Di verità ne basta un quarto

di Vattelapesca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Furbizia ***
Capitolo 2: *** 2. Hogwarts ***
Capitolo 3: *** 3. Lezioni di volo ***
Capitolo 4: *** 4. Amici ***



Capitolo 1
*** 1. Furbizia ***


Note: questa long è nata da una one shot scritta per un concorso. Che dire, non ho saputo resistere. Non è assolutamente necessario aver letto la os per leggere questa ma, se volete dare una grossa sbirciata ai futuri sviluppi della storia, allora eccola qua http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=976774&i=1
E' decisamente avanti nella trama, ma penso che non vi rovinerà nulla, semmai renderà più interessante il tutto. E adesso vi lascio alla lettura :D

 
Di verità ne basta un quarto


Parte prima
1951 – 1969
 
*
 
1. Furbizia
 
All'età di nove anni, Rita aveva due grandi occhi furbi, la testa piena di fini capelli castani e un'eccezionale abilità nel dire le bugie. Si trattava di piccole ed innocue menzogne, raccontante senza l'intenzione di nuocere a nessuno, ma lei adorava inventarsele. Era un po', ormai, che aveva capito quanto fosse brava a far credere agli altri quello che voleva. Non era difficile, in fondo. Bastava essere convinti di ciò che si diceva, il segreto stava tutto lì. La sera, durante la cena, lei amava raccontare di quelle piccole marachelle ai suoi genitori, divertendosi a prendere in giro gli altri bambini, che credevano ad ogni cosa che usciva dalla sua bocca. Suo padre, allora, le diceva bonario: “Ricorda, Rita, che le bugie hanno le gambe corte!” Poi, con un sorriso, le faceva promettere che non lo avrebbe fatto più e lei dava sempre la sua parola. Ovviamente, entrambi sapevano quanto fosse vana.
Roger Skeeter stravedeva per la sua unica figlia e, nonostante il suo ruolo di genitore lo costringesse a riprenderla, si compiaceva del suo ingegno. Era convinto che Rita fosse solo molto furba e curiosa, e non si stancava mai di ripetere quanto questo l'avrebbe aiutata nella vita.
Arriverai lontano, con il cervello che ti ritrovi!” Le diceva sempre scompigliandole i capelli. In quei casi la Signora Skeeter sbuffava alzando gli occhi al cielo, infastidita.
Non approvava il comportamento del marito. Tutto quell'entusiasmo perché sua figlia era brava a raccontare qualche frottola ai suoi amichetti... come fosse una cosa di cui essere contenti, poi. In realtà, erano molte le cose che non approvava del marito. Il suo essere assolutamente mediocre, ad esempio.
Roger Skeeter non aspirava a niente di particolare; da anni manteneva il suo posto al Ministero, senza aver mai né visto né voluto neanche l'ombra di una promozione. Era un buon padre ed un buon marito, ma a volte Miranda Skeeter aveva l'impressione che fosse anche terribilmente ingenuo.
Rita, dal canto suo, aveva da tempo capito quanto suo padre l'adorasse e quanto questo le potesse far ottenere tutto quello che voleva. Le piaceva come lui la trattava, con rispetto ed attenzione, quasi come fosse adulta. Le piaceva quando lui le parlava dei suoi colleghi al Ministero, oppure quando le raccontava di Hogwarts. Con sua madre, invece, le cose erano molto differenti. Convinta che viziarla non le avrebbe affatto giovato, la Signora Skeeter aveva fatto di tutto per crescere sua figlia il più severamente possibile. Non la lodava mai apertamente, ma si vantava di lei davanti alle sue amiche, raccontando di quanto fossero sensazionali le magie accidentali della bambina.
Rita ammirava sua madre. Le piacevano i suoi lunghi capelli, le sue dita affusolate ed i suoi movimenti aggraziati. Le piaceva il movimento elegante della bacchetta con cui incantava il servizio da tè, quando la domenica pomeriggio lei e le sue amiche si riunivano nel salotto. Fin da piccola era stata abituata a partecipare a quegli incontri, che, secondo sua madre, avrebbero aiutato la sua educazione. Per lungo tempo, la bambina non aveva fatto altro che annoiarsi a morte; seduta composta ed in silenzio su una poltrona per quelle che le parevano infinite ore. Poi aveva iniziato a capire che, prestando ascolto alla conversazione, il tempo passava molto più velocemente. Da lì non le c'era voluto molto per scoprirsi realmente interessata a quel mucchio di chiacchiere. Semplicemente, le trovava affascinanti. Tutte quelle distinte signore potevano passare un pomeriggio intero a parlare dei fatti di qualcun altro, come se la faccenda le competesse minimamente. Ma la cosa più bella era che si parlavano anche alle proprie spalle. Se, ad esempio, una di loro saltava un appuntamento, allora si poteva star certi che la conversazione sarebbe partita proprio riguardo a lei. E Rita ascoltava ed ascoltava, sorbendo il proprio tè in silenzio. Da sola nella sua cameretta, poi, nei suoi giochi ricreava quanto aveva visto ed udito. Così anche le sue bambole prendevano il tè insieme. Le storie che si raccontavano, però, Rita le rendeva sempre un po' più interessanti di quelle originali. Così, si diceva, è molto più divertente.
 
Da quando aveva compiuto undici anni, tre mesi prima, Rita non aveva fatto altro che pensare ad Hogwarts. Suo padre gliel'aveva descritta come il palcoscenico dove lei avrebbe potuto brillare, sua madre come un luogo di ambizioni, dove avrebbe dovuto dare il meglio di sé. In ogni caso, Rita non vedeva l'ora di andarci.
Così, quando quella mattina di Luglio un grosso barbagianni planò sul tavolo della colazione dalla finestra aperta, la bambina quasi si strozzò con il porridge per l'agitazione. Con mani tremanti sfilò la spessa busta dalla sua zampa ammirando, prima di spezzarlo, il sigillo di ceralacca.
 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed.Internaz. dei Maghi)
 
Cara Signorina Skeeter,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il primo settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
 
Con ossequi,
Horace Lumacorno
Vicedirettore
 
Intanto, sua madre aveva già afferrato il secondo foglio per studiarlo con interesse.
Potremo comprarti un gufo, che ne dici?” Le chiese.
Rita sentì le labbra aprirsi in un grande sorriso. “Dovremo andare a Diagon Alley, possiamo andarci oggi? Vi prego!”
Sua madre sollevò le sopracciglia. “Proprio oggi? Non c'è tutta questa fretta, c'è ancora tempo.”
Andiamo, Miranda.” Intervenne suo padre. “Penso che potremo portarla a Diagon Alley in ogni caso. E poi ho proprio voglia di uno di quei gelati di Florian Fortebraccio...”
Lei, come sempre, di fronte all'atteggiamento del marito alzò gli occhi al soffitto.
Bene.” Cedette infine. “Ma prima finisci la tua colazione!
Da sopra la ciotola del porridge, Rita sorrise con fare furbo.


PS: intanto, grazie per essere arrivati fino alla fine. Forse non è il più interessante degli inizi, lo so. Ma mi interessava parlare del rapporto di Rita con i suoi genitori, perchè l'argomento tornerà a far capolino. Dal prossimo capitolo le cose si faranno un po' più interessanti, prometto! Non ho comunque intenzione di sorvolare sui primi anni ad Hogwarts di Rita, non mi sembra giusto. Fatemi sapere cosa ne pensate, ogni critica è ben accetta.

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Capitolo 2
*** 2. Hogwarts ***


2. Hogwarts
 
Fuori dal finestrino, il paesaggio scorreva sempre più velocemente, confondendosi in un'unica macchia grigia. Presto avrebbero abbandonato la città, inoltrandosi nel verde della campagna. Rita non vedeva l'ora. Seduta accanto a lei, una ragazzina si tormentava le mani, le sopracciglia aggrottate per la concentrazione. Continuava a mormorare qualcosa sotto voce, contando con le dita.
Si può sapere cosa stai facendo?”
Oh, Rita!” Si lamentò lei. “Ho dimenticato qualcosa a casa! Ne sono sicura!”
Stai tranquilla, hai controllato il baule almeno quattro volte. E poi tua madre può sempre mandarti un gufo con quello che ti serve.”
Hai ragione.” Convenne lei, abbandonandosi improvvisamente sullo schienale. “Dovrei solo rilassarmi.”
Rita stava per concordare quando la porta dello scompartimento si spalancò, rivelando la figura snella di una ragazza.
Vogliate scusarmi, ma non riesco a trovare nessuno scompartimento libero ed il Prefetto mi ha detto che non posso stare in piedi nel corridoio.” Disse la sconosciuta mentre si faceva spazio per sistemare il bagaglio sulla rastrelliera.
Non c'è problema.” Rispose Rita, dopotutto il loro scompartimento era praticamente vuoto.
Intanto, la ragazza sembrava star lottando con il baule. Continuava a tentare di sollevarlo per sistemarlo nel portabagagli, ma ogni volta lo lasciava andare sbuffando. Al terzo tentativo si girò repentinamente verso le altre due, l'espressione scocciata.
Vi dispiacerebbe aiutarmi?”
Pochi secondi dopo il bagaglio era stato sistemato senza troppo sforzo. In realtà, l'aiuto richiesto da quella ragazza si era rivelato piuttosto assoluto, dal momento che lei si era limitata a sedersi al suo posto, lasciando fare il tutto lavoro a loro.
Prego.” Le disse schiettamente Rita, sedendosi a sua volta davanti a lei. Ma l'unico ringraziamento che ricevette dalla ragazza fu uno sguardo incomprensibile. Aveva occhi neri e profondi incorniciati da una vera e propria foresta di ciglia. La pelle bianca si tendeva sui suoi zigomi alti, per poi ammorbidirsi vicino alle labbra fini. I capelli, scuri e lucenti, erano raccolti ordinatamente, così che scoprivano il suo pallido e lungo collo. Tutto, in lei, sembrava essere superiore. Forse era il modo in cui teneva il mento leggermente sollevato, o forse era il suo bel vestito di velluto con i polsini bianchi come la neve. Anche Rita aveva un vestito così, sua madre gliel'aveva fatto fare su misura da Madama McClan. Era il vestito delle feste, quello che poteva essere indossato solo nelle occasioni speciali. Di sicuro, non era il vestito che lei avrebbe potuto mettere sul treno per Hogwarts.
Comunque, io sono Rita Skeeter.” Disse tendendo la mano alla sconosciuta, visto che lei non aveva dato alcun segno di socializzazione. La ragazza la scrutò per qualche secondo prima di scambiare con lei una breve stretta.
E lei è Amanda Moffat. Ci conosciamo da quando siamo piccole, le nostre madri sono amiche dai tempi della scuola.”
Amanda scoprì i denti bianchi in un sorriso, annuendo.
Io sono Bellatrix Black.” Disse alla fine la ragazza con tono annoiato, quasi fosse stata costretta.
Sei anche tu al primo anno, vero?” Chiese Amanda.
Sì, ma so già tutto di Hogwarts. Sono anni che mia madre e mio padre me ne parlano.”
Be', sì, anche per noi è così. Ma ci sono cose che non possiamo comunque sapere, come la Casa dove andremo, ad esempio...” Notò Rita.
Io lo so. Sarò Serpeverde, proprio come tutta la mia famiglia.”
Mio nonno era Serpeverde.” Fece subito Rita. Bellatrix Black le scoccò un'occhiata di approvazione e, dentro di sé, lei non poté fare a meno di esultare. Aveva finalmente catturato l'attenzione di quella strana ragazza.
Non mi dispiacerebbe venire smistata là. Si dice sia la casa per chi è furbo e ambizioso.”
Lo è, ed è la migliore.” Rispose lei con un sorriso soddisfatto. “E tu, invece, dove vorresti essere smistata?” Chiese poi rivolta ad Amanda.
Lei abbassò lo sguardo e prese a rigirarsi una ciocca di capelli castani tra le dita. “Oh, non so. Mio padre era Grifondoro, ma io credo che finirò a Tassorosso, come mia madre...”
Tassorosso.” Sghignazzò Bellatrix. “Be', sempre meglio che Grifondoro.”
Ancora una volta, la porta dello scompartimento si spalancò. Ad aprirla era stato un ragazzo pallido e magro, probabilmente del terzo o quarto anno.
Ho un messaggio per la signorina Bellatrix Black. Il professor Lumacorno richiede la tua presenza nel suo scompartimento.”
Ho fatto qualcosa di sbagliato?” Chiese lei alzando le sopracciglia scure.
No, no. Sei solo invitata a pranzo da lui. Ci sono anche altri studenti, vedrai che ti piacerà. E' un onore essere invitati a partecipare al Lumaclub. Puoi lasciare i tuoi bagagli qui, li riprenderai all'arrivo.”
In questo caso...” Ormai era già in piedi. “Allora, spero di vederti a Serpeverde, Rita.”
Poi, uscì dallo scompartimento senza guardarsi indietro.
 
Ancora una volta, Rita alzò lo sguardo sulle migliaia e migliaia di candele che fluttuavano sospese sopra la sua testa. Semplicemente, era troppo meraviglioso. Hogwarts era troppo meravigliosa. La prima volta che aveva visto il castello, mentre attraversava il lago scuro su una barca, il fiato le era mancato in gola. In quel momento non le era più importato della nebbia gelida che penetrava i suoi vestiti come fossero carta velina, facendola rabbrividire. In quel momento le era importato solo di quelle torri e torrette, di quelle guglie acuminate e di tutte quelle calde luci invitanti. Quando, poi, quel grasso professore dai grandi baffi li aveva condotti nella grande sala dal soffitto incantato, nessuno, nemmeno Bellatrix Black, aveva potuto fare a meno di spalancare la bocca di fronte a quella meraviglia.
Adesso che si erano fermati e gli occhi della sala erano tutti puntati su di loro, Rita sentiva lo stomaco in subbuglio. Accanto a lei, Amanda tremava leggermente. Non sapere cosa l'attendeva la irritava. Poi il Professor Lumacorno, colui che li aveva accolti illustrando loro le Case, posò un vecchio cappello da mago su un piccolo sgabello a tre gambe. Prima che la bambina potesse farsi qualunque domanda, uno strappo vicino al suo bordo si aprì, e il copricapo cominciò a cantare:
 
Di Hogwarts e dei fondatori
io ho sempre cantato gli onori,
ed anche quest'anno, miei cari studenti
occorre che faccia alcuni chiarimenti
dovete sapere che son qui per spiegare
delle quattro case in cui dovrete andare
senza timore, mettetemi in testa
conoscervi sarà per me una gran festa
i vostri pensieri mi han sempre guidato
e credetemi, mai mi sono sbagliato
che Grifondoro sia la vostra Casa?
Su coraggio e cavalleria essa tutto basa.
O forse la vostra strada è Corvonero,
tra i sapienti e gli arguti di pensiero,
Ma ancora di Tassorosso devo parlare
dove la lealtà è virtù basilare,
O sarà Serpeverde la vostra abitazione
qui niente supera l'ambizione
Quindi venite all'istante,
fidatevi del Cappello Parlante!
 
 
La sala scoppiò in un boato di applausi ed il Cappello, prima di tornare immobile, rivolse un inchino ad ogni tavolo. Rita era più nervosa che mai. Quel vecchio copricapo le avrebbe letto nel pensiero.
Bene. Adesso chiamerò i vostri nomi. Voi vi sederete e indosserete il Cappello.” Urlò il grasso professore appena la sala fu silenziosa.
Black, Bellatrix!”
La ragazza raggiunse velocemente lo sgabello e vi si sistemò compostamente. Il Cappello aveva appena sfiorato la sua testa quando gridò: “SERPEVERDE!” Lei sorrise soddisfatta e si affrettò ad unirsi ai suoi nuovi compagni, che, seduti nel tavolo all'estrema destra, si stavano profondendo in applausi.
Dopo di lei, fu il turno di Edgar Bones, che fu smistato a Tassorosso. Dopodiché, altri due studenti finirono a Serpeverde, e una ragazzina con le trecce bionde che rispondeva al nome di Irma Foster fu la prima ed essere smistata a Corvonero. Il primo Grifondoro non arrivò molto dopo, e la tavolata esplose in un vero e proprio boato di approvazione. Accanto a lei, Amanda aveva preso a mangiarsi le unghie, non mancava molto al suo turno. Infatti, dopo che un certo Norman Longwill fu smistato in Corvonero, il professor Lumacorno chiamò: “Moffat, Amanda!”
Rita si girò per rivolgerle un sorriso d'incoraggiamento, ma la ragazza non dava segno di volersi muovere. Allora lei le tirò una piccola spinta, mormorando: “Vai!”
Tesa come una corda di violino, la ragazzina raggiunse lo sgabello e si lasciò cadere il cappello sulla testa. Dopo qualche secondo interminabile la sua voce declamò, forte e chiara: “TASSOROSSO!”
Dopodiché, Rita non sentì più niente. I suoi pensieri facevano troppo rumore perché lei potesse ascoltare altro. Alla fine, Amanda aveva avuto ragione: Tassorosso era la sua Casa. E lei, invece? Dove l'avrebbe messa il Cappello Parlante? La ragazza continuava a lanciare sguardi al tavolo dei Serpeverde, non le sarebbe affatto dispiaciuto finire là. Però, anche Corvonero non sarebbe stata poi così male, dopotutto...
Alla fine fu quasi una liberazione sentire chiamare: “Skeeter, Rita!”
La ragazzina prese un gran respiro, facendosi coraggio mentalmente. Poi raggiunse velocemente lo sgabello e vi sedette, cercando di apparire tranquilla e sicura di sé. Si mise il Cappello in testa e subito quello calò sulla sua fronte, nascondendole la visuale della sala.
Improvvisamente, una vocina le riempì le orecchie, facendola quasi sobbalzare sulla sedia. Il cappello stava parlando.
Ahhhh, mi ricordo di tua madre. Ragazza ambiziosa! E tu non sei da meno, lo devo dire. Vedo anche una grande intelligenza, e di furbizia ce n'è da vendere. Ti potresti trovare bene tra i Serpeverde, troveresti degni compagni, eppure c'è qualcosa... mhhh, forse Serpeverde sarebbe la scelta sbagliata. Ricorda: la tua ambizione, se controllata, ti porterà lontano. E per insegnarti a controllarla niente è meglio di... CORVONERO!”


Ps: ecco qui il secondo capitolo. Sì, Rita e Bellatrix sono nate nello stesso anno, quindi mi è sembrato interessante inserirla. Riguardo alla Casa di Rita, informazioni non se ne trovano e io la vedo Corvonero. Ma sono tutte mie congetture, eh. Ringrazio chiunque abbia letto, commentato e seguito. ^^
 
 
 

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Capitolo 3
*** 3. Lezioni di volo ***


3.Lezioni di volo
 

Rita lanciò un'occhiata di traverso al terreno coperto di erba verde. Steso accanto a lei, apparentemente innocuo, c'era un manico di scopa vecchio e malandato. Sentì lo stomaco serrarsi in una morsa spiacevole e desiderò ardentemente di trovarsi da qualche altra parte. Quando aveva visto l'annuncio sulla bacheca, qualche giorno prima, si era sentita eccitata e felice. Volare era una delle poche cose che aveva sempre desiderato provare, ma che non era mai riuscita ad ottenere. Sua madre era sempre stata irremovibile su quel punto: i manici di scopa non si addicevano ad una signorina per bene. Suo padre, d'altronde, non era mai stato abbastanza bravo nel volo da poter opporsi al volere della moglie con sicurezza e così Rita non aveva mai toccato un manico di scopa. Questo, ovviamente, non le aveva impedito di raccontare qualche bugia sulle sue abilità nel volo. Ma per fortuna ad Hogwarts nessuno aveva sentito le sue frottole. Certo, c'era Amanda, che di lei sapeva tutto (o, almeno, tutto quello che Rita voleva farle credere), ma alla strega non importava poi molto. La sua amica non era minimamente in grado di nuocere alla sua immagine. Da questo punto di vista, era abbastanza riparata dalle figuracce.
Era stato con sollievo che aveva scoperto che sarebbero stati i Tassorosso i suoi compagni per quella lezione. La presenza dei Serpeverde avrebbe peggiorato di gran lunga le cose. La presenza di Bellatrix Black avrebbe peggiorato di gran lunga le cose. Di sicuro lei sapeva già volare bene, Rita non aveva dubbi a riguardo. Sembrava che non ci fosse niente che Bellatrix non sapesse fare: già dopo pochi mesi, si era rivelata la migliore della classe in ogni materia. Per quanto tentasse di negarlo a sé stessa, Rita la trovava affascinante. Quando parlava, sembrava talmente sicura di sé che contraddirla risultava praticamente impossibile. Ci aveva messo poco a conquistare le amicizie di studenti e professori, sopratutto del docente di pozioni, che stravedeva per lei. Quando la vedeva camminare per i corridoi con la sua postura perfetta, accompagnata dai suoi amici Serpeverde, Rita sentiva che avrebbe dato qualsiasi cosa per far parte della sua compagnia. Ma la ragazza, con immenso fastidio di Rita, quasi la ignorava.
Il sibilo acuto del fischietto dell'insegnante la riportò con i piedi per terra. Madame Bumb, una donna dallo sguardo deciso che portava corti capelli spinosi, cominciò a parlare:
Adesso stendete una mano sul vostro manico di scopa e con decisione dite: 'Su!'”
Con lo stomaco in subbuglio, Rita allungò la mano ed esclamò: “Su!”
La scopa rotolò appena, senza dar segno di alzarsi. Prima di riprovare Rita si guardò velocemente intorno: nessuno ci era riuscito. Il primo ad avere successo fu un ragazzo di Tassorosso di nome Diggory e, dopo di lui, quasi tutti riuscirono a farsi obbedire dal manico di scopa. Fu con soddisfazione che Rita se lo vide volare in mano molto prima che tutti finissero. Forse la lezione sarebbe andata meglio di quanto lei aveva sperato...
Bene, adesso mettetevi a cavalcioni del vostro manico di scopa e, dandovi una lieve spinta con i piedi, provate a sollevarvi da terra.” Disse l'insegnante dopo aver mostrato a tutti come montare correttamente un manico di scopa ed aver corretto le varie posture errate. “Mi raccomando, dovete solo sollevarvi di circa un metro. Poi inclinatevi in avanti per tornare giù. Pronti? Al mio fischio.”
Il fischio suonò e, quasi prima di accorgersene, Rita si ritrovò staccata da terra. Anche se si trattava di a malapena un metro, fu elettrizzante. Attorno a lei, tutti gli altri ragazzi, chi più chi meno, stavano fluttuando in aria. Madame Bumb fischiò di nuovo per farli scendere, poi fece ripetere loro l'esercizio un po' di volte. Presto alcuni ragazzi si stancarono, ed alcuni cominciarono a staccarsi sempre di più da terra.
Bene, bene. Può bastare. Adesso vi metterete in fila e, uno alla volta, proverete a fare un piccolo tragitto in volo. Non vi alzate troppo, rimanete vicini al terreno. Non è importante andare veloci. Ci siamo capiti? Adesso avanti il primo!”
La prima della fila era una ragazzina di Tassorosso che continuava a procedere a scatti e a tornare a terra. Poi fu il turno di Amos Diggory, il ragazzo che per primo era riuscito a comandare la scopa. Volò perfettamente, guadagnandosi l'ammirazione dei Tassorosso. Successe una cosa simile anche con un ragazzo di Corvonero, che affrontò l'esercizio con tranquillità. Evidentemente, pensò Rita, quei ragazzi avevano imparato a volare a casa. Lei, invece, pur provenendo da una famiglia di maghi, era del tutto digiuna in materia. Subito la sicurezza che aveva acquistato svanì, lasciando nuovamente il posto al mal di stomaco. Rischiava di fare una grande figuraccia. Quando Amanda ebbe finito (dopo un paio di cadute), fu il suo turno. Rita si mise a cavalcioni del manico di scopa e, proprio come aveva fatto prima, si diede una spinta con le gambe. Cominciò a muoversi lentamente, ed anche un po' a scatti. Ad un certo punto, la scopa si alzò in aria di troppo contro il suo volere e lei si sentì terrorizzata. Alla fine riuscì a completare il percorso abbastanza dignitosamente, ma non al livello che aveva sperato. Tornando indietro, borbottò ad Amanda : “Le scope di questa scuola sono pessime, a casa avrei fatto un lavoro molto migliore.”
 
Le vacanze di Natale furono introdotte dall'ennesima nevicata. Quella mattina, Rita si alzò presto, e, tentando di fare il meno rumore possibile per non svegliare le sue compagne di stanza, si preparò per il viaggio che l'attendeva. Tornare a casa non le dispiaceva. Hogwarts era meravigliosa ed affascinante, ma lei non riusciva a dominarla come avrebbe voluto. A casa era lei che dettava le regole del gioco, mentre la scuola finora le aveva regalato davvero poche soddisfazioni. Quello non era il posto che le aveva sempre descritto suo padre, non c'era nessun palcoscenico per farla brillare. Piuttosto, assomigliava molto alla descrizione di sua madre. Ma, evidentemente, di ambizione lei non ne aveva avuta abbastanza.
 
Attraverso le nuvole di vapore bianco, Rita tentava di riconoscere la testa di Amanda tra la moltitudine di studenti che occupavano il marciapiede accanto al binario. L'amica le aveva detto che si sarebbero trovate sul treno, ma adesso sembrava sparita. La strega aspettò che la banchina si fosse svuotata, poi, incitata da un Prefetto, fu costretta ad entrare. Trovò Amanda poco dopo, in uno scompartimento già pieno.
Rita!” Esclamò subito l'amica, sorridendo.
Ti aspettavo al binario.”
Oh, hai ragione. È che c'era così tanta gente! Ho pensato che sarebbe stato meglio entrare.”
Avresti potuto chiamarmi.”
Ma stamattina avevi detto che ti aspettavano i tuoi amici...”
Rita si sentì gelare. Era vero, l'aveva detto. Non lo faceva sempre? Era mesi che parlava ad Amanda dei suoi amici Corvonero. Come la ragazza non si fosse ancora accorta che quegli amici non esistevano affatto, Rita non riusciva proprio a capirlo, visto che passava la maggior parte del suo tempo con lei.
Amanda doveva aver notato il cambiamento di espressione sul suo viso, perché si affrettò ad aggiungere: “Comunque puoi restare qui, c'è posto...” Sembrava sinceramente dispiaciuta per una colpa che neanche aveva.
Rita diede un'occhiata neanche troppo celata agli occupanti dello scompartimento: erano tutti Tassorosso. C'erano Amos Diggory, il ragazzo bravo a volare, Edgar Bones, un ragazzino minuto che studiava sempre con Amanda, ed altre persone che Rita conosceva solo di vista.
La strega si ricompose e, sicura, disse:
No, non c'è posto. Lo scompartimento è pieno. Ed i miei amici mi stanno aspettando, ci vediamo dopo.”
Una volta chiusa la porta dello scompartimento, si affrettò ad allontanarsi. Farsi vedere a ciondolare per il corridoio sarebbe stato quantomeno sospetto. Ma la verità era che non sapeva dove andare. Con che faccia si sarebbe potuta presentare dai suoi compagni di casa, quando a malapena li conosceva? La risposta le si presentò davanti sotto forma di uno scompartimento vuoto, o, più precisamente, sotto forma di chi stava dentro lo scompartimento vuoto. Forse, tra i Corvonero del suo anno, era quello con cui aveva parlato più volte, visto che era il suo compagno a Pozioni. Quel ragazzino dalla faccia tonda era sempre stato gentile con lei e, qualche volta, avevano persino svolto i compiti assieme.
Ciao Norman!” Esordì con finta allegria mentre spalancava la porta dello scompartimento.
Piano!” Le sussurrò lui, indicando con il dito un punto vicino a Rita. Seduto su un sedile, la testa abbandonata all'indietro, c'era un ragazzo dai capelli lunghi e biondi che dormiva alla grande.
Posso?” Chiese Rita abbassando la voce.
Norman l'aiutò a sistemare il baule, poi si sedettero uno di fronte all'altra.
Chi è quello?”
Xeno Lovegood, un Corvonero del terzo anno. Strano che tu non lo conosca, non è di sicuro un tipo che passa inosservato. Ma forse è perché trascorri pochissimo tempo in Sala Comune...”
Non è vero! Passo un sacco di tempo in Sala Comune!”
Norman alzò le sopracciglia, scettico. “Ah davvero? Quando studi te ne stai sempre per conto tuo, altrimenti vai subito a letto.”
Che fai, controlli le mie mosse?”
No, sono solo un buon osservatore.” Rispose calmo il ragazzino.
Rita incrociò le braccia, stizzita. Quello che aveva detto era vero: lei trascorreva pochissimo tempo assieme ad i suoi compagni di casa. Quando non era con Amanda, studiava quasi sempre da sola. La verità era che sentiva di avere veramente poco a che fare con i Corvonero, e per questo neanche si sforzava di conoscerli meglio.
Andiamo, Rita. Probabilmente sei qui solo perché non hai trovato un altro scompartimento.”
No... cioè, ti ho visto e ti volevo salutare...” Improvvisò lei in risposta, senza sentirsi molto convinta.
Senti, fai come vuoi, davvero. Il mio voleva essere solo un consiglio. Ma se non ti importa va bene, in fondo sono affari tuoi.”
No!” Esclamò lei, improvvisamente infervorata. “E' che... è che mi sembra di non avere niente a che fare con loro, ecco. Forse non avrei dovuto essere una Corvonero, forse...”
Forse non ci provi abbastanza.”
Non è vero!”
Guarda che le persone non diventano tue amiche così, senza che tu faccia niente per avvicinarle. E perché dici che non avresti dovuto essere in Corvonero?”
Il cappello era indeciso, avrebbe dovuto scegliere Serpeverde. Io non ho le qualità di Corvonero.”
Norman scosse la testa. “Il cappello non sbaglia, fidati. E poi non è vero che non hai nessuna qualità dei Corvonero. Sei tra i più bravi a risolvere gli indovinelli della porta.”
Quello non vuol dire niente...”
Sarà, ma io a volte non ci riesco.”
Stettero in silenzio per un po', persi nel panorama che scorreva fuori dal finestrino.
Nel sonno, il ragazzo dai capelli biondi si mosse, farfugliando qualcosa di indecifrabile.
Dici tanto di me, ma tu perché sei qui da solo?” Chiese ad un certo punto Rita, curiosa.
Non c'era nessuno.”
Questo è falso. Caroline e Tina sono le uniche del nostro anno ad essere rimaste ad Hogwarts. I genitori di Caroline sono in Francia da degli zii, quindi lei rimarrà qui con sua sorella più grande, che frequenta il quarto anno. Tina ha deciso di rimanere con lei, visto che sono molto amiche. Sua madre passerà a trovarla per il giorno di Natale, ma poi andrà in Egitto dal fratello di Tina, che fa lo Spezzaincantesimi. Quindi, tutti gli altri sono su questo treno, visto che tornano a casa.” L'aveva detto tutto di un fiato, felice di poter dimostrare di sapere qualcosa, dopotutto.
Norman spalancò la bocca, sorpreso. “Cosa...? Forse ti ho accusato ingiustamente, sembra che tu conosca le tue compagna meglio di quanto credessi.”
Rita sorrise, soddisfatta. Finalmente era in vantaggio.
Oh, non le conosco affatto. Sono solo una buona ascoltatrice.”
 
 
PS: eccomi tornata dopo tanto tempo, troppo tempo, forse. Mi scuso, ma negli ultimi tempi mi è stato impossibile trovare un momento libero per scrivere in santa pace, e quindi ho dovuto accantonare temporaneamente questa storia, sebbene a malincuore. Inoltre, è proprio un periodo no, voglio sperare che la qualità della scrittura non ne sia stata influenzata, ma non posso garantirlo.
Riguardo al capitolo: ho deciso di mostrare l'inserimento un po' difficile di Rita a scuola. Abituata a essere sempre al centro dell'attenzione ed ad ottenere ciò che desidera, trova qualche difficoltà a trovare il proprio posto in un ambiente così grande.
Riguardo ad i nuovi personaggi inseriti: non credo ci sia bisogno di dire chi è quell'Amos Diggory. Non avendo trovato la sua precisa data di nascita da nessuna parte, mi sono presa la libertà di dargli gli stessi anni di Rita & co. Edgar Bones, già comparso durante lo smistamento, è il fratello di Amelia Bones. Neanche di Xeno Lovegood ho trovato la precisa data di nascita, ho quindi immaginato che potesse avere all'incirca l'eta del signor Weasley (nato nel '50 ).
Norman è il mio OC, e qui ho deciso di mostrare la loro prima vera e propria conversazione.
Questo è tutto, sennò tra poco la nota supera il capitolo in lunghezza. ;)
Ringrazio chiunque abbia aspettato, letto e commentato questa storia. Ricordo che le recensioni fanno felici tanto tanto gli autori. ;D

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Capitolo 4
*** 4. Amici ***


4.Amici
 
Se le avessero chiesto come fosse successo, non avrebbe saputo dirlo, ma dopo quel viaggio lei e Norman diventarono amici. Al binario nove e tre quarti, l'ultimo giorno delle vacanze, venne loro naturale cercarsi tra la folla e poi condividere di nuovo lo scompartimento. Anche a scuola le cose cambiarono, finalmente Rita aveva qualcuno con cui sedere a pranzo, fare i compiti e parlare comodamente seduta davanti al fuoco. Certo, Amanda era ancora sua amica, ma dopotutto era una Tassorosso, ed il tempo che potevano trascorrere insieme era limitato. Inoltre, grazie a Norman, la strega ebbe la possibilità di conoscere meglio i Corvonero del suo anno, e non solo. Il ragazzo la presentò anche a Xeno Lovegood, quel tipo che aveva passato tutto il viaggio a dormire. A Rita non ci volle molto per etichettarlo come “strambo” , non faceva altro che parlare di creature inesistenti dai nomi strani, come il Ricciocorno Schiattoso. Tuttavia, la ragazza si premurò di tenere le sue opinioni per sé, sembrava che Norman trovasse Xeno una compagnia molto interessante e lei non voleva di certo iniziare una discussione con il suo nuovo amico.
 
L'inverno si sciolse in una sfavillante e calda primavera che segnava paurosamente l'arrivo degli esami. Rita tentava in tutti i modi di nascondere il suo terrore, e, se con Amanda ci riusciva piuttosto bene, la stessa cosa non si poteva dire con Norman. Il ragazzo era uno dei pochi ad aver intuito quanto lei volesse eccellere in ogni cosa, e quanto male la facesse stare il non riuscirci. Con il passare delle settimane, la strega aveva iniziato ad impazzire tra schemi di ripasso e pile di appunti. Ormai, quasi tutti i pomeriggi Norman, Amanda e a volte anche qualcun altro Tassorosso, venivano trascinati da Rita in biblioteca. Quel giorno era capitato ad Edgar Bones, che aveva avuto l'unica sfortuna di trovarsi con Amanda quando Rita era apparsa. Fuori splendeva un bel sole, e le espressioni di tutti la dicevano lunga su quanto avrebbero preferito stendersi vicino al Lago Nero, piuttosto che stare rinchiusi tra la polvere della biblioteca.
Andiamo, Rita...” Provò a farla ragionare Norman “Abbiamo studiato a sufficienza. Guardati intorno: qui dentro ci sono solo quelli del quinto anno e quelli del settimo. Ed è perché hanno i GUFO e i MAGO. Penso che noi potremmo benissimo prenderci una pausa.”
Amanda, che fino ad allora era stata costretta da Rita a ripetere almeno cinque volte le date delle guerre tra Troll, tirò un sospiro di sollievo. Anche Edgar Bones parve molto contento della proposta di Norman.
E' vero. E poi tu sei brava a scuola, sono sicuro che te la caverai più che bene.” Aggiunse infatti, incoraggiante.
Rita aprì la bocca, pronta a replicare, ma poi parve cambiare idea. Ripose in fretta la piuma e le pergamene, chiuse i libri e si caricò la tracolla in spalla.
Una pausa, eh? Sapete cosa vi dico? Prendetevela voi una pausa se la volete così tanto. Non sono affari miei. Più che bene?! E secondo te più che bene è abbastanza, Edgar? Forse lo sarà per te!” Soffiò inviperita. Poi, prima che nessuno avesse la possibilità di dire niente, sparì velocemente tra gli scaffali.
 
A quell'ora la torre di Corvonero era deserta, da dove si era seduta, Rita riusciva a scorgere lo scintillio del Lago Nero. Si sentiva così tesa da aver voglia di piangere. Possibile che i suoi amici non capissero? Lei non poteva essere mediocre. Ricordava ancora l'espressione di disappunto sul volto di sua madre quando aveva appreso i suoi voti scolastici, durante le vacanze di Natale. O, ancora, la severa raccomandazione che le aveva dato alla fine delle vacanze di Pasqua: “Mi aspetto che tu passi al meglio i tuoi esami.”
Il suono di una voce interruppe i suoi pensieri, il batacchio a forma di aquila si stava animando.
Ha braccia ma non mani, collo ma non testa.”
Sentì declamare, nel silenzio totale, Rita. Dopo un tempo che le parve interminabile, visto che dopo qualche secondo lei aveva già indovinato la risposta, sentì una voce familiare dire:
La camicia?”
Con suo estremo disappunto la porta si aprì, rivelando la figura di Norman.
Ehi, è la prima volta che indovino così velocemente!”
Era assurdamente facile.” Rispose lei, secca.
Sì, credo l'abbia fatto apposta. Voleva farmi entrare.”
Fantastico.” Borbottò Rita. “Adesso anche la mia stessa Casa è contro di me.”
Lui si avvicinò al tavolo e si sedette di fronte a lei.
Si può sapere che ti è preso?”
Scusa, ma io sto studiando.”
No, non è vero. Avere i libri aperti non significa affatto studiare.”
Rita sbuffò rumorosamente, infastidita. “Cosa vuoi, Norman? Non volevate prendervi una pausa? Perché devi venire qui a disturbarmi? Voglio essere lasciata in pace a studiare.”
Non è vero neanche questo. Se tu avessi voluto essere lasciata in pace saresti salita fino al tuo dormitorio.”
Be', credo che sia proprio quello che farò! Almeno lì non potrai seguirmi!” Sbottò lei, cominciando nuovamente a rimettere a posto le sue cose.
Dai, Rita, smettila. Dimmi cosa c'è che non va.”
Tu non capisci!” Esclamò lei, fermandosi di botto. “Non capisci! Io devo passare quest'esame! Non posso permettermi di fallire.”
Ma cosa stai dicendo? E' ovvio che passerai l'esame! Non hai fatto altro che studiare, ultimamente. E poi è tutto l'anno che vai bene a scuola, perché sei così preoccupata?”
No, no. Non è solo questo, è che... io devo andare bene, molto bene.”
Ah.” Fece lui. “Quindi il problema è come passerai l'esame.”
Lei si limitò a fare sì con la testa, senza dire nulla.
Be', non mi preoccuperei più di tanto neanche per questo, allora. Sei piuttosto brava, Rita. La migliore di noi Corvonero, direi.”
Ma non della scuola. Qualunque cosa faccia non potrei mai superare Bellatrix Black, o...”
Ancora lei?” Fece Norman, esasperato. “Possibile che torniamo sempre a lei? Lasciala perdere! Insomma, cosa te ne frega?”
Non è solo lei! Ci sono un sacco di altri studenti migliori di me, e mia madre...”
Tua madre? Quindi è lei il problema?”
No, cioè... anche. È che lei... lei si aspetta certi risultati da me, e io voglio raggiungerli.”
Rita, ascolta. Sei brava, davvero. E hai studiato davvero tanto, quindi sono sicuro che andrai benissimo. Lascia stare quello che vogliono gli altri, pensa a quello che vuoi tu.”
Le disse Norman con un sorriso. Lei non poté fare a meno di restituirglielo mentre flebilmente diceva: “Va bene.”
In realtà, quello che voleva era essere la migliore. Ma questo a lui non aveva avuto il coraggio di dirlo.
 
 
 
Quindi, mi pare di capire che la Coppa delle Case, quest'anno va a... Serpeverde!” Il tavolo dei Serpeverde esplose in un boato di applausi ed urla gioiose, alcuni cappelli volarono in aria.
Ovvio.” Bofonchiò Tina Hastings applaudendo con poca convinzione.
E dopo la Coppa del Quidditch hanno preso anche questa. E' rimasto forse qualcos'altro che possano vincere?” La spalleggiò Norman, seduto accanto a lei.
Se ci fosse vincerebbero anche quello.”
Bene, bene. Complimenti Serpeverde.” Continuò Silente. “E adesso vi lascio festeggiare con l'ottimo banchetto preparato dalle cucine. Prego!” Il preside batté le mani e, come sempre, i piatti vuoti si riempirono di ogni tipo di leccornie.
 
Cos'è?” Chiese Rita osservando il piccolo pezzo di pergamena che Norman le stava porgendo.
E' il mio indirizzo. Così quest'estate ci potremo scrivere.”
Giusto!” Esclamò la ragazza, affrettandosi a rovistare tra i suoi bagagli per trovare carta e piuma.
Che stai facendo?”
Cerco qualcosa su cui scrivere anche il mio, di indirizzo.”
Non importa. Vorrà dire che il primo gufo lo manderai tu.”
Oh, perfetto allora! Ho trovato il modo per liberarmi di te per tutta l'estate: non iniziare a scriverti! E io che mi stavo già preoccupando!” Scherzò lei.
Norman ridacchiò. “Che simpatica.”
Ormai manca poco, vado a cercare Amanda. Ci vediamo dopo, va bene?”
Mentre sentiva il ragazzo dire: “A dopo.” Rita sì alzò ed aprì la porta a vetri.
L'amica le aveva detto che avrebbe preso uno scompartimento con i Tassorosso, ma lei non aveva idea del dove. Fu così che, percorrendo il corridoio del treno, si imbatté in Bellatrix Black.
Stranamente, la ragazza era sola. Rita le rivolse un sorriso incerto. “Complimenti per gli esami, ho saputo che sei stata la più brava della scuola.”
La strega la guardò per un attimo spaesata, come se non capisse neanche di cosa l'altra stesse parlando. Evidentemente, non dava affatto peso alla cosa. Non quanto gliene dava Rita, almeno.
Certo.” Disse infine. “Adesso mi vorrai scusare, ma il Professor Lumacorno mi sta aspettando assieme agli altri. Vuole dirci arrivederci prima delle vacanze. È un peccato che tu non possa frequentare le sue feste, sono davvero interessanti.”
Già, ma non c'è modo di ottenere un invito se lui non lo vuole, quindi...”
Oh, alla fine non è così difficile. Si tratta solo di fare impressione.” Disse Bellatrix alzando appena le spalle. “Ci vediamo l'anno prossimo.”
Rita osservò la sua schiena dritta allontanarsi lungo il corridoio, poi tornò a cercare Amanda, scervellandosi, nel frattempo, sul trovare un modo per “fare impressione”.
 
 

PS: ecco, è passato un sacco di tempo un'altra volta. Non tedierò nessuno raccontando di quanto orribilmente pieno sia stato quest'ultimo periodo, adesso sono finalmente in vacanza e ho molto più tempo libero. Quindi, prima di partire, posto questo capitolo. ^^ La scuola è finita anche per la nostra Rita che, alla fine, è riuscita anche ad avere una piccola conversazione con la sua idola Bellatrix. Quanto le ci vorrà per accorgersi che quella è malvagia fino al midollo?
Poi ho finalmente inserito a modo Norman caro, che da subito si rivela un buon amico. Potremo dire la stessa cosa riguardo a Rita? Chissà... chissà...
Tu, che hai: letto questa storia, recensito, seguito, messo tra le preferite, o ci sei solo passato per caso, sappi che ti ringrazio tantissimo. ^^
 

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