Ninja Academy

di Purple_Rose
(/viewuser.php?uid=174314)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuti all'accademia ***
Capitolo 2: *** In cerca della mensa... ***
Capitolo 3: *** Alla mensa ***
Capitolo 4: *** Nuovi compagni ***
Capitolo 5: *** Il dormitorio ***
Capitolo 6: *** Ultimo giorno di libertà ***
Capitolo 7: *** Iniziano le lezioni ***
Capitolo 8: *** La città 1° parte ***
Capitolo 9: *** La città 2° parte ***
Capitolo 10: *** Crollo ***
Capitolo 11: *** Armonia rotta ***
Capitolo 12: *** Divisioni ***
Capitolo 13: *** Una mano dal passato ***
Capitolo 14: *** Ritorniamo sulla retta via 1° parte ***
Capitolo 15: *** Ritorniamo sulla retta via 2° parte ***
Capitolo 16: *** Ritorniamo sulla retta via 3° parte ***
Capitolo 17: *** Pranzi e allenamenti ***
Capitolo 18: *** Ciò che provo davvero ***
Capitolo 19: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Benvenuti all'accademia ***


Capitolo 1: benvenuti all’accademia!

In mezzo al mare, su un’isola al centro del Paese dell’Acqua, stava avvenendo una cerimonia molto particolare: la cerimonia di apertura dell’accademia Ninja. Già, in quell’isola sperduta risiedeva una delle scuole più prestigiose di quel tempo, provvista di un dormitorio e di una mensa, una biblioteca, vari campi di vari sport… insomma, un’accademia molto fornita.
Ma torniamo alla cerimonia: in un grande salone all’interno dell’accademia vi era un palco, mentre le sedie messe ordinatamente di fronte ad esso erano già occupate dagli studenti. Essi erano diversi l’uno dall’altro, ma in comune avevano le divise: una blusa bianca a mezze maniche con il colletto verde muschio, una mini gonna dello stesso colore e un foular rosa legato attorno al collo alle ragazze, una camicia blu scuro col colletto alto dai bottoni grossi e un paio di pantaloni dello stesso colore ai ragazzi.
Le persone sedute chiacchieravano animatamente tra loro, ma le loro conversazioni furono interrotte da una voce calma ma pacata:
-Silenzio!-. La platea si zittì di colpo, mentre una persona saliva sul palco: una donna con i capelli biondi lunghi legati in una coda bassa e gli occhi nocciola; al centro della fronte vi era un puntino marrone e una punta di rossetto rosa dava colore alle sue labbra. La donna incrociò le braccia e si mise esattamente di fronte agli studenti, con un’espressione seria sul viso:
-Benvenuti all’accademia Ninja, studenti. In questo luogo sono nate molte delle promesse ninja più famose, quindi vi chiedo di mostrare rispetto. Qui imparerete tecniche ninja che sono passate alla storia, mosse conosciute in tutto il mondo e personalizzerete il vostro speciale tipo di combattimento. Io sono Tsunade e sono la preside dell’istituto, gli insegnanti vi saranno presentati nei prossimi giorni. Vi lasceremo il resto della giornata di oggi e tutto domani per ambientarvi, ma le lezioni inizieranno Lunedì. L’orario scolastico vi sarà consegnato in giornata direttamente nelle vostre camere, mentre per altre domande basterà contattare la segreteria o qualche altra persona che lavora qui. Ora, sono certa che con tutte queste chiacchiere vi starò annoiando...-. Tsunade sorrise, poi si fece di nuovo seria:
-... ma questa è l’ultima cosa che dovete sapere: qui non siete a casa vostra, ci sono delle regole da rispettare. Vi basterà consultare il libro delle regole per conoscerle. Ad una regola tengo particolarmente: non si usano le tecniche ninja senza autorizzazione. Se qualcuno assumerà un atteggiamento irrispettoso delle regole della scuola, sarà espulso all’istante!... non ho altro da dire, siete liberi di andare. Potete andare ovunque in accademia, ma vi chiediamo almeno per i primi giorni di non andare verso la città. In seguito, vi garantiremo l’accesso. Buona permanenza all’accademia!-. La preside scese dal palco, dirigendosi verso un’altra stanza.
Tutti i ragazzi si alzarono quasi contemporaneamente, sparpagliandosi e formando vari gruppi e gruppetti. Il silenzio che prima dominava fu interrotto da vari chiacchiericci e brusii provenienti dagli studenti.
Un ragazzo, invece, se ne stava da solo in silenzio a fissare gli altri con i suoi occhi azzurri e limpidi; la testa era ricoperta da una chioma bionda piuttosto disordinata.
Il ragazzo guardava gli altri sorridendo. Ce ne sono di ninja qui! Credo proprio che sarà divertente! Poi il biondo rimase fermo a fissare un ragazzo: capelli e occhi neri, faccia annoiata e altezzosa. Al ragazzo con gli occhi azzurri bastò uno sguardo per riconoscerlo:
-Ehi,Sasuke!-. L’interpellato drizzò le orecchie e rivolse la sua attenzione sul biondo. Poi sorrise:
-Ciao, Naruto!-. I due si avvicinarono l’uno all’altro:
-Sapevo di trovarti qui, Sasuke!-
-Io invece non l’avrei mai immaginato! Da quando ammettono le teste quadre?-
-Spiritoso!-. I due scoppiarono a ridere. All’improvviso si sentì un brontolio. Il biondo arrossì di imbarazzo:
-Allora... andiamo a vedere dov’è la mensa? Muoio di fame!-. Il moro gli diede una botta scherzosa sulla spalla:
-Sei sempre il solito, fammi indovinare... ramen?-
-Wow! Ma sei un veggente!-. Entrambi ridacchiarono:
-Bene! Allora andiamo a mangiare!-. Il biondo partì a razzo:
-MA SAI DOV’è LA MENSA?-. Com’era partito, il ragazzo tornò indietro lentamente:
-Ehm... no-. Sasuke scosse la testa, rassegnato. Poi sorrise. Naruto è sempre il solito! Il mio migliore amico non cambierà mai!
 
-Ino! Sbrigati! È da ore che sei là dentro!-
-Ho quasi fatto!-
-Guarda che io e Sakura siamo pronte da anni!-
-Arrivo! Arrivo!-. Mentre un biondo e un corvino vagavano alla ricerca della mensa, tre ragazze erano nel bagno... o meglio, una era in bagno, le altre due la aspettavano fuori. Con grande felicità delle due, la studentessa segregata nella stanza uscì:
-Eccomi!-. Dalla porta del bagno uscì una ragazza: aveva dei lunghi capelli biondo pallido legati in una coda con una grossa ciocca che le copriva uno dei due occhi celesti:
-Era ora! Ten Ten e io stavamo per invecchiare!-
-Scusate, ma il primo giorno devo essere perfetta!-
-Se lo dici tu...-. Le altre due ragazze che aspettavano erano entrambe carine quanto la prima: una ragazza dagli occhi turchesi aveva i capelli color fragola lunghi fino alle spalle e un fiocco rosso legato a mo’ di cerchietto, mentre l’altra portava i capelli bruni in due chignon ai due lati della testa, i suoi occhi erano pressappoco dello stesso colore. Tutte e tre indossavano la divisa dell’accademia, anche se alla bionda mancava qualcosa:
-Ino... dov’è il foular?-
-Foular?... OH NO! DEVO AVERLO LASCIATO NELLA SALA DI ACCOGLIENZA!-. Ino fece per andare verso la meta, ma si voltò e rivolse un saluto alle due amiche:
-Ragazze noi ci vediamo direttamente in mensa! Ciao!-
-Ciao!-. La ragazza dagli occhi celesti si diresse verso la sala dell’accademia, lasciando la rosa e la bruna da sole:
-A volte mi chiedo dove Ino abbia la testa...-
-Già! Ma in fondo è il suo lato più simpatico!-. Entrambe sorrisero:
-Ma tu sai dov’è la mensa?-
-Non ne ho idea, ci conviene chiedere in giro!-. Le due amiche cominciarono a camminare per i corridoi di quel nuovo istituto, ripensando a casa:
-Sai, Sakura, non avrei mai detto che dal villaggio del Fiore saremmo arrivate qui, nell’accademia Ninja!... cioè, almeno per me è strano, tu sei un genio!-
-Dici davvero, Ten?-
-Certo, Saku!-. Sakura ripensò al suo villaggio: in effetti a scuola nessuno la batteva in quanto a tecniche di base, per non parlare delle arti mediche, le sue preferite. Quando sua madre le aveva proposto l’accademia, lei non credeva davvero di farcela, nonostante aspirasse molto a quella scuola. Poi, poco dopo l’arrivo della pagella eccellente come sempre, una lettera sigillata da un marchio da lei conosciuto catturò la sua attenzione. Che dire, la sera stessa si erano aperti i festeggiamenti, elevati al massimo dopo la notizia che le sue due migliori amiche, Ino e Ten Ten, erano state ammesse allo stesso istituto.
E ora era lì, in quel tempio incantato che tanto aveva ammirato accanto alle sue amiche:
-Sakura? Tutto okay?-
-Sì, tranquilla, è che non mi sembra vero!-. Ten Ten, dal canto suo, non aveva mai aspirato all’accademia ninja. Lei non era un genio come l’amica dai capelli rosa, ma la sua specialità, l’utilizzo di armi totalmente differenti tra loro, era decisamente invidiabile. Senza contare la conoscenza di arti marziali avanzate, il che le dava una certa decisione in battaglia. Si era iscritta con Ino e Sakura solo per curiosità, visto come l’amica ne parlava così amabilmente. Mai si sarebbe aspettata che accettassero la sua domanda di ammissione:
-Sakura... hai intenzione di conoscere qualcuno di carino?-. La rosa si fermò di botto e sbuffò:
-Uffa, pure qui mi tormenti?-
-Vuoi scherzare? Qui è il posto ideale per innamorarsi! Ci sono un sacco di persone che non conosci e considerato il fatto che sei uno schianto di ragazza!-. Sakura la fissò spazientita:
-Te l’ho già detto mille volte! Io mi concentro solo sul mio obbiettivo: diventare un buon ninja medico, non ho tempo con queste sciocchezze!-. La bruna sospirò:
-Sakura, quando imparerai che l’amore non è un sentimento sciocco? Al villaggio del Fiore c’erano milioni di ragazzi che cadevano ai tuoi piedi, e tu non li hai degnati di uno sguardo!-. La ragazza dagli occhi turchesi sbuffò di nuovo:
-Senti, Ten Ten, sentimi bene, perché è l’ultima volta che lo dico: io non credo nell’amore, non credo che esistano i colpi di fulmine e sono certa che io non mi innamorerò mai! Chiaro?-. Le due ragazze rimasero a fissarsi per alcuni secondi. Alla fine Ten Ten distolse lo sguardo e ricominciò a camminare, tirando un altro sospiro:
-Va beh, fai come vuoi, tanto parlare con te è come parlare al muro!-. La rosa sorrise, soddisfatta, poi affiancò la compagna. Questa, senza farsi vedere, gettò a terra uno sguardo di preoccupazione. Sakura, non cambierai mai! Ma l’amore è un bel sentimento, vorrei che tu lo capissi!
 
In un’altra ala dell’accademia, una coppia di ragazzi percorreva il corridoio, un ragazzo e una ragazza. Il primo, che manteneva uno sguardo serio quasi dovesse fulminare qualcuno, aveva dei lunghi capelli bruni legati in una coda bassa. La seconda guardava timida da una parte all’altra del corridoio, i suoi capelli neri lucenti cadevano lisci e lunghi per la schiena e una parte formava una frangia sulla fronte che incorniciava il suo viso dalla carnagione candida. In comune avevano solo due occhi bianchi, molto singolari.
La ragazza teneva per la manica il ragazzo, come intimorita dalle stesse mura dell’edificio. Questo non batteva ciglio, quasi inespressivo:
-Ehm, Neji,... t-tu sai dove stiamo andando?-
-Tranquilla, Hinata, basterà trovare qualcuno a cui chiedere, come ha detto la preside Tsunade-. La mora, però, continuava a guardarsi intorno, impaurita. Neji guardò la ragazza con tenerezza, sorridendo. Poi le staccò delicatamente la mano dalla manica e la lasciò:
-Perché non ci troviamo direttamente in mensa?-
-M-ma io...-. Hinata accennò ad un sorriso, che le uscì un po’ forzato.
Capitava spesso che il cugino la lasciasse andare da sola a fare qualcosa: sapeva perfettamente anche lei che dipendeva troppo da Neji, ma non poteva farne a meno. Di natura Hinata era sempre stata dannatamente timida e insicura, incapace di instaurare rapporti concreti con gli altri; infatti, spesso rimaneva sola, senza parlare con nessuno. Quella ragazza sembrava non aver mai provato un sentimento come l’amicizia, ma nemmeno l’amore. Hinata era convinta che per lei l’amore fosse un sentimento impossibile, ma non perché non lo voleva: impossibile nel senso di inarrivabile per una come lei, una persona insicura che non credeva in sé stessa. Solo quando stava con il fratello, Hinata era più felice e sorridente. Ma il cugino desiderava che legasse anche con altre persone oltre che a lui, per questo a volte la lasciava da sola: per renderla più sicura.
Neji mantenne il sorriso e si allontanò dalla sorella mentre lei lo salutava con la mano, sorridendo. Appena il fratello scomparve dietro un angolo del corridoio, Hinata rimase con la mano sospesa per aria, facendo sparire il sorriso e rimanendo pietrificata per qualche secondo. Appena si rese conto della situazione, iniziò a camminare leggermente verso una meta completamente ignota, continuando a guardarsi intorno con aria impaurita. E ora che faccio? Dove vado? Come faccio? Ah... sì, basta trovare una persona che lavora qui e... ma se incontro qualcuno e scopro che non lavora qui? E se faccio una figuraccia? La ragazza, indecisa sul da farsi e decisamente in preda al panico continuava ad avanzare per quel luogo sconosciuto. Cosa faccio se incontro qualcuno? E se mi trova antipatica? E se lo dice agli altri? E se loro mi ignorano? NO!!! La mora iniziò a correre chiudendo gli occhi e scacciando via quei pensieri.
Senza accorgersene svoltò l’angolo del corridoio ma, purtroppo, non aveva visto che qualcuno andava esattamente nella direzione opposta alla sua.
Risultato? Scontro tra i due, che presero una bella botta alla testa e caddero a terra. La ragazza mora rimase sdraiata per un paio di secondi, poi si mise a sedere e si massaggiò il capo dolorante, alzando gli occhi:
-Scusami, mi dispiace tanto, stavo correndo e...-. Non aggiunse altro. Davanti a lei c’era un ragazzo biondo seduto con gli occhi chiusi e il viso contratto in una smorfia di dolore. Le guance presentavano tre segni per ognuna, simili a baffi. Appena schiuse le palpebre, la mora poté notare due occhi azzurri limpidi e cristallini, così puri eppure così vivaci.
Hinata rimase ferma a fissarlo con gli occhi spalancati e le gote arrossate. Per un momento la sua mente si spense, come se quella vista gliel’avesse annebbiata. Quando finalmente la mora prese coscienza delle sue facoltà mentali, riuscì a formulare un pensiero, un pensiero che non avrebbe mai creduto di fare:
Wow... quant’è carino! 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** In cerca della mensa... ***


Capitolo 2: in cerca della mensa...

-Fammi capire, tuo fratello si è messo a farneticare con i tuoi solo perché sei stato ammesso all’accademia?-
-Già, pensa che mia madre era in lacrime! Itachi aveva usato una tecnica ninja senza autorizzazione e quindi l’avevano espulso, un po’ mi spiace per lui...-
-Ma dai, Sasuke!-. Due ragazzi percorrevano i corridoi dell’accademia: un biondo e un moro, occhi azzurri e occhi neri, il sole e la notte, in pratica:
-Mi chiedo come mai tuo fratello l’abbia fatto...-
-Non l’ha detto a nessuno, ma mio padre è quasi sicuro che ha avuto un battibecco a scuola e ha ridotto male qualcuno-
-Conoscendo Itachi, mi sembra un’ipotesi fattibile!-. Naruto si divertiva sempre a sentire le storie sulla famiglia di Sasuke; anche per il fatto che il fratello era un pazzo in tutti i sensi, ma anche perché sognare una famiglia simile lo faceva sentire felice:
-Bah, mio fratello è davvero strano-
-Almeno tu ce l’hai un fratello, e una famiglia...-. Il sorriso del biondo mutò in un’espressione triste. Il moro se ne accorse subito:
-Naruto, devi smetterla di torturarti da solo, tanto non serve a niente!-
-Lo so, ma... forse io non dovrei nemmeno essere in vita...-. Sasuke si fermò di colpo, volgendosi verso l’amico, il viso arrabbiato:
-Ehi, dico, come ti viene in mente una cosa del genere? Guarda che se sei vivo c’è un motivo! Non ha importanza se i tuoi genitori non ci sono, l’importante è che ci sei tu! E tu sei qui, Naruto!-. Il moro aveva un poco alzato la voce, ma sapeva che era l’unica maniera di far capire al suo amico quando sbagliava. Fortunatamente bastò, poiché il biondo inspirò e sorrise:
-Devo proprio essere uno strazio quando faccio così, vero Sasuke? Grazie-
-Sennò a che servono gli amici?-. Sasuke ricambiò il sorriso. Talvolta il suo migliore amico si faceva prendere dalla malinconia, e questo gli dispiaceva molto: lui sapeva che Naruto di norma era un ragazzo allegro e vivace, ma vivendo senza affetti, cosa ci si poteva aspettare? Il biondo rimase in silenzio per un paio di secondi, poi sorrise:
-Sasuke... ti va di fare una sfida?-
-Ti ascolto-
-Il primo che trova la mensa cede un dessert all’altro!-. Sasuke non ci pensò un attimo e annuì:
-Preparati, perché nell’esplorazione non mi batte nessuno!-
-Staremo a vedere! VIA!!!-. I due si misero a correre lungo il corridoio; arrivati ad un bivio si separarono, andando il moro a destra e il biondo a sinistra. Appena Naruto si accorse di non essere più inseguito rallentò:
-Bene, e ora dove sarà la mensa?-. Il biondo si guardò attorno, confuso: il corridoio era completamente vuoto, non si vedeva nemmeno uno studente nei paraggi. Si grattò la testa:
-Ma dove sono tutti?... ora che ci penso, io ero ultimo al corso di esplorazione...-. Sospirò:
-Ecco, lo sapevo, sono qui da qualche ora e già mi sono cacciato nei guai! E ora che faccio?-. Il ragazzo si guardò attorno, poi iniziò a correre:
-Dove vado? Dove? Dove?? DOVE???-. Naruto era talmente disorientato che appena il corridoio si divise in un bivio svoltò l’angolo senza nemmeno accorgersene. Ma qualcuno andava esattamente nella direzione opposta.
Risultato? Scontro tra i due, che presero una botta in testa e finirono a terra. Naruto si mise a sedere quasi subito e si massaggiò la testa, con un’espressione dolorante sul viso. La persona con cui si era scontrato non era in condizioni migliori:
-Scusami, mi dispiace tanto, stavo correndo e...-. Il biondo continuava a tenere le palpebre serrate per il dolore. Poi finalmente alzò lo sguardo:
-Ma figurati, a volte sono un tale disastro, io...-. Non disse altro. I suoi occhi azzurri erano inchiodati sulla figura che aveva davanti: una ragazza dalla carnagione candida, il cui viso era incorniciato da dei lunghi capelli neri lucenti. I suoi occhi bianco perla erano fissi sul biondo, che a sua volta li teneva puntati verso la ragazza. Mi sono scontrato contro... un angelo? Il suo viso si era leggermente imporporato, mentre gli occhi azzurri non accennavano a volersi abbassare.
Fu la ragazza a interrompere il momento, alzandosi in piedi:
-Ehm... mi spiace, ti sei fatto male?-. Naruto si riscosse dopo qualche secondo, balzando in piedi:
-No, tranquilla, sto benissimo! Tu piuttosto, stai bene?-
-Sì, tutto a posto!-. La mora sorrise e al biondo parve quasi di svenire. Che splendido sorriso... gli bastarono pochi secondi per destarsi:
-Beh, vedi, stavo cercando la mensa e mi ero messo a correre... non sono mai stato un granché nell’orientarmi...-
-Lo stesso vale per me, io...-. Hinata si bloccò all’improvviso. Ma che sto facendo? Non devo sembrare una che pensa solo a sé stessa... o forse dovrei? Non lo so!:
-Senti... visto che né tu né io riusciamo a trovarla, se vuoi... possiamo cercarla insieme-. La mora spalancò gli occhi:
-Davvero?-
-B-beh... certo!-. Balbetto? Perché balbetto? Io non sono un tipo timido!:
-Va bene! Ne sarò felice!-. Se qualcuno avesse potuto leggere le menti dei due ragazzi, avrebbe sentito le campane suonare e gli angeli cantare. Naruto tirò fuori uno dei suoi sorrisi migliori, e stavolta la mora ebbe un quasi mancamento. Dio com’è carino!:
-Oh! Che maleducato che sono! Piacere, mi chiamo Naruto Uzumaki-. Il biondo porse alla ragazza la mano:
-Piacere mio, io sono Hinata Hyuga-. La mora strinse la mano al biondo. I loro cuori ripresero a battere, mentre le loro gote tornavano ad arrossarsi.
Che mano delicata, così... perfetta
Ha una mano così calda e forte...
I due rimasero fermi con le mani unite per un minuto, che a loro parve un’eternità. Poi Naruto mollò la presa e sorrise alla mora:
-Andiamo, troveremo la mensa!-
-O-okay!-
 
-Appena mi trovo davanti Ten Ten, giuro che la concio per le feste-. Mentre da una parte un incontro gradito allietava l’accademia, dall’altra una ragazza arrabbiata dai capelli rosa marciava per i corridoio con il broncio in faccia:
-Con la scusa di voler chiedere a qualcuno  mi ha lasciata da sola! Se mi perdo poi vedrà! La farò rimpiangere di essere entrata all’accademia Ninja!-. Sakura era una ragazza molto intelligente e dotata, ma purtroppo il suo senso dell’orientamento era ridotto al minimo. Quando si accorse finalmente di non sapere dove andare, la sua faccia passò da imbronciata a spaventata:
-... oh no, FORSE MI SONO Già PERSA!!!-. La rosa cadde seduta a terra, chiuse gli occhi e si mise a piangere ridicolmente. Un’altra sua caratteristica era che spesso cambiava umore in pochissimo tempo.
Ma una voce la fece tornare alla realtà:
-Vorresti piantarla, per favore? Sto cercando di pensare!-. La rosa aprì gli occhi: davanti a lui stava un ragazzo dagli occhi e i capelli neri come la pece dall’aria annoiata e decisamente strafottente. Sakura rimase a fissarlo per pochi secondi, poi si alzò e riprese l’aria arrabbiata di prima:
-Tu non usare quel tono con me! Sono di pessimo umore!-
-Cosa vuoi che me ne importi del tuo umore! Sto cercando la mensa e il tuo frignare mi distrae!-
-Non è un mio problema cosa ti distrae e cosa no: la mia amica mi ha abbandonato, non trovo la mensa, sono in un posto che non conosco, non ho la più pallida idea di dove mi trovi e ho pure fame!!!-. Sasuke alzò il sopracciglio. Entrambi rimasero in silenzio per qualche secondo. Il corvino esaminò la ragazza da capo a piedi, poi ridacchiò:
-Non credo che saltare il pranzo una volta sia difficile vista la tua linea!-. La rosa sbarrò gli occhi, poi mollò un sonoro ceffone alla guancia di Sasuke, che rimase esterrefatto. La ragazza urlò con tutto il fiato che aveva:
-AD UNA RAGAZZA NON SI DICONO QUESTE COSE!!! IDIOTA!!!-. Subito dopo Sakura si girò e corse via, ancora più infuriata di prima. Sasuke era ancora fermo, sorpreso dalla reazione della ragazza. Poi iniziò a massaggiarsi la guancia dolorante. Se avessi parlato in questo modo ad una ragazza al Villaggio della foglia, lei non avrebbe mai reagito in quel modo. Che ragazza impertinente! E anche suscettibile! E aggressiva! E... carina. Il corvino arrossì, sorridendo. Era una ragazza particolare, chissà come si chiama... potevo chiederglielo! Dannazione!... ma se cercava la mensa allora basterà andare lì! Sasuke ricominciò la sua ricerca della mensa non solo per mangiare, ma per rivedere quella ragazza così dannatamente aggressiva ma dannatamente carina...
 
Per un altro corridoio di quell’immensa struttura, una ragazza camminava senza smettere di guardarsi attorno. E io che credevo di aver trovato la mensa! Se Sakura mi becca, sono morta! La bruna sospirò, sconsolata:
-Ma tu guarda che situazione! Non potevo reprimere l’istinto da avventuriera? No, figurati! Quando mai mi do ascolto!-
-Stai parlando da sola, Ten Ten?-. La ragazza si grattò la nuca, imbarazzata. Poi si accorse di un’altra persona vicino a lei: un ragazzo capelli bruni più scuri dei suoi e occhi bianchi. Ten Ten rimase a fissarlo per qualche secondo, poi sorrise:
-Neji! Ci sei anche tu!-. Anche il ragazzo sorrise, mantenendo quell’aria tranquilla e seria che lo contraddistingueva:
-Già, sono qui. Speravo di rivederti-. La ragazza allargò il sorriso.
Neji era sempre stato un suo cao amico, fin dai tempi dell’infanzia: nonostante abitassero in due villaggi diversi, si vedevano spesso grazie agli allenamenti e alle missioni ninja. Col tempo si erano persi di vista, tra le faccende ai rispettivi villaggi e le missioni di rango più alto, ma ora erano di nuovo insieme, amici come una volta:
-Mi sembri cambiato, Neji-
-Davvero? Per esempio?-
-Per esempio… hai i capelli lunghi come una femmina!-. Neji sbarrò gli occhi, poi sorrise:
-Questa non la passi liscia!-. E prese ad inseguirla ignorando la sua indole da ragazzo calmo e serio, mentre Ten Ten stava al gioco e se la rideva abbondantemente.
Tra una risata e l’altra i due si fermarono, ansimando:
-Okay, basta, sono stanca!-
-Pure io… ma ti sembro davvero una ragazza?-. Ten Ten lo guardò, alzando il sopracciglio. Poi scoppiò a ridere:
-Ma stavo scherzando, Neji! Ti bevi proprio tutto, eh?-
-Che diamine, speravo che in tutto questo tempo fossi maturata un po’!-. La bruna si avvicinò al ragazzo:
-Come posso smettere di prenderti in giro? Dopo tutto…-. La ragazza si avvicinò pericolosamente al viso del ragazzo, che avvampò:
-Sei così carino quando ti arrabbi…-. L’ultima frase la disse in un sussurrò. Poi si allontanò velocemente dal ragazzo, che era rimasto immobile, occhi e bocca spalancati. Neji rimase così fermo a lungo, almeno quanto parve a lui, poi lentamente si ridestò:
-… non è che… mi stai prendendo in giro di nuovo?-. Ten Ten sorrise:
-Ti lascio pensare ciò che vuoi, io devo andare!-. La bruna posò le sue labbra sulla guancia del ragazzo, poi rapida svoltò l’angolo. Il bruno rimase fermo come un ebete a guardare il punto da dove se n’era appena andata, poi sfiorò la guancia fortunata e sorrise:
-Probabilmente mi stava prendendo in giro… oppure no-. E sempre sorridendo, Neji si avviò verso la mensa. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Alla mensa ***


Capitolo 3: alla mensa

-Sì! Primo! Alla faccia di Naruto!-. Sasuke varcò la soglia della mensa estremamente soddisfatto. Evviva! Quella testa quadra mi cede un dolce!... aspetta! Ma è un buffet! Infatti, al centro di un’enorme sala tappezzata da moltissimi tavoli con sei sedie per ognuno vi era un lunghissimo tavolo, con moltissime pietanze sopra: pasta, riso, pesce, carne, zuppa, frutta, dessert... un intero menù di pranzo!
Il corvino si guardò attorno: c’erano pochi studenti seduti a mangiare, evidentemente trovare la mensa non era come dirlo. Si sedette ad un tavolo abbastanza vicino al portone da cui era entrato e si mise ad aspettare, assumendo l’espressione annoiata che lo contraddistingueva:
-Lo sapevo che Naruto ci avrebbe messo secoli per arrivare! Per lui con il senso dell’orientamento ridotto a zero ci vorranno anni e anni per arrivare!-. Il corvino ridacchiò al pensiero del suo amico. Speriamo che non si deprima durante al ricerca! Il ragazzo si guardò attorno, cercando di riconoscere qualche ninja.
In effetti conosceva abbastanza bene il Clan Hyuga e non gli fu difficile riconoscere gli occhi Byakugan di Neji Hyuga, uno dei ninja più forti del Clan stesso. In seguito riconobbe vaghi riferimenti all’acconciatura del maestro Gai, jonin del Villaggio della Foglia in un ragazzo, con gli occhi a palla più appariscenti di quest’ultimo. In seguito gli altri non li conosceva: vi erano capelli biondi, bruni, neri, rosa... ROSA?! Ma è lei!
Già, in un tavolo vicino a quello delle vivande vi era la ragazza dai capelli rosa e gli occhi verdi, ancora imbronciata e probabilmente intenzionata a sfogarsi sul cibo, vista la quantità di piatti che aveva preso. La ragazza aveva scelto un tavolo decisamente lontano da quello di Sasuke e aveva iniziato a mangiare voracemente, provocando una risata dal corvino che fortunatamente non sentì.
Passarono i minuti, mentre nuovi studenti entravano in mensa e mettevano mano sul Buffet. Due di questi, due ragazze, si sedettero allo stesso tavolo della rosa, che si era già calmata.
Appena Sasuke iniziò a stufarsi davvero, dall’entrata della mensa fece capolino una capigliatura bionda, sotto il quale due occhi azzurri brillavano di vittoria:
-Ce l’abbiamo fatta!-. Il corvino tirò un sospiro di sollievo e alzò la mano per farsi notare dal biondo. Riuscì nel suo intento e Sasuke poté notare che Naruto non era solo:
-Finalmente! Sai da quanto ti aspetto?-
-Scusa, Sasuke!-
-E lei chi sarebbe?-
-B-beh...-
-Hinata!-. Un altro ragazzo si avvicinò al gruppetto, Neji Hyuga:
-Meno male! Ero preoccupato!-
-Scusami, Neji...-
-Ehi, loro chi sono?-
-Direi che è il caso di presentarci tutti uno alla volta! Comincio io, mi chiamo Naruto Uzumaki!-. Il biondo porse la sua mano e il bruno la strinse:
-Piacere-
-Io sono Sasuke Uchiha-. Il corvino non si scompose, chinando leggermente la testa in segno di saluto:
-Uchiha? Il Clan Uchiha?-
-Già, e tu sei del Clan Hyuga, immagino-
-In effetti sì, mi chiamo Neji Hyuga, e lei è mia cugina Hinata-
-P-piacere. Naruto mi ha aiutato ad arrivare alla mensa...-
-Allora ti devo ringraziare!-
-Ma di cosa! È stata una sciocchezza!-. Hinata prese una delle mani di Naruto le la strinse tra le sue, sorridendo:
-Invece mi sei stato di grande aiuto, grazie!-. Il biondo non si aspettava una reazione del genere e arrossì come un pomodoro maturo, il che non passò inosservato all’Uchiha, che sorrise. Appena Naruto riprese coscienza sorrise:
-Potremmo pranzare insieme!-
-Si può fare, tu che ne dici, Hinata?-
-Sì!!! Ehm, volevo dire... d’accordo-. In un primo momento la mora aveva esultato, dimenticandosi di essere una ragazza timida. Che strano effetto che mi fai, Naruto... ma tutto sommato non mi dispiace!
 
Intanto, all’altro tavolo...:
-Era di una sfacciataggine che non ti dico! Ha persino insinuato che sono grassa!-
-L’ha detto davvero?-
-Non esplicitamente, ma ha detto “Non credo che saltare il pranzo una volta sia difficile vista la tua linea!”-
-Wow, Sakura, che temperamento che hai: al tuo posto io l’avrei preso a pugni fino al ricovero!-
-C’è mancato poco che lo facessi!-. Tre ragazze chiacchieravano ad un tavolo parecchio lontano rispetto a quello di Naruto e gli altri. La rosa aveva incontrato il ragazzo più impertinente della Terra, e le sue amiche la sostenevano riguardo alla sberla che gli aveva rivolto contro:
-Di’ un po’, Sakura... era carino?-. L’interpellata strabuzzò gli occhi alla domanda:
-Ma sei impazzita, Ino? Non esiste! Ero talmente furiosa! Figurati se facevo attenzione al suo aspetto!-
-Ma dai, a tutte le ragazze piace il carattere monello, no? Com’era?-
-Uffa, Ino! Aveva i capelli e gli occhi neri, non so dirti altro!-
-Coraggio, sforzati... oh mamma! Ragazze!-. La bionda cercò di nascondersi dietro Ten Ten, la quale la guardava, confusa:
-Ma che ti prende?-
-La in fondo! Là!-. Le due ragazze guardarono nella direzione indicatole dall’amica: vi era un tavolo, ma si riusciva ad intravedere solo un ragazzo moro dagli occhi neri. A Sakura per poco non venne un colpo:
-Mio dio! È LUI! IL RAGAZZO IMPERTINENTE!-
-Quello schianto? Ma sei fortunatissima! L’avessi incontrato io prima!-. La rosa spalancò gli occhi:
-No, Ino ti prego! Non dirmi che ti sei presa una cotta per il tizio!-. La bionda arrossì, sorridendo:
-E anche se fosse?-
-Non ci credo! Ho incontrato il tipo più maleducato che ci sia e la mia amica se n’è innamorata! HO BISOGNO DI UN DESSERT!!!-. Sakura si diresse verso la zona del tavolo dedicata ai dolci, mentre Ino ancora fissava lo “schianto”:
-Mi sa che stavolta Sakura si è arrabbiata davvero!-
-Chi se ne importa! Che rabbia, se non avessi dimenticato il foular adesso saprei il suo nome! La vita è ingiusta!-. Ino abbassò lo sguardo, fingendosi disperata, sotto lo sguardo divertito di Ten Ten. Poi entrambe scoppiarono a ridere.
Intanto Sakura si avviava verso i dessert, ancora arrabbiata. Ino è proprio un bel tipo! Innamorarsi di quel tipo! Non capisco come si fa ad innamorasi di uno così  antipatico! Bah, non capirò mai quella ragazza, è come se la sua mente somigliasse ad un labirinto intricato da cui è impossibile uscire!... wow, com’è invitante! La rosa aveva avvistato un dolce: un dessert alla fragola ricoperto di cioccolato. Aveva già l’acquolina in bocca!
Avvicinò la mano per prendere il piattino, ma la scontrò a metà strada con un’altra. Alzò lo sguardo e i suoi occhi verdi si persero in due occhi azzurri puri e limpidi. Quegli occhi appartenevano ad un ragazzo. Esso sorrise:
-Scusa, prendilo pure-. La rosa era rimasta ferma a fissarlo come un baccalà, incantata da quegli occhi. Subito dopo riuscì a focalizzare la persona che aveva davanti: un ragazzo dai capelli biondi che a fissava con allegria, come se quegli occhi fossero stati creati solo per quell’emozione. Appena Sakura si riscosse, indicò il dolce:
-Ma no, figurati! Prendilo, e buon appetito!-. Di nuovo il ragazzo sorrise e la rosa arrossì:
-In realtà non è per me, è per un mio amico, quindi posso prendergli qualcos’altro-
-Comunque io devo mettermi a dieta, quindi...-. Sakura abbassò lo sguardo, imbronciata. Uffa, adesso mi è venuto in mente quel tipo! Che antipatico che era! Intanto il biondo la fissò da capo a piedi, poi ridacchiò:
-A vederti non si direbbe proprio che tu ne abbia bisogno! Anzi!-. Sakura spalancò gli occhi. Crede che io sia magra? Che sia in forma?... Oddio, che mi succede? Mi batte forte il cuore... e sento caldo! Mi sudano le mani! Che mi succede?
I suoi pensieri furono interrotti da un’altra persona, una voce:
-Ma quanto ti ci vuole per prendere un dolce?-. Da dietro il biondo apparve un ragazzo corvino occhi neri alquanto infastidito, che prese il piattino tanto discusso e rivolse un’occhiataccia all’amico:
-Vuoi farmi aspettare in eterno?-
-Scusa, Sasuke!-. Finalmente Sasuke si accorse della ragazza e sorrise:
-Bene, bene... chi si rivede!-. Sakura lo fulminò con gli occhi:
-Non ho niente da dirti!-. Il corvino mutò il suo sorriso in una smorfia:
-Come ti pare!-. Sasuke si voltò e tornò al suo tavolo. E io che volevo chiederle il nome... ma devo pur mantenere l’orgoglio!
Naruto e Sakura erano ancora fermi a fissare il corvino che si allontanava. Poi il biondo ruppe il silenzio:
-Scusalo, Sasuke è un po’ scorbutico a volte, ma in realtà è un bravo ragazzo-
-Ehm, certo...-
-Bene, è stato un piacere!-. Naruto stava per andarsene, poi si girò e porse alla ragazza il piatto che teneva in mano, sopra il quale vi era un budino al cioccolato:
-So che non è come l’altro, ma ti assicuro che è buono!-
-Ma tu non lo mangi?-
-Ne ho già presi due! Meglio non esagerare! Ciao!-. Il biondo le rivolse un saluto e si diresse al proprio tavolo, lasciando Sakura in piedi, con un piattino in mano, sguardo indecifrabile perso nel vuoto.
Lentamente anche lei si diresse verso il suo tavolo. Si sedette, incrociò le braccia sul tavolo e vi poggiò la testa, in modo da osservare il dolce che era posizionato davanti a lei. Le sue amiche la guardarono, preoccupate:
-Sakura, che hai? Tutto bene?-
-Sembra che in quel budino ci sia la cosa più interessante della Terra!-. Ino e Ten Ten non capivano il comportamento dell’amica, che da furiosa era diventata pensierosa.
La rosa rimase in silenzio per qualche minuto e le sue amiche lo rispettarono. Poi raddrizzò la schiena, sorrise e arrossì:
-Credo di essermi innamorata- 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Nuovi compagni ***


Capitolo 4: Nuovi compagni

-A tutti gli studenti! Nell’ala est e ovest dell’accademia vi sono affissi i fogli con le classi in cui siete stati collocati! Vi avviso fin da subito che non sono previsti cambi se non per estrema necessità! Grazie per l’attenzione-. Il pranzo era finito e gli studenti si apprestavano a trovare i fogli su cui erano scritte le classi:
-Ehi, Sasuke, dici che siamo in classe insieme?-
-Non saprei, ma spero proprio di sì!-
-Vi conoscete da molto tempo, voi due?-
-In effetti sì-. Quattro ragazzi si dirigevano verso il luogo stabilita chiacchierando tra loro. Vi erano un ragazzo biondo, uno corvino, uno bruno e una ragazza mora. Il biondo sembrava il più aperto alla comunicazione:
-Voi non venite dal Villaggio della Foglia, vero?-
-Già, siamo del Villaggio della Fiamma-
-Wow, non l’avevo mai sentito! E com’è?-
-B-beh... fa un certo caldo, questo è chiaro, p-però c’è anche un tempio molto importante per il Paese del fuoco. Si dice che tutte coppie maritate del regno abbiano fatto il loro giuramento di amore eterno in quel tempio-
-Però, deve essere un bel posto!-
-Magari un giorno potremmo visitarlo insieme!-. Naruto alzò il sopracciglio, poi sbarrò gli occhi e divenne completamente color porpora. La mora si rese conto solo poi che gli aveva praticamente fatto una richiesta di matrimonio e arrossì, gesticolando con le mani:
-No aspetta! Non intendevo quello che intendevo! Cioè, lo intendevo, ma non come lo intendi tu! Cioè, credo, forse...-. Sasuke e Neji sghignazzavano, mentre Naruto sorrise. Certo, ha l’aria impacciata e talvolta timida, ma questo la rende così dolce e tenera...:
-Tranquilla, Hinata, ho capito: intendevi dire che vorresti farmelo vedere e basta-. La mora tirò un sospiro di sollievo. Che fatica! Quando mi agito non capisco più niente!:
-Sì, esatto, proprio così... guardate! Quelle devono essere le liste delle classi!-. Hinata indicò una bacheca sopra la quale erano affissi diversi fogli:
-Le classi sono davvero molte!-
-Hai ragione, Naruto, ma basterà cercare e troveremo i nostri nomi!
-Bene, allora andiamo!-. Il gruppetto si avvicinò alla bacheca e si mise a cercare. Su ogni foglio vi era la lista degli studenti di una determinata classe, messi in ordine alfabetico. Altri studenti si avvicinarono alla bacheca, esultando per l’appartenenza alla classe del proprio amico o sospirando per il contrario.
Intanto i quattro ragazzi continuavano a cercare:
-Vediamo... U... U... U... Uzumaki! Trovato! Naruto Uzumaki!... ehi! Sasuke! Ti ho trovato! Siamo nella stessa classe!-. Naruto esultò, Sasuke sorrise. Il biondo sapeva che l'amico non era un tipo aperto: per lui un sorriso equivaleva all’entusiasmo.
Hinata ancora cercava, poi curiosò nella lista della classe di Naruto e Sasuke:
-H-Hyuga... Hyuga! Hinata Hyuga! S-sono nella vostra stessa classe!-
-FANTASTICO!!!-. Naruto fece un balzo per la felicità, poi si accorse di essersi lasciato un po’ andare. Si grattò la nuca, imbarazzato:
-Ehm, cioè... bella notizia, davvero bella...-. Neji invece si accorse di non essere nella classe della cugina:
-Pazienza, Hinata, ci vedremo a ricreazione!-
-C-certo...-. Neji non è nella mia stessa classe? Ma come? Come faccio da sola?... però, forse, se c’è Naruto con me... La mora sorrise. Era troppo felice di essere nella classe del biondo per lasciarsi intimorire.

-Okay, ripetimelo un’ultima volta!-
-Aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi, quante volte te lo devo dire?-
-Non così, dillo come lo hai detto prima!-. Sakura sospirò, poi sorrise:
-Va bene... quando ho alzato lo sguardo per vedere con chi avevo a che fare sono rimasta ferma a fissare due pezzi di cielo, ma persino più limpidi del cielo! I suo capelli biondi sembravano così scompigliati eppure così perfetti! Poi aveva tre segnetti su ogni guancia a mo’ di baffi talmente adorabili! Era... era... la perfezione fatta a persona!-. Sakura arrossì allargando il sorriso, le sue due amiche si lanciarono a vicenda uno sguardo complice:
-Manca qualcosa... vero?-
-Beh... mi ha detto che non ho bisogno della dieta! Anzi!-. Ino e Ten Ten si scambiarono il cinque:
-Evvai! Benvenuta nel mondo dell’amore! Com’è stata la prima cotta?-
-Io non lo so... mi batteva forte il cuore, sentivo caldo...-
-Credo che la parte della forma fisica sia stata la ciliegina sulla torta!-
-Concordo con Ino, sempre meglio del tizio che ti ha dato della balena!-
-NON INSULTARE IL MIO PRINCIPE DAGLI OCCHI NERI!!!-. Ino lanciò uno sguardo poco rassicurante a Ten Ten, che rabbrividì:
-Ehm, d’accordo...-
-Sasuke-
-Come?-
-Il ragazzo occhi neri... si chiama Sasuke-. Ino spalancò gli occhi:
-Gliel’hai chiesto? QUANDO?-
-Non gliel’ho chiesto, Ino! Però credo che lui e il biondo dei miei sogni siano amici, Sasuke lo ha chiamato per nome...-
-Wow, Sakura! “biondo dei miei sogni”! Parti già con queste frasi sdolcinate?-
-Ma no! Cosa... guardate! Quella è la bacheca delle classi!-. Le ragazze concentrarono la loro attenzione sui fogli delle classi. Il trio si strinse la mano a vicenda:
-E se non siamo nella stessa classe? E se ci dividono?-
-Possiamo sempre vederci a ricreazione e durante il resto del giorno...-
-Ino! Ten Ten! Non cominciate con questi pensieri pessimistici! In fondo non è detto che saremo divise!-
-Già, però... hai visto quante classi?-
-Non perdiamo la speranza! Controlliamo e teniamo le dita incrociate!-. Sakura, Ino e Ten Ten si avvicinarono con un po’ di titubanza alla bacheca. Poi si divisero e ognuna esaminò attentamente le diverse liste di nomi. Dopo poco tempo, la bionda attirò l’attenzione delle altre:
-Eccomi, sono qui!-. La bruna lasciò che i suoi occhi esplorassero la lista, fino a riconoscere il suo nome:
-Sì! Ci sono anche io!-. Ma la rosa non ebbe altrettanta fortuna:
-Mi dispiace, io non ci sono...-
-COSA?!?!?!-. Le due amiche ricontrollarono attentamente la lista, sconsolate. Poi si arresero:
-Mi dispiace non sai quanto, Saku...-
-Non importa, mica è colpa vostra! Ci vedremo a ricreazione e dopo le lezioni! Okay?-
-...okay-. Le ragazze si abbracciarono a vicenda:
-Va bene, ora cerco la mia classe, voi non preoccupatevi... magari puoi provare a cercare il nome Sasuke tra la tua classe, Ino!-
-Sìììììì!!!-. La bionda non se lo fece ripetere due volte. Sakura si allontanò dalle amiche, cercando il suo nome. Esaminò attentamente le varie liste che le si presentavano. Haruno... Haruno...:
-...Sakura Haruno! Trovato!-. Si voltò e si ritrovò intrappolata nello sguardo di due occhi azzurri:
-Ciao! Ci si rivede, eh?-. La rosa arrossì di colpo. Oh mio dio! È lui! Il biondo occhi azzurri! È lui!:
-Ehm, già, ciao-
-Aspetta... sei di questa classe?-. Il biondo indicò la lista nella quale Sakura si era appena trovata:
-Beh, sì-
-Allora siamo in classe insieme!-. Il cuore della rosa perse un battito. Sono... sono... sono... SONO NELLA SUA STESSA CLASSE!!! Sììììììììììììì!!! Nella mente di Sakura si stava svolgendo quasi una festa, all’altezza del carnevale di Rio:
-Ehi? Ci sei?-. La rosa si riscosse dai suoi pensieri:
-Ehm, sì! È una bella notizia!-
-Bene!... ah! Che maleducato che sono! Piacere, mi chiamo Naruto Uzumaki!-. Sakura sorrise. Naruto... ha proprio un bel nome!:
-Piacere mio, io sono Sakura Haruno-
-Naruto, che fai?-. Un moro di nostra conoscenza si avvicinò ai due, ricevendo un sorriso dal ragazzo e una smorfia dalla ragazza:
-Che ci fai tu qui?-. Sasuke notò la ragazza e sorrise. Finalmente! Posso parlarle!:
-Non ci siamo presentati prima, vero? Io sono Sasuke-. La rosa mollò la smorfia che si premeva di far apparire sul viso. Almeno prova ad essere gentile...:
-...Sakura, mi chiamo Sakura Haruno-
-Bene, allora, Sakura, come va la dieta?-. Sakura sbarrò gli occhi. ANCORA CON QUESTA STORIA?!?!?! Naruto giurò di aver intravisto uno sguardo omicida nello sguardo della ragazza, il quale non lo fece stare per niente tranquillo.
Peccato che Sasuke voleva fare solo una battuta, certo non poteva immaginare che lo “scherzo” della dieta non fosse stato apprezzato.
Il piccolo proposito positivo che Sakura stava covando sparì nel nulla, lasciando posto all’ira:
-TU, BRUTTO...!-
-Ehm, Sakura, calma, in fondo siamo tutti compagni di classe!-. Come il proposito, anche la rabbia svanì come d’incanto. Che vuol dire “compagni di classe”?:
-... Compagni di classe?-
-Certo, infatti anche Sasuke è in classe con noi!-. Sakura rimase a bocca spalancata, occhi spalancati, orecchie spalancate... insomma, tutto quello che poteva spalancare lo spalancò. No... in classe con quell’antipatico no...:
-Va beh, ci vediamo presto, Sakura!-. Il biondo sorrise alla rosa, la quale ricambiò. Beh, se c’è Naruto, in fondo può andare!:
-Sakura, che fai?-. Ino e Ten Ten affiancarono la rosa. La bionda, però, si distrasse subito:
-OH MIO DIOOOOOOO!!!-. Ebbene sì, la ragazza con la coda aveva avvistato l’affascinante Uchiha e il suo cuore aveva fatto un triplo salto mortale con piroetta:
-Oh, sì, hai ragione c’è Sasuke, ma mi chiedo chi sia il biondino accanto a lui...-
-Lui è... il mio Naruto!-. Sakura sorrise sognante. Alle due amiche fu tutto chiaro e sorrisero. Ino aguzzò la vista:
-Beh, non è il mio tipo di sicuro, ma... è abbastanza carino, te lo posso concedere-. La rosa arrossì, ridacchiando. Quell’anno sarebbe stato molto speciale!:
-... ma guarda! C’è anche Neji!-
-Chi è Neji, Ten Ten?-
-Vi ricordate del tipo di cui vi parlavo? Il certo tizio che spasima per me?-
-Sì-
-Beh... quello è il certo tizio che spasima per me!-. Le due amiche fissarono lo Hyuga, un po’ dubbiose:
-Non ha l’aria da ammiratore, mi sembra tanto altezzoso!-
-Concordo-
-Non insultatelo!-. La bruna alzò la voce, ma se ne pentì subito. Sakura e Ino sorrisero maliziosamente:
-Hi hi, è tutto chiaro!-. Un brivido percorse la schiena di Ten Ten:
-Che... che cosa?-
-Tu hai una cotta per il tizio!-. La bruna arrossì di colpo, gesticolando come una forsennata:
-Ma no! Cosa dite! Siete impazzite! E solo un tizio! Che spasima per me, certo, ma a me non interessa!-
-Guarda, arriva Neji!-
-DOVE???-. Ten Ten si voltò di scatto super felice ma, non vedendo nessuno, capì che c’era cascata di brutto:
-AH! Fregata!-. Sospirò, rassegnata:
-Okay, mi avete beccato-
-Devi assolutamente dirglielo! Insomma, lui ama te, tu ami lui... siete per-fet-ti!-
-Non posso andare da lui e dirgli subito che mi piace! È una vita che non ci vediamo! Glielo dirò a tempo debito... però promettetemi che voi non lo direte a nessuno-. Sakura e Ino annuirono contemporaneamente:
-Promesso!-

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il dormitorio ***


Capitolo 5: il dormitorio

-A tutti gli studenti! Grazie della pazienza, vi annunciamo che il dormitorio è stato sistemato ed è pronto ad accogliervi! Vi sono due dormitori: uno per le ragazze fuori dall’accademia nell’ala est e uno per i ragazzi nell’ala ovest. Non sono previsti cambi di stanza nemmeno in questo caso. È tutto-.
Molti studenti si diressero fuori dall’accademia, ansiosi di sapere come fossero le stanze dei dormitori. Tra questi vi erano persone a noi già note: Naruto, Sasuke, Neji e Hinata. La quale aveva una paura matta, come sempre. Oh no! Sono in un dormitorio da sola! Senza Neji! Senza... Naruto! Che faccio? Che faccio?? Al biondo non sfuggì di certo la sua preoccupazione. Sorrise:
-Ehi, Hinata!-. La mora si riscosse:
-D-dimmi-
-Guarda che ci vedremo in classe e durante il giorno, non devi farne un dramma!-. Hinata assunse un’espressione di stupore. Suo padre, prima di partire alla volta dell’accademia Ninja, le aveva detto qualcosa di simile:
-Ci sarà tuo cugino Neji con te, non devi farne un dramma!-. Ma nella voce dell’uomo c’era fastidio e serietà, che aveva messo la mora tremendamente a disagio.
Ma nella voce di Naruto non c’era quel tono: vi era comprensione e serenità, come un aiuto in un momento difficile.
Hinata non poté fare a meno di sorridere, annuendo al ragazzo:
-Grazie! Ti ringrazio Naruto!-. Neji guardò a sottecchi la coppia e sorrise. Non ha balbettato... credo che stare in tua compagnia le farà bene, Naruto:
-Ora dobbiamo andare, a presto Hinata!-
-Okay, ciao!-. La ragazza si diresse verso l’ala est, rivedendosi mentalmente il viso del biondo e sorridendo ogni volta.

-SIAMO DIVISE PURE QUI???-. Dal dormitorio femminile si udì un boato, che probabilmente sentirono anche i ragazzi dell’altra ala:
-NON CI CREDO!!!-. Una studentessa bionda continuava ad urlare, non curandosi delle altre ragazze sconosciute che la fissavano inquietate. La sua attenzione era rivolta ad una porta, su cui vi era un cartello bianco con due nomi scritti: Ino Yamanaka e Ten Ten. La prima non si capacitava di essere divisa nuovamente da Sakura, che già il destino avverso l’aveva segregata in un’altra classe. La bruna, imbarazzata oltre ogni limite per la figura che l’amica le stava facendo fare, era comunque amareggiata per la brusca sorpresa:
-Ino... ti prego, smettila!-. Ma la bionda continuava ad imprecare, anche usando un linguaggio poco appropriato che non oserei trascrivere. La rosa sopirò. Sapeva cosa fare:
-Ho visto passare Sasuke!-. Ino bloccò all’improvviso la sua furia e si voltò mettendosi in posa affascinante... almeno secondo lei:
-Ehi, Sasuke... ciao-. Si esibì nella sua voce ammaliante migliore, ma si accorse che l’avevano presa in giro:
-Oh! Ha finito di strillare!-
-Ma... mi avete preso in giro!-
-Certo! Tu non la piantavi di urlare! E ho appena imparato il modo migliore per calmarti!-. La bionda arrossì leggermente:
-Siete cattive! E poi a voi non interessa che siamo divise?-
-Certo, Ino... ma siamo vicine di stanza-. Sakura indicò la porta esattamente accanto alla stanza di Ino e Ten Ten: vi era un cartello con il nome della rosa sopra. La bionda sbarrò gli occhi:
-E perché diamine non me l’avete detto prima?-
-L’abbiamo fatto, ma tu non ci ascoltavi!-
-Va bene, mia culpa! Mia grandissima culpa!-. Ino si esibì in posizione tragicomica, riprendendosi subito:
-... chi è la tua compagnia di stanza?-
-Mah, non la conosco, si chiama Hinata Hyuga-. Ten Ten drizzò le orecchie e sbarrò gli occhi:
-HYUGA?!-. Le due amiche la guardarono sorprese:
-La conosci?-
-No, ma Hyuga è il cognome di Neji! Si chiama Neji Hyuga!-. La rosa e la bionda spalancarono gli occhi:
-Davvero?-
-Sì! Mi chiedo che legame abbia questa ragazza con Neji...-
-Beh, hanno lo stesso cognome, magari è sua sorella!-
-Nah, che io sappia non aveva sorelle-. Tutte e tre le ragazze si misero a pensare:
-S-scusate...-. Il trio si voltò verso la voce sentita: apparteneva ad una ragazza mora dagli occhi bianco perla. Essa guardava le ragazze con un po’ di titubanza, il che fece intenerire l’Haruno:
-Dicci pure-
-I-io sto cercando la mia stanza, m-ma la bidella che ho incontrato mi ha detto solo il piano...-
-Beh, noi le abbiamo lette quasi tutte per trovare le nostre, come ti chiami?-
-Hinata Hyuga-. Le tre amiche sbarrarono gli occhi contemporaneamente:
-TU SEI LA HYUGA?!-. La mora iniziò a tremare. Oddio, che ho fatto di sbagliato?:
-S-scusate, m-mi dispiace... c-che ho fatto?-. Sakura la guardò attentamente: sembrava solo una timida e paurosa ragazza, probabilmente della sua età. Paurosa era dir poco, per Sakura quello era un coniglio travestito da ragazza. Ridacchio a quel pensiero, poi sorrise a Hinata:
-Scusaci, è che ci chiedevamo chi fosse la mia compagna di stanza! Mi chiamo Sakura Haruno e saremo compagnie di stanza!-. La mora sorrise. Meno male...:
-Loro sono Ino e Ten Ten, le nostre vicine e mie carissime amiche!-
-P-piacere-
-Ora che ci conosciamo... vogliamo vedere queste camere?-. Tutte annuirono ed entrarono nelle stanze rispettive.
Le stanze non erano diverse l’una dall’altra. Tutte avevano due letti dalle coperte rosa pallido, due armadietti di legno lucido, un tappeto rosa antico posizionato su un parquet e una finestra piuttosto grande la cui vista era sull’accademia, che da fuori sembrava ancora più imponente. Le pareti color panna erano bianche, a disposizione della fantasia degli studenti.
Sakura si sdraiò sul primo letto che vide:
-Niente male come posto! Io mi prendo questo, ti va bene Hinata?-
-S-sì, va benissimo!-. Hinata aprì distrattamente l’armadietto accanto a lei, trovandovi alcuni libri. Sakura non perse tempo e ne afferrò uno: arti mediche. Alla rosa brillavano gli occhi:
-Faremo anche questa materia? Ma è fantastico!-
-Ti piacciono le arti mediche?-. Sakura si mise seduta:
-Il mio sogno è di diventare un ottimo ninja medico! Qual è il tuo sogno?-. La mora si sorprese e rimase a pensarci su. Il mio sogno? Non ci avevo mai pensato... forse far si che mio padre mi accetti, oppure essere una brava ninja...
-Guarda che ci vedremo in classe e durante il giorno, non devi farne un dramma!-. Hinata spalancò gli occhi. Il viso sorridente di Naruto le era venuto in mente in un lampo, insieme alla frase che quel giorno l’aveva fatta sorridere:
-Allora?-. La ragazza dagli occhi bianchi arrossì, sorridendo:
-Veramente... è un segreto!-. Sakura rimase a fissarla, poi sorrise:
-Capisco!-. La ragazza dagli occhi verdi si sdraiò di nuovo sul letto, pensando a quel biondo ragazzo che in un lampo le aveva rubato il cuore. Siamo anche in classe insieme! Siamo insieme! Sia la rosa sia la mora pensavano alla stessa persona senza accorgersene, mentre un dubbio sorgeva ad entrambe: sarò capace di dirgli ciò che provo?

-Non ci credo! Ci era andata così bene con le classi!-. Nel dormitorio maschile un biondo esprimeva ad alta voce la sua frustrazione. Certo, non imprecava o urlava come una certa altra persona, ma la sua delusione era facilmente leggibile:
-Andiamo, Naruto, non fare così!-
-Non consolarmi, Sasuke, non è nel tuo stile!-
-Non ti voglio consolare, testa quadra, solo che qualcuno potrebbe pensare che ci conosciamo!-
-Molto spiritoso!-. Per ironia della sorte nemmeno Naruto e Sasuke erano compagni di stanza. Nonostante l’apparenza, anche il moro c’era rimasto male quanto il biondo. Gli era toccato Neji come compagno di stanza. Non che non gli andasse a genio, ma preferiva molto di più la compagnia del suo migliore amico a quella di un ragazzo appena conosciuto, per giunta serio e distaccato quanto lui:
-Va beh, chi ti è capitato?-
-Come, Neji?-
-Intendo come compagno di stanza-
-Ah... un certo Kiba. Lo conosci?-. Il bruno scosse la testa:
-Lo immaginavo. Pazienza, scopriamo come sono queste camere!-. I tre studenti entrarono nelle rispettive stanze. Le differenze con quelle del dormitorio femminile erano minime: le uniche erano in due letti dalle lenzuola azzurre e un tappeto blu. La vista era su una diversa angolazione dell’accademia.
Naruto prese possesso di un letto e aprì l’armadietto: libri su libri. Sospirò:
-Fantastico, scommetto che non passerò nemmeno il primo anno...-. La porta della stanza si spalancò. Naruto si alzò in piedi. Probabilmente è il mio compagno di stanza... Ma dalla porta entrò un grosso cane bianco, che saltò letteralmente addosso all’indifeso Naruto, lo stese e prese a leccarlo:
-Ma che diamine...?-. Certo non era un peso forma, tant’è che il biondo non riusciva in nessun modo ad alzarsi, tanto meno a muoversi. Il mio compagno di stanza è... un cane?!:
-Akamaru! Che stai facendo?-. Un ragazzo rigorosamente in divisa scolastica fece il suo ingresso: i capelli marrone scuro scompigliati contribuivano a dargli un aspetto selvaggio, completato da due piccoli occhi neri e da dei canini affilati. Su ambo le guance vi era un segno rosso perfettamente simmetrico l’uno con l’altro.
Al ragazzo bastò uno sguardo per richiamare il cane, che lasciò libero l’Uzumaki e si avvicinò al padrone, ricevendo una tenera carezza. Naruto si rialzò lentamente, dolorante:
-Cavoli, che botta!-
-Mi spiace, ti chiedo scusa da parte di Akamaru!-. Il biondo fissò il ragazzo per qualche secondo, poi sorrise:
-Lascia stare. Piuttosto, immagino che tu sia il mio nuovo compagno di stanza!-
-Direi proprio di si, mi chiamo Kiba Inuzuka! Piacere di conoscerti!-. Il ragazzo selvaggio sorrise, porgendo la mano. Naruto ricambiò il sorrise e la strinse:
-Naruto Uzumaki, spero diventeremo amici!-. Non so perché, ma riesco a rispecchiarmi in questo tipo! Mi sa che a carattere ci assomigliamo!:
-... no! Ma quanti sono?-. Kiba aveva posato lo sguardo sull’armadietto aperto, da cui vari libri sembravano voler condannare gli studenti di tutta l’accademia:
-Non ne ho idea e non voglio saperlo!... anche se mi toccherà scoprirlo presto...-. Dal punto di vista di un osservatore estraneo, il bruno e il biondo sarebbero potuti essere fratelli, vista l’identica espressione afflitta e rassegnata che era dipinta su entrambi i volti.
Naruto guardò a sottecchi il compagno di stanza. Ha l’aria selvaggia e ha un cane che per poco non mi schiacciava ma... mi sembra simpatico!:
-Bene, immagino che questo letto sia mio!-. Il bruno si sdraiò, stiracchiando le braccia come farebbe un cagnolino sdraiato sull’erba. Naruto si limitò a sedersi, mettendo mano sul cellulare dalla copertura arancione che teneva in tasca:
-Mi è arrivato un messaggio...-
Ciao Naruto, non sai che fatica far funzionare quest’affare! La prossima volta mi limito a telefonare! Com’è andato il viaggio? Hai già combinato qualche guaio? Spero di no, sono troppo felice di non doverti avere tra i piedi! Studia e cerca di non farti bocciare!
Jiraya

Naruto alzò il sopracciglio. Mai una volta che mi faccia qualche augurio senza dubitare di me! Uffa!... pazienza, tanto il nonno fa sempre così. Il biondo sorrise al pensiero di quel vecchio inseguito da mille ragazze infuriate, probabilmente per una sbirciatina al bagno termale:
-Perché stai ridendo?-
-Eh? No, niente, un piccolo pensiero!-. Ah! Il nonno è davvero un pervertito! Con tutte le ragazze che importuna! Tutte le ragazze...
All’improvviso l’immagine di un viso fece capolino nella sua mente. Il viso candido di una ragazza mora dagli occhi bianco perla. Naruto sorrise, si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi. La ragazza prese forma nella sua mente. Il suo sorriso timido e sincero le illuminava il viso. Naruto riusciva a vedere se stesso vicino a Hinata, ridacchiare imbarazzato, grattarsi la nuca, tutte cose anormali per uno come lui. Lentamente il biondo vide se stesso tenere dolcemente le mani della mora. Lo vide sorridere, essere ricambiato. Poi, piano piano i loro visi si avvicinavano. Lentamente, lentamente, lentamente...:
-Naruto! Ehi! Testa quadra!... SVEGLIA!-. Ma proprio sul più bello Il ragazzo dovette aprire gli occhi, avvistando subito un moro dall’aria infastidita:
-Sasuke? Che ci fai qui?-
-Oh! Hai ragione! Che ci faccio qui? Vediamo... ma certo! DOVEVAMO ANDARE TUTTI INSIEME A VEDERE LE CLASSI!!!-. Il biondo lo fissò per qualche secondo, abbassò lo sguardo, rimase a riflettere e poi sbarrò gli occhi:
-Hai ragione! Me n’ero dimenticato!-
-MA VA?!-. Un pugno arrivò in testa al biondo indifeso:
-Ahi!-
-Andiamo o vuoi che ti porti con la forza?-
-Va bene! Vengo! Vengo!-. Naruto si alzò in piedi, notando che Kiba non era sdraiato nel letto. Ma quanto ho dormito? Poi, notando l’espressione poco rassicurante dell’amico, afferrò il cellulare sul letto, lo ripose in tasca e uscì dalla stanza:
-Lo sia che il nonno mi ha mandato un messaggio?-
-Davvero? Strano, credevo che non avesse affinità con la tecnologia!-
-Infatti, scommetto che voleva mandarmi il messaggio stamattina!-. I due ridacchiarono pensando al vecchio uomo dai capelli bianchi che trafficava su un oggetto per lui non appartenente al genere umano.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Ultimo giorno di libertà ***


Capitolo 6: Ultimo giorno di libertà

-Naruto?... ehi, Naruto!-. Un caro biondo a noi ormai familiare dormiva pacificamente nel suo letto: la testa penzolava ai bordi del materasso, le lenzuola giacevano per terra e braccia e gambe erano avvinghiate al cuscino, come se stessero stringendo un peluche.
Kiba tentava inutilmente di svegliarlo, ma niente sembrava funzionare.
Alla fine sospirò e fece cenno al suo fido Akamaru, il quale si avvicinò con cautela all’orecchio del ragazzo pigro:
-... BAU!!!-. Naruto spalancò gli occhi di colpo, cadde dal letto, sbatté la schiena contro il parquet e rimase fermo a terra, gemendo di dolore:
-Buongiorno, Naruto!-. L’interpellato squadrò il compagno, guardandolo quasi con odio:
-Ciao, Kiba... ciao, Akamaru-. Il cane scodinzolò, felice. Naruto si alzò ancora dolorante:
-Prima mi scontro con una persona, poi vengo quasi schiacciato da un cane, poi mi prendo un pugno dal mio migliore amico e infine... questo! Ma che cavolo di inizio!-
-E da ora in avanti non farà altro che migliorare!-. Kiba gli fece l’occhiolino, Naruto non spense lo sguardo pieno d’odio, mentre nella sua testa imprecava contro il ragazzo senza ritegno:
-Ah-ah-ah, che battuta! Che ore sono?-
-Le 6:00-. Il biondo sbarrò gli occhi:
-Cosa?! E tu mi svegli a quest’ora?!-
-Guarda che se non vuoi saltare la colazione devi svegliarti presto! Giusto, Akamaru?-
-Bau!-. Il ragazzo dagli occhi azzurri si arrese, infilando la divisa di malavoglia:
-Va beh, non mi butterò giù per un singolo insuccesso! -
-Questo è lo spirito!-
-Comunque io vado, sennò Sasuke me la farà pagare!-
-Parli di me, testa quadra?-
-AH!!!-. A Naruto mancò poco di cadere a terra per lo spavento. Il biondo si voltò, riconoscendo l’amico moro che aveva dipinto sul volto l’inconfondibile faccia di chi vuole attaccar briga:
-Santo Dio, Sasuke! Vuoi farmi venire un infarto?-
-Come scena sarebbe divertente, in effetti...-
-Non è giornata per allegre chiacchierate!-. A Sasuke bastò uno sguardo per capire:
-Fammi indovinare: il pigro Uzumaki sta per perdere il suo titolo di re delle pennichelle?-
-Fai poco lo spiritoso, considerata la tua posizione di quasi-omicida!-. Il moro ghignò:
-Ma quanto la fai seria! Andiamo, se non vuoi saltare la colazione...-
-Non esiste!-. Naruto si abbottonò il colletto della divisa e affiancò Sasuke:
-Ciao, Kiba, a presto!-. Il bruno tentò un saluto, ma Naruto già correva verso la mensa per consumare il pasto più importante della giornata.

-Ino, muoviti! Non voglio fare tardi!-
-Ma dai, chi vuoi che ci aspetti!-. Stessa scena del giorno prima. Un trio di ragazze, una in bagno a prepararsi come si deve. Solo con l’aggiunta di una graziosa mora al gruppetto:
-Ino-chan, f-forse dovresti fare un pochino più in fretta...-. Alla fine era sempre Ino ad essere ultima. Voleva soltanto fare colpo sul suo Sasuke, facendo in modo di essere più perfetta possibile:
-Datemi un altro po’, mi sono svegliata con un diavolo per capello!-. Hinata sospirò. La verità era che aveva una voglia matta di rivedere Naruto, ma certo non poteva darlo a vedere. Motivo? Nemmeno lei lo sapeva.Potremmo arrivare tardi! Magari Naruto si stancherà di aspettare! E si stancherà di me! E cambierà scuola! E io non lo rivedrò più! La poverina scosse violentemente la testa per scacciare quei pensieri. No! Non devo pensarci!:
-Qualcosa non va, Hinata?-
-Eh? No, niente Sakura-chan-. D'altronde Sakura fremeva dal rivedere il suo principe biondo. Se Ino non si sbriga giurò che la pianto in asso e me ne vado! Altrimenti Naruto se ne andrà! La rosa sorrise maliziosamente:
-Ho capito, vuoi far aspettare Sasuke in eterno...-. Alla “o” finale, la bionda emerse da bagno, sorridendo radiosa:
-Sono perfetta! Sasuke rimarrà folgorato!-. Sguardo rassegnato del trio, che francamente non aveva voglia di attaccar briga contro Ino:
-Okay, possiamo andare!-. Le ragazze si incamminarono, uscendo dal dormitorio e inoltrando il cortile attorno all’accademia, di cui la vegetazione era poco illuminata dalla luce flebile del sole.
Ma appena furono in procinto di entrare, un forte vento si levò su di loro, trascinando via un foular rosa:
-Oh no!-. La mora corse verso di esso, mentre il foular volteggiava portato dal vento e sembrava volersi fare beffe di lei. Le altre tre ragazze la fissavano divertite. In quel momento Hinata sembrava davvero impacciata!
A poca distanza vi era il selvaggio Kiba, immerso nei suoi pensieri. Wow, che fame! Non vedo l’ora di fare colazione! Mi chiedo con cosa potrei cominciare... uffa, se solo si potesse mangiare carne a colazione!
L’Inuzuka apparteneva ad un clan di “seguigi”, con doti selvagge e naturali superiori ad altri. Kiba era tra i maggiori rappresentanti del suo Clan, grazie al suo fiuto infallibile e ad un istinto di aggressività pari a quello di un leone.
Ma, viste le caratteristiche animali del ragazzo, non c’era da stupirsi se era anche parecchio permaloso e attaccabrighe con gli altri. Soprattutto quando si trovava davanti ad un problema che lo faceva innervosire.
E se provassi con una torta? Aspetta, ma a me non piacciono le torte alla crema, forse al cioccolato... nah, non ne ho assolutamente voglia. Frutta? Per Dio, no! Uova e bacon! Ma certo!... ops, mi sono dimenticato che odio le uova! UFFA CHE MANGIO???
E mentre era così assorto dal suo “tremendo” problema, Kiba vide passarsi davanti agli occhi il foular rosa. Lo afferrò e lo fissò, confuso:
-E questo che cos’è?-
-S-Scusami...Q-Quello sarebbe mio...-. Sentendo una voce, il ragazzo era pronto ad arrabbiarsi con la persona che aveva interrotto i suoi pensieri:
-Tieni le tue cose, mani di burro! Non voglio...-. Ma bastò vedere la proprietaria del foular per cambiare completamente approccio.
Davanti a lui una timida mora dagli occhi bianchi lo fissava con timore. Una bellissima timida mora dagli occhi bianchi. Il ragazzo arrossì, strabuzzando gli occhi. Hinata abbassò lo sguardo:
-M-Mi spiace averti causato fastidio, m-me ne vado subito...-. Kiba si riscosse, sorridendo e porgendo il foular:
-Figurati! Non è successo niente! Nessun fastidio! Nessuno!-. La mora prese il foular, legandolo attorno al colletto. Poi sorrise:
-Grazie-. Kiba si grattò la nuca, imbarazzato. Cavolo, quant’è bella! Davvero bella! E io che dovrei fare? Dirglielo e basta? Coraggio, Kiba, devi dire qualcosa! Qualcosa di intelligente!:
-... tu... tu hai... hai un bel... mento-. Hinata lo fissò confusa. A Kiba servirono un paio di secondi per capire a pieno che cosa aveva detto. ... mento?! Il qualcosa di intelligente sarebbe questo?!:
-Ehm, grazie...-
-Hinata! Andiamo!-. Le tre ragazze attirarono l’attenzione della mora:
-Arrivo! Scusa devo andare!-. Kiba la salutò con la manina, con una faccia da ebete dipinta sul viso. Appena non vi fu traccia di ragazze nelle vicinanze il ragazzo sospirò, abbassò lo sguardo e ripensò alla ragazza appena incontrata:
-Wow... ehi, a che cosa stavo pensando?... boh-. Kiba si mise a correre cercando la mensa e pensando alla bella Hinata. Ma questo pensiero lo distolse dal suo senso dell’orientamento, così prese la direzione sbagliata.

La mensa era la stessa del giorno prima, ma con una notevole differenza di cibarie: mentre pasta, riso, pesce, carne e altri erano spariti, ora facevano la loro deliziosa figura torte al cioccolato, panna, frutta, crema, vari invitanti prodotti di pasticceria come pasticcini e biscotti, i classici uova e bacon, vari tipi di cereali e bibite tra cui succhi di frutta, latte e tè.
Quasi tutti i posti a tavola erano già occupati da affamati studenti, tutti intenti o a mangiare o a chiacchierare con i proprio amici.
Tutti tranne uno: un ragazzo che se ne stava tutto solo in un tavolo evitato da tutti. Si trattava di un ragazzo dai capelli completamente neri e dalla carnagione tremendamente pallida, entrambi accorgimenti quasi surreali.
Gli occhi dello stesso colore dei capelli erano concentrati su un foglio posizionato sopra il tavolo. Esso era completamente bianco.
Che cosa potrei fare... mentre pensava il ragazzo sbocconcellava dei biscotti alla crema posizionati su un piattino accanto.
Non ho ispirazione...:
-Ehi, scusa-. Il corvino alzò lo sguardo, incrociando un biondo dall’aria vivace:
-Non abbiamo trovato altri posti, possiamo sederci?-. Ad un cenno affermativo il biondo, un moro e un bruno si sedettero, posizionando anche i loro piatti.
Appena seduto, Naruto cominciò ad “azzannare” ciò che aveva nel piatto, parendo uno che non mangia da tre giorni. Sasuke e Neji iniziarono con senz’altro più calma rispetto al loro amico.
Il pittore era rimasto immobile a fissare l’Uzumaki. Mai visto un tipo così singolare...
Finita la sua colazione, che era durata massimo due minuti, Naruto sorrise, estremamente soddisfatto:
-Ah! Mi sento meglio!... oh, scusa, non mi sono presentato. Mi chiamo Naruto Uzumaki, piacere di conoscerti!-. Sasuke alzò lo sguardo:
-Io sono Sasuke Uchiha, piacere-. Neji imitò i due:
-Sono Neji Hyuga-. Il corvino fissò uno ad uno i tre studenti davanti a lui: il biondo pareva il più allegro e vivace, incredibilmente se stesso anche quando mangia. Il moro sembrava l’esatto opposto invece, grazie all’aria seria e composta che lo contraddistingueva. Il bruno era calmo e impassibile, forse più di Sasuke.
Al pittore bastò uno sguardo per capire qualcosa dei tre ragazzi e convincersi che fossero brave persone:
-Io sono Sai, molto piacere-
-Ciao ragazzi!-. Quattro voci unite chiamavano i nostri amici, che si voltarono contemporaneamente: Sakura, Ino, Ten Ten e Hinata li stavano raggiungendo. Ino si avvicinò titubante al moro, che non staccava gli occhi da Sakura:
-Ciao, Sasuke...-. L’interpellato la squadrò, alzando il sopracciglio:
-Ci conosciamo?-
-Ehm, no... sono un’amica di Sakura...-
-Ah...-. Ten Ten si avvicinò a Neji:
-Ciao, come va Neji?-
-Bene, che ci fai qui?
-Le mie amiche volevano incontrare i tuoi amici-. Sakura e Hinata invece si interessarono completamente a Naruto:
-Ciao, Naruto!-
-C-Ciao, Naruto...-. Il biondo sorrise ad entrambe:
-Ciao, ragazze! Ma vi conoscete di già?-
-Ora siamo compagne di stanza!-. I sette studenti parlavano tra di loro e non si accorsero di Sai, che era immobile, occhi spalancati e puntati su una chioma bionda e due occhi celesti.
Guardava Ino.
Già, l’immagine di quell’esuberante bionda si stava facendo largo nella sua mente, accattonando tutto il resto e facendo nascere in lui un’emozione che non credeva di avere,
La sua vita non era mai stava molto emotiva. Il suo Clan era famoso solo per le illustrazioni viventi che realizzavano, abilità tipica solo della sua famiglia. L’unico scopo che aveva era quello di dipingere e disegnare bene, in modo da intensificare il potere del Clan.
Aveva dimenticato col tempo cosa significava avere emozioni, sentimenti, forse per questo eseguiva opere nere, senza colori, e stilizzate.
Ma in quel momento un lieve rossore colorò leggermente le gote bianche del ragazzo. Wow, mi sento così strano... è davvero incredibile, non avevo mai provato qualcosa di simile... che sia ciò che stavo cercando? Ciò che mi manca?
I suoi occhi neri caddero sull’album davanti a lui, ancora vuoto. Velocemente prese una matita dall’astuccio lì accanto e disegnò qualcosa, mettendo subito nella sua borsa l’album:
-Ehi, Sai, siamo un bel gruppetto, direi che possiamo fare colazione tutti insieme!-. Il corvino sorrise, il primo sorriso sincero che gli veniva spontaneo:
-Okay-. Così, tutti e otto si sedettero al tavolo, mangiando e chiacchierando allegramente, dimenticando completamente l’inizio delle lezioni del giorno dopo.
Sai rimaneva ad ascoltare, mantenendo il sorriso che non aveva voglia di sciogliere.
Poi buttò l’occhio sulla sua borsa, pensando al disegnino che aveva fatto: un cuore.
Ma non un semplice cuore.
Un cuore rosso.
Rosso come l’amore.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Iniziano le lezioni ***


Capitolo 7: iniziano le lezioni

Mentre i primi due giorni all’accademia erano predisposti esclusivamente per ambientarsi, i giorni successivi avevano un solo nome: scuola.
Così, verso le 8:00 del mattino, dalle classi proveniva il classico brusio, meglio noto come il chiacchierio degli studenti.
Tra cui vi era un ragazzo non molto attivo, vista la testa posata sul quaderno di chissà quale materia e gli occhi serrati, che non lasciavano trasparire il color cielo di cui erano provvisti:
-Naruto? Ehi...-. Il compagno di banco, un moro occhi neri, non poteva fare a meno di ridacchiare vedendo l’amico con la classica bava da dormita. Doveva ammettere che si divertiva un mondo a punzecchiarlo con la matita, nell’improbabile speranza di un cenno di vita da quella parte:
-Naruuuuuto... Naruto!-. Lì accanto una ragazza dai capelli rosa osservava entrambi in modo diverso: con vari cuoricini attorno a lei alla vista del pigrone, con un’aura omicida nei confronti del “punzecchiatore”.
Poco lontano vi era una studentessa occhi bianco perla, praticamente nella stessa situazione della rosa, tranne ovviamente per il moro. Si era assicurata di avere un posto non troppo lontano, ma nemmeno troppo vicino al suo Naruto. Da una parte voleva ammirarlo in tutto il suo splendore, dall’altra preferiva evitare che il suo cuore esplodesse per ogni battito in più all’aumentare della vicinanza con il biondo:
-Naruto... Naruto... proviamo così-. Sasuke si avvicinò all’orecchio dell’amico, sussurrando:
-C’è un piatto di ramen davanti a te!-. Alla fatidica parola Naruto spalancò di colpo gli occhi, saltando sulla sedia:
-DOV...?-. Ma la sedia non fu così magnanima da tenerlo seduto dopo il risveglio e il biondo cadde all’indietro, prendendo una bella botta in testa. Tutta la classe scoppiò a ridere, mentre Naruto giaceva a terra, ancora stordito:
-... cosa?... come?... dove?... perché?... quando?...-. Il moro si era unito abbondantemente al coro di risate, mentre una familiare furia omicida stava prendendo possesso della rosa:
-BRUTTO...!-. Ma bastò che Naruto si alzasse, sorridendo imbarazzato, a far calmare Sakura
-Sto bene, sto bene...-. Il tempo di rimettere a posto sedia e studente e la porta della classe si spalancò: ne entrò un uomo dai capelli argentati e gli occhi neri, di cui uno non visibile poiché coperto come quasi tutto il resto del viso da una maschera nera. Sembrava un poco inespressivo e molto misterioso, cosa che non sfuggi agli studenti:
-Salve, nuovi arrivati. Sono Kakashi, e sarò il vostro insegnante per tutta la durata...-

-...dell’anno scolastico. Vi insegnerò tecniche avanzate da ninja, molto importante per la vostra formazione. Ogni giorno eccetto la Domenica sarà composto da cinque ore, più una pausa di un quarto d’ora dopo la terza...-. Davanti agli studenti vi era un uomo dall’aspetto eccentrico, accentuato dal liscio caschetto di capelli neri sulla testa, ma soprattutto da due enormi sopracciglia del medesimo colore che svettavano sulla fronte e che parevano volerla inghiottire.
Tra studenti, attenti alla discussione e alle sue sopracciglia, una bruna e una bionda si mandavano messaggi col cellulare riguardanti commenti sull’insegnante, un ragazzo dagli occhi bianchi sembrava incredibilmente concentrato dal discorso dell’insegnante, un ragazzo moro carnagione pallida dall’aria inespressiva e uno studente dai tratti selvaggi fissava il paesaggio fuori dalla finestra, pensando a quanto avrebbe voluto mangiarsi una bistecca...:
-... noi ci aspettiamo la massima puntualità e presenza riguardo alle lezioni. Se non per motivi di malattia, ogni studente tenuto ad arrivare in orario alle lezioni, pena una sospensione...-

Andiamo bene... scommetto che sarò sospeso ancora prima di dire la S di “sono in ritardo”!il biondo restava sconsolato ad ascoltare l’insegnante, che pareva volerlo condannare a morte:
-... inoltre è necessario sapere che i vostri voti devono mantenere una media sufficiente: un solo voto insufficiente e siete bocciati!-. Un coro di voci angustiate si levò dagli studenti, subito zittito da un colpo ben assestato alla cattedra dall’insegnante:
-Silenzio!-. La classe obbedì, inquietata. Kakashi tirò un respiro:
-Bene, grazie dell’attenzione, questo è tutto ciò che vi dovevo dire. Cominciamo col presentarci, ciò include nome e villaggio-. E ad uno ad uno gli studenti dissero ad alta voce il proprio nome, compresi quelli che già conosciamo:
-Naruto, Villaggio della Foglia-
-Sasuke, Villaggio della Foglia-
-Sakura, Villaggio del Fiore-
-H-Hinata, V-Villaggio della fiamma-

-Ino, Villaggio del Fiore-
-TenTen, Villaggio del Fiore-
-Neji, Villaggio della Fiamma-
-Kiba, Villaggio della Zanna-
-Sai, Villaggio della Radice-
-Bene, ora che ci conosciamo meglio, è il momento di iniziare a studiare! Fatemi sentire il potere della vostra giovinezza!-. L’insegnante alzò il pollice e fece l’occhiolino, mentre il suo sorriso era talmente splendente che da esso partivano alcune scintille. La classe si ritenne basita davanti a tale carattere, che sottolineava la sua aria inusuale. Con un po’ di scetticismo ognuno annuì, facendo sorridere l’insegnante ancora di più, ai limiti del possibile visto il sorriso già fin troppo smagliante:
-Allora cominciamo! Immagino che voi conosciate la geografia del nostro mondo, vero? Ma per sicurezza ve lo ripeterò...-

-...La nostra terra ninja è divisa in cinque paesi, uno per ogni elemento: fuoco, acqua, vento, terra e fulmine. In essi vi sono vari villaggi, per ogni paese ce n’è uno nascosto, possiamo dire la “capitale” del paese...-. Pian piano le parole dette dall’uomo capelli argentati si persero nella mente di Naruto, cercando inutilmente di trovare un posto in quella testa, dove il pensiero centrale era ancora il sorriso della dolce Hinata.
Hinata... mi chiedo come stai... aspetta, ma è nella mia stessa classe!Lentamente la testa del biondo si voltò in direzione di una graziosa mora, che pareva immersa nei suoi pensieri.
Pensieri rivolti allo stesso biondo.
Naruto... chissà che stai facendo... aspetta, ma è nella mia stessa classe!Anche Hinata si voltò verso Naruto.
I loro sguardi si incrociarono inevitabilmente.
Due vivaci occhi azzurri rivolti verso due singolari occhi bianco perla.
I due finirono in un altro mondo, dove vi erano solo loro due.
Avrebbero voluto colmare quella distanza che li separava.
Avrebbero voluto rimanere più vicini l’uno con l’altro.
Avrebbero voluto azzerare la distanza tra i loro visi e...:
- Naruto!-. Ma qualcuno non era del loro stesso avviso. L’interpellato balzò in piedi, facendo anche cadere la sedia all’indietro:
-Eh! Ah! Uh! Sì! Maestro Kakashi!-. La classe trattenne una risata, per non far arrabbiare di nuovo il maestro:
-Non ti distrarre e rispondi alla domanda!-. Naruto sbarrò gli occhi. Domanda? Quale domanda?... Oh, fantastico...:
-Ehm... il Villaggio della Foglia?-. Kakashi aprì la bocca per parlare, o almeno così parve dal piccolo spostamento della maschera, ma si bloccò:
-è... oh, è giusto. Il Villaggio nascosto del Paese del Fuoco è il Villaggio della Foglia-. Gli occhi del biondo si spalancarono. Fiu... che fortuna! Ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente! Anche Sasuke se n’era accorto. Ma tu guarda, la solita fortuna di quella testa quadra!:
-Per adesso non ti becchi una nota, lo so che non stavi ascoltando...-. Naruto ridacchiò imbarazzato, grattandosi la nuca. Ops, se n’è accorto...:
-Va bene, proseguiamo... come dicevo, oltre ai villaggi nascosti ce ne sono altri, tra cui possiamo ricordare...-. Il ragazzo dagli occhi azzurri rimise a posto la sedia e si sedette, preparandosi ad una Noia con la N maiuscola.
Pian piano le lezioni passarono, fino ad arrivare alla pausa di metà mattino, in cui era possibile uscire dalla classe:
-Andiamo, testa quadra, abbiamo promesso a Neji e gli altri di vederci... Naruto?-. Il moro passò una mano davanti al viso dell’amico con gli occhi aperti. Nessun cenno. Non capisco, se non ha gli occhi chiusi e non sta... un momento! Sasuke spalancò gli occhi e schioccò le dita davanti al viso del biondo, che si destò:
-Eh! Cos’è successo?-
-Non ci credo! Dormivi ad occhi aperti! Non lo facevi dalla prima media!-. Sasuke scoppiò a ridere, mentre Naruto cominciava ad infuriarsi di rabbia:
-Smettila!-
-Perché? Se no che fai? Ti riaddormenti?-. Il biondo non resistette:
-ORA TI FACCIO VEDERE IO!!!-. E prese a inseguire Sasuke, che ancora non la finiva di ridere.
Sakura e Hinata li guardavano da lontano:
-Certo che sono strani!-
-P-però simpatici...-
-Sì, è vero!-. le due ragazzi fissarono la scena divertite e non si accorsero che la loro attenzione era rivolta verso il biondo.
L’attenzione di entrambe.


Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La città 1° parte ***


Capitolo 8: la città 1° parte

Bastarono pochi giorni di permanenza all’accademia perché venisse annunciato un messaggio:
-Cari studenti, confidiamo nel fatto che l’accademia stia allevando giovani e promettenti ninja che lotteranno per il futuro, vi avvisiamo che d’ora in avanti sarà consentito l’accesso alla città che sta poco lontano da qui. Un avvertimento: sappiate che l’ora in cui è possibile andare a Garden Town è alle 14:30, mentre il coprifuoco a cui tutti devono attenersi è alle 18:00. Gli insegnanti sono attivi e controlleranno sempre, ogni giorno, che gli studenti siano tornati all’accademia dopo l’ora stabilita. Inutile dirvi le conseguenze della violazione di questa regola. Bene, potete tornare alle vostre solite attività, grazie dell’attenzione-
-Yeh! Finalmente possiamo uscire!-. Naruto portò le mani al cielo, come per ringraziare gli dei dell’Olimpo per questo dono:
-Già, è una bella notizia, ma... Naruto, siamo nel bel mezzo della lezione-. Due occhi azzurri incrociarono quelli neri e seri del maestro Kakashi, intento a spiegare una lezione di storia dei ninja. Un’altra volta era stato richiamato, e un’altra volta doveva scusarsi, come se fosse una novità:
-Ah... oh, mi scusi-. Ormai la classe si era abituata ai gesti fin troppo espansivi del biondo, come il maestro dai capelli argentati, che aveva perso ogni speranza nonostante conoscesse Naruto solo a pochi giorni.
Un altro bel carico di storia ninja, punteggiata da avvenimenti eccezionali di ninja leggendari con nomi impronunciabili, bastò a far passare il tempo, che si concluse con il suono della campanella, il segnale della fine della lezione.
Sasuke sospirò, rivolgendo un occhio di riguardo verso la rosa accanto a lui, che rimetteva nella borsa i vari libri. Sakura ignorò completamente il moro, rivolgendo un sorriso radioso al biondo:
-Senti, Naruto... più tardi potremmo andare a Garden Town insieme!-. Naruto la guardò e sorrise:
-Ottima idea, vado a chiederlo anche a Hinata!-
-H... Hinata?-. La rosa sorrise forzatamente, annuendo. Speravo che saremmo stati solo noi due... va beh, finché è Hinata può andare!
Poco lontano il biondo si rivolgeva alla mora, che annuiva convinta alla proposta:
-V-Va bene, Naruto, ne sarò felice!-
-Bene!-
 
-Kiba, che ne pensi?-
-Mi basta sgranchirmi le zampe... voglio dire... le gambe!-. Durante quei giorni al gruppetto dell’altra classe, Ino, Ten Ten, Neji, Sai, si era unito un quinto elemento, Kiba, che aveva fatto amicizia con tutti come niente.
La lezione con il maestro dalle folte sopracciglia era appena finita e l’idea di lasciare per un po’ l’istituto era molto allettante:
-Allora andiamo!-
-Aspetta, ci andiamo anche con Sakura!-
-Pure Sasuke e Naruto!-
-Invitiamo anche Hinata, allora!-. A quel nome il ragazzo selvaggio drizzò le orecchie:
-HINATA?! Conoscete Hinata?-. Ino lo guardò, confusa:
-Certo, è una nostra amica ed è nella classe accanto alla nostra...-
-Davvero? Fantastico!-. Kiba esultò, estasiato al pensiero di rivedere la mora. La bionda se ne accorse e ridacchiò. Mi sa che qui c’è uno cotto di Hinata, hi hi!
Subito il gruppo si diresse verso il corridoio, dove incrociarono anche gli altri:
-Ehilà! Noi quattro pensavamo di andare a Garden Town dopo pranzo, venite anche voi?-
-Che coincidenza! Avevamo intenzione di chiedervi la stessa identica cosa! Allora andiamo a mangiare e poi... alla scoperta della nuova città!-
-Sì!-
-Ciao, Hinata... ti ricordi di me?-. Kiba si era rivolto alla mora un po’ titubante, cosa che certo non era da lui. L’interpellata lo guardò bene, poi sorrise:
-C-Certo, tu sei quello del mento...-. Il ragazzo ridacchiò imbarazzato. Allora è così che si ricorda di me...pazienza, meglio che non ricordarmi affatto!:
-Ciao, Kiba!-. Il bruno riconobbe il pigro compagno di stanza, tutto sorridente e a quanto pare compagno di classe di Hinata... la sua Hinata...:
-Ciao, Naruto...-. Non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma il fatto che fossero in classe insieme lo faceva diventare verde d’invidia:
-Ti presento il mio migliore amico, Sasuke Uchiha!-
-Ciao-. Il moro lo freddò in un istante, non curandosi minimamente della sua presenza. Kiba sbuffò offeso, Naruto invece sorrise:
-Lascia stare, fa sempre così! Ti va se ti faccio conoscere Sakura e poi andiamo tutti insieme a pranzo?-
-Ehm, okay-. Ricapitolando, Hinata è sempre bella come me la ricordavo, quindi di certo la mia ottima vista non m ha tradito! Ma Hinata è una bella ragazza in mezzo a due bei ragazzi, perché per belli sono belli, e io sono in un’altra classe... MA CHE DIAMINE!!!:
-Andiamo, Kiba?-. Al richiamo il ragazzo rispose subito:
-Certo!-. Avrebbe trovato una soluzione.
 
-Okay, sono stufo-
-L’hai già detto, Naruto-
-Lo so, ma ciò che vale va ripetuto-
-Ovvio, per questo ti ripeto sempre che sei una testa quadra, testa quadra!-
-Piantala, Sasuke!-
-Non litigate, ragazzi!-. Il gruppetto di ragazzi ormai formato era diretto verso la città, che si trovava non molto lontano dall’accademia.
L’istituto si trovava in cima ad una collina poco alta, da cui partiva un sentiero sterrato lungo fino a Garden Town, nome della città:
-Pare che sia chiamata così per la varietà di vegetazione presente in essa, posizionata in modo da non intralciare le costruzioni...-. La rosa era conosciuta al Villaggio del Fiore per informarsi subito di un qualcosa di sconosciuto. Ciò era dimostrato anche all’accademia, con grande ammirazione da parte dei nuovi compagni:
-Wow, Sakura, sai sempre tutto! Sei un genio!-
-Grazie, Kiba!-
-I-Immagino che anche nel test di preparazione t-tu ti sia fatta valere!-
-Beh, ho risposto a tutto!-. Sakura sorrise al mondo. Le cose andavano proprio bene!:
-Ehm, brava Sakura...-. Il moro tentò un approccio gentile con la ragazza, la quale sorrise leggermente. Lo conosceva da poco, ma aveva già capito che per Sasuke fare un complimento era complicato. Anche Naruto lo sapeva bene, e la cosa lo insospettì non poco.
Ma i suoi pensieri furono interrotti bruscamente:
-E a te com’è andato il test?-. L’umore del biondo cambiò totalmente, passando da allegro a distrutto:
-Non chiedere!-. La ragazza dagli occhi verdi si pentì amaramente per la domanda fatta. Il moro se ne accorse al volo:
-Non ha niente, solo che lui odia le verifiche scritte-
-... Davvero?-
-Sì... sì, è così... scusa per la reazione...-. Naruto sorrise alla rosa, che arrossì.
Tra una chiacchiera e l’altra i ragazzi arrivarono.  Una città poco distante dall’accademia si ergeva davanti a loro. Nove paia di occhi che non si staccavano da quella visione.
Davanti a loro vi era un paese formato da mille case, tutte con mura color paglia o polenta e tetti color mattone. Alle case si alternavano vari negozi e attività, edicole, librerie, ristoranti, che si distinguevano dal resto degli edifici per i colori più vivaci e accesi.
Ma il lato della città più affascinante era la quantità di fiori colorati e piante sparsi per essa. Cespugli, alberi da frutto, pini, muri di edera, tutto in armonia perfetta con il paesaggio. Il termine Garden Town era più che azzeccato.
Le ragazze del Villaggio del Fiori si sentivano a casa loro:
-Che nostalgia! Sembra proprio di essere al villaggio!-
-Già! Hai ragione!-
Appena ognuno si fu ripreso dalla vista, a poco a poco si diressero verso di essa, senza smettere di guardare da una parte e dall’altra.
Nella città vi erano parecchie persone, tutte occupate a fare qualcosa, come spostare frutta e verdura, stendere i panni sul balcone, parlare al cellulare, chiamare a gran voce i clienti verso il proprio negozio... alcune di queste persone indossavano la divisa scolastica e passavano il tempo esplorando la città e conversando tra di loro.
Il vociare che si sentiva nell’aria portava allegria nei cuori dei ragazzi, che si trovavano in un luogo nuovo:
-Grande! Questa città già mi piace!-
-Come facciamo ad esplorarla tutta?-. La domanda di Ino era perfettamente lecita. E subito vi fu trovata risposta da Ten Ten:
-Idea! Andiamo a coppie e vediamo più cose possibili, poi ci raccontiamo tutto!-. Tutti annuirono. Subito la bruna prese Neji a braccetto, sorridendo:
-Voglio assolutamente che stiamo un po’ insieme! E da anni che non ci vediamo!-. Ai limiti della sua serietà anche Neji sorrise:
-Okay-. Sakura sapeva a chi voleva chiederlo...:
-Naruto, ti va...-
-Sasuke, siamo una squadra, no?-. Ma venne ignorata dal ragazzo:
-Va bene, testa quadra, magari ti insegno come ci si orienta, visto a chi è toccato il dessert!-. Tutti li guardarono confusi:
-... storia lunga!-. La rosa sospirò. Peccato...
Hinata si era fatta mille e uno scrupoli prima di chiedere al biondo di fare coppia con lei, ma le era bastata quella distrazione per perdere l’occasione. Peccato...:
-Hinata, vieni con me?-
-O-Okay, Sakura!-. Ino sbarrò gli occhi. Aspetta... se Sakura va con Hinata e Ten Ten con Neji allora... io con chi vado? Sasuke è con Naruto! La bionda squadrò attentamente le ultime scelte: da una parte un selvaggio ragazzo dall’aria simpatica ma un po’ troppo esuberante, dall’altra un serio studente freddo e impassibile ma decisamente più calmo.
Ino sospirò. Non c’era molta scelta...:
-Sai, ci andiamo insieme?-. Sai questa proprio non se l’aspettava. Il bianco delle sue gote si dipinse di rosso, mentre gli pareva di aver avuto finalmente un’occasione:
-Okay-. Riuscì a rispondere in modo secco come sempre, cosa che a Ino non piaceva molto.
Kiba si ritrovò da solo:
-E io?-
-Tu hai Akamaru!-. Il ragazzo sospirò, rassegnato:
-Ho capito, ci vado da solo!-. E detto questo le coppie di ragazzi si incamminarono verso la nuova città.
 
-Hai visto Sakura?-
-Ovvio, siamo vicini di banco, la vedo tutti i giorni-. Il biondo e il moro avevano deciso di dirigersi in un viale tappezzato di manifesti e festoni, posti probabilmente per l’arrivo degli studenti in accademia:
-Non hai capito, intendevo “vista” la sua bellezza...-. Il moro si fermò, non sapendo come prendere l’affermazione. Non mi dire che... Naruto è cotto di Sakura?!:
-Insomma, quante ragazze hanno i capelli rosa ciliegio, Sasuke? E gli occhi verdi sembrano due smeraldi brillanti...-. Sasuke spalancò gli occhi al massimo che gli era consentito.
Rimasero in silenzio per qualche secondo. Poi Naruto, sorrise, ghignò, ridacchiò e scoppiò in una fragorosa risata, sotto gli occhi basiti dell’amico:
-P... Perché sta ridendo?-
-Avresti dovuto vedere la tua faccia! Era tanto da “oddioeorachefacciomibuttoinunburrone?”! AHAHAHAHAHAH!!!-. Il ragazzo dagli occhi neri era ancora immobile:
-Allora mi stavi prendendo in giro...-. Il biondo smise di ridere lentamente e parve pensarci su:
-Mm... ecco... forse... insomma... magari... in effetti... Sì!!!-. Sasuke mise ad inseguire quella peste dagli occhi azzurri, che ancora se la rideva. Nemmeno si curavano degli sguardi perplessi e indispettiti della gente intorno.
Quando furono stufi di rincorrersi, si sedettero entrambi su una panchina poco lontana da lì, in un parco dai prati verdi e gli alberi rigogliosi. Tutti e due ripresero fiato, godendosi la brezza che in quel momento li allietava.
Sasuke sospirò, deciso a chiarire i suoi dubbi:
-Ma, se mi stavi prendendo in giro, allora vuol dire che Sakura non ti piace... almeno, non in quel modo...-. Il biondo si fece serio, guardando l’amico dritto negli occhi:
-E se fosse il contrario? Che faresti?-. Quello sguardo fu ricambiato dall’Uchiha, che pensava ad una risposta convincente, ma soprattutto per se stesso. Alla fine sospirò:
-Se fosse come dici... credo che sarei geloso-. Di nuovo fu silenzio, ma durò poco tempo.
Tre... due... uno...:
-LO SAPEVO!!!-. Naruto si alzò di scatto e si mise a saltare di gioia, mentre Sasuke ancora una volta lo guardava basito:
-Ma che sei impazzito? Piantala!-. Il biondo obbedì, ancora sorridente:
-Vuoi la verità, Sasuke? Te l’ho detto solo per vedere la tua reazione! E ho scoperto che sei cotto di...-. Il moro gli tappò la bocca in tempo:
-Okay, hai ragione, bravo, sei meno testa quadra di quanto pensassi... ma non dirlo ad anima viva!-. Naruto si liberò della presa e posò una mano sul petto:
-Giuro solennemente!-. Sasuke sorrise. Spero proprio che la fama di ragazzo onesto non sia da buttare, Naruto...:
-Certo che è incredibile! Il freddo Sasuke che si prende una cotta! Per una bella ragazza, devo dire...-. L’Uchiha arrossì e l’Uzumaki ridacchiò.
Era davvero raro vedere Sasuke arrossire d’amore. 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La città 2° parte ***


Capitolo 9: la città 2° parte

-Ormai ricordo poco niente del Villaggio del Fiore, è cambiato molto?-
-A mio parere no, ma lo sai: i cambiamenti sono sempre lenti e impercettibili se vissuti!-
-In effetti è vero...-. I due bruni si erano diretti invece in un viale traboccante di mercatini: pesce, carne, formaggi, verdura, frutta... tutto ciò che in natura è consumabile.
Nessuno dei due sapeva perché avevano preso quella via; probabilmente stavano chiacchierando così amabilmente che non se n’erano davvero accorti.
In fondo il fatto di essersi rivisti dopo tanto tempo significava avere una marea di cose da raccontare l’uno all’altro:
-Il Villaggio della Fiamma è sempre uguale?-
-I cambiamenti sono lenti e impercettibili per chi li vive-. Entrambi sorrisero.
Ciò che c’era di più strano tra i due è che i loro villaggi non si somigliavano per niente: mentre da una parte quello del Fiore era verde e rigoglioso, pieno di colori vivaci, quello della Fiamma era edificato vicino ad un vulcano e la cenere straordinariamente bianca ricopriva l’area circostante di un velo puro:
-Ti ricordi la prima volta in cui ci siamo incontrati, Neji?-
-E chi se lo dimentica...-
Villaggio del Fiore, circa sette anni prima.
In un immenso prato fiorito tanti bambini giocavano insieme, felici e spensierati, senza neanche una preoccupazione al mondo.
Tutti tranne uno, un bambino capelli marroni e occhi bianchi, freddo e distaccato, dai tratti straordinariamente maturi. Se ne stava a guardare i bambini della sua età, nel cuore un misto di superbia e invidia:
-Che fai tutto solo?-. A questo si avvicinò una bambina, capelli bruni raccolti in due graziose codine, occhi del medesimo colore e una veste rosa addosso. Essa sorrideva:
-Non sono affari tuoi!-. Il bambino si girò dall’altra parte, ma la bambina si mise di nuovo davanti a lui:
-Guarda che è maleducazione ignorare chi ti parla!-
-E chi lo dice?-
-La mia mamma!-. Il bruno sorrise malignamente:
-Si vede che è stupida!-. In un attimo la ragazzina fu sopra di lui, un cunai in mano puntato alla sua gola e uno sguardo poco rassicurante sul viso:
-Rimangiati subito quello che hai detto! SUBITO!-. Nonostante tutto il bambino non sembrò impressionato:
-... dici che per tua mamma è maleducazione saltare addosso alla gente?-. Lo sguardo si spense e il cunai venne ritirato. La bruna si allontanò dal bambino:
-Scusa, hai ragione!-. Il bruno sorrise:
-Anche io mi scuso. Mi chiamo Neji Hyuga-
-Io sono Ten Ten! Felice di conoscerti!-. In un attimo Ten Ten afferrò la mano di Neji e si mise a correre:
-Che fai?-
-Voglio farti conoscere alla mia mamma!-. Neji sorrise. Sorrise a quella strana e graziosa bambina.
-Da quel giorno mi sembrano passati anni...-
-Forse perché sono passati anni, Ten Ten-
-Hai ragione!-. Entrambi ridacchiarono, perfino Neji si lasciò andare.
Poi rimasero fermi a guardarsi, l’uno negli occhi dell’altro, talmente assorti da non percepire gli stimoli esterni.
Si sentivano così vicini tra loro, eppure non abbastanza. Le loro dita si sfiorarono e rimasero intrecciate insieme:
-I cambiamenti lenti e impercettibili non si vedono, tu invece sei cambiata, sei diventata più alta, ti sono cresciuti i capelli, sei diventata più...-
-...Più? -. Neji abbassò lo sguardo, arrossendo:
-... bella-. Anche Ten Ten arrossì, sorridendo.
Era il momento perfetto.
Quello che entrambi aspettavano.
Il momento perfetto per...:
-PESCE FRESCO! Signorina, vuole del pesce?-. Un grosso salmone si sovrappose tra i loro visi, nemmeno troppo vicini, e l’odore “fresco” non passò inosservato alla bruna, che si tappò i naso:
-NON MI INTERESSA!!!-. Urlò talmente forte che il venditore scappò a gambe levate, terrorizzato all’idea che tutti gli studenti dell’accademia fossero dello stesso carattere e pensando in quel caso all’idea di cambiare lavoro.
Neji rimase a guardare la scena, poi non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Ten Ten lo guardava sbigottita:
-Sai che non è facile vederti ridere?-
-Ah sì?-
-Sì... che stavi dicendo?-
-Si vedrà-. Nonostante la risposta vaga, alla ragazza fu chiaro che ci sarebbero state senz’altro altre occasioni.
Il giro proseguì, con i due ragazzi mano nella mano, sorridendo alle vie sconosciute in cui si avventuravano.
 
Due ragazzi non erano altrettanto loquaci.
Si trattava di una studentessa bionda dagli occhi celesti e uno studente dal contrasto netto tra pelle bianca e capelli neri, mentre erano dello stesso colore di questi.
Si limitavano a passeggiare per le vie, in una zona strettamente collegata al commercio: gioiellerie, negozi di vestiti, profumerie, negozi di scarpe, negozi di occhiali... tutto il necessario per il vestiario lì c’era.
Ino cominciava a pentirsi di aver scelto Sai come accompagnatore. Il silenzio non era la sua compagnia preferita. Uffa, questo non spiccica nemmeno mezza parola! E io che dovrei fare?
D’altro canto Sai non era abituato a stare in compagnia di qualcuno, specialmente di una ragazza che lo faceva arrossire, il che era assurdo per uno come lui. Forse dovrei dire qualcosa... già, ma che le dico? Forse dovrei farle un complimento... ma da dove comincio? È praticamente perfetta!:
-Allora, Sai... a te cosa interessa?-. Il corvino si ridestò:
-Eh? Cosa?-
-Sì, nel senso... cosa ti piace?-. Sai rimase a pensarci. Avrebbe risposto senz’altro l’arte, ma lì per lì gli pareva qualcosa di sbagliato.
Ino sospirò. Evidentemente non vuole fare conversazione... poi gli occhi celesti avvistarono un negozio di fiori. Sorrise:
-Se non rispondi tu, ti faccio vedere allora cosa piace a me!-. Prese il ragazzo per il braccio e lo trascinò fino al negozio. Ino si poggiò su un ginocchio, avvicinando il viso ad un vaso di rose bianche e sentendone il profumo:
-... che buono... ti piacciono i fiori?-
-Ehm, credo di sì...-. Sai era rimasto incantato nel vedere la bionda vicino a quelle rose, parevano volerle illuminare il viso.
Il corvino estrasse dalla borsa che portava una matita e un album, lavorandoci sopra.
Intanto Ino si avvicinava ad altri fiori, sempre più sorridente, svolazzando da calle a gerani, da tulipani a mimose.
Ma, dirigendosi verso di esse, non vide il piccolo ma pesante vaso di terracotta a cui stava andando incontro. Lo centrò con il piede, inciampando. Ma qualcosa interruppe la caduta. O meglio, qualcuno.
La bionda aprì gli occhi, ritrovandosi davanti quelli neri e intensi di Sai:
-Stai bene?-
-S-sì...-. Il suo corpo era in obliquo rispetto al terreno, ed non era a terra solo perché sorretto dalle braccia del corvino, esattamente all’altezza del bacino.
Ino iniziò a sentire caldo, come se avesse avuto davanti una lampada. Si sentiva tremendamente in imbarazzo:
-Ehm, g-grazie Sai-. Il ragazzo la raddrizzò. La bionda posò una mano sul petto: il cuore aveva preso a tamburellarle. Che mi succede? Non capisco! A dire il vero non era mai stava così vicina ad un ragazzo, e la cosa la metteva in agitazione.
Poi, forse per caso o forse per distrarsi dai suoi problemi, notò l’album di Sai, ancora in mano a quest’ultimo:
-Quello cos’è?-. Sai buttò un occhio sull’oggetto, poi sorrise:
-Vuoi vedere?-. La bionda si avvicinò e dette una sbirciatina, poi trattenne un’esclamazione di stupore. Era un suo magnifico ritratto in bianco e nero, rappresentato con intorno vari disegni di fiori, tutti i fiori che lei aveva annusato. Ino era rimasta molto sorpresa:
-è... è meraviglioso!-
-Beh, è in bianco e nero, a colori renderebbe meglio e...-
-No, è bellissimo, davvero!-. La ragazza sorrise:
-Com’è che non mi hai detto di questo tuo talento?-
-Ecco... mi vergognavo un po’-
-Non devi, lo trovo fantastico!-. Non credevo che fossi bravo, io disegno solo perché mi piace, ma se lo dice Ino...:
-Bene, proseguiamo?-
-Certo!-. Ora più che mai Sai lo sapeva: quella ragazza gli aveva davvero rubato il cuore.
 
-Andiamo verso il parco? Comincio a sentire le gambe pesare...-
-V-Va bene, Sakura...-. Altri due studenti, due ragazze, camminavano ormai da tanto senza fermarsi un attimo, vista l’incredibile curiosità di Sakura. Hinata si divertiva molto a vederla, la vedeva un po’ come il suo opposto, così aperta e gioiosa...:
-Com’è carino quel gioiello!-
-Sì, è-è vero...-. La rosa guardò sorridendo la mora accanto a lei. Poi, improvvisamente, si fece seria:
-Hinata, posso farti una domanda?-. Quel tono spaventò non poco la compagna:
-Ehm, c-certo...-
-A te piace qualcuno?-. Quella domanda lasciò Hinata completamente spiazzata, anche se cercò di nasconderlo:
-Che c-cosa intendi?-
-Beh, tu sei innamorata di un ragazzo?-
-Io... io, forse... credo di sì-. La rosa sospirò:
-Anche io lo sono, ma non so cosa fare. Non sono mai stata innamorata in tutta la mia vita! Non è assurdo?-. Hinata sorrise leggermente, cercando di apparire il meno nervosa possibile, anche se per lei era difficile:
-No, non è così, nemmeno io lo sono mai stata-. Anche Sakura sorrise:
-Allora conviviamo con lo stesso sentimento! Senti, tu cosa mi consiglieresti di fare?-. La mora ci pensò su. Non saprei proprio... basterebbe che mi, cioè si confessasse a lui... ma se non è dello stesso avviso?:
-Sai, f-forse non è una grande idea, ma potresti semplicemente essere sincera-. La ragazza dagli occhi verdi sbarrò gli occhi, poi lo assottigliò, poi rimase a riflettere e infine sorrise:
-Lo sai? Hai proprio ragione! Non ha senso essere innamorati di qualcuno se l’altro non prova lo stesso! Gli dirò cosa provo e se lui mi accetterà, bene, sennò me ne farò un ragione! Grazie Hinata!-. Hinata sorrise. Era la prima volta che dava davvero un consiglio.
Le due si avvicinarono ad un parco, ansiose di sedersi e riposarsi. Poi la rosa decise di togliersi un ultimo dubbio:
-Scusa, Hinata, ma a te chi piace?-
-A me? A-A me piace...-
-Ciao, Hinata! Ciao, Sakura! Siamo qui!-. Naruto, seduto su una panchina accanto a Sasuke, si sbracciava tutto contento nell’attesa di essere notato. Essa fu premiata e le due si avvicinarono:
-Ciao, com’è andata?-
-Abbiamo qualcosa da raccontarvi...-. Il biondo sorrise malizioso al moro accanto a lui. Esso distolse lo sguardo, in modo da non far vedere il suo viso rosso:
-Non dire sciocchezze, testa quadra!-
-Va bene, musone!-. A poco a poco Neji, Ten Ten, Ino, Sai e Kiba riunirono al gruppetto, iniziando a raccontare il proprio pezzo di città, tralasciando ovviamente i racconti di genere romantico che erano intrecciati ad esso.
 
Intanto, all’accademia, nella sala professori varie persone erano riunite. Tsunade la preside prese subito parola:
-Gai, com’è andato il test di preparazione?-. L’interpellato sfoggiò il suo solito sorriso scintillante:
-Direi molto bene, Tsunade, tra i miei allievi non vi sono insufficienze!-. La donna annuì:
-Quanto a te, Kakashi?-. L’insegnate dai capelli argentati prese parola:
-Devo dire che due miei studenti, Sakura e Sasuke, hanno superato il test con il massimo punteggio, mentre c’è un certo Naruto... che invece ha il punteggio più basso e non sufficiente-. La preside sospirò:
-Conosco il ragazzo, è il nipote di Jiraya, vero? Beh, gli serviranno delle ripetizioni, visto che non conosce assolutamente la teoria ma in campo sa essere geniale. Vediamo...-. Ci furono un paio di secondi di silenzio totale. Poi Tsunade annuì:
-Okay, chiedi a Sakura Haruno di dare ripetizioni a Naruto. Visto che ha raggiunto un simile punteggio, sono certo che sarà più che qualificata-
-Certo, Tsunade-
Per Naruto un aiuto a migliorare.
Per Sakura un’occasione da sfruttare. 
Per altri un motivo da temere.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Crollo ***


Capitolo 10: crollo

-Ripetimelo un’altra volta-
-Ancora? Basta, Sasuke! Sono stufo!-. Dormitorio maschile, pomeriggio inoltrato. In una stanza due ragazzi erano impegnati in ciò che si poteva definire “conversazione”:
-Solo un’altra volta!-
-Va bene...-. Essa consisteva nella richiesta continua di un serio moro e la risposta affermativa di un esasperato biondo. Esso, che aveva evidenti segni di nervosismo, sospirò pesantemente:
-Io, Naruto Uzumaki, nato nel Villaggio della Foglia, fedele ninja agli ordini dell’Hokage, non sono innamorato di Sakura Haruno, del Villaggio del Fiore-. Infatti il prototipo di conversazione era proprio questo: mentre alla notizia di una sezione di ripetizioni della rosa che Naruto era costretto a sorbirsi quest’ultimo era totalmente indifferente, forse un po’ annoiato, Sasuke fremeva di invidia, convinto che da un momento all’altro suonassero le campane di matrimonio per i due. Il pensiero era stato espresso anche ad alta voce:
-... ma ti senti quando parli? Guarda che deve solo ripetermi un paio di date, due o tre nomi incomprensibili e un numero imprecisato di capitoli! Ci metteremmo al massimo un’oretta neanche!-
-In un’ora possono succedere un sacco di cose-. Un altro sospiro uscì dalla bocca del biondo, che ormai aveva rinunciato a fare ragionare l’amico. Quando è serio e scostante lo detesto, ma adesso è perfino peggio! Mai questo pensiero era passato per la mente dell’Uzumaki:
-Senti, testa quadra...-
-Lascia stare, Sasuke, so che questa è la prima volta che ti innamori, ma cerca di darti pace, okay?-. Il moro respirò profondamente, calmandosi:
-... okay-
-Bene, allora vado, che altrimenti non supererò nessuna delle verifiche future!-. Così Naruto, infilando un libro dentro la cartella, accennò un saluto all’amico e si diresse verso il luogo predisposto per l’incontro: la biblioteca.
 
-Fantastico! Insomma, fantastico!-. Dormitorio femminile, pomeriggio inoltrato. Da una delle stanze non era difficile udire le voci entusiaste di tre ragazzine, che parevano aver appena ricevuto un paio di jeans firmati nuovi:
-Sakura, sono felicissima per te!-
-Grazie, Ino!-
-Lo siamo tutte, Saku!-
-Grazie Ten!-. La notizia era giunta solo quella mattina: la preside Tsunade aveva annunciato alla ragazza lo scarso rendimento scolastico del biondo e la sua necessità di essere seguito, almeno per il momento.
L’emozione di Sakura era passata per ben tre stadi: dapprima uno stato di incoscienza, misto ad incredulità. Poi è arrivato un momento di immenso stupore, ancora legato alla leggera inconsapevolezza della situazione. Infine il tutto era sfociato in un entusiasmo tremendamente evidente, fortunatamente manifestatosi solo in un momento di solitudine.
L’emozione era stata ampiamente condivisa dalle amiche, che ancora festeggiavano:
-Bene, ora devi solo capire qual è il modo giusto per dirglielo!-
-Va bene, ma come faccio a saperlo?-
-Solo tu puoi dirlo...-. Ino si esibì in un’esibizione teatrale, portando le mano al petto:
-L’amore è come un fiore, stupendo e magnifico se sai come farlo sbocciare, ma non ne troverai mai due uguali! Ognuno ha il proprio tipo, senza esclusioni, alla fine scoprirai qual è!-
-... com’è che non fai più il corso di teatro del villaggio?-. La bionda arrossì di imbarazzo:
-Ehm, mi distraevo troppo...-. Le due scoppiarono a ridere:
-Non facciamo fatica a crederlo!!!-
-Che cosa vorreste dire?-. Le tre rimasero a punzecchiarsi per un po’, finché la rosa si accorse dell’ora:
-Ehm, devo andare, è il momento...-. Le due amiche si fecero improvvisamente serie:
-Facciamo il tifo per te, Sakura!-
-Digli quello che provi!-. La ragazza dagli occhi smeraldo nascose il viso tra le mani, arrossendo di imbarazzo:
-Ma come faccio? Da che parte comincio?-
-Beh, potresti dargli un bacio!-. Il viso della rosa divenne completamente color porpora:
-MA COSA DICI???-. La ragazza dagli occhi celesti ridacchiò alla reazione:
-Tranquilla! Stavo solo scherzando!-. La bruna e la bionda sorrisero all’amica, che ricambiò e si diresse ancora titubante verso un posto in particolare: la biblioteca.
 
Il regno dei libri dell’accademia aveva il classico aspetto che una persona si potrebbe aspettare: un enorme salone trasformato in un labirinto di scaffali traboccanti di libri dall’aria vissuta. Tra questi cunicoli vi erano varie sedie predisposte accanto a pochi tavoli di legno, perfettamente in linea con il colore antico e spento dell’ambiente circostante.
Era deserto, non vi era nessuno studente, forse a quell’ora erano in giro per Garden Town o nei dormitorio. Sta’ di fatto che nessuno era presente in quel luogo.
Nessuno tranne una donna seduta dietro un bancone: i capelli marrone scuro quasi nero le incorniciavano delicatamente il viso fino al mento, gli occhi neri erano incredibilmente intensi e misteriosi, nonostante appartenessero ad una donna giovane.
Essa batteva qualcosa al computer che aveva di fronte, l’aria pareva completamente assorta. Solo il ticchettio dei tasti turbava il silenzio della biblioteca.
Ma questo presto cambiò, poiché dall’entrata emerse un ragazzo biondo dagli occhi azzurri. Esso non la smetteva di guardarsi attorno, come se quel luogo fosse agli angoli dell’universo. Forse lo era per lui. Quindi questa è la biblioteca... wow, ci sono un sacco di libri, molti più di quelli nel Villaggio della Foglia, credo... va beh, questo è il posto, ora devo solo aspettare Sakura!:
-Posso aiutarti?-. Naruto si riscosse dai suoi pensieri. La donna davanti a lui aveva alzato gli occhi e sorrideva, mostrando il suo carattere gentile:
-Scusi, lei chi è?-
-Io sono Shizune, la bibliotecaria. Se c’è qualcosa di cui hai bisogno chiedi pure-. Il biondo sorrise imbarazzato, non gli andava di contraddire una persona così gentile:
-Veramente io sono qui per delle ripetizioni...-. Ma Shizune parve capire all’istante:
-Ah! Quindi tu sei Naruto Uzumaki? La preside Tsunade mi aveva avvertito. Siediti pure dove vuoi-. Naruto annuì, ringraziando. Scelse un posto non visibile alla donna, preferiva che non vedesse fino a che punto arrivava la sua incompetenza scolastica.
Si sedette e rimase in attesa della sua “insegnante di sostegno”.
 
Non ci credo che lo sto facendo...poco lontano da biondo, dietro uno degli scaffali, stava Sasuke.
Sì, proprio il serio e freddo Sasuke. Credevo che fargli dire cento volte “io non l’amo” mi sarebbe bastato! Allora perché sono qui? Che amico che sono... ma devo sapere! Devo sapere!
Nonostante il giuramente, il moro proprio non ce l’aveva fatta a rimanere fermo immobile pensando alla sua bella in compagnia del suo migliore amico.
Insomma, che era testa quadra lo sapeva, lo sapevano tutti al Villaggio della Foglia; ma in fondo Naruto era un bel ragazzo, non si poteva negare questo fatto. Il che era insopportabile da digerire.
Rimango qui solo per controllare... appena Sakura inizierà a parlare di storia, Naruto inizierà a dormire ad occhi aperti, lei non se ne accorgerà e io me ne andrò! Farò così!
Eppure non vi era solo Sasuke a spiare la coppia... n-non ci credo che sono qui. Già, proprio così. La timida, paurosa e riservata Hinata era anch’essa dietro ad uno scaffale, diverso da quello di Sasuke, intenta ad ammirare il biondo da lontano e controllare lo svolgimento del suo incontro con Sakura. Non dovrei farlo, non dovrei! Non è bello spiare la gente! Però... però non ce la faccio a pensarli insieme da soli! È troppo! Però, appena ho controllato che non fanno niente di compromettente, me ne vado! Sì, me ne vado!
Neppure la mora aveva resistito pensando al suo principe con quella dama accanto.
Perché Sakura era carina, sì, molto carina. Anche più carina di lei, a suo parere. Questo fatto la rendeva nervosa.
E così, con due mori intenti a guardarli quasi senza sbattere le palpebre, anche Sakura arrivò in biblioteca, pronta a risolvere i problemi scolastici del biondo e i suoi problemi di cuore:
-Sakura, sono qui-. Naruto alzò la mano per farsi notare. La rosa lo notò e si sedette accanto a lui, posando la cartella sul tavolo:
-Bene, grazie per la tua disponibilità-
-Figurati, non c’è problema, me la cavo con i libri-. Sakura sorrise:
-Spero che te la cavi anche con la pazienza, sono un caso particolare!-. Entrambi ridacchiarono, cosa che non piacque ai mori che li guardavano. Entrambi non sentivano cosa si dicevano da quella distanza, quindi la loro visione era interpretabile in molti modi:
-Okay, allora iniziamo, Naruto?-
-Certo!-. I due estrassero dalle loro cartelle lo stesso libro: storia ninja. Mentre il libro di Sakura era pieno di appunti e il testo era evidenziato in varie parti, quello di Naruto sembrava appena aperto:
-Oh, non prendi mai appunti?-
-Ehm, no...-. Il biondo si grattò la nuca, sorridendo imbarazzato. A Sakura parve un’espressione tenerissima. Per un momento rimase ferma a guardarlo. Prima sembrava complicato dirglielo, adesso... è impossibile! Come faccio?:
-Sakura, ci sei?-
-Eh? Ah, sì... allora, inizia a sottolineare quello che ho evidenziato anche io-
-Okay-. Mentre il ragazzo eseguiva, la rosa non gli staccava gli occhi di dosso. Che cosa devo fare? Come faccio a dirglielo? -Beh, potresti dargli un bacio!-
Improvvisamente le parole dell’amica le risuonarono in testa, che venne scossa violentemente. Ma no! Cosa vado a pensare?
In effetti, da quando Ino le aveva detto quella frase, la sua ossessione era proprio quella. All’improvviso le sue labbra le erano sembrate così morbide e invitanti, tanto da spingerla a fare una sciocchezza... ma poteva?
Probabilmente no, ma l’impulso era forte. Solo il suo carattere riflessivo lo teneva a bada:
-Okay, ho fatto. Adesso?-
-Adesso dimmi cosa sai di preciso riguardo alla storia-
-Non molto, vediamo...-. Il biondo iniziò a spremersi le meningi, tirando fuori nomi di ninja abbastanza conosciuti, ma tutti solo del Villaggio della Foglia.
Mentre parlava, le sue labbra si muovevano con lui.
Pareva una cosa scontata da un osservatore estraneo, ma per Sakura era qualcosa che la smuoveva dal suo stato di calma apparente. Mio Dio, quanto vorrei... ma devo resistere! Devo... devo... devo... La rosa era tremendamente nervosa. Sentiva la ragione venire a meno, mentre l’impulso diventava troppo grande da sostenere. Per un attimo venne presa dalla ragione, che le diceva a chiare lettere “Sakura Haruno non fare quello che vorresti fare”. Così si calmò per qualche secondo:
-Naruto-
-Mm?-. Ma era bastato quel mugugno, quel piccolo verso a bocca serrata a far scattare tutto. La sua famosa ragione non parlò più, anzi la spinse verso l’obbiettivo.
E fu un attimo.
Sakura posò le sue labbra su quelle del biondo, premendo leggermente su di esse, gustandosi quel momento che tanto aveva agognato.
 
N... non è possibile... In quel momento lo stesso pensiero attraversò la mente di entrambi i mori.
La mente del ragazzo venne attraversata da una rabbia immensa nei confronti del migliore amico mentre quella della ragazza da una tristezza infinita riguardo al proprio sogno d’amore infranto.
Furono questi i sentimenti provocati da quel bacio
Entrambi diversi.
Ma nessuno positivo.
Sasuke non volle sapere altro e uscì dalla biblioteca senza farsi vedere da nessuno, gli occhi furenti di rabbia per la mancanza di fiducia alla quale aveva assistito.
Hinata era immobile, incapace di qualunque movimento, paralizzata da ciò che aveva visto e di cui sperava fosse solo un sogno.
No, un incubo.
N-Naruto... tu...
Al biondo erano serviti un paio di secondi per capire ciò che stava accadendo. Preso da un momento di lucidità si allontanò velocemente dal viso della rosa, la quale probabilmente aveva le idee più chiare di lui:
-Sakura, cosa...?-. Era esterrefatto. Una ragazza mi ha... mi ha baciato?! Insomma, certo, sognavo la cosa, ma non con Sakura!... non dirmi che...?!:
-Naruto... tu mi piaci tanto, sono innamorata di te-. Gli occhi azzurri del ragazzo si spalancarono quasi completamente. Proprio come pensavo, io queste cose le vedo solo nei film! Ma nella vita reale... così non va bene!
I suoi pensieri furono interrotti da un rumore.
Un libro.
Caduto a terra.
Naruto seguì con gli occhi il rumore e si bloccò davanti ad una figura.
No... non lei... non adesso:
-Ciao, N-Naruto...-. No, non Hinata!:
-Hinata, posso spiegare!-. In realtà non era così, ma era facile immaginare il pensiero di un osservatore estraneo alla vicenda:
-Certo, è chiaro... vi auguro tanta felicità insieme!-. La mora non poté trattenere le lacrime che piano piano iniziarono a bagnarle il viso. Tentò di nasconderle con le mani, ma alla fine rinunciò, uscendo velocemente dalla biblioteca.
Naruto si sentiva un vero mostro. La sua Hinata piangeva per lui...:
-Hinata! Aspetta!-. Sakura non sapeva cosa pensare:
-Na... Naruto?-. L’interpellato si voltò lentamente verso di lei, gli occhi velati d’odio:
-è tutta colpa tua se lei sta piangendo! È TUTTA COLPA TUA!-. Così anche lui uscì dalla biblioteca, il pensiero rivolto alla mora.
Alla fine Sakura era rimasta da sola. Sola, a piangersi addosso. Lo sapevo! LO SAPEVO! Io non gli piaccio! Non è innamorato di me! E io che credevo che potesse finire come in una fiaba! Sono proprio una STUPIDA!
E in quel momento, all’interno di quel salone pieno di libri antichi, il ticchettio dei pulsanti del computer non era più l’unico suono udibile.
Vi era anche i singhiozzi di una ragazza, che piangeva per un amore non corrisposto.
Certo non poteva sapere che quel bacio.
Quell’unica singola pressione.
Aveva provocato un crollo.
Così è l’amicizia.
Come un castello di carte.
Basta un piccolo soffio per far crollare tutte le sue carte. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Armonia rotta ***


Capitolo 11: armonia rotta

Dannazione! Dannazione! Dannazione!
La tranquillità dell’accademia era turbata.
Turbata da un ragazzo, un ragazzo che correva.
Perché? Perché a me capitano tutti gli imprevisti della vita? Cavolo! Non è possibile!
La sua adorata lo aveva visto fare qualcosa che non aveva fatto, come aggiustare tutto? Spiegarlo in questo modo non sarebbe stato credibile, ma poteva dire altro?:
-Dannazione! Dannazione!-. Forse sarebbe stato punito per la corsa nel corridoio, ma lui voleva, lui DOVEVA dirle la verità.
Poco prima si trovava nella biblioteca, insieme a Sakura, la quale gli aveva dichiarato il suo amore con un bacio non ricambiato.
E quella singola dimostrazione d’affetto era bastata a farlo scattare verso la sua amata, Hinata, che sfortunatamente aveva assistito alla scena.
Ma porca miseria! Proprio in quel momento doveva venire? Non è possibile!
I corridoi parevano immense strade per il biondo.
Stava perdendo tempo.
Non poteva perdere tempo.
Doveva dirle tutto.
Hinata... se non ti dico come stanno le cose, ho paura che ci sarà il finimondo!
E purtroppo aveva ragione.
 
Poco fuori dall’accademia, nell’immenso giardino che si espandeva attorno ad essa, piccoli suoni turbavano quella pace.
O meglio, piccoli singhiozzi.
Come ho potuto crederci anche solo per un istante? Come ho potuto solo pensare che lui potesse ricambiare i miei sentimenti? Sono stata una stupida!
Accovacciata contro il tronco di un albero, il viso nascosto da due candide mani, stava Hinata.
Vari tremiti le scuotevano il corpo.
Gli occhi non accennavano a volersi asciugare.
Le guance erano trasformate in valli asciutte solcate da mille torrenti.
Lei lo aveva visto, aveva visto quel bacio.
Quel piccolo e singolo bacio tra Naruto e Sakura  era bastato a ridurla così.
Una piangente ragazza dal cuore in frantumi.
Come ho fatto inoltre a non notare la loro intesa? Sono perfetti insieme! Sakura poi è bellissima, intelligente, simpatica, audace, ha mille caratteristiche in più rispetto a me! È chiaro che lei è perfetta per Naruto!
Le palpebre nascosero quegli occhi bianchi, serrandoli. Sembrava che volessero far sparire quelle immagini, quelle angoscianti immagini dei due innamorati.
Eppure, queste non avevano intenzione di lasciarla respirare, anzi, parevano voler avere uno spazio di riguardo nella mente della mora. Un angolino tra i ricordi da non dimenticare.
-No, tranquilla, sto benissimo! Tu piuttosto, stai bene?-
La voce di Naruto iniziò ad invaderle la mente.
Quella meravigliosa voce, che le faceva perdere un battito del cuore ogni volta.
-Ma di cosa! È stata una sciocchezza!-
In quel momento però le pareva quasi insopportabile.
-Voi non venite dal Villaggio della Foglia, vero?-
Si coprì le orecchie con le mani, stringendo le palpebre, che lasciarono cadere varie lacrime.
-FANTASTICO!!!-
Voleva che la sua voce svanisse, che lui svanisse nel nulla.
Il dolore che sentiva nel cuore era forte, voleva sbarazzarsi del suo ricordo.
-Guarda che ci vedremo in classe e durante il giorno, non devi farne un dramma!-
L’ultima fatidica frase le rimbombò in testa.
Rinunciò a evitare di ascoltare, liberando le orecchie.
Le due iridi bianco perla tornarono in vista.
Non serviva combattere contro il suo ricordo.
Non bastava voler estinguere il dolore al cuore.
Perché... perché lei sapeva di amarlo ancora.
Quindi non avrebbe smesso di soffrire, cercare di resistere era inutile.
Le braccia le ricaddero sui fianchi.
Lo sguardo si perse nel vuoto, cercando inevitabilmente qualcosa che la salvasse da quel mare di angoscia.
Ma nulla si intravedeva all’orizzonte.
Nulla, a parte...
-Hinata, che stai facendo?-
Un ragazzo.
Un ragazzo familiare alla mora.
Un ragazzo che pareva voler approfittare della situazione
-Ciao, Kiba...-
 
-Qui non c’è! Ma dov’è finita?-
La folle corsa del biondo non si era certo conclusa, al contrario si era intensificata.
Classe dopo classe, stanza dopo stanza, le sue aspettative andavano in fumo come la sua speranza di rimettere le cosa a posto:
-Nemmeno qui! Non è giusto!... Sasuke?-. La corsa si interruppe.
Naruto si ritrovò in mezzo ad un corridoio.
Non vi era nessuno, sembrava quasi un’accademia abbandonata.
Ma oltre a lui, c’era un altro ragazzo.
Sasuke.
Finalmente! Almeno ho trovato qualcuno! Sasuke saprà come aiutarmi!:
-Sasuke! Non sai quanto sono felice di vederti! Ho un grandissimo bisogno del tuo aiut...-. Non riuscì a dire altro. Fu tutto troppo veloce.
L’attimo dopo il biondo si ritrovò a terra, la guancia dolorante, gli occhi incapaci di ricostruire l’accaduto e un ragazzo moro dagli occhi fiammanti di rabbia davanti a lui:
-Ma sei impazzito? Che ti sei messo in testa?-
-STAI ZITTO!-. Naruto sbarrò gli occhi, incredulo. Certo, non era raro che si mettessero a litigare, ma sempre per un motivo e la cosa non andava oltre alle marachelle di due ragazzi.
Non c’era motivo in quel pugno, almeno non a conoscenza del ferito:
-Sasuke?-
-Perché? Perché mi hai mentito?-. Anche stavolta il ragazzo si trovava completamente all’oscuro di cosa stava accadendo:
-Di cosa parli?-
-SAI BENISSIMO DI COSA PARLO!-
-Non lo so, invece!-
-Bene, allora te lo dico io!-. Sasuke si mise in ginocchio avvicinandosi all’amico:
-Tu hai baciato la ragazza di cui sono innamorato!-. A Naruto servirono un paio di secondi per capire come andavano veramente le cose. Che dici, Sasuke? Tu sei innamorato di Sakura, e io... oh... oh no. Appena capito tutto sbiancò:
-Sasuke, non è come credi, ti assicuro che ti posso spiegare!-
-NON VOGLIO SENTIRE UNA SOLA PAROLA DA TE!-. Il moro urlò talmente forte che all’impavido biondo vennero i brividi:
-Tu hai tradito la mia fiducia! Se ero innamorato anche tu di Sakura avresti potuto parlarne con me! Avremmo risolto! Invece tu mi hai mentito e l’hai baciata! SEI SOLO UN BUGIARDO!-
-Sasuke, per favore, ascoltami!-
-No! Non voglio più ascoltarti!-
-Ti prego, voglio solo...-
-La nostra amicizia finisce qui!-. “La nostra amicizia finisce qui!”. Due occhi color del cielo si spalancarono al massimo, mentre il loro proprietario cercava di assimilare questa frase nella mente. Sasuke... non puoi dire così, siamo amici da tutta la vita! Non voglio che tutto finisca solo per un malinteso! Ti prego!:
-Sasuke!-
-Naruto, sei un verme, non voglio più parlarti-. E detto questo Sasuke si alzò in piedi, voltando le spalle al suo amico, o al suo ex-amico, per dirigersi lontano da lui, in un qualsiasi posto ma lontano.
Naruto invece era ancora fermo, per terra, incapace di alzarsi.
Sasuke...Poi si prese la testa tra le mani, stringendo le palpebre:
-Dannazione! Non è giusto! Non può finire tutto così! Prima Hinata, poi Sasuke... Hinata?-. Un sorriso si dipinse sul volto del ragazzo, che si alzò in piedi, lisciandosi la divisa:
-Hinata capirà, deve farlo! Sono certo che quando le spiegherò tutto capirà!-. E subito riprese a correre, nel cuore le migliori aspettative.
Piano piano la mente fece un giro completo dell’accademia, identificando l’unico posto in cui ancora doveva guardare: il giardino attorno all’accademia.
 
-Stai piangendo?-
-E-Ehm...-. In questo stesso luogo due ragazzi erano insieme.
Da soli.
Senza nessuno in giro:
-Che cosa è successo?-
-Vedi... N-Naruto...-. Il solo nome permise a due lacrime di scorrere sulle guance della mora, subito avvistate dal ragazzo. Dev’essere successo qualcosa... vuoi vedere che...! Hinata è innamorata di Naruto!:
-Allora?-
-Lui... l-lui ha baciato Sakura-. Kiba sbarrò gli occhi, poi sorrise. Evidentemente era la sua occasione. Anche se è cotta di Naruto, sono certo che ha bisogno di conforto!:
-Mi dispiace molto, dev’essere stato terribile...-. Piano piano il bruno si avvicinò, avvolgendo la mora con le sue braccia. In altri momenti questa si sarebbe sentita molto in imbarazzo, ma in quel momento aveva bisogno di confidarsi con qualcuno. Lasciò che quell’abbraccio la confortasse almeno in parte, chiudendo gli occhi:
-Sai, Hinata, sei davvero molto carina. Naruto dev’essere proprio uno sciocco per farsi scappare una come te-
-T-Ti ringrazio, Kiba...-. La mora rimase ferma in quella posizione, il viso appoggiato sulla spalla del ragazzo. Il sorriso di questo si fece più largo:
-Ti hai bisogno davvero di qualcuno che ti ami, che ti abbracci quando sei triste, che rimanga con te, che ti asciughi le lacrime...-. Con un gesto della mano Kiba seguì proprio quest’ultimo compito. Hinata era troppo confusa per ringraziarlo. Sentiva di stare facendo qualcosa di sbagliato, eppure... Naruto sta con Sakura, giusto? Allora qual è il problema? Tanto lui non mi ama, io che cosa dovrei fare? Rimanere ad aspettare che quei due si lascino? Non è nemmeno detto che succeda!
Persino quando Kiba la allontanò dalla sua spalla per avvicinarsi al suo viso, lei non si imbarazzò ne tanto meno si oppose. Naruto non mi vuole, io cos’ho da perdere? Più niente, non ho niente da perdere! Così, a poco a poco i loro respiri si fusero e le loro labbra si incontrarono.
hinata non si aspettava di cedere così facilmente.
Ma in quel momento non le importava.
Sentiva persino di essersi presa una rivincita su Naruto.
... e purtroppo aveva ragione.
 
No... non ci credo... no.
Alla fine il biondo era riuscito ad focalizzare il posto in cui si trovava Hinata.
Ma ora che si trovava davanti a quello spettacolo, avrebbe preferito ritrovarsi con il suo solito pessimo orientamento.
Hinata... non è possibile.
Li aveva visti insieme.
Hinata e Kiba.
L’aveva visto mentre avveniva.
Quel bacio.
Era cresciuta dentro di lui.
L’angoscia.
E ormai si era rotta miseramente.
Quell’armonia che li teneva legati insieme. 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Divisioni ***


Capitolo 11: divisioni

Ora di pranzo all’accademia Ninja. Tutti gli studenti erano riuniti a mangiare le solite deliziose pietanze offerte dalla mensa, chiacchierando amabilmente.
Beh, quasi tutti.
Difatti, in una zona di poco conto all’interno della mensa, vi erano tavoli occupati in modo insolito, o almeno in modo diverso rispetto all’abitudine.
In uno di questi vi erano tre ragazze, una delle quali, capelli rosa e occhi verdi, pareva l’emblema della tristezza; le altre due, una bionda e una bruna, cercavano in tutti i modi di confortarla e rincuorarla, con scarsi risultati.
Un altro tavolo era animato da due ragazzi, una studentessa mora e uno studente bruno. Questi, per come erano vicini, parevano una coppia, ma solo per questo motivo. Infatti il ragazzo bruno parlava a ruota libera con il sorriso stampato sul volto, mentre la ragazza mora aveva lo sguardo perso nel vuoto, il viso impassibile e l’espressione indecifrabile. Se non fosse stato per la vicinanza, da un punto di vista esterno, i due avrebbero potuto essere ai due lati opposti della mensa.
In un terzo tavolo vi erano tre studenti, estremamente simili nella calma e compostezza. Erano due mori, di cui uno avente una pelle irrealmente bianca, e un bruno, tutti e tre non curanti della presenza degli altri due.
Nonostante tutto erano dei ragazzi abbastanza uniti, anche se in gruppi diversi.
Eppure, ne mancava uno.
Un solo ragazzo, la cui mancanza era la fonte del problema.
La presenza esuberante del gruppo.
Il biondino irritante che tutti però adoravano.
L’unico ragazzo solo, seduto ad un tavolo, unica compagnia era la ciotola di ramen che aveva davanti.
Nessuno però l’avrebbe riconosciuto in quel momento, sembrava lo spettro di se stesso.
Gli occhi azzurri privi di vita non ritraevano più il cielo limpido del mattino, ma un mare oscuro e impenetrabile.
La pelle non presentava più quel bel colorito sano che ormai tutti conoscevano, era più pallida e spenta, come se la luce che gliela illuminava si fosse fulminata.
Persino i capelli biondi color del sole non erano più i soliti, non presentavano più la solita vivacità, sembrava che non gli appartenessero.
Il ragazzo fissava la ciotola davanti a lui, distogliendo successivamente lo sguardo in modo indifferente: la fame era completamente sparita.
Quel ragazzo aveva tutto di Naruto, ma non aveva niente di Naruto.
 
-Ciao, Sasuke!-. Dopo pranzo, in giro per i corridoi dell’accademia.
Nonostante la vicenda, che dall’essere un evento personale era diventato il pettegolezzo del secolo, qualcuno pareva giovare dalla situazione:
-Oh... ciao, Ino-. Ora che Naruto non ronza più attorno a Sasuke, finalmente avrò una chance con lui! Perché alla fine, nonostante fosse tesa dal momento come gli altri, Ino era pur sempre cotta dell’Uchiha, quindi perché non approfittarne mentre Naruto lo aveva tradito e Sakura non gli parlava?... anche se a dire il vero, prima dell’accaduto, la rosa aveva parlato rare volte al moro:
-Come va?-. Sasuke sospirò pesantemente. Cosa voleva da lui quella tipa? Non l’aveva mai considerata molto da quando si erano conosciuti e in quel momento non era in vena di fare nuove amicizie, figurarsi con lei:
-Vediamo... è accaduto un putiferio tale che mi fa male la testa, il mio migliore amico si è rivelato uno sporco bugiardo e di conseguenza tutta la mia vita sta cadendo a rotoli! Come credi che stia?-. Sasuke aveva chiaramente omesso il particolare della sua cotta per Sakura. In fondo, che cosa sapeva di Ino? Se fosse finita come con Naruto non l’avrebbe sopportato.
Ino si pentì amaramente della domanda fatta. È chiaro che le cose per lui non vanno bene! Che cosa credevo? Che bastasse qualche parolina detta con il cuore ad avvicinarlo a me? Devo trovare un altro modo...:
-Ciao, Sasuke. Ciao, Ino...-. Ma la voce calma e pacata di Sai la fece destare all’istante. Un leggero rossore si impadronì delle sue guance, senza che lei ne conoscesse il motivo:
-Ehm, ciao Sai...-. Sasuke, al contrario dei due, sembrava non voler sprecare la sua voce, accennando ad un leggero saluto con la mano. Chiaramente a Sai interessava poco niente la sua risposta:
-Senti, Ino, volevo chiederti una cosa-. La ragazza sorrise imbarazzata:
-Dimmi pure-
-Sai, sei davvero brava in Scienze Naturali, mentre io non so proprio cosa sia, quindi... potresti darmi una mano?-. Una strana felicità la fece sorridere ancora di più:
-Certo, non c’è problema!-. Sai sorrise, il cuore di Ino perse un battito. Ma che cosa mi succede? Perché vado in paranoia quando c’è di mezzo un ragazzo?... o meglio, perché vado in paranoia perché c’è di mezzo Sai?... o Sasuke... oh mio Dio, non posso essermi innamorata di entrambi! Non è possibile! Insomma, a me piace Sasuke... però è così scostante e freddo... ma a quanto pare mi piace anche Sai... e anche lui non scherza in quanto a freddezza... CHE COSA DEVO FARE???:
-Ino? Tutto bene?-
-Ah! Eh, certo...-. Promemoria, evitare di cadere in trans quando parlo con qualcuno!:
-Bene, allora ci vediamo domani?-
-Certo! Potremmo incontrarci in bibl...-. La bionda si fermò appena in tempo. Si era completamente dimenticata della presenza dell’Uchiha. Il quale, come sospettava, la guardava in malo modo. Rabbrividì. Era carino, certo, ma quando si arrabbiava faceva paura.
Sasuke rimase a fissarla per qualche secondo, poi sospirò seccato e, con le mani nelle tasche, si avviò verso una meta sconosciuta probabilmente anche a lui.
 
-Hai visto Sakura? È davvero molto triste... non so proprio cosa fare per darle un po’ di conforto!-. Ten Ten e Neji erano in giro per il giardino attorno all’istituto, intenti in una conversazione. E, chiaramente, il succo della questione era il putiferio accaduto di recente:
-Dico sul serio, è irriconoscibile! E tu, che mi dici di Sasuke?-. Neji sospirò pesantemente:
-Sai com’è fatto, si tiene tutto dentro! A tratti mi somiglia molto devo dire...-. La bruna ridacchiò leggermente. Sentiva di doverlo fare, la tensione tra i suoi amici era tale che ogni piccolo sorriso sembrava completamente inappropriato:
-Tu lo sapevi?-. La ragazza guardò il compagno interrogativa:
-Sapevo che cosa?-
-Dell’intesa particolare tra Kiba e Hinata-. Ten Ten assunse un’espressione di stupore, sbarrando gli occhi:
-Aspetta... CHE COSA?!-. Il ragazzo sobbalzò per lo spavento:
-Ah!... ma come, non l’hai saputo?-
-No! Per niente, non ne avevo idea! Quando è successo?-
-Non ne sono certo, ma quelli che li hanno visti insieme per la prima volta dicono che sia accaduto circa quando Naruto e Sasuke hanno litigato-
-Ah, quindi è una specie di conseguenza...-
-Non mi pare abbia logica-
-Mah, a me sembra assurdo-. Kiba e Hinata... non ce li vedo per niente insieme! Insomma, Hinata è dolce e tenera, mentre Kiba è selvaggio e rumoroso!... certo, può darsi che gli opposti si attraggano, perché no? In fondo non sono io a decidere riguardo alle relazioni altrui... Improvvisamente, pensando alla frase detta da Neji, sul viso di Ten Ten si dipinse un espressione rammaricata:
-Neji...-. Il cambio d’umore fu percepito immediatamente dal bruno:
-Che cosa c’è?-
-Ecco... è da un po’ che non vedo Naruto...-. Neji rimase sorpreso:
-Credevo che fossi arrabbiata con lui-
-Beh, sì... però è pur sempre un nostro amico...-. Calò il silenzio.
Entrambi gli studenti erano consapevoli che la mancanza di Naruto era percepita nel gruppo, anche se in modo diverso. Quel biondino bastava a far tornare il sorriso a tutti, con i suoi numeri “da circo” e la sua grande esuberanza.
Eppure gli era bastato una singola azione per farsi ignorare da tutti. Aveva baciato Sakura e poi l’aveva scaricata.
Malgrado questo, tutti si chiedevano cos’era accaduto a quel comico ragazzo.
 
Caro Nonno Pervertito;
ti piace il fatto che abbia scritto con la maiuscola iniziale il tuo nome? Dai, scherzo, scommetto che con la prima frase sarai già su tutte le furie!
Alla fine anche io ti scrivo una lettera.
Primo, perché se ti mandassi un messaggio non sapresti come aprirlo, tanto meno rispondere.
Secondo, perché... il primo punto è davvero fondamentale!
Qui va tutto alla grande! Beh, ho sempre qualche carenza nelle varie materie, ma c’è una persona che mi aiuta... non farti venire le tue solite idee da maniaco! Non ti azzardare!
Ho trovato un sacco di amici qui, oltre a Sasuke che conosco da una vita e con cui continuo ad andare d’accordo, nonostante litighiamo spesso, ma tu questo già lo sai...
Come te la cavi al villaggio? Stanno tutti bene? Spero di sì.
Quando torno passerò il resto della settimana a vantarmi della mia iscrizione all’Accademia!... sempre se riesco a finire il primo anno...
Bene, credo di aver finito! Prenditi cura di te, Nonno Jiraya! E se cerchi il cannocchiale per spiare le donne alle terme, sappi che l’ho nascosto! Hi hi, ciao!
Naruto

-Ah! Ce l’ho fatta!-. Naruto cadde sdraiato sul suo letto, con un foglio di carta tra le mani. Respirò avidamente l’aria, manco avesse fatto una corsa attorno all’intero istituto.
È stato più difficile di quanto pensassi! Scrivere è già difficile di suo, figuriamoci scrivere bugie...Il biondo era decisamente in crisi: aveva perso l’amicizia del suo migliore amico, l’amore della sua vita ora stava con un altro e tutti i ragazzi che conosceva non gli rivolgevano più la parola.
Al suo villaggio era conosciuto, oltre che come ridicolo sbruffone, come un ragazzo estremamente onesto e sincero. Diceva praticamente tutto ai suoi amici o a suo nonno.
Per questo mentire a quest’ultimo era così difficile per lui. Però l’ultima cosa che voleva era far preoccupare suo nonno, qualsiasi fosse il suo problema.
Naruto, ancora disteso sul letto, fissò intensamente il soffitto.
Sperava in qualche modo che un’ancora o un gancio scendesse da esso per portarlo in un mondo alternativo, in cui nulla di quello che era successo era successo. Rimase in attesa, per un tempo indefinibile per lui.
Alla fine si arrese, si mise seduto e afferrò un cuscino, guardandolo come se dentro vi fosse la fonte dei suoi problemi. Questo pensiero mise le sue radici prima che una qualsiasi idea razionale lo estirpasse. Il biondo assottigliò lo sguardo, trasmettendo odio a quell’oggetto inanimato. Poi lo sbatté per terra senza un motivo apparente, in preda allo sconforto. Quando poi si accorse dell’azione sospirò. Dannazione! Non posso prendermela con un cuscino! Però se non me la prendo con lui, con chi me la prendo? Con Sasuke? No, Sasuke è innamorato, e l’amore rende cechi. Con Sakura? No, anche lei è innamorata, anche se di me... con gli altri? Ma loro seguono Sasuke e Sakura! MA IO SE NON ME LA PRENDO CON QUALCUNO ESPLODO!!! La testa bionda si ritrovò tra le mani del suo possessore. Naruto si trovava davanti ad un vicolo ceco, senza possibilità di scappare. Che cosa doveva fare? Anche se avesse avuto qualcuno con cui prendersela, non sarebbe certo servito a risolvere la situazione.
Il ragazzo rimase a pensarci su. Poi, improvvisamente, gli venne in mente qualcosa...
Villaggio della foglia, circa dieci anni prima.
Per le vie di questo calmo luogo un uomo, dall’aria anziana ma senza la minima traccia di rughe, passeggiava tranquillamente con un binocolo pronto all’azione della mano destra:
-Sento che oggi mi verrà l’ispirazione per il mio nuovo libro!-. Sul volto si formò presto un’espressione da ebete, facilmente interpretabile.
Ma La felicità dell’uomo si estinse presto:
-Nonnino!-. Un bambino biondo di circa cinque anni correva piangendo verso l’interpellato. Questo si chinò, arrivando all’altezza del piccolo:
-Che cosa succede, Naruto?-
-Alcuni ragazzi mi hanno detto che mamma e papà non ci sono perché non mi vogliono bene! Ma io lo so che non è vero! Mamma e papà mi guardano dal cielo! Però loro sono stati cattivi!!!-. Jiraya sorrise sentendo questa frase. Si alzò in piedi e scompigliò teneramente i capelli al nipote:
-Sì, hai ragione, Naruto. Kushina e Minato ti guardano ogni giorno. Adesso voglio svelarti un piccolo segreto...-. Gli occhi azzurri di Naruto brillarono di curiosità:
-Che cos’è?-
-Si tratta di un infallibile trucco per scacciare la malinconia!-. Il bambino sorrise largamente:
-Davvero?!-. Jiraya gonfiò il petto, orgoglioso:
-Ma certo! Io non mento mai! Allora, il segreto è...-
Naruto sapeva bene di che cosa si trattava.
Suo nonno gli aveva detto che ogni qualvolta era triste, doveva respirare a fondo per capire il proprio problema e cercare di risolverlo. Se non funzionava, la soluzione era andare nell’ultimo posto in cui si andrebbe in quella situazione.
Il metodo funzionava piuttosto bene in passato: Naruto cercava sempre posti nuovi in cui rintanarsi nei momenti bui della sua vita; alla fine era Jiraya a rimetterci, visto com’era costretto a cercarlo per tutto il villaggio ogni volta. Piano piano però i momenti in cui utilizzare il metodo diventavano sempre meno numerosi, fino a sparire del tutto, con gran gioia del “nonnino”.
Il biondo sorrise a quei pensieri: da quanto tempo non utilizzava quel trucco? Alla fine, per lui era solo un gioco, una sfida per trovare il luogo più strano e nascosto rispetto a quello precedente.
In quel momento però il ragazzo voleva testare davvero l’efficacia della tecnica di suo nonno, per cui rimase a pensarci. La sua mente fece il giro completo dell’accademia, constatando che era stato praticamente ovunque e ogni luogo gli pareva inadatto.
Poi gli venne l’idea. Ma il posto scelto aveva pro e contro.
Se andava male, probabilmente sarebbe caduto in depressione per parecchio tempo.
Altrimenti, doveva sperare che il nonno pervertito non dicesse baggianate.
Il ragazzo annuì, deciso. Tentar non nuoce.
Così, rialzatosi da letto, si diresse nell’ultimo posto che avrebbe voluto rivedere.
La biblioteca.
Là dove tutto era accaduto. 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Una mano dal passato ***


Capitolo 13: una mano dal passato

Shizune fece un ultimo giro per la biblioteca.
Era tardo pomeriggio ormai. Dalle finestre del regno dei libri penetrava una soffusa luce color cremisi, simbolo del tramonto, che ormai si accingeva a concludersi.
La donna sospirò, rasserenata.
Questo era il momento della giornata che più amava. Quello in cui gli studenti, concluse ricerche e compiti dei quali era richiesto l’utilizzo dei libri della biblioteca, facevano ritorno nelle camere o in giro per l’accademia, o magari a Garden Town. Sta di fatto che in quel momento il silenzio regnava sovrano in quel luogo e nessuno vi era a turbarlo.
Shizune amava quella calma, era il clima fatto apposta per la sua biblioteca. Per altri sarebbe stato un momento banale, ma per lei era la perfezione.
Ma, appena dietro lo scaffale, la bruna notò una nota di colore non consona alla biblioteca.
Un giallo vivace, sotto il quale stavano due perle azzurro cielo. Sì, decisamente non erano colori adatti a quel luogo:
-Ciao, Naruto-. Il ragazzo era seduto ad un tavolo, le braccia incrociate sul il tavolo e la testa sopra di esse. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, come se fosse in attesa di qualcosa.
Alla fine, rimanere fermo nel luogo prescelto era servito solo a farlo sentire addirittura peggio. Al diavolo il metodo del nonno! Appena me lo ritrovo davanti lo rovino, quel ciarlatano!
Poi, sentita la voce, volse lo sguardo verso l’origine di essa:
-Salve, signora Shizune-. La donna gli sorrise, andando a sedersi esattamente accanto a lui:
-Che cos’hai? L’ultima volta che ti ho visto mi sei parlo più... diciamo... animato-. Naruto raddrizzò la schiena, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Sospirò:
-Speravo che il nonno pervertito avesse ragione riguardo al suo trucchetto da quattro soldi...-. Shizune rimase interdetta. Solo dopo un paio di secondi Naruto si ricordo che la donna non sapeva minimamente chi fosse suo nonno:
-Ehm, mi scusi, è una storia lunga...-. La bruna sorrise di nuovo. Il biondo sospirò, rassegnato:
-Lasci stare, è davvero complicato. Ho un problema e non riesco a risolverlo-
-Parlarne ti farebbe sentire meglio?-
-Ehm, non lo so...-. Naruto nutriva qualche pregiudizio riguardo agli sconosciuti, specialmente se aveva parlato con loro solo due volte. In realtà, la cosa era talmente complicata che nemmeno lui sapeva com’era arrivato a quel punto. Il che rendeva ancora più difficile esporlo a voce, quasi impossibile.
Shizune parve capire come si sentisse.
Sorrise, maliziosa. Aveva intenzione di sorprenderlo:
-Sai, la prima volta che ti ho visto mi sei sembrato una mini copia di tuo padre...-. Il biondo drizzò le orecchie, volgendo la testa lentamente verso la donna:
-... invece, quando mi hai parlato, somigliavi più a tua madre. Buffo, non trovi?-. Naruto spalancò gli occhi, incredulo:
-Lei... lei conosceva i miei genitori?-
-Non solo li conoscevo soltanto, eravamo compagni di classe nella stessa scuola-. Il ragazzo sorrise largamente, mentre gli occhi si illuminavano. La donna trattenne una risatina. Era davvero buffo, sembrava un bambino!:
-Non ne avevo idea! Scommetto che la loro scuola era fantastica! Mi dice qual è?-. Shizune ridacchiò leggermente, gesto che l’Uzumaki non comprese. Poi indicò il pavimento:
-Ma ci sei dentro, Naruto-. Il biondo sbarrò gli occhi:
-Loro… loro erano studenti dell’accademia ninja?!-. La bruna annuì, compiaciuta dalla sorpresa del ragazzo. Il suo sguardo si posò su un libro, situato in uno scaffale esattamente davanti al tavolo. Si alzò e lo prese, sfogliandolo:
-Che cosa sta facendo?-
-Lo vedrai...-. La sua ricerca si concluse su una pagina. Shizune posò il libro così aperto davanti a Naruto, che finalmente capì di che cosa si trattava: era un annuario scolastico. In esso vi erano infatti foto di innumerevoli studenti, tutti sorridenti e in divisa scolastica, che col tempo non era minimamente cambiata:
-Bene, questa è la nostra classe, vediamo se riesci ad indovinare chi sono i tuoi genitori...-. Il biondo non le lo fece ripetere due volte. I suoi occhi color cielo esaminarono attentamente ogni nome e ogni immagine, fino ad arrivare ad un cognome a lui decisamente familiare:
-... Uzumaki Kushina-. Sopra il nome vi era l’immagine di una ragazza, di cui spiccavano subito i lunghi capelli rossi. Gli occhi blu intenso parevano brillare di allegria e un sorriso radioso le illuminava il viso. Naruto rimase incantato a quella vista:
-Quindi... quindi lei... è la mia mamma...-. Shizune annuì di nuovo. Il biondo si lanciò alla ricerca del padre. Il nome non era familiare al ragazzo, ma dall’aspetto non si poteva sbagliare:
-... Minato Namikaze-. Al contrario della ragazza, lo studente presentava un sorriso più calmo e meno esagerato. I capelli biondi erano forse leggermente più lunghi del figlio, ma gli occhi azzurri erano esattamente identici. Sì, non si poteva proprio sbagliare.
Naruto si sentiva stranamente eccitato. Quella era la prima volta in assoluto che vedeva i suoi genitori. Certo, quelli in fotografia avevano circa la sua stessa età, ma erano sempre i suoi genitori. Minato e Kushina. Gli sembravano i nomi più belli del mondo:
-Come ti sembrano i tuoi?-
-Sono... sono meravigliosi-. Shizune si sedette di nuovo, guardando con una punta di nostalgia la sua vecchia foto dell’accademia, in cui l’unica differenza era la lunghezza dei capelli, che nella foto era maggiore. Ricordava quei tempi, così felici e spensierati, che parevano passati così in fretta...:
-Senta, signora Shizune... potrebbe dirmi com’erano i miei genitori?-. La donna si distolse dai suoi pensieri, immergendosi in altri di tipo diverso:
-Vediamo... Minato era certo uno dei ninja più intelligenti e dotati che avessi mai conosciuto. Era estremamente calmo e controllato, ed era anche molto gentile. Raramente si arrabbiava, pareva la pazienza fatta a persona...-. Naruto ridacchiò. No, decisamente a carattere non aveva preso da lui:
-Invece Kushina... lei era una delle mie migliori amiche. Inizialmente era presa in giro per il colore dei capelli, ma poi, con discussioni e qualche pugno in faccia, riuscì a farsi rispettare e a fare amicizia con tutti. Era sempre sorridente e la sua esuberanza era fuori dal comune, con lei non si sapeva mai cosa aspettarsi!-. Il biondo si vedeva molto nella figura materna invece.
I tratti del padre e il carattere della madre. Naruto non poteva essere più orgoglioso di se stesso. Ma era estremamente curioso, voleva sapere di più:
-Eravate molto amiche?-
-Certo, dai tempi delle scuole primarie. La nostra amicizia era solidissima, eppure di carattere eravamo esattamente all’opposto-. Per un momento il primo pensiero di Naruto fu il suo amico Sasuke. Abbassò lo sguardo:
-Quindi, immagino che non abbiate mai litigato...-
-No, al contrario-. Il biondo si raddrizzò subito:
-D-Davvero?-
-Certo. Una volta c’è mancato poco che ci dividessimo per sempre-. Il ragazzo deglutì. Sperava in cuor suo che quella sarebbe stata la risposta ai suoi problemi:
-Cos’è successo?-
-Vedi, la verità è che anche io ero cotta di Minato-. Naruto rimase a bocca aperta. Questa proprio non se l’aspettava:
-Cosa?! Ma dice sul serio?-. Shizune gli sorrise, maliziosa:
-Oh, certo. Sai, tuo padre aveva ai piedi praticamente tutta la parte femminile della scuola, non c’era ragazza che non sospirasse al suo passaggio!-. Il biondo si mise a ridere:
-Che c’è?-
-Niente, mi scusi, continui pure-
-Beh, il fatto che fossimo rivali non facilitava per niente la nostra amicizia. Così, quando scoprii che Kushina aveva un appuntamento con Minato, le urlai contro tutta la mia gelosia e da quel giorno non ci vedemmo per un bel po’ di tempo...-. La bruna chiuse per un momento gli occhi, ricordando come le due si ignoravano deliberatamente durante la lezione, come cambiavano strada se si incontravano per i corridoi e come in mensa si lanciavano sguardi di odio.
Naruto si sentiva come davanti ad un film avvincente: proprio sul più bello faceva capolino la pubblicità. Ma lui aveva bisogno di sapere:
-Signora Shizune?-
-Scusami, ero immersa nei ricordi...-
-Come avete fatto a riappacificarvi?-. La bruna rimase di nuovo in silenzio e Naruto non se la sentiva di interromperla mentre ricordava, nonostante l’impazienza. Poi la donna fissò dritto negli occhi lo studente:
-Di certo non standocene fermi a sperare che succeda qualcosa-
-Come?-. Alla fine, a Shizune era bastato osservare attentamente Naruto per capire che la sua situazione aveva delle similitudini con la sua storia. Praticamente aveva “letto” la sua mente per capire, non per niente era la bibliotecaria:
-Alla fine, Naruto, Kushina è venuta da me e ha cercato di farmi ragionare. La colpa era mia, eppure è stata lei a fare la prima mossa. Non è rimasta ad aspettare che fossi io a chiedere scusa, perché sapeva che in questo caso saremmo state divise per sempre. Perché eravamo entrambe testarde, ma io lo ero anche di più in quella situazione-. Il biondo spalancò gli occhi, sorprendendosi per come la risposta fosse così semplice:
-Quindi basta... ma certo! è ovvio!-. Sul volto del ragazzo si dipinse un sorriso. Un sorriso sereno e spensierato, che gli venne completamente spontaneo. In tutto quel putiferio era la prima volta che ne faceva uno. Basterà che io mi impegni! Che stupido che sono, rimanere fermo ad aspettare che tutto si risolvi non è la scelta giusta! Non è da me! Devo mettere le cose in chiaro!:
-Ora ho la risposta al mio problema, e lo devo solo a lei! Grazie!-. Shizune ricambiò il sorriso. Naruto  si alzò in piedi, accennò ad un saluto e si diresse verso l’uscita della biblioteca, senza chiedersi minimamente come avesse fatto quella donna a capire il suo problema.
La bruna posò di nuovo lo sguardo sull’annuario, ancora aperto. Esso si fermò su una fotografia, la foto di una ragazza dai capelli rossi e il sorriso radioso.
Hai avuto un bellissimo figlio, Kushina. E sta crescendo con il tuo stesso carattere, siine fiera.
Shizune sorrise largamente.
Quel momento della giornata le riservava sempre delle sorprese meravigliose. 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Ritorniamo sulla retta via 1° parte ***


Capitolo 13: ritorniamo sulla retta via 1° parte

Un'altro quintetto di ore scolastiche era passato all’accademia. Tutti gli studenti si accingevano a dirigersi verso la mensa per il pranzo, felici che un altro carico di noia fosse passato.
In presidenza vi era un clima tutt’altro che piacevole:
-Accidenti, dove sono i voti degli studenti della classe di Gai? Gli avevo detto di portarmeli! E Kakashi ancora non è qui, ma dov’è finito? Dannazione, c’è da compilare un nuovo registro! Dove sono gli insegnanti! Ah! Dove sono i voti di Gai? Kurenai non mi ha portato l’andamento della sua classe! E mi serve anche quello di Asuma! I voti della classe di Gai ancora non li vedo! Iruka è indietro con il programma, non va bene! E Shizune non ha ancora ricevuto dal fornitore i nuovi libri della biblioteca! DOVE DIAMINE SONO LE VALUTAZIONI DELLA CLASSE DI GAI???-
-Ehm, scusi Tsunade... sono sotto alla sua tazza di caffè -. La bionda abbassò lo sguardo sulla scrivania, dove una tazza di caffè era poggiata proprio... già, proprio sotto i voti che stava cercando:
-... Kakashi, cosa aspettavi a dirmelo?-. L’insegnante interpellato lasciò la porta da cui era entrato e si avvicinò alla scrivania:
-Aspettavo che prendessi in mano la tazza e te ne accorgessi da sola-
-Piantala di fare lo spiritosone e non farmi perdere tempo! Sono molto impegnata!
-Non si nota...-. Tsunade accennò ad uno sguardo malefico, decisamente poco rassicurante:
-Che cosa vuoi?-. L’ultima cosa che Kakashi voleva era scatenare la sua collera, quindi era meglio evitare battutine ed arrivare al dunque:
-Sono qui per chiedere un po’ del suo tempo, preside-
-Non hai capito? Sono immersa fino al collo di lavoro!-
-Si tratta di uno studente che vorrebbe chiederle una cosa...-. La donna sospirò. Tanto sapeva che Kakashi poteva diventare tremendamente testardo:
-E va bene, fallo entrare!-. L’uomo dai capelli argentati non se lo fece ripetere due volte. Uscì dalla stanza, facendo cenno invece a qualcun altro.
Al posto dell’insegnante varcò la soglia un ragazzo, capelli biondi color del sole e occhi azzurri color del cielo. A Tsunade parevano molto familiari:
-Salve, preside. Mi chiamo Naruto, Naruto Uzumaki-
-... Uzumaki?-. Ha lo stesso cognome di Kushina... che sia...?:
-Di che cosa hai bisogno?-
-Vede... avrei bisogno del suo permesso di usare la sala degli incontri e di utilizzare liberamente tecniche e armi!-. La bionda sbarrò gli occhi:
-Cosa?!-
-La prego!-
-... senti, ehm, Naruto, non ti pare di chiedermi un po’ troppo? Insomma, avrai anche i tuoi buoni motivi, ma lasciarti addirittura usare sia le tecniche che le armi mi sembra eccessivo! Si può sapere a che cosa ti servono?-. Naruto abbassò lo sguardo:
-Ho un problema con una persona-
-Con la violenza non si risolve nulla-
-Diciamo a volte sì... a volte no...-. Tsunade si grattò il mento, riflettendo. L’attesa faceva diventare l’Uzumaki estremamente nervoso. Spero che accetti... deve farlo! Altrimenti sono a corto di idee! Mi toccherà cercare un altro luogo in cui rifugiarmi! E il nonno pervertito si vanterà di essermi stato utile almeno due volte! NON VOGLIO PENSARCI!:
-Ho deciso-. Il biondo si drizzò più che poté mentre deglutiva:
-Puoi farlo. La sala incontri è tua. Usala con responsabilità, però!-. Sul volto del ragazzo si formò presto un largo sorriso:
-La ringrazio!-. E dopo un veloce inchino, Naruto si diresse verso una meta ignota alla preside.
Kakashi, che da grande ninja aveva sentito tutto senza farsi scoprire, entrò nuovamente nell’aula:
-Davvero vuoi lasciarlo fare? Non ti facevo così permissiva...-. Tsunade sorrise, ripensando al viso dello studente. Ha l’aspetto del padre e il sorriso della madre...:
-Sai, il figlio del falco è un falco a sua volta, ora...-. Il sorriso svanì, lasciando posto ad un’espressione corrucciata:
-Dove sono gli andamenti di Asuma e Kurenai? E come mai il programma della classe di Iruka non è rispettato? I voti di Gai sono incompleti! E poi...-. Kakashi sospirò. Più che un falco, mi sembra una gallina che starnazza!
 
... che noia!
Intanto, esattamente dall’altra parte dell’accademia, un bruno insolitamente calmo faceva qualcosa di insolito rispetto ai suoi standard: annoiarsi. O almeno, mostrare chiaramente la propria noia con lo sguardo perso nell’aria e le mani in movimento, chiaramente in cerca di qualcosa da fare.
Ten Ten è insieme a Sakura, senza di lei io mi annoio! Sasuke è troppo imbronciato per qualsiasi conversazione vagamente allegra, mentre Sai si fa dare ripetizioni da Ino in Scienze Naturali. Kiba è andato a Garden Town con il suo Akamaru, Hinata... Hinata!
Proprio in quel momento Neji si accorse che davanti a lui vi era una liscia cascata di capelli mori, lievemente ondeggiati dalla camminata della ragazza a cui appartenevano. Non c’era modo di sbagliarsi:
-Hinata! Hina... Hinata?-. Non c’era modo di sbagliarsi... ma dopo aver visto in faccia la cugina, Neji non ne era più tanto sicuro:
-Ciao, Neji. Come va?-. Per essere Hinata era Hinata. I capelli mori, gli occhi bianche, la pelle candida... insomma, non era cambiata in modo particolare. Ma dal punto di vista del bruno, praticamente davanti a lui c’era un’altra persona.
A cominciare gli occhi, di solito fonte di dolcezza e purezza, tanto da somigliare a due perle, perfette. Le perle c’erano, ma erano fredde: due pietre, la cui perfezione pareva essere stata macchiata. L’impassibilità dello sguardo faceva paura, era irreale.
Il viso rispettava ampiamente l’emozione data dagli occhi. Era privo di espressione, l’idea che potesse cambiare improvvisamente era impensabile, come se non ci fosse possibilità di scelta.
Della timida e dolce Hinata non era rimasto nulla.
Sembrava solo una statua priva di emozioni:
-... stai bene?-. Il cugino era rimasto basito davanti alla trasformazione della ragazza, se non preoccupato: che ne era della gentile mora che era cresciuta con lui?:
-Certo, sto bene. Perché me lo chiedi?-. Non balbetta, non ha esitazioni, dovrebbe farmi piacere. Ma se questo è il prezzo da pagare...
Senza dire nulla Neji affiancò Hinata. Seguì un lungo attimo di silenzio, che stranamente al bruno diede fastidio. Di solito mi piace rimanere in silenzio, senza dire nulla... ma adesso è diverso! È Hinata che vuole questo! Non posso accettarlo, si può sapere che succede?:
-Mi dici che succede?-
-Non capisco, di cosa parli?-
-Lo sai di che parlo!-. Involontariamente il ragazzo alzò leggermente la voce. Il suo tono calmo e pacato era svanito magicamente:
-Tu non sei così! Tu non sei l’Hinata che conosco! Tu sei timida, dolce, a volte un po’ impacciata ma gentile e comprensiva! Non sei così, una ragazza insensibile, impassibile e silenziosa che somiglia tanto a... me-. Neji spalancò gli occhi. L’aveva detto senza pensarci su, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Lei è diventata... come me! No! Non è possibile! Come è potuto succedere?
Hinata non capiva tanto stupore. In fondo, il sogno di Neji non era sempre stato quello di renderla più simile a lui?:
-Non è quello che volevi? Mi ha sempre detto che devo diventare una persona forte che non si lascia influenzare troppo dai sentimenti. Ora che lo sono, cosa c’è che non va?-. Il bruno era ancora immobile, intento a capire cosa non andava. Ho sempre voluto che accadesse, ma ora non lo voglio più! Proprio ora che Hinata è diventata come me me ne accorgo? Dannazione! Finora è sempre andato tutto bene finché...:
-Un momento!-. Finalmente, tutto gli fu chiaro. Il motivo di tensione nel gruppo, ciò che spingeva Hinata ad essere ciò che non era, come mai ora tutto gli appariva chiaro riguardo al suo carattere...
Naruto.
Da quando quel biondino era sparito dalla loro vita, nulla era più stato lo stesso.
Il gruppo si era diviso.
C’era un’incredibile tensione tra di loro.
Ridere era diventato un lusso impossibile da ottenere.
-... ho capito! Ho capito!-. Un sorriso apparì magicamente sul viso del ragazzo. Un sorriso inusuale al suo carattere, che sorprese molto anche la ragazza vicino a lui:
-Hinata... io devo fare una cosa importante-
-Che cosa?-
-Devo mettere pace tra il gruppo! Questa situazione è insostenibile!-. La mora si ostinava a non capire:
-Neji, non capisco...-
-Capirai, intanto cerca di capire se è amore!-. Immediatamente il bruno fece dietro front e cominciò a correre, la destinazione era ignota alla cugina, che in quel momento aveva ben altri pensieri in testa. Se è amore? Ma a che cosa si riferiva? A Kiba... o a Naruto?
Finalmente il viso impassibile si dissolse, lasciando posto ad un viso pensieroso.
Gli occhi ripresero espressività, nonostante l’espressione chiave fosse la preoccupazione.
Non lo sapeva, ma piano piano stava scegliendo la via che le avrebbe mostrato se stessa.
La vera se stessa.
 
-In realtà è molto semplice: se lo shuriken a stella è ricoperto di veleno, di norma ne perde la maggior parte quando viene lanciato, per questo la quantità di cui è ricoperta è maggiore-
-Ma certo! ora ho capito!-
La biblioteca era tranquilla come sempre, di questo Shizune era grata.
Ma la presenza di due ragazzi dall’aria affiatata rendeva l’aria ancora più piacevole. Specialmente se i due parlavano specificamente di materie scolastiche, il che rendeva d’obbligo l’utilizzo dei libri:
-Sei davvero un genio, Sai!-
-Ma dai, è una regola di misurazione semplice-. Alla fine, partendo dagli studi di Scienze Naturali, il ripasso era stato talmente rapido e gradevole che non si era concluso lì. Passando da Storia e Arte del combattimento, i due erano arrivati a Matematica, in cui Sai era straordinariamente bravo e incredibilmente dotato riguardo all’insegnamento, di cui Ino poteva gioire:
-Io non ci capisco mai niente riguardo a Matematica, sono lontana anni luce!-
-Devi solo esercitarti un po’, è meno difficile di quanto credi!-. La bionda sorrise:
-Ti ringrazio tanto, Sai...-. Il moro ricambiò il sorriso. Avrebbe passato ore a ripetere formule matematiche ed equazioni algebriche pur di stare del tempo insieme a quella dea dagli occhi celesti.
A Ino serviva un pretesto per testare il suo cuore, perché di recente non funzionava bene.
Già, convinzione bizzarra. Mi sento avvampare quando c’è Sasuke, mi sento avvampare quando c’è Sai... ma chi è che amo veramente? Non posso sperare di stare con entrambi! Sasuke è così affascinante e misterioso, mentre Sai è impassibile all’apparenza, ma ha un lato estremamente gentile e simpatico... uffa! Non lo so! SONO CONFUSA!!!:
-Riesci a risolvere questa equazione, Ino?... Ino?-
-Eh? Ah, ehm, ci provo- A questo punto, non mi resta che aspettare e vedere che succede...
La mano di Ino reggente la biro scorreva con qualche incertezza sul foglio, producendo numeri e simboli. Improvvisamente quella bianca di Sai si posò su di essa.
Ino arrossì:
-E-Ehm...-. Anche il viso del moro si imporporò:
-Oh, s-scusa...-. Lo aveva fatto involontariamente, senza pensarci su.
In un attimo i loro sguardi si incrociarono, mentre due iridi nere profondo e incredibilmente intense si specchiavano in un azzurro limpido come un lago cristallino. I loro cuori presero a battere furiosamente. I loro visi, ormai completamente rossi, erano l’uno di fronte all’altro. Sembrava il momento perfetto, ma...:
-SAI!!!-. I due fecero un balzo sulla sedia per lo spavento. Subito si ritrovarono molto più lontani rispetto a prima, le mani a debita distanza e gli sguardi puntati altrove.
E il rompiscatole, cioè Neji, ignorò completamente la situazione e si avvicinò al moro:
-Sai! Ho bisogno del tuo aiuto!-. L’interpellato sbuffò. Era un miracolo che non si fosse ancora alzato e non lo avesse preso a pugni:
-Che cosa vuoi?-
-Riguarda Naruto-. La rabbia si dissolse in un attimo. Quell’argomento era considerato “top-secret” in quel periodo, se lo nominava era per un affare importante:
-Dimmi tutto-
-Ti spiego mentre andiamo!-. Sai non se lo fece ripetere due volte. Si alzò in piedi immediatamente:
-Ehm, scusa Ino...-. La bionda sorrise. Ci sarebbero state altre occasioni:
-Vai pure-. Così, i due ragazzi si fiondarono fuori dalla biblioteca, che di recente diventava sede di fenomeni alquanto strani.
 
Sasuke odiava stare da solo.
Assurdo, forse? Eppure era così.
Da quando era piccolo, il suo concetto di solitudine era quello del singolo isolamento mentale, che comprendeva la presenza delle voci di bambini in lontananza.
Ma il silenzio puro, quello privo del più piccolo brusio, era insopportabile.
Sapeva bene perché se ne accorgeva solo adesso: perché prima c’era il rumoroso Uzumaki a portare chiasso nella sua vita.
Sempre, ogni giorno, tranne in quegli ultimi, in cui la rabbia era troppo grande per permettergli di scambiare anche una sola parola.
Eppure gli mancava il suo chiacchiericcio irritante, tanto...
Naruto... perché?...
Neanche a volerlo un rumore interruppe quell’insopportabile silenzio che si faceva spazio nella sua stanza. Il suono del suo cellulare, era arrivato un messaggio.
Sasuke
So che sei arrabbiato con me, ma ti chiedo di fare una cosa...
Devi venire alla sala degli incontri, è importante
Ti prego, vieni!
Naruto

Sasuke rimase fermo a pensarci su. Certo, era ancora arrabbiato, ma che doveva fare? Ignorarlo? Certo, chiunque nella sua situazione avrebbe scelto quest’ultima senza nemmeno ragionare, e forse avrebbe dovuto farlo anche lui.
Ma c’era un Post Scriptum.
P.S. non ignorarmi! Non t’azzardare nemmeno!
Il moro lasciò andare un sospiro.
Naruto lo conosceva fin troppo bene per poterlo fregare, meglio accontentarlo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Ritorniamo sulla retta via 2° parte ***


Capitolo 15: ritorniamo sulla retta via 2° parte

-Ciao, Sasuke. Sapevo che saresti venuto-
Il biondo sorrise trionfante:
-... già, è così-
Alla fine ci era andato.
Non perché ci fosse costretto, anche se in fondo un po’ lo era... ma alla fine Sasuke aveva raggiunto Naruto proprio nel posto in cui questo gli aveva dato appuntamento.
La sala degli incontri non era altro che un enorme salone completamente spoglio da tutto ciò che poteva distrarre: niente quadri, niente mobili, né tanto meno sedie posizionate per assistere alle battaglie. Niente, solo un enorme spazio dalle mura color burro e il pavimento verde muschio. Certo, c’erano anche varie vetrate che confinavano con le sale accanto, in modo che da esse si potesse vedere le varie sfide, ma niente di più:
-Che cosa vuoi?-. Nonostante il moro non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, il fatto di ritrovarsi nuovamente a scambiare qualche parola con Naruto lo rendeva enormemente felice. Anche se i pensieri contrastanti persistevano, il ragazzo davanti a lui era pur sempre il suo migliore amico. In qualche modo stare in sua presenza alleggeriva leggermente il carico di angoscia che si portava appresso da un po’.
Il biondo sorrise in modo complice. Poi, con la calma simile a quella di un rituale sacro, si mise in posizione di combattimento. Sasuke alzò il sopracciglio, perplesso:
-Che stai facendo?-
-Non si vede? Mi preparo! Coraggio, Sasuke, battiamoci!-. Gli occhi neri come la pece si spalancarono completamente.
Un’altra cosa che rendeva Naruto davvero speciale era che in sua presenza non si poteva mai sapere cosa sarebbe accaduto, nemmeno dopo aver analizzato tutte le possibilità immaginabili e inimmaginabili. Era incredibilmente sorprendente e anche in quel momento quel ragazzo l’aveva sorpreso. Battiamoci? Ma che cosa vuole fare? Intende davvero combattere contro di me?:
-Muoviti! Non aspetterò che tu ti riscaldi!-
-Non possiamo, non abbiamo il...-
-Il permesso l’ho già chiesto io, ora cominciamo!-. Di nuovo il moro rimase sorpreso. Naruto che chiede il permesso per qualcosa? E da quando? Sospirò. A quanto pare non aveva scelta:
-E va bene, se la metti così...-. Sasuke si mise in posizione. Non mi tirerò indietro, specie contro quella testa quadra! A quel gesto il biondo sorrise nuovamente:
-Bene! Preparati!-. Dopo qualche secondo, Naruto si lanciò all’istante verso l’avversario, provocando un sorrisetto sul viso di quest’ultimo: il suo vizio di attaccare per primo non sarebbe mai cambiato.

Nel frattempo, in una delle innumerevoli stanze del dormitorio femminile, una ragazza vagava per la stanza in preda alla confusione più totale. Una ragazza dai capelli neri come la notte e gli occhi bianchi come la neve.
Che cosa devo fare?
Si ripeteva questa domanda da chissà quanto, ma di una risposta neanche l’ombra.
Credevo che pensando a Kiba avrei dimenticato Naruto... ma Neji ha detto che devo pensare se è vero amore... con tutto quello che è successo, come faccio a capirlo?
Si lasciò cadere sul letto, completamente prosciugata. Quel pensiero la stava uccidendo, ma metterlo via non avrebbe risolto nulla.
La verità era che Naruto aveva ancora uno spazio speciale nel suo cuore, non aveva dimenticato il rossore e l’agitazione che gli metteva ogni volta che se lo trovava davanti. Sapeva per certo che il suo primo amore aveva il suo nome scritto in grassetto ed evidenziato con il rosso. Con Kiba non aveva mai provato quelle sensazioni forti, nemmeno una volta...
Però Naruto ha baciato Sakura, quindi significa che gli piace... che speranze ho io?
Le sembrava di trovarsi davanti ad un bivio, che si diramava in due strade diverse: una l’avrebbe portata lontano dal dolore dell’amore non corrisposto, ma in cambio richiedeva la sua personalità. L’altra portava alla disperazione, ma sarebbe rimasta sempre se stessa e avrebbe provato emozioni come una persona normale.
Sì, perché con Kiba era diventata una statua impassibile, incapace di provare sentimenti. Questo non lo voleva.
Che cosa devo fare?
Di nuovo quella domanda. Di nuovo nessuna risposta in vista.
Fino al suo arrivo all’accademia non aveva mai provato amore, nemmeno una volta. Certo, essendo una ragazza carina i ragazzi non erano indifferenti al suo aspetto, ma l’imbranataggine e la timidezza reprimeva ogni singola emozione che poteva scaturire nei loro cuori.
In un certo senso si sentiva fortunata: chi non ama, non offre. Ma poi, crescendo, non era raro che notasse coppie di ragazzi abbracciati, adolescenti per mano, marito e moglie seduti su una panchina... quelle visioni la facevano sentire vuota, incompleta. Si ritrovava a chiedere: ma l’amore è felicità o sofferenza?
Felicità o sofferenza... è vita. sì... sì, è vita!
La mora cominciò ad alzarsi dal letto. Una nuova convinzione brillava negli occhi bianchi. Una nuova certezza si faceva spazio nella sua mente.
L’amore può donare felicità, l’amore può far soffrire, ma questo non importa! Ciò che conta è provare amore per qualcuno, anche se non corrisposto! Perché amare... amare significa vivere.
Sorrise. Bastava pensarci un po’ su:
-Ora... ora devo prepararmi-. Sarebbe stato difficile, ma doveva farlo. Non era giusto mentire ad una persona riguardo ai proprio sentimenti.

Sasuke parò all’istante il calcio del biondo, come parò anche i pugno successivi, tutti rapidi e in sequenza. Né la velocità, né la potenza dei pugni lo impensierirono, il che lo lasciò perplesso. Strano, me lo ricordavo più forte...
Il moro si scansò improvvisamente di lato in modo che l’avversario si sbilanciasse in avanti, permettendogli di allontanarlo con un pugno ben assestato.
Ma all’Uzumaki bastarono pochi secondi per riprendersi e comporre dei sigilli. È il momento di dimostrare quanto valgo!:
-Kage Bushin no Justu!-. Improvvisamente innumerevoli copie di Naruto sbucarono da delle nuvole di fumo, occupando la sala e mettendosi in posizione di combattimento:
-Andiamo!-. Tutte si lanciarono contro l’Uchiha, rimasto leggermente sorpreso. Ce ne sono parecchie... credo di non averlo mai visto comporne così tante!
Si lanciò anch’egli contro le copie, ingaggiando un combattimento corpo a corpo e facendole scomparire una ad una. Dell’originale ancora nessuna traccia.
Ma appena si ritrovò ad affrontare l’ultima copia, un kunai gli sfiorò la guancia, provocando un taglio superficiale lieve. Posò un dito sulla ferita, notando il filo di sangue che fuoriusciva.
Naruto si finse sorpreso:
-Oh! Ho forse dimenticato di dirti che ho il permesso di usare anche le armi? Mi spiace!-. Sasuke lo fulminò con gli occhi, posando lo sguardo sul marsupio pieno di kunai che fortunatamente portava sempre con sé. Ne afferrò uno e lo lanciò velocemente, proprio di fronte a lui.
Il biondo, colto alla sprovvista, riuscì ad evitarlo per un pelo. Peccato che quello era solo un diversivo:
-Katon, Housenka no Jutsu!-. Il moro fece un salto e dalla sua bocca uscì una palla di fuoco gigante, che avanzava minacciosa verso l’avversario.
Anche stavolta i riflessi di Naruto lo salvarono, ma l’onda d’urto provocata dallo schianto della palla di fuoco lo lanciò contro il muro.
Il biondo si rialzò barcollando e preparò nuovi sigilli:
-Kage Bushin no Jutsu!-. Le copie apparse erano solo cinque, molto più facili da gestire. Tutte si lanciarono contro l’Uchiha, che si ritrovò nuovamente ad affrontare le copie. Ma l’Uzumaki originale approfittava della distrazione che le copie fornivano per colpire il moro e spostarsi, in modo da confonderlo e non permettergli di capire chi fosse il Naruto originale.
Dopo aver fatto scomparire l’ultimo clone, Sasuke cadde in ginocchio, respirando affannosamente. La tattica aveva funzionato ed era stato colpito più volte. Era da un po’ che non combatteva e stava perdendo il ritmo dell’incontro.
Naruto non sembrava intenzionato a colpirlo. Si allontanò leggermente e sorrise:
-Ti ricorda qualcosa, Sasuke?-. Il moro alzò gli occhi:
-Di che parli?-
-Di ciò che ci lega-. Alzò il sopracciglio, confuso. Che diamine dice?:
-Non riesco a capire...-
-Allora immagino che ti serva un’altra svegliata!-. Lesto l’Uzumaki afferrò un kunai, concentrandosi su di esso. L’arma venne avvolta da un’aura azzurra che sembrava volerla potenziare:
-Hien!-. Il kunai viaggiò rapidissimo verso il moro, tagliando di netto l’aria che trovava sulla sua via. Fu solo grazie alla prontezza di riflessi che Sasuke schivò l’arma, che si conficcò contro il muro quasi fino a farla sparire. Il moro rimase basito. ... eppure...:
-Mi sembra che qualcosa ti venga in mente, eh?-. Ma senza aspettare risposta Naruto fu subito di fronte a Sasuke, lanciando calci e pugni. L’avversario in parte parava, in parte incassava, in parte rispondeva, ma la sua mente era altrove. Ho l’impressione di aver già visto questa scena... sì, ma dove?:
-Potresti anche darmi un indizio!-. Il biondo sorrise. Sta ricordando qualcosa!:
-E perché? Perderei il divertimento!-. Il moro lo fulminò con gli occhi. Gli sembrava di vivere una scena già vista, qualcosa che nella sua vita era già successa...:
-Kage Bushin no Jutsu!-. La sala si riempì di copie, tanto che dall’alto probabilmente avrebbero formato una nuvoletta gialla. Sasuke digrignò i denti. Non poteva sostenere un altro combattimento corpo a corpo:
-Katon, Goukakyuu no Jutsu!-. Con un balzo si ritrovò in aria. Dalla bocca uscirono varie sfere di fuoco, formando una pioggia di fuoco. Essa si abbatté sulla copie, eliminandone un gran numero. Ne rimasero solo un paio, tra cui l’originale. Anche questo mi è familiare... un momento!
Il moro spalancò gli occhi. Vuoi vedere che...! La sua memoria rievocò immagini, immagini seppellite che non ricordava di avere.

Kage Bushin no Jutsu: Tecnica Superiore della moltiplicazione del Corpo
Hien: Pugnali di vento
Katon, Housenka no Jutsu: Arte del Fuoco, Tecnica della Palla di fuoco Suprema
Katon, Goukakyuu no Jutsu: Arte del Fuoco, Tecnica della Pioggia di fuoco

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Ritorniamo sulla retta via 3° parte ***


Capitolo 16: ritorniamo sulla retta via 3° parte

Villaggio della Foglia, circa quattro anni prima.
Due ragazzini si trovavano un mezzo ad un bosco, sopra una zolla erbosa circondata da alberi.
Un biondo e un moro, dall’aria determinata, i pugni alzati e gli sguardi decisi perennemente incrociati:
-Non mi batterai mai Sasuke!-
-Lo vedremo, Naruto!-. Rapido, il biondo si lanciò verso il moro, scagliando pugni alla cieca, la maggior parte andati a vuoto. Il moro schivava tutto o si limitava a parare con aria di superiorità:
-Sei troppo debole!-
-Non è vero! Sono riuscito ad imparare una tecnica che ti farà rimanere di sasso!-. Si mise in posizione:
-Kage bushin no Jutsu!-. Tre copie si materializzarono accanto all’originale. Certo a quell’età era eccezionale poter evocare delle copie, ma per Sasuke...:
-Bah, è una tecnica che riescono a fare anche i bambini!-
-Bene! Vorrà dire che tenterò con qualcos’altro!-. Naruto infilò una mano in una delle tasche dei suoi pantaloni e ne estrasse un kunai. Il moro sbarrò gli occhi:
-Ma sei impazzito? Non ci è permesso usare i kunai!-. Il biondo ridacchiò:
-L’ho preso da nonno Jiraya mentre era distratto! Ora vedrai!-. Si concentrò, finché un’energia azzurra viva non ricoprì interamente la lama:
-Hien!-. Il kunai partì velocissimo verso l’Uchiha, che riuscì a scansarlo per un pelo. Esso oltrepassò la corteccia di un albero e si conficcò in una roccia. Sasuke lo guardò esterrefatto. Ma non si sarebbe arreso:
-Ora ti mostrerò io qualcosa!-
-Fa pure! Kage bushin no Jutsu!-. Mentre qualche copia si univa a quelle già presenti, l’Uchiha cominciava a comporre dei sigilli:
-Katon, Goukakyuu no Jutsu!-. Una pioggia di fuoco si abbatté sui cloni, che scomparvero al contatto con essa.
Rimasto senza difese, il biondo si portò nuovamente all’attacco, imitato dal moro. Un pugno, un calcio, una parata, una schivata... tutto era concesso in quello che loro definivano “gioco”.
Alla fine, il risultato era sempre lo stesso: nessuno dei due vinceva, erano sempre in parità. Si miglioravano a vicenda grazie a quella loro rivalità, ne traevano solo beneficio.
E anche quella volta i due si ritrovarono a respirare affannosamente, con varie botte e ferite sparse per tutto il corpo, in perfetta parità.
Sorrisero entrambi. In fondo, andava bene così.
Sasuke si sorprese molto riguardo a ciò che si era ricordato. Da quanto tempo non combatteva più con Naruto? Anni, probabilmente quella era stata l’ultima volta.
Oltre al fatto che il furto di kunai non era piaciuto a Jiraya, non avevano motivo di smettere, ma col tempo erano cresciuti e non comunicavano più attraverso i pugni.
Il moro si ritrovò a pensare come fosse bello poter scatenare il fuoco come tempo fa, non lo faceva davvero da troppi anni.
Sorrise. Finalmente aveva capito. Quella testa quadra... voleva che ricordassi questo. Non riesco a crederci, è stranamente intelligente!
Entrambi erano esausti, ma la cosa non poteva finire lì. Qualcuno doveva vincere, stavolta.
Lo scontro corpo a corpo cominciò nuovamente, consumando ciò che restava della loro energia. Entrambi lanciarono un pugno nello stesso momento con lo stesso braccio, provocando un inevitabile scontro che fece retrocedere di parecchio i due combattenti. Era il momento giusto:
-Finiamola qui, Sasuke!-
-Vediamo che sai fare, Naruto!-. Il biondo evocò l’ennesima copia, che prese a far accumulare energia nella mano destra del padrone, fino a formare una sfera.
Il moro si concentrò a fondo e richiamò un’aura nella stessa mano, che emetteva un rumore tale da sembrare l’urlo di mille uccelli.
I due si guardarono per un secondo negli occhi, poi si diressero l’uno verso l’altro, le due sfere in mano. A pochi metri di distanza i due declamarono le loro tecniche:
-Rasengan!-
-Chidori!-. Le mani si portarono in avanti, in modo che le due sfere si incontrassero. Ne sarebbe uscita fuori una grande esplosione tra due potenti tecniche, ma non fu così: le due sfere di energia si dissolsero un attimo prima di un possibile scontro. I due guerrieri si lasciarono cadere all’indietro, ansimando per la fatica. Non erano riusciti a sostenere tecniche così potenti con le poche forze rimaste. Rimasero per qualche secondo immobili, mentre il silenzio era interrotto solo dal rumore dei loro respiri affannosi.
Poi, senza preavviso, entrambi scoppiarono a ridere. Sì, a ridere.
In quei giorni l’ansia e la tensione nell’aria erano tali da limitare i momenti di felicità. Ma quella risata cristallina da sola portava via tutta la tristezza e le altre emozioni negative. Pareva che un vento di felicità avesse portato via le nuvole di amarezza.
Dopo parecchio tempo i due si misero seduti, sorridendo. Quasi contemporaneamente portarono la mano destra in avanti, stringendo quella del compagno. Avvenne un altro scambio di sguardi, ma non era di sfida: era di amicizia, di due anime unite che finalmente si riappacificavano.
Naruto si abbandono ad un sospiro, liberandosi del tutto della malinconia. Però Sasuke ancora non capiva:
-Allora... si può sapere perché hai baciato Sakura?-. Il biondo sorrise:
-Sasuke, conosci la differenza tra “baciare” ed “essere baciato”?-. Il moro era conosciuto da tutti al villaggio perché era un genio. Per cui, non gli fu difficile capire il nesso della frase.
Così, passando da uno stato pensieroso ad uno sorpreso, concluse il tutto con una faccia basita:
-No... non ci credo... vuoi dire che per tutto questo tempo ho fatto provocato un gran putiferio nel gruppo solo per un malinteso?!-. L’Uzumaki si grattò la nuca. Certo che la stava prendendo non così bene come sperava...:
-Ebbene... sì-. L’Uchiha posò le mani sulla sua testa, maledicendosi per quanto era stato stupido:
-Ah!... Naruto, non sai quanto... quanto... mi dispiace-. L’interpellato drizzò le orecchie. Aveva capito bene?:
-Puoi... puoi ripetere?-. Il moro sospirò. Era difficile dirlo:
-A me... a me... insomma... mi... mi dispiace!-. Il biondo rimase a bocca aperta a fissare l’amico. Poi si lasciò cadere nuovamente all’indietro e si abbandonò ad un’altra sonora risata:
-Non ci credo! Sasuke Uchiha che chiede scusa! È un evento eccezionale!-. Il moro arrossì di imbarazzo. In quel momento riusciva a leggere due parole ben precise nella sua mente: testa quadra.
Ma alla fine era contento di questo. Le risate, i combattimenti, gli scambi di sguardi... gli era mancato tutto di lui. Finalmente aveva il suo migliore amico al suo fianco, come prima.
Non poteva essere più felice in quel momento:
-E ora che vuoi fare, testa quadra?-. Naruto era talmente contento che perfino l’appellativo dell’amico lo riempiva di gioia:
-Direi che dovremo spiegare la faccenda agli altri...-
-Per noi, non serve-. I due combattenti si girarono verso l’entrata della sala. Vi erano due ragazzi, sul volto dipinto un sorriso sereno e allegro:
-Neji! Sai! Avete sentito tutto?-. I due si avvicinarono:
-Sì, e... ci dispiace, Naruto-. Il biondo sorrise largamente. La seconda volta in un giorno che gli chiedevano scusa, un record per lui:
-Sarà il caso di avvertire gli altri...-
-Direi di sì!-. Con una mano dei ragazzi appena arrivati, il moro e il biondo si alzarono, quest’ultimo con nella mente i migliori propostiti. Ho combattuto come non facevo da tempo, ho riconquistato l’amicizia del mio migliore amico, ho fatto pace con altri due miei compagni... cosa può esserci di meglio?
 
-Hinata... potresti ripetere?-
Il giorno seguente, poco dopo l’inizio delle lezioni.
Mentre Naruto, Sasuke, Neji e Sai avevano spiegato a parte del gruppo com’erano andate veramente le cose tra il biondo e la rosa, portando ad un’incredibile serie di “scusa” da parte di essi, Hinata aveva preso un’importante decisione:
-Kiba, io ti lascio-
L’aveva detto davanti a mezza scuola, visto che si trovavano appena fuori dalla classe, nel corridoio grondante di studenti curiosi.
L’aveva detto senza incertezza e senza tentennamenti, cosa anormale per lei.
L’aveva detto facendo appello a tutta la sua sicurezza.
L’aveva detto... e questo era tutto.
Ovvio che all’avvenimento avevano assistito anche il gruppo che già conosciamo, tra cui un vivace biondino con gli occhi spalancati dalla sorpresa, molto propenso a rimuginare sul pensiero fatto il giorno prima. Qualcuno lassù mi ama!:
-... bene! Non me ne frega niente! Fa come ti pare, tra noi è finita!-. Il selvaggio bruno si fece largo nel corridoio, il viso corrucciato e l’aria di chi potrebbe lanciare un pugno al primo che gli rivolge la parola.
La mora rimaneva ancora ferma nel punto in cui aveva aperto bocca. Non si sentiva come sempre, non aveva rimorsi continui o stupidi ripensamenti. Si sentiva bene, come qualcuno che si è tolto un peso dal cuore. Anche se mi farà soffrire, io continuerò ad amare, anche se non sarò contraccambiata!
Annuì decisa, dirigendosi verso il dormitorio e rinunciando al pranzo: non aveva proprio fame in quel momento, con tutti i problemi che aveva avuto e che ora parte erano risolti.
Quando Naruto si accorse di averla persa di vista, decise di essere chiaro riguardo alla situazione. Anche lei, come gli altri, doveva sapere la verità:
-Ragazzi, io salto il pranzo, voi andate pure-. Il biondo si lanciò verso una direzione del corridoio. Poi tornò indietro e prese l’altra: aveva sbagliato strada.
I compagni erano rimasti di sasso:
-... lo avete sentito anche voi? Naruto che salta il pranzo?-. Tutti annuirono e si avviarono ancora perplessi verso la mensa.
La cosa più ovvia dopo quell’affermazione sarebbe stata vedere un fantasma giocare a baseball nei corridoi.
 
Hinata camminava per il giardino, diretta verso la sua stanza. Sorrideva serenamente, si sentiva meglio. Non proprio bene, ma meglio. Ora che ho messo le cose in chiaro, devo riprendere a parlare con i miei amici. Era da quando abitavo al Villaggio della Fiamma che non ne avevo di così sinceri e simpatici. Voglio ristabilire i rapporti che ho rotto durante questo periodo di tempo! Alzò lo sguardo verso il celo, con la sicurezza che avrebbe raggiunto gli obbiettivi che si era prefissata. Ci riuscirò! Voglio ancora avere degli amici!:
-Hinata-. Il sorriso svanì. Il suo cuore perse un battito. Le mani presero a sudare. Solo una persona la faceva stare così dopo una sola parola:
-Naruto...-. Si girò. Davanti a lei c’era proprio il biondino, con una strana espressione indecifrabile stampata negli occhi, che la mora non aveva mai visto:
-... posso parlarti?-. Fece un passo indietro. Certo, aveva ancora quei bei propostiti in mente, ma per sopportare la presenza del ragazzo senza provare qualcosa ce ne sarebbe voluto di tempo. Aveva ancora una paura matta di soffrire di nuovo:
-Ecco... i-io non...-. D’altra parte il biondo doveva assolutamente dirle la verità. La sua presunta relazione con Sakura non poteva passare inosservata, specialmente per il fatto che non corrispondeva al vero:
-... devo andare!-. Hinata fece per correre via, ma Naruto fu più lesto e la prese per un polso:
-Per favore, Hinata, ascoltami!-
-No! Non voglio sentire niente da te! Lasciami in pace-. Fu come se una pugnalata lo avesse trafitto al petto, ma non poteva desistere:
-Hinata, io e Sakura...-
-Lo so che siete fidanzati, vi ho visti mentre vi baciavate! Ora lasciami, non mi interessa niente della tua vita privata! Non voglio soffrire a causa tua! Lasciami, tornatene dalla tua fidanzata e...-
-IO NON L’HO BACIATA!!! È STATA SAKURA!!!-
Silenzio.
La calma dopo la tempesta.
Il ragazzo aveva buttato fuori tutto il fiato che aveva in corpo, fino a rimanere senza aria. Ma anche se ne avesse avuta, avrebbe avuto troppa paura per spiccicare parola. Doveva prima vedere la reazione della sua amata.
Hinata era completamente immobile, con gli occhi completamente spalancati per la sorpresa. La sua mente stava analizzando lentamente la frase che il biondo aveva pronunciato, come se avesse un guasto al funzionamento. E forse ce l’aveva: era convinta di aver capito che la storia del bacio era stato tutto un malinteso! ... no, non è possibile, ho sentito male di sicuro:
-Puoi... puoi ripetere?-. Naruto inspirò profondamente. Aveva un paio di cose da dire:
-Sono andato in biblioteca con Sakura perché aveva bisogno di ripetizioni, visto che sono una frana a scuola. In biblioteca Sakura mi ha baciato, è stata LEI a baciare me! Io non l’ho mai voluto, anzi, probabilmente mai lo vorrò! Perché la cosa ha messo caos in tutto il gruppo, perché ho vissuto un periodo di tristezza assoluta e perché la cosa ti ha fatto soffrire. Perché Hinata, io...-. Il ragazzo prese le sue mani tra le sue, fissandola dritta negli occhi con i suoi pezzi di cielo:
-... io non voglio assolutamente che tu soffra! E se è capitato, mi dispiace non sai quanto!-. Ancora la mora era immobile, con gli occhi spalancati.
Poi, improvvisamente, lasciò la modalità statica e si lanciò la collo del biondo, abbracciandolo sorridente e con il cuore traboccante di felicità. Lui non la ama! Lui non la ama! E ci tiene a me! Non vuole che io soffra! Allora ho qualche possibilità con lui! EVVIVA!!!
Naruto era rimasto enormemente sorpreso dalla reazione della ragazza. Le gote si colorarono di rosso, mentre il cuore prendeva a martellargli nel petto. Sorrise imbarazzato, ricambiando l’abbraccio:
-Hinata, io...-
-Sono felice. Non sto più soffrendo, te lo assicuro-. Sorrise dolcemente, godendosi quel momento in cui era così vicino alla sua Hinata. Peccato che lo stomaco non era d’accordo.
Infatti da esso partì un brontolio estremamente rumoroso, di una pancia che reclama vendetta. Naruto divenne rosso pomodoro maturo, rinunciando a malincuore a quel momento e posando una mano sul ventre:
-Ehm... forse saltare il pranzo non è stata un’idea geniale...-. La mora lo fissò un po’ confusa, poi si abbandonò ad un risata cristallina, ricordandole quanto fosse speciale il suo Naruto:
-Potremmo andare a Garden Town, uno dei ristoranti sarà senz’altro aperto!-. Il biondo si grattò la nuca, imbarazzato:
-Questo... è un appuntamento?-. La ragazza arrossì leggermente, distogliendo lo sguardo:
-Beh, direi di sì... sì, lo è!-. I due allora si incamminarono, tenendosi per mano e sorridendo all’avvenire, inconsapevoli di pensare la stessa cosa:
Un giorno ti dirò quello che provo per te... ma per adesso, mi basta averti così vicino. 


Kage Bushin no Jutsu: Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo
Hien: Pugnali di Vento
Rasengan: Rasengan
Katon, Goukakyuu no Jutsu: Arte del Fuoco, Tecnica della Pioggia di fuoco
Chidori: Tecnica dei Mille Falchi

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Pranzi e allenamenti ***


Capitolo 17: pranzi e allenamenti

Sasuke passeggiava tranquillamente per il cortile dell’accademia, incredibilmente sorridente. Già, perché quel giorno tutta l’ansia e la rabbia che aveva accumulato si era sciolta come d’incanto. Finalmente aveva fatto pace con Naruto, con gli altri aveva ripreso ad avere i soliti rapporti e in più aveva sperimentato dopo tanto tempo la passione per gli incontri che aveva seppellito da tempo.
Annuì. Sì, era decisamente una buona giornata!
Quella testa quadra è davvero incredibile! Gli è bastato un giorno per cambiare tutto! È proprio un personaggio fuori dal comune! Mi chiedo dove sia ora, ha pure saltato il pranzo... molto strano!
Quasi in risposta alla sua domanda, al moro arrivò un messaggio sul cellulare.
Sasuke;
se sei preoccupato per me, datti pace: sono a Garden Town con Hinata.
Credevi che avrei saltato il pranzo? Dovresti conoscermi!
È probabile che mi vedrai tardi, non farti venire l’ansia, mammina!
Nel frattempo, credo che sia il caso di ripassare qualche tecnica di combattimento, hai perso il ritmo, amico mio!
Naruto

-Sempre il solito-. Forse in una qualsiasi altra occasione sul viso dell’Uchiha si sarebbe formato un broncio, ma quelle frasi lo fecero solo sorridere.
Per il fatto che finalmente gli scriveva con le sue solite stupide battute.
Per il fatto che aveva usato il termine “amico mio”, cosa che negli ultimi giorni non aveva più fatto.
Per il fatto che... stranamente non c’erano errori di ortografia...
... ma sì, in fondo un salto al campo di allenamenti potrei anche farmelo!
Una cosa alquanto curiosa che aveva constatato durante l’incontro con il biondo era che aveva perso il ritmo molto velocemente, come se il suo corpo necessitasse di esercizi di streatching prima di cominciare a combattere. Cosa alquanto imbarazzante per lui.
Strinse i pugni. Doveva rimettersi in forma, sapeva per certo che prima o poi gli avrebbero sottoposto una verifica fisica all’accademia. Inoltre non poteva certo permettersi di farsi battere da quella testa quadra che era il suo migliore amico!
Se chiedo alla preside, non dovrei avere problemi ad allenarmi da solo...
Improvvisamente qualcosa attirò la sua attenzione.
Un petalo di ciliegio rosa svolazzava delicatamente davanti ai suoi occhi.
Rosa.
Rosa come i suoi capelli.
Abbassò lo sguardo, rammaricato. Era talmente arrabbiato con Naruto da essersi dimenticato il vero motivo di tutto quel putiferio.
Sakura aveva baciato Naruto.
Questo poteva significare solo una cosa: Sakura era innamorata di Naruto.
Di Naruto, non di lui.
 
-Che cosa desiderate?-
-Io... credo che prenderò una ciotola di ramen, grazie!-
-Per me delle polpette di carne, grazie-
-Bene, arrivano subito!-. Nel frattempo, a Garden Town, la timida mora e il vivace biondo erano già seduti al tavolo.
Non aveva girato molto per la città, vista l’incredibile fame dell’Uzumaki e la volontà della Hyuga di seguirlo a ruota. Per Naruto, l’importante era che il ristorante servisse ramen.
Il ristorante trovato era perfettamente in sintonia con il resto della città: pareti color zafferano adornate da quadri di natura morta, tavoli e sedie di legno lucido e mille fiori e piante ovunque, poste probabilmente a dare un tono di colore al luogo:
-Sai, Hinata, ora che ci penso, non conosco molte cose di te...-
-Davvero?-. Il biondo afferrò un grissino, iniziando a sbocconcellarlo:
-Beh... so solo che abiti al Villaggio della Fiamma e che Neji è tuo cugino...-
-Capisco...-. Hinata respirò a fondo. Era la prima volta che parlava di sé con una persona e non sapeva bene cosa fare. Beh… credo che parlare della mia vita non sia poi così difficile…:
-Vediamo, da dove posso cominciare... si può dire che la mia famiglia domini l’intero villaggio. Il clan Hyuga è estremamente prestigioso per via della nostra dote innata del Byakugan. Mio padre è una delle persone più influenti del villaggio, che governa insieme a mio zio, padre di Neji. Vuole a tutti i costi che io diventi il suo diretto successore, non si aspetta altro da me, per questo talvolta è un po’ severo...-. La mora si bloccò per riprendere fiato, ma anche per riflettere. Papà vuole che diventi influente quanto lui, è sempre così severo e pretenzioso... vorrei essere all’altezza delle sue aspettative:
-... tu cosa ti aspetti da te stessa?-. La voce squillante del ragazzo di fronte a lei la riscosse:
-Come?-
-Sai, è una domanda che mi sono sempre fatto da quando ti ho conosciuta… Qual è il tuo scopo nella vita?-. Venne presa in contropiede. Non si aspettava certo una domanda del genere. Tra l’altro non ci aveva mai pensato...:
-Non saprei, non ci ho mai riflettuto...-
-Beh, non volevo intromettermi...-
-Ma no, figurati! Anzi, è qualcosa su cui devo pensare bene, riguarda il mio futuro-. Il cameriere si intromise nella discussione porgendo le due cibarie:
-Ecco qui! A voi!-
-Grazie-
-Grazie-. Subito i due fumanti piatti furono posti davanti ai rispettivi proprietari.
Davanti al biondo una ciotola di ramen in brodo troneggiava accompagnato da mille fette di maiale e varie verdure saltate, vista che fece brillare gli occhi dell’Uzumaki.
Davanti alla mora un piatto di polpette rotonde con contorno di foglie verdi di lattuga e pomodorini rossi, forse mirate a decorare il piatto.
I due, afferrando le bacchette, cominciarono a mangiare, lasciando che il discorso precedente si perdesse nel silenzio.
 
-Uno, due, uno due, uno, due, uno due, uno, due, uno due...-. Tornando all’accademia, in una delle sale, un ragazzo moro prendeva a pugni un materasso, associando un numero al destro e un altro al sinistro ed enunciandoli quando essi venivano lanciati.
Esso trovava nella sala degli allenamenti, accanto a quella degli incontri. Uno spazio decisamente più ristretto rispetto a quest’ultima, ma molto più attrezzato: materassi, pesi, bersagli... di tutto e di più a disposizione di coloro che ne necessitavano.
E in quel momento colui che ne necessitava era proprio Sasuke:
-Uno, due, uno due, uno, due, uno due, uno, due, uno due...-. più veloce, più stabile, più potente! Il suo pensiero fisso era quello di migliorare fisicamente e quella giornata era ideale, considerata la scarsità di compiti per il giorno dopo.
In quel momento voleva solo allenarsi, migliorare e, se gli capitava a tiro quel biondino di sua conoscenza, magari chiedergli la rivincita.
Ma ne dubitava molto, visto che era al ristorante con Hinata. Probabilmente avrebbe mandato in bancarotta il posto con la sua voracità, venendo poi mandato fuori a calci.
Ridacchiò a quel pensiero in fondo non così assurdo. Che ne sapeva lui di cosa sarebbe capitato ad un tipo imprevedibile come Naruto?
Lanciò un ultimo pugno al materasso, riposandosi successivamente. Si asciugò il sudore con un asciugamano e si sedette, cercando di armonizzare il respiro affannoso.
Improvvisamente sentì un rumore: la porta della sala che si apriva.
Il suo sguardo nero pece si posò sulla persona appena entrata, che fece spalancare gli occhi al ragazzo per la sorpresa.
Appena fuori dalla porta c’era una ragazza.
Una ragazza dall’aria triste e malinconica.
Una ragazza dai capelli rosa e gli occhi smeraldo.
La ragazza... che le aveva rubato il cuore.
 
-Ah... sono pieno!-. Nel ristorante già nominato l’Uzumaki aveva appena finito quattro scodelle intere del suo amato ramen. Subito dopo il lauto pasto si accomodò meglio sulla sedia, assumendo un’espressione estremamente soddisfatta.
D'altronde anche la Hyuga era sazia, ma meno disposta ad acciambellarsi senza curarsi dell’opinione altrui, su questo non aveva il minimo dubbio. E poi, aveva qualcosa di meglio in mente da fare che assumere una postazione ideale per digerire:
-Senti, Naruto... adesso tocca a te-. L’interpellato la guardò, confuso:
-A fare cosa?-
-Io ti ho parlato di me, ora è il tuo turno!-. Sorrise, rimettendosi diritto sulla sedia:
-Direi che è giusto, vediamo... come sai sono nato e vissuto al Villaggio della Foglia insieme a Sasuke, il mio migliore amico. Non sono mai stato un grande esempio di bambino perfetto, diciamo che ero più una peste...-
-Mm, direi che non mi è difficile crederlo!-
-Che cosa vorresti dire?-. I due scoppiarono a ridere:
-Comunque ho sempre abitato a casa di mio nonno, che mi ha fatto anche da mentore per tutto questo tempo. Un tipo vecchio, un po’ rimbambito e tremendamente pervertito!-. Hinata si lasciò scappare una risatina:
-Pervertito?-
-Aspetta...-. Naruto tirò fuori il suo cellulare, controllando nella galleria delle foto. Appena trovò quella giusta, la porse alla ragazza, che sbirciò e si mise a ridere. Mostrava l’immagine di un vecchio dai capelli lunghi e bianchi seduto su un cuscino con a fianco due belle donzelle dal seno evidentemente prosperoso. Del vecchio si notava subito l’espressione da ebete stampata in faccia e una goccia di sangue che gli scendeva dal naso:
-Che tipo strano!-
-Più che strano, è assurdo!-
-Come te?-
-COSA?! Ma no! Io non sono assolutamente pervertito come lui!-. La mora sorrise:
-Intendevo che anche tu sei strano...-. Il biondo chinò leggermente il capo, prendendolo come una specie di insulto:
-Quindi, credi che io sia strano...-
-Certo, ma ci sono molti sinonimi di questa parola! Come particolare, originale... e speciale-. Naruto si drizzò subito, arrossendo:
-Quindi.. q-quindi io sarei speciale?-. La mora annuì, addolcendo lo sguardo:
-Speciale e unico, Naruto...-
 
-Scusami, Sasuke... volevo solo trovare un posto in cui rimanere sola...-
-E hai scelto la sala degli allenamenti? Non mi pare il posto migliore...-
-Mm, in effetti...-. Sasuke la guardò a lungo. Non aveva una bella cera.
Non era difficile notare lo sguardo carico di estrema malinconia che spuntava dai due occhi color smeraldo. Inoltre questi non avevano più quello scintillio negli occhi che li rendeva speciali, quella lucentezza che solo quelle due gemme preziose possedevano. Sotto di essi erano presenti delle profonde occhiaie, di chi aveva dormito poco niente. E quei capelli rosa, quei meravigliosi capelli color ciliegio così unici, erano scompigliati e rovinati, quasi trascurati.
Sasuke non poté fare a meno di essere preoccupato:
-Non ti senti bene?-
-Il... il fatto è che...-. Sakura abbassò lo sguardo, trattenendo a stento le lacrime che probabilmente aveva già fatto uscire in assenza di persone.
I due rimasero in silenzio, mentre ognuno squadrava l’altro. Sakura non poté fare a meno di arrossire nel vedere Sasuke: era a dorso nudo, una qualsiasi altra ragazza avrebbe avuto la sua stessa reazione. Inoltre bisognava ammettere che aveva un fisico molto ben scolpito, da perdere la testa.
Dopo vari minuti di totale mancanza di parole, la rosa prese a parlare con voce flebile e sottile:
-... la conosci la storia... di me e Naruto...-. Sasuke annuì. Non c’era bisogno d’altro.
Era facile intuire l’amarezza e la malinconia di quel momento.
 
-No, aspetta, era inseguito da un centinaio di ragazze infuriate e ancora rideva da pervertito?-
-Esatto! È proprio da ricovero!-. Era da parecchio tempo che la giovane coppia rideva amabilmente di varie vicende legate al passato del biondo.
Hinata non aveva una vita altrettanto piena, quella di Naruto era decisamente più interessante. Mentre Naruto adorava vedere la sua Hinata ridere, gli piaceva da morire.
I due si abbandonarono alla comodità delle sedie in cui si trovavano. Gli facevano male persino le facce per quanto avevano riso!:
-Hai avuto una vita molto piena, sai Naruto?-
-In effetti...-. Ma secondo la mora mancava qualcosa, come se nel racconto sentisse che era assente un carattere fondamentale. Un’illuminazione la colpì:
-Naruto, com’è che non mi hai ancora parlato dei tuoi genitori? Che tipi sono?-. A quelle parole il sorriso del biondo svanì del tutto, lasciando posto ad un’espressione cupa e malinconica che ad Hinata portò timore:
-Ecco... loro...-. Giurò di aver visto l’azzurro intenso dei suoi occhi spegnersi per quell’istante. Non poteva sopportare di più:
-Aspetta! Non c’è bisogno che tu me lo dica!-. Naruto si riprese dal suo stato macabro:
-Però, se lo vuoi sapere...-
-Naruto, ci conosciamo da poco tempo, ci saranno altre occasioni. Inoltre non mi pare che sia un argomento di cui ti piace parlare, specialmente a qualcuno che hai appena conosciuto-. Spalancò gli occhi. Come ha fatto a capirlo?:
-Hinata, io...-
-Quando te la sentirai, me lo dirai-. Annuì, sorridendo largamente. Poi gli occhi gli si illuminarono improvvisamente e ridacchiò:
-Perché ridi?-
-Beh... ora che ci penso, da quando abbiamo iniziato a parlare non hai balbettato nemmeno un volta!-. Stavolta fu la mora a spalancare gli occhi per la sorpresa, risentendosi mentalmente la conversazione avuta con il ragazzo di fronte a lui. ... incredibile, è vero! Non ho balbettato, mi sono sentita sicura e priva di insicurezze... Sorrise dolcemente:
-Sarà perché stare con te mi fa sentire protetta e sicura...-. Si alzò in piedi avvicinandosi al biondo e posando le sue labbra sulla sua guancia, lasciandolo a bocca aperta. Questo si sfiorò la guancia interessata arrossendo. Anche Hinata arrossì, non si credeva capace di farlo!:
-Hinata...-
-Naruto...-
Ma quel momento romantico fu interrotto da uno squillo. Uno squillo che l’Uzumaki conosceva fin troppo bene:
-Scusa, è il mio cellulare, mi è arrivato un messaggio!-. Prima di leggerlo, maledì mentalmente chiunque fosse stato a mandarglielo. Poi lesse il messaggio, rimanendo prima confuso, poi completamente senza parole:
-... Hinata, mi dispiace un sacco, ma devo proprio andare!-. La mora, seppur confusa, sorrise:
-Vai pure, tranquillo-. Naruto sorrise di rimando e sfrecciò via alla volta dell’accademia, lasciando Hinata sola con i suoi pensieri. Per oggi va bene così. Ho fatto pace con lui, so più cose a suo riguardo e gli ho anche dato un bacio!
Il suo sguardo innamorato cadde sul tavolo, su cui stava un cellulare. Naruto ha dimenticato qui il cellulare... Lo schermo mostrava ancora il messaggio, cosicché anche lei poté leggerlo, capendo alla fine il motivo di tanta fretta.
Naruto;
sono nella mia stanza da solo, credo che Neji sia uscito con Ten Ten, ma questo non è importante.
Vieni qui, per favore, è un’emergenza! Io… ho baciato Sakura.
Raggiungimi appena puoi.
Sasuke 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Ciò che provo davvero ***


Capitolo 18: ciò che provo davvero

Nel dormitorio femminile tutto taceva. Era pomeriggio inoltrato, quasi tutte le ragazze erano in giro, certo non perdevano tempo rimanendo nelle proprie stanze. Infatti le vie floreali di Garden Town erano stracolme di vita e gioia, tipica degli adolescenti nell’età della spensieratezza
Tuttavia proprio una di queste era seduta sul letto della sua. Una ragazza dai capelli rosa ciliegio e gli occhi verde smeraldo, in quel momento persi nel vuoto alla ricerca di una risposta.
... perché?
Oramai nella sua testa c’era spazio per quella sola domanda.
Perché?
Abbassò il capo, rammaricata. La sua mentre era in un turbinio di confusione, devastata dall’impossibilità di capire ciò che davvero provava.
La sua mente era provata dal fatto avvenuto poco prima.
Nella sala degli allenamenti aveva incontrato per puro caso Sasuke. Lei era ancora segnata dal rifiuto di Naruto, cercava solo un posto in cui riflettere da sola, senza nessuno intorno. La sorte evidentemente non era dalla sua.
E così era rimasta sola con il moro, accorgendosi con imbarazzo del fatto che fosse a dorso nudo: il suo fisico scolpito dalla pelle rosea non sarebbe passato inosservato a nessuna ragazza al mondo, tanto meno a lei.
Senza accorgersene, si era ritrovata seduta a parlare con lui...
-Mi piace Naruto dalla prima volta in cui l’ho visto. Non so perché, ma è la pura verità! Non mi ero mai innamorata prima d’ora, per questo non cosa fare, tanto meno ora che so che non prova lo stesso per me... secondo te che cosa dovrei fare?-. Il moro rimase con lo sguardo perso nel vuoto, come se non avesse ascoltato nemmeno una parola. Il suo sguardo traspariva quella freddezza che lo contraddistingueva.
Sakura sbuffò, pensando al motivo per cui gli stava chiedendo una cosa del genere. Che le era venuto in mente? Parlare d’amore con l’insensibile Sasuke?:
-Beh... non so, non ho mai provato un’esperienza come la tua...-. Ma subito si sorprese anche del solo fatto di ricevere una risposta:
-Comunque so per certo che l’umanità non è stata creata per soffrire, sono certo che questo brutto momento passerà...-. La rosa abbassò il capo, tentata di scoppiare nuovamente a piangere. Fino a quel momento non aveva fatto altro, sperava i suoi occhi si fossero abbastanza inzuppati:
-... so che Naruto è stato isolato dal gruppo per colpa mia... mi dispiace-. Sasuke si mise a fissarla. Aveva un carattere molto diverso da quando l’aveva conosciuta: rispetto alla furia con cui gli aveva mollato un ceffone, ora pareva così fragile e indifesa, come un cucciolo appena nato, messo da solo di fronte alle difficoltà della vita. Anche quegli occhioni umidi color smeraldo erano adorabili in quel momento. Sapeva che era male, ma mai come in quel momento Sakura le era sembrata bella.
Improvvisamente sorrise, alzando lo sguardo e pensando al suo amico fuori di testa:
-Stai tranquilla, è già tutto sistemato. Abbiamo messo le cose in chiaro, siamo di nuovo amici-. La rosa parve per un momento rincuorata da quella risposta. Si asciugò quelli che dovevano essere i punti di nascita di due fiumi di lacrime:
-... tu credi che troverò mai un altro?-. Il moro rimase leggermente spiazzato. Certo, se la ragazza che ti piace ti chiede se avrà mai un altro amore, praticamente è un invito a nozze. Ma, invece di agire d’istinto come un biondo di sua conoscenza farebbe, decise di basarsi sulla sua solita calma:
-Certo, non sono proprio uno che se ne intende. Ma sai, io credo che a questo mondo abbiamo tutti una persona giusta con cui stare, quella persona che ci cerca e che noi cerchiamo a nostra volta. Credo anche che prima o poi un incontro con l’anima gemella sia inevitabile, bisogna soltanto aspettare...-. Improvvisamente i due incrociarono gli occhi, in modo che due smeraldi limpidi e un poco rossi per le lacrime facessero da specchio a due iridi nero pece. Sakura non seppe distogliere lo sguardo, come se una forza misteriosa non le permettesse di muoversi. Molto probabilmente Sasuke poteva allontanarsi, ma in quel momento era l’ultima cosa che voleva fare. Quel verde splendente lo incantava ogni volta che lo scorgeva, non poteva rinunciarci proprio ora che lo vedeva così da vicino:
-... inoltre, a volte mi chiedo se la persona con cui passerò la mia vita sia accanto a me, da qualche parte, più vicina di quanto possa immaginare. Se ci penso, ho quasi paura di lasciarmela sfuggire-
-... dici che anche la mia anima gemella sia dietro l’angolo?-
-Non lo so, ma so per certo che c’è qualcuno che ti guarda da lontano-. Improvvisamente Sasuke vide il buio abbattersi sulla sua vista. Perché aveva chiuso gli occhi? Non ne capiva il motivo.
Stranamente però sentiva qualcosa, come una superficie morbida sul suo viso. Lentamente aprì le palpebre, spalancandole di colpo.
Non solo era sul suo viso, era sulle sue labbra.
Le sue labbra era a stretto contatto con quelle di Sakura.
Quello era un bacio.
La stava baciando.
Entrambi avevano gli occhi completamente spalancati.
Solo in un momento di lucidità Sasuke si allontanò da quel contatto, inaspettato ma decisamente piacevole, scappando di colpo verso la porta e lasciando Sakura da sola.
Aveva fatto un terribile errore.
Sakura si lasciò cadere sul letto, incapace di darsi una spiegazione. Possibile che fosse già da tanto tempo che Sasuke era cotto di lei? Oramai non c’era più dubbio, non c’era possibilità di sbagliarsi.
Forse sarebbe anche parso un evento abbastanza irrilevante: sarebbe bastato chiarire le cose con il moro e tutto si sarebbe sistemato per il meglio.
Peccato che c’era un problema, un dilemma alla quale la rosa non vi trovava risposta da ore.
Le era piaciuto immensamente quel bacio.
Anche più di quello fortuito con Naruto.
 
-... ehilà!-
Nel dormitorio del sesso opposto la situazione non era troppo diversa: un adolescente solo nella sua stanza, in preda a sensazioni decisamente poco piacevoli. Casualmente o non, un esuberante biondo varcò la soglia di quella stessa camera, sfoderando un sorriso smagliante per cui ormai era famoso. Peccato che quel grande gesto di vivacità non fu accolto con il dovuto rispetto, sostituito invece da uno sguardo glaciale ma con un’ombra di malinconia, che all’Uzumaki fu subito evidente:
-Che vuoi?-
-Bah, non lo so... al giorno d’oggi non si può più passare dalla camera del proprio migliore amico per fargli un salutino?-. Naruto si sedette sul letto, esattamente accanto a Sasuke, infastidito ma grato per la sua presenza. Entrambi rimasero completamente in silenzio, senza che nessuno dei due proferisse parola.
Il biondo conosceva estremamente il suo amico: era molto orgoglioso, esattamente come lui, per questo ancora non parlava. Ma sicuramente, se il problema era veramente così grave, prima o poi ne avrebbe parlato, era solo questione di tempo. E, anche se non sembrava minimamente, lui era in grado di aspettare quando voleva.
Sasuke posò i gomiti sulle ginocchia, appoggiando la testa sui palmi delle mani e sbuffando rumorosamente. Avere problemi non gli piaceva per niente. E adesso? Adesso che faccio? L’ho baciata, porca miseria, l’ho baciata! Ma perché l’ho fatto? perché???:
-Perché l’ho fatto?-. Naruto sorrise, vittorioso. Finalmente il barboso silenzio rotto da un po’ di sana discussione problematica!:
-Te lo stai chiedendo veramente?-
-Certo!-. Il moro tornò diritto, senza capire il motivo di tale domanda. Il biondo rimase a fissarlo un po’ confuso, come se la risposta fosse la più ovvia del mondo:
-Sasuke, anche se non sembra, tu sei un essere umano!-. L’Uchiha alzò il sopracciglio, fulminandolo con gli occhi:
-E con questo che cosa vorresti dire?-. L’Uzumaki tuttavia mantenne il tono allegro, senza smettere di sorridere:
-Semplicemente questo: tu sei in grado di amare! E se l’hai baciata, vuol dire che la ami davvero!-. Sasuke rimase di stucco. Io... io la amo? Certo, ne sono innamorato, ma addirittura amare... però è vero, l’ho baciata senza pensarci, e mi è piaciuto... eccome se mi è piaciuto! Sì, forse la amo davvero! Forse è lei la ragazza con cui voglio stare! Un sorriso radioso si formò sul suo viso, quasi illuminandoglielo come mai prima d’ora.Sì! Forse è davvero così!
Ma uno strano dubbio glielo fece spegnere per un momento. Il suo viso si corrucciò in un’espressione dubbiosa ed estremamente confusa:
-... aspetta un momento, da quando sei un esperto di affanni di cuore?-. Naruto rimase sorpreso. sì, da quando? Aveva detto tutto perché credeva che fosse ciò che di più normale c’è al mondo.
Improvvisamente gli venne da ridere. Forse la vicinanza con Hinata gli aveva fatto più bene di quanto pensasse...:
-Naruto? Naruto!-. Sasuke cercò di svegliare l’amico. Aveva giurato di aver visto per un momento un’espressione da ebete sulla sua faccia... il biondo si ridestò all’istante, ridacchiando nervosamente. Il moro si fece sospettoso:
-... mi stai nascondendo qualcosa?-. L’Uzumaki abbassò il capo e prese a giochicchiare con le dita, imbarazzato. L’aveva colto in fallo il genio Uchiha...:
-... forse...-. Questo sorrise vittorioso, intrappolandolo nel suo sguardo nero pece. Naruto capì di non avere scampo: quando L’Uchiha faceva così, era chiaro che non l’avrebbe lasciato vivere senza sapere ciò che voleva sapere. Ma prima che un possibile interrogatorio stile tortura iniziasse, il biondo decise saggiamente di risparmiarsi il dolore e la fatica:
-Okay, hai vinto, te lo dico... ma non dirlo ad anima viva!-. Mm, mi ricorda qualcosa... Prese una grossa boccata d’aria e si buttò:
-Io s-sono innamorato di Hinata!!!-. Dire che Sasuke spalancò gli occhi a quella notizia sarebbe come sminuire il fatto. Ci mancò poco che gli occhi non gli uscirono dalle orbite. La testa quadra... INNAMORATA!?!?!? Con questo la sua opinione su Naruto rimase tale quale a come l’aveva enunciata: con quel biondino non si sapeva mai cosa aspettarsi!:
-Wow, certo che non me l’aspettavo!... fermo un attimo, ma da quando va avanti questa storia?-. Di nuovo L’Uzumaki cercò di sopportare l’imbarazzo:
-... più o meno... da quando l’ho conosciuta-. Sasuke stavolta si mise a ridere:
-Cioè amore a prima vista??? Davvero, Naruto, con te è impossibile non sorprendersi!-. Naruto non seppe se prenderlo come un complimento o una forma di presa in giro:
-Va bene, va bene, ti sei divertito! E mi pare che tu stia già meglio!-
-Sto alla grande, tranquillo!-
-Bene, allora chiamiamo Sai e Neji e andiamo a farci un giro a Garden Town? Tanto per respirare un po’ di aria buona, qui marcirai nella tua depressione!-
-Spiritoso! Comunque va bene, tanto non ho di meglio da fare!-. Naruto e Sasuke afferrarono i loro cellulari, mandando un messaggio rispettivamente a Sai e Neji:
-... comunque devi promettermi che non dirai niente della mia cotta per Sakura!-
-Sasuke, sei paranoico, te l’ho già promesso, non c’è bisogno di ripetermelo cento volte!-
-Per una testa quadra mi sembra il minimo!-
-BRUTTO...!-. Naruto prese ad inseguire Sasuke, che prese a correre all’interno della stanza in cerchio, sorridendo: anche quegli inseguimenti gli erano mancati!
 
-... non ci credo...-
Fuori dalla porta della medesima stanza, una ragazza stava alla porta, sconvolta dalle ultime frasi sentite.
Una bella ragazza dai capelli biondi e gli occhi celesti, la cui amicizia con la rosa era un filo sottile che rischiava seriamente di spezzarsi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** AVVISO ***


AVVISO

Avverto tutti coloro che stavano seguendo questa fic: ho intenzione di sospenderla temporaneamente.
I motivi sono tanti; per fare un esempio, è da un bel po' che non ricevo delle recensioni. Non incolpo nessuno dei recensori, il fatto è che questo mi fa pensare che la fic non stia andando molto bene.
Inoltre le idee per questo racconto scarseggiano, non so più come coinvolgere il lettore e mi dispiace, con questa fic speravo di puntare proprio su quello.
E infine mi sono accorta che ho lasciato alcune fic e Round-Robin a cui partecipo in sospeso, così vorrei concentrarmi momentaneamente su quelle per adesso.
La metto per Incompleta con la speranza che un giorno io possa continuarla o(e questo è più probabile) ricominciarla in modo migliore.
Spero di non aver deluso nessuno, a presto.
Purple_Rose

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=976399