Indovina chi viene a cena?

di Manila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presa di posizioni ***
Capitolo 2: *** Invito a cena ***
Capitolo 3: *** Un condominio sui generis ***
Capitolo 4: *** Ospiti indesiderati ***
Capitolo 5: *** Girlpower ***
Capitolo 6: *** Una Piaga con la “P” maiuscola ***



Capitolo 1
*** Presa di posizioni ***


A Mila, perché è lei;
a OnlyHope, che ha visto nascere questa storia facendo le ore piccole insieme a me;
alle ragazze del Caffè, perché ogni giorno è bello da quando ci sono loro;
al mio calciatore preferito, dolce come Rareba, testardo come Heero, pestifero come Duo.

Grazie a chi avrà anche solo la pazienza di leggerla.
 


Indovina chi viene a cena?
 
                                                         
-Presa di posizioni-


Guardo il cielo terso di azzurro, mentre le fresche e dolci onde del mare mi bagnano fino ai polpacci. Di tanto in tanto chiudo gli occhi quando sento che i raggi del sole diventano un po’ troppo prepotenti ma mai esageratamente fastidiosi e mi abbandono, col naso rivolto all’insù, a questa pace a cui tanto ho ambito e che finalmente si è tramutata in realtà. Qualche spruzzo sul viso mi informa che non sono solo e a conferma di questa notizia che un tempo non mi avrebbe lasciato piacevolmente colpito, giunge diritto alle mie orecchie il suono più melodico che io conosca. La risata di Relena mi riporta alla realtà, apro gli occhi e li rivolgo a lei. Se in questo momento al mio posto ci fosse stato qualcuno come Rareba o come Duo, sono certo che non avrebbero esitato ad affermare di trovarsi dinnanzi ad un meraviglioso spettacolo. Forse lei avrebbe anche gradito un simile slancio da parte mia, peccato che io, Heero Yui, non sia molto espansivo e che certi pensieri, seppure mi sfiorino spesso, restino confinati nella mia mente che a lei non rimane mai totalmente chiusa in modo ermetico. Con un bikini color oro e nero , avvolta dalla vita in giù in un pareo di pizzo, la mia bionda fidanzata si avvicina a me con un sorriso impertinente. Mi avvolge le braccia attorno al collo e le sue labbra sfiorano il lobo del mio orecchio sinistro.
- Balla con me!- il suo respiro sul mio collo e la sua voce suadente fanno sì che le mie difese crollino del tutto e che mi abbandoni contro il suo corpo,  sulle note di una vecchia canzone che giunge da non so dove. E’ proprio quest’ultimo particolare che m’insospettisce. Somewhere over the rainbow in versione Hawaii ?!?! Da dov’è sbucata fuori? E poi, cosa ci faccio io su una spiaggia insieme alla principessa?
- Heero?- è la sua voce che cerca di attirare la mia attenzione. – Heero?- mi chiama nuovamente . Abbasso lo sguardo sulle sue labbra e mi accorgo che la sua voce sta cambiando e che tutto ciò che ci circonda sta cominciando lentamente a sfumare. Cerco di stringerla più a me per non perdere quel caldo contatto ma percepisco chiaramente che non mi resta altro che lasciarla andare…..
-Heero? E dai Heero, svegliati!- questo gracchiare lo conosco bene e quando apro gli occhi mi ritrovo lì, dove mi aspettavo di essere. La cabina che funge da camera da letto è immersa nella penombra, illuminata solo da tasti colorati che si accendono e spengono  ad intermittenza. Gli altoparlanti diffondono la famosa canzone della spiaggia, insieme alla voce del mio collega che non demorde e continua a ripetere il mio nome come un disco rotto. E’ quasi peggio di Duo Maxwell…Sfrutto la mancanza di gravità, mi do una spinta col piede sul soffitto e arrivo fino alla tastiera del pc, pigio un pulsante e sullo schermo compare il faccione di Paul su cui c’è sempre stampato un sorriso a mio dire spesso irritante.
-Finalmente!- mi rimprovera bonariamente,  - Pensavo fossi caduto in letargo…La colazione è pronta, vieni in sala mensa. Ancora qualche ora e potremo far ritorno a casa- sospira nostalgico. Paul Jafferson è stato il collega/superiore che mi ha affiancato in questi due mesi trascorsi nello spazio. E’ un uomo sulla cinquantina ma con lo spirito di un adolescente. Oltre ad essere un ingegnere aerospaziale di straordinario talento, è anche una persona dotata di grande umanità. Appena messo piede su questa stazione orbitale mi ha preso sotto la sua ala protettiva. Probabilmente devo ricordargli suo figlio, di qualche anno più giovane di me , rimasto sulla Terra a studiare. Oltre a farmi da docente, si è anche premurato di farmi da maestro di vita e presto capirete il perché. Non mi sorprende affatto che sia già in piedi, pronto ad operare. Ormai il lavoro che dovevamo svolgere qui è quasi del tutto completato, mancano solo gli ultimi dettagli e lui sta contando ore, minuti e secondi che mancano per riabbracciare la sua famiglia, che non vede da due mesi e che deve mancargli terribilmente.
 – Dammi ancora qualche minuto- gli rispondo , interrompendo la comunicazione. In breve tempo cerco di curare , per quanto possibile, la mia igiene personale. Certo, sarebbe preferibile una doccia rivitalizzante ma mettersi a rincorrere l’acqua per tutta la cabina non sarebbe l’ideale. Controllo i miei parametri vitali, infilo una tuta spaziale pulita e con una leva abbasso i pannelli intorno ai vetri. Ciò che mi circonda è un manto nero trapuntato di brillantissimi diamanti. Niente Sole, niente profumo di salsedine, niente onde a solleticarmi le gambe e, soprattutto, niente melodica risata, fresca e genuina. Solo buio, silenzio e solitudine. C’è stato un tempo in cui credevo di non aver bisogno d’altro ma ora sento che le cose sono cambiate. Certo, lo spazio e le  sue sconfinate distanze fanno parte di me, tant’è vero che ho chiesto io questo incarico temporaneo. Avevo bisogno di rompere un po’ la solita routine e la rigidità che l’etichetta che vige a palazzo impone . Fare la guardia del corpo ha numerosi vantaggi ma quella vita fatta di tanti, spesso troppi schemi stava finendo per logorarmi. Mi affaccio nuovamente in una direzione ben precisa e il pianeta che riflette il colore azzurro si staglia davanti ai miei occhi, per metà avvolto nell’oscurità. Guardo l’orologio digitale incastonato nel muro. Segna le 3:15 a.m. riferendosi all’ora in vigore a Sanq Kingdom. La principessa starà sicuramente dormendo e non mi risulta difficile immaginarla sommersa dal centinaio di coperte che utilizza perché soffre tanto il freddo, con indosso la felpa che mi ha chiesto ripetutamente di donarle “per sentire il tuo profumo nel periodo che trascorreremo lontani”, mi ha chiarito quando le ho chiesto cosa avrebbe dovuto farsene. La canzoncina hawaiana continua a riecheggiare tra le pareti e mi sembra di essere ancora su quella spiaggia, a ballare tenendola tra le braccia.

“…Somewhere over the rainbow
Way up high
And the dreams that you dreamed of
Once in a lullaby
Somewhere over the rainbow
Blue birds fly
And the dreams that you dreamed of
Dreams really do come true ooh ooooh…”*


-…E io di te ho potuto portare solo il dolce ricordo…- penso ad alta voce , pentendomi amaramente di essere diventato così melenso e chiedendomi come tale ignominia possa essere successa. Colpa di Relena e di questo sentimento che è esploso prepotentemente nel mio cuore, oppure è attribuibile a quel puccioso di Rareba che ogni tanto sciorina frasi al diabete mellito che ricava dai bigliettini dei cioccolatini? L’ennesimo trillo del citofono mi avverte che Paul comincia a spazientirsi e mi vedo costretto a rinunciare al dilemma appena pronunciato. Un ultimo sguardo alla Terra e mi avvio alla porta. Ora ho anche io un motivo per tornare a casa, ora lì c’è qualcuno che mi aspetta... Lascio la mia “camera da letto” (inutile specificare che è priva del letto…)e afferro la maniglia posta sul muro che mi trasporta in quella che viene denominata “sala mensa”. Dopo essermi abituato ai luculliani pranzi di corte,nei primi giorni trascorsi sulla piattaforma orbitale, questi cibi liofilizzati o ridotti in poltiglia mi sembravano la cosa peggiore che si possa proporre ad un essere umano ma poi il mio passato di soldato è riemerso inducendomi addirittura ad apprezzarlo. Quando le porte automatiche si aprono, grida di giubilo vengono rivolte alla mia persona e un saldo braccio si avvolge attorno al mio collo fin quasi a strozzarmi.
-Hey hey, cosa abbiamo qui?- Paul indaga scompigliandomi i capelli, fastidioso come una mosca – Heero Yui che di notte continua a dormire sognando la bella fanciulla che ha lasciato sulla Terra!- Alla sua, si aggiungono altre grasse risate.
-  Lascia che ti dica una cosa…- continua con l’espressione da uomo di mondo -… La prossima volta che fai un viaggio nello spazio, prima di partire sciupatela per benino. Cominci a farmi pena con lo sguardo rivolto verso il nostro pianeta e l’aria da cane bastonato!Sei giovane, di bell’aspetto e in età sessualmente attiva, dacci dentro!!!- Oh Dio, sembra di sentir parlare Duo! Possibile che debba beccarli sempre io i tipi psicologicamente instabili? Se sapesse che la ragazza a cui si riferisce non è altro che la sua sovrana si condannerebbe alla pena di morte di sua spontanea volontà. Il tenente Noin ha suggerito sia a me che a Relena di tenere nascosta per un po’ la nostra storia e ho ritenuto che il consiglio fosse più che ragionevole. Stiamo insieme da poco, lei ricopre una carica importante, ha sangue reale e la mia posizione resta alquanto ambigua. Certo, non viviamo più nell’epoca in cui un sangue blu non può non dico sposare ma anche solo frequentare un membro del popolo, tuttavia non è saggio diffondere la notizia, almeno per ora. Risultato del raziocinio della nostra amica: l’intero equipaggio si permette di farsi beffe di me e della mia ragazza, ignorando totalmente di stare ironizzando su una delle donne più potenti dello spazio, donna che, tra le altre cose, adorano come persona e seguono quasi ciecamente come leader. E’ da qualche settimana che va avanti questa storia: ogni mattina mi alzo e quando giungo in questo luogo spunta sempre l’altruista di turno disposto a dispensare consigli su come gestire la mia presunta “nostalgia” e come tenere a bada i miei istinti primordiali. La cosa mi preoccupa abbastanza. Durante il primo periodo di permanenza qui non era così, appena arrivato nessuno ha mai azzardato una parola sull’argomento: ognuno assolveva al proprio compito per la costruzione dell’ala non ancora funzionante della piattaforma e , per quanto mi riguarda, mi limitavo a mantenere dei rapporti civili con i colleghi, senza particolari coinvolgimenti emotivi . Questa congiura ai miei danni si è scatenata a partire da una notte durante la quale il caro Paul ha diviso la cabina con me poiché la sua segnalava un’anomalia nella distribuzione dell’ossigeno. Il mattino seguente l’esimio collega ha giurato di avermi sentito pronunciare il nome di una ragazza nel sonno. Da quel momento in poi ho perso la pace: in breve l’avvenimento ha fatto il giro della piattaforma e tutti i membri maschi dell’equipaggio hanno colto la palla al balzo per mettere su questa sceneggiata che prontamente si ripropone tutte le sante mattine. Sulle prime ho preferito ignorarli ma ora sono grato di essere giunto alla fine dell’incarico, non ne posso più. Come adesso, ad esempio: come si fa a non avere un travaso di bile nel momento in cui ti si chiede quali tra le posizioni 5, 19 e 23 del Kamasutra preferisci? Ok, chi è il primo che vuole morire a poche ora dal ritorno sulla Terra?
 
 
 
 
 
 
* Somewhere Over The Rainbow, Israel Kamakawiwo'ole



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Capitolo 2
*** Invito a cena ***


                                                                   -Invito a cena-
 
Acqua. Calda, zampillate, rigenerante acqua. Erano due mesi che bramavo una doccia. Non ne spreco nemmeno una goccia, lascio che scivoli gioiosa e birichina su ogni parte del mio corpo. A meno che non si viva su una colonia, è difficilissimo che una piattaforma orbitale ospiti un’attrezzatura adatta a questo scopo. Dopo aver abbondato con shampoo e bagnoschiuma mi avvolgo nell’accappatoio e mi siedo sul divano della camera d’albergo in cui mi sono fermato ieri, dopo gli esami di routine, la conferenza stampa e la serie di relazioni che ho dovuto preparare. Accendo il pc portatile e verifico per l’ennesima volta l’e-mail ricevuta appena sono atterrato. E’ stata Relena a mandarmela. Al mio arrivo lei non c’era… Certo, dovevo aspettarmelo visto che è impegnata in una serie di incontri diplomatici con i rappresentanti di alcune colonie. Inoltre non sarebbe stato prudente presentarsi lì, confermando al mondo intero la reale esistenza della nostra storia. La mia non è stata propriamente delusione, ci mancherebbe! Vedere l’abbraccio di Paul con la sua famiglia deve avermi fatto uno strano effetto, per un momento avrei davvero voluto che anche lei fosse stata presente all’atterraggio. Scuoto la testa concentrandomi nuovamente sul messaggio inviatomi dalla ragazza, come a volermi accertare di aver letto bene il suo contenuto. Si tratta di una sorta di appuntamento a casa mia per questa sera, per festeggiare il mio ritorno. Soli, io e lei. La faccenda si fa interessante…In effetti tutti gli ex piloti Gundam dovrebbero essere dislocati in vari luoghi tra Terra e colonie, quindi dovremmo avere ipoteticamente campo libero. A distrarmi dalle mie riflessioni è il segnale acustico che mi avvisa dell’arrivo di un nuovo messaggio, questa volta il mittente è Paul. Che diavolo vorrà adesso? Per un attimo temo che la mia serata a base di cibo e femmina stia per sfumare a causa di chissà quale motivo ma devo ricredermi. Una volta aperta la busta virtuale ciò che leggo riesce a sconcertarmi. Ecco le testuali parole che il mio superiore ha inviato :
Ricordati, ragazzo : 5 , 19, 23…Buon divertimento!”.
Ci manca poco che precipiti dal divano! Ma quando avrà trovato il tempo di scrivermi questa roba? Visto che ha una moglie davvero appetibile, perché non si preoccupa di attuarle lui? Ci manca solo che si presenti qui a darmi lezioni di pratica con tanto di dimostrazioni. Sono sicuro che ne sarebbe capace. Ci mancava solo il cinquantenne ninfomane! Scommetto che Duo avrebbe accettato al volo il consiglio, tanto tra lui e Hilde non si capisce chi sia il più disinibito…E poi, detto tra noi, cosa avranno mai di tanto speciale queste posizioni 5, 19 e 23 da prendersi il disturbo di rammentarmele con tanta enfasi?  Con uno sbuffo mi alzo, muovendo qualche passo per la stanza. Prendo l’asciugamano che avevo lasciato sul tavolino accanto al pc e comincio a frizionare i capelli ancora bagnati. I miei occhi vagano un po’ su quadri appesi al muro per poi cadere sul portatile rimasto acceso. Apro il mini frigo ed estraggo una lattina di coca. Tolgo la linguetta, ne bevo mezzo sorso e la lascio sul mobile. Mi avvicino al tavolino e, molto casualmente,  abbasso lo schermo. “Tanto si è fatto tardi, devo prepararmi se voglio arrivare puntuale all’appuntamento “, penso per giustificare il mio gesto. In effetti dovrei darmi una mossa, non ammetto ritardi dagli altri, figuriamoci da me stesso. Eppure qualcosa mi trattiene dal dirigermi verso l’armadio per scegliere cosa da indossare…Comincio a fischiettare con l’aria distratta, ringraziando il fato di essere totalmente solo in quella stanza, fino a quando non passo davanti ad uno specchio.
- E va bene!!!- ringhio rivolto alla mia immagine riflessa, vergognandomi di quell’insicurezza che non ho mai provato in vita mia se non in particolari occasioni, che guarda caso, avevano a che vedere sempre e solo con Relena. Alzo lo schermo, apro la pagina internet sul primo motore di ricerca che mi capita e, dopo aver deglutito un centinaio di volte, inserisco le paroline magiche. Pochi minuti dopo mi ritrovo con gli occhi spalancati a chiedermi se si tratti di uno scherzo o se sia realmente possibile riuscire a fare “certe cose”  e , contemporaneamente, mantenere l’equilibrio. Forse chi ha inventato queste posizioni ha dimenticato di specificare che sono fruibili solo in orbita, in luoghi privi di forza di gravità. Non sono nemmeno sicuro di starle osservando nella giusta prospettiva! Forse se girasi lo schermo di…80/ 85 gradi riuscirei a capirci qualcosa… Mi sento un perfetto idiota, probabilmente qualsiasi altro ragazzo della mia età non proverebbe alcun tipo di imbarazzo o meraviglia osservando tali pose così contorte da fare invidia ad un nodo da marinaio ma purtroppo io non rientro nella categoria. Il fatto è che la mia vita è sempre stata un susseguirsi di guerre, attentati, assassinii, addestramenti. Non ho mai avuto il tempo di guardare la vita con gli occhi di una persona comune e , nonostante nei periodi di stallo tra una missione ed un’ altra abbia cercato di condurre un’esistenza normale, il mio spirito era ormai irrimediabilmente macchiato dalla devastazione e dalla morte. Non ho mai fatto  sogni sul mio futuro, tutto ciò a cui potevo pensare era come portare a termine un compito assegnatomi e come riuscire a non lasciarci la pelle. Non ho mai stretto rapporti d’amicizia con nessuno, ho sempre evitato i coinvolgimenti emotivi, mi sono auto convinto di bastare a me stesso. Tanto, alla fine, qualsiasi cosa sarebbe successa , nessuno avrebbe atteso il mio ritorno. Dall’inizio dell’Operazione Meteora in poi è tutto cambiato, dal giorno in cui Relena mi ha raccolto sulla spiaggia è stato come se tutto ciò che avevo represso, avesse spinto prepotentemente per riemergere. Ciò che credevo di aver ucciso, in realtà era stato solo nascosto in un angolo del mio cuore, in attesa che un evento esterno gli desse la possibilità di uscire. E come il magma che cova sotto la bocca del vulcano, i miei sentimenti sono esplosi nel momento in cui una dolce voce ha cominciato a chiamare il mio nome con affetto sincero e gratuito, quando una mano sfiorava la mia con timidezza e un sorriso caldo illuminava di buonumore giornate che dovevano sembrarmi grigie.
- … Oh,Relena…- è un sussurro il mio, provo un immenso piacere nel pronunciare il suo nome, anche se non sarò mai così espansivo da dirglielo. Ha dato una sterzata positiva alla mia vita ma nemmeno lei è così dotata da operare un miracolo così grande da conferirmi il dono dell’eloquenza. I miei pensieri me li tengo per me, anche se so che la sua più grande capacità è proprio quella di trovare comunicativi soprattutto i miei silenzi.
Il mio sguardo ricade su quelle immagini imbarazzanti. Non hanno nulla a che vedere con quello che c’è stato finora tra me e Relena. Beh, ammettiamo anche che in generale, non ho mai avuto tutto questo tempo per pensare al sesso, tanto meno con la principessa che sembra tutto tranne che una femmina maliarda.  Tra le mie conoscenze femminili è quella che risulta essere la più innocente, oltre che la più ingenua. Sono sicuro che se mostrassi queste strambe posizioni a Hilde o a Cathrine  , come minimo apprezzerebbero il suggerimento. La principessa, invece, spalancherebbe gli occhi e arrossirebbe fino alla punta dei capelli. Non credo che riuscirebbe ad immaginarsi in simili situazioni. E io? Riuscirei a vedermi così? E a vedere lei? Appoggio schiena e testa sul divano, incrociando le braccia dietro il collo. Rifletto su noi, su ciò che abbiamo costruito finora, su ciò che ancora ci aspetta. Spengo il pc e mi alzo dirigendomi verso l’armadio. Mi meraviglio della conclusione a cui pervengo: questa volta non ci saranno piani, nessuna premeditazione. Affronterò la situazione così come mi ha insegnato, afferrerò il momento, vivrò in pieno ogni singola esperienza. Non mi serve saperlo adesso e non darò fretta né a me , né a lei. Se saremo così bravi da gestire la nostra storia insieme, senza cercare di prevalere l’uno sull’altra, rispettando i propri tempi e quelli dell’altro, sono sicuro che giungeremo a vivere cose meravigliose senza pudore né imbarazzi. E al diavolo Duo Maxwell , Paul  Jafferson e  la loro incontenibile libido!!!
Chiudo le porte dell’armadio dietro di me e indosso un vestito scuro  tra quelli che ho trovato sperando che non sia particolarmente elegante ma nemmeno sportivo. Sbuffo sonoramente, che palle la smania delle donne di avere sempre il vestito adatto per ogni occasione! Io indosserei la divisa dal lunedì alla domenica, nei giorni festivi, in quelli feriali, a Natale, Epifania, Pasqua, tutte le feste e ricorrenze di sorta, ai funerali,alle comunioni, ai compleanni, agli onomastici, alle lauree, matrimoni, battesimi, la indosserei perfino per andare a dormire.  Colpevole di avermi aperto gli occhi sulla situazione è stato quel maledettissimo Trowa Barton. Accidenti a lui e alle sue lezioni di bon ton! Solo perché di etnia francese crede di sapersi comportare da gentleman e, soprattutto, ha avuto la presunzione di farmi notare la mia inettitudine al “cambio-indumento-ad-ogni -respiro”. Gli affari suoi non se li sa proprio fare… Ha parlato quello che gira lo spazio esibendosi con un costume da pagliaccio!!! Io non sono così! Le donne, invece, senza il minimo senso di razionalità sono capaci di cambiarsi d’abito ad ogni ora del giorno: a colazione, a metà mattinata, a pranzo, a metà pomeriggio, all’ora del Thè, e a cena. Ma non finisce qui! Non si basano solo sull’orario ma anche sul colorito della carnagione , sul colore degli occhi, sullo smalto, sulla luce che le colpisce durante la giornata. E questo solo nei giorni normali perché se capita qualche ricorrenza, si salvi chi può! Per non parlare di Relena, che non solo di mestiere fa la principessa ma ricopre anche la carica di vice ministro degli esteri in memoria del padre adottivo deceduto. In pratica ad ogni viaggio occorrono almeno due mezzi :uno che trasporti lei e il suo staff, e uno che riesca a contenere la mole incalcolabile di collant, biancheria, abiti da sera, abiti da rinfresco, abiti da Happy hour, abiti per le messe di tutte le religioni (comprese quelle professate sulle innumerevoli colonie!), abiti di gala, abiti per andare a cavallo e per praticare altri sport, ecc… Un discorso a parte va fatto per scarpe e borse ma preferisco fermarmi altrimenti la mia già scarsa considerazione del genere femminile potrebbe andare ancor più scemando. Oh Dio, mi sento tanto Chang Wufei in questo momento, almeno sotto il punto di vista “donne e indumenti”, perché sotto il profilo “pronto per la festa” mi sento proprio Duo Maxwell.  Sbarbato, pettinato con la fila di lato, profumato come il culetto di un bambino dopo il cambio del pannolino ed abbigliato come un pinguino, guardo la mia immagine riflessa nello specchio della camera da letto. E’ stata Lady Une ad inviarmi il vestito, con la postilla di rendermi degno dell’occasione. Dannazione alla sua smania della perfezione… Che cavolo ci faccio conciato stile ballerino di tango?!?! Ci manca solo il mazzo di rose rosse in mano, una tra le labbra e una all’occhiello e posso dire  addio alla mia reputazione! Sfilo la cravatta, sbottono i primi 3 bottoni della camicia e quelli ai polsi, m’infilo una mano tra i capelli lasciando che riprendano la solita piega un po’ ribelle, cambio le scarpe calzandone un paio più casual, cercando così di rendere l’insieme meno serioso. Infine tolgo la giacca, me la poggio su una spalla sola. Così va decisamente meglio, l’immagine che mi propone lo specchio mi soddisfa molto rispetto a quella precedente, col risultato che la mia autostima ne guadagna del 100%. - Cara Lady Une, mi dispiace davvero ma se il tuo ideale di uomo non si discosta di un millimetro dal compianto Treize Khushrenada non è detto che debba esserne io a pagare le conseguenze…- dico chiudendomi la porta della stanza alle spalle.





Un grazie particolare a Jack83

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Capitolo 3
*** Un condominio sui generis ***



 

Un grazie particolare a
Mila, per essere sempre la mia fan numero uno;
a Jack83, per averi riposto tanta fiducia in me ( spero di non deluderti );
a tutti coloro che hanno silenziosamente letto.



 - Un condominio sui generis –

 
Velocemente scendo le scale, non aspetto nemmeno che l’ascensore raggiunga il mio piano, prendo la macchina nel garage dell'albergo e in pochi minuti sono in viaggio. Casa mia è lontana una sessantina di chilometri dallo spazioporto in cui sono atterrato, sul lato del mare e dista pochissimi minuti dal palazzo reale. Si tratta di un piccolo appartamento all’ultimo piano di un palazzo messo a disposizione per le guardie personali della principessa. Oltre a me, ci vivono anche gli altri piloti Gundam quando non sono in giro per lo spazio. Almeno siamo riusciti ad ottenere ognuno un appartamento in modo tale da non dover necessariamente convivere. Ragazzi come Trowa o Rareba non sono tanto seccanti, l’unico inconveniente è che suonano entrambi uno strumento e sinceramente essere svegliati nel cuore della notte dalla terza sinfonia di Beethoven solo perché uno dei tuoi coinquilini soffre di nostalgia non è il massimo. A parte il melodico inconveniente direi che sono entrambi più che tollerabili. Wufei…Beh, sembrerà strano ma non lo reggo molto. Come si fa a vivere con uno che pretende di lievitare anche se non siamo nello spazio? E poi mi da fastidio quando rallenta volontariamente il battito cardiaco per non perdere l’abitudine di sopravvivere in condizioni disumane. Ok che siamo stati addestrati come soldati ma fare il morto a galla nella vasca da bagno o ritrovarselo sul divano del soggiorno mentre ripete “Ommmmm” come un disco rotto per tutto il giorno non è il massimo della vita.
E poi rimane lui… In guerra lo chiamavano il “ Signore della Morte”, ora è soprannominato “No Duo, no party”, ovvero “Il Signore dei baccanali spaziali e terresti”! Non ho niente contro Duo Maxwell, lo giuro, è solo che lui è così … così … Come si fa a dividere la casa con una persona che organizza una festa ogni cinque minuti, che rientra a notte fonda e gli viene in mente di fare la doccia, che beve la coca cola e lascia puntualmente la linguetta delle lattine sul ripiano della cucina quando ha la pattumiera sotto al naso? Per non parlare delle frequenti visite della fidanzatina! Hilde è una ragazza sveglia e piena di buone qualità lo ammetto, solo che è gelosissima, emancipatissima, esprime la sua opinione anche quando potrebbe tenersela accuratamente per sé, entra in casa e inizia a sistemare le cose secondo l’ordine che LEI preferisce e quando la guardi storto si giustifica dicendo - Qui sta molto meglio, fidati…!-, e poi parla, parla, parla, parla…E’ sempre piena di argomenti, la sua conversazione è più che brillante, è più che intensa, è l’apoteosi della logorrea e sinceramente, per quanto io possa stimarla come persona, non sarò mai disposto ad averla tra i piedi più di venti minuti. Convivere con Duo, quindi, avrebbe avuto come risultato due fardelli al posto di uno e non credo che ce  l’avrei mai fatta a sopravvivere.
Il resto della palazzina è occupato da altri illustri personaggi che mi perseguitano da quando ho messo piede sulla Terra, eccezione fatta per il tenente Noin. Lei non rompe mai le scatole e cucina anche discretamente. Quando non ha mansioni rilevanti da svolgere a palazzo, si diletta nella preparazione di gustosissimi manicaretti, specie se il suo amoroso è nei paraggi. Presumo che faccia le prove per diventare la perfetta futura moglie di Miliardo. Quell’uomo, che soggetto assurdo! L’ha notata solo perché, alla scuola militare, lei era più brava ma lo lasciava sempre vincere…Wow, alla faccia dell’orgoglio maschile! Ok, Lucrezia è una brava cuoca, encomiabile soldato ma in fatto di uomini lascia molto a desiderare. Comunque come vicina di casa è perfetta: silenziosa, rispettosa dell’altrui riposo, ripone la spazzatura nell’apposito contenitore con ordine,non ascolta musica a voce alta e quando frigge o arrostisce qualcosa chiede sempre il permesso. L’unico animale domestico che possiede è un pesce rosso, silenziosissimo anche quello. La condomina perfetta occupa l’appartamento al primo piano, accanto a quello di Dorothy Di Catalonia . Quest’ultima ha deciso di lasciare il dormitorio della scuola già da tempo e ha rinunciato a vivere  nella modesta villa al mare di 800 mq lasciatale in eredità dal nonno , povera orfanella. Dice che le tornano in mente ricordi troppo tristi…Figuriamoci! Sappiamo tutti benissimo che ha messogli occhi addosso a Rareba Winner, il quale si divide tra la colonia di cui è il rappresentante e la Terra. Il suo lavoro qui è molto diverso da quello che svolgo io, in genere si occupa di mansioni diplomatiche, riuscendoci benissimo. Dorothy è l’addetta alle pubbliche relazioni tra il Regno di Sanc kingdom e il resto dello spazio, non è difficile che comunichino spesso, anche quando lui non è presente e che s’incontrino in occasioni particolari. Al mio ex compagno d’armi non sembra affatto dispiacere la compagnia di quell’arpia ma credo che tale atteggiamento da parte sua sia dovuto più ad un atto di bontà che ad un interesse di tipo sentimentale, o meglio: la PR potrebbe anche piacergli ma lo scoprirà solo nel momento in cui la smetterà di volerle insegnare a vivere secondo gli ideali del pacifismo. Credo che lei, certe cose, le abbia imparate bene a sue spese e forse è ora di cominciare una nuova vita, magari proprio con Rareba. A pensarci bene…Ma lui non è di etnia araba?Ed è proprio lui ad avere un’abnorme mole di sorelle sparse in tutto l’universo? Suo padre aveva un considerevole numero di mogli. Vuoi vedere che il caro biondino sta solo temporeggiando con Dorothy per cercare di capire se potrebbe essere degna di entrare a far parte di un eventuale harem?Tutto è possibile…
Il secondo piano, neanche a dirlo, è occupato dagli appartamenti di Rareba e di Trowa, i quali hanno l’unico grande difetto di suonare rispettivamente il piano e il flauto ad orari impensabili. Fortunatamente non sono spesso presenti in casa per ovvi motivi.
Il terzo piano è condiviso da Duo, il “ Signore dei baccanali” e dal meditabondo Chang Wufei. Come ho già spiegato, nel primo caso ci troviamo di fronte ad una calamità umana. Quanto al cinese…Beh, ho da dire a suo favore che in quel poco di tempo che trascorre a casa tra un missione e l’altra non lo si vede e non lo si sente. Se lo si incontra per le scale si limita a salutarti, non è di quei rompiscatole che pretende di venire a prendere il caffè da te dopo pranzo e tanto meno ha l’abitudine d’invitarti a casa per l’ora del thè. In pratica è il mio vicino di casa ideale .
Il vero dramma di questo condominio sui generis non è costituito tanto dalla presenza dei piloti Gundam, anche perché siamo quasi sempre assenti. La reale Piaga, la chiamo così perché non esistono aggettivi degni di definirla in modo esaustivo,  si cela al quarto piano e vive insieme a Lady Une, che da quando la conosce si è offerta di prendersi cura di lei. Ma dico io, come diavolo è passato per la mente a di quella donna un’idea così idiota?!?! Ricordo ancora quando Relena me l’ha comunicato, tenendo a spiegarmi che oltre all’affidamento aveva pensato di farla vivere il più possibile vicino a noi, in modo che crescesse con dei sani valori. Roba da matti!!! La cara duchessa ha preteso dalla principessa che alla piattola fosse assegnato un appartamento  i cui arredamento, metratura, e comfort fossero degni della persona che avrebbero ospitato. Risultato : il loro appartamento occupa l’intero quarto piano, in casa ospitano uno zoo e, in un modo o nell’altro, me le ritrovo sempre tra i piedi. Questi due mesi trascorsi nello spazio sono stati una benedizione, senza cani latranti, pappagalli di ogni grandezza e colore, peli di coniglio e gatti che puntualmente mi ritrovo in casa senza invito!!!
Stringo le mani sullo sterzo, non voglio nemmeno pensare a questo problema. Ho tutta l’intenzione di godermi la serata organizzata dalla MIA ragazza in MIO onore e non lascerò che niente e nessuno mi rovini la festa! Scuoto la testa, nel tentativo di  allontanare questi cattivi pensieri ma una strana sensazione mi pervade. Lascio l’autostrada, m’immetto in un viale costeggiato da pini marittimi. Supero il palazzo reale senza badarvi più di tanto. Se non fosse che rappresenta lo scrigno che ha il privilegio di racchiudere il più prezioso dei gioielli, quell’ammasso di cemento non mi sarebbe mancato per niente durante la mia assenza. Avanzo ancora per qualche chilometro e finalmente scorgo la sagoma della mia casa. Mentre il cancello automatico si apre lentamente, mi compiaccio di notare che le luci alle finestre sono quasi tutte spente eccetto alcune al primo e al terzo piano. Noin e Wufei, praticamente perfetto! Parcheggio l’auto nel garage seminterrato e controllo l’ora. Sono in anticipo di dieci minuti, quindi decido di non prendere l’ascensore ma di godermi il dolce tormento della distanza gradino per gradino. Per le scale tutto tace. Non un rumore molesto, non una figura umana, solo l’odore di buon cibo che comincia ad avvertirsi fin dal secondo piano. Ora che ci penso, da quando Relena ha imparato a cucinare? In genere ha sempre avuto a disposizione un esercito di cuochi a deliziarle il palato con succulenti manicaretti. Beh, anche se non sarà tutta farina del suo sacco, chi se ne frega, sempre meglio di quelle pappette liofilizzate che sono stato costretto a mangiare nello spazio. Supero il quarto piano e , mentre mi appresto ad affrontare l’ultima rampa di scale, una figura si staglia dinnanzi a me. Che ci faceva Chang Wufei al quinto piano? Al mio piano…
- Wufei- lo saluto scrutandolo bene in volto per cercare di carpire il segreto della sua presenza in un’area che a lui non appartiene.
- Heero- mi risponde con la sua solita aria alla “sopporto la mia ombra giusto perché non posso scollarmela di dosso”. Continuo ad osservarlo ancora per qualche istante. Stava tirando su la lampo del giubbino in pelle un paio di minuti fa e  in mano regge il casco della sua moto.
- Non è me che dovresti guardare con tanta attenzione…- constata il mio ex collega interrompendo la mia accurata analisi della situazione - …E per la cronaca - continua con voce sprezzante – di Relena a me non importa proprio niente! -. Quest’ultima affermazione lascia in me un profondo senso d’inquietudine. Non è tanto ciò che ha detto e il tono che ha usato per dirlo, piuttosto è quel lampo di tristezza che per un momento gli ha attraversato gli occhi che mi lascia perplesso.
- Tsk, figuriamoci!- mi limito a rispondere freddo come il ghiaccio, infilandomi le mani nelle tasche e avanzando di qualche scalino. Dal canto suo l’ex pilota non aggiunge altro e va via. Ricapitoliamo: Chang  Wufei era di sopra, nel mio appartamento in cui ora c’è la mia ragazza. Il palazzo sembra essere deserto eccetto l’ipotetica presenza di Noin, segnalata dalle luci accese al primo piano. In genere il cinese si tiene ben lontano dal gentil sesso, perché era da solo con la principessa? Sento un vago senso di rabbia montarmi al cervello. Che cazzo ci faceva quel misogino a casa mia CON Relena?!?!In altri casi mi sarei dato dell’idiota. In fin dei conti Wufei è pur sempre un diretto dipendente di sua maestà, è probabile che fosse lì per informarla di qualche importante novità proveniente dallo spazio. Ciò che non mi rende tranquillo è quell’espressione che per un momento gli si è palesata sul viso. Quando mi accorgo che restare fermo per le scale come un cretino non mi è minimamente di aiuto per risolvere il dilemma, mi decido a salire divorando letteralmente gli ultimi gradini che ancora mi separano dal mio traguardo. Se c’è qualcosa che devo sapere, gradirei ascoltarla dalla bocca di Relena anche perché è l’unica in grado di fornirmi spiegazioni . Giro le chiavi nella toppa e faccio scattare la serratura. Il mio appartamento è così composto: subito dopo la porta vi è un piccolo ingresso che ospita sulla destra un armadio a muro destinato ai cappotti e alle borse, sulla sinistra uno specchio e un tavolino di ferro battuto su cui vi è appoggiato l’immancabile portaoggetti a cui affido sempre le chiavi di casa. Superata la porta a vetri fumé decorata con pochi disegni floreali, si accede ad un breve corridoio. A destra ci sono la cucina e il bagno, a sinistra un ampio soggiorno e la mia camera da letto. I muri sono tinteggiati con una tenue spugnatura verdina e i pavimenti sono chiari. La casa non è grandissima ma è totalmente circondata da un terrazzo da cui posso osservare la città da tutti e quattro i punti cardinali ed è proprio da lì che spesso alcune bestiacce indesiderate, provenienti dal quarto piano, s’infilano ed accedono al mio territorio. 

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Capitolo 4
*** Ospiti indesiderati ***


                                                                              -Ospiti indesiderati-




Apro l’armadio per riporre la giacca e subito avverto la presenza di Relena poiché vengo investito dal suo tipico profumo fruttato che mi ricorda quelle caramelline che vendono chiuse in scatoline di latta. Il suo cappotto, la sciarpa e il cappello sono appesi dove li lascia solitamente. Non vi è alcun segno particolare che possa spiegarmi la presenza di Wufei in casa mia. Sbuffo sonoramente. Il solo fatto di aver assaporato quella fragranza dolciastra mi ha scaricato una notevole parte di tensione accumulata per via dell’infelice incontro avuto pocanzi. Ma dov’è finito lo spietato assassino di non molti anni fa? Mi maledico non una ma mille volte per essere caduto così in basso… Silenziosamente supero la porta a vetri  e da qui vengo guidato in soggiorno dalla voce di Relena, probabilmente impegnata in una conversazione telefonica. L’ambiente è caldo per via del camino acceso, sotto la finestra , a destra, c’è una tavola elegantemente apparecchiata e lei è seduta su una poltrona , accanto al camino. Regge ancora il cellulare in mano e quando si accorge della mia presenza ,si alza dal suo comodo giaciglio e il viso le si illumina del più radioso dei sorrisi. Mi basta questo per cancellare in un istante la stanchezza del viaggio, la nostalgia di casa e l’arrabbiatura causata dall’ospite indesiderato.
- Bentornato!- esordisce con la sua dolcissima voce.
- Grazie- le rispondo avvicinandomi sempre di più a lei.
-Mi sei mancato!- m’informa mentre le sue iridi cominciano a brillare nonostante il sorriso non l’abbia mai abbandonata. La osservo da capo a piedi. Indossa un vestitino viola e una maglietta glicine a maniche a tre quarti di lana cachemire con tre bottoni che si uniscono sotto il seno, stivaletti scamosciati neri e i capelli chiari raccolti in una coda di lato.
-Anche tu…- ammetto, ormai così vicino da tenerle le mani sulle spalle. Mi guarda un altro pochino forse in attesa di qualche mia iniziativa che puntualmente non arriva. Non sono davvero tagliato per certe cose. Non è che non avverta il desiderio di baciarla ma è totalmente fuori della mia natura cercare il contatto altrui. Come ad avermi letto nel pensiero, poggia le mani sulle mie, si alza in punta di piedi e unisce le nostre labbra. Non è un bacio possessivo ma un tocco leggero, delicato che trasmette semplicemente dolcezza. Si scosta un po’ da me ma non così tanto da impedirmi di sentire la sua bocca distendersi in un sorriso sulla mia. La stringo ancora più a me sperando possa capire che mi dispiace non avere mai le parole giuste, che mi dispiace essere così come sono perchè forse preferirebbe un ragazzo che perda ogni briciolo di pudore presentandosi qui con un mazzo di rose rosse e una chitarra, pronto a stonare esibendosi in una serenata improvvisata.
Un miagolio ai nostri piedi ci distrae. Un gatto bianco e marrone prende a strusciarsi sul mio pantalone scuro lasciano una scia di peli indesiderati. Inorridisco alzando gli occhi al cielo, mentre Relena si abbassa entusiasta prendendolo in braccio.
 - Ma che bello che sei- comincia a parlargli come se possa capirla – Da dove sbuchi? Sei adorabile!- continua  coccolarlo - Come ti chiami?-
- Fiocco … - rispondo io per quell’ammasso di pelo -…E scommetto che non si trova qui per caso…- sibilo guardando storto l’animale che sembra non apprezzare particolarmente la mia vicinanza.    
- Rimettilo pure in terrazza. E’ da lì che è arrivato ed è esattamente dallo stesso posto che tornerà a casa-
Relena scoppia a ridere e sembra aver preso il mio suggerimento come uno scherzo ma subito cambia espressione quando si rende conto che sono serissimo.
- Suvvia, Heero, è solo un gattino e fuori fa molto freddo stasera. Potrai restituirglielo domattina oppure riportarglielo più tardi, quando mi riaccompagnerai a  palazzo -
 Ricominciamo: io non voglio fare una cosa, lei sfodera le sue encomiabili capacità diplomatiche, sa che quando mi guarda con quell’espressione mi rivolge violenza psicologica ed ecco che tutte le mie difese crollano ed io acconsento a fare tutto ciò che ordina e anche quello che non ordina!!! Per la cronaca, quell’ammasso di pulci è della piaga che occupa il quarto piano e la sua presenza qui, stasera, non mi suggerisce nulla di buono… Stampo sulla mia faccia un ghigno che teoricamente dovrebbe essere un sorriso di accondiscendenza e, mentre lei va un attimo in bagno probabilmente per aggiustarsi il trucco, io ne approfitto per lasciare accidentalmente aperta la porta d’ingresso e sollecitare il gatto a tornare nel suo appartamento, ergo: prenderlo per la collottola e sbatterlo fuori da casa mia mollandolo sul ballatoio. Non ce lo voglio l’ammasso di pulci della piaga qui, si tenga il suo zoo a casa sua se proprio ci tiene! Silenziosamente mi avvio verso l’uscita ma appena riesco ad aprire il portone senza produrre rumori sospetti, ciò che si presenta ai miei occhi è decisamente peggio della visita felina. Vestito di tutto punto, con i capelli tagliati, profumato come un fiore e con un sorriso a trecentonovantadue denti, Paul Jafferson si appresta a salire l’ultimo gradino del mio piano. Come in trance, lascio la presa dalla collottola del gatto che casca e con un miagolio contrariato approfitta del mio evidente stato per sgattaiolare di nuovo in casa. Fino a cinque minuti prima lo avrei inseguito e braccato senza pietà pur di non darla vinta alla “Piaga” ma ora la situazione è precipitata. Che diamine ci fa qui? Come ha fatto a superare il cancello elettrico senza bussare prima al citofono? E come diavolo faccio a non farlo entrare? Se vede Relena succede un putiferio…Già vedo i titoli dei giornali interplanetari annunciare la relazione clandestina della principessa con la sua guardia del corpo e, contemporaneamente, mi chiedo come farò a tenere a bada il caro fratellino psicolabile in preda ad un attacco di gelosia. Sarebbe la volta buona che riesca a strappargli quei capelli biondo platino uno ad uno. Non mi lascerei mai uccidere da uno che porta un bidet sulla testa, non sarebbe dignitoso!E’ vero che prima o poi verrà a sapere della nostra relazione ma un conto è ragionarne a tavolino, un altro è apprenderlo da una rivista di gossip di terza categoria… Come intuendo il mio tumulto interiore, Paul scoppia in una fragorosa risata.  
- Tranquillo, ragazzo!- ma che tranquillo e tranquillo, viene qui, mi provoca un principio d’ infarto e dovrei stare tranquillo? Ma perché non è con sua moglie a porre rimedio al calo demografico registrato negli ultimi anni? Come me ne libero adesso? Continuo a guardarlo sospettoso senza proferire verbo. Giuro, vorrei dire qualcosa ma devo ancora riavermi dallo shock. Siccome il mio superiore è allo scuro del dramma che sta per consumarsi, non capendo il perché del mio viso sconvolto ( è riuscito addirittura a far apparire un’espressione sul mio viso, roba da matti!), e fraintendendo la mia reazione, si mette a fare l’ironico  - Non ti facevo così geloso!- osserva ammiccando malizioso  -  Non sono qui per sedermi a tavola con voi -  cerca di rassicurarmi. Sì, ci mancherebbe … Beh, questo è sicuramente un punto a mio favore, forse c’è speranza che la situazione da tragica non diventi irreversibile. Visto che stare qui con lo sguardo da uccello rapace non serve ad incenerirlo realmente, decido che parlare potrebbe essere utile a scoprire cosa ci fa qui e, soprattutto, quando andrà via.
  - Ma che sorpresa, Paul!- è il mio non proprio brillante esordio, mentre qualcosa di affilato mi afferra il polpaccio. Maledetto gatto! Quando l’ho lasciato involontariamente cadere si è infilato di nuovo in casa ma non è riuscito a superare l’ingresso poiché la porta a vetri si è chiusa. Dio, giuro che domattina né Lady Une, né la piaga riusciranno a sopravvivere alla mia furia omicida che ogni tanto ancora fa capolino nella mia coscienza…
- Scusa per l’improvvisata .Sono entrato perché ho incrociato un ragazzo cinese che stava aprendo il cancello, ho approfittato della sua gentilezza e sono salito senza bussare al citofono – mi spiega sempre più entusiasta. Maledetto Wufei, ora ci si metteva anche lui. Poteva almeno avvisare visto la mia “particolare” ospite …
 - In realtà sono qui perché sono un po’ preoccupato per te. Quando siamo atterrati mi hai dato l’impressione di essere rimasto deluso dall’assenza di qualcuno di particolare…- eccolo che ricomincia con la solita storia. Non gli è bastato torturarmi per due mesi nello spazio, deve farlo anche sulla Terra? - Deve essere davvero importante se riesce a tenerti così sulle spine -, ora il suo sguardo si fa dolce e le mie difese si abbassano leggermente. A questo punto mentire sarebbe inutile  -Va bene , lo ammetto: c’è davvero qualcuno che mi fa sentire così come dicevi tu nello spazio. Non mi limitavo a guardare il vuoto ma osservavo la Terra da lontano, come se fissare un punto preciso mi permettesse di riuscire a vederla -. Dio mio, come posso essere così patetico? Ma se serve a mandarlo via, m’invento pure che una notte mi sono messo a piangere …
 - Ah, lo sapevo!- afferma compiaciuto - E so anche che nonostante tu sia un ragazzo gentile e di bell’aspetto, sei anche inesperto. Si vede un miglio che questa è la tua prima ragazza - , ghigna divertito. Frena, frena! Che cosa?!?! Ma io lo…
- Sono certo che non hai pensato nemmeno di portarle un regalo!- e scoppia in una fragorosa risata.  - E cosa le averi dovuto portare da una stazione orbitale, una scatoletta di pappogna liofilizzata?- chiedo sprezzante per cercare di farlo smettere di ridere di me.
- Certo che no! Se c’è una cosa che devi imparare delle donne è che adorano i regali e che devi portargliene qualcuno anche se vai in un cimitero…- mentre questo concentrato di profonda sapienza sciorina i suoi consigli non richiesti, sento la porta del bagno aprirsi e Relena cominciare a girare per le stanze, chiamando il mio nome. Nonostante i vetri della porta siano fumé, nel momento in cui la principessa accede alla cucina, la sua sagoma è più che visibile e ciò basta a mandare in escandescenza Paul – Oh mio Dio!- esplode usando un decibel più alto del dovuto  - Ti sei trovato una bionda!!!-.
Se continua così lo sentirà anche il tenente Noin al primo piano.   - Shhhhhhhhhhhhhhhhh, vuoi chiudere il becco?!?!- bisbiglio io cercando di farlo calmare e , nel momento in cui si mette una mano davanti alla bocca col fare di un bambino birichino, il gatto comincia a miagolare insistentemente esprimendo il suo desiderio di riprendere posto in soggiorno accanto al camino. Ok, basta fare i diplomatici, quando mai lo sono stato? In passato avrei già annientato il nemico spingendolo giù per le scale…
- Senti Paul, non vorrei sembrarti scortese ma come vedi ho da fare. Ti ringrazio per la visita ma non posso proprio trattenermi oltre-  dico indietreggiando di qualche passo. - Ma certo , ragazzo, ero giusto passato per vedere come procedeva e per darti questi-  da una mano che solo in quel momento mi accorgo che aveva nascosta dietro la schiena, mi porge un mazzo di rose bianche e blu. - Mai presentarsi al cospetto di una signora a mani vuote-  afferma risoluto. Inutile dire che sul mio volto è comparsa un’espressione disgustata davanti al mazzo di fiori. E’ per caso morto qualcuno? Cosa dovrebbe farsene Relena, portarlo ad un funerale? Scommetto che Rareba il signorino del cavolo mi direbbe che manco di charme…Chi se ne frega! Trovo assurdo che ad una donna possa far piacere un regalo simile. Tuttavia in questo momento la cosa essenziale è liberarsi di Paul, per cui, con un po’ di titubanza, accetto l’omaggio floreale ringraziandolo con un grugnito.
- Lo sapevo che avevi bisogno del mio aiuto!- ammette compiaciuto, - Ora vado via ma non senza averti prima lasciato un regalino tutto per te- e dalla tasca del cappotto tira fuori una scatolina a cui non do importanza poiché mi preme troppo mandarlo via. Lui gira sui tacchi e si avvia all’ascensore, ma prima che le porte scorrevoli possano chiudersi, alza il pollice e ammiccando aggiunge  - 5, 19, 23. Vedrai che ti divertirai!-.
Scuoto la testa e con una scrollata di spalle entro in casa. Solo in questo momento mi rendo conto di ciò che Paul mi ha lasciato. Una scatola di profilattici!
U-N-A-S-C-A-T-O-L-A-D-I-P-R-O-F-I-L-A-T-T-I-C-I!!!
Non ho il tempo di ragionare sulla cosa che vedo la sagoma di Relena avvicinarsi pericolosamente alla porta a vetri, abbassare la maniglia ed infilare la testa nell’ingresso. Mi vergogno di ammetterlo con me stesso ma dopo mille battaglie, questa è la prima volta che vengo preso dal panico. L’unica cosa che mi viene in mente di fare, prima che possa accorgersi di cosa reggo tra le mani, è di aprire le ante dell’armadio a muro e di scaraventarvi profilattici e mazzo di fiori. Quando il suo sguardo incontra il mio viso, si accorge del rossore che è prepotentemente apparso sulle mie guance ( e non solo su quelle, credo di avere il fumo che mi esce dalle orecchie e dal naso…). Approfittando dell’uscio socchiuso, sacco di pulci smette di miagolare e s’infila in casa. - Non dirmi che stavi cercando di sbatterlo fuori?- mi domanda con aria accusatoria.  “Bingo!”, come diamine fa a leggermi nel pensiero ogni volta che faccio una cosa? E’ naturale che stavo cercando di disfarmene ma non vado mica a dirglielo -Certo che no!- rispondo offeso, scoprendomi improvvisamente attore provetto. - Ah, no?- Scuoto la testa cercando di assumere un aria innocente. –Allora cosa ci facevi qui col gatto? E, soprattutto, stavi parlando con qualcuno?-, indaga con fare sospettoso. Altro che principessa, diplomatica e vice ministro degli esteri,la mia ragazza potrebbe benissimo lavorare contemporaneamente per tutte le agenzie di spionaggio presenti sulla Terra e sulle colonie… Coraggio Heero, non sei stato addestrato solo per causare genocidi, fai lavorare anche la tua mente brillante, improvvisa!
- Beh…Ecco…- Come si fa a sudare freddo ed avere contemporaneamente le orecchie in fiamme? Lei continua a fissarmi con le braccia conserte, in attesa di una frase di senso compiuto. Ok , signorina, ti piace il gioco duro? Hai trovato pane per i tuoi denti. Sei pur sempre una femmina, no? E nessuna femmina resiste ai funerali…Cioè, volevo dire ai regali. Missione accettata… Apro l’armadio ed estraggo le rose. Abbasso lo sguardo sui fiori, poi lo alzo su di lei accorgendomi che la sua espressione è cambiata. Ahahah, ti ho in pugno!
 - Stavo parlando col fioraio- mento spudoratamente – Sulla stazione orbitale su cui ho lavorato non c’era niente di speciale da poterti regalare ma volevo farti ugualmente una sorpresa. Volevo che le ricevesi prima del mio arrivo ma a quanto pare il fattorino ha trovato molto traffico ed ha tardato. Scusami.- Gli occhi di una donna che s’illuminano tipo stelline indicano che sei stato perdonato, vero?
-Oh, Heero…Sono bellissimi!- afferma commossa mentre quasi me le strappa da mano annusandone il profumo. Salvato da un mazzo di rose, da non credere! Va bene, lo ammetto, di donne non ne capisco proprio niente e l’intervento di Paul è stato eccezionale ma non ammetterò mai in nessun caso la sconfitta. Non sono esperto in faccende amorose ma si può sempre imparare, no? Sarà un po’ come affrontare un ulteriore addestramento militare, tutto qui.
-In realtà non mi aspettavo niente- la voce di Relena interrompe il flusso dei miei pensieri- Tutti i regali del mondo non valgono quanto la tua presenza qui. Tutto ciò che ho desiderato in questi due mesi è stato il tuo ritorno. Ti sono grata per la sorpresa…ma… Il regalo più grande sei tu!-
E’ sempre stata così, Relena: innocente, sincera, non ha mai avuto paura di esprimere i suoi sentimenti sia che fossero d’amore sia che fossero impregnati d’ira. In passato il suo modo di fare mi ha spesso spiazzato, facendo crollare le mie certezze. Ora mi rende immensamente felice il fatto che tanto amore sia tutto rivolto a me. Un po’ mi dispiace di averla raggirata, giuro che in futuro mi farò perdonare. Mi avvicino annullando la distanza che c’è tra le nostre labbra. Le lascio un bacio dolce e quando ci separiamo le parole che le rivolgo escono senza che io possa impedire loro di uscire perché sento davvero di sentirmi così come mi descrivono.
- Sono a casa … - e come risposta ottengo il suo sorriso.
Non voglio altro e quei numeri 5, 19 e 23 possono tranquillamente restare chiusi nell’armadio a muro, c’è una cena che mi aspetta.

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Capitolo 5
*** Girlpower ***


                                                    -  Girlpower  -
 



Da buona perfezionista, Relena non ha lasciato niente al caso. E’ tutto praticamente perfetto:la posizione del tavolo, la luce delle candele, la distanza dal camino, la musica di sottofondo, addirittura la temperatura dell’acqua. Per non parlare della precisione millimetrica che separa la forchetta dal coltello dal cucchiaio, quasi maniacale…Beh, certo, il gatto che ha preso a giocare con le tende impastandole non è decisamente il massimo ma posso sempre vendicarmi sulla sua padrona domani, no? Ignoro la bestiaccia per evitare di ucciderla e mi concentro sui rumori provenienti dalla cucina, un’orchestrina di sfrigolii, piatti e pentole che si poggiano sulle superfici, che vengono immerse in acqua, che vengono riempiti di cibo e così via. Dopo qualche altro minuto, la principessa entra in soggiorno spingendo un carrellino pieno di vivande, le quali vengono divise in porzioni e servite in tavola. E’ sorprendente la disinvoltura con cui si muove, pensavo che essendo sempre vissuta in case di lusso con servitù al seguito, la ragazza non sapesse gestire una situazione simile e invece devo decisamente ricredermi. Inoltre temevo che mi avrebbe offerto piatti da nobili, ovvero quella roba con nome altisonante la cui dose è pari alla grandezza di un occhio di pernice, ma da quanto la mia vista mi concede di vedere, le quantità sono più che accettabili. La prima cosa che mi piazza davanti è un antipasto.
- Cucina italiana!- annuncia tutta sorridente e io faccio fatica a trattenere la bava che vuole uscirmi dalla bocca, soprattutto se ripenso a ciò che ho dovuto mangiare nello spazio. Prende posto di fronte a me e mi augura buon appetito, stappa una bottiglia di vino e riempie i nostri calici. Un piccolo brindisi e siamo pronti a cominciare a mangiare.  Dopo circa dieci minuti posso tranquillamente affermare che alla fine di questa cena raggiungerò sicuramente il Nirvana, è tutto delizioso! Non faccio in tempo a pensare che mi sto godendo la serata, quando l’inno ufficiale del regno di Sanc Kingdom comincia a diffondersi per la stanza e solo quando vedo qualcosa illuminarsi e vibrare sul mobile accanto al camino, capisco che è stato il telefono ad interrompe l’idillio che si era creato. Ecco un altro geniale regalo del fratellino : il cellulare con inno incorporato. Che pensiero delizioso da regalare alla tua sorellina in occasione dell’ennesimo trattato di pace firmato con una colonia particolarmente ostile…Un po’ dispiaciuta , Relena beve un bicchiere d’acqua per facilitare la discesa del boccone che ha appena fatto e controlla il display del suo cellulare. Scusandosi, si pulisce la bocca col tovagliolo e risponde.
- Pronto? Ciao Dorothy! Veramente non sono a Palazzo…Posso controllare domattina se vuoi…-   Oh no, la maniaca della guerra… Ma non era impegnata in una serata di gala? Che sia successo qualche incidente diplomatico? Improbabile, la chiamata sarebbe arrivata da palazzo, mentre lei sembra da qualche altra parte. Attento Heero, quella donna è capace di tutto ed ha una mente diabolica. Scommetto che il suo scopo sia un altro, è impossibile che una persona che ricopre la sua carica e che sia tanto in confidenza con la principessa, non sappia dove e con chi sia. Non ha chiamato qui per puro caso. Gatta ci cova… La domanda di Relena conferma i miei sospetti
- Rareba, dici? Beh, è stato qui nel primo pomeriggio, prova a contattarlo direttamente a casa sua! Non risponde? Allora prova col cercapersone! Non risponde neanche lì?...- e giù a dispensare consigli su come contattarlo. Quatre Rareba Winner che non si fa trovare. Quello ha la vocazione del martire, quindi se Dorothy non riesce a trovarlo da nessuna parte ci sono due motivi: uno, anche lui è uguale a tutti gli altri uomini ed ha un limite di sopportazione che la ragazza ha ampiamente superato; due,  si è addormentato. Ebbene sì, è un ragazzo gentile, disponibile, bene addestrato ma se si addormenta da qualche parte lo si può tranquillamente dimenticare. Forse è per questo che lui e Trowa stanno bene insieme: se il francese si mette a suonare il flauto, lui non ne ha alcun fastidio perché se dorme non lo sente. E’ capace di non dormire per giorni interi ma se parte è la fine.-Beh, ecco…veramente… Sono a casa di Heero- la voce di Relena si fa titubante. Il suo sguardo incrocia il mio ed il mio sangue comincia a ghiacciarsi nelle vene. La mia ragazza conclude la chiamata con un 
-Va bene. A dopo, Dorothy-
Va bene cosa? E che significa a dopo?
 -Scusami!- mi chiede Relena, riprendendo posto a tavola e finendo di mangiare gli spaghetti agli scampi che stavamo gustando prima dell’interruzione. Le rispondo con un’alzata di spalle e mi concentro sul cibo. Tra una forchettata ed un’altra lei mi racconta del dramma della povera Dorothy, tanto innamorata di Rareba ma probabilmente non capita dal ragazzo, così carino ma così…Bello addormentato. Chiacchiera tanto, parla con una voce dolce, un tono modulato, usando parole appropriate, sempre misurate. L’unica differenza tra questi discorsi e quelli che fa in situazioni ufficiali e queste è che con me riesce anche a scoppiare a ridere, come ora, che le confesso i miei dubbi sulle vere intenzioni di Rareba di testare Dorothy per valutare se sia degna di entrare nel suo futuro harem. Proprio nel momento in cui sto per farmi comparire qualcosa di simile a ad un sorriso sul viso, il campanello prende a squillare. Relena si alza per andare ad aprire e io comincio a pregare che non sia chi credo.
- Sono riuscita a svegliarlo, sono riuscita a svegliarlo!!!- la voce dall’ingresso si trasferisce in soggiorno e Dorothy entra saltellando al collo della principessa. Se è riuscita svegliarlo perché sta qui a rompere le scatole a me?
- Ciao Heero!-mi saluta con la sua solita aria da femmina aggressiva.
- A quanto vedo in questi mesi di assenza hai conservato le tue abitudini selvagge…- osserva riferendosi alle scarpe non proprio elegantissime , alla camicia sbottonata senza cravatta e ai capelli un po’ scarmigliati. Potrebbe comandare un esercito se volesse, ce la vedo bene nel ruolo di generale che bacchetta un soldato facendogli notare che non ha rasato bene la barba …
- E tu non hai perso la tua invidiabile femminilità - le rispondo -Sarà questo che spaventa Rareba? - la provoco esplicitamente facendo leva sul suo non proprio tranquillo temperamento. La sua espressione, infatti, muta e lentamente le vedo spuntare i denti da licantropo che nasconde dietro le labbra. Ci manca solo che si metta a ringhiare. Scommetto che  se da dietro le nuvole comparisse una bella Luna piena, assisteremmo ad una completa metamorfosi
-Ehm, dicevi che sei riuscita a svegliarlo?- interviene Relena / peacemaker interrompendo la nostra guerra fredda. La ragazza sembra cascarci e si butta in un incredibile racconto di come abbia svegliato Aurora.. .ops , Rareba suonando insistentemente il campanello. In pratica la signorina Di Catalonia non era impegnata in qualche attività lavorativa ma stava a casa cercando disperatamente di trascorrere una serata tranquilla col biondo pilota Gundam, il quale era ignaro di ogni cosa e si era già addormentato. A conti fatti ciò significa che i presenti nel palazzo non sono solo Wufei e Noin, ma poco importa di quei due visto che non danno fastidio ( anche se devo ancora indagare sulla presenza del cinese in casa mia), piuttosto, devo sloggiare da qui la signorina. Dato che Rareba è al piano di sotto, che ci fa qui?  E’ lei stessa a svelare il mistero poiché conclude il suo racconto con un - Cosa mi suggerisci d’indossare?-.
Mi casca la forchetta da mano, producendo un fastidioso rumore che interrompe le due ragazze,le quali puntano lo sguardo su di me. Dorothy guarda la forchetta, poi squadra me da capo a piedi, poi torna su Relena e, col tono da riccona snob tipico della sua classe sociale , afferma -Te lo avevo detto che era un selvaggio!-.
Non ho il tempo di risponderle a tono che la signorina si dilegua affermando che prima di tutto deve concentrarsi su cosa indossare ma promettendo che sarebbe tornata per avere l’ok dalla principessa.
Deluso dal fatto di non averle potuto staccare il collo a morsi afferro il mio bicchiere e bevo un lungo sorso di vino bianco sperando che mi faccia dimenticare presto la visita indesiderata di quella vipera. Relena mi porge una forchetta pulita, si mette a sedere e, in silenzio, finiamo di mangiare gli spaghetti ormai tiepidi. Quella maledetta strega non poteva rivolgersi ad un consulente d’immagine per decidere come vestirsi? E poi selvaggio a chi? Prendo a masticare rabbiosamente come se la pasta abbia le ossa, poi ripenso a ciò che mi ero ripromesso in auto : nessuno dovrà rovinarmi questa serata, a costo di far ricorso alla violenza. Sospiro cercando di scrollarmi un po’ di rabbia di dosso e cerco di dare un contegno all’intenso laborìo delle mie ganasce.
- … E per inciso … - è Relena ad interrompere il silenzio che si era creato - … Il tuo aspetto selvaggio è la parte che preferisco di te-. Sollevo lo sguardo su di lei e le dedico un sorriso sincero. La forza della mia ragazza consiste proprio nella sua spontaneità e nella capacità di saper dire la cosa giusta al momento giusto. Non è stata lei a conquistare lo spazio con l’intenzione di dominarlo, è lo spazio che si è lasciato conquistare dalla sua purezza.
La seconda portata è decisamente all’altezza del primo e mi lascio deliziare dall’orata al cartoccio e dall’infinità di contorni che ha preparato. Proprio quando credevo di potermi rilassare, il campanello mi ricorda che un buon soldato non deve mai abbassare la guardia. Mi alzo da tavola intenzionato  a linciare il nuovo scocciatore ma quando apro la porta mi blocco all’istante. Il tenente Noin mi guarda con una punta d’imbarazzo.  
- Bentornato, Heero - mi saluta rivolgendomi un sorriso gentile – Non era mia intenzione disturbarti ma … Vedi … Mi è finito il sale e dato che tutti gli altri ragazzi non sono in casa e i negozi a quest’ora sono chiusi non ho potuto fare a meno di rivolgermi a te- e con le guance un po’ rosse mi porge un barattolo. Tiro un sospiro di sollievo e non perdo tempo ad informarla che, purtroppo, sia Dorothy che Rareba sono in casa. La donna è talmente dispiaciuta di aver bussato che si rifiuta di entrare e aspetta sulla soglia che io le porti il sale,intrattenendosi per qualche minuto con Relena la quale si è alzata per salutarla. Nel momento in cui l’italiana ci augura una buona serata, vedo le porte dell’ascensore aprirsi e ne escono il mio collega biondo con attaccata al braccio quella strega la cui espressione non mi suggerisce nulla di buono. Si avvicina alla principessa mostrandole il risultato della lunga meditazione che l’ha condotta a scegliere un pomposo vestito che a me sembra più una palandrana. Rareba , dal canto suo, mi saluta con i suoi soliti modi educati e mentre mi chiede qualche dettaglio tecnico sul viaggio dal quale sono appena tornato, la signorina di Catalogna c’interrompe informandoci della sua ultimissima brillante idea.
- Avevo pensato che, visto che voi siete in due e lo siamo anche noi, e dato che sicuramente voi uomini avrete molto da discutere , potremmo unirci a voi e cenare insieme. Cosa ne dite?-
 Cosa diciamo, mi chiede … Stringo le labbra e parto con una serie di riflessioni:
1. Non ce lo ha chiesto davvero, ho capito male per colpa dello stress accumulato.
Sposto leggermente lo sguardo su Relena e mi rendo conto che ha un’espressione alquanto perplessa. Appurato ciò ne deduco che effettivamente un pensiero così contorto sia davvero passato per la mente della signorina Di Catalogna.
2. Sta scherzando.
Il mio sguardo ora si dedica alla sua persona così ridicolmente addobbata. Apro parentesi: non ha indossato una palandrana, decisamente no. Rettifico : quello che ha scelto per la serata è proprio uno scafandro! Chiusa parentesi. La sua espressione soddisfatta mi suggerisce che no, non sta scherzando. Male, molto male …
3. Rareba era allo scuro di tutto e scommetto che se mi soffermo ad osservarlo verso noterò sul suo volto un’aria imbarazzata e contrita.
Verifico e in cosa vado ad imbattermi? Nel suo sorriso che si apre da un orecchio all’altro come se la sua dama abbia avuto il coraggio di tirare fuori da quella boccaccia impertinente la più brillante delle proposte.
Elaboro le informazioni e il risultato della mia riflessione deve essere apparsa esplicitamente sul mio viso, visto che  il biondo dalle cento sorelle cancella all’istante quel sorriso beota che ha sfoggiato fino a pocanzi . Si gratta la nuca e mette a tacere Dorothy che intanto è ripartita a razzo con le spiegazioni sulla palandrana proveniente da non so quale colonia.
 - Ehm … Dorothy … - richiama la sua attenzione – Forse non è un’idea così esaltante- tenta di convincerla. Ammetto che mi fa un po’ pena, questa ragazza è una persecuzione e prego che non decida seriamente d’includerla nel suo ipotetico harem . Farebbe scappare tutte le altre mogli dopo due secondi. Questo, però, non mi smuove minimamente: devono togliersi dai piedi entrambi al più presto possibile!
- Che ne dici se cenassimo in quel nuovo locale vicino al palazzo?- le propone. La strega, dal canto suo, s’illumina, fa un po’ l’imbarazzata ma poi lo trascina all’ascensore ma non prima di aver fatto l’occhiolino a Relena.
Tiro l’ennesimo sospiro di sollievo mentre con Relena ritorno all’orata, ormai fredda anche quella…




 
Un sincero grazie a Jack83

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Capitolo 6
*** Una Piaga con la “P” maiuscola ***


  

-  Una Piaga con la “P” maiuscola –

 

La serata non sta procedendo come desideravamo ma cerco di vedere il lato positivo: se il cibo è freddo basta rimetterlo in forno per qualche minuto. Piccola postilla: se qualcuno bussa di nuovo a quel campanello, può tranquillamente recitare le sue ultime preghiere …

Mentre attendo che il microonde lanci il segnale sonoro e che Relena finisca di preparare l’ insalata di pesce, vedo il sacco di pulci che scherzosamente chiamano gatto mollare la tenda su cui si è accanito per tutta la serata e cominciare a grattare alla porta dell’entrata. Infastidito dal rumore provocato dalle unghie sul vetro e speranzoso che abbia deciso di tornarsene da dov’è venuto, esco dalla cucina,lo afferro per la collottola e accedo al pianerottolo . In quel preciso momento le porte dell’ascensore si aprono, per l’ennesima volta foriere di sventura. Ciò che vedo mi lascia talmente sconvolto che il felino mi cade di mano ripetendo la scena di nemmeno un’ora prima, trovando rifugio in casa. Corti capelli rossi,occhi chiari, aria da stronzetta, pigiamino rosa e pantofoline ad orsacchiotto, la Piaga con la “P” maiuscola appare al quinto piano con l’espressione di chi sa cosa vuole e niente e nessuno riuscirà a distoglierla dal suo intento . Solo nel momento in cui muove il primo passo verso di me mi accorgo di aver trattenuto il fiato. Rapidamente riassumo mentalmente quanto successo: la maledetta deve aver saputo da Lady Une che Relena avrebbe cenato qui, stasera. Sicuramente bloccata dalla sua affidataria, deve aver lasciato uscire uno dei suoi stradannati gatti per trovare una plausibile scusa per introdursi qui e rovinarmi la cena. Il suo legame con la mia ragazza è morboso, oltre che inspiegabile: prima la fa rapire, poi tenta di ucciderla e  ora le sta attaccata come una cozza. Non è un complesso edipico irrisolto, non può essere classificato come sindrome di Peter Pan perché è ancora una mocciosa, non stiamo parlando dell’attaccamento tra bambino e figura di accudimento perché non vive con la principessa e non è quest’ultima ad occuparsi di lei … Non si capisce da dove scaturisca tanta venerazione! Personalmente credo che una personalità così nevrotica sia da attribuire a quel singolare personaggio che era suo padre, il quale sembra volermi tormentare anche dall’altro mondo lasciandomi come eredità il fardello della sua psicolabile progenie!!!Così, da quando è entrata nella mia vita non ha fatto altro che procurarmi seccature: una volta è la palestra, un’altra volta mi tocca accompagnarla a scuola, un’altra volta mi ritrovo la casa invasa da bestiacce pulciose. Ci manca solo che mi ordinino anche di controllare se si lava i denti prima di andare a letto e posso assicurare che lo psicopatico divento io. Dal canto suo, nemmeno lei sembra gradire particolarmente la mia presenza ma, puntualmente, me la ritrovo tra i piedi. Da quando sto con Relena , poi, la situazione è anche peggiorata. Nonostante nessuno abbia ufficializzato la cosa, lei sembra essere provvista di un radar per le questioni di cuore … E’ normale che all’improvviso si metta seduta sul divano tra me e lei quando prima non si sognava nemmeno di avvicinarsi? E’ normale che chiami di continuo ogni volta che sa che siamo da soli?E dei discorsi che fa sul matrimonio? Come fa una bambina di quell’età a consigliare a due diciottenni di prendere precauzioni se nemmeno ha ancora capito come nascono i bambini?E’ addirittura venuta allo spazioporto il giorno della mia partenza per assicurarsi che io salissi sullo shuttle. E’… E’… Inquietante, ecco! E per dirlo io ce ne vuole.
Marimaia Kushrenada, fatta della stessa sostanza con cui sono fatti gli incubi!!!  
Mentre si muove nella mia direzione la sua espressione non mi piace affatto. Eretta e fiera cerca di entrare nell’appartamento quasi ignorandomi. Tento di  lasciarla fuori faccio un passo indietro cercando di chiudere la porta ma, non appena intuisce le mie intenzioni, si abbassa passandomi tra le gambe e comincia  a recitare una scena pietosa.
-Fiocco! Fiocco, dove sei!- piagnucola pietosamente .
-Non trovo più il mio gattino- strepita senza riguardo per i miei provati timpani.
 Alzo gli occhi al cielo richiudendomi la porta alle spalle, sicuro che quel melodramma si protrarrà almeno per un altro quarto d’ora. Dopo aver miagolato peggio di quella bestiaccia che è venuta a recuperare col solo intento di mandare all’aria la nostra cena, Marimaia entra in cucina e, continuando a piagnucolare, corre ad abbracciare la principessa.
- Oh Relena!Ci sei anche tu?- e su a tirare col naso – Sai, ho perso in mio gattino. E’ scomparso, non lo trovo più!- la informa sempre più protagonista di una tragedia. Come si fa a farsi scendere le lacrime in modo così realistico?Mio Dio, è lei che ha mandato su il felino, sapeva che entrando qui avrebbe trovato Relena, cos’è questa cascata che le scende dagli occhi?Uno sbuffo annuncia alle due che sono giunto anch’io in cucina e quando si gira a guardarmi mi accorgo che l’alterigia con cui mi aveva sfidato all’ingresso ora si è trasformata in profonda rabbia. Gli occhi inondati, il naso impregnato di moccio, le gote arrossate … Mi guardo intorno per un attimo allarmato, giurerei che se riuscisse ad arrivare ai coltelli non esiterebbe a piantarmene uno in fronte.
- Ma come non lo trovi più?- la mia ragazza cattura la sua attenzione con un tono dolce .
-Era qui fino ad un momento fa! Vai a controllare in soggiorno mentre finisco di cucinare, sono certa che si sarà nascosto sotto il tavolo o dietro a qualche mobile -
La bambina annuisce  dirigendosi  ubbidiente nell’altra stanza e la principessa torna ai fornelli senza degnarmi di una parola. Arreso e un po’ stupito dalla condiscendenza con cui la Piaga è stata trattata, lascio la cucina e riprendo posto al tavolo che avrebbe dovuto essere da supporto per la MIA cena ormai rimessa in forno per essere scaldata per l’ennesima volta. Mi lascio cadere pesantemente  sulla sedia e appoggio il gomito sul ripiano e la testa sul palmo aperto. Intanto Marimaia mi si avvicina tenendo tra le braccia il suo animale, sposta la sedia vuota accanto a me e si mette a fissarmi. Ora, è vero che non posso essere considerato l’apice della pazienza, ammetto che non sono dotato delle encomiabili doti genitoriali di Lady Une o della premura con cui Relena tratta il prossimo  ma … Che diamine  ha da guardare? Anche quando l’abbiamo portata al circo ha fatto così: Trowa ci aveva gentilmente invitato ad un suo spettacolo e, mentre gli altri bambini tenevano lo sguardo fisso sui leoni e sui clown, lei era concentrata su di me! Si teneva aggrappata alla mano di Relena e squadrava me!A distogliermi dai miei pensieri è la zampata del gatto che pensa bene di conficcarmi le unghie nella carne scoperta fino agli avambracci poiché ho arrotolato la camicia, accaldato dalla situazione poco piacevole.
- Non si tengono i gomiti sul tavolo e non è educato tenersi la testa con le mani a quel modo- mi redarguisce saccente interrompendo  il silenzio.
- La tavola apparecchiata non è posto per esseri viventi ricoperti da peli e pulci- rispondo a tono riferendomi al suo gatto, intenzionato a non darle la meglio.
- Se puoi starci tu non vedo perché non possa starci anche Fiocco- ribatte impertinente.
La prendo un po’ come una sfida personale, ignorando la voce interiore che mi dice che sto cadendo nelle provocazioni di una mocciosa.
- Fino ad un attimo fa in cucina stavi miseramente miagolando. Cos’è, hai  frequentato un corso accelerato per imparare a parlare? -. Sicuro di averla messa a tacere mi sento rispondere con un
- Beh,sempre meglio di te che da quando sei nato hai imparto solo a grugnire -.
Tagliare una lingua indisponente andrebbe contro gli ideali del pacifismo? Sì? Oh,maledizione!!!
- Sei fortunata ad essere una mocciosa femminuccia, in caso contrario ti avrei già fatto cadere la placca dai denti a furia i schiaffi!- Sibilo minaccioso nella speranza di incuterle un po’ di timore
-Oh oh,che bella manifestazione di pace … Beh, dovresti sapere che io ho ancora i denti da latte e che, comunque, li lavo benissimo dopo ogni pasto e quindi non ho problemi d’igiene al cavo orale. Ma ovviamente non lo sai … Decisamente male per uno che fa la guardia del corpo a palazzo e che dovrebbe conoscere vita, morte e miracoli di tutti quelli che lo frequentano- .
Si permette anche di darmi dell’incompetente!
- D’altronde … -  continua appoggiandosi allo schienale - …La cosa non mi meraviglia affatto. Cosa ci si può aspettare da un alieno?- .
Ci risiamo.  “Alieno” è il termine con cui la signorinella indica tutti coloro che non sono nati sulla Terra ma sulle colonie. All’inizio , quando diceva questa cosa tutti scoppiavano a ridere per poi spiegarle pazientemente che il lemma non era adatto a ciò che voleva esprimere. Ora per lei è diventata un’abitudine riferirsi a me in quel modo. Non è tanto la parola in sé ma il modo dispregiativo in cui la pronuncia a mandarmi in bestie!Non  è mossa dal desiderio di denigrare i coloni ma rappresenta proprio il simbolo della crociata che ha avviato a mio discapito.
- “Alieno” non ha il significato che tu gli attribuisci. Non ho la pelle verde né le antennine sulla testa-  la informo bevendo un sorso d’acqua dal mio bicchiere 
-Tsk, antennine o meno, resti sempre un extraterreste!- risponde sprezzante, incrociando le braccia al petto. Non ho l’opportunità di difendermi perché  proprio in quel momento entra Relena col cibo riscaldato più un vassoio ricolmo di frittura.
- Che buon profumo!- esclama sincera la bambina - Posso rimanere qui per cena?- domanda poi fissando la principessa con gli occhi di un cucciolo abbandonato. Mi si gela il sangue nelle vene per l’ennesima volta in questa serata e mai come in questo momento provo pentimento per le mie azioni passate: quel giorno, quando ho distrutto il mio Gundam sparando ripetutamente sul bunker dove Relena era stata fatta prigioniera da lei, non avrei dovuto optare per un’esecuzione metaforica. No, avrei dovuto giustiziarla nel vero senso del termine!!!Non solo avrei liberato la Terra dalla guerra ma avrei reso un servizio a tutti eliminando la peggiore delle piaghe … Sono ancora in tempo, potrei sempre strozzarla e trovare la scusa che continuava a tramare alle nostre spalle. A distrarmi dai miei intenti omicidi ci pensa l’inno di Sank Kingdom che si fa sentire per la seconda volta come la colonna sonora di un dramma appena scongiurato. Relena estrae il cellulare dalla tasca del grembiule indossato per non macchiarsi d’olio, risponde e dopo una serie di monosillabi passa lo passa a Marimaia. 
-Pronto, chi parla?- il tempo di attendere la risposta e la bambina sembra impallidire.    
- Lady Une!- si lascia sfuggire col tono di chi è stato sorpreso a rubare la marmellata. Che santa quella donna, prima fedele all’uomo che amava in segreto, poi devota combattente votata alla causa per la pace, poi madre adottiva modello e ora salvatrice della mia serata romantica. Che donna straordinaria!  Osservo compiaciuto la Piaga diventare ancora più piccola di quello  che è e godo nel sentirle dire che era solo venuta a recuperare il suo adorato gattino e che sta per fare ritorno a casa per mettersi a letto, perché è tardi e domani deve andare a scuola.  Che Dio benedica le zitelle inacidite che credono di potersi tenere strette l’uomo che amano anche se è deceduto, crescendo giudiziosamente  la sua prole!!! La telefonata si chiude e la Piaga torna a guardarci questa volta con uno sguardo mesto.
- Devo andare- ci spiega dispiaciuta  - Cenerò con voi un’altra sera-  ci assicura portandosi il gatto in grembo e infilando la strada di casa. Ma una volta raggiunto l’ingresso aggiunge  – … Ma dirò a Lady Une che non ti sei pettinato i capelli, che non indossi la giacca, che sei senza cravatta e che non hai le scarpe eleganti, zotico di un extraterrestre! – e chiude la porta sbattendola con la forza che può imprimerle un bambino arrabbiato della sua età. Relena scoppia a ridere togliendosi il grembiule e mettendosi a tavola.
- Io davvero non so cosa ci trovi da ridere- ammetto sconcertato - Per fortuna ce la siamo tolta dai piedi, è insopportabile. Se non fosse stato per l’intervento provvidenziale di Lady Une ora…- rabbrividisco all’idea dell’eventualità che si faceva nitida nella mia mente.
- Provvidenziale non molto- afferma la principessa che intanto ha cominciato a riempire i piatti
- Non ho mandato Marimeia in soggiorno solo per farle cercare il gatto. Mentre ero in cucina da sola ho avvertito Lady Une e le ho spiegato la situazione. Lei ha affermato di non aver detto alla piccola che ero qui ma deve aver origliato mentre parlavamo al telefono ben due giorni fa. Mi ha anche detto, inoltre, che è uscita di nascosto e che non si era nemmeno accorta della sua fuga. La credeva a letto … Penso che riceverà una punizione per questo … - riflette con calma portandosi un anellino fritto alla bocca.
- E’ così carina! E’ capace di un affetto enorme, se vuole bene a qualcuno fa di tutto pur di restargli vicino. E’ una di quelle bambine che arriva all’improvviso nella tua vita e ti lascia un segno indelebile come.. come..- 
- Una Piaga!- finisco io per lei. Mi guarda meditabonda e io non riesco più a trattenermi – Come fai a dire che è carina? Magari lo sarà con te ma con me è … Un mostro con i capelli rossi!Segue ogni mia mossa, se sa che sto con te succede la fine del mondo, sono circondato dal suo zoo personale, non ho nemmeno la possibilità di rilassarmi un attimo che si presenta qui con ogni tipo di scusa . Non ha mai una parola gentile nei miei confronti e poi mi fissa!!!In pratica mi odia.- concludo il mio catartico discorso sbuffando sonoramente. La principessa soppesa ciò che ho detto, finisce di masticare, si pulisce la bocca con un tovagliolo, beve un sorso di vino bianco poi aggiunge – Non direi che ti odia Heero, anzi, direi che l’oggetto di ogni sua attenzione non sono di certo io, bensì sei tu –
Il mio sguardo allibito le suggerisce che non ho colto il senso delle sue parole.
– Certi comportamenti non ti suggeriscono niente?- tenta ancora lei – Prima si comportava con un certo riserbo nei tuoi confronti, si limitava a salutarti, non interveniva mai nelle tue conversazioni. Da quando ha intuito che stiamo insieme è diventata onnipresente,controlla ogni tuo movimento, non vuole che io rimanga sola con te, c’impone una certa distanza anche fisica, manda animali nel tuo appartamento e trova qualsiasi scusa per restare qui. Non lo mangia nemmeno il pesce fritto! - Davvero non capisco come la manifestazione della sua mente instabile possa suggerirmi qualcosa … Scuoto la testa con la faccia perplessa e Relena mi si rivolge con il tono arrendevole di chi ha l’ennesima conferma di trovarsi davanti ad un ottuso – Davvero non lo hai capito, Heero? Marimaia ha una cotta per te!E cerca di attirare la tua attenzione dimostrandosi inverosimilmente disponibile nei miei confronti. Ha problemi a dimostrarti il suo affetto e questo le fa rabbia, quindi reagisce in modo spropositato -.
Uccidere una persona con lo sguardo,tormentarla e fare lo stalker significa avere una cotta per lei?Poi, una cotta. Per me.
 – Ma che diavolo dici!- sbotto dopo aver afferrato il bicchiere, averlo riempito di vino e aver scolato il suo contenuto in un unico lunghissimo sorso.- Quella è una piaga e basta- aggiungo chinandomi sul piatto, cominciando a riempirmi la bocca e lavorando di ganasce nemmeno fossi una macina. E mentre m’ingozzo per non pensare alla violenza fatta alle mie povere orecchie, giurerei di aver sentito Relena sghignazzare.




Trovare il modo giusto di scrivere “Marimaia” è stato un incubo, sul web c’è scritto in mille modi… Perdonatemi se non ho usato quello che usate voi.
Un bacio.

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