The name of Jesus.

di BigEyes
(/viewuser.php?uid=193382)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Joshua ***
Capitolo 3: *** Una brutta esperienza ***
Capitolo 4: *** Una nuova vita? ***
Capitolo 5: *** La prima missione ***
Capitolo 6: *** Una notte rischiarata ***
Capitolo 7: *** "Ho davvero visto il diavolo?" ***
Capitolo 8: *** Contro Judas ***
Capitolo 9: *** Gli ultimi saranno i primi ***
Capitolo 10: *** Ove non c'è la Sua presenza ***
Capitolo 11: *** Meglio essere schiavi del Bene ***
Capitolo 12: *** Vangelo di Giovanni 3,16 ***
Capitolo 13: *** Addio Ariel ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


In un giorno come tanti, in un autobus diretto in periferia, una ragazza con in mano libri di diritto romano, pensava alla faticosa giornata che ormai stava volgendo al termine. Il bus era quasi vuoto; dietro di lei, un uomo anziano e dal volto barbuto, con le mani dentro le tasche di un  impermeabile rovinato, la osservava maliziosamente.
 
 Accanto alla ragazza, appoggiato al finestrino, immerso nei suoi pensieri, un ragazzo ascoltava la musica dal suo i-pod.
Ad un tratto, gli occhi verdi del giovane puntarono l’uomo, che stava avvicinando furtivamente la mano verso la tracolla della giovane. Pieno di coraggio intervenne bloccando il polso dell’anziano signore, attirando l’attenzione della ragazza, che si voltò di scatto.
 
I suoi occhi grandi osservarono il ragazzo che, con sguardo accigliato, fissava l’uomo. Lei era spaventata; la situazione sembrava degenerare. L’uomo tentò di tirare un pugno al viso del giovane, ma indietreggiò come se avesse ricevuto il colpo che stava per sferrare.
La ragazza non comprese. L’autobus si fermò e il borseggiatore scese.
-          tutto apposto?- le domandò il ragazzo.
Ad occhi sbarrati, Ariel si domandava cosa fosse successo. L’adrenalina l’attraversava, come se avesse subito il furto.
-          credo di si..- rispose insicura, controllando la borsa.
-          Tranquilla, non ha avuto il tempo di derubarti..- le sorrise lui.
 
Ariel lo guardò attentamente: non aveva un distintivo. Era un ragazzo normale dai capelli lisci castani e gli occhi verdi; vestito normalmente con jeans e una t-shirt bianca con il collo a “V”.
-          comunque, non so chi tu sia, ma ti ringrazio. Come posso sdebitarmi?- chiese la ragazza, facendo gli occhi dolci, tentando di avere un appuntamento con il ragazzo misterioso, dal viso angelico.
Lui sorrise,abbassando la testa, ma la risposta non fu quella che Ariel si aspettava.
-          ti sei chiesta come mai quell’uomo non sia riuscito a derubarti?
 
La ragazza si insospettì. Con aria interrogativa lo guardò negli occhi. La domanda la metteva a disagio, perché, a dirla tutta, aveva notato qualcosa di strano, come se il giovane avesse avuto una strana influenza sul criminale. “Si sarà spaventato essendo stato colto in flagrante” pensò tra sé.
-          sinceramente no- rispose Ariel – avrà temuto la tua reazione, suppongo.
-          Si, io l’ho fermato, è vero, ma non è riuscito a colpirmi perché nella mia mente ho pregato. Il suo spirito malvagio ha capito di chi sono figlio e non mi ha colpito.- il giovane guardò in alto, poi la fissò intensamente.
 
Ariel abbassò lo sguardo, aspettando con ansia di scendere dal mezzo. Il tragitto sembrava più lungo del solito. Si sentiva a disagio accanto a lui, ma al contempo avvertiva un’irrazionale sicurezza.
 
Ma il bus continuava la sua corsa, e il ragazzo non scese ad alcuna fermata.
“Che stia aspettando di sapere dove abito?”pensò mentre questo timore l’assalì. Le tremavano le mani. Ritenne inizialmente di difendersi da sé, ma il ragazzo aveva l’aria di essere allenato, di praticare qualche sport, forse karate o qualcosa del genere.
Lei fissava la strada, che scorreva oltre il parabrezza, strofinandosi le mani sudate sui pantaloni. Lui non la fissava più, ma avvertiva le sua inquietudine.
-          non devi avere paura di me – esclamò poi, continuando a guardare fuori dal finestrino.
Lei si voltò sconcertata e infastidita da quel suo modo di fare.
-          Sono un figlio di Dio. Il mio compito è proteggere, non aggredire. Ho una specie di divisa che allontana i demoni. Il nome di Gesù è la mia arma. –
La ragazza rise silenziosamente, ponendo la mano sulla bocca per non farsi sentire. Il tipo era proprio strano. “Sarà un fanatico religioso, di quelli che predicano la fine del mondo”  pensò lei.
-          e no, non è come pensi: non sto farneticando, non sono pazzo, fanatico o cos’altro… sono solo un cristiano che ha un compito preciso e ti accorgerai a tue spese di cosa parlo-
 
la ragazza era sull’orlo di una crisi di nervi: ne aveva abbastanza.
-          senti , ma chi ti credi di essere? Hai fatto il galantuomo, il cavaliere…bene! chiunque avrebbe potuto farlo. Ti senti superiore solo perché credi in un dio provvidenziale? Bene! Sei uno come tanti altri che ho incontrato…e poi di cosa dovrei accorgermi a mie spese? Sentiamo, finirò all’inferno?
-          No, tutt’altro, ma non mi è consentito rivelarti di più…
 
Lo sguardo del ragazzo divenne severo. Lei si era innervosita e aspettava con ansia di scendere dal bus. Ormai la casa era vicina. Il palazzo in cui abitava Ariel era di sette piani, di colore giallino. Il mezzo,però  si fermò poco prima, al numero 7, dove c’era un altro palazzo.
-          ci vediamo domani - disse lui prima di scendere, mostrando la schiena alla ragazza, che scocciata gli rispose:
-          spero proprio di no!-
-          mi dispiace per te, ma vengo al tuo stesso corso. Probabilmente non mi hai mai notato.
-          Oh mi scusi, ma non ho mai notato la divisa – ribatté Ariel, facendo spallucce, con un sorriso sarcastico.
Purtroppo per lei, l’autista la invitò a scendere in quanto il bus aveva avuto un improvviso guasto tecnico. Quindi  seguì il ragazzo sbuffando.
Lo oltrepassò, ma lui continuò a seguirla.
Infastidita ancor più da questi suoi modi strani, si girò fermando il  passo del giovane e, prendendolo per la maglia, lo avvicinò a sé dicendo:
-          vuoi che chiami la polizia?- Il giovane questa volta tentava solo di riportargli un ciondolo cadutole dalla borsa: un ciondolo a forma di leoncino. Il ragazzo gli e lo mostrò, ponendoglielo davanti agli occhi.
 
La ragazza imbarazzata, mollò la presa, riprendendo il ciondolo e ringraziandolo.
-io mi chiamo Ariel – sussurrò, mentre il ragazzo fece per andarsene,ma avendo sentito si fermò.
- Leone di Dio, questo è il tuo destino.-
 
 La ragazza fece fatica a comprendere le parole del ragazzo.
 
- leone di Dio è il significato del tuo nome. Ti starai sicuramente già chiedendo come faccio a saperlo. – Ariel ad occhi spalancati lo fissò stranita: stava proprio pensando quel che aveva detto lui.
Il ragazzo si voltò, con le mani nelle tasche.
-          Studio anche ebraico,nel tempo libero. Il tuo, è un nome biblico.-
Quest’affermazione non la preoccupò quanto il fatto che il tipo strano riusciva a leggergli nella mente.
-          E tu – intervenne lei - come ti chiami? –
 
La domanda non ebbe risposta: il giovane entrò in casa, lasciandola sola mentre stringeva al cuore il piccolo ciondolo.





UN CALOROSO SALUTO A TUTTI I MIEI LETTORI,
VOLEVO SOLO CHIEDERVI DI FARMI SAPERE LE VOSTRE OPINIONI, I VOSTRI GIUDIZI
ANCHE NEGATIVI (SEMPRE NEL RISPETTO PERO’! )

QUINDI RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Joshua ***


“Che tipo strano” pensò Ariel mentre si voltava per tornare a casa.
-          mi chiamo Joshua –
 La ragazza fece un sussulto, si voltò, ma non vide nessuno.
-          quassù- disse la voce conosciuta, proveniente dall’alto. La ragazza alzò il volto: lui era affacciato al balcone del terzo piano.
Ariel arricciò il naso: non aveva mai sentito un nome del genere.
-          cosa significa? Sentiamo…scommetto che il tuo nome significhi qualcosa di strano.
-          Se per te Gesù è strano, allora lo è..-
 
La ragazza era sempre più perplessa. Così si pose a braccia conserte e aspettò: era sicura che il ragazzo avrebbe risposto a quello che stava pensando. Il tipo cominciava ad incuriosirla.
-          mi può spiegare meglio, signor mentalista?
Lui abbassò la testa ridendo,poi le disse:
-          Joshua è il nome ebraico di Gesù…tutto chiaro?
 
Insomma, parlare di chiarezza era un po’ difficile per Ariel, visto il soggetto.
-          sei davvero un tipo strano, sai?...in pratica è come se dicessi “Gesù mi ha salvata da un borseggiatore”-
Detto ciò scoppiò a ridere, vicina alle lacrime. Joshua invece divenne serio e rientrò in casa. Senza accorgersene la ragazza stava ridendo sola. Rendendosene conto, si guardò intorno imbarazzata, poi alzò la testa verso il balcone pensando “poteva almeno salutare, che tipo!”
 
Lui abitava al 7, lei al 14. La strada verso casa fu breve. Arrivata a destinazione,prima di aprire il portone, si voltò verso quel palazzo giallino, dove abitava Joshua, dall'altra parte della strada. Poi abbassò la testa sorridendo ed entrata in casa, salutò i genitori e corse in camera sua, chiedendo loro di non essere disturbata.
 
Essendo molto stanca si gettò sul letto a pancia in giù e guardando verso la  finestra scorse il palazzo del tipo strano. Poi, accese la Tv. Casualmente, in quel momento,  stavano trasmettendo un documentario sulla numerologia e sulla cabala.
 La ragazza ascoltava incuriosita.
Per i cristiani il numero 7 è il numero dello Spirito Santo” disse la voce del presentatore.
 
La ragazza cambiò canale istintivamente ma le venne in mente  che Joshua abitava al numero7.
Ariel era convinta che tutto quello che era successo fosse stata  pura casualità;  il fatto che un certo Joshua, nome ebraico per Gesù, abitava al numero sette, il numero dello Spirito Santo, divenne relativo.
 
Passarono sette giorni dall’ultimo incontro con Joshua, tuttavia lei aveva continuato a pensarlo.
Al corso non si era presentato e la ragazza pensò che  avesse avuto qualche problema. Così decise di portargli i suoi appunti.
 
Era la sera di un giorno autunnale come tanti. La giovane Ariel,camminava lentamente, illuminata volta per volta da un lampione. Arrivò alla porta, fece per suonare ma ritrasse il braccio, incerta. Non conosceva nemmeno il suo cognome.
Rimase per un po’ appoggiata al portone, sperando che qualche vicino di casa, rientrando, le avesse potuto dire dove suonare.
I minuti passavano, ma non arrivava nessuno. Dispiaciuta si incamminò per tornare a casa.
Sentì qualcuno dietro di lei, così affrettò il passo, timorosa.  Ad un tratto una mano le si appoggiò alla spalla. Impaurita, tirò uno schiaffo sonoro al personaggio.
-           ti sei vendicata sicuramente per l’altra volta..- disse Joshua, toccandosi la guancia arrossata.
La ragazza impallidita,  si coprì il volto con gli appunti.
-cosa ci facevi davanti casa mia a quest’ora? Cercavi compagnia? – disse il ragazzo sorridendo maliziosamente.
La ragazza, provocata dalla domanda, gli rispose:
- non ho proprio bisogno della tua compagnia, piuttosto la cerco altrove! …volevo solo consegnarti gli appunti,dato che sei mancato..-
-quindi ti sei accorta della mia assenza. Bene, allora  il seme sta crescendo- affermò, girandosi per aprire il portone.
Il ragazzo aveva l’aria stanca. I capelli gocciolavano, bagnati di sudore. Sembrava che avesse affrontato un duro allenamento.
Ariel lo squadrò ,cercando di capire quale sport praticasse.
-          non pratico alcuno sport in particolare; ho fatto una corsetta pomeridiana.
“ci risiamo” pensò Ariel”continua a leggermi nel pensiero. La cosa comincia a spaventarmi”.
 Lui abbassò la testa sorridendo,avendo percepito la sua inquietudine.
-insomma, tu chi sei?cosa vuoi da me?-
- sei venuta TU sotto il mio portone! –
 -come fai a leggermi nella mente?
- non sono telepatico,tranquilla…e non sono un alieno,se è quello che stavi pensando.-
Inutile dire che le era balenato anche questo pensiero.
-          io e te parleremo un giorno. Mi dovrai spiegare molte cose. Sei troppo strano.
-          È un appuntamento?- disse , avvicinandosi alla ragazza irrigidita.
-          Per tua informazione, non ho bisogno di cercarmi i ragazzi…-
-          Sono loro che vengono da te…certo- la interruppe – domani alle 19, alla piazzetta.-
La ragazza rimase allibita. Lui entrò in casa facendole l’occhiolino.
Arrivata l’ora in cui tutti i mortali sentono il bisogno di dormire, alcuni crollano velocemente in un sonno profondo,altri, come Ariel , pensano ai  problemi derivanti dalla giornata passata.
“mi sto accorgendo che, con  il suo modo di fare, fa sì che mi interessi a lui; è un corteggiamento? Forse non dovrei fidarmi di un estraneo, anche se così carino.Devo scoprire la sua identità!”   .
.
.
.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Una brutta esperienza ***


“oggi alle 19 ha detto”
La ragazza stava aspettando sotto un lampione da ormai quindici minuti. La notte calò inevitabilmente. Ariel Andava avanti e indietro impaziente, poi pensò:”non vale la pena aspettare un minuto di più; Che stupida, mi sono infatuata della sua stranezza”.
Così si incamminò verso casa a testa bassa stringendo le braccia al petto.
 
Tutto d'un tratto, dall’ombra apparve un cane rabbioso, nero,con la bava alla bocca, con occhi rossi.
La ragazza impallidì. Tremò. Il cane la guardò ringhiando. Era sola e nessuno avrebbe potuto sentire un suo urlo di aiuto. Il cane iniziò a correre verso di lei. La ragazza scappava, ma sentiva i  passi pesanti dell’animale dietro di lei. Dopo aver corso tanto, arrivò nella pineta vicino alla piazzetta. Ansimante si guardò intorno: sembrava che l’avesse  superato. Ma nell’ombra,tra gli alberi , gli occhi rossi della belva la osservavano. Si sentì attraversare da un brivido gelido.
 
La luce della luna piena rendeva  il paesaggio terribilmente inquietante. Ariel cadde in ginocchio in preda allo sconforto.
Il cane balzò fuori da un cespuglio, mentre la ragazza impaurita si abbassò,coprendosi la testa con le braccia.Fortunatamente, la bestia venne gettata contro un albero,facendo un verso sinistro.
 
Joshua le porse la mano per alzarsi. La ragazza tremante si gettò al collo del ragazzo piangendo.
-          perché hai tardato?!
Joshua le sorrise dolcemente, stringendola a sé. Il cane però era ancora vivo e si avvicinava ai due zoppicante.
Il ragazzo rivolgendogli uno sguardo severo e puntandogli il dito, esclamò:
-          ti ordino di tornare nell’ombra, nel nome di Gesù Cristo!
Il cane, subito dopo aver ululato alla luna, scomparve nelle tenebre. La ragazza strinse la mano di Joshua, sbalordita da questo  terrificante miracolo.
-allora dov’eravamo rimasti, ah si…dovevamo parlare di me-
Non affatto rassicurata dalla sua irrazionale tranquillità risponse:
-          tu sei pazzo! Hai appena esorcizzato un cane rabbioso….e continui a scherzare? Ma chi sei ?
-          Te l’ho detto sono un figlio di Dio.
-          Dio non esiste!
-          Spiegami allora razionalmente quello che è accaduto.
-          Ci sono cose che non si possono spiegare su due piedi…- la ragazza fece una pausa per togliere la terra dai pantaloni e continuò -poi se esistesse Dio non esisterebbe il male,la fame, le guerre…
 
Joshua si aspettava tutte queste considerazioni.
-          ti faccio un esempio:  se ti trovassi vicino ad una fonte luminosa, e poi decidessi di allontanartene fino a trovarti al  buio,  affermeresti che la Luce non esiste?
-          Certo che no! Dovrei considerare che mi trovo nel buio perché mi sono allontanata dalla luce..
-          Esatto. Il mondo si trova in questa condizione: l’uomo è nel buio ma non vuole avvicinarsi alla luce e per di più impedisce ad altri di farlo. “Il mondo giace nel maligno” e se ne compiace.
La ragazza sentiva il cuore scaldarsi. Le sue parole scivolavano dentro, fino all’anima.
“Le sue parole sono vere? Quello che dice potrebbe essere la verità. Dopo tutto mi ha aiutata già due volte e questa volta mi ha salvato la vita…potrebbe davvero essere un angelo di Dio”
 
I due si sedettero su una panchina. L’adrenalina scorreva ancora nelle vene di Ariel.
- Quello era un demone, mandato dall’angelo decaduto per eliminarti.
 
Joshua pronunciò queste parole in modo freddo e distaccato. La ragazza lo guardò con occhi sbarrati. Poi, sorridendo nervosamente, gli chiese:
-          E perché mai ?  L’ho fatto irritare per qualche cosa?
-          No, tu sei ancora nel suo Regno…per adesso.
-          Per adesso sono nel regno dell’angelo decaduto?- domandò la ragazza incredula.
-          So che non ci credi e che ti risulterà difficile crederci, ma la mia missione è portarti nel Regno Celeste; per questo vuole farti fuori, perché potresti diventare presto una sua nemica.
 
Queste parole erano troppo incredibili per una ragazza tanto razionale. Così si alzò, scuotendo la testa. Il ragazzo la prese per il braccio e la tirò a sé, sussurrandole all’orecchio:
-Sei un’eletta e non puoi essere ingannata. Sei un’eletta e sei stata pagata a caro prezzo.
 
La voce del ragazzo le fece venire i brividi. Le parole di Joshua erano sempre incomprensibili.
Ariel volse leggermente il viso verso il  giovane. Lui le diede un bacio sulle gote fredde, che cominciarono a scaldarsi e ad arrossarsi.
-          adesso va a casa, i tuoi saranno in pensiero.
-          Sono abbastanza adulta da non dover dipendere da loro. Però, mi farebbe piacere che tu mi accompagnassi  a casa. Sai com’è.. di questi tempi…
- disse abbassando il viso e stringendo le braccia al petto.  
La ragazza alludeva al fatto di essere l’ ”eletta” e quindi di aver bisogno di un angelo custode. Il sorriso accondiscendente  di Joshua le riempì  il cuore.
 
A letto, Ariel non riuscì a chiudere occhio. Decise così di uscire sul balcone. Il vento di novembre le scompigliava i capelli scuri. Pensò e ripensò al pomeriggio, al “demone”  e  soprattutto
all’ ”angelo”.
Gli occhi grandi osservarono le stelle, la pianura circostante, la pineta e la piazzetta. Tutte le case erano al buio, tranne quella di Joshua. La finestra della stanza da letto era illuminata. Una dolce curiosità la spinse a trattenersi fuori, nonostante il vento freddo.
Poco dopo vide il ragazzo entrare nella stanza. Ariel si sentì in imbarazzo, fece per rientrare, ma la voglia di scoprire il suo segreto la spinse a continuare a guardare. Il ragazzo si tolse la maglietta, mostrando il fisico atletico. Poi si gettò nel letto e  chiuse la luce. “E’ solo un ragazzo come tanti”pensò lei rientrando in casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Una nuova vita? ***


 
La notte non fu tranquilla per Joshua. Le aggressioni spirituali si fecero  più frequenti  dopo l’incontro con  Ariel.
Seduto sul letto, il giovane osservò il sole sorgere in un esplosione di luce .
I suoi capelli erano tutti scompigliati, le mani attraversarono il viso stanco, gli occhi puntarono la finestra della ragazza.
La tenda si aprì, facendo scorgere la figura di Ariel che andava avanti e indietro per la stanza. Joshua si alzò, uscì nel balcone a petto nudo e sembrò che l’aria gelida del mattino non lo avesse scalfito.
 
Ariel si era appena alzata e stava cercando di prepararsi velocemente per arrivare in tempo al corso.
“Ma dove l’avrò messa?” pensò la ragazza, mentre cercava in lungo e in largo la sua maglietta preferita: una t-shirt con al centro il disegno di un angelo.
Uscì  in balcone sbuffando, pensando di averla stesa. I suoi occhi grandi  guardarono istintivamente verso la finestra del ragazzo. Lui era lì, statuario, che la osservava. La ragazza sentì un colpo allo stomaco, poi lo salutò muovendo il braccio teso verso il  cielo.
Lui la salutò mostrando la mano, poi rientrò mostrandole le spalle.
 
Più tardi, al corso di diritto romano, Ariel aspettava impaziente il ragazzo.
-          Anche oggi è assente – disse rivolgendosi alla sua amica Lucia.
-          Chi? – domandò lei, inclinando la testa.
-          Joshua…il mio angelo custode – rispose sorridendo e abbassando il viso.
Un colpo di quaderno alla testa la fece voltare con sguardo minaccioso, senza scorgere nessuno.
-          Tu non sai niente dei veri angeli- esclamò Joshua, sedendosi accanto alla vittima. 
-          Perché, tu ne sai qualcosa?- chiese incuriosita Lucia. Una cristiana come lei è sempre attratta da questi argomenti.
-          Si, ne conosco due! – esclamò Joshua, lasciando Ariel a bocca aperta.
-          E sentiamo, dove sarebbero adesso? – domandò lei, incredula.
-          Accanto a me, ma tu ancora non puoi vederli –
-          Ancora?- Lucia sgranò gli occhi, poi continuò – vuoi dire che un giorno potrà incontrarli? –
-          Si, e anche tu Lucia potrai vederne uno – il ragazzo sorrise, mettendosi la penna in bocca, guardando attentamente  il professore mentre spiegava.
-          Conosci Lucia ? – domandò Ariel esterrefatta.
La situazione si faceva sempre più incomprensibile, ma trattandosi di Joshua…
-          Si, viene nella chiesa di Filadelfia con me ed Heliu, quel ragazzo laggiù- disse, indicando un ragazzo due file dopo di loro, dai capelli scuri, e lisci.
Ariel si voltò con sguardo accigliato verso l’amica domandandole :
-          Chi è questo? – puntando il dito verso Joshua. – cosa fa nella vita? Perché è così strano?
Lucia era spaventata dal suo modo di fare, ma rispose, aggiustandosi gli occhiali da vista con il dito.
-          Allora non ricordi che anche io per te ero “strana”, appena ci siamo conosciute....-
-          Ma tu non l’hai salvata da un demone.. – intervenne Joshua, sempre con lo sguardo fisso verso il professore.
Lucia si voltò allibita verso il giovane, spalancando gli occhi. Joshua ricambiò lo sguardo, giocherellando con la penna tra le labbra.
 
Finito il corso, Lucia e Ariel decisero di andare a mangiare qualcosa insieme, mentre Joshua salutava l’amico Heliu, un neo cristiano, con una vita difficile alle spalle. Nonostante ciò il ragazzo  mostrava sempre il sorriso, in ogni situazione. L’unica particolarità era che, anche lui, poteva vedere gli angeli: il suo angelo custode si chiamava Mikael.
 
-          Questa storia sta diventando troppo strana – esclamò Ariel, camminando accanto a Lucia.
-          Dai, non hai niente di cui preoccuparti…
-          Sei sicura? Prima un uomo tenta di derubarmi, poi un cane con occhi rossi mi aggredisce e scompare nel nulla…ora cosa mi dovrebbe accadere? Dovrei venire investita? Ma sono sicura che “casualmente” lui verrebbe a salvarmi.- sostenne, alzando il tono sul “casualmente”.
 
Non fece in tempo a finire la frase che una macchina, a folle velocità, si diresse verso di loro. Joshua era dall’altra parte della strada, appoggiato al muro,con le braccia incrociate sul petto, con un piede appoggiato al muro, come se sapesse cosa stava  per accadere. 
Il ragazzo corse verso le ragazze, buttandosi su di loro, facendole rotolare al suolo.
 
Lucia era a terra e aprendo lentamente gli occhi vide Joshua su di Ariel. Lui si alzò e delicatamente spostò una ciocca di capelli, dal viso di Ariel.
Lei  riacquistò conoscenza, ma nel vedere il viso di Joshua così vicino al suo, le guance le diventarono rosee, il respiro si fece intenso, i battiti accelerarono.
-          Non ti emozionare così. Ti ho salvato la vita, di nuovo. Mi basta un grazie.- disse sorridendole maliziosamente.
La ragazza infastidita lo allontanò bruscamente e si rialzò barcollando. Il ragazzo la tenne da un braccio, ma lei lo ritirò irritata.
-          Si! Ti ringrazio. Sono irritata perché sapevo che sarebbe accaduto e la cosa mi da sui nervi!-
-          Sono solo sempre al posto giusto, nel momento giusto! –
 
La ragazza furiosa, lo prese per il colletto della camicia e gli disse:
– Tu non sei un ragazzo normale. L’ho capito sabato. Devi dirmi tutta la verità: perché sai leggere nei miei pensieri, perché hai la capacità di salvarmi sempre e in ogni occasione!? -
Lo sguardo della ragazza affondava nel verde degli occhi di Joshua. Il ragazzo, con un gesto deciso, le prese il polso e la avvicinò a sé dicendole:
-          se vuoi davvero sapere la verità, dovrai prima abbandonarti al volere di Dio-
 
la ragazza sentiva la mano del ragazzo, pesante e calda sul polso.
-          se ti dicessi che in questo periodo ho pensato che forse Dio esiste e che ha un disegno per me, andrebbe lo stesso? – disse Ariel con voce flebile.
-          No mi dispiace, la fede è certezza..- rispose il ragazzo freddamente e mollando il polso.
-          Ho bisogno di altre prove…
-          Dio è già sceso una volta sulla terra e ti ha pagata col suo sangue- si fermò per un po’, mentre gli occhi gli brillavano di  nuova luce. Poi continuò-  cos’altro vuoi che faccia?-
La ragazza si sentiva attraversare il corpo da brividi e prima di rispondere sospirò a lungo:
-          voglio vedere un angelo! – esclamò poi.
Lucia  assisteva alla scena con una mano sulle labbra, sapeva che stava per accadere qualcosa di strano.
Lui fece per andarsene, ma poi si guardò intorno e scompigliandosi i capelli si rivolse alle due con sguardo torvo.
-          li vedrete al momento opportuno.-
Il giovane si ritirò dalla loro presenza con le mani in tasca.
 
Lucia era spesso ospite a casa di Ariel specialmente quando i suoi non c’erano. Quel pomeriggio era diverso e  le due, per tutto il tragitto non pronunciarono parola.
Arrivate a casa sentirono un rumore  oltre la porta d’ingresso.
“Vorrei tanto che Joshua fosse qui” pensò fra sé la ragazza, rivolgendo uno sguardo preoccupato all’amica. Ariel aprì lentamente il portone. Oltrepassarono il corridoio, arrivando al soggiorno.
Le  ali candide come neve del personaggio di fronte a loro, aveva fatto cadere il vaso di cristallo. Ariel sgranò gli occhi, sentendo l’adrenalina arrivare al  cervello,  il cuore correva all’impazzata.
-          è …è…un angelo – disse Lucia balbettando,  diventata pallida in poco tempo.
L’angelo era lì, davanti a loro senza muovere un muscolo. Gli occhi erano coperti da un cappuccio che proseguiva in un mantello.
Ariel trasalì sentendo la voce dell’angelo che le diceva: “ Pace a te”
Lucia, a quelle parole, svenne, l’angelo con un balzo felino la prese in tempo. L’amica si appoggiò al muro tremante. Dopo aver sussurrato qualcosa, l’angelo sfiorò gli occhi di Lucia, facendola rinsavire.
Pian piano la ragazza aprì gli occhi e vedendo davanti a sé il sorriso dell’angelo divenne rossa. Alzatola, il messaggero celeste si rivolse ad Ariel chiedendole:
-          ora credi ?
La giovane attaccata al muro annuì più volte e ad occhi sbarrati .
-          adesso devi confessare che credi in Gesù Cristo e nel suo sacrificio – e dopo una lunga pausa continuò dicendo- devi farlo con tutto il cuore.
Alle parole dell’angelo Ariel cadde a terra con il viso rivolto al cielo dicendo: io credo che Gesù Cristo è morto per me…per …- le lacrime le rigarono le guance contro il suo volere – salvarmi..- concluse poi.
L’angelo si accovacciò di fronte a lei e sorridendole le disse :
-          dovrai battezzarti per entrare nel Regno Celeste – queste parole richiamarono quelle che tempo prima le disse Joshua : lei era ancora nel regno dell’angelo decaduto.
 La ragazza abbassò lo sguardo,poi lo rivolse a Lucia sorridente e commossa. Poi si decise. Annuì. L’angelo, dal sorriso smagliante, fece segno di seguirlo dicendo:
-          Andremo da padre Max, lui ti spiegherà ogni cosa. Ti battezzerai e gusterai la pace del Regno di Dio. Oh scusate! – si interruppe poi – non mi sono presentato: io sono Gabriel e sarò il tuo angelo custode, Ariel.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La prima missione ***


L’angelo passò davanti ad Ariel, sfiorandole il viso con l’ala destra. La casa risultava particolarmente piccola per le grandi ali di Gabriel, che aveva difficoltà a districarsi nel corridoio: tentò più volte di non far cadere altri soprammobili . La situazione divenne imbarazzante,ma l’angelo le stupì. Richiuse le ali fino a  ritirarle dentro la schiena, dove al posto di queste apparve una cicatrice, rappresentante ali spiegate.
 
Ariel era sconvolta, si pose la mano sulla bocca, gli occhi le si spalancarono e si riempirono di lacrime. Lucia si tenne al muro, prossima ad un nuovo mancamento. La tensione diminuì quando l’angelo disse sorridendo:- sapete, devo mimetizzarmi e non è facile con due ali come le mie. Poi sapete quando si dice  “ mi ha salvato quest’angelo” indicando un essere, apparentemente, umano? Ecco… è così che  spesso operiamo. – le ragazze si guardarono ad occhi sbarrati.
-          sai – intervenne Ariel – non è che passi proprio inosservato così..-  squadrandolo dalla testa ai piedi.
 Il messaggero, avendo ritratte le ali, si era spogliato della veste celeste, rimanendo in jeans, mostrando il torso nudo. Gli occhi cerulei erano luminosissimi, i capelli, lisci, biondi arrivavano al fondo schiena. Insomma, non passava certo inosservato un tipo del genere.
Ariel le prestò una felpa del padre, grigia, con un cappuccio. Lucia prese le forbici, gli  fece segno di sedersi, avvicinando una sedia. Gabriel si sedette perplesso, poi vedendo le forbici, sbarrò gli occhi, bloccò il braccio di Lucia, scuotendo la testa. Evidentemente – disse Ariel – non gli è permesso tagliarsi i capelli- rivolgendosi all’amica -  ma allora – continuò, accovacciandosi accanto alla sedia- come fai a mimetizzarti? – L’angelo la guardò dolcemente, poi le disse: - non hai mai visto un capellone? Uno di quei rockettari anni 80? –domandò ridacchiando.
La ragazza lo guardò stranita, alzando il sopracciglio destro. Non avrebbe mai pensato di sentir parlare un messaggero celeste a quel modo. Come se le avesse letto nei pensieri Gabriel rispose:
-          Sai Ariel, Dio non guarda alle apparenze, guarda al cuore. – Lucia posò le forbici, prese la borsa e incoraggiò l’amica a seguirla alla porta, pronta per andare nella sua Chiesa. Era emozionata al pensiero di far conoscere il suo mondo alla cara Ariel.
 
Gabriel era dietro di loro, camminava lungo la strada guardingo, con le mani dentro le tasche della felpa, con il cappuccio sugli occhi: dopo tutto era un angelo custode.
 
Joshua stava aspettando alla porta della chiesa di Filadelfia. Accanto a lui c’era Heliu che confabulava con un altro ragazzo con una felpa rossa, con il cappuccio davanti agli occhi, in jeans e converse bianche.
All’arrivo di Lucia, Heliu si incantò a vederla senza occhiali, mostrando gli occhi giallo- verdi. Secondo il ragazzo era diversa dal solito. Il cuore cominciò a battergli all’impazzata, una goccia di sudore gli calò dalla fronte, abbassando lo sguardo sentì il calore avvolgergli il viso.
Joshua si avvicinò all’amico con sguardo preoccupato.
-          cosa ti succede?
-          Niente – balbettò, scuotendo la testa un paio di volte. Poi correndo a viso basso, si diresse al bagno per rinfrescarsi.
 Lucia si dispiacque per questo suo atteggiamento: non l’aveva nemmeno salutata. Ariel arrivò davanti a Joshua a viso basso, imbarazzata. Il ragazzo le alzò il viso,con l’indice poggiato sotto il mento.
-          Avevo ragione? Dai, voglio sentirlo dire da te : “ scusa Joshua per non averti creduto, per averti considerato pazzo, per aver pensato che fossi un alieno” e poi? A si! Per averti tirato uno schiaffo!- esclamò. La ragazza lo guadò storcendo le labbra, poi gli rispose:
-          piuttosto bacio a terra! –
 Il ragazzo ridacchiando gli scompigliò i capelli, che tuttavia ritornarono facilmente al loro posto con pochi gesti, essendo lisci.
Gabriel diede la mano al ragazzo in felpa rossa dicendo : - pace a te Mikael -.
-          lo conosci? – domandò Ariel, porgendo la mano allo sconosciuto. – sono l’arcangelo Mikael, piacere – a sentire il nome la ragazza fece mente locale. Ricordava la storia di un angelo, che aveva scacciato lucifero dal Paradiso, di nome Michele. Sgranò gli occhi e ingenuamente domandò :
-          tu sei l’angelo più potente allora?!– mostrando un sorriso a trentadue denti. Mikael ridacchiò ponendo la mano sulle labbra, poi le rispose: - è per ordine di Dio che ho cacciato l’avversario, non sono il più forte..-
 
La porta della chiesa si aprì dietro di loro. Ne uscì un uomo sulla quarantina, con barba castana e capelli folti, che gli accolse a braccia aperte.
Entrati nel suo ufficio, gli angeli si misero a braccia conserte al muro. Anche i ragazzi rimasero in piedi, lasciando il posto alle ragazze. – Allora – disse padre Max, mentre sedeva dietro la scrivania – Ariel sei venuta per battezzarti giusto? – sorridendo dolcemente. La ragazza si sentiva a proprio agio; il modo di fare del padre la rassicurava, non come faceva qualcuno di sua conoscenza.
-          si! – rispose entusiasta – sa in questi giorni ho avuto modo di capire che la mia vita sia stata scritta per qualcosa di grande – il padre annuì, poi sostenne – però noi possiamo cambiare il corso delle cose. Dio ci lascia liberi di allontanarci dal suo amore, per quanto questo potrebbe essere dannoso per il nostro spirito – la ragazza comprese di aver vissuto superficialmente, fino a quel momento.
-          Ho saputo che hai visto il tuo angelo… quindi è venuto il momento della tua prima missione.
-          Come? – chiesero all’unisono le ragazze, spalancando gli occhi.
 
Mentre le ragazze cercavano di capirne di più, i due ragazzi parlavano di altre faccende:
-          Ho capito sai? È inutile che ti nasconda, ti conosco da prima che diventassi cristiano..
-          Di cosa parli?- domandò Heliu, fissando Lucia sorridere.
L’amico gli passò due volte la mano davanti agli occhi: sembrava ipnotizzato.
-          Parlo del fatto che ti sei preso una bella cotta! – disse Joshua sorridendo.
-          Ma cosa dici? – il ragazzo tendeva a non esprimere i propri sentimenti, ma i fatti lo inchiodavano.


Immersa nell’acqua, dalle mani di padre Max poggiate sul suo capo, la ragazza aveva capito che qualcosa nel suo animo stava cambiando, come se stesse crescendo in lei una nuova Ariel, con nuovi sentimenti, nuovi bisogni: come quello di pregare.  
 

Ritornati all’ufficio del padre, i ragazzi volevano sapere in cosa avrebbe consistito la missione.
-          forse vi sembrerà strano, ma dovrete aiutare il diacono Stefano ad entrare in politica con il movimento Christians for Justice.
-          Che senso ha? – chiese Joshua, con sguardo accigliato.- il potere politico appartiene a satana!
-          Il movimento mira a far entrare nella politica i cristiani, in modo tale che la luce possa entrare nel regno della corruzione, delle menzogne…- intervenne Mikael
-  E quindi dobbiamo lasciargli questo potere?- domandò padre Max, alzandosi di scatto dalla sedia.- Domani incontrerete Stefano.- continuò - Ha detto che la situazione è critica. - si sedette -Sta soffrendo.- ponendosi le mani congiunte alla fronte, chiudendo gli occhi.
 
Joshua non capiva. La sua missione era stata quella di portare nel Regno Ariel, ma adesso tutti i suoi sforzi sembravano non aver avuto senso. – Joshua – esclamò il padre, avendo visto il combattimento interiore del giovane –ricordati che l’ubbidienza purifica – concluse poi.
L’indomani si ritrovarono tutti davanti al comune della città. Una massa di giornalisti affollava l’entrata.
I ragazzi si avvicinarono e notarono un signore con barba grigia,robusto, con il sorriso stampato in viso, che parlava con i giornalisti, dicendo :
- Noi di CHRISTIAN FOR JUSTICE vogliamo che regni la giustizia; attraverso il messaggio di Cristo di verità giustizia e amore abbatteremo le barriere del male e della corruzione che ci si porranno davanti: solo il cristianesimo può risollevare la crisi di valori di questo secolo malvagio, dopo tutto c’è stato un uomo migliore di Gesù Cristo?
– Il suo messaggio è molto nobile, ma Judas la sta superando in consensi : perché secondo lei?-  gli domandò una giornalista. Stefano abbassò lo sguardo sospirando. Rialzando il viso, vide arrivare i ragazzi. Gli si illuminarono gli occhi, il sorriso ricomparve sul suo volto. Cercò di districarsi tra i giornalisti, che avendo visto, Judas, il favorito alle elezioni, gli si avvicinarono,strattonando il povero diacono.
Stefano venne incontro ai ragazzi.
-          e’ lui? – chiese Lucia
-          sembra tanto Babbo Natale! – disse Ariel, con occhi languidi. Effettivamente il signore che si stava avvicinando loro, con la barba grigia, i pochi capelli sul capo e la pancia, era molto simile al mitico personaggio.
-          Vi stavo aspettando ragazzi! – esclamò Stefano,col fiatone – seguitemi, vi mostrerò il mio ufficio.- disse poi facendo cenno di seguirlo.
 
La poltrona in pelle marrone dietro la scrivania, il divanetto con di fronte il tavolino di vetro, le grandi finestre che facevano entrare la luce del sole, riflettendosi sul vetro del tavolo, le tende rosse, la grande libreria ricca di libri dietro lo scrittoio, rendevano quell’ufficio una piccola opera d’arte.
Stefano si sedette sulla poltrona girevole. Appoggiò i gomiti sul vetro della scrivania, incrociò le mani e le avvicinò al viso, chiudendo gli occhi dopo un sospiro. Ariel si morse le labbra: Stefano appariva preoccupato.
–        Quando – iniziò a dire il diacono – ho cominciato questo percorso, pensavo di incontrare solo esseri umani.-
Ariel si sedette, spalancando gli occhi. – la prima volta che incrociai lo sguardo di Judas, sentì un brivido corrermi lungo la schiena. I suoi occhi azzurri, mentre gli strinsi la mano, mi provocarono un forte mal di testa: mancai dal lavoro una settimana.-  sospirò a lungo – ha osato parlar male della nostra chiesa, ragazzi. E l’ha fatto con un giornalista. Nessuno sa da dove venga, quali siano le sue origini. Il fatto stesso che sia entrato al comune, senza alcun impedimento, è un mistero. Il suo partito si chiama New World Order : il nome dice tutto. Il suo obiettivo è portare un nuovo dogma. Dice di poter portare una nuova luce, di essere lui stesso un illuminato.
 
I ragazzi ascoltavano attoniti senza proferir parola.
- Una notte decisi di seguirlo…ammetto che non sia stata una decisione facile da prendere, ma ora so che Dio  mi ha spinto a farlo. Era l’una di notte e ancora non  usciva dal comune. Lo aspettai e spesso ebbi l’istinto di andare a casa dalla mia famiglia, ma una forza mi incoraggiava a rimanere. Alle due l’uomo uscì. Si diresse verso il mare, vi entrò fino alle caviglie. Stese il braccio davanti a sé formando un vortice, in cui lo vidi immergersi. Questo è quanto.
- Ok, so cosa fare! - intervenne Ariel.
I ragazzi la guardarono ad occhi sbarrati: non si sarebbero mai aspettati un’affermazione così dalla nuova arrivata: il battesimo l'aveva realmente cambiata?. Gabriel si avvicinò a lei, mettendole una mano sulla spalla. La ragazza gli rivolse lo sguardo ridente. L’angelo le fece un sorriso accondiscendente : - qualunque decisione tu abbia preso sarò accanto a te – disse poi.
 
L’una in punto. I ragazzi si ritrovarono fuori dal comune. Passò un’ ora, e come c’era da aspettarsi, l’adepto, era già fuori. Ariel lo osservò: camminata elegante, capelli lunghi fino alle spalle, neri,pizzetto e baffi, vestito in giacca e cravatta, si confondeva nell’ombra, solo gli occhi azzurri erano in risalto.
-          però – esclamò Ariel – bell’uomo! –
-  demone, Ariel  - intervenne Joshua, seduto accanto a lei, a braccia conserte– è un demone!-

Gli angeli erano dietro di loro, guardinghi. Lucia ed Heliu andarono a casa per ordine di padre Max: non era ancora il loro tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Una notte rischiarata ***


-Si si, capisco, ma dico solo che è un peccato che un bell’uomo sia cattivo – continuò Ariel, storcendo le labbra. Il ragazzo la guardò ad occhi sbarrati,incredulo, alzò le braccia, scuotendo più volte il capo, arreso. Poi disse : - il diavolo si traveste da angelo di luce, non ti aspettare un tridente, coda e corna.
- si ma così non è giusto! – rispose la ragazza imbronciata, incrociando le braccia al petto, come una bambina.- così mi potrei innamorare anche di un demone!
Il ragazzo si alzò di scatto, la inchiodò alla spalliera della panchina, stringendo le mani sulle braccia di Ariel, che vedeva i bicipiti tesi e sentiva le sue dita pesanti sulla sua pelle.
- se avessi lo Spirito Santo il solo pensiero ti ripugnerebbe! – esclamò il giovane, guardandola accigliato.
 
Gli occhi grandi di Ariel  si riempirono di lacrime. Abbassò il viso, sentendosi incompleta.
Il ragazzo mollò la presa, si accovacciò di fronte a lei, incrociando le braccia sulle sue gambe,poggiando il mento sulla mano chiusa a pugno, cercando di guardare i suoi occhi marroni. La ragazza alzò gli occhi al cielo, poi si asciugò il viso con il palmo della mano.
– sapevo di esserti inferiore,- disse Ariel guardando fisso negli occhi verdi-  non c’è bisogno di farmi sentire ancor di più il peso-
 il ragazzo avvertì un colpo allo stomaco: forse era stato troppo brusco. Dopo tutto nemmeno lui, l'aveva ricevuto appieno
 
Così si alzò mostrandole il palmo della mano, dicendo – andiamo, questa notte sento che sarà speciale.
 
Judas era arrivato alla riva, guardò la sua mano, fece un ghigno alla luce della luna piena, che illuminava l’acqua cheta del mare. Nella sua mano destra c’era un chip che gli apriva tutte le porte del mondo delle tenebre. In quel congegno era inciso il numero del nome della bestia: il seicentosessantasei. Tesa la mano, un vortice si aprì facendolo entrare nel Regno del pianto e dello stridore di denti.
I ragazzi osservarono il tutto da dietro un cespuglio. Ariel piena di orgoglio per le parole che le aveva rivolto Joshua, corse verso il vortice. Il ragazzo non riuscì a fermarla in tempo, ma un evento particolare la immobilizzò.
 
Una colonna di luce tagliava le nubi nel cielo buio. Sembrava un raggio di sole in pieno mezzogiorno. Il raggio si materializzò pochi metri sopra la testa di Ariel che osservava, tremante, stringendo i pugni, a bocca aperta, ad occhi spalancati.
I due angeli  si avvicinarono ad Ariel, la quale, mettendosi le mani sulle labbra, li guardò inchinarsi alla figura ricoperta di luce, con il pugno della mano destra sul cuore.
 
I messaggeri si riempirono di luce, mostrando la loro vera  natura. Gabriel e Mikael non avevano pupille, ma gli occhi brillavano di quella luce celeste. Avevano una spada fiammeggiante, uno scudo, un elmo, un’armatura d’oro, dei sandali. Mikael aveva, a differenza di Gabriel, capelli castani, ondulati.  
 
Joshua si avvicinò a stento, sentendosi attraversare da un brivido per tutto il corpo ad ogni passo.
Ariel crollò in ginocchio, la luce riempì lo spazio circostante. Il suo cuore fu trafitto da un raggio sfolgorante, sentì l’anima riempirsi di un amore mai provato prima. Voleva riempirsi di quel calore, traboccare di quell’amore.  Le lacrime non poterono essere trattenute, la luce era abbagliante. La ragazza si toccò il cuore e tese il braccio per arrivare a toccare la figura.  Una mano evanescente si avvicinò alla sua. Quando l’indice la toccò, sentì un esplosione nel cuore, una gioia e una pace ineffabile.
Joshua cadde con il viso a terra, in ginocchio, piangendo e sussurrando - Signore…non sono degno della tua presenza, di contemplare il tuo viso…
 
La figura aveva forma umana. Il suo abito era candido come la neve, aveva una cintura in vita, d’oro. Sulla mano destra sette stelle.
L’Amore si avvicinò ad Ariel che singhiozzava e aveva il capo abbassato. Le alzò il viso. I suoi occhi erano come fuoco, il viso come folgore. Poi disse:
-          perché hai posto in me il tuo affetto , io ti libererò e ti leverò in alto al sicuro, perché conosci il mio nome. Tu mi invocherai e io ti risponderò; sarò con te nei momenti difficili..- .( ndr Salmo 91:14 )
Come poter descriverne la voce? Il suono era come il fragore di molte acque, ma aveva la voce dolce come quella di un padre.
Il Re fece cenno di seguirlo e i ragazzi senza indugiare obbedirono. Li condusse al vortice, vi entrò. Gli angeli indicarono la strada ai due.
 
I due si guardarono. Joshua strinse la mano di Ariel, facendole un sorriso e dicendo:
-non hai da temere nulla adesso. Lui è con noi- 
La ragazza annuì, si avvicinò al passaggio  e sentì una forza attrarla all’interno, così saltò ritrovandosi in un luogo buio, dove non si poteva guardare oltre il proprio naso. La luce di Dio poco avanti a lei la rincuorò e al tempo stesso mostrò l’orrore del luogo: sulle pareti e sul pavimento schizzi enormi di sangue. Inchiodate al tetto ombre urlanti aiuto, da cui gocciolava un liquido scuro.
 
La ragazza si sentì mancare, ma Joshua dietro di lei, la prese in tempo. Ariel sentiva il suo tocco delicato, ma non riusciva ad aprire gli occhi per guardare il suo viso, sudava freddo e tremava.
Il Re le si avvicinò. La ragazza sentì un profumo dolce come di sandalo e di vaniglia. Il Re le soffiò sulla fronte, le prese le mani e la rialzò.
 
La ragazza sentì un bruciore, ma un bruciore piacevole. Quel tocco le aveva ristabilito le gambe e le aveva infuocato il cuore di coraggio. Così continuarono il cammino, oltrepassando una galleria la cui entrata era alta e spaziosa; il Re, avendola oltrepassata, ricordò ai ragazzi, con tono autorevole
-  Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa;- ( ndr Matteo 7)
 
Al loro passaggio le ombre smisero di gemere. Usciti dalla galleria apparve un essere gobbo, deformato, minuto, zoppicante con la bava alla bocca. Ariel si ritrasse verso Joshua, tappandosi il naso, con espressione schifata. Il ragazzo le mise le mani sulle spalle dicendo:
-non preoccuparti deve essere un demone di infimo livello, non può farci niente…
- si ma io non mi preoccupo di quel che può farci…sento che potrei vomitare da un momento all’altro.
 
Il demonietto disse:
-          Cosa volete qui? Voi, figli dell’ Altissimo? Non siete i benvenuti…
-          Tu, ci farai passare, essere immondo – replicò Mikael, sguainando la spada.
 
Il Re si rivolse a Joshua, pronunciando parole incomprensibili per Ariel: era la lingua Celeste. Joshua annuì, con sguardo torvo.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** "Ho davvero visto il diavolo?" ***


Il ragazzo si voltò verso il demone con sguardo torvo, strinse nel pugno la croce che teneva al collo. La staccò con un gesto deciso, la pose tra le mani congiunte, facendo una preghiera nella lingua del cielo.
 
Davanti agli occhi increduli di Ariel, le mani di Joshua vennero avvolte di luce, mentre un vento soffiava, scompigliandole i capelli, proveniente dal giovane.
 
Un fulmine sfolgorante passò tra le mani di Joshua, facendo materializzare una spada lucente.
Il ragazzo aprì gli occhi, fissò l’essere immondo dicendo: - ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore!-(ndr. Filippesi 2:9-11)
Il ragazzo fece un salto, portando la spada dietro la testa e scagliandola con forza verso il servo delle tenebre.
 
Ariel cadde in ginocchio pensando “ svegliati Ariel, questo deve essere un sogno…non può essere reale!”. Lo sguardo di fuoco del Re si rivolse a lei. Mentre le si avvicinava, la ragazza percepì un altro dolce profumo, come quel profumo che preannuncia la pioggia. Il Re dei Re le porse la mano per rialzarsi e le disse:
-sii forte e coraggiosa fatti risolutamente animo, io sarò con te fino alla fine dell’età presente. -
 
(ndr. Giosuè 1; Matteo 28,18-20)
 
Ariel pensava di aver vissuto nella verità prima di incontrare Joshua, ma in realtà sentiva di non essere nata per morire: non avrebbe avuto senso sognare, amare, soffrire. Si rialzò, immersa in una pace assoluta e irrazionale.
Guardò Joshua, che si stava alzando le maniche della camicia sporche di un liquido verdastro e oleoso. Pensò “ se non lo avessi incontrato non avrei mai saputo la verità; se Dio non mi avesse scelta, avrei passato l’eternità in questo posto…”
Il ragazzo si girò verso di lei, sentendosi osservato, facendole la linguaccia; Ariel apprezzò questo suo modo di sdrammatizzare anche in quella situazione, così ricambiò la smorfia.
 
-          Rimettiamoci in cammino – intervenne Mikael, con voce autorevole e profonda.
L’arcangelo era più regale di Gabriel, aveva un portamento sicuro e distinto:un vero guerriero celeste, un custode adatto ad un tipo come Joshua.  Gabriel era dolce e protettivo: un vero angelo custode adatto ad Ariel.
 
I compagni continuarono il cammino, attraversando tunnel maleodoranti e perennemente  rigati da fiumi di sangue. La ragazza si coprì dietro la schiena di Joshua, tenendosi dalle spalle larghe del ragazzo, il quale canticchiava canzoni cristiane. La giovane era stranita da questo suo comportamento,  poi, sicura che da un momento all’altro avrebbe ricevuto la risposta alle sue domande ridacchiò silenziosamente. Infatti, come volevasi dimostrare, la risposta le arrivò proprio dall’amico:
- ti sembro pazzo? Vedi che anche San Paolo cantava a Dio, la sera prima che andasse a morire.
- quindi stiamo per morire? – domandò Ariel, spalancando gli occhi, stropicciando la camicia del giovane – per questo è apparso Dio!
- No stupida, Dio apparve anche a San Giovanni per la Rivelazione.-
 
La ragazza abbassò lo sguardo: ancora non aveva letto la Bibbia. Il ragazzo le accarezzò le mani rassicurandola : -tranquilla- disse, guardandosi le unghie della mano- compenserò io la tua ignoranza. Ariel gli tirò uno scappellotto alla nuca, irritata. Sentì il verso di dolore di Joshua e si compiacque. Il gesto di fare silenzio da parte di Gabriel, la irrigidì subito.
 
 Il Re si era fermato davanti ad una porta e fece cenno ai due di avvicinarsi.  Joshua aprì una fessura di quella porta sudicia: da questa si poteva vedere,  l’interno di una stanza illuminata da candele, al centro di essa un altare di marmo ricoperto di sangue, ossa e teschi. Davanti a questo un trono rialzato, nero, ricoperto di pelli. Su di esso sedeva una figura incappucciata, coperta da una veste lucida nera, ad ali spiegate. Queste non apparivano candide e morbide come quelle di Gabriel e Mikael, ma al contrario erano rovinate, vi si poteva intravedere la cartilagine.
 
Ariel impallidì, si tenne al braccio robusto di Joshua, che le accarezzò il capo, cerando di rassicurarla.
Dal lato sinistro della stanza oscura si alzò Judas,  si inchinò all’angelo nero, il quale gli porse una coppa traboccante di un liquido rosso scuro. La ragazza, portò le mani sulle labbra, nauseata: aveva intuito di cosa si trattava.
Il ragazzo la baciò sulla fronte, stringendola a sé. La giovane Ariel, cercò di osservare attentamente la scena, liberatasi dall’abbraccio del ragazzo che pensò “ questa ragazza è testarda, non capisce che alcune cose non sono alla sua portata”.
 
-          Carissimo Judas raccontami tutto: come sta andando la missione?- chiese l’angelo nero al fedele seguace, respirando affannosamente. 
– la missione va male! Si sta facendo aiutare da due ragazzi e da due angeli..- rispose l’adepto, incrociando le braccia al petto.
- Non è possibile!! Eliminali subito che aspetti?-
- non posso!!- 
- e per quale motivo? Rispondi idiota!!! – esclamò il Re delle Tenebre, alzandosi di scatto dal regale seggio.
- perché sono sotto la protezione di Gesù Cristo!!-
A sentire quel nome, l’Angelo decaduto crollò in ginocchio, urlando stridulamente. Poi disse ansimando:
- non nominare più il suo nome o ti eliminerò all’istante-
 Un fulmine nero uscito dal suo trono  scaraventò Judas contro il muro, facendogli battere la testa alla parete.
– si signore… - rispose sussurrando -disturberò il ragazzo nel sonno, lo farò tremare così tanto ,che domani non avrà il coraggio di alzarsi dal letto.- continuò Judas, cercando di rialzarsi.
-          Bene, lo voglio vedere soffrire!- concluse il suo re.
 
Joshua spalancò gli occhi, terrorizzato, pensando: “questa notte mi aspetta una battaglia più dura delle altre allora…? ”.
Mikael intimò al ragazzo di uscire,con un cenno della testa, poggiandogli una mano sulla  spalla. Mentre i ragazzi uscivano dal covo, Ariel fissava il suolo ad occhi sbarrati chiedendosi : “ho davvero visto il diavolo?”
 
Usciti a rivedere le stelle e la luce candida della luna, Ariel si voltò ad osservarla. I suoi raggi si riflettevano sulle onde del mare, pensò di non voler più ritornare in un posto del genere e toccandosi il cuore decise di servire Dio per tutta la vita, non le importavano le prove che avrebbe affrontato, voleva solo non ritornare in un posto così orribile. Una mano le si appoggiò alla spalla facendola sussultare. Era quella di Joshua che le sorrise volgendo poi lo sguardo al cielo stellato.   

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Contro Judas ***


Lei si era sempre immaginata un  Dio come quello rappresentato nel “Giudizio universale” di Michelangelo: un dio iroso, pronto a giudicare e condannare tutti gli uomini, austero e autorevole; ma quel Dio ora gli era accanto , camminava come lei e con lei che quasi si intimoriva a guardarlo tanto; sentiva che tutto aveva senso con Lui vicino.
 
-Sai -  iniziò Joshua, avvicinandosi a lei – io non sono stato sempre cristiano.
Quest’affermazione la sconvolse, e facendo finta di non aver sentito domandò:
–        come dici?...tu..non cristiano? ..non può essere
–        si invece…ero il peggiore degli uomini prima che padre Max mi prendesse dalla strada, e mi facesse vedere la luce…- gli occhi del ragazzo di riempirono di lacrime, e con voce rotta continuò – anche Heliu non è sempre stato credente, l’ho conosciuto insieme ad altri, diciamo così, brutti elementi…
–        cosa vuoi dire?...- la ragazza lo guardava, commossa.
I capelli di Joshua gli coprivano gli occhi rossi, mentre giocherellava nervosamente con una pietra. Si aggiustò la voce, si voltò verso il Celeste, iniziando a singhiozzare. La ragazza si mordeva il labbro interno, mentre cercava di non piangere: la vista di quel ragazzo apparentemente forte in lacrime, le spezzava il cuore.
–        dopo la morte dei miei…all’età di quattordici anni…- cercava di parlare, ma la voce veniva rotta dal pianto dei ricordi- venni affidato ai miei nonni..che erano molto premurosi con me, solo che io non me ne sono mai accorto…li trattavo male, avevo in odio il mondo, le persone, Dio…
–        tu odiavi Dio?
–        Strano eh?...sembro tanto sicuro di me, ma per arrivare a questo punto ho dovuto superare le mie paure…attraversare il tunnel della droga, dopo aver tentato il suicidio…- si spostò i capelli dagli occhi, mostrandoli arrossati: cercava di non guardarla, non voleva apparire più debole di quanto già si sentisse.
–        Un ragazzo che piange e che supera tutto questo…non è affatto debole, Joshua.- gli disse, ponendosi dinanzi a lui.
–        Ora sei tu che mi leggi nel pensiero?- disse ridacchiando, prendendo il suo viso tra le mani. La ragazza sentì il rossore arrivare fino al collo e il cuore battere all’impazzata.
 
–        Joshua!- esclamò Mikael – è ora di andare, su vieni!
I due si staccarono di scatto: lui mise le mani dentro le tasche dei jeans, lei dentro le tasche della felpa.
- Tranquilla, non ti avrei baciata- le sussurrò all’orecchio il giovane, facendola esplodere e diventare rossa come un peperone.
 
Il Re ascese al cielo come la prima volta, raccomandando loro di ricordarsi del loro conduttore, colui che fa le veci del padre Celeste: padre Max.
 
Tornato a casa insieme a Mikael, il ragazzo si buttò sul letto, crollando subito in un sonno profondo. La ragazza invece andò a casa di Lucia, dove avrebbe passato la notte.
Nel buio della camera di Joshua, si materializzò una nube nera: Judas stava per compiere la sua missione.
 Poggiò una mano sulla testa del giovane, ma venne interrotto da Mikael, che gli bloccò il polso girandogli il braccio dietro la  schiena dicendo:
- cosa pensi di fare ad un eletto del Re ? –disse avvicinandosi all’orecchio del demone.
- il mio dovere ..-
-il tuo dovere è sparire nel nome di Gesù Cristo..- gli ordinò Mikael con voce severa.
Judas digrignò i denti e sparì smaterializzandosi. Il mattino seguente, il ragazzo aprì gli occhi lentamente, sbadigliando e stiracchiandosi.
 “Grazie a Dio ho dormito bene”  pensò rivolgendo lo sguardo verso l’aurora. Poi abbassò il viso, si ricordò della missione per Christian for Justice, di Stefano. Quindi scese velocemente le scale con una fetta di pan carrè abbrustolito tra le labbra, mentre cercava di mettersi il cappotto. Uscito dal portone, seguito costantemente dall’angelo, prese il cellulare e chiamò Ariel.
Lei che era ancora nel mondo dei sogni, abbracciata al cuscino. Lo squillo del telefono non la svegliò, ma l’amica Lucia rispose al posto suo, essendo mattiniera :
–        pronto , Ariel non può rispondere chi è?-
– sono Joshua me la potresti passare? È urgente ..-
- ah ..Ariel è il tuo angioletto, il cavaliere senza macchia e senza paura..-
Ariel non aveva proprio voglia di svegliarsi dopo la faticosa notte,così si mise sotto il cuscino, ma l’amica la scoprì e le disse – vedi che Joshua ha una cosa urgente da dirti cara – e sottovoce le sussurrò- non pensavo avesse una voce così…profonda – facendole l’occhiolino.
Ariel sbuffò, zittì l’amica, si aggiustò i capelli, si mise a sedere a gambe incrociate sul letto e rispose:
–        Pronto?
–        Dormigliona, capisco che la notte è stata pesante però puoi almeno rispondermi…
–        Vai al punto!
–        Dobbiamo andare da Stefano, scema! Svegliati!!
–        Eh non urlare che sto ancora dormendo!
–        Appunto ti aspetto tra un’ora davanti al comune...ciao!
–        Ma tra un ora non ho il tempo…ma ..ha chiuso…che tipo!
Prepararsi in un’ora per una per una ragazza vanitosa come Ariel, non è facile, ma la missione divina la velocizzò.
Anche per Heliu la notte non fu tranquilla. Subito dopo aver lasciato il comune, un giovane alto, dai capelli neri come la pece e gli occhi blu come il mare, lo adescò con parole seducenti, promettendogli successo e gloria in cambio del suo aiuto a Judas. Il ragazzo, ancora fragile nella fede, accettò senza riserve, ma il suo animo cominciava ad essere impossessato dal potere delle tenebre. Adesso era nella sua stanza pensieroso, al buio, nonostante il cielo donava una bella giornata di sole autunnale.
– perché lo hai fatto Heliu ? non sai che è un servo del nostro acerrimo nemico…ma ..mi stai ascoltando!?- domandò Rafael, l’angelo custode, innervosito dal menefreghismo del ragazzo
- lasciami stare stupido pennuto, non resterò un minuto di più ad ascoltarti. Ho la mia vita e tutto quel che desidero adesso!- rispose il giovane dallo sguardo scurito mentre si sedeva sul letto, con la testa fra le mani, pesante come il piombo; i capelli neri coprivano quello che prima erano uno sguardo ridente, di un ragazzo attaccato alla vita e pieno di speranze.
Gli occhi, neri come il mare notturno, fissarono Rafael che rattristato scompariva nel nulla; al suo posto comparve una giovane ragazza dai capelli neri corti e uno sguardo agghiacciante, che lo prese dalla mano e ,come una sirena, lo portò nel suo mondo oscuro.
 
Arrivati, intanto, alla porta d’ingresso del comune, gli occhi verdi di Joshua  si incontrarono con quelli glaciali di Judas , il quale gli fece un ghigno.
Stefano e Max li  invitarono, dunque, a raccontare gli avvenimenti della sera precedente:
- Judas si incontra con un angelo nero, che avendo sentito il nome del nostro Protettore, si è inchinato buttando un urlo tremendo, dicendo di non nominalo più. Poi, l’ha scaraventato contro un muro e gli ha ordinato perentoriamente …di far fuori Stefano…dicendo di volerlo vedere soffrire  – disse Joshua, incrociando le braccia e appoggiandosi al muro,pensieroso.
- è una brutta faccenda!- esclamò padre Max- ma ce la farete ne sono sicuro – proseguì  Stefano - ragazzi dovete aiutarmi a prendere più voti possibili alle comunali; diventando assessore avrei modo di scoprire cosa stanno escogitano quelli del suo team; abbiamo 998 voti sicuri ma…Judas – sospirando – ne ha già 1500. Ho sentito che ieri ha proposto di andare nelle università per promuovere il suo programma: il programma  Nuovo Dogma  –
I ragazzi erano pensierosi. Ariel camminava per la stanza mangiandosi le unghie. Joshua, al muro, si mise un dito alla tempia, e roteandolo cercava di farsi venire un’idea.
Aleggiava il silenzio nell’ufficio di Stefano.
–elementare! – esclamò poi Ariel - dobbiamo solo precederlo: andremo domani all’università e promuoveremo il nostro partito!-
- ma come facciamo in un giorno ..? – sospirò il ragazzo- siamo arrivati troppo tardi-
- no, Joshua – disse Max – non dire così. Se è successo adesso ci sarà un motivo: questa prova servirà alla vostra fede! -.

I ragazzi si illuminarono. Ariel guardò Joshua facendogli un sorriso a trentadue denti e con un gesto della testa lo invitò a uscire, per iniziare la loro piccola, ma grande missione.
 
Passò una settimana, e  il fatidico giorno delle elezioni era alle porte. Domenica 7  i ragazzi si diressero verso la loro università.

Entrati nella loro classe affannati, purtroppo, vi trovarono Judas che stava preparandosi per il discorso:
- e voi che ci fate qui ? volete unirvi al mio partito?- disse il seguace dell’angelo nero. 
– preferirei morire!- esclamò Ariel .
– non mi piace avere scocciature mentre sto facendo il mio lavoro…andategli addosso!- ordinò ai suoi seguaci,uomini apparentemente normali che, a poco a poco si trasformarono in arpie nere.
-  ARIEL!!- gridò Joshua preoccupato per l’incolumità dell’amica.
I demoni volanti si stavano dirigendo verso di lei puntandole gli artigli affilati. Scagliatosi verso quegli esseri, per difenderla, Joshua venne  però bloccato dalla mano di Mikael, che lo invitava a guardare Ariel, ricoperta da un aurea cerulea.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Gli ultimi saranno i primi ***


Attorno alla ragazza si stava materializzando una colonna di fuoco. La piccola Ariel aveva gli occhi chiusi . Appena li aprì il fuoco si espanse in tutta la stanza; Joshua e gli angeli rimasero incolumi, ma le arpie nere vennero immediatamente incenerite. Lo sguardo sfolgorante di Ariel, si rivolse a Judas, che lasciò cadere il discorso in terra, digrignando i denti e sudando freddo. Tuttavia:
-non ce la farai mai a farmi fuori, piccola- affermò Judas
-l’Amore spera ogni cosa!-disse, tenendo tra le mani il suo ciondolo a forma di leoncino; guardò fisso il demone che finì a terra come se avesse ricevuto un colpo allo stomaco. Rialzatosi a stento, il demone scappò saltando fuori dalla finestra, bestemmiando.
 
Joshua era sbigottito: “non ci posso credere, da dove l’ha presa quella potenza? Sono anni che mi alleno, ma non ho mai ricevuto questo fuoco, perché lei l’ha ricevuto subito?!”. In lui, configgevano sentimenti contrastanti: invidia , ammirazione, gelosia.
 
-Ariel sei stata bravissima !– esclamò Gabriel
-Grazie. – disse timidamente, poggiando le mani sulle guance accaldate dal fuoco celeste -Mentre combattevo sentivo la voce di Dio che mi diceva: io ho fiducia in te! Io ho creduto, poi ho ricevuto quel fuoco …- Ancora non ci poteva credere, si guardava le braccia e le mani: non aveva rossore dovuto al calore.
- Ariel, i miei complimenti , hai ricevuto lo Spirito Santo, non hai più bisogno del mio aiuto. Ora vi saluto ragazzi devo incontrarmi con Heliu.- disse Joshua tutto d'un fiato, porgendole la mano -  Adesso sai cavartela da sola- continuò, scurendosi  in volto. Voltò le spalle alla ragazza, che avrebbe voluto condividere quella gioia con lui. – ...Joshua – sussurrò lei, mentre lui se ne andava con le mani dentro le tasche.
 
Mikael cercò di capire cosa gli fosse successo: gli corse incontro. Poggiò la mano sulla spalla del ragazzo, che la tolse con uno scatto.  
- non pensavo che lei ricevesse il fuoco dello Spirito Santo prima di me. Sono rimasto pietrificato. Non mi sembra giusto che una novellina debba avere quello per cui io ho faticato per tanto tempo.
- sei impazzito?- rispose incredulo Mikael - Cosa ti passa per la testa? Si vede che non avevi il cuore completamente rivolto a Dio. Da quel che mi dici, miri solo a diventare un grande nel Regno dei Cieli. Bhe sappi una cosa: gli ultimi saranno i primi!
- Se è così voglio fare della mia vita quello che non ho potuto fare fino ad esso; dato che nessuno considera il mio potenziale e che dovrei pensare solo a questa ragazza, che prima era perfino atea.. Uscirò dal Regno! 
-Chi ti da il potere di giudicare il volere di Dio ? chi è come Lui ? –
-sono libero no?-  esclamò Joshua aprendo le braccia, mentre  camminava verso l’uscita guardando al Custode.
-sei libero di fare il male – affermò l’angelo, stringendo i pugni.
Mikael sapeva che la prova più grande per Joshua sarebbe stata proprio quella di abbassare l’orgoglio.
Ariel intanto ascoltava la discussione senza dire una parola, con la testa bassa. Era stata certa, fino ad allora, che quel ragazzo avesse un  cuore puro.
 
Joshua uscì dall’università con lo sguardo basso, guardando la croce che portava al collo, regalo di padre Max, per il suo quindicesimo compleanno. Camminò a lungo osservandola e giocherellandoci. Voleva abbandonarla sulla strada, ma sentiva che gli sarebbe potuta servire.
 
Incontrò Heliu nel luogo previsto: una Cafè di lusso. Appena entrò un cameriere lo squadrò dalla testa ai piedi, poi volgendo lo sguardo alla collana lo invitò ad entrare, porgendogli il braccio per il cappotto. L’arredamento era in stile moderno, con tavoli, sedie e pareti dipinte di bianco e nero. Heliu lo aspettava in un privè, oltre una tenda nera. Era al cellulare, seduto su una poltroncina, con le gambe incrociate, vestito con un gilet grigio, camicia nera, cravattino nero lucido, jeans e scarpe nere lucide.
 
-allora fratello , come stai ? ti vedo scuro in volto è successo qualcosa?- disse l’amico, dopo aver chiuso la chiamata. In realtà, dalla chiamata, sapeva perfettamente cosa fosse successo. Acab, un altro adepto del male, aveva preso le sembianze dell’amico fidato di Joshua: il vero Heliu stava gemendo in catene,nell’oscurità di una cella, nel regno delle tenebre.
- niente- rispose Joshua - è che, non mi sento valorizzato. Tu invece,- continuò sorseggiando caffè - che fine hai fatto? è da un po’ che non ci si vede- 
- beh, devi sapere che ho fatto un affare, sto con Judas adesso..- rispose, con sorriso malizioso.
A sentire  quel nome, Joshua sentì una fitta alla testa. 
-  Devi stare attento, ti consiglio di lasciarlo perdere..- facendo una smorfia di dolore, stringendo i denti -non è una persona di cui fidarsi- concluse, rivolgendogli uno sguardo truce, portando la mano alla tempia.
-Invece sbagli amico, lui mi ha arricchito da quando sono uscito dal Regno. Per questo ho mollato Rafael. Io penso che possiamo battere il loro capo infiltrandoci nel loro team. Lascia perdere quello che dicono, dammi retta! –  lo incoraggiò lo pseudo Heliu, mettendogli la mano sulla spalla.
Joshua rifletteva e più lo faceva, più si rendeva conto che il suo amico aveva ragione.
 
Erano le 7 di sera e Ariel dopo aver fatto tutto il possibile per far acquisire consensi alla Christian for Justice, tornò a casa, con occhi gonfi di pianto e stanchezza. Nel letto, con le cuffie alle orecchie pensò alle parole di Joshua. “novellina? E così, è solo questo che sono per lui? Pensavo di essere sua amica..”. L’angelo le tolse le cuffie dalle orecchie.
-ehi ma che diavolo fai?-
- ..diavolo?- 
-ops..scusa è che..- 
-lo so che stai pensando a lui, ma devi alzarti e reagire!- disse, prendendola per le braccia, mentre lei opponeva resistenza.
-non ho voglia di alzarmi…- disse la ragazza, abbracciando il cuscino .
-invece devi alzarti, perché ho ricevuto un messaggio: è una missione per te e Lucia –
-me e Lucia? Come mai pure lei?- domandò stranita, alzando un sopracciglio  
-devi sapere – iniziò Gabriel, alzandola di forza dal letto –che pure lei tempo fa, prima che tu ti convertissi, aveva già ricevuto il fuoco dello Spirito Santo- 
-wow…non pensavo.- sussurrò ad occhi sbarrati-va bene, ora che so che sarà lei la mia compagna, sono più energica- disse saltando sul letto.
-ne ero sicuro – sorrise l’angelo, facendole segno con la testa di avviarsi, per andare dal loro padre spirituale, che le avrebbe dato le direttive. 
 
Nella chiesa di Filadelfia , Max stava aspettandole per comunicare la brutta notizia.
Lucia ed Ariel  si incontrarono alla fermata poco prima della chiesa. L’edificio aveva sette piani, il colore si confondeva con il cielo limpido del mattino, era celeste. I sette piani contenevano un’ infermeria, una mensa, dei posti letto per i bisognosi.
Al terzo piano, vi era l’ufficio di padre Max, una camera da letto, dato che la guida stava giornate intere accanto ai malati e ai poveri da dormire lì, pronto per ogni evenienza, e la sala di culto adorna solo di una umile croce dietro il pulpito.
Il padre spostò la tendina della finestra, affacciandosi vide arrivare le due che chiacchieravano allegramente, mentre il suo sorriso si spegneva pensando a come dire loro la brutta situazione in cui era capitato il loro compagno.
Le due bussarono alla porta di legno ambrato dell’ufficio. Il padre sussultò,  mentre leggeva le Sacre Scritture. Quando aprì le ragazze notarono il sorriso forzato del padre e quindi la loro spensieratezza scemò. Il padre le invitò a sedersi, mentre a passi lenti andava dietro la scrivania.
- Padre! – esclamò Lucia - cosa è successo ad Heliu?
Gli occhi marroni della guida si spalancarono, facendogli battere il cuore più velocemente di quanto già facesse.
- Ah già, - poi disse, sedendosi – tu hai il dono della profezia…
- Come? – domandò Lucia, rimanendo a bocca aperta. Poi continuò – ecco cos’erano quei sogni l’altra notte…- abbassò lo sguardo, fissando il vuoto.
- Cosa significa ? – domandò Ariel ansiosa, respirando spasmodicamente.
- Raccontami il sogno cara…- disse padre Max, poggiando le mani congiunte sulla fronte, chiudendo gli occhi.
- Vedevo Heliu avvolto nelle spire di un serpente…che gridava perdono..- raccontò con voce rotta dal pianto.
La guida sospirò.
-Non posso più negarlo:Heliu è in catene nel regno delle Tenebre..
Su Lucia cadde il mondo, abbassò lo sguardo singhiozzando, portandosi la mano alla bocca.
-          Non è possibile…- sussurrò Ariel, pensando a Joshua e al suo destino.
 
(ndr. Mikael è famoso nell’antico testamento per aver cacciato Lucifero dicendo proprio “chi è come Dio”.)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Ove non c'è la Sua presenza ***


Lucia non ci voleva credere. I ricordi correvano nella sua mente: quel sorriso, il modo con cui toglieva il ciuffo dall’occhio destro, che lo rendeva così affascinante… Si, era stato un colpo di fulmine.
Lei era timida fino al midollo, non era affatto come Ariel, sicura di sé;  i suoi capelli lunghi mossi, biondi, gli occhi piccoli, verdi con un pizzico di giallo, nascondevano il suo potere nascosto: un potere che risiedeva nel suo nome: Lucia come lux, luce di Dio. Forse era per questo che era stata scelta, pensava tra le lacrime. Tutti questi pensieri vennero rotti da una frase di padre Max:
-          Dovete fare presto- disse alzandosi dal seggio, andando verso la finestra, mettendosi le mani dietro la schiena - le cose si stanno mettendo male anche per Joshua..-
- C- Cosa? N-Non può essere…-balbettò Ariel.
 Fu schiacciata da un enorme peso, fissando il vuoto ad occhi sbarrati non riusciva a credere che il suo angelo si era fatto trascinare nel vortice dell’oscurità. Come avrebbe potuto salvarlo?
-  Non dovete però occuparvi di lui adesso. Heliu ha più bisogno..- disse il padre, mostrando le spalle alle ragazze.
-  Ma perché? Perché?- disse Ariel, alzandosi di scatto dalla sedia.
 La ragazza era ansiosa , tremava , girava per la stanza senza sapere dove fermarsi, torturandosi il labbro interno.
- Ariel calmati! –  esclamò il padre puntando un sguardo autorevole verso la ragazza, che si fermò con gli occhi lucidi -sicuramente aiuteremo anche lui ma ora non è il momento: deve fare esperienza. La vita del cristiano è così: se prima non ubbidisci al mandato e hai un cuore malvagio, se ti ribelli al bene, fai esperienza; se continui ad ostinarti nell’orgoglio arriverai alla sofferenza…-
“Sofferenza?” pensò la giovane ” sporco demone te la farò pagare!!” stingendo i pugni.
-   Andiamo Lucia dobbiamo agire in fretta!- disse poi rivolendo all’amica  uno sguardo truce. Lucia si asciugò in fretta le lacrime, si alzò decisa di voler trovare il suo caro Heliu.
-  Questo è lo spirito giusto!- esclamò il loro padre, facendo un sorriso a trentadue denti, abbracciandole - Gabriel vi accompagnerà al luogo previsto, poi dovrete continuare da sole..-
 
Ariel provava un immenso odio per quei demoni che da secoli torturano il mondo con le loro angherie. Soprattutto odiava il fatto che avessero perverso un cuore puro come quello di Joshua. Il telefono di padre Max squillò mentre le ragazze stavano per uscire dall’ufficio. Gli occhi di Ariel si illuminarono, pensando che forse Joshua sarebbe tornato prima del previsto.

-          Davvero? – Disse padre Max, volgendo un sorriso e uno sguardo sorpreso alle ragazze. Lucia strinse la mano della giovane Ariel scuotendo la testa con il volto scurito. Ariel capì. Non era come pensava.
-          Ragazze abbiamo vinto alle elezioni! Judas non ce l’ha fatta! –
Ariel non reagì alla notizia, stette immobile a fissare il vuoto. Il padre le si avvicinò alzandole il capo, dicendo – Se stai in Cristo, il vuoto non potrà coglierti. Se credi in me, credi in Colui che mi ha mandato. Joshua non ha fatto così, ma Dio non spegnerà il lucignolo fumante. Abbi fede. – esclamò. 
 
Forti di questa vittoria e delle parole di padre Max, le ragazze uscirono con passo veloce verso l’uscita dove le aspettava il custode accovacciato ad accarezzare un cagnolino spelacchiato. Le due osservarono la scena in silenzio. Lui si girò con uno sguardo sorpreso- ah eccovi! – disse sorridendo, tenendo in braccio il cucciolo – pensavo di darlo a padre Max, così da dargli una famiglia.- diceva accarezzandolo, mentre il piccolo gli mordicchiava le dita.
-Lo prendo io! – esclamò Lucia, alzando la mano al cielo – i miei lo possono regalare ai miei cuginetti..hanno una villa con un grande giardino – sorrise entusiasta
- bene! Intanto lo lascerò entrare nell’edificio…sembra che si stia avvicinando un brutto temporale – disse guardando preoccupato le nuvole grigie che occupavano minacciose l’orizzonte.

 
 
 Il cammino era lungo, fischiava un vento che non prometteva niente di nuovo, l’arcangelo le precedeva mostrando loro le spalle: Ariel pensava a Joshua, Lucia ad Heliu. Il silenzio veniva spezzato dai tuoni. Il luogo era deserto, l’erba secca si muoveva violentemente a causa del soffio. In lontananza tuonavano nuvole nere. Il mare grigio agitava le sue onde, infrangendosi sullo scoglio sul quale erano arrivati.
Solo una cosa attirò la loro attenzione: il volo di una colomba bianca che, dopo qualche piroette, si poggiò sulla spalla di Ariel:
-          e tu cosa vuoi qui piccola?- domandò la ragazza alla colombina, mentre le accarezzava il petto candido.
-          Credo che sia un messaggio di Dio: la colomba indica lo Spirito Santo – affermò l’angelo fissando il cielo plumbeo. Lucia gli si avvicinò e volgendo lo sguardo prima al custode,  poi al mare tempestoso disse:  
-          Penso che dovremmo fare un salto per arrivare nel regno delle tenebre.. – sporgendosi per calcolarne l’altezza, si sbilanciò, poi sentendo la mano pesante dell’angelo sul suo braccio, continuò- …fare un salto nelle profondità del mare..o sbaglio? – domandò alzando lo sguardo verso Gabriel.
 L’arcangelo annuì, sporgendosi anch’egli.
-          bene sono pronta,andiamo!- esclamò poi volgendo lo sguardo torvo al cielo minaccioso.
-          aspetta, devo informarvi di alcune cose..- sostenne autorevole la guida.
Ariel intanto stava camminando tra i papaveri mossi dal vento, mossi dal vento come i suoi capelli scuri. Rivolgendo lo sguardo ai due li vide parlare, e cominciò ad avvicinarvisi sfiorando l’erba alta.
-          Una volta sott’acqua – incominciò fissando il vuoto – dovete richiedere il soffio di Dio, solo così potrete respirare, il passaggio si trova a seicentosessantasei metri di profondità …
-          Guarda caso… – intervenne Ariel con sguardo accigliato, stringendo i pugni dentro le tasche della giacca nera.
-          Arrivare dal prigioniero non sarà facile…
-          Lo immaginavo…- proseguì Lucia incominciando a togliersi la giacca beige e gli stivali. Lo stesso fece Ariel.

Così le ragazze si presero per mano, si rivolsero un sorriso e si tuffarono verso l’ignoto. Dopo aver richiesto il soffio, riuscirono a respirare. L’acqua cominciò a farsi torbida a causa delle onde che smuovevano la sabbia sottostante. Si inoltrarono in un una spaccatura del fondale da cui usciva fumo nero. Non c’erano pesci, l’oscurità le avvolse.
Non appena si inoltrarono nella nube, le due vennero risucchiate con forza. Vorticosamente arrivarono in un luogo familiare.
Ariel e Lucia si ritrovarono accasciate a terra. Avevano preso i sensi. Un brivido le attraversò. Così si svegliarono spalancando gli occhi, l’una di fronte all’altra. Si alzarono di scatto, strisciando verso una parete sudicia. Cominciarono a sudare freddo, a tremare di paura. Urlarono ma nessuno poteva sentirle. La paura le fece ad un tratto pietrificare. “ Cosa ci succede “ pensò Ariel guardando le mani tremanti.
-   A…riel –  pronunciò tremante l’amica- i-io so perché stiamo così. – volgendo lo sguardo senza poter vedere il suo viso.
 Ariel si accasciò a terra pronunciando queste parole: - Gesù, ho bisogno di te, lo Spirito è forte, ma la carne è debole!-
Cominciò ad urlare e a sbattere i bugni al suolo.
 
-   Questa è una sensazione indescrivibile..m…ma il f..fatto è che..- Lucia faceva fatica a respirare e a parlare, si strofinava le spalle per accaldarsi, ma non valse a nulla.- Qui non c’è la presenza di Dio!- sentenziò la ragazza. – L’uomo, Ariel, non si accorge che in ogni soffio di vento, in ogni tramonto, nella risata di un bambino, nella stessa quotidianità…c- c’è la p- presenza di Dio, anche per chi non chi non lo sa scorgere.
 
-  Gesù!! – urlò Ariel, stringendosi il capo tra le mani, piangendo stridulamente.
 
Dall’oscurità una piccola luce , che pian piano le inondò di calore, rivelò una figura conosciuta: le ragazze ritrovano le forze, ritrovarono la pace perduta. Ariel spalancò gli occhi: era Lui la sua salvezza, l’Amore,  la Via, la Verità, la Vita.
Si avvicinò alla figura a gattoni. Lucia riuscì ad alzarsi e tendendo la mano tremante verso la luce sentì la vita scorrerle nelle vene.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Meglio essere schiavi del Bene ***


La figura lucente ed evanescente toccò le loro mani, le rialzò, la Vita fermò le gambe e le braccia tremanti, il calore li avvolse, la colonna di Fuoco dello Spirito Santo le ricoprì. Le due avevano gli occhi chiusi, godevano di quella pace e di quella speranza: le lacrime di paura divennero lacrime di gioia, i brividi di freddo divennero brividi di un piacere celestiale.
 
Quando aprirono gli occhi la figura luminescente, come un fulmine ascese al cielo, facendo tremare i luogo, aprendo loro la porta che consentiva di entrare nell’altro girone, dicendo : - Non temete, siate forti e coraggiose!
 
Come due guerriere, incedono verso la porta, scendono velocemente le scale tenendosi dalla parete sudicia. Era una scala a chioccia, scivolosa: quali riti immondi compievano gli adepti per rendere infernale il loro luogo?
Le due camminavano l’una di fronte all’altra, stringendo i pugni, osservando il luogo con sguardo truce, ascoltando i gemiti delle ombre inchiodate alle pareti.
Come due candele nel buio della notte, illuminavano l’orrore. Il rumore del sangue che colava costantemente non le impauriva, ma anzi le incoraggiava a combattere. Lucia si fermò di scatto, facendo indietreggiare Ariel che si guardò intorno, volgendo gli occhi a destra e a sinistra prima di focalizzare due ombre statuarie di fronte a loro.
Le figure man mano che si avvicinavano alla loro luce assunsero contorni definiti. Vestiti di una tuta attillata di pelle lucida, con una cintura di cuoio nera ai fianchi, con un mantello nero di cui faceva parte un cappuccio che copriva il loro sguardo.
 
Le ragazze non mossero un muscolo, rimasero ferme, fissando il vuoto, mentre i due adepti giravano attorno come leoni ruggenti, osservandole dalla testa ai piedi. Poi si fermarono dietro di loro.
 
-          Chi abbiamo qui Baal ? – domandò il primo, dietro Lucia, togliendosi il cappuccio.
-          Sembrano due figlie di ..di – balbettava il secondo dietro Ariel, schioccando le dita per farsi venire in mente il nome dell’ Innominabile. 
-          Di Gesù Cristo? – domandò Lucia con voce austera.
-          Non dire più quel nome! – urlò il secondo.
 
Con la rabbia che le scorreva in corpo, tese i muscoli delle braccia, ma il tocco di Baal le fece venire la pelle d’oca. – non toccarmi sporco demone! – ordinò ritirando il braccio dalla sua mano.
-          Sei troppo tesa per i miei gusti biondina…Balam – disse rivolgendosi al collega – pensi che sia buona per un sacrificio?
-          Mmm…- Balam si accarezzava il mento, mentre indagava ogni centimetro di Lucia – penso proprio di si …ma prima dovremmo fare il rito – disse con un ghigno sinistro. Intanto Ariel stringeva i pugni e digrignava i denti.
-          Calmati cara, anche tu avrai le tue attenzioni… – disse Balam, avvicinandosi ad Ariel. Spostò i capelli scuri dal collo della ragazza e le sussurrò – non chiami il tuo signore?..
-          L’ultima parola sarà di Gesù Cristo..lo sapete benissimo – sorrise Ariel.
Il demone avvolse il collo della ragazza con il braccio, e stringendola le disse:
-          Provaci adesso! – le bisbigliò all’orecchio.
La ragazza infilzò le unghie nel braccio dell’adepto per liberarsi, ma invano. Sentiva che l’ossigeno rimasto ne polmoni stava scemando. Le lacrime rigavano silenziose il viso di Lucia.
- ti ordino – cominciò l’amica- di lasciarla andare..- con voce roca. Baal andò davanti al viso della ragazza e alzando un sopracciglio domandò:
- Tu cosa?
Gli occhi rossi del demone la sovrastavano, abbassò il volto chiudendo gli occhi, deglutì e scandendo le parole, esclamò:
-Ti lego nel nome di Gesù Cristo.
Il demone si sentì stretto in una morsa, la cassa toracica si stringeva ai polmoni, gli occhi gli si sbarrarono dal terrore. Un bruciore attraversava il suo corpo, cadde al suolo diritto come un chiodo.
Balam portò gli occhi al collega steso a terra, guardò Lucia a bocca aperta. Lasciò andare Ariel, che cadde in ginocchio. Accarezzandosi il collo arrossato, inspirava e espirava profondamente.
-          Non finirà qui! – esclamò l’adepto prima di mostrare il mantello e sparire nell’oscurità.
-          Tutto apposto? – domandò Lucia avvicinandosi all’amica con gli occhi lucidi.
-          Non ti avevo mai vista così – sorrise Ariel – sei stata grande – concluse drizzando la schiena, alzandosi, aiutata dall’amica.
-          Non è merito mio, tu mi conosci..- disse Lucia, portando un ciuffo dorato dietro l’orecchio
         - sono timida e insicura, solo il miracolo dello Spirito Santo poteva fare una cosa del genere.-
 
Ariel la abbracciò. Quell’abbraccio infuse coraggio ad entrambe, le quali si voltarono verso il passaggio buio di fronte a loro e continuarono mano per la mano, come avevano iniziato.
 
Heliu era in una cella, a petto nudo, segnato dalle percosse e dalle torture degli adepti. Le catene erano attaccate al tetto basso e stringevano i polsi gonfi del ragazzo che, in ginocchio, dondolava la testa con lo sguardo perso nel vuoto, assente, ripetendo – cosa ho fatto?...cosa ho fatto? …ero …ero un principe…ora sono uno schiavo…uno schiavo.-
I crampi alle spalle e alle braccia erano diventati una routine, tanto che il ragazzo pensava di non aver  più il dolore. Il collo era nella stessa posizione da giorni.
 
Quella notte, però, era diversa dalle altre. Pensò “ forse…forse è meglio essere schiavi del Bene…servo del Bene”
Pianse in silenzio.
Una luce gli si avvicinò.
Heliu socchiuse gli occhi: era una luce troppo forte. Una figura di donna evanescente dai lunghi capelli dorati con una veste bianca, sfiorava il suolo, fino ad arrivare a lui.
- Sei un angelo? Venuto a salvarmi?- disse tossendo un paio di volte.
Intanto la luce si avvicinava sempre più, tanto che il ragazzo poté intravedere il volto di Lucia, che con una lacrima sulla guancia, passava attraverso le sbarre.
 
Heliu era rapito dalla sua bellezza. Il cuore ricominciò a scaldarsi, quando la ragazza lo abbracciò singhiozzando, i suoi occhi si riempirono di lacrime e strofinò la testa sulle sue spalle.
Lucia lo guardò con occhi amorevoli, sorridendo. Lui era senza parole, la bocca gli si socchiuse cercando di emettere qualche suono, ma inutilmente.
 
 Ma quando la ragazza,dopo aver accarezzato il volto dello schiavo, stava per dargli un bacio e lui aveva chiuso gli occhi, una forza scaraventò Lucia contro il muro, facendole sbattere la testa contro un masso.
Heliu, con gli occhi sbarrati vedendo la scena, sentì che il cuore mancò qualche battito.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Vangelo di Giovanni 3,16 ***


Heliu la guardava con le lacrime agli occhi, con labbra tremolanti, singhiozzando , muovendo le catene per liberarsene, per poterla aiutare.
Lei era immobile al suolo, mostrava i capelli dorati con una chiazza di  color rosso scuro. Il ragazzo vide Ariel con lo sguardo perso nel vuoto – ehi! – le gridò con le lacrime, che gli rigavano le guance, ma lei era come assente.
Tirò quelle catene fino a far sanguinare i polsi: era forte il dolore, ma più lancinante fu il suono del suo cuore che si spezzava.
Sibilò – aiutami Ariel – ma valse a nulla. Il cuore gli batteva sulla cassa toracica a tal punto da vederla tremare. Come un fantasma, apparve all’improvviso Judas. Lo guardò con occhi spalancati dalla paura e scosse la testa lentamente. L’adepto fece un ghigno sinistro, mentre si avvicinava alla ragazza.
Heliu gridava, il respiro gli si fece affannoso, sapeva che non l’avrebbe più rivista o peggio, l’avrebbe vista morire.
Tutte le notti vedeva passare donne in catene, che conoscevano il loro prossimo futuro.
 
Una notte parlò con una ragazza: gli disse di essere una cantante famosa, di aver venduto molti album dopo essersi unita al team di Judas.
Gli raccontò che inizialmente si trattava di mettere qualche simbolo del loro partito, qualche frase nelle canzoni inneggianti un certo Angelo Caduto, ma la situazione precipitò quando gli chiesero di inserire dei messaggi subliminali riguardanti il loro nuovo ordine.
Lei si rifiutò quando sentì, per caso, che durante una conversazione di Judas col produttore, lei sarebbe dovuta diventare una sacerdotessa di quell’angelo, per entrare a far parte, completamente, anima, corpo e spirito di quella setta.
Quando poi la minacciarono di morte accettò pensando che non sarebbe stato così terribile come temeva.
Dovette fare un rito: bere del sangue umano, “unirsi” con diversi adepti, mangiare carni sacrificate a degli idoli pagani.
 
Da quella sera non la vide più. Vedeva passare anche bambini, molti dei quali aveva visto al telegiornale perché erano scomparsi o rapiti.
 
Tutti questi ricordi lo inondarono di terrore al pensiero di cosa avrebbero potuto farle. Judas prese per il collo Lucia inerme. Strinse, strinse troppo forte quel collo fragile. Ad Heliu no rimase che urlare il nome di Lucia che risuonò per tutta la cella.
 
 
Lucia camminava di fronte ad Ariel a passi decisi, tutt’ad un tratto la voce rotta di Heliu, il suo grido disperato arrivò all’anima delle ragazze. Le due amiche si guardarono spalancando gli occhi. Lucia portò la mano destra sul cuore che batteva all’impazzata. – E’ lui – sussurrò ad Ariel, che volgendo lo sguardo verso il punto da cui sentì l’urlo, iniziò a correre. Lucia la seguì senza esitare.
 
L’acido lattico già faceva il suo corso, le gambe di Ariel volevano fermarsi ma la sua volontà fu più forte. Pensava che il tragitto, per arrivare al giovane, fosse meno lungo. Evidentemente il dolore che stava provando il ragazzo era tale da far arrivare quel grido al cuore dell’amata, superando le barriere spirituali.
Entrarono in una grotta buia, la luce del fuoco che le avvolgeva scintillava nelle catene dello schiavo. Lo videro in ginocchio, mentre dondolava la testa e i capelli gli coprivano il volto. Lucia scoppiò in un pianto liberatorio. Si inginocchiò davanti a lui, gli alzò il viso con l’indice, singhiozzando.
Ariel in disparte, portò la mano alla bocca, mentre una goccia scese lenta sul suo viso, pensando che probabilmente Joshua avrebbe potuto fare la sua stessa fine.
Il ragazzo era pieno di ferite, il sangue si era indurito sulla sua pelle. Alcune piaghe erano ancora aperte. Lucia attraversò col dito ogni suo taglio sul viso.
-          cosa ti hanno fatto? – bisbigliò la ragazza, accarezzandogli il viso, asciugandogli una lacrima che cadde involontariamente.
Il ragazzo mise a fuoco, battendo le palpebre un paio di volte, spalancò gli occhi incredulo, poi la fissò con sguardo accigliato e disse:
-Non mi inganni…- abbassò di nuovo lo sguardo, sospirando – questo è di nuovo un incubo, si, solo un incubo, come quello di stamattina, di ieri sera e degli ultime settimane.
- Sono io Heliu! – esclamò, la ragazza prendendo il volto del ragazzo e poggiandolo alla sua spalla, stringendolo a sé.
Il ragazzo sentì il suo calore, era i calore di un abbraccio umano. Sentì il suo profumo, di sandalo e vaniglia. Il cuore gli scoppiò in gola, il suo angelo era davvero arrivato a salvarlo?
-          ci sono qui io adesso..- gli sussurrò Lucia, accarezzandogli la schiena nuda.
-          ti faranno del male, devi andare via di qui stupida! – esclamò Heliu con tono severo.
-          Sono venuta qui per salvarti..- lo guardò fisso negli occhi marroni, con il volto corrucciato. Poi continuò- vuoi restare qui? Bene…avrai sulla coscienza il mio cuore- si fermò per un sospiro- frantumato dal dolore di saperti qui.  
Il ragazzo abbassò il capo, poi alzatolo gli chiese :
-come farò ad uscire?
- come farebbe un figlio di Dio: applicando alla fede le opere. Ti faccio vedere.
 
La ragazza si alzò, congiunse le mani, pronunciò una piccola preghiera, il fuoco si fece più impetuoso, la luce si propagò per tutta la caverna.
Una fiamma raggiunse Heliu, che spaventato da quella potenza, chiuse gli occhi, ma il calore era dolce e per niente fastidioso. Quando Lucia aprì gli occhi le catene del ragazzo erano incandescenti.
Prese un sasso, le spezzò. Tese le mani al ragazzo dagli occhi spalancati per la sorpresa. Heliu si toccò i polsi, le guardò il sorriso e le guance rosee e gli occhi lucidi. Pensò di poter rialzarsi da solo, ma non appena si mise in piedi, la testa cominciò a diventargli pesante, vedeva doppio, sentì che le poche forze in corpo lo stavano abbandonando. Così si lasciò andare, cadendo tra le braccia di Lucia.
 
Heliu aprì lentamente gli occhi, si guardò intorno: accanto a sé appoggiato al muro, un ragazzo dai capelli color biondo platino, lunghi fino al petto, con le braccia conserte, con una felpa verde, con dei jeans un po’ strappati e delle converse bianche. Lo guardava fisso, con la testa appoggiata al muro. Heliu tentò di mettersi seduto sul letto, ma i polsi cominciarono a fargli male.
Il ragazzo si avvicinò con un sorriso compiaciuto.
-          vedi – iniziò a dire sottovoce – non è bello scappare dal Regno di Dio, pensavi  davvero di trovarti bene lontano dalla presenza dell’ Amore?
-          Ma tu chi sei?- Il ragazzo ricordava solo di aver parlato fuori dal comune con un certo Acab. Dopo ciò, il nulla.
Il tipo gli fece cenno col dito di fare silenzio, indicando la ragazza che gli stava dormendo accanto, su una sedia a dondolo, con una Bibbia aperta nel vangelo di Giovanni. Il ragazzo fece il giro del letto, prese la Bibbia, togliendo delicatamente la mano della ragazza. Poi la diede ad Heliu additando il capitolo 3 versetto 16:

Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

Heliu ebbe un flash, tutto gli ritornò in mente. Questo era il passo che gli fece leggere per la prima volta Padre Max. – Rafael, ora ricordo.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Addio Ariel ***


Lucia dormiva, accanto al suo letto. Nel suo volto un lieve sorriso, faceva trasparire tranquillità e pace. Heliu, appoggiato al cuscino del letto dalle lenzuola candide, nella camera bianca, asettica, la osservava.
Il petto si espandeva e si rilassava lentamente, i capelli dorati scivolavano sulle spalle fino ad arrivare all’avambraccio. Un raggio di sole li illuminava, facendoli scintillare.
 
Il ragazzo fece un lungo sospiro, poi disse, rivolgendole occhi lucidi:
-          Mi hai sognato? Io ti ho sognata tutta la notte. Ho sognato i tuoi occhi, le tue labbra.
-          Tsk, umani…- intervenne Rafael
-          Cosa c’è?- si voltò di scatto Heliu.
-          Niente, dico solo che vi complicate la vita. Tutto qui.-
-          Si, perché un angelo asessuato mi può insegnare qualcosa su come amare una donna e sul farsi amare.
-          Sarò pure asessuato, ma il volto di Dio c’è l’ho sempre davanti. Lui ha insegnato a tutti cos’è il vero amore.
Il ragazzo aprì le labbra per aggiungere qualcosa, poi zittì, rivolgendo lo sguardo verso Lucia.
-          perché non le dici quello che provi?
-          Se fosse semplice, l’avrei fatto. – il ragazzo fissava Lucia,mentre la porta sbatté all’improvviso.
Ariel era entrata con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Si sedette ai piedi del letto, e, non curante del fatto che l’amica, a causa sua si era svegliata di botto, cominciò a dire:
-          Come ti senti, i polsi ti fanno ancora male? Finalmente ti sei svegliato, mi hai fatto prendere un colpo! – esclamò portando la mano sul petto.
-          Si sto bene, grazie, ma starei meglio se…- Heliu vide Rafael e Lucia abbassare lo sguardo scurito – avessi qui anche Joshua.
Il sorriso di Ariel si spense, deglutì volgendo lo sguardo alla finestra, da cui usciva un ramo di luce.
- Acab…- sussurrò – ti ucciderò con queste mani – guardandosi i palmi, mentre diventavano sbiaditi a causa delle lacrime.
Gabriel gli poggiò una mano sulla spalla. La ragazza si girò guardando il pavimento, con sguardo torvo.
-          Ariel, Joshua è da padre Max e stanno discutendo animatamente non..- Ariel non continuò ad ascoltare. Corse fuori dall’infermeria.
Percorse il corridoio correndo: un corridoio lunghissimo che le fece pensare a tutto quel era successo. L’incontro con quel ragazzo misterioso di nome Joshua, il cane nero nella pineta, il salvataggio dall’auto in corsa, Gabriel, Mikael,Judas, Rafael, Dio, l’angelo caduto. Tutti i flashback correvano con lei. La ragazza respirava spasmodicamente quando girando l’angolo vide Joshua uscire dall’ufficio del padre sbattendo la porta. Lei si bloccò mentre il cuore batteva all’impazzata: per la corsa o per aver visto lui?
Lo guardò ad occhi spalancati. Lui ricambiò lo sguardo con occhi scuriti dalla rabbia.
Era troppo cambiato. La giacca di pelle nera, la t-shirt grigia, i jeans neri, il ciuffo rigido davanti ad un occhio, non gli appartenevano. Abbassò lo sguardo e fece per andarsene, ma lei gli corse dietro e gli bloccò il braccio.

- chi sei tu?- gli domandò con voce roca la ragazza.
Il ragazzo rise.
-          di nuovo questa domanda?- gli disse, senza girarsi.
-          Ma questa volta la risposta è diversa, vero?
-          Probabilmente…- rispose facendo spallucce. Poi continuò – questo non è più il mio posto, capisci?
-          No, non posso capire.- singhiozzò - E guardami quando ti parlo! – esclamò lei prendendolo dalla manica e facendo in modo che si girasse a guardarla negli occhi.
-.. e non capirò mai perché tu l’abbia fatto;  ti sei abbassato al loro volere!- continuò mentre il ragazzo teneva basso il capo.
-          verrei abbassato al volere di Qualcun altro comunque! – affermò Joshua, stringendo i pugni.
-          Si vede che fai già parte della loro cerchia: non riesci più a dire il Suo nome. – Ariel spostò il ciuffo dall’occhio di Joshua il quale spostò il viso di scatto.
 
-Come mai sei così arrabbiato?- cercò il suo sguardo sfuggente. Poi continuò imperterrita, e con voce roca- Nonostante tutto…ho bisogno che tu ti confida con me.
 
Il ragazzo rilassò il viso, si tolse il ciuffo dall’occhio, si appoggiò al muro con le mani dentro le tasche. Inspirò e  sbuffò.
-   Quando ero nel mondo avevo un amico a cui volevo molto bene.- cominciò a dire guardando l’uscita. Ariel seguì il suo sguardo, la porta era socchiusa.
-Tuttavia un bel giorno decise di fare una rapina insieme ad altri criminali…- Joshua sorrise di sbieco, grattandosi la mascella, continuando a fissare la porta socchiusa.  
-non sapendo che il luogo prefissato era già stato adocchiato da un’altra banda… il 6 giugno del 2006 entrarono nella banca nazionale, dove purtroppo per lui c’era già il capo dell’altra banda che aveva fatto degli ostaggi. – il suo cuore di pietra cominciò a sciogliersi e con voce rotta continuò, con lo sguardo perso nel vuoto. Ariel strinse le braccia al petto, commossa.
- Quest’ uomo,forse dalla paura, premette il grilletto contro di lui. Lo colpì dritto al cuore…-
Il vento soffiò e fece spalancare il portone d’ingresso, e il rumore fece sussultare la ragazza, che lentamente si avvicinava a lui. Joshua guardò il cielo cupo di Dicembre, mordendosi il labbro.
-….morì qualche istante dopo..- concluse, asciugandosi una lacrima con la manica della maglietta. La ragazza non resistette, si buttò al collo del ragazzo, il quale le strinse i fianchi a sé.
        –  ma ..- continuò lui -adesso io dovrei proteggerlo?..dopo quello che ha fatto? Non lo farò mai!- esclamò, baciando la testa della ragazza.
Per provare il suo cuore, padre Max era riuscito a scovarlo e a convincerlo a lavorare per lui in un’ultima missione, la situazione degenerò come previde.
-… "la forza del cristiano è il perdono" mi ha detto..nemmeno se  fosse Dio in persona perdonerei un simile individuo!
A questa affermazione Ariel,spaventata, si staccò dall’abbraccio, guardandolo ad occhi sbarrati. Fu la goccia che fece traboccare il vaso: Joshua era stato posseduto dalle tenebre.
 
 
-Padre Max ha ragione!- affermò lei, deglutendo.- evidentemente ti sei dimenticato che lui ci parla al posto di Dio. – Ariel lo fissò con sguardo accigliato. Lui si staccò dal muro e fece un passo verso l’uscita. Il cuore della ragazza batteva all’impazzata, sentì la bocca asciutta, il terrore di non potergli dire tutto l’assalì. Poi continuò:
- quell’’uomo deve essersi pentito per il male che ha fatto, deve essersi convertito.. –inspirò ed’un fiato disse - come te del resto. Il ragazzo si alzò il colletto della giacca, la guardò dall’alto della spalla e rispose:
- Io non ho mai ucciso nessuno.
- Si invece!- ribatté Ariel. Le mani tremavano, le lacrime sgorgavano come un fiume – mi stai uccidendo se continui così..- singhiozzava -…e non riesci a capirlo, non puoi capirlo, perché ormai sei accecato dal Re della menzogna!- esclamò con voce rotta dal pianto.
 
Il ragazzo ebbe un colpo al cuore e spalancò gli occhi dalla sorpresa. Tuttavia si voltò verso l’uscita della chiesa senza dire una parola, iniziando a camminare.
- Vai …- gridò Ariel -vai ucciditi con le tue mani! Farai la stessa fine di Heliu!...
La ragazza non riusciva a smettere di singhiozzare, tanto che si sentì mancare per un momento. La testa le scoppiava  e non poteva far nulla per fermarlo.

Joshua intanto continuò il cammino, continuando a sentire il rumore delle lacrime dell’amica.  Si voltò solo dopo aver chiuso la porta dietro di sé sussurrando - addio Ariel.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1066226