Violet Hill

di Talk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


Il terrore di rimanere in casa da sola era solo una delle sue innumerevoli paure.
La sola, però, di cui si sarebbe dovuta preoccupare in quel momento.
Era notte fonda, se ne stava in camera con porta chiusa e finestre sigillate.
Sdraiata sul letto ad occhi chiusi, non faceva che tremare immaginandosi che da un momento all'altro sarebbe potuto entrare chiunque e magari ucciderla.
Un uomo alto, robusto e con un passamontagna, coltello in mano..
"Beatrice adesso basta! Chiudi gli occhi e dormi, nessuno è più al sicuro di te!" Si disse la ragazza cercando di tranquillizzarsi, prendendosela contemporaneamente con se stessa per la troppo fervida e realistica immaginazione.
Chiuse gli occhi facendo un profondo respiro.
-Tic tac, tic tac, tic tac- La sveglia sul comodino continuava imperterrita a dare, a quella serata, un tocco ancora più inquietante ed ansioso.
Beatrice riaprì gli occhi di scatto, convinta che quel rumore non fosse stato frutto della sua immaginazione.
L'ansia cominciò ad impadronirsi della sua lucidità.
Le gambe le tremavano e gli occhi improvvisamente lucidi le appannarono la vista.
"Io vado su" Sentì dire da una profonda voce atona.
"No, tu vieni con me.. vai tu su." Rispose un'altro dopo qualche istante.
Ne susseguirono vari attimi di silenzio, nei quali, immaginò Beatrice, l'altro uomo avesse annuito e voltato le spalle agli altri per salire le scale.
Beatrice aveva ormai il cuore in gola, non sapeva cosa fare. La parte più irrazzionale di sè continuava a ripeterle di alzarsi e correre via urlando.
Magari avrebbe trovato soccorso. Ma quel piano aveva parecchi intoppi, il primo era sicuramente il fatto che quei tipi potevano esser benissimo armati e nulla gli avrebbe impedito di farla fuori in un breve lasso di secondo. Il secondo era il fatto che la sua casa si trovasse in campagna, fuori dal paese, isolata e circondata da immensi campi, l'unico aiuto che avrebbe potuto trovare sarebbe stato quello di un cavallo al pascolo. "Teoria eliminata" Si disse mentalmente con falsa ironia.
Bè rimanevano sempre le altre due: una possibile via di scampo sarebbe stata la supplica. D'altronde anche i ladri hanno un cuore giusto?! Si sarebbe potuta buttare ai piedi dell'uomo, che aveva ormai salito le scale, ne era certa, e supplicarlo di lasciarla vivere in cambio di qualsiasi cosa.
Scosse la testa agitata, con la fronte e le braccia imperlate di sudore.
Non se ne parlava assolutamente, le coperte le infondevano sicurezza, era certa che se fosse rimasta immobile nel letto fingendo di dormire, nessuno le avrebbe torto un solo capello. Quindi la soluzione messa in pratica sarebbe stata rimanere a 'dormire'.
La porta della camera si aprì, inondata dalla luce delle scale.
Beatrice trasalì sentendo l'uomo caricare la pistola per poi richiudersi la porta alle spalle.
Rimase immobile nel letto, la mente era ormai offuscata.
Se almeno si fosse addormentata veramente... Almeno non avrebbe sentito dolore...
Oh, ma perchè non era voluta andare a cena con i genitori??!
Forse però era ancora in tempo per chiamare il 112.
Mosse impercettibilmente la mano sotto al cuscino, alla ricerca del cellulare...
"Allora sei sveglia..."
La ragazza si bloccò all'istante, fingendo nuovamente di essere addormentata e rimproverandosi mentalmente per essersi fatta cogliere inflagrante.
L'uomo di sicuro aveva notato i suoi movimenti.
L'uomo... eppure quella voce... Non sembrava affatto di un uomo, sembrava piuttosto di un ragazzo.
Il rumore dei passi la riportò alla realtà, si stava avvicinando.
"Beatrice?!.."
La ragazza aprì gli occhi di scatto. Come faceva a sapere il suo nome? Come sapeva chi era?
Ormai a quel punto fingere di dormire era inutile.
Anche se la paura era troppa c'era qualcosa in quella voce che la rassicurava.
Si sollevò voltandosi verso la figura immersa nel buio della stanza.
I due ragazzi si guardarono per diversi secondi nell'oscurità, fin quando dei passi li ridestarono.
"Nasconditi, presto!" Disse agitato l'intruso.
"Ma, cosa..?" Chiese confusa e ancora terrorizzata Beatrice.
"Fa come ti dico!" Rispose brusco interrompendola. Senza ulteriori indugi la ragazza si nascose ai piedi del letto, dal lato opposto alla porta.
Fece appena in tempo a toccare terra quando la porta si aprì di scatto lasciando entrare un altro uomo.
"Trovata?" Si limitò a chiedere.
"No, non c'è." Rispose l'altro nascondendo l'insicurezza e l'ansia di poco prima alla quali erano stati sostituiti freddezza e rispetto.
"Allora possiamo andare" Disse l'altro chiudendosi bruscamente la porta alle spalle e riscendendo, probabilmente per dare la notizia agli altri.
Non appena i passi furono lontani il ragazzo sospirò rilassato.
"Ora puoi alzarti. E da adesso farai come ti dico.." Disse assicurandosi che la ragazza lo stesse ascoltando.
"Appena io chiuderò questa porta, tu dovrai rimanere tranquilla. Non accendere la luce per nessun motivo al mondo e non fare rumori inopportuni." Continuò.
Stava per andarsene quando improvvisamente qualcosa nella tasca dove aveva infilato le mani catturò la sua attenzione.
Si girò nuovamente verso Beatrice, la quale ancora terrorizzata non riusciva a spiccicare parola.
"Non chiamare assolutamente nessuno, non farti venire strane idee. Ogni singolo telefono di questa casa è controllato, anche il tuo cellulare. Per cui ti metteresti solo nei guai e incasineresti anche me." Disse brusco.
"Prendi questo" Lanciò sul letto un oggetto metallico. "Ti contatterò per tenerti al sicuro."

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Si mise a sedere sul letto, svegliandosi di scatto.
Aveva la fronte imperlata di sudore e il cuore palpitante.
Le profonde occhiaie violacee erano segno di una notte insonne, l'ennesima.
Da giorni ormai non riusciva ad addormentarsi e quando alla fine la stanchezza vinceva sulla paura, a svegliarla ci pensavano gl'incubi.
Guardò l'ora sulla sveglia, erano le nove. Decise così di alzarsi per fare colazione.
Si alzò lentamente dal letto, poi però ritornò, velocemente, con le mani sotto il cuscino e trovò l'oggetto che cercava.
L'oggetto metallico. L'oggetto che poi non si era rivelato nient'altro che un cellulare.

"Prendi questo" Lanciò sul letto un oggetto metallico. "Ti contatterò per tenerti al sicuro."
"Cos'è?" Chiese lei timidamente, incespando, ancora impaurita, nel buio della stanza.
"Un semplice telefono" Rispose lui freddamente.
Beatrice rifletté su quelle parole, 'Per tenerti al sicuro' aveva detto.
"Perchè?" Chiese di punto in bianco, spostando il discorso.
"Non chiedere cose alle quali non posso rispondere" L'aveva congedata lui prima di andarsene.


Si girò varie volte, nelle mani, la sua nuova fonte di sicurezza.
Non sapeva neanche lei il motivo, ma si fidava cecamente di quel ragazzo.
Mise da parte i pensieri e si allontanò dalla camera per raggiungere i genitori in cucina: un'invitante colazione l'aspettava.
Si sedette a tavola dopo aver risposto educatamente al 'Buongiorno tesoro' che le aveva rivolto la madre.
Dopo i vari convenevoli del 'Come stai' e 'cosa farai oggi' le chiesero nuovamente cosa ci fosse che, durante le notti, la turbava.
Lei scosse la testa, nascondendo l'ansia, e inventò qualche banale scusa. Come faceva ormai da giorni.
A quanto pare i ladri che erano entrati in casa, erano riusciti ad evitare ogni forma di vigilanza.
Avevano disattivato l'allarme con molta facilità, ma ciò che sorprese la ragazza fu la mancanza di segni di effrazzione sia su porte che su finestre.
E per di più non avevano rubato nulla.
Non chè i genitori tenessero molto in casa, ma di certo avevano molti più soldi in giro di una qualsiasi famiglia nella media.
Ciò che la sconvolgeva era che loro sapevano come entrare.
E sapeva cosa cercavano, o meglio CHI cercavano.
Lei.
Si riscosse velocemente da quei pensieri sconfortanti e decise di prepararsi all'uscita, programmata da ormai qualche settimana, con la sua migliore amica.

"Non sarai un po troppo felice di vedermi?! E ovviamente non parlo dell'assenza di sorrisi, abbracci e.. parole!" Disse l'amica che stava parlando animatamente da più di mezz'ora, il punto era che stava parlando da sola. Beatrice era infatti vittima, nuovamente, dei suoi paurosi ricordi.
"Bea, ci sei?" Chiese Asia preoccupata scuotendola per le spalle.
"Si si tranquilla! Dicevi?" Finse sorridente Beatrice.
"Dicevo che oggi sei un po troppo solare ed espansiva per i miei gusti" Disse Asia aspettando una spiegazione. Una spiegazione che ovviamente non arrivò.
Beatrice infatti s'inventò una delle sue, ormai solite, scuse per giustificare lo strano comportamento.
Impose però a se stessa che per tutto il resto della giornata si sarebbe dovuta comportare normalmente.
D'altronde non aveva annullato l'uscita proprio per distrarsi, tantovaleva divertirsi veramente invece di recitare.
"Che ne dici di un po di shopping?"Chiese sorridente ad Asia.
"Questa è la Bea che conosco." Disse in tutta risposta l'amica, cominciando a trascinarla avanti e indietro per negozi.

Si erano ormai fatte le cinque e le due ragazze, non avendo pranzato, cominciavano a sentire una certa fame.
Una fame che le convise ad entrare nella prima pizzeria a taglio, sedersi e fare due chiacchiere.
Le buste, posate intorno a loro, creavano una barriera protettiva di almeno due metri.
Infatti avevano comprato talmente tante cose che per portarle a casa le sarebbero serviti un facchino a testa.
Stavano ridendo animatamente e spensieratamente quando il telefono di Asia squillò e costrinse la ragazza ad allontanarsi dal tavolino.
Beatrice rimase seduta a finire l'ultimo boccone di pizza, quando finalmente la sedia al suo fianco fu di nuovo occupata.
"Ce l'hai fatta a tornare! Ti davo per..." Lasciò la frase a mezz'aria, notando che di fianco a lei non c'era l'amica, ma piuttosto un ragazzo sui diciott'anni che la stava letteralmente fulminando con lo sguardo.
"Ti avevo detto di non uscire" Disse brusco.
La ragazza trasalì a quelle parole -"Mi raccomando, rimani sempre con i tuoi genitori ed evita di uscire"- rimase in silenzio non sapendo cosa dire.
"Tu non hai idea di cosa hai rischiato per tutto il pomeriggio." Disse nuovamente riprendendo fiato.
"Non era di certo il mio sogno nascosto utilizzare la mia giornata libera per fare da babysitter, devi dare ascolto a ciò che ti dico." Aggiunse nuovamente aspettando una risposta.
Beatrice, per quanto potesse essere grata e allo stesso tempo spaventata da quel ragazzo, non era di certo il tipo di persona che si faceva comandare a bacchetta. Infatti una volta che il ragazzo si azzittì lo 'attaccò', riuscendo finalmente a sfogarsi per la prima volta dopo giorni.
Non aveva parlato con nessuno di quella sera, in qualche modo sapeva che non poteva. E così, trovarsi di fronte proprio il soggetto dei suoi incubi aveva dato possibilità, alla ragazza, di urlare le proprie paure in faccia a qualcuno.
Il ragazzo la guardò sorpreso, si aspettava di tutto tranne che una sfuriata. La guardò con più dispiacere possibile, aveva provato più volte ad avvisarla, a cercare di parlarle per metterla in guardia, ma non c'era mai stato un attimo, nei suoi pedinamenti, in cui l'aveva trovata sola e raggiungibile.
Infatti quella notte, si era giocato la carta della fortuna.
"Mi dispiace, io avrei dovuto evitare che... si insomma, sono quì proprio per questo... cioè, dovevo trovare il modo di..." Dopo l'ennesima frase a mezz'aria decise di tacere ed intercettò nuovamente lo sguardo di Beatrice che se possibile era ancora più irritata di prima.
"Lascia stare, non posso spiegarmi meglio di così, non sono bravo con le parole" Concluse scoraggiato.
Beatrice cercò di lasciare da parte sentimenti repressi per cercar, finalmente, di capire cosa stava succedendo. Ma non ne ottenne altro se non una smorfia o un semplice 'non ti posso dire niente'.
"Mi puoi almeno dire perchè MI cercano?!" Sbottò alla fine la ragazza.
Il ragazzo trasalì a quel mi, lui di certo non si era lasciato sfuggire nulla.
A quanto pare era più sveglia del previsto, le fece un mezzo sorriso senza saper bene cosa dire o cosa poter dire...
"Ti lascio cinque minuti da sola e già mi rimpiazzi è!" Disse Asia di ritorno dalla sua telefonata. Aveva uno sguardo piuttosto divertito rivolto all'amica, che in tutta risposta aveva accennato un finto sorriso imbarazzato.
"Piacere Asia." Disse poi, presentandosi al ragazzo.
"Davide" Disse l'altro in tutta risposta. "Ora scusatemi, ma devo proprio andare" Continuò guardando Beatrice. "Ci teniamo in contatto" Concluse poi, mimando un telefono con le mani, prima di voltare le spalle ed andarsene.
Beatrice giurò di avergli strappato un sorriso, ma si convinse poi, di esserselo semplicemente immaginato.
Asia continuò a chiedergli dettagli ed informazioni per tutto il resto del pomeriggio, poi finalmente dovettero rincasare e Bea si lasciò scappare un sospiro di sollievo una volta sola.
Asia era si la sua migliore amica, ma quando voleva sapeva essere davvero assillante e logorroica.
Urlò un 'sono a casa!' per sentirsi rispondere da un preoccupante silenzio.
Era di nuovo sola, non avrebbe retto, ne era sicura.
Corse in camera lasciando le buste all'ingresso e vi si chiuse dentro.
Proprio in quell'attimo il telefono in tasca squillò, non era però il suo telefono, non era quello il suono che faceva a un messaggio.
Sei sola?
Non fece in tempo a reagire a quelle parole o a ragionarci su, che subito rispose. Si
Il telefono squillò nuovamente. Arrivo.

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Sei sola?
Non fece in tempo a reagire a quelle parole o a ragionarci su, che subito rispose. Si
Il telefono squillò nuovamente. Arrivo.

Sussultò leggendo il messaggio. Scherzava vero? Stava decisamente scherzando.
Non poteva mica imbucarsi in casa della gente come se nulla fosse.
Non che già non lo facesse, ma ... diamine era diverso!
Ed era dannatamente sbagliato che lei fosse contenta di vederlo.
Contenta per cosa poi? Domanda da un milione di dollari.
Perchè era contenta? Non c'era niente in lui che potesse o dovesse sucitarle serenità e gioia.
Stava diventando irrazzionale, dannatamente irrazzionale.
C'era da dire che aveva degl'occhi agghiaccianti e una voce rassicurante e passionale.
Oddio, stava davvero pensando a quel ragazzo in quel modo.
Aveva seriamente qualcosa che non andava. C'era qualcosa, nella sua testa, che cominciava ad incepparsi, a funzionar male.
Oppure era lei ad essere completamente sbagliata, anzi, inopportuna.
A ridestarla dai suoi pensieri fu il rumore della serratura forzata, proveniente dalla porta della camera.
Senza rendersene conto retrocesse di qualche passo andando a sbattere sul comodino, facendo cadere la sveglia e rompere la lampada.
S'impaurì del rumore da lei stesso provocato, per poi alzare lo sguardo verso la figura davanti alla porta.
"Diamine, avresti anche potuto aprirmi!" Disse Davide con il fiatone. "Ho sentito dei rumori.. e poi un tonfo, credevo che.." La guardò negl'occhi, ancora terrorizzata. "Cos'è successo?"
"Mi hai spaventato idiota!" Disse lei senza riflettere.
Lui sorrise rassicurato aiutandola poi a rialzarsi.
"Come mai sei sola? Dove sono i tuoi?" Chiese lui dopo qualche istante di silenzio.
Bella domanda, davvero un'illuminante richiesta. Sarebbe stato bello conoscere una risposta.
Certo, non lo sapeva, ma di sicuro i suoi genitori le avevano lasciato un biglietto sul frigo come loro solito. Che stupida che era stata, magari in realtà stavano già tornando e lei si era preoccupata di rimanere in casa da sola per soli cinque minuti...
"Non lo so.." Si limitò a rispondere evitando lo sguardo del ragazzo di fronte a lei.
Avrebbe dovuto mandarlo via e chiamare i genitori, eppure... voleva che rimanesse.
Voleva davvero capire chi si celava dietro quella faccia talvolte fredda ed altre serena e rassicurante.
"Sai, non dovresti fidarti di me..." Disse il ragazzo in tutta risposta ai suoi pensieri.
Beatrice se lo studiò per svariati minuti; non era poi un ragazzo fuori dalla media, sarà stato alto 1.83, aveva un corpo decisamente robusto e, osò pensare, anche dannatamente invitante. Sensuale e possente... Si rincosse da quei pensieri sbagliati, spostando lo sguardo dalle spalle al volto.
Se avesse incontrato un ragazzo del genere per strada, non gli si sarebbe avvicinata neanche per sogno.
Infatti il viso, per quanto potesse avere dolci lineamenti, era sempre tirato, faceva venire i brividi.
Le labbra, non troppo carnose, avevano stampato un ghigno e gli occhi.. gli occhi erano stati i protagonisti delle sue notti.
Due profondi occhi neri, che s'intravedevano lievemente nel buio.
Da quella notte i suoi incubi avrebbero avuto un volto.
Si ridestò dai suoi pensieri e si convinse ad incrociare lo sguardo di Davide.
"Solo perché non riesci a convincere te stesso a starmi lontano, non significa che convincerai me." Disse Bea con una scrollata di spalle.
Il ragazzo trasalì a quell'affermazione e spostò poi lo sguardo dalla ragazza alla porta della stanza.
Altro che sveglia, era come se riuscisse a leggerlo. Non era nient'altro che un libro aperto di fronte a quegl'occhi grigio lavanda.
Quegli occhi, gli occhi che mai avrebbe dimenticato.
Bea incrociò lo sguardo, del ragazzo, perso ad ammirare i suoi occhi, trasalì percependo il calore provocatogli da quegli occhi.
Davide abbassò lo sguardo qualche istante dopo e si sedette sul tappeto con le spalle al letto e la testa sul materasso. Lo sguardo fisso sul soffitto.
"Mi dispiace per oggi ma dovevo... volevo distrarmi" Disse la ragazza quando il silenzio fu troppo da sopportare, era carico di una strana elettricità.
Lui annuì in tutta risposta, quasi quell'atmosfera carica, che rendeva tesa Beatrice, avesse su di lui l'effetto opposto.
Il silenzio invase di nuovo quelle quattro mura, ma Beatrice ero troppo tesa, troppo curiosa e aveva fin troppe domande da fare per starsene lì seduta, in silenzio.
"Perchè sei quì?" Chiese dopo aver deciso a quali domande dare la priorità. Cominciare a chiedere tutto ciò che le passava per la testa significava soltanto svuotare la mente, lei però voleva delle risposte. La tranquillità avrebbe aspettato.
Lui non rispose, si limitò a sospirare ed a sostare lo sguardo di nuovo su di lei.
Era sdraiata sul letto, la testa sul cuscino e gli occhi chiusi. Li stringeva quasi tentando di scacciare via i pensieri che le passavano per la mente.
Quasi non volesse realmente sentire la sua risposta.
"Per te" Rispose quando la ragazza aprì finalmente gli occhi.
Lei sospirò scoraggiata, non faceva altro che darle risposte a metà, rimaneva sul vago e la confondeva ancor di più.
"Fammi domande più facili" Disse lui, quasi rispondendo ai suoi pensieri.
Beatrice lo guardò confusa, per la testa aveva domande di ogni genere, ma era più che sicura che nessuna di quelle fosse facile.
"Quanti anni ho, il mio colore preferito, che cosa faccio nel tempo libero.. insomma, domande su di me e non su di... noi"
La ragazza sembrò, inizialmente, rimanere spiazzata dalla sua frase, ma poi si ridestò sapendo come porsi.
"Che cosa fai nella vita?" Chiese innocuamente.
"Bea, sai benissimo che questo riguarda noi" Disse Davide, rispondendo piuttosto seccato, ma in realtà era anche lievemente divertito.
Beatrice sapeva rigirarsi le frasi come le faceva più comodo e questo non poté far altro che farlo sorridere. Sapeva ottenere ciò che voleva.
Lui però non ci sarebbe dovuto cadere nei sui tranelli.
"E va bene, parlami di.. dimmi ciò che vuoi" Rispose apparentemente scoraggiata, lasciandosi ricadere sul letto.
Lui iniziò a parlare, a raccontare, a raccontarsi.
E così, l'atmosfera inizialmente tesa si sciolse, si alleggerì.
Lei scoprì più di quanto aveva inizialmente immaginato, forse poteva finalmente capirlo, forse!.
Parlarono, scherzarono, risero e si scoprirono.
Lui se ne andò solo a notte fonda, quando sentì che i genitori della ragazza erano tornati, lei non se ne accorse, si era addormentata da almeno venti minuti.

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