Stuck in reverse

di MartaJonas
(/viewuser.php?uid=121157)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter 1: Thank you ***
Capitolo 3: *** Chapter 2: Shotgun wedding ***
Capitolo 4: *** Chapter 3: I believed that it didn’t make difference. ***
Capitolo 5: *** Chapter 4: I owe my life to you. ***
Capitolo 6: *** Chapter 5: Always Smile ***
Capitolo 7: *** Chapter 6: Now I can see every possibility. ***
Capitolo 8: *** Chapter 7: Same Mistake ***
Capitolo 9: *** Chapter 8: Just Friends ***
Capitolo 10: *** Chapter 9: Hello Beautiful ***
Capitolo 11: *** Chapter 10: Follow your heart. ***
Capitolo 12: *** Chapter 11: Maybe the solution isn’t so difficult to understand ***
Capitolo 13: *** Chapter 12: A story without an happy ending ***
Capitolo 14: *** Chapter 13: Do the right thing ***
Capitolo 15: *** Chapter 14: Promise me ***
Capitolo 16: *** Chapter 15: Together ***
Capitolo 17: *** Chapter 16: Doctor Mason! ***
Capitolo 18: *** Chapter 17: You don’t love me. ***
Capitolo 19: *** Chapter 18: Under the moonlight ***
Capitolo 20: *** Chapter 19: Yes, I do. ***
Capitolo 21: *** Chapter 20: What’s the result? ***
Capitolo 22: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


Buonasera a tutti!
Mi intrometto qui all'inizio, solanto per consigliarvi di ascoltare Fix you dei Coldplay mentre leggete! Ci vediamo dopo il prologo! ;) 


 

Stuck in reverse


Prologue


 

And the tears come streaming down your face 

When you lose something you can't replace 

When you love someone but it goes to waste 

could it be worse?

 

 

Quel ponte non le era mai sembrato così alto. Tremava, ma non sapeva neanche lei se fosse a causa del freddo pungente di metà febbraio, oppure dalla paura che provava in quel momento. 

Il suo cuore accelerava su quel Williamsburg Bridge, quello stesso ponte che aveva attraversato milioni di volte. Non si decideva a cambiare idea,era ferma sulla sua decisione. Niente e nessuno gliel’avrebbe impedito. 

Una lacrima le rigò il viso,seguita da chissà quante altre gocce salate. Non sarebbe mai voluta arrivare a questo, non voleva, ma era l’unica soluzione a tutto. 

L’acqua si muoveva, agitata. Le nuvole grigie coprivano il cielo newyorkese, ancora un po’ e sarebbe cominciato a piovere. 

Sentì il rumore del treno provenire da lontano, e prima che se ne potesse accorgere sentì un folata di vento proprio alle sue spalle, un fischio proveniente da quella ferraglia su rotaie, e il rumore assordate provocato dal treno dietro di lei; per un attimo perse l’equilibrio, e con esso anche un battito cardiaco, ma poi si attaccò forte a uno dei tanti pali di ferro del ponte. 

Riprese a respirare solo quando l’intero treno era passato dietro di lei, con il cuore in gola e il fiatone. Mentre cercava di riprendersi dallo spavento si chiese il perché di tutto quello: la bastava un passo e avrebbe risolto tutto. Doveva buttarsi da quel stramaledetto ponte, e sarebbe andato tutto per il meglio: quelle lacrime sul suo viso non sarebbero più ricomparse. 

Fissò l’acqua di quel mare che circonda Manhattan, e pensò al giorno precedente, e non soltanto a quello.

-Cosa stai facendo lì sopra? – le disse una voce maschile che proveniva dalla sua destra. 

Lei sobbalzò e si girò nella direzione dalla quale proveniva  quella voce. 

Incontrò due occhi color cioccolata, ambrati; e si trovò a confessare a se stessa che di così belli non li aveva mai visti. Erano accompagnati da due labbra rosee, due sopracciglia folte e una barba appena accennata. Era un ragazzo che avrà avuto una ventina d’anni. In mano aveva un casco da bici; e una bicicletta, che probabilmente era la sua,  era stata scaraventata a terra a pochi metri da lì. 

-E tu chi sei? – lei si decise a parlare,con voce tremante, asciugandosi le lacrime che poco prima aveva lasciato cadere. 

-Sappi che mi sono buttato da posti molto più alti, e non mi sono fatto nemmeno un graffio. – la avvertì, non considerando per niente la domanda che gli era stata posta. 

-Io non so nuotare. – disse semplicemente. 

-Allora questo significa che mi butterò anche io e ti verrò a salvare.- le rispose sorridendole di rimando. 

-Perché dovresti farlo? – chiese lei. 

-Perché non voglio che tu ti faccia dal male! avanti scendi da lì! – disse avvicinandosi a lei 

-Fermo! Oppure mi butto!- lo avvertì con voce forte  ma tremante  staccando la mano dal palo al quale era attaccata. 

-No! Ferma! Perché dovresti farlo? Hai una vita davanti a te. – cercò di convincerla. 

-Fidati, è meglio che io mi trovi all’altro mondo in questo momento. È meglio per me, e per tutti. – ogni parola che pronunciava un’altra lacrima le rigava il viso. Odiava dirlo, odiava pensarlo, ma si era ridotta a essere convinta del fatto che fosse la cosa giusta da fare. 

-Come ti chiami? Quanti anni hai? – le chiese. 

-Ventidue. Mi chiamo Allyson – rispose.

-È davvero un bel nome. Anche io ho ventidue anni, sai? Mi chiamo Joseph. – disse guardandola negli occhi, quei bellissimi occhi color oceano. – Ma puoi chiamarmi Joe. –Cosa ti possono aver fatto per farti arrivare a pensare ad un suicidio? 

-Mi hanno cacciato da lavoro stamattina; ieri l’uomo che doveva diventare mio marito mi ha abbandonato sull’altare; ho combinato un casino; e mi ritrovo sola, o quasi, soltanto ad interpretare la parte di un altro numero in questa enorme città. – disse. – Non c’è futuro per me,e devo pensare anche a chi mi sta intorno. Senza di me, starebbero tutti meglio. 

-Cosa diavolo ti fa pensare questo? – le disse. – Sei una ragazza bella, altruista, piena di grinta, che non si arrende, non ho forse ragione? Si vede dai tuoi occhi, da come tu soffra a pronunciare ogni parola che dici: perché tu sai che c’è un’altra soluzione, devi soltanto avere il coraggio di cercarla. – le disse, fissandola negli occhi, convinto di quello che stava dicendo. 

Quel ragazzo era strano. Non la conosceva da neanche cinque minuti ma la aveva capita più di chiunque altro. 

-Smettere di vivere non è mai l’unica soluzione e tanto meno la migliore; ma soltanto quella degli uomini troppo deboli per reagire. – le disse, avvicinandosi lentamente. 

Dagli occhi di lei cominciarono a scendere altre lacrime,e ormai non sapeva più che pensare. 

-Serve soltanto un po’ di autostima, un pizzico di coraggio, e tanta voglia di vivere. Si ricomincia d’accapo , si gira pagina, e tutto andrà per il meglio. – le suggerì tendendole lentamente una mano – scendi da lì sopra, forza …

La ragazza guardò il palmo della mano del giovane, poi incontrò quei suoi occhi così rassicuranti e sinceri, e per un attimo tutto il resto sembrava avere un senso, tutto sembrava andare per il verso giusto. Lei tremante afferrò la sua mano, come se fosse la sua unica ancora di salvezza. 

Lui la tirò giù. Rimasero per un attimo a guardarsi; poi lei gli si fiondò addosso, e lo abbracciò, piangendo. 

-È tutto apposto, non preoccuparti. È tutto apposto … - continuava a ripeterle. La stringeva a lui e la rassicurava. Nessuno dei due sapeva definire quanto tempo fossero rimasti così, l’uno attaccato all’altra in un abbraccio infinito. Erano due sconosciuti, in realtà. Ma lui aveva capito con un solo sguardo con che tipo di ragazza avesse a che fare, e nel modo più semplice del mondo le aveva salvato la vita. 

Aveva salvato la vita ad un numero, uno dei tanti. Per molti non avrebbe fatto differenza, ma quel giovane uomo sapeva che lei, in un modo o nell’altro avrebbe fatto la differenza. 

Quello erano tutti loro: una società di numeri; così tanti da non riuscire a contarli. Ce ne erano di più altri, di più bassi, di fondamentali, di primi. Ma pur sempre numeri, soltanto numeri. 

Eppure ogni numero poteva fare la differenza. 

Ogni numero è in relazione con un altro, in un modo o nell’altro. Quindi questi si incontrano, si relazionano, sono destinati a stare insieme.

 All’inizio l’operazione potrà non riportare, a causa di alcuni sbagli, ma la matematica non è un’opinione, e prima o poi si arriverà alla soluzione giusta. 

 

 

Lights will guide you home 

and ignite your bones 

And I will try to fix you


 






Buonasera a tutti ragazzi! 
Bene, è finita la scuola, quindi sono tornata a darvi fastidio con un'altra fan fiction, tutta nuova, tutta di diversa, che non so neanche io come andrà a finire! 
Non ho mai postato così presto una fan fiction, senza neanche avere una trama abbastanza definita, ma avevo bisogno di un vostro parere.
E se voi siete così gentili da recensire questo prologo, io sarei la ragazza più felice del mondo! 
Spero di vedervi in tanti a lasciare un commentino! 
Un bacione grande
-Marta

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 1: Thank you ***


Chapter 1 


Thank you

May 2012
 

Joseph si svegliò quella mattina, più pensieroso e stanco del solito.

Disteso sul letto della sua stanza, si mise a pensare se avesse davvero fatto la cosa giusta. Credeva di sì, ma c’era qualcosa che non gli quadrava. Aveva come un peso allo stomaco che non gli permetteva di essere felice. Che stesse fraintendendo tutto? 

Quando si decise a guardare l’orologio, si accorse di essere già in ritardo. 

In meno di dieci minuti si sarebbe dovuto vestire e arrivare dall’altra parte di Los Angeles per un evento di beneficenza per il suo nuovo progetto 1-Day di Acuvue in cui avrebbe dovuto indossare i panni di mentore. Per uno come lui, maniaco dell’aspetto e ritardatario di natura, era praticamente impossibile ormai arrivare il orario. 

Ora doveva soltanto trovare qualcosa da mettere. 

 

*

 

-Mamma, quindi ti occupi tu della piccola? – Allyson chiese di nuovo a sua madre – mi raccomando il latte è nel frigo, per qualunque cosa chiamami!

-Non preoccuparti amore, ho cresciuto sia te che tuo fratello, so cosa fare! – la rassicurò. – Non preoccuparti e divertiti con Elisabeth!

-Va bene mamma, grazie ancora per tutto! – le ripeté per l’ennesima volta. La salutò con un bacio sulla guancia e salì sull’auto dell’amica che la aspettava alla fine del vialetto. 

-Ce l’hai fatta, Ally! – disse la ragazza alla guida dell’auto rossa.

-Sì, ci sono riuscita! – affermò. – ho sempre paura di lasciare da sola Emily. È ancora piccolissima. 

-Lo so, ma, tesoro, ti devi rimettere un po’ in sesto! Guardati, sei distrutta! Ci vuole dello shopping sfrenato per te! – disse la ragazza tirandosi su i Ray-Ban a goccia. 

-Non ricordo l’ultima volta che ho dormito per tre ore di seguito; e neanche se mi pagassi un milione di dollari ora farei dello shopping sfrenato. Voglio soltanto riposarmi un po’ in qualche parchetto qui vicino, e sparlare allegramente con te. – disse esausta. 

Emily, sua figlia di neanche quattro mesi, la faceva rimanere sveglia nottate intere; e ormai le occhiaie le arrivavano alle ginocchia. 

Ad Allyson non piaceva lo shopping, non piaceva la moda, o le scarpe con il tacco alto; almeno non quanto piacessero ad Elisabeth. Da quando era stata lasciata nel peggiore dei modi, in quel giorno di metà febbraio, il suo interesse per i vestiti e per la moda era diventato pari a zero. Non aveva più un motivo per essere presentabile. Neanche lei stessa si voleva più bene. 

-Ok, ma un giorno di questi tu esci con me e svaligiamo tutti i negozi in cui entriamo, intesi? – disse la ragazza. 

-Ci sto – acconsentì abbozzando un sorriso finto. 

Le mancava qualcosa, ma ancora non sapeva cosa. Le mancava una vera motivazione per essere felice, per alzarsi la mattina con il sorriso sulle labbra, e affrontare la giornata nel migliore dei modi.

-Come va con la ricerca del lavoro? – chiese Elisabeth. 

-Nessuno vuole una ragazza madre con una bambina di quattro mesi a carico …. nessuno vuole me, Eli. – disse con tono rassegnato. 

-Non ti conoscono, ecco perché non ti vogliono. – esclamò – se solo sapessero come sei, litigherebbero per te.

Lei alzò le spalle. 

-Sono soltanto una delle tante che bussa al loro studio, nulla di più. – disse amareggiata. 

-No, non lo sei. Tu vali molto di più di quanto valgano tutte le altre messe insieme; sei una forza della natura Allyson. Tu hai ripreso in mano la tua vita nonostante tutto, e in pochi sarebbero riusciti a farlo come hai fatto tu. Io, al tuo posto, non ce l’avrei fatta. – le fece notare l’amica. 

Allyson aveva ripreso in mano la sua vita, sì, questo era vero, ma qualche parte della sua vita non la era riuscita a salvare, e ora ne sentiva terribilmente l’assenza. 

-Andiamo in questo parco qui? – disse indicando il parchetto davanti al quale stavano passando, e cambiando argomento.

-Parcheggio. – acconsentì l’amica con un sorriso. 

Allyson e Elisabeth si erano conosciute alle scuole medie. Potevano essere l’una il contrario dell’altra all’apparenza, ma se le si guardava bene si vedeva chiaramente che sarebbero potute essere sorelle. Ally era la più seria che quando iniziava a ridere non la finiva più; quella a cui piaceva lo sport e i film d’azione e nello stesso tempo sognava di essere la protagonista di una di quelle commedie americane che fanno in tv la domenica sera; quella che amava il mare eppure non sapeva nuotare. Era piena di contraddizioni. 

Chi conosceva Elisabeth, la definiva una pazza, amante della moda, dei film romantici strappalacrime, vegetariana, fissata con il fitness e la palestra. 

Erano diventate inseparabili, di anno in anno. Beth diceva tutto ad Ally, mentre quest’ultima riusciva a tenere qualcosa solo per sé. Si volevano bene, tanto bene. 

A ventidue anni, parlavano tra di loro ancora come due quindicenni.

-Come va con Lucas? – le chiese Ally non appena si misero a sedere su una di quelle panchine.

Lucas era il ragazzo di Elisabeth. Si erano conosciuti su un set di un servizio fotografico. Beth, in quel periodo, si stava facendo spazio nel mondo della fotografia, e Lucas in quello della moda. Era stato amore a prima vista. 

-Tutto bene. Tu, qualcuno all’orizzonte? – chiese la ragazza.

-Stai scherzando vero? Gli unici esseri umani di sesso maschile che mi ritrovo intorno da tre mesi a questa parte sono il commesso del supermercato sotto casa, il farmacista, e, se mi va bene, qualche ultracinquantenne a capo di qualche giornale locale. – le disse ridendo da sola. 

-Tra loro non c’è nessuno di interessante? – domandò  la ragazza accavallando le gambe.

-Assolutamente no, Beth. – disse scoppiando a ridere, seguita dall’amica. 

Ally si guardò intorno, e vide, non troppo distante da lì, vicino al laghetto, un folto gruppo di ragazze che si avvicinavano a qualcosa che assomigliava ad un camper. Delle telecamere riprendevano il tutto. 

-Che cosa sta succedendo lì?- chiese più a se stessa che a Elisabeth.

-Boh, probabilmente qualcosa che ha organizzato la scuola qui vicino che andrà a finire sulle televisioni locali. – sminuì la castana. 

-Beh, mi vado a prendere un tè freddo al chiostro qui sotto, vieni con me? – disse Allyson. 

-Vai tu, i miei piedi mi maledicono ancora per la sessione di palestra di ieri sera. – la informò, e Ally rise scuotendo la testa, avviandosi verso il chiostro.

 

*

 

Joseph doveva bere una bottiglia d’acqua, altrimenti sarebbe morto disidratato. Dentro quella specie di camper avevano di tutto, da cheeseburger, a patatine fritte, ma l’acqua era finita. Era dal giorno prima che non beveva un sorso d’acqua, e quelle patatine fritte avevano peggiorato la sua situazione. 

Si tolse il grembiule che aveva indosso, lasciò il suo amato cane Winston nelle mani delle sue fan, e rassicurando prima la sua guardia del corpo, si diresse verso l’unico luogo di quel parco in cui vendessero qualcosa da bere. 

Sì Joseph aveva delle fan: era un cantante famoso in tutto il mondo. 

-Un tè alla pesca, grazie – la ragazza davanti a lui ordinò, e l’omone baffuto del negozietto si diresse al frigorifero tornando indietro vittorioso con una bottiglia di tè; gliela pose con un sorriso. 

Lei pagò. Mentre la ragazza stava cercando di riprendersi il resto da sopra il bancone; Joseph impaziente, esclamò:

-Due bottiglie d’acqua, per favore! 

Allyson si girò di scatto verso la fonte di quella voce. Joseph che si stava guardando intorno, notò che quella ragazza lo stava fissando. I loro occhi si incontrarono. Una scintilla.  

-Allyson? – chiese il ragazzo con un sorriso. 

-Joseph? – domandò lei, quasi avesse paura di una sua strana reazione. 

Nel frattempo l’uomo del chiostro era arrivato con le bottiglie d’acqua, e Joe aveva lasciato i soldi sul bancone afferrando quel che tanto aveva bramato. 

-Allyson, come stai? – sorrise lui scansandosi qualche in metro più in là, seguito dalla ragazza. 

-Abbastanza bene, tu? – disse. 

-Bene, bene – rispose, aprì la bottiglia d’acqua e bevve un sorso – come mai qui?

-Mi sono trasferita un mese fa, tu invece? – gli domandò.

-Io ci vivo qui – sorrise lui, a lei si trovò a dire a se stessa che quel ragazzo aveva davvero un sorriso contagioso, tanto da farla sorridere di rimando senza una vera motivazione. 

-Davvero? – chiese. 

-Davvero. – annuì – laggiù organizziamo un evento di beneficenza, vuoi venire? Mi farebbe davvero piacere. Ti presento il mio cane, Winston. – disse, facendola sorridere. 

Joseph si soffermò a guardare quei suoi occhi blu, e come quel sorriso che in quel momento aveva in volto sprizzasse gioia. 

-Verrei molto volentieri, ma in verità sono qui con una mia amica. – disse indicando Elisabeth che poco distante origliava la conversazione, e che come si sentì interpellata, salutò con la mano il ragazzo. 

-La ragazza con gli occhiali da sole? – chiese lui abbozzando un sorriso e ricambiando il saluto allo stesso modo  - mi inquieta leggermente il suo sorriso a trentadue denti. 

-Lasciala perdere, io ancora mi chiedo come mai non l’abbiano rinchiusa in qualche ospedale psichiatrico – affermò con nonchalance, facendolo scoppiare a ridere. 

-Io ci sento! – gridò Beth dalla sua panchina. Joseph scoppiò a ridere, e Ally lo seguì. 

-Comunque grazie dell’invito Joseph – disse 

-Chiamami Joe, ok? – le ripeté. 

-Va bene, Joe. – sorrise lei. 

-Mi ha fatto davvero piacere rivederti, magari se mi dai il tuo numero ci possiamo tenere in contatto. Se vuoi ovviamente. – sorrise; e a quel sorriso era davvero impossibile resistere. 

Allyson e Joseph si erano visti per quindici minuti nel corso di tutta la loro vita, e lui poteva benissimo essere un maniaco stupratore, ma ovviamente ad Ally non importò. 

-Certo, vuoi che te lo scriva lì? – chiese indicando il cellulare che lui aveva appena estratto dalla tasca dei suoi pantaloni. 

-Vai – disse porgendole il suo iPhone con il tastierino già inserito. 

-Fatto. – disse non appena terminò di scrivere il numero del suo cellulare. 

-Perfetto. – rispose salvando il numero in memoria, e rimettendo il cellulare nella tasca anteriore dei suoi jeans. –Bene, credo che ora sia meglio che io vada. –sorrise di nuovo – ciao Allyson. 

Si avvicinò a lei e le baciò una guancia.

Tutto sembrò che si fosse fermato attorno ad Ally, lei continuava a guardarlo imbambolata con un sorriso da ebete stampato in faccia. Prima che se ne andasse, lei riuscì a parlare.

-Joe!  - lui la guardò – Grazie. Credo di non avertelo detto l’ultima volta che ci siamo visti. 

-È stato un piacere. – sorrise, e prima di allontanarsi le fece l’occhiolino. 

Allyson si chiese se quel ragazzo dal sorriso splendente fosse un angelo o qualche altra creatura celeste. L’aveva salvata, l’aveva fatta sorridere, ridere, ed era stato terribilmente dolce. Si ritrovò a sentirsi ridicola per quanto stesse fantasticando su un ragazzo che neanche conosceva. 

-Ora spiegami tutto. – esordì Elisabeth che era apparsa alle spalle di Allyson che stava parlando da sola da cinque minuti buoni. 

-Eli! – sorrise, forse anche un po’ troppo – Non c’è nulla da spiegare. 

-Chi era quel ragazzo? Cosa ci fa qui? Perché ti conosce? Perché gli hai dato il tuo numero? Ha precedenti penali? Si fa di qualcosa? È finto oppure è carino di natura? – chiese e Ally scoppiò a ridere. 

-Che c’è? Ti interessa? – domandò tra le risa. 

-No, non è il mio tipo. Ma il tuo potrebbe esserlo. – concluse fissandola – … quindi?

-Quindi niente – disse – è soltanto un vecchio amico. – sminuì Ally.

-Quando ti chiederà di uscire, dimmelo almeno – disse 

-Va bene – sorrise Allyson – ma dubito che lo farà. 

-Lo farà, lo farà. – sorrise Eli. 

Allyson non aveva detto a nessuno di quel giorno in cui si era ritrovata sopra ad un ponte, uno dei più alti che lei abbia mai visto in vita sua, con l’intensione di buttarsi di sotto. Nessuno sapeva che lei voleva farla finita, con il suo lavoro, i suoi affetti, e soprattutto la sua vita. 

Neanche Elisabeth sapeva nulla. 

Nessuno sapeva come un ragazzo sconosciuto l’aveva salvata da morte certa. Nessuno sapeva di Joe e di come quel suo sorriso, e quelle parole le avevano fatto cambiare idea. 

Solo lei aveva passato notti insonni con sua figlia Emily, sperando di rincontrare quel ragazzo un giorno. Non voleva nulla da lui, le aveva già dato tanto, ma voleva soltanto dirgli un grazie, cosa che quel giorno in preda alle lacrime, alla paura e allo sconforto non aveva fatto. 

Grazie. 

Una parola detta e ripetuta per chissà quante volte, eppure se detta con il cuore valeva più di qualsiasi altra cosa.














Buonasera a tutti! 
Se state per cantare vittoria, e pensare "questa storia finirà subito" non lo fate, perché tutto si complicherà! muahahahaahahah *risata malefica*
Nei primi capitoli la storia potrà sembrare già vista, ed anche un po' confusionaria, ma quando sarete al corrente di tutto quel che succederà, vi assicuro che tutto avrà una motivazione!
volevo soltato ringraziare tanto chiunque abbia letto, lasciato recensioni e insetio questa storia nelle seguite e nelle preferite! 
davvero un grazie enorme a tutti! 
e ricordate che, davvero, ogni recensione mi rende felicissima! anche poche parole, per farmi sapere cosa ne pensate, mi farebbero davvero contentissima!
Un'altra cosa: mi potete contattare, per qualsiasi cosa, ad ogni ora del giorno e della notte, sia qui su efp, sia su twitter! :)
un bacione grande a tutti! 
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter 2: Shotgun wedding ***


Ascoltate Never Say Never - The Fray mentre leggete! ;)



Chapter 2

Shotgun wedding

 

June 2012

-Juliet Evans, vuoi sposarmi?  - le chiese Joseph mostrandole un diamante in una scatoletta di velluto blu. 

Joe era inginocchiato, ai piedi della ragazza la guardava con tanto amore e un sorriso nervoso.

Era vestito con un completo blu che copriva un camicia bianca; lei indossava in abito azzurro che la copriva fino alle ginocchia. 

Erano davanti ai loro amici e parenti più cari, e Joe aveva appena richiamato l’ attenzione di tutti gli invitati a quella festa che Joseph aveva organizzato facendo credere a Juliet che fosse soltanto per  stare un po’ tutti insieme. 

-Oh mio Dio, sì! Sì che voglio sposarti Joe! – rispose, quasi urlando. Joe le infilò l’anello all’anulare sinistro; diamante che sarebbe stato sostituito soltanto dalla fede. Si baciarono e partì un applauso. 

Juliet era una modella statunitense, californiana per la precisione, con capelli d’oro e due pozzi verdi al posto degli occhi. Si erano conosciuti grazie ad amici di amici in una delle tante volte in cui Joe era uscito il sabato sera per i locali più affollati di Los Angeles. 

Stavano insieme da sei mesi, lui conosceva i genitori di lei, e la ragazza tutta la famiglia Jonas. 

Sembrava un sogno, una fiaba presa da un libro per bambini, tutta quella situazione era talmente bella da non sembrare reale eppure quei due ragazzi si erano dichiarati amore davanti a tutti, proprio come fanno principi e principesse. 

-Ti amo. – disse lei fissandolo negli occhi. 

-Anche io tesoro, anche io  - rispose baciandole la guancia. 

Ballarono insieme su una musica lenta, mentre tutti gli altri continuavano a guardarli. 

Poco distante da lì, Nicholas, fratello di Joe,  seduto allo stesso tavolo di Kevin e Danielle sorrideva soddisfatto di quel che aveva fatto il fratello. 

-Tu sapevi qualcosa?- chiese Kevin al fratello.

-Chi io? – disse con voce fin troppo acuta. – ma ti pare? Ma ti pare che Joe si fa scappare cose del genere?!

Nicholas non riuscì a trattenere un sorriso che lo ingannò. 

-Da quanto tempo aveva intenzione di chiederle di sposarlo?  - si intromise Danielle, moglie di Kevin da quasi tre anni.

-Un mesetto, l’ho accompagnato a scegliere l’anello. – confessò il minore dei tre. – non ce l’ha proprio fatta a non dirlo a nessuno, però dai almeno non l’ha detto a tutta casa altrimenti Juliet lo avrebbe saputo il giorno dopo. 

Joseph, Nicholas e Kevin Jonas erano i tre fratelli più famosi del mondo … chi non conosce i Jonas Brothers? Milioni di album venduti, e con un altro CD in arrivo in pochi mesi. 

-A me non aveva detto nulla – osservò Kevin quasi sconvolto. 

-Kev, avanti, si sa che fine fanno i segreti con te- sorrise Nicholas. 

-In effetti. – annuì la moglie. 

-Va bene, va bene, questa me la segno. – disse, chiudendo la discussione vedendo che si stava avvicinando a loro Joe.

-Fratellone! – lo chiamò Nicholas. 

-Nicky! Kev! Venite con me! – disse, affrettando il passo agitato diretto all’interno della casa, accompagnando il tutto con il gesto della mano che invitava i due a seguirlo. 

I due fratelli si alzarono e lo raggiunsero. Tutti e tre si rifugiarono.

-Cosa è successo?- chiese Nick. 

-Devo dirvi una cosa … – sentenziò lui, sospirò, si morse il labbro inferiore, cercò di non incontrare gli sguardi dei fratelli. – che non sa nessuno. Ed è importante, molto importante. 

-Ci dobbiamo preoccupare Joe? – chiese Kevin che non riusciva a capire. 

-In verità … un po’ sì. – disse sospirando, si sedette sullo sgabello della cucina. – Mio Dio, non so neanche se dovrei dirvelo o meno. 

-Avanti Joe. Siamo i tuoi fratelli di noi puoi fidarti, lo sai. – lo incoraggiò il minore mettendogli una mano sulla spalla. 

-Non lo dovete dire a nessuno … capito Kevin?- lo guardò ammonitorio. 

-Certo – disse il maggiore. 

-Juliet è incinta. – sentenziò finalmente Joseph, sospirò e guardò i fratelli. 

-Questa è una bellissima notizia – disse Kevin. 

-Kev, pensa a tutto ciò che è successo e metti insieme i pezzi. – gli suggerì. 

-Joe, non mi dire che … - lo osservò dispiaciuto Nicholas. Joe lo guardò ed annuì.

-Matrimonio “riparatore” –disse Kevin sedendosi accanto al fratello pensieroso.

-Litigavamo sempre, ogni santissimo giorno, così quando ho deciso di lasciarla mi ha detto del bambino. – aggiunse il moro. 

-Perché ce lo hai detto soltanto ora? – chiese Kevin.

-Perché so che mi aveste fatto riflettere su quello che ho fatto stasera, e io non le avrei chiesto di sposarmi. – disse – ma va bene così. Va bene così perché è così che deve andare. Non posso lasciala da sola, capite? Io le voglio bene, non la amo, ma le voglio bene; e non posso abbandonarla. Io ci sono dentro quanto lei in questa situazione, non posso scappare, ed è giusto così. 

-Hai scelto la cosa più difficile, ma anche la più giusta. – disse Nicholas sedendosi affianco a Joe. 

-Sono orgoglioso di te fratellino. – sentenziò Kevin.

-Grazie – disse Joe, trattenendo delle lacrime che volevano uscire da quegli occhi fin troppo lucidi. – grazie per esserci sempre, non so cosa farei senza di voi ragazzi. 

Si abbracciarono, uno dei loro strani abbracci a tre, come quelli che si davano da piccoli. 

Li fece sentire più uniti che mai, proprio come erano sempre stati. 

 

*

 

-Bene signorina Turner, l’aspettiamo domani alle otto per il periodo di prova. Sii puntuale, e porti con sé tutto quello di cui ha bisogno, le metteremo a disposizione una scrivania qui in studio.- disse l’uomo alzandosi dalla sedia. 

Allyson lo imitò sfoggiando un sorriso solare. Si affrettò a stringere la mano che il signor Jefferson le aveva teso. 

-La ringrazio, signor Jefferson,  per la magnifica occasione che lei mi ha offerto, le assicuro che non la deluderò! – affermò sorridendo riprendendo la sua borsa proprio dietro di lei. 

-Ne sono sicuro, signorina Turner. – disse – è difficile trovare una ragazza così giovane con una  laurea a una delle università più impegnative degli States, che ha conseguito in meno di quattro anni, con già esperienza giornalistica, e che conosce le lingue fondamentali per comunicare con l’Europa, il sud America e parte degli altri territori. È davvero ciò che serve qui. 

-Grazie mille signor Jefferson, arrivederci! – sorrise.

-Arrivederci! – disse

Allyson si stupì di come stesse trattenendo il suo entusiasmo così bene mentre attraversava gli studi di quel fin troppo famoso mensile che era stato il suo sogno praticamente da sempre. 

Arrivò all’ascensore e cercò il suo cellulare: doveva dirlo a qualcuno. 

-Beth! – esclamò

-Ally! Dimmi tutto! – rispose l’amica al cellulare. 

-Beth! Beth! Beth!  - disse gridando sempre di più. 

-Cosa è successo? – chiese – ti ha chiamato il moretto? 

-No, Joe non mi ha chiamato. Chi ci pensa  più a quello! – disse – pensa a qualcosa di bello, stupendo, impensabile!

-Hai avuto il lavoro! – esclamò incredula. 

-Sì. Il punto è dove, cazzo! Da Rolling Stone! Ti rendi conto? Rolling Stone! – stava letteralmente urlando tra le strade newyorkesi. 

-Non ci credo! – disse. 

-Sì! Mio Dio neanche io ci credo! – affermò scendo la scale per la metropolitana. 

-Te lo avevo detto Allyson! Non ti prendono soltanto perché non ti conoscono, e loro sono stati gli unici a volerti dare un possibilità! – disse. 

-Adoro l’uomo che mi ha dato il lavoro, anche se già domani probabilmente lo odierò per quando mi farà sgobbare! – affermò. 

-Cioè, la mia migliore amica lavora da Rolling Stone! Sarò felice di dirlo in giro! – disse.

-Anche io, Beth; non immagini quanto! – affermò – ora devo andare, sono in metropolitana. 

-Ok, ci sentiamo giornalista! – disse

-Ciao fotografa! – le rispose. 

Allyson si sedette su uno dei posti vuoti e si mise a pensare, e si ritrovò a sorridere.

“Tu sai che c’è un’altra soluzione, devi soltanto avere il coraggio di cercarla”

Ricordava perfettamente chi le avesse detto quella frase e come per tutto quel tempo non avesse fatto altro che cercare di avere coraggio. Faceva più freddo, erano su un ponte e tutto da lassù sembrava più brutto e triste. 

Era convinta che quel ragazzo fosse stato inviato, mandato da qualcuno, da quel Qualcuno che molti chiamano Dio. Tra quei molti c’era anche lei. 
















Buonasera a tutti!
Nuovo capitolo qui pronto per voi!
E beh, sì, non è lunghissimo, ma ci sono colpi di scena! 
Più andrà avanti e più si complicherà e io sono indietrissimo nello scrivere *evviva*
Ok, fa troppo caldo e io comincio a straparlare!
In ogni modo, vi ho mai detto che siete fantastiche? *-* Cinque recensioni nello scorso capitolo! *-*
Io vi adoro! davvero!
Grazie grazie grazie! Continuate così! Sono davvero felicissima che vi piaccia! 
un bacione!
Marta <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter 3: I believed that it didn’t make difference. ***


Ascoltante Fall - Jonas Brothers mentre leggete :)

_________________________


Chapter 3

 

I believed that it didn’t make difference. 


 

August 2012

-Allyson, in queste settimane ti sei dimostrata davvero preparata e capace, e soprattutto un’ottima giornalista, e quindi ho deciso di rischiare con te. Ti assegno l’articolo più importate del prossimo numero. Dovrai seguire i Jonas Brothers, che annunceranno il loro ritorno. Hanno più o meno la tua età ed è anche per questo che li affido a te. Devi cercare di sapere ogni novità su di loro, qualunque scoop, qualunque data o canzone devi trasformarla in notizia. Tra un’ora c’è il loro servizio fotografico, che andrà sulla copertina del numero di settembre. Vai ad incontrarli, presentati, e stringi amicizia, e soprattutto stabilisci con loro il giorno dell’intervista. – disse la signora Cooper, vicepresidente della Rolling Stone alla ragazza, che era al settimo cielo. La donna si occupava di suddividere gli articoli tra i giornalisti, e miss Turner la aveva davvero impressionata per le sue doti da scrittrice in quelle ultime settimane tanto da farle assegnare l’articolo più importate del numero successivo.

L’unico problema è che Allyson si stava davvero chiedendo chi fossero i Jonas Brothers. Di sicuro erano fratelli, quello era certo. Avevano la sua stessa età, più o meno; ma non aveva la più pallida idea di chi fossero. 

Ovviamente: primo articolo importante, da cui può dipendere gran parte della sua carriera,  su qualcuno su cui non sa un cavolo. 

Perfetto, no? Cosa si potrebbe desiderare di meglio?

Per di più il set fotografico era dall’altra parte della città, e per attraversare Manhattan con la macchina ci impiegava proprio un’oretta. Non aveva neanche il tempo di digitare quel nome su internet. 

Dopo aver ringraziato fino allo sfinimento la signora Cooper, prese la sua borsa e si catapultò in macchina. Chiamò Beth e mise il vivavoce.

-Elisabeth, ho bisogno di te! – disse disperata la ragazza. 

-Dimmi Ally! – rispose pimpante la ragazza. 

-Chi sono i Jonas Brothers? – domandò quasi sconsolata. 

-Un gruppo musicale, di tre fratelli, famosi grazie alla Disney. Ricordi Camp Rock? Quel film che una volta abbiamo visto insieme in cui c’era quella ragazza che andava al campo estivo e incontrava la rockstar e si innamoravano felicemente? Ecco, quel tizio lì e gli altri due che cantavano con lui sono i Jonas Brothers. Però sono anni che non si fanno vivi. Ma perché me lo chiedi? – chiese incuriosita l’amica. 

-Perché li devo incontrare tra meno di un’ora. Devo scrivere su di loro un articolo che sarà il più importante del prossimo numero di Rolling Stone visto che loro saranno in copertina. – rispose – ti rendi conto? Il più importante articolo e non so nulla su di loro! Sono un disastro. 

-Non preoccuparti, andrai bene. Ora scusa Ally, ma devo andare! Ci sentiamo domani! – disse prima di riattaccare. 

Allyson stava cercando ricordare il film di cui parlava l’amica, quando innervosita lanciò il suo iPhone sul sedile affianco al suo. 

Un flash. Si ricordò del film. Lui era il ragazzetto con pantaloni stretti e ciuffo che nel film si credeva il padrone del mondo, almeno all’inizio, e, si ricordò che le stava fortemente antipatico. I fratelli erano probabilmente i ragazzi che lo erano andato a trovare. Quelli erano simpatici. 

Ad un semaforo si maledì per aver lanciato il cellulare chissà dove. Lo riprese soltanto dopo essersi ritrovata a testa in già tra i sedili. 

Digitò “Jonas Brothers” su internet, e la prima foto che google gli mise a disposizione la fece convincere che non si fosse ricordata del film sbagliato. 

Quando la macchina dietro di lei le suonò il clacson, seguita da tutte quelle in fila alle sue spalle, si accorse che il semaforo aveva scattato il verde. Sfrecciò in avanti verso il set fotografico.

Poggiò il cellulare sul sedile e decise che si sarebbe fidata del suo istinto. 

 

 

*

 

Erano di nuovo tutti e tre insieme in un set fotografico, anzi, il set fotografico di Rolling Stone. Il che non è da poco. Se la più famosa rivista di musica voleva una loro intervista qualcosa doveva pur significare: i Jonas Brothers stavano tornando e c’era qualcuno ad aspettarli. Le fans non se ne erano andate, o almeno non tutte. 

-Joe accucciati per terra, Nick e Kevin prendete le chitarre e mettetevi uno a destra e l’altro a sinistra di Joe. – disse il fotografo, che con la sua macchina fotografica cercava di ricreare l’atmosfera del loro ultimoo servizio fotografico per Rolling Stone, tanto da voler mettere le foto a confronto e analizzare quanto tutto fosse cambiato nel giro di pochi anni.

L’apertura di una porta in fondo alla stanza richiamò l’attenzione di Joseph. Una ragazza entrò, capelli castani, puntellati da occhiali Ray-Ban, cellulare in mano, e Converse ai piedi. Chiese informazioni e mostrò un tesserino. Ancora non riusciva a guardarla in volto, visto che era girata di spalle. Stava per dirigersi nella loro direzione quando il fotografo chiese l’attenzione di Joseph stava facendo di tutto tranne di guardare la macchina fotografica. 

-Joe, guarda qui! Qui! – disse scattando foto a più non posso - Cosa c’è di così interessante di là? – domandò e subito dopo si rispose da solo vedendo Allyson arrivare con una camminata svelta verso di loro. 

I tre ragazzi la osservarono, e quando Ally decise di guardarli, pensò di avere le allucinazioni. 

-Ah, ecco cosa guardate, la signorina Turner! Sarà lei ad intervistarvi!– disse l’uomo con la macchina fotografica in mano. 

Lei sorrise, senza distogliere o sguardo da quel ragazzo dagli occhi ambrati che la seguiva con lo sguardo da quando era entrata. 

-Allyson? – chiese lui, più che stupito. 

-Joe … ? – disse più a se stessa che a lui. 

-Va bene, ho capito, vi do dieci minuti – esclamò il fotografo rassegnato, uscendo fuori per prendersi un caffè. 

Joseph si alzò andando incontro alla ragazza. Si salutarono con un abbraccio e un bacio sulla guancia, mentre il restante 2/3 dei Jonas Brothers fissava i due in modo strano. 

Si guardarono a vicenda, meravigliati. 

-Non ci credo: ti ha preso Rolling Stone! – disse Joe con un sorriso enorme.

-Non ci credevo neanche io quando mi hanno assunto – rispose lei.  -E tu … mio Dio … cioè, sei famoso! – affermò. – perché non me lo hai detto?

-Non credevo facesse differenza.- si affrettò a dire – avrai fatto quel che ho fatto da famoso o meno – sorrise. 

Allyson si sorprese di nuovo di come a quel ragazzo importasse di lei, pur non conoscendola. 

-Quindi, non conosci i Jonas Brothers eh! – scherzò il moro, finendo un tono di rimprovero – ragazzi venite qui! – chiamò i fratelli. 

I due erano rimasti lì dietro a scommettere sull’identità della giovane. Nicholas credeva che fosse una delle sue amiche incontrata in discoteca, mentre Kevin puntava su una giornalista in cui si era abbattuto in una delle sue interviste da solista. 

-Nick, Kevin; lei è Allyson – la presentò il mezzano – Allyson, i miei fratelli. 

-Piacere di conoscervi – disse stringendo le mani dei due. 

-Sapete che non conosce i Jonas Brothers? – disse il moro. 

-Beh, in verità un terzo lo conoscevo, anche se non ne ero a conoscenza – scherzò lei.

-E poi ora ci hai presentato, quindi ci conosce! – disse Nicholas – a proposito, come vi conoscete voi due?

Allyson fu presa dall’ansia. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio non riuscendo a fare star ferma la mano che si era messa a tremare. Ogni volta che doveva pensare a quel giorno, lo stesso giorno dell’incontro con Joseph, era come se le si formasse un peso allo stomaco che le rendeva difficile respirare. Non ne parlava mai, neanche a se stessa. Ally guardò Joe, supplicandolo con lo sguardo di non dire nulla. 

-Siamo amici, tutto qui – disse il giovane e lei fece un sospiro di sollievo, felice del fatto e nessuno dei due fratelli avesse insistito per saperne di più. 

-Prima che il tempo a mia disposizione termini, dobbiamo fissare una data! Quando avete mezza giornata libera? – chiese la ragazza – devo intervistarvi, e al più presto!

-Praticamente mai – rise Joe – ma puoi venire a trovarci in studio quando vuoi!

-Dite davvero? – chiese di nuovo. 

-Ovvio, risponderemo a tutte le domande che vuoi. A tua disposizione – affermò Nicholas. 

-Non creerò disturbo? –domandò. 

-Assolutamente no, non preoccuparti, sei la benvenuta! – disse Kevin. 

-Ragazzi! Il mio caffè e la mia sigaretta io li ho terminati, voi avete finito di parlare? – chiese il fotografo rientrando nel set fotografico. 

-Proprio adesso, Martin! – disse Nicholas andando verso il set. 

Joe, prima di incamminarsi anche lui, con i fratelli, afferrò dolcemente il polso della mano destra di Allyson. 

-Dopo il servizio fotografico, posso offrirti un caffè? – chiese il moro sperando in un sì. 

Nonostante Allyson avesse un centinaio di cose da fare, a casa e non; nonostante Joe fosse un perfetto sconosciuto tolti quei pochi minuti insieme nel corso di quelle tre volte in cui si erano incontrati;  quando quelle labbra si aprirono in un sorriso non riuscì fisicamente a rispondere no a quella proposta. 

-Certo che puoi – annuì con un sorriso un volto. 

-Bene, a dopo allora – le fece l’occhiolino e tornò dai suoi fratelli. 

Non poteva negarlo: quel ragazzo era molto attraente ed estremamente dolce. Ma non poteva, non poteva assolutamente farsi strane fantasie in testa mente quel giovane stava facendo quel servizio fotografico a pochi metri da dove era lei. Non era né maturo, né professionale. Poteva essere un maniaco, un drogato, e chissà … un serial killer! Eppure, quando Allyson notò che se toccati dai raggi del sole i suoi occhi marroni assumevano un colore che sembrava quasi oro, non sembrò che gliene importasse molto di chi potesse essere quel ragazzo. 

Quegli occhi riuscivano ad attraversarla, e colpirla più di quanto qualunque altra cosa potesse fare. 

Poi si mise a pensare. 

Si erano incontrati tre volte, in tre ambiti diversi, e in tre città differenti. Non poteva essere una coincidenza. Doveva pur significare qualcosa. 












Buonasera a tutti! :D
Io vi devo ringraziare, tanto, ma proprio tanto tanto! *-*
17 recensioni in 3 capitoli con 6 commenti all'ultimo postato!
Cioè la scorsa volta non ho fatto in tempo a rispondere a tutte le recensioni che voi mi avevate già commentato il capitolo nuovo!
Quanto posso amarvi per questo? Quanto? Vi adoro! *-*
Questo capitolo fa abbastanza schifo, ne sono a conoscenza. Ma sappiate che per metà mi si era cancellato, perchè io sono una deficiente - sì lo sono - e quindi l'ho dovuto riscrivere. 
In ogni modo, prometto che il prossimo sarà più ... interessante! 
Un bacione grande grande,
Marta. <3

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter 4: I owe my life to you. ***


Ascoltate A little bit longer - Jonas Brothers. :)


Chapter 4

 

I owe my life to you. 

 

 

-Ecco a te – disse il ragazzo porgendole uno dei due caffè di Starbucks che aveva in mano. 

-Grazie mille – rispose sorridendogli. 

Joe si sedette di fronte ad Allyson e bevve un po’ di caffè che aveva nel suo contenitore. 

C’era silenzio, ed anche un po’ di tensione. Erano fuori ad uno Starbucks, sotto uno dei tanti ombrelloni verdi, seduti intorno a uno di quei tanti tavolini rotondi. 

Ally accavallò le gambe e dondolò quella superiore. 

Faceva estremamente caldo. Il sole attraversava ogni cosa, la temperatura alta creava afa e in una città come New York si faceva sentire anche troppo. 

Allyson aveva raccolto i capelli in una coda, lasciando sciolti, più per caso che intenzionalmente, le due ciocche di capelli più vicine al viso. Il che la rendeva ancora più bella. Almeno è quello che pensò Joseph non appena alzato lo sguardo. 

-Joe, grazie per non aver detto ai tuoi fratelli come ci siamo conosciuti … - fu lei a rompere il silenzio che si era venuto a formare. Nicholas e Kevin avevano degli appuntamenti ed erano scappare, mentre Joseph era riuscito a prendere del tempo soltanto per lui. 

-In fondo non ho mentito: noi siamo amici, no? – chiese conferma, e lei non tardò ad annuire. 

-Sì che lo siamo … una stana sorte di amici, ma pur sempre amici. Ancora non so come ringraziarti per quello che hai fatto per me.  – disse guardandolo per poi bere un sorso di caffè. 

-Anche se io non so nulla di te. Non conoscevo neanche il tuo cognome prima di stamattina quando Martin l’ha detto.  Parlami un po’ di te, a me basta questo. – esordì sorridendo.

-Sei sicuro di voler sapere tutto? La mia non è poi così bella come storia. – disse. “La svolta, nella mia vita, c’è stata quando ti ho incontrato” gli voleva dire, ma quelle parole le morirono in bocca. 

-Ne sono sicuro. – disse. – non ti interromperò, me ne starò qui buono con il mio caffè ad ascoltarti. 

-Se ci tieni, va bene. – affermò. Così cominciò il suo racconto. 

-Ho una figlia. – quella prima affermazione catturò subito l’attenzione di Joe -  Si chiama Emily e non ha neanche sette mesi. Dovevo sostenere la tesi a maggio e sarei stata laureata. Ad Aprile ho conosciuto un ragazzo di nome Travis, era il fratello del ragazzo di una mia amica. Eravamo ad una festa, una di quelle che organizzano i comitati studenteschi. Ha cominciato a scherzare con me, era gentile, carino e disponibile. Il giorno dopo siamo usciti a cena fuori. Così come il giorno successivo e quello dopo. Una sera, mi invita a salire nel suo appartamento e beh, si sa quel che succede quando un ragazzo di invita a salire. Siamo finiti a letto insieme. Due settimane dopo scoprii che ero incinta. Non dissi nulla nessuno; superai la tesi e presi la mia laurea. Quando lo dissi a Travis, litigammo e lui mi lasciò. Il giorno dopo me lo vidi presentare sotto casa con un mazzo di rose e un anello. Mi chiese di sposarci, e io acconsentii. Il matrimonio doveva essere un mese dopo il parto, a febbraio. – Allyson si fermò nel parlare, mentre a Joseph un peso allo stomaco cresceva sempre di più; “matrimonio riparatore” disse una voce nella testa del ragazzo; si sentì uno schifo solo a pensarlo – A giugno avevo ottenuto un lavoro, pagavano bene, ma nessuno lì sapeva della mia gravidanza. Emily nacque in un freddo pomeriggio di gennaio tra grattacieli newyorkesi. Era tutto più bello in quel giorno. Poi arrivò il giorno del matrimonio. Sai quando il prete dice “vuoi tu prendere in matrimonio Allyson Turner …” e tutto il resto, formula dopo la quale nei matrimoni normali entrambi rispondono “sì” e finalmente sono sposati? –disse e vide Joseph annuire. – Ecco, Trace rispose no. Mi chiese di scusarlo dicendo di non farcela, poi uscì dalla chiesa, lasciandomi lì … da sola. – gli occhi di Joseph si velarono di acqua, o più propriamente lacrime, che lui si premurò di nascondere. – Nonostante tutto, il giorno dopo andai a lavoro. Fui chiamata nello studio del direttore e mi licenziarono: non potevano tenere una ragazza con a carico un figlio di cui non aveva detto nulla. I miei non si trovavano neanche tanto bene e non potevano mantenermi. Non avevo un lavoro, non avevo un marito, e mi ritrovavo sola. Avevo soltanto un’assicurazione sulla vita. Se fossi morta quei soldi sarebbero andati a mia figlia, e le avrebbero dato quello che io non potevo darle. Il resto della storia la sai. A distanza di mesi ho capito che quello che può dare una mamma, i soldi non lo potranno mai lontanamente offrire. Il denaro non è nulla. E io devo ringraziare te se ora sono qui, soltanto te. Ti devo la mia vita. – disse mentre la sua voce si faceva tremante. Joe le afferrò la mano, istintivamente mostrandosi con gli occhi lucidi a lei. 

Joseph non si faceva mai vedere piangere. Era uno di quei tipi che lottava contro se stesso pur di non versare una lacrima in pubblico. Eppure davanti a lei aveva ceduto: non ce l’aveva fatta. 

-Dio, non so che dire. Ho soltanto fatto quel che potevo. E, ti prego, non arrivare mai più a pensare qualcosa del genere. C’è sempre una soluzione, a tutto, tranne che alla morte. Tutto si può riparare, aggiustare, e la maggior parte delle volte non sono i soldi a farti rialzare in piedi. La tenacia, l’intelligenza e il talento fanno tutto. E tu hai tutte le qualità. Guardati! Sei stata assunta da Rollig Stone, cavolo! E intervisterai i Jonas Brothers, che non per vantarmi, - rise – qualche milione di album li hanno venduti in giro per il mondo. – le sorrise. – Sono felice di essermi trovato al momento giusto nel posto giusto, davvero. – annuì stringendo più forte la sua mano, lasciando cadere una lacrima involontariamente.

-Anche io ne sono felice – disse sorridendogli

Il cellulare del ragazzo, poggiato sul tavolo dello Starbucks, squillò: un messaggio. 

Con la coda dell’occhio lesse l’sms. Era da parte di Juliet. 

“Joe! Dove sei? Non ricordi che dobbiamo andare a prendere le bomboniere? Vieni subito al negozio!”

Lo sguardo del ragazzo si rabbuiò di colpo, e Ally non poté fare a meno di notarlo. 

-Qualcosa non va? –gli chiese dolcemente. 

-No, tutto bene – disse non convincendo neanche se stesso, con un tono di voce che faceva sembrare tutto tranne che andasse tutto bene. –Stasera sei impegnata? – esordì all’improvviso. 

-In realtà no … - disse – ma … ci stai provando con me, Jonas? – rise lei.

-No miss Turner – rispose sorridendo guardandola negli occhi – Io ora devo scappare, ma visto che tu mi hai raccontato la tua storia, vorrei raccontarti la mia e stasera non sono impegnato, quindi ci potremmo vedere. 

-C’è un problema: Emily. Non ho voglia di lasciarla con una baby-sitter anche la sera. – disse. – Quindi, se ti va, puoi venire a casa. Mia nonna era italiana, so cucinare.  – gli propose. 

Joseph rimase un attimo a pensare, sapendo che non si sarebbe trovato in una bella situazione se l’avesse venuto a sapere qualcuno. Ma lì non c’era nessuno. Quindi prese la sua decisione. 

-Per me va bene. Dove abiti? – chiese. 

Lei le scrisse l’indirizzo di casa sua sul cellulare, dicendo di venire verso le otto e mezza. Si salutarono con un bacio sulla guancia e un sorriso. 

Non si era confidata mai con qualcuno come aveva fatto con quel ragazzo, e la cosa era stata tremendamente bella. 

-Allyson! – la chiamò già qualche metro lontano da lei – Non cercare il mio nome su internet! Voglio raccontarti tutto io stasera, intesi?

-Intesi! – disse mostrando il pollice alzato della mano destra. Sorrise. 

Mentre con un sorriso si avviava alla sua macchina, notò come gli occhi di quel ragazzo brillassero di luce propria. Gli si riusciva a vedere l’anima attraverso gli occhi. 

Non nascondeva le sue emozioni, era un libro aperto, e lo aveva capito fin da subito. 

 

I numeri continuano ad incontrarsi, scontrarsi e relazionarsi tra loro. Se si incontrano più volte significa che hanno qualcosa a che fare tra loro. Se si allontanano non hanno denominatori comuni. 

Ma l’operazione diventa equazione. L’equazione è inserita in un sistema di equazioni sempre più complesso. 

La risoluzione, però, continua ad essere una soltanto. 

In fondo noi siamo numeri, soltanto numeri. 














Buonasera a tutti!
Bene, spero che quando leggerete questo messaggio quei due ( cioè Joseph e Nicholas) si siano ritrovati, è da stamattina che si sono persi, 
e un volo di 6 ore e mezza e per arrivare da Londra a - forse - Milano, non l'ho mai visto 'O'
Ho un ansia assurda sapete? ç.ç Posto, almeno me li dimentico per un po'!
Che poi abito a 5 ore da Milano, e dovrei tipo pregare in aramaico i miei per farmi andare. 
Ma a voi cosa importa di me che straparlo? Avete tutte le ragioni!
Volevo ancora ringraziarvi infinitamente per le recensioni, per chi ha aggiunto al storia nelle preferite/seguite!
davvero, non so come dirvi grazie!
Spero che continuiate a farmi sapere cosa ne pensate!
Un bacione enorme!
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter 5: Always Smile ***


Ascoltate One Life - James Morrison :) 


Chapter 5
 

Always Smile 

 


 

-Arrivo! – esclamò Ally asciugandosi le mani con lo strofinaccio più vicino. Qualcuno aveva appena bussato alla porta e doveva essere Joseph. 

Corse ad aprire e si ritrovò dinanzi a un mazzo di rose e una bottiglia di champagne. Perse un battito, ed anche il respiro. 

Joe era davanti a lei, la fissava, con un sorriso sulle labbra. 

Nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere per lei. Nessuno le aveva mai portato rose rosse e champagne per un semplice invito a cena. 

Lo rimase a guardare probabilmente per troppo tempo, senza dire una parola. 

-Vieni, entra – si sforzò di pronunciare. Il respiro non era ancora tornato regolare. Lui fece quello che gli era stato detto. 

-Queste sono per te – disse porgendole il mazzo di rose.

-Joe, tu, non dovevi. – affermò con voce tremante. 

-Mi hanno insegnato che non si va mai a casa di qualcuno a mani vuote, quindi … - disse mettendosi le mani in tasca, un po’ in soggezione.  – Sono i miei fiori preferiti, e di solito alle ragazze piacciono. 

-Grazie mille, davvero. – le annusò, per sentirne il profumo. Sapevano di buono. - Le vado a mettere in un vaso, intanto accomodati. – gli suggerì scomparendo dietro la porta della cucina 

L’appartamento di Allyson era luminoso ed accogliente. Era a Manhattan, al ventesimo piano, e la vista era a dir poco spettacolare. Joe, seduto sul divano, guardando fuori dalla finestra giurò di riuscire a vedere il Central Park, oltre all’Empire State Building. 

Proprio mentre Joe si stava chiedendo perché Ally ci stava impiegando così tanto, il telefono squillò, e un pianto di un bambino si sentì provenire da una culla poco distante da dove era il ragazzo. 

-Arrivo Joe, aspettami eh! Non preoccuparti – esclamò Allyson e poi rispose al telefono. 

-Non vado da nessuna parte! – rispose Joe. Si alzò e si diresse verso la culla dalla quale proveniva il pianto. 

-Piccola! – sussurrò alla neonata che si ritrovò davanti. La bambina era stata svegliata dal suono del telefono, ed era parecchio spaventata.  

Joe pensò che la genetica fosse estremamente affascinante quando vide che gli occhi della bambina fossero gli stessi della madre. 

Piangeva disperata, e Joe non fece altro che prenderla in braccio e cullarla tra le sue braccia. 

-Ssssh. – le mormorò – Fai la brava Emily, fai la brava, dormi … va tutto bene, va tutto bene  …

La voce del ragazzo era estremamente calma e lenta; ed anche incredibilmente bella. 

In pochi minuti, cullata dalle braccia del ragazzo la bimba si addormentò di nuovo. 

-Vedo che vi siete già conosciuti – sussurrò Allyson al ragazzo, mettendogli una mano sulla spalla. 

-Sì, e la piccola Emily è bellissima,  proprio come la mamma. – disse Joe. Si rese conto di cosa le avesse detto davvero soltanto dopo aver terminato la frase. 

-Grazie – sorrise arrossendo giusto un po’. – Dalla a me, la porto nella sua cameretta

Con un gesto estremamente delicato e dolce Joseph fece passare la bambina dalle sue braccia nelle mani della mamma che la portò nella sua stanza chiudendo poi la porta dietro di lei. 

-Mi devi dire come hai fatto a farla addormentare così velocemente! – disse Allyson un volta tornata da Joseph con un walkie talkie in mano nel caso in cui Emily so fosse svegliata. 

-L’ho soltanto presa in braccio. Ho un effetto soporifero sui bambini! – disse ridendo – e devi sapere che sono un baby-sitter confermato nello stato del New Jersey!

-Non ci credo! – rise lei prendendo lo champagne per metterlo in frigo e  facendo a Joe segno di seguirla in cucina. 

-Credici! Che mangiamo? – chiese

-Carbonara e insalata di pollo, ti piacciono? – domandò rompendo due uova e lasciando che il contenuto si riversasse in un piatto cupo. 

-Li adoro! Posso aiutarti in qualche modo? – chiese. Allyson si sorprese, di nuovo. Travis non le aveva mai dato una mano in cucina. Quella era roba da donne, diceva. 

-Lì c’è tutto il necessario per apparecchiare. – disse indicando un angolo della cucina. – In terrazzo c’è il tavolo con le sedie. Se vuoi, te ne puoi occupare tu. 

-Certo – affermò prendendo la tovaglia e andando al di fuori dell’appartamento. In pochi minuti Joe aveva terminato e la pasta si stava cuocendo. 

-Se vuoi puoi mettere la musica. Lì c’è lo stereo con i CDs. – lo informò indicando un angolo della casa vicino al terrazzo. 

-Emily non si sveglierà? –chiese preoccupato sedendosi su uno sgabello in cucina

-No, grazie al cielo la musica è l’unica cosa che la fa dormire! – disse. 

-Bene allora, cosa metto? – chiese

-Scegli tu! – disse 

Joseph prese il porta-CD e si sedette sul divano. C’erano album di tantissimi grandi della musica come Beatles, Rollig Stone, U2 , Queen, Michael Jackson ; sommati a artisti più recenti del calibro di Michael Bublè, Oasis, The Fray, James Blunt, James Morrison, Rihanna e tanti, tanti altri. 

-Wow. – esclamò Joe – Hai dei bellissimi gusti musicali, sai?

-Grazie – rispose. 

-Ma Bublè è sempre l’ideale. – disse prendo l’album e inserendolo nello stereo. 

-È pronto! – esclamò prendendo la padella su cui aveva ripassato gli spaghetti e la portò a tavola. 

-Sembra squisita – osservò Joe. Ally si limitò a sorridere. 

-Buon appetito! – disse mettendosi a sedere. 

-Anche a te! – rispose e raccolse gli spaghetti intorno alla sua forchetta. Presero entrambi un boccone. 

-È buonissima! – esclamò meravigliato – Mio Dio, mai mangiata una carbonara così! – disse 

-Te lo avevo detto che sapevo cucinare! – sorrise lei. – allora – incominciò a parlare – ora è il tuo turno: mi devi parlare di te! 

-Vuoi prendere appunti per l’intervista? – disse ridendo

-Non serve – rispose, prese l’iPhone della tasca e avviò una registrazione vocale. – Lui è il mio taccuino! – disse indicando il suo telefono che aveva poggiato sul tavolo. 

-Cosa vuoi sapere? – le chiese pulendosi la bocca con il tovagliolo. 

-Tutto ciò che tu ritieni importante. – gli rispose. 

-Mmmmh tipo che sono nato in Arizona, il 15 agosto 1989 … - disse

-Tra una settimana è il tuo compleanno. – osservò. 

-Già, 23 anni. Divento vecchio. – disse. 

-Io li ho già compiuti a giugno. - lo informò. – comunque, continua. Ma con delle cose che non posso trovare su Wikipedia, di quelle me ne occupo domani. Tipo, avrai viaggiato tanto! Dove sei stato? Io voglio sapere qualcosa di te, come io ti ho raccontato di me. –disse – qualcosa che deve rimanere tra me e te. Una sconosciuta e un cantante. Niente intervista, quella ve la faccio in studio di registrazione. – disse spegnendo il suo cellulare – Niente di niente. Soltanto io.

-Sono stato quasi dovunque. Mi mancano un po’ di paesi Asiatici. Ma ho visitato le Filippine, la Tailandia, e anche Dubai.  Ma per il resto sono stato un po’ dappertutto: anche in Africa! – sorrise. 

-Parlamene! Ho sentito che chi c’è andato la considera stupenda, e soffre il mal d’Africa. – rispose incuriosita. 

-Sono stato un Botswana, a Maun. Sosteniamo uno stabilimento in cui facciamo studiare i bambini, e diamo loro indumenti e da mangiare. Ho parlato in molte scuole lì in Botswana, ho cantato qualche canzone e ho giocato con loro a calcio. Era da un po’ che volevo andarci, così sono partito l’estate del 2010 e ci ho trascorso un mesetto. L’Africa, beh, sembra davvero un altro mondo. Lì tutti vivono con poco, e sono sempre felici. Ho incontrato una donna che aveva tipo dieci figli a carico ed era sola. Lì è normale, si aiutano tra di loro, e si vogliono bene. Molti lì non sanno neanche cosa è un computer o un cellulare; eppure sembrano davvero molto più felici di quando lo siano tutti gli altri bambini del mondo. C’è tanta, tanta povertà eppure questo non sembra compromettere quel sorriso che tutti hanno. Quel viaggio mi ha fatto capire la fortuna che abbiamo a vivere una vita come questa. Quando mi chiedono di parlare dell’Africa io non penso a leoni o giraffe che ce ne erano a volontà e facevano davvero impressione; ma penso a quei sorrisi. Quei sorrisi che tutti hanno, che mi hanno incoraggiato, e mi incoraggiano tutt’ora quando ci ripenso. Mi sono ripromesso che appena avrò abbastanza tempo ci tornerò. – raccontò, e Ally poté affermare di aver visto i suoi occhi brillare. – È anche per questo che cerco sempre di sorridere, in qualunque occasione. Un attimo di vita senza sorriso e un attimo sprecato. Bisogna sapersi godere la vita con il sorriso sulle labbra. Anche quando le cose vanno male, bisogna sorridere. Come i sorrisi di quella gente hanno incoraggiato me, il mio, chissà, potrà incoraggiare le persone che mi incontreranno. 

-Wow. – disse Allyson. – È una storia pazzesca, e credo che tu abbia capito proprio tutto della vita.

-Oh no, ci sono tante cose ancora da capire – sminuì. 

-Ci sei andato insieme ai tuoi fratelli in Africa? – chiese. 

-No, loro erano impegnati con il lavoro. Ma non ero solo, c’erano alcuni amici con me. – disse. – Ah poi ho incontrato anche il principe William quando ero lì, sai?

-Davvero? – sorrise. 

-Sì. È stato tanto gentile, e sapeva chi fossi, e la cosa mi ha sorpreso! – affermò. 

-Poi? raccontami qualcos’altro! – lo incoraggiò mettendosi a mani conserte. Ormai entrambi avevano finito di mangiare. 

-Sai che una volta abbiamo dovuto scusarci con due sposi che stavano facendo il matrimonio nello stesso hotel in cui io e i miei fratelli alloggiavamo perché i nostri fan al di fuori dell’hotel non smettevano di far chiasso? – disse scoppiando a ridere. Lei spalancò gli occhi e si mise a ridere. 

-Non ci credo! – affermò. 

-Ti giuro! – rise lui. 

-Prendo lo spumante! –disse lei scomparendo subito dopo dentro casa. Poco dopo tornò con la bottiglia di spumante in mano e due bicchieri di vetro in mano. 

-Apri tu? Non sono mai stata brava in queste cose! – disse stringendosi nelle spalle. 

-Certo, dai a me – rispose il ragazzo prendendo la bottiglia fredda tra le mani. 

-Tu e i tuoi fratelli mi sembrate tanto legati, sai? – osservò lei. 

Lui alzò gli occhi, prima impegnati con il tappo della bottiglia, su di lei in un’espressione che fece sciogliere giusto un po’ Allyson. 

-Siamo cresciuti insieme, senza mai litigate se non per delle cazzate che si sono sempre risolte dopo dieci minuti che non ci parlavamo. Abbiamo vissuto il sogno insieme e siamo pronti a continuarlo. Sono potuto sempre essere me stesso con loro. Sono i miei migliori amici.- disse – non potremmo avere un rapporto migliore! – affermò. –Pronta? – disse, poi, riferendosi al tappo che stava per volare in aria. 

-Vai!- lo incoraggiò. Così il tappo di sughero della bottiglia volò all’interno della casa e Joe fu abbastanza capace da non versare il contenuto della bottiglia di Champagne per terra ma dentro i loro due bicchieri. 

-A cosa brindiamo? – chiese Allyson.

-Mmmh – si mise un attimo a pensare - alla nostra amicizia, e al sorriso che possa sempre essere sui nostri volti. Ok? – chiese

-Ci sto! – acconsentì lei facendo sbattere il suo bicchiere con quello del ragazzo. Sorrisero entrambi. 










Bene ragazzi, 
Lo so, no aggiorno da una vita! ma mi ero bloccata!
e, lo so, che questo capitolo non si dice molto e la fine è abbastanza penosa. 
Ma per concludere davvero tutta la serata ci avrei messo un po' e vi avrei dovuto far aspettare ancora, cosa che non mi andava di fare! 
In ogni modo grazie grazie e ancora grazie per le recensioni! E ancora grazie per tutti quelli che mi seguono! 
Un bacione grande, 
ci sentiamo presto! :D
<3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapter 6: Now I can see every possibility. ***


Ascoltate Haven't met you yet - Michael Bublé :)



Chapter 6

Now I can see every possibility.

 

Entrambi bevvero un sorso di Champagne poi posarono il proprio bicchiere sul tavolino. 

Ally si trovò a scoprire che non riusciva a sostenere lo sguardo del ragazzo per più di tre secondi; che lui seguiva il ritmo delle canzoni che riproduceva lo stereo battendo le dita sul tavolino; e si rese conto che si stava massacrando il labbro inferiore mordendolo in continuazione. 

Lui sospirò pensando a come rompere quel silenzio che si era appena venuto a formare. 

Nel frattempo si chiese se gli occhi di Allyson cambiassero colore con il cambiare del tempo oppure se fosse un sua impressione che fossero stati toccati da una sfumatura di grigio. 

-Ti va di ballare? – disse non appena partì “Haven't Met You Yet” di Bublé

-Non sono molto brava, in verità … - confessò. 

-Segui me, avanti! – disse alzandosi in piedi d porgendole una mano. 

Ally la afferrò sentendosi un brivido percorrerle la schiena. Si spostarono un po’ più a destra e con il telecomando Joseph alzarono la musica dello stereo. 

-Stringimi – le intimò all’orecchio.

Si muovevano a ritmo di musica mentre Joe le cingeva la vita e Allyson ricordava a se stessa di respirare. 

-Nicholas ha fatto una cover di questa canzone per Smash, sai? – disse, e lei si costrinse a guardarlo negli occhi. Il cuore accelerò. 

-Davvero? – domandò nervosa, mentre lui le fece fare una giravolta riprendendola tra le sue braccia subito dopo.

-Già. Ho realizzato un cd da solista l’anno scorso, e quando stavo cercando il genere da adattare avevo pensato anche a qualcosa che si avvicinasse alla musica di Micheal Bublè, ma poi ho scelto qualcosa di un po’ diverso. Ma quell’uomo è fantastico, adoro le sue canzoni.  – si trovò a dire. 

-Concordo! Come mai hai fatto un progetto da solista e non avete fatto un altro cd insieme? – chiese lei. 

-Anche Nicholas ne ha fatto uno. Non abbiamo fatto un altro cd insieme perché … beh, non era il momento giusto. Ma questo lo è e stiamo facendo di tutto per farlo al meglio e terminarlo il prima possibile. – disse 

-And I know that we can be so amazin’,
And baby your love is gonna change me,
And now I can see every possibility.-  cantò lui continuando a ballare. Fece fare una giravolta a Allyson che era diventata tutta rossa, evitando di pensare che quelle parole potessero essere lontanamente riferite a lei. Ally notò come la sua voce fosse assolutamente stupenda. Beh faceva il cantante, doveva avere una bella voce. Eppure aveva qualcosa di particolare, di unico e irripetibile. C’era un qualcosa in più. Non la cantava semplicemente. Lui la viveva. C’era passione. C’erano brividi. C’era più musica in quei tre versi che in tutta la musica che Allyson avesse ascoltato prima di quel momento. 

Quando Joseph incontrò di nuovo quegli occhi meravigliati di Allyson, le parole della canzone che stava per pronunciare gli si bloccarono in gola. Fu costretto a respirare profondamente per riprendere la situazione tra le sue mani. 

C’era qualcosa di assolutamente singolare in quella ragazza. La guardò per un attimo un po’ meglio. Non era alta; indossava jeans, maglietta e converse quindi nulla di particolare; aveva i capelli color cioccolato scompigliati e riuniti in una coda; si premurava sempre di tenere lo sguardo basso. Non era nulla di particolare. Nessun seno enorme, nessun vestito con mega scollatura, niente schiena scoperta, e niente trucco – Joe se ne stupì-, niente tacchi vertiginosi. 

Era tutto negli occhi. Quegli occhi azzurri, che avevano assunto una sfumatura grigiastra – ora che li aveva visti da vicino Joseph ne era sicuro -, aveva qualcosa di speciale. C’era amore, felicità e bellezza.

La canzone stava per finire, e dopo aver fatto fare ad Ally l’ennesima giravolta su se stessa, Joe la strinse a sé, più cautamente, più dolcemente di tutte le altre volte, ma le loro labbra si ritrovarono a pochi centimetri le une dalle altre. La canzone terminò e lasciò spazio al silenzio. Avevano un leggero fiatone. Riuscivano a sentire ognuno il respiro dell’altro. Occhi negli occhi. I due corpi erano completamente a contatto. Il viso del ragazzo avanzò verso quello di lei. Entrambi non ci stavano capendo più nulla, avevano smesso di pensare da quando era finita la canzone.

Il suono del campanello risuonò in tutto l’appartamento. 

Allyson riprese a respirare. 

-Vado a vedere chi è – disse impacciata sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. 

-Ok – rispose mettendosi a braccia conserte e facendo qualche passo verso l’interno della casa. 

Allyson si chiese cosa stesse per fare un momento prima e poi sospirò chiedendo chi fosse al citofono. 

-Allyson! Sono Beth! – esclamò la ragazza entusiasta – Ho il gelato! 

Non le rispose e aprì la porta di casa e del palazzo. 

-È Beth. – disse Allyson a Joe. - È da un po’ che piomba a casa mia senza preavviso con la scusa di avermi portato il gelato. Poi dopo colpa sua se prendo peso. 

Joe che si era seduto sul divano si mise a ridere. 

-Quando vieni in studio di registrazione? – chiese lui.

-Quando vuoi! – rispose. 

-Tipo domani? – continuò il ragazzo. 

-Pomeriggio … ? - aggiunse lei. 

-E sera – concluse il ragazzo per lei. 

-Ci sto – disse. 

-Buonasera Ally, vedo che hai compagnia! – affermò Elisabeth che era appena comparsa sulla soglia della porta con una vaschetta da mezzo chilo di gelato in mano. –Cioè hai una ragazzo e neanche l’hai detto alla tua migliore amica, complimenti!

Allyson desiderò fortemente una pala per farsi una bella buca e sotterrarsi. 

-Non stiamo insieme, Beth! Joe è soltanto un amico! – disse 

-Giusto! Sei Joe, il moretto del parco! – esclamò andando incontro al ragazzo per stringergli la mano. Lui la assecondò divertito. Lei desiderò per la seconda volta in meno di due minuti di sotterrarsi … questo era un record. 

-Piacere di averti conosciuto Beth, ma ora devo proprio scappare! Domani devo svegliarmi presto per andare in studio! – disse alzandosi e congedandosi educatamente. 

-Ti accompagno alla porta! – affermò lei.

-Grazie di tutto Ally, sono stato davvero benissimo stasera! E salutami Beth! – disse Joe stingendola a sé con un braccio e lasciandole un bacio sulla guancia. 

-Grazie a te Joe, a domani! – disse lei vedendolo allontanare. 

-Ally! – disse prima di andarsene. – porta un bacio anche a Emily da parte mia! E grazie ancora! Buonanotte! 

-Certo! Buonanotte! – affermò. 

Ally si chiuse la porta alle spalle e si fece scivolare la schiena finendo a terra dicendo che era stata proprio una lunga serata. 

 Si rialzò in piedi e tornò in salotto dove Beth la stava aspettando. Impiegò la mezz’ora successiva a raccontarle cosa era successo. Quando Elisabeth le propose di mangiare il gelato, e lei rifiutò, la prima disse che non stava mangiando il dolce con lei per paura di ingrassare, cosa che non le permetteva “di far colpo sul moretto”. 

L’unica cosa che Ally non poteva negare a se stessa era che non riusciva a togliersi di mente l’immagine dei suoi occhi in quelli del ragazzo.















Salve gente (?) :D
dai questa volta sono stata abbastanza veloce ad aggiornare! Dovevo pur farmi perdonare in qualche modo! 
Avete sentito la canzone? Oltre al fatto che Nicholas ha fatto la cover di Haven't met you yet, io sono ossessionata da Michael Bublé *-*
Avete visto Nick e Joe sul palco insieme a cantare *_______________________*
E vi prego, ditemi che non sono la sola che pensa che quella Natashia Ho non sia ... adatta (?) a Joseph
Ok, me la smetto di parlare, parlo troppo. Per ultima cosa volevo sotlanto ringraziare tanto tanto tanto chi segue questa fan fiction, e ricordarvi che ogni commento negativo e positivo e ben accetto! 
Un bacione, 
Marta <3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapter 7: Same Mistake ***


Ascoltate Same Mistake – James Blunt mentre leggete! :) 

 

 

Chapter 7

 

Same Mistake 

 

 

 

-Juliet! – Joseph rispose al cellulare. 

-Amore! Volevo soltanto dirti che oggi vado a fare il primo controllo per la gravidanza, quindi oggi non passo in studio di registrazione! – disse lei. 

-Va bene, vuoi che venga con te? – chiese il ragazzo. 

-No, non preoccuparti! Ho preso appuntamento con Mrs Mason! Ti ha aiutato quella volta in cui sei finito all’ospedale per quel problema allo stomaco, la ricordi? – disse così velocemente quasi da non far riuscire a capire a Joseph cosa stesse pronunciando. 

-Mrs Mason? – chiese più a sé che a lei – Ma chi quella signora simpatica con cui avevi parlato quel giorno? 

-Esatto! – disse. 

-Ma non eravamo all’ospedale di Los Ageles? – chiese insospettito. 

-Sì, ma l’hanno trasferita qui per mancanza di personale! Ieri l’ho incontrata al supermercato e ho preso appuntamento! – disse – comunque non preoccuparti, me ne occupo io! 

-Va bene allora! Mi chiami più tardi per farmi sapere come è andata? – domandò serio, e anche un po’ preoccupato. Si trattava sempre di suo figlio. 

-Certo! A dopo amore!  -rispose. 

-A dopo – si sforzò di sorridere anche se lei non poteva vederlo. 

Sospirò e infilò il suo cellulare nella tasca dei jeans prima di entrare nello stabilimento dove era collocato il loro studio di registrazione. 

Era dalla sera precedente che ogni tanto di fissava da qualche parte e non riusciva più a distogliere lo sguardo fino a che qualcosa o qualcuno non lo risvegliasse dai suoi pensieri. 

La sera precedente aveva rischiato tanto, troppo. Ancora un attimo e avrebbe baciato Allyson. E lui, nella sua situazione, non si poteva permettere complicazioni. Nonostante il fatto che si stesse per sposare e diventare padre non poteva non ammettere a se stesso che ogni volta che guardava Allyson il suo cuore perdeva un battito, mentre quando osservava Juliet non sentiva più niente, o forse non aveva mai sentito nulla. Eppure Juliet era una modella, e Ally una semplice giornalista. 

Quando entrò nell’ascensore e premette il pulsante del piano in cui erano i fratelli si disse che sarebbe dovuto stare più attento. 

Più attento con Juliet come con Allyson  il giorno precedente. 

Ora avrebbe dovuto evitarla, o almeno provarci. Sapeva già che non ce l’avrebbe fatta. L’avrebbe rivista il pomeriggio stesso e sapeva già che non le avrebbe staccato gli occhi da dosso. 

*

 

Allyson si sentì orgogliosa di se stessa ad aver già imparato la biografia dei Jonas Brothers grazie a Wikipedia. Aveva studiato, nel vero senso del termine, sia Paul Kevin Jonas II sia Nicholas Jerry Jonas. Esultò per ricordarsi già i loro nomi per intero. Lei sapeva di avere une buona memoria, soprattutto per fatti e storie, ma le date e i nomi delle persone le ci voleva tempo per impararli. 

Per esempio la loro madre si chiamava …. Danielle? Ah no, quella è la moglie di Kevin. Denise! Giusto Denise Jonas, la madre di quattro figli. Il più piccolo: Frankie Jonas. 

Bene si ricordava i loro nomi,ora le mancava Joe, aggiornarsi il più possibile sul gossip, leggere gli ultimi articoli su di loro e sul loro album, e infine formulare le domande. 

Era a buon punto a fine dei conti. 

Lesse il suo nome “Joseph Adam Jonas”. Lo ripeté a bassa voce tra sé e sé. 

-Joseph Adam Jonas – lo disse a mo’ cantilena. 

Studiò ogni singolo dettaglio di quella pagina e si meravigliò di aver già memorizzato il tutto. 

Poi lesse anche l’ultima sezione: “vita privata”. 

 

“Mr Jonas ha frequentato la cantante Taylor Swift dal luglio fino ad ottobre del 2009. Joe ha concluso la relazione con una telefonata di 27 secondi dopo aver incontrato l’attrice Camilla Belle. La canzoni “Forever and Always”, “Last Kiss” e “Better than revenge” della Swift si crede siano ispirate alla sua relazione con il Jonas. Joe ha frequentato Camilla Belle, che ha recitato nel video della canzone “Lovebug” dei Jonas Brothers,  da Ottobre 2008 a Luglio 2009. Anche l’attrice e cantante Demi Lovato è stata una delle ragazze dello spezza cuori Joe Jonas, anche se per soli tre mesi nella primavera del 2010. Joe ha frequentato anche l’attrice Ashley Green fino a Marzo 2011. Dal Aprile 2012 frequenta la modella Juliet Evans.”

 

Wow. Tanti nomi, anche importati.  Taylor Swift, Camilla Belle, Demi Lovato, Ashley Green e … Juliet Evans? Le conosceva tutte. Si premurò di andar a rileggere l’ultima riga, e di controllare se quel verbo fosse davvero al presente.  Joe era fidanzato. Bene. Non glielo aveva detto … perché? 

Forse non era davvero interessato a lei? Eppure era sicura che il giorno prima erano davvero andati vicini ad un bacio. Se ne era pentito? Vedeva lei soltanto come un’amica? Oppure come una ragazza da “una botta e via”? Non lo era. 

Non c’era nulla di male ad essere amici, ed era quello che Allyson voleva. Ma c’era una parte di lei che avrebbe davvero voluto di più. Quella parte di lei che si è emozionata con la sua voce. Quella parte che crede ancora nei principi azzurri. Quella parte d’eterna bambina che sarebbe sempre vissuta dentro di lei, che quando si era ritrovata sola e senza via d’uscita, aveva perso le speranze. Eppure il suo principe azzurro l’aveva salvata. Quello strano ragazzo dagli occhi magici e dal bel sorriso, che, come nelle favole, nel momento in cui la sua mano aveva afferrato quella della ragazza aveva risolto tutto. 

Lo stesso principe azzurro che, aveva scoperto, aveva spezzato il cuore a tante ragazze, e per di più era fidanzato con una modella. 

Stava commettendo lo stesso sbaglio che aveva fatto con Travis: innamorarsi della persona sbagliata. Però questa volta, non doveva accadere. 

Si staccò da quella pagina web. Ora doveva solo fare la propria professione, senza sentimentalismi. Cercò altre notizie, altri pareri, e altri commenti su quei tre fratelli che stavamo per fare il loro ritorno. Poi cominciò a scrivere le sue domande. 












Buonasera a tutti! :)
Bene, un altro capitolo non tanto lungo, ma che mi serviva per il proseguito di tutta la storia! 
Ringrazio ancora una volta chi segue questa fan fiction, siete fantastiche ragazze *-*
Ricordate che il vostro parere è fondamentale per me, e chiunque abbia volta e tempo di commentare mi fa felicissima!
Un bacione enorme, 
Marta. <3

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chapter 8: Just Friends ***


 

Ascoltate Wish you Were here - Avril Lavigne


Chapter 8

 

Just Friends

 


 

Allyson era appena arrivata sotto quel grande grattacielo. Lo guardò, fino a far scontrare gli occhi alla cima di quello. Prese il cellulare dalla borsa, e poi se la sistemò meglio sulla spalla

Il telefono fece un paio di squilli e poi la voce squillante del ragazzo fece capolino. 

-Ally! - disse

-Joe, sono arrivata, a che piano siete? – chiese Allyson al ragazzo

-Aspetta un attimo scendo giù io. – rispose e chiuse la chiamata. 

Faceva un caldo pazzesco lì a New York. Le persone camminavano veloci sui marciapiedi. C’era una frenesia in quella città. Sembravano sempre tutti così concentrati, così indaffarati e così sempre e perennemente in ritardo. In effetti erano come lei, almeno prima di aver saputo che Emily sarebbe nata. Dal momento in cui il test era risultato positivo aveva cominciato ad affrontare diversamente tutta la vita. La sua vita dipendeva da sua figlia, si incentrava su di lei, e alla fine, era lei. Quella piccola creatura che le aveva sconvolto la vita in tutti i modi, e completamente. Ora si fermava a contemplarla di tanto in tanto, si meravigliava a vedere un cielo stellato, o un tramonto. Si stupiva della natura e di come rendesse ogni cosa impeccabile e bellissima. Quelle persone che camminavano davanti a lei sembravano non apprezzare la bellezza di queste cose, il loro valore. Cose che oggi potrebbero esserci, e domani non esserci più.

-Allyson! – disse Joe distogliendo la ragazza da quei pensieri fin troppo profondi. 

Quando incontrò di nuovo gli occhi del ragazzo, perse un battito e una scossa di adrenalina la percorse. Quei suoi discorsi che si era fatta la mattina stessa sul fatto che lui non fosse adatto a lei, e non fosse il principe azzurro che si aspettava li stava mandando a farsi benedire, uno ad uno. 

-Joe. – sussurrò più a se stessa che al ragazzo raggiungendolo. 

-Come va? – disse una volta dentro. Allyson esultò mentalmente per il fatto che ci fosse l’aria condizionata, che secondo lei era l’invenzione migliore di tutti i tempi. 

-Tutto bene – rispose fissando il pavimento. Doveva rispettare ciò che aveva detto senza farsi corrompere da quei suoi occhi fin troppo lucenti. 

-Siamo quasi all’ultimo piano, quindi ci vorrà un po’ – la avvertì una volta dopo essere entrati nell’ascensore. Lei annuì. –Qualcosa non va? 

-No, tutto bene. – rispose alzando leggermente lo sguardo premurandosi di non far scontrare gli occhi con il suo sorriso, ma gli specchi a due lati dell’ascensore le rendeva il tutto estremamente difficile. E poi, no, non andava per nulla bene. Lui aveva una ragazza, una modella, bella alta e bionda. Perché non glielo aveva detto?

-Ne sei sicura? – chiese di nuovo. 

-Sicura – disse. 

La porte dell’ascensore di aprirono dopo un segnale acustico che segnalava l’arrivo al piano dove era il loro studio di registrazione. 

Joe inserì un cartellino alla maniglia della porta e questa, si aprì. 

La musica che rimbombava lì dentro era qualcosa di fantastico. Nicholas e Kevin che stavano ascoltando una delle loro canzoni appena terminate per controllare che fosse tutto apposto quasi non si accorsero dell’arrivo di loro due. Allyson non fece rumore, fece segno a Joe di rimanere in silenzio. Chiuse gli occhi, e ascoltò. Ecco la voce di Nicholas che si faceva spazio tra quelle note fresche e piene di gioia con una voce da uomo, da ragazzo troppo cresciuto. Joseph che si introduceva facilmente, con quella voce più sensuale del solito. Kevin, perché cantava anche lui in quella canzone, aveva una voce stupenda,che rendeva quella bella canzone, perfetta. Quelle tre voci erano completamente differenti tra di loro, eppure avevano qualcosa che accomunava tutte e tre. Quello che la sera prima aveva sentito nella voce di Joe, era la stessa cosa che sentiva in quel momento. Loro non si limitavano a cantare semplicemente, loro vivevamo la musica, loro vivevano di musica. La sentivano, la sentivano scorrere nelle loro vene, come se fosse parte di loro. C’era la loro passione in ogni parola, e un pubblico lo riesce a percepire. Ora capì perché avevano avuto così tanto successo, e si rimproverò per non averli conosciuti prima. 

-Ragazzi, è bellissima – esordì Allyson estasiata al termine della canzone. 

-Allyson, sei qui! – disse Kevin – ti è piaciuta davvero?

-Accidenti. Mio Dio, è stupenda. Non credevo faceste questo tipo di musica, ragazzi – disse lei

-Dovresti venire ad un nostro concerto allora, giusto per renderti conto – consigliò Nicholas – domani sera?

-Domani sera?! – ripeté lei. 

-Sì dai Ally, vieni! – la pregò Joseph apparendole da dietro le spalle. 

-Va bene, vengo volentieri – rispose sorridendo. 

-Allora, vogliamo iniziare adesso con le domande? – chiese Nicholas. 

-Sono qui apposta – disse. – dove mi posso sedere?

-Dove vuoi - rispose Kevin. 

-Posso registrarvi, vero? – chiese lei dopo essersi seduta su una sedia vicino al maggiore dei tre. 

-Certo – disse Joe, appoggiandosi al tavolo davanti al mixer. 

Lei attivò il registratore che aveva in mano, prese un block notes dove erano scritte delle domande e poi con una penna in mano si rivolse a loro. 

Decise di incominciare con una domanda che non fosse poi così scontata, per far incuriosire i suoi lettori. 

-Pensate che, tornando con un nuovo album tutti insieme, dopo aver trascorso alcuni anni un po’ nell’ombra, vi faccia tornare indietro tutte le fan che avete perso? – disse fissando i fratelli

I tre la guardarono sbalorditi, si aspettavano la solita domanda “ Come è stato tornare in studio tutti insieme?” e invece questo. 

-Assolutamente no. – disse Nicholas – abbiamo più volte sottolineato che noi facciamo la nostra musica; proponiamo uno stile che può o non può piacere. Non pretendiamo, né pensiamo che i fan che abbiamo perso siano disposti a tornare indietro. Crediamo di farcene dei nuovi, e sappiamo che c’è chi non ci ha mai abbandonato. – concluse Nick, fissando negli occhi la ragazza. 

-Non si tratta di quantità, ma di qualità. Le fan migliori sono rimaste con noi, e ci saranno fino alla fine. – aggiunse Joe. 

-Sappiamo che ci sono nuove band emergenti, sappiamo che abbiamo perso fan e sappiamo anche che la fama non è facile da raggiungere e mantenere. Tutto passa. Noi siamo cresciuti e i nostri fan con noi; ora ci rivolgiamo ad un pubblico diverso, un po’ più grande rispetto a quello dell’ultimo album. – disse Kevin. 

Allyson sorrise: era la risposta che voleva. 

L’intervista andò avanti e lei temporeggiò un po’ prima di passare alle domande sulla vita personale. Poi dopo aver parlato di Married to Jonas, Ally prese la palla al balzo. 

-Kevin felicemente sposato, e tu Nicholas? Hai trovato la ragazza giusta per te? – chiese la giornalista 

-Non ancora – sorrise, senza mostrare i denti, il più piccolo. 

-Invece, tutti sanno che il  nostro Don Giovanni, è impegnato da alcuni mesi con la bellissima Juliet Evans.- Allyson tenne lo sguardo fisso sul ragazzo che era a braccia conserte con le gambe incrociate appoggiato al tavolo, ma lo sguardo che non riusciva a staccarsi dalla punta delle sue converse 

- Nessuno ancora sa come vi siete conosciuti, ti va di raccontarcelo? – disse Ally con disinvoltura, come se fosse la cosa più normale del mondo. 

Joseph non poteva di certo raccontare che l’aveva incontrata in un privè di una discoteca. Non poteva rovinare la sua reputazione. Non poteva raccontare quello alla stampa, né ad Allyson. Non si sentì di alzare lo sguardo, e inventò una cazzata, rimanendo sul vago. 

-Era un’amica di amici. Ci siamo conosciuti ad una festa. – disse alzando gli occhi per un centesimo di secondo per poi riabbassarli i nuovo. 

-Bene – squillò lei – nessun altro dettaglio?

-Non ci sono dettagli. – disse con voce bassa, guardandola male. 

Una vocina dentro di lui gli disse che avrebbe dovuto dirle che era incinta di lui e la stava per sposare, che non era cosa da poco. Per questo era particolarmente teso. Per questo si sentiva uno schifo. Non solo non le aveva detto di Juliet la sera prima, ma le stava mentendo di nuovo. 

Ma c’era qualcosa che gli impediva sia di alzare lo sguardo sia di pronunciare qualunque altra cosa. 

-Un’ultima domanda, almeno per ora. – disse Allyson accavallando le gambe. – siete orgogliosi di tutto quello che avete fatto fino ad ora? Nessun rimpianto?  - chiese. 

-Molto orgogliosi, senza rimpianti. – disse Kevin. 

-Assolutamente d’accordo con Kevin. Non eravamo nessuno quando abbiamo cominciato, è stato difficile riuscire a farci conoscere, nonostante tutte le difficoltà, compreso il mio diabete, ce l’abbiamo fatta, e non potremmo essere più orgogliosi di così. – aggiunse Nicholas 

-Joe? – chiese Allyson cercando di guardarlo negli occhi

Lui si morse il labbro inferiore, sforzandosi di guardarla. 

-Nessun rimpianto. Il nostro successo è stata una benedizione. E i fan ci hanno permesso di fare quello che amiamo fare. Dobbiamo tutto a loro. – disse Joe con voce bassa e pacata, accennando poi un finto sorriso. 

Doveva parlare con Allyson, ma non sapeva come fare. 

-Bene, grazie mille ragazzi. – disse la giovane, e spense il registratore. – Per ora credo proprio che possa andare bene. E credo anche che possa andare via … - sorrise alzandosi.

“No” disse quella strana voce dentro di Joseph, e gli fece alzare gli occhi finalmente. 

-No, Ally, non te ne andare! Ti andrebbe di ascoltare le nostre canzoni già pronte? – chiese il minore con un sorriso – visto che ti è piaciuta “Kerosene” puoi ascoltarne altre, se ti va. 

-Saresti la prima al di fuori della nostra famiglia ad ascoltare la nuova musica dei Jonas Brothers – disse Kevin. 

-Così mi incuriosite però, va bene, fatemi sentire! – disse la ragazza sedendosi di nuovo e abbracciando la sua borsa, fece scorrere la sua sedia girevole sistemandosi tra il fratello minore e il maggiore. 

Joe restò a guardarli, sedendosi sul tavolo alle loro spalle, e per un attimo invidiò Nicholas. Lui avrebbe davvero potuto innamorasi di Allyson. Bella, intelligente, coraggiosa, riflessiva, solare. Cosa non aveva quella ragazza? Lui, in fondo, non avrebbe mai potuto stare con lei, non con un figlio e una moglie a carico. Ma lui non riusciva a lasciarla andare. C’era qualcosa di particolare in lei, che lo attraeva in modo sconsiderato. 

-Non ho mai capito nulla di come funzionano questi cosi. – disse Ally al minore, riferendosi al grande mixer che era davanti a loro. 

-Non sono poi così difficili, fidati. – rispose Nick – li sa usare Joe, ed è tutto dire.

Lei rise, girandosi un attimo a guardare il ragazzo che si avvicinò per tirare una scapezzata al fratello. 

-Ehi! – disse – stai attento a ciò che dici! – lo ammonì. 

-Ma è nota la tua poca perspicacia, Joseph – disse ridendo, e facendo ridere anche Allyson  e Kevin. 

-Ah, ha, ha – finse una risata – dobbiamo finire di registrare la canzone di ieri, gliele fai sentire con le cuffie le canzoni? – chiese il mezzano

-Sì, le sente meglio. – disse il minore che porse alla ragazza le cuffie rivolgendole poi un sorriso. 

Lei se le infilò, e quando Nicholas le chiese se fosse pronta lei rispose alzando il pollice della mano destra verso l’alto e rivolgendogli un sorriso. Lei si accomodò sulla sedia pronta ascoltare quello che sarebbe stato il successo dell’anno. 

-Andate voi a prendere la cena? – chiese il ragazzo ai fratelli.  – per favore. 

-Va bene, andiamo noi. – disse Kevin, afferrando il concetto non appena lo sguardo di Joseph si posò su Allyson. Neanche Nicholas tardò a capire, ma rimase in silenzio. 

-Noi andiamo – disse Kevin infilando il suo portafoglio nella tasca posteriore dei suoi jeans. 

-Dove andate? – chiese Allyson togliendosi una delle due cuffie.

-A prendere la cena. La pizza va bene per te Allyson? – chiese Nick. 

-Certo, ma non dovete scomodarvi … - disse.

-Ehi, non preoccuparti! Torniamo subito! -  controbatté  Kevin. 

Nicholas mise le mani sulle spalle di Joe e si avvicinò al suo orecchio. 

-Ricorda Juliet – gli sussurrò, e il maggiore dei due si limitò ad annuire. Joe non era sicuro di quale  fosse l’avvertimento di Nicholas. Forse voleva Allyson soltanto per lui? Oppure era soltanto per ricordargli di non fare cretinate visto che ora aveva delle responsabilità? O entrambe le cose?

I due fratelli uscirono chiudendosi la porta alle spalle. 

-Allyson – disse Joseph, ma lei si girò la sedia verso il mixer mettendosi la cuffia che aveva sposato al suo posto, facendo finta di niente. 

-Ally! – ripeté Joe sedendosi accanto alla ragazza. Le tirò giù le cuffie, premendo il tasto pausa sul mixer davanti a lui. –Allyson … 

-Si? – disse lei guardandolo. 

-Volevo soltanto … sai …  chiederti scusa. – disse lui mortificato. 

-Per cosa? – chiese lei.

-Per non averti detto nulla di Juliet – pronunciò e accennò un sorriso venuto male. 

-Perché me lo avresti dovuto dire? – domandò lei. – Non c’è nulla tra di noi.

-Perché ieri sera, a casa tua … prima che ... – farfugliò Joe. – Hai capito, no? – concluse riferendosi a quel bacio mancato della sera prima. 

-Ieri non è successo nulla, Joe. – disse. 

Anche se lo aveva detto non significa che lo pensasse davvero. Quell’episodio della sera precedente non l’aveva fatta dormire. 

Quel momento  aveva avuto la stessa rilevanza per Joseph, se non di più. Aveva trascorso la notte in bianco a pensarci. 

-Quindi è tutto apposto? – chiese Joe. 

-Tutto apposto – rispose lei, forzando un sorriso. Oh no che non era tutto apposto, tutto sembrava essere più complicato di prima. 

- … amici? – chiese Ally porgendogli una mano. Perché mai una come lei, si sarebbe dovuta aspettare di più da uno come lui?

“Il matrimonio e la gravidanza, Joe!” una voce dentro di Joseph lo stava rimproverando, ma lui decise di ignorarla completamente. 

-Amici. – disse lui, sforzandosi di far comparire un sorriso su quella bocca fin troppo triste. –Domani, ti passo a prendere alle 7 per il concerto, ok? 

-Va bene. – rispose con un sorriso.











Buonasera a tutti! 
Beh dai, il capitolo dell'altra volta era un po' cortino, ma con questo mi sono fatta perdonare abbastanza, no? *-*
Fatemi sapere al più presto cosa ne pensate, e ancora un grazie enorme a chi continua a recensire, davvero, non saprei cosa fare senza di voi! 
Un bacione enorme, 
Marta. <3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Chapter 9: Hello Beautiful ***


Ascoltante Hello Beautiful - Jonas Brothers mentre leggete! :)

 

Chapter 9 

 

Hello Beautiful

 


Allyson si svegliò di soprassalto, sentendo il pianto della sua piccola Emily. Era buio, guardò l’orologio e vide che erano le 3.30 di mattino. 

Si alzò e si diresse verso la camera della sua bambina accendendo poi la luce della sua cameretta. 

-Ehi, ehi piccola! – disse avvicinandosi alla culla – cosa hai amore? – disse prendendo la bambina in braccio. 

Non smetteva di piangere, era agitata e bianca in viso. Ally le toccò la fronte, scottava. Doveva misurarle la febbre. 

Piangeva, sempre di più e sempre più forte. Stava male, e Allyson si sentì in colpa per averla lasciata da sola, o quanto meno, con sua madre. 

-Amore, amore, ssssh Va tutto bene stellina, va tutto bene. – tentò di rassicurarla mentre andava a prendere il termometro nella stanza accanto. 

Le misurò la febbre velocemente, sperando che non fosse nulla di grave. Per sua sfortuna si ritrovò un 39C° scritto sul termometro. Ally impallidì.

Doveva fare qualcosa, doveva chiamare qualcuno. 

Prese il cellulare dalla sua borsa continuando a tenere la bambina in braccio e avviò la chiamata. 

Il cellulare fece qualche squillo prima che qualcuno rispondesse. 

-Pronto? – disse una voce impastata dal sonno e maschile. Ma Ally quest’ultimo dettaglio sembrò non notarlo. Era troppo agitata. 

-Mamma! Emily sta male, ha 39 di febbre, non smette di piangere! Non so che fare! Cosa devo fare? – chiese la ragazza presa dal panico mentre cercava di far calmare la figlioletta. 

-Allyson? – chiese il ragazzo. 

-Oh mio Dio. – disse Ally guardando chi stesse davvero chiamando – Joe! Oddio scusami!  Scusami tanto! Ho sbagliato, dovevo chiamare mia madre! Scusami per averti svegliato!

-Ehi, calmati e non preoccuparti! Cos’ha Emily?  - chiese lui. 

-Ha la febbre, ed è la prima volta, e non so che cazzo fare. – disse lei agitandosi ancora. 

-Hai qualcosa da darle per farle abbassare la febbre? – chiese lui

-No, non c’ho un cazzo Joe! – era agitata e nervosa, e stava dicendo “cazzo” ogni due parole. 

-Aspettami ok? Intanto cerca di farla calmare, sarò lì in meno di dieci minuti. –disse lui e senza darle tempo di replicare chiuse la chiamata. 

-Joe, ma … - disse Ally, ma poi si accorse che lui aveva appena riattaccato. 

Allyson si morse il labbro inferiore. Continuava a camminare per tutta casa cercando di far calmare la bambina ma non sembrava dare risultati. Se provava soltanto a lasciarla dormire nella culla, Emily ricominciava a piangere più forte di prima. 

Anche Ally stava per mettersi a piangere, era stanca, e piena di ansia. 

Passò per l’ennesima volta davanti al terrazzo e pensò che era stata bene quel giorno con i Jonas Brothers. Amica di 3 pop-star, chi l’avrebbe mai detto? Si vergognò al ricordo di aver fatto pensieri non così puri su fratello di mezzo, quello che sarebbe arrivato da un momento all’altro a casa sua, nonostante lui avesse una ragazza. Non era colpa sua, ma di quei suoi occhi. 

Avrebbe giurato sul fatto che Nicholas ci stesse provando con lei, anche se sembrava di fosse qualcosa che lo trattenesse. Forse quello era il suo comportarsi da amico?

Sentì suonare alla porta e si sentì felice a sentire la voce del ragazzo risponderle al  citofono. 

Il giovane le comparì sulla soglia della porta pochi secondi dopo avergli aperto la porta del palazzo. 

-Ehi! Come va? – chiese sorridendo. 

-Non così bene – rispose lei 

-Sono passato in farmacia, e ho chiesto cosa poterle dare. Deve prendere questa – disse indicando una medicina con la scatola verde – tre volte al giorno per la febbre, e questa – indicò l’altra scatola blu– due volte al giorno come antibiotico. Di entrambe le medicine sempre metà dose.

-Quindi ora che deve prendere? – chiese Ally. 

-Entrambe – disse lui. Preparò le due medicine e mentre Ally teneva in braccio Emily, lui gliele fece ingerire senza particolari problemi. 

Joe sorrise, ad entrambe. 

-Dalla a me – sussurrò lui – ho un potere soporifero sui bambini, ricordi?

Ally gli sorrise, lasciò Emily tra le braccia di Joe. Ally alzò lo sguardo incontrando gli occhi del ragazzo. Rimasero entrambi fermi a guardarsi per un attimo. Lei smise di respirare per un attimo. Percepì una strana sensazione, e non  era la prima volta che le capitava. Era come se avesse qualcosa a che fare con quel ragazzo, uno strano legame che le impediva di stargli lontano più di tanto tempo. 

-Avete gli stessi occhi. – osservò Joseph, sussurrando quelle parole, per poi fare un sorriso. 

Ally si limitò a sorridere di rimando facendo un passo indietro. 

Joe si trovava a suo agio perfettamente con Emily, come se la tenesse in braccio da sempre, come un vero padre. Un padre. Emily lo aveva, eppure lui era scappato come un cane. Non pagava gli alimenti da due mesi e non si era fatto più sentire dal giorno delle nozze, o almeno il giorno in cui si sarebbero dovute festeggiare le loro nozze. Cosa che non accadde. 

-Ci penso io, ok? – sussurrò Joe all’orecchio di Ally, per poi darle un dolce bacio sulla tempia, sopra i capelli.- siediti e riposati, torno subito. 

Joe sparì dietro la porta che portava alla zona notte, sussurrando una canzone all’orecchio della bambina. Ally si decise a sedersi sul divano. 

-Tonight I’m gonna fly 

Tonight I’m gonna fly 

Cause I could go across the world see everything 

And never be satisfied if I couldn’t see those eyes 

Hello beautiful – sussurrò all’orecchio della bimba con un tono così dolce e pacato che sembrava che le potesse far male soltanto con il tono della voce. – Quando un ragazzo ti dedicherà qualcosa del genere, potrai sposarlo. – disse cullandola tra le sue braccia mentre il pianto della bambina di faceva sempre più basso e meno spaventato. 

-Direi che può scegliere tra molte delle nostre canzoni, lo aiuterò. – soffiò quelle parole – Purtroppo delle volte non bastano delle belle canzoni a risolvere alcune situazioni difficili piccola. – così dicendo notò che gli occhi di Emily erano chiusi. 

-Ma fino a quando sarai così bella e piccolina, questi non sono problemi per te. – bisbigliò lui lasciandola addormentare tra le sue braccia. 

La lasciò appoggiare nella sua culletta, con estrema calma e delicatezza, come se fosse la cosa più bella del mondo e si potesse distruggere al minimo passo falso. 

Non appena Joseph si fermò a guardala, sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla, si girò e vide Allyson al suo fianco. 

-Tu hai dei poteri magici. – sussurrò lei all’orecchio di lui, alzandosi leggermente sulle punte per raggiungerlo. 

-Le serviva una ninnananna. – bisbigliò lui sorridendole. –andiamo di là prima che si risvegli. 

-Ok – disse lei, uscendo dalla stanza, lui la seguì poi spense la luce della camera, e lei chiuse piano la porta. Qualcuno vedendoli così li avrebbe potuti scambiare per due sposi con la loro figlioletta.

I due si diressero nella zona giorno e si misero a sedere sul divano, vicini. 

-Non so come ringraziarti, Joe. – disse Allyson accavallando le gambe e guardando il ragazzo. 

-Domani, anzi – guardò l’orologio che segnava le 4.15 – oggi vieni al concerto, basta questo. – affermò Joe distendendo le braccia sopra lo schienale del divano e così lasciando che il braccio sinistro sfiorasse le spalle della ragazza. 

-Con Emily che sta male diventa un po’ difficile – disse poi mi mise a pensare – però mi serve anche per l’articolo. – rifletté, si zittì per un attimo poi continuò – faccio venire mamma qui, e vengo dai. 

-Perfetto. Vedrai che Emily si rimetterà, è normale per bambini così piccoli avere la febbre, anche se è agosto. – disse – già domani starà meglio. 

Ally lo fissava già da un po’. I due erano fin troppo vicini. Le bastavano pochi centimetri per far combaciare le sue labbra con quelle del ragazzo, e solo il pensiero le faceva velocizzare il battito cardiaco. 

Per un attimo trattenne il respiro, e  pensò davvero di volerlo baciare, ma poi prese aria abbassando la testa. 

-Cosa faresti se vorresti fare una cosa, anche se sai che non è quella giusta? – chiese lei con voce improvvisamente seria. 

-In che senso? – chiese lui non capendo. 

-Non pensare al senso, e rispondi. – disse. 

-Beh dipende. Se vuoi uccidere qualcuno, ti consiglio di non farlo. – rise lei e lei scosse la testa – Non per qualcosa, più che altro perché ti mettono in galera se ti prendono! 

-Non voglio uccidere nessuno, Joe. – rise lei tirandosi indietro i capelli. 

-L’unica cosa che ti possono dire è che personalmente mi fido sempre di ciò che mi dice il cuore. – affermò – se si tratta di amore, non fare impicciare la ragione a fatti che non la riguardano. Segui il tuo cuore. Io ho fatto tanti sbagli, ma almeno non ho rimpianti. 

-Grazie del consiglio, Joe. – disse – vuoi rimanere qui a dormire?

-No, non occorre, ora vado via – si alzò – se ci sono problemi chiamami, ok?

-Va bene – sorrise lei. 

-Io vado, e vai a dormire anche tu che ne hai bisogno.- disse, e lei annuì. 

Andarono entrambi verso la porta. 

-Buonanotte – le baciò una guancia 

-Buonanotte Joe – disse lei sorridendo, e appoggiandosi allo stipite della porta. 

Ally rientrò in casa, chiudendo di nuovo la porta a chiave. Si stese sul suo letto, e prima che potesse pensare qualunque cosa, si addormentò con uno strano sorriso in viso. 







Buonasera!
Mi scuso per non aver postato prima, volevo farlo ieri, ma poi sono stata impegnata! 
Quindi prometto di farmi perdonare con il prossimo capitolo u.u
Davvero un grazie speciale a tutte voi che mi seguite! Non sapete quanto mi facciate felice con una recensione!
E ripeto: qualunque commento è prezioso, positivo o negativo che sia. 
Per qualunque cosa sono sempre disponibile sia qui sia su twitter. :)
Volevo farvi osservare che ho cambiato il Raiting della storia, da verde a giallo. Questo perchè ho delineato meglio il corso della storia! :)
Fatemi sapere che ne pensate! Un bacione! 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Chapter 10: Follow your heart. ***


Ascoltate Enchanted – Taylor Swift mentre leggete! :)

 

 

Chapter 10

Follow your heart. 
 

 

Allyson entrò in ascensore sistemandosi di nuovo il vestito bianco che aveva messo. Si guardò allo specchio e si sorprese di non trovarsi con qualche cosa fuori posto. 

Emily era con sua madre, che le aveva assicurato per almeno venti volte che se ci fossero state complicazioni con sua figlia le avrebbe telefonato. 

Era stranamente agitata ed emozionata. Soltanto il pensiero che Joe la stava aspettando lì sotto le metteva ansia. Si sforzò di restare calma, e per un attimo il pensiero che al concerto ci potesse essere anche Juliet la fece rattristire e innervosire. 

Ma se Joe era venuto a prendere lei e non la sua ragazza, magari era perché lei non poteva venire; oppure se la sarebbe potuta trovare già in macchina con lui, o al suo fianco dietro le quinte del concerto. Scacciò quel pensiero dalla mente, e uscì dall’ascensore, e tirò su un sorriso. 

Joe la stava aspettano appoggiato alla portiera chiusa della sua macchina. Stava a braccia conserte e i piedi incrociati con lo sguardo a terra. 

-Ehi! – disse Ally. 

Lui alzò lo sguardo e non riuscì a dire nulla. Quel vestito le stava una meraviglia, ed era più bella di quanto mai potesse immaginare. 

-Allyson – pronunciò piano – stai benissimo!

-Grazie – sorrise - anche tu stai bene!

Joe indossava dei jeans con sopra una camicetta bianca. Più semplice e perfetto di così non poteva essere. I capelli che aveva lasciato allungare giusto un po’ lo rendevano ancora più sexy di quando già fosse, e le vene sulle braccia che le maniche della camicia lasciavano intravedere rendevano il tutto assolutamente impossibile da sopportare. 

-Grazie. – disse – vieni! – la incoraggiò aprendole la portiera e assicurandosi che lei entrasse. 

Due secondi dopo il ragazzo si trovava già dalla parte del conducente e le stava rivolgendo il miglior sorriso. 

-Chi ci sarà stasera? – chiese Ally non riuscendo a trattenersi, visto che la curiosità e l’ansia la stava divorando a piccoli morsi. 

-Ovviamente Nick e Kevin. Poi ci sarà Dani, mamma e papà. – disse. – ti piaceranno vedrai. Soprattutto Dani, vi vedo già amiche per la pelle.

-Sicuro? – chiese lei. 

-Certo, non preoccuparti. – disse. 

-Juliet non ci sarà? –domandò evitando di guardarlo, e mettendosi ad osservare la forma dello specchietto retrovisore come se fosse la prima volta che ne vedesse uno. Non sapeva fare al disinvolta. 

-No, ha da fare. – si limitò a dire Joe con voce diversa. 

Calò il silenzio per un po’, e Joe si limitò a continuare a guidare e Ally a fissare il finestrino dicendosi che aveva sbagliato a dirlo. 

Allyson si chiese perché Juliet e Joe continuassero a stare insieme se si vedevano poco e quando lei gliene parlava rispondeva in quel modo come se stesse nascondendo qualcosa, come se si sentisse in colpa di stare con una ragazza. Se non si trovava bene con lei, poteva lasciarla. Non erano mica obbligati a stare insieme, no?

-Emily come sta? –chiese Joseph. 

-Meglio. La febbre le si è abbassata e sembra anche che abbia ripreso il suo colorito. – disse Ally – ancora non so cosa avrei fatto senza di te! Non so ancora come ringraziarti, Joe!

-Te la saresti cavata anche senza di me, sei in gamba. Ma l’ho fatto volentieri e te l’ho già detto Ally, basta che vieni a questo concerto. Per me è tantissimo già. Voglio che tu mi conosca un po’ meglio, e un concerto è l’occasione migliore. – rispose semplicemente il giovane. 

Ally si ritrovò a sorridere. 

Joe Jonas voleva che lei lo conoscesse meglio, era una bella cosa. O era soltanto per l’articolo?

-Per l’articolo? –chiese

-No … cioè, non solo. – si corresse meno sicuro del suo “non solo” che del suo determinato e iniziale “no”

Gli rivolse un sorriso. 

-È carino da parte tua, Joe. – disse Allyson. Lui le sorrise, tornando poi con lo sguardo alla strada

In pochi minuti arrivarono a destinazione. 

Entrarono nel palazzetto dove da lì a poco si sarebbe svolto il concerto. 

-Ce l’hai fatta! – gridò Nicholas appena vide il fratello con la ragazza. – tra dieci minuti dobbiamo essere lì sopra, Joe! E almeno al nostro primo concerto dopo tanto tempo vediamo di non arrivare in ritardo!

-È colpa mia dai, sarei dovuta venire da sola!- disse. 

-No, è lui che sarebbe dovuto sbrigare prima per venirti a prendere! – esclamò Kevin. 

-Ma tanto siamo in orario ragazzi, no? Quindi non ci sono problemi! – disse Joe appoggiando le sue braccia una sulle spalle di Nick e l’altra su quelle di Kevin. 

Allyson ammirò come Joe si sapesse far perdonare così in fretta e sviare in modo fantastico. Trattenne una risata.

-Si può sapere dove si è cacciato Joe? – esclamò un uomo spuntando dall’angolo più vicino senza essersi accorto di avercelo davanti. Dietro di lui una donna dai capelli corvini come quelli di Joe, e ricci, lo seguiva.

-Sono arrivato papà, è tutto sotto controllo! – disse Joe sorridendo all’uomo che Ally capì fosse il famoso Paul Kevin Jonas Sr. -Mamma! – disse Joseph alla donna mora abbracciandola, con un sorriso da deficiente in viso. 

-Dai, non sarebbe lui se non facesse almeno un po’ di ritardo! – disse la madre facendo ridere gli altri. 

Era una scena esilarante e Ally scommise che non era la pria volta che accadeva, eppure era tutto così dolce assolutamente bello. Si volevano bene e si riusciva a percepire. 

Allyson si teneva a distanza debita, sentendosi leggermente in difficoltà e fuori posto. 

-Mamma, papà! – Joe avanzò verso Allyson e la prese per mano facendola avvicinare a loro – lei è Allyson. Deve scrivere l’articolo su di noi per la rivista Rolling Stones. È un’amica. 

-Piacere – disse lei diventando un po’ rossa in viso. 

-Piacere tesoro – Denise afferrò la mano della ragazza, e la stessa cosa fece il marito. 

-Piacere Allyson – disse con un sorriso. 

-È un piacere conoscervi! – sorrise lei. 

-Anche per noi. – Denise le rivolse il migliore dei sorrisi. 

-Ragazzi! Due minuti! – disse un tecnico ai tre. 

-Scusatemi, ma devo farlo. – affermò Joe, mettendosi per terra e cominciando a fare flessioni. 

Allyson rimase un attimo stupita. Ma visto che gli altri non gli davano particolare attenzione capì che non era una novità.

-Lascialo perdere. Fa lo scemo, lo fa sempre prima di un certo, soprattutto quando è un po’ agitato, ed ora è agitatissimo. – le intimò Denise a bassa voce notando la faccia interdetta della ragazza

-Davvero? – trattenne un sorriso. 

-Oh sì, tutti è tre sono agitatissimi. – sentenziò lei. –beh dopo non essere stati su un paco tutti insieme da un po’ è anche normale. 

-Certo. Sembrano così legati. – disse Allyson. 

-Sono legatissimi, lo sono sempre stati, fin da piccoli. – le sorrise Denise con uno sguardo fiero e orgoglioso di ciò che erano diventati quei tre suo ragazzi. Era orgogliosa dei suoi figli e lo avrebbe voluto gridare al mondo intero. 

-È ora, ragazzi! – disse lo stesso tecnico che li aveva avvertiti poco prima. 

I tre fratelli si guardarono, si sorrisero, e la musica della canzone che sarebbe diventata da lì a poco il loro primo singolo del nuovo album cominciò a risuonare tra le pareti di quella grande struttura che era il Madison Square Garden. Erano agitati, e anche un po’ nervosi, ma erano insieme, ora. 

Erano insieme e sapevano che niente e nessuno li avrebbe potuti più fermare ora. 

Entrarono in scena e la voce di Joseph si diffuse in tutto il palazzetto stracolmo di persone. 

Le fan sembravano essere impazzite. C’era chi gridava, chi piangeva e chi cantava con loro. 

Loro riuscivano a sentire emozioni che nessun altro sarebbe mai riuscito a percepire, a capire

Loro aveva aspettato tre anni, eppure, in quel momento tutta quella attesa, tutto quell’amore, quella devozione era stata ripagata. 

Bastava vederli insieme, più uniti che mai su quel palco in cui sia Joe che Nicholas avevano sentito la mancanza dei fratelli. 

I loro progetti da solisti li avevano fatti maturare, li avevano fatti diventare uomini. Ma l’amore che provavano l’uno per l’altro non era mai cambiato. Era amore fraterno, uno dei più forte che Allyson avesse mai visto. 

Il pubblico era in delirio, e i ragazzi si continuavano a muovere e a cantare, come se non facessero altro da un vita. E in effetti era vero. L’avevano sempre fatto. Erano sempre stati su un palco, e se l’erano sempre cavata alla grande. 

-Tu dovresti essere Allyson – disse una voce femminile alle spalle della ragazza, distogliendola dai suoi pensieri. 

-Sì, sono io – affermò la ragazza girandosi. 

-Piacere di conoscerti, - le porse la mano – Io sono Danielle, la moglie di Kevin, ma chiamami Dani, ok? – affermò la ragazza sorridendole. 

-Piacere mio, Dani. – disse Allyson, sorprendendosi di come tutti fossero così incredibilmente gentili. 

-Come stanno andando? – chiese la ragazza. 

-Se la stanno cavando alla grande – disse Ally – sono bravissimi. Non ero mai stata ad un loro concerto. 

-Davvero? – chiese – Io sono stata a tanti loro concerti, ma ognuno è diverso e speciale. E poi questo è davvero importante per loro. 

-Sono bravissimi. – disse lei. 

-Lo so, lo sono. – rispose la ragazza che continuava a fissare suo marito con gli occhi più innamorati che avesse mai visto. 

Il concerto trascorse più in fretta di quanto avesse mai immaginato, e già i ragazzi si ritrovarono a cantare l’ultima canzone. 

Burnin’ up si faceva sentire in tutto lo stadio, tutti cantavano, nessuno escluso. C’era un’atmosfera pazzesca lì dentro, era tutto così surreale. I ragazzi erano sudati fradici, sia per il caldo sia per l’emozione. 

Infine si presero per mano e si inchinarono davanti a quel pubblico così caloroso. C’era un’intesa tra quei tre ragazzi e le migliaia di fan sotto quel palco che nessuno avrebbe mai saputo descrivere. Era qualcosa di magico e che Ally capì, fosse soltanto loro. Un sentimento che solo le fan dei Jonas Brothers potevano comprendere a pieno e che soltanto quei tre ragazzi provenienti dal New Jersey riuscivano a ricambiare in modo ammirevole. 

I tre salutarono ancora una volta i loro fan e tornarono dietro le quinte con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. 

-Non ci credo, è stato pazzesco! – disse Nicholas ai fratelli mentre Joe prese un asciugamano bianco per asciugarsi. La camicetta bianca gli si era appiccicata completamente a ogni centimetro del suo petto, il che lo rendeva ancora più dannatamente sexy. Ally distolse lo sguardo, mentre il mezzano si cominciò a sbottonare la camicia. 

-È stato fantastico! Non sapete quanto mi siete mancati ragazzi! – esclamò Kevin che si trattenne dal commuoversi. 

-Siete stati bravissimi ragazzi – esclamò Allyson sorridendo. 

Nel frattempo Joe era scomparso verso i camerini. Allyson non finì di chiedersi dove fosse finito che il ragazzo comparve alle sue palle con una bottiglia di spumante in mano. Fece volare il tappo in aria e fece la doccia nello spumante ai fratelli che cercavano di scappare!

-I Jonas Brothers sono tornati, e non tornano più indietro! – esclamò il mezzano bevendo poi un sorso dalla bottiglia di vino, che Nicholas gli alzò prontamente facendo riversare tutto quello che era rimasto nella bottiglia addosso al fratello. 

Si guardarono un attimo e scoppiarono poi a ridere di gusto. 

Erano tornati. I Jonas Brothers erano tornati. Ma Allyson, pur non sapendo quasi nulla su di loro, vedendoli così uniti, solo come dei fratelli possono essere, capì che loro non se ne erano mai andati. 

 

*

 

-È stata una bella serata – disse Joe fuori dalla sua macchina, davanti casa di Allyson mentre le  apriva la portiera della macchina per aiutarla a scendere. 

-È stata una splendida serata, e devo ringraziarti davvero per tutto questo – esclamò lei sorridendogli. 

Joe teneva la sua camicia bianca aperta, e ogni soffio di vento contribuiva a spostargli uno dei due lati della camicia, facendo rimanere la pelle nuda. 

-Non ho fatto nulla Ally. Sono davvero contento che tu sia venuta, non potevo desiderare di meglio. – disse lui, con estrema onestà. Allyson giurò di aver visto gli occhi di Joe brillare sotto la luce flebile delle stelle.

Riusciva ad ipnotizzarla, a catapultarla in un altro modo. Quando era con lui, si sentiva estremamente bene, e fuori da ogni pericolo. 

Forse perché era stato lui a salvarla.  

Sentì il suo cuore accelerare, e non seppe se fosse perché Joe si trovasse troppo vicino a lei, o perché il suo respiro sfiorasse la sua pelle in un modo estremamente delicato. 

-Sono felice di essere venuta – disse lei, mentre il suo respiro si faceva più pesante. 

-Anche io – affermò Joe. 

Allyson capì che quello che una volta aveva sentito dire alla radio fosse vero. “È scientificamente testato che quando si vede la persona di cui si ha un’infatuazione, la parte razionale del cervello smette di funzionare” ricordava ancora quelle parole. 

Doveva essere vero, altrimenti in quel momento non si spiegava perché stesse sentendo le labbra di Joseph sulle sue. Quelle morbide, delicate e perfette labbra di quel ragazzo sulle sue. Altrimenti non riusciva a spiegarsi perché lei lo stesse baciando, e le piaceva, le piaceva da morire. 

Quando sembrò che un briciolo di ragione tornasse a campeggiare nella sua mente, si staccò dalle labbra del giovane. I due si guardarono negli occhi, per un attimo. C’era stupore nello sguardo di lui, e paura in quello di lei. Era la prima volta che faceva qualcosa del genere, la prima volta che faceva il primo passo.

Poi, all’improvviso Ally sentì di nuovo le labbra del ragazzo sulle sue. Questa volta fu Joseph a prendere l’iniziativa. Lui poggiò la mano destra sul collo della ragazza e la sinistra sulla macchina, e lei accarezzò la guancia ispida del giovane indietreggiando di un passo e ritrovandosi con le spalle poggiate sulla portiera della macchina. 

Ogni gesto era incredibilmente delicato e perfetto. Le loro lingue giocavano a rincorrersi, e entrambi riusciva a sentire il battito del cuore e il respiro dell’altro. 

Era un vortice di sensazioni, di emozioni e felicità. 

Allyson riuscì a percepire la pelle nuda del ragazzo, sul suo corpo tremante; e soltanto il pensiero le fece venire un brivido lungo la schiena. 

Joseph era estremamente bravo a baciare, e lei non poteva negarlo. 

I due si staccarono, di nuovo, col fiato corto e completamente sconvolti entrambi. 

-Forse … – bisbigliò lei – forse è meglio che vada. 

I due si staccarono l’uno dall’altra, e lei cominciò ad camminare verso l’entrata del palazzo. 

Joe ancora appoggiato con la mano sinistra alla sua automobile, si mise una mano sugli occhi, chiedendosi se quello che stava per fare fosse la cosa giusta. La risposta era no, ma lui la fece lo stesso. 

-Ally! – esclamò, e la ragazza con le chiavi del suo appartamento in mano si girò verso di lui. – Non ho sonno, e vorrei mostrarti una cosa, ti va di venire con me? 

Il cuore di Allyson accelerò, e si disse che se avesse risposto sì avrebbe rischiato tanto. Si disse che sarebbe stato meglio tornare a casa per vedere come stava Emily. Si disse che sarebbe potuta andare a finire male, di nuovo, e il suo cuore sarebbe stato spezzato ancora una volta. 

Poi le balenò in mente quella sua frase. 

“Non fare impicciare la ragione a fatti che non la riguardano. Segui il tuo cuore ”

-Sì, vengo con te. Neanche io ho sonno. – disse riponendo le chiavi nella sua borsetta e sorridendogli. 











Buonasera! :D
Mi sono fatta perdonare il ritardo della scorsa volta? :)
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo! E sì, è un poì lunghetto però ci voleva (?)
Spero che vi piaccia anche la canzone, Enchanted riesce sempre a darmi un po' di ispirazione quando non c'è l'ho! :)
Beh come sempre un grazie speciale a chi segue ancora questa sotoria, e come sempre ogni tipo di recensione è bel accetta! 
Un bacio enorme a tutte! 
Marta <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Chapter 11: Maybe the solution isn’t so difficult to understand ***


Ascoltante Give me Love - Ed Sheeran mentre leggete! :)


Chapter 11

 

Maybe the solution isn’t so difficult to understand


La luna piena si rifletteva su quella distesa blu, come una luce nel buio, come un oasi in un deserto, come se stesse lì a voler guidare le stelle in qualche strana direzione, come se fosse l’unica giusta, e l’unica da seguire. Ma Ally sapeva che non c’era un unica direzione, ma ogni stella aveva scelta. 

Erano su uno dei tanti moli di New York. Riuscivano a vedere Jersey City proprio davanti ai loro occhi. Era tutto illuminato e sembrava che nessuno dormisse mai, proprio come a Manhattan.

Joe si fermò alla fine del molo e si sedette proprio all’estremità con le gambe a penzoloni. Allyson si teneva a distanza, sia per paura che per soggezione, e anche per quella voce che le ripeteva che non stava facendo la cosa giusta. 

Joe si distese a terra, mettendo le mani dietro la sua testa per evitare di far aderire la testa direttamente al terreno. 

-Dai vieni! – disse il ragazzo rivolgendole il sorriso più rassicurante e bello che avesse mai visto. 

-Ho … - sussurrò indietreggiando. – ho paura.

-Del mare? – chiese il ragazzo. 

Lei annuì passandosi una mano sul braccio sinistro, poi subito dopo scosse la testa. 

-Nel senso, non ho paura del mare, ma non so nuotare e di notte mi spaventa. – si spiegò meglio. 

-Ho capito … - disse lui alzandosi in piedi. – ma ti andrebbe di provare per me? Ti assicuro che è meraviglioso e assolutamente sicuro, soprattutto con il mare calmo come oggi. Ti fidi di me? 

Joe le pose una mano.

Fidarsi di Joe Jonas, era una bella proposta. Ally prese la sua mano e avanzò verso di lui. 

-Siediti. – le suggerì il ragazzo, e lei fece come detto. –ora piano avvicinati al bordo e metti fuori le gambe.

Allyson aveva paura, e lì sopra tirava anche un vento incredibile che le faceva sentire freddo. 

Si ritrovò a gambe a penzoloni, proprio come Joe che era proprio lì affianco a lei.

Ally si sporse un po’ in avanti a vedere quella distesa blu ondeggiante, e subito si ritirò indietro spaventata. 

-Ehi, calma. - la rassicurò mettendo la sua mano sopra quella della ragazza che si girò a guardarlo. 

Occhi negli occhi, ancora una volta. Sguardo che la giovane non riuscì a sostenere.

-Non preoccuparti di dove sei e distenditi. –le suggerì poggiando la schiena sull’asfalto. Allyson fece lo stesso. 

Le stelle erano ancora lì come se nulla si fosse spostato e trasmettevano una tranquillità incredibile. 

-Ti sei mai chiesti se siamo soli? – esordì Allyson guardando il cielo.

-Oh no, ai scelto il Jonas sbagliato per questa domanda. È Nicky quello che crede negli alieni. – disse divertito Joe avvicinandosi a lei.

-No davvero, pensaci ora. Magari in una galassia  lontanissima a milioni di chilometri da qui, ci sono due persone che stanno guardando il cielo, proprio come noi. – disse Ally affascinata. – Sarebbe strano, non credi?. – disse lei girandosi a guardare Joe, che la fissava da quando aveva cominciato a parlare - ogni stella è un sole, e ogni stella può ho avere dei pianeti, e su ognuno di questi pianeti ci può essere vita. Pensa quanto siamo piccoli e insignificanti noi. Pensa quante cose potremmo scoprire, pensa quante cose non sappiamo. Pensa al futuro, come potrebbe essere tanto stupendo quanto orribile. Pensa come ognuno di noi possa fare la differenza, e pensa come tutti gli altri non siano altro che numeri. Tutto questo è estremamente bello e tanto più spaventoso. Fa paura pensare che ci sia qualcun altro oltre a noi, ma visto quanto è grande l’universo credo che ci siano davvero delle serie possibilità. Pensa cosa ci sarà dopo la morte. Le possibilità sono infinite. Magari nasceremo in un altro mondo dove ognuno ricorderà la sua vita trascorsa, oppure potrebbe davvero esserci il Regno dei Cieli, ma potrebbe anche finire tutto. Sembra quasi fantascienza tutto questo, eppure tutto potrebbe essere possibile.- disse lei, mentre Joseph continuava ad ascoltarla pensando a quello che gli stava dicendo, pensando che nessuno gli aveva mai fatto un discorso del genere. 

-Noi non siamo nulla in fondo. Siamo terra una volta senza vita. Sulla terra di noi rimangono soltanto qualche foto, e un ricordo. Rimaniamo qui soltanto nella mente delle persone. Tu, per esempio, rimarrai nei ricordi ti tutte le tue fan, di tante persone. Io dei miei famigliari e dei miei amici. Di te rimarrà la tua voce, e non sarai mai dimenticato. Tu e i tuoi fratelli, Joe, non sarete mai dimenticati. Le vostre voci, i vostri video musicali, il ricordo di voi, rimarrà sempre nel cuore delle persone perché è quello che fate e avete fatto ci mettete tutto il vostro cuore. Ma alla fine, le persone che ti hanno conosciuto davvero sono i tuoi amici e la tua famiglia. Come per esempio credo che ognuno abbia una persona con cui sia destinata a stare insieme. I divorzi, sono il risultato di pezzi di mele diverse. Prima di un matrimonio bisogna vedere se ogni piccolo bordo combaci, e non limitarsi a vedere soltanto se il colore della buccia sia lo stesso o meno. Io per esempio con Travis mi sono limitata al colore della buccia, e non ci ho capito nulla. … - Allyson si zittì e storse il naso per evitare di piangere – tu cosa ne pensi?

-Di tutto o di Travis? – chiese il ragazzo. 

-Di tutto – rispose piano lei. 

-Che è la prima volta che ci penso, e che tu sei la prima che me lo ha fatto notare. – disse il ragazzo.

-Sì, lo so, sono un po’ strana. – disse divertita lei, asciugando le lacrime che aveva appena versato. 

-Oh, no. Non sei strana, sei diversa dalle altre, e in senso buono. Tutte le ragazze con cui ho a che fare si limitano ed essere superficiali, anche quando magari non lo sono davvero. Forse perché siamo in una società in cui l’immagine è tutto. Ma credimi che non ho mai fatto un discorso del genere con nessuna di loro. Ho avuto qualche relazione seria, ma non abbiamo mai parlato di niente del genere. – disse il ragazzo meravigliato di come riuscisse a parlare di cose così serie e profonde con una ragazza. 

“Oh sì Joseph, so quante ragazze hai avuto, e scommetto che le hai portate una per una qui, su questo molo” penso Allyson. 

-E sei anche l’unica che faccio venire qui. – disse lui. – non ho mai portato nessuno qui. È il mio posto, e lo deve rimanere. 

-Mi stai portando in giro? – chiese lei. 

-No, assolutamente. – disse Joe guardandola negli occhi, così Ally capì che era la verità.

-Quindi, che ne pensi dell’universo e di tutto il resto? – chiese di nuovo lei. 

-Penso che dobbiamo seguire i nostri sogni, fare quello che ci fa stare bene e seguire sempre il nostro cuore. Perché tutto quello che abbiamo oggi, domani potrebbe non esserci più. Prendere il tempo che abbiamo a disposizione e apprezzarlo. La vita è troppo corta per essere sprecata. Non c’è tempo per i rimpianti, non c’è tempo per i rimorsi e non c’è tempo per al paura. Non siamo alle prove generali, la vita è una soltanto e non siamo sicuri di cosa aspettarci dopo di questa. L’universo è enorme, quindi tutto è possibile, ma credo che se c’è qualcun altro credo che sia troppo lontano da noi per riuscire a raggiungerlo davvero. Sono affascinato su quello che hai detto sui Jonas Brothers, ed è bello sentire che soltanto dopo la prima volta che ci ascolti tu riesca a capire chi siamo.  Anche io credo nell’anima gemella, ma so che non sempre c’è il lieto fine. Infatti credo anche che a volte la vita ci obblighi a fare le scelte che sono dettate dalla ragione o solamente sono le cose giuste da fare. Quindi non sempre è facile trovare l’altra metà della mela, e anche ammesso di riuscirci le cose potrebbero essere più complicate di quanto si possa immaginare. E credo che questo valga sia per me, che per te. – disse Joe. 

Allyson continuava a guardarlo e a pensare che fosse la cosa più bella del mondo, eppure non sarebbe mai potuta essere suo. C’era Juliet, e probabilmente c’era qualcosa che lo legava a lei, e lui non poteva farci nulla. 

Ally trattenne le lacrime, mordendosi un labbro, poi poggiò la sua testa sulle gambe del ragazzo. Questo le spostò i capelli dietro l’orecchio e prese ad accarezzarle dolcemente la guancia, come se fosse la sua cosa più preziosa, fatta di un cristallo finissimo che non doveva rompersi, ad ogni costo. 

-Lo sai che quello che stiamo facendo non è la cosa giusta, vero? – riuscì a dire Allyson prima di lasciare andare una lacrima. 

Joe si tirò su, mettendosi a sedere, e cominciò a guardarla negli occhi spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Le asciugò una lacrima con il dorso della mano. 

Fece combaciare le sue labbra con quelle della ragazza, in un bacio dolce e casto. 

-Non piangere, ti prego. – le sussurrò. Lei poggiò la mano sulla guancia del ragazzo non riuscendo ad evitare di lasciare andare un’altra lacrima. Joe avvicinò di nuovo il suo volto a quello della ragazza. 

-Ti prego, fallo di nuovo. – disse lei continuando a accarezzargli la guancia. 

Joseph così posò di nuovo le sue labbra si quelle della giovane. La baciò ancora e ancora. 

Quel peso allo stomaco ora si stava facendo sentire. Quello stesso peso che riescono a procurare un matrimonio in meno di 30 giorni e un bambino a meno di sei mesi. 

-Dovrai lasciare Juliet, se vuoi stare con me, lo sai? – disse Allyson e quegli occhi azzurri sembrarono parlare. Lui annuì. 

-Lo so. Ma la situazione è complicata, e non credo di saperla mette a posto. – affermò lui. – ma ci penso io, tu non devi preoccuparti.

-Io invece credo di sì. – lo contraddisse lei. 

-Io invece credo di doverti riportare a casa. – disse lui che in tutto quel tempo non aveva fatto altro che accarezzarla dolcemente. 

-Questo non c’entra nulla. – affermò lei. 

-C’entra perché sono le 3 e mezza di notte. – disse lui. – e domani devo alzarmi.

-Dopodomani dobbiamo fare l’intervista per Rollig Stone in livestreaming, lo ricordate vero? – disse lei sposando la testa per permettergli si alzarsi in piedi.

-Giusto. Sì, cercherò di tenerlo a mente. – disse lui, porgendole una mano per alzarsi.

-Ti manderò un messaggio la mattina. – sorrise lei afferrando la mano del ragazzo e alzandosi in piedi.

-Bene, hai già capito che non ho una buona memoria. – rise lui. 

-Non è difficile intuirlo. – sorrise lei, mentre Joseph si sfilava la giacca jeans e gliela appoggiava sulle spalle.

-Grazie – disse lei, e quel sorriso brillò sotto la luce della luna.

-Di nulla –rispose lui mentre cercava di apprezzare ogni momento di quella sera. Ogni sorriso, ogni emozione, ogni sguardo. 

 

 

In fondo le stelle sono tante, troppe, e forse infinite. Proprio come i numeri: infiniti. 

Infinite stelle, infinite possibilità. 

Eppure le stelle non sembrano poi così insignificanti come le persone, nonostante siano anche loro soltanto dei numeri. Sono masse di gas che generano tantissima energia.  Alcune potrebbero essere spente eppure la loro luce si vede ancora.

 Le stelle sono paragonate talvolta ai sogni che ognuno ha, agli obbiettivi da conseguire. 

Forse le stelle non sono poi così insignificanti, forse neanche i numeri lo sono. Forse il fatto di essere in tanti non è poi così negativo. 

Forse tra tante persone si riescono a vedere tutte le possibilità. 

Forse, in questo modo, l’anima gemella non è poi così lontana, e la soluzione all’iniziale operazione non è poi così difficile da capire. 











Buonasera! 
Allora, vi lascio a questo capitolo! Non so davvero come ringraziarvi. 55 recensioni in 11 capitoli, e nell'ultimo capitolo 7 recensioni ç.ç
Io vi amo ragazze, davvero!
Sono felicissima che vi piaccia questa fan fiction, e continuo a chiedervi il vostro parere ancora una volta. 
Un bacione enorme, 
Marta. 









 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Chapter 12: A story without an happy ending ***


Ascoltate  Pictures of you – The last goodnight mentre leggete :)

 

 

Chapter 12

 

A story without an happy ending


 

 

Allyson si svegliò stranamente felice quella mattina. Credeva dopo tanto tempo di provare qualcosa che si spingesse al di là di una semplice amicizia per un ragazzo, e questo la faceva sentire bene. Eppure le cose dovevano sempre essere più complicate del previsto. 

Cosa poteva legare così tanto Joseph a Juliet? Un contatto? C’erano forse dei soldi in mezzo?

Soltanto cose come un figlio o un matrimonio riuscivano a legare persone a vita a o quasi, ma in quel caso quelle eventualità erano impossibili. 

Uscì di casa dopo aver salutato sua figlia, e averla lasciata nelle mani della sua baby-sitter.  Comprò Vanity Fair,  si diresse allo Starbucks più vicino, prese un frappuccino e un muffin e andò a sedersi a uno dei tanti tavoli. 

Prese la cannuccia tra le labbra e cominciò a bere il suo frappuccino. 

Aprì il giornale e cominciò a sfogliare le pagine della rivista. Non era mai stata un’appassionata di moda, bastava vedere come si vestisse semplicemente, ma le piaceva vedere cosa sapevano inventarsi gli stilisti. Era comunque una forma d’arte quella della moda, e a lei piaceva l’arte, di qualunque tipo fosse. 

Tra le pagine di quel magazine riconobbe un viso, di una ragazza. Era un modella, alta e bionda, con dei bellissimi occhi verdi. Capì chi era: Juliet, la ragazza di Joe. 

Spostò gli occhi alla pagina affianco dove era riportato l’intervita che le era stata fatta. 

“La modella Juliet Evans ci parla della sua vita e del suo futuro ma moglie e mamma”

Ad Allyson le si gelò il sangue nelle vene. Mentre continuava a leggere quell’articolo fatto di domande e risposte. Sudava a freddo, mentre il cuore le sembrava uscito dal petto. 

Avanti, non poteva essere possibile. Era forse uno scherzo? Era su punkd o qualcosa del genere? Era un candid camera? 

Cosa le riserva il futuro Miss Evans?

Finalmente ho fatto un po’ di ordine nella mia vita, e tanto per cominciare dal mese prossimo non potrà più chiamarmi Miss, ma Mrs. Mi sposo con Joe, lui è l’uomo della mia vita”

Gli occhi di Allyson si riempirono di lacrime che non riuscì a trattenere. Si sposavano a settembre. E Joe era l’uomo della sua vita. Di quella di Juliet, non quella di Allyson. Joseph non era nulla per lei. Nulla. Niente. Nada de nada. 

L’aveva soltanto presa in giro. Eppure quegli occhi sembravano così veri, eppure erano riusciti ad ingannarla. Probabilmente erano gli effetti dell’amore, che gli facevano vedere lui come il principe azzurro della situazione. 

E cos’altro?

Tra sei mesi divento mamma di un bellissimo bimbo. Dovrò fermarmi un po’ con il lavoro, ma lo faccio molto volentieri per questo. Io e Joe l’abbiamo voluto, e finalmente ci siamo riusciti.”

Le lacrime continuava a scendere dal viso di Allyson, e non riusciva a dire nulla. Chiuse quella rivista e affogò nelle sue stesse lacrime in un pianto disperato e convulso.

Non era nulla per Joe. Ora interpretava soltanto il ruolo della sfascia famiglie della situazione.

Eppure Joe le aveva fatto capire che di Juliet non gliene importava poi così tanto, anzi che era pronto a lasciarla. O era stata lei a recepire male il messaggio?

Prese a tracolla la sua borsa, afferrò la rivista e si alzò dirigendosi verso la macchina, con una mano sugli occhi per nascondere il suo viso rigato dalle lacrime che non riuscivano a smettere di scendere. 

Non poteva essere vero. Eppure ora capiva un po’ di più quello che le aveva detto la sera precedente.

“La situazione è complicata, e non credo di saperla mette a posto”

Juliet era incinta e aveva detto che era un bambino voluto ma dalle parole di Joe non sembrava. Ma quella poteva essere una menzogna. Lui poteva fare il doppio gioco. In fondo da quando lo conosceva?

“Da quando ti ha salvato la vita”. Le rispose una voce dentro di lei e lei sembrò sobbalzare e incominciare ad accelerare il passo. 

Girando l’angolo si scontrò con qualcuno, che la riconobbe e la bloccò. 

-Ally! Cosa ti è successo? – chiese Nicholas afferrando le sue braccia, mentre lei continuava a tenere una mano al suo viso, per coprirsi. 

-Ehi, ehi, cosa c’è? – disse il minore dei Jonas Brothers alla ragazza che lo guardò con gli occhi invasi dalle lacrime. – Allyson, calma, calma, dai. Va tutto bene. 

La ragazza chiuse gli occhi e si appoggiò al petto del ragazzo, lasciandosi andare al suo abbraccio rassicurante. La camicia bianca che indossava il ragazzo era perfettamente stirata e Allyson la stava decisamente bagnando con le sue lacrime, ma in quel momento era troppo devastata per accorgersene. 

Profumava di acqua di colonia, e il suo tocco era uno dei più rassicuranti che avesse mai sentito. Continuava ad accarezzarle la schiena dolcemente. Nei gesti assomigliava troppo al fratello tanto da far sembrare a Allyson che fosse proprio Joe ad abbracciarla. 

 

*

 

-Ti senti meglio, ora? – disse Nicholas alla ragazza che bevve l’ennesimo sorso d’acqua dalla bottiglietta che il ragazzo le aveva appena comprato. 

-Sì, ora sto meglio, grazie Nick. – rispose  la ragazza seduta in macchina del giovane. Lui aveva insistito per portarla da Starbucks per prendere qualcosa da bere, ma lei voleva un posto isolato, e quello era sembrato il più adatto. 

-Ora ti va di spiegarmi cosa ti è accaduto? – domandò preoccupato il ragazzo. Lei annuì, lentamente. 

Aprì Vanity Fair e andò sulla pagina dell’intervista di Juliet. Gli pose il giornale indicando il punto in cui erano le due domande che le avevano fatto capire tutto, e nello stesso tempo le avevano fatto cadere il mondo addosso. 

Nicholas lesse, e capì subito la situazione. 

-Sei innamorata di Joe, vero? – chiese dolcemente il ragazzo, e lei annuì quasi impercettibilmente. – Beh allora, credo che sia ora che tu sappia tutto. Anche se sarebbe stato meglio che te lo avesse detto lui. 

Lei lo guardò con un impressione tra il curioso e lo spaventato mentre Nicholas cominciò a raccontare. 

Lui era l’unico che sapeva tutto, ogni dettagli, ogni sentimento del fratello e ogni intensione di Juliet. Le raccontò tutto. 

Le raccontò di come Joe e Juliet continuassero a stare insieme nonostante non si amassero; le disse come ogni volta il fratello andasse da lui a sfogarsi perché non ne poteva più; ricordò come fosse stupito quando Joe gli chiese di accompagnarlo a prendere l’anello di fidanzamento; e di come Joe avesse tenuto la storia del bambino segreta fino alla richiesta della mano di Juliet perché se lo avesse detto a lui o a Kevin i fratelli lo avrebbero fatto riflettere e lui non lo avrebbe fatto; le raccontò come Joseph li aveva portati in cucina e aveva detto loro che quello sarebbe stato un matrimonio riparatore, e che lei le aveva detto del bambino proprio quando Joe aveva deciso di lasciarla. Infine disse che era orgoglioso della scelta del fratello, perché aveva fatto la cosa giusta, ma in cuor suo sapeva che, uno come Joseph non avrebbe mai potuto amare una persona come Juliet solo perché era la cosa giusta da fare. 

Nel frattempo Allyson aveva ricominciato a piangere silenziosamente. 

-Quando sei entrata al servizio fotografico, vedendo come Joe ti guardava, avevo già capito che il modo in cui Joe guarda Juliet non sarà mai lontanamente paragonabile alla maniera in cui lui guarda te. Quando guarda Juliet si vede sopportazione, quando guarda te, amore. Mio fratello è un libro aperto, che si legge attraverso i suoi occhi. È facilissimo capirlo. Non sa trattenere le emozioni e i sentimenti.  – disse Nicholas. 

Allyson era rimasta senza parole. Quella situazione sembrava assurda, eppure sapeva che Nicholas le stava dicendo la verità. Quel ragazzo davanti a lei era più facile da comprendere del fratello. 

In quel momento non sapeva che fare, ma in cuor suo sapeva che la sua e quella di Joseph sarebbe stata una storia senza un lieto fine. 











Buona sera! :D
Allora, lo so, sono scomparsa ed è tipo una settimana che non aggiorno. Ho avuto da fare, e poca ispirazione. Questo è tutto ciò che è venuto fuori! 
Volevo rinraziarvi tanto. Per tutto. Per le recensioni, 60 fino ad ora, e per tutto il resto. Per il vostro supporto e il vostro entusiasmo, senz di voi non andrei da nessuna parte con questa storia!
Prometto di tornare al più presto con un altro capitolo!
Un bacione, 
Marta <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Chapter 13: Do the right thing ***


Ascoltate Perfect -Hedley mentre leggete! :)


Chapter 13

 

Do the right thing


 


Allyson avanzò velocemente verso i tre ragazzi seduti sul divano già da un po’, davanti alla telecamera che i tecnici di Rolling Stones avevano fissato davanti a loro. 

Parlavano tra loro fino a quando non si fermarono all’arrivo della ragazza. 

-Scusate per il ritardo, ragazzi. – disse piano Ally, rivolgendo un sorriso forzato a quello naturale e vero di Joseph. I tre annuirono. 

-Non preoccuparti Allyson. – sorrise il maggiore dei tre. 

-Arrivo subito. Intanto le domande sono queste, potete dare un’occhiata intanto. Tanto per farvi un’idea. – affermò la ragazza dando una cartella a Nicholas al quale rivolse una strana occhiata, che Joseph notò non fu felice di vederla. 

La ragazza si avvicinò ai tecnici chiedendo se stesse andando tutto bene e tra quanto tempo avrebbero cominciato. 

Agli occhi di Joseph ogni suo minimo movimento sembrava perfetto. Dallo scostarsi i capelli da davanti agli occhi a camminare da una telecamera all’altra. 

Allyson aveva fatto un corso da regista e di fotografia, così continuava a controllare l’inquadratura e consigliava quale luce sarebbe stato meglio accendere. 

Nicholas non aveva raccontato nulla al fratello su quello che era accaduto il giorno precedente con Allyson. Joe non sapeva che Ally era a conoscenza di tutto, né avrebbe tanto meno immaginato che la ragazza era venuta a sapere metà della storia grazie ad una rivista, e che Nicholas aveva soltanto migliorato la situazione del fratello. 

Quando Allyson si mise a sedere sulla sua poltrona e guardò negli occhi del ragazzo, capì che quella volta era obbligata a fare le cosa giusta. Joseph credé davvero di aver visto delle lacrime in quei bellissimi occhi azzurri. 

Nicholas, quello più vicino alla ragazza dei tre, poggiò la sua mano su quella della ragazza e le sorrise. 

-Non preoccuparti, ok? Andrà tutto bene, e non parlo soltanto dell’intervista. – sussurrò al suo orecchio Nicholas che continuava a sorridere a quella ragazza come per darle coraggio. Allyson ricambiò lo sguardo, accennando un sorriso. 

-Grazie, davvero – rispose la ragazza piano. 

Nicholas lasciò la mano della ragazza, che sospirò girandosi verso i ragazzi. Incontrò di nuovo gli occhi di Joseph. Ora il suo sguardo era davvero strano. Era qualcosa tra il triste e il furibondo. Ad Ally sembrò che si fosse appena acceso un fuoco nei suoi occhi. 

Distolse lo sguardo, di nuovo. 

-Ragazzi, ci siamo! 3… 2… 1 .. – disse piano per poi fare cenno con la mano che erano in onda. 

-Signori e signore, siamo in compagnia dei Jonas Brothers quest’oggi. Il loro singolo uscirà a giorni. Hanno in programma tanti progetti per i prossimi mesi, volete raccontarci qualcosa ragazzi?

Allyson sembrava così spigliata e capace, eppure Joe riusciva a sentire la sua voce tremante come  di sottofondo. 

L’intervista continuava velocemente. I ragazzi erano felici. Stavano per tornare sulla scena, davanti a tutti i loro fan, con nuova musica tra le mani, insieme e non riuscivano ancora a crederci. 

-Cosa vi è mancato di più dei Jonas Brothers? – chiese Allyson. 

-Tante cose. La sensazione di salire sul palco e vedere che loro c’erano. La voglia di suonare e far emozionare un pubblico. Quella atmosfera straordinaria che si crea ogni volta appena cominciamo a suonare. O più semplicemente fare un’intervista con loro, scherzare con loro, e sapere che per qualunque cosa loro ci sono. Mi sono mancati loro in verità. Nel senso, siamo fratelli, quindi appena possiamo ci vediamo, no? Eppure tornare in tour con loro con la nostra nuova musica, sarà qualcosa di fantastico. – disse Kevin che si stava seriamente emozionando. 

-Bene, ultima domanda, che è anche la novità degli ultimi giorni. Joe, tra un mese marito, e tra sei padre, come ti senti?- disse diretta Allyson. Non pensò davvero a quello che stava dicendo altrimenti o sarebbe scoppiata a piangere o la voce avrebbe cominciato a tremarle, atteggiamento che non poteva assumere una giornalista, non era professionale. 

Soltanto quando vide lo sguardo del ragazzo capì cosa avesse appena detto. 

Allyson sapeva tutto e Joseph era rimasto in silenzio a fissarla con una faccia che sembrava chiedere scusa soltanto con lo sguardo. 

“No, non ora Allyson, non puoi crollare proprio ora!” Si disse la ragazza che stava per lasciare andare una lacrima dopo l’altra, prendendo un respiro profondo.

-Non lo so, non so come mi sento. Mi sento strano. So che c’è un po’ di paura, e che tutta la mia vita cambierà. Niente sarà più la stessa cosa. Ma si sa quello che si lascia e non si sa quel che si trova, per questo ho paura. Un figlio e un matrimonio sono delle benedizioni se fatte con la persona giusta. – disse piano cercando di mettere quattro parole in fila. Non aveva accennato né alla parola amore, né aveva nominato Juliet, e nel suo viso si leggeva tristezza e paura, non di certo felicità. 

-Bene. Grazie di essere stati con noi ragazzi. Signore e signori, Nick, Kevin e Joe. I Jonas Brothers. – disse la ragazza indicando i ragazzi che salutarono e sorrisero alla telecamera fino a quando non smise di riprendere. 

Allyson avrebbe cominciato a piangere da un momento all’altro se non si fosse alzata da quella sedia e si fosse catapultata fuori dalla stanza. 

-Ally! Aspetta! – esclamò Joe correndole dietro. 

Kevin fu come spinto a intervenire alzandosi ma Nicholas lo trattenne. 

-Falli andare, devono parlare di un bel po’ di cose. – disse il minore. 

-Cosa ha fatto Ally? – domandò Kev. 

-Joe non le aveva detto che a settembre si sposa e che in sei mesi diventa padre, e lo è venuto a sapere grazie a Vanity Fair. – disse Nick, mentre il fratello tornò a sedersi vicino a lui. 

-E Allyson è innamorata di Joe. – aggiunse Kevin. Nicholas annuì – Dio, mio fratello è un disastro. 

-A volte lo è. – acconsentì Nicholas. 

Nel frattempo Allyson non riusciva a fermarsi. Prese l’ascensore e cliccò sul pulsante dov’era scritto -1, che portava al parcheggio. Voleva andarsene e alla svelta. Intanto le lacrime avevano cominciato a solcare il suo viso, irreparabilmente, e ringraziò il cielo per il fatto che fosse sola in quel’ascensore. Aveva sentito Joseph rincorrerla quando era andava via senza dire nulla a nessuno, ma non si era girata a guardare, e sperò con tutto il cuore che non la stesse ancora cercando. 

Raggiunse la sua macchina, posò – anzi meglio buttò – la sua borsa sui sedili posteriori dopo aver preso un fazzoletto per asciugarsi la lacrime, facendogli fare poi la stessa fine della borsa. 

Scosse la testa, e infilò la chiave della macchina per accenderla. Girò la chiave nella fessura, facendo accendere i fanali dell’auto. Premette il piede sull’acceleratore per poi sentire un “Aspetta” gridato e frenare d’improvviso. 

Joseph era lì, proprio davanti all’automobile, con una mano sul cofano della macchina. Si era parato davanti alla vettura, con il rischio di poter essere investito. Aveva il fiatone, e il suo cuore batteva all’impazzata. Era sceso dalle scale facendo centinaia di piani, quasi l’intero palazzo; il suo corpo continuava a gonfiarsi e sgonfiarsi a ritmo del suo respiro. 

-Aspetta – ripeté Joe guardando ora dentro la macchina e incontrando lo sguardo della ragazza. Aveva un’espressione disperata e completamente distrutta, e Allyson capì che non era soltanto qualcosa di fisico ad averlo ridotto in quel modo.

Ally era rimasta in auto tremante e impaurita. Se solo non avesse frenato in tempo lo avrebbe investito perché le si era parato davanti. E non riusciva soltanto a pensare a un’eventualità del genere senza piangere. 

Joe raggiunse la portiera del posto affianco alla ragazza e la aprì, sedendo al suo fianco. 

-Ti avrei potuto uccidere. – disse la ragazza ancora spaventata guardando a terra. 

-Non ti saresti fermata se non mi fossi messo lì davanti. – rispose lui tra un respiro affannato e l’altro. 

C’era silenzio ora tra i due, c’era tensione. C’era un atmosfera che non c’era mai stata. 

-Scusa – disse il ragazzo rimanendo in silenzio per un po’, e aspettando una risposta di lei. – Non volevo lo venissi a sapere così. Avrei dovuto dirtelo io – poggiò la sua mano sinistra sulla destra della ragazza, mano che lei spostò subito. 

-Ti prego, dimmi qualcosa. Non ce la faccio a vederti così. – disse Joe. 

-E cosa dovrei dirti? – domandò lei. – Dovrei dire che non possiamo più vederci, che la nostra storia, se si può chiamare così, è finita, e che nulla sarà come prima? Dovrei dirti che sei stato un bugiardo, che mi hai mentito, che ora so di non essere nulla per te, quando per un attimo mi ero illusa di esser? E che sono venuta a sapere di tutto questo grazie a un’intervista della tua ragazza e futura moglie su Vanity Fair, per caso; e il resto della storia me l’ha raccontata tuo fratello? Ma tu, tutto questo, già lo sai, non è vero? – disse lei alzando un po’ la voce. Le tremava la voce ma ora era lei a volerlo guardare negli occhi e a lui a fissare il suo sguardo sulla punta delle sue scarpe. 

-Dovrei dirti che probabilmente questa sarà l’ultima volta che ci vediamo, e che sono felice per te e per quella che sarà tua moglie e per il tuo bambino.  Sì dovrei, ma non ce la faccio, mi fa troppo male. Lo so, sono egoista e meschina. Ma non riesci ad immaginare quanto mi possa essere affezionata a te in pochissimi giorni. Ma, nonostante tutto, non voglio più avere nulla a che fare con te Joe. – disse piano. Mentì a se stessa con quell’ultima frase. Mentì a lui, e a se stessa. Lei avrebbe voluto passare ogni minuto della sua vita con Joseph, dal primo momento in cui le aveva rivolto la parola, dal momento in cui le aveva salvato la vita, eppure sapeva che per fare al cosa giusta doveva far credere proprio quello che gli stava dicendo. 

-Tu ora sposati, vai in viaggio di nozze, vivi felice con tua moglie, gioisci alla nascita di tuo figlio, fai quel che devi. Io torno alla mia vita, e tu alla tua, come se nulla fosse successo, ok? Che poi probabilmente per te non è successo nulla, mentre tu hai stravolto la mia vita – disse Allyson e Joe si decise a far incontrare i suoi occhi con quelli della ragazza. 

-Io non voglio lasciarti – la voce del ragazzo era spezzata dalle lacrime e dal suo affanno. 

-Infatti non devi lasciarmi tu. Sono io quella che ti lascia – disse lei, senza riuscire più a fermare le lacrime che continuavano a scorrere. 

-Non voglio perderti. – disse ancora lui andando a legare le sue dita con quelle della ragazza. 

-Devi. – disse la ragazza. 

-Non voglio sposare Juliet. – affermò lui con lacrime agli occhi e sguardo senza più una vena di speranza. 

-Devi Joe, è la cosa giusta da fare. – disse la ragazza

-Posso fare un cosa prima di andare via? – chiese il moro

-Cosa? – domandò lei. 

-Questo – rispose il giovane portando le sue labbra fino su quelle della ragazza. 

La baciò piano, lentamente con gesti assolutamente dolci e pieni d’amore. Le loro lingue si cercavano si volevano e non volevano staccarsi. 

Entrambi volevano che quel momento durasse per sempre. Entrambi volevano che il tempo si fermasse. Sapevano che non ce ne sarebbe stato un altro. Sapevano che era l’ultimo. Un bacio d’addio, come quelli che si vedono nei film strappalacrime della domenica, o in quelli tratti dai libri di Nicholas Sparks. 

Piangevano entrambi, nel buio di quel parcheggio. Joseph teneva la sua mano sulla nuca della ragazza e non avrebbe voluto lasciarla per nessuna ragione al mondo, ma doveva. 

-Addio. – sussurrò lei all’orecchio del ragazzo che scosse la testa. 

-Ti prego, non addio, ma soltanto arrivederci. – mormorò lui, come implorandola. 

-Arrivederci, allora. – disse lei. 

-Arrivederci. – rispose lui per poi far andare un’altra lacrima e uscire dalla macchina subito dopo. 

Allyson rimase lì, a fissare un punto non ben definito, capendo soltanto in quel momento che era davvero finita. Aveva perso l’unica persona che l’aveva fatta sentire bene, e che probabilmente l’aveva mai amata veramente.

 

A volte la soluzione che può sembrare la più giusta ed anche la più logica può non essere quella che risolve l’operazione con cui si a che fare. Talvolta un dettaglio sbagliato che è stato trascurato nell’esecuzione di essa può essere la chiave di tutto. Ora bisogna soltanto trovarlo. 









Buonasera a tutti! 
Sì, ieri notte ho completato questo capitolo. Per me è stato tipo un calvario scriverlo, ho pianto come una pazza. In questi ultimi giorni mi sento particolarmente sensibile, sapete no? gli ormoni e tutto il resto (?). In più Joe posta foto da bravo fratello e cugino e io piango, lo so, non è normale! 
Bene, ancra un grazie speciale a chi continua a leggere e commentare questa storia, siete fantastiche ragazze. Vi voglio bene, davvero!
Un bacione grande grande, al prossimo capitolo! 
Marta. 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Chapter 14: Promise me ***


Ascoltate One and Only - Adele mentre leggete. :)


Chapter 14

 

Promise me

 

 

Erano passati alcuni giorni da quella volta in quel parcheggio, dal giorno in cui Allyson e Joseph si erano detti addio, o meglio, arrivederci. 

Perché nessuno dei due avrebbe voluto lasciare l’altro, sarebbero voluti rimanere da soli in quel parcheggio anche  per tutta la vita, se fosse servito ad eliminare tutto quello che avevano intorno. 

Allyson era in camera di Emily quando ricevette quella chiamata. 

Guardò lo schermo del suo cellulare e si chiese se avrebbe dovuto rispondere. 

Si disse che no, non avrebbe dovuto, anche se lo voleva con tutto il suo cuore. Respinse le chiamata appoggiando il cellulare sulle sue gambe. 

Il cellulare vibrò di nuovo, stesso mittente. 

Allyson sospirò profondamente, sapendo che finché non avesse risposto lui avrebbe continuato a chiamare. 

-Joe. – disse la ragazza.

-Allyson!  - rispose entusiasta lui. 

-Joe, non devi chiamarmi; avevo detto di non volerti più sentire, lo sai. – disse la ragazza, anche se ogni parola che pronunciava la faceva male. 

-Sì, lo so. Ma è una cosa a cui tengo, Ally. Volevo invitarti al mio compleanno mercoledì. Significherebbe tantissimo per me. Ti prego, non dire di no. – disse il ragazzo come supplicandola. 

-Joseph. – lo chiamò con tono ammonitorio. 

-In fondo è solo un compleanno Ally, sei una mia amica, no? – affermò lui. 

-No, Joe. Non sono una tua amica. – disse lei uscendo dalla cameretta della figlia. 

-E allora cosa sei? – chiese lui. 

-Non lo so Joe. Probabilmente nulla. – affermò lei sedendosi sul divano. 

-E allora perché continuo a pensare a te, se non sei nulla? –chiese lui sedendosi a terra poggiandosi alla porta. 

-Non lo so. – disse lei 

-Non sai tante cose. – rispose lui. 

-So che non possiamo più frequentarci e che tu devi sposare Juliet. – disse lei alzandosi e andando in cucina per un bicchiere d’acqua.

-Io non voglio sposarla, Ally. – rispose lui. – Lo sai. 

-Lo so, ma devi. Diventi papà Joe, dovresti esserne felice. – disse lei aprendo l’acqua del rubinetto per far scorrere l’acqua e farla freddare un po’, e poi prese un bicchiere d’acqua lo riempì. 

-Lo sono, ma non abbastanza. Chi è che ha aperto l’acqua in cucina? – chiese lui. 

-L’ho aperta io … - disse chiudendo l’acqua del rubinetto e facendo un sorso -  ma come fai a saperlo? – domandò lei sorpresa. 

Joseph sospirò, capendo che il gioco era già finito. Si alzò in piedi. 

-Perché sono fuori dalla porta di casa tua, sul pianerottolo di casa tua. – rispose. 

Allyson, posò il bicchiere, sgranò gli occhi e andò ad aprire la porta per poi trovarsi il ragazzo poggiato allo stipite della porta, che le rivolgeva un sorriso con ancora il cellulare all’orecchio. Mise il suo iPhone nella tasca posteriore dei jeans e cominciò a parlare.

-Dovevo assicurarmi di parlarti, e credevo che non mi avresti risposto al cellulare. – si giustificò il ragazzo. 

Allyson era rimasta con la bocca aperta e con una mano a mezz’aria che teneva il cellulare. 

-Devi smetterla di fiondarti a casa così – disse lei, completamente presa nei suoi occhi. Stava mentendo, desiderava vederlo a casa sua giorno e notte, e in qualunque modo o maniera. Voleva passare il resto dei suoi giorni con lui e non le importava quando potesse essere sbagliato. Ma non poteva, non potevano. 

-Scusa – disse lui con un sorriso imbarazzato, guardando a terra – non riesco a fare a meno di te. 

Allyson si sciolse al quelle parole, come in ghiacciolo sotto il sole di luglio; poi arrossì. 

-Scuse accettate, entra – rispose lei, mente Joseph con le mani delle tasche dei jeans avanzava nell’appartamento. 

Ally si sedette sul divano e lui la imitò. 

-Non voglio sposarla. – ribadì lui, e lei capì che era davvero distrutto come pensava. 

-Joe, devi sposarla, aspetta un bambino da te, starete bene insieme, ne sono sicura. Non sarà poi così male, dai. – disse la ragazza. 

-Non la conosci. – rispose semplicemente lui – e voglio anche presentartela mercoledì.

-Non ho accettato di venire, e non credo lo farò. – rispose lei. 

-Perché? – chiese il ragazzo. 

-Lo sai Joe. – disse Allyson alzando le sopracciglia. 

Il ragazzo si avvicinò alle labbra del giovane, per baciarla. Lei si tirò indietro, rifiutandolo e mettendo una mano sulla bocca del moro. 

Lei scosse la testa. 

-Non voglio essere la tua amante, Joe. -  rispose lei sposando la sua mano dalla bocca alla guancia del cantante. -Non farei mai a qualcun’altra quello che hanno fatto a me. 

-Cosa? – disse lui. 

-Sai, non amo parlare del fatto Travis dopo avermi lasciato sull’altare sia andato in Canada con sua amante; quindi lo tralascio quando devo raccontarlo. – lei alzò le spalle. 

-Mi dispiace. – disse il ragazzo. 

-A me prima sì, ora ho capito che è sempre stato uno stronzo. L’unica cosa che mi lega ancora un po’ a lui è Emily. – rispose lei. 

-Ally. Io non la sposo, non posso, non la amo. – disse Joseph, sempre più convinto di quello che diceva. Allyson sospirò, poggiando le sue mani su quelle del ragazzo. 

-La sposi, e mi prometti di amarla come meglio puoi, e io ti prometto di venire al tuo compleanno e a provare ad essere tua amica. – disse lei. 

-Amica? – ripeté lui. 

-Amica. – disse Allyson. Joseph rimase un attimo a pensarci sopra, poi sospirò. 

-Va bene.-  acconsentì Joe, sforzando un sorriso, che Allyson ripagò allo stesso modo. 









Buonasera gente! 
Questo capitolo è abbastanza noioso e sensa senso, ma è venuto così. Anzi in verità non era neanche programmato (?) doveva essere la parte iniziale del prossimo, però ho deciso di postarlo a parte per non lasciarvi serva qualcosa da leggere!
In più c'è una novità, la foto a inizio capitolo è di una mia amica, la potete trovare sotto il nome di Elisa Berkey sia su facebook che su twitter che su instagram. Fa belle foto, date un'occhiata se avete tempo e voglia! ;) *publicitàprogresso*
Ok, ora vi ringrazio ancora una volta, per tutte le recensioni e un granzie enorme a chiunque legga!
davvero, non so cosa farei senza di voi! 
Un bacione grande! 
Marta 

 








 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Chapter 15: Together ***


Ascoltate Trouble - Coldplay mentre leggete! :)


Chapter 15

 

Together

 

 

Allyson era già arrivata alla festa da un po’. Aveva mostrato il suo invito, aveva lasciato il suo regalo tra i tantissimi altri, ed era andata alla ricerca di Joseph, invano. Non lo aveva ancora trovato. Aveva già trascorso troppo tempo lì dentro per i suoi gusti, quando decise di spingersi in terrazza, per evitare di incontrare qualcuno che al squadrasse da capo o piedi, o che tentasse un approccio per portarla sulla pista da ballo. Non le erano mai piaciute quel tipo di feste. Non le erano mai piaciute le discoteche o i locali da ballo; e per festa intendeva una pizza con gli amici. Sapeva di non potersi aspettare qualcosa del genere dalla festa da Joseph, ma questo non significava che non ci sarebbe dovuta andare per quello, lei glielo aveva promesso.  

-Ehi! – disse una voce maschie alle sue spalle, mentre Ally era appoggiata alla balaustra bianca della terrazza. 

-Nicholas! – lo chiamò sorridendo e girandosi. Nicholas si posizionò al suo fianco, poggiandosi sulla balaustra, proprio come lei. 

-Allora non sono l’unico a cui non piacciono questo tipo di cose!? – disse indicando alle sue spalle, anche se non si capì se fosse un’affermazione o una domanda. 

-Oh, no. Non mi sono mai piaciute. Non sono mai stata il tipo da discoteca. – rispose lei. 

-Non hai mai visto una discoteca di Los Angeles allora, è molto peggio di questo. Questo non è nulla. Una volta Joe mi ci ha trascinato, volevo uscire dopo due minuti che ero lì dentro, in verità io non volevo neanche entrare – disse lui facendola ridere rumorosamente. Nicholas sorrise, e Ally si chiese perché non lo facesse più spesso. 

-Una volta una mia amica ha tentato di portarmi in un locale del genere, e io me ne sono andata dopo dieci minuti, visto che un ragazzo dall’aspetto poco raccomandabile aveva tentato di portarmi in pista. Non mi ci far ripensare, stavo morendo di paura. – disse la ragazza, facendo ridere il ragazzo. 

-È bello sapere di non essere il solo – disse Nicholas. 

-Già. Sai dov’è Joe? – chiese la ragazza – non l’ho visto da nessuna parte. 

-Non ne ho idea, sinceramente non so neanche se è arrivato. – disse il ragazzo girandosi e poggiandosi alla balaustra mettendo le mani conserte. 

-Tu non lo sai, Joe è un’esibizionista. Ama stare al centro dell’attenzione, e adora farsi aspettare alle sue feste di compleanno. Hai presente come fa una ragazza per farsi notare? Ecco molto peggio. – disse il fratello. Si vedeva che lui e Kevin amassero portarlo in giro per questo. 

Allyson rise di nuovo. Nicholas, che sembrava il più serio della famiglia Jonas, era quello che riusciva a farla ridere di più. 

Joe l’esibizionista, quello al centro dell’attenzione, anima di tutte le feste. L’esatto contrario di Allyson che amava crogiolarsi nell’ombra. Allyson si disse che Nicholas era proprio come lei, e capì che non fosse proprio come il fratello, anzi. 

-Cosa stai pensando? – disse il giovane che si accorse che lo stava fissando. 

-Che ci assomigliamo molto sotto certi aspetti, Nicholas. – affermò lei. 

-Che ne sai? Non mi conosci bene. Potrei essere uno stronzo. – disse lui. 

-Ehi, ti si legge in faccia che non lo sei. – lei alzò le sopracciglia e lui sospirò rassegnato a farle cambiare idea - In più, sei un ragazzo con cui si può parlare bene, e ti devo ringraziare per quello che hai fatto l’altro giorno, quando mi hai incontrato in lacrime e tutto il resto, sai, no?

-Ally, non è stato nulla quello che ho fatto. E grazie per quello che hai detto su di me – disse mentre un sorriso gli si dipingeva sul viso. 

-Non c’è di che. – esclamò sorridendo. 

-Ecco dov’eravate voi due! – la voce di Joseph fece capolino da dietro le spalle di Allyson che perse un battito cardiaco. 

Lei si girò di scatto e vide quel che aveva sempre evitato di guardare. 

Vicino al ragazzo vestito con una camicia nera e dei pantaloni bianchi attillati, c’era una ragazza. Juliet Evans, capelli biondissimi e occhi verdi, e un fisico che farebbe invidia a Kate Moss. Beh, era comprensibile, lei era una modella. Indossava un abito verde acqua per richiamare i suoi occhi dello stesso colore; era cortissimo, le copriva poco sotto il bacino. Ma una come lei se lo poteva permettere. 

Sembrava … sembrava un angelo. Era davvero una delle ragazze più belle che Allyson avesse mai visto. 

La giornalista guardò Joe, che con un’occhiata fulminea  fissava il fratello come se volesse incenerirlo soltanto con l’uso dello sguardo. 

Il maggiore dei due era estremamente perfetto in quell’abito, gli stava fin troppo bene addosso. Poi li guardò entrambi, insieme, Juliet e Joseph: sembravano la coppia perfetta, destinata a durare per sempre. Ally scosse la testa e si levò dalla testa il pensiero che per un momento, gironi prima, aveva davvero creduto che Joe potesse un giorno essere suo, suo e soltanto suo. 

-Joe! – disse Nicholas – Juliet! Come va?

-Tutto bene Nick, grazie – disse la ragazza. La voce della ragazza era fin troppo altra a stridula. Soltanto con quelle poche parole, Allyson cominciò a capire cosa ci fosse che non andasse in Juliet. 

Joe annuì in direzione del fratello, poi si rivolse a Allyson. 

-Allyson lei è Juliet, la mia ragazza, e lei Juliet è Allyson, la giornalista di Rolling Stones e grande amica. – disse Joe facendo le presentazioni necessarie. 

Allyson strinse la mano, finissima e delicata della ragazza, dicendo piano un “piacere” e sforzando un sorriso ben riuscito. 

Si sentiva fuori luogo e non vedeva l’ora di andarsene da lì. Sapeva già che avrebbe trascorso la nottata in banco a piangere non appena sarebbe tornata a casa. 

-Beh dai Joe, ti sei scordato futura moglie. – disse la ragazza con la sua voce stridula buttandosi letteralmente addosso a quello che sarebbe diventato suo marito. 

-Già, futura moglie – Joseph sforzò un sorriso tentando di mostrare un tono entusiasta, ma chiunque lo conoscesse almeno un po’ poteva chiaramente capire che qualcosa non andava nella sua voce. 

-Joe, ti ho cercato prima per farti gli auguri, ma non ti ho trovato. Quindi beh, auguri. – disse Allyson che non sapeva affatto cosa fare. In una situazione normale lo avrebbe abbracciato; anche da semplice amica lo avrebbe abbracciato ma lei continuava a rimanere al suo posto, sotto lo sguardo vigile e attento di Juliet. Ma non servì che si muovesse di un millimetro perché fu Joe ad andarla ad abbracciare. 

-Non preoccuparti, e grazie Ally. – disse il ragazzo abbracciando Allyson che lo strinse a sé e si trattenne dallo scoppiare a piangere. 

Quando lui si staccò dalla ragazza, lei sperò che nessuno si accorgesse dei suoi occhi fin troppo lucidi. 

-Avete lavorato insieme per tanto tempo non è vero? – disse Juliet – perché non vieni al nostro matrimonio?

Allyson ricevette un colpo al cuore a quella domanda. Non voleva, non poteva vedere l’uomo che amava sposarsi con un’altra. Doveva inventarsi una scusa su due piedi. 

-Verrei con molto piacere se non dovessi andare a trovare i miei proprio quella settimana. È da tanto che non li vado a trovare e ho già comprato i biglietti per l’aereo, quindi non credo di poter rinviare. – disse la ragazza, sapendo di essere stata abbastanza brava a farla franca. Sperò con tutto il cuore che Joseph non replicasse dicendo che i genitori di Ally abitavano a New York a pochi isolati dalla casa di lei, e sperò che avesse recepito il messaggio: non voleva essere al loro matrimonio. 

-Oh, mi dispiace che tu non possa venire! – disse la bionda. Allyson aveva già capito con che tipo di persona avesse a che fare. Era finta, dalla punta delle scarpe a quella dei capelli. 

-Dispiace anche a me di non poter venire, ma, davvero, vi auguro il meglio. – affermò la ragazza che si soffermò a guardare come Joe stesse fissando sia lei che il fratello. 

Joseph guardava Allyson, come ammaliato, pensando come sarebbero potute andare le cose se non avrebbe fatto la cazzata di mettersi con Juliet. Di certo, lui non poteva di certo lamentarsi della sua bellezza o del sesso, assolutamente no. Ma per tutto il resto, Juliet era invivibile. 

Allyson era … era … era Allyson. Né di più, né di meno. Era estremamente bella, ma questo non valeva soltanto esteriormente, ma anche internamente: aveva un cuore d’oro. 

-Beh dai Joe, andiamo a salutare gli altri invitati, che ne dici? – disse la ragazza per poi baciare la labbra del giovane. Ad Allyson le si strinse il cuore. 

-Va bene. – disse lui- a dopo allora. 

Ally aspettò che se ne furono andati per girarsi e lasciar andare qualche lacrima. Si morse il labbro inferiore e Nicholas vedendola in quello stato le si avvicinò cingendola con un braccio alla vita. 

-Ehi. –disse il ragazzo. 

-Non è giusto Nicholas, non è giusto. – pianse piano lei, e lui la strinse ancora per un po’ a lui. 

-Lo so Ally, lo so – disse facendo appoggiare la testa della ragazza al suo petto. –Ehi, che ne dici se ti vado a prendere qualcosa da bere lì dentro, e tu mi aspetti qui?

-Va bene, ma fai veloce. – disse lei. 

Joseph poco distante da lì continuava ad osservarla di nascosto sia da lei, sia dalla sua ragazza. Sarebbe voluto andare da lei, consolarla, dire che andava tutto bene, che lui ci sarebbe sempre stato per lei. Avrebbe voluto dirle che amava, perché lui la amava, anche se non glielo aveva mai detto, per non farle pesare molto di più tutto quello che stava passando a causa sua . 

Nicholas intanto stava cercando qualcosa di adatto da farle bere. 

-Fratellino!- disse Kevin mettendo un braccio sulle spalle di Nicholas.

-Ehi Kev. –disse il minore come agitato. –Ally diventerà pazza se Joseph non smette di passeggiarle davanti con Juliet e se le vuole proprio dare il colpo di grazia basta che la baci di nuovo. 

-Sei preoccupato? – disse Kevin. 

-È distrutta Kevin. Se fossi al posto suo, mi sarei suicidato o entrato in depressione. È diventata come una sorella per me, anche se la conosco da poco – disse il ragazzo. 

-Ti capisco Nicholas. – disse il maggiore – vuoi una mano?

-No, grazie Kevin. Sai, ho come la sensazione che se ne andrà al più presto. – affermò il ragazzo. 

-Va bene Nick, a dopo allora. – disse il ragazzo. 

-A dopo – affermò il giovane tornando da Allyson con il sorriso più incoraggiante che avesse a disposizione. 

-Ecco a te – disse porgendole il drink. 

-Grazie mille – rispose lei bevendo un sorso, un altro, e un altro ancora. Finì quel che era nel suo bicchiere in un batter d’occhio.

-Va meglio ora? – domandò alla ragazza

-Sì, un po’ meglio – rispose cercando con lo sguardo Joseph, e trovandolo che si girava a fissare lei. I loro sguardi si scontrarono, fino a quando non fu lui a distogliere lo sguardo. I loro occhi parlavano più di quando potesse fare la loro bocca. 

-Nicholas, sono arrivata qui in taxi, e visto che qui non ne vedo, mi riporti a casa? Per favore. – pregò il ragazzo guardandolo negli occhi. In quei occhi così simili a quelli di Joseph.

-Ora? – domandò Nick. 

-Sì, ti prego – ribadì lei, sforzando un sorriso.

-Ok, va bene – disse il minore. – vuoi salutare Joe?

-No, salutalo tu per me, non ce la faccio. – affermò lei. – andiamo.  

Il minore annuì e si diressero verso il parcheggio. In un attimo erano nella macchina di Nicholas, e l’attimo dopo davanti casa di Allyson. 

-Non so come ringraziarti Nick, davvero. – disse lei. – per tutto. 

-È stato un piacere te l’ho detto, no? – affermò lui. Lei gli dette un leggero bacio sulla guancia e scese dal’auto, salutandolo di nuovo con la mano. 

Arrivò al suo piano in ascensore, aprì la porta del suo appartamento, entrò e per poi chiuderla di nuovo. Controllò Emily, si cambiò, si struccò e si stese nel suo letto. Cominciò a piangere. 

Lui non sarebbe mai potuto essere lì per consolarla. Lui non avrebbe mai potuto essere lì a dirle che andava tutto bene. Lui non poteva essere lì, perché lui non era suo. Joseph apparteneva a Juliet. 

E una come Allyson non avrebbe mai potuto competere come una come Juliet.

La loro non sarebbe mai potuta essere una storia con il lieto fine, probabilmente perché la loro storia non era mai incominciata davvero.

 

*

 

Nicholas tornò alla festa, sperando che nessuno si fosse accorto della sua assenza, ma non fu così. 

Infatti appena entrò nel locale gli si presentò davanti Joe che lo guardava con un’espressone torva. 

-Vieni con me – disse, anzi urlò a causa della musica, il maggiore. 

Nicholas capì che si trattava di Allyson e lo seguì senza fare domande. Joseph lo condusse sulla terrazza, sulla parte anteriore di essa, che era poco illuminata e quantomeno deserta a eccezione di una o due coppiette che si stavano scambiando effusioni lontane da loro due. 

-Che c’è Joe? – disse il fratello che guardava Joseph camminare nervosamente avanti e indietro. 

Joseph non ci pensò oltre, e tirò un pugno sotto l’occhio del fratello facendolo indietreggiare e cadere a terra. 

-Sei diventato pazzo? Che cazzo fai? – chiese il minore toccandosi la parte del viso dolorante, completamente stupito dall’atteggiamento del fratello. 

-Il fatto che mi stia per sposare con Juliet, non ti da campo libero su Allyson. – gridò il maggiore dei due – Non devi provarci con lei, neanche lontanamente. 

-Cosa cazzo stai dicendo, Joe?  - ribatté il minore. – Non ho fatto un cazzo. 

-Ti ho visto Nick. Ho visto come la guardi, dal primo momento in cui l’hai vista.  – urlò lui – ho visto come la abbracci, ho visto come provi a consolarla. Ho visto come ti brillano gli occhi ogni volta che la guardi. Vedo come mi guardi e come la tua espressione parli da sola. – gridò ancora più forte. 

Kevin dall’altra parte della terrazza, era sottobraccio a sua moglie, con un bicchiere di champagne in mano, sentì e riconobbe la voce del fratello. Capì che qualcosa non andava, corse verso dove proveniva la voce, seguito da Dani. 

-E non devi, cazzo. Non devi provarci con lei, non puoi metterti con lei come se niente fosse, non puoi farmi così male ogni volta. Tu sei mio fratello cazzo. – disse avanzando verso il fratello che si stava rialzando. Joseph stava facendo uno sforzo enorme a trattenere tutte le lacrime che gli erano rimaste sugli occhi. – Sei mio fratello, e non puoi prenderti Allyson come se nulla fosse. Non puoi. 

Nicholas si alzò da terra, raccolse i pensieri guardando a terra, e quando incontrò gli occhi del fratello, gli diede un pugno. Joseph abbassò il viso, tastando le sue labbra ora sanguinanti. 

-Dovresti vergognarti, sai? – disse Nicholas, il suo tono era più pacato ma più deciso. – L’hai presa in giro, anche se solo per una sera. L’hai riempita di promesse che lei si è bevuta tutta. Hai fatto promesse impossibili, e scommetto anche che le hai chiesto di essere la tua amante. Non si illudono le persone in questo modo – disse Nicholas. 

Joseph stava per dargli un altro pugno se Kevin non fosse arrivato da dietro a bloccarlo. Joe scalpitò e strattonò il fratello che però aveva una presa salda. 

-E l’hai anche portata qui, per farle vendere quanto sia meravigliosa la tua vita. Non è vero? Lei soffre per te, Joe. – disse il minore. 

-Ma io la amo. –gridò Joseph, piangeva, non riusciva a trattenere le lacrime. Nel frattempo Danielle era arrivata, ed era proprio dietro Kevin. 

-Io no Joe. Io non la amo, lei è diventata come una sorella per me. – disse Nicholas. – E poi non ti farei mai una cosa del genere, ed è bello sapere che tu riponga così poca fiducia in me. 

Kevin lasciò andare Joe, che si girò a guardarlo. Joseph si portò via il sangue dal labbro, tra le lacrime. 

-Prendo la cassetta del pronto soccorso – sussurrò Danielle all’orecchio del marito e scomparve. 

Joseph si sedette su una sedia di un vecchio salottino abbandonato lì dietro; mentre Nicholas si poggiò alla balaustra a un po’ di metri di distanza dal fratello. Entrambi ringraziarono il cielo per il fatto che nessuno li avesse visti né sentiti tranne Kevin e Dani. Joe sospirò di sollievo a non veder arrivare Juliet. 

-Si può sapere cosa vi è saltato in mente? – chiede Kevin ai fratelli che rimasero in silenzio. 

-Ah bene, allora facciamo proprio come i bambini dell’asilo. – sospirò il maggiore- chi ha cominciato. 

-Io. – disse con un filo di voce Joseph. 

-Bene, perché, di grazia? – domandò Kevin. Joseph non rispose, girando la testa dall’altra parte e lasciando andare un’altra lacrima. 

Danielle tornò con la cassetta del pronto soccorso e diede del ghiaccio a Nicholas e prese dell’ovatta e un po’ di disinfettante per il labbro di Joe. 

Kevin andò da Nicholas mentre Dani si sedette su una sedia e si avvicinò, mettendosi davanti  al cognato e  sorridendogli. 

-Ehi, cosa hai combinato stavolta? – chiese la giovane con tono dolce, posizionando l’ovatta intrisa di disinfettante al labbro del ragazzo. 

-Un gran casino, Dani. – rispose semplicemente il ragazzo. 

-Il solito problema di impulsività, non è vero? – domandò lei. 

-Già. – annuì lui. – Sono un deficiente.

-Sei soltanto innamorato Joe. – rispose la ragazza, e il moro si stupì del fatto che Danielle avesse già capito tutto. Lei le rivolse un sorriso. – I Jonas Brothers sono un libro aperto per me, e ormai credo che soltanto un forte amore potrebbe farli litigare, e ho anche ragione.

Joseph annuì, e lei sorrise di nuovo non esigendo altre spiegazioni dal ragazzo. 

Kevin si avvicinò al fratello minore che teneva il ghiaccio sotto l’occhio per prevenire, invano, alla mora che gli sarebbe venuta. 

-Come va? – chiese il maggiore. 

-Starei meglio che Joe non fosse andato in palestra negli ultimi anni. – disse Nicholas, facendo sorridere il fratello. 

-Cosa è successo? – domandò Kevin. 

-Credeva che fossi innamorato di Allyson e mi ha colpito per questo. Io gli ho tirato un pugno sia perché lui l’ha fatto con me senza prima chiarire con me, e poi anche perché si era comportato male con lei. – spiegò Nicholas. 

-Bene. – sospirò il maggiore. – Credi che risolverete la faccenda? 

-Mi aspetto che appena tu e Dani ve ne sarete andati, si alzi e venga a scusarsi. – rispose il minore che conosceva suo fratello più di quanto conoscesse se stesso. 

-Allora ce ne andiamo subito – disse Kevin che scambiò un occhiata con la moglie e un attimo dopo era scomparso con lei dietro l’angolo. 

C’era silenzio tra i due fratelli, ma quelle che erano state le previsioni di Nicholas non tardarono a verificarsi. 

Joseph si alzò e poggiò l’ovatta sulla sua sedia. Camminò con le mani in tasca, lentamente, verso il fratello, fino ad arrivargli proprio davanti.

-Scusa. – disse con voce fin troppo tremante Joseph al fratello. 

Nicholas non rispose e rimase a fissarlo. 

Joe buttò le braccia al collo del fratello, per poi lasciar andare due singhiozzi. 

-Scusami, ti prego. Ti assicuro che non accadrà mai più. – disse il maggiore dei due. 

Nicholas sorrise e ricambiò l’abbraccio. Era suo fratello ed era anche troppo buono per non perdonarlo. In fondo, pensò Nicholas, probabilmente lo avrebbe fatto anche lui al posto del fratello. 

-Ehi, meni come un ragazzo, ma mi stai diventando una femminuccia con tutte queste lacrime Joe! – lo rimproverò scherzosamente il fratello, e fece ridere Joe. 

-Hai ragione. – disse Joseph. 

-Ehi. Fatti coraggio e vedrai che andrà tutto bene, ok? Io sono con te, lo sai. Non potrei mai essere contro di te Joe. Ti voglio troppo bene. – disse Nicholas. – Se mi fossi davvero innamorato di Allyson sarei stato mangiato dal rimorso e te lo avrei detto il giorno in cui me ne sarei accorto. Vent’anni e ancora non mi conosci abbastanza?

-Ho avuto paura, anche se so come sei. E sai che c’è? Tu saresti l’unico ragazzo che si meriterebbe davvero una ragazza come Ally, e se ne fossi stato innamorato, ora che ci penso, sarei dovuto essere felice, perché almeno avrei saputo che ci sarebbe stato qualcuno che l’avrebbe amata proprio come meritava, e come io non so fare. – disse Joseph. Quelle parole gli uscivano direttamente dal cuore. 

-Tu ami troppo Joe. – osservò il minore. – Ecco perché poi sei tu che la maggior parte delle volte ci rimane male. 

-Hai ragione, sai?  – disse Joseph. – Ah, e anche io ti voglio bene Nicky.  

-Lo so, lo so fratellone. – sorrise Nicholas. 

Per quanto forte potesse essere un amore, il legame tra quei tre fratelli non poteva essere spezzato. In un modo o nell’altro i Jonas Brothers sarebbero sempre tornati a stare insieme; i un modo o nell’altro le cose si sarebbero risolte, si sarebbero superate. Insieme










Buonasera a tutti! 
Oggi sono molto di fretta, quindi vi lascio questo capitolo e scappo via! 
Ancora un grazie enorme per tutte le ragazze che mi seguono
In più in grazie speciale a Laay ce ha consiglaito la canzone, senza leggere un capitolo, sì è un mito u.u
Un bacione grande
Marta. :)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Chapter 16: Doctor Mason! ***


Ascoltate Nothing - The Script mentre leggete! :)
(http://www.youtube.com/watch?v=KMihKmoYfe8) 


Chapter 16

 

Doctor Mason!


 

 

 

September 2012

 

Quando la sveglia suonò quella mattina, Allyson si rese davvero conto che fosse il 9 settembre. Questo significava soltanto una cosa per lei. 

Non aveva voglia di alzarsi, non voleva cominciare un’altra giornata come tutte quelle che aveva trascorso nell’ultimo mese, dopo quel 15 agosto. Non voleva sorridere, non voleva fare colazione, non voleva occuparsi di Emily, non voleva scrivere o andare in studio. Voleva piangere, proprio come faceva sempre in quei giorni, fino ad addormentarsi con le lacrime agli occhi. 

Avrebbe non voluto vivere quel giorno. L’avrebbe volentieri saltato nel suo calendario. 

Ricominciò  piangere, cercando di sovrastare le lacrime con un sorriso. Ma non ce la fece. Non riusciva ad essere felice. 

Il suo cellulare squillò, e lei rispose senza chiedersi chi fosse. 

-Allyson Madison Turner, buongiorno! – esclamò il suo nome per intero la sua amica. 

-Beth – disse piano, sospirando.

-Cos’è questo tono orribile? Oggi dobbiamo uscire, facciamo compere ci divertiamo. Perché? Perché lo dico io. – disse entusiasta Elisabeth. 

-Oggi, io invece ho soltanto voglia di dormire e vedere una di quelle commedie romantiche con Julia Roberts per peggiorare la mia situazione. – disse Ally con un tono che continuava a ssere estremamente triste.  

-Ma dai! Perché questa tristezza? – domandò l’amica. 

-Oggi è il 9. Oggi pomeriggio si sposa. – le costava una fatica immensa pronunciare tutte quelle parole. 

-Oh – fu l’unica sua risposata. – proprio per questo dovresti distrarti, sai? – disse più dolcemente ora. – vuoi che venga a casa tua magari con un rifornimento di gelato al cioccolato?

-No grazie Beth. Ho gelato a volontà e preferisco rimanere da sola oggi. – rispose. – la ma compagnia non sarà delle migliori. 

-Ti devo far conoscere un po’ di gente Ally. Non puoi continuare a soffrire per lui. – disse la ragazza. 

-Non credo smetterò mai. – rispose sull’orlo di piangere lei – Lui sa cose di me che nessun altro sa. È speciale e lo rimarrà per sempre.

-Quindi non posso fare niente per te? – disse la ragazza. 

-Non oggi, ma grazie Eli – rispose Ally. 

-Ricorda che io sono qui, se ti serve qualcuno con cui parlare, ok? – disse l’amica. – ti voglio bene . 

-Ti voglio bene anche io Beth – disse la ragazza prima di riattaccare al chiamata. 

Quello sarebbe stato un giorno da dimenticare. 

Sembrava che Allyson non avesse un posto in quel mondo, che fosse la causa di tutti i problemi, che fosse bloccata all’incontrario. Tutto le andava male, tutto era contro di lei, e tutto quello che aveva non l’avrebbe portata da nessuna parte. Chi aveva cercato di aiutarla, ora l’aveva abbandonata. Creava problemi a chiunque le si avvicinasse, oltre a lesionare e far soffrire se stessa. 

Probabilmente lei era uno sbaglio, uno sbaglio in quel mondo che sarebbe stato migliore senza di lei. 

 

*

 

Joseph sentì quell’aria intrisa di disinfettante, vide quei muri bianchi fin troppo spogli, osservò le luci a led che illuminavano i corridoi. Aveva sempre odiato gli ospedali, e non si sarebbe mai aspettato che ci sarebbe dovuto andare il girono del suo matrimonio. Ma per un amico come John avrebbe fatto qualunque cosa. 

-Mi scusi, la camera di John Taylor? – chiese Nicholas ad un’infermiera. 

-È proprio lì, ultima stanza a destra. – disse e il ragazzo ringraziò con un sorriso la donna. 

-John! Ma si può sapere che vai facendo in giro? – disse Joseph non appena entrò nella stanza. 

All’uomo erano stati ingessati un braccio e una gamba. Il giorno prima era stato vittima di un incidente, che sarebbe potuto essere mortale, ma fortunatamente sia lui che il conducente dell’altra auto se l’erano cavata con un paio di ossa rotte. 

-Tu che ci fai qui, sposino?! – disse il giovane sorridendo al ragazzo, e afferrando la sua mano in segno di saluto; lo stesso fece con i fratello. 

-Non ti faremo più tornare a casa da solo, sappilo! Ci hai fatto prendere uno spavento! – disse Joe, e Nicholas annuì. 

-Joe si è preso un colpo, ieri gli hai fatto perdere qualche anno di vita – confermò Nicholas. 

-Come se tu non fossi diventato bianco come un fantasma appena hai ricevuto la telefonata! – disse Joe alzando le sopracciglia. 

-Bene, praticamente stavate messi peggio di me. – rispose John ridendo. 

-Abbastanza – disse Joe – Non provarlo a farlo più. 

John alzò la mano in segno di  giuramento. 

-Promesso, anche perché non mi sono divertito a farlo!  - rise il musicista provocando la risata anche dei due fratelli. –Allora che mi racconti, sposo? 

-Che sarà una lunga giornata, ancora più difficile senza di te. –disse Joseph con estrema sincerità, stringendo ancora la mano dell’amico.

-Non immagini quanto mi dispiaccia non esserci, davvero. È un giorno importante per te Joe. – rispose il John. 

-Non preoccuparti. Pensami, ok? Sarà come se fossi lì. – disse il ragazzo. 

-Va bene ragazzone. – rispose il componente degli Ocean Grove. – Fai il bravo, mi raccomando. 

-Io faccio sempre il bravo John! – sorrise il moro. 

-Certo come no! – disse l’altro dandogli una pacca sulla spalla. Joe e Nicholas sorrisero. 

-Joe, credo che sia ora di andare – disse Nick guardato l’orologio. 

-Sì, credo anche io. Siamo venuti giusto per un saluto, sai com’è c’è tutta la preparazione oggi. – rispose Joe con un mezzo sorriso. 

-Pensa che stasera sarai sposato e domani parti per le Hawaii. – disse Taylor. – è una bella prospettiva, no? – gli fece notare. 

-Certo!  - sorrise lui, anche se in cuor suo non era ciò che voleva davvero. 

-Allora ci vediamo quando torni cantante! – disse l’amico. 

-Sbrigati a guarire, che noi abbiamo bisogno di te, capito? – disse il ragazzo prima di salutare l’amico.

-Assolutamente, sarò come nuovo! – rispose John. 

-Ciao! – dissero i fratelli prima di scomparire dietro la porta. 

-Ciao ragazzi! – rispose il musicista. 

I fratelli si scambiarono uno sguardo e sorrisero. 

Joseph si scontrò con qualcuno. Si fermò e si girò a chiedere scusa. 

-Dottoressa Mason!? – domandò il ragazzo indeciso se chiamarla o meno, perché non sicuro che fosse davvero al dottoressa che si era occupata di Juliet e il suo bambino; e anche di lui tempo a dietro una volta quando si era sentito poco bene. 

La donna si girò rivolgendo al ragazzo un sorriso. 

-Joseph giusto? – chiese la signora. 

-Sì, si ricorda! – disse stupito il ragazzo. 

-Come dimenticarsi di una pop star se ti piomba in ospedale? Nei giorni successivi a quella sera mia figlia mi voleva morta per non averla chiamata. – disse la donna. Joseph rise. 

-Può dire a sua figlia che posso passare qui quando vuole se vuole vedermi. – sorrise il ragazzo completamente a disposizione. 

-Davvero? Bene, uscirà davvero fuori di testa questa volta! – disse la dottoressa. 

-Certo. Dopo tutto quello che ha fatto per me e per Juliet. Poi lei segue anche la mia ragazza Juliet con la gravidanza, non è vero? – disse il ragazzo sorridendo.

L’espressione della donna mutò, si accigliò e non capì di cosa quel ragazzo stesse parlando

-Juliet  … chi? – chiese la donna. 

-Juliet Evans. – disse il giovane. – non la segue lei?

-Sì, l’ho visitata meno di un mese fa, ma  …. – disse la dottoressa interdetta da quelle parole domandandosi se avesse dovuto continuare la sua frase o meno, poi decise – Juliet non è incinta. 

-Cosa? – chiese Joe con un filo di voce mentre il suo cuore continuava ad accelerare. 

-L’ho visitata meno di un mese fa, aveva dei problemi di mal di testa, ma nulla di grave. Le ho misurato la pressione, le ho fatto una visita completa con tanto di analisi del sangue, perché voleva fare un controllo completo. Ma sono sicura che non è incinta, assolutamente no. – ribadì la donna. – Ora però devo scappare Joseph, ci sentiamo ok?

-Ok grazie di tutto – disse Joe come meccanicamente mentre il suo sguardo si perdeva nel vuoto e quello di Nicholas si fissava su di lui anch’esso sconvolto dalla notizia.

Juliet non è incinta. Quelle parole continuavano a rimbombare nella testa di Joseph con estrema potenza e insistenza, ancora ed ancora. 

Ora però sembrava tutto avere senso. Juliet che non lo faceva andare alle ecografie, la pancia della ragazza che non si gonfiava, anche se avevano detto che i primi mesi non si nota nulla. 

Ora era tutto chiaro. Pur di non perderlo, si era inventata tutto. 

Ora, tutto era diverso. Ora, non c’era più nessun vincolo a fermarlo. Ora, poteva fare quel che davvero voleva. Ora, poteva non sposarla. 










Buonasera a tutti!
Beh dai, vi ho fatto penare un po' però il capitolo che tutti aspettavate è arrivato. 
Avevate ragione u.u Ma, tranquille, non è finita qui! ;)
Un grazie enorme a tutti, 
un bacione, 
Marta <3

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Chapter 17: You don’t love me. ***


Ascoltate See no more - Joe Jonas mentre leggete! :)


Chapter 17 

 

You don’t love me.

 

 

 

Il ragazzo suonò alla porta, all’interno della casa si sentirono alcune voci, poi Jessica, un amica di Juliet venne ad aprire. 

-Joe! Che ci fai qui?  - disse sorpresa la ragazzo, senza far entrare il cantante. 

-Devi parlare con Juliet. – rispose deciso, facendo capire che il suo umore non era dei migliori. 

-Ma non lo sai? Il girono del matrimonio gli sposi non si possono vedere fino al matrimonio! Non puoi vederla! – disse la ragazza come rimproverandolo. 

-Jessica, fammi entrare, oggi non è giornata. Devo parlarle. – rispose avanzando ma lei non si spostò. 

Fu costretto e fare con le maniere forti, e aprire la porta di forza sotto la debole spinta al contrario della ragazza. 

-Quando ti dico di farmi entrare, devi farmi entrare, intesi? – disse il ragazzo visibilmente incazzato. 

Juliet le aveva mentito, si era preso gioco di lui, e cosa avrebbe dovuto fare? Assecondarla? Far finta che non fosse successo nulla? Mai. 

-Dov’è? – chiese il moro a Jessica. 

-In camera sua. – rispose la ragazza preoccupata. All’inizio aveva preso la situazione sotto gamba. –Qualcosa non va? – chiese l’amica di Juliet affiancandolo. 

-Già, qualcosa non va. – si limitò a rispondere. 

-Cosa è successo? – domandò. 

-Preferisco parlarne prima con lei, non credi? – disse lui, acido. Non le era mai piaciuta Jessica, forse perché era la copia mora di Juliet; oppure perché si divertiva a punzecchiarlo 

Il ragazzo camminò fino a in cima alle scale per poi entrare nella camera della ragazza. La porta era aperta e lì dentro c’erano almeno altre 10 donne. Joe sospirò, sforzò un sorriso e bussò alla porta aperta come per annunciare il suo arrivo. 

-Joe! – disse Juliet

-Scusa Ju, non ma non sono riuscita a fermarlo! – si scusò Jessica. 

-Che ci fai qui, Joe? – chiese quella che sarebbe dovuta diventare sua moglie. 

-Devo parlarti.- sentenziò con un espressione torva e voce decisa e visibilmente innervosita. – da soli.

Lo sguardo di Juliet era diventato preoccupato. 

-Andate – disse con un filo di voce Juliet, con il presentimento di aver capito cosa stesse succedendo. Una stretta allo stomaco la assalì. 

In pochi secondi rimasero da soli nella stanza, Joe si avvicinò alla porta per chiuderla. 

Juliet indossava una tuta, si stava preparando per quello che sarebbe stato il loro matrimonio. Lei si sedette sulla sua poltrona, abbracciando le sue gambe con le braccia. 

-Sai che non dovresti vedere la sposa il giorno del matrimonio? – disse lei guardando a terra, sorridendo. – Perché sei qui?

-Perché oggi non ci sarà nessun matrimonio. – disse Joseph, con uno sguardo furioso.

Juliet guardò a terra capendo che sapeva tutto. 

-Perché? – domandò piano la ragazza. 

-Perché non sei incinta, Juliet! – alzò la voce il ragazzo avanzando verso di lei che si stava affondano in un cuscino. –Erano tutte cazzate, Juliet! Tutte quelle commedie e drammi che hai inscenato! Erano tutte cazzate! Dalla prima all’ultima! – gridò il ragazzo. 

-Io … - pronunciò con un filo di voce la ragazza. 

-Tu cosa? Sei una bugiarda, sei una manipolatrice, sei finta. Sì lo sei. Perché in fondo avevi bisogno di qualcuno che ti considerasse come modella, non è vero? E chi è stato lo stronzo che ti ha fatto pubblicità? Io. Tu avevi bisogno di soldi, e indovina chi è stato il deficiente che te li ha dati? Sempre io. E quando mi hai mentito dicendomi che tu eri incinta , proprio quando ti avevo lasciato e ti avevo detto che non saremmo più tornati indietro, chi è stato lo scemo che si è bevuto tutto senza pensare minimamente che potesse essere una cazzata? Ancora io. – Stava urlando, ma aveva desiderato farlo da tanto ormai. 

-Perché sai che c’è? Che io ti amavo, ti volevo bene quando ci siamo messi insieme. Poi cosa è successo? Non lo so, ma credo che tu abbia messo la tua carriera al primo posto dimenticandoti da dove fossi venuta, e hai lasciato me all’ultimo posto. L’amore è svanito, e si è trasformato in sopportazione. Mi facevi sembrare come se non fossi mai abbastanza, come se la colpa fosse sempre mia per ogni cosa. Mi fidavo di te, e non ho mai minimamente pensato che ti fossi inventata una cazzata così grande; sapevo fossi una bugiarda ma non fino a questo punto. Ma ora mi sono davvero stufato. Ti avrei sposata davvero se tu fossi stata incinta, perché alla fine, ti voglio bene; ma io non posso sposare qualcuno che non amo. – disse lui con voce più calma, accorgendosi che lei stava piangendo. – Amo qualcun altro Juliet. Forse è meglio che sia andata così, perché io non ti avrei mai perdonato una cazzata del genere una volta sposati, e avremo finito per separarci; e io non sarei stato con la persona che amo. 

-Ma io ti amo. – disse con un filo di voce la ragazza. 

-Ehi, sai, si vede che non mi ami. – disse poi con una voce più comprensiva - Forse, sì mi vuoi bene, ma non mi ami. Il modo in cui mi guardi tu non è lo stesso con cui io guardo la ragazza che amo davvero, te lo assicuro. E poi non mi avresti mentito in questo modo, se mi avessi amato. – disse il ragazzo che aveva un cuore fin troppo dolce per non avere un po’ di rimorso all’immagine della ragazza, che avrebbe dovuto sposare, che piangeva. 

-Quindi non ti sposi più? – chiese lei con la voce strozzata dal pianto stringendosi le sue gambe tra le braccia. 

Joseph rimase a pensarci un attimo. 

-Sì, mi sposo. – disse poi – ma non con te. 

-Lei è la giornalista di Rollig Stone, non è vero? – chiese sprezzante la ragazza

-Sì, è Allyson. – disse, e gli si dipinse un sorriso in viso. 










Sì, lo so questo capitolo fa schifo e conpassione
è corto e orribile, non gli manca proprio nulla per l'orrobilità completa (?)
Ma doveva essere l'inizio del prossimo, poi ho scelto di staccarlo perchè era meglio così. 
Prometto sollennemente che il prossimo sarà meglio, e che mi farò perdonare.
Il prossimo sarà un capitolo importante :)
Devo ringraziare tutte voi, ognuna di voi che legge, recensisce e mette nelle preferite/seguite questa stora. 
Cioè ... 91 recensioni!?! Quando/se arrivo a cento, faccio una festa! Siete tutte invitate.
Ma vogliamo parlare dell'annuncio dei Jonas del concerto di ottobre? ç.ç 
Loro sono tornati, anche se non se ne sono mai andati davvero, e questo è soltanto l'inizio
Ora vado via che altrimenti l'angolo dell'autrice è più lungo del capitolo stesso
Ou revoir! (?)
<3

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Chapter 18: Under the moonlight ***


Acoltate Kiss me - Ed Sheeran mentre leggete! :) questa canzone sembra fatta per questo capitolo, quindi fatelo davvero!;)


Chapter 18

 

Under the moonlight

 

 

 

Allyson aprì la seconda confezione di gelato al cioccolato tra le coperte e il film strappalacrime della domenica, che aveva visto almeno un milione di volte, in televisione. Il suo cucchiaio affondò nel gelato prendendone una manciata. 

La madre di Allyson era passata a prendere Emily, per farla stare la figlia un po’ sola con se stessa, sapeva che ne aveva bisogno. 

Stava cercando di non pensarci, o almeno ci stava provando. Era passata mezz’ora dell’inizio della cerimonia, lo sapeva, sapeva l’ora dell’inizio, l’ora della cena, l’ora del volo il girono dopo. Sapeva tutto, sapeva troppo, e ormai non piangeva più, aveva versato fin troppe lacrime. 

Fuori pioveva a dirotto, ogni tanto un fulmine illuminava l’appartamento o un tuono rimbombava in tutta la casa. Si stingeva nel plaid e sperava che finisse in fretta. Le piaceva la pioggia, ma non quando era da sola. Sognava braccia sicure tra cui rifugiarsi durante i temporali, e baci dolci mentre si guardava la pioggia cadere. Il problema era diventato che prima di incontrare Joseph questo ragazzo con cui realizzare il suo ideale di romanticismo non aveva né nome, né faccia; ora, ogni singola volta, immaginava Joseph con lei, sempre

Aveva appena girato il viso verso la finestra per l’ennesima  volta, chiedendosi se avesse smesso di piovere da lì a un ora, quando qualcuno suonò alla porta. 

Ally si alzò dicendosi che si sarebbe ritrovata davanti Elisabeth che nonostante lei le avesse detto di non venire a trovarla, lei si fosse presentata a casa sua senza preavviso e con un gelato tra le mani. 

Quando aprì la porta capì di essersi sbagliata. 

Quei due occhi color ambra che aveva così bramato ora la fissavano, piccole gocce di pioggia scivolavano sulla pelle del ragazzo, i capelli corvini tirati all’indietro con il gel ora erano un po’ scompigliati, il petto del ragazzo si gonfiava e sgonfiava ritmicamente, il profumo riusciva a inebriarla, c’era un sorriso sul suo viso, il sorriso più bello che avesse mai visto.

Allyson era rimasta senza respiro e il cuore aveva cominciato a battere velocemente, non mosse un muscolo sapendo che se lo avesse fatto avrebbe cominciato a tremare. 

Ally era vestita con una tuta, delle pantofole e aveva una coda di cavallo per tenere insieme i suoi capelli fin troppo scompigliati, ma agli occhi del ragazzo lei era la ragazza più bella del mondo. 

-Ti amo. – disse Joseph, non le dette tempo di replicare, avanzò e fece combaciare le sua labbra con quelle della ragazza. 

Ora poteva dirglielo, ora poteva stare con lei, ora poteva anche trascorrere con lei una vita intera. 

Allyson rispose a quel bacio, crogiolandosi nella dolcezza di quel gesto e in quella sensazione all’altezza dello stomaco che si formava ogni volta che era con lui. 

Poi finalmente, si chiese perché lui fosse lì e non al suo matrimonio. Cosa era successo? Forse aveva lasciato Juliet con un bambino a carico per lei? Forse lei ora era la causa di tutto?

-Ehi, ehi aspetta. – disse lei allontanandosi. – perché sei qui? – domandò come spaventata. 

-Te l’ho detto, perché ti amo. – rispose lui, continuandola a tenere sulle spine nonostante intendesse a cosa alludesse lei. 

-Ma il matrimonio? – chiese lei agitata. 

-Non ci sarà nessun matrimonio – disse la ragazza. 

-Ma … - provò a rispondere lei, ma fu interrotta da Joe. 

-Juliet non è incinta. Me l’ha detto la dottoressa che la segue, ne ho parlato con lei, e il matrimonio non si fa perché io non la amo. – riassunse tutto in meno di 5 secondi facendo perdere più di un battito al cuore della giovane. – io amo te. 

Lo aveva ripetuto già tre volte, e ancora Ally non se ne rendeva conto. 

-Quindi non è incinta? – chiese la ragazza di nuovo. 

-No. – scosse la testa con un sorriso sulle labbra. 

-E tu sei innamorato di me? – domandò di nuovo. 

-Esatto – annuì ora lui giocando con una ciocca di capelli castani di Ally. – Ora posso entrare e continuare quello che hai interrotto? 

Allyson si aprì in un sorriso. 

-Sì – annuì sospirando si sollievo la ragazza che fece spazio al giovane che a sua volta si chiuse la porta alle spalle. 

Le labbra di Joseph ora cominciarono a sfiorare il collo della ragazza con estrema delicatezza e altrettanta passione. Era un insieme di emozioni tutte in una sola volta.

Le labbra morbide e carnose baciavano il collo della ragazza che rabbrividiva a causa delle guance ispide per la barba di lui, sotto il suo tocco fin troppo lento e delicato. 

Joseph baciò la spalla della ragazza per poi passare al collo, e poi tornare sulle labbra; e continuava a ripetere lo stesso processo ancora ed ancora. 

Intanto la ragazza si era abbandonata alla sua presa senza volersene davvero sottrarre. In fondo era quello che voleva, da sempre.

Le spalle di lei ora aderivano al muro alle sue spalle,e lei che aveva fino a quel momento soltanto subito quell’amore cominciò a baciare dolcemente il collo del ragazzo che continuava a sussurrarle parole dolci all’orecchio e ripeterle all’infinito che l’amava. 

Allyson ancora non riusciva a credere a quella situazione. Juliet non era incinta, Joseph non si sposava, ed era corso da lei, probabilmente anche sotto la pioggia. Joseph l’amava,  e forse era proprio questo quello che la stupiva di più. Lei era amata da un ragazzo stupendo, che ora era suo, e di nessun altro, soltanto suo. 

La mano destra del ragazzo scese lentamente lungo la schiena della ragazza, fino al fondoschiena  poi facendole alzare al gamba per farle poi circondare il bacino del ragazzo. 

Poi con la mano sinistra Joseph fece la stessa cosa fino a farle sollevare le gambe da terra e fargliele incrociare dietro al schiena di lui. Le loro labbra continuavano ad essere attaccate e la schiena di lei poggiata sulla parete. 

Joseph la afferrò meglio, per poi portarla così verso la stanza della giovane. 

La porta era aperta, e la stanza buia, illuminata soltanto dalla luce fioca dei lampioni sulla strada fuori dalla finestra della camera di Ally.

Joe, chiuse la porta alle sue spalle con l’aiuto della sua gamba, face distendere Allyson sul letto dolcemente, posizionandosi sopra di lei. 

Settle down with me

Cover me up

Cuddle me in

Lie down with me

Hold me in your arm

 

Joseph si staccò dalle sue labbra e rimase un attimo a guardarla con lo sguardo più bello che lei avesse mai visto. Le accarezzava dolcemente il viso passando dalla guancia alle labbra con gesti estremamente lenti. 

-Vuoi davvero farlo? – le chiese dolcemente, con un tono di voce assolutamente perfetto. 

-Con te farei qualunque cosa -  rispose lei estremamente sincera. 

Così Joseph riprese a baciarla lentamente, e Allyson fu sicura di sentire comparire sul viso del ragazzo un sorriso spontaneo. 

Allyson lo sfiorò lentamente fino a infilargli le mani sotto la t-shirt fin troppo fina. Il suo corpo era caldo, forte ed estremamente rassicurante. Gli sfilò la maglietta, facendolo rimanere a petto nudo. 

Joseph fece la stessa cosa con lei. 

Le mani della ragazza erano congelate, ed ad ogni tocco il ragazzo rabbrividiva. 

Joseph la baciò prima sulle labbra poi sul collo, poi tra i seni ancora coperti, poi sempre più in basso, sempre più dolcemente, sempre con più cura.  Fece scendere piano i suoi pantaloni della tuta fino a toglierli e lasciarglieli cadere a terra. Joseph, ora che la ragazza indossava soltanto l’intimo, tornò a baciarla sulle labbra. 

Joe riusciva a sentire il battito della ragazza accelerare sempre di più, e notò come fosse in sincronia con il proprio battito cardiaco.

Your heart’s against my chest

Lips pressed to my neck

I’ve fallen for your eyes

But they don’t know me yet

 

Ally tremava, come se sentisse freddo, come se fosse spaventata da tutta quella situazione. E se neanche Joseph fosse stato quello giusto? E se l’avrebbe fatta soffrire? Se l’avrebbe lasciata? Cosa sarebbe successo? Avrebbe sofferto ancora di più, sarebbe stata male, di nuovo e più di prima. 

-Ehi, qualcosa non va? – chiese con tutto l’amore del mondo all’orecchio della ragazza. 

-Soltanto un po’ di paura. – rispose lei. 

-Ehi, te l’ho detto, se non vuoi ci fermiamo qui. – disse lui fissandola con quegli occhi in cui era fin troppo facile perdersi. 

-Ma io voglio, Joe. – rispose lei dicendosi che con tutte quelle paranoie non sarebbe mai andata da nessuna parte. Lei si fidava di Joe, e Joseph di lei, si amavano, si volevano, perché qualcosa darebbe dovuta andare  male?

-Io voglio te, Joseph.- specificò la ragazza sbottonando i jeans del cantante, abbassandogli poi i pantaloni che si premurò lui di lasciar cadere fuori dal letto. 

Ally prese in mano la situazione,cambiando la posizione e finendo sopra il ragazzo, che sorrise. 

-Sei bellissima – disse come completamente ammaliato da quella visione. 

-Tu lo sei di più – rispose lei facendo toccare dolcemente il suo naso con quello del ragazzo.

La paura non c’era più, e non ci sarebbe più stata. 

Joseph slacciò il reggiseno alla ragazza, che se ne liberò; il moro capovolse di nuovo la situazione tornado sopra ad Allyson. 

Dopo un ultimo sguardo, Joseph decise di togliere lo slip alla ragazza e questa poi tolse i boxer al moro. 

Il ragazzo si abbassò lentamente su di lei, attento non farle male, come se fosse la cosa più importante e delicata del mondo e in un attimo fu dentro di lei. Così cominciò a muoversi provocando un mare di sensazioni ad entrambi.

La luce della luna, che quella sera era rossa, e che nonostante le nuvole riusciva a scorgersi nel cielo illuminava la stanza, e i due ragazzi che stavano facendo l’amore insieme per la prima volta. 

Sapevano che sarebbe stato soltanto l’inizio, sapevano che c’era tanto ancora da fare, eppure sapevano che insieme avrebbero superato qualunque cosa.

And the feeling I forget

I’m in love now

 

 

Arriva quel momento in cui si guarda al passato e ci si accorge che l’operazione che continuava a non riportare, aveva un errore. Uno sbaglio che si poteva evitare, e ci si domanda come si sia fatto a commetterlo. Un momento di distrazione? Uno strano meccanismo celebrale? Una decisione del destino?Nessuno lo saprà mai. Così si rifanno i calcoli, e l’operazione ha un risultato, che finalmente è quello giusto. Ma la riduzione che si sarebbe dovuta fare all’inizio dell’esecuzione dell’operazione, non è ancora stata svolta, quindi, ora, quella è l’unica cosa rimasta in sospeso. Ora dipende tutto da quell’ultima riduzione. 












Buonasera a tutte! :)
Bene, non sono mai stata particolarmente brava in questo genere di capitoli, ma questo è ciò che è venuto fuori e posso dire che ne sono abbastanza soddisfatta, anche perchè diciamo che è una dei miei primi capitoli che scrivo in cui descrivo una scena del genere!
Da dire anche che mi sono fissata con Kiss Me, mentre scrivevo il capitolo, e ancora non riesco a togliermi questa stupenda canzone dalla testa. 
Vogliamo parlare della live chat di quei tre? o della camicia con le farfalle di Joe? Oppure del fatto che stanno tornando più forti di prima? Meglio non parlarne, altrimenti io piango!
Vi ringrazio infinitamente per tutti i commenti, ciè 97 recensioni? ç.ç come promesso alla centesima siete tutte invitate alla festa a casa mia!
Grazie infinite a tutte davvero. 
In più volevo dire che ci saranno altri due capitoli più un epilogo e anche questa fan fiction sarà finita. Sinceramente non so ancora se infilare un altro capitolo oltre a quei due prima dell'epilogo, ma vi farò sapere. Questo era giusto per farvi avvertirvi che sta finendo. 
Ora visto che vi ho già rotto le scatole abbastanza con il capitolo e l'angolo dell'autore, vado via!
Un bacione
<3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Chapter 19: Yes, I do. ***


Ascoltate Be The One - The Fray mentre leggete! :)


Chapter 19

 

Yes, I do. 


 



La suoneria del suo iPhone bianco lo fece sobbalzare e di conseguenza svegliare. Si affrettò a rispondere alla chiamata senza neanche guardare di chi fosse. 

-Pronto? – sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno. 

-Joe, oggi pomeriggio verso le 5 passi in studio di registrazione? – chiese il fratello, per poi aggiungere un – ti ho svegliato? 

-No, non preoccuparti. Ok, va bene, passo, ci vediamo dopo. Ciao Nick. – rispose. 

-Ciao Joe e … salutami anche Ally. – aggiunse prima di riattaccare. 

-Lo farò – disse sorridendo prima di toccare il rettangolo rosso per terminare la chiamata. 

Il ragazzo si girò a guardarla, prese il cellulare e le scattò una foto. Voleva tenerla con sé, e una sua foto sarebbe stata la soluzione migliore. 

Ripensò alla notte appena trascorsa, sorridendo e arrossendo leggermente al ricordo di lui e la ragazza mentre facevano l’amore, ancora e ancora la sera precedente. Ora Ally era sua, e niente e nessuno gliel’avrebbe portata via. 

L’avrebbe voluta svegliare, ma prima doveva fare una cosa. Riprese i suoi vestiti, e se li mise addosso velocemente. Prese ciò che aveva nella tasca destra e lo poggiò sulla cassettiera poco distante da lui. Poi uscì.

 

 

Un raggio di luce filtrato dalla serranda la svegliò. Prese un respiro cominciandosi a muovere lentamente su quel letto fin troppo familiare di casa sua. Sospirò ancora senza realizzare cosa fosse successo.  Bastò un momento e si ricordò di tutto a proposito della sera precedente, e non poté far a meno di sorridere. Mosse la mano destra in cerca di Joseph al suo fianco, ma sorpresa non trovò nessuno. Si alzò a sedere sul letto guardandosi attorno, ancora incredula dell’accaduto. 

Era stato suo quella sera. Aveva fatto l’amore, più e più volte. Quella era stata una delle sere più belle della sua intera vita. Finalmente si era sentita amata, si era sentita bene con se stessa e con il mondo intero. Aveva amato, aveva pianto di gioia dopo la prima volta, e avrebbe voluto che quella sera non terminasse mai. Avrebbe voluto restare per sempre tra le braccia di quel ragazzo che l’aveva salvata, in tutti i sensi. 

Vide la porta aprirsi e un Joe Jonas comparire sulla soglia con dei capelli all’aria e la colazione su un vassoio, il tutto accompagnato da un sorriso enorme. 

-Ti sei svegliata! – osservò il moro andandosi a sedere affianco a lei e poggiando il vassoio sul letto  

-E tu mi hai portato la colazione a letto … non mi devi abituare male, sai? Che io ci faccio l’abitudine. – osservò lei, notando anche un rosellina rossa tra tutto quel ben di Dio. – E … questa? – disse prendendola in mano 

-Se devo fare una cosa, o la faccio bene o non la faccio. – affermò il giovane, sorridendo, e lei si sciolse come un gelato sotto il sole d’agosto, e sorrise. 

-E poi non ho fatto nulla di particolare, ho solo comprato due frappuccini e due muffin allo Starbucks qui sotto – continuò lui minimizzando. – non avevo abbastanza tempo per preparare una vera colazione – si giustificò. 

-È perfetto così com’è, grazie – disse afferrando il suo frappuccino.  

-Di nulla, amore. – rispose lui prendendo la sua colazione, per poi lasciare i due muffin e la rosa sul suo comodino e appoggiare per terra il vassoio. Si avvicinò a June, mettendole un braccio intorno alle spalle, lasciando che lei si appoggiasse sul suo petto. Mentre con una cannuccia beveva il suo frappuccino, con una mano giocava con i suoi capelli castani, per poi passare ad accarezzare il braccio nudo della ragazza. 

Lei si sentiva al sicuro tra le braccia di Joseph, come se niente e nessuno da quel momento in poi avrebbe potuto farle del male, perché in quel momento c’era lui, e non lo avrebbe permesso.

Poi Allyson si accorse di come Joe l’aveva chiamata poco prima. Amore. A, m, o, r, e. 

Suonava bene. Nessun ragazzo, che non fosse suo padre, l’aveva mai chiamata così; e lei era stata giorni a sognare il momento in cui qualcuno gliel’avesse detto. 

Allyson non gli aveva ancora detto di amarlo, o almeno non esplicitamente. 

Fino alla sera precedente aveva terrore di dire ti amo a qualcuno. Era qualcosa di importante da fare. Quando si ama una persona, ami qualunque cosa di essa, che siano qualità o difetti. 

-Come va?-  chiese il ragazzo vedendola assorta nei suoi pensieri.

-Bene – disse lei girandosi. Lasciò il suo Starbucks sul comodino, per poi sedere a cavalcioni su di Joseph. Lei gli sorrise, lasciandogli un bacio stampo sulle labbra. 

-Ieri è stato bellissimo, sai? – disse dolcemente abbassando lo guardo, vergognandosi giusto un po’ della sua affermazione - E tanto per informazione Mr. Jonas … - continuò lei con un filo di voce – ieri sei stato bravissimo. 

Joseph sorrise sia per ciò che aveva detto sia per come si riuscisse a percepire un po’ di imbarazzo e ingenuità dietro quel comportamento fintamente disinvolto di Allyson. Nonostante avesse una figlia e fosse stata sul punto di sposarsi, si riusciva a capire che fosse estremamente ingenua e impacciata con queste cose.

-Ehi – sussurrò lui e con una mano obbligò la ragazza a tirare su lo sguardo per farlo scontrare con il proprio. – Per prima cosa anche per me è stato bellissimo, ed anche indimenticabile; seconda cosa grazie, davvero – sorrise Joseph rassicurandola in questo modo – e terzo non avere paura né vergogna per nessun motivo quando sei con me, ok? 

-Sai … non è la prima volta che faccio sesso. Ma soltanto ieri sera ho fatto l’amore la prima volta.- disse la ragazza continuando a non riuscire a sopportare gli occhi del ragazzo fissi sui suoi. 

Joe le carezzò i capelli che le scendevano sulle spalle, e l’avambraccio scoperto del braccio destro con estrema dolcezza. 

-Ma ieri non l’abbiamo fatto soltanto una volta. Ma ieri abbiamo fatto l’amore la prima volta,  - le si avvicinò e scostandole una ciocca di capelli la baciò sulle labbra - poi l’abbiamo fatto di nuovo, - la baciò ancora, più appassionatamente - ancora una volta, e poi di nuovo. – ora interrompeva i suoi baci infiniti solo per parlare dolcemente all’orecchio di lei che aveva cominciato a sorridere. – e se vuoi possiamo farlo di nuovo anche adesso. 

-Ti rispondo di no soltanto perché tra un oretta arriva mamma con Emily. – rispose lei baciandolo nuovamente. 

-Ma abbiamo tutto il tempo – disse con un sorriso stampato in viso. 

-Devo farmi anche la doccia – rispose lei. – e la risposta alla domanda che stai pensando è no. Non faremo l’amore sotto la doccia, almeno non stamattina. Stasera già è meglio. 

-Va bene – sorrise lui facendosi scappare una risata. 

Si creò un po’ di silenzio tra i due, Allyson lasciò che il suo viso si poggiasse sul petto del ragazzo che tornato da Starbucks si era di nuovo tolto la maglia. 

-Grazie – sussurrò lei. 

-Per cosa? – chiese accarezzandole dolcemente la schiena. 

-Per tutto quello che hai fatto per me. – rispose lei  alzando di nuovo il suo viso e cominciandolo a guardare negli occhi– e, di avermi fatto passare questa paura. 

-Quale paura? – chiese confuso il ragazzo. 

-La paura di dire ti amo a qualcuno. Sai, l’unica volta che l’ho detto è stata con Travis … e tutti sanno poi come è andata. Ma ho capito che l’amore è qualcosa che senti dentro, è la scelta che fa il tuo cuore. Cuore che bisogna sempre seguire. – disse Allyson accarezzandogli un braccio. – Ti amo, Joseph.

-Ti amo anche io, tesoro. – disse lui accarezzandole dolcemente i capelli per poi lasciarle un bacio sulle labbra. – Sai che c’è, Ally? Che ieri prima di venire qui ho preso una decisione. Fino pochi minuti fa non credevo di volerla rispettare davvero, ma ora mi sento di farlo. 

Joseph si mise a cercare con lo sguardo quello che aveva lasciato lì prima di uscire, e lo trovò proprio sopra la cassettiera.

-Spostati un attimo – la pregò lui, e lei fece già che le era stato detto. Joe si alzò e andò verso quell’oggetto. Ally lo guardava curiosa, senza proferire parola.

Joe si alzò e velocemente prese quell’oggetto e chiuse la mano a pugno per evitare di far vedere cosa avesse preso, e se la mise dietro le spalle. 

-Cosa hai lì? – domandò Allyson con tono scherzoso. 

-Fammi finire di parlare Ally. Ascolta,  - Joe si inginocchiò a terra sotto lo sguardo stordito e completamente confuso di lei che si sedette sul bordo del letto e rimase a fissarlo - so che siamo giovani, so che è tutto assolutamente improvviso, so che hai Emily, so che è presto e che possono accadere milioni di cose. Ma so anche che ti amo, che mi occuperei di Emily come se fosse mia figlia, che ciò che provo per te è inspiegabile ed è il sentimento più travolgente e stupendo che io abbia mai provato. So anche che non sono affatto bravo con le parole, ma so anche che in quel giorno, che tu odi tanto, su quel ponte, tu hai salvato me; anche se può sembrare il contrario, sono stato io quello ad essere salvato. Quindi … giuro che mi ero preparato un bel discorso su tutto questo, ma non ne ricordo neanche mezza parola, quindi sto improvvisando – disse Joseph che continuava a guardarla con gli occhi lucidi. Ally aveva cominciato a piangere. 

-Quindi … - ripeté di nuovo nervoso -  Allyson Turner, vuoi sposarmi?

Allyson ebbe un tuffo al cuore. 

Ora Joseph aveva aperto la mano, mostrando cosa avesse preso dalla tasca dei suoi jeans. Era un anello di brillanti, il più semplice e il più bello che avesse mai visto. 

Allyson era in un mare di lacrime con una mano davanti alla bocca mentre cercava di placare le lacrime che continuavano a scendere. 

-Non ti chiedo di sposarmi domani, a me va bene anche tra un anno, due, tre. Però basta che me lo prometti, allora … che ne dici Ally? – si affrettò a dire il giovane 

-Sì, Sì Joe, assolutamente sì. Voglio sposarti. – disse la ragazza buttandosi letteralmente addosso al ragazzo e facendolo indietreggiare. Joseph la strinse tra le sue braccia ora finalmente felice. 

- Vieni qui – disse la ragazza salendo di nuovo sul suo letto e indicandogli la parte libera del materasso. Le coperte erano ai piedi del letto scompigliate e appallottolate. 

Joe seguì il suo consiglio e si distese sul letto e la fece distendere su di lui. 

Ally si asciugò le lacrime dell’occhio destro con il dorso della mano, e Joseph si occupò di quelle dell’occhio sinistro. 

I due si guardarono mentre Joe prese la mano sinistra della ragazza nella sua e le infilò lentamente l’anello all’anulare della ragazza. Questa si guardò la mano, e sorrise ancora incredula. 

-Davvero vuoi sposare una come me? – chiese lei. – con una figlia a carico, un lavoro ancora non sicuro, e che non è sicuramente una modella?

-Io non voglio sposare una come te, ma te. Voglio sposare Allyson Turner, semplicemente perché la amo, ed  è la ragazza più in gamba, dolce e bella del mondo. – rispose lui accarezzandole la guancia. 

-Smettila di dire così, che mi fai piangere. – disse lei a cui erano di nuovo tornate le lacrime agli occhi. Lui si aprì in un sorriso. 

-Ma è la verità. – replicò il ragazzo. 

Allyson si mise a guardarlo e gli accarezzò dolcemente la guancia, e lui gli baciò delicatamente le dita della mano. 

-Ti amo, Joseph – disse la giovane. 

-Ti amo anche io, Allyson – rispose il cantante lasciandole un bacio sulle labbra. 










Buonasera a tutte! 
Vi prego fatemi smettere di guardare quella foto di Joseph che ho messo come copertina. Io ogni volta che vedo il video di Just in Love perdo quanche anno di vita. Un giorno o l'altro morirò vedendolo. 
Comunque, questo capitolo lo avevo già da un po', ma volevo modificarne una parte, ma poi ho deciso di lasciarlo così. 
Vi avverto, il prossimo e l'ultimo capitolo, poi manca solo l'epilogo!
Mi dovete scusare per il ritardo, e tutto il resto, è tutta colpa mia ç.ç
Spero di finire a scrivere gli utimi due capitoli prima di settembre, per poi pubblicarli a voi miei fantastiche lettrici, perchè poi il 31 e il primo sarò a Venezia per Zac Efron e se non riesco a scrivere prima sarà ritadato tutto! Auguratemi buona fortuna!
Ora, un grazie speciale a tutte per le 100 recensioni superate e anche di tanto! Cioè l'ultimo capitolo 9 recensioni!? ma quanto vi amo per questo!?! ç.ç La festa è a casa mia, domani, non mancate! u.u
Un bacione grandissimo, 
Marta <3

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Chapter 20: What’s the result? ***


Ascoltate High - James Blut mentre leggete! :)


Chapter 20

 

What’s the result? 


 

May 2013 

C’era chi li aveva presi per pazzi per aver parlato di amore; c’era chi aveva detto che era troppo presto per loro; c’era chi aveva augurato loro il meglio con tutta la dolcezza del mondo; c’era chi avrebbe voluto che non si fossero mai trovati; c’era chi avrebbe voluto impedire tutto quel che stava per accadere. Eppure nonostante questo Joseph ed Allyson non avevano cambiato idea. Il mese dopo, in una giornata di giugno, i due si sarebbero sposati e nessuno gliel’avrebbe mai potuto impedire. 

Si amavano, e quando avevano detto alle rispettive famiglie che si sarebbero sposati, tutti erano rimasti un po’ scossi, soprattutto perché i due non stavano insieme da poi così tanto tempo. Soltanto un mese quando i due ragazzi l’avevano detto ai famigliari. C’erano state discussioni e litigi infiniti, ma nessuno, nessuno ha riuscito davvero a separarli o a smuoverli dalla loro idea. 

Dopo tutto quel tempo a cercare di trovare l’anima gemella Joseph e Allyson ci erano riusciti. 

Quel fine settimana Joseph aveva portato Allyson ed Emily a Miami. C’era una bella spiaggia e un posto dove passare un bel weekend insieme. Come una vera famiglia. 

Si sentivano pronti, pronti a iniziare una vera vita, ora anche sotto la benedizione di Dio. 

Allyson si era svegliata presto stranamente e era andata sul terrazzo della sua stanza, sperando di essere in tempo per  vedere l’alba. 

Era appena arrivata in tempo, una palla rossa infuocata stava appena spuntando da quella distesa enorme di acqua completamente blu, che ora si stava colorando di tantissimi colori che andavano dal rosso intenso al giallo, attraversando strane sfumature di arancione, e rosa. 

Era qualcosa di spettacolare e ogni volta che rimaneva a guardare quel fenomeno della natura ne rimaneva impressionata. Si interrogava sull’universo e sulla vita, e su tutto ciò che la circondava. Si diceva che la natura e l’universo sarebbero sempre state le due cose più interessanti e più sconosciute con cui gli umani avrebbero mai avuto a che fare, dopo se stessi, ovviamente. 

Amava vedere come in pochissimi minuti si stesse facendo giorno, proprio come ogni altra mattina. E lo stesso processo si ripeteva, sempre. E probabilmente si sarebbe ripetuto per almeno qualche altro miliardo d’anni. 

Il sole continuava a sorgere senza interessarsi di cosa sarebbe potuto accadere sulla terra, su come ogni singolo equilibrio sociale e economico potesse compromettere la vita di tutti. Non interessava al sole o ai pianeti. Loro continuavano a fare il loro lavoro, continuando a dare vita. Non era forse affascinate tutto questo?

Lei sarebbe potuta morire, Joseph sarebbe potuto morire, i suoi cari sarebbero potuti morire, eppure il sole non avrebbe smesso di sorgere, o l’alba avrebbe smesso di essere così spettacolare. Tutti potevano far a meno di tutti in realtà. Era quello che più la spaventava della vita stessa. Il fatto di essere un numero. Ora, un numero scelto e amato, ma pur sempre un numero, soltanto un altro dei tanti numeri, facilmente rimpiazzabile. 

-Ehi. – disse il ragazzo cingendola da dietro le spalle e baciandole il collo. – Che ci fai qui fuori a quest’ora?

-Mi sono svegliata e visto che non riuscivo a riaddormentarmi sono venuta a vedere l’alba. – spiegò sorridendo al ragazzo più bello del mondo. 

Joseph sorrise, affiancandosi a lei e mettendole un braccio sulle spalle. 

-È sempre stupenda l’alba, non è vero? È una delle cose più belle del mondo. – rispose il ragazzo. 

-Oh no, sei tu la cosa più bella del mondo. – sorrise lei accorgendosi del fatto che Joseph stesse dicendo quel che lei aveva appena pensato. 

-Infatti ho detto una delle cose più belle non la più bella … - fece osservare il ragazzo. Ally lo guardo e scoppiò a ridere. 

-Signori e signore vi presento Mr. Modestia alla mia destra! – la giornalista indicò il cantante ridendo, e lui si unì alla risata. 

-Ma che mi stai portando in giro?! – disse il moro con una espressione di finta sorpresa, mettendosi a farle solletico. 

-No, smettila! Smettila! – rise lei contorcendosi su se stessa. Poi lo baciò. Ormai sapeva come farlo smettere di farle solletico. 

-Baciarti funziona sempre.- gli sussurrò all’orecchio di lui, che sorrise, e Ally riuscì a percepire il suo sorriso senza neanche guardarlo. 

-Sei la cosa più bella che mi potesse capitare, lo sai Allyson? – disse con tutta la sincerità del mondo in una sola frase. 

-E tu sai che devi smetterla di dirmi queste cose altrimenti mi fai piangere? – disse la ragazza che già aveva gli occhi lucidi. 

Joseph sorrise baciandola di nuovo con tutta la dolcezza del mondo. 

 

*

 

Emily vagava per il parchetto rincorrendo la sua pallina. Gliel’aveva regalata Joseph, e da quel momento se ne era innamorata. In verità si era innamorata sia del giocattolo che del ragazzo. 

Joe ci sapeva davvero fare con i bambini, era davvero una sorta di babysitter dei sogni di tutte le madri. Emily e Joseph avevano instaurato in pochi mesi un legame stupendo pur non essendo Joe il padre naturale della piccola. 

Allyson ricordava ancora il girono in cui lo aveva chiamato papà, e il ragazzo si era sciolto letteralmente a quell’appellativo. Da quel giorno in poi era diventato pazzo per quella piccola creatura.

Ad agosto i Jonas Brothers avrebbero iniziato un nuovo tour mondiale, che avrebbe toccato le maggiori capitali mondiali. Tutti e cinque i continenti erano compresi nel grande tour. Ally e Emily li avrebbero seguiti nella maggior parte delle tappe. 

Già sembravano una bellissima famiglia felice,  lo sarebbero diventati a tutti gli effetti poco tempo dopo. 

Joe, Ally e Emily si divertivano a tirarsi la pallina con tutto l’entusiasmo e la gioia possibile. 

Erano bellissimi insieme. Una delle cose più belle del mondo. Come la natura, come l’alba. Ma erano molto più belli.

Si prospettava un futuro quasi perfetto per loro, ma non tutto va come deve andare. O meglio, era rimasta in sospeso soltanto quell’ultima riduzione che si sarebbe dovuta fare all’inizio. 

La pallina di Emily scivolò dalle mani della bambina, finendo in mezzo alla strada poco distante da loro. 

-Vado io – disse Joseph sorridendo. Pochi passi e fu davanti alla palla della bimba. Si inginocchiò per riprenderla e successe tutto in un attimo, tanto da non far accorgere il ragazzo di nulla. 

-Joe! – gridò Allyson vedendo arrivare dalla strada un camion a tutta velocità che sembrava non avere nessuna intensione di frenare. La ragazza si mise a correre e diede una spinta al cantante facendolo finire sul marciapiede opposto. Ma fu Allyson a restare in mezzo alla via. 

Furono poche le cose che Joe ricordava. 

Un grido forte e spaventato. Sangue, fin troppo sangue. Una pallina sporca di rosso. Dolore corporale e dell’anima. Lacrime. Vetri rotti. Pianto disperato di una bambina. Una luce rossa lampeggiante. Soltanto un ultima frase che gli dette speranza, e poi più nulla.  

 

Ora che l’ultima riduzione è stata fatta. Riduzione che si sarebbe dovuta fare proprio all’inizio dell’operazione, all’inizio dell’intera storia. Perché era scritto nel destino di entrambi, e presto o tardi l’avrebbero dovuta affrontare. Ora c’è solo un risultato, sarà forse nullo?Sarà diverso da quello che ci si aspettava? Qual è il risultato del destino se si fanno incontrare due numeri come Allyson e Joseph? Ma la vera domanda, da cui dipende qualunque cosa, è sempre stata una soltanto: qual è il risultato?











Bene, 
siete autorizzate ad uccidermi felicemente, anche se vi prego di leggere anche l'epilogo prima di giungere a conclusioni affrettate!
Comunque sì, sentitevi libere di tirarmi pomodori, frutta marcia e tutto il resto per questo capitolo. 
Avrei voluto mettere una frase un più, ma poi l'ho tolta AHAHAHAHA sono stata crudele!
Io cotinuo a ringrazarvi tutte, dalla prima all'ultima! e non sapete ancora quanto mi dispiaccia che questa fan fiction stia per terminare!
Comunque alla fine dell'epilogo ci saranno tutti i ringraziamenti!:)
Ora sono di fretta, quindi scappo! 
Fatemi sapere ancora una volta cosa ne pensate!
un bacione grande <3








 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Epilogue ***


Ascoltate Lost - Michael Bublè per la prima parte dell'epilogo, poi Mine - Taylor Swift per la seconda parte. Inserirò di nuovo il link della seconda canzone all'asterisco. :)



Epilogue.

 


 

July 2013

53. 53 giorni. Erano trascorsi 53 giorni dall’incidente. L’uomo alla guida del camion era stato sbattuto in galera, per guida in stato di ebbrezza, ma ci sarebbe rimasto fin troppo poco tempo lì dentro. 

Il caldo di Los Angeles sembrava a Joseph qualcosa di fin troppo soffocante in quel giorno di metà luglio. Trascinò le gambe lungo quei corridoi fin troppo bianchi e spogli che sapevano di disinfettante, scoppiando per la prima volta dopo quasi un mese a piangere. 

Joseph era vivo dentro e nonostante tutto riusciva a sorridere alla vita anche se questa non gli riservava un buon trattamento. Chiunque lo avesse visto avrebbe invidiato il suo modo di sorridere alla vita nonostante questa gli riservasse dei brutti scherzi. 

Ma quel giorno era scoppiato, c’erano di quei giorni in cui non aveva voglia neanche di mangiare, o di respirare addirittura, e questo era uno di questi. 

Poche ore dopo l’incidente si era risvegliato all’ospedale di Miami, con soltanto un forte mal di testa e qualche livido; mentre Allyson non si era più risvegliata. Era entrata in coma miracolosamente, perché qualunque medico avrebbe giurato che nessuno sarebbe mai sopravvissuto a un incidente del genere. Se non si fosse risvegliata nei 90 giorni successivi all’incidente, le probabilità di un risveglio e nessun danno celebrare o fisico rilevante sarebbero scese incredibilmente.

Joseph si era subito occupato di lei, mettendole a disposizione uno degli ospedali con il reparto a terapia intensiva più specializzato degli States, e quello di Los Angeles era di gran lunga il migliore. 

Emily era a New York con la famiglia di Allyson, e era stata traumatizzata dal quel giorno terribile. Ogni tanto Joe passava a trovarla e trascorreva qualche giorno con lei, e la madre di Allyson gli raccontava che la bambina aveva degli incubi di notte e che chiamava a squarciagola la madre. 

Per quanto riguarda Joseph appariva davvero sorridente e felice, eppure sarebbe voluto morire dentro. Avrebbe venduto l’anima al diavolo pur di prendere il posto di Allyson. 

Passava notti a pregare per lei. Aveva ricominciato a parlare costantemente e continuamente con Dio, lui che si era negli ultimi anni un po’ discostato da quell’Entità Superiore. In realtà non l’aveva mai abbandonato, ma semplicemente messo un po’ da parte. Ora non sapeva come farne a meno. Ora rappresentava la sua unica Speranza, insieme al viso angelico di Allyson. 

Perché in fondo lei era stata il suo angelo. L’aveva salvato, per la seconda volta. Anche se sapeva che se Allyson fosse stata lì gli avrebbe risposto che era stato lui a salvare lei su quel ponte a New York. 

Joseph trascorreva giornate intere a chiedersi perché lei si fosse sacrificata per lui, e domandarsi perché non avesse lasciato che uno stronzo come lui non fosse investito da quel cazzo camion. Perché era così che si considerava ora: uno stronzo, un pezzo di merda, un ipocrita. Lo era diventato senza volerlo davvero essere. 

Joe si poggiò allo stipite della porta, aspettando che l’ennesima infermiera uscisse dalla stanza. Oramai in quell’ospedale tutti lo conoscevano, e lui era felice di salutare tutti con un sorriso sulle labbra. Ma c’erano dei momenti in cui aveva bisogno fisico e psichico di parlare con Allyson senza aspettarsi una vera risposta da lei. 

Salutata l’infermiera si chiuse la porta alle spalle, e prese la sedia ai piedi del letto. Si avvicinò alla ragazza distesa sul letto, e le prese la mano. Trattenne le lacrime che sapeva che un momento dopo gli sarebbero cominciate a scorrere sulle guance. 

-Ciao Ally. Sei bellissima oggi, sai? Tu sei sempre bellissima.- le accarezzò dolcemente la mano – oggi è uno di quei giorni in cui non ho voglia di fare niente, ma solo deprimermi e incolparmi di tutto quel che è successo. È stata soltanto colpa mia, Ally. Solo colpa mia e tu mi devi scusare per questo. Ancora non riesco a capire perché ora non sia io su un letto d’ospedale, ma che questo posto spetti a te. – le lacrime ormai cominciavano a rigargli il viso irrimediabilmente. 

“E io devo ringraziare te se ora sono qui, soltanto te. Ti devo la mia vita.”

Quando si erano seduti a uno Starbucks di New York a parlare, il giorno in cui i Jonas Brothers stavano facendo il servizio fotografico per Rolling Stones e Miss Turner era entrata catturando l’attenzione di tutti i presenti, soprattutto quella di Joseph, Allyson gli aveva detto questa frase, e Joseph in quel momento in ospedale l’aveva ricordata. 

-Tu non mi dovevi la vita Ally. Ero io a doverti la vita. Tu mi hai salvato, piccola. Io merito il tuo posto,io avrei meritato un posto in cimitero, ma non tu. Tu meriti il meglio, soltanto il meglio. E io non riesco a dartelo. Non sono abbastanza per te, piccola mia. Lo so. Ma io ti amo più di chiunque altro, ti amo più di me stesso. E mi manchi. Mi manchi come l’aria. Non sai quanta difficoltà ci sia dietro ad ogni mio respiro, non sai quanto sia difficile fingere che vada tutto bene. Non sai quante notte ho trascorso a piangere nel buio del mio appartamento. Ora tu sei fondamentale per me, Allyson. Non riesco a vivere davvero senza di te. Sai che c’è? La mia più grande passione è la musica, o almeno è l’unica cosa che so fare, e ora non trovo più sollievo neanche in quello. Durante le prove non c’è più la stessa gioia, la stessa grinta. È come se avessi smesso di cantare davvero. La voce non viene più dal cuore. In più non voglio partire per il tour, non se tu non sei con me. Non voglio, non voglio lasciarti qui da sola. Voglio stare con te, sposarti, vivere tutta una vita con te. E tu devi lottare con tutte le tue forze amore mio, perché io muoio dentro a vederti in questo stato. Non so più cosa fare. Non riesco a pensare che davvero non potresti più risvegliarti. Non ci riesco. La mia vita ormai non ha più senso senza di te. – Joseph piangeva e pronunciava queste parole, fin troppo tristi. 

-Aspetto un miracolo, un altro. – disse con un filo di voce il ragazzo che si portò la mano della ragazza a contatto con la sua guancia. – Perché soltanto incontrarti è stato un miracolo. Continuo a sperare che aprirai gli occhi da un momento all’altro. Chiudo gli occhi, e li riapro sperando di specchiarmi nei tuoi occhi azzurri, ma ogni volta le tue palpebre continuano a essere serrate. Ma non mi arrenderò, non mi arrenderò mai. Sarò qui con te Ally, fino alla fine. È un promessa che manterrò. – disse Joe sospirando rumorosamente per tentare di reprimere quelle lacrime che erano già agli occhi. 

Joe chiuse di nuovo gli occhi e cominciò a ricordare. Il loro primo incontro, quel secondo casuale incontro a Los Angeles, e quel giorno al servizio fotografico. Ricordò come i suoi modi impacciati e estremamente semplici che lo avevano fatto innamorare di quella splendida ragazza. 

Ricordò quella sera al molo a guardare le stelle. Ricordò la sera in cui avevano fatto l’amore per la prima volta. Ricordò quando, ad una cena di famiglia, si erano alzati in piedi e stringendosi la mano avevano detto che si sarebbero sposati a luglio. Ricordò il sorriso di Allyson mentre lui e Emily giocavano insieme, e quell’espressione felice quando la bambina lo chiamava papà. 

Ricordava ogni dettaglio, ogni profumo, ogni singolo particolare di quando era stato con lei. 

Il solo pensiero di non poter più rivivere situazioni del genere lo faceva impazzire. 

Fece un sospiro profondo, dicendosi, come faceva sempre, che non appena avesse riaperto gli occhi lei sarebbe stata lì a sorridergli. 

Lì riaprì e quella volta ebbe davvero un tuffo al cuore. Incontrò con lo sguardo due pozzi color cielo, e un sorriso sincero se pur stanco. 

-Allyson!? – disse il ragazzo aprendosi in un sorriso. 

-Joe – rispose lei con voce affaticata, sforzando un sorriso. 

-Oh mio Dio. – disse piangendo. – amore, amore mio. – ripeté lui avvicinandosi di scatto a lei, abbracciandola e lasciandole un bacio sulle labbra. – un medico, presto un medico! – disse il ragazzo premendo un pulsante per chiamare un infermiera. 

-Joseph – disse la ragazza. – sei qui, Joe. – disse in un sussurro la ragazza. 

-Sì tesoro mio, sono qui, non me ne andrò mai Allyson. –rispose il moro. 

-Ti amo – disse semplicemente lei. 

-Piccola mia, ti amo anche io. – disse lui abbracciandola ancora, e baciandola con tutta la dolcezza del mondo. Lei per Joseph era la cosa più preziosa e importante del mondo, e non avrebbe permesso più a niente e a nessuno di farle del male.- Dio non riesco a crederci. – ora le lacrime di Joseph si erano trasformate da lacrime di tristezza a lacrime di gioia. 

-Ti devo la vita amore mio, ti devo la vita – ripeté il moro mentre le carezzava la guancia dolcemente.

-Tu hai salvato la vita a me, e io a te. Ora siamo pari, non credi? – si sforzò di dire la ragazza. 

-Oh no, tu mi hai salvato la vita più volte di quanto ne immagini. Tu sei la mia salvezza, la mia unica salvezza, e senza di te non saprei come avrei fatto. – disse il ragazzo. 

Si baciarono sulle labbra, con tutta la dolcezza del mondo come soltanto due innamorati sanno fare. Con quella dolcezza e quella passione che caratterizza ogni persona innamorata. Con la stessa forza d’animo, e quell’amore così forte da sacrificare la propria vita per l’altro. 

 

*

 

October 2013

Allyson si guardò la sua mano sinistra dicendosi che quell’anellino se pur piccolino brillasse davvero tanto sotto quei riflettori. Poi era il simbolo del loro amore, e valeva più di qualunque altra cosa per lei. Era la fede che lei riponeva in quel ragazzo che nonostante tutto quel che era successo quel pomeriggio di luglio aveva voluto sposarla, con soltanto una decina di invitati e il parroco della chiesetta lì vicino. Avevano pianto entrambi, promettendosi amore eterno. Poi erano partiti da soli per una minuscola isola del Pacifico.

La folla latinoamericana lì fuori faceva davvero molta confusione ad ogni movimento dei tre ragazzi su quel palco. Si ricordò il primo concerto dei Jonas Brothers a cui avesse assistito. Era stato anche il primo del loro ritorno, e capì che i brividi che si provavano in certe occasioni non cambiavano. 

I Jonas continuavano ad essere energia ed adrenalina pura ogni volta che solcavano un palco, in qualunque parte del mondo si trovassero. 

Riuscivano a far muovere tutti insieme centomila persone con un solo gesto, far cantare a squarciagola tutte le parole delle canzoni, far emozionare tutti come non mai, con solo poche parole di una canzone appena iniziata. Forse era un dono, uno dei doni più belli che avessero mai ricevuto.

Il ritorno dei Jonas Brothers era stato qualcosa di epico, un evento mondiale, che in pochi avrebbero dimenticato facilmente. Le loro canzoni erano qualcosa di meraviglioso, e loro si erano sforzati a cambiare genere continuando ad essere se stessi, facendo uscire un album che sconvolse e sorprese tutto il mondo. 

Allyson sospirò non appena si ricordò cosa dovesse fare. Era agitata. 

Mente guardava Joe ballare e cantare sul palco si chiese come l’avrebbe presa. 

Quando quel concerto terminò, e i ragazzi tornarono dietro le quinte raggianti, felici, e soddisfatti, Allyson non riuscì a dire nulla. Era rimasta in un angolo a guardarli mentre commentavano l’accaduto, con un sorriso accennato stampato in volto. 

Qualcosa non andava per il verso giusto, e Joe se ne era accorto. 

-Qualcosa non va? – le sussurrò Joseph asciugandosi con un asciugamano il sudore, con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro. 

-Devo dirti una cosa, ma non fa niente, te la dico più tardi, non preoccuparti. – disse impacciata, evitando il suo sguardo. 

-No, la voglio sapere ora. Dimmi. – la incoraggiò. 

-Allora possiamo andare da qualche parte in cui stare da soli? – chiese con occhi supplichevoli. 

-Vieni. – rispose Joseph, che stranamente si stava agitando anche lui. Lei era troppo seria. 

La diresse nel suo camerino, entrarono e chiusero la porta dietro di loro. 

-Mi devo preoccupare, Ally? – chiese rivolgendosi a lei. 

-No, cioè forse, non lo so. – disse la ragazza che si stava massacrando il labbro inferiore. 

-Dai dimmi! – la incoraggiò di nuovo. 

-Prima siediti – gli disse dondolandosi sui piedi. 

-Allora mi devo preoccupare. – sentenziò ora davvero preoccupato. 

-No, è solo per precauzione, dai. – disse non riuscendo a stare ferma per un attimo nello stesso punto della stanza.

-Allyson! Fermati, siediti qui, e parla. Stai calma cavolo, non ti mangio. – disse il ragazzo indicando il posto vicino al suo. 

Lei si sedette affianco a lui. 

-Joe … – incominciò cercando di trovare le parole giuste, ma si ritrovò a pensare che la cosa migliore fosse dirlo senza giri di parole. 

-Sì?- chiese cercando di guardarla negli occhi, dopo averle preso le mani. 

Allyson cominciò a frugare nella sua borsa per poi cacciare fuori un aggeggio bianco che poteva assomigliare ad un termometro ma non lo era affatto. Lo dette al moro che lo prese cautamente. 

-Che significa? –disse il cantante emozionato fissando le sue linee nere. 

-Che sono incinta. – annunciò chiudendo gli occhi subito dopo, avendo paura della reazione di Joe. 

-Oh mio Dio … è mio il bambino? – chiese incredulo lui con le lacrime che da lì a due secondi sarebbero traboccate dagli occhi. 

-Ma ti pare? Certo che sì, scemo! E credo sia successo in viaggio di nozze. – rispose la ragazza -Diventerai papà, Joseph, un bellissimo e fantastico papà – disse lei che stava cominciando a commuoversi.

-Io sono già papà! Emily è la mia principessa! – ribatté lui e Allyson si aprì in un sorriso. E lei che aveva paura che l’avrebbe potuto prendere male la notizia. -Per questo voglio un maschietto questa volta.

Lei rise. 

-Vieni qui – le disse avvicinando la ragazza a lui, e poggiando una mano sulla pancia della ragazza.- Ehi, tu lì dentro, vero che sei un bel maschietto?- Joseph parlò al bambino facendo sorridere come una deficiente la ragazza. 

-Se è davvero maschio, voglio chiamarlo Joseph. – dichiarò la ragazza giocando con i capelli lunghi, ricci e sudati del marito. 

-Come me? Davvero? Ne sei sicura? – chiese entusiasta. 

-Sì, voglio che si chiami come te. – rispose la ragazza annuendo.

-Va bene – disse il moro sorridendo e baciandola dolcemente. La sua felicità si riusciva a percepire dagli occhi lucidi, oltre che dal sorriso.  E quello era uno sguardo davvero innamorato. 

Loro erano innamorati, e il loro amore era capace di scampare a qualunque cosa, anche alla morte. E una nuova vita non faceva altro che rafforzare il loro rapporto. 

 


 

La domanda che ci si era posta alla fine era soltanto una, non è vero? Era solamente: Qual è il risultato dell’operazione? Ora che l’abbiamo davvero conclusa, è stata fatta anche l’ultima riduzione e si è controllato anche il risultato, abbiamo la risposta. Che era più semplice di quanto ci si aspettasse. Un solo numero, ad una cifra: 4. Allyson, Joseph, Emily, e l’ultimo arrivato Joseph Jr. Se due numeri come quelli di Allyson e Joseph si fanno incontrare, continuando l’operazione, si riesce a capire che il loro risultato non è nullo, né impossibile, perché il loro legame, il loro amore è troppo forte per far annullare tutto quel che hanno costruito da uno scherzo del destino, o da una stupida e riduzione finale. Perché l’amore, se è vero, trionfa sempre. 















Buonasera a tutti! 
Ebbene sì, anche questa fan fiction è finita! 
E sono anche abbastanza felcie e soddisfatta per tutto. Oltre che per questa fan fiction, in cui ho ricevuto, per i miei scorsi standard, moltissime recensioni, anche per quel che è accaduto nei giorni scorsi. Precisamente il 31 agosto, dopo 4 ore e mezza di macchina e un'oretta di vaporetto, e circa tre ore di attesa a Venezia, alla prima di "At Any Price" ho visto Zac Efron, e visto che non potevo riportarmelo a casa, mi sono accontentata di prendere il suo autografo! Seriamente, è davvero stato tutto così bello da non sembrare vero. Infatti ancora non me ne capacito pienamente. 
Se sono così sconvolta per Zac, che comunque seguo da una vita, non vogio pensare cosa mi accadrà se un giorno o l'altro dovessi incontrare quei tre che in questi giorni si sono rinchiusi in studio di registrazione. Meglio lascia perdere! 
Comunque, volevo dirvi che Allyson e Joseph sono due personaggi che mi rimarranno sempre nel cuore, mi hanno accompagnato per tutta l'estate, e chissà se la mia testa elaborerà qualcosa in futuro per loro. Di sicuro non vi lascerò senza nulla da leggere.
Poi volevo ringraziarvi tutte, dalla prima all'ultima.  Voi che mi avete sopportato con questa fan fiction facendo recensioni stupende, e strappandomi sempre un sorriso. O semplicemente voi che avete messo questa storia nelle seguite o nelle preferite, o semplicemente chi legge e besta! E per chi ha commentato parlo sopratutto di Laay,  Penn (o stylesblonde), Dear Joseph, Ciuffo Jonas, Hello Prudence che mi hanno supportato e commentato fin dall'inizio, e mi hanno fatto fin troppi compliementi, anche e qualcuno, nello scorso capitolo mi ha minacciato di morte *coff* Penn *coff* AHAHAHAHAHA ; ma parlo anche di marskinder, Red92, baby_angel che nonostante siano arrivate verso la fine della fan fiction mi hanno mostrato quanto ci tengano! 
Davvero, senza di voi, non sarei mai arrivata fino alla fine. 
Ma sappiate che nonostante questa fan fiction si finita non vi libererete tanto facilmente di me! muahahahahahahahahhahaha *risata malefica*
Ora dopo questo epilogo lungo e angolo dell'autrice ancora più lungo, me ne vado davvero! 
Grazie di cuore, davvero. 
Un bacione enorme, 
- Marta. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1107848