Mi dicono che non devo amarti.. che sarebbe tutto sbagliato.. io non li ascolto.

di Iwantasmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34- I gemelli. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Il sole splendeva forte illuminando il prato in cui eravamo seduti e riflettendo la bellezza della chiesa di fronte a noi.
Una bellissima sposa uscì dall’ingresso accompagnata dallo sposo. Tutti applaudirono, risero e si baciarono.. la gioia si diffuse nell’aria.
Tuttavia i miei occhi non riuscirono per nessuna ragione a staccarsi dalla sposa.
Continuavo a guardarla incantata, come se fosse la cosa più bella che avessi mai visto.
“è bellissima.” Dissi a mio fratello che era proprio accanto a me. La mia voce da bambina acuta e contemporaneamente dolce.
Ero talmente impegnata a contemplare quella bellezza che non feci caso a lui.
Raccolse un fiore da terra e lo intrecciò in modo che sembrasse un anello, poi si mise di fronte a me, sorridente.
Mi prese il dito e mi mise il piccolo anello.
“Anche tu lo sei.” Disse. Sorrisi, poi ci voltammo e insieme iniziammo  a correre verso mamma e papà.
Giunti di fronte a loro, mio fratello disse: “Mamma,papà io la sposerò. Lo prometto. Sposerò Jude. La voglio sposare."
Risero tutti e due in coro, e si deliziarono dell’affetto che ci legava nonostante avessimo solo 5 anni.

12 ANNI DOPO
“Jude, Jude, per favore, vuoi muoverti?” Urlò mio fratello dal piano di sotto.
Avrebbe potuto benissimo chiamarmi prima invece che urlare poi in quel modo.
“Justin arrivo, due secondi.” Replicai frettolosamente.
Mi allacciai le scarpe in maniera veloce, afferrai lo zaino e corsi al piano di sotto.
“Eccomi.” Dissi saltando gli ultimi due scalini, e sforzandomi di nascondere l'ansia.
Justin prese il suo zaino e uscimmo dopo aver salutato mamma e papà.
Primo giorno di scuola, saremmo arrivati di sicuro in ritardo.
“Forza muoviti lumaca, o il primo giorno ci metteranno un ritardo.” Disse affrettando il passo.
“Aspettami.” Gli urlai dietro, anche se sapevo che lo avrebbe fatto comunque.
Justin era il mio fratello gemello, così frequentavamo la stessa classe e di conseguenza le stesse amicizie.
Conoscere persone nuove ed avere un numero sempre più ampio di amici mi affascinava, ma avere mio fratello accanto era sempre un appoggio e un sollievo per me. Una fonte di sicurezza e stabilità.
Il nostro passo, da veloce, diventò una corsa così dopo dieci minuti ci ritrovammo  di fronte l'enorme cancello della scuola.
Salimmo le scale velocemente e ci fermammo di fronte la porta della nostra classe. Prendemmo aria, dopo di che Justin mi fece strada.
“Buongiorno professoressa, scusate il ritardo..è stata colpa mia, mi sono svegliato tardi ed ho rallentato anche mia sorella.”  Annunciò. Non era vero nulla. Era stata colpa mia che non mi ero alzata dal letto finchè non avevo sentito la sua voce chiamarmi per la centesima volta.
Mio fratello era un po’ il mio angelo custode.
“Buongiorno ragazzi, chiuderò un occhio solo perché è il primo giorno.” Rispose la professoressa.
Ringraziammo e guardammo la disposizione della classe.
Era identica ai 3 anni precedenti, così io andai al mio posto fra le mie amiche, e Justin al suo.
La professoressa ci lasciò le prime ore libere per ambientarci nuovamente in classe, così il primo giorno di scuola non fu per niente stancante.
“Jude quanto ti sono cresciuti i capelli.. sono bellissimi.” Disse Sara.
Già, rispetto l'anno precedente i miei capelli erano cresciuti molto, raggiungendo la parte inferiore della mia schiena, proprio come le mie forme, in particolare il seno di cui ora non dovevo più vergognarmi.
Sorrisi, mostrandomi gentile.
Poi Sara si rivolse a Tamara e disse: “Allora Tamara, hai deciso se farti avanti o meno?”.
Sara era la più euforica ed estroversa del gruppo, oltre ad essere la più grande.
Tamara invece era una ragazza riservata e a quanto pare innamorata di qualcuno di cui non voleva svelare il nome.
Infatti la sua timidezza si mostrò ancora una volta.. La vidi arrossire violentemente mentre scosse la testa.
“Non è detto che ti rifiuterà..” Aggiunse un’altra nostra compagna con tono speranzoso e consolatorio.
“Ma quindi sapete chi è?” Chiesi io curiosa ed entusiasta.
Le ragazze annuirono e si guardarono, dopo di che Sara assumendo un tono divertito disse: “Ma come non lo sai? L’unica a non averlo capito sei tu.”
Spalancai gli occhi, e mi interrogai su chi potesse essere.. Tuttavia la mia riflessione fu interrotta da un ragazzo.
Entrò e venne verso di me con passo incerto ma veloce.
Aveva gli occhi verdi, e i capelli biondi.. lo riconobbi subito, Yuri della sezione C.
“Jude scusa, potresti uscire un attimo, vorrei parlarti.” Disse arrossendo e guardandosi intorno furtivamente.
Annuii, perché la mia prima regola mi imponeva di essere cortese e gentile con tutti.
Mi alzai e arrivammo appena fuori la porta, quando iniziò a stringersi le nocche delle mani quasi convulsivamente.
“Ecco Jude.. io.. “ Iniziò a balbettare, così intuii che fosse nervoso.
Lo guardai sorridendo, cercando di indovinare i suoi pensieri ed incoraggiarlo.
“Io.. mi sono preso una cotta per te.” Disse abbassando la testa e fissandosi con ossessione le scarpe.
Restai sbalordita a tal punto da innervosirmi con me stessa. Non ero convinta che ci fossero delle parole giuste per rifiutare un ragazzo, ma qualcosa avrei dovuto dire.
Mi voltai istintivamente a cercare mio fratello con lo sguardo, che mi vide, allungò il collo e capì subito quale fosse la situazione.
Si alzò e venne verso di noi, con passo svelto e i pugni serrati.
Riguardai Yuri, che continuava ad evitare di incontrare il mio sguardo forse perché in cuor suo conosceva già la risposta.
“Che succede qui? Jude la campanella sta per suonare, vogliamo andare?” Irruppe Justin rompendo il silenzio fra noi.
Annuii.
Non sapevo cosa rispondere a Yuri, era il primo ragazzo che si fosse dichiarato a me e non ero sicura di ciò che avrei dovuto dire. Justin entrò in classe, prese i nostri due zaini e tornò fuori, poi mi afferrò da una spalla e mi spinse verso la scalinata senza darmi il tempo di rispondere o salutare.
Camminai vicino a lui, sorpresa del fatto che qualcuno potesse innamorarsi di me..a scuola ero sempre stata Jude la sorellina di Justin il figo. L'intoccabile per qualunque ragazzo.
Ero così perplessa, che non mi resi conto degli sguardi che due ragazzi iniziarono a lanciarmi a metà corridoio.
Poi me ne accorsi, e li ignorai senza interrogarmi troppo sul motivo di queste attenzioni.
Tuttavia loro non fecero lo stesso, anzi si spinsero oltre.
“Piccola Bieber, vedo che oggi siamo in rosso.” Era un’affermazione riferita al mio abbigliamento.
Mi guardai..indossavo dei Jeans, scarpe nere, e una camicia bianca. Il rosso non centrava nulla. Non apparentemente almeno.
Poi guardai meglio. Oltre le strisce della camicia bianca, si poteva intravedere chiaramente il mio reggiseno..Rosso.
 Le guance mi avvamparono, e mi sentii profondamente in imbarazzo. 
Desiderai di scomparire.
Incrociai le mani sul petto e mi abbassai per l’imbarazzo. Come avevo fatto a non notarlo? E Justin, perché non mi aveva detto nulla? Forse nemmeno lui l’aveva notato.
Stavo per rialzarmi e incitare Justin ad andarcene, quando una felpa mi cadde sulle spalle dal nulla, senza preavviso.
La riconobbi subito dal suo profumo.. era la felpa di mio fratello.
Voleva che me la mettessi, e così feci, me la infilai e poi mi alzai pronta a tornare a casa.
Come mi voltai per cercare Justin, lo vidi dirigersi verso quei due ragazzi.
Iniziò una rissa furibonda, e vidi mio fratello aggredirli entrambi con una ferocia inaudita.
Andai verso di loro, e presi Justin dalla maglia.
“Lascia stare..” Urlai varie volte, ma non mi ascoltò. Il panico iniziò ad assalirmi. Intanto parecchie persone erano ormai accerchiate attorno a noi, poi tre ragazzi li divisero finalmente.
Tutti e tre avevano del sangue in volto, ma non mi importava di quei due idioti, ma di mio fratello,che intanto si era incamminato verso l’uscita senza dire nulla.
Gli andai dietro arrancando.
“Justin aspettami.” Lo afferrai da una mano, con il fiato corto.
Si voltò e dopo avermi guardata, si scrollò la mia mano di dosso con un gesto secco.
“Lasciami stare, vado in infermeria altrimenti mamma si preoccupa.” Si allontanò lasciandomi li.
La mia mano restò tesa verso di lui. Non si era mai comportato così nei miei confronti.. Come era possibile, e sopratutto perchè si stava comportando così?
Cosa avevo fatto io di male?
Ora che ci pensavo però, in questo periodo Justin era diventato molto strano con me.. certe volte lo sorprendevo fissarmi con uno sguardo che non avevo mai visto nel suo volto. Altre volte mi evitava, o mi trattava male.. tutto questo mentre indirettamente voleva mantenere le distanze. Forse si vergognava ad essere mio fratello?.. Forse vorrebbe un fratello maschio? Forse ero una scocciatura per lui?
Tempo prima, mi ero anche messa a cercare delle foto di quando eravamo appena nati, per guardarle insieme, per cercare di rafforzare ulteriormente quel legame che sentivo deteriorarsi giorno dopo giorno.. Purtroppo le uniche foto che avevo trovato erano di Justin.
Nessuna foto ci ritraeva entrambi da piccolissimi..
Le uniche foto che avevamo insieme, erano dai cinque anni in su.
A vedere le sue foto, mi stranii un po’.. Perché mamma e papà non mi avevano scattato nessuna foto?..O meglio.. Dov’ero io?
Decisi che non era quello il momento per pensarci.
Iniziai a correre per i gradini dirigendomi in infermeria, non sapendo che ciò che mi aspettava sarebbe stato un fatto sconvolgente.


Salve a tutte C:
Questa è la mia quarta FF..
Cosa ne pensate dell’inizio? Vi piace? Vi avevo già
annunciato che questa sarebbe stata una FF molto singolare, e diversa dalle altre.
Infatti è così C:
Però non preoccupatevi, con l’andare avanti dei capitoli, se vi piacerà e la seguirete, sorgeranno alla luce, molte cose stravolgenti.. ma emozionanti.
Detto questo, spero vi piaccia, e aspetto i vostri pareri per andare avanti.
Vi voglio bene
-Erika


@La Fanfiction prende spunto dall'anime (tratto dal manga) Boku wa imoto ni koi o suru. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Quando giunsi di fronte l’infermeria, sentii delle voci provenire dall’interno di essa, così aprii leggermente la porta e mi appostai.
Sentii una voce femminile, a me familiare, provenire dall’interno..
“Ti amo..”fu l’unica frase che percepii forte e chiaro.
Mi alzai per controllare chi fosse, e li vidi chiaramente.
Justin, seduto sul sudicio lettino dell'infermeria e Tamara di fronte a lui con le mani poggiate sul petto.
Non ero l’unica che oggi aveva ricevuto una dichiarazione a quanto mi parse di capire...anche Justin.
Ecco di chi Tamara era innamorata, allora. L’unica tonta a non averlo capito ero io.
Ma Justin era mio fratello, non avrei mai potuto minimamente immaginare di perderlo per un’altra ragazza.
Lui rappresentava la mia unica ricchezza.. perderlo mi avrebbe uccisa.
Non potei sentire altro, non potei ascoltare le parole uscire dalle labbra di Justin.. Se lui avesse detto di amarla a sua volta, sicuramente quel vuoto d’aria che aleggiava nel mio stomaco si sarebbe trasformato in nausea.
Mi alzai velocemente e mi diressi a passo svelto verso l’uscitalasciando cadere per terra la felpa che Justin mi aveva dato poco prima.
Per mia sfortuna, data la velocità con cui mi alzai, non mi resi conto che la maniglia della porta si fosse infilata nella tasca della mia camicia.. così iniziando a correre essa si strappò, e rimasi con parte della biancheria scoperta.
Mi guardai intorno qualche istante, e ripresi a correre.
Sentii delle voci alle mie spalle, ma ormai le mie gambe si stavano alternando a velocità troppo alta perché io potessi fermarmi.
Mi ritrovai fuori dalla scuola, poi in strada.. e dopo qualche minuto di fronte casa.
Era stata una corsa contro me stessa questa,contro le mie sicurezze rivelatesi illusioni.
Suonai il campanello, e vidi mia madre spuntare dall’ingresso.
“Tesoro, già qui? E Justin dov’è?” Mi chiese dandomi un bacio sulla testa mentre mi costrinsi a nascondere la camicia strappata con la giacca che avevo velocemente recuperato dallo zaino prima di arrivare di fronte casa.
Presi aria, la corsa mi aveva stremata.
“Starà per arrivare..” Risposi, dopo di che entrai in casa frettolosamente e salii in camera mia.
La mia famiglia non navigava nell’oro, infatti casa nostra era molto piccola, ed io e Justin dovevamo condividere la stanza.
Avevamo un letto a castello,dove teoricamente io avrei dovuto dormire sopra.. ma siccome salire la scaletta era oltremodo scomodo, ci salivo solo la notte e durante la giornata usavo il letto di Justin.
Quel giorno però non mi andava di stendermi nel suo letto, così salii la scaletta con fatica dopo di che mi stesi sul mio letto.
Chiusi gli occhi e cercai di immaginare la scena che ci sarebbe stata l’indomani a scuola. Come mi sarei dovuta comportare con Tamara? Non ero una capace di ignorare questo genere di cose.
A dire la verità, il mio comportamento sarebbe cambiato a seconda della risposta che Justin aveva dato quel giorno a Tamara..
Se si sarebbero messi insieme non avrei potuto far altro che accettare la situazione.. se invece fosse stato il contrario, mi sarei ritrovata di fronte ad una grande prova.. Infatti quella non sarebbe stata la prima dichiarazione che Justin avrebbe ricevuto d’ora in avanti..La sua era una bellezza particolare.. capelli chiarissimi, occhi color del miele e un viso meraviglioso, con lineamenti morbidi e virili allo stesso tempo.
Pensando alla bellezza mi rendo conto di quanto io e Justin fossimo diversi.
I miei capelli erano neri e gli occhi verdi.. mamma diceva che ero identica ad una sua nonna, dalla quale avevo ereditato anche il carattere introverso.
Il flusso dei miei pensieri, viene interrotto dal rumore della porta di casa che sentii sbattere prepotentemente. 
Poi dei passi si alternarono velocemente nel corridoio.. sicuramente Justin aveva trovato la felpa di fronte l’infermeria.
Nello stesso istante in cui sentii girare la maniglia della porta della nostra stanza, chiusi gli occhi e finsi di dormire.
Avvertii i suoi passi all’interno della stanza, e nella mia mente riuscii ricostruire i suoi movimenti.
Il cuore iniziò a battere forte quando lo sentii avvicinarsi al letto..
Perché questo comportamento? Perché ero scappata? Forse per la paura di vedermi portare via mio fratello?
Lo sentii salire la scaletta, e sedersi sul mio letto.
Il suo peso mi fece percepire la pressione che esercitava sulla parte inferiore del letto.
Continuai a fingere di dormire, e passò qualche istante in cui non riuscii a capire perché Justin se ne stesse  seduto, in silenzio, e allora iniziai a chiedermi perche non mi avesse ancora svegliata.
Finalmente la sua mano si posò sulla mia.
“Jude..” lo sentii sussurrare.
Lasciai che dalle sue labbra uscisse una seconda volta il mio nome prima di aprire gli occhi.
“Jude..” Mi mossi lentamente, e lo guardai.
“Cosa c’è Justin?” Dissi alzandomi al suo livello, e spostando i capelli tutti su una parte del collo.
Il suo sguardo cadde dai miei occhi al mio collo, dove si soffermò per qualche istante .. giusto il tempo per farmi preoccupare.
Notò forse l’imbarazzo del momento e ritornò a guardarmi in viso..
“Jude non so cosa hai potuto sentire in infermeria.. Ma giuro..” Non lo lasciai finire.
“Justin, ti giuro, io.. io non so perché quando ho visto Tamara dichiararsi ho avuto paura che tu potessi abbandonarmi per stare con lei..” Dissi abbassando lo sguardo.
Oltre che mio fratello, Justin era sempre stato il mio migliore amico.. ecco perché mi sentii così sicura nel dirgli cosa avevo provato.
Sorrise, e mi sentii così infantile ed impotente di fronte a lui..
Poi mi prese il viso con un gesto gentile e fissò i suoi occhi nei miei.
“Jude, sei la mia gemellina, non potrei mai sostituirti con nessuno, chiaro?”
Annuii, ma non gli bastò.
“Chiaro Jude?”
“Si.” Risposi sorridendo a mia volta.
Era così, mio fratello non mi avrebbe mai sostituita con nessun’altro.. e non mi avrebbe mai mentito.
Si girò di spalle per scendere dal letto.. e in quel momento sentii un impulso che mi impose di allungare il braccio e fermarlo.
“Justin aspetta..” Restai sorpresa quanto lui.
Si voltò e mi guardò.
“Non andare giù.. resta qui con me.” Gli dissi senza comprendere il motivo del mio gesto.
Mi guardò sorpreso, e nel suo volto vidi estendersi un’espressione che fino ad oggi non avevo mai visto.
“Nello stesso letto dici?”Disse cercando una risposta nei miei occhi. Come se stesse sperando di ottenere il mio permesso.
Annuii.
Lo volevo accanto a me, era il mio gemellino e nessuno avrebbe mai potuto separarmi da lui.. questo malinteso mi aveva fatto capire come mi sarei sentita senza di lui..
Esitò qualche istante, e ritrovai in me la paura di un rifiuto..
Poi si mise sulle ginocchia e pian piano si distese accanto a me.
Il suo corpo era immobile accanto al mio, e riuscii a percepire che qualcosa non andava in lui.. Le sue mani sottili si erano trasformai in pugni, e sembrava stesse tremando.
Mi voltai verso di lui, appoggiai la testa sul suo petto e gli misi un braccio su gli addominali.
Il suo corpo si irrigidì sotto il mio tocco.
Alzai la testa e ritrovai il suo viso vicinissimo al mio, ci guardammo qualche istante.
Poi improvvisamente si alzò e scese dal letto, lasciandomi stordita.
“Che succede Justin?” Chiesi.
Non mi rispose e si chiuse la porta dietro le spalle.
Perché in questi giorni era così strano con me?
Questo suo comportamento mi distruggeva.
Il resto della giornata passò fra i miei tentativi di non pensare a cosa potesse avere Justin, e alle sue continue fughe da casa..
Ogni scusa era buona per allontanarsi da me.. persino portare il cane a spasso, cosa che lui non aveva mai voluto fare.
La sera, dopo cena, andai nella mia stanza, e come era mio solito fare, prima di salire nel mio letto mi sdraiai nel suo.
Sicuramente mi addormentai, perché fui risvegliata dalla sua voce.
“Jude Jude.. alzati ho sonno..” Mi strofinai gli occhi e mi tirai su.
Poi lo guardai, era già in pigiama, pronto per andare a dormire..
Mi alzai dal suo letto e mi ritrovai costretta ad appoggiarmi ad un angolo di esso, a causa di un giramento di testa.
Appoggiai una mano alla tempia e mi accasciai affianco al letto. Mi sentii persa per un secondo, poi le mani di Justin mi afferrarono dai fianchi prontamente.
“Jude.. Jude.. tutto a posto?”
Annuii, era normale alzarsi di colpo e avere un giramento di testa.
Le sue mani mi accompagnano fino al suo letto, nuovamente.
“Resta qua, dormo io sopra..” Disse con tono calmo, apprensivo e tranquillo.
Mi ripresi lentamente..
“No tranquillo è tutto a posto..” Sorrisi, e gli appoggiai una mano sulla spalla..Si voltò e se la scostò velocemente, lasciandomi tristemente sorpresa.
“Sta notte dormi giù. Chiaro? Buonanotte.” Disse, dopo di che si arrampicò sulla scaletta e si stese nel mio letto.
Andai a dormire, chiedendomi cosa avessi fatto per scatenare in lui questa reazione.
L’indomani mattina mi alzai prima, così io e Justin arrivammo a scuola puntuali.. anche se questo non servì a farlo tornare  quello di una volta.
Arrivati a scuola ognuno prese posto, e vidi le mie compagne in agitazione.
“Che succede ragazze?” chiesi sedendomi..
“Tamara si è fidanzata.”
Spalancai gli occhi,e fu come se un’enorme quantità di acqua ghiacciata mi fosse caduta addosso..
Ecco la risposta alle mie domande.. Justin si era allontanato da me, perché ieri in infermeria si era fidanzato con Tamara.
Mi voltai verso di lui e trovai il suo sguardo li ad aspettarmi.

Ehilà splendori *-*
 Cosa ne pensate?..
SPERO VI PIACCIA..
Un bacione, vi voglio bene
-Erika

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
La professoressa entrò in quel momento e prese posto alla cattedra. Ebbi un impulso, e sentii la forte necessità di uscire da quella classe.. di allontanarmi da Tamara, da Justin e da tutti.
Fortunatamente le mie intenzioni furono precedute da un ragazzo che bussò, ed entrò educatamente.
“Professoressa, Jude Bieber potrebbe uscire?” chiese cortesemente.
Il mio sguardo era ancora strettamente attaccato a quello di Justin, così lo distolsi e guardai quel ragazzo.
La prof si rivolse a me: “Jude ti va di uscire? ”.. colsi la palla al volo per sfuggire da quella situazione.
Annuii molto velocemente.
“Non tardare..” Aggiunse la professoressa.
Annuii ancora, mi alzai e mi diressi verso quel ragazzo che mi stava aspettando fuori.
Prima che potessi uscire dalla classe, Justin si alzò e chiese:
“Professoressa, posso uscire anch’io?” Lei lo guardò icon apprensione. 
“Quando tornerà tua sorella potrai uscire Justin.”
Appoggiò pesantemente le mani sul tavolo e tornò a sedersi.
Sorrisi soddisfatta, e mi chiusi la porta alle spalle. Soddisfatta non seppi per cosa in particolare.
Guardai il ragazzo che avevo di fronte e incontrai il suo sorriso.
“Ciao Jude, scusa l’interruzione, volevo darti questo.” Mi porse un biglietto.
Lo presi e feci per aprirlo, ma lui mi bloccò le mani.
“Non ora, fallo quando sarai sola e tranquilla..”
“Va bene..” Risposi,sorpesa ed estremamente incuriosita.
Mi incamminai verso l’uscita con accanto questo ragazzo.
“Che classe frequenti?” Gli chiesi.
“Il quinto .. Comunque scusa, devo scappare in classe, e converrebbe farlo anche a te. Ciao a presto spero.”
Sorrisi e alzai una mano in segno di saluto, dopo di che lo vidi allontanarsi verso quella che immaginai fosse la sua classe.
Mi voltai e tornai indietro, ma prima di rientrare aprii il biglietto poichè la curiosità mi stava ormai divorando.
Una bella calligrafia, curata e morbida colpì subito il mio sguardo.

‘Jude senza te non ci so più stare. Non posso più vederti camminare, respirare, sorridere e muoverti da lontano.. Vorrei instaurare con te un rapporto diverso.. Un’amicizia pensi? Io vorrei qualcosa di più, ma per starti accanto mi accontenterei anche di questo.
                                                                                               Gio.
Gioshua Wood, quinto A/S,ecco chi era.
Sorrisi e rientrai in classe.
Mi chiusi la porta alle spalle e continuai a sorridere per tutta la prima ora.
Gioshua era un ragazzo di cui molte si erano innamorate.. bello sia d’aspetto che di carattere.. tutto sommato era una bella conquista.
Al termine della prima ora, quando la professoressa abbandonò l’aula, entrò un collaboratore per annunciare l’assenza del docente della seconda ora.
Ovviamente i miei compagni fecero festa, compresa me.
“Ehi Jude, girati un attimo.” Sara mi chiamò.
Mi voltai e le guardai  le due splendide compagne di banco, Sara e Tamara.
“Dimmi.” Risposi sorridendo, mettendo in pratica la mia regola numero uno.
“Hai saputo la novità?”
Si riferiva a Tamara e a mio fratello? Certo che l’avevo saputa, ne avevano parlato l’altra mattina.
Scossi la testa in segno di negazione, e loro iniziarono a sorridere.
“Ora, sia io che Tamara siamo fidanzate.. l’unica a non esserlo sei tu.. anche se i corteggiatori non ti mancano.”
Fortunatamente non si riferiva a Tamara e mio fratello con ‘la novità.’
Sorrisi forzatamente.
Prima che potessi dargli la notizia di Gioshua,Justin si avvicinò a noi.
Tamara iniziò a comportarsi come una bambina a cui hanno appena regalato un gelato, e le altre iniziarono a farle l’occhiolino. L’unica stupida che avrebbe voluto volatilizzarsi ero proprio io.
Immaginai che fosse in arrivo una scena ricca di baci e abbracci fra i due piccioncini, invece non fu così.
Justin si avvicinò a noi,e non ebbe occhi che per me.
“Jude, vorrei parlare con te..” mi disse.
Mi aveva mentito, presa in giro ed ingannata, che poi  è sempre la stessa cosa.. Perché avrei dovuto voler parlare con lui?
“Non ne ho voglia.” Risposi senza guardarlo in volto.
Le mie compagne, che già erano sorprese per il fatto che Justin fosse venuto per me, si sorpresero ancora di più nel sentire la mia risposta.
“Ti prego..” Continuò Justin.
“Senti, non mi scocciare.. Torna dov’eri.” Risposi fredda e sicura di me. Io stessa mi sorpresi di aver trovato la forza per rispondere in quel modo alla persona più importante della mia vita.
Ero sua sorella, ed ero anche un’amica della sua ragazza.. come poteva credere di ingannarmi dicendomi che non era fidanzato? E poi perchè mentirmi?
Si arrese, e tornò al suo posto dai suoi amici ma continuò a fissarmi.
Ignorai le domande di Sara e Tamara e mi voltai, per trascorrere il resto dell’orario scolastico a convincermi di aver fatto la cosa giusta.
Quando la campanella dell’ultima ora suonò, mi precipitai in strada in modo da poter fare il tragitto senza di lui.
Avevo passato un giorno intero a chiedermi cosa avessi fatto per farlo allontanare da me, fin quando non avevo ricevuto la grande scoperta del fidanzamento.
Che idiota sono, pensai.
Dopo cinque minuti mi trovai di fronte casa, entrai fingendo di essere stanca e corsi in camera.
Non avevo voglia di pranzare quel giorno.
Misi a posto lo zaino e mi sdraiai sul mio letto, per guardare in questi due giorni quanti lividi mi ero fatta salendo la scaletta.
Appena finii di guardarmi il corpo, Justin spalancò la porta della stanza entrò e se la chiuse alle spalle.
Silenziosamente posò lo zaino e si diresse verso il letto.
Mi alzai e lo guardai avvicinarsi alla scaletta che portava al mio di letto.
“Cosa vuoi Justin?”
“Parlarti..” Rispose allontanandosi dal mio letto.
Mi alzai di colpo, e mi precipitai improvvisamente giù.
Poi mi misi di fronte a lui.
“Io non ho intenzione di ascoltarti invece.” Feci per uscire dalla stanza, ma lui attirò la mia attenzione.
Mi allungò la mano porgendomi un biglietto che riconobbi subito, quello di Gioshua. Come aveva fatto a sottrarmelo senza che me ne accorgessi? Poi ci arrivai.. Ma certo aveva sfruttato la vicinanza del banco di Tamara al mio.
Presi il biglietto e lo guardai.
“Cosa mi dici di questo Jude? Perché non mi hai detto nulla?”Lo guardai con uno sguardo di sfida.
“Forse perché tu non ti sei preoccupato di dirmi che stavi con una mia amica.” Risposi nervosamente.
Si mise una mano sulla fronte e scosse la testa evidentemente preoccupato.
“Non puoi capire perché l’ho fatto.. Ma tu non devi nemmeno prendere in considerazione un ragazzo del genere.. Gioshua Wood.. scherzi?”
Ora si che ero nervosa, e non poco.
“Ora che centra lui? Ha i voti più alti della scuola, è bello sia fisicamente che come persona.. E poi a dirla tutta Justin anche io desidero avere un ragazzo.. Qualcuno che mi tenga la mano, che mi sorrida.
Si mise le mani sulle orecchie e sussurrò: “Smettila Jude, smettila.”
Non aveva senso questa sua reazione, così continuai pensando che stesse scherzando.
“Qualcuno che non ami nessun’altra che me, che mi metta al primo posto, che desideri il mio corpo e che mi faccia desiderare il suo.. qualcuno che mi ami..”
Avrei continuato, ma Justin me lo impedì.
Mi afferrò dai polsi, e fece indietreggiare fino a farmi ritrovare con le spalle al muro.
“Basta Jude..” Mi disse poi, appoggiando la sua testa accanto alla mia senza realmente toccarla.
Respirava a fatica, ed in lui vidi molto nervosismo.
“Non c’è nulla di male in tutto questo..” Dissi fissando il suo corpo, che era ormai a pochi centimetri dal mio.
Poi spostai lo sguardo da un’altra parte. Il suo volto.
Era rigato dalle lacrime. Potevano essere di stanchezza, di dolore, d’amore o di disperazione.. ma mi convinsi che fossero di nervosismo.
Vedere mio fratello in quello stato mi spezzò il cuore.
Mi resi conto di quanto fossi stata stupida. Lo stavo facendo soffrire inutilmente, ma non so perché immaginarlo con Tamara mi faceva star male.. figuriamoci vederlo con lei.
Mi liberai facilmente i polsi dalle sue mani, dopo di che portai le mie braccia attorno al suo corpo, avvolgendolo.
Aveva ancora la testa appoggiata al muro quando le mie mani si fermarono sulle sue spalle.
Silenziosamente, il mio cuore si stava scusando con il suo.
Impressi ancora più forza alle mie braccia, e lo strinsi al mio corpo.
Justin intanto, appoggiò una mano al muro con cui reggersi, e l’altra mano la portò attorno alla mia vita.
Iniziai a bruciare. Non per modo di dire.. il mio corpo avvampò, mi guardai le mani e le sfiorai l’una con l’altra per rendermi conto di quanto fossero calde.
Ignorai la situazione.
Poi alzai il viso dalla sua spalla, e mi voltai per guardarlo.
Lui contemporaneamente,fece lo stesso movimento, così che ci trovammo con i nasi attaccati..
Se uno dei due si fosse mosso, anche le nostre labbra si sarebbero attaccate..
Era mio fratello, ed era impensabile che potesse succedere una cosa del genere così scacciai quell’idea dalla mia mente.. idea malsana perversa, malata.
Anche il suo corpo bruciava, il mio naso sopra il suo, mi fece percepire il suo calore.
Ci fissammo negli occhi qualche istante, poi improvvisamente li spalancò e si allontanò di colpo da me.
La sua mano mollò il mio corpo, ed anche il suo sguardo.
Diede un calcio alla sedia della scrivania, dopo di che scappò fuori dalla stanza.
E adesso cosa avevo fatto?..
Mi spostai fino a ritrovarmi di fronte lo specchio, e mi guardai.
Perché era scappato in quel modo, non riuscivo a capire.
Quella mattina avevo indossato una maglia nuova, stupenda, ragalatami da mamma per l'inizio della scuola. Era colorata di rosso e molto semplice sul davanti, mentre sulla schiena si chiudeva con un laccio nero, come se fosse un corsetto.
Mi voltai per guardare se l’allacciatura della maglia fosse ancora in ordine,e li lo vidi.
Il laccio, che prima teneva chiusa l’apertura attraverso la quale si vedeva la mia pelle, era scomparso.
Guardai sul letto, credendo di averlo perso la..  invece lo ritrovai qualche istante dopo, per terra accanto al muro.. dove le mani di Justin lo avevano lasciato.


Ehiiiii *-*
Ciao ragazze..
Tutto beneeee?!!
Vi piace come sta proseguendo la storia?! Spero di si :D
Un bacione, siete meravigliose
-Erika

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
Guardai ancora qualche istante allo specchio la mia schiena nuda, dopo di che mi abbassai presi il laccio e lo rigirai un po’ fra le mani.
Il fatto che Justin mi avesse slacciato la maglia, era stato una pura casualità.. un incidente quasi.. credo.
Guardando allo specchio feci passare il laccio tra i fori della maglia, e me la richiusi.
Perché era scappato in quel modo?!.. Cosa avevo fatto di male?
Uscii dalla mia stanza, sperando di trovarla in cucina.. ma niente non lo trovai ne li, ne nelle altre stanze.. Era, evidentemente, uscito.
Poi, il mio telefono iniziò a squillare.. era un numero che non avevo in rubrica.
“Pronto, chi è?” Risposi al quarto squillo.
“Ehi ciao Jude, sono Gioshua.. ho preso il tuo numero dalla segreteria della scuola spero non ti dispiaccia..”
Ci pensai qualche istante.. ovvio che non mi dispiaceva.
“Non preoccuparti.” Risposi sedendomi sul letto.
“Senti.. volevo chiederti.. ti andrebbe di uscire questa sera?” Sarebbe stata un’ottima idea per distrarmi da tutta la storia di mio fratello.
“Si sarebbe bello..”  Che razza di risposta era sarebbe bello? Strinsi il pugno. Il fatto di non avere esperienza alcuna era un punto a mio svantaggio.
“Ok, ti passo a prendere alle 21 va bene?” In teoria, sarebbe andato bene.. in pratica avrei dovuto chiedere a mamma e papà.
“Perfetto a dopo.” Risposi dopo di che riattaccai.
Mi alzai e mi guardai allo specchio..
Era il primo appuntamento di tutta la mia vita quello.. e sapevo già che con Gioshua sarebbe andato bene..
Guardai l’orologio e notai quanto ancora fosse presto, così mi sdraiai tentando di dormire qualche oretta.. ovviamente non ci riuscii, la mia mente continuava a chiedersi perché Justin avesse reagito in quel modo.
In conclusione.. al posto di dormire, passai delle ore sdraiata nel letto a guardare il soffitto.
Quando alle 20, mamma e papà rientrarono a casa dal lavoro, mi precipitai da loro.
“Mamma questa sera un mio amico mi ha invitata ad uscire. Posso dirgli che vado?” La guardai sbattendo le ciglia velocemente.. Se fossi riuscita a farmi dire si da lei, papà avrebbe sicuramente acconsentito.
“Tanto gli hai già detto di si .. quindi che ce lo chiedi a fare?" Rispose lei sorridendo.
Non erano affatto severi i nostri genitori, anzi, erano felici ogni volta che conoscevamo persone nuove e passavamo del tempo con gli amici.
Guardai papà che sorrise e annuì.
Li abbracciai e corsi a farmi la doccia.
Non sapevo come comportarmi, ne cosa dire.. eppure non ero nervosa come avrei dovuto.. mi sentivo abbastanza tranquilla.
Mi feci una doccia fredda, nonostante fuori la temperatura fosse abbastanza bassa, poi mi infilai l’accappatoio e uscii dal bagno.
Entrai in stanza, per decidere cosa indossare, e mentre frugavo nell’armadio la porta si aprì e Justin entrò.
Mi voltai a guardarlo, e lo vidi abbastanza agitato e nervoso.
Presi un top e una gonna a caso, dopo di che mi diressi verso di lui.
I suoi occhi scrutarono qualche istante il mio corpo coperto dalla stoffa dell’accappatoio, poi si soffermarono sulla vita e sul collo mettendomi in soggezzione.
“Justin.. tutto bene?” Chiesi avvicinandomi a lui.
Annuì e andò a sedersi sul suo letto.
Era evidentemente nervoso così decisi di lasciare perdere.. presi i miei vestiti e andai in bagno.
Mi vestii, truccai, e stirai i capelli in meno di mezz’ora, poi tornai in stanza e trovai Justin nella posizione di prima.
Notò forse che il mio abbigliamento non era quello giusto per stare a casa e mi chiese: 
“Dove devi andare?”
Sorrisi, ero felice che mi avesse rivolto la parola.
“Esco..” Risposi.
“Con chi?” Aggiunse velocemente facendomi ricordare che fra lui e Gioshua non scorreva buon sangue.. ma non gli avrei mentito, nonostante lui lo avesse fatto a me.
“Gioshua Wood.” Risposi a bassa voce, quasi senza farmi sentire. Invece lui sentì forte e chiaro.
Si alzò di scatto e venne verso di me.
“Perché Jude?”Mi chiese guardandomi..
Ebbi paura che potesse perdere la calma.. ma non fu così, mio fratello non lo avrebbe mai fatto.. non mi avrebbe mai sfiorata.
“Perché non sei l’unico a crescere Justin.” Risposi mettendomi le scarpe.
“Non farlo, non andare.. resta con me..” Disse stringendosi le mani.
Lo osservai dal basso verso l’alto e sorrisi.
“Dammi una buona motivazione per farlo.. tu non fai altro che trattarmi male.” Risposi mettendomi di fronte a lui.
“Jude io ti..” non riuscì a finire la frase, che il cellulare, dalla mia tasca, iniziò a squillare.
Guardai Justin, presi il telefono e gli feci cenno di aspettare un attimo.
“Pronto Jude? Sono Gioshua.. io sono fuori casa.. quando sei pronta scendi.”
“Arrivo.” Risposi e chiusi il telefono.
“Cosa mi stavi dicendo.. tu?”Incalzai Justin.
“Niente.. io voglio che tu ti diverta..” Si voltò e andò a sedersi nuovamente sul suo letto.
>Mi sentii un tonfo al cuore, e desiderai di andare la affianco a lui.. poi decisi di rimuovere questa sensazione e me ne andai.
Gioshua fu molto carino e simpatico, e la serata trascorse davvero in allegria..
Tuttavia.. l’amore di cui avevo sempre letto nei libri.. l’amore che avevo visto nei film.. ciò che si dovrebbe provare la primo appuntamento.. non aveva nulla a che fare con quello che provai io..
Provai inquietudine, e malinconia.. Mi sentii come se una metà di me si fosse allontanata dall’altra metà.
Sul mio volto ci furono dei sorrisi forzati e malinconici.. senza un motivo..
Inizialmente ero entusiasta, anche se non sentivo l’ansia che si prova al primo appuntamento.. poi tutto l’entusiasmo era svanito.
Gioshua era un ottimo amico, e tale sarebbe rimasto.
Quando mi riaccompagnò a casa, lo ringraziai e feci per scendere.. ma lui mi afferrò da un braccio.
“Jude aspetta..” Mi voltai a guardarlo..
“Io.. ecco..volevo sapere quali fossero i tuoi sentimenti..” Aggiunse.
Non lo avrei preso in giro, ne ora ne mai.
“Ecco.. io.. vedi non mi sento ancora in grado di avere una storia seria.. ma tu mi piaci molto, sei un amico fantastico.. se per te non è un problema noi potremmo continuare a vederci come amici.”
Sorrise con rancore, e annuì.
“Va bene.. buonanotte Jude. A domani.”
“Buonanotte.” Sorrisi e scesi dall’auto.
Erano le 02:30 minuti quando mi chiusi il portone di casa alle spalle.
Ovviamente pensai che tutti stessero dormendo.. ma scoprii che non era così quando salii in camera mia.
Justin era ancora sveglio, in pigiama seduto a gambe incrociate sul letto.
Quando lo vidi, quella sensazione di malinconia ansia e tristezza, svanì..
Si alzò e mi  guardò..
“Ti sei divertita?” Chiese passandosi una mano fra i capelli.
“Non molto.” Risposi in tutta sincerità.
Nonostante fossi abbastanza lontana da lui, notai quanto forte stesse stringendo i pugni sulle sue lenzuola.
“Ha cercato di toccarti.. insomma.. ha provato a ?" Mi misi a ridere prima che potesse finire la frase.
“No Justin.. Gioshua è stato perfetto.. davvero carino..” Dissi.
Guardò fissi di fronte a se e annuì.
“Ma qualcosa non è andato..Mi mancavi".  Dissi andando verso di lui.
Il vuoto che avevo sentito per tutta la serata non era altri che lui. Lui. Lui.Mio fratello.
Era la verità..
Mi ero sentita  incompleta tutta la serata, a causa della conversazione che prima di uscire avevo avuto con Justin.. e soprattutto a causa della voglia di chiarire. Non sopportavo essere in tensione con lui.
“Io ti sono mancato?” Disse sdraiandosi.
Presi posto accanto a lui ed annuii.
“Si.. volevo chiarire con te.. Sai che odio litigare.” Dissi affiancando il mio corpo al suo.
Eravamo sdraiati l’uno accanto all’altra.<
“Nemmeno io avrei voluto litigare Jude.. lo sai..” Disse voltandosi verso di me.
“Ma Justin, dovrai accettarlo.. io mi troverò un ragazzo.. proprio come hai fatto tu..” Dissi per chiarire una volta per tutte questa situazione.
“Ho lasciato Tamara.” Disse velocemente.
Spalancai gli occhi e mi sporsi verso di lui.
“Perché?”
“Lei.. non mi interessava.. Mi è capitata la tua stessa cosa.. Hai frequentato Gioshua  per pochissimo tempo... e hai capito che non è la persona adatta a te.” Disse sorridendo.
“Io pensavo che lei ti piacesse.. Pensavo che ti piacesse a tal punto da allontanarti da me Justin.” Dissi senza capire il perché.
“Lei l’ho usata per dimenticare,e questo non me lo perdonerò mai.. Però le ho detto la verità in tempo.. Poi Jude, come hai potuto pensare una cosa simile?”Disse avvicinandosi ancora di più a me.
“Nell’ultimo periodo, il tuo comportamento nei miei confronti è cambiato radicalmente.. non potevo pensare altro.” Dissi guardando da vicino i suoi occhi stupendi.
Ci fu silenzio..
Poi, mi ricordai una sua frase in particolare.
“Per dimenticare cosa Justin?” Gli chiesi qualche istante dopo.
Eravamo al buio uno di fronte all’altro a pochissimi centimetri di distanza, quando sentii il suo respiro sulle mie labbra.
Il cuore iniziò a palpitare velocemente, come se volesse esplodere..
Il suo respiro si fece più intenso e potei persino sentire il rumore della saliva che deglutì..
Quando chiusi gli occhi e cercai di cancellare quei pochi millimetri di distanza,sentimmo dei passi nel corridoio.
Ci guardammo, io mi alzai di scatto, salii nel mio letto e mi infilai dentro le lenzuola.
La porta della nostra stanza si aprì e papà mise la testa dentro.
“Jude, sei a casa tesoro?”
“Si papà, sta tranquillo.. è andato tutto bene.” Risposi sorridendogli.
Mi mandò un bacio, e tornò a dormire.
Mi sdraiai e mi appoggiai una mano sul petto.. Il cuore galoppava ancora ad una velocità incredibile.

Ciao ragazze *-*
Oggi credevo di non farcela a pubblicare… Inveceee :D
Maaa spero che vi piaccia, anche se è un po’ scarno..
Comunque, mi scuso per non essermi spiegata bene nel finale del capitolo
precedente.. spero che con questo vada meglio..
Un bacioneeee
Vi adoro
-Erika
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
Quella notte tentai di dormire, ma non riuscii a chiudere occhio.
Stetti in silenzio ad ascoltare il rumore del corpo di Justin che si muoveva fra le lenzuola.
Mi misi una mano sul cuore, e ripensai al suo respiro sulle mie labbra, ai suoi occhi.. poi mi alzai e mi misi seduta, stringendomi la testa fra le ginocchia.
Allontanare quei pensieri dalla mia testa era il mio unico interesse in quel momento.
Passarono altri istanti di silenzio..
Poi mi sdraiai, tesi l’orecchio e mi addormentai cullata dal rumore del respiro di mio fratello.
Tuttavia il mio sonno durò solo qualche ora.. mia madre poco dopo venne a svegliarci per dirci se avevamo voglia di uscire con lei e papà.
Sorrisi. Era domenica.
Sia io che Justin declinammo l’invito.. anche se restare sola con lui mi terrorizzava.. avrei potuto commettere qualche errore.
Dopo che mia madre mi svegliò, cercai nuovamente di addormentarmi.. invano.
Anche Justin non ci riuscì, e lo vidi alzarsi ed uscire dalla stanza.
Restai sdraiata qualche istante, a convincermi che la sera precedente fosse stato tutto frutto della mia immaginazione, e che in realtà per Justin non fosse successo niente.
Poi mi alzai, e andai in bagno..
Dopo essermi lavata, mi guardai allo specchio.
Tempo fa avrei visto riflessa una bambina con gli occhi chiari e un sorriso sulle labbra.. Ora vedevo riflessa una donna con troppi sentimenti confusi.
Andai in cucina dove trovai Justin.
Era seduto sul divano e guardava i cartoni animati mentre mangiava un cornetto.
Lo guardai qualche istante.. e poi guardai me stessa.
Lui aveva indosso solo i suoi boxer.. ed io avevo una maglia che mi arrivava appena sopra la coscia.
Se fosse successo qualche settimana fa, non mi sarebbe importato.. invece ora mi sentii subito in soggezione.. Andare a cambiarmi, sarebbe troppo sfacciato.. Così finsi di niente e iniziai a riscaldarmi il latte.
Da quando ero scesa ad allora, Justin non aveva fatto altro che ignorarmi a parole..Ma lo ho sorpreso varie volte a fissarmi.
Questa situazione era troppo imbarazzante, così decisi di mettervi un punto.
“Hai dormito bene?” Chiesi versando il latte nella grande tazza con scritto Jude.
“Come sempre..” Mi rispose senza nemmeno voltarsi a guardarmi.
A quanto pare il suo umore non era dei migliori.. Decisi di lasciar perdere e andai verso la dispenza a prendere i cereali.
Contemporaneamente lui si alzò e venne a prendere dei biscotti.
Il suo corpo si sovrappose al mio ed allungammo la mano contemporaneamente.
Sentii il calore del suo corpo sfiorarmi, così afferrai velocemente il pacco dei cereali e corsi a sedermi.
Rigirai migliaia di volte il cucchiaio nella tazza, ripensando alle parole di Justin:
“Lei l’ho usata per dimenticare..”
Dimenticare..Dimenticare..Dimenticare..Dimenticare,cosa?
Iniziai un ragionamento contorto che venne interrotto dalla sua risata.
Stava ridendo per le cazzate di Tom e Jerry.
Vidi un’infinita dolcezza in quel diciassettenne che si teneva la pancia, e rideva con le lacrime agli occhi di fronte ad un cartone animato.
La sua risata mi mise di buon umore.
Diedi uno sguardo alla TV, cosa lo faceva tanto ridere?..
Quando vidi la scenetta che era in onda, anche io scoppiai a ridere.
Nel sentire la mia voce, si voltò verso di me e ci guardammo qualche istante mentre entrambi continuavamo a ridere.
Poi mi fece cenno di andare affianco a lui.
Mi alzai, gettai la tazza nella lavastoviglie e presi posto accanto a lui.
Per tutta la mattina continuammo a ridere come due bambini..
Lo guardai di soppiatto.. senza che se accorgesse. Poco fa, in bagno, avevo notato il mio cambiamento ed ora notavo il suo.
I lineamenti del suo viso, una volta delineavano un volto delicato e gentile.. ora invece si articolavano fino al collo per designare la perfezione di un uomo.
Anche la sua risata aveva abbandonato il suono di un bambino per aggrapparsi ad un tono più forte e calcato.. di un uomo.
Lo sguardo cadde sulle sue mani che erano diventati grandi e sottili a tal punto da lasciare intravedere le sue vene fino alla parte superiore del braccio.. le braccia di un uomo.
Era questo che Justin era diventato: un uomo.
Iniziai a sperare che la situazione di ieri si potesse risolvere così, semplicemente con una risata, e che potessi avere indietro il mio fratellino dispettoso.
Invece..
“Jude..per quanto riguarda ieri sera..”  Azzardò a dire, senza guardarmi.
“Si.. ecco Justin..volevo dirti che non accadrà più..” Mi lanciò uno sguardo carico di disprezzo e aggiunse:
“Era quello che volevo dire..”
Poi si alzò e se ne andò, lasciandomi seduta sul divano a fissargli il fondoschiena.
In 17 anni non mi era mai capitato di fissare il corpo di Justin, perché tutto questo accadeva solo ora?..
Mi vergognai e mi guardai intorno per assicurarmi che nessuno mi avesse vista.. dopo di che sorrisi sola, come una stupida.. Era bello.
Mamma e papà fecero rientro poco dopo.. Io aiutai mamma nelle faccende mantenendo sempre la stessa linea di pensieri.. e lei se ne accorse.
“Jude tesoro, c’è qualcosa che non va?”
La guardai sorpresa del fatto che se ne fosse accorta, e poi scossi la testa.
“Va tutto bene..” Risposi.
“Mhhh.. ieri sera com’è andata con Gioshua?” Era forse l’argomento di cui avrei dovuto raccontarle per distrarmi..
“Tutto bene.. Gioshuaè un buon amico.” Risposi mordicchiandomi le unghie.
Si pulì le mani sul grembiule, si allontanò dai fornelli e si mise accanto a me.
“Solo un buon amico?.. L’avevo già capito da ieri sera che lui non era quello per te.” Disse facendomi l’occhiolino.
Annuii, poi aggiunsi:
“Mamma, ma ci sarà qualcuno per me?” Si mise a ridere.
“Tesoro, sei una ragazza meravigliosa,intelligente,educata... e come se non bastasse sei anche bella.” Disse con tutta la sua genuinità.
Era ovvio che per una madre, i propri figli fossero tutti belli.
“Sei mia madre.. tu non conti." Risposi mettendo le braccia conserte.
“Vuoi vedere che è così?” Disse sicura di se.
La guardai, e proprio in quel momento passòJustin dalla cucina.
Si era cambiato, era pronto per uscire.
“Justin tesoro, vieni qua.” Disse facendogli cenno con la mano.
Justin entrò in cucina e si avvicinò a noi.
“è vero che tua sorella è una  bella ragazza?” Non pensavo che avrebbe detto una cosa del genere.
Scossi la testa, e risi nervosamente.
Mi sarei aspettata da Justin una risposta che mi avrebbe fatta restar male.. invece si mise il cellulare in tasca, si voltò, e prima di uscire dalla cucina disse:
“Mia sorella non è bella.. è meravigliosa.” Si aggiustò la visiera del cappello ed uscì.
Meravigliosa..meravigliosa.. quella parola mi colpì al cuore.
Iniziai a ripeterla varie volte nella mia mente finche non assunse un suono strano.
“Hai visto tesoro? Lo dice anche Justin.”
Poi si allontanò e tornò ai fornelli.
Era da stupidi compiacersi del complimento di un fratello.
A proposito di fratello.. Justin dove stava andando..?
La domenica mattina, per lui l’unica cosa da fare era restare a casa in pigiama.. perché era uscito?
“Mamma esco a fare una passeggiata.” Annunciai..
Poi corsi in camera mia, mi cambiai e uscii.
Quando mi chiusi la porta alle spalle pensai che fossi ancora in tempo per tornare indietro e per non fare cazzate, invece, giusto il tempo di finire di pensarlo che mi ritrovai per strada.
Iniziai a camminare a passo svelto, per accorciare il vantaggio che Justin aveva su di me.
Durante il tempo che camminai, ebbi paura di poterlo vedere con Tamara.. e di sapere che mi avesse mentito nuovamente.. ecco forse perché il mio cuore non mi dava tregua?
Lo vidi accostarsi ad un marciapiede, e in lontananza feci lo stesso..
Si muoveva furtivamente, guardandosi intorno..
Dopo qualche minuto, ci trovammo di fronte un grande viale popolato unicamente da villette.
Riconobbi la strada, riconobbi la casa.. e mi ritrovai con gli occhi bagnati.
Anche se sapevo che sicuramente sarebbe andato da Tamara, restai a guardarlo mentre aspettava che gli aprissero il cancello.
 Una volta aperto, si guardò intorno ed entrò.
Mi voltai e senza una motivazione valida piansi.
Era mio fratello, dovevo accettare che si sarebbe fidanzato.. eppure dentro me avvertivo una sensazione scomoda.
Forse perché per la seconda volta nel giro di pochi giorni venivo presa presa in giro?
Afferrai le maniche della giacca e le tirai per poi tenerle strette fra le dita.
Mi guardai intorno alla ricerca di un posto in cui sedermi.. tuttavia l’unica cosa che trovai fu un muretto, dove mi appoggiai con le spalle.
Mi sentii talmente ridicola ed insignificante da desiderare di sparire.
Lasciai che il mio corpo scivolasse fino a ritrovarmi seduta per terra.. sapevo che avrei dovuto smetterla di piangere, farmene una ragione e crescere..
Ma in quel momento tutto ciò mi sembrava impossibile.
Mi misi le mani sulle tempie e appoggiai il volto fra le ginocchia.. era l’unico modo che conoscevo fin da piccola per calmarmi.. ma non mi servì perché poco dopo qualcuno mi afferrò da un polso tirandomi su.

Ragazze belleeeeeeeeeeeee *-*
Ahahaha.. come stateeeee?
Il capitolo vi piaceeeeeeeee?..
Volevo chiedervi una cosa.. tra poco uscirà Believe, più o meno
quanto potrebbe costare.. e al GameStop sapete se si può acquistare?
un bacione, vi adoro
-Erika

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
Ritirassi il braccio violentemente, e mi pentii di averlo fatto solo dopo aver visto Gioshua guardarmi shoccato.
Tese di nuova la mano verso di me, e mi aiutò ad alzarmi..
“Jude.. andiamo dai.” Disse voltandosi.
“Andare dove?” Chiesi asciugandomi le lacrime.
“A casa mia.. Abito qui di fronte.”
“No Gioshua, grazie mille davvero.. sto bene.” Dissi cercando di declinare l’invito con gentilezza.
Mi afferrò da un braccio e attraversammo la strada.
“Non era una domanda Jude.” Aggiunse quando ci trovammo di fronte il cancello di casa sua.
Non sapevo abitasse affianco a Tamara, e non sapevo possedesse una casa grande come quella che mi trovai di fronte.
Attraversammo l’enorme giardino ed entrammo in casa.
Mi guardai un po’ intorno, sbalordita dalla bellezza dell’edificio, e alla ricerca della madre.<
“I miei non ci sono..”Annunciò poggiando la giacca su una sedia.
Annuii, e pensai che non ci fosse nulla da preoccuparsi.. almeno all'apparenza.
“Siediti Jude..” Disse facendomi strada in un salotto con almeno quattro divani.
Mi guardai intorno spaesata e poi ne scelsi uno a caso.
Gioshua si mise a sedere in quello frontale al mio, e iniziò a fissarmi.
“Cosa posso offrirti?” Mi chiese sorridendo.
“Oh davvero niente, grazie sto bene così..” Risposi gesticolando.
“Sicura? Se cambi idea serviti tranquillamente, è tutto in cucina..” Rispose indicandola.
Annuii e ci furono istanti di silenzio, poi mi chiese:
“Stai meglio?” Ecco, che l’interrogatorio aveva inizio.
“Si..” Risposi guardandomi le mani.
Poi spostai lo sguardo sui suoi occhi, che mi stavano fissando.
“Mi sembra inutile chiederti perché piangevi.. Ormai ho capito.” Mi disse.
Ma cosa aveva capito? Bhe sperai che volesse dirlo anche a me, dato che non avevo la minima idea del motivo di quella reazione.
Lo guardai incitandolo a spiegarsi meglio.
“Jude, sei innamorata...” Avvampai per l’imbarazzo.
“Gioshua, noi avevamo già parlato e avevamo deciso di essere amici..”Non mi fece finire, che continuò.
“…di Justin.” Concluse.
Mi bloccai e spalancai gli occhi.
Ci fu silenzio e la distanza fra noi due fu colmata dai battiti del mio cuore.
Ci impiegai qualche istante a riprendermi, e mi sentii un bruciore dentro.
Dentro il cuore e lo stomaco.
Aprii la bocca per dire qualcosa ma l’unica cosa che ne uscì fu un respiro.
Feci la stessa cosa tre volte, poi mi ripresi e dissi:
“è ridicolo Gioshua.. È mio fratello.”Risposi fingendo una risata.
“è ridicolo quanto vero Jude..” Rispose, tranquillo calmo e sicuro di se.
Lo guardai cercando di trovare dell’ironia nel suo sguardo.Ma l'unica cosa che trovai fu la consapevolezza che avesse speso notti a riflettere sopra questa cosa.
“L’ho capito da quando siamo usciti insieme l’altra sera.. mi porgeresti il polso?” Mi chiese.
Feci come disse e allungai il braccio verso di lui, che lo guardò, rise e mi indicò un braccialetto.
“Quale sorella porta il braccialetto con il nome del proprio gemello?”
Era vero, indossavo un braccialetto con scritto Justin, che lui stesso mi aveva regalato qualche tempo prima..
“Anche Justin ne porta uno con scritto Jude.. non c’è nulla di male.” Risposi ritirando il braccio.
“Per non parlare del fatto che fa a botte per te..” Continuò.
“Sono sua sorella.. credo sia normale.” Risposi.
“Va bene Jude.. come vuoi.. un giorno però, ti dirò ‘te l’avevo detto io’. Fidati.” Disse sicuro di se.
“Forse è meglio che vada..” Dissi alzandomi.
Si alzò anche lui.
“Jude aspetta.. i miei non ci sono tutto il giorno, se ti va resta.. guardiamo qualche film, mangiamo pop-corn.. un pomeriggio fra amici.”
Non era una cattiva idea..
“Va bene.. a patto che mi fai usare la poltrona che fa i massaggi.” Dissi indicandola.
Si mise a ridere.
“E sia..” Rispose dirigendosi in cucina.
Mi misi di nuovo a sedere e mi passai le mani fra i capelli.. l’unico motivo per cui ero rimasta era la paura di vedere Justin.
La giornata trascorse tranquillamente.. Con Gioshua  mi sentivo davvero tranquilla e potevo parlare liberamente.. era davvero un buon amico.
Nel pomeriggio la nostra discussione sui fumetti venne interrotta dal mio cellulare.
“Jude tesoro.. Io e papà questa sera siamo invitati a cena da degli amici fuori città. Faremo tardi. Tu e Justin ordinate una pizza e cenate a casa va bene?”
“Va bene mamma.. giudate con prudenza..a domani un bacio.”
“Ciao tesoro.”
Attaccai.
Non avrei cenato con Justin, non ne avevo voglia.
Gioshua insistette perché restassi con lui,così mi ritrovai ad aprire il portone di casa alle 23.
Cercai di entrare furtivamente in modo da non svegliare Justin, se fosse stato a casa.
Ma quando entrai lo trovai seduto in cucina, a braccia conserte con un’aria tutt’altro che amichevole.
“Dove sei stata tutto il giorno?” Mi chiese allargando le braccia.
Lo guardai ed ebbi una folle paura che ciò che Gioshua avesse detto fosse la verità.
Solo ora che me lo vidi davanti mi ritrovai a rivalutare la situazione.
Poi ripensai a Tamara.
Non risposi e mi allontanai sbattendogli la porta della cucina in faccia.
Feci qualche passo in direzione della nostra stanza, quando sentii la porta della cucina aprirsi e dei passi seguirmi.
Accelerai il passo e mi diressi verso il mio armadio. Avrei voluto solo mettermi il pigiama e andare a dormire.
Aprii un anta, ma prima che potessi afferrare il pigiama, Justin mi afferrò la mano gentilmente.
“Jude.. cos’è successo? Dove sei stata?”
Mi voltai e lo guardai.
“Perché dovrei dirtelo? Non ti riguarda.Abbiamo due vite separate.” Risposi cercando di allontanarmi.
Non me lo permise.
“Jude mi stai prendendo in giro?” Chiese assumendo un’aria incredula.
Mi fermai un secondo a contemplare la sua bellezza. Poi scossi la testa e mi ripresi velocemente.
“Tu sei quello che mi ha presa in giro Justin. Sei stato da Tamara, dopo avermi detto che era finita..” Dissi puntandogli il dito contro.
Spalancò gli occhi, sorpreso del fatto che sapessi una cosa del genere, e quando cercai di allontanarmi mi afferrò da un braccio.. questa volta non tanto gentilmente.
“Sai perché sono stato da Tamara? Per prendere i quaderni degli appunti che le avevo prestato, per darli a te stupida.” Mi urlò in faccia.
“Non mi interessa Justin, come ti ho già detto abbiamo due vite separate.” Dissi divincolandomi dalla sua presa e andando verso il bagno.
Prima che potessi aprire la porta del bagno, mi ci spinse contro, comprimendo il suo corpo contro il mio.
Avvampai, sia dentro che fuori.
“Non puoi dire così Jude.. non puoi.” Mi disse a pochi centimetri dall’orecchio.
Mi voltai e me lo ritrovai di fronte.
Si avvicinò a me così tanto da potermi specchiare nei suoi occhi.
Stetti in silenzio, e trattenni il fiato.
“Non ho fatto nulla di male..”  Continuò ad avvicinarsi a tal punto che le sue labbra sfiorarono le mie.
“Sono stata con Gioshua.” Aggiunsi di getto.
Spalancò gli occhi e si allontanò lentamente, per andare a sedersi sul suo letto.
Ok ero un idiota patentata.. ecco tutto. Che senso aveva avuto dirgli quella cosa, in quel momento, in quel modo? Perché Jude?..
Guardai verso la scrivania e vidi davvero i suoi quaderni con gli appunti.
Lui non aveva fatto nulla di male.. ed io invece..
Dio, mi sentii così idiota.
Andai verso il suo letto e mi sedetti accanto a lui.
Perché continuavano ad esserci queste reazioni, e questi malintesi fra noi due?
“Scusami..” Sussurrai poggiando la mia mano sulla sua.
Alzò la testa di scatto e mi guardò, poi lentamente, quasi in maniera impercettibile iniziò ad avvicinarsi a me.
Vidi i suoi occhi farsi sempre più grandi di fronte ai miei.
Avrei potuto giurare che mi avrebbe baciata, eppure una volta giunto di fronte le mie labbra, allungò le braccia, le mise sulle mie spalle e appoggiò la testa sul mio petto.
Con una mano gli accarezzai la spalla, l’altra gliela poggiai sulla testa e iniziai ad accarezzargli i capelli.
Non so perché ma iniziai a sentire una sensazione, mai provata fino ad ora.. nello stesso istante in cui le sue mani, mi cinsero la vita e spinsero il mio corpo contro il suo.
Chiusi gli occhi e non potei pensare ad altro..

Ciao belle *3*
Tutto bene? Domani esce BELIEVE *-* Non posso crederci ancora.
Il capitolo vi piace? Un bacioooone
-Erika

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
Delicatamente la mia mano gli scompigliò i capelli mentre il suo respiro si fece sempre più intenso e ritmato.
Sentii la pressione delle sue mani spingere il mio corpo indietro, così mi ritrovai sdraiata sul suo letto.
Justin si mise a gattoni sul mio corpo in modo che le nostre gambe si alternassero.
Poi iniziammo a guardarci negli occhi.
Aveva la bocca socchiusa e potevo intuire in maniera impercettibile che qualcosa non andava dal suo sguardo.
Gli appoggiai una mano sul petto.
Justin si ritirò, credendo che fosse un modo per allontanarlo.. sbagliato, volevo solo sentire i battiti del suo cuore.
Quando si ritirò, gli misi le mani al collo e riavvicinai a me.
Potevo sentire i suoi capelli solleticarmi i polsi, e il bordo della sua maglia pendermi sulla pancia.. Già.. potevo avvertire ogni minimo particolare di lui.
Ora il suo viso era così vicino al mio da sentirmi il suo respiro sulla pelle.
Avevo ancora la mano appoggiata sul suo petto, e mi sentii confusa.. Non capii se ad andare più veloce fosse il suo cuore, o il mio, che ora mi inondava anche le orecchie con i suoi battiti.
Si passò la lingua sulle labbra e si avvicinò ancora.
Le nostre labbra si sfiorarono, ma senza toccarsi.
"Justin..” Sussurrai toccando le sue labbra.
“Jude..” Ripose, toccando le mie.
Cosa stava succedendo? Ero sdraiata sul letto, con mio fratello di sopra.. e le nostre labbra.. le nostre labbra.. già erano così vicine.
Poi successe. Lo feci.
Ebbi un impulso, non seppi spiegare per quale motivo..
Afferrai la sua testa e la spinsi contro la mia in modo che le nostre labbra potessero toccarsi.
Justin fece qualche verso, dopo di che iniziò a baciarmi con una tale foga come se non avesse aspettato di fare altro nella sua vita.
Sentii le sue labbra dolci e veloci allo stesso tempo, che si alternavano alla lingua.
Provai un’emozione indescrivibile.. mi sentii come se mi fossi appena lanciata da un ponte per fare bungee jumping.
Continuai a imprimere forza contro la sua testa in modo che non potesse staccarsi dalle mie labbra.. Avrei voluto che quel momento durasse per sempre.
Le sue mani erano poggiate sui miei fianchi, e ad un certo punto iniziarono a salire lentamente.
Le nostre labbra continuarono ad inseguirsi fin quando non ripensai a Gioshua e a ciò che mi aveva detto.
Avevo negato tutto, eppure ora ero qua a baciare mio fratello.
Mi allontanai da Justin cercando di realizzare quello che entrambi avevamo fatto.
Quando mi allontanai, lui mi guardò interrogativo.
“Jude..” Disse, ma la mia voce lo sovrastò.
“Justin cosa abbiamo fatto..” Dissi appoggiandomi una mano sulle labbra.
Lo vidi innervosirsi e agitarsi.
“Dio mio Jude, va fuori per favore..”Disse mettendosi le mani sul volto.
Io non mi mossi, così questa volta mi urlò contro:
“Va fuori Jude. Dormi nella stanza di mamma e papà, per favore.. io.. io..”
“Tu hai paura che io possa baciarti un’altra volta?” Chiesi alzandomi dal letto.
Alzò lo sguardo e mi guardò con sicurezza.
“No, ho paura di non potermi controllare.”
Allora, forse, quel bacio non c’era stato solo a causa del mio impulso.
“Non sono abituata a dormire senza di te Justin.. non voglio dormire sola.” Dissi allargando le braccia.
“Va via..” Urlò con un tono che per poco non svegliò i vicini.
Lo conoscevo bene, e sapevo che non si sarebbe mai perdonato questa cosa.
Mi voltai e uscii dalla stanza.
Quando mi chiusi la porta alle spalle, mi appoggiai ad essa..
Chiusi gli occhi e mi sfiorai le labbra,ripensando a quelle di Justin.. mi misi le mani sul collo per ricordarmi del suo respiro, e infine appoggiai la mano sul petto.. ancora il mio cuore era in agitazione.
Poi spalancai gli occhi, e capii il perché: Quello era stato il primo bacio della mia vita.
Mi incamminai verso la camera da letto dei nostri genitori, e mi infilai sotto le coperte, senza nemmeno badare a cambiarmi.
Cercai di dormire, ma davvero mi fu impossibile.
In 17 anni, mai ,mi era capitato di dover dormire sola.. Justin era sempre stato il mio compagno.. ed ora baciandolo, avevo combinato un bel guaio.
Mi guardai intorno, e mi sdraiai su un fianco, cercando di non pensare ad altro che ad addormentarmi.
Tuttavia mi girai varie volta, spaventandomi di vedere qualcuno alle mie spalle.
Ero terrorizzata dal buio, ma era impossibile dormire con la luce accesa, così mi raggomitolai su me stessa, cercando di scacciare la paura.
La paura aumentò quando sentii la porta aprirsi, era buio e non potei vedere chi fosse, così mi spaventai.
Resta immobile, e trattenni il fiato..
Che scema mi sentii.. chi avrbbe dovuto esserci dentro casa?..
Sentii fare pressione sul letto. Qualcuno si era seduto.
Poi un braccio mi avvolse, mentre delle labbra mi sfiorarono la fronte.
Riconobbi quel tocco, e riconobbi quel profumo.
Abbandonai ogni paura, ogni tensione,e mi lasciai avvolgere da Justin.
“Scusa Jude..” Mi disse.
Scossi la testa, e gli feci cenno di metterci sotto le coperte.
Così, mi girai di spalle, e lui si mise dietro di me, mettendomi una mano sul fianco che mi cadde sulla pancia. Con la mano la presi, e intrecciai le mie dita alle sue.
“Justin.. tu credi che noi stiamo sbagliando?” Chiesi prima di addormentarmi.
“Sei mia sorella.. ti sto abbracciando perché so che hai paura del buio. Cosa c’è di male?” Disse aumentando la stretta fra le nostre mani.
“Il fatto che ti ho baciato.” Risposi a bassa voce.
Non rispose.. e dopo un po’ mi chiese:
“Cos’hai fatto con Gioshua?”
“Abbiamo guardato film e giocato alla PlayStation..” Rise.
“Non ci credo.”
“Oh, è così.” Risposi ridendo anch’io.
“Ma se tu sei una frana a giocare alla PlayStation..” Disse.
“Ehi, un giorno potrei anche dimostrarti la mia bravura..” Risposi cambiando tono.
La sua mano che era ancora intrecciata alla mia, si distaccò e iniziò a solleticarmi.
Il solletico, era il mio punto debole.
Iniziai a ridere e ad implorarlo di lasciarmi, quando si avvicinò a me e mi disse:
“Se mi baci di nuovo, ti lascio andare.”
I suoi occhi brillavano anche nel buio di quella stanza, e potevo benissimo leggere le emozioni che provava.
“Stai scherzando?” Dissi con voce tremante.
Mi guardò e scosse la testa, poi continuò a solleticarmi ed io continuai a ridere.
“Ok,ok hai vinto.” Risposi fra una risata e l’altra.
Si avvicinò a me, e prima che le nostre labbra si toccassero dissi:
“Justin.. quello era il mio primo bacio.”
Non mi vergognai, era mio fratello. Sapeva tutto di me.
Mi capiva quando mi lamentavo dei dolori mestruali, mi aiutava a scuola e mi difendeva con mamma.. Non mi vergognai a dire che quello era stato il mio primo bacio.
Mi fissò qualche istante, e poi mi baciò. Di nuovo. E ancora. E ancora.
Avrei voluto che tutto ciò non finisse mai.
“Dovremmo finirla con tutti questi baci Justin..” Sussurrai tra un bacio e l’altro.
“A me sta bene così.” Aggiunse continuando a stamparmi dolci e teneri baci sulle labbra.
Poi sentimmo la porta di casa aprirsi, ci guardammo ed impallidimmo entrambi.

Salve bellezze ç_ç
 il capitolo vi piaceeee? :D
Finalmente li ho fatti baciare.
Un bacioneeeeee, vi adoro
-Erika

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
Sentimmo dei rumori in cucina, così entrambi ci alzammo velocemente e sgattaiolammo nella nostra stanza.
Per fare prima, Justin si arrampicò velocemente nel mio letto ed io mi sdraiai nel suo.
Mamma, poco dopo aprì la porta.
Tenni gli occhi socchiusi e la percepii sorridere nel vederci dormire. Sorrisi anche io nel buio di quella stanza.. ma per tutt’altro motivo.
Continuavo a ripensare a quanto era successo.. Mi sentivo estasiata, felice, e serena.. peccato che questi sentimenti erano accompagnati da altri.. colpa, ipocrisia e stupidità.
Già ero stupida, come mi era saltato in mente di baciarlo in quel modo?
Mamma chiuse la porta e se ne andò.
Io e Justin restammo così, l’uno nel letto dell’altra, e ci addormentammo fingendo di nulla.
L’indomani mattina Justin si alzò puntuale, come sempre, preparò i nostri zaini dopo di che venne a svegliarmi.
“Jude, devi alzarti.. è lunedì.” Mi disse poggiando la sua mano sulla mia.
Mi alzai, e ancora assonnata mi preparai, dopo di che andammo a scuola.
Non ascoltai minimamente le prime lezioni.. nella mia testa c’era spazio solo per pensare a quanto fosse accaduto con Justin.
In ricreazione Sara e Tamara mi chiamarono..
“Ehi Jude, questa sera usciamo.. vieni vero?” Scossi la testa di fronte alla sua domanda, non mi andava.
“Dai su per favore.. come i vecchi tempi, solo noi tre.” Aggiunse Tamara.
Continuarono a guardarmi con gli occhi da cucciolo bastonato e alla fine accettai.
“Ci vediamo alle 21 in piazza.” Annunciò Sara prima di alzarsi e scomparire verso i bagni.
Restai seduta, da sola con la mia compagna di banco.
Mi trovai sul punto di iniziare una conversazione, quando Justin venne verso di me.
Il cuore iniziò a battere forte, proprio come l’altra sera, così mi diedi un pizzicotto sulla coscia come per dirgli di smetterla.
“Ehi Jude, questa sera con i ragazzi usciamo.. Vieni con noi?” Mi chiese sorridendo.
Mi soffermai a guardare le sue labbra, poi i suoi capelli, e infine gli occhi.. occhi che aspettavano una risposta.
Scossi la testa e mi ripresi.
“No, mi hanno invitata le ragazze.. uscirò con loro.” Sorrisi.
“Sara e Tamara? Jude per favore.. vieni con noi, ed evita quelle due.. non sono molto raccomandabili.”
Sorrisi, e prima che potessi rispondere la professoressa entrò.
Prima di andare a posto mi disse:
“Va bene.. comunque io pranzo da Saro, tu come esci vai direttamente a casa e poi telefonami per farmi sapere che fai..”
Annuii e sorrisi. Era stupendo vedere quanto si preoccupasse per me.
Si voltò e il mio sguardo lo accompagnò al suo posto.
Scossi la testa: dovevo smetterla:era mio fratello.
Per tutto il tempo che passammo in quella classe, non feci altro che guardare di sottecchi Justin, e a maledirmi
Dio mio, cosa mi stava prendendo? Quando mi resi conto che la situazione stava degenerando, pregai addirittura. Pregai che fosse solo affetto fraterno. Solo.
Finita la lezione, mi alzai e scattai fuori dalla classe, cercando di scappare dalla bellezza di mio fratello.
Andai a casa di corsa, dove restai immobile sul letto, senza muovermi fino alla sera.
Poi telefonai a Justin.
“Justin tra poco vado dalle ragazze.. ci vediamo in giro?”
“Ok scema a dopo.”
Riattaccai, mi vestii e andai in piazza alle 21 e 10.. le ragazze erano già li.
Arrivai di fretta e con il fiatone.
“Scusate il ritardo..” Annunciai.
Scossero la testa, e mi permisero di guardarle.
Sembrava stessero andando in discoteca. Tacchi a spillo, mini-gonna, top con scollatura e pailette.. e bhè, trucco da super star.
Io indossavo dei semplici jeans, una maglietta che lasciava intravedere parte della mia pancia, e delle scarpe basse. Mi guardai, guardai loro, scossi la testa e non me ne importai.
Fino alle 23, parlarono in continuazione di ragazzi, ragazzi, ragazzi, baci, e porcherie varie.. mentre io mi limitai ad annuire..
A parte i baci con Justin non avevo nessuna esperienza.. e non avrei certo raccontato a loro quanto era accaduto la notte prima.
Poi lo vidi..
Justin, Saro, ed altri ragazzi.. fra i quali Gioshua, ovvero il cugino di Saro.
Saperlo nella stessa comitiva con Justin mi preoccupò un po’, senza un perché.
Justin mi salutò sorridendo e agitando la mano, e lo stesso feci io.
“Tuo fratello è talmente bono Jude..” Disse poi Sara con disinvoltura.
Mi diede molto fastidio, ma era vero, e solo in quel momenti notai le migliaia di ragazze che lo fissavano sperando in un sorriso, che gli passavano affianco sperando di sfiorarlo..era davvero bello. Ed era mio.Mio fratello, volevo dire.
“Ok ragazze. Diamo inizio alle danze.” Disse poi Sara prendendo un pacco di sigarette dalla borsa.
La guardai storcendo un sopracciglio.
“Sara, che fai? Metti tutto via.” Dissi mettendomi di fronte a loro con le mani sui fianchi.
“Ehi, non fare la santarellina Jude.” Aggiunse Tamara mettendola in bocca.
Era questo che le mie compagne erano diventate?
Mi sporse il pacchetto, e feci cenno di no.
“O prendi, o vai via.” Mi intimò Sara.
Allungai la mano, poi mi bloccai, la ritirai e me ne andai lasciandole a bocca aperta.
Non avevo mai giudicato chi fuma, e non mi importava farlo, ma .. il loro comportamento dimostrava chi fossero davvero.
Mi incamminai verso casa, attraversando quei vialetti bui che ormai conoscevo bene.
Mi trovai a 100 metri da casa mia, quando qualcuno, uscendo da un vicolo mi bloccò il passo afferrandomi dalla spalla.
“Aspetta piccola mora..” Disse avvicinandosi.
Scostai la sua mano, e cercai il telefono in tasca, preparandomi a chiamare la polizia mentre il panico mi assaliva.
Purtroppo il telefono era nella borsa di Tamara, dove lo avevo dimenticato.
Mi allontanai di qualche passo e cercai di iniziare a correre quando mi afferrò dai fianchi.
Poi urlai, ma ebbi il tempo di emettere un solo grido.. le sue mani mi coprirono la bocca.
Era un uomo sui trent’anni, con una giacca nera lunga fino alle ginocchia, chiusa sul petto.
Il viso era coperto dal buio e dal cappello che indossava.
Urlai e urlai ancora, ma le sue braccia erano più possenti di ogni mio calcio o pugno.
Proprio quest’ultimi non gli impedirono di fare di me quel che voleva.
Avrei voluto morire. Desiderai non essere mai nata.
Chiusi gli occhi, ormai colmi di lacrime, e rividi me e Justin.
In quel prato, di fronte quella chiesa.
“Mamma, papà io la sposerò. Lo prometto. Sposerò  Jude.” Le sue parole, mi rimbombarono nelle orecchie, mentre quella bambina che si trovava affianco a lui mi abbandonava.
Non ero più lei. Qualcuno aveva abusato del mio corpo.
Piansi e piansi, ancora, anche quando quell’uomo se ne andò soddisfatto di aver rovinato la vita ad una ragazza..
Continuai a piangere anche dopo che lo vidi scomparire in lontananza.. anche dopo aver visto del sangue accanto a me, anche dopo essermi alzata.
Mi incamminai verso casa, ma dovetti appoggiarmi ad un muretto pochi metri dopo.
Le gambe davano segni di cedimento,  e tutto il mio corpo continuava a tremare.
Mi inginocchiai e mi misi le mani sui capelli, continuando a piangere e ad urlare.
Poi una figura in lontananza, si avvicinò alla velocità di un missile.
Le lacrime mi annebbiarono la vista, ma nonostante tutto riconobbi il viso di Justin di fronte ai miei occhi.

In tutto quell’immenso dolore, sentii un attimo di pace.
Le sue mani mi afferrarono e mi presero in braccio, dopo di che iniziò una corsa disperata verso casa.Una corsa la cui velocità non dipendeva dalle mie gambe.
Sarei rimasta sola per tutta la vita, nessuno avrebbe mai amato una ragazza che aveva già perso la verginità con uno sconosciuto, con il rischio di aver preso malattie.
Oltre il mio pianto, durante il tragitto, potei sentire le urla di Justin.

Buuuuuonasera :D
Ecco che è riemersa, la parte tragica di me eheh è_é 
Che ve ne pare? Vi piace?.. Spero proprio di si.. Fatemi sapere aspetto i vostri pareri..
Poi, volevo scusarmi se non sto rispondendo alle recensioni, ma davvero a stento riesco a trovare il tempo di pubblicare ç_ç
Scusatemi, sappiate che le leggo tutte e che vi adoro, una ad una.
Un baaaaaacione, vi voglio davvero bene

-Erika

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
Urlava, e imprecava contro se stesso, mentre le sue braccia mi appoggiavano sul divano di casa.
Mio padre e mia madre arrivarono e rimasero come sbalorditi, poi in coro iniziarono a chiedere cosa fosse successo.
Con il viso ormai fradicio di lacrime, iniziai a respirare profondamente, dopo di che dissi:
“Mi ha violentata..” per poi riscoppiare a piangere..
Le urla di Justin, sovrastarono il pianto di mia madre e le parole di mio padre.
Gentilmente mia madre, venne accanto a me, e potei capire subito che qualcosa non andasse bene.. infatti poco dopo svenne.
Mio padre si allarmò più di prima e ordinò a Justin si portare in macchina sia lei che me.
Le braccia che poco prima mi avevano portata a casa, mi ripresero in braccio.
Lo guardai negli occhi che erano vuoti e spenti, e scesi.
“Ce la faccio a camminare..” Dissi mettendogli una mano attorno al collo.
Mi accompagnò ugualmente fino all’auto e poi fece lo stesso con mia madre.
Finché non arrivammo in ospedale, nessuno disse una parola.. nessuno tranne mio padre.
“Justin siete gemelli, non dovete abbandonarvi. Perché lei stava tornando sola?”
Justin non rispose e si coprì il volto con le mani.
Come arrivammo nel parcheggio dell’ospedale, mio padre scese e mi afferrò gentilmente da un braccio.
“Spiegamelo. Sappi che è anche colpa tua Justin.” Aggiunse ancora.
Non potei sopportare quanto mio padre avesse detto.
Mi allontanai da lui e andai ad appoggiarmi sul petto di Justin.
“Cosa dici papà? Justin non centra nulla. Lui mi aveva messa in guardia su quelle due.. invece io mi sono incasinata sola.. Non è di nessuno la colpa.”
Dissi stringendo in un pugno la maglietta di Justin e appoggiandomi al suo petto.
Abbassai lo sguardo, e in cuor mio capii che la colpa fosse solo mia.
Mio padre prese mia madre in braccio e si allontanò.
Restai con Justin, che si scrollò le mie braccia di dosso e iniziò ad allontanarsi.
Gli andai dietro.
“Justin dove vai, per favore aspettami.” Si voltò di scatto.
“Jude è colpa mia. Dovevo proteggerti io. E non ce l’ho fatta.. è solo colpa mia.”
Disse sedendosi accanto su un muretto e coprendosi il volto con le mani.
“Non è colpa tua Justin. Io non sarei dovuta uscire quella sera, o uscire con te, invece ho fatto di testa mia. La colpa è mia.” Dissi alzando lo sguardo al cielo.
Il suo respiro si fece sempre più forte e nervoso, dopo di che, si lasciò andare.
Le lacrime bagnarono anche il suo di volto, mentre dalle sue labbra uscivano singhiozzi.
Mi abbassai e presi il suo viso fra le mani.
“Jude devo andare via..” Iniziò a dire.
“Ti prego, non farlo. Resta con me Justin. Ho bisogno di te.” Dissi prima di farlo finire.
“Jude non voglio lasciarti, non voglio farlo, ma sento che riusciresti a dimenticare tutto prima, se io non ci fossi.”
Appoggiai il mio naso contro il suo.
“Sei solo tu l’unica cosa che potrebbe farmi dimenticare. Justin ti prego..” Aggiunsi.
“Io ti amo..” Si fermò, deglutii e riprese.
Nel frattempo andai in estasi. Sentirgli pronunciare quelle parole, mi fece sentire  bene. Bene.
“Come si ama una sorella..” Continuò poco dopo, alzando lo sguardo. La mia euforia sparì, senza motivo.
Mi voltai seguendo la linea del suo sguardo, e vidi mio padre dietro di me.
Sorrideva.
“Justin mi dispiace. Era un momento di rabbia, non volevo dire che la colpa fosse tua.. Scusami figliolo. Jude, la dottoressa vuole visitarti per controllare eventuali infezioni..” Disse poi indicandomi.
Avevo ancora il viso di Justin fra le mani, così lo mollai e insieme ci alzammo.
Andai avanti e Justin  e mio padre mi aspettarono fuori.
In lontananza vidi mio padre appoggiarsi alla spalla di Justin,che ormai era più alto di lui, e piangere.
“Tu sei Jude vero? Tua madre sta bene, ora voglio controllare te.”
Mi disse una donna in camice venendomi incontro. Non risposi ma annuii solamente.
Mi portò in una stanza, e dopo avermi fatto i vari controlli disse:
“Va tutto bene fisicamente.. non c’è nessuna infezione, e ne il rischio che tu sia incinta. Devi solo superare la cosa, con l’aiuto di una persona importante.”
Pensai a Justin e sorrisi.
La dottoressa se ne accorse.
“Vedo che c’è allora una persona importante.” Disse ammiccando.
Annuii. Sapesse la verità..
Uscii dalla stanza e andai incontro alla mia famiglia, ora anche mamma si era ripresa.
Sorrisi a mamma e papà e abbracciai Justin, dopo di che tutti loro mi avvolsero nelle loro braccia in un abbraccio ‘di famiglia’.
Durante il tragitto, mia madre, che si era ripresa alla grande, non fece altro che parlare di come avrei superato la faccenda con allegria e serenità.
Mi voltai e guardai fuori dal finestrino il buio sopra di noi.
Ripensai a quanto era accaduto.
A quell’uomo, alle sue mani, al suo respiro afoso e invadente.
La mia verginità, la mia prima volta.. non c’erano più.
Strinsi i pugni sul sedile e abbassai lo sguardo.
Poi il mio cellulare squillò, un messaggio.
‘Non come una sorella.’
Mittente: Justin.
Lo guardai, e lo vidi girato verso il finestrino.
Non come una sorella..?!
Spalancai gli occhi ed ebbi un flash:
Nel parcheggio dell’ospedale
“Ti amo..”
“Come si può amare una sorella.”
Avevo capito male? Avevo interpretato male il messaggio? Avevo frainteso tutto?
Le mie mani iniziarono a tremare e a sudare. Ogni volta che Justin diceva o faceva qualcosa, io avevo questa reazione? Possibile mai?
Sorrisi e ritrovai riflesso nel finestrino il mio sorriso. Il mio volto. I miei occhi rossi e gonfi. La mia voglia di dimenticare tutto.
 Andammo a casa, e dopo le varie premure, tutti andarono a dormire.. tranne me.
Dopo essermi fatta una doccia per tentare di togliere dal mio corpo ogni minima traccia di quell’uomo.. mi soffermai a guardarmi allo specchio.
Cercai di sorridere ma il mio sguardo lasciava intravedere una trascuranza importante.
Avevo perso la mia prima volta. Il primo vero amore, a cui donarsi.
Decisi di non pensarci, e quell’ora della notte iniziai radermi le gambe.
Mentre la lametta scorreva sul mio palpaccio, per errore la inclinai, incidendo sulla mia pelle un graffio abbastanza profondo.
Lo fissai qualche istante, cercando di avvertire dolore.
Tempo prima sarei corsa da Justin a chiedergli di disinfettarmi la ferita, ora mi fermai a guardarlo.
Avrei dovuto provare dolore? Si ne provai, ma dietro di esso c’era la soddisfazione di punirmi per quanto era accaduto.

Spostai il rasoio sul braccio, chiusi gli occhi, e a denti stretti incisi nuovamente.
Lo feci altre due volte, dopo di che mi infilai il pigiama e uscii dal bagno, portando con me la mia frustrazione.
Salii a metà scaletta e mi fermai a guardare Justin.
Aveva gli occhi socchiusi, e mi notò.
Non disse una parola, mi afferrò dalla vita e mi trascinò accanto a lui.
Certe cose, non si programmano.. Altre, ti sorprendono.


Grazie mille. Siete meravigliose, vi adoro.
-Erika
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
Nel momento in cui le sue mani mi sfiorarono i fianchi avvampai. Un forte calore mi salì fino alle tempie.. Iniziai ad abituarmi a queste reazioni, così non diedi importanza alla cosa.
“Domani mamma vuole che resti a casa a riposare.. ma io credo che abbandonare scuola e amici così.. non sia il modo migliore per superare la faccenda..” Disse sottovoce.
Prima di rispondere mi soffermai a pensare a quanto la sua voce fosse sexy.
Sexy? Stavo dando i numeri?..
Respirai profondamente.
“Io credo che tu abbia ragione..” Dissi trovando certezza nelle mie parole.
“Parlerò con i professori, e farò in modo che ci siano degli spostamenti. Diventeremo compagni di banco.” Disse sorridendo.
Nei suoi occhi, anche al buio, vidi della felicità.
“Ehi, è solo per un valido motivo, maniaco.” Dissi prima che entrambi scoppiassimo a ridere.
Mi spostai, e feci per scendere, quando mi bloccò.
“Jude..” Mi chiamò.
Mi voltai e lo guardai.. Poi abbassò lo sguardo.
“No niente.. Buonanotte.” Concluse.
Mi voltai e iniziai a percorrere la scaletta all’indietro, quando ad un tratto mi bloccai e risalii velocemente.
I suoi occhi erano fissi su di me quando salii nuovamente sul letto, andai accanto a lui e gli diedi un bacio sulla guancia.
“Buonanotte Justin.”
Sorrise, e dopo essermi gustata il suo splendido sorriso, scesi e andai a dormire nel suo letto.
Mi rigirai nel letto e mi annodai alle lenzuola per circa mezz’ora. Poi mi addormentai.
Avevo solo poche ore per dormire, visto l’orario che si era fatto per andare all’ospedale, e visto che l’indomani sarei andata a scuola.. Tuttavia non furono ore tranquille.
Ebbi un incubo. Un orrendo incubo in cui quell’uomo entrava in casa e iniziava a cercarmi ovunque, mentre io dovevo nascondermi. Quando mi scovò e le sue mani si allungarono verso me, mi svegliai, fortunatamente.
Forse, senza rendermene conto avevo urlato, visto che Justin era accanto a me.
Avvertii la sua presenza e mi tranquillizzai, riscoprendomi terrorizzata da quell’incubo.
“Jude.. ehi, ci sono io qui.” Disse stando fuori da letto.
Mi misi una mano sulla fronte e socchiusi gli occhi. Al contatto con la mia pelle mi resi conto di essere persino sudata.
Mi alzai con il busto e guardai Justin qualche istante.
Lui c’era. Lui c’era, e ci sarebbe stato, sempre.
Gli buttai le braccia al collo, e senza volerlo piansi.
Mi abbracciò. Le sue mani mi strinsero con tenerezza.
Poi la porta della stanza si socchiuse e vidi mia madre entrare.. Mi voltai dall’altro lato e continuai a piangere sul collo di mio fratello.
“Mamma sta tranquilla, va a dormire, è stato solo un incubo.” Disse Justin tranquillizzandola.
Mia madre accarezzò la testa a Justin e diede un bacio sulla mia.
“Grazie Justin..” Sussurrò prima di uscire.
Restai ancora qualche minuto in quella posizione, poi mi alzai mi asciugai le lacrime e dissi:
“Scusa, sicuramente ti avrò svegliato..”
Mi spostò una ciocca di capelli dal viso e mi rispose:
“Non fa niente, fra qualche ora dobbiamo alzarci comunque..”
Annuii, e lui proseguì.
“Dovresti riposare almeno queste poche ore Jude..”
“Ho paura Justin. Ho paura di fare un altro incubo.. non capisci, lui era qua.” Dissi gesticolando.
Si mise accanto a me sul letto.
“Ed ora ci sono io. Resterò sveglio a controllare che nessuno venga, tu dormi.”
Disse mettendomi un braccio dietro le spalle.
“Justin non dire sciocchezze anche tu devi dormire.” Dissi sentenziosa.
“Shhh..” Disse facendomi segno di rientrare fra le coperte.
Feci come disse,  ma prima di appoggiare la testa sul cuscino gli imposi di entrare anche lui fra le coperte.
Così fece, e mi avvolse.
Mi riaddormentai con la sua mano che lentamente mi accarezzava la testa. Mi riaddormentai con il rumore del battito del suo cuore. Mi riaddormentai con la sicurezza che i suoi occhi fossero aperti a vegliare su di me. Mi riaddormentai con la certezza che non avrei avuto incubi.. Lui era con me.
Infatti dormii a sonno pieno, ma fui svegliata da un pianto. Mia madre.
Aprii gli occhi e la vidi di fronte a noi, con un fazzoletto in mano e il viso colmo di lacrime.
Le mie gambe erano intrecciate a quelle di Justin sotto le coperte, proprio come le dita della mia mano destra.
“Mamma che succede?” Chiesi scostando mio fratello, che aprì gli occhi e chiese la stessa cosa, alzandosi frettolosamente.
Solo dopo averlo visto andare verso mia madre mi accorsi che era in boxer.
Avevo dormito attaccata a lui, mentre lui era in biancheria.
Arrossi, e sentii il cuore palpitarmi.
“Voi.. voi.. eravate così dolci. Vi volete così bene e vi prendete cura l’uno dell’altra.” Disse mia madre.
Mi alzai e assieme a Justin la abbracciammo.
“Promettetemi che lo farete sempre. Sempre. Non lasciatevi mai ragazzi.”
“Sarà così mamma.” Disse Justin sorridendomi.
Mia madre restò sorpresa del fatto che andassi a scuola, e mentre Justin, già pronto, attendeva sotto che io mi sbrigassi, li sentii parlare.
Mi soffermai poco lontano per poter sentire.
“Justin, tu sei la sua forza. La stai aiutando a superare quanto è accaduto. Prenditi cura di lei, ogni istante.”Disse mia madre con voce tremante.
“Sta tranquilla.” Rispose Justin.
“Sono sicura che grazie a te, si dimenticherà di ieri sera senza accorgersene.”
“è che.. questa situazione la sento anche un po’ mia..” Disse poi Justin.
“Siete gemelli.. Provate le stesse emozioni tesoro.”Concluse mamma.
Sorrisi, ed entrai in cucina.
Salutammo mamma e andammo a scuola, fingendo che tutto fosse a posto. Anche se non era così.
Coprii i tagli sui polsi con dei braccialetti, ma erano comunque molto evidenti sulla mia pelle che era color del latte.
Quando entrammo in classe, Justin uscì per parlare con la professoressa, mentre io restai in piedi a scherzare con i miei compagni.. escludendo Sara e Tamara.
Secondo un mio ragionamento, Justin deoveva aver avvisato i ragazzi sull’accaduto, perché con me ora erano tutti sorridenti e alcuni mi guardavano persino con pietà.
Poco dopo Justin rientrò assieme alla professoressa e mi sorrise.
“Ragazzi, ci sarà, dopo tre anni, uno spostamento nella disposizione della classe. Jude, si sposterà accanto a suo fratello, mentre al suo posto ci andrà Saro.
Disse la professoressa mimando lo spostamento con le mani.
Nessuno fiatò e lo spostamento avvenne.
Saro era felice di potersi sedere accanto alla mia compagna di banco, aveva da qualche giorno che la corteggiava.. Invece Tamara e Sara erano scontente che Justin diventasse, oltre che mio fratello, mio compagno di banco.
Mi guardarono con sorpresa ed invidia. Io sorrisi ad entrambe mi sedetti fra mio fratello ed i suoi amici.
Passate le prime ore, Gioshua entrò nella nostra classe e venne dritto verso di noi.
“Buongiorno ragazzi.. Jude hai cambiato posto con Saro?” Mi chiese.
Annuii, ed ance Saro ci raggiunse.
“Va bhè, volevo dirvi che questa sera ci sarà una festa a casa mia, e siete tutti invitati.” Annunciò.
I ragazzi, compreso Justin, sorrisero e furono felici di questa notizia.. infatti subito dopo iniziarono ad organizzare la serata.
Justin mi sorrise, e mi disse in disparte.
“Ci divertiremo..”
“Ah, devo venirci anche io? Credevo che fosse una serata tra maschietti.” Risposi.
Si mise a ridere.
“No.. è una serata fra amici, e tu e Gioshua siete molto amici. Ecco tutto.”
Come poteva sapere dell’amicizia fra me e Gioshua se io non gliene avevo mai parlato?
Forse ne avevano parlato fra di loro? E se Gioshua gli avesse detto quello che aveva detto? Ovvero che ero innamorata di mio fratello?
Sarebbe stato un dramma.
Quella sera stessa, alla festa avrei risolto la situazione.

VI RINGRAZIO immensamente per le recensioni 
Vi voglio bene, un bacione
-Erika
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
Una volta finite le lezioni, tornammo a casa e trovammo mamma in ansia ad attenderci.
“Jude com’è andata tesoro?” Mi sembrava di avere tre anni, e di trovarmi al primo giorno d’asilo.
“Bene..” Risposi sorridendo.
Mamma si accasciò sul divano, capendo che in realtà ancora nulla andava bene.. ma non erano passate che poche ore dall’accaduto, come potevo far finta di nulla?
Justin vedendola in quel modo aggiunse:
“Questa sera la porto ad una festa con dei miei amici..” Mamma sorrise e sobbalzò alle parole di Justin.
“Davvero?” Chiese incredula.
Justin annuì e sorrise, dopo di che si voltò e abbandonò la cucina.
Posai lo zaino e mi misi a sedere sul divano. Mamma mi guardò e venne accanto a me.
“Jude tesoro.. va meglio?” Mi chiese.
Annuii, cercando di convincerla.
Mi baciò la testa e disse:
“So che la cosa che non puoi sopportare più delle altre è l’aver perso la verginità, ma tesoro.. quando starai con il ragazzo giusto e lo farai con lui, quella sarà la tua vera prima volta.. già perché la prima volta non sta fra le gambe, ma nel cuore.”
Iniziai ad immaginare me e Justin, sul suo letto, sudati e appiccicati l’un l’altra...
Scossi la testa prima di proseguire.
Avrei voluto dirle di tacere, invece sorrisi e annuii.
Mi poggiò una mano sulla spalla e mi disse:
“Dai, mi dai una mano? Ti va di stendere i panni?”
“Si va bene.. vado.”
Era comunque un modo per concludere quella conversazione, cosa che desideravo ardentemente.
Presi i panni, li ammucchiai e mi diressi fuori.
Iniziai a stenderli, perdendomi nei miei pensieri.
Stesi delle maglie, dei pantaloni e due felpe.. poi presi in mano della biancheria.
Feci per appenderla, poi però mi bloccaie iniziai a fissarla.
Dei boxer viola aleggiavano fra le mie mani mentre i miei occhi li fissavano.
>Mi soffermai su ogni cucitura, su ogni passaggio della stoffa, e iniziai ad immaginare la parte intima del corpo di Justin avvolto da essi.
Sorrisi, ed arrossì.
“Jude..” Mi chiamò mio fratello dall’altra stanza.
Sobbalzai, e d’istinto lanciai i boxer in aria, verso dietro.
“Jude, è pronto il pranzo vieni.” Disse mettendo la testa dentro la stanza.
Balbettai qualcosa di incomprensibile, e mi guardai intorno. Dove erano finiti?
Guardai sul letto a castello, sotto la scrivania, sull’armadio ma nulla.. poi prima di uscire li vidi. Erano proprio li, sul lampadario, appesi per un angolo di esso.
Scoppiai a ridere sola, dopo di che, andai a pranzo.
La giornata passò bene, se non fosse stato per il semplice fatto che la trascorsi a cercare un modo di tirare giù quei maledetti boxer.
Alla fine mi arresi.
“Jude iniziamo a cambiarci, o arriveremo tardi.”
“Va bene..”
Andai verso l’armadio e guardai i miei vestiti, dopo di che mi voltai verso Justin.
“Justin cosa mi metto?” Si infilò una canotta lunga e aderente e mi rispose:
“Niente di aderente, scollato, corto, trasparente, o provocante."
Sorrisi.
“Ma certo, devo avere qualcosa del genere..” Mi voltai verso l’armadio, afferrai un indumento e mi voltai di nuovo verso di lui.
“Il pigiama.”
Scoppiò a ridere,cosa che avrei dovuto fare anch’io.. ma invece no, io lo fissai.
Un’ora dopo, eravamo fuori di casa.
Indossai degli short, e una camicia, nonostante fosse settembre e il caldo se ne fosse andato.
Durante il tragitto verso casa di Gioshua,  Justin aprì l’argomento.
“Jude.. tu, come stai?” Mi chiese.
“Bene..” Risposi per abbreviare. Già sarebbe stato inutile dirgli che mi sentivo frustrata, ferita, schifata, spaventata, insensata e misera.
“So che non è così Jude..” Rispose, prendendomi la mano.
Al tocco fra noi due, mi sentii il sangue avvampare sugli zigomi, così mi voltai.
“La cosa che mi ferisce di più, Justin, è che.. quell’uomo si è preso la mia prima volta."
Si bloccò di colpo, e mi afferrò dai polsi prepotentemente.
“No Jude, non è così. Tu devi ancora avere una prima volta, e sarà bellissima. Fidati di me.”
Ripensai alle parole di mamma, ‘la prima volta non sta fra le gambe, ma nel cuore’.
Sorrisi a Justin, poi sentii una piccola fitta ai polsi.
La sua stretta mi comprimeva i tagli, facendomi male.
Feci qualche smorfia, ma fortunatamente Justin non si accorse di nulla.
Poco dopo arrivammo di fronte casa di Gioshua.
Era proprio evidente che ci fosse una festa. C’erano auto e persone ovunque.
Justin si sorprese nel vedere tutto ciò, ma si ricompose subito, mi sorrise ed entrammo.
Mi guardai subito intorno,e  mi resi conto che molte delle persone presenti non le avevo mai viste in vita mia.
Guardai Justin.
“Sta tranquilla, saranno sicuramente al piano di sopra. Qui c’è troppa confusione.”
Mi fece cenno si iniziare a salire.
“Ti raggiungo subito .Prendo da bere.”
Annuii, e salii al piano di sopra.
Ero già stato a casa di Gioshua, quindi sapevo dove andare, tuttavia il mio andamento fu interrotto.
“Eccola qui.” Disse una voce che ormai conoscevo bene.
Sara e Tamara si avvicinarono a me lentamente.
Non avrei litigato, quindi mi voltai e feci per andarmene, ma mi bloccarono.
“Così ora, tu e il tuo gemellino siete inseparabili eh?”
"Jude continenti, mantieni la calma."Pensai fra me e me.
“Sei una stronza.”
"Contieniti Jude.." continuai ad impormi.
“Una troia, ammettilo che te la fai con tuo fratello e con il suo amichetto.”
"Ignora, Jude ignorale. Sono solo cazzate." 
“Già, tuo fratello, quel gran pezzo di stronzo.” Aggiunse Tamara.
Mantenere la calma? Contenersi? Al diavolo.
Mi scaglio verso Tamara e prima che me ne rendessi conto, la spinsi per terra e iniziai a suonargliele di santa ragione.
Sara fece per intromettersi, ma un calcio ben assestato nella pancia, la fece ritrarre.
Diedi l’ultimo schiaffo a Tamara, quando qualcuno mi afferrò dai fianchi e mi allontanò da lei.
Mi guardai la mano e lasciai cadere per terra quei pochi capelli che le avevo strappato.
Fortunatamente dove eravamo noi, come aveva detto Justin, era più tranquillo, così nessuno assistì alla scena.. tranne Justin che mi sottrasse dalla lotta.
Continuai a dimenarmi e a urlare, fin quando Justin non si chiuse alle spalle la porta della camera da letto.
Nessuno poteva offendere mio fratello e passarla liscia.
“Jude che succede, calmati.” Disse Justin facendo delle mosse che indicavano calma e tranquillità.
Mi misi una mano fra i capelli e mi voltai.
“Cos’è successo? Perché litigavi con Tamara?”
“Lascia stare.. cazzate fra ragazze.” Risposi.
“Come cazzata Jude? Le hai strappato i capelli.” Disse.
“Dai, su andiamo dagli altri, non mi va di parlarne.”
Uscimmo e ci ritrovammo poco dopo in terrazza con Gioshua e i miei compagni.
“Poche persone, mi dicono.” Disse Justin appena arrivati.
“Non so chi li abbia invitati, ma non mi importa.” Disse Gioshua.
“Ehi Jude, tutto bene?” Mi chiesero i ragazzi, quasi perfettamente coordinati.
“Si, tutto bene.” Risposi ignorando i loro sguardi.
Mi fecero posto, e mi sedetti in un divanetto.
Si stava davvero bene.
Un vento leggero scompigliava i capelli, mentre venivano fuori delle chiacchere fra amici.
“Jude, tu mi piacevi..” Disse Saro ad un tratto.
Cercai lo sguardo di Justin, che era assente, e per un istante ci fu silenzio.
Poi altre voci:
“Anche a me a dire la verità..” Aggiunse un altro mio compagno.
“Io mi sono anche dichiarato.” Disse Gioshua.
Stetti in silenzio, imbarazzata dalle loro parole.
Non pensavo di poter piacere..
“Mi dicono poco bella le altre ragazze..” Aggiunse un ragazzo che fin’ora non aveva detto una parola.
“Allora chi scegli?.” Disse Justin ironicamente.
Capii subito che si trattasse di una battuta, e che c’era solo voglia di scherzare, così mi alzai e andai a sedermi accanto a Justin.
“Scelgo l’idiota di mio fratello.” Dissi scatenando una risata fra i presenti.
“Un incesto.”Iniziarono ad urlare divertiti.
Fu uno scherzo  però quella situazione mi fece riflettere.
Se davvero fra me e Justin fosse accaduto qualcosa, sarebbe stato illegale ed immorale... Un incesto.
"Ma non scherziamo Jude. Fra te e Justin non può succedere niente.. non deve succedere niente." pensai.
Il resto della serata trascorse fra risate e bottiglie di birra, poi un ragazzo mentre Justin e gli altri facevano una partita a basket, venne a chiamarmi.
“Ciao, scusa, vorrei parlare con te qualche istante.”
Annuii e mi voltai.
Vidi Justin palleggiare nervosamente, guardandomi.
“Dimmi..” Non mi sarei mossa da li.
Non avrei rischiato un’altra violenza.
“Ti conosco dalle scuole medie, e davvero non ho mai fatto altro che pensare a te. Mi paci Jude.. solo ora riesco a dichiararmi.”
Ma com’era possibile?.. Non riuscii nemmeno a spiegarmi perché tutti si ‘innamorassero’ misteriosamente di me. Rispetto al mio fisico, nella scuola c’erano delle top model.
“Ora basta.” Sentii urlare da mio fratello.
Mi voltai di scatto e successe l’immaginabile.


Grazie a tutte per le recensioni ** Vi adoro.
Un baciooone
@Erika

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
Justin lanciò il pallone verso Saro in maniera violenta e inizio ad avanzare verso di noi come un furia, con gli occhi socchiusi e i pugni serrati.
Ben presto ci raggiunse e si mise fra me e quel ragazzo.
Nelle sue mani potei vedere delle vene che lo accompagnavano fino al collo. Segno di nervosismo.
“E tu chi sei?” Chiese furioso a quel ragazzo che nel frattempo impallidì.
“I-i-o sono Roth, c-condividiamo la stessa scuola.” Come cavolo parlava quest’altro.
“Che condividiamo la stessa scuola, non vuol dire che dobbiamo condividere anche mia sorella. Lei è impegnata, smamma e non tornare più.”
Io impegnata? Non mi intromisi, altrimenti la situazione sarebbe degenerata.
“Ok.. scusami..” Disse Roth, prima di voltarsi e allontanarsi a passo svelto.
Justin si voltò verso di me e mi guardò negli occhi, poi si rivolse agli altri ragazzi, che ancora guardavano sbalorditi verso di noi.
“Ragazzi, noi ce ne andiamo.. Ci vediamo domani a scuola.” Fecero un cenno con la mano, ricambiai e ce ne andammo.
Justin mi trascinò fuori da quella casa, quasi correndo e una volta arrivati in strada gli chiesi spiegazioni.
Avrei voluto tanto avere un ragazzo... e questo suo comportamento non me lo avrebbe permesso.
“Justin, perché lo hai fatto?” Chiesi appena ci trovammo di fronte il portone di casa nostra.
Si voltò verso di me, e mi guardò.
“A cosa ti riferisc..” Non gli feci finire la frase.
“Sai benissimo a cosa mi riferisco.”
Stette in silenzio, così continuai io.
“Guarda che sono una ragazza come tutte. Anche io sogno di innamorarmi, e trovare il principe azzurro. E se Roth, fosse stato il ragazzo giusto per me?”
“Non lo era Jude, fidati.”  Rispose sicuro di se.
“E tu cosa ne sai? Cosa ne potresti sapere Justin?..Non ti importa più nulla. Credi che non lo abbia notato?”
Mi guardò spaventato e smarrito.
“Cosa hai notato?”
“Che da un paio di mesi a questa parte, mi eviti in tutti i modi possibili. Non trascorriamo più molto tempo insieme, e non parliamo più come facevamo una volta. Inizialmente ho pensato che fosse per Tamara, ma poi vi siete lasciati, e tu non sei cambiato nei miei confronti.” Dissi quasi con le lacrime agli occhi.
Lo vidi stringere i pugni e abbassare il volto.
“Jude, credi che per me sia stato facile allontanarmi da te?”Disse con un tono calmo e allo stesso tempo agitato.
“Non dovevi farlo e basta. Ma..” Prima che potessi finire la frase, mi interruppe.
“No ascoltami.. Ti ricordi la sera in cui ci siamo baciati? Ecco, li ho capito che dovevo starti lontano il più possibile. Non è normale che fra gemelli succedano queste cose  capisci?"
“Justin,è stata una cazzata. Tu non vuoi più stare con me,per quella sera?” Dissi quasi sconcertata dall’idea di accusare il mio primo bacio in questo modo.
“Una cazzata?” Disse ripetendo le mie parole.
Ebbi subito paura di essermi spiegata male, infatti Justin si alzò e fece per entrare.
Mi alzai di scatto anch’io.
“Justin, aspetta non in quel senso.”
Non mi rispose ed entrò in casa.
Feci lo stesso, e una volta attraversata la cucina scura e isolata andai in camera nostra.
Justin si stava coricando nel suo letto, così chiusi la porta per bene e mi avvicinai a lui.
“Per favore, lasciami in pace.” Dissecon voce spezzata.
Lo ignorai e mi sdraiai accanto a lui.
“Hai capito male Justin. Io non sono minimamente pentita di averti dato il mio primo bacio, capisci? Voglio solo dire, che se è stato quello ad allontanarti.. mi dispiace, non si ripeterà più. Ma io rivoglio mio fratello.” Dissi con le lacrime agli occhi.
Se stare con lui, significava cancellare quell’episodio, lo avrei fatto.
Si alzò con il busto e si avvicinò a me, così, in ben che non si dica, me lo ritrovai a un palmo dal naso.
“Io devo starti lontano Jude, devo starti lontano perché mi sono innamorato di te.” Disse.
Mi sono innamorato di te.
Mi sono innamorato di te.
Mi sono innamorato di te.
Mi sono innamorato di te.
Lo stomaco iniziò a contorcersi, e il cuore a battere forte.
Si era innamorato di me.
Si era innamorato di me.
Si era innamorato di me.
Si era innamorato di me.
Le sue parole mi rimbalzavano in testa come palloni, e senza accorgermene sorrisi.
“Jude non c’è da ridere.” Aggiunse poi.

“Io non riesco più a non sfiorarti senza immaginare il tuo corpo sul mio. Non riesco più a parlarti senza immaginare le mie labbra sulle tue.. è così frustrante questa cosa.”
Si coprì il viso con le mani.
Lo vidi lentamente allontanarsi da me, e fu allora che ebbi una folle paura.
Una folle paura di perderlo.
“Justin, non abbandonarmi.” Dissi avvicinandomi nuovamente a lui.
“Jude, per favore. Va nel tuo letto.”
“Non voglio.”
“Vacci.” Disse con un tono più alto.
“Io resto con te.” Risposi scandendo bene le parole.
Si alzò e mi mise le mani sulle spalle.
“Non rendere la cosa più complicata, Jude.” Mi disse poi.
Presi la sua mano, e prima che potesse ritrarla me la poggiai sul petto.
Quella fu la prima volta in cui vidi Justin Bieber arrossire.
“Il tuo cuore..” Disse, prima di bloccarsi.
Così continuai io.
“Il mio cuore si comporta in questo modo, ogni volta che sto con te. Ogni volta che semplicemente ti sfioro. Ogni volta che ti parlo, e mi soffermi a fissarti. Justin, non so cosa stia succedendo.”
Sorrise, e il suo meraviglioso viso arrossì ancora di più.
Era tutto ciò che avrei voluto vedere fino alla fine dei miei giorni.
“Non sono mai stato innamorato.”Disse ascoltando ancora i battiti del mio cuore.
Forse accelerarono, perché sorrise e arrossì ancora.
“Non sono mai stata innamorata.”Ripetei.
Poi aggiunsi:
“Fino ad oggi.”
Allontanò la mano dal mio petto, bruscamente, e si coprì il viso.

“Chi è?” Mi chiese.
In quel momento ebbi la conferma di quanto fosse idiota. Non capiva che stavo tentando di dichiararmi?
“Un idiota.” Risposi.
“Io lo conosco?” Chiese deglutendo.
“Non credo..” Risposi alzandomi e andando verso di lui.
Mi guardò negli occhi tentando di capire perché mi stessi avvicinando così pericolosamente a lui.
Quando le nostre labbra si trovarono a pochi centimetri, lui sorrise capendo che quell’idiota di cui mi ero innamorata fosse lui.
Sorrise, e arrossì.
Questo suo lato così timido, era a me sconosciuto.
Poi il suo sguardo si spostò e il suo viso cambiò espressione.
“Jude.. i tuoi polsi.”





Fatemi sapere che ne pensate.
Vi voglio beneeeee
@Erika

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
Nel momento in cui vidi il suo sguardo fissarmi i polsi, mi sentii colta in fallo. Come un ladro che viene trovato con le mani nel sacco.
Istintivamente, allontanai le mie labbra dalle sue e mi ritrassi velocemente cercando di nascondere i tagli.
Fu una mossa sciocca.. ormai Justin li aveva visti.. e non li avrebbe ignorati.
Infatti allungò una mano verso di me e mi tirò in maniera violenta il braccio.
Il mio sguardo andò nel suo volto, per scontrarsi con un espressione mai vista fino ad ora. Stupore? Rabbia? Nervosismo?..
Mi aspettai delle urla, ma dato l’orario Justin si limitò a dire:
“Jude dimmi che non è vero?” Mi ritrassi nuovamente, e abbassai la testa.
Il mio gesto gli fece capire quale fosse la situazione, così, seppur avendo il capo abbassato potei vedere nel suo viso la rabbia che regnava dentro di lui.
Ci fu qualche minuto di silenzio in cui sperai di poter cancellare questo momento, e tornare a prima.. a quando il nostro amore, era quasi venuto a galla.
Mi immaginai le sue urla.. e le sue minacce.. Invece si limitò a mantenere il silenzio.
Poi si alzò e scomparì per ritornare poco dopo con in mano del disinfettante e delle bende.
Non disse una parola, e mi porse una mano in cui avrei dovuto poggiare i polsi.
Esitai qualche istante, poi lo guardai e lo vidi talmente stupendo che rimasi incantata. I miei polsi seganti dalla  frustrazione si posarono sulle sue mani.
In silenzio, disinfettò e bendò tutto, poi andò a riposare bende e disinfettante.
Nel frangente in cui mi ritrovai sola mi appoggiai i polsi al cuore, meravigliandomi della premura che mio fratello aveva dimostrato.
Poi ripensai a quanto sarebbe accaduto se Justin non si fosse accorto dei miei tagli.
Come poteva mio fratello essersi innamorato di me? Ed io di lui?... Non era esplicito, ma ormai l’avevamo capito entrambi.. e dall’amore non c’è scampo.
Interruppi i miei pensieri quando Justin ritornò in stanza.
“Jude, vuoi dormire sopra o sotto?” Mi chiese.
Ci impiegai qualche istante a rispondere perché la mia mente era inciampatain un doppio senso.
Sopra o sotto il suo corpo?! Lo immaginai, ancora una volta, sudato ed eccitato sopra di me.
Mi ammonii sola. Non era legale quello che stavo immaginando.
“Non voglio dormire.” Risposi, sperando che si mettesse a sedere accanto a me.
“Bene, buonanotte allora.” Rispose freddamente allontanandosi sulla scaletta del mio letto.
Restai come una stupida, seduta suo letto ad attendere che il suo cuore si aprisse nuovamente al mio.
Poi mi alzai, e arrivando a metà scaletta gli chiesi:
“Justin, cos’è successo? Perché ora ti comporti così?”
Non mi rispose.
Mi soffermai a guardare il suo corpo, scolpito e proibito.
“Per favore Justin.. io ho capito perché tu ti stai, ancora una volta, allontanando da me"
L’avevo capito. Eccome. Si stava allontanando da me perché si sentiva la causa dei miei tagli. La causa del mio dolore.
Invece quelli, erano solo un modo per sfogare la vergogna che avevo provato con quell’uomo.
“Io.. ho creduto che quello fosse un buon metodo per..” Abbassai il capo, e non finii la frase, convinta che non avesse senso.. e che comunque non mi avrebbe ascoltata.
Feci per scendere, quando la sua mano afferrò la mia.
“Lo hai fatto per sfogare le tue emozioni. Ed io ne ho colpa.” Disse bruscamente.
“Non hai colpa. Anzi, è grazie a te se non capiterà più. Ho talmente tanto il cuore pieno di te, che nemmeno sforzandomi potrei ripensare a quell’uomo. Mi stai aiutando senza accorgertene Justin.” Dissi mentre mi aiutò a salire sul letto.
Mi sedetti di fronte a lui, e restammo in silenzio qualche istante. Poi lui azzardò:
“Come.. gestiamo questa situazione?”
Era assonnato, ed era ancora più bello del solito con gli occhi socchiusi e il viso stanco.
“Non.. posso credere.. che sia successo a noi.” Dissi arrancando verso di lui.
Il mio corpo cercava un disperato contatto con il suo.
Poi mi prese il volto fra le mani e lo portò dinnanzi al suo.
“Se noi, non fossimo fratelli. Sei ci fossimo incontrati a scuola, per sbaglio, durante una noiosa lezione di chimica.. Tu.. ti saresti comunque innamorata di me?”
Il suo volto era talmente vicino al mio, che ebbi paura di rispondere, per non rovinare il momento.
“Sempre, e comunque.” Risposi poi, sicura di me stessa.
Sempre, anche in un’altra epoca, in un altro mondo, in un’altra situazione.. mi sarei sempre e comunque innamorata di lui.
Socchiuse gli occhi e mi baciò sulla punta del naso.
Avrei preferito che mi baciasse sulle labbra, ma ogni contatto con la sua pelle mi faceva rabbrividire.. quindi non fece differenza.
“Justin io..” Stavo per dirlo, ero in procinto di farlo.. Quando lui mi bloccò.
“Devo assumermi le mie responsabilità. Va nel tuo letto.”
Con quelle parole, bloccò bruscamente la mia dichiarazione.
“No Justin.. volevo dirti che..” Volevo comunque dirglielo, forse la situazione si sarebbe evoluta.
“No Jude. Non volevi dirmi niente. Va via adesso.. Io devo dormire.” Dopo di che si sdraiò e mi diede le spalle.
Aveva capito perfettamente cosa stavo per dire.. e ritenendo che sarebbe stato compromettente per entrambi.. me lo impedì.
Lentamente abbandonai quel letto, e tornai giù.
Stetti ferma ad ascoltare il suo respiro, e trattenni il mio.. per paura di non poter udire il suo.
Mi accovacciai su me stessa, e restai immobile per non so quanto tempo, poi mi addormentai.
Il mattino seguente mia madre mi svegliò accarezzandomi la testa.
“Jude tesoro.. c’è scuola.. ti va di andare?”..
Finsi un sorriso, mi alzai e andai a vestirmi.
Prima di chiudermi la porta del bagno alle spalle scoccai un’occhiata al letto di Justin. Ovviamente lui si era già alzato.
Mi vestii velocemente, e mezz’ora dopo io e Justin entrammo in classe.
Ovviamente mantenne le distanze da me, e non mi rivolse la parola.
Stava imponendo a se stesso di non sfiorarmi nemmeno.
“Ragazzi ho una sorpresa per voi.” Annunciò la professoressa.
Mi voltai verso il mio nuovo compagno di banco, che ovviamente mi ignorò, feci una smorfia e tornai a guardare la professoressa.
“Tra due giorni andiamo in gita.” Annunciò.
Ci furono cori, fischi, e applausi. Com’era che la scuola aveva organizzato tutto con così poco preavviso??
“Ovviamente, dato che il preavviso è così poco, domani avremmo bisogno dei permessi firmati da tutti i genitori.” Continuò.
Poi Saro aggiunse:
“Prof, altri dettagli? Tipo il posto? E  la durata?”
La prof sorrise affabilmente.
“Certo.. Andremo a fare trekking sulla neve ragazzi. So che è settembre, ma per quella artificiale non c’è tempo.” Rispose ammiccando.
Poi continuò.
“Resteremo una settimana piena.. Sono nove giorni. Due di viaggio.. e sette ce li godiamo.”
Tutti urlarono e applaudirono. Tranne me.
I nostri genitori ci avrebbero sicuramente mandati .. ma..  con chi sarei stata in stanza?.. o meglio, con chi avrei trascorso quei sette giorni ora che mio fratello mi evitava?
Mi guardai intorno, poi mi voltai verso Justin, nello stesso istante in cui lui si voltò verso di me.
“Ci vuoi andare?” Mi chiese, improvvisamente lasciandomi di stucco.
Certo che ci volevo andare..
Annuii.
“Ora, più o meno, chi di voi crede di venirci?” Chiese poi la professoressa.
Justin alzò il suo braccio,e spinse il mio.
Nel momento in cui il mio braccio si alzò, Sara e Tamara, che ormai stavano alla larga da me, fecero delle smorfie, e le sentii bisbigliare:
“Con chi starà? Dormirà con Justin ovviamente..” Disse Sara.
“Dormire? Chi ti dice che dormiranno?”Aggiunse Tamara.
Mi voltai, e Justin, che si accorse di tutto, mi sorrise, incitandomi ad ignorarle.
“Ci divertiremo.” Disse sorridendo.


Graaaazie per le 34 recensioni, grazie a tutte davvero..
Vi voglio beneeeeeeeee
@Erika

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
Nei due giorni seguenti io e Justin non trovammo nemmeno il tempo di restare cinque minuti soli.
Dato che mancavano solo due giorni alla gita, nella mia classe ci fu un frenetico via vai per tutta la scuola, persino il pomeriggio.
Una volta arrivata la sera, entrambi eravamo troppo sfiniti per poterci mettere a discutere.
La mattina della partenza, stranamente mi alzai puntuale, e uscimmo di casa accompagnati dal sorriso di mia madre che continuò a salutarci per mezz’ora dalla porta.
Ovviamente le raccomandazioni non mancarono.
Ora, durante il tragitto verso scuola, sarebbe stato l’unico momento da due giorni, disponibile per parlare con lui.
Tuttavia decisi di non aprire argomento.
Arrivammo alla fermata,e dopo che la professoressa ebbe fatto l’appello salimmo tutti sull’autobus.
Erano solo le quattro di mattina quando l’autista ingranò la marcia e partimmo.
Dovevamo sederci per cognome, così i gemelli ‘Bieber’ dovettero sedersi insieme, per mia fortuna.
Sara e Tamara, dalla prima postazione fecero qualche smorfia.
Le ignorai.
Tirai fuori dalla borsa, il mio lettore musicale ma prima che potessi mettere le cuffiette, la prof venne accanto a me.
“Jude, tesoro, puoi venire un attimo?”
Guardai Justin che accorgendosi del mio sguardo si voltò a guardare altrove.
La professoressa mi portò avanti accanto all’autista e mi chiese:
“Tesoro, ho saputo quanto è accaduto..” Si riferiva allo stupro? Bene, la notizia si era diffusa.
“Se vuoi stare in camera con tuo fratello, per me non c’è nessun problema, posso capire che magari hai ancora qualche trauma.” Concluse.
Mi voltai verso Justin e lo vidi spostare subito lo sguardo, che prima era rivolto verso di me, fuori dal finestrino.
Ancora, dopo giorni, manteneva le distanze da me.
“No professoressa. Non c’è nessun problema, starò con chi mi avete messa voi.” Sentenziai sicura di me.
La professoressa sorrise, dopo di che mi voltai e tornai al mio posto.
“Tutto bene?” Mi chiese Justin, avendo persino paura di rivolgermi la parola.
Annuii, presi le cuffiette del lettore musicale e mi persi nelle parole e nella voce di Justin Timberlake.
Era lui il mio sfogo, la mia via d’uscita. Amavo Justin.. Timberlake.
Appoggiai la testa al sedile della postazione, e iniziai a guardare fuori. Poi il mio telefono vibrò: un messaggio.
Lo presi dalla borsa e lessi chiaramente il nome di Justin sul display.
Continuai a guardarlo qualche istante, come per assicurarmi che fosse vero.
Poi mi voltai verso Justin, che aveva lo sguardo rivolto altrove, e aprii il messaggio.
‘Va tutto bene?’
Diceva il testo.
Risposi senza pensarci due volte.
‘Ma sei scemo o lo fai? Siamo seduti vicini, non puoi chiedermelo a parole?’
Inviai.
Lo vidi prendere il cellulare e voltarsi di scatto verso di me.
“Va tutto bene?” Mi chiese sorridendo.
Allontanai la voce di Justin Timberlake dalle mie orecchie, e mi concentrai sul mio Justin.
Questa mattina era particolarmente bello e raggiante.
I capelli immacolati, il sorriso brillantemente esposto, e uno sguardo allegro e felice.
Inutile dire che mi incantai qualche istante.
“Potrebbe andare meglio.” Risposi girandomi nuovamente verso il finestrino, a fatica.
"In questi giorni ho provato a restare solo con te in ogni modo, ma il giorno non era possibile, e la sera ti addormentavi come un sasso appena mi avvicinavo al tuo letto.” Disse a bassa voce per non farsi sentire dagli altri.
“Io.. ho aspettato che tu ti avvicinassi a me per due giorni.. ed ora mi vieni a dire che è colpa mia perché mi addormentavo?” Gli chiesi ridendo.
Dietro la beffa, c’era la sincerità di un amore proibito.
Si mise a ridere anche lui.
Poi, ritornammo seri e presi coraggio.
“Justin.. l’altra sera stavo per dirti qualcosa quando tu mi hai mandata via.”
Glielo avrei detto.. Gli avrei detto che lo amavo.
Prima che potessi nuovamente aprire bocca, mio fratello mi fermò.
“Ti è mai capitato che le parole "ti amo" sminuissero quello che provi? Ti è mai capitato? Hai mai amato così tanto da non trovare le parole giuste per dirlo?" Chiese.
Deglutii rumorosamente senza accorgermene.
Le sue parole, erano forse dei giri attorno al concetto di amore?
Mi sorrise, e se non fossimo stati in un autobus scolastico, sicuramente lo avrei baciato. Tuttavia sorrisi,e  mi rimisi composta.
Sapere che aveva capito cosa stessi per dirgli,mi rassicurò.
Il resto del viaggio passò fra scambi di occhiate e sogni proibiti.. poi finalmente arrivammo a destinazione.
Nonostante fossimo solo all’inizio di ottobre il freddo in montagna si faceva sentire parecchio, e la neve.. neve che immaginavo artificiale, era già presente  sopra i tetti delle case e sotto i nostri piedi.
L’unico intoppo? Non era artificiale.
Entrati in Hotel, la professoressa iniziò a distribuire le chiavi delle stanze.
"Saro Geffrey, Justin Bieber e Matteo De Rossi. Stanza numero 8”Disse la professoressa porgendo una chiave che Justin afferrò prima di allontanarsi con i suoi compagni.
“Tamara Viola, Sara Santini e Rebecca Chuz. Stanza numero 19.”Continuò la prof allungando la mano con la chiave.
Sospirai. Fortunatamente la loro stanza era lontana da quella di Justin.
Continuò a fare le stanze, fin quando non restammo in pochi di fronte a lei.
“Jude Bieber e Taylor Smit. Stanza numero 9.” Disse porgendomi la chiave.
La afferrai, e mi voltai per vedere chi si fosse avvicinato.. o meglio per vedere chi fosse Taylor.
Una ragazza bionda, con i boccoli lunghi fino alle spalle avanzò verso di me, trascinandosi dietro la sua grande valigia.
Giunta di fronte a me sorrise con dolcezza e mi porse la mano.
“Ciao, piacere, sono Taylor.”
Sorrisi anch’io ammaliata dalla tenerezza che mostrava a gli strinsi la mano.
“Piacere mio.. Sono Jude..”
“Ci divertiremo..” Aggiunse prima che ci incamminassimo verso la nostra stanza.
“Puoi dirlo forte.” Risposi sorridendo.
Ero stata fortunata, sembrava una brava ragazza.
Giungemmo di fronte la stanza numero 9 nello stesso instane in cui dalla numero 8 uscirono Saro e Jusitn.
Quando si accorsero della situazione iniziarono a ridere.
“Non è possibile che abbiamo la stanza vicina..” Disse Justin.
Saro invece, continuava a guardare a bocca aperta Taylor, che nel frattempo sorrise.
“Ragazzi lei è Taylor, la mia compagna di stanza.. Loro sono, mio fratello Justin, e Saro.”
Gli strinsero la mano, dopo di che Justin mi fece l’occhiolino e portò via di forza Saro, che era rimasto evidentemente folgorato da Taylor.
Mi voltai, misi la chiave nella serratura ed entrammo trascinandoci dietro le pesanti valige.
Iniziammo a guardarci intorno..
La stanza era ampia e luminosa, con due grandi finestre. C’era però un armadio solo e un letto matrimoniale.
Tuttavia nessuna delle due ci fece molto caso. Entrammo e poggiammo la valigia sul letto matrimoniale, nello stesso istante in cui la professoressa entrò nella nostra stanza.
“Allora ragazze, vi piace? Mi dispiace, ma i lettini singoli erano finiti.. Il preside li ha assegnati tutti ai maschietti.. Sapete cosa gli succede la notte no?” Disse ridendo.
Sia io che Taylor ci lasciammo trascinare dalla simpatia della giovane professoressa, poi Taylor disse:
“Non c’è problema per me..  l’importante è che Jude non russi.”
Scoppiammo di nuovo a ridere e la professoressa ci lasciò con un sorriso sulle labbra.
Aprimmo le valige e iniziammo a sistemare le nostre cose nell’armadio.
Inizialmente, la presenza di un solo armadio mi preoccupò, ma ora a vedere come riusciamo a condividere lo spazio disponibile senza problemi, mi fece sentire fiera della mia compagna di stanza.
Sia la sua che la mia roba,trovarono posto nell’armadio, così ci lavammo velocemente , ci cambiammo e raggiungemmo  tutti al piano di sotto.
Parlare con Taylor era davvero facile, mi sentivo proprio a mio agio.
“ E tu come mai, alla fine sei rimasta senza coinquilina?” Le chiesi ad un tratto.
“Le mie compagne mi odiano.. E tu?”
“Stesso motivo. Ad una di loro piace mio fratello, così mi odiano.”
Sorrise, e in quel momento Saro e Justin vennero verso di noi.
“Ma quel ragazzo..” Disse prima di tossire.
Ebbi paura che si riferisse a mio fratello, poi invece vidi il suo sguardo attaccato a Saro.
“Saro.. è.. un bravo ragazzo?” Continuò molto imbarazzata.
Sorrisi.
“Si lo è.. è il migliore amico di mio fratello.”
Poi arrivarono di fronte a noi, così la conversazione si chiuse.
“Ragazze, allora la vostra stanza com’è?” Chiese Justin.
“Niente male..La vostra?” Risposi sorridendo.
“Anche..” Rispose Saro.
“Va bene.. noi andiamo.. “ Disse Justin porgendomi la mano.
Era un gesto insolito, ma gliela strinsi ugualmente.
Prima di distaccarla dalla mia, mi lasciò un biglietto in mano.
Lo mostrai a Taylor.
‘ Prima serata di gita. Ore 00.00 , festa nella stanza numero 15. Tutti invitati.’
Taylor guardò il biglietto, poi me e infine annuì sorridendo.
Poco dopo, quando andammo a cena, mi chiese:
“Ma Justin è tuo fratello?”
“Si perché?” Chiesi voltandomi verso di lei.
“Nulla. Credevo che foste fidanzati inizialmente.. Poi però me lo hai presentato come tuo fratello.”
“In realtà siamo gemelli.” Risposi.
“Bhe è un peccato allora.” Aggiunse versandosi la salsa sul pollo.
La guardai e capii quando quella ragazza fosse scaltra ed intelligente.
Aveva capito tutto sicuramente.
La conversazione venne interrotta dall’arrivo di Justin, Saro ed altri ragazzi.
“Ci venite questa sera?” Chiese Saro sorridendo a Taylor.
Annuimmo entrambe, poi io mi voltai verso Justin.
Mi guardò qualche istante e poi mi sorrise.
aylor, mi diede un leggero pizzicotto sulla coscia, mi voltai verso di lei e che mi fece l’occhiolino.
Finita la cena, salimmo in camera nostra per risposarci prima della festa.



Un bacioneeeee vi voglio bene
@Erika
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo15
“Credo che Saro mi piaccia.” Azzardò Taylor sorridendo con un velo di imbarazzo.
La guardai dalla mia posizione e gli risposi sorridendo a mia volta:
“L’avevo capito.”
Sorrise ancora, dopo di che come se nulla fosse cambiò argomento.
“Domani mattina ci sarà la prima escursione..”
Ammiccai.
“Non vedo l’ora..”
Poi velocemente ci cambiammo e sgattaiolammo in silenzio alla ricerca della stanza numero 15.
Fortunatamente la trovammo dopo due stanze dalla nostra.
Bussai con le nocche e mi guardai intorno mentre Taylor mi guardava le spalle.
La porta si aprì leggermente ed un ragazzo si affacciò, ci sorrise e spalancò la porta.
Io e Taylor entrammo velocemente.
Sicuramente quella era la stanza più grande dell’albergo, ecco perché la festa era stata organizzata li.
Non c’erano poi così tante persone, però nel vedere mio fratello e Saro seduti in fondo, mi rincuorai.
Prima che potessi muovermi Taylor iniziò a trascinarmi verso di loro.
Mentre ci avvicinavamo a loro vidi lo sguardo di mio fratello poggiarsi sul mio corpo e dalla sua espressione immaginai che avesse trapassato i vestiti.
Arrossii senza accorgermene.
“Ciao ragazze..” Dissero in coro Saro e Justin.
Taylor alzò la mano, ed io risposi con un cenno di sorriso.
“Pensavo ci fossero più persone..” Dissi guardandomi intorno.
“Molti non sono potuti venire. I prof si sono messi a sorvegliare.”Mi rispose Justin.
Intanto, Taylor  e Saro, continuarono a mangiarsi con gli occhi senza fare caso a me e a Justin.
Lanciai uno sguardo furtivo a Justin che fece spallucce, dopo di che entrambi annunciarono:
“Andiamo a fare un giro..Ci vediamo dopo.”
Per giro si intendeva andare fino al bagno della stanza e tornare.. Era comunque una camera d’albergo.
Annuii e mi sedetti al posto che Saro aveva lasciato libero, accanto a Justin.
“Ti trovi bene con Taylor?” Mi chiese giocherellando con le dita sul suo cellulare.
“Si.. ancora la conosco da poco, ma sembra davvero una brava ragazza.” Dissi vagamente.
Perché c’era questa tensione? Perché nell’aria c’era imbarazzo?
La colpa era del nostro amore.
“Ti va se ci spostiamo? Tanto qui ormai, non si fa nulla dato che la maggior parte non possono venire.” Disse.
Spostarmi sola con lui? Sisisisisisisisisisisisisisi.
Per poco non urlai dalla gioia.
Ci alzammo e attraversammo la stanza lentamente.
Un paio di ragazzi mi passarono affianco e nello stesso istante Justin mi cinse la vita.
Lo interpretai come un gesto per far capire che su di me c’era il divieto di sosta.
Prima di uscire dalla stanza, scorsi Taylor e Saro appartati fuori dal bagno a ridere e divertirsi.
Li invidiai. Potevano ridere, divertirsi, baciarsi e coccolarsi in pubblico. Certo loro non avevano un amore da nascondere. Non dovevano fingere disinteresse l’uno verso l’altra, non erano fratelli.
Poco dopo io e Justin ci trovammo di fronte la sua stanza.
Impallidii, al pensiero di non riuscire a controllarmi con lui.
Si voltò e mi sorrise, così la tensione che fino ad un secondo prima mi spaventava, venne annientata completamente.
Entrammo, e d’istinto mi lasciai cadere sul uno dei tre lettini sparsi per la stanza.
Justin si sedette sul mio stesso letto, dalla parte inferiore.
“Sono così carini insieme..” Dissi riferendomi a Taylor e Saro.
Sorrise.
“Noi lo siamo di più.”Aggiunse prima di stendersi accanto a me.
Mi spostai leggermente in modo che non potesse avvertire la velocità che il mio cuore aveva preso.
Era accanto a me, e stavo soffrendo al pensiero di non poterlo baciare.
“Poco fa.. li ho invidiati..” Ammisi, quasi sudando.
“Anche io.” Mi rispose.
Mi voltai leggermente per poi imbattermi nella linea perfetta del suo collo, che si estendeva fino a designare il suo viso. Lo guardai così perfetto, così bello da sembrarmi surreale.
Allungai una mano come per assicurarmi che non fosse un’allucinazione, poi la ritrassi sentendomi ridicola.
Ero sdraiata accanto a mio fratello, accanto al mio gemello, accanto al mio migliore amico, accanto al mio unico amore.. e a me veniva da pensare che fosse un’allucinazione?
“Un giorno toccherà a noi.” Disse poi sorridendo nella fioca luce di quella stanza.
“Non sarà così.”Risposi tornando con i piedi per terra.
Si alzò e mi guardò stranito.
“Non sarà così Justin. Il the alla pesca è diventato vodka, le nostre biciclette automobili.. I baci diventano sesso. Ricordi quando mamma e papà ci sembravano invincibili?.. Solo ora capiamo quanto sono fragili. Facevamo delle gare di corsa, per stabilire chi era il migliore, o chi finiva prima la cena.. Il più brutto dolore, era causato da un ginocchio sbucciato..  Siamo cresciuti Justin, ed anche i nostri sentimenti lo sono. La verità, forse è che non possiamo più passare del tempo insieme, senza desiderarci.” Conclusi con le lacrime agli occhi.
Avrei potuto tacere, e non dire nulla.. godermi soltanto quel momento con lui.. ma prima o poi sarebbe arrivato il giorno in cui avrei dovuto affrontare quel discorso.. e l’ansia iniziò ad invadermi, così preferii dire tutto subito.
Restò in silenzio mentre i suoi occhi prendevano fortemente possesso dei miei.
“Rispondimi.Perché stai in silenzio?” Aggiunsi, avvertendo una strana sensazione.
Desiderai fortemente che le sue labbra si schiudessero per lasciare uscire migliaia di insulti contro di me..
Invece si voltò di scatto, si mise a cavalcioni su di me, e senza spostare il suo sguardo dal mio mi spinse fino a farmi sdraiare sul quel letto.
Le sue spalle possenti e muscolose reggevano in alto il suo corpo, posizionato sopra il mio.
“Perché vedi.. io ti amo. Amo te. E ci sono momenti in cui non è facile,ne divertente, né la cosa che mi riesce meglio. Ma ti amo, e quando sento il tuo respiro addosso, quando mi addormento con il rumore del tuo corpo sulle lenzuola, quando le tue gambe si intrecciano alle mie, su un letto o un divano.. Quando fai la gelosa.. non c’è altra cosa al mondo che vorrei fare se non questa.”
Si chinò e mi baciò.
Restai così, con le mani stese sui fianchi, e gli occhi spalancati.
Non era la prima volta che lo nostre labbra si incontravano, eppure iniziai a sentire un formicolio sulla lingua, che scomparve al contatto con la sua.
Mi sembrò di perdere l’udito e la vista, poichè tutto accanto a me scomparve.. tranne Justin.
Proprio allora, mentre la pressione del suo corpo sul mio si iniziò a fare più forte, proprio allora che le sue labbra scivolarono sul mio corpo, mi resi conto che lui era il mio centro. Il mio mondo. La mia candela nel buio. La mia acqua nel deserto. Il mio rifugio nella tempesta. Il mio tutto.
Eppure sapevo quanto fosse sbagliato baciarlo.
Adesso le sue braccia avevano mollato la presa, così il suo corpo era completamente disteso sul mio.
“Potrebbe entrare qualcuno..” Sussurrai mentre le sue labbra torturavano il mio collo.
Alzò la testa e mi guardò.
“Che entri Gesù con gli apostoli.. non mi interessa..” E tornò a baciarmi.
Risi senza motivo. Già, era questo l’effetto che mi faceva.. Mio fratello.
Risi, mentre invano tentai di allontanarlo.
Alzò la testa e mi sorrise.
Era l’immenso per me.
Guardai i suoi occhi sorridermi e sorrisi anch’io.
Poi sentimmo girare la chiave e la porta si aprì.
Si intrufolarono Taylor e Saro.
Io e Justin ci allontanammo di scatto.. tuttavia non bastò perché non se ne accorgessero.
“O mio Dio. Un incesto.” Disse Saro spalancando gli occhi e la bocca contemporaneamente.
Taylor rise, senza stupirsi, d’altronde aveva già capito tutto.
Mi voltai a guardare Justin che sorrise, e poi tornai a guardare Saro.
Taylor gli mise un braccio attorno alle spalle, e imitando i modi di fare maschili disse:
“Io avevo già capito tutto.”
“Voi siete pazzi..” Rispose Saro, poi aggiunse:
“Però.. questa cosa.. potrebbe esserci utile.” Guardò Justin ed entrambi capirono a cosa si stesse riferendo.
Io e Taylor  ci guardammo senza capire che intenzioni avessero.


Spero vi piaccia.
Un bacioneee vi voglio bene
@Erika
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16
La valigia di Taylor era pronta sulla porta, dove insieme l’avevamo spinta.
“Così,la nostra avventura di coinquiline finisce qui..” Disse sorridendo.
“Invece, quella di amiche continua.”Risposi ricambiando il sorriso.
L’idea che Justin e Saro avevano avuto, era quella di invertirci le postazioni, in modo che le coppiette potessero stare insieme.
L’unico incappo? Il terzo coinquilino di Justin e Saro.
Tuttavia, erano riusciti a convincerlo a spostarsi, così la stanza era rimasta in mano a loro due.
Taylor si sarebbe trasferita in camera di Saro, e Justin qui da me.. ovviamente durante il giorno, nelle ore di controllo dei prof, ognuno sarebbe rientrato nella propria stanza.
Non avrebbero mai permesso convivenze fra sessi diversi.
Justin scambiò la sua valigia con quella di Taylor, dopo di che si intrufolò in camera mia chiudendosi furtivamente la porta alle spalle.
Lo guardai ambientarsi, fin quando non mi fissò e mi sorrise.
Per noi convivere non era un’esperienza nuova, tuttavia ora i nostri genitori non c’erano in giro.. e forse fuori dalle mura di quella casa ci sentivamo un po’ meno gemelli.
Si strinse le mani e indicò il letto, matrimoniale.
“Ah si.. la professoressa .. ecco.. non c’erano lettini singoli.” Farfugliai vergognandomi.
Venne verso di me.
“Volevo dirti che forse è meglio andare a dormire..”
Ed io che pensavo si riferisse al letto matrimoniale, che forse non gli andava bene.
“Già..” Risposi voltandomi e dirigendomi verso l'armadio.
Mi sentii agitata e confusa, ed il cuore andò in palla, proprio come la mente.
Presi della roba e feci per andare in bagno.
“Jude..” Mi bloccò Justin prima di allontanarmi.
Mi voltai e lo guardai.
“Va tutto bene?” Mi chiese trattenendo una risata.
Annuii senza capire.
“Allora perché al posto de pigiama hai preso Jeans e camicia per andare a dormire?” Non si trattene più, e la risata che fino a poco prima era riuscito a reprimere ora era scoppiata fuori, invadendo oltre che la stanza, il mio cuore.
Mi guardai le mani, e vidi chiaramente che gli indumenti che frettolosamente avevo preso, non erano adatti.
Sprofondai in un vortice di vergogna, e abbassai il capo.
Non era tanto per il fatto dei vestiti.. ma per il motivo. Se Justin avesse capito che era stato lui a farmi quell’effetto.. la situazione sarebbe crollata.
Mentre il mio sguardo era fisso per terra dei passi portarono il suo corpo accanto al mio.
Alzai la testa giusto in tempo per trovarmelo di fronte.
Non rideva più.. ora sorrideva.
“La facciamo insieme la doccia?” Propose di colpo.
Il flusso di sangue nel mio corpo, aumentò improvvisamente immaginando il suo corpo accanto al mio in quella piccola vasca che c’era in bagno.
Le tempie iniziarono a pulsarmi, e quando aprii la bocca per tentare di dire qualcosa.. Justin mi precedette.
“Jude.. scherzo. Vai prima tu, ti aspetto qua.” Mi disse baciandomi la testa.
Sorrisi, e mi voltai per poi chiudermi la porta del bagno alle spalle.
Una volta aver chiuso, mi assicurai di avere ancora il cuore dentro al petto, e mi accasciai dietro la porta.
Stetti qualche minuto seduta per terra con le mani sulle tempie, a ripensare alle sue mani.. al modo in cui passava la lingue sue labbra, al suo stesso sorriso.
Poi mi alzai correndo e andai verso il lavello.
Aprii l’acqua e mi sciacquai la faccia, sperando di abbandonare quei pensieri.
Fortunatamente mi distrassi e uscii mezz’ora dopo dal bagno, dopo essermi fatta una doccia bollente.
Justin era sdraiato sul letto con il mio cellulare in mano.
Noi donne, per natura, anche se non abbiamo nulla da nascondere.. il nostro cellulare non lo vogliamo toccato.
Era come un diario per me.
Corsi sul letto, e con il pigiama ancora umido a causa della doccia, mi fiondai su Justin.
“Che stai facendo?” Chiesi cercando di riprendermelo.
“Leggo le tue conversazioni su Facebook.” Rispose serio.
“Sono cose personali, dammi qua.” Risposi.
Lui si alzò e si sedette sul bordo del letto dandomi le spalle.
Istintivamente, mi aggrappai al suo collo e lo tirai nuovamente sul letto.
La sua schiena premeva contro il mio petto, mentre le mie mani si muovevano alla ricerca del telefono.
Poi di scatto si voltò, e ci ritrovammo faccia a faccia.
“Non pensavo avessi così tanti corteggiatori..” Mi disse stuzzicandomi.
Moltissimi ragazzi ogni giorno, mi scrivevano qualcosa a cui non rispondevo mai.
Per me esisteva solo una persona.
Tentai ancora di riprendermi il telefono, invano. La sua velocità nei movimenti, superava di gran lunga la mia.
Ad un tratto, non ebbi più la necessità di sottrargli il telefono perché lo spense, e lo posò sul comò.
Poi ritornò sul letto e si sdraiò accanto a me.
Mi passò una mano attorno alla vita, e attrasse il mio corpo al suo.
“Tu sei mia.” Disse facendomi salire la pelle d’oca.
Ero sua. Quelle parole mi fecero fremere di piacere.
Il punto in cui la sua mano era poggiata, iniziò a bruciare ed io ebbi l’impressione di avere la necessità di baciarlo.
Iniziai ad avvicinarmi lentamente a lui, fondendo i nostri sguardi.
Lentamente, mi fece stendere sulle spalle e si posizionò sopra di me, dopo di che si chinò e schiuse le labbra in un morbido bacio.
Mi baciò.
Mi baciò con una tale foga, che dovetti riprendere fiato qualche istante dopo.
Mi baciò come se fosse la cosa di cui avesse più bisogno per sopravvivere.
Oltre alle sue labbra sulle mie, iniziai a percepire la pressione del suo corpo farsi sempre più forte.
Lo desideravo. Lo desideravo ardentemente
Quante volte avevo sognato, o immaginato il suo corpo nudo sul mio?!
Ed ora, era l’occasione giusta.
Qualche orribile ricordo dello stupro riaffiorò alla mia mente, ma scomparve nello stesso istante in cui Justin mi sfilò la maglietta.
Mi feci avanti per baciarlo, ma lui era immobilizzato.
Continuava a fissare il mio corpo in pantaloncini, facendomi sentire in imbarazzo.
Mi aveva già vista anni prima in intimo, o in costume.. ma ora il suo sguardo, era diverso.. era più intenso. Non era più lo sguardo di un bambino curioso e protettivo.. era lo sguardo di un uomo innamorato.
Lo sentii deglutire, e mi appoggiai una mano al collo come per nascondere la mia vergogna.
“Jude.. tu.. tu.. sei bellissima.” Disse avvicinandosi lentamente.
Ero in biancheria, e forse aveva notato lo sviluppo che le mie forme avevano avuto ultimamente.
Prima che potesse tornare a baciarmi, con l’insicurezza di una ragazza inesperta gli sfilai la maglietta e gli accarezzai il petto.
Lui lentamente si chinò su di me.
“Sei tutto quello di cui ho bisogno.” Mi sussurrò lentamente nell’orecchio, facendomi accapponare la pelle.
Gli misi una mano fra i capelli e contemporaneamente mi baciò il lobo dell’orecchio.
Senza rendermene conto, la mia mano iniziò a dirigersi verso la parte ‘proibita’.
Lui se ne accorse, e la sua mano si avvicinò alla mia.
Ebbi paura di me stessa, paura di ciò che avrei potuto fare.. Ma poi guardai Justin, così perfetto in ogni suo respiro, e mi rassicurai.
Pensai che forse volesse allontanare la mia mano.. invece la prese, e la accarezzò lentamente per poi lasciarla libera.
Quando, con mano inesperta e tremante gli slacciai i pantaloni, sentimmo uno squillo.
Drin-Drin
Il mio cellulare era spento, ma il suo no.
Con uno sguardo Justin mi incitò ad ignorarlo.. poi però mi voltai in tempo per leggere  sul display ‘mamma’.
Afferrai il suo cellulare e risposi.
“Jude, sei tu?”  Disse una voce candida dall’altra parte del telefono.
“Si mamma.. sono io.” Risposi guardando Justin.
Sbuffò, e fece qualche smorfia.
“Ho provato a chiamarti.. ma mi risulta spento. Va tutto bene? Justin dov’è? Avete mangiato?”
Le domande partirono a raffica.
“Mamma Justin è qui con me, stavamo guardando la Tv. Abbiamo mangiato e si, va tutto bene.. Ma perché ci chiami a quest’ora della notte?” Chiesi sorprendendomi dell’orario.
Sospirò.
“Mi mancate.. Passami tuo fratello.” Disse poi.
Deglutii, sentendomi schifosamente sporca e in colpa, e passai il telefono a Justin.
Iniziò a parlare con mamma, mentre quella sensazione in me crebbe.. dopo di che attaccò.
Si avvicinò a me, ma lo respinsi.
“Se mamma non avesse telefonato..” Dissi quasi con le lacrime agli occhi.
Non potevo farlo, era mio fratello. Non potevamo farlo. Almeno, non insieme.
“Sarei stato il ragazzo più felice del mondo.” Concluse dirigendosi in bagno.
Poi, si chiuse si colpo la porta alle spalle.
Restai così, in silenzio e stordita, mentre oltre alle sensazioni precedenti,ora si aggiungeva il desiderio.
Avevo respinto Justin, ma ora desideravo riaverlo accanto a  me.
Mentre in bagno, l’acqua della doccia scorreva, feci il letto e mi infilai dentro.
Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal profumo della sua pelle e dai ricordi di qualche istante prima.
Tuttavia, prima di addormentarmi, Justin uscì dal bagno.
Lo guardai senza farmi vedere.
Aveva i capelli bagnati, e l’aria affannata di chi sta morendo dal caldo.
Arrossii pensando quanto fosse bello.
Posò il cellulare sul suo comò e si stese nell’altra metà del letto.
Sperai che riuscisse a mantenere le distanze, invece si appiccicò a me, e mi avvolse fra le sue braccia da dietro.
Mi voltai e poggiai la testa nel suo petto, dove mi addormentai cullata dalla fioca luce del bagno ancora accesa, e da suo respiro, che tanto amavo.
Mi sentii invulnerabile, potente, solo perché ero fra le sue braccia.
Di una cosa non avevamo tenuto conto prima di addormentarci..
Che l’indomani ci avrebbero svegliati i professori.

Spero vi piaccia.
Vi voglio bene
@Erikaì
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17
Il suo calore mi inebriò la pelle mentre si muoveva lentamente su di me.
Gli misi le mani fra i capelli ed urlai di piacere nel sentire il suo respiro affannato sopra il mio corpo.
Avvertii delle piccole scosse provenienti dal suo bacino, che ormai si era adattato al mio.
Pian piano, mentre continuavo a contorcermi dal piacere, si chinò su di me, e iniziò a sussurrarmi il mio nome nell’orecchio.
“Jude..”
“Jude..” La sua voce, da sensuale, divenne man mano soffocata dal piacere.
“Jude.” Continuò a ripetere a tono più marcato.
“Jude.” Urlò in fine.

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Sobbalzai e mi svegliai bruscamente.
Mi appoggiai una mano al petto per lo spavento.
Notai quanto la mia pelle fosse sudata e mi chiesi perché.
Poi rammendai del sogno, mi misi una mano sul volto e iniziai a ridere.
Un sogno, talmente intenso da sembrare vero.
Ancora imbarazzata con me stessa, mi voltai per incontrare Justin, appoggiato su un spallo a guardarmi con occhi sognanti.
A primo impatto mi spaventai, e sobbalzai indietro. Purtroppo non sapevo di trovarmi in un angolino del grande letto matrimoniale, e caddi all’indietro picchiando la testa contro il comò.
Mi rialzai frettolosamente esclamando di dolore.
La risata di Justin mi riecheggiò nelle orecchie, imponente e cristallina.
“Cosa ridi?” Dissi alzandomi e lanciandogli il mio cuscino addosso.
Schivò il mio colpo e tornò serio.
“Dormivi talmente intensamente che ho dovuto chiamarti quindici volte.. cosa stavi sognando?Sembravi felice"
Improvvisamente mi terrorizzai dall’idea di aver detto qualcosa nel sonno. Magari di aver accennato al sesso, o di aver pronunciato il suo nome.
Abbassai la testa in modo da nascondergli il rossore che si diffuse sui miei zigomi.
Poi trovai una scusa, e mi avvicinai a lui per giustificarmi ma prima che potessi aprire bocca sentimmo dei passi avvicinarsi alla nostra stanza.
Saltai velocemente sul letto e mi rimisi sotto le coperte.
Justin si alzò la coperta fin sopra la testa e si accovacciò di lato, in modo da non essere visto.
Sentimmo bussare.. poi la porta si aprì e la professoressa mise la testa dentro la stanza.
“Ragazze, buongiorno siete già sveglie?”  Disse con un ampio sorriso.
Mi alzai di scatto e sorrisi a mia volta.
“Si professoressa, buongiorno. Ora ci vestiamo e scendiamo.”
“Ricordate di mettere la tuta da scii. Fuori ci sono metri e metri di neve. Ci divertiremo.”
Annuii, e la professoressa uscì dalla stanza.
Nello stesso istante in cui la porta si chiuse, Justin uscì dalle coperte e riprese aria.
Purtroppo la porta si riaprì di scatto e la professoressa rientrò.
Più svelta di un lampo spinsi Justin sotto le coperte, e poi feci finta di stiracchiarmi.
In realtà il cuoreiniziò ad andare a mille per lo spavento.
“Ah quasi dimenticavo. Ricordate di non portare i cellulari con voi. Li perdereste soltanto.”
Annuii e per la seconda volta la professoressa abbandonò la stanza.
Justin aspettò qualche istante, poi spostò le coperte e uscì dal letto.
“Forza sbrighiamoci..” Disse tirando fuori sia la mia, che la sua tuta da scii.
Mi alzai dal letto scattante, eliminando dalla mia testa quei pochi resti del sogno.
Justin appoggiò la mia tuta sul letto e fece per allontanarsi verso il bagno.
Nel frattempo io mi sfilai il pigiama e feci per infilarmi la tuta, quando lo vidi.
I suoi occhi erano fissi sul mio corpo, come se non lo avessero mai visto, come se desiderassero toccarlo.
“Justin..” Dissi cercando di non fare caso all’imbarazzo.
Lui scosse la testa ed entrò in bagno.
Mi infilai il resto dell’equipaggiamento velocemente e dopo che Justin uscì dal bagno, abbandonammo la stanza.
Andammo nella stanza di Taylor e Saro, e bussammo.
Saro aprì la porta di qualche centimetro, e dopo aver visto il mio volto la spalancò.
Lo salutai e mi diressi da Taylor che si stava mettendo gli scarponi.
“Buongiorno.” Dissi toccandomi il cappellino che avevo in testa.
Taylor alzò lo sguardo mi sorrise, e mi diede un bacio sulla guancia, dopo di che rispose:
“Com’è stata la nottata..?”
“Tranquilla.. direi. Ho avuto un incubo.” Risposi a bassa voce.
Sentivo che con lei, potevo tranquillamente essere sincera.. tanto se non lo fossi stata, lei avrebbe scoperto tutto comunque.
“Cos’era un elfo malvagio alla ricerca dell’arcobaleno fatato?” Disse sorridendomi.
Scossi la testa.
"Oppure una notte bollente con il tuo gemello..?” Aggiunse lentamente.
Guardai allo specchio la mia figura, e mi vidi arrossire.
Taylor mi abbracciò e si mise a ridere.
“Ho azzeccato..”
Ci voltammo, e cercammo Justin e Saro che nel frattempo erano scesi a fare colazione.
Ci incamminammo e poco dopo anche noi finimmo di consumare la colazione.
Ripensai a ieri sera, e a quello che sarebbe potuto succedere..
Tirai un sospiro, e in quel momento la professoressa venne verso il nostro gruppetto.
“Ragazzi, pronti? Tra poco ci lanceremo in pista.” Disse, prolungando infinitamente l’ultima parola.
Tutti mostrammo dei sorrisi finti per nascondere il nostro disinteresse, dopo di che ci incamminammo verso la pista.
Eravamo divisi in quattro gruppi, ognuno dei quali comprendeva 30 ragazzi.
Fortunatamente io Justin ,Taylor  e Saro eravamo nello stesso, quindi il divertimento sarebbe stato assicurato.
Accompagnati dalla nostra professoressa iniziammo a salire fino alla vetta in un piccolo dirupo, da dove successivamente ci saremmo dovuto lanciare.
Con le mani aggrappati ai cavi laterali, giungemmo fino in cima, poi ci suddivisero a due per lanciarci.
Io e Taylor, Justin e Saro.
Vidi intorno a me tutti divertirsi e urlare, l’unica che era turbata forse, ero io.
Affianco a me e Taylor c’erano dei ragazzi che iniziarono a fare battute che entrambe ignorammo.
Iniziai a pregare che la smettessero e che Justin non se ne fosse accorto.
“E a te con Saro com’è andata questa notte?” Sorrise e si calò gli occhiali.
“Tanti baci, e carezze.. Ma nulla di più.” Disse facendo fretta a due ragazze di fronte a noi, che si sarebbero lanciate prima.
“Ehi ragazze, ci lanciamo insieme?” Chiesero quei ragazzi accanto a noi.
Io e Taylor ci scambiammo un’occhiata e continuammo ad ignorarli.
“Dai, su, non fate le timide, siete così belle. Al tre ci lanciamo.” Disse quel ragazzo.
Io e Taylor eravamo già in procinto di lanciarci, quando mi voltai per rifiutare l’invito.
Proprio in quel momento, Justin da dietro mi spinse.
Iniziò così la mia discesa.
Avevo già sciato prima, quindi mi sapevo destreggiare bene, tuttavia per Taylor era la prima volta.
La vidi dietro di me, così rallentai e mi misi al suo passo.
“Non mi dire che..” Disse.
Annuii.
Già, Justin per evitare che mi lanciassi con quei ragazzi mi aveva spinta prima.
Si mise a ridere.
“Ti ama Jude.. è così.” Disse poi.
Ormai l’avevo capito, ma sentire come il nostro amore si avvertisse nell’aria nonostante noi cercassimo di nasconderlo era una sensazione bellissima.
Arrivammo alla fine della discesa e ci fermammo.
“Scendiamo ancora più giù?” Mi chiese Taylor voltandosi a guardare Justin e Saro che partirono nello stesso istante in cui noi ci fermammo.
Guardai l’istruttore che era momentaneamente distratto e annuii.
Infondo non sarebbe successo nulla, non era una discesa pericolosa.
Vidi Saro e Justin avvicinarsi, mi voltai e partii a seguito di Taylor.
La neve, che ora non era più artificiale, era splendida sotto i nostri scii, così arrivati ad una curva ci fermammo, e ci sfilammo gli scii.
Mi sedetti per terra, a guardare quel paesaggio innevato che si estendeva di fronte ai miei occhi.
Taylor nel frattempo armeggiava con gli scii non riuscendo a levarseli.
Mi misi a ridere e lo fece anche lei.
Poi li strattonò in maniera più forte, e la vidi barcollare.
Nel suo volto si dipinse la paura.
Pensai che ci fosse una curva la dove invece, c’era un dirupo.
Vidi il corpo di Taylor scivolare su di esso fino a raggiungere la fine.
Ebbi il cuore in gola, e iniziai a chiamarla per assicurarmi che stesse bene.
Poi gli tesi una mano, per tirarla su, ma il suo peso mi ribaltò.
Vidi solo buio e sentii le sue urla, mentre mi vidi scendere facendo delle capriole su me stessa.
Poi il mio corpo si fermò accanto al suo.
La neve era morbida, così a parte un piccolo graffio sotto l’occhio, non ebbi nessun problema. Ora però il problema era un altro.
“Siamo nei guai.” Disse Taylor guardando il taglio sul mio volto.
“Direi di si.” Risposi mettendo della neve presa da terra sulla ferita.


Un bacioneee
@Erika

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18
Ci guardammo qualche istante, e poi scoppiammo a ridere.
La nostra risata riecheggiò per tutto il dirupo, seguita da qualche schiamazzo.
Effettivamente la caduta era abbastanza divertente.. solo che come saremmo risalite?
Tornammo serie in un istante.
“Tay, come facciamo adesso?” Chiesi cercando di arrampicarmi invano.
“Proviamo ad urlare.. qualcuno ci sentirà.”
Ecco che così delle urla d’aiuto iniziarono a disperdersi fra le montagne innevate.
Dopo un po guardai il mio orologio da polso, e mi resi conto che era già da un’ora che urlavamo ma nessuno si era accorto di noi.
Ad un tratto, mi accasciai per terra e Taylor mi guardò senza capire.
“Prima o poi noteranno la nostra assenza in albergo e verranno a cercarci.. inutile continuare ad urlare.”
La gola mi faceva male, e avevo anche la voce rauca, non solo a causa delle urla ma anche a causa del freddo che man mano che la giornata trascorreva si faceva sentire sempre di più.
Passò l’intera mattinata, ed anche il pomeriggio.
“Sta calando la sera..” Disse Taylor intimorita.
Mi guardai intorno e notai come fosse diventato scuro il cielo, e come fossero brillanti le stelle in esso.
“Già..” Dissi avvertendo almeno un po’ del suo timore.
Durante il pomeriggio avevamo parlato del nostro passato e di quello che avremmo voluto fare in futuro stando in perfetta sintonia.. ma ora che il buio era calato, le parole erano state sconfitte dalla paura.
Ci avvicinammo ancora di più, forse per paura, forse per non sentire il fretto, e iniziammo a stringerci le mani.
“Vedrai che staranno arrivando..” Dissi per tranquillizzarla.
Riuscivo apertamente a percepire la sua paura, infatti poco dopo mi disse:
“Io ho paura del buio Jude.. e noi non abbiamo nemmeno un cellulare con cui farci luce.”
“Ehi Tay, ci sono le stelle ad illuminarci, vedrai che nemmeno ti accorgerai del buio.” Dissi per incoraggiare lei.. e forse anche un po’ me stessa.
Iniziai ad accarezzarle la testa quando vidi che iniziò a tremare.. la sua doveva essere proprio una fobia.
Iniziò pian piano a tranquillizzarsi.. quando sentimmo dei passi sopra di noi.
Scattammo in piedi e ci preparammo a scappare e ad urlare, nel caso fosse stato un animale o un maniaco.
Dentro di me riaffiorò per qualche istante la paura della notte in cui fui violentata, e strinsi la mano di Taylor, giurando a me stessa che non le sarebbe accaduto nulla del genere.
Poi lentamente una luce si affacciò dal dirupo.
“Ragazze, siete qui?” Sentimmo urlare.
Mi voltai e guardai Taylor che sorrideva, nonostante fossimo immobilizzate dal gelo.
“Siamo qui.” Urlai con quando fiato avevo nei polmoni.
Taylor fece lo stesso e poco dopo una fune cadde dal dirupo.
“Ragazze non possiamo scendere perché poi non ci sarebbe modo di salire.. aggrappatevi alla fune e salite.” Riconobbi chiaramente la voce della professoressa.
Feci cenno a Taylor di salire per prima, e così fece molto velocemente.
Fortunatamente nessuna delle due ebbe problemi a salire, a parte i dolori diffusi in tutto il corpo per il gelo.
Quando anche io raggiunsi la cima del dirupo, la professoressa ci abbracciò.
La guardai, aveva il viso stanco e affannato, segno di una lunga ricerca.. dietro di lei tre uomini facevano luce.
“Che spavento ragazze..come siete finite li sotto?” Chiese baciandoci la testa.
“Sono scivolata, e Jude per aiutarmi a risalire è scivolata con me.” Disse Taylor.
“Va bhe ne parleremo un’altra volta.. ora sono tutti in pensiero per voi.. e voi state tremando.”
Disse baciandoci la fronte.
Alzai il viso e la guardai.
Fece una faccia spaventata, e poi mi ricordai del graffio sotto l’occhio.
“Non è nulla..” Dissi per tranquillizzarla.
Fece qualche smorfia, ci mise una coperta sulle spalle e ci incamminammo verso l’hotel.
Il tragitto fu silenzioso, ed io non feci altro che sentirmi inquieta e nervosa nel pensare a Justin.
Una volta giunti in hotel, la professoressa ci fece strada verso la nostra stanza e m raccomandò di andare a farmi disinfettare il taglio.
“Va bene.. buonanotte.” Risposi tranquilla.
Io e Taylor eravamo di fronte la nostra stanza, ma sapevamo che dovevamo invertirci.. così ci abbracciammo e dopo aver controllato che la professoressa se ne fosse andata,lei entrò nella stanza di Justin e Saro.
“Buonanotte.” Sussurrò prima di chiudersi la porta alle spalle.
“Buonanotte.” Risposi sorridendo.
Restai qualche istante fuori dalla porta, in modo da placare il mio istinto che mi spingeva ad assalire Justin.
Poi lentamente, girai la maniglia e ad occhi chiusi entrai.
Li riaprii qualche istante dopo, e trovai Justin sdraiato sul letto.. ancora vestito, con indosso un cappellino.
Nel vedermi sobbalzò, ma non mi venne incontro, ne mi disse nulla.
Tornò a sdraiarsi coprendosi gli occhi con il cappellino.
“Justin..” Dissi avvicinandomi a lui.
Si alzò lentamente e si allontanò da me.
“Dove siete state?” Mi chiese senza mostrarmi il suo sguardo.
Ovviamente non sapeva nulla del dirupo.. nessuno sapeva nulla se non la professoressa.
“Eravate con quei ragazzi?” Chiese di getto.
“Cosa? Di chi parli?” Chiesi. Poi mi ricordai di quei ragazzi che avevamo incontrato al momento della discesa.
Mi avvicinai.
“Sai di chi parlo..Stammi lontana..”Disse allungando una mano.
Buttai la coperta che fin’ora avevo sulle spalle, per terra, e mi avvicinai pericolosamente.
“Siamo cadute in un dirupo Justin.” Dissi poi a gran voce di fronte al suo viso.
Improvvisamente alzò la testa, e seppur tenendo gli occhi nascosti vide il mio taglio.
Allungò una mano e lo sfiorò. Sentii dolore.
In un’altra situazione mi sarei lamentata.. ma ora non mi importava nulla.
“Non puoi semplicemente chiedermi se sto bene, e trattarmi come sempre?”Chiesi sentendo una necessità insaziabile del suo corpo.
Ci furono minuti di silenzio in cui le sue mani si distesero accanto al suo corpo, poi ad un tratto, si avvicinò a me e mi abbracciò.
Le mia testa si posizionò nell’incavo fra il suo collo e la spalla, mentre le sue mani mi stringevano a se.
In quel momento, le paure, i dolori, il freddo e la nostalgia scomparvero. Mi sembrò di volare, fra le sue braccia.
“Stavo impazzendo senza di te.” Mi sussurrò poi accanto all’orecchio.
Lo strinsi ancora di più e il cuore mi esplose nel petto.
La mia tuta era bagnata fradicia, così il freddo si era diffuso sul mio corpo. Tremai qualche istante e Justin se ne accorse.
“Tu stai gelando..” Disse poi levandomi il cappellino e i guanti.
Stavo gelando a tal punto da sentirmi un formicolio su tutto il corpo.. o forse era solo perché ero con lui?
Mi fece sedere sul letto e mi levò gli scarponi, poi si mise accanto a me.
Il suo sguardo entrò in possesso del mio, mentre le sue mani iniziarono a far scendere la lampo della mia tuta.
Sotto di essa indossavo una canotta e degli slip, come la professoressa ci aveva detto..
Le sue mani nel frattempo avevano già appoggiato per terra la parte superiore della mia tuta.
Mi fece stendere con movimenti sicuri e teneri.
Si stese accanto a me, e lentamente mi sfilò la parte inferiore della tuta lasciandomi con gli slip.
Il suo corpo fremeva, proprio come il mio, nell’istante in cui mi baciò.
Mi sembrò di essermi appena svegliata da un sogno splendido.. le sue labbra erano un sogno splendido forse.
Le sue mani mi sfiorarono i glutei e le cosce, poi si staccò dalle mie labbra ed esclamò:
“Sei ghiacciata.”
“Riscaldami tu.” Risposi attraendolo nuovamente a me e baciandolo.
Ci fu qualche istante di sublime contatto, poi si staccò di nuovo.
“Aspetta.”
Si alzò, lasciandomi il suo sapore addosso e scomparve in bagno.
Sentii aprire l’acqua e mi sporsi leggermente per vedere cosa stesse facendo.
Non feci in tempo a vedere nulla che ritornò poco dopo.
Mi prese in braccio e mi portò fin dentro il bagno, poi si mise di fronte a me.
Guardai la vasca, che man mano si riempiva d’acqua calda e poi guardai lui,che sorrideva malizioso.
Sorrisi anch’io, e lo afferrai dal collo inducendolo a baciarmi.
Mentre le sue labbra giocavano con le mie, le sue mani mi sfilarono il resto degli indumenti.
Feci lo stesso con lui, e quando dopo qualche minuto fummo entrambi nudi l’uno di fronte all’altro.
Era il primo corpo maschile nudo, che vedevo.
Era perfetto a tal punto da sembrare finto, a tal punto da farmi desiderare di poterlo contemplare per sempre.
“Tu sei bellissima.” Farfugliò Justin guardando il mio corpo nudo.
Non ebbi vergogna di mio fratello. Non ebbi vergogna del mio migliore amico. Non ebbi vergogna del mio unico amore.
Mi prese di nuovo in braccio e insieme entrammo dentro la vasca da bagno, abbastanza grande per contenere due corpi estremamente vicini.
Le sue mani mi accompagnarono fin quando il suo corpo non si stese dietro il mio.
Mi voltai, cercando di reprimere il ricordo di quell’uomo. Fu quello che successe quando guardai Justin. Dimenticai quell’uomo e mi concentrai su di lui.
Chiusi gli occhi qualche istante e ricordai, di nuovo, io e lui da bambini sul quel prato luminoso.
La sua innocenza, il suo splendore..
Poi le sue mani mi riportarono alla realtà.
Mi avvicinò a se e mi disse:
“Jude, l’ho promesso.” Poi con le labbra iniziò a sfiorarmi il volto.
Non ebbi la necessita di chiedergli cosa..sapevo che aveva promesso di sposarmi, proprio di fronte quella sposa, in quel prato.
Lentamente, dopo svariati momenti inclinò il suo corpo sul mio, e fu allora che gli misi le braccia attorno alle spalle aggrappandomi a lui.
Mi spinse verso il bordo, e una volta che la mia schiena picchiò contro di esso.. Justin mi guardò dritto negli occhi e mi chiese:
“Sei sicura?!”
Sorrisi ed annuii.
I due gemelli tanto diversi divennero un’unica sola e splendida cosa.
Sentii la sua parte intima dentro me e potei giurare, di essermi finalmente sentita donna. Finalmente sentita vera. Finalmente sentita sua, che era la cosa più importante.
Un’ondata di piacere e dolore mi avvolse, e aprii gli occhi per guardare Jusitn.
Le sue braccia potenti e muscolose erano aggrappate ai bordi della vasca, mentre teneva gli occhi chiuse e respirava in maniera affannata.
Dovetti serrare i denti per non urlare dal piacere.. Così per distrarmi lo abbracciai e lo baciai.
L’acqua del rubinetto continuava a scorrere mentre mio fratello con gesti gentili e protettivi faceva di me una donna.
Furono istanti di gioia, che desiderai di registrare dentro il mio cuore per poterli rivivere per sempre.
Dopo parecchi minuti, si mise sotto di me e mi abbracciò prendendomi in braccio.
Mi lasciai stringere forte dalle sue braccia e con l’affetto di una sorella gli baciai la testa incontrando i suoi capelli umidi.
Lo sentii respirare profondamente, poi mi disse:
“Stai bene?”
Annuii, chiedendomi se quella per lui fosse stata la prima volta..
Ero in procinto di chiederglielo, quando alzò lo sguardo, mi sorrise a mi baciò sorridendo.
Con quale coraggio gli avrei chiesto una cosa del genere ora che tutta la mia vita era nelle sue mani?
“Manterrò la promessa Jude, perché ti amo.”
Quelle parole uscirono chiare e ben scandite dalle sue labbra.
Presi il suo volto fra le mani.
“Ti amo anch’io.”
Mi liberai da quella sensazione di vuoto, e finalmente dissi quelle due parole.
Arrossì, e sorrisi nel vedere la parte timida di lui emergere.
Mi baciò ancora, e promisi a me stessa che in un modo o nell’altro, avrei trascorso il resto della mia vita con lui.
Come amica, come moglie, come amante, o semplicemente come sorella.. Sarei sempre stata al suo fianco.



Spero vi piaccia. Vi adoro tutte, siete stupende.
@Erika

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19
Uscimmo dalla vasca e mi avvolse in un morbido telo bianco, che si trovava riposto in uno scaffale.
Il suo tocco premuroso mi fece pensare al nostro amore. Non era un amore fra ragazzini, no non era così semplice da spiegare. C’era  un misto d’amicizia, di fratellanza e in fine d’amore.
Dopo avermi avvolta nel telo, andò a cercarne un altro per lui così io ebbi qualche istante per me.
Mi sedetti sul bordo della vasca, stretta nel mio telo, con le guance arrossate e sorriso fin troppo grande.
Una ragazza normale avrebbe iniziato a ripensare alle sue mani, alle sue labbra.. Io invece mi misi a ripensare al suo respiro folle su di me, ai suoi gemiti di piacere..
Arrossii di nuovo.
Tornò qualche istante dopo, con un telo avvolto attorno ai fianchi, mi prese la mani e mi trascinò in stanza.
Potevo sentire ogni parte del mio corpo reclamarlo.
Si sdraiò sul letto facendomi cenno di farlo anch’io. Poco dopo mi ritrovai con la testa sulla sua spalla, e la mano attorno al suo petto, mentre lui mi accarezzava la schiena.
Il suo cuore pulsava lentamente d’amore, così mi strinsi ancora più su di lui per poterlo sentire.
“Non vuoi dirmi niente?” Mi chiese ad un tratto.
Riflettei qualche istante.. Ovvio che avrei voluto chiedergli qualcosa, ad iniziare dal fatto se gli era piaciuto, se era stata la prima volta, cosa aveva provato..
Invece scossi la testa.
“No nulla..”
Era mio fratello, come potevo minimamente immaginare di mentirgli?
“So che vuoi chiedermi qualcosa Jude.. Forza, non abbiamo mai avuto problemi a parlare.. e non voglio iniziare ad averne ora.” Disse in tono sarcastico.
Ci pensai qualche istante, poi mi alzai sulle braccia e lo fissai.
“Ok, in questo caso.. Ti è piaciuto?”Chiesi con voce tremante, e abbassando lo sguardo.
Mi aspettai una qualche battuta, invece sorrise solamente e mi rispose:
“Mi accontenterei di morire pur di poterlo fare un’altra volta."
Sorrisi, e mi riappoggiai al suo petto.
“E tu..? Vuoi chiedermi qualcosa?” Dissi sfiorandogli il petto con le unghie.
Ci fu qualche istante di silenzio, poi si schiarì la voce e prese la parola.
“Tu.. ecco, hai sentito dolore?” Chiese abbastanza imbarazzato.
Sorrisi, perché mi aspettavo questa domanda.
“No..” Risposi dolcemente.
Poi lui continuò.
“E a te, è piaciuto?”Alzai la testa e lo guardai ritrovandomi a pochi centimetri dal suo viso.
Sorrisi, e lo vidi arrossire.
“Molto.”Poi le sue guance divamparono e mi abbracciò.
“Non sai da quanto ho aspettato per farlo..” Disse con voce tremante, come se avesse paura di dirlo.
Mi strinsi nel suo braccio.
“Da quando?” Chiesi.
“Dall’estate scorsa..” Rispose stringendomi ancora di più.
Improvvisamente, senza un preavviso, delle lacrime iniziarono a sgorgare dai miei occhi.
Perché? Perché? Forse per la consapevolezza di quanto fosse impossibile il nostro amore?
“Che succede?” Mi chiese mettendosi di fronte a me.
Le lacrime erano così veloci, e il pianto così forte da non riuscire a spiegare nulla.
In pochi secondi mi sentii persa, e ripensai a come sarebbe stato una volta usciti da quella porta, una volta che la gita sarebbe finita.
Le mani iniziarono a tremarmi, e mi coprii il volto, riempiendomi la pelle di stupide lacrime.
“Una volta usciti da qua dentro..tutto sarà diverso.” Dissi fra una lacrima e l’altra.
“No Jude. Io combatterò. Combatterò per te, combatterò per noi. Staremo insieme. Promesso."
La sua voce era calma e rassicurante, ma non bastò.
“Justin siamo gemelli cazzo, per cosa dobbiamo combattere? Anche la legge è contro di noi.” Risposi.
Mi afferrò i polsi di colpo e mi costrinse a guardarlo.
“Guardami Jude, guardarmi. A costo di fuggire e cambiare identità. Noi staremo insieme.”
I suoi occhi fissi sui miei, il calore delle sue mani, il suo petto nudo.. mi rilassai qualche istante.
“Devo mantenere la promessa..” Concluse, poi.
Mi rilassai e mi abbandonai con la schiena  fra le sue braccia.
Gli occhi rossi e bollenti, il cuore in fiamme.. mi addormentai subito.

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Dei baci. Dei morbidi baci sulla fronte mi svegliarono.
Aprii gli occhi e vidi Justin curvo su di me, già vestito e pronto ad uscire.
“è ora di svegliarsi..” Disse con tono calmo e sicuro.
Mi stiracchiai qualche istante, poi ripensai alla sera prima, sorrisi e mi alzai.
Justin uscì e si infilò nella stanza di Saro, mentre Taylor si infilò nella mia.
Andai in bagno e mi cambiai velocemente.
“Buongiorno..” Disse con un sorriso smagliante.
“Buongiorno.” Risposi sorridendo altrettanto.
La vidi guardarsi intorno senza capire, poi lo interpretai come un gesto di nervosismo.
La osservai qualche istante..
“Tay, vuoi chiedermi qualcosa?” Dissi in fine.
Mi sorrise e annuì, come se non aspettasse altro.
“Mi giudicherai male?”Mi chiese sedendosi sul letto ancora disfatto.
“Credi che una che la notte scorsa l’ha fatto con il proprio gemello abbia il diritto di giudicarti male?” Risposi.
Spalancò gli occhi e schioccò la lingua.
Cosa avevo fatto? Mi misi una mano sulla fronte come per punirmi.
“Tu è Justin..” Cercò di dire, ma non finì la frase che si piombò su di me ad abbracciarmi.
Poi mi sussurrò nell’orecchio:
“Anche io e Saro..”
Mi staccai qualche istante da lei e cercai di immaginare lei e Saro in intimità, poi abbandonai l’idea e la abbracciai stringendola forte.
“Non posso crederci Jude.. entrambe abbiamo fatto l’amore nella stessa sera.”
Avrebbe potuto dire “abbiamo perso la verginità la stessa sera..” invece non lo disse, conosceva la mia storia. Nel dirupo, avevamo parlato anche di questo.
Sorrisi,  e poi insieme ci incamminammo verso l’inizio di una giornata che avremmo trascorso insieme.
I gruppi questa volta, vennero divisi diversamente e a me e a Taylor venne affidato un istruttore personale.
Ebbi le lacrime agli occhi tutta la mattina per le risate che scaturivano dalle facce degli istruttori ad ogni nostra caduta.
Più e più volte mi voltai a cercare Justin fra i miei compagni,ma a quanto pare la loro zona era abbastanza lontana, così mi rassegnai ad aspettare l’ora di pranzo dove lo avrei visto sicuro.
Tuttavia, ancora una volta, i nostri gruppi furono molto distanti così lo vidi solo in lontananza.
Il suo sguardo cercò il mio qualche istante e quando lo trovò ci si incollò sopra.
Mi sorrise e fece per avvicinarsi a me, ma poi la professoressa lo chiamò.
Si voltò e abbastanza scocciato si allontanò.
Io e Taylor passammo una giornata splendida fra mille risate, poi prima di rientrare in stanza, la professoressa annunciò:
“Ragazzi, grazie al professore Martinelli, questa sera DISCOTECA.” Tutti urlammo e saltammo in coro.
Non c’era nulla da festeggiare, ma comunque ci divertimmo a farlo.
“Questa sera, balleremo fino a non sentirci più i piedi.” Mi urlò Taylor.
Annuii, e finalmente dopo una giornata potei sentire le mani di Justin sul mio corpo.
Venne da dietro e mi avvolse in un abbraccio, ovviamente scherzoso per non dare nell’occhio.. anche se Sara e Tamara si misero a schiamazzare e a fissarci.
Taylor se ne accorse e le guardò male.. dopo di che fece per andare verso di loro.
Cerca di fermarla ma non ci riuscii.
“Ehi voi due c’è qualche problema?” Chiese avvicinandosi furiosa.
Saro, Justin ed io le andammo dietro per impedire che le aggredisse.
Sara e Tamara si guardarono.
“No. Affatto discutevamo sugli incesti.” Disse guardando me e Justin.
Taylor fece per aggredirle, ma Saro la fermò prendendola in braccio.
“Ci vediamo sta sera..” Le urlarono Sara e Tamara.
“Potete giurarci troie.” Rispose Taylor dimenandosi.
Sarebbe stata una serata movimentata.

Ragazze scusate, so che è cortissimo e che in più ieri non ho pubblicato..

Prometto che domani ne posterò uno lunghiiiiiiiiiissssimo.
Vi voglio bene :’) Grazie a tutte per le recensioooni

@Erika

PS. QUASI DIMENTICAVO. GRAZIE A TUTTE, TUTTE DAVVERO. QUESTA FF è LA SECONDA FRA LE PIù POPOLARE. Questo grazie a voi.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20
“Tay alzati di li.” Dissi mettendomi di fronte a Taylor che continuava a fare flessioni di fronte allo specchio.
Alzò la testa e mi guardò.
“Jude, fra un’ora avrò un combattimento, fammi esercitare.” Disse seria.
Mi misi una mano in fronte e iniziai a ridere.
“Dovresti esercitarti anche tu.. potresti restare coinvolta.” Disse inspirando, ed espirando lentamente ad ogni flessione.
“Ehi non ci sarà nessun combattimento..” Dissi tirandola da un braccio e costringendola ad alzarsi.
Sbuffò, e disse:
“Ma Jude, sono state loro ad iniziare.. “ La guardai storto.
“Solo un pugno, e un calcio.” Continuò.
 Inarcai un sopraciglio.
“Ok, un solo pugno.” Concluse.
Scossi la testa e le risposi:
“Andiamo a cambiarci invece.” La afferrai da una spalla e la spinsi verso il nostro armadio.
Iniziammo a consigliarci a vicenda, per venti minuti fin quando non ci scambiammo i vestiti.
Lei indossò un mio vestitino rosso, lungo fin sopra il ginocchio con un fiocco di seta e dei tacchi a zeppa.
Io indossai dei pantaloni in pelle aderenti, un top e dei tacchi molto alti, che Taylor mi impose di indossare.
Dovevamo trovarci nel corridoio alle 23 in punto, così, puntuali come un orologio svizzero, all’orario dell’appuntamento abbandonammo la nostra stanza.
Con passi svelti raggiungemmo il corridoio dell’incontro e ci fermammo di fronte la professoressa e parte dei compagni di classe.
Gli occhi dei miei compagni passarono da Taylor a me, in maniera molto evidente, così entrambe ci guardammo e scoppiammo a ridere.
La nostra risata fu interrotta da un rumore di tacchi e dei schiamazzi. Io e Taylor ci voltammo per imbatterci negli sguardi di Sara e Tamara.
Entrambe indossavano un vestitino identico accompagnato da identici tacchi, identico trucco, identica pettinatura.. ed anche le loro facce da sceme erano identiche.
Fecero un sorriso malizioso e ci passarono affianco.
Taylor si innervosì e fece per andargli dietro, poi fortunatamente qualcuno la afferro dai fianchi, la volse a se e la baciò facendole dimenticare tutto.Saro.
Sorrisi nel vedere quanto fosse forte l’amore che li legava, nonostante fosse appena "nato".
Pian piano sentii dei passi avvicinarsi.. non ebbi bisogno di voltarmi per capire chi fosse.
Silenziosamente, si mise accanto a me e mi sfiorò la mano facendomi venire i brividi.
“Finalmente ci siamo tutti.” Disse la professoressa.
“Allora, istruzioni: Entrerete in discoteca alle 23.30 .. è proprio qui affianco, appena finite tornate subito in hotel.. mi raccomando ragazzi, gli altri docenti sanno che verrò con voi.. non fatemi pentire di questa bugia.” Disse gesticolando.
Annuimmo tutti e la ringraziammo, dopo di che ci incamminammo verso l’uscita.
“Sei bellissima..” Sentii dire in un sussurro, ma quando mi voltai vidi solo Tamara e Sara alla mia destra guardarmi male. Poi mi voltai dall’altro lato e vidi Justin accanto a me.
Sorrisi, e mi guardò, così cercai invano di aprire un discorso concreto.
"Non pensi che sia divertente che la persona che sposerai è su questa terra ora?” Dissi poi, aprendo un argomento a caso.
Mio fratello si mise a ridere.
“Si lo è.. è strano.” Rispose.
“Non ti chiedi mai cosa potrebbe star facendo in questo momento?” Aggiunsi, cercando di distrarmi dagli sguardi di Sara e Tamara.
“Io la mia so già cosa sta facendo..” Rispose continuando a camminarmi affianco.
“Cosa?” Chiesi incuriosita.
“Parla con me, in questo preciso istante."
Arrossii, e sorrisi.. Poi il mio mignolo sfiorò la sua mano per farmi venire i brividi. Di nuovo.
Come avrei desiderato poterlo prendere per mano, poterlo baciare, poter scherzare con lui di fronte a tutti, come Saro e Taylor.
Sorrisi amaramente, rassegnandomi all’idea di quanto fosse impossibile.
In quell’istante arrivammo in discoteca ed entrammo in gruppo, comprese Sara e Tamara che continuarono a farfugliare.
“Ignorale.” Mi sussurrò Justin all’orecchio.
“Il  problema non sono io.. Ma Taylor, non resisterà tutta la serata.”
Scoppiammo a ridere.
Mostrammo all’entrata i pass che la professoressa ci aveva fornito ed entrammo in questa enorme sala, con musica assordante e luci accecanti, dove le persone sudavano e si strofinavano l’un l’altro nonostante il cattivo odore.. che viene comunemente chiamata discoteca.
C’era almeno un migliaio di persone all’interno di quel locale, così ci afferrammo per mano per raggiungere insieme, senza perderci, il punto centrale della pista.
Non ero mai stata in una discoteca.. e ballare non era il mio forte, tuttavia quella sera mi liberai dai pensieri negativi ed iniziai a muovermi a ritmo di musica, imitando le persone che avevo affianco.
Justin teneva gli occhi chiusi e saltava,e  si muoveva come se quello fosse il luogo in cui fosse nato.
Ballammo lontani con i corpi, ma attaccati con gli sguardi.. Sapevo che infondo lui ballava per me come io ballavo per lui.
Ad un tratto sentii la gola secca e asciutta, così assieme a Taylor mi avviai verso il bancone guardando Justin e Saro che iniziarono a ballare insieme facendo i bambini.
Taylor era euforica, e fortunatamente aveva dimenticato Sara e Tamara.. cosa che non avevo fatto io.
“Scusi,potrebbe darmi due bicchieri d’acqua?” Chiesi alla ragazza al bancone che annuì e me li porse subito dopo.
Ne porsi uno a Taylor dopo di che mi sporsi per vedere cosa stessero facendo Saro e Justin. Per vedere se continuavano a ballare in quel modo che tanto mi divertiva.
Quando mi alzai sulle punte, il bicchiere mi cadde dalle mani bagnandomi le scarpe e schizzando anche su quelle di Taylor.
Tamara era attaccata a Justin, e lo stava baciando. Justin ripetutamente la spingeva via, ma mai con spinte decise per allontanarla. Come se in realtà non avesse voluto.
Lei tornò in continuazione sulle labbra di lui.. Non seppi che reazione ebbe Justin perché la vista mi si appannò per le lacrime.
Il cuore iniziò a correre, per poi fermarsi di colpo, come se stesse per inciampare.
Mi appoggiai al bancone guardando in alto per non far scivolare le lacrime sul mio volto.
Taylor guardò il bicchiere per terra, poi si sporse verso il punto in cui avevo guardato io e infine mi afferrò la mano e iniziò a trascinarmi verso di loro.
Non riuscii nemmeno a fermarla o a impedire che mi strattonasse fin la..
Attraversammo la folla  a gran velocità, e quando arrivammo Taylor si intromise bruscamente fra Justin e Tamara.
Strizzò il bicchiere che aveva in mano e si avvicinò a Tamara che indietreggiò nel frattempo.. Prima che le si potesse lanciare addosso la afferrai da una spalla e la guardai negli occhi, cercando di non guardare Justin che si stava avvicinando a me.
“Tay, lascia stare.. Io vado,ci vediamo domani mattina." Mi voltai e guardai Justin, che disse qualcosa e si dimenò.. tuttavia la musica era troppo alta perché potessi capire.
Mi voltai e iniziai a correre verso l’uscita.
La raggiunsi velocemente ignorando le voci dei ragazzi che mi invitarono a ballare..
Quando mi trovai fuori la porta iniziai a respirare a polmoni aperti, fin quanto Taylor non mi arrivò alle spalle.
“Jude..”
Mi voltai e le sorrisi.
“Tay, per favore.. vorrei restare sola.”
Nel frattempo dietro lei Justin e Saro si stavano lentamente avvicinando facendosi largo tra la folla.
Strinsi la mano di Taylor e mi allontanai correndo.. Non ce l’avrei fatta a guardare Justin senza scoppiare in un pianto.
Non volevo mi credesse una bambina.. ma .. quello che avevo visto mi aveva sentire esattamente come una bambina gelosa.
Corsi sempre più veloce incurante del dolore che i tacchi mi portavano ai piedi.
Attorno a me, vidi persone, fari di automobili, e bar affollati.. Per essere un posto in montagna, la vita notturna era abbastanza avanzata.
Le lacrime iniziarono a sgorgare velocemente dai miei occhi quando vidi due bambini, per mano alla propria mamma.
Ripensai a me e a Justin, a quello che avevamo fatto e a quello che era nato fra di noi.. poi Tamara e qualche istante prima si presentarono prepotentemente nella mia mente.
Non sapevo dove andare, come muovermi, che fare.. andai nel panico, e gran passi raggiunsi l’albergo.
Salii di fretta evitando il personale e andai in camera mia.
Mi tolsi i vestiti e mi sedetti sul letto con le mani fra le tempie cercando di trattenere le lacrime..
Poi mentre nei miei pensieri un caos infernale scendeva giù fino al cuore... qualcuno aprì la porta.
Justin.


Buon pomeriggio
Volevo ringraziarvi per le recensioni, vi adoro,  tutteeeeeee.. ed anche se non posso rispondere spero continuerete a recensire çç
Un bacione, vi voooooglio beneeee
@Erika

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21
Ero in biancheria quando Justin entrò a testa bassa chiudendosi la porta alle spalle.
Mi levai le mani dal viso e mi alzai mentre iniziò ad avvicinarsi.
Nel suo volto c’era un’espressione confusa..
Allungò le mani verso di me..
“Non toccarmi.” Gli urlai spostandomi.
“Jude non ho fatto nulla..” Rispose allargando le braccia.
Rievocai il ricordo nella mia mente, e vidi chiaramente lui cercare di respingere Tamara per poi abbandonarsi alle sue labbra.
Raccolsi il suo pigiama da terra e glielo lanciai in faccia.
“Lasciami in pace, va via di qui.”Risposi quasi urlando.
“No, non me ne vado.” Rispose.
Il mio corpo iniziò a tremare, perché nonostante stessi sudando dal nervoso, la temperatura bassissima si faceva sentire.
Mi mossi e iniziai a tirargli contro della roba che aveva lasciato sul comò.
Pantaloni, magliette, scarpe.. tutto picchiò sul suo corpo per poi finire per terra.
Tuttavia Justin non disse niente ed ancora una volta si avvicinò a me.
Tentò di poggiarmi le mani sui fianchi, ma glielo impedii.
“Va via Justin, per favore..” Dissi con voce implorante.
Avevo bisogno di stare sola, avevo bisogno di non trovarmelo davanti, anche se sentivo la necessità di perdermi nel suo abbraccio e convincermi che non fosse successo nulla.
“Ho detto che non andrò via da qui e non lo farò.” Rispose iniziando a spogliarsi.
Iniziai a respirare profondamente, e mi voltai verso la finestra per evitare di guardarlo.
Mi misi silenziosamente ad ascoltare il rumore che i suoi indumenti facevano strisciando sulla sua pelle e quando calò il silenzio lo immaginai in biancheria, dietro di me.
Chiusi gli occhi e abbassai la testa, poi le sue braccia mi cinsero le spalle e il petto mentre con la testa si appoggiò sulla mia spalla.
Per una manciata di secondo mi persi nella bellezza del contatto con la sua pelle.. poi mi voltai di scatto e dissi:
“Buonanotte.”  Andai e mi infilai nel letto.
Feci finta di chiudere gli occhi, invece li socchiusi giusto in tempo per vederlo voltarsi verso la finestra e coprirsi il viso con le mani.
Il suo corpo era illuminato dalla fioca luce che la luna proiettava attraverso la finestra..  Lo vidi talmente bello che spalancai gli occhi e mi sembrò di essere in un sogno, assieme ad un bellissimo angelo.
Mi resi conto che non era un sogno.
Justin fece il giro e si sdraiò nella sua parte di letto.. lentamente con passi sicuri e tranquilli.
Desiderai quasi  di voltarmi ed abbracciarlo, dirgli che non mi importava nulla, che Tamara  era solo una stronza patentata.. invece gli diedi le spalle e feci per addormentarmi.
Tuttavia lui come se avesse avvertito il mio bisogno,si voltò verso di me e mi abbracciò da dietro.
“Jude.. devo parlarti..” Disse.
Mi voltai di scatto e gli poggiai un dito sulle labbra, impedendogli di continuare.. qualunque cosa avesse detto ora.. mi avrebbe fatta stare solo peggio.
Aggiustai meglio le sue mani sul mio corpo e chiusi gli occhi poggiando la testa sul suo petto.
Non avrei desiderato altro che vestirmi di un suo abbraccio.
Il suo petto si alzava ritmicamente a seconda dei suoi respiri.. e questa fu l’ultima cosa che avvertii prima di addormentarmi.

Un’accecante luce entrò dalla finestra disturbando il mio sonno.
Mi accovacciai ancora di più fra le braccia di Justin cercando di riaddormentarmi, ma non ce la feci.
Ripensai a tutto sperando che fosse stato solo un brutto sogno, poi mi alzai leggermente e vidi la roba di Justin sparsa per la stanza, e dedussi che non lo fosse.
Mi stiracchiai leggermente, e poi tornai a sdraiarmi fra le sue braccia per godermi quei pochi istanti di pace che restavano.
Quando riappoggiai la testa sul suo petto però, mi resi conto che qualcosa premeva costantemente contro la mia coscia.
Nella mia mente cercai di allontanare la coscia.. invece nella realtà, alzai lentamente le coperte e diedi una sbirciatina per capire cosa fosse.
Justin.... O meglio, il suo organo riproduttivo si era svegliato prima di lui.
Dovetti mettermi una mano sulla bocca per non svegliarlo con la mia risata..però il mio tentativo di mantenere il silenzio fallì.
“Jude che succede?” Disse con voce assonnata.
Continuai a ridere senza rispondere, poi lo guardai negli occhi facendogli cenno di affacciarsi sotto le coperte.
Mi scrutò lentamente, quasi shoccato, dopo di che guardò sotto le coperte qualche istante.
La sua testa scomparì per riapparire poco dopo.
Lo guardai in viso, continuando a ridere, e solo dopo essermi asciugata le lacrime mi resi conto di quanto fosse rosso in viso.
“ Jude è colpa tua. Chissà come hai dormito su di me.” Disse voltandosi dall’altra parte per nascondere il viso.
“Mi sono svegliata nell’esatta posizione in cui mi sono addormentata.. Se tu hai problemi non dare la colpa a me.” Dissi continuando a ridere.
Mi lanciò il suo cuscino in faccia, ma non fermai la mia risata.. così al posto del cuscino, lanciò se stesso su di me.
Mi bloccò e mi guardò negli occhi.
“Jude.. ti ricordi che dovevo parlarti?” Mi chiese, ma non gli diedi il tempo di continuare perché mi divincolai dalla sua presa e lo afferrai da dietro.
“Ehi vuoi ascoltarmi?” Mi chiese capovolgendo la situazione.
In questo istante, a lottare sul letto, non erano i due innamorati, ne i due migliori amici.. erano i gemelli.
“Dimmi..” Risposi tirandogli un calcio sull’addome.
Non sentì dolore, e mi fece sdraiare di forza per poi mettersi a gattoni su di me.
“è una cosa seria.. Per quanto riguarda ieri sera..” Iniziò.
Mi voltai a guardare fuori prima che potesse finire la frase e feci finta di non ascoltarlo.
Mi afferrò dal mento, e rivolse nuovamente il mio sguardo verso il suo.
“Tamara..inizialmente l’ho respinta.. ma poi mi ha detto una cosa e non ho potuto fare altro che stare fermo.” Disse.
Non riuscii ad immaginare cosa Tamara gli avesse detto, così restai immobile ad ascoltare perdendomi nel suo sguardo.
“Cosa ti ha detto?” Farfugliai cercando di non dare conto all’odore della sua pelle.
Il suo sguardo, fino a poco fa divertito, era diventato cupo e pensieroso quasi velato di lacrime.
Con una mano gli sfiorai il volto, incitandolo ad andare avanti.
“Justin, cosa succede? Dimmi, con me puoi parlare..solo solo io Jude.”
Sorrise e una lacrima gli cadde sul volto per poi cadere sul mio petto.
Mi spaventai, perché non vedevo Justin piangere dai tempi dell’asilo.
“Justin che succede?” Chiesi mettendomi seduta e abbracciandolo..
“Jude..” Iniziò con voce tremante.
Lo strinsi ancora di più nel mio abbraccio e gli diedi un bacio in fronte.
“Dimmi..” Dissi con dolcezza, quasi impercettibilmente.
Le sue braccia attorno al mio corpo si strinsero ancora di più e disse:
“Tamara sa tutto.. e se non ti lascio per stare con lei.. lo dirà a tutti.” Disse.
Restai spiazzata a tal punto che le braccia mi ricaddero lungo il corpo, e lo sguardo mi si spalancò.
Ecco di cosa avevo paura, che qualcuno lo scoprisse e potesse mettere a repentaglio la nostra storia dicendolo in giro, spargendo la voce finchè non avesse raggiunto i nostri genitori.
Chiusi gli occhi, come per controllare la rabbia, anche se dentro me un qualcosa di incredibile iniziò a scatenarsi.
Mi alzai come una furia dal letto, e uscii per andare nella stanza accanto alla mia.
Justin iniziò a corrermi dietro, e cercò di fermarmi quando Taylor aprì la porta.
“Andiamo ad uccidere quelle troie.” Dissi a Taylor con tono convinto.


Vi voglio bene
@Erika

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22
Sul volto di Taylor si dipinse un’espressione felice e soddisfatta, dopo di che annuì storcendo le labbra.
“Mi caccio il vestitino, mi metto la tuta e andiamo.” Disse.
Annuii e assieme a Justin entrammo in stanza.
“Jude ti prego peggioreresti le cose.” Disse Justin cercando di fermarmi.
“Stanne fuori. Sono cose fra ragazze.” Risposi secca.
Saro ci scrutò senza capire, finche Taylor non tornò da noi in tuta, e con le scarpe da ginnastica.. mentre io non avevo nemmeno pensato di togliermi i tacchi.
Poco male.
“Stanza 19?” Mi chiese raccogliendosi i capelli.
Annuii e ci precipitammo fuori dalla porta, ma prima che potessimo raggiungere la stanza numero 19, Justin mi afferrò da un braccio.
“Jude, non lo farai.. La mia sorellina non lo farebbe mai.”
Mi scollai le sue mani di dosso, e assieme a Taylor bussammo alla loro stanza.
Sentimmo dei passi, e vidi la mia amica iniziare a sorridere.. mi lasciai coinvolgere e sorrisi anch’io.
Poi, la loro terza compagna di stanza ci aprì la porta.
Era in pigiama, e ci guardò da dietro i suoi occhiali senza capire chi fossimo.
La spostai ed entrai nella stanza seguita a ruota da Taylor.
“Ehi cosa volete? Devo chiamare la professoressa?” Disse quella ragazza.
Mi voltai e le lanciai uno sguardo che la fece rabbrividire.
“Siete qui per Sara e Tamara vero?” Disse ad un tratto mettendosi le mani sui fianchi.
Annuimmo in coro.
“Bene.. vi sgombero la stanza... e suonategliele anche per me.” Disse chiudendosi la porta alle spalle.
Scoppiammo a ridere al solo pensiero di vedere quante amiche avevano in giro.
Probabilmente entrambe erano ancora in discoteca, e la sorpresa non sarebbe stata bella al loro ritorno.
Taylor iniziò a guardarsi in giro per qualche minuto che trascorsi seduta sul letto.. poi sentimmo dei passi, e la porta si aprì.
Entrarono ridendo e schiamazzando come solo due oche potevano fare.. Ma quando i loro sguardi incontrarono il mio.. le loro voci si bloccarono.
Istintivamente si voltarono indietro come per iniziare a correre.. tuttavia io e Taylor avevamo pensato a tutto.. ecco perché ora lei era a bloccare la porta.
La mia amica mi sorrise dall’altra parte della stanza, ed io le feci l’occhiolino.
“Cosa fate qui?Chiamo la professoressa.” Annunciò Sara.
Scoppiai in una fragorosa risata che avanzò sopra la sua voce.
Lentamente, con passi decisi e sicuri iniziai a girare intorno alle due, che avevano chiaramente intuito le mie intenzioni, e avevano iniziato a tremare.. ma dopotutto non erano in svantaggio, eravamo due contro due o sbaglio?!
Mi concentrai su Tamara.
“Mi hanno detto che hai baciato mio fratello..” Dissi afferrandogli i capelli e girandomeli attorno alla mano.
Urlò e mi costrinse a tapparle la bocca con un calzino che trovai poco distante da li.
Sara fece per attaccarmi, ma Taylor le piombò addosso.
Le vidi rotolarsi per terra, e dopo essermi accorta dell’enorme vantaggio di Taylor tornai a concentrarmi su Tamara.
“Allora dicevamo?” Dissi continuando a tirarle i capelli.
“Dicevamo un cazzo.” Rispose e si voltò con le mani all’altezza del mio viso.
Fu un istante.. una manciata di secondi e la follia ebbe la meglio su di me.
Le bloccai abilmente le braccia e la afferrai dai capelli.
“Ma come, la piccola Bieber si è risvegliata dal sonno? Il mio ex ragazzo ti fa quest’effetto?” Disse.
Ovviamente si riferiva a Justin.
La rabbia iniziò ad espandersi in ogni capillare, in ogni singola parte della mia pelle.
Tenendola dai capelli la avvicinai al muro e iniziai a sbatterle la testa contro.
Una, due, tre, quattro volte.. poi mi fermai.
“Puoi ripetere?” Dissi infilandogli nuovamente il calzino che prima aveva sputato in bocca.
Farfugliò qualcosa e si voltò di scatto, poi si liberò nuovamente la bocca.
“Tuo fratello non ti amerà mai.. perché lui ama me. E se anche non fosse così .. starà ugualmente con me, per proteggerti.” Disse.
Mi sentii come se avessi appena assunto una droga: forza impressionante, e mondi paralleli.
Già.
Mi avvinghiai a lei e la schiaffeggiai, dopo di che gli misi le mani attorno al collo.
“Judit, lasciami per favore..” Balbettò.
Judit era il mio nome per intero, un nome che  nessuno aveva mai usato, se non mio padre per iscrivermi a scuola.
La rabbia fu talmente tanta che mi annebbiò gli occhi e non mi resi conto di quanto stessi stringendo forte le mani attorno al suo collo.
Cercai di fermarmi, ripromettendo a me stessa che ogni istante sarebbe stato l’ultimo.. invano.
“Jude, fermati può bastare.” Mi disse Taylor.
Non capii se la sua voce fosse reale, o frutto della mia fantasia.
“Jude, per l’amore del cielo basta.” Sentii dire.
‘La mia sorellina non lo avrebbe mai fatto.’
Queste parole mi rimbombarono forti e chiare nella mente, così di colpo mollai la presa.
Restai qualche istante a guardare Tamara accasciarsi al suolo, dopo di che Taylor mi prese la mano e iniziò a trascinarmi verso la mia stanza.
Il corridoio era isolato per fortuna, così nessuno avrebbe potuto accusarci di nulla.
Aprimmo la porta e ci infilammo dentro la mia stanza, furtivamente.
Si mise a sedere sul letto e mi fissò.
“Credo abbiano imparato la lezione..” Disse scuotendo i capelli.
Sorrisi.
“Lo spero..” Risposi andandomi a sedere accanto a lei.
Ci fu qualche istante di silenzio, poi mi disse:
“Jude, non pensavo che avessi tutta quella forza. Praticamente Tamara non ti ha sfiorata.”
Ci pensai qualche istante e risposi:
“Per me Justin è tutto.. e il solo sentirlo nominare dalle altre persone mi irrita.”
Sorrise.
“Avresti potuto ucciderla.” Annunciò amaramente.
“Lo so.. Ma mi era impossibile fermarmi.” Risposi
Ero consapevole di esserci andata giù pesante.. ma no, non me ne ero pentita.
La porta si aprì silenziosamente, e in punta di piedi Justin e Saro entrarono nella stanza.
Ci guardarono qualche istante.. istante in cui ne approfittai per togliermi le scarpe.
Poi vennero verso di noi.
“Ragazze va tutto bene?” Chiese Saro guardandoci.
Annuimmo entrambe.
“Allora .. siete andate?” Chiese Justin senza finire la frase, ma facendoci intendere a cosa si stesse riferendo.
Annuimmo ancora una volta e Taylor disse:
“Tua sorella, Justin, è una forza della natura.”
“Ero contrario fin dall’inizio perchè avevo paura che potessi farti male Jude..”
Disse rivolgendosi a me.
“A farsi male sono state Tamara e Sara.” Rispose prontamente Taylor.
“Comunque.. noi andiamo.. Ci vediamo fra poco per la colazione.” Dissero in coro prima di chiudersi la porta alle spalle.
Justin ed io restammo immobili l’uno affianco all’altra.
“Jude.. non cambieranno le cose. Dovrò comunque mettermi con lei.” Disse Justin ad un tratto.
Mi alzai improvvisamente e andai in bagno. Mi lavai, mi cambiai dopo di che tornai in stanza, e mi sdraiai sul letto.
In discoteca, il resto dei compagni avevano fatto davvero tardi, pensai.
Anche Justin andò a cambiarsi, e dopo poco entrambi andammo al piano di sotto per la colazione.
Tutti erano assonnati, con gli sguardi persi nel vuoto.. tranne me che ero fuggita dalla discoteca poco dopo esserci entrata.
Andai a sedermi con Taylor, e Justin si avvicinò a Saro.
“Muoio dal sonno..” Annunciò Tay.
“Io dalla fame.” Risposi addentando un cornetto.
In quell’istante Sara e Tamara entrarono nella mensa.
Sara aveva dei cerotti sopra l’occhio, e nel collo, mentre Tamara portava un foulard, probabilmente per nascondere i segni della mia stretta.
Io e Taylor le fissammo, e Sara iniziò a trascinare Tamara verso un punto isolato della mensa.. tuttavia Tamara non si lasciò trascinare e si avvicinò al tavolo di Saro e Justin.
“Buongiorno amore..” La sentii dire chinandosi su Justin.
Justin si irrigidì e non le rispose, poi lei si chinò gli disse qualcosa nell’orecchio e lui  reagì.
“Buongiorno.”
Saro si voltò verso di me e mi guardò con uno sguardo triste e amareggiato..
Quella davvero amareggiata ero io.
Presi un bicchiere d’acqua e iniziai a bere, senza rendermi conto che ad ogni sorso il bicchiere invece che svuotarsi si riempiva di lacrime.
Vederli comportarsi da ‘fidanzatini’ mi faceva male.
Ma soprattutto mi faceva capire sempre più quanto il nostro amore fosse impossibile.
Sara iniziò a venire verso di noi, così frettolosamente mi asciugai le lacrime mentre Taylor si alzò e le andò in contro.
“Ragazze, volevo dirvi che dopo ieri sera.. io mi arrendo.Questa è la sua battaglia non la mia. Me ne tiro fuori..”
La guardammo a bocca aperta, sorprese dalla sincerità che dimostrava.
“Voglio solo dirti, Jude, che sa di te e Justin, per intuito.. ma non ne ha la certezza,per cui.. niente è perduto.”
Improvvisamente ripensai alla nostra vecchia amicizia, e all’affetto che Sara aveva sempre dimostrato per me.. trattandomi come se fossi sempre stata la sorella minore che non aveva mai avuto.
Annuii silenziosamente, senza risponderle.
Si voltò e andò a sedersi ad un tavolo isolato, sola con la sua sincerità.
Il mio sguardo tornò su Tamara e Justin che ora si tenevano per mano.
Avrei preferito essere presa a calci anziché dovermi sottoporre a quella tortura.
“Ragazzi, formate delle file e ordinatamente, usciamo. Oggi andremo al Games World.”
Il Games World era un parco giochi vicino le montagne, molto famoso.
Chi urlò, chi rise, chi invece come me, si asciugò le lacrime.
Taylor mi mise una mano sulla spalla  e mi abbracciò.
“Jude, andrà tutto bene vedrai. Hai sentito Sara? Risolveremo tutto.”
Avrei voluto crederle, ma vedere Justin asciugarsi le lacrime sul volto facendo finta di sbadigliare.. non mi diede fiducia.
Già, dai suoi occhi erano scese due lacrime, che velocemente aveva asciugato perché nessuno potesse vederle.. Troppo tardi, però, perché non le vedessi io.
Mi guardò, e lo guardai.
Scossi la testa.
“Non finisce qui.” Dissi incamminandomi verso l’autobus.

Un bacioneee, vi voglio bene
@Erika

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23
Il viaggio verso Games World fu silenzioso e colmo di tensione.
Justin era seduto con la sua nuova, ed ex, fidanzata.. Mentre io ero seduta con Taylor che nonostante avessi insistito perché si sedesse con Saro, alla fine mi aveva convinta.
Mi voltai verso il finestrino e per tutto il viaggio pensai a Justin.
Una normale ragazza avrebbe iniziato a raccontare la sua vita.. e ad un certo punto avrebbe detto “e poi ho incontrato lui” .. Ma per me non era così.
Lui dalla mia nascita ad ora era sempre stato al mio fianco. Non c’era stato nessun incontro casuale al cinema, al supermercato o a scuola.
No. Lui c’era dal principio, ecco perché io avrei iniziato a raccontare la mia storia con “lui c’è sempre stato”.
Una lacrima mi scese sul viso, e la nascosi subito fra le maniche del mio maglione.

“La gente piange non perché è debole. Ma perché è stata forte per troppo tempo.” Disse Taylor stringendomi la mano.
Le sorrisi, ma non feci in tempo a risponderle che mi squillò il cellulare.
Pensai di ignorarlo.. poi però lo presi.
Un messaggio da Justin.
Mi voltai indietro per cercare il suo sguardo che era nascosto dalla visiera del suo cappello. Accanto a lui, Tamara gli stringeva la mano.
-“Non piangere per favore. Mi uccidi così.”-
Sorrisi, e tornai a guardare fuori dal finestrino, senza trovare delle parole giuste da digitare come risposta.
Poco dopo arrivò un secondo messaggio.
-“Chi è il ragazzo che ti fa stare così male? Lo uccido.”- Disse mettendo una faccina sorridente.
Era ironico, perché ovviamente sapeva chi era.
-“Il suicidio è orribile.”- Risposi velocemente.
Mi misi una mano sotto il mento appoggiando il gomito al finestrino. Poi risi.
Erano dei sciocchi messaggini, che comunque mi fecero stare bene.
Risposta.
-“Sorridi di nuovo, per favore.”-  Lessi sotto il nome di mio fratello.
Mi voltai per guardarlo, ed ancora una volta lo vidi distratto.
Stava cercando di divincolarsi dalla presa di Tamara, che nel frattempo si era addormentata.
Stupidamente sorrisi nello stesso istante in cui i suoi occhi incontrarono i miei.
Sorrise anche lui.

Mi voltai nuovamente verso il finestrino.
-“Fallo ancora.”-
-“Non riesco a sorridere se non sto con te.”-
-“Pensa che questa notte recupereremo il tempo perso.”-
Lessi sullo schermo.
Arrossii, e mi abbassai sul sedile.
“Jude tutto ok?” Mi chiese Taylor.
Le mostrai il telefono e si mise ad urlare, non troppo forte perché tutti potessero sentirla, ma abbastanza forte da farmi spalancare gli occhi.
“è così dolce Jude..” Disse stringendosi le mani sotto il mento.
Era davvero, così dolce.
“Ragazzi siamo arrivati. Ora scendete in fila che formeremo i gruppi.” Disse la professoressa urlando.
Velocemente ci alzammo e ci ritrovammo poco dopo di fronte il Games World.
La professoressa fece i gruppi, da cinque persone.
“Ognuno di voi non deve mai allontanarsi dai suoi quattro compagni chiaro?” Disse.
Annuimmo tutti.
Il mio gruppo era formato da me, Taylor, e tre ragazzi di cui non conoscevamo nemmeno il nome.
Non mi importò, l’interessante era che Taylor fosse con me.
Justin, Saro, e Tamara  si trovarono nello stesso gruppo con altri due ragazzi.
Come sempre, la fortuna continuava ed evitarmi.
Ci incamminammo verso l’entrata, e dopo aver attraversato i controlli ci presentammo.
“Piacere io sono Marco, lui è Roland e lui è Giuseppe.” Disse il ragazzo con gli occhi chiari.
Avremmo trascorso la giornata insieme.. meglio instaurare da subito un buon rapporto.
“Piacere io sono Taylor, e lei è Jude.” Disse stringendo la mano di ognuno di loro.
Sorrisi debolmente ad ognuno di loro fin quando non mi resi conto dello sguardo di Roland puntato su di me.
Si accorse che l’avevo notato e mi sorrise.
“Allora, da quale giostra volete iniziare?” Chiese Marco abbassandosi gli occhiali da sole sul viso.
Erano tutti e tre dei bei ragazzi.. nulla da dire e trasmettevano anche allegria.. solo che l’assenza di Justin mi distruggeva.
Mi guardai intorno cercando di trovarlo ma non lo vidi.
“Iniziamo dalle torri..” Disse Taylor indicando una costruzione alta circa duecento metri con dei posti a sedere.
Non ero mai stata ad un Luna Park, quindi non sapevo come funzionasse.. Ecco perché annuii e mi misi a sedere accanto ai miei compagni di gruppo.
Un uomo controllò che le sicurezze fossero attive, dopo di che si allontanò con un volto scocciato. Probabilmente quello, per lui, era solo l’inizio di una noiosa giornata di lavoro.
Alla mia destra avevo Roland seguito da Marco e Giuseppe.. alla mia sinistra invece c’era Taylor.
La guardai sorridendo, e in quell’istante immaginai la funzione della giostra.
Probabilmente avrebbe iniziato a girare su se stessa.. Invece no.
Iniziò a salire sempre più velocemente, ed una volta arrivati in cima, mi guardai intorno qualche istante.
Da quell’altezza avrei visto sicuramente Justin, peccato che le persone assomigliavano tutte a briciole di pane.
Guardai Roland.
“Che succede ora?” Chiesi aspettando una reazione dal macchinario.
“Si scende.” Rispose divertito.
In quell’istante la giostra si mollò ad una velocità indescrivibile verso il basso.
Sentii la colazione salirmi in gola, e lo stomaco svuotarsi.
Il mio corpo si alzò dal sedile, e si librò in quei pochi centimetri d’aria.
Urlai e senza accorgermene iniziai a stringere la mano di Roland.
Dopo la prima discesa, immaginai che fosse tutto finito. Invece no, la giostra salì nuovamente.
“Ho la nausea, fatemi scendere.” Dissi stringendo anche la mano di Taylor.
“Stringi forte la mia mano. Vedrai che finirà subito.” Disse Roland con una punta di comicità.
La giostra si lasciò cadere con tutto il suo peso nuovamente, così non ebbi il tempo di rispondere.
Iniziai a stritolare la sua mano e ad urlare nuovamente.
Poi risalì ancora una volta.
“Questo è l’ultimo.” Mi rassicurò Taylor.
L’altra mano di Roland si posò sulla mia, così che potessi stringerla ancora di più.
Chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare giù per l’ultima volta da quella giostra, che sicuramente, non avrebbe mai più rivisto il mio sedere.
Arrivati a pochi metri da terra si fermò di colpo,e iniziò a scendere lentamente mentre le sicurezze si aprivano.
Istintivamente respirai a fondo e mi misi a ridere, sentendomi ridicola.
Poi mi sporsi a vedere la fila delle persone che aspettavano di salire, come per dire loro con lo sguardo di scappare.
Eppure quella che avrebbe voluto scappare ero io.
Di fronte, al primo posto in fila, pronto a salire sulla giostra c’era Justin, affianco a Saro e Tamara.
Sorrisi sperando che ricambiasse, tuttavia si portò in avanti trascinando Tamara con se dalla mano.
Tentai di capire il perché di questo suo gesto.. poi ci arrivai.

La mia mano era ancora intrecciata a quella di Roland.
Velocemente mi divincolai dalla sua presa e cercai di andare verso Justin, ma il mio gruppo mi fermò.
“Jude aspetta, la giostra sta per partire non puoi andarci.” Disse Taylor.
Constatai che fosse saggio mantenere le distante da quel macchinario e mi allontanai con il mio gruppo.. mentre però il mio sguardo cercava mio fratello.
Lo trovai in cima, con gli occhi fissi su di me, e le mani sulle sicurezze.
La giostra scese di colpo e Tamara cercò la sua mano, che però non trovò.
Justin continuò a tenersi dalle sicurezze saldamente, senza urlare, o fare espressioni spaventate.
Capii quanto quello fosse un rimprovero per me.
Il resto della giornata passò sbalzando da una giostra all’altra, infatti poco prima di tornare in Hotel dovetti correre in bagno a dare di stomaco.
Quando salimmo sull’autobus scrissi un messaggio a Justin.
-“Manca poco.”-
Riferito al fatto che finalmente stava arrivando il momento di stare un po’ solo noi due.
Mi voltai a guardarlo di sottecchi.
Lesse il messaggio e senza rispondere si voltò a guardare fuori dal finestrino.
La sua espressione si perse nei fari delle auto che ci accompagnavano verso l’hotel.. mentre la mia espressione si perse nel suo sguardo sfuggente.
Era chiaro che ce l’avesse con me.



Salve ragazze belllllee *-*
Scusate il ritardo con cui pubblico çç ma oggi non ce l’ho fatta..
Comunque .. volevo dirvi, come mai le recensioni sono calate così tanto? Çç
Le visualizzazioni sono molte,eppure le recensioni calano sempre di più.
Forse è anche colpa mia che non rispondo sempre çç
Recensite, anche criticando, ma fatelo.. è importante.
ç___ç Spero che il capitolo vi piaccia.
Un bacioneeeeee, vi voglioo bene
-Erika

Erika Silpigni su face
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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24
“Buonanotte Jude, a domani.” Disse Taylor intrufolandosi in camera con Saro.
Sorrisi e salutai con un cenno della mano, poi entrai nella mia stanza.
Peccato che la trovai vuota e desolata.. Justin non c’era.
E non era nemmeno alle mie spalle.
Angosciata andai a sedermi nella sua parte di letto e immaginai che quella sera sicuramente sarebbe rimasto a dormire in un’altra stanza.
Magari con Tamara.
Rabbrividii all’idea e andai a farmi una doccia..
Restai qualche istante immobile, sotto l’acqua bollente a lasciare che almeno un po’ dei miei dispiaceri venissero lavati via.
Nonostante l’acqua fosse bollente sulla pelle, e gli occhi fossero doloranti, non mi mossi .. nel mio cuore c’era qualcosa che pativa più dolore.
Poi uscii mi misi l’accappatoio e a piedi nudi raggiunsi la stanza da letto.
Tranquillamente mi misi a sedere sul letto e iniziai a massaggiarmi le tempie, senza rendermi conto che Justin fosse sulla porta.
Entrò silenziosamente e si sdraiò dal suo lato del letto.
Istintivamente nella mia testa partirono 101 domande.. ma ne uscì solo una.
“Cos’ho sbagliato?” Chiesi mantenendo il mio sguardo fisso sul pavimento.
“Certe volte Jude, vorrei essere capito anziché dovermi spiegare.” Mi rispose.
“Non devi spiegarti sul perché.. ho capito che si tratta di Roland.. Ma Justin, non era calcolato che mi sentissi male su quella giostra.” Dissi quasi urlando.
Si alzò e venne verso di me.
“Credi che per me sia facile vederti ogni giorno per mano con Tamara?” Continuai con le lacrime agli occhi.
“Il mio è stato solo un errore Justin.. Tu lo fai sistematicamente tutti i giorni.” Conclusi poi.
Restò in silenzio, ed abbassò lo sguardo lasciando che manciate di secondi ci scivolassero fra le dita.
Non si mosse nemmeno nei successivi minuti, così presi mi voltai e feci per allontanarmi da lui.
Non riuscii però nel mio intento.
Mio fratello mi afferrò dalle spalle e mi attirò a se.
Judit, credi che stare con Tamara sia quello che mi piacerebbe fare?” Mi sussurrò nell’orecchio.
Mi fermai un attimo a pensare al contatto delle sue braccia sulla mia vita, e al suo mento poggiato sul mio collo, poi risposi.
“Nemmeno sapere che quello di cui sta godendo lei, dovrebbe essere mio fa piacere Justin.. Sono stanca di questa situazione.” Dissi gettando la testa indietro ed appoggiandola sulla sua spalla.
“Jude dobbiamo resistere.. una volta finita la gita le cose cambieranno.. passeremo più tempo a casa da soli..” Lo interruppi.
Io voglio poter andare al cinema con te, stringerti la mano in mezzo alla gente .. poterti prendere a schiaffi in spiaggia nel caso dovessi guardare un’altra ragazza..” Rise.
Quando ci sposeremo Jude, potremmo recuperare tutto il tempo perso.” Rispose.
Avrei voluto ribattere, e dirgli che sarebbe stato impossibile.. invece capii che non mi importava litigare, che l’unica cosa che desideravo era stringerlo a me.
Mi voltai e lo baciai.
“Non avercela con me allora..” Dissi a pochi centimetri dalle sue labbra.
Sorrise, ed ebbi i suoi occhi luminosi di fronte ai miei.
Stare insieme ci rendeva così maledettamente felici.
Ci baciammo ancora, e ancora, fin quando non si sporse su di me e mi fece stendere sul letto.
Il cuore batteva ancora, come se fosse il nostro primo bacio.
Lentamente mi abbassò l’accappatoio dalle spalle,e proprio da li iniziò a baciarmi.
Gli infilai le mani fra i capelli e sorrisi tenendo gli occhi chiusi, nutrendomi solo del nostro amore.

Poi di colpo si alzò.
“Vado a farmi una doccia Jude.. torno subito.” Disse sfilandosi la maglietta.
Pregai che si svestisse completamente qui di fronte a me, in modo che i miei occhi potessero ancora una volta compiacersi dei suoi lineamenti.
Lo guardai come incantata..
Poi entrò in bagno e si chiuse la porta alle spalle.
Avrei solo voluto guardarlo, niente di più.. così chiusi gli occhi e mi girai su un lato con l’intento di aspettare il suo ritorno.
Ecco che la porta si aprì dopo mezz’ora. Ne uscì mio fratello, in accappatoio.
Mi alzai con gli occhi socchiusi per il sonno e mi protesi verso di lui, che però mi guardò e mi respinse.
Cercai invano di chiedere spiegazioni, ma dalla mia bocca non uscì che un semplice gemito, mentre la sua figura si allontanava lentamente verso l’uscita.

-----
Mi alzai di scatto tutta sudata, con il cuore in ipertensione e gli occhi gonfi di lacrime.
Era stato solo un incubo, eppure tutto sembrava così vero.

Mi voltai come per controllare che fosse stato realmente un sogno, e vidi Justin con gli occhi spalancati che mi scrutavano.
“Jude tutto bene..” Disse mettendosi a sedere e avvicinandosi a me.
L’accappatoio mi era completamente sceso, ed ora mi copriva a stento il seno.. probabilmente mi ero addormentata prima che uscisse dal bagno e lui aveva preferito non svegliarmi.
Mi appoggiai una mano al petto chiedendomi come un incubo possa avermi ridotta in questo modo.
Poi di colpo mi stesi indietro, mentre Justin iniziò ad accorciare le distanze.
“Era solo un incubo.. tranquilla torna a dormire, ci sono io qui.” Disse affiancandomi.
Gli passai un braccio attorno alla vita..
“Justin, puoi restare per sempre?” Apparentemente questa domanda, poteva sembrare insensata o banale..
Ma era davvero ciò che avrei voluto, che lui restasse per sempre con me.
Mi accarezzò la testa, e come se fosse un film, come se quasi non ci potessi credere mi rispose:
“Io devo restare per sempre.. o il per sempre non esisterebbe senza di te.”
Sorrisi, chiusi gli occhi e tornai ad addormentarmi, sicura che non mi avrebbe mai lasciata.


L’indomani mattina cercai il suo corpo accanto al mio con la mano, ma l’unica cosa che trovai fu un biglietto sul cuscino:
‘Pronta per l’ultimo giorno?’ c’era scritto.
Riconobbi la sua calligrafia, sciatta e trasandata .. dopo di che sorrisi.
Mi alzai velocemente mi preparai, e chiedendomi dove fosse andato mi incamminai verso la stanza di Taylor.
“Buongiorno..” Dissi guardando la mia amica che era letteralmente su di giri.
“Oggi finalmente avremo la giornata libera.. Non sei felice?”
Oh mi ero anche scordata che l’ultimo giorno era a nostra disposizione per muoverci e acquistare ciò che ci pare, senza i professori.
Annuii sorridendo, nello stesso istante in cui Justin e Saro mi vennero alle spalle.
“Dove eravate andati?” Chiese Taylor.
“In giardino.”
“In terrazza.”
Dissero contemporaneamente.
Io e Taylor lo guardammo rendendoci conto di quanto fossero incapaci di mentire.
Si guardarono fra di loro.
“In terrazza.”
“In giardino.”

Si invertirono le frasi proprio come nei film, e poi entrambi si ammonirono con lo sguardo.
Io e Tay scoppiammo a ridere.
“Ok basta così.. andiamo a fare colazione che è meglio.” Suggerì Taylor.
Tutti e quattro ci incamminammo, ma purtroppo Justin dovette fermarsi dietro le urla di Tamara.
“Aspettami amore, arrivo e scendiamo insieme.” Disse rincorrendolo.
L’espressione sorridente e felice che fino a poco fa mi dava gioia, sul volto di mio fratello, si era trasformata in un’onda d’odio.
Sconsolato fece spallucce, e come per impedirmi di ferirmi vedendolo con Tamara, ci fece cenno di andare avanti.
Saro mi cinse le spalle e mi baciò la testa.
“Andiamo piccola Bieber.” Disse afferrando la mano di Taylor.

Lui e Taylor erano due persone meravigliose. Conoscevano la nostra situazione, e nonostante tutto evitavano di baciarsi di fronte a me, o evitavano di parlare di determinate cose.. e inoltre, si dimostravano dei veri amici in ogni occasione.
Sorrisi, sentendomi fortunata sul lato delle amicizie, viste le esperienze passate.
Mentre tutti prendevamo posto Justin e Tamara entrarono in sala..
Mi immaginai lui che le la avvolgeva fra le braccia e la baciava per il buongiorno..
Bastò qualche istante a farmi passare la fame.
Istintivamente allontanai il piatto e lo misi di lato.
Alzai lo sguardo e incontrai Justin, che si era accorto del mio gesto.
Mi guardò con rimproverò e scosse la testa.
“Jude, guarda.” Disse Saro porgendomi il suo cellulare.
Mi mostrò un messaggio da Justin.
‘Assicurati che Jude mangi la colazione.’
Oltre che, ragazzo, amico, e fratello.. era diventato anche mio padre?
Sorrisi e tornai a guardarlo.
Mi dava le spalle, ma di rado si girava a sorridermi senza farsi notare.
Finimmo la colazione e Saro esordì così:
“Siete pronte per la sorpresa?” Disse.
Io e Taylor ci guardammo senza capire.
“Andiamo forza.” Disse incitandoci ad alzarci.
Sorpresa? Di cosa parlava? Forse aveva a che fare con la bugia (non riuscita) di sta mattina.



Io vi amo ok?! *-*
Questa FF è fra le 40 più popolari su Justin. Grazie davvero, non potete capire
quanto io sia felice.
Mi dispiace di non aver pubblicato ieri, ma sono molto impegnata in questo periodo çç
Forse andrò in vacanza il 14 C: Non vedo l’ora.
Comunque sia.. Vi piace questo capitolo?! Spero di si.
Fatemi sapere..
Vi voglio beneeee
-Erika

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25
Ci incamminammo verso l’uscita, e passammo affianco a Justin e Tamara che ci guardò sghignazzando.
Poi Saro si voltò verso la professoressa che annuì affabilmente.
“Saro dove andiamo?” Chiesi mentre ci porgeva le giacche.
“Ora lo vedrete.”
Uscimmo dall’hotel e iniziammo a discendere la montagna, fino a trovarci come in una piccola cittadina.
Mi guardai intorno e mi abbandonai un po’ all’allegria che quelle persone emanavano.
I bambini correvano accanto al fuoco, o si lanciavano palle di neve.. non era come a casa, dove  passavano tutto il tempo chiusi in casa a giocare ai videogiochi.
Tornai a guardare Saro e Taylor che nel frattempo si erano presi per mano.
Gli sorrisi.
“Allora, che facciamo qui?” Chiesi mettendomi le mani nelle tasche, come imbarazzata di sentirmi il terzo incomodo.
“Aspetta Judit..” Disse Saro sorridendo maliziosamente.
Ormai tutti avevano preso il vizio di chiamarmi Judit? Era incredibile.
Scossi la testa e sospirai.
Poi sentii dei passi alle mie spalle ma non ebbi il tempo di voltarmi che le braccia di Justin mi avvolsero da dietro.
Appoggiai la testa contro il suo petto e chiusi gli occhi, respirando profondamente.
L’aria ghiacciata che c’era intorno a noi mi entrò pesantemente nei polmoni, fino a farmi male.
Stetti qualche istante in quel modo, poi aprii gli occhi e mi distaccai da Justin, con la paura che qualche compagno o la professoressa potesse vederci.
Prima che potessi allontanarmi da lui, mi afferrò da una mano e mi attrasse a se e portò il mio viso a pochi centimetri dal suo.
“Ferma, dove vai.. Io ho bisogno di baciarti.” Mi disse.

Mi guardai intorno furtivamente, e poi mi rivolsi a lui per dirgli che qualcuno ci avrebbe sicuramente visti.. ma non mi fece pronunciare una sola parola, che le sue labbra presero contatto con le mie.
Nonostante l’aria intorno a noi fosse congelata, le sue labbra erano calde, morbide e accoglienti.
Qualche istante. Qualche istante in cui cercammo di recuperare il tempo perso, in cui la sua mano strinse quella di Tamara
Poi ci distaccammo e guardammo Taylor e Saro, che ci sorrisero.
Entrambi iniziarono a trascinarci verso una specie di casetta, e solo quando mi trovai sotto di essa mi resi conto di trovarmi sotto una seggiovia.
Saro prese Taylor e iniziò a trascinarla verso i posti a sedere, e lo stesso fece Justin.
Dopo aver visto salire i miei amici mi resi conto che si doveva salire al volo, così strinsi la mano di Justin e in ben che non si dica ci ritrovammo su uno di quei seggiolini.
Justin abbassò la sbarra sui nostri corpi e mi sorrise.
“Ma la professoressa, sa che siamo qui?” Chiesi sporgendomi leggermente verso fuori.
“Si, lei sa che tu e Saro, ed io e Taylor stiamo insieme.. quindi ci ha concesso di stare tutto il giorno fra di noi.” Disse mettendomi una mano sul petto e spingendomi indietro.
Sorrisi immaginando me e Saro fidanzati.
“E Tamara?” Gli chiesi poi.
Fece spallucce.
“Non lo so.. credo che passerà del tempo con Sara.” Rispose in fine.
Ci fu qualche istante di silenzio in cui i suoi occhi non fecero altro che fissarmi.
“Sono più carina se mi guardi con gli occhi chiusi.” Dissi sorridendo.

Nel tempo di un battito di ciglia, Justin, distrusse quella poca distanza che c’era fra di noi e mi baciò.
Era un bacio fremente e un po’ violento,come se entrambi avessimo un disperato bisogno l’uno dell’altra.
“Mi sei piaciuta dal primo istante in cui ti ho incontrata.” Sussurrò mordendomi il labbro inferiore.

Il nostro primo incontro, già mi dispiaceva non avere un primo incontro da ricordare.. una prima uscita..
Era mio fratello, ero sempre uscita con lui, l’avevo visto ogni giorno.. senza rendermi conto che lentamente dal primo giorno ad ora mi stavo innamorando.
“Così domani si torna a casa.” Disse ad un tratto interrompendo i miei pensieri.
“Già..” Risposi sconfortata dall’idea.
Mi baciò il naso dolcemente.
“In altre circostanze, ti avrei detto che l’unica cosa che vorrei cambiare di te.. sarebbe il tuo cognome.. ma vista la situazione, il tuo cognome mi va benissimo.”
Alludeva al fatto che molti uomini promettono alle proprio donne di cambiare il loro cognome sposandole..
Era vero, noi non ne avevamo bisogno.

“Ho paura di tornare a casa perché so che inizieremmo a fare tutto di nascosto..” Dissi ad un tratto, esternandogli i miei sentimenti.
Justin deglutì rumorosamente.
“Potremmo sempre dirlo..” Lo bloccai prima che potesse continuare.
“Non dirlo nemmeno Justin. Farebbero in modo di separarci.” Dissi terrorizzata all’idea.
“Vedrai che alla fine tornare a casa, ci farà bene e troveremo una soluzione.” Disse tranquillizzandomi.
Mi fidavo cecamente delle sue parole.
“Casa mia è ovunque tu sia.” Risposi.
La nostra postazione in quel momento raggiunse il punto più alto. Mi voltai e senza rendermene conto lo baciai di forza, con foga, come per impedirgli di fuggire.
Sorrise maliziosamente, mentre mi strinsi a lui.
Fino alla fine del giro, restammo abbracciati l’un l’altra per compensarci entrambi.
Era destino, forse, che due gemelli desideravano di trascorrere la loro vita insieme?
Prima di scendere al volo mi disse:
“Ti amo Judit.”
“Ti amo anch’io Justin.”
Risposi ignorando il mio nome dopo le sue due prime parole.
Ci bastò fare un salto leggero e coordinato, per trovarci poco dopo di fronte Taylor e Saro.
Passammo il resto della mattinata a girare per i negozi, poi all’ora di pranzo io e Taylor ci incamminammo verso un fast-food, ma Justin e Saro ci bloccarono iniziando a trascinarci verso un edificio meraviglioso, e probabilmente disabitato.
Aspettai che qualcuno bussasse alla porta, invece iniziammo ad arrampicarci su una scaletta d’emergenza, finché non arrivammo in cima.
Justin mi aiutò a salire, e mi resi conto di trovarmi sulla terrazza di un altissimo edificio da cui si poteva vedere benissimo il meraviglioso panorama che quella località offriva.
L’aria la su, era ancora più fredda, ma non ci feci caso perché il mio corpo era in completa aderenza con quello di Justin.
“è bellissimo qui..” Dissi strizzandomi gli occhi.
“Si.. è..è.. meraviglioso.” Continuò Taylor.
Poi abbandonai il panorama e lasciai cadere il mio sguardo su un tavolo, apparecchiato per quattro persone.
Strinsi la mano di Justin che mi baciò la testa dopo di che, io e Taylor ci scambiammo un’occhiata sorridendo.
Era quella la sorpresa.


Quella fu la giornata migliore della mia vita.
Pranzammo insieme, guardandoci negli occhi l’un l’atra, e dopo pranzo andammo a sciare.
Le giornate trascorse così, con serenità e tranquillità, dimenticando per un po’ i problemi che in realtà si ingrandivano di giorno in giorno alle nostre spalle.. erano i migliori.
All’ora di cena tornammo in albergo e assieme al resto dei compagni, anch’essi tornati da poco, andammo a cenare.
Justin ci fece cenno che doveva spostarsi.. Tamara lo aspettava.
Ero davvero stanca di questa storia.
Con nervosismo feci un passo avanti, scontrandomi con il piede di Justin che si dirigeva verso Tamara.
Il mio piede non trovò terra, e vidi il pavimento di fronte i miei occhi ingrandirsi sempre di più fin quando a pochi centimetri da esso non mi fermai.
Delle mani mi afferrarono dalla vita e mi riportarono su.
Justin.

Fece un’espressione scocciata e si diresse verso Tamara, anche se sulle sue splendide labbra potei intravedere un sorriso.
“Stavi per farti male.” Disse Saro accompagnandomi verso il nostro tavolo.
Mi guardai intorno e notai che la maggior parte dei presenti, non si era nemmeno accorta dell’incidente. Fortunatamente.
Ognuno si sedette al proprio posto, e iniziammo a consumare la cena.
Scrissi un messaggio.
‘Sarei caduta come una scema, ahahaha’ e lo inviai a Justin.
Qualche istante dopo mi rispose.
‘Io non ti lascerò mai cadere. Io ci starò per te, per sempre. Sarò li per te dopo tutto questo. Anche se salvarti mi dovesse uccidere.’
Lentamente mi abbassai dietro il piatto per nascondere il rossore del mio viso.
Salvai il messaggio nelle bozze, per assicurarmi di poter rileggere quelle parole ogni volta che ne avessi avuto bisogno.
Dopo cena, com’era solito fare, ci scambiammo le stanze, ed entrai nella mia.
Justin ancora era impegnato a liberarsi di Tamara, mentre la mia mente cercava un modo per liberarsi di lei.
Un modo.. in realtà c’era..
Io, ero l’unica a sapere la cosa che più la metteva in imbarazzo.. ovvero che ogni sabato pomeriggio, andava in un locale per soli uomini, ad intrattenerli.
Non lo faceva per necessità economica,ma per divertirsi.
Forse avrei potuto..
No. Non era da me ricattare le persone.

Justin entrò in quel momento e si chiuse velocemente la porta alle spalle.
“Dicono che il sesso allunga la vita..” Disse avvicinandosi lentamente.
Sorrisi, capendo le sue intenzioni.
“Mi piacerebbe avere la sicurezza di vivere qualche anno di più..” Risposi afferrandolo dai capelli.
Sorrise e mi baciò.

Lasciai che le sue labbra si prendessero cura delle ferite che portavo nel cuore, mentre le mie mani si occupavano di dare sfogo alle sue necessità.
Gli scompigliai i capelli, cosa che amavo fare, e continuai a baciarlo.
I nostri baci, erano passati da lenti e delicati, a dolci e audaci.
Tra un bacio e l’altro mi disse:
“La tua maglietta deve andare. Tu puoi restare.”
Sorrisi, e lasciai che le sue mani la facessero cadere per terra.
Amavo il fatto di potermi sentire Cenerentola con lui, anche se indosso avevo Jeans e Converse.
Lentamente ci liberammo del  resto dei vestiti, e per l’ennesima volta osservai quanto fossimo differenti, nonostante fossimo gemelli.
Le sue mani e i suoi occhi, dopo 17 anni, conoscevano ogni singolo angolo del mio corpo e sfruttavano questa loro capacità.
Amarlo era ciò che più mi faceva stare bene, era ciò che più mi trasmetteva voglia di vivere e reagire.
Voglia di non abbandonarmi.
Il suo corpo si irrigidì al contatto fra le nostre parti intime, e lo vidi chiudere gli occhi e trattenere un gemito.
Respirò profondamente sul mio corpo, mentre i miei grandi occhi, lo scrutavano in ogni suo movimento.
Mi resi conto che anche io avrei voluto sposarlo, e passare con lui tutta la mia vita.
Lo amavo in un modo che mi faceva male.
Lo amavo talmente tanto da sentirmi inutile di fronte a lui.
Lo amavo così da sentirmi nata per fare solo questo.

Dopo qualche minuto si mise accanto a me e mi abbracciò continuando a baciarmi.
“Justin.. ma tu, ti sei mai chiesto come mai noi due non ci assomigliamo per nulla?” Gli chiesi baciandolo.
Silenzio.


Salve ragazzeeee *-*
Come state?! Spero bene.
Per scusarmi di non aver pubblicato ieri, ho scritto un capitolo più lungo (e dolce) del mio solito ahahahahaha
:3
Spero vi piaccia.
Fatemi sapere.
Vi voglio bene
-Erika

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26
Il suo petto si alzava ritmicamente ad ogni suo respiro, fin quando non rispose.
“Ci ho pensato spesso.. e sono arrivato alla conclusione che è un bene.. te lo immagini a farlo con una persona identica a te?..” Si mise a ridere sterzando la tensione che aleggiava nell’aria.
“Dico davvero.. Tu sei identico a mamma e papà.. mentre io..”
“Sei identica ad una bisnonna ha detto mamma.” Concluse baciandomi la testa e alzandosi dal letto.
Lo vidi rivestirsi, e tirare fuori le nostre valige per poi iniziare a riempirle.
Oggi si partiva, me n’ero completamente scordata.
Mi rigirai nel letto qualche istante per poi risvegliarmi due ore dopo.
“Jude alzati, dobbiamo scendere a fare colazione.” Disse Justin sedendosi accanto a me.
Mi alzai di scatto guardandomi intorno.
Non c’erano più vestiti sparsi per il pavimento, ne mollettine ovunque.. guardai Justin.
“è tutto in valigia.. Ti ho lasciato fuori il cambio per partire e le scarpe..” Disse alzandosi.
Si diresse verso la porta e mi sorrise.
“Vado di là.. fra un po’ passerà la professoressa..” Disse aprendo la porta.
Annuii e lo vidi scomparire.
Mi lasciai cadere di nuovo sul letto con le braccia aperte, ed iniziai a fissare il soffitto sorridendo.
Tutta questa storia aveva dell’incredibile.. se qualcuno lo avesse scoperto, ci avrebbe fatti richiudere in un manicomio.
Feci scivolare le mani sulle lenzuola fresche cercando di ricordare ogni singolo istante di quella notte.
Il cuore iniziò a battere forte quando poggiai il viso sul suo cuscino, e percepii il suo odore.
Forse per la prima volta da tanto tempo, mi sentii normale.
Mi vidi come una stupida ragazzina innamorata che si perdeva nell’odore dell’amore.
Mi vidi come una ragazzina a cui è permesso sbagliare e farsi male.
Mi vidi semplicemente come una ragazzina.

Anche se la verità, era che non potevo permettermi di sbagliare.. già, perché non stavo tenendo segreta una relazione qualunque.. stavo tenendo segreto un incesto, ed era questo a togliermi il diritto di essere una ragazzina.
Poi passavo quelle poche ore con lui, e li mi sentivo di nuovo me stessa. Di nuovo  ragazzina. Di nuovo la bambina nel prato.
Mi raggomitolai su me stessa e sorrisi al solo pensiero di sentirmi amata.
Poi la porta si spalancò di colpo, e Taylor entrò tirandosi dietro la sua valigia.
“Buongiorno Jude..” Disse sorridendo.
“Buongiorno.” Risposi rivestendomi.
“Si torna a casa..” Disse con una nota di tristezza.
Sorrisi amaramente.
Ora che tutti saremmo tornati a casa, ognuno avrebbe ripreso a portare avanti la propria vita individualmente.. e per me e Justin, tornare a casa era un pericolo enorme.
Ormai il nostro rapporto era troppo profondo perché potessimo nasconderlo.
Dopo essermi preparata, estrassi la mia valigia, che Justin aveva ordinatamente riposto sotto il letto, e assieme a Taylor ci incamminammo verso l’uscita.
Prima di chiudermi la porta alle spalle, mi voltai indietro e guardai per qualche istante la mia stanza.
La dentro stavo lasciando le mie paure, le mie lacrime, i miei batticuore, i litigi, gli abbracci e le carezze.. ma l’unica cosa che non avrei mai lasciato era la mia vera prima volta. Quella la portavo nel cuore.
Sorrisi e mi chiusi la porta alle spalle, sentendo un amaro in bocca, poi assieme a Taylor andammo dal resto dei nostri compagni.
“Ragazze buongiorno, tutto bene?” Chiese una voce alle mie spalle.
Assieme a Taylor mi voltai, e vidi Roland.
Sorrisi di fronte al suo bizzarro abbigliamento, che lo faceva sembrare un rapper, e risposi:
“Ehi ciao.. tutto bene, e tu?”
Si strizzò gli occhi.
“Un po’ assonnato per il resto tutto ok.. in quale autobus salirete?” Chiese indicandoli.
Le classi erano divise, appunto, in due veicoli differenti a causa della grande quantità di presenti.
“Nel primo.” Risposi voltandomi verso la nostra professoressa, che prese in mano l’appello.
Sorrise.
“Anche noi..” Disse indicando i suoi compagni.
“Bieber uno e due.” Sentii urlare alla professoressa.
Tutto d’un tratto sentii delle mani poggiarsi sulle mie spalle.
Riconobbi il tocco caldo e delicato di Justin.
“Jude, andiamo. Dobbiamo salire.” Disse prendendo la mia valigia.
Annuii e sorrisi a Roland, dopo di che assieme a mio fratello salii sull’autobus.
Mi guardai intorno, cercando Tamara, ma non la trovai. Poi mi voltai a guardare fuori, e la vidi salire sull’altro autobus.
Sorrisi divertita, e mi lasciai cadere sul sedile della mia postazione.
Justin era proprio accanto a me, e guardandolo persi per qualche istante la condizione dello spazio e del tempo.
Già, mi immersi completamente nella sua pelle, nel suo sguardo perso nel vuoto, e nelle sue labbra perfette.
Mi immersi a tal punto da non rendermi conto delle prime tre ore di viaggio, che velocemente erano trascorse.
Quando mi resi conto che ormai mancava solo un’ora all’arrivo, mi irrigidii sul sedile, sentendomi tremendamente spaventata.
Con che coraggio avrei guardato mamma e papà in volto, dopo aver fatto l’amore con Justin?
Mi sentii gli occhi lucidi e mi voltai a guardare fuori dal finestrino.
I fari delle auto passarono veloci sotto i miei occhi abbagliandomi.
Lentamente, mentre con una mano mi asciugai le lacrime, con l’altra mi mossi, sfiorando la mano di Justin.
Sussultai desiderando un contatto maggiore, poi però mi resi conto che sarebbe stato pericoloso e mi ritrassi.
Invece mi sbagliai.
Non era pericoloso, era solo una mano di conforto dato da fratello a sorella.. per chi non sapeva nulla, quello era un gesto innocente.. ma per chi come me ne era coinvolto, era un gesto che andava ben oltre l’affetto.
Evidentemente Justin dedusse che non fosse pericoloso, e lentamente appoggiò la sua mano sulla mia.
Si fece largo fra le mie dita e ci intrecciò le sue.
Sorrisi, e adagia perfettamente il mio palmo sul suo.
Le nostre mani erano diverse, proprio come i nostri corpi, proprio come i nostri caratteri.. ma a volte, gli opposi si attraggono. Infatti la metà del mio cuore, combaciava perfettamente con la metà del suo.
Mi voltai a guardarlo, e mi sorrise.
Poi iniziai ad avvicinarmi lentamente a lui, sporgendomi sulle sue labbra.
Lui avanzò velocemente.. ma per fortuna, prima che la frittata fosse fatta, l’autobus si fermò ed entrambi tornammo al nostro posto.

Quando riappoggiai la schiena al sedile, notai quando il cuore stesse battendo veloce e mi spaventai che potesse addirittura scoppiarmi.
Cosa stavamo per fare?!
Trattenerci era davvero così difficile?
La professoressa ci incitò a scendere e poco dopo ci ritrovammo di fronte scuola.
Tutti insieme ci fermammo a guardarla qualche istante facendo così aumentare la nostalgia verso quelle piccole e vuote stanze d’albergo che ci avevano ospitato fino ad oggi.
Poi lentamente ci voltammo, e all’unisono ci abbracciammo.
Io, Justin, Taylor, e Saro.
Con quell’abbraccio avevamo sancito la nostra splendida amicizia.

Ci salutammo tutti, e molti piansero, poi insieme io e Justin ci distaccammo dal gruppo per tornare a casa.
Nel tragitto le nostre dita si intrecciarono ancora una volta, ma nessuno disse niente.. poi una volta raggiunto il cancello di casa ci fermammo qualche istante di fronte ad esso.
“Ce la faremo.” Disse Justin, avvertendo le mie insicurezze.
Questo mi piaceva di noi, che ci bastava uno sguardo per leggerci dentro.
Di fronte quel vecchio portone le sue labbra sfiorarono leggermente le mie, come per un saluto.
Poi risposi:
“Noi ce la faremo.”

Insieme, entrammo trascinando le valige.
“Ragazzi..” Disse mamma venendoci incontro.
“Mi siete così mancati..” Continuò.
Finsi sorrisi e abbracci fra le braccia dei miei genitori fino all’ora di pranzo.
Ci fecero raccontare tutto di fronte ad un piatto di lasagne, dopo di che mia madre disse:
“Ragazzi.. una ragazza.. Tamara, mi ha chiamato questa mattina..”
Tremai e lasciai la forchetta cadere sul piatto facendo sussultare papà.
Guardai Justin di sottecchi che riuscì a finire di bere a fatica.
Poi mamma continuò:
“E insomma.. dopo varie presentazioni.. mi ha detto una cosa.” Disse rigirando la forchetta nel piatto.
Si formò un vuoto nel mio stomaco che si ingrandiva ad ogni parola che mia madre pronunciava.
“Mi ha detto che ecco.. fra voi due c’è qualcosa che va ben oltre l’amore fraterno.”
Tossì, e guardai Justin che aveva le mani sul viso.



Salve ragazze..
Mi scuso se il capitolo è corto ç_ç ma davvero non sono al meglio delle mie forme.
Volevo mettere in chiaro con voi una cosa, perché dopo 26 capitoli mi sono affezionata troppo.
Allora, io non ho MAI, e ripeto MAI, in nessuna delle mie 4 FF copiato nulla.
Ora mi stanno dicendo che una ragazza dice che io ho copiato da un cartone animato?! Ma scherziamo?
Quando io ho avuto in mente la storia, ed ho iniziato a scriverla c’era con me una ragazza che mi ha consigliato, e potete contattare lei per chiederle tutto ciò che volete.
Io ci tengo molto sia  a voi, che alla FF ecco perché sto scrivendo sto poema.
Ci sto male a sapere che voi pensate che io abbia copiato, perché davvero mi faccio il culo per riuscire a pubblicare un capitolo al giorno ç_ç
Ok basta, scusate il piccolo sfogo, ma ci sto malissimo.
Comunque.. io ho la coscienza apposto, e continuerò a scrivere.
Spero solo che voi continuerete a leggere.
Un bacione, vi adoro
-Erika

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27
Iniziai a tremare di paura, e tentai di rifugiarmi nello sguardo di Justin .. che però non trovai.
Allora tornai a guardare mia madre..
“Allora, non avete nulla da dire?” Chiese spostando il suo sguardo su Justin.
Avrei dovuto alzarmi di scatto e negare tutto, dire che era stato solo uno scherzo.. invece no, non me la sentivo di rinnegare il nostro amore.
“Mamma..” Dissi attirando la sua attenzione.
Justin si levò le mani dal viso e mi osservò con gli occhi spalancati.
Il mio cervello continuava a ripetermi che negare tutto sarebbe stata la cosa migliore, mentre il mio cuore, mi impediva di farlo.
Purtroppo le parole mi si bloccarono in gola e dalla mia bocca non uscì che un gemito strozzato.
Mamma si alzò abbastanza nervosamente, ma prima che potesse aprire bocca, papà la fermò.
“Judit, Justin allora è vero?” Chiese mantenendo apparentemente la calma.
Ci guardammo e silenziosamente ci trovammo ad annuire.
Non provavo più così tanta paura da quando quell’uomo mi aveva violentata..
Iniziai a tremare.
Mamma di colpo si accasciò sulla sedia e si mise le mani in fronte, per poi iniziare a piangere.
“Lo sapevo che sarebbe successo.. Lo sapevo che abbiamo sbagliato..” Disse.
Cercai di trovare un senso nelle sue parole.. senza riuscirci.
Cosa sapeva lei?! E cosa avevano sbagliato?
“Dobbiamo risolvere questa situazione..” Disse mio padre abbassando lo sguardo.
Ci fu un attimo di silenzio, poi continuò.
“Nel migliore dei modi.” Concluse.
“Dormirete in stanze separate e andrete in scuole diverse.. e..” Mamma fece per continuare, ma le lacrime le impedirono di farlo.
“Non basterebbe..” Aggiunse papà.
Mi voltai verso Justin e trovai la paura dipinta sul suo volto.
“Judit.. andrai via.” Sentenziò poi.
Scossi la testa per cercare di capire meglio, poi quando Justin iniziò a piangere.. capii di non aver sentito male.
Avevo le mani zuppe di sudore, e il cuore indolenzito.
“Papà non starai dicendo davvero?” Disse Justin.
Una lacrima le colò fin sopra il labbro superiore, per poi cadergli sulla maglia.
“Oggi pomeriggio stesso, chiamerò nonna Susanne e andrà a stare da lei.”
Non risposi, non dissi una parola, quasi non respirai.
Mi accasciai al pavimento mentre mio padre si alzò da tavola per scomparire nel buio corridoio di quella casa.
Cercai di concentrarmi per percepire i miei sentimenti, ma la verità era che il troppo dolore faceva in modo che io non provassi nulla.
Restai immobile a guardare nel vuoto alla ricerca della  mia disperazione.
Non mi resi conto però che essa era di fronte a me. Sui palmi delle mie mani. In ogni particella della mia pelle. Nei miei gesti. E soprattutto, negli occhi di mio fratello.
Justin venne accanto a me e mi prese il volto fra le mani.
“Jude.. Jude.. risolveremo tutto. Ricordati la promessa.” Disse.
Avrei voluto rispondergli di non preoccuparsi, perché io avevo fiducia in lui.. però mamma intervenne precedendomi.
“Basta voi due.” Urlò.
Poi papà arrivò quasi correndo.
“Judit prendi tutta la tua roba. Partiamo subito.” Disse mostrandomi la valigia, che ancora non avevo disfatto, dalla gita.
Restai immobile sul pavimento con mio fratello accanto.
Dovevo ancora realizzare quello che era successo in pochi minuti.
Mio padre mi avrebbe davvero mandata da nonna Susanne, in un’altra città? In un’altra regione?
“Papà, ti prego..” Sussurrai senza rendermi conto delle lacrime ad ogni parole ingoiavo.
Si voltò e venne verso di me.
“Alzatevi di li.. e Judit, sbrigati.” Disse freddo.
Justin si alzò, e mi porse la mano.
Mi alzai anch’io  e come volle mio padre andai su e presi tutta la roba che in gita avevo preferito non portare.
Riguardare quella stanza, dove con mio fratello avevo trascorso i migliori anni della mia vita.. e sapere di doverla abbandonare, mi faceva davvero male.
Frettolosamente buttai tutta la mia roba in uno zaino e scesi sotto, dove trovai mamma a discutere con Justin.
Feci per andare verso di loro, ma mio padre mi bloccò per un braccio.
“Judit, tesoro andiamo, sbrigati.” Disse indicandomi l’auto.
Justin si voltò verso di  noi, con gli occhi gonfi e rossi.
Lo guardai, e lui guardò me. Cercai di sorridere, ma vederlo in quello stato era peggio di dovermi allontanare da lui.. Per ma la sua felicità, veniva prima di tutto.
Mi voltai e strattonata da mio padre mi diressi verso l’auto.. mi volta un’ultima volta indietro, giusto in tempo per vedere Justin divincolarsi dalla presa di mamma e correre verso di me.
La sua figura di fece sempre più grande finchè non me lo ritrovai addosso.
Non c’era ragione per cui dovessi partire, ora che ero fra le sue braccia.
Lo amavo.
Con quell’abbraccio, gli ricordai la ragione per cui stavo andando via, e gli feci capire che la mia vita era completamente nelle sue mani.

Già, proprio così.. mi affidai completamente a lui, sicura di ciò che le mie labbra gli sussurrarono nelle orecchie:
“Salvami Justin..”

Poi mio padre mi prese dalle spalle e mi trascinò sull’auto di forza.
Justin ci inseguì e quando mio padre chiuse lo sportello dell’auto, si mise a battere sul finestrino.
L’ultima cosa che vidi prima di partire, fu il volto di Justin e i movimenti delle sue labbra.
“Manterrò la promessa.” Disse cercando di scandire correttamente le parole.

Appoggiai una mano al finestrino, e imprecai contro quel vetro che mi separava da lui..
Poi papà partì, senza lasciarmi nemmeno il tempo di guardare mamma.
“Judit lo facciamo per voi..” Disse con calma.
Non ebbi fiato, ne coraggio per rispondere.. ormai ciò che riusciva ad uscire dalla mia bocca sfuggendomi all’autocontrollo, erano singhiozzi.
Durante il viaggio non dissi una sola parola, e continuai a piangere ricordando ogni momento passato con mio fratello..
Poi dopo quattro ore di viaggio, ci fermammo di fronte un vialetto ricoperto di fiori.
Papà prese le mie valige e suonò il campanello.
Ci volle qualche istante, poi nonna Susanne uscì ed ignorò papà per correre da me, che ancora aspettavo in auto.
Aprì lo sportello e si sporse verso di me.
“Tesoro, fa freddo vieni dentro..” Disse accarezzandomi il volto.
Scesi dall’auto continuando a fissare il vuoto, e sentendomi stordita.
Entrammo in casa, nello stesso istante in cui mio padre  fece per uscire.
Si protese verso di me per salutarmi.. ma mi allontanai violentemente con un gesto secco, dopo di che mi sedetti in un angolo accanto al camino.
La nonna parlò qualche istante con papà, dopo di che lo salutò, chiuse la porta e venne da me.
Si sedette in silenzio, quasi con la paura di disturbarmi.. poi mi abbracciò.
Abbandonai ogni tensione e lasciai cadere il mio volto sul suo petto.
Quel classico odore di nonna, che raramente incontravo fece in modo che potessi sfogarmi ancora..
Poi, quando alzai la testa per respirare, mi disse:
“Lui ti salverà. Deve mantenere la promessa.”

Scattai automaticamente in piedi, come poteva sapere una cosa del genere?!
Notò lo stupore sul mio volto e mi disse:
Mi ha telefonato. Vuole che mi prenda cura di te fin quando non verrà a salvarti.” Disse sorridendo.
Dalle sue parole potei intuire quanto credesse nell’amore, e quando si impegnasse a farmi sentire a casa.
Mi guardai intorno e notai che molte foto di me e Justin da bambini che teneva sparse per casa, erano scomparse.
“Nonna.. dove sono le foto?” Chiesi indicando i punti in cui si trovavano.
“Ho pensato che guardarle in continuazione non ti avrebbe fatto bene.” Disse facendo spallucce.
Annuii senza rispondere.

Poi la guardai e asciugandomi le ultime lacrime dissi:
“Si nonna. Lui verrà a salvarmi. Io mi fido di lui.” Risposi cercando di convincere più me stessa che lei.
Era quasi sera inoltrata e la nonna mi mostrò la mia stanza, dove avevo già dormito da piccola.
“Sarà la tua stanza.. prima ci dormivo con il nonno.. poi quando è morto io mi sono spostata nella stanzetta che da piccolo apparteneva a tuo padre.. ora ci starai tu.. va bene?” Disse.
Annuii, fingendo un sorriso.
Mi guardai intorno.. e mi persi in quell’ordine, ricordando la confusine della mia stanza, e quei letti a castello .. persino la scaletta mi mancava, nonostante i lividi.
Posai le valige e mi sedetti alla finestra..
Era perfetto.. Da li si vedeva la strada così avrei visto Justin arrivare.
Sapevo che sarebbe arrivato.
Mi portai una sedia di fronte al grande davanzale e mi sedetti, guardando fuori.
“Jude è pronta la cena..” Disse la nonna entrando dalla porta.
“Non mi va nonna, grazie sto bene così.”
Cercò di insistere,e  dopo vari rifiuti se ne andò con la tristezza dipinta sul volto.
Continuai a guardare per ora quell’angolo di strada sperando di vedere arrivare Justin.. Poi mi addormentai.




Buongiorno ragazze <3
Come va?! C:
Lo so come capitolo è un po’ triste, ma spero vi piaccia comunque..
Poi mi volevo scusare per tutti gli errori grammaticali che dal primo capitolo ad ora ho fatto.. ma ultimamente non trovo il tempo nemmeno di rileggere i capitoli ç_ç
Scusatemi.
Fatemi sapere che ne pensate..
Vi voglio bene..
-Erika

Erika Silipigni su face
@IloveTheBiebes3 su twitter..

PS. *-* 57 RECENSIONI? Siete meravigliose e mi fate sempre venir voglia di continuare a scrivere.
Grazie di cuore a tutte.. Siete voi questa FF, ricordatevelo <3

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28
I giorno passarono impercettibilmente, e con loro le settimane e i primi due mesi.
Non mi allontanai nemmeno un istante da quella finestra, seduta accanto alla speranza di vederlo arrivare.
Finii per non mangiare, ne a pranzo ne a cena.. tranne quelle poche volte in cui vedevo nonna Susanne disperata.
Mi dispiaceva vederla in quelle condizioni a causa mia, ma non avevo la possibilità fisica o psicologica di reagire a quella situazione.
A mancarmi non era una persona sola.. bensì tre. Il mio migliore amico, il mio gemellino, e il mio ragazzo. Come dovevo sentirmi?!
Il telefono squillava in continuazione giorno e notte, fra i disperati tentativi di mamma e papà, e le chiamate di Saro e Taylor.
Risposi una sola volta al numero di papà, sperando di sentire la voce di Justin, ma quando sentii la sua riattaccai senza dire una parola.
Pensai  che la mia reazione fosse esagerata, ma mi avevano sottratto tutto.
Trascorsi due mesi esatti dal giorno in cui mio padre mi aveva portata da nonna..


“Tesoro, devi mangiare.. non hai nemmeno le forze di spostarti da una camera all’altra.” Disse nonna Susanne porgendomi un vassoio colmo di biscotti.
Scossi la testa.
La sola vista del cibo mi dava la nausea.
Poi improvvisamente, mi voltai e iniziai man mano a vedere tutto scuro.
La voce della nonna mi arrivava in lontananza mentre sentivo le forze abbandonarmi.
Le braccia iniziarono a pesarmi, così le lasciai cadere, poi pian piano mi accasciai sul davanzale, trovandomi di fronte solo lo scuro colore delle mie palpebre.



Mi risvegliai in un lettino d’ospedale, all’interno di una camera singola illuminata dalle luci di quegli ultimi giorni di febbraio.
Mi guardai intorno qualche istante, giusto il tempo per vedermi una flebo attaccata nella cavità interna del braccio.
Aprii la bocca per chiamare l’infermiera e mi resi conto di avere la gola secca, così mi alzai con la schiena e mi protesi verso una bottiglia d’acqua che avevo affianco.
Cercai un bicchiere ma non lo trovai, così mi attaccai alla bottiglia e bevvi qualche sorso.
Quando la rimisi al posto, entrò un’infermiera seguita da nonna Susanne.
La nonna sorrise e venne verso di me con un’espressione afflitta.
Dovevo averle fatto prendere un bello spavento.
“Tesoro, come ti senti?” Mi chiese.
Fin’ora non avevo fatto caso a come mi sentissi.. ed ora chi ci pensavo, un po’ stanca e spossata, ma abbastanza in forze per tornare alla mia postazione sulla finestra.
Ero terrorizzata dall’idea che Justin potesse arrivare ora, e che non mi trovasse a casa.
“Nonna sto bene, dobbiamo andarcene.” Dissi sentendo una strana sensazione sulle labbra, che erano screpolate.
“Sei sicura di sentirti bene? Almeno la flebo devi finirla prima di andare.” Disse l’infermiera.
Annuii, e trascorsi lì, l’intero pomeriggio in attesa che quel liquido finisse di scorrermi nelle vene.
“Jude hai avuto un forte calo di pressione dovuto al fatto che non stai mangiando.. Tesoro questa storia non può andare avanti..” Disse nonna Susanne.
La ignorai e mi voltai a guardare fuori dalla finestra, da cui trasferiva una fioca luce.
Una volta finita la flebo mi diedero delle vitamine da assumere giornalmente, e ci accompagnarono fino a casa.
Presi le vitamine, e tornai alla mia postazione,  accanto al davanzale.
Ormai era notte fonda, così mi sorpresi di vedere la nonna sveglia quando venne accanto a me.
Mi baciò la testa, e mi disse:
“Auguri tesoro..” Le scoccai un’occhiata stranita, e poi mi voltai verso il calendario.
Era appena mezzanotte dell’uno marzo.
Il nostro diciottesimo compleanno.
Sorrisi e ringraziai la nonna, dopo di che mi voltai verso la finestra per nascondere le lacrime che mi rigavano il volto.
Era il nostro diciottesimo compleanno.. in situazioni normali avremmo organizzato una festa e festeggiato con gli amici.. in questa situazione, avrei passato la giornata ad aspettarlo, come tutte le altre.
Probabilmente avrà organizzato qualche festa con i suoi amici..
Sorrisi all’idea di vederlo felice a tagliare la torta di compleanno.
Poi mi sentii tremendamente sola, senza la metà che mi compensava.
Tempo fa, avrei giudicato male chiunque si fosse buttato giù per la mancanza..
Ma solo ora potevo capire quando fosse distruttivo sapere di avere la persona che ami a pochi chilometri, e sapere di non poter essere fra le sue braccia.
Aprii la finestra per fare in modo che quel vento ancora un po’ ghiacciato di marzo, mi attraversasse l’anima. Ma quando aprii la finestra, l’unica cosa che mi arrivò fu un sassolino in fronte.
Me la tastai più volte, dopo di che mi affacciai con il chiaro intento di litigare con chiunque fosse stato.
Ma quando sporsi la testa, l’unica persona che vidi, era quella che ininterrottamente avevo aspettato per due mesi. Quella che attraverso la nostalgia mi aveva impedito di mangiare..
Justin era sotto il balcone in tutta la sua bellezza.

Mi strizzai gli occhi come per essere sicura che quello non fosse solo qualche effetto della flebo.
Poi le lacrime iniziarono a sgorgarmi dagli occhi, come una sorgente.
“Jude.. prendi.” Disse lanciandomi una corda.
La afferrai e lo guardai asciugandomi gli occhi.
“Scendi..” Mi disse a bassa voce.
Non ci pensai due volte, e in brevissimo tempo mi ritrovai dall’altro lato della finestra.
Ora che mi voltavo, la vedevo da un’altra prospettiva.
La corda mi cadde dalle mani,nello stesso istante in cui i miei occhi iniziarono a scrutare Justin.
L’avevo desiderato così tanto che ora avevo paura che quello fosse un sogno, che toccandolo sarebbe scomparso.
Iniziò ad avvicinarsi a me, lentamente.
Mi sembrò di svenire di nuovo, quando la sua mano si protese verso il mio viso.
Sorrisi debolmente con gli occhi gonfi e il volto bagnato, poi gli andai incontro, colmando la nostra distanza.
Finii fra le sue braccia che mi accoglievano prima come una sorella, poi come la migliore amica di sempre.. e infine come la sua ragazza.
Mi assicurai che non fosse scomparso tastandogli le spalle, dopo di che lo strinsi ancora di più a me e mi concentrai sul suo respiro, cosa che amavo fare.
“Auguri amore mio.” Mi sussurrò nell’orecchio.
Spalancai gli occhi e davvero mi convinsi di trovarmi in un sogno.
Mai fin’ora mi aveva chiamata amore mio, ecco perché quel suono mi sembrava strano detto dalle sue labbra.
“Auguri anche a te.” Risposi appoggiando le labbra sulla parte laterale dei suoi capelli che erano più lunghi e più biondi.
Poi si staccò da me, e ci guardammo qualche istante..
Maledettamente non mi trattenni e lo baciai.
Non avevo bisogno ne di cibo, ne di flebo se mio fratello mi era accanto.
Il mio amore per lui, era ciò che mi dava la forza nece
ssaria per andare avanti.
Le sue labbra erano morbide e setose, proprio come le ricordavo..
Ti ho portato un regalo di compleanno..” Disse poi staccandosi da me.
Lo strinsi ancora.
“Il mio regalo di compleanno sei tu..” Riposi.

Sorrise e mi baciò  di nuovo, dopo di che mi prese in braccio e mi portò fino ad una panchina che c’era li vicino.
Mi ricordai di quante volte su quella panchina mi ero seduta quando i miei cugini più grandi mi escludevano dai giochi.. allora Justin li abbandonava e veniva a sedersi accanto a me.
“Justin.. tu.. come hai fatto a venire?” Dissi con poca voce.
Non mi rispose, e si diresse verso un’auto, dopo di che aprì la portiera.
Taylor e Saro uscirono dall’auto e mi vennero incontro correndo.
Abbracciai Saro, a cui sfuggì una lacrimuccia, che si occupò di nascondere subito, dopo di che mi gettai fra le braccia di Taylor.
Cecamente mi fidavo di quelle due persone.. avevano custodito il mio segreto con gentilezza.
“Jude, allora come stai?!” Mi chiese Taylor mentre le sue braccia erano ancora attorno al mio collo.
“Bene Tay. Ora sto bene.” Risposi.
Loro tre erano le persone più importanti della mia vita, ed averle con me era un privilegio.
“Allora sei pronta?” Mi chiese Taylor.
“Per cosa?” Risposi guardando Justin.
“Justin ha sentito tuo padre e tua madre parlare.. domani vengono a prenderti perche hanno saputo che sei stata male..” Disse Taylor sorridendo.
Come avevano saputo che ero stata male?
Alzai lo sguardo verso casa della nonna e vidi la sua stanza illuminata.
Una figura a me familiare si nascose dietro le tende quando alzai lo sguardo.
Amavo mia nonna.
“Dici sul serio?.. Io .. domani torno a casa. Non ci credo.” Dissi quasi urlando.
“Avrei preferito che tornassi questa sera con me.. ma mamma e papà sanno che sono a casa di Saro a festeggiare..” Disse scuotendo la testa.
Lo abbracciai ancora,e lo baciai.
“Grazie per questo splendido regalo di compleanno.. mi spiace di non aver..” Non mi fece concludere la frase.
“La luce che c’è nei tuoi occhi è il regalo più bello che io possa ricevere.” Rispose baciandomi.
“Justin dobbiamo andare.. coprifuoco.” Disse Saro indicando l’orologio.
Salutai lui e Taylor che se ne andarono in macchina per lasciarci qualche istante soli, dopo di che mi voltai verso Justin.
“Avrei voluto fare di più, questa sera..” Disse.
Lo abbracciai.
“Mi hai salvata.” Risposi con le lacrime agli occhi. “E non c’è cosa più bella ch tu potessi fare.” Conclusi.
Ci baciammo per qualche minuto giusto il tempo di compensare la mancanza di due mesi, poi il suo corpo si staccò dal mio.
“Risali..” Mi disse porgendomi la mano per arrampicarmi.
Mi voltai ma in quell’istante la porta di casa si socchiuse e dei passi si allontanarono velocemente.
Sorrisi  e mi voltai verso Justin.
“Salutami la nonna.” Disse attraendomi  a se e baciandomi.
Lo baciai per l’ultima volta, poi sorrisi ed aspettai che salisse in macchina prima di rientrare in casa.
Nonna Susanne era sdraiata sul divano e faceva finta di dormire.
Le accarezzai la testa e le diedi un bacio in fronte.
“Ti saluta Justin..” Le dissi, e nel sonno sorrise.
Corsi su e mi andai a preparare.. inconsapevole però che il giorno seguente le cose sarebbero solo peggiorate.


Buongiorno :’’)
Tutto bene?! Spero di si.
Vi piace il capitolo? L’ho scritto di fretta, quindi scusatemi per eventuali errori ma devo scappare ç_ç
Fatemi sapere cosa ne pensate..
Vi voglio bene
-Erika

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29
L’ansia fu talmente forte che non chiusi occhio, così quando il mattino alle 9:00 mamma e papà bussarono alla porta, scesi ad aprigli saltellando per le scale.
“Buongiorno.” Dissi alla nonna baciandola sulla guancia.
“Buongiorno tesoro.. Mamma e papà sono arrivati..”
Lentamente dalla porta entrarono prima mia madre che cortesemente salutò la nonna, e poi mio padre.
Li guardai bene, e solo dopo due mesi di lontananza mi accorsi di quanto fossero invecchiati, ormai.
I capelli biondi di mia madre, ormai erano velati di un soffice strato d’argento, come la barba di papà.. E sui loro volti delle piccole rughe si ingrandivano di giorno in giorno.
“Judit..” Disse mamma avvicinandosi a me.
In quel momento mi sentii così felice che sorrisi e mi lasciai abbracciare con tranquillità da entrambi.
Poi papà caricò le poche valige che avevo preparato la notte prima, salutammo la nonna e partimmo.
Prima che potessi staccarmi dal suo abbraccio nonna Susanne mi disse:
“Credi sempre fino in fondo al vostro amore.”
Sorrisi e le asciugai una lacrima, dopo di che salii in macchina.
Durante il viaggio, ci fu silenzio, fin quando mamma non prese parola.
“Jude.. c’è una sorpresa per te..” Disse sorridendo.
“Cosa?” Chiesi attaccandomi al suo sedile.
Forse la sorpresa era che finalmente avevano capito che la cosa migliore era accettare il  nostro amore?..
Ci sperai con tutto il cuore.
“Un ragazzo..” Disse maliziosamente.
Subito mi venne in mente Justin e sorrisi..
“E quindi? Dai mamma, parla!” Dissi poggiandomi una mano sul petto e percependo la velocità dei miei battiti.
“Si chiama Stephan, ha due anni in più di te. I suoi genitori sono dei nostri carissimi amici.. Si sono trasferiti da poco qui, e indovina?”
Il mio cuore tornò a battere normalmente e riappoggiandomi al sedile risposi:
“Dimmi tu.. non so.”
Nel mio tono, una nota di tristezza si diffuse.
Si voltò verso di me e con gli occhi sferzanti di gioia disse:
“Vi sposerete..
Assorbii il colpo e deglutii nervosamente.
Avevo, chiaramente capito male.
“Cosa?” Replicai storcendo le ciglia.
“Si tesoro.. vi sposerete..” Annunciò sorridendo per poi voltarsi avanti.
Il mio cervello iniziò lentamente ad assorbire le sue parole.
Mi stavano riportando a casa, per farmi sposare uno sconosciuto? I matrimoni combinati ormai, non esistono più da un secolo.
E.. Justin? Lui sapeva di questa storia? Ieri sera sembrava felice..
“Papà dimmi che è uno scherzo?” Dissi sporgendomi verso di lui.
Fece qualche smorfia che mi fece capire che quel matrimonio non era quello che in realtà lui desiderava.
“Jude tesoro..” Iniziò.
Lo fermai subito.
“Basta, non voglio sentire una parola di più.” Strillai con gli occhi colmi di lacrime.
Era incredibile come due semplici parole potessero spezzare la felicità di un momento.
Non conoscevo quel ragazzo, e se anche l’avessi conosciuto prima.. mai e poi mai mi sarei innamorata di lui.
Ma era possibile che erano questi i progetti dei miei genitori per me? Non ambivano a qualcosa di meglio di un matrimonio a 18 anni? Una laurea? Un lavoro?
Nemmeno se fossi incinta.
“Tesoro è un bravissimo ragazzo..” Esordì mamma sentendo i miei singhiozzi.
“Mamma siamo nel 2012. Non farò mai un matrimonio combinato.” Dissi.
Ero una diciottenne che credeva nell’amore.. Mai mi sarei sposata per mezzo di un matrimonio combinato.
Rise ironicamente.
“Lo farai Jude.” Disse poi a bassa voce.
Papà continuò a guidare nervosamente, mentre io continuai a piangere per tutto il viaggio.
Aveva detto nonna Susanne, di credere nel nostro amore fino in fondo.. Ma come potevo farlo di fronte a questa situazione?
Arrivammo di fronte casa.
“Jude, pulisciti il viso e manda via quelle lacrime. Stephan e la sua famiglia sono a casa nostra.”
Mi allacciai la cintura e abbassai la serratura dello sportello.
“Non fare la bambina Jude. Apri immediatamente e scendi.” Disse mamma da fuori il finestrino.
Scossi la testa.
Sapevo quanto fosse ridicolo questo mio gesto, ma era l’unica cosa che poteva tenermi lontana da Stephan..
Mi voltai a guardare la porta di casa, e scossi la testa immaginando Justin applicato a fare gli onori di casa inconsapevole del fatto che stesse servendo il mio futuro marito.
Se me lo avessero detto qualche giorno fa, non avrei creduto di aver paura di rientrare in quella casa, visto che il mio desiderio di farlo era così  grande.. invece ora.
“Jude te lo dirò una sola volta. O scendi, e iniziano i preparativi per quel benedetto matrimonio.. oppure le cose cambiano. Justin sposerà una ragazza a nostra scelta.” Disse mamma indicando anche mio padre.
Trasalii a quell’idea.. anche se una volta che avrei sposato quel ragazzo.. Justin si sarebbe sposato con qualche altra ragazza, in un qualche altro futuro.
Dovevano per forza separarci così drasticamente?
Abbassai il capo qualche istante, ripensando alla sua promessa, dopo di che mi slacciai la cintura, sbloccai la sicura e scesi dall’auto.
Lentamente mi diressi verso il portone mentre papà trascinava le mie valige.
Entrammo in casa, attraversammo quel piccolo corridoio che accoglieva gli ospiti e ci avvicinammo alla cucina.
Delle voci allegre provenivano da quella stanza , facendomi rabbrividire.
Poi, chiusi gli occhi e seguendo mia madre entrai.
Quando li riaprii trovai un uomo e una donna seduti sul divano, e Justin assieme ad un altro ragazzo, al tavolo.
Quando Justin mi vide, il suo sguardo si illuminò e fece per alzarsi.. poi incontrò lo sguardo di mamma e si rimise a sedere.
Il ragazzo accanto a lui doveva essere Stephan.. ma non mi importava, così non lo degnai nemmeno di un’occhiata.
I miei occhi erano solo per mio fratello, che oggi, come tutti i giorni, era di una bellezza abbagliante.
“Jude, loro sono Idette, Paolo, e Stephan.” Disse mia madre calcando la voce sull’ultimo nome.
Strinsi la mano e salutai tutti, dopo di che presi posto accanto a mamma.
Sentii lo sguardo di Stephan cercare il mio, che però gli sfuggì.
Non era brutto fisicamente.. anzi era uno dei più bei ragazzi che avessi mai visto.
Solo.. non era Justin.
“Allora.. pensavamo fra quattro giorni.” Disse Idett (la mamma di Stephan) sorridendo.
Mi chiesi cosa avesse fatto quel ragazzo per doversi sottoporre ad un matrimonio combinato.
Forse aveva qualche malformazione fisica.. Lo guardai e mi resi conto che era perfetto, o forse il suo problema era nelle parti intime?
Scossi la testa disgustata dall’idea.
Poi tornai alla realtà e sobbalzai.
“Quattro giorni?” Chiesi quasi urlando.
“è perfetto. Aggiunse mia madre sorridendo.”
Mi voltai verso mio fratello, e lo vidi spaesato e confuso..
“Quattro giorni a cosa?” Chiese incuriosito.
“Al matrimonio di tua sorella..” Rispose mia madre sorridendo.
Avrei voluto piangere, urlare e strapparmi i capelli, come le donne usavano fare nella preistoria al funerale del marito..
Poi dedussi che non sarebbe stata una buona idea.
Justin restò come incantato, con gli occhi spalancati e le labbra serrate.
“Cosa?” Disse poi con un tono tutt’altro che calmo.
“Justin tesoro..” Iniziò papà, ma non poté finire poiché Justin si alzò e a gran velocità si diresse fuori sbattendosi la porta alle spalle.
La faccia dei presenti era sconvolta, così mi voltai e gli occhi mi caddero sul calendario.
Erano tutti così presi dal matrimonio che avevano scordato di farmi gli auguri.
Non mi importava.
Li guardai in faccia uno ad uno, e trovai pace solo nell’espressione di mio padre.. dopo di che mi alzai e scattai fuori all’inseguimento di mio fratello.



Ehilàààààà :’’)
Ragazze non uccidetemi, sono catastrofica lo so..
Comunque, grazie a tutte per le recensioniii *-* Le rileggo tipo 13 volte al giorno.
Scusatemi se ieri non ho pubblicato ç_ç
Vi adoro, siete splendide.
Fatemi sapere che ne pensate.
Un bacione,
-Erika

@IloveTheBiebes3 su twitter
Erika Silipigni su face C:

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 30
Mi chiusi la porta della cucina alle spalle e corsi fuori di casa.
Lo vidi allontanarsi lentamente, ma con passo deciso, così velocizzai la mia corsa e lo raggiunsi.
“Justin..” Dissi afferrandolo da un braccio.
“Era questo che avevano in programma allora? Riportarti a casa per farti sposare?” Chiese furioso voltandosi verso di me.
“Justin.. ascolta..” Iniziai, ma mi interruppe subito.
“Non voglio ascoltare nulla..” Lo afferrai dal viso e lo rivolsi verso di me.
“Justin abbiamo 18 anni, andiamocene da qui.. andiamo dove nessuno ci conosce, iniziamo una nuova vita.” Proposi.
Inizialmente gli si illuminarono gli occhi, poi come se un pensiero gli fosse tornato in mente solo ora, scosse la testa.
“Non è così facile Jude.” Rispose.
“Lo è..” Dissi prendendogli la mano.
“No che non lo è, loro ci troveranno e allora ci separeranno definitivamente..Hanno la legge dalla loro parte.” Rispose stringendomi le mani.
Lo guardai senza capire cosa avesse in mente.
“Tu non sposerai Stephan. Te lo prometto.” Disse allontanando lo sguardo.
Mi voltai e vidi mia madre uscire di casa insieme agli ospiti.
Di scatto allontanai le mani da quelle di mio fratello e mi voltai verso di loro.
“Jude tesoro andiamo forza..” Disse mia mamma incitandomi a salire in auto.
“Dove?” Chiese Justin dietro di me.
“Justin vieni anche tu, darai una mano alla sposa con i preparativi..” Ammiccò mia madre.
Justin fece per avvicinarsi all’auto e lo fermai.
“Non devi farlo per forza..” Sussurrai a denti serrati.
“Voglio solo starti affianco, preferisco che le cose accadano sotto i miei occhi.”
Rispose entrando in auto.
Finsi un sorriso ed entrai anch’io.
Accanto avevo Justin, seguito da Stephan.. nei posti avanti c’erano mia madre e Idette.
Fu un viaggio breve in cui non si parlò altro dell’organizzazione del mio matrimonio, poi ci fermammo di fronte un fioraio.
“Tesoro ho già pensato io al ristorante e alle consumazioni.. a te spetta il resto.” Disse mia madre.
Tutti e cinque entrammo nell’enorme stanza in cui il fioraio esponeva i suoi prodotti,e inspirammo per assorbirne il profumo.
“Buongiorno.. vorremmo parlare per l’organizzazione di un matrimonio..” Disse Idette.
Lei e mia madre si misero al banco, lasciandomi dietro con Justin e Stephan.
Fra me Justin e Stephan c’era molta tensione, così mi avvicinai anche io al bancone.
“Che fiori vorresti?” Mi chiese Idette.
La guardai malamente, e scossi la testa.
“Non mi importa nulla, sceglieteli voi.” Risposi con una voce fioca.
“è il tuo matrimonio..” Disse mia madre.
“Ed anche di Stephan..” Aggiunse Idette.
Si scambiarono uno sguardo fra di loro, e poi io conclusi:
“Perfetto, allora che se li scelga Stephan i fiori.”
Mi incamminai verso l’uscita lasciandoli tutti a bocca aperta, tranne mio fratello che sorrideva.
Salii in macchina e quando mi resi conto di non poter più trattenere le lacrime, Justin entrò in auto.
Scoppiai in lacrime e con calore mi abbracciò.
Non disse una parola, ma i nostri cuori comunicarono silenziosamente.
Poi prima che tutti rientrassero in auto mi disse:
“Sarai meravigliosa quando sfascerò il tuo matrimonio.”

Sorrisi e mi asciugai le lacrime.. poi mi distaccai da lui e tutti entrarono in auto.
Mia madre si voltò verso di noi e ci guardò malamente, come per controllare che non stessimo facendo nulla.. poi tornò a guardare avanti e partimmo.
“Allora, con i fiori ci siamo.. Ti piacciono le Peonie?” Mi chiese Idette.
Amavo le Peonie.
“Non mi piacciono i fiori.” Risposi scortese.
Mia madre scosse la testa come per scusarsi.
In quell’istante mi misi a pensare a Stephan, era un ragazzo silenzioso e posato, nonostante fosse bellissimo.
Qualcosa non andava, avrei parlato con lui.
“Prossima tappa, bomboniere. Manca così poco tempo che dobbiamo fare tutto di fretta.” Disse Idette con tono eccitato, e un bloc-notes in mano.
Probabilmente non aveva avuto figlie femmine, e desiderava ardentemente organizzare un matrimonio, solo che solitamente è la sposa che si occupa di queste cose, così ecco che si era messa d’accordo con mia madre per fare tutto insieme.
La  gamba di Justin sfiorò la mia, e mi voltai di scatto verso di lui.
Dopo due mesi, avevo un disperato bisogno del suo corpo, così ogni minimo contatto era in grado di farmi sobbalzare.

Quando incontrai il suo sguardo, mia madre tirò il freno a mano e l’auto si fermò bruscamente.
“Eccocci.” Annunciò infine.
“Posso aspettare qua?” Chiese Stephan, inaspettatamente.
Colsi la palla al balzo.
“Già fate voi.. io resterò con lui.. per conoscerci meglio.” Justin mi diede un pizzicotto sull’estremità del braccio, dopo di che lo guardai annuendo, e scese dall’auto.
Restammo da soli, e per un po’ lo guardai.
Era davvero un bel ragazzo.
“Jude, così, nemmeno tu vuoi farlo?” Disse ad un tratto.
Scossi la testa.
“No..” Risposi.
“Sei proprio innamorata eh.”
Lo guardai stordita.
“Cosa? Come lo hai capito.”
Mi sorrise.
“L’amore che c’è negli sguardi, nei movimenti e nei sorrisi fra te e tuo fratello.. dice tutto.”
L’aveva capito. Rabbrividii e lo guardai spaventata.
“Tranquilla non dirò nulla.. vi aiuterò con il sabotaggio.” Disse.
“Quale sabotaggio?” Aveva capito anche questo?
“Ho pensato che abbiate organizzato di sabotare tutto.. e vi darò una mano.”

Aprì il portafogli e mi porse una foto dove una splendida ragazza della mia stessa età era raffigurata con un bambino in  braccio.
“è la tua ragazza?” Chiesi ridandogliela.
“Non proprio.. Lei è la madre di mio figlio, e mia cugina di secondo grado.”
Poteva capirmi perfettamente, allora.
Anche lui era innamorato di una sua parente, anche se fra cugini di secondo grado era tutto legale.
“Allora perché sei qui ad organizzare questo matrimonio?” Chiesi.
“Lei è cresciuta con la mia famiglia, e mia madre non ha accettato ne  la nostra storia, ne il nostro bambino.. Così l’ha mandata via.. ed ha incontrato tua madre.”
Disse con amarezza.
“Dovremmo parlarne con Justin.. non abbiamo pensato a nulla ancora..” Dissi accogliendolo nell’operazione.
“Ho già parlato con lui.. tranquilla.”  Rispose.
Ecco perché fra lui e Justin c’era stato il sereno, da quando si erano incontrati ad ora.
Prima che potessi rispondergli, rientrarono tutti in auto.
Idette ci mostrò una scatolina e disse che aveva scelto solo la confezione, per la bomboniera sarebbe andata l’indomani.
Non le risposi.
Perché occuparsi di cose così futili come fiori e bomboniere, quando l’unica cosa di cui ci si dovrebbe preoccupare è la volontà degli sposi?
Appoggiai la testa al sedile, e guardai l’orologio.
Era ora di pranzo.
“Domani andremo per il vestito Judit..” Annunciò mia madre.
Socchiusi gli occhi, e mi immaginai fra qualche anno, in abito bianco sull’altare, con accanto l’uomo che davvero amo.
Allora si, mi sarebbe importato di occuparmi delle bomboniere, dei fiori, degli invitati, dell’abito.. perché avrei voluto che nel mio giorno speciale tutto fosse perfetto.
Solo che se accanto a me ci fosse stato Stepahn non sarebbe stato affatto un giorno speciale.
Non avrei sentito il cuore battere mentre per mano a mio padre avrei attraversato la navata.
Non avrei avuto l’ansia di spagliare le promesse.
Non avrei avuto le mani tremanti nel mettere la fede al dito di mio fratello.
Non l’avrei baciato ad occhi chiusi, con il cuore in mano.
E non avrei sorriso sotto la pioggia di riso.

Il telefono mi squillò interrompendo i miei pensieri.
“Pronto papà?” Dissi portando il telefono all’orecchio.
“Tesoro.. mamma è con te?” Chiese bisbigliando.
“Si siamo in auto perché?” Chiesi.
“Devo parlarti tesoro. Tornate a casa a pranzo. Devo parlarti urgentemente.”
Riattaccai.
“Mamma dice papà di tornare a pranzo.”
“Si tesoro stiamo andando.” Rispose mia madre.
Svoltammo e arrivammo di fronte casa. Strinsi la mano a Justin e gli sorrisi.
Poi lentamente mi avviai verso mio padre.
Cosa doveva dirmi?!



Buon pomeriggio ragazze :3
Tutto bene?!
Cosa ne pensate del capitolo?!
Ve l’avevo detto che Stephan sarebbe stato un personaggio positivo. Ahahaha
Aspetto i vostri pareri per andare avanti C:
VI VOGLIO UN BENE IMMENSO
-Erika

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 31
Il suo volto era dubbioso ed agitato.
“Papà, eccomi, di cosa volevi parlarmi?” Chiesi prendendolo a braccetto e trascinandolo verso il giardino.
Ci pensò qualche istante, poi rispose:
“Ecco Jude, volevo sapessi, che io non ero d’accordo con tua madre fin dall’inizio per questo matrimonio.”
Mi agitai subito.
“Perché non l’hai impedito allora?” Risposi di getto.
“Credi che non c’ho provato Judit?.. Ma poi, quando ho provato ad impedire il matrimonio, tua madre ha tirato fuori una vecchia storia e così..”
Divenne improvvisamente cupo.
“E così io devo sposare un ragazzo che non solo non amo, ma che nemmeno conosco, giusto? Fra quattro giorni.”
Dissi sentendo le lacrime salirmi agli occhi.
“La cosa di cui volevo parlarti è proprio questa.. ci sono ancora quattro giorni di tempo. Non darti per vinta, tutto può succedere. Io e tuo fratello ci daremo da fare.” Disse prima di voltarsi e tornare in casa.
Anche lui, si era accordato con Justin per sabotare il mio matrimonio?
Sorrisi e lo guardai entrare in casa.
Restai sola in giardino e proseguii la mia passeggiata per qualche minuto, dopo di che rientrai in casa.
Jude tesoro, pomeriggio andremo a vedere l’abito. Di solito si misura un mese prima, ma noi faremo un eccezione.” Disse mia madre mentre consumavamo il pranzo.
“Come vuoi.” Risposi fredda e distaccata dal suo atteggiamento felice e coinvolgente.
Dopo pranzo lavai i piatti e iniziai a chiedermi perché Stephan e la sua famiglia dovevano passare tutto quel tempo a casa nostra? L’abito non dovevano provarlo loro.
Alle 17:00 del pomeriggio andammo in un negozio di abiti da sposa.
Mia madre, Justin e Idette entrarono correndo. Io restai di fronte la vetrina qualche istante.
Splendidi vestiti ricoprivano dei manichini.
Li immaginai addosso a me, e chiusi gli occhi per farlo meglio.
L’anima in quell’istante mi tremò.
Immaginai Justin a casa impegnato decidere che pettinatura farsi il giorno del nostro matrimonio, mentre io assieme a Taylor sceglievo il mio abito da sposa.
Immaginai la paura di scrivere le promesse su quel foglio, e il tremolio nella voce il giorno in cui le avrei pronunciate.
Immaginai la fede fra le sue, e le mie dita.

Poi riaprii gli occhi  e tornai alla realtà.
Entrai nel negozio e mi diressi subito verso mamma, Idette e Justin che erano indaffarati a parlare con la commessa.
“Oh, lei è la sposa.” Disse mia madre quando mi avvicinai.
Sorrisi alla commessa e mi guardai intorno.
Vestiti, scarpe e gioielli ovunque.. mi chiesi perché continuavano ad occuparsi dell’apparenza mentre ne io ne Stephan volevamo farlo.
Non c’era amore fra di noi, ed era quello il pezzo di puzzle mancante.
Ma infondo, cos’è l’amore? C’è forse una definizione precisa?
‘L’amore è bello.’ Sentiamo dire ovunque. Ma, allora se è così bello perché fa così male?
Perché ogni persona, prima o poi, soffre per amore?
L’amore, può renderti la vita un inferno.

“Proverà questo.” Disse Idette porgendomi un abito.
Non bastava mia madre? Lei chi era per decidere che abito dovessi provare?
Feci un passo avanti in maniera nervosa, e le andai di fronte, ma Justin mi anticipò.
“Lei proverà solo ed unicamente gli abiti che le piacciono. E sarà lei a decidere quali? È chiaro?” Disse cingendomi la vita con un braccio.

Sorrisi e decisi che se anche avrei sposato Stephan, nella mia vita non avrei amato nessun altro che lui.
Un telefono squillò.
“Pronto?” Mia madre si allontanò e ci fece cenno di contiuare.
Mi voltai verso la commessa e strinsi la mano a Justin.
“Allora, cosa desidera vedere?” Mi chiese stringendosi le mani.
“Non mi importa. Decida lei.” Dissi sottovoce in modo che Idette non potesse sentire.
La commessa mi guardò senza capire.
Poi sorrise.
Non mi importava che tutto fosse perfetto, non mi importava dei fiori delle bomboniere e dell’abito. Mi importava del mio cuore.
“Questo andrà bene.” Disse porgendomene uno.
Non lo guardai nemmeno, lo presi in mano e mi incamminai verso il camerino.
Mi svestii velocemente, e lasciai che quell’abito morbido e setoso mi cadesse sulla pelle.
Era stretto alla vita, con dei drappeggi, e scendeva largo lungo i miei fianchi, per poi aprirsi in una meravigliosa gonna con lo strascico.
Era davvero bello, tuttavia non provai nulla nel vedermelo addosso.
Scossi la testa ed uscii dal camerino.
Quando aprii la porta del camerino trovai Justin e la commessa ad aspettarmi.
Feci qualche passo di loro, mentre i loro sguardi si muovevano sul mio corpo.
La commessa sorrise.
“Ti sta benissimo.” Disse  annuendo.
Sorrisi a mo di ringraziamento.
Poi mi voltai verso Justin e lo guardai aspettando un parere.
Teneva il capo inclinato verso destra, mentre muoveva ritmicamente le palpebre.
Mantenne il silenzio qualche istante, poi la commessa disse:
“Lo sposo non dovrebbe vedere l’abito della sposa fino al giorno del matrimonio.”
Socchiusi gli occhi per reprimere le lacrime e dissi:
“No, lui non è lo sposo.. è mio fratello.”

La ragazza si mise i capelli dietro le orecchie dopo di che con tristezza abbassò lo sguardo.
Ancora silenzio.
“Va bene questo mi piace.” Dissi indicando l’abito.
“Perfetto, vado a preparare il pacco, lei intanto lo levi.” Disse la commessa allontanandosi.
Allungai una mano dietro la schiena per abbassare la lampo, ma non ci riuscii.
Mi voltai e andai nel camerino, e mi rivolsi verso lo specchio. Poi ci riprovai.
La mano non mi arrivava alla parte superiore della lampo,che non riuscivo a far scendere.
Quando ad un tratto, mi agitai.
Poi delle mani si posarono sulle mie.
Lentamente abbandonai la presa, mentre mio fratello abbassava la lampo dell’abito scoprendomi la schiena.
Sentii le sue mani fremere contro il mio corpo, che da due mesi non sfiorava così mi voltai di scatto verso di lui.
“Sei meravigliosa.” Disse a pochi centimetri dal mio viso.
Avrei voluto baciarlo, in quell’istante, così su due piedi. Ma fummo interrotti da alcuni colpi di tosse.

Mi spostai leggermente e vidi la commessa.
Spinsi Justin fuori dal camerino, mi levai l’abito e mi rivestii velocemente dopo di che uscii dal camerino.
La commessa prese l’abito e lo impacchettò, quando mia madre e Idette tornarono.
“Allora?” Disse mia madre guardando l’abito e poi me.
Scossi la testa.
“L’hai già scelto?” Chiese sorpresa.
Annuii.
Ogni madre sogna di vedere la propria figlia in abito da sposa, di fronte ad un camerino dove precedentemente ne ha provato altri cinquanta.
Poi arriva quello giusto e il suo volto si illumina.
Lei non avrebbe mai avuto questa soddisfazione.
“Si è perfetto.” Disse Justin.
Lo guardai e sorrisi.
Mi arrivò un messaggio. Justin.
Ottima scelta. Comodo ed economico. Ma sta tranquilla, quello non è l’abito del tuo matrimonio. Quello è l’abito che ti leverò dopo averti portata via dalla chiesa.”
Mi misi a ridere sola, sotto lo sguardo inconsapevole dei presenti.


I due giorni seguenti, trascorsero velocemente, e fra preparativi e convenevoli non ebbi due minuti da trascorrere sola con mio fratello.
Finchè non arrivò la vigilia del mio matrimonio.
In casa tutti mantenevamo la calma, tranne Idette e mia madre, che ovviamente non erano al corrente delle idee di sabotaggio che ognuno aveva in mente.
Poi, la mattina seguente, mi svegliai con la consapevolezza che quel giorno era arrivato.


Buongiorno splendori *-*
SCUSATEMI tantissimo se ieri non ho pubblicato, ma sono stata male così mi sono collegata solo dal cellulare.
So anche che questo capitolo è penoso. Fa davvero schifo. Scusatemi ancora, ma non sto molto bene.
Fatemi comunque sapere cosa ne pensate ragazze.
VI VOGLIO BENE.
-Erika

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 32
Aprii gli occhi e mi rigirai nel letto un paio di volte nel tentativo di riaddormentarmi, ma mi fu impossibile.
Mi sporsi verso il letto di mio fratello, e solo dopo averlo visto intatto mi ricordai che lui passava le notti nella stanza degli ospiti.
Sospirai e chiusi gli occhi.
Avrei voluto restare ferma in quel letto con le mani conserte sul petto per tutta la giornata.
Tuttavia, ero invitata ad un matrimonio. Il mio matrimonio.
Perché a me? Perché mi trovo in questa situazione?
Ho passato un’intera infanzia ad immaginare il mio matrimonio, e solo ora mi rendo conto di voler tornare indietro a cambiare i programmi.
“Jude buongiorno tesoro.. sei emozionata?” Strillò mia madre entrando nella mia stanza e spalancando la finestra.
Mi coprii gli occhi con il cuscino e non le risposi.
“Jude alzati, hai tempo di fare colazione e poi inizieremo a prepararti.”
Sbuffai e feci come disse.
Quando arrivai in cucina, cercai Justin ovunque ma non lo trovai, così mi sedetti a fare colazione cercando di immaginarlo.
Mi ricordai di quella mattina in cui come un bambino rideva di fronte ai cartoni.
Allora era tutto così meravigliosamente semplice.
Rigirai qualche istante in cucchiaio fra il latte e cereali, dopo di che gettai tutto nel lavello e mi diressi al piano di sopra.
L’idea di dovermi sposare con un ragazzo che non amavo mi dava il voltastomaco.
Anche se, l’unico ragazzo che amavo, era impossibile da sposare.
“Già finito? Forza Judit, alle 11 dobbiamo essere in chiesa.” Disse uscendo dalla mia stanza.
Mi misi di fronte allo specchio e mi schioccai le nocche.
Tremavo.
Justin aveva detto di avere un piano, o qualcosa del genere.. anche se a me ne lui, ne mio padre, ne Stephan avevano voluto dire nulla.
“Jude vieni di qui sbrigati.” Disse mia madre.
Continuai a guardarmi allo specchio con le lacrime agli occhi e una folle paura nel cuore.
Decisi di calmarmi. Mi fidavo di mio fratello.
Mi voltai e andai da mia madre, che dopo avermi fatta lavare mi infilò il vestito e assieme ad una sua amica si occupò dei capelli e del trucco.
“Finito.” Disse con orgoglio dopo due ore e mezzo.
Non mi mossi dalla mia postazione, finchè l’amica di mia madre non mi disse:
“Non ti va di guardarti allo specchio?”
Sorrisi debolmente, e di malavoglia mi alzai e mi posizionai di fronte lo specchio.
Avrei dovuto piangere? Ridere? Essere felice?
Mi venne la nausea e mi diressi verso la mia stanza.
“Sarà nervosa..” Sentii dire a mia madre per giustificare il mio comportamento.
Mi chiusi in stanza e iniziai a camminare in tondo.
Erano le 10.30 perché nessuno si degnava di darmi delle notizie sul sabotaggio?
Presi il cellulare e cercai di chiamare Justin, che non mi rispose.
Sentii la paura crescermi dentro.
Strattonai il velo e mi misi a sedere sul suo letto.
I minuti passarono impercettibilmente.
“Jude sono le 11. Andiamo.” Disse mia madre tentando di aprire la porta.
Corsi ad affacciarmi alla finestra, sperando di trovare qualcuno ad aspettarmi ma.. nulla.
“Arrivo.” Dissi con voce roca.
Il rumore dei miei tacchi riecheggiò sul pavimento della stanza, conducendomi verso l’uscita.
“Andiamo..” Disse mia madre alzandomi il velo.
“Papà è già in chiesa?” Chiesi con un tono di disperazione.
Ero persa, non sapevo cosa fare.
Mia madre si innervosì e tossì.
“Tuo padre non vuole accompagnarti all’altare Jude.. “ Disse.
Andai in frantumi.
Già. Io la mia anima, la mia speranza e la mia fede andammo in frantumi.
“Perché?” Chiesi con gli occhi umidi.
“Ah cose da uomini, sbrighiamoci ora.” Disse facendomi salire nell’auto.
Il tragitto fu breve e in pochi minuti ci trovammo di fronte la chiesa.
Gli invitati si emozionarono nel vedermi, e mi vennero incontro.
Sorrisi e abbracciai tutti, cercando Justin fra loro.
Non lo vidi.
Cercai in tutti i modi di rallentare ogni cosa, così quando raggiunsi la navata annunciai:
“Devo andare in bagno, torno subito.”
Una delle damigelle che mia madre aveva scelto per me si distaccò dal gruppo e mi venne dietro.
Mi fermai in un angolo e mi appoggiai ad una colonna della Chiesa.
“Pssss” Sentii dire.
“Pss..” Qualcuno da dietro la seconda colonna mi chiamava.
Guardai la damigella.
“Vai pure, mi servono due minuti. Torno subito.” Annuì e se ne andò.
Mi avvicinai alla colonna quasi correndo, con la speranza di trovare Justin, ma l’unico che trovai fu Stephan.
“Jude.. c’è stato un problema con il sabotaggio e..” Aveva gli occhi lucidi.
Lo incitai a continuare.
“E.. non esiste più un sabotaggio.” Concluse.

Non era possibile.
Balbettai qualcosa, ma lo shock fu tale che non spiccicai una sola parola.
Restai immobile senza sbattere nemmeno le palpebre.
Mi avevano detto di fidarmi, di crederci, che tutto sarebbe andato bene.. ed infrangono tutte le mie speranze e i miei sogni.
Le lacrime veloci mi salirono agli occhi.
Stephan si avvicinò di colpo.
“No Jude. Non piangere.. Adesso noi andremo, e faremo il nostro dovere.”
Mi asciugai le lacrime.
“Dovere?! Sposarsi non è un dovere Stephan.” Dissi con un tono abbastanza nervoso.
Qualche invitato iniziò ad agitarsi.
“Nel nostro caso si. Abbiamo il dovere di lasciare che i nostri amati vivano una vita felice.”
Tirai su col naso.
Forse aveva ragione, se mi sarei sposata io.. mamma e papà avrebbero lasciato Justin in pace.. e.. forse si sarebbe rifatto una vita, con una famiglia felice.
Annuii e lo vidi allontanarsi verso la sua postazione, sull’altare.
Mi nascosi dietro la colonna e presi fiato, dopo di che ritornai all’inizio della navata.
La marcia nuziale partì.
Mio zio Ed mi prese a braccetto e iniziò a camminare.
Lo seguii lentamente, standogli affianco.
Dov’era mio padre, perché non era qui a stringermi la mano? Mi guardai intorno e incontrati solo gli occhi stupiti degli ospiti. E mio padre non era seduto fra di essi.
Continuai a ruotare lo sguardo e poi lo vidi.
Nella navata laterale, con le mani dietro la schiena e lo sguardo perso verso di me.
Lo guardai implorandolo di fare qualcosa, ma prima che potessi accorgermene, i miei piedi avevano già raggiunto l’altare.
Baciai zio Ed, e raggiunsi Stephan.
Era davvero bellissimo quel ragazzo, avrebbe fatto invidia a tutta la città.
Mi sorrise. Tuttavia non ricambiai,mi concentrai a reprimere le lacrime.
Così, non esisteva più nessun sabotaggio. Avrei sposato Stephan e vissero tutti felici e contenti?
Avrei detto quel fatidico si?

Il parroco iniziò a predicare la sua messa, o meglio la messa delle mie nozze, quando ad un tratto..
“Fermi tutti.” Sentii urlare dall’entrata.
Tutte le teste degli invitati si voltarono di scatto, solo io non ebbi bisogno di farlo. Riconobbi subito la voce di Taylor.
Gli ospiti inziarono a vociferare.
“Jude..” Iniziò Taylor.
Aveva il fiatone.
Mi voltai verso mia madre che fece per alzarsi, ma nonna Susanne la bloccò.
“Jude devi andare..” Disse piegandosi sulle gambe.
La guardai. Era paonazza in viso, con gli occhi gonfi e i capelli scompigliati, ma nonostante tutto aveva  un gran sorriso sul volto.
Feci qualche passo verso di lei sui miei altissimi tacchi color panna, quando al di fuori della chiesa si fece largo il rombo di una moto.
Guardai Taylor.
“Jude vai.” Urlò ad un tratto.
Il rombo si fece sempre più forte, proprio come la mia fiducia.
Abbandonai l’altare sotto gli occhi di tutti, e con ancora il mio bouquet in mano presi il vestito da un angolo, lo alzai e iniziai a correre.
Superai in fretta l’uscita, e vidi un ragazzo con il casco in testa e la visiera alzata.
Riconobbi quello sguardo che tanto avevo agognato e mi diressi verso di lui correndo.
Nonostante avesse il viso coperto, potei intuire che stesse sorridendo.
Mi porse la mano e mi aiutò a salire in fretta.
Nel frattempo gli invitati cercarono di raggiungermi ma mio padre li bloccò tutti sulla porta aiutato da Taylor e Saro che era magicamente apparso in quell’istante.
Posizionai i piedi ormai nudi sui pedali laterali alla grande moto, mi aggrappai a mio fratello e sfrecciammo..
Forse sarà stata l’emozione del momento, ma mi sembrò di sentir applaudire alle mie spalle.
La moto raggiunse una strada lunghissima che non avevo mai percorso, così presi il velo e per istinto lo lanciai in aria.
Si librò alle nostre spalle.. ma non lo vidi poggiarsi per terra data la velocità che la moto aveva presa.
Tornai ad aggrapparmi al suo corpo.
Sapevo che mi avrebbe salvata sempre e comunque.
Con lui ogni strada era quella giusta.



Saaaaalve :*
Come state tesori?!
Ah ecco, volevo dirvi che questo NON è l’ultimo capitolo C:
Ce ne saranno ancora pochi..
Spero vi piaccia.
Fatemi sapere .
Un bacione, vi adoro.
-Erika

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PS. GRAZIE PER LE RECENSIONI :’’) VI AMO.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Capitolo 33
I suoi polsi si piegavano ritmicamente ogni volta che accelerava, mentre le sue dita si distendevano quando tirava i freni di quell’enorme moto.
Mi chiesi più volte dove l’avesse presa, poi decisi che non mi importava. Lui mi aveva salvata.
Eravamo gemelli, forse un po’ per questo sentivo la sua pelle un po’ mia? I suoi respiri coordinati ai miei?
Anche se eravamo diversi.
Eravamo la ragione di sorridere, e di piangere. I pensieri più proibiti e quelli più candidi. Il sonno e il risveglio.
L’uno l’opposto dell’altra..
Senza rendercene conto formavamo un equilibrio che nessuno mai avrebbe spezzato.

Mi strinsi a lui, senza nemmeno chiedergli dove eravamo diretti. Riponevo in lui una così grande fiducia, che misi la mia vita nelle sue mani.
Ad un tratto alzai lo testa e il vento mi scompigliò la perfetta acconciatura che mamma si era impegnata  a fare.
Già, mamma.. Quella che io e Justin le avevamo dato era una grande delusione.
Non so come mi sarei sentita se i miei due figli gemelli si fossero innamorati.
Ma sicuramente non glielo avrei impedito..perchè bhe ho fatto esperienza e so che l’amore che lega due persone che hanno trascorso tutti i loro giorni insieme, è molto più forte di un semplice amore. Che poi l’amore non è mai semplice.
Potrei paragonarlo ad un bambino che prova a fare i primi passi.
Cade. Cade. Cade. E cade ancora.. Ma sia rialza sempre, fin quando non riesce a muoversi sulle proprie gambe.

L’aria fresca di marzo mi attraversò la pelle facendomi rabbrividire.
Tenni gli occhi chiusi, fin quando la moto non di fermò e non sentii i piedi di Justin poggiarsi per terra.
Mi voltai e sorrisi. Eravamo di fronte casa di nonna, che ovviamente era complice di tutto questo.
Justin non si mosse, e nemmeno io lo feci.
Restammo in quella posizione per qualche istante, fin quando non si voltò e non mi aiutò a scendere.
“Che ci facciamo dalla nonna?” Gli chiesi tirandomi su il bordo del vestito e avanzando accanto a lui.
Non mi rispose, ma sorrise e quella mi bastò come risposta.
Mise la chiave nella toppa della porta ed entrammo velocemente.
La casa che fino a pochi giorni fa mi aveva ospitata, era rimasta uguale.. tranne per un particolare.
Ora che la guardavo con accanto mio fratello sembrava ancora più magnifica di quanto non lo fosse.
Il mondo intero, con accanto mio fratello, mi sarebbe sembrato migliore.

Lanciò la chiave sul tavolo e mi prese la mano.
Per la prima volta, dopo due mesi eravamo finalmente soli. Io e lui. Noi.
Si voltò verso di me e mi guardò intensamente riempiendomi il cuore con il suo sguardo.
Avrei voluto chiudere gli occhi per trattenere le lacrime ma non lo feci per paura di perdermi qualche particolare del suo splendido sguardo.
Tuttavia la vista mi si annebbiò velocemente a causa delle lacrime.
Erano lacrime di gioia?.. Forse no. Erano lacrime di paura. Forse con un po’ di ritardo, ma quelle erano le lacrime per la paura che avevo provato in chiesa. Quando ho percorso la navata, quando ho dato il bouquet alla damigella, quando zio Ed mi ha baciato la fronte.. Erano lacrime per quelle paure che avevo vissuto.
“Jude..” Sussurrò abbracciandomi.
Non piansi, mi limitai a lasciar scivolare quelle poche gocce, dopo di che me le asciugai con un guanto.
“è finita ..” Mi disse Justin riferendosi alla storia del matrimonio.
Mi strinsi nel suo abbraccio e annuii.
Il suo abbraccio, da cui vorrei non essere uscita mai, si sciolse e le sue mani presero le mie per guidarle su per le scale.
Lasciai le scarpe fra i gradini e lentamente continuai a seguirlo a piedi nudi.
Mi condusse nella stanza in cui avevo alloggiato per il tempo in cui ero stata distante da lui.. e quando entrammo mi resi conto che la stanza aveva ancora incorporato il mio odore.
Guardandomi intorno notai le foto di me e Justin da piccoli, che erano tornate al loro posto.
Sorrisi e andai a prenderne una.
La guardai qualche istante, poi Justin mi abbracciò da dietro e appoggiò la testa sulla mia spalla.
“Allora, non c’erano ostacoli.” Dissi sorridendo di fronte a quei due bambini che si tenevano per mano.
“Allora ti amavo di già.” Risposi facendomi girare verso di lui.
Poggiai la foto al suo posto, e mi ritrovai faccia a faccia con Justin.
Le sue labbra con delicatezza e passione si poggiarono sulle mie, creando un‘unione perfetta.
Ci furono parecchi baci, poi le sue mani si diressero verso la lampo del mio abito.
Sapeva dov’era e sapeva come fare.
Con abilità la abbassò, senza però levarmi l’abito.
Continuammo a baciarci, poi indietreggiò e mi guardò qualche istante.
Una  ciocca mi ricadde sul volto. Cercai di rimetterla a posto, ma Justin mi bloccò e diresse la mano verso i miei capelli, e li sciolse tutti.
Ci impiegò qualche minuto, ma ce la fece.
Avanzai, costringendolo ad indietreggiare finché non finì seduto sul letto.
Si rialzò velocemente, e con gesti delicati mi abbassò l’abito dalle spalle che cadde velocemente per terra.
Rimase attorno alle mia gambe fin quando Justin non me lo sfilò del tutto.
Mi ritrovai in biancheria intima, quella che mia madre aveva scelto per il mio matrimonio.
Avevo persino la giarrettiera indosso.
Invertì le posizioni e mi fece sdraiare sul letto, dopo di che si sfilò la maglia e si mise sopra di me.
Lanciai le braccia indietro, e lo baciai.
La sua pelle era calda, e i suoi baci roventi.. non avrei mai sentito freddo accanto a lui.
Lentamente, mentre le sue mani si impossessavano del mio corpo, gli sbottonai i pantaloni con dei gesti precisi e mirati.
Conoscevo quei pantaloni, li avevo lavati e stesi migliaia di volte. Come conoscevo la t-shirt che ora giaceva sul pavimento.
Di lui, conoscevo ogni cosa. Ogni abito, ogni paio di calzini. Ogni filo di capello.
Gli misi una mano dietro al collo e lentamente la feci salire sui capelli senza rendermi conto che entrambi, ormai, eravamo nudi l’uno sull’altro.
I suoi movimenti erano perfetti, e facevano di lui un gentiluomo.
Non smise di baciarmi nemmeno un istante, ne di accarezzarmi la schiena, facendomi sentire sicura.
Già. Il ragazzo con cui stavo facendo l’amore era il mio ragazzo. Quello che mi accarezzava la schiena era mio fratello, mentre quello che mi baciava la fronte era il mio migliore amico. Già ed erano tutti e tre nello stesso corpo.
Dire che lo amavo, sarebbe stato banale in confronto a ciò che realmente provavo nei suoi confronti.
Sapevo per certo che senza di lui, la vita, non sarebbe stata degna di essere chiamata vita.

“Ti amerò per sempre.” Disse abbracciandomi.
“Non esiste il per sempre..” Risposi baciandolo.
“Ti sbagli. Noi siamo il per sempre.”
Lo baciai e restammo così fino al tardo pomeriggio cullati dal nostro amore e dalle nostre promesse.
Era il nostro mondo e nessuno si sarebbe intromesso.
Poi però, gli chiesi:
“Justin.. ed ora, che facciamo? Scappiamo, dove andiamo?”
Nel mio tono, la paura di dover tornare a casa avanzò facendosi notare.
“A casa.” Rispose stringendomi ancora di più.
Sobbalzai.
“No Justin.. cercheranno di allontanarci di nuovo, io non ..” Non mi fece finire.
“Papà, vuole dirci una cosa. Dice di avere la soluzione. Me l’ha detto solo ora.. così non ho potuto risparmiarti i preparativi del matrimonio.” Disse mantenendo la calma.
“Non importa..” Risposi riferendomi ai preparativi.
Ci fu silenzio.
Mi mossi accanto a lui che mi scompigliò i capelli.
Te l’ho detto che l’abito sarebbe stato più bello sul pavimento di questa stanza che sul tuo corpo.”
“Idiota..” Risposi baciandolo.
Due ore dopo, eravamo di nuovo in sella a quella moto, che in realtà era di Saro, diretti verso casa nostra.
Ma ne mia madre, ne Idette, ne nessun altro avrebbe mai potuto impedirmi di stare con mio fratello.
Mi strinsi a lui, e mi adagiai al sellino, dopo di che la moto si fermò di fronte la casa in cui eravamo cresciuti.
Ero sicura di me. Ero con Justin.


Buonasera :3
Come va ragazzuole?!
Devo dirvi che FORSE il prossimo sarà l’ultimo. Spero vi piaccia.
Fatemi sapere.
Un bacione..
Vi voglio bene
-Erika

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Capitolo 34
*** Capitolo 34- I gemelli. ***


Capitolo 34
Scesi adagiando l’abito da sposa, che ancora avevo indosso.. e sorrisi pensando che se mi fossi sposata con Justin.. quella sarebbe stata la nostra luna di miele.
Posò il casco sulla sella della moto e mi prese la mano.
Insieme attraversammo il vialetto, fino a giungere di fronte il portone di casa.
Lo guardai sorridendo, e mi scoccò un bacio sulla fronte.
Poi mi voltai e suonai il campanello.
La porta si aprì velocemente e mio padre spuntò sorridendo, mentre le sue braccia si allargavano nella nostra direzione.
“Ragazzi entrate..” Disse stringendo le sue braccia attorno a noi.
Restammo qualche istante a goderci il nostro quadretto di famiglia.. no mi sbagliavo.. L’assenza della mamma si faceva sentire. Il quadretto non era completo.
Dopotutto, era nostra madre.. e nonostante abbia cercato di separarci.. non era da biasimare.
Entrammo in casa e trovammo mamma in lacrime seduta sul divano.
Quando ci vide sorrise e ci venne incontro.. ma no, non ci abbracciò.
“Allora, cosa volevi dirci papà?” Disse Justin con voce severa e autoritaria.
Mio padre si strofinò le mani e deglutì, dopo di che guardò mia madre.
“Non avremmo mai voluto dirvelo.. ma ora la situazione è cambiata ed è giusto che voi sappiate.” Disse.
Guardai Justin, e cercai di immaginare a cosa si riferisse.. ma non ci arrivai.
“Io.. mi dispiace. Non vi impediremo di stare insieme ragazzi. Saremo dalla vostra parte da ora in poi. Il vostro non è un amore adolescenziale.. Già perché ormai siete grandi.” Continuò mia madre.
Istintivamente strinsi la mano di mio fratello che intrecciò le sue dita alle mie.
“Tornando al discorso di prima..” Disse mio padre con tono severo.
Mia madre lo guardò implorante, così lui, evidentemente rassegnato,disse:
“Continua tu tesoro..”
Mia madre si mise accanto di lui, proprio di fronte a noi.
“Ecco.. appena sposati io e vostro padre comprammo subito questa casa, dove ci stabilimmo immediatamente. Come potete immaginare, il nostro più grande desiderio era avere dei figli, così ci provammo. Rimasi incinta del mio primo bambino quasi subito.. e la mia gioia era immensa. Poi però, a sole due settimane di gravidanza lo persi.”
La sua voce si spezzò e mio padre le mise un braccio attorno alla vita.
Doveva essere un tasto dolente per lei.
Parlammo con il dottore, e ci disse che a causa di una deformazione del grembo, non avremmo mai avuto dei bambini nostri. Fui devastata per mesi da quelle parole, fin quando a tuo padre non venne una splendida idea.  Avremmo adottato un bambino.”
Quando pronunciò quell’ultima frase, rabbrividii, senza motivo.
Il bambino decidemmo di prenderlo appena nato, così firmammo tutte le carte e nell’attesa che la madre del bambino partorisse,per la gioia, decidemmo di partire in luna di miele, visto che dopo il matrimonio non ne avevamo avuto occasione.. 
La notte non riuscivo a pensare ad altro.. un figlio, tutto mio. Era ciò che desideravo dall’età di dieci anni..”

I suoi occhi brillarono.
Continuai a stringere la mano di Justin.
Qualche mese dopo, scoprii che proprio durante la luna di miele, il Signore aveva deciso di regalarmi un figlio. Ero rimasta incinta. Per me fu una gioia immensa.
Il bambino che avevo adottato, e mio figlio, avrebbero avuto pochi giorni di differenza, infatti la madre del bambino che adottammo, partorì nel mio stesso giorno, anche se il mio parto era un po’ prematuro.
Appena quella signora partorì, mi portarono quella piccolissima creatura fra le braccia.. e fu li che scoppiai a piangere. Non era la mia creatura, ma era come se lo fosse stata. Anche se non l’avevo portata in grembo, l’avevo portata nel cuore per nove mesi.”

Una lacrima le scese sul volto, ma ci impiegò poco a farla scomparire.
Solo guardando lo specchio dietro lei mi resi conto delle lacrime che rigavano anche il mio di volto.
Le asciugai, quando lei continuò.
Invece, il mio piccolo, era nato un po’ prematuro così dovette stare qualche giorno nell’incubatrice.. ma quando i dottori me lo portarono, piansi di nuovo.
Misi subito i bambini uno accanto all’altro, e non potete immaginare quanto piansi. Avevo sempre desiderato un bambino, ed ora me ne ritrovavo due. La mia gioia era immensa.
Crescendo la bambina che avevo partorito divenne sempre più bella, come il bambino che avevo adottato. Sin da piccoli furono legati da un grande sentimento che superava di gran lunga l’amore fraterno.. 
Justin, il bambino che non era nato dal mio corpo, crebbe e divenne l’orgoglio e la gioia di questa famiglia, proprio come la fragile Jude, che avrebbe fatto di tutto per lui.”
Quando il suo racconto era iniziato, avevo avuto il presentimento di essere io la bambina adottata.. Ma ora, sapere che Justin lo era, avrebbe cambiato qualcosa?
Mi voltai e lo guardai.
Era immobile con i piedi puntati per terra e il volto ricoperto di lacrime.
I suoi occhi erano gonfi, e ad ogni battito lasciavano ricadere delle piccole goccioline.
Lasciò la mia mano e corse fuori.
Mamma fece per andarle dietro, ma papà la fermò.
“è meglio che ci vada Jude..” Disse poi guardandomi.
Ero entrata in un mondo parallelo. Mio fratello era adottato, eppure mi sentivo felice. Sapevo che questo avrebbe migliorato la nostra situazione..
Anche se, potevo immaginare come si sentisse Justin visto che  fino a poco fa credevo di essere io al suo posto.
Uscii velocemente di casa e lo trovai seduto sulle scale del vialetto, raccolto su se stesso.
Andai accanto a lui e adagiai l’abito da sposa fra noi due.
Lo abbracciai, e gli diedi dei morbidi baci sulla testa.
Lui continuò a piangere, e lasciò completamente che il suo corpo si adagiasse al mio.
Sentirlo piangere così forte da farlo tremare, mi fece sentire inutile accanto a lui.
Tuttavia non dissi una parola. Ci bastava il silenzio per comunicare.

Passò mezz’ora, prima che si riprendesse.
Poi si alzò e mi sorrise debolmente.
Gli occhi gonfi, il viso bagnato, le labbra piegate.. era sempre il ragazzo che amavo.
“Jude..” Disse asciugandosi l’ultima lacrima.
“Justin, non posso vederti così.” Dissi.
“Jude per favore ascoltami. Forse il fatto che io sono adottato, potrebbe esserci d’aiuto. La legge non dice nulla a riguardo?” Mi chiese.
Mi impressionai di fronte la sua forza di rialzarsi.
Aveva appena ricevuto una notizia che a me avrebbe shoccato, eppure.. mi sorrise.
“No nulla però..” Disse mio padre da dietro.
Ci voltammo e lo guardammo.
Teneva mamma per mano, e lentamente vennero verso di noi.
“Però?” Chiesi inquisitoria.
“Però, noi potremmo disconoscere uno dei due, per far si che riusciate a sposarvi.” Disse.
Sapevo che per loro, disconoscere uno di noi due, era come doversi togliere una costola.. eppure per il nostro amore lo avrebbero fatto.
Guardai Justin, che mi sorrise. Eravamo disposi a tutto pur di stare insieme.
Ebbi un sussulto al cuore, e un’idea mi annebbiò la mente.
“Io. Io mi propongo come volontaria.” Dissi.
Non avrebbero disconosciuto Justin. Ne ora ne mai. Aveva già sofferto abbastanza sapendo di essere adottato.
E poi, era il minimo che potessi fare per lui.
“No Jude. Tu sei la loro figlia legittima..” Lo interruppi.
“Ho detto che sarò io quella che si farà disconoscere. Che poi, sarà un disconoscimento solo legale..” Diss
i guardando mamma e papà.
Vennero verso di noi, si abbassarono e ci guardarono negli occhi.
“Lo facciamo per voi. Perché possiate vivere insieme, è una pura formalità legale.. Il nostro cuore apparterrà per sempre a voi, ed è con esso che nessuno verrà disconosciuto.” Disse mio padre.
Lo sguardo di Justin era fisso per terra.
“Justin tesoro. Tu e Jude siete la cosa più bella che abbia avuto nella mia vita. E seppure non sei nato dal mio grembo, per me sei nato dal mio cuore. Io ti ho amato dal primo istante in cui ho saputo che eri dentro un’altra donna. Io ti ho amato dal primo istante in cui ho saputo che avresti dato luce alla mia vita. E ti amo ogni giorno di più, se è possibile amarti così tanto tesoro.”
Justin gettò le braccia al collo di mia madre e restarono stretti qualche istante.
Io e papà ci guardammo e con un sorriso affabile ci unimmo a loro.
Ora si che il quadretto familiare era completo.



--------
“Il Signore, mette al mondo per noi un’anima gemella. Certe volte in uno sconosciuto, certe volte in un amico.. altre volte in persone molto vicine.. ad esempio un fratello.” Disse il parroco.
Sorrisi.
Ero innamorata di mio fratello.

Mi guardai intorno, e vidi tutti i miei cari attorno a me.
Taylor aveva fra le braccia il suo bambino, mentre Saro accanto a lei, ci guardava con gli occhi lucidi.
Mia madre e mio padre, erano seduti nella prima panchina ed anche loro avevano gli occhi lucidi. Li guardai e sorrisi per ringraziarli di avermi fatto trovare una persona meravigliosa come mio fratello.
Poi mi voltai e di fronte ai miei occhi vidi Justin.
Le sue mani tremavano mentre il suo volto si colorava di rosso.
I nostri sguardi furono immersi gli uni negli altri a tal punto da dimenticare tutto ciò che ci circondava.
Scomparve il parroco, mia madre, mio padre, Taylor, Saro e tutti gli altri invitati.
Scomparvero le panche, l’altare, la navata e l’uscita. Ci fu solo il nostro amore, di fronte a Dio.
Poi quelle due parole, uscirono dalla mia bocca.
“Si, lo voglio.” Dissi.
Ci furono degli istanti vuoti, e poi Justin disse la stessa cosa.
“Si, lo voglio.”
Indossavo l’abito più bello che mia madre avesse trovato in tutta la città, ma non mi importò di calpestarlo mentre per mano con mio fratello attraversavamo la navata della chiesa.
Il nostro sogno si era realizzato, e tutto sarebbe stato perfetto.
Andammo a vivere insieme in una casa che dopo molti risparmi eravamo riusciti ad acquistare. Io disegnavo abiti, mentre Justin si era laureato in legge.
Vivevamo una vita adagiata. Ma se anche i soldi non ci fossero stati, ci sarebbe stato il nostro amore a farci sopravvivere.
Solo una cosa, avrebbe reso tutto più perfetto.. e accadde 4 mesi dopo.
Rimasi incinta.. di due gemelli.




Buongiorno ragazze :’’)
Ok, sto piangendo.. è finita, non ci credo.
Ho amato scrivere questa FF, e grazie ad essa ho conosciuto persone meravigliose come voi.
Credo sia questo quello che conta.
Sicuramente, dopo l’estate inizierò una nuova FF.. almeno spero.
Vi voglio un bene immenso e spero che nonostante sia finita, ci manterremo in contatto.
Ma che dico?! Spero? So che sarà così, per il semplice fatto che Justin ci tiene unite.
Vi voglio bene.
Fatemi sapere che ne pensate.. C:
Un bacione,
-Erika

Erika Silipigni su face
@IloveTheBiebes3 su twitter

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