Un nuovo membro allo Yorozuya

di Nancy17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Se corri tanto, dopo ti viene il fiatone, quindi fermati! ***
Capitolo 3: *** Se pesti la cacca...fidati, non porta fortuna! ***
Capitolo 4: *** Una vita senza dolci, è una vita sprecata ***
Capitolo 5: *** Per non puzzare, lavati spesso! ***
Capitolo 6: *** Ricordare il passato non fa bene all'anima ***
Capitolo 7: *** Quando vai al mare, ricorda di mettere la crema protettiva ***
Capitolo 8: *** Quando non sai che scrivere, dormi! ***
Capitolo 9: *** Perchè le piastrelle sono quadrate? ***
Capitolo 10: *** Se vai al bagno e non trovi la carta igienica...sei fottuto!! ***
Capitolo 11: *** Non si può studiare a stomaco vuoto! ***
Capitolo 12: *** Allacciati bene le scarpe, se non vuoi fare brutte figure ***
Capitolo 13: *** Quando stai male, mangia qualcosa di dolce! ***
Capitolo 14: *** Meglio i calzini neri o colorati? ***
Capitolo 15: *** Non puoi metterti sempre la stessa maglietta. Tua madre deve lavarla! ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Shinpachi: La Terra dei samurai. Un tempo era così che veniva chiamato il nostro Paese. Vent’anni fa, Edo fu invasa da una razza aliena chiamata Amanto, che prese il potere e vietò di brandire la spada. Fu così che iniziò il declino dei grandi samurai. Nella nostra epoca, c’è solo un uomo che possiede ancora l’anima del samurai. Il suo nome è Gintoki Sakata. Ad un certo punto della mia vita ho trovato lavoro nella sua Agenzia Tuttofare. Ormai è passato quasi un anno da quando Gintoki, Kagura ed io lavoriamo insieme senza sosta…si fa per dire! Gintoki: Ehi occhialetto, che vorresti dire? Kagura: Che non abbiamo mai fatto niente. Guarda, sono anche ingrassata! Gintoki: Mangia di meno, gorilla di montagna! Shinpachi: Piantatela! Questa è la mia introduzione!!!

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Capitolo 2
*** Se corri tanto, dopo ti viene il fiatone, quindi fermati! ***


- Dov’è il vostro capo? Mi deve ancora l’affitto di due mesi. - - Non lo so, Otose. – rispose Shinpachi, quasi non curante della situazione. Nel frattempo, Kagura masticava il suo sukombu, tutta contenta. - Che diamine! Se solo si sposasse, capirebbe quante responsabilità dovrebbe affrontare! – - Gin che si sposa? Mmh…non ce lo vedo! – affermò Shinpachi con un sorriso. – Comunque, non credo tornerà da qui a poco, visto che è uscito presto stà mattina. – - Appena lo becco, lo frantumo contro il muro! – affermò Otose, incavolata. - Sakata è un idiota! Non è una persona responsabile. Frega la gente, la deruba. Quelli come lui andrebbero puniti! – - Senti chi parla! Quella che ha rubato l’incasso della vecchia! – - E tu che vuoi, ragazzina dei miei stivali? – - Stivali? Quali stivali? – sfottè Kagura. - I tuoi stivali! – - I miei stivali non puzzano! Tu puzzi! – - Senti chi parla! Quella che non sa parlare! – -Anche tu ha accento stupido. Non sa che non và più di moda? - - Hai rotto!! – - Ma di che state parlando? Dai stivali ai vostri accenti?? – Shinpachi era esterrefatto. Le due cominciarono a litigare quando, improvvisamente, qualcosa sbattè violentemente contro la porta, che si abbatté al suolo alzando un polverone. - Cacchio! – pensai. Ero di schiena a terra, sotto di me la porta del locale. Tossì un attimo, poi intravidi un bagliore. Rapidamente feci forza sulle mani e con una capriola all’indietro, colpì il sicario con un calcio sul mento. L’uomo cadde a terra. Intanto, ripresi la mia katana che mi era scivolata, mi rimisi in piedi e parai immediatamente il colpo arrivato da un altro sicario. Le nostre spade erano l’una contro l’altra. Mentre facevo forza sulla sua, cercai di guardarlo in faccia ma era incappucciato. In quel momento di pausa, realizzai di essere in un bar e che erano presenti delle persone. Guardai alla mia sinistra e vidi che c’era una signora anziana dietro il bancone. Porc…- sussurrai. Tornai a guardare il sicario. – Scusate il disturbo! – Con forza, spostai con la mia katana la sua spada e con un calcio, lo scaraventai fuori dal locale. – Tornerò per ripagare la porta! – Uscendo di corsa, capì di esser circondata da quattro sicari, mentre davanti a me avevo il passaggio chiuso dal muro di un altro locale. Non esitai. Corsi verso il muro, ci feci tre passi sopra e con un balzo, mi ritrovai dietro di loro. Bye, bye! – Sorrisi e velocemente presi la via alla mia destra, correndo. Ma…che è successo? – chiese Shinpachi, mezzo seduto sulla poltrona del locale, con gli occhiali storti sul naso. …aveva la spada?! – sussurrò Kagura, sorpresa con gli occhi pieni di felicità. Accidenti! Accidenti! Accidenti! – Pensavo, mentre continuavo a correre senza sapere dove andavo. – Come hanno fatto a scoprirmi? Dannazione! Vabbè, ci penserò dopo. - Mi dissi. Continuando a correre, mi voltai dietro. – Se mi fermo, mi raggiungono. Devo nasco…WAAAA!!! Levatiiii!!! – Non l’avevo visto! Non era riuscita a frenare la mia corsa in tempo e andai a sbattere contro un tizio, cadendo a terra sopra di lui. - Ahi!...Ma che cavolo fai? – - Ahia! Ehm…mi scusi, non l’ho vista! – - Ma quale mi scusi? – ribadì, mettendosi a sedere, grattandosi la testa dai capelli bianchi. – Mi hai anche fatto cascare Jump a terra! - - Eccola! Prendiamola! – - Oh, no! – Mi alzai velocemente da terra. – Mi scusi ancora! – esclamai correndo via. - Mmh?...Macchè scusi! –

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Capitolo 3
*** Se pesti la cacca...fidati, non porta fortuna! ***


Sospirai profondamente, poi mi decisi a bussare.


- Avanti! – Si sentì da dentro. Feci un altro respiro profondo e poi entrai.

- Salve! –

- Ah! Pensavo fosse Gintoki. Comunque, siamo chiusi. E poi questo è uno snack con spuntini erotici, quindi non è posto per le…Ah! Sei tu. –

- Ehm…- Ero imbarazzata. – Si…Ecco, ero venuta per ripagarle la porta. – Sorrisi per sdrammatizzare.

- Come? Sei ritornata apposta per ripagarmi la porta? –

- Ehm…si?! – Rimasi quasi sconvolta. Non riuscivo a capire quelle parole.

- Mmh…- L’anziana stava pensando a qualcosa, ma cosa? – Bene. Vieni con me, allora.-

La seguii. Uscimmo dal bar e salimmo delle scale di legno che portavano al piano superiore. Arrivati davanti alla porta, la signora l’aprì ed entrò tranquillamente, poi si girò verso di me.

- Entra pure, cara. Non dar retta a ciò che vedi. -

- O-ok. –

Entrai anch’io, richiudendo la porta dietro di me.

- U-un cane Inui? – Mi fissava, sembrava felice. – Ehi, cucciolone! – sorridendogli, lo accarezzai sotto il mento.

- No! Attenta! –

- Come? – Risposi.

- È? Ma che strano…Di solito mastica le persone, invece ora…Aspetta! –

- …! –

- Tu…tu sei la ragazza con la katana dell’altro giorno! –

- Uhm? –

- Cooosa? La ragazza con la katana? –

Sentì una voce di una ragazzina che proveniva da dietro il cagnolone bianco.

- Dove? Dove? – Mi trovò.

Era proprio una ragazzina dai capelli rossi, legati al lato della testa con due strane coppole. Portava un vestito lungo rosso, sembrava cinese. Aveva gli occhi azzurri, che in quel momento sprizzavano di felicità alla mia vista.

- Ehm…ciao! –

- Tu…tu sei il mio idolo! –

Ero, che? Il suo idolo? A che si riferiva?

- Lasciatela stare! Entra pure. E tu, datti una sistemata, c’è un’ospite! – disse l’anziana, ad un tale, che era steso sul divanetto.

- Che cavolo ci fai qui, vecchia? Non ce li ho i soldi dell’affitto! -

- Stà zitto, cespuglio incolto! Vieni cara. –

M’invitò ad entrare. Al centro della piccola sala, c’erano due divanetti l’uno di fronte all’altro e al centro dei due, un tavolino di legno basso. Alla mia sinistra, c’era la finestra e sotto una scrivania rivolta verso l’interno della stanza. L’anziana si posizionò dietro, si sedette e si accese una sigaretta.

- Ehi! Si può sapere che cavolo vuoi? Non si piomba a casa degli altri! –

- Perché, uno che si piazza al piano di sopra senza pagare mai l’affitto, è meglio? Stà zitto! – Azzittì il ragazzo con il gesto della mano. –Vieni avanti, ragazza. Qual è il tuo nome? –

- Il mio nome è Niha. –

- Ehi! Tu sei quella che mi è venuta addosso l’altro giorno! Mi fa ancora male la testa! – Affermò, toccandosi la testa dai capelli bianchi.

- Venuta addosso? –

- Che fai? Ti scordi le cose solo dopo un capitolo? –

- Mi scusi. –

- Macchè scusi! E poi Jump si è sporcato tutto, perché mi è volato dalle mani! –

- Mi scusi. –

- Macchè scusi! -

- Niha, non parlare con questo irresponsabile. –

- Otose, puoi spiegarci perché sei qui? – chiese gentilmente il ragazzo con gli occhiali.

- La ragazza è tornata apposta per ripagarmi la porta. – disse seria.

A quelle parole parole, piombò un silenzio imbarazzante. Mi trovavo impacciata, non sapevo che dire e che fare, visto che la ragazzina continuava a fissarmi come se avesse visto un Dio sceso sulla terra e che ora si trovava accanto a lei! Poi ad un tratto, il ragazzo dai capelli ricci bianchi accanto a me, si girò e mi disse serio

- Scappa! –

- Che? –

- Corri via! –

- M-ma…-

Si girò verso di me, mi afferrò per le spalle e mi guardò dritto negli occhi.

- Scappa! Ho ti spillerà tutti i soldi! Scappa!! –

- Non dire cretinate! Non voglio i suoi soldi! – strepitò l’anziana.

Ci fu di nuovo silenzio. La ragazzina continuava a fissarmi. Ma dopo qualche secondo, il tizio di prima tornò a supplicarmi.

- No, no, no! Devi scappare! Se non vuole i tuoi soldi, significa che ti vuole morta! –

- Hai rotto, deficiente! – esclamò incavolata. Sbuffò una nuvoletta di fumo e poi riprese.

- Non voglio i suoi soldi né la sua vita. –

- Non capisco. – feci all’improvviso. – Le ho frantumato la porta, ho creato casino all’interno del suo locale e me ne sono andata. Che significa che non vuole i soldi? Si spieghi meglio? –

L’anziana, a quella domanda, mi guardò e mi sorrise dolcemente.

- Hai davvero intenzione di pagarmi? –

- Certo che si! È giusto che paghi ciò che ho rotto. – dissi convinta.

- Macchè sei scema? –

- Gin! – esclamò sorpreso Shinpachi, all’affermazione dell’amico.

- Dico…ma come ti salta in mente di ripagare? Se fossi stato in te, questa vecchia non mi avrebbe mai più rivisto! –

- Ti sarei venuta a cercare, bastardo! – si calmò. – E comunque… - sbuffò del fumo dalla bocca -…voglio che mi ripaghi, ma non con i soldi. –

A quella frase, tutti rimasero sconcertati.

- No soldi? – Si risvegliò la ragazzina, dal trance in cui era caduta.

- Esatto. Mi ripagherai in un altro modo. – Concluse, sorridendomi.

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Capitolo 4
*** Una vita senza dolci, è una vita sprecata ***


- Allora, voi cosa fate qui? – chiesi timidamente.

- …niente! – Mi rispose accanto a me, la ragazzina dai capelli rossi. Kagura si chiamava. Aveva ricominciato a fissarmi, ma nel frattempo masticava una strana cosa lunghina e verdastra.

L’altro ragazzo, che sembrava più intelligente, si chiamava Shinpachi ed era seduto di fronte a me che sorseggiava del tè. Mentre, da quanto avevo capito, l’altro tizio, che se ne stava seduto dietro la scrivania, con le gambe accavallate sul tavolo a leggere Jump; si chiamava Gintoki. Quel nome mi era famigliare, ma non riuscivo ad associare nulla a riguardo.

- Non capisco perché la signora Otose, ti faccia pagare il debito stando qui. – disse, pensieroso Shinpachi.

- Già. Non capisco nemmeno io il perché. Due settimane sono troppe…-

- Perché? – mi chiese all’improvviso Kagura. Nell’aver sentito la mia ultima frase, si era un po’ rattristata.

- Perché…ho da fare altre cose. Rimanere qui, mi toglie tempo. – tagliai corto.

- Allora, vai. – precisò, all’improvviso, Gintoki, che continuava a leggere Jump.

- Ma se me ne vado, non avrò saldato il mio debito! –

- Allora, perché ti lamenti? –

- Lamentarmi? –

- È quello che stai facendo. – Mentre continuava a leggere. Incominciava a darmi i nervi quel tizio.

Sono sempre stata da sola, anche per evitare le persone come quello lì! – Pensai. – Accidenti! – continuai, prendendo la tazza di tè che mi aveva offerto Shinpachi. – Non posso rimanere qui a lungo, o mi scopriranno.

- Senti… – mi chiese Kagura. – …perché porti la spada? –

- Già! Sei anche tu un samurai? – mi chiese Shinpachi.

- Cosa? Un samurai? –

- Si! Anche Gin lo è! – confermò Kagura.

- …anche se non sembra. – concluse Shinpachi, sorseggiando il thè.

- Da chi hai imparato ha usare la spada? –

- Uhm? Avevo un maestro…ma poi è morto. Ho imparato da sola. –

- Gintoki ha combattuto nella guerra contro barbara. –

- Chi è Barbara? –


No Barbara, idiota. Barbari. La guerra per l’espulsione dei barbari. – precisò Shinpachi.

- È uguale!! Allora? Anche tu c’ hai combattuto? –

- Uhaaa! – Sbadigliò Gintoki. – Ma non è ora di cena? –

- Ah, già! – Shinpachi si alzò per andare in cucina.

- Posso aiutarti? –

- Ma no, non preoccuparti! – Mi rispose sorridendomi, ma ormai ero già in piedi.

- Insisto. – dissi, ricambiando il sorriso.

Volle venire anche Kagura a darci una mano, ma Shinpachi gli disse che se voleva venire, non doveva mangiarsi ciò che dovevamo cucinare. Prima di andare in cucina, vidi Gintoki che aveva posato il suo Jump sulla scrivania e si era sdraiato, mettendosi le mani dietro la nuca, con gli occhi chiusi. Lo guardai per qualche secondo, poi andai in cucina anch’io. Dopo cena, salutammo Shinpachi che doveva tornare a casa e Kagura, che se andò a dormire nell’armadio. Sadaharu gli si distese vicino.

- Bhè, allora vado anch’io…-

- Dove? – m’interruppe Gintoki.

Non sapevo cosa rispondere, ma proprio nel momento in cui stavo per dire qualcosa…

- C’è una stanza, ma è piena di robaccia e polvere. Se ti accontenti, ci sono i divani. – mi disse, mentre riprendeva Jump da sopra la scrivania. – Buona notte. – fece. Poi se ne andò in camera sua e chiuse la porta.

Niente. Non riuscivo a dormire. Ma non perché il divano fosse scomodo, era per via di pensieri che mi gironzolavano nella testa.

- Uff! – sbuffai, tirandomi su. Mi misi seduta, guardano per qualche secondo nel vuoto, poi mi presi la testa tra le mani – Maledizione! –

Sentì aprire la porta di casa.

- Chissà se sono svegli. –

- Buongiorno, Shinpachi! –

- Oh, buongiorno a te! Già in piedi a quest’ora? –

- Si! – sorrisi – Vi ho preparato la colazione. –

- Ma non dovevi disturbarti! Grazie! –

Mi ringraziò, poi si diresse nel salone e svegliò gli amici.

- Kagura! – disse, scorrendo l’anta dell’armadio – Su, sveglia. Il sole è già alto. –

Kagura mormorò qualcosa, poi uscendo incominciò a stiracchiarsi.

- Gintoki! – gli aprì la porta – è mattina. Non vorrai perderti le previsioni del tempo? –

- La colazione è pronta. – riferii, poggiando sul tavolino delle ciotole vuote, una con delle uova sode e una pentola di riso. I ragazzi si sedettero sui divani, ancora mezzi addormentati.

- Shinpachi. Tu svegli male. – gli dichiarò Kagura.

- È vero. – ribadì Gintoki.

- Cosa? E sentiamo, come dovrei svegliarvi? –

- Più dolce. Grazie. – disse Kagura, prendendo la ciotola con il riso.

- Si, con un bel dolce che mi porti a letto. Grazie. – rispose, afferrando anche lui la ciotola, concludendo il suo discorso con... –Un dolce al giorno, leva il medico di torno…-

- Ma tu sei scemo! Non sono mica il tuo schiavo! E poi, non cambiare i detti a tuo piacimento…Grazie, Niha. –

Nel sentire il mio nome, Gintoki e Kagura si girarono verso di me sbalorditi.

- …Che c’è? Riso e uova non vanno bene? –

- Ma allora…non eri un sogno! – esclamò tutta contenta la ragazzina, mentre i suoi occhi si riempivano di felicità. – Aaah! – mi abbracciò – Che bello! Che bello! -. Mi limitai a sorridere, poi mi lasciò e ritorno al suo posto a mangiare.

Mi sedei anch’io a fare colazione, accanto a Kagura. Dopo aver mandato giù il primo boccone, chiesi alla ragazzina…

- Kagura, tu da dove vieni? –

- Gnam…io vengo da pianeta lontano lontano. –

- A si? –

- Già. Tu chiama me: Signore tutto nero, con maschera e asmatico! –

- Non modificare la tua identità!!! – gli urlò Shinpachi. – Lei è del clan Yato. -

- Il clan Yato? È il clan più potente di tutto l’universo. –

- Io combatte con spada laser. Gnam! –

- Ma non è vero!!! -

- E tu, Shinpachi? – gli chiesi.

- Io sono di qui, di Edo. Abito con mia sorella, Otae. –

Gli sorrisi. Poi guardai Gintoki che continuava a mangiare, non curante del discorso che si stava tenendo. Mi decisi a fargli la mia domanda.

- E tu, Gintoki? Di dove sei? –

- Questo riso è davvero buono. Quasi quasi, me ne prendo un altro po’. – disse e si riempì di nuovo la ciotola di riso. – Ehi! Quello è il mio uovo! Lascialo, Kagura! –

- Cooosa? Veramente quello è il mio! Io non l’ho ancora mangiato! –

Cominciarono a discutere tra di loro.


- Gintoki ha sviato la mia domanda. – pensai - L’ha fatto apposta! Il suo nome mi frulla nella testa, da quando l’ho sentito. Infatti non mi è nuovo, ma non riesco a collegarlo con niente e nessuno. Accidenti alla mia memoria!-

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Capitolo 5
*** Per non puzzare, lavati spesso! ***


- Strano. –

- Cosa, Gin? – chiese Shinpachi.

- La vecchia ancora non si è fatta vedere. Strano. –

- Forse oggi gli gira bene! – affermò Kagura.

- Speriamo! – sospirò Shinpachi. Intanto io ascoltavo la loro conversazione, senza intervenire.

- Din, don! -.

Tutti si allarmarono.

- Parli del diavolo…-

- Non apriamo! – disse Kagura preoccupata, nascondendosi dietro il poggia schiena del divanetto.

- Din don! -

- Niha, va tu! – mi fece Gintoki.

- Che? –

- Se è la vecchia, digli che non ci siamo. –

- Perché devo farlo io? È vostro il problema, non mio. –

- Din don! –

- Ha ragione, Gin! Lei non c’entra nulla! – esclamò Shinpachi agitato.

- Ma non posso andare io. Non ho ancora finito di leggere Jump. –

- E chissene frega!!! -

- Vai tu, Shinpachi! – disse improvvisamente Kagura.

- Perché io? Vacci tu, piuttosto! –

- Manderesti una ragazza indifesa aprire porta ad un alieno? –

- Ma che idee contorte ti fai, Kagura? –

- Zitti! – disse ad un tratto Gintoki. – Ha smesso di suonare…-

- BOOM!!! –

Un’esplosione improvvisa, fece volare la porta d’ingresso alzando un polverone. Tutti tossimmo.

- Ha smesso di suonare e ha buttato giù la porta! Cof, cof! – affermò Shinpachi.

- Vecchia…cof, cof…ti sei svegliata male stà mattina?? – gli urlò contro Gintoki.

- Attento!!! –

Spinsi Shinpachi, per evitare che la lama lo colpisse. Intanto, il ragazzo era andato addosso a Gintoki.

- Shinpachi…ma che fai? Cof! -. Il polverone si stava dissolvendo.

Nel frattempo, avevo fermato la lama del sicario tra il dito indice e il medio della mano destra.

- Lo sai che anche una lama bel affilata, ha il suo punto debole? – detto questo, gli spezzai la spada. Poi con un calcio, lo spinsi verso l’entrata della casa. – Via! – dissi ai ragazzi, che mi guardavano strano. –Via di qui, presto!!! –

Di corsa, uscimmo dalla finestra dietro la scrivania.

- Da questa parte! – gli dissi.

- Otose vuole ucciderci!! Ci vuole morti!! – strepitò Shinpachi.

Stavamo correndo per le vie di Kabuki-cho, senza sapere dove stavamo andando. Ma l’importante era scappare. Ero in testa al gruppo, seguita da Gintoki, Kagura e infine Shinpachi. Mi girai un secondo per vedere com’era la situazione dietro di me. Una lama. Una lama stava per raggiungere Shinpachi.

- Abbassati, Shin!! – gli urlai.

Mi bloccai di colpo, presi la katana al mio fianco sinistro, Shinpachi si accovacciò a terra e io fermai la spada. Velocemente, lo allontanai con un calcio la ventre. – Scappate, presto!! –

I tre non esitarono e ripresero la corsa. Sta volta, in fondo al gruppo c’ero io.

- Grazie Niha! Mi ha salvato la vita! –

- Non è il momento dei ringraziamenti. Corri! –

- La vecchia si è impazzita! Va bene che non pago l’affitto da tre mesi, ma così esagera! Chi cavolo sarebbero quelli? –

- Te lo spiego dopo, Gintoki. A destra! – indicai. Passammo per un vicoletto dove c’erano dei bidoni della spazzatura. I sicari ancora ci inseguivano. – Maledizione! A sinistra! – indicai di nuovo.

Svoltato l’angolo, mi appostai con le spalle al muro, allungai la katana che era nel fodero e il primo sicario la prese in pieno collo. Il secondo non si fece abbindolare e uscito dal vicolo, mi corse contro agitando la spada. Con un ghigno, scattai a sinistra, evitando il colpo e con un calcio alla schiena lo buttai a terra.

- Continuate a correre! – gridai ai ragazzi.

Proseguimmo verso sinistra. Intanto i sicari ci erano ancora dietro. – Dobbiamo nasconderci! – pensai. Svincolammo ancora dentro delle viette interne. –Aspettate! – mi fermai davanti ad una porta. Cercai di aprirla, ma invano.

- Spostati! – esclamò Gintoki e con un calcione l’aprì. – Dentro, presto! –

Rapidamente entrammo all’interno e richiudemmo la porta. Da fuori si sentirono le voci dei sicari che ci cercavano, ma a quanto pare avevano perso le nostre tracce.

- Quella maledetta! È abile la ragazzina! –

- Dobbiamo dirglielo. –

- Si! Andiamo! –

Aspettammo qualche secondo in più, poi con molta cautela, aprì la porta.

- Se ne sono andati. – riferì, uscendo per prima. Gli altri mi seguirono a ruota.

- Che corsa! – disse Kagura, sedendosi su un bidone.

- Ma chi erano quelli? – chiese Shinpachi, pensieroso. – Davvero ce li manda contro Otose? –

- Vecchia è furba! – rispose la ragazzina.

- Sicari. –


- Di chi?- mi chiese freddamente Gintoki. Forse aveva capito qualcosa.

Lo guardai negli occhi, ma non gli risposi. Svincolai lo sguardo da un’altra parte.

- Senti, è evidente che ce l’abbiano con te, quindi noi non c’entriamo. Arrivederci! – e s’incamminò per andarsene.

- Sono gli stessi che ti inseguivano l’altra volta? – chiese secco Shinpachi, bloccando Gintoki. Con la testa feci cenno di si.

- I sicari…vengono mandati per uccidere le persone che vengono a loro ordinate, vero? –

- Esatto. Agiscono su commissione. –

- E perché vogliono te morta? – chiese Kagura ingenuamente.

- Non lo so. –

- Non è affar nostro, comunque. – concluse Gintoki.

- È in difficoltà. Dobbiamo aiutarla. – rispose Shinpachi, deciso.

- Non c’è stato chiesto.-

- Ma Gin, dei sigari la vogliono uccidere! – affermò la ragazzina, quasi triste.

- Non sigari, sicari! – precisò Shinpachi

- Non mi sembra abbia chiesto il nostro aiuto. Si è infilata a casa nostra senza dire nulla e ci ha fatto rincorre per mezza città. –

- Non mi sono infilata a casa vostra! –

- Mi sembra che tu ci abbia dormito sta notte. –

- Se fosse stato per me, avrei pagato ciò che dovevo e me ne sarei andata. –

- Ma non l’hai fatto. –

- Ma che vuoi da me? Non ho chiesto io di rimanere, ma la signora a cui non paghi l’affitto! –

- Shin…- disse Kagura, tirando la manica del kimono del ragazzo.

- Te ne saresti potuta andare quando volevi! Da quando in qua si è così gentili con le altre persone? –

- Lo sono sempre stata e poi, se me ne fossi andata, non avrei saldato il mio debito! –

- Che fai? Ora cerchi essere una brava ragazza? –

- Ma di che stai parlando? –

- Ti presenti come una ragazza affidabile, mentre vieni inseguita da gente che ti vuole morta! Mi dispiace, ma io non voglio entrarci in questa storia! –

- Chi te l’ha mai chiesto! –

- Bene! – mi diede le spalle.

- Bene! – gli diedi anch’io le spalle.

- Avete finito, tutt’e due? – chiese Shinpachi, un po’ alterato. Non ci fu risposta alla sua domanda. - Chi è che ti vuole morta, Niha? – mi richiese Shinpachi.

- Shinpachi, lascia…-

- No, non lascio perdere! – m’interruppe. – Chi? –

- …Un tizio che m’insegue da parecchio tempo ormai. –

- Chi è? –

- Un tempo faceva parte del gruppo Joi, ma da quando è finita la guerra si è separato da tutto e da tutti e ora vive tramando vendetta nell’ombra. Si chiama Takasugi Shinsuke. –

- Cosa? – esclamò Gintoki, all’improvviso, rigirandosi verso di me.

- Ma chi? Uomo senza un’occhio? – chiese Kagura.

- S-sei sicura? – chiese sbalordito Shinpachi.

- Certo…perché me lo chiedete? –

- Ma chi? Uomo che ha nel suo gruppo, quella bionda che spara e sputa? – chiese Kagura.

- Tu…conosci Takasugi? – mi chiese Gintoki serio.

- L’ho conosciuto per caso. Sai chi è? –

- Si. Ha combattuto la guerra al mio fianco. Mi sono già scontrato con lui, qualche tempo fa. Non gli è ancora passata, dunque. –

- Ma chi? Uomo che ha in suo gruppo Hentai sensei? – chiese Kagura.

- Niha, quando l’hai conosciuto? – mi chiese Shinpachi.

- Era ancora tempo di guerra, ma ormai si era giunti quasi alla fine. Lo trovai sdraiato sotto un albero tutto insanguinato, così mi fermai per aiutarlo… -

- Ma chi? Uomo che… -

- Si!!! – risposero alterati i due ragazzi. Kagura mise in bella vista il suo ombrello e, improvvisamente cambiò espressione.

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Capitolo 6
*** Ricordare il passato non fa bene all'anima ***


- Ehi! Mi senti? -

Quel ragazzo era tutto sporco di sangue, non riuscivo a capire quanto fossero gravi le sue ferite. Segno evidente che aveva partecipato alla guerra. Per vedergli gli occhi, scansai i capelli che gli coprivano il viso, ma così facendo vidi immediatamente che il ragazzo aveva perso l’occhio sinistro. Lì per lì mi spaventai a quella vista, poi mi feci coraggio e cercai di caricarmelo per poterlo portare via da lì e curargli le ferite.

- Dove…sono… -

- Stà tranquillo. Ora sei al sicuro. –

- Chi…sei… - mi chiese con un filo di voce.

- Quella che ti ha portata in salvo. – risposi, continuando a medicarlo con delle foglie curative.

- Davvero…? – abbozzò un sorriso. – Piacere…allora…io sono…Takasugi…-

- Bel nome. Ora però è meglio che riposi. – gli risposi non curante.

Il ragazzo obbedì e richiuse l’occhio, finendo poi per addormentarsi.
Ero fuori dalla grotta e agitavo la mia spada. Non mi stavo allenando, facevo solo qualche mossa tanto per fare qualcosa.

- Sei davvero agile con la katana! -. Mi bloccai. Guardai l’entrata della grotta e c’era lui, appoggiato con la spalla alla parete sinistra della grotta, che mi guardava compiaciuto.

- Non dovresti alzarti. Hai ancora delle ferite che si stanno rimarginando. – gli dissi, rinfoderando la katana.

- Sei un samurai? –

- No. –

- Cosa sei, allora? –

- Una ragazza, come vedi. –

- Tsk! Le ragazze non usano delle katane. –

- Io si! – gli risposi secco, mentre rientravo nella grotta. Lui mi seguì.

- Allora sei un ninja? –

- No. –. Ero seccata dalla sua presenza.

- Cosa, allora? –

- Capisco che tu non veda più da un occhio, ma mi sembra esagerato ora, non credi? –

A quella mia affermazione, il ragazzo si toccò l’occhio perso.

- Hai fame? – gli domandai.

- Abbastanza! Quanto ho dormito? –

- 5 giorni. –

- Allora, si spiega la mia fame! – esclamò ironico.

Mangiammo senza parlare. Solo dopo che finimmo, il ragazzo iniziò a fare qualche altra domanda.

- Davvero molto buona la tua zuppa. Sei un’ottima cuoca! –

- Se... – risposi con noncuranza, mentre rimisi a posto le ciotole.

- Le ferite sono guarite ormai, ma l’occhio…-

- Bhè? –

- Come hai fatto a curarlo? –

- Con delle erbe che ho trovato. –

- Non sarebbero bastate. -

- Che intendi. – chiesi, sempre non curandomi più di tanto al discorso.

- È guarito troppo in fretta. -

- Ti ricordo che non ce l’hai più. -

- …lo so. – confermò, abbassando lo sguardo. – Qual è il tuo nome? –

- Non ha importanza. – risposi, mentre alimentai il fuoco con qualche fogliaccia.

- Non sei né un samurai, né un ninja. Mi hai salvato e mi hai dato da mangiare. Tu sai il mio nome ed io no. –

- Uff! – sbuffai – Tutti fissati con i nomi…Niha. –

- Niha…- ripetè - …Grazie, Niha! –

- Non devi ringraziarmi. Ho fatto ciò che ritenevo più giusto. –

Takasugi annuì. – Come mai una ragazza come te, si trova da queste parti? –

- Fai troppe domande…- lo guardai un attimo, poi tornai ad osservare il fuoco. - Sono di passaggio. – Lo riguardai in faccia e notai che era pensieroso. – A che pensi? –

- Alla tua katana. –

- T’incuriosisce? –

- Tu, m’incuriosisci! - A quest’ affermazione, mi fissò dritto negli occhi. Sostenni per un po’ il suo sguardo, poi tornai sul fuoco. Dopo qualche minuto di silenzio, ripresi a parlare.

- Non sono né un samurai né un ninja. Sono ciò che voglio essere. –

- E cosa sei? –

- Me stessa. – Lo guardai di nuovo dritto negli occhi. Sta’ volta fu lui a riprendere lo sguardo sul fuoco.

- Ho già sentito questa affermazione…da un mio ex compagno… - digrignò i denti.

- Domani mattina, partirò presto. –

- Per dove? –

- Non posso stare a lungo nello stesso posto. Tu ormai sei guarito, quindi non hai più bisogno del mio aiuto. –

- Vengo con te! –

- Scordatelo. –

- Perché? –

- Perché così deve essere. Punto. –

- Non posso stare da solo! – mi disse improvvisamente, prendendomi la mano – Ancora non sono abituato a combattere con un occhio solo. Mi serve una guida. –

- Non io. – con uno scrollone, mi levai la sua mano dalla mia.

- Non vedo nessun’altro che potrebbe aiutarmi. –

Dovevo pensarci. Era troppo rischioso. Avevo già abbandonato dei compagni per non averli tra i piedi e ora, se ne presentava un altro.

- Non voglio scocciatori ed è rischioso stare con me. –

- Correrò il pericolo. – Era convinto di ciò che diceva. A parer mio, anche troppo.

- Non voglio assumermi altre responsabilità, oltre alle mie. Se muori, saranno affari tuoi. –

L’indomani partimmo presto, come avevo detto e ci incamminammo nel folto della foresta.

- Hai una strano abbigliamento! – mi fece notare Takasugi, dopo qualche ora.

- Ti sei visto tu? – gli risposi.

Portavo una maglia a V color viola sbracciata, una cinta color sabbia sui fianchi dove era bloccato un pugnale a destra; pantaloni attillati viola scuro, stivali neri. Il tutto, coperto da un mantello lungo nero, con un cappuccio abbastanza ampio.

- Dove stiamo andando? –

- Ci stiamo dirigendo verso Edo. –

- Creek! –

- Fermo. – dissi immediatamente, appena sentii quel rumore. M’incappucciai.

Takasugi non mi chiese nulla, sicuramente aveva capito che non eravamo soli. Si vedeva che aveva partecipato ad una guerra, aveva messo mano subito sulla sua katana.
Rimanemmo per qualche istante fermi e in silenzio. Poi, fu questione di secondi. Estrassi la spada che stava al mio fianco sinistro e con una giravolta mi ritrovai dietro; lama contro lama.

- Anche qui? – pensai.

Con forza, cercai di spostare la lama avversaria. Ma, inaspettatamente per lui, feci un 3-60 e gli mollai un calcio dritto nello stomaco, il quale fece volare il mio nemico. Mi girai verso Takasugi e vidi che si trovava faccia a faccia con un altro sicario. Non esitai. Gli corsi incontro, ma caddi rovinosamente a faccia a terra.

- Aaah! –

Il cappuccio mi scivolò dalla testa, scoprendomi il volto. Mi rigirai. Quello che avevo atterrato prima, si era rialzato e ora mi puntava la lama contro.

- Ora verrai con noi. –

- Tsk! La mamma mi ha sempre detto di non dar retta agli sconosciuti. – ribadii sarcastica, con mezzo sorrisetto.

- È il tuo caro papà che ti vuole. – mi rispose, stando al mio gioco.

- Puoi anche dirgli di andare a farsi fottere. – Ero seria, sta’ volta.

- Una ragazzina, non dovrebbe dire certe cose al proprio paparino! – continuò lui, prendendomi in giro. Ma ci voleva ben altro per farmi innervosire.

- La fase del distacco paterno l’ho passata da tempo. Digli di andarsene in uno ospizio. –

- Tu verrai con noi! – mi rispose seccato.

- Non ci penso neanche. – sorrisi.

Con uno sgambetto, lo feci cadere. Nel frattempo mi ero spostata a destra e avevo ripreso la mia katana. Scattai velocemente verso il sicario. Non volevo lasciargli il tempo di rialzarsi. Lo colpì, ma lui parò il mio colpo. Con una piroetta, mi spostai alla sua sinistra e lo colpì di nuovo. Riparò il colpo. Allora, incominciai a dimenare colpi rapidissimi e a spostarmi da una parte all’altra, tanto che l’avversario faceva fatica a reggere il ritmo. D’un tratto perse l’equilibrio. Era c’ho che aspettavo! Caricai il colpo e senza lasciargli il tempo di capire cosa stesse succedendo, lo trafissi in pieno petto. Cadde a terra e sotto la schiena, cominciò a crearsi una chiazza di sangue, ma non ci badai. Andai da Takasugi che si trovava in difficoltà. Anche qui, con un colpo solo, tolsi di mezzo il sicario.
Takasugi ansimava, era affaticato. Evidentemente non si era ancora ripreso del tutto. Poi vidi i due corpi a terra senza vita.

- Andiamo via. – suggerii, rivolgendomi verso la via che stavamo percorrendo, rimettendomi il cappuccio sulla testa. Takasugi mi guardò avanzare, poi mi seguì.

Arrivammo in un villaggio poco lontano dalla capitale, verso sera.

- Fermiamoci qui per sta’ notte. – dissi.

Ci dirigemmo verso una locanda. Dopo cena, ci recammo nella camera assegnataci.
Takasugi si levò la giacca e la posò alla fine del letto. Io avevo messo il mio mantello su una sedia, all’angolo della stanza e mi ero distesa sul letto, con le mani vicino la testa. Takasugi si sedette sul suo, affianco al mio.

- Chi sei? – mi chiese secco.

- Mi sembra di averti già detto il mio nome. –

- Perché ti vogliono morta? – continuò a chiedere.

- Te l’avevo detto che sarebbe stato rischioso venire con me. –

S’alzò di scatto e piombò sopra di me. Non me l’aspettavo.

- Rispondimi. -. Aveva uno sguardo troppo serio.

- Non sono tenuta a risponderti. –

- Sei una rivoluzionaria? –

- Non scherzare. Non m’interessano queste cose. Togliti. –

- Perché una ragazza dovrebbe essere inseguita da dei sicari? –

- Non sono tenuta a risponderti. Togliti. –

Mi fissò serio negli occhi, poi si decise a togliersi da sopra di me e si risedette sul suo letto. Mi misi seduta sul mio.

- Voglio aiutarti. –

- Non mi serve. –

- Te lo devo. –

- Non mi devi niente. –

- Sei contraria agli amanto? –

- Ti ho detto che non me ne frega niente. -

- Hai mai pensato di far fuori il Bakufu…o lo Shogun…? -

- Ma cosa…? – a quella domanda, rimasi senza parole. – Tu non… -

- Meglio se riposiamo. A domani! -. Si sdraiò sul letto e si girò dall’altra parte.

Quella domanda mi fece rimanere di stucco, tanto che non riuscii a prendere sonno. Nella mia mente cominciavano a mescolarsi dei strani pensieri a riguardo.

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Capitolo 7
*** Quando vai al mare, ricorda di mettere la crema protettiva ***


Ero sdraiata sul divanetto e non riuscivo a dormire. I miei occhi si erano, ormai, abituati all’oscurità. Stavo fissando la scritta sopra la scrivania, in alto: contiene zucchero.
Mi misi seduta e rivolsi lo sguardo al soffitto, poggiando la testa alla spalliera.

- Non riesci a dormire? –


- Mi girai e vidi Gintoki, in piedi. Accese la luce sulla scrivania e si sedette affianco a me.

- …mi dispiace. –

- Di cosa? – mi chiese, sedendosi accanto a me.

- Di c’ho che è successo -. Mi sentivo in colpa.

- Non ti preoccupare. –

- Non avrei dovuto coinvolgervi…non sarei dovuta rimanere. –. Pensai ad alta voce.

- Ma non avresti saldato il tuo debito. –

- …ah, già. –

- Siamo l’Agenzia Tuttofare…-

- Si, lo so. Ma non potete fare nulla, sta’ volta. –

- Se qualcosa cade davanti ai miei occhi, io la raccolgo. –


- Sorrisi. - …siamo simili in questo. -

- Perché Takasugi ti manda dei sicari? –

-  Mh…non lo so. –

- Poi mi guardò – A cosa pensi? –

- …non voglio mettere in pericolo la vita di altri. Basta la mia. –

- La vita è un bene prezioso… -. Fece Gintoki.

- …. – non risposi.

- …e tu la stai sottovalutando. – concluse.

- Mai sottovalutata, anzi…forse ho pensato troppo di… - sospirai.

- Uhm? –

- Niente. -

- Comunque… - cambia discorso. - …non è lui che mi manda dei sicari…-

- Non è lui…? Dì un po’, ma che cavolo hai combinato per farti ammazzare? – Gintoki era stupefatto.

- Puf! Non è cosa ho combinato…è cosa ho. – ero pensierosa.

- …sei una ladra?? – esclamò all’improvviso Gin.

- Ma sei scemo?? Non ho mai rubato niente in vita mia!! Non so neanche cose si fa!!! –

- Anche i ladri, prima di diventarli dicono così. –

- Ma la pianti?? -

- Comunque è semplice…- disse, e poi incominciò a fare delle mosse -…ti avvicini cauta verso l’oggetto, controlli che nessuno si sia accorto della tua presenza, poi lentamente sollevi il vetro senza fare alcun rumore, nel frattempo Eva ha levato tutti i sistemi dall’allarme… -

- Eva?...Brutto imbecille! Io sono sono Diabolik!!! –

- Guarda che da lui si può imparare tantissimo. -

- Non me ne frega niente!!! – sbroccai.

- Niha, se non ti spieghi meglio, non so come aiutarti. – disse, ricomponendosi.

- Gintoki…Agenzia Tuttofare, basta pagare…non ho soldi…–

- Arrivederci! -. S’alzò. Sul tavolinetto c’era il volume di Jump. Lo presi in mano e glielo tirai in testa. – M-ma sei scema?? –

- Prima dici di volermi aiutare e poi mi scarichi? –

- Non mi sembra di esser mai stato insieme a te, per poterti scaricare! –

- Ma che c’entra? –

- E poi, lo dice anche Jump. Mai fidarsi di chi porta qualcosa di rosso. –

- A che ti riferisci? A il mio nastro? Al mio nastro per capelli? Non m’interessa se non ti piace il rosso! –

- Mai fidarsi di una ragazzina cinese e di una donna che veste di rosso. –

- Non sono vestita di rosso e non sono cinese!! –

- Uhm…l’ho letto su Jump… - mi guardò con una faccia da completo idiota.


- Chi è che bussa? – disse Kagura, mentre mangiucchiava il suo sukombu.

- Uhmmm…chi è che bussa?? – richiese Gin a gran voce, mentre leggeva Jump, steso sul divano.

- Pezzo d’idiota!! Allora siete in casa?! Mi devi ancora l’affitto dei due mesi!! Apri immediatamente! –

- Oh, no!! È la vecchia!! – esclamò Gin, facendo volare Jump.

- Che facciamo, Gin? Non abbiamo tutti quei soldi? –

- Tranquilli, vado io. – feci, con noncuranza. I ragazzi rimasero senza parole e mi seguirono con lo sguardo fino alla porta. Tornai dopo poco.

- Sei ancora viva? – domandò Kagura, stupefatta.

- Che hai fatto per convincerla? –

- Uhm? Per ora ho pagato io per voi, la prossima volta non sarà così. –

-Uhm…ma non avevi detto di non avere soldi? – mi domandò dubbioso, Gintoki.

- Ringrazia, bastardo! –. Fulminai Gintoki con uno sguardo truce.

- Grazie!!! Grazie!!! Grazie!!! -. Si misero tutti e tre in ginocchio per terra, a ringraziarmi come se fossi un Dio.

- Din don! –

- E ora chi è? –

- Speriamo un cliente?! – disse Shinpachi che andò ad aprire. Dopo poco tornò in sala con un tizio dai capelli lunghi e neri.

- Salve, Gintoki! –

- Zura? –

- Non sono Zura, sono Katsura! -. Katsura era seguito da uno strano coso a forma di pinguino. A mio parere, metteva ansia.

- Ehm…Kagura! Quella specie sotto forma di pinguino, che cosa sarebbe? – chiesi a bassa voce.

- Quella è Elisabeth! -.

- Quella cosa…ha un nome? - Rimasi sconcertata.

- Oh! Disturbo per caso? Vedo che avete una cliente! –

- No! Lei no cliente! Lei idolo! –

- Che? –

- Niente! Lascia perdere Katsura! Siedi pure. – gli fece cenno Shinpachi di sedersi sul divano.

- Io sono Kotaro Katsura. Molto piacere. – mi si presentò.

- Un terrorista, in poche parole. –

- Non sono un terrorista, sono Katsura. -

- Eh-eh…Piacere, Niha. –

- Che ci fai qui, Zura? – gli chiese Gintoki, un po’ preoccupato mentre si grattava la testa.

- Non sono Zura, sono Katsura. Circolano delle voci strane per Kabuki-cho. –

- Sei diventato femmina? –

- NON DIRE CRETINATE!!! – gli urlò. – Comunque, sembra che Takasugi abbia in mente qualcosa. –

- Vuoi diventare femmina? – chiese Kagura.

- Non voglio diventare femmina, sono Katsura! -

- L’esperienza con Madame Saiko ti ha fatto male, è?-

- Cos’è che avrebbe in mente? – chiese Shinpachi.

- Purtroppo non so bene cosa, ma per ogni evenienza è meglio tenere gli occhi aperti. –

- Ce lo vedo Takasugi vestito da femmina…-

- HAI ROTTO! –

- Pensi…che potrebbe attaccare la città? – chiesi d’un tratto.

- Da quanto ho sentito, sembra che abbia un obbiettivo ben preciso. Ma…perché me lo chiedi tu? –

- Stavi bene vestito da Zurako. – riprese Gin.

- Non sono Zurako, sono Katsura! –

- Ti ho fatto un complimento! –

- Guarda che t’ammazzo! –

- Ehm…scusa, Katsura! – lo interruppi.

- Si? –

- Perché la tua Elisabeth mi fissa in quel modo? – era un po’ spaventata.

- Elisabeth non fissa, osserva. –

- Si…però mette ansia, e mi preoccupa. –


- Poi il pinguino, tirò fuori un cartello con scritto: ‘mi piace’.

- Cosa? – chiedemmo tutti in coro.


- Per essere uno strano pinguino muto, era veloce! Piombò, improvvisamente su di me, ma con uno scatto mi allontanai dal posto in cui ero ed Elisabeth finì sdraiata…o sdraiato…? Beh, finì sul divanetto. Poi mi guardò di nuovo.

- Oh, mamma! – dissi.


Si rialzò fulminea e cominciò ad inseguirmi per casa.

- Niha!!! – mi chiamò Shinpachi.

- Portala via! Portala via!! – esclamai con tono quasi disperato.

- Cosa ti prende, Elisabeth? – si domandò Katsura, che se ne stava seduto al suo posto con le braccia conserte e gli occhi chiusi, a mò di pensatore.

- Ma che cavolo fai? Zura, ferma il tuo pinguino! – lo riprese Gintoki.

- Non sono Zura, sono Katsura. E lei non è un pinguino, lei è Elisabeth. –. Nel frattempo, io correvo inseguita da Elisabeth.

- Chissene frega! Ferma quella sottospecie di scherzo umano! –

- Non è uno scherzo umano, è Elisabeth. –

- Hai rotto, Zura!! Tu hai i complessi! –

- Non ho i complessi, sono Zura…no! Sono Katsura! –

- Lo vedi che ti complessi da solo? Perché non cambi il tuo nome? Ormai ‘Katsura’ non và più di moda! –

- Non cambio il mio nome! Sei tu che ti senti inferiore perché non accetti i tuoi capelli! –

- Vogliamo parlare dei tuoi? Sembri più una femmina con quei capelli! Tagliateli! –

- Non prendertela con i miei capelli, solo perché non fai conquiste! –

- Coosa? Guarda che mi vengono tutte dietro! –

- Di chi parli? Della vecchia qui sotto? Non pensavo ti piacessero stagionate! –

- Ma come cavolo parli? E poi, che schifo! Non mi piacciono le mummie decrepite! -

- Piantatela tutti e due!!! – s’infuriò Shinpachi.

- Fermatela!!! – gridai, mentre continuavo a correre intorno ai divani, con Elisabeth che mi rincorreva con le mani verso di me.

- Sadaharu! – lo chiamò, improvvisamente, Kagura. Il grande cagnolone, tranquillamente, si sedette davanti al pinguino impedendogli di continuare la sua corsa. Io mi nascosi dietro l’enorme massa di peli bianchi.


I due animali, si fissavano negli occhi, intensamente.
- Zura…porta via Elisabeth. Ci tengo alla casa. – riferì Gintoki, con fare preoccupato mentre cominciava a sudare freddo.
- Non sono Zura, sono Katsura. – rispose l’amico, con lo stesso atteggiamento.

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Capitolo 8
*** Quando non sai che scrivere, dormi! ***


- Pensi che Takasugi voglia attaccare di nuovo lo Shogun o il Bakufu, Gin? – chiese un po’ preoccupato Shinpachi, mentre camminavamo per la città.

- Mmh…non saprei. – rispose tranquillamente, grattandosi la testa.

- Tu tranquillo! Se lui attaccare, io rispondere!!! – affermò Kagura, caricando l’ombrello come un fucile.

Ero preoccupata. Non solo per l’ombrello di Kagura, ma anche perché non volevo che venissero coinvolti i tre dell’agenzia e altri civili innocenti.

- Ancora ce l’ha con me… - pensai, riferendomi a Takasugi. – Non può fare casino, per quella cosa?! –

A riportarmi alla realtà fu Kagura, che mi tirò la manica del giacchetto bianco.

- Niha, che hai? -. Vidi che aveva un’espressione triste.

- No, niente Kagura! – gli risposi con un sorriso.

- Sadaharu!!! – urlò improvvisamente Shinpachi.

Io e Kagura ci girammo per vedere cos’era successo.

- Maledizione! Sei un’animale inutile!! – strepitò Gintoki. –Porti solo cacca e dolore!! – continuò.

- Non dire cose brutte a Sadaharu! Sadaharu, puoi masticargli la testa. –

A questo ordine, il cane agguantò la testa del Tuttofare al quale, dalla fronte, incominciò a scendere un rivolo di sangue.

- Vi prego, contenetevi! – suggerì Shinpachi quasi esaurito, mentre io sorridevo per sdrammatizzare.

- Siete proprio dei nulla facenti. -. Ci girammo tutti verso chi aveva parlato.

- Oh! Il maniaco della maionese dalle pupille dilatate! – deliberò Gintoki, con la testa tra le zanne di Sadaharu.

- Sempre meglio, che essere un malato di dolci che non fa niente dalla mattina alla sera. – ribadì il tizio, accendendosi una sigaretta.

- Hijikata non ti scaldare, altrimenti i tuoi anni di vita diminuiscono. – disse il ragazzo accanto a lui.

- Che vuoi dire, Sogo? – chiese, con un aria un po’ preoccupata.

- Che non va bene, perché devo essere io ad ammazzarti. –

- Maledetto sadico! –

- Ecco che ricominciano! – affermò Shinpachi.

- Siete della Shinsengumi, vero? – chiesi.

- Uhm? Si…perchè? –

- Chiedevo…- feci. Il tizio con la sigaretta in bocca, mi guardò un po’ strano, io non staccai lo sguardo dai suoi occhi.

- Beh? Non dovreste fare i vostri giri di perlustrazione? – intervenne Gintoki, ancora con la testa dentro la bocca di Sadaharu.

- Come fai ad essere così calmo!! Stai perdendo sangue!! – disse Hijikata.

- …è un effetto ottico. –

- Non dire cretinate!!!- tornò a fissarmi. Mi stava scrutando. Poi guardò Gintoki. – Vedi quello che puoi fare! – e se ne andarono.

- Hijikata…se smettessi di fumare, vivresti più a lungo, sai? –

- Uhm? Che vorresti dire? –

- Che così potrei provare a farti fuori tutte le volte che ne ho voglia. – rispose tranquillo.

- Tutte le volte che vuoi…? Ehi!!! Non sono mica un pupazzo, deficiente!!! -

- Che voleva dire Hijikata? – chiese dubbioso Shinpachi.

- Troppa nipotina fa male! – confermò Kagura, seria.

- Macchè ‘nipotina’!!! Nicotina, nicotina! – la corresse Shinpachi.

- Tu scemo! –

- Ma perché? Solo perché ti ho corretto? –

- Tu ha rotto, quattrocchi! Tu fa sempre ‘so tutto io’, ma tu non sa che samurai non fare sacutello! – ribadì, serissima.

- Sacutello? Saputello, semmai! E poi, di che cavolo stai parlando? –

- Argh! Piantatela voi due! Kagura, non inventarti le parole. Shinpachi, hai rotto quattrocchi!–

- Avete rotto! Ve la prendete sempre con me! –

- BOOM!!! -. Un’improvvisa esplosione, ci fece trasalire.

- Occhialetto sembra calmo, ma quanto arrabbia fa scoppiare cose! – affermò la ragazzina.

- Ma che cavolo dici?? Non sono stato io! -.

- Un polverone il lontananza.

- Uhm? Niha, dove vai?! – mi chiese Kagura.

Mi ero messa a correre verso la nube che si alzava al cielo. La gente scappava dalla parte opposta alla mia, gridando aiuto.

- Oddio! Che è successo? –

- Al porto! Non lo so! È esploso qualcosa al porto! –

Sentendo questo dalla gente, mi diressi verso il porto. Ne ero convinta, non poteva che essere lui. Continuai a correre, aggirai un magazzino di pesce e lo vidi. Mi bloccai di colpo alla sua vista. Inizialmente non si accorse della mia presenza, ma poi qualcuno dei suoi uomini gridò e mi indicò. Solo allora, lui si girò e mi vide. Subito dopo, arrivarono anche quelli dell’Agenzia Tuttofare.

- Takasugi…- mormorò Gintoki.

- Cos…? Niha! – ridacchiò. – Non me lo sarei aspettato da te. – Mi feci ancora più seria.

- Unirti a Gintoki! -. Si mise a ridere. Strinsi i denti. – Scommetto che non sanno nulla nei tuoi riguardi? -. Mi fissò. – Appunto. – disse convinto.

- Che intenzioni hai? – gli chiesi.

- Ho attirato la tua attenzione, a quanto vedo. –

- Che? –

- Visto che sei qui ora, perché non vieni con me. –

- Piantala! Sai già la mia risposta! –

- Forse non capisci che solo io posso salvarti. – incominciò a farsi serio.

- Ma di che sta parlando? – si chiese Shinpachi ad alta voce.

- Non ascoltatelo -. Mi stavo innervosendo.

- Beh…visto che ormai sono coinvolti anche loro, perché non spiegargli? –

- Sta zitto. –

- Dovreste informarvi, prima di dare man forte ad una persona che non conoscete! –

- Takasugi, tu parla troppo! – intervenne Kagura.

- Davvero? Allora dimmi, ragazzina: sai chi è che è lei? –

- Si! Suo nome è Niha! –

- Ahahah!!! – rise di gusto. – E questo, secondo te, basta? State proteggendo una persona che non ne ha bisogno. –

- Noi proteggiamo chi vogliamo! – s’intromise Shinpachi.

- È ricercata… –. A quella parola, Kagura e Shinpachi rimasero di stucco.

- Non dire idiozie. –

- …dal padre. –

- Cosa? -. Shinpachi non capiva.

Takasugi ridacchiò ancora. – Avete di fronte una ragazza molto…molto speciale. –

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Capitolo 9
*** Perchè le piastrelle sono quadrate? ***


- Avete di fronte una ragazza diversa da voi. – ridacchiò Takasugi.

- Che vuol dire? – ripetè a bassa voce, Shinpachi.

- Tsk! Idioti. Non sapete neanche chi state proteggendo! –

- Che significa? – chiese Kagura. Non sapevo che rispondere. Sentivo solo la rabbia salirmi dentro.

- Avanti, Niha. Spiegaglielo. –

Maledetto! Mi ha incastrata! – pensai. – …Mia madre era una sacerdotessa e mio padre è un amanto. –

- Che significa? – mi domandò Shinpachi. Era dietro di me, ma potevo immaginarmi la sua espressione.

- Mia madre, essendo una sacerdotessa, aveva dei poteri particolari. Era in grado di curare le persone ma non se stessa. I poteri delle sacerdotesse non hanno effetto sul proprio corpo…-

- Beh? Perché ti blocchi?! – sghignazzò Takasugi, che sembrava divertito. – Ah, capisco! Non vuoi parlare di tuo padre. Lo faccio io se vuoi. –

- Sta zitto, Takasugi! –

- Suo padre è un amanto del pianeta Saiko. Sono amanto particolari perché posseggono poteri psitici. Con la mente, possono spostare cose o persone o anche creare barriere difensive, se la cosa v’interessa. –

La rabbia, continuava a salirmi dentro.

- Alla nascita, Niha ha preso i poteri di entrambi e…beh, è parecchio potente. –

- Hai finito di raccontare la tua favolina? – sostenni.

- Ancora no. Non gli ho detto che a cinque anni scappasti di casa… -

- SAI BENE PERCHÉ!! – gli urlai.

- …e che da allora, tuo padre ti manda a cercare. Anzi, sembra ci sia quasi riuscito! –

- Bastardo! Stai complottando con lui! –

- Se verrai con me, la tua vita sarà salva. –

- Non mi unisco ad un malato di vendetta! –

- Spero che abbiate capito, che la vostra amica è diversa da voi. –

- Per me può anche avere il sedere stretto e le tette mosce, non m’importa. – intervenne improvvisamente Gintoki.

- Che cavolo d’interventi fai?? – esclamai, coprendomi il seno come se qualcuno me l’avesse scoperto.

- Qualcosa è caduto davanti ai miei occhi e io l’ho raccolto. – continuò serio.

- Non sai nemmeno cos’hai raccolto, Gintoki. – inveì Takasugi. – Sono sicuro che non sai che è stata allieva del maestro Shoyo… -. Gintoki rimase in silenzio. – E scommetto, che non sai nemmeno che la katana del nostro maestro…la tiene lei! –

- Che cosa? – Sul viso di Gintoki, si dipinse un’espressione di stupore. Era come incredulo, tanto che mi guardò, come per chiedermi se ciò che era stato appena detto, fosse vero. Ma neanche io capivo la sua reazione.

- Capitano, dobbiamo andare. Sta’ arrivando la Shinsengumi. –

- Bene. È stato un piacere rivederti, Niha! – salutò Takasugi, risalendo sulla sua nave. – Ci rincontreremo molto presto. – si disse.

Non avevo la forza di rispondergli. Le parole non mi uscivano dalla bocca, intanto la nave spaziale ripartì come se nulla fosse successo. In quel preciso istante, arrivò la Shinsengumi con le sirene accese.

- Fermi tutti! Siamo la Shinsengumi…ma…e voi che fate qui? – chiese uno con il pizzetto.


Mi trovavo al bordo del pavimento con le mani in tasca e lo sguardo rivolto verso l’orizzonte. L’oceano davanti a me si presentava calmo, il mio animo no. Ma in fin dei conti non lo era mai stato. Dietro di me, alcuni uomini della polizia cercavano qualcosa nel punto dell’esplosione, mentre altri parlavano con i tre dell’Agenzia Tuttofare. Guardandoli, mi rivenne in mente l’espressione incredula di Gintoki.

- Gintoki Sakata…ho già sentito questo nome, ne sono certa. Ma…anche lui conosceva il maestro Shoyo? – pensai, poi sospirai profondamente.

- Niha… - trasalì. Mi girai e vidi Kagura con il suo ombrello viola aperto. – Stai bene? – mi chiese.

Annuii con la testa, tornando a guardare l’orizzonte.

- Sai…tu come Gin. –

- Mmh? –

- Anche lui pensieroso, con sempre qualcosa in mente. –

Dove vuole arrivare? – mi chiesi.

- Io e Shinpachi non sapevamo che lui stato in guerra, l’abbiamo saputo per caso da Zura. – continuai ad ascoltarla. – Anche se Gin è stupido, in realtà lui buono. Aiuta tutti. Però prima…ho visto sua faccia strana. –

- L’ho vista anch’io. – tornai a scrutare la linea che divideva il mare dal cielo. – Sono sempre stata da sola, quindi non so cosa significhi ‘amicizia’. Quello che so, però, è che non voglio rovinare la vostra. –

- Vuoi andartene? – mi chiese inaspettatamente Gintoki.

- Questa storia è più grande per chiunque. Lasciate perdere. Tornate alla vostra vita di sempre e io alla mia. –

- Continuerai a scappare, quindi. – mi disse, seguitando a guardare davanti a sè.

- Questa storia è quasi conclusa…ma è meglio se alla fine ci arrivo da sola. Scusate – dissi poco dopo andandomene.

- Niha… - fece per seguirmi.

- Lasciala, Kagura. – disse, Gintoki, toccandole una spalla.

- Ma Gin…? – Shinpachi si rivolse all’amico.

Gintoki rimase in silenzio.

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Capitolo 10
*** Se vai al bagno e non trovi la carta igienica...sei fottuto!! ***


- Uhm? Vieni quà, coniglietto? -. Il coniglio bianco si tuffò tra le mani della bambina, facendosi prendere. Poi da dietro l’angolo spuntò un bambino.

- Anf…anf! Ehi! Anf… - mentre ansimava per aver corso, puntò il dito sul coniglio.

- Non farai del male al coniglietto! –

- Che? Io non voglio fargli male! Voglio solo accarezzarlo. – disse, sincero.

- Allora vieni! -. Lo invitò ad avvicinarsi.

Il piccolo gli andò incontro e quando cercò di accarezzare l’animale, questo si agitò tra le braccia della bambina.

- Non avere paura di toccarlo! – consigliò.

- Io non ho paura! –rispose lui, orgoglioso.

- Gli animali sentono quando l’uomo ha paura. – continuò, mentre accarezzava il bianco animaletto. – Quindi, sta’ tranquillo! – gli suggerì, sorridendogli di nuovo.

A quel punto, deciso, il ragazzino avvicinò piano piano la mano alla testa del coniglio fino ad appoggiargliela sopra. Il bambino rimase stupito, dopo averlo rincorso ora si faceva accarezzare.

- Visto? – fece l’altra. – Ora sarà meglio lasciarlo andare. –

Il piccolo annuì, così la ragazzina s’inchinò e quando aprì le braccia, il candido coniglietto corse via verso il bosco davanti a sé.

- Tu sei femmina! – esclamò il bambino.

- È, si! –

- Ma qui ci sono solo maschi. –

- Sono l’unica, infatti. –

- Niha!! –

- Oh! Mi raccomando! – afferrò delicatamente l’altro per le braccia. – Non dire a nessuno di avermi vista, promesso? –

- Uhm? Ok! –

Gli sorrise, poi la piccola andò via correndo lasciando l’altro da solo.
Il giorno dopo, il ragazzino dai capelli bianchi, ritornò nel luogo in cui aveva incontrato la bambina. Ma una volta arrivato dietro il dojo, non vide nessuno. Decise, allora, di andarsi a sedere sotto il ciliegio in fiore. Una volta poggiata la schiena al possente tronco, chiuse gli occhi.

- Perché sei qui? –

Il piccolo, riaprendo gli occhi e vedendo di fronte a sé la piccola, si spaventò.

- Waaa! –

- Uhm? Non dovresti essere alla lezione del maestro? –

- Mi annoiavo. – rispose, grattandosi distrattamente la testa, guardando da un’altra parte.

- Allora vieni con me! -. Lo prese per mano e se lo trascinò nel bosco.

- Ma - ma dove andiamo? –

Lei non rispose, si limitò a correre e a tirarselo dietro. Poi d’un tratto si fermò.

- Uhm? –

- Chiudi gli occhi! – disse lei. – Dai chiudili! – sorrise. Il piccolo obbedì e con gli occhi serrati, si fece portare per mano dalla sua nuova amica. Dopo poco si fermarono.

- Ora aprili. –

- Così fece. Non poteva credere a ciò che aveva davanti. Una distesa di fiori gli si apriva alla vista.

- Andiamoooo! – esclamò la bambina, portandosi dietro l’amico.

Corsero per poi tuffarsi in quel mare di fiori.

- Yhuuuu! – urlò la piccola, riemergendo. – Oh! Guarda questo fiorellone! – avvicinò il nasino e ne sentì il profumo. – Come profuma! Senti?

Anche l’altro avvicinò il suo piccolo naso. – E-etciù! –

Allo starnuto, la ragazzina si mise a ridere, mentre l’amichetto si limitò a strofinarsi il naso con il dito e a sorridere.

- Come ti chiami? – domandò lei.

- Gintoki. –

- Wow! Gintoki…che bel nome! –

- E tu? –

- Mi chiamo Niha. – gli rispose, canticchiando.

- Gintoki! Niha! Dove siete? –

- Sta’ giù! -. Gintoki abbassò la testa all’amica e si appiattirono a terra per non esser scoperti.

- È il maestro. – sussurrò Niha.

- Si. Non facciamoci scoprire. –

Dopo essersi assicurati che il loro maestro, se ne fosse andato, si rialzarono e insieme s’incamminarono per tornare al dojo. Mentre camminavano, Gintoki le fece una domanda.

- Sei senza genitori anche tu? –

- Si. – poi riprese. – Tu sei il mio primo amico! – affermò lei, sorridendo mentre zompettava tra i ramoscelli a terra. Il ragazzino ricambiò il suo sorriso.

- Pensavo…che ne dici se mi facessi crescere i capelli? –


- …ci staresti bene. –

- Davvero? – sorrise – Allora li farò diventare lunghi anche per te. –

- Non vedo l’ora di vederti. –

- Eh! – s’alzò di scatto il tuttofare dal divanetto, facendo cascare Jump da sopra la sua pancia.

- Che succede, Gin? Tu ha sognato di stare dentro Jump? –

Lui non rispose.

- Shinpachi! Io preoccupata. Perché Gin guarda in vuoto? –

- Forse si è accorto che il latte alla fragola è finito. – affermò, mente leggeva una rivista.

- Che? – chiese Gintoki, riprendendosi.

- Ah! Tu vivo, allora! –

- Che cavolo di affermazioni fai, ragazzina?! –

- Ha sentito ‘latte alla fragola’ ed è tornato in sé. Come mai ti sei svegliato all’improvviso? – Shinpachi, notò che l’amico era piuttosto pensieroso…e non era da lui esserlo! – Gin…che succede? Qualcosa ti preoccupa? –

- Forse Sadaharu masticato troppo forte sua testa, prima. –

- Non credo sia per quello. –

- …non abbiamo finito. –

I due ragazzi rimasero a fissare il capellone, cercando di capire a cosa si stesse riferendo.

- Ma prima…-

- Uhm? – fecero Shin e Kagura. Poi continuò serio Gin, rivolgendosi ai due.

- Prima…dobbiamo comprare il latte alla fragola. –

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Capitolo 11
*** Non si può studiare a stomaco vuoto! ***


Stavo cercando di riaprire gli occhi, anche se mi sentivo un po’ stordita. Man a mano che riprendevo conoscenza, notai che mi trovavo in un posto buio. Sembrava uno stanzone. Abituando gli occhi, capii che mi trovavo in una piccola stanza con delle pareti forse sporche. Io ero seduta a terra, poggiata con la schiena al muro e avevo i polsi legati. Provai a strattonarli un po’, ma poi mi arresi. Qualcosa di ferro me li teneva tra loro, forse manette.
Mi avevano presa…o mi ero fatta prendere?
Dall’altra parte della porta, sentii delle voci avvicinarsi verso la mia cella. Capì subito che erano in due e uno di loro era sicuramente Takasugi., mentre l’altra forse di Matako.

- Mi raccomando, atteniamoci al piano. Quando sarà il momento, agiremo. –

- Si, Shinsuke. Non preoccuparti. Gli altri sottoposti aspettano solo un tuo comando. -

- Bene. Ora lasciami. Ho da fare qui. –


Dal rumore dei passi, sembrava che Matako si fosse congedata dal suo capo. Subito dopo, la porta davanti a me si aprì. Entrò della luce, a cui i miei occhi non erano abituati. Ma durò poco, perché Takasugi la richiuse subito. Stringevo ancora gli occhi quando mi sentì toccare il braccio destro.
Scattai. Fulminea guardai il suo viso che era di fronte al mio.

- Non guardarmi così. Ti ho salvata. –

- Portandomi nella tana del nemico? –

- Ci sono anch’io nella tana. -

- Dov’è la mia spada? –

- Sta’ tranquilla. Al momento giusto, tornerà nelle tue mani. –

- La voglio ora! –

- Devi aspettare. Quando meno se lo aspetta, noi lo colpiremo. –

- Non esiste nessun noi. –

- Io ti sto' salvando, Niha. Devi unirti a me. –

- Non voglio la tua salvezza e non voglio unirmi, a te nella tua assurda lotta. –

- Proprio non capisci. Insieme, potremo ripulire questo Paese corrotto… -


- Non gli feci terminare la frase.

- Una volta tolti di mezzo sia lo Shogun che il Bakufu, cosa farai? Il sangue chiama sangue, Takasugi. Tu ne vorrai ancora e ancora e la tua bestia non si sazierà mai. –

- Sei rimasta con la stessa opinione di qualche anno fa. -. Mi accarezzò la guancia. – Non sei cambiata affatto. -. Mi spostai con il viso per non farmi toccare. Poi si alzò. – Comunque sia, una volta eliminato tuo padre, ti unirai a me. -. Fece un ghigno odioso. – È il minimo che puoi fare per ringraziarmi. –


Uscì e richiuse dietro di sé la porta. Una volta tornata libera dalla persecuzione di mio padre, sarei diventata schiava di uno che nutre la sua belva interiore di sangue altrui.
Non potendo fare nulla, lasciai ciondolare la testa.

- Ma che sono nata a fare…? –


- Signore, come ci aveva detto Shinsuke, stanno arrivando. –
- Bene. Falli entrare. –

Mio padre Kazushi. Non si direbbe fosse un amanto, data la sua somiglianza agli esseri umani, fatta eccezione per i suoi poteri.
Ero in piedi accanto a lui, sulla scalinata. Nei manga, il posto in cui ero, viene definito come fortezza ma a me sembrava più un cumulo di torrette del cavolo, con un’inutile portone enorme, in fondo, davanti a me che si stava aprendo.

- Bene. Vediamo cosa faranno ora. –


- Non avevo la minima idea del perché ero lì, con le mani legate ad aspettare che entrasse, chi?

- Grazie dell’entrata trionfale! Non pensavo che un’umile agenzia potesse essere accolta così.-

- Già, già! Io avrei messo palloncini! –

- O per lo meno un buffet. –

- Cosa? Voi? -. Non potevo credere ai miei occhi. – Deficienti! Non avete capito che questa è una trappola? – gli urlai.

- Cosa? – mi urlò contro Gintoki. – Noi veniamo a salvarti e tu ci chiami deficienti? –

- Argh! Maledizione! Lasciali andare!! – mi rivolsi a mio padre.

- E perché? Sono appena arrivati. Salve! – esclamò – Qual buon vento vi porta da me? – chiese, come se non lo sapesse veramente.

- Noi venuti a salvare Niha! – gli rispose Kagura.

- Ma vuoi stare zitta?! Avevamo detto che eravamo venuti per consegnare della pizza! –

- Ma Gin, non è un po’ insolito consegnare qui della pizza? - domandò Shinpachi.

- E va bene, allora consegniamo dell’insalata. –

- Ma che vai dicendo? E poi, hai detto anche prima che siamo venuti a salvarla. –

- Vuoi fare latte alla fragola? –

- Pizza o gambero, no importa! Io qui per salvare mio idolo! – esclamò Kagura con enfasi.

- Macchè gamberi! Ho detto latte alla fragola! –

- Ci faremo ammazzare! – disse Shin avvilendosi.

- Salvare il tuo idolo? Ahahahahah!!! – Kazushi scoppiò a ridere. – Lei sarebbe il tuo idolo? –

- Si! – rispose sicura la ragazzina. –

- Guardalo il tuo idolo. -. Mi diede uno schiaffo sulla guancia sinistra. Riuscii a no perdere l’equilibro. – Visto il tuo idolo? –

- Non la toccare!!! – si arrabbiò Kagura.

- Va bene, va bene. -. Un altro schiaffo all’altra guancia. Questa volta fu forte perché mi uscì un rivolo di sangue al lato della bocca. – Cosa siete venuti a fare, i pagliacci? Vi siete intromessi in un affare più grande di voi…-

- Lasciali stare! –

- Sta’ zitta! -. Mi fulminò con lo sguardo, poi mi diede una ginocchiata dritta all’addome tanto da farmi cadere in ginocchio e farmi sputare del sangue. Non gli bastò. Mi sciolse la lunga coda da cavallo per portavo sempre e mi tirò su la testa, aggrappandosi ai miei biondi capelli un po’ mossi. – Guardatela bene! – mi strattonò la testa. – È per lei che siete qui? È per un’ assassina che rischiate la vostra vita? –

- Cosa? – sussurrò Shinpachi.

- Non dire stronzate, vecchio! -. Mi lasciò violentemente la testa. I capelli mi scivolarono avanti, la frangia mi impediva di vedere oltre. Takasugi, dietro di me, digrignò.


- L’enorme portone da cui erano entrati i tre dell’agenzia, si richiuse alle loro spalle provocando un suono tetro.

- Ci hanno chiusi dentro, Gin! –

- Sta’ tranquillo, Shinpachi. -. Gintoki sembrava tranquillo a tutto quello. Da quando mio padre mi strattonò in quel modo, lui non aveva staccato neanche per un secondo lo sguardo da quella scena e non aveva accennato nessuna smorfia né parola.


Cercai di riprendere un po’ di fiato per poter dire qualcosa, ma le parole mi si mozzarono in gola. Sentivo uno strano calore provenirmi da dentro e riscaldarmi gli occhi. No. Non potevo permettermi di versare lacrime proprio in quel momento. Mandai giù l’ennesimo boccone amaro.

- Mi dispiace per voi, ma ora…-

- NOOO! – gridai improvvisamente. Sapevo cosa stava per dire e non volevo. La rabbia saliva a dismisura velocemente. – Tu…tu non farai proprio niente. –


Scattai in piedi e con un calcio laterale, lo colpii al fianco. Kazushi cadde dalla scalinata.

- Maledetta! –

- ORA!!! – gridò improvvisamente Takasugi.


I suoi uomini ben nascosti, uscirono improvvisamente allo scoperto e attaccarono quelli di mio padre.

- Tu!!! Maledetto traditore! –

- Kazushi! Sono qui solo per riprendermi Niha! -. Takasugi si avvicinò a me, ma subito mi scansai da lui.

- NO! Io non andrò con nessuno, capito? – la rabbia dentro di me era troppo, sentivo che stavo per esplodere.

- Ahahah! Sentito Shinsuke? Non vuole stare con nessuno! – continuò a ridere, mentre si rialzava da terra.

- Niha! Non fare la stupida…-

- Dov’è? – sempre più arrabbiata. Takasugi mi guardò negli occhi.

- Fatti almeno levare le manette. -. Si mise dietro di me e me le aprì, poi mi sussurrò all’orecchio. – Dietro di me. –

- NOO! – gridò Kazushi, sguainando la sua spada e dirigendosi verso di me.


Mi spostai, corsi verso la porta d’entrata al palazzo, dietro Takasugi, e presi la mia spada. Tutte le volte che la maneggiavo, mi sentivo protetta. Forse perché era la spada del maestro.
Takasugi stava affrontando mio padre, spada a spada. Se la sarebbe cavata. Corsi via di lì, per dirigermi verso i tre ragazzi dell’agenzia.
Gintoki ne stava affrontando uno. Ma un altro, da dietro, gli piombò addosso. Lo bloccai con la mia katana e con un calcio lo scaraventai lontano. Gin fece lo stesso con il suo avversario. Ci spalleggiammo.

- Salve! Ti unisci alla mischia? –

- Mi dispiace. –

- Hai sempre detto cose strane. –

- Uhm? –

- Te li sei fatti crescere i capelli, vedo! –

- Ma che… -

- Va bene che sono uno che si scorda le cose dopo solo due vignette, ma anche tu non scherzi.- poi si girò verso di me e mi guardò.

- ...Non capisco. –

- Che razza di faccia fai? Non ti ricordi chi sono io? Guarda i miei capelli! Quelli non se li scorda mai nessuno! –

- I tuoi capelli…porti una parrucca? –

- MA SEI SCEMA? –

- Scusa! Che cavolo significa guarda i miei capelli? –

- Che devi guardarli per poterti ricordare! –

- I tuoi capelli mi ricordano solo uno spolverino usato, niente di più! –

- Cooosa? Ma quale spolverino!! Sai cosa significhi farsi la messa in piega tutti i giorni? –

- Ma non dire cretinate!... –


E nel frattempo che i due discutevano animatamente, i loro avversari che ormai li avevano accerchiati…

- Ma da dove sono usciti questi due? –

- E che ne so! –

- Ehi, voi due! Piantatela e combattete!! –

- Sta’ zitto, boccia! – urlano Gin e Niha ad un loro avversario senza capelli, il quale a sentire ciò, scoppiò a piangere sulla spalla dell’amico.

- Non ha la boccia! Gli sono solo cascati i capelli! –

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Capitolo 12
*** Allacciati bene le scarpe, se non vuoi fare brutte figure ***


La grande piazza d’ingesso al palazzo, si era trasformata in un campo di battaglia.
Gli unici rumori che si udivano erano quelle delle lame, gli urli, i spari provenienti dalle pistole di Matako e i tuoni del brutto tempo che stava per arrivare e che avrebbe fatto da sfondo al tutto.
Io mi fiancheggiavo con Gintoki, intenti a parare colpi e a proteggerci, involontariamente, a vicenda.
Un colpo a sinistra, uno a destra, scatto all’indietro per parare e poi ripartire all’attracco. Qualche piroetta laterale, calci allo sterno per allontanare l’avversario e poi di nuovo schiena a schiena, con il capellone tuttofare.

- Combatti bene con quella bakuto! –

-Combatti bene, per essere una ragazza! –


Sorrisi, poi di nuovo scattammo entrambi all’attacco. Non poco distante da noi, Kagura e Shinpachi non se la stavano vedendo meglio.

- Yaaah! – Shinpachi ne atterrò un altro. - Ma quanti sono? –

- Non lamentarti Shinpachi! Yaaah! – Kagura combatteva con il suo ombrello. Per essere una ragazzina era davvero abile.


Shinpachi ne stava fronteggiando un altro. – Accidenti! Non finiscono più! -. Abbattè il suo ennesimo avversario.

- Io stufaaaa! – esclamò la ragazzina ad un tratto, dopo aver sbuffato. Shinpachi si girò improvvisamente verso l’amica.

- Giiiin!!! – urlò – Kagura vuole far fuori tutti a suon di proiettili! Aiutami!! –

- Che strazio!! – rispose – Mi fate venire l’orticaria! Ho da fare, ora! –

- AAAH!!! – urlò di nuovo il ragazzo, cercando di bloccare l’amica. – Giiin!! L’ha caricato! Ha caricato l’ombrello per sparare!!! –

- Avete rotto!!! –

- Vai, Gintoki! – esclamai – Ci penso io qui. –


Mi guardò un attimo, poi corse verso gli amici. – Se ti serve una mano, chiama! –

- Meglio di no! Non vorrei farti venire l’orticaria! – risposi.


Le nuvole grigie si facevano sempre più cariche di pioggia, ben presto sarebbe venuto giù un bell’acquazzone.

- Tu…sei un maledetto traditore! –

- Anch’io ho la mia via del guerriero, da seguire! -


Takasugi ridacchiò. Stava incrociando la sua lama con quella di Kazushi proprio lì dove li avevo lasciati. Mentre atterravo i miei nemici, li tenevo d’occhio. Temevo il peggio, per questo cercavo di farmi largo tra gli avversari i quali sembravano non finire più.

- Hai architettato tutto…complimenti. – Entrambi fecero un balzo per indietreggiare. – Non dirmi che l’hai fatto solo per salvare Niha? – ghignò – Anche perchè non ci credo. –

- Sei perspicace, Kazushi. –

- Qual è il tuo obbiettivo? –

- Desidero che tu passi dalla mia parte. –

- Te l’ho già detto, Shinsuke. La tua battaglia non m’interessa. Con i miei poteri posso far fuori chiunque. Voglio solo i poteri di Niha. –

- Per questo te lo sto’ proponendo. –

- Non è il mio Paese, quindi la tua lotta contro la politica non mi riguarda. –

- Allora, morirai. –

- Tsk! Non credo che sarò io quello che morirà. –


Tornarono a fronteggiarsi. Si scagliarono contro una serie di colpi, Takasugi stava facendo sul serio. D’un tratto, intravidi lo sguardo di mio padre.

- No…- sussurrai. I miei rivali approfittarono della mia distrazione, ma non mi colsero impreparata.- Levatevi di MEZZO!!! -. Dovevo farmi largo. Incominciai ad agitare la mia katana più velocemente, da poterli far indietreggiare. Con un colpo solo ne atterravo anche due, cercavo di balzare in avanti per acquistare più terreno. Poi il colpo…Kazushi, con un colpo laterale sinistro, squarciò il torace di Takasugi. Il ragazzo barcollò un po’, poi si appoggiò di schiena ad una colonna laterale destra e scivolò fino a terra.

- TAKASUGI!!! – urlai. Davanti a me si fece del largo. Cominciai a correre, mentre mio padre si dileguò nel palazzo. Salite le scale di corsa, mi affiancai al ragazzo a terra. Sul petto aveva un taglio che gli partiva dalla spalla destra fino a sotto il petto sinistro.

- No…non preoccuparti…è solo una ferita superficiale… -.


Digrignai i denti e alzandomi di scatto, entrai nel palazzo all’inseguimento di mio padre. Doveva pagarla. Mi suonava strano pensarlo, visto che non avevo più ucciso nessuno dalla guerra. Ora però, era tempo di finirla, bisognava finirla con quella persecuzione inutile.
Avevo intravisto Kazushi entrare da una porta e lo seguì. Arrivata, strinsi più forte l’elsa della mia katana ed entrai.

- Ma cosa… -


Non potevo credere a ciò che stavo vedendo. Mia madre. Galleggiava all’interno di un cilindro pieno d’acqua, fissato dal soffitto al pavimento. Eri lì, con gli occhi chiusi come se stesse dormendo, i lunghi capelli biondi che ondeggiavano intorno al suo dolce viso, rimasto tale dopo tutti quegli anni. Anche il lungo vestito bianco fluttuava. Ero paralizzata. Non sapevo che fare e che dire. Perchè era lì? Lei era morta. L’avevo vista morire con i miei stessi occhi!

- Non è ancora morta. -. disse improvvisamente Kazushi, che era di fianco al cilindro. – Ma non potrà svegliarsi. –

- Che vuoi dire? Perchè è ancora lì? –

- Io l’ho salvata e io la riporterò in vita…grazie ai tuoi poteri. –

- Vuoi togliere la vita a me, per riportare un morto? –

- NON È MORTA!!!! – digrignò – Non è morta…chiaro? –

- Una volta lasciato questo mondo non si può tornare più indietro, ficcatelo bene in testa! –

- Lei tornerà. Tu possiedi sia i miei poteri che quelli di Leila. Saranno abbastanza potenti da poterla farla tornare qui. –

- Una bolla che scoppia, non può tornare ad essere una bolla. Devi farne una nuova. –

- Basta…-

- Lasciala in pace. Lasciala andare verso il posto che merita. –

- Piantala…-

- Ma non capisci che così sta’ soffrendo anche lei?-

- STA’ ZITTA!!! -. Di scatto allungo la sua mano su di me, e con un gesto mi fece volare contro la parete. Sbattei violentemente la schiena e caddi a terra. – Tu…tu che ne sai. Parli proprio tu che hai rinnegato i tuoi poteri. –

- Se avere dei poteri…- tossì -…significa usarli per scopi malvagi, allora preferisco non usarli. –

- Di che stai parlando? –

- Quanti ne hai uccisi di tuoi sottoposti? Rispondi! – Kazushi non fiatò. – Non parli perchè sai che è così. Li hai fatti fuori solo perchè cercavano di salvarmi da una tua stupida fissa. –

- Riportare in vita tua madre, non è una stupida fissa. –

- È MORTA!! LO VUOI CAPIRE!!! –

- NOOOO!!! – di nuovo mi sbattè, usando i suoi poteri, contro un'altra parete. Ricaddi a terra di petto. La situazione si stava mettendo male. Era ovvio che voleva farmi fuori, ma come l’avrei potuto fermare. Prima di rialzarmi, intravidi la mia katana a destra.

Tentar non nuoce. – pensai. Cercai di rialzami, ma venni di nuovo scaraventata a terra.

- Usali! – mi gridò, con la mano tesa verso di me. Cercai di nuovo di rialzarmi, ma ancora una volta mi lanciò contro la parente in fondo allo stanzone. Ricaddi a terra di faccia. – Usali, ti ho detto. -.


Tossii. Mi uscì dalla bocca del sangue. – Non va bene. -. Tentai di nuovo di rialzarmi, ma Kazushi mi tirò su. Mi stava strozzando con i suoi poteri psitici.

- Perchè non li usi? Hai deciso di morire? –

- Niha!!! – entrò improvvisamente Gintoki. Kazushi si girò dietro per vedere, poi mi scagliò contro il tuttofare. – Oh porc…-. Gintoki mi prese al volo, ma cademmo entrambi a terra. Ero con la schiena sopra il suo torace. Tossendo mi tolsi subito da dosso. Continuava ad uscirmi sangue tutte le volte che avevo un attacco di tosse. –Ehi, Niha! –

- Non preoccuparti. È meglio se te ne vai. –

- Te lo sordi! C’ho messo mezz’ora per trovarti. Quei dannati corridoi sono tutti uguali. –

- Vattene, Gintoki. – lo supplicai.

- Ma guarda chi è venuto a farti compagnia. Il cretino che vuole salvarti! – scoppiò a ridere di gusto.

- Gintoki, per favore, non è posto per te questo. –

- Non lo era neanche la guerra. – si alzò deciso. Lo feci anch’io.

- Beh? Cos’è quell’espressione? – domandò infastidito, a Gintoki.

- Gin, ti prego! –

- Stai dicendo il mio nome a metà. –

- Vuoi morire anche tu per caso? Perchè posso accontentarti se vuoi. – sorrise malignamente.

- Non si dovrebbe combattere con le spade? –

- Voi! Io non sono un inutile samurai. Questo non è il mio Paese. –

- Allora tornatene al tuo Paese!!! – Gintoki corse verso Kazushi a bakuto tratta.

- GINTOKI, NOOOO!!! – urlai, correndogli dietro. Prima che potesse arrivare di fronte a mio padre, lo presi da dietro per il colletto e lo buttai giù, evitando che venisse colpito da un attacco di mio padre; il quale prese me. Strusciai di schiena a terra per poi rotolare una volta. Finii con la faccia rivolta a Gintoki e a Kazushi. Con fatica, cercai di mettermi in ginocchio. Gintoki era rimasto seduto a terra, quasi sbalordito da ciò che aveva visto.

- Tsk! Stupida! Salvare la vita ad un essere umano, per di più un inutile samurai. –

- E allora…? – feci, guardando a terra. – Che c’è che non va in questo? Perchè non dovrei? –

- Perchè tu non sei come loro. –

- Sono di carne e ossa anch’io. – dissi, guardandolo dritto negli occhi.

- Non osare sfidarmi. –


Il mio sguardo si fece serio. Allungai il braccio davanti a me e, velocemente, volò nelle mie mani la mia katana.

- Gintoki…è meglio se esci di qui. – gli consigliai, continuando a sostenere lo sguardo di mio padre.

- Chiamami Gin. Mi piace di più. – rispose sarcastico il ragazzo che si era alzato in piedi e di stava dirigendo verso il cilindro dove c’era mia madre.

- Così hai deciso di sfidarmi? Bene. – anche lui chiamò a se la sua katana con i poteri e la estrasse dal fodero.

- Dici di non mischiarti con i samurai, ma anche tu come loro usi la katana. Oh forse non lo sapevi? – dissi ironicamente.

- Tsk! È un bel souvenir. –


Da lì a poco, sarebbe nato uno scontro per il quale avrei lottato con tutta me stessa.  

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Capitolo 13
*** Quando stai male, mangia qualcosa di dolce! ***


- Dov’è Gin? –

- È entrato dentro a dare una mano a Niha! –

- Quel capellone se ne va sempre! – si lamentò Kagura, mentre si dimenava tra gli avversari.

- Kagura, sono troppi! Non riusciremmo a sbarazzarci di loro in poco tempo! –

-  Io userei mio ombrello, ma tu e Gin non volete! Voi scemi! –

- Tu vuoi far fuori la gente! –

- Io non voglio far fuori! Io voglio fare largo! –

- Non cambia molto!!! –

D’un tratto, una strana esplosione buttò giù l’enorme portone da cui erano entrati.

- È permesso? – chiese Okita, come se nulla fosse.

- Macchè permesso, idiota! Hai buttato giù la porta! – gli rispose Toshiro.

- Fermi tutti! Siamo la Shinsengumi!! Che? -. Kondo vide Kagura e Shinpachi. – Si può sapere perchè voi siete sempre in mezzo? –

- Affare nostro, Gory! –

- Cosa? Mi hai chiamato Gory? Toshi! Hai sentito? Mi ha chiamato Gory!! –

- E chi se ne frega! All’attacco!!!! –

La Shinsengumi entrò prepotentemente nella piazza, sguainando le spade.

- Hijikata! Sono tanti! –

- Hai ragione. –

- Allora posso farmi largo con il bazooka! –

- Ma non avevi la spada in mano? –

- Hijikata! – lo chiamò Shinpachi.

- Dov’è il vostro capo? –

- È dentro ad aiutare una nostra amica. –

- Chi? Quella bella biondona? – domandò Okita.

- Ehi, tu! Non puoi usare il bazooka! – lo rimproverò Kagura.

- E perché, ragazzina? –

- Perché se tu usi bazooka…io uso mio ombrello! – e lo caricò.

- Ma volete darvi una calmata?? – li sgridarono Shinpachi e Toshiro.

- Non c’è tempo da perdere…fate fuoco! –

- KONDOOOO!!! – gli urlò contro Toshiro.

Era diventata una disputa tra padre e figlia. I colpi si susseguivano senza sosta, uno dietro l’altro. Ci fermammo un secondo per guardarci negli occhi per poi ripartire all’attacco.

- Questo maledetto vecchio né ha di fiato! – pensai, mentre paravo i suoi colpi. – Non ha mai allentato la presa. – i suoi colpi avevano la stessa intensità della prima volta.

- Ti stai stancando, figliuola? –

- Che c’è…quando ti pare sono tua figlia? –

Gintoki era rimasto dove gli avevo ordinato e da lì non si era mosso. Continuava a seguire il duello in silenzio.

- Non va bene. – ricominciai a pensare. – Se andiamo avanti così, non finiremo mai. E poi sto cominciando a perdere colpi. -. Un graffio si segno sulla mia guancia. Ci staccammo di nuovo e ne approfittai per riprendere fiato. – Con la katana gli tengo testa, ma se decidesse di usare i suoi poteri…non so quanto riuscirei a tenerlo a bada.

- Stai pensando a qualcosa…lo so. – ghignò. – Sicuramente, stai cercando un modo per contrastarmi. –

- Tsk! – con il polso sinistro mi pulii il taglio sulla guancia, senza distogliere lo sguardo dagli occhi del vecchio. D’un tratto, Kazushi sparì dalla mia vista.

- Ma cos… -

- Argh! –

- No! Gin!! –

Kazushi rise. Era dietro Gintoki e premeva la sua katana sul collo del ragazzo.

- No! Lascialo! Lui non c’entra niente!! –

- Ahahahah!!! – rise, poi dopo mi guardò dritto negli occhi. – Chi salvi…il tuo amichetto capellone…o tua madre? –

- Ehi…perché tutti se la prendono con i miei capelli? –

- Ma cosa…-

- Allora? Avanti, decidi. –

- Non puoi fare questo. – dissi a denti stretti.

- Ehi, mi stai ascoltando? – domandò Gintoki, ma nessuno se ne curava.

- Dici? Eppure guarda…lo sto facendo. –

- Lui non c’entra con questa storia. –

- Si trova qui, quindi c’entra eccome. –

- Ero venuto a portare la pizza! –

- STA’ ZITTO!!! – gli urlarono Niha e Kazushi.

- Lascialo stare! – gli dissi, dopo essermi ricomposta.

- Scegli, ti ho detto!! – strepitò e premette di più sulla gola del tuttofare.

- Iiiii!!! – fece Gintoki.

Rimasi a testa bassa, come per pensare…ma avevo già la mia risposta.

- Scusami, Gintoki. –

- È? – fece il ragazzo

- Tieniti pronto. -. Di scatto alzai la testa, poi fu questione di qualche secondo. Mi ritrovai davanti a Gintoki. Levai la lama dalla sua gola e lo buttai a terra dietro di me. Kazushi non se l’aspettava quindi, non capendo cosa stesse succedendo non reagì. Ero stata più veloce di lui. Avevo la sua lama in mano. La spezzai come se niente fosse e con un calcione dritto al petto, lo scaraventai lontano. – Non lo sai…che anche la lama di una spada, per quanto potente sia, può essere spezzata? –. La mia mano sinistra era insanguinata, dato che avevo rotto la katana del vecchio. – Gintoki…vattene. -. Il tuttofare era a terra, dietro di me. Gli davo le spalle. - Non puoi stare nell’inferno. -. Sentì che si stava alzando, poi mi mise una mano sulla spalla destra.

- Sono venuto per tirarti fuori da qui. Finchè non sarà finita, rimarrò. – Inutile dire, che quelle sue parole non me le sarei aspettate.

Kazushi si stava rialzando. Rivolsi lo sguardo velocemente verso mio padre.

- NIHAAA!!! –

- Sta’ giù!! -. Spinsi Gintoki lontano da me. Kazushi aveva allungato la sua mano su di me e mi scagliò contro il muro. Ma Gintoki si era messo dietro di me, quindi fu lui che sbattè contro la parete, mentre io finii seduta sulle sue gambe. Mi levai subito.

- Gintoki!! – lo chiamai.

- Tranquilla…è tutto ok. – rispose, grattandosi la testa.

- Niha! –

- Eh? Gintoki per favore, va via. –

- No! Te l’ho già detto…- si rialzò. -…io rimango fino alla fine. -. Kazushi si avvicinava. Era più minaccioso di prima.

- Gintoki…-

- Ehi! Chiamami Gin…è più corto! -. Kazushi si era fermato. Ci guardava minaccioso, poi Gintoki si parò davanti a me con la bakuto sguainata.

- Ah…così volete morire entrambi…eh-eh-eh! Bene! Due piccioni in una fava. ANDATE ALL’INFERNO!!! – Ci lanciò contro un altro attacco (potere….o cacchio…vabbè, spero capiate XD)

- No…ci andrai tu! -. Gintoki lo colpì al fianco con la sua bakuto, scaraventandolo lontano. Era riuscito ad evitare il colpo. Ma Kazushi si rialzò e lanciò via Gintoki.

- No! Gin!! – feci per andare ad aiutarlo, ma una stretta al collo incominciò a strozzarmi. Involontariamente, mi misi le mani al collo.

- Dove vai? –. Il vecchio si rialzò, con il braccio steso su di me. – Hai deciso di salvare quel samurai da quattro soldi, invece che colei che ti ha messo al mondo. -. I miei piedi si staccarono da terra. – Come…come ti è saltato IN MENTE!!! -. Strinse la presa. Incominciavo a far fatica a respirare. Cercai di guardarlo, ma i suoi occhi era iniettati di odio.

- Lei…lei è morta…-

- NOO!!! È LÍ!! Guardala! È lì! Sta’ aspettando di tornare qui. -. Si avvicinò al mio viso.

- I morti…non tornano…-

- STA’ ZITTA!! – mi buttò via, come si fa con una bambola. Avevo strisciato con la testa sul pavimento, quindi rialzandomi dalla tempia sinistra scese sangue. Tossì. – Tu! – mi puntò il dito contro. – Tu la riporterai in vita. -. Mi venne contro e mi prese di violenza, alzandomi e trascinandomi verso il grande cilindro, poi mi sbattè la faccia contro il vetro. – Guardala bene. – mi premette il viso più forte contro il vetro freddo. – Guardala, perché sarà la tua ultima volta. -. Cercai di alzare lo sguardo per vedere il viso della donna.

- Ma cos…- sussurrai. Tra le ciglia del suo occhio destro, c’era incastrata una lacrima.

- Bene. E ora… -

- E ora, niente. -. Mi liberai dalle sue grinfie e lo allontanai lontano da me usando i miei poteri. Mi guardai il palmo della mano che avevo usato. – È questo…è questo il potere…- sospirai.

- Guardai Gintoki. Era seduto a terra che si toccava la testa. Da un lato aveva un rivolo di sangue che gli scendeva. Mi avvicinai e cercai di aiutarlo a rialzarsi. Una volta in piedi, ci dirigemmo verso l’uscita.

- Dove…dove vai? – chiese, cercando si sedersi a terra.

- Vuoi riportarla in vita? – gli domandai, senza voltarmi. – Fa’ come ti pare, ma prima…guardala…guarda il suo viso. – e uscimmo, lasciando solo Kazushi.

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Capitolo 14
*** Meglio i calzini neri o colorati? ***


Uscimmo di corsa e nel piazzale trovammo...

- Ma…cos’è sto’ macello?? – affermò Gintoki, allibito.
- Perché ci sono dei buchi a terra? –

Trafori…c’è stato un combattimento tra Goku e Freezer…non me lo sarò mica perso? – si chiese – Uhm? Ma quella non è… - Gintoki indicò dei uomini con le divise nere.

- La Shinsengumi? –

- Gin!!!! Niha!!!! – Kagura ci chiamò e ci salutò tutta felice e sorridente. Un secondo dopo, tornò a sparare con l’ombrello e ad urlare come una forsennata.

- Sembra…Terminator…- dissi, quasi scioccata.

- Non sembra…è…-

- Capo. Devo farvi strada? – spuntò in mezzo a noi due, Okita che teneva sulla spalla il bazooka. Ci spaventammo.

- Ma sei scemo? Vuoi farmi crepare prima di aver visto l’ultima puntata di Pinko? –

- L’hanno già data. –

- Coooosa??? Quando? –

- Sta’ mattina. –

- Me la sono persaaaaaa!!! – esclamò disperato Gintoki, che si mise le mani tra i capelli.

- Io l’ho vista. –

- Davvero? -

- Certo! Pinko decide di tornare nella sua città natale, ma quando arriva trova solo un topo che mangia formaggio e che gli dice “strapazzami di coccole”. –

- Ma che cavolo di fiction hai visto? –

- Quella: In questo mondo non ci sono solo topi che mangiano formaggio! –

- Ma di che cavolo stai parlando… -

- Tu sei strano, capo. –

- No!! È il tuo cervello ad essere strano! –

- Quel topolino piace tanto anche a me. – intervenni come se niente fosse.

- Che fai? Gli dai spago? Pensiamo a passare in mezzo a quella marmaglia, piuttosto! -

- Tranquilli…vi faccio passare io. – puntò il bazooka.

- No!!! Non ci pensare neanche!! –

- Oh! – esclamò guardandomi. – Ciao, bella biondona! – mi salutò tranquillamente.

- Eh? Ha chi “bella biondona”?? – risposi mezza incavolata.

- Non sono io che ti chiamo così, ma quello lì…lo vedi? -. Okita indicò in mezzo alla folla.

- Ci sono troppe persone, non capisco chi stai…-. Okita sparò all’improvviso.

- AAAAAH!!!! – urlammo io e Gintoki, mettendoci le mani in testa.

- Ma sei scemo? Vuoi ammazzare tutti?? –

- No…solo lui. – rispose come se niente fosse e indicò la fumera. Una volta che il polverone se ne fosse andato, vedemmo un uomo. Era in piedi, con le mani in tasca e la sigaretta in bocca, mentre tutti coloro che gli erano accanto erano stati colpiti dal colpo sparato da Okita; quindi ora si trovavano tutti stesi a terra con i vestiti mezzi strappati.

- Okita…- disse calmo –T’AMMAZZO!!!! –. Guardò verso di noi ma puntò la spada verso Yamazaki, che svenne.

- È quello…quello là, ti chiama “bella biondona”. –

- Non dire stronzate!!! Ehi, Yamazaki! Ti sei addormentato? – urlò prima a noi, e poi si rivolse al povero sottoposto steso a terra.

- Cavolo! Che orecchio! Ci sente da laggiù? – osservò Gintoki.

- Idioti! –

- To-Toshi… - lo chiamò Kondo steso a terra su un fianco, con mezza camicia e con una manica del pantalone strappato a mò di pantaloncino.

- Eh? Comandante! -. Toshiro si avvicinò e si abbassò.

- Toshi…non dirlo a nessuno, ti prego. –

- Cos…-. All’inizio non capiva cosa volesse dire il suo comandante, poi l’occhio gli andò sul sedere. – Uhm? AAAAAAH!!! –

- GIIIN!!! GIN!! AIUTAMI!!! – Shinpachi urlava come un matto perché non riusciva a tenere ferma Kagura, che continuava a sparare. – NON HA LE PUPILLE!! LE PUPILLE!! -

- Ma non gli finiscono mai i proiettili? – chiesi sbalordita.

- Tranquillo capo. Ci penso io a fermarla. – Okita corse verso la ragazzina, portandosi dietro il bazooka.

- Noooo!!! Tu no!! Tu sei sadico, lei è Terminator!! – Gintoki gli corse dietro con le braccia spalancate verso il ragazzo.

Non feci in tempo a dire a Gintoki di aspettare che dovetti scansarmi subito o sarei stata colpita in pieno dalla lama.
Takasugi. Stava per colpirmi, ma perché? Prima mi vuole salvare e poi quasi mi ammazza? Poi osservai i suoi occhi. Erano cambiati.
- Taka…-. Non feci in tempo a finire che si lanciò contro di me a spada tratta. Riuscii a schivare il secondo attacco proveniente da destra, ma non me ne aspettavo un altro. Avendo la lama a sinistra, Takasugi la raddrizzò e mi colpì al fianco provocandomi un taglio. Caddi a terra per il dolore. Senza avere il tempo di capire, mi tirò un calcione dritto sul pezzo che mi fece ruzzolare giù per scalinata. C’era troppa confusione perché gli altri si accorgessero di ciò che stava succedendo.
Takasugi scese le scale. Cercai di rialzarmi, tentando di ignorare il dolore al fianco. Respiravo a fatica. Avevo ancora i postumi della battaglia di prima. Con lo sguardo vidi che Takasugi si avvicina sempre di più. Mi asciugai il sangue al lato della bocca e con uno sforzo mi rialzai. Vedendomi alzare, Takasugi sguainò di nuovo la spada e corse verso di me. Quando alzai lo sguardo su di lui, era troppo tardi.
I miei tempi di riflessione si erano abbassati davvero così tanto? Oppure non volevo credere a ciò che stava succedendo?
La mia respirazione diminuiva. Avevo il viso poggiato sulla spalla sinistra di Takasugi, mentre lui, con una mano, mi teneva teneramente la testa.

- Perché? – mi chiese dolcemente. – Perché sei passata dalla sua parte? – sospirò. Non mi uscivano le parole. – Io volevo salvarti. Avrei voluto tenerti con me…ma tu…- fece una piccola pausa, prese un respiro profondo. -…tu…sei voluta andare con lui. -. E affondò ancora di più la lama nel mio addome.

-Ah… -

- Ssh! Tranquilla…passa subito…questione di poco, poi non sentirai più niente. – mi disse, tranquillizzandomi e accarezzandomi la testa. – Abbi cur…argh!! -.


Con le ultime forze che mi rimanevano, affondai la mia lama nel suo ventre e con l’altra mano tenni la sua lama che piano piano estrassi.
- Argh! -. Gemetti all’estrazione della lama dal mio corpo. Poi fissai Takasugi negli occhi, il quale era rimasto confuso. – Tsk…pensavi davvero…che…mi sarei fatta battere così? – sorrisi, anche se amaramente. Poi estrassi la mia lama dal suo ventre. Si lamentò Takasugi. Fece qualche passo indietro e sputò del sangue. Il mio respiro si faceva sempre più affannato, ma continuavo a sorridere malinconicamente.
Poi arrivo Matako che soccorse disperatamente Takasugi. Se lo teneva stretto. Poi chiamò altri sottoposti per farsi aiutare a portarlo via. Mentre se lo caricavano, Matako mi rivolse uno sguardo freddo e di disprezzo. Era odio quello.
Era già da un po’ che non sentivo può molto bene. Quei rumori di urla e spade che si contrastavano apparivano alle mie orecchie come ronzii neanche tanto fastidiosi.
Le gambe mi si mossero da sole. Mi rivolsi a sinistra e comincia a camminare, mentre il sangue dalla ferita cadeva a terra. Non sono dove stavo andando, ma non ci pensavo…non pensavo a nulla…per la prima volta la mia mente era libera, come se volasse. Poi il buio. Sentii solo il tonfo di un corpo che cade…il mio corpo, inerme d’un lato.

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Capitolo 15
*** Non puoi metterti sempre la stessa maglietta. Tua madre deve lavarla! ***


Il vuoto…nessun rumore…il nero infinito…il cervello spento. Eppure, avevo sempre avuto i riflessi pronti anche quando in battaglia venivo ferita gravemente dal nemico.
Qualcosa, forse, mi toccò il braccio destro. Per quel pochissimo che ancora percepivo, mi sentii rigirare dall’altra parte. Poi qualcuno mi sollevò il busto, tenendomi la testa.
Dal silenzio assoluto, uno strano suono si faceva strada nell’oblio, apparendo prima come un ronzio quasi impercettibile, poi a man a mano che cresceva una voce che mi chiamava.
Lentamente cercai di riaprire gli occhi pesanti. Uscendo da quell’oscurità, mi aspettavo di trovare della luce, ma non fu così. La prima cosa che vidi erano i nuvoloni grigi, carichi di pioggia. Ma quella voce, familiare, continuava a chiamarmi. Girai lo sguardo verso destra. Gintoki.
Gintoki mi teneva stretta a sé e mi chiamava. Il mio sguardo si era come incantato sul suo viso. Aveva i capelli bagnati dall’acquazzone precedente e sul viso gocce. Il suo sguardo era…triste, forse impaurito.

- Niha! Niha! Mi senti? Niha! –

- Ah… -

- Niha! Tieni duro. Ti porto via di qui. –

- N… - cercai di parlare. – No… -

- Che…Niha… -

- Gin…toki…- sorrisi - …ecco dove ti ho già visto…- deglutì – Eh…avevi paura di quel coniglietto…vero? – cercai di essere un po’ ironica.

- Non parlare. Risparmia le forze per…-

- Sai… - lo interruppi - …il maestro Shoyo…mi ha fatto da padre… - sorrisi di nuovo - …mi ha preso con sé…mi ha insegnato ad usare la spada…-. Gintoki mi ascoltava in silenzio.-Sai perché…ho la sua katana? – gli chiesi. -…me la diede prima che…- tossì -…prima che incendiassero il dojo…-. L’espressione di Gintoki cambiò. -…me l’affidò…per salvarmi…- dissi, guardando il cielo. Incomincia a tossire violentemente.

- Niha!! – Gintoki vide che con la mano sinistra mi toccavo la profonda ferita mortale, che mi stava portando via di lì. Sulla mia mano si posò la sua, calda. Mi fece sentire bene.

- Si è vendicato…- tossì – Non gli andava giù…il fatto che abbia…cof…preferito passare dalla tua parte…cof…che dalla sua…-

- È stato Takasugi? – mi chiese, rimanendo stupefatto, poi digrignò i denti. –Maledetto…-

- Non arrabbiarti… - con il poco delle forze che mi rimanevano, abbozzai un sorriso -…non se né andato via intatto. – tornai a guardare il volto del tuttofare. – Fino alla fine…ho tenuto eretta la mia anima…- un piccolo sorriso si disegnò sul mio volto sofferente. -…è sempre stato il mio bushido…continuare a vivere secondo le mie regole…nel modo più giusto possibile…-

- Niha… -

- Sai Gin…cof…questo mondo, infondo…non era poi tanto male. – sentivo salirmi qualcosa di caldo agli occhi. – È vero…in tutto questo tempo…cof…non ho vissuto felicemente…sono sempre dovuta fuggire da tutto…e da tutti…ma dopo avervi conosciuto…cof…ho capito che non era così male… -. Una lacrima calda, mi scivolò incontrollata sul viso. – Mi dispiace… -

- Di cosa? – mi chiese dolcemente, asciugandomi con la mano libera la lacrima.

- Avete rischiato…per salvarmi. –

- L’abbiamo fatto perché ci andava. –

- Eh…giusto… - mi sforzai di sorridere. Chiusi gli occhi. – Avrei voluto…cof, cof!!! – tossii violentemente.

- Niha!! –

- Avrei voluto…incontrarvi prima…già…sarebbe stato bello…cof…passare del tempo…cof, cof…con voi. – sentivo che le forze mi stavano abbandonando.

- Puoi cominciare ora. –

- È finito…- riaprì gli occhi, guardando Gintoki. -…il mio tempo è scaduto… -

- No, Niha! Non hai finito il tuo percorso. Hai ancora molta strada da fare! – mi disse, convinto e deciso. Mi limitai a sorridere amaramente a quelle parole. – Niha…se pensi che ti lascerò morire proprio ora che ti ho ritrovata…-

- Guarda… - lo interruppi, guardando il cielo. -…quella nuvola ti somiglia tantissimo. – sorrisi. Gintoki non staccava lo sguardo da me, ma feci finta di niente. – Guarda Gin…eh…ha la tua stessa capigliatura…anche le nuvole si fanno i bigodini? –

- Io non mi faccio i bigodini? -.-‘ –

- Che razza di nuvola è? –

- Hai appena detto che mi somiglia e ora dici “che razza di nuvola”? – strepitò.

- Fa schifo! Guardiamone un’altra…-

- Mi stai insultando, così!! E poi cos’è sta’ moda di guardare le nuvole, non si guardavano le stelle una volta? –

- Guarda, Gin…quel piccione ti somiglia…-

- Dalle nuvole passi ai piccioni? –

- Quel piccione ha i tuoi capelli…-

- MA CHE RAZZA DI PICCIONE È? –

- Un Ginpiccio… - gli dissi, guardandolo negli occhi con le ultime forze che mi rimanevano.

- Ma che cavolo stai dicendo??? –

- Non lo so…ma tu continua a fare la faccia drammatica… -

- Va bene. –

- …ma che razza di faccia fai? –

- Non lo so…me l’hanno disegnata così per questa scena. – (immaginate una faccia altamente stupida)

- Cambiala… -

- Non posso, è fatta così… -

- Allora, cambiate il protagonista… -

- MA LA VUOI PIANTARE?...torniamo alle nuvole… -

- Guarda Gin…quella nuvola ti somiglia…-

- L’hai già detto… -

- …ha la tua stessa capigliatura… -

- …dobbiamo rifare la scena da capo? –

- Guardala, per favore… - rivolsi lo sguardo verso il tutto fare e gli sorrisi. Il sole non c’era, eppure i suoi occhi luccicavano…

- Al momento giusto, i miei occhi brillano. –

- STA’ ZITTO, MALEDIZIONE!! STO’ CERCANDO DI MORIRE!!! –


- Dicevamo…eppure i suoi occhi brillavano. Aveva un’espressione triste ora, quasi di compassione. Continuai a sorridergli.

- Guarda…o se ne va…-


Con grande sforzo, Gintoki guardò in alto e con la voce tremolante, disse – Niha…non la vedo…dimmi qual è… - (ovviamente c’è un mega nuvolone con la faccia da idiota di Gin, ma lui fa finta di non vederla).
Silenzio.

- Niha…Niha…no…NIHA!!!! –






- Buon giorno a tutti! – esclamò Shinpachi, entrando in casa.

- Buon giorno, Shinpachi! –

- Buon giorno, Kagura! Ti sei appena alzata? –

- Si! –

- Gintoki è ancora a letto? –

- Non lo so. Vado a vedere. – rispose, strofinandosi l’occhio.

- Ehm…meglio se vado io! L’ultima volta c’abbiamo trovato Sa-chan… - disse facendo scorrere la porta in carta di riso della camera di Gintoki. – Gintoki! Sve…eh? .


- Ecco perché mi sentivo soffocare. – disse Gintoki, seduto sul divanetto a grattarsi la testa. –Perché cavolo ti sei messo a dormire sopra di me, è Sadaharu? –

- Bau. – fece il cagnolone, sdraiato a terra.

- “Bau” un corno! Vuoi ammazzare il protagonista? –

- Bau! –

- E ora, che vuoi dire? Aaaah! – disse esasperato. – Che razza di cane è uno che fa “bau”? sei come un pacchetto di fazzoletti…all’inizio sei felice perché puoi pulirti il naso, ma appena finiscono ti casca il mondo addosso. –

- Cos’è? La perla di saggezza delle nove e tre-quarti? – dissi, poggiando delle uova sul tavolino.

- Ma quale nove tre-quarti! Non sai dire: dieci meno un quarto o…nove e quarantacinque? –

- Se dico nove e tre-quarti sembra che sia ancora mattina presto. – risposi, sedendomi accanto a Shinpachi, sull’altro divanetto.

- Ma che filosofia del tempo avete voi due? – sentenziò Shinpachi. – Uhm?...KAGURA!!!!! Ti stai mangiando tutte le uova!!!! –

- Voi parlate! – fece notare la ragazzina.

- Ehi! Uno è mio! –

- Tu parla Gintoki, io mangio per te. –

- Non ci pensare nemmeno! –

- Kagura, mangia quello di Gin ma non il mio! –

- Tieni. – mi diede un uovo gentilmente. Poi tornò a divorarsi gli altri.

- KAGURA…QUELLE SONO LE NOSTRA UO… -. Shinpachi e Gin finirono nella bocca di Sadaharu. – Scusaci tanto… -

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