altro? Il tuo brillante piano è vediamo se il libraio nasconde qualcosa???”

“Dai ragazze” si difese Spencer “Non sappiamo cosa stiamo cercando, ma sappiamo che Ali frequentava quella libreria... Abbiamo l’occasione di tendere una trappola con il cappotto rosso, tentiamola!”

Le due passeggere della macchina sospirarono rassegnate e Aria borbottò, guardando dritto davanti a sé: “Se scoprono che ho raccontato una balla per fare un giro in libreria, Spence, mi dovrai dare asilo politico… e cedermi il tuo letto”

***

Ella parcheggiò la macchina nella piazza principale. Scese dalla vettura, girò la chiave nella serratura, poi si guardò intorno, senza sapere dove andare. Esattamente dalla parte opposta rispetto a dove si trovava, attraverso le fronde degli alberi che decoravano l’isola pedonale al centro dello spazio, scorse l’insegna di Coffee Hut.

A passo deciso attraversò la piazza, si fermò all’attraversamento pedonale per far passare un Suv argentato che viaggiava a tutta velocità, poi si spostò sul marciapiede di fronte, osservando i tavolini del dehor.

Si sedette ad uno di questi, ordinò ad una solerte cameriera una bibita fredda e iniziò a riflettere. Dove poteva andare? Cosa stava cercando in realtà? Era stata forse impulsiva a dirigersi subito a Brookhaven? Avrebbe fatto meglio a telefonare ad Ashley e rimandare a quando sarebbero potute andare insieme?

Immersa nei suoi pensieri finì la bibita e alzandosi dal tavolino tirò inavvertitamente un calcio ad una carta per terra. Chinandosi a raccoglierla per controllare che non fosse sua, notò che lo scontrino segnava un espresso e dunque non le apparteneva. Infastidita per la maleducazione altrui, lo gettò in un cestino della spazzatura e prese a camminare per le strade di Brookhaven, senza accorgersi che qualcuno la stava osservando da lontano.

***

Aria riemerse dal bagagliaio dell’auto in corsa proprio mentre Spencer stava imboccando la via principale della cittadina, in cerca di parcheggio. Adottando posizioni degne di una contorsionista, indossò l’impermeabile appartenuto all’amica defunta e finì di allacciarne i bottoni mentre guardava fuori dal finestrino. Attraverso il vetro vedeva sfilare macchine parcheggiate sotto ad ordinate file di alberi, le cui ampie chiome offrivano riparo alle persone sui marciapiedi, ferme davanti alle vetrine o che erano uscite a passeggiare nelle prime giornate primaverili.

Ad un tratto, le sembrò di scorgere una figura conosciuta. Voltandosi a cercarla indietro esclamò: “Ferma!”, ma già il semaforo alle loro spalle era scattato e la persona si era dileguata. Rivolgendosi alle amiche in macchina, che non avevano capito cosa stesse succedendo, disse allora semplicemente: “Mi era sembrato… Non importa”.

Le ragazze trovarono parcheggio poco distante dalla libreria e si prepararono a mettere in pratica l’idea di Spencer. Un po’ titubante per la mancanza di particolari del piano, Aria scese dalla macchina e si avviò verso la libreria.

Hannah e Spencer la osservarono dall’interno della macchina. La videro attraversare la strada con lentezza e il chiaro scopo di essere notata da chi potesse aver avuto a che fare con Vivian. La seguirono in silenzio con lo sguardo fino a quando entrò da O’Brien Books.

Attraverso la vetrina, la videro scambiare poche parole con il commesso e poi fare un cenno da dietro il vetro, prima di tuffarsi tra gli scaffali. Le due ragazze si scambiarono un’occhiata e scesero dalla macchina, dirigendosi a passo svelto verso il negozio. Senza troppi convenevoli, salutarono lo stesso commesso e cercarono l’amica, che le aspettava impaziente in uno stretto corridoio tra due alte librerie piene di volumi usati e impolverati.

“Tutto questo è un’enorme buco nell’acqua” sbottò sottovoce Aria “Il commesso è nuovo, non ha mai visto Alison, né Vivian… Il negozio ha cambiato gestione pochi mesi fa!”

“Fantastico” commentò acida Hannah, pensando all'appuntamento saltato con Caleb.

Spencer non si diede per vinta: “Come ha cambiato gestione? Non hai chiesto cosa ne è stato dei precedenti proprietari? Magari sanno qualcosa… Come si chiamavano? O’Brien? Magari abitano ancora qui...”

“Cosa ne so del perché hanno chiuso!” riprese Aria, dando sfogo al nervoso accumulato nel pomeriggio “Saranno andati in pensione… e anche se li trovassimo, cosa vuoi fare? Chiedere se hanno mai visto Alison o un pazzo che la seguiva e se - ”

“Zitta!” la interruppe Spencer, guardando alle sue spalle.

All’occhiata un po’ risentita dell’amica, questa spiegò, a denti stretti: “C’è tua madre fuori dalla vetrina… non ti voltare! Penso ci abbia viste, al mio segnale infilati in un altro corridoio, fai qualcosa, nasconditi...” fece una breve pausa “... ora!”

Aria percorse velocemente il corridoio che aveva davanti, arrivata in fondo, aggirò lo scaffale alla sua destra e si nascose dietro una libreria da cui poteva tenere d’occhio le amiche proprio mentre la campanella posta sopra la porta del negozio annunciava l’ingresso di sua madre.

Per aumentare il suo campo visivo, tolse un libro dalla mensola davanti a sé e lo uso per celare parzialmente il suo viso.

Attraverso i volumi, vide le due ragazze assumere un’espressione disinvolta, voltarsi e salutare Ella come se fosse stata una sorpresa vederla entrare.

“Signora Montgomery!” sentì dire ad Hannah “Cosa la porta qui a Brookhaven?” Dal suo nascondiglio, Aria vide Spencer assestare una gomitata nei fianchi dell’altra ragazza, evidentemente giudicando la domanda troppo diretta.

“Ciao ragazze!” le salutò tranquilla la donna. “Dovevo fare un paio di commissioni, poi attraverso il vetro mi è sembrato di vedervi… Non c’era anche un’altra ragazza con voi?”

Istintivamente Aria si voltò e, tenendo il libro davanti a sé, si addentrò ulteriormente verso il fondo del negozio, attenta a non fare rumore.

“Sì, noi….” Cominciò Hannah

“Noi… stiamo cercando un regalo per un’amica e la commessa è stata così gentile da andare a vedere nel retro se hanno proprio il libro che cerchiamo” intervenne Spencer, cercando di fare un sorriso innocente e rassicurante.

“Ah… beh, spero che troviate quello che vi serve” concluse Ella, augurandosi di trovare allo stesso modo qualcosa di utile.

A distanza di qualche scaffale, Aria non riusciva più a sentire il dialogo e si era messa a sfogliare il libro che aveva tolto per aprire il varco, una vecchia copia di Romeo e Giulietta, nella speranza di non apparire sospetta.

Quando sentì suonare nuovamente la campanella del negozio, pensò che sua madre fosse uscita e fece per riemergere dai corridoi, ma quando scorse le tre donne ancora intente a parlare, riprese la posizione da cui poteva osservarle, giusto in tempo per vederle salutarsi.

Ritenne saggio aspettare un poco prima di tornare dalle amiche e quando finalmente fu da loro, avendo cura di dare le spalle alla vetrina, senza dire una parola, ma con fare grave, mostrò il frontespizio del libro che aveva ancora in mano, su cui aveva trovato una scritta in bella calligrafia che recitava: proprietà di Alison Di Laurentis.

***

Nessuno fece caso alla figura che camminava tra le macchine posteggiate. Silenziosamente, e con estrema precisione, tagliò la guarnizione che proteggeva il finestrino dell’utilitaria scura lasciata al riparo di un albero. Appoggiò il vetro sul sedile posteriore, poi lasciò cadere sul sedile del conducente una pagina strappata ad un libro, dove, evidenziata, saltava subito agli occhi una frase: “Chi accresce il sapere, aumenta il dolore”. Nel margine, in inchiostro rosso brillava, con una calligrafia indistinguibile dai caratteri stampati, chiara, la lettera A.

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Capitolo 4
*** Elementare, Watson ***


FanFiction

Ciao a tutti!!
Scusate la lunghissima pausa tra un capitolo e l'altro ma ci sono stati un po' di problemi di tempo libero della Beta Reader (martyx tvb!) e qualche "pensiero" che mi ha occupato la testa negli ultimi giorni, impedendomi di fare le ultime modifiche prima della pubblicazione..
Ad ogni modo, spero di farmi perdonare con questo capitolo bello lungo e (spero) piuttosto denso...
Grazie di tutte le visite, delle recensioni e a chi segue la storia.. tutto questo mi fa sempre molto molto piacere!
Alla prossima puntata! (spero tra poco)
Moonbeam

4. Elementare, Watson

Hanna dormiva profondamente nel suo letto.

Quando il cellulare prese a vibrare e suonare sul suo comodino, si tirò su di soprassalto. Ci mise un attimo a capire dove si trovasse e quale fosse la fonte della musichetta che l’aveva scaraventata da un mondo dove la suoneria del telefono non faceva paura alla realtà, ma si calmò subito, riconoscendo la melodia familiare che annunciava una chiamata di Caleb.

Con la voce ancora roca, rispose al cellulare richiudendo gli occhi e buttandosi distesa a pancia in su sul materasso: “Ehi ciao.. dimmi”

“Ciao amore, ti ho svegliata?” rispose l’altro, dall’altra parte dell’apparecchio.

“Fai un po’ tu… Ma che ora è??”

“Abbastanza presto, lo so… ma bisogna che tu veda una cosa subito… Vengo da te, tra quanto?”

“Ma che succede?” chiese la ragazza, nervosa, tirandosi su a sedere sul letto, improvvisamente sveglia.

“Niente di cui preoccuparsi, arrivo tra un po’, però tu chiama le altre”

***

Hannah, Aria, Spencer ed Emily erano radunate di prima mattina di una domenica di inizio maggio nella cucina di casa Marin. Caleb con pochi convenevoli era passato lasciando una chiavetta usb ed ora le quattro ragazze si apprestavano a scoprirne il contenuto. Videro scorrere un filmato già conosciuto, estratto da quel che rimaneva del cellulare che erano riuscite a sottrarre ad A e che mostrava Ian, Jenna e Garrett nella stanza di Alison la notte in cui era stata uccisa. La versione che avevano già visto si fermava dopo l’entrata in scena di un’arrabbiata Melissa, con la battuta “Lei dov’è?”, ma mentre guardavano il filmato era parso chiaro a tutte che questa volta sarebbe andato oltre, e le loro aspettative non furono deluse.

Nel momento in cui erano abituate veder finire il video, col fiato sospeso, si trovarono davanti a una serie di macchie di colore senza senso, fino a che le immagini tornarono nitide, anche se in assenza dell’audio.

Le quattro ragazze videro i personaggi discutere animatamente, interrotti dall’entrata nella stanza di un Jason visibilmente ubriaco e barcollante. Mentre Garrett e Jenna si occupavano di tenere a bada e presumibilmente in silenzio l’ultimo arrivato, il video mostrava Melissa che se la prendeva con Ian, fino a che qualcosa – forse un rumore – faceva scattare un fuggi fuggi generale, momento in cui anche le immagini si fermavano.

Le ragazze decisero di guardare nuovamente lo spezzone, aguzzando la vista in cerca di indizi e particolari utili. Dopo la terza proiezione, Hannah disse: “Una di voi  riesce a leggere il labiale?”

Pronta, Spencer rispose: “Jason è incomprensibile, mia sorella ad un certo punto probabilmente nomina Alison, ma è difficile da dire con sicurezza… Forse se lo rivedessimo un’ultima volta…”

“Spence, basta, ti prego, portiamolo alla polizia e facciamola finita!” intervenne Emily

“Alla polizia?!” saltò su Hannah “E come spieghiamo come lo abbiamo avuto? Finisce che incriminano noi… e anche Caleb” concluse con una leggera nota di risentimento.

“Lui cosa sa? Fa ancora domande?” chiese preoccupata la prima.

“No, ci ha rinunciato… Ha capito che non c’è verso di avere risposte da me, ma vuole chiudere al più presto questa storia… L’argomento in ogni caso è inequivocabile” rispose ancora la bionda, alzando le sopracciglia a sottolineare l’ultima frase.

“Sì ma ragazze, non possiamo portarlo alla polizia, non è una prova, non dice niente…” tentò di razionalizzare Spencer, alla ricerca di un appiglio che migliorasse la posizione della sorella.

Accorse in suo aiuto Aria, intervenendo nella conversazione: “No, Hannah ha ragione, portando questo video dovremmo spiegare troppe cose alla polizia perché abbia senso… Però dobbiamo trovare come arrivare in fondo a questa storia.. Spence - ” si bloccò, colpita da un’idea improvvisa. Alzò gli occhi e li puntò sull’amica, che la guardava senza capire dove volesse andare a parare. “Devi affrontare tua sorella”

“Analizziamo la situazione – stava spiegando Aria, tutte le ragazze concentrate su di lei – chi può spiegarci il contenuto di quel video?

Ian è morto e Jason non ricorda niente di quella sera. Di Garrett e Jenna sappiamo di non poterci fidare, l’unica nostra possibilità è Melissa!”

Spencer riflettè in silenzio per un po’. Poi, decisa, guardò le amiche e disse: “D’accordo. La affronterò. Questa sera stessa, però ragazze, copritemi le spalle”

***

All’orario convenuto, Aria, Hannah ed Emily si appostarono fuori casa di Spencer.

Avevano preparato un piano dettagliato per non farsi cogliere impreparate dagli eventi della serata: Spencer avrebbe affrontato Melissa cercando di metterla alle strette e portando con sé il proprio telefono in chiamata verso Hannah, da cui, con il vivavoce, le tre ragazze avrebbero potuto seguire la conversazione delle sorelle Hastings e intervenire in caso di pericolo.

Con l’aiuto di Caleb, avevano predisposto il telefono ricevente con un registratore audio per avere eventualmente a disposizione delle prove, mentre Aria aveva composto sul suo cellulare, pronta ad avviare la chiamata se necessario, il numero delle emergenze.

Del resto, non sapevano cosa aspettarsi da quella serata, forse la loro amica stava per affrontare A, o l’assassino di Alison. La tensione era palpabile nell’abitacolo dell’auto.

Puntuale secondo i piani, il cellulare squillò.

Hannah premette il tasto verde per accettare la chiamata e le tre ragazze ascoltarono Spencer portare avanti un discorso provato nel pomeriggio: “Mi vuoi dire che non sei mai stata in casa di Alison?”

“Ma no, che domande fai?” rispose Melissa con una risata.

“Mai?- continuò l’affondo la più giovane delle due - D’accordo, facciamo che ti credo, dove eri la notte in cui è stata uccisa?”

La sorella si innervosì: “Tu e le tue amiche state giocando alle piccole detective, Spencer? Non me lo ricordo”

“Tutti a Rosewood si ricordano dove erano quella notte, Melissa. Tu dov’eri?”

“Te l’ho detto, non mi ricordo, è stato più di un anno fa” replicò dura la donna.

“Ti do un aiuto, eri a casa di Alison. Ed eri con Ian, Garrett, Jenna e Jason”

Melissa impallidì, colta di sorpresa, mentre sua sorella ringraziò il cielo che non si potesse sentire il battito accelerato del suo cuore, che avrebbe tradito la sicurezza che stava ostentando.

Le due guardarono insieme il video; una volta terminato, Spencer chiese tranquilla: “Allora, mi vuoi spiegare?”

“Perché dovrei?” fu la laconica risposta che ottenne dalla sorella ancora scossa dall’aver visto la registrazione del suo defunto marito.

Esasperata, la più piccola vide crollare le sue difese: “Ma non capisci che sto cercando di darti una possibilità di spiegare? Se porto questo alla polizia ti faranno le mie stesse domande, solo che non crederanno a una parola di quello che dirai… io…” si interruppe, prima di sfogare l’ansia accumulata in lacrime, rovinando la posizione che aveva guadagnato.

La donna restò in silenzio, valutando le sue opzioni. Dopo una lunga pausa, rivolse gli occhi verso di lei e alla fine disse: “D’accordo. Sì, mi ricordo tutto e ti racconterò cosa è successo quella notte, ma è una storia che non devi rivelare a nessuno, tanto meno alle tue amichette, va bene?”

Spencer annuì, mentre fulmineo, dettato dal senso di colpa, le passò per la testa il pensiero di chiudere la telefonata. L’istinto le fece accantonare l’idea, pronta ad ascoltare il racconto della sorella, che iniziò a dire:

“Come ti ho già detto, sapevo che Alison flirtava spesso con Ian.

Garrett e Jenna sapevano di questa cosa, o forse avevano delle fotografie, non lo so, e lo ricattavano. Quella sera dovevano mettere in chiaro una qualche questione. Lui aveva dimenticato il cellulare in camera mia e gli era arrivato un messaggio di Alison piuttosto esplicito. Ero infuriata, ma le avevo risposto come se fossi lui per vedere fin dove sapeva arrivare. Scoprii che la storiella con Ian andava avanti da parecchio tempo, che si erano appena visti a Kissing Rock e dove era lui in quel momento. Andai a casa dei Di Laurentis, ed è la parte che hai visto registrata. Ad un certo punto rientrarono i padroni di casa e noi ci separammo. Ian andò in camera con Jason, cosa si dissero non lo so, però a un certo punto, verso le due di notte forse, gli arrivò un messaggio dal mio cellulare che lo attirò di nuovo a Kissing Rock. Non so chi l’abbia mandato nè come, sinceramente non saprei neanche dire se quella sera avevo il telefono con me, comunque, arrivato lì trovò Alison per terra, insanguinata. Non aveva più battito... Mi raccontò di essere stato preso dal panico, voleva coprirmi, si sentiva in colpa perché credeva fossi stata io per via di quel flirt, così trasportò il corpo al cantiere dove poi l’hanno trovata ed è scappato. Solo quando hanno pubblicato l’autopsia ha scoperto di averle inferto il colpo finale e si sentiva terribilmente colpevole per questo… Forse è proprio per questo motivo che si è…” Abbassò gli occhi, che si erano riempiti di lacrime, incapace di terminare la frase.

Spencer lasciò che la sorella si riprendesse e, anche lei con le lacrime agli occhi per l’emozione suscitata dal racconto, le chiese: “Come posso essere sicura che non mi stai mentendo? Tu dove eri?”

“Non mi credi?” le chiese l’altra di rimando, gli occhi arrossati e un’espressione disarmata.

Alla ragazza passò per la testa una risposta velenosa che faceva leva su tutti i segreti e i reciproci rancori che le due sorelle portavano, ma decise che non era la strada più conveniente da seguire, perciò le disse semplicemente, sottovoce: “Sono solo le domande che ti farebbe chiunque…”

Melissa fece un sospirò, chiuse gli occhi, poi ammise: “Ero con Wren quella notte. Tradivo Ian da quando avevo scoperto di Alison... Non era amore all’inizio, era solo vendetta. Puoi chiedere conferma a lui… ”

Spencer non commentò, comprendendo lo sforzo che costava questa confessione.

Wren in seguito era stato a lungo fidanzato con sua sorella, arrivando persino a progettare un matrimonio con lei. Quando la futura sposa gli aveva presentato la sua famiglia, però, qualcosa era scattato tra la minore delle Hastings e il promesso sposo, che Melissa stessa aveva sorpreso a baciarsi, rompendo conseguentemente il fidanzamento.

La donna riprese il racconto, aggiungendo “Quando io e Ian ci siamo rincontrati, lo scorso autunno, mi ha raccontato tutto, mi ha detto che eravamo in questa storia insieme, che l’aveva fatto per proteggermi, che non mi aveva tradita, era solo Alison a scrivergli dei messaggi insistenti… Cosa potevo fare? Avevo il cuore spezzato e non potevo dirgli con chi ero veramente quella notte… Io l’amavo sul serio, sai?” fece una pausa, abbassando gli occhi e accarezzando il suo ventre “ E ora di lui mi resta solo questo bambino” concluse.

Gli sguardi carichi di lacrime delle due sorelle si incrociarono, il muro che da tempo le divideva cadde in un attimo, abbattuto dai colpi di tante rivelazioni, si abbracciarono e si sciolsero in un pianto liberatorio.

All’altro capo del cellulare, le ragazze, trattenendo anche loro qualche lacrima, chiusero rispettose la comunicazione, lasciando alle due Hastings la dovuta privacy.

Sulla via del ritorno, come un lampo a ciel sereno, tre suonerie avvisarono contemporaneamente le ragazze in macchina della ricezione di un messaggio. Sapevano già quale sarebbe stato il mittente, quindi Hannah non fermò nemmeno l’auto mentre Emily leggeva ad alta voce: “Elementare, Watson. Godetevi l’euforia della vittoria, ma il caso non è ancora chiuso. Il professor Moriarty vuole ancora giocare. –A

 

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Capitolo 5
*** Segreti e Bugie (parte 1) ***


FanFiction

Ciao a tutti!
Scusate scusate scusate per l'incredibilmente lunga pausa, non mi metterò a sciorinare tutte le motivazioni per cui ci ho messo tanto, l'importante è che il nuovo capitolo sia qui!!!
Vi auguro buona lettura, vi ringrazio di essere su questa pagina e... commentate!
dai su su lasciatemi una recensione, che fanno un sacco piacere! :)
Se addirittura ne aveste voglia mi piacerebbe sentire se avete delle teorie riguardo A in questa storia...o forse è ancora troppo presto?

*Le citazioni seguite da asterisco sono prese dall'opera teatrale di Romeo e Giulietta, scritta dal grande W.Shakespeare, di cui naturalmente non mi sogno minimamente di possedere i diritti e compagnia bella

Segreti e Bugie (pt.1)

Venti giorni dopo aver scoperto una parte degli eventi legati alla morte di Alison i telefoni ancora tacevano. Aria, Hannah, Emily e Spencer mai avrebbero pensato che l'assenza di A potesse essere spaventosa quanto la sua presenza.

L'ultimo messaggio che avevano ricevuto, la notte della confessione di Melissa Hastings, si concludeva con una sibillina promessa di ritorno, ma il fatto di non sapere quando ciò sarebbe avvenuto e il senso di impotente attesa rendeva le quattro ragazze molto inquiete.

Era un sabato mattina quando Aria Montgomery, nel tentativo di smuovere le acque e trovare qualche spunto, riaprì la scatola contente vecchi oggetti di Alison che le aveva dato Jason.

La posò sul suo copriletto, accanto alla copia di Romeo e Giulietta appartenuta all'amica che aveva trovato durante la sua ultima visita a Brookhaven e che aveva appena terminato di leggere per la seconda volta senza trovarvi niente di rilevante, poi iniziò a svuotarla lentamente, disponendo ordinatamente gli oggetti sul letto.

Seduta a gambe incrociate, con la schiena appoggiata alla testiera, guardò la composizione che si trovava davanti a lei: un braccialetto di perline di plastica, dei disegni di una mano infantile, una collana con un ciondolo di metallo cesellato a forma di cuore, una bambola con i capelli biondissimi e arruffati, una boccia di plastica contenente un paesaggio invernale che molto tempo prima doveva essere piena di acqua e una serie di pezzettini e cianfrusaglie con cui Aria aveva creato una montagnola… tutti oggetti che certamente avevano un significato per Alison, ma che per lei restavano inesorabilmente muti.

Non trovando un senso a quelle cose, scoraggiata e soprapensiero prese in mano il ciondolo a forma di cuore, ne seguì i profili bombati con l'indice e ripercorse i disegni incisi nel metallo, mentre la sua mente si rivolgeva a tempi lontani. All’improvviso il rumore sordo di qualcuno che bussava sullo stipite della porta aperta la fece sobbalzare. Alzó gli occhi e vide che sua madre la stava osservando dal corridoio antistante la stanza.

Senza pensarci, richiuse rapidamente gli oggetti nella scatola e indossò la lunga collana sotto lo sguardo attento di sua madre, che, al cenno di assenso della figlia, attraversò la camera e raggiunse il fondo del letto, dove si sedette, in silenzio.

La donna prese delicatamente in mano il libro, che era rimasto sul copriletto, e con lentezza aprì la copertina, soffermandosi ad osservare il frontespizio. Lo richiuse, lo appoggiò sulle sue gambe e con un sospiro si voltò verso la ragazza, dicendo: “Ancora le cose di Ali?”

“Sì… tirarle fuori ogni tanto mi fa sentire come se fosse ancora qui”

Ella Montgomery guardò la figlia con affetto, con una mano le accarezzò il viso e poi scese a prendere il ciondolo, ancora caldo. Lo fissò per un istante, poi alzò gli occhi sulla figlia e, preoccupata, le disse, facendo attenzione a soppesare ogni parola:

“Tesoro, sei sicura che ti faccia bene?

So che la dottoressa Sullivan è dovuta andare via, ma se hai bisogno di parlare posso chiedere al terapeuta di tuo fratello se conosce qualcuno…”

“No!” La interruppe la giovane “Grazie mamma, ma no, non mi serve uno strizzacervelli e non è per la morte di Alison che ho iniziato a uscire con Ezra!”

Sentendo nominare l’ex collega, l’espressione della donna si indurì, strinse nervosamente le mani attorno al libro e Aria capì di aver fatto un passo falso.

“Dov’è che vai a studiare oggi pomeriggio?” tagliò corto Ella.

La ragazza tentò di ammorbidirla: “da Spencer, ma sul serio, non c’è bisogno che mi accompagni, sono solo pochi isolati…”

“Per me e tuo padre va bene così” replicò piatta sua madre “tra un quarto d’ora usciamo, d’accordo?” disse, poco prima di uscire dalla stanza, il tomo ancora stretto nelle mani.

Aria annuì e mandò un messaggio all’amica. Fortuna che i suoi genitori erano da Melissa.


Appena fuori la camera della figlia, Ella si appoggiò al muro del corridoio, con lo sguardo rivolto al soffitto.

Perché ogni conversazione con Aria si trasformava in un conflitto? Che cosa era stato a incrinare il bel rapporto che avevano avuto da sempre? Aprì di nuovo la prima pagina per andare a leggere l’ex libris scritto sul frontespizio.

Doveva andare in fondo a quella storia e riportare le cose alla normalità, a qualunque costo.

***

Quando Spencer sentì suonare il campanello sapeva perfettamente chi avrebbe trovato alla porta e scese le scale dalla sua stanza con calma.

Aria le aveva mandato un messaggio sbrigativo, di sicuro doveva aver dovuto raccontare una storia ai suoi. Rise fra sè e sè dell'assurdità della situazione e aprì la porta con ancora il sorriso sulle labbra, che peró si spense subito per lasciare spazio allo stupore quando vide chi aveva suonato.

Davanti a lei si trovava un bel ragazzo, biondo, occhi chiari, il fisico modellato da un passato difficile e lavori pesanti, con un'espressione seria e determinata sul volto.

"Toby?!" esclamó lei.

***

Aria viaggiava in silenzio nella macchina guidata da sua madre. Non sapeva come fossero arrivate a quel punto; una volta, fino a poco tempo prima, erano come buone amiche, mentre ora ogni parola che si rivolgevano diventava una valvola di sfogo per frustrazione e risentimenti accumulati di fronte ai segreti che le avevano divise, ai segreti che lei stessa era stata obbligata a tenere. Era decisamente stufa di tutto quello che era accaduto, era stufa di A, dei segreti, di mentire.

Al momento di lasciare l'auto si voltò per salutare la madre con uno sguardo carico di tutto il dolore che quella situazione le faceva provare, a cui Ella rispose con un'occhiata comprensiva e piena di affetto. Conclusa la silenziosa e profonda conversazione, la ragazza si rivolse verso l'abitazione degli Hastings, pronta ad andare verso l'ennesima bugia.

Suonò alla porta dell'amica, cui non lasciò modo di parlare, investendola con un fiume di parole: "Ciao Spence, saluta mia mamma per favore così se ne va" salutando con un gesto Miss Montgomery, la ragazza, allibita, si fece da parte per far entrare in casa l'amica, che aveva subito ripreso, camminando nelle stanze: "Non ce la faccio più, questo silenzio mi sta uccidendo, ogni volta che arriva un sms, una lettera, un'email mi viene un colpo perche ho paura sia A, salto al minimo rumore, perdo la testa per niente! cosa sta architettando? perchè non l'abbiamo più sentita? Volevo giocare d'anticipo, ho cercato nella scatola di Jason ma -" Aria si interruppe, vedendo che nel salotto di casa Hastings era seduto Toby, che le fece un cenno come per dirle di continuare pure, lasciando poi cadere il suo sguardo sul ciondolo al collo della ragazza.

Alle sue spalle, la seguiva una sgomenta Spencer che non era riuscita a zittire in tempo l'amica e che ora non sapeva come spiegare al suo ex-ragazzo-ricomparso-dal-nulla il significato delle parole di Aria.

Per tutta risposta al suo cenno, Aria gli rivolse un sorriso forzato e sorpreso, prima di prendere l'amica per un braccio e trascinarla nell'ingresso dell'abitazione.

"Potevi avvisarmi che c'era lui!!! ma cosa ci fa qui?" esclamò sottovoce.

La padrona di casa rispose, a tono: “Non me ne hai dato modo! Hai cominciato a sbraitare senza nemmeno salutarmi! È venuto a chiedermi spiegazioni... deve aver intuito qualcosa e dopo aver sentito quello che hai detto non so come cavarmela…"

Aria ammutolì, sentendosi colpevole per quella leggerezza... poteva controllare che l'amica fosse sola prima di parlare così apertamente di A, che errore stupido!

Tacque un attimo, sospirò e poi disse, seria: "Spence, lo sai che Toby ti ama, non sarebbe qui altrimenti... se è quello che vorresti fare, digli la verità su A... Alison diceva che i segreti uniscono le persone, ma ho capito a mie spese che ti dividono da quelli a cui vuoi bene..." fece una breve pausa, come se la sua attenzione fosse stata attratta da un pensiero importante, poi all'improvviso si riscosse e riprese: "devo scappare, ho un appuntamento con Ezra, torno qui nel pomeriggio... fai quello che ti senti, mi raccomando... "
Detto questo, uscì dalla porta sul retro e si incamminò verso l’appartamento del suo ragazzo.

Spencer la seguì con lo sguardo, riflettendo sulle sue parole. Quando fece scattare la serratura, aveva preso la sua decisione.

***

Ella Montgomery aveva deciso di sfruttare il tempo che aveva a disposizione per approfondire la situazione in cui si trovava.  Tutto il suo mondo, la sua famiglia, aveva iniziato a cadere in pezzi da quando? Era stato prima o dopo la sparizione di Alison? O piuttosto quando era stato ritrovato il suo corpo? O invece i primi segnali si potevano già avvertire quando Aria era diventata sua amica?

Non sapeva dare una risposta esatta a queste domande, l’unica cosa certa era che un filo rosso le legava inesorabilmente, un filo che aveva il nome di Alison Di Laurentis. In mancanza di altri elementi a portata di mano, si immerse nella lettura del volume che recava il suo nome in prima pagina… se non altro, da qualcosa si doveva pur iniziare:

Due casate, pari entrambe in dignità,
nella bella Verona, dove la nostra scena s’apre.
da antichi rancori giunge nuova rivalità
che di sangue fraterno mani fraterne copre
E dai lombi fatali di questi due nemici,
due amanti sfortunati vengon fuori
Le cui disavventure e casi infelici,
con la loro morte l’odio seppelliran dei genitori *

***

Spencer camminò decisa nel corridoio che portava al salotto, dove Toby la stava aspettando, paziente.

Attraversò a passo svelto la porta e si sedette sulla poltrona bianca esattamente di fronte al divano dove era seduto il ragazzo. Tra loro, solo un tavolino di vetro e ottone.

Si guardarono in silenzio per alcuni lunghi istanti, ciascuno studiando chi aveva di fronte, cercando di decifrare quali fossero i rispettivi pensieri e combattendo con i sentimenti in contrasto nel proprio cuore. Alla fine, Spencer ruppe il ghiaccio, dicendo: “Allora, mi vuoi dire esattamente perché sei qui?”

“Mi vuoi dire cos’è A?” chiese lui alzando le sopracciglia, gli occhi celesti fissi in quelli scuri della sua ex-fidanzata.

“Cosa sai su A?” tentò di difendersi la ragazza

“Cos’è che nascondi?” affondò ancora Toby

“Perché sei comparso proprio ora, dopo essere sparito per un pezzo?” chiese Spencer

“Qual è il vero motivo per cui mi hai lasciato?” se voleva andare sul personale, lui era pronto.

“Dove sei stato?”

“Ti importa?”

“Hai accompagnato ad operarsi la tua spaventosa sorella?”

“Vogliamo parlare del figlio di un assassino che aspetta Melissa?” Spencer abbassò lo sguardo, che fino a quel momento aveva sostenuto fieramente, ferita.

Toby si dispiacque, non voleva farle del male, ma le loro discussioni finivano sempre così, con uno dei due colpito. Entrambi orgogliosi, nessuno mollava fino a che qualcuno non sfoderava il colpo basso che convinceva l’altro a desistere.

Ora che la raffica di domande si era esaurita, erano pronti per le risposte.

Spencer guardò di nuovo il ragazzo, sospirò e disse: “D’accordo. Cosa vuoi sapere?”

Toby delicatamente rispose “Voglio saperne di più su questa A, che cos’è, perché me l’hai nascosto, cosa sta succedendo?”

“Che cosa sai?”

“Non dovevi spiegare?”

“Non ricominciamo con le domande, voglio capire cosa sai tu, come ci sei arrivato, per darti meglio la mia versione”

“La tua versione?”

“Per spiegarti.”

“Va bene.” Toby iniziò il suo racconto “Mi ero accorto che c’era qualcosa che mi nascondevi più o meno dalla sera del campanile, poi c’e stato quando avete ritrovato l’arma del delitto, quando sono caduto dall’impalcatura, quando mi hai fatto dire da Emily che stavi con un altro, l’incendio alla casa di Jason…”  fece una pausa, poi riprese “Era palese che tu fossi in mezzo a qualcosa di grosso. Capivo che tu non potessi parlarne e ho cercato di starti vicino e aiutarti al meglio delle mie possibilità, ma poi mi hai tagliato fuori dalla tua vita e non ho più potuto fare niente.

Poi ho incontrato Caleb. Non so, sarà stato un mese fa, e mi ha confermato che siete in mezzo a un bel casino. Vi sta aiutando a indagare sull’assassinio di Alison, vero? No, non ti arrabbiare con lui!” si affrettò a dire, dopo che Spencer aveva mutato espressione “Mi ha rivelato qualcosa che non avrebbe dovuto, lo so io e lo sa anche lui. È convinto che voi abbiate avuto in mano il cellulare dell’assassino, ma ha capito, come sembra voi non abbiate fatto, che è qualcosa che da sole non potete affrontare. Me l’ha detto perché vuole proteggere Hanna, e proteggervi tutte.”

“Toby, io…” provò a dire Spencer, spaesata, cercando un punto da dove iniziare, ma il ragazzo ancora non aveva terminato la sua storia: “Aspetta. Tutto questo è successo circa un mese fa. E io ho passato l’ultimo periodo a convincermi che ormai non facevo parte della tua vita, che tu stessa mi hai escluso da essa e quindi non c’era bisogno che io mi intromettessi nei tuoi affari.”

“E cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“Beh… A.”

“A???” Spencer strabuzzò gli occhi, terrorizzata

“Ho ricevuto un messaggio. Un po’ strano a dire il vero.. diceva qualcosa come “Mi dispiace avervi fatto lasciare, colpa mia. –A” ho creduto che fosse uno scherzo, che non significasse nulla, ma questa mattina questa A mi ha scritto di nuovo, dicendo che se non avessi capito, c’era ancora una possibilità per noi, e così…eccomi qui”

Spencer non credeva alle sue orecchie, A li stava facendo riconciliare? Perché? Dove era la trappola? A non faceva niente senza un secondo fine, l’avevano imparato bene… e ora questo gesto cosa stava a significare?

La mente razionale della ragazza si lasciò andare per una volta e in pochi passi aggirò il tavolino rettangolare e si buttò sul divano, cogliendo Toby stesso di sorpresa, mentre con un balzo avvolgeva le braccia intorno al collo di lui e annullava le distanze tra le loro labbra come se gli ultimi mesi non fossero mai accaduti, come se A non fosse mai esistita.

Ci sarebbe stato un tempo per le spiegazioni, ma non era quello il momento.

***

Sulla panchina nel parco dove si era seduta, Ella richiuse il libro che aveva appena completato.

Le girava la testa e il cuore batteva all’impazzata, nel tentativo di rincorrere il turbinio dei pensieri accelerato dall’adrenalina.

Era mai possibile? Tutte quelle citazioni: “Mostruosa è la nascita di questo amore”, “La gioia che provo è avventata, sconsiderata”, e ancora “La virtù stessa diventa vizio se mal indirizzata e il vizio talvolta può essere riscattato”. *
Poi Giulietta di quattordici anni... Sembrava... No, che cosa mai stava andando a pensare.. e se... Aria?!

Il pensiero di sua figlia la aiutò a riprendere lucidità. Con alcuni lunghi sospiri riprese contatto con la realtà, aiutata dal calore del sole e dal vento sul viso.

Guardò l’orologio che portava al polso: la segreteria della Rosewood High School era aperta per solo un’ora ancora, ma era l’unico luogo dove poteva verificare i suoi sospetti.

***

Un trita documenti stava macinando per la seconda volta quello che era stato un foglio di carta.
Lavorava velocemente, mentre qualcuno stava finendo di comporre un messaggio con allegata l’immagine del documento distrutto.
Accadde tutto nel giro di pochi attimi: il trita documenti si zittì di colpo, la persona premette alcuni tasti del telefono e il campanello suonò. La figura non si fece prendere dalla fretta, con flemma appoggiò il telefono accanto al trita documenti, richiuse a chiave l’armadio e uscì dal ripostiglio, avviandosi con calma alla porta.

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Capitolo 6
*** Segreti e Bugie (parte 2) ***


FanFiction

Lo so. Lo so, sono al limite dell'imperdonabile per la pausa tra la prima parte del capitolo e la seconda.
Ammetto di aver anche avuto bisogno di qualche giorno per riprendermi dal Big Betrayal del summer finale, ma alla fine eccomi qui!
La bella notizia è che in questo capitolo mi sono impegnata veramente tanto e spero che la fatica traspaia, la brutta notizia è che c'è una terza parte da creare e io sono in pieno periodo esami! :( :(
Con la ripresa delle lezioni ho la speranza di prendere un ritmo più accettabile e nel frattempo spero che mi perdoniate..
Intanto grazie grazie grazie per non avermi abbandonata e per le recensioni che mi fanno sempre tanto tanto piacere! :)

Vi auguro come sempre buona lettura e come al solito, vi lascio con l'invito a recensire, commentare e fare ipotesi, se vi va :)
al prossimo cap!
Moonbeam

6. Ipotesi e Domande

Aria suonò al campanello dell’appartamento di Ezra Fitz. Attese un poco, poi le aprì un ragazzo alto, magro, con i capelli neri un po’ scompigliati, vestito con un paio di bermuda e una maglietta blu di un gruppo musicale che probabilmente conosceva solo lui. La ragazza lo osservò brevemente, a vederlo così, come si faceva a immaginarlo in versione sono-un-serio-professore-di-una-importante-università? Sorrise, e lui ricambiò, facendola avvicinare per salutarla con un lieve bacio. Non richiuse la porta, e allo sguardo interrogativo di lei, rispose, con un tono tra il misterioso e il divertito: “Oggi andiamo in gita!”.

La ragazza provò a obiettare: “In gita? Ma io credevo… non so nemmeno se sono vestita in modo adatto…”
Ezra lanciò un’occhiata al suo look estroso, e poi la tranquillizzò, sussurrandole: “Vai benissimo”. Si allontanò da lei per andare verso le scale e, voltandosi per darle un altro sguardo, disse, con una nota di disappunto, o forse di gelosia: “A proposito, bel ciondolo” poi le prese la mano e insieme uscirono dal palazzo.

***

Emily Fields appoggiò il cellulare sui cuscini davanti a sé, seduta sul divano che aveva ricavato nello spesso davanzale della finestra della sua camera. Si appoggiò ad una parete e guardò fuori, un po’ sconsolata. Maya aveva ancora rifiutato la sua chiamata, si era promessa che quella sarebbe stata l’ultima volta che tentava di contattarla, ma il problema era che aveva appena concluso l’ennesima ultima telefonata.

Osservava assente il lungo viale alberato, i profili delle case e i lampioni che si perdevano e confondevano nell’intreccio cittadino del centro.
All’improvviso il telefono squillò. Era un suono breve, un avviso rapido che annunciava un messaggio.

Emily ebbe un tonfo al cuore. Forse Maya le aveva scritto qualcosa, forse non aveva preso il cellulare in tempo per rispondere alla chiamata.. si avventò verso l’apparecchio con lo stomaco stretto in una morsa e quando lesse il mittente, l’intensità della contrazione aumentò.

Era un messaggio anonimo. A era tornata.

Con apprensione attese il tempo di caricamento dell’sms, poi, con grande sorpresa ne lesse il contenuto: “Voglia di cambiare aria? Prendi fiato e nuota, direzione Yale. C’è posta per te. –A”

La ragazza non comprese subito il significato delle parole, con lo smartphone controllò la sua casella di posta elettronica e incredula vi trovò una lettera di interessamento e la documentazione preliminare per accedere a una borsa di studio per nientemeno che l’università di Yale.

Emily gettò via il telefono quasi come se improvvisamente avesse preso a scottare, spaventata.

A aveva fatto qualcosa per loro rarissime volte, ma la maggior parte delle sue azioni aveva un secondo fine. Perché ora tutto questo per lei? Perché, dopo aver fatto sfumare le sue possibilità con la ben meno prestigiosa Danby?

Preoccupata, si voltò di nuovo a guardare fuori, per riflettere.

Non si era accorta che per tutto il tempo sua madre, Pamela Fields, aveva osservato i suoi gesti con apprensione. Si era fermata, notando i repentini cambi di umore: tristezza, speranza, stupore, poi ansia, infine paura. Tutto quello che voleva era proteggere la sua bambina, ma era da molto tempo che ormai non sapeva più come fare. Con un senso di ansia riprese a camminare, lanciando un’ultima occhiata in direzione di Emily.

***

Quando squillò il cellulare, Hannah nemmeno vi fece caso.

Anche se non poteva ammetterlo con le altre, che sembravano allarmate dal silenzio di A, lei trovava questa latitanza rilassante.

Cominciava ad abituarsi a quella situazione di tranquillità, le sembrava quasi di essere tornata una normale ragazza della sua età, che guarda il telefonino per vedere se il fidanzato ha mandato un messaggio, o se un’amica l’ha cercata. Non osava chiedersi quanto sarebbe durato, del resto A aveva promesso di ritornare, ma intendeva godersi tutto il tempo che le veniva concesso.

Quando vide sullo schermo del display le parole “Mittente: Sconosciuto”, capì che era il momento del brusco risveglio. Con apprensione aprì l’allegato e con sorpresa riconobbe nella fotografia il verbale per taccheggiamento che A stessa aveva usato alcune volte per ricattarla. Il punto era che la fotografia lo ritraeva nel momento in cui veniva distrutto. La breve didascalia che accompagnava l’immagine diceva solo: “LiberA”.

Hannah non sapeva cosa pensare. Si dovette sedere sul letto per cercare di trovare il modo di razionalizzare la situazione, cercando di non cedere alle sue emozioni contrastanti: A aveva distrutto un documento ufficiale della polizia. Dopo averlo rubato tempo prima. E averlo usato per ricattarla.

Non poteva fare a meno di chiedersi quale fosse lo scopo di tutte queste azioni, avevano già imparato che tutto quello che -A faceva aveva un fine ben preciso, come Alison, del resto.

E -A ora aveva distrutto il verbale, la sua stessa arma. -A aveva voluto liberarla, faticava a crederci, ma più ci pensava più le sembrava un’offerta di pace, collaborazione, forse. Che lo scopo fosse fin dall’inizio trovare i colpevoli dell’omicidio di Alison e questo fosse una sorta di premio per quello che avevano scoperto?

Si lasciò andare all’euforia, che le fece dimenticare di voler scavare più a fondo nell’accaduto. Era libera. Si sentiva bene, si sentiva leggera come non succedeva da quasi due anni. Era felice e scoppiava dalla voglia di dirlo a qualcuno, a tutto il mondo se solo avesse potuto. Riprese in mano il cellulare, guardò un’ultima volta la fotografia per accertarsi che non fosse stato tutto uno scherzo della sua immaginazione e poi compose il numero. Doveva chiamare un’amica.

***

Spencer e Toby stavano cercando di recuperare il tempo perduto separati.

Erano saliti in camera di Spencer, sistemandosi sul letto di lei.

Quando per l’ennesima volta il cellulare della ragazza segnalò la presenza di un messaggio non letto con un suono molto fastidioso, Toby si divincolò dalla presa di lei per imporle di zittire l’apparecchio e con il suo permesso allungò un braccio per afferrarlo. Quando aprì il display a conchiglia, puntò gli occhi sulla sua ragazza e con tono grave le comunicò che il mittente era -A.

Spencer, allarmata, si mise immediatamente a sedere e lesse il contenuto del messaggio: “Non c’è di che. -A” guardò sbalordita il ragazzo di fronte a lei e dovette ammettere a se stessa che era qualcosa di piacevole poter finalmente condividere con lui tutto, anche le preoccupazioni dovute ad -A.

Le sue riflessioni vennero bruscamente interrotte dal suono del campanello di casa sua.

Sorpresa, andò alla finestra e da lì vide che in fondo al vialetto di casa era parcheggiata l’auto della signora Montgomery. L’adrenalina svegliò improvvisamente la sua mente dal torpore in cui si era accoccolata, la sua testa lavorava veloce cercando di elaborare una scusa plausibile per cui Aria, sorvegliata speciale dei genitori, non si trovasse con lei, dove aveva raccontato di voler passare il pomeriggio.

Si fermò brevemente davanti a uno specchio per rendersi presentabile, poi si diresse a passo svelto verso la porta, incalzata dal ripetuto suonare del campanello.

Non riuscendo a trovare qualcosa di credibile, Spencer optò per l'improvvisazione. Aprì la porta con un gran sorriso e salutò la donna cercando di prendere tempo: "Signora Montgomery!" esclamò con enfasi.

Stava per snocciolare qualche accenno confuso a qualcosa riguardante Aria e la scuola, ma Ella la interruppe prima che potesse iniziare a parlare.

Immaginava che la figlia non fosse a casa dell'amica ed era certa che la ragazza avrebbe cercato di coprirla, come lei stessa aveva fatto da ragazzina per evitare punizioni. Ma questa volta non si trattava di una ramanzina e un castigo da evitare, era in gioco qualcosa di molto più importante, quindi parlò a Spencer cercando di trasmetterle l'urgenza che provava, sperando così di evitare una serie di giri di parole che avrebbero significato solo una perdita di tempo: "So che Aria non é qui con te... e con Toby, vedo" aggiunse, vedendo sbucare il ragazzo dalla porta del corridoio, che la salutò educatamente con un cenno del capo. "Ho bisogno di vedere Aria. Dimmi dov'è, per favore" riprese.

Spencer tacque per un momento e capì che in quella necessità era racchiuso tutto, l'apprensione di una madre, l'intuito naturale, la fretta di mettere in salvo ciò che si ha di più prezioso. Ne era certa, Ella Montgomery sapeva. Sapeva di –A, della sua esistenza, dei suoi ricatti, forse sapeva addirittura più di loro.

Esitò un momento, poi diede alla donna la risposta che cercava. La vide annuire, come se avesse avuto bisogno solo di una conferma, e andare via ringraziandola e salutandola sbrigativa.

 

Qualche minuto dopo, Spencer misurava nervosamente a grandi passi il corridoio, facendo la spola tra l’ingresso e la sala da pranzo.

Mordicchiandosi nervosamente le unghie, fremeva perché Aria rispondesse al telefono, che continuava inesorabilmente a risultare staccato. Aveva detto a sua madre dove fosse, almeno poteva avvisarla.

Toby la osservava andare e venire, camminare assorta a piedi nudi, con indosso solo la sua maglietta a mo’ di vestito. Notò quanto fosse bella, e quanto gli fosse mancata. Sorrise, inebriato dall’aver riconquistato l’amore, e preso dai suoi pensieri salì in un movimento repentino le scale, proprio mentre l’espressione di Spencer cambiava sentendo la voce dell’amica all’altro lato dell’apparecchio.

***

Ella si trovava davanti all’appartamento 3B della Northtown Hall of Residence.

Nervosa, si guardò intorno, nell’attesa che qualcuno aprisse la porta a cui aveva appena bussato.

Tutto era silenzioso, quasi come non ci fosse nessuno. Riflettendo se fosse il caso di aspettare il ritorno dei due amanti e cosa fare nel frattempo, inciampò in un angolo dello zerbino incurvato verso l’alto. Chinandosi per rimettere a posto il tappetino, vi scoprì sotto una chiave, presumibilmente dell’appartamento. La donna la prese in mano, valutando il da farsi. Poi, con un gesto impulsivo, la infilò nella toppa e girò fino a che la porta non si aprì con uno scatto. Per prima cosa infilò la testa nell’apertura, studiando la stanza deserta. Si infilò silenziosamente nel locale principale e chiuse accuratamente la porta alle sue spalle. Diede un rapido sguardo in giro, per quanto le consentiva il buio, e intuì di essere nello spazio riservato alla cucina, che poi si apriva nel salotto che in un angolo aveva anche il letto. Si aggirò nel locale, silenziosa, cercando di scacciare l’immagine dalla sua mente di lei che apriva la porta del bagno e trovava Aria ed Ezra in atteggiamenti inequivocabili. Per sua fortuna ciò non accadde: trovati il bagno e una sorta di dispensa, l’appartamento era stato visitato per intero. Un rumore di passi accompagnato da un allegro vociare sul pianerottolo la fece irrigidire: il tempo di valutare dove nascondersi e già le persone fuori erano passate, ma cosa avrebbe fatto se qualcuno fosse entrato? Avrebbe salutato educatamente e levato il disturbo? Non era un’esperta di legalità, ma era quasi certa di stare commettendo una violazione di domicilio bella e buona. Attese con pazienza qualche minuto per accertarsi di avere via libera, poi lasciò la casa e si avviò velocemente alla macchina.

Provo a telefonare al cellulare della figlia, che risultò staccato, quindi in apprensione e senza esitazione, contattò colei che già una volta le aveva dato la risposta che voleva.

***

Spencer aveva appena chiuso la conversazione con Aria quando il cellulare squillò di nuovo.

La conversazione con l’amica era stata piuttosto difficile, Ezra l’aveva portata al belvedere di Rosewood e lì i cellulari avevano poco campo. Era riuscita ad avvisarla che sua mamma era andata all’appartamento a cercarla e ad informarla dello strano comportamento di -A, che era ricomparsa all’improvviso per far tornare insieme lei e Toby. Subito dopo era caduta la linea. Spencer guardò il cellulare e vide il numero di Ella Montgomery. Esitò prima di rispondere: sapeva cosa le avrebbe detto la donna. Aria non era all’appartamento di Mr.Fitz. Cosa doveva fare? Odiava questa situazione, lei non voleva mai coprire le amiche proprio per paura di trovarsi tra due fuochi come in quel momento. Aveva imparato a mentire ai suoi coetanei, ai suoi genitori, era successo qualche volta con qualche investigatore per necessità, ma in generale non riusciva a farlo con gli adulti che avessero una qualche autorità, specie con i professori.

Il fatto era che Mrs. Montgomery era anche una professoressa. Deglutì a fatica, poi prese la chiamata. Mentre cercava di guadagnare tempo, la sua testa si torturava sulla strada da imboccare: tradire l’amica o tenersi sul vago, sperando che una mezza verità bastasse? Al momento cruciale, chiuse gli occhi e scelse la prima: i due erano al belvedere di Rosewood.

Basta con le bugie, era quello che Aria stessa aveva detto nel pomeriggio.

 

Non si era ancora ripresa dalla telefonata, che il suo cellulare squillò ancora: questa volta era Emily.

Rispose, e con stupore sentì l’amica raccontarle di aver ricevuto un regalo da A, e così pure Hannah. Le due concordarono di vedersi a casa degli Hastings, dove avrebbero potuto parlare liberamente per fare il punto della situazione.

“Provo a contattare Aria per sentire se ha avuto notizie da A e se ce la fa a raggiungerci, ma prima era staccata…”

“Era con Ezra?”

“Belvedere” rispose la prima con fare ammiccante.

“Wow, serata romantica! Mi sa che ci darà buca, io al suo posto lo farei” rispose allegra Emily, poi continuò: “Hannah sta venendo da me, le telefono di venire dritta a casa tua, poi prendo la macchina e ci vediamo tutte da te, d’accordo?”

“ Sì, a dopo”.

Terminata la chiamata, dal corridoio Spencer lanciò un’occhiata verso il piano di sopra. Toby avrebbe avuto l’occasione di sentire i resoconti su -A in prima persona e forse così avrebbe compreso meglio la situazione.

Loro stesse, con un punto di vista esterno avrebbero avuto la possibilità di riuscire a carpire il disegno più grande a cui A stava lavorando. Questa volta non le avrebbe colte di sorpresa.

***

Aria si allontanò dallo spiazzo da cui si vedeva l’intera città di Rosewood con il cellulare in mano, lasciando Ezra a godere della vista.

La ricezione era pessima. Camminò fino a vedere solo da lontano l’auto, semi-nascosta nel buio che iniziava a scendere molto presto per via delle colline che si alzavano a Ovest, quando il vento all’improvvisò cambiò, portando repentinamente il cellulare a segnare due tacche di campo. Iniziò a vibrare intensamente, segnalando chiamate perse di Spencer e di sua madre e qualche messaggio in segreteria. Si arrestò per un attimo, poi vibrò un’ultima volta, ad indicare un messaggio ricevuto, con il mittente sconosciuto.

Aria sentì gelare il sangue nelle vene, poi lesse: “Gran bel ciondolo,Aria… facciamo un patto: il pendente a me, Ezra tutto per te. La benedizione dei genitori o la collana di Ali, cosa scegli? Tic tac..”

La ragazza cancellò il messaggio e si portò istintivamente la mano al collo. Chiuse gli occhi, assorta. In cuor suo non aveva alcun dubbio.

***

Nella penombra della sera, due fanali immobili illuminavano gli alberi che avevano di fronte creando bizzarre ombre attraverso il fumo che si alzava dal vano motore.

Il cofano accartocciato formava con il guardrail, a ridosso della corteccia di una quercia, un contorto intrico che a prima vista poteva sembrare una dinamica scultura post-moderna. All’interno dell’abitacolo, una figura giaceva immobile, come immersa in un sonno profondo, adagiata sull’airbag esploso come fosse stato un cuscino.

Attraverso i vetri infranti, una leggera brezza faceva oscillare il lembo di un foglio che nell’impatto era volato sul cruscotto; i riflessi danzanti che trapelavano attraverso il parabrezza venato ne illuminavano l’inchiostro, conferendo un che di mostruoso a quella che, di fatto, era una semplice lettera dell’alfabeto: A.

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