Burlesque

di NoemiSognatrice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo: 'Occhi Verdi' ***
Capitolo 2: *** Capitolo: 'Una vita apparentemente strana' ***
Capitolo 3: *** Capitolo: 'Tu sei mia' ***
Capitolo 4: *** Capitolo: "Voglia di occhi verdi" ***



Capitolo 1
*** Capitolo: 'Occhi Verdi' ***





- Maria, due minuti sul palco- una voce maschile mi distrae dai miei viaggi mentali. -Ok- sbraito.
 
Sono Maria una ragazza di 20 anni. In questo momento sono conciata con più piume di una gallina, è il mio lavoro. Mi metto un velo di rossetto e via in scena. Una luce accecante mi punta e io esco, faccio un'inchino tra sbraiti e urla di uomini con il testosterone a mille. Prendo il palo da lap dance e inizio a far roteare il mio corpo attorno a quel palo. Poi mi metto al centro del palco e per prima cosa mi inizio a togliere i guanti a ritmo di musica e urla della folla. Tolgo tutto molto lentamente per far aver voglia a quegli uomini di me. Alla fine rimango in mutande e reggiseno, se così si possono definire quei pezzi di stoffa che avvolgono quelle mie intimità.

Il padrone mi dice di scendere  e che devo finire lo spettacolo davanti ad un'uomo per il suo addio al celibato. Solita prassi. 
Scendo e vado sul loro tavolo e mi faccio desiderare da quei ragazzi, poi scendo e mi metto sulle gambe del 'festeggiato' inizio a spettinarlo tutto e ha sbottonarlo. Non noto tanto lui quanto uno dei suoi amici. Ha un'aria triste, è cupo. Ha degli occhi verdi stupendi e quando mi fissa mi sento nuda, non nuda senza vestiti ma nuda con solo la mia anima. Dopo il balletto e un pò di bollicine il capo mi chiama. 

- Devi andare nella saletta privata, mi raccomando Maria mi fido di te- dice -Farò del mio meglio- dico con una vocina smielata. 
Andai in quella piccola stanzetta con addosso un vestitino nero trasparente che mostrava tutto ormai di me. 
Mi sedetti sul divanetto e cercai di far eccitare quegli uomini che erano lì per vedere me. L'impresa non era delle più ardue visto che erano con il testosterone a mille. Tanti erano lì per qualcosa di più di un semplice balletto ma io non mi vendevo.

All'improvviso entrò lui, il mio 'occhi verdi' -Ciao- dissi mordendomi il labbro -cosa vuoi che faccia per te- lui mi prese e senza darmi spiegazioni mi diede un bacio. Io non mi mossi e non chiamai nemmeno la sicurezza come di solito facevo in questi casi.
-Perchè? - dissi staccandomi dalle sue labbra -perchè penso di averti capito. lo guardai in modo strano 
-Tieni- disse porgendomi una banconota
-Non li voglio hai già pagato per stare con me- risposi, presi un pennarello e scrivetti il mio numero di cellulare su un suo polso -quando hai bisogno chiamami- dissi mentre lui se ne usciva da quelle tende nere. 
Non sapevo il perchè delle mie azioni, ma quel brivido interno mi faceva stare bene. Tanto la mia vita non era tutta un brivido? 

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Capitolo 2
*** Capitolo: 'Una vita apparentemente strana' ***





L'alba stava per iniziare e si notava il viola che stava prendendo il sopravvento sul nero notte. Io uscivo dal mio camerino con un cappotto e un paio di ballerine. Presi la mia auto e mi diressi nel mio letto. Avevo sonno e come ogni notte, se così posso definirla visto che era mattina, mi diressi nel mio letto e mi svegliai alle tre del pomeriggio. 
Dopo mi svegliai e feci pranzo. Alle quattro prove. Andai a provare il balletto che questa sera avrei dovuto propinare a qualcuno.
Non amavo questo mondo, forse l'unica persona che mi riusciva a far sorridere era la mia migliore amica, Calu.

 
Io e Calu ci eravamo conosciute due anni fa per via della mia "scelta artistica" (sinceramente mi fa un pò pena dire che sono una ballerina che lo fa rizzare agli uomini ma purtroppo è la bruttissima verità). 
Diciamo che ci sono molti pregiudizi per il nostro lavoro che è un lavoro alla fine come tutti, e ci sono anche pregiudizi su di noi, dicono che tra di noi ci sia competizione, cosa del tutto sbagliata. 
Calu era entrata in questo mondo 5 anni fa per via della droga. Calu era stata una drogata, ne è uscita fortunatamente fuori grazie a una cosa o persona che dir si voglia: L'amore per Juli. Juli era una bambina che abitava in un'orfanotrofio. Calu l'aveva trovata e  aveva scelto di portarla in quel posto, con lei avrebbe sofferto. Tutti i pomeriggi alle 7 prima che calino le tenebre e che il nostro lavoro incominci lei va a farle visita. Juli considera Calu come la sua sorella maggiore. Calu era cambiata molto e aveva detto che quella vita andava cambiata. Ora aveva qualcuno per cui la sua vita sarebbe stata utile. Chi avrebbe portato un sorriso a Juli se non lei ?
La notte lavorava per poter comprare a Juli qualcosa di carino  sciocchezze e frivolezze che portavano il sorriso a quella tenera bambina di 6 anni con gli occhi azzurri e i capelli simili a fili dorati. Calu è stata la mia prima insegnante, insegnante di quel mestiere e insegnante di vita. Aveva fatto tanti errori e forse le poteva insegnare molte cose di quella vita che forse prendevo troppo sottogamba. 
- Vado da Juli - disse Calu con il fiatone e un sorriso 
- A stasera- dissi con un'asciugamano sulla fronte per pulirmi.
 
Presi la mia auto e come ogni sera andai a casa, feci una doccia e ... squillo il cellulare. 
Presi un'asciugamano e lo avvolgei alla cavolo. 
Dovevo sbrigarmi. Secondo me l'acqua che scende implica sempre una chiamata sul cellulare.
Quante volte capita.. Perchè?
Che domande stupide areggiano nella mia testa. 
- Pronto- dissi tutta di corsa senza nemmeno guardare lo schermo del cellulare 
- Sono Vico, quello di ieri sera - la sua voce era più cupa e sensuale della sera precedente
- E io sono Maria - dissi timidamente
- Lo sai che sei bellissima e che dal primo momento che ti ho vista ho desiderato fossi mia, non so perchè credo di aver letto in quell'anima, quell'anima che tolti tutte gli strass e le piume mi sa di puro, quel bacio ne è stata una prova.
Cavolo ne ha di fegato pensai tra me e me.
- Regalami una notte o una giornata voglio farti capire quanto sei importante per me- disse
- Accetto ma una sola condizione. Non devi pronunciare nemmeno per sbaglio la parola amore. 
- Perchè? - mi rispose 
- Io credo che oramai la parola amore sia troppo strumentalizzata e che non serva quella parola. 
- aaa- disse con una voce stupida - a quando allora?-
- domani mattina alle 10 mi sveglierò presto solo per te-
- Grazie- disse
abbassai.
Il perchè vero e proprio di quel Sì non lo sto ancora comprendendo,
perchè mi ero fatta invaghire da lui, da quei suoi dannati occhi verdi,
pazzia penserebbe qualcuno,
stupidità pensai tra me e me. 

Avevo voglia però di quel brivido nella mia vita.

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Capitolo 3
*** Capitolo: 'Tu sei mia' ***





La notte si trasformo in alba e come una vampira che non può rimanere alla luce del sole mi misi a dormire tra quelle lenzuola. Alle 9 sentii quel rumore a me così lontano, come tempo. Una sveglia. Era dalla fine della scuola che non sentivo più quel rumore.
 
 Già quando ancora vivevo in quella casa con così tanti ricordi e quella posto che nell'ultimo tempo sapeva di schifo per me. Da quando papà era morto per quell'incidente quella casa mi aveva fatto schifo. Papà era la persona con cui avevo legato di più in questa vita e quell'auto me l'aveva portato via una volta per tutte. è inutile negare, lui mi manca.
Ma vogliamo parlare di mia madre e la sua reazione?
Due mesi dopo era entrata in casa con un'uomo,Benja. Quell'uomo l'aveva sposata solo per quei pochi soldi e per scoparsela la notte. Come se non fossi all'occorrente e tutte le notti non sentissi mia madre sussultare dal piacere. Io capivo che Benja non era adatto a mia madre e che la usava solo come una prostituta gratuita, ma lei non ci credeva. Quando rimanevo sveglia fino a tardi a guardare la tv e lui tornava a casa ubriaco io mi nascondevo in camera per paura. E lì iniziavano i miei pianti, la malinconia per mio padre. Poi Benja era alto e robusto e io bè io ero solo alta. Così una sera presi tutta la mia roba e partii da quel luogo che mi procurava tanto dolore. Mi ospitò per un pò Euge. Poi trovai il lavoro e riuscì a trovare questo appartamento. 
Volevo portare via anche mi madre ma quel mostro l'aveva ormai sedotta e non l'avrebbe lasciata venire via con me.
 
Maria ti stai dilungando troppo, devi cambiarti e andare da quel ragazzo che ti legge l'anima.
Accesi la doccia e mi misi a lavarmi, immaginavo le sue mani sul mio corpo, immaginavo la nostra unione carnale.
Avevo bisogno di lui. L'acqua scorreva lenta sul mio corpo pieno di brividi per quel sogno. Poi uscì presi un'asciugamano, avvolsi il mio corpo e mi diressi in camera, misi un vestito bianco. Poi lo cambiai, quel colore era troppo puro per me e lui. Scelsi il rosso. Il rosso era un colore giusto secondo me, passione. 
 
Uscii e lui era lì sulla sua macchina rossa ad aspettarmi. 
- Sei in tinta con la mia macchina- sorrise lui.
-Già- dissi ridendo. Lui si avvicinò a me e mi prese i fianchi. Mi strappo anche un bacio. 
- Tu sei mia- disse ridendo.

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Capitolo 4
*** Capitolo: "Voglia di occhi verdi" ***



Salimmo in macchina e viaggiammo. 
Non sapevo dove eravamo diretti, ma non avevo paura, anche se non lo conoscevo mi fidavo di quel ragazzo dagli occhi verdi. 
Arrivammo davanti ad un hotel, uno di quegli hotel chic del centro. 
Mi prese per mano e mi portò in una di quelle camere, sapevo cosa voleva farmi la voglia era diventata troppa anche per me. 
Entrammo nella stanza e io chiusi la porta alle mie spalle, buttai lui sul letto e iniziò una danza. 
La nostra danza.
Le nostre lingue si incrociavano e davano inizio a questa inesorabile danza. Lui inizia a volere di più vuole marcare il suo territorio il mio corpo con le sue labbra, inizia a baciarmi il collo, arriva sul bordo del mio vestitino e velocemente me lo sfilò e lo gettò a terra.
Inizia ad esplorare il mio corpo lasciando una scia di baci, arriva ad un'altro ostacolo, il mio reggiseno.
Come per il mio vestitino viene scaraventato a terra.
Inizia a torturarmi il mio seno, si diverte a giocarci.
Sono sotto uno stato di piacere, mentre lui mi guarda con un sorriso. 
Decido così di ribaltare la situazione, lui ora è sotto io sopra.
Amo essere la donna dominante. 
Inizio a marchiare la il mio passaggio, lascio un succhiotto rosso sul suo collo.
Tolgo di mezzo la sua camicia, troppo ingombrante per questa situazione, la getto per terra come ha fatto lui con i miei indumenti. Passo con la lingua sui suoi addominali.
Sento che la protuberanza sui suoi jeans,levo di mezzo anche quelli. Io e lui rimaniamo in slip, niente altro.
Arrivo con le mani sull'orlo dei suoi slip, ma lui ribalta di nuovo la situazione. 
Inizio a passare con la sua bocca nelle mie coscie fino arrivare vicino al mio sesso, la cosa mi eccitava molto. Volevo che entrasse in me, che mi facesse urlare il suo nome.
E poi qui arriva il mio blackout.
Non capisco più niente, sento solo il ragazzo dagli occhi verdi che mi chiama e io vedo tutto sfuocato.
 
Quando mi risveglio mi ritrovo all'ospedale, che ci faccio qui?

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