CAPITOLO OTTAVO

Ero tanto felice perché  Cucci poteva venire con noi, ora eravamo davvero tutte. 
I giorni passarono molto lentamente, non vedevamo l' ora di partire, lo avevamo desiderato così tanto, eppure ora che tutto stava per accadere continuava a non sembrarci vero... 

Per tutte le settimane prima della partenza continuavamo a mettere roba nelle valige, era solo un modo per sfogarci, 
alla fine dovevamo stare a Milano solo per un paio di giorni. 
Ma per noi quello rappresentava il viaggio della vita.

Andammo a scuola il giorno prima di partire. 
Sì, quel giorno ce la tiravamo un sacco, ci sentivamo potenti (?) di possedere quei dannati pezzi di carta! 
Chiunque dicesse qualcosa quel giorno gli rispondevamo: 
- ah ok forte, ma noi andiamo al concerto dei One Direction!-

Credevamo davvero di andare lì ed incontrarli? Credevamo davvero che loro ci avrebbero viste e si sarebbero innamorati di noi?! 
Caspita, ce la credevamo davvero quel giorno.

Dicono che l' attesa della felicità, sia felicità essa stessa! 
Ma quella frase in quel momento mi sembrava solo una grandissima stronzata. Non era così io volevo andare lì e basta! 
Volevo vederli e basta! Volevo sentirli almeno un po’ più vicini a me e... Basta! 

 Anzi no, volevo vedere lui, la sua perfezione dal vivo, cazzo che emozione, 
solo se ci pensavo che avrei potuto guardarlo negli occhi, un brivido mi percorse tutta la schiena.. 
E non potei fermare una lacrima che, come una fuggiasca, mi rigò il viso.. 

Ah ok, quella notte non dormii un' emerita minchia. 

Mi misi a scrivere a chiunque quanto fossi felice, anche su Twitter non facevo altro che scrivere- ciao domani andrò al concerto-, 
scrissi addirittura a Louis - bellezza domani ci vediamo-... Sì ok stavo male seriamente. 

Verso le tre ( credo) riuscii finalmente ad addormentarmi, dopo aver contato interi greggi di pecore.  

Fui svegliata dal suono orrendo della sveglia del cellulare, volevo spegnerlo, ma non ci riuscivo e per istinto lo sbattei a terra. 
Me ne resi conto solo dopo un paio di minuti. 
E mi buttai giù dal letto ( con la delicatezza di un elefante in un negozio di porcellane) presi il telefono per controllare se fosse ancora vivo(?). 

Lo accesi e mi apparve una scritta:

-Oggi:concerto 1D Milano :) – 

Oddio era vero, era arrivato il momento. Chiamai Mart, Lì e Cucci e tutte mi dissero che erano già pronte. Sì mi dovevo muovere.

Afferrai altre duemila cose a random nella camera, presi il mio diario... ** 

Oh è vero non ne ho ancora parlato(Strano)! 

Dovete sapere che durante questi mesi da quando ho cominciato a seguire i 1D ma soprattutto a seguire William, ho fatto un diario dove ho annotato ogni singola cosa che loro facessero nelle varie tappe del Tour. 

Beh, di sicuro la notizia che odiavo di più era quella di quando Louis si era fidanzato con Eleonor.. 
Cazzo quante gliene avevo dette a quella povera cristiana! 
Dopo non ho più seguito più di tanto la loro storia, perché sarebbe stata una sorta di masochismo.

Ad ogni modo era il mio diario, non me ne separavo mai... Finalmente finii di prepararmi. 
Le ragazze erano tutte sotto casa mia, papà ci avrebbero accompagnato a Napoli a prendere l' aereo. Sì stavamo partendo...

CAPITOLO NONO

 -Madò ragà riuscite a crederci?- dissi io rompendo il silenzio che si era creato in macchina. 
Sapevo bene che non parlavano perché non ne avevano neanche la forza, 
sì nessuna di noi aveva dormito quella notte, che grande intelligenza!

 -Mamma serio cioè per una volta siamo state proprio culate!- disse Cucci.

 -HAAHAH Cu soprattutto tu! Ma alla fine Andrea dove è andato a finire?- disse Mart.

 -Ma non lo so neanche sinceramente, e neanche mi interessa (povero) sono troppo contenta-

Cucci non era proprio una grandissima fan dei 1D, ascoltava qualche canzone. 
E credo proprio che fosse più elettrizzata di passare due giorni a Milano, piuttosto che di vedere il concerto..

Poteva fare baldoria. 

Dopo non so neppure quanto tempo arrivammo all’ aeroporto. 

Salutai mio padre e tutte lo ringraziammo, ma lui se ne andò solo dopo circa mezz’ ora, 
perché naturalmente doveva fare le sue raccomandazioni (sapete come sono fatti i genitori ;)

  
* chiamata per il volo Napoli – Milano, ripeto chiamata per il volo Napoli – Milano *

A me quella voce metallica sembrava la chiamata per il paradiso.

Ci avviammo verso il nostro gate. 

Salimmo sull’ aereo. I posti erano a due a due, quindi io mi sedetti vicino a Cucci e Mart e Lì si sedettero vicine dietro di noi. 
Eravamo pronte.

L’ aereo decollò. Per tutto il viaggio non spiccicammo una sola parola tra di noi. 

Ascoltammo delle canzoni (indovinate un po’ di chi?) e io per una mezz’ ora mi addormentai anche, perché dovevo recuperare un po’ di ore di sonno che avevo perso quella notte.

 Dopo circa un’ ora dalla partenza atterrammo all’ aeroporto di Milano. Non appena scesi chiamai subito i miei genitori (da brava figlia diligente) perché sapevo quanto cavolo stavano in ansia.

 Appena scesi dall’ aereo Mart disse subito che aveva fame, ce lo aspettavamo che lo avrebbe detto, perché per la verità non aveva mangiato nulla per tutto il viaggio ed era strano.

Prendemmo una specie di sandwich in una specie di bar 
(dico una specie perché il  bar era minuscolo e il panino aveva un saporaccio). 
Dopo aver fatto quella specie di pranzo ci promettemmo che quella sera ,dopo il concerto, saremmo andate a mangiare una pizza come si deve!

All’ uscita dell’ aeroporto prendemmo un taxi che ci portò all’ albergo.

Wow, era davvero al centro di Milano. Mart si era davvero applicata per prenotare.

Entrammo dentro ed era anche molto carino, certo niente di lussuoso eh! 
Anche perché con quello che erano costati i biglietti, non potevamo spendere altri soldi per l’ hotel.

Ma ci accontentavamo dai!

Alla fine per noi l’ importante era stare lì. Lusso non ce ne serviva.

Avremmo visto tutto ciò che desideravamo di lì a poco …

CAPITOLO DECIMO

-Lì hai visto le mie scarpe?-

- Mart dov’ è il caricabatteria del cellulare?-

-Cu smettila di fare l’ idiota e vestiti che è tardi!-

-Che cazzo mi metto? non ho niente di bello!- urlai ad un certo punto.

Tutte e tre smisero immediatamente di fare ciò che stavano facendo. 
Si avvicinarono a me con un’ aria incredula e anche un po’ omicida. Rabbrividii, giuro!

- Ci stai prendendo in giro vero?- disse Lì alla fine.

-Perché mai dovrei prendervi in giro, non ne ho neanche il tempo!- risposi irritata.

- Marika, carissima, tesoro mio, ti sei portata dietro mezza casa, un armadio intero, 2500 paia di scarpe, nonostante ti avessimo detto più volte che dovevamo restare qui due giorni non due anni e ora ci chiedi cosa devi ti devi mettere?!- disse Cucci tutto d’ un fiato.

Ero certa che di lì a poco mi sarebbe saltata addosso per uccidermi.

-HAHAHAAHAH lo sai ho temuto davvero che volessi farmi fuori!-

Scoppiamo tutte a ridere. Ma poi ci rendemmo conto che eravamo in ritardo, come sempre. Sì, eravamo in un’ altra città ma le abitudini erano sempre le stesse.

Uscimmo dall’ albergo e andammo nel luogo dove ci sarebbe stato il concerto. Fortunatamente non era ancora iniziato e riuscimmo anche ad infiltrarci ed arrivare quasi sotto il palco.

Non c’ era molta gente, lì c’ era il mondo intero!

Improvvisamente mentre parlavamo tra di noi, sentimmo delle urla assurde.

Le luci si accesero in modo accecante.

Eccoli stavano salendo sul palco.

DIO erano meravigliosi. Tutte e quattro ci tenevamo per mano. 
Avevamo paura che qualcuna di noi svenisse ed eravamo pronte a soccorrerla.

Zayn, mamma che figo assurdo, vidi Mart che sobbalzò non appena lo vide.

Liam, che sorriso. Niall, che occhi.  

Harry, stupendo, come gli altri del resto, e sì i suoi capelli erano davvero sexy! 
Vedevo Lì che lo fissava assiduamente mi chiedevo cosa stesse pensando, ma improvvisamente capii bene cosa avesse in testa in quel momento, perché mi ritrovai nella stessa situazione.

Eccolo lui, o meglio Louis.

La perfezione era lì davanti ai miei occhi, sì era davvero perfetto in tutto e per tutto.

Sorrise. Dio, in quel momento avrei potuto anche morire. 
Ma avevo fatto davvero i salti mortali per arrivare lì e quello spettacolo me lo volevo godere.

Cominciarono con WMYB e noi cantammo a squarciagola ogni singola canzone.

Eccola Moments, non era la mia canzone preferita ma c’ era una parte cantata da Lou che adoravo decisamente:

- Già e dopo questi giorni così meravigliosi, torniamo in quella palla di vita normale, scuola OMG, vabbè dai non ci pensiamo ora!- 
dissi io.

- Ragà sono quasi le tre dovremmo proprio dormire, altrimenti domani non avremo la forza di fare nulla- disse Mart.

- Sì infatti- rispose Lì.

-Buonanotte!- rispondemmo in coro.

E ognuna andò nel proprio letto.

Passò un’ ora intera ma non riuscivo proprio a prendere sonno.

Mart, Lì e Cucci dormivano già da un po’. 

Decisi di scrivere qualcosa nel mio diario (ve lo ricordate?). 
Volevo semplicemente annotare il giorno più bello e felice della mia vita... 

Mentre scrivevo cominciai a piangere, non sapevo perché e non volevo neanche saperne il motivo, era un modo per sfogarmi, cazzo quanto ero fortunata. 
Spesso non ce ne rendiamo conto eppure " siamo i figli di puttana più fortunati del mondo".

Avevo realizzato tutto ciò che avevo sempre sognato, quante persone potevano dire lo stesso?!

Si mi sentivo davvero forte, in quel momento nulla mi avrebbe fatto abbattere, nulla.

Mi comparivano ancora davanti agli occhi le immagini di quella serata. Era un film perfettamente registrato nella mia mente. 
Quei cinque coglioni riuscivamo a rendermi una persona felice, mi rendevano forte, mi rendevano completa. 
Credo che avessero qualche dote speciale, o forse no, era solo che ci tenevo troppo a loro. 
Mi sembrava di conoscerli da una vita intera. 
Sapevo benissimo di non esser stata con loro fin dall' inizio, ma ho giurato più volte che sarei rimasta a sostenerli fino alla fine, qualsiasi cosa sarebbe successa, qualsiasi. 
Anche se magari non li avessi mai conosciuti nella mia vita, volevo continuare a stare con loro, ormai erano entrati nel mio cuore, non potevo e non volevo lasciarli andare. 
Non so bene cosa rappresentassero loro per me, erano semplicemente importanti, erano diventati il mio pane quotidiano, erano loro l' aria che respiravo...

Tutto questo lo scrissi nel mio diario, lo firmai, scrissi la data, lo chiusi e lo rimisi in valigia. 

Presi il mio telefono, volevo impostare come sfondo la foto che avevo scattato a Louis, finalmente avevo una sua foto vera, che in fondo era anche mia, l' avevo fatta io. Dio, ero troppo felice.

CAPITOLO DODICESIMO
 
Il mattino dopo mi svegliai presto, nonostante mi fossi addormentata davvero da poco tempo, ero troppo di buon umore, 
sentivo che sarebbe stata una giornata splendida almeno quanto la precedente o forse anche di più.

 Cucci, Mart e Lì stavano ancora dormendo, decisi di voler far trovare loro una bella colazione pronta al loro risveglio.

Pensai allora di uscire per andare a comprare dei cornetti, 
il giorno prima infatti avevo notato un bar non molto distante dall' albergo.

Mi vestii velocemente e in maniera molto scialla(?) scrissi un biglietto alle ragazze, 
altrimenti se si fossero svegliate e non mi avessero trovato si sarebbero spaventate.

Chiusi la porta della camera, facendo attenzione a non sbatterla, e uscii.

Che bella che era Milano, mi sento davvero tanto faiga.

Prima di arrivare al bar, telefonai anche ai miei genitori, perché non li sentivo dal giorno precedente, 
anche se comunque quella sera ci saremmo visti. Parlai un po’ con loro, gli raccontai qualcosa e li salutai.

Intanto ero finalmente arrivata al bar. 
Presi quattro cornetti al cioccolato e quattro cappuccini da portare che il barista sistemò con estrema cura in un sacchetto. 
Uscii dal bar e mi diressi di nuovo verso l' albergo. Ero in ansia perché avevo paura che mi cadesse il sacchetto.

 Naturalmente proprio in quel momento, già critico, mi telefonò Chiara: 

- Amò non ti sei fatta proprio senti tutto bene?!- 

-certo amo tutto benissimo- 

-eh amo immagino,com' è stato il concerto ieri sera?- 

-stupendo amò, non puoi capire quanto diavolo erano belli, vabbè ho fatto un casino di foto, poi te le farò vedere!- 

-certo amo non vedo l' ora, ora dove stai?!- 

-eh sono uscita un attimo per comprare dei cornetti, le altre stavano ancora dormendo- 

-ah, ho capito vabbè amo allora ci sentiamo più tardi ok?!- 

-ok amo ci sentiamo dopo - 

Mentre stavo chiudendo la chiamata, sbattei contro qualcuno, e il sacchetto mi cadde a terra, facendo rovesciare tutto. 
Cioè mi ero applicata così tanto per prendere quella roba e ora quel coglione mi aveva fatto cadere tutto a terra. 

-Cazzo ma non puoi guardare dove cammini?!- urlai incazzata. 

-oh i' m so sorry! -  

I' m so sorry?

 Ma quale idiota parla inglese a Milano?

E poi io quella voce la conoscevo!

CAPITOLO TREDICESIMO 

 Lo guardai meglio. Lui si tolse gli occhiali. Oh cazzo ma come avevo fatto a non riconoscerlo.

 Era Louis, il mio Louis, Louis Tomlinson. 

Oddio la mia mente era maledettamente offuscata, non capivo nulla, era un sogno, cosa cavolo era?

Non era possibile, no non era possibile che lui fosse lì davanti a me, oddio! 

Lui ripeté - mi dispiace un sacco, tutto bene?!- 

Oddio Louis Tomlinson stava parlando con me, per favore se è un sogno svegliatemi presto, altrimenti poi ci rimarrò una merda. Mi diedi una specie di pizzicotto sul braccio. 

No diamine, era tutto vero, quel cristiano maledettamente perfetto, che era parte integrante dei miei sogni e dei miei desideri era lì davanti a me ed io inoltre stavo facendo la figura dell' idiota, ero rimasta imbambolata, cercai di farmi forza e riuscii a balbettare qualcosa. 

- nono, non ti preoccupare non è successo nulla- cercavo di parlare, ma puntualmente mi mancava il fiato. 

- mi dispiace, comunque piacere io sono Louis - 

-eh Sì, so bene chi sei...- 

-ah allora sei una nostra fan?- 

Fan? No caro tu non hai capito proprio niente allora! Ma quale fan! 
Io ero completamente ossessionata da loro e soprattutto da lui. 
Mio Dio, ero solo scesa a comprare la colazione ed ora mi ritrovavo in quella situazione così surreale. 
Una cosa era certa, ora in quella situazione mi ci trovavo, e non potevo certo scappare e non potevo neanche far la figura della fan impazzita davanti a quella perfezione di cristiano. 

-Beh, no non esattamente, vi conosco perché siete molto famosi, ma non sono proprio una fan...-  

Ecco avevo incontrato Louis Tomlinson, la fortuna mi aveva decisamente preso sottobraccio, ero decisamente la persona più fortunata del mondo, e stavo raccontando una palla grande quanto a una casa a quello figone maledetto.  

-ah, capisco- vedevo un' ombra di delusione nei suoi occhi, mi sentivo una stronza. 

- beh ti posso offrire lo stesso un cappuccino anche se non sei una nostra fan!- 

Stavo per morire, stavo per svenire, il mondo intorno girava, la forza di gravità mi aveva abbandonato, stavo volando (?), non sentivo più i piedi attaccati al suolo, non sentivo neanche più le gambe.

Dopo una specie di pausa interminabile gli riuscii a rispondere: 

CAPITOLO QUATTORDICESIMO 

No cioè, ma serio?! Stavo camminando affianco al ragazzo più bello del mondo. Oh cazzo, decisi di vivere quel momento magico, e cominciai a parlare con lui...  

- Beh allora NonFan, ieri di sicuro non sei venuta al concerto?!-  

Madó, Louis mi sembrava un veggente, sapeva esattamente cosa dire. Sì sapeva perfettamente cosa dire per mettermi in difficoltà! Non volevo dirgli un' altra bugia, non la meritava. 

- beh, Sì, sono venuta lo stesso perché volevo accompagnare le mie amiche, che sono vostre grandi Fan :)- 

-Ah beh allora per me sarebbe stato meglio incontrare o meglio scontrarmi con loro- lo disse con uno sguardo malefico. 

- Louis Tomlinson non tirarla troppo la corda, eh!- 

- Perché se no che mi fai?!- 

-Guarda che non ci metto niente ad urlare che sei Louis, quel Louis! Sarai circondato dalle fan e pregherai affinché qualcuno venga a liberarti- 
non so come riuscivo a dirgli tutto quelle cose con quella estrema tranquillità, dentro stavo urlando. 

-Ah ok la tua minaccia l' hai fatta!- 

-Sì e mi sento anche molto realizzata di averla fatta- 

- la vuoi sapere una cosa?- disse ridendo. 

-Dimmi- oddio ** 

- tu mi conosci, tra l' altro chi non mi conosce, ma io non so neanche il tuo nome!- 

-prima cosa lasciati dire che sei una delle persone più arroganti che abbia mai conosciuto e secondo perché ti interessa il mio nome, quando ci saluteremo lo avrai già dimenticato, e io non sono una persona che può essere dimenticata così facilmente!- ora il sorriso malefico lo stavo facendo io! 

-beh prima cosa: io sono arrogante, eh? Tu neanche un po’ guarda! Seconda cosa: non ho una memoria così a breve termine, chi pensi che io sia?-disse facendo il labbruccio come un bimbo deluso. 

- ahahahah who do you think you are? Who do you think I am? Tommo parli attraverso le tue canzoni, ma lo sai che non sei per nulla originale..- 

- ahahahah ma lo sai che sei proprio una stronza- disse cercando di non ridere. 

- Si lo so non sei il primo a dirmelo-  

- allora me lo vuoi dire questo nome?-  

- ok, mi chiamo...- 

- Louis ma che fine hai fatto?- un ragazzo dietro di noi stava urlando da dentro una macchina nera. 

Cazzo era Niall. Oddio quella mattina sarei morta di sicuro. 

- oddio, mi dispiace devo andare, ciao NonFan- mi diede un abbraccio veloce e scappò più veloce che poteva verso la macchina. 

-Ciao Perfezione- sussurrai. 

CAPITOLO QUINDICESIMO

Finalmente ritornai all' albergo, dopo ore. Mart mi aprì.

- Marika ma che diavolo di fine avevi fatto?- disse Cucci. 

-e soprattutto dove sono i nostri cornetti, li stavamo aspettando con ansia- disse Mart. 

No cioè, ma io ero davvero rimbambita, ero uscita per comprare i cornetti e cosa mi mancava?! Già, i cornetti. 
Beh ero sicura che una volta che avessi spiegato loro tutta la faccenda mi avrebbero capito, ero proprio curiosa di vedere che facce avrebbero fatto. 

-Eh, no Ragà c'è stato un piccolo incidente- dissi tenendole sulla corda. 

-come un incidente? Marika non parlare con mezze frasi! Cos'è successo!- disse Lì. 

-Beh non ci crederete mai... - 

Raccontai loro tutto quello che mi era successo e rimasero decisamente a bocca aperta. 

-Oddio ma sei proprio una culata, cioè sei uscita un attimo e incontri quello figo di Tomlinson - disse Lì. 

- Ahahahah hai capito!- le dissi io. 

- Embè e alla fine che avete fatto ti ha dato il suo numero, qualcosa?!- disse con un' aria un po’ maliziosa. 

-No, non mi ha dato niente. Non sa neppure il mio nome!- 

In quel momento preciso mi pentii di essere stata così cretina. Avevo fatto la stupida per tutto il tempo e non ero riuscita neanche a dirgli il mio nome! 
Cazzo ero stata proprio furba,eh! Beh, era certo che non l' avrei più rivisto e poi anche se l' avessi rivisto, lui non si sarebbe mai ricordato di me. 
Scacciai via quei brutti pensieri. Non volevo essere ingrata. Alla fine avevo ottenuto tutto ciò che volevo. 
Ma forse quando si ottiene troppo, ci si aspetta sempre di più... Lasciai perdere quell' incontro, anche se alla fine quel giorno pensai solo a quello. 
Pensai solo a lui. Beh, alla fine non era poi cambiato nulla, pensavo a lui tutti i giorni, quindi potevo dire tranquillamente dire che la mia vita era sempre la stessa... 
Ma sapevo bene che non era così... - Beh allora gli hai almeno detto che siamo andate al concerto e che siamo loro grandi fan?- disse Mart all' improvviso. 

-beh...-

Quella domanda mi colse decisamente impreparata. E la prima cosa che mi tornò in mente erano gli occhi di Lou quando gli avevo detto che non ero una loro fan. Quegli occhi pieni di delusione. 
Però poi pensai che quella bugia era totalmente priva di significato, io non l' avrei più rivisto o almeno non credo che ci avrei più parlato. Quindi perché mi preoccupavo tanto. 

- beh veramente gli ho detto che non ero proprio una grandissima fan- risposi. 

- e perché mai scusa?!- disse Lì che non capiva seriamente il motivo e mi guardava con un' aria come per dire 'ma questa è scema'. 

-non lo so non volevo che mi giudicasse semplicemente come una di quelle fissate!- cercai una risposta. 

-ma tu sei una di quelle fissate- disse Cucci quasi con un atteggiamento di rimprovero. 

- vabbè ragà tanto quando mi capiterà più di incontrarlo- tentai di finire lì quella conversazione che stava diventando decisamente pesante. 

-se questo è ciò credi- concluse Mart. 

Non volevo sentirmi in colpa per quella bugia 'innocente' non volevo più pensarci potevamo stare un altro po’ di tempo a Milano e non volevo sprecarlo!

CAPITOLO SEDICESIMO

Decidemmo di andare a mangiare un panino, molto scialla (?), anche perché tanto la sera avremmo cenato a casa nostra per bene xD

Una volta finito di mangiare decidemmo di andare a fare un giro per i negozi.

Cazzo c' erano un sacco di cose che volevo comprare, ma alla fine comprai solo una maglietta più che altro come souvenir di quella splendida esperienza. 

Durante tutta la passeggiata non facevo altro che guardarmi intorno, lo cercavo. 

Sapevo bene che la fortuna non mi avrebbe mai assistito un' altra volta, ma questo non mi rassicurava e non riuscivo a mettermi l' anima in pace.

Decisi allora che c' era solo un modo per calmarmi: presi l' iphone e mi connessi su Twitter per vedere qualche notizia nuova sui ragazzi, 
dopo un po’ apparve un tweet di una ragazza di qualche minuti fa che diceva:  

- I 1D hanno lasciato Milano solo poche ore fa, si dice che tutti fossero già pronti e che invece Louis abbia perso tempo in giro per la città e per questo hanno fatto tardi- 

Ecco cos' ero allora, per Louis, per la sua vita, per tutti: io ero una perdita di tempo.

Avevo incontrato il mio sogno eppure faceva maledettamente male.

Non lo so perché ma sentii improvvisamente gli occhi gonfi di lacrime.

Sì, mi ero illusa. Sapevo che sarebbe andata a finire così.

In quel momento maledissi l' attimo in cui l' avevo incontrato. 
Decisi di dimenticare quella mattinata, nonostante poche ore prima pensassi che fosse stata l' esperienza più bella della mia vita.

I miei pensieri furono interrotti da Lì e Mart che urlavano esaltata. 

- Marika vieni a vedere cosa ti abbiamo comprato!-  

Mi avvicinai a loro, mi diedero un sacchettino, lo aprì e dentro trovai un braccialetto con sopra scritto Louis, quella era proprio la ciliegina sulla torta, decisamente. 
Ma non volevo deludere le mie amiche, quindi le ringraziai, sforzandomi di sorridere il più possibile. 

Il pomeriggio passò velocemente, fu una bella giornata dopotutto, mi ero decisa a dimenticare tutto e fare finta che non fosse successo mai nulla.  

Dovevamo ripartire per tornare a casa e contrariamente a quanto pensassi all' inizio del viaggio il fatto di tornare nella mia città, alla mia vita mi fece sentire davvero bene. 
Non volevo più restare in quella città! 

Andammo all' aeroporto e prima di partire chiamai papà per dirgli l' orario dell' arrivo, perché doveva venirci a prendere. 
Durante l' ora di viaggio mi addormentai, ma era un sonno vuoto, senza sogni, perché il mio sogno lo avevo realizzato. 

Arrivammo a Napoli in un' ora esatta e papà era già li ad aspettarci. Lo abbracciai, mi era mancato tanto. Non lo so in quel momento volevo sentirmi protetta, volevo stare a casa mia!  
Accompagnai Lì, Mart e Cucci a casa. Poi finalmente tornai a casa mia.  

CAPITOLO DICIASSETTESIMO

Fortunatamente il giorno dopo era domenica quindi potei stare tranquillamente a casa a non far nulla. 
Anche se come sempre dovevo studiare , perché il giorno dopo sarei dovuta andare a scuola, che bello (No)! 

Finii di studiare molto velocemente, perché come sempre non ne avevo alcuna voglia.

Presi il computer e lo accesi. 

Volevo connettermi a Twitter però mentre stavo digitando la password, qualcosa dentro di me mi suggerì che era meglio evitare di vedere notizie che mi avrebbero sicuramente messo di cattivo umore. 

Allora decisi di chiamare Chiara, perché non la sentivo dal giorno precedente, prima del fatidico incontro. 

-Amo-  

- We amo tutto bene sei tornata?- 

- Sisi amo siamo tornate ieri sera- 

- ah beh allora come è stato questo viaggio?!- 

-bellissimo amo, ti devo racconta una cosa però prometti di credermi!- 

Le raccontai tutto dell' incontro con Louis ( meno male che avevo deciso di dimenticarlo eh!). Lei non disse una singola parola per tutto il tempo. 
Poi mi disse: 

- Ya amo la vuoi finire di prendermi per il culo!- 

Quella frase mi colpì davvero, cioè se una delle mie migliori amiche non mi credeva, chi avrebbe mai potuto credere a quella storia.

Senza dirle altro le chiusi il telefono in faccia. 

Sì stavo ufficialmente male, non volevo ammetterlo ma il fatto era che: ero delusa da me stessa perché avrei potuta sfruttare meglio quella situazione e non l' avevo fatto, 
ero delusa da lui perché mi aveva lasciato lì senza dirmi nulla, ero delusa da Chiara perché non mi aveva creduta. 

Come poteva non credermi?! 
Ma poi pensai che probabilmente se io fossi stata nella sua situazione, mi sarei comportata allo stesso modo. 

Chi lo sa magari un giorno avrei avuta la mia rivincita e avrei potuto dimostrarle che tutto era vero. 
Ma poi pensai anche che non dovevo dimostrarle nulla, se fosse stata davvero una mia amica avrebbe creduto a tutto quello che le avessi detto, 
anche se magari pensava che erano solo una marea di stronzate.

Non me lo aspettavo quel suo comportamento. 

Mi richiamò più volte, ma io non le risposi mai. 

Ero arrabbiata seriamente con lei e almeno per il momento non avevo alcuna intenzione di perdonarla. 

La giornata passò in fretta, me ne stetti tutto il tempo sul letto a guardare la tv. 

CAPITOLO DICIOTTESIMO

- Marika muoviti che è già tardi- urlò mamma mentre entrava in camera e spalancava le finestre. 

-Ma che ore sono?- 

-sono le sette passate muoviti è tardi- ripeté come se fosse una macchina. 

-ok ora mi alzo- 

Cercai di trascinarmi fuori dal letto. Ero stanchissima, come sempre, non avevo proprio dormito! 

Avevo pensato tutta la notte a Chiara. 

Potevamo litigare per quella stronzata?! 

Boh, non avevo deciso ancora come dovevo comportarmi con lei. 

Papà mi accompagnò a scuola. 

Nei minuti di pausa tutti mi chiesero come fosse andato il viaggio e blablabla, io rispondevo automaticamente la stessa cosa a tutti: che era andato tutto bene e che ci eravamo divertite. 

Non dissi neanche una parola sull' incontro con Lou e chiesi a Lì, Mart e Cucci di fare lo stesso. Sì per un po’ non volevo sentir parlare di lui, almeno finché non sarei stata meglio. 

In quel periodo abbandonai un po’ i 1D. 

A meno che non mi comparissero le news su Twitter, non cercavo più notizie su di loro e avevo anche abbandonato la pagina. 

Non era niente di definitivo, nel mio cuore loro c' erano sempre, solo in quel momento preferivo stare così. 

Ah, Chiara?! Beh non ci eravamo ancora chiarite e anche con lei avevo intenzione di stare così per un po’. 
Dovevo prima calmarmi e riprendere in mano la mia vita. 

 Uscii spesso con le mie amiche, non parlavamo più così tanto dei ragazzi, un po’ mi sentivo anche in colpa, 
avevo sempre giurato e promesso che sarei rimasta con loro fino alla fine. 

E ora?! Stavo infrangendo quella promessa o stavo solo pensando un po’ più a me stessa?! 

Circa una settimana dopo la nostra litigata Chiara mi telefonò, decisi di prendere in mano la situazione e le risposi. 

- Marika?- 

-Chiara,dimmi!- 

-Senti mi dispiace per quello che è successo e per non averti creduto, e che sai la storia era piuttosto surreale- 

- Sì chiara lo so, ma vabbè non fa niente, io ormai quella storia l' ho dimenticata, quindi lasciamoci questo fatto alle spalle e facciamo finta che non sia successo nulla,ok?!- 

-perché amo la vuoi dimenticare? È un fatto così incredibile, se io fossi in te lo avrei già raccontato a tutto il mondo- 

-non lo so Chià. Ora la situazione è questa e per il momento non voglio cambiare idea, anche perché cosa cambierebbe?! La mia opportunità l' ho avuta e l' ho persa!- 

- Vabbè amo però non buttarti giù, dai, alla fine sei stata proprio fortunata!- 

CAPITOLO VENTIDUESIMO

Avevo parlato con quello splendore al telefono! 

Lui conosceva il mio numero, lui mi avrebbe richiamata, lui sarebbe rimasto sveglio per richiamarmi, lui si ricordava di me, lui si interessava a me, lui sapeva finalmente che esistevo. 

Ok, dovevo seriamente fare chiarezza. Aiuto, non ci riuscivo.

Beh tutti questi discorsi da esaurita non li avrei mai fatti a lui, si sarebbe spaventato sicuramente. 

Ma cosa voleva alla fine da me?! Si era anche lasciato con Eleonor... 

Beh potrebbe essere che... 

No ma è impossibile figurati se Louis Tomlinson viene a pensare a me, per rimpiazzare una modella. 
Ma figurati. Ma poi che me ne importava cosa ero per lui. 

Per lui significavo sicuramente qualcosa altrimenti non si sarebbe preso neanche l' impegno di richiamarmi. 

Boh... Avevo tante idee ma alla fine la verità la sapeva lui e solo lui. 

Pensai a quando mi avrebbe richiamata la mattina successiva, pensai a quante cose volevo dirgli, mi faceva sentire così maledettamente a mio agio! 
Come faceva.. 

Poi, però, pensai soprattutto che lui se mi avesse richiamato (certo ci speravo, ma sinceramente non ne ero del tutto sicura) lo avrebbe fatto mentre io ero a scuola. 
Vabbè avrei trovato un modo. 

 Comunque ora dovevo per forza raccontarlo a qualcuno. 
Però i miei genitori tornarono da lavoro e quindi cenammo tutti insieme, e finito di mangiare fui presa da un sonno assurdo. 

La mattina dopo mi svegliai anche in ritardo, come sempre, e feci una maratona per arrivare a scuola in orario. 
Non resistevo più dovevo raccontare tutto quello che era successo il giorno precedente alle mie amiche!  

-Ragà devo raccontarvi una cosa!-  

-Oh cosa?!- dissero tutte e quattro. 

- vi ricordate quel foglietto che avevo trovato ieri nel mio giubbino?!- 

-ah si, hai trovato chi ha fatto quello scherzo?!- chiese Lì. 

- beh in realtà non è uno scherzo!- dissi tenendole sulla corda. 

-come non è uno scherzo e allora chi te lo ha mandato?!- disse Cucci. 

- beh ieri pomeriggio ho provato a chiamare e ...-  

-... E cosa? Dai parla!- urlarono. 

-beh ragà il numero è di Louis!!- dissi finendo la frase con un sorriso. 

-oddio non ci credo- disse Mart. 

- credici, credici baby-  

-devi raccontarci tutto ora!-dissero Lì e Cucci. 

Fortunatamente la professoressa di italiano non c' era quindi potei raccontare loro la storia senza tralasciare nulla. 

Il mio racconto che era giunto quasi alla conclusione fu interrotto dalla vibrazione del mio cellulare. 

Era lui. Sì se ne era ricordato. Dovevo muovermi. 

Mi alzai improvvisamente dalla sedia e chiesi alla professoressa che era venuta a supplire se potevo andare in bagno. 

Uscii non chiudendo neppure la porta della classe e corsi in bagno. Finalmente risposi.  

-Pronto?!- risposi con il fiatone. 

-Cavolo ma dov' eri?!- 

-sai Lou qui nella vita reale la mattina le persone vanno a scuola!- gli dissi riprendendo fiato. 

Vedevo che una ragazza in bagno mi fissava e aveva un' aria sconvolta: 
già dopotutto quale idiota in Italia parla a telefono nel bagno della scuola in un inglese più o meno decente con un cantante 

(che è anche un figo assurdo)?!  

CAPITOLO VENTITRESIMO

-Comunque hai visto ho mantenuto la mia promessa?!- disse compiaciuto. 

-bene grazie!- dissi io fingendomi piuttosto indifferente, in realtà dentro stavo di me stavo saltando dalla gioia. 

-beh allora che stai facendo?!- disse. 

-beh in questo istante preciso sono nel bagno della mia scuola e sto parlando a telefono con un certo Louis, non so se lo conosci?!- dissi fingendo un’ aria vaga. 

-Sì credo di aver sentito parlare di questo ragazzo, dicono che é molto bello e come dire che è.... Perfetto- disse ridendo. 

Quanto era vera quella frase e quante volte stesso io la avevo detta.  

-Beh si è un ragazzo carino-dissi. 

- ah allora ti piaccio?!- urlò. 

- e non esaltarti ho solo detto che sei carino!- dissi senza fiato. 

- Sì ma non è ciò che pensi davvero, dillo che ti piaccio!- 

-beh tu non sai proprio nulla di ciò che penso io, caro veggente- il mio autocontrollo era al limite. 

- ma credo di averne un' idea sai!- disse. 

Sentii un rumore e Louis che urlava. 

- Vas happenin baby -  

-ciao Zayn - 

-oddio sai il mio nome! Ragazzi la ragazza con cui si sta sentendo Louis conosce il mio nome!-  

-scusa non farci caso, a volte il Bad Bradford Boy dentro di lui torna fuori, inaspettatamente- 

- ahahahah no dai è carino!- 

- Sì ma lo sono più io vero?- 

-beh... Sinceramente non saprei...-  

-ha ha sei una stronza!- 

-mi offendo eh!- 

- ahahahah no dai! Lo sei solo a volte- 

-Allora io sono la ragazza con cui ti stai sentendo?- 

-Beh se vuoi esserlo, a me va bene- 

Ok ora morivo seriamente! 

Improvvisamente la porta del bagno si spalancò ed entrò Lì. 

- Marika devi tornare in classe la professoressa vuole sapere che fine hai fatto... Oddio ma stai parlando con lui?!- 

- Sìsì -  

Lì mi staccò il telefono da mano e disse: 

- Hello Lou - 

-Ciao Bella- gli rispose lui. 

Lì mi ridiede il telefono, era in preda all' euforia. 

- Vabbè Lou devo chiudere, grazie per avermi chiamato- 

-Figurati, ci sentiamo stasera?!- 

-Certo, ah buonanotte comunque!- Risposi e riattaccai. 

Rientrammo in classe. Lì praticamente disse a tutti che Louis l' aveva salutata. 

- Ragà mi ha definita la ragazza con cui si sta sentendo e anche Zayn mi ha chiamata così- dissi sorridendo. 

- Zayn? Come Zayn?- Mart appena aveva sentito quel nome si era girata di scatto. 

-Si Zayn - le raccontai il fatto.  

- e tu così me lo dici?!- disse Mart con gli occhi spalancati. 

CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO

Appena tornai a casa, la prima cosa che mi venne in mente era di scrivere tutto nel mio diario. 
Annotai ogni singola parola che ci eravamo detti. 

Mamma mia volevo vederlo. Non mi bastava sentirlo a telefono. 

Volevo vederlo anche e soprattutto perché volevo delle spiegazioni. 

 Cosa significavo io per lui?! Ero solo un passatempo, oppure lui ci teneva a me ( per qualche oscuro motivo). 
Pensavo anche che forse per lui ero solo un modo per non pensare a Eleonor, ma quel pensiero mi fece davvero rabbrividire. 
Louis non sarebbe stato capace di sfruttarmi per dimenticare un' altra persona. 
O forse sì?! Ma alla fine io cosa sapevo di lui, non avevamo mai parlato seriamente. 

 Una cosa era certa dovevo parlargli di persona e soprattutto qualsiasi cosa mi avrebbe detto non dovevo assolutamente illudermi. 
In precedenza lo avevo già fatto e solo io posso sapere quanto mi abbia fatto male. 

 Verso le cinque del pomeriggio Louis mi telefonò, ormai era un appuntamento fisso. 
Stavolta, però, volevo parlargli seriamente. 

- Hello Honey -  

-Ciao Lou - 

-come stai?!- 

-abbastanza bene- 

-abbastanza... E perché?!- 

- Lou senti ti devo dire una cosa. - 

-ma certo dimmi- 

-senti io...- 

Improvvisamente mi venne un crampo fortissimo allo stomaco, era come una morsa che non mi permetteva di parlare. 
Non ce la facevo a dirgli cosa provavo per telefono o a fargli tutte le domande che volevo. Non ci sarei mai riuscita e questo lo sapevo bene! 

-allora?!- disse preoccupato. 

- Lou senti io sono felicissima di poter parlare con te, so bene quanti milioni di persone vorrebbero essere al mio posto, 
ma il fatto è che io non posso continuare così, cosa vogliamo essere amici di telefono?! 
Cioè questa situazione è completamente priva di senso. 
Tu sei a miliardi di chilometri da me, vivi la tua vita da superstar e questo va bene. 
Io vivo nella mia piccola città nella mia vita normale con il suo equilibrio. E tu...- dissi tutto d' un fiato, ma lui mi bloccò. 

- … e io ti sto distruggendo quell' equilibrio- disse serio. 

-io questo non lo ho mai detto-risposi. 

-sì ma è quello che pensi, no?! Beh se vuoi possiamo tranquillamente non sentirci più ok?! 
Io continuerò la mia vita, tu la tua con il suo equilibrio perfetto. 
Chiaramente io per te non significo nulla, altrimenti capiresti che la situazione è difficile. 
Io dico: finiamola qui. Ok?!- era incazzato davvero. 

 Non mi diede neppure il tempo di rispondere e chiuse la telefonata. 

Provai istintivamente a richiamarlo, ma non mi rispose. 
Mamma mia quanto cazzo ero stata stupida! Solo perché non mi sarei potuta accontentare di quello che avevo?! 

Perché ero un' idiota, perché dovevo dare sempre una spiegazione a tutto. 

In pratica gli avevo detto che per me il nostro rapporto era privo di senso. 

Ma come mi era venuto in mente?! Ma come avevo potuto fargli questo?! 

Ce la avevo così tanto con me stessa. Se lo avessi perso per sempre la colpa sarebbe stata solo mia, non me lo sarei mai perdonata. Mai! 

 Buttai il telefono a terra e scoppiai a piangere. 

CAPITOLO VENTICINQUESIMO

La mattina dopo riuscii almeno a convincere mamma di non farmi andare a scuola. 

Ero completamente distrutta e non sarei riuscita a fare niente quel giorno. 
Non avevo dormito per niente. Era stata una delle notti più brutte della mia vita. 

 E a scuola anche la situazione non era facile: eravamo a metà maggio e si sa che è il periodo più difficile dell' anno scolastico. 
Un' assenza non era proprio la scelta migliore da fare in quel momento, ma comunque se fossi andata non sarei riuscita a capire una minchia. 
Per non parlare del mio aspetto, se mi avessero vista in quelle condizione probabilmente avrebbero chiamato la protezione animali: 
avevo gli occhi gonfi e rossi, sotto delle borse nere come un panda causate dal mascara che si era sbavato ( e meno male che avevo messo quello waterproof), 
i capelli che ormai non avevano più una forma. 

Insomma sì ero proprio un bello spettacolo. 

 Non sapevo come risolvere la situazione che avevo causato. 

Passarono cinque, sei giorni Louis non mi aveva più chiamata, io avevo provato a chiamarlo solo un paio di volte, 
ma in entrambi i casi aveva rifiutato la chiamata, quindi mi ero arresa, se non voleva parlarmi non potevo certo obbligarlo, non dopo quello che gli avevo fatto. 

Mi mancava tantissimo, ormai era diventata un' abitudine sentirlo, l' abitudine più bella che mi fosse mai capitata. 

Volevo scusarmi con lui, ma non avevo idea di come rintracciarlo, 
sapevo solo che erano ancora in America e se fosse stato per me sarei andata fino a lì a chiedergli di perdonarmi, ma purtroppo non era possibile. 

 Ormai ero convinta che non l' avrei più sentito, ma la cosa che mi faceva stare davvero male era che lui ora mi odiasse e ce l' avesse a morte con me. 

 L' ultima volta che lo avevo sentito era stata sabato scorso, quando la mia imbecillità ci aveva fatto litigare. 

 Decisi comunque di scrivergli un messaggio, sperando che lo leggesse e non lo cancellasse:  

-Ciao Lou, è bel po’ che non ci sentiamo, direi che è inutile dirti che mi manchi un casino. 
So bene che la colpa è solo mia. Sono una persona orribile. 
Ti ho trattato male lo so, ma voglio che tu sappia che non era assolutamente mia intenzione far del male a te, che sei la cosa più bella che potesse capitarmi. 
Non volevo dire che per me il nostro rapporto non ha senso, perché non è così. 
Io voglio solo capire cosa rappresento io nella tua vita, se sono solo uno sfizio o se ci tieni davvero a me. Questo puoi dirmelo solo tu. 
Quando abbiamo parlato l' ultima volta io volevo solo dire, ma purtroppo non ci sono riuscita, che vorrei tanto vederti, perché non mi basta parlarti al telefono. 
Non so se mi risponderai mai a questo messaggio, spero solo che tu mi possa perdonare un giorno … credo di averti detto tutto quello che penso. 
Ora tocca a te. Marika – 

 Non sapevo se mi avrebbe mai risposto, ma almeno io avevo fatto un passo in avanti. 

Era venerdì, era passata quasi una settimana dal quel maledetto giorno. 

Andai a scuola e l' unica cosa che mi consolava era che il giorno dopo sarebbe stato sabato e sarei potuta uscire con le mie amiche per distrarmi. 

Avevo raccontato loro tutto quello che era successo e mi avevano detto che ero stata un' idiota, ma questo lo sapevo già molto bene. 

 
Ad ogni modo salii in classe e non potei credere ai miei occhi!

CAPITOLO VENTISEIESIMO

 Sul mio banco c’ era una lettera. Non lessi neanche cosa c’ era scritto dietro o chi l’ avesse mandata. Sapevo bene di chi era. Cominciai a leggere velocemente, anche perché era davvero lunga.

 -Hi Honey, sì se hai ricevuto questa lettera significa che ho letto il tuo messaggio e non una sola volta credimi. 
Ho incaricato un mio amico di portarti questa lettera, spero che abbia fatto ciò che gli ho detto, ma se stai leggendo significa che ti è arrivata. 
Sono rimasto male quando hai detto quelle cose al telefono, mi dispiace di aver reagito male e troppo impulsivamente, ma sono state davvero una doccia fredda, 
tanto che mi hanno portato a pensare che di me non te ne fregasse nulla. Leggendo il tuo messaggio, però, ho capito che non è così. 
Manchi tanto anche a me. Non dire che sei una persona orribile, perché è una bestemmia. Sei una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto. 
Honey, tu sei arrivata in un momento davvero difficile. Sicuramente saprai che da poco io ed Eleonor ci siamo lasciati, e io ci sono stato davvero male per questa separazione, ma poi per fortuna sei arrivata tu. 
Io da quando ci siamo incontrati non ti ho mai dimenticata, e te l’ ho dimostrato. 
Purtroppo so che la situazione è difficile perché viviamo così lontani l’ uno dall’ altro, eppure io ti ho sentita sempre come se fossi stata accanto a me. 
Non devo perdonarti nulla e tu non devi scusarti per essere stata sincera. 
Anch’ io voglio parlarti di persona e risponderò a quello che mi hai chiesto nel messaggio solo di persona. 

Sappi che la sorpresa non è finita … Louis.-

Ero rimasta totalmente senza fiato.

Cucci vide che ero in uno stato di trance e venne vicino a me con un’ aria preoccupata.

-amo che ti è successo?-

 Non riuscivo neppure a risponderle guardavo nel vuoto e sentivo le lacrime scorrermi lungo le guance. 
Le porsi il foglio e lei lo prese rapidamente e lo lesse.

 -oddio ma è sua?-

 -sì, non vedi che c’ è scritto Louis alla fine!-

 -ah, non avevo capito, certo devi ammettere che non ha una bella scrittura, allora sei felice?- mi chiese sorridendo.

 -dimmi tu come potrei non esserlo- presi il cellulare e uscii dalla classe, senza neanche chiedere alla prof che urlò immediatamente:

 -ma dove sta andando?-

 Fortunatamente Cucci le rispose:

-no professoressa non si è sentita bene ed è dovuta correre in bagno!- 

Digitai velocemente il numero di Louis, ma poi mi ricordai che in America era notte. Vabbè in quel momento non aveva importanza che lo svegliassi. Rispose dopo solo due squilli.

-pronto?!-

 - Lou sono io-

 -oh Honey finalmente!-

 -ti ho svegliato?!-

 -beh, veramente non stavo dormendo-

 -davvero e mi spieghi cosa stai facendo in America sono le tre di notte?- dissi agitata.

 -diciamo che in questo momento il mio fuso orario è un po’ cambiato!-

 -cosa? Ma che significa?-

 -nulla, poi ti spiego, rispondimi solo a tre domande rapidamente, ok?-

 -ok, dimmi- risposi confusa.

 -hai ricevuto la mia lettera?-

 -sì e a questo proposito volevo dirti … -

 -nono, ora non ho tempo rispondi alle mie domande- mi interruppe bruscamente.

 -e vabbene.- risposi arrendendomi.

 -sei a scuola adesso?-

 -sì e se non torno in classe in un minuto la prof mi uccide-

 -ok, e a che ora esci?-

 -alle 12 e un quarto ma a te cosa importa?-

 -nulla nulla, ok grazie per le informazioni ti chiamo io dopo- disse chiudendo la telefonata.

Beh non gli avevo detto nulla di ciò che avrei voluto, ma non mi aveva dato neppure il tempo. Vabbè gli avrei parlato più tardi. Rientrai in classe.

CAPITOLO VENTISETTESIMO 

 -Bellezza allora ci hai parlato?- mi chiese Cucci.

-Sì ma non mi ha fatto dire nulla mi faceva solo domande strane... – dissi ancora stranita da quell’ atteggiamento di Louis.

-cioè che tipo di domande?-

-ma, vabbè mi ha chiesto se avevo ricevuto la lettera e se stavo a scuola … ah e poi a che ora uscivo da scuola!-

-scusa ma a lui che importa tu a che ora esci da scuola?!-

-Ma che cavolo ne so, mi ha fatto pure un po’ incazzare, perché non mi dava il tempo di parlare che aveva subito pronta un’ altra domanda, sembrava un robot-

-ma, ah comunque nella lettera ti ha scritto alla fine che la sorpresa non è ancora finita, boh può darsi che ha a che fare con le domande che ti ha fatto!-

-ma che ne so che gli passa per la testa a quel cristiano, lo sai com’ è fatto … -

-già- disse Cucci annuendo.

-ah e poi un’ altra cosa stranissima: io gli ho detto che mi dispiaceva se lo avevo svegliato e lui ha detto che non stava dormendo e che il suo fuso orario era un po’ cambiato, ma che cavolo significa?!-

-boh può darsi che stanno facendo un’ altra tappa del tour in un altro paese che ha degli orari diversi dall’ America – 
cercò di ipotizzare Cucci ma la verità era che non ci capiva nulla neppure lei.

Passai tutte le ore seguenti a pensare a Lou a cosa voleva dirmi e al motivo di quella specie di interrogatorio. Ma non mi veniva in mente nessuna idea plausibile.

Finalmente suonò la campanella, quella mattinata non voleva proprio più finire.

Uscimmo da scuola e io, Mart, Lì e Cucci andammo sul campetto della nostra scuola.

Raccontai il fatto accaduto quella mattina anche a Mart e Lì e feci leggere loro la lettera di Lou.

-Oddio, però, è proprio dolce. – sospirò Lì.

-Sì infatti, però, hai ragione quella telefonata è stata proprio strana. – mi disse Mart.

Continuammo a parlare di quanto era successo, ma fummo interrotte dalla suoneria del mio cellulare. Mi era arrivato un messaggio, era di Lou.

- Hi Honey, mi dispiace ma adesso non posso telefonarti, comunque sappi che l’ altra tua sorpresa arriverà stasera quindi tieniti pronta. Ah, a proposito che fai stasera?!-

Feci vedere il messaggio alle altre.

-beh vuoi rispondergli- disse Mart.

-e cosa devo dirgli?- le chiesi un po’ frastornata. Non capivo perché Louis continuasse a farmi tutte quelle domande, che cosa gliene importava a lui cosa avrei fatto quella sera.

-beh lui ti ha chiesto che fai stasera, e dato che oggi è sabato, digli che esci no?!- mi rispose Mart.

-ok!- sembravo un’ idiota, sì lo sapevo. Ma è che non riuscivo proprio a capirlo quel ragazzo. Gli risposi al messaggio:

-ok sono proprio curiosa di vedere questa sorpresa, però, poi devo davvero parlarti! Comunque stasera penso che uscirò per la città-

Dopo neanche un minuto mi rispose:

-ok non preoccuparti rimarrai a bocca aperta, te lo assicuro.-

Mamma mia ero troppo curiosa. Come avrei resistito fino alla sera?!

- Marikù allora ci vediamo come sempre a casa mia oggi pomeriggio, vieni presto verso le cinque ok?!- mi disse Lì.

-certo, però, ragà adesso devo andare, perché sta venendo mio padre a prendermi. Ci vediamo più tardi.- Le salutai e me ne andai.

CAPITOLO VENTOTTESIMO

Il pomeriggio mi misi un po’ sul letto, poi alle cinque e mezzo mi preparai per andare a casa di Lì. 
Ero troppo felice, perché Lou mi aveva detto che l' altra mia sorpresa sarebbe arrivata quella sera. 
Non avevo idea di cosa potesse essere, ero davvero curiosa *-*.

Comunque camminai fino ad arrivare a casa di Lì... 

 E durante il tragitto ascoltaI 3262737 volte ‘Moments’ mandando avanti e indietro la parte che adoravo cantata da Lou. 

 Era davvero una delle giornate migliori della mia vita ed ero certo che non sarebbe potuta andare meglio, ma evidentemente mi sbagliavo. 
Bussai e Lì corse ad aprirmi. 

-finalmente sei arrivata- urlò. 

-dai sono solo tre quarti d' ora di ritardo, ho fatto di peggio- dissi ridendo. 

- vas happenin girl?!- 

Era Mart che urlava dall' altra stanza. 

-lo sai Zayn lo dice proprio uguale a te- le dissi, tirandomela per aver parlato con il gran figo di Malik. 

- ahahahah, divertiti a prendermi in giro, tanto prima o poi gli parlerò anche io, grazie a te!- disse Mart. 

- ah e perché grazie a me?!- le chiesi. 

-oh mi vuoi dire che la ragazza di Louis non può farmi conoscere Malik?!- 

-io e Lou siamo solo amici, e comunque sì potrei organizzarvi un incontro se fai la brava!- 

-certo sarò un angelo- disse Mart. 

-Allora la sorpresa di stasera?!- disse Lì mentre si finiva di vestire. 

-ma che ne so, quello lo sapete è un pazzo, non ho idea di quello che ha progettato.- dissi. 

-boh, ma comunque credo che ne vedremo delle belle- disse Lì. 

-ah questo è chiaro- risposi. 

Finimmo di prepararci in un tempo decisamente da record, e verso le otto e mezzo scendemmo da casa di Lì. 
Ci incontrammo anche con Cucci e decidemmo di andare a fare un giro per il centro. 

 
Verso le nove e mezza ricevetti un messaggio era di Lou: 

-la tua sorpresa sta arrivando, solo puoi dirmi esattamente dove sei, perché altrimenti non so come mandartela!- 

Oddio ero così curiosa, gli scrissi un messaggio in mezzo secondo dicendogli che stavo in una pizzeria con i miei amici e gli diedi l' indirizzo esatto.  

-Allora questa sorpresa guarda che siamo curiose- disse Lì. 

- eh non dirlo a me, mi sta venendo proprio l' ansia, sapevo che non dovevo fidarmi di quel pazzo!- dissi anche un po’ irritata. 

 Ero nervosissima e mi dava fastidio che anche gli altri mi mettessero altra ansia addosso. Non ce ne era per niente bisogno, già ero esaurita di mio. 

Passò più di un' ora e mezzo, erano quasi le undici, ero anche piuttosto stanca e stavo ancora aspettando la mia sorpresa. 

Ero davvero ansiosa, quindi mi giravo in continuazione da una parte all’ altra, aspettando di vedere qualcosa. 
I miei amici mi guardavano come per dire ‘ma si sente bene oggi?’

 Ero ormai pronta ad arrendermi, evidentemente Louis aveva avuto troppi impegni quel giorno e si era dimenticato la promessa che mi aveva fatto. 
Era assolutamente plausibile, non mi sarei arrabbiata con lui, ero rimasta delusa per l’ ennesima volta, ma non ero incazzata, come potevo esserlo? 
Decisi di andare via dalla pizzeria e fare un altro giro da sola per la città, poi, mi sarei ritirata a casa, perché ero davvero distrutta.

 -Ragà, scusatemi ma io me ne vado, perché sono stanca- dissi.

-Dai così presto- disse Cucci.

 -Sì ora faccio un altro giro e poi torno a casa!- 

 -Da sola?!-

 -Sì- volevo stare un po’ da sola, non chiedevo altro.

 -Non ci pensare nemmeno io vengo con te- disse Cucci alzandosi.

 -No amo non ti preoccupare davvero.-

 -Bellezza è inutile che ti ribelli perché verrò lo stesso!- disse sorridendo.

 -e vabbene – mi arresi. Era impossibile convincerla a fare qualcosa che non voleva fare.

 Prendemmo i giubbini e ce ne andammo.

CAPITOLO VENTINOVESIMO

-Dai dimmi tutto, io non ci credo che eri stanca, tanto sono sicura che in realtà hai dormito tutto il pomeriggio- disse Cucci.

Mi capiva sempre al volo, non c’ era niente da fare.

-Cu sono rimasta un po’ delusa tutto qui.-

-Questo ragazzo ti sta deludendo un po’ troppe volte direi!- disse.

Era chiaro che a Cucci Louis non piaceva più di tanto.

-Sono io che voglio sempre più di quel che ho, e per questo abbiamo già litigato una volta!- dissi un po’ alterata.

-Non ti arrabbiare, ti ho solo detto che secondo me non dovresti fidarti troppo di lui.- disse nel modo più calmo possibile.

-Tu non lo conosci, che ne sai di lui?- dissi, mi stavo incazzando sul serio.

-Ne so quanto basta per dire che ti sta facendo soffrire.- rispose Cucci.

-No tu non sai una cazzo, chiaro?- le urlai.

-Io so solo che da un po’ di tempo a questa parte non fai altro che parlare di lui. Louis ha fatto questo, Louis ha detto questo. 
A me non me ne frega niente di quello che fa o non fa Louis, tu non devi soffrire per una persona che alla fine conosci a malapena!- sì, si stava incazzando anche lei.

-Senti Cu, per me lui non è uno qualunque, ok? Altrimenti lo avrei già lasciato perdere. Io mi fido di lui, forse sbaglierò, ma mi fido.- le dissi riprendendo la calma.

-Per me stai sbagliando, te l’ ho detto-

- sì ok, ma questa storia non riguarda te, riguarda me. Voglio essere libera di sbagliare per una volta. Non andrà sempre tutto bene, questa non è una favola.- 
sentivo già le lacrime agli occhi.

-Marika lo vedi stai piangendo di nuovo. Lascialo perdere, ti sta facendo soffrire non è per te. Perché ti sei fissata così. 
Sì è famoso, è perfetto e tutto ciò che vuoi. Ma ne troverai altri diecimila come lui.-

-Non è vero. Non c’ è nessuno e non ci sarà mai nessuno come lui.- dissi piangendo.

-Ora basta. Perché non puoi lasciarlo perdere?- disse Cucci.

-Perché mi sono innamorata di lui. Va bene?!- le urlai.

-Beh questo cambia decisamente le cose, ma perché non glielo hai detto e soprattutto perché non me lo hai detto?!- 

-Perché non ci riesco, a te non volevo dirlo perché sapevo che mi avresti detto che stavo sbagliando e a lui … a lui come cazzo dovrei dirlo per telefono?!-

-Mi dispiace.- disse Cucci.

-No non devi scusarti di nulla. Basta stasera, basta. Dimentichiamo questa cosa ok?!- dissi asciugandomi le lacrime e abbracciandola. 

-Ok, come vuoi tu- disse lei alla fine.

Beh, quella doveva essere una bellissima serata e invece stavo quasi per litigare con la mia migliore amica. E Louis, ma che fine aveva fatto?!

Mentre pensavo a quello mi arrivò un messaggio. Era suo. Telepatia(?).

-Mi dispiace che la tua sorpresa sia così dannatamente in ritardo. Ma ti giuro che la riceverai entro stasera. Dove sei ora?!-

-Sto andando a casa. - gli risposi.

-beh allora arriverà a casa tua dove abiti?!- 

Stavo per scrivergli l’ indirizzo, però, mi ricordai che quella sera dovevo andare a dormire da mia nonna, che abita nel mio stesso palazzo ma al piano di sopra. 
Allora gli scrissi:

-Puoi chiamarmi un attimo per favore?!-

Dopo neanche un minuto il mio telefono squillò.

CAPITOLO TRENTESIMO

 -Pronto?!-

-Hi Honey –

-Ciao Lou, senti io stasera non dormo a casa mia, sto da mia nonna che abita nel mio stesso palazzo al secondo piano.-

-Ah ok, allora quando la tua sorpresa sta arrivando ti faccio uno squillo e scendi a prenderla tu, ok?!-

-e vabbene - gli risposi.

Gli mandai un messaggio con l’ indirizzo.

Beh, allora non mi aveva dato un altro palo.

Sentivo davvero gli occhi chiudersi per la stanchezza, avevo anche già messo il pigiama, mi ero struccata. 
Beh sì non ero in uno dei miei momenti migliori diciamo. 

 Era l' una passata, nonna dormiva fortunatamente da un bel po’, beata lei. 

Quando credevo di stare per addormentarmi completamente, il mio telefono squillò. 

Presi la vestaglia e le chiavi e cercando di non fare rumore chiusi la porta. 

Dio quanto ero emozionata, avrei voluto chiamare Cucci per dirle che aveva torto, ma a cosa sarebbe servito, se non a riaprire storie già chiuse!

Uscii dall' ascensore e andai all' entrata del palazzo. 

Non potei credere ai miei occhi. 

Mi fermai si scatto, non sentivo più le gambe, non sentivo più niente. Completamente nulla. Lì vicino al portone c' era lui. 

Era stupendo. Indossava la sua classica maglia a righe bianca e blu, un pantalone per la verità molto simile ad un pigiama e questo mi fece ricordare come ero vestita. 

Ero scesa con molta non chalance sicura di non aver dovuto incontrare nessuno di interessante. Ed invece. 

Lui non mi aveva ancora visto, guardava fuori dal palazzo, forse non voleva che arrivasse qualcuno.  

Con la voce che mi tremava riuscii a chiamarlo: 

- Lou!- dissi piano 

- Honey!- urlò. 

Mi corse incontro velocemente, mi abbracciò, sollevandomi un po’ da terra e mi diede un bacio sulla guancia. 

-certo che potevi dirmelo che saresti stato tu la mia sorpresa!- dissi io riprendendo fiato. 

- ahahahah no e perché mai?!- 

-almeno mi sarei vestita in modo decente- dissi guardando il mio pigiama. 

-no, dai stai bene!- 

- sisi certo, sei proprio un bugiardo- dissi ridendo. 

-e allora ti é piaciuta questa sorpresa?- 

-tu sei un pazzo, semplicemente-

-Lo so- disse.

-Vabbè senti io ho le chiavi di casa mia e dato che non c’ è nessuno possiamo stare lì per un po’, ma solo per poco, 
perché poi devo tornare sopra, che se nonna non mi trova, come minimo chiama la polizia.-

-eh vabbene, tanto io ho preso una camera in albergo e devo tornarci prima o poi-

Presi le chiavi, aprii la porta ed entrammo.

CAPITOLO TRENTUNESIMO

Ci sedemmo sul divano.

-carina la tua casa- disse guardandosi intorno.

-si lo so non è la villa di lusso a cui sei abituato-

-dai dico davvero, è bella!-

-allora mi dici come ti è venuto in mente di venire qui?!-

-beh volevo farti una grande sorpresa-

-ah e quindi ti credi una grande sorpresa tu?!-

-beh, perché non lo sono?!- disse facendo gli occhi da cucciolo.

-certo che lo sei- dissi sorridendo.

Non riuscivo a smettere di fissarlo, lui era perfetto in tutto. 
Ogni tanto abbassava lo sguardo. Cioè lui non riusciva a reggere il mio sguardo fisso su di lui. Ah povero. 

-beh allora che facciamo domani, me la fai vedere questa città?!-

-certo, solo per te, domani sarò ufficialmente una guida turistica-

-ne sono onorato- disse sbadigliando un po’.

-hai sonno?!-

-nono affatto-

-dai non fa niente vai a dormire davvero ci vediamo domani, staremo tutta la giornata insieme!-

- vabbene – si arrese.

Uscimmo da casa mia, io chiusi la porta e chiamai l’ ascensore, dovevo necessariamente tornare sopra, prima che nonna si svegliasse.

-allora ci vediamo domani.-

-certo, ah Lou grazie per aver fatto tutto questo per me-

-di nulla, non l’ ho fatto solo per te, l’ ho fatto anche per me, non ce la facevo più volevo vederti-

Detto questo si avvicinò a me e ci trovammo naso a naso. Oddio stavo seriamente per morire. Mi allontanai e gli diedi un bacio sulla guancia. Non era quello il momento.

Lui si allontanò deluso e disse:

-e vabbene ci vediamo domani mattina, vengo a prenderti io-

-ok buonanotte, grazie ancora-

Aspettò che io entrassi nell’ ascensore e se ne andò.

CAPITOLO TRENTADUESIMO

La mattina dopo fui svegliata dalla suoneria del cellulare. Cercai di afferrarlo dal comodino e risposi con gli occhi ancora chiusi.  

-Pronto?!- dissi con aria assonnata. 

- Honey ma stai ancora dormendo?!- era Louis. Come faceva ad avere quella voce così squillante. 

-Beh veramente sì- 

-mi dispiace di averti svegliata, ma sono le dieci fra mezz' ora passo a prenderti ok?!- 

-E vabbene Lou - 

Chiusi la telefonata e fui tentata di tornare a dormire. 
Ma una promessa era una promessa. Dissi a nonna che sarei andata a fare una passeggiata con le mie amiche. 

Presi le chiavi e scesi a casa mia per andare a vestirmi. 

Mentre mi stavo ancora preparando Louis mi chiamò: 

-Sono qui sei pronta?-  

-No Lou non ancora entri?!- 

-Ok- 

Lasciai la porta socchiusa e tornai in camera a prepararmi. 

-Permesso?- 

- Lou vieni sono in camera un attimo ho quasi fatto- 

-Oh quindi questa è la tua camera non me l' avevi fatta vedere stanotte- 

- Già ero troppo impegnata a restare calma la tua sorpresa mi ha sconvolto completamente- 

-Sì lo so faccio questo effetto- 

-Allora come sto?!- dissi facendo una giravolta. 

- You' re amazing Honey !-disse. 

Poi si avvicinò a me nuovamente ma in qualche modi riuscii a spostarmi e a dire: 

-Dai Lou è già tardi andiamo- 

Gli presi la mano trascinandolo quasi fuori. 

Non so perché ma ogni volta che si avvicinava troppo mi veniva un' ansia. 
Avevo paura di non essere alla sua altezza. Lui era perfetto davvero. E io mi sentivo sempre maledettamente inferiore. 

 
Cominciammo a camminare fino ad arrivare in piazza. 
Louis non aveva spiccicato una parola per tutto il viaggio. Era serio e pensieroso. 
Avevo paura di aver fatto qualcosa di sbagliato. All' improvviso mi prese per un braccio bloccandomi. 

- Perché?!- disse. 

- Lou perché cosa?-

 -Perché ogni volta ti allontani, perché?- 

- Lou io...- non riuscivo a parlare. 

-io sono venuto qui, ho fatto davvero molti sacrifici per venire qui, da te, sperando che... Speravo che tu volessi dirmi qualcosa di importante. 
Non mi aspettavo che tu invece mi tenessi a distanza. Perché lo fai?!-  

Volevo davvero dirgli tante cose ma non ci riuscivo, cazzo! 

- vabbene se non vuoi dirmi nulla io me ne torno da dove sono venuto- si girò e si incamminò nella direzione opposta. 

Cazzo non potevo rimanere così, dovevo fare qualcosa.  

Gli corsi dietro, gli presi la mano. Lui si girò. 
Oddio, vedevo che aveva le lacrime agli occhi. Si cazzo per lui ero maledettamente importante. Non potevo più avere dubbi. 

Lo tirai verso di me e lo baciai. 

Il mondo si fermò completamente. Mi sentivo come su un altro pianeta, nel mondo dei sogni. 
Quanto avevo desiderato quel momento e quante volte avevo cercato di convincermi che non sarebbe mai arrivato. 
E invece. Mi trovavo lì attaccata alla persona più meravigliosa del mondo. 

CAPITOLO TRENTATREESIMO

Avrei voluto che quel momento non finisse mai. 
Ma mi stava mancando il fiato. Ci allontanammo dopo un tempo che mi era sembrato interminabile. 

 Louis senza dire nulla mi prese la mano e continuammo a camminare. 
Era bello, perché nonostante noi due fossimo le persone più chiacchierone al mondo, quel momento di silenzio era bellissimo. 
Per una volta le parole non servirono. 

Passammo tutta la mattinata a parlare di cazzate varie. 
Lou mi parlò anche della sua famiglia. Da come ne parlava si capiva che gli mancava un sacco. Mi sentii anche un po’ in colpa. 
Ad un certo punto gli dissi: 

- Lou ma non sei proprio tornato a casa da quando sei partito dall' America - 

-Eh no sono venuto qui- 

-Mi dispiace- 

-Perché?!- 

-Per venire qui hai rinunciato alla tua famiglia-  

-La mia famiglia ci sarà sempre e invece avevo paura che aspettando ancora tu non ci saresti più stata per me- 

-Credimi non sarebbe mai successo- gli strinsi la mano ancora di più. Che persona meravigliosa era quella! 
Per una volta non mi ero sbagliata sul giudizio di qualcuno. Pensavo che Lou fosse la persona migliore del mondo prima di conoscerlo, e adesso ci credevo ancora di più. 

-Quando partirai di nuovo?!-  

- Honey senti ho una cosa da dirti, davvero importante- 

-certo dimmi-  

-Io martedì dovrò ripartire per andare in Inghilterra  … - 

-ah capisco- dissi delusa. 

-fammi finire. Tu per quanto tempo devi ancora andare a scuola?!- chiese. 

-beh siamo a metà maggio per un altro paio di settimane, perché?!- 

mi sentivo così sfigata, lui andava in giro per il mondo ed io sfigatissima andavo a scuola! 

-la mia proposta è questa: dato che io dovrò andare in giro con i ragazzi durante l' estate, vorresti venire con me?!-  

Oddio. Io e Louis in giro per il mondo. Con gli altri anche. Mi venne una domanda spontanea. 

- Lou posso portare degli amici?!-  

-Certo però potranno venire solo ad alcune tappe. Quanta gente hai intenzione di portare?!- disse sorpreso.  

-due o tre. Per favore?!- feci gli occhi da cucciolo, ero certa che non avrebbe resistito a dirmi di sì. Infatti … 

-Eh vabbene. Ma verranno quando te lo dico io. Ti voglio tutta per me- disse abbracciandomi. 

-non credi di essere troppo egoista-  

-si lo so. Ma non mi hai ancora risposto vieni?!-  

-Domanda più stupida non potevi farla- dissi ridendo. Gli diedi un bacio sulla guancia. 

CAPITOLO TRENTAQUATTRESIMO 

-Dove andiamo?- Mi chiese 

- Don' t worry. Sei nelle mie mani. - 

-appunto per questo mi preoccupo.- 

-Prendiamo una pizza e andiamo a casa mia a mangiarla- 

-ma i tuoi genitori non torneranno più?!- 

-guarda siamo stati davvero fortunati, sono partiti per Milano tornano giovedì sera-  

-ah beh allora siamo tranquilli- disse. 

- Louis dobbiamo solo mangiarci una pizza, non stiamo facendo nulla di grave!- dissi con tono sarcastico. 

-non ancora … - mormorò lui, pensando che io non lo sentissi. 

-senti bello stai calmo, io non sono una persona facile ok?!- 

-Vedremo- disse con aria di sfida. 

-Già vedremo- dissi io guardandolo male. 

Comprammo le pizze e tornammo a casa. 

 
Io stavo ridendo come una pazza, perché per entrare nella pizzeria Louis si era messo la mia sciarpa e i miei occhiali da sole, e una signora lo aveva guardato in modo strano per tutto il tempo.  

-Lo sai che non sei niente male come gay- gli avevo detto. 

-ha ha grazie mille- disse guardandomi storto. 

Entrammo a casa e mangiammo. 

-Lo sai è davvero buona- Disse mentre masticava. 

-eh lo so questa in Inghilterra non ce l' avete proprio!-dissi io ridendo. 

-Già, allora sei felice?!-  

-non lo sono mai stata di più-  

-eh è tutto merito mio- 

Sorrisi. Non potevo certo replicare. Era vero: era tutto merito suo. 

-Allora Lou dove andremo di bello quest' estate?!- 

-Beh le tappe sono America, Australia, Nuova Zelanda ed Inghilterra - 

-Bene avete dato un altro palo alle Directioner italiane insomma- 

-dai non è vero è solo che abbiamo davvero tanti impegni in questi paesi ma è certo che dopo l' estate faremo un tour anche qui- 

-bene lo spero per voi. Avete un sacco di ragazze inviperite tra le mani-  

-lo so bene, comunque hai chiesto il permesso di venire ai tuoi genitori vero?!- 

Quando diceva queste frasi dimostrava davvero gli anni che aveva e mi faceva sentire una bimba praticamente. 

-si lo chiederò non appena torneranno, mi metterò in ginocchio e farò tutto ciò che servirà, questa cosa non me la voglio perdere- 

-bene, allora che si fa?!- 

-beh non lo so- 

-per me possiamo anche restare qui- 

Mi disse avvicinandosi con un sorrisetto. Era diventato davvero difficile resistere, ma dovevo riuscirci, quella battaglia non l ' avrebbe vinta lui. 

-oppure possiamo uscire- gli dissi alzandomi dalla sedia. 

- ahahahah hai paura di restare qui con me?!- 

- Lou mi hai sfidato e non ho intenzione di perdere, su alzati e andiamo!- gli dissi dandogli un colpetto sulla spalla. 

Mi tirò per il braccio e mi ritrovai seduta su di lui. Mi baciò, ma io mi scostai. 

-ah allora non ci siamo capiti, su bellezza muoviti andiamo!- 

Scappai quasi nella mia camera, perché temevo che mi avrebbe tirata di nuovo e non sarei stata capace di resistere. Era l' impresa più difficile che avessi mai fatto!  

Stavo prendendo il giubbino nella mia stanza, quando me lo ritrovai di nuovo dietro. Mi abbracciò da dietro. Io sobbalzai. Mi diede un bacio sul collo. Cazzo non mollava eh!  

-certo che sei testardo- 

-già testardo e innamorato- 

- innamorato che parolone. E di chi?!- gli dissi fingendomi il più indifferente possibile. 

-mah, non la conosci. È una ragazza italiana come te, una stronza che non ti dico … - 

-mi ritengo offesa- 

-ah sì e chi te lo ha detto che sei tu?!- 

-beh lo dico io!- mi girai e lo guardai negli occhi. Lui si avvicinò. Io mi allontanai. 

-senti la smetti di darmi pali?!-disse. 

-e tu la smetti di fare il provocante, guarda che io non ci casco- 

-tesoro, non parlare ora il gioco è appena cominciato- disse con quel sorrisetto diabolico. 

CAPITOLO TRENTACINQUESIMO

Andammo a fare un giro per la città. 

Louis come sempre andava in giro imbacuccato per non farsi riconoscere, ma non perdeva mai il suo stile. 
Pantaloni sempre sopra la caviglia e necessariamente qualcosa a righe. Era unico. 

Decisi di chiedergli qualcosa sui ragazzi. 

- Lou come sono gli altri?- 

-Beh i ragazzi sono fantastici. Sono così diversi. Ci completiamo davvero l' uno con l' altro. 
Niall è davvero simpatico e pensa sempre a mangiare, Zayn sembra un duro ma in realtà credo che sia più sensibile degli altri, 
Liam è dolce davvero tanto, e Hazza ... Beh lui è perfetto … come me insomma!- 
parlava di loro con una luce negli occhi che non aveva neppure quando parlava della sua famiglia. 

Era chiaro che il legame che c' era fra di loro era davvero forte e credo sinceramente che nessuno sarebbe riuscito a separarli.  

-ti mancano?!- 

-beh sono solo tre giorni che non li vedo, ma sì mi mancano tanto.- 

- Lou posso farti una domanda, però rispondimi sinceramente e non ti incazzare- 

-ok- disse quasi preoccupato. 

- perché vi siete lasciati tu ed Eleanor?!- 

- beh … - abbassò lo sguardo improvvisamente. Tentennava. Decisamente troppo. Perché?! Vidi che chiaramente non voleva rispondermi quindi gli dissi: 

-no vabbene scusami, ho sbagliato a farti una domanda del genere, mi dispiace- 

-eh che... Non riesco ancora a parlarne ce la sto mettendo tutta per dimenticare, ma è … è difficile, siamo stati insieme tanto tempo.- balbettò. 

-nono non preoccuparti non devi darmi spiegazioni, sono stata io troppo inopportuna.- gli dissi, lasciandogli la mano e camminando più velocemente. 

Ero incazzata, perché si era comportato così. E poi non l' aveva ancora dimenticata. 
E se non l' aveva ancora dimenticata come poteva stare con me?! Non ero disposta ad essere il mezzo per dimenticare un' altra persona. 
Lui si accorse che mi ero innervosita. Ma non disse nulla continuò a camminare come se nulla fosse e quella cosa mi fece incazzare ancora di più. 
Dopo un' ora intera passata a camminare in silenzio. Gli dissi:  

-Beh io sono stanca voglio andare a casa, domani devo andare a scuola, tu che fai?!- 

-Ti accompagno no?!- 

-Nono Lou guarda non fa niente vado da sola ci sentiamo domani. Ok?!- 

Non mi rispose, annuì soltanto poco convinto. Io mi girai e mi diressi verso casa. 

Entrai a casa sbattendo la porta. 
Come poteva stare con me e pensare ancora a lei?! Come poteva farlo?! Mi accorsi che erano già le otto passate. 
Non mangiai nulla, decisi di mettermi sul divano e di guardare un film. Ma dopo neanche mezz' ora mi addormentai stanca. 

Fui svegliata dal campanello della porta. Andai ad aprire con gli occhi ancora socchiusi. Era lui. 

- Louis che ci fai qua?!- 

CAPITOLO TRENTASEIESIMO

Mi prese la mano e mi portò sul divano.  

-Allora senti lo so che sei incazzata perché non ti ho risposto, ma è che per me quella storia è ancora troppo fresca, non riesco ancora a parlarne. 
Per me lei è stata importantissima. Ci siamo lasciati di comune accordo, ma io ci sono stato comunque male.- 

-beh ci credo lei è perfetta- dissi ancora insonnolita. 

-non è questo il punto. Il punto è che per me è difficile dimenticarla- vedevo che stava male nel parlarne. 

Mi sentivo una stronza perché dovevo farlo soffrire. 

-so che forse non riesci a capire...- non lo feci finire di parlare, gli misi la mano sulla bocca. Lui mi guardava sorpreso. 

-Basta Lou basta. Davvero. Non mi interessa. Basta. Ora ci siamo solo io e te. E questo è davvero perfetto.-  Mi sorrise. 

-Mi dispiace Lou di essermi comportata male. È che io voglio davvero che tra di noi vada tutto bene, perché sei troppo importante.- gli dissi. 

-I Love You - mi sussurrò all' orecchio. 

-I love You, too - gli dissi.  

Prese il mio viso tra le sue mani e mi baciò.  

-Ehi bello anche se ti amo, la nostra sfida non l' ho dimenticata eh!- dissi allontanandomi un po’. 

- Peccato … - sussurrò. 

-Vabbè però non sono così cattiva vuoi restare a dormire qua?- dissi sorridendo. 

-ok... Ma devo dormire sul divano?!- disse. 

-No! Dai vieni, oggi sono particolarmente buona, però, domani mattina devo svegliarmi presto!- lo presi per mano e lo portai nella mia camera. 

Mi addormentai subito attaccata a lui. Ero la persona più felice del mondo, la vita mi aveva dato quel regalo così bello e così grande. 
Mi sentivo la persona più fortunata del mondo. E lo ero, lo ero davvero. 
Non avevo mai desiderato quel momento, perché era così surreale che anche sperando con tutte le mie forze non mi sarei mai aspettata che tutto quello potesse accadere. 

E invece quel sogno era diventato la mia quotidianità. 
Quel sogno era venuto a cercarmi, perché aveva paura di perdermi. 
Era venuto dall' altra parte del mondo da me, per me aveva rinunciato ai suoi amici, alla sua famiglia. 
Mi aveva invitato ad andare con lui. Aveva detto di amarmi. Cosa diavolo potevo volere di più? Tutto quello era perfezione. 
Volevo solo che durasse per sempre, perché ormai mi ero abituata alla sua presenza. Era tutto. Era l' aria che respiravo ogni giorno. 
Sarei stata con lui tutta l' estate... Non vedevo l' ora che quelle due settimane passassero... Sarebbero stati tre mesi fantastici, ne ero sicura. 

Dovevo ancora dire tutto alle mie amiche. 
Non le avevo proprio più sentite da quando era arrivato Louis erano stati due giorni pienissimi, ma non volevo che loro si sentissero trascurate. 
Certo ero felice con Lou, ma quando lui non c' era, nei momenti bui loro c' erano sempre state, loro non mi avevano mai abbandonata. 
Mi erano sempre state vicine e il giorno dopo avrei raccontato loro tutto, soprattutto del viaggio. 

CAPITOLO TRENTASETTESIMO

Fui svegliata dalla maledetta sveglia del cellulare. Mi voltai. Realizzai che c’ era qualcuno affianco a me. Non ero abituata. Lo guardai. Dormiva ancora. 
Quanto era bello. E se mi fossi abituata a svegliarmi affianco a lui tutte le mattine?! 
Bene non dovevo assolutamente, perché poi quando lui sarebbe partito mi sarei sentita davvero tanto foreveralone. 
Cercai di scendere dal letto senza fare rumore e andai in bagno a prepararmi.

Mentre mi stavo lavando i denti. Comparve dietro di me. Io sobbalzai.

-sì lo so di non essere un bello spettacolo appena sveglio, però, non sapevo di fare addirittura paura- disse ridendo.

- ahahahah, ma che dici?! Tu sei sempre splendido.- dissi asciugandomi la faccia.

Mi abbracciò e mi diede un baciò.

- mmm sai di menta- disse staccandosi da me.

-sì lo so, senti Lou io mi devo muovere, perché devo andare a scuola, tu che fai?!-

-beh ti accompagno!-

-sì sarebbe fantastico, ma non hai nemmeno vestiti puliti, come vuoi andare girando?!- dissi squadrandolo dalla testa ai piedi.

-tu mi sottovaluti troppo, decisamente-

Mi portò nella mia camera e tirò fuori dalla sua borsa un intero guardaroba.

-ah ecco cosa tenevi là dentro- dissi sorpresa.

-già io sono un tipo previdente-

-ah sì e dimmi un po’ come facevi a sapere che avresti dormito qui?!-

-beh, Honey, sai quando io vado a casa di una ragazza, questa mi chiede sempre di rimanere.- disse con aria di superiorità.

-ah sì e chi sarebbero tutte queste ragazze, dove vai a casa, dimmi un po’-

-ah sei gelosa!-

-ovvio- 

-e comunque a casa di queste ragazze di solito facevamo altro.-

-ah capisco quindi sei rimasto deluso caro?!-

-sì abbastanza.-

-bene la cosa non può farmi che piacere-

-sei una stronza- disse abbracciandomi. Poi mi baciò di nuovo.

- Lou senti ci dobbiamo muovere, vatti a vestire, altrimenti ti lascio qui- dissi spingendolo verso il bagno.

-vuoi venire con me?!- disse girandosi improvvisamente.

-senti dinne un’ altra e ti tiro un pugno e la prossima volta ti faccio dormire a terra.-

-ok corro capo!-

Era davvero un esaurito. Era come avere a che fare con me stessa, al maschile. Eravamo davvero simili. 
Totalmente fuori di testa, testardi, arroganti, disordinati, pigri … e potrei continuare. Ma cazzo era tardi!

- Louis muoviti!-

Presi la borsa, misi il giubbino e presi le chiavi. Avevo già aperto la porta. Dopo tipo tre ore uscì dal bagno con una cosa in mano.

-che cos’ è?!- gli chiesi  io.

-è un braccialetto con il mio nome … - sussurrò.

Oddio come diamine aveva fatto a trovarlo, neanche io sapevo più dov’ era. 
Era il braccialetto che mi avevano regalato Mart e Lì quando eravamo a Milano. Sembrava passato un secolo già e invece …

-non è mio!- dissi, non mi era venuta nessuna scusa in mente.

-beh di chiunque sia, la persona che lo ha comprato deve amarmi davvero molto … - disse poggiandolo sul tavolo.

-non immagini quanto … - sussurrai. Poi lo presi per mano ed uscimmo.

-Dobbiamo andare anche a piedi, non arriveremo mai in tempo.- dissi mentre uscivamo dal portone.

-Ancora una volta mi sottovaluti! Ma come devo fare con te?!- disse tirando delle chiavi dalla tasca.

-non è possibile, oddio, ma tu sei pazzo?!-

Davanti a noi c’ era una macchina bellissima.

-prego- mi disse aprendomi la portiera. Entrò anche lui.

-beh non è niente male vero?!-

-dove l’ hai presa?!-

-ho i miei contatti, allora dove la porto signorina?!-

-su una stella?!- dissi io.

Scoppiamo a ridere. Poi partì. Sì, era un pazzo anche quando guidava.

CAPITOLO TRENTOTTESIMO

Uscii dalla macchina praticamente tutta stonata e stravolta, perché Lou aveva deciso di farmi sapere che era un bravo cantante e aveva messo canzoni a tutto volume, 
cantando a squarciagola. In pratica quando uscii dalla macchina avevo la testa che mi rimbombava ed ero talmente stonata che non mi reggevo in piedi. 
Mi avvicinai al suo finestrino.

-Allora ora cosa farai?- gli chiesi.

-Credo che rifletterò su quanto sia deprimente stare senza di te e chiamerò un po’ la mia famiglia e i ragazzi, perché credo che mi abbiano dato per disperso … 
a che ora la passo a prendere signorina?-

- Alle 12 e 30 se puoi. Comunque oggi ti farò conoscere un po’ di gente.-

-Ok la cosa mi preoccupa, comunque sarò puntuale.-

Si avvicinò e mi diede un bacio. Poi chiuse il finestrino e partì.

Mi girai e vidi che c’ erano tipo mille persone che mi fissavano. Oddio, speravo sinceramente che non lo avessero riconosciuto. 
Camminai a testa bassa, mentre tutti mi fissavano ancora increduli e camminai più velocemente possibile. Finalmente arrivai in classe. Per fortuna la prof non c’ era ancora.

-oh guardate un po’ chi è tornata da noi poveri mortali!- disse Cucci non appena mi vide sulla soglia della porta. Si girò praticamente tutta la classe. 
Quella mattina mi fissavano tutti. Che ansia. 

-sei una stupida che cavolo mi urli?- le dissi mentre posavo la borsa.

-che c’ è il signorino Tomlinson non le lascia un minuto libero, immagino quante cose abbiate da fare insieme- disse ridendo.

- ahahahah molto divertente, comunque a parte gli scherzi devo dirti un sacco di cose. -

-beh allora siamo fortunate, perché la prof non c’ è!-

-ma Mart e Lì dove sono?!- chiesi guardando i loro banchi vuoti.

-devono ancora arrivare.- rispose Cucci, ma non finì neanche di parlare che Mart e Lì sbucarono sulla soglia della porta affannate.

-avete corso per nulla manca la prof. – dissi salutandole.

-oddio io la uccido.- disse Lì riprendendo fiato.

-comunque vi devo dire una cosa bellissima!-

-oddio davvero? Ma Louis?- disse Mart.

-ecco appunto … - ci sedemmo e raccontai loro tutto, cercando di non tralasciare neanche un singolo dettaglio.

-ah e allora adesso possiamo chiamarti signora Tomlinson!- dissero tutte e tre all’ unisono non appena io finii di parlare.

-beh se proprio volete … comunque devo ancora raccontarvi la parte migliore … - non potetti finire di parlare perché la arrivò la prof. Vabbè avrei parlato con loro dopo.

Purtroppo per tutta la mattinata non avemmo un  momento libero,la mia solita grandissima fortuna che non mi abbandonava mai. 

Mi decisi a parlare con loro quando saremmo uscite da scuola, volevo anche presentarle a Louis. 

Louis... Cavolo ma era davvero possibile che noi due stessimo insieme?! Ma poi in realtà stavamo insieme?! 
Ma quella storia era così impensabile, così surreale, così difficile anche solo da immaginare. 
Una cosa era certa ormai ero totalmente persa per lui, ma non capivo ancora se anche lui lo era di me. Dovevamo ancora chiarire un bel po’ di cose... 
Come quella domanda alla quale non mi aveva mai risposto: era ancora innamorato della Calder?! 
Ma non sarei riuscita a riaprire quel discorso, non dopo che a causa di quel discorso avevo rischiato di perderlo. 
Mah … quel ragazzo mi stava facendo perdere la testa e poi passare con lui tre mesi … chissà se in quei tre mesi poi avrei mantenuto la mia promessa di vincere quella sfida … già una sfida … e se lui stava con me solo perché non eravamo andati ancora oltre … ma dai Lou non era così stronzo. 
Aveva fatto tanto per me, per dimostrarmi che ci teneva a me. 
Tante volte avrebbe potuto tranquillamente girare i tacchi e tornare alla sua fantastica vita e invece era rimasto lì con me, per me. 
Dovevamo parlare questo era sicuro, almeno prima che partisse, anche perché poi lo avrei rivisto dopo ben due settimane. 

Tutti i miei pensieri furono interrotti dal suono della campanella: finalmente anche quella mattinata era finita. 
Stavo seriamente contando sulla punta delle dita i giorni che mi separavano dall' estate e per me quell' estate in particolare era la felicità totale.  

-Ora devi dirci questa cosa- dissero Cucci, Lì e Mart non appena fummo fuori da scuola. 

Allora mi venne un' idea.  

-beh sapete che vi dico io devo fare una cosa voi andate sul campetto e aspettatemi lì arrivo tra dieci minuti al massimo.- 

Annuirono poco convinte. Mi allontanai solo quando le vidi salire sul campetto. 

CAPITOLO TRENTANOVESIMO

Appena lo vidi gli corsi incontro e gli buttai le braccia al collo. 

Poi presi il suo viso tra le mie mani e lo baciai. 

-oh ma come mai tutto questo affetto?!- disse allontanandomi e guardandomi sorpreso. 

-che c' è?! Prima dici che ti do solo pali e poi quando sono dolce mi allontani- 

feci per andarmene di nuovo verso la scuola con aria delusa, ma lui mi prese per il braccio e mi tirò di nuovo vicino a sé e ci ritrovammo naso a naso. 

Mi piaceva un sacco quando mi guardava negli occhi.  

-non ho detto che non mi piaceva il tuo affetto- cercò di baciarmi ma io mi spostai.  

-ti do un bacio se mi fai un favore.- dissi nel modo più dolce possibile.  

-ah beh allora qualsiasi cosa. - disse ridendo.  

-ok grazie, allora ti presento le mie amiche e tu devi chiedere loro se vogliono venire in tour con voi, però devi essere convincente, usa la tua aria da inglese from Doncaster … -

-Dai ma non le conosco neppure- disse. 

-e dai … - gli dissi facendo gli occhi da cucciolo.

-ok ma un bacio non basterà a ripagarmi- disse avvicinandosi.

-abbiamo un patto!- gli dissi allontanandomi di nuovo.

-io ho passato un guaio con te- disse prendendomi per mano e dirigendosi verso la scuola.

Anche se a scuola non c’ era più nessuno, io ero comunque in ansia. Se lo avessero riconosciuto?

-Allora dove sono le tue amiche?!- mi chiese arrivati sul campetto.

-Sono quelle tre laggiù- dissi indicandole, fortunatamente erano girate di spalle.

-e vabbene vado a fare questa bella figura ma ti prometto che dopo me la pagherai- disse accarezzandomi la guancia con uno sguardo malefico.

Vidi che si allontanava e andava verso di loro. Loro si girarono. Io mi nascosi dietro un albero a guardare la scena. Capii che non lo avevano ancora riconosciuto.

Beh sinceramente era difficile riconoscerlo, 
ma c' erano sempre quei piccoli dettagli che ti facevano capire che era lui ed io ero convinta che loro da brave Directioners avrebbero capito subito chi fosse. 

Sentii che le salutò e disse loro: 

- Sorry girls but I want to ask if you want to come on tour with me and my friends!- poi sorrise.  

Notai che Lì era scattata non appena aveva sentito la sua voce e anche Mart aveva capito di chi si trattava. 
Cucci secondo me aveva capito chi fosse ma non mostró alcun segno di sorpresa. Sì, sapevo che non lo sopportava.  

Sentii Lì che balbettava: 

- But you are ...you are ... Tomlinson.- 

Decisi di uscire dal mio nascondiglio e apparvi improvvisamente dietro di Louis. 

-Allora lo avete conosciuto?!- urlai guardandole. 

Erano ancora scioccate. Mi stavo divertendo da matti, povere. Anche lui rideva sotto i baffi, poi rivolgendosi a Lì disse: 

-Yes I am Tomlinson, Louis Tomlinson - disse togliendosi gli occhiali da sole.  

-Marika sei una stronza, stavamo morendo d' infarto- urlarono Mart e Lì.  

- ahahahah è stato bellissimo- dissi io ridendo ancora a crepapelle.  

Con la coda dell' occhio guardai Cucci era rimasta impassibile, non dava nessun segno di gioia, ma aveva uno sguardo infastidito. 
Mentre Louis salutava Mart e Lì con un abbraccio la presi per mano e ci allontanammo un po’. 

-beh lo so che la sua presenza non ti rende la persona più felice del mondo, però, cazzo potresti anche farlo un sorriso- dissi. 

-lo hai portato qui per sbattermi in faccia che avevi ragione, che facevi bene a fidarti di lui, che lui è fantastico, beh potevi risparmiarti questo teatrino- 

-allora prima cosa non capisco cosa cazzo ti abbia fatto lui per cui tu debba trattarlo così, seconda cosa non so se può interessarti ma lui ci ha invitato ad andare in tour con loro- 

-ah e quindi dovrei ringraziarlo?!- 

-non lo capisco proprio questo tuo atteggiamento … - 

-Marika chiamami quando ti sveglierai e questo sogno sarà finito- si girò e se ne andò senza darmi neppure il tempo di risponderle. 
Ma sì che facesse quello che voleva. 
Questa volta non le avrei chiesto scusa, si era comportata davvero male e in quel momento non avevo voglia di intossicarmi l' anima appresso a lei. 

Tornai da Mart e Lì che intanto avevano conosciuto abbondantemente Louis.  

-Allora che ne pensate della sua proposta?!- dissi io cercando di non far trasparire la rabbia per il litigio che avevo avuto poco prima. -quale proposta?!- dissero loro. 

-Beh quella cosa che vi ha chiesto prima Lou non era una bugia: possiamo andare in tour con loro!- 

-oddio davvero?!- urlarono 

-Già- dissi felicissima di vederle così entusiaste. 

-beh Louis me lo fai conoscere il tuo amico Malik?!- disse Mart con aria sfacciata, non aveva perso l' occasione. 

-ma certo-disse Lou.  

-Vabbè ragà noi andiamo ci sentiamo oggi?!- dissi io.  

-certo- dissero in coro. 

-ciao belle- disse Louis. 

CAPITOLO QUARANTESIMO

-Grazie mille- gli dissi mentre eravamo in macchina. 

-Di nulla, sono proprio simpatiche- disse sorridendo. 

-sì, sono contenta che siano rimaste così entusiaste!- 

-Già, ma l' altra ragazza, quella con i capelli neri, non mi ha proprio calcolato- 

-sì vabbè non farci caso poi ti spiego- gli dissi. 

Ero incazzata ancora di più ora con Cucci perché lui si era accorto della sua indifferenza e ci era rimasto male. 
Ma non volevo e non dovevo pensarci, Louis sarebbe partito il giorno dopo e volevo godermi quella giornata con lui, anche perché poi lo avrei rivisto dopo due settimane. 

-allora andiamo a casa a mangiare?!-  

-ok- rispose. 

Arrivammo a casa e pranzammo, dopo ci mettemmo un po’ sul divano. 

- Lou a che ora devi partire domani?!- gli chiesi. 

-credo per mezzogiorno, veramente io volevo partire la sera ma stamattina ho parlato con 

Harry e mi ha detto che devo tornare per forza prima, ordini superiori.- 

-ah capisco.- dissi poggiando la testa sulla sua spalla. 

-ehi, sono solo due settimane dai!- 

-Certo lo so, ma … - 

-ma cosa?!- 

- Louis tu ci tieni davvero a me, oppure tra due settimane ti dimenticherai di me?!- dissi alzando la testa per guardarlo negli occhi. 

-diamine, ma cosa devo fare per farti capire che mi sono innamorato di te?!- disse un po’ alterato.  

Lo guardai sorridendo. Era quello che volevo sentirgli dire. 

-certo che sei davvero subdola- disse calmandosi, aveva capito il mio gioco. 

-si lo so- dissi. 

Mi tirò verso di lui e mi ritrovai seduta sulle sue gambe. Sarei potuta rimanere così per sempre. 

-Comunque io ho fatto ciò che mi hai chiesto e tu la promessa che mi hai fatto?!- disse toccandomi i capelli. 

-beh non ricordo cosa ti ho promesso?!- gli chiesi girandomi verso di lui. 

- bene, avevi detto che avresti fatto qualunque cosa per ringraziarmi- disse accarezzandomi la schiena. 

-ah sì, beh io non ricordo esattamente di averti promesso questo caro- dissi alzando le sopracciglia.  

-beh allora ricordi male!- mi prese e mi scaraventò letteralmente sul divano. Poi cominciò a farmi il solletico sulla pancia.  

-no ti prego non lo sopporto.- dissi cercando di alzarmi. 

-se mi fermo farai ciò che dico io. -  

Riuscii finalmente a rialzarmi e mi misi inginocchiata di fronte a lui.  

-tesoro io non farò mai ciò che mi dici tu- dissi ridendo. 

Poi presi il suo viso tra le mie mani e lo baciai. Lui mi prese per i fianchi e stava cercando di nuovo di buttarmi sul divano. Io mi allontanai un po’. 

-lo vedi Lou non posso darti un dito che cerchi di prenderti tutta la mano!- dissi ridendo. 

- ahahahah voglio proprio vedere fino a quando avrai tutto questo autocontrollo.- disse. 

-Lo avrò finché non vincerò la sfida tesoro mio- gli risposi.  

-e vabbene allora aspetterò.- disse sconsolato.  

-Eh dai non fare il deluso, non ti basta il mio amore.- gli dissi. 

-certo, come no!- 

-ok sono offesa!- 

CAPITOLO QUARANTUNESIMO

Lou si alzò dal divano e tornò con il computer in mano. 

 Mi preoccupava quando faceva queste cose improvvise. 

 Aprì Twitter, scrisse un messaggio sul cellulare e dopo due minuti sullo schermo apparve uno sfondo nero poi … 

- Hello Lou!- era Hazza, oddio quanto era faigo. 

-ciao Harry, devo presentarti una persona!- gli disse Louis.  

-Oddio ma sei pazzo era lui quello che dovevi farmi conoscere?!- dissi io che istintivamente mi ero allontanata dalla camera del computer. 

-dai vieni qua-  

Mi tirò di nuovo vicino a sé. E comparvi anche io nell' inquadratura. 

- Harry ti presento Marika, Marika ti presento Harry - disse Louis evidentemente divertito da quella situazione. 

-ciao bella- urlò Harry. 

-ciao Hazza piacere di conoscerti- 

-tu quindi saresti la ragazza di Louis?!- disse Hazza con voce scettica ed anche un po’ infastidita. 

Guardai Louis negli occhi. Lui mi sorrise. 

-beh sì a quanto pare sì. -  

Hazza annuì poco convinto. 

-Beh ma lo sai che Louis è mio vero?!- disse alzando le sopracciglia. 

-certo Harry, lo so che vieni prima tu per Lou!- dissi. 

Louis rideva come un pazzo. Se la stava spassando il ragazzo. 

-ah Lou io vado un attimo sopra da nonna, perché prima mi ha telefonato e non le ho risposto- 

-ok- mi rispose.  

-ciao Hazza a dopo- dissi guardando nel computer prima di alzarmi dal divano. 

-ciao Bella- urlò lui. Quanto era bello. 

Aprii la porta e chiamai l' ascensore, ma vidi che era occupata, quindi rientrai in casa, socchiudendo la porta per aspettare che si liberasse. 

Allora potei sentire, senza volerlo, quello che si dicevano quei due nel salone. 

-allora come ti sembra?!- chiese Lou. Capii che stava parlando di me. 

-beh è simpatica, è bella, ha un' amica da presentarmi?!-disse Hazza ridendo.  

- ahahahah quando viene glielo chiedo! Comunque io penso che sia meravigliosa.- disse Louis. Quanto era dolce. 

-ah allora la bimba ti ha conquistato mio caro Tommo - disse Hazza scherzando. 

-Già evidentemente è così- rispose Louis. Quelle parole mi fecero sobbalzare. Allora era vero che era innamorato di me.  

-beh allora l' hai dimenticata l' altra?!- chiese Hazza, che era diventato improvvisamente serio. Capii che si riferiva ad Eleanor. 

-Sì non ci voglio proprio più pensare. Ora per me c' è lei e basta.- rispose Louis. 

Aveva una voce convinta e questo mi fece sorridere istintivamente. Notai che l' ascensore era arrivata. Chiusi la porta stando attenta a non fare rumore. E non appena chiusi la porta una lacrima cadde sulla mia guancia. 

CAPITOLO QUARANTADUESIMO

Salii sopra da nonna, stetti lì un' oretta e poi scesi di nuovo a casa. 

Guardai il cellulare prima di entrare a casa, cavolo erano già le otto e mezza. Il tempo era volato quel pomeriggio. 

Non sentivo più Louis parlare, evidentemente aveva chiuso la chiamata con Harry. 
Andai nel salone e lo trovai disteso che dormiva, aveva ancora il computer sulle gambe, lo presi e lo posai sul tavolo. 
Poi mi sedetti accanto a lui e misi la sua testa sulle mie gambe. 

Presi il telecomando e accesi la TV. 

Non riuscivo a smettere di fissarlo: quanto era perfetto. 
In quel momento speravo solo che quella storia durasse, che lui non si stancasse di me. 
Quando aveva parlato con Harry mi era sembrato sincero. Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo viso: non ero capace di trovargli un difetto. 
Gli accarezzai la guancia. Dopo un po’ aprì gli occhi. Alzò la testa e mi guardò. 

-oddio ma da quando sto dormendo- disse sfregandosi gli occhi con le mani.  

-beh credo due o tre ore, comunque sono quasi le undici, dobbiamo andare a dormire davvero, perché domani io devo andare a scuola e tu devi partire … - 
finii quella frase quasi senza fiato. 

 Non volevo che partisse, egoisticamente volevo che lui rimanesse con me. 
È vero che lo avrei rivisto dopo solo due settimane, ma mi sarebbe mancato un casino, era una parte fondamentale di me ormai. 
Sentii improvvisamente gli occhi lucidi. 
Avevo paura, avevo paura che il nostro rapporto potesse cambiare, avevo paura che lui potesse cambiare nei miei confronti, non riuscivo a fidarmi totalmente, 
avevo sempre paura di poter rimanere ferita o delusa. 

Louis non smetteva di fissarmi con quei suoi occhi meravigliosi, non lo reggevo il suo sguardo, non ci sarei mai riuscita. 
Girai lo sguardo verso di lui un po’ inconsapevolmente ed istintivamente e lui si accorse della mia aria triste. 

- ehy baby, che ti succede?!- disse alzandosi e inginocchiandosi davanti a me. 

 Mi reggeva il mento con due dita per guardarmi negli occhi. 

-ah non fissarmi così! Mi metti ansia...- gli dissi scostandomi. 

-ma che c' è?!- disse con aria preoccupata.  

-niente, non voglio asfissiarti con le mie preoccupazioni.- dissi guardando a terra. Lui mi alzò nuovamente il viso, e dal suo sguardo capii che aveva intuito tutto. 

-diamine, adesso mi devi ascoltare: io non ti lascerò mai, e devi credermi mai, se lo facessi farei del male anche a me stesso, soprattutto a me stesso. 
Io non farò mai nulla che possa deluderti, o almeno ci proverò. Questa è una promessa- disse tutto d' un fiato. 

Lo guardai sorridendo e lui sembrò quasi tirare un sospiro di sollievo. 

-non lo so cosa ho fatto per meritarti!- gli dissi.  

Lui allargò le braccia e io mi catapultai praticamente su di lui.  

-I love you, my lover- mi sussurrò all' orecchio. Lo strinsi a me ancora di più.  

CAPITOLO QUARANTATREESIMO

- Lou svegliati, è tardissimo! 

-Ancora cinque minuti!- sussurrò. 

-nono niente cinque minuti tu devi partire e io devo andare scuola, muoviti- 

-ma devi andare per forza?!- 

- Louis se mi bocceranno sarà tutta colpa tua.-  

-ma dai … - 

- Louis ti do tre secondi per alzarti da quel letto- 

-Ah si perché altrimenti che mi fai?!-  

Lo guardai ridendo, poi uscii dalla camera, non appena vide che io me ne ero andata affondò di nuovo la testa nel cuscino. 
Andai in cucina e riempii una bottiglia d' acqua. 

Tornai nella camera. 

-allora sei testardo, ti ho detto che dovevi alzarti, vabbene fai come vuoi!-  

Aprii la bottiglia e gliela svuotai addosso completamente. Lui si alzò improvvisamente urlando. 

-oddio ma sei una stronza- 

-beh ti avevo detto che dovevi alzarti- 

Alzò la testa, scostò i capelli bagnati e si avvicinò a me. 

-bene amore mio non me lo dai il bacino del buongiorno?- disse con le gocce d’ acqua che dai capelli gli cadevano sul viso. Cazzo se era bono. 

 - Louis non ci pensare neanche, ho appena finito di prepararmi non toccarmi, perché giuro che ti picchio.- dissi indietreggiando. 

 Alzò la testa come se stesse riflettendo sulla mia minaccia.

-beh credo che sopravvivrò.- disse poi si buttò letteralmente addosso a me, spingendomi con la schiena al muro. 
Mi teneva ferma per i polsi. Si avvicinò al mio viso e mi baciò delicatamente. 

-Sai di acqua frizzante, lo sai?!- gli dissi.

-Sì lo so perché una stronza mi ha buttato una bottiglia d’ acqua addosso.-

- ahahahah te lo avevo detto che dovevi alzarti ma tu non hai voluto ascoltarmi.-

Mi guardò sorridendo.

-Mi lasci andare?!- gli dissi indicando con la testa le sue mani che stringevano ancora i miei polsi.

-No perché sei una bugiarda!- disse senza togliersi quel sorriso dalla faccia.

-Io e perché mai?!- gli chiesi confusa.

-Ieri avevi detto che mi avresti dato un bacio se ti avessi fatto quel favore, io il favore te l’ ho fatto, ma dov’ è il mio bacio.-

Lo guardai. Poi gli diedi un bacio a stampo.

-Va bene?!-

-Se tu questo lo chiami bacio … magari te lo insegno io eh!-

Si avvicinò di nuovo al mio viso, sentivo il suo respiro contro il mio, poggiò le sue labbra sulle mie. 
Louis sapeva sempre di fragola. Davvero, evidentemente il motivo era che si riempiva di caramelle tutto il giorno. Ogni secondo della giornata. 
Era così, quel ragazzo. Mi baciò delicatamente come prima, ma poi divenne sempre più intenso. Anche la sua presa ai miei polsi diventava sempre più forte. 
Persi completamente la testa. Fortunatamente lui non aveva perso il buon senso e si allontanò da me. Mi mancava proprio il fiato. 
Meno male che c’ era una sfida in corso, dalla quale volevo uscire vincitrice, perché altrimenti … diciamo solo che il ragazzo di Doncaster ci sapeva fare. 
Diciamo così, che è meglio.

 -allora bimba hai visto come si fa?!-

 -ti odio quando mi chiami bimba- dissi cercando di riprendere fiato.

 -non c’ è odio senz’ amore, bimba.-

 - Tomlinson non fare il poeta, la tua carriera sarebbe rovinata.-

 Rise poi divenne improvvisamente serio.

 -beh la mia carriera sarà rovinata comunque, che ore sono?! Io devo prendere l’ aereo.-

 -ed io devo andare a scuola!- urlai.

 Guardammo l’ orologio. Le otto in punto.

 - oddio- dicemmo all‘ unisono. 

 Poi entrambi ci mettemmo a correre in giro per la casa per finire di prepararci.

CAPITOLO QUARANTAQUATTRESIMO

 -Devi andare?!- gli chiesi.

Eravamo nella sua macchina davanti a scuola.

-sì è già molto tardi e poi anche tu devi andare, altrimenti avrò il tuo anno scolastico sulla coscienza.- disse cercando di sorridere. Sì era triste anche lui, quanto era cucciolo.

-va bene … - dissi poco convinta.

-dai vieni qui!- allargò le braccia e mi strinse a se.

-mi mancherai tanto- mormorai.

-dai, tornerò prima che tu possa sentire la  mia mancanza.-

-Ti amo- gli dissi, guardandolo negli occhi.

-Ti amo- rispose. 

-E comunque quella frase era stata già usata, copi anche le frasi dai film Tommo?-

- ahahahah ma non ti smentisci mai tu eh?-

Mi diede un bacio, poi scesi dalla macchina.

-Ciao Lou – 

-Ciao splendore-

Lo vidi partire con la macchina e mi incamminai verso la scuola. 

Quelle due settimane infernali avevano ufficialmente inizio.

-Ciao bellezze- salutai le mie amiche arrivata in classe.

-Ciao Marikù, allora è partito?!- mi disse Mart.

-Già … - dissi io guardando nel vuoto.

-beh dai sono solo due settimane e poi lo rivedrai- disse sorridendo.

- Mart sono davvero felice che tu voglia consolarmi, ma guarda che lo so che sei così elettrizzata, perché vuoi conoscere Zayn. – le dissi.

-beh questo è uno dei motivi, anzi il più importante dei motivi.- disse sorridendo.

Mentre stavamo parlando arrivò Cucci. 

-che ci fai qui?- le chiesi sorpresa di vederla avvicinarsi a me.

Io e lei eravamo sedute vicino, ma da quando avevamo litigato, aveva deciso di spostarsi vicino a Francesca, un’ altra nostra compagna di classe.

Non era un bel periodo per la nostra amicizia, eravamo davvero molto distanti.

Io non le raccontavo più nulla, anche perché capivo che l’ argomento ‘sto con Louis sono la persona più felice del mondo ’ la infastidiva molto. 
Certo sapevo che dovevo apprezzare questi suoi gesti, perché significavano che lei ci teneva a me e non voleva che io soffrissi o rimanessi delusa. 
Ma ci sono altri modi per dimostrare il proprio affetto. Non riuscivo a sopportare il fatto che lei criticasse Lou senza conoscerlo. 
Speravo che se fosse venuta quell’ estate in tour qualche volta, avrebbe potuto conoscerlo e avrebbe potuto capire che lui ci teneva davvero a me. 
Non volevo, però, neppure che fossimo così lontane a causa di un motivo del genere. 
Il fatto era che io ero innamorata di Louis e lei avrebbe dovuto accettarlo se voleva essere mia amica.

 
-che c’ è non posso neanche più avvicinarmi?- disse seccata.

-questo non devi chiederlo a me, devi chiederlo a te stessa, spero ti sia fatta un esame di coscienza.- 
le dissi, mentre scrivevo sul quaderno, senza neppure guardarla in faccia.

-non ne ho bisogno, io so che fatto tutto quello che fatto solo per te, volevo solo proteggerti.-

-io non ho bisogno della tua protezione, non sono una bambina, ho deciso cosa fare nella mia vita e non sarai tu a farmi cambiare idea, né tu né il tuo spirito di protezione.- 
dissi continuando a fissare il foglio sulla quale stavo scrivendo.

-va bene e allora cosa dobbiamo fare?-

-senti Cu non occorre che ora tu venga qui a fare la vittima, io volevo solo che, quando ero nel mio momento più felice della mia vita, 
quando ho incontrato la persona che desideravo di più, volevo solo che quella che si definisce ‘la mia migliore amica ‘ 
venisse vicino a me e dicesse “amica mia sono felice per te”. 
Volevo solo condividere quella gioia così grande con una delle persone più importanti della mia vita e invece cosa ho ottenuto? Insulti gratuiti. 
Non devi permetterti di giudicarlo, tu non sai nulla di lui! È questo che mi ha dato più fastidio. 
Perché tanto accanimento nei suoi confronti? 
Non ti ha fatto nulla, anzi è rimasto anche male, perché quando è venuto per incontrarvi, tu non lo hai degnato neppure di uno sguardo … - 
le avevo detto quello che pensavo, cercando di essere più calma possibile, dai miei occhi, però, trasparivano sicuramente la rabbia e la delusione.

-bene allora non vuoi più parlarmi?- disse.

-no non voglio avere proprio nulla a che fare con te, almeno per ora, hai fatto la tua scelta- le dissi indicando il suo banco.

Lei si allontanò senza dire nulla e tornò al suo posto.

CAPITOLO QUARANTACINQUESIMO

Tornai a casa subito. Dovevo assolutamente sistemare tutto il casino che c’ era prima che tornassero i miei genitori. 
Sentii la vibrazione del cellulare. Mi era arrivato un messaggio. Era di Louis.

- Hi my lover, sono passate solo cinque ore, ma mi manchi già da morire, sono arrivato a casa, lo sai ho parlato anche a mia madre di te, ha detto che vuole conoscerti. Ora sono con i ragazzi ti salutano anche loro. Ti chiamo appena posso.-

Quanto mi mancava. 
Andai nella mia camera e scoprii che aveva lasciato lì un casino di roba: la sua maglia a righe bianca e blu, una felpa rossa ed un bracciale, 
che sinceramente non gli avevo mai visto indossare. Era uno di quei braccialetti elastici di gomma, aveva una scritta sopra:

- With all my love, E. –

E? chi poteva essere quella E … boh lo avrei chiesto a Louis quando lo avrei sentito.

Presi la maglia per piegarla e metterla apposto. Sentivo il suo profumo. 

Cavolo ero messa davvero male. Non avevo mai provato le emozioni che sentivo con Louis con nessuno. Mi ero davvero innamorata. 
Ora capivo davvero il significato di quella parola. Speravo solo che quei giorni passassero velocemente, volevo riabbracciarlo, non ce la facevo a stare senza di lui. 
Ero stata così fortunata ad incontrarlo.

Ero sempre stata una di quelle persone che credeva che quando avrei incontrato il mio idolo, lui si sarebbe innamorato di me. 
Ma dal pensarlo al viverlo davvero, ce ne passava …

Improvvisamente squillò il telefono di casa. Era Lì.

-Ciao Lì dimmi.-

- Marikù senti ho appena finito di parlare a telefono con Mart mi ha detto una cosa: a scuola vogliono organizzare una specie di festa di fine anno. –

-Lì scusa ma non c’ è già stato il Mak TT?!-

-si ma infatti questa festa non è un Mak TT, sarà più simile ad una ballo di fine anno, capito?! Tipo quelli americani, dai secondo me sarà una figata. – disse tutta esaltata.

-beh sì dai per una volta hanno avuto una bella idea!-

-si dai possiamo andare a comprare uno di quei vestiti elegantissimi, ah e non ho ancora finito: ognuno se vuole può andare con un accompagnatore … -

-un accompagnatore?!- urlai.

-sì ti immagini se Louis potesse venire.-

Beh, sì me lo immaginavo eccome, sarebbe stato davvero figo.

-dai sì potrei provare  a chiederglielo, ma quando ci sarà?!-

-non hanno ancora stabilito una data sicura ma dovrebbe coincidere con la fine dell’ anno, quindi credo il primo giugno.-

-ah ho capito, beh dai che bello- 

Era proprio una bella notizia, almeno in quel modo avrei riempito quelle settimane vuote e noiose. 
Non appena chiusi la telefonata con Lì, mi chiamarono i miei genitori. Era davvero un casino di tempo che non li sentivo. 
Mi dissero che sarebbero ritornati domani verso sera. Finalmente era una settimana che non li vedevo, erano stati a Milano dalla zia di mia madre. 
Anche se devo ammettere che la loro assenza non era stata proprio del tutto negativa. 

Verso le nove finalmente mi telefonò anche Louis.

CAPITOLO QUARANTESEIESIMO

-Hi Honey!- urlò con la sua solita voce squillante. 

-Ciao Lou -

-Allora come va?!-

-abbastanza bene. A proposito devo dirti una cosa. -

-dimmi Baby- 

-allora credo il primo giugno, la data è ancora da definire, ci sarà una specie di ballo di fine anno, una cosa del genere, e io volevo chiederti: vorresti accompagnarmi?!- 

incrociai le dita aspettando la sua risposta. 

-primo giugno, quindi tra due settimane, beh credo che … sì dai credo che si possa fare.-  

-davvero?!- urlai.  

-sì, però, stai calma-  

- ahahahah grazie Lou!- 

-nulla, comunque se io vengo una volta finito il ballo ce ne andiamo?!-
 
-dove ce ne andiamo?!- chiesi. Avevo già in testa l' immagine di me e lui. E di tutti che ci fissavano. Che emozione. 

-Marika ma come dove?! Dobbiamo partire per il tour!- disse quasi sconvolto. 

-ah è vero scusami, ero distratta.- che figura di merda. 

-bene, comunque davvero una volta finito, dobbiamo partire subito, quindi tesoro comincia ad organizzarti che manca poco- 
avrei giurato di averlo sentito davvero emozionato mentre diceva quelle parole. Che dolce … 

-certo Lou. Non vedo l' ora.- 

- Anch' io!-  

-Vabbè io ora vado, ah, quasi dimenticavo hai dimenticato a casa mia una maglia e una felpa, sappi che la felpa non te la ridarò mai più perché mi piace un casino!- 

- ahahahah vabbene tienitela, ma la maglia a righe non si tocca, rovineresti la mia collezione.- 

-certo Louis. Ah e inoltre hai dimenticato anche un bracciale verde di gomma, c' è una scritta sopra … - 

mi bloccò e non mi fece finire di parlare. 

- sisi lo so cosa c' è scritto.- 

-ah, beh e potrei sapere chi te lo ha regalato?!- mi sarei potuta stare zitta. 

-è un regalo di Eleanor.- Eccola lì. Quella risposta. Ecco chi era quella E. 

La sua figura puntualmente ritornava. Se si erano lasciato che bisogno c' era di tenere quel coso. 
E se proprio voleva tenerlo poteva stare più attento ed evitare di lasciarlo a casa mia. 
Sembrava quasi che volesse sbattermi in faccia la loro relazione, che io stavo con molta difficoltà cercando di eliminare dai miei pensieri. 

-ah capisco, vabbene appena ci vediamo ti do tutto.- dissi evitando di soffermarmi sul bracciale. 

-va bene- rispose lui.

CAPITOLO QUARANTASETTESIMO

Che palle. Quella storia ritornava sempre. Era chiaro che per lui non era chiusa. E allora perché stava con me?! 
Che cazzo di bisogno c' era di portarsi quel bracciale appresso?! Perché glielo aveva regalato lei, chiaramente. 
Poi lo aveva anche lasciato a casa mia, mi sembrava tanto una cosa fatta apposta. 
Forse voleva vedere come avrei reagito, beh non ci voleva tanto a capirlo! 
Secondo lui come cazzo avrei dovuto reagire? Farmi una bella risata sopra e dire: 

- bravo Louis complimenti, fai bene a stare con me e a pensare ancora a lei, ottimo metodo- 

Eh no ma stavolta non gli avrei detto niente, se voleva capirlo, lo avrebbe capito da solo. 
Mi ero stancata di fare la parte della ragazzina gelosa. Poteva anche essere la persona migliore del mondo ma non mi sarei lasciata prendere per il culo da lui. 

Prima che potessi continuare a blaterare da sola e ad incazzarmi, suonarono il campanello. Erano i miei genitori, erano tornati in anticipo. 
Fortunatamente, così non avrei continuato a quel coglione e alla sua cara modellina! 
Il giorno dopo a scuola cominciammo ad organizzarci per la festa. Erano tutte emozionatissime e lo ero anch' io, almeno prima di avere quella telefonata.  

- Marikù allora glielo hai chiesto a Louis?- 
disse Lì attirando l' attenzione degli altri che si erano subito voltati verso di me con aria interrogativa non appena avevano sentito quel nome. 

- Sisi Lì glielo ho detto e ha accettato- dissi io totalmente indifferente.  

-beh non sei contenta, cioè ti rendi conto che figata assurda arrivare al ballo con Tomlinson, vorrei essere al tuo posto, magari con Horan.- 
disse Lì alzando lo sguardo con aria sognante. 

- Horan?!- chiesi io con un faccia quasi sconvolta. 
In realtà ero molto felice perché la conversazione puntava ad un argomento diverso. 
Mi sarebbe bastato qualsiasi argomento. Qualsiasi argomento che non fosse Louis. 

-si Horan, perché?!- disse Lì. 

-eh, beh, ti è sempre piaciuto Hazza!- le risposi. 

-beh, mi sono ricreduta Niall è così dolce, carino, Harry alla fine … Harry alla fine è solo un puttaniere.- disse. 

-dai Lì non lo conosci neppure, non puoi dare retta solo ai pettegolezzi.-  

-beh, sì non lo conosco e neanche ci tengo sinceramente!- disse alzando un po’ la voce.  

-che cambiamento radicale … - sussurrai io, sperando quasi che non mi avesse sentito. 

-non è un cambiamento radicale, è un cambiamento maturato in seguito a tutti i flirt che avuto, praticamente uno al giorno.-  

- beh è fatto così, ognuno ha i suoi difetti, ma questo non vuol dire che non ci siano dei pregi.- le dissi guardandola male. 

Mi dava fastidio che lo giudicasse così, a vuoto, senza conoscerlo.  

-beh, ma sinceramente mi interessa poco e niente, ora mi interessa Niall.- disse chiudendo la conversazione.  

-va bene, come vuoi tu! Ad ogni modo con chi andrai al ballo?!- le chiesi. 

-beh avevo pensato ad Enrico.-  

-ah capito. Bene. Mart tu?!- 

-boh io avevo pensato a Zayn, ma se non è possibile mi accontenterò di Andrea!-  

-ah, beh chi si accontenta gode!- disse Lì. 

-così così- sussurrai io. Poi scoppiammo a ridere.  

Il mio sguardo si diresse verso qualcuno che ci stava fissando già da un po’: era Cucci. 
Sentivo il suo sguardo puntato su di me. La guardai e le sorrisi, facendo segno di avvicinarsi. 

Quella guerra era durata abbastanza.

CAPITOLO QUARANTOTTESIMO

Uscii da scuola con un sorriso stampato sulla faccia: sembravo un ebete.  
Io e Cucci avevamo parlato e finalmente avevamo fatto pace: 
lei aveva ammesso di essersi comportata male e mi aveva anche promesso che non si sarebbe più comportata in quel modo. 
Io le avevo detto allora il fatto del tour e mi aveva detto che sarebbe venuta volentieri. Beh, diciamo che la situazione tra di noi era decisamente migliorata.

E questo mi rendeva davvero felice.

Avremmo potuto andare a comprare un vestito insieme per la festa, avremmo potuto prepararci insieme. 

E, poi, saremmo andate al ballo con i nostri accompagnatori.

Ah già il mio accompagnatore … ma chissà che fine aveva fatto.

 Ero ancora incazzata con lui per il fatto del bracciale, ma avevo deciso di mettere una pietra sopra a quel fatto. 
Quello era decisamente un momento felice per me e non volevo rovinarlo. 
Comunque era strano che Louis non mi avesse ancora chiamato e che non mi avesse inviato neppure un messaggio. 
Andai su Twitter per vedere se almeno lì avesse scritto qualcosa, in effetti c’ era un suo tweet di qualche ora fa che diceva:

-Giornata meravigliosa in compagnia dei miei ragazzi-

Beh, almeno questo mi consolava. La sua ‘compagnia’ quel giorno erano stati i ragazzi.

Verso le sei mi telefonò.

-Ciao bimba mi dispiace di non averti proprio chiamata-

-ciao Lou, non ti preoccupare non fa nulla-

-sono stato tutto il giorno con i ragazzi-

- sisi ho letto su Twitter –

-ah allora mi segui?!-

-beh, sono piuttosto amareggiata, perché per sapere quello che fa il mio fidanzato devo cercare su un Social Network.- 

-sbaglio o mi hai chiamato ‘il tuo fidanzato’?-

- beh, perché non lo sei più, hai trovato qualche bellezza inglese migliore di me, a mia insaputa?-

- ahahahah mi mancate tu e la tua gelosia.-

-non è gelosia, è solo un diritto di possesso!-

- ah certo, come no! Comunque mi fa piacere essere il tuo fidanzato, lo sai?!-

- Louis farebbe piacere a chiunque- dissi ridendo.

-ah ecco. La tua arroganza non mi sorprende affatto.-

-Lo so. –

-comunque, ti stai preparando per partire?!-

-certo. Ho già riempito mezza valigia.-

-ottimo. Cerca di non portarti appresso mezza casa. -

-beh mi sa che ormai è troppo tardi! Ah mi puoi dire dove andremo all’ inizio?!-

-La prima tappa è in America. Credo Los Angeles.-

Cavolo L.A. che figata. Ho sempre sognato di andare in America, certo non avrei mai immaginato che ci sarei andata con Louis Tomlinson.

-Wow! Stupendo, sto tipo organizzando la valigia per settori. Ma credo che lavorerò giorno e notte per finire di prepararla. Mi servirà una stanza armadio praticamente-

-ah non preoccuparti bimba ho fatto prenotare una stanza per noi e solo per noi.- disse senza rinunciare alla sua solita risatina maliziosa.

- Louis non sopporterò le tue battutine per tre mesi interi. Piuttosto dormirò sul pavimento.-

- ma tesoro certo che non dovrai sopportarmi per tre mesi, è già tanto se resisterai la prima notte. Chiaro?!-

- Vorrei averti affianco a me per tirarti un pugno.-

-io per darti un bacio.-

-beh forse anch’ io. –

Sentii qualcuno gridare:

- Louis vieni. Smettila di stare sempre al telefono.- era la voce di Hazza.

-beh Louis vai il tuo ragazzo ti sta chiamando.-

-sì vado da lui può darsi che mi darà il bacio, che tu non puoi darmi.-

-sto iniziando ad ingelosirmi, farò un bel discorsetto con Hazza non appena lo vedrò-

-no non litigate per me. Vabbè ora vado. Ciao fidanzata.-

-ciao cretino.-

CAPITOLO QUARANTANOVESIMO

La settimana prima del ballo fu un casino totale. Non ebbi un momento libero. 
Io avevo ancora interrogazioni a scuola e compiti in classe. Non vedevo davvero l’ ora che quello strazio finisse. 
Anche perché mi aspettava l’ estate più bella e più emozionante della mia vita. Avevo quasi finito di preparare la valigia. 
Sicuramente quando Louis l’ avrebbe vista, si sarebbe spaventato. C’ era davvero mezza casa lì dentro. 

 Quel pomeriggio io, Lì, Mart e Cucci decidemmo di andare a comprare un vestito, perché mancava veramente poco e non avevo ancora alcuna idea.

 Mart fu la prima a trovarlo: era un vestito lungo sul marrone, molto classico, ma le stava d’ incanto. 
Anche Cucci lo trovò subito: era un vestito sempre lungo con il corpetto nero e la gonna bianca. Era davvero bellissimo e con il suo fisico perfetto le stava perfettamente. 
Restavamo solo io e Lì. Mi stava venendo praticamente l’ ansia. Già mi immaginavo che Louis sarebbe stato come al solito perfetto. 
Non era facile avere a che fare con qualcuno che era sempre così maledettamente mozzafiato. 

Dato che erano passate più di due ore e io e Lì non eravamo ancora riuscite a trovare nulla, decidemmo di dividerci: io andai con Cucci e lei con Mart.

-Allora Louis verrà?- mi chiese lei.

-beh a quanto pare sì, ma finché non lo vedrò con i miei occhi, non ci crederò.-

Lei sorrise.

-Tu con chi verrai?- le chiesi.

-beh credo con Mattia.-

-uh lo sapevo- dissi mentre continuavo a rovistare in cerca di un vestito.

Mi arrivò un messaggio da Mart:

-Marika vedi che Lì ha trovato il vestito.-

Benissimo ora mancavo solo io. 

-ah a proposito, ho chiesto ai miei genitori e mi hanno detto che posso venire a trovarti ogni tanto quest’ estate.- mi disse Cucci improvvisamente.

-oh che bello, ci divertiremo un casino.- dissi.

CAPITOLO CINQUANTESIMO

-Marika?!-

 -Ciao Amore dimmi-
  
-senti so che ti incazzerai e che non mi perdonerai mai, però, devo dirti una cosa- 

- Louis che c' è sto iniziando a preoccuparmi- dissi sedendomi su una panchina e posando le buste accanto a me.  

-beh non è niente di grave, è che non posso proprio venire domani sera, verrò da te il 2 mattina così partiamo, ma domani sera non posso proprio, 
perché Paul ha detto che dobbiamo fare un' intervista. È un impegno importante, non posso non andare, se fosse per me verrei da te, ma come devo fare?!-  

Avrei voluto davvero incazzarmi, avrei voluto davvero chiudergli il telefono in faccia, avrei voluto davvero mandarlo a fanculo perché aveva mandato a puttane tutto. 
Ma a cosa sarebbe servito?! Io mi sarei rovinata una delle serate più belle della mia vita, e lui... Lui ci sarebbe rimasto male. 
Non era colpa sua.  

-beh dai Lou non fa niente, questa è la tua vita, stai vivendo il tuo sogno e a volte anche i sogni più belli hanno delle insidie. Niente è perfetto. 
Io non sono incazzata, e poi non devo perdonarti nulla.- 
dissi cercando di essere forte, cercando di non fargli capire quanto ero rimasta delusa, cercando di non ferirlo, perché non lo meritava. 

-davvero?! Grazie amore mio.- disse con una voce sollevata. 

-non devi ringraziarmi, non preoccuparti. Ti avevo chiesto una cosa e se non puoi non fa niente. Tu stai già facendo così tanto per me. 
Per me il regalo più bello è poterti stare vicino. Lou tu il regalo più bello me lo hai già fatto.- 

- vorrei averti qui con me, bimba.- 

- Anch' io, ma dai è solo un giorno dopodomani ci vedremo, cavolo staremo insieme tre mesi, mi avrai così tanto accanto a te, che alla fine ti stancherai.- dissi ridendo. 

-credo che questo non accadrà mai.-  

-lo sai, però, mi ero comprata un vestito davvero carino. È anche rosso. Come piace a te. Vabbè vorrà dire che lo porterò con me e te lo farò vedere.- 

-certo bimba, ora vado, ti amo- 

- anch' io, ciao Lou - Chiusi il telefono. 

Bene ero rimasta una forever alone. Che gioia. Le ragazze mi guardarono capendo la situazione. 

-non può venire vero?!- disse Cucci. 
Sapevo che non avrebbe perso l' occasione di dimostrare che non si era sbagliata. 

-già- sospirai. 

-beh dai che fa, ci divertiremo comunque ci siamo noi con te. - disse Lì. 

-infatti, anzi ti dirò di più: al diavolo i ragazzi andiamo insieme al ballo.- urlò Mart. 

-no ragazze, se io vengo da sola, non significa che voi dobbiate rinunciare ai vostri accompagnatori. Davvero.- dissi. 

-e invece no. Se Louis non può venire allora andremo da sole. Questione chiusa.- disse Lì. 

Le guardai sorridendo, poi le abbracciai. 

Potevo immaginare una serata senza Louis, ma non una vita senza di loro. 

Tornai a casa. Decisi di mettere le ultime cose in valigia. Tra queste c' era naturalmente il mio diario. 
Già da quanto tempo non scrivevo. Lì c' erano tutti i miei pensieri tutti i miei sogni. Il mio sogno. E quel sogno si era realizzato. Lo sfogliai sorridendo. 
Guardando tutte le foto che avevo messo, le frasi idiote che avevo scritto. Le mie dediche a Louis. 
Chissà se un giorno glielo avrei mai fatto vedere. Chissà se un giorno gli avrei mai detto che ero anch' io una Directioner. 
E che in qualche modo lo amavo già da prima. Già da tanto.  Presi il diario e lo misi in valigia, sepolto dai quintali di vestiti che mi ero portata. 

CAPITOLO CINQUANTUNESIMO

# IL MATTINO DOPO, INGHILTERRA 

-Ragazzi svegliatevi è già tardissimo-  urlò Liam, spalancando le finestre in tutte le camere in modo che i suoi amici si svegliassero.  

Entrò nell' ultima camera, la più disordinata, la più incasinata, aprì la finestra e la luce che entrò gli permise di vedere che nel letto non c' era nessuno. 

-Ragazzi dove diamine è andato Louis?!- urlò preoccupato. 

Gli altri arrivarono correndo, ancora mezzi addormentati. 

-oddio forse si è suicidato!- urlò Harry aggiustandosi i capelli che erano una specie di groviglio senza forma.  

-che cazzo dici Harry?!- disse Zayn dandogli una botta sulla spalla. 

Harry fece una smorfia di dolore e si massaggiò la spalla, poi disse: 

-no davvero, lo avete visto come stava ieri sera, ha fatto una telefonata al suo ' amore' e poi si è chiuso in stanza. 
Ragazzi le uniche uscite sono la porta e la finestra, se non è uscito dalla porta … - disse avvicinandosi e alla finestra per guardare giù. 

-quanto sei coglione!- disse Niall, che intanto stava mangiando un cornetto.  

Zayn aveva visto il letto libero e si era buttato sopra tornando a dormire. 
Harry intanto si guardavo allo specchio cercando di aggiustare i suoi ricci. 
Liam guardò tutti e tre con un' espressione sconvolta. 

-nono fatemi capire un attimo, fra due ore abbiamo un' intervista, 
quel cretino di Louis non si trova, e voi mangiate, dormite e Harry vuoi finirla tu e quei capelli?- urlò Liam esasperato.  

-il cretino è tornato.- disse Louis comparendo improvvisamente sulla porta. Tutti lo guardarono. 

- Louis finalmente dove sei stato?!- disse Liam. 

Aveva i capelli disordinati, una faccia bianca, e gli occhi gonfi. Non era da Louis combinarsi così. I ragazzi lo sapevano bene. 
L' unica volta che Louis era scomparso per poi tornare in quello stato, era accaduto qualche mese fa. E per lui non era stato un bel periodo. 

-da nessuna parte, muoviamoci dobbiamo andare alla nostra intervista- disse con una voce seria. 

Prese dei vestiti dall' armadio e si chiuse in bagno. I ragazzi si guardarono con aria interrogativa. Che cosa gli era successo?! 

Harry capì che il suo migliore amico era totalmente fuori di sé. Andò davanti alla porta del bagno e cominciò a bussare.  

- Lou apri la porta muoviti.- Louis non rispose. 

- Louis apri questa porta o ti giuro che la butto giù!- urlò Harry, bussando con entrambe le mani sulla porta. 

Louis capì che non aveva scelta aprì la porta e tornò a lavarsi i denti. Harry entrò e chiuse la porta dietro di sé. 

-allora mi vuoi spiegare cosa cavolo è successo?- disse Hazza. Louis non gli rispose, non lo guardava neppure. 

- cel' hai con noi, abbiamo fatto qualcosa di male?- disse Harry mettendogli una mano sulla spalla. 

-voi non centrate niente- disse Louis seccato.

 Continuava a vestirsi e a prepararsi senza dare retta all’ amico accanto a lui.

Harry lo guardava infastidito. Lo tirò praticamente per una spalla costringendolo a guardarlo negli occhi. 
Harry si ricordò di quello sguardo lo aveva visto poco tempo fa. Il solo pensiero di quell’ esperienza lo fece rabbrividire.

-vi siete lasciati?!- disse Harry cercando di mantenere la calma.

 -no, ma credo che non andrà avanti per molto- 

 -perché Lou che è successo? Che ti ha detto ieri al telefono?-

 -lei nulla. Lei è sempre perfetta. Lei ti perdona. Lei non vuole che tu chieda scusa. Lei … cazzo Harry io non la merito proprio una ragazza così. 
Quante volte l’ ho già fatta soffrire! Quante!- disse Louis.

 Harry era davvero sorpreso. Il suo amico era davvero cambiato.

 -beh Lou ma questa è solo una crisi di nervi, o è successo qualcos’ altro ieri?-

 -L’ ho fatta soffrire per l’ ennesima volta. Ti avevo detto che mi aveva invitato a una festa. 
Beh, noi oggi dobbiamo andare a quella stupida intervista e io non posso andare da lei.-

 - Louis questo è il tuo lavoro. Stai realizzando un sogno. Non mandare tutto a puttane per una qualunque.- 
disse Harry maledicendosi subito per avergli detto ‘una qualunque’.

 Louis lo fulminò con lo sguardo.

 -ecco voi non capite un cazzo, non capite un cazzo. Per me lei è fottutissimamente importante. Io non rinuncerò a lei. Mai. Sappiatelo.-

 Detto questo uscì dal bagno. Gli altri erano andati nelle loro camere a prepararsi.

Anche Harry uscì dal bagno per seguire l’ amico in camera.

 -andiamo Louis lo dici solo perché ora sei interessato a lei. È una ragazza come tante altre. 
Dammi dieci minuti di tempo e te ne trovo altre cento uguali a lei.-

 - Hazza sei così superficiale a volte.- disse Louis.

 -sarò pure superficiale ma non voglio che tu distrugga la tua carriera per lei. Hai fatto dei sacrifici per arrivare dove sei, come tutti noi.-

 -grazie Hazza, lo so che lo fai per il mio bene. Ma in questo momento sinceramente il mio desiderio è solo quello di poterla riabbracciare e dirle: 
‘ce l’ ho fatta, sono qui per te ‘. E invece … -  disse Louis sconsolato lasciandosi cadere sul letto.

 -ci tieni davvero a lei?- disse Harry sedendosi accanto a lui.

 -starei così se non ci tenessi?-

 -beh allora la soluzione è una sola.- disse Harry con una luce negli occhi.