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La navicella era in viaggio ormai da molto.
Nell’infinità delle stelle, la terra non si distingueva ancora.
Lou, mentre armeggiava al pannello di controllo,
osservava quell’immensità tinta di un nero intenso, illuminato da
miliardi di sassolini argentei e da qualche galassia in lontananza.
Pensava –Finalmente torno sulla terra…
Sono passati solo due anni per me; là invece ne sono passati ben
quattro, chissà come staranno mamma e papà?… Chissà
come starà Momoka?…- e continuò a scrutare
l’infinito.
“Lou! Dove sei, Lou?!” urlò una
voce femminile da una cabina-letto dell’astronave. Lui corse da lei,
inserendo il pilota automatico, e le sussurrò
“Sono qui, mia principessa” dicendo
questo, richiuse la porta dietro di sé, isolando lui e la ragazza da
quelle stelle indiscrete.
“Momo! MOMO!!!” urlò una bambina
esuberante.
“Che c’è?… Cosa vuoi?…
Lasciami dormire” rispose Momoka, sdraiata sul letto, ancora assonnata.
“Momo, svegliati! Devi andare a scuola!”
continuò incessante Nako.
Momoka realizzò la situazione e si alzò
in preda all’agitazione; si vestì e si pettinò
frettolosamente i lunghi capelli rossicci che ormai lasciava sempre sciolti,
apparendo più grande; scese le scale dell’enorme reggia di
Cristine, agguantò una fetta biscottata, ed uscì in direzione
della scuola superiore.
“Ehi!” brontolò adirata la bambina.
“Ah… già… scusa” la
ragazza tornò sui suoi passi e baciò sulla fronte Nako,
accarezzandogli i capelli biondi legati in un codino da cui fuoriuscivano dei
ricciolini.
“Se non ci fossi stata tu questa mattina sarei
arrivata tardi. Grazie!” aggiunse, le fece un sorriso e riprese il suo
cammino.
In casa Saionji intanto…
“Ehi, Kanata! Stai dimenticando il
pranzo!…” urlò la ventisettenne, rincorrendo il marito
“… Sei il solito sbadato” e gli sorrise, porgendogli un
pacchetto.
“Non me n’ero dimenticato, cercavo di
evitare quelle schifezze condite col veleno che tu fai passare come
pranzo” rispose con ironia, facendogli una linguaccia.
“KANATA!!!” urlò lei adirata.
“Stavo solo scherzando…” disse lui
con voce dolce; prese il pacco, la baciò sulle labbra, la guardò
intensamente sorridendo, e si diresse a lavoro.
“Uffa! Sempre il solito!” brontolò
ancora, facendo una faccia buffa. Poi lo guardò scendere le scale, sorrise
e rientrò in casa, pronta ad affrontare i suoi due monelli.
Arrivò il tardo pomeriggio e Momoka
rientrò in casa.
“Sono tornata”
“Momo! Andiamo al parco?! Dai, su… Su,
dai, andiamo!”
“Ok, Nako, andremo al parco. Passiamo a prendere
anche Davis?”
“Sì!!!”
“Bene. Aspetta che mi vado a togliere la divisa
di scuola, poi andiamo”
“Ok…” concluse la bambina un
po’ delusa.
Momoka mentre si cambiava, pensava
–Com’è difficile tener dietro a Nako… Uffi! Da quando
Cristine e Nozomu hanno iniziato il tour in giro per il mondo, io mi occupo di
lei e della casa; senza contare, che devo anche studiare per l’esame,
devo andare agli allenamenti della squadra di ginnastica ritmica per la gara,
e, ogni tanto, fare da baby-sitter a Davis, visto che Miyu deve badare alla piccola
Miu… Uffi uffi!!! Beh… In fondo mi diverto con quei due
monelli… Su, prepariamoci per un’estenuante serata al parco- e si
diede degli schiaffetti incoraggianti sulle guance.
“Allora Lou, quanto manca?”
cominciò la ragazza misteriosa, stringendo tra le mani la maglia di lui
in segno di timore.
“Poco, non ti preoccupare. Vedi quel pianeta
azzurro laggiù, quella è la terra. Ti piace, Alissa?”
rispose il diciannovenne, indicando la sfera bluastra col dito.
“Non mi sembra niente d’eccezionale…
Sei sicuro che sia un pianeta degno d’essere visitato?”
“Ti assicuro che ti piacerà: la terra
è la mia casa…” le rispose facendo un sorriso mentre
guardava quel luogo. Una serie di immagini gli invasero la mente.
“Come mai ti piace tanto?” chiese curiosa
Alissa.
“In quel luogo ho trovato le persone più
importanti della mia vita…” si limitò a risponderle. Poi
pensò a lei, a Momoka –Momoka…- e il suo viso
s’incupì.
“Sono a casa. Miyu dove sei?” disse
Kanata.
“Ciao tesoro. Sono in bagno: sto insaponando
Miu. Vai da Davis, sta giocando nella sua cameretta” rispose la donna.
Kanata, prima di raggiungere il figlio, entrò
in bagno; assistette ad una scena buffissima e dolce: Miyu aveva i capelli
ricoperti di sapone e stava cercando in tutti i modi di lavare la piccola di appena
un anno. Miu invece, si divertiva un sacco, alzando spruzzi con le manine. Poi
Miyu le accarezzò il nasino con un dito insaponato, la bambina si
calmò e rise; la mamma le stava massaggiando i capelli biondi e questo
non le dispiaceva. Subito dopo, Miu, sgranò i bellissimi occhi
castano-chiari da cerbiatta, e accolse il padre con un sorriso dolcissimo.
“Ciao cucciolotta” disse Kanata, facendole
il solletico al pancino; la bimba rise per molto.
“E un ciao anche alla tua bellissima
mamma” aggiunse baciando Miyu.
“Ben tornato. Com’è andata oggi a
lavoro?”
“Tutto bene! Ah… Mi hanno chiesto di
giocare domenica prossima, sei d’accordo?”
“Perfetto! Avevo proprio voglia di fare un
po’ di tifo!” disse determinata Miyu, alzando il braccio ad angolo
retto e prendendosi con l’altra mano il muscolo in segno di forza; i suoi
occhi assunsero la forma di stelle gialle a quattro punte, in stile Cristine
insomma.
-Mi fa paura quando fa così- pensò
Kanata, osservando la moglie circondata dalle fiamme della determinazione.
Uscì dal bagno quasi di soppiatto e raggiunse Davis. Stava giocando
seduto sul pavimento: lo stesso pavimento che molti anni prima aveva visto
svolazzare Lou.
“Ehi… Cosa fa il mio piccolo
diavoletto?!” disse dolcemente aprendo la porta.
“Papà!!!” urlò felice il
bambino di quattro anni, alzandosi e correndogli incontro.
“Ciao, Davis…” e
l’abbracciò.
Tutta la famigliola fu interrotta da un frastuono e un
tonfo successivo…
“Cos’è successo?!”
urlò Miyu raggiungendo Kanata nel porticato del tempio.
“Non lo so. Tu tieni i bambini, io vado a
controllare”
Miyu rimase immobile con Miu avvolta
nell’asciugamano in braccio, e Davis per mano.
“Mamma, ho paura!” disse il bimbo.
“Non ti preoccupare, ci pensa papà”
lo rassicurò.
L’atterraggio non fu lieto.
Lou cadde e Alissa sopra di lui. I due rimasero a
terra per un po’, poi lei alzò lo sguardo ed incontrò i
bellissimi occhi del ragazzo. Arrossì e cercò di giustificarsi.
“Scusa! Mi… mi dispiace! Non volevo…
Scusa!!!” era molto impacciata e non sapeva cosa dire.
“Non ti preoccupare. Piuttosto, stai bene? Ti
sei fatta male?!”
“No…”
“Questo è
l’importante…” disse con voce dolce, sorridendole ed
aiutandola ad alzarsi. La diciassettenne arrossì ancora di più;
sentiva il cuore batterle a mille… In quel momento capì
d’essere veramente innamorata di lui! Ripensò alla sera prima
quando Lou, per rassicurarla, aveva dormito con lei; si sentì mancare il
fiato: per essere una ragazza di quell’età, era ancora molto
immatura da quel punto di vista.
“Su… Scendiamo. Ti faccio conoscere i miei
genitori…” aggiunse lui.
-I suoi genitori? Ma com’è possibile?- si
chiese tra sé e sé, ma seguì il ragazzo con fiducia.
Kanata si precipitò nel retro e, dietro alla
campana illuminata dal sole del tramonto, tra la boscaglia, distinse una navicella
spaziale!
Successivamente il portellone si aprì e Lou,
accompagnato da una ragazza, scese con calma e freddezza. Kanata quando lo
riconobbe gli corse incontro; Lou non si trattenne più e
l’abbracciò.
“Lou, figlio mio, come stai? Da quanto
tempo… come sei cresciuto… Sono felicissimo di rivederti! E questa
ragazza, chi è?”
“Questa ragazza è…”
“Oh… Ma mi spiegherai tutto dopo. Ora
entriamo, Miyu farà i salti di gioia quando ti vedrà, non
facciamola aspettare!” concluse e tutti e tre entrarono.
“Momo, quanto manca al tempio?” chiese
Nako.
“Poco… Ah, eccolo”
“Finalmente andremo al parco!”
“Sì, piccola” e le sorrise.
Mano nella mano, le due cugine di secondo grado,
salirono la scalinata.
“Allora sei felice di andare a giocare con
Davis?” ricominciò Momoka.
“Sì!” ma la ragazza non la stava
più ascoltando…
“Ehi… Momo…” niente: la
diciassettenne si era fermata davanti al portone d’ingresso socchiuso. La
piccola le strattonava la manica del vestito, ma Momoka l’ignorava:
ascoltava con la commozione nel cuore la voce che proveniva da dentro…
“E ora l’ho portata come visitatrice sulla
terra, in attesa della cerimonia. Questo è il posto più adatto:
qui è tranquillo…” fu l’ultima frase di Lou, che
finì di raccontare la storia di Alissa ai genitori.
“Ma sei sicuro della tua scelta?…”
disse Miyu mordendosi il labbro per l’agitazione.
“Sì…” rispose lui con un
po’ d’amarezza…
-Ma di chi staranno parlando?- pensò Momoka,
lasciando Nako ed entrando in casa.
“Ehi… Momo! Ma che ti prende?”
chiese la bambina ormai rassegnata.
La cugina non gli rispose. Momoka entrò di
soppiatto e si rifugiò dietro la porta della sala, socchiusa
anch’essa. Osservò dalla fessura il suo caro Lou: era euforica al
pensiero di rivederlo! Poi spostò lo sguardo su Miyu e Kanata,
sembravano molto preoccupati…
“Se questa è la tua decisione, noi ti
appoggiamo, Lou. Cercheremo di far sentire Alissa a proprio agio” poi si
rivolse alla ragazza “Puoi stare quanto vuoi, per noi non sei un
disturbo” e Kanata concluse.
Alissa, un po’ imbarazzata, annuì con la
testa e si rifugiò dietro la schiena di Lou.
Momoka aveva visto tutto. Guardava con gelosia quella
ragazza con i capelli mori e lisci, tagliati scalati, gli occhi di un profondo
verde smeraldo, il fisico slanciato e maturo. Non sopportava che abbracciasse Lou,
non sopportava che si proteggesse dietro di lui. La guardava con invidia per la
straordinaria bellezza e stringeva a pugno la mano.
-Chi è quella ragazza? Perché Lou
l’ha portata qui? Perché si protegge a quel modo, dietro di lui?-
queste domande assillavano la sua mente e le lacrime offuscavano i suoi occhi.
“Mamma, papà, vi ringrazio a nome di
Alissa” aggiunse Lou.
Poi un grido “No!!!” giunse dalla porta.
Lui si voltò di scatto: aveva riconosciuto
quella voce…
-Questa è Momoka! Ma che ci fa qui?- fu
l’unico pensiero del ragazzo.
Si alzò velocemente e la rincorse, ma una mano
lo fermò.
“Alissa, che fai?”
“Non ti allontanare da me, Lou…”
Lui la guardò con rassegnazione e si
calmò. Osservò la sua Momoka e la piccola Nako allontanarsi di
corsa.
-Perdonami se puoi, Momoka…- e rientrò,
mano nella mano, con Alissa.
“Momo, cos’è successo?
Perché sei scappata di corsa?” chiese Nako un po’
indispettita quando smisero di correre.
“Niente, niente… Allora andiamo al
parco!” si affrettò a risponderle.
“Ma io volevo andarci con Davis!”
“Ti dispiace se stasera lui non ci
sarà?…”
La bimba la guardò negli occhi castano-chiaro,
arrossati dal pianto recente.
“OK… Andiamo senza di lui” concluse,
e si allontanarono.
“Lou,
chi era quella ragazza?” chiese Alissa, mentre i due stavano entrando in
camera.
“Nessuno, mia principessa. Ora andiamo a
dormire, sarai stanca…”
La ragazza era curiosa di sapere perché lui
avesse evitato così velocemente il discorso. Era forse legato a quella
persona? Ma lasciò perdere.
“Ehi… Alissa. Ti servirà qualcosa
da metterti per la notte” gli interruppe Miyu.
“Non vorrei disturbare…”
“Ma starai scherzando! Non capita tutti i giorni
di avere una persona importante come te per ospite: il minimo è essere
servizievole”
“Non è necessario!” si
affrettò a dire Alissa, rossa in volto.
“Mamma! Sei sempre la solita” intervenne
Lou, mettendosi la mano tra i capelli per la vergogna.
“Uffa! Sei come tuo padre! Non vi va mai bene
niente” e fece gli occhi piagnucolosi, mordendo il grembiule tra i denti.
“Mamma!!! Smettila!”
“Lou calmati! Non c’è niente di
male, non ti preoccupare. Signora Saionji, la seguirò volentieri!”
A Miyu s’illuminarono gli occhi: era felicissima
d’essere utile ad una principessa…
Lou era già steso sul letto e pensava
–Chissà cosa le starà facendo passare Miyu, povera Alissa!-
Poi lei entrò. Indossava una vestaglia
azzurrina, la stessa che indossò Miyu quando tornò lì,
dopo l’incidente; le calzava a pennello e Lou se n’accorse. In quel
momento pensò che Alissa era davvero una bella ragazza.
Lei entrò tentennando, rossa per la vergogna.
“Sono un po’ agitata… Sono troppo
svestita con questa vestaglia, non sta bene!” e si nascose il sovrapetto
con le braccia, che s’intravedeva appena nel bordino di pizzo che si
univa agli spallini.
“Non ti agitare. Guarda… se vuoi chiudo
gli occhi” e si posò le mani sulla faccia.
“Sono ridicola, vero?”
“No… Sei solo abituata ad un tipo di abiti
diversi” togliendo le mani dagli occhi.
“Dì la verità, ti sembro una
bambina…” e abbassò lo sguardo per la vergogna. Lui si
alzò dal letto, le si avvicinò e l’abbracciò; lei
sgranò gli occhi: sentiva il cuore in fibrillazione.
“Non sembri una bambina. In realtà penso
che tu sia una ragazza molto bella”
Lei alzò lo sguardo ed incontrò per la
seconda volta quegli occhi, ma questa volta era diverso: si sentiva ricambiata.
Prese coraggio e disse
“Lou… Vuoi diventare il mio
principe?…”
Lui le sorrise e cambiò discorso
“Su… Andiamo a letto”
-Ma cosa ho fatto?! Che stupida che sono!-
pensò lei mentre si avvicinava al due piazze.
“Mi dispiace, ma non c’era altro letto in
casa… Spero che tu non sia a disagio” gli disse Lou, invitandola a
sdraiarsi.
“No no, va benissimo” rispose agitata.
Lui si addormentò in fretta; lei non
riuscì a dormire quella notte: era troppo agitata!
Un’altra ragazza non riuscì a
dormire…
“Lou, perché stai con quella ragazza? Ti
sei dimenticato della promessa?” sussurrò Momoka sul letto, mentre
una lacrima percorse la sua guancia, bagnando poi il cuscino.
“Lou...” e chiuse gli occhi, cercando di
prendere sonno.
Alissa aprì gli occhi a fatica, disturbati dei
raggi del sole che penetravano dalla finestra.
“Buongiorno dormigliona”
Di chi era quella voce?
Poi la riconobbe e realizzò la situazione. L’agitazione non era
ancora passata: aveva sì già dormito con lui, ma non dopo avergli
proposto di sposarla!
Aveva quasi timore ad aprire gli occhi; ne aprì
uno solo per valutare la gravità della situazione. Rimase senza fiato.
Lou aveva appoggiato le mani accanto alla sua testa, permettendo alle braccia
di sostenere il corpo sopra di lei; poteva distinguere i pettorali ben
scolpiti, poco coperti dalla condottiera verde-scuro che indossava; vedeva quei
capelli biondi un po’ spettinati per la notte; si specchiava nei suoi
occhi blu oltremare che tanto la emozionavano; poteva sentire il suo odore
buonissimo… Si sentiva così vicina a lui…
“Dai, andiamo a fare colazione” disse
mentre si tolse da quella posizione e si dirigeva verso la porta.
Lei non riusciva a rispondergli; aveva il cuore che
batteva all’impazzata, le sembrava che da un momento all’altro gli
sarebbe esploso. Perché si era messo in quella posizione?! Non sapeva
farsene una ragione. Si cambiò velocemente e lo raggiunse in cucina.
“Dormito bene?” cominciò Miyu
mentre serviva la colazione.
“Sì… grazie…” non
riusciva a stare tranquilla.
“Ti senti bene? È tutto ok?” chiese
preoccupato Kanata.
“Sì sì, non si preoccupi!”
“Bene. Ehm… Senti Miyu, io devo andare a
lavoro”
“Vai pure, caro” e gli diede un bacio. A
quella vista, Alissa si agitò.
“Ha ragione mio padre: non hai una bella cera.
Sei sicura di stare bene?”
“Sì!”
“Ok… Senti… hai voglia di visitare
la città oggi pomeriggio?”
“Sì, è un’ottima
idea!” era felice che si fosse cambiato discorso.
“Lou, mi faresti un favore?”
“Dimmi, mamma”
“Ti andrebbe di accompagnare Davis al parco:
ieri sera non c’è andato, sai, dopo che Momoka è
scappata…”
A sentire quel nome s’intristì, ma non lo
diede a vedere “Certo! Molto volentieri!” ed uscì con il
piccolo.
-Almeno potrò schiarirmi le idee- pensò.
“Complimenti! Ha un bel figlioletto!”
cominciò Alissa.
“Ti ringrazio. Lui e Miu sono i miei angeli: non
credo si possa amare di più. Ora poi che anche il primo è tornato
a casa, ho il cuore colmo di gioia!”
“Scusi… non vorrei essere
indiscreta… ma io ho conosciuto i genitori di Lou, perché lui vi
considera suoi genitori?”
E Miyu le spiegò tutta la storia.
“… Non avevo amato nessuno in quel modo
prima di allora, credo che considerassi Lou come il mio vero figlio. È
cresciuto tanto da allora…”
“Ah… le cose stanno così… Ora
capisco tutto!” affermò la ragazza, stringendo il mento tra due
dita in segno di riflessione.
“E potrei chiederle un’altra cosa, sempre
se non le scoccia parlarne?”
“Certo!”
“Chi è Momoka? Sì, insomma, la
ragazza di ieri”
Miyu sorrise e distolse lo sguardo, fissando il punto
lontano
“Ogni madre vorrebbe vedere il proprio figlio
accompagnarsi alla ragazza giusta, non credi anche tu?…” e riprese
a fissarla.
Perché le aveva detto quelle parole? Era
forse… un avvertimento! Ed uscì in giardino.
“Sono tornato. Mamma, dov’è
Alissa?”
“Mamma!” urlò Davis quando la vide
e le corse incontro.
“Oh… Ma guarda te chi è tornato dal
parco; ti sei divertito?” e lo prese in braccio.
“Sì!!!”
“Allora, mamma, dov’è
Alissa?” insistette Lou.
“Uffa! Neanche un ciao! Voglio dire… Io
sto qui a sgobbare dalla mattina alla sera, e neanche un ciao. Va beh che non
ho più un lavoro che mi occupa la giornata, ma non mi sembra di
pretendere troppo. Non c’è che dire, questa casa sta andando a
rotoli da quando o rinunciato al tour mondiale di Nozomu perché avevo
scoperto di essere incinta: non c’è più rispetto per
me!…” e continuava a brontolare cose senza senso.
-Non me la ricordavo così eccentrica…-
pensò Lou.
Poi lei si voltò di scatto e disse sorridendo
“Alissa è in giardino, va da lei, credo
che abbia bisogno di te…”
“Cos’è successo?!”
“Niente, problemi di cuore…” e
sorrise di nuovo, scomparendo dietro una porta.
Lou mentre raggiungeva il giardino pensò
–Allora prima, la mamma stava scherzando, però effettivamente mi
sono comportato male con lei… Poi mi scuserò- ed arrivò
dalla ragazza.
“Ehi là! Come sta la mia
principessa?”
Lei, quando lo vide, ripensò a quello che Miyu
le aveva detto e chiese grave
“Lou, dimmi chi è Momoka?
Cos’è per te?”
Lui ci pensò un attimo, poi disse
“Solo una conoscente, Momoka è solo
un’amica che ho conosciuto quando sono finito qui da piccolo”
“Ne sei sicuro? Mi stai dicendo la
verità?”
Lui strinse a pugno la mano e rispose
“Sì”: la sua scelta glielo imponeva…
Lei notò il suo gesto e capì come
stavano veramente le cose, poi aggiunse
“Ti credo… Allora andiamo a visitare la
città?”
“Ok!”
Lui sembrava felice che lei avesse creduto alle sue
parole; lei, al contrario, si portava l’amarezza nel cuore perché
sapeva che il loro rapporto, di lì in avanti, sarebbe stato impregnato
della menzogna reciproca.
Visitarono tutta la città: ogni monumento,
luogo turistico, ogni intrattenimento… Non si risparmiarono niente.
Alissa era affascinata dalle bellezze del paesaggio;
Lou aveva ragione: la Terra era un pianeta bellissimo…
-Forse potrebbe essere anche la mia casa… Forse
riuscirei a vivere meglio qui…- questo pensiero l’assillava.
Cercava in ogni modo di non pensare alla grave situazione che si era creata sul
pianeta Otto, cercava di non pensare alla nuova realtà che opprimeva il
suo cuore innamorato, cercava di divertirsi insieme a lui, facendo finta che
niente fosse successo, sperando che Momoka non si sarebbe messa tra lei e Lou
nonostante i sentimenti di lui.
“Allora ti stai divertendo?” interruppe i
suoi pensieri lui.
“Sì! Sai… avevi ragione: la Terra
è stupenda!” mascherò il suo dolore lei, sorridendo
all’amato.
“Che ti avevo detto?! E tu che non ti fidi
mai… Diffidente!” continuò lui scherzando.
Per la ragazza, vedere Lou divertirsi tanto con lei,
era una consolazione. Una piccola consolazione che si ritagliò per
conservarla nei suoi ricordi più belli. Pensava che la gente che li
guardava ridere e scherzare, li stesse scambiando per una coppia felice e
questo le piaceva tantissimo.
Poi una macchia nera davanti a loro, il passaggio che
si apriva, l’Octidiano che li aggrediva… La loro serenità, e
quella del quartiere, fu interrotta.
“Oh no!!! Non è possibile! Come ha fatto
ad arrivare fin qui?!” urlò Alissa.
L’abitante d’Octidia, protetto dalla sua
armatura che lo lasciava scoperto dal sotto-petto al bacino, tipica delle sue
genti, attaccò i negozi vicini, mostrando la sua forza ai ragazzi.
Lou si dispose a difesa della principessa.
“Alissa… Non spaventarti. Finché ci
sarò io accanto a te, non ti accadrà niente…
Svolgerò la mia missione”
La ragazza osservò la determinazione negli
occhi di Lou: si sentì al sicuro. Gli strinse il petto da dietro e
sussurrò
“Mi fido di te” detto questo, si
allontanò, lasciandolo libero di combattere.
Lou si concentrò per un secondo, trasportando i
suoi poteri alle mani e facendo comparire una spada d’energia; si
lanciò all’attacco.
Alissa, da dietro l’angolo di un palazzo,
guardava il combattimento; il suo Lou le sembrava ancora più forte;
osservava come ogni suo muscolo partecipasse all’azione, com’era
abile a schivare gli attacchi del nemico.
-Questa è la sua missione… lui deve
proteggermi- questo pensò.
Il combattimento non durò molto: Lou era
superiore in quanto a forza.
Osservò a lungo il nemico disteso a terra,
immobile: gli dava un certo piacere… Poi cominciò ad guardare le
sue mani, bruciacchiate dall’energia sprigionata; gli facevano male ed
era esausto: concentrare il suo potere richiedeva un grande sforzo mentale.
Alissa gli corse incontro.
“Lou sei stato eccezionale! Non avevo dubbi:
avresti portato a termine la tua missione in maniera eccellente! Tu sei il mio
protettore…” gli sorrise e cominciò a camminare in direzione
del tempio Saionji.
-Già… La mia missione è
proteggerti… Questo è il mio destino, ormai…- pensò
lui, poi si riguardò le mani e la seguì con rassegnazione.
Momoka stava facendo la spesa quando comparve, dal
buco nero, quell’uomo protetto dall’armatura. Si nascose in un
vicolo cieco costeggiato da due palazzi. Successivamente distinse Lou e la
ragazza davanti all’uomo. Osservò con interesse misto a gelosia il
combattimento del suo amato; come riusciva a formare quella spada
d’energia? Chi era quell’uomo? Perché gli aveva attaccati?
Questi pensieri occuparono la sua mente.
Quando tutto finì, si rese finalmente conto che
aveva provato paura e cadde in ginocchio, facendo cadere le buste della spesa,
e cominciando a piangere. Non seppe perché lo fece, se per lo spavento o
per la gelosia… ma pianse.
Lou, mentre si dirigeva verso il tempio, sentì
un pianto, amplificato dall’eco del vicolo lì vicino. Si diresse
verso quel pianto e si trovò davanti Momoka piegata sulle ginocchia che
si teneva la testa tra le mani e si disperava.
A quella vista non seppe trattenersi e
l’abbracciò. Voleva tranquillizzarla, ma non sapeva come. In quel
momento si ricordò della missione, della sua decisione di tenere Momoka
fuori dal pericolo, ma non riusciva a lasciarla così.
“Perché piangi?” disse, dopo molto
che erano abbracciati.
Lei rispose “Ho avuto tanta paura, Lou…
Vederti combattere mi ha fatto paura”
Lui non credeva alle sue orecchie: come aveva potuto
spaventare Momoka!
Alissa, dopo molto, raggiunse Lou.
“Finalmente ti ho trovato: sei sparito senza
dire nient…” e s’interruppe. Vide i due abbracciati e si
sentì bruciare dentro. Nonostante la rabbia cominciò a piangere
per il dolore e corse via. Lou se n’accorse e si alzò per
seguirla, ma venne fermato.
“Non te n’andare. Perché corri
sempre da quella ragazza?” chiese con un filo di voce Momoka.
“Perché me lo impone la mia missione:
questo è il mio destino…”
“Cosa vuol dire questo?”
“Stanne fuori! Non voglio
coinvolgerti…” urlò, spaventando la ragazza che rimase
immobile a guardarlo correre dalla rivale.
“Lou… perché?…”
sussurrò e ricominciò a piangere.
“Alissa aspettami!!!” urlò Lou,
raggiungendo la principessa.
Lei si fermò.
“Avevi detto che era solo un’amica!
Perché mi hai mentito?”
“Perché so quel che provi per me, credi
che sia cieco? Non volevo turbarti… La mia missione è proteggerti
e non posso farlo se tra noi c’è del rancore”
“Beh… Sai che ti dico, che non voglio
più essere protetta da te! Tra noi c’è già del
rancore!”
“Lo sai che nessun altro può proteggerti:
sono io il predestinato, solo io posso farlo”
“Allora non voglio essere protetta! Me la
caverò da sola!”
Lui allora la strinse forte dicendo
“Alissa, tu sei la chiave della pace sul nostro
pianeta, non posso lasciarti in balia del nemico… e poi … lo devo
fare per i miei genitori: loro sono morti per il bene di Otto…”
Lei, a quelle parole, rabbrividì; si sentiva
una bambina sciocca ed insensibile: aveva riaperto in lui una ferita profonda;
sentiva il suo sciocco problema di gelosia insignificante e ripensò agli
ultimi avvenimenti di Otto: alla morte prematura dei suoi genitori per mano
degli Octidiani, alla guerra civile, alla sua responsabilità in quanto
prossima regina… Arrossì.
“Scusa, Lou… Mi vergogno tanto: sono una
stupida! Ma mi ha fatto male vederti con Momoka”
Lui la strinse ancora più forte a sé
“Lo so…”
“Perdonami se puoi”
Lui la lasciò.
“Non ce n’è bisogno, non
c’era bisogno di chiederlo”
“Ti ringrazio” e gli sorrise.
Così insieme tornarono al tempio.
“Ehi! Ben tornati! Com’è andata la
visita?” chiese Miyu quando li vide entrare. Poi osservò meglio e
vide Lou stremato e Alissa con gli occhi arrossati dal pianto.
“Cos’è successo?”
“Niente mamma, è tutto risolto” e
si sedette stravolto dalla stanchezza.
“Beh… Non mi sembra proprio!”
insistette la donna, accorrendo dal figlio per accertarsi che stesse bene.
“Signora, se vuole glielo spiego io?” e
gli raccontò tutto.
“Accidenti! Ma come ha fatto quest’Ottod,
Octo, come si chiama, ad arrivare sulla Terra?”
“Attraverso un buco nero, mamma, come ho fatto
io anni fa. Quello che non capisco è come abbia fatto ad aprirlo proprio
dove voleva lui”
“Forse gli Octidiani sono venuti in possesso di
un congegno capace di gestire i buchi neri a loro piacimento” intervenne
Alissa.
“No… non esistono congegni simili. Ho
studiato molti anni questa materia e t’assicuro che lo saprei.
L’unica possibilità è che l’abbiano inventato loro, ma
lo trovo poco probabile… Mah… non so”
“Perché non vi riposate, in fondo
è già sera” intervenne Miyu.
“Hai ragione… Ah… Dov’è
papà?”
“Di là, con i bambini”
“Ora lo vado a salutare poi mi vado a riposare,
se non ti dispiace”
“No no, fai pure. Mi sembri molto stanco”
E così, per la seconda volta, Lou e Alissa
dormirono insieme. Questa volta però, lei era tranquilla: non era
disturbata da gelosie immature. Si sentiva cresciuta: ora pensava solo al suo
obiettivo, cioè riportare la pace su Otto.
La mattina seguente, all’alba, Lou si
alzò. Vide Alissa accanto a sé, dormire beata e non la volle
disturbare. Poi passò davanti alla camera di Miyu e Kanata, anche loro
dormivano beati e Miu in mezzo. In seguito passò anche davanti alla sua
vecchia camera, ora occupata da Davis; gli vennero in mente vecchi ricordi,
vecchie immagini della sua memoria dell’anno trascorso lì, vecchie
immagini di quando si divertiva con Momoka e la promessa fattagli due anni
prima… Si rese conto che in tutto quel tempo l’aveva ignorata!
-Chissà come ha sofferto?- pensò.
Non si sapeva dare pace e così decise, senza
troppo pensarci, di andare da lei: doveva vederla, doveva spiegarle tutto anche
se, in questo modo, l’avrebbe messa in pericolo… era giusto
così!
Ed uscì dalla casa senza dire niente.
“Ah… è così che stanno le
cose? Ma bene: il grande eroe è innamorato… Sì vai, corri
dalla tua donna: io ti aspetto, Lou…” ed una risata
riecheggiò per tutta la caverna buia. Il capo degli Octidiani,
osservando il ragazzo attraverso uno schermo, preparava un diabolico
piano…
Momoka
stava dormendo nel suo letto matrimoniale; aveva sempre pensato che era troppo
grande per lei.
Si
dimenava per l’agitazione e sudava; stava sognando, anzi stava facendo un
incubo: stava ripensando agli ultimi avvenimenti.
Si
svegliò di soprassalto quando rivide il suo Lou dirle < Stanne fuori!
>. Si guardò intorno e non vide altro che la sua solita camera vuota;
si alzò dal letto e si diresse verso la finestra da cui filtravano i
primi raggi dell’alba. Poi lo vide: vide Lou aggrapparsi al grande
cancello e scavalcarlo, entrando così nel cortile e dirigendosi verso la
porta. Non riusciva a credere a quello che aveva visto e si stropicciò
gli occhi. Lui era sempre lì e così, spinta dalla speranza, scese
nel piano sottostante e si diresse verso la porta. Si fermò un attimo,
si ridiede un contegno e, con molta calma, aprì.
“Cosa
ci fai qui?” chiese grave.
Lui
la guardò intensamente. Voleva dirle tante cose, ma non sapeva da dove
cominciare; muoveva le labbra, ma nessun suono s’udiva.
“Ma
che hai? Cosa sta succedendo? Perché sei qui?!” continuò
lei un po’ indispettita.
A
quelle parole, lui ripensò a tutta la faccenda e, spinto dai suoi
sentimenti che teneva sempre nascosti, l’abbracciò forte e le
sussurrò
“Perdonami
se puoi, Momoka…”
Lei
sgranò gli occhi: aveva desiderato tanto sentire quelle parole, ma non
se le aspettava. Cercò di muovere le braccia per scacciarlo, ma non ci
riusciva: l’amore glielo impediva. Così ricambiò
l’abbraccio e rimasero uniti a lungo senza dire niente.
Dopo
molto si divisero e si guardarono a lungo negli occhi. Sapevano di dover dire
qualcosa, ma non sapevano cosa. Poi lei cambiò espressione e prese
coraggio.
“Lou,
chi è quella ragazza? Perché è qui? Cos’è
successo ieri?…”
“Te ne parlerò… Vieni oggi pomeriggio al Luna park, ti
spiegherò tutto…”
“Ok.
Senti Lou…” continuò con lo sguardo a terra “…
dopo ieri, ho capito che non mi hai detto niente per lasciarmi fuori dalla
faccenda, per proteggermi… Ma non ce n’è bisogno… Io
sono disposta a rischiare la vita pur di starti accanto…” e riprese
a guardarlo “… Io non ho mai scordato la tua promessa…”
e concluse.
Lui
la guardò stupito: come aveva capito tutto? Gli sorrise e si diresse
verso il tempio, scomparendo tra la luce accecante del sole ormai alto.
Quando
rientrò si trovò davanti un pandemonio! Tutta la famiglia era in
agitazione per la sua scomparsa. Miyu stava al telefono: cercava di contattare
la polizia, l’esercito, la marina militare, la NASA, qualsiasi
organizzazione per rintracciarlo. Kanata cercava di calmarla e di farle capire
che contattare quelle persone avrebbe messo Lou ancora più nei guai.
Davis e Miu correvano avanti e indietro, approfittando della disattenzione dei
genitori. Alissa li rincorreva, cercando di calmarli. Insomma… il caos più
totale!
Lui
si divertiva molto ad osservarli: non si erano neanche accorti che era
rientrato da quanto erano agitati! Una situazione assurda!
Dopo
molto disse
“Ehi!
Cos’è questa confusione?!”
Tutti
si voltarono, interrompendo le loro attività, e squadrandolo; questo non
gli piacque molto…
“Lou!
Ma dove sei stato?!” urlarono tutti insieme, andandogli incontro, quasi
aggredendolo. Lui rispose con un sorriso inquieto.
Dopo
un po’ tutti si calmarono e ripresero la vita normale. Tutti tranne
una…
“Lou,
puoi seguirmi un momento?” chiese seria Alissa.
“Certo!”
Ed
entrarono in camera.
“Allora,
che c’è?” chiese preoccupato Lou.
Lei
lo fece sedere sul letto, poi si sedette accanto a lui.
“Lou…
Sei andato da lei, vero?” chiese con un filo di voce.
“Perché
me lo chiedi?”
“Tu
rispondi!” ora sembrava arrabbiata. Muoveva nervosamente i pollici,
l’uno sull’altro, in segno d’agitazione.
“No…
no… Sono andato a fare un giro qui intorno…” cercò di
salvarsi lui.
“Non
mentirmi!” ora urlava “Non l’hai forse detto tu che tra noi
non ci deve essere rancore, ma come faccio a non provare rancore per una
persona che non fa altro che mentirmi!”
Lui
abbassò lo sguardo un po’ imbarazzato.
“Allora
avevo ragione…” e lei cominciò a piangere, alzandosi in
piedi.
Lui
copiò il suo ultimo gesto.
“Su…
Non fare così…” non sapeva come consolarla; cercò di
abbracciarla, lei si fece indietro.
“Non
ce n’è più bisogno: non ho bisogno dei tuoi abbracci per
riprendermi” e si asciugò le lacrime con le mani “Ora sono
cresciuta. Sono la futura regina di Otto e non posso permettermi di lasciarmi
abbattere dalle gelosie. Supererò la delusione in fretta, vedrai! Ma
sappi che non smetterò tanto velocemente di amarti, Lou…” e
corse nell’altra stanza.
Lui
rimase immobile: non sapeva cosa fare. Era dispiaciuto per lei, ma era felice
che fosse cresciuta tanto da lasciar perdere i suoi interessi per il
regno… Ora era sicuro che lei sarebbe stata un’ottima regina ed era
ancora più determinato a proteggerla.
Arrivò
pomeriggio.
Lou,
dopo tutto quello che era successo, non se la sentiva di dire alla principessa
che doveva incontrarsi con Momoka, ma non poteva neanche saltare
l’appuntamento…
“Lou,
che c’è? Mi sembri turbato” interruppe i suoi pensieri
Kanata.
“Eh…
Ah… Sei tu…”
“Grazie:
bell’accoglienza riservi a tuo padre!”
-Anche
lui è diventato eccentrico come la mamma… Sarà la sua
influenza- pensò.
“Hai
ragione, scusa… ma non so cosa fare!”
“Non
sai come dire ad Alissa che devi uscire con Momoka dopo quello che è
successo prima, non è vero?”
“E
tu come fai a saperlo?”
“Trucchi
del mestiere di padre…” in realtà aveva sentito la litigata
precedente ed aveva tirato ad indovinare…
“Beh…
Cosa mi consigli di fare?”
“L’unico
consiglio che ti posso dare è quello di seguire il tuo cuore, figliolo.
Io, tanto tempo fa, per paura di ammettere i miei veri sentimenti a me stesso,
stavo per perdere la persona più importante della mia vita. Ma ho
seguito il mio cuore ed ora sono la persona più felice del mondo. Non ho
mai rimpianto di aver scelto tua madre, nonostante i suoi difetti… Ora
tocca a te: fai la tua scelta! Forse la rimpiangerai, o forse no… solo il
destino può dirlo. Segui il tuo cuore e niente andrà storto! Te
l’assicuro! Ah… Comunque, ricordati che una scelta non esclude per
forza l’altra…” e se n’andò sorridendo.
Lui
rimase allibito: che pensiero profondo aveva fatto suo padre. Poi sorrise a sua
volta.
-Grazie,
papà- e si lesse nel profondo del cuore.
Raggiunse
Alissa in giardino; stava aiutando Miyu a stendere.
“Alissa,
dovrei parlarti…” cominciò con molta tensione.
“Sì,
dimmi pure”
“Non
qui…”
“Ok,
andiamo in un posto isolato”
“Ma
perché mi escludono sempre dalle discussioni serie!”
brontolò Miyu.
“Senti…
Io… ecco… io… dovrei incontrarmi con Momoka!” disse
tutto d’un fiato.
Alla
ragazza gli cadde il mondo addosso, ma non lo diede a vedere.
“Ok”
“Ok?
Tutto qui?”
“Sì,
ok. Te l’ho detto prima, sono cresciuta… me la farò passare.
Non preoccuparti per me: io qui sono al sicuro” si voltò ed
aggiunse di spalle “Va da lei…” e una lacrima nascosta cadde
a terra.
Lou
raggiunge velocemente il luogo dell’appuntamento; Momoka era già
lì.
“Ciao”
“Ciao.
Ma perché mi hai fatto venire qui? In questo periodo dell’anno
è chiuso”
“Meglio,
così saremo più tranquilli… Ora seguimi” e si diresse
verso la ruota panoramica; aprì a forza lo sportello di una cabina e si
sederono entrambi.
“Se
avevi voglia di sederti bastava un bar qualunque, perché sei voluto
venire proprio qui?”
“Perché
ti devo mostrare una cosa”
Lei
lo guardò con curiosità, in attesa…
Poi,
lui, mise in avanti la mano; questa s’illuminò di una luce fortissima
che poi si divise, raggiungendo ogni lucina della ruota, illuminandola;
successivamente la giostra cominciò a muoversi, fino a fermarsi quando
la cabina dei due ragazzi non fu in cima. Lei rimase molto affascinata.
“Ti
è piaciuto?”
“Sì:
è stato molto romantico… I tuoi poteri sono straordinari! Non li
usi solo per creare quella spada invincibile, ne sono orgogliosa!”
“Non
è come dici. I miei poteri sono la mia condanna! Non sono così
eccezionali, o meglio, io non li vedo tali…”
“Cosa
intendi dire?”
“Tu
sai che gli abitanti del mio pianeta nascono con questi poteri, vero?”
“Sì,
e allora?”
“Devi
sapere che con l’avanzare degli anni si perdono: alla maggiore età
non si dovrebbero più avere… Io invece ho fatto il contrario:
più sono cresciuto, più i miei poteri sono aumentati”
“Beh…
Non ci vedo niente di male. Sei solo diverso dagli altri” lo interruppe
lei.
“Fosse
così semplice…” ed abbassò lo sguardo.
-Chissà
cosa lo tormenta?- pensò lei.
“Forse
non sai che il pianeta Otto è diviso in quattro regioni: Tecnobia la
regione della tecnologia dove vive la maggior parte della popolazione, Practis
la regione delle grandi distese di campi coltivati dove vivono principalmente
agricoltori, Octidia la regione delle grandi catene montuose quasi inesplorate
dove vivono gli Octidiani, cioè principalmente
esiliati del regno, ed infine Alaksiah la regione dove è situato il
castello di Glissa, principessa di tutto il regno di Otto”
“Quella
ragazza sarebbe la principessa di tutto il regno di Otto?!” chiese
sbalordita Momoka.
“Sì.
Recentemente gli Octidiani si sono ribellati alla vita da esiliati ed hanno
iniziato una guerra civile che sta coinvolgendo tutto il regno. Dopo aver
ucciso i genitori d’Alissa, ora cercano di uccidere lei in modo che non
salga al potere come regina; questo avverrà solo dopo una cerimonia
d’investitura, ma non può aver luogo fino a che lei non abbia
raggiunto la maggiore età. Quindi fino ad allora è in costante
pericolo. Credevo che portandola qui, lontana da loro, sarebbe stata al sicuro
ed invece… beh… hai visto anche tu cos’è successo. Gli
Octidiani sono entrati in possesso di un congegno in grado di aprire buchi neri
dappertutto a loro piacimento, ed io non so più come proteggerla!”
“Ma
continuo a non capire cosa centri tu!” intervenne di nuovo Momoka.
“In
seguito all’inizio della guerra, i grandi studiosi della regione
d’Alaksiah hanno riaperto i vecchi manoscritti degli anziani profeti;
lì hanno scoperto che ogni volta che un pericolo minaccia la pace di
Otto, un salvatore nasce come prescelto degli dei, questo avrà il
compito di proteggere i reali fino a che il rito non sarà
compiuto”
“Quale
rito?”
“Il
rito con il quale il reale deve infondere la sua energia magica, risvegliata
tramite un altro rito, ad una pietra, fulcro di sostegno per tutto il regno. So
che può sembrare assurdo, infatti è solo una leggenda. Ma quando
gli studiosi hanno scoperto la mia esistenza, hanno pensato che un fondo di
verità ci possa essere. I miei veri genitori hanno creduto fino alla
fine nella pace di Otto e sono morti per salvarmi la vita…”
s’interruppe un attimo “Ora combatto principalmente per loro, per
il loro sacrificio”
“Mi
dispiace… Non sapevo che…”
“Non
ti devi preoccupare per quello!” la rassicurò.
“Ora
capisco tutto. Ti ringrazio per esserti aperto con me… Lou…”
“Dimmi”
“Io
ti aspetterò, sono sicura che quando tutto questo sarà finito, tu
tornerai da me. Io sarò lì ad aspettarti…”
“Ti
ringrazio Momoka… Ti prometto che tornerò da te il più
presto possibile” e la baciò con intensità.
Poi
un fremito di lei; il corpo della ragazza che diventava trasparente… Un
buco nero si era aperto dietro di lei e delle mani la stavano catturando.
“Lou…”
fu il suo unico sussurro, poi scomparve, lasciando il ragazzo in preda
all’agitazione.
-Momoka
ti salverò: non ti lascerò nelle mani di quei delinquenti!-
pensò.
“Sì,
bravo: disperati! Ti sconfiggerò, salvatore, e lo farò nel
migliore dei modi, colpendoti al cuore…” ed un’altra risata
riecheggiò in quella caverna, mentre il capo degli Octidiani accarezzava
il volto di Momoka senza coscienza…
Lou corse subito a casa. Nonostante
le sue preoccupazioni fossero dirette tutte a Momoka, il suo dovere era
proteggere Alissa.
“Alissa! Alissa!!!”
urlò entrando in casa.
“Ehi ehi… Che succede?
Cos’è questo baccano?” arrivò arrabbiata Miyu
“I bambini stanno già dormendo: non urlare!”
“Mamma, dimmi subito
dov’è Alissa!” gli urlò contro, prendendogli le
spalle con le mani.
“Ti ho detto di calmarti!
Agitarsi non serve a niente! Cos’è successo?”
“Momoka è stata rapita
dal nemico, e Alissa è in pericolo!”
“Cosa hai detto! Oddio!!! Cosa
ne sarà di Nako?!” urlò correndo avanti e indietro per
l’agitazione.
-Ma non mi aveva detto di stare
calmo?- pensò.
“Mamma, calmati. Dimmi solo
dov’è Alissa”
“Alissa? Ah, già…
è andata al parco: aveva detto di doversi schiarire le idee e io
l’ho lasciata andare, mi sembrava molto triste…”
“Cos’hai fatto?!
L’hai lasciata andare al parco di sera e, per giunta, da sola?!”
“Beh… sì…
Scusami…”
“No… scusami tu, non
è stata colpa tua. Ora devo andare da lei”
“Lou…”
“Sì…”
“Sii prudente”
Lui si voltò e le sorrise.
“Non preoccuparti mamma, so
badare a me stesso” ed uscì in direzione del parco.
Quando arrivò, anche
l’ultimo residuo del tramonto aveva lasciato spazio alla notte più
buia. Tutti i lampioni si erano già accesi, ma non c’era nessuno a
godere dei loro sforzi: era deserto.
Corse a lungo per le viottole del
parco, visto che era molto grande; poi la vide. Stava seduta su una panchina,
illuminata da un lampione; guardava il cielo stellato con occhi arrossati per
un pianto recente; nonostante quegli occhi, stava sorridendo: sembrava che,
nonostante tutto, quel mantello bluastro punteggiato da corpi argentei la
facesse sentire a suo agio. C’era una strana atmosfera intorno a lei e
Lou ne rimase affascinato. I suoi capelli corvini le ricadevano sulle spalle
fino a modellarsi intorno alla forma del seno, quei capelli seguivano i suoi
lineamenti del viso, rendendola affascinante; i suoi occhi verde smeraldo,
illuminati dalla luce fioca del lampione, apparivano ancora più splendenti,
splendenti come quelli di un gatto; ogni cosa in lei, in quell’istante,
appariva perfetto, Lou rimase senza fiato: non si era mai accorto della sua
bellezza come in quel momento.
“Lou… Che ci fai
qui?” chiese quasi spaventata, vedendolo arrivare.
In quel momento si risvegliò
dai suoi pensieri e disse
“Alissa sei in pericolo: Momoka
è stata rapita, e ora…”
“Ah, è così! Ti
sei ricordato di me solo perché lei è stata rapita?!”
urlò alzandosi e stringendo a pugno una mano, portandola poi al cuore,
mentre altre lacrime bagnavano i suoi occhi.
“Alissa, non è il
momento di disperarsi per problemi di cuore! Ti rendi conto della
situazione?!” rispose quasi aggredendola.
“Certo che me ne rendo conto!
Mi rendo conto che vuoi solo salvare Momoka, di me non te ne importa più
niente!” e si voltò, correndo via.
“Alissa!!!” urlò
Lou, rendendosi conto della sua insensibilità.
Subito dopo lei si fermò di
colpo: un buco nero le si era aperto davanti! Rimase immobile, pietrificata
dalla paura.
Lou lo vide e pensò –Non
commetterò due volte lo stesso errore!- e si mise tra la ragazza e
quelle mani che cercavano di prenderla.
La principessa si sbalordì del
suo gesto.
“Perché lo stai
facendo?”
Lui le sorrise e, mentre il suo corpo
diventava trasparente, rispose
“Questa è la mia missione,
ricordi… Il mio obiettivo è proteggerti…”
A quelle parole lei non si trattenne
e l’abbracciò.
“Ma che fai? Così verrai
presa anche tu!”
“Non posso lasciare che tu
venga preso per colpa mia”
Un attimo dopo, il parco rimase di
nuovo deserto: i due erano stati catturati insieme, lei abbracciata a lui.
Un venticello leggero si alzò,
turbando la quiete delle fronde degli alberi. Una foglia si staccò da un
ramo, cadendo poi nel punto in cui, un attimo prima, c’erano i due
ragazzi: di loro non rimase neanche l’ombra, ora erano in mano ai loro
nemici.
Alissa si svegliò dopo molto,
un po’ intontita: non si rendeva conto della situazione; solo dopo,
ricordò tutto e chiamò Lou. Questo era sdraiato accanto a lei
ancora incosciente; lo strattonò più volte e finalmente si
riprese anche lui.
“Ma cos’è
successo…? Non ricordo nulla…” disse il ragazzo mentre si
stropicciava gli occhi.
“Gli Octidiani ci hanno
catturato!” si strinse a lui “Lou… ho paura!”
Lui si ricordò tutto.
“Non devi averne, ci sono io
qui con te” e l’abbracciò accarezzandole i bellissimi
capelli corvini che qualche minuto prima aveva ammirato. Poi si alzò ed
aiutò anche la ragazza.
“E ora cosa facciamo?”
chiese Alissa.
“Cerchiamo il modo di uscire da
qui” e cominciò ad osservare il buio che li circondava. Avanzarono
a tentoni fino a che non vennero fermati da una forza misteriosa che gli
ostruiva il passaggio. Lou, sbalzato indietro dal contraccolpo, allungò
la mano, toccando poi le sbarre d’energia che formavano la loro prigione,
illuminandole per un secondo.
“Ben svegliati. Attendevo con
ansia questo momento: ora finalmente potrò sconfiggervi, salvatore,
così la principessa sarà tutta mia. AH AH AH” fu quello che
disse la voce maschile sconosciuta, nascosta dietro all’oscurità.
“Chi sei? Fatti vedere,
vigliacco!” lo intimò Lou.
“Oh oh… come siamo
audaci… Sai, salvatore, devo ammettere che ammiro le persone che
dimostrano coraggio e, per questo, ti ho riservato un trattamento speciale: ti
farò morire dal dolore, ti farò patire le pene dell’inferno,
ti colpirò dritto al cuore…”
Subito dopo una luce, quasi accecante
per quell’oscurità, illuminò il corpo immobile di una
ragazza stesa a terra davanti ai due ragazzi, priva di sensi: quella ragazza
era Momoka!
-Momoka…- pensò accecato
dalla rabbia per quel nemico sconosciuto.
“Cosa le hai fatto?”
“A lei niente, è
semplicemente addormentata: non sai quanti sonniferi mi ci sono voluti per
farla addormentare… Starà così per alcune ora….
Sempre se sarà ancora viva tra alcune ore… AH AH”
“Piantala di ridere! ” stringeva
i pugni: ormai era incontrollabile “Non ti permetterò di farle del
male!” e corse velocemente verso di lei, ma venne fermato dal campo
energetico.
“AH AH AH! È inutile
correre. Ma se vuoi vi libero, così potrai salvare la tua bella…
Ti avverto di essere veloce: prima che tu possa salvarla, io
l’avrò già finita” e comparve
dall’oscurità un uomo di mezza età, ricoperto
dall’armatura degli Octidiani e un mantello che stava ad indicare che era
un uomo potente; s’inginocchiò affianco alla ragazza inerme ed
impugnò un pugnale; glielo puntò alla gola.
“NOOOO!!!” urlò
Lou che fu circondato da un’aura d’energia: i suoi poteri erano
aumentati ancora…
“Oh… Sei più forte
di quanto pensassi, ma questo non ti basterà: io sarò più
veloce!” e tolse la barriera.
Il ragazzo corse velocemente verso i
due, lasciando Alissa in piedi, immobile, dietro di lui.
“Io guarderei dietro di voi
salvatore…” intimò il capo degli Octidiani.
Lou si voltò; vide la
principessa circondata da una miriade di Octidiani, uno la stringeva da dietro
puntandole un pugnale alla gola.
“Allora, salvatore, chi
intendete salvare?” disse l’uomo, avvicinando pericolosamente il
coltello al collo di Momoka.
“Maledetto…” e
strinse i pugni ancora più forte.
“Allora… Non hai molto
tempo. Non è difficile: a chi tieni di più? Preferisci salvare la
ragazza che ami o tutta la popolazione di Otto. Su… Decidi” e
sogghignò.
Lou guardò Alissa negli occhi.
La ragazza lo guardava con occhi speranzosi e rassegnati: gli voleva fare
capire che lo avrebbe compreso benissimo se avesse scelto Momoka. Lui non
sapeva cosa fare!
“Ti manca poco… Uno, due
e tr…” i due malvagi avevano avvicinato ancora di più i
pugnali contemporaneamente, ma nessuno dei due andò a segno…
Lou si gettò su Momoka,
proteggendo il suo corpo e rimanendo ferito ad una spalla. Subito dopo si
accertò che la ragazza stesse bene accarezzandogli la guancia calda. Poi
si voltò verso Alissa, convinto di trovarla stesa al suolo senza vita,
invece…
Alissa chiuse gli occhi durante il
conto alla rovescia che anticipava il fatto, convinta che quello sarebbe stato
il suo ultimo attimo di vita. Sapeva già che Lou avrebbe scelto Momoka
ed era rassegnata al suo destino.
Poi delle braccia forti, una presa
sicura, l’aria che sbatteva contro le sue guance facendole capire che si
stava muovendo…
Aprì lentamente gli occhi,
preoccupata per cosa avrebbe visto. Vide un petto maschile protetto da
un’armatura octidiana: qualcuno l’aveva salvata! Salì
lentamente con lo sguardo verso il viso del suo salvatore e vide due bellissimi
occhi castano-scuro; si specchiò in quello sguardo fiero, diretto verso
una scappatoia per portarla via da quei malvagi. Per la prima volta, altri
occhi, le fecero provare quello che solo Lou le aveva trasmesso…
Rapidamente si strinse al collo del
ragazzo e gli chiese in un orecchio
“Chi sei? Perché mi stai
salvando?” intanto vedeva dietro la schiena del salvatore misterioso un
esercito di Octidiani che li stava inseguendo.
“Le spiegazioni a più
tardi, mia principessa” le rispose il ragazzo senza mai distogliere lo
sguardo dal percorso che stava percorrendo: la stava portando al sicuro…
Intanto Lou aveva cominciato un
intenso combattimento con il capo degli Octidiani. In quella caverna c’erano
rimasti solo loro due e Momoka ancora addormentata.
Mentre la sciabola del malvagio
Octidiano e la spada di energia di Lou si scontravano, i due si squadravano
negli occhi; poi Lou chiese
“Perché voi Octidiani
avete cominciato questa guerra con Alaksiah?”
“Mi sembravi più
sveglio, salvatore. È semplice: gli Octidiani ambiscono al rientro in
patria, sono stufi di questa vita da esiliati. Io invece ambisco al potere:
sfruttando questo loro desiderio sto per conquistare Alaksiah, solo Alissa mi
è di ostacolo”
“Maledetto! Così, non
solo dai inizio ad una guerra civile, ma menti alla tua gente! Non meriti di
vivere!” e detto questo ritrovò vigore, aumentando ancora la sua
forza.
Il combattimento durò molto: i
due rivali si equivalevano. Ma, a poco a poco, la forza di Lou stava
diminuendo: la concentrazione necessaria per materializzare la spada stava
scemando.
Ormai Lou era nelle mani del suo
avversario…
Alissa e il suo salvatore scomparvero
dietro un’insenatura del cunicolo che collegava quella grotta con
l’esterno, lasciando l’esercito spaesato.
-Ma dove sono finiti?- -Eppure io gli
ho visti andare di qua!- -Su… cerchiamoli!- queste erano le frasi del
gruppo di ribelli.
Il ragazzo indicava alla principessa
di fare silenzio e, quando l’esercito si allontanò, uscirono
tirando un sospiro di sollievo.
“Cavolo! L’abbiamo
scampata per un pelo!” cominciò il salvatore misterioso,
sorridendole.
“Già… però
è stato emozionante! Sentivo il brivido dell’avventura nelle vene!
Mi sono divertita…” rispose Alissa, ricambiando il sorriso.
“A guardarti adesso, nessuno
crederebbe che sei la futura regina di Otto” e sorrise ancora. La ragazza
invece, arrossì.
“Scusami… non pensavo che
te la prendessi… stavo solo scherzando”
“No… no, non devi
scusarti…” disse ancora più impacciata.
Il ragazzo gli appoggiò una
mano sulla spalla e gli andò dietro; Alissa sentì un fremito, il
cuore gli batteva a mille. Lui avvicinò il suo petto alla schiena della
ragazza, mantenendo la mano sulla spalla.
“Sta bene, mia
principessa?… Si ricordi che niente la dovrà mai turbare e che
m’impegnerò affinché quest’avvenga… Io vivo per
questo…” gli sussurrò all’orecchio, facendola
arrossire ancora.
In quel momento gli vennero in mente
tutti gli avvenimenti che si era susseguiti da quando era arrivata sulla Terra,
ripensò a Lou, alla sua delusione; ed infine pensò a quel
misterioso salvatore: perché viveva per la sua felicità?
Le venne da piangere: non riusciva
più a sopportare che le persone che la circondavano, sacrificassero la
loro vita per lei. Si voltò di scatto e si sfogò, appoggiando il
viso bagnato al petto scoperto del ragazzo; questo all’inizio rimase
immobile, poi la strinse a sé, avvolgendogli i fianchi con le mani. Lei
si sentiva protetta, si sentiva libera da ogni preoccupazione: quel ragazzo la
tranquillizzava ancor più di Lou, si sentiva quasi amata…
Lou, intanto, continuava il
combattimento. Era esausto e la sua spada, ad ogni colpo, si ritirava sempre di
più; nonostante questo, si rialzava sempre: non poteva abbandonare
Momoka!
Poi il capo degli Octidiani lo
colpì all’addome; per fortuna si allontanò in tempo e la
ferita non era grave, ma quello fu il colpo di grazia. Cadde a terra tenendosi
la ferita con la mano sporca di sangue; anche la ferita alla spalla continuava a
sanguinare, debilitandolo completamente. Si trascinò a fatica affianco a
Momoka e le strinse la mano immobile.
“Non preoccuparti, ti
salverò anche in queste condizioni…” e svenne sul corpo di
lei.
“AH AH. Ora morirete
insieme!” disse compiaciuto il malvagio; poi alzò minaccioso la
sciabola perpendicolarmente ai due innamorati, e si preparò a finirli,
ma…
Un’altra coppia era entrata
nella caverna: Alissa e il suo salvatore. Quest’ultimo aveva spinto il
suo capo a terra, fermandolo appena in tempo, salvando per un pelo i due ragazzi
incoscienti, e Alissa era accorsa per accertarsi che stessero bene.
Cominciò un altro
combattimento, ma questo era impari: il ragazzo era più forte. Il capo,
stanco per il combattimento precedente, subiva gli attacchi potenti del suo
sottoposto. Alla fine il ragazzo lo alzò da terra, afferrandolo per il
collo, impedendogli di respirare. L’uomo stava soffocando, poi…
“Lascialo andare! Mettilo
subito giù!” ordinò la principessa.
“Ma cosa dici! Perché
dovrei lasciare chi ha causato tutto questo?!” rispose attonito il
ragazzo.
“Tu fallo! È la tua
regina che te lo ordina!”
Lui sgranò gli occhi e
voltò lo sguardo; cominciò ad osservare la sua futura regina: era
autoritaria e decisa, non potè far altro che obbedire.
Il nemico comune cadde a terra
massaggiandosi la gola, poi ridendo.
“A cosa devo questo
trattamento, perché sua maestà mi ha risparmiato?” chiese
sarcastico.
“Come osi prendere in giro
colei che ti ha salvato?!” urlò il ragazzo a protezione di lei.
Alissa gli fece segno che non ce n’era bisogno e si avvicinò
all’uomo.
“Io ti perdono…”
gli sussurrò nell’orecchio.
Lui sgranò gli occhi: non
poteva credere che l’avesse perdonato dopo tutto quello che aveva fatto,
dopo che si era macchiato della morte dei suoi genitori… Come poteva
farlo? In quel momento, nel profondo, si pentì delle sue azioni: non
riusciva a fare altro. Rimase immobile, completamente allibito. Finalmente
capì che la leggenda era vera: la regina aveva trovato il modo di
riportare la pace su Otto, aveva donato il perdono nemico di tutte le guerre,
aveva trovato un sentimento potente che avrebbe rafforzato il sostegno del
pianeta, ora era davvero la salvatrice di tutto il regno.
“Ma cosa gli hai detto?”
chiese curioso il ragazzo che osservava sbalordito il nemico impotente.
“Niente d’importante”
gli rispose la ragazza, sorridendogli.
Ed uscirono dalla caverna con i
compagni a seguito.
Quando furono fuori, osservarono la
luce del sole, così accecante, e si sorrisero a vicenda: ora sapevano
che tutto era finito.
Poi cominciarono il cammino verso
Alaksiah, con la felicità nel cuore.
L’esercito degli Octidiani
ritornò alla base e vi trovarono il loro capo ancora immobile.
“Cos’è successo
capo? Dove sono i prigionieri?” chiese uno, temerario.
“Uomini, d’ora in poi, la
nostra guerra contro Alaksiah è conclusa… La vostra regina non si
dimenticherà di voi: vi riporterà nel regno, vi ridarà una
vita normale…”
Gli Octidiani restarono sbalorditi,
ma erano felici: il loro desiderio si era avverato.
Intanto sulla Terra, Cristine e
Nozomu erano rientrati dal tour non appena Miyu gli aveva avvertiti della
scomparsa di Momoka. Con Nako a seguito, si diressero al tempio Saionji. Loro e
Miyu e Kanata, aspettavano con ansia notizie; erano però molto
preoccupati perché Lou e Alissa non erano ancora rientrati.
“Dove saranno?” chiese
Miyu.
“Vedrai che stanno bene”
cercò di tranquillizzarla Kanata.
Poi sentirono un tonfo in giardino e
tutti si precipitarono fuori. Si trovarono davanti un congegno alieno e lo
portarono in casa. Miyu cominciò a studiarlo, ma non capiva cosa fosse.
“Ma insomma, come si
apre?!” si disperava la donna.
Poi il marito lo prese, lo
guardò un attimo e si mise la mano tra i capelli.
“Ma sei cieca?! Non vedi che
c’è un bottone con scritto < Open >?!” gli urlò
contro.
“Uffa! Mica tutti sono svegli
come te!” gli rispose la moglie.
-Certo che sono una coppia bizzarra-
pensarono sia Cristine che Nozomu.
Poi lo aprirono e tutti osservarono
cosa accadde; un fascio di luce uscì dall’oggetto e il volto di
Alissa comparve.
“Ciao. Questo è un
congegno che permette di comunicare a distanza; ve l’ho mandato tramite
un buco nero, visto che sono venuta in possesso del macchinario nemico che li
controlla. Lì sulla Terra probabilmente sono passate solo alcune ore,
qui sono passati tre giorni. Vi volevo comunicare che qui stiamo tutti bene e
il nemico è stato sconfitto. Momoka sta bene e tornerà presto sul
suo pianeta; attualmente è al capezzale di Lou: quest’ultimo
è stato ferito durante il combattimento, ma se la caverà, non
è grave. Vi volevo anche ringraziare per la vostra accoglienza e dirvi
che la Terra è un pianeta bellissimo; credo che un giorno, quando
sarò regina, verrò di nuovo a visitarlo meglio con il mio futuro
ragazzo, spero lo diventi… Ora vi lascio e ancora grazie” e il
fascio scomparve.
Ora tutti erano tranquilli
perché sapevano come stavano le cose.
Momoka stava dormendo sul letto di
Lou, quando una mano le accarezzò i capelli.
“Lou! Ti sei svegliato
finalmente! Come ti senti?” chiese, euforica per la gioia.
“Sto bene, grazie. Ma dove
siamo? E dov’è quell’uomo?!” chiese preoccupato.
“Sei nel castello di Alaksiah.
Hai dormito per tre giorni: dopo il combattimento sei rimasto ferito e, quando
mi sono svegliata, ti ho trovato fasciato; Alissa mi ha spiegato che ti hanno
curato non appena siamo arrivati”
“E Alissa dov’è?
Come sta?”
“Non ti agitare sta bene; mi ha
spiegato anche come lei e il suo salvatore misterioso hanno salvato Otto: la
guerra è finita!”
Lui si calmò e si ridistese
sul letto. Poi guardò la sua amata Momoka: cosa ci faceva ancora
lì se tutto era finito?
Glielo chiese e lei gli sorrise.
“Non potevo lasciarti dopo
tutto quello che avevi fatto per me… Ti ringrazio, Lou”
Lui le sorrise, si rialzò a
sedere, e l’abbracciò forte.
“Non potevo lasciarti morire,
Momoka, io ti amo ed è stato un piacere rischiare la mia vita per
te” le sussurrò all’orecchio.
Lei rimase un po’ sorpresa per
quell’abbraccio improvviso, poi l’abbracciò a sua volta.
“Ti amo anche io Lou e ho
deciso di rimanere qui, su Otto” disse.
Lui si allontanò e la
guardò negli occhi.
“Sei sicura di quello che fai,
sei sicura di lasciare la tua vita sulla Terra per me?” chiese
preoccupato, stringendole le spalle.
Lei gli sorrise.
“Tu hai rischiato la tua vita
per me… Il mio unico errore sarebbe lasciarti così: lo
rimpiangerei per tutta la vita. Il mio posto è qui, accanto
all’uomo che amo”
Lui si specchiò nei suoi occhi
determinati e le sorrise ancora, abbracciandola.
“Se è questo quello che
vuoi…”
E rimasero abbracciati per molto.
Alissa, non appena seppe del
risveglio di Lou, andò nella terrazza della sua camera, si
appoggiò alla ringhiera ed osservò il tramonto; si sentiva
così felice… Ora non era più gelosa di Momoka ed era
finalmente serena visto che il suo regno era libero; ma, soprattutto, era
felice perché aveva capito di essere innamorata…
Poi lo vide. Stava nel giardino del
palazzo, sdraiato su una panchina: si stava riposando.
Scese velocemente e lo raggiunse.
Quando mancavano pochi centimetri a lui, si fermò e
l’osservò. Stava respirando lentamente ed aveva un viso angelico;
i suoi capelli castani e corti gli stavano un po’ su, come al solito. Gli
piaceva tantissimo, specialmente la sua cicatrice sul braccio che gli dava
l’aria da duro.
Rimase a lungo a guardarlo. Poi si
sedette per terra, appoggiando la schiena alla panchina, e si
addormentò.
Lui si svegliò di lì a
poco e fu invaso dal profumo di lei; si alzò velocemente e se la
trovò davanti con le ginocchia raccolte e il suo viso stupendo
appoggiato sopra. Sorrise poi la prese in braccio molto delicatamente e la
portò nella sua camera. Lei si svegliò solo quando fu appoggiata
al letto.
“Scusa, non volevo
svegliarti…” disse con voce dolce lui.
“Grazie per avermi portata fin
qui. Sei stato gentile”
“Dovere, mia regina” e si
avviò verso la porta.
“Ehi… Aspetta! Non mi hai
ancora detto come ti chiami…”
Lui si fermò sull’uscio
illuminato e, senza voltarsi, disse
“Il mio nome è Max,
Alissa, così mi chiamo” ed uscì.
-Max… che bel nome… Ora
so come si chiama! Sogni d’oro, Max…- pensò e tornò a
dormire.
Il mattino seguente, lei lo
cercò subito: voleva sapere tutto di lui!
Perlustrò tutto il castello,
ma di Max neanche l’ombra…
Incontrò poi Momoka che stava
andando nella stanza di Lou per medicarlo.
“Ciao Momoka. Hai visto per
caso Max?”
“Buon giorno, principessa. Chi
dovrei aver visto?”
“Ah… già…
Hai visto per caso il mio salvatore misterioso?”
“Ah… lui… No, non
l’ho visto. Però una cameriera mi ha detto che è ripartito
per Octidia. Avevi bisogno di lui?”
“Cos’hai detto?! È
ripartito per Octidia?! Ma perché l’ha fatto?!”
“Nessuno lo sa: è
partito senza dire niente”
“Oh no! Devo
raggiungerlo!” e corse verso la stalla, salendo poi su un cavallo e
dirigendosi verso Octidia.
“Ma che le è
preso?” si disse tra sé e sé Momoka, ed entrò nella
stanza del suo amato.
-Perché sei partito, Max?- si
chiedeva Alissa mentre cavalcava a gran velocità.
Dopo molto distinse la sagoma di un
diciannovenne in lontananza.
-Finalmente ti ho raggiunto!-
pensò-
Lui si voltò quando distinse
gli zoccoli di un cavallo dietro di sé, e la vide. Aveva un portamento
eccezionale, governava quel cavallo in modo eccellente, degno di una reale.
Quando si fermò e scese da
cavallo, le chiese
“Cosa ci fai qui?”
Lei non rispose e cominciò a
piangere.
Lui preoccupato disse
“Perché ora piangi?
Spero di non essere io la causa…” disse sorridendo per
sdrammatizzare la situazione.
“Invece sei proprio tu la
causa! Perché te ne sei andato così?!” urlò lei,
correndogli incontro e tirandogli dei pugni nel petto.
Lui tornò serio.
“Quello non è il mio
posto… Io sono un Octidiano, cioè un delinquente per la tua
gente… Non potevo stare lì. Il mio unico scopo era quello di
punire il mio capo e salvare te; l’ho compiuto ed ora posso tornare tra
le montagne. Dopo che avevo sentito di nascosto che il nostro capo ambiva solo
al tuo trono, ho deciso di tradire e di riportarti a casa. Anche i miei
genitori ne sarebbero orgogliosi”
“Tu per me non sei un
delinquente! Non so neanche il motivo per cui sei finito in
Octidia…”
“Ci sono nato: sono nato da una
coppia di Octidiani ed ho sempre vissuto là”
“Quindi, vedi, che non sei
malvagio”
“Ma la tua gente non lo
capirebbe. Il mio compito è svolto, ora posso andare”
Si voltò e riprese il suo
viaggio, lasciandola lì. Lei gli corse incontro, non poteva lasciarlo
andare così! L’abbracciò da dietro e disse
“Ti prego… Non
andare… Resta con me, resta al mio fianco…”
Lui sgranò gli occhi: quella
era una richiesta ufficiale. Rimase immobile per un po’, poi rispose
“Tu sei la futura regina di
Otto, non puoi stare insieme ad uno come me”
“Non m’importa:
lascerò il titolo pur di stare con te!”
Lui non sapeva più cosa dire.
Benché anche lui lo volesse, sapeva che il destino della ragazza gli
avrebbe impedito qualsiasi relazione. Si voltò per cercare di spiegargli
qualcosa, ma non riuscì a dire niente: le sue parole furono anticipate
da un bacio appassionato di lei.
All’inizio rimase freddo, poi
non riuscì più a resistere e ricambiò il bacio. In quel
momento, entrambi, si sentivano distanti dal problema razziale, si sentivano in
un mondo tutto loro; c’erano solo loro due, le loro labbra e
l’amore che gli univa.
Quando terminarono, lei gli disse
“Torna al castello con me,
rimani con me, non lasciarmi così, diventa il mio principe…”
Lui le sorrise, avrebbe voluto dirle
di sì, ma non poteva.
“Non è il momento…
Forse, un giorno, quando sarai regina e tra i nostri due popoli non ci
sarà più rivalità, tornerò da te…” e
scomparve nel sentiero che conduceva alle montagne.
Passarono due anni da allora ed
Alissa fu finalmente incoronata regina di tutto Otto. Durante il discorso
d’incoronazione, annunciò
“Il mio primo atto, in quanto
regina, è di proclamare Otto un regno unito, senza distinzioni razziali.
Octidia non sarà più considerata la terra degli esiliati, ma una
terra libera, ed i suoi abitanti saranno perdonati per i loro crimini e
reintegrati nel regno. Il mio regno sarà un regno di pace e, per
esserlo, tutte le sue genti saranno considerate uguali. Ma io non posso fare
tutto da sola, ho bisogno anche del vostro aiuto…” e si rivolse
alla marea di persone che assistevano al suo discorso “… E il modo
migliore è conoscere gli Octidiani è…”
Poi segnò a tutti di guardare
dietro di loro. La civiltà intera di Octidia era venuta ad Alaksiah.
“Io gli ho invitati e spero che
voi siate altrettanto cordiali con loro”
L’intera popolazione di Otto
era riunita in Alaksiah e tutti sembravano socializzare: finalmente ora, Otto,
si potava considerare in pace.
Tra tutta quella gente, Alissa
distinse Max; le stava sorridendo e lei era felice.
-Oggi hai compiuto una grande opera,
Alissa. Sono orgoglioso di te- pensò il ventunenne.
E si sorrisero a lungo, divisi solo
dalla terrazza rialzata.
Alla sera, nel castello, dopo la
cena, erano rimasti solo Alissa, Max, Momoka e Lou.
“Sei stata grande oggi,
Alissa!” disse compiaciuta Momoka.
“Ti ringrazio”
“Non solo lei la pensa
così, lo pensiamo tutti” aggiunse Lou.
“Non dite così se no,
divento rossa e non si addice ad una regina”
“Hai ragione”
confermò Momoka e tutti risero.
Poi Momoka e Lou, reduci dal loro
matrimonio a cui avevano partecipato anche Miyu, Kanata, Miu, Cristine e
Nozomu, portati sul pianeta tramite il congegno dei buchi neri, ora distrutto,
lasciarono la stanza per andare nella loro stanza ad accudire il loro
figlioletto. Tutti gli altri adulti, non ancora partiti per
l’inconveniente della distruzione del congegno, erano già a letto
nelle rispettive stanze: dovevano prepararsi per il viaggio imminente, del
giorno dopo, che li avrebbe riportati sul pianeta Terra dopo un anno.
I due innamoratini rimasero da soli.
Alissa si diresse ancora una volta sulla terrazza. I suoi capelli, acconciati a
festa per la cerimonia, venivano mossi dal venticello leggero della sera; anche
il suo vestito da gala principesco, veniva leggermente mosso, delineando il suo
corpo perfetto. Max la osservò a lungo, affascinato.
“Allora… Hai intenzione
di stare lì immobile ancora per molto?” chiese dolcemente la
diciannovenne, senza voltarsi.
Lui le si avvicinò e
l’abbracciò da dietro; lei per la seconda volta sentì un
fremito percorrergli la schiena a cui era appoggiato il petto di lui: le dava
ancora quell’effetto adolescenziale quella situazione.
“Sei stata davvero eccezionale
oggi” le sussurrò.
“Avevo un buon motivo per
unificare il regno…” e si voltò di scatto abbracciandolo
forte “Finalmente sei qui… Non sai quanto ti ho
aspettato…”
“Ma ora sono qui e più
niente ci dividerà” disse dolcemente, prendendole il viso tra le
mani.
Lei lo guardò a lungo,
sorridendogli, con il cuore colmo di felicità, mentre lacrime di gioia
bagnarono i suoi occhi. Lui gliele asciugò con le dita.
“Una regina non dovrebbe
piangere…” e la baciò intensamente.
In quel momento lei capì che
lui, ora, non l’avrebbe più lasciata e che avrebbero passato la
loro vita insieme: sarebbero stati insieme per sempre.
EPILOGO
Nako, ormai tredicenne, stava
dormendo tranquillamente nella sua stanza del tempio Saionji. Dopo la partenza
dei suoi genitori per il pianeta Otto, si era trasferita momentaneamente dal
suo amico d’infanzia Davis. A dir la verità, tra loro non correva
buon sangue e da molto non si vedevano: quella situazione stava scomoda a tutte
e due…
Se ci fosse stata anche Miu le cose
sarebbero andate diversamente, ma la ragazzina aveva insistito per partire con
i genitori e nessuno riuscì a farle cambiare idea. Così ora la
vita dei due adolescenti si era inevitabilmente intrecciata…
Davis, dal canto suo, non la vedeva
molto diversamente. Non appena seppe che i suoi genitori sarebbero partiti, si
era già organizzato per un periodo di solitudine e di pace, ed
invece…
Nonostante i due frequentassero la
stessa scuola e fossero molto apprezzati dai sessi opposti, loro due non
potevano vedersi. C’era una sana rivalità tra loro che molti
credevano associata ad un’attrazione reciproca.
Quella sera la passarono delusi, e la
mattina seguente ebbero una notizia che li deluse ancora di più…
Momoka si svegliò presto
quella mattina: era triste per l’imminente partenza di sua cugina e degli
altri. Ma un’altra cosa la turbò di più…
“Lou, hai visto Ryan, per caso:
non riesco a trovarlo?!” chiese preoccupata, guardando il lettino vuoto.
“Ma cosa dici? Sarà nel
lettino, no?” rispose, non molto lucido perché ancora
addormentato, Lou.
“Nel lettino non
c’è e non penso che un bambino di un anno riesca ad uscirne da
solo!” urlò in preda all’agitazione lei.
“Cos’hai detto?! Non
è nel lettino?!” realizzò Lou.
“Già… Dove
può essere?!”
“Lou,
Momoka. Non avete sentito uno strano rumore prima?” chiese Alissa, accompagnata
da Max e gli altri.
“No… perché
cos’è successo?” chiese Momoka.
“I rilevatori di Tecnobia hanno
registrato che si è aperto un altro buco nero naturale su Alaksiah e,
siccome da queste parti del castello si è sentito un rumore sospetto, ci
siamo precipitati subito qui. Voi state bene?” disse Max.
“No!!! Ryan non è
più nel lettino!” urlò disperata Momoka.
“Forse il buco nero si è
aperto qui” concluse grave Kanata.
“E ora cosa facciamo,
Lou?” gli chiese la moglie, correndogli incontro.
“Lo troveremo
vedrai…” cercò di tranquillizzarla, nonostante fosse in
preda all’agitazione anche lui.
Intanto sulla Terra, i due ragazzi si
erano svegliati e si preparavano per una giornata a scuola, ma l’ennesimo
litigio aveva animato l’atmosfera a tavola.
“Se ti do così fastidio,
me ne torno a casa!” urlò Nako in preda alla rabbia.
“Per me sarebbe un piacere, ma
lo sai che i tuoi non vogliono che resti a casa da sola…” disse
sarcastico Davis.
“Non mi prendere in giro! E per
dimostrarti che non ho paura dei miei, andrò a casa!” concluse
indispettita, e si avviò verso la camera per fare le valigie.
Lui rimase immobile a tavola: non gli
importava molto. Poi realizzò che quando i suoi genitori sarebbero
tornati a casa, avrebbero dato la colpa a lui, e così raggiunse la ragazza,
ormai sulla porta.
Poi un rumore sospetto, un lamento
vicino… Quello era sicuramente un pianto di bambino!
Infatti, si trovarono davanti un bel
maschietto sospeso per aria che si disperava…
“Ehi… Ma quel bambino sta
volando!” disse Nako.
“Stai dietro di me, se ti
succedesse qualcosa i miei non me lo perdonerebbero. Chissà di chi
è questo bambino?” disse Davis, disponendosi a difesa di Nako.
Poi il bimbo guardò
attentamente i due ragazzi e dalla sua bocca uscirono le parole
“Ma… mamma, pa… papà” e sorrise dolcemente.
“COSA?!!!” gridarono
all’unisono i due.
Il bambino si avvicinò e
s’accoccolò tra le braccia di Nako.
“Ehi… ma che fai?!”
“Semplicemente ti ha scambiato
per la sua mamma ed è venuto da te per salutarti” concluse Davis
che sembrava non preoccuparsi più di tanto.
“Questo l’avevo capito,
stupido!!! È che non so cosa fare! Cosa dirà la mamma quando lo
rintraccerà?”
“Tu trattalo gentilmente e
tutto andrà per il meglio… Vedrai…” disse con voce
rassicurante Davis, appoggiandole una mano sulla spalla, poi rientrò in
casa.
In quel momento l’amico-nemico
gli era sembrato diverso dal solito.
-Perché mi batte il cuore in
questo modo?- pensò Nako, rossa in volto.
“Allora, ti muovi ad
entrare?” disse Davis da dentro; ed entrò.
“Perché non contattiamo
Nako e Davis tramite il congegno di comunicazione a distanza?” propose
Kanata “Chissà, forse è finito proprio sulla
Terra…”
“Bravo Kanata: è
un’ottima idea!” disse Max.
E tutti uscirono dalla stanza.
I due ragazzi stavano seduti attorno
al tavolo, ormai rassegnati al fatto che quel giorno non sarebbero andati a
scuola. Nako teneva in braccio il piccolo con dolcezza, e questo si era
addormentato.
“Chissà come si
chiama?” cominciò lei per rompere il silenzio.
Lui le si avvicinò e
cominciò a guardare il bambino. La ragazza si sentiva agitata: la
vicinanza di Davis, da quando le aveva detto quelle parole, gli sembrava
più emozionante… Solo allora si accorse che lui era un ragazzo
molto carino…
“Hai visto? Sul vestitino del
piccolo c’è scritto il suo nome; si chiama Ryan, non trovi che sia
un bel nome?” disse il ragazzo, indicando la scrittura con il dito; poi
alzò lo sguardo non sentendo alcuna risposta. Vide Nako col viso
arrossato…
“Ehi… ma che ti prende?
Hai tutta la faccia rossa… Non avrai mica la febbre?” e gli
appoggiò la mano sulla fronte. Lei divenne ancora più rossa.
“No… Sto
bene…” si affrettò a rispondere.
“Oggi non andremo a
scuola…” cambiò discorso lui, vedendola impacciata.
Poi sentirono un rumore provenire dal
congegno della comunicazione a distanza. Lo aprirono e osservarono
attentamente.
Tutti gli adulti spiegarono la
faccenda ai ragazzi, e loro confermarono che Ryan era lì.
“Meno male…” si
tranquillizzò Momoka.
Poi Kanata disse grave
“Noi non potremo tornare sulla
Terra prima di un anno terrestre, quindi dovrete tener dietro voi al
piccolo… Ve la sentite?”
I ragazzi si guardarono negli occhi,
poi annuirono con la testa.
“Perfetto… Ci fidiamo di
voi” disse rassicurante Miyu.
“Ma non vi preoccupate, potremo
tenerci in contatto tramite questo congegno” li rassicurò Alissa.
“Quindi per qualsiasi problema
chiamateci, chiaro?” intervenne Momoka.
Subito dopo Ryan, che aveva alzato la
tazza del the di Davis con i suoi poteri, aveva visto la mamma nel fascio di
luce e si era distratto, lasciando cadere il liquido sul congegno, guastandolo.
“Oh no!” urlò
Nako.
“Ehi… ma dove sono
finiti? Perché non si vedono più?!” chiese agitata Momoka.
“Forse si è rotto il
congegno…” disse Max.
“Oh no! E adesso?!”
“L’unica cosa che ci
resta da fare è partire subito per la Terra” concluse Nozomu.
“Giusto!” confermò
Lou.
E tutti, tranne Max e Alissa, si
prepararono per il viaggio.
Nako e Davis rimasero in silenzio
quando il congegno si ruppe, mentre Ryan si disperava visto che non vedeva
più la madre. La ragazza cercò di calmarlo e ci riuscì:
quando il piccolo vide il suo viso rassicurante si sentì subito meglio.
“Complimenti ci sai fare con i
bambini” disse Davis.
Lei non rispose. Non credeva alle sue
orecchie: le aveva fatto un complimento…
Dopo che Ryan si addormentò alla
sera, Nako e Davis rimasero soli in cucina. C’era un silenzio
imbarazzante…
“Finalmente questa giornata
è finita” cominciò il ragazzo.
“Già… è
stata una giornata pesante…”
“Senti…” disse
serio “… Dovremo mettere da parte per un po’ la nostra
rivalità… Lo dobbiamo fare per lui”
Lei sgranò gli occhi. Lui le
si avvicinò e le allungò la mano.
“Cosa ne dici? Ci stai?”
Lei gli strinse la mano e il cuore
gli pulsò in un modo strano che non aveva mai provato. Cos’era
quella strana sensazione che la invadeva?
“Ti ringrazio per
oggi…” disse allora.
“Per cosa?”
“Per avermi detto che ci so
fare con i bambini…” era arrossita.
“Non mi avrai mica preso sul
serio, scema…” e gli fece una linguaccia spiritosa, mentre stava
uscendo dalla stanza.
“STUPIDO!!!” urlò
imbarazzata lei.
Ma sapeva che stava scherzando;
sapeva che la loro vita ora sarebbe stata diversa e che, forse, il loro
rapporto sarebbe maturato in una bella amicizia… (O forse di più?)
Così una nuova avventura
iniziò e, tra gli abitanti di Otto e la Terra, il legame non venne
spezzato: un nuovo ponte intriso di sentimenti puri come l’amore,
legò un’altra volta i nostri protagonisti.