Diabolus et Virgo di Eiji Niizuma (/viewuser.php?uid=39749)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Principium Historiae ***
Capitolo 2: *** Diaboli Puellae Occurrerunt ***
Capitolo 3: *** Mixturae Memoriae Minaeque ***
Capitolo 4: *** Novum Ludicrum Regi ***
Capitolo 1 *** Principium Historiae ***
Diabolus
et Virgo
(titolo
provvisorio)
Salve♥!
Sono una ragazza che si è appassionata- come chiunque o quasi
nella sezione Ao no Exorcist immagino- alle vicende dei giovani
Okumura e dei loro amici/compagni -ed anche nemici va'- leggendo le
pagine del manga edito dalla Panini.
Questo
è un esperimento, diciamo, che ho deciso di pubblicare appena
dopo aver completato le presenti pagine senza nemmeno aver accennato
a scrivere quelle successive perché vorrei vedere se in
qualche modo può interessare a qualcuno o se è stata
solo una perdita di tempo♥.
Spero
vivamente che sarà di vostro gradimento e che esprimiate il
vostro giudizio in merito con una recensione, anche perché
saranno proprio queste a decretare se la storia merita di andare
avanti o se il tentativo si esaurisce qui.
Disclaimer.
La maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli
che hanno un nome conosciuto a chi legge la fanfiction, appartengono
al fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka
Kazue Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non
a
me.
Ah,
nel caso (possibile e temo probabile) in cui vi imbattiate in errori
di grammatica, nella costruzione del periodo, passaggi oscuri, frasi
troppo lunghe o criptiche, per favore segnalatemele tramite
recensione così che provvederò a rendere più
leggibile il testo.
Detto
questo...
Vi
auguro una buona lettura, ma non aspettatevi troppo. ^^”
Uno.
Principium
Historiae
Era una limpida mattina
di giugno, nell'aria si levava un alito leggero che andava a
scompigliare le folte chiome degli alberi nel quartiere. Un venerdì
quieto e pacifico come al solito.
Alcuni pensionati si
aggiravano per le stradine della zona residenziale, molto tranquilla
perché prevalentemente abitata da anziani.
Nel parchetto
dell'isolato uno scoiattolo prese coraggio e si decise a scendere dal
suo albero per agguantare una gustosa bacca caduta proprio al centro
della strada, lontano dal rifugio sicuro offerto dai rami.
Stava quasi per
afferrare il succoso frutto con le zampine tese al massimo, già
assaporandone il dolce sapore, quando una scarpa urtò
pesantemente l'asfalto davanti a lui, spappolando il chicco lì
ad un millimetro dalle sue braccine. Più forte della ventata
provocata dal gesto, la colonna vertebrale dell'animaletto fu
percorsa all'istante da un brivido, ed il momento successivo il
roditore si trovava già accucciato fra i rami, al sicuro dal
pericolo appena scampato ma non ancora tranquillo.
Nel mentre una voce si
levò al di sotto delle chiome degli alberi. -Yeeech! Che
schifo! Che cavolo ho calpestato? Ohccaspio sono in ritardo! Presto
presto, devo arrivare prima che si chiuda il cancello! Bleaaaaah
detesto correre! Uffa perché non riesco a svegliarmi mai in
tempo?-
Era la voce di una
ragazza dall'aspetto piuttosto bizzarro, anche se la definizione più
corretta era trasandato e sciatto, ed oltremodo disordinato.
Indossava l'uniforme di
una delle scuole superiori più importanti del paese,
l'Accademia della Vera Croce, ma le scarpe erano infilate a metà
come ciabatte, le calze malamente arrotolate sulle caviglie, la gonna
storta a tre quarti, la camicia abbottonata solo per metà ed
un bottone saltato, il fiocco che l'avrebbe dovuta adornare era stato
fatto male, ed in più era a sghimbescio. Sul muso la fanciulla
aveva ancora le briciole della fetta di toast trangugiato in fretta
per colazione e la sua chioma bruna con riflessi ramati era sparata
in tutte le direzioni, ancora aggrovigliata per non essere stata
spazzolata a dovere e con, ciliegina sulla torta, il pettine
penzolante da una delle ciocche, incastrato in un complicato intrico
di capelli.
Senza curarsi di
ripulire la suola della scarpa, la studentessa si lanciò
nuovamente in una forsennata corsa contro il tempo. Tralasciando il
fatto che le dispiaceva moltissimo arrivare in ritardo perché
sapeva bene come era tedioso aspettare qualcuno, erano cose come
quella a fare la differenza nella carriera scolastica, se un allievo
si presenta sempre in orario per le lezioni viene considerato
affidabile e l'affidabilità è un punto in più
sul curriculum, un punto di partenza per qualsiasi lavoro. E, sul
piano pratico, se non fosse stata sufficientemente ligia al dovere le
avrebbero revocato seduta stante la borsa di studio e bye bye
speranze per il futuro.
Dopo dieci minuti di
galoppata indemoniata la ragazza frenò all'improvviso,
rischiando di schiantarsi a terra, e si nascose in un vicoletto per
approfittare dell'occasione rendendo almeno decente il proprio
aspetto. Difatti uscendo dalla viuzza ed attraversando la strada si
arrivava al cancello della scuola, la sua meta, e grazie agli sforzi
compiuti era riuscita a giungere lì un paio di minuti prima
del suono della campanella. Con una manciata di secondi si rassettò
la gonna, infilò correttamente le scarpe, tirò su le
calze, aggiustò il fiocco, riabbottonò correttamente la
camicetta, scrollò via le briciole dal viso e cominciò
a pettinare i capelli, districando quanti più nodi possibili
con le dita. Ad un certo punto le sue mani incontrarono il pettine e
afferratolo lo guardò, incredula per il fatto che fosse
rimasto impigliato fra le sue chiome, quando la campanella squillò
e ciò la fece sobbalzare al punto che il pettine le volò
via di mano verso il fondo del vicolo, mentre la ragazza ricominciava
ad affannarsi per arrivare in orario.
L'adolescente non aveva
tempo di tornare indietro a recuperare l'utensile, e continuò
dritta per la propria strada.
Paff!
Fece l'oggettino
d'avorio.
-Ahio.-
Non le
importava il fatto che accanto a lei i compagni di scuola
ridacchiassero della sua corsa da maratoneta, anzi in realtà
sì e le bruciava parecchio, ma aveva imparato a mettere
l'orgoglio sotto le scarpe -ora ripulite dal vischioso succo della
bacca- ed ignorare quanto più possibile quei commenti per
concentrarsi sulle cose più importanti.
E una di
queste era arrivare sempre in orario.
Doveva
riuscirci anche stavolta.
Con una
scivolata che le alzò la gonna di parecchi centimetri percorse
l'ultima metà del corridoio fino alla propria aula, afferrando
al volo uno stipite della porta scorrevole aperta e usandolo come
perno per cambiare direzione e scaraventarsi nella stanza.
In due tre
saltelli riuscì a bloccarsi completamente e, gemendo dalla
fatica, si schiantò al proprio posto. Lanciò una fugace
occhiata alla cattedra, l'insegnante non era ancora entrato in aula.
Salva!
Ma il
sollievo durò pochi istanti, perché già mentre
stava cercando l'astuccio nella cartella udì chiaramente
alcune compagne della bancata sinistra commentare malignamente la sua
entrata nella stanza.
-Guardala
lì, com'è soddisfatta, ha fatto il record mondiale..
hihihi-
-Mamma mia
com'è goffa, l'ultima volta che sono andata allo zoo ho visto
un orangutan più aggraziato di lei!-
-Ahahaha!
Hai ragione! Tra l'altro non credi che si somiglino?-
-Ma cosa
dici! Povera bestia, paragonata ad un impiastro simile. Ahahahah-
-Secondo
me ha ragione, si assomigliano: hanno le stesse sopracciglia!
Huhuhu!-
-Vorrai
dire cespugli! Sono così spesse… quasi non riuscivo a
crederci la prima volta che l'ho vista, ma non ce l'ha un po' di amor
proprio quella? Un po' di orgoglio femminile? ihihi-
-Chi, lei?
hahahahaha Ma hai visto che ha fatto per il corridoio? Una
scivolata!!! E
le si sono viste chiaramente le mutande!!! Che, tra l'altro, sono
ridicole. Chi si metterebbe degli slip con i broccoli
sopra????-
-Lei
senz'altro!!! eheheh!-
La
ragazza affondò il viso fra le pagine del libro che aveva
appena tirato fuori dalla cartella, tentando inutilmente di
nascondere il proprio rossore, cercando di concentrarsi sulle
tangenti e le cotangenti e serrando a tal punto i pugni chiusi da
imbiancare le nocche.
Cavoli,
che era goffa era vero, ma non le sembrava una cosa così
grave…
Poi
non era vero che le sue sopracciglia erano troppo spesse. Erano solo
diverse dalle loro, non è che dappertutto la gente ha le
stesse sopracciglia…!
E
sui broccoli… non è che proprio le piacessero quelle
mutande, ma erano uscite in regalo con una confezione di carote in
offerta… Una specie di assurda pubblicità, quegli
intimi facevano parte di una serie di slip con fantasie di ortaggi,
c'erano sette possibili decorazioni e a lei erano capitati i
broccoli, tutto qui.
Cioè…
lei cercava sempre di economizzare, e delle mutande gratis sono
sempre ben accette no?
Le
compagne continuavano imperterrite a fare battutine sul suo aspetto e
i suoi gesti, mentre la ragazza tentava di concentrarsi su quelle
maledette tangenti e di non perdere le staffe.
Se
fosse dipeso da lei sarebbe saltata su all'istante e le avrebbe
rimesse in riga quelle.. quelle… quelle oche.
Ma qui
le cose funzionavano in
modo diverso rispetto a lì,
ed una effrazione del regolamento scolastico le sarebbe costata cara,
senza contare che avrebbe minato alla sua già precaria
reputazione.
Mentre
rileggeva per l'ennesima volta la stessa riga del libro di matematica
la studentessa aguzzò l'udito notando la mancanza del mormorio
che stava tentando di evitare. Bene, questo silenzio voleva dire che
le compagne avevano smesso di blaterare contro di lei, quindi il
professore doveva essere entrato in classe. Aveva appena riportato la
propria attenzione al mondo reale che sentì -...Santa Maria!-
L'insegnante
doveva essere entrato e stava facendo l'appello!
-Presente!-
rispose automaticamente, alzando la mano, e nel frattempo arrossendo
di vergogna. Il suo cognome era una fonte continua di imbarazzi, e
sua madre che aveva avuto la bella idea di darle il nome della
madonna aveva contribuito a renderle ancora più inviso
presentarsi a chicchessia.
Ma,
grazie al cielo, quell'assurdo binomio che si ritrovava per nome e
cognome non faceva alcun effetto lì in Giappone, in quanto
nessuno era in grado di riconoscere il patetico gioco di parole.
Una
dozzina di facce si voltarono verso di lei e la guardarono confusi.
Le
guance dell'adolescente imporporarono fino a darle il colorito di
un'aragosta. Ecco, l'aveva fatto di
nuovo. Erano
già tre anni che si era trasferita in Giappone decisa a
terminare lì il proprio corso di studi, ed ancora faceva di
queste gaffe. Alzare la mano durante l'appello non era la norma nelle
scuole superiori del Sol Levante, ma ciò che aveva fatto
voltare le teste dei suoi compagni erano state le parole di Maria:
ancora sovrappensiero, aveva parlato in Italiano! E nessuno conosceva
una parola della sua lingua, quindi era normale che fossero rimasti
tutti perplessi.
-Santa-san,
potrebbe spiegare cosa voleva intendere un momento fa? Non siamo
nell'ora d'Inglese né è il mio compleanno, perciò
parlare di regali è completamente fuori luogo.-
Quando
il professore di matematica faceva il simpaticone convinto di essere
estremamente divertente alcuni alunni provavano l'impulso
irresistibile di alzare gli occhi al cielo. Maria fra questi.
Evitando
però di compiere il gesto, si decise a mettere insieme qualche
parola per rispondere all'insegnante e non risultare scortese.
-Erhmmm...
Sì ha ragione sensei, volevo dire... eccomi qui, ci sono...
sono presente ecco... insomma...- Biascicò la ragazzina
chinando nuovamente la testa verso il banco, umiliata dalle
frecciatine che ricominciavano a volare nei suoi confronti. Possibile
che ogni cosa che lei facesse, ogni errore che le scappasse, non
potesse passare inosservato almeno una volta?No, Loro
dovevano fargliele
scontare tutte,
una per una.
Ma non avrebbe dovuto sopportarle ancora per molto.
Mancava soltanto un anno... nemmeno... due trimestri ed un mesetto
scarso di quello che stava trascorrendo ora... poi avrebbe affrontato
a testa alta gli esami d'ammissione all'Università della Vera
Croce e si sarebbe finalmente levata dai piedi quel nugolo di
sciacquette.
Dio,
ti ringrazio per avermi sostenuta fino ad ora, aiutami ancora ad
arrivare alla fine di questo supplizio, te ne prego.
E, tenendo stretto fra le dita un vecchio rosario che
teneva sotto la camicia a mo' di collana, rivolse qualche preghiera
al Padreterno ed alla vergine come segno tangibile di gratitudine,
mentre l'insegnante riprendeva la lezione e dopo aver terminato
l'appello si dilungava a rispiegare gli argomenti della volta
precedente a coloro che erano stati assenti.
Da quel momento in poi la giornata scolastica si svolse
senza ulteriori intoppi, a parte qualche altra diceria maligna messa
in giro dalle compagne di classe di Maria, fino all'ultima lezione
della giornata, quella che la Santa preferiva in assoluto.
Canticchiando tra sé e sé si avviò
velocemente verso l'aula-cucina di Cucina Pratica.
Non che la ragazza fosse particolarmente brava a
cucinare solo che... l'idea stessa di una materia scolastica dove non
si dovessero studiare pagine e pagine di noiosi mattoni e non si
dovesse correre a perdifiato intorno ad un campo eseguendo stupidi
esercizi ginnici la rallegrava profondamente. Inoltre c'era il non
indifferente vantaggio di potersi portare a casa ciò che si
cucinava senza pagare uno yen, anche perché gli ingredienti
usati per le ricette erano pagati dalla scuola sotto la voce
materiali didattici, ed elettricità acqua e gas facevano parte
delle normali spese scolastiche.
Questo
per Maria significava che almeno tre giorni a settimana -tante erano
le volte in cui c'era la lezione di CP- poteva cenare decentemente e
gratis,
e la ragazza ne approfittava così da poter scialacquare i
soldi che risparmiava per i pasti in manga e gadgets vari, nonché
per pagare la bolletta di internet, senza il quale affermava di non
poter vivere.
Mentre
con i compagni percorreva i corridoi e le scale per arrivare fino
all'aula CP numero 3, Maria stava già vagheggiando su cosa
avrebbe potuto preparare quel giorno, sperando che le avrebbero
permesso di fare un pasto completo e non solo primo o
secondo.
Magari sarebbe riuscita a convincere l'insegnante a preparare anche
un dolce… inoltre si augurava che qualcuno tentasse di
cucinare una torta di frutta, perché così avrebbe
potuto mangiucchiare gli avanzi di mele o pere... o magari qualche
fragola. Una delle differenze che l'Italiana soffriva maggiormente
del Giappone rispetto al suo paese era il costo salatissimo della
frutta. Per rendersi conto, nei supermercati ogni
singola
mela
era
avvolta in una veletta ed esposta al bancone come i dolci in
pasticceria. E lei, da sempre vorace consumatrice di frutta, soffriva
all'idea di potersi permettere solo una o due mele a settimana,
un'arancia ogni tanto ed il melone neanche a parlarne. Aveva sentito
dire che era considerato il regalo perfetto per chi avesse avuto una
promozione... Le ciliegie poi, le parevano quasi dei rubini a
guardarle da lontano, ed ogni volta si costringeva a voltare la testa
dall'altra parte per non perdersi in fantasticherie proibite su quel
frutto che secondo Maria era il preferito anche degli angeli del
paradiso.
Il gruppo era appena arrivato all'uscio dell'aula CP 3
quando una voce baldanzosa interruppe il chiacchiericcio degli
alunni.
-Minami-sensei,
finalmente l'ho trovata!☼-
L'insegnante, la mano sulla maniglia della porta, si
voltò ed esclamò sorpreso -Kocho-sama, lei qui? Si è
disturbato personalmente a cercarmi? Sono spiacente per averle
causato questo fastidio.-
E fece un inchino profondo invitando gli alunni a fare
lo stesso.
-Via
via, non c'è bisogno di tutta questa formalità
Minami-sensei ♥!
Sono solo venuto ad avvertirla che sfortunatamente a causa di un
piccolo incidente l'aula-cucina 3 è temporaneamente inagibile,
e che fino a quando non saranno completati i lavori di riparazione
tutte le classi che la utilizzavano per l'ora di CP dovranno unirsi
alle altre che fanno uso dell'aula 1 e 2.♪-
Rispose l'uomo, facendo un gesto con la mano come a dire che si
trattava di inezie trascurabili.
Nel frattempo tutti quanti gli allievi si erano
inchinati seguendo il consiglio del docente, tranne Maria che ancora
stava con la testa tra le nuvole e non si era accorta di niente.
-Ma...Faust-sama... inagibile... Perché? L'ultima
volta che ci siamo andati è stato l'altro ieri ed era tutto a
posto, è per caso successo qualcosa di grave?- Domandò
perplesso l'insegnante, drizzandosi quel tanto che gli consentiva di
osservare il suo principale da sotto in su. Non aveva ricevuto
nessuna notizia di un incidente avvenuto nell'aula 3 il giorno prima,
o di un litigio fra studenti (o anche fra professori) o di una
bravata di qualche bullo, di un qualcosa insomma che avrebbe potuto
danneggiare la stanza rendendola impraticabile. Inoltre non riusciva
a capacitarsi del fatto il preside della scuola si fosse scomodato a
venire comunicargli personalmente l'inaccessibilità della
stanza, aveva certamente cose ben più importanti da fare,
affari maggiori da gestire… perché mai perdere tempo
per comunicare direttamente al professore cose trascurabili come
questa, quando avrebbe potuto incaricare qualcun altro di farlo?
Il preside sembrò intuire i pensieri del docente,
perché sogghignò e rispose -Carissimo Minami-san, le
assicuro che l'aula è attualmente inservibile per una
sciocchezza, niente di importante e che sarà nuovamente
agibile al più presto ^o^. Ci tenevo a comunicarglielo
personalmente perché lei è uno dei docenti più
validi che abbiamo in questa scuola ;-9, so che da quando è
stato assunto ha sempre mantenuto una condotta integerrima e volevo
venire a complimentarmi :D. Inoltre… nella sua classe dovrebbe
esserci una studentessa straniera con borsa di studio, no? U.U Non ho
mai avuto l'occasione di fare la sua conoscenza ed ero curioso di
vedere chi era, quindi ho pensato di prendere due piccioni con una
fava. ;-P-
Le sue parole erano permeate da ingenuità
disarmante, che mal si accostava con l'idea che Minami si era fatto
del preside sentendone parlare dai colleghi.
Quindi o il preside lo stava prendendo per i fondelli
oppure lo scherzo proveniva dagli altri insegnanti.
Il docente modulò un secondo inchino e, mentre
stava per aprir bocca e rispondere qualcosa a sua volta fu anticipato
dal signor Faust V.
-Oh, ragazzi, non c'è bisogno di restare così
scomodi, suvvia alzatevi, fate come la vostra compagna.- Esclamò
il direttore con un sorriso smagliante, additando con l'indice la
ragazza ancora persa nelle sue fantasie.
-eh...
vorrei la porzione più grande di ciliegie, grazie buon natale
e felice ferragosto.- Farfugliò
lei rendendosi conto di essere osservata da tutti e svegliandosi così
dal proprio sogno fruttoso.
Un istante dopo aver biascicato queste parole si rese
conto di aver a) pronunciato una frase senza capo né coda, e
b) nuovamente parlato in italiano.
Ed eccoli infatti i bisbigli e le risatine delle
compagne che riemergevano dal gruppo.
Solo in un secondo momento si accorse di essere
osservata non solo dai compagni e dal professore, ma anche da
un'altra presenza che per giunta le si era avvicinata oltre il limite
della decenza.
Difatti scorse a pochi centimetri dal proprio volto due
occhi di un verde foresta acceso che non aveva mai visto in vita sua,
un ghigno furbo formato da una chiostra di denti bianchi come la neve
illuminata dal sole ed altrettanto accecanti, un pizzetto delle
sopracciglia ed alcune ciocche di capelli di un viola scuro molto
intenso, colori che non credeva possibili in un essere umano. Dopo
qualche secondo di silenzio innaturale la fanciulla si rese conto di
quanto effettivamente le fosse prossimo quel volto non familiare, ed
istintivamente mosse un passo indietro andando a sbattere contro il
muro e franando così a terra, mentre per l'ennesima volta in
quella giornata le si coloravano sanguignamente le guance. In Italia,
ma anche lì in Giappone nei momenti in cui non veniva presa in
giro dalle compagne, era sempre stata una persona molto socievole che
non si faceva problemi ad accorciare le distanze con la gente, ma da
lì a non sconvolgersi se uno sconosciuto le si appiccicava a
due millimetri dal naso c'era parecchia strada.
Il professore e gli alunni erano rimasti zitti ed
attoniti dal comportamento del loro preside, che non appena aveva
sentito la ragazza blaterare in italiano le si era avvicinato con un
sorriso entusiasta, rimirandola come se stesse studiando un nuovo
giocattolo da tanto tempo desiderato e ricevuto inaspettatamente in
regalo.
Quasi tutti nella scuola erano a conoscenza delle
stranezze del preside, come la sua abitudine di vestire solo capi
estremamente eccentrici o quella di collezionare qualsiasi cosa fosse
attinente al mondo dei manga/anime e dei videogiochi, ma solo in
pochi avevano visto in azione la modalità Otaku del
principale, nella quale sembrava essere appena entrato.
La giovane Santa, dopo il primo momento di imbarazzo era
passata all'irritazione, passaggio favorito anche dal fatto che nello
sbattere la testa contro il muro si era ferita ed ora la nuca le
pulsava dolorosamente. Normalmente invece, avrebbe probabilmente
reagito in modo diverso, entusiasmandosi di fronte al camuffamento
della persona che aveva davanti.
Ma
chi cavolo è questo clown con i capelli tinti???E perché
nessuno gli dice niente, cos'è, un altro dei loro scherzi?
Scommetto che c'è lo zampino di Takahashi, anzi ne sono certa.
Sakurako Takahashi era il “boss” delle
ragazze che si divertivano alle spalle di Maria, e sembrava
apprezzare immensamente ogni evento negativo che accadesse alla
compagna, per cui l'Italiana tendeva a ricollegare alla compagna la
maggior parte dei fatti bizzarri ed imbarazzanti che le succedevano a
scuola e non fossero strettamente dipendenti dalla sua stessa
goffaggine.
Stavolta però la “collega” era
innocente, in quanto nemmeno lei avrebbe potuto coinvolgere
addirittura il preside della scuola per prendere in giro Santa-kun.
Ciononostante l'adolescente, seminascosta dalle amiche in mezzo al
gruppo, sorrise soddisfatta. Ancora una volta gli dei avevano deciso
di non farla annoiare, ed una scenetta come quella che le si
prospettava andava oltre ogni sua rosea previsione. Da quell'evento
avrebbe certamente racimolato materiale a sufficienza per mettere in
ridicolo quella fastidiosa Santa Maria-kun almeno fino a Natale, se
non fino a San Valentino. Per cui si predispose a gustare la
deliziosa e colossale figura di merda che la compagna stava per
collezionare.
Mephisto offrì un sorriso abbagliante alla
giovane mediterranea, porgendole contemporaneamente la mano destra
guantata di seta lilla.
In un istante il suo volto era passato da un'espressione
che tradiva la sua diabolicità alla più amabile e
confortevole delle sue mille facce.
-Povera
piccola, ti sei fatta male vero? Perdona il mio eccesso di curiosità,
ero troppo impaziente di sapere com'eri, Santa Maria-chan♥-
Mentre
il demone pronunciava il cognome della ragazza le sue labbra si
contorsero per un istante, così breve da non poter essere
percepito da occhi umani, in una smorfia che aveva in sé
elementi di disgusto dolore e appena appena una punta di
divertimento.
-Io…
lei come fa a sapere il mio nome signore?- Borbottò la
ragazzina sconcertata, anche se già mentre parlava si diede
una manata mentale alla fronte: se quello era uno scherzo di
Sakurako, e di certo lo era, era naturale che lui sapesse chi fosse
lei, anzi con tutta probabilità quella domanda sorta
spontaneamente dalle labbra dell'occidentale era parte integrante del
nuovo piano della compagna per prenderla in giro.
Così,
dopo aver terminato la frase, Maria serrò le labbra, tentando
malamente di dissimulare la rabbia che le cresceva dentro.
-Oh,
cara piccola Maria-chan -posso chiamarti così, vero? ^o^-,
sono tante le cose che so di te…♥♥♥Nemmeno
immagini quante…-
La
ragazza si sentì percorrere la schiena da un brivido gelido.
Di solito evitava di fidarsi del proprio istinto, che la portava
spesso e volentieri a sbagliare, ed anche questa volta forzò
la propria parte razionale ad ignorare la sensazione opprimente che
le accelerava precipitosamente i battiti, avvertendola(giustamente in
questo caso,) di un pericolo incombente.
Sperando
che questo esperimento non sia stato troppo inconcludente io adesso
mi congedo. Buonanotte a tutti (adesso che scrivo è l'una meno
un quarto XD) e, spero, a presto! <3
|
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Capitolo 2 *** Diaboli Puellae Occurrerunt ***
Diabolus
et Virgo
Ciao!♥
Sono di nuovo io, eh già!
Dopo una settimana che mi è sembrata un mese per quanto è
stata faticosa, son riuscita a completare il secondo capitolo! Enjoy!
^3^
Come
prima cosa vorrei rassicurare chi ha commentato dicendomi di non
interrompere la storia se non arrivano recensioni che, per l'appunto,
non lo farò! Continuerò a scrivere, ritagliando del
tempo qui e lì perché ho scelto il periodo meno
propizio per scrivere una fanfiction (quest'anno ho la maturità
yuhuuu =___=), e cercherò di fare aggiornamenti regolari di un
capitolo a settimana... speriamo bene...
Ci
tengo a dirvi che spero di non costruire qualcosa di insensato e che
ho il timore/terrore di stare già andando OOC con i
personaggi.
>_
Vi
lascio al capitolo.
Ah,
in fondo trovate le risposte alle recensioni, grazie per le persone
che hanno letto e ancora di più a chi l'ha anche commentata♥♥♥
Disclaimer.
La maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli
che hanno un nome conosciuto a chi legge la fanfiction, appartengono
al fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka
Kazue Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non
a
me.
Due.
Diaboli
Puellae Occurrerunt
Cosa vuol dire che sa tante cose di
me?! Non significherà che...-No-non
sarai mica un maniaco, u-uno stalker?!-
Il corridoio cadde all'istante nel
silenzio, e ciò fece vibrare con maggior forza le ultime
parole pronunciate dalla ragazza.
Ma, se Maria avesse potuto ascoltarne i
pensieri, avrebbe sentito un caos assordante dentro le teste dei
propri compagni.
Increduli, indignati, sconvolti,
esasperati, irritati come se fossero stati insultati, imbarazzati,
arrabbiati perfino, erano ammutoliti nel momento stesso in cui la
loro collega pronunciava la parola “maniaco”. Anche se
ognuno a modo suo pensavano tutti la stessa cosa. Com'era possibile
che Santa-kun non avesse riconosciuto il loro preside (insomma anche
nel remoto caso in cui la ragazza non ne avesse conosciuto l'aspetto
c'era appena stato uno scambio di battute fra lui ed il professore
che rendeva inequivocabile l'identità dell'uomo col
cilindro!), che lo avesse scambiato per un maniaco(e secondo lei
ammettevano pazzi in giro per la scuola!? Forse era la norma in
Italia, da dove veniva lei, ma qui in Giappone sarebbe stato
inaccettabile, la sicurezza va prima di tutto!)ed infine che avesse
avuto la sfrontatezza di dirglielo in faccia?
Il professore, dal canto suo, si
ripromise di assegnare alla ragazza la più terribile punizione
che fosse mai stata congegnata nella storia delle scuole superiori,
per essere certo che in futuro non le venisse in mente di fare
un'altra uscita come quella.
Sakurako era raggiante. Quella
deficiente si stava rovinando con le proprie mani! Ma a cosa serviva
lei, Takahashi, se Maria riusciva benissimo da sola a rendersi la
vita un inferno? Quanto gioiva la bulla, in seconda fila dietro ad un
trio di ragazze benpensanti che avevano preso a scuotere la testa in
segno di disapprovazione... quanto se la godeva nel vedere la
compagna affondare sempre più..
Un maniaco... uno stalker, eh? Beh, in un certo senso ti sei avvicinata alla verità, sai?
-Ahahahaha! Povera piccolina, devo
averti proprio sconvolto eh?Ma mia cara non crucciarti, non sono
certo una persona poco raccomandabile! ^^ Beh, credo sia il caso
ch'io mi presenti allora.♥-Esclamò il preside senza cambiare minimamente l'espressione amabile che aveva in viso. Si levò il cappello e modulò un inchino
elaborato, terminando il rituale baciando la mano sinistra della
giovane europea, afferrata delicatamente fra le dita forti della
propria destra.
-Io sono Johann Faust V, il preside di
questo istituto, L'Accademia della Vera Croce.. e sono deliziato di
fare la conoscenza di una ragazza così fresca e piena di vita
come te, Maria-chan♥.- Riprese, indirizzando all'alunna un sorriso sfavillante.
La giovane Santa non sentì tutto
il discorso, in effetti le sue orecchie smisero di funzionare non
appena udì la parola preside e fece due più due,
collegando i piccoli fatti che le erano sembrati incongruenti. Il
professore che si inchinava... la classe che faceva altrettanto... la
mancanza di interventi da parte dei compagni quando il signor Faust
le si era avvicinato troppo, il silenzio di tomba della classe
iniziato nel momento in cui lei si era lasciata scappare di bocca il
dubbio sulla moralità dell'individuo che aveva di fronte...
Dentro di lei si affastellarono,
confuse, le immagini dei suoi ricordi e delle sue speranze, dei suoi
obiettivi, di scene che avrebbe voluto succedessero ma non erano mai
accadute e di prospettive ormai infrante per il futuro.
Noooo nooo noooooo! Che figura di
caccaaaaaaaaaaaaaa! È il preside è il presideeee!!!!!
Come ho potuto dire cose del genere
al PRESIDE!!!! Oddiomio dopo questa non potrò più
presentarmi a scuola... Che disastrooo... Ma perché perché
PERCHÉ sono così imbecille? Perché non riesco a
pensare prima di dare aria a quella ciabatta che ho al posto della
bocca?! Nooo noooo.... noooooooooooooo... non voglio essere
espulsa!!! Cavoli ho faticato tanto per arrivare a questo punto...
noooo!
Si trattenne a stento dal piangere,
anche se aveva appena perso la faccia voleva conservare almeno un po'
di dignità, anche perché quel preside burlesque -di cui
aveva sentito tanto parlare e che aveva sempre voluto incontrare ma
per un'assurda serie di eventi non era riuscita mai a vedere- si
stava comportando in maniera irreprensibile. Sembrava non aver dato
peso alle assurdità sparate dalla sua alunna e la ragazza, pur
nella disperazione, gli fu grata per l'aver rimandato la scenata ed i
provvedimenti disciplinari in un'altra sede. Perché, a rigor
di logica, se il signor Johann Faust V non aveva fatto cenno
all'infelice uscita della fanciulla, era stato per risparmiarle
l'umiliazione di venire espulsa in pubblico, l'avrebbe cacciata dalla
scuola in un secondo momento, nel suo studio, dove nessuno avrebbe
potuto spiare facendosi i fattacci altrui.
Questo era il pensiero espresso dalla
parte pessimista di Maria, mentre il suo lato ottimista le diceva che
si stava preoccupando per un nonnulla, che anche se era stata molto
maleducata certamente una persona di levatura tale da diventare
preside di un istituto così prestigioso non sarebbe stata
tanto infantile da cacciarla via su due piedi per una sgarberia di un
momento. L'avrebbe punita severamente questo sì, probabilmente
le avrebbe reso più difficile passare l'anno e superare gli
esami d'ammissione all'università, ma non l'avrebbe mandata
via solo per una gaffe come quella… o no?
Mentre la mediterranea si crucciava,
maledicendosi in ogni momento per non essere mai riuscita a vedere
almeno una foto del principale dell'Accademia che frequentava -e
pensare che quello era il terzo anno che bazzicava per la scuola-,
questi lasciò andare la mano della ragazzina con la stessa
delicatezza con cui l'aveva afferrata e tese alla studentessa il
proprio palmo aperto guantato di lilla.
Ci vollero diversi secondi prima che
l'adolescente riuscisse a calmarsi quel che bastava per riprendere i
contatti con il mondo, e nel mentre i suoi compagni ripresero a
spettegolare piano piano, con toni così flebili da risultare
inudibili alla ragazza e al preside. O almeno così credevano
Ovviamente non sapevano quanto fossero
sensibili le orecchie del principale, la cui punta affilata era
nascosta dai capelli scuri e dalla tesa del cilindro che aveva
rimesso sul capo dopo aver completato il baciamano.
Il demone trattenne senza sforzo un
ghigno che minacciava di prendere il posto del sorriso conciliante
che indossava in quel momento. Doveva riconoscere che alcuni elementi
di quella sezione, specialmente fra le fanciulle, avevano lingue
affilate e velenose... ce n'erano un paio, in particolar modo, che
avevano una verve non comune nel trovare insulti e diffamazioni
graffianti nei riguardi della loro compagna di classe... forse secoli
prima, in un altro contesto, in un'altra situazione, avrebbe deciso
di approfondire la questione e conoscere meglio quelle lingue
arroventate da malizia e disprezzo... Ma nella condizione attuale non
avrebbe mai e poi mai sprecato tempo ed energie per trastullarsi con
esseri così insignificanti, non quando aveva fra le mani
vicende ben più allettanti da seguire e soggetti più
intriganti da studiare...
Maria riacquistò quel tanto di
lucidità che serviva ad accorgersi della mano tesa davanti a
lei, e spese un altro paio di secondi prima di rendersi conto che si
trattava di un invito. Tremando per l'imbarazzo e la vergogna,
afferrò la punta di quelle dita lilla fra le proprie e puntò
i calcagni a terra, decisa a fare forza su quelli e non sulla mano di
Faust-sama per rialzarsi. Ma il diavolo, non appena la ragazzina ebbe
posato le proprie dita sulle sue, gliele strinse e tirò su di
peso l'adolescente, rialzandola con la sola propria forza ed
impedendole così di partecipare attivamente al gesto. Del
resto uno scricciolo del genere l'avrebbe potuto sollevare anche
soltanto con un mignolo.
-Io... mi scuso... mi d-dispiace per
quello che...- Cominciò balbettando la ragazzina, stabilendo
che non era il caso di sorprendersi per l'incredibile forza del
preside e restare di nuovo intontita in mezzo al corridoio. Aveva già
dato troppo spettacolo dell'espressione ebete che aveva quando si
perdeva in mezzo ai suoi pensieri per potersi permettere di rimanere
nuovamente imbambolata.
Non sapeva cosa accidenti dire per
tentare di giustificarsi e di chiedere scusa, di rimediare al danno
fatto insultandolo insomma.
Mentre si spremeva le meningi per
provare a trovare qualche frase adatta a riabilitare il proprio nome
si accorse del fatto che il gentiluomo di bianco vestito stava per
dirle qualcosa e, mentre l'ansia le si condensava nello stomaco
dandole la sensazione di avere una gelatina molle al posto degli
organi interni, l'europea si precipitò ad esclamare un
torrente di parole così come le venivano. Era stata presa dal
terrore fissandosi sull'idea che se non fosse riuscita a chiedere
scusa prima che il direttore avesse aperto nuovamente bocca lei non
avrebbe avuto più nessuna speranza di restare all'Accademia e,
per quanto questa congettura fosse solo una produzione della sua
immaginazione, in quel momento non avrebbe potuto crederla meno che
vera.
-No
davvero io non volevo dire cioè non credevo che lei fosse sì
insomma mi era parso un momento ma era perché insomma era che
ma se non fosse spuntato dal nulla avrei perché il suo vestito
è fantastico sta facendo cosplay.. è solo che era
troppo vicino insomma io oh allora ho pensato che sia uno scherzo di
ma poi mi sono spaventata cioè lei ha detto che sa tante cose
di me io però ora capisco ha tutto un senso ora cioè
lei è il preside ovvio che sappia tutto dei suoi alunni e o
Dio mi dispiace io non volevo... la prego la scongiuro mi perdoni io
non avevo intenzione di sì insomma non credo assolutamente che
lei possa e non lo credevo nemmeno prima l'ansia del momento insomma
ecco volevo dire che quindi e mi dispiace oh mi dispiace mi dispiace
mi dispiace...-
Maria, completamente nel pallone, si
lanciò nel discorso presa dall'ansia di scusarsi, diventando
incomprensibile perché passava da un punto all'altro da qui a
lì senza criterio, blaterando caotica e frammentaria.
Lord Pheles la lasciò
farneticare a ruota libera per trenta quaranta secondi poi, quando la
ragazzina cominciò a gettare mi dispiace a ripetizione, tuffò
la mano destra fra i capelli della mediterranea, scompigliandole le
già disordinate chiome bruno-ramate.
La ragazza si azzittì
all'istante, completamente frastornata.
Il demonio fece per cominciare un discorso rassicurante quando una
vivacissima suoneria lo precedette e così da doversi
affrettare a rispondere al cellulare. Nel breve tempo che intercorse
fra l'inizio della musichetta e la risposta alla chiamata Maria
ritrovò la parola e puntò istintivamente l'indice verso
il preside, prorompendo sorpresa ed eccitata -Ma questa è la
terza opening di “Akami no Kagami: investigatrice fantasma!”!!!-
Mephisto si prese la libertà di
lasciare in sospeso la persona che l'aveva chiamato, concentrando
tutta la propria attenzione sulla ragazzina.
Questa
volta non celò il ghigno malizioso e soddisfatto che gli si
dipinse in viso ma, tenendo il cellulare rosa stretto contro il palmo
solo con il pollice destro, fece uso delle altre quattro dita per
applaudire sull'altra mano ed esclamare -Brava!Excellent,
very good!☆-
con tono deliziato.
-Hai proprio ragione mia cara, è
la terza sigla di AnoKa, la terza serie è la migliore in
assoluto, non credi? Dopo comincia un po' a perdere colpi
purtroppo..- Continuò, terminando la frase con un sospiro.
-è... è verissimo! Ha
assolutamente ragione! Dopo è da buttare, ma la terza serie...
Sono rimasta col fiato sospeso per tutte le puntate quella stagione,
quante cene lasciate a raffreddare... beh tante quanti i colpi di
scena! Incredibili!!! Quanto è stato straziante quando la
piccola Ririko ha fatto quella dichiarazione...- continuò la
ragazza facendosi trasportare dall'entusiasmo datole dalla scoperta
di qualcuno che condivideva le sue passioni. Continuò a
mantenere un linguaggio formale ma si concesse, inconsapevolmente,
più confidenza di quanto avrebbe osato se non fosse stata
folgorata dalla rivelazione che il preside aveva come suoneria del
cellulare proprio la sigla di uno dei suoi anime preferiti. E lui
sembrò non farci caso. Fra otaku c'è feeling, del
resto.
-Un momento toccante davvero... un'idea
sorprendente, forse la trovata migliore di tutta la serie.- completò
il principale annuendo con gravità.
-Sì, anche se non bisogna
scordare l'importanza dei gemelli nell'arco narrativo della Falsa
Selva...- riprese la ragazza, sostenendo con foga le proprie parti
preferite nella serie animata.
-Sicuramente, diventava sempre più
difficile distinguere il vero dal falso nel loro enigma degli
specchi!-
-E quando c'è stato il quel
tizio che sembrava morto ma non era morto ma poi in realtà era
morto? Lì mi hanno fregato alla grande, avevo subodorato
qualche stratagemma ma mi hanno preso in contropiede proprio nel
momento in cui pensavo di aver compreso tutto!-
-Sì, ammetto di essere rimasto
in difficoltà anch'io, per due puntate ho creduto alla
versione di Men-chan prima di rendermi conto di come stavano le
cose.- Convenne Mephisto continuando ad ignorare chiunque l'avesse
chiamato al cellulare.
-Uao, solo due puntate? Ma è
incredibile! Beh d'altro canto io sono invece una stordita, mi sono
accorta della verità solo l'episodio prima che Akami svelasse
il trucco, e nemmeno in quel momento sono riuscita a capire tutti i
particolari!-
Continuarono così a
chiacchierare del più e del meno a proposito delle loro serie
animate preferite, dei gadget legati ai personaggi che adoravano
maggiormente, dei vari manga che seguivano e dell'ingiustizia con cui
venivano soppresse certe serie incredibili che purtroppo non erano
comprese dal grande pubblico... Ne avrebbero avuto ancora per molto
tempo non fosse stato che, ad un certo punto, il cellulare del
preside ricominciò a squillare. Il demonio modulò un
leggero inchino per scusarsi del dover mettere in attesa la fanciulla
la quale, d'altro canto, restò ad aspettare pazientemente che
Faust-sama terminasse la chiamata, pensando nel frattempo a quali
fumetti avrebbe potuto tirare in ballo quando avrebbero ricominciato
la conversazione. Totalmente presa dall'estasi della collezionista,
aveva dimenticato di aver involontariamente offeso il principale
giusto dieci minuti prima, e già si stava chiedendo se era il
caso di portare a scuola il DS per scambiare i pokémon con
Faust-sama, quando sentì uno scatto secco che segnava il
termine della chiamata.
Rivolse lo sguardo, fino a quel momento
perso nel vuoto, verso il volto del preside e stava per dire qualcosa
a proposito degli strap del cellulare -alcuni dei quali assolutamente
adorabili- che il diavolo la precedette.
Con un sorriso lievemente mesto
Mephisto sospirò in tono grave -Vorrei tanto restare qui a
parlare ancora con te, Maria-chan, ma purtroppo il lavoro mi chiama e
non posso sottrarmi ai miei doveri di preside- A questo punto del
discorso il sorriso Maria, la quale stava annuendo concorde con le
parole del preside, si incrinò leggermente, mentre la ragazza
ripensava all'infelice incidente avvenuto poco prima. Accennò
uno sguardo con la coda dell'occhio alle proprie spalle, vedendo così
le espressioni ancora attonite ed indispettite dei compagni e del
professore, mai parso così arcigno in tutti e tre gli anni in
cui l'aveva conosciuto. Dentro di sé la ragazza si sentì
sia incupire che illuminare da un raggio di speranza. Anche se, a
giudicare dalle facce dei compagni di classe, non l'avrebbe scampata,
forse quel preside tanto gentile ed affettuoso non le avrebbe
assegnato una punizione troppo severa, insomma uno che conosceva a
memoria la prima serie di Keroro, che aveva finito al 100% tutti i
giochi di Kingdom Hearts! Sarebbe stato clemente... no?
-Ma mi rincrescerebbe moltissimo non
terminare la nostra discussione sull'importanza del “kawaii”
nella cultura contemporanea perciò... ecco, oggi purtroppo
sono parecchio occupato, ma che ne diresti di venire a trovarmi
diciamo... dopodomani? Vediamo... sono libero di mattina quindi si
potrebbe organizzare un bel brunch, che ne
dici?- Completò il demonio sorridendole con garbo.
La classe rimase sconvolta. Sapevano
tutti che razza di persona era il preside, un Otaku fino al midollo,
ma addirittura invitare un'alunna a casa sua in quel modo sfacciato,
e per fare che cosa poi? Cominciarono a levarsi serie di bisbigli, i
compagni si consultavano per capire cosa volesse dire quella parola
misteriosa, “brunch”. Sembrava
un termine inglese, che non sarebbe stato strano in bocca a qualcuno
come Johann Faust V che infarciva i propri discorsi di contaminazioni
linguistiche, ma cosa voleva dire?
Maria era rimasta nuovamente spiazzata.
Qualsiasi cosa dicesse il preside era quella giusta, ciò che
serviva a risollevarle il morale e a rendere il gentiluomo ancora più
affascinante agli occhi della ragazzina. Come poteva esistere un
individuo così incredibilmente gentile, educato, disponibile,
simpatico, comprensivo, spiritoso, ricco e contemporaneamente otaku?
Ed è anche bello, affascinante, carismatico, ha degli occhi
stupendi e un sorriso spettacolare. Se solo fossi un po' più
grande... Si ritrovò a pensare la ragazza, vergognandosene
subito dopo. Cavoli, pensare quelle cose del preside della sua
scuola?!?! Fosse stata da sola avrebbe immediatamente scosso la testa
come i cani quando si asciugano, ma adesso non poteva far niente a
parte tentare di contrastare l'imbarazzo ed il conseguente rossore
che le si stava spandendo sulle guance. Un giorno o l'altro le sue
vene facciali sarebbero scoppiate, considerando lo stress a cui le
sottoponeva di continuo, seppur involontariamente. Mentre stava
lottando per mantenere un'espressione neutra, l'europea si scoprì
rispondere al preside, le parole che sgorgavano dalle sue labbra
senza che lei riuscisse controllarle. -Un brunch... sarebbe
fantastico Faust-sama, non ho mai avuto l'occasione di partecipare ad
uno... a che ora si terrà?-
-Sarà alle undici mia cara,
comunque... per favore non chiamarmi “Faust-sama”, sa di
vecchio e poi è troppo formale, chiamami per nome o con un
nomignolo e dammi del tu, vuoi? In fondo siamo amici adesso.-
Lo disse con un tono così dolce
ed ingenuo che non solo Maria, ma anche qualche sua compagna di
classe si sentì svenire dall'emozione. Le fece desiderare di
acconsentire a qualsiasi proposta le avesse suggerito, avrebbe fatto
ogni cosa pur di sentire ancora quella voce di miele e vaniglia, di
fragole e panna, di caramello e cioccolato. Ma, dopo poco, la
mediterranea si destò un poco da quello stato di trance
ricordandosi improvvisamente di una cosa. Questa volta, quando parlò,
l'Italiana non si sentì come incapace di controllare la
propria bocca, ma era completamente cosciente sebbene
inspiegabilmente intorpidita nei sensi. - Io... mi dispiace
Faust-sa.. volevo dire.. ehm... Johann-san, ma alle undici io proprio
non posso venire di domenica, ho un altro impegno... chiedo scusa so
che lei è molto occupato e tutto e...- Mentre parlava si sentì
sciogliere il cuore dal dispiacere di dare una delusione a Johann...
influenzata dalle parole del demone si era subito adattata a pensarlo
per nome. Come avrebbe potuto soprannominarlo in privato? Cominciò
a fantasticare, sotto l'influsso dello charme di Mephisto...
Joh-cchi? Joha-kun? Jonjon? Jonjon mi piace...
-ahh... Capisco.- sospirò il
preside con un'espressione talmente mesta da far desiderare a Maria
di non aver mai aperto bocca, mentre il cuore le martellava in petto
dolorosamente, quasi punendola per il tormento che aveva inflitto a
quell'essere divino.
-Io mi d-dispiace pe-però...-cominciò
a scusarsi balbettando la ragazzina, mentre dentro di sé si
sentiva come dilaniata da due anime. Da un lato c'era il suo senso
del dovere cristiano, che le ricordava l'impegno -ed anche la
contentezza in fin dei conti- di andare a messa ogni domenica come
era giusto che facesse. Dall'altra parte c'era quell'appetito appena
nato dentro di lei, quell'indefinito senso di piacere e desiderio, di
eccitazione e di brama, di vago languore che le sussurrava ipnotico
di mandare all'aria qualsiasi piano o impegno avesse preso prima e
presentarsi alla dimora del principale non appena lui fosse stato
disponibile, e poi... e poi...
Maria rabbrividì scostando dalla
mente le immagini sempre più lascive che le stavano
ingombrando l'immaginario, non che lei fosse una santa ma non aveva
mai avuto immaginazione così fertile in... in quel campo. Si
morse un labbro pensando che avrebbe dovuto trovare il coraggio di
confessare anche questo al parroco domenica mattina e ritrovò
la lucidità necessaria a scacciare completamente quelle ombre
dal proprio cervello.
Alzò lo sguardo fino agli occhi
del demonio, che nel frattempo aveva assunto un'espressione di eroico
malcelato dispiacere, e la vista di quegli occhi verde foresta così
tristi le mise nuovamente in subbuglio l'anima, mentre la vocina
suadente dentro di lei che aveva appena eliminato tornò a
farsi sentire suggerendole, se non di evitare proprio di andare a
messa di recarcisi all'orario precedente, del resto anche la messa
delle nove era proponibile, no? No, perché finisce troppo
tardi non riuscirei ad arrivare mai in orario all'appun... a casa di
Johann, anche perché nemmeno so ancora come arrivarci.. Allora
avrebbe potuto prendere parte alla messa di sabato sera, che valeva
allo stesso modo di quella domenicale, no? In fin dei conti quando
mai avrebbe potuto godere di nuovo della compagnia di quel gentiluomo
così distinto ed elegante, di quel “compagno otaku”
così appassionato alle stesse serie che le interessavano, di
quell'uomo così gentile, dolce, focoso, ardente? Dalle mani
così grandi e così perfette che... che... avrebbe
voluto... senz'altro... di sicuro...
-Mephis..ehm maledetto presideeee!!!-
Esclamò all'improvviso una voce
da un punto imprecisato del corridoio dietro a Maria, la quale si
destò dalla suggestione che aveva dominato i suoi sensi fino a
quell'istante.
La ragazza, incuriosita e sollevata per
essere uscita da quella spirale di pensieri proibiti, si girò
per vedere chi fosse e, mentre si voltava, colse con la coda
dell'occhio un'indescrivibile mescolanza di stati d'animo sul viso
del preside. Disgusto, irritazione, sdegno, insofferenza, ma
soprattutto ira, un'ira mostruosa che deturpava i suoi lineamenti
così esotici ed affascinanti rendendolo il ritratto del
demonio in persona. Ma quello che l'occhio della giovane vide non fu
registrato dalla mente, e del resto quell'espressione spaventosa era
durata un solo istante, per cui Maria non capì di essere
appena scampata ad un tranello del diavolo.
Chi aveva parlato era stato un ragazzo
dai capelli neri con riflessi bluastri ed intensi occhi blu accesi,
sul viso un'espressione di stizza ed impazienza, che era appena
arrivato in fondo al corridoio con una scivolata non dissimile da
quella compiuta da Maria quella stessa mattina. Scattò
rapidissimo dirigendosi verso il preside, che aveva assunto
un'espressione scocciata. Il ragazzino sembrava essere un primino,
ovvero uno che frequentava il primo anno. Cosa voleva da Johann-sa...
cioè dal preside, come mai gli parlava così
familiarmente? Forse erano amici? Forse anche lui, come Maria, era
grande appassionato di manga e fumetti?
-Insomma, principale del cavolo!!!! Sei
comparso dal nulla fermandoci fuori dall'aula CP1 e dicendo di
aspettare qualche minuto prima di entrare e far lezione, che prima
devi fare un paio di cose e fare non si sa che, e poi te ne scompari
senza dar notizie per tutto questo tempo? Abbiamo perso mezz'ora!!!-
Sbraitò il ragazzo,
rimproverando il gentiluomo come Maria non aveva mai visto fare da un
bambino ad un adulto.
Era la prima volta che vedeva uno
studente così arrabbiato perché non poteva frequentare
delle lezioni, di solito la gente era contenta di fare forca ed ogni
occasione per evitare un'ora di scuola era buona.
Sotto gli occhi di Maria, il ragazzino
continuò a sputar fuori rimbrotti in direzione del gentiluomo.
L'occidentale stette ad ascoltare
quindici, venti secondi chiedendosi perché il preside lo
stesse lasciando fare e, anche dopo aver visto che in realtà
il principale si stava limitando ad ignorare il ragazzino -che si
stava agitando come un matto solo per il fatto di non poter cucinare
visto che il professore continuava a dirgli di non entrare in aula
finché il preside non avesse dato l'ok-, perse la pazienza e
sfogò il nervosismo accumulato in giornata verso quel primino
insolente.
-Oh, piantala di lamentarti, cosa sei
una comare di paese? “Questo non va bene, questo fa schifo,
devi fare questo devi fare quest'altro”? Chi sei tu per
giudicare cosa deve fare o non fare il preside della nostra scuola,
eh? Impara a serbare un po' di rispetto per gli adulti marmocchio,
che per quanta pazienza possa avere una persona nessuno dovrebbe
sorbirsi le idiozie di un bamboccio come te! Ma già, tu sei
come tutti loro del resto, uno stupido bambino viziato che non può
sopportare di dover attendere per avere qualcosa, puah! Vedi un po'
di crescere, cretino! Il mondo non può certo girare secondo i
tuoi desideri! Prova ad impararlo e, se non riesci a capire almeno
questo, a renderti conto di quanto sei patetico, imbecille!-
Inizialmente sorpreso dall'intervento
della senpai il quindicenne socchiuse gli occhi e digrignò i
denti per la stizza e, non riuscendo a resistere all'impulso, le
rispose a tono perdendo le staffe.
-Stai zitta, non parlare di cose che
non capisci idiota! Cosa ne sai tu di come sono io, eh? Cosa ne puoi
sapere??? Non provare a paragonarmi a voi altri deficienti con la
puzza sotto al naso che credete sempre di aver ragione perché
avete i soldi che vi escono dal culo! Io faccio quello che mi pare e
tu non hai il diritto di dirmi cosa devo o non devo fare!-
Mephisto, dall'alto dei suoi 195
centimetri, rise di gusto davanti alla scenetta che gli si presentava
davanti. La stizza che l'aveva colto poco prima per non essere
riuscito a stregare la piccola cattolica a causa del pessimo tempismo
di Okumura era scomparsa, lasciando lo spazio ad uno dei ghigni più
audaci del demone. Meglio così, aver perso l'occasione, non
sarebbe stato tanto divertente se la ragazza fosse caduta
immediatamente in suo potere. Tuffò una mano in tasca e ne
estrasse un foglio piegato in quattro, uno speciale elenco degli
alunni della classe 3^ sezione J. Il documento era particolare
perché, come espose il principale girandosi verso il professor
Minami, lasciando correre il litigio che stava scoppiando da dietro
alle sue spalle, esponeva il modo in cui sarebbero stati divisi gli
alunni della 3-J per poter frequentare le lezioni di cucina pratica
insieme ad altri compagni.
-Quindi, credo sia il caso che tu guidi
la tua senpai fino alla vostra aula cucina, Okumura-kun, visto che
d'ora in poi frequenterà le lezioni di CP con voi. Cercate di
andare d'accordo, intesi?♥♥♥-
Detto questo scompigliò i
capelli al figlio di Satana ed alla cristiana dopodiché si
defilò per un corridoio laterale, fermandosi solo un istante
per dire -Sensei, lascio tutto a lei♥-.
-Io...- cominciò Rin, gli occhi
sbarrati.
-..e questo sgorbio...- soffiò
Maria, pallida in volto.
-...in classe insieme?!- completarono i
due guardandosi storto.
Grazie
per aver letto la storia fino a qui, farò del mio meglio!
Ah...
ho paura che Rin appena apparso già sia OOC... scusatemi se
l'ho fatto sembrare isterico >_<
Risposta
alle recensioni!!!♥
♥
MadLucy:
Grazie dell'accoglienza! Cercherò di fare del mio meglio per
aiutare a infoltire il fandom di Ao no Exorcist! ^^ -sììììì!-
Grazie
per la positività della recensione, sono completamente
d'accordo con te rispetto ai personaggi Barbie o Mary Sue, e devo
dirti che come già avrai immaginato non hai ancora finito di
vedere i difetti di questa tipetta, proprio no ahahaha
Hai
ragione la sua vita non è semplice affatto, non è
facile vivere in un altro continente/paese anche se tuo nonno ne è
originario. E qui ti rispondo alla domanda sul giapponese. Non è
che l'abbia studiato, l'ha imparato dal nonno nipponico fin da
piccola, anche se ovviamente poi ha dovuto faticare parecchio per
rimettersi a pari con i compagni nello studio dei kanji e delle altre
materie tipiche del Giappone. La sua ossessione al risparmio deriva
in parte dal fatto che la borsa di studio copre le bollette della
luce del gas dell'acqua e l'affitto dell'appartamento in cui vive
(già è “esterna” all'Accademia, quando è
riuscita a prendere la borsa di studio avevano finito le camere nel
campus e quindi ha ricevuto in alternativa un sussidio che le
permettesse di affittare un appartamento nella città della
Vera Croce) ma non il cibo e le spese personali, e nemmeno con i
soldi che le vengono versati mensilmente dai parenti sul conto
bancario può permettersi follie... insomma sua madre non ha
mai visto di buon occhio che lei leggesse quei fumetti idioti e
collezionasse quell'accozzaglia di robaccia ecc ecc e quindi per
tentare di impedirle di continuare le sue serie preferite le invia il
minimo indispensabile per mangiare e buoni spendibili in catene di
vestiti internazionali (tipo H&M per esempio), quindi la ragazza
per seguire la propria passione deve ingegnarsi e spesso -da vera
otaku- preferisce patire la fame che non comprare una statuetta del
suo eroe preferito XD.
Per
i manga ti capisco benissimo cara, ti basti sapere che io attualmente
sto collezionando fra le venti e trenta serie manga
mensili-bimestrali-trimestrali ;P quindi so cosa voglia dire avere le
mani bucate ahahaha! XD
Sì,
anch'io vorrei frequentare l'Accademia della Vera Croce, così potrei tormentare Amaimon e corteggiarlo
con l'uso di scorte di chupachups e dolciumi vari >_<
Grazie
per il tuo parere positivo su Mephisto, anche se ho paura che dopo
questo capitolo non sarai dello stesso parere, me lo sento sono già
andata OOC T_T.
Come
si è capito dai miei scleri Amaimon è anche il mio
personaggio preferito già già... perché non è
ancora comparso allora? Ti chiederai? Eh, perché m'è
venuto così il capitolo ahahah XD ma ci sarà, presto,
promesso! XDXD
Sì
che mi rincuora l'idea di leggere le tue recensioni :PPPPP ♥
Grazie
ancora per aver commentato! ^3^
♥ Lulosky:
Grazie
per ritenerla degna di nota, spero davvero che non ti deluderà
in seguito! >_<
Brava
brava, lascia da parte i compiti, sono cosa cattiva e ingiusta >>_<<
grazie
per aver detto che la storia è interessante farò del
mio meglio per farla restare tale! ^3^
Già
Maria non è la solita doll che ormai dilaga dappertutto, meno
male, e continuerà a mostrare le sue assurdità. Hai
ragione, non è normale parlare in una lingua se dove sei ne
parlano un'altra, ma del resto anche io non ci sto con la testa
ahahahah! XdxD
Già
ricordano Amaimon... (a parte il fatto che io detesto i broccoli, non
li mangerò maiiiii ç_ç-però sono carini,
graficamente parlando, giusto?) Sai l'idea di insultare le compagne
di classe in Italiano non mi era passata per la testa, ma diciamo che
al momento lei è ossessionata dal proprio rendimento perché
si sente sempre sul filo del rasoio quindi abbozza alle provocazioni
della gang di Takahashi ed accumula accumula accumula...
Hai
ragione, Maria è imperdonabilmente ignorante in materia
“preside Faust V”, tutta colpa mia ma era necessario
ehm...
Adesso
temo proprio che cambierai idea su me e l'OOC T_T beh per favore
avvertimi subiton se ne senti anche solo “l'odore” così
che risistemo come si deve il capitolo>_<.
Su
Mephisto ripeto quanto appena detto (sì anch'io ehm ho adorato
quell'espressione firulì firulà °3°)
Amaimon...
prima o poi entrerà. Qui non ce l'ha fatta ma lo inserirò
al più presto, senza forzare le cose ovviamente! >_<
Adori
il mio nome? Uhuhuh XD appena l'ho visto libero ho deciso di cambiare
il nick precedente e di prendere questo... awww Eiji-kun di Bakuman è
fantastic♥♥♥♥♥♥♥♥!
*saltella qui e lì strillando come una fUngirl*
ehm
ehmm---
ah,
noticine a piè pagina XD.
Il
manga/anime Akami no Kagami non esiste, almeno credo, è una
mia “invenzione” così come tutti i personaggi che
ne fanno parte e che non sono importanti ai fini della fanfic XD.
Le
lezioni di cucina pratica invece sono vere, nel senso che mi sono
documentata e sembra che molte scuole superiori del Giappone le
inseriscano all'interno delle materie di studio.
C'era
altro da dire ma me ne sono dimenticata ^^””””””””””
allora
ciaooooo alla prossima! |(^o^)///
|
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Capitolo 3 *** Mixturae Memoriae Minaeque ***
Diabolus
et Virgo
Buon Pomeriggio! ;P
Scusate
per il ritardo con cui posto questo capitolo, prima proprio non ce
l'ho fatta a finirlo... *sorry*
E forse per il prossimo dovrete aspettare ancora di più perché le interrogazioni non la smettono mai di accumularsi =_="""
Dunque
vorrei ringraziare chi legge e chi commenta anche ♥,
chi ha messo las toria tra le seguite, chi mi sopporterà
ancora dopo questo capitolo che temo sia sconclusionato, me lo sento
stavolta sono andata OOC o comunque a parare non si sa dove, ne sono
certa!
Poiché
non l'ho riletto credo che ci siano alcuni errori o forme “brutte”
da vedere, quindi non fatevi scrupoli a dirmi cosa non va.
Disclaimer.
La
maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli che
hanno un nome conosciuto a chi legge la fanfiction, appartengono al
fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka Kazue
Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non
a
me.
Tre.
Mixturae
Memoriae Minaeque
Nell'aula
cucina, dopo qualche minuto di confusione, si levò finalmente
il silenzio.
La
professoressa Takada fece l'appello un po' incerta e, appena finito
di controllare che tutti i “nuovi” compagni fossero
presenti, s'apprestò a recuperare il tempo perduto invitando
gli alunni a fare coppia con la persona più vicina a loro ed
incominciare immediatamente a preparare la ricetta del giorno: Katsu
Donburi come pasto completo e Daifuku Mochi per dolce.
Maria
non se lo fece ripetere due volte. Nonostante tutto quella si stava
rivelando una giornata molto positiva. Aveva incontrato il preside e
-figuraccia a parte- pensava di essergli risultata simpatica, le
dicevano di preparare non uno ma ben due dei suoi piatti preferiti ed
infine, fortuna delle fortune, era capitata nell'aula CP 1 mentre
tutte le ragazze della ghenga di Takahashi-kun erano finite nella
cucina CP 2. Poco importava il dover condividere la lezione con quel
bamboccio impudente, nemmeno lui avrebbe potuto cancellarle il
sorriso dalle labbra.
La
ragazza cominciò a predisporsi per la lezione.
Per
prima cosa si legò i capelli con un grosso elastico nero che
teneva sempre in tasca poi, mentre si lavava le mani con cura, lasciò
vagare il proprio sguardo per l'aula ispezionando attentamente gli
ingredienti. Strano ma vero, pur non essendo portata per le attività
pratiche la necessità provocata dal vivere da sola l'aveva
abituata a notare i particolari che di solito ignorava, come le
venature della carne o la consistenza della farina di riso, e quindi
ad imparare a distinguere, a poco a poco, gli ingredienti migliori
fra quelli disponibili. Certo, non era esperta né
probabilmente lo sarebbe mai diventata, ma almeno non correva più
il rischio di avvelenarsi con del cibo avariato e qualche volta
riusciva a trovare delle vere delizie. Così Maria, mentre si
stava asciugando le dita, notò immediatamente un tocco di
carne diverso dagli altri. In mezzo a ritagli di maiale di media e
discreta qualità si celava un pezzo di lombo molto pregiato,
verso il quale la ragazza si diresse immediatamente. Era seminascosto
sotto altri brandelli ma la ragazza lo individuò a colpo
sicuro e, prossima al bancone, allungò decisa la mano per
afferrarlo.
Le
sue dita si intrecciarono ad un'altra mano, più grande della
sua. Maschile, esperta in cucina.
Lo
capiva perché la presa di quello sconosciuto era salda e
sicura, sapeva come maneggiare della lombata, non era certo un
poppante alle prime armi coi fornelli che pensa “la carne è
carne è tutta uguale”. Inoltre lo intuì,
sentendone il palmo sopra il dorso sinistro, perché quella
mano era segnata dalle piccole ferite che si accumulano in anni di
impegno e tentativi provando e riprovando ricette fino alla
perfezione ma, allo stesso tempo, abbastanza curata da poter essere
sempre efficiente e funzionale durante la preparazione di un pasto.
L'europea sollevò lo sguardo e, dalle dita forti dello
sconosciuto, passò alla vista di un braccio affusolato e dalla
muscolatura evidente anche se asciutta. Le maniche della divisa da
cuoco -anch'essa parte dell'uniforme scolastica ma di solito ignorata
dagli alunni, i quali non vedevano l'utilità del vestirsi come
gli chef che lavoravano per le loro famiglie- erano intonse, e questo
non era dovuto solo al fatto di aver appena cominciato la lezione. I
polsini erano così candidi perché non si erano mai
sporcati prima, a differenza del resto dell'uniforme, come poté
notare la ragazza esaminando attentamente il petto del compagno.
Questo
esame dello sconosciuto che aveva deciso di agguantare il suo stesso
pezzo di carne durò pochissimi attimi. Dopo aver constatato
con soddisfazione che quel rivale aveva afferrato la lombata
non per caso ma sapendo che era il miglior tocco di carne sul tavolo,
e che quindi lei ci aveva visto giusto, guardò il nemico
dritto negli occhi, pronta ad una fiera resistenza. Non avrebbe
mollato il taglio di maiale così facilmente.
Assunse
la propria espressione più feroce pronta a dare battaglia, ma
la combattività di Maria venne meno non appena la fanciulla si
accorse chi effettivamente fosse il giovane cuoco suo avversario.
-Okumura-kun.-
Esclamò senza mascherare il disgusto. Quello che sapeva del
primino era che il ragazzo amava lamentarsi strillando a voce
altissima, quasi come se i suoi fossero affari d'importanza
nazionale, e che osava parlare al preside come ad un suo
coetaneo. Insieme all'amore per Dio Maria aveva imparato fin da
piccola a nutrire dentro sé un sacro timore delle istituzioni
e delle persone che le rappresentavano, e non riusciva a perdonare
facilmente chi si prendeva gioco delle autorità.
Se
Faust-sama è gerarchicamente più importante di te
poiché principale della scuola che tu frequenti, signor
Okumura, se ha una posizione perché ha lavorato
duro per arrivarci, anche solo perché è più
grande di te che sei solo un bambino, moccioso, non credi di
dovergli rispetto, bamboccio? Non credi, forse, che sia
il caso che tu gli dia del lei e ti rivolgi a lui educatamente, senza
fare i capricci? Cosa credi che il mondo giri intorno a te ed ai tuoi
desideri? Pensi che...
L'Italiana si morse
il labbro inferiore arrestando il flusso rabbioso di pensieri. Gli
occhi a fessure, le sopracciglia inarcate.
-Tu.- Rispose lui
con la stessa acidità, un'ondata di disprezzo nelle iridi
azzurre. Non aveva proprio voglia di farsi il sangue amaro perdendo
tempo con una di quelle spocchiose “ragazzine di buona
famiglia”. Ma aveva ancora meno intenzione di cederle la carne,
sarebbe stato un insulto lasciarlo ad una di quegli imbecilli pieni
di soldi che non sapevano apprezzare il valore delle cose.
Si scrutarono negli
occhi per un istante ancora, dopodiché abbassarono lo sguardo
contemporaneamente, fissandolo sulle loro dita ancora intrecciate.
Maria sapeva di
essere in vantaggio, avendo la mano posata direttamente sul pezzo di
carne, ma anche Okumura-kun poteva contare di un beneficio: standole
sopra poteva graffiarla e strapparle il lombo senza troppi problemi.
-Cafone. Non ti
hanno insegnato che è una villania additare la gente
chiamandola “tu”?-
Sbottò la
ragazza conficcando saldamente le unghie nel pezzo di maiale. Per
ottenere la vittoria l'iniziativa è decisiva.
-Come faccio a
chiamarti per nome se non ti sei presentata, signorina precisetti?-
Ringhiò lui in risposta afferrandole il polso e il lombo
sottostante.
Maria fece forza per
tentare di sfuggire alla presa del ragazzino. Cavoli anche se maschio
era pur sempre più piccolo di lei di due forse tre anni! Non
voleva cedere.
Ma il suo polso
sembrava come ingabbiato, la mano del kohai era troppo forte, al
punto che la mediterranea ebbe timore che le stesse per spezzare le
ossa. Nonostante le labbra serrate, dalla gola dell'Italiana sfuggì
un debole gemito di dolore ed Okumura lasciò immediatamente la
presa, come scottato. L'europea cominciò a massaggiarsi il
polso con le dita dell'altra mano.
Dopo un attimo di
silenzio il compagno cominciò a farfugliare qualcosa che
somigliava ad un chiedere scusa. Sembrava rendersi conto di come
avesse rischiato di ridurle l'ulna in frantumi e volesse rimediare.
Maria si voltò bruscamente in modo da coprire con le spalle il
piano di lavoro al ragazzo.
Rin si stava
maledicendo da solo. Cavoli, altro che limitare l'impulsività,
stava peggiorando e parecchio se adesso rischiava di mandare
all'ospedale una ragazza solo per uno stupido litigio a base di
carne.
-Sono Maria.-
-Eh?- Esclamò
il giovane, sollevando il capo ed incatenando i propri occhi confusi
a quelli leggermente appannati della senpai.
-Il mio nome. Hai
ragione, non mi ero presentata.- ribatté lei, e con la mano
sana gli passò il tocco di carne, allontanandosi dal ripiano
per tornare a lavarsi le mani.
Okumura la seguì
con lo sguardo, troppo stupito per dire qualsiasi cosa. Cioè,
lui le aveva quasi rotto il polso e lei gli cedeva la lombata intera?
Però non sembrava spaventata. Rin non era bravo a leggere le
emozioni altrui, ma conosceva fin troppo bene le espressioni
spaurite, atterrite, sottomesse di chi rimaneva traumatizzato da lui
per non rendersi conto che l'occidentale non mostrava nessuno di
questi stati d'animo. Sembrava solo stizzita, nella sua voce e nelle
iridi castane era scomparso anche l'ombra di disprezzo che le aveva
pervase prima.
La cristiana aveva
appena finito di sciacquarsi. Girandosi ebbe modo di notare che il
primino era rimasto immobile nella stessa posizione di prima e gli
scoccò un'occhiata arrogante mentre si avvicinava al bancone
dietro a quello del compagno.
-Se non ti metti al
lavoro subito non riuscirai a finire il Katsudon prima del suono
della campanella.- Gli disse in tono superiore, perché non
riusciva a sopportare di essere fissata con quegli occhi da pesce
lesso.
Rin ricacciò
una rispostaccia in fondo alla gola ed indicò alla ragazza un
sacchetto di farina glutinosa di riso.
-Se vuoi fare del
Daifuku quella è l'unica decente. Le altre fanno proprio
schifo.-
-Uhmpf non c'era
bisogno di dirmelo, so riconoscerle da sola, GRAZIE.- Sbraitò
lei, decisa a risultargli antipatica mostrandosi il più brusca
possibile. Voltò le spalle al quindicenne e prese ad
armeggiare con una pentolina, dove versò 2/3 di tazza d'acqua
e mezza tazza di zucchero facendo poi riscaldare la mistura.
Dopodiché
afferrò una ciotolina di anko (marmellata di fagioli rossi
azuki) e versò una parte del contenuto nella pentola. Mescolò
un po' e in seguito, mentre aspettava che la combinazione di
ingredienti si raffreddasse, cominciò a preparare l'impasto
del Daifuku mescolando una tazza della farina indicatagli dal kohai
con altra acqua e zucchero. Quando il miscuglio ebbe raggiunto una
buona consistenza lo infilò nel microonde settando il forno
per due minuti che utilizzò per preparare, con la miscela
della pentolina lasciata prima a raffreddare, dodici palline di anko.
Continuò a
lavorare sul dolce, concentrata a tal punto da dimenticarsi della
gente intorno a lei. E del resto era così facile distrarsi dal
mondo se non c'era Takahashi a ricordarle che c'era sempre qualcosa
di spiacevole in serbo per l'Italiana...
-Fatto!- Esclamò
soddisfatta non appena ebbe completato l'ultimo Daifuku.
Ripulì il
bancone e, non vista, infilò gli avanzi dell'impasto e mezzo
sacchetto di zucchero in una scatolina che ripose furtivamente nello
zaino. Si vergognava come una ladra quando faceva queste piccole
“pulizie”, ma una volta il professor Minami l'aveva
beccata attardarsi nell'aula per fissare languidamente una scatola
mezza piena di biscotti secchi e, dopo aver sentito l'imbarazzata
spiegazione del comportamento, era scoppiato a ridere e le aveva
detto -Abbiamo una piccola risparmiatrice qui, eh?-. Dopodiché,
sempre ridendo, aveva afferrato il pacco e l'aveva dato in mano alla
ragazza, rassicurandola del fatto che non c'era nulla di male se lei
prendeva quei biscotti ed anzi poteva sentirsi libera di riportare a
casa qualunque alimento scartato, rimasto in avanzo o la cui
confezione era mezza vuota. Anzi, in questo modo la ragazza dava una
mano a limitare gli sprechi decisamente troppo alti di quella scuola
d'élite, quindi erano benvenute altre iniziative ecologiche
come quella, l'autorizzava il professore stesso. Pur sapendo di aver
fatto la figura della stracciona, di quella con le pezze al culo come
dicevano sempre i suoi compagni di classe alle medie in Italia,
l'europea non se l'era fatto ripetere due volte ed aveva preso
l'abitudine di riportare a casa ogni cosa avanzata durante l'ora di
cucina. Ogni volta lei era la prima che entrava in aula e l'ultima ad
uscirne, perché se ne andava solo dopo aver: spazzato il
pavimento, messo i piatti e gli utensili usati durante la lezione in
lavastoviglie, lucidato i banconi da cima a fondo, rimesso a posto
tutti gli ingredienti nei rispettivi frigoriferi e credenze ed,
ovviamente, intascato gli avanzi, i rimasugli, le bottiglie di latte
fresco lasciate a metà ed altre cose del genere.
Terminata la pulizia
del piano di lavoro dedicò un po' di tempo a perfezionare la
presentazione del dolce. L'ideale sarebbe stato servire quei dolcetti
con del tè ma in quest'aula lei non sapeva dove fosse messo e
poi non c'era tempo per preparare un infuso come si deve, già
solo per far bollire l'acqua sarebbero serviti dieci minuti, cinque
usando la pentola a pressione. Ma nemmeno di quella conosceva la
locazione e con tutto il tempo che avrebbe sprecato per trovarla e
preparare il tè l'ora sarebbe bella che finita, così si
limitò ad arrotondare il più possibile i Daifuku,
disponendoli in modo che non si urtassero nella vaschetta trasparente
dove li aveva sistemati.
Alzò lo
sguardo dal lavoro compiuto e vide, dall'orologio dell'aula, che
mancavano sei sette minuti alla fine delle lezioni. Intorno a lei i
compagni erano ancora tutti affaccendati a completare le ricette.
L'insegnante, Takada-san, si affrettava preoccupata qui e lì
per i banchi controllando e dando istruzioni a chi se la cavava
peggio. Solo un'altra persona se ne stava con le mani in mano, lo
sguardo che vagava fra i banchi e i lavori a volte decenti a volte
deprimenti dei compagni.
Okumura-kun.
Chissà come
era andata con la carne alla fine? Il ragazzo aveva poi fatto un buon
lavoro con il Katsudon o l'impressione di Maria era stata solo una
suggestione?
La mediterranea tese il collo nel tentativo di osservare il piatto
preparato dal compagno. La pentola riusciva a vederla benissimo,
purtroppo però il bordo era troppo alto, abbastanza da
impedirle di vedere il contenuto dall'angolazione in cui si trovava.
Si alzò in punta di piedi ma proprio in quel momento il
pentolone di Okumura venne censurato dal busto della professoressa
Takada che si chinò a controllare il pasto preparato dal
ragazzo accanto.
-Satori-kun,
perché sei da solo? Avevo detto di lavorare in coppie. E
infatti vedi cosa hai combinato? Non credo potrebbe mangiarlo neppure
un ratto di fogna. Buttalo per favore, prima di rischiare di
avvelenare qualcuno.-
A
dispetto della voce tremula ed insicura e del suo aspetto timoroso,
la professoressa Takada era molto sicura di se stessa, e non ci pensò
due volte prima di rimproverare il compagno, e segnò anche
un'annotazione negativa sul proprio registro. Maria ne fu allarmata.
A loro Minami-san non aveva mai dato nessuna nota di demerito,
nemmeno quando combinavano dei macelli assurdi, nemmeno quando
riuscivano a bruciare anche l'acqua per fare il tè. Invece
questa Takada-sensei sembrava fatta di una pasta ben diversa.
Lo
sguardo dell'Italiana s'incrociò con gli occhi azzurri del
“rivale”, e la ragazza ne approfittò per
chiedergli in labiale quanto grave fosse per la professoressa a) non
avere un compagno, b) aver preparato solo un piatto. Il ragazzo,
approfittando della distrazione dell'insegnante, rispose alla senpai
con un gesto molto eloquente: si passò l'indice sinistro sul
collo, percorrendolo trasversalmente da un lato all'altro.
C'era
solo una cosa da fare, e Maria si rese conto che non era nemmeno così
sgradevole come poteva esserle sembrata in un primo istante.
Con
tre falcate si portò accanto al kohai, poggiando la vaschetta
di Daifuku vicino alla pentola del Katsudon. Il ragazzo parve non
capire il senso di quel gesto, ma Maria era troppo distratta dal
pentolone per prestare attenzione all'occhiata interrogativa
rivoltale dal primino. L'odore della carne le si insinuò nelle
narici intenso ed allettante. Buono, anzi buonissimo, quell'Okumura
-nemmeno le dispiaceva troppo ammetterlo- era un genio ai fornelli,
era da un secolo o due che la fanciulla non sentiva un aroma così
invitante. Da quanto tempo non mangiava un pasto decente, preparato
da qualcuno che se ne intendesse veramente di cucina e non uno
dei suoi obbrobri culinari abbastanza decenti da essere mangiati ma
troppo insignificanti per poter essere definiti buoni? Non lo
ricordava, anche perché non era un'abitudine per lei andare a
cena fuori. E come sarebbe potuta esserla, considerato il costo di
vita sin troppo alto che l'adolescente già doveva affrontare?
-Che
schifo essere poveri.- Borbottò soprappensiero, in giapponese
questa volta. In realtà non era proprio così, Maria
veniva da una famiglia abbastanza benestante pur non essendo ricca,
ma per poter ottenere il permesso di andare a scuola in Giappone
anziché nel Bel Paese la ragazza aveva dovuto lottare
duramente contro sua madre, che in un primo momento le aveva imposto
tassativamente il liceo classico migliore della regione ed alla fine
per ripicca le aveva limitato il più possibile le spese
personali, inviandole ogni mese la somma strettamente necessaria a
mangiare come si deve.
C'era
voluto del bello e del buono, le lusinghe e le minacce, le lamentele
e le preghiere sperticate, le lodi e le accuse, tutte le sue (scarse)
doti diplomatiche ed inoltre l'ascendente che aveva su Serena il
nonno paterno di Maria, Hiroshi Santa, per convincere la donna a
mandare la figlia nel Paese del Sol Levante. In realtà il
nonno di cognome faceva Kotori ma, quando lui e la nonna si erano
sposati -il matrimonio era stato celebrato in Giappone- l'allora
giovane Hiroshi aveva deciso di prendere il cognome della moglie e di
conseguenza, una volta in Italia, lo aveva trasmesso ai figli. Questa
era l'unica cosa che Maria rinfacciava all'adorato nonnino: l'averla
condannata, tramite il figlio GianHiro(il padre di Maria), ad essere
perennemente derisa dai coetanei. Ma la ragazza si consolava
compatendo il suo povero papà che aveva ricevuto un nome così
ridicolo. Si chiedeva tante volte come fosse venuto in mente al nonno
ed alla nonna di chiamare il primogenito GianHiro. E come si può
legalmente ammettere di chiamare qualcuno in quel modo orribile era
ancora un mistero per Maria, che si domandava spesso se l'impiegato
dell'anagrafe fosse stato ubriaco o sotto l'effetto di allucinogeni
per aver acconsentito ad un tale ibrido fra giapponese ed italiano.
Come
era nato quel nome assurdo?
Per un litigio. La piccola Santa sapeva che il nonno era una persona dal carattere mite e tranquillo, per natura disposto al dialogo ed alla collaborazione, non certo uno che s'incapricciava e pestava i piedi se le cose non andavano come voleva.
Eppure...
eppure quando nonna Arianna era rimasta incinta, si era accesa una
disputa feroce su quale dovesse essere il nome del nascituro.
Entrambi i coniugi avevano concordato nel dargli un nome solo e non
uno doppio ma, se l'italiana aveva fatto pressioni affinché il
bambino si chiamasse Hiroyasu, niente e nessuno al mondo avrebbe
distolto Hiroshi dal chiamare il proprio figlio ITALIANO con il nome
Gianni. Di motivi ce n'erano tanti, a partire dal migliore amico -e
testimone di nozze dell'asiatico- che si chiamava in quel modo, al
significato stesso del nome: Dio ha avuto misericordia. E non era una
grazia divina la nascita di un bambino sano e forte, con le migliori
qualità del Bel Paese e i pregi che contraddistinguevano il
Paese del Sol Levante?
Per la prima e l'ultima volta gli amici della coppia avevano visto
-giurando che non si erano inventati tutto e non cessando mai di
rievocare l'episodio negli anni a venire- Hiroshi scaldarsi perdendo
la sua proverbiale flemma “nippobritannica” come la
chiamavano loro, ed arrivare addirittura ad urlare contro la moglie.
Ma la consorte aveva sempre brillato per cocciutaggine e fino al
giorno in cui erano andati all'anagrafe per registrare il nome del
bambino non si era smossa di una virgola dalla propria decisione. O
Hiroyasu o morte. Alla fine, due giorni dopo il parto, nonostante
tutti le dicessero di restare a letto a riposare ed occuparsi del
bambino, Arianna si era alzata ed aveva seguito il marito
all'anagrafe per controllare che non facesse di testa sua. Giunti lì
avevano continuato a bisticciare sottovoce finché l'impiegato
non aveva potuto riceverli e questi, vedendo i due litigare
furiosamente aveva chiesto loro perché non risolvere la
faccenda con un doppio nome, Gianni Hiroyasu, Hiroyasu Gianni o giù
di lì. Entrambi l'avevano freddato con un'occhiata velenosa ed
avevano sibilato -No.-
Perché un doppio nome faceva disgusto a tutti e due.
Dopo altre interminabili dispute, il funzionario si era scocciato ed aveva
deciso “democraticamente”
-Benissimo, allora facciamo così: io conto fino al tre e poi dirò
via. Il primo nome che sentirò sarà quello definitivo.
D'accordo?-
I
consorti si erano guardati negli occhi ed avevano annuito.
-Uno...
due... tre. Via!-
-#@*Gian#§@Hiro*§#!-
Avevano
esclamato i due contemporaneamente tentando di coprire la voce del
coniuge con la propria.
Il
funzionario aveva cominciato a scrivere qualcosa, ma dalla loro
posizione marito e moglie non avevano potuto capire cosa.
Arianna
ed il giapponese si erano lanciati occhiate di fuoco ed avevano
aspettato che l'impiegato finisse di scrivere prima di incalzarlo.
-Allora?-
L'uomo,
senza dire una parola, aveva fatto vedere loro il registro dove aveva
segnato il nome.
“GianHiro
Santa” C'era scritto.
-Ma
è uno scherzo?- Era sbottata subito Arianna, saltando
in piedi nonostante il pancione.
-È
ciò che ho sentito.- Aveva risposto placidamente
l'impiegato, dopodiché aveva aggiunto -Adesso
l'ufficio chiude, vi auguro una buona serata.- E, con un
sorriso mefistofelico in volto, aveva calato giù la serrandina
a chiudere il vetro del bancone.
-Ma...
è ridicolo!- Aveva continuato orripilata la puerpera,
fissando attonita lo sportello serrato.
Dopodiché
si era girata verso il marito, anche lui con un'espressione sconvolta
in viso.
-Ho
ragione, no?- Gli aveva chiesto, incredula e bisognosa di
conferme.
Lui
aveva annuito, dopodiché era rimasto ad osservarla sbuffare
per qualche secondo mentre un sorriso gigante gli compariva in volto.
-Che
hai da sghignazzare? Nostro figlio ha appena ricevuto il nome più
assurdo che io abbia mai sentito e tu te ne stai lì a ridere?-
Aveva sbraitato la donna, innervosita dall'allegria del coniuge. Lui
le aveva indirizzato un altro sorriso, l'aveva abbracciata e poi
baciata.
-Hai
ragione.- Le aveva concesso, dopo essersi staccato a
malincuore dalle sue labbra.
-Ha
un nome schifosamente strano. Ma del resto è colpa nostra che
non ci siamo messi d'accordo. E poi... credo sia un buon segno.-
-E
perché?- aveva sbuffato Arianna, mentre percorrevano il
tragitto fino alla macchina. Mano nella mano, dita intrecciate.
-Perché
la prima parte è “Gian” di Gianni, quindi ho vinto
io.- aveva scherzato l'orientale, stringendo forte le dita
della compagna mentre le apriva galantemente la portiera dell'auto.
-Humf.-
La ragazza aveva alzato gli occhi al cielo con un'espressione
esasperata.
-All'ospedale,
autista.- Aveva poi comandato petulante, allungando i piedi
sul cruscotto.
-Agli
ordini capo!- Aveva risposto il giovane accondiscendente.
La
verità era un'altra. Il nome GianHiro gli era sembrato un buon
segno perché... perché per un momento il giapponese
aveva pensato a quanto amasse i lati eccentrici della sua donna, ed
un nome così inusuale per loro figlio, sangue del suo
sangue e della stravagante fanciulla di cui si era innamorato, gli
era sembrato praticamente perfetto. Arianna però era da sempre
permalosa e detestava quando qualcuno le faceva notare le sue
stranezze, quindi il giovane uomo aveva deciso di tenersi quelle
considerazioni per sé.
-?
Cosa hai detto?- Bisbigliò Okumura interrogativo all'indirizzo
della senpai.
-Ah,
no niente.- Rispose Maria, scuotendo la testa in un gesto di
negazione.
La
professoressa si era finalmente voltata verso i due ex”avversari”.
-Okumura-kun, vedo che come al solito hai fatto un ottimo lavoro. Ha
un aspetto delizioso, bravo...- il ragazzo sorrise, soddisfatto del
proprio operato. La docente però non aveva ancora finito il
suo discorso. -Ma... dov'è il Daifuku, e perché non hai
un compagno?- Terminò acida la donna.
Mentre
Rin boccheggiava, di solito l'insegnante era sempre soddisfatta del
suo lavoro e non insisteva mai nell'affibbiargli un compagno, visto
che era in grado di fare tutto da solo. Inoltre come poteva
pretendere che con mezz'ora scarsa lui da solo avesse preparato con
la dovuta attenzione sia il pasto che il dolce? -E pensare che sei
sempre così diligente... non mi aspettavo da te una tale
mancanza.. penso che dovrò tenerne conto per...-
-Eccomi
professoressa, sono qui, sono io la collega di Okumura-kun! Che ne
dice, è venuto bene il nostro Daifuku?- L'interruppe
l'Italiana, mostrando all'insegnante un sorriso dolce come il fiele.
Fra
le mani stringeva la vaschetta con il dessert che piazzò sotto
al naso della docente, interponendosi tra lei ed il kohai.
Per
educazione ed abitudine Maria era abituata a riservare particolare
riguardo agli insegnanti, si sforzava di pensare il più
possibile “dalla loro parte” invece di fossilizzarsi
sulla prospettiva della studentessa, ma se c'era qualcosa che
l'Italiana detestava più del mancato rispetto delle autorità
era senz'altro il modo di approfittarsi del proprio ruolo che hanno
alcune persone. Non le interessava cosa fosse successo alla
professoressa, perché fosse irritata. Poteva avere le sue cose
o essersi appena lasciata col ragazzo, poteva aver scoperto di essere
ricoperta di cellulite da foderarci un divano, poteva aver scoperto
una nuova ruga che le deturpava il volto o di essere ingrassata di
cinque chili, ma non poteva assolutamente comportarsi male con
i suoi alunni solo perché qualcosa non le era andato per il
verso giusto.
-Non
per vantarmi ma credo di essere particolarmente brava a preparare
questo dessert, Minami-sensei dice sempre che se facessi Daifuku
tutti i giorni in poco tempo si ritroverebbe a rotolare per scendere
le scale.- insisté l'adolescente con tono entusiasta e quasi
feroce, mentre la professoressa si ritrovava ad inarcare un
sopracciglio.
-Ne
dubito fortemente. E cosa stai dicendo? Tu ed Okumura non siete
compagni, Santa-kun.- sbottò irritata la donna.
-Ma
sì professoressa, l'ha detto proprio lei di dividerci in
coppie per lavorare meglio, che senso avrebbe avuto allora che io
preparassi il Daifuku e Okumura-kun il Katsudon? Giusto... Rin-kun?-
Aveva
terminato l'Italiana sorridendo radiosa al kohai.
-Eh
cos... Sì certo, di sicuro!-Esclamò il ragazzo, capendo
appena in tempo il senso del discorso della senpai. Fino a quel
momento si era chiesto dove volesse andare a parare, ma ora che
l'aveva capito era dispostissimo a collaborare. Non voleva avere
problemi anche per le poche cose in cui era bravo.
-I-infatti
all'inizio abbiamo deciso di... di dividerci i compiti per poter fare
tutto in tempo, sì! Così non avremmo rischiato di
bruciare qualcosa o di sbagliare le quantità...G-giusto
Maria-san?- improvvisò.
-vai
così- Bisbigliò la mediterranea dando un
colpetto al braccio del ragazzo.
-A-anzi,
se vuole provare...- continuò il ragazzo nella farsa,
afferrando la vaschetta dalle mani della senpai ed offrendola alla
docente.
-Cos..?NO!-
Urlò Maria, sconvolta. Aveva già cominciato a gongolare
pensando a quella sera quando si sarebbe scofanata i suoi Daifuku che
quell'impiastro della prima aveva rovinato tutto.
I
miei piccoli, preziosi, teneri fagottini di riso ed azuki intrisi di
tanta dolcezza e di tutto il mio amore, nella pancia di
quest'isterica della prof? Mai! Sono miei!!! Miei miei miei!!!
La
fanciulla si accorse di essere osservata da tutti. Ormai ci aveva
fatto l'abbonamento, alle situazioni in cui la gente la guardava come
fosse un alieno spuntato da chissà dove, ma non ci si sarebbe
mai abituata.
-Ehrrr...
uhm... I-intendevo che... Non credo sia il caso di mangiarli così,
ecco... Prima dobbiamo fare... uhm eh... de-del tè! eh sì...
ci serve proprio del tè!- Cercò di salvarsi in corner.
-È
assolutamente improponibile offrirli senza tè.- completò
con aria grave, mentre dentro di sé piangeva e giurava
vendetta contro Okumura. Ancora non sapeva cosa gli avrebbe fatto, ma
di certo sarebbe stato molto poco piacevole.
-Tu
mi devi dire cosa ti passa in testa!!!-Strillò Maria.
Rin
fece un balzo dalla sorpresa.
-C-cosa???-
-Sì
tu!!! COME TI È SALTATO IN TESTA DI OFFRIRLE I NOSTRI, CIOÈ
I MIEI DAIFUKU???-
-Ma
che... come sarebbe a dire, come mi è saltato in testa... e
che ne so, è la cosa migliore che mi è venuta in mente,
ecco!!!- Aveva risposto lui, sulla difensiva. Però non aveva
alzato i toni quanto la ragazza, non voleva rischiare di perdere il
controllo oltre alle staffe.
-LA
COSA MIGLIORE?! MA DOVE LA COSA MIGLIORE? LA COSA MIGLIORE DA FARE
ERA STARE LÌ E SORRIDERE, POI SE NE SAREBBE ANDATA DA SOLA! MA
NO, TU HAI VOLUTO PER FORZA FARE IL CAVALIERE E CHI NE HA FATTO LE
SPESE??? IO!!-
Stava
urlando come una pazza isterica e sinceramente non le importava
nemmeno della figura che stava facendo. Era troppo arrabbiata. Non
tanto per l'offerta in sé fatta da Okumura alla prof, ma
perché grazie alla sua idea geniale adesso Maria si ritrovava
con soli tre, TRE! Daifuku di dodici che ne erano, visto che oltre
alla prof Okumura li aveva offerti anche ai compagni di classe
dell'italiana, e probabilmente avrebbe anche dovuto dividerli con
lui! E poi, scherzi a parte, cosa avrebbe mangiato Maria quella sera?
Aveva finito tutti i soldi ed avrebbe ricevuto la paga del part-time
soltanto il pomeriggio seguente, il frigo era vuoto e le scorte della
credenza erano quasi esaurite. L'unica cosa che non mancava era il
sale, ma non si può mangiare sale per colazione o pranzo!
-MA
CHE TI URLI CRETINA! E poi mi spieghi che bisogno hai di strillare
tanto per un dolcetto? Tanto appena tornata a casa potrai
ingozzarti con quanti ne vorrai!- Si era scaldato a sua volta
Okumura.
-MA
QUESTE COSE DA DOVE TI VENGONO EH? CHE NE SAI TU, BRUTTO SPOCCHIOSO?
NO, no che non posso mangiarne quanti ne voglio. Sì da il
caso, pezzo d'asino, che quelli erano la mia cena! Ed anche la mia
colazione! Tu non puoi capirmi... non puoi sapere cosa vuol dire
tornare a casa e vedere il frigorifero vuoto per metà del
mese... sei solo un altro di quei marmocchi viziati mandati qui a
divertirsi dai loro facoltosi genitori.. cosa ne puoi sapere tu di
una stracciona con le pezze al culo come me, EH?- Era scoppiata in
lacrime dal nervoso, ed ora, fra una frase e l'altra, cercava di
asciugarsele sfregandosi il braccio sul volto, ottenendo scarsi
risultati visto che quelle continuavano a riversarsi sulle sue
guance. Si voltò e cominciò a marciare con
passo marziale verso il cancello esterno della scuola.
-La
tua... cena? Frigorifero... mezzo mese?- Borbottò Rin
sorpreso, gli occhi sgranati. Dopodiché cercò di
afferrarle un polso ma la senpai gli sfuggì accelerando di
botto.
Rin
avrebbe voluto seguirla e raggiungerla, ci sarebbe anche riuscito se
il suo cellulare non fosse squillato proprio in quel momento.
-Pronto?-
Rispose, leggermente avvilito.
-Dove
sei fratellone? È mezz'ora che ti aspetto davanti al cancello.
Devi sbrigarti, più tardi c'è una lezione importante.-Lo
ammonì suo gemello minore, Yukio, dall'altro capo del
telefono. Il giovane Okumura alzò lo sguardo e si rese conto
del perché quel posto gli era sembrato estraneo. Si trovava
dall'altro lato del campus, quello opposto all'uscita principale
della scuola. Considerata l'immensità dell'Accademia non era
strano che non fosse mai stato da quella parte. E così si
spiegava anche perché non c'era nessuno nei dintorni quando
invece a quell'ora il cortile sarebbe dovuto essere pieno di
adolescenti che tornavano a casa o ai loro dormitori. Si trovava
vicino ad un'uscita secondaria.
-Accidenti,
l'ho persa.- Sbuffò il demone dando un calcio ad un sassolino,
dopodiché si rigirò e tornò sui propri passi
chiedendosi quale noiosissima lezione avrebbe dovuto sorbire di lì
a poco al corso per esorcisti.
-Mezzo
mese col frigo vuoto... come fa? Se non ci fosse stato Yukio io a
quest'ora sarei già morto di fame...- Mormorò mentre
camminava, ed un'immagine gli balenò in mente, chiara.
La
senpai che infilava furtiva un pacchetto di zucchero e degli scarti
d'impasto nello zaino.
-Merda...-
Biascicò scompigliandosi i capelli con la mano sinistra. -Mi
sa che dovrò chiederle scusa..- E continuò per la sua
strada, in spalla la cartella ed in mano i lembi di un fazzoletto che
racchiudeva una pentola piena di Katsudon tiepido all'interno. Se
l'avesse saputo le avrebbe dato immediatamente il pentolone con tutto
il contenuto...
Camminando
camminando, presa dalla rabbia Maria non aveva prestato attenzione a
dove stava andando, e quando alcuni minuti dopo si fermò di botto e
si guardò incontro era finita in un dedalo di vicoli a lei
sconosciuto.
Nonostante
fossero solo le quattro e mezza ed il sole era ancora alto nel cielo,
lì dove si trovava Maria c'era penombra, quasi buio. E qui e
lì si sentivano scricchiolii e versi sinistri.
Sta
a vedere che mi sono cacciata nella zona malfamata.. Ma quanto sono
idiota?
La
fanciulla aguzzò l'udito, pronta a cogliere il minimo rumore
sospetto, anche se c'erano così tanti sibili e stridii
strani che non sapeva proprio come classificare qualcosa “sospetto”
o meno.
Le
era sembrato di sentire un rumore ancora più ambiguo degli
altri.
lick.
Lick. Fhushhh..
Era
come... un risucchio?
La
ragazza ebbe la netta percezione che qualcuno stesse leccando un
chupa-chups, ma scartò subito quell'idea. Figurarsi se fra le
tante cose che avrebbero potuto fare in un posto come quello qualcuno
si sarebbe messo a succhiare caramelle. Doveva essere frutto della
sua immaginazione, sì.
All'improvviso,
dall'ombra, la ragazza vide qualcosa muoversi.
Si
mise in posizione di guardia.
Un
paio di piccoli occhi si accesero come dal nulla, ed un ratto delle
dimensioni di un cucciolo di alano le sfrecciò accanto.
L'Italiana
non riuscì a trattenere un urlo e si diede ad una corsa
disperata, scivolando dopo poco su una carta di caramella. Nel
tonfare a terra, una scarpa le volò via dal piede compiendo
una parabola completa all'indietro, sparendo alle spalle della
mediterranea.
Tonk.
Fece l'oggetto, andando a sbattere contro qualcosa.
-Ahia.-Sbottò
qualcuno. O qualcosa.
Ma la ragazza cancellò immediatamente quell'idea dalla mente
mentre l'occhio le cadeva su tre quattro cartacce che non aveva
notato prima. Rifletté un secondo su quell'esclamazione. Era
debole ma l'aveva sentita chiaramente, e se c'era qualcuno che
parlava era di certo una persona. Ed era un bene.
Forse..
E
adesso arriva il momento che tutti stanno aspettando... il lancio di
pomodori all'autrice! Yeeeee! :3
Beh
andiamo avanti rispondendo alle recensioni XD
ordine
cronologico u.u
♥
Lulosky:
pe-perdono per averti coinvolta nell'incanto! >_< eppure
pensavo di aver preso le dovute precauzioni anti-stregamento! Acc si
vede che Mephisto è troppo furbo ç_ç XD ♥
Ahahaha,
hai ragione, infatti credo che probabilmente, se non fosse arrivato
Rin, in pochi altri minuti sarebbe stata completamente cotta,
Mephisto l'avrebbe “mangiata” senza troppi problemi.
Hai
ragione, è strano forte sentirlo chiamare con questi nomignoli
assurdi, ma credo che Maria non troverà molto presto il
coraggio di usarne uno... >_>
Non
preoccuparti adoro gli scleri, quindi puoi farne quanti ne vuoi: mi
confortano facendomi vedere che non sono l'unica matta sulla terra ;P
Hai
ragione si dovrebbe stendere un velo o forse un sudario pietoso sulle
figure di Maria, ma ho il timore che ne collezionerà altre.
Credo che se le attiri, sai? XD
forse quando è uscita dalle patatin... pardon è nata
hanno dato un magnete attira-figuracce in allegat... ehm come regalo
di battesimo.
DemoneRosa...
bell'espressione ^3^ sono contenta che ti piaccia come si è
comportato e che facce ha fatto, cioè spero che mi risucirà
ancora di scriverne decentemente! XD
Blatera
blatera, che ti ascolto/leggo con piacere *w*. Del resto cos'è
una (mia) FF se non un blaterare a ruota libera?
Yep
yep! Viva gli Amabroccoli!
Che
dici, avrò forzato le cose con A-MYmon *cough cough*? Spero di
no ahahaha!
Invece
ho penasto subito wiiii! Che bello che bello, oh che bella recensione
sìììì yuuuh! E cose così ;P
Ti
prego, se non ti causa disturbo attaccati con l'attak alla fic *w*
;PPPP
Yahooo!
W Niizuma! Eiji-kun is a GENIOUS! ♥ It's wonderful, it's
wonderful, it's wonderful, good luck my baby!(<--e questo cosa
c'entra????) ♥_♥
PS
anch'io adoro i PS! ^^ Ehp grazie mille, e mi raccomando avvisami
appena un pg sarà OOC anche di una virgola, lo correggerò
subitosto immediatamente >_<.
PPS
Su Amaimon... Aspetto con ansia e terrore il momento in cui potrò
dartelo in pasto, perché allora si vedrà se sono in
grado di tratteggiarlo decentemente... o no! >_< GAHHH...ARGH!
PPPS..
addirittura seguire la storia... beh grazie!!! ^3^
♥
Meryphantomive:
Grazie per aver commentato e per seguire la storia, ti sono molto
riconoscente! Spero di essere all'altezza delle aspettative... (non
che la gente abbia chissà quali aspettative su di me... uhmmm
sto divagando eh?)
Dunuqe...
beh sì Maria è una ragazza abbastanza “sfortunata”
a modo suo... hai ragione probabilmente avrebbe potuto ed anche
voluto evitarlo, ma certe volte proprio non è in grado di
tenere a freno la sua boccaccia! XD
In
effetti come preside Mephisto sarebbe piuttosto problematico... con
la sua poca voglia di lavorare e la sua Paperoniana tirchieria (punto
in comune: la tuba!!!! -e la vecchiai-ehm l'età ancestrale ehm
XD) non oso immaginare la disperazione dei suoi collaboratori XDXD.
Mi
spiace che ti abbia dato il voltastomaco il vaneggiamento di Maria
T_T però non è mia intenzione cadere nel
melodrammatico... in realtà volevo porre l'accento
sull'incredibile capacità demoniaca di persuasione... il
personaggio/diavolo Mephistopheles è sempre stato famoso per
il suo dominio sulla parola con cui fregava le persone vincolandole a
patti che non avrebbero mai vinto... ma immagino che sia sembrato
solo il mugolio di una mocciosa sbavante ehm ^^”””
mi spiace...
Sinceramente
non credo che Mephisto sarebbe così poco galante con una donna
da scaraventarla su di un albero... uhmm... mi sa che te l'ho resa un
po' anitpatica Maria, eh? ^^”””
Grazie
ancora per aver letto e recensito il capitolo scorso e per aver messo
la storia fra le seguite, non finirò mai di ripeterlo!
♥MadLucy:
Buonciao a te! =D
Grazie
ancora per la recensione TwT ♥ ma non preoccuparti non
sentirti costretta a commentare subito o per forza, fallo solo quando
e se vuoi ^^.
Già
neanch'io vorrei trovarmi nei panni di Maria, se non altro per la
figuraccia, credo che io sarei andata a buttarmi fra un milione di
coperte e non sarei uscita più prima di Natale prossimo. Anche
se probabilmente avrei trovato il coraggio solo a Pasqua. °-°””
Sinceramente
parlando nemmeno lo so se si è offeso o meno Mephisto, ma
pensavo che se si stava interessando al nuovo giocattolino/Maria
sicuramente avrebbe tralasciato qualsiasi cosa o quasi pur di
prenderne possesso... mi sembra un tipo disposto a tutto pur di avere
fra le mani i trastulli che gli piacciono... o no? XD
Dici
che è tenero? Anch'io ho la sigla di un anime come suoneria
Wiiii!!!! (Stolta di un'autrice! Non ha detto a te che sei tenera,
quanto alla mia illustre persona U.U ndMephisto) (ç_ç
ma... ma... siiiiigh ndMarta)
Hai
ragione, non si pensano certe cosacce... ma temo che dirlo non
servirà a fermare il flusso di pensieri XDXD CATTIVA MARIA!!!
sbonk -la colpisce in testa con un ventaglio- (ahio!!! ç_ç
io che c'entro? È colpa del signor Faust!! ndMaria)(In realtà
la responsabilità è da imputarsi unicamente alla mente
malata dell'autrice di questa fanfiction... decisamente poco
interessante tsk! NdMephisto) (Co-come? Poco interessante io???
D'accordo non sono la persona più affascinante del mondo ma...
questo che cosa vuol dire, forse che mi disprezziiiii?
Ueeeeeeeeeeeeeh ndMarta) (=_= *che baccano questa mocciosa, mi sta
venendo un mal di testa...* ndMephisto)(Sniiff... che è quello
sguardo mo'? NdMarta) (Nulla nulla, continua a scrivere piuttosto
ndMephisto)Ehm stavo dicendo?
Grazie
che mi dici che sono riuscita a restare IC! Wiiii! Aprite lo
spumante! Ah no aspetta non c'è molto da festeggiare... devo
superare anche questa prova... uhgn ogni capitolo sarà una
prova adesso che ci penso... uhmmm... >_< gnngnnn farò
del mio meglio promesso!!!!
ahahah
Maria spaventosa dici? XD interessante... A propisto, non è in
generale una bella cosa difendere le persone/gli amici/i parenti/ecc.
strenuamente? =w=♥ è una cosa che mi piacerebbe essere
in grado di fare... cioè di solito ci provo ma mi spengono
dopo poco ahahaha! XD
Se
vuoi un suggerimento... l'unica cosa per cui non devi farla mai
perdere la calma è il cibo. Per il resto, anche se insultano i
suoi manga, non è pericolosa. Cioè anche se si arrabbia
per cose non inerenti agli alimenti non fa del male a nessuno a parte
blaterare fino a farti venire il mal di testa. Sì le questioni
di principio le stanno a cuore, ma non c'è il rischio che
salti addosso per quelle XD.
Mi
spiace ho paura che le cose fra i due non siano andate come sarebbe
stato più logico che andassero.. ehm? Scusa >/////<
AMYmon...
o AmaNOSTROmon ok so dicendo cavolate... beh d'accordo, non vedo
perché no. Basta che dividiamo equamente le spese delle
caramelle, e del camion da noleggiare, perché tante ne
serviranno per sedurre il demone, secondo me XD
Al
prossimo capitoloooo!<3
♥
z3cca:
piiiiiiiiiccola bella grazie grazie grazie di avermi accontentata e
di aver letto i due capitoli... scusa ancora e grazie mille ^O^
risposta
1: daughty!<3
non
preoccuparti degli altri, tu pensa solo a recensire (ma solo se ti va
eh!) come ti viene, senza sentirti in dovere di scrivere chissà
quali papiri <3<3
Grazie
ancora e scusa per il pessimo gioco di parole su Maria... ehm...
figo! La tua prozia si chiama Giuseppina Giuseppetti... certe volte i
genitori sono degli spiritosoni, eh? =_=””
Hai
proprio ragione sul latino xDxD infatti avrò un sacco di
problemi a trovare un titolo per questo capitolooooo! XD
risposta
2: riecco anche me!!! :3
Non
preoccuparti non importa quanto ci metti ma solo che se lo fai è
(non solo) perché ti ho costretta ma (anche) perché va
a te di commentare ^3^
capisco
che ti sia persa ed è del tutto possibile e probabile visto
che straparlano di un anime inesistente che mi sono inventata sul
momento, calcola che nemmeno so bene di cosa tratti la trama! X3
Mi
spiace se la convivenza fra i due non è stata poi così
ehm traumatica... ho paura infatti di aver sbagliato tuttissimo
aghghhhh! >_<
Santa
donna ahahahahhaha! XD e come potrei picchiarti, piccì ?
<3<3<3 al massimo picchio mamma quando ti prende per mano!
>_<
ti
dirò... se Rin non fosse arrivato in tempo per salvarla
(/rompere le uova nel paniere) credo che si sarebbe convinta ad
andare a messa sabato... uhmm uhmmm
Fai
bene fai bene! Più Rin per te e più AMYmon per me! XD
|
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Capitolo 4 *** Novum Ludicrum Regi ***
Diabolus
et Virgo
Buon pomeriggio
a tutti e ancora una volta (comincia a diventare un'abitudine...)
chiedo perdono per il mio eccezionale ritardo. Mi dispiace di non
essere riuscita a rispettare la cadenza settimanale e di non aver
nemmeno pubblicato entro mercoledì come speravo ç_ç.
Gli
ultimi giorni di scuola sono stati abbastanza pieni, e poi ammetto
che alcune volte nei momenti liberi avevo paura di aprire il file
open office perché è stato abbastanza faticoso andare
avanti in questo capitolo, che pure temo non sia niente di
particolare..
Ho
avuto un sacco di dubbi e tante volte mi sono chiesta se cancellarlo
tutto e ricominciarlo daccapo e infine quando l'ho completato ho
stressato due persone che ci tengo a ringraziare moltissimo (mia
sorella gemella e l'autrice e mia amica z3cca) perché lo
controllassero per vedere eventuali errori e soprattutto se il
tutto fosse plausibile...
Come
al solito il terrore dell'uscire dal personaggio mi attanaglia, e non
sarò tranquillizzata fino a che non mi direte se secondo voi è
ok o se è out ahahah^^””””””.
Ringrazio
tutti quelli che hanno letto fino ad ora e leggeranno e mi scuso
ancora per il ritardo, avvisando anche che non
so quando farò il prossimo aggiornamento perché dal 20
giugno partono gli esami di stato...
Ed
io dovrò
dovrei
*cough
cough* studiare come si deve quindi non so se troverò il tempo
e soprattutto la concentrazione per scrivere qualcosa decente.
Importante
correzione. Per errore nel primo capitolo ho ambientato la storia a
settembre, ma allora non avevo ancora fatto i calcoli da cui risulta
che il terzo mese del primo trimestre scolastico in Giappone è
maggio/giugno (non ho trovato informazioni più precise, e ci
sono alcune vacanze di mezzo)
Disclaimer.
La
maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli che
hanno un nome conosciuto a chi legge la fan-fiction, appartengono al
fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka Kazue
Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non
a
me.
Quattro.
Novum
Ludicrum Regi
***
Paff!
Fece
l'oggettino d'avorio.
-Ahio.-
***
Era una noiosa mattina di monotona primavera, gli
uccellini stavano lì a rompere le scatole con il loro
fastidioso cinguettio e quello stupido scoiattolo non si decideva a
scendere dall'albero.
S'era accorto che l'animaletto aveva puntato una bacca
caduta a terra, ma la pavida bestiolina non aveva dato segno di
volersi muovere. E lui si stava stufando a guardarlo. Era così
barboso che forse forse l'avrebbe ucciso. Ma poi sarebbe stato ancora
più noioso, perché quello avrebbe smesso di muoversi e
lui non avrebbe più potuto vedere come si sarebbe comportato.
E non avrebbe più saputo come passare il tempo. Starsene con
le mani in mano lo abbatteva. Era una delle cose che detestava di
più, non aver niente da fare.
Sputò via una cartina di caramella e si ficcò
un altro bonbon in bocca.
Stava scomodo.
Silenzioso e fluido, si accovacciò più
comodamente sul proprio ramo.
Era un buon posto.
Nessuno lo vedeva, ma lui poteva osservare ogni cosa.
Ma quel roditore non si decideva a scendere dal ramo per
prendere la bacca.
Era snervante. Troppo irritante. Sì, l'avrebbe
fatto fuori. Di sicuro. Poco male se poi non avrebbe avuto altro da
fare. Sarebbe sempre potuto andare da un'altra parte.
Anche
se non ne aveva voglia.
Un bagliore illuminò gli occhi del piccolo
mammifero.
Lo scoiattolo si precipitò fino a terra, restò
a sondare la strada attorno per qualche secondo e poi si decise,
esitante. Zampettò insicuro fino alla coccola.
Lui inspirò forte, gli era appena venuta una
domanda che prima non si era posto: che frutto era?
Asfalto asciutto, foglie fresche, pelo sporco di gatto,
coccinelle, formiche, briciole di pane, smog, piume di passero,
sassi, cicche di sigaretta, un po' di muffa, scarafaggi, pelliccia di
scoiattolo, plastica, farfalle, le sue caramelle, margherite,
nettare, resina, bastoncini di gelato, denti di leone, terra umida,
formiche, terra secca, cemento, legno.. di vari tipi, pollini, api,
ribes. Stop.
Era una bacca di ribes, maturata in anticipo rispetto
alle altre e per questo rotolata da poco a terra.
Eccola lì la bestiolina, a pochi passi dal
frutto. Magari avrebbe potuto ammazzarlo lo stesso, l'istante prima
che il roditore mettesse in bocca il frutto.
Oppure avrebbe potuto ingoiare lui la bacca davanti al
mammifero, e solo dopo ucciderlo.
Passandosi la lingua sui denti si rese conto di aver
mangiato l'involucro del dolcetto.
Rivoltò le tasche della sua giacca, concedendosi
qualche minuto per decidere cosa mettersi in bocca fra un bastoncino
di zucchero rosso e azzurro (fragola e mirtillo), tre taiyaki
confezionati, sette hello-panda al cioccolato e tredici orsetti
gommosi. Nel frattempo non perdeva d'occhio l'animaletto.
Stava pigramente riflettendo quando un insieme di odori
molto diversi da quelli del parco si fece strada sino al suo naso.
Cuoio, plastica, cotone, metallo, sudore, capelli...
castani, sesso femminile, ristagno di sangue quindi lividi,
deodorante all'aloe vera-arricciò il naso-, alito al toast,
adrenalina e... uno strano profumo che gli punse le narici.
Intanto lo scoiattolo si stava avvicinando ancora di più
al ribes, troppo attratto dal frutto per notare le vibrazioni
irregolari del terreno.
Si tirò su dal ramo sul quale era appollaiato.
C'era ancora tempo per agire prima che la ragazza si avvicinasse
abbastanza per vedere quel tratto di strada.
Ma ne valeva la pena farsi fretta per dar fastidio ad
uno stupido roditore?
No. Quindi si sistemò in un'altra posizione.
Sedette tenendo stretto il ramo fra le cosce.
Avrebbe aspettato, vedendo cosa avrebbe fatto la
fanciulla.
Eccola.
Girando l'angolo apparve una liceale che portava
l'uniforme dell'Accademia della Vera Croce. La riconobbe perché
era la stessa divisa che aveva addosso l'amichetta tettona bionda di
Okumura al luna-park.
Digrignò i denti pensandoci.
Non avrebbe potuto giocare di nuovo con lui fino
a quando non gli sarebbe stato dato il permesso.
E questa scolara non poteva ammazzarla perché
faceva parte dell'Accademia.
Gliel'aveva detto chiaramente che non poteva torcere
nemmeno un capello a qualunque studente della sua scuola. (in realtà
gli aveva più volte specificato che non poteva ammazzare
NESSUNO della sua preziosa città) E lui non poteva fare
altro che obbedire.
La fanciulla era arrivata fin quasi al punto dov'era lo
scoiattolo.
Decise di sbirciarla ancora.
Capì al primo istante che non era del posto.
Al colore della sua pelle, che emanava un odore
differente, mancava infatti un fondo giallastro presente invece in
tutti i giapponesi, inoltre c'era quello strano effluvio... i suoi
occhi non erano a mandorla e le gambe erano perfettamente dritte, non
ad x come quelle delle ragazze di lì.
Lo assalì un'ondata di fastidio. Non sopportava
quella situazione, in nessun modo.
Avrebbe potuto ammazzarla in migliaia di modi diversi...
usando le sue stesse braccia per torturarla, i suoi stessi capelli
per tormentarla, i suoi impulsi nervosi per farle perdere il senno...
se solo avesse avuto il permesso. Ed era questo a farlo
imbestialire. Dover chiedere l'autorizzazione per fare quello che
voleva.
Qui non poteva fare praticamente niente, soltanto
mangiar dolci e divertirsi con quello, ma poteva giocarci solo
quando il permesso gli veniva accordato, altrimenti anche quello
era intoccabile.
Si chiese, come tante altre volte prima, perché
non tornare a Gehenna piuttosto, se Assiah era una noia tanto
abissale.
La risposta arrivò subito, come sempre.
Ormai Gehenna era un mortorio. Senza attrattive.
Non c'era proprio più niente alla sua altezza,
nulla che gli accendesse un brivido lungo la schiena, nessuna cosa
che lo intrattenesse.
Lì era, se possibile, ancora più
avvilente che ciondolare dagli alberi di qui mangiucchiando
qualsiasi cosa gli capitasse sottomano ed annoiandosi per non aver
niente da fare.
Però almeno lì poteva andare dove
gli piaceva e pareva senza doversi preoccupare di non farsi scoprire
dagli esseri umani.
Qui, invece, aveva ricevuto la raccomandazione di
farsi vedere il meno possibile, ed assolutamente NON dalle persone
che frequentavano l'Accademia.
Quando gliel'aveva detto lui aveva tentato in tutti modi
di fargli cambiare idea, ma l'altro era stato irremovibile: se non le
avesse accettate poi non avrebbe più ricevuto il permesso di
giocare con Okumura-kun.
Sospirò un po' più forte del consentito,
chiedendosi ancora quando mai sarebbe arrivato il momento del loro
secondo rendez-vous.
La ragazzina alzò la testa nella sua direzione.
Lui si dileguò fulmineo su un altro albero, appena dietro le
spalle della studentessa, prima che lei avesse sollevato
completamente lo sguardo.
La sua mente cominciò a viaggiare, eccitata.
Come aveva fatto ad accorgersi di lui? Era stato forse
troppo rumoroso? Era riuscita a sentire il suo sbuffo? Oppure (e
questa ipotesi era ventilata anche dallo strano odore che aleggiava
intorno all'adolescente) non si trattava di una ragazzina qualunque
ma di un'esorcista che si era accorta della sua presenza dal potere
che emanava?
-Yeeech! Che schifo! Che cavolo ho calpestato? -
Macché, si rese conto, quello scatto era stato un
gesto istintivo, infatti adesso la fanciulla mostrava un'espressione
contrariata, che mutò un istante dopo in preoccupazione dopo
che lo sguardo le si era soffermato sull'orologio indossato al polso
sinistro.
-Ohccaspio sono in ritardo! Presto presto, devo arrivare
prima che si chiuda il cancello! Bleaaaaah detesto correre! Uffa
perché non riesco a svegliarmi mai in tempo?-
Parlava da sola...
Lui alzò la testa per seguire la corsa impacciata
della liceale. A causa del succo vischioso una scarpa le si
appiccicava continuamente al terreno, infatti.
Succo...
Bacca..
Voltò la testa.
Lo scoiattolo.
Non lo vide da nessuna parte.
Chiuse gli occhi dando priorità all'olfatto.
Eccolo.
Due alberi più a sinistra, l'adrenalina che
pompava a mille nel suo piccolo cuoricino.
E se...?
Silenzioso e senza causare vibrazioni, atterrò
alle spalle della bestiolina.
Aguzzando appena appena l'udito poteva sentire
chiaramente il ritmo forsennato di quel cuoricino, che suonava quasi
come le suppliche strozzate che lui era abituato a ricevere ma non ad
accogliere.
Voleva fare una prova.
Si focalizzò solo sul proprio indice destro teso
al massimo, caricandolo di elettroni, dopodiché passò
al pollice, incrementando il numero di protoni.
Formò un arco con le due dita.
Crrieeck...
Funzionava.
L'energia era tanta che arrivò a stridere come un
uccello.
Il roditore, sentendo quel verso poco dietro di lui, si
lanciò in una corsa disperata; non capiva come poteva non
essersi accorto dell'arrivo del volatile. Il cuore che batteva
batteva, batteva batteva, batteva batteva batteva batteva batteva
batteva batteva batteva batteva batteva l'aveva seminato? Non
sembrava esserci in giro, batteva batteva batteva batteva, non
sentiva nemmeno l'odore del pennuto. Si rilassò, ma il suo
cuore non fece altrettanto. Continuò a battere battere battere
battere battere battere battere battere battere battere battere
battere battere battere battere battere battere battere battere
battere battere battere battere battere battere battere battere
battere battere battere battere battere battere battere battere
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battere battere
Eccola di nuovo.
Sgusciando fra un albero e un altro si portò
velocemente poco più avanti della ragazza.
Si fermò un po' per rimirarla di nuovo. Ancora
quell'odore...
Lottando contro l'istinto, che gli diceva di starne alla
larga il più possibile, l'aspirò a pieni polmoni.
Proveniva da lei, ne era certo. Fu estremamente
doloroso: sembrava tagliare in due l'intero canale respiratorio.
Dalle narici alla gola sentiva come uno squarcio netto, la faringe
sembrava stare per scoppiargli, la laringe raschiava al punto che le
corde vocali sembravano accartocciarsi... la trachea era come punta
da migliaia di spilli e bronchi e bronchioli sembravano bruciare per
fiamme di ghiaccio.
Inoltre il dolore era decuplicato perché, per
averne una percezione migliore, aveva nuovamente escluso la vista ed
anche l'udito focalizzandosi sull'olfatto.
Gli ci vollero diversi secondi prima di riuscire a
ricomporsi al punto di accorgersi che l'adolescente era scomparsa
dalla vista. Il suo primo istinto fu di ricorrere di nuovo
all'odorato per ritrovarla ma non era disposto a rivivere
l'esperienza appena passata.
Con un balzo di diversi metri atterrò sopra un
cavo dell'elettricità e si arrampicò agevolmente fino
in cima ad un vecchio palazzo di sette piani che cominciava a perdere
pezzi d'intonaco qua e là, ignorando le scosse che partivano
dal filo e percorrevano ogni centimetro del suo corpo.
Mentre scrutava qualsiasi stradina e tutti i viali nelle
vicinanze si domandò cosa volesse dire quella sofferenza
appena provata.
Quando mai era capitato in precedenza che un odore lo
facesse stare male?
Certamente le porcherie chimiche degli esseri umani
erano fastidiose, ma non esisteva che potessero danneggiarlo. E
allora perché?
Solo pochissime cose erano in grado di ferirlo.
Suo padre, ovviamente. Aniuè. Egyn, Iblis,
Astaroth, Azazel, Beelzebub e gli altri però non erano alla
sua altezza. Okumura-kun era abbastanza forte da stimolarlo. Si era
divertito tantissimo al luna park finché non era intervenuta
quell'altra. Anche se.. All'inizio era rimasto deluso perché
quello non gli aveva mostrato la sua vera forza tanto decantata da
Aniuè e dal loro padre.
Com'era possibile che qualcosa inconsistente come un
odore fosse così... così molesto, così penoso,
così doloroso da fargli smettere di annusarlo? Da fargli
desiderare di evitarlo?
Con un movimento secco spaccò in due quel che
restava del lecca lecca e sputò via il bastoncino masticando
avidamente.
Frugò nelle tasche per cercarne un altro.
S'incupì rendendosi conto di aver quasi finito le
scorte. A breve avrebbe dovuto rifornirsi.
In un morso staccò la testa a sei dei sette
hello-panda rimasti, macinando briciole su briciole con i denti
affilati, lo sguardo vagante fra le stradine.
Riconobbe un puntino che saltellava in modo strano.
La scarpa doveva darle ancora problemi.
Scattò immediatamente all'inseguimento, mentre
una tenue speranza si accendeva dentro lui. Forse... forse quella
umana sarebbe stata veramente divertente, si sarebbe rivelata un
passatempo interessante.. del resto era il primo essere che si
dimostrava capace di ferirlo con tale facilità -i polmoni
erano ancora percorsi da spasmi violenti-.
Preso dalla frenesia, in quattro secondi netti fu in
cima ad un palazzo alle spalle della fanciulla.
Evitando accuratamente di respirare, il demone cominciò
a studiare con maggiore attenzione l'abitante di Assiah.
Non visto la perforò con lo sguardo, concludendo
l'analisi deluso.
Non sembrava aver niente di strano, di peculiare, di
interessante, di intrigante. Era una banalissima studentessa delle
superiori. Forse, l'unica cosa particolare era la collana che
indossava.
Un vecchio rosario ligneo che ogni dieci quindici metri
veniva sbalzato fuori per l'andatura dell'europea e puntualmente
ricacciato in mezzo al seno nel tentativo di tenerlo fermo.
Ma lui conosceva bene quale odore emanavano quegli
oggetti odiosi, e non era certo quello ad impensierirlo.
Basta.
Si era nascosto con la coda tra le gambe troppo a lungo
per i suoi gusti, ora era il momento di un confronto faccia a faccia,
e chissenefregava se poi Aniuè ci sarebbe rimasto male.
Più veloce di una palla di cannone precipitò
dal nono piano atterrando in un viottolo -scuro per l'ombra gettata
dall'edificio accanto nonostante la mattinata luminosa- senza causare
il benché minimo rumore.
Era ragionevole in fondo, non l'avrebbe ammazzata.
Solo torturata un pochino per vedere se possedeva
qualche potere incredibile come la forza nascosta di Okumura-kun.
Certo, era più che sicuro che la ragazza non
avesse il benché minimo legame con Satan, ma essere in grado
di danneggiare un diavolo della sua portata, e senza nemmeno
sforzarsi, era una cosa mai vista prima quindi doveva avere, per
forza, qualche incredibile facoltà celata dentro di sé.
E lui l'avrebbe messa a nudo, ad ogni costo. Poi... poi
sarebbe stato il momento di giocare.
Pregustando l'attimo in cui le avrebbe strappato un
braccio o una gamba così da costringerla a rivelarsi le si
avvicinò di soppiatto.
Non c'era nemmeno bisogno di essere tanto silenzioso,
quella era così concentrata a rassettarsi i vestiti e a fare
uno strano balletto che non si sarebbe accorta nemmeno di una mandria
di goblin affamati davanti ad una zebra morta da una settimana.
E i goblin quando hanno fame sono parecchio
rumorosi.
La vide tentare l'impresa di aggiustarsi la capigliatura
vaporosa e intricata, le braccia che si agitavano frenetiche solcando
le castane onde scompigliate a bordo di un pettine che pareva quasi
una nave d'avorio persa in una tempesta, ma non ci fece caso, attento
com'era ai gesti scoordinati della fanciulla. Non appena avesse
trovato un varco l'avrebbe ghermita.
Si accucciò caricando il salto, aspettando il
momento giusto.
Che non venne mai. Era così concentrato che non
si rese conto del pettine volato via di mano alla ragazza fino a che
esso non gli finì roteando in un occhio.
Paff!
Fece
l'oggettino d'avorio.
-Ahio.-
Il gemito che gli sfuggì dalle labbra fu talmente
debole che lui stesso l'udì a stento, ma il fastidio lo
distrasse abbastanza a lungo perché la ragazza uscisse fuori
dalla sua portata. Poco male, l'avrebbe abbrancata così in
fretta da non farsi vedere da nessuno, tanto più che fra la
chiassosa folla di studenti e studentesse dell'Accademia
difficilmente qualcuno avrebbe fatto caso alla scomparsa di una
singola alunna.
Scattò rapido zigzagando a testa bassa fra la
massa, il braccio destro pronto ad afferrare i capelli, le mani, gli
avambracci, le gambe, i vestiti, la prima cosa gli fosse capitata
sottomano dell'adolescente.
Correva
così velocemente da non essere percepibile agli sguardi
distratti degli studenti, ma era troppo tardi. La ragazza aveva
varcato il cancello dell'ingresso e le protezioni poste da Aniuè
attorno alla recinzione gli impedivano di entrare nella scuola. Anche
la Chiave Infinity era inutilizzabile, dato che quello
ne aveva ristretto le funzionalità
per evitare che lui devastasse la struttura in uno dei suoi eccessi o
cercasse di andare a scovare Okumura-kun quando più gli
pareva. Serrò le dita con forza afferrando il nulla, le unghie
si conficcarono nel suo stesso palmo che cominciò a sanguinare
ma lui non ci badò.
Era inutile ciondolare lì intorno, tanto valeva
trovare qualche altro passatempo fino al momento in cui le lezioni
sarebbero finite e la fanciulla sarebbe di nuovo uscita dal perimetro
dell'Accademia.
Di malumore si avviò verso un punto qualsiasi
della città, sperando di trovare presto qualcosa di non troppo
noioso da fare mentre aspettava.
Un pensiero lo colse, improvviso, e lo fece tornare sui
suoi passi fino al vicoletto che sbucava proprio davanti alla scuola.
La via dove la ragazza gli aveva scagliato addosso il
pettine.
No, non era stato un gesto intenzionale, non aveva dato
nessun segno di essersi accorta della sua presenza. Per quanto
incredibile sembrasse quel pettine la studentessa gliel'aveva
lanciato per sbaglio, le era volato via di mano.
Eccolo.
Lo raccolse fiutandolo incuriosito. Subito l'odore
misterioso tornò a graffiargli ferocemente il naso,
rendendogli impossibile definire se era dolce, aspro, fruttoso,
legnoso, o cos'altro. Con esso, però, si mescolavano gli altri
afrori che aveva già sentito provenire dalla ragazza, più
blandi ma inconfondibili.
Inoltre gli effluvi e l'aspetto tradivano l'antichità
dell'oggetto. Era un prezioso pettine d'avorio d'inizio Ottocento,
ricavato dalle zanne di un elefante indiano molto giovane all'epoca,
finemente intarsiato e decorato da arabeschi blu oltremare, fiori
smaltati ed inserti d'argento.
Un accessorio decisamente troppo prezioso per essere
usato quotidianamente da una ragazzina, sia pure occidentale.
Un'altra stranezza si aggiungeva al quadro, così
che la sua curiosità riprese a lievitare.
Si rigirò il gingillino tra le dita per un po',
dopodiché lo cacciò in tasca, constatando amareggiato
di essere completamente a secco di dolci.
Beh, perlomeno aveva trovato qualcosa da fare fino alla
fine delle lezioni.
Balzando quasi con pigrizia da un edificio all'altro, si
allontanò dall'Accademia verso il primo negozio di dolciumi
disponibile.
Le dita, distratte, continuavano a giocherellare con
l'antichità.
Che, in realtà, rispetto alle sue membra
ancestrali, era nuovo come se fosse stato intagliato quella mattina.
Sputò via il bastoncino del suo ultimo lecca
lecca e cominciò a leccarsi la mano grondante sangue mentre il
paesaggio gli scorreva velocemente intorno.
Chissà che sapore aveva quello della occidentale
dallo strano aroma.
Eccoci
alla fine di questo capitolo, che non è nemmeno abbastanza
lungo da giustificare una così prolungata assenza *cough
cough*.
Nota
alla lettura. Immagino molti di voi mi avranno presa per pazza a
scrivere qui e là il termine coccola, dove di effusioni non ce
n'erano per niente XD.
In
realtà, consultando il dizionario, ho visto che è un
sinonimo di bacca(non potevo certo alternare solo bacca frutto
bacca frutto bacca frutto, diventava monotona poi la cosa, no?).
Inoltre ad un certo punto ho inserito una
specie di “citazione” a Gian Battista (o Giovanni
Battista o Giambattista )Marino, più precisamente alla sua
poesia “donna che si pettina”.
Passiamo
alla risposta alle recensioni ^^.
♥
z3cca:
tanto love come al solito, figlia mia ♥♥♥
ehm
sono dispiaciuta e anche contenta di averti fatto venir fame, perché
in fondo era un po' il mio scopo lì... o no? x,D.
Yep
yep, vorrei essere anch'io come lei, esperta nel riciclare tutto il
riutilizzabile, ma come ben sai non ne sono capace xD.
Sono
contenta che siano usciti fuori piacevoli i nonnini, sai com'è
si teme sempre che i personaggi vengano fuori un po' troppo
stereotipati e piatti...
il
padre ehm... diciamo che è sopravvissuto perché ha
ereditato l'indole paciosa di suo
padre xD
Per
la madre ehm dici che mi sono ispirata a qualcunA...? uhm forse a
delle Narrazyoni che ho ascoltato chissà XD ♥
La
proffa beh, diciamo che è l'archetipo dell'insegnante lunatica
e che riflette i propri malumori personali sul lavoro, sfogandosi con
i poveri ♥ allievi
♥ innocenti ♥
(mica tanto innocenti però
XD)
Adesso
è entrato in scena Amaimon e solo grazie a te e a my_sister,
quindi continuo a ringraziarti GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!! e per
favore spiegami quali sono le parole da correggere che a parte un
paio evidenziatemi anche da sis non l'ho trovate (é_è
mettiti gli occhiali, talpa! -ma ce li ho già!!!- mettiteli
più forti allora!!!) xD
Per
Rinnolo te lo infiocchetterei e regalerei a Natale pure ma è
difficile da acchiappare uhm uhm uhm...
With
some other love, mommy♥
e
ricordati di BERE!!!!
♥
Lulosky:
ehm spero che ti vada bene come spiegazione perché Amaimon
abbia avuto una parte marginale... diciamo che è stato un po'
come i colpi di scena degli shonen manga, che ti tengono col fiato
sospeso e poi no devono rimandare al prossimo volume mentre tu tieni
il cucchiaino fra i denti incurante del gelato che si squaglia e...
vabbeh questo sarebbe il mio sogno, renderla così
appassionante, ma non esageriamo adesso non sono (ancora -perché
voglio diventarlo >_<-) a codesti livelli XD Eh già ha
preso due mazzate in testa il “povero” reuccio
demoniaco... vieni qui a farti consolare Amaicoccolomon! Ci sono ben
due giovincelle (Lulosky-san ed io) che non ti farebbero mai
del
male...*tiene
nascosti dolciumi vari dietro la schiena. Notando che è
osservata li guarda anch'essa poi si volta verso l'osservatore e
sorride sfacciatamente* Beh, a parte farti salire la glicemia alle
stelle ovviamente ♥
Ancora
grazie per l'indice di gradimento (ma che c'entra, che sto dicendo???
@_@) cioè insomma sono contenta che ti sia piaciuto il
capitolo, vabbeh ma che ovvietà dico, come potrei non esserla?
Oh basta la smetto di divagare, chiudo la boccaccia giuro.
Per
GianHiro eh... penso proprio di sì, la gente si diverte a
prendere in giro per le minuzie... ma lui ha ereditato il carattere
pacioso del padre e quindi zittiva i prendi in giro ridendo con loro
del proprio nome e mostrandosi sempre simpatico e disponibile. Certo
non con tutti funzionava ma in tanti restavano ammutoliti e non lo
facevano più, anche perché era un bambino amabile... ♥
ARGH!
Dicevo che non avrei più divagato e invece?????
Mi
spiace per il nomignolo con cui dici ti chiamano, mi verrebbe voglia
di venir lì e di spezzare a loro i bacini e i braccini e i
gambini*, ecchè!
Sì
in effetti sono stati un pochino
egoisti nella scelta
del nome, anche se hanno continuato a sostenere, verso chi li
accusava di aver dato un nome crudelmente assurdo al figlio, che la
colpa era tutta dell'impiegato che non aveva voglia di lavorare. XD
per
la figlia... chissà....? uhuhuh (cattiveria, cattiveria a
palate, puoi immaginarti me con le corna che ride malefica)
Eh
già, nemmeno immagini quanta fame è venuta a me
consultando ogni cinque minuti la ricetta per essere sicura di non
sbagliare negli inserti culinari ghuaaaah e se comprassimo gli
ingredienti potremmo pure farla... è tanto semplice...
:Q________________________
ops
dicevamo? *ripulisce il pavimento bavoso*
Mi
piace il tuo piano malvagio, basta che mi fai assaggiare ;-P
Perdonami
ancora per la lentezza, e dire che appena letto il tuo commento ero
fomentatissima volevo sbrigarmi e pubblicare anche prima di una
settimana ç_ç soooorry... ma mi farò
perdonare!!!
PS
EIJI THE BEST; U R IN MY ♥!!!
(ho
l'impressione che i nostri Ps continueranno ad essere un susseguirsi
di inneggi al nostro mangaka preferito... cough cough)
(*licenza
poetica)
♥
Meryphantomhive:
grazie ancora per seguirla, spero di non deluderti con questo
capitolo dove, tanto per cambiare, Maria quasi non compare! (Ohhh, ho
fatto la rima! Gheeee! -vuoi un lecca lecca adesso?- … Shiiii♥
-toh,
tieni- gnam gnam gnam gnam.. lick lick lick lick... oh la
recensione!!!!)
Ehm
va bene, insomma capisco che non a tutti possa essere simpatica la
protagonista, anzi lo ritengo maggiormante onorifico il fatto che,
nonostante ti sia “diversamente simpatica” tu apprezzi lo
stesso la storia come un grande risultato! *_* e prometto che non
cercherò di rendertela simaptica a forza (non apertamente
perlomeno...ndMephisto .. ehi tu, zitto non rivelare cosa mi passa
per la mente, marrano!!!>_<)
In
effetti a guardarla da un'altra angolazione, e non dagli occhi
stregati della ragazza, la situazione di cui stiamo parlando da tre
capitoli fa un po' ridere xD. Mephisto, vecchio porco!!! XDXDXD
Ehm
forse stavolta anche se è passato TROPPO tempo il capitolo non
è troppo lungo...? vabbeh ammettiamolo, è troppo corto
XD.
Eh....
ti capisco... io amo le “Descrizioni” sbav sbav... scuote
la testa uhm ahem dicevamo?
Ah
sì in effetti era una cosa che desideravo tanto mettere, il
malinteso per cui entrambi si trattavano da cani pensando che l'altro
era un ricco moccioso viziato/una bisbetica signorina di buona
famiglia mentre in realtà sono entrambi due straccioni con la
passione per il cibo xD
Ehm
mi spiace deluderti per il sacrificio che non c'è (ancora)
stato. È solo che... se la protagonista scomparisse, che fine
farebbe questa (sgangherata e raffazzonata e rattoppata alla meno
peggio) storia? XD dici che dovrei fare dei provini poi?
Aloha
anche a te! :3
♥
MadLucy:
Non preoccuparti per il ritardo, sei perdonatissima, anzi come vedi
sono io adesso che dovrei implorare perdono ai tuoi piedi, ci ho
messo un tempo MOSTRUOSO a scrivere >_<
Ti
ringrazio infinitamente, sentir
legger definire
“genialata” l'idea di spezzare la storia con il ricordo
che non c'entrava nulla mi gasa così tanto che se ho scritto
così in ritardo il capitolo è stato perché prima
son dovuta faticosamente tornare a Terra da Mercurio dov'ero finita.
:D
Lo
so che lo capisci benissimo da sola e che non ha senso perciò
che io torni ad insistere su questo punto ma è più
forte di me, voglio parlarne ancora. Intendo.. sì sto cercando
in tutti i modi di rendere Maria più reale possibile (tanto
che se vedi c'è già Meryphantomhive che la considera
diversamente simpatica, come sarebbe per una persona reale che può
piacere o non piacere, no?)
Sono
lusingata per il fatto che reputi ben strutturato il rapporto
Maria-Rin, perché avevo il terrore che non si capisse bene o
meglio che fosse senza senso... ^O^
Ehm
che bastardata, eh? Ho rimandato il primo incontro con questo
capitolo che magari in realtà potrebbe essere perfettamente
inutile... beh inutile piangere sul latte versato, adesso il danno è
fatto ed il dado è tratto, tocca a voi posteri l'ardua
sentenzza! (ma guarda come si crede figa questa scema, anche prima
con la “““citazione””” di Gian
Battista Marino doveva tirarsela... vergogna
vergogna!!!NdVocidisapprovanti ...nuuuu aspettate signore... non è
cosìììì vabbeh volevo usare questo genere
di frasi ma non per farmi bella agli occhi di MadLucy, solo per
scherzare un po' eccoooo!!!! ç_çNdA ... Tch tch!
NdVocidisapprovanti)
In
effetti, rivelazione extraspeciale supersegreta (ma se la leggeranno
tutti =3= -oh zittoooooo!NdA), l'idea stessa della storia è
partita dalle caramelle, cioè si può dire che esse
siano il perno intorno cui ruota tutta la vicenda, il punto focale,
di contatto...
C'è
soprattutto un episodio, che è in effetti il nucleo
fondamentale di questa storia, che chiarisce l'importanza (o
l'inutilità chissà) dei dolci in tutta questa vicenda,
e che non so ancora dove ma inserirò assolutamente. In fondo è
da lì che è partito tutto!
Ok
basta spoiler (ma come sono orribbbileeeeee >_< ç_ç)
Ehm
come vedi non è stato presto, ma ho postato il seguito eheheh
^^””””
Infine,
per farmi perdonare del ritardo spaventoso, in allegato per voi un
esclusivo disegno fatto dalla sottoscritta a Gennaio per inaugurare
un blocco disegni regalatomi da una delle mie migliori amiche! ^^
Poscritto:
Fin'ora ho dimenticato di inserire la traduzione ai titoli dei
capitoli precedenti, la inserisco qui.
1
l'inizio/il principio della storia
2
I diavoli hanno incontrato/incontrarono la fanciulla
3
Miscugli memorie minacce
4
Un nuovo giocattolo/divertimento/passatempo al/per il re
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