Something I can't stop. ~

di porcelain heart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio. ***
Capitolo 2: *** Dove sei? ***
Capitolo 3: *** Non ti lascerò andare. ***
Capitolo 4: *** Svaghi. ***
Capitolo 5: *** Complicazioni. ***
Capitolo 6: *** Chi vuoi essere, davvero? ***
Capitolo 7: *** Inaspettatamente. ***
Capitolo 8: *** Non è quello che vorrei. ***
Capitolo 9: *** Non è un addio. ***
Capitolo 10: *** Attesa. ***
Capitolo 11: *** Tornare a casa. ***
Capitolo 12: *** Parte di me, di te, di noi. ***
Capitolo 13: *** Non lasciarmi. ***
Capitolo 14: *** Colpi al cuore. ***
Capitolo 15: *** I giorni dell'abbandono. ***
Capitolo 16: *** Vorrei, potrei, dovrei. ***
Capitolo 17: *** Mai abbastanza. ***
Capitolo 18: *** Tempismo, o destino. ***
Capitolo 19: *** Addio. ***
Capitolo 20: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** L'inizio. ***


Avere il coraggio di inseguire un sogno,
contro il mondo e contro tutti,
semplicemente perché adesso so cosa voglio davvero dalla vita;
perché non c’è niente al mondo di cui ho bisogno,
niente che desidero più,
niente per cui combatterei con più forza.
..e tra le pagine di questa storia,
sono sicura che riuscirò a farcela ancora una volta.

— Una qualunque Directioner.

 


Le luci erano ancora spente sul palco, e centinaia di persone urlavano ad un ritmo continuo ed incessante; qualcuna di loro era lì da ore, qualcun’altra non aveva fatto altro che aspettare quel momento per mesi ed ora che mancavano solamente pochi minuti, la gioia era diventata ormai incontenibile. Sembrava un sogno anche solamente poter essere lì, tutte ammassate, per poter vedere quei cinque ragazzi da lontano per poche ore.
“A volte ho paura che possano dimenticarsi di noi, sai?”
La voce di Niall interruppe il flusso dei pensieri degli altri quattro ragazzi, che stavano facendo dei semplici esercizi vocali per essere pronti il più possibile alla performance che li aspettava; era sempre stato quello più preoccupato da questo genere di cose, e solitamente toccava a lui dar voce ai pensieri comuni. Certo, forse quello non era il momento migliore, ma si sa che la tensione ha quest’effetto no?
“Come potrebbero farlo? Sono i nostri nomi quelli che stanno urlando, Niall.”
Si limitò a rispondere Harry, con un sorriso un po’ tirato sul volto. La stanchezza era ormai tanta, a causa del tour che li stava impegnando praticamente notte e giorno già da diverse settimane.
“Credo che questo l’avesse sentito, Riccioli d'Oro.” Aggiunse come al solito il caro Louis, che stava indossando gli auricolari che gli sarebbero serviti a ricordare le parole in caso di un qualche vuoto di memoria; con una mossa laterale del capo, riuscì ad indossare quello dell’orecchio destro alla perfezione, senza che i suoi capelli si scomponessero minimamente.
“E’ un po’ difficile che le loro voci passino inosservate, urlano più di quanto non faccia tu quando vedi un piccione e speri che sia Kevin!” Ribattè il riccio, scuotendo appena il capo; si alzò poi in piedi, stiracchiandosi appena ed indossando la giacca blu con il bordino bianco che era solito mettere durante i concerti. Bastò un semplice movimento delle spalle perché gli calzasse a pennello e, con un sorriso vagamente soddisfatto sul volto, cominciò a dirigersi verso l’uscita del camerino per poi essere in grado di raggiungere l’accesso al palco; gli altri quattro ragazzi si sistemarono dietro di lui, guardando in basso durante tutto il tragitto per concentrarsi pienamente.
“Non ci abbandoneranno, finchè noi non abbandoneremo loro.” Sussurrò poi Liam all’orecchio dell’amico dai capelli biondi, una volta che gli si fu affiancato per poter camminare insieme a lui.
“E forse, neanche in quel momento.” Aggiunse d’improvviso Zayn, che si era ritrovato dietro di loro e che volente o nolente aveva sentito quello che gli altri due si stavano dicendo; quei tre si guardarono negli occhi, sorridendo.
Salirono sul palco, disponendosi su un’immaginaria linea orizzontale con le gambe leggermente divaricate ed i microfoni in mano, mentre la sala era immersa nel buio più totale, illuminata a tratti dai vari flash delle macchine fotografiche; la band cominciò a fare immediatamente il primo giro di What Makes You Beautiful mentre da uno schermo posto a lato, cominciarono ad arrivare alcune immagini dei ragazzi stessi, durante i backstage vari. Nello stesso momento in cui il suddetto video finì, le luci si accesero su di loro tutte contemporaneamente, illuminandoli praticamente a giorno. La folla esplose in un boato praticamente isterico, mentre il ragazzo con la maglia a righe sul palco sorrise appena, abbassando il capo. “Siamo ancora in tempo per scappare.” Sibilò ridendo, così che solamente Harry – accanto a lui – potesse sentirlo. Ma questo, non ebbe neanche il tempo di rispondere che già era il suo momento di fare due passi avanti e di cominciare a cantare la opening song della serata, I want.

Under the lights tonight, turned around
And you stole my heart, with just one look
When I saw your face, I fell in love
Took a minute girl, to steal my heart tonight
With just one look, girl
I waited for a girl like you.

Circa una mezz’oretta dopo l’apertura del concerto, Harry si stava impegnando nel cantare una delle sue strofe in Stole My Heart e la formazione iniziale si era piuttosto spezzata. Le ragazze del pubblico saltavano a ritmo, cantando alla perfezione tutte le parole ed accompagnando i cambi con urla praticamente adoranti. “Niall, tutto okay?” Domandò Zayn avvicinandosi all’altro; i due dovevano infatti partecipare al ritornello, ma a quanto pareva l’irlandese era piuttosto assente dalla situazione. Il suo sguardo era rivolto verso un punto preciso della terza fila, e non riusciva più a distoglierlo.. neanche in un momento come quello. Si limitò a scuotere appena il capo, e gli occhi color nocciola del ragazzo seguirono la direzione che gli veniva indicata; tra tutti quei volti, e tutto quel casino, c’era una ragazza immobile e silenziosa che si limitava a guardare Niall in un modo assolutamente insolito, mentre le lacrime le rigavano il volto dalla forma leggermente arrotondata. Da un lato sembrava non c’entrare nulla con tutte le altre fans, come se fosse lì per caso, mentre dall’altro sembrava forse essere quella più in linea con la situazione. Era ovvio che il biondo doveva essere stato molto colpito da quell’insolito comportamento – odiava vedere le ragazze piangere, e probabilmente non si aspettava di vedere una scena simile durante una canzone allegra come quella che stavano cantando. Si riprese comunque appena in tempo per riuscire a supportare gli altri nel ritornello, ma non riusciva a smettere di pensare alla scena che aveva visto poco prima.. tutti si accorsero che c’era qualcosa che non andava, ma non era quello il momento di distrarsi: avevano un concerto da portare avanti, no? Per fortuna, dopo quella canzone si sarebbero presi una breve pausa per bere e schiarirsi appena le voci, prima di tornare sul panco con un’effetto a sorpresa e con la famosa One thing.
Quando le luci si abbassarono, i cinque ragazzi scomparvero dietro le quinte e si diressero nuovamente verso il camerino dal quale erano usciti all’inizio. “Che ti è preso?” La domanda uscì quasi all’unisono, e quattro paia di occhi si puntarono sul ragazzo che ancora pareva turbato.
“Devo parlare con lei.” Rispose appena, alzando finalmente gli occhi e puntandoli in quelli di Malik che era l’unico ad aver inquadrato la situazione come di dovere; quest’ultimo infatti, uscì dalla porta e si diresse a passo spedito da Paul, che stava discutendo alcuni dettagli tecnici con dei body-guard che durante le esibizioni se ne stava a ridosso dei fans per evitare pazzie.
“Paul, devo parlarti un attimo.” Disse, leggermente affannato.
“Dimmi, Zayn.. ma fa in fretta, tra poco dovete tornare su.”
“Niall ha visto una ragazza tra il pubblico e.. vabè, lascia perdere. Puoi mandarla a prendere, se te la indico durante una delle canzoni?”
“Non possiamo fare una cosa del genere, cosa direbb..”
“Per favore, è molto importante. Questione di pochi minuti!” Si ritrovò quasi a supplicare: cosa non avrebbe fatto, per un amico. “Mi abbasserò e punterò il diro su di lei mentre canterò just to make you see.” Spiegò poi.
Il manager si limitò a sospirare appena: non avrebbe potuto dire no.

“Signorina scusi, potrebbe seguirmi un attimo?” La voce di uno degli uomini della sicurezza giunse alle orecchie della ragazza dai lunghi capelli scuri che stava assistendo al concerto, a sinistra nella terza fila. Questa sgranò appena gli occhi, mentre i One Direction sul palco stavano per cominciare a cantare un’altra delle loro canzoni; non aveva fatto niente di male, e si sentì un po’ morire quando si rese conto che non avrebbe potuto dire di no, e che in questo modo si sarebbe persa il resto del concerto. Fece un paio di passi scansando le ragazze che saltavano accanto a lei, e silenziosamente seguì quella specie di energumeno che non stava dicendo nient’altro per darle un minimo di speranza; ‘non è giusto’, pensò. ‘aspetto questo momento da una vita, ed ora vengo portata via da uno della sicurezza? Ma che che avrò fatto poi di male?!’ Si aspettava di essere scortata fuori ed era già pronta a cominciare a gridare come una pazza, ma con sua somma sorpresa, venne portata in una zona che identificò immediatamente come il backstage del palco: erano passati da un’entrata laterale, e non si era resa conto di quello che era accaduto fin quando non trovò la scritta davanti ai suoi occhi.
“Entri qui per piacere, i ragazzi la raggiungeranno a fine concerto.”
“Come, scusi?” Domandò, la voce tremante; ma la strana figura era già scomparsa, chiundendo la porta alle sue spalle.
Sola in quello che doveva decisamente essere il loro camerino, si guardò intorno con aria leggermente spaurita: le cose dei ragazzi erano sparse dovunque, così come i loro borsoni con i vestiti aperti a terra ed i loro porta fortuna su una piccola mensola davanti lo specchio. Il suo sguardo cadde su una felpa grigia poggiata alla bell’e meglio sul divanetto vuoto, e non potè fare a meno di avvicinarsi, per prenderla tra le mani; la riconobbe subito come indumento di Niall Horan e le si riempirono gli occhi di lacrime, mentre la strinse forte a sé, per odorarne il buonissimo profumo di fresco che emanava. Era forse un sogno? O tutta una presa in giro? Era confusa, e sentiva la testa decisamete troppo leggera.. forse a quel concerto non c’era mai andata, forse era semplicemente uno dei tanti sogni che faceva durante la notte!
“E’ stato pazzesco!”
La porta si aprì nuovamente, ed un Liam assolutamente esaltato fu il primo ad entrare, le braccia in alto in segno di vittoria ed un’espressione di pura gioia sul volto; Harry teneva la porta aperta per permettere a tutti di entrare, e per un attimo sembrò quasi che nessuno si fosse accorto della sua presenza nella stanza. Per un secondo, la ragazza desiderò di scomparire sotto il pavimento per la vergogna.. ma in quel momento, i suoi occhi incrociarono quelli di Niall che si fermò di botto, la labbra leggermente dischiuse per l’emozione. Nella stanza calò il silenzio, e per un attimo lei pensò che il bodyguard dovesse aver fatto uno sbaglio, e che non fosse lei la ragazza che doveva trovarsi lì. Ma proprio in quel momento, lui si avvicinò a lei con un leggero sorrisetto sul volto, e le accarezzò leggermente il volto: non se n’era neanche accorta, ma aveva praticamente ricominciato a piangere come una bambina piccola – la felpa ancora stretta forte a sé. Era come se non stesse vivendo quel momento in prima persona, ed era uno dei sentimenti più strani che avesse mai provato.
“Qual è il tuo nome?” Domandò ad un certo punto, la voce dolce che perfettamente si addiceva a quel volto.
“Daphne..” Rispose lei, in un solo respiro.
Dietro di loro, Louis scuotè appena il capo sorridendo mentre tutti gli altri rimanevano in silenzio, ad osservare la scena.
Cosa diamine voleva dire, tutto ciò?



Angolo scrittrice:
Okay, è il primo capitolo ed è piuttosto introduttivo: la storia si discosterà un po' da questi primi avvenimenti, ma non voglio rovinarvi la sorpresa. 
Ci ho messo il cuore, e perdonatemi se le descrizioni o i personaggi dovessero risultarvi lontani dalla realtà o cose simili. 
Spero che apprezzerete, e vi prego di recensire per farmi sapere.

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Capitolo 2
*** Dove sei? ***


Daphne.
L’orologio ticchettava rumoroso, scandendo con attenzione ogni singolo secondo senza pietà, né possibilità di replica; la finestra era aperta, lasciando entrare qualche sbuffo improvviso di vento fresco e piacevole. Nell’intera stanza regnava un silenzio quasi irreale, ed un ordine perfetto – si sarebbe potuto pensare che non vi fosse nessuno, se non fosse stato per la figura che immobile se ne stava seduta sulla sedia, le gambe poggiate alla scrivania di fronte a lei e lo sguardo perso nel vuoto.
Erano passate ormai due settimane da quando il suo sogno si era realizzato: aveva avuto l’immensa fortuna di poter conoscere i suoi idoli, i One Direction. Era stata portata fino al camerino, ed una volta lì era rimasta con loro per almeno un buon quarto d’ora.. per lo più, la sua attenzione era stata calamitata da Niall Horan, che l’aveva perfino abbracciata; tutto era accaduto talmente in fretta che non se n’era resa conto fino al mattino successivo quando, svegliandosi, aveva trovato nella macchina fotografica una sua foto insieme al biondo, che Zayn aveva insistito per scattare. A dire il vero non ricordava molto, perché aveva provato talmente tante emozioni tutte insieme da avere solamente una grandissima confusione in testa.. l’unica cosa che era ben impressa nella sua mente era una frase, che lui le aveva detto: “Un giorno ci vedremo di nuovo.” E poi l’aveva lasciata andare via, e sorridendo dietro quella porta che si andava chiudendo, le aveva rivolto uno sguardo triste.
Adesso, da sola nella sua camera, non riusciva a far altro che pensare e ripensare a quegl’occhi, a quel sorriso, a quel profumo.. era arrivata ad un passo da lui, e poi l’aveva visto scomparire di nuovo. Era così frustrante continuare ad amare così una persona che non avrebbe mai potuto ricambiarla: aveva avuto la prova che in fondo esisteva davvero, oltre alle foto sui giornali , ma questo non aveva fatto altro che aumentare il suo dolore già intenso. La sua mente urlava “avresti potuto fare di più”, il suo cuore rispondeva singhiozzando “non sarebbe bastato ugualmente”. Aveva provato a mandargli diversi tweet, in tutti quei giorni; aveva cercato di farsi in qualche modo riconoscere, di avere un segno da lui per rendersi conto che non era stato solamente uno splendido sogno durato troppo poco ma lui l’aveva praticamente ignorata.. non le aveva mai risposto, né mai l’aveva cercata. Si sentiva tornata indietro nel tempo, a dover comprimere i suoi sentimenti in 140 caratteri con la consapevolezza che non li avrebbe mai letti e che, anche se così fosse stato, non vi avrebbe dato l’importanza necessaria. Aveva perfino finito le lacrime, e la disperazione si era talmente impossessata di lei da impedirle di vivere una vita normale: ogni secondo della sua giornata rifletteva i pensieri su loro cinque, su quel piccolo momento di vita che aveva potuto condividere con loro.
Il pc portatile aperto davanti a lei era aperto sulle cosiddette “Interazioni” di twitter, nella speranza che potesse avvenire il miracolo ma il tempo passava e la pagina veniva ritmicamente aggiornata – ma nulla cambiava. Lui per lei era tutto, lei non sarebbe mai stato niente.. neanche una misera cifra in più nei following. Si coprì il volto con le mani, per poi riavviarsi appena i capelli all’indietro con un gesto spazientito e poi si alzò in piedi, dando un calcio allo zaino di scuola che giaceva lì sul pavimento; stava per uscire dalla camera, sbattendo dietro di sé la porta, ma proprio in quel momento udì una voce che ben conosceva provenire proprio dal suddetto pc aperto nel sito delle twitcam e..
 
Niall.
I cinque ragazzi erano appena tornati dall’ennesima performance live in una delle tante città che il tour stava toccando in quel periodo: era piuttosto stancante dover cambiare in continuazione e non avere neanche il tempo di respirare, ma c’erano talmente tante fans sparse per il mondo che era loro preciso dovere tentaredi raggiungerle tutte. Quella sera, comunque, erano tutti in albergo e nessuno di loro aveva poi questa gran voglia di uscire: Zayn si era praticamente addormentato vestito com’era non appena era arrivato in camera, Louis aveva acceso il portatile per fare una videochiamata con l’adorata Eleanor (Dio solo sa quanto gli mancava), Harry era corso a farsi una doccia e Liam aveva aperto twitter, per dare un’occhiata generale; Niall accanto a lui, leggeva distrattamente quello che gli scrivevano e non riusciva a fare a meno di sorprendersi di quanto il suo amico tenesse a cogliere ogni dettaglio dell’amore che le fans provavano per loro. “Pensavo di fare una twitcam..” Asserì ad un certo punto, voltandosi verso di lui. Forse tra tutti era quello che ne faceva più spesso: adorava creare un contatto diretto, era più forte di lui. “Yeah buddie, la faccio con te!” Rispose l’irlandese, portandosi una mano tra i capelli biondi e facendo una leggera smorfia con le labbra.
Si sedettero uno accanto all’altro, ed in pochi istanti furono ufficialmente live: i viewers salivano ad una velocità devastante, e la chat fu presto intasata da messaggi d’amore per loro.. Payne aveva immediatamente cominciato a raccontare degli aneddoti divertenti sui ragazzi, mentre Ed Sheeran faceva da sottofondo musicale grazie alla riproduzione casuale del suo stesso telefono – Niall, invece, si stava seriamente applicando nel leggere quello che gli veniva detto, ed il suo cuore ebbe un sussulto quando i suoi occhi si poggiarono su un “Un giorno ci rivedremo, è vero, ma tu ti ricorderai ancora di me?”. Capì immediatamente di chi si trattava, e si domandò se non fosse un segno il fatto che tra tanti tweet lui si fosse accorto proprio di quello; senza dire niente si alzò dalla sedia e si allontanò, diretto nella sua stanza.. una volta lì, fece il log-in dal suo account ed aprì immediatamente il profilo della ragazza che aveva scritto una sola volta, ma che aveva colpito nel segno. Con disperazione, lesse tutti quei messaggi che gli aveva mandato nelle ultime due settimane: tutto l’amore che aveva cercato di dimostrargli e di spiegargli, quelle volte in cui gli aveva scritto che stava piangendo, tutte le domande che aveva fatto.. tutto! E lui, lui non se n’era mai accorto.. mordendosi appena il labbro inferiore, innanzitutto le diede il follow e poi si diresse con passo spedito da Zayn che dormiva ancora beatamente, esausto; si sedette accanto a lui, fin quando questo non aprì gli occhi.
“E’ lei Zayn.” Si limitò a sussurrare, ancora piuttosto colpito. L’amico ci mise circa un minuto buono per capire di cosa stesse parlando ma non appena realizzò, sgranò i grandi occhioni che facevano a dir poco svenire le ragazze e si alzò in piedi di scatto, con aria assolutamente risoluta. “Che ci fai ancora qui a parlarne con me, Niall.. si vive una volta sola, ricordi?”



Angolo scrittrice.
Allora, eccomi qui con il secondo capitolo. Ancora una volta si tratta di un capitolo introduttivo, perchè la storia non si baserà interamente su questo rapporto tra Niall e Daphne. Capirete più avanti, spero.. Mi dispiace di essere stata molto meno descrittiva, ma non è stato per niente facile descrivere i sentimenti che provo in prima persona. Spero che apprezzerete ancora una volta, e nel prossimo capitolo vi darò una panoramica molto più ampia su tutti e cinque i ragazzi. 
Grazie, per chi sta seguendo.

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Capitolo 3
*** Non ti lascerò andare. ***


“La prossima settimana non sarò troppo lontano, ti passerò a trovare con i ragazzi la mattina dopo il concerto.” Daphne guardava quell’sms che le era appena arrivato con aria sorpresa: le sopracciglia leggermente aggrottate e le labbra contratte in una piccola smorfia laterale, gli occhi puntati su quello schermo e le mani che quasi le tremavano. Niall James Horan aveva mandato un messaggio a lei, dicendole che si sarebbero visti.. era forse possibile? Ma no, sicuramente doveva esserci stato un errore! Controllò più volte il numero, ma la matematica non era un’opinione e quelle cifre erano proprio quelle che il ragazzo le aveva scritto in un messaggio privato su twitter, subito dopo averle dato indietro il follow.. non si sentivano molto spesso, perché lui era molto impegnato con la band ma a quanto pareva, il tour avrebbe toccato una città vicina alla sua e questo avrebbe comportato il vederlo di nuovo. Solamente che stavolta la cosa sarebbe stata organizzata. La ragazza sgranò appena gli occhi, mentre il cuore cominciò a batterle ad una velocità incredibile; a quel punto cominciò a saltare in su e giù per la camera, i lunghi capelli scuri che ondeggiavano selvaggi e le Vans rosse che toccavano il pavimento per pochi istanti, prima di spiccare nuovamente il volo – lanciò il telefono sul letto senza preoccuparsi del fatto che potesse rimbalzare e cadere a terra, e cominciò a strillare come un pazza: avrebbe rivisto i ragazzi, li avrebbe visti per la seconda volta! Non riusciva a contenersi, e tutto quello che le usciva dalla bocca erano solamente frasi sconnesse e senza senso.. a decibel altissimi, tra parentesi; in confronto, i salti che lo stesso irlandese faceva durante il concerto era saltellini da criceti obesi! Poi, ad un certo punto, si fermò immobilizzandosi di botto con un’espressione vagamene terrorizzata sul volto. “Sì ma.. che cosa mi metto?!” Domandò a se stessa, a voce alta; cosa volete farci.. prima di essere una Directioner, era pur sempre una ragazza no? Si diresse a passo lento verso l’armadio, mentre con la mano destra cercava di farsi un po’ d’aria per calmare appena le gote completamente rosse ed il sudore che le imperlava appena la fronte. Si legò i capelli in un’alta coda di cavallo con un largo elastico verde che portava sempre al polso e piegò leggermente il capo di lato non appena si ritrovò dinnanzi a tutti i vestiti che aveva, disposti meticolosamente secondo l’ordine del suo caos mentale assoluto.. sarebbe stata un’impresa, ma questa è decisamente un’altra storia.

La mattina del fatidico giorno, all’orario indicatole, la ragazza se ne stava seduta a gambe incrociate su una panchina in ferro battuto; aveva finito per indossare un semplice paio di jeans scuri, una t-shirt bianca un po’ larga con su il giubbottino di pelle e le sneakers nere. Alle orecchie aveva le immancabili cuffie, ma non riusciva a concentrarsi su ciò che stava ascoltando, troppo intenta a guardare nella direzione dalla quale sarebbero dovuti arrivare.. non era stato facile mettersi d’accordo sul luogo dove incontrarsi, ma alla fine avevano optato per una piccola piazza dove solitamente non passava molta gente e che avrebbe potuto quindi garantire loro una maggiore privacy; più volte Daphne si era chiesta come avrebbero fatto a raggiungerla così al volo, ma si sentì una stupida nel pensare che ormai erano nel ventunesimo secolo e lei non abitava poi nel luogo più sperduto del mondo. La tensione era alle stelle, e per smorzarla giocherellava nervosamente con una ciocca di capelli che le ricadeva delicata sulla spalla – in realtà stava combattendo contro se stessa per non mangiucchiarsi le unghie, visto che stava tentando di togliersi il vizio. Sbuffando appena si alzò in piedi, rendendosi conto che non riusciva a stare ferma come avrebbe dovuto e cominciò a percorrere a passi rapidi e convulsi tutta la piazza, cominciando addirittura a contare i mattoncini regolari e perfettamente squadrati che ne componevano il suolo; canticchiava appena, lo sguardo fisso a terra ed i capelli che ricadevano in avanti per una semplice questione di gravità. I suoi passi scandivano il tempo che passava, mentre nella mano sinistra stringeva il telefono in attesa che vibrasse – anche se, lo controllava praticamente ogni secondo ma nulla cambiava: nessun nuovo sms, nessuna chiamata. In teoria, erano in ritardo già di un’ora e mezza ma.. li aveva aspettati per così tanto tempo che, ormai, si doveva confondere per così poco? Solo che una piccola parte di lei rideva deridendola. Così, respirando profondamente, raccolse tutta la calma necessaria ed effettuò l’accesso a twitter ed immediatamente andò sul profilo di Niall. Con sommo orrore, si accorse di una frase che avrebbe davvero preferito non leggere: “dopo una notte così, è ora di dormire!” postata appena 4 minuti prima. Sentì le gambe cederle, e cadde a terra sulle ginocchia, le mani a terra ad attutire il colpo ed il volto totalmente coperto dai capelli; cos’aveva creduto? Che sarebbero davvero corsi da lei? Ma insomma, perché Niall aveva voluto girare così tanto il coltello nella piaga? Non era giusto, lei non se lo meritava affatto. Avrebbe voluto piangere, ma non provava minimanente tristezza: potremmo piuttosto parlare di rabbia, delusione, amarezza. D’improvviso, tirò su il capo con un movimento rapido e deciso. “Eh no Horan, te lo scordi di prendermi in giro!” Esclamò, gli occhi ridotti a due fessure. Prese nuovamente l’iPhone dalla tasca e grazie ad una semplicissima ricerca su Google, venne a sapere che quella stessa sera avrebbero fatto un altro live, in una città ancora una volta non esageratamente lontana; ricapitolò mentalmente le poche informazioni che aveva e risoluta si alzò finalmente in piedi, facendo un movimento rapido del capo. Doveva prendere un paio di autobus e fare un po’ di strada a piedi, oltre che convincere sua madre ma.. quanto lontano può andare una Directioner, per i suoi idoli?

“Sono qui fuori, e non mi muoverò da qui finchè non ti avrò visto.” Ci aveva messo esattamente quindici secondi a digitare quel breve testo e ad inviarlo al cellulare del ragazzo per cui aveva fatto tutta quella strada. Era stata un’impresa riuscire ad essere lì in orario, ma aveva fatto di tutto per farcela ed ora che ce l’aveva fatta non aveva alcuna intenzione di andarsene senza avere ciò che voleva. Cosa, chiedete? Rivederli tutti e cinque per un attimo, e basta.
Faceva freddo quella sera, e le fans se ne stavano accalcate davanti l’ingresso principale in attesa che aprissero le porte per farle entrare; intonavano continuamente le canzoni dei ragazzi, ed ogni tanto lanciavano qualche gridolino euforico, controllando l’orologio. Daphne si era fermata a braccia incrociate sul retro, in attesa di avere qualche comunicazione da Niall.. ma il tempo passava, ed ancora una volta nulla cambiava. A braccia incrociate, avvolta in un corto cappottino grigio e con il collo ben coperto da un’ampia sciarpa verde smeraldo, guardava verso il cielo e non si accorse del fatto che una porta si aprì accanto a lei fin quando non ne udì provenire una voce. “Pss, prego.” Disse Paul facendo appena sbucare la testa, e guardando prima a destra e poi a sinistra con aria nervosa: se qualcun altro si fosse accorto di ciò che stava accadendo, ci sarebbe stato l’assalto. I due, comunque, si erano conosciuti durante quell’assurda sera ragion per cui non ci fu bisogno di fare ulteriori domande o di perdere tempo. Sorridendo appena, nervosa, la ragazza lo seguì dentro e camminò per i corridoi di quel backstage a passo rapido, cercando di non perderlo mai di vista – considerando che le stava facendo strada. Incontrarono un paio di tecnici che correvano quasi isterici, parlando ad un piccolo microfono che arrivava loro davanti le labbra e che cercavano di mettere a posto le ultime cose.. l’inizio era davvero vicino, questione di pochi minuti ormai. Lei, realizzò in quel momento che aveva atteso fuori al freddo per circa quaranta minuti; si fermarono davanti ad una porta leggermente anonima, che le venne aperta. “Dovrai attendere la fine del concerto; non posso farti stare in camerino quindi.. non dovrebbe disturbarti nessuno.” Disse, facendole segno di entrare; poi scomparve, diretto anche lui all’organizzazione degli ultimi dettagli.
Daphne entrò in questa specie di semplice stanza che doveva probabilmente essere la sala relax: qualche specchio lungo la parete, un paio di divanetti scuri, uno stereo, una tv ed alcune mensole momentaneamente vuote; da quel che vedeva, nessuno ci entrava da un po’. Sospirando appena, prese educatamente posto sedendosi e raccogliendo le mani in grembo.. ma era troppo impaziente, e presto i piedi cominciarono a battere sul pavimento ad un ritmo costante e vagamente impreciso. Sarebbe stata forse una delle attese più incredibili della sua vita, lo sapeva bene.
Circa un’ora e mezza dopo, il silenzio era diventato a dir poco insopportabile; aveva cercato di concentrarsi, di rilassarsi e magari ritoccarsi appena il trucco e cose simili ma.. niente da fare. Così si alzò finalmente in piedi, ed avvicinandosi allo stereo prima nominato, si rese conto che vi era attaccato un cavo.. sorridendo appena, trasse dalla tasca il suo fidatissimo iPhone, e vi infilò lo spinotto: in pochi istanti, la sua musica poteva riempire tutta la stanza. Ma perché non ci aveva pensato prima? Sorridendo, gettò appena indietro il capo. “You’re insecure, don’t know what for..” Insomma, si cominciava bene! Quando sentiva quella canzone, diventava decisamente più forte di lei e controllarsi non era assolutamente un’opzione da prendere in considerazione. Così, senza pensarci sopra due volte, impugnò una spazzola che stava usando per sistemarsi i capelli durante l’attesa, e cominciò a cantare in un crescendo piuttosto deciso.. saltellando appena, chiuse gli occhi muovendo la testa a tempo di musica; i salti si fecero sempre più alti, e la sua voce ormai era decisamente incontrollabile. Sapeva quella canzone a memoria, ma ogni volta che la ascoltava finire per fare la figura della pazza. Le braccia si muovevano scompostamente, e la testa ondeggiava mentre percorreva praticamente tutto lo spazio a sua disposizione in quel momento da pura Directioner; quando fu il momento di quello che era l’assolo finale di Harry, si fermò improvvisamente piantandosi davanti lo specchio con le gambe leggermente divaricate.. fece un leggero movimento di spalle, e lo cantò con quella forza e quel trasporto che solamente il vero cantante poteva trasmettere. Aprì a quel punto gli occhi, ritrovandosi di fronte allo specchio: aveva i capelli tutti arruffati, le gote erano rosse ed il fiatone stava ormai prendendo il sopravvento ma.. sono i momenti da Directioner, ecco cosa. Battè le mani a tempo come facevano sempre i ragazzi, portandole appena sopra il capo ed ormai non c’era modo di fermarla. A quel punto però, aprì appena gli occhi e con suo sommo orrore, si accorse che alle sue spalle vi erano cinque figure ben note che la fissavano con un ampio sorriso sul volto e le sopracciglia alzate; da quanto erano lì?
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!” Urlò Daphne, sobbalzando all’indietro visibilmente spaventata ed imbarazzata. Non poteva credere che i ragazzi avessero assistito ad una cosa del genere, era un pensiero tremendo.
“Harold, dovremmo prendere  spunto: una coreografia così non l’avevo mai vista prima; come si chiama, ‘Confusion’?” Ruppe il ghiaccio una voce.
“Torna a fermare il traffico Tommo, non sei divertente.” Puntigliò la ragazza in tutta risposta: la miglior difesa resta pur sempre l’attacco no? Stava provando mille emozioni al millesimo di secondo, ed in quel momento avrebbe realmente voluto essere risucchiata da un buco nero.
“Qualcuno qui è di cattivo umore.” Si limitò a rispondere lui, sistemandosi il bordo inferiore della maglia bianca a righe che indossava.
“Diiiiiiiio, per una volta non sei tu quello più isterico!” Esordì un Harry visibilmente stanco, mentre si toglieva la giacca blu per poi lanciarla sul divanetto cui poco prima era stata seduta la ragazza.
“Mh, lui è SEMPRE quello più isterico!” Si intromise un Liam che si stava sfilando l’auricolare, facendolo passare da dietro la testa.
“Ragazzi non vorrei dirvelo ma.. credo che la cara D stia per prenderci a calci.”
“Ahia! Liam, fagli il flick.” Zayn fece un passo avanti, poggiando su una delle mensole un paio di peluche che le fans dovevano avergli lanciato.
“Ma cosa c’entra?” Domandò Lou, aggrottando appena le sopracciglia.
“Hey, non sottovalutare il potere del flick!”
“E’ così figo mentre lo fa, che riuscirebbe a calmare perfino lei.” Harry scrollò le spalle, indicando una Daphne che sembrava vagamente disorientata dalla piega che stava prendendo il discorso.
“Liam è sempre figo.”
“Oh Zayn, grazie!” I due si scambiarono uno sguardo di approvazione.
Fortunatamente, intervenne un Niall che era rimasto zitto fino a quel momento, e si avvicinò alla ragazza. “Scusami per ieri, ma non abb..”
“Lascia stare.. se sprechiamo il poco tempo che abbiamo per farci delle scuse, finiremo per non poter neanche parlare decentemente.” Sorrise, piegando leggermente di lato il capo. Tutti si zittirono, guardandoli: il biondo aveva decisamente ragione ad aver avuto quella sensazione, ed ora ne avevano la prova.

“Ragazzi, dobbiamo andare in albergo: domani mattina presto si deve ripartire.” La voce di Paul interruppe il discorso; tutti e cinque si erano seduti sul divanetto, mentre Daphne aveva preso posto su una sedia girevole di fronte a loro. Erano lì ormai da una buona mezz’oretta, ed avevano chiacchierato come fossero amici da una vita ma.. il loro tempo era veramente finito e tutto, si stava spegnendo lentamente. Quando la porta si chiuse, la ragazza si alzò in piedi. Aveva gli occhi lucidi, ma si stava obbligando a non piangere per nessuna ragione al mondo.
“Non piangere, ti prego.” Implorò appena Niall, con la voce strozzata.
“Scusami, è che.. era già difficile sapervi lontani quando non vi conoscevo; adesso, sarà devastante.” Rispose, sincera. “Vorrei non dovervi lasciare andare.” Nella stanza calò uno strano silenzio, interrotto a tratti dai sommessi singhiozzi della ragazza che stava ormai perdendo il controllo. Era una scena piuttosto triste, uno di quei momenti che ti può togliere a lungo il sorriso; quando li avrebbe visti di nuovo? Sarebbero tornati? E soprattutto, si sarebbero ricordati di lei? Quelle domande aleggiavano nell’aria, e fendevano lo spazio ed il tempo come lame.
“Non farlo!” Esclamò Harry alzandosi in piedi. Cinque paia di occhi colmi di interrogativi si posarono su di lui. “Vieni con noi!” Disse, semplicemente. Poi scrollò le spalle, come se fosse la cosa più normale del mondo. Louis e Zayn si alzarono in piedi, sorridenti: concordavano pienamente; Liam sembrava un po’ incerto, e Niall era come paralizzato. Daphne di suo, totalmente presa alla sprovvista, era rimasta immobile: anche questo, non poteva essere vero.
Ma Harry era serio, o stava solo scherzando?



Angolo Scrittrice.
Anche se non sembrava vero, ce l'ho fatta! Il dialogo tra i ragazzi mi è venuto in mente oggi a scuola, mentre facevo compito di italiano. Spero apprezziate questo capitolo, penso possa rispecchiare molto ogni Directioners; scusate se magari il lessico non sarà perfetto ed i periodi si confondono tra loro! Sono felice di potervi dire, che dal prossimo capitolo comincerà la vera e propria storia.
Sperando che vi piaccia!

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Capitolo 4
*** Svaghi. ***


“Non vuol dire niente!” Tuonò appena Liam, aggrottando le sopracciglia.
“Ti ho stracciato.. s-t-r-a-c-c-i-a-t-o! In quanti altri modi hai bisogno che te lo dica, prima di arrenderti a quest’idea?” Rispose di tutto punto Harry, ancora in piedi e con le braccia in alto dalla gioia. “E non è nemmeno la prima volta quindi credo proprio che dovresti riconoscermi i miei meriti, caro Payne.”
“Ma assolutamente no! Sono più che sicuro che il mio controller abbia qualcosa che non va, giochiamocela di nuovo facendo cambio.”
“Scordatelo. Io ho vinto, tu hai perso!”
Il battibecco andava avanti ormai da un paio di minuti, e qualcosa diceva agli altri presenti che non si sarebbe esaurito presto. “Potrebbero continuare fino a domani mattina, è assolutamente normale.” Spiegò sottovoce Niall avvicinandosi a Daphne che, seduta rannicchiata sul divanetto con le ginocchia strette al petto, osservava in silenzio la scena: si stupiva ogni singolo istante della normalissima vita che quei ragazzi conducevano e, perfino vederli litigare per una partita a FIFA, era per lei motivo di grande curiosità. Non fraintendetela, aveva visto quella scena almeno un milione di volte solamente che, stavolta, al posto dei suoi soliti e vecchi amici, c’erano quei due ragazzi; buffo, decisamente.
“Abbiamo una signora con noi, potreste limitarvi?” Si intromise scherzosamente Zayn, in piedi dietro di loro che stava osservando a sua volta la scena con una ruga di divertimento sulla fronte; teneva le braccia sui fianchi, e sembrava quasi fosse una mamma venuta a rimproverare i figli confusionari.
“Qui l’unica che potrebbe essere definita una signora è Harold, e si dà il caso che sia assolutamente coinvolto nella situazione.” Rispose Lou che, disteso sul letto a braccia aperte ed occhi chiusi, non aveva bisogno di guardare ciò che stava accadendo per valutare cosa dire o non dire.
“Scusa, e io cosa ti sembro?!” Domandò vagamente retorica la ragazza poggiando i gomiti sul bracciolo del divanetto così da potersi voltare verso colui che aveva appena parlato.
“Tu una signora? Oh, ma ti prego! Al massimo sei una rana, ecco cosa..” Calò un minuto di gelo totale nella stanza, durante il quale tutti tentarono di analizzare le parole del ragazzo così da poterne capire il senso; quando si resero conto che oggettivamente un senso non l’avevano, scrollarono le spalle nello stesso istante. Daph invece, si alzò in piedi con un sol scatto e sgranando i grandi occhioni scuri, afferrò al volo un cuscino ormai caduto a terra e corse fino a raggiungere il letto; si fermò lateralmente, in piedi e con un’espressione vagamente da psicopatica sul volto, tirò in alto le braccia e subito iniziò a prendere a cuscinate il povero Tommo che, non essendosi accorto di niente, si era ritrovato colto totalmente alla sprovvista. Questo infatti, ci mise circa un paio di secondi a capire la situazione ma quando lo fece, si alzò mettendosi in ginocchio e parandosi alla bell’e meglio dai colpi che arrivavano senza pietà, si voltò verso i ragazzi che si erano allineati ed osservavano la scena di gusto, senza battere ciglio. “Vieni a darmi una mano, Ricci-da-amare!” Riuscì appena a scandire, socchiudendo appena gli occhi e facendo un cenno ad Harry con il capo; quest’ultimo non se lo fece ripetere due volte, e corse immediatamente nella loro direzione. Avvicinandosi da dietro alla ragazza, le bloccò le gambe e la sollevò di peso con una strana facilità – lei cominciò ad urlare, e venne praticamente buttata sulla coperta, accanto ad un Louis che stava riprendendo fiato. A quel punto, furono lui ed il riccio a prendere lei a cuscinate, senza darle neanche il tempo di respirare.. si fermarono solamente quando nella stanza entrò uno dei ragazzi della band, con un gran sorrisone sul volto. Aggrottò le sopracciglia nell’osservare la scena, ma non si perse d’animo. “C’è un locale troppo figo alla fine della strada: propongo di festeggiare, ed andarci!” Esclamò, colmo di euforia. Tutti si guardarono negli occhi: Harry saltò praticamente in piedi in un battibaleno, Lou sorrise, Zayn lasciò cadere il joystick che aveva appena preso tra le mani e gli altri di seguito. La ragazza si era abbandonata sul letto, i capelli che le ricoprivano la metà del volto ed un fiatone degno di una maratoneta.. sorrise, tra un respiro e l’altro: era ora di fare un po’ di sana festa, altrochè.
 
“Ma è.. è sempre così?”
La voce di Daphne tremò appena nel pronunciare quella breve frase: aveva gli occhi puntati verso il marciapiede di fronte al locale, e non riusciva seriamente a credere alla folla che si era radunata lì in pochissimi istanti. Avevano deciso di uscire solamente una mezz’oretta prima, ma a quanto pareva le notizie giravano ad una velocità devastante! Decine di fans se ne stavano appostate lì, in attesa di vederli arrivare probabilmente su un taxi o qualcosa del genere, e non si accorsero invece del fatto che loro stavano arrivando sì.. ma a piedi.
“E’ la prima volta che esci con noi per un evento non ufficiale, eh?” Disse Liam scuotendo appena il capo. “Non ci si fa mai l’abitudine, credimi.” Gli altri annuirono appena con il capo, camminando davanti a lei con passo piuttosto rapido.
“Cerca di stare dietro di noi il più possibile, e di mescolarti nella folla.. credo che verrai notata ugualmente, ma almeno ci proviamo.” Spiegò sempre Payne, con il suo solito tono diplomatico: Daphne aveva infatti chiesto ai ragazzi di passare inosservata il più possibile perché non era la fama che le interessava.
“Daph, una cosa.. nessuno sa chi sei, e potrebbero insospettirsi; non stare troppo vicina a Liam o Louis, per questo breve tratto: con Danielle ed Eleanor lontane, non si sa mai cosa potrebbero fotografare e scrivere.” Il concetto era chiaro: avrebbero potuto scambiarla per la ‘ragazza’ o ‘amante’ di uno di loro.. la cosa sarebbe stata fin troppo complicata se si fosse poi trattato degli unici due ad avere una relazione ufficiale.
“Cercherò di mantenere le distanze da tutti voi: non sia mai mi scambino per la ragazza di qualcuno.. direi che non è il caso.” Sospirò, con aria risoluta.

“Dio mio, Zayn è ubriaco!” Esclamò Harry ridendo, avvicinandosi alla ragazza ce se ne stava seduta su uno sgabello vicino al bancone da bar del locale.
“Non ci credo!” Esclamò questa in tutta risposta.
“Credi sia forse normale quello che sta facendo?” Domandò, indicandogli con un dito il ragazzo che, al centro della pista, sembrava essersi lanciato in una delle sue migliori performance: totalmente rapito dalla musica, stava ballando in un modo decisamente particolare.. un misto tra il buffo ed il sexy, se proprio dobbiamo dirla tutta. “Fa sempre così quand’è ubriaco.. ha un sacco di coreografie divertenti, potrebbe perfino battere la tua.” Aggiunse, corrugando appena la fronte.
“E’ tipo la cosa più bella che io abbia mai visto!” Rispose lei, scoppiando a ridere. “Vi prego, non fermatelo!” Esclamò subito dopo, rivolta sia al riccio sia a Louis e Liam che l’avevano appena affiancata.
“Sai che dovresti dire il contrario?” Disse l’ultimo, sorridendo.
“Ma scherzi? Guardalo! Voi siete così noiosi.. e pensare, che si dice sia Styles quello più festaiolo.” Rispose, arricciando appena le labbra in una smorfia.
“Dopo l’ultimo cazziatone che mi sono beccato da Paul, direi che per stavolta passo.” Asserì, visibilmente a malincuore. Malik aveva infatti concentrato tutta l’attenzione del locale su di sé: aveva un movimento di bacino mica indifferente, il pupo! Sembrava quasi strano fosse la stessa persona che al provino di X-factor si era nascosto dietro le quinte perché non sapeva ballare, figurarsi.
“Un minuto di silenzio, sembra che anche il nostro irlandese sia un po’ su di giri.” Notò poi Lou, con un gran sorriso sul volto; Niall, infatti, teneva in mano un cocktail non meglio identificato e, mentre con la mano libera agitava il pugno in aria a tempo di musica, si era avvicinato all’amico. Avrebbero dato spettacolo in due, già lo stavano facendo. Sembravano due normalissimi adolescenti su di giri, a ballare su un piccolo piano rialzato come due idioti, ridendosela alla grande e facendosi foto a dir poco assurde con le ragazze che gli si avvicinavano. Qualcuna di loro aveva anche provato a fare qualche avances ai due, ma erano state respinte senza neanche pensarci sopra due volte.
“Okay, questo è il giorno più bello della mia vita..” Sibilò Daphne.
“Credo proprio che stanotte qualcuno si darà finalmente da fare.” Rispose l’ultimo dei ragazzi ad aver preso la parola, alludendo a qualcosa che non credo ci sia bisogno di spiegare: la ragazza e Niall, infatti, non avevano ancora fatto niente di tutto quello che ci si poteva immaginare. Oh insomma, è una cosa complicata.. ci sarà tempo di parlarne.
“Sì, a raccogliere vomito però.” Asserì Liam, scoppiando a ridere.
“The dark side of One Direction.” Concluse Harry, scuotendo il capo. Gli altri due si allontanarono, lasciandoli soli: era ora di recuperare i due sprovveduti amici ballerini, per tornare a casa prima che Paul si accorgesse della loro assenza; tra un po’ sarebbe arrivata l’alba, e non bisognava mai scherzare con il fuoco. Il riccio si avvicinò all’orecchio della ragazza: il rumore della musica era diventato forse più forte, e non c’era modo di parlare. “Avresti mai immaginato tutto questo?” Domandò, palesemente retorico.
Mentre il ragazzo finiva la frase, però, lei si accorse di un flash che partiva nella loro direzione. “Credo ci abbiano appena fatto una foto, Har.” Alzò appena il sopracciglio destro. Tirò fuori dalla tasca il suo iPhone, ed aprendo twitter in una delle tante pagine di news che aveva sempre seguito da Directioner, si accorse che aveva ragione. “Ma cazzo, ce l’hanno scattata da nemmeno tre minuti, come fa ad essere già online?” Si lasciò andare lei, preoccupata dal fatto che potesse essere tutto frainteso.
“Hey D, lascia perdere: ormai è andata.” Si limitò a rispondere Harry, scuotendo le spalle. Sapeva come funzionava, e sapeva anche che era inutile arrabbiarsi: quella foto doveva già aver fatto il giro del mondo.. anche se non stavano facendo niente di male, tutti si sarebbero inziati a domandare chi fosse la misteriosa ragazza che girava con i One Direction.
 
“Ancora in piedi?” La voce di Harry riempì il silenzio della stanza; Daphne, perfettamente sveglia e con indosso il pigiama, se ne stava seduta su una delle poltroncine, guardando distrattamente la città fuori dalla finestra ormai pronta al risveglio.
“Non riesco a prender sonno, devo ancora.. abituarmi.”
Il ragazzo si sedette vicino a lei, sorridendo. “Dev’essere strano per te, immagino.. certe volte neanche io riesco a prender sonno: allora vado dai ragazzi e li guardo dormire beatamente come se niente fosse. In quel momento realizzo che tutto questo è vero, e non è soltanto un sogno.”
“Sì ma.. tu ci sei dentro fino al collo! Per me è un po’ diverso.”
“Immagino..” Disse, sorridendo appena.
“Gli altri sono crollati?”
“Sì.. Lou e Liam hanno messo Zay e Niall a dormire, e poi si sono addormentati lì accanto; mi chiedo come facciano ad entrare tutti in un letto matrimoniale ma.. ci sono domande che non troveranno mai risposta, e questa è decisamente una di queste.” Rispose il ragazzo, ridendo. I suoi occhioni verdi quasi brillavano nel parlare di loro, ed era palese l’affetto che provasse nei loro confronti; non c’era niente di finto o di commerciale, nel legame che li univa.
“Dovresti farlo anche tu, ad ora di pranzo avete un’intervista importante.” Imbeccò lei, piegando appena il capo e voltandosi verso di lui. Harry indossava una felpa Hollister blu scuro, ed un paio di pantaloni di tuta grigio chiaro mentre calzava un paio di serissime pantofole a forma di koala.
“Abbiamo già Paul a farci da baby-sitter, non ti ci mettere anche tu!” Rispose, falsamente infastidito; poi sorrise, alzandosi nuovamente in piedi. “Forza, muovi il tuo bel fondoschiena: si va a fare colazione fuori, così portiamo qualcosa per augurare il risveglio anche a quei quattro mostriciattoli!” Ma come faceva a prendere l’iniziativa perfino a quell’ora del mattino? E pensare che lei era totalmente in coma. Ma d’altronde, quando le sarebbe ricapitata una cosa del genere? Così, si alzò in piedi e si diresse verso la valigia che giaceva aperta sul pavimento: ne estrasse a sua volta una tuta nera adidas, una felpa Abercrombie senza cerniera ed afferrò le Nike Blazer abbandonate lì accanto.
“Fuori di qui Styles, a meno che tu non voglia che venga in pigiama.”
“Ottima idea!”
“Queste performance le lascio a Tommo, mi accontento.”
Ridendo, Harry si chiuse la porta alle spalle per poi ritrovarsi nel corridoio dell’albergo; una volta lì, poggiò la schiena al muro ed incrociò le braccia al petto, in attesa che la ragazza uscisse. Sorrise, pensando che la loro famiglia aveva trovato un altro membro, stavolta dagli occhioni color nocciola.


Angolo scrittrice.
Mi scuso per gli errori lessicali dello scorso capitolo, ma non ho una beta e mi accorgo degli errori solamente dopo qualche giorno; mi scuso, nel frattempo, anche per gli errori di questo quarto capitolo! 
Insomma, la vera storia sta finalmente per cominciare.. siamo proprio agli sgoccioli. So che avevo detto che sarebbe stato già questo, uno dei capitoli decisivi, ma ho preferito lasciare un po' di spazio per lo svago ed il divertimento prima di cominciare con le varie complicazioni del caso. Spero che vi piaccia, e spero di esser stata fedele con i caratteri dei ragazzi.
Fatemi sapere,
con affetto.

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Capitolo 5
*** Complicazioni. ***


“Mi era sembrato di essere stato piuttosto chiaro, Harry!” Paul entrò nella stanza senza guardare in faccia nessuno, sbattendo sul tavolo il giornale che stringeva tra le mani. Questo rimase chiuso per un paio di secondi, fin quando Zayn non lo aprì con un semplice quanto lento gesto della mano destra; gli occhi si posarono tutti su una foto al centro della pagina. Daphne ed Harry, la mattina precedente, che facevano colazione seduti ad un piccolo tavolo dentro Starbucks. E fin qui, niente di male.. no? Certo, se non fosse stato per un titolo che a caratteri cubitali, calamitava l’attenzione:
Una nuova fiamma per Harry Styles, voce dei One Direction!
e subito sotto,
Avvistato ieri in compagnia di questa brunetta con cui era già stato visto la sera precedente, in un locale vicino all’albergo dove risiedono momentaneamente i ragazzi.’
Più sotto ancora, più di due colonne erano state dedicate a quella precisa notizia: una fan che era stata misteriosamente portata con loro dopo un concerto, la stessa presenza durante le ultime date del tour ed il tentativo di tenerla nascosta a tutti. Sembravano assolutamente sicuri che in realtà si trattasse della nuova ragazza del riccio, che aveva deciso di aggregarsi a loro per poter stare vicino al suo amato.. era assurdo, per la miseria!
“Oh, merda!” Sibilò appena Harry, portandosi le mani tra i capelli. Le espressioni sui volti dei ragazzi esprimevano pienamente la disperazione che avevano cominciato a provare: tutto questo, avrebbe sicuramente portato delle complicazioni non indifferenti.
“Sono due settimane che facciamo di tutto per tenere questa cosa nascosta e poi..” Aveva cominciato Liam, che tra tutti sembrava quello più toccato dalla cosa: non gli piacevano quel genere di attenzioni, lo rendevano nervoso.
“Qual è il problema, basta smentire.. no?” Intervenne appena Daphne, che davvero non capiva che motivo ci fosse di preoccuparsi così: ci si poteva inventare qualcosa! In fondo, non era neanche una notizia vera quindi doveva essere tutto ancora più facile.
“Assolutamente no.” Riprese la parola Paul, che ancora in piedi con le braccia sui fianchi, fissava Styles dritto negli occhi. “Ti era stato chesto di smetterla con queste cose; era precisa intenzione di tutti quanti eliminare questa fama da latin lover che ti trascini dietro fin dall’inizio. E’ la quarta storia che viene fuori dai giornali e che ti tocca smentire.. la gente finirà per non crederti più.”
Nessuno aveva il coraggio di parlare né di commentare in alcun modo; perfino Louis stava tenendo la bocca chiusa, e quello sì che era un evento più unico che raro. “E.. quindi cosa..?” Domandò Niall, aggrottando appena le sopracciglia e cercando di capire dove volesse andare a parare il loro manager; nel frattempo, continuava a guardare quell’articolo con una strana smorfia di disapprovazione sul volto.
“No, assolutamente no!” Esclamò Zayn alzandosi in piedi di scatto; poggiò le mani sul tavolo in modo da essere leggermente sbilanciato in avanti: era l’unico che stava guardando Paul negli occhi, e di conseguenza l’unico che era stato in grado di trovare risposta alla domanda dell’amico. Tutti lo guardarono con aria interrogativa, e fu chiaro praticamente da subito a cosa stesse pensando..
“Potreste rendere partecipe anche me, o devo continuare a far finta di aver capito qualcosa che non so neanche cosa sia?” Si spazientì Daphne.
“Tu ed Harry fingerete di stare insieme.” Quelle parole riempirono fendettero l’aria come lame, e riempirono la stanza in millesimi di secondo che parvero immensi; Zayn si lasciò nuovamente cadere sulla sedia, mentre Niall si alzò in piedi ed uscì dalla stanza sbattendo fragorosamente la porta dietro di sé.
“Non esiste.” Rispose di tutto tono la ragazza, scuotendo appena il capo.
“Scusa?” Domandò allora retorico l’uomo.
“Avete idea di cosa vorrebbe dire questo? Sapete l’effetto che potrebbe avere una notizia del genere sulle Directioners?” Il suo tono di voce rasentava quasi l’isteria. “Ogni volta che succede una cosa del genere noi.. ci sono ragazze che piangono, altre che si deprimono, ed altre ancora che perdono la fiducia in loro stesse per giorni e giorni. Io non posso far loro questo!”
I ragazzi la guardavano probabilmente senza capire, e lei sapeva che neanche spiegandoglielo con tutta l’attenzione e la cura del mondo, avrebbero potuto farlo. Ma lei non si era dimenticata di quando c’erano state le voci su Harry ed Emma, né quelle su Zayn e Perrie.. lei era stata la prima a soffrire, e non aveva intenzione di fare a sua volta una cosa del genere. Misurò la stanza a grandi passi, fermandosi a tratti come per prendere la parola.. ma apriva la bocca, respirava a fondo e ricominciava a camminare senza sosta: sembrava quasi impazzita, ecco cosa.
“Per ora la situazione rimarrà esattamente questa: non vi chiedo di dare conferme, ma vi impedisco categoricamente di smentire o fare dichiarazioni al riguardo. Qui si parla dell’immagine di uno dei ragazzi, non..”
“…non degli stupidi sentimenti di alcune fans ossessionate?” Concluse Daph, alzando lo sguardo e puntandolo in quello dell’uomo.
“Non la volevo mettere così.”
“L’hai fatto Paul, l’hai fatto.” Concluse. Poi si diresse verso il tavolo, afferrò con un gesto rabbioso il giornale ed uscì a sua volta dalla porta, per poi correre lungo il corridoio stretto e lungo dell’albergo in cui ancora si trovavano.
 
Si lasciò sprofondare sul morbidissimo letto ad una piazza e mezzo, senza neanche avere la forza di togliersi prima le scarpe; teneva gli occhi chiusi, ed il quotidiano giaceva lì accanto. Respirava profondamente, mentre le parole che le erano state rivolte continuavano a rimbimbarle nella testa, assordanti e dolorose.. davvero non poteva pensare alla proposta che le era stata fatta: quante di quelle storie che aveva sentito in passato erano false, allora? Si sentiva in primo luogo presa in giro come fan e non sopportava quell’assurda sensazione. Le faceva rabbia anche il fatto che una semplice colazione fuori con un amico era stata trasformata in un galante e segreto appuntamento tra due innamorati fuggiaschi.. con Harry, poi! Era proprio vero: una volta che uno si faceva una certa fama, era praticamente impossibile far cambiare idea opinione alla gente; sapeva che se fosse stata vista con uno come Niall, sarebbe stata definita come una semplice amica e non riusciva a concepire per quale assurda ragione ci fossero quei pregiudizi nei confronti dei ragazzi.
La notizia, comunque, doveva aver fatto il giro del mondo e Daphne si chiedeva in quanti dovevano avervi creduto; agguantò il portatile che era sul comodino, e lo lasciò accendere mentre si toglieva la felpa che indossava e rimaneva in una semplice canottiera nera. Si alzò, dirigendosi verso il bagno; una volta lì, si sciacquò il volto con dell’acqua ghiacciata e fece leva sulle braccia quando poggiò le mani sul lavandino e guardò la sua immagine riflessa nello specchio. “Mantieni la calma, puoi farcela.” Disse a se stessa, come incoraggiamento. Tornando verso il letto, si tolse le sneakers che indossava e si sedette nuovamente sul copriletto; prese il pc e se lo poggiò sulle gambe, mentre le sue dita già premevano su un tasto preciso dei preferiti. La pagina si aprì direttamente alle interazioni di twitter e come prima cosa, si accorse di avere esattamente 742 nuovi followers. Si morse appena il labbro e, espirando profondamente, cominciò a scorrere la lista dei tweet in cui era stata menzionata. Inorridita dalle parole che lesse, dovette farsi un immenso coraggio per andare avanti: c’erano frasi colme di odio e disprezzo, insulti di cui “puttana” era forse quello più carino ed addirittura minacce di morte.. evidentemente, tutti dovevano aver creduto all’articolo. Lei non si fermò, e lesse ogni singola frase tutto d’un fiato.. non finivano mai, e dovette andare avanti per almeno una cinquantina di minuti buoni prima di rendersi conto di essere in pari. A quel punto, chiuse tutto con un gesto rapido e deciso e si guardò intorno con aria persa per vari istanti; poi, si coprì il volto con le mani e cominciò a singhiozzare violentemente, profondamente colpita da ciò che aveva appena appreso. Non riusciva a fermare quelle lacrime di disperazione e si sentiva abbandonata perfino da tutte quelle Directioners che erano sempre state la sua famiglia.. era stata punita per aver realizzato il suo sogno, e non c’era cosa peggiore al mondo.
Fuori dalla sua porta, intanto, Niall stava per bussare: si era pentito di essersi allontanato in quel modo, ed erano stati gli altri ragazzi a raccontargli come erano andate avanti le cose. Voleva scusarsi con Daphne, e parlare con lei come non faceva ormai da un po’: l’aveva trascurata a causa del tour e dei vari impegni e questo di certo non era stato giusto. Ma proprio nel momento in cui le sue nocche stavano per scontrarsi contro il legno della porta, ecco che aveva sentito dei singhiozzi profondi e confusi provenire dall’interno della stanza e così si era paralizzato.. era quello che meno ci sapeva fare in quel genere di cose e, se c’era una cosa che non sopportava, quella era sicuramente vedere le ragazze piangere. Sapeva che sarebbe dovuto entrare per consolarla e per dirle che tutto sarebbe andato bene ma davvero non trovava la forza di farlo.. lui stesso aveva letto dei commenti tremendi che le erano stati rivolti, ma sperava che la ragazza avrebbe avuto il buonsenso di star lontana da twitter per un po’. Era palese che così non era stato.
Così, poggiò la schiena alla porta e si lasciò scivolare finchè non si trovò seduto da solo, sulla moquette scura del pavimento. Raccolse a sé le gambe, e poggiò la fronte sulle ginocchia ascoltando il suono di ogni singola lacrima che la ragazza stava versando, appena dietro quel sottile ostacolo materiale.
Se solo avesse avuto il coraggio, se solo..



Angolo Scrittrice.
A sorpresa, ecco il quinto capitolo.. a distanza di un giorno da quello precedente! Il vero inizio della storia, non vedevo l'ora di pubblicarlo. Da qui, potrete avere una visuale molto più chiara di come andrà avanti il tutto e spero che continui a piacervi.
Un immenso grazie a mia moglie e ad Emma, che mi stanno dandola forza e lo spirito per andare avanti. 
Con amore.

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Capitolo 6
*** Chi vuoi essere, davvero? ***


Giaceva praticamente immobile, i lunghi capelli scuri sparsi sul cuscino e le labbra leggermente dischiuse; gli occhi arrossati e gonfi a causa del pianto erano chiusi, e le ciglia superiori incatenate a quelle inferiori in un modo tanto amabile quanto naturale.. a pancia in su, le braccia occupavano in orizzontale tutto il letto. C’era uno strano silenzio nella stanza, interrotto a tratti dal rumore dei passi di qualche sprovveduto ospite dell’albergo che attraversava il corridoio; dalla finestra lasciata aperta entrava un leggero e piacevole venticello che carezzava dolcemente la pallida pelle della ragazza, mentre una fioca luce lunare ne illuminava i delicati tratti. D’un tratto, qualcuno cominciò a bussare lentamente alla porta.. nella stanza niente cambiò per diversi istanti, fin quando il rumore non si fece sempre più ritmico ed insistente; a quel punto, Daphne sobbalzò aprendo gli occhi. Ci mise un paio di secondi a rendersi conto di cosa stesse succedendo, ma fortunatamente riuscì ad arrivare alla conclusione che dovesse aver pianto talmente tanto da addormentarsi. Sbadigliando, si tirò su. Si stiracchiò appena, alzandosi definitivamente in piedi.. “sì, un secondo.. solo un secondo!” Esclamò, dirigendosi quasi di corsa alla porta che aprì con un semplice e leggero scatto della maniglia.
“Oh scusami.. stavi dormendo! Non rispondevi, e così pensavo che..” Balbettò appena Liam, in piedi lì davanti e con un sorriso sul volto.
“Pensavi che..?” Lo incitò Daph, aggrottando appena le sopracciglia.
L’altro rimase in silenzio un paio di istanti, poi semplicemente scosse la testa e gli fece un cenno con la mano. “Posso?” Domandò.
La ragazza si scostò appena tenendo sempre la porta aperta, e facendo in modo che il ragazzo la oltrepassasse per entrare. Poi si allontanò, lasciando che si chiudesse da sola, e lo raggiunse al centro della stanza.. indicò appena le sedie cui si era seduta due notti prima con Harry, e vi prese posto subito dopo aver totalmente aperto la tenda della finestra.
“Come stai?”
“Mh, sto bene.. cioè, per quanto si può star bene in una situazione come questa. Sono stata presa alla sprovvista, ecco.”
“Niall ti ha sentita piangere..”
Lei alzò gli occhi, portandoli in quelli del ragazzo. “Lui cosa?” Sibilò.
“Era venuto per scusarsi credo, ma poi si è trovato un po’ in difficoltà e non ce l’ha fatta. Era molto triste nel sentirti così, sai?”
Si morse il labbro con violenza, mentre la mano cominciò a tremarle. “No..” Sussurrò, notando poi lo sguardo interrogativo dell’altro che sembrava non aver capito il perché di quella sua reazione. “Ho sempre promesso a me stessa che non sarei mai stata causa di pensiero o dolore per Niall, perfino quando  non aveva idea di chi fossi. Sai, vedevo il comportamento che molte fans avevano nei suoi confronti – quando non lo abbracciavano o non si facevano le foto con lui – e mi sono sempre detta che un giorno l’avrei incontrato anche solo per pochi istanti e sarei stata la ragione del suo sorriso.. che l’avrei ripagato per tutto quello che altre ragazze non erano state in grado di dargli, e per tutto l’affetto che non aveva ricevuto. Era stupido, ma provavo a dirglielo anche semplicemente con un tweet e mi chiedevo se mai ce l’avrei fatta; se mai Niall James Horan si sarebbe sentito amato.. da me.” Spiegò, abbassando appena lo sguardo. “Adesso che ho una reale possibilita cosa faccio? Lo rendo infelice! Mi sento una stupida, non sai quanto mi sto odiando.”
Liam rimase in silenzio per qualche istante, ascoltando e riflettendo sulle parole che stava ascoltando con quella sua solita aria concentrata. “Se può renderti più serena, ci abbiamo pensato io e Zayn a dargli tutto l’amore di cui aveva bisogno.. non gliene abbiamo fatto mancare neanche un po’!”
“Payne, detta così fa terribilmente gay..”
“Oh Dio, non intendevo in quel senso!” Scoppiarono a ridere insieme, smorzando un po’ la tensione che si era accumulata. “E’ incredibile quello che le fans fanno per noi..”
Daphne sorrise appena, allungando le gambe così da poter poggiare i piedi sulla nicchia sotto la finestra e scivolando un po’ sulla sedia. “Non avete la minima idea di quello che facciamo realmente, credimi.”
“Perché parli al ‘noi’?”
“Perché prima di tutto sono una Directioner, e non smetterò mai di far parte di quella famiglia.. anche se adesso sono con voi.” Le labbra si arricciarono appena un sorrisetto laterale che fece comparire la fossetta alla guancia destra. “Sai, noi siamo.. siamo come una cosa sola. Non c’è bisogno di vederci o di conoscerci in prima persona: attacchiamo a parlare su qualcosa che riguarda voi e poi, semplicemente, ci si lega l’una all’altra. Ci sosteniamo sempre quando qualcosa non va, e passiamo le ore parlando di qualsiasi singolo dettaglio sulla vostra vita! Ci consoliamo quando vengono fuori strane voci riguardo i vostri fidanzamenti, e ci facciamo compagnia durante le notti insonni ad aspettarvi.”
“Notti insonni ad aspettare noi?”
“Già.. tipo quella volta in cui avevi detto che avresti fatto una twitcam: le Directioners sono state sveglie 24 ore su 24 per ben cinque giorni, in attesa che tu ti collegassi. A volte qualcuna andava a dormire, ma lasciava il proprio numero di telefono alle altre così da essere svegliata con uno squillo in caso della tua comparsa.. non importava cosa ci fosse da fare, né la vita esterna. Era il solo pensiero di poterti vedere anche solo per pochi minuti, che ci ha tenute incollate a quegli schermi per tutto quel tempo.” Il suo sguardo si perse oltre la finestra, alla ricerca di un orizzonte lontano formato principalmente dai ricordi di quei giorni che continuava a ricordare alla perfezione. “Ed aspettare che uno qualunque di voi si collegasse per cominciare a riempirlo di tweet, comprimendo in 140 caratteri tutto quello che avremmo voluto dirvi! C’era chi mirava a sfottervi, chi vi chiedeva come stavate, chi scriveva semplicemente un saluto e chi vi supplicava di avere un segno.. c’era la follia sulla timeline, ogni singola volta. Poi voi rispondevate a qualche fortunata, e tutte le altre cominciavano ad impazzire domandandosi perché a loro non toccasse mai.” Lei, ad esempio, non era mai stata minimamente considerata da nessuno di loro; e sì, che gli aveva scritto tante volte. “Oppure succedeva che uscissero degli articoli in cui Harry o Zayn venivano avvistati con delle ragazze ed allora sì, che succedeva un casino: la disperazione, perché avete sempre dichiarato di amare le fans ma non toccava mai ad una di noi essere con voi.. modelle, ballerine, attrici.. mai una semplice fan!” Sorrise sempre di più, sospirando appena. “Ma a noi non importava venire ignorate.. a noi bastava vedere una foto dove sorridevate o un tweet dove si capiva che tutto andava bene, ed il nostro mondo semplicemente ricominciava a girare. Il punto era, che noi non sapevamo se mai vi avremmo visti realmente oppure no.. noi eravamo lì per voi, ogni singolo giorno della nostra vita. E quando una perdeva la speranza a causa delle varie complicazioni, c’eravamo tutte noi pronte a spiegarle che non ci avreste mai deluso e che un giorno avremmo realizzato il nostro sogno.”  Si passò una mano sulle labbra, nostalgica. “Vi conoscevamo meglio di quanto non conoscessimo noi stesse, e quando sentivamo la vostra mancanza ci era sufficiente guardare un vecchio video diario.. eravate parte della nostra vita, come degli amici.”
Quando portò nuovamente lo sguardo sul ragazzo, si accorse del modo in cui la stava guardando: sembrava capire, per quanto possibile, quello che gli veniva detto ed era un misto tra lo stupito e l’ammirato. “Non so bene cosa dire..”
“Non devi dire niente Liam.. era solo giusto che qualcuno te lo raccontasse, tutto qui.” Disse. “Non so perché ne ho parlato parlando al passato, è solo che.. sembra tutto così distante!”
“Sembra che ti manchi tutto questo.”
“No, non direi: sono qui con voi ed è decisamente mille volte meglio.”  C’erano dubbi, magari? “Solo che, mi mancano le Directioners.” Ammise. Stare con i ragazzi voleva dire estraniarsi dal resto, ed era una cosa a volte dolorosa.. “Sentirmi dire quelle cose da loro a cui tanto voglio bene è stato terribile.” Sconfortata, gettò indietro la testa poggiandola allo schienale.
“Tu sai cosa vuole una fan, no?”
“Bhè sì, credo di sì..”
“Ed hai anche la possibilità di darglielo.”
Daphne corrugò appena la fronte, dubbiosa. “Dove vuoi arrivare?”
“Se non puoi fare in modo di passare inosservata, puoi fare per loro tutto quello che è in tuo potere per renderle felici.. puoi farti amare Daphne.” Ci fu uno strano silenzio che si protese per svariati istanti, fin quando la ragazza non capì il senso di quel discorso; allora, esibì uno di quei sorrisi che poche volte si possono dimenticare ed annuì con il capo. Adesso, era tutto chiaro.


Angolo scrittrice.
et voilà, il sesto capitolo! è stato forse il più difficile considerando che ci ho dovuto mettere dentro tutti i miei sentimenti ed avevo davvero paura di non farcela. Spero che vi piaccia, ancora una volta. Grazie, a tutti i nuovi lettori che si vanno aggiungendo.
Un grazie speciale a:
mia moglie, che capirà forse meglio di chiunque altro questo capitolo e che è il mio vero punto di forza.
Emma, che diventa ogni giorno più importante e segue questa storia con la passione di chi ama leggere: scusa se ti sto facendo impazzire con i mezzi spoiler che ti do.
Valeria, che ha cominciato prima a seguire il mio blog e che non si è ancora stancata di sentirmi farneticare
.

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Capitolo 7
*** Inaspettatamente. ***




Correva a perdifiato, facendo le scale anche a due a due e tenendosi al corrimano per non rischiare di cadere; le Converse nere saltellavano agilmente, ed i capelli tenevano il passo ad un ritmo tutto loro. Quando raggiunse il pianerottolo giusto, spinse la porta a scatto che separava la zona di ingresso a quella del corridoio su cui si aprivano le varie stanze e la oltrepassò senza farci poi neanche troppo caso. I passi venivano attutiti dalla moquette, e dovette fare particolarmente attenzione nello svoltare gli angoli di quel piccolo labirinto privato perché per quasi due volte rischiò di scontrarsi e prendere in pieno altri poveri ed ignati ospiti. Quando (finalmente, aggiungerei) raggiunse la camera 1116, infilò a chiave magnetica che aveva in tasca e vi entrò senza neanche chiedere permesso; una volta dentro si fermò, abbassandosi e poggiando le mani sulle gambe per riprendere fiato.
“E tu che ci fai qui? E come hai fatto ad entrare?!” Domandò Louis, vagamente spaventato da quell’improvvisa apparizione.
“Oh io.. bhè, ho preso la carta magnetica dal portafogli di Harry ieri.” Rispose lei, alternando le parole ad un respiro ancora accellerato.
“Tu hai fatto cosa?” Domandò questo, alzando lo sguado dal panino che stava divorando, comodamente disteso su un divanetto posto di fronte alla porta.
“Harold, ti ricordo che lei è una Directioner: in quanto tale, è pericolosa.” Asserì allora il ragazzo che aveva fatto la prima domanda; in un certo senso aveva anche ragione: essendo una fan, era portata a fare quelle piccole azioni.. ce l’aveva nel DNA, era più forte di lei. “Ma illuminami: com’è che hai il fiatone? Camera tua non è proprio in fondo al corridoio?”
Daphne alzò gli occhi al cielo, spazientita. “Ero giù nella hall in realtà, ma non sono venuta qui per farvi un resoconto dei miei movimenti: sono io la stalker, non voi. Okay?!” Niall abbassò lo sguardo, ridendo.
“Zayn, devi farmi un fav..” Cominciò, voltandosi verso il ragazzo che era comodamente disteso sul letto con la schiena poggiata al muro. “Perché hai l’iPhone di Tommo?” Domandò immediamente, notando che tra le mani stringeva il telefono bianco dell’amico e non il suo.
“Sto dando un’occhiata a twitter, ed il mio cellulare è sotto carica in camera mia.” Si limitò a dire, scrollando appena le spalle.
“Io ci starei attenta Lou, ha l’aria di una fidanzata gelosa che ti sta controllando gli sms!” Asserì allora lei, voltandosi appena; poi, tornò a concentrare la sua attenzione sull’altro, che la stava guardando in un modo davvero molto poco adorabile: ma con quegli occhi, perfino lo sguardo più assassino del mondo sembrava una colata di cioccolata fondente. “Ti stavo dicendo.. ho bisogno di un favore!”
“Mh, dimmi..”
“Devi rispondere ad una ragazza che mi ha tweettata.”
“Cosa?! Sei entrata su twitter? Non avevamo deciso che sarebbe stato meglio se ne fossi stata lontana per un po’?” Intervenne a quel punto l’irlandese, prendendo per la prima volta la parola da quando era iniziata quella conversazione.
“Bhè sì, ma.. c’è una cosa che devo fare: ho un piano.”
“Daphne ha un piano? Mio Dio, siamo fregati!”
“Torna a fare il cantante dei White Eskimo e non darmi fastidio, per piacere.” Rispose di tutto punto la ragazza voltandosi verso il riccio e fulminandolo con i suoi occhi scuri; Louis quasi spuntò l’acqua che stava innocentemente bevendo, e dovette assicurarsi di averla ingerita tutta prima di piegarsi praticamente in due dalle risate.. ovviamente seguito da Horan, ma che lo diciamo a fare? “Insomma, c’è una ragazza che mi ha chiesto di te! E’ stata forse l’unica a non avermi né insultata né niente; anzi, ha pensato di poter approfittare di questa situazione per chiedermi notizie su di voi. Ho guardato il suo profilo, ed è molto preoccupata per te: nelle nuove foto si vede che sei molto dimagrito, ed ha paura che la causa sia lo stress. Credimi, sta veramente impazzendo! E’ arrivata perfino al punto di chiedere a me, e credo che sarebbe una bella cosa se sì, insomma.. le rispondessi tu!”
Zayn aveva uno sguardo un po’ interrogativo, ed era piuttosto palese che non fosse molto convinto di quella cosa. “Ti prego, ti prego e ti straprego.. non hai idea di quanto sia brutto non avere idea di come state! Ci si tortura senza sapere dove sbattere la testa e.. se posso fare qualcosa per lei, voglio farlo.” Fece gli occhioni dolci. “Non ti chiedo neanche di usare tutti i 140 caratteri!”
Ci fu un silenzio che si protese per qualche istante, fin quando il ragazzo non fece cenno di sì con la testa; a quel punto, Daphne prese il suo di iPhone e andando nelle interazioni rispose a quelle ragazza, menzionando Zayn. Poi sorrise, e lasciò che tutto facesse il suo corso.

“Non sto facendo tutto questo per sentirmi riempire di insulti, ragion per cui ignorerò direttamente tutte le brutte cose che qualcuna di voi scriverà.non posso dire niente riguardo le notizie che circolano in questi giorni, ma prometto che un giorno vi spiegherò perché.” Esordì, mentre il suo volto dalla forma dolce apparve nella twitcam ai più di 4000 viewers che si erano collegati per vederla.. era la prima volta che faceva una cosa del genere, ma visti i recenti sviluppi aveva pensato di poter provare: da quando Zayn aveva risposto a quel tweet, molti avevano cominciato a contattarla per chiederle una risposta o un follow da parte dei ragazzi. Lei, dal suo canto, aveva cercato di accontentarle tutte, anche se era stata attenta a non stressare troppo i ragazzi; aveva anche cominciato a postare un sacco di loro foto scattate dal suo stesso telefono, per tenere le Directioners costantemente aggiornate. Insomma, era praticamente diventata una fonte di notizie sicura ed accurata, oltre che un tramite tra fans e ragazzi! Adesso, mentre il cielo fuori andava colorandosi dei colori del tramonto, se ne stava seduta a gambe incrociate sul pavimento della camera di Harry e Zayn mentre i ragazzi erano fuori per una riunione con la casa discografica; non aveva certo ridato la chiave al riccio, ma figuriamoci.
Così, come se niente fosse, cominciò a raccontare la sua storia; spiegò com’è che adesso era con i ragazzi e cos’era successo durante quel concerto. Senza far nemmeno caso al tempo che scorreva, si mise a parlare anche di cosa voleva dire vivere con i ragazzi e si perse in tutti quei momenti così semplici e banali che ne caratterizzavano la vita. Rise, nel ricordare qualche aneddoto particolare e la sua voce quasi tremava nel rendersi conto della grande fortuna che aveva avuto.. quando i suoi occhi tornarono sullo schermo, i viewers erano quasi triplicati e nella chat laterale i messaggi si accalcavano l’uno sull’altro: qualcuno la supplicava di fare un saluto specifico, altri di avere il follow ed altri ancora le ripetevano quanto avrebbero voluto essere al suo posto. Stava proprio per rispondere ai più, quando udì dei passi fuori dalla porta.. allora, voltò il pc verso l’ingresso. “Adesso devo stare zitta, stanno entrando i ragazzi: godetevi il momento” Sussurrò, avvicinandosi al microfono. Bastarono appena pochi istanti, perché i One Direction oltrepassassero la soglia e si rendessero conto di ciò che stava accadendo; Daphne scoppiò a ridere, e loro in un primo momento si trovarono disorientati.. poi, cogliendo la palla al balzo, si buttarono tutti insieme sul letto ed afferrarono al volo il computer: a quel punto, era diventata la loro twitcam.. forse la prima che facevano tutti insieme.
La ragazza dai lunghi capelli scuri si alzò, e sorridendo se ne tornò in camera sua: una lacrima di gioia le rigò il volto, proprio mentre svoltava l’angolo che separava la sua camera singola da quella dei ragazzi.
 
“Daphne, tu stai con noi! I ragazzi usciranno per primi e faranno il cosiddetto bagno di folla.. dopo una decina minuti li raggiungiamo anche noi.” Spiegò Paul, dopo aver fatto cenno alla ragazza di raggiungerlo; una sign-in era appena giunta al termine ed adesso era ora di lasciare la libreria per tornare in albergo e preparsi al concerto che si sarebbe svolto quella sera stessa. Così, cominciò a gironzolare per quegli scaffali con aria distratta, mentre i cinque là fuori venivano praticamente assaliti dalle fans che urlavano come delle ossesse; c’era una strana differenza: fuori il caos più totale accompagnato dalle luci accecanti dei flash e dalle urla disperate delle ragazze, mentre dentro un silenzio quasi surreale. Non sapeva realmente da che parte preferisse stare, ma non ebbe oggettivamente tempo di rifletterci perché immediatamente il manager le fece un cenno con la mano: era ora di uscire. Molte fans se n’erano infatti andate, ed altre sembravano pronte a farlo. Così, Daphne e lo staff attraversarono la porta così da ritrovarsi in strada: c’erano due macchine nere ad attenderli, che avrebbero raggiunto quella dei ragazzi ferma appena dietro l’angolo – in un angolo piuttosto nascosto, ovviamente. La ragazza camminava con sguardo basso e passo rapido, pensando già a cosa avrebbe fatto quella sera: non seguiva i ragazzi durante le esibizioni infatti, ma semplicemente se ne stava in albergo ad aspettarne il ritorno. In quell’esatto istante, a circa metà del tragitto, una ragazza dai capelli corti e color del fuoco strillò il suo nome facendo voltare chiunque avesse intorno; improvvisamente, centinaia di occhi erano puntati sulla ragazza che stava condividendo la vita con i One Direction. Nuovamente, scoppiò il caos.. ma non ci furono urla di odio o insulti come si aspettava, bensì braccia che si tendevano oltre le transenne per cercare di toccarla e fans che chiedevano una foto con lei. Totalmente spaesata, si dovette guardare intorno per qualche istante rischiando di venire accecata dai flash delle macchine fotografiche digitali che scattavano nella sua direzione, prima di decidere di avvicinarsi titubante ad una ragazzina che non faceva altro che dirle “una foto ti prego, una foto!”. E la verità, era che tutte quelle ragazze volevano davvero avere un ricordo di lei! Molte le chiesero come stavano i ragazzi, e se erano vere alcune voci che giravano; altre le dicevano che avevano seguito la sua twitcam e la ringraziavano per averle rese partecipe della vita dei loro idoli per quanto possibile. Una ragazza in particolare colpì la sua attenzione: aveva lunghi capelli scuri, e gli occhi chiari.. la guardava silenziosa e nel momento in cui incrociò il suo sguardo, questa le fece cenno di avvicinarsi. “Ti prego, prenditi cura di loro anche per me.” Le sussurrò, mentre gli occhi le si riempirono di lacrime. Daphne la guardò silenziosa, e semplicemente la strinse a sé: fu un gesto che le venne dal cuore, non dovette neanche pensarci sopra più di tanto. “Come ti chiami?” Le domandò, la voce rotta a sua volta dalle lacrime.
“Ania.” Rispose questa, sorridendo appena.
Poi, Paul la chiamò e fu costretta a salire sulla macchina che la aspettava, già in moto; vi si fiondò dentro, chiudendo la portiera in fretta e tenendosi nel momento in cui sgommò via in tutta fretta. “Wow..” Sussurrò, guardando un’ultima volta fuori dal finestrino.



Angolo Scrittrice.
Anche stavolta, il capitolo è arrivato a distanza di un giorno dall’altro! Questo, è decisamente molto allegro e spensierato: visto la depressione degli ultimi due (e quella che arriverà tra poco), ho preferito alleggerire il tutto. Non è un granchè, ma spero apprezzerete ugualmente.
Grazie, a tutte quelle persone che seguono assiduamente questa storia e non perdono occasione di farmi i complimenti e grazie soprattutto a tutte quelle lettrici che rimangono nell’anonimato. Siete la mia ispirazione!

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Capitolo 8
*** Non è quello che vorrei. ***




“Harry, dobbiamo fare una cosa.” Sbottò ad un certo punto Daphne, voltandosi verso il ragazzo che era seduto quasi dall’altra parte della stanza. Gli fece anche un cenno con il dito, per indicargli di raggiungerla davanti al portatile aperto su quel tavolo in vetro; erano infatti nello studio di una radio alla quale i ragazzi avevano appena rilasciato un’intervista: era tutto finito da una decina di minuti, ma fuori c’erano tante fans nervose ad attenderli che non era stato ritenuto opportuno buttarsi là in mezzo. Considerando che la situazione non accennava minimanete a calmarsi, la ragazza aveva chiesto in prestito il computer a Paul – che lo portava sempre con sé – ed aveva dato un’occhiata su twitter. “Che succede?” Intervenne Lou, con sguardo vagamente critico.
“Dio mio Tommo, tranquillo: non sto cercando di fregarti il ragazzo da sotto il naso!” Esclamò lei, scoppiando a ridere; a quel punto, il riccio si alzò in piedi raggiungendola e mettendosi dietro la poltrona nera cui era seduta. Seguì l’indicazione, ed il suo sguardo cadde sul punto dello schermo cui era lievemente poggiato l’indice della ragazza: tra i TT mondiali, infatti, era apparsa una voce del tutto nuova. “Darry.. Darry, Darry, Darry..” Lesse lui diverse volte, aggrottando le sopracciglia ed alzando lo sguardo al cielo. “Che cosa diavolo sarebbe?”
Tutti si voltarono in quello stesso istante: Niall rimase a bocca aperta mentre lasciò che le braccia che caddessero lungo il corpo, Zayn alzò le mani in segno di resa e scosse il capo, Lou scoppiò a ridere piegandosi in due ed il povero Liam dovette quasi uscire dalla stanza per riuscire a contenersi. Daphne, di suo, mantenne gli occhi puntati sullo schermo ma la mano destra corse immediatamente al capo di Harold, che colpì con uno scappellotto piuttosto netto e preciso. “Ahio, ma che problemi hai?!” Saltò in aria questo, massaggiandosi la zona colpita con una strana espressione buffa sul volto. “Che problemi ho io?” Rispose lei allora, puntando su di lui uno sguardo vagamente sconvolto. “Darry! Daphne ed Harry, e siamo pure primi nei mondiali!”
“Oh..” Buongiorno Styles, grazie di essere uno dei nostri! “Darry.. Suona anche discretamente bene però, fa molto internazionale!” Ma immediatamente si circondò la testa con le braccia, immaginando che sarebbe stato nuovamente colpito dall’ira – e non solo – della ragazza che aveva accanto. “Scherzavo scherzavo scherzavo!” Disse immediatamente, facendo un passo indietro.
“Ed ora che si fa?” Asserì Niall, che ormai era comodamente su un divanetto in pelle nera che aveva tutta l’aria di non essere mai stato usato un granchè.
“Ora si fa a modo mio.” Rispose la ragazza dai capelli scuri, alzando lo sguardo e puntandolo in quello dell’irlandese; non rispose alle domande che gli vennero poste, ma tirò più vicino a sé il ragazzo di Holmes Chapel che stava per allontanarsi, e gli fece segno di restarle accanto. A quel punto, aprì la twitcam con un semplice click e scrisse “Con Harry!”.. i viewers improvvisamente raggiunsero una cifra spropositata ed un vago sorrisetto colorò il volto di entrambi.
“Grazie a tutti di essere qui a guardarci.” Esordì lei, piegando leggermente la testa lateralmente. “Siamo qui insieme per un motivo ben preciso, quindi vi prego di prestarci tutta la vostra totale e completa attenzione anche solo per un paio di minuti.” Sembrava una cosa molto seria, ragion per cui gli altri ragazzi si zittirono praticamente sedutastante e si misero a loro volta in ascolto. “Io ed Harry Styles non siamo mai usciti né mai usciremo insieme.” Sbam, notizione bomba. “Le foto che avete visto sono semplicemente state scattate mentre andavamo a comprare la colazione per gli altri che ancora dormivano, e non c’era assolutamente niente di romantico!” La sua espressione era totalmente ed incondizionatamente seria, ragion per cui era quasi impossibile non crederle. “Non abbiamo potuto smentire prima per una semplice questione di marketing: vi assicuro che non è facile come sembra gestire questo genere di cose.. ma siccome ho appena notato il trend, mi sembrava giusto per prendervi ulteriormente in giro.” Concluse, esibendo un sorriso leggermente tirato. Harry, nel frattempo, aveva annuito con il capo mantenendo anche un certo contegno per fare in modo che non si pensasse ad uno scherzo. Una volta detto ciò, semplicemente si alzò in piedi salutando in webcam con la mano.. poi, lasciò il tempo anche all’altro di congedarsi e chiuse tutto, promettendo che presto si sarebbe fatta vedere anche con gli altri ragazzi. Non ebbe neanche tempo di riaprire la home di twitter, che già nei mondiali campeggiava in prima posizione un ‘#GrazieDaphne’. Sorrise, appena prima di rendersi conto che nella stanza era entrato Paul, che la guardava vagamente furioso.
“Scusa Paul, ma dovevo farlo..”
“Ti avevo esplicitamente chiesto di lasciare che fossi io a gestire la cosa!”
“Fregarsene non vuol dire gestirla!”
Non succedeva spesso che qualcuno rispondesse in quel modo al manager.. o comunque, non che lo facesse qualcuno di esterno ai ragazzi; questi infatti, rimasero basiti per la seconda volta. Harry prese posto accanto a Lou, mentre Zayn fece schiodare Niall.. che immediatamente dopo, per punizione, quasi gli si buttò sopra con l’aiuto di Liam. “Pop corn, qui abbiamo bisogno di pop corn.” Sussurrò agli altri il ragazzo dalla maglia a righe, indicando la scena che si stava svolgendo davanti ai loro occhi. Daphne e Paul erano infatti in piedi una di fronte all’altro, e stavano discutendo ad una tale velocità che gli occhi di tutti e cinque correvano da un lato all’altro ad una velocità incredibile. “Secondo voi tra quanto finiranno? Io avrei un leggero languorino.” Sospirò appena Niall; la cosa strana era che nessuno di loro pareva realmente turbato da ciò che stava accadendo, e sembravano solamente cinque normali ragazzi al cinema! L’importante è partecipare, si dice.. no?
 
“Mi chiedo cosa succederà, adesso.” La sua voce malinconica risuonò solitaria all’interno di quella camera d’albergo. “Lo so, lo so.. solo che..” Rispose, sbuffando appena; era al telefono con sua madre almeno da una mezz’ora buona, ma quella era davvero una telefonata diversa dalle altre. “Ma no tranquilla, certo che ho risolto con Paul! Quell’uomo ha un cuore d’oro, ed alla fine ha capito come stava la situazione.” Si passò una mano tra i capelli, portandoseli tutti da un solo lato e piegando anche il capo; mentre ascoltava le parole della donna, si toglieva lo smalto dalle unghie con accuratezza: l’odore del solvente pregnava praticamente l’aria, ma era talmente distratta che non sembrò farci neanche caso. “Cosa credi che dovrei fare?” Domandò, vagamente sconsolata. “Hai ragione..” Ammise, mordendosi appena il labbro; chiuse la boccetta, poggiandola sul comodino; poi, si limitò semplicemente ad un vago saluto e fece volare il telefono dall’altra parte del letto. Si alzò in piedi, guardandosi intorno: la camera era in uno stato di totale e completo abbandono, e quasi si sorprese di non essersene resa conto prima. Con un piede, aprì la valigia che si era praticamente infilata sotto lo scrittoio vicino la finestra, e la guardò con aria critica. Cominciò a raccogliere tutti i vestiti che se ne stavano sparsi in giro, ringraziando mentalmente la lavanderia che pensava anche al suo bucato; piegò con cura i vari indumenti, impilandoli sistematicamente per poi sistemarli all’interno del bagaglio completamente svuotato per poter essere nuovamente riempito in maniera possibilmente più logica. Recuperò l’iPhone, ed aprendo le conversazioni varie, mandò lo stesso messaggio a tutti e cinque i ragazzi: “Camera mia, adesso.” In teoria le sarebbe bastato uscire dalla camera e svoltare l’angolo, ma era troppo impegnata nel tentare di piegare un maledettissimo vestito turchese che sembrava aver preso vita propria; sobbalzò appena quando sentì bussare alla porta ed, aprendola, si trovò davanti Harry – da solo. “Zayn è sotto la doccia, mentre Niall è uscito con Liam per andare a comprare le barrette al cioccolato.. ah sì, e Lou è al telefono con Eleanor.” Spiegò, chiudendosi la porta alle spalle. “Credo proprio che dovrai accontentarti di me, stasera.” Aggiunse, sorridendo. Poi, il suo sguardo cadde sulla valigia ormai piena e chiusa e su quella ancora vuota che stava per essere riempita.. sbiancò, rimanendo praticamente impalato.
“Forse è meglio così..” Dedusse la ragazza, facendo finta di non accorgersi del sorriso che era scomparso dal volto del ragazzo. Stava cercando le parole giuste per dire ciò che doveva, ma tutto le sembrava terribilmente stupido e fuori luogo; avrebbe voluto semplicemente sorridere e scrollare le spalle come se niente fosse, abbracciarlo e dire la verità.. ma più tentava di aprire la bocca, più sentiva un groppo il gola che le impediva di respirare.
“Martedì torno a casa..” Sussurrò appena, la voce che le si strozzò in gola; da vigliacca quale si sentiva, non ebbe nemmeno il coraggio di guardare il ragazzo in faccia e di certo non alzò su di lui lo sguardo per osservarne la reazione. Continuava a piegare vestiti uno dopo l’altro come fosse una macchina e sembrava non rendersi conto di ciò che le stava accadendo intorno.
“Non.. non capisco..”
“Tra due settimane voi partirete per il tour in America, no? Di certo non posso venire con voi, considerando che si trova dall’altra parte del mondo.. e poi sarete così impegnati che non avrete tempo, e vi sarei semplicemente d’impaccio.” Disse, in una specie di opera di autoconvincimento: sembrava quasi stesse parlando a se stessa, più che ad Harry. “Senza considerare che sono stata assente da scuola per troppo tempo e rischio di perdere l’anno; ho una famiglia, ed una vita che ancora mi aspetta.”
Il silenzio riempì altro silenzio.
Passò un minuto.
Ne passarono due.
Poi tre.
Ancora quattro.
Di nuovo cinque.
Nessuno parlava.
Al settimo voleva urlare.
“Puoi per favore smetterla e guardarmi in faccia?!” Sbottò improvvisamente il ragazzo, prendendola per un braccio e tirandola a sé quasi con rabbia. Le sollevò il mento, guardandola negli occhi ed in quel preciso istante lei si rese conto che Harry Styles stava piangendo. “Ti prego..” Sussurrò allora, mentre sentiva il cuore che le si spezzava. Cercò di rimanere impassibile, ma dentro di lei qualcosa esplodeva lentamente, distruggendola. Si lasciò stringere da lui, mentre sentiva le sue braccia cingerla e poggiò il capo sul suo petto ascoltando il battito accellerato del suo cuore.
“Non te ne andare.” Implorò lui, senza riuscire a dire altro. “Non te ne andare, non te ne andare..” Continuò. “Non ci lasciare, per favore..” Ripeteva quelle parole in continuazione, e sembrava non riuscire a pensare ad altro.
“Devo farlo, non ho altra scelta.”
“C’è sempre un’altra scelta, D.”
“Non nel mio mondo.” Poi, sciolse quell’abbraccio allontanandosi di un passo e sorrise vagamente. “Scusa Harold, ma adesso devo farmi la doccia e finire di fare i bagagli: ci vediamo dopo, okay?” Disse. “Ci pensi tu a dirlo agli altri?”
Ma lui non rispose, e sbattendo fragorosamente la porta uscì da quella camera. A quel punto, Daphne cominciò a spogliarsi lentamente, mentre dirigendosi in bagno apriva l’acqua calda della vasca; vi si infilò, immergendosi completamente. Poi si lasciò andare, portandosi una mano davanti al volto: cominciò a singhiozzare, mentre le lacrime le rigavano le guance ad una velocità non indifferente. Aveva fatto di tutto per non crollare davanti ad Harry, ma adesso che era da sola non poteva fingere.. si sentiva morire dentro, lentamente. Si immerse completamente, in modo che l’acqua si mischiasse alle sue lacrime: non doveva essere debole, non in quel momento.



Angolo Scrittrice.
Okay, sto andando ad una velocità supersonica lo so.. ma devo finire prima di fine giugno per non lasciarvi a metà storia considerando che d’estate non credo di poter postare. Questo capitolo è un po’ particolare e mi dispiace di darvi questi piccoli dispiaceri.. ma abituatevi, perché d’ora in avanti sarà un continuo alternarsi di dolce ed amaro! Non preoccupatevi della partenza di Daphne: siamo ancora a metà fanfiction, giusto?
Grazie a tutti.

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Capitolo 9
*** Non è un addio. ***




 “Sicura di aver preso tutto?” Liam si guardava intorno con aria attenta, mentre stringeva tra le mani una piccola lista che la ragazza aveva fatto la sera prima e nella quale aveva segnato tutte le cose che avrebbe dovuto ricordarsi. Aveva passato la notte insonne tentando di raccogliere tutti gli oggetti sparsi per la stanza e da un paio di orette i ragazzi l’avevano raggiunta, per salutarle e darle una mano; fortunatamente, Payne era quello più organizzato di tutti ed appena si era accorto di quel pezzo di carta con su quelle voci, l’aveva afferrato ed aveva cominciato ad enunciarle una ad una in modo che Daphne potesse fare un ulteriore controllo.
“Credo di sì..” Rispose, in vago stato confusionario; le due valigie erano chiuse e piene fino all’inverosimile, mentre il borsone giaceva ancora sopra il letto – aperto, e non esattamente occupato del tutto.
Gli altri la guardavano tristemente: Zayn ed Harry erano seduti agli angoli opposti del letto ed ogni tanto indicavano alla ragazza qualche oggetto che le sfuggiva, Lou se ne stava completamente stravaccato sul divanetto con le braccia dietro il collo e seguiva la scena con attenzione.. in tutto questo, Niall era  in piedi davanti alla porta con le braccia incrociate al petto e lo sguardo basso, in un assordante e religioso silenzio. La ragazza cercava di non guardarli, perché sapeva che se avesse incrociato i loro sguardo anche solo una volta non sarebbe riuscita a portare avanti la sua decisione fino alla fine.
Sospirando appena, tirò su le braccia per stiracchiarsi e sbadigliò appena. “Mia madre sarà qui tra una ventina di minuti, forse è meglio se comincio ad andare giù.” Disse, tirando la zip del borsone e prendendoselo in spalla; stava per prendere anche le valigie, ma Niall le afferrò al volo e si fece da parte, lasciandola uscire per prima dalla camera. “Grazie.” Asserì lei, ma il ragazzo non scucì la bocca in alcun modo; si inserì nel corridoio, e si diresse verso l’ascensore. In tutto questo, non l’aveva guardava in volto neanche una volta.. poteva sentire il suo cuore spezzarsi ogni secondo di più, ma forse questo atteggiamento da parte del ragazzo avrebbe reso le cose più facili.
Il viaggio in ascensore parve eterno: tutti e sei lì dentro, mentre una musica da sala d’attesa riempiva il silenzio ed un segnale acustico di pochi istanti segnava l’arrivo ai diversi piani. Nessuno aveva la forza di parlare, e gli occhi di Daphne incrociarono per un secondo la loro immagine riflessa nello specchio: se ne stavano tutti con il capo chino ed un’espressione triste sul volto. Sentì un groppo alla gola, nel rendersi conto che quei cinque ragazzi che fino ad un mese prima aveva visto solamente da uno schermo del proprio pc erano lì con lei, e soffrivano per la sua assenza.
Quando finalmente raggiunsero il piano terra, uscirono tutti prima di lei ed Harry le prese dalla spalla la sacca. Presero l’uscita secondaria che conduceva direttamente al parcheggio dell’albergo così da esser sicuri di non essere circondati dalle fans che li aspettavano fuori e semplicemente si misero in attesa. Cercavano tutti parole da dire, ma neppure l’ironia di Tommo in quel momento sarebbe servita a qualcosa.. suonava come un addio, anche se in realtà non si trattava che di un arrivederci.
D’improvviso, una BMW nera arrivò dalla rampa di ingresso e si fermò esattamente davanti a loro. “Eccola.” Sussurrò appena la ragazza, mentre la voce le si strozzava in gola. Lo sportello si aprì, e dalla macchina scese una donna sulla quarantina: lunghissimi capelli neri con frangia pesante, occhi scuri ed una somiglianza impressionante con la figlia. Daphne tirò una gomitata ad Harry che si era fermato ad osservare quella figura con la bocca praticamente spalancata. “Ahia!” Esclamò, saltando in aria. “E’ mia madre, idiota.” Si limitò a sibilare tra i denti lei, gettandogli uno sguardo di rimprovero.
Salutò sua figlia con un abbraccio ed un gran sorriso, poi si rivolse ai ragazzi tendendo loro la mano e presentandosi con cordialità e gentilezza; nel frattempo, Niall e Daphne si erano diretti verso il bagagliaio dell’auto, per infilarvi dentro le cose della ragazza.. quando tornarono, non poterono fare a meno di rendersi conto che Elizabeth, così si chiamava, aveva praticamente fatto già amicizia con gli altri quattro.
“E’ strano vedervi in carne ed ossa! Sono così abituata a trovarmi davanti i vostri poster a grandezza naturale che sapere che siete anche tridimensionali diventa una grande scoperta.” Tutti risero mentre D si era portata una mano davanti al volto, imbarazzata. “Anche se, visto quanto ho sentito parlare di voi mi sembra quasi di conoscervi! Ogni giorno ce n’era una: arrivava in cucina urlando e stringendo tra le mani dei giornalini comprati casualmente, e mi raccontava tutte le nuove news con sguardo sognante.” La donna ricevette uno sguardo praticamente assassino, ma fece ovviamente finta di niente. “Una volta, figuratevi, hanno passato un vostro video su mtv e lei ha cominciato a saltare come una pazza ed ha costretto me e mio marito a sederci sul divano per guardarcelo tutto.. inutile dire che non abbiamo sentito neanche una singola nota, considerando che non faceva altro che gridare parole sconnesse dall’emozione!” Lou scoppiò a ridere, mentre gli altri scuotevano appena il capo. “Ma niente è stato come quando un giorno è tornata a casa dopo scuola e mi ha detto che mi doveva parlare! Mi ha fatta sedere e guardandomi negli occhi mi ha fatto ‘mamma, spero solamente che tu sia pronta ad avere una squadra di nipoti irlandesi che gioca a calcio nel cortile, perché è proprio questo che accadrà.’ Ma dovevate vedere l’espressione serissima che aveva, non stava per niente scherzando.” Niall drizzò le orecchie, e non potè fare a meno di sorridere come un bambino.
“MAMMA!” Urlò a quel punto Daphne, prendendo sua madre per un braccio e trascinandola verso la macchina. “Mamma, ti prego!” Era diventata praticamente viola dall’imbarazzo e mentalmente si maledisse per non aver preso un autobus. Insomma, non era necessario che i ragazzi sapessero proprio tutto.. no?! Così, la donna era salita in macchina dopo aver salutato con un gesto della mano quei cinque ragazzi e lasciò alla figlia il tempo di staccarsi definitivamente dai suoi cinque idoli.
“Il momento dei saluti..” Sussurrò lei, abbassando appena lo sguardo.
Fu Louis il primo ad avvicinarsi, e la abbracciò senza pensarci su due volte; la sollevò da terra e le fece fare un giro completo, per poi farle nuovamente toccare terra. “Mi raccomando piccina, comportati bene!” Si era limitato a dire, facendole l’occhiolino. Immediatamente dopo fu il turno di Zayn.. stavolta fu la ragazza a buttarsi tra le sue braccia, lasciandosi stringere e poggiando il capo sulla sua spalla. Non si dissero niente, perché non ce n’era davvero bisogno: c’erano un mondo di sottintesi tra i due, e bastò uno sguardo in quegl’occhi per capire tutto quello che le parole non sarebbero state in grado di esprimere. Quando si avvicinò Liam, Daphne gli gettò le braccia intorno al collo e cominciò a piangere sommessamente. Era stato quello che le era stato vicino nel momento del bisogno, nel momento in cui si era sentita sola: forse era quello con cui aveva creato un rapporto più profondo, ed era il ragazzo dal cuore più grande che avesse mai conosciuto. “Non preoccuparti, andrà tutto bene.” Si limitò a dire lui, carezzandole appena il capo con la mano destra e rassicurandola dolcemente. Quando si allontanò, fu il turno di Harry: ci pensò lui a stringerla, poggiando il mento sopra la testa della ragazza ed accarezzandole appena la schiena. Lì ci sarebbero state mille cose da dire, ma tutte sembravano superfluee: si ruppe definitivamente in lacrime come se avesse ancora cinque anni e si maledisse per non essere abbastanza forte da salutarlo come aveva fatto con gli altri; si coprì gli occhi con la mano ma non si spostò neanche di un millimetro. “Non è un addio, giusto?” Domandò lui mentre lei si limitava a scuotere appena la testa. La prese per le spalle, allontanandola appena e guardandola dritta negli occhi: i suoi erano lucidi, ma si vedeva che Harold Styles si stava sforzando di non essere troppo emotivo. “Ci rivedremo D, ce l’hai promesso.” E con quelle parole, le diede un leggero bacio sulla fronte e lasciò spazio a Niall che era rimasto in disparte fino a quel momento.
Nello stesso istante in cui il biondo la tirò a sé stringendola, lei quasi si sentì svenire; ci pensò lui a sorreggerla, e le accarezzava dolcemente i capelli mentre veniva vinta dai singhiozzi che le impedivano quasi di respirare. Si sentiva morire dentro, e sapeva che non c’era altro posto al mondo cui apparteneva più di quello delle braccia del ragazzo che aveva sempre amato. Come poteva andarsene, e lasciarlo lì? Doveva, ma non poteva. Sentì l’abbraccio sciogliersi, ed implorò un “No” a mezza voce; a quel punto, il ragazzo le sollevò il capo mettendole un dito sotto il mento e sorridendo appena. Poi, in istanti che parvero infiniti, poggiò le labbre su quelle calde e tremanti di pianto della ragazza; fu un contatto che durò diversi istanti, ed esprimeva tutta la dolcezza infinita che si poteva provare. Entrambi avevano gli occhi chiusi e Daphne prese il volto di Niall tra le mani, accarezzandolo appena mentre lui la stringeva ancora una volta a sé avvolgendole la vita con le braccia. Tutto era perfetto, tutto era come se l’era sempre immaginato: che fosse un bacio, o un abbraccio, o un semplice saluto lei capì cosa voleva realmente e per cosa avrebbe lottato. Aveva un nome, Niall James Horan. “Dio solo sa quanto mi mancherai.” Sussurrò lui, senza staccare le labbra dalle sue. Si guardarono, e poi la ragazza corse via salendo in macchina e sbattendo lo sportello: non pensava di farcela, non poteva.
“Andiamo, ti prego.” Sussurrò rivolta a sua madre che, prontamente, aveva già messo in moto la macchina. Appena prima di uscire definitivamente da lì, Daphne guardò indietro e vide Zayn che abbracciava e stringeva a sé un Niall totalmente in lacrime. Gli altri la stavano salutando con la mano, rientrando dalla porta e pronti a dirigersi verso le rispettive camere.
La luce del sole colpì in pieno la ragazza che dovette indossare i suoi Ray-ban Wayfarer neri; quando raggiunsero la strada principale, vide una moltitudine di fans in attesa dei ragazzi e si rese conto che qualcuna si era accorta di lei: probabilmente si stavano chiedendo perché se ne stesse andando e, soprattutto, perché fosse da sola. Avrebbe voluto rassicurarle e dirle che andava tutto bene, ma dentro di lei qualcosa si era spezzato e l’unica cosa che adesso voleva veramente era trovare un attimo di pace.
Ma prima, la aspettavano ore ed ore di viaggio.

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Capitolo 10
*** Attesa. ***



Cinque settimane dopo.
Il libro di trigonometria se ne stava aperto sulla scrivania con fare pigro, mentre la ragazza era china sul quaderno con in mano una matita perfettamente temperata e leggermente mangiucchiata in cima ed una piccola squadretta in plastica trasparente; osservava la piramide a base quadrata che avrebbe dovuto riprodurre su quei quadretti e si domandava per quale dannatissima ragione il suo disegno somigliasse a tutto, meno che ad una piramide. Sbuffando, si legò i capelli in un leggero chignon che fermò con una penna bic nera e – dopo essersi passata le mani sul volto – afferrò la gomma e cancellò per la decima volta ciò che aveva fatto fino a quel momento. Si sistemò meglio gli occhiali che le stavano scivolando sul naso – li usava sempre quando studiava o doveva stare per molto tempo su un libro – e con un gesto distratto aggiornò la pagina internet su cui era aperto il browser principale del portatile lì accanto a lei. Quando si accorse che nulla era cambiato, alzò gli occhi al cielo e decise di concentrarsi a pieno sui compiti che aveva da fare anche se la sua testa era decisamente lontana da quella stanza e da quegli affari. Erano ormai passate cinque settimane intere da quando era tornata a casa, e quattro e mezzo da quando i ragazzi erano partiti per la seconda parte del tour americano; non si era ancora realmente abituata ad avere una vita ‘normale’ ma di certo andava mille volte meglio che durante i primi giorni. Quelli sì, che erano stati duri. Li aveva passati nel totale ed assoluto silenzio della sua camera, senza aver voglia di mangiare o di dormire: si era limitata a passare le ore davanti al computer, riguardando i vecchi video diary dei ragazzi e cercando di rimanere aggiornata su quello che accadeva loro attraverso le foto che venivano continuamente pubblicate in ogni dove. La feriva molto vederli sorridere dietro quegli schermi e sapere di non poter essere con loro: avrebbe solamente voluto poterli sfiorare, potergli guardare negli occhi ancora una volta.. ma questo, purtroppo, era impossibile. Erano dall’altra parte del mondo, facendo concerti su concerti mentre lei era da sola nella sua misera camera a pensare a loro durante ogni singolo istante. Era andata avanti così per almeno una settimana, fin quando le sue amiche di una vita non avevano deciso di andarla a prendere e di trascinarla fuori casa: aveva passato molti pomeriggi con loro, facendo tutte le cose che una normale adolescente fa – come andare a fare compere, parlare di ragazzi, organizzare feste o semplicemente chiacchierare mangiando un gelato. Era stato decisamente strano ricominciare ad avere i suoi 17 anni, ma doveva ammettere che tutto quello un po’ le era mancato. Certe volte le ragazze le chiedevano qualcosa a proposito dell’esperienza che aveva vissuto, ma dopo un po’ avevano perso le speranze: non c’era stata una sola volta in cui Daphne aveva risposto loro; si limitava a sorridere appena abbassando lo sguardo, e tentava immediatamente di cambiare discorso. Provava un grande affetto per loro, ma sapeva che semplicemente non avrebbero capito.. avrebbe potuto descrivere dettagliatamente ogni sentimento ed ogni emozione, ma si sarebbe scontrata contro un muro insormontabile; senza considerare che era gelosa dei suoi ricordi, e non avrebbe voluto condividerli con nessuno al mondo. E d’altronde, quegli stessi ricordi erano l’unica cosa che aveva di quei cinque ragazzi e se li avesse lasciati andare, avrebbe lasciato andare anche loro.. e questa, era l’ultima cosa che voleva. Piuttosto, avrebbe rinunciato a tutto il resto.
Aveva ricominciato a frequentare la scuola e, per fortuna, aveva dovuto studiare talmente tanto per recuperare il tempo perso che aveva avuto davvero poco tempo per dedicarsi alla nostalgia; non faceva altro che studiare e dormire, ed era andata avanti così per diversi giorni. Quando camminava per i corridoi, ad esempio, le capitava di accorgersi di qualche ragazza che la indicava o si fermava a guardarla con aria stranita: evidentemente, qualcuno la riconosceva ogni tanto. Ma solamente un paio di volte alcune studentesse del secondo anno si erano avvicinate a lei con sguardo timoroso e le avevano chiesto informazioni riguardo i loro idoli; per Daph era piuttosto strano fare quella parte, ma dopo aver vissuto con i ragazzi per quel periodo era pronta davvero a tutto. In tutto questo, aveva anche incontrato di nuovo un ragazzo per cui aveva avuto una ‘cotta’ durante tutto l’anno precedente; no, non era il suo ragazzo ma era sempre stata convinta di esserne innamorata. Adesso, rivedendolo dopo tutto ciò che era successo, non aveva potuto far altro che sorridere a se stessa per rendersi conto che non c’era assolutamente paragone con tutto ciò che provava per Niall. Sì, lei amava Niall Horan con ogni ingola fibra del suo essere e le sembrava quasi impossibile aver anche solo pensato di poter davvero vivere una vita senza di lui; l’aveva sempre saputo, fin dal primo momento in cui aveva sentito la sua voce in un video su youtube ma aveva combattuto contro quei sentimenti classificandoli come stupido amore verso un idolo.. ma adesso, adesso che aveva avuto la possibilità di vivere una piccola parte della sua vita con lui si era resa conto di appartenere alla persona, e non alla celebrità. Avrebbe provato le stesse cose anche se fosse stato un normale ragazzo di Mullingar incontrato per caso, che so, in un gita scolastica.. ma certo, quella sua posizione privilegiata le aveva dato l’opportunità di conoscerlo. Diversamente, avrebbe vissuto la sua intera esistenza senza sapere di appartenere ad uno sconosciuto.
Sentiva i ragazzi quasi ogni giorno anche se il devastante fuso orario rendeva praticamente impossibile avere degli orari decenti ma, se tutto andava bene, riuscivano a farsi una telefonata al giorno; qualche volta era Harry a chiamarla, o altre Liam ma in fin dei conti parlava almeno dieci minuti con ognuno di loro. Niall preferiva telefonarle separatamente, subito dopo gli altri.. la chiamata cadeva dopo i saluti, e pochi secondi dopo semplicemente il telefono squillava di nuovo e su quello schermo appariva il nome ‘Nialler’. Era incredibile come avessero sempre qualcosa da dirsi.. si raccontavano ciò che avevano fatto, ma non accennavano mai al bacio nel parcheggio o al futuro: semplicemente facevano in modo di accorciare il più possibile la distanza che intercorreva tra loro anche se non sempre era facile.  Ogni volta che si salutavano poi, sentiva una specie di vuoto dentro proprio all’altezza del cuore: era come se premendo quello schermo, una piccola parte di lei scivolasse via dal suo corpo per raggiungere l’irlandese che, a sua volta, rimaneva dall’altra parte a fissare il vuoto per qualche istante. Non era facile, ma non sarebbe mai potuto esserlo..
Quando sentiva particolarmente la loro mancanza, semplicemente osservava il muro sopra il letto: aveva stampato le decine e decine di foto che aveva fatto con loro durante quei giorni con qualunque strumento avesse a portata di mano e le aveva sistemate colmando il vuoto di quella parete prima bianca. Non ne era rimasto libero neanche un millimetro, ed adesso i sorrisi di Niall, Harry, Louis, Liam e Zayn la accompagnavano e le facevano forza quando il mondo sembrava crollarle addosso; aveva molti momenti di sconforto in realtà, soprattutto quando la notte scendeva e si trovava da sola con i suoi pensieri: cominciava a girarle la testa, rivivendo quei momenti che le avevano cambiato la vita ormai per sempre e non era facile dire semplicemente basta. Qualche volta si era ritrovata a prendere il suo iPhone e chiamarli nel bel mezzo della notte piangendo: loro la consolavano, dicendole che presto si sarebbero rivisti e che non si erano dimenticati di lei neanche per un solo istante. Doveva solo farsi forza, giusto?
“Ah, io mi arrendo!” Esclamò, buttando tutto all’aria. Si rese conto che probabilmente era più facile far accettare a Niall la chiusura di Nando’s, piuttosto che fare quel disegno ed il successivo esercizio così decise semplicemente di lasciar perdere: avrebbe trovato un’ottima scusa da dire alla professoressa e non avrebbe rischiato di impazzirci sopra. Si alzò in piedi, stiracchiandosi appena e rendendosi conto che il pomeriggio stava ormai volgendo al termine; decisamente, in quel momento aveva bisogno più che mai di mangiare qualche muffin – se la memoria non la ingannava, sua madre doveva averli comprati proprio quella mattina! Stava proprio per uscire dalla camera e scendere al piano di sotto per controllare, quando sentì il comodino vibrare violentemente e subito dopo le prime note di One Thing che colmavano il silenzio; si voltò, e si rese conto che qualcuno le stava telefonando: guardando l’orologio, pensò che fosse ancora troppo presto per la solita telefonata ma dovette ricredersi quando sullo schermo lesse ‘Lou’. Aggrottando appena le sopracciglia, rispose in fretta e si sorprese ad essere leggermente preoccupata: averli così lontani le faceva sempre pensare che potesse esser successo qualcosa – quando sapeva poi che erano in volo, passava le notti insonni aspettando l’sms con cui le dicevano che erano atterrati. Non fece neanche in tempo a dire ‘pronto’ che subito Louis cominciò a parlare ad una velocità incredibile, alternando anche qualche gridolino vagamente isterico alle parole – e non riuscì neanche a dire il ‘ciao’ finale, che subito il telefono giaceva muto tra le sue mani. L’iPhone le scivolò tra le dita, raggiungendo il tappeto scuro che ricopriva il parquet e gli occhi di Daphne si erano persi in un punto non meglio definito della stanza. Scosse appena il capo e fece un passo indietro, prima di aggiustare per l’ennesima volta gli occhiali da vista ed uscire da lì con un passo di corsa che nemmeno Liam durante gli allenamenti come riserva per le Olimpiadi di Londra; scese gli scalini a due a due, a tre a tre, a quattro a quattro, mentre i suoi piedi nudi sfioravano appena la fredda pietra grigia di cui erano fatti. Si teneva al muro per non rischiare di scivolare e di cadere ma si trattava più che altro di un gesto incondizionato: la sua mente era totalmente offuscata, era strano che riuscisse a ricordare l’itinerario giusto.
Quando raggiunse la cucina, trovò proprio sua madre intenta a sistemare la spesa appena fatta: era tornata a casa solamente da dieci minuti. “Tesoro, ti ho compr..” Cominciò, ma nel momento in cui si voltò ed incrociò il volto della figlia rimase in silenzio. “Che succede?” Domandò, a sua volta preoccupata.
“Il tour è.. dopodomani tornano a Londra.” Balbettò, portandosi le mani davanti al volto per la gioia.
“Mh, bhè? E tu che stai facendo?” Domandò la donna mantenendo una certa freddezza.
“Stavo studiando ma.. hai capito che ti ho detto?!” Domandò lei, piuttosto infastidita a causa di quell’indifferenza inattesa.
“Non intendevo questo.”
“Scusa?”
“Che fai qui, adesso? Perché non sei a preparare il borsone? Mi hai detto che dopodomani devi essere a Londra, se non sbaglio.. e allora vedi di sbrigarti, che non voglio tragedie dell’ultimo minuto sul ‘non ho niente da mettermi’!”
Daphne sbattè le palpebre un paio di volte, poi non potè fare a meno di lanciarsi su sua madre per abbracciarla: come poteva aver capito tutto così al volo? Poi, cominciò ad urlare come una pazza e tornò in camera sua per preparare davvero le cose necessarie da portarsi.
“Tranquillo Nathan, ho comprato i tappi per le orecchie proprio oggi.” Asserì a quel punto la donna, tirando fuori dai sacchetti una piccola scatolina da farmacia.
“Sia ringraziato il cielo.” Rispose il marito dal soggiorno, chiedendosi per quale ragione sua figlia avesse quelle corde vocali e si sentisse in dovere di renderne tutti partecipi ogni volta che si nominavano i One Direction.


Angolo scrittrice.
Eccomi qui, con il decimo capitolo! E’ stato diverso dagli altri, perché ha ricapitolato tutto il tempo che è intercorso tra il saluto ed il nuovo incontro che avverrà tra poco. Spero di aver reso bene l’idea, e spero che vi siate immedesimate nella nostra piccola protagonista. Sono felice di dirvi, che il prossimo capitolo è quello che aspetto di scrivere da almeno un mese: il mio preferito, insomma.. con questo, spero di avervi messo un po’ di curiosità.
Detto questo, il momento dei ringraziamenti è d’obbligo: ancora una volta, se sei qui a leggere questo capitolo con il batticuore, non posso che mandarti un abbraccio e dirti che mi rendi felice.
Grazie.

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Capitolo 11
*** Tornare a casa. ***



“Secondo voi verrà?” L’aereo stava ancora terminando le fasi di atterraggio, quando il ragazzo voltò appena la testa e pronunciò quella misera domanda.
“Sì.” Rispose senza pensarci sopra due volte il riccio seduto accanto a lui.
“Sono due giorni che non risponde ai messaggi e forse..”
“Non ci deluderà Niall, non lo farebbe mai.”
Cinque sorrisi si aprirono sui loro volti stanchi e provati dall’esperienza che avevano appena vissuto ed i loro occhi brillarono di quella speranza nuova, ma mai scontata; quando Paul si alzò in piedi e fece un cenno con la mano destra, scesero le scalette in fila indiana con un’espressione gioia sul volto e la pace mentale che gli dava la consapevolezza di essere finalmente tornati a casa. Il tour negli Stati Uniti era qualcosa di impareggiabile ed era davvero come un sogno che si avverava, ma stare lontani dalla propria terra per così tanto tempo a volte li faceva soffrire. Certo, non che avessero poi molto tempo per abbandonarsi alla nostalgia ma erano pur sempre cinque adolescenti che a volte sentivano il bisogno di abbracciare le madri che li aspettavano nei luoghi dove avevano trascorso la propria infanzia.
La cosa bella dell’aeroporto di Heathrow, comunque, era che veniva data la possibilità ai passeggeri che arrivavano di fare un lunghissimo percorso prima di mettere piede nel terminal dove solitamente c’era l’attesa dei parenti.. nello specifico caso, invece dei semplici genitori, c’erano decine e decine di fans che non facevano altro che fissare lo schermo in attesa di leggere la parola ‘landed’ accanto al numero del volo dei propri idoli. Louis fu il primo ad incamminarsi in quel lunghissimo corridoio, seguito immediatamente dagli altri quattro e dalla band – vennero fermati dopo appena cinque passi da un paio di ragazze che si erano avvicinate impugnando una macchina fotografica e nemmeno per un secondo si sognarono di negar loro un semplice scatto. Il percorso che avrebbero potuto fare in dieci minuti ne richiese almeno il doppio, ma mai il sorriso scomparve dai loro volti: avrebbero avuto solamente bisogno di un letto su cui stendersi e dormire per recuperare le ore perse a causa del fuso orario, ma se c’era una priorità, quella era accontentare chiunque incontrassero. Evitarono la fila al controllo dei passaporti passando per una specie di corsia preferenziata e subito sentirono le urla delle ragazze oltre quel muro che stavano intonando un’arrangiatissima quanto incantevole “What Makes You Beautiful”; si capiva dalla tiratura delle loro voci che dovevano essere lì da molto e che non si erano fermate neanche per riprendere fiato. Harry abbassò il capo, passandosi una mano tra i capelli e respirando a fondo: non si era mai abbastanza pronti per certe cose, questo era poco ma sicuro. Quando la porta a vetri si aprì e loro misero piede nel terminal, la folla esplose in un impressionante boato: decine di mani cominciarono a sporgere dalla ringhiera metallica che le separava dal breve corridoio improvvisato che avrebbero dovuto percorrere i ragazzi, e le voci si confondevano tra loro. I flash quasi li accecarono, ma non ne furono infastiditi: si fermarono tutte le volte che poterono, firmando qualche autografo o semplicemente lasciandosi abbracciare da qualche ragazzina che si lanciava loro tra le braccia. Qualcuna strillava come se stesse per essere picchiata e non faceva altro che urlare ‘oh my god!’ con le braccia al cielo, qualcun’altra li indicava con la bocca spalancata senza sapere realmente cosa dire ed altre ancora semplicemente salivano sulle altre senza pietà pur di riuscire ad avvicinarsi il più possibile.. era una scena piuttosto strana vista dalla loro prospettiva, e sembrava più che altro una giungla. Cercavano di accontentare tutte come potevano, ma avevano dei tempi molto ristretti e le macchine li aspettavano proprio lì fuori – chi aveva costruito quell’aeroporto probabilmente non aveva assolutamente preso in considerazione l’idea che potessero arrivare dei personaggi famosi in cerca di privacy, eh?
Liam era immediatamente stato circondato e non faceva in tempo a firmare i quadernetti che gli si porgevano, che subito veniva tirato per un braccio ed immortalato in una foto piuttosto che in un’altra; rispondeva sempre con un gran sorriso sul volto, ed aveva una parola dolce per ogni singola fan che si avvicinava. Harry si stava a sua volta dedicando ad una cerchia di ragazze che non faceva altro che toccarlo e scattargli foto come se non potessero credere che fosse vero; qualcuna gli infilava un bigliettino con scritto il proprio numero di telefono nelle tasche e lui non poteva che far finta di niente per non deluderle. Louis aveva dedicato in realtà poco tempo a tutte quelle persone, perché i suoi occhi avevano incrociato la figura dell’adorata Eleanor che gli andava incontro: a quel punto, aveva posato a terra la chitarra che portava in spalla, ed aveva allargato le braccia per stringere forte a sé la ragazza; si erano scambiati un tenero bacio, ed avevano poggiato la fronte l’uno su quella dell’altra, rimanendo in silenzio per degli interminabili secondi. Erano in un mondo totalmente a parte, e nessuno si sognò neanche per un secondo di disturbarli – gli occhi di Niall non poterono che soffermarsi su quella dolce scena e si domandò per quale ragione anche lui non potesse avere quella fortuna. Aveva cercato Daphne tra la folla ma non si era sorpreso poi molto nel rendersi conto che, semplicemente, lei non era lì; era deluso ed amareggiato, e si chiedeva a cosa fossero valse tutte quelle telefonate e tutti quei pensieri se nel momento di dimostrare con i fatti i propri sentimenti, non aveva neanche avuto neanche la possibilità di incontrarla. A quanto pareva, la ragazza aveva preso una scelta.. e chi era lui per biasimarla? Si distraeva come poteva, concedendosi per le foto e cercando di sdrammatizzare al massimo. Ricevette, ad un certo punto, una gomitata da Zayn che, accanto a lui, aveva spostato momentaneamente la sua attenzione; al biondo, venne indicato un punto preciso di quel terminal e quando questo posò i suoi occhi su di esso, si rese conto di non aver davvero capito niente. Davanti il bar Costa, in piedi ed immobile – le mani tremanti davanti alle labbra – c’era una ragazza dai capelli scuri con indosso un paio di jeans scuri ed una semplice maglietta a righe blu e bianca; il ragazzo perse completamente il contatto con la realtà: mentre una macchina fotografica stava scattando una foto, lui semplicemente si allontanò; non vedeva né sentiva altro, era come se quella semplice figura calamitasse su di sé tutta l’attenzione facendo perdere colore e consistenza al resto. Cominciò a correre a perdifiato lungo quel terminal che non era mai parso così grande, ed ogni passo che faceva per avvicinarsi a lei era accompagnato da un leggero tonfo provocato dal suo cuore. La raggiunse, e senza pensare ad altro, la sollevò da terra facendo in modo che le esili gambe della ragazza avvolgessero il suo bacino in una morsa solida e stabile; con le braccia la stringeva a sé, e si perse nel profumo che avvertì quando poggiò la propria fronte sulla scapola di lei, ovviamente più alta a causa della posizione che avevano assunto. Sentiva la sua schiena alzarsi ed abbassarsi leggermente e solo in quel momento si rese conto che Daphne stava piangendo sommessamente, e si sentì così in colpa per quello che aveva pensato fino a poco tempo prima che quasi si maledisse per aver dubitato di lei. Quando la mise di nuovo giù, le prese il volto tra le mani e le sorrise guardandola dritta nei suoi occhioni scuri ed umidi; lei si morse appena il labbro, e poi gli gettò le braccia intorno al collo, poggiando il capo sul petto del ragazzo e chiudendo gli occhi per istanti che parvero eterni. Lei continuò a piangere ancora per qualche istante, mentre lui semplicemente aveva affondato il naso nei suoi capelli; quando si allontanò appena per poterlo guardare ancora, Daphne si morse il labbro inferiore e sorrise tra le lacrime.
“Ciao!” Esclamò allora.
“Ciao..” Rispose lui con un tono di voce colmo di tenerezza.
Non sapevano bene cosa dirsi, perché i gesti valevano molto più di mille parole. Era come se entrambi avessero trovato una piccola parte di se stessi nell’altro, come se rivedersi dopo più di un mese avesse ridato loro la vita e la felicità che avevano perso istante dopo istante durante quell’assenza che aveva messo a dura prova quel poco che erano riusciti a costruire. Adesso non c’era niente di più bello, niente di più appagante, niente di più incredibile che essere semplicemente lì dov’erano, l’una tra le braccia dell’altro.
“Ci sono delle ragazze che ti aspettano.” Ruppe il silenzio lei, facendo un cenno con il capo verso un gruppetto di fans che li guardavano ormai da diversi minuti.
“Ma..”
“Avremo tutto il tempo del mondo per stare insieme; vai da loro, ti prego.” Sussurrò lei guardandolo negli occhi ed allontanandosi di un solo passo. Sapeva che per molte di loro era l’unica possibilità di incontrare i ragazzi e non voleva certo privarle di un momento come quello: dovevano goderselo, e dovevano averli tutti e cinque. Quando Niall si allontanò, lei rimase in silenzio a guardarlo da lontano; poi si voltò verso gli altri quattro ragazzi che si erano a loro volta fermati per osservare il loro incontro e si limitò a salutarli con la mano, sorridendo.
Tutto era tornato perfetto, tutto aveva ricominciato a girare.


Angolo scrittrice.
Okay, non so come sentirmi nei confronti di questo capitolo. Come già detto, aspetto di scriverlo da almeno una vita e non sono molto convinta del risultato.. purtroppo non mi è uscito niente di meglio, e mi dispiace molto. Perdonatemi, se ovviamente vi aspettavate qualcosa di meglio.. mi farò perdonare, spero.

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Capitolo 12
*** Parte di me, di te, di noi. ***



“E queste.. cosa dovrebbero essere?” Sussurrò Daphne, sporgendosi in avanti verso Harry e Louis e cercando, soprattutto, di non farsi sentire dagli altri. Con la forchetta in plastica bianca indicò appena il contenuto del piatto che avrebbe dovuto mangiare e fece una faccia leggermente stranita.
“Polpette alla marinara, di Subways.” Rispose rapido e conciso il riccio, guardandosi intorno con aria circospetta. “Sono il cibo preferito di Niall.” Aggiunse, ma la ragazza dovette leggere il labiale per capire cosa stesse realmente dicendo.
Abbassò lo sguardo su quelle famigerate polpette, e con l’aiuto della forchetta cominciò a girarle un po’ per guardarle meglio; respirando a fondo, ne prese un pezzettino e lo portò alla bocca chiudendo gli occhi per non vedere cosa stava per mettere in bocca, e masticò lentamente.
“Hai la faccia di una che piuttosto di mangiarne ancora, ingurgiterebbe volentieri tutto l’asfalto di Regent Street.” Asserì lui, guardandola con fare decisamente divertito. Ecco, diciamo che non avrebbe saputo rendere meglio l’idea.. Daphne era una che amava mangiare, ma a cui non piaceva molto sperimentare; e quelle polpette alla marinara, erano davvero troppo per lei. Sapeva che, però, per Niall il cibo era una cosa assolutamente fondamentale e decise quindi di finire quel pasto per non recargli questa delusione.
La cena, infatti, era arrivata in casa da appena dieci minuti: Liam era uscito in compagnia di Zayn per andare a prendere del take-away da portare nell’appartamento di Harry e Louis, in cui avrebbero passato tutti insieme la serata. Erano tornati dall’America appena due giorni prima, e dopo aver trascorso quelle ore ognuno per i fatti propri, avevano deciso di fare una piccola rimpatriata – che comprendeva anche la ragazza, che tra parentesi era stata con l’irlandese praticamente ogni singolo istante.
“Niaaaalleeeeeeeeeeeer! Alla tua ragazza non piacciono le poooolpette di Suuuuubwaaaaays!” Urlò ad un certo punto Lou, con quella sua vocina tanto dolce e delicata da svegliare perfino un orso in letargo dall’altra parte del globo. Harry, che stava bevendo una pepsi, fu quasi costretto a sputare tutto quanto considerando che scoppiò a ridere come un pazzo e dovette perfino ricevere dei colpi sulla schiena per non rischiare di soffocare; Daphne, dal suo canto, spalancò la bocca e sgranò gli occhi mentre nella sua mente l’immagine di lei che infilzava il Doncasteriano con la forchetta di plastica diveniva sempre più vivida. Si sentì un tonfo sordo riempire il silenzio che si era creato dopo quell’avvertimento e, mettendosi una mano sulla fronte, tutti si resero conto che Niall doveva esserci rimasto talmente sconvolto da aver fatto cadere a terra qualunque cosa stesse stringendo tra le mani.
“Se gli è venuto un infarto sappi che è colpa tua.” Asserì Harold tossicchiando appena, e dando una gomitata all’amico.
Fortunatamente, il biondo raggiunse gli altri tre in cucina nel tempo record di due secondi netti ed affiancò immediatamente la ragazza con sguardo preoccupato; le spostò i capelli dalla fronte e, sotto lo sguardo interrogativo dei presenti, vi poggiò sopra una mano. “Non ha neanche la febbre..” Sospirò lui, scuotendo il capo con sguardo affranto.
“Bhè, io non.. cioè.. mi spiace..” Tentò di giustificarsi lei, che nel frattempo era arrossita fino alla punta delle orecchie. “Le mangio lo stesso, non preoccuparti.” Si era assicurata di aggiungere alla fine, impugnando le posate. Ma in men che non si dica, si trovò le mani completamente vuote e dovette guardarle un paio di volte prima di rendersi conto che Niall le aveva sottratto piatto, polpette, forchetta e coltello e che si era seduto accanto a lei, gettandosi a capofitto sulla pietanza. “Nfonf pfrefccu..” Aveva cominciato a rispondere. “Oh, magari inghiotti prima di parlare!” L’aveva prontamente rimbeccato Liam, entrando in cucina dopo essersi andato a cambiare per indossare una comodissima tuta grigio chiaro. “Sì, fcsfsa..” Il biondo aspettò di deglutire, sotto lo sguardo severo dell’amico - poi si voltò verso la ragazza che lo guardava con un sopracciglio alzato. “Dicevo.. non preoccuparti, mangio una doppia razione io. Non vedo il problema!” Scrollò le spalle, spalancando i grandi occhioni chiari.
Daphne allora sorrise scuotendo appena il capo: non era cambiato neanche di una virgola, accidenti! Superato il sollievo del momento – aveva perfino avuto paura di essere ripudiata per i suoi gusti gastronomici – si guardò intorno con aria vagamente dubbiosa: e lei, cosa diamine avrebbe mangiato? Poco male, si disse, per una sera avrebbe anche potuto fare a meno del cibo. Ma proprio mentre si stava alzando da tavola per lasciare posto a Payne, ecco che sotto il suo naso comparve una scatola di cartone quadrata; la aprì con un gesto della mano, ed i suoi occhi ormai in estasi incrociarono finalmente una pizza fumante. Si voltò, e si rese conto che era stato Zayn a fare tutto questo.. lo stesso Zayn che adesso le faceva l’occhiolino, mentre prendeva posto a capotavola. In quell’esatto momento si sentì più che mai parte della famiglia; le paure che aveva avute nell’ultimo periodo si stavano dimostrando del tutto vane ed infondate: aveva temuto che i ragazzi fossero cambiati, che la celebrità conquistata in America avesse influito negativamente su quei cinque adolescenti che fino ad un anno e mezzo prima se ne stavano semplicemente seduti su delle scale raccontando com’era andata la loro settimana. Vedendo le foto recenti, aveva come avuto l’impressione che quando li avrebbe rivisti, non avrebbe più riconosciuto i loro occhi e li avrebbe trovati distanti. Aveva pianto diverse volte pensandoci ma sapeva perfettamente che se così fosse stato, non sarebbe riuscita ad amarli meno di quanto avesse sempre fatto.. invece, adesso che era lì con loro, aveva capito che sarebbero rimasti sempre loro, sempre gli stessi e, soprattutto, che sarebbero stati giovani per sempre.
“E comunque, io non sono la sua ragazza.” Aggiunse a quel punto, ripensando alle parole di Tommo. Tutti si voltarono prima verso di lei, e poi verso Niall che continuava a mangiare in tutta tranquillità. “E’ ancora presto.. sì insomma, vogliamo fare le cose con calma.” Spiegò, aggrottando appena le sopracciglia. In realtà non avevano avuto modo di parlarne, ma era sicura che entrambi fossero dell’avviso che, se mai si fossero messi davvero insieme, avrebbero reso la relazione pubblica ed ufficiale fin dal primo istante: non per vantarsene o cose simili, ma semplicemente perché sarebbe stato inutile prendere in giro le fans. Gli altri quattro annuirono lentamente con il capo, per rispetto nei confronti della loro scelta, più che per reale comprensione.
“Comunque sia, ho invitato un’amica stasera: non uccidetemi, ma ho saputo che era in città e non ho potuto farne a meno.” Disse, con un’espressione tanto dolce ed innocente sul volto che nessuno di loro avrebbe potuto ribattere in alcun modo.
“E’ una fan?” Chiese Zayn, mentre si versava da bere.
“Sì, ma è una ragazza fidata; niente di quello che succederà stasera uscirà da qui dentro, ne potete stare più che certi.”
“Detto così sembra l’inizio di un film porno, D.”
“Eh, chi ha cercato di negarlo? Proprio tu, Zayn, dovresti stare attento: è innamorata persa di te.”
Per la seconda volta nel giro di mezz’ora, Harry Styles rischiò di affogarsi a causa delle risate. “Harold, dovresti smetterla di bere quando Daphne parla o va a finire che ci lasci le penne.” Asserì Lou, rispondendo prontamente alla richiesta d’aiuto dell’amico con sguardo saggio.
“Come si chiama?”
“Ania.” Tutti annuirono.
“Ecco, a proposito.. programmi per la serata?” Domandò, guardando l’orologio e rendendosi conto che l’altra ragazza sarebbe stata lì entro una ventina di minuti al massimo.
“Film e divano, assolutamente.” Si affrettò a rispondere Malik, alzandosi in piedi per gettare nella spazzatura i resti della cena.
“Mh, certo che sei davvero un tipo trasgressivo!” Rispose lei. “Devo proprio dire che ‘Bradford bad boy’ è un soprannome azzeccato, sì..” Aggiunse subito dopo, alzandosi a sua volta in piedi. Cominciò a sparecchiare anche per gli altri, e rispose con un semplice e bonario ‘blablabla’ ai tentativi del ragazzo di ribattere.
 
Sbattè le palpebre un paio di volte, prima di aprire definitivamente gli occhi leggermente gonfi dal sonno; dopo aver sbadigliato si tirò su, e si guardò intorno per cercare di fare mente locale. La televisione era ancora accesa, e su di essa scorrevano sereni i titoli di coda del film che avevano guardato.. Louis ronfava spudoratamente sdraiato a pancia in giù sul pavimento e con le braccia stese orizzontalmente senza alcun problema; Liam era rannicchiato su una poltrona e anche lui sembrava essersi totalmente abbandonato alle braccia di Morfeo; Harry era disteso beatamente sull’altro divano, abbracciato stretto al cuscino.. fondamentalmente, era colpa sua se Daphne si era svegliata: russava come un trattore arrugginito, per la miseria! Aguzzando appena i suoi sensi, sentì le voci di Ania e Zayn provenire dalla cucina: ogni tanto si poteva sentire una risata leggermente soffocata per non far troppo rumore.. evidentemente, i due avevano fatto amicizia.
Alzandosi in piedi e stiracchiandosi, si rese comunque conto che Niall non era lì; ricordava perfettamente di aver passato la serata con lui sul divano, accoccolata tra le sue braccia, e di esseri addormentata con la testa poggiata sul suo petto ma.. adesso, dov’era finito? Tirò fuori dalla tasca dei jeans il telefono e, leggermente preoccupata, gli mandò un sms; la risposta arrivò nell’arco di pochi secondi e, sorridendo, raggiunse il balcone cui si aveva accesso tramite la cosiddetta stanza degli ospiti. Lui era lì, seduto per terra e con la chitarra stretta a sé, mentre suonava distrattamente qualcosa e guardava il cielo notturno di Londra.
“Hey..” Disse lei, quasi impaurita nel disturbarlo.
“Hey.. scusa se ti ho lasciata lì da sola, ma avevo bisogno di..”
“Non preoccuparti, di certo non sono arrabbiata.”
“Siediti dai.”
Prese posto di fronte a lui, incrociando le gambe e stringendo appena i denti nel rendersi conto che per terra era davvero freddo; ma tutti quei pensieri vennero spazzati via quando posò nuovamente i suoi occhi su di lui, illuminato dalla luce della luna piena che splendeva quella notte. Era di una bellezza rara, dolce e familiare.. di una perfezione assoluta e soggettiva: sccaldaca il cuore, come l’odore di un caffè caldo di prima mattina o una passeggiata in spiaggia mentre il sole tramonta. Aveva un’espressione seria e concentrata sul volto, con quegl’occhi che si perdevano sulle corde della sua chitarra, e le labbra leggermente arricciate; quando Daphne lo guardava, sentiva il cuore quasi esploderle e le veniva da piangere dalla felicità. Dovette allungare una mano verso di lui e sfiorarlo, per rendersi conto che non si trattava solamente di un sogno. No, lui era lì davanti agli occhi di una Directioner innamorata; lui era lì, con lei, per lei, da lei.. e non avrebbe permesso mai a nessuno di portarglielo via. Sapeva per cosa lottare, ed avrebbe difeso i suoi sentimenti con i denti e con le unghia: aveva perso tante persona a cui teneva solamente perché non era stata in grado di tenerli a sé, ma stavolta si era promessa di farcela. A meno che lui non avesse preso quella decisione, ma questa era un’altra storia.. anche solo pensarci le spezzava il cuore.
Si protese leggermente in avanti, prendendo la chitarra dalle mani del ragazzo e sistemandosela addosso con aria seria. C’era una cosa che doveva (voleva, poteva) fare e sapeva che non ci sarebbe stata occasione migliore di quella.. cominciò a fare i primi accordi che aveva imparato a memoria e, alzando lo sguardo su Niall che la guardava seriamente incuriosito da ciò che stava per succedere, cominciò a canticchiare. “Oh his eyes, his eyes make the stars look like they’re not shining..” Non aveva una gran voce e di certo non sapeva suonare granchè la chitarra, ma stava mettendo il cuore in quella piccola esibizione privata e si rese conto di star facendo la cosa giusta quando incrociò il suo sguardo, e lo vide pieno di una felicità che non aveva mai notato prima. “..and when you smile,the whole world stops and stares for awhile ‘cause you’re amazing just the way you are!” Concluse vari minuti dopo, socchiudendo appena gli occhi e sorridendo. Quella, era la canzone che aveva dedicato a Niall Horan molto prima di conoscerlo ed aveva sognato per mesi di potergliela cantare: aveva sempre pensato che l’avrebbe fatto la prima volta che l’avrebbe visto, tra le urla delle altre fans e solamente per pochi istanti ma invece aveva avuto la fortuna di vivere tutto quello che le era accaduto negli ultimi due mesi e, di conseguenza, le cose erano state un po’ diverse. Entrambi rimasero in silenzio: non sapevano bene cosa dire, e probabilmente le parole sarebbero state un po’ superflue. Non avevano bisogno di quelle per capirsi, non era mai stato così.
“Domani mattina devo tornare a casa per un paio di giorni: il tempo di dare un esame, e tornerò qui da voi.” Disse lei a quel punto. Nessuno dei due si preoccupò di quella notizia, considerando che si trattava di un distacco momentaneo: sapevano che non ci sarebbe stata distanza sufficiente a distruggere ciò che si era creato, e di certo non sarebbero state 48 ore a cambiare le cose.
“Voglio davvero che tu sia la mia ragazza, Daphne.”
Il cuore le fece un piccolo balzo, mentre sentì le parole morirle sulle labbra; questo, cambiava decisamente le cose.. non poteva credere che stesse succedendo davvero, e per un attimo si chiese se non fosse ancora sul divano a dormire beatamente. Ma no, neanche nei suoi sogni sarebbe potuta accadere una cosa del genere.
“Fai.. fai passare questi due giorni..” Rispose, sorridendo appena. “Appena tornerò, comunicheremo la notizia ai ragazzi e..”
“..e sarai ufficialmente la ragazza di Niall Horan.” Concluse, sapendo che la ragazza non avrebbe avuto la forza per dirlo. Poi si avvicinò a lei togliendole la chitarra dalle gambe e poggiandola per terra, e le mise una mano sulla nuca per farla avvicinare dolcemente a sé. “Ti amo.” Sussurrò Daphne quando le loro labbra furono a pochi millimetri di distanza, e lui sorrise; si alzò in piedi, prendendola per mano, ed insieme entrarono nella stanza chiudendosi alle spalle la porta a vetri. La baciò, mettendole una mano dietro la schiena e stringendola con delicatezza mentre lei cingeva il suo collo con le braccia.
Niall la guardò e, sorridendo appena, Daphne annuì lentamente con il capo.


Angolo scrittrice.
Suonino le campane! Allora, vi è piaciuto? E’ stato un casino impegnativo scrivere questo capitolo, credetemi.. credo che alcuni punti siano un po’ confusi, ma spero di aver reso bene l’idea di ciò che sta accadendo. Vi ricordavate della nostra Ania? Avrà un ruolo fondamentale più avanti, credetemi.
Il momento “Naphne” è finalmente arrivato, per la gioia di molte di voi.. insomma, recensite e fatemi sapere che ne pensate!

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Capitolo 13
*** Non lasciarmi. ***



La luce entrava dalla porta finestra semi aperta senza insistenza, abbracciando quasi la totalità della stanza dalle pareti chiare in cui regnava uno strano quanto dolce silenzio. La porta d’ingresso era chiusa a chiave, ma nessuno sognò neanche per un istante di disturbare quella quiete bussando o cercando di metter piede lì dentro; sul pavimento vi erano sparsi alla rinfusa gli indumenti di Daphne e Niall, gettati nel percorso che li aveva condotti fino al letto. Le scarpe erano riposte disordinatamente distanti le une dalle altre, i jeans del biondo scivolavano dalla sedia toccando praticamente il tappeto e sfiorando appena i vestiti della ragazza che se ne stavano metà sulla scrivania ed il resto addossati al muro. I due, quella mattina, erano ancora sotto le coperte nonostante l’ora tarda: dormivano entrambi voltati su un fianco e stavano distanti - avvolti dalle candide lenzuola riscaldate dai loro corpi e, probabilmente, in particolar modo da ciò che era successo quella notte stessa. Quando Daphne aprì gli occhi scuri, ci mise un paio di minuti ad abituarsi al chiarore di quella camera – coccolata ormai com’era dal buio del sonno che l’aveva accompagnata fino a quel momento; sbadigliò ampiamente, girandosi un paio di volte prima di sbattere definitivamente le palpebre in maniera leggermente più rapida e di focalizzare bene la scena che aveva intorno. Si tirò su a sedere, allungando le esili braccia per stiracchiarsi e piegando la testa prima a destra e poi a sinistra; grattandosi il capo vide i propri vestiti sparsi lì intorno e sorrise appena nel guardarsi, e soprattutto nel rendersi conto che non indossava altro che la propria biancheria intima recuperata miracolosamente in extremis. Il cuore perse quasi un battito quando si voltò ed accanto a lei, in quello stesso letto, vide il suo Niall che ancora dormiva beatamente: aveva i capelli leggermente scompigliati e le labbra dischiuse – teneramente rannicchiato su se stesso, e con un’espressione serena e distesa sul volto perfetto. Si abbassò leggermente verso di lui, ruotando il corpo in modo da poter stare a pancia in giù e facendo leva sul letto con le braccia, fece in modo di rimaner sospesa: gli diede un leggero bacio sulle labbra calde di sonno, e rimase ad osservarlo per istanti che parvero quasi infiniti. Era successo l’impensabile, ciò che neanche nei suoi sogni più reconditi e profondi aveva mai osato immaginare: lei e Niall James Horan; come nel migliore dei film, aveva fatto l’amore per la prima volta con il ragazzo che aveva sempre amato. Non era stato niente di doloroso o sconvolgente, ma semplicemente la dimostrazione fisica dei sentimenti reciproci; tutto era stato talmente dolce da far venire voglia di piangere e c’era stata un’armonia ed una complicità tale da far pensare alla ragazza che non ci sarebbe stato mai nient’altro di così perfetto nella sua vita. Sorrise appena abbassando il capo, e poi decise di alzarsi; spostandosi i capelli sulla spalla destra, toccò il pavimento con i piedi nudi e rabbrividì appena a causa di quel contatto. Chiuse immediatamente la finestra, per paura che il leggero venticello che entrava potesse in qualche modo dar fastidio al ragazzo e fu percorsa da una leggera pelle d’oca quando l’aria fredda entrò a contatto con la sua pelle nuda, e calda. Una volta che si fu assicurata che tutto fosse apposto, cercò qualcosa da metter su per poter andare in cucina e decise di fare una cosa che aveva visto fare solamente nei film; così, indossò la felpa di Niall che le veniva praticamente tre misure più grande, ed uscì dalla camera di soppiatto facendo ben attenzione a non fare il benchè minimo rumore. Percorse il lungo corridoio con un gran sorriso sul volto ed il capo basso, senza minimamente preoccuparsi del fatto che le sue gambe fossero rimaste in libertà: la felpa le copriva fino a poco meno di metà coscia ed in ogni caso non si faceva quel genere di problema con i ragazzi.
La cucina non aveva una vera e propria porta, ragion per cui i ragazzi la video arrivare fin da qualche istante prima che fosse realmente lì; seduti intorno al tavolo vi erano, infatti, Louis, Harry e Liam che facevano amabilmente colazione ingurgitando senza pietà ciò che il riccio aveva preparato per loro con tanto amore. Quando Daphne li raggiunse, sgranarono tutti e tre gli occhi guardandola da capo a piedi; no, non tanto perché indossava solamente una felpa ma quanto più perché quella era proprio dell’amico. Un grandissimo sorrisone da intenditore apparve sul volto un po’ stanco di Harold che non potè fare a meno di alzare un sopracciglio e poggiare i gomiti sul tavolo.
“Non mi dirai che..” Disse, facendo quasi finta di niente.
Lei non rispose, ma non fu necessario perché per ovvie ragioni, un Lou molto interessato alla situazione si intromise. “Non saprei Har, magari hanno giocato a scarabeo.. d’altronde, chi è che non lo fa vestito in questo modo?” Domandò.
Liam lo fulminò con lo sguardo, ma non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorrisetto.
“Non ci credo comunque, due coppie su due!”
“Due cosa?” Saltò quasi in aria Daphne, arrestandosi di botto. “Volete forse dirmi che Ania e Zayn..?”
“Considerando i presenti direi che si tratta ovviamente di loro due, D.”
“Potevate anche parlare di Lou ed Harold: non è affar mio ciò che succede sotto le coperte, e siamo tutti a conoscenza delle vostre tendenze.” Li prese in giro la ragazza, dirigendosi rapidamente verso i fornelli. Da uno degli stipetti, prese una padella e la mise sul fuoco acceso, preparando accanto gli ingredienti per preparare la colazione.
“Ma non cambiare argomento: vogliamo i dettagli!”
“Sei tu il pervertito Harry, io i dettagli non li voglio sapere!” Esclamò a quel punto Liam, guardando l’amico con un’espressione allarmata sul volto.
Daphne mise la pancetta a friggere, mentre sbatteva le uova e tentava di fare una specie di frittata alla bell’e meglio: non era un genio in cucina, ma diciamo che riusciva anche a cavarsela.
“Come siete bigotti! Allora dimmi solo una cosa.. è stato tipo ‘yuhuu’ o tipo ‘mh okay’?” Domandò il ragazzo dai capelli ricci dopo aver alzato gli occhi in cielo.
“Non intendo rispondere!” Disse lei, aprendo il frigo e versando del succo d’arancia in un bicchiere in vetro trasparente appena lavato.
“Allora vuol dire che è stato tipo ‘yuhuu, non ho neanche le parole per farvi capire quanto sia stato da panico’.” Asserì semplicemente Tommo, scrollando le spalle.
Con in mano il piatto con il cibo ben disposto e nell’altra il bicchiere, la ragazza fece per uscire dalla cucina ma appena prima di metter piede fuori si voltò verso di loro, facendo un occhiolino. Allontanandosi sentì una specie di “wooo” di massa seguito da alcuni battiti di mani, e non potè fare a meno di scuotere appena il capo; entrò nuovamente nella camera da letto, chiudendosi la porta alle spalle e poggiò sul comodino ciò che aveva portato. Si avvicinò a Niall ancora tra le braccia di Morfeo e, sedendosi accanto a lui, si chinò dandogli dei leggeri baci per svegliarlo; gli accarezzò dolcemente il petto e si domandò come fosse possibile che una creatura del genere potesse realmente esistere, e potesse essere entrata nella sua vita in quel modo. Il ragazzo aprì gli occhi in un momento in cui lei si distrasse, e la prese per i fianchi facendola stendere sul letto; non potè fare a meno di cacciare un leggero urlo, a causa dell’effetto sorpresa. L’irlandese fu sopra di lei, coperto appena dal lenzuolo e, sorridendo appena, la guardò negli occhi. “Buongiorno raggio di sole!” Le disse, poggiando la fronte sulla sua. “Mhh, odori di.. bacon! Sai che potrei chiederti di sposarmi, dopo una cosa del genere?” Domandò: aveva un olfatto infallibile, per la miseria.
“Credo che in realtà potresti mangiarmi Horan..” Rispose lei, scoppiando a ridere. Poi fece in modo di ribaltare la situazione e quando fu sopra di lui, si sedette sul suo addome bilanciando il peso con le ginocchia che erano poggiate al letto e gli prese il volto tra le mani. “Ti ho preparato la colazione!” Sussurrò a quel punto, indicando il comodino su cui stava il piatto fumante. Non potè fare a meno di sgranare gli occhi e, quando lei si scostò, si allungò per prendere ciò che gli era appena stato fatto vedere.
Rimasero seduti uno di fronte all’altra mentre Niall mangiava ed ogni tanto imboccava perfino la piccola Daphne che non poteva fare a meno di guardarlo con attenzione per godersi ogni sua singola espressione; erano il ritratto della semplicità e della quotidianità ed in quel momento, a nessuno dei due passò per la mente neanche per un singolo istante che lui fosse una superstar e lei una semplice studentessa. A chi importava? A loro, no di certo.
“Ad ora di pranzo mia madre mi viene a riprendere, ma sarò di ritorno definitivamente giovedì: ne ho parlato con lei, e ci siamo rese conto che è la soluzione migliore.” Spiegò, facendo riferimento al discorso che avevano fatto prima. Sarebbe stato un dolore fisico separarsi da lui, ma il pensiero che dopo quel piccolo lasso di tempo non ci sarebbero stati più ostacoli le dava un senso di gioia inspiegabile.
“Non preoccuparti, io ti aspetterò.” Rispose lui, prima di prendere un lungo sorso di succo. “In fondo, sei la mia ragazza no?”
“Avevamo detto che ne avremmo riparlato..”
“Ascoltami; puoi non essere la mia fidanzata per le fans o per i giornali, ma quello che è successo stanotte mi ha convinto più di quanto non fossi già. Quando tornerai, si tratterà solamente di rilasciare un paio di dichiarazioni ma sarà davvero il male minore.”
Daphne non seppe bene cosa rispondere, e si limitò a starsene in silenzio cercando di metabolizzare le parole che gli erano state dette; Niall dovette accorgersi di quella reazione perché sorrise appena, scuotendo il capo.
“E’ tutto vero, non preoccuparti.” Disse. “Piuttosto, abituati a sentirti chiamare ‘signora Horan’; i ragazzi lo fanno già di nascosto, ma credo che presto diventerà il tuo soprannome.”
“Oh, no problem: è più di un anno che la gente mi chiama così.”
“Ma..”
“Non fare domande di cui non vuoi sapere la risposta.”
 
La strada scorreva rapida accanto a lei, e non riusciva quasi a star dietro all’asfalto che si susseguiva fuori dal finestrino; il paesaggio inglese era per lo più tutto uguale ma non dovette prestarvi particolarmente attenzione per capire a che punto del viaggio si trovasse: da Londra alla sua cittadina nei pressi di Bristol c’erano circa un paio d’orette di macchina e si era talmente abituata a percorrere quel tragitto che avrebbe potuto farlo perfino ad occhi chiusi. Sua madre, accanto a lei, guidava indossando gli occhiali da sole e non le aveva fatto molte domande; sapete che le madri sanno tutto senza bisogno che si spieghi loro niente, no? Così, si limitava a canticchiare un motivetto udito pochi minuti prima alla radio mentre cambiava stazione in cerca di qualcosa di carino da ascoltare. Si spaventò un po’ quando sua figlia cominciò ad urlare supplicandola di tornare indietro: non se n’era accorta, ma sul 105.7 stavano proprio passando una canzone dei One Direction! Come faceva a non essersi ancora stancata di ascoltarli lo sapeva solo lei, ma la donna non provò neanche a fare quell’osservazione perché perfettamente consapevole che sarebbe stata tipo mangiata viva. Non potè fare a meno di sorridere nel sentirla cantare a memoria quella canzone ed emozionarsi proprio come fosse la prima volta..
Daphne intanto aveva poggiato la testa al finestrino e sorrideva canticchiando amabilmente quella strofa di “Another World”, mentre nella sua mente scorrevano le immagini di quell’ultimo fine settimana. Quasi non si accorse dell’iPhone che vibrò nella sua tasca, ma fortunatamente l’avviso si ripetè ritmicamente fin quando non lo estrasse e non si accorse di aver appena ricevuto un sms. “Would you lay down in my arms and rescue me? Cause we are the same, you save me but when you leave it's gone again.” Mittente? Nialler, ovviamente.



Angolo scrittrice.
Eccomi, con l’ultimo capitolo allegro prima che tutto coli a picco! Su, non odiatemi.. scusatemi se ci ho messo tanto a pubblicarlo, ma in questi giorni devo studiare dalle otto alle dodici ore al giorno e sto impazzendo; infatti se trovate qualche errore perdonatemi, ma i miei neuroni sono sull’orlo del suicidio.
GRAZIE a tutte quelle ragazze che mi contattano ogni giorno in chat chiedendomi di aggiornare, mi date la forza di arrivare fino in fondo.

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Capitolo 14
*** Colpi al cuore. ***



Era seduta lì ormai da più di un’ora e quarantacinque minuti ed i suoi occhi scorrevano rapidamente il foglio che aveva davanti per controllare che le risposte fossero giuste; non aveva avuto neanche un dubbio riguardo quel test, e ringraziò se stessa ogni singolo istante per essersi concentrata sullo studio senza dormire per ben due giorni. Sembrava incredibile esser riuscita a terminare il tutto nella metà del tempo disponibile e quasi non riusciva a pensare di non aver dimenticato qualche quesito.. invece no, le sei pagine perfettamente compilate erano tutte lì, fermate da una spilla di metallo. A dire il vero, quella giornata non era cominciata nel migliore dei modi: in macchina, sua madre le aveva impedito di accendere la radio. Adesso, Daphne era quel genere di ragazza che di prima mattina ha bisogno della musica per tirarsi su ed affrontare la giornata con un sorriso, ed il fatto che quel sottilissimo piacere le fosse stato negato così immotivatamente le aveva dato incredibilmente fastidio; non aveva voluto affrontare una discussione perché il nervosismo e l’ansia per il test avrebbero preso il sopravvento, ma per un paio di volte aveva davvero pensato di mettersi a gridare come una pazza durante il tragitto. Una volta entrata in classe, però, tutto era svanito nel nulla: si era concentrata senza lasciar che la sua mente vagasse per altri luoghi, ed era riuscita a cavarsela. Non sapeva certo se fosse tutto perfetto, ma il solo fatto di non aver avuto neanche una minima indecisione le toglieva un gran peso dal cuore; sorridendo si alzò in piedi, ed avvicinandosi alla cattedra consegnò il tutto affrontando lo sguardo leggermente sorpreso della commissione che la guardò incredulo – aveva perso molte lezioni, e non pensavano che sarebbe davvero riuscita a dare quell’esame battendo i compagni perfino nel tempo. La ragazza nutrì una punta di orgoglio personale nell’allontanarsi dall’aula e nel chiudere la porta alle sue spalle, e non potè fare a meno di fare un salto di gioia non appena mise piede in corridoio.
uscì dall’edificio senza pensarci sopra due volte e decise di andare da Starbucks per prendersi una crema di cioccolato come premio per se stessa: sapeva infatti che sua madre era al lavoro, e che non sarebbe passata a prenderla prima di un’altra buona mezz’ora. E, per la miseria, quale passatempo migliore di uno Starbucks all’angolo della strada?
Fece la sua ordinazione senza dover aspettare il turno e, dopo aver pagato i suoi 3 pound e 75 pences, prese posto ad uno dei tavolini circolari che riempivano l’ambiente davanti il bancone; indossava un paio di pantaloni neri a vita alta, una maglietta a righe infilata dentro ed un paio di bretelle scure coordinate alle sneakers: era appositamente andata a fare shopping con Tommo, per avere quello stile. Si era fatta consigliare dal migliore nel campo, e quell’uscita aveva dato i suoi frutti. Estrasse dalla tasca l’iPhone bianco, che poggiò sul tavolino subito dopo aver controllato che non l’avesse cercata nessuno: per quei giorni era scomparsa nel nulla perfino per i ragazzi, ma non appena tornata a casa avrebbe telefonato per dare la buona notizia.
Proprio in quel momento, il locale si riempì della musica trasmessa da 95.8; scuotendo il capo a tempo di musica, riconobbe “Give your heart a break” di Demi Lovato e lei, oh dio, adorava alla follia quella canzone. Si ritrovò a canticchiare amabilmente il testo, mentre mordicchiava la cannuccia verde che veniva fuori dal coperchio trasparente della mug in plastica con su il simbolo verde; si sentiva terribilmente in pace con se stessa, ed il solo sentire quella canzone la metteva di ottimo umore. Così, si alzò in piedi e si diresse nuovamente alla cassa, pagando ed ordinando dei cookies al cioccolato appena arrivati dalla cucina sul retro.. stava proprio aspettando che si freddassero un po’ e che la ragazza dietro il bancone glieli mettesse su un piattino, quando lo speaker della stazione radio prese voce. “Ed ecco per voi la splendida Demi.. e chissà chi finirà con il cuore spezzato nella nuova relazione che questa cantante ha appena cominciato con un ragazzo a noi ben noto!” Daphne aguzzò le orecchie: non sapeva che la Lovato avesse una storia con qualcuno di famoso, per di più. Non che lei fosse un’appassionata di gossip ma sapete com’è, una ragazza è sempre una ragazza e la curiosità è qualcosa di assolutamente innato. “Ebbene sì, perché pare proprio che la superstar sia la nuova ragazza di uno dei cinque membri dei One Direction..” Il cuore le mancò di un battito: ma com’era possibile? Era stata con i ragazzi fino a due giorni prima, e nessuno aveva neanche minimamente accennato ad una nuova storia. “Indovinate un po’ chi!” Oh bhè, Lou e Liam si potevano escludere a prescindere; rimanevano dunque Zayn, Harry e.. Niall. Ma no, non poteva essere possibile. “Stiamo parlando proprio dell’irlandese dal viso angelico, Niall Horan.” Scuotendo appena il capo dovette metabolizzare quelle parole in diverse fasi, per poi convincersi che si trattasse solamente di uno sciocco pettegolezzo alla stregua di quello che aveva dato lei come ragazza di Harold appena un paio di mesetti prima. E poi com’era possibile, se proprio il biondo le aveva fatto determinati discorsi appena 48 ore prima? “E’ davvero incredibile: pare che sia successo tutto durante l’ultima tappa del tour americano dei ragazzi, in cui questi hanno incontrato i giudici di X-Factor tra cui anche la bella di Albuquerque; sapevamo tutti dell’interesse che i due nutrivano da tempo l’uno per l’altro, ma credetemi che vedere le foto che ho davanti io in questo momento fa uno strano effetto.” Foto? Ma di che foto stavano parlando? Sbiancò, abbassando appena il capo. “Purtroppo pare abbiano avuto appena un paio di giorni per stare insieme, ma chissà che non si incontrino di nuovo per ufficializzare il tutto: il fatto che il ragazzo sia tornato a Londra da appena un paio di giorni ha sicuramente complicato le cose!” Arretrò di un passo, scuotendo la testa.
“Signorina, tutto bene?” Domandò la commessa che le stava porgendo il piattino ormai da un paio di minuti buoni e che adesso la guardava con aria vagamente preoccupata. Daphne si voltò, ed afferrando il telefono e la borsa a tracolla con i libro corse fuori da lì senza pensarci sopra due volte; cominciò a fare la strada  a perdifiato, mentre il paesaggio intorno a lei scorreva veloce ed i capelli sobbalzavano al ritmo del suo movimento. Scansava le persone e non sentiva né stanchezza né fatica, in quel momento; le ci vollero circa 20 minuti per trovarsi finalmente davanti casa e le mani tremanti riuscirono ad infilare la chiave nella serratura della porta principale solamente dopo tre o quattro tentativi. Sapeva che non avrebbe trovato nessuno dentro, ragion per cui abbandonò tutto ciò che aveva tra le mani – fatta eccezione per il telefono – nell’ingresso, e salì in fretta e furia gli scalini per ritrovarsi in camera sua. Accese il portatile che era ancora sulla scrivania sommerso dagli appunti su cui aveva studiato, e nell’attesa cominciò a percorrere lo spazio a grandi passi: non poteva essere vero, di sicuro le foto non erano che semplici scatti di qualche chiacchierata amichevole che era stata gonfiata per fare scandalo. Ma certo, doveva essere così! Le bastò digitare su google “Niall Horan and Demi Lovato” e dare uno sguardo alla sezione Immagini per rendersi conto che non poteva esserci niente di più sbagliato: le foto erano inequivocabili e, a meno che per quei due essere amici non volesse dire scambiarsi effusioni esplicite in un locale, quello non era assolutamente niente di innocente; c’era perfino la data, risalente a tre giorni prima del ritorno dei ragazzi in Inghilterra.
Potè sentire il mondo crollarle addosso, e le mancò il respiro per svariati secondi. Dovette accasciarsi al pavimento avvolgendosi il capo con le braccia, mentre tutto intorno a lei si faceva sempre più indistinto e sfocato; sentiva come se qualcuno le avesse infilato un braccio nel petto e le avesse strappato il cuore senza pietà, senza curarsi del fatto che non avrebbe potuto vivere senza. Non capiva più molto e non riusciva a distinguere le forme che aveva intorno.. era come essere in apnea, solamente che non c’era modo di venirne fuori.
Quando sua madre entrò nella stanza trovò la propria figlia a terra, rannicchiata su se stessa; aveva il volto completamente coperto dai capelli e tirandola su, si rese conto che le lacrime ne avevano deformato gli occhi e la forma a causa del gonfiore. La fece poggiare a sé, e legò la lunga chioma corvina in una coda di cavallo.. poi, la trascinò in bagno e la fece sedere sul bordo della vasca, lavandole il viso con l’acqua ghiacciata. Si chinò, mettendosi al suo livello e la guardò negli occhi: erano completamente vuoti e vitrei, e lei era assolutamente assente. “Daph!” Esclamò, prendendola per le spalle e scuotendola: ma era un corpo totalmente morto, che non reagiva neanche agli stimoli esterni. “Respira Daphne, respira!” Era ovvio che avesse avuto un attacco di panico e che il suo cervello avesse fatto in modo di farla allontanare dal dolore fisico facendola totalmente chiudere in se stessa; Elizabeth fu molto spaventata dal vederla in quel modo e non sapeva bene come reagire: aveva fatto di tutto per tenerla lontana dai mezzi di informazione, ma evidentemente non era bastato – lei stessa aveva sentito quella notizia il giorno prima, ma sperava che Niall sarebbe stato abbastanza maturo da affrontare il discorso senza lasciare che lo venisse a scoprire in quel modo. Fece poggiare la ragazza al muro e poi aprì i due rubinetti, facendo in modo che la vasca di riempisse almeno più della metà; poi, prese in braccio la figlia e la immerse dentro per svariati istanti osservandola attentamente, finchè non vide le sue braccia afferrare il bordo in ceramica bianca per fare leva, ed il busto venirne fuori di scatto. Tirò un immenso respiro quando riuscì ad emergere e sgranò gli occhi rossi, sputando l’acqua che aveva ingerito in quel frangente di tempo. Guardò prima il bagno e poi la madre, ed a quel punto si coprì il volto con le mani e cominciò a singhiozzare ancora una volta; la donna la strinse a sé carezzandole il capo completamente fradicio e la lasciò sfogare, prima di aiutarla a venir fuori. Le prese dei vestiti puliti e ci pensò lei stessa a cambiarla e ad asciugarle i capelli, perché era praticamente ricaduta in quello stato di spaventosa trans che la rendeva assolutamente estranea a qualunque avvenimento.
 
Si risvegliò sotto le coperte, senza sapere come aveva fatto a finire a letto: non ricordava neanche di aver infilato il pigiama, figurarsi del resto. Piuttosto confusa, dovette mentalmente riepilogare gli avvenimenti del giorno prima di ricordarsi cosa fosse successo.. sentì l’ennesima morsa allo stomaco, e guardando l’orologio sul comodino si rese conto che erano passate esattamente 16 ore da quando era venuta a conoscenza di quella notizia. A quest’ora, sarebbe dovuta essere di nuovo dai ragazzi; prese il telefono, e trovò decine e decine di loro chiamate seguite da un’infinità di sms: dovevano essersi preoccupati, nel non vederla arrivare.
Così, raccogliendo tutta la propria forza, compose il numero di Liam – era l’unico che avrebbe voluto sentire in quel momento, e l’unico che non le avrebbe causato una nuova crisi. Non arrivò nemmeno al secondo squillo, che dall’altra parte squillò la voce del ragazzo.
“Hey D, ma che fine hai fatto?” Di sottofondo si sentivano le voci degli altri quattro che si accavallavano l’una sull’altra: evidentemente erano tutti insieme, probabilmente ad aspettarla.
“Devo parlarti, puoi allontanarti dagli altri?”
“Aspetta solo un secondo.” Sentì i passi, e la scusa che diede agli altri: c’era poco campo, doveva spostarsi. “Dimmi!”
“Ho visto le foto..”
“Quali foto?”
“Liam ti prego.. le foto di Niall e Demi.”
Calò il silenzio.
“Almeno non ignorarmi, per favore!”
“Non so cosa dirti..”
“Ma cosa vuol dire? Non vi è passato neanche per l’anticamera del cervello di avvisarmi che appena tre giorni prima che io e Niall passassimo la notte insieme, lui avesse approfondito la conoscenza con un’altra?”
Ancora silenzio.
“Lo sai che avevo fatto affidamento su di lui, e su di voi. Perché mi avete tradita così? Pensavo fossimo amici, pensavo ci fosse qualcosa di vero tra di noi ma evidentemente non è così.”
“Non saltare a conclusioni affrettare, capisco che tu sia arrabbiata ma..”
“Ma cosa? Non cercare giustificazioni, perché non ne avete.” Cominciava a perdere la ragione. “Non so se sia peggiore quello che ha fatto lui, o il vostro comportamento.”
“Puoi venire qui così ne parliamo di persona tutti insieme? Non credo che una telefonata possa risolvere le cose.”
“Venire lì? Ma stai scherzando? Non esiste proprio! Non verrò né adesso, né domani, né mai. Mi avete ferita, mi avete.. spero almeno vi siate divertiti.”
“Daphne, per favore!”
“Mi fate schifo.”
Poi, chiuse la telefonata prima di scoppiare nuovamente in lacrime. Non poteva credere che tutti sapessero di quella storia e l’avessero fatta illudere.. ma d’altronde, lei chi era? Solo una sciocca ragazzina che aveva sperato che il suo sogno potesse diventare realtà! Ma quella non era una fiaba, ed il principe azzurro si era innamorato di un’altra. Era solo che per un istante, tutto era sembrato terribilmente vero, tremendamente vicino, brutalmente possibile.


Angolo autrice.
Et voilà, andiamo lentamente verso il baratro! Non odiatemi vi prego, ma credo che perfino loro siano degli esseri umani.
Ci tengo a specificare che non c’è niente contro Demi, ma anzi.. colpa di Niall!

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Capitolo 15
*** I giorni dell'abbandono. ***


Niall.
“Concentrati okay? Non ti chiediamo altro.” La voce di Zayn distolse l’attenzione del ragazzo dal Mac aperto sul tavolo. “So che non è facile, ma abbiamo bisogno di te.”
Niall Horan si mise le mani tra i capelli, portando indietro il capo e socchiudendo appena gli occhi; in quel momento avrebbe voluto solamente poter sentire la sua voce ma quel telefono continuava a squillare a vuoto e quei tweet non facevano altro che essere completamente ignorati. Erano passati ormai quattro, lunghissimi giorni da quando la notizia della sua peudo-relazione con Demi era venuta fuori ed almeno tre dalla scomparsa di Daphne nel nulla; l’unica cosa che avrebbe voluto fare era spiegarle come stavano davvero le cose, ma la ragazza sembrava ostinata ad ignorarlo. Aveva perfino pensato di andare da lei, ma Liam era stato piuttosto chiaro nello spiegargli che non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose: la conoscevano bene, e sapevano che sarebbe andata totalmente fuori di testa se se lo fosse trovata davanti. Non era quel genere di persona che riusciva a ragionare nei momenti di crisi, e probabilmente sarebbe perfino stata capace di picchiarlo.. e l’avrebbe fatto, non dubitatene. Si sentiva in colpa anche verso gli altri quattro ragazzi: li vedeva soffrire per quella situazione, e si domandava per quale ragione dovessero rimetterci; categoricamente, lei aveva deciso di sospendere i contatti anche con loro e questo li aveva gettati in uno stato di semi depressione.. non si erano resi conto di volerle così bene fin quando non l’avevano persa, ed ora che era così lontana risultava terribilmente difficile farsene una ragione. Quello che ne risentiva maggiormente forse era Harry, che aveva passato quelle ore attaccato al suo telefono cercando di farsi rispondere in un qualunque modo.. ogni volta che la chiamata cadeva, sbatteva i pugni al muro e cominciava a girare in tondo per una decina di minuti, prima di ricomporre il numero e riprovare; sembrava quasi non darsi pace, e tutti si chiedevano se in fondo l’avrebbe mai fatto.
“Nialler?” Intervenne Lou, vedendo che non accennava a finire di prepararsi. “Dobbiamo essere sul palco tra dieci minuti, e tu devi ancora metterti le scarpe.” Disse, porgendo al ragazzo le Supra Vaider Nere che tanto adorava; questo le afferrò distrattamente e, sedendosi su un piccolo divanetto del camerino, se le infilò e cominciò ad allacciarle quasi meccanicamente.
Nessuno riusciva a capire cosa gli girasse per la testa, ma quel ragazzo che trovava tutto sempre fantastico aveva lasciato il posto ad uno sovrappensiero e scorbutico che aveva bisogno di star da solo praticamente la maggior parte del tempo; la verità era che si trattava di un normalissimo adolescente come tanti altri - che aveva compiuto un errore senza pensarci sopra due volte, e che ora si trovava a doverne affrontare le conseguenze senza sapere come comportarsi. Aveva avuto una debolezza e come un idiota non era stato in grado di trattenersi.. solamente che quando si è una star a livello mondiale, certe distrazioni sono da evitare assolutamente.
Si alzò in piedi sistemandosi la polo rossa, e fece un cenno con il capo agli altri che erano già fuori dalla porta pronti a raggiungere il palco; era un bel po’ che non facevano un concerto a Londra, e nell’aria c’era sempre quella sensazione di casa che tanto gli era mancata in America.
“Hey Lou, ma c’è Eleanor?” Domandò improvvisamente Liam, come a voler distogliere i ragazzi dai pensieri che stavano avendo.
“Già, è in prima fila.”
Tutti e cinque sorrisero nello stesso momento, ma nessuno osò domandare se ci fosse anche Danielle: sapevano la risposta, ed era meglio evitare di creare di nuovo un’atmosfera triste a pochi passi dall’ingresso laterale. Man mano che si avvicinavano, sentivano le urla della folle farsi più forti e si resero conto che il video di presentazione doveva già esser partito da qualche secondo: ‘what makes you beautiful’ pompava già con tutta la potenza necessaria, ed una scarica di adrenalina riempì i corpi dei ragazzi; Harry cominciò a saltellare respirando profondamente, mentre gli altri tentavano di raccogliere tutte le energie necessarie. Quando gli venne dato il via da uno degli assistenti che stavano dietro le quinte, cominciarono a correre e fecero uno di quegli ingressi spettacolari accompagnati dalla band che cominciava già a fare il primo giro di ‘Na na na’. Si guardarono tutti e cinque negli occhi, e dimenticarono tutto ciò che era accaduto: erano lì per le fans adesso, e non dovevano pensare ad altro.
 
Under the lights tonight, turned around
And you stole my heart, with just one look
When I saw your face, I fell in love
Took a minute girl, to steal my heart tonight
With just one look, girl
I waited for a girl like you.’

Anche stavolta Harry era al centro del palco, completamente concentrato ed impegnato nel suo pezzo; il concerto stava andando alla grande, ma quando quelle parole giunsero alle orecchie di Niall, questo dovette fermarsi. La sua mente corse immediatamente indietro nel tempo, a quel concerto.. guardandosi intorno si rese conto di essere nello stesso luogo, nella stessa arena in cui aveva incontrato Daphne la prima volta; buffo che ci avesse fatto caso proprio sulle note di quella canzone, non è vero? A volte il destino sembra giocare a nascondino, per poi venir fuori e vincere la partita quando crediamo di esserne usciti illesi. Era stordito e confuso, non sapeva cosa dovesse fare né dove dovesse andare.. aveva perso il ritmo della coreografia, e non riuscì a fermare i suoi occhi dal perdersi tra la terza fila del pubblico, nell’esatto punto in cui per la prima volta aveva incrociato quelli scuri di quella ragazza che gli aveva davvero rubato il cuore. Cercò il suo volto in quello di ogni singola fan che gridava e si sbracciava per essere notata, ma nessuna era lei: troppo rumorosa, troppo silenziosa, occhi troppo chiari, occhi troppo scuri, capelli troppo lunghi, capelli troppo corti.. nessuna era lei, e nessuna lo sarebbe mai potuta essere. Gli sembrava quasi di dover rivivere la stessa scena di quella sera, così da rendersi conto che l’aveva persa definitivamente; cosa non avrebbe fatto per guardare verso Eleanor, e riconoscere accanto a lei anche la sua ragazza! Ma non poteva essere così, ed era stato tutto per colpa sua.
La canzone finì tra la preoccupazione generale dei ragazzi che avevano fatto di tutto per coprire l’assenza vocale dell’irlandese – senza riuscirci, e fu compito di Zayn affiancarlo per pregarlo sottovoce di tener duro ancora per qualche decina di minuti; tutti capivano quello che stava passando, ma non era quello il momento giusto. Fortunatamente, la fine di quella canzone coincise con la pausa e così i ragazzi poterono allontanarsi momentaneamente dal palco per bere e riposarsi un po’.
“Che ti è preso?” Domandò Harry.
“Io non..”
“Ascoltami, se crolli tu crolliamo noi. Capisci?”
Ma non ricevette risposta, e la voce di Paul intervenne molto prima di quanto pensassero per comunicar loro che dovevano rientrare in scena; avevano a malapena avuto il tempo per respirare, ma i tempi stringevano sempre quando dovevano esibirsi.
Si avvicinarono al divanetto posto al centro esatto del palco in fila indiana, prendendovi posto con il capo basso mentre Liam – entrato per ultimo – stava già cominciando a cantare le prime parole dell’unica canzone che nessuno di loro avrebbe voluto sentire in quel momento, data la situazione.
Girl I see it in your eyes you’re disappointed
Cause I’m the foolish one that you anointed with your heart
I tore it apart
And girl what a mess I made upon your innocence
And no woman in the world deserves this
But here I am asking you for one more chance.

Ed in quell’esatto momento, Zayn strinse la mano di Niall sussurrandogli un “Forza” che si perse nei meandri dei pensieri dell’altro, che per la prima volta si stava veramente rendendo conto del profondo significato di quella canzone. Gli altri ragazzi si susseguivano nella prova canora cercando di mantenere un certo contegno, ma il biondo rimaneva seduto lì con l’aria persa di chi non sa più a cosa aggrapparsi, e proprio mentre tutti insieme cantavano ‘It’s gotta be you, only you!’, lui si coprì il volto con le mani e scoppiò a piangere senza rendersi neanche conto di essere davanti a migliaia di persone. Harry e Liam furono i primi ad accorgersene e si immobilizzarono, totalmente paralizzati dalla visuale di ciò che stava accadendo; furono seguiti dagli altri due e dalla band che si trovava piuttosto in difficoltà considerando che nessuno li seguiva con la voce.
“Cazzo.” Sibilò Louis, passandosi una mano tra i capelli.
A quel punto Eleanor cominciò a sbracciarsi dalla prima fila per essere notata dal suo ragazzo, che si abbassò verso di lei. “Dì alla band di fare il medley, non potete stoppare tutto!” Sussurrò. “E dì a Zayn di portare fuori Niall, ormai per stasera è andata.” Consigliò. Lui fece tutto quello che gli era stato detto, ma era la prima volta che succedeva una cosa del genere e nessuno aveva idea di come sarebbero andate le cose d’ora in poi.
 

Daphne.
I giorni dell’abbandono,
giorno 4.
 
Non so cosa ne sarà di me adesso; non ho più una ragione per alzarmi al mattino, né tantomeno una per affrontare le mie giornate. Ho smesso di mangiare e di dormire di nuovo, e mi chiedo se amare voglia dire questo. Insomma, soffrire per qualcuno che non fa altro che spezzarti il cuore? Non ci trovo niente di poetico o bello, ad esser sincera. La verità è che mi manca ogni giorno che passa: mi manca il suo sorriso, mi manca il suo accento vagamente irlandese e la smorfia che fa quando vede qualcosa che gli piace; mi manca la sua pelle calda e le guancie rosse, mi manca vederlo mangiare mentre guarda le partite di calcio e mi manca ancor di più il modo in cui mi abbraccia. Ma più di ogni altra cosa al mondo, mi mancano i suoi occhi; ho perso me stessa in quel blu, ed ora non riesco più a ritrovarmi. Mi sento come se non avessi un posto dove andare, mi sento come se avessi dato tutta me stessa a lui ed adesso fossi rimasta soltanto con il nulla tra le mani. Ma io non sono questa, io non mi sono mai arresa, io non ho mai permesso a nessuno di avere un effetto tanto devastante su di me.. ho passato una vita stando attenta ad ogni minimo particolare, e poi è bastata una sola persona a mandare in frantumi tutto.
Ora più che mai ho paura di non farcela, ho paura di non poter più essere qualcuno e sono così spaventata da non riuscire neanche a chiudere con il mio passato. So che se lo lascerò andare, non tornerà più da me ed io ho talmente bisogno di lui che in questo momento sarei disposta perfino a strapparmi il cuore e gettarlo via. Fa sempre così male? Passa prima o poi? Non credo.
Questo dolore è talmente reale e tangibile che ho paura che graffi la mia pelle e che deformi ciò che è rimasto di me; mi guardo allo specchio e non mi riconosco più, e non so cosa fare per sopravvivere. Avrei solamente bisogno di averlo qui, ma ogni volta che sento quel telefono squillare ho paura di sentire la sua voce dirmi ‘mi dispiace, ma è meglio che sia andata così.’ Non sono neanche abbastanza coraggiosa da farmi dire un addio che io non sono in grado di concepire. Sono una vigliacca, e non lo merito.
Ho bisogno di aiuto, ho bisogno che lui mi dica che va tutto bene. Ma non c’è niente che vada bene, e le cose non cambieranno.”

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Capitolo 16
*** Vorrei, potrei, dovrei. ***



“Riportala da noi, ti chiedo solo questo.”
“Ci proverò Harry.”
“Promettimelo.”

Louis guidava ininterrottamente ormai da più di due ore, quando il cartello autostradale che segnava l’ingresso a Bristol apparve davanti ai loro occhi; aveva canticchiato qualunque canzone passasse alla radio con metodico disinteresse, il gomito destro poggiato al finestrino aperto e la mano sinistra sul volante – essendo la strada tutta dritta, non c’era poi bisogno di molto controllo. Ogni tanto distoglieva la propria attenzione dalla strada che scorreva davanti ai suoi occhi, per spostarla sul ragazzo seduto accanto a lui che aveva dormito circa per tre quarti del viaggio ma che adesso stava sgranocchiando dei Taco’s che avevano comprato dopo aver fatto una piccola deviazione durante il tragitto; questo, apparentemente, era sereno e rilassato: ma si sa che Niall è un ragazzo che cerca sempre di trovare il positivo in ogni situazione quindi non c’era poi molto da fidarsi di quel sorriso che ne illuminava a tratti il volto.
“Non devi uscire a Bristol, ma a quella dopo.” Commentò, controllando sul telefono il tragitto consigliato; tra tutti e due avevano un senso dell’orientamento pari allo zero, ed il caro Liam aveva loro consigliato di ricorrere all’aiuto di un’entità superiore: Google Maps.
In fin dei conti non ci misero poi molto a raggiungere il complesso in stile georgiano di piccole villettine di cui faceva parte la casa che stavano cercando: si affacciavano tutte su una strada piuttosto ampia e ben illuminata, e se ne stavano lì tutte identiche se non per qualche piccolo dettaglio a tratti insignificante.
“Questo dev’essere un incubo.” Sibilò Tommo guardandosi intorno con gli occhi sgranati, una volta dopo esser sceso dalla macchina ed aver chiuso la portiera con un tonfo sordo. “Sono io che ci vedo moltiplicato all’ennesima potenza, o queste case sono esattamente identiche?!”
“Ho paura che tu abbia la vista perfettamente a posto..” Rispose, portandosi una mano tra i capelli e cominciando a grattarsi appena il capo. “Ed ora che si fa?”
“A meno che tu non abbia intenzione di suonare i campanelli di tutti quanti, direi che potresti cominciare con il leggere i cognomi fino a trovare il suo.”
“Ottima idea!”
“Non dirlo con quel tono sorpreso, per favore.” Asserì il ragazzo che indossava i soliti pantaloni del pigiama a quadri, una felpa grigia ed un berretto che lasciava uscire il suo ciuffo da davanti.
Ma Niall non lo sentì, impegnato com’era a dirigersi verso la prima delle case per cercare di capire il nome scritto sulla cassetta delle lettere; sperava che nessuno lo vedesse e lo riconoscesse, considerando che questo avrebbe innanzitutto annullato l’effetto sorpresa ed, in secondo luogo, fatto perdere un sacco di tempo; ma sembrava proprio che in quel piccolo quartiere nessuno fosse così curioso da mettere il naso fuori dalla propria abitazione.
I suoi occhi si soffermarono improvvisamente sulla finestra dell’ottava casa sulla destra e lì, incrociarono la figura di una donna che conosceva ma che aveva visto solamente una volta: la madre di Daphne; era in quella che probabilmente si poteva definire la cucina ed aveva appena finito di sparecchiare il tavolo della cena, mentre chiacchierava amabilmente con un uomo che doveva essere suo marito.
“No, non posso farlo.”
“Nialler ti prego, mi hai fatto guidare per quasi 100 km per venire qui quindi tu adesso vai lì, suoni quel campanello e fai quello che devi fare: ti esibisci davanti a migliaia di persone, e poi non riesci ad affrontare i genitori della tua ragazza? Siamo messi bene!”
In tutta risposta, ricevette un fulminante sguardo che avrebbe potuto uccidere chiunque.. ma visto che si trattava di Louis Tomlinson, questo di certo non fece poi tutto questo effetto.
“Okay, vado..”
“Solo una cosa..”
“Si?”
“Vedi di non farti prendere a calci.”
“Pensavo stessi per dirmi in bocca al lupo, Lou.”
L’altro scrollò le spalle con un’adorabile espressione sul volto e poi gli fece segno di andare, poggiandosi alla macchina e cominciando a far roteare le chiavi sul dito con la cura e la precisione di un esperto.
Ogni passo che l’irlandese faceva sul vialetto, sembrava quello di un condannato a morte verso la ghigliottina che gli avrebbe tagliato la testa: il cuore gli martellava forte nel petto, e le mani cominciavano a sudare. Poteva sentire la ghiaia scricchiolare sotto la suola delle sue Supra e si domandava sinceramente se sarebbe riuscito ad arrivare alla porta senza farsi venire un infarto prima. Al suono del campanello seguirono istanti di panico puro che parvero quasi anni, e nella sua mente si susseguivano svariate versioni della stessa frase mentre cercava di capire quale potesse essere la migliore; nonostante tutto, sobbalzò leggermente quando la porta si aprì e dietro di essa comparve la figura di Elizabeth che, non appena lo vide, mutò espressione.
“Buonasera signora.. vorrei vedere Daphne, se possibile.” Ma come gli era venuta quella frase fatta? Promemoria mentale: prendersi a schiaffi, dopo.
“Non credo sia possibile, mi spiace.”
“La prego, è importante.”
“Immagino, ma penso che tu abbia già fatto abbastanza e non credo sia giusto lasciarti entrare nuovamente nella vita di mia figlia; capisci, in qualunque modo vadano le cose tra di voi sarebbe sempre lei quella ad uscirne distutta e non posso permetterti di darti il mio benestare.”
“Io non..” Sospirò. “Non le sto chiedendo di accettarmi in casa sua né niente del genere; vorrei solamente poter parlare con lei per spiegare ciò che devo e mettere le cose in chiaro.”
“Ascoltami Niall, io lo so che sei un bravo ragazzo.. ti si legge nel volto, hai gli occhi di una persona che non farebbe male neanche al peggiore degli individui. Ognuno di noi fa degli errori nella vita e Dio solo sa quanti ne ho fatti io alla tua età.” Scosse appena il capo. “Ma non hai idea di quello che abbiamo passato io e mio marito; è caduta totalmente in depressione e ti saresti spaventato se l’avessi vista. Sono solamente due giorni che è tornata alla normalità, e non possiamo correre il rischio di azzerrare tutti i nostri sacrifici.”
Il ragazzo si sentiva davanti ad un muro invalicabile e si domandò se davvero potesse fare qualcosa per riuscire a parlare con lei.
“La sto supplicando, mi creda. Tutti hanno bisogno di una seconda possibilità, no? Devo solo.. solo parlarle e se me lo chiederà, sparirò dalla sua vita senza tentare di avvicinarmi mai più.”
Seguirono dei momenti di silenzio, e poi un leggero sorriso comparve sul volto della donna. “In questo momento non è in casa, ma.. dammi il tempo di prendere le chiavi della macchina ed il giubbotto, e vi faccio strada.” Asserì, indicando leggermente con il capo la figura di Louis che si era comodamente steso sul cofano della propria auto a pancia in giù, e si stava divertendo a scrivere parole incoerenti sul parabrezza.

Salì i due gradini che lo separavano dal centro nevralgico della festa, mentre nella sua mente rimbombavano le parole dei due che aveva lasciato lì fuori ad aspettarlo; era a dir poco terrorizzato, e si chiedeva se ciò che aveva da dire alla ragazza sarebbe servito a qualcosa. Si fermò dietro ad uno dei pilastri portanti posti al lato della sala e con lo sguardo cominciò a cercare la ragazza, tra tutte le altre; non ebbe bisogno di perdere molto tempo per riconoscerla in mezzo a quella folla. Indossava un vestito nero che le arrivava appena sopra il ginocchio, un paio di decollette dal tacco dodici ed i lunghi capelli scuri le ricadevano sulla spalla destra perdendosi in morbidissime onde sagomate e perfette: era talmente bella che Niall dovette ricordarsi di respirare. Proprio mentre stava per fare un passo avanti per raggiungerla, però, la musica cambiò e partì uno di quei tipici lenti che servono per far ballare le coppiette e fu così che si accorse del fatto che un ragazzo dai capelli neri si avvicinò a lei, e tese una mano invitandola a farle da dama per quella canzone. Dentro di sé, pensava solamente ‘non farlo’, ma sentì un macigno occupargli il cuore nel momento in cui vide il gesto della ragazza e subito dopo le braccia dello sconosciuto che la cingevano a sé. Rimase così, immobile e paralizzato nella penombra, mentre osservava il capo di Daphne poggiato alla spalla del ragazzo ed i loro corpi volteggiare a tempo in una dimensione totalmente parallela. Nel momento in cui si rese conto che quello avrebbe potuto essere lui, sentì una morsa allo stomaco che gli tolse praticamente il respiro e dovette poggiare una mano al pilastro per essere ben sicuro di riuscire a reggersi in piedi; per quanto sembrasse assurdo, non riusciva a staccare gli occhi da quella scena e sembrava ancora una volta che qualcuno stesse cercando di punirlo per quello che aveva fatto. Quando avrebbe smesso di pagarla per il suo errore? La luce della luna piena entrava silenziosa da una delle ampie vetrate e si fondeva a quella artificiale, soffusa e romantica. La mano destra di lui era poggiata sulla schiena della ragazza, mentre i suoi occhi la guardavano colmi di sentimenti che arrivavano dritti all’anima; la vide sorridere, dopo che l’altro si avvicinò al suo orecchio per dirle qualcosa di non meglio identificato e piegare leggermente il capo di lato come Niall le aveva visto fare mille volte quando si concentrava su qualcosa in particolare.
Si domandò se adesso valesse davvero la pena tentare di avvicinarsi a lei – in fondo, sembrava stare così bene con quel tizio che non se la sentiva di intromettersi per rovinare tutto, di nuovo. Fu proprio nell’esatto istante in cui si voltò per andarsene, che una voce femminile strillò “Oh mio Dio, Niall Horan!”. Tutti si immobilizzarono, ed il biondo trovò puntati su di sé decine e decine di occhi curiosi; qualche ragazza cominciò praticamente a gridare e tutti cominciarono ad andare verso di lui per avere probabilmente una foto. Maledicendosi a denti stretti per non essere stato più attento, però, cominciò a camminare senza guardare chi aveva intorno e, come in un film, si diresse verso Daphne che si era sciolta dall’abbraccio con quello sconosciuto ed adesso lo guardava con un’espressione che non tentava neanche minimante di nascondere il suo stupore. Fece un passo verso di lui, ma quel ragazzo le prese la mano quasi a farle segno di non andare; lei si voltò e sussurrò appena “devo farlo”, prima di strattonare leggermente e raggiungere Niall che si era ormai fermato per capire cosa avrebbe deciso. Sorrise appena e poi si voltò, dirigendosi verso l’uscita che dava direttamente su un cortile interno di quella splendida casa che per quella sera era stata dedicata alla festa di compleanno della proprietaria; quando si fermò, guardò il ragazzo negli occhi.
“Mi dispiace da morire, D.”
“Immagino.”
Silenzio.
“Ti giuro che se potessi tornare indietro farei in modo che le cose andassero diversamente.. sono stato un vero idiota.”
“Sì.”
“Spero tu non creda davvero che tra me e Demi ci sia qualcosa di più di quello che hai visto perché ti giuro che non la sento più e non ho nemmeno intenzione di farlo.”
“Sei liberissimo di comportarti come meglio credi, non devi dar conto e ragione a me delle tue azioni; non più.”
“Capisco che tu sia arrabbiata ma.. sto cercando di rimediare.”
“Non puoi, mi spiace.”
“Ma..”
“Niente ‘ma’, Niall. Sai quel è la cosa che mi rende più furiosa? Il fatto che sia dovuta venirlo a scoprire dalla radio! Non hai neanche avuto il coraggio di.. mi hai guardata in faccia senza provare neanche un minimo di sensi di colpa!” Scrollò le spalle, ridendo amaramente. “Il problema non è che si tratta di Demi Lovato, sarebbe stata la stessa cosa anche se fosse stata una normalissima ragazzina americana.. il fatto è che prima di partire tu mi hai baciata, e subito dopo essere tornato noi.. abbiamo fatto l’amore, capisci? A questo punto mi chiedo se tutto questo abbia significato davvero qualcosa per te, ma non credo.”
“Non dire così, lo sappiamo entrambi che non è vero.”
“Non so più in cosa credere.”
“Pensi che ti abbia mentito per tutto questo tempo?”
“Forse, potrebbe essere.”
“Ti dimostrerò che ti sbagli; devi solo..”
“Aspettare, Niall? E’ aspettare quello che devo fare?” Domandò, retorica. “Non puoi chiedermi una cosa del genere. Lo faccio da una vita, ormai. Lo facevo quando non sapevi neanche della mia esistenza: ho aspettato una risposta ad un tweet che non è mai arrivata, ho aspettato un follow impossibile, ho aspettato che veniste nella mia città, ho aspettato di dirti tutto quello che provavo per te.. ti aspetto dalla prima volta che ho visto il tuo volto, sullo schermo del mio pc. Adesso sono qui a parlare con te, e questo va oltre ogni aspettativa: ho avuto la mia possibilità, mi è stato mostrato come sarebbe stata la mia vita se tu fossi stato mio.. ma perfino ai sognatori più ostinati, ad un certo punto tocca svegliarsi.” Prese fiato, abbassando appena lo sguardo. “Il mio momento è arrivato.”
“Hai preso la tua decisione, quindi.”
“Non c’è mai stata una scelta.”
Il ragazzo indietreggiò appena, mentre le ultime speranze dentro di lui crollavano come un castello di carte. “Allora forse sei tu quella che non prova niente per me, perché se mi amassi davvero non mi lasceresti andare.”
“Sono stanca di combattere per qualcosa di impossibile.. cose come queste non succedono a persone normali come me, ed io non posso star qui a credere in una storia che non ha futuro.”
“E’ finita?”
“Non è mai iniziata.”
“Dimmi solo che vuoi che vada via, e lo farò.”
“Non rendere le cose più difficili, te ne prego.”
“Allora addio, Daphne.”
Niall si voltò e fece per andarsene, ma lei lo fermò e si mise davanti a lui con la risoluzione dettata solamente dalla forza della disperazione; gli prese il volto tra le mani guardandolo dritto negli occhi e poi si avvicinò, poggiando le labbra sulle sue. Scoppiarono a piangere nello stesso istante ed il ragazzo la strinse forte a sé come se quell’impedimento fisico potesse evitare anche il distaccamento emotivo che sarebbe seguito.. ma non c’era niente che avrebbe potuto fermare ciò che era già iniziato, e quell’addio era ormai nell’aria.
“Ti amo, e non smetterò mai di farlo.” Sussurrò lei, il volto completamente affondato nel petto del ragazzo; poi, semplicemente, fece leva con le mani e si allontanò guardandolo per l’ultima volta e, voltandosi, se ne andò, lasciandolo solo.


Angolo scrittrice.
Capitolo liberamente ispirato alla canzone “I Wish”.. spero non ne abbiate a male con me per tutto questo casino, ma una storia tutta rose e fiori non è da me! Grazie a tutti, soprattutto a coloro che ci sono dal primo capitolo.
Vi adoro.

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Capitolo 17
*** Mai abbastanza. ***




I giorni erano passati lenti e costanti dopo la notte in cui quell’addio aveva riempito l’aria del cielo di Bristol ed adesso le cose avevano ripreso ad andare per il proprio verso, per entrambi; non era stato facile, ma non avevano avuto poi molta scelta: la vita non ti dà mai il tempo di raccogliere i pezzi di ciò che lei stessa ha distrutto, continua per la sua strada e pretende che tu stia al  passo.. e se malauguratamente non dovessi farcela, finisce per annientarti completamente con il peso dei ricordi che trascina con sé. Non si erano sentiti neanche una volta in tutto quel tempo, ed evitavano reciprocamente di leggere i tweet o qualunque cosa riguardasse l’altro: non c’era motivo di farsi più male di quanto avessero già fatto.
Quel pomeriggio di metà giugno, Daphne era appena uscita dall’ingresso della subways di Oxford Street ed adesso percorreva Regent Street (la via che conduceva dritta dritta a Piccadilly Circus) a passo lento e rilassato, soffermandosi con lo sguardo sulle vetrine che su di essa si affacciavano; indossava un paio di shorts neri ed una semplice canottiera bianca, le immancabili Vans rosse ed una borsa morbida ed abbastanza grande da contenere una felpa appallottolata in caso di pioggia – in quella città il clima era imprevedibile, e capitava spesso che ci fossero dei brevi temporali che si estinguevano nel giro di pochi minuti ma che potevano comunque rientrare nella categoria dei ‘problemi’ in caso non si fosse attrezzati. Mantenendosi sul marciapiede destro, fece piuttosto attenzione a non rivolgere mai la propria attenzione sul lato opposto della strada, perfettamente consapevole che esattamente di fronte alla traversa che avrebbe dovuto imboccare qualche istante dopo, avrebbe trovato il rosso di Nando’s: stava cercando di evitare qualunque cosa la potesse far pensare a Niall, e trovarsi davanti agli occhi il suo ristorante preferito non era certo un bel modo di riuscire. Ostinatamente, dunque, svoltò a destra e, notando uno degli Starbucks proprio lì, si rese conto di non star sbagliato itinerario; percorse rapidamente quella strada con passo quasi di corsa, fin quando non si ritrovò davanti l’ingresso dell’unico posto per cui era valsa la pena perdere tempo: lo store dell’ Abercrombie&Fitch di Burlington Gardens. Vi entrò saltellando su quei tre gradini che la separavano dal primo dei modelli che, sorridendo, esclamò un “welcome to A&F!”; conosceva quel posto talmente tanto bene che non avrebbe avuto bisogno di perdervisi dentro. La musica era sempre altissima e le pareti nere creavano quel po’ di stordimento necessario per far concentrare l’attenzione sulle uniche zone delle stanze illuminate: gli scaffali colmi di vestiti ordinati per modello e colore. Scansò un paio di modelli che le erano appena passati accanto e si ritrovò quasi involontariamente a ricambiarne il saluto, senza riuscire a fermare i suoi occhi dal posarsi su di loro: erano delle specie di semi Dei, per la miseria. La ragazza si diresse immediatamente verso uno dei reparti che si aprivano sulla sinistra, canticchiando quel motivetto piuttosto orecchiabile che si diffondeva costantemente: si ritrovò tra le mani una t-shirt color fragola ed un paio di felpe senza cerniera e, soddisfatta di sé, si diresse verso i camerini con l’aria di qualcuno che ha appena trovato il Paradiso. Nel momento stesso in cui si mise in fila, però, udì una voce alle sue spalle..
“Non posso crederci.. Daphne!” Voltandosi, riconobbe il volto buono e sorridente di una delle persone che più le erano mancate in quell’ultimo periodo. Fregandosene totalmente del fatto che stesse aspettando il turno, percorse quei pochi passi che la dividevano da lui e gli si gettò praticamente addosso, cingendogli il collo con le braccia e lasciandosi a sua volta stringere.
“Non ci vediamo da una vita!”
“Lo so, lo so..”
“Avresti potuto farti sentire.”
“Potrei dire lo stesso di te!”
“Oh bhè, vista la situazione pensavamo tutti di doverti dare il tempo di smaltire un po’ la rabbia ma eravamo fermamente convinti che avremmo ricevuto una tua telefonata.”
Seguì un leggero silenzio imbarazzante, interrotto solamente da una commessa che passò tra i due con aria impegnata e lo sguardo basso.
“Hai perfettamente ragione, scusami.”
“Non preoccuparti.. piuttosto, mi hai di fronte e ti limiti ad avere questa reazione così insignificante?!” Domandò lui, aggrottando appena le sopracciglia.
“Eh, e che pretendevi?”
“Una reazione come si deve, come minimo!”
Daphne rise, gettando indietro il capo. “Sei sempre il solito!”
“Dolcezza, io sono Harry Styles: perché dovrei cambiare?!” Rispose di tutto punto, beccandosi per di più uno scappellotto in piena fronte. “Ahia! Neanche tu sei cambiata molto, vedo: sempre la solita psicopatica!”
“Lo prendo come un complimento, tranquillo!”
“Tanto fai come ti pare lo stesso..” Disse, saltando poi indietro onde evitare un’altra botta sulla testa. “Insomma, come va la vita?”
“Mh, niente di emozionante: ho superato quel famoso esame a pieni voti ed adesso vedo di godermi questi mesi di libertà prima di capire cosa fare davvero nella vita.” Rispose lei, scrollando le spalle. “Sai, questi sono i problemi dei comuni mortali.” Aggiunse subito dopo, osservando l’espressione vagamente schifata dell’amico. “Ma tu invece, che mi racconti? Come stanno i ragazzi?”
“Oh, stiamo tutti benone: stiamo sistemando un po’ di cose qui in Inghilterra prima di partire di nuovo per l’America..”
“Di nuovo?!”
“Abbiamo l’ultima fase del tour, ci terrà impegnati un mesetto e poi si vedrà!” Daphne abbassò appena il capo, sorridendo. Già, l’America.. “Siamo un po’ stanchi ma la sensazione che si prova su quei palchi è assolutamente impareggiabile e ripaga tutti i nostri sforzi.”
“Certo ce n’è differenza da quando mettevi in testa una cravatta e facevi lo sfigato sul palco della scuola, eh?”
“Ma sei sempre più simpatica!” Rispose lui, ridendo. “Dovresti smetterla di sfottermi i White Eskimo: se fossi stata di Holmes Chapel, saresti stata nostra grande fan.”
“Sono sicura che ne avrò occasione, in un’altra vita.”
Harry tirò fuori dalla tasca il suo iPhone e, cliccando un paio di volte sullo schermo, tirò a sé la ragazza. “Facciamoci una foto, che sennò poi quei quattro idioti mica ci credono che ti ho incontrata!” Si misero entrambi bene o male in posa e sorrisero nello stesso istante, proprio mentre si sentiva quel leggero click che immortalava il momento. In meno di due minuti, quel semplice scatto era già stato messo su twitter, RT più di cinquanta volte.
“Credo che sentiremo ancora un bel po’ di pettegolezzi riguardo ad una nostra storia, sai? Nessuno si è mai rassegnato al fatto che tu ti sia allontanata da noi o che tu fossi la ragazza di Niall.”
“Non penso che correremo questo pericolo stavolta..” Rispose lei, evitando la chiara frecciatina che era appena stata lanciata. “Sto già con un ragazzo, e non è un segreto.”
“Tu.. cosa?!” Indietreggiò di un passo, portandosi una mano tra i ricci scuri.
“Non fare quella faccia, Harry.”
“Ma..”
“No, niente ma.”
“E lui, com’è?”
“E’ una bravissima persona, ti piacerebbe se lo conoscessi.”
“Ed è..?”
“No, non è come Niall.”
Come avrebbe potuto dirgli che ogni volta che lui l’abbracciava, si sentiva morire? Come poteva confessare che quando facevano l’amore si costringeva a tenere gli occhi chiusi per non riconoscere il volto di uno sconosciuto invece di quello del ragazzo che amava? Come, in quale maledetto modo, poteva anche solo pensare di ammettere che affogava nelle lacrime ogni singola notte perché non riusciva ad andare avanti senza Niall?
“Non ti nascondo che mi hai spiazzato..” Disse, dopo qualche istante di riflessione. “Sai, pensavamo che sareste tornati insieme.”
“Immaginavo..”
“Ma non vuoi neanche provare?”
“A fare cosa?”
“A perdonarlo.”
“Ma io l’ho perdonato tempo fa, solo che..”
“Che?”
“Esistono persone che si amano talmente tanto da non poter stare insieme.”
“Questa è una cazzata, e scusami se te lo dico.”
“No, non lo è..” Si passò una mano tra i lunghi capelli scuri, lasciati sciolti. “Ci apparterremo per sempre in un modo talmente profondo che ci farebbe trovare perfino dall’altra parte del mondo ma.. non so neanche come spiegartelo.”
“Provaci!”
“Hai mai amato qualcuno talmente tanto da essere disposto a sacrificare tutta la tua vita per lei? Ed hai mai amato la stessa persona a tal punto da non accettare il fatto che questa possa, viceversa, sacrificare la sua di vita.. per te?”
“Capisco quello che vuoi dire, ma continuo a non condividere.
“Non ti sto chiedendo di farlo..”
“Perché non provi almeno a parlarci?” Domandò il ragazzo, ostinatamente. “Tra una mezz’oretta abbiamo un servizio fotografico.. vieni con me, e dopo andiamo a mangiare qualcosa fuori tutti insieme!” Propose, come se quella che gli era venuta in mente fosse l’idea più geniale del mondo.
“Harry, quando una storia finisce.. finisce e basta.” Rispose, scuotendo appena il capo. “Non abbiamo bisogno di farci ancora del male.”
D’improvviso il telefono del riccio squillò, interrompendo quel dialogo. “Hey Lou.. sì, tre secondi e ci sono.” Disse, prima di mettere giù. Guardò la ragazza con aria vagamente imbarazzata, ma ci penso lei ad abbracciarlo di nuovo. “Scusami se ho insistito, piccina.” Aggiunse infine, allontanandosi di un passo; poi si avvicinò di nuovo e le lasciò un leggero bacio sulla fronte – abitudine che aveva sempre avuto, e che dimostrava il profondo affetto che provava nei confronti di quel piccolo uragano che era entrato nelle loro vite, sconvolgendole. “Promettimi solo che non è un addio.”
“Non posso promettere qualcosa che non so.” Rispose lei. Quanto avrebbe voluto uscire da quel negozio con lui.. semplicemente mandare tutto a quel paese e tornare dalle uniche persone che davvero l’avrebbero potuta rendere felice; ma aveva preso una decisione, e doveva arrivare fino in fondo. Voleva di nuovo una normalità che aveva perso, e non sarebbe più stata di intralcio.. soprattutto a Niall: lui meritava una ragazza bella e famosa che sarebbe stata in grado di sopportare la distanza ed avrebbe trovato il consenso delle fans. Lei non poteva dargli ciò di cui aveva bisogno a quel punto della sua carriera, ed era arrivata davvero l’ora di farsi da parte. Le dispiaceva solamente che avrebbe dovuto rinunciare anche agli altri.. ma era un sacrificio necessario.
Poggiò i vestiti che ancora stringeva tra le mani su un tavolo posto vicino l’ingresso di quelle cabine prova e, confusa, decise di tornarsene a casa: era ospite per qualche giorno di sua zia che abitava proprio nella capitale ed a malincuore si rese conto che quella non era la sua città, ma quella dei One Direction. Che cosa diamine ci faceva ancora lì? Doveva andarsene, prima di dubitare ancora una volta di se stessa.


 

Angolo scrittrice.
Ogni volta scrivere un capitolo diventa sempre più difficile.. mi rendo conto che avete aspettative molto alte ed ho talmente paura di deludervi che finisco per avere il magone ogni volta che clicco su “aggiungi una storia”. Questo era un capitolo che in molti di voi aspettavano: spero abbiate letto con attenzione, perché tra le righe dà molte informazioni utili per capire cosa sia davvero successo nella testa della nostra Daphne. Non odiatela per il fatto che sta con un nuovo ragazzo, ma provate a capire il suo punto di vista: vorrei poter far tornare tutto apposto ma.. ci sono storie che hanno bisogno di essere raccontate, soprattutto se sono tristi.
Spero vivamente che vi piaccia, recensite se vi va: anche critiche, ovvio.

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Capitolo 18
*** Tempismo, o destino. ***




“Che cosa diamine sta facendo Harold arrampicato sulla finestra?!” Domandò Niall, chiudendo il frigo dietro di lui con una spallata ed assumendo un’espressione vagamente dubbiosa.
“Credo stia cercando di fare una fotografia artistica con l’Iphone.. oppure sta solamente dando dimostrazione della sua idiozia, non saprei.” Si limitò a rispondere Liam che, comodamente sdraiato sul divano, stava giocando una delle partite della sua vita a Call of Duty. Non si voltò per guardare nessuno di loro e, a dirla proprio tutta, non staccava gli occhi dallo schermo neanche per battere le ciglia.
“Da quando si è iscritto ad Instagram è diventato una minaccia..” Rispose di tutto punto l’altro, addentando un sandwich che era stato lasciato lì la sera precedente. “..sai, mi sento come se nessun luogo fosse mai abbastanza sicuro!” Ed in effetti, aveva ragione: non era strano trovare Harry nelle posizioni più strane a giocare con gli effetti della fotocamera del suo cellulare, pronto a documentare qualunque dettaglio con fare da maestro.
“Si sente un artista.. in caso la sua carriera da cantante dovesse finire, ne avrebbe sicuramente una da fotografo.”
“Scusate, forse vi è sfuggito un piccolo particolare: vi sento.” Si intromise allora il terzo, sentendosi quasi chiamato in causa: era sì appollaiato sulla finestra, ma proprio ad un passo dai suoi amici. “E visto che siete in casa mia, sareste molto carini se la smetteste di sfottermi!”
“Non lo sai fare il cattivo, pezzo di scemo!” Scoppiò a ridere l’irlandese, buttandosi a peso morto sul divano e schiacciando il povero Liam che era stato costretto a mettere in pausa il gioco che l’aveva appassionato così tanto.
“Solo io qui sono quello che sa fare il duro.” Esordì Zayn che, sulla poltrona lì accanto, si era appena svegliato da un pisolino pomeridiano durato all’incirca quattro ore e mezzo.
“Ma buongiorno, bella addormentata!” Salutò Harry.
“Questo sì, che è il soprannome di uno tosto.” Confermò di tutto punto Niall, mentre sgomitata per far spostare l’amico e per avere più spazio sul divano. Liam, dal suo canto, prese un cuscino e gli diede un colpo sul viso; il biondo allora, cominciò a rotolare su se stesso fin quando l’altro non cadde a terra con un tonfo sordo.
“Con voi in giro non si può mai stare tranquilli!” Esclamò lui, scrollando le spalle e decidendo semplicemente di rimanere steso sul tappeto visto e considerato che Nialler non dava molto spazio a nessuno.
“In realtà dovrei darvi una notiziona quindi se mi ascoltate tre secondi ne sarei felice!” Riprese le fila Horan, grattandosi appena il capo. “Ma dov’è Lou? Sinceramente vorrei dirlo a tutti una volta sola così ci togliamo il pensiero.”
“Credo sia con Eleanor, ma non saprei..” Rispose il riccio. “Dai ormai ce lo dici, tanto si sa che lui alle cose ci arriva sempre dopo.”
“Okay okay, come volete..” Prese fiato. “Insomma, sapete come sono andate ultimamente le cose, no?” Era piuttosto chiaro che si riferisse a Daphne, ma evitava sempre di nominarla direttamente. “Dopo quello che ha detto ieri ad Harry poi, direi che abbiamo avuto tutti la conferma che le cose non torneranno più come prima.” Tutti si chiesero per quale ragione stesse girando così tanto intorno al discorso. “Quindi ho deciso che forse non è il caso di stare ancora qui ad aspettare il nulla.” Harry si bloccò con la mano a mezz’aria, la fotocamera dell’iPhone ancora attivata ed i suoi occhi puntati sull’amico. “Oggi ho sentito Demi: abbiamo pensato che forse, visto che adesso andremo in America per l’altra parte del tour, io e lei potremmo cominciare a frequentarci assiduamente.. insomma, come una coppia.” Diventò rosso come un pomodoro ed abbassò appena lo sguardo: aveva avuto una cotta per quale ragazza per mesi e mesi, e sembrava così strano dare una notizia del genere ai suoi amici! Oltre ai pettegolezzi ed alle foto rubate una sera, per sbaglio. “Volevo solo.. dirvelo, ecco.” Aggiunse. “E magari avere un parere.”
Si sentì un tonfo sordo: Harry era caduto dalla sedia cui si era arrampicato, essendo stato preso talmente tanto alla sprovvista da non rendersi neanche conto di essere già in precario equilibrio.
“Benvenuti al giorno internazionale della gravità.” Disse Liam, alzando un braccio per far forza virtuale all’amico: due su due ci sono già diventati un tutt’uno con il pavimento, vediamo che dobbiamo fare!
“Oh, bhè.. se questo rende felice te, non c’è niente che possiamo dire di negativo in proposito: insomma, sei in grado di prendere da solo le tue decisioni!” Rispose subito dopo Zayn che aveva cambiato la propria posizione, sedendosi compostamente e stando leggermente in avanti col busto così da poggiare i gomiti sulle gambe.
“Solo, stai attento.” Si limitò a commentare Liam con un vago sorriso: sembrava decisamente poco convinto in realtà, ma non se la sentiva di interrompere quel momento di felicità.
“Harry?” Domandò Niall, alzando appena il capo giusto in tempo per vedere l’amico che si rialzava con un’espressione vagamente dolorante.
“Io non.. non avercela con me.” Asserì. “Ma non credo che sia la decisione giusta; poi la vita è tua e non sta certo a me dirti quello che devi o non devi fare.” La verità era che non riusciva a credere che Niall e Daphne si stessero comportando così: entrambi si stavano sforzando di stare con qualcun altro. Stavano obbligando le loro vite ad andare avanti nel modo sbagliato, come se avessero potuto trovare l’altro negli occhi di uno sconosciuto.. ma perché non si rendevano conto che non ci sarebbe stata una sola persona al mondo che avrebbero potuto amare, dopo essersi conosciuti? Se davvero credevano che sarebbero stati in grado di dimenticare tutto, allora avrebbero presto trovato di che soffrire.. di nuovo. Da un lato c’era Daphne, talmente orgogliosa da non accettare minimamente l’idea di perdonarlo, e dall’altra c’era Niall che non aveva la benchè minima idea di come fare per riprendersi quello che voleva. Sembrava assurdo che Harry fosse l’unico a rendersi conto che se davvero quella relazione tra l’amico e la Lovato fosse andata su tutti i giornali, loro avrebbero perso per sempre la ragazza che aveva fatto parte di loro per quegli ultimi mesi. Stava proprio per ricevere una risposta quando la porta d’ingresso si spalancò, e Louis fece il proprio ingresso cantando “Ops, I did it again!” ed accompagnando il tutto con un mezzo saltello e con una piroetta, che lo aiutò a chiudere la porta con un semplice colpo di bacino. Dovette finire tutta la canzone prima di alzare le braccia in cielo, battere le mani un paio di volte ed esclamare uno “yeah” finale veramente degno di nota.
“Ragazzi, sedetevi tut..” Esordì, con un gran sorrisone sul volto. “Ma perché siete tutti a terra?” Domandò. Ma non è che gli importasse realmente, ragion per cui riprese il suo discorso ad una velocità non indifferente. “Devo dirvi una cosa che vi lascerà senza parole, lo giuro!” Lui era sempre euforico, ma quella volta stava davvero superando se stesso.
“Anche io, in realtà.” Aggiunse immediatamente il biondo, ma venne bloccato immediatamente dal ditino dell’amico che, raggiungendolo, gli si parò sulle labbra per indicargli di fare silenzio.
“Prima io buddy, prima io!” Tutti lo guardarono con sguardo piuttosto interrogativo. “Oggi mi ha telefonato la cara D, e sapete una cosa? Passerà a salutarci dopodomani, prima che partiamo per il tour!”
Calò il gelo totale nella stanza, ed il pallore sbiancò i volti dei presenti.
“Non fate tipo i salti di gioia?” Domandò Lou, togliendosi il berretto dal capo e gettandolo scompostamente sul tavolo della cucina. Zayn prontamente si alzò, lo prese e lo piegò in due sistemandolo sulla sedia: si sapeva che era troppo ordinato per sopportare il caos dei suoi amici; ricordava ancora i giorni di inferno passati nella casa di X-Factor, per colpa di quell’attitudine. “Niallino, avrai l’occasione che aspettavi per riprenderti la tua ragazza!” E quella sembrava davvero un’ottima motivazione per essere felici; peccato che l’irlandese se ne stava immobile con la bocca spalancata, zittito per la prima volta.
“Niall si frequenta con Demi.” Commentò Liam.
“Non ancora..” Si affrettò Zayn.
“Questione di un paio di giorni.”
“Merda.” Il sorriso sul volto di Lou si spense, e fece un passo indietro. “Questo complica un tantinello le cose.” Si grattò la fronte. “Zayn, abbiamo bisogno di un paio di chili di pizza o rischiamo che il pupo non ci si riprenda più.” Trovare soluzioni, non problemi. “Io vado.. vado a chiamarla, non credo sia giusto farglielo scoprire così.”
“Non.. non dirglielo.” Sibilò appena Niall.

Daphne.
“Pronto, Lou?”
“Heilà baby!”
“Dimmi!”
“Avremmo un piccolo problema..”
“Cioè?”
“Non credo sia una buona idea, farti venire qui.”
“Cosa? Ma.. perché?”
“Oh bhè.. cioè.. insomma..”
“Niall non mi vuole vedere?”
“Nooo assolutamente, certo che vuole!”
“Ed allora?”
“Mi è stato chiesto di non dirtelo.”
“Mi prendi in giro? Cosa vuol dire? Mezz’ora fa mi hai detto una cosa diversa, ed ora mi stai impedendo di salutarvi dopo che non ci vediamo da un mese?”
“Lo sto facendo per te, credimi.”
“Spiegami, perché mi stai facendo impazzire.”
“Non posso, davvero.. scusami D, davvero.”
Il telefono rimase muto tra le mani della ragazza, che lo guardava con aria piuttosto dubbiosa. E lei che aveva perfino pensato di mentire al suo ragazzo per andare da loro, per salutarli, abbracciarli, chiarire le cose.. ma per cosa, allora?
16 giugno,
voler qualcosa talmente tanto da perderla.


Angolo Scrittrice.
Questo è un capitolo non presente nella prima stesura, che ho voluto aggiungere per farvi capire che il problema non è solamente nella testa di Daphne: è qualcosa di tangibile e reale, che lei aveva semplicemente previsto a suo tempo. Ancora un capitolo triste, lo so.. e non sarà l’ultimo quindi mettetevi il cuore in pace e semplicemente fidatevi di me, okay?

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Capitolo 19
*** Addio. ***



“Non so cosa fare.” Sbuffò, buttandosi sul letto con aria stanca e portandosi le mani sul volto. “Voglio solo risolvere questo casino senza altre complicazioni ma ogni volta che ci provo finisco per peggiorare la situazione.” Non sapeva più dove sbattere la testa ormai, ed aveva pensato che parlarne con lui potesse essere l’unico modo per cercare di uscirne; ma Liam si limitava ad ascoltarlo, seduto a sua volta sul letto, senza dir nulla. “Ho bisogno che tu mi dia una mano.” Dovette ammettere alla fine.
“Cosa vuoi che ti dica, Niall?”
“Non lo so..”
“Okay, ma sai invece che la penso come Harry.”
“Lo sospettavo, sinceramente.”
“Ho come l’impressione che tu non sappia cosa voglia..”
“No.. cioè..”
“Esatto.”
Payne estrasse il suo telefono dalla tasca dei jeans che indossava e lo sbloccò, porgendolo al ragazzo sdraiato accanto a lui che si era voltato nella sua direzione. Premette l’icona della rubrica sullo schermo touch e cominciò a scorrere i nomi fino ad arrivare alla lettera che cercava; proprio sotto ‘Danielle’, c’era il nome che stava cercando.
“Chiamala, e dille una volta per tutte come stanno le cose: non può aspettarti in eterno.”
“Ha detto che non l’avrebbe fatto.”
“Ma lo sta facendo, e non è giusto.”
“Mi stai chiedendo di..”
“La stai facendo soffrire con la tua indecisione, ed è la persona che meno al mondo lo merita.”
“Non voglio ferirla.”
“Le hai spezzato il cuore Niall, e credimi se ti dico che non c’è niente che tu possa fare che potrebbe farle ancora più male.” Disse, obbligandolo a prendere l’iPhone, e premendo lui stesso l’avvio della chiamata; poi, si alzò in piedi ed uscì dalla camera chiudendo la porta alle sue spalle.
 
Quando il telefono vibrò nella tasca dei pantaloncini della ragazza, questa dovette impegnarsi a mantenere un certo contegno visto e considerato che sullo schermo apparve il nome di Liam; ringraziò mentalmente il cielo per il fatto che Sam, il suo ragazzo, era andato via da casa sua appena dieci minuti prima: come avrebbe potuto spiegargli il motivo di quella telefonata? Non che lei lo sapesse, ma poteva sommariamente immaginarlo.
“Liam!”
“Ehm no, sono Niall.”
Il cuore mancò un battito.
“Hey Niall.. ciao.”
“Ciao, come stai?”
“Bene dai, non mi lamento. Tu?”
“Tutto okay, grazie.”
Seguirono istanti di tangibile imbarazzo: come si poteva far finta di essere dei normali conoscenti, quando in passato si era stati legati da un amore devastante come il loro?
“Volevo.. sì insomma, so che Louis ha annullato all’ultimo il tuo invito per stamattina e mi dispiace un casino. Volevo dirti di non prendertela con lui, perché in fin dei conti è colpa mia.”
“Non stavo pensando di portare rancore verso nessuno in realtà.”
“Tanto meglio, in effetti.”
“Perfetto! C’è altro che vorresti dirmi?”
“In teoria sì..”
“Sto aspettando.”
Da una parte c’era lei in attesa di una parola di conforto, dall’altra lui che non trovava il modo giusto di dirle che ancora una volta l’avrebbe delusa.
“Il fatto è che non.. domani partiamo per l’America.”
“Lo sapevo già, me l’aveva detto Harry.”
“Ecco.. io e Demi saremo una coppia, a breve.”
Daphne sentì il mondo crollarle addosso: tutte le sue certezze si infransero sotto il peso di quella semplice frase, e temette quasi di svenire; si dovette sedere sul divano del soggiorno per essere sicura di non avere reazioni troppo forti.
“Daphne dimmi qualcosa, ti prego.”
“Che cosa.. cosa dovrei dirti?”
“Incazzati, urla, impazzisci.. reagisci!”
“Risolverei qualcosa, Niall? Ti farebbe sentire meglio se cominciassi a sputarti addosso tutto il veleno che ho dentro? Non ho intenzione di darti questa soddisfazione, mi dispiace.” Si obbligò a respirare profondamente, mentre si rannicchiò praticamente su se stessa poggiando la fronte sulle ginocchia che aveva stretto al petto e chiudendo gli occhi. “Com’è che si dice in questi casi? Ah sì, va e sii felice. Non posso obbligarti a provare qualcosa che non è mai esistito, e mi spiace solo di averti fatto perdere tutto questo tempo.. hai sempre voluto lei, ma avresti potuto evitare di farmi entrare nelle vostre vite se sapevi già che mi avresti chiuso la porta in faccia così.”
“Mi dispiace..”
“Non dirlo.”
“Daphne..”
“Non posso amarti più di così.”
“Mi sembra che anche tu stia con un’altra persona, comunque.”
“Non parlare di cose che non sai, per favore. Ma in fin dei conti, tutto questo non ti riguarda più.” Si morse il labbro, con tanta forza che cominciò a sanguinarle. “Adesso scusami, ma devo.. devo andare.” Spense direttamente il suo iPhone, gettandolo con rabbia sul divano da cui si alzò con aria rassegnata ed un sorriso di pura rassegnazione sul volto.
 
“Pensavo che avessimo detto di essere sinceri.”
La voce di Liam sorprese ancora una volta il ragazzo dai capelli biondi, che sobbalzò: ma da dove era spuntato?
“Pensavo che avessimo detto di non origliare le conversazioni altrui.”
“Non cambiare discorso.” Si passò una mano tra i capelli. “Le hai fatto capire di non provare niente per lei, e questa è una bugia.”
“Come fai a dirlo?”
“Niall James Horan, ti conosco come se fossi davvero mio fratello e non puoi chiedermi di non accorgermi di cose di questo genere.”
L’irlandese poggiò il telefono sul comodino, stendendosi di nuovo supino e fissando il soffitto con quegl’occhi color del cielo che si ritrovava. “E’ meglio così. Spero solo che potrà perdonarmi, tutto qui.”
Liam aprì nuovamente bocca per rispondere, ma in quell’esatto momento fecero irruzione Zayn, Harry e Louis con uno dei loro Mac book PRO aperto; avevano fatto tutto di corsa, e si buttarono tutti insieme sul lettone matrimoniale che apparteneva ad Harold. “Daphne sta per fare una twitcam, ha chiesto alle Directioners si assistere perché deve fare un annuncio importante.” Spiegarono in fretta e furia tutti e tre contemporaneamente, e gli altri due dovettero applicarsi per tentare di carpire informazioni utili dal caos che stavano generando con le loro voci.
I cinque ragazzi si distesero tutti a pancia in giù (in realtà Harry si stese su Louis, ma questi in fin dei conti sono dettagli) e misero il pc davanti a loro, aperto sulla pagina in cui apparve il volto di Daphne dopo appena un paio di minuti: c’erano centinaia di viewers, e continuavano a salire ad una velocità costante. Leggendo nella chat, si capiva perfettamente quanto le fans dei One Direction la amassero e molte domandavano addirittura come andasse la sua storia con Niall, e cosa volessero dire le foto con Demi: gli scatti dell’aeroporto di Heathrow avevano fatto il giro del mondo, ed era perfino stato istituito il Team Naphne.
“Ciao ragazzi, ho intenzione di farvi perdere poco tempo perché devo dire solamente un paio di cose veloci. Innanzitutto, una volta chiusa questa twitcam cancellerò il mio account twitter e mi allontanerò da qualunque genere di social network – in più, cambierò anche numero di cellulare e getterò la vecchia sim. Tutto questo accadrà in seguito ad alcuni eventi recenti di cui non posso parlarvi visto che non riguardano solamente me.. in sintesi, quello che sto cercando di dirvi è che non farò più parte del mondo delle Directioners, né di quello dei One Direction. Vi annuncio che non avrò più alcun genere di contatto o rapporto con nessuno di loro, né con le persone che hanno intorno; sto tagliando i ponti, per sempre. Voglio ringraziarli per quello che hanno fatto per me, perché mi hanno dato l’opportunità di realizzare il mio sogno e mi hanno regalato i due mesi più belli della mia vita; e poi voglio ringraziare voi perché dopo un primo periodo di odio dovuto a quegli sciocchi pettegolezzi, mi siete state accanto ed avete fatto il tifo per me anche nei momenti peggiori.” Una lacrima le corse lungo la guancia destra, solitaria. “Addio ragazzi, prometto che non vi dimenticherò.” Poi, apparse la scritta offline.
Harry prese il computer ed in uno scatto di rabbia lo fece volare contro la parete, distruggendolo in mille pezzi che si sparsero sul pavimento della camera – tranquilli, quel Mac era suo. Gli altri rimasero immobili, con gli occhi puntati sull’amico e senza aver alcuna parola da dire: ne capivano la rabbia e la frustrazione, e nessuno cercò di fermarlo quando uscì dalla camera sbattendo la porta con una tale violenza che pensarono si sarebbe staccata dai cardini.
 
Decine di foto giacevano sul pavimento di quella camera, strappate dalle pareti e ridotte a brandelli. Sul letto c’era uno scatolone aperto, e la ragazza dai lunghi capelli scuri vi stava riponendo dentro tutti i poster, i cd, i dvd, i libri ed i giornali che riguardavano i One Direction; stava affidando a quel contenitore in cartone gli ultimi mesi della sua vita. Era ora di ricominciare, ma sarebbe stata vita senza di loro? 



Angolo Scrittrice.
Vi annuncio che il prossimo, sarà l’ultimo capitolo.

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Capitolo 20
*** Epilogo. ***


Un anno dopo.
Le finestre della camera era completamente spalancate, ma non un solo alito di vento arrivava a muoverne le tende chiare; tutto era in un ordine perfetto ed immacolato, e l’unica cosa che tradiva quella meticolosità era la presenza di una valigia chiusa poggiata sul pavimento e quella di un borsone aperto sul letto. Daphne, in piedi con le mani sui fianchi, si guardava intorno con aria vagamente confusa e stava tentando di capire da dove dovesse ricominciare e come avrebbe potuto fare per rimettere le cose a posto senza incasinare ancora di più il tutto. Era infatti appena tornata da un viaggio con un paio di sue amiche che era durato praticamente tutta l’estate: in due mesi avevano girato la Grecia e Malta, e si erano concesse una di quelle vacanze che raramente si riescono a dimenticare. Adesso che era di nuovo a casa, però, doveva svuotare le valigie per ritrovare quell’ordine che le avrebbe permesso di rientrare nell’ottica della normalità.. settembre era ormai alle porte, e con esso sarebbe arrivato il momento di cominciare a cercarsi un lavoretto part-time. La radio era accesa e sintonizzata su una stazione casuale che fino a quel momento non aveva trasmesso che canzoni orecchiabili interrotte da poca pubblicità, e questo rendeva terribilmente felice la ragazza; tirò la cerniera del borsone, e cominciò ad estrarre le prime t-shirt perfettamente piegate che avrebbe riposto nei primi cassetti dell’armadio che aveva aperto appena cinque minuti prima. Proprio in quel momento, nella camera si diffusero le note di una canzone che conosceva bene e che lo speaker definì come il tormentone dell’anno precedente: What Makes You Beautiful. Daphne non ci fece molto caso e, semplicemente, si avvicinò alla radio per spegnerla con un gesto secco del dito; era più di un anno ormai che non sentiva le loro canzoni, e che non aveva più a che fare con quella band. Proprio l’estate prima, infatti, aveva preso quella decisione e sebbene i primi mesi fossero stati a dir poco tremendi, adesso poteva dire di esserne uscita. Qualche volta le era capitato di avere bisogno di loro ma si era sempre imposta il mantenimento di una certa dignità e così si era fatta molta forza, ed era riuscita a farcela anche da sola. Non li aveva più incontrati, né si era mai sognata di telefonare: cancellarsi da twitter era stata un’idea eccellente, e non aveva dato il suo nuovo numero di cellulare a nessuno che potesse anche solo essere lontanamente in contatto con quei cinque ragazzi. Si era totalmente disinteressata anche dei gossip che ruotavano loro intorno, e questo le aveva sicuramente dato la possibilità di disintossicarsi da tutto quanto. Non le capitava mai di pensarci, anche se ogni tanto sentiva come se le mancasse qualcosa.. qualcosa che avrebbe potuto ritrovare solamente in quei cinque sorrisi che tanto aveva amato; ma aveva deciso che avrebbe anche potuto vivere in quell’assenza, e questo aveva semplicato di gran lunga le cose. In tutti quei mesi non aveva fatto altro che studiare per dare altri esami, e si era cominciata a guardare intorno per tentare di trovare una strada da intraprendere nel futuro, ma non sapeva ancora cosa voleva dalla vita ed aveva semplicemente finito per avere mille opportunità ma neanche una certezza.
Tirò fuori un piccolo beauty-case e si diresse in bagno cominciando subito a sistemare le varie creme sul piano in marmo, a ridosso dello specchio; mise lo spazzolino nel bicchiere in vetro, e la spazzola nell’ultimo cassetto a destra mentre la busta in tessuto con dentri i trucchi finì semplicemente poggiata tra il portasapone e la crema per il corpo. Tornò nella sua camera con passo lento e sguardo basso, domandandosi se le convenisse cominciare subito a svuotare la valigia oppure riposarsi un po’ visto che aveva un mal di testa non indifferente; ma proprio nel momento in cui stava per tirare a sé di malavoglia il bagaglio, si accorse del fatto che seduta sul bordo del suo letto c’era una persona. Sobbalzò, profondamente spaventata, e fece un passo all’indietro portandosi una mano all’altezza del cuore.
“Scusami, tua madre mi ha aperto e mi ha detto che non si sarebbero stati problemi: ho visto la luce del bagno accesa, ed ho pensato di aspettarti qui.”
“Dio, mi hai fatto prendere un colpo!”
“Non era mia intenzione..”
“Non preoccuparti.” Rispose Daphne riprendendo fiato. “Ma.. che ci fai qui?”
“Non ci vediamo da più di un anno, potresti mostrare un po’ più di gioia.”
“Sono felice che tu sia qui, solo che non ne capisco il motivo.”
“Sei scomparsa nel nulla e sei diventata completamente introvabile, così ho deciso di venire a casa tua per parlarti faccia a faccia.”
“E cosa vorresti dirmi?”
“Davvero non lo sai?”
“No Ania, davvero non lo so.”
Le due ragazze si guardarono negli occhi per istanti che parvero eterni: entrambe erano cambiate parecchio, e sembrava fosse passata una vita da quella volta che si erano abbracciate durante la sign-in.
“I ragazzi sono a Londra, per ora.”
“Ah sì? Buon per loro.” Rispose Daphne, infastidita. “Sei ancora..?”
“Sono la ragazza di Zayn, sì.” Seguì un breve silenzio. “Sai che giorno è giovedì prossimo, vero?”
“Credo che mi sfugga.” Mentì spudoratamente.
“E’ il 13 settembre.”
Calò un interminabile silenzio; una abbassò gli occhi, riavviandosi i capelli all’indietro – l’altra la guardava fisso, senza intenzione di distogliere lo sguardo.
“Mi fa piacere.”
“Ho guidato per più di due ore per sentirmi qualcosa di più di ‘mi fa piacere’, e credo che tu lo sappia.”
“Non te l’ho chiesto io.”
“Te lo dirò senza troppi giri di parole, perché non è da me.” Ania non aveva alcuna intenzione di demordere, o di tornare a casa a mani vuote. “Voglio che tu torni a Londra con me adesso, e che rivedi i ragazzi.”
“Non puoi chiedermi questo.”
“Lo sto facendo.”
“Perché dovrei farlo? Non fanno più parte della mia vita.”
“Perché gli manchi, e loro mancano a te.”
“Chi te lo dice?”
“Non smetterai mai di amarli, mai. E’ una cosa assolutamente impossibile; sei una Directioner, no? E lo si è fino alla fine, fino all’ultimo giorno. Quando ti sei definita così per la prima volta è come se avessi promesso che non li avresti mai abbandonati, qualunque cosa fosse successa. Non puoi tradirli.”
Daphne indietreggiò appena, voltandosi di spalle.
“Ti devo chiedere di andartene, e mi dispiace considerando tutta la strada che hai fatto per venire fin qui.”
“Immaginavo che avresti detto così.” Rispose l’altra, alzandosi in piedi e prendendo la borsa che aveva lasciato sulla scrivania. Poi si avvicinò e le porse un pezzo di carta scritto con una grafia tondeggiante ed una bic nera. “Fallo per lui, sii la dimostrazione che tutti possiamo essere perdonati per i nostri errori.” Disse, prima di uscire da quella casa e di tornare verso la capitale dove la aspettavano i ragazzi – che non sapevano assolutamente niente di tutto quello che era successo.
La ragazza dagli occhi scuri, intanto, stringeva tra le mani quel bigliettino e si sentiva ancora una volta spaurita, e senza speranza.
“Non ho potuto fare a meno di ascoltare.” Esordì sua madre, entrando nella camera. “Cosa pensi di fare?”
“Non voglio andarci.”
“Ne sei sicura?”
“Come?” Domandò, alzando lo sguardo sulla donna che nel frattempo si era avvicinata a lei; questa le mise un dito sotto il mento, facendole sollevare il capo.
“Per quanto ancora vuoi obbligarti a fingere di star bene?” Sospirò. “Ho fatto finta di niente per mesi, ma si vede lontano un miglio che niente va come vorresti. Quasi non ti riconosco più: non sei più la stessa, non ti vedo sorridere dall’estate scorsa.”
“E’ solo che..”
“Tutti meritano una seconda possibilità, non lasciare che il tuo orgoglio ti impedisca di avere ciò che la vita ti sta offrendo. E’ per questo che hai lasciato Sam, lo scorso ottobre.. no? Perché lui non era Niall, e non lo sarebbe mai stato.” Era la verità. “Finiresti per passare la vita da sola, e non te lo meriti. So che sembra una frase banale da dire, ma devi seguire il tuo cuore.. solo per una volta, lasciati andare.”
“Ci ho provato, ma lui mi ha spezzato il cuore.”
“Sono cose che succedono, dagli la possibilità di rimediare.”
 
Indossava un semplice abito verde smeraldo con una fascia di raso in vita, mentre se ne stava lì fuori con le gambe tremanti; tra le mani stringeva l’indirizzo che Ania le aveva dato appena prima di andare via da casa sua, la settimana scorsa, e gli occhi fissavano il campanello che aspettava solamente di essere premuto. Aveva così tanta paura che le veniva quasi da piangere, e più di una volta pensò che la cosa giusta da fare fosse solamente quella di tornarsene dritta dritta a Bristol. Ma sapeva che non si sarebbe mai perdonata se non ci avesse nemmeno provato e così, chiudendo gli occhi e mordendosi il labbro inferiore, decise semplicemente di suonare.. sentiva un gran baccano provenire da dietro quella porta e si chiese quanta gente potesse esserci, ma non ebbe tempo di fare una stima complessiva perché la porta si spalancò e gli occhi verdi di Harry Styles si piantarono nei suoi per degli istanti che parvero eterni.
“Sei qui?” Domandò, quasi scioccamente. Aveva la bocca spalancata, ed uno stupore sul volto che tradiva la mancanza che aveva sentito in tutti quei mesi. Sembrava un bambino davanti al giocattolo che aveva guardato per giorni dalla vetrina del suo negozio preferito, e non riusciva a capacitarsi del fatto che adesso fosse veramente ad un passo da lui.
“Sono qui.” Rispose lei, la voce quasi spezzata dall’emozione. Lentamente, e teneramente si abbracciarono per diversi minuti mentre tutte le parole che avrebbero dovuto dire si persero nel semplice contatto della loro pelle: non sembrava vero poter sentire quel calore e quel profumo, che mai nessuno dei due aveva dimenticato.
“Haaaaaaaaaaaarry, che fine hai fatto?!” Urlò da dentro la voce sempre molto sottile di Louis, che si stava preoccupando del fatto che l’altro fosse sparito nel nulla; comparve dopo un paio di secondi, ovviamente deciso ad andare a vedere cosa fosse successo e, non appena si rese conto della situazione, si limità a sgranare gli occhi e ad esclamare un “porca miseria!”. Subito dopo la prese per un braccio e la trascinò dentro, facendo segno di rimanere dietro di lui ed Harry che la precedettero nell’ingresso. Nel soggiorno di quella che pareva essere casa di Liam, gli altri tre ragazzi se ne stavano seduti al tavolo insieme ad Ania, Eleanor, Danielle, Josh, Sandy, Dan, Paul, i genitori di Niall, Sean ed un altro paio di amici del ragazzo che erano arrivati apposta da Mullingar per festeggiare quel giorno.
“Dove eravate finiti?” Domandò Niall, alzando lo sguardo dalla torta che aspettava di mangiare da inizio serata e che non aveva potuto toccare semplicemente perché gli invitati non erano ancora tutti lì.
“Fatti gli affati tuoi.” Rispose Lou. “Piuttosto, l’hai espresso il desiderio?”
“Desiderio?”
“E certo, il giorno del proprio compleanno si esprime sempre! Chiudi gli occhi e fallo, porta fortuna.”
L’irlandese, vagamente perplesso, scrollò le spalle ed abbassò le palpebre per concentrarsi sulla frase da dire e tra i mille desideri che aveva in quel momento per la testa, si concentrò su uno in particolare: quel desiderio aveva un nome, ed un volto, ed era assolutamente impossibile. Il solo pensiero riempì il suo cuore di tristezza e fu per questo che quando riaprì gli occhi li tenne bassi, quasi fissi sulla tovaglia azzurra; ma notò che intorno a lui c’era davvero troppo silenzio e così, quando spostò lo sguardo per tentare di capire cosa stesse succedendo, si accorse del fatto che proprio di fronte a lui c’era Daphne, in piedi e con le mani strette in grembo. I capelli le erano allungati e se ne stavano sciolti e selvaggi sulle spalle pallide, mentre il volto dolce era ricoperto da un leggero strato di trucco che perfettamente donava alla carnagione pallida ed agli occhi color nocciola.
Il ragazzo si alzò in piedi, mentre la sedia che aveva spostato cadde a terra con un tonfo sordo e si avvicinò a lei quasi senza credere ai suoi occhi: che fosse solo uno scherzo del destino, o un miraggio? Ma no, Daphne era lì ed era ad un solo passo da lui.. doveva solamente allungare un dito per sfiorarla, e sarebbe diventata reale. Fu lei a tendere la mano, e lui incastrò perfettamente le dita con le sue in quel semplice contatto che non era mai, mai stato così perfetto. Si guardarono negli occhi, e mentre lei naufragava ancora una volta in quel mare profondo, lui si appigliava con tutte le sue forze ai suoi, implorandoli silenziosamente di non lasciarlo andare mai più.
“Passami i pop-corn Harold, la cosa si fa appassionante.” Asserì Louis, senza staccare gli occhi da quei due.. fece appena in tempo a voltarsi, che vide El accanto a lui mentre stringeva forte a sé una ciotola enorme di patatine e pop-corn e se le divorava come fosse davvero di fronte ad uno dei film più emozionanti della storia. “Molla l’osso.” Disse allora, strappandogliela e gettandovisi a capofitto.
 
“Non sembra possibile: ci siamo appena ritrovati, ed io devo già partire.” La voce di Niall era densa di disappunto, mentre estraeva il passaporto dallo zaino e si preparava ad entrare nel gate delle partenze dell’aeroporto di Heathrow. Il suo compleanno era stato solamente un paio di sere prima, ma gli impegni della band chiamavano e lui non poteva tirarsi indietro.
“E’ solamente il tour europeo, vedrai che sarà più facile stavolta.”
“E’ solo che sembra quasi che..”
“..che la vita non voglia darci una possibilità.”
Daphne passò al ragazzo il biglietto che le aveva chiesto di tenere un attimo, perché lui potesse prendere le ultime cose per imbarcarsi. Gli altri quattro ragazzi stavano facendo qualche foto con le fans, ma in realtà stavano solamente aspettando che il biondo fosse pronto: non volevano mettergli troppa fretta, sapevano che doveva essere difficile.
“Ti prometto che..”
“No Niall, non promettermi niente.” Si affrettò a dire la ragazza. “Ogni volta che lo fai, qualcosa va storto.” Ed in effetti, non aveva tutti i torti. “Io sarò qui, e ti aspetterò. Non deludermi.”
“Non lo farò.”
Insieme, sorrisero.
“Devi andare, non vorrai perdere l’aereo! Paul potrebbe picchiarti.”
Si diedero un leggero bacio sulle labbra, mentre le braccia del ragazzo la strinsero forte a sé per pochi istanti prima di indossare il cappellino rosso ed inforcare i wayfarer che aveva tenuto in mano. Prese la chitarra e se la mise in spalla, mentre richiamava a sé gli altri ragazzi che si avvicinarono ai due: salutarono Daphne nel solito modo scherzoso e le dissero che avrebbero fatto almeno una videochiamata al giorno, così non avrebbe sentito la loro mancanza. Poi, in fila uno dietro l’altro, si diressero verso il controllo dei liquidi ed oltrepassarono la barriera che divideva dalla zona dei terminal.
Li osservò fino all’ultimo istante, e si mise in punta di piedi per salutarli con la mano appena prima di vederli scomparire dietro i metal detector; rimase lì, circondata dalle fans che cominciavano lentamente ad andarsene. Si morse il labbro quando si rese conto del fatto che un paio di lacrime cominciarono a scivolarle lungo il volto, ed aprì la borsa per cercare un pacco di fazzoletti: proprio in quel momento, si accorse di una busta da lettere che di certo non aveva infilato lei. La estrasse, ed aprendola si trovò tra le mani un foglio di carta piegato in quattro.
Se lo stai leggendo, vuol dire che siamo partiti.
Non essere triste, andrà tutto bene..
Perdonami se non ti ho detto niente, ma volevo che fosse una sorpresa!
Guarda cos’altro c’è nella busta, e ricordati che gli altri non ne sanno niente; consideralo un mio regalo di bentornato in famiglia. Vi meritate un’occasione, ma vedete di farla funzionare stavolta.
xx,
Harry
.”
Perplessa, infilò di nuovo la mano nella busta e stavolta si rese conto che c’era qualcos’altro: i suoi occhi si poggiarono su un biglietto aereo con il suo nome. Cos’altro c’era scritto? ‘14 ottobre, London Heathrow – Milano Malpensa.’
In quel momento, si rese conto che li avrebbe raggiunti durante il loro tour europeo e che Harold aveva organizzato tutto quello solamente per lei.
Sorrise, mentre le sue lacrime diventarono di felicità.
Lei e Niall ce l’avrebbero fatta stavolta? Non lo sapeva, ma sapeva che non avrebbe permesso a niente a nessuno di portarglielo via: avrebbe combattutto con i denti e con le unghia.. d’altronde, era una Directioner e loro non si arrendono mai.


Fine.



Ringraziamenti.
Questa storia va a tutti quelli che hanno il mio sogno.
A Niall, perché senza te io non sono niente.
Ad Harry, perché vorrei poter ricevere un bacio sulla fronte te ogni volta che mi sento persa.
A Louis, perché mi fai spuntare un sorriso anche quando vorrei solamente urlare dalla rabbia.
A Liam, perché credo in te quanto tu credi in noi.
A Zayn, perché mi hai spinto ad essere una persona migliore.
A Daphne, perché sei la mia forza e mi hai insegnato che se credi tanto in qualcosa, prima o poi la si ottiene.

 A Benedetta, che è stata la prima a credere in me e mi ha consolato quando ho scioccamente pensato di dover abbandonare i nostri idoli perché non credevo più che il mio sogno potesse realizzarsi.
Ad Emma, che è stata con me fin dall’inizio e che ha pianto con i miei capitoli: perdonami se ti ho tenuto sulle spine, spero non sia troppo arrabbiata con me.
A Valeria D. che non ha mai amato particolarmente Daphne, ma che spero adesso si sia ricreduta su di lei: capiscimi, non potevo rovinarti la sorpresa né dirti che sarebbe finita bene. Lo sapevo fin dall’inizio, ma volevo che ci arrivassi pian piano.
A Sharon, che mi conosce da una vita e nonostante tutto non ha mai smesso di leggere ciò che scrivo; siamo diventate Directioners insieme, e lo saremo fino alla fine.
A Valeria L., che mi dà la forza di scrivere ed è diventata la mia fonte principale e primaria di ispirazione: vorrei tanto poter essere te.
A tutte le ragazze che hanno recensito i capitoli, non sapete quanto riuscite a rendermi felice con le vostre parole: mi fate sentire così bene che vorrei non dovervi deludere mai.
A tutti quelli che hanno letto, ma sono rimasti nell’anonimato.. spero di avervi fatto sognare, anche se non me l’avete mai detto.

Grazie.

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