Diabolus et Virgo

di Eiji Niizuma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Principium Historiae ***
Capitolo 2: *** Diaboli Puellae Occurrerunt ***
Capitolo 3: *** Mixturae Memoriae Minaeque ***
Capitolo 4: *** Novum Ludicrum Regi ***



Capitolo 1
*** Principium Historiae ***


Diabolus et Virgo

(titolo provvisorio)




Salve! Sono una ragazza che si è appassionata- come chiunque o quasi nella sezione Ao no Exorcist immagino- alle vicende dei giovani Okumura e dei loro amici/compagni -ed anche nemici va'- leggendo le pagine del manga edito dalla Panini.

Questo è un esperimento, diciamo, che ho deciso di pubblicare appena dopo aver completato le presenti pagine senza nemmeno aver accennato a scrivere quelle successive perché vorrei vedere se in qualche modo può interessare a qualcuno o se è stata solo una perdita di tempo♥.

Spero vivamente che sarà di vostro gradimento e che esprimiate il vostro giudizio in merito con una recensione, anche perché saranno proprio queste a decretare se la storia merita di andare avanti o se il tentativo si esaurisce qui.


Disclaimer. La maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli che hanno un nome conosciuto a chi legge la fanfiction, appartengono al fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka Kazue Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non a me.


Ah, nel caso (possibile e temo probabile) in cui vi imbattiate in errori di grammatica, nella costruzione del periodo, passaggi oscuri, frasi troppo lunghe o criptiche, per favore segnalatemele tramite recensione così che provvederò a rendere più leggibile il testo.

Detto questo...

Vi auguro una buona lettura, ma non aspettatevi troppo. ^^”


Uno.

Principium Historiae




Era una limpida mattina di giugno, nell'aria si levava un alito leggero che andava a scompigliare le folte chiome degli alberi nel quartiere. Un venerdì quieto e pacifico come al solito.

Alcuni pensionati si aggiravano per le stradine della zona residenziale, molto tranquilla perché prevalentemente abitata da anziani.

Nel parchetto dell'isolato uno scoiattolo prese coraggio e si decise a scendere dal suo albero per agguantare una gustosa bacca caduta proprio al centro della strada, lontano dal rifugio sicuro offerto dai rami.

Stava quasi per afferrare il succoso frutto con le zampine tese al massimo, già assaporandone il dolce sapore, quando una scarpa urtò pesantemente l'asfalto davanti a lui, spappolando il chicco lì ad un millimetro dalle sue braccine. Più forte della ventata provocata dal gesto, la colonna vertebrale dell'animaletto fu percorsa all'istante da un brivido, ed il momento successivo il roditore si trovava già accucciato fra i rami, al sicuro dal pericolo appena scampato ma non ancora tranquillo.

Nel mentre una voce si levò al di sotto delle chiome degli alberi. -Yeeech! Che schifo! Che cavolo ho calpestato? Ohccaspio sono in ritardo! Presto presto, devo arrivare prima che si chiuda il cancello! Bleaaaaah detesto correre! Uffa perché non riesco a svegliarmi mai in tempo?-

Era la voce di una ragazza dall'aspetto piuttosto bizzarro, anche se la definizione più corretta era trasandato e sciatto, ed oltremodo disordinato.

Indossava l'uniforme di una delle scuole superiori più importanti del paese, l'Accademia della Vera Croce, ma le scarpe erano infilate a metà come ciabatte, le calze malamente arrotolate sulle caviglie, la gonna storta a tre quarti, la camicia abbottonata solo per metà ed un bottone saltato, il fiocco che l'avrebbe dovuta adornare era stato fatto male, ed in più era a sghimbescio. Sul muso la fanciulla aveva ancora le briciole della fetta di toast trangugiato in fretta per colazione e la sua chioma bruna con riflessi ramati era sparata in tutte le direzioni, ancora aggrovigliata per non essere stata spazzolata a dovere e con, ciliegina sulla torta, il pettine penzolante da una delle ciocche, incastrato in un complicato intrico di capelli.

Senza curarsi di ripulire la suola della scarpa, la studentessa si lanciò nuovamente in una forsennata corsa contro il tempo. Tralasciando il fatto che le dispiaceva moltissimo arrivare in ritardo perché sapeva bene come era tedioso aspettare qualcuno, erano cose come quella a fare la differenza nella carriera scolastica, se un allievo si presenta sempre in orario per le lezioni viene considerato affidabile e l'affidabilità è un punto in più sul curriculum, un punto di partenza per qualsiasi lavoro. E, sul piano pratico, se non fosse stata sufficientemente ligia al dovere le avrebbero revocato seduta stante la borsa di studio e bye bye speranze per il futuro.

Dopo dieci minuti di galoppata indemoniata la ragazza frenò all'improvviso, rischiando di schiantarsi a terra, e si nascose in un vicoletto per approfittare dell'occasione rendendo almeno decente il proprio aspetto. Difatti uscendo dalla viuzza ed attraversando la strada si arrivava al cancello della scuola, la sua meta, e grazie agli sforzi compiuti era riuscita a giungere lì un paio di minuti prima del suono della campanella. Con una manciata di secondi si rassettò la gonna, infilò correttamente le scarpe, tirò su le calze, aggiustò il fiocco, riabbottonò correttamente la camicetta, scrollò via le briciole dal viso e cominciò a pettinare i capelli, districando quanti più nodi possibili con le dita. Ad un certo punto le sue mani incontrarono il pettine e afferratolo lo guardò, incredula per il fatto che fosse rimasto impigliato fra le sue chiome, quando la campanella squillò e ciò la fece sobbalzare al punto che il pettine le volò via di mano verso il fondo del vicolo, mentre la ragazza ricominciava ad affannarsi per arrivare in orario.

L'adolescente non aveva tempo di tornare indietro a recuperare l'utensile, e continuò dritta per la propria strada.

Paff!

Fece l'oggettino d'avorio.

-Ahio.-

Non le importava il fatto che accanto a lei i compagni di scuola ridacchiassero della sua corsa da maratoneta, anzi in realtà sì e le bruciava parecchio, ma aveva imparato a mettere l'orgoglio sotto le scarpe -ora ripulite dal vischioso succo della bacca- ed ignorare quanto più possibile quei commenti per concentrarsi sulle cose più importanti.

E una di queste era arrivare sempre in orario.

Doveva riuscirci anche stavolta.

Con una scivolata che le alzò la gonna di parecchi centimetri percorse l'ultima metà del corridoio fino alla propria aula, afferrando al volo uno stipite della porta scorrevole aperta e usandolo come perno per cambiare direzione e scaraventarsi nella stanza.

In due tre saltelli riuscì a bloccarsi completamente e, gemendo dalla fatica, si schiantò al proprio posto. Lanciò una fugace occhiata alla cattedra, l'insegnante non era ancora entrato in aula. Salva!

Ma il sollievo durò pochi istanti, perché già mentre stava cercando l'astuccio nella cartella udì chiaramente alcune compagne della bancata sinistra commentare malignamente la sua entrata nella stanza.

-Guardala lì, com'è soddisfatta, ha fatto il record mondiale.. hihihi-

-Mamma mia com'è goffa, l'ultima volta che sono andata allo zoo ho visto un orangutan più aggraziato di lei!-

-Ahahaha! Hai ragione! Tra l'altro non credi che si somiglino?-

-Ma cosa dici! Povera bestia, paragonata ad un impiastro simile. Ahahahah-

-Secondo me ha ragione, si assomigliano: hanno le stesse sopracciglia! Huhuhu!-

-Vorrai dire cespugli! Sono così spesse… quasi non riuscivo a crederci la prima volta che l'ho vista, ma non ce l'ha un po' di amor proprio quella? Un po' di orgoglio femminile? ihihi-

-Chi, lei? hahahahaha Ma hai visto che ha fatto per il corridoio? Una scivolata!!! E le si sono viste chiaramente le mutande!!! Che, tra l'altro, sono ridicole. Chi si metterebbe degli slip con i broccoli sopra????-

-Lei senz'altro!!! eheheh!-

La ragazza affondò il viso fra le pagine del libro che aveva appena tirato fuori dalla cartella, tentando inutilmente di nascondere il proprio rossore, cercando di concentrarsi sulle tangenti e le cotangenti e serrando a tal punto i pugni chiusi da imbiancare le nocche.

Cavoli, che era goffa era vero, ma non le sembrava una cosa così grave…

Poi non era vero che le sue sopracciglia erano troppo spesse. Erano solo diverse dalle loro, non è che dappertutto la gente ha le stesse sopracciglia…!

E sui broccoli… non è che proprio le piacessero quelle mutande, ma erano uscite in regalo con una confezione di carote in offerta… Una specie di assurda pubblicità, quegli intimi facevano parte di una serie di slip con fantasie di ortaggi, c'erano sette possibili decorazioni e a lei erano capitati i broccoli, tutto qui.

Cioè… lei cercava sempre di economizzare, e delle mutande gratis sono sempre ben accette no?

Le compagne continuavano imperterrite a fare battutine sul suo aspetto e i suoi gesti, mentre la ragazza tentava di concentrarsi su quelle maledette tangenti e di non perdere le staffe.

Se fosse dipeso da lei sarebbe saltata su all'istante e le avrebbe rimesse in riga quelle.. quelle… quelle oche. Ma qui le cose funzionavano in modo diverso rispetto a , ed una effrazione del regolamento scolastico le sarebbe costata cara, senza contare che avrebbe minato alla sua già precaria reputazione.

Mentre rileggeva per l'ennesima volta la stessa riga del libro di matematica la studentessa aguzzò l'udito notando la mancanza del mormorio che stava tentando di evitare. Bene, questo silenzio voleva dire che le compagne avevano smesso di blaterare contro di lei, quindi il professore doveva essere entrato in classe. Aveva appena riportato la propria attenzione al mondo reale che sentì -...Santa Maria!-

L'insegnante doveva essere entrato e stava facendo l'appello!

-Presente!- rispose automaticamente, alzando la mano, e nel frattempo arrossendo di vergogna. Il suo cognome era una fonte continua di imbarazzi, e sua madre che aveva avuto la bella idea di darle il nome della madonna aveva contribuito a renderle ancora più inviso presentarsi a chicchessia.

Ma, grazie al cielo, quell'assurdo binomio che si ritrovava per nome e cognome non faceva alcun effetto lì in Giappone, in quanto nessuno era in grado di riconoscere il patetico gioco di parole.

Una dozzina di facce si voltarono verso di lei e la guardarono confusi.

Le guance dell'adolescente imporporarono fino a darle il colorito di un'aragosta. Ecco, l'aveva fatto di nuovo. Erano già tre anni che si era trasferita in Giappone decisa a terminare lì il proprio corso di studi, ed ancora faceva di queste gaffe. Alzare la mano durante l'appello non era la norma nelle scuole superiori del Sol Levante, ma ciò che aveva fatto voltare le teste dei suoi compagni erano state le parole di Maria: ancora sovrappensiero, aveva parlato in Italiano! E nessuno conosceva una parola della sua lingua, quindi era normale che fossero rimasti tutti perplessi.

-Santa-san, potrebbe spiegare cosa voleva intendere un momento fa? Non siamo nell'ora d'Inglese né è il mio compleanno, perciò parlare di regali è completamente fuori luogo.-

Quando il professore di matematica faceva il simpaticone convinto di essere estremamente divertente alcuni alunni provavano l'impulso irresistibile di alzare gli occhi al cielo. Maria fra questi.

Evitando però di compiere il gesto, si decise a mettere insieme qualche parola per rispondere all'insegnante e non risultare scortese.

-Erhmmm... Sì ha ragione sensei, volevo dire... eccomi qui, ci sono... sono presente ecco... insomma...- Biascicò la ragazzina chinando nuovamente la testa verso il banco, umiliata dalle frecciatine che ricominciavano a volare nei suoi confronti. Possibile che ogni cosa che lei facesse, ogni errore che le scappasse, non potesse passare inosservato almeno una volta?No, Loro dovevano fargliele scontare tutte, una per una.

Ma non avrebbe dovuto sopportarle ancora per molto. Mancava soltanto un anno... nemmeno... due trimestri ed un mesetto scarso di quello che stava trascorrendo ora... poi avrebbe affrontato a testa alta gli esami d'ammissione all'Università della Vera Croce e si sarebbe finalmente levata dai piedi quel nugolo di sciacquette.

Dio, ti ringrazio per avermi sostenuta fino ad ora, aiutami ancora ad arrivare alla fine di questo supplizio, te ne prego.

E, tenendo stretto fra le dita un vecchio rosario che teneva sotto la camicia a mo' di collana, rivolse qualche preghiera al Padreterno ed alla vergine come segno tangibile di gratitudine, mentre l'insegnante riprendeva la lezione e dopo aver terminato l'appello si dilungava a rispiegare gli argomenti della volta precedente a coloro che erano stati assenti.

Da quel momento in poi la giornata scolastica si svolse senza ulteriori intoppi, a parte qualche altra diceria maligna messa in giro dalle compagne di classe di Maria, fino all'ultima lezione della giornata, quella che la Santa preferiva in assoluto.

Canticchiando tra sé e sé si avviò velocemente verso l'aula-cucina di Cucina Pratica.

Non che la ragazza fosse particolarmente brava a cucinare solo che... l'idea stessa di una materia scolastica dove non si dovessero studiare pagine e pagine di noiosi mattoni e non si dovesse correre a perdifiato intorno ad un campo eseguendo stupidi esercizi ginnici la rallegrava profondamente. Inoltre c'era il non indifferente vantaggio di potersi portare a casa ciò che si cucinava senza pagare uno yen, anche perché gli ingredienti usati per le ricette erano pagati dalla scuola sotto la voce materiali didattici, ed elettricità acqua e gas facevano parte delle normali spese scolastiche.

Questo per Maria significava che almeno tre giorni a settimana -tante erano le volte in cui c'era la lezione di CP- poteva cenare decentemente e gratis, e la ragazza ne approfittava così da poter scialacquare i soldi che risparmiava per i pasti in manga e gadgets vari, nonché per pagare la bolletta di internet, senza il quale affermava di non poter vivere.

Mentre con i compagni percorreva i corridoi e le scale per arrivare fino all'aula CP numero 3, Maria stava già vagheggiando su cosa avrebbe potuto preparare quel giorno, sperando che le avrebbero permesso di fare un pasto completo e non solo primo o secondo. Magari sarebbe riuscita a convincere l'insegnante a preparare anche un dolce… inoltre si augurava che qualcuno tentasse di cucinare una torta di frutta, perché così avrebbe potuto mangiucchiare gli avanzi di mele o pere... o magari qualche fragola. Una delle differenze che l'Italiana soffriva maggiormente del Giappone rispetto al suo paese era il costo salatissimo della frutta. Per rendersi conto, nei supermercati ogni singola mela era avvolta in una veletta ed esposta al bancone come i dolci in pasticceria. E lei, da sempre vorace consumatrice di frutta, soffriva all'idea di potersi permettere solo una o due mele a settimana, un'arancia ogni tanto ed il melone neanche a parlarne. Aveva sentito dire che era considerato il regalo perfetto per chi avesse avuto una promozione... Le ciliegie poi, le parevano quasi dei rubini a guardarle da lontano, ed ogni volta si costringeva a voltare la testa dall'altra parte per non perdersi in fantasticherie proibite su quel frutto che secondo Maria era il preferito anche degli angeli del paradiso.

Il gruppo era appena arrivato all'uscio dell'aula CP 3 quando una voce baldanzosa interruppe il chiacchiericcio degli alunni.

-Minami-sensei, finalmente l'ho trovata!-

L'insegnante, la mano sulla maniglia della porta, si voltò ed esclamò sorpreso -Kocho-sama, lei qui? Si è disturbato personalmente a cercarmi? Sono spiacente per averle causato questo fastidio.-

E fece un inchino profondo invitando gli alunni a fare lo stesso.

-Via via, non c'è bisogno di tutta questa formalità Minami-sensei ! Sono solo venuto ad avvertirla che sfortunatamente a causa di un piccolo incidente l'aula-cucina 3 è temporaneamente inagibile, e che fino a quando non saranno completati i lavori di riparazione tutte le classi che la utilizzavano per l'ora di CP dovranno unirsi alle altre che fanno uso dell'aula 1 e 2.- Rispose l'uomo, facendo un gesto con la mano come a dire che si trattava di inezie trascurabili.

Nel frattempo tutti quanti gli allievi si erano inchinati seguendo il consiglio del docente, tranne Maria che ancora stava con la testa tra le nuvole e non si era accorta di niente.

-Ma...Faust-sama... inagibile... Perché? L'ultima volta che ci siamo andati è stato l'altro ieri ed era tutto a posto, è per caso successo qualcosa di grave?- Domandò perplesso l'insegnante, drizzandosi quel tanto che gli consentiva di osservare il suo principale da sotto in su. Non aveva ricevuto nessuna notizia di un incidente avvenuto nell'aula 3 il giorno prima, o di un litigio fra studenti (o anche fra professori) o di una bravata di qualche bullo, di un qualcosa insomma che avrebbe potuto danneggiare la stanza rendendola impraticabile. Inoltre non riusciva a capacitarsi del fatto il preside della scuola si fosse scomodato a venire comunicargli personalmente l'inaccessibilità della stanza, aveva certamente cose ben più importanti da fare, affari maggiori da gestire… perché mai perdere tempo per comunicare direttamente al professore cose trascurabili come questa, quando avrebbe potuto incaricare qualcun altro di farlo?

Il preside sembrò intuire i pensieri del docente, perché sogghignò e rispose -Carissimo Minami-san, le assicuro che l'aula è attualmente inservibile per una sciocchezza, niente di importante e che sarà nuovamente agibile al più presto ^o^. Ci tenevo a comunicarglielo personalmente perché lei è uno dei docenti più validi che abbiamo in questa scuola ;-9, so che da quando è stato assunto ha sempre mantenuto una condotta integerrima e volevo venire a complimentarmi :D. Inoltre… nella sua classe dovrebbe esserci una studentessa straniera con borsa di studio, no? U.U Non ho mai avuto l'occasione di fare la sua conoscenza ed ero curioso di vedere chi era, quindi ho pensato di prendere due piccioni con una fava. ;-P-

Le sue parole erano permeate da ingenuità disarmante, che mal si accostava con l'idea che Minami si era fatto del preside sentendone parlare dai colleghi.

Quindi o il preside lo stava prendendo per i fondelli oppure lo scherzo proveniva dagli altri insegnanti.

Il docente modulò un secondo inchino e, mentre stava per aprir bocca e rispondere qualcosa a sua volta fu anticipato dal signor Faust V.

-Oh, ragazzi, non c'è bisogno di restare così scomodi, suvvia alzatevi, fate come la vostra compagna.- Esclamò il direttore con un sorriso smagliante, additando con l'indice la ragazza ancora persa nelle sue fantasie.

-eh... vorrei la porzione più grande di ciliegie, grazie buon natale e felice ferragosto.- Farfugliò lei rendendosi conto di essere osservata da tutti e svegliandosi così dal proprio sogno fruttoso.

Un istante dopo aver biascicato queste parole si rese conto di aver a) pronunciato una frase senza capo né coda, e b) nuovamente parlato in italiano.

Ed eccoli infatti i bisbigli e le risatine delle compagne che riemergevano dal gruppo.

Solo in un secondo momento si accorse di essere osservata non solo dai compagni e dal professore, ma anche da un'altra presenza che per giunta le si era avvicinata oltre il limite della decenza.

Difatti scorse a pochi centimetri dal proprio volto due occhi di un verde foresta acceso che non aveva mai visto in vita sua, un ghigno furbo formato da una chiostra di denti bianchi come la neve illuminata dal sole ed altrettanto accecanti, un pizzetto delle sopracciglia ed alcune ciocche di capelli di un viola scuro molto intenso, colori che non credeva possibili in un essere umano. Dopo qualche secondo di silenzio innaturale la fanciulla si rese conto di quanto effettivamente le fosse prossimo quel volto non familiare, ed istintivamente mosse un passo indietro andando a sbattere contro il muro e franando così a terra, mentre per l'ennesima volta in quella giornata le si coloravano sanguignamente le guance. In Italia, ma anche lì in Giappone nei momenti in cui non veniva presa in giro dalle compagne, era sempre stata una persona molto socievole che non si faceva problemi ad accorciare le distanze con la gente, ma da lì a non sconvolgersi se uno sconosciuto le si appiccicava a due millimetri dal naso c'era parecchia strada.

Il professore e gli alunni erano rimasti zitti ed attoniti dal comportamento del loro preside, che non appena aveva sentito la ragazza blaterare in italiano le si era avvicinato con un sorriso entusiasta, rimirandola come se stesse studiando un nuovo giocattolo da tanto tempo desiderato e ricevuto inaspettatamente in regalo.

Quasi tutti nella scuola erano a conoscenza delle stranezze del preside, come la sua abitudine di vestire solo capi estremamente eccentrici o quella di collezionare qualsiasi cosa fosse attinente al mondo dei manga/anime e dei videogiochi, ma solo in pochi avevano visto in azione la modalità Otaku del principale, nella quale sembrava essere appena entrato.

La giovane Santa, dopo il primo momento di imbarazzo era passata all'irritazione, passaggio favorito anche dal fatto che nello sbattere la testa contro il muro si era ferita ed ora la nuca le pulsava dolorosamente. Normalmente invece, avrebbe probabilmente reagito in modo diverso, entusiasmandosi di fronte al camuffamento della persona che aveva davanti.

Ma chi cavolo è questo clown con i capelli tinti???E perché nessuno gli dice niente, cos'è, un altro dei loro scherzi? Scommetto che c'è lo zampino di Takahashi, anzi ne sono certa.

Sakurako Takahashi era il “boss” delle ragazze che si divertivano alle spalle di Maria, e sembrava apprezzare immensamente ogni evento negativo che accadesse alla compagna, per cui l'Italiana tendeva a ricollegare alla compagna la maggior parte dei fatti bizzarri ed imbarazzanti che le succedevano a scuola e non fossero strettamente dipendenti dalla sua stessa goffaggine.

Stavolta però la “collega” era innocente, in quanto nemmeno lei avrebbe potuto coinvolgere addirittura il preside della scuola per prendere in giro Santa-kun. Ciononostante l'adolescente, seminascosta dalle amiche in mezzo al gruppo, sorrise soddisfatta. Ancora una volta gli dei avevano deciso di non farla annoiare, ed una scenetta come quella che le si prospettava andava oltre ogni sua rosea previsione. Da quell'evento avrebbe certamente racimolato materiale a sufficienza per mettere in ridicolo quella fastidiosa Santa Maria-kun almeno fino a Natale, se non fino a San Valentino. Per cui si predispose a gustare la deliziosa e colossale figura di merda che la compagna stava per collezionare.

Mephisto offrì un sorriso abbagliante alla giovane mediterranea, porgendole contemporaneamente la mano destra guantata di seta lilla.

In un istante il suo volto era passato da un'espressione che tradiva la sua diabolicità alla più amabile e confortevole delle sue mille facce.

-Povera piccola, ti sei fatta male vero? Perdona il mio eccesso di curiosità, ero troppo impaziente di sapere com'eri, Santa Maria-chan-

Mentre il demone pronunciava il cognome della ragazza le sue labbra si contorsero per un istante, così breve da non poter essere percepito da occhi umani, in una smorfia che aveva in sé elementi di disgusto dolore e appena appena una punta di divertimento.

-Io… lei come fa a sapere il mio nome signore?- Borbottò la ragazzina sconcertata, anche se già mentre parlava si diede una manata mentale alla fronte: se quello era uno scherzo di Sakurako, e di certo lo era, era naturale che lui sapesse chi fosse lei, anzi con tutta probabilità quella domanda sorta spontaneamente dalle labbra dell'occidentale era parte integrante del nuovo piano della compagna per prenderla in giro.

Così, dopo aver terminato la frase, Maria serrò le labbra, tentando malamente di dissimulare la rabbia che le cresceva dentro.

-Oh, cara piccola Maria-chan -posso chiamarti così, vero? ^o^-, sono tante le cose che so di te…♥♥♥Nemmeno immagini quante…-

La ragazza si sentì percorrere la schiena da un brivido gelido. Di solito evitava di fidarsi del proprio istinto, che la portava spesso e volentieri a sbagliare, ed anche questa volta forzò la propria parte razionale ad ignorare la sensazione opprimente che le accelerava precipitosamente i battiti, avvertendola(giustamente in questo caso,) di un pericolo incombente.



Sperando che questo esperimento non sia stato troppo inconcludente io adesso mi congedo. Buonanotte a tutti (adesso che scrivo è l'una meno un quarto XD) e, spero, a presto! <3

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Capitolo 2
*** Diaboli Puellae Occurrerunt ***


Diabolus et Virgo



Ciao!♥ Sono di nuovo io, eh già! Dopo una settimana che mi è sembrata un mese per quanto è stata faticosa, son riuscita a completare il secondo capitolo! Enjoy! ^3^

Come prima cosa vorrei rassicurare chi ha commentato dicendomi di non interrompere la storia se non arrivano recensioni che, per l'appunto, non lo farò! Continuerò a scrivere, ritagliando del tempo qui e lì perché ho scelto il periodo meno propizio per scrivere una fanfiction (quest'anno ho la maturità yuhuuu =___=), e cercherò di fare aggiornamenti regolari di un capitolo a settimana... speriamo bene...

Ci tengo a dirvi che spero di non costruire qualcosa di insensato e che ho il timore/terrore di stare già andando OOC con i personaggi.

>_

Vi lascio al capitolo.


Ah, in fondo trovate le risposte alle recensioni, grazie per le persone che hanno letto e ancora di più a chi l'ha anche commentata♥♥♥



Disclaimer. La maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli che hanno un nome conosciuto a chi legge la fanfiction, appartengono al fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka Kazue Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non a me.



Due.

Diaboli Puellae Occurrerunt



Cosa vuol dire che sa tante cose di me?! Non significherà che...-No-non sarai mica un maniaco, u-uno stalker?!-

Il corridoio cadde all'istante nel silenzio, e ciò fece vibrare con maggior forza le ultime parole pronunciate dalla ragazza.

Ma, se Maria avesse potuto ascoltarne i pensieri, avrebbe sentito un caos assordante dentro le teste dei propri compagni.

Increduli, indignati, sconvolti, esasperati, irritati come se fossero stati insultati, imbarazzati, arrabbiati perfino, erano ammutoliti nel momento stesso in cui la loro collega pronunciava la parola “maniaco”. Anche se ognuno a modo suo pensavano tutti la stessa cosa. Com'era possibile che Santa-kun non avesse riconosciuto il loro preside (insomma anche nel remoto caso in cui la ragazza non ne avesse conosciuto l'aspetto c'era appena stato uno scambio di battute fra lui ed il professore che rendeva inequivocabile l'identità dell'uomo col cilindro!), che lo avesse scambiato per un maniaco(e secondo lei ammettevano pazzi in giro per la scuola!? Forse era la norma in Italia, da dove veniva lei, ma qui in Giappone sarebbe stato inaccettabile, la sicurezza va prima di tutto!)ed infine che avesse avuto la sfrontatezza di dirglielo in faccia?

Il professore, dal canto suo, si ripromise di assegnare alla ragazza la più terribile punizione che fosse mai stata congegnata nella storia delle scuole superiori, per essere certo che in futuro non le venisse in mente di fare un'altra uscita come quella.

Sakurako era raggiante. Quella deficiente si stava rovinando con le proprie mani! Ma a cosa serviva lei, Takahashi, se Maria riusciva benissimo da sola a rendersi la vita un inferno? Quanto gioiva la bulla, in seconda fila dietro ad un trio di ragazze benpensanti che avevano preso a scuotere la testa in segno di disapprovazione... quanto se la godeva nel vedere la compagna affondare sempre più..

Un maniaco... uno stalker, eh? Beh, in un certo senso ti sei avvicinata alla verità, sai?

-Ahahahaha! Povera piccolina, devo averti proprio sconvolto eh?Ma mia cara non crucciarti, non sono certo una persona poco raccomandabile! ^^ Beh, credo sia il caso ch'io mi presenti allora.♥-Esclamò il preside senza cambiare minimamente l'espressione amabile che aveva in viso. Si levò il cappello e modulò un inchino elaborato, terminando il rituale baciando la mano sinistra della giovane europea, afferrata delicatamente fra le dita forti della propria destra.

-Io sono Johann Faust V, il preside di questo istituto, L'Accademia della Vera Croce.. e sono deliziato di fare la conoscenza di una ragazza così fresca e piena di vita come te, Maria-chan♥.- Riprese, indirizzando all'alunna un sorriso sfavillante.

La giovane Santa non sentì tutto il discorso, in effetti le sue orecchie smisero di funzionare non appena udì la parola preside e fece due più due, collegando i piccoli fatti che le erano sembrati incongruenti. Il professore che si inchinava... la classe che faceva altrettanto... la mancanza di interventi da parte dei compagni quando il signor Faust le si era avvicinato troppo, il silenzio di tomba della classe iniziato nel momento in cui lei si era lasciata scappare di bocca il dubbio sulla moralità dell'individuo che aveva di fronte...

Dentro di lei si affastellarono, confuse, le immagini dei suoi ricordi e delle sue speranze, dei suoi obiettivi, di scene che avrebbe voluto succedessero ma non erano mai accadute e di prospettive ormai infrante per il futuro.

Noooo nooo noooooo! Che figura di caccaaaaaaaaaaaaaa! È il preside è il presideeee!!!!!

Come ho potuto dire cose del genere al PRESIDE!!!! Oddiomio dopo questa non potrò più presentarmi a scuola... Che disastrooo... Ma perché perché PERCHÉ sono così imbecille? Perché non riesco a pensare prima di dare aria a quella ciabatta che ho al posto della bocca?! Nooo noooo.... noooooooooooooo... non voglio essere espulsa!!! Cavoli ho faticato tanto per arrivare a questo punto... noooo!

Si trattenne a stento dal piangere, anche se aveva appena perso la faccia voleva conservare almeno un po' di dignità, anche perché quel preside burlesque -di cui aveva sentito tanto parlare e che aveva sempre voluto incontrare ma per un'assurda serie di eventi non era riuscita mai a vedere- si stava comportando in maniera irreprensibile. Sembrava non aver dato peso alle assurdità sparate dalla sua alunna e la ragazza, pur nella disperazione, gli fu grata per l'aver rimandato la scenata ed i provvedimenti disciplinari in un'altra sede. Perché, a rigor di logica, se il signor Johann Faust V non aveva fatto cenno all'infelice uscita della fanciulla, era stato per risparmiarle l'umiliazione di venire espulsa in pubblico, l'avrebbe cacciata dalla scuola in un secondo momento, nel suo studio, dove nessuno avrebbe potuto spiare facendosi i fattacci altrui.

Questo era il pensiero espresso dalla parte pessimista di Maria, mentre il suo lato ottimista le diceva che si stava preoccupando per un nonnulla, che anche se era stata molto maleducata certamente una persona di levatura tale da diventare preside di un istituto così prestigioso non sarebbe stata tanto infantile da cacciarla via su due piedi per una sgarberia di un momento. L'avrebbe punita severamente questo sì, probabilmente le avrebbe reso più difficile passare l'anno e superare gli esami d'ammissione all'università, ma non l'avrebbe mandata via solo per una gaffe come quella… o no?

Mentre la mediterranea si crucciava, maledicendosi in ogni momento per non essere mai riuscita a vedere almeno una foto del principale dell'Accademia che frequentava -e pensare che quello era il terzo anno che bazzicava per la scuola-, questi lasciò andare la mano della ragazzina con la stessa delicatezza con cui l'aveva afferrata e tese alla studentessa il proprio palmo aperto guantato di lilla.

Ci vollero diversi secondi prima che l'adolescente riuscisse a calmarsi quel che bastava per riprendere i contatti con il mondo, e nel mentre i suoi compagni ripresero a spettegolare piano piano, con toni così flebili da risultare inudibili alla ragazza e al preside. O almeno così credevano

Ovviamente non sapevano quanto fossero sensibili le orecchie del principale, la cui punta affilata era nascosta dai capelli scuri e dalla tesa del cilindro che aveva rimesso sul capo dopo aver completato il baciamano.

Il demone trattenne senza sforzo un ghigno che minacciava di prendere il posto del sorriso conciliante che indossava in quel momento. Doveva riconoscere che alcuni elementi di quella sezione, specialmente fra le fanciulle, avevano lingue affilate e velenose... ce n'erano un paio, in particolar modo, che avevano una verve non comune nel trovare insulti e diffamazioni graffianti nei riguardi della loro compagna di classe... forse secoli prima, in un altro contesto, in un'altra situazione, avrebbe deciso di approfondire la questione e conoscere meglio quelle lingue arroventate da malizia e disprezzo... Ma nella condizione attuale non avrebbe mai e poi mai sprecato tempo ed energie per trastullarsi con esseri così insignificanti, non quando aveva fra le mani vicende ben più allettanti da seguire e soggetti più intriganti da studiare...

Maria riacquistò quel tanto di lucidità che serviva ad accorgersi della mano tesa davanti a lei, e spese un altro paio di secondi prima di rendersi conto che si trattava di un invito. Tremando per l'imbarazzo e la vergogna, afferrò la punta di quelle dita lilla fra le proprie e puntò i calcagni a terra, decisa a fare forza su quelli e non sulla mano di Faust-sama per rialzarsi. Ma il diavolo, non appena la ragazzina ebbe posato le proprie dita sulle sue, gliele strinse e tirò su di peso l'adolescente, rialzandola con la sola propria forza ed impedendole così di partecipare attivamente al gesto. Del resto uno scricciolo del genere l'avrebbe potuto sollevare anche soltanto con un mignolo.

-Io... mi scuso... mi d-dispiace per quello che...- Cominciò balbettando la ragazzina, stabilendo che non era il caso di sorprendersi per l'incredibile forza del preside e restare di nuovo intontita in mezzo al corridoio. Aveva già dato troppo spettacolo dell'espressione ebete che aveva quando si perdeva in mezzo ai suoi pensieri per potersi permettere di rimanere nuovamente imbambolata.

Non sapeva cosa accidenti dire per tentare di giustificarsi e di chiedere scusa, di rimediare al danno fatto insultandolo insomma.

Mentre si spremeva le meningi per provare a trovare qualche frase adatta a riabilitare il proprio nome si accorse del fatto che il gentiluomo di bianco vestito stava per dirle qualcosa e, mentre l'ansia le si condensava nello stomaco dandole la sensazione di avere una gelatina molle al posto degli organi interni, l'europea si precipitò ad esclamare un torrente di parole così come le venivano. Era stata presa dal terrore fissandosi sull'idea che se non fosse riuscita a chiedere scusa prima che il direttore avesse aperto nuovamente bocca lei non avrebbe avuto più nessuna speranza di restare all'Accademia e, per quanto questa congettura fosse solo una produzione della sua immaginazione, in quel momento non avrebbe potuto crederla meno che vera.

-No davvero io non volevo dire cioè non credevo che lei fosse sì insomma mi era parso un momento ma era perché insomma era che ma se non fosse spuntato dal nulla avrei perché il suo vestito è fantastico sta facendo cosplay.. è solo che era troppo vicino insomma io oh allora ho pensato che sia uno scherzo di ma poi mi sono spaventata cioè lei ha detto che sa tante cose di me io però ora capisco ha tutto un senso ora cioè lei è il preside ovvio che sappia tutto dei suoi alunni e o Dio mi dispiace io non volevo... la prego la scongiuro mi perdoni io non avevo intenzione di sì insomma non credo assolutamente che lei possa e non lo credevo nemmeno prima l'ansia del momento insomma ecco volevo dire che quindi e mi dispiace oh mi dispiace mi dispiace mi dispiace...-

Maria, completamente nel pallone, si lanciò nel discorso presa dall'ansia di scusarsi, diventando incomprensibile perché passava da un punto all'altro da qui a lì senza criterio, blaterando caotica e frammentaria.

Lord Pheles la lasciò farneticare a ruota libera per trenta quaranta secondi poi, quando la ragazzina cominciò a gettare mi dispiace a ripetizione, tuffò la mano destra fra i capelli della mediterranea, scompigliandole le già disordinate chiome bruno-ramate.

La ragazza si azzittì all'istante, completamente frastornata.

Il demonio fece per cominciare un discorso rassicurante quando una vivacissima suoneria lo precedette e così da doversi affrettare a rispondere al cellulare. Nel breve tempo che intercorse fra l'inizio della musichetta e la risposta alla chiamata Maria ritrovò la parola e puntò istintivamente l'indice verso il preside, prorompendo sorpresa ed eccitata -Ma questa è la terza opening di “Akami no Kagami: investigatrice fantasma!”!!!-

Mephisto si prese la libertà di lasciare in sospeso la persona che l'aveva chiamato, concentrando tutta la propria attenzione sulla ragazzina.

Questa volta non celò il ghigno malizioso e soddisfatto che gli si dipinse in viso ma, tenendo il cellulare rosa stretto contro il palmo solo con il pollice destro, fece uso delle altre quattro dita per applaudire sull'altra mano ed esclamare -Brava!Excellent, very good!- con tono deliziato.

-Hai proprio ragione mia cara, è la terza sigla di AnoKa, la terza serie è la migliore in assoluto, non credi? Dopo comincia un po' a perdere colpi purtroppo..- Continuò, terminando la frase con un sospiro.

-è... è verissimo! Ha assolutamente ragione! Dopo è da buttare, ma la terza serie... Sono rimasta col fiato sospeso per tutte le puntate quella stagione, quante cene lasciate a raffreddare... beh tante quanti i colpi di scena! Incredibili!!! Quanto è stato straziante quando la piccola Ririko ha fatto quella dichiarazione...- continuò la ragazza facendosi trasportare dall'entusiasmo datole dalla scoperta di qualcuno che condivideva le sue passioni. Continuò a mantenere un linguaggio formale ma si concesse, inconsapevolmente, più confidenza di quanto avrebbe osato se non fosse stata folgorata dalla rivelazione che il preside aveva come suoneria del cellulare proprio la sigla di uno dei suoi anime preferiti. E lui sembrò non farci caso. Fra otaku c'è feeling, del resto.

-Un momento toccante davvero... un'idea sorprendente, forse la trovata migliore di tutta la serie.- completò il principale annuendo con gravità.

-Sì, anche se non bisogna scordare l'importanza dei gemelli nell'arco narrativo della Falsa Selva...- riprese la ragazza, sostenendo con foga le proprie parti preferite nella serie animata.

-Sicuramente, diventava sempre più difficile distinguere il vero dal falso nel loro enigma degli specchi!-

-E quando c'è stato il quel tizio che sembrava morto ma non era morto ma poi in realtà era morto? Lì mi hanno fregato alla grande, avevo subodorato qualche stratagemma ma mi hanno preso in contropiede proprio nel momento in cui pensavo di aver compreso tutto!-

-Sì, ammetto di essere rimasto in difficoltà anch'io, per due puntate ho creduto alla versione di Men-chan prima di rendermi conto di come stavano le cose.- Convenne Mephisto continuando ad ignorare chiunque l'avesse chiamato al cellulare.

-Uao, solo due puntate? Ma è incredibile! Beh d'altro canto io sono invece una stordita, mi sono accorta della verità solo l'episodio prima che Akami svelasse il trucco, e nemmeno in quel momento sono riuscita a capire tutti i particolari!-

Continuarono così a chiacchierare del più e del meno a proposito delle loro serie animate preferite, dei gadget legati ai personaggi che adoravano maggiormente, dei vari manga che seguivano e dell'ingiustizia con cui venivano soppresse certe serie incredibili che purtroppo non erano comprese dal grande pubblico... Ne avrebbero avuto ancora per molto tempo non fosse stato che, ad un certo punto, il cellulare del preside ricominciò a squillare. Il demonio modulò un leggero inchino per scusarsi del dover mettere in attesa la fanciulla la quale, d'altro canto, restò ad aspettare pazientemente che Faust-sama terminasse la chiamata, pensando nel frattempo a quali fumetti avrebbe potuto tirare in ballo quando avrebbero ricominciato la conversazione. Totalmente presa dall'estasi della collezionista, aveva dimenticato di aver involontariamente offeso il principale giusto dieci minuti prima, e già si stava chiedendo se era il caso di portare a scuola il DS per scambiare i pokémon con Faust-sama, quando sentì uno scatto secco che segnava il termine della chiamata.

Rivolse lo sguardo, fino a quel momento perso nel vuoto, verso il volto del preside e stava per dire qualcosa a proposito degli strap del cellulare -alcuni dei quali assolutamente adorabili- che il diavolo la precedette.

Con un sorriso lievemente mesto Mephisto sospirò in tono grave -Vorrei tanto restare qui a parlare ancora con te, Maria-chan, ma purtroppo il lavoro mi chiama e non posso sottrarmi ai miei doveri di preside- A questo punto del discorso il sorriso Maria, la quale stava annuendo concorde con le parole del preside, si incrinò leggermente, mentre la ragazza ripensava all'infelice incidente avvenuto poco prima. Accennò uno sguardo con la coda dell'occhio alle proprie spalle, vedendo così le espressioni ancora attonite ed indispettite dei compagni e del professore, mai parso così arcigno in tutti e tre gli anni in cui l'aveva conosciuto. Dentro di sé la ragazza si sentì sia incupire che illuminare da un raggio di speranza. Anche se, a giudicare dalle facce dei compagni di classe, non l'avrebbe scampata, forse quel preside tanto gentile ed affettuoso non le avrebbe assegnato una punizione troppo severa, insomma uno che conosceva a memoria la prima serie di Keroro, che aveva finito al 100% tutti i giochi di Kingdom Hearts! Sarebbe stato clemente... no?

-Ma mi rincrescerebbe moltissimo non terminare la nostra discussione sull'importanza del “kawaii” nella cultura contemporanea perciò... ecco, oggi purtroppo sono parecchio occupato, ma che ne diresti di venire a trovarmi diciamo... dopodomani? Vediamo... sono libero di mattina quindi si potrebbe organizzare un bel brunch, che ne dici?- Completò il demonio sorridendole con garbo.

La classe rimase sconvolta. Sapevano tutti che razza di persona era il preside, un Otaku fino al midollo, ma addirittura invitare un'alunna a casa sua in quel modo sfacciato, e per fare che cosa poi? Cominciarono a levarsi serie di bisbigli, i compagni si consultavano per capire cosa volesse dire quella parola misteriosa, “brunch”. Sembrava un termine inglese, che non sarebbe stato strano in bocca a qualcuno come Johann Faust V che infarciva i propri discorsi di contaminazioni linguistiche, ma cosa voleva dire?

Maria era rimasta nuovamente spiazzata. Qualsiasi cosa dicesse il preside era quella giusta, ciò che serviva a risollevarle il morale e a rendere il gentiluomo ancora più affascinante agli occhi della ragazzina. Come poteva esistere un individuo così incredibilmente gentile, educato, disponibile, simpatico, comprensivo, spiritoso, ricco e contemporaneamente otaku? Ed è anche bello, affascinante, carismatico, ha degli occhi stupendi e un sorriso spettacolare. Se solo fossi un po' più grande... Si ritrovò a pensare la ragazza, vergognandosene subito dopo. Cavoli, pensare quelle cose del preside della sua scuola?!?! Fosse stata da sola avrebbe immediatamente scosso la testa come i cani quando si asciugano, ma adesso non poteva far niente a parte tentare di contrastare l'imbarazzo ed il conseguente rossore che le si stava spandendo sulle guance. Un giorno o l'altro le sue vene facciali sarebbero scoppiate, considerando lo stress a cui le sottoponeva di continuo, seppur involontariamente. Mentre stava lottando per mantenere un'espressione neutra, l'europea si scoprì rispondere al preside, le parole che sgorgavano dalle sue labbra senza che lei riuscisse controllarle. -Un brunch... sarebbe fantastico Faust-sama, non ho mai avuto l'occasione di partecipare ad uno... a che ora si terrà?-

-Sarà alle undici mia cara, comunque... per favore non chiamarmi “Faust-sama”, sa di vecchio e poi è troppo formale, chiamami per nome o con un nomignolo e dammi del tu, vuoi? In fondo siamo amici adesso.-

Lo disse con un tono così dolce ed ingenuo che non solo Maria, ma anche qualche sua compagna di classe si sentì svenire dall'emozione. Le fece desiderare di acconsentire a qualsiasi proposta le avesse suggerito, avrebbe fatto ogni cosa pur di sentire ancora quella voce di miele e vaniglia, di fragole e panna, di caramello e cioccolato. Ma, dopo poco, la mediterranea si destò un poco da quello stato di trance ricordandosi improvvisamente di una cosa. Questa volta, quando parlò, l'Italiana non si sentì come incapace di controllare la propria bocca, ma era completamente cosciente sebbene inspiegabilmente intorpidita nei sensi. - Io... mi dispiace Faust-sa.. volevo dire.. ehm... Johann-san, ma alle undici io proprio non posso venire di domenica, ho un altro impegno... chiedo scusa so che lei è molto occupato e tutto e...- Mentre parlava si sentì sciogliere il cuore dal dispiacere di dare una delusione a Johann... influenzata dalle parole del demone si era subito adattata a pensarlo per nome. Come avrebbe potuto soprannominarlo in privato? Cominciò a fantasticare, sotto l'influsso dello charme di Mephisto... Joh-cchi? Joha-kun? Jonjon? Jonjon mi piace...

-ahh... Capisco.- sospirò il preside con un'espressione talmente mesta da far desiderare a Maria di non aver mai aperto bocca, mentre il cuore le martellava in petto dolorosamente, quasi punendola per il tormento che aveva inflitto a quell'essere divino.

-Io mi d-dispiace pe-però...-cominciò a scusarsi balbettando la ragazzina, mentre dentro di sé si sentiva come dilaniata da due anime. Da un lato c'era il suo senso del dovere cristiano, che le ricordava l'impegno -ed anche la contentezza in fin dei conti- di andare a messa ogni domenica come era giusto che facesse. Dall'altra parte c'era quell'appetito appena nato dentro di lei, quell'indefinito senso di piacere e desiderio, di eccitazione e di brama, di vago languore che le sussurrava ipnotico di mandare all'aria qualsiasi piano o impegno avesse preso prima e presentarsi alla dimora del principale non appena lui fosse stato disponibile, e poi... e poi...

Maria rabbrividì scostando dalla mente le immagini sempre più lascive che le stavano ingombrando l'immaginario, non che lei fosse una santa ma non aveva mai avuto immaginazione così fertile in... in quel campo. Si morse un labbro pensando che avrebbe dovuto trovare il coraggio di confessare anche questo al parroco domenica mattina e ritrovò la lucidità necessaria a scacciare completamente quelle ombre dal proprio cervello.

Alzò lo sguardo fino agli occhi del demonio, che nel frattempo aveva assunto un'espressione di eroico malcelato dispiacere, e la vista di quegli occhi verde foresta così tristi le mise nuovamente in subbuglio l'anima, mentre la vocina suadente dentro di lei che aveva appena eliminato tornò a farsi sentire suggerendole, se non di evitare proprio di andare a messa di recarcisi all'orario precedente, del resto anche la messa delle nove era proponibile, no? No, perché finisce troppo tardi non riuscirei ad arrivare mai in orario all'appun... a casa di Johann, anche perché nemmeno so ancora come arrivarci.. Allora avrebbe potuto prendere parte alla messa di sabato sera, che valeva allo stesso modo di quella domenicale, no? In fin dei conti quando mai avrebbe potuto godere di nuovo della compagnia di quel gentiluomo così distinto ed elegante, di quel “compagno otaku” così appassionato alle stesse serie che le interessavano, di quell'uomo così gentile, dolce, focoso, ardente? Dalle mani così grandi e così perfette che... che... avrebbe voluto... senz'altro... di sicuro...

-Mephis..ehm maledetto presideeee!!!-

Esclamò all'improvviso una voce da un punto imprecisato del corridoio dietro a Maria, la quale si destò dalla suggestione che aveva dominato i suoi sensi fino a quell'istante.

La ragazza, incuriosita e sollevata per essere uscita da quella spirale di pensieri proibiti, si girò per vedere chi fosse e, mentre si voltava, colse con la coda dell'occhio un'indescrivibile mescolanza di stati d'animo sul viso del preside. Disgusto, irritazione, sdegno, insofferenza, ma soprattutto ira, un'ira mostruosa che deturpava i suoi lineamenti così esotici ed affascinanti rendendolo il ritratto del demonio in persona. Ma quello che l'occhio della giovane vide non fu registrato dalla mente, e del resto quell'espressione spaventosa era durata un solo istante, per cui Maria non capì di essere appena scampata ad un tranello del diavolo.

Chi aveva parlato era stato un ragazzo dai capelli neri con riflessi bluastri ed intensi occhi blu accesi, sul viso un'espressione di stizza ed impazienza, che era appena arrivato in fondo al corridoio con una scivolata non dissimile da quella compiuta da Maria quella stessa mattina. Scattò rapidissimo dirigendosi verso il preside, che aveva assunto un'espressione scocciata. Il ragazzino sembrava essere un primino, ovvero uno che frequentava il primo anno. Cosa voleva da Johann-sa... cioè dal preside, come mai gli parlava così familiarmente? Forse erano amici? Forse anche lui, come Maria, era grande appassionato di manga e fumetti?

-Insomma, principale del cavolo!!!! Sei comparso dal nulla fermandoci fuori dall'aula CP1 e dicendo di aspettare qualche minuto prima di entrare e far lezione, che prima devi fare un paio di cose e fare non si sa che, e poi te ne scompari senza dar notizie per tutto questo tempo? Abbiamo perso mezz'ora!!!-

Sbraitò il ragazzo, rimproverando il gentiluomo come Maria non aveva mai visto fare da un bambino ad un adulto.

Era la prima volta che vedeva uno studente così arrabbiato perché non poteva frequentare delle lezioni, di solito la gente era contenta di fare forca ed ogni occasione per evitare un'ora di scuola era buona.

Sotto gli occhi di Maria, il ragazzino continuò a sputar fuori rimbrotti in direzione del gentiluomo.

L'occidentale stette ad ascoltare quindici, venti secondi chiedendosi perché il preside lo stesse lasciando fare e, anche dopo aver visto che in realtà il principale si stava limitando ad ignorare il ragazzino -che si stava agitando come un matto solo per il fatto di non poter cucinare visto che il professore continuava a dirgli di non entrare in aula finché il preside non avesse dato l'ok-, perse la pazienza e sfogò il nervosismo accumulato in giornata verso quel primino insolente.

-Oh, piantala di lamentarti, cosa sei una comare di paese? “Questo non va bene, questo fa schifo, devi fare questo devi fare quest'altro”? Chi sei tu per giudicare cosa deve fare o non fare il preside della nostra scuola, eh? Impara a serbare un po' di rispetto per gli adulti marmocchio, che per quanta pazienza possa avere una persona nessuno dovrebbe sorbirsi le idiozie di un bamboccio come te! Ma già, tu sei come tutti loro del resto, uno stupido bambino viziato che non può sopportare di dover attendere per avere qualcosa, puah! Vedi un po' di crescere, cretino! Il mondo non può certo girare secondo i tuoi desideri! Prova ad impararlo e, se non riesci a capire almeno questo, a renderti conto di quanto sei patetico, imbecille!-

Inizialmente sorpreso dall'intervento della senpai il quindicenne socchiuse gli occhi e digrignò i denti per la stizza e, non riuscendo a resistere all'impulso, le rispose a tono perdendo le staffe.

-Stai zitta, non parlare di cose che non capisci idiota! Cosa ne sai tu di come sono io, eh? Cosa ne puoi sapere??? Non provare a paragonarmi a voi altri deficienti con la puzza sotto al naso che credete sempre di aver ragione perché avete i soldi che vi escono dal culo! Io faccio quello che mi pare e tu non hai il diritto di dirmi cosa devo o non devo fare!-

Mephisto, dall'alto dei suoi 195 centimetri, rise di gusto davanti alla scenetta che gli si presentava davanti. La stizza che l'aveva colto poco prima per non essere riuscito a stregare la piccola cattolica a causa del pessimo tempismo di Okumura era scomparsa, lasciando lo spazio ad uno dei ghigni più audaci del demone. Meglio così, aver perso l'occasione, non sarebbe stato tanto divertente se la ragazza fosse caduta immediatamente in suo potere. Tuffò una mano in tasca e ne estrasse un foglio piegato in quattro, uno speciale elenco degli alunni della classe 3^ sezione J. Il documento era particolare perché, come espose il principale girandosi verso il professor Minami, lasciando correre il litigio che stava scoppiando da dietro alle sue spalle, esponeva il modo in cui sarebbero stati divisi gli alunni della 3-J per poter frequentare le lezioni di cucina pratica insieme ad altri compagni.

-Quindi, credo sia il caso che tu guidi la tua senpai fino alla vostra aula cucina, Okumura-kun, visto che d'ora in poi frequenterà le lezioni di CP con voi. Cercate di andare d'accordo, intesi?♥♥♥-

Detto questo scompigliò i capelli al figlio di Satana ed alla cristiana dopodiché si defilò per un corridoio laterale, fermandosi solo un istante per dire -Sensei, lascio tutto a lei♥-.

-Io...- cominciò Rin, gli occhi sbarrati.

-..e questo sgorbio...- soffiò Maria, pallida in volto.

-...in classe insieme?!- completarono i due guardandosi storto.




Grazie per aver letto la storia fino a qui, farò del mio meglio!

Ah... ho paura che Rin appena apparso già sia OOC... scusatemi se l'ho fatto sembrare isterico >_<




Risposta alle recensioni!!!♥



MadLucy: Grazie dell'accoglienza! Cercherò di fare del mio meglio per aiutare a infoltire il fandom di Ao no Exorcist! ^^ -sììììì!-

Grazie per la positività della recensione, sono completamente d'accordo con te rispetto ai personaggi Barbie o Mary Sue, e devo dirti che come già avrai immaginato non hai ancora finito di vedere i difetti di questa tipetta, proprio no ahahaha


Hai ragione la sua vita non è semplice affatto, non è facile vivere in un altro continente/paese anche se tuo nonno ne è originario. E qui ti rispondo alla domanda sul giapponese. Non è che l'abbia studiato, l'ha imparato dal nonno nipponico fin da piccola, anche se ovviamente poi ha dovuto faticare parecchio per rimettersi a pari con i compagni nello studio dei kanji e delle altre materie tipiche del Giappone. La sua ossessione al risparmio deriva in parte dal fatto che la borsa di studio copre le bollette della luce del gas dell'acqua e l'affitto dell'appartamento in cui vive (già è “esterna” all'Accademia, quando è riuscita a prendere la borsa di studio avevano finito le camere nel campus e quindi ha ricevuto in alternativa un sussidio che le permettesse di affittare un appartamento nella città della Vera Croce) ma non il cibo e le spese personali, e nemmeno con i soldi che le vengono versati mensilmente dai parenti sul conto bancario può permettersi follie... insomma sua madre non ha mai visto di buon occhio che lei leggesse quei fumetti idioti e collezionasse quell'accozzaglia di robaccia ecc ecc e quindi per tentare di impedirle di continuare le sue serie preferite le invia il minimo indispensabile per mangiare e buoni spendibili in catene di vestiti internazionali (tipo H&M per esempio), quindi la ragazza per seguire la propria passione deve ingegnarsi e spesso -da vera otaku- preferisce patire la fame che non comprare una statuetta del suo eroe preferito XD.

Per i manga ti capisco benissimo cara, ti basti sapere che io attualmente sto collezionando fra le venti e trenta serie manga mensili-bimestrali-trimestrali ;P quindi so cosa voglia dire avere le mani bucate ahahaha! XD

Sì, anch'io vorrei frequentare l'Accademia della Vera Croce, così potrei tormentare Amaimon e corteggiarlo con l'uso di scorte di chupachups e dolciumi vari >_<

Grazie per il tuo parere positivo su Mephisto, anche se ho paura che dopo questo capitolo non sarai dello stesso parere, me lo sento sono già andata OOC T_T.

Come si è capito dai miei scleri Amaimon è anche il mio personaggio preferito già già... perché non è ancora comparso allora? Ti chiederai? Eh, perché m'è venuto così il capitolo ahahah XD ma ci sarà, presto, promesso! XDXD

Sì che mi rincuora l'idea di leggere le tue recensioni :PPPPP ♥

Grazie ancora per aver commentato! ^3^




♥ Lulosky:

Grazie per ritenerla degna di nota, spero davvero che non ti deluderà in seguito! >_<

Brava brava, lascia da parte i compiti, sono cosa cattiva e ingiusta >>_<<

grazie per aver detto che la storia è interessante farò del mio meglio per farla restare tale! ^3^

Già Maria non è la solita doll che ormai dilaga dappertutto, meno male, e continuerà a mostrare le sue assurdità. Hai ragione, non è normale parlare in una lingua se dove sei ne parlano un'altra, ma del resto anche io non ci sto con la testa ahahahah! XdxD

Già ricordano Amaimon... (a parte il fatto che io detesto i broccoli, non li mangerò maiiiii ç_ç-però sono carini, graficamente parlando, giusto?) Sai l'idea di insultare le compagne di classe in Italiano non mi era passata per la testa, ma diciamo che al momento lei è ossessionata dal proprio rendimento perché si sente sempre sul filo del rasoio quindi abbozza alle provocazioni della gang di Takahashi ed accumula accumula accumula...

Hai ragione, Maria è imperdonabilmente ignorante in materia “preside Faust V”, tutta colpa mia ma era necessario ehm...

Adesso temo proprio che cambierai idea su me e l'OOC T_T beh per favore avvertimi subiton se ne senti anche solo “l'odore” così che risistemo come si deve il capitolo>_<.

Su Mephisto ripeto quanto appena detto (sì anch'io ehm ho adorato quell'espressione firulì firulà °3°)

Amaimon... prima o poi entrerà. Qui non ce l'ha fatta ma lo inserirò al più presto, senza forzare le cose ovviamente! >_<


Adori il mio nome? Uhuhuh XD appena l'ho visto libero ho deciso di cambiare il nick precedente e di prendere questo... awww Eiji-kun di Bakuman è fantastic♥♥♥♥♥♥♥♥! *saltella qui e lì strillando come una fUngirl*


ehm ehmm---


ah, noticine a piè pagina XD.

Il manga/anime Akami no Kagami non esiste, almeno credo, è una mia “invenzione” così come tutti i personaggi che ne fanno parte e che non sono importanti ai fini della fanfic XD.

Le lezioni di cucina pratica invece sono vere, nel senso che mi sono documentata e sembra che molte scuole superiori del Giappone le inseriscano all'interno delle materie di studio.

C'era altro da dire ma me ne sono dimenticata ^^””””””””””






allora ciaooooo alla prossima! |(^o^)///

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Capitolo 3
*** Mixturae Memoriae Minaeque ***


Diabolus et Virgo


Buon Pomeriggio! ;P

Scusate per il ritardo con cui posto questo capitolo, prima proprio non ce l'ho fatta a finirlo... *sorry* E forse per il prossimo dovrete aspettare ancora di più perché le interrogazioni non la smettono mai di accumularsi =_="""

Dunque vorrei ringraziare chi legge e chi commenta anche ♥, chi ha messo las toria tra le seguite, chi mi sopporterà ancora dopo questo capitolo che temo sia sconclusionato, me lo sento stavolta sono andata OOC o comunque a parare non si sa dove, ne sono certa!

Poiché non l'ho riletto credo che ci siano alcuni errori o forme “brutte” da vedere, quindi non fatevi scrupoli a dirmi cosa non va.


Disclaimer. La maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli che hanno un nome conosciuto a chi legge la fanfiction, appartengono al fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka Kazue Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non a me.


Tre.

Mixturae Memoriae Minaeque


Nell'aula cucina, dopo qualche minuto di confusione, si levò finalmente il silenzio.

La professoressa Takada fece l'appello un po' incerta e, appena finito di controllare che tutti i “nuovi” compagni fossero presenti, s'apprestò a recuperare il tempo perduto invitando gli alunni a fare coppia con la persona più vicina a loro ed incominciare immediatamente a preparare la ricetta del giorno: Katsu Donburi come pasto completo e Daifuku Mochi per dolce.

Maria non se lo fece ripetere due volte. Nonostante tutto quella si stava rivelando una giornata molto positiva. Aveva incontrato il preside e -figuraccia a parte- pensava di essergli risultata simpatica, le dicevano di preparare non uno ma ben due dei suoi piatti preferiti ed infine, fortuna delle fortune, era capitata nell'aula CP 1 mentre tutte le ragazze della ghenga di Takahashi-kun erano finite nella cucina CP 2. Poco importava il dover condividere la lezione con quel bamboccio impudente, nemmeno lui avrebbe potuto cancellarle il sorriso dalle labbra.

La ragazza cominciò a predisporsi per la lezione.

Per prima cosa si legò i capelli con un grosso elastico nero che teneva sempre in tasca poi, mentre si lavava le mani con cura, lasciò vagare il proprio sguardo per l'aula ispezionando attentamente gli ingredienti. Strano ma vero, pur non essendo portata per le attività pratiche la necessità provocata dal vivere da sola l'aveva abituata a notare i particolari che di solito ignorava, come le venature della carne o la consistenza della farina di riso, e quindi ad imparare a distinguere, a poco a poco, gli ingredienti migliori fra quelli disponibili. Certo, non era esperta né probabilmente lo sarebbe mai diventata, ma almeno non correva più il rischio di avvelenarsi con del cibo avariato e qualche volta riusciva a trovare delle vere delizie. Così Maria, mentre si stava asciugando le dita, notò immediatamente un tocco di carne diverso dagli altri. In mezzo a ritagli di maiale di media e discreta qualità si celava un pezzo di lombo molto pregiato, verso il quale la ragazza si diresse immediatamente. Era seminascosto sotto altri brandelli ma la ragazza lo individuò a colpo sicuro e, prossima al bancone, allungò decisa la mano per afferrarlo.

Le sue dita si intrecciarono ad un'altra mano, più grande della sua. Maschile, esperta in cucina.

Lo capiva perché la presa di quello sconosciuto era salda e sicura, sapeva come maneggiare della lombata, non era certo un poppante alle prime armi coi fornelli che pensa “la carne è carne è tutta uguale”. Inoltre lo intuì, sentendone il palmo sopra il dorso sinistro, perché quella mano era segnata dalle piccole ferite che si accumulano in anni di impegno e tentativi provando e riprovando ricette fino alla perfezione ma, allo stesso tempo, abbastanza curata da poter essere sempre efficiente e funzionale durante la preparazione di un pasto. L'europea sollevò lo sguardo e, dalle dita forti dello sconosciuto, passò alla vista di un braccio affusolato e dalla muscolatura evidente anche se asciutta. Le maniche della divisa da cuoco -anch'essa parte dell'uniforme scolastica ma di solito ignorata dagli alunni, i quali non vedevano l'utilità del vestirsi come gli chef che lavoravano per le loro famiglie- erano intonse, e questo non era dovuto solo al fatto di aver appena cominciato la lezione. I polsini erano così candidi perché non si erano mai sporcati prima, a differenza del resto dell'uniforme, come poté notare la ragazza esaminando attentamente il petto del compagno.

Questo esame dello sconosciuto che aveva deciso di agguantare il suo stesso pezzo di carne durò pochissimi attimi. Dopo aver constatato con soddisfazione che quel rivale aveva afferrato la lombata non per caso ma sapendo che era il miglior tocco di carne sul tavolo, e che quindi lei ci aveva visto giusto, guardò il nemico dritto negli occhi, pronta ad una fiera resistenza. Non avrebbe mollato il taglio di maiale così facilmente.

Assunse la propria espressione più feroce pronta a dare battaglia, ma la combattività di Maria venne meno non appena la fanciulla si accorse chi effettivamente fosse il giovane cuoco suo avversario.

-Okumura-kun.- Esclamò senza mascherare il disgusto. Quello che sapeva del primino era che il ragazzo amava lamentarsi strillando a voce altissima, quasi come se i suoi fossero affari d'importanza nazionale, e che osava parlare al preside come ad un suo coetaneo. Insieme all'amore per Dio Maria aveva imparato fin da piccola a nutrire dentro sé un sacro timore delle istituzioni e delle persone che le rappresentavano, e non riusciva a perdonare facilmente chi si prendeva gioco delle autorità.

Se Faust-sama è gerarchicamente più importante di te poiché principale della scuola che tu frequenti, signor Okumura, se ha una posizione perché ha lavorato duro per arrivarci, anche solo perché è più grande di te che sei solo un bambino, moccioso, non credi di dovergli rispetto, bamboccio? Non credi, forse, che sia il caso che tu gli dia del lei e ti rivolgi a lui educatamente, senza fare i capricci? Cosa credi che il mondo giri intorno a te ed ai tuoi desideri? Pensi che...

L'Italiana si morse il labbro inferiore arrestando il flusso rabbioso di pensieri. Gli occhi a fessure, le sopracciglia inarcate.

-Tu.- Rispose lui con la stessa acidità, un'ondata di disprezzo nelle iridi azzurre. Non aveva proprio voglia di farsi il sangue amaro perdendo tempo con una di quelle spocchiose “ragazzine di buona famiglia”. Ma aveva ancora meno intenzione di cederle la carne, sarebbe stato un insulto lasciarlo ad una di quegli imbecilli pieni di soldi che non sapevano apprezzare il valore delle cose.

Si scrutarono negli occhi per un istante ancora, dopodiché abbassarono lo sguardo contemporaneamente, fissandolo sulle loro dita ancora intrecciate.

Maria sapeva di essere in vantaggio, avendo la mano posata direttamente sul pezzo di carne, ma anche Okumura-kun poteva contare di un beneficio: standole sopra poteva graffiarla e strapparle il lombo senza troppi problemi.

-Cafone. Non ti hanno insegnato che è una villania additare la gente chiamandola “tu”?-

Sbottò la ragazza conficcando saldamente le unghie nel pezzo di maiale. Per ottenere la vittoria l'iniziativa è decisiva.

-Come faccio a chiamarti per nome se non ti sei presentata, signorina precisetti?- Ringhiò lui in risposta afferrandole il polso e il lombo sottostante.

Maria fece forza per tentare di sfuggire alla presa del ragazzino. Cavoli anche se maschio era pur sempre più piccolo di lei di due forse tre anni! Non voleva cedere.

Ma il suo polso sembrava come ingabbiato, la mano del kohai era troppo forte, al punto che la mediterranea ebbe timore che le stesse per spezzare le ossa. Nonostante le labbra serrate, dalla gola dell'Italiana sfuggì un debole gemito di dolore ed Okumura lasciò immediatamente la presa, come scottato. L'europea cominciò a massaggiarsi il polso con le dita dell'altra mano.

Dopo un attimo di silenzio il compagno cominciò a farfugliare qualcosa che somigliava ad un chiedere scusa. Sembrava rendersi conto di come avesse rischiato di ridurle l'ulna in frantumi e volesse rimediare. Maria si voltò bruscamente in modo da coprire con le spalle il piano di lavoro al ragazzo.

Rin si stava maledicendo da solo. Cavoli, altro che limitare l'impulsività, stava peggiorando e parecchio se adesso rischiava di mandare all'ospedale una ragazza solo per uno stupido litigio a base di carne.

-Sono Maria.-

-Eh?- Esclamò il giovane, sollevando il capo ed incatenando i propri occhi confusi a quelli leggermente appannati della senpai.

-Il mio nome. Hai ragione, non mi ero presentata.- ribatté lei, e con la mano sana gli passò il tocco di carne, allontanandosi dal ripiano per tornare a lavarsi le mani.

Okumura la seguì con lo sguardo, troppo stupito per dire qualsiasi cosa. Cioè, lui le aveva quasi rotto il polso e lei gli cedeva la lombata intera? Però non sembrava spaventata. Rin non era bravo a leggere le emozioni altrui, ma conosceva fin troppo bene le espressioni spaurite, atterrite, sottomesse di chi rimaneva traumatizzato da lui per non rendersi conto che l'occidentale non mostrava nessuno di questi stati d'animo. Sembrava solo stizzita, nella sua voce e nelle iridi castane era scomparso anche l'ombra di disprezzo che le aveva pervase prima.

La cristiana aveva appena finito di sciacquarsi. Girandosi ebbe modo di notare che il primino era rimasto immobile nella stessa posizione di prima e gli scoccò un'occhiata arrogante mentre si avvicinava al bancone dietro a quello del compagno.

-Se non ti metti al lavoro subito non riuscirai a finire il Katsudon prima del suono della campanella.- Gli disse in tono superiore, perché non riusciva a sopportare di essere fissata con quegli occhi da pesce lesso.

Rin ricacciò una rispostaccia in fondo alla gola ed indicò alla ragazza un sacchetto di farina glutinosa di riso.

-Se vuoi fare del Daifuku quella è l'unica decente. Le altre fanno proprio schifo.-

-Uhmpf non c'era bisogno di dirmelo, so riconoscerle da sola, GRAZIE.- Sbraitò lei, decisa a risultargli antipatica mostrandosi il più brusca possibile. Voltò le spalle al quindicenne e prese ad armeggiare con una pentolina, dove versò 2/3 di tazza d'acqua e mezza tazza di zucchero facendo poi riscaldare la mistura.

Dopodiché afferrò una ciotolina di anko (marmellata di fagioli rossi azuki) e versò una parte del contenuto nella pentola. Mescolò un po' e in seguito, mentre aspettava che la combinazione di ingredienti si raffreddasse, cominciò a preparare l'impasto del Daifuku mescolando una tazza della farina indicatagli dal kohai con altra acqua e zucchero. Quando il miscuglio ebbe raggiunto una buona consistenza lo infilò nel microonde settando il forno per due minuti che utilizzò per preparare, con la miscela della pentolina lasciata prima a raffreddare, dodici palline di anko.

Continuò a lavorare sul dolce, concentrata a tal punto da dimenticarsi della gente intorno a lei. E del resto era così facile distrarsi dal mondo se non c'era Takahashi a ricordarle che c'era sempre qualcosa di spiacevole in serbo per l'Italiana...

-Fatto!- Esclamò soddisfatta non appena ebbe completato l'ultimo Daifuku.

Ripulì il bancone e, non vista, infilò gli avanzi dell'impasto e mezzo sacchetto di zucchero in una scatolina che ripose furtivamente nello zaino. Si vergognava come una ladra quando faceva queste piccole “pulizie”, ma una volta il professor Minami l'aveva beccata attardarsi nell'aula per fissare languidamente una scatola mezza piena di biscotti secchi e, dopo aver sentito l'imbarazzata spiegazione del comportamento, era scoppiato a ridere e le aveva detto -Abbiamo una piccola risparmiatrice qui, eh?-. Dopodiché, sempre ridendo, aveva afferrato il pacco e l'aveva dato in mano alla ragazza, rassicurandola del fatto che non c'era nulla di male se lei prendeva quei biscotti ed anzi poteva sentirsi libera di riportare a casa qualunque alimento scartato, rimasto in avanzo o la cui confezione era mezza vuota. Anzi, in questo modo la ragazza dava una mano a limitare gli sprechi decisamente troppo alti di quella scuola d'élite, quindi erano benvenute altre iniziative ecologiche come quella, l'autorizzava il professore stesso. Pur sapendo di aver fatto la figura della stracciona, di quella con le pezze al culo come dicevano sempre i suoi compagni di classe alle medie in Italia, l'europea non se l'era fatto ripetere due volte ed aveva preso l'abitudine di riportare a casa ogni cosa avanzata durante l'ora di cucina. Ogni volta lei era la prima che entrava in aula e l'ultima ad uscirne, perché se ne andava solo dopo aver: spazzato il pavimento, messo i piatti e gli utensili usati durante la lezione in lavastoviglie, lucidato i banconi da cima a fondo, rimesso a posto tutti gli ingredienti nei rispettivi frigoriferi e credenze ed, ovviamente, intascato gli avanzi, i rimasugli, le bottiglie di latte fresco lasciate a metà ed altre cose del genere.

Terminata la pulizia del piano di lavoro dedicò un po' di tempo a perfezionare la presentazione del dolce. L'ideale sarebbe stato servire quei dolcetti con del tè ma in quest'aula lei non sapeva dove fosse messo e poi non c'era tempo per preparare un infuso come si deve, già solo per far bollire l'acqua sarebbero serviti dieci minuti, cinque usando la pentola a pressione. Ma nemmeno di quella conosceva la locazione e con tutto il tempo che avrebbe sprecato per trovarla e preparare il tè l'ora sarebbe bella che finita, così si limitò ad arrotondare il più possibile i Daifuku, disponendoli in modo che non si urtassero nella vaschetta trasparente dove li aveva sistemati.

Alzò lo sguardo dal lavoro compiuto e vide, dall'orologio dell'aula, che mancavano sei sette minuti alla fine delle lezioni. Intorno a lei i compagni erano ancora tutti affaccendati a completare le ricette. L'insegnante, Takada-san, si affrettava preoccupata qui e lì per i banchi controllando e dando istruzioni a chi se la cavava peggio. Solo un'altra persona se ne stava con le mani in mano, lo sguardo che vagava fra i banchi e i lavori a volte decenti a volte deprimenti dei compagni.

Okumura-kun.

Chissà come era andata con la carne alla fine? Il ragazzo aveva poi fatto un buon lavoro con il Katsudon o l'impressione di Maria era stata solo una suggestione? La mediterranea tese il collo nel tentativo di osservare il piatto preparato dal compagno. La pentola riusciva a vederla benissimo, purtroppo però il bordo era troppo alto, abbastanza da impedirle di vedere il contenuto dall'angolazione in cui si trovava. Si alzò in punta di piedi ma proprio in quel momento il pentolone di Okumura venne censurato dal busto della professoressa Takada che si chinò a controllare il pasto preparato dal ragazzo accanto.

-Satori-kun, perché sei da solo? Avevo detto di lavorare in coppie. E infatti vedi cosa hai combinato? Non credo potrebbe mangiarlo neppure un ratto di fogna. Buttalo per favore, prima di rischiare di avvelenare qualcuno.-

A dispetto della voce tremula ed insicura e del suo aspetto timoroso, la professoressa Takada era molto sicura di se stessa, e non ci pensò due volte prima di rimproverare il compagno, e segnò anche un'annotazione negativa sul proprio registro. Maria ne fu allarmata. A loro Minami-san non aveva mai dato nessuna nota di demerito, nemmeno quando combinavano dei macelli assurdi, nemmeno quando riuscivano a bruciare anche l'acqua per fare il tè. Invece questa Takada-sensei sembrava fatta di una pasta ben diversa.

Lo sguardo dell'Italiana s'incrociò con gli occhi azzurri del “rivale”, e la ragazza ne approfittò per chiedergli in labiale quanto grave fosse per la professoressa a) non avere un compagno, b) aver preparato solo un piatto. Il ragazzo, approfittando della distrazione dell'insegnante, rispose alla senpai con un gesto molto eloquente: si passò l'indice sinistro sul collo, percorrendolo trasversalmente da un lato all'altro.

C'era solo una cosa da fare, e Maria si rese conto che non era nemmeno così sgradevole come poteva esserle sembrata in un primo istante.

Con tre falcate si portò accanto al kohai, poggiando la vaschetta di Daifuku vicino alla pentola del Katsudon. Il ragazzo parve non capire il senso di quel gesto, ma Maria era troppo distratta dal pentolone per prestare attenzione all'occhiata interrogativa rivoltale dal primino. L'odore della carne le si insinuò nelle narici intenso ed allettante. Buono, anzi buonissimo, quell'Okumura -nemmeno le dispiaceva troppo ammetterlo- era un genio ai fornelli, era da un secolo o due che la fanciulla non sentiva un aroma così invitante. Da quanto tempo non mangiava un pasto decente, preparato da qualcuno che se ne intendesse veramente di cucina e non uno dei suoi obbrobri culinari abbastanza decenti da essere mangiati ma troppo insignificanti per poter essere definiti buoni? Non lo ricordava, anche perché non era un'abitudine per lei andare a cena fuori. E come sarebbe potuta esserla, considerato il costo di vita sin troppo alto che l'adolescente già doveva affrontare?

-Che schifo essere poveri.- Borbottò soprappensiero, in giapponese questa volta. In realtà non era proprio così, Maria veniva da una famiglia abbastanza benestante pur non essendo ricca, ma per poter ottenere il permesso di andare a scuola in Giappone anziché nel Bel Paese la ragazza aveva dovuto lottare duramente contro sua madre, che in un primo momento le aveva imposto tassativamente il liceo classico migliore della regione ed alla fine per ripicca le aveva limitato il più possibile le spese personali, inviandole ogni mese la somma strettamente necessaria a mangiare come si deve.

C'era voluto del bello e del buono, le lusinghe e le minacce, le lamentele e le preghiere sperticate, le lodi e le accuse, tutte le sue (scarse) doti diplomatiche ed inoltre l'ascendente che aveva su Serena il nonno paterno di Maria, Hiroshi Santa, per convincere la donna a mandare la figlia nel Paese del Sol Levante. In realtà il nonno di cognome faceva Kotori ma, quando lui e la nonna si erano sposati -il matrimonio era stato celebrato in Giappone- l'allora giovane Hiroshi aveva deciso di prendere il cognome della moglie e di conseguenza, una volta in Italia, lo aveva trasmesso ai figli. Questa era l'unica cosa che Maria rinfacciava all'adorato nonnino: l'averla condannata, tramite il figlio GianHiro(il padre di Maria), ad essere perennemente derisa dai coetanei. Ma la ragazza si consolava compatendo il suo povero papà che aveva ricevuto un nome così ridicolo. Si chiedeva tante volte come fosse venuto in mente al nonno ed alla nonna di chiamare il primogenito GianHiro. E come si può legalmente ammettere di chiamare qualcuno in quel modo orribile era ancora un mistero per Maria, che si domandava spesso se l'impiegato dell'anagrafe fosse stato ubriaco o sotto l'effetto di allucinogeni per aver acconsentito ad un tale ibrido fra giapponese ed italiano.



Come era nato quel nome assurdo?

Per un litigio. La piccola Santa sapeva che il nonno era una persona dal carattere mite e tranquillo, per natura disposto al dialogo ed alla collaborazione, non certo uno che s'incapricciava e pestava i piedi se le cose non andavano come voleva.

Eppure... eppure quando nonna Arianna era rimasta incinta, si era accesa una disputa feroce su quale dovesse essere il nome del nascituro. Entrambi i coniugi avevano concordato nel dargli un nome solo e non uno doppio ma, se l'italiana aveva fatto pressioni affinché il bambino si chiamasse Hiroyasu, niente e nessuno al mondo avrebbe distolto Hiroshi dal chiamare il proprio figlio ITALIANO con il nome Gianni. Di motivi ce n'erano tanti, a partire dal migliore amico -e testimone di nozze dell'asiatico- che si chiamava in quel modo, al significato stesso del nome: Dio ha avuto misericordia. E non era una grazia divina la nascita di un bambino sano e forte, con le migliori qualità del Bel Paese e i pregi che contraddistinguevano il Paese del Sol Levante?

Per la prima e l'ultima volta gli amici della coppia avevano visto -giurando che non si erano inventati tutto e non cessando mai di rievocare l'episodio negli anni a venire- Hiroshi scaldarsi perdendo la sua proverbiale flemma “nippobritannica” come la chiamavano loro, ed arrivare addirittura ad urlare contro la moglie. Ma la consorte aveva sempre brillato per cocciutaggine e fino al giorno in cui erano andati all'anagrafe per registrare il nome del bambino non si era smossa di una virgola dalla propria decisione. O Hiroyasu o morte. Alla fine, due giorni dopo il parto, nonostante tutti le dicessero di restare a letto a riposare ed occuparsi del bambino, Arianna si era alzata ed aveva seguito il marito all'anagrafe per controllare che non facesse di testa sua. Giunti lì avevano continuato a bisticciare sottovoce finché l'impiegato non aveva potuto riceverli e questi, vedendo i due litigare furiosamente aveva chiesto loro perché non risolvere la faccenda con un doppio nome, Gianni Hiroyasu, Hiroyasu Gianni o giù di lì. Entrambi l'avevano freddato con un'occhiata velenosa ed avevano sibilato -No.- Perché un doppio nome faceva disgusto a tutti e due. Dopo altre interminabili dispute, il funzionario si era scocciato ed aveva deciso “democraticamente” -Benissimo, allora facciamo così: io conto fino al tre e poi dirò via. Il primo nome che sentirò sarà quello definitivo. D'accordo?-

I consorti si erano guardati negli occhi ed avevano annuito.

-Uno... due... tre. Via!-

-#@*Gian#§@Hiro*§#!-

Avevano esclamato i due contemporaneamente tentando di coprire la voce del coniuge con la propria.

Il funzionario aveva cominciato a scrivere qualcosa, ma dalla loro posizione marito e moglie non avevano potuto capire cosa.

Arianna ed il giapponese si erano lanciati occhiate di fuoco ed avevano aspettato che l'impiegato finisse di scrivere prima di incalzarlo. -Allora?-

L'uomo, senza dire una parola, aveva fatto vedere loro il registro dove aveva segnato il nome.

GianHiro Santa” C'era scritto.

-Ma è uno scherzo?- Era sbottata subito Arianna, saltando in piedi nonostante il pancione.

-È ciò che ho sentito.- Aveva risposto placidamente l'impiegato, dopodiché aveva aggiunto -Adesso l'ufficio chiude, vi auguro una buona serata.- E, con un sorriso mefistofelico in volto, aveva calato giù la serrandina a chiudere il vetro del bancone.

-Ma... è ridicolo!- Aveva continuato orripilata la puerpera, fissando attonita lo sportello serrato.

Dopodiché si era girata verso il marito, anche lui con un'espressione sconvolta in viso.

-Ho ragione, no?- Gli aveva chiesto, incredula e bisognosa di conferme.

Lui aveva annuito, dopodiché era rimasto ad osservarla sbuffare per qualche secondo mentre un sorriso gigante gli compariva in volto.

-Che hai da sghignazzare? Nostro figlio ha appena ricevuto il nome più assurdo che io abbia mai sentito e tu te ne stai lì a ridere?- Aveva sbraitato la donna, innervosita dall'allegria del coniuge. Lui le aveva indirizzato un altro sorriso, l'aveva abbracciata e poi baciata.

-Hai ragione.- Le aveva concesso, dopo essersi staccato a malincuore dalle sue labbra.

-Ha un nome schifosamente strano. Ma del resto è colpa nostra che non ci siamo messi d'accordo. E poi... credo sia un buon segno.-

-E perché?- aveva sbuffato Arianna, mentre percorrevano il tragitto fino alla macchina. Mano nella mano, dita intrecciate.

-Perché la prima parte è “Gian” di Gianni, quindi ho vinto io.- aveva scherzato l'orientale, stringendo forte le dita della compagna mentre le apriva galantemente la portiera dell'auto.

-Humf.- La ragazza aveva alzato gli occhi al cielo con un'espressione esasperata.

-All'ospedale, autista.- Aveva poi comandato petulante, allungando i piedi sul cruscotto.

-Agli ordini capo!- Aveva risposto il giovane accondiscendente.

La verità era un'altra. Il nome GianHiro gli era sembrato un buon segno perché... perché per un momento il giapponese aveva pensato a quanto amasse i lati eccentrici della sua donna, ed un nome così inusuale per loro figlio, sangue del suo sangue e della stravagante fanciulla di cui si era innamorato, gli era sembrato praticamente perfetto. Arianna però era da sempre permalosa e detestava quando qualcuno le faceva notare le sue stranezze, quindi il giovane uomo aveva deciso di tenersi quelle considerazioni per sé.



-? Cosa hai detto?- Bisbigliò Okumura interrogativo all'indirizzo della senpai.

-Ah, no niente.- Rispose Maria, scuotendo la testa in un gesto di negazione.

La professoressa si era finalmente voltata verso i due ex”avversari”. -Okumura-kun, vedo che come al solito hai fatto un ottimo lavoro. Ha un aspetto delizioso, bravo...- il ragazzo sorrise, soddisfatto del proprio operato. La docente però non aveva ancora finito il suo discorso. -Ma... dov'è il Daifuku, e perché non hai un compagno?- Terminò acida la donna.

Mentre Rin boccheggiava, di solito l'insegnante era sempre soddisfatta del suo lavoro e non insisteva mai nell'affibbiargli un compagno, visto che era in grado di fare tutto da solo. Inoltre come poteva pretendere che con mezz'ora scarsa lui da solo avesse preparato con la dovuta attenzione sia il pasto che il dolce? -E pensare che sei sempre così diligente... non mi aspettavo da te una tale mancanza.. penso che dovrò tenerne conto per...-

-Eccomi professoressa, sono qui, sono io la collega di Okumura-kun! Che ne dice, è venuto bene il nostro Daifuku?- L'interruppe l'Italiana, mostrando all'insegnante un sorriso dolce come il fiele.

Fra le mani stringeva la vaschetta con il dessert che piazzò sotto al naso della docente, interponendosi tra lei ed il kohai.

Per educazione ed abitudine Maria era abituata a riservare particolare riguardo agli insegnanti, si sforzava di pensare il più possibile “dalla loro parte” invece di fossilizzarsi sulla prospettiva della studentessa, ma se c'era qualcosa che l'Italiana detestava più del mancato rispetto delle autorità era senz'altro il modo di approfittarsi del proprio ruolo che hanno alcune persone. Non le interessava cosa fosse successo alla professoressa, perché fosse irritata. Poteva avere le sue cose o essersi appena lasciata col ragazzo, poteva aver scoperto di essere ricoperta di cellulite da foderarci un divano, poteva aver scoperto una nuova ruga che le deturpava il volto o di essere ingrassata di cinque chili, ma non poteva assolutamente comportarsi male con i suoi alunni solo perché qualcosa non le era andato per il verso giusto.

-Non per vantarmi ma credo di essere particolarmente brava a preparare questo dessert, Minami-sensei dice sempre che se facessi Daifuku tutti i giorni in poco tempo si ritroverebbe a rotolare per scendere le scale.- insisté l'adolescente con tono entusiasta e quasi feroce, mentre la professoressa si ritrovava ad inarcare un sopracciglio.

-Ne dubito fortemente. E cosa stai dicendo? Tu ed Okumura non siete compagni, Santa-kun.- sbottò irritata la donna.

-Ma sì professoressa, l'ha detto proprio lei di dividerci in coppie per lavorare meglio, che senso avrebbe avuto allora che io preparassi il Daifuku e Okumura-kun il Katsudon? Giusto... Rin-kun?-

Aveva terminato l'Italiana sorridendo radiosa al kohai.

-Eh cos... Sì certo, di sicuro!-Esclamò il ragazzo, capendo appena in tempo il senso del discorso della senpai. Fino a quel momento si era chiesto dove volesse andare a parare, ma ora che l'aveva capito era dispostissimo a collaborare. Non voleva avere problemi anche per le poche cose in cui era bravo.

-I-infatti all'inizio abbiamo deciso di... di dividerci i compiti per poter fare tutto in tempo, sì! Così non avremmo rischiato di bruciare qualcosa o di sbagliare le quantità...G-giusto Maria-san?- improvvisò.

-vai così- Bisbigliò la mediterranea dando un colpetto al braccio del ragazzo.

-A-anzi, se vuole provare...- continuò il ragazzo nella farsa, afferrando la vaschetta dalle mani della senpai ed offrendola alla docente.

-Cos..?NO!- Urlò Maria, sconvolta. Aveva già cominciato a gongolare pensando a quella sera quando si sarebbe scofanata i suoi Daifuku che quell'impiastro della prima aveva rovinato tutto.

I miei piccoli, preziosi, teneri fagottini di riso ed azuki intrisi di tanta dolcezza e di tutto il mio amore, nella pancia di quest'isterica della prof? Mai! Sono miei!!! Miei miei miei!!!

La fanciulla si accorse di essere osservata da tutti. Ormai ci aveva fatto l'abbonamento, alle situazioni in cui la gente la guardava come fosse un alieno spuntato da chissà dove, ma non ci si sarebbe mai abituata.

-Ehrrr... uhm... I-intendevo che... Non credo sia il caso di mangiarli così, ecco... Prima dobbiamo fare... uhm eh... de-del tè! eh sì... ci serve proprio del tè!- Cercò di salvarsi in corner.

-È assolutamente improponibile offrirli senza tè.- completò con aria grave, mentre dentro di sé piangeva e giurava vendetta contro Okumura. Ancora non sapeva cosa gli avrebbe fatto, ma di certo sarebbe stato molto poco piacevole.


-Tu mi devi dire cosa ti passa in testa!!!-Strillò Maria.

Rin fece un balzo dalla sorpresa.

-C-cosa???-

-Sì tu!!! COME TI È SALTATO IN TESTA DI OFFRIRLE I NOSTRI, CIOÈ I MIEI DAIFUKU???-

-Ma che... come sarebbe a dire, come mi è saltato in testa... e che ne so, è la cosa migliore che mi è venuta in mente, ecco!!!- Aveva risposto lui, sulla difensiva. Però non aveva alzato i toni quanto la ragazza, non voleva rischiare di perdere il controllo oltre alle staffe.

-LA COSA MIGLIORE?! MA DOVE LA COSA MIGLIORE? LA COSA MIGLIORE DA FARE ERA STARE LÌ E SORRIDERE, POI SE NE SAREBBE ANDATA DA SOLA! MA NO, TU HAI VOLUTO PER FORZA FARE IL CAVALIERE E CHI NE HA FATTO LE SPESE??? IO!!-

Stava urlando come una pazza isterica e sinceramente non le importava nemmeno della figura che stava facendo. Era troppo arrabbiata. Non tanto per l'offerta in sé fatta da Okumura alla prof, ma perché grazie alla sua idea geniale adesso Maria si ritrovava con soli tre, TRE! Daifuku di dodici che ne erano, visto che oltre alla prof Okumura li aveva offerti anche ai compagni di classe dell'italiana, e probabilmente avrebbe anche dovuto dividerli con lui! E poi, scherzi a parte, cosa avrebbe mangiato Maria quella sera? Aveva finito tutti i soldi ed avrebbe ricevuto la paga del part-time soltanto il pomeriggio seguente, il frigo era vuoto e le scorte della credenza erano quasi esaurite. L'unica cosa che non mancava era il sale, ma non si può mangiare sale per colazione o pranzo!

-MA CHE TI URLI CRETINA! E poi mi spieghi che bisogno hai di strillare tanto per un dolcetto? Tanto appena tornata a casa potrai ingozzarti con quanti ne vorrai!- Si era scaldato a sua volta Okumura.

-MA QUESTE COSE DA DOVE TI VENGONO EH? CHE NE SAI TU, BRUTTO SPOCCHIOSO? NO, no che non posso mangiarne quanti ne voglio. Sì da il caso, pezzo d'asino, che quelli erano la mia cena! Ed anche la mia colazione! Tu non puoi capirmi... non puoi sapere cosa vuol dire tornare a casa e vedere il frigorifero vuoto per metà del mese... sei solo un altro di quei marmocchi viziati mandati qui a divertirsi dai loro facoltosi genitori.. cosa ne puoi sapere tu di una stracciona con le pezze al culo come me, EH?- Era scoppiata in lacrime dal nervoso, ed ora, fra una frase e l'altra, cercava di asciugarsele sfregandosi il braccio sul volto, ottenendo scarsi risultati visto che quelle continuavano a riversarsi sulle sue guance. Si voltò e cominciò a marciare con passo marziale verso il cancello esterno della scuola.


-La tua... cena? Frigorifero... mezzo mese?- Borbottò Rin sorpreso, gli occhi sgranati. Dopodiché cercò di afferrarle un polso ma la senpai gli sfuggì accelerando di botto.

Rin avrebbe voluto seguirla e raggiungerla, ci sarebbe anche riuscito se il suo cellulare non fosse squillato proprio in quel momento.

-Pronto?- Rispose, leggermente avvilito.

-Dove sei fratellone? È mezz'ora che ti aspetto davanti al cancello. Devi sbrigarti, più tardi c'è una lezione importante.-Lo ammonì suo gemello minore, Yukio, dall'altro capo del telefono. Il giovane Okumura alzò lo sguardo e si rese conto del perché quel posto gli era sembrato estraneo. Si trovava dall'altro lato del campus, quello opposto all'uscita principale della scuola. Considerata l'immensità dell'Accademia non era strano che non fosse mai stato da quella parte. E così si spiegava anche perché non c'era nessuno nei dintorni quando invece a quell'ora il cortile sarebbe dovuto essere pieno di adolescenti che tornavano a casa o ai loro dormitori. Si trovava vicino ad un'uscita secondaria.

-Accidenti, l'ho persa.- Sbuffò il demone dando un calcio ad un sassolino, dopodiché si rigirò e tornò sui propri passi chiedendosi quale noiosissima lezione avrebbe dovuto sorbire di lì a poco al corso per esorcisti.

-Mezzo mese col frigo vuoto... come fa? Se non ci fosse stato Yukio io a quest'ora sarei già morto di fame...- Mormorò mentre camminava, ed un'immagine gli balenò in mente, chiara.

La senpai che infilava furtiva un pacchetto di zucchero e degli scarti d'impasto nello zaino.

-Merda...- Biascicò scompigliandosi i capelli con la mano sinistra. -Mi sa che dovrò chiederle scusa..- E continuò per la sua strada, in spalla la cartella ed in mano i lembi di un fazzoletto che racchiudeva una pentola piena di Katsudon tiepido all'interno. Se l'avesse saputo le avrebbe dato immediatamente il pentolone con tutto il contenuto...


Camminando camminando, presa dalla rabbia Maria non aveva prestato attenzione a dove stava andando, e quando alcuni minuti dopo si fermò di botto e si guardò incontro era finita in un dedalo di vicoli a lei sconosciuto.

Nonostante fossero solo le quattro e mezza ed il sole era ancora alto nel cielo, lì dove si trovava Maria c'era penombra, quasi buio. E qui e lì si sentivano scricchiolii e versi sinistri.

Sta a vedere che mi sono cacciata nella zona malfamata.. Ma quanto sono idiota?

La fanciulla aguzzò l'udito, pronta a cogliere il minimo rumore sospetto, anche se c'erano così tanti sibili e stridii strani che non sapeva proprio come classificare qualcosa “sospetto” o meno.

Le era sembrato di sentire un rumore ancora più ambiguo degli altri.

lick. Lick. Fhushhh..

Era come... un risucchio?

La ragazza ebbe la netta percezione che qualcuno stesse leccando un chupa-chups, ma scartò subito quell'idea. Figurarsi se fra le tante cose che avrebbero potuto fare in un posto come quello qualcuno si sarebbe messo a succhiare caramelle. Doveva essere frutto della sua immaginazione, sì.

All'improvviso, dall'ombra, la ragazza vide qualcosa muoversi.

Si mise in posizione di guardia.

Un paio di piccoli occhi si accesero come dal nulla, ed un ratto delle dimensioni di un cucciolo di alano le sfrecciò accanto.

L'Italiana non riuscì a trattenere un urlo e si diede ad una corsa disperata, scivolando dopo poco su una carta di caramella. Nel tonfare a terra, una scarpa le volò via dal piede compiendo una parabola completa all'indietro, sparendo alle spalle della mediterranea.

Tonk. Fece l'oggetto, andando a sbattere contro qualcosa.

-Ahia.-Sbottò qualcuno. O qualcosa. Ma la ragazza cancellò immediatamente quell'idea dalla mente mentre l'occhio le cadeva su tre quattro cartacce che non aveva notato prima. Rifletté un secondo su quell'esclamazione. Era debole ma l'aveva sentita chiaramente, e se c'era qualcuno che parlava era di certo una persona. Ed era un bene.

Forse..



E adesso arriva il momento che tutti stanno aspettando... il lancio di pomodori all'autrice! Yeeeee! :3


Beh andiamo avanti rispondendo alle recensioni XD


ordine cronologico u.u


Lulosky: pe-perdono per averti coinvolta nell'incanto! >_< eppure pensavo di aver preso le dovute precauzioni anti-stregamento! Acc si vede che Mephisto è troppo furbo ç_ç XD ♥

Ahahaha, hai ragione, infatti credo che probabilmente, se non fosse arrivato Rin, in pochi altri minuti sarebbe stata completamente cotta, Mephisto l'avrebbe “mangiata” senza troppi problemi.

Hai ragione, è strano forte sentirlo chiamare con questi nomignoli assurdi, ma credo che Maria non troverà molto presto il coraggio di usarne uno... >_>

Non preoccuparti adoro gli scleri, quindi puoi farne quanti ne vuoi: mi confortano facendomi vedere che non sono l'unica matta sulla terra ;P

Hai ragione si dovrebbe stendere un velo o forse un sudario pietoso sulle figure di Maria, ma ho il timore che ne collezionerà altre. Credo che se le attiri, sai? XD forse quando è uscita dalle patatin... pardon è nata hanno dato un magnete attira-figuracce in allegat... ehm come regalo di battesimo.

DemoneRosa... bell'espressione ^3^ sono contenta che ti piaccia come si è comportato e che facce ha fatto, cioè spero che mi risucirà ancora di scriverne decentemente! XD

Blatera blatera, che ti ascolto/leggo con piacere *w*. Del resto cos'è una (mia) FF se non un blaterare a ruota libera?

Yep yep! Viva gli Amabroccoli!

Che dici, avrò forzato le cose con A-MYmon *cough cough*? Spero di no ahahaha!

Invece ho penasto subito wiiii! Che bello che bello, oh che bella recensione sìììì yuuuh! E cose così ;P

Ti prego, se non ti causa disturbo attaccati con l'attak alla fic *w* ;PPPP

Yahooo! W Niizuma! Eiji-kun is a GENIOUS! ♥ It's wonderful, it's wonderful, it's wonderful, good luck my baby!(<--e questo cosa c'entra????) ♥_♥

PS anch'io adoro i PS! ^^ Ehp grazie mille, e mi raccomando avvisami appena un pg sarà OOC anche di una virgola, lo correggerò subitosto immediatamente >_<.

PPS Su Amaimon... Aspetto con ansia e terrore il momento in cui potrò dartelo in pasto, perché allora si vedrà se sono in grado di tratteggiarlo decentemente... o no! >_< GAHHH...ARGH!

PPPS.. addirittura seguire la storia... beh grazie!!! ^3^


Meryphantomive: Grazie per aver commentato e per seguire la storia, ti sono molto riconoscente! Spero di essere all'altezza delle aspettative... (non che la gente abbia chissà quali aspettative su di me... uhmmm sto divagando eh?)

Dunuqe... beh sì Maria è una ragazza abbastanza “sfortunata” a modo suo... hai ragione probabilmente avrebbe potuto ed anche voluto evitarlo, ma certe volte proprio non è in grado di tenere a freno la sua boccaccia! XD

In effetti come preside Mephisto sarebbe piuttosto problematico... con la sua poca voglia di lavorare e la sua Paperoniana tirchieria (punto in comune: la tuba!!!! -e la vecchiai-ehm l'età ancestrale ehm XD) non oso immaginare la disperazione dei suoi collaboratori XDXD.

Mi spiace che ti abbia dato il voltastomaco il vaneggiamento di Maria T_T però non è mia intenzione cadere nel melodrammatico... in realtà volevo porre l'accento sull'incredibile capacità demoniaca di persuasione... il personaggio/diavolo Mephistopheles è sempre stato famoso per il suo dominio sulla parola con cui fregava le persone vincolandole a patti che non avrebbero mai vinto... ma immagino che sia sembrato solo il mugolio di una mocciosa sbavante ehm ^^””” mi spiace...

Sinceramente non credo che Mephisto sarebbe così poco galante con una donna da scaraventarla su di un albero... uhmm... mi sa che te l'ho resa un po' anitpatica Maria, eh? ^^”””

Grazie ancora per aver letto e recensito il capitolo scorso e per aver messo la storia fra le seguite, non finirò mai di ripeterlo!


MadLucy: Buonciao a te! =D

Grazie ancora per la recensione TwT ♥ ma non preoccuparti non sentirti costretta a commentare subito o per forza, fallo solo quando e se vuoi ^^.

Già neanch'io vorrei trovarmi nei panni di Maria, se non altro per la figuraccia, credo che io sarei andata a buttarmi fra un milione di coperte e non sarei uscita più prima di Natale prossimo. Anche se probabilmente avrei trovato il coraggio solo a Pasqua. °-°””

Sinceramente parlando nemmeno lo so se si è offeso o meno Mephisto, ma pensavo che se si stava interessando al nuovo giocattolino/Maria sicuramente avrebbe tralasciato qualsiasi cosa o quasi pur di prenderne possesso... mi sembra un tipo disposto a tutto pur di avere fra le mani i trastulli che gli piacciono... o no? XD

Dici che è tenero? Anch'io ho la sigla di un anime come suoneria Wiiii!!!! (Stolta di un'autrice! Non ha detto a te che sei tenera, quanto alla mia illustre persona U.U ndMephisto) (ç_ç ma... ma... siiiiigh ndMarta)

Hai ragione, non si pensano certe cosacce... ma temo che dirlo non servirà a fermare il flusso di pensieri XDXD CATTIVA MARIA!!! sbonk -la colpisce in testa con un ventaglio- (ahio!!! ç_ç io che c'entro? È colpa del signor Faust!! ndMaria)(In realtà la responsabilità è da imputarsi unicamente alla mente malata dell'autrice di questa fanfiction... decisamente poco interessante tsk! NdMephisto) (Co-come? Poco interessante io??? D'accordo non sono la persona più affascinante del mondo ma... questo che cosa vuol dire, forse che mi disprezziiiii? Ueeeeeeeeeeeeeh ndMarta) (=_= *che baccano questa mocciosa, mi sta venendo un mal di testa...* ndMephisto)(Sniiff... che è quello sguardo mo'? NdMarta) (Nulla nulla, continua a scrivere piuttosto ndMephisto)Ehm stavo dicendo?

Grazie che mi dici che sono riuscita a restare IC! Wiiii! Aprite lo spumante! Ah no aspetta non c'è molto da festeggiare... devo superare anche questa prova... uhgn ogni capitolo sarà una prova adesso che ci penso... uhmmm... >_< gnngnnn farò del mio meglio promesso!!!!

ahahah Maria spaventosa dici? XD interessante... A propisto, non è in generale una bella cosa difendere le persone/gli amici/i parenti/ecc. strenuamente? =w=♥ è una cosa che mi piacerebbe essere in grado di fare... cioè di solito ci provo ma mi spengono dopo poco ahahaha! XD

Se vuoi un suggerimento... l'unica cosa per cui non devi farla mai perdere la calma è il cibo. Per il resto, anche se insultano i suoi manga, non è pericolosa. Cioè anche se si arrabbia per cose non inerenti agli alimenti non fa del male a nessuno a parte blaterare fino a farti venire il mal di testa. Sì le questioni di principio le stanno a cuore, ma non c'è il rischio che salti addosso per quelle XD.

Mi spiace ho paura che le cose fra i due non siano andate come sarebbe stato più logico che andassero.. ehm? Scusa >/////<

AMYmon... o AmaNOSTROmon ok so dicendo cavolate... beh d'accordo, non vedo perché no. Basta che dividiamo equamente le spese delle caramelle, e del camion da noleggiare, perché tante ne serviranno per sedurre il demone, secondo me XD

Al prossimo capitoloooo!<3


z3cca: piiiiiiiiiccola bella grazie grazie grazie di avermi accontentata e di aver letto i due capitoli... scusa ancora e grazie mille ^O^

risposta 1: daughty!<3

non preoccuparti degli altri, tu pensa solo a recensire (ma solo se ti va eh!) come ti viene, senza sentirti in dovere di scrivere chissà quali papiri <3<3

Grazie ancora e scusa per il pessimo gioco di parole su Maria... ehm... figo! La tua prozia si chiama Giuseppina Giuseppetti... certe volte i genitori sono degli spiritosoni, eh? =_=””

Hai proprio ragione sul latino xDxD infatti avrò un sacco di problemi a trovare un titolo per questo capitolooooo! XD

risposta 2: riecco anche me!!! :3

Non preoccuparti non importa quanto ci metti ma solo che se lo fai è (non solo) perché ti ho costretta ma (anche) perché va a te di commentare ^3^

capisco che ti sia persa ed è del tutto possibile e probabile visto che straparlano di un anime inesistente che mi sono inventata sul momento, calcola che nemmeno so bene di cosa tratti la trama! X3

Mi spiace se la convivenza fra i due non è stata poi così ehm traumatica... ho paura infatti di aver sbagliato tuttissimo aghghhhh! >_<

Santa donna ahahahahhaha! XD e come potrei picchiarti, piccì ? <3<3<3 al massimo picchio mamma quando ti prende per mano! >_<

ti dirò... se Rin non fosse arrivato in tempo per salvarla (/rompere le uova nel paniere) credo che si sarebbe convinta ad andare a messa sabato... uhmm uhmmm

Fai bene fai bene! Più Rin per te e più AMYmon per me! XD

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Capitolo 4
*** Novum Ludicrum Regi ***


Diabolus et Virgo


Buon pomeriggio a tutti e ancora una volta (comincia a diventare un'abitudine...) chiedo perdono per il mio eccezionale ritardo. Mi dispiace di non essere riuscita a rispettare la cadenza settimanale e di non aver nemmeno pubblicato entro mercoledì come speravo ç_ç.

Gli ultimi giorni di scuola sono stati abbastanza pieni, e poi ammetto che alcune volte nei momenti liberi avevo paura di aprire il file open office perché è stato abbastanza faticoso andare avanti in questo capitolo, che pure temo non sia niente di particolare..

Ho avuto un sacco di dubbi e tante volte mi sono chiesta se cancellarlo tutto e ricominciarlo daccapo e infine quando l'ho completato ho stressato due persone che ci tengo a ringraziare moltissimo (mia sorella gemella e l'autrice e mia amica z3cca) perché lo controllassero per vedere eventuali errori e soprattutto se il tutto fosse plausibile...

Come al solito il terrore dell'uscire dal personaggio mi attanaglia, e non sarò tranquillizzata fino a che non mi direte se secondo voi è ok o se è out ahahah^^””””””.

Ringrazio tutti quelli che hanno letto fino ad ora e leggeranno e mi scuso ancora per il ritardo, avvisando anche che non so quando farò il prossimo aggiornamento perché dal 20 giugno partono gli esami di stato...

Ed io dovrò dovrei *cough cough* studiare come si deve quindi non so se troverò il tempo e soprattutto la concentrazione per scrivere qualcosa decente.


Importante correzione. Per errore nel primo capitolo ho ambientato la storia a settembre, ma allora non avevo ancora fatto i calcoli da cui risulta che il terzo mese del primo trimestre scolastico in Giappone è maggio/giugno (non ho trovato informazioni più precise, e ci sono alcune vacanze di mezzo)


Disclaimer. La maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli che hanno un nome conosciuto a chi legge la fan-fiction, appartengono al fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka Kazue Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non a me.


Quattro.

Novum Ludicrum Regi

***


Paff!

Fece l'oggettino d'avorio.

-Ahio.-


***








Era una noiosa mattina di monotona primavera, gli uccellini stavano lì a rompere le scatole con il loro fastidioso cinguettio e quello stupido scoiattolo non si decideva a scendere dall'albero.

S'era accorto che l'animaletto aveva puntato una bacca caduta a terra, ma la pavida bestiolina non aveva dato segno di volersi muovere. E lui si stava stufando a guardarlo. Era così barboso che forse forse l'avrebbe ucciso. Ma poi sarebbe stato ancora più noioso, perché quello avrebbe smesso di muoversi e lui non avrebbe più potuto vedere come si sarebbe comportato. E non avrebbe più saputo come passare il tempo. Starsene con le mani in mano lo abbatteva. Era una delle cose che detestava di più, non aver niente da fare.

Sputò via una cartina di caramella e si ficcò un altro bonbon in bocca.

Stava scomodo.

Silenzioso e fluido, si accovacciò più comodamente sul proprio ramo.

Era un buon posto.

Nessuno lo vedeva, ma lui poteva osservare ogni cosa.

Ma quel roditore non si decideva a scendere dal ramo per prendere la bacca.

Era snervante. Troppo irritante. Sì, l'avrebbe fatto fuori. Di sicuro. Poco male se poi non avrebbe avuto altro da fare. Sarebbe sempre potuto andare da un'altra parte.

Anche se non ne aveva voglia.

Un bagliore illuminò gli occhi del piccolo mammifero.

Lo scoiattolo si precipitò fino a terra, restò a sondare la strada attorno per qualche secondo e poi si decise, esitante. Zampettò insicuro fino alla coccola.

Lui inspirò forte, gli era appena venuta una domanda che prima non si era posto: che frutto era?

Asfalto asciutto, foglie fresche, pelo sporco di gatto, coccinelle, formiche, briciole di pane, smog, piume di passero, sassi, cicche di sigaretta, un po' di muffa, scarafaggi, pelliccia di scoiattolo, plastica, farfalle, le sue caramelle, margherite, nettare, resina, bastoncini di gelato, denti di leone, terra umida, formiche, terra secca, cemento, legno.. di vari tipi, pollini, api, ribes. Stop.

Era una bacca di ribes, maturata in anticipo rispetto alle altre e per questo rotolata da poco a terra.

Eccola lì la bestiolina, a pochi passi dal frutto. Magari avrebbe potuto ammazzarlo lo stesso, l'istante prima che il roditore mettesse in bocca il frutto.

Oppure avrebbe potuto ingoiare lui la bacca davanti al mammifero, e solo dopo ucciderlo.

Passandosi la lingua sui denti si rese conto di aver mangiato l'involucro del dolcetto.

Rivoltò le tasche della sua giacca, concedendosi qualche minuto per decidere cosa mettersi in bocca fra un bastoncino di zucchero rosso e azzurro (fragola e mirtillo), tre taiyaki confezionati, sette hello-panda al cioccolato e tredici orsetti gommosi. Nel frattempo non perdeva d'occhio l'animaletto.

Stava pigramente riflettendo quando un insieme di odori molto diversi da quelli del parco si fece strada sino al suo naso.

Cuoio, plastica, cotone, metallo, sudore, capelli... castani, sesso femminile, ristagno di sangue quindi lividi, deodorante all'aloe vera-arricciò il naso-, alito al toast, adrenalina e... uno strano profumo che gli punse le narici.

Intanto lo scoiattolo si stava avvicinando ancora di più al ribes, troppo attratto dal frutto per notare le vibrazioni irregolari del terreno.

Si tirò su dal ramo sul quale era appollaiato. C'era ancora tempo per agire prima che la ragazza si avvicinasse abbastanza per vedere quel tratto di strada.

Ma ne valeva la pena farsi fretta per dar fastidio ad uno stupido roditore?

No. Quindi si sistemò in un'altra posizione. Sedette tenendo stretto il ramo fra le cosce.

Avrebbe aspettato, vedendo cosa avrebbe fatto la fanciulla.

Eccola.

Girando l'angolo apparve una liceale che portava l'uniforme dell'Accademia della Vera Croce. La riconobbe perché era la stessa divisa che aveva addosso l'amichetta tettona bionda di Okumura al luna-park.

Digrignò i denti pensandoci.

Non avrebbe potuto giocare di nuovo con lui fino a quando non gli sarebbe stato dato il permesso.

E questa scolara non poteva ammazzarla perché faceva parte dell'Accademia.

Gliel'aveva detto chiaramente che non poteva torcere nemmeno un capello a qualunque studente della sua scuola. (in realtà gli aveva più volte specificato che non poteva ammazzare NESSUNO della sua preziosa città) E lui non poteva fare altro che obbedire.

La fanciulla era arrivata fin quasi al punto dov'era lo scoiattolo.

Decise di sbirciarla ancora.

Capì al primo istante che non era del posto.

Al colore della sua pelle, che emanava un odore differente, mancava infatti un fondo giallastro presente invece in tutti i giapponesi, inoltre c'era quello strano effluvio... i suoi occhi non erano a mandorla e le gambe erano perfettamente dritte, non ad x come quelle delle ragazze di lì.

Lo assalì un'ondata di fastidio. Non sopportava quella situazione, in nessun modo.

Avrebbe potuto ammazzarla in migliaia di modi diversi... usando le sue stesse braccia per torturarla, i suoi stessi capelli per tormentarla, i suoi impulsi nervosi per farle perdere il senno... se solo avesse avuto il permesso. Ed era questo a farlo imbestialire. Dover chiedere l'autorizzazione per fare quello che voleva.

Qui non poteva fare praticamente niente, soltanto mangiar dolci e divertirsi con quello, ma poteva giocarci solo quando il permesso gli veniva accordato, altrimenti anche quello era intoccabile.

Si chiese, come tante altre volte prima, perché non tornare a Gehenna piuttosto, se Assiah era una noia tanto abissale.

La risposta arrivò subito, come sempre.

Ormai Gehenna era un mortorio. Senza attrattive.

Non c'era proprio più niente alla sua altezza, nulla che gli accendesse un brivido lungo la schiena, nessuna cosa che lo intrattenesse.

era, se possibile, ancora più avvilente che ciondolare dagli alberi di qui mangiucchiando qualsiasi cosa gli capitasse sottomano ed annoiandosi per non aver niente da fare.

Però almeno poteva andare dove gli piaceva e pareva senza doversi preoccupare di non farsi scoprire dagli esseri umani.

Qui, invece, aveva ricevuto la raccomandazione di farsi vedere il meno possibile, ed assolutamente NON dalle persone che frequentavano l'Accademia.

Quando gliel'aveva detto lui aveva tentato in tutti modi di fargli cambiare idea, ma l'altro era stato irremovibile: se non le avesse accettate poi non avrebbe più ricevuto il permesso di giocare con Okumura-kun.

Sospirò un po' più forte del consentito, chiedendosi ancora quando mai sarebbe arrivato il momento del loro secondo rendez-vous.

La ragazzina alzò la testa nella sua direzione. Lui si dileguò fulmineo su un altro albero, appena dietro le spalle della studentessa, prima che lei avesse sollevato completamente lo sguardo.

La sua mente cominciò a viaggiare, eccitata.

Come aveva fatto ad accorgersi di lui? Era stato forse troppo rumoroso? Era riuscita a sentire il suo sbuffo? Oppure (e questa ipotesi era ventilata anche dallo strano odore che aleggiava intorno all'adolescente) non si trattava di una ragazzina qualunque ma di un'esorcista che si era accorta della sua presenza dal potere che emanava?

-Yeeech! Che schifo! Che cavolo ho calpestato? -

Macché, si rese conto, quello scatto era stato un gesto istintivo, infatti adesso la fanciulla mostrava un'espressione contrariata, che mutò un istante dopo in preoccupazione dopo che lo sguardo le si era soffermato sull'orologio indossato al polso sinistro.

-Ohccaspio sono in ritardo! Presto presto, devo arrivare prima che si chiuda il cancello! Bleaaaaah detesto correre! Uffa perché non riesco a svegliarmi mai in tempo?-

Parlava da sola...

Lui alzò la testa per seguire la corsa impacciata della liceale. A causa del succo vischioso una scarpa le si appiccicava continuamente al terreno, infatti.

Succo...

Bacca..

Voltò la testa.

Lo scoiattolo.

Non lo vide da nessuna parte.

Chiuse gli occhi dando priorità all'olfatto.

Eccolo.

Due alberi più a sinistra, l'adrenalina che pompava a mille nel suo piccolo cuoricino.

E se...?

Silenzioso e senza causare vibrazioni, atterrò alle spalle della bestiolina.

Aguzzando appena appena l'udito poteva sentire chiaramente il ritmo forsennato di quel cuoricino, che suonava quasi come le suppliche strozzate che lui era abituato a ricevere ma non ad accogliere.

Voleva fare una prova.

Si focalizzò solo sul proprio indice destro teso al massimo, caricandolo di elettroni, dopodiché passò al pollice, incrementando il numero di protoni.

Formò un arco con le due dita.

Crrieeck...

Funzionava.

L'energia era tanta che arrivò a stridere come un uccello.

Il roditore, sentendo quel verso poco dietro di lui, si lanciò in una corsa disperata; non capiva come poteva non essersi accorto dell'arrivo del volatile. Il cuore che batteva batteva, batteva batteva, batteva batteva batteva batteva batteva batteva batteva batteva batteva batteva l'aveva seminato? Non sembrava esserci in giro, batteva batteva batteva batteva, non sentiva nemmeno l'odore del pennuto. Si rilassò, ma il suo cuore non fece altrettanto. Continuò a battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere battere


Eccola di nuovo.

Sgusciando fra un albero e un altro si portò velocemente poco più avanti della ragazza.

Si fermò un po' per rimirarla di nuovo. Ancora quell'odore...

Lottando contro l'istinto, che gli diceva di starne alla larga il più possibile, l'aspirò a pieni polmoni.

Proveniva da lei, ne era certo. Fu estremamente doloroso: sembrava tagliare in due l'intero canale respiratorio. Dalle narici alla gola sentiva come uno squarcio netto, la faringe sembrava stare per scoppiargli, la laringe raschiava al punto che le corde vocali sembravano accartocciarsi... la trachea era come punta da migliaia di spilli e bronchi e bronchioli sembravano bruciare per fiamme di ghiaccio.

Inoltre il dolore era decuplicato perché, per averne una percezione migliore, aveva nuovamente escluso la vista ed anche l'udito focalizzandosi sull'olfatto.

Gli ci vollero diversi secondi prima di riuscire a ricomporsi al punto di accorgersi che l'adolescente era scomparsa dalla vista. Il suo primo istinto fu di ricorrere di nuovo all'odorato per ritrovarla ma non era disposto a rivivere l'esperienza appena passata.

Con un balzo di diversi metri atterrò sopra un cavo dell'elettricità e si arrampicò agevolmente fino in cima ad un vecchio palazzo di sette piani che cominciava a perdere pezzi d'intonaco qua e là, ignorando le scosse che partivano dal filo e percorrevano ogni centimetro del suo corpo.

Mentre scrutava qualsiasi stradina e tutti i viali nelle vicinanze si domandò cosa volesse dire quella sofferenza appena provata.

Quando mai era capitato in precedenza che un odore lo facesse stare male?

Certamente le porcherie chimiche degli esseri umani erano fastidiose, ma non esisteva che potessero danneggiarlo. E allora perché?

Solo pochissime cose erano in grado di ferirlo.

Suo padre, ovviamente. Aniuè. Egyn, Iblis, Astaroth, Azazel, Beelzebub e gli altri però non erano alla sua altezza. Okumura-kun era abbastanza forte da stimolarlo. Si era divertito tantissimo al luna park finché non era intervenuta quell'altra. Anche se.. All'inizio era rimasto deluso perché quello non gli aveva mostrato la sua vera forza tanto decantata da Aniuè e dal loro padre.

Com'era possibile che qualcosa inconsistente come un odore fosse così... così molesto, così penoso, così doloroso da fargli smettere di annusarlo? Da fargli desiderare di evitarlo?

Con un movimento secco spaccò in due quel che restava del lecca lecca e sputò via il bastoncino masticando avidamente.

Frugò nelle tasche per cercarne un altro.

S'incupì rendendosi conto di aver quasi finito le scorte. A breve avrebbe dovuto rifornirsi.

In un morso staccò la testa a sei dei sette hello-panda rimasti, macinando briciole su briciole con i denti affilati, lo sguardo vagante fra le stradine.

Riconobbe un puntino che saltellava in modo strano.

La scarpa doveva darle ancora problemi.

Scattò immediatamente all'inseguimento, mentre una tenue speranza si accendeva dentro lui. Forse... forse quella umana sarebbe stata veramente divertente, si sarebbe rivelata un passatempo interessante.. del resto era il primo essere che si dimostrava capace di ferirlo con tale facilità -i polmoni erano ancora percorsi da spasmi violenti-.

Preso dalla frenesia, in quattro secondi netti fu in cima ad un palazzo alle spalle della fanciulla.

Evitando accuratamente di respirare, il demone cominciò a studiare con maggiore attenzione l'abitante di Assiah.

Non visto la perforò con lo sguardo, concludendo l'analisi deluso.

Non sembrava aver niente di strano, di peculiare, di interessante, di intrigante. Era una banalissima studentessa delle superiori. Forse, l'unica cosa particolare era la collana che indossava.

Un vecchio rosario ligneo che ogni dieci quindici metri veniva sbalzato fuori per l'andatura dell'europea e puntualmente ricacciato in mezzo al seno nel tentativo di tenerlo fermo.

Ma lui conosceva bene quale odore emanavano quegli oggetti odiosi, e non era certo quello ad impensierirlo.

Basta.

Si era nascosto con la coda tra le gambe troppo a lungo per i suoi gusti, ora era il momento di un confronto faccia a faccia, e chissenefregava se poi Aniuè ci sarebbe rimasto male.

Più veloce di una palla di cannone precipitò dal nono piano atterrando in un viottolo -scuro per l'ombra gettata dall'edificio accanto nonostante la mattinata luminosa- senza causare il benché minimo rumore.

Era ragionevole in fondo, non l'avrebbe ammazzata. Solo torturata un pochino per vedere se possedeva qualche potere incredibile come la forza nascosta di Okumura-kun.

Certo, era più che sicuro che la ragazza non avesse il benché minimo legame con Satan, ma essere in grado di danneggiare un diavolo della sua portata, e senza nemmeno sforzarsi, era una cosa mai vista prima quindi doveva avere, per forza, qualche incredibile facoltà celata dentro di sé.

E lui l'avrebbe messa a nudo, ad ogni costo. Poi... poi sarebbe stato il momento di giocare.

Pregustando l'attimo in cui le avrebbe strappato un braccio o una gamba così da costringerla a rivelarsi le si avvicinò di soppiatto.

Non c'era nemmeno bisogno di essere tanto silenzioso, quella era così concentrata a rassettarsi i vestiti e a fare uno strano balletto che non si sarebbe accorta nemmeno di una mandria di goblin affamati davanti ad una zebra morta da una settimana.

E i goblin quando hanno fame sono parecchio rumorosi.

La vide tentare l'impresa di aggiustarsi la capigliatura vaporosa e intricata, le braccia che si agitavano frenetiche solcando le castane onde scompigliate a bordo di un pettine che pareva quasi una nave d'avorio persa in una tempesta, ma non ci fece caso, attento com'era ai gesti scoordinati della fanciulla. Non appena avesse trovato un varco l'avrebbe ghermita.

Si accucciò caricando il salto, aspettando il momento giusto.

Che non venne mai. Era così concentrato che non si rese conto del pettine volato via di mano alla ragazza fino a che esso non gli finì roteando in un occhio.

Paff!

Fece l'oggettino d'avorio.

-Ahio.-

Il gemito che gli sfuggì dalle labbra fu talmente debole che lui stesso l'udì a stento, ma il fastidio lo distrasse abbastanza a lungo perché la ragazza uscisse fuori dalla sua portata. Poco male, l'avrebbe abbrancata così in fretta da non farsi vedere da nessuno, tanto più che fra la chiassosa folla di studenti e studentesse dell'Accademia difficilmente qualcuno avrebbe fatto caso alla scomparsa di una singola alunna.

Scattò rapido zigzagando a testa bassa fra la massa, il braccio destro pronto ad afferrare i capelli, le mani, gli avambracci, le gambe, i vestiti, la prima cosa gli fosse capitata sottomano dell'adolescente.

Correva così velocemente da non essere percepibile agli sguardi distratti degli studenti, ma era troppo tardi. La ragazza aveva varcato il cancello dell'ingresso e le protezioni poste da Aniuè attorno alla recinzione gli impedivano di entrare nella scuola. Anche la Chiave Infinity era inutilizzabile, dato che quello ne aveva ristretto le funzionalità per evitare che lui devastasse la struttura in uno dei suoi eccessi o cercasse di andare a scovare Okumura-kun quando più gli pareva. Serrò le dita con forza afferrando il nulla, le unghie si conficcarono nel suo stesso palmo che cominciò a sanguinare ma lui non ci badò.

Era inutile ciondolare lì intorno, tanto valeva trovare qualche altro passatempo fino al momento in cui le lezioni sarebbero finite e la fanciulla sarebbe di nuovo uscita dal perimetro dell'Accademia.

Di malumore si avviò verso un punto qualsiasi della città, sperando di trovare presto qualcosa di non troppo noioso da fare mentre aspettava.

Un pensiero lo colse, improvviso, e lo fece tornare sui suoi passi fino al vicoletto che sbucava proprio davanti alla scuola.

La via dove la ragazza gli aveva scagliato addosso il pettine.

No, non era stato un gesto intenzionale, non aveva dato nessun segno di essersi accorta della sua presenza. Per quanto incredibile sembrasse quel pettine la studentessa gliel'aveva lanciato per sbaglio, le era volato via di mano.

Eccolo.

Lo raccolse fiutandolo incuriosito. Subito l'odore misterioso tornò a graffiargli ferocemente il naso, rendendogli impossibile definire se era dolce, aspro, fruttoso, legnoso, o cos'altro. Con esso, però, si mescolavano gli altri afrori che aveva già sentito provenire dalla ragazza, più blandi ma inconfondibili.

Inoltre gli effluvi e l'aspetto tradivano l'antichità dell'oggetto. Era un prezioso pettine d'avorio d'inizio Ottocento, ricavato dalle zanne di un elefante indiano molto giovane all'epoca, finemente intarsiato e decorato da arabeschi blu oltremare, fiori smaltati ed inserti d'argento.

Un accessorio decisamente troppo prezioso per essere usato quotidianamente da una ragazzina, sia pure occidentale.

Un'altra stranezza si aggiungeva al quadro, così che la sua curiosità riprese a lievitare.

Si rigirò il gingillino tra le dita per un po', dopodiché lo cacciò in tasca, constatando amareggiato di essere completamente a secco di dolci.

Beh, perlomeno aveva trovato qualcosa da fare fino alla fine delle lezioni.

Balzando quasi con pigrizia da un edificio all'altro, si allontanò dall'Accademia verso il primo negozio di dolciumi disponibile.

Le dita, distratte, continuavano a giocherellare con l'antichità.

Che, in realtà, rispetto alle sue membra ancestrali, era nuovo come se fosse stato intagliato quella mattina.

Sputò via il bastoncino del suo ultimo lecca lecca e cominciò a leccarsi la mano grondante sangue mentre il paesaggio gli scorreva velocemente intorno.

Chissà che sapore aveva quello della occidentale dallo strano aroma.



Eccoci alla fine di questo capitolo, che non è nemmeno abbastanza lungo da giustificare una così prolungata assenza *cough cough*.


Nota alla lettura. Immagino molti di voi mi avranno presa per pazza a scrivere qui e là il termine coccola, dove di effusioni non ce n'erano per niente XD.

In realtà, consultando il dizionario, ho visto che è un sinonimo di bacca(non potevo certo alternare solo bacca frutto bacca frutto bacca frutto, diventava monotona poi la cosa, no?). Inoltre ad un certo punto ho inserito una specie di “citazione” a Gian Battista (o Giovanni Battista o Giambattista )Marino, più precisamente alla sua poesia “donna che si pettina”.


Passiamo alla risposta alle recensioni ^^.

z3cca: tanto love come al solito, figlia mia ♥♥♥

ehm sono dispiaciuta e anche contenta di averti fatto venir fame, perché in fondo era un po' il mio scopo lì... o no? x,D.

Yep yep, vorrei essere anch'io come lei, esperta nel riciclare tutto il riutilizzabile, ma come ben sai non ne sono capace xD.

Sono contenta che siano usciti fuori piacevoli i nonnini, sai com'è si teme sempre che i personaggi vengano fuori un po' troppo stereotipati e piatti...

il padre ehm... diciamo che è sopravvissuto perché ha ereditato l'indole paciosa di suo padre xD

Per la madre ehm dici che mi sono ispirata a qualcunA...? uhm forse a delle Narrazyoni che ho ascoltato chissà XD

La proffa beh, diciamo che è l'archetipo dell'insegnante lunatica e che riflette i propri malumori personali sul lavoro, sfogandosi con i poveri allievi innocenti (mica tanto innocenti però XD)

Adesso è entrato in scena Amaimon e solo grazie a te e a my_sister, quindi continuo a ringraziarti GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!! e per favore spiegami quali sono le parole da correggere che a parte un paio evidenziatemi anche da sis non l'ho trovate (é_è mettiti gli occhiali, talpa! -ma ce li ho già!!!- mettiteli più forti allora!!!) xD

Per Rinnolo te lo infiocchetterei e regalerei a Natale pure ma è difficile da acchiappare uhm uhm uhm...

With some other love, mommy

e ricordati di BERE!!!!


Lulosky: ehm spero che ti vada bene come spiegazione perché Amaimon abbia avuto una parte marginale... diciamo che è stato un po' come i colpi di scena degli shonen manga, che ti tengono col fiato sospeso e poi no devono rimandare al prossimo volume mentre tu tieni il cucchiaino fra i denti incurante del gelato che si squaglia e... vabbeh questo sarebbe il mio sogno, renderla così appassionante, ma non esageriamo adesso non sono (ancora -perché voglio diventarlo >_<-) a codesti livelli XD Eh già ha preso due mazzate in testa il “povero” reuccio demoniaco... vieni qui a farti consolare Amaicoccolomon! Ci sono ben due giovincelle (Lulosky-san ed io) che non ti farebbero mai del male...*tiene nascosti dolciumi vari dietro la schiena. Notando che è osservata li guarda anch'essa poi si volta verso l'osservatore e sorride sfacciatamente* Beh, a parte farti salire la glicemia alle stelle ovviamente

Ancora grazie per l'indice di gradimento (ma che c'entra, che sto dicendo??? @_@) cioè insomma sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo, vabbeh ma che ovvietà dico, come potrei non esserla? Oh basta la smetto di divagare, chiudo la boccaccia giuro.

Per GianHiro eh... penso proprio di sì, la gente si diverte a prendere in giro per le minuzie... ma lui ha ereditato il carattere pacioso del padre e quindi zittiva i prendi in giro ridendo con loro del proprio nome e mostrandosi sempre simpatico e disponibile. Certo non con tutti funzionava ma in tanti restavano ammutoliti e non lo facevano più, anche perché era un bambino amabile...

ARGH! Dicevo che non avrei più divagato e invece?????

Mi spiace per il nomignolo con cui dici ti chiamano, mi verrebbe voglia di venir lì e di spezzare a loro i bacini e i braccini e i gambini*, ecchè!

Sì in effetti sono stati un pochino egoisti nella scelta del nome, anche se hanno continuato a sostenere, verso chi li accusava di aver dato un nome crudelmente assurdo al figlio, che la colpa era tutta dell'impiegato che non aveva voglia di lavorare. XD

per la figlia... chissà....? uhuhuh (cattiveria, cattiveria a palate, puoi immaginarti me con le corna che ride malefica)

Eh già, nemmeno immagini quanta fame è venuta a me consultando ogni cinque minuti la ricetta per essere sicura di non sbagliare negli inserti culinari ghuaaaah e se comprassimo gli ingredienti potremmo pure farla... è tanto semplice... :Q________________________

ops dicevamo? *ripulisce il pavimento bavoso*

Mi piace il tuo piano malvagio, basta che mi fai assaggiare ;-P

Perdonami ancora per la lentezza, e dire che appena letto il tuo commento ero fomentatissima volevo sbrigarmi e pubblicare anche prima di una settimana ç_ç soooorry... ma mi farò perdonare!!!

PS EIJI THE BEST; U R IN MY ♥!!!

(ho l'impressione che i nostri Ps continueranno ad essere un susseguirsi di inneggi al nostro mangaka preferito... cough cough)

(*licenza poetica)


Meryphantomhive: grazie ancora per seguirla, spero di non deluderti con questo capitolo dove, tanto per cambiare, Maria quasi non compare! (Ohhh, ho fatto la rima! Gheeee! -vuoi un lecca lecca adesso?- … Shiiii-toh, tieni- gnam gnam gnam gnam.. lick lick lick lick... oh la recensione!!!!)

Ehm va bene, insomma capisco che non a tutti possa essere simpatica la protagonista, anzi lo ritengo maggiormante onorifico il fatto che, nonostante ti sia “diversamente simpatica” tu apprezzi lo stesso la storia come un grande risultato! *_* e prometto che non cercherò di rendertela simaptica a forza (non apertamente perlomeno...ndMephisto .. ehi tu, zitto non rivelare cosa mi passa per la mente, marrano!!!>_<)

In effetti a guardarla da un'altra angolazione, e non dagli occhi stregati della ragazza, la situazione di cui stiamo parlando da tre capitoli fa un po' ridere xD. Mephisto, vecchio porco!!! XDXDXD

Ehm forse stavolta anche se è passato TROPPO tempo il capitolo non è troppo lungo...? vabbeh ammettiamolo, è troppo corto XD.

Eh.... ti capisco... io amo le “Descrizioni” sbav sbav... scuote la testa uhm ahem dicevamo?

Ah sì in effetti era una cosa che desideravo tanto mettere, il malinteso per cui entrambi si trattavano da cani pensando che l'altro era un ricco moccioso viziato/una bisbetica signorina di buona famiglia mentre in realtà sono entrambi due straccioni con la passione per il cibo xD

Ehm mi spiace deluderti per il sacrificio che non c'è (ancora) stato. È solo che... se la protagonista scomparisse, che fine farebbe questa (sgangherata e raffazzonata e rattoppata alla meno peggio) storia? XD dici che dovrei fare dei provini poi?

Aloha anche a te! :3


MadLucy: Non preoccuparti per il ritardo, sei perdonatissima, anzi come vedi sono io adesso che dovrei implorare perdono ai tuoi piedi, ci ho messo un tempo MOSTRUOSO a scrivere >_<

Ti ringrazio infinitamente, sentir legger definire “genialata” l'idea di spezzare la storia con il ricordo che non c'entrava nulla mi gasa così tanto che se ho scritto così in ritardo il capitolo è stato perché prima son dovuta faticosamente tornare a Terra da Mercurio dov'ero finita. :D

Lo so che lo capisci benissimo da sola e che non ha senso perciò che io torni ad insistere su questo punto ma è più forte di me, voglio parlarne ancora. Intendo.. sì sto cercando in tutti i modi di rendere Maria più reale possibile (tanto che se vedi c'è già Meryphantomhive che la considera diversamente simpatica, come sarebbe per una persona reale che può piacere o non piacere, no?)

Sono lusingata per il fatto che reputi ben strutturato il rapporto Maria-Rin, perché avevo il terrore che non si capisse bene o meglio che fosse senza senso... ^O^

Ehm che bastardata, eh? Ho rimandato il primo incontro con questo capitolo che magari in realtà potrebbe essere perfettamente inutile... beh inutile piangere sul latte versato, adesso il danno è fatto ed il dado è tratto, tocca a voi posteri l'ardua sentenzza! (ma guarda come si crede figa questa scema, anche prima con la “““citazione””” di Gian Battista Marino doveva tirarsela... vergogna vergogna!!!NdVocidisapprovanti ...nuuuu aspettate signore... non è cosìììì vabbeh volevo usare questo genere di frasi ma non per farmi bella agli occhi di MadLucy, solo per scherzare un po' eccoooo!!!! ç_çNdA ... Tch tch! NdVocidisapprovanti)

In effetti, rivelazione extraspeciale supersegreta (ma se la leggeranno tutti =3= -oh zittoooooo!NdA), l'idea stessa della storia è partita dalle caramelle, cioè si può dire che esse siano il perno intorno cui ruota tutta la vicenda, il punto focale, di contatto...

C'è soprattutto un episodio, che è in effetti il nucleo fondamentale di questa storia, che chiarisce l'importanza (o l'inutilità chissà) dei dolci in tutta questa vicenda, e che non so ancora dove ma inserirò assolutamente. In fondo è da lì che è partito tutto!

Ok basta spoiler (ma come sono orribbbileeeeee >_< ç_ç)

Ehm come vedi non è stato presto, ma ho postato il seguito eheheh ^^””””



Infine, per farmi perdonare del ritardo spaventoso, in allegato per voi un esclusivo disegno fatto dalla sottoscritta a Gennaio per inaugurare un blocco disegni regalatomi da una delle mie migliori amiche! ^^



Poscritto: Fin'ora ho dimenticato di inserire la traduzione ai titoli dei capitoli precedenti, la inserisco qui.


1 l'inizio/il principio della storia

2 I diavoli hanno incontrato/incontrarono la fanciulla

3 Miscugli memorie minacce

4 Un nuovo giocattolo/divertimento/passatempo al/per il re

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