Tutta la verita'

di iacomary97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lassiter scopre la verità ***
Capitolo 2: *** La reazione inaspettata ***
Capitolo 3: *** Riflettere o no? ***
Capitolo 4: *** Non credo ai sensitivi ***
Capitolo 5: *** Beccato? ***
Capitolo 6: *** Troppa confidenza ***
Capitolo 7: *** Everybody Loves Me ***
Capitolo 8: *** Finta Missione Sotto Copertura ***
Capitolo 9: *** Ricerche, Attese e Desideri ***
Capitolo 10: *** Cleptomani a Washington ***
Capitolo 11: *** Sveglia! ***
Capitolo 12: *** Competizione ***
Capitolo 13: *** Lo zoom fa male a volte! ***
Capitolo 14: *** Hornstock? ***
Capitolo 15: *** Lunghi viaggi, nuove amicizie e POKER ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Lassiter scopre la verità ***


Capitolo 1 – Lassiter scopre la verità

--- Lassiter POV ---

 

Era stata una settimana difficile.

 

Il numero degli omicidi erano come triplicati e come se non fosse abbastanza, O’Hara non era in se, era molto distratta. Come se fosse una coincidenza il sensitivo non si era fatto più sentire e non era venuto nemmeno a ritirare l’assegno sull’ultimo caso risolto.

Cosa che non aveva mai fatto e allora mi trovavo seduto alla scrivania a risolvere i casi da solo, perché avevo mandato Juliet a casa per farla riposare.

 

Non volevo lamentarmi comunque. Ero stato ANNI, sette lunghi anni, a sperare di levarmelo di mezzo e ora che qualcosa aveva esaudito il mio desiderio, ecco che il lavoro si sovraccaricava.

Ho sempre odiato chiedergli aiuto… e non gliel’ho mai chiesto, tranne qualche raro ed estremo caso. Ma in sette giorni ero riuscito a risolverne solo 3 su 6 e uno era stato addirittura passato all’FBI. Per me è ancora più umiliante di lasciarlo risolvere da Spencer.

 

Da quando Marlowe era tornata in libertà (vigilata) ero molto più rilassato e lo era anche la Chief Vick. Anche perché finalmente avevo iniziato ad usare tutti quei giorni di ferie mai utilizzati e così non doveva pagarmeli. In quella settimana sarei dovuto rimanere a casa con la mia fidanzata, ma dopo quello che era successo a O’Hara e il fatto che Spencer era sparito, la Chief mi aveva richiamato e mi aveva detto di rimandare le ferie.

 

Anche quando spariva riusciva a rovinarmi la giornata.

 

Fatto sta che decisi di alzarmi e , presi i file dei casi, andai dal capo.

-Senta, mi porto i file con me. Cerco il sensitivo e gli chiedo di aiutarmi. Tanto a quest’ora sono sicuro che sta ancora giocando con Guster. – Guardai il mio orologio. Erano le 22:37.

-E’ ora che vai a riposarti. Comunque se lo vedi dagli anche la sua parte.–

 

Mi passò una busta con sopra scritto “ x Shawn Spencer”

Mentre scendevo le scale iniziai a sbottonarmi la camicia e togliermi la cravatta. Ovviamente nell’ordine opposto a quello detto. Entrai nella macchina e mi sistemai. Mandai un messaggio a Marlowe, "Ritorno tra un po' a casa".

Mi diressi all'ufficio Psych.

Le luci erano fortunatamente accese. Stavo per entrare quando...

 

"Si può sapere perché stai dormendo qui? QUESTO È IL NOSTRO UFFICIO, SHAWN! Non lo devi usare come un albergo! E perché non vieni...

"gus..."

"No. Lasciami finire! Sei TU il detective tra di noi. Ammettilo io sono solo il tuo assistente...

"Gus..."

 

Guster indietreggiò continuando ad urlare.

 

"...tu non sai quanto è difficile per me risolvere i casi. Che fine hai fatto?!"

"GUS!!!!

"No Zitto"

"Fammi spieg..."

"Lasciami finire"

Shawn gettò le mani sulle sue spalle.

"LE HO DETTO LA VERITÀ..."

 

 

Ci fu silenzio... Poi continuarono.

 

"Ma..."

"Sa che non sono un sensitivo... E non so che fare..."

 

Quella fu l'ultima cosa che capii. Misi la busta nella cassetta delle lettere e me ne andai... Ero troppo felice. Finalmente avevo scoperto che avevo ragione fin dall'inizio. Ora l'unica cosa che restava da fare era incastrarlo. Non c'ero mai riuscito, perché anche se non era un sensitivo, la cosa certa era che sicuramente aveva un grande cervello.

Ma sapevo a chi rivolgermi. Una persona che non avrebbe avuto bisogno di poligrafi...




N/A: quando ho scritto il nome di “gus” così senza maiuscola non è un errore… era per far intertenere che aveva la voce bassa. Ho letto ora la nota riguardo gli errori grammaticali…

 

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Capitolo 2
*** La reazione inaspettata ***


Capitolo 2 - La reazione inaspettata

--- Shawn POV ---

---  Una settimana prima. ---

 

Ero molto nervoso...

Ero entrato a casa, la nostra casa. Lei mi venne incontro.

- Hey! Ben tornato!! -

Mi strinse a se avvolgendomi le sue braccia intorno al collo.

- Mi sei mancato.-

Jules aspettava una risposta ma io mi stavo innervosendo... Lei lo vide e mi baciò. Io non risposi subito al bacio ma dopo usai tutta la mia passione. Non ero così sicuro che mi avrebbe perdonato... Avevo paura di perderla… E come al solito lei capì.

- Sei così teso... La tua tensione deriva dalla cosa che mi devi dire? Che c'è che non va? -

Come glielo avrei spiegato? Ho iniziato a pensare: "Lei è l'unica persona che ci crede così tanto... Lei mi ama ma..." In quel momento mi ricordai le sue parole. "Niente è più importante della legge" [tag.4x10]

Lo aveva detto prima di arrestare il fratello.

 

E mentre pensavo lei mi prese per le spalle e mi fece uscire dai miei pensieri...

- Shawn!! Per favore, dimmi qualcosa, sto iniziando a preoccuparmi. -

L'ambiente intorno a lei non aiutava affatto. Il soggiorno era rimasto buio. Io non avevo acceso la luce perché ero troppo teso per fare qualunque cosa, e lei perché era corsa a salutarmi.

 

Avevo la gola secca. Andai a bere un bicchiere d'acqua.

- Allora? -

- Come... Come hai visto sono nervoso... E... - Ci ripensai. - Non è niente. Era uno scherzo. Andiamo a dormire.-

Mi prese dalla camicia e mi trascinò fino a farmi sedere sulla sedia.

- Non mi freghi. So che c'è qualcosa che non va. E il tuo sorriso non era sincero. Anche se sta volta hai stretto gli occhi.-

 

Si era ricordata la regola dei finti sorrisi. Lassiter era andato ad un corso e gli aveva riferito alcune tecniche per vedere chi mente…

 

Sbuffai.

Le presi le mani.

-Senti... Io ti... Io ti...amo.-

Lei sorrise. Stava alzando le braccia per posizionarle sulle mie guance,  ma io la bloccai.

 

-Non ho finito.-

-Non ti interrompo più allora.- Incrociò le braccia ed mi guardò con uno sguardo di attesa. Stava cercando di rendermi le cose più facili, per aiutarmi a parlare.

 

-Il fatto è che... Ho paura di dirtelo... Io... Ho paura della tua reazione. Hai ragione, sono teso. MOLTO teso... Perché già ho visto come potresti reagire. Ma lo dirò. Perché avresti dovuto saperlo prima. Te lo meriti… e che non ero sicuro che… Non so se saresti stata pronta e... Che c'è?

-Il punto.-

-Si ok... Il punto è che...-

Deglutii non so quante volte durante il discorso.

-Io… non… Non sono un sensitivo.-

Abbassai gli occhi, deglutii e aspettai una risposta.

Non sentendo nulla a quel punto, alzai gli occhi.

 

Mi sono sempre immaginato reazioni come quella di buttarmi fuori di casa e chiamare la polizia, quella di chiedere perché l'avevo mentita e cacciato di casa, lei che mi dice che non era niente, o che lo sapeva già. Le reazioni che mi erano venute in mente erano anche molte di più, ma quello che face lei... La reazione che ebbe… non me lo sarei mai aspettato...

 

Non aveva nessuna reazione. L'unica cosa fu quella si chinare il capo e pensare a quello che avevo detto, sollevava la testa e dopo averla abbassata di nuovo, riiniziava a pensare.

Pensavo che la peggiore fosse la prima, ma questo silenzio mi stava distruggendo dopo ogni secondo...

Non sapevo cosa fare.

 

Che fare?

Dici la verità, la verità su una parte di te, alla tua fidanzata dopo 7 anni di omissioni e bugie… E non hai una risposta, quando ti aspetti mille varianti…

Senza pensarci ancora decisi di alzarmi e andarmene. Forse aspettava questo?

 

-Io ti amo. Voglio solo che tu sia felice. Voglio che ci pensi su, ok.-

 

Le diedi un ultimo bacio sulla fronte e me ne andai.

 

Mi girai un paio di volte a guardarla, ma non capii che il suo sguardo era triste...

 

 

Al momento non lo sapevo, ma sicuramente era stata la cosa peggiore da fare.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Riflettere o no? ***


Capitolo 3 - Riflettere o no?

--- SHAWN POV ---

-Capito? Ora io... Forse mi avrebbe perdonato... Ma ora... Non mi ha più richiamato...-

-Shawn...- Gus  mi rassicurò e mi abbracciò - Andrà tutto bene. E poi deve riconoscertelo. Gliel'hai detto. Non è da tutti dopo 7 anni.-

 

- Ma stai zitto!- Lo scansai via - Non capisci.

 

Non avrebbe potuto capire...

Ma comunque non potevo comportarmi in quel modo… Era l’unico che era li a sostenermi…

 

-Scusami... Non sono in me stesso. -

-Lo so... Non hai mai perso il controllo. Mai.-

 

-Senti... Metterò a posto questo casino... Incluso il disordine del nostro ufficio. Ma ora ho bisogno ancora del tempo per riflettere.-

Presa la giacca andai a casa di papà. Sarei andato a dormire nel mio vecchio lettino.

 

 

 

--- LASSITER POV ---

-Sapevo che non esistevano i sensitivi... Ma allora... Come faceva ad aiutarvi con i casi?-

 

Ero abbracciato alla mia fidanzata. Quando dovevo ragionare mi aiutava molto.

 

-Beh, potrebbe avere degli agganci, fa amicizia molto velocemente. Ma può essere anche che è solo sveglio. -

-Ma... mi chiedo. Sei così sicuro di chiamare quello scienziato? In fondo questa bugia gli ha dato la possibilità di usare le sue abilità aiutando e proteggendo tanta gente. In fondo non ha fatto nulla di male. Anzi, in questo ha dovuto nascondere le sue reali capacità passando per sensitivo... Sicuramente non gli sarà piaciuto molto. Non era egocentrico?-

-Si che lo è. Ma questo non cambia nulla. Ha mentito a tutti, inclusa la sua stessa fidanzata che sta ora pagando le conseguenze. Immagino che l'abbia buttato fuori di casa. Ho visto che dorme da una settimana nel suo ufficio. - mi misi a ridere, lei mi guardò leggermente contrariata.

 

- Ascolta, ci ha mentito...-

Marlowe mi interruppe – Ascolta tu. L'ho visto, non serve che me lo descrivi... Ma secondo me l'hai presa troppo sul personale. So qualunque cosa farai andrà bene. Ma l'hai visto anche tu. Senza di lui il lavoro sembra triplicare. Avrà detto una bugia, ma diciamo che lo ha fatto per un buon motivo…

- Ha mantenuto il segreto per una buona ragione, ma l’ha inventata solo per non andare al fresco.-

- Aspetta. Stai dicendo che ti ha mentito per non finire in carcere? Che aveva fatto?-

 

Non le avevo mai raccontato come era successo.

Non volevo dire “L’ho minacciato di buttarlo dentro solo perché non credo che sia possibile fare un investigazione attraverso uno schermo tv”.  Perché poi non ero nemmeno sicuro se ero io ad avere ragione o lui. Durante gli anni avevo visto anche il padre avere delle idee che hanno mandato avanti un caso guardando un notiziario. Questione di DNA?

 

Dirle tutto o no? Mi avrebbe potuto far cambiare idea, e la mia testardaggine mi disse di stare zitto e andare a dormire…

 

- Che ore…- Mi girai verso l’orologio- La storia è troppo lunga. Te la dirò un’altra volta ok?-

-Ok.-

-Notte-

Mi baciò e mi strinse a se.

-Notte.

 

 

 

--- SHAWN POV ---

Bussai alla porta.

-- TUNF! –

Dopo alcuni secondi la porta si aprì.

-Shawn?-

Davanti a me c’era mi a madre. Mi fece entrare.

- Mamma che ci fai qui?-

Era un po’ imbarazzata e si era arrossita alla domanda.

- Sono venuta ad aiutare tuo padre. Anche se ormai è guarito bisogna medicare la ferita, e dato che per una settimana non ti sei fatto vedere, sono venuta ad aiutarlo.-

 

-Ah. Ok. Io vado a dormire di sopra… sempre se non lo stai usando tu.-

-No, sto in un albergo. E’ successo qualcosa con Juliet.-

-Niente di che. E’ un periodo un po’ così, passarà. Ora vado a dormire.-

 

Salii di corsa le scale. Mia madre era una psicologa, sapeva sempre quando mentivo o quando c’era qualcosa che non andava.

E me ne faceva parlare, sempre, perché secondo il loro punto di vista è meglio.

Non volevo risentire di nuovo la sua mancanza o il dolore, o il rimorso per le mie azioni. Andai in camera mia, nella mia vecchia camera e senza cambiarmi, mi lasciai cadere sul letto, a pancia in giù.

Lasciai cadere lentamente gli occhi.

 

Volevo riposarmi e non pensare.  

 

Per la prima volta dopo giorni.

 

Lasciarmi andare.

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Capitolo 4
*** Non credo ai sensitivi ***


A/N: Per essere più chiara, voglio aggiungere che nell'universo di Lie To Me queste cose succedono 2 anni dopo la fine dell'ultima puntata. Per orientarmi ho usato gli anni di uscita degli episodi in America.

 

Capitolo 4 – Non credo ai sensitivi

 

 --- Juliet Pov ---

Presi il mio vecchio diario e incominciai a scrivere:

 

Ore 0:04.

Come al solito non riesco a dormire. Era da moltissimo che non scrivo nulla. Gli psicologi dicono che aiuta scrivere.

Il mio problema è Shawn. Anzi, quello che è successo tra di noi.

Non sapevo reagire. Lo shock ci stava eccome, ma mi chiedo se avessi potuto dire qualcosa.

Ancora adesso mille emozioni mi attraversano:

rabbia, tristezza, incertezza, delusione, sorpresa, confusione... Anche la felicità. Ma tutte queste emozioni dentro di me si mescolano lasciandone solo una. Sono completamente vuota.

Impassibile.

 

Che dovevo fare? Che dovevo dire? Cosa dovevo provare?

Che fare ora.

 

Non so se essere arrabbiata per la bugia; non so se essere felice per avermi detto la verità; non so se stare male per la sua mancanza; non so se devo essere triste per la sua paura; non so se essere delusa per essere fuggito senza darmi fiducia.

Non so se aveva ragione nel non fidarsi di me.

 

 

 

 

--- IL GIORNO DOPO... ... ...

 

 

 

 

--- DR. CAL LIGHTMAN POV ---

 

Erano già passati alcuni mesi. Ero felice della mia nuova... del mio traguardo amoroso, diciamo.

Era difficile crederci.

E anche dirlo a parole.

 

La cerimonia avevamo deciso di celebrarla tra pochi intimi.

Sulla spiaggia, al tramonto... una cosa molto romantica in effetti.

Era stata una settimana perfetta con lei. Io e lei da soli.

 

Ma ora mi ritrovavo sulla mia scrivania a lavorare... sulla fede difettosa.

 

Non ero religioso. Essendo uno scienziato non ci credevo. Ma la fede, quel pezzo di metallo, era li per simboleggiare il mio amore per Gillian. Non potevo sopportare che era una fede difettosa (che poi, un problema del genere non mi era mai successo, quindi non sapevo nemmeno che fare).

 

Mentre continuavo a girare e rigirare la fede sul dito, con gli occhi cercavo su Google qualche problema simile al mio. Alcuni suggerirono di cambiarla, altri di andare a farla allargare, alcuni di togliere l'anello per alcuni giorni, mentre altri chiedevano se qualche botta avesse ingrossato il dito anulare.

 

Cercai di ricordare se avessi preso botte, ma non riuscivo a ricordare. L'unica cosa che sapevo era che avevo una specie di impronta rossa sul dito che mi faceva male.

 

Mentre mi affliggevo con questo problema, entrò Locker con un carrello pieno di documenti.

 

- Come ha chiesto ho portato tutti i file. Li ho già divisi per anno. Mi sa che non ce la farà mai a completare questo lavoro da solo, Anna mi ha detto che il cliente arriverà in pomeriggio.-

-Stai scherzando?-

-Serissimo. Io non me...-

-Si, non menti mai. Chiamate il cliente e ditegli di tornare tra alcuni giorni...-

-Ok vado.-

Stava uscendo dalla porta -Aspetta! Chiedi conferma. È un sensitivo diamine! Non è possibile che si è finto tale per tutto questo tempo. Dammi una conferma che è stato davvero il sensitivo.-

 

Rimase fermo a guardarmi.

-Che c'è!?-

-Le avrei già controllate io stesso.

 

Ci guardammo negli occhi.

-D'accordo. Dimmi in generale quanti sono i casi.

- Ah... Ehm, beh...-

-Svelto.- Andai a recuperare il cellulare che avevo scordato nell'ufficio di Gillian. -Seguimi-

-Circa 70 casi, alcune collaborazioni anche con l'FBI e con la squadra SWAT di Los Angeles. Hanno aiutato un paio di volte anche con la polizia locale canadese e, non ci crederai mai, hanno salvato una spia dei servizi segreti incastrata da un federale corrotto, che era ricercata per questo dalla Bolivia.-

 

-Eh?!-

Dai.

Non poteva essere vero. Lo sanno tutti che i sensitivi non esistono. Eppure loro c'erano cascati per anni.

-La collaborazione da quanto dura?-

-Da... Ehm...- Si girò per controllare.

 

Questo caso diventava sempre più intrigante.

 

-Sette anni capo. Un'altra cosa importante. Questo caso.-

Mi passò una grande scatola. Forse la più pesante di tutte. Sopra il coperchio c'era scritto "Caso Yin Yang".

 

-Forse il caso più importante del detective. Pensavo che si potrebbe darlo a Gillian. Dal punto di vista psicologico c'è molto materiale.-

-Che caso era?

-Non pensavo non lo conoscessi. È il serial killer più famoso di Los Angeles. Yin uccise per anni moltissime persone con l'aiuto della figlia. Fino a quando non decise di sfidare Shawn Spencer, il sensitivo. La figlia, chiamata Yang, pur di salvarlo uccise il suo stesso padre. Durante i 3 anni che il detective ha impiegato per cercare di farli arrestare, Yin rapì tutte le persone care al signor Spencer.-

 

-Prima di lui nessuno riuscì a catturarlo?-

-Nessuno capo.-

 

Le cose che sapevo con certezza erano 3:

- Non era un sensitivo

- Era probabilmente un fantastico detective

- Dovevo capire bene il motivo della sua bugia.

 

Capii che per questo caso l'importante non era la verità, ma aiutarlo ad evitare il carcere.

 

-Dammi la scatola e vai ad avvertire Anna. Muoviti!-

 

Dovevo radunare tutti in ufficio per focalizzarci solo su questo caso. Dovevamo aiutarlo!

 

Solo così avrebbe potuto continuare a lavorare e fare del bene.

 

 

 

 

A/N: Mi piacerebbe avere una recensione soprattutto su questo capitolo. E’ stato molto divertente scrivere il punto di vista di Cal. Questo per ora è il capitolo più lungo (855 parole).

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Capitolo 5
*** Beccato? ***


A/N: Scusate per il ritardo. Sono contenta per aver avuto questo riscontro positivo. Ho perso un po’ di tempo su un forum in questi giorni. Ho seguito molto un tread sugli spoiler e le news di Psych, e dato che mancano pochi giorni al Comic Con di spoiler ne stanno uscendo parecchi. Credo sia passato tipo un mese dall’ultimo capitolo. Cercherò di svegliarmi un po’… xD

 

Capitolo 5 – Beccato?

 

--- DR. CAL LIGHTMAN POV ---

 

Ci radunammo in ufficio, e iniziai ad impartire ordini. Ai vari impiegati e segretari dissi di slittare tutti gli appuntamenti di questa settimana, a quella successiva e di chiamare tutti i clienti ed avvertirli di conseguenza. Metà di tutti i dipendenti erano già al lavoro ed avevano già intasato tutte le linee telefoniche.

 

“Bene” pensai “Almeno non ci interromperanno per altri casi”

 

L’altra metà invece si divise in vari compiti: una parte andò nella nuova sala informatica per fare una ricerca multimediale sulla coppia di detective in questione e dell’agenzia Psych e una parte invece a completare delle consegne e dei lavori quasi completati.

Il resto invece (Torres, Locker e due nuovi assistenti James Price e Huxian Long) li feci rimanere in sala conferenze ad iniziare a rivedere i file. Io intanto stavo andando nel mio ufficio a chiamare la mia ex-moglie per chiedere un consiglio sull’impronta dell’anello. Mi tolsi l’anello e mi girai intorno per vedere se c’era qualcuno. Afferrai la maniglia con la mano con la quale stavo tenendo l’anello e spalancai la porta.

 

- Mi hanno detto che mi cercavi.-

 

- Ugg-g!- Non aspettando nessuno dietro di me, mi spaventai (ebbene si) e questo mi fece girare. L’azione non fu per niente agile ed atletica, ma invece goffa. Molto goffa e confusa.

 

Le uniche cose sicure erano che avevo fatto una brutta figura cadendo e svelato che stavo nascondendo qualcosa.
Ma che in tutto questo casino avevo anche perso la fede che era sicuramente scivolata sotto qualche mobile.

 

- Cal! Stai bene? –

Annui con la testa, nascondendo in fretta la mano dietro la schiena.

 

Gillian la notò ma decise, contro ogni mia previsione, di non farmi ulteriori domande a riguardo.

- Ok. Vado di là allora. Vado nella sala informatica, poi raggiungo gli altri nella sala conferenze.

- A dopo, tesoro! –

Andai a prendere il mini-metal detector che mi era arrivato come regalo da uno dei clienti che avevo aiutato. Mi guardai intorno e iniziai la ricerca.

 

 

 

--- SHAWN POV ---

Fermai la moto e mi diressi verso le scale.

Entrato nella centrale, mi diressi verso l’ufficio del capo. Mentre camminavo Buzz mi si avvicinò.

- Ehi amico. Mi dispiace davvero tanto per quello che ti è successo con Juliet. Non voglio impicciarmi ma non riesco davvero a capire perché vi siete separati… Si vede che siete entrambi enormemente distrutti…-

- Grazie Buzz. – Gli diedi un colpetto sulla spalla – Sono giusto venuto per prendere il mio assegno. Staccherò per un po’. Ho bisogno di tempo per pensare. Ma non preoccuparti. Riprenderò ad aiutarvi molto presto.-

-Ma…- Mi guardò in modo confuso. -…Oggi ho controllato e non c’era il tuo assegno. Comunque pensavo che eri qui perché avevi risolto i casi.

-Quali…-

- Signor Spencer!- Il capo arrivò vicino a me. – Dobbiamo parlare.-

Guardai Buzz, ma lui alzò le spalle.

- Shawn, quello che so è che il detective Lassiter oggi non era in ufficio.

 

---

 

- Siediti pure.-

- Senta… io… vorrei prendermi un po’ di tempo per me, ero qui solo per l’assegno. – Mi guardò perplessa.

- Non preoccuparti. Non voglio darti nessun caso, piuttosto… l’altro giorno…non hai parlato con Lassiter? E’ stato disposto a portarti l’assegno. Non ti ha portato nemmeno i casi?

- No. Quando è venuto?-

Si portò la mano sul mento. – Ecco… mi sembra che è uscito di qui alle… Verso le 10 e mezza. –

Iniziammo a pensare. Ad un certo punto capì.

 

-- Flash

 

- Ok Shawn ti aiuto a pulire.- Gli passai i guanti e io presi una busta.

 

Wrooooooooooooo

 

Ero vicino alla finestra. Vidi una berlina scura uscire dal nostro parcheggio.

 

                                                                                                                                                                -- Flash

 

- Era Lassie…-

- Eh?-

- Scusi. Parlavo ad alta voce. Ho percepito di cosa vuole parlarmi. Riguarda… - Mi portai il dito alla tempia e feci il mio sguardo concentrato -… me?

- Esattamente. Può benissimo evitare la teatralità… anche perché Lassiter mi ha contattato questa mattina. Mi ha detto che finalmente ha scovato un modo per… incastrarti.- Capì che questa cosa irritava anche lei.

- Come al solito è sicurissimo al riguardo, ma… dice che ha una prova.-

 

Ricollegai tutto: il fatto che non c’era in ufficio; il fatto che non era entrato a portarmi i files.

Mi aveva sentito. E forse,  forse quella prova era la mia voce registrata.

 

 

A/N: Mi piacerebbe ringraziare FelpataMalandrina94 per la recensione e Kaori_97 per il continuo supporto(se sono qui è grazie a lei cmq). Inizio già da ora a scrivere il prossimo capitolo. :D
Spero vi sia piaciuto.

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Capitolo 6
*** Troppa confidenza ***


Capitolo 6 – Troppa confidenza

 

--- SHAWN POV ---

- Quindi… che le ha detto Lassie?-

Ero veramente molto molto preoccupato. "Se mi avesse registrato..." Pensai.

"Non potrei andare in carcere. Non qui almeno. Mi farebbero a fettine."

Tutti quelli che avevo fatto arrestare erano ancora in carcere. Erano quasi tutti nel carcere di Santa Barbara. Quasi, ma c'era la maggior parte di essi.

 

Deglutii.

 

Perché pensavo al carcere? Beh la cosa era molto semplice. Questa paura risaliva ai tempi del primo incontro con il capo.

 

-- Flashback

- E se il suo potere è una grossa balla, la faccio arrestare. Lo sa che ostacolare la polizia è un reato?

 

                          --Flashback

 

“Questo è il motivo. É un reato federale... non certo una cosa da poco. Una cosa del genere, che va anche sopra i poteri del capo. Il problema maggiore è proprio questo. Anche se lei volesse chiudere un occhio, ma se la notizia arrivasse ad un suo superiore, non solo io perderei il lavoro e la libertà ma anche lei perderebbe il posto... Que-”

- Shawn! - il suo grido interruppe i miei pensieri. Aspettò la mia completa attenzione, poi continuò - Lo so che sei arrabbiato, ma... devi dirmi la verità. Non sono mai stata sicura dei tuoi poteri. Fin dall'inizio te l'ho lasciata passare. Ho conosciuto tuo padre per davvero poco tempo, ma nel dipartimento è stata sempre famosa la sua bravura nel lavoro. Mi ero promessa che finché avresti portato risultati non avrei mai fatto domande. - Sospirò - ma se vuoi farti aiutare devi dirmi la verità. -

 

La osservai bene.

Ero ancora indeciso... Dirle o non dirle tutto... Eppure da quel giorno erano successe molte cose...

Ma prima di fare mosse avventate decisi di prendere tempo facendole una domanda.

Dovevo sapere quanto voleva tenermi libero.

Era l'unico modo per sapere se mi avesse aiutato, al 110%.

 

- A parte tutta questa situazione, perché... perché mi da questa opportunità? Se, ipoteticamente, è vero quel che si dice, lei sta rischiando il posto per aiutarmi. -

 

- Guarda, voglio darti del tu e dirti le cose come stanno. Ci sarebbero molti motivi. Posso dire che voglio saldarti un vecchio favore. Posso dire che non voglio perdere uno dei miei migliori detective. Posso dire anche che non voglio un uomo sulla coscienza. Abbiamo buoni detective ma non voglio il rischio che persone innocenti vengano arrestate. Grazie a te ho notato che molte volte, almeno nel passato, Lassiter ha preferito scegliere la prima soluzione, che non sempre era quella giusta. Credo nella legge più di ogni altra cosa e voglio che la mia città sia sicura, per quanto possa esserlo, per la mia famiglia e i miei amici. Ma voglio dirti che, comunque dopo aver lavorato con te per tutti questi anni... diciamo che, mancheresti a tutti, con quel tuo modo strano di rendere questo lavoro in qualche modo divertente. Non ho mai visto nessuno come te, davvero. E con il tempo mi sembri addirittura cresciuto, sei diventato un detective migliore. -

Riuscì a notare un piccolo accenno di fierezza per me.

 

Poi ridivenne seria. - Che questo rimanga tra noi, però. -

- Certo Vicky.-

- Vicky?!-

- Non ti piacciono i soprannomi?-

-Non ti allargare troppo. Torniamo al nostro discorso? Allora, mi dici tutta la verità o no?-

 

 

--- LIGHTMAN POV ---

 

"E che cavolo!" Erano 10 minuti che cercavo. DIECI! E ancora niente. Non avevo trovato nulla.

 

- Lightman! -

"THUD"

- GAHHH! - Avvicinai le mani sulla testa. - Che diavolo vuoi? - Mi rialzai dolorante ma cercando di non farglielo capire.

- Che ci facevi sotto il tavolo? - rimase sullo stipite della porta come al solito a fare domande inutili.

- Farti gli affari tuoi no, eh Locker? Piuttosto che vuoi?-

- Sono venuto ad avvertirti che il cliente è arrivato.-

- Che? Fallo andare via. Devo ancora vedere tutti i file che mi ha mandato. -

- Viene da LA non possiamo giusto mandarlo via. -

 

"Non saprò mai che ha in testa certa gente... Anche per piccoli litigi possono fare e creare casini. Che fare? Con persone così come ci parli?"

 

- Senti, fallo entrare nel cubo. Vediamo per prima cosa la sua versione. -

 

Uscì dalla stanza. Mi guardai intorno per un'ultima occhiata veloce e poi lo seguì.

 

 

--- LASSITER POV ---

 

Mi ritrovavo in una specie di... gabbia senza sbarre ma con pareti bianche. Ero seduto davanti ad una grande scrivania con altre due sedie affiancate. Dall'aspetto sembrava una di quelle stanze interrogatorie futuristiche o comunque ad alta tecnologia. Non riuscivo a capire l'utilità di interrogare me. Li avevo ingaggiati io!

 

Me li immaginavo: tutti qui intorno a fissarmi cercando forse di innervosirmi. Mi ricordavo ancora della lezione.

"Uno dei migliori modi per avere risposte in fretta o comunque più velocemente, è sottoporre la persona nello stato di ansia, ma mai in quello di paura. Infatti la tortura è una grande fregatura!"

Decisi di farmi sentire:

- Quanto dovrò ancora aspettare qui? -

Nessuno rispose.

 

Iniziava a fare un po' di caldo. Decisi di aprire la giacca. Dopo questo momento la stessa tipa che mi aveva accompagnato qui, entrò nella stanza.

- Perché mi avete rinchiuso qui per tutto questo tempo? Chi diavolo è lei e dov'è il dottor Lightman? -

- Si sedette ad una delle due sedie dall'altra parte del tavolo.

- Salve, sono Ria Torres e lavoro qui da circa 5 anni. Mi scuso per il ritardo ma ci ha dato poco tempo per elaborare tutto il materiale che ci ha mandato, senza contare che noi abbiamo bisogno di materiale multimediale ed inol- -

- Vi ho dato invece tantissimo tempo. Un intero giorno. E poi i file che ho mandato erano solo per dimostrare la sua esistenza e la quantità di casi svolti. -

- Il dottor Lightman mi ha detto di riferirle che sarò io ad interrogarla. - Si alzò dalla sedia - Tra un po’ arriverà. Non so se lo sa, ma lui preferisce osservare. -

Detto questo, mi diede un’ultima occhiata e uscì dalla stanza.

 

Qualcosa mi fece capire che le ore successive sarebbero state davvero lunghe...

 

 

--- SHAWN POV ---

- Quindi mi hai capito?- Lei voleva una conferma… annuii con la testa. - Fai quello che ti ho detto e andrà bene… Mi raccomando… Abbiamo ancora bisogno di te…

 

- Certo. Aspetterò il suo segnale.- Le lanciai un sorriso e uscii dalla stanza. Prima di uscire completamente mi ricordai di una cosa. Gus mi aveva detto che avrebbe usato quella “mia settimana di riflessione” per lavorare al suo lavoro primario… Aveva dei ritardi e doveva ancora mettersi in contatto molti clienti… Quindi Psych era chiusa…

Riguardo Jules…

Era passata una settimana circa dal nostro “litigio”, se così si può definire… Da quel momento ho provato a chiamarla decine di volte nei primi 3 giorni…

Anche se le avevo detto che avrei aspettato una sua chiamata, ho fatto di testa mia. La pazienza non è mai stata il mio forte…

Volevo chiederle scusa, parlarle, dirle che…. che mi mancava e che me ne ero andato per paura… per la sua reazione. Per la mancanza di una reazione, in realtà. Decisi di risolvere questa cosa più in avanti, accantonare o ignorare i problemi era una cosa che facevo molto spesso.

Cosa mi restava da fare?

 

 

Nulla.

 

- Capo? -

- Si? -

- E ora cosa faccio? Psych è chiuso… e casa mia è… -

 Capì cosa intendevo dire con quella sospensione…

- Beh sai, in centrale abbiamo due detective in meno… fatti passare un po’ di casi da McNabb o se vuoi lavora con lui… ci servirebbe una mano. –

 

--- LIGHTMAN POV ---

 

- Ah! Quindi questo è quello che abbiamo scoperto… bene. -

Avevo il riassunto di tutte quelle miriadi di file nelle mie mani. In un paio di ore, eravamo riusciti, non so come, a leggere tutti quei file e riassumere tutte le informazioni importanti su Shawn Spencer e i suoi colleghi in solo 5 fogli. Era uscito fuori che, almeno secondo i rapporti scritti dai poliziotti, l’abilità del signor Spencer esisteva eccome. In molti casi, le sue dichiarazioni e “le sue visioni sensitive” erano riuscite a portare a galla prove ed ammissioni da parte dei colpevoli, che i detective e le indagini normali non avrebbero mai portato. Si capiva anche che prima della soluzione reale lo stesso “sensitivo” sbagliava anche 3 volte. In alcuni casi però le “visioni” e le informazioni tratte da esse potevano passare da veramente generale, incerto e vago ad informazioni dettagliate e precise come indirizzi civici che indirizzavano alla zona del crimine prima che si sapesse di quest’ultimo. Un esempio il caso di un anno fa, l’omicidio del consolato Britannico, nel quale c’era il sospetto che Shawn era entrato nell’abitazione, anche se era sicuro che non era implicato nell’omicidio.

C’erano molte altre informazioni, come la sua famiglia, il suo modo d’agire, il suo carattere… Gillian mi aveva raccolto queste informazioni dalla sala informatica. Misi insieme i due gruppi di fogli.

 

- Finalmente abbiamo il materiale per interrogarlo. Ora… rinviate tutti questi file indietro… e andiamo ad interrogare il tipo. Sono passate due ore… Spero non sia arrabbiato… Per fortuna non ha giurisdizione qui. –

 

- Oh Cavolo!- Locker aveva una faccia un po’ pallida. Si era guardato l’orologio.

- Chi è rimasto con il detective di la?- Chiesi io. Mi guardai intorno… Sembravano tutti in quella camera. Nessuno rispose poi. – DAI! Non ditemi che è stato per due ore la dentro da solo.

 

Locker si fece avanti… mugugnò qualcosa. Chiesi di ripeterlo.

- Sta li da 4 ore in realtà.-

 

Silenzio…

 

- Che?!-

 

Di colpo tutti noi iniziammo a correre verso l’interrogatorio. Locker entrò per primo. Girò lo sguardo verso sinistra, sospirò poi si diresse in quella direzione. Successivamente entrammo anche noi.

 

Il detective era accasciato sul tavolo. La giacca nera che prima era sulla sedia era ora caduta per terra. Sul tavolo c’era una busta di asporto, forse cinese, e affianco c’era un cartone di Starbucks.

Andammo a sinistra. Locker stava parlando ad Anna. Ci avvicinammo al gruppo.

- Fortunatamente c’è stata Anna ad intrattenerlo… Ha preso confidenza con Lassiter e gli ha posto qualche domanda. Ha scritto qua tutto. –

- Ok – Dissi io. Strappai il foglio dalle mani. Mi diressi verso un armadietto e da li presi un auricolare e una cuffia con microfono Bluetooth. Mi misi la cuffia e accesi l’apparecchio, feci la stessa cosa con l’auricolare e li impostai.

- Che vuole fare?- Anna mi chiese e si mi avvicinò.

La ignorai, e passai l’auricolare a Torres.

- Ha intenzione di interrogarlo ora? Sta dormendo!-

 

- Ti suggerirò quello che dovrai dire. Inizia ad interrogarlo in generale per le linee guida, come al solito. Io mi siedo qui – Presi una sedia e mi lasciai cadere dalla stanchezza sulla sedia.

 

Detto questo Anna afferrò i braccioli della sedia e mi girò verso di lei.

- E’ stanco. INTERROGALO DOPO! -

Era molto sicura di se.

- Sicuramente sarà stanco, Anna. Questo comunque non gli permette di dormire sul tavolo. E poi – La guardai dritta negli occhi – che cos’è tutta questa confidenza?!  - Le tolsi le mani dai braccioli e mi rivolsi con la sedia di nuovo verso il cubo.

- Non è mica colpa mia. E’ lui che è venuto qua prima del tempo… Voglio risolvere questo caso il prima possibile. Non lascerò sprecato nemmeno un minuto. – Mi sistemai sulla sedia. – Dai. Entra dentro il cubo Torres.

 

- Che l’interrogatorio cominci. -

 

 

 

A/N: Quindi secondo voi cos’è successo? Shawn ha detto alla Chief Vick del suo segreto o no?

Non era mia intenzione, comunque, fare un capitolo così lungo (1.918 parole)… ed anche tutta la storia… Mi sta venendo davvero lunga. Non pensavo davvero. Spero vi sia piaciuto questo capitolo, come gli altri del resto.  

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Capitolo 7
*** Everybody Loves Me ***


A/N: 2 pagine solo per il POV di Cal. Sto migliorando… Questo capitolo: 2002 parole.

Mi piace. Numero palindromo xD

 

Capitolo 7 – Everybody Loves Me

 

--- LIGHTMAN POV ---

 

L’interrogatorio era durato molto… e non c’era servito a capire com'era veramente andata la vicenda. Questo mi fece arrabbiare molto, ma Gillian mi sorprese dandomi una bozza del profilo di Shawn Spencer.

 

- Forse non è corretta al 100%. Il detective ha una rabbia dentro che… una repulsione verso Spencer potremmo dire, di cui nemmeno sa più la ragione… Quindi può essere che esagera e molto probabilmente non lo conosce come invece pensa di sapere. -

- Ok. Grazie tesoro. -

- Cos'hai intenzione di fare? -

La risposta era molto semplice: chiamare il signor Spencer e farlo venire.

- Chiamalo e fallo venire… intanto dì al 50% percento dei dipendenti che possono tornare a fare qualunque cosa facessero prima. Prima però devo vedere tutto quello che hanno trovato. –

 

Avevo un bel piano. Dovevo divertirmi almeno un po’. Ma questo comunque mi avrebbe aiutato a capirlo meglio…

 

Torres mi si avvicinò.

- Che facciamo con il detective… lo teniamo per interrogare Mr. Spencer o lo lasciamo tornare in centrale? Si sta lamentando che lo abbiamo di nuovo rapito. Ha detto che è anche un reato perché non gli permettiamo di risolvere i casi che ha lasciato in sospeso per venire qui. –

 

Quel tizio era davvero irritante. Avrebbe meritato una bella lezione.

- Prima di tutto è stata colpa sua… è venuto prima del tempo, secondo… eh… ehm… - Mi venne un' idea – Digli che tra 2 ore arriva il sensitivo da interrogare… E poi preparati in “borghese”. Tipologia… vediamo un po’… la quarta dovrebbe andare bene… Sarai tu a dargli il benvenuto.

 

Recentemente avevo deciso di usare questo tipo di tattica più spesso, soprattutto se dovevamo capire velocemente la validità di un candidato per il lavoro. Avevo anche creato una lista di tipologie di persone tipo.

 

Andai in sala informatica a guardare i video in cui comparivano…

 

Mi dissero che di video ce n’erano davvero pochi, come il documentario della sorella di Lassiter, un vecchio video di quando furono concorrenti di “American Duos” (Mi dissero che era la versione solo a duetti di “American Idol”, che venne chiusa un edizione dopo l’arresto di uno dei giudici) e altre pochissime interviste. Compariva anche come video bomber con un suo amico.

 

Il tizio stava già simpatico a tutti, soprattutto ad una dello staff, Rob che era una segreta fan dei "Tears For Fears" (Io però me ne ero accorto) ed era anche attratta da lui… Anche Gillian sembrava divertita e la cosa mi dava un po’ fastidio… Non glielo avrei detto ma ero un po’ geloso. Però mi piaceva vederla sorridere…

 

- Questo tipo è davvero una forza.- Disse Rob.

- Lo so il perché. Comunque non ti conviene. E’ già fidanzato.- Lei abbassò lo sguardo e arrossì.

- Comunque sembra che non si vedono da un po’.- Disse un'altra dello staff.

- E poi non credo che Lassiter mentisse sul fatto che si erano lasciati.- rispose Gillian.

 

Rob era molto più sollevata. Raramente usciva fuori, e non aveva molta vita sociale. Decisi di non pressarla troppo.

 

Poi mi mostrarono il resto del materiale. Molto spesso i casi del detective uscivano sul giornale del luogo. Sul quel giornale ci finiva minimo una volta alla settimana, che non è poco. Poi mi dissero però che Santa Barbara è la città con il tasso più elevato di omicidi di tutta la California (in proporzione alla popolazione), e quindi poi riuscì a farmi un'idea del perché il detective Lassiter non aveva tempo da perdere qui.

Una città così piccola e così pericolosa…

 

Decisi allora di prendermi un caffè.

 

Iniziai ad avviarmi quando Gill mi afferrò un braccio. – Vogliamo andare a fare LA pausa? –

 

Non pensate male, è vero che non è professionale fare una pausa con la propria moglie durante il turno di lavoro e durante un caso importante, ma a volte anche noi abbiamo bisogno dei nostri momenti.

Sono fissato, è vero e lo sapete, ma dovreste credere che dopo essermi innamorato sono cambiato anche io. A volte questa pausa consiste solo di parlare abbracciati, o baciarsi sul mio divanetto.

Poi con una moglie del genere sfiderei chiunque a tenerla lontana per più di 2 ore…

Non avevo mai, MAI, rifiutato questa pausa, solo se ero costretto a nasconderle qualcosa o … se stavo per fare qualcosa di veramente pericoloso.

 

Dopo avermi afferrato il braccio, fece scivolare la mano fino al polso. Poi mi ricordai. Tolsi subito la mano.

- Ah, io… devo finire delle cose… al massimo lo rimandiamo a dopo, ok tesoro?-

Quel diavolo di anello… dovevo trovarlo.

 

 

 

--- SHAWN POV ---

 

La Chief mi aveva messo a lavorare sul tavolo di Juliet. Nei primi 3 minuti mi misi solo ad osservare il suo tavolo. Non veniva da un po’ e la scrivania era pulita ed ordinata. Notai nel cestino l’incarto di uno smoothie all’ananas. Non trovai invece le nostre foto sulla scrivania come al solito. Pensai che forse le aveva buttate quando invece le trovai tutte in fondo ad un cassetto sotto alcuni suoi libri. Una di quelle era strappata… Mi ricordo che in quello stesso giorno della foto le dissi che non ci sarebbero state più bugie…

 

Il capo comunque mi aveva chiesto di non andare fuori ma finire i casi che potevo fare anche solo dentro. Due casi lì finii in pochissimo. Erano davvero semplici. Per gli altri invece ero andato a far visita a Woody e a Mike, il guardiano della stanza delle prove (non so come si chiama… nota a me stesso: chiederlo a Gus). Dopo aver finito, andai anche in giro per il distretto aiutando un po’ tutti nei casi. Sembravano tutti felici del mio ritorno. Ma per qualche motivo mi sembravano troppo… strani. Erano si contenti di vedermi, ma…

 

Comunque ad un certo punto Buzz mi disse che dovevo andare.

- Mi mancherai amico. Ti auguro buona fortuna… e – Mi abbracciò – abbi cura di te. Spero di ritrovarti presto, tutti speriamo che torni presto. Non dire niente al capo… ha chiesto a tutti di non dirti nulla ma non potevo non salutarti. – Mi abbracciò e mi sussurrò all’orecchio – Mi mancherai. Comunque ti prometto che te la controllerò io. –

Ero confuso ma capì perché si inventò tutto questo. Il capo non voleva che la notizia che il Lightman Group voleva interrogarmi uscisse da queste mura…

 

Alla fine glielo avevo detto. Non avevo altra scelta e mi aiutò. Ma mi disse anche che se venissi arrestato i casi da me seguiti potevano riemergere e quelli arrestati grazie a me quindi liberati.

 

Salutai per l’ultima volta Buzz, e uscì e montai sulla moto.

 

Mi misi le cuffie e mi misi ad ascoltare la musica… Quel giorno decisi di ascoltare i OneRepublic.

Mi misi il casco e parti a suoi di “Secret” verso l’aeroporto…

Dovevo ricordarmi di spostare quella canzone… Ultimamente mi riportava brutti sentimenti a galla.

Andai avanti con la lista e scelsi “Everybody Loves Me”. Avevo proprio di una canzone senza senso.

 

 

 

--- JULIET POV ---

 

Stavo al supermercato.

Era già da tanto che mancavo da lavoro. Mi mancava lavorare e aiutare le persone.

Salvarle ed essere utile alla comunità.

 

Cosa che sicuramente non ero allora.

Era dalla mattina che ci pensavo di tornare. Ma non sapevo davvero che fare con Shawn. Per tutti quei giorni l’unica cosa che sapevo e che mi ero pentita di quella mia NON-reazione… ma cosa potevo fare. Ero sconvolta. Decisi che dovevo almeno parlarci… Non avevo risposto a nessuna delle sue chiamate…

 

Don't you just love a happy ending?      Oh yeah well so do I      And all your love will shine on everyone”

 

Non avevo mai sentito questa canzone ma mi sembrava di aver già sentito il cantante.

Presi le ultime cose e mi diressi verso la cassa.

 

“Wake up         Wake up        Wake up       Wake up”

 

La canzone in qualche modo la sentivo come se fosse rivolta a me…

Fortunatamente trovai una cassa vuota. Mentre mettevo gli oggetti sul bancone chiesi alla cassiera il nome del gruppo musicale.

- Quelli? Ah sono i Relient K. – Poi continuò a scannerizzare i prodotti.

 

“Wake up, Wake up         Everything is moving faster than you think          Wake up, Wake up”

 

- La canzone le piace comunque?-

- Un po’. Anche se è come se fosse rivolta a me la canzone.-

- Lo so. La canzone contiene molte frasi strane che se ascoltate bene si possono interpretare a proprio piacimento.-

- Si vede che sono bravi. Non molti cantanti lo sanno fare oggi.-

- Infatti questa è una cover. Possibile che non conosce i “Tears for Fears”?.

 

La cosa era troppo una coincidenza. Dovevo davvero parlargli.

Allora mi chiedevo se era li a tentare di farmi cambiare idea.

 

- Sai se di solito si possono fare richieste sulle canzoni da mettere nel negozio?-

- No mai. Quando la nostra radio non funziona, come oggi, mettiamo una playlist già programmata di canzoni. Oppure un CD di quelli di cui abbiamo molte copie e che sono fuori commercio, perché invendute -o perché ce n’è una seconda versione.

-Ah… ok.-

 

à       10 minuti dopo     à

 

Dopo aver posato tutto nel bagagliaio, mi sedetti sul sedile e composi il numero

 

“TUM… … … TUUM… … … TUUM… … …”

 

- Dai!-

 

“TUM-TUM-TUM … … … Il numero da lei chiamato è spento o non raggiungibile… le suggeriamo di riprovare più tardi. Grazie.-

 

- Grazie un CORNO!-

 

Tirai il cellulare sul sedile posteriore non curandomi di dove potesse finire.

” La canzone forse aveva ragione”, pensai. Decisi di andare alla stazione di polizia… Avrei potuto dare una mano.

 

 

 

--- SHAWN POV ---

 

“Something happens and I'm head over heels
I never find out till I'm head over heels
Something happens and I'm head over heels
Ah don't take my heart         Don't break my heart        Don't Don't Don't throw it away”

 

- Basta!! Perché canzoni romantiche?! –

Tutti mi guardarono con compassione.  

 

Avrei o non avrei potuto fare intuire che avevo problemi di cuore

- Tutto si sistemerà.- Un omone che era seduto vicino a me dall’inizio del viaggio mi diede delle pacche sulla gamba.  

 

Mi ero addirittura arrabbiato con i miei Tears for Fears… Era meglio se mi mettevo a dormire…

 

-Comunque, puoi aprire il cellulare ora. Non hai sentito l’avviso per la musica.-

Presi il cellulare dalle tasche.

- Dai, forse ti ha chiamato.-

 

Non era possibile…

- No, non l'ha fatto prima non lo farà ora.-

 

Il tipo affianco a me riuscì a togliermi il cellulare dalle mani.

 

- Ehi, il mio iPhone!!! Ridammelo.

 

Me lo accese e me lo diede.

- Dai metti il pin.-

 

 

 

--- JULIET POV ---

 

Arrivai al distretto.

Entrai.

Tutto era calmo…

 

Ed era tutto vuoto.

C’erano pochi poliziotti e quei pochi erano concentrati in una partita di non so cosa.

 

Mc Nabb era seduto sulla mia scrivania a bere uno smoothie all’ananas e a sentire musica.

 

Prima che potessi salutarlo, mi notò e si alzò dalla mia scrivania, togliendosi le cuffie.

- Io… ecco… Mi dispiace, n-non pensavo saresti venuta.-

- Non ti preoccupare. Più importante. Dove sono tutti? E perché siete tutti qui a non fare niente? Tre giorni fa Lassiter mi ha mandato un messaggio su quanto era pieno di lavoro. –

- Beh sono tutti fuori per aiutare le ambulanze a trasportare dei civili al pronto soccorso. C’è stato un mega incidente al centro.-

- Brutta cosa, ma i detective?-

- Sono andati anche loro.-

- E i casi?-

- Beh grazie a Shawn li abbiamo finiti tutti in 2-3 ore.-

 

“Era stato qui??” La canzone aveva ragione… se avessi agito prima forse sarei riuscito a vederlo.

 

- E… e ora? Ora dove si trova?-

 

Indietreggio.

- McNabb dimmelo. Devo parlarci. E’ importante.

 

Iniziai ad alzare la voce.

Calò il silenzio in tutto il distretto. Ero l’unica a farmi sentire.

 

Quando invece incominciò a dirmi qualcosa il capo lo interruppe.

 

- O’Hara… Possiamo avere due parole?- Non riuscì a capire la sua espressione.

 

Mi allontanai da McNabb.

-Scusami.- Gli sussurrai

Mi diressi verso la Chief

- Certo, arrivo.-

 

 

A/N: Se volete saperlo i Relient K non hanno cantato quella cover di cui ho parlato nel PoV di Jules. Ma comunque hanno cantato “Everybody Wants to Rule the World”, e li hanno citati nella loro canzone “In Love With The 80's” come la sua migliore band di sempre… Credo che quest’ultima è perfetta per il personaggio di Shawn. Sentitela e poi ditemi se non è vero ;D

 

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Capitolo 8
*** Finta Missione Sotto Copertura ***


A/N: ENJOY!! :D

 

Capitolo 8 – Finta Missione Sotto Copertura

 

--- JULIET POV ---

 

- Chief, dov’è Shawn! – Il mio tono di voce era molto… duro. Capì subito che il capo aveva intuito la mia rabbia.

Era normale che lo fossi. Per qualche ragione ero sicura che Shawn era finito in qualche problema o… che forse era finito in qualche modo in quell’incidente…

Perché mandare tutti gli agenti allora?

Perché allora erano tutti tristi tra quelli rimasti in centrale?

 

Mi venne una stretta al cuore… fortunatamente lo nascosi bene, ma non riuscì a parlare…

“Avrei dovuto chiamarlo prima…” di questo ne ero sicura.

- C’entra… - Presi un respiro e deglutì – Gli agenti… ecco, sono tutti li perché… Shawn…  -

Il capo mi guardò triste. Sospirò e continuò a tenere il mio sguardo.

Mi iniziai a preoccupare… e se…

 

- Senti, non preoccuparti, ok? –

- Come faccio a non… sta bene? Shawn… era nell’incidente? –

 

Sorrise, sollevata. A questo punto le mie paure si dileguarono…

 

Si alzò e si avvicinò a me.

Mi alzai.

 

- No, non era nell’incidente, e sta bene, ma… -

 

La paura tornò.

Stava pensando. Molto. Dopo quelle che sembravano ore, iniziò a parlare.

 

- Shawn… - Mi guardò negli occhi. – Ecco, lui… -

 

 

--- SHAWN POV ---

- Ehi, il mio iPhone!!! Ridammelo.

 

Me lo accese e me lo diede.

- Dai metti il pin.-

 

Lo guardai storto, e misi il pin.

Anche se ci credevo guardavo speranzoso il cellulare.

“Dai Dai Dai DAI DAI!”

“Pin Accettato”

“Inizio caricamento memoria”

 “Raggiunta la linea telefonica” (ben 4 tacche)

“Caricamento memoria completata”

Niente…

Addirittura il mio iPhone riuscì addirittura ad entrare nel Wi-Fi dell’aereo, ma della chiamata (o anche di un misero SMS nemmeno l’ombra)

Presi il cellulare e me lo rimisi in tasca.

- Te l’avevo detto amico. Non mi avrebbe chiamato. –

Mi riappoggiai al poggiatesta e guardai il soffitto dell’aereo…

- Senti, - Il tipo affianco cercò di scusarmi – mi dispiace… non volevo darti false speranze…

- Fa niente amico… - Gli sorrisi per la prima volta e fissai lo schermo in alto. Per tutto il viaggio quella era la prima volta che lo notavo. Presi le cuffie dell’aereo e me le misi.

Facevano passare “Top Secret!”.

“Fantastico!” pensavo.

- Ehi, lo hai già visto questo film? – Mi girai verso il tipo.

- No, vale la pena vederlo? –

- Stai scherzando? Certo che si. – Gli porsi le sue cuffie – Ringraziami dopo amico. In questo film c’è quel genio di Val Kilmer.

“Forse non sarà così male questo viaggio”

 

 

--- JULIET POV ---

 

- Lui… è partito. –

 

Rimasi a fissarla.

Lei fece lo stesso.

 

- P-Partito?? –

- Si. –

 

Era andato via. Non era possibile…

- E dove… dove è andato e perché? –

Alzai la spalle e le riabbassai. Mi lasciai cadere sulla sedia e fissai una piccola formica sul pavimento.

Andato via.

 

Mi si avvicinò. Appoggiò la mano sulla mia spalla.

 

- Senti… -

Sentì qualcosa nella sua voce.

- Non deve sentirsi in colpa… non è colpa sua… Lo conosciamo Shawn. E’ testardo. –

- Io… - Fece una pausa poi continuò – Ok. Voglio che tu sappia che se n’è andato solo per motivi di lavoro. –

 

Lavoro?!

 

“ Lo hanno trasferito?! … Cioè, che sto dicendo, non è un poliziotto.”

 

- Non capisco… -

- I poliziotti… Gli agenti di St. Louis e di Detroit hanno richiesto il suo aiuto… -

 

Non mi sentì molto meglio.

Recentemente queste due città erano in vetta alla classifica delle città con più attività criminale. Se non fosse ancora abbastanza, da alcune settimane la prima aveva a che fare con un nuovo serial killer mentre nella seconda due gang molto famose si erano date guerra… Alcune persone erano già state ferite in modo molto grave.

 

- Mi dica dove è andato. –

- Non posso. Abbiamo bisogno di te in centrale. –

Mi misi a ridere. – Sul serio… Non c’è NESSUNO in centrale. Cosa dovrei fare. –

- O’Hara NON ALZARE il tono con me OK?! –

Mi sentivo come se avessi esagerato. Ma questo non cambiava nulla. Non potevo mandarlo li da solo.

- In effetti ci sarebbero un po’ di pratiche da controllare. Lo sai bene che Shawn… non gli piace farle. Tutte le pratiche sono già sulla tua scrivania.-

- Ok. –

Non avevo la minima intenzione di perdere tempo.

Uscì dal suo ufficio. Lei si chiuse dentro io mi voltai sorridendo già per il mio piano.

 

Andai da McNabb.

- Ehi McNabb! – Stava ancora bevendo il suo smoothie all’ananas…

Avvicinandomi notai che invece era già al TERZO smoothie di oggi.

- Possibile che non fai niente per aiutarlo. Sei suo amico no? –

Mi guardò con un grande senso di colpa…

- Se sapessi cosa fare… Avevo già chiesto al capo se potevo seguirlo ma mi ha negato… -

- Io ho un piano… Ma per poterlo attuare ho bisogno una mano con le pratiche sul mio tavolo. –

- Pratiche? Te ne ha date altre? Pensavo di aver finito tutte quelle in centrale… -

- Come? –

- Appena Shawn se n’è andato ho iniziato a finire tutte le sue pratiche e di tutta la centrale… volevo rendermi utile… -

 

“Già tutto concluso… Bene”

 

- Ok… in questo caso grazie… - Gli sorrisi e andai al mio tavolo…

 

Notai che oltre ad essere estremamente ordinato, erano state pulite tutte le superfici in legno e lucidate tutte le parti in metallo. Le foto erano state rialzate e lucidate e messe nel solito ordine anche quelle che avevo messo nel cassetto.

L’unica foto che non c’era era quella che avevo strappato alcuni giorni prima e che ora era sul tavolo rimessa insieme da alcuni fili di scotch.

La foto era rimessa quasi perfettamente.

Come la foto speravo che tutto tornasse a come era prima.

Prima di quella rivelazione.

 

 

 

--- SHAWN POV ---

“PUNCH”

 

- AHI! –

Il tipo mi aveva dato un cazzotto.

- Ma che diavolo fai? Fa male! –

 

Il tipo cercava di dirmi qualcosa. Non riuscì a capire.

Mi ricordai che mi ero addormentato di nuovo con le cuffie ancora addosso. Stavo per togliermele quando il tipo me le tira via.

 

- AHIII! Ma la vuoi piantare?! – Mi misi le mani sulle orecchie. Faceva molto male… Mi tirò anche le mani dalle orecchie.

- Ma che ti ho fatto di male?! –

 

Poi sentì. Prima che riuscì a dire – Il telefono!!! – presi l’iPhone e schiacciai il verde senza vedere chi era.

- Jules sei tu?-

- No Shawn, sono Karen. –

- Ah. –

- Senti ho dovuto mentire a tutti sul fatto della tua partenza. – Sembrò un po’ offesa dal mio scarso entusiasmo.

- Ho visto. –

- PROPRIO tutti. –

- Che intendi dire? –

- O’Hara è tornata in centrale e… -

- … -

- TI cercava. –

- Ma non mi ha nemmeno telefonato. –

- Eppure era molto ansiosa di vederti. Comunque se ti telefona… devi sapere che sei a Denver o a St. Louis.–

 Non ci credevo

- Voleva vedermi… - Sbuffai. Mi misi una mano tra i capelli. – Diamine… Dove ha detto che sto?-

- Sarai un consulente della Denver PD e dell’FBI di St. Louis. Ricordatelo. –

- Non c’è problema. –

- Mi devi promettere che non gli dici la tua vera posizione. Ho bisogno di te concentrato. –

- Perché? Non posso dirle tutto? Non posso mentirle ancora. Non… non posso. –

- Devi. POI le dirai tutto… -

- “tummm tummmm” Ho un problema adesso, “tummm” ti richiamo dopo. –

 

 

 

--- JULIET POV ---

 

Aprii il database delle carte di identità. Dopo aver preso quello di Shawn andai alla lista delle carte di credito… Ne aveva solo una. La aprii.

Iniziò il caricamento.

 

Caricata.

Presi il mouse e cliccai “Transazioni Recenti”.

 

ACCESSO NEGATO

 

Questa scritta comparve al caricamento della pagina.

 

- Dannazione! –

Avrei dovuto trovare un altro modo.

Provai a richiamarlo ma mi risultò occupato…

 

 

--- SHAWN POV ---

- Mentirle? – Il tipo mi guardò – Le menzogne non ti hanno portato solo guai?-

- Beh amico non posso farci niente… Non lo dire a nessuno. – Mi avvicinai a lui e misi la mano per coprirmi la bocca. – Devo andare sotto copertura. –

- Dove? TI giuro che non lo dico. –

- Denver e St. Louis. –

Deglutì. – Oh amico… Io sono di St. Louis. Spero che lo prendi quel pazzo. –

- Pazzo? – Stavo già facendo saltare la copertura

- Non vedi i tg? Non ti hanno detto chi devi catturare? –

- Vedo i cartoni animati… sono più divertenti… e NO. Non me lo dicono mai. –

Me l’ero cavata così.

- Quiiiiiiiiiiindi... quanto è pazzo questo tipo? –

- E’ un serial killer. –

 

No.

Un serial killer no.

 

Presi il mio cellulare e digitai il numero della centrale.

- Pronto McNabb. –

- Ciao amico, passami la Chief Vick –

- Tutto bene Sh-

- Zitto Buzz! -

- Scusa, te la passo subito. –

- Grazie. Se sta li, non dirLE niente mi raccomando. –

 

Rispose Karen.

- Qualche problema? –

- Lo sai benissimo che problemi abbiamo avuto in passato. I SERIAL KILLER SONO ALCUNI DEI NOSTRI PIU’ GRANDI INCUBI. Abbiamo passato entrambi notti insonni per questi ricordi… NON POTEVI INVERTARTI QUALCOS’ALTRO?-

- NON PARLARMI COSI! SMETTILA. MA CHE HAI OGGI?-

Mi rimisi di nuovo la mano libera nei capelli… - Scusami, scusami. Più che altro, che diavolo è successo prima?-

- Beh Shawn, è successo che Juliet ha cercato di rintracciare la tua carta di credito per vedere il volo che hai preso… Ma sono riuscita a bloccarla in tempo. –

- Non posso mentirle su questo. UN SERIAL KILLER?? Solo Yin ha quasi ucciso tutte le mie persone care e me.-

- Lo so benissimo, ma lì ci devi andare concentrato, Sh-… Scemo!-

 

Risi. – Come scusa? –

- Rick non puoi buttare all’aria questo appuntamento ok?! –

- Rick?-

Sentii un'altra voce in sottofondo. Era femminile.

Capii.

- Jules ci sta ascoltando? E li?-

- Senti O’Hara, qualunque cosa sia, DOPO. Sto litigando con mio marito. -

Sentii una porta chiudersi.

- Dobbiamo chiudere. Ci ha quasi scoperti.-

- No, aspetta!- Ma aveva già attaccato.

 

“Vi ricordiamo di allacciarvi le cinture, stiamo scendendo per il primo scalo

 

- Scalo?? Ma io ho preso il diretto. -

- Beh sembra di no. –

- Ma questo arriva a Washington? –

Il tipo mi guardò strano.

- Non dovevi andare a Denver?? –

“Cavolo”

-Ehm.-

 

“Che mi invento ora…”

 

- Devo prima andare a Washington… Devo avere il permesso dai – Mimai con la mano – “grandi capi” per questa missione. –

 

- Ah capito.-

 

Mi riappoggiai al sedile…

Ci sarebbero volute più di 5 ore…

 

 

 

A/N: Quello che ho messo è il nome reale del marito della Chief. E’ solo un nome, spero non dia fastidio…

Spero che Shawn non è troppo esagerato quando litiga con Karen… Solo che ho pensato che potrebbe reagire così pensando che potrebbe fare preoccupare Juliet per niente… Lui non le farebbe MAI del male. Spero vi sia piaciuta :D

 

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Capitolo 9
*** Ricerche, Attese e Desideri ***


A/N: Mi sono accorta che non ho quasi mai dato informazioni di tempo. C’ho messo molto per scrivere proprio per questo. Mi sono andata a rileggere i capitoli ed appuntata gli orari… Uno delle difficoltà del pov è questo, la linea temporale. Molti fatti succedono anche in contemporanea… Per non parlare nemmeno dei fusorari e del fatto che Shawn è in un aereo xD. A parte questo, BUONA LETTURA

Per alcune domande, ho deciso di mettere alcune note alla fine della pagina per spiegare meglio quello che succede. Sia per i NON-FAN di Psych e sia per i NON-FAN di Lie To Me. Se volete che spieghi altro in futuro inviatemi anche una mail sul profilo.

 

Capitolo 9 – Ricerche, Attese e Desideri

 

 

--- LIGHTMAN POV ---

Un’ ora e mezza prima…

 

Non ero riuscito a trovare l’anello. Decisi di arrendermi. Il giorno successivo appena avrei potuto, sarei andato a farmelo rifare. Fortunatamente avevano il progetto 3D dell’anello sul PC e quindi sarebbero riusciti a portarmene uno nuovo in meno di una settimana. Mi sedetti sul mio divanetto e decisi di riposarmi un po’.

Guardai l’orologio… Erano le 18.

Mi ricordai che la giornata non era ancora finita.

Chiamai Anna rimanendo steso.

 

Dopo un po’ si aprì la porta.

- Di cosa ha bisogno?-

- Quando arriva il signor Spencer?-

- Shawn? -

- Si lui. – Addirittura ora che lo chiamavano tutti per nome, nessuno lo riconosceva più dal cognome.

O almeno era così per la maggior parte dei dipendenti.

- Beh abbiamo ricevuto una chiamata dal suo capo e ci ha detto che sarebbe partito a momenti. Il viaggio dovrebbe durare dalle 5 alle 7 ore… Non sappiamo che volo ha preso… se il diretto o quello con scali. -

 

Ci sarebbe voluto molto. Davvero molto.

 

- Sappiamo anche che ha preso una camera in un hotel qui vicino. Dovrebbe venire domani verso le 11:30.-

Non avevamo tempo da perdere e sarebbe venuto alle 11?!

- Alle 11?! Non può venire prima? Abbiamo una marea di cose da fare!-

- Non può. Lui non si alza mai prima delle 10.- E con questo uscì dalla porta.

- Ma…- Dissi io ma non mi sentì.

 

Adesso si curavano più di lui che dei nostri affari… Possibile che aveva una così grande abilità nel farsi degli amici che riusciva anche non essendo presente??

 

Uscì fuori dalla porta.

Dovevo vederlo con i miei occhi.

 

Decisi di andare nella sala video per continuare a vedere i filmati che non avevo visto.

Prima però dissi ad una collaboratrice di invitare Carlton Lassiter a prendere una stanza in un hotel vicino.

Prima di lasciarla andare ebbi un idea. Le dissi di mandare Locker a farlo al posto suo tra una mezz’ora. Sarebbe stato divertente guardarli.

Così avremmo lasciato per un'altra ora il detective nella stanza da solo…

Sarebbe stato molto MOLTO furioso.

Ritornai un attimo dentro per prendere il mio portatile (per vedere la scena) e mi affrettai a posizionarmi nella sala video.

Così avrei avuto anche una mezz’ora per vedermi i video.

 

 

--- JULIET POV ---

Tempo attuale (16:30 Los Angeles; 19:30 Washington DC)

 

Ero tagliata fuori.

Non sapendo cosa fare inevitabilmente tornai a pensare cosa sarebbe successo se avessi risposto qualcosa.

Sicuramente, anche se gli avessi risposto male, non avrebbe accettato questo lavoro. Probabilmente avrebbe pensato che era solamente una mia rabbia passeggera e sarebbe rimasto a fianco a me… continuando a corteggiarmi per avermi indietro. Forse saremmo tornati insieme dopo una o due settimane e saremmo stati ancora più vicini di sempre.

Sarebbe stato bello vederlo in azione ora che sapevo che era frutto delle sue capacità e non dei suoi presunti “poteri sensitivi”. Avrei potuto chiedergli come riusciva a farlo e forse mi avrebbe dato anche alcune lezioni, per migliorare ulteriormente…

Più pensavo e più riflettevo a quante volte si era dimostrato brillante, e in effetti incredibile ai miei occhi.

Più riflettevo e più la lunga e interminabile lista di domande da poi proporre a Shawn aumentava.

Sempre se fossi riuscita a riaverlo indietro. Sempre se fossi riuscita a riabbracciarlo sano e salvo.

 

Ancora l’immagine di lui e Gus legati alle sedie mi ritornava  a comporsi davanti gli occhi. Tutte quelle siringhe e utensili sul tavolo di quel pazzo…

 

Tolsi questo incubo dalla mia testa e continuai a pensare a come sapere la sua destinazione.

 

Ad un certo punto mi venne in mente una cosa. Fino a quel momento l’idea di chiamare il padre o Gus non mi era nemmeno passata nelle testa. Loro due sapevano benissimo della bugia, ed ora anche con il padre aveva un bel rapporto… o almeno lo stava diventando.

Decisi di chiamare prima Henry. Sicuramente Gus sapeva dove era andato ma prima di andare a recuperarlo volevo sapere come stava il padre. Non ho parlato con nessuno dei tre dopo il mio litigio con Shawn…

 

Presi il telefono e digitai il numero.

 

--- LIGHTMAN POV ---

 

Andai nell’atrio.

I due stavano ancora lottando. Non potevo perdermi la scena. Quella del cubo era stata davvero uno spasso. Questa si prospettava anche meglio.

 

- Non posso crederci! – Continuò a camminare a passo svelto verso l’uscita.

- Lassiter io… -

- Se avessi giurisdizione ti avrei già arrestato da un pezzo! –

- Ma che ho fatto? – Lassiter si girò verso di lui. – E’ stato lei a chiederci aiuto. –

- Aiutare??  Questo è ostacolare un indagine di polizia. Anzi, molte indagini. Ma lo sai quanto siamo pieni di lavoro in questi giorni? –

 

“Prima di Shawn come avranno fatto a risolvere i casi, allora?” sentì bisbigliare.

Lui loa sentì.

 

- Non c’entra niente il suo aiuto. Il lavoro è solo … come triplicato. Non credevo ci sarebbe voluto tutto questo tempo.  Devo ritornare in California… mi chiamerete quando sarà tutto risolto. –

 

- Aspetti! – Gillian intervenne nel discorso. Il divertimento sarebbe finito a breve.

- Ho parlato con il suo capo. Adesso, la vostra stazione di polizia è così libera di ogni impegno che metà del dipartimento è andato ad aiutare i feriti di un incidente stradale e l’altra metà si è presa uno o due giorni liberi.

- Non è possibile. –

- Beh… diciamo che c’è stato un… amichevole aiuto esterno. –

 

Lassiter guardò in basso. Sembrava deluso.

Si girò verso Locker, lo guardò male e se ne andò.

- E ora cosa ho fatto? – Locker alzò le spalle.

Lassiter non rispose, ma in compenso sveltì il passo e uscì dalla stanza.

 

 

- Però è stato divertente! – Dissi io.

Gillian mi si avvicinò.

- Ma sai una cosa? –

- Cosa? –

- Vi assomigliate tu e Shawn. Con un'unica differenza. Lui sembra che sia cambiato parecchio nel tempo. Tu invece sei sempre il solito. –

La punzecchiai con un – E ti dispiace, cara? –

- No. – Mi diede un bacetto veloce. – Per nulla al mondo. – Mi lanciò un occhiolino, e si diresse verso il suo ufficio.

 

 

--- SHAWN POV ---

“Vi preghiamo di slacciarvi le cinture e scendere. Ultimo avvertimento. Questa è l’ultima fermata. Washington DC. Vi preghiamo di scendere in fretta.”

 

Ero confuso e sollevato… Non riuscivo a credere che ero già arrivato. Presi la mia giacca e iniziai a camminare contento verso l’uscita.

Notai che la porta del bagno era aperta, entrai e mi guardai allo specchio. I miei capelli erano perfetti, come sempre. La cosa era molto strana… ero sicuro che erano giorni che non li pettinavo come si deve. Contento dei miei capelli continuai a camminare.

 

Avevo altro a cui pensare…

 

Un'altra cosa strana era che sull’aereo c’ero rimasto solo io.

Arrivai all’uscita e trovai una ragazza molto carina ad aspettarmi. Era una delle hostess. Aveva uno sguardo indecifrabile ed con le mani mi fece segno di sbrigarmi. Con una mano teneva un microfono. Era stata lei a darmi l’ultimo avvertimento. 

 

- Signore è rimasto solo lei. Si affretti ad uscire. Dobbiamo riportare l’aereo nell’hangar.  – La signorina mi lanciò un sorriso raggiante.

Facendo lo stesso, iniziai a scendere le scale.

 

Arrivato a terra rientrai nell’aeroporto. Qua si che c’era molta gente, ma la maggior parte stava ritornando da un altro volo. Mi affrettai ad arrivare al ritiro bagagli. La mia borsa non era sul tapis roulant. Forse l’avevano già portato negli oggetti smarriti. Mi girai intorno per cercare il deposito quando la vidi.

 

Era li, di fianco a me e non l’avevo vista… Come avevo fatto a non vederla.

Io, poi!

Non riuscivo a parlare, avevo la gola secca…

- Ju… Jules, - Iniziai ma mi bloccò subito.

- Lascia parlare me. – Si avvicinò. – Per favore. –

Lentamente portò la mano destra sulla mia guancia e con il pollice delicatamente disegnò dei cerchi.

Il suo tocco era delicato e mi mancava, mi mancava il suo tocco, la sua presenza vicino a me.

Mi mancava il suo sguardo.

I suoi meravigliosi occhi azzurri mi fissavano dolcemente, e mi sentì felice, come a casa.

- Mi dispiace. – Riiniziò – Mi dispiace di non averti fermato. Di non averti detto niente. Ero arrabbiata per la bugia, delusa per avermela tenuta nascosta, sorpresa perché ti credevo ormai davvero un sensitivo, ma anche curiosa. Volevo farti così tante domande, così tante cose che non sapevo da dove cominciare. –

 

Fece un altro passo avanti.

 

- Mi sei mancato. Mi manchi.- Portò il suo braccio sinistro dietro la mia schiena e mi avvicinò ancora di più. I nostri visi erano a pochi centimetri di distanza.

 

- Jules… -

- Mi dispiace per tutto quello che è successo. Avrei voluto essere più comprensiva… Avrei almeno dovuto cercare di chiamarti, di… di farti spiegare… -

Si avvicinò ancora ed ora le nostre labbra si sfioravano mentre lei parlava.

- Mi mancavi. Mi faceva male sapere che non eri con me… che non potevo farmi proteggere. Mi mancava la sensazione di essere protetta, amata, speciale. E il fatto che non potevo difenderti nemmeno io… -

In quel momento chiusi le distanze e la baciai.

 

Ero felice.

Finalmente eravamo ancora insieme.

 

Per tutto quel bacio lasciai le braccia inutili sui miei fianchi. Lei allontanò il viso per prendere fiato. Poi le avvolsi le mie braccia intorno a lei e la ribaciai.

Dopo pochi secondi però si ristaccò. Avevo esagerato? Ero andato troppo veloce.

Aprì gli occhi, per leggere il suo viso quando vidi che non era lei ad allontanarsi ma era Declan[1]  che la stava tirando via da me!

- Declan! Che diavolo fai! -

Tolsi un braccio intorno a lei e cercai di spingerlo indietro.

- E levati! –

Usò anche più forza e incominciò ad urlare.

- Lascia! Smettila! Fermati! –

- Ehi! Le fai male! –

Lei era immobile… come spaventata.

 

Sbattei le palpebre e le riaprì, e rialzai lo sguardo verso Declan.

 

Mi ritrovai la faccia del grassone a pochi centimetri dal mio naso.

- Ahhhhh! –

Andai all’indietro e sentì il divestimento dello schienale della poltrona.

Ero ancora nell’aereo, e quello era un sogno. Bello, ma un sogno. Ed era finito. Ma era tutto così dettagliato… tutto così reale.

- Shawn, grazie al cielo sei sveglio. Pensavo ti volessi suicidare con quel cuscino! –

Io? Suicidarmi? Non lo farei mai. Per nulla al mondo, e poi quale cuscino.

Abbassai lo sguardo. In effetti ne stavo stringendo forte uno posizionato in verticale.

- Da dove esce fuori? –

Lo dicevo più che altro a me stesso, ma il tipo mi rispose.

- Quello? Me lo hai preso mezz’ora fa. Sembravi ancora più contento nel sonno e te l’ho lascato… -

- Grazie Declan. – Ero preso ancora dal sogno.

- Non mi chiamo Declan. Non ti ho ancora detto il mio nome. – Mi diede la sua mano, la strinsi. – Il mio nome è Randal ma puoi chiamarmi Randy.
- Piacere Rand… - Sul serio?! – … Randy. -

- Ok… Comunque… quanto manca? – adesso arriviamo alla 2 sosta. Scenderò lì. A te ne mancano altre 2, poi arrivi. Mentre dormivi ho fatto un po’ di calcoli. Quando arriverai li sarà buio. Tra le 22 e 23. Hai già prenotato? –

- Lo ha già fatto il mio capo. Il volo invece con la carta di credito di un mio amico. La mia avevo scordato di ricaricarla. –   

 

 

--- JULIET POV ---

 

Chiusi il telefono. Anche il padre non sentiva il figlio da giorni. Ero molto felice che stava bene, e lo sentì contento nel sapere che stavo cercando Shawn.

Ripresi il telefono e composi il numero di Gus.

 

 

 

Il numero era occupato. Avrei richiamato più tardi ma dopo alcuni minuti arrivò Buzz.

- C’è Gus che vuole parlarti. E’ sulla linea 3. –

 

- Gus! Ho cercato di chiamarti ma la linea era occupata. –

- Strano. – Ci fu un attimo di silenzio – Anche io ti ho chiamato prima. Forse ci siamo interrotti la linea da soli. –

Aveva ragione. Raramente ci chiamavamo e se succedeva dovevamo parlare di qualcosa che era successo a Shawn o che stava per fare.

- Sta bene! –

- Si, Gus. Ma devo sapere dove doveva andare di preciso. La Chief[2] Vick mi ha detto che sarebbe andato o a St. Louis e a Denver… ma…-

- Ma non ci sono… mi stai dicendo che lo ha mandato in missione? –

- Così dice. – Presi fiato. – Mi dispiace per quel che è successo Gus… e… non credo riesco a lasciarlo andare da solo li. Mi devi aiutare a sapere dove è diretto. Sarebbe d’aiuto sapere che aereo ha preso. –

- E’ per questo che ti ho chiamato. –

 

- Cosa? –

- Mi ha di nuovo rubato la duplica della mia carta di credito.-

- La duplica? –

- Si, la carta di riserva.-

- E perché? –

- Me la prende sempre e una volta me l’ha quasi persa. E’ stato difficile e lungo il procedimento per riavere indietro una nuova. Comunque so che ha preso un volo ma non so i dettagli. Su questa nuova carta si possono fare degli acquisti nascosti. In qualche modo avrà scoperto la mia nuova password e avrà attivato questa opzione. Se entri nel mio profilo sicuramente riesci a vedere che volo ha preso. –

- Dammi un paio di minuti. Ti chiamo dopo. –

 

--- --- --- ---

 

- Pronto Gus! –

- Ti sento. –

- Bene. Sono riuscita ad avere l’informazione. Il volo è il 4869 diretto a Washington DC ma con 3 fermate, e due delle quali proprio quelle due città. –

- Cerca di chiamarlo. Io vado all’aeroporto a chiedere. -

 

 

 

 

 

A/N: Spero vi sia piaciuto. ----  Recensite :D  ---- Qui sotto la spiegazione del titolo per chi non avesse capito.

Ricerche: dell’anello; della reale posizione di Shawn.

Attese: l’attesa dell’arrivo di Shawn a destinazione; L’attesa da parte di Shawn di una chiamata di Jules.
Desideri: Desiderio di Shawn nel riavere Jules di nuovo al suo fianco, (e viceversa); Desiderio di svegliarsi senza spaventi o dolori (xD cit. capitolo precedente).

 

 

__________________________________________________________________________________

[1]= Declan Rand (Prima apparizione 5x08), versione molto più ricca e responsabile di Shawn. Esperto di psicologia collabora con la polizia e in questo modo conosce Juliet. Hanno una breve relazione grazie al quale (ma anche grazie ad aver sentito una conversazione tra Shawn e Gus) Jules scopre dei sentimenti che Shawn prova per lei. Mentre Juliet si sta per preparare per un viaggio ad Amalfi con Declan, ha una discussione con Juliet nel quale lui le dice di vivere e ricordare ogni vero momento di quel viaggio. In quel momento lei capisce Shawn quanto tiene alla sua felicità e si lascia andare baciandolo.

[2]=Per chi non lo sapesse è un altro modo per chiamare un superiore. Sinonimo di Comandante o capo (“Capo” che ho usato sempre per almeno i primi capitoli. Non volevo usare “Chief” dato che è una parola straniera, ma per me è più naturale chiamarla Chief Vick)

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Capitolo 10
*** Cleptomani a Washington ***


A/N: Mi dispiace davvero DAVVERO molto per questa lunga pausa. Sono dovuta andare in vacanza dai nonni e li non c'era il pc. Fortunatamente ho scritto I capitoli sul cellulare. E vi posso assicurare che la prima cosa che ho fatto quando sono tornata a casa è stato accendere il pc per mettere su internet il capitolo. Vi voglio avvertire che ho in mente di scrivere il sequel che sarà questa volta più incentrato su LTM. Grazie a tutti per la vostra attesa. Devo ammettere che questo capitolo mi è sembrato il più difficile da scrivere fino ad ora. Ho anche fatto uno schema con tutti I passaggi da seguire. XD cosa che non ho mai fatto. Ma mi ha aiutato a non scordare le idee.

Per il titolo ero un po' a corto di idee.

Enjoy :D

 

 

Capitolo 10 – Cleptomani a Washington

 

--- JULIET POV ---

Andai all'aeroporto. Erano le 17 circa. Avevo impiegato molto per arrivarci a causa del solito traffico di Los Angeles. La gente come al solito all'aeroporto era troppa. Si faceva fatica addirittura a passare tra la folla.

Vidi sul pannello che due voli erano stati rimandati alle 17:30 per turbolenze. Andai al bancone per l'acquisto di biglietti.

- Polizia di Santa Barbara. Buonasera. - le mostrai il distintivo. - Dovrei fare alcune domande.

- Servo questi clienti e poi sono da lei. -

- Ok, ma prima devo chiederle se era lei a vendere i biglietti tra mezzogiorno e le due. -

- Benissimo. Non sono io. Quello era il turno di Jenny. La può trovare nella sala del personale. Laggiù in fondo e poi giri a destra. - Mi indicò un corridoio alle mie spalle.

- Grazie mille. -

 

 

Arrivata a destinazione mi ritrovai in una stanza molto ampia con punti di ristoro, una zona computer e due porte che facevano da entrata ai due camerini principali. Dietro una enorme pianta grassa ne notai un'altra, che per la targhetta portavano sicuramente ai bagni. Rispetto a qualche anno fa, era molto cambiato il luogo. Quando entrai, tutti mi guardavano perplessi.

- Polizia di Santa Barbara. Dovrei parlare con Jenny. - Si alzarono in due. - Il turno da mezzogiorno alle due al tavolo degli acquisti di voli. - Quella rimasta in piedi mi si avvicinò. - È successo qualcosa di grave... - Aveva uno sguardo spaventato. Anche i suoi colleghi sembravano allarmati.

- Non si preoccupi. Devo farle alcune domande su una persona che ha comprato un volo oggi. -

Si girò verso i colleghi sollevata. - Forse tutto ok! Esco un attimo con la poliziotta. -

 

Mi portò in una stanza più tranquilla con alcune poltrone.

- Qui a volte teniamo ad interrogare le persone sospette. Molto probabilmente preferisce parlare qui che è molto più silenzioso. Come può vedere, il nostro capo ha deciso di rinnovare alcune aree dell'aeroporto. Tra mezz'ora però devo iniziare il turno. Spero non ci voglia molto. -

- Sono la detective O'Hara. Sarò veloce, glielo posso assicurare. Oggi verso le 12 e le 14 un uomo di 36 anni, leggermente più alto di me, occhi verdi o nocciola, capelli castani perfettamente pettinati, è venuto e ha comprato il biglietto di un volo verso Washington con tre scali. - Le feci vedere anche una foto che avevo sul cellulare.

 

- Cosa vuole sapere? -

- Dove voleva arrivare. Voglio la verità. -

Guardò per terra.

- Ecco... Non lo so. -

La obbligai ad alzare lo sguardo.

- Non sa quanto è importante per me e per tutti noi. Abbiamo tutti bisogno di lui. Lui è un mio collega e il mio... ... mio fidanzato. Ho bisogno di sapere dove è. Dovunque sia andato so che è in pericolo. -

Si avvicinò e abbassò la voce.

- Non posso dirglielo. Mi hanno fatto promettere di non dire niente.

 

Flashback ~~~~~~~~~

 

- Pronto? -

- Sono un ufficiale di polizia. È di vitale importanza che quando viene un ragazzo sui 35 anni che chiede un volo per Washington, deve dargliene uno con scali a Denver o a St. Louis. Meglio se entrambi. Non deve sapere nessuno di questa richiesta. Deve sapere che è una missione segreta sotto copertura.-

- Perché devo farlo? -

- Per la sua sicurezza e per quella degli altri. -

 

~~~~~~~~~ Fine Flashback

 

- Non posso, capisce. Potrebbero far del male ai miei amici. -

- Aspetta. Vuole dirmi che ha comunque avvertito tutto lo staff del pericolo? -

- Dovevo avvertirli. -

Di questa tipa non ci si poteva fidare.

Sapevo benissimo chi aveva chiamato la signorina ed ero sicura che aveva frainteso la frase "Per la sua sicurezza e per quella dei suoi amici". Ero un po' offesa però. Da quanto tempo il capo si fidava più di Shawn che dei suoi detective??

- Non si deve più preoccupare. Conosco chi ha fatto questa richiesta. Quindi mi conferma che doveva andare a Washington? -

- Si. Infatti quando gli ho cambiato il biglietto si è insospettito e mi ha chiesto più volte se non mi ero sbagliata. -

- Grazie mille. -

 

Ora sapevo in che città era andato. Ma perché? E perché tutta questa segretezza?

 

Ora che avevo delle certezze sul fatto che Shawn non era andato a farsi ammazzare in quelle due città così pericolose, ma era andato nella tranquilla città della capitale, potevo finalmente farmi dare delle spiegazioni dal mio capo.

 

 

--- SHAWN POV ---

-- Due ore più tardi sulla costa est... --

 

Quel sogno sull'aereo era diventato molto ricorrente. Lo rifeci altre 5 volte sempre uguale ma con un finale sempre diverso. Tra un sogno e un altro, arrivai a destinazione.

Nella realtà come nel sogno ero stato svegliato dalla hostess, ma riuscì subito a capire che non era un sogno per vari motivi. Per prima cosa, la hostess mi svegliò molto duramente, non era così giovane e bella, e non era per niente solare e tranquilla,  ma antipatica e scorbutica.

 

Come nel sogno quindi ero l'ultimo a ritirare il bagaglio, ma non c'era molta gente fortunatamente. Il mio era stato messo in un angolo vicino il nastro trasportatore. Ero stato molto fortunato perchè mancava poco che uno degli addetti me lo portasse via. Presa la valigia, andai al punto ristoro. Comprai un hot dog, un giacciolo all'ananas e una bottiglia da un litro e mezzo d'acqua. Le noccioline salate potevano essere molto buone e appetitose, ma non erano certo un buon pasto per 9 ore e portavano una certa sete. Mi affrettai ad andare in bagno perchè avevo bevuto molto anche sull'aereo.

 

Uscito fuori ripensai a quel sogno: non vedevo l'ora anche solo di parlare con Juliet o farla sorridere con una delle mie solite battute. Pensai anche come era meglio l'illusione a volte rispetto alla vita vera. Riuscì a rivivere quel bacio centinaia di volte.

 

Uscito dall'aeroporto mi diressi alla zona dei taxi. Avevo aperto il bagagliaio quando un tipo infila la sua borsa, mi dice "grazie", entra dentro e parte. Dato che quello era l'ultimo taxi disponibile, mi incamminai verso la stazione degli autobus. Se non avessi trovato nessun taxi mi sarei informato su quale bus mi avrebbe portato all'hotel.

 

Mentre camminavo e cercavo in giro, un tipo mi spinse da dietro e mi fece cadere.

- Ehi! -

Mi accorsi che mi aveva preso la tracolla. Li c'erano il portafogli e il cellulare.

 

Mi misi a correre. Intimai il tipo a fermarsi ma questo lo spinse solo a correre più velocemente. Cosa che non era affatto buona, non ero mai stato bravo a correre, anche se ultimamente mi ero posto il traguardo di allenarmi un po'. Ero piuttosto migliorato ma continuavo a mangiare male.

Cosa che era piuttosto evidente.

 

Alcuni mi videro in difficoltà, provarono a rallentare il tipo, ma con scarsi risultati...

 

Ad un certo punto uno dei cassonetti si aprì. Un barbone che fece capolino da li, prese il delinquente e lo trascinò dentro. Il coperchio si chiuse.

Quando si riaprì, il tipo fuggì via.

Dal cassonetto riapparse il tipo. Lui mi lanciò la roba.

- Dovresti lavarla un po'. Ti piace il cappello? L'ho preso a quel brutto ladro. -

Mi tappai il naso per il tanfo.

- Si è carino. Con che lavo la mia "roba?" - Mimai le virgolette con la mano libera.

- Vai al discount qui vicino. Vende delle salviette umidificate davvero ottime. Un ottimo odore di lavanda. -

 

Dopo aver recuperato la valigia che un anziano signore mi aveva gentilmente tenuto, andai al discount. I vari clienti mi guadavano male... Puzzavo così tanto??

 

Trovate le salviette mi diressi alla cassa.

- Sei stato aiutato dal barbone, eh? Alcune persone che vengono qui sembra avrebbero preferito essere derubati piuttosto che farsi vedere con questo tanfo. Soprattutto quelli di un certo rango sociale. -

- Ti sta facendo molta pubblicità allora. Lo ricompensi in qualche modo? -

- CERTAMENTE! Due volte al giorno gli faccio trovare gratis una bottiglia di latte e biscotti. Se però mi riesce a mandare qualche persona in più anche un pacchetto di salviettine alla lavanda. Che adora! -

 

 

Uscito fuori, finalmente non puzzando più come prima, chiamai un taxi. Avendo un dubbio aprii di nuovo il portafogli. Erano spariti 60 dollari e la carta di credito di Gus. Si sarebbe molto arrabbiato al mio ritorno.

 

Fortunatamente avevo seguito il consiglio di mio padre: tenere la maggior parte dei soldi in una tasca segreta della valigia e solo il necessario nel portafogli.

 

Dopo qualche minuto arrivai a destinazione. Qui il problema del traffico era quasi inesistente. Venivano usati molto i mezzi che i mezzi propri. Tutta la rete stradale era ordinata e precisa, in ogni particolare.

 

Entrai dentro. Notai felicemente che l'hotel era un 4 stelle. Camminai fino al bancone. Notai che mancavano un bel po' di chiavi.

 

Feci il check-in e mi diedero la chiave 102. Era al secondo piano.  Notai che di quel piano erano occupate tre singole e una per una famiglia. Riuscii a capirlo dalla forma delle chiavi. Una volta avevo fatto lo stesso lavoro di quello davanti a me.

In quel caso mi feci licenziare 4 giorni dopo. Mi svegliavo troppo tardi.

 

Arrivato al secondo piano, ci misi molto a cercarla ma solo perché era l'ultima in fondo al terzo corridoio che controllavo. Le stanze in fondo erano fantastiche perché non avevi problemi con i vicini perché o non ce li avevi o perché erano solo due stanze. Nel corridoio superai un tipo del servizio a domicilio. Vidi delle fettine d'ananas. Ne presi alcune fette di nascosto. Arrivato alla porta, infilai la chiave ed entrai. Notai subito che le pareti erano molto riempiti fi quadri, e la stanza sembrava davvero più piccina.

Mi buttai sul letto lasciandomi andare. Mi tolsi solo il giubbotto. Poi presi le cuffie e accesi l'MP3 e mi misi un po' a cantare sulle note di "In love with the 80'".

 

 

--- JULIET POV ---

In quelle due ore ero riuscita solo a ritornare alla stazione. Mi ero scordata la strada che avevo percorso per l'andata e per sbaglio mi sono imbattuta nel luogo dell'incidente. La cosa era stata quasi risolta ma decisi di dare una mano.

 

Dopo un'ora eravamo riusciti a soccorrere tutti e a metter in sicurezza con i pompieri tutte le macchine che potevano esplodere.

La mia pancia poi brontolò non poco. In tutto questo casino mi ero dimenticata di pranzare e decisi di andare in un bar li vicino.

Era una specie di gelateria-paninoteca abbastanza piccina e con pochi dipendenti. Era stata aperta solo un mese fa. Quel giorno Shawn mi aveva convinto ad andare a mangiare all'apertura, perché era gratis e mi diceva che avremmo mangiato davvero bene.

 

Ancora non sapevo nulla sul fatto che non era un sensitivo, e mi disse che aveva avuto una sensazione piacevole quando era passato li vicino. Fortuna o intuito, alla fine aveva ragione. Avevo mangiato un panino fantastico, con le salse e i condimenti che mi mescolavano in una perfetta armonia di sapori. Di solito non mangiavamo mai alle paninoteche proprio per questo, l'armonia non esisteva mai: panino crudo e pieno di mollica, hamburger quasi bruciato o stracotto, ketchup trasbordante da un lato e inesistente da un altro. Alla fine preferivo i panini di Shawn, perfetti.

 

Insieme con Gus avevano cercato la ricetta perfetta per ogni tipo di panino dopo tanti anni di esperienza.

Alcuni potevano pensare che era stupido, ma per loro non lo era. Creare un panino era come un rituale. Ed infatti i loro panini erano davvero sempre eccellenti.

 

Come quelli di questa paninoteca d'altronde. Per non parlare dei loro gelati: fantastici. Tutto artigianale e i sapori fedelissimi ai cibi originali.

 

Entrata nel locale notai che da fuori sembrava lo stesso, ma si erano un po' allargati: c'erano molti più tavoli. Invece i camerieri e i vari cuochi erano sempre gli stessi.

La gente copriva il 80% dei tavoli e non era nemmeno l'ora di punta. Mi sedetti ad un tavolo apparecchiato per due. Mi guardai intorno. Su un muro c'erano tutte le foto dei "Migliori Clienti". Tra queste, riuscì a notare anche una in cui c'era un cameriere che era tutto abbracciato a Shawn. Era li perché era uno di quelli che si era messo a fargli pubblicità.

 

 

Soddisfatta e piena, uscii di li una mezz'ora dopo. Durante il tragitto non riuscì a non pensare alla bravura di Shawn con i fornelli. Se non cucinava mai, soprattutto in passato era perché odiava lavare i piatti e le pentole. Mi ricordo quando durante una missione sotto copertura mi cucinò alcune delle ricette che mi piacevano di più. Aveva apparecchiato tutto benissimo e aveva acceso anche due candele. Era bravissimo. Riusciva a fare dei piatti difficilissimi da cucinare anche solo dopo il secondo tentativo.

 

Quindi se volevo assaporare i suoi piatti dovevo lasciarmi delle energie per poi lavare tutto quello che avrebbe poi sporcato. Se no sarebbe rimasto tutto nel lavandino, pronto per un lavaggio mattutino (cosa impossibile perchè a quel punto lo sporci si sarebbe incrostato).

 

Arrivata in centrale entrai senza esitazione nella stanza del capo, cosa che la faceva sempre arrabbiare parecchio. Sicuramente sapeva il motivo che mi spingeva a fare così, perché concluse la chiamata e rimase ferma a fissarmi.

 

- Vuole spiegarmi perché è nella capitale? -

C'erano altre cose che voleva chiedere, ma quella era la prima per importanza.

- Abbi pazienza. -

- Non voglio avere pazienza. Voglio sapere dov'è e perché è andato li. -

- Ha del lavoro da fare. -

- Non c'è NULLA da fare grazie a Shawn e McNabb e lei lo sa! -

 

Prese un respiro.

- Non voglio altri problemi. Ti assicuro che tornerà il più presto possibile. -

- E se non lo farà? -

- Juliet, non essere testarda! È con degli specialisti e... e andrà tutto bene. -

- Non è convinta! -

- Si che lo sono! -

 

Si alzò dalla sedia e poggiò le mani sulla scrivania.

Si stava alterando anche lei. Un altro minuto e avrei potuto sapere tutto.

- E allora se andrà tutto bene, mi dica cosa c'è! -

- Non puoi saperlo! -

- Perché? -

- FARESTI ALTRI DANNI! -

 

 

 

- ... ecco... -

- Cosa voleva dire con questo? -

- ... -

- No! Ora mi dice tutto!

 

Mi indicò con la mano di chiudere tutto, porta e tutte le tapparelle.

 

- Quando hai lasciato Shawn... - Non mi piaceva come affermazione. Non lo avevo lasciato... era... era più complicato! - Hai iniziato a non lavorare come prima. -

Si risedette.

- Il lavoro si stava accumulando e dato che Shawn e Gus non si erano fatti più vedere, come bravo detective, era in servizio solo Lassiter. Alla fine della settimana rimase distrutto sia fisicamente che psicologicamente e decise con una grande volontà di chiedergli aiuto. -

 

Mi guardò come se il resto fosse logico.

- E? - Cercai di farle continuare il racconto.

- Eeeeeeeee... una sera è andato all'agenzia Psych... Ha sentito parlare Shawn riguardo il fatto che lo avevi lasciato - Ancora! - perché ti aveva detto la verità. -

 

Cavolo.

Carlton aveva sempre cercato di dimostrare che non era un sensitivo. E ora aveva sentito Shawn ammetterlo.

E la colpa era mia.

 

- Mi dispiace per quello che ho detto, ma secondo me è meglio che non ci parli finché non è finito tutto. Ma la scelta è tua. Lassiter ha chiamato il Lightman Group. Come sai sono imbattibili in fatto di menzogne. Sarà molto più difficile rispetto alla volta in cui ha battuto il poligrafo. -

 

- Lo so bene. So sempre quando mente. -

Lei mi guardò sarcastica.

- Cosa? Ho sbagliato solo due volte. Quando è sotto pressione non riesce a mentire bene e si capisce perché usa sarcasmo, si guarda intorno, scherza o fa alcuni riferimenti a film sconosciuti per distogliere l'attenzione. O dice cose che non c'entrano niente per confondere le idee. -

 

Speravo davvero di essere li per aiutarlo. Volevo esserci per lui.

 

- So che posso aiutarlo. -

- E come? Distraendolo? -

- Quando sono con lui cerca sempre di strafare per impressionarmi. -

- In un momento normale forse si, ma siete tecnicamente non insieme. Lui si potrebbe solo confondere. Si chiederebbe il perché sei li e potrebbe cedere. È troppo tardi purtroppo. Devi sapere che li ha ingaggiati Lassiter quindi Shawn sarà circondato da nemici. -

 

Avevo una grande decisione davanti: poterlo vedere ed aiutarlo oppure vedendolo e ritrovarmelo per colpa mia in carcere per chissà quanto tempo.

 

Sicuramente non avrei fatto in tempo ad andare e parlargli prima che fosse andato all'appuntamento con quei psicologi. Decisi di controllare gli orari dei voli sul cellulare e poi decidere.

 

 

 

--- LASSITER POV ---

Era stata una giornata stancante: un estenuante viaggio in macchina (non capì perché non presi l'aereo), lunghe attese, litigate, mancanza di casa...

Avrei dato di tutto per potermi trovare ora a casa, anche solo accoccolato alla mia donna preferita; spostarle quei capelli sempre perfetti, dirle parole dolci, baciarla.

 

Non ero mai stato un tipo romantico, anzi avrei sempre negato ogni tipo di sdolcineria... ma con lei era diverso. Era sempre così perfetta, così bella, così affascinante, così perfetta, che era pienamente normale esserlo.

 

Appena ritornato in camera mi feci una doccia, mi cambiai e feci alcune telefonate, poi mi feci un giro al centro. La città era molto bella, tranquilla e con le strade in ordine. Notai che in ogni isolato c'era almeno un poliziotto in divisa che vigilava. Scoprii che  davano un giornale locale a gratis, cosa che mi stupii molto. Quindi passai vicino ad un edicola. Lessi il giornale che mi diede il tipo.

 

Sembrava che era una delle settimane più tranquille di Washington degli ultimi due anni. Nessun omicidio, e qualche furtarello di poco in qualche piccolo negozio di generi alimentari. C'era solo una zona che era da bollino arancione: erano due giorni che un tipo rubava incessantemente nelle vicinanze di un cassonetto abitato e un negozio con articoli di prima necessità.

 

Dopo un lungo giro, ed aver aiutato ad arrestare un piccolo teppistello, ritornai all'albergo. Aperta la porta, mi buttai sul letto. Mi tolsi la cravatta e mi sbottonai il colletto della camicia. Guardai il mio orologio. Era fuori fuso orario, quando ero arrivato mi ero scordato di regolarlo. Guardai allora quello dell'albergo. Era davvero molto tardi.

Chiamai allora il servizio in camera. Mi feci portare cose leggere: un panino con prosciutto cotto e insalata, e alcuni pezzi di frutta tagliata a fettine.

 

Nella camera c'era anche un computer con la connessione ad internet. Lo accesi e mi collegai a Skype. A quell'ora doveva essere tornata a casa. Da circa un mese aveva trovato un lavoro in una rivista di moda. Nulla di che, doveva catalogare tutti gli articoli ed ordinarli. Era un piccolo lavoro part-time che sarebbe terminato quando avrebbe finito il lavoro, ma era il massimo che poteva aspirare per ora. La libertà vigilata(1) era da poco terminata e doveva mantenere una perfetta condotta. C'era un buon lavoro come commessa, ma era una lavoro con molto contatto con le persone e lei era una che è molto suscettibile e a cui non piacciono ingiustizie. Avrebbe potuto arrabbiarsi.

 

Ancora non si era connessa su skype.

 

Qualcuno bussò alla porta. Aprii.

- Salve. Ecco il servizio in camera. Glielo abbiamo già messo sul conto. -

- Grazie. -

In fondo al corridoio vidi un tipo con una giacca nera e jeans, che aprii la porta e la sbattè un attimo dopo. Il cameriere entrò e posizionò il carrello con la mia cena vicino al letto.

- Ecco. Il panino, una bottiglia d'acqua e qui della frutta. Spero le piaccia. Qui ci sono spicchi di arancia, albicocca, pesca, qui un po' di cocco e, immancabilmente dell'an... -

 

Guardò l'ultimo piattino ma era vuoto.

 

-..anas. Che?! - Poi sembrò ricordare. - Quel signore... - Poi mi rivolse la parola. - Un signore è appena passato e ha rubato tutto l'ananas. Glielo riporto subito. -

- No, non serve guardi, - mi girai per prendere la mancia - non so nemmeno se riuscirò a finire tutto. -

Quando mi rigirai, il cameriere era sparito con il piattino. Aprì la porta e guardai a destra e sinistra. Riuscii a percepire un odore familiare... ma non riuscii a riconoscerlo.

 

Sentii un rumore familiare dal computer. Si era connessa. Aveva messo la webcam. Era molto buio ma riuscivo a vedere tutto il suo viso perfettamente.

- Non hai la webcam li? -

Notai che non ne era disposto.

- No, mi spiace. -

- Mi manchi. - Si accuccio sul tavolo con le braccia incrociate.

- Anche tu. - Le sorrisi. - Come è andata a lavoro? -

- Noia. Ma fortunatamente me la cavo nel catalogare gli articoli. Dovrei finire il lavoro con una settimana di anticipo. Il compenso dovrebbe quindi aumentare. -

- Brava. - Mi sorrise

 

Avrei potuto guardarla per ore senza dirle niente, ma la stanchezza vinse.

- Ci sentiamo domani. Sono molto stanco. Fortunatamente l'appuntamento è alle 12 così che posso recuperare le 4 ore del fuso orario. -

- Bene. Buonanotte. -

- Tu buon appetito. -

 

Chiuso il computer, aprii la valigia per prepararmi ad andare a dormire.

 

 

 

--- LIGHTMAN POV ---

Alle 22 tornammo a casa. Per circa un ora avevamo girato da un ristorante ad un altro senza trovare pace. In realtà cercai e mi sforzai io stesso di ricordare ogni ristorante in città che fosse chiuso. Non potevo farle scoprire la scomparsa dell'anello.

Adesso la cosa stava diventando davvero ridicola, lo ammetto, ma non potevo davvero lasciarglielo scoprire. Ne valeva il mio onore... perdere un anello... che dico, UNA FEDE!

Non era mica una briciola, o un ago.

 

Un cellulare in un quartiere di cleptomani.

 

E mi era caduto in uno spazio ristretto: l'entrata del mio ufficio. Lo avevo cercato in lungo e largo ma nulla. Mi ero arreso, ma lo avevo già richiesto ed entro domani, massimo verso sera, sarebbe arrivato.

Dovevo solo aspettare e cercare di tenere duro e acquistare tempo.

 

Entrati dentro casa chiusi la porta.

- Quindi - Mi abbracciò da dietro e mi sussurrò all'orecchio. - qual è il tuo piano geniale per sta sera? - Mi diede piccoli baci sul collo.

Posai le chiavi sul tavolo, mi girai e le diedi un bacio.

- Ah non lo so. - Feci il vago. Mentre ci baciavamo e iniziammo ad accarezzarci e abbracciarci, levai la mia e la sua giacca, le lanciai verso l'attacca abiti e in qualche modo riuscì a non farli cadere.

 

Lei se ne accorse. - Bel tiro! -

 

Mentre ci incamminavamo senza sapere bene dove andare lei mi avvolse le braccia intorno al collo.

 

Arrivammo allo stipite della porta della cucina. Sorridendo, la appoggiai li.

- Ahh, è scomodo, dai spostati! - Mi disse rompendo il bacio.

- Nah Nah! - La ribaciai e la bloccai la.

Cercò di liberarsi. Con questo intento, le sue mani finirono pericolosamente vicino le mie e mi ritrassi.

- Hai vinto tu. - Alzai le mani sopra le spalle in segno di resa. Fortunatamente l'unica luce accesa era quella dell'ingresso quindi era molto buio e quindi non era visibile altro che i nostri profili e i nostri occhi. Ma soprattutto i suoi meravigliosi occhi azzurri.

 

Mi si riavvicinò.

Avvicinò le sue labbra alle mie.

- Andiamo su. -

Stavo per ribaciarla quando mi riprese le mani. Arretrai.

 

- D-dopo. Ma prima dobbiamo mangiare. - Mi affrettai ad andare in cucina.

 

Le caddero le braccia... quasi letteralmente.

- Guarda che sei proprio... - Fece qualche passo. - È troppo tardi per mangiare... -

- Dai, vai di là ad apparecchiare. -

- Ma... -

- Vai! -

 

La sentì sbuffare e andare di là.

 

Finalmente solo.

Dovevo trovare un'idea...

 

Mi ritrovai a tagliare il pane. Mi venne un idea.

Qual era un buon motivo per cui togliersi la fede?

 

Mi guardai dietro. Stava posizionando le posate.

 

Posizionai il coltello sul dito. Chiusi gli occhi e...

 

- Ahhgg... - Mi morsi il labbro ma un lamento mi usci comunque. Mi passò abbastanza subito. Il taglio era superficiale.

Ma iniziò a uscire un po' di sangue e riiniziò a farmi male. Sventolai la mano per cercare di migliorare ma riuscii solo a sporcare il pane di qualche goccia.

 

Chissà perché solo in quel momento ragionai. Non aveva senso tagliarsi li. Se avessi avuto l'anello non mi sarei mai tagliato in verticale.

 

- Idiota idiota idiota idiotaaaa! -

- Che succede? - Fece capolino dall'uscio. Vidi che ora era scalza.

Capii perché non la sentii arrivare.

 

Poi inclinò la testa.

- Cal... -

 

Guardò per terra.

- Cal... sanguini... -

 

- Ah si quello. -

- Quello?? - Si avvicinò, e mi prese la mano.

- Ti sei tagliato... -

Si guardò intorno, sul bancone, guardò la mano e poi mi guardo irritatata.

- A volte sai essere così... - Sembrava volesse fulminarmi con lo sguardo, poi si addolcì e mi sorrise. - Mi farai morire d'infarto, un giorno di questi. Dai vieni con me, il kit di pronto soccorso è al bagno di sopra. - Prese un tovagliolo di cotone e mi avvolse il dito insanguinato.

 

- Fsstssssss-hhahgg - A questi mogugli lei si mise a ridere. - Non è divertente! -

 

- E che a volte sai essere proprio stupido. -

- ... -

- Ti pare che non lo capivo... E poi il taglio potevi farlo in orizzontale... -

 

 

Salimmo su.

Mi fece sedere sul bordo del letto.

Mi guardò negli occhi. - Che cosa ti preoccupava?-

- È cheeegh... - Iniziò a togliere il fazzoletto. Aveva un bastoncino cotton fioc, quelli che si usano di solito per le orecchie...

-... a che ti serve quello?-

- Dato che ti sei tagliato INTENZIONALMENTE con il coltello del pane ti è finita qualche briciola nella ferita. E anche qualche scaglia più dura dell'esterno. -

- Comunque... - Mentre parlava mi stava disinfettando il taglio. Era difficile stare attenti... Era davvero fastidioso. - Ti devo...-

- Lo sssso cosa vuoi chieeeed-dermi. Fallo domani. Anzi, ddo-ddomani lo vedrai da sola-argh. -

 

Finì tutto il bendaggio, mise a posto e andò a posare il kit.

 

- Non farlo di nuovo, ok? Almeno cerca. -

- Non lo perderò più. -

Si sedette affianco a me. - Intendevo, non farti del male per coprire qualcosa. Lo sai gia quanto... quante volte... - Ci fissammo.

 

Ripensai a quante volte mi ero messo in pericolo senza dirle niente e farla preoccupare... molto.

Come quella volta che ero andato in Iraq il giorno di Natale.

 

- Ok...

Donna. -

 

...

 

- Donna? - Mi guardò un po' confusa.

- Ehm... Cercavo di essere un po' più... - Mi stesi e mi spinsi in su arrivando con la testa sul cuscino. - Lasciamo perdere. - Vieni, mio tesoro.-

 

A quell'aggiunta del "mio", mi diede uno dei suoi sorrisi più raggianti e mi raggiuse. Mi baciò, ma non come quelli di tutta la mattinata, fu un bacio lungo e passionale. Proprio quelli che ci piacciono di più.

- Così va meglio... mio tesoro. -

 

Poi continuammo a parlare per un po'. Il giorno dopo sarebbe arrivato il sensitivo e in ufficio si sarebbe creato un casino. Non dovevamo scordarci assolutamente di avvertire tutti i dipendenti del piano, e di mandare fuori per qualche lunga commissione quelli pericolosi.

Secondo Gillian la giornata sarebbe stata piena di sorprese e risate. Sembrava che il tipo avesse un umorismo molto semplice ma nello stesso tempo "raffinato".

 

- Raffinato? -

- Lui tende a fare battute includendo sempre qualche specie di riferimento a film, telefilm o canzoni. Ma anche se tu, soprattutto tu, non hai mai visto niente del genere lui riuscirà lo stesso a farti ridere. -

- Beh, vedremo. -

 

Abbracciai Gillian e chiusi gli occhi.

 

 

A/N: Ero molto indecisa nel continuare questo capitolo. Avevo deciso per un secondo di slittare il POV di Cal nel prossimo capitolo, ma dato che il Pov di Cal conclude una giornata ho pensato che è perfetta per un finale. Quindi spero non sia troppo lunga. Per il mio cellulare lo era xD.

Scrivendo questo capitolo ho anche scoperto (più che altro notato) che ogni donna delle varie coppie (Shules Juliet - Callian Gillian - Carlowe Marlowe) hanno tutte gli occhi azzurri xD. Mentre scrivevo quel pezzo del pov di Cal ho sentito come un déjà-vu.

Mi servirebbe un parere anche sull'idea di un sequel. Ho visto che per ordinarle potrei metterle in una "Serie" ma se il metto in due categorie differenti (una in Psych e l'altra in LieToMe) si può fare lo stesso?

 

1- Marlowe Viccellio= E' apparsa per la prima volta nella 6x03. Con il fratello, malato di una rara malattia, aveva organizzato dei furti alla banca del sangue. Il fratello però decise di prendere il sangue direttamente dalle persone del suo stesso gruppo sanguigno: 0 negativo. In una di queste volte, il fratello esagera e uno di queste persone muore. Lei dopo averlo scoperto tenta di coprirlo. Per questo poi viene arrestata per il furto e per aver coperto il fratello. La interpreta Kristy Swanson.

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Capitolo 11
*** Sveglia! ***


A/N: Sono contenta delle recensioni e dei vostri pareri. In questi mesi sono riuscita a pensare ad un degno finale. Devo decidere solo se farlo finire in modo chiuso o con un cliffhanger... xD

Se il sequel si farà o no, (ve lo dirò in seguito) lo incomincerò a scrivere dopo aver finito questo. Spero di non avervi fatto aspettare troppo ma tra la scuola (iniziata il 10), problemi e altro, non ho potuto finire e inviare questo capitolo. Proprio il 15 Settembre (data che molti pensavano avrei inviato il capitolo)avevo finito il capitolo. Ma tornando a casa mi si è cancellato ed ho dovuto ricominciare tutto il POV di Cal da capo (Per non parlare di tutte le correzioni). Speravo di poter usare un programma per recuperarlo ma sembra non esiste per il mio telefono. Spero la qualità del capitolo sia come era originalmente. I contenuti sono gli stessi, ma ovviamente avevo scritto in un modo diverso. Comunque…

Enjoy :D

 

 

Capitolo 11 – Sveglia!

 

 

--- JULIET POV ---

 

Appena sveglia andai a prepararmi. Presi la borsa che avevo preparato il giorno prima e uscii di casa. Passai da Gus e gli diedi le mie chiavi. Due volte al giorno doveva venire a dare da mangiare alla mia gatta e a cambiargli l'acqua.

 

Era un po' a disagio ma accettò.

 

Una volta era venuto a casa e si era seduto sul tappeto per accarezzare la mia gatta. Il mio altro gatto, soprannominato da Shawn "Greyrish" (era grigio e gli piaceva dormire sulla coperta comprata in Irlanda) geloso, lo attaccò e gli strappo i suoi pantaloni preferiti.

Gli ricordai che ora a casa era rimasta solo Bianca, per Shawn BA-nca :

B.A.(4) perché è coccolosa e -nca perché è bianca.

Dopo tanto tempo però ero riuscito a convincerlo a chiamarla solo Bianca.

 

Era fastidioso per il nome in se... e perché così mi ricordava che spendevo troppi soldi per lei. Collari, giocattoli, cuccette e soprattutto una mini-poltroncina che non aveva mai utilizzato. Questo perché preferiva il tappeto. Poi Shawn senza dirmelo decise di rivendersi la poltroncina e mi portò poi a cena fuori con il ricavato. Davvero un buona idea.

Con il ricordo di quella serata, mi avviai verso l'aeroporto e cercai di stare calma. Il traffico era ingombrante e quindi ci sarei messa molto ad arrivare.

 

--- Qualche minuto più tardi... ---

 

Arrivata all'aeroporto, parcheggiai e mi diressi verso l'entrata. Ero molto sorpresa perché anche se fuori le vetture erano relativamente poche, (ed erano per lo più moto) dentro si stava molto stretti. Non che ci toccassimo, ma per quanta gente c'era, sembrava ti mancasse l'aria.

 

- NON POTETE LASCIARCI A TERRA!! -

 

C'era una quantità smisurata di gente al banco informazioni. Di solito era quasi vuoto. Era visitato solo da gente straniera, persone sbadate, poliziotti, o persone che volevano entrare nella pista. Quegli ultimi erano i “più numerosi”. Erano per lo più piloti dell'aeroporto ma c'era una piccola minoranza di ricconi che venivano con il proprio pilota, per viaggiare con un aereo privato.

 

Essendo una poliziotta, mi sentii il dovere di andare ad aiutare quella gente.

 

- Cosa succede? - Molti si girarono verso di me, tirai fuori il distintivo e cominciarono a guardarsi tra loro. Poi un coraggioso si fece avanti e mi spiegò tutto... Mentre mi spiegava però mi distrasse un movimento nella folla. Mentre tutti mi stavano fissando, (inclusi gli addetti del banco informazioni) un tipo riuscì a sgattaiolare fuori. Ero stata fortunata a notarlo perché ero stata l'unica per quanto era stato veloce.

 

- Ehi! Aspetta! -

 

Per i viaggi avevo sempre le scarpe da ginnastica. Meno male che quel giorno avevo fatto come al solito.

Ero stata sempre bravissima a correre, ed ero la più brava del dipartimento a farlo sui tacchi. Ma lui era agile e veloce.

 

Lo richiamai.

 

Improvvisamente incominciò a rallentare, fino a quando si fermò del tutto.

 

Alzò le mani sulla testa in segno di resa. Non avevo capito minimamente il perché. Era molto vicino a fare perdere le sue tracce quindi perché arrendersi?

 

La cosa non aveva alcun senso.

 

Stava per dirmi qualcosa ma lo interruppi.

 

- Più lentamente. Voltati più lentamente. -

- Dai Juliet! Sono io. -

 

Lui sembrava ridere. La sua voce...

 

- Declan? -

 

Lui tirò un sospirò di sollievo e si tolse gli occhiali. Era proprio lui, ma un tantino più abbronzato (per quanto sia possibile!) ed era molto più tonico.

 

Riuscì a notare anche un luccichio provenire da una mano... aveva un anello...

No.

Una fede.

 

- Sposato. -

Lui rise e si guardò l'anello.

- Me lo dicono tutti... No, per ora solo "Promesso Sposo". Nella famiglia di lei hanno questa tradizione che sia l'uomo che la donna portano un anello per tutto il fidanzamento. -

 

Sorrideva come non mai. Anche con me era sempre solare, ma era uno sguardo completamente diverso. Forse aveva trovato quella giusta. E forse già quando stavamo insieme sapeva che tra noi non sarebbe durato...

 

Lo stesso era successo a me con Shawn. Lui era stato l'unico a farmi provare certe emozioni... La gelosia è una cosa che ad esempio non ho mai provato... Sono stata molto gelosa di mio fratello, ma di un fidanzato mai. Forse era il fatto che ero solo ingenua o giusto perché non era Shawn.

Non era quello giusto.

L'hanno scorso ho avuto molti motivi per essere gelosa... in quei momenti mi divorava dentro quella sensazione così egoista ma così naturale che è la gelosia...

 

Diciamolo.

Ho sempre evitato relazioni con tipi come lui, come era lui.

 

Perché lui era cambiato con il tempo, e anche molto, anche se molti non la pensavano così. Aveva cambiato tutto il suo modo di vita "vagabondo" ad uno più "sedentario". Quando lo avevo conosciuto e quando siamo diventati amici, lo vedevo e mi raccontava pure.

Cambiava "ragazza" (chiamarle così era anche troppo), da un minimo di 2 giorni passati insieme ad un massimo di una settimana...  Per la casa era lo stesso... Ne cambiava una appena ne vedeva una più comoda o conveniente.

 

Da quando stava con me stava migliorando ancora di più, si era trasferito da me e mi sembrava più che contento. Ora poteva benissimo capire tutti gli sposati, ora che poteva notare e godere anche lui dei benefici che la convivenza porta...

Una volta questo me lo disse lui prima di addormentarci.

 

Però ero comunque molto nervosa...Molte persone dicono che certe persone non possono cambiare...

Ho vissuto molte volte con questo pensiero, anche per colpa di mio padre... ma forse questa regola non vale per tutti...

 

Ma sono gelosa.

 

Non perché non mi fido di lui, perché lo vedo... a volte sembrava che era lui il più innamorato tra i due. Ma era solo il mio passato che non mi fa vedere oggettivamente. Non credevo che le persone potessero cambiare… E quindi un po’ avevo paura che ritornasse nelle sue vecchie abitudini…

Solo quando ero sola, completamente sola con lui mi rilassavo e non avevo altri pensieri...

 

- Juliet! -

 

Non so quanto tempo ero rimasta a pensare, ma sicuramente molto.

 

- Allora... - Si schiarì la voce - Sei qui per lavoro o... -

- Devo partire... Per Washington... - Ero un po' impacciata.

- Beh... - Lui si avvicinò un po’ e mi indicò un hangar li vicino. -

Se vuoi... Se a Shawn non da fastidio... - Cercava sempre di fare l'amico... e lo ammiravo così tanto per il suo perdono e per la sua comprensione. Shawn era stato molto maleducato con lui… - ... Potrei accompagnarti io. Il prossimo volo per Washington è tra due ore. -

 

Era troppo... – No no no no, grazie ma non serve... non voglio essere di troppo. Posso aspettare 2 ore... non...non è così urgente. - Guardai in basso perché anche se era vero per me rimaneva lo stesso importante arrivare più presto possibile... Per la mia salute mentale soprattutto.

 

- Ehi! - Richiamò la mia attenzione.

 

Si avvicinò a me e mi alzò il viso...

- Non so cosa è successo, ma sicuramente mi hai mentito... - Deglutii - Per te è importante. E anche molto. -

Lo guardai negli occhi.

- Non mi devi mentire… Non serve a niente. –

Era uno psicologo...

 

- Questo viaggio… è per lui? Lo riguarda vero? - Annuii

Abbassò la mano e me la mise dietro la schiena.

- Vieni. E non preoccuparti, devo passare li vicino. -

 

All'hangar salii sull'elicottero. Era a due posti. Ci sedemmo e posai lo zaino dietro il mio sedile. Io mi misi la cintura mentre lui finì di impostare l'aereo e la destinazione.

 

- Quindi... cosa è successo? - Lo vidi ancora smanettare con il navigatore. - Se posso chiedere... -

 

- Si... E' un po' lunga la storia... -

- Beh lo sarà anche il viaggio. -

- ... -

- Facciamo così. Prima racconto io e poi tocca te. -

 

 

Dopo che l'avevo lasciato l'avevo visto solo per un serial killer. Anche in quel caso Shawn, era stato geloso appena ha saputo che ci aveva aiutato.

Comunque mi disse che aveva continuato a fare l'imprenditore, e iniziò a seguire un centro di ricerca. Aiutava gli scienziati quando avevano bisogno di un parere di uno psicologo esperto. Questo perché aveva conosciuto, nel viaggio che poi aveva fatto ad Amalfi, il direttore di questo centro e avevano fatto amicizia.

 

È in qui che conobbe la sua fidanzata.

 

Era venuta in un istituto affiliato a quello del suo amico, perché suo fratello aveva un problema psicologico. Il problema era abbastanza grave e dopo due settimane di terapie chiamarono la consulenza di Declan. Dopo giusto una settimana capì cosa gli era successo e iniziò la terapia con un approccio estremamente diverso. Seguii davvero molto questo ragazzo e per questo incominciò a frequentare anche la sorella. Dopo molto tempo, e dopo varie uscite si innamorarono. Un anno dopo il loro primo incontro lui le chiese di sposarlo.

 

Durante il discorso era già decollato. Il panorama era fantastico.

 

Lui si schiarii la voce.

 

- Allora... ora è il tuo turno... -

 

Il discorso sarebbe durato molto. Ero sollevata. Mi avevano dato sempre fastidio i voli in aereo… e in elicottero era ancora peggio per “le pareti” trasparenti… Anche se dovevo ammettere che era proprio bello il paesaggio.

 

 

 

(4)= Baci e Abbracci per chi non avesse capito xD

 

--- LASSITER POV ---

 

Ero già sveglio da una decina di minuti ma decisi di rimanere ancora nel letto a pensare...

Quello che sarebbe successo oggi avrebbe cambiato tutto... tutto il futuro.

 

Non sapevo se esserne contento o no... Infondo avevo sempre voluto smascherarlo. Ma era cambiato... no. Il tempo CI aveva cambiati... tutti quanti.

 

Ci stavamo avvicinando anche come amici... Quando avevo detto in centrale che mi sarei sposato lui si era anche offerto di fare tutti i preparativi, le varie feste (celibato, nubilato), ma io lo scansai... Dopo alcuni punzecchiamenti cedetti e gli dissi che l'avrebbe fatto...

 

Ovviamente dopo tutto questo non sarà più così. Almeno credo…

 

Fortunatamente io e Marlowe decidemmo di prendere più tempo perché comunque lei aveva sempre sognato di celebrare il matrimonio sulla spiaggia, con pochi intimi e in un mese estivo...

Avrei avuto quindi molto tempo per trovare un valido sostituto.

 

Ma la cosa che mi aveva fatto più riflettere era il lavoro. Come sarebbe stato senza di lui.

 

Grazie alla sua influenza, anche se a volte irritantemente particolare e fastidiosa, ero riuscito a migliorare molto.

All'inizio davo sempre tutto per scontato e per questo chiudevo il caso con la prima soluzione probabile... Ma grazie a lui ero diventato molto più determinato a trovare la verità e sempre più competitivo.

Molte volte in questi ultimi anni ero riuscito a chiudere un caso senza che lui mi aiutasse o contraddicesse.

 

Quindi perché esporlo? Perché cambiare tutto il presente e tutto il futuro conosciuti, in presente e futuro ignoti? Perché prendere un rischio così grande e compromettere la felicità dei miei amici, e la sicurezza di tutti i cittadini? Perché?

 

 

Poteva solo essere uno il motivo.

Il fatto è che...  Ho voluto...

 

Sono riuscito a realizzare finalmente il motivo per cui voglio mettere tutto alla luce: io voglio solo...

 

- Tun Tuttutuuuu -

I miei pensieri si fermarono per la sveglia. La chiusi. Mi alzai ma rimasi seduto sul letto.

 

Ero felice. Finalmente avevo scoperto il vero motivo per tutto questo. Un motivo per continuare a combattere. Ma questa volta non in modo egoistico…

Ma per il bene di tutti.

 

 

Girai lo sguardo verso il comodino. Il cellulare era acceso.

Marlowe mi aveva avvertito che una sua collega era andata in pensione e quindi le avevano dato il suo posto, finalmente aveva ricevuto un lavoro a tempo indeterminato. Mi disse che però mi avrebbe potuto chiamare solo questa sera. Attraverso un messaggio mi congratulai con lei e le diedi l'appuntamento alla sera.

 

Mi andai a vestire e preparare, poi scesi a mangiare al buffet dell'hotel.

 

Il buffet avrebbe fatto brillare gli occhi a qualsiasi americano, conteneva qualsiasi cosa potessi cercare: dai cornetti alle ciambelle, dal pane ai panini, dalle torte ai dolcetti e ogni tipo di bevande disponibili. Il tipo dalla giacca scura prese quasi tutte le ciambelle, quindi decisi di provare un cornetto alla doppia crema e il mio solito caffè con 2 di zucchero e 3 di panna. Mi misi proprio alle spalle dell'orologio della stanza. Non volevo affatto correre.

 

Non avevo nessuna fretta di andare al CLG(1)...

Qualcosa mi aveva insegnato che qualcuno era più dispettoso anche di Spencer... (E non mi andava certo di aspettare un altro paio d’ore chiuso in un cubo…)

 

Il caffè era buonissimo. Sembrava essere 100% italiano.

 

Una tosse mi fece muovere lo sguardo.

Il tipo con la giacca nera aveva gli occhiali addosso (strano) e si stava abbuffando di ciambelle ad una velocità indescrivibile. Si vedeva benissimo dalla posizione in cui stava, che era pronto per scattare.

 

Il suo sguardo continuava a puntare a momenti me (non ero sicuro perché aveva gli occhiali) e il suo piatto.

 

- Tutto ok? - Un cameriere gli chiese preoccupato.

Annui e alzò la mano per indicare che stava bene.

 

Mi avvicinai con la scusa di dover posare i miei piatti. Cominciava ad essere familiare...

 

Poi mi guardò e scappò via. Sembrava spaventato. Senza correre troppo lo seguii.

Prima che potessi chiedergli qualcosa, salì in taxi e partì.

 

Rientrai dentro per continuare la mia colazione. Un cameriere uscì dalla cucina con un piatto pieno di fette d'ananas. Sembrava guardarsi in giro...

 

--- SHAWN POV ---

 

 

- Al-al-alzatiiiiiiiiiiii! -

- Gahhhhhhhh! -

 

Sobbalzai sul letto... il telefono cadde con me a terra...

 

Quella sveglia avrei dovuto cancellarla...

 

Mi accarezzai la testa e la caviglia... Cadendo avevo preso una bella botta.

Mi sentivo la testa implodere.

 

Chiusi la sveglia sul telefono.

Si aprii l'applicazione musicale.

 

Evidentemente mi ero addormentato con la musica accesa. Perché non si era scaricato allora?

 

Il cavo dell’alimentazione…

 

La sera prima l'avevo attaccato alla corrente. Mi tolsi allora le cuffie e mi riaccasciai sul letto. Ero stanchissimo.

La sera prima avevo dormito molto poco (pensando che come minimo dormo 11 ore al giorno!). Per tutta la serata mi ero messo a pensare a quello che sarebbe successo oggi...

 

“Cosa avrei dovuto affrontare? Come avrei dovuto comportarmi? Con chi avrei parlato...”

 

Sul letto mi riaddormentai.

 

Fu un messaggio di Gus a svegliarmi. Prima di addentrarmi nel mondo dei sogni avevo messo la vibrazione e non so come, il mio cellulare finii sotto la schiena...

Era davvero rilassante, meglio di un massaggio quasi, ma mi svegliai e lo lessi.

 

- Che diavolo ci fai a Washington DC? Risp. ASAP(2) -

 

 

"Oh cavolo!"

- L'APPUNTAMENTO! -

 

Mi vestii in fretta (stavo inciampando anche) e presi il mio gel.

Andai al bagno e mi specchiai allo specchio...

 

I miei capelli erano un disastro!!

 

In questo periodo erano passati molto in secondo piano... Erano cresciuti e ce li avevo tutti sul viso(3)... per non parlare di come erano disordinati. Ma quello non era il problema principale (beh...), sul viso avevo delle occhiaie profonde. Credetti fossero derivate dalla mancanza di sonno un po' di tutto il periodo. Fortunatamente per la conformazione del mio viso, le occhiaie non si notavano spesso... ma adesso si...

 

Dovevo fare qualcosa.

 

Mi sistemai con cura i capelli (non potevo uscire in quello stato), sistemando i capelli più lunghi all'indietro, e sinceramente mi stava molto bene. Li preferivo prima, ma questi erano davvero molto di classe.

 

Posai tutto nella mia camera d'albergo ed entrai di soppiatto del bagno delle ragazze...

 

Come era ipotizzabile, questo albergo dava alcuni campioncini di trucchi vari... andai sui fondo tinta e li provai tutti sulla mano. Nessuno era del mio colore... Ce ne era solo uno gel, ma quello non era adatto... Mi avrebbe solo evidenziato le occhiaie...

 

...

 

Beh... ogni tanto mi capitava di accompagnare Juliet a fare shopping.

Io sono uno che impara in fretta!

 

 

Sentii la porta aprirsi. Entrai di fretta in uno dei bagni, e accesi la luce.

 

Mi stupii della condizione del pavimento. Perfetto.

Certi maschi non  sarebbero mai riusciti a tenere testa alla pulizia delle donne...

 

La tizia entrò in quello affianco al mio. Senza farmi sentire, uscii fuori e vidi che aveva lasciato il porta trucchi sul marmo del lavandino.

Lo aprii. Era davvero pieno di roba… tanti trucchi. Rossetti, Eyeliner, fard, … e persino alcuni smalti.

Cercando ancora riuscii a trovare anche l'anti-occhiaie! (Quello a stick! Erano i più comodi!)

Me lo misi ad entrambi gli occhi e lo chiusi...

 

Fece un rumore del genere: "hhhschtt"

Mi ero dimenticato di tirarlo dentro...

 

Aveva usato la mia stessa tecnica, perché aprì la porta, ma senza farmi accorgere di lei.

- Ehi! Che diavolo stai facendo! -

Cercai di rimettere tutto dentro ma caddero alcune cose a terra.

- I MIEI TRUCCHIIIIII! IDIOTAAAAAA -

 

- Scusaaaaaaaaaa - E corsi fuori. Entrai nella mia camera in un attimo.

 

L'avevo scoperto con mia madre tanti tanti tanti anni fa. MAI e dico MAI toccare o rovinare i trucchi di una donna... ... o sei un uomo morto.

 

Mi misi il giaccone nero ed entrai in bagno. Mi sistemai il trucco con le dita e mi misi gli occhiali. Avrei fatto colazione per poi volare verso il CGL... no aspetta... il CLG.

 

Quando sentii che se ne era andata, chiamai per il servizio in camera, ma mi risposero che il servizio non era valido di mattina. Per il disagio mi dissero che potevo scegliere un piatto speciale. Dissi "piatto con ananas, tanto ananas" e attaccai.

 

Scesi piano piano le scale e senza poi più di tanti problemi arrivai alla zona buffet. Evidentemente l'hotel era gigantesco perché non era riuscita ancora a trovarmi.

Andai al buffet e mi riempii i piatti di ciambelle. La mattina di solito mangiavo la metà e il tutto con molta calma, ora mi toccava fare il contrario...

Mi sentivo osservato... Una sensazione davvero brutta quando cerchi di non farti notare. Andai al primo tavolo disponibile con due piatti pieni di ciambelle. Per quella sensazione non riuscii nemmeno a sedermi bene… Ero tutto storto e quasi alzato…

 

Avevo una fame incredibile... non ricordavo nemmeno se avevo mangiato o no la sera prima. Non ci pensai nemmeno più di tanto.

 

Fatto sta che ingurgitavo una ciambella dopo l'altra senza curarmene del cameriere affianco a me, che forse si chiedeva il perché della mia velocità. Mi stavo davvero strozzando. Tossii un paio di volte. Alla seconda, davvero rumorosa e anche parecchio dolorosa, un cameriere mi chiese se stessi bene.

Gli mimai un tutto ok e mi girai per guardarmi l’orologio. Ma era sbagliato il fuso orario… Allora mi girai intorno con lo sguardo per cercare un orologio. Notai che Lassiter mi stava fissando... Era proprio seduto sotto all’orologio della stanza… sul suo tavolino notai le sue chiavi...

 

Avevo fregato a lui l'ananas.

 

Continuai a mangiare quando con la coda dell'occhio notai due sagome avvicinarsi. Lassiter era il più vicino, ma quella dietro di lui...

 

Era la ragazza che si guardava intorno.

 

Presi l'ultima ciambella, e dopo un ultimo sorso scattai verso l'uscita.

 

Ad un cameriere che stava passando nella direzione opposta alla mia, lanciai le chiavi della mia stanza. Le prese con la mano destra. Sulla sinistra teneva un vassoio, forse il mio ordine.

Uscii e vidi che si era fermato un taxi. Da li scese una signora.

 

Mi ci imbucai subito io.

 

- Al Lightman Group, per favore. -

 

 

 

--- LIGHTMAN POV ---

 

   Ore 9:50

 

Eravamo già tutti in posizione per aspettarlo da circa 20 minuti. Avevo fatto in modo che sarebbe stato tutto perfetto. Molti dei miei dipendenti se ne erano andati, ed era un bene. Avevo impartito degli ordini a tutti, compresa Gillian, e per questo molti avevano preferito tornarsene a casa. Mentre tutti avrebbero fatto i loro compiti io sarei rimasto a guardare da lontano, a monitorare tutti ed a studiare il nostro soggetto.

 

Nel mio ufficio c’era una calma e un silenzio rilassante.

Ma il tempo passava e lui non si faceva ancora vedere.

Mi misi a guardare le e-mail, sentire un po’ di musica, navigare su internet e creare un nuovo livello del tester per i miei dipendenti. Qualcosa per far passare il tempo.

 

Sapevo bene che era un ritardatario, Gillian quella mattina me l’aveva ripetuto una ventina di volte. Ma se sai che hai un appuntamento molto importante, devi arrivare puntuale…

 

Avrei dovuto fare di testa mia e dirgli di venire un ora prima… così almeno ero sicuro che sarebbe arrivato in orario…

 

Poi presi il telefono e mandai questo messaggio a Lassiter:

 

“Lightman Group; La informiamo che il suo appuntamento

è stato posticipato di un ora.   Buona giornata! “

 

Di solito ero molto contrario a fare questo genere di cose che infatti lasciavo sempre fare ai segretari. Questa volta però ero così pigro di alzarmi ed andare a chiedere che alla fine l’avevo fatto io stesso. Il secondo motivo però era che forse non c’era più nessuno ma non avevo certo intenzione di andare a controllare.

 

 

   Ore 10:10

 

Erano passati altri 20 minuti e iniziavo davvero ad irritarmi… pensavo avrei dovuto chiamarlo, ma gli altri dipendenti non avevano voluto darmi il suo numero di telefono… Non sapevo davvero cosa fare, così decisi di andarmi a bere un caffè.

 

Uscii dal mio ufficio ed entrato nel corridoio notai che non c’era anima viva… Avevo ragione sul fatto che se ne erano andati allora!

Ma più camminavo e più avvicinandomi, sentii il volume di alcune voci alzarsi. Ad un certo punto, un dipendente uscito fuori mi vide e diede “l’allarme”. Questo perché successivamente dalla “Break Time Room” uscirono dalle 10 alle 20 persone, che ritornarono ai loro posti prefissati…

Non potevo nemmeno lasciarli alcuni minuti che…

 

…sfaticati…

 

Guardai lo stato della stanza in cui mi trovavo. La “Break-Time Room” era sostanzialmente piccola come stanza. L’avevo fatta costruire tanto tempo prima immaginandola con un massimo di 5-7 persone… non sicuramente 20!

La stanza naturalmente si era sporcata molto. Decisi quindi di chiamare il servizio di pulizie. Loro avevano il loro ufficio principale 3 piani sotto di noi, quindi sarebbero arrivati in una questione di minuti.

Andai comunque vicino al bancone e vidi che erano andati a comprare il caffè ad uno Starbucks qui vicino. Non riuscivo a capire cosa aveva di strano il nostro caffè…

 

Giusto per cambiare, bevvi una tazza del caffè comprato. Dovevo ammettere che era molto buono, ma il nostro era comunque accettabile. Dopo aver finito di bere e mangiare un piccolo panino al prosciutto che avevo trovato intoccato sul tavolo, salutai la donna delle pulizie che era già a lavoro (no come i miei dipendenti!), la pagai, e ritornai al mio ufficio.

 

Mi rimisi subito a sedere sulla sedia e ritornai al computer.

(5)

 

- Cal?-

 

Gillian era entrata nel mio ufficio. Lasciò la porta aperta e lentamente mi si avvicinò.

– Te l’avevo detto.– Mi mise una mano dietro al collo e mi accarezzò la testa. – Sei troppo testardo! L’ho studiato alla perfezione ed anche un ora fa ti avevo detto che come minimo sarebbe arrivato dopo le 10 e mezza… Metà dei dipendenti che erano rimasti se ne sono andati a causa dalla noia. Avresti dovuto darmi retta sul fatto che avrebbe fatto ritardo. Perché avevo ed ho ragione. – Mi tirò i capelli per sottolinearlo.

 

A questa provocazione, in pochi secondi girai la sedia e con le gambi la feci cadere su di me.

- Ah si?- La avvicinai e tentai di baciarla.

 

- Cal non ora. Ne abbiamo già parlato. – Mise tutte e due le mani sul mio petto, e cercò di spingersi indietro ma ero più forte io. – Caaaaal! Dai!! Lasciami andare.-

- L’hai detto tu che abbiamo ancora moltissimo tempo no?- Era riuscita quasi a rialzarsi, ma metà del suo corpo era ancora su di me.

- Non… non ho detto questo. E poi ne abbiamo già parlato. Non è proprio il caso! Non te la farò passare liscia, sappilo?-

- Ah si? Ne sei così sicura?-

- Certo!-

Il fatto che teneva ancora le mani sul mio petto era un grande punto a mio favore

Con una mossa ancora più precisa e calcolata, le feci perdere di nuovo l’equilibrio, così questa volta mi cadde in braccio. La sedia era molto reclinabile, io di solito la lasciavo proprio al massimo dalla sua flessibilità per poter, se volevo, mettere i piedi sulla scrivania.

Proprio per questo motivo, mi abbracciò istintivamente per non cadere.

- Caaaal!!!! – Dalla posizione in cui stavamo, la sentivo parlare vicino al mio orecchio… quando strillava faceva un po’ male…

- Ti ricordavo più professionale… Dai vieni qui…- La strinsi ancora più a me. Adesso che mi stava abbracciando aveva ancora più difficoltà a liberarsi. Tra la mia presa e la sua posizione, la possibilità di muoversi era davvero minima.

- Caaaaaal!!! Lasciami… Mi sto davvero arrabbiando! –

 

Si stava incominciando davvero ad irritare e la cosa mi iniziava a piacere molto… Il suo modo di opporsi a me mi intrigava parecchio… Sapevo benissimo che non le sarebbe dispiaciuto, ma ogni volta da quando stavamo insieme, quando avevamo un appuntamento davvero importante, non si avvicinava mai più di tanto. Né un abbraccio, né discorsi romantici, né tanto meno un piccolo bacio innocente (anche se da me era raro riceverlo). E sapevo davvero bene il perché… Se l’avessi abbracciata, o se le avessi detto parole dolci, o se l’avessi baciata, ero sicuro al 100% che si sarebbe sciolta e mi avrebbe lasciato fare. Lei era molto MOLTO più professionale di me, e per questo cercava sempre di resistere.

 

Sono o non sono IRRESISTIBILE?

 

Dato che mi stavo divertendo parecchio continuai con la mia tortura.

 

- Ah si?-

Le soffiai sul collo. Da come reagì, riuscii a capire che stava facendo molta fatica a non lasciarsi andare… Riuscii a sentire il brivido che le percorse la schiena… A lei piaceva molto questa sensazione… apparte in questi rari momenti. In questi casi era una delle cose che la facevano più arrabbiare…

- CAL.-

- Che c’è? Si vede benissimo che non ne vedi l’ora.-

- Non credo proprio.-

- Eppure il linguaggio del tuo corpo dice esattamente il contrario.-

- Cal… - Ora il momento più bello di tutti – Se non mi lasci…

 

Proprio così. Le minacce… Mi piacevano proprio.

Quella piccola scossa di adrenalina… Lasciare o continuare?

Dalle donne puoi aspettarti di tutto. Ma non potevo fermarmi ora.

-… Ah si?-

- Guarda Cal che se non la smetti… Te ne pentirai…-

 

Questa volta avrei dovuto ascoltarla… invece continuai con il mio punzecchiamento.

- Ah si?-

 

Dopo pochi secondi mi ritrovai con un dolore lancinante sulla spalla e per questo mollai la presa.

- GILLLLLLLLLL!!!!!!!-

Lei si approfittò di quel momento e si rialzò.

- Ti avevo avvertito.-

 

Mi misi la mano sulla spalla (più che altro la base del collo).

 

Mi aveva morso…

- Gill?! Che diavolo!! Mi rimarrà il segno per giorni!!-

 

In fretta mi rialzai. Stava uscendo dalla porta.

La presi all’ultimo secondo. La tirai a me e la bloccai tra il mio corpo e il muro…

 

Chiusi la porta e avvicinai la mano alla chiave, ma lei mi aveva anticipato e ora ce l’aveva nella sua mano sinistra.

- Dammi quella chiave?-

- Ah si?- Mi stava facendo il verso. – Tanto non la prenderai mai.-

- Questo lo vedremo.-

Presi l’altra mano e la portai su con l’altra, e gliele bloccai con la mano sinistra. Iniziò a scalpitare con le gambe… le bloccai avvicinandola ancora di più al muro.

Adesso che avevo una mano libera tentai di prenderle la chiave.

Ma aveva una presa davvero forte.

Poi però notai una cosa…

 

Oggi indossava una camicetta rossa smanicata…

 

Allontanai un po’ la mia mano destra per fargliela vedere bene. Poi la mossi velocemente facendole capire cosa avevo intenzione di farle.

 

- No Cal.-

- Eh si… Tu non vuoi collaborare no?-

- No Cal, quello no…-

- Allora dammi la chiave.-

- Non ci penso per niente.-

- Sai cosa ti aspetta.-

- Dai no… Quello no. Sei cattivo.-

- Tu mi hai morso… Io voglio soltanto utilizzare a mio favore un tuo punto debole… per una cosa che piacerà ad entrambi… -

- … - Respirò profondamente.

- Allora?-

- Io non mollo.-

 

Iniziai a farle il solletico… Conoscevo già da un bel po’ questa sua debolezza. A volte sul letto ci capitava di giocare così… Amavo tantissimo il suono della sua risata e il suo sorriso, e questo me li portava entrambi.

 

Dopo poco incominciò a ridere e a chiedermi di smettere.

Era già diventata tutta rossa… Bellissima.

 

- Dai fermo… -

- Tu dammi la chiave.-

- No!-

 

Provai a scendere proprio sul punto giusto e iniziò a cedere un po’.

 

- Dai Caaaaaal!!!!!-

- Ehm EHM!-

 

Ci girammo tutti e due verso la porta che ora stranamente era aperta…

Sull’uscio c’era un Locker molto imbarazzato, e con la sua solita faccia da imbecille…

 

Smisi subito di farle il solletico… ma non pensai minimamente a spostarmi da lei…

 

A quello ci pensò lei, pestandomi il piede (CON I TACCHI) e spostandomi con una capocciata.

- Ehm… ritorno più tardi?? Forse non è un gran momento.-

Stavo per rispondergli “Certo idiota! Certo che ho da fare con la mia donna!! Non vedi??” Ma qualcuno mi batté sul tempo e sulla spalla dolorante.

- Nono… Non stavamo facendo proprio nulla. Vero Cal?-

- Ahhh… eh… ehhhh… si.-

 

Locker ci stava fissando. Per quello che penso, aveva sicuramente notato il mio morso sul collo, il fatto che stavamo appiccicati un paio di secondi prima… e che la faccia di Gillian era completamente rossa.

 

- Ceeeeeeeeeeeeeerto… come no.–

- Locker dimmi che diavolo vuoi e non perdere tempo…-

- Qualunque cosa stavate facendo dovete assolutamente rimandare. – “E dai! Parla!” – Il sensitivo è arrivato…-

- Ok –Disse Gillian. Lei si incamminò fuori con Eli.

 

Io mi girai e tornai alla scrivania.

 

-Cal?- Era affacciata allo stipite. – Non vieni? –

- Arrivo subito.-

 

Presi il cellulare e incominciai a pensare…

Locker aveva questa straordinaria e fastidiosa abilità nell’interrompermi nei momenti più importanti… Se non fosse per lui, avrei perso meno anni con Gillian…

Adesso mi accorgevo che questa abilità non era solo sua. Non lo avevo ancora incontrato è già incominciava a “fare numero”. Speravo davvero che dopo questa grande avventura non l’avrei mai più dovuto vedere.

 

Mi bastava Locker come mio “Rovinatore di Momenti Personale” e non me ne serviva certo una copia…

 

Uscii da questa porta con questa grande preghiera.

 

 

(4)= Baci e Abbracci per chi non avesse capito xD

 (1)= Cal Lightman Group

(2)= "As Soon As Possible" Più presto possibile

(3)= Come nel disegno che avevo fatto per uno dei capitoli precedenti

(5)= Qui ho un piccolo vuoto di memoria… erano solo delle riflessioni comunque… niente di decisamente importante per la storia.

 

 

 

A/N: Ben 5085 parole xD Grande record. Correggerò eventuali errori grammaticali successivamente.

Secondo una piccola e veloce previsione penso riuscirò a finire non superando il 15esimo episodio. Almeno spero; voglio avere il tempo per iniziare il sequel.

Spero vi sia piaciuto questo 11esimo capitolo e non dimenticatevi di recensire ;D

 

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Capitolo 12
*** Competizione ***


A/N: Prima cosa: non fate caso al numero del piano… Fino a ieri pensavo che l’edificio del CLG era un grattacelo…  Questi simboli    /* paroleparoleparole * intendono le conversazioni attraverso l’auricolare. E beh... scusate per tutti questi flashback ma non potevo non-metterli...

Seconda cosa: Questo capitolo sarebbe dovuto essere più lungo (il Cap di Cal sarebbe dovuto continuare e sarebbe dovuto esserci anche il Pov di Lassiter. Ma dato che non riesco a continuare in questo modo e perché è già da tanto che non aggiorno, eccovi il capitolo. Alcune cose come i personaggi non riuscirete a capirle ma tutto sarà risposto nel prossimo.

 

E per la canzoncina beh… lasciamo perdere -.-“

 

 

Capitolo 12 – Competizione

 

 

--- SHAWN POV ---

Andiaaaaaaamo suuuuu. Sempree più suuuuu. Sopra, nel cielo bluuuuu.”

 

Ero appena entrato nell’ascensore e già la musichetta stupida mi era entrata in testa…  C’erano solo 10 piani ma il piano dove dovevo arrivare era proprio l’ultimo… Dalla quantità di persone nell’ascensore, capì che era un edificio davvero molto visitato… e che ci avrei messo un po' ad arrivare.

Poi, come se non bastasse quello era l’unico ascensore utilizzabile: due erano in manutenzione e uno serviva ad un impresa di traslochi. Per come ne parlavano il disagio era una cosa normale, una volta al mese facevano i controlli (vabbè che eravamo nella capitale, e che era un edificio nel bel mezzo della città… ma queste precauzioni erano… beh… esageratamente esagerate!)

 

C’erano molti tipi di persone: persone in smoking, persone in divisa di un impresa di pulizia, una guardia, e alcune persone… come dire… “normali”.

Alcuni di loro, dalla parte opposta mi fissavano… forse mi stavano sentendo canticchiare il motivetto...

Ad un certo punto mi sembrò di sentire il mio nome...

 

 

Le persone continuavano ad entrare ed uscire, e l’ascensore saliva e scendeva.

 

Mi girai e dietro di me trovai uno specchio. Notai un po' di trucco sotto gli occhi... avevo fatto davvero un gran lavoro ma era molto  e troppo evidente...

Cercai di risistemarlo, ma non migliorò di molto.

 

Forse mi stavano fissando per questo allora... Attraverso lo specchio guardai dietro di me, e li vidi uscire proprio in quell'istante. Eravamo di nuovo al pianoterra.

 

Uscirono veramente un bel po' di persone.

Approfittando dello spazio mi aprii la camicia e mi risistemai meglio la maglietta che avevo sotto.

Come al solito.

 

 

Ero pronto.

 

Presi il cellulare per spegnerlo, e vidi che avevo quattro messaggi e tre chiamate perse. Volevo controllare chi era ma...

 

 

 

-Aspetta!- La Chief Vick uscii di fretta dal suo ufficio. -Devo dirti un ultima cosa prima che vai.-

Mi fece rientrare e chiuse le porte.

Respirò lentamente fissandomi negli occhi.

-Devi stare tranquillo e sicuro come sempre. Non devi avere nessun tipo di paura, o ansia o preoccupazione. Soprattutto nessun tipo di preoccupazione. Ce la farai.-

Mi si avvicinò e indicò i miei capelli. -Si completamente te stesso ed esci da li vincitore. Sistemati i capelli però. Da quanto non lo fai?-

Alzai lo sguardo. Erano più lunghi del solito e parecchio trasandati.

La abbracciai - Grazie Vicky-

-Karen... chiamami Karen.- Era un po' irritata dal soprannome... avrei dovuto smetterla di chiamarla così.

Stavo per uscire.

-Spegnilo il telefono... ti potrebbe disturbare o farti distrarre.-

-A presto. Accetterò i tuoi consigli.-

 

 

 

 

Presi il telefono e, anche se non volevo, lo spensi.

 

Forse era meglio così.

 

 

 

--- TORRES POV ---

 

Quando seppe della notizia, diventò più rigido del solito.

 

Incominciò a dare ordini a raffica. Gli ultimi dipendenti che erano rimasti incominciarono a correre impazziti da una parte ad un'altra, per nascondersi. E di conseguenza Lightman incominciò ad arrabbiarsi anche peggio urlando anche insulti e cose varie.

 

Nascondersi infatti non era la scelta migliore. L'ufficio era per il 75% vuoto e certo non era comune vedere lo studio così tranquillo. E così iniziò a sbraitare ancora più forte nel suo microfono.

 

La Foster, poverina, entrò nel suo ufficio per calmarlo, ma la buttò fuori. Lei non ne fu molto contenta.

 

Per il fatto che aveva gridato "Idioti!" per non so quante volte decisi di non mettermi ancora l'auricolare. Se si sentiva così tanto senza auricolari, si poteva ben immaginare quanto si sentiva forte con essi.

 

-Io ci rinuncio.-

 

Uno dei dipendenti lasciò l'auricolare su un tavolino basso e si diresse verso l'uscita.

-Io non ci divento sordo.-

 

Io mi alzai. Presi l'auricolare e me lo misi in tasca.

Non potevamo lasciare oggetti del genere in giro. Poteva compromettere la missione...

 

... Missione...

 

Non capivo poi perché tutta questa determinazione, tutta questa ansia...

 

Eppure questo era un interrogatorio come un altro...

Forse faceva in questo modo perché non voleva farsi battere da lui... Era come se si sentisse sfidato.

 

Lightman era sempre stata una di quelle persone difficili da capire, che anche dopo anni di studio e di lavoro insieme, ti sarebbe sembrato sempre imprevedibile e differente.

 

Le urla terminarono. Mi girai.

 

Foster era riuscita a prendergli il microfono e si mise lei a prendere il comando. Lui uscì dal suo ufficio per riprendersi la sua attrezzatura. Riuscì a riaverla indietro solo dopo che tutti i dipendenti erano già tranquillizzati.

 

Qualcosa mi diceva che ci stavamo aspettando troppo.

 

Cioè... so che era bravo. Sicuramente non sarà stato facile mentire a tutte quelle persone e farle tutte cadere in questa bugia ma...

 

Lightman è Lightman.

 

Un altro punto a favore di Lightman era il fatto che, soprattutto negli ultimi anni, il sensitivo, prima di indovinare sbagliava almeno altre due volte.

 

Erano due le cose: Inesperienza, o un investigazione non metodica.

In questo modo anche se non avevi tutti gli indizi sarebbero sembrati colpevoli anche i poliziotti stessi.

 

Per finire subito questa situazione speravo nella prima ipotesi. Lightman era davvero insofferente e la cosa incominciava a farmi preoccupare.

 

Ma il tutto era stato sistemato e la calma era tornata, grazie alla Foster.

 

Mi misi l'auricolare.

 

Ora sentivo ben tre voci: Lightman, Foster e... "il siero della verità". Avrei dovuto cercare di non ascoltarli troppo. Mi avrebbero distratto parecchio.

 

Presi lo specchietto nella mia borsa, e mi sistemai l'ultimo filo di trucco. Cal mi aveva detto che se qualcosa sarebbe andata storta avrei potuto giocare la carta della seduzione. Io all'inizio mi ero messa a ridere. Lui forse non era fidanzato attualmente ma conosceva quella ragazza da non so quanto tempo. Non avrebbe mai funzionato.

 

E poi era passato troppo poco tempo. Dopo alcune visioni di video o foto tutti avevano chiarito la loro conoscenza sentimentale di Shawn. Tutti tranne Lightman.

 

 

 

-E questo...- "click!" -...era l'ultimo video disponibile.-

 

Locker chiuse l'ultimo video e spostò tutti i framecapture(1) importanti nella cartella di Shawn sul Pc.

 

-Wow... l'ultimo video è stato davvero imbarazzante...- Disse Locker.

-Mah... io non direi... Quello davvero imbarazzante è stato il secondo video...-

 

-Perché tesoro?- Lightman si avvicinò a lei. -Non ti piacerebbe pensare che tutto il mondo sa di che UOMO hai affianco?(2)-

Lei gli mise il braccio intorno al collo e lo avvicinò a se. -Mi sbaglio o hai sottolineato la parola uomo?-

-Certo. Ora rispondi.-

Lei si staccò quando vide sia Locker sia me leggermente imbarazzati.

-Si ma... di certo in un modo più discreto!-

-Non è stato discreto? Ha usato una similitudine!-

-Che dici? L'avrebbero capita anche dei bambini di 6 anni.-

Intervenne Locker -È una metafora comunque...-

-Tu non correggermi!-

 

-Beh e comunque non parlerei di certo in televisione di cose così intime.-

-Fatto sta che ora so che lo batto nel numero di volte alla settima-aaauch!-

Lei aveva cercato di evitare, ma la gomitata era arrivata tardi e avevamo sentito tutto...

 

Io e Eli... ehm... Locker, rimanemmo impassibili... non sorpresi, quello no... ma imbarazzati ecco.

Fui io a schiarirmi la voce...

-Torniamo al motivo per cui siamo qui?-

 

Dopo aver revisionato alcune foto e alcune framecapture, ritornammo “normali”.

 

-Allora? Tesoro, mi vuoi dare il suo profilo si o no?-

-Awwww!-

 

Tutti noi ci girammo verso di lei.

-Eh?!-

-Non lo vedete? La ama così tanto... è incredibile il cambiamento che c'è stato nel tempo, ma posso assicurare che nulla e in nessun modo la potrebbe tradire.-

-Eh?-

-Awww! ...-

 

-Gillian?-

Lei era ancora decisa a vedere queste foto. Era quasi commossa.

-Il loro amore è così visibile che si percepisce anche solo da una foto...-

 

-Eh-ehm!-

A questo punto si girò verso Lightman.

-Sei sicura?-

-Certo!-

-Ma io non credo… Nessun uomo sa resistere al fascino femminile.-

-Che vorresti dire?-

-…-

-Allora?-

-A me serve il piano B! E sarà come dico io… te lo assicuro.-

-Si certo…-

Io e Locker dicemmo anche la nostra opinione: che concordavano con la Foster.

-Tanto che vi pensate? Io il piano l’ho già fatto. Tu incominci a fare amicizia con lui. Gli fai le domande e poi se ti chiede il perché… PIANO B!!-

Ci guardammo tutti negli occhi. –Lei chi??-

 

-Mi sembra chiaro. Lia. E’ perfetta per la parte.-

-Io?-

Intervenne Foster –Senza offesa, ma non credo proprio. Ho visto il suo profilo. Forse una volta sarebbe stato al gioco, ma ora… E poi se proprio dovresti, beh IO sarei perfetta.-

-Ah, io non te lo permetto.-

Locker –Ma è l’unico modo, lei ha delle espressioni molto simili alla detective, ora hanno lo stesso taglio di capelli. E’ perfetto.-

-Infatti, proprio quello che volevo dire io. Cal, è meglio così. E poi non la vede da molto tempo… potrebbe avere un crollo e aprirsi a me senza nessun pregiudizio. Così finiamo prima la faccenda, lo aiutiamo a recuperare la sua vita, e non vederlo mai più.-

-Non credo proprio.-

-Sei geloso!-

-No! Hai solo torto. Mandiamo Ria.-

Locker –Non abbiamo nemmeno sentito il suo parere. Mi pare giusto!-

-Vedi, tesoro? Anche l’idiota conferma.-

-Ma io ero sarcastico…- Lui abbassò la testa per l’ennesimo insulto.

-Cal- Foster si avvicinò e indirizzò il suo sguardo nei suoi occhi. –Io sono una psicologa. Riesco a capire meglio i suoi pensieri. Dammi retta. E’ inutile e poi…-

 

 

Ma non c’era stato verso di convincerlo…

E con quel "e poi" sapevo bene cosa intendeva.

 

Beh, non sono mai stata con un tipo come lui. Ho sempre preferito uomini forti… sicuri di se e molto seri e passionali.

Lui era l’opposto, o almeno si mostrava come questo opposto.

 

Foster lo aveva descritto come un falso idiota e un falso grande narcisista. In realtà Shawn era un uomo non ancora cresciuto con un grande cuore estremamente intelligente e maturo, che rischiava la sua vita per gli altri. Quello che mostrava era solo una maschera. Come se si vergognasse del vero lui. Uno che si nasconde dietro le battute e gli scherzi. In qualche modo rendeva la vita più divertente e più piacevole ai suoi amici anche quando la vita non lo era così tanto.

 

Non era sincero quindi ne con se stesso ne sicuramente con gli altri, e questo lo rendeva tanto misterioso quanto affascinante... E sicuramente questo lo aiutava a mentire e a non farselo pesare troppo.

 

Mi piaceva questo aspetto di lui, e per questo mi incuriosiva molto. Ecco perché non si fidava... era riuscita a capire i miei pensieri.

 

Era una psicologa dopotutto.

 

E poi non era mica brutto......... anzi...

 

/* Cal: TORREEEEESSSSS!!!! Giratiiii! *

/* Gill: Cal non urlare! *

 

-Sembrano parecchi interessanti questi pensieri... Posso ascoltarli un po'?-

 

Quel tono scherzoso...

-Uh?- Mi girai e...

 

Aveva la sua solita camicia aperta e una maglietta nera sotto. Le maniche arrotolate facevano vedere le sue braccia che teneva sui fianchi e come scarpe aveva le sue fedeli Nike. Questo modello era nuovo però... non c'era in nessuna foto.

 

Shawn era entrato e non lo avevo notato. Le orecchie mi facevano parecchio male quindi intuii che Lightman mi aveva urlato parecchio nelle orecchie.

 

- ah... beh... che... ehm...-

Non sapevo che chiedergli... che dire... mi aveva sorpreso.

 

/* Cal: Che non sai più parlare? *

/* Gill: Te l'avevo detto Cal... E' troppo coinvolta *

/* Eli: Cosa? In che senso coinvolta? *

/* Cal: Tu ascolta in silenzio. *

 

- Beh... Posso darti del tu vero?-

- Eh... Si, certo.-

- Beh, ah... Lavori qui?-

 

Deglutii. Si sedette vicino a me.

 

/* Cal: Vuoi rispondere!? *

-No... Sono una cliente.-

-Per me è la prima volta qui... in realtà mi hanno convocato qui.- Si girò intorno. -Bello qua... anche se metterei qualche videogioco per l'attesa. Mah... Me lo ero immaginato più affollato l'ufficio... Eppure sono famosissimi... E qui fuori c'è molta gente poi...-

 

/* Cal: Dove cavolo è Sarchey? Gli avevo detto di stare li! *

 

-Ehm!-

 

Ci girammo entrambi alla nostra sinistra. Sarchey era più impacciato del solito... Notai che aveva un pezzo della canottiera che gli usciva da sotto la maglietta...

 

-E' lei il signor Spencer?-

-Si, salve. Quando è il mio turno?-

-Tra un po'. Dobbiamo effettuare solo gli ultimi...-

/* Cal: Preparativi. *

-...Preparativi. La chiamerò io personalmente.-

 

Prima di andarsene mi mandò un cenno che per poco non lo notavo. Era stato davvero discreto. Mi stava aiutando.

 

-Io...-

 

Shawn aveva alzato la mano alla tempia. Dovevo ricordarmi di sorprendermi. In teoria non avrei dovuto ne conoscere le sue abitudini ne le sue abilità.

 

-... sento che conosci già quel tipo. Dico bene?- Feci una faccia come per dire “Ohhhh ma come fai a saperlo?”

-Si io... sono una cliente...-

/* Cal: Abituale. Abituale! *

/* Gill: Non puoi dire abituale! *

-Diciamo che sono costretta a venirci spesso.-

-Scusa per la domanda... ma... che è successo?-

/* Cal: Fratello! *

-Beh... non posso fidarmi di mio fratello... ha dei...-

 

Dall'altra parte silenzio.

 

-...problemi con...-

/* Cal: Droga! *

-Il gioco d'azzardo. In particolare il poker. Non smette di giocarci nemmeno dopo la richiesta della moglie.-

 

/* Gill: Ahahaha!! *

/* Cal: L'ho capita la frecciatina... *

 

-Il poker...-

-Ci giochi?-

-Io non gioco, io vinco!-

 

/* Cal: Fa lo sbruffone... Vediamo poi chi vince... *

/* Gill: Cal!! *

 

-Dovresti fare una partita con un mio amico. È davvero bravo.-

-Nah. Non ci gioco da quanto? ... 7... no, 6 anni, per un caso.-

-Ma neanche una scommessa piccola? Anche 200 dollari...-

-No. Io non scommetto. Mai.-

 

/* Cal: È solo un pivello. Prima di salutarci lo sfiderò. *

/* Gill: Cal! Dovresti smetterla! L'altro giorno hai spennato l'ultimo stipendio di Locker! *

/* Cal: Io gioco, io decido. *

 

-Come mai?-

-Beh, sono figlio di un poliziotto. Un giorno era in ritardo e allora mi fermai a parlare con gli altri poliziotti... Loro stavano giocando a poker. Io mi misi a guardarli,  ed imparai le regole... Poi qualche giorno dopo mi beccò durante una partita... E beh... mi sgridò parecchio. Mi sequestrò anche tutti i soldi guadagnati.-

 

-...-

-...-

 

Non sapevo cosa chiedergli... e lui lo stesso.

 

/* Cal: Dai dì qualcosa! *

 

- Ma, invece perché sei qui?-

-Beh, qualcuno non crede ai miei poteri.-

 

Si guardò intorno e si alzò un po' la camicia...

-Tu non senti caldo? Fa un po' caldo qui...- Si alzò e indicò un attacca abiti. -Vuoi che ti appendo anche il tuo?-

Mentre me lo toglievo ricordai dell'auricolare.

-Grazie ma non preoccuparti. Posso tenermelo sulle gambe.-

-Insisto. Tanto devo appendere anche il mio.-

 

Ero un po' perplessa.

Lui allungò le mani e iniziò a togliermi il giubbotto.

 

Fece tre passi e appese prima il suo e poi il mio, poi si guardò e si sedette ancora vicino a me.

-Ci voleva tanto?- Mi sorrise.

 

/* Cal: Ci voleva tanto? Potevi far saltare tutto. *

/* Gill: Ma non hai visto che per la seconda volta ha guardato nelle telecamere? Secondo me l'ha già scoperta da un pezzo. *

/* Cal: Non è possibile. Le telecamere sono nascoste e poi si stava solo guardando intorno. È normali quando aspetti ad un appuntamento. *

/* Eli: Tieni le mani apposto! *

 

Mi ero distratta un po'. Mi girai a destra e sentii la sua mano sopra la mia. Me la stava riscaldando.

-Ti ho chiesto: stai bene? Sei molto fredda. Se vuoi ti abbraccio.-

 

/* Eli: Sto... *

/* Cal: Ve l'ho detto che ci avrebbe provato. *

/* Gill: Io... sono... confusa... *

 

Si alzò e mi tirò a se...

Il mio cuore faceva brutti scherzi... Sentire il suo sul mio me lo faceva accelerare...

Non me l'aspettavo. Tutto quello che aveva fatto era insolito...

 

Quasi calcolato...

 

Nelle mie orecchie sentivo il suo respiro da una parte e da un altra Lightman e Foster che cercavano di calmare Eli...

Era da un po' che i suoi sentimenti per me stavano uscendo fuori... Poi con la sua "verità radicale" era molto semplice farlo. Io invece non avevo intenzione di rovinare la nostra amicizia... e poi eravamo colleghi...

 

Vabbè, come scusa non era la migliore.

 

-Lo sapevo.-

 

Riaprii gli occhi (non mi ero nemmeno accorta di averli chiusi) e notai che stava guardando qualcosa nella sua mano.

Mi accorsi che quello che era nella sua mano era il mio auricolare che in effetti non era più nel mio orecchio.

 

Lui si voltò verso una microcamera.

-Venite fuori... Sto iniziando ad avere fame... Mi volete finalmente interrogare come si deve?-

 

 

--- LIGHTMAN POV ---

 

Fame…

 

Appena lo disse lo portarono nel cubo (come gli avevo precedentemente chiesto) e una assistente di cui non ricordavo il nome, scappò via al bar al piano di sotto.

Perché tutta questa fretta??

Non avevano mai così tanto entusiasmo quando glielo chiedevo io…

 

Andai nell’atrio. Li mi aspettavano Gillian e quell’incompetente di Torres…

Mi avvicinai ancora un po’ e vidi la faccia di Gillian: era un misto di “Te l’avevo detto” e “Hai perso”.

 

Mi girai verso di lei. –Non dire niente.-
Poi verso la pivella –Vai di la a guardare come si fa. Prendi appunti.-

-Che!?-

-Dammi la roba.-

Posi la mano. Mi diede i due auricolari e il microfono spia.

 

Andai di la e la mia donna mi segui.

-Che c’è?-

Mi avvicinai all’armadietto e misi a posto l’attrezzatura. Quando mi girai per andare verso il cubo due braccia mi si avvolsero attorno al collo e la “proprietaria” mi fissò.

Conoscevo bene quello sguardo.

-Che vuoi da me... … … psicologa?-  A questo lei fece un micro-sorrisetto di conferma che riuscii a malapena a vedere per la sua vicinanza. Portò una mano sul mio petto, proprio sul cuore, mentre con l’altra si spinse ancora più vicina e continuò a fissarmi.

 

Ci conoscevamo da decenni ormai, eppure ogni tanto quando stava così vicina a me e non sapevo il perché, riuscivo a sentire emozioni fortissime… come quelle che provavo quando non eravamo ancora insieme. E poi se lo faceva per studiarmi questo non faceva che aumentare la frequenza dei miei battiti.

Cercai di rimanere serio…

 

Cercai…
-EhmmCheeee… c’è?-
-Perché tutta questa competizione? Anche contro di me. Contro di tutti!-
-Mnnmm… e… ok.-
-Non è ok!-

-Non ho niente veramente.-

-Sei geloso!-

-Non lo sono…-

-Non mi sembri convinto.-

“come evito questo discorso?!”

“…”

“…”

“!”

Mi buttai a pesce e la baciai.

Lei era evidentemente sorpresa e rimase immobile.

Era abbastanza restia a baciarmi, ma dopo un po’ iniziò a contraccambiare.

Stava diventando abbastanza passionale (pure troppo), quindi la spinsi un po’ indietro e me ne andai nel mio ufficio.

-Ehi! Non puoi andartene così!-

Dovevo prendermi la giacca prima di entrare nel cubo. Fa’ più autoritario.

 

Dietro di me vidi una Gillian abbastanza delusa, ma se ne andò in bagno.

 

In ufficio, era tutto in ordine come sempre.

Presi la giacca dalla sedia e me la infilai.

Presi il telefono dalla giacca per controllare le chiamate o i messaggi arrivati ma vidi il mio riflesso e notai che ero sporco di rossetto. Uscii di corsa e per questo inciampai.

Mi aiutai al manico della porta ad alzarmi e notai che ero caduto nello stesso punto di due giorni prima…

Sul pavimento di parquet bianco (Gillian aveva deciso di prenderlo bianco per svecchiare gli uffici) notai una scheggiatura anche parecchio profonda.  Non ricordavo di averla notata prima… Forse si era provocata dalla mia caduta precedente…. O forse in questo momento?

Comunque mi ricordai dell’anello… Sicuramente mancava qualcosa…

 

Andai al bagno e mi ripulii la faccia.

La mia stanchezza era parecchio evidente.

 

Lui non era mio nemico. Avevamo deciso di aiutarlo.

Anzi, io lo avevo fatto.

 

Mi sistemai la giacca e la camicia e con calma mi indirizzai verso il cubo.

 

 

 PSYCH-LIETOME-PSYCH-LIETOME-PSYCH-LIETOME-PSYCH-LIETOME-

 

-Grazie mille signorina! Stavo davvero morendo di fame.-

Gli avevamo portato un vero pranzo. Non sapevamo se aveva fatto o no colazione, ma da come mangiava avrei scommesso di no. Gli aveva portato un insalata, un panino e un dolce all’ananas. Aveva iniziato proprio dal dolce.-

-Nel vederlo mangiare fa tenerezza. Sembra un bambino.-

Gillian lo guardava davvero come se fosse suo figlio. La cosa mi fece ridere ma anche stranire allo stesso tempo.

-Grazie mille per il dolce! E’ fantastico!- Lanciò un pollice in su e sembrò rivolgersi alla mia destra. Guardai ed era proprio la persona che gli aveva portato tutto.

-Mi ha riconosciutooooooo!!!!!! Mi ha visto!!!!- Era entusiasta.

Tutti quanti erano straniti e sorpresi tranne me. Era sicuramente una coincidenza.

- NON E’ un sensitivo!- Dissi e mi diressi verso il cubo.

 

 

(1)=Ogni video è formato da molte immagini in movimento che si chiamano Frame. Il framecapture non è altro che prendere questo frame e trasformarla in immagine.

(2)= Episodio 6x12 – Nel doppiaggio italiano ho visto che la scena era molto esplicita. In inglese vi posso invece assicurare che non era così.

 

A/N: Spero che vi sia piaciuto e vi ricordo di recensire.


Le recensioni sono come gli ananas;

quando li vedi sei contenta e questo ti spinge a cercarne altri.

 

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Capitolo 13
*** Lo zoom fa male a volte! ***


A/N: Sarò breve. Enjoy :D

 

 

Capitolo 13 – Lo zoom fa male a volte!

 

 

--- LIGHTMAN POV ---

 

Avevo la mano sul manico della porta che mi avrebbe portato al tanto atteso incontro. Iniziai ad analizzare le mie emozioni… ero calmo ma nello stesso tempo impaziente, curioso ma allo stesso tempo impaurito (anche se non è la parola giusta, io non ho paura!) di quello che mi sarebbe aperto davanti…

La mia parte da scienziato era quella impaziente. Non avevo mai incontrato ed esaminato un sensitivo del suo calibro (la maggior parte che avevo conosciuto erano stati sciamani della Nuova Guinea[1] che avevo incontrato all’inizio della mia carriera da scienziato) ed ero felice di poter assimilare nuove esperienze e nuove informazioni per poter ulteriormente migliorare. Per questo mi stavo quasi per buttare dentro la stanza senza riflettere prima chiaramente: Ero pronto a questo? Avevo tutto quello che mi serviva?

La giacca che avevo preso prima era ancora sotto il mio braccio, staccai la mano dal manico e me la misi addosso. Sarei subito andato dentro ma come avrei parlato con il mio team? Come avrei fatto a sentirli senza che lui, li sentisse… Volevo prendermi l’auricolare ma… è stato uno dei motivi per cui Torres era stata scoperta… E non avrei potuto scoprire in nessun modo se lo avesse indovinato, dedotto o sentito grazie ad un probabile udito molto sviluppato. Un modo c’era ma… ci sarebbe voluto troppo tempo…

 

E poi ero curioso di sapere come aveva notato la ragazza “del pranzo” da dietro il vetro…

Quel vetro era fatto APPOSTA per non permettere a nessuno di vedere nulla.

 

 

Era davvero pieno di sorprese.

 

 

Decisi di non andare a prendere nulla ed entrare quindi dentro.

 

-Ehi ciao! Finalmente ti sei deciso ad entrare!- A quel commento mi bloccai… Non avevo fatto così tanta pressione alla maniglia (poi era di spalle) e non avevo parlato…

Senza replicare andai dall’altra parte del tavolo e mi sedetti.

 

Notai il suo modo di sedersi. Attualmente era molto sicuro di se. Aveva (come mi aveva detto precedentemente detto Gillian) il mio stesso modo di sedermi, ma leggermente meno “sbracato” e con i piedi non sul tavolo. Dopo lo spettacolino che aveva fatto nell’ultima mezz’ora aveva pensato che aveva già vinto. Non sapeva contro chi stava… IO.

Che poi… io lo volevo aiutare…

 

Ma per ora non avevo intenzione di dirlo.

 

-Allora… è disposto a farsi controllare i battiti cardiaci?-

Adesso sul suo viso c’era solo un emozione di sorpresa, che venne seguita a ruota da una di noia, stanchezza.

-Mi hanno già testato sul poligrafo ed è solo servito a darmi ragione e a dire che avevo ragione.-

-Infatti non voglio utilizzarla come “macchina della verità”. Sia tu, sia… io. Noi siamo stati capaci di batterla. Infatti voglio solo utilizzarla per analizzare dei dati. Dopo un po’ dovrò uscire per analizzare il tutto.-

La sua faccia era illeggibile… passava da un emozione ad una altra senza alcun senso...

Poi mi rivolse di nuovo lo sguardo.

 

Dopo un po’ venne la ragazza di prima che mi aiutò a montare il tutto.

 

-Bene. Grazie puoi andare.- Rivolto verso di lui dissi –Passiamo alla prossima domanda…-

Sentimmo la porta chiudersi. Nessuno di noi due distolse lo sguardo.

 

-Qual è il tuo nome?-

A quella domanda si mise a ridere, poi ritornò serio e ritornò a fissarmi.

Ecco una micro espressione.

-Shawn Spencer.-

-Bene. Lavori con la polizia?- Da questo momento il suo tono di sfida scomparve.

-Si.-
-Da quanti anni?-

-Sette.-

-Sei soddisfatto di questo lavoro?-

-Si. Amo aiutare le persone. Ho scoperto che voglio utilizzare il mio talento per far del bene.-

-Come tuo padre?-

-Beh…-

Guardò in basso per un po’. Poi rialzò lo sguardo.

-Non posso essere come lui. Lui era un grande poliziotto.-

-Se amavi questo lavoro potevi studiare per diventarlo.-

-Non sapevo di volerlo fare. Ero arrabbiato con mio padre in quel periodo e avrei fatto di tutto per farlo stare male. E’ brutto ma è così. – Fece una breve pausa - E poi le mie uniche abilità – e deglutì – sono avere poteri psichici e una grande memoria. Per non parlare del fatto che ho compromesso il mio futuro da poliziotto a 18 anni, per una ragazzata... e per dare fastidio proprio a lui...-

 

Poteva benissimo controllarsi, sia i battiti cardiaci sia in qualche modo il suo corpo, ma su alcuni argomenti cedeva facilmente… Soprattutto in viso.

Capì che solo le persone che lo conoscevano, o bravi psicologi potevano capirlo.

 

-Per quale motivo si era messo contro suo padre?- Avrei potuto benissimo agire in un modo più cortese e con domande meno personali, sicuramente Gillian me l’avrebbe detto, ma non era proprio nel mio stile.

-E’ necessario?- Gli lanciai un occhiata. Sbuffò. –I miei si separarono quando compii quasi 17 anni. Fui molto infantile e per parole non dette e cose varie diedi la colpa della separazione a mio padre… Ne ero convinto. Poi il fatto che si era tenuto la casa me lo fece odiare anche di più. Ecco tutto.-

 

E qui c’era profonda tristezza e rimorso.

-Perché avevi detto alla polizia che eri un sensitivo sette anni fa?-

Non alzò lo sguardo.

-Ti chiamano.-
-Che?-

Alzò la mano e indicò la porta.
La porta si aprì e si intravide Gillian.
-Come hai fatto…-
Alzò la mano alla tempia senza muoversi dalla posizione precedente.
-Sisi come no…-

Chiusi la porta.

-Che diavolo vuoi!?-
-Che diavolo voglio? Lo sai bene che quello è un filo delicato per lui. Sei troppo impulsivo ed aggressivo. Controllati!-
-Sapevo l’avresti detto…- Dissi con grande menefreghismo e le girai le spalle per rientrare.

-Ehi! Non ho finito!- Mi prese il braccio e mi girò verso di lei.

-Dobbiamo aiutarlo non dobbiamo deprimerlo.-

-Starò più attento ciao.- Girato di nuovo afferrai la maniglia. Si mise di nuovo in mezzo.

-Non ho finito. Abbiamo analizzato l’audio e… ecco è riuscito a far risultare il suo vero nome come una bugia… Non so nemmeno come spiegare per quanto è assurda la cosa. Non avevi detto che il nome proprio è quasi impossibile da falsificare?-

 

In effetti è per questo che quando si va sotto copertura di solito si usa il proprio nome (con un cognome diverso), proprio perché involontariamente ci si può tradire, e usando il proprio nome non si corre il pericolo.

 

-Beh, in effetti ho detto quasi.-

 

-Vuoi dirmi che tu ci sei riuscito?-

Non volevo apparire inferiore a lui ma, per rispetto alla mia scienza, dissi la verità.

-Quasi, sono riuscito a farlo entrare nel limbo. Ma ora so che c'è una tecnica. E gliela chiederò quando abbiamo finito.-

La guardai con un "E noi? Abbiamo finito?"

-Digli della nostra collaborazione. Si sta annoiando e irritando.-

-Questo è solo l'inizio e io mi sto ancora divertendo, e imparando.-

-Imparerai qualcosa se te lo fai amico e ci parli. Se continui così ti si chiude e smetterà a fare il serio.-

-Sono uno scienziato. So quello che faccio.-

 

Mi girai e aprii la porta e capii che mi stava tirando una linguaccia. Notai sul vetro un riflesso sfuocato di noi due. Forse aveva visto così la mia incertezza... ma con la porta chiusa non c'era nessun tipo di riflesso...

 

Prima che chiusi la porta sentii un "Sono io la psicologa qui".

 

-Allora... parlando con la mia collega qui, sembra che sia risultata falsa la prima domanda. Mi spiega come è possibile questo?-

-Visioni, telepatia, parlare con i morti, leggere nel pensiero, a volte anche vedere stralci del futuro sono tutti i miei poteri... Bello essere sensitivi ve'?-

-Stai serio.- Proprio come non detto...

-Beh dato che posso essere posseduto da un'altra persona, posso anche prendere la sua identità in prestito.-

 

Mi misi le mani nella testa. Ebbi una sensazione che qualcuno li dietro stesse ridendo.

 

-Non solo uno... tipo 4 o 5.-

Non credevo alle mie orecchie.

-Scusami?-

Mano alla tempia disse -Ti devo rielencare le mie abilità?-

 

Si stava prendendo gioco di me... Da un interrogatorio stava facendo passare questo colloquio come un comic show.

Feci la mia parte.

 

-Due delle quali hai ripetuto due volte.-

-L'ho sentite in entrambi i modi.-

-Ci credo! Sono sinonimi!-

-Ah... ehm... Quali di preciso?-

 

Mi misi le mani davanti gli occhi. Per quanto era ridicola la cosa gli occhi mi stavano lacrimando anche a me, ma non volevo farlo notare.

Capii che la barzelletta doveva finire qui. Quindi decisi di dirglielo.

Alzai lo sguardo ma non era più seduto. Ma spiaccicato al vetro e guardava qualcosa tutto attento.  Con una mano alzata mimava varie combinazioni, a volte chiusa a volte aperta, a volte con le dita staccate a volte con alcune dita unite.

 

Mi "sbracai" come il mio solito sulla sedia e mi spinsi un po' indietro per guardare meglio da lontano.

Mentre Spencer era girato al vetro a fare non so cosa, aprii il computer segreto nel tavolo ed attivai la telecamera della stanza.

Gillian aveva una mano alzata e mimava tutte le azioni di Spencer... o meglio...

 

Era lui che la copiava.

 

Locker mi vide al computer e decise di togliere l'oscuratore del video e apparentemente anche il blocco audio.

 

-Lassie?!-

 

Tutti quelli che guardavano prima nel cubo si girarono dietro di loro.

Gillian, Torres, Eli e la segretaria, guardando dietro di loro notarono un detective familiare.

 

Tutti rimasero impietriti, Lassiter era li, appoggiato ad un muro con tanta naturalezza da chissà quanto tempo.

 

Spencer fu il primo a aprire bocca.

-Ma da quanto stavi li, eh Lassie?- Apparentemente questo era il soprannome del detective per il falso sensitivo.

 

Con tanta naturalezza Lassiter si avvicinò agli altri (ecco chi era il quinto che rideva) e continuò.

 

-Mezz'ora forse? Non ho controllato. Entrato lo scienziato nel cubo, sono entrato io. E... lo sapevo che eri in grado di battere il poligrafo. Era l'unica soluzione.-

 

A questo punto cosa dovevo fare? Cosa potevo fare?! Con il detective li pronto ad ascoltare non potevo riferire a Spencer il nostro appoggio.

Come avrei fatto?

Inviai uno sguardo a Gillian che mi capì e con una scusa me lo portò fuori.

 

-Che... che sta succedendo?- Spencer si guardava intorno confuso... -Perché l'avete allontanato... io... non capisco...-

-Capirai subito. Io s-

-Non vi ha ingaggiato lui?-

-Fammi finire di parlare e siediti.-

 

 

Lentamente recepì il massaggio e si sedette.

 

-Sappiamo che non sei un sensitivo, che n-

-Io lo sono.-

-Che NON sei un criminale, e che sei un fantastico detective, come ce ne sono pochi, e che lo sei per delle abilità naturali ed innate.-

-...-

-Vogliamo solo aiutarti.-

Non sembrava fidarsi.

-Solo per il bene di tutti.-

-... e...- Stava parlando. -E voi, ad esempio, cosa ci guadagnereste? ...Ad aiutarmi intendo.-

-Un luogo sicuro dove andare in vacanza. Non che voglia rivedere ancora la tua faccia. Solo per quel siparietto avevo intenzione di mollarti coi tuoi problemi.-

-Irritare le persone è una delle mie dote innate, mi spiace.-

 

Gillian intervenne[2]. -Non ti preoccupare, l'uomo che hai davanti irrita anche di più. Soprattutto le autorità.- Lo sguardo che le mandai la fece solo sorridere di più.

 

-Ah beh, allora dovremmo andare d'accordo noi due.-

-Non credo proprio...- Dopo averlo detto incrociai le braccia.

-Eh dai... ... Light... Cal... man... LightlieLiemen... Lieman. LieboyLieboy mi piace.-

-Non vorrai mica darmi un soprannome?-

-Li do a tutti, anche a me stesso... Lieboy.-

-Smettila!-

 

-Lightman!- Torres cercò di riportarmi in me.

Iniziò anche a battere sul vetro.

-Dai.- Anche Gillian mi incitò.

 

 

-Ti vogliamo aiutare.-

-Questo l'abbiamo già detto.- mi disse Torres.

-... ho perso il filo del discorso. Che dovevo dirgli?-

-…-

-…Ah… si. Come diavolo hai fatto a vedere attraverso lo specchio?-

-Cal! Non dobbiamo perdere tempo! Chiedigli come sono andate le cose e basta. Io me ne sono andata e l’ho lasciato attaccato di la! CAL!-

 

-…-

-Almeno a come hai battuto il poligrafo.-

-… Ci ho creduto[3]… e… poi varie tecniche di respirazione.-

-… Va bene… e con Torres?-

-Telecamere nascoste che si muovevano con i miei movimenti, auricolare nascosto, e un altro auricolare nella sua giacca e il fatto che non mi ascoltava perché le parlavate voi.-

 

-Cal!- Gillian entrò nel cubo.

-Dammi tempo!- Sbuffai…

Lei mi guardò un po’ stufata e incrociò le braccia.

 

 

-Ah.-

Mi girai verso di Shawn. I suoi occhi erano fissi sulla mia Gillian.

Come si permetteva a fissarla… E poi quel sospiro?!

Ero travolto improvvisamente da una ventata di gelosia.

-Ehi!!!!!-

Non successe niente. Anzi inclinò ed avvicinò ulteriormente la testa.

 

-OHHH!!!!!- Nulla.

Tirai un cazzotto, a questo punto, sulla sua spalla.

-CAL!-

-Ouch!-

 

Per paura che gli andassi addosso, Gillian si mise in mezzo e mi spinse indietro con le mani sul petto.

-Cal?!-

 

-Ho capito, ho capito…- Shawn rialzò lo sguardo e continuò a sfregarsi il braccio/spalla. –Allora… siete sposati vero?-

 

Io e Gill ci guardammo negli occhi. –Si… non si vede?-

-E tu hai perso la fede?-

-…-

-So chi ce l’ha.-

 

-… si? Come…-

Si portò la mano alla tempia.

-Non abbiamo già passato questa fase?-

Lui distratto li guardò la mano e la riabbassò. –Ehm, questione di abitudine.-

 

-…-

-Beh?-

-Ah si. Lei.-

Mi girai. Indicò proprio Gillian.

 

-Beh non era difficile. Ho visto i vostri comportamenti, ed era palese che stavate insieme. E pure da parecchio tempo credo… 10… 15 anni forse. Ma poi ho visto l’anello... Prima di entrare nel cubo. Abbastanza nuovo. Ma il fatto che tu non ne avevi mi aveva insospettito, ma poi ho visto il segno… Forse era troppo stretto e l’avevi mandato a cambiare. E ora. Ho notato la sua mano…- Mi guardò male. Gli avevo quindi dato un pugno per nulla. –Aveva qualcosa di strano e quindi ho zoommato la visuale… L’anello ora era più in fondo al dito e quindi ho dedotto che non era il suo e, come era normale il suo segno dell’anello era più in fondo ma prima di entrare si era tolto il suo per non fartelo vedere.-

 

-Gillian?-

-Beh all’inizio volevo dirtelo ma poi… dopo che per circa 4 volte mi hai fermato, pensavo lo sapessi già… Pensavo che lo volevi trovare da solo…-

-Ok…-

-Bene…-

-Ehm.- La cosa era un po’ imbarazzante. Lei capì e mi diede l’anello.

Me lo misi. Non mi faceva più male come prima… Ma il fastidio c’era comunque. Adesso che ce l’avevo l’avrei mandato ad aggiustare. SUBITO.

-Lockeeeeeeeer!-

 

Fece capolino dalla porta.

-Dallo al mio gioielliere.-

-Vado.- Si strascinò fuori. Quando aprì la porta si sentì la voce di Lassie che chiedeva aiuto.

 

-Ora sul serio. Mettiamoci seri per piacere.- Gillian mi fece sedere, mentre lei si appoggio a me. Shawn seguì il mio esempio e si sedette.

-Dicci tutto nei minimi particolari. Non è difficile per te no?-

-Non è quello… non so se posso fidarmi.-

-Se avessi voluto incastrarti l’avrei già fatto no? E poi la sai pure tu un po’ di psicologia, vero? Sai quando una persona mente.-

 

 

Ci guardò negli occhi.

Prese un respiro profondo.

 

 

-Va bene…-

 

--- JULIET POV ---

 

Aprii gli occhi… Era tutto buio.

Mi alzai…

 

Apparentemente ero sdraiata su un letto. Mi girai intorno. Sembrava un albergo.

Guardai il mio orologio… Erano le 9 di mattina…

 

Mi sdraiai. Ero stanchissima.

 

Il giorno prima avevo dormito poco, perché…

 

Shawn.

 

Ricordandomi il perché ero arrivata in quella camera incominciai a pensare.

L’ultima cosa che ricordavo dalla sera prima era il fatto che eravamo finalmente atterrati.

 

Alzandomi dal letto accesi la luce e fu in quel momento che notai la lettera.

 



Buongiorno Juliet,
Spero hai dormito bene. Dopo aver firmato alcune carte, ti avevo ritrovata addormentata sul tuo sedile e non volevo svegliarti. Quindi con l’aiuto di uno dell’albergo ti abbiamo portato su anche le tue valigie. Spero non dia fastidio a-tu-sai-chi il fatto che ti ho portato in braccio.
xD Al massimo poi gli passo una canzone inedita di Curt[4]. ;] Beh, ho pagato la camera per altri 2 giorni. Non sapevo quanto dovevi rimanerci…

So che andrà tutto bene tra voi e che si aggiusterà tutto. A presto.

Ps:Se per qualche motivo hai bisogno di aiuto, qui sotto ci trovi il mio nuovo numero.
Con affetto,                     Declan

  

Come al solito continuava ad essere generoso e tutt’altro che avido. Mi misi a ridere ricordando la teoria di Shawn: “Si vuole solo pavoneggiare del fatto che ha soldi a palate.”

 

Posai la lettera sul comodino e andai a farmi una doccia.

 

 

PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH



Ci misi un oretta ma mi ero finalmente rilassata. Infatti avevo trovato al posto di una normale doccia, una fantastica vasca da bagno di ultima generazione. Mi asciugai i capelli e mi rivestii. Mi sdraiai sul letto e guardai il mio orologio.

                

                              10:15

 

Avevo molta… molta fame. Sembrava che non avessi mangiato per giorni…

Presi il portafogli e scesi a fare colazione.

 

Andai al bar… era quasi vuoto, a parte qualche persona a bere caffè e qualche bambino a mangiare gelato.

 

-Due ciambelle e un cappuccino.-

Il cameriere rise. –Ci va pesante con il dessert!-

-E’ da ieri sera che non mangio, è anche poco…-

A questo si bloccò.

-Qual è la sua stanza?-

- La… ehm…- Presi la chiave dalla borsa… - 25P.-

-Ah!- Uscì dal bancone e mi portò in una stanza. Capì che era il ristorante, e la stanza era piena di famiglie e tavoli pieni di primi o secondi. Mi portò in una zona vip. Erano tutti tavoli riservati alle stanze con alla fine la lettera “P” o “L”. Mi accompagnò alla mia. Ci saranno stati circa 4 o 5 piatti coperti.

Come un gentiluomo, il cameriere o barista mi aprii la sedia e mi tolse il coperchio al primo piatto.

-Ravioli di carne con ragù di manzo.-

-Wow…-

-I ravioli sono tutti fatti a mano… e… ora devo scappare. Per gli altri piatti, è tutto scritto qui.- Mi indicò il menù sul tavolo. Accese due candele, fece un inchino e scappò. –Buon pranzo.-

 

Sul tavolo notai un piccolo orologio digitale. Segnava le 14 e mezza. Era abbastanza tardi… Speravo di fare in tempo a finire di mangiare tutto (diedi una sbirciatina e tutti i piatti avevano un aspetto davvero invitante) e riuscire a scoprire il posto dove era andato Shawn… Anche solo beccarlo qui intorno. Sapevo che era al centro… ma dove?

 

Ma adesso dovevo pensare alla mia sopravvivenza e alla mia fame.

Presi il primo boccone e persi la testa.

 

Per il mio lavoro ero costretta sempre a mangiare di fretta o non mangiare di fretta e questo… beh… sembrava un cibo venuto dal paradiso.

 

--- LASSITER POV ---

 

-Mezz'ora forse? Non ho controllato. Entrato lo scienziato nel cubo, sono entrato io. E... lo sapevo che eri in grado di battere il poligrafo. Era l'unica soluzione.-

Erano tutti increduli.

 

Quando ero entrato nell’edificio non c’era anima viva ed è stato una specie di shock. La prima volta me la ricordavo caotica con persone che andavano da una parte a l’altra, gente che correva, persone con carrelli piene di scartoffie, gruppi di persone che parlavano di affari ed altre persone sedute in pausa caffè a parlare di fatti propri.

In quel momento invece tutto era maledettamente silenzioso e cupo. Ed era normale che nessuno sapeva del mio arrivo. Non sapendo cosa fare mi misi a girovagare per l’ufficio alla ricerca degli scienziati e di Shawn. Alla fine riuscii ad entrare in un piccolo laboratorio, dove trovai tutti. Beh le persone rimaste e mi mesi dietro di loro ad origliare.

 

Ad un certo punto la psicologa, credo si chiamasse Foster, mi prende e mi porta alla sala caffè. Doveva parlarmi di alcune cose. Mi parlò un po’ di tutte le cose che riguardavano il caso, ma erano cose che sapevo già nulla di nuovo. Le chiesi allora del poligrafo.

Arrivati nella stanza mi fece sedere e mentre preparava il caffè mi disse che stavano ancora indagando su quel particolare, poi mi chiese di darle una mano con la macchina.

Mi alzai e avvicinandomi, cercai quale fosse il problema.

 

Mi sentii stringermi il polso.

Mi voltai, ma lei non c’era. Al posto suo trovai delle manette.

 

Erano bloccate al mio polso, che erano fissate al cassetto. Mi girai verso l’uscita e la vidi uscire trionfante fuori con in mano le chiavi delle manette.

 

-EHI TORNA QUIIIIIII!-

 

Provai a tirare ma nulla. Il cassetto era protetto da una serratura, che richiedeva un ulteriore chiave.

Mi avvicinai la sedia e mi sedetti.

 

Gridai un altro paio di volte ma nulla.

 

Sarei dovuto rimanere qui ancora un po’.

 

 

-Dannati scienziati.-

Guardai affianco a me. Il caffè era uscito. Non ne avevo più voglia. Da una scatola tirai fuori una ciambella.

 

 

Molto buona.

 

 

Appoggiando il braccio destro al bancone mi sistemai meglio e provai a chiudere gli occhi. Dopo una mezzoretta avrei di nuovo cercato aiuto…

 

 

[1]= Dato che il personaggio di Cal Lightman è stato preso da uno scienziato reale, ho pensato che le avventure che ha avuto quest’ultimo possano essere collegate anche a Cal. In uno dei libri di Paul Ekman (che sto attualmente leggendo) viene detto che uno dei suoi primi viaggi è stato fatto in Nuova Guinea e viene fatto anche l’esempio degli sciamani che per avere “presagi del futuro” o cose simili prendevano funghi o cibi oppure erbe allucinogene. [2]=Spiego dopo cosa ci fa la. [3]= In 6x01 “Immunità diplomatica” Henry insegna al figlio a come mentire, insegna le varie tecniche di respirazione e poi gli dice che ci deve credere a quel che dice. [4]= Curt Smith, un cantante della band dei “Tears For Fears”. La band preferita di Shawn per eccellenza. Lo stesso cantante appare proprio in un episodio nella villa di Declan, lo aveva chiamato per una festa privata ma, “dato che gli piaceva come cantava” aveva di tenerselo ancora per un po’. E il giorno dopo, Shawn arriva a casa di Declan e incontra il suo mito.

 

 

A/N: Ho avuto un po’ d’incertezza alla fine del POV di Cal… Shawn mi sembrava troppo “Ok mi fido”. Ma spero vi sia piaciuto. :D

<3  Recensite  <3

 

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Capitolo 14
*** Hornstock? ***


A/N: Blocco dello scrittore a parte, ho anche avuto un grande problema nel concentrarmi. Il capitolo ora è completo. Spero la pausa non sia stata troppo lunga.  PS: Potrete trovare dei riferimenti a degli articoli del codice penale. Quelli che ho usato erano dal codice italiano, e alcune come l’articolo 179 proprio ignorate per il normale corso della storia.

-82 GIORNI PER PSYCH!!!!!!

 

beh Enjoy!!

 

Capitolo 14 – Hornstock?

 

 

--- JULIET POV ---

Tutti i piatti erano davvero spettacolari. Non scherzo.

Era anche vero che ero in un hotel cinque stelle, quindi non avrei dovuto sorprendermi più di tanto. Ma era davvero davvero tutto buonissimo. Poi era quasi tutta cucina italiana che come si sa…  è ottima, sempre salutare, ma non molto facile da fare.

 

Il venerdì sera di solito mi vedevo le repliche di “Kitchen Nightmares” e sapevo che molti, solo per ignoranza, cucinavano italiano anche se non ne sapevano proprio nulla. L’unico di cui mi fidavo era Shawn. Nessuno gli aveva mai insegnato a cucinare. Tutto quello che faceva, lo emulava da quello che aveva visto fare dalla mamma, e dai programmi tv di cucina. Ma se un piatto non gli usciva perfettamente (cosa abbastanza rara se lo faceva per impressionarmi o se voleva chiedermi qualcosa) allora era solo colpa del video che era stato tagliato o di… beh… qualche pezzo mancante nella sua memoria a causa della sua stessa distrazione.

 

Ma andiamo avanti.

 

Dopo aver finito di mangiare ricevetti una telefonata dal riccone.

Si, sempre lui, Declan. Ero ancora seduta al ristorante.

Un cameriere mi portò una cornetta.

-E' per lei.-

 

-Pronto?-

-Come va allora?-

-Il cibo era tutto molto buono, non dovevi.-

-Non è niente per me. Ehm... senti. Io sono a casa mia. Beh la mia terza casa, in effetti. Se vuoi qualche aiuto per rintracciarlo dimmi pure.-

-Beh devo sapere dov'è ora.-

-Ti farò sapere. Tu prendi il cellulare e tienilo acceso. È carico, l'ho messo a caricare io.-

-Grazie.-

-A dopo. "click"-

 

Non sapendo che fare decisi di ordinare il dolce. Andare in giro senza meta era solo da dementi. E poi mi sarei sicuramente persa. Era la prima volta nella capitale. 

 

 

--- SHAWN POV ---

 

-...E questo è tutto.-

 

Per gli ultimi 30 minuti ero rimasto a raccontare tutto quello che mi era successo e che sarebbe servito al processo sul mio caso.

Si, il mio processo.

Infatti mi avevano avvertito che se non avessero concluso nulla con altri modi meno "invasivi" sulla mia fedina penale ci sarebbe stato il rischio di un processo contro di me. Il grande problema era renderlo pubblico senza avere conseguenze. Il problema ci sarebbe stato soprattutto per le persone che per colpa mia erano finite in carcere, e sicuramente i loro legali non avrebbero aspettato nemmeno un secondo a querelarmi.

 

 Cal Lightman mi disse di fidarmi di lui e di fidarsi dei suoi avvocati. Li aveva tutti riuniti dentro la stanza delle conferenze, e mentre lui si chiuse dentro insieme a loro, io rimasi fuori con la moglie ad aspettare. L’attesa era snervante. Quello che più mi preoccupava era il fatto che era rinchiuso con la sua squadra già da un'ora per "verificare la loro fedeltà". Se neanche lui si fidava dei suoi stessi collaboratori, allora come pensava potessi fidarmi io? Uno ad uno molti di essi uscirono fuori.

 

Mi girai verso la bionda.

-Signora..... Light…er…man?-

Lei si girò. -Per lavoro sono Foster, qualche problema?-

-Mi serve il ... un computer.-

-Basta che vai nella stanza li in fondo.-

 

Prima di entrare notai la targa... "Sala Informatica"

Entrai.

 

Le sedie erano tutte sparpagliate casualmente nella stanza. Alcune avevano altezze diverse. L'unica in ordine era quella sotto la scrivania, dedussi che era dello spilungone... Loker.

Mi feci largo tra le sedie, e le spostai. Presi la sedia principale e mi sedetti comodo davanti all'enorme schermo, mossi il mouse.

Lo schermo si accese.

 

Sparse in mezzo allo schermo c'erano mie foto e di altri miei amici.

Tra le tante foto ne notai una. Era una foto che era stata scattata alla fine di un arresto l'anno scorso.

L'arresto della pazza... l'assistente di Yin.

Non avrei mai scordato l'ansia e la paura che avevamo sentito tutti. Quella sera io e Juliet decidemmo di dormire insieme. Come al solito, durante la serata cercai in tutti i modi di farla sorridere e di tranquillizzarla, ma l'unico momento in cui ci riuscii davvero è quando ci addormentammo abbracciati sotto le coperte. Lei fu la prima. Mi ricordo ancora la lacrima che le uscii durante il sonno...

 

 

...

 

 

Beh, chiusi quelle immagini e cercai sul web il numero di un mio vecchio collega avvocato. Lui sicuramente sarebbe stato disposto ad aiutarmi. Secondo il web era diventato parecchio famoso. Cercai sulla sua "fan page" e vidi che in questi giorni aveva avuto un processo in una città vicina.

 

Presi il telefono e lo accesi.

 

 

           Chiamate perse: 5

 

 

Ero titubante, ma alla fine decisi di provarci...

Aprii il registro chiamate e ecco li...

 

Tre chiamate da Juliet e ... vabbè, le altre due da Gus. Però nella lista c’erano anche altre chiamate provenienti da Juliet...

 

Provai due volte ma nulla. Il numero era libero ma nessuna risposta.

Pensai che forse si era offesa ma... che potevo fare?!

 

Uscii dalla schermata e composi il numero del mio amico.

 

-Pronto?-

-Ciao Hornstock [1], come va? Sono io, Shawn Spencer ricordi? Consulente legale?-

-Shawn... Shawn...-

-Sette anni fa.-

-Shawn...- rumore come se si fosse dato una botta in testa, letteralmente. -Shawn certo! È da molto che non ci si sente... Certo che mi ricordo, mi hai risollevato la carriera!-

-Bene, ho bisogno di un piccolo aiuto.-

-Certo dimmi pure. Ti devo un grande favore.-

-Potrei o non potrei essermi cacciato in un gran casino tanti anni fa e... beh... se non mi sto attento potrebbe esplodermi tutto tra le mani.-

-Cos’è?-

-Beh è molto lunga la storia… Ma puoi aiutarmi?-

-Certo che ti aiuto. Dimmi dove sei che ti raggiungo.-

-Washington DC, Lighterman Group-

-Perfetto, sono in un hotel li vicino. Scendo e arrivo.-

 

Chiusi il cellulare e lo poggiai sul tavolo.

 

Ero davvero stremato. Erano passati 3 giorni, forse 4, ma sembrava fossero passati mesi.

 

Spensi il monitor e appoggiandomi alla scrivania con le gambe, mi distesi e chiusi gli occhi.

 

Relax.

Ero davvero stanco.

 

... knock KNOCK!

 

Abbassai i piedi a terra immediatamente. Entrò la mogliettina.

 

-Tutto bene?- Mi venne vicino e mi portò uno snack. -Ho pensato avessi fame.- Mi sorrise e me lo porse. Feci un cenno con il capo per ringraziare. -Per te sarà davvero stancante tutto questo. Il fuso orario, il cambio di temperatura,.... sonno mancato.- Mi indicò il trucco.

 

-Notato?-

-Non mi serviva certo una super vista per notarlo.- Ouch!! -Comunque, so che sei molto stanco, conosco bene i tuoi ritmi. Ti porto nel mio ufficio e ti faccio riposare un po'-

-Ah ehm, senza offesa ma, non posso dormire. Sto aspettando un amico.-

-Dai, quando arriva ti chiamo io.-

 

L'ho provate tutte ma, alla fine mi ritrovai disteso sul divanetto della stanza.

 

-Era davvero così evidente, il trucco?-

-Beh abbastanza, ma hai fatto davvero un bel lavoro per essere un uomo.-

Prese una coperta e me la avvolse intorno, poi prese un cuscino e lo mise sotto la testa.

-Riposa finché puoi.- Presi un altro cuscino e me lo abbracciai.

 

Dopo pochi secondi, (così mi disse poi lei) mi ero già addormentato.

 

 

 

--- LIGHTMAN POV ---

 

-... E questo è tutto.-

 

Spencer terminò e mi guardò speranzoso.

In quella interminabile mezz'ora mi disse precisamente tutto quello che si erano detti e quello che era successo in quei 7 anni nei momenti importanti che ci servivano: ovvero quando poteva dire la verità oppure quando c'era qualcosa che poteva sottintendere la mancanza dei suoi poteri.

 

Soprattutto quello.

 

Mi disse che infatti già dall'inizio si era subito proclamato solo come "ragazzo prodigio sbruffone", e che solo dopo che si era visto oramai con le spalle al muro aveva tirato fuori la carta "jolly".

Il fatto è che molti avrebbero detto: e perché non hai detto la verità dopo aver finito il primo caso? Il problema era una minaccia da parte del capo stesso, che se veniva fuori la verità sarebbe stato arrestato per l’intralcio alle indagini della polizia. Infatti quella “minaccia” era avvenuta il giorno stesso della conclusione del suo primo caso. E allora, per paura del carcere aveva continuato con questo lavoro e aveva aiutato la polizia con queste consulenze, mentendo. Poi tutto questo continuò e continuò fino a diventare per Shawn un vero e proprio lavoro, il vero primo lavoro della sua vita.

 

Le persone che erano a conoscenza della verità erano davvero poche, ma tra quelle c’erano agenti di polizia e amici che non voleva compromettere. Mi aveva detto di tenerli fuori ma per vincere, sarebbero stati fondamentali.

 

Quindi che fare?

 

Cercai la risposta ma inutilmente; parlammo tra noi ma non uscì nulla di buono.

Locker fece qualche ricerca e soprattutto questi casi cadevano in processi (c'era un alto pericolo) e andavano per il 90% a finire male. Era vero che Shawn e la sua storia era completamente diversa da quella degli altri, ma anche altri pochi "imputati" avevano dato un contributo anche se superfluo.

Decisi quindi di ragionare con calma, e decisi di pensarci con i miei avvocati. Ma dovevo stare attento, se solo uno di loro faceva trapelare la notizia, tutti questi giorni sarebbero stati inutili. Decisi di chiamarli tutti, e li "interrogai" sulla loro fiducia. Stetti attento a non dire niente di compromettente o che si riferisse al caso. Ad uno ad uno molti avvocati uscirono dalla sala.

 

E da 43 che erano, nella stanza si vedevano solo 8 teste. Ma questi almeno erano leali e perfetti. Dovevano esserlo. Ed ecco che spiegai il problema. Si avvicinarono tutti a me, ma prima di spiegare chiamai Gillian.

 

Dopo pochi istanti entrò e si avvicinò.

 

-Cosa ti serve?-

-Fammi un favore. Fammi portare qualche tazzina di caffè. Ne abbiamo un estremo bisogno.-

-Ok.-

-E controlla dove è finito Spencer.-

 

Allo sbattere della porta, mi rigirai verso di loro. Dovevamo davvero arrivare ad una conclusione.

 

Ciascuno espose la propria idea con calma, ma iniziarono presto a contraddire e svalorizzare i ragionamenti di ognuno e a parlare uno sopra un altro. Ad un certo punto non riuscii a capire più nulla.

Odiavo la loro "razza"... gli avvocati.

 

-SILENZIO!-

 

Con calma, mi alzai, e da un armadio presi delle penne e dei fogli. Li distribuii e diedi gli ordini. Dissi loro di scrivere le proprie idee e un piano d’azione sul foglio e poi consegnarmelo. Avremmo poi discusso insieme ogni opzione. Io invece continuai a cercare informazioni su internet con Locker al mio fianco.

 

 

 

 

 

 

 

--- JULIET POV ---

 

Dopo aver finito di mangiare, tornai in camera e presi tutto.

Cercai il mio cellulare, che trovai su un comodino.

Lo accesi.

Non feci in tempo di controllare il registro chiamate che mi apparse il nome Declan sullo schermo. Con il suo computer aveva trovato l'ultima posizione che aveva lanciato Shawn al satellite con il suo cellulare: un palazzo molto famoso e importante non molto lontano da dov’ero. Ovviamente non sapeva a che piano si trovava e quello l'avrei dovuto trovare da sola.

 

Chiamai un taxi, e in due minuti mi trovai sotto il palazzo.

 

Mentre camminavo mi guardai intorno. Davanti al palazzo si stendeva un grande parco... abbastanza grande. C'era un tizio con un carrello degli hot dog, alcuni ragazzini che giocavano, ma per la maggior parte era riempito di uomini d'affari. Continuai a camminare quando qualcuno correndo mi fece cadere.

Mi cadde addosso. Sentii qualcosa di liquido e caldo bagnarmi la camicetta.

Il tipo si alzò e mi diede una mano per alzarmi.

-Mi spiace. Sono davvero di fretta e...-

Iniziò a parlare ma non capii molto; ero davvero attenta a capire davvero chi avevo davanti.

Aveva un viso familiare...

-...scusarmi. Davvero. Questo è il mio numero. Se hai bisogno per la lavanderia...-

Mi aveva dato un biglietto da visita.

-…Ok.-

-Beh allora vado. Devo davvero aiutare un amico.-

Prese il bicchiere di Starbucks e lo buttò in un cestino. Continuò a correre verso l'edificio, quando si girò indietro e cercò di scrutarmi meglio. Poi proseguì chiudendosi il portone alle spalle.

 

Mi misi quel biglietto nella tasca della giacca. Dopo una mezz'ora riuscii a leggerlo. Ero dovuta rientrare nell'albergo per potermi cambiare.

 

Ritornata poi nella piazza iniziai a farmi qualche domanda. Ricordai che il tipo che mi aveva rovinato la camicia nuova, era entrato nello stesso edificio in cui sarebbe dovuto esserci anche Shawn. Incominciai guardando il biglietto.

Sul biglietto c’era in grande il suo nome, Adam Hornstock e a quanto pare era un avvocato.

 

Il nome era familiare...

Decisi allora di provare. Tanto non avevo altra scelta...

 

Quell'atrio era tutto pieno di gente. Cercai di chiedere in giro ma non risolsi nulla.

Quindi andai direttamente su ogni piano per cercarlo.

 

Sinceramente mi stavo iniziando a stancare...

Avevo dormito davvero poco, avevo fatto chilometri e chilometri per lui, ero preoccupata e non aveva la minima intenzione di chiamarmi. Non avevo mai fatto tutto questo per una persona in vita mia e mi sentivo un po' patetica o adolescente… Ma era anche vero che era diventato la persona più importante della mia vita e ricordai anche quello che mi avevano detto, riguardo al pericolo che poteva correre se non l’avessi fermato. La preoccupazione si fece rivedere e decisi di controllare un ultimo ufficio e poi fermarmi per trovare un altro modo per contattarlo.

 

Quando ritrovai l'avvocato entrare in una porta.

Decisi di seguirlo di nascosto.

 

 

 

--- LASSITER POV ---

 

Non avevo mai mangiato un box intero di ciambelle in vita mia. La noia era ormai diventata insostenibile e l’unica cosa che mi teneva occupato era proprio mangiare. Mi girai intorno un’altra volta per cercare qualcosa con cui liberarmi. Bicchieri di carta, coltellini di plastica, cartoni, piattini…

 

Sentii dei passi.

 

-C’è nessuno?-

Un tipo dai capelli neri si affacciò.

-Vieni subito qui!!-

-Perché ha delle manette?-

-Vienimi ad aiutare invece di fare domande!-

-Ma…-

-VIENI!-

 

Finalmente si avvicinò. Dall’aspetto era un avvocato e lo conoscevo pure… ma molto probabilmente era una vecchia conoscenza. Non mi ricordavo esattamente chi fosse.
- Ehi… non-so-come-ti-chiami, trova qualcosa si sottile e appuntito come una forcina e liberami. Ho le gambe tutte a formicolii…-

-Ma non ho niente!-

-E il ferma cravatte? Usa quello!-

 

Iniziò a smanettare ma non concluse nulla. Gliela presi dalla mano e continuai io con la mano libera, ma era molto difficile dato che la manetta non finiva di muoversi.

-Ehi fermati!-

Gillian Foster, la psicologa, o anche “colei che mi aveva incatenato”, finalmente si fece viva. Ma prese la forcina e me l’allontanò.

-EHI!-

 

Venne e se ne andò con l’avvocato in una questione di secondi e non capii cosa gli disse. Io ritornai al punto di partenza. Dato che ero molto alto, specialmente per le mie lunghe gambe, mi allungai il più possibile. Riuscii a farla cadere, ma rotolò più lontano.

-E che DIAMINE!-

 

-Lassiter?- Alzai lo sguardo e la vidi, la mia amica e in questo caso la mia salvezza!

Juliet comparse dietro un bancone della segreteria. –Juliet che ci fai qui?-

-Shh!!-
Prese la forcina e mi liberò finalmente. -Vi hanno rinchiuso qui? Dov’è lui? E’ al sicuro?-

-In che senso al sicuro?- Non riuscivo a capire… e poi ero ancora distratto dal fatto che era qui.

-Che vi hanno fatto!-

Ad un certo punto ci girammo tutti verso una porta aperta.

 

-Yaaaaawnnn!-

Shawn uscii dalla porta ancora mezzo addormentato e camminò verso la psicologa. 

-Ehi Shawn! Da quanto tempo non ci si rivede.- Anche l’avvocato gli venne incontro e lo abbracciò.

 

Poi finalmente libero uscii fuori e evidentemente Juliet mi segui.

 

Shawn si fermò e guardò fisso dietro di me.

Dapprima insonnolito, lo sguardo si fece sempre più chiaro e sveglio. Nonostante sia negato a capire le emozioni, si capiva benissimo che dalla confusione iniziale, passò a uno sguardo dolce ma nello stesso tempo in colpa e con rimorso.

-Juliet?-

 

 

 

[1] Hornstock= Guest star della prima stagione settimo episodio "Cloudy... Chance Of Murder". In questo episodio lui è un giovane avvocato denigrato dalla sua stessa famiglia. Gli vengono passati i casi più noiosi e senza speranze. Shawn lo aiuta a guadagnarsi la sua autostima e la stima di tutti i suoi colleghi.

 

A/N: (15/01/13) Passato molto tempo lo so (38gg)… Ma non potevo continuare senza correggere e aggiungere alcune parti al capitolo. Non mi era molto piaciuto e forse nemmeno tuttora ma ho intenzione di finire questo capitolo il più presto possibile. La storia comunque non è cambiata.
-43 Per Psych e per i più fortunati anche -29
(per chi ha Mediaset Premium, alle 21 ogni Gio. dal 14 feb c’è la settima stagione in anteprima ANCHE RISPETTO agli USA.)
E dopo questo momento di pubblicità (non lo fa il canale… mah) mi concedo.
PS: Ci vediamo tra un po’ di giorni dato che il prossimo cap sarà molto corposo, e in questo momento sto passando molte verifiche e interrogazioni.

 

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Capitolo 15
*** Lunghi viaggi, nuove amicizie e POKER ***


A/N: Mi sono accorta che ho superato le 30'000 parole :’)

Scusate per la grande assenza di nuovo. Enjoy.

 

Capitolo 15 – Lunghi viaggi, nuove amicizie e POKER

 

--- SHAWN POV ---

 

Ero ancora completamente addormentato, ma nonostante questo riconobbi il suono dei suoi passi pesanti…

 

Lassiter era uscito dal bar. Mentre osservavo il vistoso livido al polso notai che non era l’unico ad essere ora visibile. Dietro di lui vidi una persona tanto familiare quanto cara.

-Juliet?-

Era li… Dietro le sue spalle a guardarmi.

Mi venne incontro e mi abbracciò.

 

Era passato molto tempo dal nostro ultimo abbraccio ed ero felice, ma allo stesso tempo sorpreso e per questo ero immobile.

Perché è qui? Cosa succede? Da quanto è qui? Come mi ha trovato?

Mentre mi facevo queste domande, trovavo già la risposta.

 

La prima mi diede la forza di abbracciarla a mia volta.

La Chief Vick le aveva mentito ed era qui per assicurarsi che stavo bene. Fino a qui.

Per me.

La strinsi più forse e la sentii singhiozzare. La sua ansia e paura per me si stavano mostrando. La avvicinai e la strinsi forte.  Essendo al suo posto avrei provato lo stesso.

 

O forse anche peggio.

 

La spostai dal mio petto e con le mani se spostai i capelli dal viso.

-Ehi, ehi!  E’ tutto apposto.- Lei mi sorrise. –Dobbiamo chiarirci bene, devo aggiornarti. Sono successe così tante cose…e-

 

Qualcuno tossì.

-Ehm…- Mi girai verso Hornstock. –Non vorrei disturbare questo momento tra di voi. Ma… Shawn, sei tu che mi hai chiamato.-

-Eh si. Lo so…- Il mio sguardo non sapeva chi guardare…

Poi Gillian mi salvò. – Beh, Hornstock se davvero vuoi aiutare il tuo amico basta che vai in quella stanza li in fondo. Di che ti mando io e… se ti fa una domanda rispondi: Whiskey Rosa.-

Lui la guardò strana. –No, non esiste. E’ solo la nostra parola di sicurezza… non fare domande…-

Lui incominciò a camminare. Lei si voltò poi verso Juliet ancora confusa dalle sue parole.

-Ciao Juliet. Piacere di conoscerti. Io sono Gillian Foster.- Le mandò un sorriso contagioso. –Beh, porto via il detective così potete parlare tranquilli.- Più la guardavo e più i suoi atteggiamenti assomigliavano a quelli di una fangirl.

Mi girai verso di Lassiter che la guardò storta.

-Non intendo per nessuna ragione farmi riattaccare sulla sedia.- Si mosse per non farsi prendere.

Juliet si alterò un po’.  –Ehi aspetta! Perché l’hai attaccato?-

-Beh stiamo aiutando il tuo ragazzo. E’ stato lui a chiedere il nostro aiuto per incastrare Shawn.-

Questa volta verso Lassiter –INCASTRARLO?!-

Era chiaramente confusa.

–Quindi, non sei qui per trovare il serial… Non sei in pericolo?-

Il suo sguardo era su di me… paziente e stanco nello stesso tempo.

Avevo una certa paura a rispondere chiaramente quindi dissi –Non in pericolo di vita…-

 

Ci fu una piccola pausa.

-In che senso?-

 

Lassiter mi interruppe. –Te lo sei scordato? Lui è un falso sensitivo!-

Stavo per difendermi, ma mi superò Gillian –Per colpa tua!!-

-Certo per colpa mia!-

 

-Ehi ehi EHI!!- Juliet era irritata. –Volete spiegarmi cosa succede invece di accusarvi a vicenda?-

 

Lassiter si fece avanti… -Allora… erano molti giorni, che eri disattenta e ti ho dato dei giorni liberi. Con te, anzi anche prima Spencer era sparito. Pensavo quindi che avevate litigato e per questo ero molto contento… - Gli mandai una linguaccia.- Beh scusa… Nonostante questo, ho avuto molte difficoltà a lavorare con il tuo sostituto… un grande incapace peggio di lui.- Mi indicò con nonchala… non sha… beh senza voglia. –Fatto sta che non riuscivo a finire i casi e quindi mi sono ridotto addirittura a portargli il lavoro a casa. Ma l’ho sentito gridare dicendo che ti aveva detto che non era  un sensitivo e che lo avevi lasciato.-

Juliet a quell’affermazione mi lanciò un’occhiataccia. –Non è vero!-

Scrollai le spalle come risposta.

-Vabbè. Poi sono partito e sono arrivato qui, per trovare un modo per incastrarlo… anche se… poi in realtà mi si sono rivolti contro e mi hanno legato alla sedia. Che senso c’era non ho capito.-

-Beh, mio marito mi ha chiesto di farlo. Avresti rovinato l’interrogatorio.-

-In che modo?-

-Distraendolo forse?-

-Ehi, ehi!- Jules calmò di nuovo tutti. Fece una pausa. Poi si girò lentamente verso di Lassiter. Capii che stava incominciando a capire qualcosa…

-Non… non ne hai parlato con nessuno, vero?-

-Ehm…a parte Marlowe… no. Ma perché me lo chiedi?-

-Perché!?- Juliet era… non riuscivo a capire… era ancora avvolta da una montagna di emozioni. Era confusa. –Se si viene a sapere lui…-

A quel punto la presi a un braccio e la portai con me un po’ più  distante dai due.

-Juliet non ti preoccupare.-

-Come faccio a non esserlo?-

-Sono qui apposta per sistemare tutto.-

La guardai negli occhi… Capii che non potevo rimandare… Con un cenno dissi a Gillian che sarei andato a parlare con Jules nella stanza dove avevo fino a poco tempo fa, dormito.

La presi dalla manica.

-Vieni Jules. Dobbiamo parlare.- Incurvò un po’ le labbra verso l’alto e mi seguì.  

 

 

 

--- LIGHTMAN POV ---

 

-Non ci siamo! NON CI SIAMO!- Sbattei ancora l’ennesimo inutile foglio sul tavolo con esasperazione. Tutti avevano trovato modi infallibili per aiutare il ragazzo nella “riabilitazione” (così uno degli idioti aveva chiamato la procedura). Il problema era quando attuarli. Infatti se usati a caso sarebbero stati tutti disastrosi.

Cambiare il nome e il sottotitolo dell’agenzia era una cosa necessaria da fare ma farlo immediatamente era sospetto e… poteva creare domande. La stessa cosa con il chiedere finalmente una licenza da detective privato (Si, a quanto pare non si era mai messo in regola), ma prima doveva essere finalmente ufficializzato da tutti come un non-sensitivo. Si poteva far causa al detective (sarei stato dalla sua parte, per la maleducazione del detective Lassiter), ma non credo avrebbe denunciato il partner della sua fidanzata… Una persona aveva anche detto che poteva fingere di aver perso i suoi poteri, ma c’era il pericolo che nessuno poi lo avrebbe contattato, ma forse il problema più grande era proprio il suo. Era un narcisista accanito, e non credo avrebbe fatto finta di aver avuto i poteri quando tutto quello che lo ha portato qui sono state le continue litigate con il padre e continui ed estenuanti allenamenti. Stava anche per perdere la vita più volte e… neanche io avrei mentito sulle mie abilità.

Quindi mi rifiutavo io stesso a fargli una cosa del genere. Cosa fare?

Ormai era diventato un personaggio abbastanza pubblico in Santa Barbara. Era comparso molte volte sui giornali e la tv locale, e qualsiasi scandalo avrebbe rovinato lui, la sua famiglia e le persone da lui arrestate, molto probabilmente, liberate.

 

-Ehm… scusa?-

Dietro di me c’era un avvocato mai visto. Aveva la cravatta un po’ sporca di caffè, ma a parte quello era un tipo tutto perfettino, capelli gellati, smoking stirato…

-Esci!- Mi alzai in piedi per buttarlo fuori. Possibile che nessuno lo aveva visto entrare?

-Wiskey rosa…-

-Uh…- Gli tolsi le mani dalle spalle e mi ributtai sulla sedia… -Che vuoi?-

-Shawn mi ha chiamato. Sono un suo amico e… gli devo un favore… Mi dovete aggiornare però che non lo vedo da un po’.-

-E come ci dovresti aiutare?-

Mi guardò come se fosse ovvio. –Sono un avvocato.-

-Anche loro lo sono.-

-Ma evidentemente non sono abbastanza bravi per risolvere in problema.-

-EHI!- Tutti gli avvocati si sentirono offesi.

-Calmi voi!- Mi rigirai verso il tipo. –Grande risposta. Beh, eccoti tutto. Il fatto è questo: Lassiter lo vuole incastrare. Ma noi lo vogliamo aiutare.-

-Ehm… puoi spiegare meglio… è da… ehm… ben 7 anni che non lo sento.-

-Wow… beh.. allora: Shawn ha litigato con la ragazza, cacciato di casa va dall’amico e parla del perché. Lassiter lo sente e scopre che non è un sensitivo. Ci chiama, annoiato dagli altri casi, accetto il suo. Arriva in ufficio e lo interrogo. Devo incastrarlo per conto suo. Vediamo tutti il file di Shawn. Cambiamo idea, lo aiutiamo ma non sappiamo come. E ora entri in gioco tu. Eccoti le idee degli altri avvocati. … Vedi un po’.-

-Wow… non è un sensitivo.-

-Non lo sapevi?-

-Ho passato 7 anni dandolo per scontato… L’avrei potuto capire.-

Guardò un po’ il foglio e poi mi disse.

-Sei in buoni rapporti con l’FBI?-

-Ho lavorato spesso con loro ma ora… siamo in una pace neutrale ma mi devono qualche favore. Perché?-

-Ho ben due piani. Ma mi servirà il tuo aiuto per renderli effettivi.-

Guardò il gruppo ed esclamò –Mettiamoci al lavoro!-

 

 

 

--- JULIET POV ---

 

Ero dietro di Lassiter e lo vedevo. Era li. Proprio li.

Sano e salvo. Avrei voluto chiedere così tante cose ma non avevo la forza di farlo, volevo prenderlo a pugni per essere andato via in quel modo ma volevo anche baciarlo in quell’istante, anche davanti a tutti. Non riuscivo a muovermi ma volevo abbracciarlo, sentirlo vicino.

Non sentirlo più distante.

-Juliet?-

 

Lo abbracciai. Lo tenevo forte, stretto e misi la testa sul suo petto. Sentivo il suo cuore, battere e battere. Sentii il suo profumo, di ananas ovviamente. Era qui. Nel mio abbraccio. Al sicuro e non sotto le grinfie di qualche psicopatico.

Senza nemmeno accorgermene iniziai a singhiozzare e poi a piangere silenziosamente. Non ce la facevo più. Il nervosismo e l’ansia di perderlo era scoppiato tutto in quell’istante.

Finalmente lo sentii contraccambiare l’abbraccio.

 

Cercò di calmarmi con alcuni sussurri poi mi spostò dal suo petto e mi aggiustò i capelli.

-Ehi, ehi!  E’ tutto apposto.- Gli sorrisi. –Dobbiamo chiarirci bene, devo aggiornarti. Sono successe così tante cose…e-

 

Qualcuno tossì. Dopo aver parlato con Shawn, il tipo se ne andò in un ufficio, seguendo le direttive della bionda. A quanto pare l’avvocato era venuto per aiutarlo. La proprietaria (credo) dell‘ufficio poi si presentò, parlava veloce ed ero confusa ancora dalle notizie precedenti. Ma mentre cercava di portare via Carlton, lui saltò via dicendo che non lo avrebbe attaccato di nuovo.

–Ehi aspetta! Perché l’hai attaccato?- Era stata lei quindi… Che diavolo aveva fatto di male?!

-Beh stiamo aiutando il tuo ragazzo. E’ stato lui a chiedere il nostro aiuto per incastrare Shawn.-

Mi girai verso Carlton –INCASTRARLO?!-

A questo punto volevo una spiegazione…

 

Abbassai la voce e girai lo sguardo verso Shawn.

–Quindi, non sei qui per trovare il serial… Non sei in pericolo?-

Trattenni il respiro con la speranza che mi disse di no. Fa che è tutto ok, fa che non deve andare…

Lo guardai, in attesa di una risposta.

–Non in pericolo di vita…-

 

…grazie al cie- ehm… cosa?...

-In che senso?-

 

Carlton e Gillian continuarono ad urlarsi addosso.

-Ehi ehi EHI!! Volete spiegarmi cosa succede invece di accusarvi a vicenda?-

Carlton iniziò a spiegare. Inviai un occhiataccia a Shawn quando disse che ero stata io a lasciarlo. Per la scrollata di spalle capii che avevano tratto loro le conclusioni dato che Shawn non aveva specificato cosa era successo.

Mi distrassi ancora, e mi ritrovai poi a separare di nuovo i due.

-Ehi, ehi!-

Capii comunque che voleva incastrare Shawn. Non era per niente una buona cosa. Se si fosse saputo, tutte le persone che  erano state arrestate con l’aiuto dell’agenzia Psych, sarebbero state rilasciate e…

Lui sarebbe stato rovinato a vita.

Non avrei potuto più lavorare con lui, divertirmi durante un appostamento e rendere divertente anche il noioso lavoro di ufficio solo per vedermi sorridere.

Potrebbe anche essere arrestato e… finire in pericolo in prigione con molti assassini che lo vorrebbero morto.

Non potevo pensarci…

-Non… non ne hai parlato con nessuno, vero?-

-Ehm…a parte Marlowe… no. Ma perché me lo chiedi?-

-Perché?!- Lo avevano capito tutti tranne lui? Come faceva a non capire… -Se si viene a sapere lui…- Mi faceva male solo a pensarlo.

Mi sentii tirare ad un bracciò. Shawn mi spostò giusto davanti alla porta della stanza da cui era uscito.

-Juliet non ti preoccupare.-

-Come faccio a non esserlo?-

-Sono qui apposta per sistemare tutto.- Lo avevo capito… ma…

Mi guardò negli occhi. Cercai di dirgli che volevo stare solo un po’ con lui. Forse mi capì. Inviò un gesto a Gillian e prendendomi dalla manica mi incitò ad entrare.

-Vieni Jules. Dobbiamo parlare.- Gli sorrisi stancamente e lo seguii.

 

Mi fece entrare nella camera e lo riconobbi.

La coperta era tutta buttata ad un lato e al centro del divano erano ammucchiati dei cuscini. Aveva sempre questa abitudine di abbracciare o me o un cuscino. Sempre, a letto, sul divano, anche mentre giocava con dei bambini. Quella volta si era preso il raffreddore proprio perché sul cuscino doveva sedersi.

 

-Ma Jules, anche i cuscini hanno dei sentimenti.-

-Shawn, cosi ti ammali.-

-Meglio ammalarsi che far soffocare a morte tutti questi animal-cuscini.-

 

-Ahhhhh- Tutti i bambini si alzarono di colpo.

-Non prendetelo sul serio, sta scherzando.-

-Non sto scherzando. Ragazzini, avete mai visto Toy Story?-

-E' solo un film.- Disse il nerd del gruppo.

-Un fantastico film aggiungerei. Ma se... questo film dicesse la verità...-

Anche l'ultimo bambino che era un bel po' grassoccio si alzò.

Shawn si alzò in piedi soddisfatto. -Bene bambini.-

Poi si incominciò ad allarmare.

-Chi comprerebbe a dei bambini un animale così... Tu, riccio e con la maglietta rossa. Puoi anche risederti. Quel procione può recare solo danni se salvato.-

 

-Shawn, basta. Vogliamo continuare le indagini?-

 

Mi piaceva guardarlo con dei bambini. Era troppo dolce e divertente allo stesso tempo. Era divertente vederlo parlare di cartoni animati con loro. Io non li guardavo e mi diceva che ero troppo seria.

Corse al divano e sistemò un po’ tutto. -Vieni Jules.-

Mi fece sedere e lui incominciò a mordersi la guancia… cosa che faceva quando era nervoso. Evidentemente non sapeva se stare seduto o in piedi, e iniziò a camminare a cerchio davanti a me. A questo punto lo tirai a me facendolo cadere sul divano.

-Shawn… parla.-

-Non so…- Si guardava intorno… non sapeva dove guardare e non sapeva cosa dire.

-Shawn.-

-Ho sbagliato… ho sbagliato a fuggire in questo modo… e… mi dispiace. Però…- Tratteneva ogni parola, e parlava come se ogni parola potesse rovinare tutto. Di solito era l’opposto di questo Shawn, introverso, timido, impacciato, e soprattutto senza parole. Questa parte di lui l’avevo notata un paio di volte ma l’ho conosciuta quando ci eravamo messi insieme. Questa “versione” di Shawn era profonda e misteriosa, appariva solo nei momenti seri e quando mi doveva dire qualcosa di importante. Qualcosa mi disse che mi avrebbe fatto un discorso molto bello e lungo. Adoravo questa parte di lui perché era preziosa e rara da vedere e… Dopo il discorso in Canada sulla sua moto… il discorso al nostro ritiro amoroso sulla sua disponibilità… e anche quello che capii solo anni dopo sui pacchetti di cereali e i loro preziosi premi…

Come si faceva a non amarlo?

 

Gli presi le mani e lo rassicurai.

-Però… ci sono dei motivi per cui me se sono andato. In quei mesi ho pensato a qualunque idea o modo per non farti soffrire, per non avere conseguenze… Ho sempre voluto dirti la verità ma… per un motivo o per un altro… non potevo. Appena… appena ingaggiato non potevo dire la verità, mi avrebbero arrestato… più avanti andavo e più le responsabilità crescevano… Prima Gus… poi mio padre… Poi ho aperto l’agenzia e… sinceramente non mi era nemmeno passato per la testa… Poi sei entrata tu nella mia vita… Non ti potevo dire la verità. E’ vero. Siamo subito entrati in sintonia e anche diventati amici… ma non potevo rischiare Gus. Poi… poi ho davvero capito che eri importante per me ma… ho trovato Abygail.- La sua ex… ogni volta che la sentivo nominare mi ricordai di quell’intero anno a capire cosa provavo e quello che dovevo fare. Era stato un intero anno ambiguo tra di noi. La stessa sera in cui lui aveva invitato Abygail ad uscire io decisi di fare un passo avanti… Era inevitabile la conseguenza. Lui non poteva abbandonarla di nuovo quindi mi feci da parte io. –Come ho detto anche a lei… Al tempo del liceo, come poi negli anni successivi, non avevo mai avuto problemi con le donne, tranne con lei. Le chiesi di uscire e… mi nascosi dietro un albero, impaurito. Poi uscii con altre, sempre senza problemi. E… non ti sto dicendo questo per farti ingelosire.- Rise. –Ma per dirti che secondo me, se non fosse per principi e per rispetto, io quella sera… e anche la sera dopo… e la sera dopo… avrei scelto te. Credo che un'altra volta, quella sera mi sia nascosto dietro quell’albero per paura dei miei stessi sentimenti per te.–

-Shawn…-

-Jules io… ti amo e… sei la prima a cui lo dico. E l’unica a cui lo dirò. Non ho mai provato nulla simile a questo in tutta la mia vita.-

-Shawn…- Sorrisi… e lo baciai.

Era passionale, ma veloce. Volevo sentire cosa avrebbe detto dopo questo capolavoro.

-Ti sei di nuovo scostato dal punto.- Si mise a ridere e io lo seguii.

-Abitudine.- “Riavvolse il nastro” con la mano sulla tempia, prese fiato e continuò. –Ok. Eri diventata davvero importante per me e mi convinsi che non potevo continuare a mentirti, ma poi… hai detto qualcosa che non posso ancora scordare. “Tutto è al di sopra della legge.” Avevi arrestato tuo fratello. Tuo fratello… Quindi per paura mi nascosi di nuovo ad aspettare il momento. Il momento che arrivasse da solo. Ma dovevo cercare io quel momento. Non feci in tempo e… venne… venne lui.- Capii a chi si riferiva. Declan. –Ti ha portato via e… ho… ho capito di essere stato un codardo e di aver buttato nel cestino la mia fonte di felicità.-

Mi ricordai che mentre quella spia veniva arrestata… Shawn parlava con Gus della gelosia che provava per me. Del fatto che mi voleva felice, ma per essere felice anche lui, cosa che ovviamente voleva, allora dovevamo stare insieme. Quel momento aveva cambiato tutto.

-Poi sono venuto a salutarti prima della partenza e… tu…- Chiuse gli occhi e ricordò il momento. Sorrise.

-Mi sei saltata addosso.-

-Non ti sono saltata addosso.-

-Chi ha la memoria fotografica?-

Questa volta fu lui a prendermi le mani.

-Jules… quello che voglio dirti è che… Finalmente, dopo tanto tempo ho trovato finalmente la felicità stando con te e… Non volevo e… non voglio ritornare quello di prima… Non voglio lasciarti… e non ti lascerò mai. Ma non voglio nemmeno che succeda il contrario. Perdonami. E lasciami tornare a casa. Insieme.-

Le mie emozioni mi stavano assalendo. In senso buono ovviamente.

Come potevo non sciogliermi dopo una dichiarazione del genere?!

-Fallo per me almeno. Sai bene quanto mi fanno male gli abbandoni.-

Mi misi a ridere ricollegando gli avvenimenti precedenti. –L’ho imparato a duro prezzo due mesi fa(1)…-

-Ti ho fatto spaventare…-

-Potevi farti ammazzare!-

 

Lo abbracciai.

-Non ti lascerò.-

Vidi quant’era felice e quanto a mala pena tratteneva il “ballo vittorioso”. Credo anche che non lo facesse, perché Gus non era li, mi fece sorridere.

Era l’unico che riusciva a farmi ridere, poi commuovere, e poi morire dalle risate nel giro di 10 minuti.

-Quindi tutto apposto?-

-Tutto a posto.-

Mi baciò. Lo sentii ancora sorridere.

-Per quanto voglia rimanere attaccato a te, devo davvero andare. Chiamo Gus, sono giorni che non lo faccio e vado a vedere se hanno trovato una soluzione.-

-E che… che faccio…-

-Uhm… Non so… Riposati un po’. Si vede lontano un miglio che sei stanca.-

Non pensavo si vedessero così tanto le mie occhiaie…

 

Alla porta mi sorrise e si allontanò.

Mi distesi un po’ sul divano e mi avvolsi nella coperta in cui Shawn aveva, apparentemente dormito.

Poi presi uno dei cuscini più deformati e pensando che era Shawn ad averlo ridotto così, lo abbracciai a mia volta.

Stavo per stendermi quando qualcuno bussò alla porta.

Lassiter era entrato, pronto per parlarmi.

-Ciao, O’Hara.-

 

 

 

--- LIGHTMAN POV ---

 

Forse avevamo terminato. L’unico modo era prepararsi e essere pronti a qualsiasi possibile denuncia.

Si. Non potevamo fare altrimenti. Però avevamo creato un gran piano. Anzi 2, ma avrei dovuto aiutarlo Perché anche se non volevo non potevamo fare altrimenti.

Quello che mi rincuorava era che l’unico posto dove sarei potuto andare in vacanza, senza paura di finire ingaggiato in un caso, allora sarebbe stata proprio la California.

Non avrebbero più ingaggiato me, ma lui.

Da quando ho iniziato a stare con Gillian ho capito che le vacanze erano fantastiche e… che era fantastico passarli senza casi per la testa. Forse il problema era proprio questo.

L’unico modo per stare con lei era lavorarci insieme, e dato che preferivo stare con lei che stare in vacanza, preferivo allora lavorare…

Non andavo quasi mai in vacanza, e a pensarci le poche volte che le facevo Gillian era tra i membri del gruppo.

 

 

Comunque, dicevo. Eravamo arrivati a due soluzioni. Poteva scegliere.

Poteva continuare con la sua agenzia, collaborare con la polizia, scegliere i casi da fare, avere orari quasi-flessibili ed avere un modus operandi personalizzato. Non poteva però tenere una pistola, e non poteva sparare con essa, nemmeno per difesa (ma questo poteva dipendere da caso a caso), e in caso di pericolo non chiedere i rinforzi. Poi se qualcosa gli fosse successo, non poteva avere nessun tipo di indennizzo dato che è solo un consulente.

 

O poteva soddisfare il sogno di suo padre e anche il suo di quando era bambino, diventare un detective. Questo però implicava un corso avanzato all’accademia di polizia, non poter lavorare più con Gus e ne con Juliet. Per Shawn e le sue abilità si poteva comunque chiudere un occhio, evitando però i casi personali. Se una cosa del genere succedesse, lui sarebbe irrefrenabile ma sarebbe un pericolo per se stesso e gli altri. Non riuscivo a vederlo come poliziotto. Uno come lui, testardo, infantile, incosciente e impulsivo non poteva per niente essere oggettivo.

 

-Quindi… come cominciamo avvocato?-

-Beh, avendo eliminato tutte le soluzioni più semplici, ne è rimasta solo una con cui iniziare. Io stringerei un accordo con l’FBI e il sindaco.-

-FBI? Sindaco?-

-Beh pensa un po’, qual è l’unica cosa che permette di mentire nel mondo della polizia e dello spionaggio?-

-…-

-Avrai visto anche tu molti film nella tua vita.-

-Quando ero giovane. Poi ne ho visti solo per lavoro.-

-E un tipo tutto lavoro e niente divertimenti?-

-I divertimenti ci sono ma non sono la priorità.-

-Comunque so che ha capito. L’avrà fatta anche lei una esperienza del genere… una missione…-

 

 

--- LASSITER POV ---                                                             

 

La signora mi portò via un'altra volta. Ero sinceramente stancato di questo accanimento contro di me.

-Senti non c’è bisogno di trascinarmi avanti e indietro.-

Mentre, parlavo Shawn e Juliet entrarono insieme in una stanza chiudendo la porta.

-E non c’è bisogno di trattarlo in questo modo. Che ti ha fatto?-

-Non farmi tornare su questo discorso.- Ne avevo già parlato ma sembrava non capire. Non poteva capire.

-Lo faccio invece. Non so cosa successe nello specifico ma… Sono una psicologa. So come vanno le cose, e so quando le persone mentono… anche se a metà.-

Alzai lo sguardo verso di lei.

-A te da fastidio una cosa in particolare di Shawn. Sappiamo tutti come è, all’esterno. Ma tu lo conosci da più tempo quindi hai avuto modo di vederlo in azione. So che hai cambiato idea. Lo reputi un gran detective ora, anche se non lo ammetti.-

-E’ proprio questo il problema… voi psicologi andate a vedere sempre vari problemi, il carattere… L’unica cosa che mi ha dato sempre fastidio erano i ciarlatani, i falsi e i chiromanti. Io non credo nel sovrannaturale. Il fatto che tutti gli davano ragione per quello che diceva… Ho sempre pensato che avesse sempre fortuna… e mentre io ho sempre lavorato, duramente per ottenere quello che ho avuto… a lui bastava un solo indizio che aveva tutte le attenzioni e gli onori. Solo il fatto che un ventenne venisse in centrale a dirmi cosa dovevo o non dovevo fare era…-

 

-So e sai anche tu che non è così ma… Capisco.-

 

Sorrise.

-Cosa capisci?-

-Cal. Mio marito. La prima volta che ha lavorato con, mi sa che l’hai incontrata, Ria Torres. Beh lei è una di quelle che ha un dono, riesce a capire se la gente mente o nasconde qualcosa. Alcuni nascono di natura così. Intuito, o qualcosa di simile. All’inizio anche lui non riusciva a sopportarlo. Dopo 30 anni di ricerche è diventato quello che è, mentre lei nascendo con questo dono ha risparmiato molti anni. Non è infallibile e deve ancora imparare, ma ha un passo in più.-

-Ma non è che non riesco a sopportarlo. Non sono un egocentrico, quando vedo che sbaglio, lo accetto e imparo. Lo ammetto. All’inizio non ero molto sveglio. Se lo fossi stato avrei potuto anche arrestarlo anni prima di conoscerlo.(2) Ma da lui cosa posso imparare? Non posso diventare magicamente fortunato. E il suo modo di investigare è puramente casuale. Chi accuserebbe un tirannosauro di omicidio?!(3) Chi?-

-Deve essere sicuramente fortunato a non essere stato ucciso in questi sette anni, ma conosci davvero le sue abilità per giudicarlo?-

-Io… no. L’ho scoperto da poco ma… Se questo riuscirebbe a migliorare il mio lavoro… allora… vorrei conoscerle.-

 

-Immagino che hai cambiato idea.-

-Non è il fatto che ho cambiato idea… Volevo solo che venissi comparato ad un detective… non ad un…-

-Ok Ok.-

 

-Beh quindi cosa rimane da fare?-

Mi sentivo tanto stupido… Ero stato impulsivo e ora mi trovavo nella condizione di dover guidare fino a casa… Dalla capitale alla California…

-Beh qui mancano gli ultimi preparativi e saremo pronti per aiutarlo. Tu puoi anche andare a casa… Ma se vuoi bene alla tua partner- Era una minaccia?! –Allora attento con chi parli e cosa dici.-

-Beh allora vado a salutare Juliet e poi vado…- Spencer usci fuori proprio in quel momento. –E quella conversazione… non ho detto niente.-

 

Senza aspettare una risposta mi affacciai alla porta. Alla mia destra sentii Spencer parlare con Guster, degli ultimi episodi di The Mentalist che si era perso nelle settimane precedenti. Sembrava molto arrabbiato perché gli stava anticipando tutto. Ritornai a O’Hara, e fu li che mi notò.

Mi avvicinai. –Ciao, O’Hara.-

-Che avevi in testa?-

-Solo stanchezza. Ero stanco di dovermi sempre paragonare ad un ciarlatano. Volevo solo mostrare a tutti quello che era, un detective come me. Volevo solo un confronto a pari.-

Si mise a riflettere e poi rise. –A pari? Guarda che ora che abbiamo capito che NON ha aiuti dagli “spiriti” non ci facciamo una bella figura… Non so come pensi che sia pari questo ma… in tutto questo tempo era lui a non essere al nostro pari. E’ come se lo avessimo sottovalutato tutto questo tempo.-

 

Il ragionamento non faceva una piega. “Mi hai battuto anche stavolta Spencer” pensai.

-Beh io penso di andare… devo ritornare fino a casa con la macchina.-

Aveva gli occhi di fuori… -Sono 4000 kilometri!!- 

-Non posso certo lasciare la mia piccolina qui. Inizio ad andare.-

Si mise a ridere sul soprannome della mia auto per l'ennesima volta e uscii.

 

Shawn stava ancora litigando con Gus e gli riattaccò il telefono in faccia. Con due tazze di caffè, anche la bionda entrò nella stanza dove era ora seduta O’Hara.

 

 

--- SHAWN POV ---

 

-Dice il bugiardo…-

-Shawn sono serio, nella prima puntata c’è una rissa tra i federali e il CBI.-

-GUS… Gus, non essere Felipe.(4)-

-Chi diavolo è Felipe?-

-Un guastafeste proprio come te. Non voglio parlarti!-

-Così ti impari. Mi hai fatto preoccupare, sei sparito così senza dirmi niente. Sono il tuo migliore amico.-

-Vedrai quando torno.-

-… Shawn, non azzardarti a…-

 

Gli attaccai il telefono. Sapeva benissimo quanto tenevo a quella serie…

-Ehi Shawn!-

Mi girai. Da una porta sbucò Hornstock. –Ehi, vieni qui. Devi venire a scegliere.-

Scegliere? Incuriosito entrai nella stanza. Lì, trovai il mucchio di persone che avevano lavorato per me.

-Ehm, scegliere.-

Lieboy iniziò a spiegarmi tutto. Evidentemente il mio amico era riuscito a dare una grande svolta nella soluzione. Così bravo che ne trovò due.

-Per entrambi l’FBI ti manderà un contratto da firmare. Per poter… poter usufruire del loro aiuto dovrai accettare alcune condizioni…-

 

Contratti… uff… Parole e parole e parole e parole…

Noia.

Nota a me stesso: Ricordare di consegnare i contratti a Gus.

L’ultima volta avevo combinato un casino non leggendo quei noiosi contratti e avevamo dovuto risolvere

tre casi su quattro a gratis per un azienda privata.

Si era proprio arrabbiato…

 

-…quindi leggili bene d’accordo?-

-Certo…- Mi ero completamente perso una parte del discorso, ma una cosa era certa: dove erano i fascicoli? -E me li dai?-

 

-Te l’ho già detto. Arriveranno a breve. Intanto voglio sapere come hai fatto a guardare attraverso il vetro.-

- Ah ha… beh, mi spiace ma non te lo dico…-

 

Mi lanciò un sorriso, almeno credo, e poi guardò gli altri nella stanza.

- Grazie a tutti per il vostro contributo. Potete andare.-

 

Prima di andare anche lui, Hornstock mi diede il suo numero.

-Una di queste settimane dovrei passare in California. Mi piacerebbe lavorare con te di nuovo. Poi ti faccio sapere. Ciao.-

 

Appena se ne furono andati tutti, liberò il tavolo da tutte le cartacce e aprì un mobile. Prese una tovaglia verde e la poggiò sul tavolo, poi due bicchieri e un posacenere.

Si abbassò ancora di più, e da uno spazio segreto nel mobile fece uscire un set da poker, incluse di fiches.

-Oh.-

-Questo non me lo puoi negare.-

Posò lo scatolo sul tavolo e lo aprì disponendo velocemente sul tavolo e con agilità tutte le carte. Da uno spazio più nascosto ancora tirò fuori due sigari molto costosi.

-Sono dei sigari cubani?-

-Intenditore? Non ti ci facevo.-

-Infatti non fumo. Ma sono identici a quelli usati in Black Hawn Down.-

Rimise a posto quello che era destinato a me e richiuse lo spazio segreto.

-Quanto hai con te?-

-Scusa?-

-Quanto puntiamo.-

-Oh, io non scommetto.-

-Ah… ahahah vuoi scherzare? Hai paura di perdere, non sei così bravo dopotutto.-

-E’ una questione di principio, Lieboy.-

-Ti batterò in pochi minuti pivello. Non serve innervosirmi.-

Battermi in pochi minuti… è uno sbruffone.

-Qualcosa mi dice che non potrai vincere… Giocherò, ma ad una condizione: o si gioca per degli sneak, o per nulla. Giochiamo soltanto e vediamo chi vince.-

 

Ci pensò un po’.

 

-Ci sto.-

 

--- JULIET POV ---

 

Gillian Foster.  Si presentò e mi portò il caffè. Mi fece compagnia, e poi iniziammo a chiacchierare.

Del più e del meno, di quello che avevo provato, di cosa avevo fatto. Essendo una psicologa, si sarà incuriosita e ha incominciato a fare domande. Poi la cosa è diventata reciproca e abbiamo iniziato a conoscerci. Eravamo così diverse, con esperienze, età e abitudini diverse ma riuscivo a ritrovarmi a quello che mi diceva e così forse anche per lei.

Mi parlò di quando era stata quasi rapita, di come era rimasta spaventata e scioccata ma che sicuramente non era stato forte e grave come nel mio caso. Disse che lei era quasi stata rapita da uno psicopatico mentre io da un pazzo psicopatico.

Mi disse anche che viveva sempre con la paura del suo Cal di finire in casi pericolosi, e mi ci ritrovavo in tutto… perché almeno una volta alla settimana anche Shawn finiva sempre nei guai, o nei peggiori dei casi con una pistola puntata sulla tempia.

E’ pure vero che Shawn era testardo incosciente e impulsivo, ma mi faceva ridere (per non piangere) il fatto che forse è stato più in pericolo lui, che io anche essendo una poliziotta. Aveva un master con lode e bacio accademico per finire nei guai.

Parlammo anche di cose comuni, come il film o telefilm preferito, o come sport praticato.

Così diverse ma allo stesso tempo così uguali.

 

Mi ero sentita così in sintonia con lei che non mi ero accorta del passare del tempo.

-Diamine quanto è tardi!-

Gill guardò l’orologio. –Abbiamo passato due ore a parlare! Non parlavo così tanto con qualcuno da chissà quanto tempo. Mi ha fatto davvero piacere parlare con te.-

-Stesso per me.- Ci sorridemmo a vicenda. –Andiamo a scoprire cosa stanno combinando i due? Una massa di gente è uscita già due ore fa.-

 

Con calma ci dirigemmo verso l’ultima stanza in cui si erano fermati.

Sentimmo delle urla, tosse e dei rumori forti… non riuscivo a capire ma tutte e due iniziammo a correre verso la porta.

 

-Cal!-

Un muro di fumo ci avvolse e iniziai a tossire anche io.

-Dannazione Cal!-

Gillian corse verso le finestre e spostate le tende, le aprì.

-Ti ho sempre detto di non fumare sigari… e soprattutto non al chiuso.-

Il tavolo era pieno di fishes e carte da poker. Per come erano sistemate le fishes sul tavolo sembrava avessero appena iniziato ma le carte sparse dappertutto rivelavano tutt’altro.

Shawn era tutto sorridente e divertito, mentre… beh Lightman era tutt’altro.

Nervoso, sudato e frustrato… Si era tolto anche la cravatta.

-Dove hai preso i sigari e… come hai fatto a non far scattare l’allarme antincendio?-

Scrollò le spalle e ritornò a guardare le carte.

Rispose Shawn al posto suo –Con un telecomando.-

-E’ pericoloso!- disse lei.

 

-Cal!-

Finalmente prese parola.  –Per favore, ne parliamo dopo. Devo concentrarmi.-

-Sono due ore che giocate! Shawn e Juliet devono tornare all’albergo perché domani mattina tornano a casa!-

-Voi andate, Shawn sta con me.-

-Non hai capito. Anche noi andiamo.-

-Lasciamelo battere e poi andiamo. Anche se fosse non se ne può ancora andare. Prima deve firmare e darmi indietro il contratto.-

-Lo sai anche tu che non è un problema. Quando ha deciso, ci invia il file per posta.-

-Non mi hai battuto fino ad ora mi batti dopo?- Shawn rispose dopo aver tossito un altro po’. Non amava il fumo, nemmeno un po’.

-Smettila di fare lo sbruffone. Non mi hai battuto nemmeno tu.-

-Ma ho sempre vinto io.-

-Ma siamo in parità.-

-Tu hai detto che mi avresti battuto. Io ho solo detto che non avresti potuto battermi. Quindi avevo ragione io.-

Sbattè la mani sul tavolo. –Al diavolo tutto. Ma la prossima volta che ci vediamo, ti batto.-

-La prossima volta però si fa a modo mio, Lieboy.-

Dopo essersi stiracchiato mi passò vicino -Ti aspetto all’ingresso. Tieni i fascicoli e mettili nel labirinto.- e iniziò a cercare il giubbotto nella stanzetta.

Gill si avvicinò. –Labirinto?-

-Si, la mia borsa. Quando ci mette le sue cose non le trova più.-

-Se è per questo anche Cal.-

 

Stavano per iniziare i saluti. Lo sentivo.

Fu lei a rompere il ghiaccio.

-Beh, questo è l’indirizzo dell’ufficio e il mio indirizzo email. Per il contratto e anche per qualsiasi cosa sentiti libera di contattarmi. Anche solo per parlare sai.-

-Grazie. Beh semmai dovessi venire a Santa Barbara, vienici a trovare. Mi farebbe piacere.-

-Senz’altro per una vacanza.-

-E’ stato un piacere conoscerti.-

-Anche per me, Gillian.-

 

Ci abbracciammo e poi raggiunsi Shawn.

 

 

---------PSYCH-LIETOME-PSYCH-LIETOME-PSYCH-LIETOME-PSYCH-LIETOME---------

 

 

Stavamo camminando verso l’albergo, mano nella mano, quando mi viene in mente una cosa da chiedergli.

-Shawn ma…-

-Si?-

-Sapevi davvero che avreste fatto pari?-

-Certo…- Stava mentendo.

-Sul serio?-

-Forse un po’. Ok, no. Ero proprio fuori strada… Pensavo che era solo uno sbruffone. Ne ho battuti tanti così a 10 anni. Pensavo che l’avrei battuto. Quel che ho detto e il fatto che alla fine avevo ragione era solo fortuna.-

-Finalmente hai trovato qualcuno che ti da del filo da torcere. Era da tanto che non eri sfidato da qualcuno.-

-Non me lo nominare.-

-Non ho detto nulla.-

Poi mi fermai.

-Che c’è?-

-Camera mia o tua.-

-La mia ha il tetto singolo.-

-… prendiamo le tue cose e andiamo da me.

I nostri alberghi erano davvero uno di fronte all’altro.

 

Dopo 15 minuti prendiamo tutto e usciamo fuori. Ad un certo punto, Shawn si ferma.

 

Mi giro e vedo che è bloccato. Forse spaventato. No, peggio. E’ proprio terrorizzato.

-Juliet… sei pronta a correre?-

-Perché?-

-Una tipa a cui le ho rotto i trucchi ieri mi ha riconosciuto, e sta venendo qui.-

 

 

 

(1)=Non è uno spoiler, ma una mia speculazione su quello che succederà in Santabarbaratown 2 (7x01). Abbiamo visto tutti attraverso alcune puntate e i relativi flashback, ad esempio la 6x10, con la finta morte di Desperaux, di quanto la morte e l’abbandono (3x02 il divorzio tra i genitori) sia incisiva su di lui e abbia gravato sulla sua crescita. Nella 6x10 abbiamo visto che ancora non l’ha superata, quindi penso che la sparatoria del padre non la prenderà per nulla bene (a maggior ragione per il fatto che aveva appena fatto pace con il padre).

(2)=3x01 – The Ghost In You - La casa infestata  Flashback del 1995

(3)=2x02 - 65 Million Years Off - Il dinosauro assassino

(4)=6x09 – Neil Simon's Lover's Retreat - Un weekend da adulti Una delle ultime scene vede Shawn e Juliet volare su una mongolfiera insieme al “conducente” Felipe. Ad un certo punto i due si divertono a tirare salatini e crackers giù e lui li ferma. Shawn poi lo chiama “Party Pooper”, guastafeste appunto.

 

A/N: Lo so… il titolo non era un granché… e il finale non è aperto xD volevo solo finire con una scena comica. Spero vi sia piaciuta almeno.

Con questo capitolo ho voluto terminare con 6000 parole, precise precise.

Allora, chiuderò tutto con un Epilogo. E alla fine scriverò un riassunto di tutta la storia. Così quando pubblicherò il seguito chi non ha letto la storia potrà comunque leggere senza perdere tempo. Il sequel sarà incentrato equamente su tutte e due le coppie perché le coinvolgerà entrambe. Quindi non vi preoccupate xD Sapete benissimo a chi mi rivolgo…

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


Epilogo

 

--- SHAWN POV ---

Era passato un mese dal mio incontro con Cal Lightman, lo scienziato della menzogna.

Mi aveva dato due scelte… Con una potevo diventare un poliziotto, con l’altra rimanevo quel che ero sempre stato ma supportato e accettato con le mie vere abilità. Per quanto avessi desiderato portare la divisa come mio padre e renderlo fiero, avevo capito una cosa importante.

Lo avevo già reso fiero facendo il lavoro che avevo svolto per ben 7 anni. Capii che non potevo cambiare quel che ero. Poi mi sarebbe mancato troppo lavorare con Gus, e soprattutto Jules, girare con la Blueberry e perdere tempo tra un caso e un altro in ufficio.

 

Ritornato a Santa Barbara, chiamai Gus, per chiedergli di leggere il contratto, ma mi disse che non poteva.

Per tutta quella settimana era stato lui a mandare avanti l’agenzia, e senza il mio intuito per risolvere i casi, ancor prima accettati, dovette saltare il suo altro lavoro.

Per questo motivo, quando tornai, lui stava girando a bordo della Blueberry in tutta la California, a causa della penitenza imposta dal nuovo direttore.

 

Cercai quindi di leggere il contratto, ma mi stufai e inviai il contratto all’indirizzo prestabilito.

 

Due settimane dopo, mi mandarono una lettera di conferma. Il piano era partito.

Feci un corso triennale all’accademia di polizia, che mi durò 4 giorni, e al quinto mi diedero un attestato e una licenza. In questo modo non ero solo un detective privato, ma avevo anche delle licenze speciali.

All’uscita trovai un tizio dell’FBI che mi diede un fascicolo. Gli chiesi delle spiegazioni ed evidentemente avevo accettato di risolvere tre casi a gratis nel contratto.

 

Tra me e Juliet si risolse tutto e non potevo essere più contento. Tornammo finalmente a casa insieme. Come si dice, la casa è dove sta il cuore. Adesso che sapeva delle mie abilità l’unica cosa che faceva era chiedermi come lo facevo e se la insegnavo. Mi chiese di come la capì alla prima occhiata, e di come vidi il nostro futuro(che fu una coincidenza). Passammo davvero del bel tempo insieme.

Fui costretto però a stare a volte lontano da lei per risolvere i casi, ma sapevo che non era sola. Ero contento che almeno in quel casino che avevo causato le avevo fatto conoscere una grande amica.

 

 

 

A/N: Ho iniziato questo epilogo con una sfida. Finirlo con un totale di 444 parole. Infatti ora tutta la storia è formata da 37000 parole :D

Il riassunto, dato che per ora non è importante lo aggiungerò più tardi, sempre su questo capitolo.

 Grazie per il vostro supporto e ci vediamo al prossimo capitolo (della storia si intende) :D

 

 

 

 

 


RIASSUNTO

- Da cap 1 a 4:

     Shawn decide finalmente di dire la verità a Juliet. Una sera arriva a casa e glielo rivela. Lui si aspettandosi una risposta forte si trova sorpreso e spaventato quando rimane immobile e non dice nulla. Dopo aver aspettato un po’ le chiede di chiamarlo quando pronta. Cerca di chiamarla più volte ma dopo nessuna risposta, decide di lasciarle tempo e non va in centrale per paura di incontrarla. Lassiter si accorge del comportamento strano della collega e della sparizione del “sensitivo” e capisce che i due hanno litigato. Dopo una settimana i casi sembrano triplicati e senza nemmeno l’aiuto di Jules, sempre distratta, anche lui accetta il bisogno di contattare Shawn. Quindi la sera parcheggia davanti l’agenzia e sente Shawn confessare. Quindi deciso a incastrarlo definitivamente parte alla volta del Lightman Group. Cal e Gillian si erano sposati mesi prima e Locker era tornato stabilmente e più invogliato a lavorare nel gruppo di prima.  Il caso Shawn Spencer venne accettato subito. Cal rimase subito sorpreso dall’importanza dei casi risolti dal “sensitivo” quindi capì che doveva aiutare un detective così. Ritornò quindi alla regola, non della verità ma della giustizia, regola da lui usata solo in occasioni speciali.
- Da cap 5 a 10:

    Si scopre che la Chief sapeva già dall’inizio tutto, ma decise di chiudere un occhio su Shawn, a patto che continuasse a fare un buon lavoro. Preoccupata delle conseguenze della verità, decise di mandarlo a risolvere il problema in prima persona a Washington DC. Come storia di copertura Shawn “viene mandato” a risolvere due casi molto difficili e pericolosi allo stesso tempo. Dopo tutti questi giorni finalmente Juliet crolla. Non vedendo più ne Gus ne Shawn in giro va a lavoro e le viene detto che era andato a risolvere quei casi difficili. Nonostante fosse arrabbiata con lui, era lo stesso spaventata per la sua vita. Non trovando risposte dal capo, decise di cercarle da sola. Intanto Cal, sempre lavorando, si diverte un po’ con Lassiter e Locker. Lassiter già arrivato a destinazione era stato interrogato per capire dal punto di vista personale la faccenda, mentre Shawn arriva a W. DC verso sera.  Juliet va nell’aeroporto e scopre il vero arrivo di Shawn, poi torna in centrale e litigando con il capo riesce a farsi dare una spiegazione.

- Da cap 11 a 15:

    Il giorno dopo Juliet torna all’aeroporto e trova Declan che le offre il passaggio e una camera d’albergo. Lassiter intanto inizia a mettere in dubbio quello che aveva fatto. Capisce che forse incastrarlo non era una buona idea… e che aveva agito solo d’impulso… ma anche che non poteva tornare indietro. Dopo varie peripezie Shawn arriva al Lightman Group e dopo alcuni test iniziali, passa quasi direttamente al cubo. Dove Shawn e Cal iniziano a sfidarsi e stuzzicarsi a vicenda. Dopo alcune conferme si capisce che non è un ciarlatano, ma non è nemmeno un sensitivo, ma solo un detective molto infantile. Decide quindi senza ripensamenti di aiutarlo. Lassiter appare, e dopo averlo cacciato tutti danno finalmente il loro supporto alla causa di Shawn. Non sapendo il ripensamento di Lassie lo ammanettano e lo lasciano da solo in un'altra stanza. Mentre Cal organizza un meeting tra avvocati, Juliet arriva a W. DC e dopo una piccola indagine scopre la locazione dell’ufficio. Entrata, libera Lassie dalle manette e si trova faccia a faccia con Shawn. Mentre Lassiter ammette il suo "non rimorso" al problema che ha creato, ma dando il suo appoggio ad aiutarlo, Shawn e Juliet si chiariscono su tutto quello che era successo. Shawn poi raggiunge gli avvocati, mentre Juliet fa amicizia con Gillian. Completato anche il meeting e i due contratti, Shawn e Cal si sfidano (richiesta di Cal) a poker.

Finita la partita al pareggio, i quattro si salutano. Le due si scambiano le email con la certezza di aver trovato una nuova amicizia.

 

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