Amore e qualche altra idiozia.

di StupidaIdeaFattizia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Occhi dal colore rosso. ***
Capitolo 2: *** Un sogno non tradito: umiliato. ***



Capitolo 1
*** Occhi dal colore rosso. ***


Si guardò allo specchio. Aveva gli occhi rossi. Sì, aveva pianto ancora. La sua vita non le piaceva. Lei non si piaceva e di conseguenza ad ogni minimo gesto crollavo il sipario. Voleva cercare di rendere più “normale” la sua vita, così si era inventata un copione da seguire. Aveva deciso a tavolino le battute da ripetere ed i sorrisi da stampare. Ma allo specchio no, a lui non sapeva mentire.
Baby amava costruirsi castelli di carta. Era la principessa di tutti i suoi sogni. Peccato che nessun sogno esisteva, peccato che nessun castello di carta reggeva il soffio di una folata di vento.
Nemmeno la sua bellezza esisteva. Quella che tutti vedevamo ma che lui non notava. Ma forse i tutti non sono poi significativi se si tratta di parenti ed amici stretti.
Questo le faceva paura. La bellezza le faceva paura. Non le apparteneva, eppure ogni tanto provava ad incollarsela addosso, con qualche stupido sbafo di matita. Non funzionava però. Lui preferiva ignorare i suoi occhi ed il suo amore. Lui preferiva possedere il corpo delle ragazze.
Fece scivolare la sua mano lungo il collo, poi scese piano piano..ai fianchi si fermò. La paura la assalì, i ricordi affiorarono tutti insieme. Una fitta allo stomaco ed un’altra al cuore.
La sua voce era un ritornello nelle orecchie Voglio fare l’amore con te. Le sue mani scoprirono il suo corpo piano, dolcemente.
Lei lo bloccò, giusto il tempo di guardarlo negli occhi Non andare via. Tienimi con te. Lui non rispose, continuò il suo dolce movimento. Continuò ad assaporare la pelle di lei.
Baby non aprì gli occhi. Sapevo che un battito di ciglia avrebbe fatto crollare tutto. Ma lui si fermò.
Un sussulto, una faccia impaurita. Il campanello della porta suonava e lei non sapeva dove nascondersi. Incurante della sua presenza, Alessandro andò ad aprire la porta. Entrò lei, Giorgia. Capì subito e senza troppo girarci intorno Vaffanculo Alessandro. Sono stufa di te e delle puttanelle che ogni tanto ti scopi. Con me hai chiuso.
Sdraiata sul letto, sentì tutto. Bastonate tra capo e collo avrebbero fatto meno male. Eppure doveva reagire. Lei così piccola e fragile agli occhi di tutti. Lei così bella e dolce.. Raccolse tutta la rabbia che provava, tirò su l’umiliazione sdraiata sul pavimento, si ricompose, infilò una maschera ed andò da loro. Tranquilla, te lo lascio il tuo uomo. Mezzo uomo direi, non sa nemmeno far provare piacere.
Le parole uscirono rapide, incontrollate.
Il suo cuore però si ribellò, non uscì più da quella stanza. Non si alzò più da quel letto.
La sua vita non ebbe più senso. Lo specchio lo sapeva.
 L’aveva vista troppe volte infilarsi le dita in gola per vomitare, per tirare fuori tutto ciò che non avesse impronte di lui. Per buttare via tutto ciò che da lui la allontanava.
Lo specchio vide tutto, ma non potè mai parlare.
Erano le 23.10, il citofono squillò di un rumore sordo che fece tremare i muri delle pareti. Il citofono diede la forza alla mano di Baby di fare ciò che da quel giorno aveva desiderato.
Non fu una pistola ciò che la uccise, lo sparo avrebbe provocato timore nelle persone che vivono nel suo stesso palazzo. Lei era troppo fragile anche solo per sopportare l’idea di provocare fastidio.
Non fu un coltellò ciò che distrusse il suo cuore. Tutto il male che gli si poteva fare, era già stato fatto.
Rivolse il suo sguardo allo specchio e si tappò il naso. Chiuse la bocca e non respirò. La morte non fu dolce, esattamente come la vita. La morte non arrivò subito, così come il suo principe azzurro. A lui non venne dato il tempo di chiedere scusa; lui sbagliò di nuovo quando, in una tarda serata di fine estate, citofonò.  

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Capitolo 2
*** Un sogno non tradito: umiliato. ***


Si svegliò con il batticuore. Nessun sogno era mai stato così bello.
Sentiva il bisogno di appuntarselo da qualche parte, ma non lo fece. Era un segreto. Tra lei e..
 
E chi? Non aveva nessuno che la capisse a fondo. Purtroppo era ferita da un amore troppo grande, troppo sbiadito, che le persone non riuscivano a comprendere. Per questo si sentiva ripetere le solite cose. Basta. Basta, non se la merita. Ma quand'è che una persona è tale da meritarsi un'altra o meno? Quand'è che una persona è giusta o meno. Come fai a capirlo? 
Domande troppo spesso senza risposta che volano nella mente di Lei. Lei che faceva ruotare il mondo intorno a lui. Lui che quallo stesso mondo preferiva prenderlo a calci, solo per sentirti più forte. Ma il voler godere aveva distrutto, almeno in apparenza, quell'animo dolce nascosto dietro gli occhi di Lui. Lei lo sapeva non voleva crederci. Si era stufata della vita, di tutto ciò che la faceva stare male. Si era stufata delle stesse cose che la facevano stare bene, il piacere durava l'arco di tempo di secondi, ore al massimo. Mai di più, mai si prolungava. E allora perchè provarlo? Meglio abituarsi a soffrire.
Per questo aveva deciso di mangiare solo lo stretto necessario. Era inutile mangiare altro, era inutile fare più di quello di cui necessiti. Non ha senso strafare, non gliene frega niente a nessuno. Era come fare la maturità, studi tutto, salti due pagine e puntualmente sono quelle due pagine a chiederti. Come se esistesse un sesto senso nascosto da qualche parte che spinge le persone a chiederti ciò che ti fa più male. La sensibilità ormai non fa più parte di nessuno.
Per questo aveva deciso che da ora in poi non avrebbe più cercato nessuna storia seria. Si sarebbe fatta trasportare da qualsiasi ragazzo, si sarebbe fatta usare. Tanto alla fine di una storia il sentirti usata è quasi d'obbligo. 
 
Così si alzò dal letto, si mise la mini-gonna più mini che aveva. Si trasormò, diventò una maschera. Uscì di casa, attraverò la strada senza badare alle macchine, qualcunò suonò uccidimi se vuoi, pensava. Continuò a camminare trascinando la sua stessa ombra. Era sera, quasi notte. Ormai viveva al contrario.
Si fermò vicino la fermata dell'autobus, così le mamma possono dare una  risposta apparentemente vera ai bambini curiosi. Si appoggiò al palo giallo ed aspettò. 
Una macchina si fermò, era un ragazzo. Questa volta gli era andata bene. Ma lui era solo il primo di una lunga serie di quella notte.

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