Like a diary di DiNozzo323 (/viewuser.php?uid=64620)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap I ***
Capitolo 2: *** Cap II ***
Capitolo 3: *** Cap III ***
Capitolo 4: *** Cap IV ***
Capitolo 5: *** Cap V ***
Capitolo 6: *** Cap VI ***
Capitolo 7: *** Cap VII ***
Capitolo 1 *** Cap I ***
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A Diary
Premessa:
ho
cominciato questa storia quasi 2 anni fa, lasciandola poi incompiuta
per mesi. Adesso ho deciso di finirla e di pubblicarla, come faccio
solitamente con le fic che completo.
A
causa di mancanza di tempo, dovendo sostenere molti esami, ho deciso
che la pubblicherò tutta oggi, dividendola in capitoli che
facilitino la lettura.
Il
primo capitolo è un po' introduttivo e forse il
più noioso, ma
d'altronde dovevo cominciare in qualche modo.
Da
quando ho iniziato a scrivere questa storia la mia amicizia con la
mia migliore amica è finita, ma mi sembrava stupido e una
faticaccia
immensa modificarla completamente per questa sola ragione.
Soprattutto considerando il fatto che era quasi finita. Ho deciso
solo di cambiarle nome, in modo da non dare troppo fastidio
utilizzando il suo vero.
Questo
è tutto. Un saluto e buona lettura =)
P.S.
Ovviamente questo è uno scritto di pura fantasia. Tutto
ciò che ho
scritto circa gli attori che fanno parte di questa storia è
falso.
Inventato tutto di sana pianta. Spero di non offendere nessuno.
Questa è un'opera di puro diletto. Anzi, non sono nemmeno
realmente
stata a Los Angeles, quindi anche quello che ho scritto sulla
città
è immaginato. Spero di poterci andare realmente un giorno.
Un bacio
=)
La
notte in cui intrapresi il viaggio che avrebbe cambiato la mia vita,
e non solo, non chiusi occhio ma la trascorsi svegliandomi ogni ora
per colpa dell’adrenalina che mi scorreva in corpo. D'un
tratto
sentii il rumore di qualcosa che cadeva a terra. Aprii gli occhi e
lessi sulla sveglia che erano le 5.07, tirai un sospiro di sollievo:
potevo alzarmi, finalmente! Scesi dal letto, notai che il rumore era
stato causato da un libro che avevo lasciato in bilico fra i tanti
sulla scrivania, lo raccolsi, indossai la vestaglia e andai a farmi
una bella doccia rilassante. Restai per parecchi minuti sotto
l’acqua, solo a godermi il lento scivolare delle gocce sulla
mia
pelle, poi mi lavai bene i capelli, usai il nuovo shampoo che avevo
comprato all’odore di fragola di bosco che aveva il tappo
così
duro che quando riuscii ad aprirlo lo ruppi. Cercai per tutto il
bagno il phon salvo trovarolo poi in camera di mio fratello, sepolto
dai vestiti del giorno prima. Lo lasciava sempre dove capitava.
Inutile dire che appena accesi il phon per asciugare i miei
lunghissimi capelli, svegliai mezza casa.
-Claudia!
Perché diavolo hai acceso quello stupido oggetto! Sono le 6
del
mattino! L’aereo non parte prima delle 10!-
-
Ti adoro anch’io fratellino caro, ma quella che deve partire
sono
IO, non sei tu quello che rischia di perdere l’aereo. E poi
chi è
che dice che io non l’abbia acceso a posta il phon?!-
Dopo
questo scambio di battute tornai, spazzola in mano, a prendermi cura
dei miei capelli ma, ora che ci penso, non mi sono nemmeno
presentata. Salve, mi chiamo Claudia, ho appena compiuto 20 anni,
vivo a Napoli, e sto per raccontarvi ciò che mi è
capitato durante
il mio primo viaggio da sola, in America, in compagnia della mia
migliore amica Titti!
Subito
dopo essermi vestita e aver fatto colazione, corsi a mettere le
ultime cose in valigia, se così la si poteva definire. Avrei
potuto
cambiarmi per un mese e non indossare mai gli stessi abiti, tanta la
roba che avevo portato! Proprio mentre la stavo chiudendo, mentre
finivo di urlare ai miei che si dovevano sbrigare che si era fatto
tardi, squillò il telefono e corsi a rispondere.
-Ehi,
Clà. Come va? Tutto a posto? Sei pronta? Io ho appena finito
di
mettere a posto.-
-Ehi,
Tì. Qui tutto bene, mi hai battuta per un pelo, stavo giusto
chiudendo la valigia e mi stavo preparando ad affrontare il mio
solito attacco di
oddio-sono-certa-di-aver-dimenticato-qualcosa-a-casa-! Tu?
-Io
sto a posto. Mi ero preparata una lista di cose da portare,
così
sono sicura di non dimenticare nulla.-
-Ah,
si? E quanto è lunga?- Feci con un tono da “tanto
conosco già la
risposta”
-Non
troppo… Solo 3 pagine a quadretti. Però ho
scritto in colonna!-
-Si,
e scommetto anche fronte-retro. Almeno hai visto se pesa meno di
25kg?-
-Ovvio
che ho controllato: 21. Poi ho nella valigia anche un borsone da
portare a mano al ritorno pieno di belle cose.-
-Idem.
Però ci pensi che palle 9 ore di aereo?-
-Eh
già, meno male che… Maledizione, Clà!
Sono le 7 e siamo ancora a
casa!-
-Oh
Gesù! E’ tardissimo! Ci vediamo lì.
Baci. Ciao a dopo.- E
attaccai senza nemmeno aspettare risposta. Poi corsi urlando per
tutta la casa che era tardissimo e in appena 5 minuti eravamo
già in
macchina diretti all’aeroporto. Con un balzo scesi dalla
macchina
mentre mio padre ancora stava parcheggiando e presi subito la valigia
senza l’aiuto di nessuno: è incredibile quali
azioni
“straordinarie” riesca a farti compiere il
desiderio di partire!
Il tempo di aspettare che i miei mi raggiungessero e vidi Titti che
correva come una pazza verso di me. Quando si avvicinò
abbastanza
lasciò la valigia, mi abbracciò e insieme
iniziammo a saltare e
urlare dalla felicità “Andiamo a Los Angeles!
Andiamo a Los
Angeles!”, facendo girare tanta gente che ci guardava
incuriosite
(e secondo me speranzose che non capitassimo nello stesso aereo).
Ci
recammo subito al check-in, dove dopo pochi minuti di attesa,
prendemmo due posti vicini, di cui uno vicino al finestrino.
Salutammo i nostri genitori che continuavano a chiederci se eravamo
sicure di voler andare e a farci tremila raccomandazioni:
“Non
andate in macchina con degli sconosciuti”, “Non
fate tardi la
sera”, “Se andate a ballare non lasciate il
bicchiere che possono
metterci qualcosa dentro. Anzi, non uscite proprio la sera che
è
meglio.” E tante altre che conoscevamo già. Ci
accompagnarono fino
al metal detector e aspettarono che facessimo la fila. Proprio non
volevano lasciarci andare! Ovviamente nonostante mi fossi tolta tutte
le cose metalliche da dosso mi suonò il metal detector, e
così mi
perquisirono. Alla fine fu tutta colpa di quegli stupidi bottoni dei
miei adorati jeans! Passate dall’altra parte li salutammo e,
avendo
ancora più di mezz’ora di tempo libero, ci recammo
al bar a
prendere un caffè e un giornale enigmistico che ci tenesse
occupate
per almeno un po’ del lungo tragitto che ci aspettava. Il
tempo
passò in fretta e dopo quelli che ci sembrarono pochi minuti
eravamo
già sull’aereo a cercare il nostro bel posticino.
-Dai
Titti, voglio stare io vicino al finestrino! TI PREGO!-
-No,
Claudia. Tu hai preso l’aereo tantissime volte, io quasi mai.
Fammi
stare a me!-
-Eh
va bene! Che rompi che sei! Però mi devi firmare un
documento che
attesti che all’andata sei stata tu e quindi al ritorno ci
starò
io.-
-Cosa?
Claudia, ma sei impazzita! Cosa credi, che menta?-
-No,
però sono abituata con mio fratello, quindi firma e ricorda:
fidarsi
è bene e non fidarsi è meglio.- E le feci una
linguaccia. Quello
era il nostro modo di scherzare, anche se la lingua mi rimase in gola
quando vidi chi si stava sedendo vicino a me: un ragazzo a prima
vista americano davvero bello, il mio tipo ideale. Biondo, alto,
occhi verdi. Ci mettemmo a chiacchierare e scoprimmo che era venuto
in vacanza a Napoli per l’estate e ora che era settembre
tornava a
casa per riprendere il college. Frequentava il terzo anno.
Chiacchierammo per moltissimo tempo mentre ringraziavo mentalmente
Titti che mi aveva costretta a truccarmi per il viaggio in aereo,
così non potei sfigurare. A metà del volo misero
un bel film che
conoscevo fin troppo bene: Il Padrino, il mio film preferito, in
inglese con i sottotitoli in italiano. Lo seguii attentamente per
circa mezz’ora, poi il sonno-da-mezzi-di-locomozione prese il
sopravvento e mi addormentai. Mi svegliò Michael, il ragazzo
americano, quando era già finito il film. Quando mi accorsi
che
tenevo la testa sulla sua spalla feci un salto all’indietro e
diedi
una gomitata alla povera Titti che si tenne il braccio con la faccia
offesa, mentre Michael rideva sommessamente. A guardarlo ridere ci
contagiò e scoppiammo anche noi in una lunga risata
liberatoria. Ci
fermammo quando una voce ci disse che in mezz’ora saremmo
arrivati
a destinazione.
Erano
già passate 9 ore! Guardai fuori dal finestrino aspettandomi
di
vedere il sole che calava quando invece notai che il sole era alto
nel cielo, probabilmente non era nemmeno mezzogiorno. Guardai
stranita Titti prima di rendermi conto che questo strano fenomeno era
dovuto semplicemente al fuso orario. In pratica saremmo atterrate a
Los Angeles più o meno alla stessa ora di quando eravamo
partite da
Napoli!
L’ultima
mezz’ora sembrava non finire mai. Iniziai a dare i primi
segni di
nervosismo quando notai che erano passati solo 5 minuti
dall’avviso,
anche se a me sembravano 20. Mi mangiai un pacchetto di Ringo e al
diavolo la dieta di mantenimento e bevvi il mio solito tè
freddo
alla pesca. Poi noi e Michael ci scambiammo i contatti e decidemmo
che ci saremmo rivisti due giorni dopo al Vogue, una delle discoteche
più in della città.
Dopo
mezz’ora di attesa nell’area del ritiro bagagli e
aver fatto
storie con una vecchietta che era sicura che la mia valigia fosse in
realtà la sua, uscimmo dall’aeroporto e prendemmo
uno splendido
taxi giallo che ci portò subito in albergo. Mentre
arrivavamo
scoprimmo che il tassista era di discendenze italiane e che per le
vacanze veniva a trovare i genitori a Firenze. Certo che è
proprio
buffa la vita. Finalmente arrivammo in albergo, lo salutammo e ci
recammo nella nostra stanza. Era enorme, con un letto matrimoniale.
Passai due ore lunghissime a svuotare la valigia e mettere tutto nei
capientissimi armadi di cui era fornita la stanza. Con piacere mi
ricordai che quella stanza era dotata di bidet; avevamo scelto a
posta quell’albergo, ma d’altronde non avrei mai
resistito 3
settimane senza, maniaca del pulito come sono.
Subito
dopo aver svuotato le valigie andammo a mangiare un panino e a
comprare un paio di cartine della città. Per quel giorno
avremmo
fatto semplicemente un giro, ma dovevamo ancora organizzare il
viaggio vero e proprio, quindi verso le quattro ce ne tornammo in
albergo con due splendidi frappuccini di Starbucks e due
caffè
macchiati grandi. Quando iniziai a bere il mio non resistetti alla
tentazione e mi feci fare una foto col bicchiere, visto che mi
ricordava troppo NCIS, il mio telefilm preferito.
-Dunque
Clo, cosa vogliamo visitare domani?- mi disse Titti dopo che ci
eravamo buttate sul letto circondate da cartine, guide della
città,
fogli, penne, pc portatile con connessione e quant’altro.
-Non
saprei… Io vorrei andare a vedere il prima possibile la Wall
of
Fame e il Kodak Theatre, poi dobbiamo anche vedere che fare domani
sera. A me piacerebbe tanto andare a vedere un film in americano.-
-Allora,
abbiamo tre settimane, 19 giorni per la precisione se escludiamo oggi
e il giorno in cui dobbiamo partire. Cosa
vogliamo visitare?-
-Hollywood,
Walk of Fame, Kodak Theatre, Universal Studios, Beverly
Hills…-
-California
Science Center, Venice, Disneyland, Getty Center e Paul Getty Museum,
L.A. Country Museum of Art…
-Museum
of American West, Norton Simon Museum, Rodeo Drive, Griffith
Observatory…-
-Griffith
Observatory e Griffith Park, Page Museum at La Brea Tar Pits,
Petersen Automotive Museum, Angels Flight Railway…-
-Bel
Air, Malibu, Paramount, Greystone Mansion & Park, Sunset
Boulevard, Santa Monica…-
-Perfetto,
adesso cerchiamo di dividere tutti questi posti in maniera
intelligente e scegliamo l’ordine in cui visitare questi bei
posti.-
Passammo
tutto il pomeriggio a organizzare la nostra vacanza tanto che appena
tramontò il sole ci buttammo nel letto: d’altronde
eravamo sveglie
da quasi 24 ore! La mattina dopo ci svegliammo che sembravamo due
zombie, ma dopo esserci vestite e truccate eravamo due ragazze
completamente diverse da quelle che si erano svegliate. Scendemmo e
dopo aver fatto una velocissima colazione da Starbucks -
finché
c’era, era meglio goderselo, questo era il nostro motto - e
macchina fotografica in mano ci recammo subito al California Science
Center che ci tenne impegnate per tutta la mattinata e poi andammo al
Kodak Theatre dove ci facemmo tantissime foto e a Beverly Hills. Ma
fu il giorno successivo quello più importante per noi. La
mattina
successiva ci recammo agli Universal Studios, dove rimanemmo
strabiliate dalla bellezza di quel posto e il pomeriggio percorremmo
tutta la Walk Of Fame. Alle sei con i piedi distrutti mangiammo un
trancio di pizza in una pizzeria napoletana vicino l’albergo
e ci
andammo a preparare per recarci al Vogue, dove ci saremmo incontrare
con Michael e dei suoi amici. Inutile dire che per prepararci ci
impiegammo quasi tre ore. Prima si fece la doccia Titti, poi mentre
lei si faceva i capelli io mi facevo la doccia, così dopo li
fece
anche a me. Uscirono liscissimi: era una maga con un phon e una
spazzola in mano! Poi ci vestimmo e io decisi di indossare una mini
nera con scarpe nere col tacco, una maglietta scollata argentata e
vari accessori come collane, orecchini e bracciali. Mi truccai con un
trucco leggero ma deciso, cercai il copri spalle nero, presi la
borsetta argentata e con Titti, uscii dall’albergo. Quando
arrivammo al Vogue c’era un sacco di gente, ma subito notammo
Michael che ci venne in contro e ci fece entrare subito dando giusto
il suo nome che era su una lista.
Quel
locale era davvero in, niente a che vedere con le discoteche
italiane: luci colorate e non psichedeliche da mal di testa, una
pedana su cui ballare e tantissimi divanetti per sedersi con tanto di
tavolini, la zona bar era fornitissima, anche se non potevamo bere
alcolici, e la musica era ottima; senza contare la zona
privè
nascosta da tantissime tende d’orate. Trascorremmo tutta la
sera a
ballare e scatenarci e riuscimmo anche a bere alcolici, in quanto
tutto il gruppo di Michael era formato da ultra ventunenni e dopo
aver consegnato da bere non controllavano molto. Io non bevvi molto,
giusto un paio di Mojito, ma Titti invece bevve assai più di
me;
meno male che reggeva bene l’alcool altrimenti sarebbe come
minimo
svenuta. Ad ogni modo ce ne andammo presto poiché era
comunque
brilla e pensai che camminare un poco e respirare aria fresca le
avrebbe fatto bene. La discoteca si trovava vicino Beverly Hills,
poco lontana dalle ville dei vip. Vi era un’altra strada
più breve
per arrivare all’albergo, ma era molto buia, così
decisi che
cinque minuti in più non ci avrebbero cambiato molto la
vita, quello
che non sapevo era che in California si faceva uno strano gioco
inerente quei braccialetti fosforescenti che danno spesso nelle
discoteche. Praticamente ogni colore aveva un significato e la
ragazza che lo portava doveva fare quella cosa che
“diceva” il
colore, per esempio se rosso voleva dire dare un bacio sulla guancia
la ragazza che aveva il braccialetto rosso dove dare un bacio sulla
guancia a chi glielo chiedeva. Io per mia fortuna non indossavo mai
quegli stupidi cosi, ma Titti ci andava pazza, se riusciva ne
indossava anche tre o quattro insieme e ciò ci
causò non pochi
problemi.
Mentre
camminavamo per Beverly Hills 3 ragazzi che si trovarono
dall’altro
lato della strada ci videro, erano visibilmente ubriachi e
sfortunatamente notarono il braccialetto di Titti che era verde, e si
avvicinarono a lei. Uno si mise affianco a me e gli altri due la
circondarono mentre lei, annebbiata dall’alcool, non si
rendeva
conto di cosa stesse succedendo.
-Ehi
bella, lo sai che ci devi una toccata di tette?- fece uno dei tre
indicando con il capo il braccialetto
-Scusa,
ma lei non ti deve proprio niente, quindi lasciateci in pace per
favore.-
-La
tua amica indossa un braccialetto verde, quindi noi le possiamo
toccare le tette.- Fece lui guardandomi male. Al che io presi con
forza il braccialetto di Titti e lo legai al polso di uno dei tre.
-Adesso
mi sa che è a lui che dovete toccare le tette, quindi noi
andiamo.
Buona serata!- dissi e prendendo Titti per un braccio cercai di
andarmene.
-Ehi
tu, puttanella. Non ti permettere di insultarci.- Mi fece quello
più
grosso tenendomi stretta per un polso.
-Per
il tuo bene, l-a-s-c-i-a-m-i.-
-Avete
sentito ragazzi? La puttanella vuole essere lasciata.- Fece e
scoppiarono a ridere. A quel punto, reduce dalle infinite lotte con
mio fratello, chiusi la mano e gli mollai un pugno sul naso con tutta
la forza che avevo in corpo. Appena lo feci un terribile bruciore mi
invase la mano.
-Brutta
stronza, mi hai rotto il naso! Ora te la faccio pagare!-
urlò
quello. Poi, dopo pochi attimi intravedemmo una figura di un uomo che
minacciava di chiamare la polizia. A questa minaccia i tre se la
svignarono e io non potei far altro che benedire il nostro
benefattore.
-Grazie
mille, non so cosa sarebbe successo se non fosse arrivato lei.- dissi
cercando di mantenere calmo il tono di voce e non dare a notare che
mentalmente pregavo che non fossimo incappate in un altro maniaco.
-Non
c’è di che. Ma voi non dovreste essere in giro da
sole a quest’ora
della notte, non credete?- fece gettando a terra quella che immaginai
fosse la cicca di una sigaretta
-Già,
ha perfettamente ragione signor…?-
-Penso
mi conosciate, almeno di vista.- disse avvicinandosi a noi entrando
finalmente nella zona illuminata da un lampione poco distante da noi.
-SEAN
PENN? LEI È SEAN PENN?!- urlai io colta da un improvviso
senso di
euforia, del tutto inappropriato date le circostanze.
-Si
cara, sono io. Ma posso sapere cosa vi è successo?-
-Bè,
prima di tutto mi presento, mi chiamo Claudia Esposito, e questa
è
la mia amica Titti Rossi. Siamo in vacanza qui ma viviamo a Napoli in
Italia. Stasera siamo andate in discoteca, ma la mia amica ha bevuto
troppo e così speravo che un po’ d’aria
le potesse fare bene.
Mentre tornavamo in albergo, però, quei tre ragazzi ci hanno
fermato
a causa del braccialetto di Titti e così gli ho mollato un
pugno e
quello si è incazzato. Penso che il resto lo sappia.- dissi
tutto
d'un fiato, rimanendone priva.
-Certo,
ho sentito l’urlo fino a fuori casa, ma se non fossi uscito a
fumare una sigaretta adesso voi avreste potuto fare davvero una
brutta fine. Questa non è una bella zona la notte. Le ville
sono
tanto grandi che è quasi impossibile sentire un urlo che
proviene da
fuori. Ma come vi sentite?-
-Io
penso bene, lei mi sa che ha bisogno di stendersi…- risposi
cercando di sorreggere Titti per la vita, ma a quel gesto sentii una
fitta alla mano con la quale avevo picchiato il ragazzo e mi
sfuggì
un gemito.
-Cos’hai?
Ti fa male la mano? Fammi dare un’occhiata…- e mi
guardò bene la
mano. -Potrebbe essere una semplice contusione, ma per sicurezza io
andrei al pronto soccorso. Vieni entriamo in casa mia che prendo la
macchina.-
-Lei
pensa che sia una buona idea portare Titti con noi? Non potrebbero
chiedersi come mai una ragazza che non ha il permesso di bere
è
ubriaca?-
-Si,
hai ragione. Facciamo così, se per voi non è un
problema potete
passare la notte qui, così possiamo mettere lei a letto e
intanto
andare al Pronto Soccorso, che ne pensi?-
-Signor
Penn, io non voglio essere di alcun disturbo, davvero. Lei ha
già
fatto molto per noi. Non voglio darle altre noie.-
-Prima
di tutto nessuna noia, secondo dammi del tu che altrimenti mi fai
sentire ancora più vecchio di quello che sono.- Mi disse con
un
sorriso.
-Allora
se non è un problema accetto il tuo invito, anche
perché la mano mi
fa molto male.- dissi facendo una smorfia.
Dopo
di ciò entrammo in casa Penn e io misi a letto Titti, che
nel
frattempo si era anche addormentata, nella stanza degli ospiti, le
lasciai un messaggio sul cellulare dove le spiegavo tutto, casomai si
fosse svegliata e non mi avesse trovato, e salii in macchina con uno
dei miei attori preferiti diretta al Pronto Soccorso. Quando arrivai
l’infermiera mi squadrò per bene e mi
lanciò un’occhiataccia
avendo visto come ero vestita, poi dopo aver visto chi mi aveva
accompagnata lì subito diventò amichevole. Mi
visitò la mano e mi
disinfettò le nocche che si erano sbucciate, poi me la
fasciò e mi
disse che avevo una brutta contusione alla mano e al polso ma che non
mi sarei dovuta preoccupare perché sarebbe passata
nell’arco di
pochi giorni e mi raccomandò di tenerla sempre fasciata e
passare
una volta al giorno una crema che mi aiutasse a guarire più
in
fretta.
Avendo
ringraziato la donna ed essendo andati in farmacia a comprare altre
bende e la crema che mi era stata raccomandata, potemmo tornare a
Beverly Hills. Io e Sean ci sedemmo in cucina e iniziammo a
chiacchierare mentre preparava della camomilla per me e per lui.
-E
così siete straniere, eh? E come mai avete scelto di venire
qui a
Los Angeles con tanti posti che ci sono da vedere?-
-Bè,
io ho sempre adorato l’America e non vedevo l’ora
di poterla
visitare, anche se solo in parte. Poi Titti ha accettato di venire
con me a Los Angeles perché sa che sono
un’appassionata di cinema
e qui mi sarei potuta sentire come a casa. Fortunatamente e
sfortunatamente questa è stata l’ultima estate di
libertà; se non
fossimo partite quest’anno chissà quando
l’avremmo fatto con gli
esami da fare e tutto il resto, così abbiamo colto
l’occasione al
volo e siamo volate fin qui.-
-Davvero
sei un’appassionata di cinema o lo dici perché
stai parlando con
me?-
-No,
sul serio. Ho visto un quintale di film, vedrai che domani mattina
non dico che Titti non ti riconoscerà, ma sicuramente non si
ricorderà il tuo nome o un film che hai fatto. È
strano, ma tutti i
ragazzi che conosco non solo non amano il cinema, ma non conoscono
nemmeno attori, registi o quant’altro… Mah... Io
amo guardare un
bel film, ammirare l’interpretazione degli attori, le
sceneggiature, le colonne sonore… Non
c’è nulla di più
rilassante per me. Sono una che se un film è ben fatto si
commuove
tanto, io mi sento parte del film, non so se mi spiego.- dissi con
gli occhi che brillavano per l'enfasi che mettevo nel parlare della
mia passione.
-Sto
per caso parlando con una futura attrice?- Disse lui sorridendo.
-Mah,
chissà… Non ne ho proprio idea. Non ho mai
recitato, non penso di
esserne capace.-
-Hmmm..
vediamo… Attore preferito? Attrice? Regista? Film?-
-Facile:
Paul Newman, Liz Tylor, Alfred Hitchcock, Il Padrino.- Risposi tutto
d’un fiato.
-Però,
conosci Hitchcock… Non sei un po’ troppo giovane
per aver potuto
ammirare i lavori del grande Alfred?- mi chiese facendomi sorridere.
-Il
primo film che vidi di quello che per me è un mito fu La
finestra
sul cortile. Quel film è incredibile. Riesce a tenere vigile
lo
spettatore per due ore riprendendo semplicemente delle scene da una
stanza di un palazzo. Ma d’altronde Nodo alla Gola
è basato sullo
stesso principio. Senza far vedere l’omicidio o il cadavere,
semplicemente filmando una cena che si svolge in un salotto, si
rischia di restare con gli occhi incollati allo schermo. Non penso
esisterà mai più un regista del genere, con tutto
che ce ne sono di
grandi registi al giorno d’oggi. Sfortunatamente non
italiani.-
-Perché
non ti piacciono i film del tuo paese?-
-Non
solo non mi piacciono i film del mio paese, nemmeno i telefilm o i
reality o le fiction o gli attori, che tra l’altro recitano
come i
cani. In compenso devo ammettere che i migliori doppiatori li abbiamo
noi.-
-Sai,
è raro conoscere una persona che abbia gusti come i tuoi al
giorno
d’oggi. Specie se giovane e donna.-
-Oh,
bè, ho dei gusti un po’ particolari… A
volte penso che sarei
stata un perfetto maschio.- Dissi facendo una linguaccia
–Adoro i
thriller ma ancora di più i film gangster e di fantascienza.
Insomma, non conosco una ragazza che abbia visto tutta la saga di
Star Wars e che, soprattutto, abbia apprezzato la prima trilogia e
non gli ultimi usciti solo perché c’è
Hayden Christensen.-
-Senti
che programmi avete per domani tu e la tua amica?-
-Nulla
di particolare, perché?-
-Ti
farebbe piacere se domani andassimo in giro insieme? Potrei fare da
vostro cicerone…-
-UAO!
SAREBBE STUPENDO! Ma sei sicuro di non avere altri impegni?
Perderesti una giornata…-
-Se
te l’ho chiesto è perché ne sono
sicuro, non pensi? Altrimenti
avrei potuto restare in silenzio.-
-Bè,
in effetti…-
-Allora
va bene?-
-Certo
che va bene! Ne sarei davvero onorata.-
-Perfetto,
allora è deciso. Adesso direi che forse è il caso
di andare a
dormire, altrimenti non riusciamo a fare proprio nulla.-
-Si,
hai ragione… Inizio a sentirmi un po’
stanca…-
-Eh
ti credo! Sono già le 4 del mattino! Su vieni. Mi dispiace
ma dovrai
dormire nel mio letto, l’altra stanza degli ospiti la uso
come
sgabuzzino-
-E
tu dove dormi?- Chiesi notando che cercava delle coperte in un
armadio in camera sua.
-Io?
Sul divano ovviamente.-
-COSA?
STAI SCHERZANDO, VERO? Non solo ci salvi da dei maniaci, ci ospiti in
casa tua e mi porti all’ospedale, vuoi anche dormire sul
divano?!
Non ci pensare proprio. Al limite ci dormo io.-
-Non
potrei mai. Senti, se per te va bene possiamo dormire assieme, no?-
-Si,
è sicuramente un’ottima idea.-
-Ok,
perfetto. Tieni questa maglietta. È mia, immagino ti possa
andare
bene per dormire.-
-Grazie
mille, sei gentilissimo.- E mi recai in bagno. Ci misi 5 minuti buoni
per struccarmi senza struccante ma solo con acqua e sapone, e meno
male che mi ero truccata poco. Da quel giorno portavo sempre con me
un paio di salviette.
-Eh,
dimmi un po’, hai visto qualche film con me?- fece lui
curioso.
-Qualche?
Ne ho visti tantissimi! Taps, il tuo primo film del grande schermo,
dove ho scoperto che avevi i capelli rossi, Vittime di guerra, dove,
con tutto il rispetto, hai la parte di un grande stronzo, ma la
reciti benissimo, Non siamo angeli, Dead Man Walking, il film che mi
ha fatto cambiare idea sulla pena di morte, Carlito’s Way,
The
Game, Mi chiamo Sam, uno dei film per cui ho pianto di più,
Mistic
River, uno dei miei film preferiti, Oscar ampiamente meritato, 21
grammi, The Interpreter, Tutti gli uomini del re, Disastro a
Hollywood, Colors e Stato di grazia.- Feci mentre uscivo dal bagno e
mi infilavo sotto le lenzuola. Finalmente a letto dopo una giornata
lunghissima.
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Capitolo 2 *** Cap II ***
Quando
mi svegliai la mattina ero felicissima, mi voltai verso Sean e vidi
che anche lui si era svegliato. Così dopo poco ci alzammo e
mentre
Sean andava in cucina a preparare la colazione, io mi recavo nella
stanza dove pensavo stesse dormendo Titti, invece appena entrai lei
chiuse la porta e mi assalì psicologicamente.
-Ehi
Tì, hai letto il messaggio che ti ho lasciato ieri? Quello
dove
parlo di Sean Penn che ci ha ospitate?- Feci io ingenua.
-Si,
l’ho letto. Cosa hai alla mano?-
-Contusione,
devo tenerla fasciata per qualche giorno, nulla di che. Adesso
andiamo in cucina che ti presento Sean.-
-Ah,
è solo Sean?! Non è tesoro, ciccino, cucciolotto
o quant’altro?-
-Titti,
ma che hai? Perché fai così?-
-Vi
ho visto stamattina, a letto insieme. Ero venuta a cercarti.-
-Si,
e allora? Abbiamo dormito a letto insieme.-
-E
così avete solo dormito? E io ti devo credere?-
-Certo
che mi puoi credere. E adesso basta parlare. Andiamo di là
che te lo
presento.- E ci incamminammo verso la cucina.
C
. -Ehi, Sean, guarda chi si è svegliata?-
S. -Ciao,
tu sei Titti, vero? Piacere di conoscerti.-
T. -Piacere
tutto mio.- fece Titti mentre la sentii chiaramente che fra le labbra
mormorava un “come no”, cosa che mi
obbligò a darle una
gomitata. Era troppo protettiva quella ragazza.
S. -Allora,
che volete vedere oggi?-
T. –Che
vogliamo vedere oggi?-
C. –Si,
Tì. Sean si è offerto di farci da Cicerone oggi.
Cosa vogliamo
fare?-
T. –Dunque
oggi dovevamo andare al Paul Getty Museum e a Rodeo Drive.-
S. -Perfetto.
Abbiamo tutta la giornata a disposizione.-
C. -Si,
solo che noi dovremmo tornare in albergo a cambiarci. Non possiamo
uscire così.-
S. -Si,
hai ragione. Facciamo che ci vediamo alle 11.30 sotto il vostro
albergo? Andiamo con la mia macchina.-
C. -Certo! È perfetto! Allora adesso noi
andiamo, altrimenti non ce la
facciamo a fare nulla. Ci vediamo dopo.- E gli diedi un bacio sulla
guancia prima di avviarmi con Titty verso l'hotel.
Rientrammo
in albergo alle 11 meno un quarto e subito mi presi quella maledetta
cosa. Poi ci vestimmo, preparammo le borse con tutto il necessario,
avvertimmo i nostri genitori che stavamo bene, omettendo naturalmente
i dettagli, e alle 11 e mezza precise eravamo giù
l’albergo. Sean
era già là sotto che ci aspettava. Salimmo e ci
dirigemmo a Rodeo
Drive. Ci facemmo una splendida passeggiata a piedi tutti e tre con
tre splendidi caffè di Starbucks in mano. Dopo un
po’ notai che ci
mancava qualcosa.
C. -Ehi
Sean, senti, come mai non c’è nessun attore famoso
in giro? Ho
letto che questa è la strada dove è
più probabile incontrare gente
famosa. E anche ieri a Beverly Hills non abbiamo visto nessuno.
Sembra che si siano dileguati tutti.-
S. -Certo
che hai un grande spirito di osservazione. È vero, non
c’è più
nessun attore in città e sarà così
fino a lunedì. In effetti
anche io domani mattina me ne vado.-
T. -È
lecito chiedere perché?-
S. -Si,
me lo potete chiedere, tanto già avevo pensato di dirvelo.
Ogni anno
in questo periodo ci incontriamo tutti noi attori, registi e altro
più famosi. Ci vediamo in un castello ristrutturato a circa
100
miglia da qui. Ha un parco immenso. C’è una sera
dove nella sala
più grande del castello facciamo una serata di cena e
discoteca, poi
dormiamo lì tutti quanti e ce ne andiamo o il pomeriggio
successivo
o la mattina dopo ancora. Iniziamo ad andare lì di solito
già dai
due giorni precedenti la serata. Io sono sempre uno degli ultimi ad
andare.-
C. -Non
lo sapevo. Non mi sembra di averlo mai letto da nessuna parte.-
S. -Ovvio,
è una notizia segreta. Non lo sa nessuno che non sia nel
giro e gli
album con le foto che ci facciamo li teniamo chiusi in cassaforte. Se
lo venissero a sapere i paparazzi sarebbe la fine di queste
riunioni.-
T. -Scusa,
ma se è segreto perché ce l’hai detto
allora?-
S. -Semplicemente
perché volevo sapere se vi avrebbe fatto piacere venire.-
T.
& C. –COSA? STAI SCHERZANDO? CERTO CHE CI FA PIACERE
VENIRE!!!!!- E gli saltammo entrambe addosso. A quanto pareva anche
Titti aveva visto che era una bravissima persona e si era lasciata
andare.
C. -Ma
non avrai problemi a portare noi due?-
S. -Non
vi preoccupate di questo. Sono uno dei membri che ha creato questa
riunione. Non faranno storie. Ovviamente voi non direte MAI a nessuno
questa cosa, vero?-
T. -Certo,
te lo promettiamo.-
C. -Scusa,
un’ultima domanda: come mai ti fidi tanto di noi?-
S. -Bella
domanda. Diciamo che è il mio sesto senso che me lo dice.
Poi non
penso che una fan del cinema come te si permetterebbe mai di rovinare
la vita a tutti queste persone che ammiri, o sbaglio?-
C. -Giustissimo.
Non mi permetterei mai. Anzi, per me sarebbe semplicemente un onore
poter conoscere tutti gli attori famosissimi come te. Sono contenta
di averti conosciuto.-
S. -Ricambio
appieno. Vi passerei a prendere domani intorno alle 3 e mezza.
Portatevi dei ricambi per dormire… Cose così
insomma. Ok?-
T. -Sicuro,
perfetto. Quando stai venendo chiamaci che così ci facciamo
trovare
giù.-
S. -Ok,
e adesso andiamo al museo. Che ne dite?-
C. -Si,
andiamo.-
E
così trascorremmo la giornata al museo con uno degli attori
più
incredibili che esistessero. Solo la sera quando tornammo in albergo
Titti si accorse che c’era qualcosa in me che non andava.
-Avanti
tesoro, che cos’hai? È da oggi pomeriggio che stai
giù di morale.
Parlami.-
-Io
non ci voglio più andare a quella festa domani.-
-Ma
come? Perché? L’hai sempre desiderato e adesso che
si avvera il
tuo sogno ti tiri indietro?-
-Titti,
guardami. Non sono bella come quelle attrici, né espansiva,
né
nulla. Non so proprio cosa mettermi domani e come se non bastasse ho
questa stupida benda che non posso togliere e che sarebbe impossibile
da nascondere.-
-Oh,
Claudia. Fossero tutti questi i problemi della vita! Per prima cosa
non sei brutta, anzi, sei decisamente bella, molto meglio di tante
attrici che ho visto a cinema e poi sai benissimo che se una persona
ti va a genio scordi la timidezza. Mi sembra che con Sean ci parli
tranquillamente, no? Adesso ascoltami, facciamo così: domani
mattina
ci svegliamo presto. Cerchiamo qualcosa da metterti e andiamo a fare
shopping. Poi andiamo dal parrucchiere e ci facciamo anche fare mani
e piedi. Domani sarai così bella che non ci sarà
uomo in quel
castello che non ti guardi, e per la benda non ti preoccupare. Se ti
chiedono perché ce l’hai puoi sempre dire la
verità. Che hai
picchiato un ragazzo che ti ha infastidito. Così si
spaventano anche
un po’, il che non fa mai male.-
-Hai
ragione! Non so davvero come farei senza di te!-
-Tu
non lo so. Io avrei decisamente una vita più monotona!- E
scoppiammo
a ridere prima di addormentarci serenamente sul letto.
Ci
svegliammo la mattina alle 8 e iniziammo a vedere cosa ci dovevamo
portare. Subito decisi che all’andata mi sarei messa i miei
jeans
preferiti con una maglietta tutta colorata e le ballerine bianche,
inoltre mi sarei portata un’altra maglietta e un vestitino
molto
semplice senza maniche azzurro, del colore dei miei occhi. Il
problema si poneva per quella sera. Aveva detto Sean che era una
serata di discoteca e che quindi si vestivano di conseguenza e che
prima invece c’era un piccolo buffet dove ci si vestiva
abbastanza
eleganti e poi ci si cambiava per la serata. Per la cena avevo in
mente di mettermi una gonna a pieghe larghe bianca con sopra una
maglietta blu notte con le maniche a “fascia”; per
la discoteca
non avevo idea. Fino a quando a un certo punto Titti non mi
cacciò
in mano qualcosa.
-Ecco
cosa ti metterai stasera.- Disse indicandomi una maglietta che
più
che maglietta era un top verde acqua che dietro lasciava le spalle
praticamente scoperte se non per dei fili rosa che tenevano chiusa la
maglia.
-Si,
certo, mi vestirò proprio così.- Feci sarcastica.
-Scusa,
qual è il problema?-
-È
eccessivo. Ci saranno quasi tutte persone adulte, potremmo essere le
più giovani. Non penso ci sia qualcuno che si metta qualcosa
del
genere, mi vergogno.-
-Primo
sicuramente ci saranno altri ragazzi della nostra età che si
vestiranno di conseguenza. Secondo non ti devi preoccupare di quello
che potrebbe pensare la gente, altrimenti non campi. Poi mica ti
abbandono. Mi metterò qualcosa di simile al tuo,
così non ti senti
sola.- Fece sorridendomi a 32 denti.
-Va
bene, ma cosa mi metto sotto? Ci vorrebbero dei jeans a vita bassa
che non ho.-
-Vorrà
dire che li andremo a comprare, ma almeno abbiamo risolto il
problema. Adesso muoviamoci che non abbiamo tutto il tempo del
mondo.-
Subito
scendemmo e alle 9 eravamo già per strada a cercare i miei
jeans.
Cercammo un po’ ovunque, fino a che non arrivammo in un
grande
magazzino. Aveva jeans di tutti i tipi, scuri, chiari, stracciati,
leopardati, gonne, mini e quant’altro.
-Ecco,
cosa ne pensi di questa?- Mi chiese Titti indicandomi una minigonna
di jeans.
-Penso
che non dovrebbe trovarsi qui, ma nel reparto di biancheria intima, e
poi le gonne non stanno bene sotto quella maglietta. Continuiamo a
cercare.-
Mentre
cercavamo i jeans per me Titti trovò per se uno splendido
vestitino
cortissimo viola che lasciava la schiena completamente scoperta e dei
leggins che ci sarebbero andati benissimo sotto. Io invece avevo
trovato un cappottino molto leggero bianco che sarebbe andato
benissimo con tutto quello che avevo pensato di portare.
-CLAUDIA!
CLAUDIA! CORRI!-
-Titti,
abbassa la voce, ci stanno guardando tutti! Cosa
c’è?-
-Ho
trovato i jeans per te.-
E
in effetti li aveva proprio trovati. Erano scuri ma non troppo, a
vita non eccessivamente bassa e stretti alle caviglie, perfetti per
le scarpe col tacco che mi sarei portata. Inoltre aveva trovato anche
una cintura fatta di lacci dello stesso colore di quelli della
maglietta.
-Titti,
sei il mio angelo custode! Non so proprio come ringraziarti!-
-Claudia,
se mi vuoi proprio ringraziare offrimi un Frappuccino e stasera
d-i-v-e-r-t-i-t-i!-
-Certo
che mi divertirò, fosse solo perché ci sei tu.
Grazie!- E
l’abbracciai di slancio. Poi ci recammo a pagare e dritte di
filato
a farci mani, piedi e capelli.
L’estetista
da cui andammo era davvero una maga, veloce e precisa, avendole detto
cosa mi sarei messa mi consigliò uno smalto perlato, mentre
Titti
optò per un French, molto più classico. Poi
mentre lo smalto si
asciugava toccò ai capelli. Mi fece uno shampoo e aggiunse
del
balsamo, mi tagliò le punte, e sottolineo punte, poi mi
lisciò i
capelli, che lo erano già da soli, e ci mettemmo
d’accordo per la
pettinatura. Una semplicissima coda di cavallo, solo altissima e con
i capelli bombati, poi mi avrebbe attorcigliato una ciocca attorno
all’elastico e lo avrebbe fermato con dei fermaglietti
brillantinati, inoltre mi regalò un gel per fare
l’effetto bagnato
con i brillantini, visto che non era il caso di presentarmi alla cena
già così. Quando ce ne andammo la ringraziammo
immensamente. Ci
aveva trasformate!
Quando
entrammo in albergo finimmo di preparare le borse, mi misi un
po’
di mascara e chiudemmo la borsa di riserva per il viaggio. Avvisammo
il concierge che per quella sera e la successiva non ci saremmo state
e entrammo in macchina con Sean. Il viaggio sembrava lunghissimo, ma
per me non fu un problema, perché dopo un quarto
d’ora mi
addormentai. Mi risvegliai dopo più di un’ora che
eravamo partiti
e Sean mi disse che ci mancavano solo 20 miglia e saremmo arrivati.
Non seppi mai di cosa avevano parlato lui e Titti nel frattempo.
C. -Ma
loro sanno che ci siamo anche io e Titti?-
S. -Si,
li ho avvisati ieri sera.-
T. -E?-
S. -E
cosa?-
C. -Cosa
hanno detto?-
S. -Dunque
Clint ha detto che non c’era problema, Kevin che non vedeva
l’ora
di conoscervi, giusto Sean mi ha raccomandato di dirvi di non
raccontare nulla a nessuno.-
T. -Clint?
Kevin? Sean?-
S. -Si,
Clint Eastwood, Kevin Costner e Sean Connery. Hai
presente?-
T. -Si,
credo di si.-
C. -Uao!
A parte loro gli altri sanno che stiamo andando?-
S. -Si,
penso che li abbiano avvisati onde evitare fraintendimenti. Ma voi
state tranquille, sono sicuro che vi divertirete stasera.-
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Capitolo 3 *** Cap III ***
Alle
6 meno un quarto si intravedeva già il castello. Era davvero
immenso! A occhio e croce si trovava ad almeno un miglio dal cancello
ed era circondata da verde. Non c’era nulla nel raggio di 8
miglia!
Al cancello Sean si affacciò dal finestrino e disse
all’uomo che
era di guardia al cancello il suo nome e che aveva due ospiti. Questo
lo comunicò tramite citofono all’interno e ci fece
passare.
Lasciammo l’auto appena fuori il cancello, in un parcheggio
video
sorvegliato e, prese le borse, entrammo in un’altra auto che
era
appena arrivata. Questa ci portò fuori l’ingresso
dove fummo
accolti da un maggiordomo che ci mostrò le nostre camere. Io
e Titti
dormivamo in una stanza e Sean in quella di fronte. Ci mettemmo
d’accordo che ci saremmo rivisti dopo alle sei e mezza
all’ingresso
del corridoio delle nostre stanze. Sean sarebbe andato a comunicare
agli altri organizzatori che eravamo arrivati.
-Ok
Claudia, al mio tre inizieremo a prepararci alla velocità
della
luce: 1…2…3!-
E
facemmo davvero così. Alle 6 e 20 eravamo già
entrambe truccate,
pettinate e lavate con le borsette già pronte e le scarpe
infilate.
Dovevamo solo infilarci i vestiti. Alle 6 e mezza eravamo nel
corridoio e quando Sean ci vide arrivare ci sorrise, ci prese le mani
e ci fece il baciamano.
S. -Siete
davvero stupende. Scommetto che sarete le più belle
stasera.- Disse
porgendoci le braccia.
C.
& T. –Grazie…- Rispondemmo noi imbarazzate
mentre ci
appoggiavamo alle sue braccia.
S. -Farò
un figurone in mezzo a voi due.- Disse sorridendoci.
T. -Dove
si trova la sala in cui stiamo andando?- Fece Titti cambiando
velocemente discorso prima che assumessi la tonalità di una
melanzana.
S. -Il
salone è dall’altra parte del castello. Ci
vorrà un poco a
raggiungerlo.-
E
in effetti aveva ragione. Arrivata a circa 80 passi smisi di contare,
mi ero persa XD. Dopo poco però iniziammo a sentire delle
voci e non
eccessivamente lontano vi era una porta altissima che dava su una
sala immensa tutta di colore oro. Inutile dire che quando entrammo ci
stavano osservando se non tutti quasi e le mie labbra non poterono
evitare di sorridere. Anche se avevo paura di fare qualche figuraccia
non potevo smettere di pensare che il mio sogno più grande
si stava
realizzando.
S.P. -Venite,
vi voglio far conoscere un po’ di gente. Kevin, Sean, Clint,
Al,
loro sono le mie due nuove amiche, Claudia e Titti.-
K.C. -Lieto
di conoscervi.- E ci fece il baciamano come poi tutti gli altri
A.P. -Incantato.-
S.C. -Felice
di fare la vostra conoscenza.-
C.E. -Felicissimo
di conoscervi.-
T. -Siamo
davvero onorate di trovarci qui oggi. E potete stare tranquilli,
questo rimarrà un nostro segreto.- Rispose Titti in modo
molto
diplomatico mentre io me ne restavo mentalmente a bocca aperta
cercando di connettere il cervello.
C. -Si,
siamo felicissime di conoscervi.-
C.E. -Cosa
vi ha spinto qui in America, a Los Angeles?-
C. -L’amore
per questo splendido stato, la voglia di viaggiare e, devo
ammetterlo, la mia passione per il cinema.- Dissi diventando man mano
sempre più rossa.
K.C. -E
come avete conosciuto il nostro Sean?-
T. -Ecco,
due sere fa mentre tornavamo in albergo dei ragazzi hanno iniziato a
importunarci e Sean è intervenuto in nostro favore.-
A.P. -Immagino
quindi che questa sua ferita sia conseguente a questo spiacevole
incontro.- Disse sfiorando appena la mia fasciatura.
C. -Ehm…
Possiamo dire che uno dei ragazzi è andato a sbattere
accidentalmente contro la mia mano?-
S.C. -Si,
penso che possiamo dire così, non trovate?-
K,A,C.
–Si.- Mi fecero sorridendo.
-Signori,
non monopolizzate queste due giovani ospiti, non è
corretto.- Disse
una donna alle mie spalle della quale non riuscii a identificare la
voce.
K.C. -Perdonateci,
stavamo amabilmente chiacchierando con le signorine.-
Mi
voltai incuriosita dalla scena e vidi avanti a me niente poco di meno
che Julia Roberts, Robin Wright Penn e Nicole Kidman!
R.W.P.
–Bene, se non vi dispiace allora ve le portiamo via.-
S.P. -Certo
Robin, andate pure, ve le affido, mi raccomando.-
N.K. -Tranquillo
Sean, sono in buone mani con noi.-
E
ci allontanammo dai 5 uomini. Ovviamente ci chiesero anche loro
com’eravamo finite lì, come avevamo conosciuto
Sean, informazione
che mi sembrava interessasse particolarmente l’ex moglie
Robin, e
cosa mi ero fatta alla mano.
J.R.
–Poverina, mi dispiace ti sia fatta male. La prossima volta
ricorda: un bel calcio nelle parti basse fa più male, anche
se
immagino che il ragazzo abbia sofferto per avere tu una contusione.-
N.K. -Julia!
Non si dicono queste cose. Meno male allora che è arrivato
Sean.-
T. -Si,
meno male. Altrimenti chissà cosa ci sarebbe successo.-
R.W.P.
–Si, ogni tanto sa rendersi utile.-
C. -Signore,
posso chiedervi una cosa? Ma dopo si vanno tutti a cambiare per la
discoteca?-
J.R. -Si
si, tranquilla, puoi metterti quello che vuoi. Piuttosto,
c’è
qualcunO che vorreste conoscere in particolare?- Disse Julia calzando
in particolar modo sulla O
T. -Io
no, non sono un’esperta come Claudia di attori e cinema.-
C. -Io
se devo essere sincera il mio attore preferito e regista non li posso
più conoscere. Per il resto sono di ampie vedute.-
N.K. -Ah,
si? E chi erano?-
C. -Paul
Newman e Alfred Hitchcock.-
R.W.P.
–Dovrai accontentarti di qualcun altro allora. Che ne dici di
Zac
Efron? O Robert Pattinson o ancora William Moseley?-
C. -Ehmmm…
Ecco… A dire il vero di solito a me piacciono attori che
hanno
almeno 10 anni più di me, non mi chiedete il
perché.-
T. -Io
sono normale invece. Possono avere al MASSIMO 10 anni più di
me.-
Le
tre scoppiarono a ridere, seguite a breve distanza da noi. Ci
presentarono a tanti altri attori e registi: George Clooney che si
trovava lì con la Canalis, con la quale parlammo molto per
via della
connazionalità; Richard Gere; Francis Ford Coppola, con il
quale non
potei assolutamente non congratularmi sia per Il Padrino, sia per I
ragazzi della 56esima strada di cui andavo letteralmente matta;
Martin Scorsese; Leonardo di Caprio; Owen Wilson; Catherine Zeta
Jones con Michael Douglas; Dustin Hoffman; Michael J. Fox; Meryl
Streep; Anne Hathaway; Julie Andrews; Mel Gibson e tantissimi altri.
In particolare ricordo la lunghissima chiacchierata con Ennio
Morricone, altro nostro connazionale, del quale io ammiro moltissimo
il talento. Poi si fece presto ora di discoteca e io e Titti salimmo
di sopra a cambiarci accompagnate da Julia Roberts, Nicole Kidman e
Katie Holmes. Le due sembravano andare abbastanza d’accordo e
non
riuscii a trattenermi dal congratularmi con loro per i loro matrimoni
con uno degli uomini più belli del pianeta.
K.H. -Grazie
ma, scusa, senza vantarmi, se Tom è UNO degli uomini
più belli del
pianeta, per te chi è il più bello?-
J.R. -Già,
chi è?-
C. -Dunque,
nonostante non possa dimenticare Tom in Cuori Ribelli, dove
c’eri
anche tu Nicole, uno dei film che rientra sicuramente nella mia top
ten, il più bell’attore è stato
SICURAMENTE Paul Newman.
Purtroppo non c’è più e in ogni caso
anche se fosse stato ancora
qui sarebbe stato davvero troppo grande per me, persino troppo grande
per mia madre.- Dissi sorridendo. –Ci sono tanti attori che
mi
piacciono molto, però ce n’è solo uno
che mi piace da tantissimo
tempo ininterrottamente e che secondo me è il più
bello di tutti,
senza offesa, Michael Weatherly.-
N.K. -Certo
che hai bei gusti per essere una ragazza!-
J.R. -NICOLE!-
N.K. -Che
c’è? Sono sincera. Comunque mi dispiace per te, ma
si è sposato
da poco. Però dovrebbe essere in giro da qualche parte. Se
vuoi dopo
te lo possiamo presentare.-
C. -Grazie!
Sarebbe stupendo!-
K.H. -Perfetto,
allora adesso andatevi a preparare. Ci vediamo dopo in discoteca.
Baci.-
C.
& T. –Baci, a dopo!-
E
così ce ne entrammo nella nostra stanza, pronte a prepararci
al
meglio. Fortuna che i miei capelli erano ancora tutti a posto, almeno
non mi sarei dovuta preoccupare di aggiustarli. Subito ci spogliammo
e cacciammo i vestiti che ci saremmo dovute mettere, ci demmo una
rapida sciacquata e iniziammo a vestirci. Jeans, cinta, scarpe e
maglietta non dopo essermi spruzzata abbondantemente di profumo alla
fragola. Poi toccò al trucco. Visto i colori con cui ero
vestita
optai per un trucco sfumato col rosa, eyeliner nero
all’attaccatura
delle ciglia, matita argentata e ombretto rosa che sfumava in rosa
scuro con mascara nero abbondante che valorizzava la lunghezza delle
mie ciglia e un poco di brillantini sul viso e sulla pancia. Poi mi
passai il gel che ci aveva dato l’estetista tra i capelli e
osservai il risultato. Dovevo ammettere che non ero niente male e
anche Titti era splendida nel suo mini-vestito viola. Misi infine
orecchini a cerchio grandi con tanti bracciali proprio come fece
Titti. Poi visto che erano solo le 9 decidemmo di stenderci un poco
sul letto a chiacchierare aspettando che si facesse un po’
più
tardi. Manco a farlo a posta appena ci stendemmo bussò la
porta.
C. -Un
secondo, arrivo! Titti, nascondi quei vestiti.- dissi bisbigliando
alla mia amica che volò a prendere i vestiti buttati sul
letto e li
infilò nella valigia.
Per
il resto la stanza era in ordine, per fortuna. Così andai ad
aprire
la porta e mi trovai davanti i gemelli Sprouse, Pattinson con la
Stewart, Lautner e Matt Dallas.
T.L. -Finalmente
vi conosciamo! Non siete state un attimo libere questa sera!-
K.S. -Taylor!
Ma ti pare il caso? Piacere, Kristen, loro sono invece…-
C. -Robert,
Taylor, Matt, Cole e Dylan, per caso?- Feci io sorridendo indicandoli
uno per uno.
D.S. -Ehi!
Come hai fatto a riconoscerci? Siamo gemelli!-
C. -Bè,
ogni tanto guardo Zack e Cody e così ho imparato a
riconoscervi.
Comunque io sono Claudia e lei è Titti.-
T. -Piacere
di conoscervi.- Fece lei imbarazzata mentre spostava lo sguardo a
intervalli regolari verso Matt. Qui gatta ci covava!
R.P. -Su,
avanti, raccontateci come siete arrivate fino a qui.-
C. -Titti,
a te l’onore.- Feci io prendendomi un attimo di pausa per
riflettere su Titti. Dovevo assolutamente aiutarla con Matt.
T. -…E
così Sean ci ha invitate e noi abbiamo accettato.-
C.S. -Cavolo
che storia!-
M.D. -E
quando tornereste in Italia?-
C. -Fra
16 giorni. Abbiamo ancora un bel po’ di tempo.-
M.D. -E
non c’è nessuno che vi aspetta a Napoli?- Fece lui
guardando
Titti.
T. -Nono!
Nessuno a parte i parenti...- Disse diventando rossa.
T.L. -Bè,
allora io direi di iniziare a scendere. Ho sempre detto che questo
posto è troppo grande. Claudia?- Disse porgendomi il braccio.
C. -Con
piacere- Risposi accettando.
M.D. -Posso
avere l’onore?- Fece porgendo la mano a Titti.
T. -Certamente!-
Rispose alzando di qualche ottava la voce, cosa che la fece diventare
rossa come un peperone.
D.S. -Siamo
rimasti solo io e te fratellino. Mi concedi l’onore?- Disse
porgendo il braccio al fratello che scherzosamente
s’inchinò e lo
accettò facendo scoppiare a ridere tutti quanti. Poi
chiudemmo la
porta e ci incamminammo verso la discoteca.
K.S. -Adesso
dobbiamo presentarvi i “ragazzi”. Scommetto che
avete passato
tutta la sera a conoscere ultraquarantenni.- Fece sorridendo.
T. -In
effetti si. Non penso che abbiamo conosciuto nessuno al di sotto dei
30.-
T.L. -A
questo c’è rimedio. Non vedono l’ora di
conoscervi.-
C. -Chi?-
D.S. -Bah,
un po’ tutti. Sono curiosi di sapere chi sono queste due
belle
ragazze che si sono unite al nostro gruppo così
d’improvviso.-
T. -Vorrà
dire che gli toglieremo presto la curiosità da dosso.-
Rispose senza
distogliere lo sguardo da Matt. Era proprio cotta. Speravo solo che
il sentimento fosse reciproco. Poi mi soffermai
sull’abbigliamento
dei ragazzi. Potevo stare tranquilla. Erano tutti vestiti come me e
Titti. Niente figuracce.
Quando
ci avvicinammo alla sala della discoteca incontrammo Sean che stava
andando anche lui lì.
S.P. -Salve
ragazzi.-
Tutti -Salve
signor Penn.-
S.P. -Claudia,
Titti, avete visto che non c’era da preoccuparsi? Nessuno che
vi
guarda storto e anzi tutti sono felici di conoscervi. Era da tempo
che non c’era una novità del genere.-
C. -Si,
hai perfettamente ragione Sean. Sono contenta che tu ci abbia
invitate qui. Grazie.-
S.P. -Ma
ti pare! Adesso scusatemi, vado a bere qualcosa. Ci vediamo dopo.
Ciao.- E mi salutò con un bacio sulla guancia, come sempre.
R.P. -Voi
date del tu a Sean Penn?-
T. -Certo,
ci ha chiesto lui di farlo, perché?-
M.D. -Di
solito noi ragazzi diamo del tu agli attori con più
esperienza.-
C. -Mamma
mia come siete formali! Un po’ di malleabilità non
ha mai fatto
del male a nessuno. E adesso andiamo! Ho voglia di scatenarmi!-
T. -E
da quando in qua ti piace la discoteca?-
C. -Da
ora!- feci sorridendo, ed entrammo. Stavolta ne ero certa: non
c’era
una persona, donna o uomo che non ci stesse osservando. Cercai di non
pensarci e assieme agli altri ci dirigemmo verso un gruppetto di
ragazzi.
T.L. -Ragazzi,
loro sono Claudia e Titti. Ragazze anche se penso li conoscete loro
sono Daniel, Rupert, Emma, Dakota, Shia, Megan, Willa, Edward,
Lindsay, Tom, Bonnie e Garrett.-
C.
& T. –Piacere tutto nostro!- Ci guardammo e ridemmo.
C. -Volete
sapere anche voi come mai siamo qui?- Chiesi, visto che ancora non
avevano toccato l’argomento.
W.H. -A
dire il vero ho già sentito mio padre che ne parlava. Ma
è vero che
hai picchiato un ragazzo e gli hai rotto il naso?-
C. -Ehmmm…
In effetti…- Feci alzando il braccio fasciato.
–Però è stata
legittima difesa!- Risposi aumentando il tono di voce, agitando le
mani… Speravo che non mi prendessero per una pazza omicida.
R.G. -Bè,
almeno adesso sappiamo che è meglio non farti arrabbiare.-
Disse
facendo ridere tutti quanti.
T. -Siamo
due ragazze pericolose, attenti.- Fece Titti rincarando la dose.
C. -Ah,
Megan… Ecco... Prima che mi dimentico, non è che
domani mi faresti
un autografo per mio fratello? Ti adora…-
M.F. -Certo,
tranquilla, non ti preoccupare. Domani te lo faccio, ok?-
C. -Grazie.-
Feci diventando viola come un peperone.
J.R. -Ragazzi,
scusatemi, devo rubarvi un attimo Claudia. Ti devo presentare una
persona, ricordi?- Mi disse Julia inarcando le sopracciglia.
C. -Ah,
si, è vero! Matt, ti affido Titti, trattamela bene.-
M.D. -Tranquilla,
mi prendo cura io di lei.-
E
così mi avviai assieme a Julia Roberts a conoscere Michael
Weatherly, il mio attore preferito. Quando me lo presentò
ero così
emozionata e frastornata che non avevo idea di cosa stessi dicendo.
So solo che dopo un poco lui venne raggiunto dalla neo-moglie e io mi
congedai dirigendomi verso Titti che stava ancora chiacchierando con
gli altri ragazzi, mano nella mano con Matt.
C. -Titti,
ho bisogno di riprendermi. È stato favoloso! Ti devo
raccontare
tutto quello che ci siamo detti.-
D.R. -Adesso,
forse voi non lo sapete, ma gli ospiti devono improvvisare qualcosa:
una canzone, un ballo… Quello che volete.-
C. -Si,
certo, come no, e io ti credo Daniel.-
R.G. -Guarda
che ha detto la verità. Ci siamo passati tutti la prima
volta che
siamo venuti a questa riunione.-
T. -Dakota,
Kristen, Emma, Willa, stanno dicendo la verità?- Fece Titti
spaurita.
D.F. -Mi
dispiace, ma è la pura verità. Io ricordo che
cantai Hot’n Cold.
Che vergogna…-
T. -Dio,
Cla, e adesso come ce la svignamo?-
C. -Dalla
finestra? A parte gli scherzi, dobbiamo proprio svignarcela? Che ne
diresti di…- E le sussurrai quello che avevo in mente.
T. -Ma
Claudia! L’abbiamo fatto si e no 3 volte! Non penso nemmeno
di
ricordarmelo…-
C. -Vedrai
che quando sarà il momento ce la farai. Sei con me?-
T. -E
come potrei non esserlo.-
C. -Ragazze,
venite un secondo... Qualcuno ha mai fatto questa cosa?- E gliela
spiegammo.
E.W. -Sono
sicura di no, solo che vi serve spazio per farlo. Dovremmo avvertirli
prima di ciò che avete in mente. Ma penso che si possa fare.-
T. -Perfetto
allora, voi potete andare a dirlo a chi mette la musica? Noi intanto
mi sa che ci dobbiamo togliere le scarpe.-
C. -Decisamente
si.-
D.F. -Ok,
noi allora andiamo. Rimanete qui che veniamo a prendervi noi.-
Così
ci iniziammo a togliere le scarpe. Poi arrivarono le ragazze che ci
portarono sotto la postazione del dj che in quel momento era
completamente vuota, se non per il gruppetto che ci aveva seguito
incuriosito e volenteroso di sapere cosa ci facessimo con le nostre
scarpe in mano.
K.S. -Signori,
un attimo di attenzione per favore. Come voi sapete ogni qual volta
una persona si ritrovi in questo posto per la prima volta è
tenuta a
fare una piccola esibizione. Abbiamo pensato che non sarebbe stato
giusto esonerare le nostre due nuove amiche, Claudia e Titti. Per cui
adesso vi chiedo gentilmente di lasciarle spazio per muoversi e di
guardarle. Buon divertimento!- Annunciò Kristen richiamando
ovviamente l’attenzione di tutti i presenti. Io e Titti ci
guardammo e dopo un attimo d’indugio,
all’incoraggiamento dei
ragazzi che ci avevano spinto a fare questa idiozia facemmo un segno
al dj e lasciammo le scarpe ai ragazzi.
Ci
mettemmo in posizione e quando partì la musica di Thriller
dalle
bocche di molti uscì un ‘Oh’ di
meraviglia, seguito subito dopo
dal silenzio. Io e Titti avevamo imparato a memoria i passi di
Thriller e avevamo eseguito l’intera canzone per 3 volte,
anche se
era qualche mese che non lo facevamo più. L’idea
mi era venuta dal
film “30anni in un secondo” e devo dire che la
nostra esibizione
fu un successo. Riuscimmo ad andare perfettamente insieme e
ricordammo tutti i passi. Si unirono a noi anche Jennifer Garner,
Mark Ruffalo, Emma Watson e altri che o conoscevano già i
passi o
seguivano noi che ballavamo. Alla fine gli altri si fecero da parte e
ci fecero un grande applauso e io e Titti ci dimenticammo del
precedente imbarazzo.
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Capitolo 4 *** Cap IV ***
Dopo
poco tutti tornarono a chiacchierare e ballare, Titti mi fece capire
che sarebbe stata su un divanetto con Matt e io allora presi le
scarpe mi diressi verso il bar per prendere una birra. Mentre mi
allacciavo l’ultima scarpa mi raggiunsero delle voci.
-E
così tu sei Claudia. Una delle due ospiti. Piacere di
conoscerti.-
Quando
alzai la testa per ricambiare cortesemente il saluto rimasi a bocca
aperta. Avanti a me vi erano alcuni dei miei attori preferiti: il
quartetto di O.C. (Benjamin McKenzie, Mischa Barton, Adam Brody e
Rachel Bilson), Elijah Wood, Dominic Monaghan, Edward Speleers, Chris
Evans e Jake Gyllenhaal. Specialmente gli ultimi due li adoravo.
Intuii che era stato Dominic a rivolgersi a me e così lo
salutai,
non potendo fare a meno di notare gli sguardi che mi rivolgevano,
soprattutto Jake.
C. -Il
piacere è tutto mio.- E salutai tutti.
A.B. -Sei
stata una forza in pista. Mai visto ballare tanto bene Thriller,
escludendo Michael, ovviamente.-
C. -Grazie,
ne sono davvero lusingata.-
E.W. -Dove
hai imparato a ballare?-
C. -Io
a dire il vero non direi ballare, troppo generico. Non so ballare
nulla al di fuori di quella canzone. Comunque si può dire al
pc.-
B.MC. -Cioè
hai imparato da sola?-
C. -Si,
in effetti.-
C.E. -Bè,
allora davvero complimenti. Non è da tutti riuscire in
un’impresa
simile.-
C. -Grazie…-
Feci io diventando rossa.
M.B. -E
dicci un po’, come sei arrivata qui?-
C. -Non
sapete la storia?-
E.W. -Abbiamo
captato qualcosa, ma vorremmo sentirla da te se non è un
problema,
ovvio.-
C. -Nessun
problema, mi fa piacere raccontarvi tutto… Dunque, io e la
mia
amica, Titti, siamo venute a Los Angeles per le vacanze, visto che
è
stata l’ultima estate di libertà, e un paio di
sere fa siamo
andate in discoteca con dei ragazzi che abbiamo conosciuto in volo.
Quando siamo uscite, mentre attraversavamo Beverly Hills per tornare
in albergo, dei ragazzi hanno iniziato a importunarci. Io allora ho
mollato un pugno a uno.- Feci alzando leggermente il braccio
fasciato. –E gli ho rotto il naso. Questo ha urlato per il
dolore e
così Sean Penn ci ha sentiti e ci ha salvate. Ci ha ospitate
da lui
e ci ha invitate qui. THE END.-
J.G. -Sean
Penn vi ha ospitato a casa sua? Complimenti!-
C. -Potrei
dire lo stesso al figlioccio di Paul Newman. Per caso lo conosci?-
Feci sorridendogli.
J.G. -Mah…
Di vista…- Mi rispose ricambiando il sorriso.
R.B. -Ciò
non toglie che se non fosse intervenuto Sean quei trogloditi
avrebbero potuto farvi davvero male. Non sapevate che è
pericoloso
passeggiare per B.H. la notte?-
C. -Ehmmm…
A dire il vero l’abbiamo scoperto solo dopo
l’accaduto.-
B.MC. -Oh,
andiamo Rachel, ormai è passato. E scommetto che Claudia si
sarebbe
saputa difendere.- Disse facendomi l’occhiolino che ricambiai
con
un sorriso.
E.W. -Ehi
Cla, noi stavamo per prendere qualcosa da bere, tu bevi?-
C. -Si,
una Corona, grazie.-
C.E. -Una
birra? Pensavo che voi ragazze prendeste sempre drink pieni di tutto
e di più.-
C. -Si,
ma io non sono le ragazze.-
D.M. -L’avevamo
notato… Per caso sei un po’ maschiaccio?- Fece
ironico Dominic.
C. -Te
lo faccio vedere io il maschiaccio. Chi finisce prima?!- Feci
indicando le nostre bottiglie.
D.M. -Ok,
ci sto. Al via: 3…2…1…via!- E
iniziò a inghiottire tutta la
bottiglia. Anche io feci lo stesso, ma avevo una voglia tale di
batterlo che ci riuscii, anche se per un pelo.
E.S. -Dom,
mi sa che è più uomo lei di te.- Fece Edward
scoppiando a ridere
come gli altri.
D.M. -Mi
concedi la rivincita?-
C. -Si,
ma magari dopo. Non reggo troppo bene l’alcool, specie se a
stomaco
vuoto. Fino a un anno fa ero astemia…-
J.G. -Ok,
se non ti senti bene diccelo però. Non fare la coraggiosa.-
C. -Perfect…
Ti va di ballare?- Dissi notando che ormai stavano ballando tutti in
quella sala, anche Titti che non si scollava da Matt, il quale
però
sembrava gradire le sue attenzioni.
J.G. -Certo.-
Disse prendendomi la mano e portandomi in mezzo alla gente. Chiusi
gli occhi e cominciai a scatenarmi senza pensare alla gente che mi
circondava, ma pensando solo a Jake che era lì davanti a me.
Ballai
per ore un po’ con tutti, anche se non potei non notare lo
sguardo
che mi lanciò Jake quando ballai con Chris, il quale
continuava a
parlarmi con la bocca molto vicina al mio orecchio. Poi dopo un bel
po’ mi allontanai dalla pista e mi avvicinai a Jake che era
su un
divanetto tutto solo.
C. -Posso?-
J.G. -Certo.-
Mi rispose spostandosi per farmi sedere.
C. -Mamma
mia ho i piedi a pezzi. Sono stanchissima e penso di iniziare a
risentire i vari alcolici che ho bevuto… Mi gira tutta la
testa...-
J.G. -Avanti,
stenditi.- Mi disse prendendomi delicatamente per le spalle e
facendomi poggiare la testa sulle sue gambe. Dopo ci fu qualche
attimo di silenzio. –E quando avete intenzione di andarvene
da
qui?-
C. -Sean
ha detto che restiamo anche domani e ce ne andiamo sabato mattina,
torniamo a Los Angeles. Tu?-
J.G. -Anche
io me ne vado sabato e anch’io torno a L.A.-
C. -E
cosa si può fare qui di bello?-
J.G. -Ma
hai visto questo posto? Si può fare di tutto.
C’è la piscina, i
campi da tennis, badminton, pallavolo, calcio, si può
cavalcare,
prendere il sole… Puoi fare quello che vuoi.-
C. -Wao!
Ma per caso sono morta e sono finita in paradiso? Non è
possibile
che la mia vita sia tanto bella.-
J.G. -Senti,
domani ti andrebbe di fare una passeggiata a cavallo assieme?-
C. -Certamente!
Mi farebbe davvero piacere! Però preparati perché
io vado veloce.-
J.G. -Questo
si vedrà…-
T. -Claudia!
Finalmente ti ho trovata! Ti dispiace se io e Matt andiamo in
stanza?-
C. -No,
fate pure, non ti preoccupare. Tanto comunque non pensavo di dormire
nella nostra stanza.-
T. -Perfetto!
Grazie mille! A domani!- E sparirono tutti e due dopo pochi attimi.
J.G. -Mi
sa che quei due non giocheranno a monopoli stasera.-
C. -Mi
sa anche a me. Spero solo che stiano attenti. Ora il problema
è:
dove cavolo dormo io stasera?-
J.G. -Scusa,
ma non avevi detto di sapere già dove andare?-
C. -Ho
dovuto farlo. Se Titti si fosse preoccupata per me non se ne sarebbe
andata con Matt, e io voglio che lei sia felice e se si preoccupa per
me non lo è. Come se non bastasse questo mal di testa non mi
da
tregua.- Jake allora poggiò la sua mano sulla mia guancia e
mi fece
voltare lo sguardo verso di lui. Non so se era la mia guancia o la
sua mano a essere bollente.
J.G. -Se
vuoi puoi venire a dormire nella mia stanza.-
C. -Non
voglio disturbarti.-
J.G. -Non
potresti mai disturbarmi.-
C. -Allora
accetto con piacere. Grazie.- Risposi chiedendomi cosa intendesse
dire con quell’affermazione.
J.G. -Vogliamo
andare?-
C. -Si…-
Ormai ero completamente presa dai suoi occhi…
Mi
prese per mano e iniziò a condurmi attraverso la sala,
diretti in
camera sua. Mentre camminavamo incrociai lo sguardo di Sean che con
un sorriso rispose a una mia muta domanda; mi rallegrò il
cuore e io
potei seguire tranquillamente Jack senza sentirmi in colpa. Arrivammo
nella sua stanza dopo una decina di minuti. Era molto simile a quella
mia e di Titti, giusto ci mancava quello che io definivo
“tocco
femminile”, cioè borse, borsette, trucchi, profumi
e quant’altro.
Dopo essere entrati lui si stese sul suo letto, così io
decisi di
imitarlo e mi buttai di schiena sul letto. Jack si poggiò
alla
spalliera del letto e prese a fissarmi.
C. -Grazie
ancora dell’ospitalità.-
J.G. -Ti
assicuro che non avrei potuto sperare di meglio.- Mi poggiai con la
testa sul suo petto e dopo poco, mentre lui mi accarezzava le
braccia, mi addormentai.
Mi
svegliai in tarda mattinata, ero sola nel letto e notai che non avevo
più i vestiti addosso, ma che invece questi erano piegati
con cura
alla base del letto. Però era strano, non mi ricordavo di
aver fatto
nulla con Jake o con chiunque altro ed ero abbastanza sicura di non
aver bevuto talmente tanto da non ricordare cosa fosse successo,
anche perché il resto della serata era ben vivido nella mia
mente.
Mentre mi guardavo attorno entrò nella stanza Jake con un
vassoio in
mano.
J.G. -Ehi
dormigliona, come ti senti? Dormito bene?- Mi chiede avendo notato
che ero sveglia.
C. -Bene,
ho dormito benissimo, grazie.- Feci stiracchiandomi.
J.G. -Ho
preso qualcosa da mangiare.- Disse posando il vassoio tra me e lui
sul letto. C’erano due cappuccini, un paio di cornetti e
delle
fette biscottate con la marmellata. Iniziammo a mangiare e bere il
cappuccino.
C. -Notizie
di Titti e Matt?-
J.G. -Si,
ho visto Titti, mi ha dato quei vestiti per te.- Disse indicando i
miei jeans e una maglietta di riserva che mi ero portata e le
ballerine bianche.
C. -Perfetto,
ah… Ehmmm… Un’altra cosa…
Ecco… Per caso stanotte… Ehmm…
J.G. -Vuoi
sapere se stanotte è successo qualcosa tra di noi? No,
perché?-
Fece lui prendendo a fissarmi, curioso.
C. -No,
nulla. Il fatto è che mi ricordavo di essermi addormentata
vestita,
però mi sono svegliata in biancheria…-
J.G. -Si,
sono stato io. Ti chiedo scusa, ma ho pensato che saresti stata
più
comoda che con jeans, scarpe e maglietta.-
C. -Ma
figurati! Anzi, sei stato carinissimo a pensarci.- E meno male che
avevo comprato il reggiseno con le bretelle trasparenti, di solito
non lo mettevo! –Allora oggi ti va di andare a cavallo, eh? E
poi
che ne pensi di un bel tuffo in piscina?-
J.G. -Sicuramente.
Adesso che ne dici di cambiarti? Così poi scendiamo a
salutare tutti
e possiamo fare la nostra bella passeggiata.-
C. -OK.
Volo a prepararmi.- E volai veramente a prepararmi. Continuammo a
chiacchierare attraverso la porta e subito dopo ci facemmo una bella
passeggiata fino ai cavalli. Salimmo, io con qualche
difficoltà
visto l’altezza di quei cavalli, e iniziammo a passeggiare
vicini.
Dopo un poco vedemmo da lontano Elijah, Ben e Adam che facevano delle
gare di velocità e io e Jake ci avvicinammo a loro.
J.G. -State
correndo?-
E.W. -Si,
stiamo Ben a due vittorie e io e Adam a uno. Volete gareggiare anche
voi?- Jake mi guardò, aspettando che decidessi.
C. -Sicuro!
Non ho fatto equitazione per nulla! Da dove a dove?-
B.MC. -Da
quell’albero fino all’ingresso.-
J.G. -Perfetto.-
A.B. -Al
tre: 1…2…3!- E partimmo tutti e 5 di volata. Io
con un minimo più
esperienza di loro misi subito Peline, il mio cavallo, al galoppo, ma
anche Benjamin e Jake erano veloci, specie quest’ultimo che
si era
dovuto sicuramente allenare per girare Prince Of Persia, tanto che
dopo un attimo mi superò. Solo che quella in testa dovevo
essere io,
così quando eravamo quasi giunti all’ingresso
accelerai abbastanza
da superare Jack che salutai con un cenno di mano, così
arrivai
prima, anche se ripensandoci ho il dubbio che Jake abbia voluto farmi
vincere per galanteria. Fermai il cavallo, scesi con un balzo e
saltai in braccio a Chris che aveva seguito tutta la scena e mi
aspettava a braccia aperte.
C.E. -Sapevo
che avresti vinto tu.- Mi sussurrò all’orecchio.
C. -Grazie
della fiducia.- E gli schioccai un bacio della guancia che Jake non
mancò di vedere.
A.B. -Complimenti
Claudia! Noi andiamo a posare i cavalli, Cevans. Ci vediamo in
piscina?-
C.E. -OK.
Claudia, vieni con me?- Io rivolsi lo sguardo a Jake.
J.G. -Non
ti preoccupare, porto io Peline. Ci vediamo in piscina.- E se ne
andò
senza salutarmi, cosa che fecero gli altri tre.
C. -Ma
perché fa così? Proprio non lo capisco!-
C.E. -Sicura
di non capirlo? O non lo vuoi capire?-
C. -Cosa
intendi, scusa?-
C.E. -Niente.
Ci arriverai da sola. Devi recuperare il costume?-
C. -Si,
è nella mia stanza. Mi accompagni?-
C.E. -Con
piacere. Fammi strada.-
Arrivammo
presto in stanza dove, guarda un po’, il letto era stato
rifatto in
maniera impeccabile, chissà perché. Cercai
costume e asciugamano e
mi cambiai. Poi andammo nella stanza di Chris dove fece anche lui lo
stesso. Era davvero simpaticissimo, era un piacere parlare con lui.
Quando entrambi eravamo pronti ci recammo in piscina, dove
c’erano
anche Kristen, Robert, Taylor, Matt, Titti, Shia, Daniel e Rupert e
poco lontano, sui lettini a chiacchierare, Misha, Rachel, Willa,
Megan e Emma. Salutammo tutti e ci tuffammo, dopo essere stati
ampiamente bagnati dai maghetti che Chris provvide subito ad
affogare, il quale ebbe anche una mano da me, o almeno ci provai.
Così dopo poco che eravamo arrivati noi due, ci ritrovammo
tutti a
giocare, a schizzarci, affogarci e fare le solite “guerre
marine”.
Io sulle spalle di Chris e Kristen sulle spalle di Taylor. Chris era
notevolmente più forte di Taylor, ma il mio senso
dell’equilibrio
era quasi del tutto assente, così caddi dopo poco. Quando
tornai a
galla notai di fronte a me, sul bordo vasca, Jake, che mi stava
fissando con un espressione indecifrabile. Ovviamente non persi
l’occasione e mi avvicinai a lui.
C. -Ehi
Jack, tutto a posto? Non ti fai il bagno?-
J.G. -Si,
aspetto di abituarmi all’acqua.- Rispose vago, senza smettere
di
fissarmi.
C. -Oh,
dai andiamo! Vieni!- Dissi uscendo dall’acqua, ponendomi
accanto a
lui.
J.G. -Avviati, ora vengo.- Mi disse col tono
più freddo che gli avessi
mai sentito. Al che me ne uscii con un flebile “ok”
e mi
avvicinai al bordo dandogli le spalle. Non so per quale motivo, lui
mi chiamò e quando mi girai aveva la sua solita espressione
sorridente sul volto, mi prese in braccio e mi fece fare un bel tuffo
in acqua. Risalii che sembravo un pulcino bagnato con tutti i capelli
innanzi gli occhi.
C. -Oh,
e così il signorino si deve abituare all’acqua,
eh? Vieni qui che
ti do una mano.- Feci avvicinandomi a lui con le braccia aperte, il
quale indietreggiò verso il bordo fino a rimanere con il
piede mezzo
fuori.
Gli
diedi una leggera spintarella, quel tanto che bastava per farlo
cadere in acqua, ma lui con i riflessi più veloci mi prese
per un
braccio e mi trascinò con sé. Gli caddi
praticamente addosso.
Quando uscimmo tutti ci guardavano e c’era chi rideva, chi
fischiava e chi ci faceva gli applausi, solo uno mi stava facendo
l’occhiolino, e penso si intuisca facilmente chi fosse.
Passammo
tutto il resto della mattinata a giocare e schizzarci in acqua. In
particolare ricordo quando mentre cercavamo di affogarci a vicenda
raggiunsi alle spalle Jake e mi aggrappai a lui tipo koala.
Ovviamente, su questo sembrava mio fratello, non mi diede il tempo di
fare nulla che si calò sott’acqua, portandomi con
sé e riuscendo
a portarmi di fronte a lui, il problema è che mentre lui
aveva preso
fiato, io che stavo ridendo non ne avevo nemmeno un pochino in corpo,
e lui sembrò capire, così poggiò le
sue labbra sulle mie e mi
diede parte dell’ossigeno che aveva immagazzinato. Non capii
perché
lo fece, visto che sarebbe stato più semplice lasciarmi
risalire, so
solo che quando successe mi sembrò di essere al settimo
cielo, e lo
abbracciai. E in quella posizione risalimmo a galla, sotto lo sguardo
vigile di Titti, con la quale dovevo ancora fare due chiacchiere.
Uscimmo dalla piscina, visto che ormai eravamo rimasti solo noi
lì
dentro, e ci avvicinammo al lettino sul quale era poggiato il mio
asciugamano.
C. -Brrr
che freddo! Mi ero troppo abituata alla temperatura
dell’acqua.
Jake, ma tu non hai l’asciugamano?- Feci io dopo essermi
poggiata
il mio sulle spalle.
J.G. -No,
devo averlo dimenticato in camera. Mi asciugherò al sole.-
C. -Dai,
ti presto il mio.- Dissi togliendomelo dalle spalle, porgendoglielo.
J.G. -Lo
accettò solo se ci sei anche tu dentro.- E così
dopo averlo
poggiato sulle sue spalle mi avvicinò a lui e lo tenne
chiuso con le
mani alle mie spalle. Lui mi guardava fisso negli occhi, solo che io
non riuscivo a reggere lo sguardo. Mi sembrava di essere nuda sotto
il suo sguardo penetrante, così abbassai la testa.
J.G. -Perché
sei triste?- Mi chiese interpretando male il mio gesto.
C. -Non
sono triste, anzi, sono felice.- E lo abbracciai, poggiando la testa
sul suo petto, sempre tenendo lo sguardo abbassato.
S.LB. -Ehi
ragazzi, le cose sporche si fanno in camera!- urlò Shia
facendo
voltare verso di noi tutti i ragazzi che stavano chiacchierando poco
lontano da noi. A quel punto mi staccai di colpo da Jake, il quale
non oppose resistenza e rossa in viso mi avvicinai ai ragazzi, in
particolar modo a Titti.
T. -Io
e te dobbiamo fare una bella chiacchierata.-
C. -Mi
hai letto nella mente. Scusateci ragazzi, questioni private.- Dissi
sorridendo al gruppo. Noi due ci allontanammo, ci recammo
dall’altra
parte della piscina e ci sedemmo sul bordo, piedi a mollo, a
chiacchierare.
T. -C’è
qualcosa che dovresti dirmi?-
C. -Non
credo. TU
piuttosto, devi dirmi qualcosa.- La mia non era una domanda, ma
un’affermazione.
T. -Ieri
sera sono stata una favola. Dopo 'Thriller', quando te ne sei andata,
sono stata tutto il tempo a chiacchierare con Matt. È unico,
non ho
mai incontrato un ragazzo simile. È dolce, simpatico e anche
intelligente. Mi ha fatto ridere un sacco e balla davvero molto
bene.-
C. -Ok,
e dopo che ve ne siete andati?-
T. -Bè,
ecco… È successo quello che stai pensando,
però è stato
stupendo. Ho provato delle sensazioni uniche. Quello che è
successo
è stato amore. Io sono innamorata di lui, e lui di me.-
C. -Te
l’ha detto?-
T. -Si!
È stato romanticissimo. Ci siamo coccolati tutta la notte e
poi, a
un certo punto, mi guarda e mi dice “Sai Titti, credo di
essermi
innamorato di te.”-
C. -Oddio!
Ti prego! Ti ha detto proprio così?!-
T. -Si…-
C. -
E tu che hai fatto?-
T. -L’ho
baciato e gli ho detto “Anche io credo di essermi innamorata
di
te”. Poi abbiamo fatto l’amore e alla fine ci siamo
detti
contemporaneamente “Ti amo”.-
C. -Cucciola!
Sono contentissima!!!- Dissi abbracciandola stretta.
T. -Tu
invece cosa mi racconti?- Io le raccontai tutto di quello che avevo
fatto, degli strani comportamenti di Jake e della frase e
dell’occhiolino di Chris che mi avevano lasciato solo enormi
dubbi
in mente.
T. -Claudia,
io non voglio metterti strane idee in mente, anche perché se
mai
dovessi sbagliarmi so già che ci rimarresti malissimo,
però tu cosa
pensi di Jake?-
C. -In
che senso cosa penso?-
T. -Cosa
pensi, cosa provi quando parlate, cosa senti quando
c’è e cosa
quando è assente…-
C. -Io…
io… Non voglio che arrivi domani! Noi torneremo a L.A. con
Sean e
non lo vedrò più!- Dissi mettendomi a piangere
silenziosamente e
copiosamente.
T. -Su,
troveremo una soluzione. Non posso vederti così.- Disse
abbracciandomi e cercando di asciugarmi le lacrime con il suo
asciugamano. Poi voltò lo sguardo e vide Chris Evans che
teneva una
mano sul petto di Jake facendogli un cenno con la testa, come se
volesse dire “no” e Jake che guardava verso di noi,
ma si vedeva
bene che non stava guardando NOI, ma solo me. Questo Titti me lo
raccontò solo successivamente.
T. -Su
tesoro, sfogati ancora un po’, poi sciacquati la faccia, e
metti i
miei occhiali da sole, così nessuno si accorgerà
che hai pianto.-
Disse la mia migliore amica facendomi alzare lo sguardo verso di lei.
–Secondo me non ti devi abbattere così. Vedrai che
andrà tutto
per il meglio.-
C. -Io
non capisco: perché mi sento così uno schifo? Mi
dispiace anche di
non vedere gli altri, ma se penso che non vedrò
più lui mi sento di
morire…-
T. -Tesoro,
questo lo devi capire da sola, non te lo può dire nessuno,
tanto
meno io. Su, adesso smettila di piangere, sennò diventi
tutta rossa
e ti viene mal di testa, lo sai.-
C. -Ok,
la smetto.- Dissi ascoltando il suo precedente consiglio, inforcando
i suoi occhiali da sole grandi abbastanza da coprirmi buona parte del
volto. –Secondo te devo cercare di stargli vicino o devo
cercare di
allontanarmi da lui?-
T. -Ciccia,
dal mio punto di vista devi goderti ogni momento possibile con lui.
Non farti sfuggire nulla di ciò che la vita può
offrirti. Quindi
ora vai da lui.- Mi disse dandomi una mano ad alzarmi, mentre ci
incamminavamo verso gli altri. Stranamente quando ci avvicinammo
tutte le ragazze mi guardarono e mi sorrisero. Titti subito si
avvicinò a Matt che l’abbracciò, la
guardai, mi sorrise e mi fece
cenno con la testa vero Jake, che in quel momento era seduto sul
lettino e teneva lo sguardo fisso, pensieroso.
C. -C’è
posto anche per me?- Chiesi dopo essermi avvicinata al lettino. Lui
scosse la testa, risvegliandosi dai suoi pensieri e mi
guardò con
uno sguardo triste, come se quella sarebbe stata l’ultima
volta che
ci saremmo visti.
J.G. -Certo!
Vieni.- Disse stendendosi su un fianco, così lo imitai e per
un po’
l’unica cosa che sentii erano i nostri respiri che si
intrecciavano.
J.G. -Claudia,
posso sapere cosa pensi di Cevans?-
C. -Di
Chris?- E lui mi fece un cenno affermativo. –Bè,
penso che è
simpatico, divertente, gentile… Perché?-
J.G. -E
anche bello?-
C. -Si,
è un bel ragazzo.-
J.G. -Claudia,
perché ti sei messa gli occhiali da sole?-
C. -Forse
perché c’è il sole?!- Feci io con tono
leggermente ironico.
J.G. -Quanto
sole può esserci sotto un ombrellone?-
C. -Abbastanza
da farmi indossare gli occhiali.-
J.G. -E
perché prima sussultavi fra le braccia di Titti, come se
stessi
piangendo? E magari per qualcuno?-
C.E. -Ragazzi,
noi ci cambiamo e poi facciamo un po’ di karaoke sul prato.
Venite?-
C. -Si,
CHRIS, veniamo. Mi accompagneresti in stanza? Vedo che Titti si
è
già avviata.- Risposi marcando sul nome del ragazzo.
C.E. -Certo,
andiamo. Jake, tu non vieni?- Chiese prendendomi per mano.
J.G. -No.
Avviatevi. Vi raggiungo là.- Disse rimettendosi steso.
C.E. -Ok,
a dopo.- E ci avviammo verso le nostre stanze.
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Capitolo 5 *** Cap V ***
Prima
andammo nella sua, dove si cambiò e indossò un
paio di pantaloni
alle ginocchia con una canottiera e le scarpe da ginnastica; poi
andammo in camera mia e di Titti, già abbandonata da
quest’ultima,
dove iniziai a cambiarmi, pronta a indossare il vestitino azzurro con
le ballerine, ma mente mi aggiustavo i capelli ancora un pochino
umidi, cercando di farli fare ricci con la spuma, qualcuno
bussò
alla porta. Indossai l’accappatoio di Titti e mi avviai ad
aprire,
mentre Chris stava ascoltando un po’ di musica dal mio mp3
steso
sul letto. Quando aprii e mi ritrovai davanti Jake ancora in costume
non seppi come comportarmi, ma poi lui iniziò a parlare per
primo.
J.G. -Scusa
per prima, non dovevo essere tanto invadente. Ti ho riportato
l’asciugamano, grazie per avermi permesso di usarlo.- Disse
sorridente, così io gli risposi felice.
C. -Ma
ti pare! Non ti preoccupare per prima, tutto passato. Vuoi entrare?-
Dissi aprendo maggiormente la porta. Lui sembrava quasi che stesse
per accettare, poi però notò Chris,
spostò lo sguardo su di me, e
oscurandosi di nuovo mi rispose.
J.G. -No,
non fa nulla. Devo andarmi a cambiare anche io. Ci vediamo tra poco
nel parco. Ciao.- E se ne andò senza aggiungere nulla.
C.E. -Chi
era?-
C. -Jake…-
C.E. -Ah!
E cosa voleva?- Fece improvvisamente curioso.
C. -Ridarmi
l’asciugamano…- A quella risposta e al mio sguardo
non so cosa si
accese negli occhi di Chris che improvvisamente insistette
affinché
mi sbrigassi a vestirmi perché altrimenti potevamo fare
tardi.
Quando
arrivammo notammo che erano già tutti lì,
compreso Jake, che stava
chiacchierando con Ben e Misha. Elijah stava sistemando il karaoke
assieme ad Adam.
C.E. -Ragazzi,
ci siamo anche noi! Siete pronti?-
A.B. -Si,
noi abbiamo fatto.-
M.B. -Ehi,
Claudia, bel vestito. Complimenti.- Mi disse Misha facendo voltare
verso di me anche Ben e Jake i quali, con mio grande dispiacere,
stavano fumando.
C. -Ragazzi,
ma voi fumate? Non lo sapete che fa male?-
M.B. -Io
ho provato a dirglielo, ma non ascoltano. Io fumavo, ma poi ho
smesso. Tu? Mai provato?-
C. -Nono,
io soffro di asma da fumo, come anche mio fratello. Con poche persone
non succede nulla, specie se siamo all’aperto, ma se provassi
a
fumare non so cosa succederebbe.-
B.MC.
–Meglio non rischiare allora, vero?-
C. -Yes!
E ora andiamo a cantare!- Dissi facendo una linguaccia al ragazzo.
Ci
sedemmo sul prato e iniziammo a cantare. Alcuni erano abbastanza
bravi, altri un po’ stonati, ma ci divertimmo tantissimo.
Titti era
decisamente la più brava, cantò Thinking Of You e
la dedicò
ufficiosamente a Matt, ha guardato lui per tutto il tempo! Gli altri
cantarono tantissimi generi diversi di canzoni, chi a coppia, come
Emma e Daniel, chi da solo. Poi a un certo punto iniziò la
base di A
Thousand Miles e Chris mi spinse verso il microfono facendomi
l’occhiolino. Assieme a me si aggiunse anche Titti che faceva
da
coro. Non so perché ma sembrava quasi sapesse cosa stava
accadendo…
Iniziai a cantare sotto lo sguardo di tutti, poi dopo poco capii
perché ero lì a cantare quella
canzone, tutto quello che provavo divenne chiarissimo nella mia
mente, guardai negli occhi Jake e non distolsi più lo
sguardo
nemmeno per un secondo, se non per vedere con la coda
dell’occhio
Chris che alzava i pollici verso di me in segno di vittoria. Ci misi
tutta me stessa per eseguire quella canzone, non dico che divenni
improvvisamente intonata, ma ero diventata orecchiabile. Alla fine
della canzone mi allontanai dagli altri, ero sempre stata un
po’
lunatica, ma non potevo pensare che non avrei più rivisto
Jake,
l’unico uomo che abbia mai amato, il quale
però,
probabilmente, non provava nemmeno nulla per me. Man mano che mi
allontanavo mi sentivo sempre più triste, e iniziai a
piangere.
Ed
ero proprio seduta su una panchina a piangere quando sentii qualcuno
che si sedeva affianco a me. Solo che non avevo voglia di parlare o
spiegare nulla a nessuno, così non alzai nemmeno lo sguardo.
Poi
questa ragazza, lo capii dalle movenze leggere, mi prese per le
spalle, e mi fece appoggiare a lei, come solo un’amica o una
mamma
sa fare. Quando ebbi esaurito tutte le lacrime mi tirai su e
finalmente notai chi era la ragazza che mi era stata vicino in un
momento simile. La ragazza in questione era Megan, la quale
ascoltò
il mio enorme sfogo su quello che provavo e su Jake.
M.F. -Claudia,
non ho molto da poterti consigliare, solo una cosa: se tu sei davvero
sicura di amare Jake diglielo.
Altrimenti vivrai col dubbio di cosa sarebbe successo se glielo
avessi detto, e poi nessuno ti assicura che lui non ricambi.- Disse
facendomi tornare il sorriso.
C. -Grazie
Megan! Grazie davvero! Vado a dirglielo.- Dissi abbracciandola.
M.F. -Ma
ti pare! Ah, prima di venire qui ho visto che anche lui si era
allontanato. Penso che sia andato dall’altra parte del
castello.
Vai e in bocca al lupo!-
C. -CREPI!-
Dissi mentre correvo verso l’altra parte del castello.
Ricordo bene
che quella fu la prima volta che risposi in quel modo a
quell’augurio. Prima non l’avevo mai fatto, la
ritenevo una
scemenza, ma in questi casi non si sa mai.
Corsi
per quello che mi parve tantissimo tempo. Quando incontravo qualcuno
non nego che mi guardavano come se fossi un alieno. Dopo poco mi
tolsi le scarpe che mi rallentavano e continuai a correre. Certo che
per essere fuori allenamento andavo veloce! Arrivata
dall’altra
parte del castello iniziai a guardarmi attorno. Non vedevo nessuno
intorno a me, tanto meno Jake. Inizia a rabbuiarmi. Adesso che volevo
dirgli tutto non lo trovavo! Poche lacrime solitarie scesero sulle
mie guance, prima che le potessi ricacciare indietro. Ripresi
coraggio e iniziai a camminare fino a che non vidi qualcuno steso
sull’erba. Ripresi a correre. Era proprio Jake! Teneva gli
occhi
chiusi, probabilmente non si era nemmeno accorto che ero lì.
Quando
mi avvicinai abbastanza lasciai cadere le scarpe dalle mani, mi misi
in ginocchio accanto a lui e lo baciai. Un’esplosione di
scintille
mi colpì quando successe e quando mi accorsi che lui era
preso
quanto me. Restammo lì per non so nemmeno io quanto tempo a
rotolarci sull’erba e a baciarci. Ero al settimo cielo e
nulla
poteva più farmi provare dolore, perché
l’unico che adesso poteva
comandare le mie azioni e i miei sentimenti era la persona stupenda
che stavo baciando. Dopo molto tempo, quando si era fatto quasi
tramonto decidemmo di alzarci da lì e ci avviammo verso il
castello.
Io presi la mia roba dalla stanza che dividevo con Titti e la portai
in camera di Jake. Non c’era nessuno in giro per il castello.
Probabilmente erano tutti a cena, vista l’ora, mentre io ero
con
Jake nella sua stanza, si stava cambiando. Poi improvvisamente
ripresi a piangere (lo so, ho la lacrima facile, ma non posso farci
nulla).
J.G. -Ehi,
ehi, cucciola. Perché piangi? Dai, asciuga i tuoi splendidi
occhi.-
Mi disse dopo essersi seduto sul letto accanto a me e avermi porto il
suo fazzoletto. Mi calmai un secondo e poi presi fiato per spiegare.
C. -Stasera
è l’ultima sera che passiamo qui. Poi noi
torneremo in città e
non ci vedremo più. Io non voglio partire! Voglio stare con
te! Non
sono pronta a perderti proprio ora che ti ho trovato!-
J.G. -Perché,
secondo te io sono pronto a perderti? Non ti preoccupare, troveremo
un modo per stare assieme. Non ti lascerò andare via senza
di me. Ho
conosciuto tante donne, ma nessuna è mai stata come te. Sei
unica,
irripetibile. Tu sei la mia anima. Non possiamo separarci.- Mi disse
poggiando la fronte contro la mia e tenendomi delicatamente il viso
fra le mani. Queste sue parole, il suo carattere e le sue certezze mi
fecero calmare.
J.G. -Adesso
che ne diresti di scendere a mangiare qualcosa?-
C. -Si,
ho giusto un pochino di fame…- Gli dissi sorridendo.
Mi
sciacquai la faccia, misi giusto un po’ di mascara e
scendemmo.
Jake era perfetto con i suoi jeans, camicia e giacca. Sembrava un
angelo, e io che fino a pochi minuti prima non riuscivo a non
piangere adesso non riuscivo a smettere di sorridergli.
Attraversammo il castello mano nella mano, e chissene di chi ci
guardava. Quando arrivammo la prima che notai fu Titti che mi venne
addosso per abbracciarmi con un’euforia che per poco non
cademmo
tutte e due a terra, mentre Jake ci guardava e sorrideva felice. Poi
subito dopo arrivò Chris che mi salutò con un
bacio e mi sussurrò
all’orecchio: “Adesso hai capito.” Poi
lui e Jake si guardarono
e si salutarono con quello strano modo dei ragazzi, tipo pacche sulle
spalle. E infine vidi da lontano Megan che mi sorrideva e mi faceva
il segno della vittoria. Ero davvero felicissima, e soprattutto ero
felice che Jake non cercasse di nascondere quello che c’era
tra di
noi, tanto che mi presentò alla sorella Maggie.
J.G. -Maggie,
ti volevo presentare Claudia, la ragazza di cui si è tanto
parlato,
la mia fidanzata.- Disse con un sorriso che andava da orecchio a
orecchio.
M.G. -Piacere
di conoscerti, Claudia! Jake, sono felicissima per te!- Disse lei
abbracciando il fratello. Dopo poco si allontanò e io potei
finalmente parlare con Jake.
C. -Io
sono la tua fidanzata?-
J.G. -Si,
ovviamente se lo vuoi.-
C. -Ma
certo che lo voglio! È un sogno che si avvera!- Risposi
alzando un
pochino la voce, gettandomi fra le sue braccia.
A.B. -Ehi,
cosa si festeggia di bello?-
J.G. -Io
e Claudia ci siamo fidanzati!- Disse lui dandomi un lieve bacio sulle
labbra.
M.B. -COSA?!
Sul serio? Dio sono felicissima per voi!- Disse abbracciandoci
entrambi.
B.MC. -Lo
sapevo! Cavoli, sono anche io felicissimo per voi!- Disse dandomi due
baci sulle guance e congratulandosi con Jake, così come
anche Adam,
Rachel, Elijah e Dominic.
Trascorremmo
buona parte della serata a chiacchierare con gli altri, poi uscimmo
un poco con una coperta chiesta al volo a un cameriere e ci stendemmo
sull’erba a guardare le stelle.
C. -Finalmente
ho capito perché eri così strano… Un
attimo prima eri felice e
l’attimo dopo triste. Meno male che c’era Chris,
altrimenti mò
lo capivo!-
J.G. -Cosa,
scusa? È per questo che Cevans stava tanto tempo con te?-
C. -Bè,
si. Perché? Tu cosa pensavi?-
J.G. -Io
pensavo che ti piacesse… Per questo ero sempre
nervoso…-
C. -Oh!
E così eri geloso, eh? Geloso di me?- Gli dissi avvicinando
il mio
viso al suo.
J.G. -Si,
ero geloso marcio di te.- Disse prima di baciarmi con trasporto. Poi
mi attraversò un brivido di freddo che non mancò
di notare.
–Cavoli, ma tu hai freddo!? Tieni, mettiti la mia giacca.- Mi
disse
mentre mi aiutava a infilarmela. Mi stava enorme, ma a me andava
benissimo. Era calda, calda di lui. Mi abbracciò teneramente
facendomi poggiare la testa sulla sua spalla.
C. -Sai,
ho sempre pensato che avessi il sorriso più bello che abbia
mai
visto.-
J.G. -E
da adesso in poi sarà solo tuo.-
Restammo
stesi nel parco a guardare le stelle e coccolarci per non so nemmeno
io quanto tempo. Poi quando ci rendemmo conto che si era fatto
davvero molto tardi andammo in camera. Non facemmo nulla quella
notte, o meglio, nulla di fisico. Ci spogliammo, ci baciammo, ma non
andammo oltre. Non ne sentivamo il bisogno. Stavamo benissimo
così,
ed era stupendo sentire il calore che i nostri corpi emanavano,
l’uno
vicino all’altro. Ci addormentammo così, io fra le
sue braccia,
mentre mi dava leggeri baci sul collo. Quella mattina invece, mi
svegliai per prima, così iniziai a baciarlo.
C. -Tesoro,
sveglia. Io fra non molto devo tornare a L.A.-
J.G. -Giorno
cucciola. Dormito bene?- Mi disse rispondendo alle mie attenzioni.
C. -Benissimo,
tutto grazie a te. Desideri qualcosa per colazione?-
J.G. -Si,
te.- Mi rispose svegliandosi tutto d’un tratto, ponendosi
sopra di
me, con le braccia ai lati della mia testa e chinandosi per baciarmi.
Non riuscivo proprio a staccarmi da lui. Lo abbracciai e lo feci
stendere su di me. Era tanto più alto, muscoloso, ma era
come se
addosso avessi una piuma. Restammo a baciarci e coccolarci per una
mezz’oretta, poi iniziò a squillare il mio
cellulare e dovetti
rispondere.
C. -Pronto?-
T. -Claudia,
sono Titti. Dove sei? Sei con Jake?-
C. -Si
siamo in stanza. Jake, smettila, mi fai il solletico.
Perché?-
Chiesi cercando di allontanare Jake da me, il quale continuava a
lasciarmi una scia leggerissima di baci sul collo, che mi facevano
venire il solletico.
T. -Cla,
non voglio sapere cosa stai facendo, però ricordati che tra
un’ora
torniamo a L.A. Non fare tardi, che Sean ci aspetta, e ti consiglio
di muoverti se vuoi salutare gli altri.-
C. -COSA?
Ci manca solo un’ora? Cavolo devo muovermi! Ci vediamo
giù. A tra
poco!- E attaccai senza aspettare risposta.
Mentre
stavo per saltare giù dal letto per correre a vestirmi e
preparare
la borsa qualcuno bussò alla porta. Jake si mise i boxer e
andò ad
aprire mentre io mi coprii per bene con le lenzuola. Fortunatamente o
sfortunatamente
era Maggie.
M.G. -Ehi
fratellino! Sono venuta a ricordarti che fra un’oretta ce ne
dobbiamo andare. Ah, ma sei in compagnia, scusa. Ciao Claudia!- Disse
dopo aver superato il fratello ed essere entrata nella stanza. Io
stavo cercando di diventare un tutt’uno con le lenzuola per
la
vergogna.
C. -Ehm…
Ciao! Ehmm… Non è quello che sembra!- Dissi dopo
essere diventata
viola come una melanzana.
M.G. -Spero
invece che sia quello che penso.- Rispose sorridendoci e scombinando
i capelli al fratello. –Io vado, ma sbrigati fratellino! Ciao
Claudia.- Disse salutandomi prima di uscire dalla stanza.
C. -Gesù
che figura!- Dissi coprendomi il viso con le mani
J.G. -Cucciola,
non ti preoccupare di Mag. Lei mantiene i segreti e vedi che non ti
farà pesare la cosa. È stata la prima a capire
che provavo qualcosa
per te e non l’ha detto a nessuno.- Disse togliendomi le mani
dal
viso e baciandole.
C. -Io
non resisto senza di te. Quando ci rivediamo?- Chiesi dopo averlo
fatto stendere ed essermi posizionata sopra si lui per potergli
baciare tutto il viso e il petto.
J.G. -Se
fosse per me potremmo restare qua per sempre, ma visto che non
possiamo, io direi di vederci oggi pomeriggio. Quando sei tornata in
albergo e ti sei sistemata mi chiami e ci vediamo.- Disse spostandomi
i capelli dagli occhi.
C. -Si,
ma non posso lasciare Titti da sola.-
J.G. -Vedrai
che anche lei si sta organizzando con Matt, quindi non ti
preoccupare, e altrimenti ci vediamo tutti e tre. Per me non
c’è
alcun problema. Basta che ti vedo, il resto non conta. Adesso
però
andiamoci a vestire, altrimenti ci ammazzano a entrambi.-
Così
ci vestimmo, preparammo le valigie e scendemmo. Ci apprestammo a
salutare tutti, ci scambiammo numeri di telefono, contatti, tra noi
ragazze scappò anche qualche lacrima, e salimmo in macchina
con
Sean.
C. -Sean,
mi sa che io e Titti ti dobbiamo tantissimo. Grazie davvero di averci
portato con te.- Dissi schioccandogli un bacio sulla guancia.
S.P. -Ma
figuratevi! Sono felice che abbiate trovato qualcuno di speciale! I
due fortunati sono Jake e Matt, vero?-
T. -Si!
Proprio loro.-
S.P. -Sono
dei bravi ragazzi, mi fa piacere che abbiate scelto loro.-
C. -Bè,
oddio, proprio ragazzi non so. Jake a dicembre fa trent’anni.-
S.P. -Si,
ma per me loro sono ancora ragazzi.- Mi disse sorridendomi.
C. -Oh,
andiamo! Non sei mica vecchio. Poi stai ancora benissimo, di che ti
lamenti?-
T. -Cla
ha ragione. Dimostri almeno una decina di anni di meno.-
S.P. -Allora
grazie per i complimenti! Vi lascio direttamente in albergo quando
arriviamo?-
T. -Si,
grazie, così, almeno personalmente, mi butto sul letto e non
mi
muovo per un paio d’ore.-
C. -Ehi.
Ora che ci penso! Noi dobbiamo vederci ogni tanto. Non possiamo
perderci di vista dopo tutto quello che abbiamo passato!-
S.P. -Si,
tranquilla. Ne abbiamo di tempo per vederci prima che tornate a casa.
E adesso che ne dite di un po’ di musica?- Chiese accendendo
la
radio.
T. -Grande
idea.- E iniziò a cantare mentre io mi persi nei miei
pensieri.
Pensavo al viaggio, a quello che era successo, alla mia vita prima di
quei giorni, a cosa sarebbe successo, a come avrei potuto fare per
stare vicino a Jake. Pensai per tanto tempo che non mi accorsi
nemmeno che eravamo arrivati praticamente sotto l’albergo.
Salutai
Sean che ci aiutò a recuperare le borse e salimmo. Appena
entrammo
nella stanza provai una strana sensazione di solitudine, nonostante
vi fosse Titti con me.
T. -Cla,
oggi io e Matt ci vediamo. Vieni con noi oppure ti vedi con Jake?-
C. -Nono,
non ti preoccupare. Vai con Matt. Io mi vedo con Jake.- Dissi felice
come non mai.
T. -Allora
vatti a cambiare che non ti puoi far vedere da lui così. Hai
la
maglietta tutta stropicciata!- Mi disse sorridente.
Non
passò molto tempo prima che decidessi di indossare scarpe da
ginnastica, jeans e top nero con sopra la mia camicia preferita, di
jeans, lasciata aperta. Mi truccai leggermente e preparai occhiali da
sole e portafoglio e chiamai Jake.
J.G. -Cucciola?
Sei in albergo?-
C. -Si,
sono in albergo. Ho riordinato e mi sono cambiata. Tu?-
J.G. -Anche
io sono a casa. Stavo aspettando la tua telefonata. Ci vogliamo
vedere?-
C. -Si,
vieni tu a prendermi? Non sono molto pratica di strade.-
J.G. -Sicuro,
tranquilla. Titti si vede con Matt o viene con noi?-
C. -No
no, esce con Matt.-
J.G. -Ok.
Scendo. Ci vediamo tra un quarto d’ora giù
all’albergo.-
C. -Ok,
tesoro. A tra poco.-
J.G. -Un
bacio.- E posò.
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Capitolo 6 *** Cap VI ***
Approfittai
di questi minuti che avevo a disposizione e chiamai i miei. Mi scusai
per non averli chiamati il giorno prima e inventai un po’ di
cose
che avevamo “fatto”. Non era il caso che venissero
a sapere in
questo modo che stavo con un uomo più grande di me di 10
anni.
Chiacchierammo un poco, poi posai, indossai occhiali da sole, presi
portafoglio e cellulare, salutai Titti e scesi. Lui era già
lì che
mi aspettava. Indossava dei semplici jeans e una camicia bianca, ma
stava davvero da dio.
C. -Diavolo!
Adoro quando ti metti la camicia. Stai benissimo.- Dissi baciandolo.
J.G. -Tu
sei una favola, qualsiasi cosa indossi. Anche se ti preferisco senza
nulla addosso.- Aggiunse al mio orecchio.
Andammo
a prendere un paio di caffè da Starbucks e poi andammo al
parco.
Passammo
una giornata stupenda. Andammo in giro e poi mi accompagnò a
vedere
il Museum of American West. Restammo tutta la giornata insieme e alla
fine mi portò a Hollywood a vedere la scritta. Mi chiese
anche se
volevo che chiedesse il permesso per avvicinarci, ma non sono mai
stata brava ad arrampicarmi, quindi mi accontentai.
J.G. -Cucciola,
stavo pensando: che ne diresti se io, te, Matt e Titti andassimo a
Disneyland domani?-
C. -Uao!
È un’idea grandiosa! Ora la chiamo e glielo
chiedo.- -Ehi Tì,
ciao. Tutto bene? Sei con Matt?-
T. -Si,
si, tutto bene. Dimmi.-
C. -Io
e Jake volevamo sapere se a te e Matt andrebbe di andare a Disneyland
domani?-
T. -Matty,
domani ti va di andare con Claudia e Jake a Disneyland? Si, va
benissimo. Come ci organizziamo?-
C. -Jay,
ha detto Titti che per loro va bene. Come ci vogliamo organizzare?-
J.G. -Facciamo
che io passo a prendere Matt e poi veniamo a prendere voi?-
C. -Titti,
per voi va bene se ci passa a prendere Jake?-
T. -Si,
sicuro. Per noi va benissimo. Allora ci vediamo dopo, baci.- E
posò.
C. -Ok
tesoro, allora tutto a posto.-
J.G. -Perfetto.
Domani allora giornata di svago!-
C. -SI!
Non vedo l’ora…-
Restammo
assieme fino a tarda sera, poi Jake mi riaccompagnò in
albergo dove
trovai Titti che si stava spogliando per andare a letto.
T. -Domani
ci divertiamo allora! Un’uscita a 4 del tutto fuori
dall’ordinario!-
C. -E
si, ma d’altronde quanto si può definire ordinario
quello che
stiamo passando?-
T. -Io
ora mi metto a letto. Mi sono stancata molto oggi. Un bacio, ci
vediamo domani mattina.- E si addormentò subito. Io
raggiunsi il
mondo dei sogni dopo poco.
Mi
svegliai la mattina che era molto presto, così mi vestii e
scesi giù
a comprarmi un cornetto all’angolo con un buon
caffè. Non era
ancora ora di svegliare Titti, anche se pensai le avrebbe potuto far
piacere la colazione, così la presi anche per lei. Tornai in
camera
e svegliai la dormigliona. Poi mentre lei faceva colazione io mi misi
un filo di trucco e mi pettinai. Per andare a Disneyland non trovai
nulla di più comodo di una splendida treccia, fin troppo
lunga,
visto dove arrivavano i miei capelli. Preparai uno zainetto con lo
stretto indispensabile e mi misi ad ascoltare un po’ di
musica
mentre aspettavo che Titti finisse di prepararsi. Quando
finì
chiamai Jake che mi disse che era sotto casa di Matt e che se
volevamo potevamo anche iniziare a scendere perché in pochi
minuti
ci avrebbero raggiunto, e così facemmo. Li aspettammo per
circa due
minuti, poi salimmo al volo e ci dirigemmo verso Dis. Io ero seduta
avanti vicino a Jake e Matt e Titti erano dietro. Mentre eravamo in
macchina Matt ci informò che il giovedì
successivo avrebbe dato una
festicciola a casa sua con alcuni dei ragazzi presenti al castello e
invitò anche me e Jake. Ovviamente accettammo subito. Dopo
poco più
di mezz’ora arrivammo sul posto. Era davvero stupendo!
Adoravo i
parchi giochi, specie se ero in buona compagnia. Fu una giornata
magnifica. Ci divertimmo un sacco e Jake e Matt strinsero maggiore
amicizia. D’altronde dovevano abituarsi a frequentarsi se
volevano
stare con noi! A un certo punto, quando ero sola, Jake mi chiese una
cosa.
J.G. -Cucciola,
stavo pensando, perché invece di stare in albergo non vieni
a stare
da me?-
C. -Uao,
Jake! Mi piacerebbe tantissimo, solo che non posso lasciare Titti da
sola. Però prometto che cerco di parlarle e trovare una
situazione.
Vorrei tantissimo stare con te 24 ore su 24.- Gli dissi
abbracciandolo.
Verso
le 4 poi mi arrivò una telefonata da mio fratello, ero con
Jake.
Titti e Matt erano sulla ruota panoramica.
C. -Ehi
Ale! Ciao! Come va?-
A. -Qui
tutto bene. A te?- Chiese calcando molto la domanda.
C. -Tutto
a posto. Sono con Titti a Disneyland. Ci stiamo divertendo un sacco.-
A. -Ah,
sul serio?! Me la passi che la saluto?-
C. -Ehmmm…
a dire il vero non è vicino a me. Te la saluto io se vuoi.-
A. -E
allora mi passi Jake Gyllenhaal, così almeno saluto lui?- Mi
chiese
furioso. Io guardai Jake che mi fissava curioso, visto che parlavamo
in italiano e non capiva cosa stavamo dicendo.
C. -Ale,
ma che dici? Io con Jake Gyllenhaal a Disneyland? In quale sogno?-
Chiesi cercando di sviare la domanda.
A. -Claudia,
è inutile che fingi, anche perché non lo sai
fare. Ci sono delle
vostre foto su internet. I paparazzi si chiedono chi sia la biondina
che sta con Jake. Ci sono delle foto dove vi baciate!-
C. -Scusa,
come fai a essere sicuro che sono io?-
A. -Claudia!
Così mi offendi! Vorresti dire che non so riconoscere mia
sorella in
una foto? Poi indossi la collana del tuo 18° compleanno, con
tanto
di anello, che non ho notato solo io, tra l’altro. Claudia,
ha 10
anni più di te! Come fai a credere che sia innamorato di te?
Gli
piaci solo perché sei giovane, sempre se gli piaci.-
C. -Perché
devi essere sempre così crudele? Io sono innamorata di lui e
lui lo
è di me. E non credere che non sappia quanti anni ha! So
contare
benissimo. Ti assicuro che sono in ottime mani con lui, quindi
smettila di fare il bastardo e poi, scusa, non hai sempre detto che
era uno dei pochi attori che ti piaceva?-
A. -Si,
ma era tutto ipotetico. Insomma: io volevo farti una sorpresa,
regalarti una sua foto autografata per il tuo onomastico e scopro che
tu sei con lui!-
C. -Ti
ringrazio molto del pensiero fratellino. Mamma e babbo lo sanno?-
A. -No!
Non sono mica stupido che glielo vado a dire. Così ti fanno
tornare
di volata a Napoli e io ti ri-ho tra le scatole prima del necessario.
E Titti? Tutto bene a lei?-
C. -Ehmmm…
Dato che ci siamo è meglio se ti dico tutto a questo punto,
ma
mantieni il segreto, ok?-
A. -Ok.-
C. -Titti
sta con Matt Dallas, l’attore che fa Kyle XY.-
A. -Oh
mamma mia…-
C. -Mi
credi?!- Chiesi dubbiosa.
A. -Bè,
dopo averti visto col uno dei tuoi attori preferiti come potrei non
crederti. Claudia, mi raccomando, stai attenta e chiama più
spesso
che altrimenti mamma e babbo si insospettiscono. Io cancello tutte le
tracce di voi dal pc.-
C. -Grazie
fratellino, sei un angelo. Ti voglio bene. Ciao a presto.- E
attaccai. Nel mentre della mia telefonata era anche tornata Titti che
però si era persa tutto tranne le ultime due frasi.
C. -Titti,
ho una brutta notizia: Alessandro sa tutto.-
T. -CHE
COSA? Come l’ha scoperto?-
C. -Qualcuno
oggi ha fotografato me e Jake e così lui ha trovato le foto
su
internet. Gli ho detto anche di te e Matt. Scusa, ma a questo punto
è
meglio la verità.-
T. -I
miei mi ammazzeranno.-
C. -Oh,
no. Non ti preoccupare. Non ha la minima intenzione di dirlo a
nessuno. Sa quanto è importante questa cosa per noi e non
vuole
riaverci fra le scatole troppo presto.- Comunicai mentre Jake e Matt
che avevano osservato il nostro breve colloquio in madrelingua (di
solito in pubblico parlavamo in inglese) si stavano fissando curiosi
di sapere tutto, soprattutto Jake, il cui nome era stato fatto
più
volte.
Spiegai
anche a loro cosa era successo, ma non se la presero troppo.
Specialmente Jake lasciò passare, proprio lui che era il
diretto
interessato e probabilmente ora si sarebbe ritrovato circondato da
telecamere solo per colpa mia. Non mancai di dirgli questa cosa, ma
lui mi rassicurò dicendomi che era ovvio che prima o poi
sarebbe
successo e che non mi dovevo preoccupare, che sarebbe passata presto,
appena arrivava una notizia nuova tutti si sarebbero scordati di
questa cosa. Io ero un’altra volta meravigliata dal suo
comportamento e lusingata che non se la prendesse per tutti questi
casini che gli stavo causando. Restammo lì fino a tardi e
poi Jake
ci riaccompagnò in albergo.
C. -Titti,
devo dirti una cosa.-
T. -Claudia,
devo dirti una cosa.-
C. -Prima
tu.-
T. -No,
prima tu.-
C. -Insisto,
prima tu.-
T. -Allora
al 3 assieme. 1…2…3!-
C.
& T. –Jake/Matt mi ha chiesto di andare il resto
della vacanza
da lui!- Ci guardammo e scoppiammo a ridere.
T. -Non
te lo volevo dire perché non volevo lasciarti da sola!-
C. -La
stessa cosa io! Ma che cretine che siamo!-
T. -Già,
non dovremmo farci tutti questi problemi. Se siamo migliori amiche
c’è un motivo!-
C. -Infatti!
Allora io direi di avvertire i ragazzi e domani mattina per prima
cosa avvisare il consierge dell’albergo. Mi dispiace solo che
ci
vedremo poco.-
T. -Claudia,
noi ci potremo vedere ogni volta che vogliamo. Adesso però
dobbiamo
seguire il nostro cuore.- Mi rispose abbracciandomi.
C. -Hai
perfettamente ragione! E speriamo solo che i nostri non ci ammazzino
sul serio.- Le dissi, poi presi il cellulare e chiamai Jake.
C. -Cucciolo,
sono io. Ti ho disturbato?-
J.G. -Ti
ho già detto una volta che non disturbi mai. Tutto bene?
Come mai mi
hai chiamato? Cioè, so che ti manco, come potrebbe essere
diversamente visto quanto sono figo, ma c’è
qualche altro motivo?-
Mi chiese facendomi scoppiare a ridere.
C. -Magari
invece sono io che ti mancavo ma poiché sei troppo
orgoglioso hai
aspettato che ti chiamassi io. Ad ogni modo, se l’invito a
venire
da te è ancora valido lo accetto molto volentieri!-
J.G. -Cosa?
Sul serio? Uao! Non vedo l’ora che venga domani! Ma cosa
è
successo?-
C. -Nulla,
io e Titti ne abbiamo parlato. Avevamo entrambe ricevuto lo stesso
invito.-
J.G. -Grande
Matt! Così adesso posso stare con te davvero tutto il
giorno! Domani
mattina ti vengo a prendere e portiamo la roba da me. Ok?-
C. -Yes!
Allora ci vediamo alle 10. Buona notte cucciolo. Ti sognerò.
Ne sono
certa.-
J.G. -Sarà
una buona notte solo se tu sarai presente nei miei sogni. A domani.-
Anche
Titti aveva avvisato Matt, così chiamai i miei, li salutai,
notai
che davvero non sapevano nulla di me e Jake e andai a dormire. La
mattina dopo alle 8 ero già bella che vestita. Scesi a
comunicare
che io e Titti non avremmo più soggiornato in albergo e il
consierge
di comunicò che però dovevamo pagare lo stesso
quella sera. Poi
tornai sopra e misi tutta la mia roba in valigia. Alle 10 spaccate
ero giù con le valigie. Vidi che Jake era giù che
mi aspettava.
C. -Tesoro!
Giorno!- Gli dissi baciandolo dolcemente dopo aver posato le valigie
a terra.
J.G. -Cucciola!
Ciao! Dormito bene? Io ti ho sognato tutta la notte. Questi sono per
te.- Mi disse dandomi uno splendido mazzo di fiori.
C. -Grazie!
Sono bellissimi!- Gridai buttandogli le braccia al collo dopo essermi
sollevata sulle punte (è alto anche per me, che credete) e
dandogli
un bacio appassionato.
J.G. -Se
avessi saputo prima che reagivi così ti avrei riempita di
fiori.-
Fece sorridendomi.
C. -Ma
non c’è bisogno dei fiori. Solo vedendoti reagisco
così.- Risposi
riprendendo a baciarlo.
Poi
salimmo in macchina e andammo a casa sua. Era davvero bella, grande,
non restammo molto lì, però, perché mi
portò a vedere Santa
Monica. Era un posto niente male. Ci restammo fino a primo
pomeriggio, poi ci spostammo al Griffith Park e Observatory. Era
davvero un posto immenso. Iniziammo a passeggiare tranquillamente
lì
aspettando di entrare all’osservatorio.
J.G. -Tesoro,
io domani mattina vado da Maggie a pranzo, visto che
mercoledì poi
tornano a New York. Ti andrebbe di venire?-
C. -Jake,
non voglio essere un disturbo per tua sorella…-
J.G. -Ma
che disturbo e disturbo? Mi ha chiesto lei di invitarti. Vuole
conoscerti meglio.-
C. -Oh
bè allora va bene. Maggie ha anche una bimba piccola, vero?-
J.G. -Si,
Ramona, la mia nipotina. È dolcissima.-
C. -Devo
prenderle un gioco. Io adoro i bambini.- Gli risposi sorridendo.
–Scusa un secondo, telefono. Ale, ciao. Qualche altra bella
notizia
per me?-
A. -Dunque…
Un mazzo di fiori enorme e dei baci appassionati ti bastano?-
C. -Oh,
andiamo Al, adesso non inizierai a tenermi d’occhio.-
A. -È
impossibile non tenerti d’occhio. Google è
tappezzato di vostre
foto. Basta scrivere il nome del mio “futuro
cognatino” che
escono foto, contro foto, siti dove si chiedono chi sia
“quella
puttanella bionda che osa mettere le sue luride manacce addosso al
mio Jakino” e questo è solo uno dei tanti
commenti.-
C. -Ahahahahahah!
Davvero sta scritto così? Sarà una delle tante
bimbeminkia che
circolano su internet. E scommetto che è scritto tutto
abbreviazioni
e numeretti, punti esclamativi e singhiozzo da caps lock.
Ahahahahahah!-
A. -In
effetti si. Non sai quanto mi sono pisciato sotto dalle risate. Non
ce la facevo a smettere. Ma nessuno insegna a parlare a quelle oche?-
C. -Ci
vorrebbe un dizionario per capirle.-
A. -Ad
ogni modo state un po’ più attenti. Prevedo un
agguato presto o
tardi.-
C. -Grazie
dell’avviso fratellino, e vai a dormire che da te
è tardissimo! Ci
sentiamo. Baci.- E posai. Poi mi apprestai a spiegare tutto a Jake.
–Era sempre Ale, mio fratello. Mi voleva avvertire di stare
più
attenti perché ci sono tantissime foto di noi e bimbeminkia
che si
chiedono chi io sia. Teme che ci tenderanno un agguato.-
J.G. -Certo
che ti vuole bene tuo fratello per essere in pensiero per te.-
C. -Mah,
non penso che il nostro rapporto sia diverso da quello tuo e di
Maggie. Certo, lei ha 3 anni più di te mente io solo uno con
Ale, ma
scommetto che tu sei il simpatico della situazione e lei quella
più
seria, timida e intelligente dei due.- Gli risposi facendogli una
bella linguaccia che lo fece ridere.
J.G. -Se
non fosse per il fatto dell’intelligenza ci avresti preso
appieno.-
C. -Ah
ah. No, scherzavo. Io lo ammetto che il mio splendido brother
è più
intelligente di me, ciò non toglie che io riesco meglio
negli studi.
E scommetto anche che a volte vi capita di dire la stessa cosa o
pensarla o di completarvi le frasi a vicenda.-
J.G. -Bè,
in effetti si. È una cosa che mi ha sempre fatto sentire
molto
vicino a Meg.-
C. -Idem
per me.-
Poi
finalmente entrammo nell’osservatorio. Fu
un’esperienza
incredibile, anche perché io adoravo l’astronomia.
Ancora non
riesco a trovare parole per descriverla. Poi di sera tardi tornammo a
casa di Jake. Quella fu una giornata che non scorderò mai.
La nostra
prima notte d’amore.
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Capitolo 7 *** Cap VII ***
Fu
davvero incredibile. Fummo una cosa sola per più e
più volte
durante la notte. Non vi era lussuria in quello che facevamo, ma
amore e una dolcezza infinite. Accadde tutto molto lentamente e
raggiungemmo l’apice del piacere assieme, perché
noi ormai eravamo
una cosa sola.
Il
risveglio poi fu tutto un programma. Mi ero scordata di dirvi che
Jake ha due cani stupendi? Bè, si chiamano Boo e Atticus,
che quella
mattina provvidero a svegliarci prestissimo. Stavo davvero troppo
bene con lui, era qualcosa d’indescrivibile. Ci facemmo una
lunga
doccia rilassante, tutti e due assieme, poi ci vestimmo e ci
preparammo ad andare dalla sorella.
J.G. -Ehi
Peter. Come va? Lei è Claudia, la mia fidanzata. Claudia lui
è
Peter, mio cognato.-
C. -Si
può dire che lo “conosco”
già? Comunque piacere.-
P.S. -Felice
di conoscerti Claudia. Prego accomodatevi, Meg è in cucina.
Ram, c’è
lo zio Jake!- Disse alzando appena la voce, poco prima che una
splendida bambina di 4 anni corresse verso Jake per abbracciarlo.
R.S. -Tio
Jake! Come tai?-
J.G. -Ciao
piccola. Io sto benissimo e tu? Stai facendo la brava?-
R.S. -Ti
tio. Tono bravittima!-
J.G. -Piccolina,
lei è Claudia, una mia amica. Non vedeva l’ora di
conoscerti.-
C. -Ciao
piccola. Io e zio Jake ti abbiamo portato questo regalino.- Le dissi
dandole un peluche di un koala che lei prese felice.
P.S. -Come
si dice tesoro?-
R.S. -Gratie
tio, gratie Ca…Ca…Cachia!- Disse facendoci ridere
perché non
riusciva a pronunciare il mio nome, diventando rossa in viso.
C. -Sai
piccolina, anche mio fratello e i miei cuginetti da piccoli non
riuscivano a pronunciare il mio nome, e anche loro mi chiamavano
Cachia. Mi piace. Puoi chiamarmi così per tutto il tempo che
vuoi.-
Lei capì e mi diede un bacetto sulla guancia.
–Piccolina, mi fai
vedere dov’è la mamma? Così la saluto.-
R.S. -Ti,
vieni, di qua!- Disse prendendomi la mano e portandomi verso la
cucina mentre Jake e Peter restarono in salotto a chiacchierare.
–Mamma, c’è tio Jake con Cachia, la ttua
mica.-
C. -Ciao
Maggie. Grazie di avermi invitata.-
M.G. -Ehi
Claudia. Vedo che hai conosciuto già Ramona e Peter.-
C. -Oh,
si. Hai una figlia stupenda. Ti assomiglia tantissimo.-
M.G. -Grazie.
Tu hai qualche fratello piccolo?-
C. -Oh,
no. Mio fratello ha la mia età, un anno più
giovane, fisicamente,
mentalmente è ancora un bambino, a volte mi sembrano
più maturi i
miei cuginetti di 7 e 10 anni.-
M.G. -Ah,
come ti capisco. Anch’io dico sempre che Jake si comporta
come un
bambino. Io ti avviso, eh?-
J.G. -Ma
grazie sorellina, anch’io ti voglio bene!- Fece lui ironico
andando
a salutare la sorella.
M.G. -Si,
Jay. Claudia, mi dai una mano a portare questa roba fuori? Ormai
è
pronto…-
C. -Certo!
Da dove esco?-
M.G. -Puoi
uscire anche da qui in cucina. Grazie.-
C. -Ma
ti pare.- Risposi seguendo Jake con in braccio Ramona.
Ci
sedemmo a mangiare. Era tutto pieno di salse, salsine, blu
cheese…
Tutta roba che adoravo… Un pranzo ottimo.
P.S. -E
dicci un poco Claudia, tu cosa fai nella vita? Studi?-
C. -Oh,
si. Mi sono iscritta quest’anno a chimica. A dire il vero ho
perso
un anno a causa di una precedente scelta sbagliata di
università.-
M.G. -Ah
si? E cioè? Se posso chiedere…-
C. -Si,
certo che puoi. Mi ero iscritta a ingegneria aerospaziale
perché mi
era sempre piaciuta l’astronomia e pensavo di cavarmela in
matematica. Però io ho studiato materie letterarie al
classico,
quindi quando sono andata all’università ho visto
che non avevo la
concentrazione necessaria per farlo. Chimica al contrario mi
è
sempre piaciuta. Così mi ritrovo un anno indietro.-
J.G. -Oh,
bè, capirai… Io ho lasciato
l’Università al secondo anno.-
C. -Bè,
grazie tante. Eri sprecato sui libri visto il tuo talento di attore.-
Gli risposi sorridendo. –Cavoli, certo che è
strano trovarmi qui
con voi. Insomma… Sono abituata a essere separata da voi
grazie a
uno schermo di un televisore… È incredibile come
sia entrata a far
parte di questo mondo che per me prima esisteva solo nei
sogni…-
P.S. -Su,
avanti, appassionata come sei di cinema non hai mai pensato di
intraprendere la nostra stessa carriera?-
C. -Ehmmm…
Ecco… Si….- Risposi vaga abbassando lo sguardo a
causa del
rossore che mi aveva colpito.
R.S. -Chachia,
pecché tei tutta rotta?- Mi chiese la piccola cercando di
guardare
il mio viso.
C. -Oh,
a te lo posso dire piccolina. Vieni qui.- Le dissi facendola
avvicinare a me. –Sono tutta rossa perché mi
vergogno di dire ai
tuoi genitori e a tuo zio che da qualche mese mi sono iscritta a un
corso di recitazione.- Le spiegai a voce bassa, ma non troppa per non
farmi sentire dagli altri.
R.S. -E
pecchè ti veggogni?-
C. -Perché
mi sembra di essere una di quelle ragazzine urlanti innamorate del
cinema solo perché c’è qualche attore
che gli piace.-
I
due genitori mi guardarono sorridendomi facendomi capire che non era
quello che stavano pensando, invece Jake mi mollò uno
scappellotto
dietro la testa.
C. -E
quello per che cos’era?- Chiesi facendo una smorfia.
J.G. -Ma
ti pare di fare tutta stà scena per una cosa così
scema?-
M.G. -Oh,
Jake, sei incorreggibile. Un minimo di tatto no, eh?-
Così
scoppiammo a ridere tutti e 5. Chiacchierammo ancora per un bel
po’.
E Ramona continuava a farmi domande su com’era dove vivevo
io.
Faceva una tenerezza incredibile. Poi dopo aver pranzato diedi una
mano a Maggie a sparecchiare.
M.G. -E
così l’avete fatto, vero?- Mi chiese dopo un
attimo di silenzio,
facendomi andare di traverso la saliva.
C. -Cosa?-
Chiesi sconvolta.
M.G. -Oh,
andiamo. Sai cosa. Si vede lontano un miglio che è successo.
Sono
brava a capire le persone e tu hai quello sguardo che si ha una sola
volta nella vita, la prima volta che fai l’amore con la
persona che
ami. Ci ho preso, vero?-
C. -Bè,
si…-
M.G. -Sai
già cosa hai intenzione di fare quando finisci la tua
permanenza
qui?- mi chiese diventando improvvisamente seria.
C. -No,
purtroppo non ne ho idea. Non posso restare qui per sempre,
perché
non ho la Green Card, quindi dopo massimo 90 giorni devo tornare in
Italia, inoltre mi mancano i miei. Solo che non posso pensare di
separarmi da Jake… Ho fatto un gran bel casino…-
M.G. -Oh,
ma quale casino! Sono felicissima che vi siete conosciuti. Non ho mai
visto Jake così contento. Queste sono cose che si risolvono
facilmente. Se posso permettermi però non rimandare di
troppo la
decisione. Via il dente via il dolore.-
C. -So
che hai ragione, ma se ci penso mi sento male. Ormai Jake è
la mia
vita.-
M.G. -Allora
spiegalo ai tuoi. Se ti vogliono bene come penso capiranno.-
C. -Mi
sa comunque che dovrò tornare in Italia per spiegarglielo.
Non posso
farlo per telefono.-
M.G. -Parlane
con Jake quindi. Spiegagli questa cosa. Vedrai che ti
appoggerà.-
C. -Lo
so. È un ragazzo incredibile. Ne esiste uno su un milione
come lui.-
M.G. -E
bè, buon sangue non mente.- Mi rispose facendomi
l’occhiolino e
facendo ridere entrambe. Dopo un po’ io e Jake tornammo a
casa,
chiamai Titti per assicurarmi che andasse tutto bene, Alessandro e i
miei. Poi ci mettemmo davanti il pc e iniziammo a curiosare su cosa
si dicesse di noi.
È
vero, appena scrivemmo “Jake Gyllenhaal” sul motore
di ricerca
uscirono una trentina di foto di noi due e c’erano
già moltissime
domande di gente che si chiedeva chi fossi io. Iniziammo a leggere.
Alcuni commenti erano del tipo “Hai capito Jake che bonazza
che si
è preso?!”, altri “Come si permette
quella puttanella di mettere
le mani addosso al mio adorato Jakino?!” e altri di gente che
diceva semplicemente che era contenta per lui e che se mi azzardavo a
farlo soffrire mi avrebbero cercato e mi avrebbero ucciso. Poi vi
erano giornalisti che promettevano di fargli avere al più
presto
nuove notizie e cose così. Io e Jake ridemmo per la maggior
parte
del tempo, anche se alcune affermazioni erano inquietanti, e devo
ammettere che mi preoccupavano, e anche Jake, visto il suo volto.
Dopo andammo a letto dove, lasciando da parte tutte le
preoccupazioni, trascorremmo un’altra notte di fuoco e di
amore.
Io
e Titti ragionammo molto su ciò che avremmo dovuto fare
circa la
nostra situazione e alla fine decidemmo di tornare comunque a casa
come previsto per poter spiegare bene la cosa ai nostri genitori e
non fargli venire un infarto collettivo. L'ultima cosa che dovevamo
fare era affrontare il discorso con i nostri fidanzati.
-Allora
cucciola, ti sta piacendo questo viaggio?- mi chiese mentre
passeggiavamo per il parco, mano nella mano.
-Il
migliore che abbia mai fatto. La città è
così bella... il clima
perfetto e ci sono moltissime cose da vedere. Davvero un bel posto.
Da venirci a vivere.- Commentai io stuzzicandolo un po'.
-Ma
brava! Releghiamo il povero piccolo Jake in un angolino del tuo
programma.- Rispose lui dandomi corda.
-Ahahahah.
Il piccolo Jake si è dispiaciuto. Dai, non fare
così. Sorridi. Sai
che amo il tuo sorriso...- Gli dissi, ricevendo il 'dono' in cambio.
D'un tratto poggiò la sua fronte contro la mia e mi
guardò fissa
negli occhi col suo sguardo profondo che mi penetrava da parte a
parte.
-Io
invece amo te.- Quando sentii quelle parole il mio cuore si
riempì
di mille emozioni diverse. È vero che erano passati giorni
da quando
ci eravamo fidanzati, però ancora nessuno dei due aveva
detto quelle
fatidiche tre parole. E adesso era successo. Gli gettai le braccia al
collo e riagganciai i nostri sguardi.
-Ti
amo.- Dissi semplicemente cercando di fargli capire quanto fosse vero
quel sentimento. Ci baciammo pieni d'amore, entrambi al settimo
cielo.
La
sera successiva ci recammo a casa di Matt per la festa che aveva
organizzato. C'era un bel po' di gente e io potei approfittarne per
raccontare le ultime novità a Titti e chiacchierare con i
ragazzi
conosciuti al castello.
Ebbi
anche modo di chiacchierare a lungo con Chris, invitato anche lui
assieme a tanti altri.
-Allora,
piccola. Come va con Jake?- mi chiese Chris. Ci eravamo incontrati
due giorni prima della mia partenza per pranzo. D'altronde lui mi
mancava e Jake aveva da fare.
-Benissimo.
Grazie a te. Toglimi una curiosità, come avevi capito che io
piacevo
a Jake?-
-Andiamo
Claudia. Se ne erano accorti tutti tranne te. Io non ho fatto altro
che aiutarti ad arrivarci.-
-Certe
volte sono così ingenua che credo sarebbero potuti passare
giorni, o
addirittura settimane, prima di arrivarci.-
-Credo
che sia così per tutti quelli che si trovano in una
situazione come
la tua. Vogliamo andare a giocare a Twist?-
-Certo.
Sappi però che sono abbastanza negata.-
-Dai,
non ti fare questi problemi. Andiamo.-
La
serata passò anche troppo in fretta tra una birra, un ballo
e una
partita a Twist dove mostrai quanto fosse precario il mio equilibrio,
cadendo addosso a Chris e a Titti che schiacciai facendoli scoppiare
a ridere mentre io assumevo tutte le tonalità di rosso
possibili.
Una
delle ultime mattine che ci erano rimaste da trascorrere lì,
mentre
Jake e io eravamo stesi a letto, essendoci da poco svegliati, decisi
che era giunto il momento di affrontare il problema.
-Amore,
io e te dobbiamo parlare della ormai imminente fine della mia
vacanza.- Jake si fece subito serio e si poggiò alla testata
del
letto.
-Lo
so. Anche se speravo che questo momento non arrivasse mai.-
-Sai
che anche per me è così, ma non posso restare. Ho
il biglietto. E
in ogni caso, anche se decidessi di rimanere, oltre i 3 mesi non mi
è
concesso restare.-
-Io
credo che tu debba tornare adesso e parlare con calma con i tuoi di
quanto sta succedendo. Se decidessi di rimanere qui sarebbe di gran
lunga peggio.-
-Già...
Devo tornare.-
-Potrei
venire con te. Se lo volessi.-
-No.
Tu hai le tue cose qui. Il tuo lavoro. Non puoi sparire di punto in
bianco. Andrò da sola e quando avranno capito
tornerò da te.-
-Su
questo non ci piove. A costo di venire in Italia a prenderti fino a
sotto casa.- mi disse sorridendo prima di baciarmi.
La
mattina precedente la mia partenza fui svegliata da un dolcissimo
Jake che mi aveva preparato le frittelle con lo sciroppo d'acero, che
amavo, e me le aveva portate a letto. Per un po' riuscì a
distrarmi
dal fatto che avremmo dovuto separarci da lì a 29 ore, poi
però,
quando venne il momento di fare la valigia, iniziai a deprimermi
sempre più. Senza contare che la mattina successiva Jake
aveva un
appuntamento per un possibile film. Piansi per ogni capo che mettevo
in valigia, anche se Boo e Atticus, iniziando a farmi il solletico e
a farmi le feste, mi fecero riprendere.
Il
giorno successivo fu il peggiore. Jake e Matt ci accompagnarono
all'aereoporto. Il secondo restò fino a che non passammo il
check
in, ma Jake riuscì appena a salutarmi che dovette scappare.
-Titti,
come fai a essere così tranquilla? Io non riesco a pensare
che non
lo vedrò per tanto tempo.- Dissi abbracciata alla mia amica,
mentre
piangevo silenziosamente.
-Dai
Cla. Vedrai che i giorni voleranno e riusciremo a vederli prima di
quanto pensiamo. Adesso direi che è il caso di sederci a
tavolino e
decidere come diremo ai nostri quanto ci è capitato.- Aveva
preferito non dirmi, almeno per il momento, che in realtà
Matt
sarebbe partito anch'egli nell'arco di 2-3 giorni per presentarsi ai
suoi genitori.
-Si.
Andiamo.- Comprammo un paio di frullati e chiacchierammo a lungo del
da farsi, fino a che non aprì il nostro gate. Manco a farlo
apposta
era dall'altra parte dell'aeroporto.
-Che
posti abbiamo?- mi chiese Titti.
-Ora
controllo... Bene! Perfetto! Sono anche separati! 3A e 3F. Ci voleva
solo questo.-
-Dai,
vedi il lato positivo della cosa. Abbiamo entrambi i posti al
finestrino.- Disse tentando di risollevarmi il morale. Iniziarono a
chiamare le file dall'ultima ad andare avanti, quindi io e Titti
decidemmo di starcene tranquillamente sedute invece di accalcarci
avanti il bancone mandando in tilt i poveri hostess.
-Adesso
imbarchiamo le file rimanenti.- Dissero al microfono nonostante
fossimo rimaste solo io, Titti e altre 3-4 persone.
Ci
avviammo lungo il corridoio che portava all'aereo. Fummo fortunate
perché ci fecero imbarcare dalla porta anteriore, quindi non
avremmo
dovuto farci largo fra la gente. Anche se la mia borsa a mano pesava
così tanto che ebbi difficoltà a metterlo nello
stipo. Questo
finché due braccia maschili che venivano da dietro di me non
mi
aiutarono.
-Grazie
mille. È stato molto gentile.- Dissi dando ancora le spalle
all'uomo, mentre chiudevo lo sportello dello stipo.
-Figurati
cucciola, certo che la tua valigia pesa tantissimo. Ci hai messo dei
mattoni dentro?- Il mio cuore si fermò al sentire la sua
voce. Mi girai e mi trovai Jake lì, davanti a me.
-Ja...
Jake?!-
-Si,
cucciola. Credevi che davvero ti avrei lasciata andare da sola?-
-Oddio!
Sono così felice che tu sia qui!- gli dissi abbracciandolo
forte e
accomodandomi fra le sue forti braccia. La hostess ci pregò
di
sederci e di allacciare le cinture e noi obbedimmo.
-Cucciola,
ti aiuterò a parlare con i tuoi. Ti amo con tutto il cuore.-
-Anche
io ti amo.- Gli dissi prima che ci baciassimo, mentre l'aereo
iniziava a correre lungo la pista.
Mentre
ci baciavamo sentii il rumore di qualcosa che cadeva a terra. Aprii
gli occhi e mi resi conto di essere ancora nel mio letto. A Napoli.
Mi girai verso il comodino e lessi sulla sveglia che erano le 5.07.
Scesi velocemente dal letto e vidi che il rumore era stato causato da
un libro che avevo lasciato in bilico fra i tanti sulla scrivania, lo
raccolsi e notai che era lo stesso del mio sogno. Così corsi
verso
il bagno per cercare il phon che non trovai. Senza perdere tempo
entrai in camera di mio fratello e lo trovai lì, seppellito
dai
vestiti del giorno prima. Tornai in bagno e, aprendo lo shampoo nuovo
alla fragola di bosco ruppi il tappo. Mi lasciai scivolare per terra
ancora frastornata. Troppe erano le coincidenze... Era stato davvero
solo un sogno o era qualcosa di più?
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