You can't Handle the Truth

di Liy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nessun problema ***
Capitolo 2: *** Il fiore del male ***
Capitolo 3: *** Tela ***
Capitolo 4: *** Ametista ***



Capitolo 1
*** Nessun problema ***


Titolo: Nessun pericolo
Personaggi: Ange, Amakusa.
Pairing: Sligh onesided-Ange/Amakusa.
Rating: Verde.
Genere: Introspettivo, slice of life.
Avvertimenti: One-shot.

Note: AmaAnge. Sì. Scritta solo per la mia Micchi - sennò non avrei mai scritto su questo pairing! Comunque...! Prima One-shot della raccolta. La prossima sarà una BatoBea. Se avete suggerimenti o richieste per le successive, ditelo pure nei commenti...!

Disclaimer: Umineko non mi appartiene, altrimenti Bernkastel morirebbe di una morte lenta e crudele.



Nessun pericolo

 

Ange era sempre stata riluttante a fidarsi delle persone.

Trovava difficile riporre la sua fiducia in chiunque; aveva paura che qualcuno la potesse tradire.

Dopo la morte della sua famiglia, dopo che sua madre, suo padre e il suo fratellone se ne erano andati si era chiusa in se stessa. Forse era per quello che non aveva mai dato un'occasione a sua zia Eva di spiegarle perché ce l'avesse così tanto con lei, perché sembrasse odiarla. Eppure, Ange aveva chiesto tante volte alla zia cosa fosse accaduto a Rokkenjima durante quei due giorni in cui la sua famiglia le era stata portata via – e le aveva dato dell'assassina, perché Ange allora era sicura che fosse lei la colpevole dietro quella strage. Ed Eva non aveva mai risposto; si era portata la verità con se, anche nella tomba.

Lei non avrebbe mai saputo. Nessuno le avrebbe mai rivelato la verità riguardo l'accaduto.

Era – di nuovo – rimasta sola con se stessa come unica compagnia – dentro di se sapeva che Maria, Sakutaro e le Sette Sorelle erano solo frutto della sua immaginazione... ma già una volta le aveva negate e non sarebbe successo ancora: la solitudine che aveva provato dopo quell'accaduto l'aveva segnata troppo.

Così, quando venne a sapere che Okonogi aveva “assoldato” Amakusa Juuza come sua guardia del corpo durante la sua ricerca sulla verità degli omicidi di Rokkenjima, Ange non poté fare a meno di sbuffare e sentirsi un po' – ma proprio poco – contenta, un'improvvisa leggerezza che si faceva strada nel suo petto.

Le affiorò un sorriso – impercettibile – sulle labbra, quando lo vide.

Avrebbe avuto qualcuno accanto durante quel suo lungo viaggio, non era sola.

Anche se... quell'uomo era irritante, fastidioso. E non si faceva mai gli affari suoi.

Non sopportava i suoi modi di fare: era troppo invasivo – ed Ange aveva creato attorno a se delle barriere che non gradiva che la gente attraversasse. Tuttavia, lui era una delle poche persone – se non l'unica – che fosse stato in grado di avvicinarla a se.

Per quanto fosse infantile e sciocco... lui, semplicemente, era stato in grado – sin da quando era piccola – di starle accanto e di farle compagnia. L'aveva fatta sentire al sicuro così tante volte; l'aveva fatta sentire non sola così tante volte...

Finché le fosse stato accanto, Ange era sicura che la sua vita non sarebbe mai incorsa in nessun—

“Amakusa.”

“... Nh?”

Un'auto davanti alla loro sterzò improvvisamente, velocemente. Un'altra suonò il clacson e l'autista si sporse dal finestrino, gesticolando e urlando mentre passava accanto a loro.

“Siamo nella corsia opposta.”

—pericolo.

O quasi.

Era in momenti come quello che Ange si trovava costretta a chiedersi cosa le fosse passato per la testa quando si era detta che avendo Amakusa accanto sarebbe stata meglio, sarebbe tutto filato liscio, senza intoppi e senza alcun problema.

Lui l'avrebbe protetta: era la sua guardia del corpo, infondo – anche se a volte le pareva fosse... di più.

(Ange non sapeva ancora però che sarebbe morta e che sarebbe stato lui ad ucciderla)

E mentre l'auto sfrecciava nella strada gremita di gente, Bernkastel guardava la scena dall'alto, divertita.

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Capitolo 2
*** Il fiore del male ***


Titolo: Il fiore del male
Personaggi: Battler, Beatrice.
Pairing: Battler/Beatrice.
Rating: Verde.
Genere: Introspettivo, drammatico.
Avvertimenti: One-shot.

Note: Non so da dove venga il titolo. E' messo piuttosto a caso, ma mi piaceva e quindi...! BAH!

Grazie ad entrambe le mie commentatrici per i commenti nella scorsa shot! <3 Ed eccovi qui la one-shot BatoBea!

Ah, ho deciso come strutturare questa raccolta: una one-shot AmaAnge ambientata in ep4, una BatoBea ambientata in ep4, una AmaAnge in ep6 e una BatoBea in ep6 - o anche post ep6 questa, devo ancora decidere...

Disclaimer: Umineko non è mio, ma del signor Ryukishi-troll-07.

Il fiore del male

 

La pioggia cadeva copiosa nel giardino di rose, bagnando i due avversari.

Sentivano entrambi l'acqua che appesantiva i loro abiti, che si insidiava dentro di loro, fino al midollo osseo.

Eppure, non le davano molto peso. Facevano finta di nulla, troppo impegnati a ferirsi l'un l'altra per prestare troppa attenzione ad una cosa così ridicola.

“Allora, Battleeer~?”

Beato lo incalzava a rispondere ogni volta che lui smetteva di parlare, un ghigno sempre ben stampato in volto – anche se serviva solo a mascherare la tristezza che provava dentro... cosa che Battler non avrebbe mai potuto notare in quel momento, accecato com'era dalla rabbia.

Rosso e blu che fluttuavano nell'aria e colpivano duramente l'avversario, smorzandogli il respiro.

E nonostante tutto proseguiva imperterrito il loro duello, elegante e spietato, avvolto da petali rossi che volteggiavano e gocce di sangue che tingevano il terreno. Un colpo dietro l'altro, quasi incuranti del dolore che esso avrebbe procurato e insofferenti – solo all'apparenza – nel riceverlo. Toni pacati, espressioni dure ed allegre nel vedere l'altro soffrire.

Due masochisti, che si provocavano dolore a vicenda.

Due avversari, che danzavano insieme schivando i colpi dell'altro con ragionamenti contorti e trucchi.

Anche se Battler – e non lo avrebbe mai ammesso – ogni volta che vedeva Beatrice contrarre il volto in una smorfia di dolore e premere con la mancina sulle ferite, si sentiva in colpa. Più volte aveva pensato di fermarsi, di porre fine a quello scontro (inutile)... ma poi alla mente riaffioravano le ultime parole che Ange gli aveva detto, mentre digrignava i denti per non urlare di dolore. E no, non poteva permettersi di lasciar sfuggire la strega dorata.

Beatrice per lui era stata come fumo fra le dita sin dall'inizio: la sentiva, la vedeva, ma non riusciva ad afferrarla, a stringerla per strangolarla. Ma ora non poteva permettere che quel fumo si diradasse, spazzato via dalla sua ingenuità e bontà d'animo: doveva sconfiggerla una volta per tutte; era per il bene della sua famiglia.

E quando Beatrice barcollò, quei cunei blu che la trapassavano da parte a parte ma non la uccidevano, Battler sentì un senso di vittoria dentro di se che subito si dissolse e venne sostituito da un nodo alla gola alla vista del volto pieno di dolore della donna che aveva davanti.

“Fa male...?”, le chiese con tono pacato, fissandola mentre afferrava con entrambe le mani uno dei cunei che la trafiggeva e singhiozzava.

“Maaaaaale?”, le lacrime agli occhi e il sorriso in volto, “... No, no, questo fa solo il solletico” e la strega rise, ricordandogli come era scomparsa Ange e rinnovando la sua rabbia.

E mentre veniva colpita da lui, dalle sue parole e dal suo sguardo impassibile e freddo – gli occhi che esprimevano solo odio nei suoi confronti –, Beato per un attimo sentì il terreno mancarle sotto i piedi e le tremarono le gambe, minacciando di cedere e di lasciarla cadere.

Iniziava a sentire freddo, anche se le ferite che le aveva inflitto Battler – e che continuava ad infliggerle – pulsavano e bruciavano tremendamente. Nonostante tutto, continuava a reggersi in piedi, incalzando l'avversario a continuare e fingendo di combattere per ottenere una vittoria che aveva sempre saputo non avrebbe ottenuto. Una vittoria vuota, se lui non avesse capito la verità che Beatrice celava dietro al loro gioco.

Farlo arrendere per sentirlo dire che le streghe esistevano... non era mai stato il suo vero obiettivo.

Voleva solo che capisse, che ricordasse.

… Ma Beato sapeva che non avrebbe mai ricordato, non in tempo. Battler non poteva reggere la verità.

(Sarebbe arrivato in ritardo per lei... si sarebbe accorto di averla persa solo quando ormai lei se n'era andata)

E così si lasciò colpire, lasciando che i suoi ragionamenti la trafiggessero e che le sue parole le scivolassero addosso come la pioggia e che si infrangessero al suolo sporcando la terra di sangue.

Infondo, la sua era stata una battaglia persa sin dall'inizio...

(… e lui per lei sarebbe arrivato troppo tardi).

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Capitolo 3
*** Tela ***


Titolo: Tela
Personaggi: Ange, Amakusa.
Pairing: Sligh onesided-Ange/Amakusa.
Rating: Verde.
Genere: Introspettivo, slice of life.
Avvertimenti: One-shot.

Note: Non ho abbandonato questa breve raccolta, visto? Eccovi qui questa AmaAnge che lascia -tanto- desiderare. Non è la mia OTP, che ci posso fare? Scrivo su di loro solo per amore di Micchi! <3<3<3

Disclaimer: Umineko non è mio, sennò... sennò boh. Non so che dire 'sta volta.




Tela

 

Le dita di Ange correvano veloci sull'orlo della sua gonna, stringendo di volta in volta le bianche pieghe, nervosa. In volto non trasmetteva alcuna emozione che potesse tradirla o rivelare quanto fosse agitata.

Seduta in auto nel posto accanto a Juuza, continuava a fissarsi i piedi, il capo talmente abbassato che quasi il mento le toccava il collo. I capelli di tanto in tanto le solleticavano il volto, ma cercò di non dar loro troppo peso, impegnata com'era nell'essere vigile e pronta a scattare se ce ne fosse stato bisogno.

Prima... aveva sentito un po' del discorso di Amakusa al telefono. Non aveva capito tutto, ma aveva carpito dei dettagli importanti. Aveva capito chi era il suo assassino nel 1998, su Rokkenjima.

Le parve improbabile – credette di aver sentito male – all'inizio, ma si ricredette quando vide improvvisamente i pezzi del puzzle accostarsi ed incastrarsi così facilmente nella sua mente. E ormai, ora che era seduta inevitabilmente accanto a lui, non aveva più alcun dubbio: sarebbe morta ancora e lui si sarebbe macchiato per una seconda volta – o chissà quante altre in altri frammenti – la mani con il suo sangue.

Sentiva quasi il suo fiato sul collo, anche se sapeva perfettamente che era impegnato a guardare la strada.

“... Qualcosa non va...?”

Ange sentì distrattamente le sue parole, concentrata com'era a cercare di rimanere in vita, di non morire per una volta prima di scoprire la verità.

“Eh?”

Uno sciocco sorriso increspò le labbra di Amakusa, gli occhi sempre fissi sulla strada.

“Va tutto bene? Sei silenziosa... più del solito, almeno.”

“Sì, va tutto bene...”

Era strana come situazione. Ange era sempre stata diffidente nei riguardi delle altre persone... eppure, per qualche motivo, non si sarebbe mai immaginata che la sua guardia del corpo, che Amakusa la tradisse in quel modo. Si aspettava che Okonogi prima o poi l'avesse abbandonata a se stessa... ma mai che avrebbe commissionato il suo omicidio attraverso Amakusa, la persona – in carne ed ossa - che più di ogni altra le era stata accanto sin dalla morte della sua famiglia.

Non poteva credere che Juuza era colui che avrebbe posto la parola fine al suo viaggio e alla sua vita.

La sua mente iniziò a macchinare piani e diverse situazioni in cui avrebbe potuto scappare, convincere Amakusa a non ucciderla o ad ucciderlo per salvarsi.

E, per la prima volta in vita sua, sentì un forte impulso in lei che le urlava di sopravvivere e di non lasciarsi sopraffare da un fato che altri avevano deciso per lei.

Lasciò andare l'orlo della gonna e, lentamente e con quanta più disinvoltura potesse mostrare, accavallò le gambe e incrociò le braccia, fissando il paesaggio urbano che scorreva veloce fuori dal suo finestrino.

Amakusa aveva tante armi con sé, si disse. Sarebbe bastato rubargliene una al momento giusto e, nel migliore dei casi, avrebbe potuto usarla per fuggire... nel peggiore, gli avrebbe sparato. Avrebbe sparato per uccidere, però, non per ferirlo.

Sentì un senso di vuoto improvviso in lei, ma non riuscì ad allontanare il pensiero della sopravvivenza. Voleva vivere. Non voleva uccidere Amakusa... ma voleva vivere e se fosse stato necessario, l'avrebbe fatto: avrebbe premuto il grilletto e posto fine alla vita di quell'uomo che aveva creduto fidato.

“Niijima è proprio laggiù, Milady!”

Il sorriso sulle labbra dell'uomo s'allargò ed Ange sentì qualcosa crollare dentro di sé.

“Sì, la fine del mio viaggio.”

 

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Capitolo 4
*** Ametista ***


Titolo: Ametista
Personaggi: Battler, Beatrice
Pairing: Battler/Beatrice.
Rating: Verde.
Genere: Fluff.
Avvertimenti: One-shot.

Note: E dopo eoni... ecco la one-shot che conclude questa raccolta. Sì, lo so, fa cagare. Ma oh, accontentatevi. Prima o poi finirò anche la long-fic che ho in ballo da una vita su Umineko (quella Au-scolastica, avete ancora presente...?), lo prometto. (Potrei chiamarmi Battler di secondo nome)

Disclaimer: Quest'opera non mi appartiene per niente, esattamente come le altre millanta che seguo.






Ametista

 

Beatrice trovò Battler addormentato sul divano quel giorno.

Aveva il mantello addosso a mo' di coperta e russava sonoramente, parlando nel sonno di tanto in tanto.

Qualche foglio, con scarabocchiati qua e là alcuni appunti, giaceva a terra in modo confusionario, come se gli fossero scivolati di mano quando era caduto addormentato.

“Mu...”, ponderò un attimo sulla situazione, Beatrice, indecisa se svegliarlo o approfittare della situazione per dare un'occhiata a ciò che stava scrivendo – e dovette ammettere che entrambe le alternative la allettavano.

Fargli qualche dispetto per svegliarlo fu un'opzione alla quale rinunciò difficilmente, la curiosità che ebbe la meglio su di lei, e decise di lasciarlo stare – per qualche minuto soltanto – per una buona causa – perché lei doveva assolutamente sapere cosa stava programmando per lei nel prossimo gioco quel pervertito di suo marito.

Raccolse da terra qualche foglio, attenta a non fare troppo rumore, e corrucciò le sopracciglia quando constatò che su quelle sudate carte Battler aveva solo scarabocchiato con disegnini dalla dubbia morale.

Fu improvvisamente tentata di svegliarlo a suon di pugni, ma si trattenne.

Sbuffò sonoramente, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi ed inclinando la testa di lato – gli occhi chiusi, per sfuggire in qualche modo da quella luce che entrava dalla finestra che sembrava volerla accecare. Le apparve un sorriso in volto quando sentì Battler russare.

“Che idiota...”, si alzò lentamente, sedendosi al suo fianco ed avvolgendolo in vita con un braccio mentre si chinava verso il suo capo, prima di sussurrargli poche parole nell'orecchio. E fu allora che Battler rise, non riuscendo più a trattenersi.

“Allora non stavi dormendo!”, il pugno lo colpì dritto alla schiena.

“Ehi!”, il mantello ormai a terra, Battler scattò in piedi quasi di riflesso, “non era il caso di prendermi a pugni!”

“Invece sì.”

La strega lo fissava con aria di sfida, malinconica in qualche modo, ma con una luce negli occhi che ricordò ad entrambi quei tempi in cui avevano lottato a colpi di ragionamenti da un capo all'altro dei tavolo.

“Sei un bugiardo.”

Battler temette il peggio a quelle parole. Ormai era cosciente del suo peccato, sapeva cosa le aveva fatto per spingerla a diventare ciò che era ora. Temeva una sua qualsiasi reazione dopo quelle tre parole.

Tuttavia, contro ogni sua aspettativa e per sua fortuna – forse, sul volto di Beatrice comparve un ghigno.

“... E i bugiardi meritano d'esser puniti!”

“E-Ehi, aspetta!”

Allungare le braccia in avanti per fermarla fu inutile. Beato gli era saltata addosso in modo decisamente molto poco aggraziato, la lunga gonna riversa sulle loro teste che lasciava scoperte le gambe nude. Battler cercò di farsi strada nell'ingombrante tessuto, aggrappandosi ovunque nel tentativo di sfuggire da quell'affare. Beatrice però afferrò saldamente i suoi polsi, chinando il capo verso quello del ragazzo, invitandolo a far silenzio quando le loro labbra si sfiorarono per pochi secondi.

“Beato...”

Aveva le labbra morbide come sempre, esattamente come la prima volta che l'aveva baciata – un po' titubante da una parte, timoroso a fare il primo passo, e lieto dall'altra, la gioia che gli faceva tremare le mani per l'eccitazione.

“Battler,” lo guardava negli occhi, a pochi centimetri da lui ed i nasi che quasi si sfioravano, “non funziona così l'anatomia femminile” e, togliendo dalla testa di entrambi la sua gonna, indicò i fogli scarabocchiati che ancora giacevano ai loro piedi.

 

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