A new chapter

di Love5_Pandas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Escape from this life ***
Capitolo 2: *** Misunderstood ***



Capitolo 1
*** Escape from this life ***


Poteva esserci qualcosa più snervante della voce di Mrs. Davis?
 Probabilmente no,o almeno quello che Carrie aveva visto nei suoi ultimi 17 anni non aveva nulla a che fare con quella voce smielata e tremendamente acuta.
Tesoro hai preso le valigie?” strillò dell’altra parte della casa,muovendosi come una lucertola tra le stanze ormai vuote.
“ Si mamma…” mormorò la ragazza,uscendo velocemente dalla casa e percorrendo il vialetto di pietra.
Sentii dietro di lei i passi veloci di sua madre che la raggiunse,stampandole un bacio viscido sulla guancia.
Senza farsi vedere,Carrie si pulì la guancia con un dito e si affrettò a salire nell’auto del padre.
Quando finalmente toccò la pelle morbida dello schienale si ricordò degli scatoloni in soffitta. Sussultò uscendo velocemente dall’auto e fiondandosi in casa.
“ Ma che le prende a quella ragazza?” chiese Mrs. Davis scettica,entrando nell’auto. Il marito,abbastanza annoiato da tutta la scena, fece spallucce fischiettando un motivetto solo a lui conosciuto.

Intanto Carrie era alla ricerca disperata di due scatoloni,tra quell’immensità di cartacce e vecchi mausolei impolverati.
Finalmente scorse due scatoloni ingialliti,riposti disordinatamente sotto al vecchio divano.
Sulla facciata c’era scritto a lettere sbiadite ma ancora leggibili  “Famiglia e Carrie “ mentre nell’altro scatolone c’era scritto “ Vacanze”.
Carrie strinse a se l’ultimo scatolone e prese l’altro tra le braccia,ritornando velocemente in macchina. Diede un’ultima occhiata alla sua “vecchia” vita e chiuse definitivamente quel capitolo della sua vita.


“ Carrie svegliati “ strillò la madre scuotendola violentemente. La ragazza mugugnò qualcosa d’incomprensibile e si stiracchiò,ancora assonnata.
Improvvisamente si ricordò del trasferimento e tutta la stanchezza accumulata durante il viaggio sparì in un attimo. Posò le dita sul finestrino umido e guardò il paesaggio intorno a lei.
Casette rosse e prati perfettamente curati ; bambini che giocavano per la strada e gruppetti ristretti di ragazzi che chiacchieravano prendendo un caffè al bar.
Nulla a che vedere con la vita movimentata di Londra.
Si lasciò andare sconsolata sullo schienale,cercando di risvegliarsi da questo brutto sogno.
“ Ti piace tesoro?” chiese la madre con improvvisa gentilezza.
“ Veramente? No” rispose seccamente  la figlia,incrociando le braccia al petto.
No,che non le piaceva. Era tutto così noioso,così perfetto.
Non c’era il rumore del traffico, le grida divertite dei ragazzi che si facevano scherzi, il brusio della gente che parlava fra di loro…
Solo calma e quiete e questo non riusciva ad andarle a genio.

“Vedrai che ti piacerà” esordì il padre,non proprio convinto. La moglie sorrise per l’intervento del marito e guardò con sguardo comprensivo la figlia.
“ Papà ha ragione. Ti piacerà Holes Capel
“ Mamma è Holmes Chapel” corresse Carrie,cercando di non scoppiare a ridere.
L’auto si fermò e tutti i passeggeri tirarono un sospiro di sollievo. La ragazza aprì lo sportello con violenza per poi richiuderlo allo stesso modo.
Una casetta bianca,con il tetto immacolato e le finestre linde. Un numerino laccato d’oro senza neanche un taglietto,ricoperto di edera artificiale.

Questo è veramente il colmo!” pensò tra se e se entrando nella casa. Non rivolse nessuno sguardo alla mobilia.
Sapeva già che sarebbe stato tutto pulito e in ordine,l’esatto contrario del loro appartamento londinese.
Sentii dietro di se i sospiri estasiati della madre seguiti dai mugugni esasperati del padre. Non riuscii a trattenere un sorriso,che però si spense subito vedendo la sua camera.
La porta era di ebano bianco con intagliati motivi floreali che potevano benissimo sembrare meravigliosi per un occhio esperto. Per Carrie erano semplicemente nauseanti.
“ Forza tesoro apri!” incitò la madre,spingendola verso l’entrata.
Con malavoglia, afferrò il pomello dorato e aprì la porta.
Le pareti erano di un verde pallido che mettevano in risalto i raggi del sole che entravano da un enorme porta finestra che dava sul giardino.
Il letto era rosa confetto con i cuscini ben  sprimacciati.
“ Cos’è questo?!” chiese Carrie alla madre.
“ La tua camera” rispose con una certa ovvietà Mrs. Davis. La ragazza toccò inorridita ogni pezzo di quella camera,guardando in cagnesco la donna.
“ Dove…dove sono i miei poster? Dov’è il copriletto rosso? Dove sono i miei dischi?!” chiese arrabbiata.
“ Bhe…noi pensavamo che…” Carrie non la lasciò finire. Non poteva aver ragione sempre lei e gliel’avrebbe fatto capire.
Noi,noi…hai pensato come mi possa sentire io ad andarmene da Londra e finire in un paesino di provincia? A lasciare tutte le mie amicizie e farmene altre? Perché dovete organizzare tutto voi nella mia vita?!”
Carrie stava urlando. Non era da lei,questo era certo.
Era sempre stata la ragazzina calma e educata. Non amava le parolacce ed era molto timida a volte.
Crescendo era diventata “più ribelle” ma la sua finezza non era mai mancata. Per questo a volte la prendevano in giro. La  chiamavano la “figlia di papà” o la “secchiona”.
Certo,non le importava ma aveva capito che quelle voci non erano totalmente false.
Il suo futuro era tutto programmato come ogni giorno della sua vita. La parola “svago” non esisteva nel suo vocabolario.
Devi pensare al tuo futuro!” le ricordavano costantemente i suoi genitori ma lei…lei voleva organizzare da sola il suo futuro!
Non poteva sopportare ancora e ancora tutto questo.

“Carrie calmati…io…io…” boccheggiò la madre,ma invano.
La ragazza sapeva che non sarebbe cambiato nulla nella sua vita,così si lasciò andare sul suo letto e fece un cenno con la mano.
“ Lascia…lascia perdere….” mormorò affranta. Mrs. Davis lasciò la stanza,chiudendo con delicatezza alla porta.
E in quel momento si lasciò andare completamente,mettendosi le mani tra i capelli.
Grosse lacrime uscirono dai suoi occhi grigi e capì. Capì tutti i suoi errori.
“ Devo cambiare. Dobbiamo cambiare…” sussurrò asciugandosi le lacrime con la manica del suo vestito e ritornando a sorridere,con quella smorfia tremendamente tirata a falsa.


 


Gente questa è il tentativo per la seconda FF e me lo sento…QUESTA VOLTA ESCE :3
Mentre scrivevo mi è piaciuto proprio lo stile alla 3° persona e mettendoci tutti i pensieri dei personaggi.
Vi piace la nostra “eroina” Carrie? A me tantissimo!! Mi sta tremendamente simpatica,bho xD
Lo so che sembra la solita viziata a cui non le va bene niente ma vedrete che nei prossimi capitoli non sarà così,ve lo posso assicurare ;)
Per finire spero vivamente che vi sia piaciuta e che vi abbia preso la trama.
Recensite! Recensite in tanti perché mi piacerebbe sapere il vostro parere.
Ovviamente ripeto che per chi volessi mostrarmi la propria  FF me lo può dire recensendo. Sarò felice di leggere la vostra FF :D

Bai Bai Carrots <3

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Capitolo 2
*** Misunderstood ***


Il sole entrava debolmente dalla finestra ancora aperta. Le tende di lino si muovevano sinuose,senza far umore mentre un venticello invernale si insinuava nella camera della ragazza.
Carrie si rigirò nel letto,ricercando una posizione adeguata per ritornare a dormire ma prima che potesse richiudere gli occhi,Mrs. Davis irruppe nella camera con un enorme vassoio in mano.

“ Buon giorno Carrie!” esultò appoggiando la colazione sul comodino e scostando completamente le tende.
La ragazza bofonchiò un’imprecazione e portò l’enorme coperta fin sulla testa.
La madre si avvicinò sorridente e, con estrema dolcezza, le tolse la coperta.
“ Su che devi andare a scuola…” sussurrò avvicinandosi alla porta.
Carrie cercò con la mano la coperta ma si arrese quando scoprì che non c’era più traccia. Si alzò lentamente,con delle enormi occhiaie e i capelli tremendamente arruffati.
Si grattò un attimo la nuca e cercò di mettere a fuoco la sua camera. Enormi poster attaccati al muro; i suoi dischi messi rigorosamente in pila e tutte le sue foto nelle proprie cornici.
Non era da lei gridare ma in quel momento si lasciò scappare uno strillo gioioso,rincorrendo la madre.

“ Grazie mamma!” esclamò circondandole la vita. Mrs. Davis sorrise e le scompigliò i capelli,per poi ritornare a canticchiare davanti ai fornelli.
Carrie ritornò in camera sua e guardò schifata il vassoio. Pane imburrato e un’enorme caraffa di latte.
Niente di peggio.
Si avvicinò allo specchio,prendendo un lembo della pelle e tirandolo.
“ Sto ingrassando a vista d’occhio…” mormorò ritornando a sedersi sul materasso.
Anche quel giorno avrebbe passato.
Si diresse verso l’enorme armadio e aprì violentemente le ante,restando un attimo a rimuginare su cosa avrebbe messo. Optò per un’enorme felpa così che avrebbe coperto le sue “forme” e dei leggins neri.
Corse in bagno,sistemandosi i lunghi capelli neri e li legò in una treccia che scese scomposta su una spalla.
Guardò il suo riflesso e si ritrovò a pensare.
Era veramente brutta. L’enorme montatura nera degli occhiali  e il corpo erano tremendamente brutti. Era grassa,o almeno lei si vedeva così.
Si soffermò un attimo sui suoi occhi,forse l’unica cosa bella che aveva. Erano di un verde acqua,così limpido che a volte metteva in soggezione chi li guardava.
In realtà Carrie non era brutta.
Era soltanto abituata alle cattive voci che giravano su di lei  a Londra e pian piano si era convinta che si, era un mostro; lei era grassa; lei non era accettata dal mondo.
Quelle brutte cose erano entrate dentro di lei,come un pugnale in pieno petto e nessuno era riuscito a farle capire che lei era bellissima,che lei era speciale.
A Londra non aveva lasciato nessun migliore amico,come spesso succede.
Era nata da sola e avrebbe vissuto da sola,o almeno lo credeva fino a quella mattina.
(…)
Non c’era assolutamente nessuno.
Guardò un attimo l’orologio e notò che non era affatto tardi. Erano solamente le 8.00 e la scuola iniziava alle 8.30.
Caricò il peso dello zaino sulla spalla destra e procedette a passi più veloci,scrutando le villette a schiera intorno a lei.
Finalmente,intravide l’enorme edificio scolastico e con un sospirò di sollievo notò tutti gli studenti davanti al cancello grigio.
Alzò la sciarpa viola fino al mento e cercò di non dare nell’occhio. Voleva cominciare al meglio quella prima giornata scolastica.
Quando mise piede oltre al cancello,cambiò subito idea. Il brusio ,che fino a pochi secondi fa ricopriva lo scorrere dei suoi pensieri,era cessato e tutti la guardavano con curiosità.
Cosa avevano da guardare così tanto poi?! Mai visto una londinese camminare a Holmes Chapel?!
Oppure…oppure era veramente brutta?
Optò per la seconda opzione e fece dietro.-front, pronta a fuggire da quella prigione.
Peccato che fece male i calcoli e sbatté contro il petto di qualcuno. Diventò improvvisamente rossa e gli studenti scoppiarono a ridere.

“ Scu-scusa” balbettò insicura senza alzare lo sguardo.
“ Non importa” rispose dolcemente la voce,continuando a camminare. Prima che si allontanasse completamente sentii dei risolini sommessi. Dovevano essere i suoi amici.
Quando fu lontano,Carrie si decise ad alzare lo sguardo.
Un ragazzo coi capelli biondo cenere,stava parlando con il suo amico o meglio con i suoi amici.
I suoi occhi erano marroni con piccole pagliuzze dorate che gli davano un’aria amichevole; non rideva in modo sguaiato e non sembrava essere maleducato.
Carrie avrebbe voluto conoscerlo ma…poteva un ragazzo come lui avere interesse di conoscere una delle tante ragazze di quella scuola,per di più brutta e secchiona?
Sconsolata,scostò un ciuffo di capelli dagli occhi e continuò a camminare,entrando nell’edificio.
Non c’era ancora anima viva e le parole degli studenti erano solo un suono distante. Affondò la mano nella tasca del suo cappotto e ne estrasse un foglietto incartocciato su se stesso.

“ Armadietto numero 130” lesse ad alta voce cercandolo con lo sguardo.
Quando lo intravide si avvicinò velocemente,riponendo tutti i libri e guardandosi spaesata in giro.
Carrie non faceva facilmente amicizia. Alle persone sembrava una riservata,che non ha interesse a fare conoscenza. La vedevano come una sapientona viziata,quando lei voleva solo farsi vedere il meno possibile.
Non è che non volesse stringere amicizia. Anzi,qualche volta rimpiangeva di non avere nessuno con cui parlare. Ma lei si sentiva non amata,non capita.
Toccò con la schiena la superficie fredda dell’armadietto e scivolò fino al pavimento,tenendo le mani intrecciate fra di loro.

“ Ehi tu!” gridò una voce davanti a lei.
Alzò timidamente lo sguardo e incontrò due enormi iridi verdi,che brillavano incuriosite da quella ragazza.
“ Ehi…” mormorò senza trovare un’altra parola adeguata per cominciare  a legare. Il ragazzo sorrise,mostrando due fossette adorabili e sedendosi di fianco a lei.
“ Sono Harold ma per favore chiamami Harry!” esclamò lui porgendomi una mano e scostando i ricci dal volto.
Stava parlando con lei? Stava veramente rivolgendo la parola a Carrie Davis?!
“ Io…io sono Carrie” rispose insicura tendendo la mano e stringendogliela. Harry la guardò di sottecchi,continuando a sorridere.
“ Sei nuova,Carrie?”
“ Oh si,vengo da Londra….” mormorò giocherellando con una ciocca di capelli. Harry mandò una veloce occhiata all’orologio e la campanella suonò.
Carrie sussultò alzandosi,seguita a ruota dal ragazzo. Prese alcuni libri dall’armadietto e incontrò lo sguardo allegro di lui.
“ Cos’hai alla prima ora?” chiese poi. Le sembrava maleducato non parlare quando lui aveva cercato di fare amicizia.
Infatti sembrò sorpreso dall’iniziativa e non perse l’occasione per mostrare un sorriso smagliante.
“ Algebra,tu?”
Gli occhi di Carrie s’illuminarono e annuì.
“ Anche io! Vuoi…vuoi venire con me?” chiese timidamente. Si aspettava un “no” secco. Le persone non riuscivano a resistere più di un secondo con lei.
“ Certo Car! Posso chiamarti Car?” chiese il riccio speranzoso.
La ragazza rimase a bocca aperta. Voleva veramente fare amicizia con la secchiona,la sfigata,la brutta,la nuova?!
Fece un cenno,ancora confusa e Harry la prese sottobraccio,trascinandola fino alla classe.

Aveva un amico. Un amico che non l’aveva giudicata dall’aspetto esteriore.
(…)

“Ragazzi lei è Carrie Davis” tuonò Mr. Black, sistemando l’enorme montatura grigia sul naso adunco.
Brusii sommessi si levarono dagli ultimi banchi seguiti da risolini isterici.
Carrie fu tentata dal lasciare tutto e uscire dall’aula ma strinse i denti e respirò profondamente per calmarsi.
“ Davis si va a mettere vicino a…”
La ragazza sperava tanto vicino a Harry. Non voleva sedersi con uno sconosciuto che non avrebbe visto nulla di buono in lei.
“ Vicino a Payne!” esclamò indicando un ragazzo degli ultimi banchi.
Alzai lo sguardo terrorizzata vedendo il ragazzo del cancello. Avevo la possibilità di fare amicizia ma lui avrebbe ricambiato o l’avrebbe mandata a quel paese?
Una ragazza mora scoppiò a ridere,portandosi due mani alla bocca. Era bellissima e magrissima,non come lei.
Sentii lo stomaco richiudersi in una morsa e sentì il bisogno di vomitare,o almeno di non vedere più quel posto.
“ Taylor che ha da ridere?! E lei Davis,si muova a sedersi!” incitò il professore spingendole la schiena. Con passo traballante si lasciò andare sulla sedia e non rivolse ne una parola ne uno sguardo.
Le piaceva  stare in silenzio. Almeno non faceva figuracce.
“ Aprite il libro a pagina 130 che spieghiamo….”
Carrie sentii una voce bisbigliare il suo nome e incontrò il sguardo di Harry che gli indicava di guardare sotto di se.
Abbassò lo sguardo e trovò un biglietto. Era scritto con una calligrafia storta ma fluida.
Non far caso a Emily, la troia che ha riso di te prima. Sono ochette che si credono chissà chi solo perché stanno insieme ai giocatori di rugby della scuola. Sei forte Car,lo so’

Gli occhi cominciarono a pizzicargli ma si morse il labbro per trattenere le lacrime.
Cercò lo sguardo di Harry,ma  stava seguendo la lezione. Lui aveva capito la sua situazione e lui l’avrebbe aiutata, ne era certa.
Improvvisamente sentii lo sguardo del ragazzo del cancello su di lei e si affrettò a rimettere a posto il biglietto,sotto al suo banco.
“ Ehi non mordo…” mormorò dolcemente  guardandola intensamente. Ma Carrie non disse nulla e appoggiò la testa fra le mani.
“ Sono Liam” continuò lui,abbassando la testa senza farsi beccare da Mr. Black.
“ Carrie…” disse semplicemente guardandolo di traverso. Lui sorrise e quel semplice gesto riuscì a far mandare il cervello di lei in pappa.
“ Davis venga alla lavagna”
Non aveva mai visto qualcosa di così stupendo. Le dava sicurezza e riusciva a scaldarle il cuore…
“  Carrie Davis venga alla lavagna!”
Carrie sussultò un attimo e la classe scoppiò a ridere. Arrossì,sentendo il sangue pulsare velocemente e si avvicinò a passo pesante alla lavagna.
“ Mi risolva questo…”
Era facilissimo. Era stata sempre brava in matematica ma non riusciva a scrivere,a fare nessun movimento.
Sentiva gli occhi puntati su di lei,soprattutto quelli di Liam.
“ Allora?” chiesi Mr. Davis scettico.
“ Quella li non sa fare nulla!” gridò Emily scatenando le risate di tutta la classe.
Sapeva che Harry non aveva riso; sapeva che Liam non aveva riso.
Si sentiva uno schifo,un peso per tutti. Scrisse velocemente la soluzione e uscì dalla classe,con le lacrime che le rigavano il volto.

Hola Belle Donne!
*Parla con accento barese*
Questa è il primo capitolo,visto che l’altro era il prologo :) Qui capiamo un po’ di cosette,o almeno ho cercato di spiegarle.
Carrie si sente brutta e grassa e evita di mangiare. Si sente non accetta non amata ma trova una persona che la capisce veramente e vuole fare amicizia con lei: Hazza.
Nelle altre FF era sempre il “cattivo ragazzo” ma qui volevo farlo diventare non popolare ma “sfigato” come Carrie.
Ritornando a Car, il nostro Payne ha fatto colpo,eh (Danielle scusa) :3
Ma riuscirà a capirla o sarà solo un cavallo di Troia?! Lo scoprirete nel prossimo capitolo ;)

P.s Gli altri usciranno nei prossimi capitoli,non preoccupatevi
P.P.s Non ho corretto perché andavo di fretta. Scusate per eventuali errori 

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