Trent'anni dopo

di ilcantastorie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo scioglimento del Voto di Veio e Il grande incendio di Londra ***
Capitolo 2: *** I dolori del giovane Daniel ***
Capitolo 3: *** Panem et Circenses ***
Capitolo 4: *** Il Silenzio ***
Capitolo 5: *** Il Presente e il Pirata ***
Capitolo 6: *** Il Drago di Hogwarts ***
Capitolo 7: *** Il Calice Confuso ***
Capitolo 8: *** Be Prepared ***
Capitolo 9: *** Tassorosso contro Corvonero ***
Capitolo 10: *** La Prima Prova ***
Capitolo 11: *** Il Destino assoluto ***



Capitolo 1
*** Lo scioglimento del Voto di Veio e Il grande incendio di Londra ***


Daniel salutò con un sorriso e un cenno della mano i suoi genitori e la sua sorellina che lo guardavano per la quinta volta nella loro vita scendere dalla loro auto davanti alla stazione di King Cross.
 
Prese il carrello con tutte le sue cose, tra cui spiccavano un rospo in una gabbia, un baule che sembrava risalire al secolo scorso e una valigia più moderna, e si diresse verso il binario 9 e 3/4.
 
La stazione era come al solito: rumori di treni che partivano, arrivavano e sostavano, gente che borbottava e la voce dell'auto-parlate che risuonava, nonostante tutto, incomprensibile alle orecchie di Daniel.
 
Ovviamente, c'era la solita folla di persone che, con abiti pesanti, si muoveva come fosse una indistinta melma.
 
Dan passò attraverso l'ammasso di persone che lo divideva dal muro che divideva il binario 10 dal binario 9 e ci saltò dentro. Non ci si sarebbe davvero mai abituato a quella sensazione, quasi di strappo all'ombelico, che provava ogni volta che attraversava quel dannato binario.
 
Oddio. Aveva detto così anche quando per la prima volta era salito su un manico di scopa... ma si era abituato... diventando anche un cacciatore, tra l'altro. E aveva detto anche che non si sarebbe mai abituato a sentire gli strani odori che provenivano dal suo calderone quando c'era Pozioni.... ma ci si era abituato. Aveva anche detto così quando quando per la prima volta si era preso un bolide in pieno naso ma... no, a quello non si era ancora abituato.
 
Tra l'altro, era da un po' che non succedeva (di prendere un bolide in pieno naso, si intende) e Daniel preferiva così... odiava poi, anzi, non riusciva ad abituarsi, se vogliamo continuare ad usare questo termine, oltre al dolore e alla relativa perdita di sangue, a quel bibitone dal gusto orribile che gli rifilavano ogni volta in infermeria.
 
Ecco, la lista delle cose a cui non riusciva ad abituarsi aumentava. Forse avrebbe dovuto metterla per iscritto?
 
E a proposito di nasi rotti...
 
"PALLA!"
 
Daniel udì quella parola contemporaneamente alla venuta di un bolide, Dio sa spuntato da dove, che cercò di colpirlo in pieno volto.
 
Il moro, memore di tutti i suoi allenamenti, di varie botte, di un istinto quasi animalesco e degli ottimi riflessi, riuscì a schivare di un soffio quel bolide, spostando leggermente la testa.
 
Ma questo non servì a nulla. Un secondo bolide lo colpì dritto sul naso e lui percepì il colpo come fosse una palla di cannone.
 
Anzi, Daniel, mentre cadeva all'indietro, osservando il cielo azzurro coperto in parte dal fumo dell'espresso di Hogwarts, si chiedeva se non fosse davvero una palla di cannone e non un bolide.
Ovviamente, questo non bastò al fato visto che cadendo in avanti, rovesciò tutto il suo carrello addosso a se stesso.
 
"DANIEL STAI BENE?"
 
"FINITE INCANTESIME!"
 
Capì più o meno quello che gli dissero, prima che il baule gli cadesse dritto dritto in petto, facendo un male cane e mozzandogli il respiro. Ma non era ancora finita: il bolide finito l'effetto dell'incantesimo, si fermò... cadendo con la delicatezza di un elefante proprio sui suoi testicoli.
 
Quello fece così male, ma così male, che non si accorse neanche del fragore infernale che la gabbia del suo rospo fece aprendosi e della sua valigia babbana, che gli atterrò affianco, quasi aprendosi.
 
Poi Daniel ebbe una sensazione stranissima: non seppe decidersi. Ma poi riuscì a farlo: i suoi testicoli facevano decisamente più male del suo petto e del suo naso.
 
"AAAAAAAHI!"
 
"Ah! Ti fai sempre riconoscere, eh, Woodstryke!"
 
Daniel sapeva a chi apparteneva la voce, ma non era ansioso di vederne il proprietario... e con il male che provava... non voleva neanche prestarci caso.
 
I suoi occhi, quasi vitrei, continuavano ad osservare il cielo sopra di lui, senza realmente vedere niente.
 
"Sta zitto, Myles..."
 
"Dan!"
 
Sentì dei passi che si avvicinavano. E delle facce che lo guardavano dall'alto.
Riconobbe il viso pieno di Julio, che gli sorrideva. Riconobbe poi i volti preoccupati di Isabell e di Char.
 
Il moro provò a fargli un sorriso, che credeva, nelle sue condizione potesse assomigliare di più ad una smorfia di dolere. La visione di volti amici, perlomeno, lo fece sentire meglio.
 
Sempre meglio che vedere la faccia di Myles, eh!
 
"E un altro record rotto..." pensò Dan, tenendosi una mano lì, cercando di attutine ancora il dolore.
 
"Quello ha fatto davvero, male, amico" disse Julio, mentre si teneva le mani lì, in gesto di solidità maschile, seguito, con qualche secondo di ritardo, da uno Char dallo sguardo smarrito.
 
Julio era, se non il suo migliore amico, uno dei migliori amici che avesse mai avuto nel corso della sua vita. Si conoscevano sin dal primo anno di Hogwarts, e avevano fatto amicizia proprio lì, sull'Espresso, cinque anni prima. Julio era, se vogliamo parlare a stereotipi, l'amico ciccione, simpatico e festaiolo. Sempre con una parola gentile per tirarti su o farti ridere o con qualche spuntino da offrirti nel caso avessi fame. Durante la sua permanenza ad Hogwarts la presenza di Julio, sia di spirito che fisica, l'avevano aiutato più e più volte.
 
"Avete preso la targa di quella nave pirata che mi ha tirato quella cannonata?" chiese Dan, con lo sguardo di chi ancora non sta bene.
 
"Temo di no, erano solo due bolidi sfuggiti al nostro capitano" gli rispose Char.
 
Char era un ragazzo biondo di origine francesi, ma non francesi qualsiasi! Nobili francesi! Per essere un ragazzo era abbastanza effeminato di volto, cosa che non faceva che favorire stereotipi sui francesi e prese in giro che gli erano valsi una serie di soprannomi imbarazzanti fin dal primo anno nella scuola.
 
Char Francis Barret Browning era come se lo ricordava. Alto un metro e sessanta, completamente imberbe (non gli aveva mai visto un pelo di barba addosso), capelli biondi portati corti a caschetto e due occhi azzurro cielo. Era di fisico minuto, stretto di spalle e sempre impeccabile nella sua divisa. Era piuttosto timido e non amava aprir bocca. Ma quando la apriva era per dire cose sensate o per preoccuparsi degli altri.
 
"Certo che certe cose posso succedere solo a te, eh?"
 
Era stata Isabell a parlare: lei la conosceva dalla prima elementare. Durante la sua infanzia era stata la sua compagna di giochi e di marachelle: sapeste che sorpresa, ritrovarla, poco prima dell'assegnazione al case, in una scuola di magia! Nella sua stessa scuola di Magia, poi!
 
"Beh, Isa, come si suol dire: 'Chi ben comincia è a metà dell'opera, no?'" disse Dan, scherzando.
 
"Se questo lo consideri un buon inizio..." commentò Julio, sorridendo.
 
"Che ne dite, piuttosto, di togliermi il baule di dosso? Sta diventando un po' pesante"
 
"Ma certo! Dove abbiamo la testa!" Julio, Isabell e Char, con un cenno, gli tolsero il baule di dosso e lo posero a terra, a quel punto, Daniel si rialzò, ancora dolorante, grazie ad una mano offerta da Julio.
 
Dall'altra parte del binario 9 e 3/4 c'era il paesaggio che si era aspettato. A qualche metro di distanza l'espresso di Hogwarts, che vomitava fumo grigio dalla locomotiva.
 
Genitori che salutavano figli sulla banchina, i suoi amici attorno a lui, il capitano della loro squadra di quiddich, in lontananza, che si avvicinava con un baule vuoto e li salutava, scusandosi per l'inconveniente.
 
Poi lanciò un occhiata sfuggevole anche David Myles, presto raggiunto dalla sua sciacquetta, Donna Hill e dai suoi due amici... che forse Dio sa come si chiamano, visto che lui non era mai riuscito a ricordarseli.
 
“Uh...” disse Dan “Speravo almeno che quest'anno potessi fare a meno di vedere la brutta faccia di Myles...”
 
“Purtroppo il preside McPower non ha ancora approvato quel decreto che vietava alla gente troppo stupida l'accesso a scuola...” disse Isabell, riavviandosi i capelli “Ma, aspetta! Dan, in quel caso non potresti entrare neanche tu!”
 
“Ah-ah-ah” ne seguì una risata robotica “Ma quanto sei divertente! Ma dove riesci a trovare sempre battute così nuove e innovativ...AHIO! Sei impazzita?”
 
“Ti ho solo pestato un piede, non fare tante storie” rispose la ragazza “Così impari ad essere più gentile con le signorine”
 
Anche Isabell non era cambiata molto dall'ultima volta che l'aveva vista... ovvero qualche giorno fa. Più bassa di lui di tutta la testa, una lunga massa di capelli rossi che non riuscivano mai a stare in ordine, un fisico abbastanza atletico (faceva altri sport oltre il quiddich), e due grandi e bellissimi occhi verdi.
 
“Signorina, 'sto gran par de ciufol...Ahi! Isa, smettila! Non mi servono altri due fratture scomposte ai piedi! Già la mia progenie probabilmente è andata a farsi benedire, poi credo che mi rimarrà un livido per l'eternità sul petto! E già che sono fortunato che non ho iniziato a sanguinare dal naso...”
 
“Daniel, tutto bene?” gli chiese Char, realmente preoccupato. Effettivamente era uno dei pochi che continuavano a preoccuparsi di lui quando gli accadevano certe cose. Ormai il resto della scuola, in primis Isabell e in secondo luogo Julio, dopo avvenimenti come questi, lo trattavano come se niente fosse.
 
Sì, avvenimenti del genere, per lui, erano all'ordine del giorno. Sembrava che la sfiga lo perseguitasse fin da quando era nato. Daniel Woodstryke era nato sotto una cattiva stella.
 
“Massì che sta bene” disse Julio “Ne prende così tante che secondo me potrebbe arrivare a punti in un incontro con Tyson. Ormai sei un incassatore nato, Dan! Dai, sono sicuro che riusciresti a sfondare nel mondo della box! Tira il tuo primo pugno verso il domani! Diventa cenere bianca!”
 
Julio oltre ad essere in sovrappeso, cosa che gli era valsa una serie di soprannomi poco piacevoli e assolutamente banali, era l'invidia di metà delle ragazze della scuola a causa dei suoi liscissimi, lunghissimi e perfettissimi capelli lunghi. Ed erano assolutamente naturali. Lui non faceva niente più che lavarli. “Non è virile” diceva “Per un uomo curarsi troppo i propri capelli, anche perché è probabile che un giorno li perderemo tutti”. Dan la considerava una sacrosanta verità. Julio era anche il Mastro-Citazionista del gruppo: quasi ogni sua frase era un riferimento ad un fumetto, un telefilm, un libro o a Merlino sa cos'altro.
 
La cosa più divertente nonché strana era che Daniel era quello nato da genitori Babbani, uno Mudblood, come lo chiamavano ogni tanto (non che ci facesse molto caso, eh, alla fine chi lo faceva erano gli stessi che insultavano i suoi amici), ma era Julio, nato da due purosangue, quello che conosceva più del mondo babbano.
 
Ogni volta le citazioni che riusciva a fare, lo sconvolgevano. Ed eccoci arrivati a quota tre di: “Le cose a cui Daniel non si sarebbe mai abituato!” un applauso, yeah!
 
“Dubito fortemente, ma mi fa piacere che tu possa pensare che io possa resistere a tutti quei round contro Mike Tyson... cambiando argomento, l'hai già salutata?” chiese Dan a Julio, che gli sorrideva, divertito.
 
“Ancora no, ma... scommetto arriverà tra poco”
 
Ed eccola lì. Come da copione, appena detta la frase, apparve. La bella, no, la bellissima Xylia White, fece la sua comparsa, impeccabile, capelli, trucco, fisico... espressione di snob e di puzza sotto il naso, di chi si sente superiore agli altri perchè lei E'.
 
Espressione e compostezza che perse immediatamente non appena vide Julio. La faccia si illuminò in sorriso radiosissimo, che la rese molto più bella. Lasciò andare il Trolley/baule e corse verso Julio in maniera precipitosa.
 
“Julio!”
 
“Xylia!”
 
Si abbracciarono e si diedero un lungo bacio appassionato, quindi Dan, un po' imbarazzato, distolse lo sguardo e tornò a fissare l'espresso di Hogwarts.
 
Il conducente dell'espresso sbraitava con il macchinista, piccioncini che tubavano (tra cui Julio e Xylia che spiccavano)... Char e Isa che parlavano dei compiti delle vacanze... e un rospo che stava per finire sotto il treno...
 
UN ROSPO CHE STAVA PER FINIRE SOTTO IL TRENO?
 
“Gatsu!”
 
Dan, in una rocambolesca imitazione di Lady Cocca, schivò prima una coppia, poi saltò attraverso un gruppo di primini, schivò e salutò il capitano della squadra di quiddich, poi si gettò a terra, proprio in tempo per prendere al volo il suo rospo, Gatsu che stava per saltare sotto le ruote del treno.
 
“SALVO!” la voce di Julio risuonò lontano nella folla, ma lo vide mettersi come un arbitro di baseball “BATTITORE FUORI! TERZO STRIKE! VINCE DANIEL!”
 
“Yeah! Evviva Daniel!”
 
“Bravissimo!”
 
“Vai così!Eyeshield 21!”
 
A seguire quel demente di Julio nella sua improbabile azione c'erano Char, Xylia e Isa, che si erano improvvisati ragazze Pon Pon.
 
“Smettetela!” gli abbagliò, facendo finta che la cosa lo disturbasse, mentre in realtà la cosa lo faceva alquanto ridere.
 
Riprese Gatsu e diresse verso i suoi amici.
 
“Andiamo, culi flaccidi, che se continua così ci lasciano qui!”
 
“Culi flaccidi, a chi? La mia ragazza qui, ha il sedere più sodo che abbia mai visto!”
 
“Oh, grazie, tesoro. Ma non mi adulare così spesso, oppure finirei per crederci...”
 
“Ma non ti sto adulando! Dico solo la verità...”
 
E iniziarono a baciarsi.
 
“Su, su, piccioncini! Il treno sta partendo!” disse Dan “E smettetela, altrimenti noi poveri single ci sentiremo tristi!”
 
Rimise Gatsu nella gabbia, e le valige sul carrello: poi insieme ai suoi amici posò le valigie, aiutando Char che sembrava avere problemi e Isabell per cavalleria, che gli sussurrò qualcosa tipo: “Non c'era bisogno che tu lo facessi, ce la facevo anche da sola, stupido”, le stesse identiche parole che gli aveva sentito ripetere tante di quelle volte da quando si conoscevano ed erano un suo equivalente di “grazie”.
 
Salirono sul treno in cerca di uno scompartimento completamente vuoto, in modo che fossero solo loro.
 
“Quindi quest'anno il Prof. Gordon va in pensione?”
 
“Pare proprio di sì” disse Xylia“Lui stesso ha ammesso che ormai non ha più l'età per insegnare e che è giusto lasciare spazio ai giovani”
 
“Saggia decisione” annuì Dan, ricordando di come l'anno scorso avesse ucciso per sbaglio una rana con uno Stupeficium che gli era 'scappato'.
 
“E chi sarà quello nuovo?”
 
“Ah, non lo so” disse Xylia “ Però so che succederà qualcos'altro di grosso... papà non si è voluto far sfuggire niente, ma sono sicura che sia qualcosa di grosso”
 
“Anche l'anno scorso lo dicevi, ma alla fine era solo uno scherzo di tuo padre” ribatté Isabell, facendosi strada nel prossimo vagone.
 
“Ma questa volta è ver...”
 
Xylia si ammutolì. Di fronte a lei Everet Taylor.
 
Taylor era alto, bello, biondo, occhi azzurri, ricco e aveva fatto vincere a Grifondoro le ultime tre coppe di quiddich, in cui giocava come ruolo di Cercatore.
 
“Oh, chi si vede, il quartetto dei tassosfigati! E' bello vedere come tra perdenti ve la intendete così bene!”
 
“Taylor, tassosfigati è il soprannome più da bullo di basso livello che io abbia mai sentito, grazie” gli rispose Dan, con un sorrisetto.
 
“Zitto, Magonò!” mi rispose, lui stizzito “mi chiedo ancora cosa tu ci faccia in una scuola di magia!Mio padre” e mise un enfasi particolare su queste due parole “ha fatto delle pressioni sul consiglio studentesco... quindi aspettati delle belle sorprese... Piuttosto” continuò “Xylia, la tua recita di stare con questi sfigati può finire, torna con m...”
 
“Non ci penso neanche” disse Xylia, decisa, riprendendosi dallo shock.
 
“Ma come puoi stare con questi sfigati! Guardati con chi vai in giro! Un magonò che non si sa perchè stia in una scuola di magia! Un uomodonna che ha i pettorali al posto del seno e un maschio che sembra una donna! E guarda chi è il tuo ragazzo, un ciccione, un grassone, lurido bavoso...”
 
Daniel stava trattenendo Isa per le spalle, prima che decidesse di passare ai metodi poco maghesi che comprendevano un calcio nell'inguine e un pugno sulla tempia. Char, nel frattempo, sorrideva appena osservando Julio, che con tutta la calma del mondo stava sollevando la bacchetta durante il parlare del cercatore di Grifondoro.
 
“Silencio!” sussurrò
 
E quello continuò a parlare, probabilmente a vomitare insulti, mentre Char stava cronometrando quanto tempo ci avrebbe messo quel il Grifondoro ad accorgersi di essere stato Silenziato. Intanto Dan e Julio si erano messi la mano sotto il mento e ascoltavamo con grande interesse il discorso di Taylor.
 
“Mi piaciuta quella parte in cui...”
 
“Anche a me...”
 
“Ma vogliamo parlare di quella...”
 
“Quella è stata la migliore!”
 
“Poi queste parole, dal cercatore di Grifondoro...”
 
“Proprio non me l'aspettavo!”
 
“Un minuto e 45 secondi! Un nuovo record!”
 
La faccia di Taylor, infatti, era diventata paonazza e sembrava abbastanza arrabbiato. Si era finalmente accorto dell'incantesimo.
 
“Ragazzi! Uh-uh! Qui è libero!”
 
Da dietro di loro venne una voce che corrispondeva a quella di Roger, il loro capitano di Quiddich.
 
Ignorando l'ormai silente Taylor, raggiunsero Roger che era solo in uno scompartimento, seduto vicino al finestrino. Sul sedile accanto a lui c'era uno strano baule.
 
Dan la riconobbe subito: era quella con i bolidi.
 
“STAI LONTANO DA ME CON QUELLA COSA!” Urlò Dan, guardando, con orrore il baule. “Mi hai già fatto passare un brutto quarto d'ora con quell'affare! Vuoi farmene passare un altro?”
 
“Ma no, non ti preoccupare, Dan!” disse Roger “Ora è ben chius...”
 
Daniel aveva tanti, forse anche troppi difetti. Ma aveva anche qualche pregio. Uno di quelli erano dei riflessi scattanti.
 
Proprio mentre la scatola si stava per aprire, Dan, ci mise sedette sopra, impedendogli di aprirsi.
 
“Capitano” disse Dan, facendo un sospiro grande quanto una montagna “non-lo-fare-mai-più”
 
Essì, uno dei suoi difetti, fin da piccolo, era di essere sfortunatissimo. La sua vita, fin dalla sua tenera infanzia, era costellata da incidenti di varia natura e sorta... e, la maggior parte delle volte, la cosa non dipendeva da lui. Cosa poteva farci se dei bolidi incontrollati miravano solo a lui in tutta una stazione? Cosa poteva farci se la sua vicina di casa, Petunia, era maldestra oltre ogni dire e gli faceva cadere vasi di fiori addosso, quasi giornalmente? Cosa poteva farci se proprio in quel momento i bambini che stavano giocando a baseball facevano un fuoricampo e colpivano lui? Cosa poteva farci se un blackout mandava a donnacce il frigorifero con tutta la sua scorta di cibo settimanale, quando i suoi erano fuori in vacanza? Cosa poteva far... e avrebbe potuto continuare quasi all'infinito.
 
Ma tutte queste sventure avevano risvegliato i suoi poteri sopiti: dei riflessi sopra la norma e una tempra eccezionale... direttamente correlati al fatto di dover schivare roba o imparare ad incassarla.
 
Quindi Dan prese la valigia con i bolidi, legò come un salame la valigia e, per buona misura, ci si sedette di nuovo sopra.
 
“Quel Taylor diventa sempre più patetico” continuò Dan, cambiando discorso “Tassosfigati poteva essere un insulto quando avevamo 11 anni, ma ormai è solo ridicolo”
 
“Beh, ma dai, che ti aspetti che elabori un cervello come quello?” chiese Isabell, riavviandosi i capelli dietro l'orecchio “Al massimo insulti da 11enne”
 
“Certo che anche tu, non devi certamente saltargli addosso, vuoi finire di nuovo dal preside?”
 
“Dal preside? Se non mi trattenevi, altro che preside! Direttamente Azkaban!”
 
“Si, certo come no!”
 
“Gli avrei cambiano i connotati fino a farlo diventare bello, altroché!” continuò Isa “E solo perchè picchiando non si posso rendere le persone intelligenti”
 
“Perchè si può certamente cambiare i connotati della gente fino a farli diventare belli...” intervenne Julio “Cielo, dovresti smettere di guardare cartoni animati...”
 
“Ma se tu ne guardi più di me!”
 
“Touchè”
 
Risero
 
“Allora capitano” disse Char “Quest'anno dobbiamo puntare alla coppa di quiddich e fare inghiottire a quel dannato Taylor il suo dannato record di “Tre vittorie di fila di Grifondoro!”
 
“Anche perché questo è la mia ultima occasione...” confessò Roger “E ci alleneremo il doppio dell'anno scorso!”
 
“EH?” fecero ancora tutti in coro.
 
L'anno scorso era già stato abbastanza massacrante. Se adesso i ritmi fossero stati raddoppiati, non avrebbero saputo neanche dove trovare il tempo per dormire.
 
Infatti di quel gruppo, tranne Xylia che era di Corvonero, tutti facevano parte della squadra di Quiddich. Lui, Isa e Char erano i tre cacciatori, Julio il portiere, mentre Roger, il capitano, il cercatore.
 
E sì, facevamo tutti parte della casa meno nota, più sfottuta e meno valutata di tutta la scuola, i Tassorosso.
 
E loro quattro, in particolare, erano sempre presi in giro per i difetti che il buon Taylor aveva prima elencato.
 
Lui, Daniel WoodStryke, oltre ad essere un nato da babbani, uno MudBlood, era anche un Magonò. Non capiva nemmeno lui perchè gli fosse arrivata la lettera... ma da quando era ad Hogwarts non era riuscito a fare nemmeno un incantesimo.
 
Mai, neanche uno. Eppure i vari esempi di magia incontrollata li aveva avuti come tutti in quella scuola: una volta era caduto dalle scale (anche se era certo che quel Jacob, un suo compagno delle elementari l'avesse spinto) e non si era fatto niente. E anche quella volta in cui era riuscito a scappare da Nicol, sicuramente c'era di mezzo della magia incontrollata!
 
Ma... dopo aver usato per la prima volta la sua bacchetta da Olivander... non era riuscito più a fare incantesimi. Non capiva come, non capiva perché. Ma fatto sta che aveva ricevuto la lettera... e quindi lui, era a tutti gli effetti, un mago! Ma non riusciva a fare incantesimi.
 
Vogliamo poi parlare del buon Julio? Un purosangue, discretamente in sovrappeso, appassionato addirittura troppo del mondo dei babbani? Materiale fertile per una condanna a vita con brutti soprannomi.
 
Char, invece? Nobile di origine francese da quanto si potesse ricordare, effeminato, deboluccio e timido. Altro terreno fertile per insulti.
 
E Isabell? Da quando, da sola, aveva picchiato due smorfiosette altolocate di Serpeverde, era stava bollata a vita come travestito, come maschio, come offesa alla femminilità stessa... senza contare che era amica di Daniel.
 
E tutti avevano l'aggravante di far parte di Tassorosso, una delle case meglio parodizzate per incapacità dei suoi membri!
 
Insomma, loro quattro, durante il loro primo anno (e anche dopo), erano i bersagli più facili per i bulli e altra brutta gente del genere.
 
Ma che gli importava a loro? Potevano avere anche per nemici l'intero mondo, loro sarebbero comunque stati insieme.
 
Era quello il patto che avevano fatto durante il loro primo anno, 5 anni fa.
 
“Ossì” continuò Roger “Ci alleneremo come non abbiamo mai fatto! Ora o mai più! L'anno scorso c'eravamo andati così vicini....”
 
“Sì così vicini...” disse Daniel in un soffio“Finché una non meglio identificata cacca di uccello mi cade addosso, e cadendo, ti rovino addosso, facendoti perdere il boccino che ha quel bullo di Taylor. Davvero, Roger, mi dispiace un casino...”
 
“Non ti preoccupare” disse Roger “Non c'entri nulla. Come potevi prevedere quella cacca...”
 
“No, davvero, mi dispiace... le miei sfortune di solito colpiscono solo me e non influenzano nessun altro...”
 
“Daniel” il capitano lo prese per le spalle “Sapevo i rischi quando ti ho preso in squadra. Sei un ottimo Cacciatore”
 
“Grazie capitano...”
 
“E inoltre sei un ottimo capro espiatorio per i bolidi: cercano di colpire solo te...”
 
“Grrrrraaaazie... capitano...”
 
Gli altri soffocarono una risata.
 
“Che cavolo vi ridete voi! Ricordate chi è che si prende i lividi dai bolidi e continua a giocare e poi ne riparliamo” ruggì Daniel, un po' irritato
 
“Eh, Dà” disse Julio “Devi ammettere che quella volta fu esilarante...”
 
“Uff...” sospirò Daniel, ormai rassegnatosi da tempo alla sua sorte.
 
Il treno, con un allegro e sibilante fischio, si mise in moto per poi iniziare a partire.
 
Piano, piano il treno ingranò fino ad arrivare alla velocità di crociera. Il finestrino mostrava, come al solito, le verdi colline inglesi.... Daniel, ogni volta, per cinque minuti buoni le osservava con un sorriso ebete stampato in faccia.
 
“Ah!” si ricordò Roger ad un trattò “Quest'anno non abbiamo i battitori! Edward e Alphonse erano del settimo anno!
 
“O cavolo!” esclamò Daniel “No, altri provini no! Non voglio altri provini! I provini sono brutti e cattivi!”
 
“Non ti preoccupare, voi siete confermati... Non intendo mettere in dubbio le vostre capacità... né farti ripetere un provino, Daniel, sopratutto considerando quello che è successo l'ultima volta”
 
Tutti rabbrividirono.
 
“No” dissero in coro “non di nuovo!”
 
Daniel aveva un ricordo davvero non molto piacevole di quei provini... Solo urla, grida di terrore, dolore, paura e Isabell che urlava: “O MIO DIO LA SCOPA STA ANDANDO A FUOCO PER AUTOCOMBUSTIONE: O MIO DIO, O MIO DIO!”
 
Insomma, roba da dimenticare.
 
“Cambiamo argomento, piuttosto” disse Daniel “Come sono andate le vacanze?”
 
“L'anno prossimo ragazzi” disse Julio “Organizziamo qualcosa tra di noi. Quest'anno è stata una noia mortale. Solo io, i miei genitori e il mio fratellino piccolo. E quel marmocchio diventa più insopportabile e viziato ogni anno che passa: non lo sopporto più: prima o poi mi troveranno morto suicida per il grado...”
E continuò per un un buon cinque minuti a lamentarsi del fratellino, cosa che faceva abbastanza saltuariamente. Ma tutti sapevamo che gli voleva un mondo di bene.
 
“Comunque approvo la proposta di Julio” disse Xylia “Quest'estate ci siamo potuti vedere così poco...”
 
“Già... però ci siamo scritti un sacco”
 
“Già... le tue lettere d'amore riecheggiano ancore profonde e dense dentro il mio puro cuore di fanciulla...” disse Xylia, sospirando d'amore.
 
Se mai Daniel aveva visto una coppia innamorata, loro lo erano.
 
“A te, invece, Char come è andata?”
 
“Noia” disse “Abbiamo fatto il giro di tutte le famiglie nobili d'Inghilterra... l'unica tappa piacevole è stata quando siamo stati da Xylia”
 
“Già, lì è stato davvero piacevole” ricordò la ragazza di Julio, sorridendo “ a parte che i nostri genitori non facevano che cianciare...”
 
“Una vera noia...”
 
“A te invece, Daniel?” chiese Roger
 
“Prevalentemente a casa” disse “Poi ci sono stati quei 15 giorni di viaggio in Grecia con la famiglia di Isa... mi sono abbastanza divertito. Il mare greco è davvero pulito e piacevole...”
 
“Già” confermò Isa “a parte le tracine... e quel riccio... e...” Daniel la interruppe
 
“Normale amministrazione” disse “Anzi, sono stato piuttosto fortunato...”
 
“Sono sempre più certa che quella tribù di uomini pesci che avevi visto fosse frutto di tutti quei funghi allucinogeni che avevi mangiato...”
 
“Te l'ho detto! Non erano allucinogeni! Li so distinguere!”
 
“Sarà...”
 
“Avete bisogno di qualcosa, cari?”
 
La signora del carrello di dolci fece cadere ogni discorso ci potesse essere.
 
“Allora... 10 cioccorane... una scatola di gelatine mille gusti più uno... e...”
 
“Ricordati di non mangiare troppo...”
 
“Ma le cioccorane le prendo solo per le figurine!”
 
“So che quest'anno dovrebbero aver messo anche il nostro preside....”
 
“Oooh” fecero in coro “E peccato che le cioccorane non parlino...”
 
La signora dei dolci diede loro i dolci che i ragazzi accolsero con l'entusiasmo di bambini.
 
Un attimo dopo, la signora del carrello sparì dietro la porta, salutandoli con un sorriso. Daniel trovò in tre cioccorane il Golden-Trio, Harry Potter, Hermione Granger e Ronald Weasley.
 
“Mio padre” disse Julio, interrompendo Daniel che stava facendo commenti sulle sue figurine “Mi ha detto che è sempre lei, la signora dei dolci! E non è mai cambiata di una virgola!”
 
“Peggio ancora” disse Xylia “Mio nonno mi ha detto che la signora dei dolci è sempre la stessa! Ma com'è possibile?”
 
“Allora” cominciò Daniel “Io ho elaborato qualche possibilità” e prese un taccuino dalla tasca “ 1. La signora dei dolci viene cliogenizzata tra un viaggio di treno e l'altro.”
 
“Clio che?” chiesero in coro Xylia e Char, che erano gli ignoranti del mondo babbano
 
“Praticamente ti congelano e tu sei effettivamente vivo, ma non respiri e il tuo corpo rimane in uno stato di animazione sospesa, fino a quando non ti scongelano. Dai! Nel mondo babbano c'è stato il primo essere umano realmente cliocongelato giusto qualche giorno fa!”
 
Xylia, che ancora più di Char era ignorante in tecnologia babbana, ancora non aveva chiaro il concetto di “Animazione sospesa”, e quindi, non era riuscita a capire bene. Anche Char aveva ancora i suoi dubbi.
 
“Avete presente Futurama?” disse Julio “Ecco, quello che fa Fry”
 
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!” dissero in coro “Daniel, potevi dircelo prima!”
 
“Seconda ipotesi” disse continuando “ La signora dei dolci è una Highlander”
 
“E perchè una Highlander dovrebbe vendere dolci?” chiese Char
 
“Tu immagineresti mai una Highlander che vende dolci?”
 
“Hai ragione... astuto...” rispose Char “Ma tu l'hai dedotto... significa che abbiamo mandato all'area tutti i suoi piani...”
 
“AAAAAH!” urlò Isabell “Ci ha sentito! Ci ha sentito! Moriremo tutti!”
 
“Sappiamo il suo segreto! Ci ucciderà tutti! AAAAAAAAAAAAH! I dolci sono avvelenati” urlò Julio
 
“Ma ormai li hai già mangiati!” disse Xylia “Julio non mi lasciare! Io ho bisogno di te!”
 
“Aaaaah...Com'è leggera la vita in me...”
 
“No, Merc... Julio!” Daniel si avvicinò a lui e così fecero Char, Isa e Xylia, che li erano già vicini.
 
Roger guardava la scena con uno sguardo sconcertato ma ben presto poi si trovò a sorridere.
 
“Ragazzi. Io vi ho sempre voluto bene... ci tenevo a dirvelo... e inoltre, qui, sul mio letto di morte...”
 
“La tua poltrona di morte” lo corresse Char
 
“Letto, poltrona... è lo stesso... dicevo... qui, sulla mia poltrona di morte, io, Julio Chapman, lascio tutti i miei beni a...”
 
Fece un respiro strozzato e strabuzzò gli occhi, poi poggio la testa sul poggiateste, inerte.
 
“Julio?” la recita era stata così realistica che Daniel si preoccupò davvero.
 
Poi, d'un tratto, Julio alzò la testa e guardò Daniel dritto negli occhi.
“E di' a Xylia che francamente me ne infischio”
 
Tossì rumorosamente e si accasciò nuovamente tra nelle braccia di Daniel.
 
“Dammi un po' di zucchero, baby!” e con trasporto e in maniera inaspettata baciò Xylia, che arrossì un attimo.
 
Poco dopo, tornò a cadere nelle braccia di Daniel, che lo sosteneva, e che aveva una mezza idea di suggerire al suo amico uno stile di alimentazione più sano.
 
“E mi raccomando! Fa tornare a casa Lassie!”
 
Tossì ancora rumorosamente. Accasciandosi ancora una volta.
 
A quel punto Roger, iniziò ad applaudire.
 
Julio, quindi, si alzò in piedi e con una voce effeminata, iniziò ad asciugarsi delle inesistenti lacrime e a riavviarsi i capelli:
 
“Grazie, grazie! Questo è vero amore!”
 
Tutti loro si girarono verso Roger, sistemandosi meglio i vestiti e l'aspetto, come se fossero improvvisamente rispesi dalle telecamere.
 
“Dovrò dire al professore di Babbanologia di smettere di farvi vedere questi film insieme: vi fanno male” sentenziò Roger che aveva un grande sorriso stampato in faccia.
 
Il resto del viaggio non passò molto diversamente, sparando cavolate, ridendo, scherzando e facendo grandi progetti per il futuro di quest'anno: coppa di Quiddich? Loro avrebbero puntato anche più in alto! Alla Coppa delle Case!
 
Infine arrivarono alla stazione di Hogsmeade: e ovviamente, nello scherzare non si erano cambiati.
 
Era notte fonda ormai e il castello di Hoghwarts appariva imperioso e placido al tempo stesso: Daniel e i suoi amici sapevano che almeno fino a dicembre quella sarebbe stata la loro casa.
 
“Voi ragazzi, fuori! Ci dobbiamo cambiare!” disse Isabell, con un ringhio, minacciandoli poi di morte nel caso avessero solo osato pensare di spiarle.
 
Si chiusero dietro la porta e tirarono la tenda. Loro quattro avrebbero aspettato il nostro turno.
 
“Ragazzi, io vado un attimo al bagno: vi raggiungo dopo, ciao!” e Char sparì lungo il corridoio. Lo faceva ogni anno... e ogni anno tornava dal bagno già cambiato... era davvero troppo timido, quello Char! Aveva davvero bisogno di una iniezione di mascolinità e amicizia virile...
 
“Certo che quasi quasi...” disse Julio
 
“Non-ci-pensare-neanche” disse Daniel, scandendo ogni parola “Isabell ci ucciderebbe tutti”
 
“Morirei felice se riuscissi a vedere la mia Xylia nuda...”
 
“Dubito siano nude, Julio” continuò Daniel “Si devono solo cambiare la divisa... E comunque, non ti permetto di mettere a rischio la vita mia e di Roger!”
 
“Concordo pienamente” disse Roger “Non ho interesse nel vedere nessuna delle due nude... dopotutto sono già prese da i miei amici. E le donne degli amici non si toccano!”
 
“Isabell sarebbe la fidanzata di chi?” chiese Daniel, con sguardo confuso.
 
“Non dire baggianate, vecchio Dan!” disse dandogli una pacca sulla spalla “Litigate e fate le scenette come marito e moglie! Vi manca solo l'anello!”
 
“Ma che stai dicendo, ma sei scemo?” chiese Daniel, contemporaneamente ad un'altra voce.
 
La voce in questione, era quella di Isabell, che, ancora non del tutto vestita si era sporta dalla porta.
 
Daniel, con la prontezza di riflessi che lo distingueva, fece appena in tempo a coprire gli occhi di Julio e Roger.
 
Non si era ancora abbottonata del tutto il pezzo di sopra e sporgeva il reggiseno.
 
Solo allora Daniel si accorse che aveva avuto abbastanza riflessi da tappare gli occhi dei suoi amici ma da non chiudere i suoi.
 
Era abbastanza rosso in viso.
 
“Maniaco!” urlò Isabell, dandogli uno schiaffo, rossa almeno quanto Daniel in volto.
 
Dopo di che, si richiuse la porta dietro.
 
Daniel tolse le mani dagli occhi dei suoi amici e se ne portò una alla guancia arrossata.
 
“Certo che hai davvero dei riflessi straordinari, Daniel, non sono riuscito a vedere niente... sei davvero un ottimo Cacciatore...”
 
“Sai, Daniel” iniziò Julio “Dopo aver costruito quella macchina del tempo so già che ti dedicherai all'altro grande mistero dell'universo”
 
Daniel, dunque, guardò verso l'alto e con occhi sbarrati e quasi urlò:
 
“LE DONNE!”
 
Insomma, erano stati un intera estate insieme sul mare mentre lei aveva un costume da bagno... e adesso gli dava uno schiaffo e del maniaco solo perchè l'aveva vista in reggiseno? Ah, le donne e la loro logica... Senza contare che era stata LEI ad uscire di sua spontanea volontà dall'abitacolo! E il maniaco sarebbe rimasto comunque lui, eh!
 
“Ok, ci siamo cambiate...” disse Isa un po' rossa in volto, mentre le due ragazze uscivano.
 
Daniel osservandola, senza sapere perchè, arrossì alla stessa maniera della rossa.
 
“Se provate a spiare” disse Daniel “Vi punirò...”
 
“In nome della luna!” finì Julio, chiudendosi la porta dietro.
 
In completo silenzio (cosa così inusuale per quella compagnia!) si cambiarono e uscirono in fretta.
 
Ad aspettarli c'erano Isa, Xylia e Char, perfetto nel sua divisa.
 
“Ormai che ci stavo...” cominciò quest'ultimo.
 
“Mi sono cambiato là, si, lo sappiamo... lo dici ogni anno...” disse Daniel, sospirando “Davvero, Char, dovresti dimostrare un po' più di cameratismo tra maschi...”
 
Poi Xylia gettò un occhiata a Char, che, pur notandola, rimase impassibile.
 
“Scusatemi...”
 
“Non ti devi, scusare, Ch...Wooooooooo!”
 
Daniel quasi inciampò, ma riuscì a prendere una maniglia al volo. Ma insieme a lui caddero tutti gli altri che non furono altrettanto rapidi. Isabell gli rovinò addosso e così fece Char. Ma la cosa peggiore di tutte fu quando gli cadde addosso anche Julio! E addosso a Julio cadde Xylia. Rovinarono tutti a terra.
 
Solo Roger riuscì a rimanere in piedi.
 
Daniel sentiva un peso non indifferente che lo schiacciava sul pavimento, erano pesanti!
 
“Ragazzi! Sto morendo! Ragazzi?”
 
Il treno era di nuovo in marcia.
 
“Ragazzi? Io non respiro a momenti!”
 
“Perchè il treno è di nuovo in moto?” chiese Xylia, stupito
 
“Oh, no! Probabilmente sta tornando a Londra!” urlò Roger
 
“Porca...” urlò Daniel “Corriamo dal macchinista!”
 
Uno, ad uno, e troppo lentamente per i gusti di Daniel, i suoi amici si rimisero in piedi. Erano pesanti. Pesanti un casino.
 
I ragazzi, quindi arrivarono senza altri intoppi fino fino alla locomotiva.
 
“Ehi!” urlò Dan “Noi dobbiamo scendere! Fermate il treno!”
 
Ma probabilmente il suo urlo non era abbastanza forte perché nessuno rispose.
 
“Ragazzi, tutti insieme!” esclamò Dan
 
“EHI! NON POTETE LASCIARCI QUI!”
 
“APRITE, PER DIANA, O BUTTO LA PORTA GIU' A CALCI!”
 
“NON VOGLIO RESTARE ANCORA QUI!”
 
Urlarono in coro, mentre battevano i pugni sulla porta che si ergeva di fronte a loro.
 
La porta infine si aprì: dietro vi era un uomo alto quasi troppo per quanto magro con una barba incolta, vestiti trasandati e una bottiglia di vino mezza vuota in mano.
 
“Ehi, Sam! C'è qualcuno!”
 
“Come sarebbe a dire: “C'è qualcuno”?”
 
Da dietro di lui si intravide un ometto cicciotto e basso con un abito da lavoro, dei folti baffi ben curati e impomatati. Era quasi l'opposto dell'altro... sembravano un duo comico. Daniel li riconobbe subito: erano il macchinista e il conducente dell'espresso: Stan e Sam.
 
Sam, l'uomo cicciotto e da bei baffi, si sporse per vederli.
 
“QUALCUNO?” urlò “QUALCUNO? STAN! AVEVI DETTO DI AVER CONTROLLATO TUTTO IL TRENO!”
 
“No, ho detto che non era rimasto nessuno” puntualizzò l'altro
 
“E HAI DETTO UNA COSA DEL GENERE SENZA CONTROLLARE IL TRENO PRIMA?”
 
“Beh, era passato un po' di tempo... non si vedeva scendere più nessuno...”
 
“SEI UN IMBECILLE! E adesso che facciamo? Il treno non si fermerà finchè non saremo arrivati al deposito!”
 
“Beh, a quanto pare i ragazzi si perderanno il banchetto...”
 
“NON E' QUELLO L'IMPORTANTE, IDIOTA! SEI STUDENTI SARANNO CATALOGATI DISPERSI! MANDERANNO DEI GUFI I GENITORI! SI PREOCCUPERANNO DA MORIRE! HAI LA MINIMA IDEA DI QUELLO...”
 
“Eh?” intervenne Daniel “Ma non siete voi a controllare il treno? Non potete fermarlo o ripartire per Hogwarts?”
 
Sam sospirò, cercando di calmarsi. “Mi dispiace ragazzo, ma vedi noi controlliamo soltanto che niente vada storto. Il treno non è assolutamente sotto il nostro controllo”
 
“E allora?” chiese Roger, con un puntino d'ansia “Cosa potremmo fare?”
 
“Beh, temo” disse Stan, calmo quasi da far venire i nervi “Che torneremo indietro al deposito e da lì dovrete tornare a scuola in qualche modo... una soluzione si troverà”
 
“STAN, MALEDETTO IDIOTA! E' TUTTA COLPA TUA!”
 
“E sta calmo, Sam! Mi stai uccidendo un orecchio...” continuò Stan, ancora calmo come non mai “Per i genitori di questi ragazzi non ci sarà di che preoccuparsi... manderemo un gufo al preside McPower e ci penserà lui. E per quanto riguarda il treno...”
 
Stan si avviò verso un punto preciso della console del treno e spinse un pulsante. Al suo fianco, quasi per magia, o meglio, proprio per magia, spuntò una leva.
 
“Sam, tu inizia a scrivere la lettera in cui spieghi che cos'è successo... io ci metterò un po', ma questa leva di emergenza ci permetterà di fermare il treno e aspettare, che so, le carrozze che il preside ci manderà”
 
“Stan come facevi a sapere di quella leva? Neanch'io ne sapevo niente...”
 
“Per quanto possa essere inaffidabile, sono pur sempre il macchinista: queste cose le so...”
 
Videro Sam che spariva nel dietro, mentre Stan provava a tirare la leva.
 
“Certo che la bastarda è bella arrugginita, eh? Due di voi mi possono dare una mano?”
 
“Questo è un lavoro da uomini!” disse Daniel, scrocchiandosi le dita delle mani “Char, dammi una mano! Dimostra di essere un vero uomo!”
 
Xylia si guardò la punta dei piedi e diede un bacio sulla guancia a Julio, poi spinse Char avanti con una spinta:
 
“Va bene! Eccomi, non c'è bisogno di spingere... “
 
Char mise le sue mani sopra la leva, poi sopra di esse Daniel mise le sue. E Stan ancora sopra.
 
Le mani di Char erano... morbide?... perchè di tutte le cose che poteva pensare... quello era l'unico pensiero che gli veniva in mente?
 
Sospirò.
 
“Al mio tre” disse Stan
 
“Aspetta ma al mio 3 quando dici 3 o dici 3 e dopo 3 dici via?”
 
“Tre!” urlò Stan e iniziò a tirare.
 
Tirarono. E tutti e tre riuscirono, con la loro forza, dopo qualche secondo, con gli incitamenti decisamente fuori luogo dei suoi amici, a tirare la leva.
 
“Bravo, Rocky, ce l'hai fatta!”
 
“Bella prova, digiprescelti!”
 
“E qui da Hogwarts è tutto: linea allo studio!”
 
Rispettivamente Julio, Isabell e Xylia. Roger invece, per quanto li conoscesse da quando erano ad Hogwarts, non riusciva a cogliere il fascino delle minchiate che ogni volta facevano.
 
Per un attimo Daniel vagliò ipotesi di urlare: “ADRIAAAAANAAAAA!” , ma venne distratto dal suono del treno che lentamente si fermò.
 
Dal retro della locomotiva, riapparve Sam. “Ho mandando il gufo... speriamo ce la faccia... è molto vecchio. Conta che ce lo hanno mandato qui perché ha recapitato con un anno di ritardo una lettera ad Hogwarts...”
 
“O madre de Dios” esclamò Daniel con il suo migliore accento spagnolo “Quindi non sappiamo neanche se arriverà... fantastico!”
 
“Poco male, prima o poi qualcuno si accorgerà che manchiamo... credo”
 
“Non saprei...”
 
“Vabbè, ragazzi, io scendo un attimo: qui dentro soffoco”
 
Daniel scese dal treno, e si guardò intorno: non riusciva neanche più a vedere il castello. C'erano solo le verdi collini inglesi.
 
Adesso, alla luce della luna, erano quasi nere. Il cielo era blu, blu scuro punteggiato da numerose stelle, come da Londra non era mai riuscito a vedere a causa dell'inquinamento.
 
Poi la luna, lontana, che illuminava debolmente tutto quello che riusciva a vedere.
 
“Brillava, pallida come un osso” recitò Daniel
 
“Mentre la guardavo dal fosso” continuò la voce di Julio, seguito dai suoi passi che scendevano dal treno.
 
“E mentre pensavo a come la luna” Questa volta era la voce di Isabell
 
“Quella sera brillasse” era Char questa volta.
 
“E il mio dolce amore accarezzasse, sullo scoglio ove il suo corpo giaceva” finirono di recitare  loro quattro, tutti in coro, mentre Dan sentiva le loro mani poggiarsi sulle sue spalle.
 
“Che cos'è?” chiesero Roger, Stan e Sam, scendendo anche loro dal treno.
 
“Una poesia” rispose Julio
 
“Molto triste se rifletti sul suo significato” riprese Char, alzando lo sguardo verso la luna.
 
“Triste?” Chiese Roger
 
Un altro paio di passi scese dal treno: anche Xylia era scesa a fare loro compagnia.
 
“Sentila bene. Brillava, pallida come un osso, mentre la guardavo dal fosso/ e pensando a come la luna quella sera brillasse e il mio dolce amore accarezzasse, sullo scoglio dove il suo corpo giaceva”
 
“Ma... ma... è tristissima!” esclamò Xylia.
 
Ma Roger sembrava non aver alcuna attitudine per la poesia.
 
“Chi narra la storia” disse Daniel “è un morto in un fosso che osserva la luna e gli ricorda come quella stessa luna brilli anche sulla sua amata morta in mare.”
 
“Ma è tristissima!” urlarono quasi, Sam e Stan, che sembravano avere le lacrime agli occhi.
 
“E' una storia di marinai... Molto triste ma molto bella. E secondo me ha un messaggio molto profondo”
 
“Quale?”Chiese Roger “Che se muoio posso vedere la luna?”
 
“In un certo senso...” continuò Daniel “Il senso è che... in qualunque parte della terra ci troviamo, in qualunque situazione possiamo stare... per quanto una persona ti possa mancare... ti basta guardare la luna e sapere anche quella persona può guardarla. Non sei mai solo”
 
“Ooooooh” fecero in coro tutti “E' così romantico...” fecero Xylia e Isabell, quest'ultima in uno scatto di femminilità che Daniel non le trovò propria... ma capì che era comunque meglio stare zitto.
 
“E' così che sono sopravvissuto a quest'estate, baby” disse Julio, cingendo la vita della sua bella.
 
“Così e scrivendoci praticamente ogni giorno...” disse Xylia, sorridendo
 
“Beh, anche quello è un fattore abbastanza rivelante...” sogghignò.
 
TU TU TU!
 
“ O CA**O!” Urlò Sam “Sul treno non è rimasto più nessuno vero?”
 
Daniel si guardò in torno: Sam, Stan erano a terra. Il capitano Roger era a terra. E anche i suoi amici Char, Isa e Julio erano a terra.
 
“Credo di no...”
 
Si chiudendo tutte le porte del treno.
 
“O ca**o...”
 
E si mise in moto.
 
“La putain de la putain...” sussurrò Julio in un francese tutto suo.
 
Il treno e iniziò a prendere velocità: Dan provò ad avvicinarsi ma una forza invisibile gli impedì di avvicinarsi.
 
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!”
 
Urlarono in coro, mentre il treno si allontanava, senza che avessero la minima speranza di raggiungerlo.
 
“Stan?” urlò Sam “CHE DIAVOLO E' SUCCESSO?”
 
“Beh, il treno deve aver rilevato che non c'era nessuno e ha deciso di tornare indietro.”
 
“Il treno ha... deciso?” chiese Isabell, alzando un sopracciglio
 
“Andiamo Isa, dopo tutte le vaccate magiche che hai visto in giro, davvero ti sorprendi di un treno che sappia prendere decisione? Eh, andiamo!”
 
Isa arrossì per un attimo e gli pestò un piede.
“Ahi! E questo per che cos'era?”
 
“Certo che con le donne, mio caro Daniel, hai il tatto di un Troll in un negozio di Pozioni...” disse Julio, scuotendo a testa.
 
“Ma non è quello l'importante!” se ne uscì Roger “Siamo qui al freddo, al gelo... per non si sa quanto tempo!”
 
“Propongo di accamparci qui” disse Daniel, che ancora si toccava il piede dolorante“ Dubito potremmo andare da qualche parte, così come siamo, e tra l'altro dicevano che oggi ci sarebbe dovuto essere bel tempo...”
 
“Approvo” disse Stan “Poi è da troppo tempo che non faccio campeggio... dai tempi della finale del mondo di Quiddich, vero, Sam?”
 
“Sì, sì!” disse Sam, eccitato “Tre anni fa! Eravamo in quel campeggio in Italia...”
 
“Ci divertimmo davvero troppo! Sì, sì! Proviamo a rifarlo...”
 
“Ma non possiamo stare qui tutta la notte!” esclamò Roger
 
“Roger, non ti facevo così poco avventuroso! Poi non abbiamo molta scelta: vuoi forse camminare fino ad Hogwarts? Meglio sperare e aspettare. E comunque è notte, nel caso consiglio di aspettare domani mattina... piuttosto... che si mangia? Qualcuno ha qualcosa per scaldarci?”
 
“No, mi dispiace...” dissero in coro degli sventurati, in coro.
 
“Però se trovi un po' di legna possiamo accenderla magicamente” disse Sam, lisciandosi i baffi
 
“Giusto! La magia! Mi dimentico sempre... la mia testa...” pensò il moro Daniel
 
“Ragazzi, propongo di mettere in comune tutto quello che abbiamo per il momento, che ne pensate?”
 
“Mi pare una buona idea...”
 
“Nulla in contrario...”
 
“Anche se non penso che nessuno di noi abbia qualcosa...”
 
“Le valigie sono sul treno...”
 
Si svuotarono le tasche.
 
Lui nelle sue ritrovò solo la sua bacchetta, un pacco di fazzoletti, il cellulare, un coltellino dell'esercito svizzero e... uno Yo-yo? Che ci faceva uno Yo-yo nella sua tasca?
 
Gli altri avevano più o meno cose simili: fazzoletti di stoffa, ognuno aveva la propria bacchetta, c'era i trucchi di Xylia, un paio di dolciumi di Julio, il cellulare di Isabell, il libro “Quiddich attraverso i secoli” che stava leggendo Roger, alcuni pezzi di un modellino in miniatura di un treno di Stan e...dieci scatole di fagioli di Sam.
 
“E queste da dove escono fuori, Sam?” gli chiese Stan, con aria sinceramente interrogativa
 
“Eh, c'era un offerta al Supermercato... prima di arrivare... sai quanto mi piacciono i fagioli... non ho saputo resistere...”
 
“Ora ci mancano solo le birre e si può fare una gara in pieno stile Bud Spencer...” disse annuendo Julio
 
“Beh, in realtà...” Stan tirò fuori due cassette di birre.
 
“Stan? E queste da dove escono?”
 
“Eh, c'era un offerta al Supermercato... prima di arrivare... sai quanto mi piacciono le birre... non ho saputo resistere....”
 
Sam lo guardò male:
 
“Mi piji pe 'u culu?” disse, con voce un po' alterata in un accento che Daniel non riuscì ad identificare
 
“No, ti giuro, no!” disse Stan, mettendo le mani avanti “è andata così, non voglio fare a botte con te!”
 
“Ok, ok ti credo...” disse comunque sospettoso
 
“Ciò non di meno...” se ne uscì Char “Abbiamo bisogno di un po' di legna per cucinare i fagioli”
 
“Ho un idea” disse Julio “Che ne dite se ci separiamo per cercare un po' di legna e ci rivediamo qui tra mezz'ora?”
 
“Sai che è quello che dicono tutti i protagonisti nel film dell'orrore prima di andare incontro ad un orribile ed orrenda fine?”
 
“Beh, si... ma nei film dell'orrore non possono far svenire la gente con un incantesimo...”
 
“Un punto a tuo favore” disse Daniel “ora come ci dividiamo?”
 
“Mmm” disse Roger “Proporrei di lasciare Julio e Xylia insieme... io vorrei andare con Sam e Stan. Devo chiedervi una cosa mentre cerchiamo...”
 
“E quindi” disse Isabell “l'ultimo gruppo è formato da me, Dan e Char”
 
“Bene” disse Daniel “Qualcuno ha qualcosa in contrario?”
 
Silenzio.
 
“Ok, avete tutti un orologio? Ok, sì... allora andiamo!”
 
Si diresse con Char e Isabell verso il promontorio lì vicino. Sembrava l'unico posto da cui poter avere una vista decente della zona per poter trovare della legna.
 
“Allora, quest'anno pare che il capitano sia serio sul farci allenare così tanto... sono già stanco a solo pensiero”
 
“Uh...” sospirò Isa “Non mi ci far pensare... devo ancora capire cosa servivano tutti quei giri di campo a piedi...”
 
“Ma se tu di solito ne fai il doppio!” quasi urlò Daniel
 
“Sì, ma di mattina. Il mattino ha l'oro in bocca. Al mattino sono l'energia incarnata donna”
 
Fu il turno di Daniel di sospirare. Una piacevole brezza gli toccava la pelle, facendolo sorridere come un idiota.
 
Era per quei piccoli, insignificanti piaceri che valeva la pena di vivere.
 
Si godette il vento tra i capelli neri, mentre camminava, guardato stranito da Char.
 
“Che stai facendo?” gli chiese Char “Perchè sorridi?”
 
“Char. Sta un attimo fermo. Dai Isa, un buon ripasso farà bene anche a te”
 
Si fermarono.
 
“Cosa senti?”
 
“Un po' di ansia” rispose Char “Per essere qui disperso nel nulla. Ma sono anche rincuorato. Perchè voi siete con me”
 
“Bene. Ci siamo quasi. Scaccia l'ansia. Chiudi gli occhi. Sei con i tuoi amici in un campo. Guarda le stelle, che a Londra non vedresti mai. Senti il vento sulla pelle, così carezzevole e delicato. Senti l'erba frusciare. Guarda il cielo infinito al cui confronto tu non sei che minuscolo essere. Sentiti come parte di questo mondo. Goditi queste effimere e al tempo stesso splendide sensazioni. Sono piacevoli. Questo momento è unico. Ogni momento della tua vita è unico. Non possiamo ricordarcene sempre. Ma adesso sì”
 
Daniel vide piano piano Char comprendere le sue parole e il suo volto aprirsi in un sorriso. Era carino quando sorrideva.
 
Ma che cavolo.... perchè aveva questi pensieri? Che gli prend... osservò anche Isa che sorrideva, lei sempre così arrabbiata con il mondo, come se avesse trovato la pace dei sensi.
 
Anche lei era carinissima... ...ma che cavolo di pensieri aveva? Era la sua amica d'infanzia....
 
“Vale davvero vivere solo per questi momenti” dissero Char e Isabell
 
“Già...” sussurrò Daniel “Per i vostri sorrisi...”
 
Vide Char e Isa arrossire violentemente. Che l'avessero sentito? E perchè aveva detto una frase del genere? E perchè loro arrossivano?
 
“S-sbrighiamoci!” balbettò Isa
 
“Già! S-sbrighiamoci!” balbettò anche Char
E corsero in direzione del promontorio, staccandolo di qualche metro.
 
“Ehi! Dove andate senza di me!”
 
Gli corse dietro.
 
Salirono su quella collina. Il paesaggio non cambiava poi molto da come Daniel l'aveva visto dal terreno. Anzi, non cambiava per niente.
 
“Niente legna, eh...” disse Daniel “ma forse...”
 
Si sporse dietro e notò che parte della collina non era verde come le altre, ma c'era un pezzo di terra nuda.
 
“Mmm” scendendo, picchiettò su quella terra “Potrebbe andare bene...”
 
“Andare bene per cosa?” chiesero contemporaneamente Char e Isabell.
 
“Suvvia, Isa! L'hai visto insieme a me quello speciale su Ben Grill!”
 
“Ben chi?” chiese lei, come se Daniel gli stessa parlando in sanscrito antico
 
“Dai, in Grecia! In TV c'era un suo speciale! Tu eri stanchissima e ti sei addormentata sulla mia spalla e io non mi sono potuto muovere fino al mattino successivo!Oh... aspetta... effettivamente se eri addormentata...”
 
Daniel mugugnò un attimo.
 
“Comunque... credo che questo terreno....”
 
Tirò fuori il suo coltello dell'esercito svizzero e, tra le tante opzioni disponibili, scelse il coltello.
 
Tagliò la parte superficiale di quel pezzo di terra.
 
“Guardate, questa parte... è secca, dovremmo poterla bruciare come se fosse legna”
 
“Davvero?” chiese Isabell
 
“Oh, ne sai davvero una più del diavolo, Daniel...” disse stupito Char.
 
“Mmm... credo sia così... il documentario diceva che questo tipo di terreno era in Irlanda... ma ad occhio credo sia lo stesso”
 
“Ad occhio? E tu stai basando la nostra cena... e il nostro riscaldamento AD OCCHIO?”
 
“Beh, tu hai forse idee migliori? Vedi legna in giro?” chiese Daniel come se stesse rispondendo ad un obbiezione che si aspettava “E inoltre osservai quel programma con attenzione visto che non potei muovermi... anche se non capisco un acca di greco...”
 
“Uff! Mica sono così pesante! Potevi spostarmi!”
 
Daniel la guardò con tanto di occhi: quella donna stava migliorando! Una volta gli avrebbe appioppato un calcio negli stinchi senza neanche fargli sapere il perchè! E Dan dovette ammettere che lui, se Isabell gli avesse dato un calcio senza dirgli niente non sarebbe mai arrivato alla ragione per cui lei si sarebbe potuta arrabbiare: ovvero che lei poteva poteva pensare che lui la ritenesse pesante. Che complicate le donne...
 
“Eri così placida mentre dormivi... non volevo svegliarti...”
 
Lei arrossì violentemente. Perchè diavolo stava arrossendo?
 
Ah, le donne... sono come i computer... non puoi vivere né con loro né senza di loro...
 
“Adesso, scusatemi se vi faccio sporcare, ma vi darò alcuni pezzi di terra secca portare al raduno...”
 
Con un po' di pazienza Daniel riuscì a strappare abbastanza terra per quello che riteneva un discreto focolare. Quindi, con un po' di terra ciascuno, si incamminarono fino al punto di ritorno.
 
C'erano solo Xylia e Julio che si stavano sbaciucchiando.
 
Daniel, Char e Isabell distolsero lo sguardo, imbarazzati e rossi in viso.
 
Julio si girò verso di loro:
 
“Che c'è? Mai visto un Ciccione Pomicione? Tra poco starà nella bandiera di Hogwarts!”
 
“Ah-ah! Questa la so! I Simpson, quell'episodio vecchissimo in cui Homer e Marge scappano dai figli in vacanza!”
 
Daniel, Isabell, Xylia e Julio si girarono con la bocca aperta verso chi aveva proferito quella frase: Char.
 
“Char... ma tu come...” dissero Julio e Daniel in contemporanea “Come...”
 
“Gli ho passato qualche VHS dei Simpson....” disse Xylia, con noncuranza
 
“I VHS? Che in che epoca vivi? Quei così sono quasi più vecchi dei miei genitori!”
 
“Beh, ma dove ha trovato un lettore di VHS... vorrei sapere! E un televisore su cui vederli! Char, i tuoi genitori so che non volevano nemmeno vedere queste 'diavolerie babbane...'”
 
“E infatti i miei genitori non lo sanno...” disse sorridendo furbescamente Char
 
“Bravissimo!” disse Daniel mettendo le sue mani sulle spalle dell'amico “Sono fiero di te! Così si fa!”
 
“OOOOOOHIIIIIIIIIII!” Ritornarono anche Sam, Stan e Roger “Avete trovato qualcosa?”
 
“Daniel dice di sì!” rispose Isa, quasi urlando.
 
“In effetti la cosa mi incuriosisce... perchè quei pezzi di terra in mano?” chiese Julio
 
“Ho visto so un documentario che dovrebbero fare bene fuoco... e non fanno nemmeno tanto fumo...”
 
“Oh, bene, allora proviamoci subito” disse Sam, sorridendo: poggiateli lì, al centro...”
 
Daniel, Char e Isa posarono la terra.
 
“Incendio!” urlò Sam, agitando la bacchetta sul mucchio di terra.
 
Ma dopo un guizzo di fiamma... niente prese fuoco.
 
“Mi sembrava strano!” disse Roger “Terra che funziona come legna? Troppo strano anche per il nostro prode Daniel WoodStrike...”
 
“Aspetta, aspetta, aspetta” disse avvicinandosi al mucchio di terra. “Dicono che sia difficile fargli prendere fuoco... mmm...”
 
Ci pensò un attimo: ma subito la soluzione gli balzò in mente.
 
I fazzoletti di carta! Se non prendevano loro fuoco bene... Cos'altro? E che dire su qualche filo d'erba...
 
Prese un po' erba che gli sembrava secca e un paio di fazzoletti dalla sua tasca.
 
“Sam, provi di nuovo...”
 
“Incendio!”
 
E i fazzoletti e l'erba presero fuoco.
 
Daniel usò la sua bacchetta insieme al coltello per attizzare meglio il fuoco e... voilà!
 
La terra secca stava prendendo fuoco!
 
“Oooooh...” esclamarono tutti in coro
 
“E poi dicono che in tv fanno solo tv spazzatura... e che mia madre che si rifiuta di guardarlo dicendo: 'E quando ti serviranno queste cose? Studia piuttosto!' e invece....”
 
Daniel guardò in cielo e individuò la stella polare. Poi guardò ad ovest, dove pensava ci fosse casa sua.
 
“VEDI MAMMA? LO VEDI? ALLA FACCIACCIA TUA! GNE GNE GNEGNE!”urlò, ma così tanto, che se gli altri non sapevano che fosse impossibile, avrebbero giurato che l'urlo sarebbe arrivato alla signora WoodStrike.
 
“Abbassa il volume! Da! Le mie orecchie! Funzionavano fino a poco tempo fa!” esclamò Julio, mettendosi un dito nelle orecchio, quasi potesse togliere il suono residuo dell'urlo dell'amico.
 
“Poco male...” continuò Dan “Piuttosto come li cuciniamo... i fagioli?”
 
“Ahahaha! Ma per quello non c'è problema!” fu Sam a parlare “Il primo incantesimo da scapolo che ognuno di noi impara: “Padella lucis maximae!”
 
Agitando la bacchetta, in un lampo di luce apparve quella sembrava propriamente una padella... ma composta di luce.
 
“Ma che diavolo...”
 
“Sapete quando vai a vivere da solo e non ti va di lavare i piatti questo incantesimo ti salva la vita” sottoscrisse Stan, che probabilmente parlava per esperienza vissuta “Allora, chi vuole due scatole invece di una?”
 
La serata passò tranquilla. Daniel, sinceramente, si sentiva colpevole di quanto era accaduto loro, quasi fosse colpa sua. Colpa sua e dalla sua sfiga. Che a quanto pare iniziava anche a colpire chi gli stava accanto. Aveva ragione Jacob... meglio stargli lontani, altrimenti sarebbero anche loro infettati con il germe della sua sfortuna.
 
Sospirò.
 
Fortunatamente, però, sapeva cosa avrebbero detto i suoi amici se si fosse scusato per una cosa del genere.... tuttavia... tuttavia... sentiva che in parte era colpa sua. O forse non solo in parte.
 
Sam, aiutato da Stan, stava agitando una padella fatta di luce grande quanto cinque pizze sopra il fuoco di campo che Dan aveva accesso.
 
Ci agitava i fagioli sopra, con una maestria degna dei migliori Chef, mentre Stan agitava con la bacchetta il contenuto, mormorando qualcosa di tanto in tanto.
 
Daniel era in un angolo solitario, con la schiena addossata ad un masso. Silenzioso e pensieroso, ogni tanto si alzava e metteva mano al fuoco per ravvivarlo o non farlo spegnere.
 
Nel frattempo gli altri chiacchieravano allegramente lì vicino, parlando del più e del meno. Lui ascoltava sorridendo, ogni tanto canticchiando una canzoncina di cui non sapeva l'origine.
 
Dopo qualche minuto, vide un attimo Isabell staccarsi dal gruppo e avvicinarsi a lui.
 
“Qualcosa che non va?” gli chiese lei, con un sorriso che alla luce tremolante della fiamma sembrò ancora più affascinante
 
“No, non ti preoccupare, non è niente”
 
Isabell lo guardò fisso negli occhi per alcuni secondi, con uno sguardo penetrante. Daniel sapeva benissimo che erano colore dell'erba più scura, ma adesso... avevano una tonalità di un blu scuro, scuro quasi quanto il cielo che li sovrastava.
 
“Ti conosco da troppo, tempo: il tuo” e qui assunse una voce più profonda, quasi imitando la sua “ 'No, non ti preoccupare, non è niente' “ e ritornò alla sua voce “E' solo un modo di dire “Sono un vero uomo, non ho bisogno di far preoccupare qualcun altro oltre me con le mie insignificanti preoccupazioni...”
 
Daniel fece tanto d'occhi. Cavolo... c'aveva colto in pieno!
 
“Ecco ci ho colto... e credo anche di capire il perchè...”
 
No, dai, non poteva aver capito anche quello...
 
“Ti senti colpevole perchè credi che tutto questo sia accaduto a causa tua!”
 
Daniel lasciò andare la mascella per la sorpresa. Come diavolo...?
 
“Ti conosco da troppo tempo” ripetette “ e ti dirò quello che già ti ho detto altre volte. La fortuna e la sfortuna non esistono... sono solo casi. E anche nel caso esistettero e tu fossi l'uomo più sfortunato del mondo, io, Julio e Char ti staremmo accanto. Non ho neanche dubbi per Roger e Xylia, ma loro non hanno fatto la promessa... E poi, guardati intorno. Ti sembra che qualcuno sia infelice di ciò? Si stanno tutti divertendo. La tua sfortuna in questo caso è fortuna.”
 
“Oh, ci puoi giurare” dal fianco di Isa apparve Julio “Mi hai risparmiato di vedermi i brutti visi di Tylor e Myles per una serata intera... non te ne sarò mai grato abbastanza”
 
“E diciamo che preferisco qui a farmi questa birra e fagioli con voi, sperduto nelle colline inglesi, piuttosto che al tavolo di Tassorosso, con tutto quel rumore... senza che riesco a sentire nemmeno il rumore di quello che ho in bocca...” finì Char
 
“E il banchetto?” chiese Daniel guardandoli uno per uno negli occhi “E i letti caldi?”
 
“Pazienza” esclamò Julio “Quanti si possono vantare di essersi persi e aver mangiato i fagioli insieme al macchinista e conducente dell'espresso?”
 
“E per il letti...? Beh, non eri tu a dire che: Non c'è letto più comodo di una distesa di erbe e non c'è coperta più ospitale che il manto stellare?” Concluse Isa
 
“Beh...” Daniel aveva quasi le lacrime agli occhi. Cosa aveva fatto per meritarsi degli amici così?
 
“Oh, i fagioli sono pronti! Sbrigatevi!”
 
“Eccoci!”
 
Si asciugò le lacrime agli occhi, provando a non darlo a vedere.
 
“Ho davvero i migliori amici del mondo...” sussurrò
 
La cena fu difficoltosa perchè effettivamente non avevamo né piatti né posate. Quindi dovettero adattarsi, mettendo la padella al centro mentre loro formavano un cerchio intorno .
 
E per le posate? Sam propose immediatamente di arrangiarsi con la mani, proposta appoggiata da Daniel Julio e Stan, ma bocciata da Isa, Char, Xylia e Roger.
 
Era la parità fino a quando Xylia fece notare che non si potevano lavare bene le mani... e quindi che anche i più “zozzi inside” dovettero cedere alle leggi dalla pulizia e della creanza.
 
Allora Stan si offrì a tutti di insegnare a tutti un semplice incantesimo che gli piaceva definire “Incantesimi da Scapoli”. Dall'estremità della bacchetta spuntava un parte fatta di luce ( proprio come la padella) che fungeva da cucchiaio.
 
Dopo al massimo un paio di tentativi, tutti riuscirono, tranne Daniel che neanche ci provò, non voleva rovinarsi il suo buon umore.
 
Vide Roger sussurrare qualcosa a Sam e Stan.
 
“Beh...” disse Isa, diventando rossa “Se voi... ti posso imboccare io...”
 
“O io...” disse Char, vergognandosi
 
“O io!” disse Julio
 
“Se devi imboccare qualcuno in questo cerchio, quel qualcuno sarò io!” disse Xylia, mettendo su un finto broncio
 
“Ma, amore... sai benissimo che non è bene dimenticare gli amici... poi penso riderei troppo a vedere Daniel imboccato da me... al suo pensiero...” e fece una breve risata “mi metto già a ridere...”
 
“Fermi fermi tutti. Onoratissimo di tutte queste gentilissime offerte ma io ho il coltellino dell'esercito svizzero... in cui è incluso anche un cucchiaio!”
 
“Uff...” tutti sospirarono, delusi.
 
“Buon appetito, comunque!”
 
“Grazie! E altrettanto!”
 
Mangiarono. I fagioli erano davvero buoni! Ma era strano... sentiva quasi il sapore del sale, dell'olio e di qualche altro ingrediente che Daniel sapeva che non potevano esserci, visto che non li avevano.
 
Stan, nel frattempo, passò una lattina di birra a tutti.
 
“So che probabilmente non dovreste ancora bere... ma non dovete guidare e con una birra non potete ubriacarvi!”
 
“E che ne dite dei fagioli? Io li ho insaporiti con un incantesimo... è la nuova frontiera della dieta: l'olio fantasma! Un altro degli incantesimi da scapolo!”
 
“Più che da scapolo questo incantesimo mi pare da ragazza che vuole dimagrire...”
 
“Dici questo solo perchè voi avete vostra madre che vi compra la roba! Tornate voi a casa per poi scoprire che l'olio è da buttare e il sale è diventata da colonia di animali non meglio specificati...” disse Sam, mentre Stan annuiva
 
“Ma il sale non può...è un conservante...”
 
Sorseggiando la sua birra e mangiando dal piatto comune alcune cucchiaiate di fagioli, Daniel dimenticò problemi e preoccupazioni.
 
“A proposito” disse Xylia “io e le miei buone maniere... non ci siamo ancora presentati con Sam e Stan!”
 
“E' vero” concordò Julio “Io sono Julio Chapman, molto piacere”
 
“Daniel WoodStrike, lietissimo”
 
“Isabell Smith”
 
“Char Francis Barret Browning”
 
“Xylia White”
 
“Roger Hugent”
 
“Stan Johnson”
 
“Sam Hubert”
 
E ripresero a mangiare.
 
“Ti ho già detto quanto sono buoni questi fagioli?”
 
“Altro che banchetto di Hogwarts! Sam, sei davvero il miglior cuoco-scapolo che io abbia mai conosciuto!”
 
“Eh-eh!” disse lui, sorridendo, decisamente compiaciuto.
 
Passarono momenti felice chiacchierando e parlando del più o del meno, sorseggiando birre che seconda la legge inglese non avrebbero potuto bere e mangiando fagioli che erano la fine del mondo.
 
“Beh, qualcuno ha pensato a come faremo per la notte?”
 
“Affidandoci sempre alle previsioni del tempo... consiglio un bel letto di foglie e il manto stellare come coperta...” disse Daniel “Ovvero, ci mettiamo attorno al fuoco e ci addormentiamo, non avendo coperte c'è poco da fare”
 
“Oppure facciamo nottata” disse Stan “Abbiamo abbastanza birra e siamo abbastanza giovani per farlo...”
 
“Parla per te...” disse Daniel “io sono vecchio dentro...”
 
“Naaaa...” commentò Julio “Non ancora, Dan, non ancora...”"
 
“Smettila di dire cose incomprensibili!” ribatte il moro “Io consiglio di dormire, invece. Se davvero la lettera non arriva tempo saremmo costretti a camminare per tutta la giornata di domani per arrivare ad Hogwarts...”
 
“Mio malgrado, Daniel ha ragione” disse Stan “Lo trovo un buon consiglio”
 
“Ehi, Stan! Ma da quando hai messo tutto questo sale in zucca?” gli chiese Sam, sinceramente colpito dalla maturità del suo amico
 
“Merito tuo, Sam!”
 
“Oh, no quindi mi stai rubando il cervello! Lontano da me, o spirito malvagio! Non avrai la mia sublime intelligenza!”
 
Riderono. Passarono un paio di ore in allegria, chiacchierando del più e del meno, forse un po' più allegri di quanto avrebbero dovuto essere, complici le birre.
 
Ma fu a mezzanotte che accadde. In quel momento ci fu un rumore strano e inquietante BIP.
 
Immediatamente, tutti smisero di parlare, ascoltando quel suono.
 
Il suono si ripetette ancora, ancora e ancora. Il rumore non era forte ma raccolse l'attenzione ti tutti i presenti, come se fosse importantissimo.
 
Daniel riuscì a contare il numero dei bip... erano dodici.
 
“Ma che diavolo...” riuscì solo a dire.
 
Tutti i suoi amici, come un sol uomo, si alzarono, e iniziarono a fissarlo con occhi vuoti.
 
“Ma che diavolo...” ripetette, sconvolto da quel cambiamento.
 
Poi, ancora come se fossero un solo uomo, camminarono verso di lui, facendo un passo lento.
 
Daniel iniziò davvero ad allarmarsi. “Pensa Daniel” si disse “Pensa Daniel” continuò a dirsi “Che cosa può essere? Un Mago Oscuro...?”
 
Fecero un altro passo verso di lui.
 
Daniel fece quello che si sentì più naturale: si allontanò.
 
Fece una capriola indietro, e prese con la mano destra la bacchetta e con la sinistra il coltellino dell'esercito svizzero.
 
Non che la bacchetta gli servisse a molto visto che non poteva usarla...e tra l'altro la impugnava con la sua mano non dominante, la destra. Esatto era mancino. E sapeva che probabilmente il coltello gli sarebbe stato molto più utile della bacchetta.
 
Cioè, in realtà no, visto che non sarebbe neanche riuscito ad alzare il coltello contro i suoi amici... probabilmente piuttosto sarebbe morto.
 
Ma magari gli era rimasto un po' di raziocinio e con una semplice minaccia sarebbero indietreggiati.
 
La domanda piuttosto era... in base a quale istinto aveva estratto quell'inutile bacchetta?
 
I suoi amici, come se niente fosse successo, fecero un passo verso di lui.
 
No, la domanda non era quella. La domanda era... che diavolo era successo ai suoi amici?
 
Fecero un altro passo.
 
“Expelliamus!” Sam, con una rapidità che Daniel non gli credeva propria estrasse la bacchetta e pronunciò l'incantesimo, facendogli volare il coltello dalla mano, ad alcuni metri da lui.
 
“Porca p...” riuscì a pensare prima che tutti i suoi amici corressero verso di lui, buttandoglisi addosso a peso morto.
 
Erano la seconda volta che gli cadevano addosso in quel modo, quel giorno. Anzi, no la prima volta, visto che era scoccata la mezzanotte... ed erano ugualmente pesanti. Non riusciva a muoversi.
 
“SORPRESA!” urlarono tutti in coro, guardandolo con uno sguardo felice e sorriso allegro.
 
“C-che... che cosa?”
 
“BUON COMPLEANNO DANIEL!”
 
Avete presente quella sensazione di quando non capite assolutamente nulla, come se foste completamente all'oscuro di qualcosa, come se la vostra testa fosse in un branco di nebbia più nera della pece?
 
Ecco, neanche Daniel. Perchè si ricordò in quel preciso istante che il 2 settembre era il suo compleanno.
 
E i suoi amici avevano trovato un modo originale per fargli gli auguri.
 
Originale... era dire poco.
 
“CHE DIAVOLO VI SALTA IN MENTE! CHE RAZZA DI SCHERZO IDIOTA E' QUESTO?” chiese Daniel, un po' arrabbiato
 
“Beh, volevamo farti gli auguri in maniera originale...”
 
“Originale 'sto gran par... e alzatevi! Siete pesanti!”
 
Si alzarono.
 
“Sei noioso!” urlò Julio
 
“Può darsi...” disse Dan, raccogliendo il suo coltellino svizzero.
 
“E' perchè sei vecchio!” disse Roger “Già hai 16 anni e non sai stare agli scherzi! A 80 come sarai?”
 
“Sì, certo...” disse Dan, cercando di nascondere un sorriso “E magari... tutta questa storia del treno che ci lascia qui... è opera vostra?”
 
“No!” dissero in coro “Figuriamoci!”
 
“Va bene farti una sorpresa” disse Julio “Ma passare una notte l'addiataccio mi pare un po' troppo...”
 
Daniel sospirò, comprensivo: “Hai ragione pure tu...”
 
“Ci dispiace per i regali” disse Char “Ma erano sul treno, quindi...”
 
“Quindi, per il momento dovrai accontentarti di questo”
 
Tutti si schiarirono la voce.
 
Dan vide Stan muovere la bacchetta, facendo spegnere il fuoco.
 
Erano solo loro, il cielo e le stelle.
 
“Tanti auguri a te...”
 
Il canto dei suoi amici si levò alto tra il silenzio delle colline inglesi.
 
“Tanti auguri a te...”
 
Dan non potè fare a meno di sorridere. Un sorriso allegro, sincero e contento. Guardandosi in tornò notò che tutti i suoi amici avevano quello stesso sorriso mentre lo guardavano.
 
Se avesse potuto farlo, il suo sorriso si sarebbe allargato ancora di più.
 
“Tanti auguri, caro Daniel... tanti auguri, a te!”
 
A quel punto tutti tirarono fuori le proprie bacchette, illuminate appena alla punta.
 
“Soffia!” urlarono in coro
 
Daniel, felice, prese il respiro e sputò fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni. Avrebbe scommesso oro che se ci fosse stato lui al posto del lupo nella fiaba dei tre porcellini, avrebbe buttato giù anche la casa di mattoni del terzo fratello.
 
Le bacchette si spensero.
 
“BRAVOO! EVVIVA DANIEL! WOOOW!”
 
Lo incitarono, in coro.
 
“E ora dobbiamo farlo davvero?”
 
“E mi da sì”
 
“Sappi che solo perchè è il tuo compleanno!”
 
E tutti, senza dire niente, lo abbracciarono.
 
“Ehi, fermi, soffoco!” disse Daniel, poco convinto, ridendo come un matto.
 
Qualche secondo dopo l'abbraccio si sciolse.
 
“Penso che non avrò più bisogno di abbracci per un po'...” disse Daniel, sempre sorridendo
 
“Tzè, non è vero! Lo rifaresti anche subito!” disse Isabell, anche lei sorridendo.
 
“No, non è vero!” rispose, lui, arrossendo violentemente
 
“Ah, sarà... forse mi sbagliavo...”
 
“... lo rifacciamo?”
 
Seguì la risposta che non fu meglio identificata, visto che i pareri erano discordanti. E il litigio fu interrotto da un lontano rumore di... carrozza.
 
“Forse ci sono venuti a prendere!” esclamò Roger, speranzoso
 
Con la mia fortuna? Pensò Daniel No, non credo proprio....
 
E invece sì. Ma Daniel, sinceramente, non ci credeva.
 
Era proprio una carrozza di Hogwarts che si era auto trainata fino a lì.
 
Con gli occhi di Daniel che assomigliavano ad un smile di internet ( questo in particolare O_o), la carrozza aspettò che loro salissero e poi partì.
 
L'euforia post party si era esaurita ed erano tutti assonnati. Quanto ci avrebbero messo ad arrivare fino al castello? Una stima generale, fatta da Sam e Stan, diceva che sarebbero arrivati all'alba del giorno stesso, giusto in tempo per lavarsi, fare colazione e poi iniziare la loro vita di studenti.
 
Quindi, consigliava loro di fare una buona dormita ora che potevano.
 
Manco a dirlo, Daniel non riuscì quasi a chiudere occhio.
 
E non fu per il fatto che Isabell gli si addormentò sulla spalla dopo una mezz'oretta. E non fu neppure per il fatto che Char gli si addormentò addosso sull'altra spalla. E non fu nemmeno Julio che, a peso morto, gli si addormentò sulle ginocchia. E sulla spalla di quest'ultimo c'era addormentata Xylia.
 
Non non fu per quello.
 
In realtà fu proprio per quello.
 
Daniel, non volendo svegliare nessuno dei suoi amici, rimase fermo, immobile, per tutta la nottata.
 
Dormì quasi a fatica, dovendo stare fermo, ma non sapeva... sentì uno strano calore. E non era dovuto soltanto al caldo. Era un calore piacevole, di quelli che scaldavano il cuore.
 
E' vero, quindi, che Dan non riuscì quasi a dormire, ma al mattino era comunque riposato... anche se aveva parti del corpo addormentate che neanche credeva di avere.
 
L'unico a non dormire a parte lui era il buon vecchio Roger, che era seduto nell'altro sedile insieme a Sam e Stan, addormentati.
 
Si vedeva la luce dell'alba filtrare attraverso i finestrini, tra poco sarebbero finalmente arrivati ad Hogwarts.
 
“Ehi, Roger, mi sono ricordato una cosa” disse Dan a voce bassa
 
“Che cosa?” gli rispose quest'ultimo, con lo stesso tono di voce
 
“Tu eri andato con Sam e Stan perchè volevi chiedergli qualcosa”
 
“Ah, sì... ne stavamo discutendo prima, ricordi? La signora delle merendine? Beh, ho pensato che lei dovesse essere rimasta sul treno...”
 
“Ma... il treno è partito perchè nessuno c'era dentro...”
 
“Esatto... e Sam e Stan... non l'hanno mai vista su quel treno”
 
Daniel rabbrividì per un attimo. LA SIGNORA DELLE MERENDINE... ERA UN FANTASMA? E sentì anche rabbrividire Char e Isabell. Ma... non erano addormentati?
 
Ma non ebbe tempo di pensare ad altro. La carrozza si fermò.
 
“GROSSE NOTIZIEEEEEEEEE!”
 
Una voce, da fuori la carrozza, urlò. Dan riconobbe subito la voce di Nina ( la sua voce fortemente nasale era inconfondibile), una delle amiche di Xylia.
 
“Nina?” chiese quest'ultima, alzandosi dalla spalla di Julio, con un filo di bava alla bocca, che così poco gli si addiceva “Che ci fai tu qui?”
 
“Non è importante!” la voce proveniva da fuori la carrozza “Ti ricordi la notizia che tuo padre ti aveva detto?”
 
“Che non mi aveva detto...”
 
“Sì, l'ha detto stasera il preside McPower! Quest'anno ci sarà il torneo tremaghi!”
 
“CHE COOOOOOOOSSSSSSA?” Esclamarono Dan, Roger, Xylia e degli stranamente svegli Char e Isabell.
 
***
 
Ed eccolo qui: fine del primo capitolo! Vi è piaciuto? Spero di sì... E non vi preoccupate, i prossimi capitoli saranno più corti!
 
E adesssoooo... il momento più atteso da tutti(?), l'angolo dei retroscena!
 
Parliamo un po' del protagonista, Daniel. Gli ho dato questo nome per due ragioni precise, la prima, per scrivere quello che ho scritto del commento della storia, in cui si lamenta di avere lo stesso nome dell'attore che interpreta Harry Potter... il secondo motivo... bhe è il nome di un mio caro amico.
 
Ho avuto tante ispirazione per fare questo personaggio: Emiya Shirou di Fate Stay Night, Touma di To aru Majutso no Index, JD di Scrubs e ovviamente, un po' di me stesso (sfido a chiunque a fare un protagonista che non gli somigli nemmeno un po'! U_U)
 
Per Julio invece mi sono ispirato al classico amico amico ciccione, così da stereotipo nei telefilm e cartoni animati degli anni 80/90... uno stereotipo che a me piace, a cui purtroppo ormai manca! Il nome gliel'ho dato per via di una similitudine fisica con un mio amico... Giulio, appunto.
 
Isabell, invece, anche lei è stata ideata in base allo stereotipo dell'amica d'infanzia violenta e un po' maschiaccio. Anche questo è uno stereotipo che mi piace un sacco... anche perchè da piccolo non ho mai avuto un amica femmina del genere, e mi sarebbe piaciuto tanto averla!
 
E, quindi, ragazzi, aspettatevi stereotipi. Oppure aspettatevi che rompa totalmente questi stereotipi. Non si sa mai cosa si può accadere nel nuovo capitolo! (Io in primis!XD).
 
Descriverò altri tre personaggi nel prossimo capitolo...
 
AH, il titolo del capitolo! Se notate in quale giorno sono capitati questi due eventi capirete perché sono il titolo!
 
E nei prossimi capitoli aspettatevi di vedere i nuovi professori (un manica di matti, altroché!) di Hogwarts, di conoscere il preside McPower... e il custode! E l'infermiere!
 
Alcuni vecchi ritorni... e altri che vecchi non sono! E il Torneo Tremaghi sta iniziando... chissà come avrà effetto sui nostri eroi? E inoltre il ritorno delle scuola francese e bulgara!
 
Nuovi personaggi! Nuovi colpi di scena! Azione! Romanticismo! Scene imbarazzanti! Sfortuna!Più Sfortuna! Ancora più sfortuna! No, Daniel, non te la sto tirando, smettila!Ahia, mi fai male!

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Capitolo 2
*** I dolori del giovane Daniel ***


"Il torneo tremaghi?" esclamarono, tutti in coro stupiti.
 
"E che cos'è il torneo tremaghi?" chiese Julio, con lo sguardo confuso.
 
Tutti guardarono verso il basso, con lo sguardo corrucciato, fissandosi la punta dei piedi, diventata improvvisamente interessante. Chiaramente non avevano idea di cosa fosse. Tutti tranne Char e Dan.
 
“Julio! Lo so io che i miei genitori sono babbani! Hai presente? Quello delle scuole che lottano per una coppa...”
 
“Non è esattamente quello...” lo corresse Char, un po' spaesato “Tre scuole di magia, Beauxbatons, Durmstang e la nostra Hogwarts eleggono un campione che affronterà in tre prove... purtroppo nell'ultimo torneo, più di trenta anni fa, c'è stato un morto e la cosa non si è più fatta... Beh, se vogliamo essere precisi anche prima... quel basilisco imbizzarrito che ha ucciso...”
 
“E vogliono davvero che una tradizione talmente barbara ritorni?” chiese Xylia, un po' infastidita.
 
“Barbara? Ma stai scherzando? Eccitante direi” commentò Isabell, riavviandosi i rossi e sempre scompigliati capelli “Parteciperò sicuramente! Farò vedere a tutti la forza dell'Inghilterra, delle donne e dei Tassorosso!”
 
“Già... anche l'ultimo campione di Hogwarts fu Tassorosso...” disse Char “E che morì tragicamente... e tra l'altro, solo chi ha 17 anni può partecipare a questo torneo...””
 
“Uff...” sospirò Isabell “Che noia!”
 
“E comunque dubito che dopo quello che è successo l'ultima volta ci sarà qualche pericolo mortale...” disse Julio, con uno scatto di buon senso
 
“...Julio, hai presente chi è il nostro preside?” chiese Daniel “Pensi davvero che sarà qualcosa di normale? Secondo me sarà anche più pericoloso del Basilisco imbizzarrito...”
 
“Ma ci sono delle leggi da rispettare!” esclamò Xylia, un po' irritata ed esasperata “Sarà anche il mago più potente d'Inghilterra, ma non può fare come gli pare!”
 
“Pure tu hai ragione...” disse Roger “Sicuramente il Primo Ministro e qualche altra gente gli avrà detto qualcosa...”
 
“Beh, certo, ma hai dimenticato che oltre ad un Preside pazzo abbiamo un professore di Creature Magiche che è appassionato di bestie pericolose...” gli ricordò Daniel
 
“Urgh! Hagrid!” dissero gli altri in coro, come se ne fossero ricordati in quel modo.
 
“Altro che poco pericoloso... ho paura che i nostri campioni avranno bisogno di una buona dose di fortuna per uscirne vivi...”
 
“Sono quasi contento di non avere 17 anni... non devo nemmeno trovare una scusa per non iscrivermi... per fortuna, eh, Daniel? L'hai scampata per un anno!” esclamò Julio
 
“Sì, direi di sì.... una bella fortuna...” disse il ragazzo, ridendo nervosamente “Davvero una bella fortuna....uff...”
 
Daniel sospirò. Isabell gli lanciò un'occhiata preoccupata. “Daniel avrebbe voluto partecipare ad una competizione per maghi pur non avendo nessun potere?” Si chiedeva la rossa, mentre Daniel, le apriva la portiera della carrozza, quasi sembrasse un gentiluomo dei tempi andati.
 
“Ce la potevo fare da sola...”
 
“Mai detto il contrario, madame” disse Daniel che ormai era entrato in modalità “Gentiluomo a tutti i costi”, ispirato dalla carrozza.
 
Tenette aperta la porta, da cui scesero anche Char, Julio, Xylia e Roger, che ringraziarono sorridendo.
 
Sam e Stan stavano ancora dormendo della grossa.
 
“Con loro che facciamo?”
 
“Lasciamo lì... loro non hanno lezioni, oggi...piuttosto, andiamo che ho bisogno di una lunga doccia e poi di una sostanziosa colazione a base di cioccolata... poi dobbiamo farci dare gli orari...e non oso pensare, con la mia fortuna, cosa ci capiterà oggi...”
 
Il tutto mentre l'amica di Xylia, Nina, che aveva dato la notizia del torneo, veniva completamente ignorata.
 
Erano nel prato che dava sul lago, che nonostante l'inverno fosse alle porte, manteneva un colore verde smeraldo. C'era una piacevole e fredda brezza.
 
“Beh, sarà divertente assistervi... anche se so che l'ultima volta ci furono due campioni per Hogwarts... di cui uno fu Harry Potter!”
 
“E come mai ci furono due campioni?”
 
“Ah, non lo so” disse Char “Lessi questa cosa anni fa... non ricordo bene...”
 
“Informiamoci...” esclamò Daniel “Sono sicuro che ci tornerà utile...”
 
“Ma perchè mai dovr...”
 
“Ehi! Smettetela di ignorarmi!” urlò Nina, che aspettava solo che qualcuno la ringraziasse “Io mi sono svegliata e sono venuta qui solo per dire la notizia alla signorina Xylia, visto che sembrava tenerci tanto!”
 
Nina era di Corvonero, aveva un paio di occhiali rotondi e i capelli legati a trecce. Purtroppo, per qualche misteriosa ragione, non veniva mai notata.
 
“Ah, sì!” disse Xylia “Grazie mille, Nina, ti sono molto grata per il favore che mi hai fatto!”
 
E continuarono ad avventurarsi dentro la scuola, parlottando un po'.
 
Non appena fecero alcuni passi, Julio e Xylia si salutarono con un bacio appassionato, da cui Dan, Char e Isa distolsero lo sguardo, imbarazzati. Roger invece guardava spudoratamente, quasi dovesse prendere spunti.
 
Quindi, con uno sguardo... che Daniel non seppe identificare Xylia guardò Julio e poi salì per le scale, diretta verso la torre di Corvonero.
 
Loro cinque, invece, andarono verso i sotteranei, verso le cucine.
 
“Ehi, Signorina Xylia, mi aspetti!” la voce di Nina giunse loro lontana, segno che Xylia l'aveva lasciata indietro.
 
Poco a destra del quadro con disegnata una natura morta, c'erano alcune botti.
 
“Qualcuno lo faccia al posto mio, non mi va proprio di farmi una doccia di aceto...”
 
“Mio caro Daniel... non è colpa mia se il tuo senso del ritmo fa schifo” disse Julio, sorridendo
 
“Eh, beh, perchè... ovviamente, non ho abbastanza difetti...uff...”
 
Julio prese la bacchetta e batté a tempo di ritmo la melodia di Tosca Tassorosso che a Daniel aveva sempre ricordato una vecchia canzone che sentiva da piccolo.
 
La botte si spostò e i ragazzi entrarono.
 
Procedettero lungo un tunnel dal pavimento terroso che saliva lievemente fino ad arrivare in una accogliente stanza rotonda dal soffitto basso. A Daniel aveva sempre ricordato un po' la casa di un Hobbit.
 
La prima sensazione che Daniel aveva avuto quando ci era entrato per la prima volta era stata di calore. E fu così anche questa volta. Nonostante fosse sotto terra, la Sala Comune era illuminata a giorno da alcune finestre rotonde. Da lì si poteva vedere una immensa pianura, quella che circondava il castello appunto, da cui si potevano vedere i piedi dei passanti.
 
L'arredamento era prevalentemente decorato di nero e di giallo e le porte che portavano ai dormitori maschili e femminili erano rotonde.
 
Sopra il caminetto, decorato con alcuni tassi, v'è un quadro che ritraeva Tosca Tassorsso che brindava sorridente ai suoi studenti.
 
“Ragazzi... buona doccia. Ci vediamo qui tra una mezz'oretta, ok?”
 
“Ok...” dissero gli altri con la vitalità di un bradipo addormentato
 
Non che lui fosse molto più sveglio, eh! Stavano con tutti con 5 ore di sonno o meno. Ma una doccia calda...
 
Si trascinò fino in bagno, e notò una faccia assonnata accanto alla sua.
 
Chi diavolo c'era nel bag...ah, era uno specchio. Mamma mia, aveva davvero bisogno di dormire.
 
Riguardò verso l'individuo che non era riuscito a riconoscere subito come sè stesso. Era un tipo abbastanza alto, capelli corti che erano un disastro, occhi verdi, sguardo assonnato, quasi lacrimante.
 
Fece uno sbadiglio lungo un quindici secondi, cosa che lo fece sembrare un tricheco particolarmente stanco.
 
Si spogliò della divisa, della biancheria e si ficcò sotto alla doccia.
 
“Calda... bollente... direi... anzi, troppo calda! Ahia! Ahia! Oh, fredda, no, gelata! Ahia, oh... oh...”
 
L'acqua divenne della temperatura che desiderava. Daniel rifletté sul fatto che non importava se era magia o tecnologia, i problemi di una doccia sarebbero sempre stati gli stessi.
 
Quella doccia, infatti non aveva una pratica manopola... andava a pensiero... e ogni volta finiva così.
 
L'acqua calda gli correva addosso, rilassandolo. Era stata una giornata decisamente anormale anche per lui... e cosa erano dovute quelle sensazioni che provava quando stava con Char o con Isabell?
 
Cioè, ma davvero? Ci si poteva innamorare di un amica d'infanzia... E DI UN MASCHIO? E sopratutto...DI DUE PERSONE contemporaneamente?
 
Che diavolo di pervertito era mai? Cioè, no ma davvero. Non capiva. Non era mai stato tipo da 'ste cose.
 
Davvero. no.
 
Quindi. Bastava non pensarci. Già. Sarebbe bastato.
 
Detto questo, uscì dalla doccia, si rivestì e si diresse verso la Sala Comune, dove era il primo ad arrivare.
 
Si sedette quindi, sulla poltrona, aspettando i suoi amici.
 
“...”
 
Non arrivava nessuno. Vabbè, forse nel frattempo poteva chiudere gli occhi. Chiudere ma non addormentarsi!
 
Poi, d'un tratto. Sentì un rumore. Si svegliò come di soprassalto. Sentì il suo corpo tremare. Non era nella sala di Tassorosso. Non c'era quel calore che sentiva ogni volta che era lì. Era in una specie di prigione. Una prigione medievale.
 
Che diavolo...? Gli era già capitato che gli spostassero il letto. Una volta qualche simpaticone l'aveva messo in sala grande, così che la mattina dopo tutti lo sfottessero.
 
Ma adesso... sembrava di essere nei sotterranei più profondi della scuola. Più giù anche dell'aula di trasfigurazione.
 
Non capiva. E che diavolo era stato quel rumore?
 
“Fermati! No! Non lo fare!”
 
Era la voce di Isabell. Veniva da dove aveva sentito il rumore. La voce era spaventata, terrorizzata. Quasi spezzata dal pianto. Ma che diavolo...
 
Balzò giù dalla poltrona e corse in direzione della voce di Isa. Doveva correre in suo aiuto, qualsiasi cosa gli stesse succedendo. Era in una stanza lì vicino.
 
Aprì la porta. C'era questo uomo, completamente incappucciato che stava cercando di violentare Isa.
 
Daniel sgranò gli occhi.
 
I vestiti di lei erano ridotti un po' a brandelli, stappati in vari punti e i suoi polsi erano stretti tra le mani, molto più grandi, dell'aggressore.
 
“Ehi, tu figlio di puttana! Toglile le mani di dosso!”
 
E si avventò verso di lui.
 
Il tizio si girò appena e con in mano una bacchetta gliela puntò addosso. Daniel non poté muoversi.
 
“E cosa vuol fare, un patetico Magonò? Come puoi proteggerla?”
 
La sua voce era stridula e ghignante. Fastidiosa a sentirsi.
 
“Non me ne frega niente! Liberami subito e lasciala andare!”
 
“Liberati da solo, se ne sei capace, magonò, io intanto mi divertirò con lei...”
 
Daniel iniziò a piangere per la rabbia. Ghignò i denti. “Lasciarla. Lasciarla. Lasciala stare!”
 
Ma quello continuava.
 
Le sue lacrime da rabbia divennero di disperazione.
 
“NOOO! ISA!”
 
Si svegliò.
 
Accanto a lui c'erano Isabell, Roger, Char e Julio che sembravano essere arrivati da poco.
 
“Daniel? Tutto bene?” gli chiese Julio.
 
“Sì, sì, tutto bene”
 
Si accorse che delle lacrime rigavano il suo viso. Ricordava vividamente il suo sogno. Come se non fosse stato un sogno, ma la realtà. Ricordava tutta la frustrazione. Tutta la rabbia. Tutta la sua impotenza.
 
“No, che non stai bene” esclamò Isabell “Uno che sta bene non urla “No! Isa!” in quel tono. E non ha gli occhi lucidi”
 
“Ho solo... fatto un brutto sogno, davvero, non è niente di cui preoccuparsi. Ogni tanto capita pure a me”
 
La maggior parte dei suoi sogni, infatti, erano assurdi e senza senso... divertenti a raccontarsi, da quanto erano assurdi.
 
“Piuttosto, andiamo a colazione, sto morendo di fare!” mentì Daniel, facendo finta di aver riacquistato il suo solito buon umore.
 
In realtà non aveva per niente fame, quel sogno gli aveva chiuso completamente lo stomaco. Pensava che la sola visione di una scatola di cereali potesse farlo vomitare.
 
Si alzò dalla poltrona.
 
Ma ogni tanto. Ogni tanto gli capitavano quei sogni.
 
“Che tipo di brutto sogno?” chiese Char
 
Non voleva fare preoccupare gli altri. Una bugia innocente sarebbe stata adatta al caso.
 
“Ero nelle cucine degli elfi” disse Daniel, mentre uscivano dalla loro Casa e salivano verso la Sala Grande. “E c'era un gran putiferio, io mi sentivo perso. Ad un certo punto ho visto Isabell che prendeva l'ultimo budino al cioccolato. Sapete quanto adoro i budini al cioccolato. E mentre lei lo mangiava io ho urlato: “Isa! NO!”... e poi mi sono svegliato. Proprio un brutto sogno, non pensate?”
 
Julio fu il primo a rabbrividire.
 
“Orribile... non so cosa farei se a me rubassero il budino al cioccolato....”
 
“Vero, eh? E Isa...” disse Dan, abbassando improvvisamente la voce “Prova a rubarmelo anche nella realtà l'ultimo budino al cioccolato... e la mia vendetta sarà terribile! Bwahhahahahaha!”
 
“Sì, sì, mio grande signore del male... si sbrighi...” disse lei, lanciandogli un'occhiata incerta.
 
Ogni tanto gli capitavano i sogni del genere. Nel pieno della notte si svegliava, quasi urlando. Quasi tra le lacrime, con un sogno schifosamente vivido in testa. E in tutti i sogni lui era impotente. E vedeva i suoi amici sottoposti alle peggiori sorti. E lui non poteva fare nulla per evitarlo. Niente.
 
“Beh, spero di non avere incantesimi quest'oggi...”
 
I suoi amici parlavano, mentre lui, quasi ascoltava, quasi non lo faceva, ancora turbato dal suo sogno di cui era facile capire l'origine. Anche senza una laurea in psicologia o psichiatria era piuttosto ovvio cosa quei sogni volessero dire. Era il suo subconscio che gli faceva pesare quello che lui faceva passare per un inerzia, per un nonnulla, per niente di importante... quello di essere un magonò in una scuola di maghi. Ma non poteva farci nulla. Non poteva farci nulla. Davvero, cosa  avrebbe potuto fare?
 
Arrivarono finalmente nella sala grande e la trovarono imbandita con ogni ben di Dio. Daniel stava quasi per vomitare. No, non ce la faceva proprio a mangiare.
 
“Ah, pancia mia faccia capanna!”
 
Non c'era quasi nessuno, in sala grande a quell'ora. Anzi, era completamente vuota. C'erano solo loro cinque...
 
Era rincuorante, per Daniel, poter rimandare la visione della folla di quella scuola ancora fino a pranzo.
 
Si sedettero al tavolo dei Tassorosso.
 
“Cielo, che fame...” e Julio iniziò ad addentare un cornetto ripieno di cioccolata.
 
“Ah, non me ne parlare...” e Roger, prese una ciambella, staccandone metà con un solo morso.
 
“No, salsicce non me la sento di prima mattina...” disse Isa, afforchettando un uovo sodo.
 
Daniel non seppe come fece, ma si trattenne dal vomitare. L'immagine di Isa che mangiava sorridente si sovrapponeva a quella del suo sogno, ricordandogli come non era riuscita a proteggerla.
 
Distolse lo sguardo. No, comunque. Isa sapeva la magia e sapeva difendersi. Non sarebbe mai finita come quella del suo sogno. Probabilmente lo avrebbe ucciso a forza di calci nell'inguine. Era brava negli incantesimi di attacco. Quello era un sogno. Un brutto sogno. E poco realistico. Doveva fare come aveva sempre fatto, bastava scacciare il pensiero dalla sua mente.
 
Prese pigramente una tazza di latte e iniziò a bere, giusto per non dare preoccupazioni ai suoi amici che avrebbero trovato strano il fatto che non toccasse cibo, sopratutto dopo la sua dichiarazione di volersi riempire di cioccolato.
 
“Buongiorno ragazzi!”
 
Da dietro di loro giunse una voce, voce che Daniel e gli altri riconobbero subito:
 
“Buongiorno Professore!” esclamarono in coro.
 
“Si vuole unire a noi?” Chiese Daniel
 
“Volentieri” disse “Così mi raccontante per bene cosa è successo ieri...”
 
Il Professor Derick Drake si sedette proprio accanto a Daniel. E, pensò il ragazzo, non era cambiato di una virgola da l'ultima volta che l'aveva visto: barba incolta dei 3 giorni (Non riusciva a capire come riuscisse ad avere sempre quel tipo di rasatura, senza mai tagliarsela o lasciarsela crescere), occhiali da sole stile Ray-ban, capelli corti volutamente scompigliati e abiti babbani, in particolare una giacca di pelle nera, una maglietta nera con su scritto F.B.I e un paio di blu jeans. Sembrava uscito da qualche thriller di Hollywood. Insegnava Babbanologia.
 
“Niente di rilevante, professore” rispose Daniel “ E niente di preoccupante... praticamente, a causa di un problema con il treno e di un nostro ritardo, abbiamo passato una notte all'aperto...”
 
“Giusto! Notte all'aperto! Buon compleanno Daniel!”
 
Dan gli sorrise: “Grazie professore!”
 
Ma che c'entrava notte all'aperto con il suo compleanno...?
 
“Ma piuttosto... ci dica... che è successo, ieri, di rilevante?” chiese Char
 
Derick Drakesi schiarì la voce:
 
“Tenevi forte, perchè questa potrebbe essere un “once in lifetime”...” disse visibilmente eccitato “quest'anno ci sarà il Torneo Tremaghi!”
 
“Sì, lo sapevamo....” dissero in coro, con poco entusiasmo “altre notizie?”
 
Il professore rimase in silenzio per qualche secondo, quasi shockato che avessero liquidato una notizia di tale importanza storica con tanta nonchalance.
 
“Beh, quindi non si fa il quiddich, quest'ano” annunciò il professore, sospirando.
 
“CHE COOOOOOOOSA?” urlarono tutti in coro
 
“Professore non può farmi questo! E' la mia ultima occasione per prendere la coppa!” urlò Roger, alzandosi in piedi
 
“E' vero... tu sei al settimo anno, Roger... parteciperai al torneo Tremaghi?” chiese Derrick
 
“Chi ca**o se ne frega del torneo! Io voglio la mia Coppa di Quiddich!”
 
“Mi dispiace...” disse il professore, con voce da duro “Ma ci sono momenti in cui un uomo deve accettare le decisioni...”
 
Ma poi scoppiò a ridere.
 
“AHAHAHAH! No, che non hanno annullato il quiddich! Il Preside l'adora! E non vuole certo togliere l'ultima chance a voi del settimo anno!”
 
Roger aveva gli occhi di fuoco: “Pro-fes-so-re...!” scandì, rabbiosamente, guardandolo malissimo dall'altra parte del tavolo “Questa me la paga!”
 
Ma Derrick stava ancora ridendo, per ritornare in un attimo completamente serio: “Guarda, non tolgo punti a Tassorosso solo perchè non ne avete ancora guadagnati...”
 
Roger iniziò a sfogare la sua rabbia mangiando tutto quello che gli capitava a tiro.
 
“Ma come avete iniziato a mangiare senza di me?”
 
Dall'ingresso, giunse la voce di Xylia, seguita dall'occhialuta Nina.
 
“Non ti preoccupare, amore, abbiamo appena iniziato! Siediti con i Tassorosso, dai!”
 
Xylia si sedette accanto a Julio, mentre Nina gli si sedette davanti, accanto a Roger.
 
“Professor Drake, che ci dice invece del nuovo prof di Dicaro ?” chiese Char, con tutta l'innocenza di questo mondo.
 
Tutti si girarono verso di lui come un sol uomo:
 
“Eh?”
 
“Massì! Dicaro! Difesa Contro le  Arti Oscure! Dicaro!”
 
“... hai un pessimo gusto per gli acronimi, Char, lasciatelo dire....” disse Isabell, con un sorriso strano
 
“Beh...prima di tutto non è un Prof, ma una Prof...” disse Derrick, quasi ignorando quel tratto di Char così fuori dal personaggio “E sembra competente nella sua materia”
 
“Professore, non è da lei dare dei giudizi così obbiettivi... che le succede?”
 
“Niente mi succede! E prendetevi i vostri orari!”
 
Il professore passò un orario a Roger, e poi degli altri a Daniel, Isabell, Char e a Julio.
 
Derrick Drake era, infatti, oltre il professore di Babbanologia, il responsabile della casa di Daniel e gli altri: i Tassorosso.
 
“Oh, splendido! Due ore di trasfigurazione con Merv! Fantastico!” esclamò Daniel “Ma almeno abbiamo anche anche un paio di ore con lei, professore... e avremo l'onore di conoscere anche la nuova professoressa! Wow!”
 
“Io invece ho doppie pozione con Esmeralda....” disse Roger, quasi fosse in brodo di giuggiole “L'anno inizia bene!”
 
“Cielo, ragazzi, dovreste davvero smettere di chiamare i professori per nome! Siamo Inglesi, vi ricordo!” disse Daniel
 
“Ma se hai appena chiamato il professore di Trasfigurazione per nome...” gli fece notare Isabell, sospirando.
 
Prima che arrivassero gli altri studenti, Daniel finì di mangiare (mangiare? Non aveva toccato quasi niente!) e salutò i suoi amici, ricordandogli la lezione delle otto e raccomandandogli di non fare tardi.
 
Quelli all'unisono gli ricordarono che era lui il ritardatario e lo smemorato.
 
Lui, annuendo con un sorriso da cui non riuscì a non far trapelare un po' dell'inquietudine che provava, si avviò verso l'esterno di Hogwarts.
 
Aveva ancora un po' di tempo prima delle lezioni, e sentiva il bisogno quasi fisico, di stare un po' da solo con i suoi pensieri, e di camminare un po'.
 
In realtà c'era davvero poco da cui riflettere, visto che aveva capito tutto e c'era davvero poco che lui potesse farci a riguardo.
 
Certo che i suoi amici erano straordinari... gli avevano tirato su l'umore semplicemente parlando e scherzando come al solito.
 
Ancora una volta si chiese se meritava davvero di avere degli amici così fantastici.
 
Camminò lungo la riva del lago, osservando i tentacoli pigri della piovra gigante che si muovevano alla tenue luce del sole mattutino.
 
I suoi piedi lo trascinarono verso la Foresta Proibita e fortunatamente non si distrasse abbastanza da finirci dentro, cosa, ovviamente, avvenuta varie volte in passato.
 
Fu lì che decise che una visita ad Hagrid gli avrebbe fatto bene, non lo vedeva da un po' di tempo. Chissà come stava... e chissà come stava anche Odino...
 
Bussò alla porta con decisione. Il legno era duro e freddo e gli fecero quasi male le nocche.
 
“Sì, chi è?” una voce profonda e possente gli rispose alcuni attimi dopo, venendo poi seguita da alcuni abbai
 
“Sono io, Hagrid!”
 
“Oh, Daniel!”
 
Sentì un chiavistello che si apriva e un enorme ammasso di pelo gli si presentò di fronte.
 
Aspetta, va bene che era Hagrid ma...
 
Qualcosa gli cadde addosso e iniziò a leccarlo.
 
“Odino, smettila! So che sei contento di vederlo, ma se fai così non ci verrà più a trovare!”
 
Odino, l'ammasso di peli che gli era saltato addosso, venne sollevato da Hagrid come fosse un cucciolo nonostante il cane fosse un San Bernardo enorme.
 
“Ah, Dan! E' un piacere rivederti!”
 
E dalle leccate di Odino Dan passò all'abbraccio spezza-tutte-le-ossa-senza-lasciarne-nemmeno-una-integra di Hagrid.
 
“E Buon Compleanno!”
 
Altro abbraccio spezza-ossa.
 
Ok, era vero che gli abbracci erano tra le cose che gli piacevano di più al mondo... ma sarebbe stato davvero grato ad Hagrid se fosse stato meno... irruento con le sue dimostrazioni d'affetto.
 
“Allora come stai?”chiese “Ma vieni, siediti ti preparo un tea...”
 
“Eh, così e così...” disse Dan, con la discreta sensazione che qualche ossa avesse fatto crack per davvero “Ma tutto sommato sto bene. Tu?”
 
Si sedette all'enorme tavolo dell'unica stanza della casa di Hagrid, mentre quest'ultimo trafficava un po' con i fornelli.
 
“Benissimo! Hai saputo del Torneo Tremaghi? E' il secondo che vedo in vita mia! Spero ci saranno di nuovo dei draghi...”
 
“DEI DRAGHI?”urlò Dan, spaventato “Nell'ultimo torneo, hanno affrontato DEI DRAGHI! Delle creature con grado di pericolosità XXXXX?”
 
“Beh, non proprio... dovevano solo prendere un uovo d'oro da un nido sorvegliato da loro...”
 
“...” Daniel fece silenzio per alcuni secondi. Non riusciva davvero a crederci “HAGRID, tu sai meglio di me che la cosa più pericolosa dopo un animale affamato è un animale che protegge i propri cuccioli, vero?”
 
“Beh, sì... ma... beh, ce la fecero tutti e quattro i campioni... e Harry ci riuscì richiamando la scopa...”
 
E poi Hagrid si lanciò in una concitata narrazione di come Harry Potter, usando un incantesimo richiamo e la sua bravura nel volo riuscì a prendere un uovo senza diventare uno stuzzicadenti in fiamme.
 
Nel frattempo, Daniel sorseggiava il suo tea.
 
E una cosa così...? Era successa trenta anni fa, con Silente, uno dei più saggi e moderati presidi di Hogwarts? E cosa sarebbe successo con il preside McPower...? Aveva paura.
 
Per fortuna che non doveva parteciparsi...
 
“Beh, allora, com'è andata la vacanza in Grecia? Dai tuoi gufi sembrava che ti divertivi un mondo”
 
“Beh, è così è stato... a parte le tracine e il riccio è andato anche tutto TROPPO bene per essere me... peccato che fossi con i miei, quindi non ho potuto visitare bene la Grecia magica. Anche se ci ho fatto un salto con Isa, di nascosto, una notte. A parte il malintenzionato è andata piuttosto bene...”
 
“Il malintenzionato...?”
 
“Sì, sì... perche ovviamente ci siamo persi, anzi, pardon, mi sono perso e ci siamo imbucati nell'equivalente di Nocturne Alley e abbiamo incontrato questo tizio che ci ha minacciati... che poi la bacchetta in realtà fosse un bastoncino perchè probabilmente aveva impegnato la sua per una sostanza magica o non, ma comunque stupefacente di qualche tipo... è un particolare. Un pugno sul naso gliel'ho comunque rifilato...”
 
“Così sì fa, Dan! Difendi le donzelle e picchia i mascalzoni!”
 
“...qualcosa del genere. Se avesse avuto la bacchetta non so cosa avrei potuto dirgli...”
 
...e si stava sfogando con Hagrid, nonostante non volesse farlo. Maledizione. E nonostante lo sapesse e non volesse farlo, non riuscì a fermarsi.
 
“Daniel, guarda che ti capisco. Anch'io sono stato ad Hogwarts... e ammetto di non essere molto dotato... ma Daniel, non è quanto potere che riesci a fare uscire da una bacchetta che ti dice che uomo sei”
 
...perchè quello che aveva detto Hagrid sembrava uscito da qualche film? E perchè lo sfogo che sapeva che stava per fare... sembrava essere uscito da un film?
 
“Ovvio che non è quanta magia ho che mi rende peggiore o migliore! MA COSI' posso difendere i miei amici! Senza incantesimi io non... avrei potuto proteggere...”
 
Sì, stava per scoppiare a piangere. A momenti. Ma non sarebbe accaduto. No, lui non avrebbe dovuto piangere. Perchè doveva farsi problemi del genere? Cioè, “proteggere gli amici”... era una frase da eroe dei film, ma loro, gli eroi, avevano motivo di dirlo. Erano in una situazione di pericolo. Ma lui invece no. Lui non era mai in una situazione di pericolo. O meglio quasi mai. Quella in Grecia forse era stata la più grande minaccia della sua vita. Ed era una cosa che sarebbe potuta accadere a tutti, non solo a lui. Allora... perché...perché era ossessionato con quest'idea? Perchè voleva per forza proteggere i suoi amici? Erano loro i MAGHI, a momenti sarebbero stati loro a dover proteggere lui!
 
“Guarda, Dan. Ognuno ha il suo modo di proteggere gli altri. Tu devi solo trovare il tuo” disse Hagrid con parole così sagge che Dan sospettava non fossero sue. Ma che invece lo erano.
 
“Per esempio...?”
 
“Ah, quello non lo so” disse “Chiedi a Derick, sicuramente saprà consigliarti qualcosa”
 
Infatti, il responsabile della sua Casa, Derick Drake, era anche lui un Magonò.”Ed, effettivamente” rifletté Daniel “Se fin da piccolo era appassionato di film eroici americani, quindi forse in qualche modo ha sofferto il mio stesso trauma...”
 
Bevve un altro sorso di tea da quell'enorme tazza che sembrava su secchio e la sua espressione passò da triste a determinata.
 
“Scusami, Hagrid, davvero, non volevo sfogarmi... non so come scusarmi...”
 
“Dan, io c'ho più anni di te. Se ti posso dare qualche consiglio, ne sono molto felice. Poi, dai... ormai siamo amici. Ci conosciamo ormai da cinque anni...”
 
“Sì, ricordo la prima volta che ci incontrammo...” disse Dan, sorridendo “Quando mi venisti a prendere...”
 
Beh, sì, per lui dovette venire Hagrid. Ma non perchè i suoi genitori fossero contro la magia o si rifiutassero di prendere la lettera.
 
Il problema è che le lettere iniziarono ad arrivare in un periodo traumatico della storia della sua famiglia. Ovvero la nascita della loro secondagenita.
 
In quel periodo, infatti, i genitori non gli prestavano alcuna attenzione. Sua madre presa al nono mese della gravidanza. comprensibile, per carità. E suo padre che doveva curare sua madre al nono mese di gravidanza. Ancora più comprensibile, se vogliamo, visto che sua madre, da quanto aveva visto, diventava una pazza isterica ossessionata dalle voglie più improbabili.
 
Quindi, li capiva quando per la prima volta non gli diedero retta quando disse loro che un gufo gli aveva dato una lettera.
 
E così, come la seconda, la terza. Ed era quasi comprensibile che non avessero fatto caso alla pioggia di lettere che era caduta, qualche settimana dopo.
 
E quindi, Daniel si era rassegnato ad aspettare il post- parto.... Ma proprio mentre era da solo a casa, e mentre la sua sorellina stava nascendo... Hagrid aveva sfondato la porta ed era entrato in casa.
 
Aspettandosi di trovare chissà che famiglia disastrata e trovando solo un giustamente spavento Daniel, Hagrid si fece spiegare dal ragazzo com'era andata e il mezzo-gigante facendosi una risate, promise che sarebbe ritornato di lì a pochi giorni, con i suoi genitori presenti.
 
Lo stesso Hagrid trovò un po' strana la reazione di Daniel quando gli disse di essere un mago:
 
“Lo sapevo!” aveva detto il piccolo Daniel “lo sapevo di essere diverso!”
 
“Come, lo sapevi?”
 
“Sì, sì... lo sapevo... era ovvio che fossi... diverso...”
 
“...” Hagrid si ammutolì per un attimo. Quelle parole, sì, quelle parole... quelle parole Hagrid le aveva già sentite. Ma dove? In un pensatoio? Sì! In un pensatoio di Silente! E le aveva dette...
 
...la memoria non gli veniva in aiuto, ma una strana sensazione, come di chiusura allo stomaco, lo colpì.
 
“Beh, dai, non posso davvero essere così sfortunato senza che qualcosa che controbilanci la cosa! Anche se più che un mago avrei preferito scoprire di venire da un altro pianeta... oppure da un'altra dimensione. Sarebbe stato figo anche se fossi stato sottoposto ad un esperimento di qualche tipo...”
 
E il piccolo Daniel continuò a parlare ininterrottamente per due ore, in cui Hagrid rimase a fargli compagnia e gli preparò la cena.
 
Sì, da piccolo era piuttosto logorroico.
 
“Sì, lo ricordo anch'io” disse Hagrid ridendo “Non la finivi più di parlare! O per Diana! Sono quasi le otto! Daniel, sbrigati!”
 
Daniel guardò sull'orologio di Hagrid e notò che effettivamente aveva ragione. Aveva passato più tempo a piagnucolare e a camminare di quanto credesse.
 
Finì con un enorme sorso il tea che aveva di fronte, e si avviò verso i sotterranei dove Merv Johnson, professore di Trasfigurazioni, teneva le sue lezioni. Non prima di aver ricevuto un altro abbraccio spezza-ossa da Hagrid e non prima che Daniel avesse ringraziato il mezzo-gigante con uno dei suoi sorrisi più sinceri.
 
Arrivò trafelato, sudato e anche un po' affannato, anzi, un bel po' affannato all'aula di trasfigurazione.
 
“Benvenuto Woodstryke. Sei in ritardo. Sarebbero cinque punti in meno a Tassorosso, ma visto che non ne avete guadagnato nessuno, temo che per questa volta la scamperai...”
 
...Era la seconda volta in quella giornata che gli succedeva una cosa del genere.
 
“E ora siediti. Oh, non hai il tuo materiale, noto... E sarebbero altri 5 punti in meno a Tassorosso ma...”
 
“Buongiorno anche a lei professore! Non ha visto com'è bello oggi il sole?”
 
“Non vedo come il sole possa influire sulla lezione di oggi. Si sieda prima di farmi perdere ulteriore tempo”
 
Si sedete tra gli ultimi banchi, accanto ad Isa che gli aveva portato il necessario per seguire la lezione. Qualcuno avrebbe dovuto insignire quella ragazza con il titolo di santa!
 
“Idiota... come hai fatto ad arrivare in ritardo?”
 
Dan ritirò tutto.
 
“Signorina Smith, se ha intenzione di insultare il signor Woodstyke ha tutto il mio appoggio, ma non durante le mie lezioni, rimandi e stia in silenzio”
 
Merv Johnson era il loro professore di Trasfigurazione. Alto almeno un metro e novanta, pelle olivastra, grosso di spalle e una faccia piena di cicatrici e bruciature, non ispirava certo fiducia. In più vestiva sempre di nero e spesso portava un cappuccio. Poi i suoi modi di fare erano freddi e distaccati, ostili verso tutti gli studenti, senza nessuna preferenza od odio verso alcuna casa... sembrava quasi odiare gli studenti e basta.
 
“Beh, penso che tutti voi sappiate che questo è l'anno dei G.U.F.O. ...”
 
O porca pu... Daniel se ne ricordò solo in quel momento. Era il loro quinto anno! C'erano gli esami!
 
“E mi aspetto che tutti voi facciate del vostro meglio per uscire da qui almeno con un dannatissimo Accettabile” sentenziò con voce ferma “Ovviamente in quanto miei studenti mi aspetto che andiate anche oltre questo voto. Inoltre vi vorrei ricordare che questi esami influenzeranno il resto della vostra vita, quindi vi consiglio di non trascurare assolutamente la vostra istruzione magica. Anzi, non ve lo consiglio. Ve lo” e la sua voce assunse un connotato quasi minaccioso, pauroso “consiglio caldamente”
 
Daniel rabbrividì per un attimo e notò, suo malgrado di avere la pelle d'oca. Quell'uomo era davvero inquietante. Non c'erano dubbi sul perchè girassero voci che fosse uscito da Azkaban per intercessione del Preside McPower. Insomma, la faccia e alcuni comportamenti non lasciavano ben pensare.
 
“Ora, concentriamoci sugli incantesimi Evanescenti.”
 
Il professor Johnson passò a Kyrt, un suo compagno di dormitorio seduto in prima fila, una cassa con dentro delle lumache e gli intimò di consegnarne una ad ogni componente della classe. Kyrt non se lo fece ripetere due volte.
 
Passarono due ore nel tentativo di far scomparire le proprie lumache. Daniel si mise e fece finta per tutte le due ore di provare l'incantesimo, ormai durante Trasfigurazione non faceva altro. Julio riuscì a far completamente scomparire la sua lumaca dopo un ora e mezza di lezione, cosa che fece guadagnare 10 punti a Tassorosso. Che erano niente rispetto ai 50 punti che i loro compagni di corso, i Corvonero, erano riusciti a guadagnarsi, facendo scomparire le rispettive lumache prima delle due ore. Char e Isa fecero scomparire solo la parte molla della propria lumaca e Daniel iniziò a pensare speranzoso che la sua lumaca fosse più trasparente rispetto a come era all'inizio... ma sapeva di illudersi.
 
Furono mandati alla lezione successiva con un tema di 35 cm da fare riguardo gli usi degli incantesimi Evanescenti.
 
“Quest'anno è un inferno ci ha detto Roger” disse Julio, mentre salivano al piano terra, dove avrebbero passato due ore decisamente più piacevoli in compagnia del professor Drake “Ci caricheranno di compiti... se non avessimo quel diavolo di infermiere mi prenderei qualcosa dai “Tiri Vispi Weasley” e via! Lezioni rimandate!”
 
“Non credo che questo ci aiuterà” disse il saggio Char “Anzi, saltare le lezioni ci renderebbe semplicemente più difficile il lavoro...”
 
E mentre Char e Julio discutevano sui vantaggi e sugli svantaggi del non frequentare le lezioni, Isa gli si avvicinò.
 
“Allora, signor ritardatario, mi sa fornire una valida scusa per cui, pur essendo arrivato qui a Hogwarts alle 5 del mattino, sia riuscito arrivare in ritardo?”
 
“Ehm... sono andato a trovare Hagrid... e sai, ama chiacchierare... mi ha raccontato dello scorso torneo Tremaghi... e ci siamo persi in discussioni, quindi...”
 
“Sei incredibile, Dan!” disse Isa “Tu non sei solo sfortunato, sei proprio stupido stupido...”
 
e lo ripetè un paio di volte, prima di entrare in classe.
 
“stupido stupido stupido”
 
e continuò a dirlo mentre si sedevano al primo banco.
 
“stupido stupido stupido e anche un po' deficiente”
 
“Ehi, signorina” disse il professor Drake che era alla cattedra “la smetta di insultarmi Daniel o mi si sciupa, poi non potrà più seguire la lezione di oggi!”
 
Sinceramente, nessuno tra loro quattro, a parte Char, aveva bisogno di frequentare quella lezione. Daniel e Isabell erano figli di babbani... e Julio ne sapeva anche di più di loro in fatto di cultura babbana.
 
Daniel ci si era iscritto, al terzo anno, quando si scelgono le materie facoltative, perchè voleva qualcosa che non comprendesse l'uso della bacchetta... e con un professore Magonò e una materia come Babbanologia era sicuro che questo non sarebbe accaduto. Però aveva altro motivo: vedeva il professor Drake un po' come un maestro di vita e un anima affine, essendo anche lui un magonò in una scuola di maghi.
 
Isabell ci si era iscritta a ruota insieme a lui, sostenendo che Daniel non sarebbe riuscito a fare nulla senza che lei gli stesse dietro costantemente a ricordagli di studiare. Julio voleva ovviamente saperne di più, mentre Char era mosso da puro interesse intellettuale.
 
Arrivarono altri studenti. Il quinto anno di babbanologia non contava molti studenti: solo una quindicina se vogliamo essere precisi. In effetti quella materia non era tra le più amate nel mondo magico... anzi, Daniel notò che in quel periodo c'era un disinteresse assoluto per la tecnologia babbana, cosa che non capiva visti gli enormi passi avanti che quest'ultima stava facendo.
 
“Come ogni professore vi ricorderà” iniziò Drake, facendo silenzio semplicemente iniziando a parlare “in questa settimana e anche oltre, questo è l'anno dei G.U.F.O., quindi vedete di non sgamare. Assorbite come piccole spugne quello che imparate qui. Fuori da qui potrebbe essere la differenza tra una chiamata al Ministero per un Incantesimo di Memoria e relativa denuncia e una risata del vostro interlocutore babbano”
 
Fece una pausa di alcuni secondi.
 
“Quindi, oggi vedremo un film che vi mostra la vita di un normale babbano che incontra casualmente una babbana famosa e si innamorano. Si intitola Notting Hill ed è ambientato proprio lì, vicino al mercatino di Portobello Road. Buona visione”
 
Non era nuovo per il loro professore mostrare film. Mostravano loro le normali reazioni dei babbani agli oggetti babbani, diceva il professore, senza contare che davano un valido argomento di argomentazione nel caso di una discussione. Gliene faceva vedere piuttosto spesso, passando da film tranquilli come Nottigh Hill, fino ad arrivare a roba più movimentata e fantascientifica come la saga di “Ritorno al Futuro”, “Terminator” o “Arma letale”. Senza dimenticare capolavori come “The Mask”, “Ghostbuster” o “Die Hard”.
 
Per Daniel era come vedere i classici di cui parlavano i suoi genitori e che ricordava vagamente di aver intravisto quando era piccolo. Anche se da bambino adorava di più i cartoni animati. Specialmente quelli con i supereroi.
 
La storia parlava di questo tale, William Thacke, che si innamorava di una Star del Cinema e lei, per un motivo, o per l'altro, finiva per ricambiare. A metà film erano costretti a separarsi a causa delle maldicenze dei giornalisti, per poi dichiararsi l'un l'altro durante una conferenza stampa.
 
Una storia romantica, abbastanza banale, ma ben gestita. Era troppo... strana per essere un film che gli faceva vedere il professor Drake.
 
“E per la prossima volta voglio un tema soddisfacentemente lungo sulle relazioni tra Star e babbani comuni!” disse, mentre la classe si approssimava ad andarsene “E per soddisfacente, ovviamente non intendo due righe, mi sono spiegato, signor Julio?”
 
“Sì, sì...”
 
Uscirono dall'aula, discutendo animatamente del film.
 
“Ragazzi io devo chiedere una cosa al professor Drake, voi andate avanti a pranzo, vi raggiungo tra qualche minuto...”
 
Julio, con un alzata di spalle, gli sorrise e continuò a parlare animatamente con Char e Isa riguardo la verosimiglianza dei sentimenti dei personaggi.
 
“Professore?” iniziò Daniel con voce esitante, mentre quello rimetteva a posto quel proiettore uscito dallo scorso secolo, a cui aveva aggiunto, dio sa solo come, un supporto per leggere le pennette da un terabyte... che funzionavano nonostante fossero Hogwarts.
 
Gliel'aveva spiegato come funzionava, Derrick Drake. Niente di tecnologico, o, perlomeno, di eccessivamente tecnologico poteva funzionare in quella scuola... ma lui, smanettando un po' e con l'aiuto di altri professori, aveva incantato quel proiettore di diapositive in modo che le parti meccaniche fossero sostituite da magia... poi, gli aveva dato qualche complicata spiegazione sull'auto-alimentazione magica e sulla pennetta da un Terabyte che usava come memoria interna lo stesso liquido che si usava nel Pensatoio... ma al momento a Dan non andava proprio di richiamare alla mente tutta quella roba.
 
“Sì?”
 
“Le vorrei parlare” disse “e... vorrei chiederle...”
 
“Non ti preoccupare” disse lui, comprensivo “Hagrid mi ha già detto tutto. Stavo giusto organizzando un circolo.”
 
Sembrò riflettere per qualche secondo.
 
“Ma voglio che sia un segreto! Tieni d'occhio la bacheca di Tassorosso in settimana, e presto ci troverai una nota firmata da Derrick Drake” disse con voce ferma e dura “Aspetta solo un po' e farò di te un vero uomo, Daniel!”
 
Daniel lo guardò negli occhi, speranzoso. Il professore era uno di parola. Sapeva che poteva contare su di lui... ma davvero c'era un modo per loro, quelli senza bacchetta e senza magia, di proteggersi da quelli con la bacchetta? Ma sopratutto... se avesse fatto davvero di lui un vero uomo... sarebbe riuscito ed essere veloce come era veloce il vento? Potente come un vulcano attivo? E misterioso come il lato oscuro della luna?
 
“Aspetterò con ansia”
 
E con una stretta di mano si congedò, diretto verso il tavolo di Tassorosso, in Sala Grande.
 
Si sedette tra Char e Isa, che gli avevano lasciato un posto libero.
 
“Cosa gli dovevi dire?” chiese Isa, con la bocca mezza piena di pasticcio di patate.
 
“Pare organizzi un club e ne volevo sapere di più, ma a quanto pare vuole mantenere il riserbo... mi ha solo detto di guardare la bacheca in settimana”
 
“E goghe fagheti a dapere delglub?”
 
“Me l'ha detto Hagrid, stamattina... quei due sono proprio amici!”
 
Isabell inghiotti il boccone: “Come hai fatto...”
 
“A capire quello che ha detto?” concluse Char, un po' stupito.
 
“Non l'ho capito, per comprendere la lingua di Isa stiamo ancora scavando in camera sua per trovare un eventuale stele di Rosette... senza successo, tra l'altro. La sua stanza è persino più disordinata del....ahi! Isa smettila di pestarmi il piede! Dicevo! L'ho dedotto! Cosa altro poteva chiedermi? “E come fai a saperlo?” mi ha chiesto! E comunque c'è poco da fare, ragazzi” concluse “dopo questo direi che posso tranquillamente, iniziare a girare con un deerstalker, una pipa, affittare un appartamento a 221b di Baker Street ed esclamare: “Elementare, Isabell!””
 
“Guarda che Sherlock Holmes, nei suoi libri, non dice mai Elementare Watson... e il non indossa mai un Deerstalker....” la voce di Julio lo raggiunse e si sedette vicino a Char, prendendosi una larga porzione di pollo “insomma, hai detto un accozzaglia di imprecisioni che venivano tutte dal telefilm... se ti sentisse Derick, penso si riprenderebbe quel Eccezionale che prendi ormai da due anni...”
 
“Bla bla bla bla” disse Daniel, mangiando “Sei solo chiacchiere e distintivo, signor Chapman, solo chiacchiere e distintivo!”
 
Dopo questo, Julio alzò le mani in segno di resa e incominciò a mangiare.
 
La Sala Grande era piena a pranzo. Non come lo sarebbe stata stasera, o come lo era stata ieri sera a cena.... rimpiangeva un po' di essersi perso la canzone del cappello parlante e, nonostante non fosse piacevole, rimpiangeva il solito discorso del preside... poi un po' rimpiangeva il non aver visto lo Smistamento... che gli ricordava inevitabilmente quando era avvenuta il suo... ah, erano passati secoli...
 
Ma in realtà la giornata di ieri era stata così piacevole, finti zombie a parte, che non rimpiangeva affatto il bacchetto di ieri.
 
“Già ci hanno caricato di compiti, eh?” commentò Isa, che una volta tanto parlava senza aver il boccone in bocca “E speriamo in questa nuova prof...”
 
“Eh, Roger ci aveva avvisati” ripeté il saggio Char “Più o meno tutto l'anno sarà così...”
 
“Dio mio...” disse Julio “Non voglio più vivere su questo pianeta...”
 
Passarono un po' di tempo chiacchierando, poi tornarono di nuovo giù, nei sotterranei per darsi una lavata e prendere i libri di Difesa contro le Arti Oscure.
 
Quando incontrarono Roger si resero conto che non era messo meglio di loro: per lui quello era l'anno dei M.A.G.O. Che poteva considerarsi anche peggio.
 
Puntuali, si presentarono davanti all'aula (“Vedi? Tu hai bisogno di una babysitter altrimenti non arriverai mai in orario!” gli ricordò Isabell), aspettando che la professoressa arrivasse.
 
Avevano lezione con i Serpeverde... e proprio per gradire incontravano di nuovo, fuori dall'aula, David Myles e la sua fidanzata, Donna Hill.
 
Donna era stata una delle due ragazze che Isabell aveva picchiato durante il suo primo anno e da allora la Serpeverde era una delle più accanite sostenitrici della voce che Isa fosse un maschio. Anche se la rossa non aveva mai spiegato loro il motivo per cui le aveva picchiate, la prima volta.
 
“Oh, guarda chi si vede! Il gruppo degli sfigati al completo!”esclamò David, guardandoli.
 
“Ehi, Trans, come va?” quasi urlò Donna in direzione di Isabell “Come sta il tuo pene? Riesci a infilarlo regolarmente su per il culetto del tuo amicò Magonò? O dice di avere il mal di testa?”
 
Rise, accompagnata dalla risata di David.
 
Ovviamente, Isa era livida di rabbia, ma aveva imparato a controllarla, perlomeno quando era lei il bersaglio degli insulti. Quindi strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie delle dita nei palmi delle mani. Queste ultime grondavano sudore.
 
“Calmati”gli sussurrò a bassa voce Daniel
 
“Beh, potrà anche essere tutto quello che dici, ma rimane comunque più affascinante e femminile di te. E ha il seno più grande. Quelle cose che hai sul petto sembrano prugnette secche” ribatté Daniel, pensando di essere stato persino troppo signore, dopo quello che aveva detto loro quella tizia.
 
“Maledetto, Sporcosangue Magonò...” urlò irato David tirando fuori la bacchetta “Stupeficium!”
 
Un fiotto di luce rossa partì dalla bacchetta del Serpeverde che schizzò verso Daniel.
 
Sinceramente, Daniel non si aspettava una reazione del genere. David solitamente era un tipo tutto chiacchiere e poco fatti e fin dal primo anno non si erano scambiati niente più di insulti... insulti pesanti, ma sempre insulti. Ma invece, adesso, senza alcun preavviso aveva estratto la bacchetta e gli aveva lanciato contro un incantesimo di schiantamento che dio solo sapeva dove l'aveva imparato! Schivò l'incantesimo davvero di un soffio, ruotando il bacino insieme alle gambe. Ma nonostante l'avesse schivat oera sicuro che l'incantesimo avesse preso alla mano sinistra... ma a quanto pare si sbagliava, l'aveva completamente schivato.
 
Si sentì fiero di se stesso.
 
“Stupefic...” David, quasi in preda ad un'ira barbara ne stava per scagliare un altro, ma, nonostante le tre bacchette dei suoi amici rapidamente estratte e a pronte far fuoco, non fu per quello che lo fermò.
 
“Ragazzo, prova a fare un'altra mossa e ti giuro che pregerai in ginocchio per poter rimanere qui a fare da assistente a Gazza”
 
Gazza? Chi diavolo era Gazza?
 
Da dietro di lui videro comparire, come un fantasma, per quanto era stata silenziosa, una ragazza. David aveva la sua bacchetta puntata alla schiena. “Ora, penso che tu sappia che non sono ammesse magie nei corridoi, tanto meno magie di attacco... senza motivi giustificabili. Direi che questo potrebbe valerti una bella espulsione, che dici?”
 
“Espulsione? Non esageriamo... stavamo solo scherzando, vero, Dan?” E lo guardò con uno sguardo che aveva visto in faccia a troppa gente. Praticamente tutte quelle persone che venivano colte dagli insegnanti a fargli qualcosa che non dovevano. Era sin dalle elementari, da quando Jacob gli aveva fatto quello sguardo, quando la maestra lo sorprese a rubargli il suo pupazzo di Capitan America.
 
Era lo sguardo del carnefice che voleva la collaborazione della vittima abbrutita.
 
Beh, peccato che lui non fosse mai stato una vittima abbrutita...
 
“Beh, chiamarmi Sporcosangue Magonò non è stato proprio gentile, eh? E nemmeno lanciarmi quello schiantamento... quindi, direi no, non stavamo scherzando”
 
“Maledetto figlio di put...”
 
“Ahi, ahi ahi! Fermo! Vuoi aggravare la tua situazione? Ok, facciamo un salto dal preside, ora che ne dici? Scommetto che sarà felicissimo di vederti...”
 
“Professoressa, lasci fare a me, lo porto io”
 
A parlare era stato Il Custode di Hogwarts. Era un tipo alto, capelli corti e lineamenti marcati. Aveva una quarantina di anni, portati piuttosto bene per la sua età... ben rasato, e aveva pochi scopi nella vita: uno di quelli era fare bene il suo lavoro.
 
“E per inciso, Gazza è andato in pensione da un bel po', ci sono io al suo posto, professoressa”
 
“Va bene... grazie, riferisci tu, ok? Bene, qui non c'è niente da vedere, tornate dove dovete tornare e voi Tassorosso e Serpeverde, entrate, che abbiamo una lezione da fare. Ah, e signorina Hill..” continuò “Spero di non vederle più pronunciare certe brutte parole, ci siamo intesi?”
 
“S-sì...” balbettò quella, prima di mettersi seduta ad un banco.
 
La nuova professoressa era come dire... forte... non c'era altro aggettivo per descriverla. Capelli rossi lunghi fino alla schiena scompigliati e agitati, una veste da mago che sembrava fatta di... pelle di drago e dallo stesso animale sembrava provenire l'orecchino che aveva appeso all'orecchio destro. Era alta poco più Isabell, indi per cui, qualche centimetro più bassa di Daniel. Daniel valutò che non aveva ancora superato i trenta: era molto giovane per essere un insegnante.
 
“Salve, piacere di conoscervi” disse, salendo sulla sedia della cattedra per osservarli meglio “Io sono Victorie Weasley il vostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure”
 
***
 
E anche questo è andato! Ce l'abbiamo fatta! Allora che ne pensate di Daniel? Purtroppo anche lui ha un piccolo lato oscuro... Sono stato forse troppo brusco? Con il sogno di Daniel e con l'insulto di Donna... che effettivamente è davvero pesante. Forse troppo?
 
Ora proviamo a descrivere altri tre personaggi...
 
Char: L'ultimo membro dei gruppo dei protagonisti principali. Per il nome, come dirò più volte, mi sono ispirato ad un famoso personaggio della serie Gundam... ma oltre il nome, i due non hanno nulla in comune. Altri due personaggi sono stati sicuramente parte del suo carattere, uno viene dal videogioco: “Persona 4” mentre l'altro dall'anime “Infinite Stratos”... se riuscite a capire quale dei personaggi è ispirato in particolare vi sarete fatti uno bello spoiler...
 
Roger: Roger all'inizio doveva essere una specie di Neville... ma alla fine è diventato un po' lo studente medio di Hogwarts... ma l'amicizia con Dan e gli altri sicuramente l'ha reso meno medio di molta gente...
 
David Myles: Pensato come il: “Malfoy” della situazione. Il classico Serpeverde che “me la sento calda perchè sono meglio di voi”. In realtà, se vogliamo, ho spezzato Malfoy tra lui e Taylor, il cercatore di Grifondoro, che ha il complesso: “Wait until my father know about this!”.
 
Il titolo di questo capitolo... beh, è la citazione ad un famoso libro... facile da capire, credo!

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Capitolo 3
*** Panem et Circenses ***


Victorie Weasley? Ovviamente a Daniel quel nome non fu per niente nuovo. Dopotutto era uno dei pochi a scuola che si era preso la briga di leggere “Storia di Hogwarts” di Hermione Granger. Ma in realtà non serviva aver letto quel mattone fatto di carta, per sapere del nome Weasley. Poco meno di trenta anni fa, durante la seconda grande guerra, proprio lì, ad Hogwarts, la famiglia Weasley era in prima linea a combattere contro Voldemort. Sapeva delle tragiche perdite che la famiglia aveva subito... insomma, i Weasley, durante la seconda guerra, avevano un ruolo importante quasi come lo stesso Harry Potter. Che poi il libro che aveva letto era stato scritto dalla moglie di Ronald Weasley... contribuiva un po'.
 
“Quindi voi siete del quinto anno, eh? L'anno dei G.U.F.O. . Ricordo quando li feci anch'io, ai tempi la professoressa Mcgra...” tossì “Dicevo, non sarò io a farvi discorsi sull'importa del G.U.F.O., sarebbe quasi stupido visto che è il mio primo anno qui. E sicuramente gli altri professori ve lo hanno ricordato e ve lo ricorderanno per tutta la sacrosanta settimana. Ma passiamo subito all'argomento di oggi: I dissennatori”
 
La classe sussultò.
 
“Chi sa dirmi perchè sono così temuti?”
 
Daniel alzò la mano.
 
“Sì, signor...?”
 
“Daniel, Daniel Woodstryke. Beh, penso che prima di tutto sia dovuto al fatto che non possono essere uccisi, ma solo allontanati con un Incanto Patronum, che è comunque un incantesimo di difficile esecuzione. Inoltre quando si avvicinano, risucchiano i pensieri felici della gente. Senza contare la loro arma più potente... il Bacio del Dissennatore”
 
“E cosa fa, esattamente?” chiese lei, con uno strano sorriso
 
“Ti succhia via l'anima. E puff. Peggio che morto. Un involucro vuoto. Un guscio senza tuorlo o albume”
 
“Dieci punti a Tassorosso per la risposta esatta. E altri dieci per le belle metafore del senz'anima” e questa volta fece un sorriso normale “Ora, quelle dette da Daniel, qui, sono le informazioni più facilmente reperibili. Però, andremo più affondo nell'argomento, facendoci domande che normalmente non ci facciamo. Come ad esempio: Cosa sono esattamente i Dissennatori?”
 
Sinceramente, Daniel non se l'era mai chiesto.
 
“Insomma” continuò “Non si riproducono, non hanno sesso, sono creature con un potere incredibilmente malvagio e cosa più inquietante, non possono essere uccisi”
 
Ci furono attimi di silenzio.
 
“Ci sono varie ipotesi sulla loro nascita. Forse sono manifestazioni della cattiveria della gente. Forse sono fantasmi di persone che in vita è stata particolarmente malvagia. O forse sono demoni esiliati dall'aldilà. Ovviamente queste ipotesi non sono che ipotesi visto i Dissennatori stessi rifiutato di rispondere a domande del genere”
 
“Perchè possono comunicare?” chiese Isa, riavviandosi i capelli dietro l'orecchio.
 
“Sì” rispose “Comunicano scrivendo brevi frasi quando c'è bisogno, ma niente più dello stretto indispensabile. Ovviamente capiscono tutto quello che gli si dice, ma solitamente obbediscono solo al Ministero. Chi mi sa dire quando i Dissennatori tradi...”
 
“Due volte, durante le due guerre contro Vold...contro Colui-che-non-deve-essere-nominato, tradirono il Ministero”
 
“Bene” disse Victorie “Dieci punti a Tassorosso... ma prova ad interrompermi di nuovo e ti ritroverai a combattere Mollicci per il resto della tua vita”
 
Daniel deglutì. Senza bacchetta non poteva fare niente ai Mollicci. Forse poteva prenderli a pugni? chissà... e chissà che forma avrebbe preso il suo molliccio...?
 
“Scusi...”
 
“Bene. E come ben sapete, nonostante i due tradimenti, sono ancora a guarda di Azkaban. C'è stato un periodo in cui dopo la sconfitta definitiva di Voldermort” E Daniel sentì alcune voci, dietro di lui, sussultare “i dissennatori non vennero più usati. Purtroppo l'allora ministro Kingsley Shacklebolt si rese conto di non potevano essere lasciati liberi e né c'era modo per tenerli in qualche modo imprigionati, indi per cui, li rimandò dove potevano fare relativamente poco danno, ad Azkaban” concluse con gravità.
 
“Ora” e toccò la lavagna con la bacchetta “Copiate quello che c'è scritto: le varie ipotesi sull'origine dei dissennatori...”
 
Passarono l'ora e mezz'ora successiva a copiare le varie opinioni e ipotesi sui Dissennatori. Alla fine delle quali Daniel non si di sbilanciò in favore in nessuna delle esse. Tuttavia non era quello l'argomento di cui parlarono non appena uscirono dall'aula.
 
“Ma avete visto che forte la professoressa?” esclamò Isa “Ma avete visto ad inizio lezione come ha mandato via minacciato David?”
 
Julio annuì. “Già, sembrava essere uscita da un episodio di Charlie Angel!”
 
“Spero tanto che David si becchi quello che si merita” dichiarò Char “Ma poi... cosa gli è successo? Quel lanciare incantesimi così, quasi senza motivo...”
 
“Forse si è arrabbiato perchè avevo detto la realtà sulla sua ragazza...” disse Dan, con un sorriso enorme, mentre tutti si facevano una breve risata.
 
Si diressero tutti verso il loro dormitorio, finalmente le lezioni di quel giorno erano finite.
 
“Finalmente!” disse Julio “Libertà! Ho bisogno di succo di frutta alla pera e di vedermi con la mia morosa...”
 
“Julio!Abbiamo dei compiti da fare!” lo rimproverò Daniel “E ne abbiamo un casino! Poi anche la nuova prof ci ha dato tutte quelle pagine da fare... ma a lei la posso perdonare. Muoio dalla voglia di sapere che punizione si è beccato David Myles...Anzi, vado a farmi un giro per la scuola per vedere...”
 
“Ehi!” disse Julio “Hai appena rimproverato me! Ora che mi hai fatto venire i sensi di colpa facciamo i compiti insieme!”
Ma Daniel era già sparito dietro la porta, uscito dalla sala comune.
 
“Ehi, aspetta!” urlarono quasi in coro, Char, Isa e Julio.
 
Julio, però, provato ad alzarsi dalla poltrona dalla quale era seduto, ci rinunciò e iniziò a prendere un libro, studiando da solo.
 
Al contrario di Isa e Char che iniziarono a seguirlo.
 
L'entrata alla sala comune di Tassorosso si apriva su un corridoio sotterraneo ma i due, pur rivolgendo la teste verso sinistra e verso destra non lo videro. “Dove diavolo è andato a finire?”
 
Non era possibile. Cosa era successo? Avrà mica imparato a smaterializzarsi? No, non avrebbe potuto. Daniel gliela aveva ripetuto un paio di volte che non si poteva materializzarsi o smaterializzarsi nei confini di Hogwarts.
 
Quello lasciava spazio a sole poche opzioni... tra cui un mantello dell'invisibilità che ovviamente Daniel non aveva e non poteva permettersi, un incantesimo di disillusione, che non poteva lanciare, e, l'ultima ipotesi, forse la più probabile, le tecniche Ninja che aveva imparato quando era stato in Giappone.
 
“Dannazione a lui e alle sue tecniche Ninja! La prossima volta che lo trovo, lo prendo e lo ammazzo!” urlò Isabell, con accanto uno Char che aveva un'espressione neutra.
 
“Beh, magari voleva stare un po' solo...” e entrambi rientrarono in sala comune.
 
Ovviamente Daniel non aveva assolutamente usato tecniche Ninja. Il Giappone l'aveva visto solo in cartolina e l'unica tecnica ninja che conosceva era quella del Calcio in Culo Cinese... che non era nemmeno una tecnica ninja. Anzi, non era nemmeno Giapponese.
 
Come Isa e Char avrebbero dovuto pensare, Daniel si era rifugiato nelle vicine cucine dove aveva trovato i servizievoli elfi domestici che gli offrirono vivande di ogni tipo. Ma lui non era venuto lì per mangiare. Era venuto lì per fare Arte!
 
“Daniel!” Dal nulla, attraversando il muro, apparve il Frate Grasso, il fantasma di Tassorosso. Il Frate Grasso, come diceva il nome, ere come dire, grasso. Più grosso decisamente di Julio, con un grande pancione che sporgeva, aveva un faccione rotondo e pieno che sicuramente in vita era stato di un rosa acceso. Nonostante fosse un Fantasma, si poteva notare il colorito leggermente più acceso del naso e sulle guance. Era vestito con una tonaca che probabilmente era stata marrone. Ad Daniel aveva sempre ricordato tanto, fin troppo, il prete di Robin Hood, Fra Tuck.
 
“Frate Grasso! Alla fine sei venuto!”
 
“Beh, certo, come posso lasciare solo il mio pupillo? Nel giorno del suo compleanno, tra l'altro?”
 
“Grazie mille” Daniel stava quasi piangendo. Sì, per le dimostrazioni di amicizia aveva la lacrima facile.
 
“Bene, allora cosa vogliamo fare qui?”chiese il Frate Grasso
 
“Volevo ringraziare i miei amici. Ma non avendo soldi né incantesimi pensavo di cucinargli qualcosa da mangiare”
 
“Sai che se è davvero questa la tua intenzione non ci andrò piano, lo sai?”
 
“Sìsignore, signore” urlò Daniel, spaventando parecchi elfi domestici, mettendosi sull'attenti.
 
“Bene!” disse mentre la sua faccia rotonda assumeva una espressione determinata “Che si accendino i fuochi”
 
Come un sol uomo, gli elfi domestici risposero ai suoi ordini, accendendo fuochi e forni.
 
“Lasciate fare a me!” disse Daniel, tirandosi su le maniche e mettendosi un grembiule con su scritto sopra il suo nome che un gentile elfo domestico gli porgeva “Ora sono ca**i amari per tutti!”
 
Sinceramente, neanche lui sapeva il perchè di quella frase, visto che stava solo cucinando, senza fare del male a nessuno tra l'altro.
 
Ma, ora che ci ripensava, i ca**i amari erano per gli elfi domestici che lo aiutavano. Perchè Daniel diventava intrattabile quando cucinava. Forse era il sangue francese del suo bisnonno che lavorava come cuoco a Parigi, o forse no, ma fatto sta che Daniel sembrava un'altra persona mentre cucinava.
 
“Daniel, allora il cioccolato...”
 
“A bagnomaria, lo so!” gli urlò, già stressato
 
“E la panna...”
 
“Sì, la faccio per ultima!”
 
“Ma l'impasto...”
 
“Sì! La farina è quella giusta!”
 
“Ma erano 10 uova...”
 
“12 andranno bene ugualmente, piacciono a tutti le uova! Wonki!” urlò, nervoso, con voce imperiosa “il forno a 180 gradi, non 160! Ma è possibile che debbo fare tutto io in questa cavolo di cucina, ma non lo so...”
 
In breve la cucina si riempì di varie odori, fumi, calore e urli. Tanti urli. Il Frate Grasso gli dava le istruzioni, mentre lui, o alcuni degli elfi che accettavano di aiutarlo, cucinavano, infornavano e impastavano.
 
Al termine di tre estenuanti ore, il grosso era fatto e non rimaneva che preparare gli inviti. E guardò le varie pietanze che aveva cucinato: ne era discretamente soddisfatto.
 
“Ok, bravi tutti” esclamò Daniel, adesso calmo “Davvero bravi, complimenti! E grazie per la pazienza! Spero sia così anche per la prossima volta!”
 
Ci furono vari inchini e ampi sorrisi da parte dei vari elfi domestici e, quindi, lui fece lo stesso.
 
Chiese a Wonki di dare a Julio, Roger, Char, Xylia, Hagrid, il professor Drake e Isabell un fogliettino che gli chiedeva di trovarsi al settimo piano della statua di “Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll” tra un'ora esatta.
 
E un'ora era poco, per fare quello che doveva fare. Forse doveva chiedere più tempo.
 
Prima di tutto doveva mandare un gufo a Stan e Sam. Poi doveva lavarsi... che era la terza volta quella giornata? C'era davvero bisogno? Chi diavolo era, il signorino Perfettini? Tra poco avrebbe anche iniziato a truccarsi, a mettersi lo smalto sulle unghie e a chiamare le persone “Tezoro” con un accento corroborante? Ma chi era il Professor De la Sand?Ok, questo gli era uscita un po' omofoba
 
Non aveva bisogno di lavarsi, per Osiride e per Ra! Si odorò le ascelle e se ne andò verso i bagni con un'espressione che sembrava dire: “Mi rassegno all'evidenza”.
 
Ovviamente non voleva incontrare i suoi amici prima del tempi, quindi non andò nel suo solito bagno.
 
Salì in Guferia dove prese in prestito dalla scuola un grosso Barbagianni grigio che usava sempre quando stava lì a scuola: lo chiamava Moonlight Knight, ma nessuno lo chiamava con il suo nome completo...
 
Lo indirizzò a Stan e Sam, chiedendogli loro la stessa cosa che aveva chiesto ai suoi amici.
 
Poi, quasi di corsa, con uno scatolone in mano, andò al settimo piano, sperava di non doversi fare un'altra doccia dopo, ne aveva abbastanza di docce, quel giorno!
 
Passò davanti all'arazzo di Barnaba: “La sala. La sala. La sala”
 
Alla terza volta apparve una porta, proprio accanto all'arazzo.
 
Daniel l'aprì e ci si trovò davanti la Sala. Era un posto segreto di Hogwats, quello, solo lui e qualche elfo domestico ne sapeva l'esistenza. Se si pensava per tre volte di fila “la sala” appariva davvero una sala.
 
La sala era appunto una sala. Ampia, pareti bianche e alcuni tavoli... effettivamente era piuttosto spoglia per essere una sala.
 
Questo gli riportò in mente del perchè aveva in mano quello scatolone. Doveva addobbare la stanza.
 
Con la solerzia che gli era solita, Dan iniziò ad abbellire la stanza. Un festone con su scritto “Buon Compleanno”... ma doveva essere lui a montarlo? Non era come augurarsi da solo quelle cose? Bah! Che importava?
 
Mise palloncini qua e là, qualche filo che penzolava da soffitto e gonfiò un Gundam grande quanto la stanza e lo attaccò al soffitto.
 
Guardò l'orologio: l'ora era quasi passata! E non aveva ancora portato su le cibarie... erano altri nove piani al piedi... non avrebbe mai fatto in tempo! Doveva sbrigarsi, doveva...
 
Un vento improvviso – un vento? In una stanza senza finestre? - mise fine ai suoi pensieri, e alle luci di quella stanza, rappresentate da delle candele.
 
Era in un buio completo. Chi o cosa era stato a spegnere...? Poi, in lontananza, vide una dozzina di ...fuochi fatui? Cosa diavolo ci facevano i fuochi fatui lì? E cosa diavo...
 
“TANTI AUGURI A TE...”
 
...Immediatamente realizzò il numero dei fuochi fatui. Erano 16.
 
“TANTI AUGURI A TE...”
 
E vide anche nelle delle ombre umane dall'aria assai famigliare illuminate dalla tenue luce delle candele.
 
“TANTI AUGURI A DANIEL”
 
Il suo volto si illuminò del solito sorriso idiota ed ebete.
 
“TANTI AUGURI A TE...”
 
I suoi occhi si bagnarono appena. Non poteva. Non poteva piangere! Erano la seconda volta che gli facevano gli auguri in quel modo. Dai, un minimo di dignità, Daniel WoodStryke! Non puoi... anzi! Non devi... assolutamente... in alcun modo...
 
“Esprimi un desiderio!!” esclamarono in coro
 
Guardò le candeline al buio e pensò al desiderio. Cosa voleva di più?... in realtà niente. Forse, quello, era uno dei momenti più felici della sua vita.
 
Ecco, eccolo il desiderio. Voleva che per almeno altre due volte, almeno fino al suo settimo anno, stessero tutti insieme.
 
Soffiò, con quel desiderio così banale eppure così bello, sperando con tutti il cuore che la semplice ricorrenza e il semplice spegnere quelle candeline potesse realizzare il suo desiderio.
 
Fu nel completo buio.
 
“BRAVO!WOW!” seguito da uno scoppio di grida ed urli più o meno in farsetto e più o meno eccitati
 
Le luci si riaccesero.
 
Davanti a lui, a reggere la torta che lui stesso aveva preparato, c'erano Julio, Char e Isabell. Dietro a loro c'erano Xylia, Roger, Sam, Stan, il professor Drake, Hagrid e il Frate Grasso.
 
Ovviamente, per quanti sforzi potesse fare, non riuscì a trattenere le lacrime. Gli occhi gli si bagnarono e si asciugò immediatamente quel paio di lacrime che gli erano cadute furtive sulle guance.
 
“Grazie, ragazzi, davvero...”
 
“Ma che ringraziare! Hai preparato la più bella torta che abbia mai visto!”
 
Daniel, preparando quella torta, aveva dato il meglio di se stesso. E quando Daniel dava il meglio di sé stesso, solitamente riusciva discretamente bene. In questo caso il suo talento come cuoco e una conoscenza della ricetta e un del sano olio di gomito si era aggiunti con il risultato di una splendida torta.
 
Sembrava uscita da una di quelle trasmissioni che sua madre amava e che lui odiava, anzi in realtà, quella in particolare non la guardava perchè l'odiava ma non la guardava perchè gli stuzzicava la sua vena culinaria.
 
E quando quello succedeva, lui doveva cucinare.
 
E se lui doveva cucinare qualcosa di complesso, diventava intrattabile e nervoso. E i suoi genitori non sopportavano così bene la sua intrattabilità come facevano gli elfi domestici di Hogwarts... in breve a casa non gli era permesso di cucinare niente di più complicato di un piatto di pasta al sugo.
 
Il programma in questione era “il boss delle torte”. E la torta che Daniel aveva preparato sembrava uscita proprio da quel programma. Alta, almeno fino alla metà di Daniel, ricoperta di panna e ripiena di strati di cioccolata, crema e panna, quella torta era era la fine di ogni dieta. La sola vista ti faceva ingrassare di tanti chili di quanti secondi la osservavi. Il solo assaggio era un biglietto di andata per il paradiso del palato. E l'inferno delle diete,ovviamente!
 
Poi, come un serpente, entrarono.
 
Gli elfi che l'avevano aiutato in cucina erano saliti fin lì, con le cose che Daniel, con il loro aiuto, aveva preparato.
 
Vestiti, come il costume di Hogwarts imponeva, con dei piccoli ma eleganti abiti bianchi neri, gli elfi entrarono e posarono le varie portate sui vari tavoli ai lati della sala.
 
Poi, dopo un leggero inchino, fecero per andarsene.
 
“Ma che fate! Rimanete anche voi! Non riusciremo a mangiarci tutta questa roba insieme!”
 
“Ma, no signore, non potremo...” dissero
 
“AVETE PREPARATO ANCHE VOI QUELLA COSA! OGGI E' IL MIO COMPLEANNO, NON FATEMI ARRABBIARE!”
 
E quelli si affrettarono a prendere un pezzo di là e un pezzo di qua, con un sorriso in faccia.
 
“E voi che state a fare? Prendete subito un pezzo di qualcosa o Julio si mangia tutto!”
 
“Ehi!” urlò Julio, con un espressione imbronciata
 
“Già! Neanche Julio riuscirebbe...” incominciò Xylia, difendendo il suo ragazzo
 
“No, non è quello” contestò Julio “Dan mi sta sottovalutando! Potrei mangiare dieci volte tanto!”
 
Tutti risero. Iniziarono a mangiare e cenare, complimentando con Dan per la sua cucina, era venuto tutto molto buono.
 
La serata fu allegra e spensierata. Si parlò. Si fecero giochi. Ci si divertì, insomma, si raccontarono storie, sopratutto quelle su Daniel, visto che era il festeggiato.
 
“E vi ricordate quando venne smistato? Penso almeno da 50 anni che non si vedeva un Testurbante...” ricordò il professor Drake, con un pezzo particolarmente grosso di torta in mano
 
“Un testa de che...?” chiese Julio, facendo finta di avere un apparecchio per l'udito
 
“Matsu...che?” gli fece eco Roger
 
“Tetsurbante” ripeté calmo “è il termine che si riferisce a tutte quelle persone a cui lo Smistamento è durato più di cinque minuti...”
 
Un coro di “Oooh...” si alzò nella sala.
 
“Essì” disse Hagrid “ L'ultima volta che lo fece fu per la Professoressa Mcgrannit... sapete, la preside precedente. E sia Hermione Granger che Neville, cioè, il professor Paciock ci misero quasi quattro minuti... E quindi...sono più di... “ Hagrid si grattò la testa “Ottanta anni che non c'era un Tetsurbante a Hogwarts...”
 
“...” ci furono alcuni secondi di silenzio “Hagrid, ma tu quanti anni hai?” chiesero tutti in coro.
 
“Suvvia ragazzi” rispose Daniel “Non sta bene chiedere l'età ad una signora!”
 
Tutti risero. Hagrid arrossì di botto sotto la barba irsuta e borbottò qualcosa tipo: “Non provarci mai più o tolgo i punti a Tassorosso”.
 
Fu solo alle undici di sera che tutti si accorsero che era tardi.
 
“Voi dovreste essere nelle vostri sale comuni!” disse il professor Drake “il coprifuoco è già scattato da un sacco di tempo! Se ci becca il Custode saranno cavoli amari per tutti...”
 
Daniel rabbrividì.
 
“Ma lei è un professore! Può tranquillamente riaccompagnarci alle nostre case senza nessuna conseguenza!”
 
“Va bene...”
 
In poco tempo si decide che Drake avrebbe accompagnato i Tassorosso, mentre Hagrid gli altri... ovvero solo Xylia, alla casa di Corvonero.
 
Dopo un bacio lungo una quaresima, Xylia li salutò sorridendo mentre precedeva Hagrid per i corridoi, trotterellando come Pippi Calzelunghe.
 
Se qualcuno oltre noi l'avesse vista così, la sua aria di Fémme Fatale sarebbe andata inevitabilmente distrutta... ma cose del genere le faceva solo quando c'era Julio.... ah, l'amour...
 
Vive dentro un miliardo di cuori e non si può più fermare...
 
Gli elfi domestici si congedano con un inchino e anche Daniel fece un inchino di ricambio, dopodiché il moro e i suoi amici, guidati dal professor Drake, si incamminano nei sotterranei, fino alle solite botti.
 
Il professore, che durante il tempo libero suonava anche la batteria, battette a tempo la marcia di Tassorosso e li fece entrare, dopo avergli augurato buonanotte.
 
Salutò il Frate Grasso (che, Dan pensò, forse si era dimenticato che da umani si suole dormire) che gli fece un sorriso e un occhiolino e sparì dietro un muro.
 
Augurò poi la buonanotte a Isa, che si diresse verso il dormitorio femminile, nonostante Donna avesse sempre sostenuto che in realtà Isabell fosse un mago potentissimo per poter ingannare addirittura il sensore che non faceva passare i maschi... Dopo questo, ovviamente, si era beccata un pugno sul naso dalla rossa.
 
Vennero beccati dal professore di Trasfigurazione, Merv Johnson, mentre Isa dava quel fatidico pugno in faccia a Donna. A lei e a Dan, che la stava trattenendo, vennero prenotati per una settimana a disincrostare calderoni senza magia.
 
Non che lui potesse fare altrimenti, eh! E quando Isa aveva provato a protestare con il professore sul fatto che Daniel non c'entrasse niente, lo stesso Daniel l'aveva bloccata, pestandole un piede e una premendo una mano sopra la bocca di lei.
 
Quando gli chiese il perchè, lui le rispose semplicemente che sarebbe stato davvero frustante fare una cosa del genere da soli, mentre in due potevano almeno alleggerire la tensione con qualche battuta. Poi aggiunse anche il fatto che lei era un disastro con i lavori casalinghi e che lui, Daniel Woodstryke, in quanto provetto pozionista, aveva il dovere di mantenere intatto ogni calderone del mondo dalle mani di Isabell che, secondo lui, portavano “Morte e Distruzione” qualunque cosa facesse. Quel giorno lei non aveva smesso di chiamarlo stupido.
 
Salutò anche Roger, diretto al dormitorio di quelli del settimo anno, e si avviò con Char e Julio verso i loro letti.
 
Dan e Julio si cambiarono in fretta e si stesero sul letto, mentre Char, come ogni dannata notte, si chiuse nelle tendine del suo letto per cambiarsi, distogliendo lo sguardo imbarazzato quando lui e Julio avevano iniziato a cambiarsi.
 
Aveva provato varie volte a chiedergli del perchè di tutto questo, ma lui ogni volta era evasivo e se ne usciva con una scusa come : “Non ci posso fare io se mi vergogno, non ci sono abituato”. Ma dopo 5 anni quella scusa sembrava non reggere più...
 
Si buttò sul suo letto, ripensando alla giornata appena trascorsa. Era stata intensa, in modi differenti da quella ieri.
 
Tuttavia... no, non aveva davvero la voglia di ripensarci. Questo avrebbe portato magari a pensieri spiacevoli e magari ad incubi. Domani ci sarebbero state pozioni e incantesimi... e non era il caso di arrivare lì ancora più stanco più di quanto non fosse già...
 
Qualcosa di piacevole a cui pensare prima di dormire?...ah, i compiti! L'avevano caricato, non è vero? Anche Derick non c'era andato piano, vero? No! Aveva detto cose piacevoli! I compiti non sono cose piacevoli...
 
E, mentre sentiva una canzone che uscita dal Walk-man di Julio che parlava di far casino nella giungla, Daniel si addormentò.
 
“E allora c'erano questi enormi fogli di carta, erano dieci volte tanto me! E io sapevo che dovevo riempirli tutti!”
 
“L'incubo di ogni studente, direi”
 
“Poi, proprio mentre iniziavo a prendere in mano la penna, i fogli mi circondano e fanno calotta su di me. Poi vedo come se qualcuno disegnasse sopra quei fogli, ma un disegno dannatamente realistico. Una foresta. Ecco cosa si stava disegnando sui fogli e dove mi ritrovai. Era una foresta pluviale, di quelle che si trovano in sud America, avete presente? Lì c'era qualcuno che assomigliava molto a Voi-sapete-chi che suonava con i Red hot chill peppers qualcosa che non riuscivo a sentire. Poi,ad un certo punto uno dei Red Hot, in particolare il chitarrista ha porso un calice a Voi-sapete-chi e ne estrae un foglietto di carta. Quindi, lui legge il fogliettino, mi guarda negli occhi, e con voce sibilante mi dice: “Rubeusssssss Hagrid!” e poi mi sveglio.”
 
“Ma che razza di sogno...”
 
Erano in Sala Grande, la mattina dopo. Stavano facendo colazione. Dan stava raccontando a Char, Julio e Isabell il sogno che aveva fatto quella notte. Niente di traumatizzante, per carità, ne aveva fatti di più strani.
 
“Freud avrebbe tanto di quel lavoro da fare con te...” commentò distrattamente Isa, mettendosi una cucchiaio di Porrigde in bocca.
 
“Beh, non c'è bisogno di scomodare Freud. I fogli sono i compiti che devo fare... la Giungla c'entra con la canzone che ascoltava Julio... e credo c'entrino con la musica di Julio anche i Red Hot e Colui-che-non-deve-essere-nominato... vi ricordate, quella canzone? The one who must be nominated?”
 
“E il calice...?” chiese Char
 
“Ah, non ne ho idea”
 
“Sicuramente un simbolo fal...” ma si interruppe. Isabell arrossì violentemente e finì il suo porridge con due poderose cucchiaiate “Sbrighiamoci! Tra poco abbiamo doppie Pozioni con i Serpeverde!”
 
“E sono così ansioso di vedere i Serpeverde...” ghignò Dan “Voglio vedere Taylor che fine ha fatto. Non oso immaginare come il preside McPower potrebbe averlo punito...”
 
Trascinati dalla più o meno instancabile Isabell, che gli ripetette più volte se volesse ripetere la figuraccia di ieri a Trasfigurazione, arrivarono al primo piano, dove c'era l'aula di pozioni.
 
C'erano già alcuni ragazzi fuori dall'aula ad attendere che la lezione iniziasse: loro si misero lì fuori a chiacchierare.
 
“Vedi? Siamo addirittura in anticipo!” era Daniel a lamentarsi “E io non ho neanche finito la mia colazione, per seguirti! Ma non so io, sei proprio una donna che non fa finire le colazioni....”
 
“Ma che insulto è donna che non fa finire le colazioni?”
 
Isabell non lo seppe mai. Ancora prima che nel corridoio squillasse la dolce voce della professoressa Esperanza augurando loro “Buongiorno!”, le teste di molti maschi si girarono si girarono.
 
Tra le teste di maschi che non si girarono c'erano quelle di Julio, Char e Daniel.
 
I biondi capelli volteggiarono nel corridoio, il sorriso smagliante mise in vista i denti perfettamente bianchi. Il fisico dalle curve mozzafiato, che pur si notavano sotto le spesse vesti da strega e gli occhi azzurri cielo che sembravano magnetici, la facevano l'idolo di tutti gli studenti maschi della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
 
Nella stessa misura in cui si era guadagnata l'amore incondizionato di quasi tutto il genere maschile di Hogwarts, allo stesso modo aveva l'astio di quasi tutto il genere femminile.
 
Voci, che Dan riteneva abbastanza veritiere, dicevano che in lei scorreva sangue di Veela.
 
Tuttavia, né lui né Char né Julio ne subivano gli effetti. Per Dan era normale e Char era normale, mentre Julio aveva avuto la stessa reazione del resto della classe fino ad un anno fa... e aveva smesso nel bel mezzo dell'anno scorso.
 
Dan, Char e Isabell erano concordi nel ricordare che il periodo corrispondeva al momento in cui Julio aveva iniziato a fare gli occhi dolci ad una certa ragazza al tavolo di Corvonero.
 
Indi per cui erano arrivati alla conclusione che le persone pazzamente innamorate erano quasi immuni al fascino esercitato dalle Veela.
 
Char aveva avanzato anche un'altra opzione sul perchè lui ed Daniel fossero immuni al fascino Veela senza essere palesemente innamorati di nessuno: secondo il biondo c'erano persone che naturalmente erano resistenti a cose del genere. Fortuna volle che sia Char che Daniel avessero questa predisposizione.
 
Daniel si riteneva oltremodo fortunato: non sapeva perchè, ma era maledettamente sicuro che questa sua qualità gli avesse evitato cinque anni di piedi pestati e di “stupido!” durante l'orario di pozioni.
 
Dai, non poteva sempre essere sfortunato, no? Qualcosa bene doveva andargli... come non detto.
 
Daniel, muovendosi, era inciampato in una mattonella fantasma (Quella che tutti, tranne lui, schivavano d'istinto), e cadde per terra. Riuscì a mettere le mani davanti a lui per evitare di sbattere il suo brutto grugno per terra, ma proprio nel momento in cui credeva che il peggio era passato, arrivò il carico da novanta.
 
In questo caso in particolare corrispondeva ad un calderone.
 
UN CALDERONE.
 
Quanto cavolo di possibilità c'erano che... UN CALDERONE gli cadesse in testa e gli facesse sbattere la faccia contro il pavimento?
 
PRATICAMENTE NESSUNA!
 
Ma lui aveva questa particolare capacità di far diventare “Possibile L'Impossibile”... bella roba! Bella roba davvero!
 
“AHAAHAH! DANIEL STUPIDELLO SE NE VA PER IL CASTELLO E IL CALDERONE IN FACCIA PRENDERA'! AHAHAHAHAAH!”
 
Daniel riconobbe all'istante quella voce.
 
“PIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIXXXXXXXXXXXX!”
 
Si alzò in piedi, incurante del dolore e agitò un pugno di direzione della voce, che andava scomparendo dietro un angolo del corridoio.
 
“TI UCCIDERO'! TI ESORCIZZERO'! ESTRARRO' OGNI SINGOLO FRAMMENTO DI ECTOPLASMA DA QUEL TUO CORPO DI FANTASMA!” urlò Dan, senza un minimo di ritegno.
 
Quel piccolo... stupido... idiota... figlio di... che aspetti soltanto che nel mondo dei babbani inventino lo Zaino Protonico. Allora si che ne avrebbe visto delle belle!
 
“Daniel stai calmo!” gli disse Char mettendo una mano sulla spalla “Abbiamo lezione!”
 
“Già, mio pozionista” la dolce voce della professoressa Esperanza “Calmati o non riuscirai a fare con la solita calma la lezione di pozioni”
 
La rabbia che aveva nel petto, instancabile e implacabile, si materializzò sulla tua spalla nella dimensione di un Daniel più piccolo con le ali e la coda da pipistrello.
 
“Falla stare zitta! Sei incazzato nero! Non si rende conto che ti sei appena preso UN DANNATO CALDERONE IN TESTA?”
 
“Daniel” a questo punto è il suo corrispondente buono a parlare “Stai calmo e ragiona. Non puoi urlare addosso alla professoressa! E' una delle poche materie in cui eccelli! Poi il resto della popolazione maschile ti ucciderebbe! E non hai bisogno di essere ucciso! Fai un respiro profondo...”
 
E respira. Cose del genere erano all'ordine del giorno per Daniel, non era vero?
 
Doveva dare ascolto al suo io buono.
 
“E poi... guarda cosa so fare!” disse il suo io buono, facendo una spaccata.
 
Ma lui non credeva che c'entrasse...
 
“No, no, è un valido argomento.” contestò il suo io diavolo
 
Ma perché i suoi io interiori si prendevano la briga di fare citazioni alle Follie dell'imperatore?
 
Era passato un millisecondo da quando la prof gli ha fatto quella domanda. Il suoi io inferiori lavorano velocemente! Non come quando si immaginava cose e persone in circostanze diverse...
 
“Ha ragione, professoressa” disse Daniel, calmo, tenendosi la testa che non gli faceva poi così male “Vedrò di urlagli dietro dopo aver finito la lezione”
 
“Bravissimo, Daniel” e gli sorride. Oh-oh. Questo gli farà guadagnare altro rancori tra i compagni di classe.
 
La professoressa aprì la porta ed entrò.
 
Cedendo il passo con garbo prima ai suoi amici, Daniel entrò nell'aula e notò che dove si metteva di solito insieme ai suoi amici, il fuoco sotto il calderone era già acceso.
 
Benedetta quella professoressa! Gli faceva sempre quella cortesia! Sin dalla seconda lezione del primo anno, ovvero da quando si era dimostrato più o meno ( togliamo il meno) di fare qualunque tipo di incantesimo.
 
Un altro motivo per cui era discretamente odiato, era il cocco della professoressa.
 
Iniziò la lezione salutandoli, mentre tutti si mettevano davanti ai calderoni e mettevano a posto di borse.
 
Continuò ricordandogli l'importanza dei G.U.F.O. E dicendo che non avrebbe accettato nessuno con meno di Oltre Ogni Previsione nel suo prossimo anno.
 
Dopo aver detto ciò sospirò profondamente.
 
“Dunque, oggi inizieremo con la Bevanda della Pace! Questa squisita bevanda mette di buon umore chi la beve! Durante le conferenze di pace e in negoziazioni ufficiali viene spesso servita prima dell'incontro in modo che le trattative finiscano per il meglio. Bene! Iniziate!”
 
E con un gesto teatrale fece girare la lavagna di 180°, sull'altro lato c'erano scritte le istruzioni. Lo pozione era insidiosa, la si doveva mescolare un certo numero di volte in senso orario e poi antiorario, poi si doveva mettere certi ingredienti, tra cui la pietra di luna, in un momento esatto durante l'ebollizione della pozione.
 
Mentre sentiva imprecare a bassa voce sia Julia che Isabell, per lui quella pozione era una passeggiata. Non era stato forse lui che, al suo terzo anno, era riuscito a mescere di nascosto la Felix Felicis al suo secondo tentativo?
 
Che poi il primo fallimento non era stato nemmeno colpa sua. Non poteva farci niente se proprio quel giorno Mirtilla Malcontenta aveva deciso di far capolino nella Sala, al settimo piano, dove la pozione era nascosta, mettendoci dentro quel poco di acqua che era bastato per mandare tutta la dannata pozione a putt... a simpatiche donnine che girano per le strade a tarda notte. O meglio che stanno in case specificatamente adibite a loro e gestite dal governo... seconda l'ultima legge del Primo Ministro Inglese.
 
Per non parlare delle conseguenze disastrose quando gli era esplosa addosso. Quel mese fu forse il più sfortunato e peggiore della sua intera vita. Poi ci aveva riprovato. E, oh, se ci aveva riprovato! Prendendo anche più precauzioni di quante ne avesse prese prima. E ci riuscì, o sì che ci riuscì! Ma... venne scoperto dal Custode e la pozione gli venne confiscata tutta. E dovette sgobbare per la prossima settimana sui corridoi a pulire, per punizione. E il giorno dopo il Custode aveva avuto quello che amava definire “Il giorno più fortunato della sua vita”.
 
Bastava fare 2+2... Per un attimo si infuriò di nuovo, ma nuovamente il suo interiore gli disse di calmarsi, e Daniel gli diede ragione.
 
Sospirò nuovamente.
 
Iniziò dunque, con la calma che gli era solita, a mescere la pozione.
 
Fischiettando iniziò, a mettere i vari ingredienti, fino a che non sentì uno scappellotto che lo colpì sulla tempia. Si girò, ma non riuscì a capire chi era stato. Il suo posto si trovava nel mezzo della via tra i banchi e l'armadio dove erano riposti gli ingredienti, quindi poteva essere stato chiunque dei ragazzi che ora stavano davanti all'armadio a prendere gli ingredienti... E non gli andava di fare la figura del moccioso, quindi lasciò stare e riprese come se non se ne fosse neanche accorto.
 
Poi sentì un altro scappellotto. Ma fece finta di nulla, come se non l'avesse nemmeno percepito. Forse se avesse fatto finta di non sentirli l'avrebbe smessa. Era forse quello il prezzo da pagare per aver ricevuto un sorriso e una lode dalla professoressa più amata della scuola?
 
Daniel sospirò di nuovo. A quanti sospiri era arrivato? Se continuava così avrebbe potuto mettere su un impresa di gonfiaggio palloni aerostatici... se aveva tanto fiato per sospirare, allora avrebbe potuto usarlo in maniera più redditizia... come anche quell'altra storia quella dello smaltimento corpi dopo una crisi zombie... basta mettere gli zombie su un tappeto mobile! Energia pulita virtualmente infinita!
 
Daniel continuò a fare la pozione, dando di tanto in tanto suggerimenti ai suoi amici senza essere visto dalla Prof.
 
Ma poi gli arrivò l'ennesimo scappellotto. Questo, mentre aveva appena finito di dare l'ultima mescolata anti-oraria... il problema è che lo scappellotto fu così forte che gli fece finire le braccia che stavano sul mestolo e la faccia dritti dritti nel calderone.
 
Daniel iniziò a espirare aria dentro la pozione, provocando alcune bollicine. CALMATI DANIEL! CALMATI DANIEL! CALMATI DANIEL!
 
Quindi, con tutta la calma che gli era permessa dalle sue lunghe meditazioni che aveva fatto per reprimere la rabbia, se ne uscì come avrebbe fatto solo un Buddha pienamente illuminato:
 
“CHI CA**O E' STATO IL FO**U*O IDIOTA?”
 
Certamente Daniel non aveva raggiunto l'illuminazione ma certamente l'avrebbe raggiunta il tizio che gli aveva dato quello scappellotto: avrebbe picchiato così tanto che si sarebbe illuminato!
 
Tutta la classe si gira verso di lui, guardandolo malissimo. E nessuno era all'armadio o abbastanza vicino a lui da poterli tirare uno scappellotto.
 
Divenne rosso come un peperone.
 
“Oh” sussurrò “Scusate”
 
E tornò sulla sua pozione, aggiungendo l'ennesimo ingrediente.
 
L'ora e mezza prevista per la pozione infine scadette e vennero tutti pregati di imbottigliare il risultato della loro pozione e di scrivere sull'etichetta il proprio nome.
 
Daniel era sicuro di aver fatto tutto perfettamente, la pozione era anche del colore descritto alla fine.
 
Poi aveva seguito la pozione alla lettera. Alla fine non c'era molta differenza tra un bravo cuoco e un bravo pozionista.
 
Mentre metteva apposta la roba, si guardò intorno e notò che Myles non era venuto a lezione e che Donna era rimasta con due sue amiche tutto il tempo. I suoi scagnozzi, Dixie e Pixie, lì, chiamati così visto che non si ricordava, né si sarebbe mai ricordato (e né aveva intenzione di farlo), i loro nomi, erano andati anche peggio del solito senza che il loro capo gli desse i soliti consigli.
 
Che gli era successo a Myles? E diavolo era stata a dargli tutti quelli scappellotti?...Sentì come se le cose fossero collegate.
 
Ma forse non lo erano. O forse sì.
 
“E ricordate, Cari, che di stilare un compendio sugli usi della pietra lunare e sugli utilizzi nelle pozioni diverse da quella della Pace! La pergamena deve essere lunga almeno 30 cm! So, che sono tanti, cucciolottini, ma fatelo per me e per il vostro futuro!”
 
“Sì, professoressa! Grazie Professoressa!” risposero in coro e ne andarono.
 
Avevano almeno tre ore prima del pranzo e la prossima lezione sarebbe stata nel pomeriggio, quindi avevano un po' di tempo libero.
 
“Beh, potremmo fare i compiti” suggerì Char “Siamo pieni”
 
“Beh, non sarebbe una cattiva idea” gli accordò Daniel “Ma sapete, adesso proprio non mi va... sto discretamente cascando dal sonno... e ho anche paura di quello che potrebbe aver combinato Myles. Avete notato che non era a lezione?”
 
“A proposito di lezione... che diavolo ti è successo? Perchè ti sei messo ad urlare?”
 
“Qualcuno continuava a tirarmi scappellotti!”
 
“Daniel” disse Char “Stavo accanto a te a pozioni, se qualcuno ti avesse tirato uno scappellotto me ne sarei accorto!”
 
“Già, anch'io” disse Julio
 
“Beh, lo stesso qui” confermò Isa
 
“...e allora proprio non me lo spiego! Ah, è vero! Che diavolo! La magia! Se c'è un incantesimo che ti fa diventare la bacchetta una forchetta – ho fatto la rima, visto che figo? - ce deve essere un altro che ti tira scappellotti a distanza! Non pensate?”
 
“A parte la rima, sono d'accordo...” commentò Julio “e tra l'altro era un cucchiaio, non una forchetta...”
 
“Vabbè, sempre lì a puntualizzare...”
 
***
 
Ok, ok scusatemi per il capitolo in cui non avviene..praticamente niente di rilevante. Scusatemi davvero. In realtà doveva essere unito con il capitolo dopo, ma visto che sarebbe venuto di una 30 di pagine, ho deciso di spezzarlo in due.
Nel prossimo capitolo, che posterò a breve, credo, inizierà a vedersi le prime avvisaglie della “parte seria” della trama. In effetti penso di aver messo troppa carne sul fuoco, tra questo, il torneo Treamghi, il Quiddich, il corso del professor Drake...
 
Quindi ci sono due alternative, o la cucino bene, oppure brucio tutto! Il mio è un po' un progetto ambizioso, e vediamo se ci riesco!XD
 
E adesso proviamo a descrivere altri 3 personaggi!
 
Sam e Stan: Sinceramente, li ho ideati insieme. Nei vari Harry Potter vengono sempre citati, sia un macchinista sia un capotreno... che non vengono mai fatti vedere Quindi decisi di farli vedere io. Fighi, vero? Sono ispirati un po' a Stalio e Olio, a Bud Spencer e Terence Hill e un po' alla “strana coppia” dove Sam è quello ordinato e Stan quello disordinato. Sono entrambi scapoli e la loro sfortuna con le donne è leggendaria. Condividono un appartamento sulla periferia di Londra e, in realtà, sono i proprietari di un importante società ferroviaria inglese... ogni tanto si divertono ad infiltrarsi tra i loro dipendenti e lavorare come macchinista e capotreni, inseguiti dalla loro vecchia e terribile segretaria, la signora Gark. Stan è appassionato di modellismo di treni, mentre Sam è un provetto cuoco. Attualmente entrambi sono alla ricerca di mogli, come i loro genitori non fanno che ricordargli, sono verso i quaranta e se non si sbrigano non li prende più nessuno! Chissà se non troveranno l'amore...
 
Loro mi piacciono un sacco! Mi diverto davvero tanto a scrivere i loro litigi improbabili! Spero di riuscire a farli apparire di più...
 
Derick Drake: In realtà è ispirato ad un mio amico, che è più o meno la copia esatta di Drake: appassionato di film americani e sembra uscito da uno di essi. L'ho praticamente preso e cambiato di contesto... anche lui mi diverte un sacco... e mi permette di fare tra lui e Julio, un infinità di citazioni che tanto amo! Bwahahaha!
 
@Fiammettablade: grazie per il commento! ma davvero è così lungo? O_o sto cercando di contenermi! Sia il prof di Difesa che quello di Babbanologia, sono dei fighi, mi piacciono un casino tutti e due. E i suoi particolari ci hai azzeccato in pieno, complimenti!XD
 
@Elizabeth_Lovegood: grazie per i commenti e i complimenti. Vedrai il prof di Babbanologia non ti deluderà... spero! Beh, io sono un Tassorosso e mi sento in dovere di portare alla ribalta questa casa così bistrattata e dimenticata!
 
@Lady_Dreamer:Grazie per il commento immenso!:) Quella di Mula come citazione mi piace un sacco, poi ho fatto la bella cosa di mischiare la versione inglese a quella italiana... perchè quella italiana fa: “E sarai, veloce come è veloce il vento! E sarai potente come un vulcano attivo!Quell'uomo sai che adesso non... sei tuuuuuuuu!” ma l'ultima parte stonava un po' e quindi ho messo la parte inglese “Mysterious like the dark side of the moooooon!” Grazie ancora per i complimenti: faccio del mio meglio per dare ad ognuno, anche ai secondari, una parvenza di personalità. I professori, in particolare, sono quelli che cerco di rendere più distintivi di tutti...con il risultato che sta uscendo una scuola di matti... Poi hai ragione sull'insulto, sinceramente sono stato indeciso fino all'ultimo se metterlo o meno, ma alla fine ho deciso di sì. Comunque non penso mi spingerò di nuovo così lontano con gli insulti, era una specie di prova, devo dire. La situazione sentimentale è tremenda lo so... anch'io, devo ammettere, non so che pesci pigliare, si è formata senza che io l'avessi prevista, conta!
 
Ok, gente, scusatemi ancora per il capitolo moscio, prometto che aggiornerò al più presto! Quindi... a... a più presto!

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Capitolo 4
*** Il Silenzio ***


“Salve, ragazzi! E quindi eccoci insieme nel nostro quinto anno di istruzione! Spero andremo di nuovo d'accordo come lo è stato ogni anno! E voglio ricordarvi che questo è l'anno dei G.U.F.O.! Ricordatevi che da questo dipenderà l'intera vostra vita, quindi date il vostro massimo! Ancora più di prima!”
 
Il loro professore di Incantesimi, Geoge de La Sand, stava tenendo lezione nel pomeriggio appena dieci minuti dopo che avevano mangiato. Daniel sentiva ancora il sapore di purè di patate in bocca. Maledetta Isabell e la sua mania di arrivare in anticipo! Altri cinque minuti e avrebbe digerito... E invece no! Erano arrivati in anticipo, aspettato il professore! E lui non aveva potuto digerire! Maledetta!
 
E alla fine, tutta la mattinata non aveva studiato. C'era questo libro in biblioteca... che l'aveva intrigato davvero troppo. Il titolo era : “Leggende e Miti di Hogwarts e i suoi fondatori”. Era davvero figo. Non sapeva certamente che la spada di Grifondoro fosse nell'ufficio del preside! E neanche che ci fossero un Diadema e una Palla Veggente di Cosetta Corvonero che erano attualmente dispersi mentre sia l'Anello sia il Medaglione di Serpeverde erano ancora in possesso dei discendenti diretti così come lo era la Coppa e il Guanto di Tassorosso. Questi ultimi oggetti in particolare avevano attirato la sua attenzione in quanto appartenenti alla fondatrice della sua casa... chissà chi era l'erede di Tassorosso... probabilmente un potente mago che ora stava facendo il bene del mondo...
 
Ovviamente i suoi amici, mentre lui leggeva quel meraviglioso libro, avevano ben pensato di non avvantaggiarsi con i compiti a loro volta... ammasso di furbi, che erano!
 
“Iniziamo subito con un bel ripasso che quasi sicuramente usciranno nei GUFO: gli incantesimi rallegranti. Ora mettevi in coppie da due e fateli a vicenda!”
 
“Sì professore!” gli risposero tutti in coro.
 
Se la professoressa Esperanza era l'idolo dei maschi di Hogwarts,  il professor De la Sand era il corrispettivo per le ragazze.
 
Alto, bello, biondo, occhi azzurri e fisico asciutto. Era come ogni ragazza si aspettava il principe azzurro. La maggior parte delle ragazze lo venerava come un dio, a momenti.
 
Ringraziava davvero tutti gli dei dell'universo, conosciuti e non, che Isabell non fosse tra quelle.
 
E non lo era neanche Xylia a detta di Julio. E Daniel gli credeva. Effettivamente Xylia era davvero troppo presa dal suo... “Pucci-Pucci!” come l'aveva chiamato una volta,  per potersi interessare ad un altro uomo.
 
“Bene bene bene” disse sbrigativo agitando la mano “Vi ricordate il movimento della bacchetta...ccccccccooosì! Bene iniziate!”
 
Come al solito, Daniel fece una morra cinese veloce con i suoi tre amici. Lui tirò carta, come anche Char, mentre Isa e Julio tirarono forbici. Le coppie erano date dai vincitori e dai perdenti: ovvero Daniel e Char e Isabell e Julio.
 
Fosse riuscito a vincere una volta a quel dannato gioco e probabilmente il mondo sarebbe stato vicino alla fine.
 
Il resto della lezione passò velocemente per Daniel. Char, come il professore fece notare a tutta la classe, era riuscito in poco tempo a fare l'incantesimo Rallegrante senza alcun problema.
 
Questo fece guadagnare ai Tassi dieci punti. Se continuava così...forse avrebbero davvero potuto vincere la Coppa delle Case!
 
Per il resto la lezione continuò come al solito, il professor De la Sand lodò Char, facendogli, come al solito, ampi sorrisi. E, come al solito ignorò completamente Daniel. Come se non esistesse, non lo chiamava mai per nome, solo come: “il tuo compagno” riferito a suo attuale partner di incantesimi.
 
Daniel, tristemente, pensava che quella di essere ignorato fosse la migliore scelta possibile. Non poteva fare incantesimi, quindi a che pro curarsi di lui?
 
Per contrasto, invece, Char è uno dei migliori. Muoveva la mano con una maestria... coooooosì.... che veniva sempre lodata.
 
Sia Char che il professor De la Sand erano di origini francesi... che ci fosse del patriottismo dietro ad alcuni atteggiamenti del professore verso il suo amico Char? Forse. Ma era innegabile la bravura di Char nel fare incantesimi. Era sicuramente il migliore della classe.
 
Poi i più maliziosi tra i suoi compagni avevano addirittura pensato che il professore c'avesse fatto un pensierino sopra. Ipotesi negata con tutta la forza dalle ragazze, che dicevano che il professore era il più virile e il maschio tra gli uomini.
 
Sinceramente, Daniel...
 
“E ricordate, cari, l'incantesimo va fatto... Cooooosì!”
 
...non pensava che il professor De la Sand potesse essere definito propriamente virile e maschio... ma le donne avevano un modo tutto loro di giudicare la virilità...
 
Boh....
 
La lezione finì e il professore gli assegnò il più grande quantitativo di compiti che memoria umana e divina ricordassero. Daniel scommetteva che da qualche parte sul monte Olimpo, Atena stesse scuotendo la testa, sconvolta anche lei per il quantitativo di compiti.
 
“Ma una roba da pazzi!” commentava Isa, riavviandosi varie volte i capelli dietro l'orecchio “mai visti tutti 'sti compiti in una volta! Un altro po' e veniamo sommersi! Ringrazio che domani ci sia il fine settimana altrimenti penso sarebbe finita come in quel film...”
 
“No fun and all work makes Isabell a dull boy?”
 
“No, non Shining! Quello dove alla fine lui... si mette con lei... e poi si baciano...”
 
“Adesso, grazie a questa tua precisissima descrizione posso dirti che... il 99% dei film è così!”
 
“Stupido! Era quel film con la colonna sonora che faceva così...”
 
E si mise a mugugnare una melodia.
 
“E adesso dopo questi indizi così decisivi posso dirti che film è...”
 
“E il film è...?”
 
“Ti sto prendendo in giro, non te ne sei accorta?”
 
E il solito pestone sul piede di Daniel.
 
“Stupido!”
 
Isabell avrebbe dovuto davvero ampliare il proprio vocabolario... e magari nuovi insulti. Stava diventando monotona! Sempre “Stupido, stupido, stupido”! Ma Daniel voleva davvero essere insultato in altri modi? No! E allora? Meglio così!
 
“E comunque adesso dobbiamo metterci seriamente a fare compiti...”disse Daniel, ritornato nella parte del “Bravo e studioso ragazzo”
 
“Daniel ha ragione, anche perchè domani mi aspetto che voi siate tutti al campo di Quiddich per i provini e voglio i vostri giudizi sugli aspiranti Battitori! E voglio anche che vadano d'accordo con tutti, ci manca solo che abbiamo litigi in squadra e siamo apposto”
 
A parlare era stato Roger, il loro capitano, uscito da un passaggio segreto alla loro destra, prendendoli di sorpresa.
 
“Roger! Tu mi vuoi morto giovane! Non-farlo-mai-più!” esclamò Julio, tenendosi una mano sul cuore, sospirando troppo per essere realistico.
 
“E quello dove porta?” chiese Char
 
“Non so che percorso faccia, ma arriva fino alla Torre di Astronomia”
 
“Wow, figo... potevi dircelo prima! Ci saremmo risparmiati ore di camminate...” Isabell lo guardò male
 
“Questo è uno dei segreti di noi del settimo anno! Non avrei neanche dovuto dirvelo!”
 
Girarono l'angolo ed entrarono nella loro Casa. Era calda ed accogliente come al solito.
 
“E non fatevelo sfuggire con nessuno” li minacciò Roger “Altrimenti...” e sparì nei dormitori.
 
“Altrimenti?” continuò Daniel “E altrimenti che ci fa?”
 
“Altrimenti...” Julio fece finta di pensarci “Altrimenti, ah ecco, si arrabbia! Eheheh!”
 
E presero possesso del loro solito tavolo nella Sala Comune.
 
“Allora... andiamo per ordine, iniziamo da Trasfigurazione?”
 
“Una materia vale l'altra, basta che facciamo qualcosa” disse saggiamente Char
 
Ma Daniel sentì che non era d'accordo. Un istinto quasi animalesco gli disse che doveva fare altro, prima. Qualcosa di molto, molto importante.
 
“Scusate, ragazzi, se avete la pazienza di aspettarmi per una mezz'oretta, io avrei una missione molto importante da svolgere prima”
 
“Che missione?” lo guardarono tutti con tanto d'occhi.
 
“Troppo importante” disse alzando lo sguardo verso il cielo che si intravedeva dalle finestre “e troppo segreta  perchè io ve ne possa parlare... anche a voi che siete i miei più cari amici! Addio! E ricordatemi così come sono, non come quello che sarò”
 
E con questa frase ed effetto, svanì dietro la porta che portava fuori dalla Casa di Tassorosso senza ulteriori commenti, lasciando i suoi amici attoniti.
 
Daniel iniziò a correre. Doveva sbrigarsi, non ce la faceva più. Sarebbe stato terribile se non ce l'avesse fatta. Le fondamenta del mondo... no! Dell'universo intero sarebbe state scosse se la sua missione non fosse stata svolta.
 
Corse. Corse. Corse. Corse e...”AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!” scivolò su uno strato di cera.
 
“Bene, bene, che cosa abbiamo qui?” Dal nulla comparve il nemico più terribile e più temuto da Daniel. Lui aveva il potere in quella scuola. Lui era uno dei pochi che poteva impedirgli di compiere la SUA missione!Lui era... in realtà non sapeva nemmeno come si chiamasse.
 
“Bravo!” continuò la voce “Adesso mi ritocca passare la cera! E pensi che sarò io a farlo? Nossignore!”
 
Daniel provò a rialzarsi per riuscire infine a mettersi in equilibrio precario.
 
“E perchè non c'è nemmeno un dannatissimo cartello che segnalava che il terreno è bagnato?”
 
“Perchè il pavimento non è bagnato, genio! Se avessi un cartello da mettere per la cera ce lo metterei, ma non ne ho, quindi meglio non mettere niente, così non vado in errore”
 
“Questo è il ragionamento più stupido che io abbia mai...” Daniel sentì una fitta alla pancia e si piegò in due, scivolando nuovamente.
 
Quello che aveva passato la cera era il Custode di Hogwarts. Nessuno sapeva il suo nome. E il Custode stesso non l'aveva mai detto a nessuno. Lui e Daniel erano acerrimi nemici da quando, durante il primo anno di Daniel, quest'ultimo suggerì al custode che forse la porta era incastrata perchè c'era uno zellino.
 
Il Custode lo minacciò che, nel caso avrebbe davvero trovato un zellino, se la sarebbe presa con lui.
 
E il Custode, quasi ovviamente, trovò uno zellino incastrato nel portone...e da allora non faceva che perseguitare Daniel. Forse aveva addirittura messo quello strato di cera solo per farlo scivolare.
 
Ma non aveva tempo per pensare a queste cose! Lui aveva una missione da compiere!
 
Rotolò fuori dallo strato di cera e si continuò a camminare, finchè una mano non lo prese per il polso.
 
“No, no, no! Tu non vai da nessuna parte! Hai sporcato la cera, adesso la rimetti tu!”
 
“Ma non posso!” disse Daniel, con voce stridula “Ho una missione da compiere!”
 
“Missione? Qualunque cosa fosse puoi dirla a me... la farò io”
 
Daniel iniziò a sospettare che il Custode sapesse di quale missione parlasse, altrimenti non si sarebbe mai offerto di aiutarlo.
 
“No!”disse “Non è possibile! E' una missione che posso fare solo io! Io sono il Prescelto delle sette Dee, L'uomo che rende possibile l'impossibile! Colui che sfida il destino!”
 
“...devi andare al bagno vero?”
 
“Sì! E di fretta anche!”
 
“Va bene!” disse “io adesso ti lascio andare, ma mi devi promettere che tornerai qui, rimetterei la cera e poi pulirai l'aula di Trasfigurazione”
 
“Ma quello è il tuo dover...”
 
“Prendere o lasciare. O pesi di poterla trattenere fino a quando non avrai finito di tirare la cera qui?”
 
Daniel si tenne la pancia. Gli faceva male.
 
“E VA BENE! MALEDETTO MAFIOSO! TE LO PROMETTO!”
 
“E allora puoi andare” disse con un sorriso malvagio il Custode.
 
Come un lampo raggiunse il bagno e quando ne uscì era decisamente più leggero. Più leggero e libero. Oddio, libero non direi, visto i compiti che aveva promesso di fare.
 
Quindi, con la solerzia di cui era nota la sua casa, Daniel iniziò a passare uno strato di cera sotto l'occhio vigile del Custode...e poi, per l'ora successiva, pulì l'aula di Trasfigurazione. Avrebbe voluto uccidere di persona tutti questi studenti che avevano attaccato tutte quelle gomme o magigomme che fossero, sotto i banchi.
 
Tornò nella sala Comune dei Tassorosso, stanco e stressato... non prima di aver lanciato un occhiata di puro odio al Custode.
 
“Daniel! Dove diavolo sei stato! Ti abbiamo aspettato per tutto questo tempo!” fu Julio a parlare “E a quale missione dovevi adempiere?”
 
Daniel si mantenne in un silenzio circospetto.
 
“Ho compiuto quella missione, o prode amico. Ostacoli hanno sbarrato il mio cammino e ho fatto ritardo... e me ne dispiace, spero vogliate perdonarmi e che si possa iniziare a svolgere i doveri che sono consoni a noi studenti”
 
“Sì, sì, come vuoi” disse Isabell “Basta che la smetti di parlare così: mi fai venire il mal di testa”
 
Iniziarono. E successe quello che succedeva ogni volta. Daniel esponeva un concetto e poi tutti lo mettevano per iscritto. Poi fu il turno di Julio. Dopo ancora quello di Isabell. E infine quello di Char. E via finchè non finivano il tema.
 
Il metodo era abbastanza efficace e anche discretamente veloce. Gli bastò un pomeriggio per fare quel tema per il professor Johnson, certi di essersi tutti meritati una “E”.
 
La sera fecero una pausa, stanchi dallo studiare... quindi Daniel propose di andare a trovare Hagrid... magari avrebbero ottenuto qualche informazione sul Torneo Tremaghi.
 
Gli altri gli fecero notare che era passato il coprifuoco e quindi se li avessero trovati fuori li avrebbero messi in punizione.
 
“Questo ci ha mai fermato?” chiese Daniel, con un sorriso sornione
 
“Ovviamente no” Sapeva la risposta. Era uno dei motivi per cui nessuno di loro quattro era stato Prefetto quell'anno... la loro fedina penale scolastica era ben lungi dell'essere immacolata.
 
“Sorpresi fuori dal proprio dormitorio di notte” era la nota che più spesso ricorreva su di loro, ma anche “Accesso alla Foresta Proibita” - quale parte di Foresta Proibita non avevano capito? Foresta o Proibita?  gli aveva detto il professor Drake, più di una volta –  era piuttosto frequente. Poi c'era anche “Zuffa nei corridoi”  che era il no-plus-ultra, della causa delle loro punizioni.
 
Quanti lavori manuali avevano fatto così? Quanti Calderoni scrostati? Quanti Vermicoli morti erano stati separati da quelli vivi? Quante notti senza fine?
 
“Quante regole malsane, in una vita che sapori non ha! Troppa dura è l'esistenza, l'amicizia non ha più dignità...” cantava Julio a bassavoce, quasi finendo i pensieri di Daniel.
 
“SSSSSSH! Ma voi stare zitto?” gli disse Isabell, mentre salivano per le scale che li avrebbero condotti al piano terra..
 
Chissà perchè ma Daniel era sicuro che se si fosse trattato di lui, si sarebbe preso anche un pugno. In effetti era particolarmente manesca solo verso di lui. Che fosse una dimostrazione d'affetto?
 
Se così fosse stato, qualcuno avrebbe dovuto insegnarle come si dimostra l'affetto. Ma un bacio o una carezza per esempio? Un abbraccio? Gli avrebbero fatto senz'altro più piacere di pugni e pestoni.
 
Avrebbe dovuto tenere un corso, lui, Daniel Woodstryke, su come dimostrare affetto. E lei, Isabell Smith, avrebbe dovuto partecipare alle lezione e prendere il massimo delle voti.
 
Ehi! Perchè la cosa aveva finito per prendere una connotazione quasi erotica? E perchè lui stava pensando in questi termini dalla sua amica d'infanzia? Smettila smettila! Pervertito! A cuccia!
 
“Devi stare attento! Non puoi pensare a queste cose, sei il battipista!”
 
Infatti per uscire di notte dal dormitorio, l'unico modo per farlo senza essere beccare...era semplicemente stare molto attenti.
 
Daniel era il battipista, ovvero l'avanguardia, colui che doveva andare per primo e dire se tutto fosse ok.
 
“Ok, via libera! Bishonen, Lina, Casval, potete avanzare!”
 
“Ricevuto, Gaston!”
 
Durante queste operazioni che in codice erano: “Azioni di infiltrazione notturna nella casa di Hagrid”, i ragazzi usavano dei soprannomi cosicchè nel caso qualcuno li sentisse,  non avrebbero potuto riconoscerli dai loro nomi. O almeno questa era la scusa.
 
Daniel era Gaston, come il papero fortunato cugino di Paperino... in senso ironico ovviamente. Inoltre c'entrava un po' il cattivo della Bella e la Bestia.
 
Isabell era Lina. Lina Inverse era una maga dai lunghi capelli rossi, facile all'ira e “dalla palla di fuoco facile”, se così di può dire, protagonista del cartone animato “The Slayers”. Le similitudini tra Lina e Isabell tendevano all'infinito.
 
Julio era Bishonen. Bishonen significa “bel ragazzo” in giapponese... inoltre era una citazione a Sailor Moon il cui titolo era "Bishōjo senshi Sērā Mūn" che poteva essere tradotto come "La bella ragazza guerriera Sailor Moon".
 
Infine il sopranome di Char era Casval. Julio aveva spiegato loro che in Gundam c'era un personaggio di nome Char... e che questo era il suo nome di copertura. In realtà il suo nome era Casval... e quindi l'avevano adottato come sopranome. 
 
“Ok, anche questo corridoio è libero! Aspettate che sento delle voci...” disse Daniel
 
“E quindi... cosa vuoi? So bene che tu odi stare in mia compagnia almeno quanto io odio la tua.”
 
Le voci provenivano da un'aula lì vicino, quella di Pozioni. E Daniel e i suoi amici riconobbero immediatamente a chi apparteneva la prima voce, dopotutto l'avevano sentita appena ieri: era della professoressa Weasley.
 
“Hai ragione. Ma la sicurezza del castello e della mia vita hanno senz'altro priorità sulla nostra antipatia reciproca” La seconda voce gli era quasi sconosciuta. Era una voce femminile, dura, secca e risuonava nei corridoi come uno schiocco di frusta.
 
“Oh, molto nobile da parte tua. Non me l'aspettavo certamente da una Serpeverde” commentò la professoressa Weasley, sprezzante.
 
“Tzè.” disse la seconda voce non raccogliendo la provocazione “Ho già avvertito le autorità competenti, ma credo non mi abbiano dato ascolto"
 
Riascoltandola una seconda volta, Daniel ricordò a chi apparteneva. Era della professoressa Grace, insegnante di Divinazione e Capo della Casa Serpeverde.
 
“Perchè? Forse la minaccia a questo castello... l'hai vista con il tuo Occhio Interiore?”Le ultime due parole furono pronunciate in maniera sprezzante. Chiaramente la professoressa Waesley non credeva a quel genere di cose.
 
“Esattamente” La professoressa Grace non si accorse o non si curò dell'atteggiamento riservatole dalla sua interlocutrice “Qualcosa di terribile accadrà quest'anno ad Hogwarts. Qualcosa di spaventoso. Qualcosa che non mi fa dormire la notte. Qualcosa che non riesco ad identificare...”
 
“E perchè avverti me? Dopotutto, come hai detto tu stessa, non mi sei certo simpatica”
 
“Perchè so che tieni a questa scuola almeno quanto me. E poi perché sei l'insegnante di Difesa contro le Arti Oscure! E il tuo precedente lavoro....”
 
“NON PARLARMI DEL MIO PRECEDENTE LAVORO!” e l'urlo riecheggiò per tutto il castello.
 
“Abbiamo la coda di paia, eh? Ok, lasciamo perdere. Che mi sai dire di Merv Johnson il professore di Trasfigurazione?”
 
“Curioso che sia TU a chiedere a me queste informazioni” disse la professoressa Weasley, ritrovando improvvisamente la calma “Ricordo distintamente che era la TUA casa, quella che Merv frequentava quando eravamo studenti in questa scuola”
 
“Certo” disse “Ma a quel tempo non aveva tutte quelle ferite sul volto. Ma anche allora si vociferava che fosse il figlio di uno dei Mangiamorte... dopotutto lui è stato più volte scoperto a praticare Magia Oscura. Una volta fu anche sospeso.”
 
“Si, me lo ricordo... E quindi? Ritieni che sia lui a minacciare la sicurezza di questo castello? L'hai visto con il tuo occhio interiore?”
 
Per la prima volta, Daniel sentì la voce della professoressa Grace vacillare. “No. Ho visto solo che qualcosa accadrà, ma non chi. Ma appunto cercavo conferme. Se davvero è stato in prigione come si vocifera... e se è davvero figlio di un Mangiamorte... è probabl...”
 
“Sssh! Silenzio!”
 
“Si, esatto! Il Silenzio! Ecco cosa sogno! Il Silenzio si sta avvicinando! Il Silenz...”
 
Non finì mai la frase. Daniel, che si stava avvicinando alla porta per sentire meglio ed eventualmente vedere cosa stava succedendo, inciampò sulla stessa mattonella fantasma che aveva già calpestato la mattina, finendo per terra.
 
Nel silenzio totale, il rumore che fece fu come quello che fece quello “Sciocco di un Tuc” buttando un sasso nel pozzo delle miniere di Moira.
 
“CHI VA LA'?” urlò la professoressa Weasley nella direzione della porta.
 
Daniel si rialzò velocemente e fece segno ai suoi amici di andare. Quelli non se lo fecero ripetere due volte e corsero, con Daniel dietro, in direzione del loro dormitorio.
 
“Ehi! Fermi!” la voce della professoressa Weasley era lontana, quasi inudibile.
 
Corsero a perdifiato. Corsero fino a dentro la Sala Comune (urtando Roger e Kyrt nella fretta) e poi fino al dormitorio maschile del 5 anno, che quell'ora era deserto.
 
Erano tutti senza fiato.
 
“Ma che diavolo...uff...uff...”disse Daniel, senza fiato.
 
“Concordo” disse Julio “Ma che diavolo.... uff uff uff...”
 
“Beh” disse Isabell che sembrava essersi già ripresa “Dal loro discorso pareva che la Professoressa Grace avesse visto qualcosa...”
 
C'era da dire un paio di cose a proposito della professoressa Grace. Come la maggior parte dei Serpeverde, Annah Grace, della nobile famiglia dei Grace, era una purosangue. La sua fama di Divinatrice era famosa in tutto il mondo magico e pareva che tutte le sue previsioni si avverassero. Durante i primi anni di scuola di Daniel, varie persone passavano durante il fine settimana. Importanti Ministri e mercanti venivano fin ad Hogwarts per chiederle consiglio e per sapere cosa sarebbe accaduto loro in futuro. Poi, a quanto aveva capito, il Preside aveva semplicemente proibito queste visite e nessuno era più venuto.
 
“Qualcosa di terribile accadrà ad Hogwarts ha detto. Il Silenzio si stava avvicinando” citò Char, ancora con il fiatone.
 
“Il Silenzio? Qualcosa di terribile?” continuò Isabell “Che cosa potrebbe essere...?”
 
“Ah, non lo so” rispose Daniel, che ora non ansimava più “Ma sicuramente “il Silenzio” è una metafora per il disastro imminente... e a quanto pare il professor Johnson è il primo sospettato... a quanto pare è stato in prigione...”
 
“E a scuola fu sospeso per aver praticato magia Oscura....”continuò Char “ E quindi...”
 
“Quindi se qualcosa di terribile deve accadere qui a scuola, lui deve c'entrare” concluse Julio, che ancora respirava pesantemente.
 
Rimasero qualche secondo in silenzio, ancora schiacciati dal peso delle rivelazioni che avevano ricevuto.
 
“Ma c'è la possibilità che non sia vero” Char parlò dopo alcuni minuti di silenzio “Magari si è sbagliata”
 
“Beh” lo contestò Julio “Da che io sappia non ha mai sbagliato una previsione. E sembrava davvero preoccupata”
 
“Io, sinceramente, non ho mai creduto alla lettura del futuro. Il futuro si costruisce da sè” affermò Daniel con sicurezza “Non esiste niente di determinato”
 
“Ha ragione Daniel” confermò Isabell “Magari è solo una truffatrice particolarmente brava. Poi aiuta il fatto che non è una brutta donna”
 
Non essere una brutta donna era decisamente sminuente per la Professoressa Grace. Lunghi capelli lisci e neri e occhi dello stesso colore. Tratti delicati ma decisi, portamento fiero e quasi prezzante. Un fisico formoso.
 
“Beh, sì. Magari è solo una strega particolarmente abile a stregare i maschi senza magie e a saper inventare frottole. Magari si è così autoconvinta del suo nuovo status di chiromante da vedere davvero delle cose...”
 
“E pensate che nessuno l'abbia mai scoperta finora? Un po' strano” Julio si grattò un sopracciglio.
 
“Beh, in effetti sarebbe un po' strano” confermò Daniel, guardando Isabell in faccia “ma volendo c'è anche un'altra ipotesi...”
 
“Quale?” chiesero in coro i tre amici, guardandolo dritto negli occhi
 
“Magari sta prendendo in giro la professoressa Weasley. Avete sentito, no? Non vanno molto d'accordo”
 
“Se è davvero così” disse Char “è davvero una brava attrice... sembrava davvero spaventata. Spaventata da quel Silenzio che dovrebbe arrivare qui ad Hogwarts quest'anno...”
 
Ci furono altri minuti di silenzio.
 
“E... tra l'altro... qual è lo scorso lavoro della professoressa Weasley? Perchè non voleva parlarne?” domando Isabell, riavviandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.
 
“Non lo so” gli rispose Char “Ma...”
 
“Ma propongo di indagare” sembrò che Daniel finisse la frase del suo amico “Propongo di tenere gli occhi aperti sul professor Johnson. Consiglierei anche di non parlare con nessun altro di questa conversazione, ok?”
 
“D'accordo” dissero tutti in coro.
 
“Se davvero... la professoressa ha ragione e c'è questo Silenzio che si sta avvicinando ad Hogwarts, è nostro dovere è proteggere la scuola”
 
Daniel mise una mano al centro.
 
“Allora chi è con...” non potè finire la frase che le mani di Isabell, Char e Julio si aggiunsero alla sua.
 
“E' la nostra scuola” disse Julio, serio, con gli occhi chiusi.
 
“La dobbiamo proteggere!” esclamò Isabell
 
“Se non noi, chi?” concluse Char, con un sorriso sicuro.
 
“Beh, io qui proporrei la nascita del Team Investigativo atto alla Scoperta dell'Imminente Silenzio....” Propose Daniel
 
“Tisis?”fece Char, con un sorriso “Sì mi piace!”
 
“Beh, a me non dispiace” Isabell, fece loro un sorriso.
 
“Neanche a me... cioè, sempre meglio di Dicaro” sentenziò Julio, ammiccando
 
“Ehi! Cosa avete contro i miei acronimi...?”
 
“Ragazzi, e se togliamo le mani? Io mi sto stancando” disse Daniel
 
“Allora...” disse Char
 
“Tutti per Uno. Uno per tutti!” ruggirono in coro, togliendo le mani.
 
“Ehi, che succede qui?” Kyrt entrò nella stanza “Che è tutto questo casino?”
 
Kyrt era l'altro abitante del dormitorio maschile del quinto anno, oltre a Daniel, Char e Julio.
 
“Niente” disse Isa “Me ne stavo giusto andando. Stavamo facendo una prova teatrale per D'Artagnan e i Tre Moschettieri”
 
Kylt sospirò. “Dai ragazzi, ora sono Prefetto... cercate di non mettermi in difficoltà! E a fine anno mi piacerebbe vederla questa recita!”
 
D'oh! Altri guai!
 
“Va bene!” dissero tutti in coro, mentre Isabell li salutava augurando loro buona notte.
 
I ragazzi le ricambiarono il saluto e iniziarono a mettersi il pigiama. Come al solito, Char chiuse la tenda che circondava il suo letto, e lì si cambiò.
 
“Dio, ragazzi” Daniel guardava il soffitto, con occhi sbarrati “Domani ci saranno le selezioni per i nuovi battitori...speriamo bene...”
 
“Già... speriamo bene...” disse Char “E speriamo... che il Silenzio non arrivi mai...”
 
Già... speriamo...
 
E per quella notte, il silenzio non arrivò davvero, perchè Julio russò pesantemente.
 
***
 
Nina Wood: In realtà il suo personaggio l'ho ideata così, per caso... e devo dire che è ispirato sull'idea di “Ammirazione femminile che sfocia quasi nell'amore saffico" che prova verso la sua compagna di classe più grande Xylia. Devo dire che la immagino un po' come la sua omonima in Code Geass.
 
Xylia White: La fidanzata di Julio. La più bella della scuola, brava negli sport e nello studio. Discende da un'antichissima e ricchissima famiglia nobile. Com'è diventata la fidanzata di Julio... il più ciccione e preso in giro di tutta Hogwarts? Non vi anticiperò niente: dirò solo che ha fatto un gesto degno di un eroe, un gesto così folle da farla innamorare. Quale sarà questo gesto? Prima o poi lo scoprirete...
 
Professor Merv: Anche lui è ispirato ad un mio amico. Poi oltre a lui, c'è stata l'ispirazione di Merv di Sin City... e se vogliamo ho provato anche a fare la versione giusta di Piton. Cioè, Piton era figo, maltrattava Harry e i suoi amici...ma aveva questa predilezione verso i serpeverde che non mi è mai andata giù. Quindi ho ideato un personaggio alla “Piton” che però fosse bastardo con tutti.
 
… Non credevo sinceramente che la storia degli scappellotti avesse così tanto successo...XD Comunque non credo che lo svelerò molto presto: è uno di quei misteri “secondari” alla Rowling come per esempio quella della fidanzata di Percy nel secondo. Ma avrà una qualche importanza ai fini della trama?... probabilmente sì. Ma tanto i nostri amici hanno decisamente cose più importanti a cui pensare, ormai... Ma comunque vi dirò che Myles non c'entra...
 
E grazie per avermi detto che il capitolo non era noioso... sinceramente più che noioso era privo di avvenimenti che facevano andare avanti la trama... ma con questo siamo già un passo avanti!
 
Bene! Tra un esame e l'altro io continuo a scrivere, e spero che voi continuate a recensire: vedere che qualcuno apprezza il mio lavoro è quello che provoca un piccolo brivido lungo la schiena (vi giuro che non è l'aria condizionata) e mi fa tornare sul foglio di Word a scrivere. Quindi, vi ringrazio di cuore, special modo alle tre avvenenti fanciulle che hanno commentato fin'ora Lady Dreamer, Elizabeth_Lovegood e Fiammablade. (se ho confuso il sesso di qualcuno, chiedo umilmente e sentitamente perdono, ma ho provato a sbilanciarmi in tal senso...)

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Capitolo 5
*** Il Presente e il Pirata ***


 

La mattina dopo si svegliò con un raggio di sole che gli era finito dritto dritto nell'occhio destro. Pessimo risveglio. Risveglio che non fu addolcito dal fatto che Char piombò giù dal letto.
 
Rimbambito ancora dal sonno, nonostante tutto, Daniel riuscì a prenderlo a volo, ma non ebbe la forza necessaria per trattenerlo in aria e quindi venne trascinato insieme a lui  sbattendo la faccia sul pavimento come risultato. Ma almeno aveva diminuito al minimo l'impatto del suo amico con il suolo.
 
E, nonostante tutto, Char era ancora addormentato.
 
Quindi Daniel era in una situazione molto scomoda. Le mani incastrate sotto Char, la faccia sulla mochete. E le gambe ancora sul letto.
 
E se c'era una cosa che Daniel odiava era svegliare le persone che gli si erano appoggiate a dosso.
 
Ma forse per quella volta avrebbe potuto fare un eccezione. Davvero, tra poco sarebbe morto! Altro che il Silenzio! Se se ne fosse stato lì, in silenzio, non ci sarebbe stato tempo per lui di vedere le oscure profezie della professoressa Grace avverarsi! Sarebbe morto prima!
 
Char e Daniel erano nello stesso letto a castello e Julio e Kyrt
 
Daniel osservò Char speranzoso, provando a mandargli un qualche messaggio telecinetico:
 
“Svegliatisvegliatisvegliatisvegliatisvegliatisvegliati”
Continuò così per un due minuti buoni, ma senza cavarne un ragno dal buco. Provò quindi a tirare fuori da sotto il corpo di Char le braccia... ma non volle farlo per paura di svegliarlo. Provò a muovere le gambe, a mò di salmone, ma fu inutile. E dopo altri tre minuti di tentativi inutili in tal senso avvenne il miracolo: Char si svegliò.
 
“Daniel?” disse con tono interrogativo “Cosa stai...” e arrossì violentemente. 
 
“Sei caduto dal letto, ti ho preso al volo, ma tu eri ancora addormentato....”disse, provando in ogni maniera che non fraintendesse le sue intenzioni.
 
“E quindi sono rimasto in quelle condizioni senza muovermi, giuro, mi dispiace”
 
Char, rotolò via e si alzò:
 
“Ma che scusarti! Colpa mia che ho il sogno agitato e il sonno pesante! Se non mi avessi preso al volo chissà che botta mi sarei preso...”
 
Daniel gli sorrise: “Andiamo a fare colazione, sù”
 
Si vestirono e Char stranamente non si chiuse nelle tendine come al solito, ma semplicemente si cambiarono stando uno di spalle all'altro.
 
Scesero e trovarono la Sala Comune deserta. Doveva essere davvero presto.
 
Guardarono la bacheca, forse avrebbe avuto notizie sul corso che doveva tenere il professor Drake...e Daniel ebbe fortuna. Una frase che sembrava assurda, se riferita a lui.
 
Era un poster giallo enorme, con le scritte in nero che dicevano:
 
Corso di CQC!
 
Tenuto dal professore di Babbanologia, Derrick Drake, il corso vi insegnerà a sconfiggere i vostri avversari senza l'ausilio di una bacchetta.
 
Per saperne di più, presentatrsi Domenica 4 Settembre nell'aula di Storia della Magia!
Accorrete numerosi!
 
“CQC?” dubbioso Char scandì le parole “CQC? Daniel, che vuol dire?”
 
“Ah, non lo so” rispose Daniel “Potrebbe stare per tutto. Cacca Quasimodo Coppa. Cicca Quiddich...a proposito di Quiddich...”
 
Accanto a quello del professor Drake, c'era un annuncio di Roger che invitava quanti volessero provare ad avere il ruolo di battitori a presentarsi alle 10 di mattina, proprio quel sabato.
 
“Abbiamo ancora un po' di tempo, allora” disse Daniel “Andiamo a fare colazione, sù”
 
Lui, Char, Isabell e Julio facevano tutti parte della squadra e Roger ci teneva che loro fossero presenti.
 
Fecero colazione, parlando del più e del meno ( che comprendeva diversi acronimi per CQC), e poi presero i loro manici di scopa.
 
Tutti, dal primo all'ultimo in quella scuola, avevano lo stesso modello: una Firebolt. C'era stata una donazione anonima una decina di anni fa... il preside colse l'occasione per comprare dell Firebolt per tutti e stabilire che non sarebbe più stato permesso l'uso di manici di scopa personali. Così, effettivamente, la vittoria era data dalla maggiore bravura di una delle due parti piuttosto che dal maggior conto in banca.
 
E a quanti si lamentavano, il preside sapeva rispondere con veemenza tale da metterli a tacere.
 
Daniel ovviamente era felice di questo... probabilmente lui non si sarebbe potuto permettere niente di troppo costoso.
 
Guardando l'orologio si accorse che erano le 9... probabilmente Roger era già sveglio mentre non poteva dire lo stesso di Julio e Isa, che probabilmente erano ancora a letto a poltrire, nonostante fossero andati a letto relativamente presto.
 
“Ok, andiamo prima a svegliare Isa”
 
Char salì per primo e fece alcuni gradini, e Daniel gli fu subito dietro.
 
Ma appena ne fece uno, la scalinata divenne una discesa e iniziarono a cadere indietro, scivolando.
 
Il caso volle – anzi fu la sfiga a volerlo – che Daniel stesse rovinando addossò a Char, ma, nel frenarsi, finì per cadere in avanti.
 
Appena mise la mani a terra, lo scivolo ritornò scala e Daniel diede una craniata su un gradino.
 
“Porca p...” e si tenne quello che di lì a poco sarebbe diventato di certo un meraviglioso bernoccolo.
 
Char invece sembrava incolume: “Daniel... sei caduto?”
 
“No! Volevo solo vedere le scale da vicino!... Certo che sono caduto! Andiamo da Isa, su!”
 
Il dormitorio femminile era specularmente uguale a quello maschile, e quindi, Daniel, seguito da Char, andò nel dormitorio speculare al suo.
 
I due ragazzi, dimentichi di ogni gentilezza, buona educazione (Daniel era ancora arrabbiato per la botta e non ragionava bene, mentre Char sembrava aver paura a parlare) o a quanto pareva, intelligenza, il moro e il biondo entrarono nel dormitorio.
 
Daniel rimase a bocca aperta. Il disordine più totale regnava in quella stanza. Cartacce di patatine, scatole di gelatine millegusti+1, boccali di burrobirra...tutto giaceva alla rinfusa sul pavimento della stanza. Sembrava che un qualche tipo demone del caos regnasse in quella stanza.
 
Probabilmente la notte scorsa avevano fatto bisboccia fino a tardi.
 
Si udiva un lieve russare e nessuna tra le ragazze lì presenti era sveglia.
 
Daniel, saltò Clara che stava dormendo a terra, fino ad arrivare a Isabell, che dormiva con un filo di bava che bagnava il cuscino del suo letto.
 
“Isabell...sono le nove.... e alle dieci abbiamo le selezioni per i nuovi battitori...”
 
“Mmm...Daniel...ho sonno...fammi dormire sulla tua spalla un altro po'...è così comoda...”
 
“Isabell, sei in camera tua, sbrigati, che devi fare colazione!”
Gli occhi di Isabell si aprirono di scatto e incominciarono a fissarlo con sguardo omicida.
 
“TUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!”
 
Daniel lo notò solo in quel momento.
 
Oh, dannazione.
 
Isabell era in mutandine e canottiera. E le sue compagne di dormitorio erano in reggiseno e mutandine anche loro.
 
O dannazione.
 
Dannazione.
 
E la maglietta di Isabell era bagnata dal sudore. A momenti, si vedeva tutto.
 
O dannazione.
 
O dannazione.  O dannazione. Oddio, così tante dannazione per il momento non erano giustificate, visto quello che stava osservando.
 
Forse avrebbe dovuto godersi questi attimi fuggenti finchè non fossero durati. Non molto, ma meglio di niente.
 
“TUUUUUUUUUUUUUUU!” e si mise una mano sulla bocca per bloccare i suoi stessi improperi e insulti.
 
Le sue amiche non si accennavano a muoversi, e Isabell probabilmente si stava autocensurando per non svegliarle.
 
Daniel, prima che Char potesse girare la testa verso Isabell (fino a quel punto stava osservando un paio di mutandine e un reggiseno in maniera quasi ossessiva)gli mise una mano sugli occhi e contemporaneamente si beccò in faccia il più poderoso destro che ricordasse.
 
Sull'occhio, un gancio degno di Mohamed Alì.
 
Si risvegliò su una poltrona nella Sala Comune. C'era Char accanto a lui che gli teneva una borsa del ghiaccio sull'occhio. Il biondo gli aveva raccontato che dopo aver ricevuto quel pugno, aveva trascinato sé stesso e Char fino a quella poltrona. Char aveva pensato di non andare in infermeria, perchè avrebbe dovuto spiegare con chi e come si era fatto quel livido. E non era sicuro che Daniel volesse dirlo in giro.
 
“Hai fatto una scelta saggia, Char” gli disse “Grazie”
 
Il biondo gli sorrise: “Vado a svegliare Julio, tu intanto tieniti il ghiaccio sull'occhio per un altro po'”
 
“Ok, dottò!”
 
Rimase qualche minuto da solo nella Sala Comune, e ripensando alla scena, rise come uno scemo. Forse era valso davvero quel pugno che si era preso. Ma improvvisamente il dolore si acuì come a ricordargli che non aveva ragione. L'occhio gli faceva davvero male.
Ma poi la sua mente tornò alla sera prima, ignorando le intenzioni o i voleri del proprietario.
 
“Il Silenzio sta arrivando...” si ridisse “Il Silenzio...”
 
Cosa poteva essere, tra l'altro, questo “Silenzio”? Una creatura potentissima? Un tradimento? Un meteorite? Un invasione di alieni?
 
“Eccomi qua” Isabell scese nella Sala Comune dal suo dormitorio. Adesso era vestita con la divisa da Quiddich con i colori di Tassorosso.
 
Daniel riusciva a vederla con un solo occhio: “Buongiorno!”
 
“Buongiorno” ricambiò lei, con voce piatta.
 
“Non c'è bisogno che mi dici buongiorno: ho una prova del tuo buongiorno sull'occhio cioppo” disse togliendosi la borsa di ghiaccio dall'occhio. Attorno ad esso c'era un livido che sfumava dal viola al verde.
 
“Mi dispiace! Ma non è colpa mia se sei entrato nel dormitorio femminile del bel pieno della notte...”
 
“Ma che bel pieno della notte! Erano le nove di mattina!”
 
Isabell mise il muso, un po' rossa in volto.
 
“E come avete fatto a salire fino al dormitorio delle donne? Ci dovrebbe essere un sistema di sicurezza...”
 
“Beh, io lo farei controllare. Quando è salito Char non si è neanche attivato... mentre con me le scale sono tornate normali dopo un po'...”
 
“Lo farò presente al professor Drake!” rispose, ancora rossa in volto.
 
Seguì qualche attimo di silenzio:
 
“Senti...”                    “Vabbè...”
 
Isa e Dan parlarono in coro.
 
“Prima tu” dissero contemporaneamente “No, prima tu!”
 
E proprio in quel momento, uscirono dai dormitori maschili Char e Julio, vestiti di tutto punto per giocare a Quiddich.
 
“Dicevi?” chiese Daniel
 
“Niente!” rispose Isabell, arrossendo ancora di più “Te lo dico più tardi!”
 
“Io volevo semplicemente dirti che vado a cambiarmi...”
 
Dieci minuti dopo, erano già a fare colazione, o meglio, nel caso di lui e Char, di una seconda colazione.
 
Se la Sala Comune con l'ingresso terroso, le porte e le finestre rotonde non l'avevano convito di essere un Hobbit, fare una seconda colazione c'era quasi riuscito.
 
Mancava davvero poco che prendesse l'Unico Anello e lo portasse a Mordor.
 
La seconda colazione si esaurì e con largo anticipo andarono al campo di Quiddich, complice la sindrome del coniglio bianco di Isabell.
 
Non c'era molta gente, anzi ce n'era decisamente poca. Effettivamente perdere la coppa sette anni di fila fa perdere fiducia e anche un po' la voglia di tifare, non è vero?
 
“Speriamo di trovarne di buoni, sento che quest'anno è quello buono!” disse Roger, alzando un braccio al cielo mentre il primo partecipante sbatteva contro un palo degli anelli.
 
“Incominciamo bene...” sussurrò Julio scuotendo la terra.
 
Alla fine delle selezioni, che comprendevano in tutto dieci persone, solo due effettivamente erano in grado di svolgere il loro lavoro efficacemente.
 
Due gemelli, uno maschio e una femmina. Erano del secondo anno ed erano entrambi bassi ed esili. Eppure maneggiavano quelle mazze come fossero fuscelli e beccavano il bolide con una precisione e una ferocia che spaventò addirittura un po' Daniel.
 
Rabbrividì anche un po' sapendo che venivano dalla Transilvania, la terra del conte Dracula... e per un attimo gli sembro anche di vedergli dei canini particolarmente appuntiti... ma forse si sbagliava...sì, sì, troppa suggestione...
 
Oltre ed essere bassi e gracili, erano entrambi biondi e il colorito della pelle era quasi bianco neve... si chiamavano Ansel e Gretel Hukerten.
 
Ansel e Gretel per due fratelli, che originalità! I genitori di questi bambini meriterebbero un premio: “Non ci andava di pensare come chiamare i nostri figli”... o qualcosa del genere, chessò: “Avevamo preparato solo il nome per un bambino e ne sono usciti due, quindi abbiamo preso il primo nome che ci veniva in mente!”
 
“Ma i nostri genitori ehehehe, non è vero Gretel?”
 
“Sì, i nostri genitori.... ehehehe, non è vero Ansel? Sono molto buoni”
 
“Erano molto buoni, sorellina...”
 
“Sì, molto molto molto buoni fratellino...ehehehh”
 
Erano piuttosto inquietanti, ma quando la smettevano, diventavano carini e accettabili. E quindi furono accettati in squadra.
 
“Oh, ma queste mazze...ihihih”
 
“Possiamo usarle per altre cose che non siano bolidi, vero? Ihihihih”
 
Come stava dicendo,  se non ci fossero i momenti “in realtà siamo due vampiri sadici-e-assassini", sarebbero stati simpatici.
 
Durante il pomeriggio a Daniel successe qualcosa di strano. Trovò un biglietto con un cuore sopra.
 
“Caro Daniel,
 
E' successo di nuovo. Vieni subito dopo cena nell'aula di Pozioni.
 
E.E.”
 
Daniel sospirò. Come sarebbe a dire? Di nuovo? Cosa era successo... di nuovo? E chi era E.E.? E perchè c'era un cuore sulla busta? Che fosse una lettera d'amore? Chi diavolo poteva innamorarsi di lui? E che razza di contenuto era per una lettera d'amore? Bah...
 
Confuso come non mai, si ficcò in tasca la lettera e si avviò verso cena. Lì mangiò a sazietà e salutando i suoi amici, si diresse verso l'Aula di Pozioni.
 
Era silenziosa e buia.
 
“C'è nessuno...?”
 
Inciampò per l'ennesima volta nel gradino fantasma, ma lui si rialzò come se niente fosse.
 
Che fosse una trappola? Che qualcuno sapesse che aveva ascoltato in quella stessa stanza...quella conversazione... il Silenzio?
 
“Oh, Daniel, sei già arrivato, scusami sono un po' in ritardo”
 
La voce veniva da dietro di lui, facendolo saltare di qualche centimetro.
 
“Professoressa Esmeralda!” Daniel arrossì come un peperone “E' stata lei... ha mandarmi... quella...”
 
“Quella lettera, sì! Perchè Daniel è successo di nuovo!”
 
Daniel era ancora rossissimo. Un aula buia e vuota... un insegnante e un alunno soli... una lettera d'amore...
 
“Professoressa, la prego. So che è amata da molti studenti... ma i miei sentimenti sono ancora confusi e non riesco ancora a pensare...”
 
“Non funziona!” Sembrava che lei non avesse sentito niente di quello che Daniel avesse detto.
 
“Non funziona cosa?”
 
“La tua pozione! Non funziona!”
 
Aaaah... adesso tutto aveva quasi un senso. Le parole delle lettera “E' successo di nuovo” erano riferite a quello!
 
“Davvero non capisco” continuò. Sembrava quasi irritata dall'impossibilità di spiegare quello che era successo “Le tue pozioni sono perfette. Niente di sbagliato. Io, il vecchio Lumacorno e il Preside Piton in persona non avremmo potuto fare di meglio. Eppure, senza alcuna ragione...”
 
Ogni tanto le sue pozioni non funzionavano. Un mistero davvero misterioso! Senza soluzione alcuna. E né un incredibilmente intelligente bambino con gli occhiali accompagnato da un detective con i baffi a spazzolino e la figlia adolescente e né una banda di quattro ragazzi accompagnati da un cane parlante avrebbero potuto svelare l'arcano.
 
“E poi ti ho chiamato qui anche per un altro motivo...” disse la professoressa, mentre Daniel sentì dei passi che si avvicinavano
 
“Quale?”
 
“Sorpresa!”
 
Dalla porta, entrarono i suoi amici: Julio, Char, Isabell, Hagrid, Roger e il professor Drake.
 
“Eh? Mi pare pure che il compleanno l'abbiamo festeggiato più di una volta...” disse il moro, guardandoli uno ad uno.
 
“Infatti non stiamo festeggiando il tuo compleanno, testa di pigna!” esclamò il professor Drake “dobbiamo solo consegnarti il tuo regalo che... ehm....”
 
“Ha avuto qualche problema nell'arrivare” disse Isabel finendo la frase “Maledetto Ebay...”
 
“Ehm... certo” disse Daniel “E il regalo sarebbe...”
 
Immediatamente si accorse di essere stato un tantino maleducato, ma nessuno sembrò farci caso.
 
“Eccolo qui!” e gli porsero una scatola impacchettata con il più classico dei regali.
 
Daniel lo scartò con un sorriso: “O MIO DIO! Il computer di ultima generazione! Quella con la connessione 9Gp! Grazie! Grazie! Grazie!”
 
E iniziò a elargire baci e abbraccia a chiunque si trovasse a portata di mano.
 
“Dio... e non dirmi che....CAZZO! FUNZIONA ANCHE AD HOGWARTS!”
 
Tutti lo guardarono sbigottiti. Lui si imbarazzò un attimo: “Scusate per la parolaccia, ma...”
 
Ma, ovviamente non era quello il motivo di tanto scalpore:
 
“Funziona ad Hogwarts?” il professor Drake, era stranito “Ma davvero?”
 
Daniel gli mostrò lo schermo del pc che gli mostrava le colline verdi che si stagliavano sul suo desktop.
 
“Stupendo!” strepitò “Meraviglioso! Finalmente...” ma si bloccò di scatto “finalmente...” il suo tono non era più entusiasta come poco fa... era quasi... triste “Finalmente è successo quel che temevo. La tecnologia è andata talmente avanti da ignorare i disturbi della magia...”
 
La connessione di cui era dotato il nuovo pc di Daniel era qualcosa di assurdo. Era l'ultima, ma forse non più veloce, tipo di connessione disponibile nel mondo Babbano. Prendeva dappertutto. Nel deserto del Sahara? No problem. Dentro le caverne degli Urani? Neanche gli diminuiva una tacca. Sulla Luna? La connessione era comunque garantita. Su plutone? Forse sarebbe andata un po' più lenta, con la tecnologia 9GP virtualmente avrebbe funzionato.
 
Finchè si sarebbe trovato su questo piano di esistenza (e Daniel intendeva rimanerci il più a lungo possibile) quel pc, grazie alla sua tecnologia 9gp si sarebbe connesso ad internet. Com'era possibile? Una volta suo padre, tecnico di computer, aveva provato a spiegarglielo: qualcosa come un satellite in cui c'era un sensore che sapeva sempre dov'era il suo pc... o qualcosa del genere. Lui non era mai andato oltre all'aprire qualche videogioco o andare su Facebook, quindi non ne capiva molto.
 
“Quindi...” Daniel si rese conto immediatamente di una cosa “Mi avete fatto un regalo che, nel migliore dei casi, avrei potuto utilizzare... a Natale?”
 
“Ehm...” dissero quasi in coro “Diciamo di sì!”
 
Sospirò. Sarebbe stato davvero frustrante...
 
“EHI!” un barbagianni grigio gli scompigliò i capelli: recava un altro pacco regalo, questa volta da parte dei suoi genitori.
 
Dentro c'era un bell'orologio con il quasar che segnava l'orario in equazione matematiche (per esempio, Mezzogiorno era segnato dalla radice di 9 x 4) e quando era mezzogiorno, o qualunque orario volesse lui regolare, suonava con un “chiririchi!” di un gallo.
Il regalo era accompagnato da un biglietto in cui gli raccomandavano di non mangiare troppo che altrimenti sarebbe ingrassato e poi c'era un disegno della sua sorellina: un castello con lui vestito con una ampia veste blu con le stelle e un cappello di uguale colore. Isabell invece era in una armatura grigia e aveva una spada in mano.
 
Ehi! Perchè era Isabell il cavaliere?
 
Il disegno, nonostante tutto, lo riempiva di commozione. L'avrebbe appeso in camera.
 
Il resto della festa fu normale. Sgranocchiarono e mangiarono alcune prelibatezze che Julio aveva 'rubato' dalla cucina.
 
Salutato i suoi amici non Tassorosso (ovviamente Xylia e Julio si salutarono come se non ci fosse stato un domani), il professore gli spiegò la grande strategia che lui stesso aveva ideato per attirare Daniel fin lì... la finta lettera d'amore.
 
“Ah, ovviamente noi non ne sapevamo niente” disse Isabell a nome di tutti “Altrimenti non avremmo mai approvato un piano del genere”
 
“E perchè?”
 
“Beh per non dar..” e venne interrotta da Char che le mise una mano sulla bocca. Inusuale da parte sua.
 
Poi la stessa Isabell si mise la mano davanti la bocca evitando di parlare.
 
Cosa stava per dirgli?
 
Arrivarono in Sala Comune, e la trovarono piena: dopotutto era sabato sera. E così Daniel, Char e Julio salutarono Isa e andarono a letto. Ma Isa gli fece il segno.
 
Sì, il segno. Era da anni che non lo vedeva. Glielo faceva quando dovevano o volevano vedersi o parlarsi la sera, dopo che i genitori li avevano entrambi mandati a letto, quando erano piccoli.
 
E se lei, mentre la madre la portava via dal parco o dalla casa di lui, faceva quel gesto, significava scendere l'albero che stava vicino a casa sua e andare fino allo steccato che divideva le loro due case.
 
Lei, nel frattempo, sarebbe saltata prima sul capanno degli attrezzi e poi sulla piscina sgonfia che stava ormai lì da sempre.
 
E quella sera gli stava facendo di nuovo quel segno, dopo tanti anni. Cosa gli voleva dire?
 
Char si rifugiò come suo solito dietro le tendine, mentre lui e Julio stendevano la testa sopra i loro cuscini. Due ore sarebbero bastate, sì.
 
Due ore sarebbero bastate ai suoi amici per addormentarsi e alla Sala Comune di svuotarsi così da poter andare senza problemi lì a parlare con Isa.
 
Poteva riposarsi un po'. E ci provò per una buona ora e mezzo, senza successo.
 
Così, decise che avrebbe potuto provare il suo nuovissimo regalo...
 
Estrasse il pc dalla sua custodia e quello si accese, più silenzioso di un Ninja.
 
Ricordava il pentium di suo padre che fracasso infernale faceva... i passi avanti della tecnologia!
 
Subito notò, che al posto dell'irritante Clippy, a dargli consigli c'era una specie di pirata. Era proprio come lo stereotipo vuole: gamba di legno, barbone nero, un solo occhio buono, un cappello con le ossa incrociate e un pappagallo sulla spalla.
 
Parlava con un accento pirata.
 
Appena si mise delle cuffie per poter andare ad ascoltare un po' di musica su Youtube, Daniel sentì provenire dal computer queste parole:
 
“YYYYYYYYYYYAAAAAAAAAAR! Ce l'hai fatta a metterti un paio di cuffie, Marinaio d'acqua dolce!”
 
La voce era un martello che batteva contro il muro. Una voce forte e rude.
 
Daniel si guardò in torno, togliendosi una cuffia.
 
“Chi? Dove?”
 
“Dal tuo computer, bellezza!”
 
Nessuno lo chiamava più bellezza da... NESSUNO L'AVEVA MAI CHIAMATO BELLEZZA!
 
Ma chi? 
 
“Ma come?” sussurrò, nuovamente
 
“Come cosa? Spiegati meglio!”
 
E alla fine lo notò. Il pirata che era dentro il suo pc al posto di clippy, camminava su e giù per lo schermo, sulle verdi colline del suo desktop che non aveva ancora avuto tempo di cambiare.
 
“Io sono il Capitano William Hawkyns! Al tuo servizio!”
 
“E io al suo, capitano!” ehi, aspetta! Che diavolo stava dicendo?
 
“Gentile da parte sua, Marinaio”
 
“Non sono un Marinaio!” Daniel continuò ad osservare  il pirata sul suo pc parlargli: le sue labbra erano in sicro con le parole che sentiva provenire dal suo pc “Il mio nome è Daniel WoodStryke, e sono il proprietario di questo pc! Tu...” non voleva risultare scortese, ma non gli veniva in mentre niente di più gentile: “Tu cosa sei?”
 
“Te l'ho già detto, giovanotto! Sono il Capitano William Hawkyns!”
 
“Ehm... certo... ma di preciso... come fai a parlare attraverso il mio pc?”
 
Nonostante fosse l'anno 2027 sapeva che l'umanità era ben lontana da creare una unità di IA capace di rispondere così bene come stava facendo il capitano.
 
“Giovanotto... devi sapere che io quasi 800 anni fa ero un efferato corsaro che agiva per conto di sua maestà la regina. Ma purtroppo morii proprio quando stavo per ricevere il titolo di Cavaliere. Non sono mai riuscito ad accettare questo fatto e sono ancora rimasto ancorato a questo mondo”
 
“Quindi sei... un fantasma”
 
“No, non direi. Non sono come Nick-quasi-senza-testa o il Frate Grasso... fino a pochi minuti nessuno poteva vedermi né tantomeno sentirmi”
 
“Ma... ma...” c'erano tante cose che non avevano senso.
 
“Credo centri in parte la maledizione che mi fece una strega in punto di morte...”
 
“Una strega ti maledisse?”
 
“Sì, ma non ricordo molto bene... ma da quando sono morto non sono diventato fantasma... ero... essenza. Non potevo parlare, ma potevo sentire ed ascoltare. Ho vagato in giro per l'Inghilterra per 700 anni... e poi...”
 
“Poi... ha trovato questo pc?”
 
“Sì, ho scovato questo computer e vi ho trovato una strana affinità...e mi sono accorto che posso usarlo come tramite per parlare con il mondo esterno...”
 
“Oh...” se c'era un evento che potesse considerarsi strano anche nel mondo dei maghi era quello: parlare con l'essenza di un pirata vissuto settecento anni fa attraverso un computer di ultima generazione... “E quindi?”
 
“E quindi niente!Ormai sono ancorato a questo pc e non posso più muovermi....”
 
“Capisco... Sarò lieto di ospitarla tutto il tempo che ritiene necessario nel mio pc, capitano!”
 
“Grazie, giovanotto!”
 
Poi gli cadde l'occhio sull'orario! Uh! Se ne era quasi dimenticato! Doveva andare a parlare con Isabell! Sfido io... Daniel pensava che fosse normale avere qualche dimenticanza se un pirata viene ad abitare nel tuo pc...
 
“Di niente, capitano! Io devo andare, e non so se e quando ritornerò...” In effetti, se c'era qualcosa che Isabell odiava era aspettare. E se c'era una cosa in cui lui era maledettamente bravo era fare ritardo.
 
“Aspetta! Giovanotto, ti pregherei di non parlare della mia presenza con nessuno!”
 
Avrebbe voluto chiedergli perchè o come mai... ma chi era per fargli quello? Notti intere ad aspettarlo ad aspettare lui... ehi! Smettila di cantare, idiota!
 
Voleva davvero fargli tutte quelle domande. Ma se faceva ritardo anche di un altro minuto non rischiava solo la sua vita terrena ma probabilmente anche la sua anima.
 
“Ok, lo farò, capitano! Arrivederci!”
 
“Sì, Messer Daniel! E fate attenzione! Le donzelle sono difficili prede in ogni epoca!”
 
E quello come faceva a sapere che doveva andare a parlamentare con una donzella?
 
Era sulla lista di domande che avrebbe dovuto chiedergli al suo ritorno.
 
Quindi, in pigiama, scese dal letto e arrivò fino alla Sala Comune di Tassorosso che era quasi deserta a parte una chioma rosso fuoco che spuntava da una poltrona vicina al camino.
 
“Sei in ritardo, Daniel WoodStryke!”
 
Non si girò quando disse queste parole. Daniel riusciva ad osservare solo schienale da cui proveniva la voce di lei.
 
Era proprio una scena da film Boss /sgherro.
 
Perchè lui doveva fare lo sgherro e non il Boss?
 
“Mi scusi, Boss” disse, stando al gioco “Ma quasi mi addormentai”
 
Essì, un piccola bugia. Ma aveva promesso al capitano...
 
“Male, molto male, Daniel” Isabell girò la poltrona di 180°. Aveva un pigiamino rosa confetto che le si addiceva veramente poco. Però le donava. E accarezzava Marietta, il gatto di Clara.
 
Daniel si inchinò mettendo un pugno e un ginocchio a terra, cercando di non guardarla. Sarebbe scoppiato a ridere se l'avesse vista ancora con quel pigiamino. Anche adesso si stava decisamente trattenendo.
 
“Male, molto male...” ripetè. Ma come faceva a darsi tutte quelle arie da Boss con un pigiama rosa? “E guardami negli occhi, quando ti parlo!”
 
Provò a guardarla negli occhi. I capelli rossi scompigliati, gli occhi verdi, il viso grazioso... anzi bello ormai, visto che stava diventando una donna... e il pigiamone rosa con...O MIO DIO C'ERA DISEGNATO UN MAIALINO! Con sotto la scritto Oink Oink!
 
AHAHAHAHAHAH! Daniel si ricordò immediatamente di quel pigiama. Lo indossava durante la loro prima gita con i compagni delle elementari. Ricordò che le compagne la presero in giro, dicendo che lei assomigliava davvero ad un maiale. Ricordò come lei le avesse azzittite con pugno ciascuna e fosse venuta da lui, qualche minuto dopo, con un paio di lacrimoni scintillanti agli occhi.
 
Restarono tutta la notte sotto un grosso salice piangente a giocare a Pokemon, mentre le maestre, preoccupate, li trovarono la mattina dopo.
 
Si ricordava ancora del suo faccino paffuto che gli sorrideva perchè aveva catturato un pokemon raro.
 
“Ehi! Ma mi stai ascoltando? Guardami negli occhi!”
 
Daniel ci provò, ma resistette all'incirca per due secondi: poi scoppiò a ridere in maniera fragorosa.
 
“AHAHAHAHAHAHAHAHAAH!”
 
Quella immediatamente arrossì e perse tutto il contegno da boss che si poteva avere con un pigiama rosa con un maiale ricamato sopra con su scritto “OINK!” e si alzò in piedi, lasciando cadere Marietta a terra, che si lamentò con un miagolio.
 
“Che cosa c'è da ridere?” Le guance erano rosse.
 
“Niente...niente...!” disse Daniel, quasi asciugandosi le lacrime “Ma ti pare il pigiama da mettere per incontrare un bel ragazzo?”
 
“Qui io non vedo nessun bel ragazzo. Sono uno sbruffone che ha fatto ritardo. E poi cosa hai contro questo pigiama?”
 
“Assolutamente niente...” ma Daniel la vide arrossire ancora di più. Probabilmente anche lei ricordava l'ultima occasione in cui lui l'aveva vista con quel pigiama. “Piuttosto, cosa volevi dirmi?”
 
La rossa lo guardò negli occhi e Daniel fece lo stesso. Poi lei stessa distolse gli occhi, guardando verso il basso.
 
“Eh, beh...”
 
Era solo il riflesso del fuoco o Isabell era divenuta... ancora più rossa?
 
“Beh, volevo sapere... se... per caso... stamattina...”
 
Ecco dove voleva andare a parare! Sapeva che non poteva “limitare” (?) a quel pugno alla Mohamed Alì per punirlo della sua intrusione nei dormitori femminili... e per averla vista quasi nuda...
 
“Se per caso...?” lei continuò
 
“SE per caso...?” continuò lui
 
“Se per caso...”
 
“SE PER CASO...?”
 
“Se per caso beh...” Isabell sospirò. “Se per caso...?”
 
SE PER CASO COSA?... avrebbe voluto urlarle, ma, dopo anni di esperienza, sapeva che non sarebbe stata una mossa saggia.
 
“...per caso...sbavavo?”
 
Ci furono cinque secondi netti in cui la mente di Daniel fu completamente vuota per lo stupore.
 
“Era quello... che stavi cercando di dirmi stamattina...?” le chiese il moro
 
Lei era ancora più rossa di prima, quasi quanto i suoi capelli. Adesso Daniel ne era certo: non era il riflesso delle fiamme!
 
“S-sì...”
 
Daniel, per la seconda volta in quella serata sospirò. E lei, Isabell Smith, si era fatta tutti quei problemi... era arrossita tutte quelle volte... per chiedergli se sbavava? 
 
Capiva che come più volte gli era stato ripetuto, sia da sua madre che da Isabell stessa, lui era incapace di comprendere il cuore di una fanciulla.... ma qui, dai, sfioriamo il ridicolo...
 
Sospirò per una terza volta. Se c'era qualcosa che odiava Daniel era non capire. E sinceramente Daniel non capiva perchè Isabel si poneva così tanti problemi.
 
E quando Daniel non capiva, poteva reagire in maniera poco carina e gentile, addirittura scorbutica e irritata.
 
Ma sapeva che questa sua brutta abitudine lo avrebbe portato solo a brutte cose, sopratutto in presenza di Isabell, e quindi aveva deciso di sospirare e di rispondere in maniera calma, composta, gentile e razionale.
 
Isabel, sei un CA**ONA! PERCHE' TI FAI TANTI PROBLEMI PER UNA CA CA**ATA DEL GENERE?
 
No. Non è così che disse, anche se fu la sua prima reazione.
 
Daniel disse:
 
“Isabel... sì, sbavavi un pochino. Ma non ti preoccupare, eri bella comunque. E anche questo tuo pigiama ti sta benissimo e sei bellissima”
 
Gli sarebbe piaciuto rispondere così. Sembrava quasi una risposta da romanzo rosa, per quanto lui non ne avesse letto nemmeno uno.
 
Quanto gli sarebbe piaciuto, rispondere così. 
 
E lo fece. Sì, sì. Lo fece davvero.
 
Nemmeno lui credeva a quello che gli era uscito dalla bocca.
 
Normalmente non avrebbe mai avuto il coraggio... ma forse non era solo quello. Normalmente il suo orgoglio gli avrebbe impedito...
 
Ma invece quella volta, le parole gli uscirono, spontanee e la sua testa non fece in tempo a censurarle che le aveva già dette.
 
Arrossì lui. Arrossi lei.
 
Isabell divenne così rossa come Daniel non l'aveva mai vista, nemmeno quando credette di aver fatto la pipì a letto, quella volta che venne a dormire a casa sua.
 
Poi gli lanciò un'occhiata piena di imbarazzo e scappò via, verso il dormitorio delle ragazze.
 
Daniel era poco meno imbarazzato di lei, ma più stordito.
 
Rimase lì, fermo, solitario, per dieci minuti buoni, con la testa completamente vuota, cercando di realizzare cosa avesse fatto.
 
E del perchè. E cosa comportava tutto questo.
 
Ma era tardi e lui era stanco. Si sedette un attimo sulla poltrona vicino al fuoco.
 
Aveva fatto davvero bene a dire quello che pensava ad Isabell?
 
Mise le scarpe sopra un'altra poltrona. Solo un attimo. Per riflettere.
 
Si sentiva così imbarazzato... ma si sentiva anche bene... contento di averle fatto piacere...
 
E si sentiva male... non voleva che qualcosa cambiasse... la sua vita... adesso... era... quasi...
perfetta...
 
Sì, sarebbe stato solo un attimo su quella poltrona. Solo un attimo... un attimo... un attimo.
 
Un attimo che durò una notte.
 
***
Ed ora... la nostra(?) rubrica preferita! L'angolo dei personaggi!  
Il Pigiama di Isabell: So  che non è un personaggio, ma vale la pena spendere due parole su di lui: come è possibile che Isabell sia riuscita ad indossarlo a distanza di vari anni? Semplice, lei tiene a quel pigiama più di quanto lei stessa non sia disposta ad ammettere. E' legato ad un ricordo dolceamaro della sua infanzia e quindi, crescendo, aveva pregato alla nonna di allungaglielo mano mano che cresceva. E forse il suo subconcio non scelse a caso quel pigiama per incontrarsi con Daniel...
 
Ansel e Gretel Hukerten: Beh, quando pensai a loro mi ispirai ai gemelli di Black Lagoon... ovviamente una versione soft, eh! E se non sapete di cosa parlo... meglio per voi, significa che la vostra innocenza è ancora intatta... brr... Visto che non avrò mai il modo di narrarlo (credo), vi dirò qui il loro passato: i loro genitori si sono trasferiti in Inghilterra dalla Transilvavia quando avevano appena 6 anni e finirono in una classe già unita. Loro erano esclusi dai giochi e erano crudeli con loro in qual modo speciale in cui riescono solo i bambini. Quindi, per evitare maltrattamenti si finsero vampiri (che tra l'altro erano uno dei motivi per cui li prendevano in giro). La leatà che mostravano verso l'un altro era ammirevole, e si solidificò ancora di più quando i maschi cercarono di far finta di fare amicizia con Ansel e le femmine con Gretel. Ricevettero la loro lettera a 11 anni, rendendo orgogliosi i loro genitori la cui madre era una strega.
 
Capitano William Hawkyns : Oh, uno dei miei personaggi secondari preferiti! Volevo assolutamente metterci un pirata in mezzo. Io adoro i pirati. Ma proprio lo stereotipo del pirata, quello che si vede nei cartoni animati, grande, grosso, con la barba e la benda sull'occhio, la gamba di legno e il pappagallo sulla spalla. Poi di solito questo tipo di personaggi sono anche dei teneroni che si sciolgono alle storie commoventi e che hanno iniziato a fare questa vita per amore del mare e per il disprezzo delle regole della società. Ovviamente so benissimo che pirati del genere non sono mai esistiti e che i veri pirati erano una manica di tagliagola brutali... ma fatemi sognare!XD In particolare, il capitano William Hawkyns era esistito davvero e da quello che sono riuscito a sapere, è morto davvero aspettando di essere fatto Cavaliere dalla Regina... un bel rimpianto, non pensate? Ovviamente penso che il vero William Hawkyns non fosse così... ho preso in prestito il suo nome e la sua storia e l'ho piegato alla mia visione di pirata... Capitan Hawkyns, nel caso lei possa leggere in qualche modo e la cosa la stia offendendo in qualche modo, la prego di scusarmi! (Non si sa mai, ragazzi! Per quanto voglia diventare un pirata, non mi andrebbe di farlo a bordo di una nave maledetta... anche se con una nave maledetta con la connessione internet, se riesce a leggere queste righe!XD)
 
Beh, voglio concludere dicendo che nel capitolo scorso, quando Daniel pensava all'erede di Tassorosso si stava parlando di quella vecchia uccisa da Voldemort nel 6° libro... ve la ricordate? E quella donna non stava facendo certamente niente di buono per l'umanità...XD 
 
Allora e qui di seguito voglio riportare i misteri, più o meno insoluti che ancora ci sono in questa fanfic a cui intendo dare risposta! Se ho mancato qualcosa ditemelo!XD
 
Perchè Daniel ha ricevuto la lettera nonostante sia un Magonò?
 
Come sono diventati così amici Daniel, Julio, Isabell e Char? E quale promessa fecero quel giorno?
 
Come e perchè Isabell prova qualcosa per Daniel?
 
Come e perchè Char prova qualcosa per Daniel?
 
Che cosa prova Daniel?
 
Che cos'è questo “Silenzio”?
 
Come ha fatto Julio a conquistare Xylia? E perchè si era innamorato di lei?
 
In che modo Daniel parteciperà al Torneo Tremaghi?
 
Chi ha dato gli scappellotti a Daniel?
 
Che fine ha fatto Taylor?
 
Diciamo che in parte me li sto riportando anche per mio interesse così, che voi alla fine della fanfic mi possiate dire: “Ehi! Ma non hai risposto a questa domanda!” e io potrei dire... “Sì, avete ragione, me ne ero dimenticato, sono un idiota”.XD
 
Il bello è che si mi è cancellato quasi tutto il 6 capitolo, che avevo già scritto... ma il settimo è già pronto, quindi sto anche a metà dell'ottavo... E scrivere due capitoli contemporaneamente è davvero strano... ok, allora alla prossima!

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Capitolo 6
*** Il Drago di Hogwarts ***


Si risvegliò la mattina dopo, presto. Non ricordandosi dapprima cosa ci facesse in sala Comune e perchè si fosse addormentato lì e non nel suo comodo letto.
 
Era sicuro che c'entrasse un pirata...
 
Provò ad alzarsi. Ma non ci riuscì. La gamba, nonostante fosse ancora perfettamente attaccata al resto del corpo, non rispondeva nessuno dei suoi comandi che essi fossero “ballami un tip tap” o il più semplice “alzati e cammina, Lazzaro!”.
 
Ma niente. E mentre aspettava che il piede riprendesse sensibilità, e mentre si accorgeva che aveva un terribile torcicollo, si ricordò del motivo per cui aveva dormito lì.
 
Ommiodio, Isabell! Come doveva comportarsi appena si rincontravano?
 
Cioè, alla fine, nonostante tutti i viaggi mentali che si era fatto ieri sera – perchè, dai, di viaggi mentali si trattava – le aveva fatto un complimento.
 
E nemmeno un complimento tanto bello dai.
 
Cioè aveva solo detto ad una ragazza che conosceva fin da quando era piccolo che era carina sia che mettesse un pigiama rosa sia che sbavasse. Non era un così grande complimento, dai.
 
Beh... forse questo ragionamento sarebbe stato valido – forse! Come gli dicevano lui non era in grado di capire i cuori delle fanciulle – se si fosse trattato di qualunque ragazza all'infuori di Isabell.
 
Ma Isabell non era abituata a complimenti. Cioè, almeno per quanto ne sapesse lui. Vediamo le persone con cui aveva a che fare. I genitori. Il padre era un fabbro di armi dalle apparenze dure e molto silenzioso. Sì, un cavolo di fabbro di armi. Nel 21° secolo. Che si riduceva a forgiare spade per sfilate con rievocazione medievale, tornei, costumi di carnevale (Julio una volta li aveva chiamati Cosplay, o Costume Playing, ma lui non ne capiva la differenza) e fanatici del medioevo.
 
La madre era un caso a parte, pensava Daniel, tutte le madri pensano che le loro figlie siano bellissime.
 
Come, rifletté, anche i suoi genitori, visto che la lodavano ogni qualvolta veniva a casa sua, facendole domande imbarazzante su quando si sarebbe presa cura di quel disastro di loro figlio, ovvero lui, Daniel.
 
Sua sorella? Elizabeth la ammirava come lui ammirava Capitan Britannia, vedendola come una supereroina per come riusciva a rispondere a tono ai maschi.
 
Poi vediamo... della sua età? Chi c'era?
 
Julio? Naaaaa... aveva occhi solo per Xylia e prima di allora Daniel dubitava che Julio sapesse cosa fosse l'amore, visto il buontempone che era ed è.
 
Char? Non gli aveva mai sentito fare un complimento a chi che fosse, perlomeno sull'aspetto fisico. Quindi no.
 
Le sue compagne di dormitorio allora?... lì non voleva mettere piede. Era un terreno di sole donne, qualcosa di inesplorabile e inesplorato per gli uomini. Forse si scambiano smancerie davanti allo specchio dicendo “Ma quanto sei carina! Ma quanto siamo carine!”... no, decisamente, no. Isabell si sarebbe suicidata, piuttosto.
 
Roger? Naaaa. Non andavano più del parlare.
 
Poi....mmm beh, c'era lui Daniel Woodstryke a cui ogni tanto sfuggiva qualche complimento, ma niente di che.
 
Arrossiva, però... insomma.
 
Quei complimenti che aveva fatto, in cosa erano diversi da quelli che faceva di solito?... forse l'atmosfera? Il fatto che fossero soli? Il fatto che le aveva fatto complimenti su una cosa su cui la prendevano in giro da piccola e a cui era legato uno dei suoi più belli, nonché più brutti ricordi d'infanzia?
 
...forse.
 
Ma forse non doveva farsi tutti questi problemi. Si sarebbe comportato come al solito, e probabilmente lei avrebbe fatto lo stesso. O almeno così sperava.
 
Toh, la gamba aveva ripreso a muoversi, ma il torcicollo... rimaneva. In che diavolo di posizione aveva dormito quella notte?
 
Per fortuna che era domenica. Anche se poi c'era la lezione di CQC (qualunque cosa fosse) del professor Drake.... e nel pomeriggio il primo allenamento di Quiddich... quindi poteva riposarsi un altro po'.
 
Avrebbe potuto. Se non gli fosse passato completamente il sonno. Quindi, osservando l'orologio a polso che ieri i suoi genitori gli avevano regalato e notò che erano all'incirca la radice di 25 di mattina.
 
Quante ore di sonno si era fatto? Ma che importava? Colazione! Colazione!
 
Scese fino in Sala Grande dove trovò.... un bel cavolo di nessuno! Non sapeva da quanto tempo che non la vedeva così vuota.
 
Di solito almeno una persona c'era. Quindi, si sedette e prese quello che gli apparì avanti, porridge, cereali e caffè.
 
Mangiò a sazietà, ma non seppe cosa fare dopo. Era presto.
 
Mmm... magari poteva fare un giro al campo di Quiddich, così da non fare una pessima figura al primo allenamento, visto che era almeno dall'anno scorso che non prendeva una scopa...
 
avrebbe dovuto dire: “Una scopa tra le gambe?” ma non sarebbe stato un po' volgare e ambiguo?
 
Si diresse, quindi, verso lo stadio, sperando di trovarlo vuoto, visto l'ora.
 
E, era la seconda volta in una settimana – doveva stare attento, sicuramente sarebbe successo qualcosa di grosso – ebbe fortuna.
 
Non c'era nessuno. Il campo di quiddich solo per lui.
 
Anzi, forse era ancora più fortunato. Stava arrivando Char.
 
“Ehi, Char!”
 
Era appena entrato in campo, con la scopa in mano, sgranò gli occhi a vedere Daniel nel bel mezzo del campo.
 
“Daniel? Ma ti sono caduto di nuovo addosso stamattina?”
 
Daniel ridacchiò. “No, no, assolutamente”
 
“Perchè sai... ora non ti offendere... ma non sei molto mattiniero”
 
Beh, c'era poco da offendersi... era vero. Di solito piuttosto che alzarsi avrebbe distrutto la sveglia. E di solito la solerte Isabell trovava sempre un modo diverso per svegliarlo in maniera brutale.
 
“Ahaah! Fa niente! Fa niente! Su iniziamo ad allenarci un po'! Sei anche tu qui per questo, vero?”
 
Char gli sorrise. Aveva davvero un bel sorriso. Era carino quando sorrideva.
 
...Daniel sapeva che per quello che aveva pensato, si sarebbe dovuto fare 500 pippe mentali. Ma non ora, per favore. Se ne era già fatte abbastanza.
 
Così, scacciò quel pensiero, e lui e Char salirono sulle loro scope
 
Iniziarono a salire e un sorriso si aprì sulla faccia di Char, lui era quello che amava davvero volare.
 
Sì, per Daniel l'aria era piacevole, Il vento tra i capelli anche... ma, davvero, volare non gli dava tutta quella eccitazione che dava ai restanti membri del suo team.
 
Davvero, l'eccitazione prima di una partita... il clamore del pubblico... lui... ne era totalmente immune.
 
Boh. 
 
E allora perchè partecipava, se non era per l'eccitazione del volare e il clamore della folla?
 
Beh...
 
Passando la pluffa a Char se ne ricordò. Lui si divertiva un mondo.
 
Giocare con i suoi amici lo divertiva un casino. In meno di cinque minuti riprese possesso delle sue normali capacità di gioco.
 
Sapeva volare discretamente e se questo bastava agli altri, bastava anche lui.
 
E giocare a quiddich con i suoi amici era... divertente.
 
Ora era sulla scopa, ridendo come un pazzo, passando a Char che sorrideva e gli ripassava la pluffa.
 
Era semplicemente felice.
 
E lo fu ancora di più quando arrivò Isabell.
 
Il Dinamico Trio Daniel Woodstryke, Elisabeth Smith, e Char Francis Barret Browning era riunito nuovamente sul campo di quiddich.
 
Neanche si ricordò di tutte le pippe mentali che si era fatto, fino a cinque minuti fa. Le sorrise e l'invitò a raggiungerli e Isabell gli confessò che aveva avuto la loro stessa idea: per non fare brutta figura il pomeriggio si voleva allenare.
 
La cosa divertente è che anche Julio e Roger si presentarono appena un'ora dopo più o meno con la stessa scusa... la vecchia squadra di Quiddich era dunque riunita.
 
Due ore dopo erano tutti pronti per tornare al castello, diretti verso l'aula di Storia della Magia.
 
Ed ad aspettarli c'era qualcuno di decisamente più “vivo” del professor Ruf.
 
Beh, era difficile essere meno vivi del professor Ruf. Ci si doveva davvero impegnare. Forse ci sarebbe riuscito... chessò un Infero, uno Zombie o un cadavere.
 
Ma poi qualcuno aveva mai avvertito il professor Ruf di essere morto? Cioè, da quanto si narrava si era semplicemente alzato dal suo corpo come fantasma e aveva continuato a fare lezione.
 
Cioè, nessuno gli aveva mai detto: “Mi scusi, ma per caso si è accorto di essere morto?” L'avevano sempre lasciato in quello stato di Non-vita solo per risparmiare soldi sul personale?
 
Una volta avrebbe potuto farglielo notare. Così Storia della Magia sarebbe stata più stimolante e il professor Ruf avrebbe raggiunto la pace eterna.
 
“Allora, benvenuti ragazzi!” disse il professor Drake con un sorriso “Aspettiamo che arrivi qualcun altro e poi iniziamo”
 
Per il momento erano solo cinque, ma Daniel era quasi sicuro che almeno un'altra persona si sarebbe fatta vedere...
 
“DARLING!”
 
E una figura bionda volò attraverso la stanza, venendo presa al volo dal prode Julio.
 
“Bene” disse il professor Drake, con un triste sorriso.
 
Aveva appeso manifesti per il corso di CQC dappertutto nella scuola, ma solo loro sei erano a fare il corso... Questo faceva capire quanto la cultura babbana fosse mal vista.
 
“E voi due smettetela di baciarvi così spudoratamente! Ricordate che quest'aula è piena di single tristi e soli!” disse sempre il professor Drake mentre Julio, con Xylia tra le braccia, la baciava quasi volesse divorarle le labbra.
 
“Scusate!” dissero in coro, mente Xylia metteva delicatamente i piedi a terra, ancora guardandosi negli occhi, che quasi scintillavano. “Ma sapete, l'amore...”
 
“Sì, sì, lo so” disse il professor Drake sbrigativo “Ma non siete curiosi di sapere che cos'è questo CQC?”
 
“Sì!” dissero in coro come bravi bambini, da cui spiccarono gli urli di Daniel e Char che subito si tappò la bocca, imbarazzato.
 
“Allora, CQC sta per “Close Quarter Combat”, ovvero “Combattimento Corpo a Corpo”. E' una serie di mosse usate dai militari babbani per combattere in ambienti ristretti”
 
Tutti lo guardarono perplessi: cosa poteva c'entrare con la magia?
 
“Allora... mmm sì, Julio, vieni un attimo qui e puntami la bacchetta al petto”
 
Julio si avvinò al professor Drake fino ad essere a circa un metro di distanza e distese il braccio, puntando la bacchetta contro.
 
“Allora” incominciò “Mettiamo caso che io sappia lanciare incantesimi... sarei nettamente in svantaggio, vero?”
 
La bacchetta di Julio era a mezzo metro di distanza dal professore. Il tempo di pronunciare un incantesimo e si sarebbe ritrovato a gambe all'aria... o in qualunque altra condizione avrebbe deciso Julio.
 
“Beh, sì”
 
“Vediamo. Julio, Schiantami”
 
“Ma professore...”
 
“Se mi colpisci darò 150 punti a Tassorosso e un pacco di quei biscotti che ti piacciono tanto. Ma dubito ci riuscirai.”
 
“...va bene. Stupef...”
 
Non ebbe tempo di finire la frase. Il professor Drake, agile come un serpente, aveva stretto la mano attorno al polso di Julio e l'aveva spostata verso l'alto.
 
Quando Julio si riebbe dalla sorpresa si accorse che aveva anche un pugno a pochi millimetri dalla tempia.
 
Tutti erano a bocca aperta.
 
“Vedete? Se avessi continuato adesso Julio sarebbe steso a terra, svenuto. La tempia è una parte molto sensibile e un colpo ben assestato può fare svenire l'avversario. Potete anche mirare al naso o alla bocca, se volete interrompere la formula dell'incantesimo”
 
Tutti erano a bocca aperta.
 
“Avete visto? Prima di tutto ho storto il polso verso l'alto, cosichè anche fosse riuscito a fare l'incantesimo non mi avrebbe colpito, poi sono passato neutralizzarlo... ragazzi, smettetela di fare quella faccia e fare i seri”
 
“Ma... i militari babbani... che c'entra?” chiese Char, che sembrava il più esterrefatto di tutti.
 
“Beh, è riadattamento. i militari usano questi metodi di combattimento per disarmare persone con pistole o fucili... e io ho pensato che si potessero anche usare con le bacchette. E a quanto pare funziona”
 
Ovviamente, per quanto quasi la totalità degli studenti di Hogwarts non sapessero cosa fosse una pistola, loro, che seguivano i corsi del professor Drake, e che quindi si erano visti tutti i film con i vari Schwarzenegger e Bruce Willis... sapevano  anche che esisteva un modello della Glock fatto in ceramica che poteva non essere rivelato dai sensori di un aeroporto.
 
Quindi il prof li divise in coppie e a turno facevano chi puntava la bacchetta e chi disarmava.
 
“Dovete farlo tante volte” disse “troppe. Finchè il movimento non sarà automatico. Sapete” disse mentre passava tra le coppie che si esercitavano, correggendo i vari errori che facevano. “Esiste un tipo di memoria diversa da quella dei ricordi. Una memoria che non può essere cancellata da una memoria corta o da un'amnesia. Vi sto parlando della memoria muscolare. Farete così tante volte questi movimenti, che alla fine, quando vi troverete davvero in una situazione del genere, agirete meccanicamente, senza pensare. Indipendentemente dal panico e dalla paura.  Questo vi sto insegnando. Quindi... dateci dentro!”
 
Per quattro ore si allenarono, e il professore Drake li lodò tutti e disse che anche chi gli aveva insegnato tutte quelle cose, il Sergente Price avrebbe detto che avevano fatto un buon lavoro per delle “piccole merdine insignificanti quale siete voi reclute”. 
 
Sì, il Sergente Price era modello “Sergente Hartman”... un cavolo di stereotipo.
 
Andarono quindi a farsi una doccia e poi a pranzare. Di lì ad un'ora, secondo l'orologio di Daniel, alle 9 x 1/3 dovevano andare nuovamente al campo di Quiddich per il regolare allenamento.
 
Questa volta magari con tutta la squadra, compresi i gemelli vampirelli inquietantelli lì, Ansel e Gretel.
 
Tuttavia, quando erano tutti in volo, i gemelli pensavano meno a fare battute di pessimo gusto e più a giocare, perciò erano meno inquietanti.
 
Erano bravi ma dovevano ancora imparare a lavorare come una squadra. Ma per quello c'era tempo. Quattro volte alla settimana, per essere precisi.
 
Quando Daniel poggiò la testa sul cuscino, si accorse di quanto fosse stanco. La giornata era stata intensa, ma c'era ancora una cosa da fare...
 
Con un agile scatto, estrasse il suo pc dalla custodia. Aveva un paio di domande da fare al suo Capitano Pirata preferito. Certo, era l'unico Capitano Pirata che conosceva di persona!
 
“Arrr! Buonasera, Marinaio!”
 
“Buonasera, Capitano”
 
“Allora... scommetto che hai qualche domanda da farmi, vero?”
 
“Qualcuna capitano. Come ad esempio... come faceva ieri lei a sapere che dovevo vedermi con una fanciulla?”
 
Il capitano Hawkyns si prese qualche secondo per ridacchiare:
 
“Ahahaha! Ma questo è semplice! Con il tono di voce che avevi ieri,  potevi tardare solo per un incontro galante! Ahahahahah!”
 
Daniel, inevitabilmente, arrossì.
 
“Quello non era un appuntamento galante! Dovevo solo vedermi con una mia amica...”
 
“Ah, voi giovani d'oggi le chiamate così le vostre innamorate? Dovrò ricordarmelo...”
 
“Ma no, io... Isabel... bah, lasciamo stare! Piuttosto, perchè mi ha chiesto di non rivelare a nessuno la tua presenza?”
 
“Beh, preferisco rimanere... in anonimato, se questo non ti disturba”
 
“Ovviamente non mi disturba... ma sappia che tutti i miei amici sono degni della massima fiducia e che so che non tradirebbero mai né me né il suo segreto, capitano”
 
Tra i pixel dello schermo, gli occhi del capitano sembrarono brillare:
 
“Allora ancora esiste l'onore e la fedeltà in questo marcio mondo...” quasi sussurrò
 
“Tra me e i miei amici di sicuro!”
 
“Grazie! Ma preferirei comunque restare nell'anonimato! Eppoi anche tu non vuoi un amico segreto che ti da consigli sulla vita sentimentale, vero?”
 
“Quale vita sentimentale?Io non ho vita sentimentale!”
 
“Vabbè e quell'appuntamento di ieri?”
 
“Non era un appuntamento!”
 
“Ma fatti dare consigli da chi ne sa di più sulle donne... tipo me!”
 
“Ma che donne e donne! Conosco due ragazze e una è la mia amica d'infanzia e l'altra è la ragazza del mio migliore amico!”
 
“E quale delle due era la ragazza di ieri?”
 
“La mia amica d'infanzia, ma...”
 
“Ecco, quindi hai bisogno di uno spirito vecchio di qualche centinaio d'anni che ti dia consigli!”
 
“Beh, forse un confidente ogni tanto mi servirebbe, ma...”
 
“Allora sia così! Dai, possiamo farci sopra un telefilm: “Daniel e il Capitano nel computer!" Ho già in mente la sigla. “Lui era un efferato pirata dell'antichità, ma per uno strano errore ora è qua! Una strega maledetto lo ha e ora in un computer lui sta! Ed è Daniel, Daniel, Daniel e il Capitano... chissà cosa oggi combineran! E sono Da, Da, Daniel e il Capitano. Un temibile corsaro di 700 anni fa!... allora che ne pensi?”
 
“Come diavolo fai a sapere cosa sono i telefilm?”
 
“Sveglia! Cosa credi che faccia tutto il giorno mentre non ci sei? Mi sto infarcendo di nozioni sul vostro internet... e pare noi Pirati siamo piuttosto popolari!”
 
Daniel annuì: “Everything is better with Pirate”
 
“E adesso vai a letto, credo che tu sia piuttosto stanco.”
 
“Come fai a dirlo?”
 
“...diciamo... empatia con il possessore del pc!”
 
“Oh” esclamò Daniel “Figo. Buonanotte Capitano!”
 
“Buonanotte, Marinaio! Arrrrr!”
 
E Daniel rimise il pc nella sua custodia e poggiò la testa sul cuscino.
 
Non riuscì neanche a pensare a quanto fosse stanco che subito si addormentò.
 
La mattina dopo Daniel si svegliò con la punta del naso che gli pizzicava in modo decisamente anormale
 
Davanti a lui vide solo la faccia di Isabell con una bacchetta in mano e un sorriso biricchino sulla faccia.
 
“Buongiorno, Grande Signore Oscuro. Che ne dice di alzarsi che DOBBIAMO SBRIGARCI ALTRIMENTI ARRIVIAMO TARDI AD ERBOLOGIA?”
 
“Placati sorella!” disse Daniel, facendo finta di essere un Hippie, cosa che gli riusciva molto bene al momento, visto il sonno che ancora aveva.“Peace and Love, sorella... sono sveglio!”
 
E Daniel si alzò dal letto.
 
“Aspettami, fuori, mi metto la divisa e arrivo...”
 
“Ah! Come se non ti conoscessi! Nel momento stesso in cui me ne andrò da questa stanza tu penserai: “Vabbè, che sarà mai, altri cinque minuti!”! Che non saranno cinque minuti! E farai tardi! E lo farò anch'io, perchè dovrò venire a svegliarti!”
 
D'oh, Daniel era stato sgamato. Isabell lo conosceva fin troppo bene.
 
“E che vuoi fare? Osservarmi mentre mi cambio?”
 
“Non dire sciocchezze!” disse Isabell, dandogli la schiena “Io mi giro e tu ti cambi”
 
“Va bene...” disse Daniel “E non sbirciare!”
 
Daniel si cambiò, si diede una sciacquata e scese insieme ad Isabel in Sala Comune dove Char e Julio dormivano su delle poltrone, Char con un filo di bava.
 
“Gente sveglia! Colazione e poi Erbologia! Il Professor Paciock ci aspetta!”
 
Con un po' di lamentele, Daniel e i suoi amici partirono per la sala grande, dove fecero colazione.
 
Durante quella notte, si accorsero, doveva aver piovuto. 
 
Come facevano a saperlo? Beh, perchè OVVIAMENTE il passaggio che portava dalla scuola alle serre era un pantano.
 
Il fango gli arrivava fino alla caviglia e imprecando, arrivarono fino alle serre dove li aspettava il professor Neville Paciock.
 
Il Professor Paciock era alto e con i vestiti e il volto sempre un po' sporchi di terra. Robusto e ben piazzato, aveva perennemente una barba incolta. Aveva mostrato subito una particolare attenzione verso Daniel, perchè, come gli aveva spiegato, alla sua età anche lui si considerava praticamente un Magonò.
 
Poi gli aveva spiegato che, prima o poi, come era arrivato il suo momento, sarebbe arrivato anche quello di Daniel.
 
Quello di sfoderare i suoi talenti segreti, le sua abilità nascoste.
 
E Daniel, quando il professore gli aveva detto quelle parole, aveva annuito dubbioso: almeno che i suoi talenti nascosti non fossero qualcosa tipo “Finisci Steet Fighter VII con Ryu” o “Gioca tutto un giorno intero allo stesso gioco senza mai stancarti”... non si erano ancora manifestati.
 
Quindi o il professor Paciock si era illuso oppure i suoi talenti nascosti era nascosti davvero bene. Ma davvero, davvero, davvero (…), davvero bene.
 
Inoltre il Professor Paciock era single cercava una ragazza da qualche anno e dopo una storia con una cameriera al locale “I tre Manici di Scopa” finita male, si era depresso per una estate intera, per poi tornare più sorridente  e più in cerca di una ragazza che mai l'anno successivo.
 
Era una caratteristica del Professor Paciock, quella di sorridere sempre. E mentre sorrideva infondeva coraggio, proprio quel che ci sarebbe aspettato dal Capo della Casa di Grifondoro.
 
Daniel si ricordava la sua prima lezione con lui, quando, orgogliosamente, aveva mostrato loro un normalissimo Zellino, che però, gli aveva spiegato, era il modo con cui gli studenti di Hogwarts si erano visti di nascosto durante il suo quinto e settimo anno rispettivamente durante il governo tirannico della Umbridge e di Voldemort.
 
Lui insieme ad altri studenti avevano formato ES, L'esercito di Silente.
 
A cui avevano partecipato Hermione Granger e Ronald Weasley. E di cui Harry Potter era stato il capo.
 
“Bene, ragazzi! Oggi che ne dite se studiamo un po'... i Bubotuberi?”
 
I tassorosso e grifondoro entrarono quindi nella serra numero 3 e si disposero attorno a vari apprezzamenti di terreno.
 
Da lì spuntavano quelle che sembravano essere delle lumache nere giganti ricoperte di bozzi pieni di pus. 
Un odore pungente colpì i loro nasi e chi sapeva che cos'era avrebbe riconosciuto un odore molto simile a quello della benzina.
 
“Allora chi sa...”
 
Ma Daniel interruppe il professore: “Il Pus di Bubotubero è altamente irritante  e può causare gravi lesioni cutanee o purulente pustole al suo stato naturale, ma se diluito può essere un ottimo rimedio...” e perse un attimo il filo osservando Everet Taylor che gli faceva l'imitazione “ per curare le forme più ostinate di acne”
 
“Beh, questo risponde alla domanda che stavo per fare e anche a quella che avrei fatto: venti punti a Tassorosso, quindi. Allora ragazzi, adesso mettetevi i guanti di pelle di drago e strizziamo il pus in quei contenitori. Tra le Mandragole del secondo anno e i Bubotuberi qui, stiamo dando una bella mano a Dank...”
 
Passarono le due ore successive ad spremere bus dai bubboni. Era davvero disgustoso, ma quando fluiva il liquido Daniel provava una strana sensazione di realizzazione...
 
Più di una volta, il pus schizzò nella direzione della sua faccia, ma lui, grazie risuciva sistematicamente a schivarlo. Gli si bucarono persino i guanti che indossava, e, a causa di questo, alla fine della lezione sembrava avesse le stimmati. 
 
“Oh, San Daniel, ti prego curami! Ho questo pezzo di terra tra i capelli!”
 
“Curato!”
 
“Oooh...”
 
Stimmate che gli vennero curate cinque secondi dopo dal professor Paciock con un incantesimo, che si era stancato di sentire quelle frasi.
 
Quindi dopo una veloce doccia, si prepararono a farsi una dormita con il Professor Ruf.
 
O meglio, loro facevano di tutto per non dormire, ma alla fine finivano per farlo.
 
“Sbaglio o quest'anno è anche peggio del solito?” disse Daniel, che cercava di prendere appunti, con la testa poggiata sul banco.
 
“No, no... è una tua...” e Julio fece uno sbadiglio degno di un ippopotamo “è sua una tua impre...zzzz.... sione...”
 
Sorprendetemene Char, che ci si aspettava stesse attento a prendere appunti, era quello che dormiva più della grossa.
 
Isabell, invece, era tra le più sveglie a pari-merito con Daniel: entrambi da piccoli si erano dovuti subire il signor Sinpon, che praticamente era la versione viva del professor Ruf.
 
Poi, finalmente, pranzo! E il pomeriggio avrebbero potuto passare un po' di tempo a cazzeggiare...
 
Se non avessero avuto una montagna di compiti da fare!
 
E se Daniel non avesse ricevuto una lettera con mittente la Professoressa di Divinazione, Annah Grace.
 
Il testo era breve, conciso e esaustivo.
 
“Vieni nella torre di divinazione alle tre. Ti darò lezioni di divinazione. 
 
                                                                                            Annah Grace”
 
La cosa risultò oscura a Daniel e anche ai suoi amici, che non sapevano cosa pensare.
 
Nessuno lo disse, ma tutti lo stavano pensando.
 
Perchè voleva dare lezioni di divinazione a Daniel...
 
“Visto che sono praticamente un Magonò? Divinazione richiede l'uso della magia, non è come Erbologia o Pozioni...”
 
“Ah, bella domanda” disse Julio agguantando un'altra salsiccia.
 
“E quella è l'ultima per oggi, Julio Chapman!” la voce proveniva dal tavolo dei Corvonero “Ricordati che sei a dieta!”
 
“Sì, ok, ok...” rispose Julio, tagliando a pezzettini piccolissimi la salsiccia in modo che durasse di più
 
“Però sei fortunato” disse Char “lezioni private con la professoressa Grace...”
 
Daniel ebbe un rapidissimo, eppure nitidissimo flash di lui solo in una stanza con la professoressa Grace che si stava togliendo le calze mentre un vecchio grammofono suonava “The soud of Silence”, mentre lo stesso Daniel chiedeva: “Sta forse cercando di sedurmi, Professoressa Grace?”
 
Flash che uscì dalla mente di Daniel rapido come era entrato.
 
“Beh, chiaramente...” incominciò Daniel “ha notato in me una qualche capacità magica innata e pensa che possa diventare un Divinatore molto potente...”
 
Lo disse con un sorriso tale da far capire che stava scherzando, che in realtà non ci credeva nemmeno lui.
 
La prima reazione di Isabell sarebbe stata un: “Eeeeeeeeeeh... BUM! E poi magari Merlino ti nominerà suo erede universale!”, ma ormai, a quasi sedici anni, stava imparando a mettere un filtro tra la sua lingua e il suo cervello. La cosa non gli veniva naturale, visto che per lei “naturale” era dire tutto quello che gli passasse per la testa, indipendentemente dalla sua volontà.
 
Motivo per cui da piccola non si era mai fatta tanti amici. Anzi, se ne era fatto solo uno ed era lì, ancora accanto a lei.
 
Aveva proprio ragione suo padre: “ Meglio un amico vero che tanti falsi!”. E lei, che aveva ben tre di quelli che potesse definire “veri” si considerava fortunata.
 
Ma piuttosto, era finalmente riuscita a mettere un filtro tra lingua e cervello, e per fortuna che c'era riuscita! Se avesse pronunciato quella frase, Daniel ci sarebbe rimasto abbastanza male.
 
Ma così non fu, perchè Isabell non disse mai quelle parole. E poi... beh, era possibile.
 
La natura maghesca di Daniel era un mistero. Aveva avuto esempi di magia incontrollata, esattamente come ogni mago. Da Olivander aveva trovato ed usato la bacchetta. Ma da quando era ad Hogwarts... ma da quando era ad Hogwarts... niente. Non che Daniel non avesse provato a fare incantesimi fuori dalla scuola, eh. Aveva provato a fare un “lux” o altri incantesimi innocui e consentiti dentro a casa sua, durante i pomeriggi estivi (di quelli troppo afosi per uscire) che passavano a vedere film o a giocare ai videogiochi.
 
Ma niente.
 
Ed ora... forse...
 
“Forse sei davvero portato per divinazione come lo sei per pozioni, che ne sai come funziona la divinazione?” disse Isabell, infine
 
Daniel le sorrise.
 
“...ma piuttosto la mia preoccupazione è un'altra” Daniel abbassò la voce che divenne quasi un sussurro “non vorrei che... beh... avesse scoperto che abbiamo sentito... del Silenzio”
 
Julio si strozzò con un pezzettino minuscolo di salsiccia. Char e Isabell, entrambi che stavano bevendo,  rispettivamente succo di zucca e succo d'arancio, sputarono per la sorpresa il succo in faccia a Daniel.
 
“...grazie...” disse Daniel, con la faccia gocciolante di di un liquido di due tonalità di arancioni.
 
“Oh, scusami, tanto Daniel!” Char prese un fazzoletto e iniziò a pulire la faccia del moro, che aveva un espressione rassegnata.
 
“Fa niente” disse “piuttosto, meglio che mi avvii. Non oso pensare a cosa potrebbe fare se arrivassi in ritardo...”
 
“Ma forse lo saprebbe già...” disse Char che gli finiva di pulire la faccia.
 
“Forse. O forse no. Auguratemi buona fortuna”
 
E con queste parole si alzò in piedi e si diresse verso la torre di Divinazione, accompagnato dai “Buona fortuna!” “In bocca al lupo”” “Metticela tutta!” dei suoi amici.
 
E, nonostante la mezz'ora buona di anticipo con cui partì, arrivò con appena cinque minuti di anticipo. Causa di ciò era il suo pessimo senso dell'orientamento che l'aveva portato prima nei sotterranei ( come diavolo ci era arrivato?), poi nella torre di Astronomia.
 
Fu salvato da un cavaliere in un quadro, Messer Cadogan, una vecchia conoscenza di Daniel. Nonostante fosse abbastanza litigioso e piantagrane, il moro pensava che Cadogan avesse l'anima del vero cavaliere.
 
E infatti, quando gli parlò di una Cerca, di una Missione, l'aveva portato senza problemi alla torre di divinazione, dove l'aspettavano alcuni studenti. Alcuni studenti più giovani di lui. 
Del terzo anno, riuscì a capire poi, visto che riconobbe il fratello di Donna Hill, Stephan Hill.
 
Lezioni private? Chi gli aveva messo l'idea che quelle fossero lezione private? Maledetto Char!
 
“Ehi, Daniel!” gli urlò Stephan in tono quasi beffardo mentre parlava con alcuni Serpeverde “Ma non sei troppo grande per frequentare lezioni del terzo anno?”
 
“Sì” rispose “Sì, lo sono”
 
Stephan ci rimase un po' così, spaesato, senza sapere cosa rispondere. Effettivamente molte risposte che Daniel dava ai tizi che cercavano di insultarlo erano spaesanti. E/o citazioni. Come quella che aveva appena fatto. Julio sarebbe stato fiero di lui.
 
Ma sopratutto... era una lezione del terzo anno? Che diavolo...
 
Daniel e quelli del terzo anno si trovarono in una piccola stanzetta grande qualche metro, rotonda. Il moro intuì che dovevano essere quasi in cima alla torre.
 
Ma perchè non entravano in classe? Si era stancato di stare lì in piedi come un fesso, insieme ai fessi del terzo anno.
 
C'era una botola che si apriva e che dava al piano sopra, dove, probabilmente, c'era l'aula. 
 
“Ma perchè non entriamo?” chiese Daniel a quelli del terzo anno
 
“Provaci!” lo sfidò Stephan “Dai provaci!”
 
Stava proprio per mettere una mano sulla porta quando una Tassorosso del terzo anno intervenne:
 
“La professoressa ci ha detto che se avessimo provato ad aprire la porta prima delle tre...”
 
Ma Daniel aveva già aperto la porta.
 
“...si sarebbe attivata una trappola...”
 
Ma non si era attivata alcuna trappola.
 
E poi notò che sul suo orologio erano appena scoccate 9 x 1/3.
 
Daniel alzò le spalle ed entrò.
 
L'aula, come ci si aspettava, era diversa dalle altre. Enorme, come non avrebbe potuto essere, visto la grandezza di quella sotto (probabilmente la professoressa Grace aveva fatto qualche incantesimo per ingrandirla) dei banchi rotondi sparsi un po' a caso per tutta l'aula e quattro camini ai quattro angoli della stanza.
 
I camini facevano luce in maniera innaturale, e anche il calore che facevano era in qualche modo... innaturale.
 
La stanza non era né calda né fredda... era semplicemente... ad una temperatura perfetta.
 
In fondo all'aula, davanti ad uno dei quattro camini, su una piattaforma alta alcuni centimetri, c'era una cattedra di legno massiccio sulla quale era seduta la professoressa Grace.
 
Aveva qualcosa di diverso, dall'ultima volta che l'aveva vista, o meglio, spiata, mentre rivelava alla Prof. Weasley della profezia del Silenzio.
 
Questo gli riportò in mente che forse sapeva che loro avevano sentito...dopotutto era una Chiromante...
 
Però Daniel non capiva cosa avesse di diverso. Si era tagliata i capelli? Aveva gli occhi di un colore diverso? Si era tolta gli occhiali? ...no, gli occhiali non li aveva mai avuti.
 
...e cavolo, adesso li aveva, ecco qual'era la differenza. Daniel WoodStyike a volte sa essere dannatamente ottuso, vero?
 
A parte quello, era affascinante come al solito: lunghi capelli neri, occhi dello stesso colore, sguardo penetrante, tratti del viso decisi ma comunque affascinanti. E lunghe vesti veri, a vari strati che la ricoprivano completamente.
 
Daniel era un po' intimorito da lei: dopotutto era la professoressa responsabile di Serpeverde.
 
Poi parlò: “Benvenuti, a Divinazione” disse in maniera secca, con la voce che ricordava uno schiocco di frusta “Ora sedetevi e iniziamo subito”
 
Daniel si sedette in un angolo solitario, lontano da quelli del terzo anno, che si erano seduti più o meno compattamente.
 
“Allora, prima di tutto, sfatiamo alcuni miti che si sono su questa Arte” disse la professoressa Grace “Non serve nessun terzo occhio, Niente seconda vista. Niente di tutto questo. La Divinazione,  o per lo meno, quella che vi sto insegnando io, si basa sul rigido controllo della vostra magia incontrollata e dunque sarà molto difficile da padroneggiare. Senza bisogno di utilizzare la sfera di cristallo so che metà di voi ci lasceranno prima di metà anno, probabilmente ritenendo che la mia materia sia troppo difficile o io una cialtrona.”
 
Li onorò di uno dei suoi rari sorrisi. Ma non era decisamente un sorriso sincero. Era un sorriso forzato.
 
“Ma non importa.” continuò “piuttosto iniziamo, sul vostro tavolo c'è una sfera di cristallo”
 
E magicamente, sul tavolo vuoto ne apparve una.
 
“Ora, ci sono cose che sono facili e difficili da predire. Le cose più difficili sono, ovviamente, le scelte delle persone, grandi eventi e cose che dipendono dal libero arbitrio. Più persone sono coinvolte più è difficile la previsione... In quel caso solo i più potenti Chiromanti ci possono riuscire... e neanche con certezza. Il massimo che riusciranno a prevedere sono delle “Probabilità”, magari quella più probabile... ma sarà sempre una Probabilità. Uno dei tanti risultati derivanti da una serie di scelte. Inoltre la conoscenza o la non conoscenza della profezia della persona in questione potrebbe aumentare o azzerare le possibilità che essa si avveri, perché nella previsione stessa era previsto che il soggetto conosca la profezia...” riprese fiato “Ma lasciamo stare queste chiacchiere per quando sarete più esperti. Piuttosto, le cose semplici da prevedere sono cose certe, non modificabili dal libero arbitrio. Come ad esempio, il tempo che farà domani, o il numero di tazzine che ci sono dentro quell'armadio” disse, e di nuovo, magicamente, apparve un armadio in un angolo della stanza.
 
“Ora, la vostra prima previsione sarà appunto capire quante tazzine ci sono dentro quell'armadio”disse “Cercate di concentrare la magia nelle vostre dita, e fate questi movimenti con le dita attorno alla sfera” e fece una serie di movimenti di dita attorno alla sfera di cristallo abbastanza semplici “Iniziate!”
 
...concentrare la magia incontrollata sulle dita? Ma che gli stava dicendo quella matta? Lui che non riusciva neanche a fare una magia... però... però aveva avuto vari esempi di magia incontrollata da piccolo, quindi forse...
 
La nebbia nella sfera era assoluta, e per quanto la fissasse, essa non sembrava diradarsi o formare alcuna forma che potesse essere ricondotta a qualcosa di vagamente familiare.
 
“Concentrate le vostre menti sul mio armadio e le tazzine!” disse ad alta voce la Professoressa
 
Daniel sospirò. Doveva almeno provarci.
 
Gli ci vollero una buona decina di minuti per rifare alla perfezione i movimenti che aveva fatto la professoressa Grace, ma alla fine ce la fece.
 
Era come gli aveva detto il professor Drake: memoria muscolare. Dopo un po' le mani si muovevano automaticamente attorno alla sfera e lui poteva fissare il suo sguardo e la sua volontà sull'armadio e sulle tazzine.
 
Ma non apparve nulla. Solo fumo e nebbia.
 
Ci riprovò, con più decisione e apparve una vaga forma...? Era... no, forse si stava sbagliando... ma era... una tazzina? E quello su cui era poggiata era... un ripiano?
 
“Ovviamente, non mi aspetto che ci riusciate nella prima lezione” stava dicendo la professoressa “Utilizzare la magia incontrollata è qualcosa di abbastanza difficile...”
 
“Professoressa?” disse Daniel a bassa voce, mentre continuava ad osservare la sfera, con un enorme sorriso “Per caso... c'è una sola tazzina dentro quell'armadio?”
 
La professoressa Grace gli donò un ampio sorriso sincero, di come Daniel non gliene aveva mai visto fare.
 
“Sì, Daniel” gli rispose “Ci sei riuscito!”
 
Un mormorio si diffuse lungo l'aula, mormorio che cessò immediatamente quando la professoressa Grace gettò uno sguardo raggelante a quelli del terzo anno.
 
Poi tornò a volgere il suo sguardo su Daniel:
 
“Ottimo, Woodstryke! Ottimo!” e ritornò ad avere quello splendido sorriso di poco fa “Sei autorizzato a fare altro durante il resto della lezione, poi rimani che dobbiamo parlare”
 
Daniel sorrise a sua volta, questa era... era...
 
Questa era la prima dimostrazione di essere un mago. Davvero. Era riuscito... a fare... una magia. La prima, da quando era entrato ad Hogwarts...
 
Cioè, era sempre qualcosa basato sulla magia incontrollata ma... e non sulla vera magia, ma... c'era riuscito! C'era riuscito davvero! Era... in realtà... era davvero un mago? Forse significava proprio quello?
 
Si crogiolò con questo pensiero per la prossima ora e mezza, canticchiando a voce bassa “Hello Darkness my old friends... I've come to talk with you again...”
 
Poi, alla radice di cinque, secondo l'orologio di Daniel, tutti gli studenti del terzo anno, se ne andarono, lasciando Daniel e la professoressa Grace da soli.
 
“Daniel!” gli disse con un sorriso “Daniel WoodStryke! Sapevo che non mi avresti deluso!”
 
Il moro si mostrò un po' sorpreso: “Professoressa... come lo sapeva?”
 
“Vedi, Daniel” disse, incominciando a camminare lungo la classe “devi sapere che c'è un solo motivo per cui divinazione è una materia così bistrattata, così malvista e con così pochi praticanti autentici”
 
“E qual è questo motivo?” chiese Daniel
 
“La pratica della magia normale. Ogni mago, quando viene a Hogwarts, impara a canalizzare e utilizzare in maniera controllata la magia, quindi, al terzo anno quando inizia a studiare Divinazione la sua magia è già abituata per essere utilizzata in maniera controllata. Quindi utilizzare la magia incontrollata è alquanto difficile. Per te... che non hai mai utilizzato la magia controllata... era più semplice che sapessi controllare quella incontrollata...”
 
“Oh” commentò Daniel stordito
 
“Era da quanto ho saputo della tua storia, qualche giorno fa, che pensavo che saresti stato un ottimo Chiromante e a quanto pare non mi sbagliavo!”
 
“La mia... storia?” 
 
“Sì” disse “Ovvero,  che pur avendo ricevuto la lettera non riesci a fare una magia dal tuo primo anno”
 
“Ma” ribatté Daniel “non ha mai pensato che potessi aver ricevuto la lettera per sbaglio? O che in me ci sia una quantità talmente minima di magia che non riesco a fare incantesimi?”
 
La professoressa Grace sospirò.
 
“Daniel WoodStryke. I gufi non possono arrivare per sbaglio o per errore. I quattro fondatori in persona si sono assicurati che i gufi che partono con una lettera da qui, siano diretti a dei veri maghi. Tu sei un mago, Daniel. Tu sei un mago come qualunque altro studente in questa scuola. Solo che per il momento, per una ragione, non riesci a fare magie. E ringrazio questa cosa, qualunque cosa sia... perché ti permette di essere un ottimo Chiromante”
 
“Oh” ripetè Daniel “oh”
 
Aveva la mente confusa. Tutto quello che aveva pensato di sé stesso  negli ultimi cinque anni, poteva essere riconsiderato... era... era... davvero... un mago?
 
“E, professoressa. Lei, che è una grande divinatrice, può riuscire a vedere cosa mi impedisce di fare magie? Per quale ragione...  non posso fare magie?”
 
“Purtroppo, ci ho già provato. E, sì, non ho vergogna nell'ammettere che ho fallito. C'è qualcosa di strano in te, Daniel WoodStryke. Qualcosa di strano”
 
Qualcosa di strano? Essere un Mago-nò in una scuola di maghi... essere così sfortunato...avere l'essenza di un pirata vecchio di 700 anni in un pc di ultima generazione era più di avere “qualcosa di strano...”
 
La professoressa gli sorrise per l'ennesima volta.
“Ora, se vuoi, puoi andare” disse.
 
Daniel seppe di essere stato congedato, quindi mise la sfera di cristallo che la professoressa gli aveva dato nella borsa: si sarebbe dovuto esercitare per vedere quale tempo ci sarebbe stato durante la prossima lezione di divinazione.
 
“Professoressa?” 
 
“Sì?”
 
“Posso farle una domanda?”
 
“Prego”
 
“All'inizio della lezione lei ha detto che ci sta insegnando solo un “dato modo” di divinazione, cosa intendeva?”
 
“Beh, semplicemente che esistono anche altri “modi” per prevedere il futuro: non nego che possa esistere l'uso innato della “Vista” o cose del genere. Però sono cose che non si possono insegnare, o ci nasci, o non ne sei provvisto. La Divinazione che vi sto insegnando io è accessibile a tutti con un po' di sforzo e tanta perseveranza... cosa che devo ammettere, molte volte, agli studenti della mia casa manca... a differenza di quella della tua”
 
Gli sorrise per l'ennesima volta.
 
“Altre domande?”
 
“No” rispose Daniel “E grazie mille per avermi ammesso alle sue lezioni, per avermi concesso tanta fiducia e per aver creduto in me, nonostante le divergenze tra le nostre due case”
 
“Nessun problema. Le case dovrebbero essere unite, non divise.”
 
La professoressa poteva aver ragione... ma se questo significava far comunella con Myles o Taylor... dio ce ne scampi!
 
“E sono sempre alla cerca di ottimi adepti dell'Arte della Divinazione...”
 
Quindi Daniel si congedò. “Arrivederci”
 
“Arrivederci”
 
Uscì dall'aula della divinazione con la testa piena di pensieri.
 
Aveva davvero... usato la magia? Forse, forse adesso...
 
Prese la sua bacchetta, e urlò:
 
“LUX!”
 
La voce risuonò per tutta la torre di divinazione e l'eco riempì l'aria ancora per alcuni secondi.
 
Ma la punta della bacchetta non era illuminata. Ma era ovvio. Ormai era chiaro. Lui poteva utilizzare la magia incontrollata... ma non quella controllata.
 
Sospirò. Forse avrebbe dovuto essere triste per non saper fare la magia? Forse. 
 
Anzi, la risposta esatta era no.
 
Doveva essere felice per poter fare una magia... una magia, che tra l'altro, in pochi potevano fare!
 
Ma appena arrivò nella casa di Tassorosso, tutti iniziarono a guardarlo sorpreso.
 
Ovviamente, in di 5 minuti, la notizia aveva fatto il giro della scuola.
 
Poi, subito dopo, i suoi amici arrivarono e lo trascinarono nel loro dormitorio del 5° anno, dove erano solo loro quattro.
 
“E quindi...” iniziò Julio
 
“E quindi...” ripetè Daniel “SONO IL PIU' GRANDE CHIROMANTE DELLA STORIA! BWHAAHAHAHAHAHAHHAHA!”
 
“...lo sapevo, gli ha dato alla testa” sussurrò Isabel, scuotendo la testa
 
“Daniel... calmati...” disse Char, con un espressione sconcertata.
 
“Scherzi a parte” disse il moro “Sono davvero contento! Finalmente ho la prova di appartenere a questo mondo!”
 
I tre gli sorrisero.
 
“Beh, ci appartenevi anche prima, eh!” disse Isabell
 
“Confermo” disse Char
 
“Ma piuttosto, non adagiamoci sugli allori!” era di nuovo Julio a parlare “Sono le...” e tirò fuori un orologio “le cinque e trentaquattro, quindi conviene che iniziamo a studiare...”
 
E iniziarono a farlo. E nessuno si accorse che l'orologio di Daniele segnava la radice di 25 e trentacinque.
 
***
 
 
Anna Grace: Lei è abbastanza figa. Ha il fascino della donna matura e pur essendo Serpeverde è comunque una persona giusta. Forse potreste pensare che ha poco di Serpeverde... ma, se avete notato, lei ha un tocco di Lumacorno... anche lei ha quella voglia di circondarsi di futuri Chiromanti, come ha fatto con Daniel. Ma comunque non è la cosa che caratterizza più i Serpeverde, in teoria, è l'ambizione. E spesso l'ambizione porta sulla cattiva strada... ecco perchè i serpeverde erano sempre mal visti.
 
Neville Paciock: Ah, il nostro amico Neville! Forse l'aspetto l'ho reso più somigliante è all'attore che interpreta Neville più che al Neville del libro... ma anche se fosse in trent'anni possono cambiare molte cose! Durante il settimo anno, poi è diventato un vero duro, un eroe al pari di Harry. E' stato uno dei miei personaggi preferiti per quasi tutta la saga... lui e Luna!XD Sì, mi piacciono i disadattati un po' sfigati, come avrete ormai intuito!XD
 
Victorie Weasley: La nuova professoressa di Difesa contro le arti oscure... rossa, avventurosa, selvaggia. Me la immagino un po' la versione femminile di Charlie a dire il vero! Quale sarà stato il suo scorso lavoro? … a dire il vero non ci sarebbe stato bisogno di un nuovo professore di DADA (come lo chiamano in inglese), dopotutto la maledizione di Voldermort era stata spezzata con la sua morte, ma... volevo mantenere il fascino del “nuovo” professore, o professoressa in questo caso.
 
Allora... piccoli appunti! Prima di tutto il titolo, è riferito al professor Drake, che, in tedesco, vuol dire appunto “Drago” quindi il Drago di Hogwarts è a appunto lui!
 
Altra cosa che volevo far presente è che ho provato a rendere il “futuro” di tutti i personaggi che compaiono nei libri della Rolwing, così come lei li ha descritti quando ha detto del futuro dei suoi personaggi. Quindi mi manterrò più o meno su quella linea, anche se, visto che sono passati tanti anni, qualcosa potrebbe essere cambiato...
 
Ad esempio la storia di Neville degli Zellini, è stata un'idea della Rowling, mica mia!XD 
 
Bene, adesso ci sarà un salto in avanti di un mese, esattamente il 30 ottobre, la sera prima di Halloween, quando arriveranno le altre due scuole: Beauxbatons e Durmstang! E quindi gli altri due campioni, i ministri (nostre vecchie conoscenze) e finalmente avremo l'onore di conoscere finalmente il Preside McPower! Ah, non vedo l'ora!
 
E ovviamente, le prove che sosterranno i campioni saranno diverse da quelle del libro, interamente inventate da me... quindi, spero saranno divertenti da leggere ...
 
Kukuku, alla prossima!

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Capitolo 7
*** Il Calice Confuso ***


E i giorni passavano. Frenetici, intensi, pieni di sorrisi, di fatica e scambi di battute. Frequentavano le lezioni, si allenavano a Quidditch e con il CQC del professor Drake. E poi studiavano... decisamente troppo, a parer loro: i compiti erano troppi e troppo difficili.
 
Eppure erano giorni pieni di preoccupazioni. Il Silenzio era imminente? Quando sarebbe arrivato? Era possibile che la professoressa Grace si fosse sbagliata? C'entrava qualcosa con il Torneo Tremaghi? L'incertezza era la cosa più estenuante, non sapendo né come, né quando, ne sé, il Silenzio sarebbe giunto.
 
Daniel, Julio, Isabell e Char, non potendoci fare nulla, cercavano di non pensarci, ma c'erano sere, c'erano momenti, attimi anche, in cui il pensiero fuggiva inevitabilmente verso quella possibile Apocalisse, verso quel Silenzio.
 
E il Tisis, Team Investigativo atto alla Scoperta dell'Imminente Silenzio, non aveva fatto alcun progresso da allora.
 
Non avevano materiale su cui lavorare. Avevano provato a cercare in biblioteca, di Apocalissi, di profezie, di questo fantomatico Silenzio...
 
Ma niente.
 
E il tempo passava. Passava non tenendo conto delle necessità dei quattro giovani che volevano che scorresse più lentamente per poter godere così dei piaceri della vita di tutti i giorni e per avere più tempo per investigare.
 
Ma il tempo passava impietoso e presto Settembre divenne Ottobre. E fu proprio a fine Ottobre che avvenne finalmente ciò che tutti stavano aspettando, fin dal primo giorno. L'Inizio del Torneo Tremaghi.
 
Erano esattamente le 8.25 del 20 Ottobre, 2027. E fu allora che Daniel e i suoi amici videro, sulla bacheca di Tassorosso, l'obbligo, travestito da invito, di presentarsi davanti alla scuola alle sei, che per l'orologio di Daniel corrispondevano alla radice di 4 x 3.
 
“E vedete di presentarvi puntuali, altrimenti vi sbatto tutti nell'aula più oscura di Hogwarts e butto via la chiave!”
 
La voce era irata, alterata e anche decisamente irritata. Non poteva che appartenere ad una persona: Madama Kassandra Dixon.
 
La vicepreside Kassandra Dixon era un po' più bassa della media, vestita impeccabilmente come al solito. Dimostrava una trentina d’ anni ma Daniel si era sorpreso più di una volta del fatto che non avesse rughe.
 
Beh, sì, sapeva che normalmente a 30 anni le donne non avevano rughe, ma sapeva che le arrabbiature le favorivano.
 
E la peculiarità di Madama Dixon era di essere arrabbiata. Sempre arrabbiata. In ogni momento della giornata, qualunque cosa stesse facendo, lei era irritata. E ne aveva ben ragione. Era lei, in qualità di vicepreside, a dover fare tutte quelle cose che il preside non poteva o non voleva fare. Era sempre lei, in qualità di Sovrintendente delle Quattro Case ad assistere alle punizioni inflitte agli studenti dai Responsabili delle Case, assicurandosi che non fossero né troppo severe né troppo lievi. Era anche la cosiddetta “Voce del Preside”, visto che quando c'erano problemi da risolvere diplomaticamente, ci pensava sempre lei. Inoltre era anche l'insegnante di Volo.
 
Daniel pensava che chiunque, con tutti quei grattacapi, sarebbe diventato come Madama Dixon.
 
Le parole che disse erano rivolte a tutti i Tassorosso, e sapeva anche che probabilmente era passata per tutte le case a fare quella stessa raccomandazione/minaccia.
 
Ma mentre lo diceva, guardava intensamente Daniel e i suoi amici. E con ragione. Visto che il moro, con i suoi amici, era la causa delle maggior parte delle sfuriate della vicepreside... che, per fortuna della scuola, e per sfortuna della sua stessa salute, aveva molto a cuore la sorte di qualunque studente passasse per Hogwarts.
 
Inoltre era giusta. Severa, quasi troppo severa, però giusta.
 
La giornata passò, le lezioni passarono, il pranzo passò e i compiti furono fatti. Arrivarono le sei di sera. E fu in quel momento che si presentarono all'ingresso della scuola, dove aspettarono l'arrivo delle delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang.
 
Fu proprio in quel momento che lo stomaco di Daniel decise che era tempo di un'altra Cerca, di un'altra Missione, di un'altra Quest.
 
Ovvero di andare a fare la cacca.
 
E anche questa volta venne ostacolato dal Custode, con la scusa che Daniel, correndo, avesse fatto cadere un migliaio di chiodi e fu, quindi, costretto ad aiutarlo.
 
Quando tornò, tutto quello che riuscì a sentire furono i concitati racconti dei suoi amici, i quali, con occhi infiammati dall'entusiasmo, gli raccontarono di come un cocchio volante con dei cavalli enormi fossero giunti dal cielo. E con altrettanto entusiasmo gli descrissero di come una barca gigante fosse emersa dal lago.
 
Ora, tutto quello che Daniel riusciva a scorgere era una donna enorme, Madame Maxime, preside di Beauxbatons, e Vassil Vitious, Preside di Durmstrang, un mago basso di statura, che sembrava ancora più basso accanto a Madame Maxime, parlare con Madama Dixon.
 
 “Su, su!” disse la vicepreside, regalando loro uno dei suoi rari sorrisi “Andiamo a sederci! Un banchetto ci aspetta!”
 
Quella sera era calma e rilassata e sorrideva a studenti, insegnanti e ospiti, in maniera indiscriminata.
 
Forse aveva deciso di fare pace con il mondo, per quel giorno, visto che c'erano ospiti.
 
Era una bella cosa.
 
Davvero.
 
E mentre gli studenti di Hogwarts facevano passare avanti quelli delle scuole straniere, Daniel si prese qualche secondo per studiarli.
 
Quelli di Durmstrang erano vestiti con una mantellina rosso sangue e, camminando, osservavano Hogwarts con aria ammirata.
 
Quelli di Beauxbatons avevano delle mantelline azzurre ed erano per ¾ ragazze. Tra i ragazzi, ce n'era uno che provava a stare in disparte ma falliva miseramente. Perché essere alti due metri, in una scuola dove la media era il metro e sessanta, tendeva a metterti discretamente in risalto. La barba lunga alcuni centimetri, poi, non aiutava di certo. E Daniel si sorprese che fosse uno studente, visto il suo aspetto.
 
Char gli aveva detto che Beauxbatons era localizzata in Francia e la madre del biondo aveva quasi deciso di mandarlo lì, quando aveva saputo che era stato assegnato ai Tassorosso, durante il loro primo anno. Fortunatamente, Char era riuscito a dissuaderla grazie ai suoi ottimi voti.
 
Si diressero in Sala Grande e si sedettero insieme a tutti gli altri studenti, stranieri e non. Gli studenti di Durmstrang si sedettero al tavolo dei Serpeverde (e Daniel non vide Myles, anzi adesso che ci pensava non lo vedeva... da quando gli aveva tirato quello schiantamento, quasi due mesi fa? Che fosse stato espulso? No, la voce avrebbe fatto il giro della scuola... ma anche la sua scomparsa avrebbe dovuto farlo... mah...) mentre quelli di Beauxbatons si sedettero al tavolo di Corvonero.
 
Sulla tavolata dei professori, Il Custode stava aggiungendo cinque posti.
 
“Cinque posti?” esclamò Isa con aria interrogativa “Ma i presidi non sono due?”
 
“Beh” fece notare Char “Ci saranno anche i direttori delle sezioni 'Giochi e Sport Magici' e 'Cooperazione Magica Internazionale', no? Hanno organizzato il tutto, suppongo vogliano assistervi...”
 
“Beh, certo” disse Daniel “ha senso. Ma il quinto posto?” gli rivolse uno sguardo interrogativo.
 
“Ah, non lo so” rispose Char “Qualche altro ospite...”
 
Daniel si godette questi attimi: i professori ancora non erano presenti, mentre gli studenti avevano iniziato a parlottare, formando un rombante mormorio nella sala.
 
Sentirono alcuni studenti del settimo anno dire che il preside di Durmstrang era il fratello minore di Vitious, il precedente insegnante di Incantesimi. Alcune voci dicevano che la preside di Beauxbatons fosse l'amante di Hagrid.
 
Il primo a sedersi al tavolo in fondo alla sala fu l'insegnante di Astronomia, Arthur Knight, spada sempre al fianco, che, sorridendo, faceva scorrere lo sguardo lungo tutta la Sala Grande.
 
Subito alla sua destra si era seduto il Professore di Aritmanzia, Igor, un Goblin dal naso lungo e dallo sguardo penetrante.
 
Il professor Neville parlava a bassa voce con Hagrid e il professor Drake con la professoressa Weasley. I primi tre li salutarono con un occhiolino.
 
Non appena si sedette, il professor George de la Sand iniziò ad osservare un calice d'oro con intensità, quasi volesse sparare raggi laser dagli occhi da un momento all'altro. Ma probabilmente stava semplicemente osservando il suo riflesso.
 
La professoressa di Pozioni, Esmeralda Esperanza cercava di attaccare discorso con la sua vicina, la professoressa di divinazione, Annah Grace, che si limitava a qualche parola dopo un interminabile discorso della prima.
 
C'era la responsabile della casa di Corvonero, la professoressa di Antiche Rune, Hope Norris che leggeva un libro. Con i capelli nero pece che le coprivano gli occhiali spessi e una veste talmente enorme e sfatta che sembrava ci dovesse inciampare da un momento all'altro.
 
Il professor Merv non era ancora arrivato, così come il misterioso ospite, i tre presidi, la vicepreside Dixon e i due ministri.
 
Passarono alcuni minuti e finalmente videro la vicepreside entrare in sala da una porta sul retro accompagnata dal preside in persona, Henry McPower.
 
Il preside McPower era alto quasi due metri ed era largo di spalle. I lineamenti del viso, duri e scavati da alcune leggere rughe, mostravano un paio di baffi molto ben curati. Gli occhi erano neri come una volta dovevano essere stati i capelli, visto che adesso era completamente calvo. Doveva avere almeno ottant’anni, ma dalla forza del suo sguardo, si poteva intuire che ne avesse molti di più... era lo sguardo di chi aveva visto molto. Era quasi il signore indiscusso di quella scuola, rispettato e temuto in egual misura dagli studenti di tutte le Case. La sua forza magica, fisica e mentale lo rendevano una delle figure più di spicco dell'Inghilterra moderna, per quanto il suo nome fosse praticamente comparso dal nulla una decina di anni fa, quando aveva sconfitto con un solo incantesimo un mago oscuro che si stava impossessando di Hogwarts tramite un potente rituale.
 
Il preside si sedette al centro del tavolo e accanto a lui c'erano ancora sette... no cinque posti liberi, visto che sia il professor Merv Johnson sia il Custode, si erano ormai seduti ai loro posti.
 
Poi, mentre Daniel si lamentava con Julio di come il suo orologio, quello che i genitori gli avevano regalato quasi due mesi prima, non avesse suonato nemmeno una volta con il chichirichì, nonostante il resto dell'orologio funzionasse perfettamente, un tintinnare si udì per tutta la Sala Grande.
 
“Beh, probabilmente la magia di Hogwarts non impedisce il funzionamento delle lancette, ma a quanto pare impedisce la funzione della sveglia che fa “Chichirichi”....” gli disse sottovoce Julio, mentre tutta la Sala si azzittiva.
 
Daniel notò che la vicepreside era in piedi e stava battendo un cucchiaino contro un calice dorato e il suono veniva magicamente amplificato.
 
“Benvenuti!” disse con un sorriso gentile, mentre il preside sorrideva, seduto, accanto a lei “a studenti, fantasmi, professori... e sopratutto Ospiti!”
 
Sorridendo a trentadue denti, presero posto nei cinque posti mancanti, il piccoletto Vassil Vitious (che a quanto pareva era davvero il fratello del vecchio professore di Incantesimi) Madame Maxime, due persone dai capelli rosso carota e uno dei capelli neri scompigliati. Una di quelle due persone mancava chiaramente di un orecchio.
 
Molte voci si alzarono all'entrata di quelle persone, ma Daniel non riuscì a capire cosa stessero dicendo.
 
Anche Julio e Char trasalirono, e Daniel intuì che dovevano essere persone di spicco nel mondo dei maghi. Si scambiò uno sguardo interrogativo con Isabell.
 
“E ho l'onore di presentarvi Percy Weasley, direttore dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale!”
 
Ci furono alcuni clap clap educati. Percy salutò la sala.
 
“E George Weasley direttore dell'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici"”
 
Gli applausi risuonarono più entusiasti e si unì anche qualche gridolino. Un sorriso smagliante si materializzò sul suo viso e salutò allegramente la sala.
 
“Inoltre abbiamo l'onore di avere con noi... il Ministro della Magia in persona, Harry James Potter!”
 
Un boato assordò l'intera Sala Grande, come fosse esplosa una bomba. E invece erano gli studenti che si erano alzati in piedi e applaudivano con entusiasmo... persino quelli di Serpeverde.
 
Sentì accanto a lui che sia Char che Julio si alzavano. E Daniel, una volta capito chi fosse, non poté che unirsi al coro: dopotutto quello era Harry Potter: il sopravvissuto, il Prescelto, colui che aveva sconfitto uno dei più grandi maghi oscuri di tutti i secoli... Lord Voldemort.
 
Ma aveva sentito anche cose oscure su di lui. Come, per esempio, le raccomandazioni che sembrava aver dato ai suoi amici, facendoli diventare Ministri. I due Weasley lì, ne erano la dimostrazione. Come lo era anche Ronald Weasley, capo della sezione Auror... e la moglie di Ron, Hermione Granger, capo Dipartimento di Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. 
 
Tuttavia erano ancora voci sussurrate, nessuno osava dirle ad alta voce...e sembrava che la stessa Gazzetta del Profeta non ne facesse mai accenno, complice il fatto, forse, che lì lavorava la moglie del Ministro Potter, Ginevra Weasley.
 
Molti dicevano che presto avrebbe rivelato la sua natura oscura, facendo un colpo di stato. “Ma è già il capo, che bisogno ne avrebbe?” era la giusta obiezione. Però, i detrattori di Potter affermavano che non si poteva sapere come funzionasse la mente di un mago oscuro e che sicuramente per aver sconfitto sia da neonato, sia da diciassettenne, il più grande mago oscuro dell'ultimo secolo, doveva essere lui stesso un grande mago oscuro.
 
Non era forse lui quello sopravvissuto all'incantesimo senza perdono, l'Avada Kedavra, non una, ma ben due volte? E non era forse lui a parlare serpentese?
 
Quindi sì, le voci dicevano che Harry Potter era solo in attesa... in attesa di qualcosa, in modo da risvegliare la sua natura oscura e potentissima.
 
Ma Daniel non fu in grado di prenderle seriamente, mentre vedeva il volto sorridente del Ministro Potter salutare con gioia la folla.
 
“E ora” Madame Dixon cercò di parlare sovrastando il rumore “il preside vorrebbe fare un discorso prima del banchetto”
 
Di colpo, l'aula tornò nel silenzio più assoluto.
 
Vide Hagrid cercare di fare segno a Madame Maxime di tapparsi le orecchie, ma lei sembrò non capire.
 
Il preside si alzò in piedi.
 
Tutti gli studenti di Hogwarts, come un sol uomo, si tapparono le orecchie, lasciando interdetti gli studenti stranieri.
 
E il preside iniziò il suo discorso:
 
“IO SONO HENRY MCPOWER, PRESIDE DI HOGWARTS!”
 
Le finestre si infransero. Il soffitto di vetro si infranse. Gli occhiali del Ministro della Magia si infransero. Tutto quello che era di vetro si ruppe. I timpani di chi non si era tappato le orecchie si danneggiarono, molto probabilmente.
 
Tutti coloro che erano esterni alla scuola guardarono il preside con uno sguardo esterrefatto, aspettandosi, poi, un continuo di quel discorso.
 
Ma il professor McPower si risedette, con un sorriso, al suo posto, senza alcuna intenzione di riprendere qualsivoglia discorso.
 
Madame Dixon, si rialzò in piedi: “Grazie, preside” disse con voce incerta, mentre gli unici ad applaudire, in maniera piuttosto entusiasta poi, erano il professore Drake, e Hagrid.
 
Tutto il resto della Sala Grande era in un silenzio completo.
 
I presidi Vitious e Maxime si guardavano l'un l'altro, sconcertati. Harry Potter sorrideva, riparandosi gli occhiali con un incantesimo, mentre George stava ridacchiando di uno sconvolto Percy.
 
Poi, dal soffitto e dalle finestre, dove una volta c'erano i vetri, entrò un soffio di vento incredibilmente freddo, e metà degli studenti di Hogwarts, Daniel e quasi tutti gli ospiti di Beauxbatons, rabbrividirono.
 
Il preside, quindi, quasi dimentico di una cosa dalla scarsa importanza, agitò la sua bacchetta e tutti i vetri rotti dal suo urlo tornarono integri.
 
Quel “discorso” lo faceva due volte all'anno, all'inizio e alla fine dell'anno scolastico... quest'anno avevano avuto l'onore di sentirlo una volta in più, proprio perché c'erano ospiti.
 
In realtà per quell'anno, per loro quattro, era la prima volta, visto che avevano saltato il primo giorno di scuola.... ma vabbè.
 
Fortunatamente sapevano che dovevano tapparsi le orecchie. Il loro primo anno se l'erano beccato in pieno e beh... erano rimasti storditi per i successivi cinque minuti.
 
Ed era quasi tradizione ad Hogwarts non dire ai nuovi arrivati del pericolo. Loro quattro non erano stati avvertiti, nessuno aveva avvertito gli ospiti, e nessuno avrebbe avvertito i prossimi del primo anno...
 
Detto così sembrava davvero brutto, quasi Nonnismo, ma in fondo era solo una tradizione per i nuovi arrivati... un po' come il Cappello Parlante.
 
“E ora, mangiamo!”
 
Nei piatti d'oro apparvero cibi di ogni fattura. E tutti coloro che si erano tappati le orecchie iniziarono a mangiare con voracità...gli ospiti, invece, riuscirono a farlo solo dopo qualche attimo, ancora storditi dall'urlo del preside.
 
Mangiarono a sazietà, quasi fino a scoppiare: se fosse stato possibile, avrebbe detto che gli elfi avevano fatto addirittura meglio del solito. Ehi! Ma quello non era il polpettone che aveva insegnato loro al suo compleanno? Ed era anche buonissimo! Benedetti elfi!
 
Terminò il banchetto e la vicepreside riprese la parola:
 
“Bene! Allora, sapete che cos'è il Torneo Tremaghi? Ogni scuola avrà un rappresentante che verrà scelto da un giudice imparziale: il Calice di Fuoco!”
 
Dal nulla, la professoressa fece apparire una coppa di legno in cui danzavano fiamme blu e bianche.
 
In mano aveva un Mantello dell'Invisibilità: il Calice era sempre stato lì, rivelato solo ora da un gesto teatrale della vicepreside.
 
“Ci saranno tre prove durante l'anno che metteranno alla prova gli studenti selezionati dal Calice: il loro coraggio, il loro intuito, la loro intelligenza e il loro agire a mente fredda. Coloro che vogliono provare a partecipare devono avere come minimo diciassette anni e devono scrivere su un foglio bianco a chiare lettere il loro nome e quello della loro scuola e inserirlo tra le fiamme del Calice. L'impegno sarà tale che i partecipanti verranno esonerati dagli esami per tutta la durata dell'anno. Ci sarà un premio di mille Galeoni d'oro. Avrete ventiquattro ore per farvi avanti e vi consiglio di pensare bene prima di mettere il vostro nome nelle fiamme del Calice: una volta scelti non potrete avere ripensamenti di alcuna sorta. Sarà come aver fatto un contratto magico vincolante, ragazzi.”
 
La Vicepreside riprese un attimo fiato, poi continuò:
 
“Detto questo, il Calice è protetto da qualche tipo di incantesimo che impedisce di mettere ai più giovani di diciassette anni il loro nome, come anche di mettere dei nomi diversi dal proprio. Il metodo in questione è stato inventato dal preside... quindi, chiunque non voglia fare una morte lenta e dolorosa è pregato di astenersi dal provarci. Credo di aver detto tutto.”
 
Videro la professoressa Weasley fare un cenno, indicando gli ospiti.
 
“Ah, sì! I giudici delle tre prove saranno i presidi delle tre scuole più i nostri adorati ministri, nonché lo scorso campione del Torneo, il ministro Potter! E con questo, è davvero tutto! Mettete entro domani il vostro nome nel Calice e durante la cena di Halloween avremo il nostro responso! Buonanotte!”
 
Poco dopo erano di nuovo nella Sala Comune, parlando del Torneo Tremaghi: 
 
“E secondo voi, chi si candiderà di Hogwarts?” 
 
La sala di Tassorosso era gremita, dal primo al settimo anno, tutti erano presenti.
 
“Ehi Roger!” quasi urlò Nick, uno del terzo anno “Tu hai intenzione di mettere il tuo nome?”
 
“Ma sei impazzito?” rispose “Abbiamo un torneo da vincere!”
 
“Beh, se non fosse stato per Daniel...” lo biasimò un gigante del sesto anno, di cui Daniel non sapeva il nome “La coppa l'anno scorso...”
 
“Oh, ma stai zitto” Il moro stava per ribattere ma Isabell lo anticipò “Non è che le cacche di piccione si possano anticipare, eh!”
 
“Beh, ma con la fortuna che si ritrova, avrebbe potuto prevederlo...” una voce stridula risuonò, era una ragazza del loro anno: Ilary.
 
“Sfido io ad anticipare tutto quello che gli succede” fu Char questa volta ad anticiparlo “Neanche la professoressa Grace saprebbe prevedere tutte le sfortune che gli accadono...”
 
“Ma non era questo l'argomento di conversazione” ricordò Julio “ Tipo Martha, tu che dici?”
 
La ragazza in questione saltò dalla poltrona non appena venne pronunciato il suo nome: “N-no... non penso di partecipare...”
 
“E non guardate me” disse il tizio corpulento di prima “non ho ancora 17 anni, li compio proprio il 1° novembre... una bella sfortuna, vero? Fossi nato un giorno prima...”
 
“...saresti morto sbranato da qualche creatura di Hagrid, durante la prima prova” disse Kyrt, sorridendo “Anche se.... essere esonerati dagli esami....”
 
“Già!” sospirò Daniel “essere esonerati dagli esami... sarebbe una mano dal cielo...”
 
Alla fine, solo in pochi nella casa di Tassorosso avevano intenzione di mettere il proprio nome nel Calice. 
 
Qualcuno azzardò la Caposcuola di Grifondoro, Cerrydwen Mason, poi sicuramente la maggior parte dei Serpeverde e qualcuno di Corvonero... Julio negò che la sua donna avesse raggiunto i 17 anni, seguito, ancora una volta, dall'incredulità di come avesse fatto quel ciccione di Julio a conquistare la più bella della scuola.
 
Una ragazza, sospirando, citò i lunghi e perfetti capelli di Julio, ma lui le sorrise soltanto, senza dire niente.
 
Poi il discorso si spense e iniziarono a parlottare ognuno per conto proprio: poi, piano piano, tutti si diressero verso i  dormitori: così come fecero anche Daniel, Char e Julio, che salutarono Isabell che si dirigeva verso quelli femminili.
 
Daniel chiuse la tendina e accese il computer. Durante quei quasi due mesi, ogni notte, aveva passato qualche ora in compagnia del Capitano William Hawkyns, sottraendole a quelle che avrebbe dovuto essere “ore di sonno”.
 
Ma era piacevole stare con il Capitano. Era un po' logorroico, ma Daniel lo capiva: dopotutto era stato in solitudine per settecento anni... anzi, strano che non fosse impazzito.
 
Gli aveva raccontato delle sue più spericolate avventure per mare, dei suoi più ardimentosi arrembaggi e delle sue più appassionate storie d'amore. Era un ottimo narratore e, proprio mentre raccontava, usava Youtube per mettere le colonne sonore o i rumori adatti.
 
Davvero fantastico.
 
Navigavano insieme (adesso solo per internet, ma prima o poi gli aveva promesso che lo avrebbero fatto per i sette mari), gli dava consigli su quale siti visitare e quali serie vedere.
 
Insomma, un vero angelo custode.
 
“Salve Marinaio D'acqua dolce!” gli disse con accento piratesco il suo Pc “Ho sentito del Torneo Tremaghi!
 
Questa gli giungeva nuova. Come aveva fatto...?
 
“Come hai fatto a saperlo?”
 
Il capitano gli fece un largo sorriso: “L'ho scoperto oggi” disse, con un evidente soddisfazione che trapelava dal tono di voce “Posso lasciare il pc per brevi periodi... e riesco persino a parlare con i fantasmi!”
 
Daniel era sinceramente stupito: “WOW!” esclamò “Sono davvero contento per te! Scommetto che eri stanco di stare solo su Internet...”
 
“Forse un po'” gli disse “Ma, c'è tanto da esplorare... e adesso posso parlare anche con i fantasmi, che hanno più o meno la mia età! Bwahahaha!”
 
“Eh, tutte queste cose moderne...” fece Daniel, invecchiando la voce “La luce, il telefono, la ruota... ai miei tempi non c'erano...”
 
“Ehi! Ai miei tempi c'era la ruota!” esclamò con un sorriso “Non sono così vecchio! Piuttosto! Hai intenzione di partecipare al Torneo Tremaghi?”
 
“Naaaa... sono troppo piccolo, non posso”
 
“E non vuoi in alcun modo provarci?”
 
“Beh, la vicepreside ha detto che posso provarci se voglio una morte veloce e indolore. O era lenta e dolorosa? E quasi non dubito delle sue parole, visto che a fare l'incantesimo che protegge il Calice è stato il nostro preside” 
 
“E tu non vuoi una morte veloce ed indolore, vero?”
 
“Assolutamente no! La mia morte sarà lunga e straziante, probabilmente consumato da qualche cancro alla veneranda età di 130 anni, circondato da nipoti che vogliono solo la mia eredità”
 
Sentì un verso di disgusto provenire dal pc: “Ugh... brutta morte ma realistica... quasi quasi meglio la morte indolore...”
 
Daniel alzò le spalle: “Può darsi... vado a letto, buonanotte, capitano! Sono stanchissimo oggi... le dispiace se ci vediamo domani la nuova serie di Adventure Time?”
 
“Nessun problema! Buonanotte a te, Marinaio D'acqua dolce! Arrrrrrrrrr!”
 
Posò il pc sul comodino e la testa sul cuscino.
 
Il ragazzo corpulento del sesto anno stava guardando dentro il fuoco, cercando di vederci forme e colori, così come faceva normalmente nelle stelle o nelle nuvole: era uno dei suoi passatempi preferiti. Ma la sua testa vacillò dal sonno e presto si addormentò. Si risvegliò soltanto quando sentì la porta che conduceva all'esterno sbattere. Credendo che si trattasse di un sogno, andò al dormitorio del suo anno e, senza nemmeno mettersi il pigiama, si addormentò di nuovo.
 
La mattina seguente Julio, Char e Isa trovarono Daniel che era già sceso a fare colazione: aveva due occhiaie giganti e sembrava non aver dormito per una settimana di fila.
 
“Daniel... ma che hai fatto?” gli chiese Char, preoccupato.
 
“Niente” disse “Non riuscivo a dormire e ho passato tutta la notte davanti al pc: deleterio oltre ogni dire, vi assicuro... non lo farò mai più in tutta la mia vita mortale”
 
“Perché avrai una vita immortale?” chiese Isabell.
 
“No, ma non si può mai sapere”
 
La giornata passò in fretta al pensiero di vedere chi sarebbero stati i campioni, e anche la lezione di Trasfigurazione non fu così terribile come al solito.
 
Il castello era addobbato a festa: era Halloween, dopotutto. Il Custode aveva dato il meglio di sé: stormi di pipistrelli volavano sopra la testa degli studenti se si  percorrevano certi corridoi e una volta, in uno stanzone in cui erano finiti per sbaglio, si erano spente le luci all'improvviso e una risata sinistra era risuonata nell'aria. Neanche il tempo di accorgersi che erano zucche i cui ghigni malvagi brillavano a intermittenza nell'oscurità, che Daniel si era ritrovato la mano di Isabell che quasi stritolava il suo braccio e quella di Char che gli stringeva delicatamente l'altra.
 
Isabell aveva balbettato qualcosa su un telefilm che avevano visto insieme da piccoli che l'aveva traumatizzata e gli aveva lasciato il braccio con delle parole che suonavo tipo: “Non è che avessi paura...” mentre Char si era detto da solo che certi atteggiamenti non erano da uomini e si era scusato con Daniel. Julio semplicemente li aveva guardati, sorridendo.
 
E il banchetto finalmente ci fu. La Sala Grande era spettacolare e terrificante. I fantasmi fecero uno spettacolo, visto che era il giorno a loro dedicato. Il Frate Grasso spaventò tutti gli ascoltatori raccontando la storia della sua morte a lume di candela. Una banda di Vichinghi si era intrufolata nel monastero nel quale si trovava in quel momento... uccisero tutti gli abitanti e chiesero a lui di rivelargli la posizione di Hogwarts: volevano saccheggiarla. Il Frate Grasso, dimostrando una lealtà che faceva onore ai Tassorosso, non disse niente e morì sotto l'ascia dei Vichinghi, dopo aver resistito alle loro torture senza dire niente.
 
Il Frate Grasso narrava davvero da dio... probabilmente non era la prima volta che la raccontava. Gli sembrava quasi di sentire la carne dei fratelli del fantasma di Tassorosso mentre venivano passati al fil di ascia... 
 
Una storia spaventosa sotto molti punti di vista diversi.
 
La serata continuò con uno spettacolo del Fantasma di Grifondoro, Sir Nicolas, detto anche Nick-Quasi-Senza-Testa, che mimò la sua maldestra decapitazione.
 
Infine lo spettacolo dei fantasmi si concluse con l'inaspettato due comico Dama Grigia/Barone Sanguinario che narrarono in maniera comica gli svantaggi di essere innamorati essendo fantasmi.
 
E poi iniziò il banchetto.
 
Ma Daniel non riuscì a goderselo come avrebbe fatto di solito: dopotutto era il secondo banchetto in due giorni.
 
Infine il preside McPower si alzò e questo bastò a far ammutolire l'intera scuola, ospiti compresi. Le fiamme azzurro-bianche del Calice di Fuoco brillavano così tanto che sembravano voler schizzare via.
 
Poi il fuoco cambiò di colore e divenne di un rosso intenso. Un biglietto ne uscì fuori e il preside lo richiamò a sé con un cenno della bacchetta:
 
“Ivan Vazov – Durmstrang” 
 
Dal tavolo dei Serpeverde, sentirono gli studenti di Durmstang esultare, mentre quelli di Hogwarts applaudivano educatamente.
 
“FU RI KA ZAN!”
 
L'urlo aveva superato tutto il rumore che c'era ed era stato gridato dal campione di Durmstrang:  un ragazzo che sembrava una statua greca, i lineamenti duri e decisi e i capelli corti... sembrava un bronzo di Riace, davvero.
 
Ivan, quindi, accompagnato dagli urli della folla (evidentemente era molto popolare), si diresse verso il tavolo degli insegnanti e sparì in una porta che conduceva ad una stanza lì vicino.
 
Cosa diavolo voleva dire Fu ri ka zan?
 
Ma Daniel non ebbe tempo di chiederselo che il Calice brillò di nuovo di fiamme rosse e ne uscì un nuovo biglietto.
 
“Rubeus Hagrid – Beauxbatons”
 
Qualche centinaio di teste si girarono con un enorme punto interrogativo verso il tavolo insegnanti.
 
“Eh?” dissero tutti in coro “Che cavolo...”
 
Hagrid? Campione di Beauxbatons? Ma non era un insegnante? E non faceva parte di Hogwarts? Che cavolo...?
 
Ma il soggetto di tutta questa attenzione applaudiva con un sorriso enorme in direzione del tavolo dei Corvonero, dove il ragazzo barbuto alto due metri che avevano visto ieri si stava alzando, dirigendosi con ampie falcate verso il tavolo degli insegnanti, fino a scomparire nella stessa porta nella quale era entrato Ivan.
 
Sembrava volesse sottrarsi all'attenzione della folla il più velocemente possibile. Gli studenti di Hogwarts applaudirono educatamente, mentre la maggior parte delle ragazze di Beauxbatons scoppiarono a piangere e solo un ragazzo, tra quegli studenti, batté le mani con entusiasmo.
 
Poi Daniel capì. Lo capì guardando lo sguardo felice e orgoglioso di Hagrid. 
 
Rubeus Hagrid era suo figlio.
 
Poi vabbè, c'era la faccenda del cognome... ma era secondaria.
 
Ma...aspetta... il nome di Hagrid che usciva fuori da un calice.. “Ehi, ragazzi... vi ricordate che due mesi fa ho fatto il sogno...”
 
Ma Daniel non fece in tempo a notare le facce sconvolte dei suoi amici che il Calice brillò una terza volta. L'attenzione di tutta la sala si convogliò di nuovo su di esso.
 
Ne spuntò un nuovo biglietto e il preside agitò nuovamente la bacchetta.
 
L'espressione di Henry McPower divenne perplessa, ma poi si aprì in un sorriso divertito:
 
“Daniel Woodstryke – Hogwarts”
 
Se prima c'era dello stupore per l'estrazione del nome di Hagrid, era niente in confronto a quello attuale. Se non fosse stato per gli applausi educati delle scuole ospiti, ci sarebbe stato un silenzio totale.
 
Tutti lo fissarono con uno sguardo incredulo e lui stesso, se fosse stato qualcun altro, si sarebbe fissato allo stesso modo. Anzi, gli sarebbe bastato uno specchio e si sarebbe fissato con sguardo incredulo.
 
Si alzò e sentì in particolar modo gli sguardi di Julio, Char e Isa che lo fissavano. Ma erano troppo stupiti per parlare.
 
Si diresse, quindi, nel silenzio che si era venuto a creare, verso le porta vicina al tavolo degli insegnanti.
 
“Da questa parte, Daniel...” il professor Drake lo osservava, esterrefatto.
 
La stanza lì vicino era molto più piccola e appartata e, oltre a Rubeus e Ivan c'erano vari ritratti che li osservavano incuriositi.
 
Li guardò smarrito. Che ci faceva, lui lì? C'era... davvero riuscito?
 
La porta si aprì di nuovo, e la vicepreside si diresse verso di lui: “Daniel Woodstryke! Come hai fatto ad aggirare la linea dell'Età che il preside ha posto?” Aveva perso tutta la serenità che aveva dimostrato negli ultimi due giorni. 
 
“Linea dell'età?” chiese Daniel sinceramente perplesso “Era  quello che c'era a protezione del Calice per i minori di diciassette anni?”
 
“SI'!” Era esasperata “E non fare finta di niente! Quale diavoleria Babbana hai usato per...”
 
Ma venne interrotta dall'entrata del professor Drake.
 
“Daniel non ha usato nessun mezzo illegale per mettere il suo nome nel Calice”
 
“Non è possibile!” quasi urlò la vicepreside “Fa il quinto anno! Al massimo potrebbe avere 16 anni!”
 
“Su questo le do ragione” disse Drake “Se Daniel fosse uno studente normale: lui, a differenza di tutti i normali studenti di Hogwarts, ha ricevuto la lettera a 12 anni”
 
“CHE COSA?” questa volta urlò, ma l'urlo venne quasi coperto dalla voce del preside che, oltre la porta, diceva qualcos'altro seguito da una risata molto fastidiosa.
 
“Sì” fu Daniel a continuare il discorso “Forse è dipeso dal fatto che sono quasi un Magonò... ma la lettera mi è arrivata in ritardo di un anno...”
 
“E perché io non ne sapevo...”
 
Ma venne, ancora una volta, interrotta da una nuova visita: Era uno dei ragazzi di Durmstrang. Capelli corti e biondi, pettinati con una riga a ¾ e un viso così effemminato da sembrare quasi una donna. Neanche Char aveva un volto così effemminato.
 
“E tu che vuoi?” gli ringhiò addosso la vicepreside “Ci devi riferire qualcosa?”
 
“OHOHOHOH!” la sua risata era fastidiosissima ad udirsi “Mi faccia il piacere, signora! Io sono il quarto campione!”
 
“Il quarto campione?”
 
Ancora una volta la porta si aprì ed entrarono i presidi delle altre scuole, Hagrid, e i giudici: il ministro della magia Potter e i due ministri Weasley.
 
 Harry Potter sembrava in preda ad una risata che non riusciva a soffocare.
 
“Nessuno... nessuno... nessuno... ha tolto l'incantesimo Confundus al Calice...”
 
George Weasley sembrava divertito dalla faccenda mentre Percy probabilmente si stava chiedendo come fosse stata possibile una dimenticanza del genere.
 
“Ministro Potter!” lo apostrofò la vicepreside “Cosa intende?”
 
“Ahahah!” e con uno sforzo di volontà Harry Potter smise di ridere “Dovete sapere che durante il mio quarto anno, qualcuno mise il mio nome nel Calice e per essere certo che venissi scelto, fece un incantesimo Confundus al Calice in modo che pensasse che ci fossero quattro scuole... ma evidentemente nessuno l'ha aggiustato da allora, a quanto pare!”
 
Stava sorridendo.
 
“E forse ho capito anche come è andata... Anton, ti sei dimenticato di scrivere la tua scuola di appartenenza sul biglietto, vero?”
 
“OHOHOHOH!” la sua risata era sempre più fastidiosa “Figuriamoci se la mia divina persona può fare un errore così puerile e sciocco!”
 
“A quanto pare può” il preside Vitious aveva in mano un biglietto che mostrò a tutti : c'era scritto Anton Otraket. E nient'altro. Mancava il nome della scuola.
 
“Ed è probabile che chiunque avesse scritto il proprio nome, senza aggiungere la scuola di provenienza, si sarebbe ritrovato ad essere il rappresentante di un'altra ipotetica scuola”
 
Erano tutti esterrefatti. Compreso Daniel.
 
“Quindi... Durmstrang avrà due campioni?” se ne uscì Percy, ancora perplesso
 
“A quanto pare sì” disse il preside, entrando nella sala “Il calice stipula un contratto magico vincolante: dovrete tutti partecipare al Torneo e fare del vostro meglio”
 
Daniel aprì la bocca. Poi la richiuse. Era esterrefatto. Era la prima frase di senso compiuto che sentiva pronunciare al preside... se togliamo: “Io sono Henry McPower, il preside di Hogwarts!”.
 
“Dopotutto” se ne uscì Harry Potter “Ai miei tempi io fui il campione in più di Hogwarts... è giusto che adesso questo vantaggio lo abbia un'altra scuola!”
 
“Beh, grazie, ministro Potter” disse Vitious “Ma piuttosto che far partecipare questo zuccone... “ lo guardò male e per un attimo sembro quasi volesse tirargli un incantesimo.
 
“Ma purtroppo, come dice il preside McPower, tutti e quattro sono costretti a partecipare” sentenziò Percy Weasley.
 
“Già” confermò George “Quindi iniziamo con le informazioni aggiuntive. La prima prova si terrà il 24 novembre e sarà....” e fece una piccola pausa  “non ve lo diciamo! Affrontare l'ignoto è una delle qualità più importanti per un mago e vi verranno date delle istruzioni più dettagliate esattamente una settimana prima della prova. Potrete portare un solo oggetto durante le prove, che normalmente sarà la bacchetta magica... ma starà a voi scegliere. Non vi è permesso né chiedere né accettare aiuti da insegnanti. Mi pare tutto, non è vero, Percy?”
 
“Sì, mi pare di sì”
 
“Bene!” esclamò entusiasta George “Come già detto, saremo giudici per la prima prova! Ci vediamo per allora! Buonanotte!”
 
E i quattro campioni, quasi senza rendersi conto di quello che facevano, uscirono insieme dalla stanza, ritrovandosi in una Sala Grande ormai deserta.
 
“Non illudetevi, pivelli” disse Rubeus, guardando dall'alto al basso gli altri campioni...cosa che gli riusciva benissimo, dati i suoi due metri d'altezza “Il torneo lo vincerò io. La gloria. L'onore. Il premio di mille Galeoni. Saranno tutti miei.”
 
“OHOHOHOHOH” quella risata era sempre più fastidiosa “Lo vedremo, mio caro”
 
Rubeus sorrise: “Certamente non mi farò battere da un Campione per sbaglio... così stupido che si è dimenticato di scrivere il nome della propria scuola... e neanche da un Magonò” continuò guardando Daniel fisso negli occhi.
 
“Vedremo” fu Ivan a parlare “ Non sottovalutare il potere di Durmstrang, francese!” e lo disse con un tono talmente certo, che neanche Daniel non ne dubitò.
 
“Vi aspetto al varco! Vi sconfiggerò e vi umilierò tutti! Specialmente te...” e indicò Daniel. Essere minacciati da un tizio alto due metri ti mette sempre un po' di stizza per quanto tu possa essere coraggioso. E Daniel non si riteneva propriamente un esempio di coraggio.
 
“Io?” disse “E che ti ho fatto? Ci siamo appena conosciuti...”
 
Ma non lo degnò di risposta, andandosene con la sua preside, verso l'esterno della scuola.
 
“Ehm... ragazzi? Sapete cosa ha quello contro di me?” chiese Daniel agli altri due.
 
“No” rispose Ivan “Ma è vero che sei un Magonò?”
 
“Ehm...” quella domanda lo metteva sempre in imbarazzo “Diciamo di sì...”
 
“E come fai a frequentare una scuola di magia? E come mai il calice, tra tutti gli studenti che hanno messo il nome, ti ha ritenuto il più idoneo?”
 
“Ah, non lo so...”
 
Poi un lampo di imbarazzo quasi passò negli occhi di Ivan: “Oh, mi dispiace. Davvero. Sono stato invadente e scortese sopra ogni dire. Permettimi di scusarmi”
 
“Davvero, non c'è problema... spero solo sia una sfida leale e senza imbrogli....”
 
Quello gli sorrise: “Lo spero anch'io... Woodstryke, giusto?”
 
“Chiamami Daniel”
 
“Allora tu chiamami Ivan”
 
Si strinsero la mano. “Che vinca il migliore” dissero quasi in coro.
 
Sorrisero. 
 
“Buonanotte, quindi, Daniel”
 
“Buonanotte a te, Ivan”
 
Era confortante sapere che non erano tutti ostili come Rubeus o idioti come Anton.
 
E Daniel iniziò a dirigersi verso i sotterranei mentre Ivan si incamminò verso la sua barca, accompagnato dal Preside Vitious.
 
“Ehi! Come osate dimenticarvi della mia divina persona! Aspettatemi!” e Anton li raggiunse correndo.
 
Così Daniel iniziò a scendere dalle scale, con la testa piena di pensieri.
 
Era davvero... era davvero... il campione di Hogwarts? Come era possibil...
 
Ma non riuscì a finire il pensiero che improvvisamente quattro mani lo presero di forza e lo trascinarono dentro un'aula oscura mentre un altre due gli tappavano la bocca.
 
Che diavolo...?
 
“Allora che spiegazione puoi darci, Daniel Woodstryke, prima che ti facciamo in tanti piccoli pezzettini?”
 
Erano in un aula illuminata solo dalla luce di una bacchetta. Riconobbe subito di chi era la voce.
 
“Julio... vi ho tenuto per tanto tempo nascosta una cosa: io in realtà ho 17 anni, non sedici. Per qualche motivo la lettera mi è arrivata un anno dopo”
 
“Questo non ci importa” disse “Isabell ce l'ha detto qualche minuto fa. La domanda è: “Come ti è saltato in mente di mettere il tuo nome nel Calice? Ma ti sei impazzito? Cosa ti è...”
 
Un pugno arrivò dritto dritto in faccia a Daniel, lasciando senza parole Julio. Il pugno gli fece male. Più male di qualunque altro pugno avesse mai ricevuto.
 
“DANIEL WOODSTRYKE! COME TI E' SALTATO IN MENTE DI METTERE IL TUO NOME NEL CALICE?”
 
Isabell era colei che gli aveva dato il pugno. L'aveva colpito dritto su una guancia.
 
“ORA NON PUOI NEANCHE RITIRARTI! POTRESTI MORIRE! POTRESTI...
 
“Sapete...” Daniel interruppe gli strepiti di Isabell “Due mesi fa espressi un desiderio, durante il mio compleanno. Avrei voluto passare i prossimi due anni in vostra compagnia”
 
Il silenzio più assoluto regnava. Julio lo guardava con sguardo serio. Char aveva un'espressione indecifrabile. Isabell, invece, sembrava sul punto di piangere.
 
“Ma... gli esami di quest'anno... fino ad ora sono riuscito a restare perché il professor Drake, Hagrid e la professoressa Esperanza mi sostenevano... ma se arrivassero professori esterni e mi cacciassero? Non potrei più stare con voi. E quando ho saputo che i campioni erano esentati dal fare gli esami...”
 
“E per stare... con noi... altri due anni... tu rischierai la vita in tre prove magiche... senza nemmeno poter utilizzare la magia?” chiese Char, sempre con la faccia impassibile.
 
“Beh, sì” disse Daniel “Sapete come si dice: Aiutati che.. Uff!”
 
Non poté finire la frase. Char, Isabell e Julio lo abbracciarono.
 
“Sei uno stupido!” urlarono in coro.
 
“Dai ragazzi, non così tanto!” disse, quasi soffocando “Non pensavo certo di essere scelto! Quante possibilità c'erano che tra tutti i compagni del sesto e il settimo anno, più bravi e più preparati di me... il Calice mi scegliesse? Ci ho riflettuto tutta la notte prima di mettere il mio nome... ma alla fine l'ho fatto”
 
“E ora sei uno dei campioni” disse Isabell “E dovrai sopravvivere a tre terribili prove”
 
“Già” disse “Senza contare che c'è questo “Silenzio” che sta arrivando... brr...”
 
“Le preoccupazioni non finiscono mai...” sospirò Julio, smettendo di abbracciarlo.
 
“Ehm... Char, Isa? Dovremmo andare... se potreste...”
 
I due lo lasciarono, leggermente imbarazzati, bazzicando scuse a mezza bocca.
 
“Dai, andiamo, ragazzi, andiamo dai Tassorosso... spero vogliano almeno festeggiarmi...”
 
*** 
 
La Dama Grigia e il Barone Sanguinario: so benissimo che, da come li descrive zia Ro, questi due non farebbero mai qualcosa come uno spettacolo comico. Ma in trent’anni molte cose possono cambiare. Ho immaginato cosa possa essere successo dopo la Guerra di Hogwarts a loro due di cui il passato era stato rispolverato di recente. C'è una diceria che afferma che la Preside McGrannit, con un incantesimo, li abbia chiusi dentro una stanza finché non si fossero chiariti.
 
Per un lungo anno, Serpeverde e Corvonero non ebbero fantasmi, ma, dopo quel periodo di tempo, erano diventati una coppia felice come non erano potuti essere in vita. E da allora erano stati meno cupi e più simpatici... per quanto lo possano essere dei fantasmi! (E comunque il Frate Grasso ha dovuto assillarli per una settimana intera prima che si decidessero a fare davvero quello spettacolo...)
 
George Weasley: avevamo lasciato George Wesley sposato ad una Alicia Spinnet mentre gestiva la sua catena di negozi per scherzi. Avevamo anche saputo che da loro due era nato Fred Weasley, in onore del fratello di George. Ma come è diventato direttore dell'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici? E' presto detto. L'aver dato il nome Fred al loro figlio, sembrava in qualche modo aver trasmesso il carattere dello zio al nipote. Anche Fred Weasley Junior era un combina guai amante degli scherzi almeno quanto il padre. Quando finì Hogwarts, Fred voleva prendere il posto del padre come direttore del negozio di scherzi Weasley. Il padre gli disse che sarebbe andato in pensione solo quando Fred gli fosse riuscito a fare uno scherzo, cosa che in tutta la sua vita non era mai riuscito a fare. E ci furono quindi, molti tentativi del figlio di fare scherzi al padre. Scherzi che sembrarono fallire. Ma che invece assolsero perfettamente al loro compito. Per il trentesimo anniversario dei “Tiri Vispi Weasley”, George aveva organizzato una festa alla quale aveva invitato i suoi parenti e i suoi amici più stretti. E fu proprio lì che lo scherzo finale di Fred arrivò. Non saprei dire esattamente cosa successe, ma alla fine si ergeva un George Weasley completamente bagnato, bruciacchiato, con i piedi che gli ballavano involontariamente il tiptap e un sopracciglio che non la smetteva di muoversi su e giù, cercare di ballare la macarena. Gli scherzi precedenti erano serviti solo a fare abbassare la guardia al padre. Quella che era la festa per il “trentesimo anniversario dei Tiri Vispi Weasley”, divenne la festa per la proclamazione del nuovo Presidente, Fred Weasley.
 
George era disoccupato, ma era più felice che mai, orgoglioso di suo figlio. E allora, Harry Potter, che era alla festa, gli propose di lavorare all'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, di cui, in breve periodo, grazie alla sua esuberanza e il suo entusiasmo, divenne il direttore. Anche se questo significava sorbirsi Percy ogni santo giorno.
 
Harry Potter: mi sento abbastanza orgoglioso di come sono riuscito a renderlo. Per trent'anni, nonostante tutto, riesce a trascinarsi dietro la sua buona dose di maldicenze che da sempre lo accompagnano. E' diventato Ministro della Magia quasi a furor di popolo: una volta che il vecchio ministro, Kingsley Shacklebolt, è andato in pensione, la sua nomina era quasi obbligatoria. Harry, nonostante una prima resistenza, decise infine di accettare l'incarico, lasciando il compito di dirigere la sezione Auror al suo migliore amico, Ronald Weasley.
 
Henry McPower: che dire di lui? E' il carisma incarnato. Forte, temuto ed amato. Com'è possibile che un mago così potente sia apparso dal nulla, così, senza che se ne sapesse niente? Mistero! Inoltre il preside McPower è ispirato ad un suo collega giapponese: Heihachi Edajima. Di aspetto si somigliano molto, e quindi immaginatelo più o meno alla stessa maniera, solo con vestiti occidentali!
 
...E finalmente il Torneo Tremaghi! E, cosa che penso nessuno si aspettasse, Daniel ha partecipato di sua sponte ed è anche il campione ufficiale di Hogwarts! Quale sarà la prima prova? E come farà Daniel (se ce la farà) a superarla? Che ne pensate degli altri campioni? Avrei voluto inserirci una ragazza, ma alla fine ho optato per tutto maschi per poter fare scene sulla rivalità tra maschi e tutto 'sto genere di cose, capite? Anche perché sarebbero state un'altra vagonata di pippe mentale che Daniel si sarebbe fatto. Galanteria, lui è un gentiluomo... etc... etc... etc...
 
Bene, alla prossima!

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Capitolo 8
*** Be Prepared ***


Arrivarono alla loro Sala Comune pochi minuti dopo. I suoi amici non vi erano ancora entrati e quindi non sapevano che clima vi avrebbero trovato. Sarebbe stato festeggiato come il campione, il secondo che veniva da Tassorosso?
 
Oppure osteggiato, poiché, in quanto magonò, aveva praticamente annullato qualunque speranza di vittoria di Hogwarts?
 
E quanto sarebbe valsa la lealtà per cui la sua casa si contraddistingueva?
 
Quando entrò nella Sala Comune, calpestando il terreno leggermente in salita, trovò i suoi compagni in festa.
 
Ma non una di quelle feste sfrenate che di solito ci si aspetta... era una di quelle feste silenziose, fatta da gente sobria che non vuole strafare.
 
“Ehi! Daniel!” gli urlò un Tassorosso del quarto anno “Congratulazioni, eh! Vedi di non farti ammazzare!”
 
E fu così per quasi tutta la serata. Stranamente nessuno gli chiese come avesse fatto a mettere il suo nome nel calice, visto che, per la maggior parte di loro, lui aveva 16 anni.
 
Forse il professor Drake ci aveva messo una parola.
 
Fatto sta, che non lo acclamarono come campione assoluto, anche se sembravano sinceramente preoccupati per la sua sorte. Che, come gli avevano fatto notare, non era delle migliori.
 
Lui...? Beh, lui non sapeva se considerarsi fortunato o sfortunato. Fortunato perché sicuramente avrebbe evitato gli esami per quell'anno... sfortunato... beh, se fosse finito in pasto ad un drago... sarebbe stato discretamente inutile aver evitato gli esami.
 
E, come gli aveva ricordato un certo pirata che viveva dentro un certo pc, la fortuna non era certo tra le sue qualità. Come se non lo sapesse già. Altro che Capitan William Hawkyns! Avrebbero dovuto chiamarlo Capitan Ovvio!
 
La mattina dopo, scese in tempo per la colazione, cercando di affrontare la reazione della scuola il prima possibile e, come avrebbe dovuto fare un vero uomo.
 
Avrebbe preso di petto tutti quegli insulti ( di cui, forse, alcuni si meritava ) e poi avrebbe proseguito la sua giornata come al solito, magari senza farsela sotto dalla paura al pensiero di un ignoto mostro che attendeva di mangiarlo di lì ad un mese. Ma avrebbe potuto anche essere un po' più positivo, eh! Magari non sarebbe stato un mostro a ucciderlo ma una trappola! Avoja ad essere ottimisti! Ottimismo!
 
“Isabell! L'ottimismo è il profumo della vita!”
 
Era in un corridoio con Isabell, Julio e Char e si stavano dirigendo verso la Sala Grande per fare colazione.
 
“Ecco” disse quella, picchiettandosi la fronte con due dita “Sono andati anche gli ultimi due neuroni che gli erano rimasti”
 
Certo l'ottimismo era il profumo della vita. Prima che un piccione ti defechi in testa. E di scivolare, per cento metri buoni, su una buccia di banana.
 
E di entrare in Sala Grande dando la più grande testata del secolo al pavimento.
 
Effettivamente, c'erano cose che non tornavano. Come avevano fatto una cacca di piccione e una buccia di banana a finire rispettivamente sulla testa e sotto la suola delle scarpe di Daniel?  Dopotutto era in un ambiente chiuso... e quale incivile getterebbe una buccia di banana per terra? E come era possibile fare tutti quei metri, scivolando?
 
Ma così era successo. E ovviamente, mentre Daniel alzava lo sguardo dal pavimento alla Sala Grande, notò che quest'ultima era piena. Stranamente piena, poiché essendo mattina, ognuno tendeva a arrivare ad un orario diverso per fare colazione..
 
La sua solita fortuna.
 
E ovviamente la sua entrata in scena fu poco notata. Nessuno se ne accorse. Nessuno che non avrebbe notato un troll in un negozio di computer.
 
E per quanto non tutta la Sala Grande sapesse cosa fossero i computer, sicuramente tutti avrebbero saputo riconoscere un troll.
 
Più di un migliaio di teste si girarono in direzione di Daniel, seguito da un muto silenzio che durò per qualche secondo.
 
Poi iniziarono i borbottii.
 
“Che schifo! Ma cosa ha in testa?” sussurrò una voce femminile.
 
“Di nuovo cacca di piccione?” altra voce femminile.
 
“EHI, Woodstryke!” quasi urlò Everet Taylor, il cercatore di Grifondoro, per farsi riconoscere “Dopo aver visto questo, ho riveduto la mia scommessa su di te sulla Prima Prova! Neanche un secondo! Ehi, Allibratore! Sono ancora in tempo per cambiare?”
 
Lo studente noto come “L' Allibratore”, un Serpeverde che se ne stava in un angolo, chino su un foglio accanto ad un sacco d'oro e un cartello con su scritto: “Si accettano scommesse su quanti secondi sopravvivrà Daniel Woodstryke”
 
“Sempre in tempo” rispose, alzando lo sguardo verso Taylor.
 
Daniel era decisamente ferito. E triste. Già aveva i suoi problemi ed era il primo a pensare che sarebbe morto di morte violenta, ma se ci si mettevano pure loro...
 
Ma se lo sarebbe dovuto aspettare, dopotutto. Quindi, mentre alzava la faccia dal pavimento, represse rabbia, dolore, tristezza, umiliazione e gli altri sentimenti che gli giravano in testa, e fece buon viso e cattivo gioco:
 
“Taylor, sono impressionato, sei riuscito a fare una battuta così complicata tutto da solo? Senza neanche l'aiuto del papà? Sei stato sveglio tutta la notte?”
 
“Ah ah ah” rise meccanicamente Taylor “Come sei divertente, Woodstryke! Guardati! Solo! Neanche i tuoi amici ti sono accanto! Un patetico magonò a partecipare in un torneo di maghi! Morirai prima ancor...”
 
“Adesso stiamo andando un po' troppo oltre, eh Taylor” una voce profonda spiccò dal tavolo di Corvonero “Mi stai rovinando la colazione con tutto il tuo chiacchierio da bullo di quart’ordine. E comunque i suoi amici eccoli”
 
E Char, Isa e Julio entrarono in Sala Grande, raggiungendo Daniel dopo la sua strepitosa caduta.
 
“Ed è finito così” continuò il Corvonero dalla voce profonda “Perché il nostro Jerry, il re degli scherzi, lì” e pigramente la mano indicò un ragazzo di colore dai denti sporgenti “Si diverte con davvero poco. Quindi, per favore, torna al tuo porridge”
 
Il Corvonero che aveva parlato era Ferb Higgins, il capitano della squadra di Quidditch. Era uno dei pochi Corvonero a non avere buoni voti e l'unico motivo che sapeva dare era che era troppo pigro e non gli andava.
 
“Non ti mettere in mezzo, Higgins! Non stavo parlando con te! Beh, Woodstryke, pensi di riuscire a farmi vincere la scommessa o non ti presenterai nemmeno alla prova per la paura?”
 
Daniel, si alzò in piedi, rifiutando l'aiuto dei suoi amici. La sua faccia era... strana. Un misto di determinazione, insolenza e strafottenza: sentimenti che raramente si agitavano nel suo animo.
 
“Taylor... e a voi, Hogwarts. Non sono un Grifondoro, certo, ma ho comunque coraggio. Non fuggirò, né scapperò. ANZI! Qui ed ora, io, Daniel Woodstryke, appartenente alla Casa di Tassorosso dichiaro che vincerò il Torneo Tremaghi! Per l'onore della mia casa e della nostra scuola!”
 
Neanche lui seppe perchè disse quelle parole o da quale parte del suo animo provenissero. Fatto sta che, mentre le diceva, sperò che nessuno notasse le sue ginocchia tremolanti. O la cacca di piccione che aveva ancora in testa.
 
Ma probabilmente nessuno lo notò, visto il coro di “OOOOOOOOOOOH!” che ne uscì dai tavoli, intervallati da qualche urlo tipo: “BUFFONE! NON FARE PROMESSE CHE NON PUOI MANTENERE!” o “NON CI CREDO NEANCHE SE LO VEDO!” frasi che rimasero anonime, soprattutto la seconda, in quanto violava un numero indefinito di regole grammaticali.
 
Solo dal tavolo di Tassorosso si alzò un urlo entusiasta e un applauso, sempre intervallati da frasi tipo: “Certo... e gli asini voleranno” “...e Tassorosso vincerà la Coppa delle Case e la Coppa di Quidditch...” “...e magari inventeranno anche le bacchette autoincantanti...”
 
Insomma la scuola non sembrava dargli molto credito.
 
E fu in quel momento, mentre nella Sala Grande tornava il chiacchiericcio che era solito durante i pasti, che Isa e Julio presero Daniel per le braccia e lo sollevarono, trascinandolo fuori dalla stanza. 
 
“DANIEL WOODSTRYKE” Quando Isa utilizzava il suo nome completo c'era una sola cosa certa: guai in arrivo “Come ti è... come hai fatto...” sembrava che la rabbia le impedisse di formulare una frase di senso compiuto “DI FARE UNA COSA SIMILE?”
 
Probabilmente non filava dal punto di vista grammaticale, ma vederla in quello stato, per quanto fosse carina, gli faceva anche un po' paura.
 
Ma dissimulare era stato il suo secondo nome:
 
“Fatto cosa? Non è vero che tutti i concorrenti partecipano per vincere?”
 
“Non tu!” questa volta fu Julio a parlare “Tu ti eri iscritto per evitare gli esami! Il tuo scopo non è vincere, ma vivere. E sopravvivere! Ma se intendi mantenere la tua parola e non fare una figuraccia...”
 
A quel punto, Daniel sospirò. Poi prese fiato.
 
“L'ho deciso stanotte ragazzi” disse “Non ho detto quelle cose solo per dare aria alla bocca: sono deciso a fare quello che ho detto. Questo torneo è una volta su mille. Cosa vorrò ricordare? Che sono stato un pavido codardo... o che ho perlomeno provato a vincerlo? Sono un uomo. Ho un onore da mantenere per quanto questo vi possa sembrare anacronistico e stupido”
 
Isa sussurrò qualcosa tipo: “Uomini e il loro stupido orgoglio”, ma gli vide sfuggire anche un sorriso compiaciuto.
 
Julio gli diede una pacca sulla spalla: “Beh, allora voglio vederti vincere. Non sia mai che ti faccia battere dal quel tizio effeminato di Durmstrang”
 
“Daniel, ma ne sei sicuro?” Char nutriva ancora dei dubbi “Capisco l'onore dei maschi ma... qui c'è in gioco la tua vita. Se muori non potrai pentirti dell'onore perduto. Sarai morto e basta.”
 
Urgh! Questa era pesante! Se Char voleva farlo desistere, sapeva come fare!
 
Ma Daniel gli sorrise: “Ci ho pensato bene, Char. Ma nella vita di un uomo c'è qualcosa per cui vale la pena di rischiare la vita. Questo è quel qualcosa...”
 
E, detto questo, Daniel girò i tacchi e si diresse verso la cucina, dove avrebbe potuto mangiare senza  che mille occhi lo scrutassero.
 
Aveva... aveva... davvero detto quello che aveva detto? Era stato un figo. Davvero un figo. Se qualcuno avesse potuto registrare la scena, avrebbe potuto usarla per qualche film epico.
 
Ma  il problema era: aveva detto quelle parole perché le pensava davvero? O le aveva dette in preda del momento?
 
Credeva di essere in un film, forse? Era davvero così egoista da voler morire (lasciando quindi tutte le persone a cui voleva bene con un dolore incolmabile) per una specie di gioco vecchio di centinaia d'anni e per far contento il preside?
 
Forse in parte sì. In parte era stato affascinato dal fare quello che i film, i cartoni e i libri gli imponevano di fare.  Fare la figura del figo, del duro... quello che nella vita non era mai riuscito ad essere.
 
Ma un po'... forse un po'... ci credeva davvero. Credeva davvero nell'onore che ogni uomo doveva mantenere in ogni caso, dando il massimo in ogni circostanza.
 
E “in ogni circostanza” è incluso anche “Torneo di Maghi a rischio di morte”... e lui, l'unico non mago tra i partecipanti, aveva promesso di vincere.
 
E, al diavolo, ce l'avrebbe messa tutta. Avrebbe dato una bella batosta a tutti i Purosangue di quella dannata scuola! Avrebbe dato una bella lezione a quel presuntuoso di Rubeus e anche a quel pazzo che rideva sempre di cui non ricordava il nome! Avrebbe fatto vedere a tutti quelli che lo prendevano in giro che lui, un dannato magonò, sarebbe riuscito a vincere il Torneo Tremaghi!
 
Maledetto Capitan Hawkyns! Alla fine aveva avuto ragione.
 
Lui era uno di quei pazzi che voleva dimostrare al mondo che anche quelli come lui potevano farcela.
 
Già quelli come lui. Feccia li aveva definiti il Capitan Hawkyns, prima di rivendicarne l'appartenenza. Era così che la gente lo chiamava quando era ancora in vita.
 
E sia Daniel che Hawkyns erano fatti della stessa pasta. E per questo che ieri sera gli aveva detto che lui, Daniel, non avrebbe partecipato per sopravvivere, ma per vincere. Lo avrebbe fatto per dimostrare a tutti di che pasta era fatto. Lo avrebbe fatto per il suo orgoglio di uomo. Lo avrebbe fatto per una questione di principio.
 
Lo avrebbe fatto.
 
Ora, però, che aveva pensato al perché, doveva pensare al come. Perché voler pensare di vincere un Torneo è una cosa... ma vincerlo davvero è tutto un altro paio di maniche.
 
Aggiungiamo la sua leggendaria sfortuna. E aggiungiamo anche il fatto che fosse un magonò. Beh, a questo punto sperare che il risultato, come ci si aspetta quando si aggiunge qualcosa, fosse positivo, era una vaga illusione. Perché i fattori che voleva aggiungere in realtà erano numeri negativi.
 
...Avrebbe dovuto piantarla con queste metafore matematiche... troppo complicate.
 
E quindi, sì, doveva lavorare sul “come” vincere il Torneo Tremaghi. Ma come poteva farlo... senza avere nessun indizio sulla prima prova?
 
Beh forse non sapeva il “come” (e sapeva che al suo livello di chiromante, non sarebbe riuscito a prevedere niente del genere)... ma forse sapeva da “chi” poteva ottenere qualche informazione...
 
Hagrid.
 
Erano le nove di sera, e i quattro amici prendevano il tea con Hagrid, come era quasi diventato consuetudine da ormai cinque anni.
 
In teoria c'era un coprifuoco... ma ovviamente le regole erano state fatte per essere infrante. Ma anche quest'ultima? Daniel non l'aveva mai capito. Cioè se doveva seguire la via di “le regole sono fatte per essere infrante”... doveva infrangere anche quella regola che diceva di infrangere le regole? Così da rispettare tutte le altre?... 
 
La logica era un casino.
 
Aveva trascorso la giornata con qualche centinaia di occhi puntati addosso, e questo non gli era piaciuto per niente.
 
Durante la giornata era stato piuttosto nervoso e aveva ringhiato sempre varie rispostacce verso chi lo fissava con troppa insistenza, le quali cui annoveriamo:
 
“Che cavolo ti guardi?”, “Sono bello, ma se continui a fissarmi mi imbarazzo” e la preferita di tutti: “Non ho un paio di tette giganti addosso, quindi evita”.
 
Aveva passato le lezioni a rispondere male in questo modo, facendo perdere parecchi punti a Tassorosso...
 
Ora, finalmente, al termine di quella giornata si ritrovava senza occhi puntati addosso e solo in compagnia di amici fidati.
 
“Sentì un po', Hagrid...” iniziò casualmente il discorso, Daniel.
 
Discorso ovviamente iniziato dopo cinque minuti di urla del tipo: “Come ti è saltato in mente, brutto scimunito, di mettere il tuo nome nel calice?” e cose del genere. E le urla erano state così forti che non sarebbe stato strano se qualche Uruguayano con l'orecchio fino le avesse sentite, probabilmente non comprendendone il senso.
 
Ora si erano seduti attorno al tavolo a bere tea, con un Hagrid decisamente più calmo.
 
 “Mi hai raccontato che hai fatto vedere ad Harry Potter quei draghi prima del tempo...”
 
“L'ho fatto?”Hagrid aveva un finto sguardo smarrito.
 
“Sì, l'hai fatto” dissero Isa, Char e Julio in coro “Due volte”
 
“Ma no” disse “Forse vi sbagliate. Vi state confondendo”
 
“Sì, e come faremmo a sapere che in quell'occasione Harry Potter indossava un Mantello dell'Invisibilità?”
 
“Ehm... ebbene sì, ragazzi, l'ho fatto.”
 
“E ti dispiacerebbe dire ai tuoi allievi preferiti... anche questa volta, in cosa consisterà la prima prova...?”
 
“Temo di non saperlo ragazzi...” disse, incerto.
 
“Dai, non sei neanche un po' dispiaciuto per Daniel? Un povero Magonò, tutto solo contro qualche terrificante bestia...”
 
“Dai, non è detto che sia contro qualche bestia terrificante...”
 
“Ma dai, Hagrid...”
 
“Ragazzi, davvero, non ne so niente...”
 
“Per favore...”
 
A quel punto Hagrid sospirò.
 
“Ragazzi, purtroppo non mi hanno detto niente sulla prima prova, da quando hanno saputo che tu sei uno dei concorrenti, Daniel”
 
“Che cosa?”
 
“So solo, e ve lo 'sto a dì nonostante non dovrei, che i campioni dovranno affrontare due creature magiche e sconfiggerle...”
 
“EH? DUE CREATURE?”
 
“Sì” disse Hagrid “Una sarà uguale per tutti i campioni, mentre l'altra sarà scelta a caso...”
 
“Due creature...” disse sussurrando Daniel “Dannazione! Dovrò trovare un oggetto da usare al posto della bacchetta! Hagrid! Non puoi darmi nessun indizio almeno sulla prima creatura?”
 
“No, mi dispiace...”
 
Il resto della serata fu atta solo al distrarre Daniel da quelle notizie e alla fine Hagrid fece quello che non avrebbe dovuto fare: tirò fuori l'alcool, per la precisione un Whisky ben invecchiato e totalmente babbano.
 
E Hagrid iniziò a bere. Ovviamente non lo offrì ai ragazzi: dopotutto erano minorenni. Ma questo non gli impedì, dopo un po', tra i fumi dell'alcool, di versarne per sbaglio un bicchiere a Daniel.
 
Non l'avesse mai fatto. Daniel lo mandò giù in un sorso come fosse acqua, perché non si era reso conto della differenza.
 
Daniel quasi svenne, restò con la testa sul tavolo per cinque secondi buoni. Poi la alzò di scatto, rosso come una fragola matura. Aveva stampato in faccia un sorriso ebete e guardava tutti con occhi lucidi.
 
“Vi voglio bene ragazzi... ve l'ho mai detto?”
 
“Sì, Daniel, lo sappiamo...” disse Isabell guardando male Hagrid, mentre provava ad accompagnare il moro al castello.
 
“Ma, mi vorrete bene anche se mi fanno a pezzettini?”
 
“No, Daniel” disse Char “Non ti vorremmo più bene se ti facessero a pezzettini, quindi evita”
 
“Oh” Daniel era ancora piuttosto rosso “Dovrò prepararmi bene...”
 
“Certo che dovrai prepararti bene” erano appena entrati nella loro casa dove vari studenti di Tassorosso si facevano i cavoli propri. A parte Roger, il capitano della squadra di Quidditch “Ricordatevi che il 17 novembre abbiamo la partita di Quidditch contro i Corvonero! E dobbiamo vincere!”
 
“Oh... è vero... la partita...” dissero in coro i quattro amici, Daniel con un po' di ritardo a causa dell'alcool.
 
“E vedete di non dimenticarvene! Domani ci sono gli allenamenti!”
 
“Sì... sì...”
 
La mattina dopo, Daniel venne svegliato da Isabell che erano le cinque di mattino.
 
Aveva un leggero mal di testa. E la sveglia alle cinque non lo faceva certo migliorare.
 
“Isabell?”
 
“E chi, se no? Zuccone! Svegliati, che dobbiamo andare a correre!”
 
“Ma ho mal di... ok, girati che mi vesto... ci metto un attimo...”
 
Isabell si svegliava quasi sempre presto per andare a fare jogging la mattina. E, due volte a settimana, Daniel si allenava con lei.
 
Così si manteneva in forma, poteva mangiare quanto voleva e passava un po' di tempo da solo con Isabell.
 
Si mise in fretta una tuta da ginnastica e un paio di scarpe, quindi la seguì.
 
Iniziarono a correre al limitare della foresta proibita, salutando Hagrid quando passarono vicino alla sua capanna, che era già sveglio e stava curando un Ippogrifo.
 
Non parlarono per tutta la durata della corsa. Il motivo principale è che erano entrambi troppo intontiti dal sonno per fare discorsi coerenti... dopotutto, non avevano ancora fatto colazione.
 
Motivo secondario, in quella mattina in particolare, fu il fatto che Daniel era immerso nei suoi pensieri.
 
Era ancora impaurito al pensiero di dover affrontare una misteriosa creatura con numerose zampe, teste, artigli e chissà che altro... ma sarebbe stato uno sciocco a non aver paura.
 
Sapeva, grazie a numerose serie televisive, che il vero coraggio era quello di agire nonostante la paura.
 
Ed era quello che aveva intenzione di fare.
 
E proprio mentre continuava a correre che notò, costeggiando il lago, un tizio che pescava.
 
La canna da pesca non era altro che una canna di bambù con un filo di nylon attaccato. Aveva un cappello da samurai, probabilmente dello stesso materiale della canna, calato sugli occhi.
 
“Ehi, Daniel!” il pescatore si tolse il cappello e si scoprì il volto: era Ferb Higgins!
 
“Oh, ciao Ferb!” gli rispose Daniel, con tutto l'entusiasmo che gli concedevano una scarsa dormita ed un leggero dopo sbornia.
 
“Ti andrebbe se di parlare a quattrocchi?”
 
“Sì, nessun problema” disse Daniel “Isa, puoi andare avanti, mentre scambio quattro chiacchiere con Ferb?”
 
Isabell gli lanciò un occhiata preoccupata ma poi annuì: “Nessun problema” disse, e continuò a correre lungo il lago.
 
“Ah, prima di tutto, Ferb, ti volevo ringraziare per ieri” incominciò Daniel.
 
Quello gli sorrise: “Non dirlo nemmeno: era tutta la scuola che ti dava addosso, tra la fortuna che ti ritrovi e il tuo essere quasi un Magonò, ti serve tutto l'aiuto possibile”
 
Daniel ricambiò il sorriso: “Eh...” sospirò “se tutti la pensassero come te...”
 
“Volevo sincerarmi di persona che tu fossi pronto per la sfida contro Corvonero”
 
“Perché?”
 
“Daniel, questo è anche il mio settimo anno, oltre che quello di Roger. Voglio giocare con avversari al massimo delle possibilità, lealmente e vincere. O perdere contro avversari degni. E tu sei, per quanto posso vedere, il fulcro della squadra di Tassorosso”
 
Lui era cosa? Il fulcro di...? Ferb lo sovrastimava.
 
“Ehm... grazie...”
 
“Non è un complimento, ma una constatazione” disse Ferb con voce piatta “E quindi, posso star tranquillo per la partita? Il pre-Torneo Tremaghi non influenzerà in nessun modo il tuo modo di giocare, vero?”
 
“Sì” disse infine Daniel dopo un silenzio lungo qualche secondo “Farò del mio meglio. Lo prometto”
 
“Perfetto!” e il volto di Ferb si aprì in un sorriso “Allora io mi rimetto a dormire...” sbadigliò “Ci vediamo!”
 
“Ok, a presto!”
 
Se stava dormendo... come aveva fatto a sentirlo arrivare?
 
Mistero!
 
Piuttosto! Doveva raggiungere Isabell! Ormai sarà stata lontanissima, quella donna!
 
E invece no. Dopo neanche cinque minuti di corsa, la raggiunse. Probabilmente aveva rallentato il passo per aspettarlo.
 
“Allora?” gli chiese, con fare un po' incerto.
 
“Niente di che” disse Daniel alzando le spalle “è un bravo ragazzo: voleva sapere se sarei stato in forma per la partita... Però è strano”
 
“?”che corrispondeva ad uno sguardo interrogativo.
 
“Beh, mi ha sentito mentre arrivavo, anche se stava dormendo...”
 
“Oh...” commentò Isabell “Forse stava solo facendo finta...”
 
“Naaaa... lui è stanco dentro. Figuriamoci se si sveglia solo per qualche passo...”
 
“Beh, allora... non... lo... so...”
 
Troppe esitazione. La conosceva da troppo tempo. Gli stava nascondendo qualcosa.
 
“Isabell...” Cominciò Daniel, in tono suadente.
 
“Eh, che ne dici di accelerare un po' il passo?” E iniziò a correre più velocemente.
 
Diavolo! Aveva intuito qualcosa!
 
… e quello lo chiamava “accelerare un po' il passo”? Era partita in quinta come un auto di formula uno!
 
“Porc...” Daniel iniziò a correrle dietro.
 
Ma Isabell si allenava tutti i giorni, a differenza di lui, quindi tendeva a correre un po' più velocemente.
 
Ma forse... con un po' di sforzo... Daniel iniziò a correre alla massima velocità consentita dalle sue gambe. Stava raggiungendo Isabell!
 
No. Isabell, dopo essersi guardata per un attimo dietro, aveva aumentato anche lei la velocità, mantenendo il distacco tra lei e Daniel invariato.
 
Sì, forse in velocità lo superava... ma in stamina? Forse poteva fregarla sul lungo andare. Dopotutto, lui era più grosso, aveva i polmoni più ampi, e in più era abituato a prendersi tante di quelle botte...
 
In realtà quest'ultima cosa non gli era per niente di aiuto in una gara di resistenza.... o perlomeno non in una di corsa.
 
E Daniel si ricordò che lei era molto più allenata di lui. Quindi c'era un'unica cosa da fare.
 
Rallentò, facendo grossi respiri. Così che Isabell, guardandolo, si rilassasse e abbassasse un po' il ritmo della corsa, felice di averlo seminato.
 
Poi sarebbe stato il turno di Daniel di sorridere, perché quella era stata tutta una finta. Facendo un rapido scatto riuscì a colmare la metà della distanza che lo separavano dalla rossa e a osservare la sua espressione confusa.
 
Poco prima che Isabell iniziasse ad accelerare di nuovo, Daniel colmò l'altra metà della distanza che lo separava da lei con un salto afferrandola per la vita.
 
E Daniel fece appena in tempo ad abbracciarla, che si rese conto di quello che di lì a poco sarebbe successo.
 
I due, spinti dalla forza del balzo di Daniel, furono spintonati fuori dal sentiero e finirono per rotolare lungo un pendio.
 
Rotolarono abbracciati, un po' come Nala e Simba nel Re Leone, e Daniel ovviamente si prese un numero imprecisato di sassi sulla nuca e in altre zone più delicate.
 
Alla fine atterrarono in un luogo senz'altro più piacevole del Cimitero degli Elefanti, ma decisamente bagnato.
 
Già, erano finiti nel lago, dove l'acqua gli arrivava più o meno alla caviglia.
 
Non abbastanza per affogare, ma decisamente abbastanza per bagnarsi completamente.
 
E i due erano abbastanza bagnati quando Daniel si ritrovò sopra di lui Isabell e la abbracciava così forte che sembrava volesse stritolarla.
 
Dopo qualche secondo, tempo che servì ad entrambi per riprendersi dalla caduta, restarono ancora così.
 
Erano in una specie di pace dei sensi. Si stavano semplicemente godendo il contatto dei loro corpi, senza usare nessun altro senso se non il tatto, percependo in maniera quasi innaturale l'affetto che provavano l'un l'altro.
 
Fu solo qualche minuto dopo che Daniel ruppe l'incantesimo, sciogliendo l'abbraccio.
 
“Stai bene?” le chiese.
 
Isabell era... bellissima. I lunghi capelli rossi, mai in ordine, erano sparpagliati sull'acqua, ricoperti di foglie e di erba. Gli occhi verdi erano più belli che mai e le sopracciglia, gli zigomi, le guance, le labbra... era tutto così... maledettamente bello...
 
E il suo odore! Sapeva ancora di... lei. Aveva il suo odore, il suo sudore, visto che aveva corso fino a pochi minuti fa. Ed era un odore buonissimo... e lo respirò a pieni polmoni.
 
Ehi, aspetta! Era forse uno di quei maniaci fissati con gli odori?
 
“Sì, sì, sto bene” rispose Isabell, che era rossa come un peperone “Tu come stai?”
 
In un attimo, tutti i dolori che si era preso cadendo, ricomparvero quasi per magia.
 
“Beh, sono stato meglio” disse Daniel, con un sorriso “ma non mi lamento.”
 
Isabell gli sorrise. Era un sorriso maledettamente bello, che la rendeva ancora più meravigliosa.
 
“Che cosa...” provò a dire mentre sentiva il respiro di lei sulla sua pelle che gli faceva un po' il solletico e un po' lo faceva rabbrividire “Che cosa cercavi di nascondermi?” riuscì a dire tutto d'un fiato.
 
“Niente...” disse lei, girando la testa per non guardarlo negli occhi.
 
“Sì, niente... e io sono il Principe Giovanni...”
 
“Certo, principe fasullo d'Inghilterra” Però lui continuò a fissarla “Ok, ok” disse infine “In realtà è una sciocchezza...”
 
“Dimmelo!”
 
“Ok... allora, si dice semplicemente che quest'estate Ferb sia andato in un monastero in Tibet e che abbia affinato i suoi sensi oltre l'umano...”
 
“Eh? Ma questo è assurdo!”
 
“Sì, ma spiegherebbe il fatto che ti abbia sentito nonostante stesse dormendo...”
 
“Mmm” rifletté Daniel. Tutto quello era assurdo! I sensi non si affinano in un’estate! “E perché non volevi dirmi una simile cosa, di grazia?”
 
“Beh...” Gli occhi di Isabell guizzarono prima a destra e poi a sinistra e le sue gote si arrossarono un attimo “Temevo che ti avrebbe aggiunto altra ansia. E tra il Torneo e il Silenzio credevo che non fosse il caso di impensierirti ancora di più”
 
“Ahahaha” rise “Ma è una sciocchezza! Figuriamoci se mi faccio impensierire da una cosa del genere quando tra poco meno di un mese potrei essere divorato da una qualche bestia!”
 
Isabell sospirò “Ancora non mi capacito di quanto tu sia stato pazzo a mettere il tuo nome nel calice...”
 
“Eh, è la pazzia che mi rende così affascinante” Daniel sorrise e Isa tornò ad arrossire.
 
“Sì, sì, Mister Universo, che ne dici di spostarti? Se stiamo un altro po' ammollo, ci becchiamo un bel raffreddore”
 
“Permesso accordato, mia adorabile strega” le rispose ancora sorridendo, alzandosi.
 
E fu solo allora che se ne accorse. Fino ad ora era stato troppo incantato dai suoi occhi per accorgersene.
 
Ma una volta in piedi, fu inevitabile. Vide che la maglietta di Isabell, comprensibilmente, era bagnata. 
 
E notò che aveva scelto proprio un bel giorno per non indossare il reggiseno...
 
E subito rialzò lo sguardo, sperando che... no, se n'era accorta.
 
E lo capì dagli occhi irati.
 
E dal fatto che lo spinse bruscamente via, facendolo finire di nuovo in acqua accanto ad un rospo.
 
Un rospo. Un rospo che conosceva. E si ricordò che era da un eternità che non vedeva più il suo, di rospo.
 
“GATSU!”
 
Quello gracidò in risposta un sonoro “CRA!” e poi saltò via.
 
Ma non abbastanza velocemente da impedire a Daniel di riprenderlo al volo.
 
“Guarda Isa, chi ho ritrovato? Gatsu!”
 
 
Ma Isabell non sembrava trovare alcun interesse nell'appena ritrovato rospo, visto che stava risalendo il pendio per ritornare al castello.
 
“Isabell!”
 
“Che c'è? Tanto non mi giro! Non mi faccio vedere un'altra volta!” e gli fece una linguaccia.
 
“Tieni!” e prima di aver capito cosa fosse, Isabell si ritrovò qualcosa di umidiccio e nero in faccia.
 
Quando Isabell prese in mano quel qualcosa di umidiccio, notò due cose. La prima era che quella cosa che Daniel gli aveva lasciato addosso era una maglietta. E la seconda era che Daniel ne era sprovvisto.
 
Il suo cervello impiegò qualche secondo a capire che il motivo per cui Daniel non aveva la maglietta era perché l'aveva lanciata a lei. E probabilmente il motivo di quel ritardo delle sue sinapsi era appunto l'osservare Daniel senza la maglietta.
 
“Mettila! Non vorrai farti vedere da tutta Hogwarts conciata in quel modo, vero?”
 
Isabell non gli spiegò che non aveva nessunissima intenzione di farsi vedere in quella condizione da nessuno, tanto meno da tutta Hogwarts, visto che erano le cinque di mattina, e dunque in giro probabilmente non ci sarebbe stato nessuno, e che avrebbe preso quel passaggio segreto che collegava un muro esterno del castello ad un bagno delle donne.
 
Ma non gli disse niente di tutte quelle valide considerazioni.
 
Semplicemente, arrossì per l'ennesima volta, si mise la maglietta (che per quanto fosse umida, era anche inspiegabilmente calda) e fece cenno a Daniel di salire.
 
Daniel gli sorrise di rimando.
 
Tornarono a scuola, fecero una doccia e un’abbondante colazione.
 
E i giorni passarono.
 
Daniel incominciò a sentirsi inquieto. La prima prova, inevitabilmente, si stava avvicinando. E l'unica cosa che il moro poteva fare per alleviare questa ansia era leggersi a ripetizione “Il Libro Mostro dei Mostri”.
 
Lì c'erano tutte le creature più letali che avrebbe potuto incontrare. E il primo passo per poter anche solo avere una minima possibilità di sopravvivere era di conoscere quelle creature. Ma, negli scenari immaginari che si prefigurava con ognuna di queste creature... beh, lui non finiva mai bene. Anzi, diciamo che non riusciva mai a sopravvivere.
 
Ripensandoci bene, effettivamente, rileggere quel libro non lo aiutava affatto.
 
Però leggerlo era l'unica cosa che poteva fare. Anche se si immaginava sbranato da una manticora. O bruciato da un drago. O pietrificato da un Basilisco.
 
Insomma, una visione della vita positiva.
 
Le giornate erano sempre la stessa soffocante routine. Lezioni, studio, allenamenti di Quidditch, allenamenti con il professor Drake e così via. Forse avrebbe potuto fare qualcosa quando gli avrebbero rivelato COSA sarebbe stato il suo avversario. Cioè, una settimana prima della prova.
 
Ovvero, contando il tempo che passava, più velocemente di quanto Daniel volesse, tra cinque giorni.
 
Tra cinque giorni ci sarebbe stato, oltre la rivelazione della creatura, la “Pesa delle bacchette” e l’ intervento giornalistico sulla “Gazzetta del Profeta”.
 
Ci mancava proprio. La Gazzetta del Profeta! Che tutti sapessero che un Magonò partecipava al torneo! Yiuppi ya!
 
Poi, il giorno dopo tutti questi eventi, c'era la partita contro Corvonero e l'uscita pomeridiana per Hogsmeade.
 
Una sfilza di buone notizie, insomma.
 
E i cinque giorni passarono. Mancava esattamente una settimana alla Prima prova.
 
Successe proprio mentre era a Divinazione, esattamente quando la professoressa Grace stava spiegando loro una complicata teoria sullo spazio/tempo e sulle dimensioni parallele.
 
Fu proprio quando stava immaginando Julio, vestito da scienziato, che gli diceva: “Daniel! Non stai pensando Quadridimensionalmente!” che la botola che portava all'Aula di Divinazione si aprì e si presentò qualcuno che non si aspettava: Char.
 
“Ehm, professoressa Grace, mi scusi” disse Char, titubante “Mi è stato chiesto di portare Daniel alla Pesa delle Bacchette”
 
La professoressa sospirò: “Capisco. Daniel, vai! La prossima volta arriva una decina di minuti prima, ti spiegherò il resto della lezione”
 
“Grazie professoressa”
 
E lui e Char scesero lungo la torre di divinazione.
 
Era tutto il giorno che si aspettava una cosa del genere. Era teso come una corda di violino.
 
Avrebbe finalmente saputo quale sarebbe stata la sua prima prova. Quale mostro avrebbe affrontato.
 
Se avrebbe avuto qualche chance di sopravvivere.
 
 
Scesero tutta la Torre di Divinazione in silenzio. Daniel era troppo teso per parlare mentre Char sembrava volergli dire qualcosa. Ma non trovava le parole giuste per farlo... e quindi stava in silenzio.
 
Percorsero un corridoio che portò i due giovani fino al piano terra, davanti ad un ampia porta di legno.
 
Poi Char fece una cosa che Daniel non si aspettava. Lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia. 
 
Poi scappò via, senza dire nulla.
 
Daniel entrò nell'aula con la testa e sguardo vuoto, tenendosi la guancia ancora umida con una mano.
 
La stanza era piuttosto ampia e spaziosa con un enorme finestra spalancata che dava piena vista sul lago. Entrava un piacevole vento.
 
“Ed ecco qui anche il campione di Hogwarts! Bene, bene!”
 
George Weasley era tutto un sorriso, e Daniel notò che in quella stanza, c'erano anche gli altri campioni.
 
Solo Ivan lo salutò con un cenno; gli altri due si limitarono a fissarlo con sguardo intimidatorio.
 
Rubeus ci riusciva sicuramente, ma Anton faceva decisamente ridere i polli con uno sguardo del genere.
 
In quell'aula erano presenti anche Madame Dixon, Percy Weasley, i Presidi Vitius e Maxime e una donna dai capelli rossi che non conosceva.
 
“Bene” disse Percy, schiarendosi la voce “Come vi abbiamo detto, oggi vi riveleremo cosa dovrete affrontare durante la prima prova. Inoltre il nostro egregio Signor Olivander” e il signor Olivander spuntò da dietro Rubeus facendo un inchino “Ci onorerà dei suoi servigi controllando che le vostre bacchette funzionino al meglio”
 
“Grazie, Ministro” disse Olivander “Allora, vorrei che i campioni, uno ad uno, mi seguano in quella stanza affinché possa analizzare e confermare la perfetta funzionalità delle loro bacchette. Vi chiamerò per ordine alfabetico, quindi il signor Rubeus Hagrid si faccia avanti!”
 
Rubeus sparì, insieme ad Olivander, dietro una porta che prima Daniel non era riuscito a notare e proprio in quel momento, George e Percy iniziarono a parlare con la donna dai capelli rossi.
 
“Quindi ce l'hai fatta, eh? Pensavo che avrei visto quella vecchia arpia di Rita, qui”
 
“Ah, certo!” disse la donna “Ne aveva da strillare al capo, quella! Ne aveva da strillare sull'anzianità di servizio, sul fatto che avesse fatto un eccellente lavoro nello scorso Torneo Tremaghi! Ma ho ricordato al capo che IO ero alla sezione Sport della Gazzetta del Profeta e quindi poteva lamentarsi quando e quanto le pareva, sarei andata IO a fare questo servizio! Chissà quali balle si sarebbe inventata! Probabilmente ci sarebbe stato un secondo Harry Potter, qui!”
 
Beh, il colore dei capelli... lavorava alla Gazzetta del profeta... parlava con estrema familiarità con i due ministri... Daniel avrebbe potuto scommettere l'osso del collo che quella era Ginevra Weasley, moglie di Harry Potter.
 
Daniel si sedette su una sedia, in disparte, sentendo gli strascichi del discorso tra i tre fratelli Weasley: Harry non era potuto venire a causa di vari impegni al Ministero. Poi passarono a parlare delle loro famiglie, del Quidditch e dei problemi al ministero, altrimenti detta roba a cui Daniel Woodstryke “nun gliene poteva fregar di meno” .
 
Soprattutto quando si ha la testa altrove. E non in un posto, ma in due, anzi quasi in tre. Il primo era ovviamente occupato dall'ansia di sapere cosa avrebbe affrontato di lì a poco. Sarebbe stato qualcosa di terribilmente letale? Avrebbe avuto la minima chance di batterlo senza dover ricorrere alla bacchetta? E quanto sarebbe potuto sopravvivere in sua compagnia?
 
Il secondo e il terzo erano occupati da vari pensieri su Char. Perché era stato sconvolto così tanto una cosa del genere? Lui era forse uno di quelli...? 
 
Insomma, panico totale. Ed era così distratto che quando fu chiamato per la pesa delle bacchette, dovettero scuoterlo, perché non se ne era accorto.
 
“Sì! Eccomi!”
 
Si diresse verso la stanzetta ed entrò.
 
“Bene, bene... Salve signor Woodstryke, prego... si accomodi e mi porga la sua bacchetta...” disse Olivander, indicandogli una sedia “Mmm... Sì, è come al solito 7 pollici, leggermente flessibile, cuore di Drago. Mmm... Engorgio!” disse, puntandola verso un candelabro, che immediatamente si ingrandì  “Bene... bene... funziona perfettamente...”
 
“Allora ha scoperto niente, signor Olivander?”chiese Daniel, guardandolo speranzoso.
 
“Temo di no”
 
Daniel e Olivander si vedevano una volta l'anno, quando il moro passava a Diagon Alley per comprare il materiale scolastico.
 
E Olivander aveva analizzato la sua bacchetta, più e più volte: ma non era quella la causa.
“Davvero non capisco, Signor Woodstryke” continuò “Lei è il caso più insolito che mi sia mai capitato. Cinque anni e ancora non sono riuscito a scoprire cosa ha di strano...”
 
“Ah, non saprei... ma ho fatto un passo avanti. Ho scoperto che posso utilizzare la magia incontrollata per Divinazione...”
 
“Mmm... Questo è un elemento interessante...” Olivander sorrise “Potrebbe esserci qualcosa... una specie di sigillo... o forse la sua forza magica è talmente forte che...”
 
“Naaa...” Daniel scosse la testa “Dubito fortemente...”
 
“Ed io in queste condizioni non ho metodi per verificare... Ma prometto che passerò per controllare,  appena trovato i mezzi per farlo. Un rileva sigilli non si trova esattamente nell'antiquario dietro casa, eh...”
 
Daniel gli sorrise: “Grazie, signor Olivander... lei mi sta davvero dando speranza.”
 
“Signor Woodstryke, glielo ripeterò. C'è qualcosa di strano in lei, ma devo ancora capire cosa. Ma sono sicuro che posso aspettarmi grandi cose da lei...”
 
Daniel continuò a sorridergli: se era davvero destinato a fare grandi cose, come ormai tutti dicevano... forse... forse... sarebbe davvero riuscito a finire Metal Slug con un gettone, prima o poi!
 
“E adesso andiamo a vedere cosa affronterete... spero sinceramente per lei che che non sia qualcosa di troppo letale”
 
Attraversarono di nuovo la porta per ritornare nell'altra sala, dove i restanti campioni, i presidi, i ministri e Ginevra Weasley li stano aspettando.
 
“Allora, ci siamo tutti?” chiese George con un sorriso. Era visibilmente eccitato “ Prima di tutto... la prova consisterà in due combattimenti con due creature magiche! Non contemporaneamente, non preoccupatevi, ma una per volta! La prima sarà...”
 
E un silenzio di tomba calò. Daniel aveva il cuore in gola. Tentò di deglutire ma trovò la gola completamente secca.
 
“E…  la prima creatura che dovrete affrontare sarà...UN BASILISCO!”
 
 
*** 
 
Prima di tutto… un ringraziamento speciale a Shan, la mia Beta Reader! Se trovate il capitolo senza errori, con i verbi coniugati bene, con una buona concordanza di aggettivo-nome, dovete ringraziare unicamente lei!
 
E...iniziamo con la descrizione dei personaggi!
 
Ferb Higgins: beh, il modello di ispirazione è il classico genio pigro, un po' alla Shikamaru di Naruto, per intenderci... però la sua passione incontenibile è per il Quiddich! Il nome... beh, è lo stesso di un geniale personaggio dai capelli verdi, dalla voce profonda e con un fratello di nome Phineas.
 
Ivan Vazov: il campione “ufficiale” di Durmstang. Forte, leale e orgoglioso, rappresenta un po' la rigidità della sua scuola. Visto che secondo le spuculazione più attendibili, Durmstrang si trova in Bulgaria, Ivan si è preso il cognome di un famoso poeta Bulgaro (anche perché altrimenti non avrei avuto idea di che nome dargli!XD)
 
Rubeus Hagrid Junior: Ah, il figlio di Hagrid! Chi è la madre? E perché ha lo stesso nome del padre? E perché è così antipatico con Daniel? Mistero! 
 
 
Allora e un'altra capitolo andato! Che ne pensate della dichiarazione di Daniel? Troppo sborona e senza senso, vero? Essì, concordo pienamente.
 
Sopratutto dopo che abbiamo scoperto cosa sarà la prima prova... Un dannato e fo**uto Basilisco.
 
Allora... auguriamo buona fortuna al povero Daniel e... alla prossima!

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Capitolo 9
*** Tassorosso contro Corvonero ***


Daniel rimase stordito per una decina di secondi. Aveva capito bene? Aveva davvero capito bene?
 
“Sì, gente” confermò George, che si stava chiaramente godendo lo sguardo sconcertato del suo pubblico. Perché ovviamente Daniel non era l'unico a non credere alle proprie orecchie.
 
“Un Basilisco. I campioni dovranno affrontarne uno e sopravvivere. Poi ci sarà un secondo scontro con un'altra creatura, decisa a sorte sul momento”
 
Daniel, con sguardo sbarrato, fissò Olivander, che gli restituì uno sguardo dello stesso tipo.
 
“Ma siamo impazziti?” Madame Dixon fu la prima a riprendersi dallo shock “Un Basilisco? Ma state scherzando? Quel coso...”
 
“Madame” fu Percy a prendere la parola “Tale prova è stata scelta in conformità all'articolo 103 delle sezione 4 riguardante gli Sport Magici, quindi, se vuole fare un reclamo, si diriga all'ufficio appropriato per favore”
 
“Mi unisco all'indignazione della vicepreside Dixo...”
 
“NO!” fu la voce possente di Rubeus ad interrompere la preside Maxime “Preside, la prego di non dire niente. Io sono contento di una prova del genere. Temevo mi sarei annoiato a questo Torneo, ma vedo con piacere che le sfide sono all'altezza delle mie aspettative. Beauxbatons non ha alcuna rimostranza da fare. Forse ne ha Durmstrang?”
 
Fu Ivan a parlare: “No, neanche Durmstrang ha rimostranze da fare. Compirò con audacia questa impresa, e spero che Anton sia d'accordo con me”
 
“Oh oh oh oh!” rise Anton “Cosa mai potrà essere questo Basilisco che la mia divina persona non possa affrontare?”
 
Attimi di silenzio.
 
“E invece Hogwarts protesta! Non è possibile che una prova tanto pericolosa...” continuò Madame Dixon.
 
“Come le ho detto” disse Percy con tono duro “è stato fatto tutto secondo legge”
 
“Ma quelle leggi risalgono al Medioevo!”
 
“La legge è legge” rispose “Se vuole protestare c'è uno sportello apposito...”
 
La vicepreside alzò le mani al cielo:
 
“Va bene” disse con voce decisa “Va bene” continuò “Ma non finisce così!”
 
Poi prese Daniel per un braccio e lo trascinò fuori dalla stanza.
 
Il moro la seguì passivamente. Ancora non riusciva a capacitarsi di quanto aveva appena appreso.
 
UN BASILISCO? UN CAZZO DI BASILISCO? MA STIAMO SCHERZANDO?
 
“Ai sensi della legge, 'sto gran par de ciufoli” mormorò a denti stretti Madame Dixon “Non possono farti affrontare un Basilisco sulle basi di una folle legge che risale a quando gli uomini pensavano che la terra fosse piatta! Ora ne parlo con il preside, e se non mi ascolterà lo scavalcherò e contatterò il Ministro Potter in persona... sicuramente non era al corrente di una simile follia... ma stiamo scherzando...”
 
E continuò a parlottare tra sé e sé, maledicendo il Ministero e trascinando Daniel davanti alla porta della sua Casa.
 
“Io vado” disse Madame Dixon “tu entra e va a riposarti un po', mi raccomando”
 
“D'accordo...” rispose Daniel, meccanicamente.
 
Prese la bacchetta e iniziò a battere la marcia di Tosca sulle botti.
 
Che lo bagnarono di aceto. Non ci riusciva quando ci stava con la testa, figuriamoci quando non ci stava.
 
Dio... un basilisco...
 
“Daniel!”
 
Julio, Isabell e Char uscirono da dietro le botti con uno sguardo preoccupato.
 
“Mi pareva di aver sentito qualcuno che sbagliava la marcia di Tosca... e sì che dopo 5 anni avresti dovuto impararla...” disse Julio “Ma non è il momento. Daniel... cosa devi affrontare?”
 
Daniel provò a dirglielo. Ma gli mancò il fiato. Gli si bloccarono le parole in gola e riuscì solo a muovere le labbra.
 
“Dan, dimmi ti prego che ho letto male le tue labbra, dimmelo ti prego...” Char aveva perso l'imperturbabilità che di solito lo contraddistingueva. L'aveva chiamato Dan, prima di tutto! E il suo volto era deformato dalla preoccupazione.
 
“Perché cosa ha detto?” chiesero Julio e Isabell, contemporaneamente.
 
“Spero di aver letto male... Basilisco”
 
Daniel chiuse gli occhi e annuì. Le bocche dei suoi amici si aprirono fino a formare una perfetta “O”, e  le facce si sfigurarono in una espressione sconvolta.
 
Dopodiché, attaccarono a parlare tutti contemporaneamente:
 
“Ma non è possibile! Un basilisco? Ma siamo impazziti? Non esiste!”
 
“Ma è troppo pericoloso! Non possono permetterti di affrontare un BASILISCO! Quello uccide con lo sguardo! E ha delle zanne intrise di un veleno letale! Come puoi affrontare una cosa che nemmeno vedi? No, no! Ne parleremo con la vicepreside, con il preside, con il Ministro della Magia, con la Regina... con CHIUNQUE! Ma non è possibile che tu debba affrontare un Basilisco...”
 
“La vicepreside Dixon è della tua stessa opinione” Daniel lo disse con un filo di voce “Ha detto che protesterà con chi di dovere. Ma non ci credo molto”
 
Tutti e tre balbettarono senza riuscire a trovare qualcosa da dire.
 
Non era possibile. Un Basilisco. Un cazzo di Basilisco. E lui, con un solo oggetto, l'avrebbe dovuto affrontare...
 
“Dai, andiamo da Hagrid a farci un thè...”
 
Visto che nessuno ebbe idee migliori, i quattro amici si diressero fuori dal castello, nella capanna di Hagrid.
 
L'aria era fredda e il sole, che stava tramontando, non riscaldava nessuno così tanto dar fargli venire caldo, perlomeno da quella parte della terra.
 
Anzi, forse faceva addirittura un po' freddo.
 
Il barbuto mezzo-gigante sembrava essere già al corrente della prova e inoltre aveva anche previsto il loro arrivo, visto che, quando arrivarono, trovarono quattro tazze di tè fumanti ad attenderli.
 
Loro si sedettero e iniziarono a bere, nel più completo silenzio.
 
“Però non è possibile...”iniziò a lamentarsi Hagrid, ma si interruppe di colpo “No, lamentarsi non serve a nulla. Se c'è qualcosa da fare, è quello di trovare un modo per far sopravvivere Daniel alla prima prova”
 
“Hagrid! Un basilisco! Un cavolo di Basilisco! Quello uccide con lo sguardo! Come faccio ad affrontare una cosa che nemmeno posso guardare?”
 
“Beh, effettivamente è un bel problema...” borbottò Hagrid.
 
“E che ne dite se prendiamo un'arma da fuoco dal professor Drake?” chiese Char.
 
“Ci ho pensato” ammise Daniel “Ma come faccio a colpire una cosa che nemmeno posso guardare? E le pallottole avranno effetto sul Basilisco? E se mi attacca prima che riesca a sparare? E poi dovrei imparare ad usarle in una settimana...”
 
“Oh...” sussurrò a bassa voce il biondo.
 
“Ma, Hagrid, non ci avevi raccontato di quella volta che Harry Potter...”
 
“Sì” rispose “Ma aveva una fenice al suo fianco che cavò gli occhi al basilisco... e la Spada di Grifondoro...”
 
“E direi che artefatti dei fondatori e fenici sono abbastanza difficili da ottenere al momento...”sospirò Daniel, bevendo una lunga sorsata. A parte proprio la spada di Grifondoro, che sapevano benissimo dove era: nell'ufficio del preside. E chiunque avesse anche un minimo di senno, avrebbe immediatamente scartato l'idea di trafugare alcunché da quell'ufficio.
 
“Esatto...”
 
“Eppure...” Julio sembrava pensieroso “ricordo che qualcuno affrontò un essere che pietrificava e ne uscì vincitore...”
 
“Beh” rispose Isabell “Quello era Perseo... ed è mitologia, non è accaduto davvero... ma... mmm”
 
Videro Isabell riflettere intensamente e poi alzarsi in piedi con un sorriso sgargiante.
 
“Ragazzi! Forse ho la soluzione...” urlò quasi Isabell
 
“COSA?” Gli altri quattro si alzarono in piedi, guardandola con occhi sgranati.
 
“Sì... però è un forse... non ne sono sicura... devo scrivere due lettere...mmm... io vado, a dopo!”
 
E in un battibaleno svanì, uscita dalla capanna, con una rapidità degna di una campionessa Olimpica.
 
“Ma che diavolo...”
 
“Ah, non lo so” disse Hagrid con un alzata di spalle “ma non vedevo un’uscita di scena del genere dai tempi di Hermione Granger...”
 
Daniel non se la sentì di fare altro, non voleva vedere nessuno e aveva lo stomaco chiuso.
 
Suppose, giustamente, che, se ne era al corrente Hagrid, probabilmente anche il resto della scuola sapeva ormai del mostro che avrebbero dovuto affrontare i campioni.
 
Quindi, mentre il resto della scuola era a cena, salì nei Dormitori di Tassorosso, chiuse la tendina del suo letto e...
 
Tremò. Aveva paura. Una paura bestiale. Un BASILISCO? Come poteva.... come poteva... anche solo sperare di combattere una cosa del genere senza la magia? Non era possibile... sarebbe morto, morto...
 
Non riuscì ad aprire il computer e parlare con il capitano. Provò a dormire, ma non ci riuscì. Riusciva solo a girarsi nel letto, nel panico più completo.
 
Dove era finita la sua risolutezza? Le sue belle parole? Lui era un uomo, no? Lui voleva dimostrare al mondo chi era, no? E allora, perché, oh piccolo e patetico uomo, sei in un letto a tremare? Dove sono finite tutte le tue promesse, tutte le tue aspirazioni?
 
Sei patetico, Daniel Woodstryke, patetico.
 
E si addormentò. Un sogno agitato, pieno di incubi. Incubi in cui veniva divorato e ucciso.
 
Erano le quattro di mattina quando si svegliò per l'ennesima volta... ma, da quel momento, non riuscì più a riaddormentarsi, quindi decise di alzarsi.
 
Era sabato. Mancavano sei giorni alla prova.
 
Char, Julio e Kyrt erano ancora profondamente addormentati e Daniel non aveva intenzione di svegliarli.
 
Si vestì quindi, in silenzio ed uscì. Non aveva per niente fame, quindi decise di andare sulla riva del lago.
 
Il sole non era ancora sorto e la luna ancora la faceva da padrona. L'aria era fredda, quasi gelida, e il lago, che rifletteva la luna, era in qualche modo affascinante.
 
Ma Daniel non notò niente di ciò, troppo preso dai suoi personali demoni e incubi. Semplicemente si avvicinò alla riva del lago.
 
E lì si mise a scagliare sassi, cercando, con poco successo tra l'altro, di far rimbalzare il sasso sull'acqua.
 
“Una basilisco...” mormorò, scagliando una pietra “Barbari medievali... Non esiste che io possa...” e tirò un'altra pietra “battere un dannato serpente che uccide solo con lo sguardo... senza magia...”
 
“Non è giusto” sussurrò “Non è giusto” continuò aumentando il tono della voce “NON E' GIUSTO!” Urlò.
 
Perché? Perché? Perché lui non poteva avere poteri magici come tutti gli altri? Così magari avrebbe avuto qualche speranza di farcela! E invece no!
 
Sempre che non inciampasse su un sasso all'inizio e morisse senza nemmeno iniziare! Con la fortuna che si ritrovava!
 
“Maledizione! Maledizione! MALEDIZIONE!” e lanciò con forza un sasso, il più lontano possibile, al solo scopo di sfogarsi.
 
Poi si stese a terra. L'erba era ancora bagnata dalla brina notturna e gli bagnò i capelli e i vestiti.
 
Lo sfogo era servito. Un po' si era calmato. Forse un po' troppo...
 
Si svegliò che Julio lo scuoteva:
 
“Daniel! Sbrigati!” Lo trascinò via fino allo stadio di Quidditch. E' vero! La partita!
 
“Sbrigati!”
 
“Ma Julio! Non ho la scopa!”
 
“Daniel, ti è concesso di tenere un solo oggetto, e quelli sono i tuoi vestiti! Sei contento di poter combattere in mutande?”
 
Ed eccolo lì. In mezzo al campo di Quidditch, in mutande.
 
“E l'avversario di Woodstryke sarà...”
 
Daniel si svegliò davvero.
 
Il sole si era levato, prendendo il posto della luna. I suoi raggi riscaldarono lentamente le fronde della foresta proibita e per un attimo Daniel, davanti a quello spettacolo, dimenticò i suoi problemi.
 
Che ritornarono ancora più pesanti, quando ci ripensò. Guardò il polso sulla sua mano destra, o meglio, l'orologio posto sul polso della sua mano destra che gli fece intuire che erano le 3x3 e qualche minuto.
 
Di lì a poco ci sarebbe stata la partita contro Corvonero, e forse doveva addirittura mettere sotto i denti qualcosa.
 
Fece un giro molto tortuoso del castello in modo da non dover incontrare nessuno e si rifugiò nelle cucine.
 
Provò a buttare giù un po' di un latte e biscotti. Qualche minuto dopo, andando nel bagno meno frequentato della scuola, quello di Mirtilla Malcontenta, gli sembrò di vedere un serpente disegnato sullo scarico.
 
Quello solo, fu abbastanza per fargli vomitare tutto quello che aveva ingerito.
 
Tra una settimana – anzi! Tra sei giorni! - sarebbe morto e avrebbe fatto soffrire tutte le persone di a cui gliene importava qualcosa di lui.
 
“Dannazione!” disse, sbattendo il pugno su una parete, sentendo inspiegabilmente un brivido mentre lo faceva.
 
E, casualmente, decisamente casualmente, proprio mentre Mirtilla stava passando attraverso quella parete.
 
“AH! Bene! Pure da morta mi volete picchiare!”
 
“Scusa Mirtilla... non volevo...”
 
“IIIIIIIIIIIIIIIH! MASCHIO NEL BAGNO DI DELLE DONNE! INFRAZIONE! INFRAZIONE ALLE REGOLE!”
 
“Mi dispiace, non volevo!” e, sapendo per diceria che era impossibile discutere con Mirtilla,  utilizzò, quindi, la tecnica segreta Joestar, ovvero scappare.
 
Provò a seminarla per un cinque minuti buoni (durante i quale , stranamente, non incontrò nessuno) e probabilmente ci sarebbe stato altrettanto, se l'intervento di Pix non l'avesse salvato.
 
Il poltergeist ricordò a Mirtilla quanto fosse brufolosa (e un'altra serie di epiteti decisamente poco carini) e quella si rifugiò nuovamente nel suo bagno, dimentica di Daniel e del suo pugno che non l'aveva mai colpita.
 
Doveva andare agli spogliatoi. La partita contro Corvonero stava per iniziare, come il suo sogno gli aveva gentilmente ricordato.
 
Quindi, sempre facendo giri contorti e lunghi, con lo scopo di non incontrare anima viva, arrivò nello spogliatoio.
 
“Daniel! Dov’ eri finito?!” Nello spogliatoio c'erano solo Roger e i due gemellini inquietantini “Isa, Julio e Char ti stanno cercando!”
 
Questo aveva risposto alla domanda che stava per fare.
 
“Ma non ti preoccupare, dovrebbero tornare tra poco, visto che non ti troveranno”
 
Questo invece rispondeva alla domanda che avrebbe fatto successivamente a quella di poco prima. Che Roger avesse dentro di sé sangue di veggente?
 
“Daniel! Ti ho cercato nella Sala!” E se vi ricordate, la Sala era il luogo in cui Daniel aveva organizzato il suo compleanno “Ma non c'eri” Era stato Julio a parlare.
 
“E non eri nemmeno in riva al lago” disse Char, già perfetto nella sua divisa, entrando negli spogliatoi “Ma non eri neppure là...”
 
“Io ti ho quasi beccato nelle cucine” disse Isabell “Ma gli elfi hanno detto che ero passata dieci minuti troppo tardi... ma non importa, ora sei qui! E tra cinque minuti inizia la partita!”
 
“Ok” disse Roger “Vestiamoci”
 
Daniel fece un respiro profondo. Indossava la sua divisa dai colori nero/giallo e teneva in mano la sua Firebolt. Erano in fila indiana, con il capitano davanti a lui e gli altri dietro. Sospirò di nuovo e seguì Roger che si stava dirigendo fuori, sullo stadio, davanti ad un migliaio di teste che appena entrò non fecero che osservarlo.
 
“Ed ecco entrare nello stadio la squadra di Tassorosso! E tra loro notiamo Daniel Woodstryke, il campione di Hogwarts! Personalmente avrei preferito non avere un campione piuttosto che... ok, ok, prof, la smetto!”
 
Alla postazione del commentatore c'era Jerry Tomasson, conosciuto anche come “Il re degli scherzi”, titolo autoproclamato ma decisamente meritato. Aveva i denti sporgenti ed era di colore. Altro piccolo particolare: faceva parte dei Corvonero.
 
E accanto a lui c'era il terribile Merv Johnson, professore di Trasfigurazione e primo sospettato del disastro che la professoressa Grace aveva predetto: Il Silenzio.
 
Per quanto non avessero prove, né indizi contro di lui, ma solo sospetti vaghi e infondati.
 
“Ed ecco la squadra di Corvonero, capitanata da Ferb Higgins!”annunciò con entusiasmo Jerry.
 
Le due squadre andarono al centro del campo dove le aspettava Madama Dixon, questa volta nelle vesti di arbitro.
 
“Voglio un gioco pulito!” intimò alle due squadre “Capitani, stringetevi la mano”
 
Ferb e Roger si strinsero la mano, accennando anche ad un mezzo sorriso:
 
“Buona fortuna” dissero contemporaneamente.
 
“Sulle scope!” ordinò Madame Dixon.
 
Daniel si alzò in volo.
 
Lo stadio era strapieno e Daniel notò che non si divideva, come al solito, in due colori, ma c'era anche una zona neutra, vestita con abiti normali. Chissà come mai... Poi c'era il preside, che spiccava tra la folla sulla sua sedia fatta di legno massello. Era la sua passione per il Quidditch che aveva impedito che quell'anno venisse soppresso il torneo in favore del Torneo Tremaghi.
 
E lo notò.  Alcuni spettatori, probabilmente di Serpeverde, tenevano in mano un serpente, lungo un paio di metri,  fatto di stoffa, con le fauci spalancate che teneva in bocca un pupazzo dalla forma umana con in mano una bastoncino spezzato.
 
A Daniel si gelò il sangue nelle vene. Quello sarebbe stato il suo destino. Sbranato da un Basilisco. Sarebbe morto... morto...
 
“E le palle vengono liberate!”
 
Il boccino guizzò con uno scintillio dorato verso sinistra e poi scomparve. I bolidi vennero liberati insieme alla pluffa che sfuggì a Daniel, che ancora osservava sconvolto il serpente.
 
Intanto, con un buon gioco di squadra, I cacciatori di Corvonero erano arrivati davanti ai tre anelli, ma Julio era riuscito a parare.
 
“Ottima parata per Julio Chapman! Ci si chiede come faccia a muoversi così velocemente, nonostante, secondo la fisica, non dovrebbe nemmeno alzarsi in volo con tutta quella ciccia... sì, sì, prof, la smetto!”
 
“DANIEL!” gli urlò Roger “Che diavolo combini! Svegliati!”
 
Daniel si riscosse tutto d'un tratto e andò dritto verso il possessore della pluffa, cozzandogli contro.
 
“FALLO! RIGORE PER CORVONERO!” Sentenziò Madama Dixon.
 
E, con una finta, il cacciatore di Corvonero segnò.
 
“10 a 0 per Corvonero! Come al solito i Tassorosso non val...ehm, volevo dire, sono comunque dei validi avversari! Professore, può togliere quella bacchetta ora...”
 
La palla passò a Tassorosso e Char prese la palla, che la passò a Isabell, che la passò a Daniel, che la lasciò cadere.
 
Ancora i cacciatori di Corvonero presero la pluffa al volo e segnarono un altri dieci punti.
 
“20 a 0 per Corvonero! Questa sembra davvero una partita facile!”
 
Daniel entrò ancora una volta in possesso della palla, ma un bolide lo prese quasi in pieno, facendogli cadere la pluffa.
 
Pluffa, ovviamente, che fu raccolta dai cacciatori di Corvonero che segnarono un altro Gol.
 
“PUNTO! 30 a 0 per Corvonero in meno di cinque minuti! Confermo le mie parole di poco fa! Vittoria facile!”
 
A quel punto, Daniel vide Roger chiamare un Time Out.
 
Nemmeno il tempo di scendere dalle scope, che Daniel si ritrovò delle mani che provarono a sollevarlo per il colletto. E, alzando lo sguardo, si accorse che non erano quelle di Roger.
 
Erano quelle di Ferb.
 
“CHE TI PRENDE WOODSTYKE? E' QUELLO IL MEGLIO CHE RIESCI A FARE?! MI HAI FATTO UNA PROMESSA, QUINDI VEDI DI GIOCARE AL MEGLIO, CAPITO? NON ACCETTERO’ UNA VITTORIA COSI' PATETICA!”
 
Fu Madame Dixon a separarli.
 
“FALLO! Fallo! Fallo per Tassorosso! Mi sorprendo di te, Ferb! Sei sempre così calmo!”
 
Daniel rimase sconvolto per cinque secondi.
 
“Daniel, ha ragione lui. Che diavolo ti prende?”
 
“Scusate...” disse “E che... il basilisco...”
 
Roger sospirò “Daniel” disse “Se vuoi, puoi ritirarti. Capisco che non riesci a concentrarti sulla partita, in fondo tra qualche giorno dovrai affrontare un Basilisco e...”
 
D'un tratto, Daniel si sentì patetico. Più patetico di quanto fosse mai stato. Un idiota.
 
Stava davvero mettendo le sue preoccupazioni davanti ai sogni dei suoi amici e rivali? Davanti ad una promessa?
 
Stava davvero facendo perdere la coppa di Quidditch a Roger, che da sei anni desiderava ottenere, senza mai averla?
 
Era davvero così patetico, così stupido, così... egoista... da non giocare al massimo delle sue possibilità, solo perché un serpentone troppo cresciuto, forse, avrebbe potuto ucciderlo?
 
Poi la vicepreside sembrava poter fare qualcosa e anche Isabell ieri aveva avuto una specie di idea!
 
Quindi... Why should I worry? 
Why should I care?
I don't have magic
But I have muggle savoire faire...
 
“No, capitano” La faccia di Daniel non era più spaesata, in parte addormentata o persa nel vuoto come lo era stata fino a poco tempo prima. Aveva di nuovo gli occhi ardenti di spirito combattivo, espressione che gli era decisamente più consona “Bene, gentaglia! Scusatemi per il brutto inizio partita! Ma ora sono di nuovo apposto... e gli spaccheremo il culo!”
 
“SI'!” Ruggirono come un sol uomo e risalirono sulle scope. Avevano tutti sulla bocca stampato un mezzo sorriso... sorriso che era anche presente sulla faccia di Ferb.
 
Si rialzarono in volo, con tutt'altro spirito.
 
“Ed ecco che Woodstyke, fino ad ora l'uomo peggiore di tutto il campionato, si appresta a lanciare il rigore... e il tiro va pesantemente sopra gli anelli! Ma... Ferb, ehm, volevo dire Higgins la prende comunque! Ottimo capitano! Woodstryke, continua invece a confermarsi come il peggiore cacciatore...”
 
Ferb aveva preso la pluffa?? Come aveva fatto?
 
Era quello che sconvolgeva i Tassorosso, non il fatto che Daniel avesse sbagliato. Perché l'aveva fatto apposta, visto che la causa del rigore aveva aiutato Daniel a riscuotersi e a ritrovare se stesso.
 
I suoi amici lo capivano e comprendevano, anche i gemellini, che, comunque, erano Tassorosso.
 
La lealtà, dopotutto, era uno dei fondamenti su cui si basava Tassorosso.
 
Ferb lanciò la palla ad un cacciatore, che a sua volta la stava per rilanciare ad un suo compagno, che fu intercettata, con un sorriso, da Daniel.
 
Schivò, scostando la testa, un bolide mentre Gretel gli scacciava via l'altro. Passò la palla a Char, che la passò a Isabell che la passò di nuovo a Daniel, in una serie di passaggi velocissimi.
 
Daniel evitò nuovamente un bolide e tirò, convinto di aver fatto goal.
 
E invece no. L'anello che fino ad un secondo fa gli era sembrato libero era ora occupato da Ferb Higgins, che mostrava un sorriso spavaldo.
 
“Così mi piaci, Daniel! Fai del tuo meglio!”
 
“Farò molto di più del mio meglio, Ferb! Ti batterò!”
 
Ferb persistette nel suo sorriso spavaldo facendo l'inconfondibile gesto di: “Come at me, Bro!”
 
“Uh, sembra che Woodstryke si sia svegliato!” continuò Jerry “Ma comunque non può superare l'invincibile muro di Corvonero, Ferb Higgins!”
 
Di nuovo passaggi: prima di Ferb ad un cacciatore poi di quest'ultimo ad un suo compagno di squadra e infine un terzo passaggio, che venne interrotto da un bolide ben piazzato di Hansel.
 
Il pubblico ruggì un “UUH!”.
 
Char raccattò la palla che passò a Daniel, che la passò a Isabell, che la passò di nuovo a Char.
 
Il biondo, fece una finta e tirò.
 
Ma la difesa di Ferb sembrava impenetrabile.
 
Poi Daniel ricordò quello che gli aveva detto Isabell. Quella diceria secondo la quale Ferb era stato per tutta l'estate insieme a dei monaci tibetani grazie ai quali aveva affinato in maniera inumana l'udito.
 
Daniel l'aveva bollata come sciocchezza, pensando che fosse impossibile migliorare i propri sensi volontariamente... tanto meno in un’ estate.
 
Ma, come al solito, aveva tralasciato un piccolo particolare. Quel piccolo particolare era la magia.
 
Che ne sapeva se in Tibet avevano inventato qualche tipo di magia o pozione che poteva portare l'udito oltre l'umano?
 
Questo, normalmente l'avrebbe inquietato, così come era nelle previsioni, ma non le speranze, di Isabell, che lo conosceva da tanto tempo.
 
Ed era per questo che aveva esitato a raccontarglielo.
 
Ma non in quel momento. Aveva appena superato l'inquietudine e Daniel non avrebbe permesso che quel sentimento si ripresentasse tanto presto nel suo animo.
 
Non in quel momento comunque. Non adesso.
 
Ancora una volta, Ferb passò la palla ad un cacciatore, che la passò a sua volta.
 
Isabell, con un rapido scatto, rubò la palla.
 
“Woodstryke, Barret, Smith! Woodstryke Barret Smith!” I passaggi tra i tre erano così veloci che Jerry, che provava a dirli, li univa quasi in una sola parola “WoodstrykeBarretSmith, WoodstrykeBarretSmith, WoodstrykeBarretSmith e.... GRANDISSIMA PARATA DI FERB!”
 
Provarono varie volte a fare dei tiri, ma la porta di Corvonero rimaneva inviolata, difesa con maestria quasi soprannaturale dal suo capitano.
 
Dall'altra parte, anche Corvonero iniziava ad attaccare, ma solo un tiro, sui sette che arrivarono, riuscì a passare, complice la bravura di Julio.
 
Una delle sei parate fu così spettacolare, che lo stesso Jerry non poté che lasciarsi sfuggire un “Wow!” di sorpresa.
 
La partita era intensa. Il tifo era al massimo. Daniel si stava divertendo un casino, nonostante il risultato di 40 a 0 a favore di Corvonero. E ancora non c'era traccia del boccino.
 
Daniel incominciò a pensare che la voce dell'udito sovrannaturale di Ferb fosse vera. E, se il suo occhio non lo ingannava, forse aveva intuito qualcosa.
 
Era la solita azione d'attacco di Tassorosso. Daniel passò la palla a Char che la passò a sua volta a Isabell, che fece finta di passarla di nuovo a Daniel, che finì invece nelle mani di Char.
 
Quest'ultimo tirò. Ma anche quella era una finta, perché la passò a Daniel, che stava poco alla sua destra.
 
Ma Ferb, senza colpo ferire, la parò.
 
E fu allora, che Daniel ebbe conferma della sua teoria. Ferb non si era minimamente mosso alla finta di Char.
 
Quindi, correlato alle voci che gli aveva raccontato Isabell... c'era... una minuscola possibilità che fosse come pensava.
 
Lo avrebbe verificato subito.
 
“E, nonostante gli sforzi di un Dinamico Trio in ottima forma, la porta di Ferb rimane inviolata! Ma... ecco il boccino!”
 
Il capitano Roger e il cercatore di Corvonero iniziarono un testa a testa degno di una formula uno, ma nessuno dei due sembrava prevalere sull'altro.
 
Poi Hansel tirò una botta al bolide, che si era avvicinato troppo a Daniel, diretta verso il cercatore di Corvonero.
 
Stessa cosa, quasi contemporaneamente, fece il battitore di Corvonero. E i due bolidi colpirono quasi nello stesso momento, i due cercatori, facendo sparire nuovamente il boccino in uno scintillio.
 
La concentrazione tornò sui cacciatori, in particolar modo sul Dinamico Trio, Woodstryke, Barret, Smith che ancora una volta, con una azione spettacolare piena di passaggi, fece arrivare Daniel davanti alla porta.
 
Niente trucchi questa volta, nessuna finta. E Daniel segnò.
 
“40 a 10 per Corvonero! La porta di Corvonero viene infine violata! E proprio da Woodstryke! Ma come diavolo...”
 
Daniel vide l'espressione sconcertata di Ferb, che presto si trasformò in un sorriso: “Fortuna, Daniel” gli urlò “ Fortuna! Ma la fortuna non si ripete per due volte di fila!”
 
“Lo vedremo!”
 
Ferb rilanciò la palla. Un cacciatore di Corvonero la prese, e la rilanciò ad un suo compagno.... che però fece un passaggio troppo alto, che venne intercettato da Char.
 
Char la passò ad Daniel che, senza guardare, la passò ad Isabell, che a sua volta, senza guardare, la ripassò a Daniel.
 
Era parte della forza della loro squadra, loro tre erano così affiatati da sapere dove si trovassero i compagni senza neanche dover guardare.
 
Il Dinamico Trio attraversò il campo con una fitta rete di passaggi che portarono Isabell davanti alla porta. La rossa fintò di tirare ma la passò a Char che a sua volta fintò un tiro che era invece un passaggio per Daniel.
 
Fino a quel momento, Ferb era rimasto fermo, senza farsi ingannare dalle finte. Fu solo quando Daniel realmente tirò che si mosse verso l'anello di destra, mancando per pochi centimetri la palla che finì nell'anello. Era Goal!
 
“40 a 20 per Corvonero! Doppietta di Woodstryke! E ancora una volta la porta di Higgins viene violata! Che questa sia la rimonta di Tassorosso?”
 
Ma, proprio mentre tutti erano concentrarti su l'azione dei cacciatori, che Roger alzò la mano destra, contenente uno scintillante luccichio: il boccino d'oro!
 
“E Roger Hurgent prende il boccino...” disse con voce mogia Jerry “E sono 150 punti. La partita finisce 170 a 40 per Tassorosso.”
 
Ci fu un invasione di campo dei tifosi di Tassorosso. Il preside dall'alto della sua poltrona sorrideva compiaciuto e fece sfoggio di una risata felice. Probabilmente, da appassionato di Quidditch quale era, si era goduto lo spettacolo.
 
Roger fu preso in braccio e inneggiato, mentre Daniel e gli altri cacciatori scesero dalle scope con un sorriso.
 
Ferb era anche lui sceso sul terreno e si diresse verso Daniel con uno sguardo esterrefatto.
 
“Daniel... come... come hai fatto? Come hai fatto a segnare? Come hai fatto a scoprire il mio segreto?”
 
“Ho semplicemente osservato, Ferb. Ho visto che tu non ti muovevi fino a quando la palla non veniva realmente lanciata e le voci dicevano che tu avessi affinato l'udito in maniera sovrannaturale. Io ho unito questi due elementi, per quanto assurdi fossero: e se avesse davvero un udito così sviluppato da udire il suono della palla che viene lanciata? E se riuscisse, grazie a questo, a capire in che direzione va la palla?”
 
“Ma... ma... anche se hai capito... COME hai fatto a segnare?”
 
“Ah, questa è una storia divertente. In quinta elementare io non venni scelto per la squadra maschile di baseball... sai quello sport babbano...”
 
“Sì, lo conosco!” disse irritato Ferb “Ma che c'entra...”
 
“Fammi finire. Quindi, mi allenai come un matto per fare una cosa che nessuno in classe riusciva a fare, una buona palla curva. Mi è bastato semplicemente rifarlo”
 
L'irritazione di Ferb quasi scomparve “Quindi... il mio duro lavoro di un'estate... è stato battuto da altro duro lavoro, eh? Ottimo Daniel. Sei stato un degno avversario. Mi congratulo con te. Non ho rimpianti.”
 
Daniel gli tese la mano e gli sorrise. Ferb la strinse e ricambiò il sorriso. La folla esplose con un urlo e Madame Dixon sorrise a quella manifestazione di sportività.
 
E mentre i festeggiamenti esplodevano, passando dal campo di Quidditch alla Sala Comune di Tassorosso, Daniel, rifiutando con gentilezza le mani che lo incitavano a seguirlo, si diresse verso Madame Dixon.
 
“Ehm... Vicepreside” la chiamò, mentre quella stava mettendo a posto le varie palle.
 
“Sì, Daniel?”
 
“Vorrei sapere... è riuscita a fare qualcosa... per quella... ehm...faccenda del Basilisco?”
 
Daniel gli vide passare uno strano lampo negli gli occhi.
 
“Mi dispiace, Daniel, ma temo dovrai affrontarlo. Non ho potuto fare niente...”
 
Daniel sospirò: “Lo sospettavo. Grazie per averci provato! Arrivederci!”
 
“...e Daniel...?” lo richiamò mentre stava andando via
 
“Sì?”
 
Ci furono attimi di silenzio. “Complimenti per la tua prestazione di oggi”
 
“Grazie!” disse sorridendole.
 
E si diresse verso gli spogliatoi. Probabilmente sarebbero stati vuoti: gli altri, in particolare Roger, erano letteralmente stati trascinati a forza nella Sala Comune a festeggiare... dopo aver “rubato” chissà quanto cibo dalle cucine.
 
E Daniel li avrebbe raggiunti, oh se li avrebbe raggiunti. Si sarebbe fatto una doccia e poi avrebbe mangiato come se non ci fosse un domani.
 
Era da ieri a pranzo che non metteva qualcosa nello stomaco, dopotutto.
 
L'inquietudine della mattina era lontana mille miglia. Sperava davvero che l'idea di Isabell fosse di qualche aiuto o, in quel caso, sarebbe davvero stato il caso di farsi prendere dal panico!
 
Entrò baldanzoso nello spogliatoio, fischiettando “Il cobra non è un serpente!” ma quando arrivò sentì uno scroscio d'acqua, che terminò di lì a qualche secondo.
 
C'era Roger nudo, che si stava vestendo.
 
“E bravo il nostro Roger!” disse Daniel, dandogli uno schiaffo sul sedere “Gli hai fatto vedere chi sei a quelli di Corvonero, eh!”
 
E, continuando a fischiettare, si infilò sotto la doccia. 
 
“Ehi, Roger! Perché sei così silenzioso? E tra l'altro, che diavolo hai fatto al sedere per averlo così sodo?”
 
L'acqua calda gli scorreva lungo il corpo, lavandolo di tutto il sudore e la tensione che si era accumulata fino ad ora.
 
“Ah, Roger! Hai visto che gioco di squadra? Tra me Char e Isabell? Meglio del solito, oserei dire”
 
Ma Roger sembrava stranamente silenzioso.
 
“Roger?” disse Daniel, sporgendo la testa fuori dalla doccia “Roger?”
 
Tutto quello che sentì in risposta era la porta degli spogliatoi che a modello Saloon del Far West) che sbatteva ripetutamente.
 
Con un alzata di spalle, Daniel tornò nella doccia.
 
Cinque minuti dopo si godeva i festeggiamenti nella Sala Comune di Tassorosso, mangiando come un porco.
 
“Uh, Daniel!” Isabell gli si sedette vicino “Sei disgustoso!”
 
“Forse” disse continuando a masticare “Ma sono più che giustificato. Non mangio niente da ieri a pranzo e ho superato da poche ore il panico da O mio dio dovrò affrontare un Basilisco!”
 
“E... e come hai fatto?”
 
“Semplice, sto credendo in te. E spero davvero che la tua idea sia buona oppure dovrò farmene venire una io” diede un bel morso ad una coscia di pollo “Fatto sta... che ho capito che farsi prendere dal panico è inutile, quindi provo ad evitarlo”
 
Daniel non lo notò, ma Isabell arrossì a quelle parole.
 
“Daniel, il panico non è una di quelle cose che puoi evitare semplicemente volendolo!”
 
Il moro alzò le spalle: “Ne ero convinto anch'io, fino a quando ho provato semplicemente a non pensarci. E funziona! Guardo quanto sto mangiando!”
 
“Sei... incredibile...”gli disse Isabell, tra l'ammirato e il disgustato. Era ammirata per aver visto il suo amico d'infanzia superare il panico... e disgustata della maniera in cui stava mangiando.
 
“Piuttosto, qual è la tua idea? Così provo a capire se devo mettere in moto il cervello o meno”
 
“Mi dispiace, ma non te lo dico! Ho bisogno di essere sicura di tutto! Dovrai aspettare fino al viaggio ad Hogsmeade di oggi pomeriggio! E ovviamente non prendere impegni!”
 
“Non ti preoccupare. Non è che abbia troppi amici oltre a voi, eh!”
 
“Sì... va bene...”e Isabell si alzò, con la scusa di dover mettere meglio a punto il suo piano anti-basilisco.
 
Al suo posto, qualche secondo dopo, sedette Roger.
 
“Bella prova, Campione!”
 
“Grazie! Ma il Campione sei tu! Tu hai preso quel boccino e ci hai fatto vincere!”
 
“Certo” cominciò Roger “posso dire che una parte di lavoro l'ha fatta il mio immenso talento... ma è merito anche tuo”
 
“Che cosa?” disse Daniel sputacchiando pezzi di pollo in giro “Di cosa diavolo vai farneticando?”
 
“Daniel... non ti sei accorto che quando tu hai iniziato a giocare bene, anche tutti altri, me compreso, hanno iniziato a giocare meglio?”
 
“Oddio... forse... ma magari è una coincidenza...” 
 
“E' tutto merito tuo! Riesci a infondere sicurezza nelle persone!”
 
“...forse. Ma grazie per il complimento” gli disse, mentre una cascata di briciole cadeva addosso a Roger “Ti dovrai fare un'altra doccia, eh Roger?”
 
“Altra? Io devo ancora farmi la prima!”
 
Questo lasciò un attimo di sasso Daniel. Adesso che ci pensava, non era sicuro che quello nel bagno fosse Roger. L'aveva visto solo di sfuggita da dietro, dopotutto. E quindi chi poteva essere?
 
Roger si alzò: “Scusami adesso, Daniel, ma è meglio che vada a sfruttare la mia notorietà e per farmi fare qualche complimento da Martha...” e sparì tra la folla.
 
Quella stessa folla tra cui spiccava Char: “Ehi Char!” lo salutò.
 
Char ricambiò il saluto e parlò: “Complimenti per la partita”
 
“Grazie!” disse il moro “Complimenti anche a te! Ottimo gioco di squadra come al solito! Piuttosto, perché non ti siedi in questo posto accanto al mio?”
 
“No, no” disse Char improvvisamente rosso in viso “Sto bene così. Mi va di stare un po' in piedi”
 
“Capisco... allora, sei pronto per oggi pomeriggio? Hogsmeade ci aspetta! E da un sacco di tempo che voglio bermi una montagna di Burrobirra... ma secondo te come la preparano? Cioè, mescolano burro e birra?”
 
“Spero di no!” Daniel sentì una presenza più grande del normale sedersi accanto a lui “Sarebbe un sacrilegio verso la birra fare una cosa del genere!”
 
“Julio! Vecchio caprone! Dove sei stato?”
 
“Sapete... beh... Corvonero ha perso... dovevo consolare Xylia.... eh eh eh eh....”
 
“Vecchio marpione” disse Daniel tirandogli uno scherzoso pugno sulla spalla “Sai sempre come sfruttare la situazione a tuo vantaggio, eh?”
 
“E' una delle mie qualità, Daniel!” E risero, anche se non c'era una vera ragione per farlo.
 
Poi, in un solo sorso, Daniel buttò giù un litro d'acqua.
 
“Ah! Ne avevo bisogno! Sono rinato! Avvertitemi quando è tempo di andare: stanotte non ho dormito per niente e volevo riposarmi un pochino!”
 
“Ok!” dissero in coro Julio e Char, con un enorme sorriso, contenti che il loro amico avesse ritrovato il buonumore.
 
Ma Daniel, dicendo quello che aveva detto, aveva travisato la realtà. Voleva parlare un po' con il suo Capitano Pirata preferito, William Hawkyns, oltre che riposare, ovvio!
 
Mentre saliva lungo le scale, regolò quasi solo per abitudine la sveglia del suo orologio, dato che non funzionava.
 
“Buon giorno, capitano!”
 
“Arrr, Daniel! Ho saputo di ieri, del Basilisco”
 
“Te l'hanno detto i fantasmi?”
 
“Già. Come stai?”
 
“Ieri è stata una giornataccia. Da quando ho saputo del Basilisco non ho fatto che isolarmi da tutti, compiangermi come una femminuccia e accettare l'ineluttabilità di morire. Poi oggi, durante la partita contro Corvonero – sì abbiamo vinto e tutti continuano a dire che sia anche merito mio nonostante abbia fatto solo 20 punti -, ho capito che non serviva a niente, che avevo degli amici che mi aiutavano, che avevo una promessa da mantenere... e che finché non ti arrendi non è mai detta l'ultima parola. E quindi mi sono ripreso e abbiamo vinto la partita!”
 
“Wow, i miei complimenti, marinaio d'acqua dolce! Soprattutto per aver superato le tue paure!”
 
“Eh, grazie!”
 
“Episodio di Adventure Time e poi ti vuoi riposare?”
 
“Episodio di Adventure Time e poi mi riposo”
 
“Adventure time... chiama i tuoi amici...”
 
Stava dormendo pesantemente, quando Julio venne a svegliarlo.
 
“Ehi Dan” disse scuotendolo.
 
Ma Daniel sembrava ancora profondamente addormentato, e sembrava intenzionato a non alzarsi.
 
“Daniel, guarda che se non ti svegli chiamo Isa”
 
“Sono sveglio, sveglissimo, che più sveglio non si può! Sono un condensato di adrenalina e reattività, signore!” 
 
“Bene, soldato! Ora andremo nel fottuto villaggio e sentiremo il fottuto piano di Isabell davanti a della fottuta Burrobirra!”
 
“Sì, SIGNORE, Signore!” disse Daniel scattando sull'attenti “La seguirò anche fino nei più profondi Inferi!”
 
“Bene” disse Julio, che si era fatto apparire un cappello stile Sergente Harmant in testa per entrare più nella parte “Allora andiamo, soldato!”
 
Alla fine Isabell li aveva trascinati ai Tre Manici di Scopa, dicendo di aver prenotato un tavolo per sei.
 
Madama Rosmerta, un'adorabile vecchietta che in gioventù doveva essere stata molto bella, visto i lineamenti delicati, era la proprietaria del locale e conversava amabilmente con alcuni clienti.
 
“Allora, Isabell, vuoi dirci, per favore, chi dobbiamo incontrare?”
 
Il locale era pieno sia di avventori occasionali che di studenti di Hogwarts. I quattro amici aspettavano due misteriose persone che a quanto pare, potevano aiutare Daniel a sopravvivere al problema “Basilisco”.
 
“Te l'ho detto! Ormai è quasi una sorpresa! Lo vedrai tra un po'! Che ti costa aspettare cinque minuti?”
 
“Mi costa” pensò Daniel guardando di traverso Isabell, mentre sorseggiava una Burrobirra “Mi costa il fatto che tu abbia detto la stessa frase cinque minuti fa, Isabell!”
 
Ma si trattenne dal dirlo... chissà quella donna cosa poteva fargli. Poi il piede di lei stava pericolosamente vicino al suo. Daniel avrebbe scommesso che stesse solo aspettando che lui dicesse qualcosa di troppo e ZAK! Addio piede di Daniel!
 
Ma aspetta! Perché anche il piede di Char era così vicino al suo? Che anche lui volesse...ZAK! Lui che era così calmo? 
 
Sospirò. Dio, speriamo di no.
 
E poi arrivarono. Erano due uomini. Uno si guardava intorno come se vedesse il luogo per la prima volta, mentre il secondo era probabilmente un abitué del locale visto come trattava Madama Rosmerta.
 
L'uomo smarrito era enorme, alto quasi un metro e novanta, spalle larghe, barba che gli copriva quasi tutta la faccia. Probabilmente era sulla quarantina.
 
Il presunto abituè del locale era molto diverso dall'altro: capelli biondi, una mascella bene definita, più basso almeno di venti centimetri dell'altro e non così largo di spalle.
 
Daniel li conosceva entrambi. E anche abbastanza bene. Ma che c'entravano con il Basilisco? E perché Isabell li aveva chiamati?
 
“Professor Knight! Papà! Siamo qui!” urlò Isabell.
 
Esatto. Il tizio enorme era il padre di Isabell, mentre l'altro era il professore di Astronomia, Arthur Knight!
 
*** 
 
E il prossimo capitolo... La prima Prova! Finalmente! Tutti l'aspettavamo con più o meno ansia, vero?XD
 
Allora, ancora una volta mi sembra di aver reso il protagonista fin troppo poco “Eroico”... ma ho sempre pensato che il vero eroe non è chi non ha paura ma chi, pur avendole, riesce a sorpassarle e a farcela. E da questo punto di vista Daniel è fin troppo eroe, penso!XD
 
E penso che in questo capitolo si sia notata la quasi inutilità dei Cacciatori in una partita di Quiddich! Ho sempre pensato che questo sport non sia l'idea più riuscita della Rowling... ma finchè il protagonista è un cacciatore va tutto bene... che non è questo il caso!XD
 
 
Ed ora... altri tre personaggi da descrivere!
 
Kyrt Wood: Forse non vi ricordate neanche chi è, vero? Ecco perché lo sto descrivendo ora! Kyrt è il quarto maschio del dormitorio di Tassorosso, nonché Prefetto. Sì, nell'anno di Daniel non ci sono stati tanti maschi... avrà anche lui una parte rilevante nella storia? Più o meno.
 
Kassandra Dixon: L'indiscusso volto di Hogwarts. Nonostante il carisma e la forza del preside, quest'ultimo odia occuparsi delle questioni triviali e di poca importanza: a tutto questo ci pensa Kassandra Dixon. Motivo per cui è sempre arrabbiata e incavolata. Il consiglio studentesco, poi, che conta tra le sue file molti purosangue, è una fonte di scocciatura non indifferente.
 
Donna Hill: La, Ahimè, fidanzata di David Myles, scomparso ormai da un numero imprecisato di capitoli. Donna è serpeverde e vanta una discendenza purosangue... bugia in realtà, visto che suo padre è un ricco banchiere. Bella e piacevole d'aspetto, perfetta nel suo trucco ogni mattina, signorile, aggraziata, velenosa, razzista, pettegola e perfida, preferisce spargere maldicenze sulle persone piuttosto che affrontarle, aspettando che le voci facciano il loro effetto. E' sempre circondata da un numero imprecisato di 'amiche' (sono almeno due) che in realtà sono più delle leccapiedi. Ha usato più e più volte la tattica delle maldicenze contro Daniel, Isabell, Char e Julio per farli separare... fallendo miseramente ogni volta.
 
Ancora una volta il ringraziamento a Shan per le correzioni! E se ne trovate è comunque colpa mia!XD Bene! Fate i bravi! Alla prossima!

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Capitolo 10
*** La Prima Prova ***


Ed eccolo là. Tra un bel sogno e la realtà.
 
...no, altro che bel sogno! Non è che per seguire certe citazioni di canzoni misconosciute della sua infanzia, doveva sbagliare e alterare la realtà, eh!
 
Perché quello che gli stava accadendo era tutto tranne un bel sogno.
 
Un bel sogno è quando finalmente riesci a mettere sotto i denti il dolce che da tanto volevi. Un bel sogno è riuscire finalmente a vincere lo Street Fighter... o l'Iron Fist Tornament o diventare il King of Fighter.
 
Ma essere lì, in uno stadio in attesa che un Basilisco ti venga addosso per sbranarti non è esattamente la definizione che Daniel aveva in mente per “ bel sogno”.
 
Beh, perlomeno Daniel aveva un piano, una specie di piano, per l'esattezza. E sul suo braccio destro aveva un'arma...una specie di arma, diciamo...
 
Daniel sospirò. Adesso sì che capiva i Gladiatori dell'antica Roma...che cosa orribile...
 
Ma almeno era riuscito ad allenarsi... Daniel dubitava che molta di quella gente ne avesse avuto la possibilità.
 
Pensava comunque di non essersi allenato abbastanza. Ma  anche se aveva fatto il massimo in quei quattro giorni e mezzo che aveva avuto a disposizione.
 
E aveva fatto allenamenti più mirati possibili. Cioè, l'avevano RIMPICCIOLITO e fatto combattere contro dei normali serpenti, in modo da avere un incontro più verosimile.
 
Certo, i normali serpenti non avevano uno sguardo-che-ti-uccide e solo alcuni avevano un veleno mortale...  e nessuno di questi era grosso quanto il Basilisco, ma... aveva combattuto contro la cosa che ci andava più vicino.
 
E per fortuna che era riuscito a distillare quella pozione rimpicciolente in appena un giorno!
 
E per fortuna che il padre di Isabell e il professore di Astronomia, Arthur Knight, l'avevano aiutato!
 
Se non fosse stato per loro... lui non avrebbe avuto quella formidabile arma al fianco! L'arma che gli avrebbe permesso di avere qualche possibilità contro il basilisco. L'arma che non era proprio un arma...
 
“E liberiamo il Basilisco! Daniel, io stacco qui! Ci vediamo dopo!” disse Lee Jordan.
 
Sì, se ci sarebbe stato un dopo...
 
Lo stadio in cui stava era una uno spiazzo ovale largo un migliaio di metri, circondato da un basso muretto.
 
Sopra il muro, c'era un vetro, indistruttibile, oscurato da un solo lato e insonorizzato in modo che il Basilisco potesse concentrarsi su di lui senza né vedere né sentire gli spettatori, mentre quest'ultimi potevano vedere tutto senza problemi. Che gentili che erano gli organizzatori del torneo, vero?
 
A commentare l'evento c'era Lee Jordan, uno dei più famosi commentatori di Quidditch, venuto quell’oggi,  su richiesta del suo caro amico Fred Weasley.
 
E aveva appena chiuso i contatti con lui in modo da non disturbarlo durante il combattimento
 
Un muro si alzò. Ecco, da lì sarebbe spuntato il Basilisco.
 
Daniel fece un profondo respiro. Dai, Daniel, ce la puoi fare. Devi sconfiggerlo. Devi vincere. Per dimostrare a tutti chi sei. Per il tuo onore di uomo. Per i tuoi amici. E per non diventare pappa per serpenti.
 
E arrivò, prima la testa, simile a quella di un drago, grande quanto due Daniel. Poi il resto del corpo.
 
Il corpo squamato di un colore bluastro che, metro dopo metro, usciva dal pertugio.
 
Era enorme. Quasi centro metri di lunghezza.
 
Certo, vedere, da rimpiccioliti un serpente normale, in teoria, avrebbe dovuto avere lo stesso effetto di vedere un serpente enorme in dimensioni normali.
 
Invece no. Era spaventoso. Molto più spaventoso. Soprattutto perché lì non ci sarebbe stato qualcuno pronto a fermare il serpente se le cose si fossero messe per il peggio. Non il professor Drake, e neanche il professor Knight, che contravvenendo alle regole e rischiando il licenziamento, l'avevano aiutato con l'allenamento.
 
Stupide rime involontarie del cavolo.
 
E sì, lui era riuscito ad osservare il basilisco in faccia, senza rimanerci secco. Come aveva fatto?
 
Semplice, non l'aveva osservato direttamente. 
 
Ma anche in quel caso avrebbe dovuto rimanere almeno pietrificato, vero? Vero. Ma non se fossi stato munito dell'arma che aveva Daniel. 
 
In quel caso avresti potuto fare qualcosa.
 
E il Basilisco lo attaccò. Daniel iniziò a correre, più lontano che poté dal mostro, fino a quando non si ritrovò con le spalle al muro.
 
Un serpente di un centinaio di metri gli si avventò contro.
 
Ma lui era calmo, maledettamente calmo, perché sapeva cosa doveva fare. Il basilisco, dopotutto era un serpente. Un serpente con un cervello piccolo. E si sarebbe comportato come tutti gli altri serpenti.
 
O così sperava Daniel
 
E fu così. In uno scatto, in una frazione di secondo, il serpente si alzò e si scagliò verso Daniel. Le zanne, grandi quanto lui, grondanti di veleno mortale.
 
In quel momento, Daniel rivide la sua vita.
 
Ricordò di quando era piccolo e giocava da solo. Ricordò come aveva conosciuto Isabell. Ricordò come le aveva quasi dovuto dire addio, quando gli arrivò la lettera. Ricordò dell'amicizia con Julio. Di quella con Char. Di come avesse rincontrato Isabell. Ricordò come loro quattro erano diventati amici e di quel giuramento che avevano fatto. Ricordò i momenti brutti e belli che aveva passato con loro. Ricordò degli allenamenti che aveva fatto.
 
E rifece quello che aveva già fatto. Lanciò la sua arma contro il muro.
 
Che propriamente un'arma non era...
 
“E Isabell, di grazia, qual è questa tua grande idea sul come farmi affrontare il Basilisco?”
 
La sua memoria, volente e nolente, era ritornata per un attimo a sei giorni prima, ai Tre Manici di Scopa.
 
“Beh, mio padre è un fabbro, non lo sapevi?” disse Isabell.
 
“E anche piuttosto bravo, aggiungerei” sorrise il Signor Smith, auto-elogiandosi. 
 
“E non lo sapevi che il professor Knight è esperto in armi medievali?” continuò la rossa.
 
“Sì, sapevo entrambe queste cose, ma quel è la tua idea?” chiese Daniel
 
In risposa Isabell gli sorrise.
 
“La risposta è la stessa che diede Atena a Perseo”
 
E tutti lo dissero in coro: “Uno scudo!”
 
Era di nuovo al presente. Daniel lanciò il suo scudo contro il muro a cui era addossato e, contemporaneamente si buttò con un salto sulla destra.
 
Sì, era un fottuto Capitan America.
 
Tutto andò, sorprendentemente, come aveva previsto. E come era già successo durante gli allenamenti.
 
Lo scudo rimbalzò sul muro e andò dritto negli occhi del Basilisco, tagliandogli i bulbi oculari.
 
Normalmente gli scudi non rimbalzano. Né tagliano. 
 
Ma non quello. Quello scudo era sta forgiato al meglio delle sue possibilità dal signor Smith, che vantava una tradizione di fabbri in famiglia di secoli. Inoltre in quello stesso scudo il professor Knight aveva racchiuso degli incantesimi: uno di rinforzo, uno che gli permetteva di tagliare con il bordo, uno che gli permetteva di rimbalzare sui muri e uno che permetteva alla sguardo del Basilisco di non pietrificarlo.
 
Poi un magnete potente era posto su manico, che teneva ancora in mano Daniel e un altro sullo scudo stesso.
 
Attivò il magnete, così che lo scudo tornò tra le sue mani.
 
Ok, era riuscito ad accecarlo. E, in teoria, il più pericoloso potere del Basilisco era stato eliminato.
 
Era andato tutto così maledettamente bene che Daniel stesso si era sorpreso.
 
Il Basilisco urlò. Urlò così forte che la stanza sembrò vibrare per quel rumore assordante. Sangue nero sgorgava copioso dai suoi occhi e tingeva dello stesso colore la terra.
 
Ora, finalmente poteva guardarlo senza avere paura di fare una morte orribile. E il serpente era ancora dolorante: era quello il momento giusto per colpirlo!
 
Tirò il suo scudo verso la pelle del Basilisco, ma quello si fece appena un graffietto.
 
Ecco. Sugli altri serpenti che aveva affrontato, questo tipo d'intoppo non c'era. 
 
Non aveva previsto niente del genere. Ora era nei guai...
 
Daniel richiamò a sé il suo scudo e lo rilanciò di nuovo di direzione di un ancora dolorante basilisco.
 
E gli fece solo un altro graffio.
 
Cavolo. Qui si metteva male.
 
Il basilisco si era ripreso... ed era arrabbiato! Cieco, certo, ma arrabbiato! E poteva sempre fiutarlo con la lingua!
 
E Daniel non sapeva come fargli del male! La sua unica arma offensiva era sufficiente a malapena a fagli un graffio!
 
Cosa doveva fare? Muoversi? Ma i serpenti percepivano le vibrazioni sul terreno! Non muoversi? L'avrebbe fiutato!
 
BAM! 
 
Prima che avesse in mente di pensare ad altro, un colpo di coda del basilisco tentò di colpirlo.
 
Daniel non fece in tempo a schivarlo, ma riuscì a mettere davanti lo scudo, che accusò la maggior parte del colpo.
 
Uno, due, tre colpi di coda. Daniel riuscì a evitarli uno dopo l'altro, prima abbassandosi, poi saltando e il terzo lo schivò per pura fortuna, inciampando sul terreno (terroso).
 
Si rialzò dal terreno appena in tempo per evitare un'altra codata del Basilisco.
 
Ogni volta che colpiva, un cratere si formavano sul terreno, dove poco prima c'era Daniel
 
Altri tre colpi sordi. Il primo lo assorbì bene, il secondo un po' meno... ma il terzo lo sbalzò addosso al muro.
 
Un dolore forte e penetrante gli attraversò la spina dorsale e credette di essersela spezzata.
 
Ma poi rifletté sul fatto che probabilmente se fosse davvero successa una cosa del genere sarebbe morto.
 
E decisamente sentiva troppo dolore per essere morto. Ma lo sarebbe stato abbastanza presto se non si fosse fatto venire un idea.
 
E l'idea doveva arrivare subito. O perlomeno prima che venisse sbranato.
 
E mentre il serpente gli sferrava l'ennesimo colpo di coda, rifletté sugli elementi che aveva disposizione.
 
Uno scudo con il bordo tagliente, che rimbalzava sui muri. Che non faceva che taglietti sulla dura pelle del basilisco.
 
E poi? ...WOW!
 
Questa volta il simpatico serpentone aveva deciso di non attaccare di colpo di coda, ma era ripartito di morso! Daniel l'aveva schivato per puro miracolo.... e anche un po' di bravura, dai.
 
“Daniel ti serve un idea” si diceva “o qui le cose finiscono...”
 
Stava pensando troppo. E si stava concentrando troppo poco.
 
E questo gli stava costando caro. Anzi, gli era costato caro.
 
Perché, dopo aver parato con lo scudo una codata che non sarebbe riuscito a schivare, si era distratto quel tanto da permettere ad una zanna del Basilisco di penetrare nella carne della sua spalla.
 
Ma Daniel aveva abbastanza riflessi da evitare che gli altri denti del Basilisco penetrassero nella sua carne, interponendo lo scudo e spezzando con un netto colpo la zanna del serpente.
 
Il Basilisco ritirò di scatto la testa via da Daniel, ululando di dolore.
 
“Aaaah...” una Zanna con un veleno mortale gli si era appena conficcata sulla spalla. 
 
Presto sarebbe morto. Morto come un cane... 
 
O meglio, questo era quello che avrebbe potuto pensare se non avesse avuto il suo scudo.
 
Fece il più in fretta possibile, prima di perdere lucidità e prima che il serpentone decidesse che forse era meglio attaccare il piccolo omino mentre era indifeso piuttosto che lamentarsi per un dente tagliato.
 
Le mani gli tremavano. La vista gli si annebbiava. Doveva sbrigarsi.
 
Premette il pulsante sullo scudo. Il serpente si stava riprendendo. Doveva sbrigarsi.
 
Prese quella minuscola fiala. Non vedeva più, il veleno lo stava rendendo cieco. Stava per morire.
 
Doveva sbrigarsi. Ma le mani gli tremarono troppo, la fiala cadde a terra.
 
Sentì il serpente ululare ancora. Sentì il rumore della fiala che cadeva.
 
Fortunatamente non si era rotta. Doveva sbrigarsi. Stava per morire.
 
Doveva sbrigarsi. Il Basilisco si sarebbe ripreso.
 
Si accasciò a terra, a carponi, cercando freneticamente la fiala senza poterla vedere.
 
Sentì once di terra sotto le sue mani. E le palpò freneticamente nella sua ricerca.
 
Sentì il suo cuore perdere un battito. Il respiro si faceva pesante. Stava...
 
Doveva sbrigarsi. Doveva... doveva...
 
E infine la trovò. Con un gesto veloce, stappò la fiala e la versò sulla sua spalla ferita.
 
Dentro c'erano qualche goccia di lacrima di fenice, l'unico antidoto conosciuto contro il veleno di Basilisco.
 
E cinque secondi dopo, stava già bene. Abbastanza bene.
 
O comunque, era in grado di schivare l'ennesimo colpo di coda del Basilisco.
 
Ma quella esperienza pre-morte non era stata totalmente inutile. Aveva trovato un modo per battere il basilisco.
 
Doveva aspettare solo il momento giusto. Solo il momento giusto.
 
Gli arrivò un'altra codata, che schivò. Poi un'altra, che riuscì a parare.
 
E infine una cosa che non si aspettava. Un'altra codata ancora.
 
Però questo era un fendente verticale e non orizzontale. Con un movimento incredibilmente veloce per la sua stazza, il Basilisco alzò la coda e la sferzò verso il basso. E in quel basso c'era lui.
 
“Oh cazzo!” Poté appena urlare, prima di fare una capriola ed evitare per un soffio la morte per spiaccicamento.
 
E la mossa aveva avuto anche un effetto secondario decisamente scomodo: si era alzato il polverone.
 
E il serpente, cieco com'era non faceva affidamento sulla vista. Ma Daniel sì.
 
Cazzo.
 
E furono ancora i suoi riflessi a salvarlo. Le sue sfighe, che fino ad ora gli avevano solo complicato la vita, ora gliela stavano salvando.
 
Il muso del Basilisco apparve dalla polvere, ad una velocità impressionante, scattando, con la bocca aperta, enorme, piena di denti, verso la posizione di Daniel.
 
Sapeva che lanciare il suo tagliente scudo contro la pelle del Basilisco era come provare a raschiare della vernice da una parete con un coltello smussato.
 
Ma sapeva anche, e ne aveva avuto prova quando era riuscito a spezzare quella zanna, che l'interno della bocca del Basilisco, non era dello stesso materiale.
 
Quindi, ora, che il Basilisco gli porgeva gentilmente la bocca spalancata, il minimo che poteva fare Daniel era riempirla.
 
Riempirle la bocca con uno scudo che l'avrebbe decapitato.
 
E quindi, tirò lo scudo.
 
A questo punto iniziarono una serie di sfortunati eventi. O, se non si crede nella sfortuna, altamente improbabili.
 
Il primo fu il fatto che il Basilisco, proprio in quel momento, starnutì.
 
Daniel non sapeva nemmeno che i basilischi potessero starnutire, né lo sospettava nessuno nella sala. Probabilmente neanche il basilisco sapeva di poter starnutire.
 
Ma successe, proprio in quel secondo, facendo prendere saldamente tra i denti lo scudo di Daniel al serpente.
 
Il gigantesco rettile, comprendendo che non fosse commestibile, lo sputò via, verso uno dei giganteschi vetri neri che circondavano lo stadio.
 
Poi ci fu il secondo evento improbabile. Il punto in cui il Basilisco aveva sputato lo scudo era proprio l'unico mal controllato dal professore di incantesimi George de la Sand, che aveva trovato molto più interessante osservare la sua immagine riflessa su una pozzanghera lì sotto piuttosto che controllare quel preciso punto.
 
A discolpa del professore, possiamo dire che il resto della barriera/vetro era assolutamente sicura e impenetrabile da qualsivoglia oggetto che provenisse da dentro o fuori lo stadio.
 
Quello era l'unico punto.
 
E, il fatto che lo scudo fosse andato oltre la barriera, rendeva a Daniel impossibile richiamarlo.
 
Certo, c'era un magnete che collegava il manico che Daniel aveva in mano e lo scudo... ma il legame era stato rafforzato di molto con gli incantesimi.
 
E il muro/barriera interrompeva tutte le forme di comunicazioni di tipo magico dall'interno all'esterno dell'arena.
 
Ma Daniel non poteva sapere tutte quelle cose, per cui rimase semplicemente a bocca aperta, con la mente vuota, convinto che la sfiga che lo perseguitava fin da quando era piccolo aveva (avesse) vinto.
 
Ora sarebbe morto. Non aveva più neanche lo scudo. Come si sarebbe difeso?
 
Ma Daniel non si rassegnò. Daniel non si arrese. Schivò, evitò, incassò, tutto quello che fosse possibile schivare, evitare o incassare.
 
Furono cinque minuti spettacolari: il moro era come posseduto da un demone che lo faceva muovere con una rapidità e una concentrazione straordinaria. Un uomo, disarmato, teneva testa ad un serpente lungo centro metri.
 
Ma poi arrivò. Inevitabilmente Daniel si stancò, fece un passo falso, e una codata lo sbalzò addosso al muro.
 
“Uh...”riuscì solo a sussultare Daniel, prima di pensare: “Ma davvero devo morire così? Davvero devo morire perché un serpente ha starnutito al momento sbagliato?... una morte degna di me, non c'è che dire. Morto come è vissuto: sfortunato... Avrei dovuto dirlo ai ragazzi cosa volevo scritto sulla mia lapide, per quanto loro si rifiutassero... uff... ora non avrò nemmeno quello che voglio sulla tomba... e li lascerò tutti soli. E saranno tristi per me...”
 
Ma, proprio mentre il Basilisco stava per avventarsi su di lui... la sveglia dell'orologio di Daniel suonò.
 
Per chi non se lo ricordasse, la suoneria dell'orologio di Daniel era un gallo che cantava.
 
E, per chi non se lo ricordasse, il canto del gallo era fatale per il basilisco.
 
Ma lo sarebbe stato anche quello registrato?
 
Dal modo in cui urlava, scuotendo per la terza volta il terreno con i suoi urli, Daniel decise di sì.
 
E il Basilisco si accasciò a terra, morto.
 
Daniel non poteva essere stato così fortunato. Lui non era COSI' fortunato. Lui non era fortunato e basta.
 
Non era possibile. Perché la sveglia del suo orologio funzionava, ora? Fin da quando ce l'aveva non aveva fatto che lamentarsi sul fatto che non funzionasse a causa della magia presente ad Hogwarts!
 
Ma non era importante. Aveva una seconda creatura, da sconfiggere. Ma con quali energie? Era stanco morto. Non avrebbe potuto neanche badare a sua sorella, figuriamoci battere chissà quale misteriosa creatura...
 
“Ottimo lavoro, Daniel!” la voce di Lee Jordan risuonò di nuovo nella sua testa “Davvero Complimenti!”
 
“Grazie, Lee”
 
“Ora, se gentilmente vuoi andare oltre quella porta” e una porta si aprì magicamente sul muro dietro di lui “ti rimetterà completamente in sesto e potrai affrontare la seconda creatura! In bocca a lupo!”
 
“Grazie, Lee” ripeté nuovamente Daniel “Crepi. Posso riavere il mio scudo indietro?”
 
“Mmm... visto che non avrebbe mai dovuto passare attraverso quella barriera...direi di sì!”
 
Daniel passò attraverso quella porta e sospirò di sollievo. Sentì un flusso anomalo di magia che gli attraversava il corpo e gli risucchiava tutta la fatica, che gli curando tutte le ferite... insomma, facendolo sentire... meglio. E aveva di nuovo il suo scudo in mano!
 
Dall'altra parte di quella porta c'era.... un'arena. Esattamente uguale a quella da cui era appena uscito... ma in quella non c'era nessun enorme Basilisco morto.
 
Al contrario c'era un'altra creatura, molto più piccola del Basilisco, ma decisamente grossa.
 
Che fece paura a Daniel molto più (paura) del Basilisco. E, ricordiamo che il Basilisco è un serpente lungo un centinaio di metri, con uno sguardo che uccide e un veleno mortale.
 
Daniel sbiancò, diventando pallido come un lenzuolo. La sua mente tornò all'infanzia, a quando era un bambino, a quando i genitori lo lasciavano con la sua vicina di casa, la signora Diara.
 
La signora Diara era una anziana signora che proveniva dal Kenya, da una di quelle poche tribù che non conoscevano ancora l'occidentalizzazione.
 
Era da soli 5 anni a Londra, ma la signora Diara, nonostante l'anziana età (quando era arrivata aveva 75 anni suonati), aveva imparato modi, costumi e lingua inglese, dando prova di un apertura mentale non indifferente.
 
E quando veniva ad accudire Daniel gli raccontava tutte le leggende della sua gente.
 
La più terribile, la più spaventosa, era quella del Nundu. Diara glielo descriveva prima di andare a letto, minacciando che, se non avesse fatto il bravo, l'avrebbe chiamato. Era un gigantesco leopardo... i suoi occhi riflettevano malvagità. Aveva poteri spaventosi: il suo solo fiato causava epidemie letali in interi villaggi. Era rapido, silenzioso e mortale.
 
Pensate poi che paura, una volta arrivato a Hogwarts, scoprire che quell'animale esisteva davvero, esattamente come glielo aveva descritto la signora Diara. Ed era della massima pericolosità, possibile: XXXXX. Ed era considerata la creatura più potente del mondo. E che per soggiogarne una servivano per lo meno tutti i professori di Hogwarts più una squadra di Auror super-addestrata.
 
E adesso, sì, proprio in quel momento, Daniel aveva quella creatura di fronte.
 
Era un leopardo più grosso del normale, alto quasi due metri, e lungo quasi quattro, il corpo coperto da macchia nere. Gli occhi neri, senza iridi, erano spaventosi.
 
“No... “Daniel provò ad indietreggiare, ma aveva già il muro dietro di sé. Gli tremavano le gambe.
 
Aveva paura. Peggio. Aveva terrore. Voleva fuggire. Doveva fuggire. Il Nundu era troppo forte. Sarebbe morto. Sarebbe morto.
 
Non avrebbe più rivisto...
 
No, cazzo. No, cazzo. NO, CAZZO!
 
Come poteva...
 
I pensieri di Daniel non erano più lucidi né sensati. Le gambe gli tremavano, lo sguardo perso nel vuoto.
 
Stava affrontando il suo più grande terrore d'infanzia, il mostro che vedeva nei suoi incubi peggiori e che riusciva a combattere solo andando nel lettone dei suoi.
 
No, no. Sarebbe morto, sarebbe...
 
E il terrore irruppe nella sua testa. Il Nundu si stava avvicinando troppo. Non poteva. Non poteva. Non poteva...
 
Lo avrebbe sbranato e non avrebbe rivisto più tutti quelli a cui voleva bene.
 
Svenne.
 
***
 
Il cielo era plumbeo, grigio e nero... eppure non pioveva.
 
C'erano un sacco di persone vestite elegantemente di nero. Erano un gruppo omogeneo: erano silenziose e tre tra loro tenevano in alto una bara.
 
La maggior parte di quelle persone era in lacrime. 
 
C'era il signor Woodstrike, che provava a consolare la piangente moglie. Da dietro i suoi occhiali si potevano notare gli occhi, rossi di pianto.
 
C'erano quelli che sembravano le versioni più vecchie del signor e della signora Woodstryke, che si abbracciavano, sostenendosi a vicenda. C'erano persone che avevano in comune altri elementi con i due coniugi, un naso, uno zigomo, il colore degli occhi.
 
Evidentemente erano loro parenti. La maggior parte di loro era in lacrime con un pacco di fazzoletti alla mano.
 
Poi c'erano altre persone, Kyrt, il prefetto del quinto anno, Ferb, Roger, Xylia, Stan e Sam, i due conducenti dell'Espresso, due gemelli albini e tutti i professori di Hogwarts.
 
Tra cui spiccava Hagrid che piangeva più rumorosamente di tutti, consolato al suo fianco dal professor Drake e dal professor Paciock.
 
Poi c'erano i tre che tenevano la bara. La faccia rigata dalle lacrime. Il loro dolore era palpabile.
 
Ad un certo punto il più basso dei tre inciampò e lasciò cadere la bara. Gli altri due posarono la bara con delicatezza a terra e andarono verso l'amico.
 
Quest'ultimo era alto un metro e sessanta e portava i capelli biondi a caschetto.
 
“Char!” urlarono gli altri due. Una era una ragazza dai lunghi capelli rossi, mentre l'altro era un ragazzo, un po' più corpulento del normale, che aveva dei lunghi capelli neri.
 
“Sì, ragazzi, sto bene” disse Char, con la voce rotta la pianto “Glielo devo. Lo devo a Daniel”
 
Tirò su con il naso. 
 
“DANIEL PERCHE'?” urlarono in maniera straziante i tre amici con gli occhi rossi e la voce rotta dal pianto: “DANIEL PERCHE’?”
 
*** 
 
Daniel si svegliò con le lacrime agli occhi. Ma li tenne comunque chiusi, rigirandosi nel letto e notando che il letto in cui giaceva non era il suo.
 
E, aprendo gli occhi di scatto ricordò che lui non era mai andato a letto. Aveva solo l'impressione di aver fatto un sogno tristissimo. E le lacrime che sentiva bagnargli le guance sembravano avvalorare questa ipotesi.
 
Qual era l'ultima cosa che ricordava? Oggi ci sarebbe stata la Prima Prova, no? Contro il Basilisco...
 
No, aspetta... aveva un senso di deja-vu... questo gli era successo anche ieri...
 
E, come uno tsunami, i ricordi cancellati dal subconscio di Daniel riaffiorarono.
 
Lui... lui aveva affrontato il Basilisco! E aveva fatto anche un ottimo lavoro! Ma poi... ma poi...IL NUNDU!
 
Come poteva essere ancora vivo? Il Nundu avrebbe dovuto sbranarlo in cinque secondi...
 
Poi aprì gli occhi e vide quello che c'era sopra di lui. Un soffitto. Un soffitto sconosciuto.
 
Poi si guardò intorno e capì di essere in infermeria. Gli altri letti erano vuoti e nella stanza regnava un silenzio innaturale.
 
Dall'esterno non sentiva nemmeno provenire il cinguettio degli uccelli attraverso la finestra, che notò, aveva la tenda malamente tirata fino a lasciare entrare una buona quantità di luce solare.
 
Il sole invernale negli occhi, ecco cosa l'aveva svegliato.
 
Ma perché era ancora vivo? Che gli era successo? Da quanto tempo era in infermeria?
 
Provò ad alzarsi e ci riuscì benissimo. Era pieno di energie, aveva una fame da leone e sentiva di non avere alcuna ferita addosso... tranne sulla mano sinistra, piena di graffi a causa delle cadute a cui era stato costretto contro il Basilisco.
 
Poi sentì dei passi che provenivano dall'esterno e delle voci familiari.
 
“Ragazzi!” urlò Daniel, mentre sentiva la porta che si apriva.
 
“Daniel!” urlarono i suoi amici, andandogli incontro “Ti sei svegliato!”
 
“Beh, sì” rispose “Ma non ne ero così certo, quando quel Nundu mi è venuto incontro! Un Nundu! Ma vi rendete conto? Come potevo avere anche solo una possibilità contro una creatura così spaventosa e potente?”
 
“Daniel...”Char esitò “In realtà quello... beh... non era un Nundu”
 
“No? Perché a me sembrava proprio...”
 
“Beh, sì... sembrava” continuò il biondo “Ma in realtà... era un Molliccio”
 
“UN MOLLICCIO?” urlò Daniel, incredulo “Un cazzo di Molliccio? Cioè...era davvero un Molliccio? Quindi la mia più grande paura è un Nundu? E mi sono scontrato contro qualcosa che potevo sconfiggere solo con la magia?”
 
“Beh...” disse Julio secco “Sì”.
 
E ci fu qualche imbarazzante secondo di silenzio. Daniel sospirò.
 
“E...” continuò Isabell “Neanche nella prima parte c'è mai stato alcun pericolo...”
 
“COSA? Non raccontiamoci balle, per favore! Quel coso mi avrebbe ucciso un migliaio di volte se non avessi avuto quel fantastico scudo di tuo padre e se non fosse stato per la lacrima di fenice! Quindi per favore...”
 
“Ce l'ha detto il commentatore, Lee Jordan, prima che iniziasse la gara... i basilischi sono stati modificati dal professor Johnson in modo da non risultare letali... lo sguardo del basilisco non uccideva sul colpo, ma pietrificava... e il veleno faceva solo svenire”
 
“Quindi...” incominciò Daniel.
 
Quindi...non aveva mai corso nessun pericolo. Tante notti senza fine, tanti allenamenti massacranti e tanta paura angosciante, assoluta e terrorizzante... per niente?
 
“Quindi...non ho mai corso peri... no, non è vero! Ho rischiato più volte di morire per una codata del Basilisco!”
 
“Tutti i professori e una squadra di Auror erano pronti ad intervenire al primo accenno di pericolo. Avevamo decisamente sottostimato quanto il preside tenesse alla sicurezza dei suoi studenti...”
 
“Già...” sussurrò Daniel “Dopo tutto quello che è successo in passato... è sorprendente che abbia preso tutte queste precauzioni e che sia stato così prudente...”
 
E tutti, per cinque minuti buoni rimasero nel silenzio più assoluto, trovando quella improvvisa prudenza del Preside McPower assolutamente nuova e strana.
 
Poi Daniel ricordò la reazione che Madame Dixon aveva avuto alla partita di Corvonero quando le aveva chiesto della prima prova! Lei già sapeva! Ecco perché era stata così arrendevole! Adesso si spiegava! Ma perché non gli aveva detto niente?
 
“Beh, però... potevano perlomeno rassicurare i concorrenti sulla sicurezza del Torneo...” si lamentò il moro, ripensando alla notte prima della partita contro Corvonero.
 
“Beh, no” e Daniel capì il motivo per cui non gliel'avevano detto proprio nello stesso momento in cui Char glielo spiegava: “Nell'arena veniva messa alla prova anche il vostro coraggio, quindi...”
 
“Quindi è normale che nessuno mi abbia detto niente... capisco”
 
Sospirò ancora e ci furono altri attimi di silenzio.
 
“Comunque, complimenti per la tua prova contro il Basilisco! Quando sei stato disarmato, la squadra di Auror stava per intervenire, ma il preside gli ha intimato di aspettare dicendo qualcosa come: E adesso il ragazzo inizierà a brillare! per poi aggiungere Io sono Henry McPower, il preside di Hogwarts!” narrò Isabell con trasporto “E lì hai iniziato davvero a brillare! Sembrava quasi che un demone della battaglia si fosse impossessato di te: schivavi ed evitavi come non ti abbiamo mai visto fare in allenamento avevi un fuoco dentro gli occhi che...” si interruppe e arrossì leggermente.
 
Ma Daniel non se ne accorse: la sua mente vagava per altri lidi.
 
“Ma... Julio! Perché il mio orologio ha funzionato? E perché non abbiamo pensato di mettere nello scudo qualcosa che riproducesse il suono del canto di un gallo?”
 
“...alla seconda credo che la risposta sia: “Perché nessuno ci ha pensato”. Mentre alla prima... non lo so”
 
“Cioè, da quando i miei me l'hanno regalato... a causa della magia di Hogwarts la sveglia non ha mai funzionato... e durante la battaglia con il Basilisco... quando sto per morire (o meglio, era quello che credevo)... quando sono senza difese... la sveglia decide improvvisamente di funzionare e suona al momento giusto? E stiamo parlando di ME! Daniel Woodstryke, lo sfigato!”
 
“...in effetti lo trovo strano” commentò Julio “Chessò Magari il Karma ha girato e per tutta la sfiga che avevi accumulato ti è arrivato quell'attimo di immensa fortuna...”
 
“Ma...”provò Daniel
 
“Beh, c'è da dire che te lo saresti meritato” disse Char mentre Isabell annuiva in maniera decisa.
 
“Posso essere fortunato quanto voglio...” e lasciò che quelle parole gli entrassero nelle orecchie, facendo capire loro quanto risultavano assurde “ma la fortuna non permette agli oggetti tecnologici di funzionare!(a parte il mio pc, ovvio!)”
 
“...hai ragione...” dissero tutti in coro.
 
“Ma questo ancora non spiega come abbia fatto il mio orologio a suonare...”
 
Poi la porta dell'infermeria si aprì nuovamente ma Daniel non vide entrare nessuno.
 
“Bene, bene, bene... che cosa abbiamo qui?” Daniel riconobbe la voce. E la riconobbero i suoi amici. “Un Piglone e i suoi amici, ecco cosa abbiamo qui! E adesso Piglone che si fa semple male dovrebbe uscire dal letto e andale in Sala Glande perché essere ora di planzo!”
 
Il proprietario della voce saltò su alto sgabello posto a fianco al letto di Daniel.
 
Era un elfo Domestico, ma i suoi occhi erano molto più stretti del normale e cerchiati da delle lunghe occhiaie. Non aveva la divisa di Hogwarts degli elfi ma un camice bianco di quelli da scienziato.
 
“Ah, ma folse tu non essere culato abbastanza? Folse tu non culato abbastanza e tu bisogno di stale qui un poco di più! Io detto al vostlo pleside: Non olganizzale stupido tolneo! Stupido tolneo causa feliti! e feliti chi li deve culale? Io!”
 
“No, no, Mister Dank” disse Daniel mettendosi una mano davanti alla bocca “Sto benissimo!”
 
“Ovvio che tu stale benissimo! Io culato te! E tu passato nella polta! Polta ti ridà energia ma plossima volta che tu andale a dolmile, tu dolmile per 24 ole filate e non c'è modo pel sveglialti! Glande magia che io avele inventato! Magia di Elfi essele molto meglio di quella stupida di umani!”
 
Attimi di silenzio. Daniel aveva una mano pressata sulla bocca.
 
“E voi cosa aspettale? Tu stale bene! Tu andale via! Quindi via! Via!”
 
E Daniel, dopo aver preso il suo orologio, che era posato su un comodino, scappò via seguito dai suoi amici.
 
Daniel si teneva sempre la mano sulla bocca e scappò lontano, lungo il corridoio, prima di rilasciare una risata che sicuramente tratteneva da un po'.
 
“AHAHAHAHHAH!” rise “Sala GLANDE! AVETE CAPITO! GLANDE! E LUI MI HA CULATO! AVETE CAPITO! CULATO! AHAHAHAHAHA!”
 
Ma probabilmente non era andato abbastanza lontano o aveva urlato troppo forte perché l'elfo domestico si era affacciato dalla porta dell'infermeria con una siringa la cui punta era lunga almeno un metro, guardandolo con uno sguardo irato.
 
Poi sparì, chiudendo irritato la porta.
 
“Mi sa che farai meglio a non ferirti nelle prossime due prove...”commentò Julio
 
“Già...”
 
***********
 
Ed ecco a voi! La primo prova! Un po' umiliante per il nostro Daniel perdere contro un molliccio... ma dai! Noi facciamo comunque il tifo per lui!XD
 
Come vi è parso? Perché è la prima volta che mi accingo a descrivere uno scontro...
 
Allora... prima di tutto, vorrei scusarmi per le modifiche che porterò alla storia: per esempio il Ballo del Ceppo, che normalmente si dovrebbe fare il 24/25 Dicembre l'ho spostato al 14 Febbraio, San Valentino... così prendo due piccioni con una fava!
 
Eppoi... ho già scritto cosa succederà a natale XD e quindi dovrei cancellare tutto e rifarlo, cosa che non mi va assolutamente di fare!XD
 
E ora i soliti 3 personaggi!
 
Dank: Chi ha detto che tutti gli elfi debbano lavorare in cucina? Il nostro Dank, nonostante il nome, viene dal lontano oriente, come il suo accento suggerisce. Perché è venuto in Inghilterra? Come può  essere infermiere con i suoi incantesimi da elfo domestico? Mistero!
 
Arthur Knight: Il professore di Astronomia, che ha dato una mano a costruire lo scudo di Daniel.  Spada sempre al fianco che sa usare con maestria, è esperto di quasi tutte le armi bianche e durante il terzo anno di Daniel & co ha messo su un corso di spada medievale. A Daniel non è andata troppo bene.
 
Signor Smith: il padre di Isabell, saggio, virile e con un braccio estremamente più sviluppato dell'altro. No, non è dovuto a quello per cui tutti i suoi amici lo prendono in giro (anche perché ha una bellissima moglie), ma perché è un fabbro. Vuole molto bene alla figlia e, solo quando si parla di lei, diventa... beh... molto meno virile. Forgia lo scudo di Daniel insieme al Professor Knight... al primo incontro sembrano non sopportarsi, ma chissà se durante queste esperienza di convivenza forzata non sia nata una buona amicizia...

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Capitolo 11
*** Il Destino assoluto ***


Finalmente arrivarono le vacanze di Natale. Ed erano arrivate, mettendo fine alla permanenza in  quel terribile luogo che era diventato Hogwarts, da un po' di tempo a questa parte.
 
Perché da quando la prima prova si era conclusa, con esiti disastrosi per Daniel, Hogwarts era stata un po' invivibile.
 
I suoi compagni, in particolare un certo Grifondoro e una certa cerchia di Serpeverde tra cui spiccava una certa Donna Hills, sembravano non trovare passatempo migliore che  replicare le variegate espressioni di terrore che Daniel aveva esibito di fronte alla scuola nello scontro contro il molliccio/Nundu, e prenderlo in giro per questo.
 
E stranamente tutti sembravano aver dimenticato la sua splendida e quanto mai spettacolare performance contro il Basilisco, bollandola come “Una fortuna in mezzo ad una vita di sfortune”.
 
Gli unici a difenderlo, oltre, ovviamente, a Daniel stesso e ai suoi amici, erano poche persone. Prima di tutto Roger, poi Ferb, Xylia e, in maniera inaspettata, Cerrydwen Mason, Grifondoro del settimo anno e Caposcuola.
 
Però c'era da dire che almeno i Tassorosso non dicevano niente di male su di lui.
 
Ci furono alcune risse e varie punizioni, seguite, ogni volta. da una ramanzina terribile da parte, prima del professor Drake e poi della Sovrintendente Dixon, che ogni volta se ne uscivano con una filippica sull'importanza del rispettare le regole della scuola e su quanto avessero potuto farsi male nel caso le cose fossero degenerate.
 
Quelle del professor Drake erano poco convincenti perché chiedeva continuamente se avessero usato le tecniche che aveva insegnato loro e se fossero riusciti ad usarle efficacemente.
 
Per questo, l'arrivo delle vacanze natalizie fu un vero sollievo. C'era sempre un velo di tristezza perché si sarebbero separati, ma si sarebbero rivisti di lì a qualche giorno a Diagon Alley per sbrigare alcune faccende.
 
I suoi amici gli avevano comunicato quello che a causa del molliccio non era stato in grado di vedere: prima di tutto come era stato tratto in salvo. Il preside McPower era stato più veloce della squadra di Auror ed era entrato nello stadio.
 
E puff! Il molliccio era semplicemente sparito. Senza che dovesse usare la bacchetta o altro. Poi aveva fatto una risata bassa e gutturale e detto a voce fin troppo contenuta: “Io sono Henry McPower, il preside di Hogwarts!”
 
Gli altri campioni avevano fatto decisamente meglio di Daniel. Ivan aveva prima castato un incantesimo sui suoi occhi e poi su quelli del basilisco. Successivamente aveva trasformato la sua bacchetta in una spada d'argento e con vari colpi sempre nello stesso punto, l'aveva tagliato in due.
 
Rubeus si era rivestito di un incantesimo che, a quanto pareva, lo rendeva immune dallo sguardo del Basilisco e poi aveva letteralmente preso a pugni il Basilisco fino a sfondargli il cranio.
 
Anton, l'altro campione di Durmstrang, si era semplicemente presentato in campo dicendo: “Oh, così questo è un Basilisco...” e poi l'aveva guardato negli occhi.
 
Il Basilisco l'aveva pietrificato e la squadra di Auror era intervenuta per salvarlo.
 
Gli dissero che la prossima prova si sarebbe tenuta il 24 febbraio: tanto tempo a disposizione per riposarsi, quindi... E adesso che sapeva che il torneo si sarebbe svolto in relativa sicurezza, Daniel era più tranquillo...
O, perlomeno, non avrebbe più avuto quei terribili attacchi d'ansia.
 
Arrivati alla stazione di King Cross, i quattro amici si salutarono, decidendo che si sarebbero visti dopo un paio di giorni a Diagon Alley, come d'accordo.
 
Ad aspettare Daniel e Isabell c'era un'unica, enorme auto: la otto posti della zia di Daniel. Probabilmente il signor Woodstryke, che era alla guida, l'aveva presa in prestito dalla sorella (che aveva 5 figli) così da non dover viaggiare separati dai coniugi Smith, visto che anche loro erano nell'auto.
 
Daniel e Isabell risposero mogiamente alle domande che venivano loro poste, alla cui maggior parte avevano già risposto in lettera o anni prima.
 
Ma erano troppo stanchi per arrabbiarsi, il viaggio e lo stress di quei giorni li avevano distrutti.
 
Scese dall'auto, le due famiglie si separarono e, dopo una rapida cena, Daniel si buttò sul suo letto, stanco come non mai.
 
Accese e spense la luce di seguito per un tre volte, come si era accordato con Isabell anni prima, per farle sapere che stava bene e lei fece lo stesso.
 
Dopodiché, Daniel cadde in un sonno profondo.
 
Era davanti ad un enorme portone di marmo, la cui superficie era ricoperta di scritte in latino e di disegni di rose.
 
Con uno scroscio d'acqua, la porta si aprì.
 
E una canzone incominciò a suonare.
 
“Il Destino Assoluto, l'Apocalisse” diceva “Il Destino Assoluto, l'Apocalisse” cantava
 
Davanti a lui c'era una larga e lunga scalinata a chiocciola che saliva finché poteva vedere.
 
“L'unico destino, l'Apocalisse”
 
Daniel iniziò a salire..
 
“L'inevitabile destino, l'Apocalisse”
 
E mentre saliva, nel mezzo della scalinata a chiocciola cresceva un albero. Cresceva a pari passo con il suo ascendere.
 
“E poi... una dorata Shangri-La.
 
Giorno e notte si susseguono.
 
E finalmente al Perduto Paradiso arriveremo”
 
Daniel continuò a salire e la pianta cresceva con lui.
 
“Ombre su Sodoma.
 
Ombre su Gomorra.
 
Ombre sulla luce.
 
Oscurità senza fine.
 
Il Destino Assoluto. L'apocalisse”
 
E infine Daniel giunse alla fine e aprì un cancello in cima alle scale. 
 
L'albero che fino a quel momento aveva accompagnato la sua salita si sgretolò in mille petali di rosa rossa.
 
Poi un forte e silenzioso vento soffiò alle spalle di Daniel, circondandolo di rossi petali. La musica si fermò e Daniel oltrepassò il cancello.
 
Le scale l'avevano condotto su una grande piattaforma senza pareti e che dava sul vuoto. Per terra c'erano delle sagome, di quelle che utilizzate dalla polizia per segnare i cadaveri, sparse per tutta la piattaforma.
 
Poi, sopra di loro, sottosopra, c'era un castello medievale, che aveva le fondamenta nel cielo stesso.
 
E poi apparvero. Prima non erano lì, ora lo erano.
 
Due ragazze e Daniel sapeva chi fossero, anche se prima di allora non le aveva mai viste: la Rosa e la sua Sposa.
 
La Sposa della Rosa era una ragazza dai lunghi e lisci capelli rosa, dagli occhi grandi azzurri e dai bei tratti.
 
Indossava una specie di divisa che ricordava quella di alcuni duellanti francesi. Terminava però, con una gonna cortissima, seguita da degli shorts dello stesso colore dei suoi capelli, che lasciavano comunque scoperta una buona porzione delle belle gambe.
 
La Rosa invece era una ragazza di colore, con degli occhiali rotondi. Aveva dei corti capelli blu scuro, molto mossi.
 
Indossava uno splendido abito da sera lungo, rosso fuoco, che sembrava rimandare al suo nome: la rosa.
 
Entrambe non potevano avere che più di un paio di anni più di Daniel.
 
“Benvenuto, Daniel Woodstryke” disse la Sposa della Rosa. La sua voce era... normale. Così normale che Daniel se ne stupì.
 
“Benvenuto!” ripeté la Sposa, inchinandosi leggermente, mentre gli sorrideva.
 
“Grazie...” mormorò Daniel “Ma che ci faccio qui?”
 
“Sei stato convocato qui per colloquiare con noi”
 
“Colloquiare? E su cosa?”
 
“Sul Destino Assoluto, L'Apocalisse. Il Silenzio. Sta arrivando”
 
“E' vero” la Rosa prese la parola “La canzone che hai ascoltato parla del Silenzio come di una cosa positiva”
 
“L'inevitabile destino, l'Apocalisse e poi... una dorata Shangri-La. Giorno e notte si susseguono. E finalmente al Perduto Paradiso arriveremo” ripeté Daniel, che stranamente aveva già imparato la canzone a memoria “Sembra quasi che l'Apocalisse ci porterà ad un mondo migliore”
 
La Sposa della Rosa sorrise: “La canzone mente” disse “L'Apocalisse non porterà che Silenzio e distruzione”
 
La Rosa batté le mani e fu come se il tempo si fermasse.
 
Tutto si colorò di grigio. Ora, sulle sagome della piattaforma giacevano tutte le persone che Daniel amava e conosceva.
 
Poi in lontananza, palazzi, case, grattacieli. E il castello sottosopra che prima li sovrastava era Hogwarts.
 
E poi il Destino Assoluto. L'apocalisse. Il Silenzio.
 
Il Silenzio disintegrava tutto. Le case, i palazzi, i grattacieli.
 
Si avvicinava, vaporizzando tutto, senza lasciare nulla. Le persone che amava aprirono la bocca con un'espressione di terrore assoluto ma non riuscivano ad urlare. E poi morivano.
 
Hogwarts, sopra di loro, crollava a pezzi, circondandoli di detriti.
 
Poi la Sposa della Rosa schioccò le dita, e il mondo tornò com’era.
 
“Questo” disse la Sposa “è il destino che ci attende. L'Apocalisse”.
 
“Il Silenzio” precisò la Rosa.
 
“E possiamo fare qualcosa per fermarlo?” chiese Daniel, sconvolto da quella visione.
 
“Tu puoi” disse la Sposa “E devi prepararti. L'Apocalisse è vicina”
 
“Ma come? Come posso evitare il Silenzio?”
 
La Sposa gli sorrise per la prima volta, un sorriso spavaldo, di quelli che ogni tanto vedeva in bocca ad Isabell.
 
“Questo dovrai scoprirlo da solo!”
 
E Daniel si svegliò. Erano le sette e il suo orologio da polso non era più vincolato dalla magia di Hogwarts e poteva quindi squillare tranquillamente.
 
Daniel si mise a sedere, osservando la tv spenta in camera sua con occhi sbarrati. Che diavolo di sogno aveva appena fatto?
 
Ma era stato davvero un sogno? Come poteva essere così... VIVIDO nella sua mente?
 
E chi erano la Sposa e la Rosa? Come faceva lui a sapere i loro nomi?
 
E l'Apocalisse che si stava avvicinando? Il Silenzio che si stava facendo imminente?
 
Poteva farci qualcosa? Lui poteva fare qualcosa? A detta della Sposa sì, ma...
 
Dannazione! Altro a cui pensare! Perché gli mancava il materiale primo, certo!
 
Il Silenzio, il Torneo, la scuola, i dubbi sessuali, un Pirata per Amico, i Bulli, il Quidditch e adesso... La Sposa della Rosa e la Rosa!
 
Sospirò. “Mettiamoci la tuta va’, Isabell dovrebbe passare a momenti per l'allenamento bi-settimanale...” pensò. E poi il Signor Smith gli avrebbe preparato una di quelle colazioni con tanto di quel succo d'acero che avrebbe dimenticato anche come si chiamava.
 
E forse era quello che gli conveniva fare. Dimenticare tutto e aspettare fino a domani... domani a Diagon Alley avrebbe potuto avere qualche risposta... ma adesso...
 
DLING DLONG!
 
Il campanello di casa Woodstryke suonò. Cavolo! Isabell!
 
In fretta e furia si mise una tuta e un paio di scarpe di ginnastica.
 
“DANIEL VAI AD APRIRE! E' PER TE!” gli urlò sua madre, dalla cucina al piano di sotto.
 
“LO SO!” rispose Daniel “Sto andando a correre! Faccio colazione da Isa! Ciao!”
 
Scese le scale e andò ad aprire: come previsto era Isabell, anche lei in tuta e scarpe da ginnastica.
 
“Stavolta non ti sono venuta a svegliare! Passi avanti, signor Woodstryke, passi avanti!”
 
“Non siamo più ad Hogwarts, il mio orologio/sveglia funziona!”
 
“Ma se scaraventi tutte le sveglie che hai nel mio giardino!”
 
“Beh, questa no!” poi ci ripensò bene “O perlomeno, non questa volta...”
 
Isabell scosse la testa: “Vabbè, dai, andiamo... prima finiamo di correre, prima andiamo a mangiare le frittelle...”
 
“Ok!” concordò Daniel, già con l'acquolina in bocca.
 
E iniziarono a correre.
 
Il paesaggio del quartiere era quasi banale: case ben curate con giardini ben curati che si stendevano lungo il viale: una uguale all'altra, salvo minimi particolari.
 
“Salve Signor Wilson!”
 
“Oh, salve Daniel e Isabell...oh scusa Daniel!” li salutò il Signor Wilson, un signore di mezza età dai folti baffi che stava innaffiando il giardino... e che, come al solito, colpì anche Daniel con un getto d’acqua.
 
“Buongiorno ragazzi!”
 
“Buongiorno Signora Petunia...WOW!” e Daniel schivò un vaso di fiori che era sfuggito all'anziana vicina.
 
“Scusa Daniel!”
 
“Non si preoccupi...”
 
E così via: una corsa in quel quartiere, per Daniel, era una prova di sopravvivenza.
 
Isabell notò che Daniel era distratto. Incominciò ad notarlo quando gli arrivò una palla da Baseball in testa e lui non riuscì a schivarla (“Ma i bambini di quale secolo si svegliano alle 7 per giocare a Baseball? Ma stiamo scherzando?”). I suoi dubbi crebbero quando il moro scivolò su un mucchio di foglie poste su un ciglio, sparpagliandole. Lo spazzino, che Daniel trovò stranamente simile al Custode di Hogwarts, gliele fece rimettere lì com'erano. E infine ebbe la conferma ai suoi dubbi quando passarono davanti alla videoteca e non diede neanche un occhiata al nuovo film di Adventure Time.
 
In effetti, Daniel era distratto. Perché, per quanto non volesse farlo, continuava a pensare a quelle due ragazze, la Sposa e la Rosa...
 
Chi erano? Come avevano fatto a convocarlo in quel posto strano? E come facevano a sapere del Silenzio? Erano persone reali? O solo sogni? Perché si chiamavano la Sposa e la Rosa? E perché avevano chiamato lui?
 
Ma soprattutto... il Silenzio... era davvero vicino? E loro... Il Tisis, gli unici a crederci e a poter fare qualcosa, non avevano poi fatto molto, eh...
 
Ma domani... forse domani...
 
“Daniel! Attento al camion!”
 
“Eh?”
 
BUM!
 
“E addio alle Mirabolanti ed Eccellenti Avventure di Daniel!” si disse, prima di accorgersi che il camion contro cui aveva sbattuto era fermo.
 
“Daniel... che ti prende?”
 
“Niente... niente... torniamo indietro che oggi non è proprio giornata!”
 
Isabell si trattenne dal dire che per lui non era mai giornata. “Niente un corno! Tu hai qualcosa che ti preoccupa...” disse la rossa, infine.
 
Bene, pensò Daniel, ecco un altro problema! Vuoi dire alla tua amica d’infanzia che il sogno assurdo che hai fatto dubiti sia tale? ...meglio di no.
 
“Beh, ti ricordi cosa dobbiamo fare domani? E' un po' normale che io sia preoccupato, no?” una di quelle bugie perfettamente credibili che riusciva a dire solo quando non doveva far preoccupare gli altri.
 
Infatti, Isabell, sospirò un: “Hai ragione...” e, seguita da Daniel, fece retrofront e si diresse verso casa sua.
 
Erano le sette e mezza quando Daniel e Isabell ritornarono a casa di quest'ultima dove trovarono un gigante barbuto con un grembiule: il signor Smith.
 
Nell'aria c'era un odore buonissimo e deliziosamente invitante.
 
“Buongiorno!” disse Daniel, avviandosi in cucina, come se fosse casa sua.
 
“Buongiorno” disse il signor Smith, con la sua voce simile ad un rombo di tuono “Ho sentito Gerard che urlava qui fuori, che è successo?”
 
“Niente papà” rispose Isabell “Il suo cane è fuggito per inseguire Daniel per tutto il vialetto e lui si messo ad urlargli contro dicendo chissà che cosa...”
 
Il signor Smith sospirò: “Finisco le ultime frittelle e sono da voi!”
 
Daniel, nell'attesa, iniziò ad apparecchiare mentre addentava un biscotto che, impunemente, aveva preso dalla dispensa degli Smith.
 
Quando Isabell arrivò in cucina, si sedette al tavolo e osservò Daniel.
 
“Daniel, che cos'è che canticchi?”
 
“Eh? Non mi pare di stare canticchiando niente...”
 
“Ma come! Guarda che ti ho sentito... era qualcosa tipo: “Zettai umme, mokoshiroku... o qualcosa del genere... hai iniziato a vederti qualche nuovo anime?”
 
Ma Daniel non aveva la minima idea di cosa Isabell stesse parlando: “Isa, smettila di dire sciocchezze! Piuttosto, sei la padrona di casa, aiutami ad apparecchiare!”
 
I due giovani finirono di apparecchiare e poco dopo arrivò il padre di Isabell: in realtà era lì già da qualche secondo e osservava la scena con le lacrime agli occhi.
 
Ma venne notato subito, non tanto per la stazza, che era  comunque enorme, ma per l'odore squisito delle frittelle che portava.
 
“MIA FIGLIA E' DIVENTATA UNA MOGLIE!” urlò il Signor Smith con gli occhi lucidi “Sono finiti i giorni in cui voleva diventare un fabbro come suo padre!”
 
Isabell divenne rossa come i suoi capelli: “P-p-papà! Che stai dicendo! Stiamo solo apparecchiando!”
 
Ma il Signor Smith sembrò non ascoltarla: “Oh, Isabell... ormai... non sei più... la bambina di papà...” sussurrò, servendo le frittelle in tavola.
 
“BUON APPETITO!” disse Daniel, ignorando il Signor Smith e avventandosi sulle frittelle come un giaguaro sulla gazzella , mentre Isabell era rimasta ferma sul posto, palesemente imbarazzata.
 
La rossa, però, si riscosse ben presto dal suo torpore, gridando: “EHI! NON TE LE FINIRE TUTTE!”
 
E si vi avventò sopra anche lei.
 
“EHI! LASCIATEME UN PO'!”e anche il signor Smith si gettò sulle frittelle.
 
Dopo aver mangiato, passarono il resto della mattinata studiando pigramente pozioni, dove Daniel spiegò alla rossa come fare le pozioni rimpicciolenti, cosa assolutamente fuori dal programma di studi.
 
E quindi non si portarono realmente avanti con i compiti.
 
Si salutarono per l'ora di pranzo e Daniel tornò a casa dove trovò la sua famiglia al completo: Elizabeth Woodstryke, la sua sorellina di 5 anni, che, aveva appena passato la mattinata a litigare con la sua migliore amica, Erika; sua madre, la signora Mary Woodstryke, finalmente non più indaffarata con il suo lavoro di traduttrice e infine il signor Bill Woodstryke, tecnico di computer, il cui sguardo era nascosto dietro gli occhiali riflettenti.
 
“Sbrigati a venire a tavola!” disse la signora Woodstryke, quando quest'ultimo rincasò “Che è pronto!”
 
“Eccomi!”
 
 Daniel, dopo essersi cambiato, raggiunse la sua famiglia e iniziò ad apparecchiare.
 
“No, Daniel” gli disse la sorella “Fai fare tutto a me! A me piace apparecchiare!”
 
...la cosa non sarebbe durata ancora per molto, visto che non sapeva per quanto la sorella si sarebbe trovata nella fase “Aiutiamo mamma nei lavori di casa”, quindi Daniel decise di approfittarne e di lasciarla fare, osservando con sguardo vuoto la tv che trasmetteva il Tg.
 
“Daniel? Hai iniziato a vedere un nuovo anime?” gli chiese la madre.
 
“Ma che è 'sta storia che tutti pensate che ho iniziato a vedere un nuovo anime?” chiese Daniel, un po' irritato.
 
“Beh, se inizi a cantare canzoni in giapponese, uno può iniziare a pensarlo!” rispose la madre, un po' esasperata.
 
“Ma io non so nessuna canzone in giapponese!” sospirò Daniel, cominciando anche lui a spazientirsi. 
 
“E allora quel: Zettai unmei mokushiroku, da dove esce fuori?”
 
“Ma io non cantavo niente del genere!” continuò Daniel.
 
“Sì, che lo facevi, vero, caro?”
 
Il padre di Daniel, che era sul divano intento a leggere il giornale, lo abbassò e disse con voce incerta: “Sì, sì, Daniel! Fai come dice tua madre...”
 
Evidentemente non stava ascoltando. Uno dei difetti del signor Woodstryke era che, quando leggeva o stava al pc, si isolava completamente dal mondo esterno.
 
La signora Woodstryke sospirò: “E tu, Eli? Hai sentito?”
 
“Sì!” disse allegra la sorella “Cantava qualcosa che non riuscivo a capire!”
 
“Ok, ok!” Daniel si rassegnò “Forse canto sovrappensiero... ma io non ho mai sentito quelle parole, mamma!”
 
“E c'era bisogno di arrabbiarsi tanto per una cosa del genere..”
 
“Mamma! Io non sono arrabbiato!”
 
“Sì, sì... Destino Assoluto, L'apocalisse...”
 
Daniel sbiancò. La sua faccia divenne cinerea, come un lenzuolo.
 
“Mamma! Come conosci quelle parole?” disse, con la voce che gli tremava.
 
La madre, probabilmente presa dal cucinare, non fece caso alla voce di Daniel, perché con il tono più tranquillo del mondo gli rispose:
 
“Ma come? E’ il significato della canzone che cantavi! Non dirmi che non lo conoscevi!”
 
“No... ed era... giapponese?”
 
“Beh, sì. Non so mica dodici lingue per nulla! Ma, Daniel, che ti succede?” La madre aveva finalmente notato il cambio di colorito di suo figlio.
 
“Niente” mentì Daniel. E lo faceva così bene solo quando era per evitare preoccupazioni agli altri! “Alla fine era davvero un anime che stavo guardando, mamma! Ma non sapevo che quelle fossero le parole!”
 
“Sarà...” disse la signora Woodstryke, non del tutto convinta.
 
Daniel, mentre gli veniva servito il pranzo, si costrinse a riprendere colore.
 
Come... come... perché... STAVA CANTANDO quella canzone, quella del Silenzio.... dell'Apocalisse imminente... in giapponese? Senza che lui se ne accorgesse? E senza che lui sapesse una parola di giapponese? Che significava?
 
Si ricordava qualcosa sui posseduti che cadevano a terra, parlando lingue che non conoscevano... sapeva anche di una certa “Lingua del Serpente” che pareva fosse in grado di far parlare tutte le lingue, ma solo per portare il male...
 
E la canzone che designava l'Apocalisse come una cosa buona.... ombre su Gomorra... ombre su Sodoma... due città distrutte dall'ira di Dio in quanto peccaminose...
 
Che fossero la Sposa e la Rosa a mentire? E se fosse stata la canzone a dire la verità? Lui come poteva saperlo?
 
Che diavolo stava succedendo?
 
“Daniel” disse a voce bassa il padre del moro, in modo che solo lui potesse sentire “Se ti preoccupa qualcosa, sentiti libero di parlarmene quando vuoi, ok?”
 
Daniel, mentre sorseggiava il suo brodo, gli sorrise debolmente: “Sì, grazie mille, papà”
 
Eh, oltre a degli amici fantastici, aveva una famiglia fantastica! Davvero, forse il Karma gli aveva dato delle persone così fantastiche solo per controbilanciare tutte le disgrazie che gli capitavano...
 
Mangiò il resto del pasto provando a nascondere la sua inquietudine e mostrando un sorriso forse un po' troppo forzato.
 
Rise e scherzò come al solito, ma i tre familiari notavano che dietro quei gesti c'era un velo di tristezza.... e sapevano tutti che Daniel non avrebbe detto loro niente.
 
Dopotutto era un periodo difficile, l'adolescenza! I genitori di Daniel ci erano passati e sapevano che i problemi con i coetanei e soprattutto con LE coetanee erano all'ordine del giorno... in più Daniel era un mago! Quindi cose di questo genere, così comuni e prevedibili,  facevano parte dell'adolescenza e per loro figlio non ci sarebbero state eccezioni. Se non ne voleva parlare, quale adolescente incompreso che i genitori lo credevano, loro non l'avrebbero forzato. Anche quelle preoccupazioni facevano parte della vita! 
 
Ovviamente non potevano minimamente sospettare che le preoccupazioni di Daniel ricadevano sul mondo intero che, secondo profezie e sogni, doveva essere raggiunto dall'inevitabile, l'ineluttabile, l'assoluto destino: l'Apocalisse.
 
Quindi i signori Woodstryke si scambiarono un sorriso, ricordando in maniera quasi dolceamara la loro adolescenza e il periodo in cui si erano conosciuti.
 
Poco dopo finirono di mangiare e Daniel giocò un po' con la sorella con le bambole (chissà come mai, quando c’era lui, gli alieni decidevano di attaccare proprio la casa in cui decidevano di giocare “alla famiglia” e i due figli erano costretti in una epica lotta per sconfiggere le forze del male) e poi l'aiutò a fare i compiti.
 
Verso le quattro, Elizabeth uscì per andare a giocare con le amiche e Isabell si intrufolò in camera di Daniel, che la stava aspettando.
 
Fecero una sana partita a Street Fighter. Dove, come suo solito, Daniel scelse Ryu, mentre Isabell Chun-li. Poi passarono a Tekken, dove lui scelse Paul, mentre lei scelse Asuka.
 
Le partite erano divertenti, correlate da vari insulti (alcuni più seri di altri, alcuni diretti ai personaggi “Oh, guarda chi abbiamo! La cinesina a cui è morto il paparino! Vuoi venire a piangere?! Vieni a piangere sul mio Hadouken!” “Ah, ciao Guile! Ah, no! Sei Paul! Scusami, ma con quel taglio di capelli assurdo... e muori stupido teppista karateka di quinta categoria!” e altri a giocatori “Asuka! Sei insopportabile quanto la tizia che ti manovra!” “Ryu, sei serioso quanto la persona che ti controlla! E fattela 'na risata!”) ma alla fine finirono in un numero pari di sconfitte e vittorie.
 
Poi passarono a giochi cooperativi, perché se avessero continuato così probabilmente si sarebbero messi davvero le mani addosso. Sì, forse prendevano troppo seriamente le loro sfide.
 
Giochi di guerra, per lo più, visto che dall'estate scorsa non avevano ancora finito Call of Duty 7, quello dove potevi scegliere se giocare nei panni di una ragazza soldato dai modi grezzi, che sembrava un po' essere Isabell, oppure del nuovo arrivato, il soldato John, appena trasferitosi da un altro dipartimento, ma con tanto da dimostrare.
 
La sera scese fin troppo presto e la signora Woodstryke chiese a Isabell se volesse restare per cena. Quella rifiutò garbatamente, asserendo che i genitori l'aspettavano di lì a pochi minuti per mangiare insieme.
 
La cena trascorse tranquilla, senza che Daniel ebbe pensieri strani: il pomeriggio, l'aveva totalmente rilassato e reso dimentico di qualsiasi Apocalisse.
 
Dopo cena, Daniel fece un salto a casa di Isabell, che aveva iniziato Final Fantasy XVI.
 
Iniziò pigramente a guardarla, mentre leggeva un libro, dando consigli lì, prendendo in giro là e urlandole di non entrare assolutamente in quel dungeon perché sarebbe morta tra atroci sofferenze.
 
Cosa veritiera, quest'ultima, che portò i due a prendersi per finta a botte.
 
E che produsse rumore, a quanto pare, visto che i coniugi Smith vennero a controllare cosa stesse succedendo.
 
E ovviamente trovarono Daniel, disteso sul letto con Isabell sopra che gli teneva scherzosamente i polsi.
 
“Isabell!” gridò il padre “Non c'è bisogno che...LA MIA BAMBINAAAAAAAAAAAAAAA!” e si gettò in un pianto disperato sul seno prosperoso della moglie.
 
La signora Smith gettò un'occhiata arrabbiata ai due ragazzi e trascinò il signor Smith fuori dalla stanza: “Su, su, caro... sicuramente stavano giocando...”
 
“Prima apparecchiano insieme come marito e moglie! Poi questo! La mia bambina è cresciuta davvero...” e tirò su con il naso, mentre la signora Smith si chiudeva dietro la porta della camera di Isabell.
 
“Ehm... avrà pensato che...”
 
“...credo di sì...”
 
“E tu pensi che...”
 
“... forse...”
 
“Ma adesso ci alziamo e...”
 
“...certamente...”
 
Si rialzarono insieme, entrambi rossi in volto e, troppo imbarazzati per fare altro, si rituffarono nelle loro attività in un insolito silenzio.
 
Un ora dopo, i due ragazzi, ancora imbarazzati, si salutarono e Isabell gli ricordò, in modo davvero garbato per i suoi standard, di farsi trovare pronto per le otto: domani si sarebbero incontrati con Char e Julio a Diagon Alley.
 
Daniel sorrise, dicendo che avrebbe fatto del suo meglio, e accostò la porta di casa della rossa con un sorriso, chiudendola.
 
Tornò a casa e, passando per la porta principale, fu silenzioso quasi quanto un ninja, credendo che sua sorella o i suoi genitori stessero dormendo. E visto che tutte le finestre non emanavano luce... questo avvalorava la sua tesi.
 
Entrò in camera sua e si mise il pigiama. Poi, come di consueto, spense e riaccese per tre volte la luce e vide Isabell fare lo stesso.
 
Poi si sdraiò sul letto e tirò fuori il computer: doveva parlare con il suo capitano pirata preferito!
 
“'Sera, signor capitano!”
 
“Non ho sentito bene! Sei pronto a fare casino?”
 
“Sì, signor capitano!”
 
“DANIEL SMETTILA SUBITO DI URLARE LA SIGLA DI SPONGEBOB E VAI A DORMIRE!” gli urlò la madre, dall'altra parte della casa.
 
… forse aveva alzato un po' troppo la voce.
 
“Hai iniziato a vedere Spongebob, Capitano?”
 
“Per il momento no, marinaio d'acqua dolce! Tu che mi racconti? Com'è andata oggi?”
 
“Bene...” disse, sentendo un brivido inspiegabile corrergli lungo la schiena “abbiamo fatto il solito: corso, giocato, studiato...”
 
“E sei in ansia per domani?”
 
“...” Daniel non rispose subito. Anche perché non ci aveva realmente pensato, forse volutamente.
 
C'era un'altra cosa che quel giorno l'aveva preoccupato e che adesso, inevitabilmente, gli tornava in mente. Il Silenzio, il destino assoluto.
 
Magari poteva parlarne con il capitano. Magari lui poteva saperne qualcosa. Magari... no. Non l'aveva raccontato ad Isa perché non voleva farla preoccupare... voleva forse far preoccupare il capitano? No, decisamente no.
 
Domani... forse... domani avrebbe potuto scoprire qualcosa...
 
“Un pochino” disse Daniel infine, dopo qualche secondo di silenzio “Ma meglio sapere che rimanere nel dubbio, vero?”
 
“Esattamente!” Rispose il capitano con entusiasmo “E ora!” continuò “Ho un film che potremmo vederci insieme!”
 
La mattina dopo la prima cosa che Daniel vide, fu la faccia di Isabell torreggiare sulla sua.
 
E fu solo grazie ai suoi riflessi che riuscì a rotolarsi sulla destra, cadendo dal letto, e ad evitare un bicchiere d'acqua che finì invece sul suo cuscino.
 
“ISABELL, MA SEI IMPAZZITA? POTEVO ANNEGARE!”
 
“.. in un bicchiere d'acqua?”
 
“...ehm... può darsi! Ma piuttosto! Perché sei qui? Perché la mia sveglia non ha suonato?”
 
Isabell gli mostrò, con un sorriso alla “te l'avevo detto”, l'orologio che l'aveva salvato dal Basilisco.
 
“L'ho trovato nel mio giardino, fortunatamente intatto, dove di solito trovo tutte le sveglie che lanci fuori dalla finestra”
 
“Oh, cazz.... e quanto tempo abbiamo?”
 
“Io sono già pronta e ho tutto il tempo che voglio... tu, hai mezz'ora.”
 
“Merda!”
 
...insomma, si era preparato in meno tempo, ma fare scena faceva sempre figo.
 
Decisamente era meno da fighi perdersi la colazione, come sicuramente avrebbe fatto.
 
Si fece una veloce doccia, si vestì... e si riaddormentò sul letto come un sasso.
 
E venne svegliato da un urlo di Isabell, dritto nel suo orecchio: “CRETINO! UNA VOLTA CHE NON TI CONTROLLO E TU TI RIADDORMENTI! MA QUANTI ANNI HAI, SEI?”
 
“EH?”
 
“SBRIGATI! MANCANO CINQUE MINUTI!”
 
“...cinque minuti a cosa?”
 
Isabell scosse la testa: “AL NOTTETEMPO! CON COSA CREDI CHE ANDIAMO A DIAGON ALLEY, IN METRO?”
 
“...beh, sì c'è quella fermata che passa proprio davanti al Paiolo Magico... e poi sono le otto di mattina? Perché dovrebbe venire il NOTTEtempo?”
 
Isabell rimase per un attimo stordita. Effettivamente non ci aveva pensato.
 
Ma lo stordimento durò poco: “Muoviti!” gli urlò “E prendi tutto quello che ti serve!”
 
Daniel raccattò il suo vecchio zaino – per inciso quello delle elementari, dove c'erano gli Avengers al completo – e ci infilò tutto quello che poteva tornargli utile, primo tra tutti il suo pc, con dentro un capitano speciale.
 
“Oh, cavolo!”
 
Isabell lo prese per una mano e lo trascinò giù lungo le scale, mentre salutarono frettolosamente la famiglia di Daniel.
 
Erano appena scesi in giardino quando... BANG!
 
Daniel fece appena in tempo ad intravedere qualcosa e ad abbracciare Isabell, che un'onda d'urto li colpì in pieno, facendoli quasi cadere per terra.
 
“Nottetempo, servizio per maghi e streghe in difficoltà, qui alle otto come da lei richiesto... ISABELL?! DANIEL?!”
 
“Lo sapevo io... lo sapevo io...” disse una seconda voce “ Te lo dicevo io, fratellone!”
 
I due ad aver parlato erano nientepopodimeno che Edward e Alphonse Elric, i vecchi battitori della loro squadra di Quidditch!
 
“Edward!”
 
“Al!”
 
“Che ci fate qui?!” urlarono tutti e quattro in coro.
 
Ci furono baci, abbracci e una spiegazione troncata a metà dalle lamentale degli altri passeggeri che giustamente volevano che il bus ripartisse.
 
Mentre Ed guidava e Al obliterava loro i biglietti, i due fratelli spiegarono loro che stavano lavorando come bigliettaio e conducente del Nottetempo per tirare su qualche soldo per potersi permettere un viaggio intorno al mondo che avevano intenzione di fare di lì a poco.
 
I due fratelli erano entrambi biondi e Al, il minore, era qualche centimetro più alto di Ed, il maggiore. Quest'ultimo aveva un vero e proprio complesso su questo fatto.
 
“Ma piuttosto, come sta andando invece a voi? Abbiamo letto del Torneo Tremaghi e non volevamo crederci quando abbiamo visto che eri il campione di Hogwarts!”
 
“...avete letto?”
 
“Beh, sì” rispose Ed “Sulla Gazzetta del Profeta”
 
...effettivamente se alla presentazione della prima prova c'era stata Ginny Weasley, era ovvio che ne facessero un articolo!
 
“E che ha scritto?”
 
“Beh, ha descritto obbiettivamente la situazione: del calice sotto l'incantesimo Confundus, i quattro campioni... e ha descritto, quando è successa, la prima prova... e ho letto che hai combattuto stupendamente contro il Basilisco! Ma piuttosto... Daniel come ti è saltato in mente di proporti come campione? Perché l'hai fatto?!”
 
“...per saltare gli esami” ripose Daniel
 
I due fratelli si guardarono negli occhi: “Un ottimo motivo” dissero in coro.
 
E mentre una signora scendeva dal Pullman i quattro ragazzi continuarono a parlare:
 
“Ma piuttosto... come va con l'Annata d'Oro?”
 
Beh, no, Edward non stava parlando di vino. Stava parlando di quelli di un anno avanti a Daniel e amici: il sesto anno.
 
Era noto come l'Annata d'Oro, perché in quel particolare anno non c'era stato nemmeno un Nato-babbano. Ma, fortunatamente, non tutti erano dei dannati razzisti, puristi come una certa coppia di Serpeverde... anzi, in quell'anno quasi nessuno si vantava di quel fatto: solo un gruppetto di Serpeverde, un paio di Grifondoro e Corvonero e un solo Tassorosso.
 
Annata d'Oro, la chiamavano... i purosangue in senso onorifico e gli altri in senso ironico e dispregiativo.
 
Comunque, non rappresentava un grave problema per Daniel e i suoi amici che venivano già presi in giro per altri motivi, ben più personali.
 
“Non è che facciano niente di particolare, eh!” rispose Daniel “Anzi, quest'anno si sono calmati... non li ho sentiti nemmeno nominare...”
 
“Bene” disse Ed, severo “bene”
 
Iniziarono a parlare un po' di tutto, della scuola, dei professori e soprattutto del Quidditch. I due fratelli avrebbero voluto ritornare di nuovo ad Hogwarts solo per riuscire a vincere finalmente il torneo.
 
Peccato. Peccato. 
 
“Non vi preoccupate! Quest'anno è quello giusto! Vinceremo anche per voi due! Nessun dannato Grifondoro o Serpeverde stringerà quella coppa in mano!”
 
“Credo in voi, ragazzi” dissero in coro “E ora scendete che è la vostra fermata”
 
BANG!
 
Il pullman si fermò proprio davanti al Paiolo Magico,.
 
“Allora ci si vede, ragazzi!” disse Al, mentre Isabell e Daniel scendevano dal Nottetempo “E salutatemi Char e Julio!”
 
“Ok! Ciao!”
 
E Bang! Il Nottetempo ripartì con un rombo. 
 
Era una bella giornata e il sole brillava alto nel cielo, cosa così insolita per Londra.
 
Alti e ben verniciati palazzi bianchi e rossi si alternavano, e nei piani inferiori c'era un negozio con su scritto “Foyles”.
 
E tra quello e un libreria dal nome: “Original Books”, c'era un edificio che nessuno notava o sembrava non notare.
 
Quell'edificio era il Paiolo Magico.
 
C'era stato un tempo in cui il Paiolo Magico era un luogo buio e dismesso. Ora, invece, il locale, gestito sempre da Tom (alcuni dicono da oltre un secolo) era luminoso e verde. Alcuni dicono che il cambiamento c'era stato quando Tom aveva iniziato a farsi crescere la sua stimatissima e curatissima barba. Alcuni dicono che fosse dovuto ad un patto con un leprecauno... ed era per quel motivo che aveva colorato il suo locale di verde. Altri ancora parlavano dei soldi di un eredità... ma nessuno poteva confermare la veridicità delle loro informazioni.
 
Aveva anche installato un distributore di Birra babbana della migliore qualità... ed un eccesso poteva portare a qualche rissa... ma niente che il buon Tom non fosse in grado di gestire.
 
Quando entrarono, Isabell e Daniel notarono la stanza principale, molto illuminata, larga, verde e con vari tavoli e sedie di legno massello.
 
Erano le otto e mezza di mattina e ai vari tavoli c'era gente intenta a fare colazione, maghi, sicuramente, dati i mantelli variopinti.
 
Tom, con un sorriso gioviale, li salutò: “Isabell, Daniel! Avvicinatevi!” gli urlò da dietro il bancone.
 
Neanche il tempo di avvicinarsi che Daniel sentì una bacchetta che gli toccava la schiena e una voce contraffatta gli disse:
 
“O borsa o la vita!”
 
Il moro reagì d'istinto, senza pensare:  si girò su se stesso colpendo con il gomito la bacchetta e facendo sì che la bacchetta puntasse verso il vuoto... o comunque non verso la sua schiena.
 
Stava per fare una presa che prevedeva una mano sulla spalla e lo sbilanciamento dell'aggressore quando si accorse che il malvivente era Char.
 
Lo trattenne dal cadere tenendolo per la vita. Era leggero.
 
“Scusami, Char” disse Daniel, guardandolo negli occhi azzurri “Ma aveva ragione il professor Drake,  l'abbiamo fatto tante di quelle volte che mi è venuto automatico”
 
“N-non ti preoccupare” replicò Char “Non mi ha fatto male”
 
Passarono alcuni secondi.
 
“Daniel, che ne dici di salutare anche me?” disse Julio, imbronciato, mentre Char si rimetteva in piedi.
 
“JULIO! VECCHIA CANAGLIA! ANCORA VIVO SEI?”
 
E si strinsero in un abbraccio virile.
 
“Non ancora per molto, se continui ad abbracciarmi così forte!”
 
“..tzè! Femminuccia!”
 
Isabell, che fino a quel momento era stata ad osservare la scena con un sorriso, salutò quindi Julio e Char.
 
“Ragazzi, allora, avete fatto colazione?” chiese Tom, preoccupato.
 
“Ehm...” mormorò Daniel.
 
“Per colpa di questo zuccone...” e Isa tirò un leggero pugno sulla testa di Daniel “Non si fosse prima svegliato in ritardo e poi riaddormentato, forse avrebbe potuto farla...”
 
“Dai, dai! La colazione è il pasto più importante della giornata! Siete giovani! Avete bisogno di mangiare!”
 
E, quasi a forza, li trascinò ad un tavolo, dove, magicamente, comparirono succo d'arancia, porridge e salsicce.
 
“E non andrete da nessuna parte finché non avrete finito tutto sul tavolo, capito?” disse, guardandoli, minacciosi.
 
I quattro ragazzi si rassegnarono: “OK!” dissero in coro.
 
E iniziarono a mangiare. Isabell e Daniel raccontarono a Char e Julio di Edward e Al,  di cosa facevano, in che condizioni li avevano trovati, dei loro progetti di girare il mondo e gli porsero i loro saluti.
 
“Non sarebbe una cattiva idea” disse Julio, mettendo in bocca un pezzo particolarmente grosso di salsiccia “Se facessimo anche noi una cosa del genere, dopo il nostro settimo anno? Che ne pensate?”
 
“D'accordissimo!” disse Daniel, entusiasta “Voglio vedere tutte le meraviglie del mondo, altri luoghi, altri posti, voglio allargare i miei orizzonti, voglio...” Daniel arrossì.
 
“Sono d'accordo” intervenne Char, la voce calma come al solito, ma il volto rosso per l'emozione. “Anch'io voglio fare un viaggio del mondo!”
 
“Consideri la sua scommessa accettata, Mr. Fogg! “ se ne uscì, Isabell, sorridendo.
 
“Beh, certo! Ma prima vi ricordo che abbiamo un viaggio da fare quest'estate! Avete già qualche idea di dove vogliamo andare?” chiese Julio, gioviale come suo solito.
 
La discussione continuò, tra salsicce, domande, succo d'arancia e risposte. Volevano rimanere sulla loro isola? Per la prima volta forse era meglio non esagerare, si dissero. E allora dove? Irlanda, consigliava Daniel, la verde Irlanda. Era un idea. Dovevano solo informarsi, decidere se prendere un albergo babbano o magico... e prendere qualcosa di non troppo caro. Magari il campeggio! Consigliò Isabell, che era poco costoso...
 
Il discorso terminò con un “Faremo ricerche e ci aggiorneremo” e, salutato Tom, dopo averlo ringraziato svariate volte per aver offerto loro la colazione, si avviarono verso il retro della locanda.
 
Si trovarono di fronte ad un muro dove Char, con la sua bacchetta, colpì certe mattonelle che si aprirono nel passaggio che portava a Diagon Alley!
 
Era come Daniel la ricordava: maghi e streghe di tutte le età affaccendati nelle loro occupazioni e, in quel periodo, negli acquisti natalizi. Bambini che sbavavano davanti alla nuova, ultima scopa, davanti ai Tiri Vispi Weasley o davanti alla Gelateria Fortebraccio. Adulti indaffarati che uscivano dalla Gringott o da Madama McClan. Anche il Serraglio Stregato e il Ghirigoro erano presi d'assalto, forse da persone alla ricerca di regali più particolari.
 
Mentre camminavano nella ressa, Julio rispose alla domanda di Daniel: “Dove l'hai lasciata la morosa?”
 
“Beh, abbiamo deciso di vederci in settimana... e poi non voglio certo farle vedere che regalo le farò!”
 
Perché, anche se non era quello il motivo per cui erano lì, sicuramente avrebbero comprato qualche regalo!
 
L'unico negozio in cui dovevano andare era anche l'unico deserto: era contraddistinto dalla scritta “Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.".
 
Il loro ingresso fu accolto da un lieve scampanellio proveniente dagli anfratti del negozio che li fece quasi sobbalzare. L'entusiasmo alla prospettiva del viaggio era stato quasi spazzato via. Erano tesissimi.
 
Lì, dentro quel negozio, piccolo, vuoto e un po' sporco e angusto, c'era quasi un silenzio sovrannaturale, in completa contrapposizione al chiasso da shopping natalizio che c'era fuori.
 
“Ah, Signor Woodstryke è infine giunto!” disse Olivander comparendo dietro al balcone senza fare rumore “Ah, e con lei ci sono il signor Francis Barret Browning, il signor Chapman e la signorina Smith... sì, mi ricordo di voi... 15 pollici pelo di unicorno, vero signor Francis Barret Browning? E  corda cuore di drago 13 pollici per lei, vero signor Chapman? E per lei signorina Smith... era un 20 abbastanza flessibile con piuma di fenice, vero?”
 
“Come al solito è degno della sua fama, signor Olivander” disse Daniel a nome di tutti.
 
“Bene. Bene. Allora, questa è la sonda di cui dovremmo rivelare la presenza di sigilli. Si ricorda l'ultima volta che le ho parlato, cosa le ho detto? Che una sonda rivela sigilli non si trova dietro casa? Beh, devo ammettere che mi sbagliavo clamorosamente. Ho cercato in tutta Europa, spedito gufi ai maggiori commercianti di oggetti magici del mondo e... scopro che ne ha una Sinister! Curioso ed esilarante, nevvero?”
 
“Abbastanza, signor Olivander... mi dispiace per i guai che le sto facendo passare e le ho fatto passare...”
 
“Signor Woodstryke, sarò franco: per quanto lei mi è caro e affezionato e per quanto desideri vederla finalmente fare magie, non è quello il solo motivo che mi muove. Vede, io sono un fabbricante di Bacchette, e, in quanto tale, voglio scoprire cosa le impedisce di fare incantesimi. Come stavo dicendo, questo” e tirò fuori da sotto il balcone una specie di sonda “Questo è un rivelatore di sigilli magici e ci saprà dire se davvero la sua incapacità di fare incantesimi è dovuta ad uno di questi rari simboli magici....”
 
Daniel era teso. Sapeva che questa poteva essere l'ennesima illusione. Sapeva che poteva essere l'ennesima falsa speranza, ma...  non poteva fare a meno di crederci. 
 
Forse avrebbe rappresentato una costante nella sua vita quello di riuscire finalmente a fare incantesimi.
 
Forse, quel piccolo barlume di speranza che preservava nonostante tutto, non si sarebbe mai spento.
 
Ma gli avrebbe sicuramente portato molte delusioni. Come del resto era già successo.
 
Ma se... ma se...
 
I secondi durante i quali Olivander lo perquisì con quella sonda parvero ore. Isa, Char e Julio erano tesi quasi quanto lui.
 
Passarono altri interminabili secondi durante i quali Olivander scrutò su una particolare parte della sonda.
 
Infine parlò:
 
“Mi dispiace Daniel, non ho rivelato nessun sigillo”
 
Daniel si sentiva uno stupido. Come aveva potuto, anche solo per un secondo a sperare di avere un sigillo? Chi e perché gliel'avrebbe dovuto porre, prima di tutto? Avrebbe dovuto pensarci... E invece.... stupido, stupido Daniel...
 
“Ma ti posso dire” continuò Olivander “con altrettanta certezza, che la magia scorre in te. In quantità normale, ma scorre in te, Signor Woodstryke”
 
“Capisco” disse Daniel con un sorriso triste, guardando Olivander negli occhi.
 
“Signor Woodstryke, glielo ripeto: lei è un mago come gli altri presenti in questa stanza, né più, né meno... di questo ne ho la certezza. C'è solo qualcosa che ancora non capiamo che le impedisce di fare incantesimi...”
 
Daniel aveva sentito dire quelle parole fin troppe volte e ormai le considerava quasi un fastidioso supporto che sosteneva quell'inutile speranza.
 
Sapeva che ovviamente Olivander lo faceva in buona fede, ma... ormai credeva che si sbagliasse e fossero solo parole consolatorie. Un inutile consolazione, si ripeté.
 
“Capisco” disse Daniel “Grazie, signor Olivander. Arrivederci”
 
E, mogio mogio, si diresse verso l'uscita, seguito dai suoi amici che salutarono educatamente il fabbricante di bacchette.
 
Era stata una bella botta per Daniel. Da quando era arrivata quella lettera, quasi un mese fa, il moro aveva avuto speranza... speranza di poter finalmente fare quello che... ma ora non era il momento di pensarci.
 
Ora dovevano fare qualcosa di decisamente più importante. Era il secondo motivo per cui si erano incontrati a Diagon Alley quel giorno.
 
La sede della Gazzetta del Profeta.
 
Durante il tragitto, nessuno ebbe il coraggio di parlare. Dopotutto, tutto quello che veniva in mente agli amici di Daniel di dirgli, risultava essere banale e poco confortante... Il moro sapeva che dispiaceva loro almeno quanto dispiaceva a lui e quindi restavano tutti in silenzio.
 
Fu solo quando arrivarono a destinazione che parlarono.
 
Era un edifico alto, grande e vistoso. L’insegna, ora da un lato del palazzo, ora dall'altro, metteva in chiaro di cosa fosse la sede: “La Gazzetta del Profeta”.
 
I quattro ragazzi entrarono e trovarono un aspetto fin troppo banale e babbano.
 
Una stanza molto larga con un bancone in fondo.
 
Daniel si guardò meglio intorno.
 
No, non c'era assolutamente nient'altro.
 
Si avvicinarono al bancone e ben presto notarono che non c'era nessuno. Nessuno, non niente.
 
Perché qualcosa c'era. Un manichino, in giacca e cravatta ma senza alcun volto. Era inquietante su vari livelli.
 
“Desiderate?” chiese il manichino, con voce meccanica e impersonale.
 
“Ehm...”Daniel esitò “Abbiamo prenotato una ricerca nei vostri archivi”
 
“Nome?” rispose immediatamente dopo il manichino.
 
“Daniel Woodstryke”
 
“Prego, vada alla sua destra. Buona giornata”
 
“Ma alla mia de...” stra non c'è niente!, stava per dire. Ma si interruppe non appena voltò la sua testa in quella direzione.
 
Nel mezzo della parete, prima completamente vuota, c'era una massiccia porta di legno massello.
 
“Oh” disse Daniel “Buona giornata a lei” e si diressero verso la porta. Varcata quella soglia, c'erano giornali. Migliaia di giornali. Forse... anche milioni di giornali, Daniel non lo sapeva.
 
Era un biblioteca. Una biblioteca enorme, molto più grande di quella di Hogwarts. E, raggruppati per anno, c'erano tutti i giornali mai pubblicati dalla gazzetta.
 
“O mio dio” disse Julio “Per controllare tutto ci vorranno anni!”
 
“Può darsi” concordò Char “Ma con un po' di intelligenza possiamo restringere il campo. Prima di tutto sappiamo che il Professor Merv Johnson andava a scuola con la Professoressa Weasley...”
 
“E quindi...” continuò Julio incerto “... ma certo! Il libro di Hermione Granger!”
 
Char gli sorrise: “Esatto. Da quelle sappiamo quando nacque la nostra professoressa...”
 
“E, quindi, quello che dobbiamo cercare è tra 11 anni dopo la sua nascita” esclamò Isabell in uno slancio di entusiasmo “Cioè nel 2011 e nei sette anni dopo! Giusto!”
 
Char sorrise loro: “Bene, e ora al lavoro! Direi che Daniel può controllare...”
 
Ma Daniel, che non lo si sentiva parlare da un po', era sparito.
 
Poi un rumore di un botto “Daniel?!” urlarono i tre amici in coro.
 
“Ragazzi! Sono qui! Ho trovato il giornale che ci serviva! Quello che parla di Merv Johnson!”
 
“EEEEEEEEEEEEEH?”
 
*** 
 
Eeeeeeeh... un altro capitolo è andato! E siamo a 11! Sono così emozionato! Non ero mai riuscito ad andare così avanti nella stesura di una storia! Questa fanfic la finirò senz'altro, fosse l'ultima cosa che faccio!
 
Allora, che ne pensate della Sposa e della Rosa? Misteriose, non credete? E che ruolo avranno nella storia?
 
Nel prossimo capitolo ancora un po' di riposo per i nostri eroi che passeranno le vacanze natalizie... e vedremo la famiglia di Daniel al completo... che alla fine non è che una normale famiglia! XD
 
E poi capodanno tra amici! Una festività che la zia Row non ha mai fatto festeggiare ad Harry and Co.
 
Ma poi ovviamente altro! E il ritorno ad Hogwarts! Il ballo del ceppo e... La seconda prova! Quindi restate sintonizzati, gente!

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