Like a diary

di DiNozzo323
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap I ***
Capitolo 2: *** Cap II ***
Capitolo 3: *** Cap III ***
Capitolo 4: *** Cap IV ***
Capitolo 5: *** Cap V ***
Capitolo 6: *** Cap VI ***
Capitolo 7: *** Cap VII ***



Capitolo 1
*** Cap I ***


Like A Diary


Premessa: ho cominciato questa storia quasi 2 anni fa, lasciandola poi incompiuta per mesi. Adesso ho deciso di finirla e di pubblicarla, come faccio solitamente con le fic che completo.

A causa di mancanza di tempo, dovendo sostenere molti esami, ho deciso che la pubblicherò tutta oggi, dividendola in capitoli che facilitino la lettura.

Il primo capitolo è un po' introduttivo e forse il più noioso, ma d'altronde dovevo cominciare in qualche modo.

Da quando ho iniziato a scrivere questa storia la mia amicizia con la mia migliore amica è finita, ma mi sembrava stupido e una faticaccia immensa modificarla completamente per questa sola ragione. Soprattutto considerando il fatto che era quasi finita. Ho deciso solo di cambiarle nome, in modo da non dare troppo fastidio utilizzando il suo vero.

Questo è tutto. Un saluto e buona lettura =)

P.S. Ovviamente questo è uno scritto di pura fantasia. Tutto ciò che ho scritto circa gli attori che fanno parte di questa storia è falso. Inventato tutto di sana pianta. Spero di non offendere nessuno. Questa è un'opera di puro diletto. Anzi, non sono nemmeno realmente stata a Los Angeles, quindi anche quello che ho scritto sulla città è immaginato. Spero di poterci andare realmente un giorno. Un bacio =)




La notte in cui intrapresi il viaggio che avrebbe cambiato la mia vita, e non solo, non chiusi occhio ma la trascorsi svegliandomi ogni ora per colpa dell’adrenalina che mi scorreva in corpo. D'un tratto sentii il rumore di qualcosa che cadeva a terra. Aprii gli occhi e lessi sulla sveglia che erano le 5.07, tirai un sospiro di sollievo: potevo alzarmi, finalmente! Scesi dal letto, notai che il rumore era stato causato da un libro che avevo lasciato in bilico fra i tanti sulla scrivania, lo raccolsi, indossai la vestaglia e andai a farmi una bella doccia rilassante. Restai per parecchi minuti sotto l’acqua, solo a godermi il lento scivolare delle gocce sulla mia pelle, poi mi lavai bene i capelli, usai il nuovo shampoo che avevo comprato all’odore di fragola di bosco che aveva il tappo così duro che quando riuscii ad aprirlo lo ruppi. Cercai per tutto il bagno il phon salvo trovarolo poi in camera di mio fratello, sepolto dai vestiti del giorno prima. Lo lasciava sempre dove capitava. Inutile dire che appena accesi il phon per asciugare i miei lunghissimi capelli, svegliai mezza casa.

-Claudia! Perché diavolo hai acceso quello stupido oggetto! Sono le 6 del mattino! L’aereo non parte prima delle 10!-

- Ti adoro anch’io fratellino caro, ma quella che deve partire sono IO, non sei tu quello che rischia di perdere l’aereo. E poi chi è che dice che io non l’abbia acceso a posta il phon?!-

Dopo questo scambio di battute tornai, spazzola in mano, a prendermi cura dei miei capelli ma, ora che ci penso, non mi sono nemmeno presentata. Salve, mi chiamo Claudia, ho appena compiuto 20 anni, vivo a Napoli, e sto per raccontarvi ciò che mi è capitato durante il mio primo viaggio da sola, in America, in compagnia della mia migliore amica Titti!

Subito dopo essermi vestita e aver fatto colazione, corsi a mettere le ultime cose in valigia, se così la si poteva definire. Avrei potuto cambiarmi per un mese e non indossare mai gli stessi abiti, tanta la roba che avevo portato! Proprio mentre la stavo chiudendo, mentre finivo di urlare ai miei che si dovevano sbrigare che si era fatto tardi, squillò il telefono e corsi a rispondere.

-Ehi, Clà. Come va? Tutto a posto? Sei pronta? Io ho appena finito di mettere a posto.-

-Ehi, Tì. Qui tutto bene, mi hai battuta per un pelo, stavo giusto chiudendo la valigia e mi stavo preparando ad affrontare il mio solito attacco di oddio-sono-certa-di-aver-dimenticato-qualcosa-a-casa-! Tu?

-Io sto a posto. Mi ero preparata una lista di cose da portare, così sono sicura di non dimenticare nulla.-

-Ah, si? E quanto è lunga?- Feci con un tono da “tanto conosco già la risposta”

-Non troppo… Solo 3 pagine a quadretti. Però ho scritto in colonna!-

-Si, e scommetto anche fronte-retro. Almeno hai visto se pesa meno di 25kg?-

-Ovvio che ho controllato: 21. Poi ho nella valigia anche un borsone da portare a mano al ritorno pieno di belle cose.-

-Idem. Però ci pensi che palle 9 ore di aereo?-

-Eh già, meno male che… Maledizione, Clà! Sono le 7 e siamo ancora a casa!-

-Oh Gesù! E’ tardissimo! Ci vediamo lì. Baci. Ciao a dopo.- E attaccai senza nemmeno aspettare risposta. Poi corsi urlando per tutta la casa che era tardissimo e in appena 5 minuti eravamo già in macchina diretti all’aeroporto. Con un balzo scesi dalla macchina mentre mio padre ancora stava parcheggiando e presi subito la valigia senza l’aiuto di nessuno: è incredibile quali azioni “straordinarie” riesca a farti compiere il desiderio di partire! Il tempo di aspettare che i miei mi raggiungessero e vidi Titti che correva come una pazza verso di me. Quando si avvicinò abbastanza lasciò la valigia, mi abbracciò e insieme iniziammo a saltare e urlare dalla felicità “Andiamo a Los Angeles! Andiamo a Los Angeles!”, facendo girare tanta gente che ci guardava incuriosite (e secondo me speranzose che non capitassimo nello stesso aereo).

Ci recammo subito al check-in, dove dopo pochi minuti di attesa, prendemmo due posti vicini, di cui uno vicino al finestrino. Salutammo i nostri genitori che continuavano a chiederci se eravamo sicure di voler andare e a farci tremila raccomandazioni: “Non andate in macchina con degli sconosciuti”, “Non fate tardi la sera”, “Se andate a ballare non lasciate il bicchiere che possono metterci qualcosa dentro. Anzi, non uscite proprio la sera che è meglio.” E tante altre che conoscevamo già. Ci accompagnarono fino al metal detector e aspettarono che facessimo la fila. Proprio non volevano lasciarci andare! Ovviamente nonostante mi fossi tolta tutte le cose metalliche da dosso mi suonò il metal detector, e così mi perquisirono. Alla fine fu tutta colpa di quegli stupidi bottoni dei miei adorati jeans! Passate dall’altra parte li salutammo e, avendo ancora più di mezz’ora di tempo libero, ci recammo al bar a prendere un caffè e un giornale enigmistico che ci tenesse occupate per almeno un po’ del lungo tragitto che ci aspettava. Il tempo passò in fretta e dopo quelli che ci sembrarono pochi minuti eravamo già sull’aereo a cercare il nostro bel posticino.

-Dai Titti, voglio stare io vicino al finestrino! TI PREGO!-

-No, Claudia. Tu hai preso l’aereo tantissime volte, io quasi mai. Fammi stare a me!-

-Eh va bene! Che rompi che sei! Però mi devi firmare un documento che attesti che all’andata sei stata tu e quindi al ritorno ci starò io.-

-Cosa? Claudia, ma sei impazzita! Cosa credi, che menta?-

-No, però sono abituata con mio fratello, quindi firma e ricorda: fidarsi è bene e non fidarsi è meglio.- E le feci una linguaccia. Quello era il nostro modo di scherzare, anche se la lingua mi rimase in gola quando vidi chi si stava sedendo vicino a me: un ragazzo a prima vista americano davvero bello, il mio tipo ideale. Biondo, alto, occhi verdi. Ci mettemmo a chiacchierare e scoprimmo che era venuto in vacanza a Napoli per l’estate e ora che era settembre tornava a casa per riprendere il college. Frequentava il terzo anno. Chiacchierammo per moltissimo tempo mentre ringraziavo mentalmente Titti che mi aveva costretta a truccarmi per il viaggio in aereo, così non potei sfigurare. A metà del volo misero un bel film che conoscevo fin troppo bene: Il Padrino, il mio film preferito, in inglese con i sottotitoli in italiano. Lo seguii attentamente per circa mezz’ora, poi il sonno-da-mezzi-di-locomozione prese il sopravvento e mi addormentai. Mi svegliò Michael, il ragazzo americano, quando era già finito il film. Quando mi accorsi che tenevo la testa sulla sua spalla feci un salto all’indietro e diedi una gomitata alla povera Titti che si tenne il braccio con la faccia offesa, mentre Michael rideva sommessamente. A guardarlo ridere ci contagiò e scoppiammo anche noi in una lunga risata liberatoria. Ci fermammo quando una voce ci disse che in mezz’ora saremmo arrivati a destinazione.

Erano già passate 9 ore! Guardai fuori dal finestrino aspettandomi di vedere il sole che calava quando invece notai che il sole era alto nel cielo, probabilmente non era nemmeno mezzogiorno. Guardai stranita Titti prima di rendermi conto che questo strano fenomeno era dovuto semplicemente al fuso orario. In pratica saremmo atterrate a Los Angeles più o meno alla stessa ora di quando eravamo partite da Napoli!

L’ultima mezz’ora sembrava non finire mai. Iniziai a dare i primi segni di nervosismo quando notai che erano passati solo 5 minuti dall’avviso, anche se a me sembravano 20. Mi mangiai un pacchetto di Ringo e al diavolo la dieta di mantenimento e bevvi il mio solito tè freddo alla pesca. Poi noi e Michael ci scambiammo i contatti e decidemmo che ci saremmo rivisti due giorni dopo al Vogue, una delle discoteche più in della città.

Dopo mezz’ora di attesa nell’area del ritiro bagagli e aver fatto storie con una vecchietta che era sicura che la mia valigia fosse in realtà la sua, uscimmo dall’aeroporto e prendemmo uno splendido taxi giallo che ci portò subito in albergo. Mentre arrivavamo scoprimmo che il tassista era di discendenze italiane e che per le vacanze veniva a trovare i genitori a Firenze. Certo che è proprio buffa la vita. Finalmente arrivammo in albergo, lo salutammo e ci recammo nella nostra stanza. Era enorme, con un letto matrimoniale. Passai due ore lunghissime a svuotare la valigia e mettere tutto nei capientissimi armadi di cui era fornita la stanza. Con piacere mi ricordai che quella stanza era dotata di bidet; avevamo scelto a posta quell’albergo, ma d’altronde non avrei mai resistito 3 settimane senza, maniaca del pulito come sono.

Subito dopo aver svuotato le valigie andammo a mangiare un panino e a comprare un paio di cartine della città. Per quel giorno avremmo fatto semplicemente un giro, ma dovevamo ancora organizzare il viaggio vero e proprio, quindi verso le quattro ce ne tornammo in albergo con due splendidi frappuccini di Starbucks e due caffè macchiati grandi. Quando iniziai a bere il mio non resistetti alla tentazione e mi feci fare una foto col bicchiere, visto che mi ricordava troppo NCIS, il mio telefilm preferito.

-Dunque Clo, cosa vogliamo visitare domani?- mi disse Titti dopo che ci eravamo buttate sul letto circondate da cartine, guide della città, fogli, penne, pc portatile con connessione e quant’altro.

-Non saprei… Io vorrei andare a vedere il prima possibile la Wall of Fame e il Kodak Theatre, poi dobbiamo anche vedere che fare domani sera. A me piacerebbe tanto andare a vedere un film in americano.-

-Allora, abbiamo tre settimane, 19 giorni per la precisione se escludiamo oggi e il giorno in cui dobbiamo partire. Cosa vogliamo visitare?-

-Hollywood, Walk of Fame, Kodak Theatre, Universal Studios, Beverly Hills…-

-California Science Center, Venice, Disneyland, Getty Center e Paul Getty Museum, L.A. Country Museum of Art…

-Museum of American West, Norton Simon Museum, Rodeo Drive, Griffith Observatory…-

-Griffith Observatory e Griffith Park, Page Museum at La Brea Tar Pits, Petersen Automotive Museum, Angels Flight Railway…-

-Bel Air, Malibu, Paramount, Greystone Mansion & Park, Sunset Boulevard, Santa Monica…-

-Perfetto, adesso cerchiamo di dividere tutti questi posti in maniera intelligente e scegliamo l’ordine in cui visitare questi bei posti.-

Passammo tutto il pomeriggio a organizzare la nostra vacanza tanto che appena tramontò il sole ci buttammo nel letto: d’altronde eravamo sveglie da quasi 24 ore! La mattina dopo ci svegliammo che sembravamo due zombie, ma dopo esserci vestite e truccate eravamo due ragazze completamente diverse da quelle che si erano svegliate. Scendemmo e dopo aver fatto una velocissima colazione da Starbucks - finché c’era, era meglio goderselo, questo era il nostro motto - e macchina fotografica in mano ci recammo subito al California Science Center che ci tenne impegnate per tutta la mattinata e poi andammo al Kodak Theatre dove ci facemmo tantissime foto e a Beverly Hills. Ma fu il giorno successivo quello più importante per noi. La mattina successiva ci recammo agli Universal Studios, dove rimanemmo strabiliate dalla bellezza di quel posto e il pomeriggio percorremmo tutta la Walk Of Fame. Alle sei con i piedi distrutti mangiammo un trancio di pizza in una pizzeria napoletana vicino l’albergo e ci andammo a preparare per recarci al Vogue, dove ci saremmo incontrare con Michael e dei suoi amici. Inutile dire che per prepararci ci impiegammo quasi tre ore. Prima si fece la doccia Titti, poi mentre lei si faceva i capelli io mi facevo la doccia, così dopo li fece anche a me. Uscirono liscissimi: era una maga con un phon e una spazzola in mano! Poi ci vestimmo e io decisi di indossare una mini nera con scarpe nere col tacco, una maglietta scollata argentata e vari accessori come collane, orecchini e bracciali. Mi truccai con un trucco leggero ma deciso, cercai il copri spalle nero, presi la borsetta argentata e con Titti, uscii dall’albergo. Quando arrivammo al Vogue c’era un sacco di gente, ma subito notammo Michael che ci venne in contro e ci fece entrare subito dando giusto il suo nome che era su una lista.

Quel locale era davvero in, niente a che vedere con le discoteche italiane: luci colorate e non psichedeliche da mal di testa, una pedana su cui ballare e tantissimi divanetti per sedersi con tanto di tavolini, la zona bar era fornitissima, anche se non potevamo bere alcolici, e la musica era ottima; senza contare la zona privè nascosta da tantissime tende d’orate. Trascorremmo tutta la sera a ballare e scatenarci e riuscimmo anche a bere alcolici, in quanto tutto il gruppo di Michael era formato da ultra ventunenni e dopo aver consegnato da bere non controllavano molto. Io non bevvi molto, giusto un paio di Mojito, ma Titti invece bevve assai più di me; meno male che reggeva bene l’alcool altrimenti sarebbe come minimo svenuta. Ad ogni modo ce ne andammo presto poiché era comunque brilla e pensai che camminare un poco e respirare aria fresca le avrebbe fatto bene. La discoteca si trovava vicino Beverly Hills, poco lontana dalle ville dei vip. Vi era un’altra strada più breve per arrivare all’albergo, ma era molto buia, così decisi che cinque minuti in più non ci avrebbero cambiato molto la vita, quello che non sapevo era che in California si faceva uno strano gioco inerente quei braccialetti fosforescenti che danno spesso nelle discoteche. Praticamente ogni colore aveva un significato e la ragazza che lo portava doveva fare quella cosa che “diceva” il colore, per esempio se rosso voleva dire dare un bacio sulla guancia la ragazza che aveva il braccialetto rosso dove dare un bacio sulla guancia a chi glielo chiedeva. Io per mia fortuna non indossavo mai quegli stupidi cosi, ma Titti ci andava pazza, se riusciva ne indossava anche tre o quattro insieme e ciò ci causò non pochi problemi.

Mentre camminavamo per Beverly Hills 3 ragazzi che si trovarono dall’altro lato della strada ci videro, erano visibilmente ubriachi e sfortunatamente notarono il braccialetto di Titti che era verde, e si avvicinarono a lei. Uno si mise affianco a me e gli altri due la circondarono mentre lei, annebbiata dall’alcool, non si rendeva conto di cosa stesse succedendo.

-Ehi bella, lo sai che ci devi una toccata di tette?- fece uno dei tre indicando con il capo il braccialetto

-Scusa, ma lei non ti deve proprio niente, quindi lasciateci in pace per favore.-

-La tua amica indossa un braccialetto verde, quindi noi le possiamo toccare le tette.- Fece lui guardandomi male. Al che io presi con forza il braccialetto di Titti e lo legai al polso di uno dei tre.

-Adesso mi sa che è a lui che dovete toccare le tette, quindi noi andiamo. Buona serata!- dissi e prendendo Titti per un braccio cercai di andarmene.

-Ehi tu, puttanella. Non ti permettere di insultarci.- Mi fece quello più grosso tenendomi stretta per un polso.

-Per il tuo bene, l-a-s-c-i-a-m-i.-

-Avete sentito ragazzi? La puttanella vuole essere lasciata.- Fece e scoppiarono a ridere. A quel punto, reduce dalle infinite lotte con mio fratello, chiusi la mano e gli mollai un pugno sul naso con tutta la forza che avevo in corpo. Appena lo feci un terribile bruciore mi invase la mano.

-Brutta stronza, mi hai rotto il naso! Ora te la faccio pagare!- urlò quello. Poi, dopo pochi attimi intravedemmo una figura di un uomo che minacciava di chiamare la polizia. A questa minaccia i tre se la svignarono e io non potei far altro che benedire il nostro benefattore.

-Grazie mille, non so cosa sarebbe successo se non fosse arrivato lei.- dissi cercando di mantenere calmo il tono di voce e non dare a notare che mentalmente pregavo che non fossimo incappate in un altro maniaco.

-Non c’è di che. Ma voi non dovreste essere in giro da sole a quest’ora della notte, non credete?- fece gettando a terra quella che immaginai fosse la cicca di una sigaretta

-Già, ha perfettamente ragione signor…?-

-Penso mi conosciate, almeno di vista.- disse avvicinandosi a noi entrando finalmente nella zona illuminata da un lampione poco distante da noi.

-SEAN PENN? LEI È SEAN PENN?!- urlai io colta da un improvviso senso di euforia, del tutto inappropriato date le circostanze.

-Si cara, sono io. Ma posso sapere cosa vi è successo?-

-Bè, prima di tutto mi presento, mi chiamo Claudia Esposito, e questa è la mia amica Titti Rossi. Siamo in vacanza qui ma viviamo a Napoli in Italia. Stasera siamo andate in discoteca, ma la mia amica ha bevuto troppo e così speravo che un po’ d’aria le potesse fare bene. Mentre tornavamo in albergo, però, quei tre ragazzi ci hanno fermato a causa del braccialetto di Titti e così gli ho mollato un pugno e quello si è incazzato. Penso che il resto lo sappia.- dissi tutto d'un fiato, rimanendone priva.

-Certo, ho sentito l’urlo fino a fuori casa, ma se non fossi uscito a fumare una sigaretta adesso voi avreste potuto fare davvero una brutta fine. Questa non è una bella zona la notte. Le ville sono tanto grandi che è quasi impossibile sentire un urlo che proviene da fuori. Ma come vi sentite?-

-Io penso bene, lei mi sa che ha bisogno di stendersi…- risposi cercando di sorreggere Titti per la vita, ma a quel gesto sentii una fitta alla mano con la quale avevo picchiato il ragazzo e mi sfuggì un gemito.

-Cos’hai? Ti fa male la mano? Fammi dare un’occhiata…- e mi guardò bene la mano. -Potrebbe essere una semplice contusione, ma per sicurezza io andrei al pronto soccorso. Vieni entriamo in casa mia che prendo la macchina.-

-Lei pensa che sia una buona idea portare Titti con noi? Non potrebbero chiedersi come mai una ragazza che non ha il permesso di bere è ubriaca?-

-Si, hai ragione. Facciamo così, se per voi non è un problema potete passare la notte qui, così possiamo mettere lei a letto e intanto andare al Pronto Soccorso, che ne pensi?-

-Signor Penn, io non voglio essere di alcun disturbo, davvero. Lei ha già fatto molto per noi. Non voglio darle altre noie.-

-Prima di tutto nessuna noia, secondo dammi del tu che altrimenti mi fai sentire ancora più vecchio di quello che sono.- Mi disse con un sorriso.

-Allora se non è un problema accetto il tuo invito, anche perché la mano mi fa molto male.- dissi facendo una smorfia.

Dopo di ciò entrammo in casa Penn e io misi a letto Titti, che nel frattempo si era anche addormentata, nella stanza degli ospiti, le lasciai un messaggio sul cellulare dove le spiegavo tutto, casomai si fosse svegliata e non mi avesse trovato, e salii in macchina con uno dei miei attori preferiti diretta al Pronto Soccorso. Quando arrivai l’infermiera mi squadrò per bene e mi lanciò un’occhiataccia avendo visto come ero vestita, poi dopo aver visto chi mi aveva accompagnata lì subito diventò amichevole. Mi visitò la mano e mi disinfettò le nocche che si erano sbucciate, poi me la fasciò e mi disse che avevo una brutta contusione alla mano e al polso ma che non mi sarei dovuta preoccupare perché sarebbe passata nell’arco di pochi giorni e mi raccomandò di tenerla sempre fasciata e passare una volta al giorno una crema che mi aiutasse a guarire più in fretta.

Avendo ringraziato la donna ed essendo andati in farmacia a comprare altre bende e la crema che mi era stata raccomandata, potemmo tornare a Beverly Hills. Io e Sean ci sedemmo in cucina e iniziammo a chiacchierare mentre preparava della camomilla per me e per lui.

-E così siete straniere, eh? E come mai avete scelto di venire qui a Los Angeles con tanti posti che ci sono da vedere?-

-Bè, io ho sempre adorato l’America e non vedevo l’ora di poterla visitare, anche se solo in parte. Poi Titti ha accettato di venire con me a Los Angeles perché sa che sono un’appassionata di cinema e qui mi sarei potuta sentire come a casa. Fortunatamente e sfortunatamente questa è stata l’ultima estate di libertà; se non fossimo partite quest’anno chissà quando l’avremmo fatto con gli esami da fare e tutto il resto, così abbiamo colto l’occasione al volo e siamo volate fin qui.-

-Davvero sei un’appassionata di cinema o lo dici perché stai parlando con me?-

-No, sul serio. Ho visto un quintale di film, vedrai che domani mattina non dico che Titti non ti riconoscerà, ma sicuramente non si ricorderà il tuo nome o un film che hai fatto. È strano, ma tutti i ragazzi che conosco non solo non amano il cinema, ma non conoscono nemmeno attori, registi o quant’altro… Mah... Io amo guardare un bel film, ammirare l’interpretazione degli attori, le sceneggiature, le colonne sonore… Non c’è nulla di più rilassante per me. Sono una che se un film è ben fatto si commuove tanto, io mi sento parte del film, non so se mi spiego.- dissi con gli occhi che brillavano per l'enfasi che mettevo nel parlare della mia passione.

-Sto per caso parlando con una futura attrice?- Disse lui sorridendo.

-Mah, chissà… Non ne ho proprio idea. Non ho mai recitato, non penso di esserne capace.-

-Hmmm.. vediamo… Attore preferito? Attrice? Regista? Film?-

-Facile: Paul Newman, Liz Tylor, Alfred Hitchcock, Il Padrino.- Risposi tutto d’un fiato.

-Però, conosci Hitchcock… Non sei un po’ troppo giovane per aver potuto ammirare i lavori del grande Alfred?- mi chiese facendomi sorridere.

-Il primo film che vidi di quello che per me è un mito fu La finestra sul cortile. Quel film è incredibile. Riesce a tenere vigile lo spettatore per due ore riprendendo semplicemente delle scene da una stanza di un palazzo. Ma d’altronde Nodo alla Gola è basato sullo stesso principio. Senza far vedere l’omicidio o il cadavere, semplicemente filmando una cena che si svolge in un salotto, si rischia di restare con gli occhi incollati allo schermo. Non penso esisterà mai più un regista del genere, con tutto che ce ne sono di grandi registi al giorno d’oggi. Sfortunatamente non italiani.-

-Perché non ti piacciono i film del tuo paese?-

-Non solo non mi piacciono i film del mio paese, nemmeno i telefilm o i reality o le fiction o gli attori, che tra l’altro recitano come i cani. In compenso devo ammettere che i migliori doppiatori li abbiamo noi.-

-Sai, è raro conoscere una persona che abbia gusti come i tuoi al giorno d’oggi. Specie se giovane e donna.-

-Oh, bè, ho dei gusti un po’ particolari… A volte penso che sarei stata un perfetto maschio.- Dissi facendo una linguaccia –Adoro i thriller ma ancora di più i film gangster e di fantascienza. Insomma, non conosco una ragazza che abbia visto tutta la saga di Star Wars e che, soprattutto, abbia apprezzato la prima trilogia e non gli ultimi usciti solo perché c’è Hayden Christensen.-

-Senti che programmi avete per domani tu e la tua amica?-

-Nulla di particolare, perché?-

-Ti farebbe piacere se domani andassimo in giro insieme? Potrei fare da vostro cicerone…-

-UAO! SAREBBE STUPENDO! Ma sei sicuro di non avere altri impegni? Perderesti una giornata…-

-Se te l’ho chiesto è perché ne sono sicuro, non pensi? Altrimenti avrei potuto restare in silenzio.-

-Bè, in effetti…-

-Allora va bene?-

-Certo che va bene! Ne sarei davvero onorata.-

-Perfetto, allora è deciso. Adesso direi che forse è il caso di andare a dormire, altrimenti non riusciamo a fare proprio nulla.-

-Si, hai ragione… Inizio a sentirmi un po’ stanca…-

-Eh ti credo! Sono già le 4 del mattino! Su vieni. Mi dispiace ma dovrai dormire nel mio letto, l’altra stanza degli ospiti la uso come sgabuzzino-

-E tu dove dormi?- Chiesi notando che cercava delle coperte in un armadio in camera sua.

-Io? Sul divano ovviamente.-

-COSA? STAI SCHERZANDO, VERO? Non solo ci salvi da dei maniaci, ci ospiti in casa tua e mi porti all’ospedale, vuoi anche dormire sul divano?! Non ci pensare proprio. Al limite ci dormo io.-

-Non potrei mai. Senti, se per te va bene possiamo dormire assieme, no?-

-Si, è sicuramente un’ottima idea.-

-Ok, perfetto. Tieni questa maglietta. È mia, immagino ti possa andare bene per dormire.-

-Grazie mille, sei gentilissimo.- E mi recai in bagno. Ci misi 5 minuti buoni per struccarmi senza struccante ma solo con acqua e sapone, e meno male che mi ero truccata poco. Da quel giorno portavo sempre con me un paio di salviette.

-Eh, dimmi un po’, hai visto qualche film con me?- fece lui curioso.

-Qualche? Ne ho visti tantissimi! Taps, il tuo primo film del grande schermo, dove ho scoperto che avevi i capelli rossi, Vittime di guerra, dove, con tutto il rispetto, hai la parte di un grande stronzo, ma la reciti benissimo, Non siamo angeli, Dead Man Walking, il film che mi ha fatto cambiare idea sulla pena di morte, Carlito’s Way, The Game, Mi chiamo Sam, uno dei film per cui ho pianto di più, Mistic River, uno dei miei film preferiti, Oscar ampiamente meritato, 21 grammi, The Interpreter, Tutti gli uomini del re, Disastro a Hollywood, Colors e Stato di grazia.- Feci mentre uscivo dal bagno e mi infilavo sotto le lenzuola. Finalmente a letto dopo una giornata lunghissima.

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Capitolo 2
*** Cap II ***


Quando mi svegliai la mattina ero felicissima, mi voltai verso Sean e vidi che anche lui si era svegliato. Così dopo poco ci alzammo e mentre Sean andava in cucina a preparare la colazione, io mi recavo nella stanza dove pensavo stesse dormendo Titti, invece appena entrai lei chiuse la porta e mi assalì psicologicamente.

-Ehi Tì, hai letto il messaggio che ti ho lasciato ieri? Quello dove parlo di Sean Penn che ci ha ospitate?- Feci io ingenua.

-Si, l’ho letto. Cosa hai alla mano?-

-Contusione, devo tenerla fasciata per qualche giorno, nulla di che. Adesso andiamo in cucina che ti presento Sean.-

-Ah, è solo Sean?! Non è tesoro, ciccino, cucciolotto o quant’altro?-

-Titti, ma che hai? Perché fai così?-

-Vi ho visto stamattina, a letto insieme. Ero venuta a cercarti.-

-Si, e allora? Abbiamo dormito a letto insieme.-

-E così avete solo dormito? E io ti devo credere?-

-Certo che mi puoi credere. E adesso basta parlare. Andiamo di là che te lo presento.- E ci incamminammo verso la cucina.

C . -Ehi, Sean, guarda chi si è svegliata?-

S. -Ciao, tu sei Titti, vero? Piacere di conoscerti.-

T. -Piacere tutto mio.- fece Titti mentre la sentii chiaramente che fra le labbra mormorava un “come no”, cosa che mi obbligò a darle una gomitata. Era troppo protettiva quella ragazza.

S. -Allora, che volete vedere oggi?-

T. –Che vogliamo vedere oggi?-

C. –Si, Tì. Sean si è offerto di farci da Cicerone oggi. Cosa vogliamo fare?-

T. –Dunque oggi dovevamo andare al Paul Getty Museum e a Rodeo Drive.-

S. -Perfetto. Abbiamo tutta la giornata a disposizione.-

C. -Si, solo che noi dovremmo tornare in albergo a cambiarci. Non possiamo uscire così.-

S. -Si, hai ragione. Facciamo che ci vediamo alle 11.30 sotto il vostro albergo? Andiamo con la mia macchina.-

C. -Certo! È perfetto! Allora adesso noi andiamo, altrimenti non ce la facciamo a fare nulla. Ci vediamo dopo.- E gli diedi un bacio sulla guancia prima di avviarmi con Titty verso l'hotel.

Rientrammo in albergo alle 11 meno un quarto e subito mi presi quella maledetta cosa. Poi ci vestimmo, preparammo le borse con tutto il necessario, avvertimmo i nostri genitori che stavamo bene, omettendo naturalmente i dettagli, e alle 11 e mezza precise eravamo giù l’albergo. Sean era già là sotto che ci aspettava. Salimmo e ci dirigemmo a Rodeo Drive. Ci facemmo una splendida passeggiata a piedi tutti e tre con tre splendidi caffè di Starbucks in mano. Dopo un po’ notai che ci mancava qualcosa.

C. -Ehi Sean, senti, come mai non c’è nessun attore famoso in giro? Ho letto che questa è la strada dove è più probabile incontrare gente famosa. E anche ieri a Beverly Hills non abbiamo visto nessuno. Sembra che si siano dileguati tutti.-

S. -Certo che hai un grande spirito di osservazione. È vero, non c’è più nessun attore in città e sarà così fino a lunedì. In effetti anche io domani mattina me ne vado.-

T. -È lecito chiedere perché?-

S. -Si, me lo potete chiedere, tanto già avevo pensato di dirvelo. Ogni anno in questo periodo ci incontriamo tutti noi attori, registi e altro più famosi. Ci vediamo in un castello ristrutturato a circa 100 miglia da qui. Ha un parco immenso. C’è una sera dove nella sala più grande del castello facciamo una serata di cena e discoteca, poi dormiamo lì tutti quanti e ce ne andiamo o il pomeriggio successivo o la mattina dopo ancora. Iniziamo ad andare lì di solito già dai due giorni precedenti la serata. Io sono sempre uno degli ultimi ad andare.-

C. -Non lo sapevo. Non mi sembra di averlo mai letto da nessuna parte.-

S. -Ovvio, è una notizia segreta. Non lo sa nessuno che non sia nel giro e gli album con le foto che ci facciamo li teniamo chiusi in cassaforte. Se lo venissero a sapere i paparazzi sarebbe la fine di queste riunioni.-

T. -Scusa, ma se è segreto perché ce l’hai detto allora?-

S. -Semplicemente perché volevo sapere se vi avrebbe fatto piacere venire.-

T. & C. –COSA? STAI SCHERZANDO? CERTO CHE CI FA PIACERE VENIRE!!!!!- E gli saltammo entrambe addosso. A quanto pareva anche Titti aveva visto che era una bravissima persona e si era lasciata andare.

C. -Ma non avrai problemi a portare noi due?-

S. -Non vi preoccupate di questo. Sono uno dei membri che ha creato questa riunione. Non faranno storie. Ovviamente voi non direte MAI a nessuno questa cosa, vero?-

T. -Certo, te lo promettiamo.-

C. -Scusa, un’ultima domanda: come mai ti fidi tanto di noi?-

S. -Bella domanda. Diciamo che è il mio sesto senso che me lo dice. Poi non penso che una fan del cinema come te si permetterebbe mai di rovinare la vita a tutti queste persone che ammiri, o sbaglio?-

C. -Giustissimo. Non mi permetterei mai. Anzi, per me sarebbe semplicemente un onore poter conoscere tutti gli attori famosissimi come te. Sono contenta di averti conosciuto.-

S. -Ricambio appieno. Vi passerei a prendere domani intorno alle 3 e mezza. Portatevi dei ricambi per dormire… Cose così insomma. Ok?-

T. -Sicuro, perfetto. Quando stai venendo chiamaci che così ci facciamo trovare giù.-

S. -Ok, e adesso andiamo al museo. Che ne dite?-

C. -Si, andiamo.-

E così trascorremmo la giornata al museo con uno degli attori più incredibili che esistessero. Solo la sera quando tornammo in albergo Titti si accorse che c’era qualcosa in me che non andava.

-Avanti tesoro, che cos’hai? È da oggi pomeriggio che stai giù di morale. Parlami.-

-Io non ci voglio più andare a quella festa domani.-

-Ma come? Perché? L’hai sempre desiderato e adesso che si avvera il tuo sogno ti tiri indietro?-

-Titti, guardami. Non sono bella come quelle attrici, né espansiva, né nulla. Non so proprio cosa mettermi domani e come se non bastasse ho questa stupida benda che non posso togliere e che sarebbe impossibile da nascondere.-

-Oh, Claudia. Fossero tutti questi i problemi della vita! Per prima cosa non sei brutta, anzi, sei decisamente bella, molto meglio di tante attrici che ho visto a cinema e poi sai benissimo che se una persona ti va a genio scordi la timidezza. Mi sembra che con Sean ci parli tranquillamente, no? Adesso ascoltami, facciamo così: domani mattina ci svegliamo presto. Cerchiamo qualcosa da metterti e andiamo a fare shopping. Poi andiamo dal parrucchiere e ci facciamo anche fare mani e piedi. Domani sarai così bella che non ci sarà uomo in quel castello che non ti guardi, e per la benda non ti preoccupare. Se ti chiedono perché ce l’hai puoi sempre dire la verità. Che hai picchiato un ragazzo che ti ha infastidito. Così si spaventano anche un po’, il che non fa mai male.-

-Hai ragione! Non so davvero come farei senza di te!-

-Tu non lo so. Io avrei decisamente una vita più monotona!- E scoppiammo a ridere prima di addormentarci serenamente sul letto.

Ci svegliammo la mattina alle 8 e iniziammo a vedere cosa ci dovevamo portare. Subito decisi che all’andata mi sarei messa i miei jeans preferiti con una maglietta tutta colorata e le ballerine bianche, inoltre mi sarei portata un’altra maglietta e un vestitino molto semplice senza maniche azzurro, del colore dei miei occhi. Il problema si poneva per quella sera. Aveva detto Sean che era una serata di discoteca e che quindi si vestivano di conseguenza e che prima invece c’era un piccolo buffet dove ci si vestiva abbastanza eleganti e poi ci si cambiava per la serata. Per la cena avevo in mente di mettermi una gonna a pieghe larghe bianca con sopra una maglietta blu notte con le maniche a “fascia”; per la discoteca non avevo idea. Fino a quando a un certo punto Titti non mi cacciò in mano qualcosa.

-Ecco cosa ti metterai stasera.- Disse indicandomi una maglietta che più che maglietta era un top verde acqua che dietro lasciava le spalle praticamente scoperte se non per dei fili rosa che tenevano chiusa la maglia.

-Si, certo, mi vestirò proprio così.- Feci sarcastica.

-Scusa, qual è il problema?-

-È eccessivo. Ci saranno quasi tutte persone adulte, potremmo essere le più giovani. Non penso ci sia qualcuno che si metta qualcosa del genere, mi vergogno.-

-Primo sicuramente ci saranno altri ragazzi della nostra età che si vestiranno di conseguenza. Secondo non ti devi preoccupare di quello che potrebbe pensare la gente, altrimenti non campi. Poi mica ti abbandono. Mi metterò qualcosa di simile al tuo, così non ti senti sola.- Fece sorridendomi a 32 denti.

-Va bene, ma cosa mi metto sotto? Ci vorrebbero dei jeans a vita bassa che non ho.-

-Vorrà dire che li andremo a comprare, ma almeno abbiamo risolto il problema. Adesso muoviamoci che non abbiamo tutto il tempo del mondo.-

Subito scendemmo e alle 9 eravamo già per strada a cercare i miei jeans. Cercammo un po’ ovunque, fino a che non arrivammo in un grande magazzino. Aveva jeans di tutti i tipi, scuri, chiari, stracciati, leopardati, gonne, mini e quant’altro.

-Ecco, cosa ne pensi di questa?- Mi chiese Titti indicandomi una minigonna di jeans.

-Penso che non dovrebbe trovarsi qui, ma nel reparto di biancheria intima, e poi le gonne non stanno bene sotto quella maglietta. Continuiamo a cercare.-

Mentre cercavamo i jeans per me Titti trovò per se uno splendido vestitino cortissimo viola che lasciava la schiena completamente scoperta e dei leggins che ci sarebbero andati benissimo sotto. Io invece avevo trovato un cappottino molto leggero bianco che sarebbe andato benissimo con tutto quello che avevo pensato di portare.

-CLAUDIA! CLAUDIA! CORRI!-

-Titti, abbassa la voce, ci stanno guardando tutti! Cosa c’è?-

-Ho trovato i jeans per te.-

E in effetti li aveva proprio trovati. Erano scuri ma non troppo, a vita non eccessivamente bassa e stretti alle caviglie, perfetti per le scarpe col tacco che mi sarei portata. Inoltre aveva trovato anche una cintura fatta di lacci dello stesso colore di quelli della maglietta.

-Titti, sei il mio angelo custode! Non so proprio come ringraziarti!-

-Claudia, se mi vuoi proprio ringraziare offrimi un Frappuccino e stasera d-i-v-e-r-t-i-t-i!-

-Certo che mi divertirò, fosse solo perché ci sei tu. Grazie!- E l’abbracciai di slancio. Poi ci recammo a pagare e dritte di filato a farci mani, piedi e capelli.

L’estetista da cui andammo era davvero una maga, veloce e precisa, avendole detto cosa mi sarei messa mi consigliò uno smalto perlato, mentre Titti optò per un French, molto più classico. Poi mentre lo smalto si asciugava toccò ai capelli. Mi fece uno shampoo e aggiunse del balsamo, mi tagliò le punte, e sottolineo punte, poi mi lisciò i capelli, che lo erano già da soli, e ci mettemmo d’accordo per la pettinatura. Una semplicissima coda di cavallo, solo altissima e con i capelli bombati, poi mi avrebbe attorcigliato una ciocca attorno all’elastico e lo avrebbe fermato con dei fermaglietti brillantinati, inoltre mi regalò un gel per fare l’effetto bagnato con i brillantini, visto che non era il caso di presentarmi alla cena già così. Quando ce ne andammo la ringraziammo immensamente. Ci aveva trasformate!

Quando entrammo in albergo finimmo di preparare le borse, mi misi un po’ di mascara e chiudemmo la borsa di riserva per il viaggio. Avvisammo il concierge che per quella sera e la successiva non ci saremmo state e entrammo in macchina con Sean. Il viaggio sembrava lunghissimo, ma per me non fu un problema, perché dopo un quarto d’ora mi addormentai. Mi risvegliai dopo più di un’ora che eravamo partiti e Sean mi disse che ci mancavano solo 20 miglia e saremmo arrivati. Non seppi mai di cosa avevano parlato lui e Titti nel frattempo.

C. -Ma loro sanno che ci siamo anche io e Titti?-

S. -Si, li ho avvisati ieri sera.-

T. -E?-

S. -E cosa?-

C. -Cosa hanno detto?-

S. -Dunque Clint ha detto che non c’era problema, Kevin che non vedeva l’ora di conoscervi, giusto Sean mi ha raccomandato di dirvi di non raccontare nulla a nessuno.-

T. -Clint? Kevin? Sean?-

S. -Si, Clint Eastwood, Kevin Costner e Sean Connery. Hai presente?-

T. -Si, credo di si.-

C. -Uao! A parte loro gli altri sanno che stiamo andando?-

S. -Si, penso che li abbiano avvisati onde evitare fraintendimenti. Ma voi state tranquille, sono sicuro che vi divertirete stasera.-

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Capitolo 3
*** Cap III ***


Alle 6 meno un quarto si intravedeva già il castello. Era davvero immenso! A occhio e croce si trovava ad almeno un miglio dal cancello ed era circondata da verde. Non c’era nulla nel raggio di 8 miglia! Al cancello Sean si affacciò dal finestrino e disse all’uomo che era di guardia al cancello il suo nome e che aveva due ospiti. Questo lo comunicò tramite citofono all’interno e ci fece passare. Lasciammo l’auto appena fuori il cancello, in un parcheggio video sorvegliato e, prese le borse, entrammo in un’altra auto che era appena arrivata. Questa ci portò fuori l’ingresso dove fummo accolti da un maggiordomo che ci mostrò le nostre camere. Io e Titti dormivamo in una stanza e Sean in quella di fronte. Ci mettemmo d’accordo che ci saremmo rivisti dopo alle sei e mezza all’ingresso del corridoio delle nostre stanze. Sean sarebbe andato a comunicare agli altri organizzatori che eravamo arrivati.

-Ok Claudia, al mio tre inizieremo a prepararci alla velocità della luce: 1…2…3!-

E facemmo davvero così. Alle 6 e 20 eravamo già entrambe truccate, pettinate e lavate con le borsette già pronte e le scarpe infilate. Dovevamo solo infilarci i vestiti. Alle 6 e mezza eravamo nel corridoio e quando Sean ci vide arrivare ci sorrise, ci prese le mani e ci fece il baciamano.

S. -Siete davvero stupende. Scommetto che sarete le più belle stasera.- Disse porgendoci le braccia.

C. & T. –Grazie…- Rispondemmo noi imbarazzate mentre ci appoggiavamo alle sue braccia.

S. -Farò un figurone in mezzo a voi due.- Disse sorridendoci.

T. -Dove si trova la sala in cui stiamo andando?- Fece Titti cambiando velocemente discorso prima che assumessi la tonalità di una melanzana.

S. -Il salone è dall’altra parte del castello. Ci vorrà un poco a raggiungerlo.-

E in effetti aveva ragione. Arrivata a circa 80 passi smisi di contare, mi ero persa XD. Dopo poco però iniziammo a sentire delle voci e non eccessivamente lontano vi era una porta altissima che dava su una sala immensa tutta di colore oro. Inutile dire che quando entrammo ci stavano osservando se non tutti quasi e le mie labbra non poterono evitare di sorridere. Anche se avevo paura di fare qualche figuraccia non potevo smettere di pensare che il mio sogno più grande si stava realizzando.

S.P. -Venite, vi voglio far conoscere un po’ di gente. Kevin, Sean, Clint, Al, loro sono le mie due nuove amiche, Claudia e Titti.-

K.C. -Lieto di conoscervi.- E ci fece il baciamano come poi tutti gli altri

A.P. -Incantato.-

S.C. -Felice di fare la vostra conoscenza.-

C.E. -Felicissimo di conoscervi.-

T. -Siamo davvero onorate di trovarci qui oggi. E potete stare tranquilli, questo rimarrà un nostro segreto.- Rispose Titti in modo molto diplomatico mentre io me ne restavo mentalmente a bocca aperta cercando di connettere il cervello.

C. -Si, siamo felicissime di conoscervi.-

C.E. -Cosa vi ha spinto qui in America, a Los Angeles?-

C. -L’amore per questo splendido stato, la voglia di viaggiare e, devo ammetterlo, la mia passione per il cinema.- Dissi diventando man mano sempre più rossa.

K.C. -E come avete conosciuto il nostro Sean?-

T. -Ecco, due sere fa mentre tornavamo in albergo dei ragazzi hanno iniziato a importunarci e Sean è intervenuto in nostro favore.-

A.P. -Immagino quindi che questa sua ferita sia conseguente a questo spiacevole incontro.- Disse sfiorando appena la mia fasciatura.

C. -Ehm… Possiamo dire che uno dei ragazzi è andato a sbattere accidentalmente contro la mia mano?-

S.C. -Si, penso che possiamo dire così, non trovate?-

K,A,C. –Si.- Mi fecero sorridendo.

-Signori, non monopolizzate queste due giovani ospiti, non è corretto.- Disse una donna alle mie spalle della quale non riuscii a identificare la voce.

K.C. -Perdonateci, stavamo amabilmente chiacchierando con le signorine.-

Mi voltai incuriosita dalla scena e vidi avanti a me niente poco di meno che Julia Roberts, Robin Wright Penn e Nicole Kidman!

R.W.P. –Bene, se non vi dispiace allora ve le portiamo via.-

S.P. -Certo Robin, andate pure, ve le affido, mi raccomando.-

N.K. -Tranquillo Sean, sono in buone mani con noi.-

E ci allontanammo dai 5 uomini. Ovviamente ci chiesero anche loro com’eravamo finite lì, come avevamo conosciuto Sean, informazione che mi sembrava interessasse particolarmente l’ex moglie Robin, e cosa mi ero fatta alla mano.

J.R. –Poverina, mi dispiace ti sia fatta male. La prossima volta ricorda: un bel calcio nelle parti basse fa più male, anche se immagino che il ragazzo abbia sofferto per avere tu una contusione.-

N.K. -Julia! Non si dicono queste cose. Meno male allora che è arrivato Sean.-

T. -Si, meno male. Altrimenti chissà cosa ci sarebbe successo.-

R.W.P. –Si, ogni tanto sa rendersi utile.-

C. -Signore, posso chiedervi una cosa? Ma dopo si vanno tutti a cambiare per la discoteca?-

J.R. -Si si, tranquilla, puoi metterti quello che vuoi. Piuttosto, c’è qualcunO che vorreste conoscere in particolare?- Disse Julia calzando in particolar modo sulla O

T. -Io no, non sono un’esperta come Claudia di attori e cinema.-

C. -Io se devo essere sincera il mio attore preferito e regista non li posso più conoscere. Per il resto sono di ampie vedute.-

N.K. -Ah, si? E chi erano?-

C. -Paul Newman e Alfred Hitchcock.-

R.W.P. –Dovrai accontentarti di qualcun altro allora. Che ne dici di Zac Efron? O Robert Pattinson o ancora William Moseley?-

C. -Ehmmm… Ecco… A dire il vero di solito a me piacciono attori che hanno almeno 10 anni più di me, non mi chiedete il perché.-

T. -Io sono normale invece. Possono avere al MASSIMO 10 anni più di me.-

Le tre scoppiarono a ridere, seguite a breve distanza da noi. Ci presentarono a tanti altri attori e registi: George Clooney che si trovava lì con la Canalis, con la quale parlammo molto per via della connazionalità; Richard Gere; Francis Ford Coppola, con il quale non potei assolutamente non congratularmi sia per Il Padrino, sia per I ragazzi della 56esima strada di cui andavo letteralmente matta; Martin Scorsese; Leonardo di Caprio; Owen Wilson; Catherine Zeta Jones con Michael Douglas; Dustin Hoffman; Michael J. Fox; Meryl Streep; Anne Hathaway; Julie Andrews; Mel Gibson e tantissimi altri. In particolare ricordo la lunghissima chiacchierata con Ennio Morricone, altro nostro connazionale, del quale io ammiro moltissimo il talento. Poi si fece presto ora di discoteca e io e Titti salimmo di sopra a cambiarci accompagnate da Julia Roberts, Nicole Kidman e Katie Holmes. Le due sembravano andare abbastanza d’accordo e non riuscii a trattenermi dal congratularmi con loro per i loro matrimoni con uno degli uomini più belli del pianeta.

K.H. -Grazie ma, scusa, senza vantarmi, se Tom è UNO degli uomini più belli del pianeta, per te chi è il più bello?-

J.R. -Già, chi è?-

C. -Dunque, nonostante non possa dimenticare Tom in Cuori Ribelli, dove c’eri anche tu Nicole, uno dei film che rientra sicuramente nella mia top ten, il più bell’attore è stato SICURAMENTE Paul Newman. Purtroppo non c’è più e in ogni caso anche se fosse stato ancora qui sarebbe stato davvero troppo grande per me, persino troppo grande per mia madre.- Dissi sorridendo. –Ci sono tanti attori che mi piacciono molto, però ce n’è solo uno che mi piace da tantissimo tempo ininterrottamente e che secondo me è il più bello di tutti, senza offesa, Michael Weatherly.-

N.K. -Certo che hai bei gusti per essere una ragazza!-

J.R. -NICOLE!-

N.K. -Che c’è? Sono sincera. Comunque mi dispiace per te, ma si è sposato da poco. Però dovrebbe essere in giro da qualche parte. Se vuoi dopo te lo possiamo presentare.-

C. -Grazie! Sarebbe stupendo!-

K.H. -Perfetto, allora adesso andatevi a preparare. Ci vediamo dopo in discoteca. Baci.-

C. & T. –Baci, a dopo!-

E così ce ne entrammo nella nostra stanza, pronte a prepararci al meglio. Fortuna che i miei capelli erano ancora tutti a posto, almeno non mi sarei dovuta preoccupare di aggiustarli. Subito ci spogliammo e cacciammo i vestiti che ci saremmo dovute mettere, ci demmo una rapida sciacquata e iniziammo a vestirci. Jeans, cinta, scarpe e maglietta non dopo essermi spruzzata abbondantemente di profumo alla fragola. Poi toccò al trucco. Visto i colori con cui ero vestita optai per un trucco sfumato col rosa, eyeliner nero all’attaccatura delle ciglia, matita argentata e ombretto rosa che sfumava in rosa scuro con mascara nero abbondante che valorizzava la lunghezza delle mie ciglia e un poco di brillantini sul viso e sulla pancia. Poi mi passai il gel che ci aveva dato l’estetista tra i capelli e osservai il risultato. Dovevo ammettere che non ero niente male e anche Titti era splendida nel suo mini-vestito viola. Misi infine orecchini a cerchio grandi con tanti bracciali proprio come fece Titti. Poi visto che erano solo le 9 decidemmo di stenderci un poco sul letto a chiacchierare aspettando che si facesse un po’ più tardi. Manco a farlo a posta appena ci stendemmo bussò la porta.

C. -Un secondo, arrivo! Titti, nascondi quei vestiti.- dissi bisbigliando alla mia amica che volò a prendere i vestiti buttati sul letto e li infilò nella valigia.

Per il resto la stanza era in ordine, per fortuna. Così andai ad aprire la porta e mi trovai davanti i gemelli Sprouse, Pattinson con la Stewart, Lautner e Matt Dallas.

T.L. -Finalmente vi conosciamo! Non siete state un attimo libere questa sera!-

K.S. -Taylor! Ma ti pare il caso? Piacere, Kristen, loro sono invece…-

C. -Robert, Taylor, Matt, Cole e Dylan, per caso?- Feci io sorridendo indicandoli uno per uno.

D.S. -Ehi! Come hai fatto a riconoscerci? Siamo gemelli!-

C. -Bè, ogni tanto guardo Zack e Cody e così ho imparato a riconoscervi. Comunque io sono Claudia e lei è Titti.-

T. -Piacere di conoscervi.- Fece lei imbarazzata mentre spostava lo sguardo a intervalli regolari verso Matt. Qui gatta ci covava!

R.P. -Su, avanti, raccontateci come siete arrivate fino a qui.-

C. -Titti, a te l’onore.- Feci io prendendomi un attimo di pausa per riflettere su Titti. Dovevo assolutamente aiutarla con Matt.

T. -…E così Sean ci ha invitate e noi abbiamo accettato.-

C.S. -Cavolo che storia!-

M.D. -E quando tornereste in Italia?-

C. -Fra 16 giorni. Abbiamo ancora un bel po’ di tempo.-

M.D. -E non c’è nessuno che vi aspetta a Napoli?- Fece lui guardando Titti.

T. -Nono! Nessuno a parte i parenti...- Disse diventando rossa.

T.L. -Bè, allora io direi di iniziare a scendere. Ho sempre detto che questo posto è troppo grande. Claudia?- Disse porgendomi il braccio.

C. -Con piacere- Risposi accettando.

M.D. -Posso avere l’onore?- Fece porgendo la mano a Titti.

T. -Certamente!- Rispose alzando di qualche ottava la voce, cosa che la fece diventare rossa come un peperone.

D.S. -Siamo rimasti solo io e te fratellino. Mi concedi l’onore?- Disse porgendo il braccio al fratello che scherzosamente s’inchinò e lo accettò facendo scoppiare a ridere tutti quanti. Poi chiudemmo la porta e ci incamminammo verso la discoteca.

K.S. -Adesso dobbiamo presentarvi i “ragazzi”. Scommetto che avete passato tutta la sera a conoscere ultraquarantenni.- Fece sorridendo.

T. -In effetti si. Non penso che abbiamo conosciuto nessuno al di sotto dei 30.-

T.L. -A questo c’è rimedio. Non vedono l’ora di conoscervi.-

C. -Chi?-

D.S. -Bah, un po’ tutti. Sono curiosi di sapere chi sono queste due belle ragazze che si sono unite al nostro gruppo così d’improvviso.-

T. -Vorrà dire che gli toglieremo presto la curiosità da dosso.- Rispose senza distogliere lo sguardo da Matt. Era proprio cotta. Speravo solo che il sentimento fosse reciproco. Poi mi soffermai sull’abbigliamento dei ragazzi. Potevo stare tranquilla. Erano tutti vestiti come me e Titti. Niente figuracce.

Quando ci avvicinammo alla sala della discoteca incontrammo Sean che stava andando anche lui lì.

S.P. -Salve ragazzi.-

Tutti -Salve signor Penn.-

S.P. -Claudia, Titti, avete visto che non c’era da preoccuparsi? Nessuno che vi guarda storto e anzi tutti sono felici di conoscervi. Era da tempo che non c’era una novità del genere.-

C. -Si, hai perfettamente ragione Sean. Sono contenta che tu ci abbia invitate qui. Grazie.-

S.P. -Ma ti pare! Adesso scusatemi, vado a bere qualcosa. Ci vediamo dopo. Ciao.- E mi salutò con un bacio sulla guancia, come sempre.

R.P. -Voi date del tu a Sean Penn?-

T. -Certo, ci ha chiesto lui di farlo, perché?-

M.D. -Di solito noi ragazzi diamo del tu agli attori con più esperienza.-

C. -Mamma mia come siete formali! Un po’ di malleabilità non ha mai fatto del male a nessuno. E adesso andiamo! Ho voglia di scatenarmi!-

T. -E da quando in qua ti piace la discoteca?-

C. -Da ora!- feci sorridendo, ed entrammo. Stavolta ne ero certa: non c’era una persona, donna o uomo che non ci stesse osservando. Cercai di non pensarci e assieme agli altri ci dirigemmo verso un gruppetto di ragazzi.

T.L. -Ragazzi, loro sono Claudia e Titti. Ragazze anche se penso li conoscete loro sono Daniel, Rupert, Emma, Dakota, Shia, Megan, Willa, Edward, Lindsay, Tom, Bonnie e Garrett.-

C. & T. –Piacere tutto nostro!- Ci guardammo e ridemmo.

C. -Volete sapere anche voi come mai siamo qui?- Chiesi, visto che ancora non avevano toccato l’argomento.

W.H. -A dire il vero ho già sentito mio padre che ne parlava. Ma è vero che hai picchiato un ragazzo e gli hai rotto il naso?-

C. -Ehmmm… In effetti…- Feci alzando il braccio fasciato. –Però è stata legittima difesa!- Risposi aumentando il tono di voce, agitando le mani… Speravo che non mi prendessero per una pazza omicida.

R.G. -Bè, almeno adesso sappiamo che è meglio non farti arrabbiare.- Disse facendo ridere tutti quanti.

T. -Siamo due ragazze pericolose, attenti.- Fece Titti rincarando la dose.

C. -Ah, Megan… Ecco... Prima che mi dimentico, non è che domani mi faresti un autografo per mio fratello? Ti adora…-

M.F. -Certo, tranquilla, non ti preoccupare. Domani te lo faccio, ok?-

C. -Grazie.- Feci diventando viola come un peperone.

J.R. -Ragazzi, scusatemi, devo rubarvi un attimo Claudia. Ti devo presentare una persona, ricordi?- Mi disse Julia inarcando le sopracciglia.

C. -Ah, si, è vero! Matt, ti affido Titti, trattamela bene.-

M.D. -Tranquilla, mi prendo cura io di lei.-

E così mi avviai assieme a Julia Roberts a conoscere Michael Weatherly, il mio attore preferito. Quando me lo presentò ero così emozionata e frastornata che non avevo idea di cosa stessi dicendo. So solo che dopo un poco lui venne raggiunto dalla neo-moglie e io mi congedai dirigendomi verso Titti che stava ancora chiacchierando con gli altri ragazzi, mano nella mano con Matt.

C. -Titti, ho bisogno di riprendermi. È stato favoloso! Ti devo raccontare tutto quello che ci siamo detti.-

D.R. -Adesso, forse voi non lo sapete, ma gli ospiti devono improvvisare qualcosa: una canzone, un ballo… Quello che volete.-

C. -Si, certo, come no, e io ti credo Daniel.-

R.G. -Guarda che ha detto la verità. Ci siamo passati tutti la prima volta che siamo venuti a questa riunione.-

T. -Dakota, Kristen, Emma, Willa, stanno dicendo la verità?- Fece Titti spaurita.

D.F. -Mi dispiace, ma è la pura verità. Io ricordo che cantai Hot’n Cold. Che vergogna…-

T. -Dio, Cla, e adesso come ce la svignamo?-

C. -Dalla finestra? A parte gli scherzi, dobbiamo proprio svignarcela? Che ne diresti di…- E le sussurrai quello che avevo in mente.

T. -Ma Claudia! L’abbiamo fatto si e no 3 volte! Non penso nemmeno di ricordarmelo…-

C. -Vedrai che quando sarà il momento ce la farai. Sei con me?-

T. -E come potrei non esserlo.-

C. -Ragazze, venite un secondo... Qualcuno ha mai fatto questa cosa?- E gliela spiegammo.

E.W. -Sono sicura di no, solo che vi serve spazio per farlo. Dovremmo avvertirli prima di ciò che avete in mente. Ma penso che si possa fare.-

T. -Perfetto allora, voi potete andare a dirlo a chi mette la musica? Noi intanto mi sa che ci dobbiamo togliere le scarpe.-

C. -Decisamente si.-

D.F. -Ok, noi allora andiamo. Rimanete qui che veniamo a prendervi noi.-

Così ci iniziammo a togliere le scarpe. Poi arrivarono le ragazze che ci portarono sotto la postazione del dj che in quel momento era completamente vuota, se non per il gruppetto che ci aveva seguito incuriosito e volenteroso di sapere cosa ci facessimo con le nostre scarpe in mano.

K.S. -Signori, un attimo di attenzione per favore. Come voi sapete ogni qual volta una persona si ritrovi in questo posto per la prima volta è tenuta a fare una piccola esibizione. Abbiamo pensato che non sarebbe stato giusto esonerare le nostre due nuove amiche, Claudia e Titti. Per cui adesso vi chiedo gentilmente di lasciarle spazio per muoversi e di guardarle. Buon divertimento!- Annunciò Kristen richiamando ovviamente l’attenzione di tutti i presenti. Io e Titti ci guardammo e dopo un attimo d’indugio, all’incoraggiamento dei ragazzi che ci avevano spinto a fare questa idiozia facemmo un segno al dj e lasciammo le scarpe ai ragazzi.

Ci mettemmo in posizione e quando partì la musica di Thriller dalle bocche di molti uscì un ‘Oh’ di meraviglia, seguito subito dopo dal silenzio. Io e Titti avevamo imparato a memoria i passi di Thriller e avevamo eseguito l’intera canzone per 3 volte, anche se era qualche mese che non lo facevamo più. L’idea mi era venuta dal film “30anni in un secondo” e devo dire che la nostra esibizione fu un successo. Riuscimmo ad andare perfettamente insieme e ricordammo tutti i passi. Si unirono a noi anche Jennifer Garner, Mark Ruffalo, Emma Watson e altri che o conoscevano già i passi o seguivano noi che ballavamo. Alla fine gli altri si fecero da parte e ci fecero un grande applauso e io e Titti ci dimenticammo del precedente imbarazzo.

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Capitolo 4
*** Cap IV ***


Dopo poco tutti tornarono a chiacchierare e ballare, Titti mi fece capire che sarebbe stata su un divanetto con Matt e io allora presi le scarpe mi diressi verso il bar per prendere una birra. Mentre mi allacciavo l’ultima scarpa mi raggiunsero delle voci.

-E così tu sei Claudia. Una delle due ospiti. Piacere di conoscerti.-

Quando alzai la testa per ricambiare cortesemente il saluto rimasi a bocca aperta. Avanti a me vi erano alcuni dei miei attori preferiti: il quartetto di O.C. (Benjamin McKenzie, Mischa Barton, Adam Brody e Rachel Bilson), Elijah Wood, Dominic Monaghan, Edward Speleers, Chris Evans e Jake Gyllenhaal. Specialmente gli ultimi due li adoravo. Intuii che era stato Dominic a rivolgersi a me e così lo salutai, non potendo fare a meno di notare gli sguardi che mi rivolgevano, soprattutto Jake.

C. -Il piacere è tutto mio.- E salutai tutti.

A.B. -Sei stata una forza in pista. Mai visto ballare tanto bene Thriller, escludendo Michael, ovviamente.-

C. -Grazie, ne sono davvero lusingata.-

E.W. -Dove hai imparato a ballare?-

C. -Io a dire il vero non direi ballare, troppo generico. Non so ballare nulla al di fuori di quella canzone. Comunque si può dire al pc.-

B.MC. -Cioè hai imparato da sola?-

C. -Si, in effetti.-

C.E. -Bè, allora davvero complimenti. Non è da tutti riuscire in un’impresa simile.-

C. -Grazie…- Feci io diventando rossa.

M.B. -E dicci un po’, come sei arrivata qui?-

C. -Non sapete la storia?-

E.W. -Abbiamo captato qualcosa, ma vorremmo sentirla da te se non è un problema, ovvio.-

C. -Nessun problema, mi fa piacere raccontarvi tutto… Dunque, io e la mia amica, Titti, siamo venute a Los Angeles per le vacanze, visto che è stata l’ultima estate di libertà, e un paio di sere fa siamo andate in discoteca con dei ragazzi che abbiamo conosciuto in volo. Quando siamo uscite, mentre attraversavamo Beverly Hills per tornare in albergo, dei ragazzi hanno iniziato a importunarci. Io allora ho mollato un pugno a uno.- Feci alzando leggermente il braccio fasciato. –E gli ho rotto il naso. Questo ha urlato per il dolore e così Sean Penn ci ha sentiti e ci ha salvate. Ci ha ospitate da lui e ci ha invitate qui. THE END.-

J.G. -Sean Penn vi ha ospitato a casa sua? Complimenti!-

C. -Potrei dire lo stesso al figlioccio di Paul Newman. Per caso lo conosci?- Feci sorridendogli.

J.G. -Mah… Di vista…- Mi rispose ricambiando il sorriso.

R.B. -Ciò non toglie che se non fosse intervenuto Sean quei trogloditi avrebbero potuto farvi davvero male. Non sapevate che è pericoloso passeggiare per B.H. la notte?-

C. -Ehmmm… A dire il vero l’abbiamo scoperto solo dopo l’accaduto.-

B.MC. -Oh, andiamo Rachel, ormai è passato. E scommetto che Claudia si sarebbe saputa difendere.- Disse facendomi l’occhiolino che ricambiai con un sorriso.

E.W. -Ehi Cla, noi stavamo per prendere qualcosa da bere, tu bevi?-

C. -Si, una Corona, grazie.-

C.E. -Una birra? Pensavo che voi ragazze prendeste sempre drink pieni di tutto e di più.-

C. -Si, ma io non sono le ragazze.-

D.M. -L’avevamo notato… Per caso sei un po’ maschiaccio?- Fece ironico Dominic.

C. -Te lo faccio vedere io il maschiaccio. Chi finisce prima?!- Feci indicando le nostre bottiglie.

D.M. -Ok, ci sto. Al via: 3…2…1…via!- E iniziò a inghiottire tutta la bottiglia. Anche io feci lo stesso, ma avevo una voglia tale di batterlo che ci riuscii, anche se per un pelo.

E.S. -Dom, mi sa che è più uomo lei di te.- Fece Edward scoppiando a ridere come gli altri.

D.M. -Mi concedi la rivincita?-

C. -Si, ma magari dopo. Non reggo troppo bene l’alcool, specie se a stomaco vuoto. Fino a un anno fa ero astemia…-

J.G. -Ok, se non ti senti bene diccelo però. Non fare la coraggiosa.-

C. -Perfect… Ti va di ballare?- Dissi notando che ormai stavano ballando tutti in quella sala, anche Titti che non si scollava da Matt, il quale però sembrava gradire le sue attenzioni.

J.G. -Certo.- Disse prendendomi la mano e portandomi in mezzo alla gente. Chiusi gli occhi e cominciai a scatenarmi senza pensare alla gente che mi circondava, ma pensando solo a Jake che era lì davanti a me.

Ballai per ore un po’ con tutti, anche se non potei non notare lo sguardo che mi lanciò Jake quando ballai con Chris, il quale continuava a parlarmi con la bocca molto vicina al mio orecchio. Poi dopo un bel po’ mi allontanai dalla pista e mi avvicinai a Jake che era su un divanetto tutto solo.

C. -Posso?-

J.G. -Certo.- Mi rispose spostandosi per farmi sedere.

C. -Mamma mia ho i piedi a pezzi. Sono stanchissima e penso di iniziare a risentire i vari alcolici che ho bevuto… Mi gira tutta la testa...-

J.G. -Avanti, stenditi.- Mi disse prendendomi delicatamente per le spalle e facendomi poggiare la testa sulle sue gambe. Dopo ci fu qualche attimo di silenzio. –E quando avete intenzione di andarvene da qui?-

C. -Sean ha detto che restiamo anche domani e ce ne andiamo sabato mattina, torniamo a Los Angeles. Tu?-

J.G. -Anche io me ne vado sabato e anch’io torno a L.A.-

C. -E cosa si può fare qui di bello?-

J.G. -Ma hai visto questo posto? Si può fare di tutto. C’è la piscina, i campi da tennis, badminton, pallavolo, calcio, si può cavalcare, prendere il sole… Puoi fare quello che vuoi.-

C. -Wao! Ma per caso sono morta e sono finita in paradiso? Non è possibile che la mia vita sia tanto bella.-

J.G. -Senti, domani ti andrebbe di fare una passeggiata a cavallo assieme?-

C. -Certamente! Mi farebbe davvero piacere! Però preparati perché io vado veloce.-

J.G. -Questo si vedrà…-

T. -Claudia! Finalmente ti ho trovata! Ti dispiace se io e Matt andiamo in stanza?-

C. -No, fate pure, non ti preoccupare. Tanto comunque non pensavo di dormire nella nostra stanza.-

T. -Perfetto! Grazie mille! A domani!- E sparirono tutti e due dopo pochi attimi.

J.G. -Mi sa che quei due non giocheranno a monopoli stasera.-

C. -Mi sa anche a me. Spero solo che stiano attenti. Ora il problema è: dove cavolo dormo io stasera?-

J.G. -Scusa, ma non avevi detto di sapere già dove andare?-

C. -Ho dovuto farlo. Se Titti si fosse preoccupata per me non se ne sarebbe andata con Matt, e io voglio che lei sia felice e se si preoccupa per me non lo è. Come se non bastasse questo mal di testa non mi da tregua.- Jake allora poggiò la sua mano sulla mia guancia e mi fece voltare lo sguardo verso di lui. Non so se era la mia guancia o la sua mano a essere bollente.

J.G. -Se vuoi puoi venire a dormire nella mia stanza.-

C. -Non voglio disturbarti.-

J.G. -Non potresti mai disturbarmi.-

C. -Allora accetto con piacere. Grazie.- Risposi chiedendomi cosa intendesse dire con quell’affermazione.

J.G. -Vogliamo andare?-

C. -Si…- Ormai ero completamente presa dai suoi occhi…

Mi prese per mano e iniziò a condurmi attraverso la sala, diretti in camera sua. Mentre camminavamo incrociai lo sguardo di Sean che con un sorriso rispose a una mia muta domanda; mi rallegrò il cuore e io potei seguire tranquillamente Jack senza sentirmi in colpa. Arrivammo nella sua stanza dopo una decina di minuti. Era molto simile a quella mia e di Titti, giusto ci mancava quello che io definivo “tocco femminile”, cioè borse, borsette, trucchi, profumi e quant’altro. Dopo essere entrati lui si stese sul suo letto, così io decisi di imitarlo e mi buttai di schiena sul letto. Jack si poggiò alla spalliera del letto e prese a fissarmi.

C. -Grazie ancora dell’ospitalità.-

J.G. -Ti assicuro che non avrei potuto sperare di meglio.- Mi poggiai con la testa sul suo petto e dopo poco, mentre lui mi accarezzava le braccia, mi addormentai.

Mi svegliai in tarda mattinata, ero sola nel letto e notai che non avevo più i vestiti addosso, ma che invece questi erano piegati con cura alla base del letto. Però era strano, non mi ricordavo di aver fatto nulla con Jake o con chiunque altro ed ero abbastanza sicura di non aver bevuto talmente tanto da non ricordare cosa fosse successo, anche perché il resto della serata era ben vivido nella mia mente. Mentre mi guardavo attorno entrò nella stanza Jake con un vassoio in mano.

J.G. -Ehi dormigliona, come ti senti? Dormito bene?- Mi chiede avendo notato che ero sveglia.

C. -Bene, ho dormito benissimo, grazie.- Feci stiracchiandomi.

J.G. -Ho preso qualcosa da mangiare.- Disse posando il vassoio tra me e lui sul letto. C’erano due cappuccini, un paio di cornetti e delle fette biscottate con la marmellata. Iniziammo a mangiare e bere il cappuccino.

C. -Notizie di Titti e Matt?-

J.G. -Si, ho visto Titti, mi ha dato quei vestiti per te.- Disse indicando i miei jeans e una maglietta di riserva che mi ero portata e le ballerine bianche.

C. -Perfetto, ah… Ehmmm… Un’altra cosa… Ecco… Per caso stanotte… Ehmm…

J.G. -Vuoi sapere se stanotte è successo qualcosa tra di noi? No, perché?- Fece lui prendendo a fissarmi, curioso.

C. -No, nulla. Il fatto è che mi ricordavo di essermi addormentata vestita, però mi sono svegliata in biancheria…-

J.G. -Si, sono stato io. Ti chiedo scusa, ma ho pensato che saresti stata più comoda che con jeans, scarpe e maglietta.-

C. -Ma figurati! Anzi, sei stato carinissimo a pensarci.- E meno male che avevo comprato il reggiseno con le bretelle trasparenti, di solito non lo mettevo! –Allora oggi ti va di andare a cavallo, eh? E poi che ne pensi di un bel tuffo in piscina?-

J.G. -Sicuramente. Adesso che ne dici di cambiarti? Così poi scendiamo a salutare tutti e possiamo fare la nostra bella passeggiata.-

C. -OK. Volo a prepararmi.- E volai veramente a prepararmi. Continuammo a chiacchierare attraverso la porta e subito dopo ci facemmo una bella passeggiata fino ai cavalli. Salimmo, io con qualche difficoltà visto l’altezza di quei cavalli, e iniziammo a passeggiare vicini. Dopo un poco vedemmo da lontano Elijah, Ben e Adam che facevano delle gare di velocità e io e Jake ci avvicinammo a loro.

J.G. -State correndo?-

E.W. -Si, stiamo Ben a due vittorie e io e Adam a uno. Volete gareggiare anche voi?- Jake mi guardò, aspettando che decidessi.

C. -Sicuro! Non ho fatto equitazione per nulla! Da dove a dove?-

B.MC. -Da quell’albero fino all’ingresso.-

J.G. -Perfetto.-

A.B. -Al tre: 1…2…3!- E partimmo tutti e 5 di volata. Io con un minimo più esperienza di loro misi subito Peline, il mio cavallo, al galoppo, ma anche Benjamin e Jake erano veloci, specie quest’ultimo che si era dovuto sicuramente allenare per girare Prince Of Persia, tanto che dopo un attimo mi superò. Solo che quella in testa dovevo essere io, così quando eravamo quasi giunti all’ingresso accelerai abbastanza da superare Jack che salutai con un cenno di mano, così arrivai prima, anche se ripensandoci ho il dubbio che Jake abbia voluto farmi vincere per galanteria. Fermai il cavallo, scesi con un balzo e saltai in braccio a Chris che aveva seguito tutta la scena e mi aspettava a braccia aperte.

C.E. -Sapevo che avresti vinto tu.- Mi sussurrò all’orecchio.

C. -Grazie della fiducia.- E gli schioccai un bacio della guancia che Jake non mancò di vedere.

A.B. -Complimenti Claudia! Noi andiamo a posare i cavalli, Cevans. Ci vediamo in piscina?-

C.E. -OK. Claudia, vieni con me?- Io rivolsi lo sguardo a Jake.

J.G. -Non ti preoccupare, porto io Peline. Ci vediamo in piscina.- E se ne andò senza salutarmi, cosa che fecero gli altri tre.

C. -Ma perché fa così? Proprio non lo capisco!-

C.E. -Sicura di non capirlo? O non lo vuoi capire?-

C. -Cosa intendi, scusa?-

C.E. -Niente. Ci arriverai da sola. Devi recuperare il costume?-

C. -Si, è nella mia stanza. Mi accompagni?-

C.E. -Con piacere. Fammi strada.-

Arrivammo presto in stanza dove, guarda un po’, il letto era stato rifatto in maniera impeccabile, chissà perché. Cercai costume e asciugamano e mi cambiai. Poi andammo nella stanza di Chris dove fece anche lui lo stesso. Era davvero simpaticissimo, era un piacere parlare con lui. Quando entrambi eravamo pronti ci recammo in piscina, dove c’erano anche Kristen, Robert, Taylor, Matt, Titti, Shia, Daniel e Rupert e poco lontano, sui lettini a chiacchierare, Misha, Rachel, Willa, Megan e Emma. Salutammo tutti e ci tuffammo, dopo essere stati ampiamente bagnati dai maghetti che Chris provvide subito ad affogare, il quale ebbe anche una mano da me, o almeno ci provai. Così dopo poco che eravamo arrivati noi due, ci ritrovammo tutti a giocare, a schizzarci, affogarci e fare le solite “guerre marine”. Io sulle spalle di Chris e Kristen sulle spalle di Taylor. Chris era notevolmente più forte di Taylor, ma il mio senso dell’equilibrio era quasi del tutto assente, così caddi dopo poco. Quando tornai a galla notai di fronte a me, sul bordo vasca, Jake, che mi stava fissando con un espressione indecifrabile. Ovviamente non persi l’occasione e mi avvicinai a lui.

C. -Ehi Jack, tutto a posto? Non ti fai il bagno?-

J.G. -Si, aspetto di abituarmi all’acqua.- Rispose vago, senza smettere di fissarmi.

C. -Oh, dai andiamo! Vieni!- Dissi uscendo dall’acqua, ponendomi accanto a lui.

J.G. -Avviati, ora vengo.- Mi disse col tono più freddo che gli avessi mai sentito. Al che me ne uscii con un flebile “ok” e mi avvicinai al bordo dandogli le spalle. Non so per quale motivo, lui mi chiamò e quando mi girai aveva la sua solita espressione sorridente sul volto, mi prese in braccio e mi fece fare un bel tuffo in acqua. Risalii che sembravo un pulcino bagnato con tutti i capelli innanzi gli occhi.

C. -Oh, e così il signorino si deve abituare all’acqua, eh? Vieni qui che ti do una mano.- Feci avvicinandomi a lui con le braccia aperte, il quale indietreggiò verso il bordo fino a rimanere con il piede mezzo fuori.

Gli diedi una leggera spintarella, quel tanto che bastava per farlo cadere in acqua, ma lui con i riflessi più veloci mi prese per un braccio e mi trascinò con sé. Gli caddi praticamente addosso. Quando uscimmo tutti ci guardavano e c’era chi rideva, chi fischiava e chi ci faceva gli applausi, solo uno mi stava facendo l’occhiolino, e penso si intuisca facilmente chi fosse. Passammo tutto il resto della mattinata a giocare e schizzarci in acqua. In particolare ricordo quando mentre cercavamo di affogarci a vicenda raggiunsi alle spalle Jake e mi aggrappai a lui tipo koala. Ovviamente, su questo sembrava mio fratello, non mi diede il tempo di fare nulla che si calò sott’acqua, portandomi con sé e riuscendo a portarmi di fronte a lui, il problema è che mentre lui aveva preso fiato, io che stavo ridendo non ne avevo nemmeno un pochino in corpo, e lui sembrò capire, così poggiò le sue labbra sulle mie e mi diede parte dell’ossigeno che aveva immagazzinato. Non capii perché lo fece, visto che sarebbe stato più semplice lasciarmi risalire, so solo che quando successe mi sembrò di essere al settimo cielo, e lo abbracciai. E in quella posizione risalimmo a galla, sotto lo sguardo vigile di Titti, con la quale dovevo ancora fare due chiacchiere. Uscimmo dalla piscina, visto che ormai eravamo rimasti solo noi lì dentro, e ci avvicinammo al lettino sul quale era poggiato il mio asciugamano.

C. -Brrr che freddo! Mi ero troppo abituata alla temperatura dell’acqua. Jake, ma tu non hai l’asciugamano?- Feci io dopo essermi poggiata il mio sulle spalle.

J.G. -No, devo averlo dimenticato in camera. Mi asciugherò al sole.-

C. -Dai, ti presto il mio.- Dissi togliendomelo dalle spalle, porgendoglielo.

J.G. -Lo accettò solo se ci sei anche tu dentro.- E così dopo averlo poggiato sulle sue spalle mi avvicinò a lui e lo tenne chiuso con le mani alle mie spalle. Lui mi guardava fisso negli occhi, solo che io non riuscivo a reggere lo sguardo. Mi sembrava di essere nuda sotto il suo sguardo penetrante, così abbassai la testa.

J.G. -Perché sei triste?- Mi chiese interpretando male il mio gesto.

C. -Non sono triste, anzi, sono felice.- E lo abbracciai, poggiando la testa sul suo petto, sempre tenendo lo sguardo abbassato.

S.LB. -Ehi ragazzi, le cose sporche si fanno in camera!- urlò Shia facendo voltare verso di noi tutti i ragazzi che stavano chiacchierando poco lontano da noi. A quel punto mi staccai di colpo da Jake, il quale non oppose resistenza e rossa in viso mi avvicinai ai ragazzi, in particolar modo a Titti.

T. -Io e te dobbiamo fare una bella chiacchierata.-

C. -Mi hai letto nella mente. Scusateci ragazzi, questioni private.- Dissi sorridendo al gruppo. Noi due ci allontanammo, ci recammo dall’altra parte della piscina e ci sedemmo sul bordo, piedi a mollo, a chiacchierare.

T. -C’è qualcosa che dovresti dirmi?-

C. -Non credo. TU piuttosto, devi dirmi qualcosa.- La mia non era una domanda, ma un’affermazione.

T. -Ieri sera sono stata una favola. Dopo 'Thriller', quando te ne sei andata, sono stata tutto il tempo a chiacchierare con Matt. È unico, non ho mai incontrato un ragazzo simile. È dolce, simpatico e anche intelligente. Mi ha fatto ridere un sacco e balla davvero molto bene.-

C. -Ok, e dopo che ve ne siete andati?-

T. -Bè, ecco… È successo quello che stai pensando, però è stato stupendo. Ho provato delle sensazioni uniche. Quello che è successo è stato amore. Io sono innamorata di lui, e lui di me.-

C. -Te l’ha detto?-

T. -Si! È stato romanticissimo. Ci siamo coccolati tutta la notte e poi, a un certo punto, mi guarda e mi dice “Sai Titti, credo di essermi innamorato di te.”-

C. -Oddio! Ti prego! Ti ha detto proprio così?!-

T. -Si…-

C. - E tu che hai fatto?-

T. -L’ho baciato e gli ho detto “Anche io credo di essermi innamorata di te”. Poi abbiamo fatto l’amore e alla fine ci siamo detti contemporaneamente “Ti amo”.-

C. -Cucciola! Sono contentissima!!!- Dissi abbracciandola stretta.

T. -Tu invece cosa mi racconti?- Io le raccontai tutto di quello che avevo fatto, degli strani comportamenti di Jake e della frase e dell’occhiolino di Chris che mi avevano lasciato solo enormi dubbi in mente.

T. -Claudia, io non voglio metterti strane idee in mente, anche perché se mai dovessi sbagliarmi so già che ci rimarresti malissimo, però tu cosa pensi di Jake?-

C. -In che senso cosa penso?-

T. -Cosa pensi, cosa provi quando parlate, cosa senti quando c’è e cosa quando è assente…-

C. -Io… io… Non voglio che arrivi domani! Noi torneremo a L.A. con Sean e non lo vedrò più!- Dissi mettendomi a piangere silenziosamente e copiosamente.

T. -Su, troveremo una soluzione. Non posso vederti così.- Disse abbracciandomi e cercando di asciugarmi le lacrime con il suo asciugamano. Poi voltò lo sguardo e vide Chris Evans che teneva una mano sul petto di Jake facendogli un cenno con la testa, come se volesse dire “no” e Jake che guardava verso di noi, ma si vedeva bene che non stava guardando NOI, ma solo me. Questo Titti me lo raccontò solo successivamente.

T. -Su tesoro, sfogati ancora un po’, poi sciacquati la faccia, e metti i miei occhiali da sole, così nessuno si accorgerà che hai pianto.- Disse la mia migliore amica facendomi alzare lo sguardo verso di lei. –Secondo me non ti devi abbattere così. Vedrai che andrà tutto per il meglio.-

C. -Io non capisco: perché mi sento così uno schifo? Mi dispiace anche di non vedere gli altri, ma se penso che non vedrò più lui mi sento di morire…-

T. -Tesoro, questo lo devi capire da sola, non te lo può dire nessuno, tanto meno io. Su, adesso smettila di piangere, sennò diventi tutta rossa e ti viene mal di testa, lo sai.-

C. -Ok, la smetto.- Dissi ascoltando il suo precedente consiglio, inforcando i suoi occhiali da sole grandi abbastanza da coprirmi buona parte del volto. –Secondo te devo cercare di stargli vicino o devo cercare di allontanarmi da lui?-

T. -Ciccia, dal mio punto di vista devi goderti ogni momento possibile con lui. Non farti sfuggire nulla di ciò che la vita può offrirti. Quindi ora vai da lui.- Mi disse dandomi una mano ad alzarmi, mentre ci incamminavamo verso gli altri. Stranamente quando ci avvicinammo tutte le ragazze mi guardarono e mi sorrisero. Titti subito si avvicinò a Matt che l’abbracciò, la guardai, mi sorrise e mi fece cenno con la testa vero Jake, che in quel momento era seduto sul lettino e teneva lo sguardo fisso, pensieroso.

C. -C’è posto anche per me?- Chiesi dopo essermi avvicinata al lettino. Lui scosse la testa, risvegliandosi dai suoi pensieri e mi guardò con uno sguardo triste, come se quella sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti.

J.G. -Certo! Vieni.- Disse stendendosi su un fianco, così lo imitai e per un po’ l’unica cosa che sentii erano i nostri respiri che si intrecciavano.

J.G. -Claudia, posso sapere cosa pensi di Cevans?-

C. -Di Chris?- E lui mi fece un cenno affermativo. –Bè, penso che è simpatico, divertente, gentile… Perché?-

J.G. -E anche bello?-

C. -Si, è un bel ragazzo.-

J.G. -Claudia, perché ti sei messa gli occhiali da sole?-

C. -Forse perché c’è il sole?!- Feci io con tono leggermente ironico.

J.G. -Quanto sole può esserci sotto un ombrellone?-

C. -Abbastanza da farmi indossare gli occhiali.-

J.G. -E perché prima sussultavi fra le braccia di Titti, come se stessi piangendo? E magari per qualcuno?-

C.E. -Ragazzi, noi ci cambiamo e poi facciamo un po’ di karaoke sul prato. Venite?-

C. -Si, CHRIS, veniamo. Mi accompagneresti in stanza? Vedo che Titti si è già avviata.- Risposi marcando sul nome del ragazzo.

C.E. -Certo, andiamo. Jake, tu non vieni?- Chiese prendendomi per mano.

J.G. -No. Avviatevi. Vi raggiungo là.- Disse rimettendosi steso.

C.E. -Ok, a dopo.- E ci avviammo verso le nostre stanze.


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Capitolo 5
*** Cap V ***


Prima andammo nella sua, dove si cambiò e indossò un paio di pantaloni alle ginocchia con una canottiera e le scarpe da ginnastica; poi andammo in camera mia e di Titti, già abbandonata da quest’ultima, dove iniziai a cambiarmi, pronta a indossare il vestitino azzurro con le ballerine, ma mente mi aggiustavo i capelli ancora un pochino umidi, cercando di farli fare ricci con la spuma, qualcuno bussò alla porta. Indossai l’accappatoio di Titti e mi avviai ad aprire, mentre Chris stava ascoltando un po’ di musica dal mio mp3 steso sul letto. Quando aprii e mi ritrovai davanti Jake ancora in costume non seppi come comportarmi, ma poi lui iniziò a parlare per primo.

J.G. -Scusa per prima, non dovevo essere tanto invadente. Ti ho riportato l’asciugamano, grazie per avermi permesso di usarlo.- Disse sorridente, così io gli risposi felice.

C. -Ma ti pare! Non ti preoccupare per prima, tutto passato. Vuoi entrare?- Dissi aprendo maggiormente la porta. Lui sembrava quasi che stesse per accettare, poi però notò Chris, spostò lo sguardo su di me, e oscurandosi di nuovo mi rispose.

J.G. -No, non fa nulla. Devo andarmi a cambiare anche io. Ci vediamo tra poco nel parco. Ciao.- E se ne andò senza aggiungere nulla.

C.E. -Chi era?-

C. -Jake…-

C.E. -Ah! E cosa voleva?- Fece improvvisamente curioso.

C. -Ridarmi l’asciugamano…- A quella risposta e al mio sguardo non so cosa si accese negli occhi di Chris che improvvisamente insistette affinché mi sbrigassi a vestirmi perché altrimenti potevamo fare tardi.

Quando arrivammo notammo che erano già tutti lì, compreso Jake, che stava chiacchierando con Ben e Misha. Elijah stava sistemando il karaoke assieme ad Adam.

C.E. -Ragazzi, ci siamo anche noi! Siete pronti?-

A.B. -Si, noi abbiamo fatto.-

M.B. -Ehi, Claudia, bel vestito. Complimenti.- Mi disse Misha facendo voltare verso di me anche Ben e Jake i quali, con mio grande dispiacere, stavano fumando.

C. -Ragazzi, ma voi fumate? Non lo sapete che fa male?-

M.B. -Io ho provato a dirglielo, ma non ascoltano. Io fumavo, ma poi ho smesso. Tu? Mai provato?-

C. -Nono, io soffro di asma da fumo, come anche mio fratello. Con poche persone non succede nulla, specie se siamo all’aperto, ma se provassi a fumare non so cosa succederebbe.-

B.MC. –Meglio non rischiare allora, vero?-

C. -Yes! E ora andiamo a cantare!- Dissi facendo una linguaccia al ragazzo.

Ci sedemmo sul prato e iniziammo a cantare. Alcuni erano abbastanza bravi, altri un po’ stonati, ma ci divertimmo tantissimo. Titti era decisamente la più brava, cantò Thinking Of You e la dedicò ufficiosamente a Matt, ha guardato lui per tutto il tempo! Gli altri cantarono tantissimi generi diversi di canzoni, chi a coppia, come Emma e Daniel, chi da solo. Poi a un certo punto iniziò la base di A Thousand Miles e Chris mi spinse verso il microfono facendomi l’occhiolino. Assieme a me si aggiunse anche Titti che faceva da coro. Non so perché ma sembrava quasi sapesse cosa stava accadendo… Iniziai a cantare sotto lo sguardo di tutti, poi dopo poco capii perché ero lì a cantare quella canzone, tutto quello che provavo divenne chiarissimo nella mia mente, guardai negli occhi Jake e non distolsi più lo sguardo nemmeno per un secondo, se non per vedere con la coda dell’occhio Chris che alzava i pollici verso di me in segno di vittoria. Ci misi tutta me stessa per eseguire quella canzone, non dico che divenni improvvisamente intonata, ma ero diventata orecchiabile. Alla fine della canzone mi allontanai dagli altri, ero sempre stata un po’ lunatica, ma non potevo pensare che non avrei più rivisto Jake, l’unico uomo che abbia mai amato, il quale però, probabilmente, non provava nemmeno nulla per me. Man mano che mi allontanavo mi sentivo sempre più triste, e iniziai a piangere.

Ed ero proprio seduta su una panchina a piangere quando sentii qualcuno che si sedeva affianco a me. Solo che non avevo voglia di parlare o spiegare nulla a nessuno, così non alzai nemmeno lo sguardo. Poi questa ragazza, lo capii dalle movenze leggere, mi prese per le spalle, e mi fece appoggiare a lei, come solo un’amica o una mamma sa fare. Quando ebbi esaurito tutte le lacrime mi tirai su e finalmente notai chi era la ragazza che mi era stata vicino in un momento simile. La ragazza in questione era Megan, la quale ascoltò il mio enorme sfogo su quello che provavo e su Jake.

M.F. -Claudia, non ho molto da poterti consigliare, solo una cosa: se tu sei davvero sicura di amare Jake diglielo. Altrimenti vivrai col dubbio di cosa sarebbe successo se glielo avessi detto, e poi nessuno ti assicura che lui non ricambi.- Disse facendomi tornare il sorriso.

C. -Grazie Megan! Grazie davvero! Vado a dirglielo.- Dissi abbracciandola.

M.F. -Ma ti pare! Ah, prima di venire qui ho visto che anche lui si era allontanato. Penso che sia andato dall’altra parte del castello. Vai e in bocca al lupo!-

C. -CREPI!- Dissi mentre correvo verso l’altra parte del castello. Ricordo bene che quella fu la prima volta che risposi in quel modo a quell’augurio. Prima non l’avevo mai fatto, la ritenevo una scemenza, ma in questi casi non si sa mai.

Corsi per quello che mi parve tantissimo tempo. Quando incontravo qualcuno non nego che mi guardavano come se fossi un alieno. Dopo poco mi tolsi le scarpe che mi rallentavano e continuai a correre. Certo che per essere fuori allenamento andavo veloce! Arrivata dall’altra parte del castello iniziai a guardarmi attorno. Non vedevo nessuno intorno a me, tanto meno Jake. Inizia a rabbuiarmi. Adesso che volevo dirgli tutto non lo trovavo! Poche lacrime solitarie scesero sulle mie guance, prima che le potessi ricacciare indietro. Ripresi coraggio e iniziai a camminare fino a che non vidi qualcuno steso sull’erba. Ripresi a correre. Era proprio Jake! Teneva gli occhi chiusi, probabilmente non si era nemmeno accorto che ero lì. Quando mi avvicinai abbastanza lasciai cadere le scarpe dalle mani, mi misi in ginocchio accanto a lui e lo baciai. Un’esplosione di scintille mi colpì quando successe e quando mi accorsi che lui era preso quanto me. Restammo lì per non so nemmeno io quanto tempo a rotolarci sull’erba e a baciarci. Ero al settimo cielo e nulla poteva più farmi provare dolore, perché l’unico che adesso poteva comandare le mie azioni e i miei sentimenti era la persona stupenda che stavo baciando. Dopo molto tempo, quando si era fatto quasi tramonto decidemmo di alzarci da lì e ci avviammo verso il castello. Io presi la mia roba dalla stanza che dividevo con Titti e la portai in camera di Jake. Non c’era nessuno in giro per il castello. Probabilmente erano tutti a cena, vista l’ora, mentre io ero con Jake nella sua stanza, si stava cambiando. Poi improvvisamente ripresi a piangere (lo so, ho la lacrima facile, ma non posso farci nulla).

J.G. -Ehi, ehi, cucciola. Perché piangi? Dai, asciuga i tuoi splendidi occhi.- Mi disse dopo essersi seduto sul letto accanto a me e avermi porto il suo fazzoletto. Mi calmai un secondo e poi presi fiato per spiegare.

C. -Stasera è l’ultima sera che passiamo qui. Poi noi torneremo in città e non ci vedremo più. Io non voglio partire! Voglio stare con te! Non sono pronta a perderti proprio ora che ti ho trovato!-

J.G. -Perché, secondo te io sono pronto a perderti? Non ti preoccupare, troveremo un modo per stare assieme. Non ti lascerò andare via senza di me. Ho conosciuto tante donne, ma nessuna è mai stata come te. Sei unica, irripetibile. Tu sei la mia anima. Non possiamo separarci.- Mi disse poggiando la fronte contro la mia e tenendomi delicatamente il viso fra le mani. Queste sue parole, il suo carattere e le sue certezze mi fecero calmare.

J.G. -Adesso che ne diresti di scendere a mangiare qualcosa?-

C. -Si, ho giusto un pochino di fame…- Gli dissi sorridendo.

Mi sciacquai la faccia, misi giusto un po’ di mascara e scendemmo. Jake era perfetto con i suoi jeans, camicia e giacca. Sembrava un angelo, e io che fino a pochi minuti prima non riuscivo a non piangere adesso non riuscivo a smettere di sorridergli. Attraversammo il castello mano nella mano, e chissene di chi ci guardava. Quando arrivammo la prima che notai fu Titti che mi venne addosso per abbracciarmi con un’euforia che per poco non cademmo tutte e due a terra, mentre Jake ci guardava e sorrideva felice. Poi subito dopo arrivò Chris che mi salutò con un bacio e mi sussurrò all’orecchio: “Adesso hai capito.” Poi lui e Jake si guardarono e si salutarono con quello strano modo dei ragazzi, tipo pacche sulle spalle. E infine vidi da lontano Megan che mi sorrideva e mi faceva il segno della vittoria. Ero davvero felicissima, e soprattutto ero felice che Jake non cercasse di nascondere quello che c’era tra di noi, tanto che mi presentò alla sorella Maggie.

J.G. -Maggie, ti volevo presentare Claudia, la ragazza di cui si è tanto parlato, la mia fidanzata.- Disse con un sorriso che andava da orecchio a orecchio.

M.G. -Piacere di conoscerti, Claudia! Jake, sono felicissima per te!- Disse lei abbracciando il fratello. Dopo poco si allontanò e io potei finalmente parlare con Jake.

C. -Io sono la tua fidanzata?-

J.G. -Si, ovviamente se lo vuoi.-

C. -Ma certo che lo voglio! È un sogno che si avvera!- Risposi alzando un pochino la voce, gettandomi fra le sue braccia.

A.B. -Ehi, cosa si festeggia di bello?-

J.G. -Io e Claudia ci siamo fidanzati!- Disse lui dandomi un lieve bacio sulle labbra.

M.B. -COSA?! Sul serio? Dio sono felicissima per voi!- Disse abbracciandoci entrambi.

B.MC. -Lo sapevo! Cavoli, sono anche io felicissimo per voi!- Disse dandomi due baci sulle guance e congratulandosi con Jake, così come anche Adam, Rachel, Elijah e Dominic.

Trascorremmo buona parte della serata a chiacchierare con gli altri, poi uscimmo un poco con una coperta chiesta al volo a un cameriere e ci stendemmo sull’erba a guardare le stelle.

C. -Finalmente ho capito perché eri così strano… Un attimo prima eri felice e l’attimo dopo triste. Meno male che c’era Chris, altrimenti mò lo capivo!-

J.G. -Cosa, scusa? È per questo che Cevans stava tanto tempo con te?-

C. -Bè, si. Perché? Tu cosa pensavi?-

J.G. -Io pensavo che ti piacesse… Per questo ero sempre nervoso…-

C. -Oh! E così eri geloso, eh? Geloso di me?- Gli dissi avvicinando il mio viso al suo.

J.G. -Si, ero geloso marcio di te.- Disse prima di baciarmi con trasporto. Poi mi attraversò un brivido di freddo che non mancò di notare. –Cavoli, ma tu hai freddo!? Tieni, mettiti la mia giacca.- Mi disse mentre mi aiutava a infilarmela. Mi stava enorme, ma a me andava benissimo. Era calda, calda di lui. Mi abbracciò teneramente facendomi poggiare la testa sulla sua spalla.

C. -Sai, ho sempre pensato che avessi il sorriso più bello che abbia mai visto.-

J.G. -E da adesso in poi sarà solo tuo.-

Restammo stesi nel parco a guardare le stelle e coccolarci per non so nemmeno io quanto tempo. Poi quando ci rendemmo conto che si era fatto davvero molto tardi andammo in camera. Non facemmo nulla quella notte, o meglio, nulla di fisico. Ci spogliammo, ci baciammo, ma non andammo oltre. Non ne sentivamo il bisogno. Stavamo benissimo così, ed era stupendo sentire il calore che i nostri corpi emanavano, l’uno vicino all’altro. Ci addormentammo così, io fra le sue braccia, mentre mi dava leggeri baci sul collo. Quella mattina invece, mi svegliai per prima, così iniziai a baciarlo.

C. -Tesoro, sveglia. Io fra non molto devo tornare a L.A.-

J.G. -Giorno cucciola. Dormito bene?- Mi disse rispondendo alle mie attenzioni.

C. -Benissimo, tutto grazie a te. Desideri qualcosa per colazione?-

J.G. -Si, te.- Mi rispose svegliandosi tutto d’un tratto, ponendosi sopra di me, con le braccia ai lati della mia testa e chinandosi per baciarmi. Non riuscivo proprio a staccarmi da lui. Lo abbracciai e lo feci stendere su di me. Era tanto più alto, muscoloso, ma era come se addosso avessi una piuma. Restammo a baciarci e coccolarci per una mezz’oretta, poi iniziò a squillare il mio cellulare e dovetti rispondere.

C. -Pronto?-

T. -Claudia, sono Titti. Dove sei? Sei con Jake?-

C. -Si siamo in stanza. Jake, smettila, mi fai il solletico. Perché?- Chiesi cercando di allontanare Jake da me, il quale continuava a lasciarmi una scia leggerissima di baci sul collo, che mi facevano venire il solletico.

T. -Cla, non voglio sapere cosa stai facendo, però ricordati che tra un’ora torniamo a L.A. Non fare tardi, che Sean ci aspetta, e ti consiglio di muoverti se vuoi salutare gli altri.-

C. -COSA? Ci manca solo un’ora? Cavolo devo muovermi! Ci vediamo giù. A tra poco!- E attaccai senza aspettare risposta.

Mentre stavo per saltare giù dal letto per correre a vestirmi e preparare la borsa qualcuno bussò alla porta. Jake si mise i boxer e andò ad aprire mentre io mi coprii per bene con le lenzuola. Fortunatamente o sfortunatamente era Maggie.

M.G. -Ehi fratellino! Sono venuta a ricordarti che fra un’oretta ce ne dobbiamo andare. Ah, ma sei in compagnia, scusa. Ciao Claudia!- Disse dopo aver superato il fratello ed essere entrata nella stanza. Io stavo cercando di diventare un tutt’uno con le lenzuola per la vergogna.

C. -Ehm… Ciao! Ehmm… Non è quello che sembra!- Dissi dopo essere diventata viola come una melanzana.

M.G. -Spero invece che sia quello che penso.- Rispose sorridendoci e scombinando i capelli al fratello. –Io vado, ma sbrigati fratellino! Ciao Claudia.- Disse salutandomi prima di uscire dalla stanza.

C. -Gesù che figura!- Dissi coprendomi il viso con le mani

J.G. -Cucciola, non ti preoccupare di Mag. Lei mantiene i segreti e vedi che non ti farà pesare la cosa. È stata la prima a capire che provavo qualcosa per te e non l’ha detto a nessuno.- Disse togliendomi le mani dal viso e baciandole.

C. -Io non resisto senza di te. Quando ci rivediamo?- Chiesi dopo averlo fatto stendere ed essermi posizionata sopra si lui per potergli baciare tutto il viso e il petto.

J.G. -Se fosse per me potremmo restare qua per sempre, ma visto che non possiamo, io direi di vederci oggi pomeriggio. Quando sei tornata in albergo e ti sei sistemata mi chiami e ci vediamo.- Disse spostandomi i capelli dagli occhi.

C. -Si, ma non posso lasciare Titti da sola.-

J.G. -Vedrai che anche lei si sta organizzando con Matt, quindi non ti preoccupare, e altrimenti ci vediamo tutti e tre. Per me non c’è alcun problema. Basta che ti vedo, il resto non conta. Adesso però andiamoci a vestire, altrimenti ci ammazzano a entrambi.-

Così ci vestimmo, preparammo le valigie e scendemmo. Ci apprestammo a salutare tutti, ci scambiammo numeri di telefono, contatti, tra noi ragazze scappò anche qualche lacrima, e salimmo in macchina con Sean.

C. -Sean, mi sa che io e Titti ti dobbiamo tantissimo. Grazie davvero di averci portato con te.- Dissi schioccandogli un bacio sulla guancia.

S.P. -Ma figuratevi! Sono felice che abbiate trovato qualcuno di speciale! I due fortunati sono Jake e Matt, vero?-

T. -Si! Proprio loro.-

S.P. -Sono dei bravi ragazzi, mi fa piacere che abbiate scelto loro.-

C. -Bè, oddio, proprio ragazzi non so. Jake a dicembre fa trent’anni.-

S.P. -Si, ma per me loro sono ancora ragazzi.- Mi disse sorridendomi.

C. -Oh, andiamo! Non sei mica vecchio. Poi stai ancora benissimo, di che ti lamenti?-

T. -Cla ha ragione. Dimostri almeno una decina di anni di meno.-

S.P. -Allora grazie per i complimenti! Vi lascio direttamente in albergo quando arriviamo?-

T. -Si, grazie, così, almeno personalmente, mi butto sul letto e non mi muovo per un paio d’ore.-

C. -Ehi. Ora che ci penso! Noi dobbiamo vederci ogni tanto. Non possiamo perderci di vista dopo tutto quello che abbiamo passato!-

S.P. -Si, tranquilla. Ne abbiamo di tempo per vederci prima che tornate a casa. E adesso che ne dite di un po’ di musica?- Chiese accendendo la radio.

T. -Grande idea.- E iniziò a cantare mentre io mi persi nei miei pensieri. Pensavo al viaggio, a quello che era successo, alla mia vita prima di quei giorni, a cosa sarebbe successo, a come avrei potuto fare per stare vicino a Jake. Pensai per tanto tempo che non mi accorsi nemmeno che eravamo arrivati praticamente sotto l’albergo.

Salutai Sean che ci aiutò a recuperare le borse e salimmo. Appena entrammo nella stanza provai una strana sensazione di solitudine, nonostante vi fosse Titti con me.

T. -Cla, oggi io e Matt ci vediamo. Vieni con noi oppure ti vedi con Jake?-

C. -Nono, non ti preoccupare. Vai con Matt. Io mi vedo con Jake.- Dissi felice come non mai.

T. -Allora vatti a cambiare che non ti puoi far vedere da lui così. Hai la maglietta tutta stropicciata!- Mi disse sorridente.

Non passò molto tempo prima che decidessi di indossare scarpe da ginnastica, jeans e top nero con sopra la mia camicia preferita, di jeans, lasciata aperta. Mi truccai leggermente e preparai occhiali da sole e portafoglio e chiamai Jake.

J.G. -Cucciola? Sei in albergo?-

C. -Si, sono in albergo. Ho riordinato e mi sono cambiata. Tu?-

J.G. -Anche io sono a casa. Stavo aspettando la tua telefonata. Ci vogliamo vedere?-

C. -Si, vieni tu a prendermi? Non sono molto pratica di strade.-

J.G. -Sicuro, tranquilla. Titti si vede con Matt o viene con noi?-

C. -No no, esce con Matt.-

J.G. -Ok. Scendo. Ci vediamo tra un quarto d’ora giù all’albergo.-

C. -Ok, tesoro. A tra poco.-

J.G. -Un bacio.- E posò.

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Capitolo 6
*** Cap VI ***


Approfittai di questi minuti che avevo a disposizione e chiamai i miei. Mi scusai per non averli chiamati il giorno prima e inventai un po’ di cose che avevamo “fatto”. Non era il caso che venissero a sapere in questo modo che stavo con un uomo più grande di me di 10 anni. Chiacchierammo un poco, poi posai, indossai occhiali da sole, presi portafoglio e cellulare, salutai Titti e scesi. Lui era già lì che mi aspettava. Indossava dei semplici jeans e una camicia bianca, ma stava davvero da dio.

C. -Diavolo! Adoro quando ti metti la camicia. Stai benissimo.- Dissi baciandolo.

J.G. -Tu sei una favola, qualsiasi cosa indossi. Anche se ti preferisco senza nulla addosso.- Aggiunse al mio orecchio.

Andammo a prendere un paio di caffè da Starbucks e poi andammo al parco.

Passammo una giornata stupenda. Andammo in giro e poi mi accompagnò a vedere il Museum of American West. Restammo tutta la giornata insieme e alla fine mi portò a Hollywood a vedere la scritta. Mi chiese anche se volevo che chiedesse il permesso per avvicinarci, ma non sono mai stata brava ad arrampicarmi, quindi mi accontentai.

J.G. -Cucciola, stavo pensando: che ne diresti se io, te, Matt e Titti andassimo a Disneyland domani?-

C. -Uao! È un’idea grandiosa! Ora la chiamo e glielo chiedo.- -Ehi Tì, ciao. Tutto bene? Sei con Matt?-

T. -Si, si, tutto bene. Dimmi.-

C. -Io e Jake volevamo sapere se a te e Matt andrebbe di andare a Disneyland domani?-

T. -Matty, domani ti va di andare con Claudia e Jake a Disneyland? Si, va benissimo. Come ci organizziamo?-

C. -Jay, ha detto Titti che per loro va bene. Come ci vogliamo organizzare?-

J.G. -Facciamo che io passo a prendere Matt e poi veniamo a prendere voi?-

C. -Titti, per voi va bene se ci passa a prendere Jake?-

T. -Si, sicuro. Per noi va benissimo. Allora ci vediamo dopo, baci.- E posò.

C. -Ok tesoro, allora tutto a posto.-

J.G. -Perfetto. Domani allora giornata di svago!-

C. -SI! Non vedo l’ora…-

Restammo assieme fino a tarda sera, poi Jake mi riaccompagnò in albergo dove trovai Titti che si stava spogliando per andare a letto.

T. -Domani ci divertiamo allora! Un’uscita a 4 del tutto fuori dall’ordinario!-

C. -E si, ma d’altronde quanto si può definire ordinario quello che stiamo passando?-

T. -Io ora mi metto a letto. Mi sono stancata molto oggi. Un bacio, ci vediamo domani mattina.- E si addormentò subito. Io raggiunsi il mondo dei sogni dopo poco.

Mi svegliai la mattina che era molto presto, così mi vestii e scesi giù a comprarmi un cornetto all’angolo con un buon caffè. Non era ancora ora di svegliare Titti, anche se pensai le avrebbe potuto far piacere la colazione, così la presi anche per lei. Tornai in camera e svegliai la dormigliona. Poi mentre lei faceva colazione io mi misi un filo di trucco e mi pettinai. Per andare a Disneyland non trovai nulla di più comodo di una splendida treccia, fin troppo lunga, visto dove arrivavano i miei capelli. Preparai uno zainetto con lo stretto indispensabile e mi misi ad ascoltare un po’ di musica mentre aspettavo che Titti finisse di prepararsi. Quando finì chiamai Jake che mi disse che era sotto casa di Matt e che se volevamo potevamo anche iniziare a scendere perché in pochi minuti ci avrebbero raggiunto, e così facemmo. Li aspettammo per circa due minuti, poi salimmo al volo e ci dirigemmo verso Dis. Io ero seduta avanti vicino a Jake e Matt e Titti erano dietro. Mentre eravamo in macchina Matt ci informò che il giovedì successivo avrebbe dato una festicciola a casa sua con alcuni dei ragazzi presenti al castello e invitò anche me e Jake. Ovviamente accettammo subito. Dopo poco più di mezz’ora arrivammo sul posto. Era davvero stupendo! Adoravo i parchi giochi, specie se ero in buona compagnia. Fu una giornata magnifica. Ci divertimmo un sacco e Jake e Matt strinsero maggiore amicizia. D’altronde dovevano abituarsi a frequentarsi se volevano stare con noi! A un certo punto, quando ero sola, Jake mi chiese una cosa.

J.G. -Cucciola, stavo pensando, perché invece di stare in albergo non vieni a stare da me?-

C. -Uao, Jake! Mi piacerebbe tantissimo, solo che non posso lasciare Titti da sola. Però prometto che cerco di parlarle e trovare una situazione. Vorrei tantissimo stare con te 24 ore su 24.- Gli dissi abbracciandolo.

Verso le 4 poi mi arrivò una telefonata da mio fratello, ero con Jake. Titti e Matt erano sulla ruota panoramica.

C. -Ehi Ale! Ciao! Come va?-

A. -Qui tutto bene. A te?- Chiese calcando molto la domanda.

C. -Tutto a posto. Sono con Titti a Disneyland. Ci stiamo divertendo un sacco.-

A. -Ah, sul serio?! Me la passi che la saluto?-

C. -Ehmmm… a dire il vero non è vicino a me. Te la saluto io se vuoi.-

A. -E allora mi passi Jake Gyllenhaal, così almeno saluto lui?- Mi chiese furioso. Io guardai Jake che mi fissava curioso, visto che parlavamo in italiano e non capiva cosa stavamo dicendo.

C. -Ale, ma che dici? Io con Jake Gyllenhaal a Disneyland? In quale sogno?- Chiesi cercando di sviare la domanda.

A. -Claudia, è inutile che fingi, anche perché non lo sai fare. Ci sono delle vostre foto su internet. I paparazzi si chiedono chi sia la biondina che sta con Jake. Ci sono delle foto dove vi baciate!-

C. -Scusa, come fai a essere sicuro che sono io?-

A. -Claudia! Così mi offendi! Vorresti dire che non so riconoscere mia sorella in una foto? Poi indossi la collana del tuo 18° compleanno, con tanto di anello, che non ho notato solo io, tra l’altro. Claudia, ha 10 anni più di te! Come fai a credere che sia innamorato di te? Gli piaci solo perché sei giovane, sempre se gli piaci.-

C. -Perché devi essere sempre così crudele? Io sono innamorata di lui e lui lo è di me. E non credere che non sappia quanti anni ha! So contare benissimo. Ti assicuro che sono in ottime mani con lui, quindi smettila di fare il bastardo e poi, scusa, non hai sempre detto che era uno dei pochi attori che ti piaceva?-

A. -Si, ma era tutto ipotetico. Insomma: io volevo farti una sorpresa, regalarti una sua foto autografata per il tuo onomastico e scopro che tu sei con lui!-

C. -Ti ringrazio molto del pensiero fratellino. Mamma e babbo lo sanno?-

A. -No! Non sono mica stupido che glielo vado a dire. Così ti fanno tornare di volata a Napoli e io ti ri-ho tra le scatole prima del necessario. E Titti? Tutto bene a lei?-

C. -Ehmmm… Dato che ci siamo è meglio se ti dico tutto a questo punto, ma mantieni il segreto, ok?-

A. -Ok.-

C. -Titti sta con Matt Dallas, l’attore che fa Kyle XY.-

A. -Oh mamma mia…-

C. -Mi credi?!- Chiesi dubbiosa.

A. -Bè, dopo averti visto col uno dei tuoi attori preferiti come potrei non crederti. Claudia, mi raccomando, stai attenta e chiama più spesso che altrimenti mamma e babbo si insospettiscono. Io cancello tutte le tracce di voi dal pc.-

C. -Grazie fratellino, sei un angelo. Ti voglio bene. Ciao a presto.- E attaccai. Nel mentre della mia telefonata era anche tornata Titti che però si era persa tutto tranne le ultime due frasi.

C. -Titti, ho una brutta notizia: Alessandro sa tutto.-

T. -CHE COSA? Come l’ha scoperto?-

C. -Qualcuno oggi ha fotografato me e Jake e così lui ha trovato le foto su internet. Gli ho detto anche di te e Matt. Scusa, ma a questo punto è meglio la verità.-

T. -I miei mi ammazzeranno.-

C. -Oh, no. Non ti preoccupare. Non ha la minima intenzione di dirlo a nessuno. Sa quanto è importante questa cosa per noi e non vuole riaverci fra le scatole troppo presto.- Comunicai mentre Jake e Matt che avevano osservato il nostro breve colloquio in madrelingua (di solito in pubblico parlavamo in inglese) si stavano fissando curiosi di sapere tutto, soprattutto Jake, il cui nome era stato fatto più volte.

Spiegai anche a loro cosa era successo, ma non se la presero troppo. Specialmente Jake lasciò passare, proprio lui che era il diretto interessato e probabilmente ora si sarebbe ritrovato circondato da telecamere solo per colpa mia. Non mancai di dirgli questa cosa, ma lui mi rassicurò dicendomi che era ovvio che prima o poi sarebbe successo e che non mi dovevo preoccupare, che sarebbe passata presto, appena arrivava una notizia nuova tutti si sarebbero scordati di questa cosa. Io ero un’altra volta meravigliata dal suo comportamento e lusingata che non se la prendesse per tutti questi casini che gli stavo causando. Restammo lì fino a tardi e poi Jake ci riaccompagnò in albergo.

C. -Titti, devo dirti una cosa.-

T. -Claudia, devo dirti una cosa.-

C. -Prima tu.-

T. -No, prima tu.-

C. -Insisto, prima tu.-

T. -Allora al 3 assieme. 1…2…3!-

C. & T. –Jake/Matt mi ha chiesto di andare il resto della vacanza da lui!- Ci guardammo e scoppiammo a ridere.

T. -Non te lo volevo dire perché non volevo lasciarti da sola!-

C. -La stessa cosa io! Ma che cretine che siamo!-

T. -Già, non dovremmo farci tutti questi problemi. Se siamo migliori amiche c’è un motivo!-

C. -Infatti! Allora io direi di avvertire i ragazzi e domani mattina per prima cosa avvisare il consierge dell’albergo. Mi dispiace solo che ci vedremo poco.-

T. -Claudia, noi ci potremo vedere ogni volta che vogliamo. Adesso però dobbiamo seguire il nostro cuore.- Mi rispose abbracciandomi.

C. -Hai perfettamente ragione! E speriamo solo che i nostri non ci ammazzino sul serio.- Le dissi, poi presi il cellulare e chiamai Jake.

C. -Cucciolo, sono io. Ti ho disturbato?-

J.G. -Ti ho già detto una volta che non disturbi mai. Tutto bene? Come mai mi hai chiamato? Cioè, so che ti manco, come potrebbe essere diversamente visto quanto sono figo, ma c’è qualche altro motivo?- Mi chiese facendomi scoppiare a ridere.

C. -Magari invece sono io che ti mancavo ma poiché sei troppo orgoglioso hai aspettato che ti chiamassi io. Ad ogni modo, se l’invito a venire da te è ancora valido lo accetto molto volentieri!-

J.G. -Cosa? Sul serio? Uao! Non vedo l’ora che venga domani! Ma cosa è successo?-

C. -Nulla, io e Titti ne abbiamo parlato. Avevamo entrambe ricevuto lo stesso invito.-

J.G. -Grande Matt! Così adesso posso stare con te davvero tutto il giorno! Domani mattina ti vengo a prendere e portiamo la roba da me. Ok?-

C. -Yes! Allora ci vediamo alle 10. Buona notte cucciolo. Ti sognerò. Ne sono certa.-

J.G. -Sarà una buona notte solo se tu sarai presente nei miei sogni. A domani.-

Anche Titti aveva avvisato Matt, così chiamai i miei, li salutai, notai che davvero non sapevano nulla di me e Jake e andai a dormire. La mattina dopo alle 8 ero già bella che vestita. Scesi a comunicare che io e Titti non avremmo più soggiornato in albergo e il consierge di comunicò che però dovevamo pagare lo stesso quella sera. Poi tornai sopra e misi tutta la mia roba in valigia. Alle 10 spaccate ero giù con le valigie. Vidi che Jake era giù che mi aspettava.

C. -Tesoro! Giorno!- Gli dissi baciandolo dolcemente dopo aver posato le valigie a terra.

J.G. -Cucciola! Ciao! Dormito bene? Io ti ho sognato tutta la notte. Questi sono per te.- Mi disse dandomi uno splendido mazzo di fiori.

C. -Grazie! Sono bellissimi!- Gridai buttandogli le braccia al collo dopo essermi sollevata sulle punte (è alto anche per me, che credete) e dandogli un bacio appassionato.

J.G. -Se avessi saputo prima che reagivi così ti avrei riempita di fiori.- Fece sorridendomi.

C. -Ma non c’è bisogno dei fiori. Solo vedendoti reagisco così.- Risposi riprendendo a baciarlo.

Poi salimmo in macchina e andammo a casa sua. Era davvero bella, grande, non restammo molto lì, però, perché mi portò a vedere Santa Monica. Era un posto niente male. Ci restammo fino a primo pomeriggio, poi ci spostammo al Griffith Park e Observatory. Era davvero un posto immenso. Iniziammo a passeggiare tranquillamente lì aspettando di entrare all’osservatorio.

J.G. -Tesoro, io domani mattina vado da Maggie a pranzo, visto che mercoledì poi tornano a New York. Ti andrebbe di venire?-

C. -Jake, non voglio essere un disturbo per tua sorella…-

J.G. -Ma che disturbo e disturbo? Mi ha chiesto lei di invitarti. Vuole conoscerti meglio.-

C. -Oh bè allora va bene. Maggie ha anche una bimba piccola, vero?-

J.G. -Si, Ramona, la mia nipotina. È dolcissima.-

C. -Devo prenderle un gioco. Io adoro i bambini.- Gli risposi sorridendo. –Scusa un secondo, telefono. Ale, ciao. Qualche altra bella notizia per me?-

A. -Dunque… Un mazzo di fiori enorme e dei baci appassionati ti bastano?-

C. -Oh, andiamo Al, adesso non inizierai a tenermi d’occhio.-

A. -È impossibile non tenerti d’occhio. Google è tappezzato di vostre foto. Basta scrivere il nome del mio “futuro cognatino” che escono foto, contro foto, siti dove si chiedono chi sia “quella puttanella bionda che osa mettere le sue luride manacce addosso al mio Jakino” e questo è solo uno dei tanti commenti.-

C. -Ahahahahahah! Davvero sta scritto così? Sarà una delle tante bimbeminkia che circolano su internet. E scommetto che è scritto tutto abbreviazioni e numeretti, punti esclamativi e singhiozzo da caps lock. Ahahahahahah!-

A. -In effetti si. Non sai quanto mi sono pisciato sotto dalle risate. Non ce la facevo a smettere. Ma nessuno insegna a parlare a quelle oche?-

C. -Ci vorrebbe un dizionario per capirle.-

A. -Ad ogni modo state un po’ più attenti. Prevedo un agguato presto o tardi.-

C. -Grazie dell’avviso fratellino, e vai a dormire che da te è tardissimo! Ci sentiamo. Baci.- E posai. Poi mi apprestai a spiegare tutto a Jake. –Era sempre Ale, mio fratello. Mi voleva avvertire di stare più attenti perché ci sono tantissime foto di noi e bimbeminkia che si chiedono chi io sia. Teme che ci tenderanno un agguato.-

J.G. -Certo che ti vuole bene tuo fratello per essere in pensiero per te.-

C. -Mah, non penso che il nostro rapporto sia diverso da quello tuo e di Maggie. Certo, lei ha 3 anni più di te mente io solo uno con Ale, ma scommetto che tu sei il simpatico della situazione e lei quella più seria, timida e intelligente dei due.- Gli risposi facendogli una bella linguaccia che lo fece ridere.

J.G. -Se non fosse per il fatto dell’intelligenza ci avresti preso appieno.-

C. -Ah ah. No, scherzavo. Io lo ammetto che il mio splendido brother è più intelligente di me, ciò non toglie che io riesco meglio negli studi. E scommetto anche che a volte vi capita di dire la stessa cosa o pensarla o di completarvi le frasi a vicenda.-

J.G. -Bè, in effetti si. È una cosa che mi ha sempre fatto sentire molto vicino a Meg.-

C. -Idem per me.-

Poi finalmente entrammo nell’osservatorio. Fu un’esperienza incredibile, anche perché io adoravo l’astronomia. Ancora non riesco a trovare parole per descriverla. Poi di sera tardi tornammo a casa di Jake. Quella fu una giornata che non scorderò mai. La nostra prima notte d’amore.



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Capitolo 7
*** Cap VII ***


Fu davvero incredibile. Fummo una cosa sola per più e più volte durante la notte. Non vi era lussuria in quello che facevamo, ma amore e una dolcezza infinite. Accadde tutto molto lentamente e raggiungemmo l’apice del piacere assieme, perché noi ormai eravamo una cosa sola.


Il risveglio poi fu tutto un programma. Mi ero scordata di dirvi che Jake ha due cani stupendi? Bè, si chiamano Boo e Atticus, che quella mattina provvidero a svegliarci prestissimo. Stavo davvero troppo bene con lui, era qualcosa d’indescrivibile. Ci facemmo una lunga doccia rilassante, tutti e due assieme, poi ci vestimmo e ci preparammo ad andare dalla sorella.

J.G. -Ehi Peter. Come va? Lei è Claudia, la mia fidanzata. Claudia lui è Peter, mio cognato.-

C. -Si può dire che lo “conosco” già? Comunque piacere.-

P.S. -Felice di conoscerti Claudia. Prego accomodatevi, Meg è in cucina. Ram, c’è lo zio Jake!- Disse alzando appena la voce, poco prima che una splendida bambina di 4 anni corresse verso Jake per abbracciarlo.

R.S. -Tio Jake! Come tai?-

J.G. -Ciao piccola. Io sto benissimo e tu? Stai facendo la brava?-

R.S. -Ti tio. Tono bravittima!-

J.G. -Piccolina, lei è Claudia, una mia amica. Non vedeva l’ora di conoscerti.-

C. -Ciao piccola. Io e zio Jake ti abbiamo portato questo regalino.- Le dissi dandole un peluche di un koala che lei prese felice.

P.S. -Come si dice tesoro?-

R.S. -Gratie tio, gratie Ca…Ca…Cachia!- Disse facendoci ridere perché non riusciva a pronunciare il mio nome, diventando rossa in viso.

C. -Sai piccolina, anche mio fratello e i miei cuginetti da piccoli non riuscivano a pronunciare il mio nome, e anche loro mi chiamavano Cachia. Mi piace. Puoi chiamarmi così per tutto il tempo che vuoi.- Lei capì e mi diede un bacetto sulla guancia. –Piccolina, mi fai vedere dov’è la mamma? Così la saluto.-

R.S. -Ti, vieni, di qua!- Disse prendendomi la mano e portandomi verso la cucina mentre Jake e Peter restarono in salotto a chiacchierare. –Mamma, c’è tio Jake con Cachia, la ttua mica.-

C. -Ciao Maggie. Grazie di avermi invitata.-

M.G. -Ehi Claudia. Vedo che hai conosciuto già Ramona e Peter.-

C. -Oh, si. Hai una figlia stupenda. Ti assomiglia tantissimo.-

M.G. -Grazie. Tu hai qualche fratello piccolo?-

C. -Oh, no. Mio fratello ha la mia età, un anno più giovane, fisicamente, mentalmente è ancora un bambino, a volte mi sembrano più maturi i miei cuginetti di 7 e 10 anni.-

M.G. -Ah, come ti capisco. Anch’io dico sempre che Jake si comporta come un bambino. Io ti avviso, eh?-

J.G. -Ma grazie sorellina, anch’io ti voglio bene!- Fece lui ironico andando a salutare la sorella.

M.G. -Si, Jay. Claudia, mi dai una mano a portare questa roba fuori? Ormai è pronto…-

C. -Certo! Da dove esco?-

M.G. -Puoi uscire anche da qui in cucina. Grazie.-

C. -Ma ti pare.- Risposi seguendo Jake con in braccio Ramona.

Ci sedemmo a mangiare. Era tutto pieno di salse, salsine, blu cheese… Tutta roba che adoravo… Un pranzo ottimo.

P.S. -E dicci un poco Claudia, tu cosa fai nella vita? Studi?-

C. -Oh, si. Mi sono iscritta quest’anno a chimica. A dire il vero ho perso un anno a causa di una precedente scelta sbagliata di università.-

M.G. -Ah si? E cioè? Se posso chiedere…-

C. -Si, certo che puoi. Mi ero iscritta a ingegneria aerospaziale perché mi era sempre piaciuta l’astronomia e pensavo di cavarmela in matematica. Però io ho studiato materie letterarie al classico, quindi quando sono andata all’università ho visto che non avevo la concentrazione necessaria per farlo. Chimica al contrario mi è sempre piaciuta. Così mi ritrovo un anno indietro.-

J.G. -Oh, bè, capirai… Io ho lasciato l’Università al secondo anno.-

C. -Bè, grazie tante. Eri sprecato sui libri visto il tuo talento di attore.- Gli risposi sorridendo. –Cavoli, certo che è strano trovarmi qui con voi. Insomma… Sono abituata a essere separata da voi grazie a uno schermo di un televisore… È incredibile come sia entrata a far parte di questo mondo che per me prima esisteva solo nei sogni…-

P.S. -Su, avanti, appassionata come sei di cinema non hai mai pensato di intraprendere la nostra stessa carriera?-

C. -Ehmmm… Ecco… Si….- Risposi vaga abbassando lo sguardo a causa del rossore che mi aveva colpito.

R.S. -Chachia, pecché tei tutta rotta?- Mi chiese la piccola cercando di guardare il mio viso.

C. -Oh, a te lo posso dire piccolina. Vieni qui.- Le dissi facendola avvicinare a me. –Sono tutta rossa perché mi vergogno di dire ai tuoi genitori e a tuo zio che da qualche mese mi sono iscritta a un corso di recitazione.- Le spiegai a voce bassa, ma non troppa per non farmi sentire dagli altri.

R.S. -E pecchè ti veggogni?-

C. -Perché mi sembra di essere una di quelle ragazzine urlanti innamorate del cinema solo perché c’è qualche attore che gli piace.-

I due genitori mi guardarono sorridendomi facendomi capire che non era quello che stavano pensando, invece Jake mi mollò uno scappellotto dietro la testa.

C. -E quello per che cos’era?- Chiesi facendo una smorfia.

J.G. -Ma ti pare di fare tutta stà scena per una cosa così scema?-

M.G. -Oh, Jake, sei incorreggibile. Un minimo di tatto no, eh?-

Così scoppiammo a ridere tutti e 5. Chiacchierammo ancora per un bel po’. E Ramona continuava a farmi domande su com’era dove vivevo io. Faceva una tenerezza incredibile. Poi dopo aver pranzato diedi una mano a Maggie a sparecchiare.

M.G. -E così l’avete fatto, vero?- Mi chiese dopo un attimo di silenzio, facendomi andare di traverso la saliva.

C. -Cosa?- Chiesi sconvolta.

M.G. -Oh, andiamo. Sai cosa. Si vede lontano un miglio che è successo. Sono brava a capire le persone e tu hai quello sguardo che si ha una sola volta nella vita, la prima volta che fai l’amore con la persona che ami. Ci ho preso, vero?-

C. -Bè, si…-

M.G. -Sai già cosa hai intenzione di fare quando finisci la tua permanenza qui?- mi chiese diventando improvvisamente seria.

C. -No, purtroppo non ne ho idea. Non posso restare qui per sempre, perché non ho la Green Card, quindi dopo massimo 90 giorni devo tornare in Italia, inoltre mi mancano i miei. Solo che non posso pensare di separarmi da Jake… Ho fatto un gran bel casino…-

M.G. -Oh, ma quale casino! Sono felicissima che vi siete conosciuti. Non ho mai visto Jake così contento. Queste sono cose che si risolvono facilmente. Se posso permettermi però non rimandare di troppo la decisione. Via il dente via il dolore.-

C. -So che hai ragione, ma se ci penso mi sento male. Ormai Jake è la mia vita.-

M.G. -Allora spiegalo ai tuoi. Se ti vogliono bene come penso capiranno.-

C. -Mi sa comunque che dovrò tornare in Italia per spiegarglielo. Non posso farlo per telefono.-

M.G. -Parlane con Jake quindi. Spiegagli questa cosa. Vedrai che ti appoggerà.-

C. -Lo so. È un ragazzo incredibile. Ne esiste uno su un milione come lui.-

M.G. -E bè, buon sangue non mente.- Mi rispose facendomi l’occhiolino e facendo ridere entrambe. Dopo un po’ io e Jake tornammo a casa, chiamai Titti per assicurarmi che andasse tutto bene, Alessandro e i miei. Poi ci mettemmo davanti il pc e iniziammo a curiosare su cosa si dicesse di noi.

È vero, appena scrivemmo “Jake Gyllenhaal” sul motore di ricerca uscirono una trentina di foto di noi due e c’erano già moltissime domande di gente che si chiedeva chi fossi io. Iniziammo a leggere. Alcuni commenti erano del tipo “Hai capito Jake che bonazza che si è preso?!”, altri “Come si permette quella puttanella di mettere le mani addosso al mio adorato Jakino?!” e altri di gente che diceva semplicemente che era contenta per lui e che se mi azzardavo a farlo soffrire mi avrebbero cercato e mi avrebbero ucciso. Poi vi erano giornalisti che promettevano di fargli avere al più presto nuove notizie e cose così. Io e Jake ridemmo per la maggior parte del tempo, anche se alcune affermazioni erano inquietanti, e devo ammettere che mi preoccupavano, e anche Jake, visto il suo volto. Dopo andammo a letto dove, lasciando da parte tutte le preoccupazioni, trascorremmo un’altra notte di fuoco e di amore.

Io e Titti ragionammo molto su ciò che avremmo dovuto fare circa la nostra situazione e alla fine decidemmo di tornare comunque a casa come previsto per poter spiegare bene la cosa ai nostri genitori e non fargli venire un infarto collettivo. L'ultima cosa che dovevamo fare era affrontare il discorso con i nostri fidanzati.

-Allora cucciola, ti sta piacendo questo viaggio?- mi chiese mentre passeggiavamo per il parco, mano nella mano.

-Il migliore che abbia mai fatto. La città è così bella... il clima perfetto e ci sono moltissime cose da vedere. Davvero un bel posto. Da venirci a vivere.- Commentai io stuzzicandolo un po'.

-Ma brava! Releghiamo il povero piccolo Jake in un angolino del tuo programma.- Rispose lui dandomi corda.

-Ahahahah. Il piccolo Jake si è dispiaciuto. Dai, non fare così. Sorridi. Sai che amo il tuo sorriso...- Gli dissi, ricevendo il 'dono' in cambio. D'un tratto poggiò la sua fronte contro la mia e mi guardò fissa negli occhi col suo sguardo profondo che mi penetrava da parte a parte.

-Io invece amo te.- Quando sentii quelle parole il mio cuore si riempì di mille emozioni diverse. È vero che erano passati giorni da quando ci eravamo fidanzati, però ancora nessuno dei due aveva detto quelle fatidiche tre parole. E adesso era successo. Gli gettai le braccia al collo e riagganciai i nostri sguardi.

-Ti amo.- Dissi semplicemente cercando di fargli capire quanto fosse vero quel sentimento. Ci baciammo pieni d'amore, entrambi al settimo cielo.

La sera successiva ci recammo a casa di Matt per la festa che aveva organizzato. C'era un bel po' di gente e io potei approfittarne per raccontare le ultime novità a Titti e chiacchierare con i ragazzi conosciuti al castello.

Ebbi anche modo di chiacchierare a lungo con Chris, invitato anche lui assieme a tanti altri.

-Allora, piccola. Come va con Jake?- mi chiese Chris. Ci eravamo incontrati due giorni prima della mia partenza per pranzo. D'altronde lui mi mancava e Jake aveva da fare.

-Benissimo. Grazie a te. Toglimi una curiosità, come avevi capito che io piacevo a Jake?-

-Andiamo Claudia. Se ne erano accorti tutti tranne te. Io non ho fatto altro che aiutarti ad arrivarci.-

-Certe volte sono così ingenua che credo sarebbero potuti passare giorni, o addirittura settimane, prima di arrivarci.-

-Credo che sia così per tutti quelli che si trovano in una situazione come la tua. Vogliamo andare a giocare a Twist?-

-Certo. Sappi però che sono abbastanza negata.-

-Dai, non ti fare questi problemi. Andiamo.-

La serata passò anche troppo in fretta tra una birra, un ballo e una partita a Twist dove mostrai quanto fosse precario il mio equilibrio, cadendo addosso a Chris e a Titti che schiacciai facendoli scoppiare a ridere mentre io assumevo tutte le tonalità di rosso possibili.

Una delle ultime mattine che ci erano rimaste da trascorrere lì, mentre Jake e io eravamo stesi a letto, essendoci da poco svegliati, decisi che era giunto il momento di affrontare il problema.

-Amore, io e te dobbiamo parlare della ormai imminente fine della mia vacanza.- Jake si fece subito serio e si poggiò alla testata del letto.

-Lo so. Anche se speravo che questo momento non arrivasse mai.-

-Sai che anche per me è così, ma non posso restare. Ho il biglietto. E in ogni caso, anche se decidessi di rimanere, oltre i 3 mesi non mi è concesso restare.-

-Io credo che tu debba tornare adesso e parlare con calma con i tuoi di quanto sta succedendo. Se decidessi di rimanere qui sarebbe di gran lunga peggio.-

-Già... Devo tornare.-

-Potrei venire con te. Se lo volessi.-

-No. Tu hai le tue cose qui. Il tuo lavoro. Non puoi sparire di punto in bianco. Andrò da sola e quando avranno capito tornerò da te.-

-Su questo non ci piove. A costo di venire in Italia a prenderti fino a sotto casa.- mi disse sorridendo prima di baciarmi.

La mattina precedente la mia partenza fui svegliata da un dolcissimo Jake che mi aveva preparato le frittelle con lo sciroppo d'acero, che amavo, e me le aveva portate a letto. Per un po' riuscì a distrarmi dal fatto che avremmo dovuto separarci da lì a 29 ore, poi però, quando venne il momento di fare la valigia, iniziai a deprimermi sempre più. Senza contare che la mattina successiva Jake aveva un appuntamento per un possibile film. Piansi per ogni capo che mettevo in valigia, anche se Boo e Atticus, iniziando a farmi il solletico e a farmi le feste, mi fecero riprendere.

Il giorno successivo fu il peggiore. Jake e Matt ci accompagnarono all'aereoporto. Il secondo restò fino a che non passammo il check in, ma Jake riuscì appena a salutarmi che dovette scappare.

-Titti, come fai a essere così tranquilla? Io non riesco a pensare che non lo vedrò per tanto tempo.- Dissi abbracciata alla mia amica, mentre piangevo silenziosamente.

-Dai Cla. Vedrai che i giorni voleranno e riusciremo a vederli prima di quanto pensiamo. Adesso direi che è il caso di sederci a tavolino e decidere come diremo ai nostri quanto ci è capitato.- Aveva preferito non dirmi, almeno per il momento, che in realtà Matt sarebbe partito anch'egli nell'arco di 2-3 giorni per presentarsi ai suoi genitori.

-Si. Andiamo.- Comprammo un paio di frullati e chiacchierammo a lungo del da farsi, fino a che non aprì il nostro gate. Manco a farlo apposta era dall'altra parte dell'aeroporto.

-Che posti abbiamo?- mi chiese Titti.

-Ora controllo... Bene! Perfetto! Sono anche separati! 3A e 3F. Ci voleva solo questo.-

-Dai, vedi il lato positivo della cosa. Abbiamo entrambi i posti al finestrino.- Disse tentando di risollevarmi il morale. Iniziarono a chiamare le file dall'ultima ad andare avanti, quindi io e Titti decidemmo di starcene tranquillamente sedute invece di accalcarci avanti il bancone mandando in tilt i poveri hostess.

-Adesso imbarchiamo le file rimanenti.- Dissero al microfono nonostante fossimo rimaste solo io, Titti e altre 3-4 persone.

Ci avviammo lungo il corridoio che portava all'aereo. Fummo fortunate perché ci fecero imbarcare dalla porta anteriore, quindi non avremmo dovuto farci largo fra la gente. Anche se la mia borsa a mano pesava così tanto che ebbi difficoltà a metterlo nello stipo. Questo finché due braccia maschili che venivano da dietro di me non mi aiutarono.

-Grazie mille. È stato molto gentile.- Dissi dando ancora le spalle all'uomo, mentre chiudevo lo sportello dello stipo.

-Figurati cucciola, certo che la tua valigia pesa tantissimo. Ci hai messo dei mattoni dentro?- Il mio cuore si fermò al sentire la sua voce. Mi girai e mi trovai Jake lì, davanti a me.

-Ja... Jake?!-

-Si, cucciola. Credevi che davvero ti avrei lasciata andare da sola?-

-Oddio! Sono così felice che tu sia qui!- gli dissi abbracciandolo forte e accomodandomi fra le sue forti braccia. La hostess ci pregò di sederci e di allacciare le cinture e noi obbedimmo.

-Cucciola, ti aiuterò a parlare con i tuoi. Ti amo con tutto il cuore.-

-Anche io ti amo.- Gli dissi prima che ci baciassimo, mentre l'aereo iniziava a correre lungo la pista.


Mentre ci baciavamo sentii il rumore di qualcosa che cadeva a terra. Aprii gli occhi e mi resi conto di essere ancora nel mio letto. A Napoli. Mi girai verso il comodino e lessi sulla sveglia che erano le 5.07. Scesi velocemente dal letto e vidi che il rumore era stato causato da un libro che avevo lasciato in bilico fra i tanti sulla scrivania, lo raccolsi e notai che era lo stesso del mio sogno. Così corsi verso il bagno per cercare il phon che non trovai. Senza perdere tempo entrai in camera di mio fratello e lo trovai lì, seppellito dai vestiti del giorno prima. Tornai in bagno e, aprendo lo shampoo nuovo alla fragola di bosco ruppi il tappo. Mi lasciai scivolare per terra ancora frastornata. Troppe erano le coincidenze... Era stato davvero solo un sogno o era qualcosa di più?


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