Anche Se Non Mi Vedi, Guardami

di Allegra_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cambiamento Netto ***
Capitolo 3: *** Torino ***
Capitolo 4: *** Primo Giorno ***
Capitolo 5: *** Mc Donald's ***
Capitolo 6: *** Una Serata ... Particolare ***
Capitolo 7: *** Perchè Fa Male ?? ***
Capitolo 8: *** Ricordi ***
Capitolo 9: *** Insolito Duetto ***
Capitolo 10: *** Pranzo A Casa Livelli ***
Capitolo 11: *** E Tu La Chiami Fortuna ??? ***
Capitolo 12: *** Pattini, Cioccolata Calda e Nuovi Amici ***
Capitolo 13: *** Mi Sono Innamorata Di Te ***
Capitolo 14: *** Bigliettini Da ... ?? ***
Capitolo 15: *** Tra Le Tue Braccia ***
Capitolo 16: *** Assurdo Labirinto ***
Capitolo 17: *** Se Provi A Volare ***
Capitolo 18: *** Regalo Mio Più Grande ***
Capitolo 19: *** Vigilia Di Natale ***
Capitolo 20: *** Pronto ?? Sei La Mia Migliore Amica ***
Capitolo 21: *** Questione Di Un Minuto - Francesco's Pov ***
Capitolo 22: *** Esiste Una Medicina Per Il Mio Cuore Malato ?? ***
Capitolo 23: *** Tell Me The Truth ***
Capitolo 24: *** Amarti Senza Riserva ***
Capitolo 25: *** Se Ti Dicessi Che Ti Amo ***
Capitolo 26: *** Manie Di Perfezionismo ***
Capitolo 27: *** Quegli Attimi Lunghissimi A Superare Il Vento ***
Capitolo 28: *** Nobody Said It Was Easy ***
Capitolo 29: *** Da Dove Vengo ?? Chi Sono ?? E Dove Vado ?? ***
Capitolo 30: *** Happy Saint Valentine ***
Capitolo 31: *** Qualche Stella Sta Lì Per Noi ***
Capitolo 32: *** Prenditi Cura Di Me ***
Capitolo 33: *** E Se Il Per Sempre Non Esiste, Noi Siamo Qui Per Inventarlo ***
Capitolo 34: *** Carpe Diem ***
Capitolo 35: *** Come Scusare La Distruzione? ***
Capitolo 36: *** Broken - Francesco's Pov ***
Capitolo 37: *** Be Second - Stefano's Pov ***
Capitolo 38: *** I Giochi Stanno Per Concludersi ***
Capitolo 39: *** Payphone ***
Capitolo 40: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Prologo:

Guardai per l’ennesima volta l’abito disteso sul mio letto incerta.
Era davvero stupendo, non a caso avevo speso i risparmi di una settimana per comprarlo: un tubino fucsia molto stretto, specialmente sulla vita, con dei lustrini ai bordi.
Nonostante però avessi avuto modo di ammirarne la bellezza più di una volta, non ero ancora riuscita a decidere se andare o no a quella festa.
Lo avrei incontrato di sicuro, e il fatto che volessi perdermi il compleanno della mia migliore amica proprio per quello mi mandava in bestia.
Io che andavo dicendo a mari e monti che l’odiavo, io che non avrei perso occasione per schiaffeggiarlo … mi ero innamorata di lui, nel modo più semplice e veloce che conoscessi.
Beh, sarebbe opportuno spiegarvi chi fosse il fantomatico ragazzo che ormai da troppo tempo turbava i miei pensieri in ogni minuto libero che avevo a disposizione, e non solo.
Le ore di lezione erano diventate ancora più insopportabili di quanto non fossero già, ed il suo sguardo puntato su di me non aiutava di certo a far ritrovare la strada per la mia mente alla mia concertazione persa.
Eppure, ogni qualvolta mi voltavo in cerca del suo sguardo, lo trovavo a fissare la lavagna fingendo di essere attento alla spiegazione, oppure a chiacchierare con quegli idioti che erano i suoi amici.
Ma non potevo immaginarmi tutto, per quanto la mente di una ragazza – e la mia in particolare – potesse essere contorta, non lo era a tal punto da fabbricare tali idiozie.
Lo sentivo il suo sguardo puntato verso di me, percepivo quella strana sensazione di bruciore dietro la schiena, era inutile per lui fingere.
Allo stesso modo però, riuscivo a percepire la sua strafottenza e il suo ignorarmi completamente appena me lo ritrovavo davanti, cosa che mi faceva logorare l’anima come mai mi era successo.
Gli unici momenti in cui sembrava prestarmi attenzione erano i nostri litigi, meno o più accesi a seconda della posizione dei suoi – e anche dei miei a dirla tutta – neuroni in quel preciso momento.
Era odioso, irritante, superbo, ti scrutava dall’alto verso il basso con quella sua espressione strafottente, aveva sempre da ridire e da controbattere, sapeva davvero farti uscire dai gangheri e far perdere l’autocontrollo anche ad un santo, infantile come il mio cuginetto Christian di appena qualche mese, il tipico e stereotipato bastardo che aveva una ragazza – o anche più – al giorno.
La sua prima parola era stata “fottiti” e ,se i miei calcoli erano esatti, sarebbe stata anche l’ultima.
Però era allo stesso tempo intelligente come pochi, premuroso, dolce, simpatico e divertente da riuscire a farti ridere anche quando credevi che tutto fosse perduto, sicuro di sé e delle sue capacità tanto che con lui sentivi di poter affrontare qualunque pericolo e poi …. E poi era semplicemente bellissimo.
Alto, fisico muscoloso, capelli neri perennemente scompigliati dal vento – o dalle sue mani nel caso in cui il primo non bastasse a renderli tali - , spalle larghe, e occhi che… oh mio Dio, i suoi occhi erano qualcosa di semplicemente spettacolare.
Verdi chiaro intenso, contornati da una tonalità più scura , e con pagliuzze color oro verso la pupilla: ti incatenavano, riuscivano a farti sentire protetta, sicura, a legarti a lui in una maniera indissolubile.
Non mi ero mai soffermata molto sugli occhi di qualcuno, in genere li vedevo come una caratteristica del volto e niente di più, ma i suoi mi avevano colpito da subito, fin dal nostro primo incontro.
- è bello da far star male, lo so – mi disse Micaela appena mi vide posare lo sguardo su quel ragazzo il cui nome a quel tempo, mi ero ancora sconosciuto.
Le risposi che era carino e nulla di più, anche se lei non fu soddisfatta a pieno della mia risposta, anzi crebbe che ci fosse qualcosa sotto.
E solo adesso riuscivo a comprendere il perché colei che da un mese a quella parte sarebbe diventata la mia migliore amica, avesse avuto ragione in quel momento e anche in altri successivi, solo che ero stata da subito troppo orgogliosa per ammetterlo.
Non volevo innamorarmi di lui, non volevo essere una delle tante che gli sbavavano dietro, non ero una gallina senza cervello, né tantomeno un oca giuliva, perciò non vedevo come quel ragazzo esteticamente perfetto potesse attirare la mia attenzione.
Eppure in quel momento, mentre chiusa nelle mie quattro mura dipinte di rosa osservavo quel vestito perdendomi nei miei pensieri, ero consapevole del fatto che ormai ogni fibra del mio corpo gli appartenesse, che lo sentissi fin sotto la pelle, che per me fosse diventato il tatuaggio che i miei non mi avevano mai permesso di fare.
E a dimostrarlo, le scritte ricorrenti sui miei quaderni in quell’ultima settimana, dove il suo nome accanto al mio compariva fin troppo spesso … mio Dio, ero diventata così patetica ??? 

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Capitolo 2
*** Cambiamento Netto ***


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Capitolo 1 : Cambiamento Netto

 
“ – Noemi, io e tuo padre dobbiamo parlarti. – annunciò mia madre vedendomi rientrare in quel freddo giorno di Dicembre inoltrato.
Il suo tono però era alquanto strano … “tuo padre” ??? Da quando usava quell’espressione per rivolgersi al suo coniuge ??
“Noemi” ??? Non pronunciava il mio nome per esteso da quando avevo 4 anni e le avevo esplicitamente ordinato di chiamarmi Noe.
Sentivo che qualcosa non andava, ed il volto angosciato e triste di mio padre me ne diede subito la conferma.
- Vedi noi … - continuò lei, ma io non volevo sorbirmi uno dei suoi lunghi discorsi sulla vita e sulla filosofia, preferivo che andasse dritta al punto, che fosse schietta come da sempre mi aveva insegnato ad essere.
- Avanti, spara !! – mi sforzai di sorriderle, auto-convincendomi quasi che quella strana sensazione fosse solo frutto della mia mente, la quale in quei giorni si perdeva in ragionamenti assurdi e fantasie contorte.
- Io e tuo padre abbiamo intenzione di divorziare.-
Ed ecco la goccia che fece traboccare il vaso: avevo sempre creduto all’amore vero, al principe azzurro, e i miei genitori erano l’esempio concreto che tutto ciò esistesse: sempre pronti a scambiarsi effusioni dolci, a dare la vita per l’altro .
- P…Perché ?? – domandai cercando di nascondere quelle piccole gocce d’acqua che lottavano per lasciare i miei occhi e rigarmi le guancie.
- Vedi tesoro, quando senti che l’amore non è più … - non sopportavo quelle frasi fatte sui sentimenti e sul perché ce ne fossero alcuni duraturi ed altri no: mia madre era solita utilizzarle nei momenti in cui aveva voglia di cambiare argomento oppure di mandarti fuori strada rispetto ad una tua convinzione.
- Ho 16 anni Ma’ non sono stupida !!! – sbraitai, senza rendermene conto.
Lei sembrò comprendere il mio atteggiamento evidentemente consapevole dell’importanza che avesse per me il loro amore e la loro unione, perciò non mi disse niente, neppure quando ansiosa di una motivazione mi voltai a guardare mio padre.
Dire che avevamo la stessa espressione era sminuire la nostra identicità: ero certa che anche i suoi pensieri fossero uguali ai miei.
- è colpa tua !!! – urlai dirigendomi verso mia madre e puntandole il dito contro arrabbiata come non lo ero mai stata in vita mia.
Ero cosciente del fato che mio padre l’amasse più di quanto amasse sé stesso, e dalla sua vista di poco prima avevo effettivamente constatato che era amareggiato e deluso almeno quanto me.
- Sei stata tu a lasciarlo !! – strillare era diventato il mio modo per difendermi: in quel momento non avevo la mente abbastanza lucida per riuscire a pensare alle mie povere corde vocali stremate.
- Noe calmati … - mi intimò lei mettendomi una mano sulla spalla, ma io la scostai scocciata e bruciata dal suo tocco.
- Non dirmi di stare calma !! E non chiamarmi Noe !!! –
Mio padre dovette tenermi ferma abbracciandomi da dietro in un modo che non credevo possibile: era un abbraccio di disperazione, di odio verso quella donna alla quale aveva donato tutto e che credeva avrebbe ricambiato i suoi sentimenti in eterno, di protezione verso di me che non voleva facessi la sua stessa fine e di possessività dato che ero l’unica cosa a lui rimasta.
Ed in quel momento non potei fare a meno di odiare quella donna che avevo di fronte, e che anche se nei tratti somatici mi somigliava parecchio e fino a pochi minuti prima credevo anche nell’intelletto, avevo scoperto essere ciò che io alla sua età non avrei mai voluto diventare.
- Come puoi fargli questo ?? – le domandai senza abbandonare per un secondo il mio tono di voce isterico ed altissimo, mentre la vedevo voltarsi verso l’uscita di quella che era la nostra casa.
Le si voltò a guardarmi senza dire nulla, continuando con quel silenzio religioso che mi stava facendo fin troppo male.
- Lui è la cosa migliore che ti sia capitata nella vita !! Senza averlo incontrato adesso saresti solo una misera fallita !!! Anzi, mi sa che lo sei già !! –
Non pensavo quelle parole, stimavo mia madre perché era una donna di classe, fine, sempre elegante, e anche con una notevole carriera nonostante amasse prendersi cura della sua famiglia e gli dedicasse moltissimo tempo.
Ma in quel momento non ci vedevo più e se da una parte erano le lacrime che non avevo potuto frenare a spingermi fino a dove non credevo di poter arrivare, dall’altra parte la rabbia e la delusione pregavano perché continuassi ad insultarla.
Ma non ne ebbi modo, perché subito dopo quelle mie ultime frasi lei mi tirò uno schiaffo sulla guancia sinistra, arrossandola interamente, e provocandomi un dolore lancinante non solo per la sua intensità, ma più per il gesto stesso.
Mio padre stupito mi lasciò andare sciogliendo l’abbraccio di poco prima, e con un secco gesto della mano le ordinò di abbandonare quella casa e di non ritornarci mai più. “
 
Era passata più o meno una settimana da quell’evento, eppure nella mia mente il ricordo era più vivo che mai, e adorava tormentarmi quando la scuola e i vari impegni non sembravano farlo a sufficienza.
Mia madre si era trasferita a casa della sua migliore amica nella periferia di Firenze, ma poco m’importava della sua vita: dopo la seduta in tribunale – in cui avevo pianto a dirotto e pregato affinchè il giudice decidesse di affidarmi a mio padre,e la richiesta era stata accordata forse più per pietà che per altro – non l’avevo più vista, e non avrei voluto farlo neanche sotto tortura.
Io e mio padre continuavamo ad abitare nella vecchia casa, anche se dovevo ammettere che non era la stessa cosa senza una donna che si occupasse delle faccende domestiche come ad esempio cucinare, o fare il bucato.
Noi però cercavamo di non dare troppo peso a questi “problemi tecnici” e provavamo continuamente ad individuare gli aspetti positivi di quella nuova situazione, anche se a volte non era per niente facile.
Senza il loro amore avevo la consapevolezza di non esistere perché nata proprio da esso: e se non c’erano i colori, era ovvio che non avesse senso provare a colorare un foglio bianco.
Fortuna che c’erano i miei amici: senza di loro probabilmente mi sarei sentita assolutamente spaesata e avrei perso la testa.
Mi stavano attorno di continuo, e facevano i turni per dormire a casa mia e non lasciarmi mai da sola.
E anche se ormai la mia normalità era lontana dalla mia vita anni luce, loro riuscivano a farmi sentire come se niente fosse accaduto, come se l’amore dei miei genitori non fosse stato come un filo, capace di dividersi in due in pochi secondi, nonostante io lo avessi sempre creduto indissolubile.
Quindi cercavo di godermi a pieno a mia nuova vita, provando ad assaporarne ogni momento positivo, mandando al diavolo ogni istante non gli appartenesse.
O almeno questo fino a quando quella sera mio padre rientrò a casa dal lavoro con un’espressione a dir poco indecifrabile, il che era strano dato che ricordavo fosse l’uomo più semplice e prevedibile sulla faccia della Terra.
- Noe, ho avuto un trasferimento. –
Quell’ultima parola mi fece rabbrividire all’istante … trasferimento ?? Significava lasciare tutto e ricominciare da capo, senza consapevolezze, né certezze, un’altra volta ??
Mi sollevai all’istante non appena vidi un piccolo sorriso comparire sulle sue labbra, ed associai la parola “trasferimento” ad una piccola casetta in qualche strana provincia della Toscana, dalla quale avrei potuto autonomamente prendere il treno ogni mattina per recarmi a scuola.
Mio padre mi guardò dritto negli occhi, poi esclamò deciso e sicuro: - Andiamo a Torino. –


Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !!! Innanzitutto voglio ringraziare quelle tre meravigliose ragazze che hanno recensito il prologo di questa storia, per la quale mi sto impegnando davvero moltissimo,  e dedicargli questo primo capitolo.
So che qui non succede praticamente nulla, ma era per spiegare bene la situazione familiare di Noemi e per ricollegarmi alla presentazione che ho scritto.
Nel prossimo ci sarà il primo incontro con quel fantomatico ragazzo citato nel prologo ... di cui ancora non si conosce il nome, volete provare ad indovinare ??
Spero che recensiate in tante, un bacino <3

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Capitolo 3
*** Torino ***


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Capitolo 2 : Torino

 
Il trasferimento a Torino fu davvero difficile da metabolizzare.
Primo perché amavo da morire la mia città, Firenze, ed il solo pensiero di lasciarla mi faceva stare male.
Secondo perché non volevo lasciare i miei amici, i quali mi avevano tenuto compagnia dopo il divorzio dei miei, e avevo paura di non trovarne altri che potessero in qualche modo sostituirli .
E terzo perché avevo già sopportato troppi cambiamenti in quell’ultimo periodo, e andare in un'altra città era sicuramente quello più drastico.
Trasferirsi a Torino significava lasciarsi tutto alle spalle: i problemi, la mamma, la vecchia scuola, e ricominciare in un posto dove nessuno sapeva né della mia esistenza, né della mia storia.
Avevo paura, e molta anche, ma dovevo farmi forza per mio padre: per lui quella era un’occasione d’oro e non avrebbe dovuto sprecarla, per nessun motivo al mondo.
Ecco perché quel giorno, dopo che mi ebbe annunciato la cosa, gli sorrisi falsamente, cercando di trasmettergli tutto il mio affetto, e sperando che capisse quanto in realtà mi costasse assecondarlo.
 
Ed ecco che esattamente tre giorni dopo, mi trovavo in un orrendo e rumoroso treno che avrebbe dovuto portarmi alla mia nuova scuola: liceo classico Carlo Botta.
Mio padre era entusiasta per il suo nuovo lavoro, mentre a me l’idea di quella nuova scuola non mi andava poi tanto a genio.
Era anche lontana dalla nostra nuova casa, che si trovava al centro della città: un appartamento abbastanza ampio, con due camere da letto dalle quali si accedeva ai bagni personali, cucina, salone, e studio di papà.
Anche la nuova sede del suo lavoro non era male: l’ufficio era il doppio più grande rispetto a quello di Firenze, così come lo stipendio, che era aumentato dell’80% … in poche parole, per mio padre quella nuova città era come una porzione di paradiso.
Io non ero esattamente dello stesso parere: c’era troppo rumore, troppa gente e decisamente troppi motorini che sfrecciavano per le strade di notte, e che mi avevano del tutto impedito di dormire per due notti di fila.
Anche per quel motivo, quella mattina ero particolarmente di cattivo umore, con tanto di quel correttore sotto gli occhi che avrebbero potuto aprirci un altro negozio della kiko, come se quelli che c’erano non fossero già abbastanza.
Entrata nel treno mi ero subito seduta verso il centro del vagone, accanto al finestrino, sperando che almeno in quei 20 minuti di viaggio avrei potuto recuperare un po’ di sonno.
Ma le mie speranze erano state letteralmente distrutte dopo appena 5 minuti, quando un gruppetto di ragazzi erano saliti e si erano seduti proprio due file dietro di me.
Non erano i ragazzi in questione il mio problema, non avrebbe potuto importarmene di meno sotto quel punto di vista, la cosa che mi disturbava, o meglio irritava, erano le loro voci: un misto tra l’ululato di un lupo, e lo sbraitare di un uomo delle caverne.
Li avevo sopportati per troppo tempo, lanciandogli qualche sguardo di fuoco ogni tanto proprio come le vecchie sedute in quel vagone, ma non sembravano per niente aver intenzione di smettere.
Così mi alzai e mi avviai verso di loro, cercando di mantenere quanta più calma potessi.
- Scusate se vi disturbo – iniziai sfoggiando un falso sorriso – Ma potreste gentilmente placare le vostre soavi voci ?? – domandai cercando di sembrare gentile, anche se era più che evidente la mia punta di ironia.
Tre dei ragazzi improvvisamente di zittirono dando assenso alla mia richiesta, mentre l’ultimo del gruppetto alzò un sopracciglio scocciato e mormorò: - Perché ???-
A quella domanda non ci vidi più: perché ???
Semplicemente perché sembravate degli uomini del paleolitico in piena fase pre-caccia e perché io, povera donzella indifesa – non tanto indifesa a dirla tutta- ho bisogno di recuperare il mio sogno perduto per colpa di quella nuova, rumorosa e odiosa città.
Ovviamente non gli risposi così, cercai invece di risultare il più calma possibile mentre rispondevo acida: - Perché stanotte non ho dormito, e vorrei approfittare di questo viaggio per riposarmi un po’. –
Ok, mi ero sembrata alquanto convincete, quindi ero abbastanza sicura che non avrebbe più ribattuto.
- E perché non hai dormito ??? Follie con il tuo ragazzo ??? – insinuò malizioso il mio - già fastidioso di suo, ma con quella frase ancora di più – interlocutore.
Sospirai scocciata: l’ultimo ragazzo che avevo avuto l’avevo lasciato mesi prima, per via della mia irrefrenabile gelosia, e ero stata molto male quando avevo compreso di averlo perso per sempre.
Quindi non c’era domanda che in quel momento potesse essere più inappropriata di quella.
- Per tua informazione, non ho un ragazzo con cui fare follie la notte, ci sono fin troppi stupidi in giro per Torino che mi tolgono il sonno con i loro stupidi motorini, e … - stavo per continuare quando la sua voce idiota e il suo sopracciglio alzato con disappunto mi bloccarono – E ??? –
- E quindi vedi di abbassare quella cavolo di voce che ti ritrovi !! – sputai acida tornandomene al mio posto, quasi sicura che non mi avrebbero più dato fastidio con i loro urli.
Ma non ebbi tempo neanche di sedermi, che il treno si fermò avvisandoci di dover scendere: peggio non poteva andare !!
Non avevo recuperato il mio amato sonno, e in più avevo perso tempo a sbraitare contro quei, meglio contro quel, cretino patentato.
Mi sorpresi nel vederlo scendere alla mia stessa fermata, ma mi sorpresi ancora di più quando me lo ritrovai davanti all’entrata del mio nuovo liceo.
“ Calmati Noe, sarà solo passato a salutare degli amici, un cretino del genere non potrebbe mai frequentare un liceo classico “ mi ripetevo mentre avanzavo incerta verso l’entrata.
L’edificio non era male: da fuori era un enorme quadrato verde mela, con un aria esterna piuttosto ampia, il parcheggio, il campo da calcio, e un complesso adiacente che pensai dovesse essere la palestra.
Mi avviai verso la segreteria, dove una ragazza alta e minuta con un paio di occhiali enormi stile anni ’70, stava chiacchierando con l’impiegata.
Lei si voltò a guardarmi, poi mi sorrise gentile: - Ciao, mi chiamo Hilary Tomford, sono una studente di scambio inglese, tu sei nuova qui ??? –
Ecco a cosa era dovuto quel suo aspetto alquanto fuori dalla norma.
- Si, è il mio primo giorno, mi chiamo Noemi Guardia – gli sorrisi, cercando di mostrarmi gentile almeno la metà di quanto lo era stata lei.
- Allora Noemi…- continuò la ragazza, ma subito la corressi – Chiamami Noe. –
Quella sembrò pensarci un attimo su, poi ricominciò a parlare – Bene Noe, tu puoi chiamarmi Hill. Vediamo, in che classe sei ??-
Apprezzavo il tentativo di quella ragazza di provare a fare amicizia, solo che non avevo la minima idea della classe in cui mi avessero messo.
- Non ne ho idea !! – mormorai, e Hill subito si avvicinò alla segretaria e con aria gentile, come era nella sua indole,e gli domandò della mia classe.
- Noemi Guardia … - sospirò questa facendo scendere il dito su un elenco di nomi – 3 B – annunciò alla fine.
 Vidi il volto di Hilary intristirsi e subito le domandai: - Tu in che classe sei ?? –
- 3 F – mormorò lei dispiaciuta, subito dopo però ritornò a sorridere – Beh, almeno le nostre aule sono vicine !! Vieni che te le mostro. – mi prese sottobraccio trascinandomi verso le scale e poi in un lungo corridoio.
Ci fermammo davanti ad una porta di legno scuro, sulla quale c’era un’etichetta con scritta la mia classe, mentre sulla parte opposta del corridoio si leggeva chiaramente la scritta – 3 F - .
- Ora devo andare, ci vediamo nell’intervallo. – mi sorrise Hill lasciandomi da sola, un’altra volta.
Erano solo le 8:10, quindi sapevo che ci sarebbero voluti venti minti buoni prima dell’inizio delle lezioni.
Mi feci coraggio, abbassai la maniglia ed entrai nella mia nuova classe.
Lo spettacolo mi sconvolse: 15 banchi disposti in malo modo, e 14 ragazzi che facevano i loro comodi mentre aspettavano l’insegnante.
Qualcuno fumava, alcune ragazze si rifacevano il trucco, un paio di coppiette se ne stavano appartate negli angoli dell’aula, mentre un gruppo di ragazzi e ragazze era seduto sui banchi a chiacchierare animatamente.
Ma, come in un film, la scena sembrò bloccarsi nel momento in cui varcai la soglia dell’aula, e così mi ritrovai gli occhi dell’intero gruppo puntati su di me.
Ok, non ero affatto brutta, anzi mi consideravo davvero una bella ragazza, ma non per questo dovevano fissarmi tutti in quel modo !!
Le ragazze sembravano volermi saltare addosso per strapparmi tutti i capelli, e i ragazzi lo stesso, anche se per motivi piuttosto differenti.
Tirai un respiro profondo e feci per iniziare a parlare, quando una voce proveniente da sopra un banco mi interruppe bruscamente.
- E dai ragazzi non è mica entrata la regina d’Inghilterra !! – esclamò scocciato, girandosi a guardarmi solo dopo pochi istanti.
- TU ?? – domandai stranita.
- Che cavolo ci fai qui ?? – sbraitò lui, palesemente stranito come me.
Sospirai lentamente e poi risposi alla sua garbata domanda.
- Mi sono appena trasferita da Firenze, e sono in questa classe. –
Inarcò il sopracciglio come suo solito, con fare provocatorio, prima di buttare giù una delle sue frasi senza senso.
- Beh, allora ci sarà da divertirsi. –
Non compresi il motivo di quella battuta, né il perché dopo il suo intervento tutti avevano di botto ricominciato a parlare e a fare rumore come qualche minuto prima della mia entrata.
Non avevo con chi parlare, per cui poggiai in malo modo lo zaino su un banco in seconda fila e mi sedetti aspettando l’arrivo del prof.
Nel frattempo però, mi soffermai ad osservare meglio quel ragazzo che avevo appena conosciuto, ma che già non sopportavo.
Era alto, fisico muscoloso, spalle larghe, capelli neri come il carbone scompigliati in una maniera assurda, quasi ci fosse passato un uragano attraverso e un paio di occhi davvero bellissimi: verdi chiaro intenso, contornati da una tonalità più scura , e con pagliuzze color oro verso la pupilla.
Dopo aver concluso la mia scansione completa constatai scocciata che per quanto potesse essere irritante ed antipatico, era davvero bellissimo.
- è bello da far star male, lo so. – sospirò qualcuno alle mie spalle .
Mi voltai e arrossii involontariamente: possibile che quella ragazza che neanche conoscevo potesse aver letto nei miei pensieri ??
- Non so di chi stai parlando. – provai a metterla fuori strada, ma non sembrai deviare i suoi pensieri più di tanto.
- Come di chi ?? Di Fra ovvio !! – esclamò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Fra ?? –
- Francesco Livelli tesoro, il ragazzo che stavi mangiando con gli occhi fino a due minuti fa !! – mi sbattè davanti agli occhi la verità, quasi fosse stata un foglio di carta.
E così si chiamava Francesco, certo che a guardarlo non gli avrei mai attribuito quel nome …
- Io non mangio con gli occhi proprio nessuno !! – sbraitai poco dopo essermi risvegliata dai miei pensieri.
- Si, come vuoi. Comunque io sono Micaela Frittaldi , puoi chiamarmi Mic, tu sei … -
- Noemi Guardia, ma preferisco Noe. – conclusi la sua affermazione con un sorriso.

Le mie guardò sorpresa probabilmente dai miei continui sbalzi d’umore, e poi mi indicò il banco accanto a quello dove mie ero sistemata.
- Quello è il mio banco Noe, quindi mi sa che siamo vicine !! – esclamò accomodandosi in modo poco femminile.
Micaela era una ragazza carina: capelli ricci marroni, occhi color cioccolato, molto alta e abbastanza magra.
Iniziammo a parlare del più e del meno, e scoprii fosse anche molto simpatica, pungente e ironica … esattamente ciò che da sempre cercavo in un’amica.
Chissà, forse lo sarebbe diventata.

Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !!!! Innanzitutto voglio ringraziare le fantastiche ragazze che hanno recensito il primo capitolo !!
Come vedete in questo Noe ha conosciuto due ragazze, Hill e Mic, che saranno davvero importanti per lei, nonostante siano molto diverse tra di loro.
E poi c'è Fra ... il ragazzo che tanto odia, che è colui di cui si parla anche nel prologo ... che ne pensate del loro primo incontro ???
Spero di ricevere molte recensioni, un bacino <3

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Capitolo 4
*** Primo Giorno ***


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Capitolo 3: Primo Giorno

 
La prima ora di lezione passò in fretta, e così anche le due successive.
Era arrivato il momento dell’intervallo, ed io non vedevo l’ora di andare in giro per la scuola con le mie due nuove amiche, a cercare di memorizzare quanti più nomi e volti possibili.
Stavo giusto prendendo delle monete dalla tasca della mia borsa, quando Mic mi fece segno di raggiungerla attorno ad un gruppo di ragazzi.
- Ragazzi lei è Noemi Guardia, la nuova arrivata. – esclamò segnalandomi con il mento.
- Noe, loro sono Edoardo Ruggiero, detto Dodo. – indicò un ragazzo alto e con i capelli rossicci che mi sorrise gentile.
- Lui invece è Stefano Cammonti. – un ragazzo moro con gli occhi azzurri mi strinse la mano sorridendo … era davvero molto carino.
- E per finire Giorgio De Cicco. –moro perfettamente nella norma, con una montatura di occhiali abbastanza pesante che gli donava un’aria simpatica.
- Molto piacere di conoscervi, spero diventeremo amici. – sorrisi cercando di mostrarmi più gentile possibile.
All’improvviso Francesco entrò in classe sbattendo sonoramente i piedi contro il pavimento.
- Potresti rilasciarmi i miei amici ?? – marcò molto l’aggettivo “miei”: molto possessivo il ragazzo a quanto sembrava.
- E se loro non volessero venire da te ??? – lo provocai avvicinandomi a lui per fronteggiarlo.
Mossa sbagliata, constatai non appena vidi che gli arrivavo appena sotto il mento.
- E se invece volessero e facessero finta di voler fare amicizia solo per provarci con te ??? – mi provocò lui avvicinandosi sempre di più, tanto che riuscivo a sentire il suo profumo forte e penetrante … sicuramente One Milion, pensai.
- Sarebbero sicuramente più simpatici di te, Fra’ –lo presi in giro, scimmiottando il suo nome, cosa che – era palese – lo infastidiva.
E così facendo presi Mic per mano e la trascinai fuori dalla classe.
- Sei stata una grande con Fra’ !!! – esclamò questa non appena fummo in corridoio.
- Beh grazie !!! – sorrisi vittoriosa: quel ragazzo era davvero insopportabile, e metterlo a tacere era una vera e propria scarica di adrenalina.
Stavamo per scendere le scale che conducevano al piano terreno, quando mi ricordai di una cosa.
- Mic ?? – richiamai la sua attenzione.
- Hm … - mi rispose questa fermandosi.
- Ehm , stamattina ho promesso ad una ragazza di andare fuori dalla sua classe all’intervallo.  Non è che mi accompagneresti ??? – le dissi un po’ imbarazzata, dopotutto la conoscevo da poco, ed era troppo pretendere che stesse sempre con me.
- Certo, qual è la classe ?? – mi sorrise lei gentile.
- 3 F – dissi, e poi ci avviammo verso la classe dove Hilary mi aspettava.
Ero impaziente di sapere se le due si conoscessero già, così sarebbe stato più facile crearmi un nuovo gruppo di amiche.
Certo, trovare amici che potessero sostituire quelli che avevo a Firenze sarebbe stato quasi impossibile, ma dopotutto non mi costava nulla provare.
Quando però arrivammo di fronte la classe di Hill, la reazione che le due ebbero fu davvero inaspettata per me.
Mic si voltò verso e quasi implorandomi sussurrò: - Dimmi che non è lei la ragazza che dobbiamo aspettare … -
Sorrisi nervosa.
- Noe, questa ragazzaccia non è mica tua amica ??? – domandò Hilary quasi schifata, con voce da snob con la puzza sotto il naso, che non le si addiceva affatto.
- Ragazzaccia ci chiami tu nonna !! – sbottò Micaela, per poi concludere con – Razza di fatina del Mulino Bianco !!! –
Ok, Mic era un ragazza simpatica, divertente e tutto il resto … ma la pazienza, la gentilezza e la finezza erano per lei qualità aliene.
Hill scosse la testa infastidita, alzando gli occhi al cielo.
- Dovrei forse ricordarti che nel Mulino Bianco non ci sono fate ??? – chiese retorica – Credevo che nella tua testa bacata entrassero almeno queste poche informazioni !! – aggiunse dopo sorridendo .
Hilary al contrario era dolce, comprensiva, fine, educata e tutto il resto, tanto che la si poteva davvero paragonare ad una fata, ma se c’era bisogno di offendere qualcuno, sapeva giocare con i suoi punti deboli.
E l’intelligenza e la memoria dovevano essere proprio quelli di Micaela, visto che l’aria arrogante di prima scomparve velocemente dal suo volto.
Io, dal mio canto, guardavo la scena stranita, mentre milioni di domande si accavallavano nella mia testa.
Si conoscevano ???  Beh, questo ormai ero ovvio.
Come faceva Hill a sapere tutto di Mic ??? 
Ma soprattutto … perché si odiavano ???
- Noe, andiamo non voglio discutere con questa secchiona acida !! – mi prese sottobraccio Mic facendomi avanzare di qualche passo.
Subito Hilary si avvicinò afferrandomi dall’altra parte – Passeremo la ricreazione insieme Noe, basta solo che tu non mi faccia stare a stretto contatto con quella vandala casinista !! – esclamò subito, mentre camminavamo in direzione delle scale.
- Hai detto casinista ??? Il tuo vocabolario potrebbe risentirne !! – la prese in giro Mic, alludendo alla scarsa finezza di quell’aggettivo.
- Meglio di te che non c’è l’hai proprio il vocabolario !!! – sorrise strafottente Hill.
Mic stava per ribattere quando stanca e scocciata dai loro punzecchiamenti me le scrollai entrambe di dosso.
- Adesso basta !! – strillai - Io volevo solo passare l’intervallo con le mie due nuove amiche, ma a quanto pare voi avete altri progetti. – guardai prima l’una, poi l’altra negli occhi, prima di concludere con un secco ciao, e dirigermi verso le macchinette.
Considerando però la mia sbadataggine naturale, aggiungendoci una buona dose di sfortuna, e il fatto che quelle due mi avessero mandato letteralmente in pappa il cervello, andai a sbattere contro qualcuno che, probabilmente per l’ira di qualche divinità a me sconosciuta, stava mantenendo un bicchiere di caffè.
- Ma che cacchio !!! – strillammo all’unisono io e il ragazzo del caffè.
Mi voltai di scatto e solo allora mi accorsi contro chi ero andata a sbattere.
- Allora sei una persecuzione !!!! – sbottò Francesco infastidito.
- Ma sta zitto idiota !!! – abbassai lo sguardo sulla mia maglietta leggera e vidi che era completamente inzuppata di caffè.
- E adesso come cavolo faccio ?? !!! – sbraitai scocciata: la ricreazione era quasi terminata, le uniche due ragazze che avevo conosciuto a momenti si erano presi a capelli, e il ragazzo che più odiavo mi aveva bagnato la maglietta nuova con del caffè … e tutto questo in unico giorno.
- Certo che sei proprio un guaio vivente Guardia !! – constatò Fra’ sorridendo strafottente.
- E tu una scocciatura Livelli !! – sbuffai.
Rimanemmo per un po’ a guardare il pavimento – io – e la mia maglietta che man mano aderiva alla mia pelle – lui, ovviamente – fino a quando sembrò venirgli in mente un’idea.
Mi afferrò per il polso e fece per trascinarmi in una direzione a me sconosciuta.
- Dove andiamo ??? – domandai stranita dal suo slancio improvviso.
- Smettila di parlare e muoviti !! – mi ammonii e stranamente decisi di starlo a sentire.
Camminammo per un po’ fino ad arrivare nel bagno dei ragazzi.
Fra’ si slacciò la felpa con la zip blu dell’Hard Rock di Londra che indossava, restando solamente con una maglietta aderente bianca a maniche corte.
Caspita, dire che aveva un bel fisico era prenderlo in giro: non aveva il corpo di un palestrato, ma i muscoli sul suo braccio erano ben pronunciati, cos’ come la tartaruga sul torace.
Ero così presa a contemplargli il corpo, che non mi accorsi del suo braccio teso verso di me a darmi la felpa.
- Che dovrei farci con quella ??? – alzai un sopracciglio stranita e scocciata da tutta quella situazione: lo odiavo e non potevo fare altro di pensare che bellissimo, nonostante il suo carattere orrendo.
- Se vuoi usarla come cuscino fa pure, poi me la ripaghi … - sospirò divertito, poi tornò serio e aggiunse – L’idea sarebbe che togliessi la seconda pelle che è diventata la tua maglietta e indossassi la mia felpa. –
Cosa ??? Avevo capito male oppure Francesco–odioso–re del mondo-Livelli mi stava dicendo che voleva prestarmi la sua felpa ??
Deglutii, poi afferrai l’indumento con indecisione se indossarlo o meno.
- Muoviti che tra poco abbiamo lezione con la Ricciardi, quella si arrabbia se facciamo tardi. – mi informò con il sopracciglio alzato che gli dava un’aria alquanto scocciata.
Afferrai i lembi della maglietta per sfilarla, ma quando mi accorsi che mi stava guardando, gli  domandai poco garbatamente: - Ti giri ?? –
Sospirò scocciato.
- Suvvia !!! Ho visto molte ragazze senza vestiti, non sei certo la prima !! – sbottò infastidito facendomi cenno di muovermi con la mano.
Sfilai la maglietta con decisione, aprii la felpa e la indossai tirando su la zip lentamente.
Spostai il mio sguardo dall’indumento a Fra’.
Non era certo rimasto a bocca aperta, ma a quanto pare non l’avevo lasciato poi così indifferente … aveva un’espressione quasi interessata, come se avesse voglia di continuare ad osservarmi, e questa cosa stranamente mi faceva piacere.
 
Per fortuna la Ricciardi non era ancora entrata in classe e quando io e Fra’ arrivammo, trovammo ad aspettarci solo i nostri compagni, che come sempre se ne stavano seduti sui banchi.
- Hm hm … - tossì fintamente Dodo – Sbaglio Noe, o quella è la felpa di Fra’ ??? – domandò malizioso alludendo a qualcosa che in realtà non c’era.
Lanciò uno sguardo complice a Ste che continuò per lui quel lancio di battute assurde.
- Magari dopo aver fatto follie in bagno hanno decisi di scambiarsi gli abiti !! – sorrise questo battendo il cinque a Giò.
Francesco sospirò scocciato, prima di ribattere facendo smettere finalmente quei cretini di insinuare stupidaggini: - Siete simpatici quasi quanto il caffè che le ho versato addosso perché mi è sbattuta contro, bagnandosi la maglietta e quindi ho dovuto dargli la mia felpa !! –
Dovuto ??? Lo avevo detto quasi come se si fosse sentito in obbligo di farlo, come se avesse voluto con quel gesto ripagarmi per tutta l’antipatia gratuita che mi aveva regalato nelle ore precedenti.
I suoi amici sembrarono comprendere dal suo tono che non avrebbe accettato repliche, quindi andarono a sedersi tutti insieme, mentre io mi sistemavo nel mio banco accanto a Mic.
- Senti Noe mi dispiace per aver litigato con la fatina – la guardai torva, e lei sembrò riflettere un po’ prima di continuare – di aver litigato con Hilary – si corresse - Davanti a te, tu non centri niente con l’odio tra di noi, e se ti fa piacere posso provare a conviverci per esserti amica. – mi sorrise sincera.
Ero davvero contenta che Micaela facesse un tale sforzo a causa mia, perché si ,era palese che per lei fosse davvero difficile sopportare Hill … il motivo per me era ancora un mistero.
D’istinto la abbracciai e rimanemmo così per un po’, fino a quando lei mi scostò e mi domandò curiosa: - E questa felpa ??? –
Le raccontai la storia del caffè, di Fra’ e del bagno, lasciandola a bocca aperta.
- Quindi tu mi stai dicendo che Francesco Livelli è rimasto a maniche corte ad Ottobre inoltrato per dare la sua felpa a te che conosce appena e che tratta malissimo ??? – domandò stranita alla fine della mia narrazione .
Annuii poco convinta: in effetti la faccenda non quadrava per niente, ma era meglio non pensarci e concentrarmi sulla lezione della professoressa, che era entrata in classe proprio in quell’istante.
La Ricciardi era davvero simpatica, mi domandò qualcosa su di me  e sulla mia vecchia scuola, e acconsentì anche ad utilizzare il mio diminutivo per chiamarmi, invece che il mio nome per esteso.
Alla fine della lezione ci assegnò un compito per il giorno dopo: un tema sul significato del verbo vivere.
Non ero mai stata molto brava a scrivere, però decisi che ci avrei provato e avrei dato il meglio di me per fare buona impressione alla mia nuova professoressa preferita – eh si, appena un giorno e già lo era diventata !!

 
Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !!! Innanzitutto grazie a tutte le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, sono molto contenta che vi sia piaciuto.
Questo capitolo non mi convince molto, prometto che il prossimo lo scriverò meglio.
Comunque, riassumendo:
 Noe ha conosciuto Dodo, Ste e Giò, che sono i migliori amici di Francesco.
Poi c’è il litigio tra Hill e Mic, le sue due nuove amiche, che non si riesce davvero a comprendere il perché si odino tanto.
E infine Fra’ che gli presta la sua felpa.
Che ne pensate ???
Spero lasciate molte recensioni.
Un bacino <3

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Capitolo 5
*** Mc Donald's ***


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Capitolo 4 : Mc Donald’s

 
- Ciao papi !!! – esclamai entrando in casa verso le due del pomeriggio.
La giornata era stata piuttosto … movimentata, e avevo una gran fame.
- Papi ?? !! – chiesi ancora, ma entrando in cucina notai che non c’era.
Mi avvicinai ai fornelli, dove un bigliettino bianco se ne stava attaccato con dello scotch.
 
“ Ho avuto una riunione improvvisa perdonami Noe: giuro che stasera mangiamo insieme … ti preparo la frittata che tanto ti piace.
Se vuoi puoi farti un panino, oppure prendere i soldi dal tavolo e andare a comprarti qualcosa.
Ti voglio bene.
                                            Papà “
 
Sbuffai sonoramente: aveva detto che non mi avrebbe mai lasciato da sola fino a quando non mi fossi abituata alla nuova città … ed eccolo che se ne stava a lavoro, mentre io dovevo girare mezza Torino per trovare un Mc Donald’s.
Scesi le scale scocciata – dopo aver preso i soldi lasciatimi da papà, ovviamente – e mi diressi verso il centro della città.
Lì sicuramente avrei trovato qualche posto dove mangiare, anche se non fosse stato magari il mio amato fast food.
Mentre camminavo senza sapere assolutamente i nomi delle strade, né delle piazze, accesi l’ipod che avevo in borsa e feci partire una delle mie canzoni preferite: l’ultima notte al mondo, di Tiziano Ferro.
Quelle parole erano così dolci, che riuscivano a farmi sentire protetta e a casa, nonostante mi trovassi non più nella mia adorata Firenze.
Era curioso come la musica riuscisse a trasportarti completamente in un’altra dimensione, a farti emozionare, piangere, ridere … proprio come avrebbe potuto fare un ragazzo, con l’unica differenza che la musica non ti avrebbe mai abbandonato.
La canzone era terminata, ed io ero appena arrivata nel centro della piazza principale di Torino, dove – al contrario di come mi aspettavo – non riuscivo ad individuare un solo luogo che vendesse roba “commestibile”.
Intravidi un ragazzo più o meno della mia età che camminava, anche lui con la musica nelle orecchie, e mi ci avvicinai per chiedergli informazioni, anzi mi ci parai davanti più che altro.
Ma quando il mio sguardo si soffermò sul suo volto, desiderai ardentemente andarmene.
- Guardia ??? – mi domandò Francesco alzando un sopracciglio stranito.
- Si Livelli, sai abito anch’io in questa città !! – risposi sarcastica.
Sorrise straffottente, prima di continuare: - So che, sfortunatamente, vivi anche tu a Torino, ma intendevo … cosa ci fai davanti a me !! ?? –
Odiavo il sarcasmo e il menefreghismo nella sua voce, odiavo il suo sopracciglio alzato e il suo paio di Ray Ban a goccia che mi impedivano di guardarlo negli occhi mentre gli parlavo.
- Non farti strane idee !! Volevo solo chiederti dov’è il Mc Donald’s !! – sbottai irritata.
Lui sospirò indecifrabilmente, prima di mormorare calmo: - Vieni !! –
Iniziò a camminare ed io dietro di lui, che nel frattempo lo osservavo .
Aveva delle spalle larghe che la maglietta bianca a maniche corte che indossava – per colpa mia, che gli avevo preso la felpa – metteva ancora più in evidenza, i jeans stretti che gli fasciavano completamente le gambe, dando più spessore ai suoi polpacci ben delineati .
- Giochi a calcio ?? – domandai senza rendermene conto.
Lui si voltò stranito, prima di rispondere: - Si, perché ?? –
- Hai i polpacci grandi !! – risposi sorridendo proprio come una bambina alla vista di una barbie mora, invece che la solita bionda dai capelli lunghi e fluenti.
Ridacchiò prima di ribattere: - E tu non giochi né a pallavolo, né a basket, né nuoti … ho ragione ??? –
Non capii il senso della sua domanda, così mi limitai a mormorare: - Si, perché ?? –
- Perché con quelli ti allunghi e tu sei una nana !! – sorrise identicamente a come avevo fatto io poco prima.
- Stupido !! – sbottai dandogli un colpetto sul braccio, che a quanto pare non percepii neanche.
Ero bassa e senza forza … davvero una combinazione perfetta !!
- Siamo arrivati !!- esclamò ed io sorrisi contenta alla vista della mia amata scritta gialla, fuori quel locale.
- Grazie per avermi accompagnata !! – feci per andarmene quando mi bloccò per un braccio.
- Hey dove credi di andare ??? Devi come minimo offrirmi il pranzo !! – sbottò divertito avvicinandosi a me.
- No !!! – risposi categorica: parlarci per quei due minuti era stato talmente irritante, che mi sarebbe bastato come minimo per tutto l’anno.
- Si invece !! – sorrise trascinandomi nel locale.
 
Eravamo seduti al tavolo senza dire una parola, mentre aspettavamo che la cameriera ci portasse i due Big Mac che avevamo chiesto.
Ad un tratto Fra’ si alzò gli occhiali poggiandoli sulla nuca, in mezzo al suo ciuffo nero indomabile, permettendomi di guardare i suoi bellissimi occhi.
Si, era irritante, insopportabile e tutto il resto … ma i suoi occhi erano qualcosa di spettacolare.
- Ti sta bene la mia felpa. – constatò senza il suo solito sarcasmo, sembrava più che altro che volesse farmi un complimento.
- G… grazie. – balbettai a fatica – Appena torno a casa la lavo e domani te la restituisco. – dissi sicura subito dopo.
Fece cenno di no con la testa alzando le spalle: - Non ti preoccupare tienila. –
Dire che ero sorpresa era un eufemismo : fino a poco prima ero convinta che mi odiasse, adesso invece stavo iniziando a dubitarne seriamente.
- Perché ti sei trasferita qui da Firenze ?? – mi domandò quasi interessato all’argomento.
Meno male che proprio in quel momento una ragazza ci si avvicinò tenendo in mano il vassoio con le nostre ordinazioni, ed io non fui costretta a rispondergli.
Del resto, cosa avrei potuto dirgli ??? Non potevo raccontargli di mia madre, del divorzio e di quanto ci stavo male … non avrebbe potuto capirmi, nessuno avrebbe potuto.
Ero persa nei miei pensieri, che non mi accorsi neanche della patatina che mi lanciò proprio in faccia in quel momento.
- Hey !! – esclamai, prima di ricambiare il favore.
- Chi la fa la spetti !! – sorrise prima di iniziare la nostra vera e propria lotta all’ultima patatina, conclusasi nel momento in cui una di quelle finì – per sbaglio, sperai – all’interno della mia felpa.
- Stupido !!! – sbottai prima di infilarci una mano all’interno per estrarla e lanciargliela in faccia.
Per terra era tutto pieno di patatine, delle nostre patatine, che – al contrario di come credevo – erano piuttosto tante.
- Ci conviene pagare e andare via !! – sorrise Fra’ avviandosi verso la cassa ed prendendo in mano una banconota da 10 euro.
- Aspetta !! – gli bloccai il braccio decisa – Non dovevo offrire io ?? – domandai sarcastica, ricevendo in risposta una scrollata di spalle.
Appena usciti dal locale, mi parai stranita davanti a Francesco che sembrava piuttosto tranquillo.
- Perché hai pagato tu ?? – il “anche per me” era sottinteso.
Sospirò scocciato prima di rispondermi: - Sei pur sempre una ragazza anche se nana e acida !! –
Lo guardai maligna, ma prima che potesse rispondermi il suo cellulare squillò.
- Pronto ?? – domandò calmo e con noncuranza.
- Hey Ste !! – esclamò sorridendo subito dopo.
Ste … ah si certo, Stefano, lo avevo conosciuto quella mattina e – dai racconti di Mic – avevo capito che fosse il migliore amico di Fra’, seguito a ruota da Dodo e Giò.
- No non sono a casa, sono appena uscito dal Mc con una ragazza. – continuò a parlare come se io non ci fossi.
Una ragazza ?? Beh evidentemente mi considerava importante, dato che aveva usato quel termine invece che nanerottola, oppure compagna di classe, o magari il mio cognome con disprezzo.
- Cosa ??? Ovvio che non ci ho provato !!! è Noemi Guardia, quella nuova !! – esclamò prima con ironia e subito dopo con quel menefreghismo assoluto che gli apparteneva.
Non intendevo ascoltare un altro secondo di quella conversazione irritante e che metteva in discussione le possibilità che Fra’ potesse provarci con me, quindi girai i tacchi e mi avviai verso casa mia senza salutarlo, né voltarmi a guardarlo.
Io ero fatta così: mi piaceva litigare, fare pace, passare dei bei momenti insieme ridendo e scherzando, ma quando tiravano in ballo possibili rapporti con qualche ragazzo che non avrei potuto avere, preferivo andarmene come a non dargli importanza.
Che poi, era davvero strano che un ragazzo mi resistesse visto che ero davvero consapevole di essere una bellissima ragazza .
Magra, capelli biondi e mossi che arrivavano ai fianchi, occhi azzurro cielo e forme accentuate … l’unico mio problema era la scarsa altezza, ma con un paio di tacchi belli alti non si notava neppure.
 
Il mattino dopo mi svegliai con una sola idea: andare a scuola cercando di apparire il più bella e sexy possibile … cosa leggermente complicata dato che eravamo verso la fine di Ottobre e il freddo si faceva sentire più del dovuto in quell’odiosa città.
Decisi così di indossare un maglioncino nero molto attillato con lo scollo a V, un jeans che definire stretto era poco di tinta chiara e un paio di Adidas nere.
I capelli li legai con uno chignon in modo da mettere in evidenza il collo e la scollatura del maglione, e poi mi truccai leggermente, ma ottenendo un risultato fantastico.
- Papino io vado !! – gli schioccai un bacio sulla guancia prima di correre a scuola: il treno partiva tra 10 minuti e dovevo muovermi, altrimenti non sarei mai arrivata alla fermata.
Per fortuna quella mattina la borsa era piuttosto leggera, e le mie adorate scarpe da ginnastica mi aiutarono a correre più velocemente del previsto, tanto che salii nel treno con 2 minuti di anticipo.
Mi accomodai su uno degli ultimi sedili, scorgendo in lontananza la figura di Hilary.
- Hey !! – le sorrisi avvicinandomi.
- Noe !! – mi abbracciò subito, poi si staccò e mi guardò seria – Mi dispiace per ieri giuro che … -
- Non ti preoccupare, è passato !! Vorrei solo che tu e Mic provaste ad andare d’accordo dato che siete le mie uniche amiche in questa nuova scuola !! – le sorrisi sedendomi accanto nel sediolino accanto al suo e cercando di essere il più cordiale e gentile possibile, proprio come lei.
Mi mostrò un sorriso a trentadue denti, prima di voltarsi indietro dove era seduto un ragazzo intento ad ascoltare la musica.
Lo guardai bene e notai che era davvero carino: capelli castano scuro, occhi marrone chiaro, pelle molto bianca e fisico asciutto ma imponente.
- Ciao Hill !! – le sorrise togliendosi le cuffiette dalle orecchie – E tu bellissima sei … - lasciò la frase in sospeso in modo da farla continuare a me.
- Noemi Guardia, ma ti prego di chiamarmi Noe !! – gli sorrisi .
- Io sono Davide Fenice, 3 A e tu ??? – mi domandò speranzoso.
- 3 B !! – scrollai le spalle dispiaciuta: mi era simpatico e mi sarebbe piaciuto stare in classe con lui, almeno avrei avuto un amico in più con cui chiacchierare !!
Stavamo per continuare il discorso, quando l’autista fermò il mezzo e fummo costretti a scendere.
- Ci vediamo in giro !! – ammiccò in mia direzione, ed io gli sorrisi sincera.
 
Proprio come il giorno prima, appena entrata in classe gli occhi di tutti i presenti si fiondarono su di me, cosa che mi piacque non poco.
Mi piaceva essere osservata e contemplata, e soprattutto adoravo il fatto che anche isuoi occhi, andassero dal mio collo alle mie gambe e viceversa.
- Buongiorno !! – esclamai prima di arrivare al mio banco e appoggiarci sopra la mia borsa fucsia della Dolce & Gabbana.
- Hey Noe, vieni !!- mi fece cenno con la mano Mic, che come la mattina prima era seduta su un banco in fondo all’aula a chiacchierare con Stefano, Edoardo, Giorgio e … Francesco.
- Hm … davvero bella stamattina !! – constatò Giò malizioso squadrandomi.
Gli sorrisi noncurante, prima di spostare lo sguardo sugli altri membri di quel gruppetto insolito.
- Senti Noe, stasera a casa mia do una piccola festa, siamo noi 6 più qualche amico della squadra di calcio e qualche amica di mia sorella, ci vieni ?? – mi domandò Dodo .
I suoi capelli rossi e le lentiggini che aveva sul volto lo rendevano davvero simpatico, così accettai subito la sua proposta.
Fra’ sbuffò scocciato, ricevendo da parte mia solo un’occhiataccia: il mio odio nei suoi confronti si era moltiplicato dalla frase di ieri pomeriggio, all’aria indifferente di stamattina in classe.
Ma è possibile odiare una persona perché in realtà si prova qualcosa per lui ???
È solo una frase dei cioccolatini, oppure è la realtà ???
Non lo sapevo quella mattina, ma non sapevo neppure che lo avrei scoperto presto … molto presto.
 
Piccolo Angolo Di Luce:
Hola, allora datosi che lo scorso capitolo non ha avuto alcuna recensione, vi prego di recensire se volete che continui la storia, altrimenti non lo farò più perché significherebbe che non vi piace.
Un bacino <3

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Capitolo 6
*** Una Serata ... Particolare ***


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Capitolo 5 : Una Serata … Particolare

-Tesoro ?? Ti senti bene ??? – domandò per la quinta volta mio padre da fuori la porta del bagno.
In effetti, era da più di due ore che ero chiusa dentro impedendo al poverino di entrare, ma le mie ragioni erano più che comprensibili.
Quella sarebbe stata la prima festa a cui partecipavo da quando ero a Torino, e anche se Dodo l’aveva definita “piccola”, per me era comunque un grande evento.
Adoravo le feste da quando ero piccola: la musica altissima, il cibo che nessuno tocca, le bevande che ti gasano al massimo, gli amici con cui ridere, scherzare …. Certo, con un ragazzo con cui appartarsi sarebbe di sicuro stato più divertente, ma quella non era affatto la mia situazione, quindi meglio non disperarsi.
Applicai ancora una volta il lucidalabbra alla menta con i brillantini che avevo comprato quel pomeriggio e finalmente uscì dal bagno.
L’espressione di mio padre era a dir poco buffa:aveva gli occhi letteralmente fuori dalle orbite mentre mi squadrava da capo a piedi, e le mani ferme sui fianchi in gesto teatrale.
-Sei stupenda Noe, come sempre. – mi sorrise dandomi ancora più sicurezza di quanta già ne avessi.
Da quando mi ero dovuta trasferire, avevo iniziato a portare la mia autostima a livelli piuttosto elevati, in modo che gli altri non potessero giudicarmi inferiore rispetto a loro … era semplice: venerarsi per essere venerata.
O almeno, così credevo …
-A che ora torni ??? – mi domandò dopo un po’ mio padre, mandandomi letteralmente in confusione.
- Non lo so … - ammisi – ti chiamo, ok ??? – gli chiesi con le labbra a cuoricino e sbattendo le palpebre … papà non resisteva mai alla mia espressione da cucciolo indifeso, così acconsentì senza problemi.
- Drin !! Drin !! –
Lo abbracciai mormorando – Deve essere Mic, scendo !! – gli schioccai un veloce bacio sulla guancia ed uscii sentendolo sospirare mentre mi guardava andare via.
Un po’ mi dispiaceva lasciare papà da solo:dopotutto eravamo lì da pochi giorni, e tutte le sere ce ne stavamo insieme sul divano a vedere film e a mangiare popcorn, ridendo e addormentandoci nemmeno alla fine della prima scena.
Però dentro di me sentivo che avevo fatto bene ad andarci, che quella festa mi sarebbe piaciuta … in un modo a me sconosciuto, ma mi sarebbe piaciuta.
-Ah !!! – strillò eccitata Mic vedendomi entrare nella macchina di sua madre.
La signora Frittaldi si voltò a guardare sua figlia stranita, poi posò lo sguardo su di me e sembrò comprenderla, dato che si limitò a salutarmi, senza alludere alla pazzia della ragazza seduta accanto a me.
Micaela indossava un pantaloncino di jeans corto e attillato con sotto un paio di calze viola pesanti, e un maglioncino dello stesso colore.
I ricci ribelli erano stati lasciati sciolti e il trucco sul suo volto non era eccessivamente marcato .. eppure quella sera mi trovai a pensare che fosse davvero bella, nella sua semplicità.
Solo dopo che la macchina partì, le diedi una gomitata per poi chiederle a bassa voce: - Ma perché cavolo hai strillato ?? –
Lei mi guardò e, senza rendersi capace del fatto che io non l’avessi capito da sola, mi spiegò – Sei bellissima stasera Noe !! –
Ed istintivamente portai lo sguardo su di me, per darmi un’occhiata di controllo.
Avevo passato la piastra sui miei capelli biondi per renderli lisci, visto che erano abbastanza mossi, mi ero truccata quel che bastava per far splendere i miei occhi azzurri e rendere le mie labbra più carnose di quel che non fossero già.
Come vestiti però, non avevo indossato nulla di così speciale.
Un pantaloncino corto molto stretto bianco, un maglioncino leggero nero della Guess, i miei stivali preferiti – neri, della Converse, che arrivavano fino al ginocchio e che per mia sfortuna non avevano il tacco  – e delle calze pesanti, però color carne.
Insomma, su per giù io e Mic avevamo indosso la stessa roba, eppure lei continuava a ripetere quanto fossi stupenda … mah !!
-Pensa quando ti vedrà Fra’ !!! – trillò ad un tratto, facendomi sbottare improvvisamente.
- Cosa c’entra Livelli adesso ??? –
- Dai !! Si vede lontano un miglio che gli piaci, non avrebbe dato la sua felpa a chiunque !! – rispose calma ed ovvia, come se fossi stata io la stupida della situazione.
Sospirai, prima di spiegarle chiaramente: - Ti sbagli Mic: mi ha dato la felpa solo perché era suo dovere, visto che è stato lui a sporcarmi con quel dannato caffè, e poi … - non ebbi il coraggio di continuare: ricordare le sue parole di quel pomeriggio mi facevano sentire sconfitta, amareggiata … triste.
-Poi ?? – domandò lei sorridendomi curiosa, e allora decisi che dovevo pur dirlo a qualcuno, era brutto tenersi per sé i pettegolezzi, soprattutto se avevi un’amica a cui raccontarli.  
- Davvero ?? – alzò un sopracciglio a metà tra la stupita e la stranita, dopo che ebbi finito di raccontarle il resoconto di quel pomeriggio.
Annuii lasciandola a bocca aperta.
Dopo pochi secondi – mio malgrado – sembrò ritornare alla realtà e riflettere un attimo prima di esclamare convinta: - è orgoglioso, voleva farti capire che non gli interessi dopo un pomeriggio dove aveva dimostrato l’esatto contrario !! Però … -
Non la feci finire che subito urlai, in modo da coprire la sua voce: - Però siamo arrivate !! -
 
Casa di Edoardo era a dir poco stupenda.
Due piani uniti da una scala interna di cristallo – si, proprio come quella dei cartoni - , un salone più grande di tutta Firenze – dove in quel momento stavamo noi tutti – e delle stanze spaziose ognuna quanto il nostro liceo … alla faccia del mio misero appartamento in centro !!
Io e Mic eravamo arrivate da più o meno un’ora, e – come da programma – c’eravamo noi due, Dodo, Giò, Ste, tre o quattro ragazzi che avevo intuito stessero nella stessa squadra di calcio dei miei “amici”, la cugina di Dodo, Manuela, qualche sua amica e Fra’.
Per quanto mi costasse ammetterlo – davvero troppo – quella sera quest’ultimo era bellissimo: i jeans stretti che gli fasciavano le gambe in modo perfetto, le Nike bianche, e una felpa larga dello stesso colore, che ti veniva voglia di togliergliela per poter ammirare i suoi muscoli che tanto immaginavi al vedergliela addosso.
E in quel momento, mentre io chiacchierava con Mic, Manu e le altre, e lui se ne stava comodamente seduto sul divano a ridere con i suoi amici, Dodo fermò la musica proveniente dalle casse collegate al suo Ipod, ed esclamò sorridendo: - Giochiamo ad obbligo o verità !! –
Obbligo o verità ??? Ma stava scherzando ??
Era un gioco per bambini deficienti alle prime armi con le ragazze, non certo per noi che, – da quanto sapevo e mi era stato detto - non eravamo per niente alle prime armi, anzi ….
A quanto pare Francesco sembrava pensarla come me, visto che subito sbottò scocciato – Suvvia Dodo !! è per mocciosi !! –
Ma il suo amico non volle sentire ragioni, dopotutto era la sua festa, quindi ci fece sedere tutti sui divani e sulle poltrone per iniziare a giocare.
 Io ero tra Mic e un’amica di Manuela, Rossella, e per mia fortuna il gioco iniziava proprio dalla persona di fronte a quest’ultima, quindi Ste.
Calcolai velocemente che io sarei stata una delle ultime, mentre l’ultimo per eccellenza – seduto vicino al suo migliore amico – sarebbe stato ovviamente Fra’ … andavamo proprio di bene in meglio !!
A quanto avevo capito, conveniva scegliere l’obbligo in quanto le verità erano molto piccanti ed invadenti, ed io non avevo alcuna voglia di raccontare in piazza della mia vita personale.
Così, quando arrivò il mio turno, non ebbi dubbi al riguardo.
-Obbligo- esclamai sicura guardando Giò che, per mia grandissima sfortuna, era colui che formulava le domanda e le imposizioni.
- Hm … - mormorò malizioso prima di ordinarmi tranquillo e sicuro, come se già stesse architettando da tempo quell’obbligo da farmi fare – Cinque minuti di sopra con Fra’ –
Lo guardai sgranando gli occhi ma lui non se ne curò e fece cenno al suo amico di alzarsi.
Mic mi mormorò all’orecchio – Vedi che ha accettato subito !! – e scocciata dalle sue insinuazioni, mi alzai anch’io e salii con lui le scale fino al piano di sopra.
-Che razza di pegno !! – brontolai poggiando le spalle al muro scocciata.
- Dai, secondo me invece è utile !! – rispose Fra’ parandosi di fronte a me.
- Che vuoi dire ?? – gli domandai stranita arcuando il sopracciglio.
In effetti, la sua risposta mi era sembrata alquanto strana, ma niente in confronto a ciò che esclamò dopo allontanandosi da me.
-Che non resisto più, quindi per favore stai zitta. –
Zitta ?? Non resisto più ?? Ma quanto mi odiava quel ragazzo da non poter sentire neanche il suono della mia voce !! ??
E come sempre, da brava attaccabrighe la quale non si sa tenere niente dentro che ero, sbottai irritata.
-Ti do così tanto fastidio ??? –
Sospirò scocciato: quel ragazzo non l’avrei mai capito, prima mi diceva di starmi zitta perché lo infastidivo, io gli rispondevo – cosa giustissima - e poi si scocciava anche ??
-Non tu, mi da fastidio che io muoia dalla voglia di baciarti !!! – esclamò arrabbiato prima di avvicinarsi a me e prendermi il viso tra le mani avvicinandolo al suo.
Ero alquanto … scioccata e stranita dal suo comportamento, ma quando con la lingua mi chiese di dischiudere le labbra per approfondire il bacio, non riuscii a tirarmi indietro.
Gli buttai istintivamente le braccia al collo, mentre lui spostava le sue mani dal mio viso ai miei fianchi, stringendoli possessivamente e attirandomi così di più verso di lui.
Presa dalla troppa passione che quel bacio mi stava trasmettendo, affondai le mani tra i suoi capelli scompigliati, stringendoli e giocandoci con le dita.
E solo in quel momento mi accorsi di essere sulle mezze punte, e che Fra’ si fosse piegato un po’ in avanti in modo di essere alla mia altezza … che dolce.
No aspetta un attimo !! Francesco Livelli dolce ??
No, questa non si era mai vista e sicuramente non sarebbe mai successa.
Ci staccammo solo dopo che entrambi avemmo perso il fiato, circa qualche minuto dopo, ed io rimasi a fissarlo intensamente, mentre lui si passava una mano tra i capelli in modo terribilmente sexy.
-Che significa questo ?? – domandai scioccamente, facendo il modo che lui mi guardasse di nuovo.
- Che hai delle labbra stupende e che sei una ragazza eccessivamente bella – constatò ovvio, prima di aggiungere ironico – anche se nana !! –
Sospirai scocciata, prima di domandargli ancora maliziosa e ironica allo stesso tempo: - è un modo per dirmi che ti piaccio ??-
Scioccò la lingua divertito, guardandomi serio.
-Si, mi piaci perché ci sai fare e sei anche messa molto bene – iniziò con il mio stesso tono squadrandomi, per poi tornare al mio viso e precisare offensivo: - Ma niente più, non illuderti. –
- E chi si illude !! – sbottai ironica, mentre reprimevo la vocina che nella mia testa urlava “ Io !! io !! io !!”
 
Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !! Grazie a ginnasta98 e annemarieclaire per le recensioni dello scorso capitolo … come sempre siete presenti e pronte a darmi fiducia !!
Che ne pensate di questo ??
Come vedete Fra’ ha baciato Noe, ma le ha anche detto che gli piace solo perché è bella e nient’altro, mentre lei a quanto pare sta iniziando a provare qualcosa, dall’ultima frase … che casino l’amore eh ??
Beh, spero recensiate in tante.
Un bacino <3

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Capitolo 7
*** Perchè Fa Male ?? ***


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Capitolo 6 : Perché fa male ??

Era passata circa una settimana dalla serata a casa di Edoardo e da allora, Fra' non mi aveva più rivolto la parola, se non per provocarmi e litigare subito dopo.
Devo dire che quella situazione mi piaceva ben poco, perché se prima era estremamente appagante prenderlo in giro, adesso stava iniziando a pesarmi, a farmi sentire prevedibile, monotona.
Ed io odiavo la monotonia.
Per questo quella mattina di inizio Novembre, quando tutti eravamo in classe a seguire e partecipare attivamente - si fa per dire !! - ad una lezione di letteratura, scrissi con un orrenda calligrafia un bigliettino da passare alla mia vicina di banco, nonchè amica: Micaela.
" Che devo fare con Fra' ?? Ti giuro che non ce la faccio più !! "
Ovviamente sia lei che Hill sapevano tutto del bacio e delle sue parole, e quando gliel'avevo raccontato non erano mancati i commenti, soprattutto da parte della prima che aveva esclamato contenta per quasi un'ora -Te l'avevo detto !!! -
Io però continuavo a ripetermi che non aveva ragione, che per lui ero soltanto una bella ragazza e che non gli piacevo davvero per quella che ero.
Lui aveva baciato un paio di labbra carnose e rosee poste su un viso trapezoidale insieme ad un paio di occhi azzurro cielo, a capo di un corpo magro, abbastanza formoso e di scarsa statura ... non aveva baciato Noemi Guardia, non aveva baciato me.
La risposta di Mic non tardò ad arrivare e ad interrompere i miei pensieri, come sempre da quando la conoscevo.
" Noe perché ti interessa tanto ??? Non è che ti piace davvero ??? "
L'ultima parola l'aveva sottolineata per ovvie ragioni.
Fra' piaceva a tutti, era inevitabile come cosa: bello com'era, divertente, simpatico,e anche se aveva tutti i difetti del mondo, i suoi pregi riuscivano a mascherarli in modo perfetto.
Ma farselo piacere davvero era un'altra cosa, era il concetto che da giorni occupava la mia mente e che mi preoccupava.
Cosa sarebbe successo se mi fosse piaciuto veramente ??
Se quel davvero si fosse concretizzato lui se ne sarebbe reso conto ??
Ma soprattutto, io sarei stata pronta ad accettarlo ??
Accantonai per qualche minuto le domande in uno spazio vuoto del mio cervello, prima di scrivere alla mia amica la frase più intelligente che mi venne fuori.
" No ma che dici !! Solo che mi scoccia litigarci ogni secondo !! "
Ma Mic non si convinse per niente, anzi si limitò a sbuffare e - quando vide l'occhio del professore posato su di noi - mi liquidò con un semplice e veloce - Ne parliamo dopo !! - appena sussurrato.
Non potendo continuare a parlare con la mia vicina di banco, non avendo voglia di ascoltare la noiosissima lezione di una materia che per me era inutile, e non dovendo assolutamente continuare a tormentarmi la testa con tutte quelle domande che mi stavo ponendo, decisi di dare un'occhiata alla classe per osservare i miei compagni.
Ormai avevo imparato a conoscerli bene, e a dirla tutta, mi piaceva che ci fossero loro e non altri nella mia classe.
La 3 B del liceo scientifico Carlo Botta di Torino, non aveva una scala gerarchica come in quei film americani, e neppure separazioni nette come nelle altre sezioni dell'istituto: noi eravamo uniti per quanto fosse possibile, non stavamo gli uni contro gli altri, e se avessimo dovuto vivere tra quelle quattro mura convivendo, probabilmente ne saremmo stati contenti.
Ma il mio sguardo non si soffermò sui miei compagni in generale, il mio sguardo - per quanto non volessi e cercassi di evitarlo - si trovò a squadrare Francesco in tutti suoi dettagli, anche quelli più minimi.
Per esempio, il modo in cui stringeva la penna immaginando probabilmente che fosse il collo del professore di letteratura, lo stesso modo in cui quella sera aveva stretto i miei fianchi ... possessivo, energico, egoista, come se avesse voluto in qualche modo marcare il territorio.
E poi la sua bocca dischiusa appena che desideravo ardentemente avere contro la mia, per poter sentire di nuovo il suo sapore, ed averlo vicino un'altra volta.
Stavo diventando matta ?? Si.
Era per colpa sua ?? Probabile.
Mic aveva ragione a dire che mi piaceva davvero ??? Il vuoto.
Non potevo rispondere a quella domanda, nemmeno io stessa avrei dovuto conoscere la risposta, perché una volta fatto sarebbe stato l'inizio della fine, ne ero profondamente consapevole.
Fortunatamente la campanella suonò proprio in quel momento liberandomi dalle grinfie dei miei pensieri confusionari, e avvisando tutti noi studenti dell'inizio della ricreazione.
- Buongiorno !! - non feci neanche in tempo ad uscire dall'aula che Hilary mi si presentò davanti sorridendo contenta.
- Le mancava solo il sorriso della Mentadent !! - sbottò scocciata Mic affiancandomi.
Io e Hill sospirammo annoiate, prima di scendere le scale e dirigerci verso le macchinette al pian terreno.
Ormai ero abituata ai loro litigi, il più delle volte l'ignoravo, altre invece mi ritrovavo a ridere come una scema per le loro battute e provocazioni stupide.
Complessivamente però eravamo un bel trio insieme, e la loro presenza stava contribuendo a rendermi il trasferimento un po'meno pesante di come l'avevo immaginato da sempre.
- Hey !! - esclamò una voce dietro di me che non riconobbi subito.
Mi voltai dopo aver estratto il pacchetto di patatine dal fondo del distributore, trovandomi davanti Davide Fenice, il ragazzo di 3 A che avevo conosciuto qualche giorno prima sul treno e con il quale scambiavo qualche parola durante l'intervallo di tanto in tanto.
- Ciao Dav !!! - gli scioccai un bacio sulla guancia velocemente prima di trascinarlo via dalla folla creatasi intorno alle macchinette, portandolo più in là dove mi aspettavano le mie amiche.
- Come va ??? - mi domandò per fare conversazione.
- Bene dai, e a te ?? - sorrisi iniziando poi a sgranocchiare una patatina estratta dal pacchetto d'alluminio.
- Anche a me. Senti ti volevo chiedere ... - iniziò un po' impacciato, evidentemente in imbarazzo.
- Hm - riuscii a mormorare, troppo presa a fare merenda per dire altro.
- Non è che sabato vogliamo andare a mangiare una pizza insieme ?? - era diventato leggermente rosso in viso, cosa che mi fece intenerire a tal punto da accettare subito il suo invito senza esitare.
Si allontanò sorridendo ed io feci per andare a raccontarlo alle ragazze, sentendo però una presa sul polso che m'impediva di muovermi tanto era forte.
Mi voltai accorgendomi della presenza di Fra' il quale, senza neanche aprire bocca, mi trascinò dietro al muretto dell'entrata, laddove non c'era nessuno.
- Razza di cretino !! - sbottai appena ebbe mollato la presa sul mio braccio, per poi aggiungere irritata - Non potevi semplicemente chiedermi "vieni un attimo di la " ??? -
Non fece caso alla mia domanda ignorandola - come sempre del resto - per poi pormene un'altra infastidito.
- Che voleva quello ?? - pronunciò con disprezzo l'ultima parola manco si fosse trattato di chissà quale specie di insetto raro.
- Scusa ... ?? - chiesi pensando forse di non aver compreso il senso della domanda, ma il suo sguardo era fin troppo serio in quel momento per pensare che stesse scherzando.
- Devo chiedertelo in aramaico ?? - domandò ironico prima di scandire bene ogni parola della sua frase precedente - Che. voleva.  quello ?? -
Imitai il suo tono di voce spezzato, aggiungendoci però una punta di ironia e di irritazione al tempo stesso: - Che. te. ne. frega ?? -
- Rispondimi Noemi !! - strillò arrabbiato guardandomi serio.
Ma era matto o cosa ??? Che diritto aveva di farmi quella domanda  e con quel tono per giunta ???
- Devo pensare che tu sia geloso ??? - gli chiesi ironica e maliziosa , cercando di smorzare la tensione che era fin troppo alta.
- Prima mi rispondi e poi pensi quel che cavolo ti pare !! - sbottò abbassando un po' la voce: forse la mia intenzione era andata a buon fine.
- Mi ha chiesto di uscire !! - sbuffai incatenando i miei occhi nei suoi: sembrava piuttosto arrabbiato, ma quello era ormai palese, la domanda era ... perché ??
Era lui che mi aveva baciata quella sera dicendomi di non illudermi, lui che per una settimana intera mi aveva fatta arrabbiare ed urlargli contro ... che colpa ne avevo io ??
Avevo parlato con un mio nuovo amico nella pausa e allora ??
Davvero non riuscivo a capire in che modo la cosa avesse potuto dargli fastidio o scocciarlo.
- E tu cosa gli hai risposto ?? - chiese provando ad essere strafottente, ma palesemente interessato all'argomento.
- Di si ovvio !! è un ragazzo simpatico ed è anche carino, perché non avrei dovuto accettare ?? - domandai provando a sembrare calma quando in realtà non lo ero affatto: ero confusa, stranita, e si ... anche arrabbiata !!
- Perché a te piaccio io - rispose ovvio sorridendo menefreghista.
Risi nervosamente scuotendo la testa in segno di negazione.
- No Fra' ti stai sbagliando di grosso !! Sei tu che hai detto che io ti piaccio esteticamente e che ci so fare !! - esclamai scocciata ed irritata: stava rivoltando la situazione a suo piacimento, ma in questo gioco era destinato a perdere.
Dopo anni ed anni di lavoro con i miei genitori, potevo dire di essere la migliore in questo "gioco".
- E vediamo, tu mi hai baciato perché ... - lasciò in sospeso la frase con aria di sufficienza, come se pensasse di mettermi a tacere con quell'insinuazione: beh, era veramente fuori strada il ragazzo.
- Devo ricordarti che mi hai baciato tu perché " morivi dalla voglia" ??? - la mia frase lo lasciò di stucco: non se l'aspettava e questo mi rese estremamente soddisfatta.
Rimase un attimo in silenzio deglutendo, prima di ghignare mandandomi in bestia: non poteva fare un sorriso normale ??
No, doveva sempre metterci qualcosa in allegato, che fosse stata un'aria maliziosa, irritante, provocatoria ... era diciamo, il suo marchio di fabbrica.
- Non sembrava ti dispiacesse !! -
Sbuffai scocciata, prima di ammettere sincera: - Non l'ho mai detto. -
Sorrise soddisfatto alzando un sopracciglio e domandandomi confuso e provocatorio: - Quindi esci con quello perché ... -
Lo aveva fatto ancora: aveva usato quell'aggettivo con un tono talmente dispregiativo che sembrava quasi parlasse dell'immondizia stessa.
- Perché con chi dovrei uscire ?? ... Con te ?? -
Mi piaceva il tono che avevo usato, l'espressione che aveva accompagnato la mia frase e quella stessa: ero stata perfetta, avevo colpito nel segno.
Francesco però - come suo solito - non mi diede modo di soddisfarmi abbastanza del mio gesto, che subito rise nervoso come me qualche minuto prima.
- Ovvio che no !! Non uscirei mai con te !! - buttò giù tutto d'un colpo ferendomi all'istante.
Lo avevo sempre saputo, ne ero perfettamente cosciente ... ma allora perché la sua frase mi aveva fatto tanto male ??
Deglutii pesantemente provando a calmarmi, prima di concludere quella conversazione che era diventata troppo pesante e dolorosa da continuare: - Perfetto, siamo in due. Ora se non ti dispiace, vado dalle mie amiche !! -
E mi voltai girando l'angolo e dirigendomi verso il muretto dove le trovai sedute a litigare come loro solito.
Ma in quel momento non m'importava, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare erano le sue parole, troppo sincere e schiette che, nonostante provassi a convincermi del contrario, mi erano entrate dentro, colpendomi di brutto al cuore.


Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !! Devo dire che questo capitolo mi piace, c'ho messo un'ora e mezza per scriverlo, quindi spero che piaccia anche a voi.
Allora, adesso Noe dovrà uscire con Dav, anche se lei lo vede solo come un amico, ma lui non sembra avere le stesse intenzioni ...
E Fra' ?? è stato piuttosto brusco con lei, ma fa parte del suo carattere, si direbbe che è geloso, voi che ne pensate ??
Personalmente mi sono innamorata di Fra' e Noe, pensate che la notte sogno cosa potrebbe succedere nei capitoli a venire !!
E vi avviso che ci saranno molte sorprese !!
Concludo ringraziando:
- Annemarieclaire, ginnasta 98 e Delena Forever _xx per le recensioni allo scorso capitolo;
- Dany 95089 per aver messo la storia tra le preferite;
- Make a wish e maryfrance90 per averla inserita tra le ricordate;
- Abuabu, annemariaclaire, ginnasta 98, hachi_panda, Lali_B95, Laurette e _bea_ per averla messa tra le seguite.
Vi adoro, e recensite mi raccomando ;-)
Un bacino <3

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Capitolo 8
*** Ricordi ***


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Capitolo 7 : Ricordi


- Hey Noe !! Che ti succede ?? – mi domandò preoccupata Hill, abbandonando per un attimo la sua animata discussione con Mic.
- Fra’ !! – sbottai scocciata sedendomi in mezzo alle due sul muretto esterno all’istituto.
- Giuro che gli spaccherei quella faccia odiosa che si ritrova !!! Prima mi dice di non illudermi, e poi mi fa una scenata di gelosia perché Davide mi ha chiesto di uscire !!! – buttai fuori tutto insieme credendo di riuscire a sbollire la rabbia in quel modo, ma evidentemente non funzionava.
Da quando ero piccola, l’unica maniera per calmarmi dopo una lite o qualunque cosa, era sempre stata la boxe … adoravo quello sport, e nonostante fossi una ragazza più che femminile, tiravo pugni meglio di tutti i maschi che conoscevo.
- Aspetta aspetta aspetta !!! – m bloccò subito Mic dal continuare a raccontare e a sfogarmi.
Lanciò uno sguardo a Hill che subito ricambiò con complicità, prima di esclamare: - Non so se sia più scandaloso che tu esca con Dav, o che Fra’ sia geloso di te !! –
- No !! – strillai accompagnandomi con un teatrale gesto delle mani – Dice di non essere geloso !! Cioè … capite fino a dove arriva ??? –
- Calmati tesoro !! Respira … - mi intimò Hilary portando le mani dall’alto verso il basso, inspirando ed espirando lentamente, cosa che subito imitai.
- Ma che respira e respira !!! – borbottò Mic bloccandomi i polsi in malo modo – L’unico modo per calmarti e dargliele di santa ragione, andiamo !! – fece per trascinarmi, quando il suono della campanella ci avvisò dell’inizio della quarta ora di lezione: matematica.
Hilary ci salutò con un sorriso, non prima di avermi fatto ripetere l’esercizio di qualche minuto prima per un centinaio di volte, mentre Mic al mio fianco continuava a dirmi di doverlo picchiare per ottenere un buon risultato.
Inutili entrambe le cose.
Respirare era la cosa più stupida di questo mondo, che non metteva per niente l’anima in pace né placava la rabbia, e farle prendere a Fra’ era totalmente fuori discussione: il sacco che avevo appeso sul soffitto della mia stanza e che scendeva lungo il muro avrebbe fatto proprio a caso mio.
I miei pensieri però vennero di colpo interrotti dall’entrata del preside in classe.
Tutto il gruppo studenti si alzò in piedi prima di risedersi ad ascoltare l’uomo sulla cinquantina appoggiato davanti alla lavagna ed io, incerta sul da farsi, li imitai in ogni loro mossa.
- Buongiorno a tutti ragazzi !! Volevo avvisarvi che da oggi inizieranno le prove per lo spettacolo di Natale, il quale avrà luogo i primi giorni di Dicembre.
Abbiamo un mese per preparare il tutto, e come sempre parteciperanno tutte le classi dell’istituto, rappresentando ognuna una diversa forma artistica. –
Che cosa ?? Saggio di Natale ??? Ma non eravamo un po’ troppo grandi per pensare a queste cose ??
Da una parte però la cosa mi piaceva, sarebbe stato divertente mettere in scena uno spettacolo, e soprattutto avremmo potuto saltare parecchie ore di lezione per farlo.
Mi chiedevo solo quale arte ci fosse toccata …
- Voi, 3 B, metterete in scena l’arte  - il preside sembrava aver capito perfettamente cosa esigevo sapere – canora !!! – esclamò con così tanta felicità, che se avesse iniziato a saltare e battere le mani ritmicamente mi sarebbe sembrato normale.
Fece per uscire dalla classe quando, voltandosi di nuovo verso di noi, annunciò: - Ah, alla prossima ora non avrete matematica, ma musica per iniziare a scegliere i rappresentanti della vostra sezione !! –
E allora il caos che per troppo tempo era stato placato, fuoriuscì da ognuno di noi riempiendo pienamente la classe.
- Hey ragazzi un po’ di calma !! – esclamò la professoressa Ginetti, docente di musica, mettendosi a sedere sul bordo della cattedra.
Tanta era stata la confusione a sapere che non avremo dovuto lottare per un’intera ora contro numeri e simboli, che non mi ero neanche accorta dell’uscita di scena del preside, e dell’entrata della donna abbastanza in carne e formosa la quale in quel momento sorrideva entusiasta guardandoci tutti.
- La Ginetti è un’appassionata di spettacoli a teatro !! – mi sussurrò Mic all’orecchio mettendo a tacere tutti i miei dubbi sul perché fosse così eccitata.
- Bene ragazzi – cominciò la donna – Datosi che le classi a partecipare allo spettacolo sono davvero molte, avremmo a disposizione solo 2 esibizioni canore da mettere in scena, e ho intenzione di far brillare la vostra sezione !! –
Entusiasta era dire poco, quella donna era praticamente in estasi, ma la cosa che mi sorprendeva di più era che il merito fosse tutto di uno spettacolo scolastico per Natale … roba da non credere !!
- Bene, ho già presenti tutti i vostri diversi timbri di voce, l’unico che non conosco è quello della signorina nuova – puntò un dito in mia direzione facendomi segno di alzarmi e di andare verso la lavagna.
Obbedii anche se un po’ in imbarazzo, prima di ascoltare la sua richiesta.
- Noemi vuoi cantarci qualcosa ?? –
- Certo professoressa Ginetti – sorrisi falsa quasi quanto la sua dentatura.
Amavo cantare, ma farlo davanti alla mia classe era qualcosa che mai avevo pensato di dover fare: a Firenze non c’erano saggi cui partecipare e talenti da mettere in mostra, non c’ero abituata !!
Deglutii pesantemente trovando nello sguardo di Mic un po’ della sicurezza che mi serviva, quindi iniziai a cantare quella canzone che sempre avevo adorato, ma alla quale solo in quel momento riuscivo ad attribuire un significato diverso.
When You’re Gone di Avril Lavigne, le cui parole riuscivano a farmi pensare ad una sola persona: mia madre.


“Ho sempre avuto bisogno di tempo per me 
non ho mai pensato che avrei avuto bisogno
 che tu fossi lì quando piangevo “

Avevo sempre creduto che l’unica cosa di cui avessi bisogno fosse starmene da sola in camera, sapendo che lei e papà erano di là sul divano, ma solo dopo averla persa comprendevo quanto avrei voluto starmene abbracciata a loro due a vedere un film, mandando al diavolo i miei pensieri che adesso reputavo solo inutili.

“ E i giorni sembrano anni quando sono sola 
e il letto dove sei disteso è messo a posto dal tuo lato 
quando vai via conto i passi che fai 
vedi quanto ho bisogno di te adesso? “

E adesso si, avevo comunque papà accanto a proteggermi e darmi forza, ma non era lo stesso.
Lui non poteva rivestire il suo ruolo, nessun altro avrebbe potuto: ormai ero marcata a vita, e questa era la cosa che mi faceva più male.
Perché non avrei potuto sostituirla, perché adesso che l’avevo persa in una maniera orrenda e crudele, capivo quanto avessi bisogno di lei.

“ Quando sei lontano 
i pezzi del mio cuore sentono la tua mancanza 
quando sei lontano 
manca anche il volto che conoscevo 
quando sei lontano 
mi mancano le parole che ho bisogno di sentire

per farmi sempre andare avanti
fino alla fine della giornata 
mi manchi “

Conclusi la canzone con gli occhi ormai velati dalle lacrime e dopo aver chiesto il permesso alla professoressa con la voce stozzata che fuoriusciva a malapena, corsi verso il bagno.
E allora non cercai più di frenare le lacrime, perché dopotutto, anche se mi dimostravo una persona forte che non necessita altri per andare avanti, il fatto che lei mi avesse abbandonata mi faceva sentire inutile, vuota, persa, come se fosse stato al contrario, ed io non servissi nemmeno a coloro che di aiuto ne necessitavano tanto.
- Perché !! ?? – strillai sbattendo la porta alle mie spalle e buttando la testa all’indietro appoggiandomi al muro di fronte allo specchio.
E per la prima volta da quando avevo scoperto cosa fosse, lasciai da parte la mia immagine riflessa in esso, chiudendo gli occhi e lasciandomi andare completamente all’angoscia e alla malinconia.
D’un tratto vidi la maniglia della porta abbassarsi e una persona entrare, ma mai avrei neanche solo provato a pensare che quella persona potesse essere Francesco.
- Guarda che non c’è bisogno di piangere !! Non stoni poi tanto, dovresti sentire me … - sorrise ironico dandomi motivo di credere che non aveva capito un tubo del perché delle mie lacrime.
- Guarda che non piango per quello !! E poi io non stono !! – provai a sbottare, anche se la mia voce rotta dal pianto che usciva a singhiozzi mi aiutò ben poco.
- Ho capito allora … il cretino di 3 A ti ha dato buca !! Che peccato !! – esclamò fintamente dispiaciuto facendomi accennare ad un sorriso, per poi fare cenno di no con la testa.
- Ce l’ho !! Sei distrutta perché muori dalla voglia di baciarmi, ma non ne hai il coraggio !! – la sua espressione saccente mi fece ridere per qualche secondo, ma lui ignorò la cosa aggiungendo subito dopo – Beh, è comprensibile che tu non resista però … -
- Zitto e abbracciami !! – sbottai mettendolo a tacere e lasciandolo per un attimo interdetto.
Ma quando mi avvicinai a lui e gli buttai le braccia al collo non esitò nemmeno un secondo ad avvolgermi la vita e a stringermi forte accarezzandomi la schiena con le mani.
- Hey se vuoi abbracciarmi invece che baciarmi o prendermi a parole vuol dire che stai proprio male !! – buttò giù ironico dopo un attimo di smarrimento, per poi domandarmi quasi dolcemente – Vuoi dirmi che ti succede ??? –
In risposta lo strinsi più forte, facendogli comprendere chiaramente che non avevo voglia di raccontarglielo.
Non lo avevo detto alle mie amiche più care di quel momento, figuriamoci a lui che non faceva altro che mandarmi continuamente in confusione !!
- Fra’, nonostante tutto … grazie. – sussurrai al suo orecchio senza interrompere l’abbraccio, cosa che non fece neanche lui, e che per uno strano motivo mi fece sentire estremamente bene.

 
Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !! Ci tengo a questo capitolo, perché Noe ricorda sua madre e ci sta male ovviamente, e poi Fra’ che prova a consolarla facendo il cretino mi piace troppo !!
Ho notato che lo scorso cappy ha avuto solo una recensione, quindi vi dico: se non vi piace la storia basta dirlo, non vi preoccupate, accetto i giudizi negativi ;-)
Un bacino <3

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Capitolo 9
*** Insolito Duetto ***


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Capitolo 8 : Insolito Duetto
 
<< Allora, vuoi tornare in classe ?? >> mi domandò dolcemente Francesco accarezzandomi la guancia con le nocche di una mano.
Eravamo seduti sul pavimento del bagno, spalle al muro, ed io – non si sa per la grazia di quale Santo – ero tra le sue forti braccia, con la testa appoggiata sul suo petto.
Non sapevo da dove provenisse tutto quel suo essere gentile e comprensivo con me in quel momento, eppure decisi di goderne fin quando avrei potuto.
<< Ancora dieci minuti … >> mugugnai giocando ad aprire e chiudere la zip della sua felpa con le mani.
Fra’ rise divertito, prima di alzarmi il viso con una mano e di lasciarmi un leggero e dolcissimo bacio a fior di labbra.
Rimasi quasi incantata da quel semplice tocco, ma la magia venne interrotta subito dalla sua frase ironica e derisoria: << Sei proprio una bambina … >>
<< Ucciditi !! >> sbottai acida dandogli un colpetto sul braccio e scostandolo in malo modo.
Rise stupido prima di allungare le braccia verso di me e cingermi i fianchi da dietro.
Allungò la bocca fino al mio collo iniziando a baciarlo delicatamente, per poi approfondire i baci, lasciando ogni tanto di piccoli morsi.
<< Credi di farti perdonare così ?? >> domandai maliziosa e pungente allo stesso tempo.
<< No, ma mi accontentò … >> sorrise sulla mia pelle facendo sorridere anche me.
<< Stupido !! >> sbottai divertita, prima di uscire dal bagno e avviarmi verso la porta d’entrata della nostra classe.
 Sapevo che avrebbe aspettato un po’ prima d’entrare anche lui, non voleva far sapere che era uscito per consolarmi,  preferiva rimanere al solito “dovevo andare in bagno “ … mah !! Chi lo capiva quel ragazzo !!
Sospirai, presi coraggio, ed aprii la porta della mia sezione, la terza B.
<< Guardia … >> mormorò la professoressa guardandomi amorevole  << Tutto bene ?? >>
Annuii mormorando un mi dispiace, mentre in silenzio religioso camminavo verso il mio banco accanto a Micaela.
<< E Fra’ dove l’hai lasciato ??? >> domandò malizioso Giò dall’ultimo banco in fondo alla classe.
<< Come scusa ?? >> feci finta di non aver capito mentre i discorsi di tutti i nostri compagni di classe venivano di colpo interrotti per seguire il nostro che, a quanto pare, era molto più interessante.
<< Andiamo Noe !! >> rise divertito insieme ai suoi amici idioti << Dopo che sei scappata è uscito di corsa perché “doveva andare in bagno “ >> mimò le virgolette divertito, facendo ridere tutti.
<< Ah ma davvero ??? non mi ero nemmeno accorta che non fosse in classe !! >> esclamai cercando di sembrare indifferente alla cosa.
Ma non lo ero.
Francesco Livelli, quel Francesco Livelli, era uscito di corsa abbandonando la sua comodissima sedia per … consolare me ???
Di certo il mio far finta di niente non avrebbe retto: la mia bocca diceva una cosa, ma il linguaggio del mio corpo mentiva eccome .
A cominciare dal mio lieve rossore sulle guancie, e finendo con lo spasmodico battito del piede contro il pavimento marmoreo della classe.
Per mia fortuna proprio in quel momento la porta si spalancò rivelando Fra’ in tutto il suo splendore.
I capelli neri scompigliati gli ricadevano sul viso, quasi coprendo uno dei suoi meravigliosi occhi verdi.
<< Livelli, finalmente è rientrato … dov’è stato ?? >> domandò la professoressa che no, non si era smaterializzata di colpo, semplicemente era stata in silenzio come tutti gli altri ad ascoltare l’innocente scambio di battute tra me e Giò.
<< Un incontro ravvicinato con il water le dice niente, prof ??? >> il tono della sua voce era talmente ironico che perfino la donna seduta dietro la cattedra sorrise divertita, facendogli poi cenno di sedersi.
<< In vostra assenza >> annunciò la professoressa di musica guardando sia me che Fra’ << Ho scelto le persone che rappresenteranno la sezione al saggio di Natale che si terrà il 20 di questo mese >>
Mancavano appena 2 settimane, e pregai mentalmente di non essere una dei prescelti.
<<  Il primo numero sarà eseguito dalla signorina Parisi, una canzone da solista adatto al timbro della sua voce molto acuto >> sorrise facendo voltare tutti verso Martina, una mia compagna dai capelli rossi e ricci, qualche lentiggine sul naso, e fisico minuto: una ragazza intelligente e davvero graziosa.
Un applauso generale invase l’aula, per poi farla piombare di nuovo nel silenzio, in attesa del prossimo nome.
<< La seconda esibizione invece sarà un duetto !! >> sorrise entusiasta la donna, per poi continuare  << Ruggiero Edoardo >>
Tutta la classe si voltò a guardarlo mentre Mic mi sussurrava all’orecchio.
<< Oltre ad essere il cocco della prof, Dodo ha una voce stupenda !! >> incredibile: sembrava in estasi quasi quanto la Ginetti.
<< E Guardia Noemi !!! >> annunciò quest’ultima sorridendo a 32 denti.
Cosa, cosa, cosa ??? 
Io ???? Cantare davanti ad una marea di persone ??? Con Dodo ???
Oddio !! Mi pizzicai una gamba sperando di stare sognando, ma appena finito mi ritrovai ad ammettere che, purtroppo, quella era la realtà.
<< No !!! >> se non fosse stata una voce maschile a dirlo, avrei potuto giurare di essere stata io.
Mi voltai verso la fonte da cui proveniva quell’esclamazione, scoprendo che fosse rappresentata dalla più che invitante bocca di Fra’.
<< Ha da ridire, Livelli ??? >> domandò la professoressa cercando di non mostrare l’indignazione con cui pronunciava quella frase: era palese che odiasse il fatto che qualcuno mettesse in discussione una sua decisione.
<< Si >> affermò lui deciso per poi spiegare << Dodo e Noe non dovrebbero cantare insieme >>
Prego ?? Che fosse geloso ??
In effetti sarebbe stata solo una conferma dopo la scenata di un’oretta prima, quando mi aveva sbraitato contro perché Davide mi aveva invitato ad uscire.
<< E perché ??? >> continuò la Ginetti iniziando ad arrabbiarsi sul serio.
<< Incompatibilità vocale. >> se ne uscì lui mettendo a tacere tutte le mie speranze.
Un momento … perché speravo che fosse geloso ???
Forse Mic aveva ragione, forse Fra’ stava iniziando a piacermi sul serio.
La discussione finì lì.
La prof scartò totalmente l’idea del ragazzo facendo sorridere i suoi amici che divertiti, gli lanciavano battutine le quali – purtroppo o per fortuna – non riuscivo a sentire dalla mia postazione.
Mentre ero intenta a guardarli non mi accorsi neppure del bigliettino che Mic mi passò, almeno fino a quando non me lo ritrovai spalmato sul banco.
 
“ Mi racconti la verità ?? “
 
Impugnai subito la mia matita, scrivendole tutto ciò che era successo in bagno: dal suo arrivo divertito, ai baci che mi aveva lasciato sul collo.
Speravo che parlandone con un’amica mi sarei sentita liberata almeno per un attimo da quei pensieri.
                                                               ******************
<< Oh mio Dio !!! >> fu il brillante commento di Mic quando uscimmo da scuola, verso le due del pomeriggio.
<< Davvero è andata così ?? >> chiese Hill alla quale la ragazza aveva passato distrattamente il bigliettino che le avevo scritto prima in classe.
Annuii leggermente in imbarazzo, mentre vedevo Fra’ in lontananza che usciva dal portone di scuola con i suoi amici, avviandosi verso i loro motorini.
Ad un tratto qualcosa nelle mie tasche iniziò a vibrare: un nuovo messaggio ricevuto.

“ Mi dispiace principessa, ma oggi non posso venire a prenderti a scuola. 
Se nessuno dei tuoi amici può darti un passaggio dimmelo che faccio venire un collega.
Ancora scusa, ti voglio bene . 
                                                                                 Papà “
 
<< Perfetto !! >> sbottai arrabbiata facendo voltare le mie amiche.
<< Mio padre non viene a prendermi >> spiegai loro sbuffando scocciata.
<< Dove abiti ??? >> mi chiese Hill forse intenzionata ad accompagnarmi: peccato che non avesse alcun mezzo di trasporto, se non i suoi piedi.
<< Nel centro: è lontano da qui e da sola non mi so muovere !! >> portai le mani ai fianchi in gesto teatrale vedendo Mic sorridere.
<< Magari puoi chiedere a loro … >> indicò maliziosa i 4 ragazzi dietro di noi che avevano appena inforcato le loro moto.
<< La guerriera ninja ha ragione !! >> annuì Hill sorridendo ironica all’espressione di Mic: ormai quelle due vivevano in una perenne gara di soprannomi.
Sbuffai prima di avviarmi verso di loro, ascoltando i buona fortuna delle mie amiche alle spalle.
<< Noe, che succede ??? >> mi chiese gentile Dodo vedendomi accanto a loro all’improvviso.
<< Ehm,  mio padre ha avuto un contrattempo e non può venirmi a prendere. Non è che qualcuno di voi potrebbe darmi uno strappo ?? >> domandai cercando di non sembrare disperata, cosa alquanto difficile in quel momento.
<< Io lo farei volentieri, ma devo andare subito a prendere mia sorella alle elementari e non c’entriamo sul motorino, mi dispiace >> sorrise imbarazzato il ragazzo grattandosi la nuca.
<< Io e Giò andiamo a mangiare da Fra’ >> mi disse Ste, prima di voltarsi a guardare il suo migliore amico con un sopracciglio sollevato a mò di domanda.
<< Tuo padre torna per pranzo ??? >> mi domandò Francesco con voce tremendamente seria.
Feci cenno di no con la testa.
Sbuffò prima di esclamare: << Vieni anche tu con noi ?? >> 
Una smorfia d’indignazione si disegnò sul mio volto.
<< Guarda che non devi invitarmi per farmi un piacere !! Posso andarmene a piedi !! >> sbottai irritata.
Il suo sorrisetto di poco dopo sembrava voler dire perfetto, allora ciao !! , eppure dalle sue labbra uscì tutt’altro, forse grazie alla gomitata che gli tirò Dodo sul braccio.
<< Vuoi farmi l’onore di venire a pranzare a casa mia ??? >> 

Piccolo Angolo Di Luce:
Chiedo umilmente perdono !!!  So che ci ho messo più di un mese ad aggiornare e adesso mi presento con un capitolo obbrobrioso, ma era giusto per riprendere le redini della storia, mi dispiace se vi ho deluse.
Se riceverò qualche recensione continuerò, altrimenti no.
Un bacino <3

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Capitolo 10
*** Pranzo A Casa Livelli ***


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Capitolo 9 : Pranzo A Casa Livelli

Casa di Francesco era quanto di più spettacolare potesse esistere.
Eravamo appena sull’uscio della porta d’ingresso e già riuscivo a vedere l’enorme salone, le scale che portavano al piano di sopra, la cucina all’ultima tecnologia, il televisore a schermo piatto di tanti di quei pollici che non sarebbero bastati quelli di tutta la gente che conoscevo a contarli.
Dovevo avere la bocca spalancata a mo di 0 in quel momento, visto che i tre ragazzi si girarono a guardarmi divertiti.
<< Perdonatemi se abito in un bilocale !!! >> sbottai irritata mentre continuavo a sbirciare l’interno.
Giò e Ste entrarono subito senza fare troppi complimenti, mentre Fra’ mi tirò per un braccio portandomi di nuovo fuori dalla villetta, nel viale che prima avevamo percorso in moto.
<< Che succede ??? >> gli domandai stranita: ero impaziente di vedere il resto di quella magnifica casa, non potevo negarmelo !!
<< Non credi dovresti ringraziarmi  per averti portato fin qui e per darti da mangiare ??? >> domandò ironico nascondendo un velo di malizia.
Anche se con il sorriso di dopo, non sembrava affatto solo un velo.
<< E sentiamo come potrei ricambiare il favore ??? >> domandai improvvisamente stando al suo gioco, attratta in maniera magnetica dalle sue perfette labbra.
<< Hm … ho molte idee a dire la verità >> mormorò avvicinandosi sempre di più a me sorridendo allusivo << Ma visto che non è il luogo adatto, mi accontenterò di questo >> e poggiò le sue labbra sulle mie con una velocità strabiliante.
Baciarlo era sempre destabilizzante per me.
Bastava nemmeno un secondo che le nostre lingue erano già venute a contatto, mentre le nostre labbra si schiudevano freneticamente.
Mi cinse la vita con le braccia stringendomi possessivo, mentre io portavo le mie mani dietro la sua nuca, giocando con i suoi capelli neri.
E sarebbe stato il nostro bacio più bello se non fossimo stati proprio davanti a casa sua, e la porta non si fosse spalancata in quel momento rivelando una donna di circa 40 anni, capelli neri raccolti in uno chignon, occhi nocciola tendenti al cioccolato, e vestita con un caldo abito lungo di lana bianco.
<< Fra’ tesoro !! Giorgio mi ha detto che avevi invitato anche la tua nuova fidanzata, ma non immaginavo foste così innamorati !!! >> esclamò facendoci separare di colpo mentre io desideravo solo sprofondare dalla vergogna.
<< Beh mamma, si sa che quando si è giovani è tutto più semplice, no ?? >> rispose dopo un po’ il ragazzo accanto a me facendomi confondere in maniera eclatante.
Come ??? Stava assecondando i deliri del suo amico su noi due ??
<< Già … >> sospirò la donna per poi avvicinarsi a me << Comunque come avrai capito, io sono tua suocera !! Mi chiamo Claudia >>
Un momento … suocera ???? Stavamo decisamente correndo troppo.
Dallo sguardo che Francesco mi lanciò subito dopo capii che per una strana ragione, dovevo darle corda.
<< Hm … io sono Noemi Guardia, ma la prego di chiamarmi Noe >> sussurrai rossa come un peperone.
Si, ero una ragazza testarda, forte, istintiva, con la testa sempre alta, decisa e sicura … ma non avevo mai avuto a che vedere con una situazione del genere.
La donna mi sorrise e fece per parlare ancora quando suo figlio la interruppe << Mamma arriviamo tra un attimo, tu inizia ad andare >>
E come programmata la donna eseguì l’ordine, ma non prima di lanciarci uno sguardo carico di sottintesi che cercai volutamente di ignorare.
<< Perché le hai detto che noi due stiamo insieme ??? >> sbottai appena Claudia fu fuori dalla mia visuale.
Fra’ sbuffò ovvio prima di rispondermi semplicemente << Mia madre è una tipa all’antica, Giò gli ha riempito la testa di stupidaggini, ci ha visti mentre ci baciavamo, e credo che questa sia la spiegazione più logica !! >>
La smorfia mista di confusione, irritazione ed indignazione che avevo sul volto lo fece ridere di gusto.
<< Non potremmo semplicemente dirle la verità ?? >> bottai per poi ricredermi subito.
Qual’era la verità ??? Che noi due ci baciavamo ogni volta che stavamo da soli senza una ragione, mentre quando c’era qualcuno davanti litigavamo come due bambini idioti ???
 << E cioè ?? Che sei una mia compagna di classe che mi piace baciare ??? >> chiese ironico.
Ma inconsapevolmente mi fece male.
Ero questo per lui: una semplice, stupida ed insignificante compagna di classe con delle belle labbra … nulla di più.
Dopotutto era a me che lui piaceva davvero, ero io che avevo colto la sua dolcezza quella mattina, ero sempre io quella che si era illusa che magari stesse nascendo qualcosa tra di noi.
<< Ok, ma sia chiaro che lo faccio solo per tua madre >> e non per te, avrei voluto aggiungere, ma decisi che in quanto “compagna di classe” dovevo essere più distaccata e seria possibile, almeno emotivamente.
<< Perfetto, andiamo >> mi cinse la vita con un braccio per poi seguirmi all’interno della villa.
Come poco prima, non potei fare altro di meravigliarmi a quella vista assolutamente stupenda: avrebbe potuto essere una reggia, ed io non avrei trovato alcuna differenza.
Ci avviammo nella cucina e notai che Giorgio, Stefano e Claudia sedevano già aspettandoci davanti a tre fumanti piatti di pasta.
<< Eccovi finalmente !! >> esclamò Ste per poi guardare confuso il braccio con cui Fra’ mi stringeva a sé.
Il suo amico gli sorrise per poi sedersi al tavolo accanto a me.
<< Allora Noe, parlami di te >> disse calma la madre di Francesco, mentre cominciavamo ad assaggiare il primo piatto.
Ma chi diamine me l’aveva fatto fare di sedermi di fronte a lei ??
<< Hm … vediamo, sono di Firenze ed amo da impazzire la mia città natale, proprio per questo sono stata male quando ho dovuto lasciarla per venire a vivere qui a Torino qualche settimana fa. >> iniziai provando a sembrare meno nervosa possibile.
<< E come mai ti sei trasferita ?? >> stavolta era stato Ste a porre la domanda: evidentemente ero diventata la protagonista di quell’assurdo pranzo.
<< Mio padre ha avuto un’offerta di lavoro migliore qui. È un impiegato e quindi ha deciso di cogliere al volo l’occasione >> spiegai ancora tra un boccone di pasta e l’altro.
<< E tua madre ??? >> giurai a me stessa che prima o poi avrei ucciso Giò, magari con una tortura lenta e dolorosa …
<< I miei si sono separati da poco >> mormorai sentendo già quell’incredibile vuoto allo stomaco che provavo ogni volta che dovevo parlarne.
<< Mi dispiace cara >> forse Claudia riuscì a leggere la tristezza sul mio volto, visto che mi accarezzò la mano dolcemente per poi informarmi << Io e mio marito non ci vediamo quasi mai sai, lui è un militare >>
<< Ah >> riuscii solo a dire mentre sentivo qualcosa cingermi le spalle ed accarezzarmi lentamente il braccio: la mano di Fra’.
Ma perché doveva mostrarsi il fidanzato perfetto ??
Non poteva semplicemente starsene al posto suo e sorridermi di tanto in tanto ??
Cercai di non mostrarmi irritata a quel gesto e continuai il discorso con sua madre come se nulla fosse.
Almeno fino a quando non mi domandò come avessi conosciuto Francesco.
Il nostro primo incontro a dire la verità, non era stato per niente piacevole, anzi era stato quanto di peggio ci potesse essere.
Conoscerlo in un pullman mentre strillava con i suoi amici cavernicoli negandomi il sonno che avevo perso durante la notte.
Ma non potevo certo raccontargli quello.
Un’idea, mi serviva un’idea.
<< Ci siamo visti per la prima volta al Mc Donald’s e abbiamo mangiato insieme >> per mia fortuna Fra’ aveva sempre la risposta pronta.
E in effetti al Mc c’eravamo andati davvero un pomeriggio dopo scuola, ritrovandoci li per caso, lo stesso giorno in cui aveva detto a Ste che non c’avrebbe provato con me perché ero semplicemente Noemi Guardia, quella nuova.
Il suo sminuire ogni volta il ruolo che avevo nella sua vita mi faceva dispettosamente male.
Fortunatamente il pranzo finì in fretta, così mi trovai in pochi minuti davanti all’uscio della porta.
<< Già te ne vai tesoro ?? Viene a prenderti qualcuno ?? >> mi chiese cordialmente Claudia venendomi a salutare.
<< L’accompagno io signora, non si preoccupi >> sorrise Stefano apparendo all’improvviso.
Mimai un grazie con le labbra, mentre anche Giorgio e Francesco si avvicinavano a noi.
<< Tu rimani Giò ??? >> gli chiese la donna facendolo annuire sorridendo.
<< Perfetto, allora ciao ragazzi >> esclamò Claudia abbracciando sia me, che Ste.
Il bacio sulla guancia che mi lasciò Giò fece soltanto aumentare in me la voglia di ammazzarlo, ma decisi che avrei aspettato di essere da soli.
Fra’ mi si avvicinò puntando il suo sguardo nel mio ed avvicinandosi lentamente per lasciarmi un leggero bacio a fior di labbra.
Un piccolo brivido lungo la schiena che ormai mi era familiare, e poi mi avviai con Ste fuori da casa Livelli.
<< Sei innamorata persa >> constatò lui porgendomi il casco.
<< Come scusa ?? >> gli chiesi credendo forse di non aver capito.
<< Fingere di essere la sua ragazza non ti è costato poi tanto, posso sapere come mai ??? >> domandò ironico mentre salivamo a cavalcioni sul suo motorino nero laccato.
<< Perché sono una brava attrice >> ma non convinsi neppure me stessa con quella frase, c’era troppa inclinazione nel tono della mia voce perché apparisse naturale.
<< Andiamo Noe !! >> sbottò scocciato << Lui è il mio migliore amico e ti piace un casino !! >>
<< E va bene hai ragione !!! >> ammisi alla fine non riuscendo più a mentire.
Lo sentii sorridere, prima di pregarlo << Non dirgli niente >>
Fece cenno di no con il capo.
<< Non ti preoccupare, e comunque ho intenzione di aiutarti >> esclamò serio lasciando per un attimo interdetta.
E a quel punto non riuscii a resistere e gli domandai << Perché ??? >>
<< Perché siamo come fratelli e come tali ci capiamo al volo >> rispose subito per poi aggiungere << E io so che quello che prova per te non è semplice attrazione,  gli piaci davvero Noe. >>

 
Piccolo Angolo Di Luce
Hola !!! Innanzitutto grazie alle 5 meravigliose ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, sono molto contenta che la storia vi piaccia e che continuiate a seguirmi nonostante un po’ di tempo d’assenza.
Allora che ne dite di questo capitolo ???
Io personalmente lo trovo abbastanza obbrobrioso.
Fatemi sapere, spero di ricevere presto le vostre recensioni.
Un bacino< 3

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Capitolo 11
*** E Tu La Chiami Fortuna ??? ***


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Capitolo 10 : E Tu La Chiami Fortuna ???

Era un mercoledì pomeriggio come tanti, quel 6 di Dicembre.
Torino era coperta di neve, il freddo si faceva più che sentire, e mancavano precisamente 14 giorni al tanto aspettato saggio di Natale.
Io, Mic e Hill ce ne stavamo comodamente sedute sulle scale interne del nostro liceo, passando la ricreazione a mangiare patatine e a consumare lattine di coca cola.
Non avevo più parlato con Fra’ dal giorno prima, quando avevamo dovuto fingere davanti a sua madre Claudia di stare insieme, e dovevo dire che la colpa era più che altro mia.
Sentirlo dire che per lui ero soltanto “una compagna di classe che gli piaceva baciare” mi aveva fatto del tutto raffreddare, e perdere quel minimo rapporto che avevamo fino a 24 ore prima.
Ma ero troppo orgogliosa per far finta che non fosse successo niente, così invece che andare a parlarci come avrei fatto di norma, mi limitavo a guardarlo ridere con i suoi amici da lontano.
Lo sguardo di Stefano incontrò per un secondo il mio e lo vidi sorridere, per poi voltarsi di nuovo verso gli altri.
Quel ragazzo aveva iniziato a diventarmi simpatico, così come Dodo che era davvero dolce.
L’unico che proprio non mi andava a genio era Giò … anzi, i miei buoni propositi di ucciderlo con una lenta tortura non erano affatto sfumati: erano rimasti uguali, se non addirittura intensificati.
<< Noe sei su questo pianeta ?? Io e la fatina dei denti dobbiamo dirti due cose !!! >> richiamò la mia attenzione Mic, scuotendomi per un braccio con la sua solita grazia da elefante.
<< Dite >> esclamai rinvenendo dai miei pensieri e provando a concentrarmi sulle mie amiche.
<< Mi piace un ragazzo >> esclamarono all’unisono che quasi pensai si fossero messe d’accordo.
Dopo essersi lanciate uno sguardo trucido continuarono, accavallando però nuovamente i loro due toni di voce più che distinti.
<< è un amico di Fra’ >>
Sorrisi divertita mentre in cuor mio pregavo mentalmente affinchè si verificassero due probabilità.
1 – A nessuna delle due sarebbe dovuto piacere, per nessunissimo motivo al mondo, quella scimmia paleolitica di Giorgio De Cicco.
2 – Non dovevano essere interessate allo stesso ragazzo, altrimenti non avrei saputo davvero scegliere il modo in cui suicidarmi.
Se si odiavano per una ragione a me sconosciuta e che per tanto consideravo inutile ed inesistente, figurarsi se avessero dovuto provarci con la stessa persona !!
Minimo si sarebbero scannate, ed io ci avrei sicuramente rimesso la pelle tra le loro saette.
<< Dillo prima tu, e spera vivamente che non sia il mio stesso nome >> l’aria minacciosa che aveva assunto Micaela mi fece quasi paura, ma Hilary non si scompose minimamente.
<< Perché, hai paura potrebbe interessarsi a me ??? >> le chiese con aria di sufficienza e mostrandosi decisamente sicura di sé stessa.
Ed in effetti un po’ aveva ragione.
Volevo bene ad entrambe perché in un certo senso noi tre ci completavamo, dati i nostri caratteri così differenti, però provando a mettersi nei panni di un ipotetico maschio, non c’era paragone tra le due.
Hill era poco più alta di me e magrissima, capelli marroni corti fino alle spalle e con un taglio sfilzato, occhi nocciola allungati, naso alla francese, labbra sottili e un atteggiamento molto femminile, intelligente e consapevole delle sue capacità, autostima a livelli apicali e comportamento quasi principesco.
Mic invece era l’opposto.
Ricci indomabili marroni,iridi cioccolato, viso paffuto, altissima e un po’ robusta, tipico atteggiamento da maschiaccio, fin troppo schietta e pungente, talvolta volgare in alcuni frangenti, la tipica ragazza con cui ti andrebbe di giocare alla play station e non quella con cui vorresti uscire.
Proprio per questo, temevo che se il ragazzo il questione fosse stato lo stesso, la mia amica sarebbe potuta rimanerci davvero male.
<< Non mi preoccupi minimamente fiore di campo !!! >> sbottò Mic con una leggera alterazione della voce che non mi convinse per niente, a dire la verità.
<< Basta litigare e pensiamo alle cose serie >> presi parola guardando prima una, poi l’altra << Ditelo insieme e senza imbrogli al mio 3 >>
Il conto alla rovescia fu il più lungo della mia vita, ma sospirai rasserenata quando ascoltai le loro risposte.
<< Dodo. >>      << Ste. >>
<< Ah … menomale >> sussurrai forse più a me stessa per poi domandare scioccata << Che cosa ??? >>
Hilary Tomford, la ragazza più perfettina e esigente che conoscessi, era interessata ad un ragazzo semplice e senza pretese come Stefano Cammonti ???
E, cosa ancora più da lasciare senza fiato, la sciatta e maschiaccio Micaela Frittaldi, aveva intenzione di provarci con Edoardo Ruggiero, il ragazzo più dolce e romantico di questa Terra ??
Ok, decisamente c’era qualcosa che non andava nelle loro menti, o forse ero stata io ad aver capito male.
Ma i sorrisi imbarazzati che entrambe sfoggiarono annuendo mi fecero comprendere che avevo capito fin troppo bene.
Oh mio Dio !!
<< Mi dai una mano ??? >> domandarono entrambe nuovamente all’unisono facendomi mordere il labbro inferiore nervosa.
<< Please … >> mormorò Hill stringendomi la mano implorante.
<< Pl… ea…se >> provò ad imitare il suo accento londinese Mic, ovviamente senza riuscirci e perciò facendoci ridere entrambe.
<< E va bene !! >> annunciai per poi precisare convinta << Ma non sarà affatto facile >>

***

Me ne stavo comodamente seduta a gambe incrociate sul mio letto, l’enorme e calda felpa di Angry Birds viola a riscaldarmi, quel maledetto libro di biologia appoggiato sulle gambe.
Sbadigliai ancora un volta scocciata, per poi andare con la mente a qualche ora prima.
Scoprire che le mie due amiche erano interessati a dei ragazzi così diversi da loro era stato scioccante.
E poi, doverle aiutare a conquistarli era quanto di più impossibile mi fosse stato mai chiesto.
Dodo era un ragazzo troppo timido e impacciato per stare con una come Micaela, e Ste era troppo simile a Fra’ per accorgersi di una principessa come Hilary.
Fra’ … mai possibile che fosse sempre nei miei pensieri ???
Basta, aveva detto che per lui ero una semplice compagna di classe, e proprio in quel modo mi sarei comportata.
La suoneria del mio cellulare mi fece sobbalzare.
<< Pronto ?? >> chiesi incerta.
<< Hey Noe, sei pronta ??? >> la voce di Davide Fenice, il mio amico di 3° A mi arrivò ovattata alle orecchie.
<< Dav !!! >> esclamai sorridendo per poi chiedere stranita << Pronta per cosa ??? >>
<< Dobbiamo uscire stasera, non ti ricordi ??? Stavo venendo a prenderti >> sembrava piuttosto dispiaciuto.
Cavolo l’uscita !!!! Me n’ero completamente dimenticata, troppo presa da Fra’, la storia della compagna di classe, il pranzo con sua madre, le mie amiche improvvisamente innamorate ….
<< Certo che no !! Scherzavo !! >> provai ad essere convincente tentando una risata leggera << Dammi due minuti e scendo >>
<< Perfetto >> esclamò improvvisamente contento per poi chiudere la chiamata.
Ottimo, avevo meno di due minuti per rendermi come minimo presentabile all’uscita con un ragazzo simpatico e carino !!
Decisi che la felpa sarebbe andata bene, infilai il mio jeans preferito, un paio di stivaletti di camoscio e spazzolai i capelli in modo da non sembrare una che si appena svegliata.
Il mio libro fu sbattuto sul pavimento con una grazia impressionante, infilai il Blackberry nella tasca e andai in salone ad avvisare mio padre.
<< Esco >> gli schioccai un bacio sulla guancia.
<< Quando torni ??? >> mi chiese distogliendo l’attenzione dal suo interessantissimo Tg 5.
<< Non molto tardi >> sorrisi a 32 denti per poi uscire dall’appartamento.
Arrivata giù al palazzo trovai un eccitato Davide ad aspettarmi.
<< Hey >> mi avvicinai a lui abbracciandolo.
<< Sono davvero contento che tu abbia accettato >> mi sorrise tra i capelli, per poi lasciarmi scivolare via dalla sua stretta.
<< Anche io >> ricambiai il sorriso: dopotutto mi era simpatico, ero contenta di passare una serata con un nuovo amico.
<< Allora dove mi porti ??? >> gli domandai e in risposta lui mi prese sottobraccio, rispondendomi vago.
<< In un bel posto … >>

***

<< Neanche morta >> fu la mia categorica risposta, ripetuta forse per la centesima volta.
<< Dai Noe !! Non dirmi che non ti piace !! >> si lamentò Davide al mio fianco provando inutilmente a convincermi.
<< Forse non hai capito il concetto >> lo guardai dritto negli occhi per poi spiegargli stizzita << Io non sono mai salita su quegli aggeggi infernali e mai lo farò in vita mia !! >>
Il bel posto in questione dove aveva deciso di portarmi non era altro che una fredda, mortale e strapiena pista di pattinaggio in pieno centro di Torino.
<< Ti prego !! >> gli occhi da cucciolo che sfoggiò mi intenerirono per un attimo, ma ci tenevo alla mia vita, e soprattutto alla mia reputazione.
Sai che figura se fossi cascata con il sedere a terra di fronte a tutta quella gente ??? !!!
<< Guarda !! >> indicò un ragazzo che, impacciato, camminava sulla pista << C’è chi è messo peggio di te !! >>
Risi continuando ad osservarlo.
Il ragazzo in questione aveva una chioma di spettinati capelli rossicci, era alto, magrolino e con un sorriso dolce e timido.
Dodo.
La mia mente registrò quel particolare facendomi deglutire, per poi notare che non era solo.
Accanto a lui scivolava sul ghiaccio con molta più maestria un bellissimo ragazzo moro con un paio di occhi azzurri che avrebbero fatto invidia al colore del cielo.
Ste.
Sbuffai continuando a guardare il quadretto.
Un altro ragazzo ancora, appoggiato comodamente con le braccia alla ringhiera della pista, rideva spensierato con il suo costoso cellulare tra le mani.
Capelli castani, corporatura nella norma e un paio di occhiali dalla montatura enorme: Giò non avrebbe potuto essere più facile da distinguere tra la massa.
E infine c’era l’ultimo del gruppetto, che sembrava pattinasse da tutta la vita, correndo tra le persone e sorridendo a tutte le belle ragazze che vedeva.
Il ciuffo di capelli neri era scompigliato dal vento, e i meravigliosi occhi verdi spiccavano soprattutto grazie alla felpa del medesimo colore che indossava.
Era impossibile non notarlo, nonostante ci fossero minimo 100 persone attorno a lui: Francesco Livelli risplendeva di luce propria, quasi fosse stato il sole.
<< Allora ?? >> mi domandò Davide al mio fianco vedendomi quasi incantata.
<< Hm … ok, andiamo >> non sapevo perché, ma sapere che c’era anche lui in pista, mi faceva venire un’inspiegabile voglia di andare a pattinare.

***

Regola numero 1 per sembrare una stupida: chiamarsi Noemi Guardia.
Regola numero 2: decidere di imparare qualcosa di nuovo proprio quando il ragazzo che ti piace lo sta facendo in maniera quasi professionale.
Regola numero 3: farlo mentre accanto c’è il ragazzo con cui teoricamente sei uscita quella sera.
Regola numero 4: cadere appena aver messo piede sulla pista ghiacciata, facendo voltare tutta la massa verso di te.
Eh si, poteva definirmi La Stupida per eccellenza, visto e considerato che avevo seguito alla lettera tutte e 4 le regole.
E in particolare avevo ricevuto lo sguardo di Giorgio, il quale subito si era avvicinato a me ridendo.
<< Davvero brava Noe !! >> mi prese in giro per poi rivolgere uno sguardo a Dav << E lui sarebbe … ?? >>
<< Davide Fenice, andiamo nella stessa scuola >> sorrise il mio amico cordiale.
<< Hm … e perché è qui con te ??? >> chiese arcuando un sopracciglio la scimmia di fronte a noi.
Ma quanto cavolo poteva essere irritante ed invadente ???
<< Siamo usciti insieme >> risposi subito antipatica sperando vivamente si allontanasse.
Invece fece ciò per cui il mio odio verso di lui aumentò ancora di più: si voltò verso Fra’, il quale per fortuna non si era accorto della mia presenza e continuava a scivolare sul ghiaccio, richiamando la sua attenzione con un cenno della mano.
<< Hey amico, guarda chi è venuta ad un appuntamento !! >>
Il ragazzo ci lanciò un’occhiata, e con una velocità sorprendente me lo ritrovai davanti: occhi contro occhi, azzurro contro verde.
Adesso potevo dire di esserne certa: la fortuna non era dalla mia parte.
 

Piccolo Angolo Di Luce
Hola Chicas !!! Che ne pensate di questo capitolo ??
Spero vivamente che vi piaccia, ci ho messo un po’ per scriverlo, soprattutto visto che è ricominciato la scuola.
Ho scelto di usare uno stile un po’ più leggero per renderla più scorrevole e soprattutto meno pesante … la preferite così ??
Allora … a Mic piace Dodo, e a Hill piace Ste … oddio !! C’avreste mai pensato ??
E l’appuntamento Noe-Dav-Gio-Ste-Dodo-Fra’ ?? ahahah certo che è proprio sfortunata la nostra protagonista !!!
Grazie mille alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, mi date la forza per continuare.
Un bacino <3

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Capitolo 12
*** Pattini, Cioccolata Calda e Nuovi Amici ***


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Capitolo 11: Pattini, Cioccolata Calda e Nuovi Amici


Guardai il ragazzo di fronte a me con rabbia e allo stesso tempo preoccupazione per una sua possibile reazione.
Francesco sembrava impassibile davanti alla vista di me e Davide insieme, o almeno lo era sembrato fino a quando mi aveva presa per un braccio e trascinata verso il bordo della pista.
Più di una volta avevo rischiato di cadere ma mai gli avrei dato la soddisfazione di vedermi scivolare per terra, così imposi ai miei piedi di rimanere ben piantati su quel maledetto ghiaccio della pista.
<< Perché non mi hai detto che uscivi con quell’idiota di Fenice ???? >> mi domandò burbero quando fummo abbastanza lontani perché gli altri potessero sentirci.
<< Te l’ho detto razza di cretino !! Non ti ricordi quel giorno a scuola quando mi hai detto che non potevo uscirci e io ti ho bellamente ignorato ??? >> ero troppo irritata per sembrare calma, e nemmeno ci stavo provando a dirla tutta.
<< Si che me lo ricordo. >> sbuffò guardandomi torto per poi continuare quella discussione senza senso << Ma intendevo, perché non mi hai detto che era stasera ?? >>
Sbattei le palpebre scuotendo la testa incredula: che cosa mi significava quella scenetta da fidanzato geloso quando in realtà io e lui non eravamo niente ??
Che diritto aveva su di me, su una sua semplice compagna di classe  ???
<< Perché avrei dovuto ?? >> domandai facendolo rispondere ovvio, con tanto di sbuffo scocciato.
<< Forse perché ci baciamo da settimane ?? >>
Ci baciamo, solo Dio sapeva quanto avrei voluto sostituire quella maledetta espressione con una più dolce del tipo Stiamo insieme da settimane: ecco, così suonava decisamente meglio.
Ma purtroppo non era la realtà.
E dopo la storia della separazione dei miei genitori, del trasferimento a Torino e di tutto il resto, avevo imparato a non credere più a niente, a non sognare, a non sperare.
 E si, era totalmente assurdo, ma io, Noemi Guardia, una ragazza di appena 16 anni, non avevo più la forza, né la voglia di sperare in nulla.
Perciò quel rapporto assurdo con Fra’: la Noe di prima, quella sognatrice e progettatrice di un futuro che in realtà non sarebbe mai arrivato, non avrebbe mai potuto permettere una cosa del genere.
Certezze, ecco cosa avuto sempre avuto e voluto.
Le avevo avute, ed si erano dissolte una dopo l’altra come lo smog nell’aria, lasciandomi sola a fluttuare nel vuoto nonostante mi avessero sempre sorretta.
Per questo avevo deciso che no, non volevo più certezze, ma semplicemente qualcosa che mi facesse stare bene, anche se non avevo la sicurezza che l’avrei sempre potuta avere con me.
E Fra’ mi faceva stare bene.
Con i suoi momenti di dolcezza, gli sguardi maliziosi, le provocazioni continue, i baci appassionati, la sua stretta forte sul mio corpo, le sue mani che mi accarezzavano, i suoi occhi magnetici e spettacolari, il suo riuscire a rallegrarmi anche quando ero in lacrime.
Però lui non era mio, non era una persona come i miei ex ragazzi, i quali mi facevano sentire sicura del nostro rapporto, lui era come un temporale, non sai mai quando scoppia.
Eppure dopo tante illusionistiche giornate di sole, preferivo di gran lunga tuoni e lampi.
<< Il fatto che noi due ci baciamo >> pronunciai quelle parole con riluttanza << non significa niente >>
Certo come no … assolutamente niente.
Ma chi volevo prendere in giro ?? Lui non ci avrebbe mai creduto, ed ero talmente stupida da non riuscire a convincere neppure me stessa.
 << Ah no ??? Quindi io per te non sono nessuno … >> all’inizio mi sembrò quasi dispiaciuto, ma poi il suo sguardo irritato mi fece rinvenire da quei pensieri.
<< Un compagno di classe >> sorrisi arrabbiata e ironica utilizzando il tono più acido che possedessi << Non è forse questo che sono per te ?? >>
<< Andiamo Noe non fare la stupida >> sbottò improvvisamente contrario alle parole che lui stesso aveva detto qualche giorno prima.
<< Io non bacio tutte le mie compagne di classe >> spiegò come se fossi stata una bambina idiota che non riusciva a fare 2+2 << Tu sei di più di una compagna di classe !! >>
Il mio cuore registro quelle parole lentamente, assaporandole perché consapevole che sarebbero state le più dolci pronunciate dalla sua bocca, almeno in quella vita.
Il mio cervello però desiderava sapere di più, e poiché per mia (s)fortuna, era lui a controllare gli altri organi, mi ritrovai a domandargli << Ossia ?? >>
Stava per rispondermi sorridendo quando una mano si poggiò sulla mia spalla.
Mi voltai a fatica e vidi che Davide sorrideva dietro di me, reggendosi a stento su quegli aggeggi infernali.
<< Hey, sei uscita con me e non con lui … >> rise divertito, mentre vedevo lo sguardo di Fra’ spostarsi infuriato da me a lui e viceversa.
Tempo un secondo e sarebbe scoppiato, tanto valeva portare il mio amico più lontano possibile da quella bomba in procinto di farlo saltare in aria.
<< Hai ragione, andiamo >> gli sorrisi per poi guardare di nuovo il moro di fronte a me e mimargli delle scuse con il labiale che ignorò completamente: senza salutarci fece dietro-front e pattinò verso i suoi amici senza voltarsi più indietro.

 

***

Allora, com’è andata l’uscita con Davide ??? Dolcissimo, no ???

Sbuffai al leggere il messaggio di Mic, praticamente identico a quello che Hilary mi aveva inviato pochi minuti prima.
Strano come quelle due riuscissero ad essere distinte e simili al contempo.

Abbiamo incontrato l’allegro quartetto alla pista di pattinaggio, Fra’ stava per dirmi cosa sono per lui ma il mio “cavaliere” ha deciso di riscattarmi proprio in quel momento lasciando il moro infuriato.
Una cosa è certa: non saprò mai la risposta a quella domanda che stava per darmi.
Comunque dopo siamo andati a mangiare una pizza al taglio nella piazza e poi  mi ha accompagnata a casa.
Niente di più, sinceramente non credo neppure di piacergli, forse ha capito le mie intenzioni e vuole essermi soltanto amico.
Meglio così …. :)

Risposi velocemente per poi lanciare il mio Blackberry sul letto annoiata.
Il mio pigiama di flanella era caldissimo, e il desiderio di immergermi sotto le coperte era davvero alto.
Ma c’era una cosa ancora ad ostacolare il legame mio e del mio letto … l’enorme tazzone di cioccolata calda poggiato sulla scrivania.
Non potevo resistergli …
Quando ero più piccola mia madre mi preparava sempre la cioccolata calda, anche d’estate.
Era l’unico modo per riuscire a calmare i miei capricci da bambina isterica, per fermare le mie lacrime di ragazzina delusa dal primo amore, i miei ricordi dei tempi felici con i miei ex fidanzati, i sorrisi di una speranza che rinasceva ogni volta.
Ma la cioccolata che stavo bevendo in quel momento aveva una sola ed unica ragione: volevo mi riportasse a quando tutto era perfetto ed io ero felice, quando Firenze non era un ricordo lontano e irraggiungibile, ma la mia città di sempre, quando non avevo il terrore di chiamare mia madre, e non vedevo mio padre ogni giorno lottare contro il dolore che provava.
Non chiedevo poi tanto, semplicemente una cioccolata magica che riuscisse a farmi tornare indietro.
Immersa nei miei pensieri mi accorsi appena del suono del campanello.
Mio padre era ad una cena di lavoro, ed io ero sola in casa, così fui costretta ad andare ad aprire.
<< Hey !! >> mi sorrise un allegro Ste, seguito a ruota da Dodo, in piedi accanto a lui sull’uscio della porta.
<< Cosa ci fate voi due qui ??? >> domandai cercando di sembrare ironica.
<< Sorpresa di mezza notte !??! >> tentò Dodo.
<< Nah … sono le undici !! >> risposi ovvia.
<< Conforto post-uscita con un demente e post-sfuriata di un altro demente ?? >> Ste schioccò le dita con fare teatrale facendomi ridere.
<< Perfetto, entrate pure >> gli feci strada verso camera mia.
Con poca grazia si accomodarono sul letto, mentre io presi posto sulla sedia della scrivania con la mia fedele tazza rosa in mano.
<< Allora … ti piace Davide Fenice ?? >> domanda a bruciapelo di Ste che sconvolse non poco Dodo.
<< Dovevi essere più cauto !! >> lo rimproverò prendendomi poi la mano e domandandomi dolce << Provi qualcosa per quel ragazzo ?? >>
<< E che cambia ?? !! >> si lamentò il moro ma nessuno dei due gli prestò minimamente attenzione.
<< No, Dav è simpatico e carino, ma non mi piace >> risposi sincera: non ne conoscevo il motivo, ma sentivo di potermi aprire con quei due improvvisati confidenti.
<< Hm … e Fra’ ??? >> domandò malizioso e allusivo Ste ricevendo un altro richiamo da parte del rosso.
<< Così la uccidi !!! Lascia fare a me !! >> si pavoneggiò per poi domandarmi con tono sdolcinato << Fra’ suscita in te qualche sentimento particolare ?? >>
<< Oddio !! Perché me lo sono portato dietro ?? !! >> si chiese Stefano facendomi ridere.
Quei due insieme erano comici.
<< Fra’ mi piace molto, solo che non credo lui ricambi >> mormorai imbarazzata vedendo subito Ste scuotere la testa.
<< Quel ragazzo fa il modo di averti nella sua visuale 26 ore su 24, ti mangia con gli occhi in maniera quasi spaventosa, spara cavolate a raffica soltanto per non ammettere che è geloso … e tu credi di non piacergli ?? >>  entrambi erano increduli di fronte a me e alle mie parole.
<< Gli piacciono le mie labbra, i miei fianchi, i miei capelli … gli piace il mio corpo, non io >> buttai giù con una franchezza disarmante.
Dapprima i due mi guardarono comprensivi e con un velo di tristezza, ma subito dopo Stefano sorrise speranzoso << E allora faremo il modo che tu gli piaccia davvero >>



Piccolo Angolo Di Luce
Hola !!! Ok, so che ci ho messo un po’ ad aggiornare e che il capitolo è obbrobrioso (anzi, obbrobrioso è un eufemismo) però è di passaggio, in pratica qui non succede quasi niente, mentre il prossimo sarà molto importante per la storia e vi giuro che mi impegnerò al massimo per scriverlo.
In compenso però ho cambiato la copertina (una giornata intera per scegliere i personaggi XD) così potete avere più chiari i nostri protagonisti.
Vediamo un po’ … Noe è interpretata da Taylor Swift (che mi sembrava rendesse benissimo la sua descrizione nella storia: bionda e occhi azzurri), Fra’ è Taylor Lautner, Giò è Joe Jonas, Dodo è Rupert Grint, Ste è Zack Efron, Dav è Pablo Espinosa, Hill è Kristen Stewart, Mic è una ragazza trovata per caso su internet, mentre Selena Gomez presta il suo volto ad un personaggio che conoscerete presto di nome Luce.
Beh, spero vi piacciano, se avete suggerimenti dite pure !!
Grazie come sempre a chi recensisce … le mie muse ispiratrici :D
A presto, un bacino< 3

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Capitolo 13
*** Mi Sono Innamorata Di Te ***


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Capitolo 12 : Mi Sono Innamorata Di Te

<< Buongiorno carissimi ascoltatori !! Oggi è sabato, ultimo giorno di fatica prima di una domenica rilassante da passare sotto le coperte.
Ma non preoccupatevi, noi staremo qui a farvi compagnia per tutta la giornata, quindi rimanete sintonizzati e non perdetevi nemmeno un minuto di Radio Italia, solo musica italiana !! >>
La voce squillante e alquanto irritante della speaker alla radio mi arrivava nelle orecchie martellandomi il cervello.
Ero seduta al tavolo della piccola cucina di casa mia a cercare di fare colazione, mentre mio padre sorrideva simpatizzando con il tostapane.
Era incredibile come anche di prima mattina riuscisse ad essere di buon umore, mentre io ricordavo una zitella inacidita con tanto di borse sotto gli occhi.
Non avevo dormito, tormentata dalle parole di Stefano “ E allora faremo il modo che tu gli piaccia davvero”, certo era facile a dirsi, ma conoscendo Fra’, era quanto di più distante dalla realtà potesse esserci.
Che poi piacere davvero non era sinonimo di innamorarsi ??
E se Fra’ si fosse innamorato di me io sarei riuscita a ricambiare ??
Io sarei stata pronta ad innamorarmi di Fra’ ??
Probabilmente no, non mi sarei innamorata di lui perché il ragazzo in questione aveva palesi problemi di doppia personalità.
Un attimo prima era menefreghista e bastardo, quello dopo dolce e tenero.
Ed io non avrei mai potuto innamorarmi della prima parte di lui, sarebbe stato troppo perfino per me.
<< E adesso qui per voi il singolo di Marco Carta che ha fatto cantare tutti noi e che ci è entrato nel cuore: Mi hai guardato per caso !!!! >> strillò ancora quella pazza ed io fui contenta perché avrebbe finalmente smesso di parlare.
Immersi ancora una volta il cucchiaio nella tazza che straripava di latte, e sbuffai tormentata sempre dagli stessi inutili pensieri.

 

Ho l’impressione di cadere,
ho l’esigenza di nascondere
quello che provo per te.

Camminai verso la fermata del pullman a passo lento, guardando la gente intorno a me e provando ad immaginarne la storia.
Quei due vecchietti che sorridevano seduti sulla panchina, ad esempio.
Chissà, magari molti anni prima lui l’aveva fatta innamorare con la sua dolcezza, oppure lei aveva imparato a scoprire un lato di sé che prima d’ora nessuno aveva mai conosciuto.
E scossi la testa sognante immaginando che un giorno una ragazza come me avrebbe immaginato la storia mia e dell’uomo che avevo accanto.
Forse avrebbe pensato che stessimo insieme da una vita, quando in realtà c’eravamo appena conosciuti, o magari sarebbe riuscita a capire quanto ci amassimo nonostante stessimo seduti distanti.
Magari mi avrebbe fatto qualche domanda, ed io le avrei risposto che lo conoscevo dai tempi del liceo, quando mi aveva prestato la sua felpa perché mi ero fatta rovesciare addosso il suo caffè, quando mi aveva baciato ad una festa, quando mi aveva fatto scenate di gelosia negando l’evidenza … forse le avrei raccontato di essermi innamorata di lui in un giorno come quello, con il freddo del 7 di Dicembre che ti entrava nelle ossa, e magari lui avrebbe sorriso dicendo che per lui era stato lo stesso.
Chissà, forse l’uomo al mio fianco avrebbe avuto i capelli neri imbiancati dal tempo, gli occhi verdi come li ricordavo, e due braccia stanche ma che nonostante questo mi stringevano possessivamente.
E solo Dio sapeva quanto volevo che ciò che immaginavo un giorno sarebbe stata la realtà.

È un abitudine del cuore mio,
sono un contrasto con l’amore io,
ed è del tutto ironico.

<< Hey Noe !! >> mi salutò Edoardo vedendomi salire sul pullman da lontano.
Mi avvicinai a lui ancora persa nei miei pensieri, e presi posto sorridendogli.
Dodo fece per aprire bocca ma non ne ebbe il tempo, perché tre figure si presentarono davanti ai nostri occhi e si accomodarono poco garbatamente di fronte a noi.
<< Ma buongiorno bella gente !!!! >> esclamò un pimpante Giorgio prendendo posto accanto a Dodo.
<< Allora Noe >> continuò poi guardando me e facendomi alzare gli occhi al cielo scocciata: mai possibile che fosse così irritante ??  << Com’è andata ieri la folle uscita con Fenice ?? >>
Quasi mi soffocai con la saliva che stavo deglutendo, quindi fui costretta a tossire come un’ossessa facendo preoccupare i miei amici.
<< Piccola tutto bene ?? >> domandò dolce Stefano toccandomi una spalla.
Forse fu il sonno a giocarmi brutti scherzi, ma giurai di aver visto Francesco dargli una gomitata nello stomaco subito prima che lui interrompesse quel minimo contatto.
<< Sta benissimo, Noe è una roccia !! >> constatò Micaela uscendo da non so dove e accomodandosi accanto a me.
<< Grazie per la roccia, ma comunque sto bene !! >> sorrisi per poi puntare lo sguardo altrove, giusto quel poco per riuscire a vedere Davide seduto poco dietro di noi.
<< Torno subito >> annunciai alzandomi e andando verso di lui.
Feci un po’ di fatica a camminare vista la mancanza di prudenza del guidatore dell’autobus, ma alla fine riuscii ad arrivare anche se barcollante.
<< Hey Dav !! >> sorrisi vedendolo seduto accanto ad Hilary, e un’altra ragazza alta dai capelli neri e liscissimi.
<< Noe !! >> esclamarono entrambi i miei amici squadrandomi da capo a piedi.
<< Sei stupenda oggi >> constatò imbarazzato Davide arrossendo un po’ sulle gote.
<< Come sempre !! >> squittì Hill facendomi sorridere lusingata.
Davide mi prese per mano lentamente mormorando << Possiamo parlare ?? >>
<< Certo !! >> gli sorrisi trascinandolo a sedere poco lontano da lì.
Risi divertita vedendolo prendere un respiro profondo, ma tutto quel divertimento sparì non appena il mio sguardo si posò su un paio di brillanti occhi verdi.
Brillavano, ma quella volta non era per niente di positivo, brillavano di rabbia.
Scossi la testa ed imposi a me stessa di non pensarci, riprendendo a concentrarmi su Davide che si torturava le mani in imbarazzo.
<< Dimmi tutto >> sorrisi cercando di sembrare normale.
<< Ieri sera mi sono divertito tantissimo, tu sei fantastica e mi piacerebbe tantissimo uscire un’altra volta insieme >> buttò giù tutto d’un fiato facendomi ammutolire di colpo.
Se vuole uscire di nuovo non vuol dire necessariamente che gli piaccio, mi dissi provando ad auto-convincermi di qualcosa di totalmente assurdo.
<< Certo, anche a me >> sfoggiai un sorriso più finto di quello della Monnalisa, che parve però convincerlo come da intento.

Io, che mi fingo indifferente,
e invece, resti nella mente.

Ero da sola fuori l’entrata del liceo Carlo Botta.
Il motivo ??
Hilary, Micaela e Giorgio erano andati al bar a fare colazione; Stefano e Dodo in biblioteca a restituire alcuni libri di storia, Davide l’avevo perso di vista dopo la nostra chiacchierata sul pullman e Fra’ … lui era semplicemente distante da me, ecco l’unica cosa certa.
Il corridoio del pian terreno era completamente vuoto: logico visto che mancava un quarto d’ora all’inizio delle lezioni e gli studenti non sarebbero arrivati prima delle 8 meno un minuto.
Così ne approfittai per andare alla macchinetta a prendere una bottiglia d’acqua: mi avvicinai al distributore e digitai il codice, quando all’improvviso una mano molto più grande avvolse la mia, e un petto caldo fece d’appoggio alla mia schiena facendola percorrere da mille brividi.
Mi voltai lentamente trovandomi davanti Francesco in tutto il suo splendore: quel giorno indossava una felpa verde chiaro la quale non faceva altro che mettere in risalto i suoi bellissimi occhi.
 Imprigionò il mio corpo tra il calore del suo e il freddo del distributore, appoggiando l’altra mano sul mio fianco e facendomi sussultare.
Deglutii pesantemente e dovetti ricorrere a tutto il mio autocontrollo per non saltargli addosso.
<< Dimmi che quel gay da strapazzo non ti ha nemmeno sfiorata >> sussurrò al mio orecchio roco facendomi avvampare.
<< E anche se fosse ?? >> avevo un tono troppo eccitato per sembrare seria, eppure lui sembrò credermi.
<< Niente di male, riceverà soltanto un pugno su quel volto da idiota che si ritrova !! >> puntò il suo sguardo nel mio avvicinandosi sempre di più fino ad arrivare ad un centimetro di distanza da me.
<< Non hai il diritto di picchiarlo >> esclamai ritrovando per un attimo la mia naturale sicurezza.
<< Si invece, ho anche un motivo piuttosto valido >> la sua mano scivolò via dalla mia e scese ad accarezzarmi un fianco, mentre l’altra risaliva lungo il mio braccio lentamente.
<< C … cioè ?? >> stavo diventando stupida o cosa ?? Da quando balbettavo come un’imbecille davanti ad un ragazzo ??
<< Non l’hai ancora capito ?? >> sorrise ironico per poi avvicinarsi al mio collo e sfiorarlo dolcemente con le labbra.
<< Tu. >> lasciò un lieve bacio succhiando un lembo di pelle sicuro di sé.
<< Sei. >> arrivò al mio orecchio e mordicchiò il lobo facendomi provare calore di colpo.
<< Mia. >> puntò nuovamente il suo sguardo nel mio ad un centimetro dalle mie labbra.
Lo guardai stranita e allo stesso tempo eccitata, mentre sentivo le sue mani scivolare dai miei fianchi sul mio sedere.
<< Mia e soltanto mia >> un bacio all’angolo della bocca che fece crescere ancora di più in me la passione che solo lui riusciva a farmi provare.
<< E nessuno a parte me può toccarti >> mi accarezzò la schiena in modo lento con movimenti circolari << né baciarti >> mi lasciò un bacio a stampo mentre io ero completamente in balia dei suoi gesti.
Istintivamente gli allacciai le braccia al collo, mentre Fra’ si spostava sempre più verso di me, facendo combaciare la mia schiena con il distributore.
Tra freddo e caldo. Tra ghiaccio e fuoco.
Ed io, decisamente avevo voglia di bruciarmi.
<< Sei mia. >>  ripetè ancora sempre con più convinzione, per poi far unire le nostre labbra con un perfetto incastro.
Cercai la sua lingua subito troppo desiderosa del suo sapore, e ovviamente non trovai opposizione dall’altra parte: ricambiò il bacio con più trasporto di quanto l’avevo mai visto fare.
Menta e vaniglia: avrei potuto distinguere quel  sapore tra mille, dolce e fresco al contempo.
Affondai le mani tra i suoi capelli neri come amavo fare, avvicinandolo di più a me e sentendo le sua mani spostarsi dal mio sedere verso l’alto, sotto il maglione che indossavo quel giorno.
Interrompemmo il contatto solo quando entrambi avemmo perso fiato, e ci guardammo negli occhi desiderosi di riprenderlo, ma allo stesso tempo sfiniti.
Ed era proprio così stare con lui.
Riusciva a toglierti completamente l’energia, ma se era il prezzo da pagare per averlo accanto, ne avresti fatta volentieri a meno per tutta la vita.
Affondai il viso nell’incavo del suo collo incapace di fare altro, ispirando a pieni polmoni il suo inebriante profumo.
Hugo Boss, così forte e deciso che dopo averlo sentito non eri capace di provare altro.
Con un movimento lento della mano allontanò il mio voltò dal suo collo per riportarlo vicinissimo al suo e guardarmi negli occhi deciso.
Quel verde così intenso avrebbe finito con l’uccidermi un giorno o l’altro.
<< Mi fai impazzire >> sussurrò per poi fiondarsi nuovamente sulle mie labbra.
La voce roca e sincera che tormentava i miei sogni da giorni ormai.
Non lui, non Fra’. Quella pazza ero io.

***

Sai, mi sono innamorata di te,
da quando mi hai guardato per caso

Quel giorno in pullman quando ero appena arrivata dalla Toscana, e l’unica cosa che desideravo era dormire per lasciar scivolare i miei problemi.
La tua voce irritante giunse alle mie orecchie e mi voltai a guardarti: eri bellissimo da subito, mi accecasti la vista.

Quell’aria un po’ sicura di te,
di chi non ha paura di niente.

Menefreghista come pochi guardavi il mondo dall’alto verso il basso.
Non c’era modo di spaventarti ed io per la prima volta in vita mia quella mattina, mi sentii debole di fronte a qualcuno di talmente forte.

Io invece di paura ne ho,
di rimanere appesa tra la gente.

E quel pomeriggio che giravo per Torino senza sapere dove andare, trovarti in mezzo alla folla fu un sollievo.
Mi dicesti di seguirti e pranzammo insieme al Mc Donald’s, lanciandoci patatine e ridendo come due bambini: insieme a te mi era spuntato il sorriso, un’altra volta.

Voglio urlare, conquistare,
la mia vita da sognare,
fino a quando non sarò più trasparente.

E il tuo sguardo indecifrabile, quel giorno come quelli che seguirono, mi lasciò totalmente confusa e stranita.
Capire ciò che pensi è quasi più difficile di capire il senso della vita, è trovare un ago in un pagliaglio … è semplicemente impossibile.
E quel Sabato 7 di Dicembre, quella mattina tra la macchinetta delle merendine e il tuo corpo scultoreo, roteando in un vortice di passione è successo.
Mi sono innamorata di te, Fra’.


Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !! Come vedete questa volta non ci ho messo molto ad aggiornare !!
Questo capitolo come vi ho detto è molto importante e mi è uscito di getto: personalmente lo trovo carino.
La mia parte preferita è quella dove Noe immagina lei e Fra’ da vecchi ( perché anche se non lo dice si capisce che pensa a lui, no ??? ) e anche quella finale delle sue riflessioni sulle parole della canzone che mi sembrano azzeccatissime.
Spero di ricevere presto le vostre opinioni, sono curiosa di sapere cosa ne pensate !!
Vi adoro, un bacino< 3

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Capitolo 14
*** Bigliettini Da ... ?? ***


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Capitolo 13 : Bigliettini Da ??

<< Possiamo far finta che gli aeroplani nel cielo notturno siano stelle cadenti. Posso esprimere un desiderio in questo momento, un desiderio in questo momento, in questo momento >>
Io e Dodo eravamo in piedi con le spalle appoggiate alla lavagna dietro di noi, di fronte a tutti i nostri compagni che ci guardavano sorridenti mentre intonavamo la nostra canzone per il saggio di Natale.
Alla fine ero stata contenta della scelta della professoressa: adoravo quella canzone e in più la mia parte era ripetitiva e piccola, il che richiedeva un lavoro minimo di memoria.
Dodo al contrario aveva delle strofe da reppare che io non sarei mai riuscita neppure a dire lentamente, figuriamoci una dopo l’altra senza sosta.
Eppure sembrava a suo agio mentre cantava veloce ed era anche piuttosto bravo.
Mic dalla sua postazione in fondo all’aula lo squadrava da capo a piedi quasi gli stesse facendo una radiografia, meno male che il poverino non s’e n’era ancora accorto.
Stefano mi guardava sorridente, mentre Fra’ sembrava in un altro universo.
Muoveva spasmodicamente le dita sulla tastiera del suo cellulare e non aveva alzato lo sguardo su di me neppure quando era stato il mio momento di cantare e questa cosa mi faceva stare estremamente male.
Come poteva essere così dannatamente lunatico ed isterico ??
Il giorno prima mi aveva baciato con tutta la passione che aveva in corpo, e mi aveva ripetuto fino allo sfinimento che ero sua, soltanto sua.
Ed oggi non si degnava nemmeno di salutarmi o come minimo di accorgersi della mia presenza.
Ma dovevo smettere di pensarci, non potevo soffrire per un cretino del genere, nonostante avessi capito di essere innamorata di lui non avrei fatto la fine della povera ragazza depressa: io ero forte e forte sarei rimasta, fino alla fine.
<< Siete stati perfetti ragazzi !! >> squittì la nostra professoressa facendoci poi segno di tornare a posto.
Mi accomodai sulla sedia accavallando le gambe, e dopo nemmeno un secondo quattro bigliettini accartocciati atterrarono sulla superficie verdognola del mio banco.

Perfetta come sempre : )
Una domanda … secondo te quella tua amica, Hilary, uscirebbe con me ???


Sorrisi sorniona.
Stefano voleva uscire con Hilary, la stessa Hilary che qualche giorno prima mi aveva detto di essere attratta da lui … cosa poteva esserci di meglio ??
E poi, io li vedevo benissimo quei due insieme: erano diversissimi tra loro, eppure non potevo fare a meno di trovarli una coppia stupenda.
Aprii il secondo bigliettino decidendo che avrei risposto dopo a tutti e quattro.

Ma quanto cavolo potete essere bravi tu e quel figo di Dodo ??
Mi piace da impazzire, cavolo !!! Secondo te l’ha notato ??


Risi dopo l’ennesima frase di Micaela: quella ragazza era talmente diversa da me e da tutte le altre che conoscevo che non si poteva non adorarla.
Non aveva nulla di dolce, femminile o aggraziato, era talmente distinta e speciale che poteva essere considerata unica nel suo genere.
Aprii il terzo bigliettino che era scritto con una grafia molto più leggibile e curata in confronto alle prime due.

Micaela sta iniziando a farmi paura … sembrava avesse di fronte una coscia di pollo ambulante e che non mangiasse da giorni !!
Non è che le piaccio ??


Per carità !!! Dodo aveva una perspicacia che avrebbe fatto invidia ad una gallina !!
Era chiaro come il sole che piaceva a Micaela, non ci voleva mica un genio per capirlo !!
Perfetto, adesso mi rimaneva soltanto un bigliettino da leggere e anche se non avevo visto da che parte dell’aula era stato lanciato, avevo una mezza idea su chi potesse essere.
Insomma, Ste, Dodo e Mic mi avevano già inviato un foglietto, Giò non l’avrebbe mai fatto e nessun altro avrebbe potuto avere qualcosa di urgente da dirmi se non … Fra’.
Lo aprii ansiosa e speranzosa al contempo.

Bravissima Noe, qualche volta devi darmi lezioni di canto !!! :D
                                                                Carlotta


Dire che il sorriso che avevo prima si era afflosciato del tutto sarebbe stato giocare con un eufemismo.
C’ero rimasta davvero male, ma dopotutto ero io la bambina che si faceva i film mentali, non era certo lui a darmi segno della sua partecipazione, o almeno non quel giorno.
Riflettevo su quello quando un’altra pallina di carta mi rimbalzò sulla mano: era bianca a quadretti, arrotolata in malo modo e la grafia era piccola e curva.
Lo aprii senza un briciolo di voglia, sbuffando e pensando a quale altra delle mie compagne volesse complimentarsi con me.
Ma ciò che lessi mi lasciò del tutto senza parole.

Stasera c’è una festa al Martin’s Flower, in centro.
Vengo a prenderti alle 9.
                                            Fra’

***

Due frasi.
Due dannatissime frasi che ebbero il potere di sconvolgermi totalmente la mattinata.
Le prime tre ore erano volate e adesso stavo seduta con i miei amici sul muretto esterno all’edificio scolastico, addentando un muffin al cioccolato affamata.
<< Allora, ci venite tutti alla festa di Mary stasera ??? >> chiese ad un tratto Giò masticando una patatina al formaggio.
<< Chi è Mary ?? >> chiesi senza guardarlo nemmeno: quel ragazzo mi irritava a tal punto da non riuscire neppure a starci a contatto.
<< Mariella Saressa, l’ex fidanzata di Giò, di Ste e di Fra’ … non ne hai mai sentito parlare ?? >> mi chiese Dodo, ma io smisi di ricevere totalmente al sentire “l’ex fidanzata di Giò, Ste e Fra’ “.
Se l’erano condivisa come un pacco di popcorn o passata come la patata bollente ??
<< No mai … ci dai qualche informazione ?? >> fortuna che Mic non si stava mai zitta e quindi rispose al posto mio.
<< In pratica … >> ma il povero Dodo fu interrotto dal brusco intervento di Fra’.
<< Mary stava con Giorgio, poi l’ha tradito con Stefano che a quel tempo non era suo amico e poi si è messa con me che però l’ho mollata subito. >> spiegò conciso e breve come sempre.
<< Bene, e quindi perché andiamo alla sua festa ?? >> chiese Hill scendendo letteralmente dalle nuvole dove il sorriso di Stefano l’aveva portata.
<< Perché le sue feste sono sempre da sballo e perché non possiamo perderci una serata al Martin’s Flower per nulla al mondo !! >> esclamò il ragazzo sorridendole ancora.
Quei due sarebbero tornati a casa con un dolore acuto alla mascella a furia di sorridersi tanto !!
<< Bene, e come ci dividiamo in macchina ?? Non ci stiamo in una sola !! >> constatò brillante Micaela.
Io dovevo andare in macchina con Fra’ !! Me l’aveva scritto in classe e non avrei mai detto di no a quel passaggio !!
<< Hill va in scooter con Ste, Mic e Dodo vanno in macchina con il padre di Giò e Noe viene con me >> sembrava quasi che Fra’ ci stesse imponendo ordini piuttosto che proporci un’opzione.
<< E perché invece non facciamo che Noe e Mic vengono con me e tu prendi Dodo ?? >> propose brillante Giorgio facendo sbuffare tutti noi altri.
<< Perché si e basta !! >> sbottarono all’unisono Mic e Hill facendoci ridere tutti.
Constatato: eravamo un gruppo di amici completamente fuori di testa.

***

Convincere mio padre a farmi uscire nonostante la marea di compiti che mi avevano assegnato per il giorno dopo non fu facile, ma un paio di azzurri occhioni dolci come i miei riuscirono alla fine nell’intento.
Non avevo la minima idea di cosa indossare e i messaggi che le mie amiche mi inviarono quel pomeriggio non riuscirono affatto ad aiutarmi.

Hey raggio di sole !! Mi raccomando, ti voglio ancora più sexy stasera !!

Ecco il brillante consiglio di Mic, per non parlare di quello di Hilary.

Non preoccuparti Noe, sarai bellissima qualunque cosa indosserai !!

Certo … davvero di molto aiuto, non c’era che dire.
Presi un sospiro profondo e mi posizionai davanti all’armadio, erano circa le otto e mezzo ed io ero ancora in pigiama … perfetto !!
Quello no, quello neppure, quello … si, quello era stupendo: un abito di seta azzurro scuro, lungo fino al ginocchio, con una cintura nera in vita e allacciato dietro al collo.
I capelli li lasciai scendere mossi, e mi truccai quel poco che bastava per evidenziare i miei occhi cielo e le mie labbra rosee e piene.
Non feci nemmeno in tempo a posare gli ultimi trucchi che il mio cellulare iniziò a vibrare come un pazzo: era un messaggio di Fra’ dove mi diceva di scendere perché era arrivato.
Presi un respiro profondo, schioccai un bacio sulla guancia a mio padre e scesi le scale muovendomi liberamente nonostante i tacchi vertiginosi che indossavo.
Il suo scooter era lo stesso con il quale mi aveva portato a casa sua qualche giorno prima, e lui stava seduto a cavalcioni su di esso, vestito con un pantalone beije e una camicia attillata nera che lasciava immaginare tutto quel ben di Dio che c’era sotto.
<< Ciao … >> mormorai in imbarazzo appena gli fui di fronte.
<< Hey, sali !! >> mi disse invece lui veloce come sempre, aiutandomi ad arrampicarmi sul sedile altissimo.
<< Puoi partire >> esclamai quando finalmente mi fui sistemata e lui annuì per poi voltarsi verso di me.
<< Noe ??? >> mormorò.
<< Hm ?? >> mugugnai appena, curiosa di sentire cosa voleva dirmi.
<< Sei splendida stasera >> disse sicuro voltandosi, nascondendomi così la visione del suo sguardo.
Ma sapevo che stava sorridendo, come me.
 

Piccolo Angolo Di Luce:
Hola Chicas !! Grazie mille a tutte per le recensioni, siete sempre così carine !!
Mi dispiace se ci ho messo un po’ a far arrivare questo capitolo, ma non preoccupatevi perché il prossimo lo sto già scrivendo, perciò tempo qualche giorno e lo pubblicherò.
Che ne pensate di questo ??
Aspetto con ansia le vostre recensioni, un grazie enorme a chi le ha lasciate allo scorso capitolo.
Un bacino <3

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Capitolo 15
*** Tra Le Tue Braccia ***


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Capitolo 14 : Tra Le Tue Braccia

Arrivammo fuori al locale dopo nemmeno dieci minuti.
Inutile dire che quei pochi minuti avrebbero scalato le classifiche come I più belli della mia vita, visto e considerato che ero stata appiccicata a Fra’ come una cozza con il suo guscio.
Il Martin’s Flower – o come diamine si chiamava quel posto – era davvero enorme: un edificio alto e azzurro cielo, con in cima un enorme insegna bianca  ovviamente l’immancabile immagine di un fiore colorato.
Da dove eravamo parcheggiati noi, poco più avanti rispetto all’entrata vera e propria, riuscivo a vedere tantissima gente farsi strada verso l’interno, vestiti come solo degli accaniti frequentatori di posti del genere avrebbero potuto: abitini succinti di lunghezza sotto lo zero per le ragazze, e colori rosa acceso e lilla per i ragazzi, con tanto di pantaloni blu elettrico.
Sospirai sconvolta e non potei fare a meno di elogiare la mia scelta: quell’abitino semplice era perfetto e nonostante fosse piuttosto attillato, non aveva nulla a che vedere con le mini stoffe indossate da tutte quelle barbie rifatte e tatuate.
Ma come cavolo c’ero finita io in un posto del genere ??
A risvegliarmi dai miei pensieri furono le mani di Fra’ appoggiate sui miei fianchi, che mi accarezzavano lentamente da sopra la stoffa del cappotto leggero.
Portai lo sguardo su di lui sorridendo imbarazzata per poi fissare le sue labbra così invitanti … il desiderio di averle premute contro le mie cresceva ogni momento di più.
<< Ti ho già detto che sei splendida vestita così ?? >> mi chiese lui con voce roca, sporgendosi verso il mio orecchio.
<< Non me lo ricordo … >> mormorai decidendo di stare a quel suo assurdo gioco.
<< Allora te lo dico adesso >> mi prese la mano e intrecciò le sue dita con le mie, avvicinandosi sempre di più al mio viso << Sei splendida >>
E prima che avessi anche solo il tempo di saltare di gioia – metaforicamente, chiaro !! – per quelle parole, le sue labbra catturarono le mie in un dolce incastro che poco dopo diede avvio ad un vero e proprio bacio, dolce e allo stesso tempo carico di passione.
Avevo ancora una mano stretta nella sua, mentre l’altra vagava tra i suoi capelli e quella di Fra’ scendeva lungo la mia schiena accarezzandomi piano.
Avrei voluto rimanere così eternamente, in uno stato a metà tra l’attrazione fisica e il sentimento che forse non provavo soltanto io, ma come è più che scientificamente provato, ogni cosa bella termina prima del dovuto.
E a far terminare la nostra situazione pseudo-romantica, fu lo starnazzo di una gallina proveniente da non molto lontano.
<< Francesco Livelli !!! >>
Sentii le sue labbra abbandonare lentamente le mie, ma la sua mano non aveva intenzione di lasciar andare la mia, non ancora.
<< Oddio sei proprio tu !! Quanto sei diventato figo, mamma mia !!! >> squittì ancora quella vocina stridula che ormai era sempre più vicina.
Francesco sorrise, mentre io osservavo la ragazza con accuratezza.
Era alta, molto alta e non c’entravano per nulla i tacchi che indossava, magrissima come una stecca di biliardo, il seno contenuto appena in quella quarta che indossava, i capelli lunghi e liscissimi, biondo platino che non poteva essere naturale, il trucco marcatissimo, gli zigomi enormi e un vestitino semi-trasparente che iniziava più o meno a metà del seno e terminava poco sotto il sedere.
<< Mary, è proprio tanto che non ci vediamo !! >> esclamò Fra’ sorridendole per poi lasciarmi la mano ed avvicinarsi ad abbracciarla << Sei sempre più bella !! >>
Bella ??? Certo, se (s)vestirsi in quel modo, sculettare un passo si e l’altro pure, truccarsi come un trans e squittire come una gallina significava essere bella, allora lei era davvero magnifica.
<< Vogliamo parlarne ?? >> rise sguagliatamente la gallina per poi starnazzare ancora << Sei un figo della madonna, tesoro caro !! >>
Meno male che l’aveva detto lei !! Non l’avrei mai notato altrimenti !!
<< Beh grazie >> sorrise il cretino lanciando un’occhiata al corpo della ragazza.
Il mio cervello ci mise un po’ a capire effettivamente chi fosse quella gallina, il perché stesse parlando con Fra’ e tutto il resto: era Mariella Saressa, la festeggiata di quell’assurdo compleanno, l’ex-ragazza di Fra’, Ste e Giò … in pratica quella che si erano passati come la peste.
<< Sai, ho pensato così tanto a te in questi ultimi tempi, che mi dispiace sapere che ormai tu sia felicemente fidanzato … >> sbuffò triste Mariella facendomi sussultare.
Felicemente fidanzato ?? Non si stava riferendo a me, vero ??
<< Come ?? >> anche Fra’ aveva evidentemente avuto la mia stessa confusione.
<< La biondina non è la tua ragazza ?? >> domandò stranita l’oca irritandomi all’istante.
<< “La biondina” >> scimmiottai quel soprannome con rabbia << si chiama Noemi !! >> sbottai poi.
<< E comunque no, non è la mia ragazza, è solo … >> iniziò Francesco bloccandosi ad un tratto.
Solo cosa ??
Avevo bisogno di sapere il continuo di quella frase … cos’ero io per lui ??
Ripensai a qualche giorno prima, quando nella pista di pattinaggio stava per rispondermi a quella domanda tanto temuta dal mio cuore.
<< Perché non mi hai detto che uscivi con quell’idiota di Fenice ???? >> mi domandò burbero quando fummo abbastanza lontani perché gli altri potessero sentirci.
<< Te l’ho detto razza di cretino !! Non ti ricordi quel giorno a scuola quando mi hai detto che non potevo uscirci e io ti ho bellamente ignorato ??? >> ero troppo irritata per sembrare calma, e nemmeno ci stavo provando a dirla tutta.
<< Si che me lo ricordo. >> sbuffò guardandomi torvo per poi continuare quella discussione senza senso << Ma intendevo, perché non mi hai detto che era stasera ?? >>
Sbattei le palpebre scuotendo la testa incredula: che cosa mi significava quella scenetta da fidanzato geloso quando in realtà io e lui non eravamo niente ??
Che diritto aveva su di me, su una sua semplice compagna di classe  ???
<< Perché avrei dovuto ?? >> domandai facendolo rispondere ovvio, con tanto di sbuffo scocciato.
<< Forse perché ci baciamo da settimane ?? >>
Ci baciamo … solo Dio sapeva quanto avrei voluto sostituire quella maledetta espressione con una più dolce del tipo “Stiamo insieme da settimane”: ecco, così suonava decisamente meglio.
Ma purtroppo non era la realtà.
<< Il fatto che noi due ci baciamo >> pronunciai quelle parole con riluttanza << non significa niente >>
Certo come no … assolutamente niente.
Ma chi volevo prendere in giro ?? Lui non ci avrebbe mai creduto, ed ero talmente stupida da non riuscire a convincere neppure me stessa.
 << Ah no ??? Quindi io per te non sono nessuno … >> all’inizio mi sembrò quasi dispiaciuto, ma poi il suo sguardo irritato mi fece rinvenire da quei pensieri.
<< Un compagno di classe >> sorrisi arrabbiata e ironica utilizzando il tono più acido che possedessi << Non è forse questo che sono per te ?? >>
<< Andiamo Noe non fare la stupida >> sbottò improvvisamente contrario alle parole che lui stesso aveva detto qualche giorno prima.
<< Io non bacio tutte le mie compagne di classe >> spiegò come se fossi stata una bambina idiota che non riusciva a fare 2+2 << Tu sei di più di una compagna di classe !! >>
Il mio cuore registro quelle parole lentamente, assaporandole perché consapevole che sarebbero state le più dolci pronunciate dalla sua bocca, almeno in quella vita.
Il mio cervello però desiderava sapere di più, e poiché per mia (s)fortuna, era lui a controllare gli altri organi, mi ritrovai a domandargli << Ossia ?? >>

<< Solo ?? >> domandò Mariella risvegliandomi dai miei pensieri.
Lui non sembrava voler aprire bocca, così decisi che l’avrei fatto io.
<< Una compagna di classe >> esclamai sicura guardandolo triste << Solo una stupida, semplice e inutile compagna di classe >>
Il mio tono di voce era sconfitto e le lacrime correvano ai miei occhi spingendo per scendere, ma mi ero ripromessa più volte di non piangere davanti a lui, non per quell’assurdo sentimento che avevo scoperto di provare verso quell’idiota.
Così mi feci forza e provai a sembrare la Noe di sempre, quella cosciente delle sue qualità e disprezzatrice dei suoi difetti, che non aveva paura di dire ciò che pensava, né di elogiarsi a voce alta.
<< Ovviamente, una simpatica, intelligente e splendida >> calcai forse un po’ troppo quella parola utilizzata da lui precedentemente << compagna di classe. >>
L’oca rise leggermente per poi aggiungere divertita << Beh Fra’, se baci in quel modo tutte le tue compagne di classe simpatiche, intelligenti e splendide, allora mi sa che vengo anch’io al Carlo Botta !! >>
Lui sorrise appena esclamando malizioso ed allusivo << Tu lo riceveresti anche se vivessi in Australia un bacio del genere !! >>
Un lieve dolore in petto che m’infastidì non poco: perché doveva provarci con quella proprio davanti ai miei occhi ??
E perché doveva farlo dopo essersi comportato in quel modo così dannatamente dolce ???
Perché Francesco voleva farmi del male e perché diamine io ci cascavo sempre ??
Mi sentivo così idiota: soffrire per qualcuno che non se ne curava minimamente e nonostante fossi consapevole di tutto ciò, continuare senza riuscire a fare assolutamente nulla.
Una bambolina nelle mani di un ragazzo, stavo diventando questo e iniziavo a piacermi sempre meno.
Quella non era la vera Noe, non era ciò che volevo essere, ciò che dovevo essere.
Eppure ogni volta non riuscivo a non inciampare sullo stesso sasso e nonostante mi proponessi di calciarlo via, rimaneva sempre lì, per la mia strada che in modo o nell’altro avrei comunque dovuto percorrere.
Ma, se proprio calciarlo via era impossibile, avrei potuto almeno cambiare sentiero ed è proprio quello che provai a fare in quel momento.
Mi voltai e camminai a passo sicuro verso la discoteca, senza voltarmi nemmeno una volta e non potei fare a meno di essere orgogliosa di me stessa.
Non mi avrebbe vista piangere: la mia dignità mi era rimasta, tutta intera anche se con qualche taglietto qua e la.
Per fortuna, appoggiato a braccia incrociate sullo stipite della porta d’ingresso, Stefano stava ad aspettarmi insieme a Hill, mentre gli altri tre dovevano essere già entrati.
E forse fu brutto da vedere per lei, ma non riuscii a non buttarmi tra le braccia del mio amico e stringerlo forte a me: avevo bisogno di un appoggio, o sarei caduta all’istante.
<< Hey piccola, che succede ?? >> mi domandò lui dolcemente accarezzandomi i capelli con fare amorevole.
Adoravo Ste: dietro la sua aria da duro e dongiovanni, aveva un cuore enorme ed era un amico assolutamente fantastico.
<< N … niente >> mormorai appoggiando la fronte sul suo petto per cercare protezione.
<< Sai che non ci credo, vero ??? >> mi domandò sorridendo e facendo sorridere, anche se solo lievemente, me di rimando.
<< Dai Noe, raccontaci >> Hilary marcò tanto quell’ultima sillaba, gelosa come non l’avevo mai vista.
In realtà infatti sembrava volesse dire Giù le mani dal ragazzo che mi piace o ti squarcio la gola, tanto per tralasciare le parolacce.
Risi divertita allontanandomi da Stefano che però mi passò un braccio intorno al collo a non volermi lasciar andare.
<< Puoi dirmi tutto, credo tu l’abbia capito >> esclamò convinto guardandomi negli occhi.
Sembrava quasi si fosse completamente dimenticato di Hilary … strano visto che quella mattina mi aveva detto che le piaceva.
C’era qualcosa sotto di sicuro, magari era soltanto una di quelle assurde tecniche che utilizzano i ragazzi.
<< Lo so >> gli sorrisi sincera << Solo che non voglio parlarne >> aggiunsi poi tentando di non sembrare una povera ragazza disperata, cosa che assolutamente non ero.
<< Perfetto, andiamo >> aprii la porta facendo entrare me e la mia amica, anche se – probabilmente ero stato solo frutto della mia immaginazione – potevo giurare di averlo visto lanciare un’occhiata al mio lato b, tralasciando completamente la povera Hilary che sculettava pur di farsi notare.
Ragazzi … ci voleva una laurea anche solo per interpretare un loro gesto !!
***
Erano passate circa due ore dall’inizio della serata e da allora non avevo più visto nessuno dei miei amici.
Mic e Dodo appena dopo averci salutato si erano andati a sedere su uno degli enormi divani in pelle del privè, Ste e Hill erano al bancone a parlare e a mangiare stuzzichini, mentre io mi ero subito diretta verso il centro della pista, credendo che ballare fino allo sfinimento avrebbe potuto farmi sentire meglio.
Giorgio mi aveva girato intorno fino a quel momento – quando parlavo dei miei amici che non avevo più visto ovviamente non lo includevo, in quanto NON era mio amico.
E Fra’ … beh, non l’avevo per nulla cercato, né tantomeno si era fatto vedere, quindi avrebbe anche potuto essere rimasto soffocato dalle labbra di silicone di quella Mariella ed io non l’avrei comunque saputo.
Stavo scuotendo i capelli a ritmo dell’ultima hit del momento, quando la voce del dj mi fece sobbalzare.
<< Perfetto ragazzi, adesso rallentiamo un po’ >> annunciò con voce soave per poi continuare << Prendete per mano quella persona tanto speciale, avvicinatela a voi, ditele ciò che sentite … con questo ritmo non c’è modo che vi respinga !! >>
Certo, come no.
La faceva talmente facile quello li !! Cosa ne poteva sapere lui dietro quella console di ciò che davvero succedeva tra tutte le coppiette già scese in pista ??
Parecchi ragazzi mi invitarono a ballare, ma anche se dispiaciuta fui costretta a rifiutare tutti le loro proposte, preferivo sedermi al bancone piuttosto che muovermi appiccicata a qualcuno,desiderando con tutta l’anima che ci fosse lui al suo posto.
Così mi avvicinai al barista, ma nemmeno il tempo di ordinare la mia Vodka, che un paio di braccia mi avvolsero da dietro stringendomi possessivamente.
<< Allora, mia persona speciale, vieni a ballare ?? >> domandò Fra’ dolce al mio orecchio.
In un’altra situazione mi sarei sciolta a quella frase e soprattutto a quel tono, ma imposi a me stessa che quella sera avrei dovuto essere dura, come una roccia.
<< Ucciditi Livelli !! >> sbottai infatti buttando all’aria le sue braccia e spingendolo lontano da me.
Ma era impossibile imporre qualcosa a quel ragazzo: era testardo peggio di un mulo senza una gamba … ok, la gamba non c’entrava niente, ma il paragone era piuttosto chiaro !!
<< Mi spieghi che ti succede ?? >> mi chiese come interessato.
Rimasi muta camminando verso il bagno delle ragazze, poco distante da dov’eravamo noi due.
<< Noe cavolo parlarmi !! >> strillò esasperato ricevendo in tutta risposta una porta in faccia.
Era davvero semplice irritarlo … un punto a mio favore, o no ??
Dato che non dovevo andare in bagno, ma uscire non era affatto una buona idea, mi posizionai davanti allo specchio iniziando a sistemarmi i capelli.
Non avevo fatto i conti però con la porta principale di un bagno che, per mia sfortuna, non ha la chiave.
<< Adesso tu mi dici che hai !! >> sbottò lui arrabbiato parandosi di fronte a me.
<< Io che ho ??? >> urlai stanca di quelle domande assurde << Perché tu sei forse normale ??? >>
Mi guardò stranito e così non potei fare a meno di indicargli la porta d’uscita.
<< Vallo a chiedere alla barbie rifatta, quella che riceverebbe un bacio di quel tipo anche se vivesse in Australia, quello che mi succede e poi vediamo che ti risponde !! >> tuonai.
Rise divertito ed io in tutta risposta camminai verso la direzione indicata dal mio braccio precedentemente.
<< Quindi è questo il problema ?? >> sorrise ironico cingendomi i fianchi da dietro << Sei gelosa Noe ?? >>
Si, cretino.
<< Ma anche no cretino !!! >> beh, almeno qualcosa della realtà ce l’avevo messa nella mia risposta.
<< E allora dimostramelo >> mi sussurrò all’orecchio sicuro << Balla con me >>
Non me lo feci ripetere due volte: il desiderio di stringerlo a me era troppo forte.
E si, ero incosciente, masochista e stupida, ma sentire le sue braccia attorno ai miei fianchi, il suo cuore battere contro il mio, i suoi baci sul collo e i suoi respiri mischiarsi con i miei mi fece totalmente impazzire.
Tra le sue braccia stavo bene, nonostante tutto.
 

Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !! Mi dispiace molto per il ritardo, ma vi giuro che ultimamente sono davvero molto impegnata !!
Il capitolo l’ho fatto più lungo per farmi perdonare, spero vi piaccia !!
Allora …. Che ne pensate del rapporto che c’è tra Noe e Ste ??

E Fra’ ?? Si, so che è stupido e forse pensate che Noe sia un po’ troppo incoerente … pensa di stargli lontano ma poi cede sempre … beh, è innamorata ragazzi, ma non vi preoccupate: ha un carattere forte e non si comporterà sempre così !!
Grazie mille a tutte voi, siete la mia energia

Un bacino <3

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Capitolo 16
*** Assurdo Labirinto ***


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Capitolo 15 : Assurdo Labirinto


<< E alla fine devi moltiplicare per ottocentoquindici >> esclamò sorridendo sornione << Capito ?? >>
Alzai la testa quel poco che bastava per guardarlo negli occhi << Assolutamente nulla !! >>
Stefano rise facendo ridere me di rimando.
<< Siamo da quattro ore su quest’espressione e adesso scopro che sei rimasta al primo passaggio … rassicurante come cosa !! >> riuscì a dire lui tra una risata e l’altra.
Erano passati tre giorni dalla festa in quel locale assurdo, ovvero tre giorni che Francesco non mi calcava minimamente.
Ma per fortuna c’era Ste’.
L’avevo invitato a casa mia quel pomeriggio per farmi dare una mano con i compiti di matematica, ma a quanto pareva i frutti non erano stati minimamente raccolti dal mio povero cervello già in vacanza da tempo.
Lo guardai seria per poi sbuffare << Sono stanca, prendiamo una merendina e poi torniamo a studiare ?? >> proposi facendolo sorridere.
<< Vada per la merendina >> mi prese per mano portandomi verso la piccola cucina del mio appartamento.
Inutile dire che mio padre stesse a lavoro, perché in pratica da quando c’eravamo trasferiti l’avevo visto si o no a cena due sere su tre.
Incredibile come la mia vita fosse cambiata in meno di tre mesi.
Se prima era normale trovare un intero buffet preparato per la merenda, adesso dovevo accontentarmi di uno yogurt preconfezionato o di un pluncake della Mulino Bianco.
Certe volte rimpiangevo il fatto di non aver mai voluto imparare a cucinare.
<< Fetta al latte o kinder merendero ??? >> domandai a Ste’ guardandolo divertita, mentre si appoggiava a braccia incrociate allo stipite della porta.
<< Assolutamente fetta al latte >> cacciò la linguaccia facendomi scoppiare a ridere nuovamente.
Faceva molto freddo quel giorno, ma data la mia elevata intelligenza indossavo soltanto un leggins a vita bassa e una camicetta che arrivava poco sopra l’orlo dei pantaloni.
Così, non appena mi allungai decisamente troppo per tentare di prendere le merendine poste fin troppo in alto, circa tre quarti della mia pancia rimasero scoperti, mostrando una buona porzione della mia pelle che però ero certa Stefano non notasse.
Ma mi sbagliavo.
Nemmeno il tempo di voltarmi che trovai due mani appoggiate ai lati del mio ombellico, che mi cingevano i fianchi da dietro in modo dolce.
Era strano essere con lui in quella posizione, ma stranamente piacevole.
Mi voltai a fronteggiarlo e finalmente incontrai i suoi bellissimi occhi azzurro cielo, che somigliavano tanto ai miei se non per un piccolo particolare.
I miei occhi erano azzurro nel blu, i suoi andavano nel grigio, il che li rendeva ancora più spettacolari di quanto fossero normalmente.
<< Fra’ è un cretino >> sospirò avvicinandosi sempre di più, tanto che in pochi secondi mi ritrovai appoggiata con la schiena al frigorifero.
<< Perché dici così ?? >> gli domandai leggermente in imbarazzo data la vicinanza dei nostri corpi e soprattutto delle nostre labbra.
Un minimo accenno di movimento e avrei avuto quelle sottili e perfette labbra premute contro le mie.
<< Perché non si accorge di quello che ha e finirà con il perderlo >> esclamò come si fosse la cosa più normale del mondo, con voce tremendamente sexy.
Stefano era bellissimo: alto, fisico muscoloso, capelli neri corvini, occhi magnifici, viso pulito e liscio, sicuramente appena rasato.
Quel giorno poi indossava una felpa pesante bianca che metteva ancora più in risalto i suoi occhi, e non potevo fare a meno di trovarlo davvero paragonabile ad un foto modello.
Ma piaceva ad Hill ed io ero innamorata di Fra’, nonostante lui non volesse minimamente accorgersene: quella strana situazione non faceva bene a nessuno dei due, eppure sembra coinvolgere emotivamente entrambi.
<< E cos’ha ?? >> mi trovai a domandargli stupida con le labbra socchiuse per la confusione.
<< La ragazza più meravigliosa che io abbia mai conosciuto >> pronunciò quelle parole con tanta di quella sincerità e di quella dolcezza che non potei fare a meno che sorridere incantata.
Incredibile come quel ragazzo potesse essere al contempo duro come una roccia, forte, menefreghista e arrogante, e allo stesso tempo dolce, divertente, amorevole e fantastico … magari anche Fra’ avesse avuto un lato nascosto come lui !!!
Mi guardò mordendosi un labbro sensuale per poi mormorare agitato << Noe io non so come … >>
Talmente curiosa e desiderosa di ascoltare ciò che stava per dirmi, che purtroppo non potei farlo.
<< Drin !!! Drin !!! >> il rumore assordante ed odioso del telefono di casa mia interruppe la scena fin troppo piacevole che stavamo vivendo.
<< V … vado a rispondere >> balbettai stupida sgusciando via dalla sua salda presa e pronta a rispondere in malo modo a chiunque avesse avuto la brillante idea di telefonarmi in un momento del genere.
<< Ciao Noe, perdonami se ti richiamo. Disturbo ?? >> la vocina stridula ed irritante della mia amica suonava ancora peggio tramite il cellulare.
Siiii cavolo !!!!
<< No per niente, non preoccuparti >> un sorriso più falso di quello della Monnalisa.
<< Bene … tu e Stefano state ancora studiando insieme ?? >> mi domandò dolce, anche se sembrava pronta a sbranarmi da un momento all’altro.
<< Si, ti ho detto che avremo studiato tutto il pomeriggio >> ripetei ancora una volta con tono scocciato.
<< Già hai ragione >> sembrò ricordarsi solo in quel momento di tutte le telefonate precedenti a quella << Allora ci sentiamo più tardi così scegliamo i vestiti per stasera, ok ?? >>
<< Perfetto, a dopo >> conclusi e riagganciai sbuffando.
Mi voltai verso Stefano che era intento a contemplare le mattonelle della mia cucina, e lo feci ridere domandando retorica << Indovina chi era ?? >>
<< Non so … >> continuò a ridere divertito << Forse Hill ?? >>
<< Ma bravo mio Sherlock Holmes !! è la decima volta che telefona da quando sei qui !!! >> urlai irritata.
Il moro rise di gusto avvicinandosi poi di nuovo pericolosamente a me.
<< A te piace davvero Hill ?? >> gli domandai facendolo bloccare di colpo a due passi da me e dal mio viso.
<< Si >> esclamò abbastanza convinto per poi aggiungere con una sicurezza disarmante << Ma sono innamorato di te >>

****

Cade la neve ed io non capisco che sento davvero,
mi arrendo,
ogni riferimento è andato via,
spariti i marciapiedi e le case
e colline,
sembrava bello ieri.

Ipod stretto in petto con forza quasi potesse togliermi l’angoscia dal cuore, cuffie alle orecchie per lasciarmi cullare dal canto migliore che avessi mai ascoltato, mente aperta e pronta a trovare spiegazioni nel testo di quella magnifica canzone, inginocchiata davanti alla finestra guardando i fiocchi di neve sciogliersi sull’asfalto.
Com’era possibile che le situazioni mi scivolassero dalle mani come l’acqua, senza che io potessi fare nulla per tenerle strette ??
Prima mia madre che aveva abbandonato me e mio padre, poi la mia Firenze che era svanita nel nulla al passaggio della nostra Fiat.
Il mio amore nato dall’assurdo per Francesco, l’amicizia con Micaela e Hilary che erano quanto di più distante da me ci potesse essere, in un verso e nell’altro.
E infine quello.
Stefano, il mio migliore amico, il ragazzo che mi aveva aiutato ad ammettere il mio amore per quel bastardo del suo migliore amico, che mi aveva abbracciata quella sera in discoteca per minuti interi di fronte alla ragazza che teoricamente gli piaceva.
Ste’ era innamorato di me, ed io non potevo fare a meno di chiedermi come diamine fosse potuto succedere.
Non era nei piani, non avevo fatto assolutamente nulla per farmi amare da lui: ero anzi stata quanto di più semplice ci potesse essere, con tanto di pigiama addosso quando veniva a farmi visita di Domenica mattina, trucco inesistente sul volto durante le ore che passavamo a studiare.
Non poteva essere innamorato di me che ero un casino vivente, se allo stesso tempo gli piaceva la perfetta e impeccabile Hill.
Assurdo, tutto ciò era un assurdo labirinto da cui non riuscivo a trovare un’uscita, seppur tentassi in ogni modo.
Una lacrima scese solitaria lungo il mio volto, ma subito mi affrettai ad asciugarla sperando vivamente che a mio padre non venisse la brillante idea di entrare in camera mia proprio in quel momento.
E come se non bastasse, il cellulare squillò proprio in quel momento per ricordarmi quanto nonostante volessi il mondo parallelo dove amavo rifugiarmi nei momenti di tristezza non esistesse.
Decisi che chiunque fosse stato avrei ostentato sicurezza, quella che ormai non avevo più da un po’, ad eccezione di Hill, Ste’ e Fra’ – che comunque non mi avrebbe mai chiamato – ai quali m’imposi di non rispondere.
Numero sconosciuto. Di male in peggio.
<< Pronto, sono Noe, con chi parlo ?? >> domandai scocciata togliendo le mie amate cuffie dalle orecchie.
<< Ciao tesoro >> mormorò insicura una voce che ero sicura di conoscere, ma che non riuscivo a ricordare nello specifico.
 << Sono mamma >>

****

Camminavo a passo incerto verso il liceo, cosa che non era affatto da me data la presunzione che di solito mostravo anche solo passeggiando.
Ero sincera e sapevo di non essere affatto una persona modesta, ma che ispiravo arroganza con una bella dose di fare dittatoriale e principesco.
Però era la mia realtà: inutile negare l’evidenza, tantomeno a me stessa.
Tremavo e sapevo che il freddo penetrante di Dicembre quella mattina non c’entrava affatto.
Mi tenevo stretta nel giubbino pesante nero, sciarpa intorno al collo e cappello di lana in testa a schiacciarmi i capelli.
Ma avrei anche potuto essere calva, e quella mattina non me ne sarebbe importato assolutamente nulla.
Ero riuscita a malapena a truccarmi e a sistemarmi in modo decente, convinta che semmai qualcuna delle mie professoresse avesse deciso di interrogarmi quel giorno, neppure un suggerimento megagalattico avrebbe potuto salvarmi da un odioso e irritante 4 pieno.
In più ci si mettevano gli sguardi di Fra’ e Ste’ che mi ero assolutamente imposta di non incontrare.
Verde smeraldo pronto a sciogliermi e a imprigionarmi al minimo incontro, azzurro cielo morbido da cullarmi e forte per sostenermi.
E non chiedetemi perché, né come e né quando, ma quel giorno sentivo che entrambi avevano un potere sovrannaturale su di me, in entrambi riuscivo a trovare un appiglio, più o meno sicuro che fosse.
Verso Fra’ era sicuramente l’amore a spingermi, verso Ste’ invece qualcosa di ancora non identificato, probabilmente un’amicizia finita fuori rotta.
L’enorme edificio iniziò ad apparire nel mio campo visivo, così girai l’angolo e in pochi minuti mi ritrovai immersa in una folla di liceali euforici già di prima mattina.
E come da copione una buona parte dei ragazzi presenti mi guardarono da lontano, indicarono mentre commentavano con i loro amici del mio aspetto, ma al contrario di dispensare sorrisi a destra e a manca come sempre, tenni la testa basta e continuai a camminare come se nulla fosse.
Ero quasi fuori la mia classe quando, immersa nei miei pensieri, non vidi un ragazzo che mi stava passando di fronte e caddi come una stupida in pieno corridoio del secondo piano.
Alzai lo sguardo di poco, ma bastò per riconoscere quel volto perfetto e al contempo dannato che avrei riconosciuto tra mille, ad occhi chiusi.
Inutile raccontare di quanto fosse stupendo quel giorno nonostante fosse prima mattina: i capelli neri scompigliati, il jeans stretto che gli fasciava le gambe in modo assolutamente sexy e la felpa verde smeraldo che metteva ancora più in risalto le meraviglie che erano i suoi occhi.
Mi porse una mano per aiutarmi a rialzarmi, ma subito la scansai facendo leva sul mio braccio e ritornando in piedi seppur barcollando.
Non mi soffermai neppure a scusarmi per essergli andata addosso, semplicemente ripresi a camminare a testa bassa, tenendomi stretta sotto il cappello di lana pesante sperando che potesse nascondere anche tutto il mio dolore.
Ad un tratto mi sentii stringere per un polso e allora mi voltai cercando però di evitare il suo sguardo.
<< Noe >> il suo tono sembrava quasi dolce, seppur non credevo avrebbe mai potuto esserlo << Stai bene ?? >>
<< No >> risposi semplicemente abbassando la testa a guardare il pavimento a scacchi.
E al contrario di ciò che mi sarei aspettata, Fra’ mi accarezzò il viso con una mano avvicinandolo poi al suo petto e portando le braccia ai miei fianchi stringendomi forte a lui.
Gli cinsi il collo e dopo tanto tempo, in quel corridoio, davanti a studenti che neppure conoscevo se non di vista, stretta a quel ragazzo che mi faceva tanto male e per il quale piangevo quotidianamente, in quel momento mi sentii finalmente a casa.


Piccolo Angolo Di Luce:
Ciau !!! Innanzitutto mi scuso tantissimo per il ritardo, avevo davvero tantissimi impegni e ispirazione zero, però finalmente ci sono riuscita.
Se ho aggiornato oggi lo devo soltanto al mio Allegro, perciò gli dedico il capitolo con la speranza che gli piacerà <3
Spero davvero che leggerete e recensirete, ve ne sarei davvero grata.
A presto, mi auguro.
Un bacino <3
Xoxo 

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Capitolo 17
*** Se Provi A Volare ***


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Capitolo 16 : Se Provi A Volare

Sgattaiolai in punta di piedi fino al letto matrimoniale della camera accanto alla mia.
<< Che succede tesoro ?? >> mi domandò con voce dolce la donna distesa sotto il pesante piumone.
<< Ho fatto un brutto sogno, ho paura di rimanere in camera mia con i mostri >> mormorai spaventata sentendo gli occhi inumidirsi.
<< Vieni qui >> sussurrò mia madre attenta a non svegliare mio padre disteso accanto a lei.
Mi prese in braccio e mi fece accoccolare accanto a lei, stringendomi forte e accarezzandomi i capelli dolcemente.
<< Ti rivelo un segreto Noe >> si avvicinò al mio orecchio per poi dire piano quelle parole che ero certa avrei ricordato per sempre.
<< Quando senti le gambe tremare e il cuore ti batte forte, quando hai tanta paura che ti senti mancare il fiato, prendi per mano la persona che ti fa sentire bene e tienila stretta.
Immagina di volare in un posto perfetto, sulle ali della felicità, e ricordati che c’è sempre qualche stella lì in alto per te che ti ospiterà e ti riporterà il sorriso. >>
Intrecciò le sue dita con le mie e io mi lasciai cullare da quella persona che si, mi faceva stare bene, ed ero certa mi avrebbe aiutata a sconfiggere qualunque mostro mi avesse attaccata.
Sempre.

***

Con la testa ancora per metà nascosta nell’incavo del suo collo, stringevo Francesco a me come se ciò avesse potuto mettere fine a tutto il dolore e l’angoscia che provavo.
Lui invece mi accarezzava dolcemente la schiena lasciandomi dei leggeri baci tra i capelli per calmarmi.
<< Che cosa è successo ?? >> mi domandò ad un tratto cercando di apparire meno ficcanaso possibile.
<< Va tutto male >> singhiozzai senza riuscire a guardarlo negli occhi << Tutto >> aggiunsi subito dopo a sottolineare il concetto.
<< Non è vero >> esclamò convinto portando una mano sul mio viso e facendomi voltare << Non è vero che va tutto male >>
Puntò il suo sguardo nel mio in modo serio facendomi sciogliere di colpo, tanto che fui costretta a distogliere il mio.
<< Cos’è che dovrebbe convincermi di questo ?? >> bofonchiai sicura che non mi sentisse.
<< Io >> rispose invece alzandomi il mento con due dita e costringendomi a guardarlo << Io sono qui con te >>
Accennai un sorriso ironico per poi esclamare << Ci sei quando non ci sono Marielle Saressa da poter sbaciucchiare >>
<< Non dire stupidaggini >> disse serio << Lei non centra, si tratta di me e di te, del nostro rapporto >>
E nonostante mi fossi sciolta letteralmente a quelle parole, non riuscii a tenere a freno quella mia inutile linguaccia.
<< E da quando io e te abbiamo un rapporto ?? >> domandai prendendo in giro lui, ma indirettamente prendendo in giro anche i miei sentimenti.
<< Da quando ci siamo baciati per la prima volta >> esclamò convinto e serio come non l’avevo mai visto, guardandomi dritta negli occhi.
<< Ad una festa, quando a quello stupido gioco ci dissero di rimanere da soli al piano di sopra, io mi avvicinai a te e ti baciai, e tu rispondesti subito con più trasporto di quanto avevo calcolato. >> aggiunse poi portandomi un dubbio alla mente.
<< Calcolato ?? >> gli chiesi stupita.
<< Perché, tu pensavi che non volessi averti dalla prima volta che ti ho vista, quella mattina che ti eri appena trasferita ??? >> sorrise divertito lasciandomi del tutto senza parole.
Sorpresa del fatto che avesse da sempre provato un attrazione nei miei confronti, ancora più innamorata sapendo che ricordava in tutto e per tutto ciò che era successo tra noi due in quelle poche settimane.
Strano come da un discorso sui miei drammi psicologici si fosse passato a parlare di noi due, ma decisamente molto meglio.
Fece per dire qualcosa quando la campanella segnò l’inizio delle lezioni, ovvero ci avvisò che dovevamo entrare in classe, come se non ne fossimo stati già al corrente.
E solo in quel momento mi accorsi che eravamo rimasti quasi per 10 minuti abbracciati in mezzo al corridoio, agli occhi di moltissimi studenti che forse avevano creduto fossimo una coppia … ma così non era, mio malgrado.
<< Io ci sono quando hai bisogno di me, ricordalo >> mi sussurrò all’orecchio concludendo il nostro magnifico abbraccio, e anche il nostro discorso.
Ho sempre bisogno di te,avrei voluto rispondere, ma invece dalle mie labbra uscì soltanto un leggero mormorio << Ok … >>
Fece per aprire la porta dell’aula, quando si voltò verso di me nuovamente, ancora imbambolata in mezzo al corridoio come un’idiota.
<< Ah Noe >> sorrise leggermente << Anche vestita e struccata in quel modo sei sempre bellissima >>
Ed entrò lasciandomi da sola con il mio battito cardiaco accelerato.

***

L’ora di educazione fisica era l’ultima prima delle vacanze di Natale, e fortunatamente per me il professore ci aveva dato libera scelta su cosa fare, compreso stare sedute a guardare i ragazzi giocare a calcio.
Inutile dire che io, Mic e quasi tutte le altre mie compagne di classe avevamo approfittato di questa suo improvviso atto di generosità, e ci eravamo accomodate ai margini della palestra.
Le mie amiche si erano dedicate al cheerleding, mentre io preferivo di gran lunga perdermi con la mente tra le parole ripetute dal mio Ipod, e osservare i miei compagni di classe correre sudati dietro a quell’inutile palla bianconera.
Parecchio ostile nei confronti del calcio, credo si sia capito com’ero.
In quel momento partì la nostra canzone, mia e di Dodo, quella che due giorni dopo avremmo dovuto cantare di fronte agli spettatori di un intero liceo.
Ciò mi fece venire alla mente che il giorno dopo ci sarebbe stato il famoso pranzo di classe per festeggiare il Natale alle porte .
Chissà come sarebbe stato mangiare tutti quanti insieme, genitori compresi.
Speravo solo nessuno avrebbe domandato dove fosse mia madre o cose simili, sarebbe stato davvero troppo da sopportare.
La sera prima avevo avuto un vero colpo al cuore al risentire la sua voce, anche se soltanto tramite un telefono, ed un altro l’avevo avuto quando ad un tratto avevo deciso di chiudere la conversazione, senza neppure avere il coraggio di dirle qualcosa.
Perché ciò che avrei voluto strillare contro, ero convinta che lo sapesse già, e perché nonostante mi mostrassi eternamente convinta e sicura, non avevo la forza di parlarle dopo aver pianto due mesi per lei.
Ed era ironico come non appena il sole ricominciasse a sorgesse, la pioggia tornasse impetuosa riportando con sé tutti gli enormi ed oscuri nubi.
Sentii una lacrima scendere lungo la mia gota.
<< Hey Noe, che succede ?? >> mi domandò Mic togliendomi bruscamente una cuffietta dall’orecchio.
<< Nulla >> sussurrai appena senza fiato, tornando in un attimo ad isolarmi nel mio mondo fatto di pensieri e musica.
Se provi a volare partì proprio in quel momento, costringendomi a ricordare che quelle parole erano le stesse che mia madre più volte mi ripeteva.
Troppo sincere, troppo profonde, troppo vere, troppo lontane da quella che ormai era la mia realtà.
Arrivata al ritornello non ne potei più e corsi istintivamente fuori dalla palestra, verso l’atrio del liceo che fortunatamente a quell’ora era vuoto.
Cuffie lanciate per aria, ma le parole continuavano a rimbombarmi nella testa, quasi non volessero lasciarmi andare.
Chiusi gli occhi ed istintivamente mi portai una mano all’altezza del cuore, consapevole che tutto quel dolore non mi si addiceva affatto.
E ancora una volta mi chiesi il perché tutto ciò stesse succedendo a me e perché in quella maniera così irruente.
Un tocco sulla spalla mi fece voltare di scatto e riaprire gli occhi, trovandomi davanti il muscoloso e scultoreo corpo di Stefano.
E senza dire parole mi avvolse tra le sue braccia e mi strinse a sé, come se non avesse bisogno di sapere nulla, ma volesse soltanto starmi accanto.
Mi accarezzò le braccia dolcemente a rassicurarmi, mentre io cominciavo a piangere sempre più pesantemente.
E ad un tratto mi allontanò dal suo corpo soltanto per guardarmi negli occhi, incrociando l’azzurro blu dei miei con l’azzurro grigio dei suoi.
Ed era magico quello sguardo, magico quanto rassicurante.
Senza che battessi ciglio si avvicinò al mio volto e baciò un punto della mia gota dove una lacrima stava scendendo lenta.
Sussultai mentre lui continuò a fare lo stesso su tutto il viso, in una maniera talmente dolce da non sembrare neppure reale.
Intrecciò le dita della sua mano con quelle della mia e non riuscii a fare a meno di sentirmi bene lì con lui, nonostante fossi in preda alle lacrime e in mezzo ad un atrio vuoto e freddo.
Ma, più tempo passavo accanto a lui, più iniziavo a sentire caldo.
<< Non ho idea di cosa sia successo >> sussurrò ad un tratto al mio orecchio, senza sciogliere il nostro abbraccio.
<< Ma fidati se ti dico che andrà tutto bene >> continuò lasciandomi un leggero bacio tra i capelli e facendomi sorridere.
Alzai la testa quel poco che bastava per fronteggiarlo, e gli dissi volendomi mostrare sicura, nonostante apparissi ugualmente titubante: << Mi fido di te >>
Abbassai lo sguardo fissando il pavimento, mentre lui portava le sue mani ai lati del mio viso.
<< Ma ho paura >> ammisi per una volta senza sentirmi stupida, perché sapevo che lui non avrebbe mai pensato nulla del genere.
<< Non devi. Ci sono io >> e quel suo tono fu talmente rassicurante da farmi dimenticare per un attimo di mia madre, di Fra’, di Hill e di tutto il resto.
Ma solo per un attimo, perché immediatamente i problemi ritornarono con più irruenza di prima.
<< Che ci fai qui ?? >> domandò Fra’ rivolgendosi al suo migliore amico per poi specificare arrabbiato << Che ci fai qui con lei ?? >>
E non chiedetemi da dove fosse uscito, perché sinceramente non avevo idea di come fosse arrivato fin dove eravamo noi senza che nessuno dei due l’avesse visto.
<< Parlavamo. >> rispose conciso Ste lasciandomi andare e guardando il moro dritto negli occhi << Non si può ?? >>
<< Oh, certo che si può >> rispose ovvio Francesco fulminandolo con lo sguardo << Ma non mi risulta che ci sia bisogno di stare spalmati a mò di sottiletta su un panino per farlo. >>
Stefano sbuffò sonoramente.
<< Hai finito con le scenate di gelosia senza senso ?? >> gli domandò scocciato incrociando le braccia al petto.
<< Piantala idiota, non sai di cosa stai parlando >> sbottò il ragazzo di fronte a lui posando poi il suo sguardo su di me.
Incapace di dire qualcosa me ne stavo ferma con qualche lacrima che continuava a scendermi, ma alla quale non facevo caso, mentre percepivo la tensione nascente tra i due.
Tutto a causa mia: avrei voluto sparire.
<< Qui l’unico che non lo sa sei tu, quindi non venire a rompere me che al contrario sono piuttosto cosciente di ciò che provo >> e no, non mi ero immaginata tutto: Stefano l’aveva detto davvero, davanti agli occhi increduli di Fra’ e quelli fuori dalle orbite della sottoscritta.
Dopo un primo momento di sgomento Francesco si riprese e domandò divertito << E sentiamo, che cosa proveresti ?? >>
Stefano sorrise sarcastico come se non aspettasse altro, per poi rispondere in una maniera tanto sicura e pungente che non gli si addiceva affatto, quasi cercasse di ferire il suo migliore amico con quella frase fin troppo sincera.
<< Sono innamorato di lei >>

 
Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !!! Stavolta non ci ho messo tanto ad aggiornare, spero che questo vi faccia piacere.
Allora … il capitolo non è molto pieno di avvenimenti, ad eccezione dell’ultima parte che mi sembra abbastanza scoppiettante.
Stefano ha detto a Francesco che è innamorato di Noe … come reagirà lui ??
E cosa succederà nel prossimo capitolo al pranzo di Natale tra le famiglie e poi al saggio ??
Che ne pensate del rapporto che Noe ha con Fra’ e con Ste’ ??
Aspetto le vostre recensioni, vedrò d’aggiornare il prima possibile.
Un bacino <3
PS : Mi chiedevo se vi andasse di leggere una nuova long romantica che ho pubblicato (per ora solo il primo capitolo) si chiama A Ritmo Di Pugni E Baci, potete trovarla nel mio account, così come una poesia che si intitola Come Fuochi D’Artificio.
Grazie in anticipo :D
xoxo

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Capitolo 18
*** Regalo Mio Più Grande ***


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Capitolo 17 : Regalo Mio Più Grande

La luna rischiarava il cielo con un bagliore argenteo più che spettacolare.
E il mio sorriso risplendeva quasi quanto le stelle che l’avvolgevano, illuminando la notte di gioia.
Adoravo sentirmi in quel modo, era da tanto che non provavo davvero felicità, tanto che non mi sentivo realmente leggera e libera.
E nonostante tutti i problemi che in quel periodo mi stessero schiacciando, ciò che provavo aveva la meglio, e in un attimo sparivano tutti: mia madre, Ste’, Hill …
Ad un tratto, come per magia, tutti i ricordi di quella magnifica giornata presero ad invadere la mia mente, e ritornai di colpo a quella mattina.
 

23 Dicembre 2012, ore 12:30

<< Noe sei pronta ?? >> strillò mio padre dalla cucina, mentre io ero giustamente ancora sotto il mio caldissimo piumone.
<< S.s…si >> mormorai appena stiracchiandomi leggermente.
La mia voglia di andare a quello stupido pranzo di Natale era realmente pari allo zero, se non meno.
Ma purtroppo per me, sarebbero stati presenti tutti i miei professori, e tanto valeva accattivarsi il nemico.
Quindi di malavoglia mi avviai verso l’armadio spalancandolo brutalmente.
Un vestitino grigio di lana, corto fino a metà coscia e a collo alto, stretto e abbinato ad un paio di stivali di camoscio faceva proprio al caso mio.
Lasciai i capelli ricci e mi truccai leggermente giusto per evidenziare gli occhi e le labbra.
Era circa l’una e trenta quando io e mio padre finalmente uscimmo da casa nostra avviandoci verso un ristorante del centro di Torino scelto dai genitori di Dodo per festeggiare.
<< Allora papà, ripetiamo ancora una volta le cose da non dire assolutamente >> cominciai mentre sedevo comodamente al sedile del passeggero.
<< Numero 1 >> esclamai, ma lui fu più veloce di me.
<< Non raccontare aneddoti su quando eri piccola o delle cose che facevi da ragazzina >> ripetè scocciato.
<< Perfetto. Numero 2 >> accompagnai le parole con un leggero sorriso.
<< Non chiedere a nessuno dei presenti di come vai a scuola, come ti comporti e cose simili. >> continuò facendomi scoppiare a ridere per il suo tono da registratore.
<< Ancora un po’ dai >> lo presi in giro << Numero 3 >>
Alzò le mani al cielo implorante prima di recitare la regola << Non domandare a nessuno dei presenti se hai un fidanzato o roba del genere >>
Si voltò verso di me con un sopracciglio sollevato << Ma tu non ce l’hai, vero ???  >>
Sorrisi divertita << No papà, te l’ho detto milioni di volte !! >>
<< E allora quel ragazzo, Stefano, che sta sempre a casa nostra ?? >> chiese geloso marcando molto il nome del ragazzo.
<< Siamo solo amici >> dissi seria, ma senza esserne più di tanto convinta.
Stavo per immergermi nei miei pensieri contorti su di lui, quando continuai il nostro elenco per distrarmi << Numero 4 e ultima >>
Papà mi strinse la mano prima di mormorare << Non parlare della mamma >>
E fu la nostra ultima parola fino a quando scendemmo dall’auto.
Pronunciare anche solo il suo nome era letale per entrambi, lo sapevamo fin troppo bene.
Così preferimmo tacere, anzicchè mostrare il nostro dolore e parlarne, stemmo in silenzio come se nulla fosse.
Perché sapevo di aver preso da mio padre quell’innaturale senso di volersi mostrare forte quando in realtà non era così, il non lasciare che nessuno, neppure tu stesso, conoscesse la tua debolezza e fragilità.
Immersa nei miei pensieri scorsi da lontano una chioma riccia che avrei riconosciuto tra mille: avvolta nel suo vestito lungo blu marino, Micaela chiacchierava con un uomo e una donna che dovevano essere i suoi genitori.
Più in la una coppia altissima e magra dall’aria intellettuale se ne stava appoggiata ad un muro di fronte ad una ragazza che non poteva essere più elegante.
Vestito al ginocchio rosso, cappotto leggero nero abbinato alle scarpe del medesimo colore, perfettamente in posizione eretta e con i capelli che sembravano finti per quanto erano lisci e marroni.
Hilary era magnifica, e accanto a lei un’altra ragazza, probabilmente della sua classe, capelli neri non molto lunghi e fisico nella norma.
<< Sei pronta ?? >> sorrise mio padre aprendomi la portiera, ed io in tutta risposta sorrisi tentando di apparire raggiante.
Ci avviammo verso l’ingresso, dove Mic e Hill vennero subito ad abbracciarmi, seguite dalla ragazza che non conoscevo e che stava poco prima accanto a ques’ultima.
La guardai stranita e subito si presentò << Sono Luce, classe di Hill e Dav, credo che tu ce li abbia fin troppo presenti. >>
<< Già … >> mormorai.
Non bastava tener presente che avessi ben due ragazzi in sospeso, adesso ci si metteva anche Davide Fenice.
 << Io sono Noe >>
<< Noemi Guardia, fiorentina, 16 anni, adori il rosa, odi Torino, canti in maniera meravigliosa, ostile nei confronti del calcio, la tua canzone preferita è Se provi a volare di Luca Dirisio, ma il tuo cantante preferito è assolutamente Tiziano Ferro e … >> elencò tante di quelle cose su di me che era praticamente impossibile sapesse.
<< Hey ferma un attimo !! >> esclamai scossa << Come diavolo sai tutte queste cose ?? >>
<<  Ma che domande !! In tutta la scuola non si parla d’altro che di te !! >> rise ovvia.
<< Che cosa ?? >> ero letteralmente sbigottita: nemmeno due mesi al Carlo Botta ed ero una celebrità ??
<< Certo !!! Sei o non sei la ragazza di Francesco Livelli ?? >> domandò stupita al massimo.
Mi morsi il labbro inferiore divertita, quando una voce dalle mie spalle mi fece sobbalzare.
<< Chi sta con chi ?? >>
Inutile dire quanto fosse stupendo quel giorno: indossava il solito jeans stretto e scuro, ma sopra portava una camicia attillata bianca, i capelli scompigliati come sempre e un sorriso mozzafiato stampato sulle labbra.
<< Tu e Noe >> rise Mic guardandomi divertita.
<< Chi è che sta con Noe ?? >> un’altra voce maschile si fece strada nelle mie orecchie.
Mi voltai e gli occhi azzurri di Ste’ mi incatenarono in un attimo: vestito come Fra’, ma dalla bellezza più delicata, meno irruente.
<< Ste’ !!!!! >> squittì Hill correndo ad abbracciarlo mentre io ne approfittavo per sgusciare via dal quella conversazione assurda e avvicinarmi a mio padre.
Lo trovai però in buona compagnia: era una donna sulla quarantina dai capelli marroni lunghi e gli occhi color cioccolato.
Perfetto, adesso ci mancava solo che la madre di Fra’ e mio padre diventassero amici e ne avrei davvero passate tutte nella mia vita.
<< Noe tesoro !!! >> esclamò con fin troppa enfasi Claudia abbracciandomi di slancio.
Ricambiai il gesto con un po’ di vergogna, sperando vivamente che la donna non accennasse al fidanzamento tra me e Fra’ di cui era al corrente, ma il quale naturalmente non stava né in cielo né in terra.
<< Vi conoscete ?? >> domandò mio padre incuriosito.
<< Ma certo che si !!! Lei e mio figlio sono fidanzati, non lo sapevi ??? >> e il mondo mi crollò addosso.
Mio padre mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite, mentre io pregavo in tutte le lingue da me conosciute che non credesse a quella stupidaggine.
<< Ah … >> mormorò invece lui sconfitto << E dov’è tuo figlio adesso ?? >>
Le dita di una mano s’intrecciarono con le mie, e sussultai a quel contatto consapevole già di chi si trattasse.
<< Eccomi signor Guardia >> Fra’ sorrise stringendo la mano a mio padre che s’irrigidì di colpo << Sono Francesco >>
Come riuscisse sempre ad essere nel posto giusto al momento giusto rimaneva un mistero.
<< Noe non mi aveva detto di avere un fidanzato … >> bofonchiò contrariato l’uomo di fronte a noi.
<< Beh, diciamo che abbiamo ufficializzato da poco >> sorrise lui passandomi un braccio dietro le spalle e stringendomi.
Ancora un’altra mossa e mio padre gli avrebbe spezzato in due quel bellissimo braccio.
O forse non sarebbe stato lui …
<< Signor Guardia >> esclamò Stefano parandosi di fronte a noi e   abbracciando mio padre affettuosamente.
<< Ciao Ste’, sei qui con i tuoi genitori ?? >> gli domandò questo come se fossero vecchi amici.
Fra’ strinse la presa su di me fulminando con lo sguardo il suo migliore amico, se ancora lo si poteva definire tale.
La tensione tra i due era palpabile.
<< Certo signore, anzi mi farebbe molto piacere farglieli conoscere se gli va >> sorrise lui guardando verso di me.
<< Perfetto, sarò lieto si sedermi accanto a loro >> e si concluse fortunatamente in questo modo la stupenda conversazione a cui stavo assistendo, tutto merito del preside che ci invitò ad entrare e a prendere posto.
La sala era immensa, un tavolo lunghissimo con sedie dispostoe attorno ad esso, tutto perfettamente apparecchiato e con tanto di antipasto già servito.
Mi accomodai tra Micaela e Dodo, mentre di fronte a me era seduta Hill e  accanto a lei da un lato Ste’ e dall’altro Fra’.
Giò – che per mia sfortuna era arrivato – e Luce erano vicini a noi ma fuori dal mio campo visivo e ,non si sa come, sembrava stranamente che andassero d’accordo.
<< Hey Noe, hai portato l’Ipod per ripassare la canzone ?? >> mi domandò ad un tratto Dodo sorridendo.
<< L’Ipod !! >> imprecai << L’ho scordato in macchina, un secondo che vado a prenderlo >>
Mi alzai di scatto e, dopo aver chiesto le chiavi a mio padre, mi avviai verso l’uscita del ristorante.
Stavo per aprire la portiera quando dei passi dietro di me mi fecero sobbalzare.
Mi voltai di scatto ritrovandomi davanti Fra’ intento a contemplare il marciapiedi.
<< Che ci fai qui ?? >> gli chiesi.
<< Sono venuto a fumare >> rispose semplicemente, mentendo.
<< Tu non fumi, idiota !! >> risi divertita voltandomi di nuovo verso la macchina.
Sentii le sua braccia cingermi i fianchi da dietro possessivamente, e le sue labbra lasciare un leggero bacio sul mio collo.
<< Odio l’idea che Ste’ possa anche solo avvicinarsi a te >> mormorò sincero continuando a stringermi.
<< Avete litigato ?? >> chiesi ovvia intrecciando le mie dita con le sue, ferme sul mio ventre.
<< Si >> semplice e conciso come sempre.
<< Mi dispiace >> ed era vero: aver messo contro due migliori amici dai tempi dell’asilo non poteva non farmi sentire un mostro.
<< A me no >> disse arrabbiato come non l’avevo mai visto << Tu sei mia e se non lo capisce sono problemi suoi >>
Era talmente possessivo che era piuttosto ovvio constatare quanto s’impegnasse per non sottolinearlo ogni secondo.
<< Devo darti una cosa >> mormorò estraendo qualcosa dalla tasca, per poi avvicinare le mani al mio collo e sfiorarlo lentamente.
Una collana in oro con un ciondolo a forma di cuore.
Lo presi tra le mani e avvicinandolo agli occhi riuscii a leggere l’iscrizione su di esso “Qualche stella sta lì per noi “.
Una frase della mia canzone preferita, non sapevo come avesse fatto a conoscerla, ma ero totalmente senza parole.
Mi voltai a guardarlo negli occhi e gli sorrisi raggiante.
<< Ti piace ?? >> mi chiese abbracciandomi dolcemente.
<< è magnifico. >> portai le braccia ai lati del suo collo stringendolo << Ma … perché ?? >>
Ed era davvero assurdo, ma non riuscivo a comprendere il perché prima mi dicesse che ero importante per lui, poi mi trattasse malissimo, e infine se ne uscisse con un regalo del genere.
<< Stefano mi ha detto che sono l’unico a non sapere quello che prova, così ho deciso di fare ciò che sento >> portò una mano al lato del mio viso accarezzandomi la guancia.
<< E cosa senti ?? >> mormorai stranita e desiderosa di conoscere la risposta a quella domanda.
<< Che da quando sei entrata nella mia vita vivo esclusivamente in tua funzione >>
E mi baciò, ma non un bacio di quelli passionali e carichi di desiderio, era un bacio dato con amore, per la prima volta sentivo che era emotivamente coinvolto quanto me, che il suo non era semplicemente il bisogno di un corpo da baciare, ma che qualcosa in fondo lo sentiva davvero.
E mi baciava stringendomi forte a lui, una mano sul mio fianco e l’altra sulla mia gota, dolce come mai l’avevo visto.
Ad ogni secondo i miei sentimenti crescevano sempre di più, ma a differenza di sempre, non erano gli unici, il mio cuore non era solo a battere insistentemente contro il petto.
Anche lui provava qualcosa di concreto, ne ero certa.


Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !! Allora, prima di tutto ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo o lo ha soltanto letto.
Adesso passiamo a questo.
È entrata in scena Luce, la ragazza interpretata da Selena Gomez che vedete in copertina, e che come avete visto è totalmente fanatica di Noe.
Il padre di Noe è venuto a sapere del fidanzamento tra lei e Fra’ (che è ovviamente finto) e infine il ciondolo con il cuore che lui le ha regalato, le parole che le ha detto, e per ultimo quel bacio carico “d’amore”.
Spero che tutte mi lasciate una recensione per sapere cosa ne pensate.
Un bacino <3
xoxo

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Capitolo 19
*** Vigilia Di Natale ***


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Capitolo 18 : Vigilia Di Natale

Amavo il Natale da quando ero piccola.
Le luci, i festoni, l’albero pieno zeppo di luci, i regali, i pranzi in famiglia, tutte cose che mi trasmettevano una pace ed una gioia incolmabile ogni volta.
E amavo guardare come il mondo sembrava fermarsi per un giorno mettendo da parte i problemi e le incomprensioni, come anche i più cattivi diventassero buoni, e tutta la città si colorava magicamente di bianco.
Mio padre diceva sempre che il giorno di Natale era quanto di più spettacolare potesse esserci, perché riusciva a farti intravedere la speranza di un mondo migliore, e a farti credere almeno per un po’ che quel tuo sogno si sarebbe realizzato.
Ed io ci avevo sempre creduto.
Il Natale avrebbe cambiato tutti noi e avrebbe fatto anche della persona più triste, la felicità personificata.
Ma purtroppo tutto cade miseramente quando gli anni passano.
È un po’ come credere a Babbo Natale: ti rende la persona più felice della terra al momento, ma quando capisci la bugia ti senti delusa fin troppo nel profondo.
Ed io avevo smesso di credere nella magia del Natale da quando mia madre se n’era andata, cosa piuttosto inevitabile.
Ormai non pensavo più che quel magico giorno avrebbe reso tutto migliore, perché sapevo che per quanto fosse potente non bastasse.
Ci voleva qualcosa in più per rendermi felice, e mio malgrado era impossibile da ottenere.
Perché tornare indietro nel tempo è impossibile, e per quanto ci si possa credere, la fantasia non rende mai giustizia al ricordo.
Quindi tanto valeva accontentarsi, anche perché quel 24 di Dicembre avevo qualcosa per cui gioire.
Non avevo mia madre, ma forse c’era una persona finalmente pronta a stanziarsi nel mio cuore.
Beh, diciamo pure che c’era già da un po’ di tempo dentro di me, ma scoprire che lo volesse era tutta un’altra cosa.
Strinsi forte il ciondolo a forma di cuore che mi aveva regalato il giorno prima, ricordando cosa era successo dopo quel meraviglioso bacio.
 
<< Sembra che il Natale ti faccia bene !! >> esclamai divertita stringendolo forte a me.
La scusa del sentire freddo si presentò come  sempre la migliore.
<< Tu mi fai bene >> disse lui baciandomi delicatamente tra i capelli.
Risi divertita guardandolo poi negli occhi.
<< Sicuro di non essere un clone di Fra’ ?? >> domandai sbalordita da quel suo essere meraviglioso all’improvviso.
Sorrise divertito mandandomi letteralmente in estasi.
<< Mi sento piuttosto dolce oggi >> mormorò avvicinandosi poi alla mia fronte e lasciandoci un bacio.
<< Sarà merito della torta al cioccolato della madre di Hill >> constatai ad alta voce facendolo ridere.
Una risata talmente cristallina che riusciva ad abbracciarmi il cuore.
Portò una mano sulla mia guancia accarezzandola lentamente.
<< E tu come fai ad essere più bella di giorno in giorno ?? >> arricciò le labbra come un bambino divertito, intrecciando le dita della sua mano con la mia dolcemente.
<< Scemo >> più che un’offesa sembrava tanto un complimento ben sussurrato, tanto sentito che lo fece sorridere.
<< Rimarrei qui con te per ore se potessi >> mi lasciò un bacio a fior di labbra  facendomi chiudere gli occhi per assaporare meglio anche quel semplice contatto.
<< Chi dice che non puoi ?? >> sorrisi unendo le nostre labbra nuovamente, ma stavolta approfondendo il contatto e sentendomi finalmente  completa.
 
Sorrisi nuovamente ripensando a quel momento, mentre il mio cellulare squillava bellamente sul letto.
Mi avvicinai a prenderlo e fui sollevata dal vedere che non era il numero di Ste’, di Hill o peggio, di mia madre.
<< Pronto ?? Sono Noe e sono molto impegnata, chiunque tu sia sbrigati a parlare >> risposi annoiata.
Dopotutto era vero: tra un’ora ci sarebbe stato il saggio di Natale che tanto aspettavo e non avevo la minima idea su cosa indossare.
<< Simpatica come sempre, non c’è che dire !! >> esclamò divertita Micaela.
<< Ovviamente !!! Come mai mi hai chiamato ?? >> sorrisi aprendo l’armadio e ponendomi di fronte ad esso.
<< Per chiederti cosa è successo ieri visto che sorridevi come un’ebete mentre dieci minuti prima sembrava fossi uscita da un cimitero, e sapere cosa indosserai allo spettacolo >> rispose concisa e sincera come sempre.
<< Allora … non ho idea di cosa indosserò >> esclamai semplicemente, tralasciando le altre due domande a cui avrebbe sicuramente preteso una risposta.
<< E ?? >> mi chiese infatti, fin troppo curiosa.
Sapevo che raccontarlo a qualcuno sarebbe stato ammetterlo finalmente a me stessa, ma sapevo anche che avevo bisogno di un parere che non fosse soltanto quello della mia coscienza.
Così mi aprii con lei che più di chiunque altra consideravo la mia migliore amica.
<< Stefano è innamorato di me >> buttai giù seria facendola zittire di colpo.
<< Che cosa ?? >> domandò sbalordita almeno quanto me quando l’avevo saputo.
<< Non ho idea di come sia potuto succedere, ma si è innamorato di me, l’ha detto davanti a Fra’, hanno litigato ed io mi sento talmente colpevole … >> spiegai fermando per poco le lacrime che spingevano per scendere.
Mic all’inizio non parlò, per poi uscirsene con un dolcissimo, ma per niente confortevole << Non è colpa tua >>
Sbuffai stanca di quella frase.
Si, era dannatamente, immensamente e problematicamente colpa mia, perché continuare a sostenere il contrario ??
<< Noe ascoltami bene >> strillò arrabbiata << Non hai colpe se sei meravigliosa, sia esteticamente che come persona, se nemmeno lui è riuscito a resistere a quella luce che hai negli occhi e che attira tutti, nessuno escluso.
E Hill se ne farà una ragione se è una stecca e se a lui non piace, e Fra’ dovrà svegliarsi finalmente e scendere dagli allori, perché non sarà più il solo ad occupare il tuo cuore. >>
Adoravo Micaela perché era la ragazza più dolce che conoscessi, ma allo stesso tempo quella che si scaldava con più facilità e che era la prima a ricorrere anche alle offese, se necessario.
<< Grazie >>  mormorai semplicemente prima di chiudere la conversazione e concentrarmi sulla scelta degli abiti.
Optai per un paio di scarpe con il tacco nere, un tubino dello stesso colore e una borsa coordinata, senza togliere ovviamente la mia splendida collanina d’oro.
Mi truccai velocemente e allisciai i capelli con la piastra prima di dirigermi verso l’ingresso, dove mio padre mi aspettava perfettamente in giacca e cravatta con l’aria sorridente.
<< Come mai così gioioso, Pa’ ?? >> domandai stranita alzando un sopracciglio.
<< Sai Noe, ieri al pranzo ho avuto modo di conoscere molti genitori >> spiegò brevemente << Ed è bello sapere che c’è un modo per ricominciare >>
Sorrisi in silenzio.
Perché tra di noi non c’era bisogno di parole, bastava che gli sorridessi e che lui lo facesse con me: c’eravamo detti tutti con un semplice gesto.

***

<< Bene, e adesso chiamiamo a rappresentare la 3 A …  Janette e Mario !!! >> esclamò la preside facendo entrare i due ragazzi sul palco che sorridevano sornioni.
Io e i miei amici eravamo dietro le quinte seduti su qualche seggiola di legno mal conciata, quando la mia mente recepì il messaggio.
<< Terza A … dopo tocca a noi, diavolo !!! >> strillai in preda al panico, balzando in piedi di colpo.
<< Calmati Noe !! >> m’intimò Mic prima di afferrare il braccio di Hill e trascinarla lontano << Andiamo a prenderti un bicchiere d’acqua fresca !! >>
Le due ragazze si avviarono lungo un corridoio stretto, mentre Dodo, Ste’ e Giò andavano a prendere i microfoni e a consegnare il cd con la base.
Io continuavo a imprecare contro chiunque mi venisse in mente, quando ad un tratto Fra’ mi strinse le mani costringendomi a guardarlo.
<< Vuoi smetterla ?? >> domandò scocciato per poi aggiungere << Canti divinamente, sei bellissima e questo vestito ti rende talmente sexy che anche se andassi sul palco e stessi immobile ti applaudirebbero lo stesso !! >>
Risi leggermente, senza però far diminuire minimamente l’ansia che provavo.
<< Ho paura >> mormorai buttando le braccia al suo collo e stringendolo forte a me.
<< Non ne hai motivo, piccola >> mi accarezzò la schiena dolcemente sussurrando al mio orecchio.
<< Vorrei che venissi con me >>  talmente presa dalla paura da lasciarmi uscire anche le frasi più sdolcinate, mentre ispiravo a pieni polmoni il suo profumo.
<< Ci sarò >> sorrise per poi togliersi la sciarpa che portava al collo e avvolgermela intorno al collo.
Sorrisi sorniona guardandolo imbarazzata, mentre la sistemava accuratamente.
<< Ti sta d’incanto >> esclamò ironico.
Una sciarpa sportiva grigia e blu su un tubino nero era quanto di più ridicolo ci fosse, ma mi faceva stare talmente bene, faceva alleviare le mie paure così tanto, che ai miei occhi era l’abbinamento migliore del mondo.
Avvicinai le mie labbra alle sue cercando subito un approfondimento di quel semplice bacio a stampo che non esitò a darmi.
Le nostre lingue si cercarono e sorrisi sulle sue labbra quando finalmente riuscirono ad incontrarsi.
Poggiò le sue mani sui miei fianchi mentre sentivo il mio cuore uscire letteralmente dal petto per unirsi al suo.
<< Hm. Hm. >> un finto colpo di tosse ci fece allontanare velocemente, e non so quanto autocontrollo mi ci volle per non prendere a calci Giorgio in quel momento.
<< A quanto pare facciamo passi avanti … >> mormorò l’idiota ricevendo uno sguardo omicida da me e dal ragazzo al mio fianco.
<< Ci siamo Noe, la canzone è finita !! >> esclamò Dodo cercando di sembrare più calmo possibile, quando era più che palese che non lo fosse.
Hill e Mic arrivarono nemmeno un minuto dopo con il bicchiere d’acqua che mi avevano promesso, seguite da Ste’ che – mi doleva ammetterlo – quella sera era più bello del solito, vestito con la camicia elegante e un jeans scuro stretto.
<< Perché hai quella sciarpa ?? >> mi domandò confuso guardando prima me, poi Fra’.
<< Avevo mal di gola e me l’ha prestata >> risposi semplicemente prendendo poi la mano a Dodo e avviandomi con lui verso le quinte.
<< E adesso, a rappresentare la 3 B … Noemi ed Edoardo !! >> esclamò la preside entusiasta facendoci entrare in scena.
C’era tantissima gente seduta di fronte a noi, mentre impacciati prendevamo posto al centro del palco sorridendo in imbarazzo.
Le note della canzone partirono ed io afferrai il microfono poco convinta cercando lo sguardo di mio padre tra tutti quelli che incontravo.
E lo trovai, consapevole del fatto che ci sarebbe sempre stato.
<< Possiamo fare finta che gli aeroplani nel cielo notturno siano stelle cadenti,
possiamo esprimere un desiderio proprio adesso, proprio adesso.
Possiamo fare finta che gli aeroplani nel cielo notturno siano stelle cadenti,
possiamo esprimere un desiderio proprio adesso, proprio adesso, proprio adesso. >>

Sorrisi prendendo sempre più coraggio man mano che Dodo reppava, così quando arrivò di nuovo il mio turno non ebbi per nulla timore ad alzare la voce per farmi sentire.
Forse era quella sciarpa in unione a quella stupenda collana ad avere un potere sovrannaturale su di me.

***

<< Avete cantato davvero benissimo ragazzi !! >> esclamò Mic contenta mentre camminava abbracciata a Dodo per le vie del centro di Torino.
Io dietro di lei osservavo la scena divertita: l’eccitazione dei tantissimi applausi ricevuti doveva aver fatto dimenticare a Dodo che quella ragazza era la stessa psicopatica che in classe lo squadrava in modo preoccupante.
Mancava poco alla mezza notte, ed io e i miei amici avevamo deciso di prendere qualcosa insieme in un pub dopo lo spettacolo di Natale.
Mio padre era andato a casa a preparare le valigie per il giorno dopo, mentre io mi ritrovavo stretta nel mio cappotto nero a patire il freddo della mia amata Torino notturna.
Stefano e Giorgio erano davanti alla fila, Mic e Dodo dietro di loro seguiti da Hill e Luce, mentre io stavo alla fine e accanto a me Fra’.
<< Allora dove andrai a passare il Natale ?? >> mi domandò giusto per fare conversazione.
<< Sarò dai miei zii e nonni a Firenze fino al 30, torno in città per il capodanno >> spiegai brevemente.
<< La tua amata Firenze >> mormorò sorridendo.
<< Eh già … >> ero leggermente in imbarazzo, non potevo nasconderlo << Tu invece dove andrai ??? >>
<< A Milano da alcuni miei parenti, probabilmente ci sarà anche mio padre >> e non riuscì a non sfoggiare un leggero sorriso al nominarlo.
Si vedeva quanto gli mancasse, da una parte era meglio sapere che non gli importava nulla di te e non vederlo, piuttosto che sapere quanto ti amasse ma non poterlo avere accanto.
<< A capodanno ci vediamo tutti quanti, no ?? >> domandai abbassando lo sguardo incapace di sostenere il suo.
<< Si, dobbiamo solo scegliere il locale >> rispose.
Era così strano parlare con lui che facevo fatica a non sentirmi fuori posto, eppure adoravo quella situazione.
<< Magari poi mi chiami, così mi racconti come va >> mormorò impacciato facendomi ridere sotto i baffi.
Se fosse stato per me l’avrei chiamato ogni santo secondo, e sentirgli dire che l’avrebbe voluto mi aveva davvero resa felice.
<< Certo >> esclamai accorgendomi solo in quel momento che i nostri amici erano entrati nel pub lasciandoci da soli.
Guardai l’orologio sul suo polso: 23 e 58, solo due minuti e sarebbe stato Natale, avevo meno di due minuti per dirgli ciò che sentivo.
Mi ero ripromessa che quella notte ce l’avrei fatta, e così sarebbe stato.
<< Devo dirti una cosa >> esclamai sicura prendendogli una mano.
<< Anch’io >>

 
Piccolo Angolo Di Luce
Hola !! Spero che il capitolo vi sia piaciuto,
ci ho messo una giornata intera per scriverlo.
Vi lascio qui in basso le foto di due ragazzi fighissimi,
che mi ha inviato Aly e che sono la sua visione di Fra’.
Fatemi sapere che ne pensate,
ed inviatemi anche voi foto dei personaggi se vi va.
Un grazie a tutti, aspetto le recensioni.
Un bacino <3
xoxo

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Capitolo 20
*** Pronto ?? Sei La Mia Migliore Amica ***


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Capitolo 1

Pronto ?? Sei La Mia Migliore Amica


<< Pronto Noe, sono io !! >> strillò una voce dall’altra parte.
<< Mic tesoro !!!! >> squittì peggio di una gallina mettendomi a saltare come una stupida in mezzo alla stanza.
Ok, potevo sembrare una pazza, ma vi assicuro che non ero, o almeno non del tutto.
Fatto sta che, essendo il 31 di Dicembre e non vedendo né sentendo la mia amica dalla sera del saggio, ascoltare il suono della sua voce mi aveva rallegrato letteralmente.
<< Allora, sei pronta ?? Dodo mi ha inviato un messaggio e dice che tra un’ora viene a prendermi !! >> esclamò eccitata.
La famosa notte di Capodanno che avremmo dovuto passare tutti insieme stava prendendo forma, mentre io ero ancora in accappatoio e turbante stile Aladino.
<< Ma certo !!! >> sorrisi << E quindi tu e Dodo … ?? >> allusi maliziosa.
<< Non vorrei trarre conclusioni affrettate, ma … >> esordì emozionata << La sera dopo il saggio mi ha baciata !!! >>
E strillammo all’unisono mentre probabilmente mio padre sconcertato si domandava come sua figlia potesse avere un’ugola del genere.
<< Poi il 28 siamo andati insieme a pranzare a casa di Ste’ e ci siamo baciati di nuovo !! >>
Un altro strillo, ma stavolta solo da parte sua.
Perché a sentire quel nome un groppo mi si fermò in gola raffreddandomi del tutto.
<< Hey Noe, ci sei ?? >> mi domandò la mia amica non udendo più il suono della mia voce.
<< Si … >> mormorai poco convinta.
<< Cosa è successo con Ste’ ?? >> mi chiese allora riuscendo, non so come, a capirmi senza che le avessi accennato nulla.
Così cominciai a raccontarle.

La sera dopo il saggio,
circa due minuti prima della mezzanotte

 
<< Devo dirti una cosa >>
<< Anch’io >>
L’ansia che man mano saliva fondendosi con l’imbarazzo, ma allo stesso tempo l’eccitazione e il sentirmi finalmente pronta a compiere quel passo.
Dirgli che lo amavo mi avrebbe liberato da un grosso peso, ma soprattutto mi avrebbe fatto capire finalmente se tra noi poteva esserci o no qualcosa, tutto grazie al suo sguardo e alla sua risposta.
E se mi avesse detto “Anch’io”, e se mi avesse baciato o sorriso, allora quei mesi passati a viverlo sarebbero davvero serviti a qualcosa, e tutte le lacrime versate non sarebbero state sprecate.
Allora sarei stata felice come sognavo e meritavo, con lui che da fin tropo tempo era centro della mia vita e dei miei pensieri.
Ma se si fosse allontanato, se mi avesse detto che ciò che provava era solo amicizia nei miei confronti, e che gli dispiaceva di avermi illusa fino a quel momento ??
O se fosse scoppiato a ridere ammettendo di avermi soltanto preso in giro ??
Allora sarei morta sul colpo.
E non è vero che ci si può sempre rialzare, dopo quello davvero non ce l’avrei più fatta.
Allungò la sua mano a toccare la mia e per un secondo mi sentii più sicura.
Mancava un minuto a Natale: potevo, dovevo farcela.
<< Fra’ io … >> tentai, quando una voce fin troppo familiare m’interruppe.
<< Dovete entrare, stanno per tagliare il dolce di Natale >> meccanicamente Stefano ripetè quelle parole, mentre lo sguardo di Fra’ lo fulminava letteralmente e il mio si posava verso le mie bellissime scarpe con il tacco alto.
Il moro entrò subito ed io feci per seguirlo, quando il mio migliore amico – se potevo definirlo così – mi bloccò di colpo.
<< Sei ancora innamorata di lui ?? >> mi domandò a metà tra la tristezza e la delusione.
<< Si, lo sai >> risposi più brusca di quanto avrei voluto.
Abbassò lo sguardo di colpo per poi puntarlo nuovamente nel mio ed esclamare serio e convinto come non mi sarei aspettata potesse essere << Te lo chiederò adesso e mai più, quindi rispondimi sinceramente, ti prego >>
Annuii.
<< Tu ami Fra’, ma io non ti sono per nulla indifferente … ho ragione ?? >> domandò speranzoso, mentre io venivo presa dalla confusione.
Se gli avessi detto di si, avrebbe probabilmente cominciato a girare diversi film con noi due da protagonisti nella sua mente; ma se gli avessi detto di no avrei mentito spudoratamente.
E si vedeva da come lo guardavo a labbra socchiuse imbarazzata, e da come sussultai appena poggiò una mano sulla mia spalla.
Non mi era indifferente, aveva centrato il punto.
Ma se glielo avessi confessato avrebbe potuto dirlo a Fra’ e rovinare quel poco di ancora incerto che c’era tra noi.
E  non potevo permettere che quel rapporto venisse sepolto ancor prima di concretarsi.
Così, anche se in maniera assolutamente falsa e stupida, mentii.
<< Sei soltanto un amico per me, non provo niente >> dichiarai abbassando lo sguardo, non capace di sostenere il suo.
Annuì deluso mordendosi il labbro.
<< Va bene. Ricordati però che quando lui si stancherà di te io ci sarò lo stesso. >> alzò il mio mento con due dita per poi esclamare << Ti aspetterò tutta la vita, se necessario >>
 
<< Woo !! Certo che è piuttosto convinto il ragazzo !! >> esclamò Mic sbalordita.
<< Già … >> biascicai stremata per quella situazione.
<< E con Fra’ vi siete sentiti ?? >> domandò poi facendomi sorridere di colpo, come se non ci fosse mai stato un prima.
<< In realtà si … >>
 

25 Dicembre, ore 6:30 del mattino

Dormivo bellamente nel mio caldo lettuccio, sognando chissà cosa, quando ad un tratto il vibrare del mio cellulare appoggiato sul comodino mi fece sobbalzare.
La notte prima ero rientrata piuttosto tardi, e nemmeno due ore che sarei partita con mio padre – finalmente !! – per Firenze.
Mi chiesi chi potesse essere a quell’ora, ma sinceramente non m’importava: chiunque non avrebbe scampato una bella sfuriata tipica di prima mattina.
<< Pronto, chi cavolo è che a quest’ora non ha niente di meglio da fare che disturbare i miei sogni ?? >> sbottai infuriata.
<< Ahah e io che stavo per dirti “buongiorno principessa !! è sempre un piacere ascoltare la tua soave voce !! “ >> rise divertito Francesco dall’altra parte.
Che. Grandissima. Figura. Del. Cavolo.
Questa non se la sarebbe mai dimenticata: era da segnare sul libro di “Cose da non dire assolutamente al ragazzo che ti piace“.
<< Fra’ !! Come mai mi hai chiamato a quest’ora ?? >> domandai cercando di abbandonare il tono da Strega Cattiva e prendere piuttosto quello da Fatina Dei Boschi.
<< Volevo essere il primo ad augurarti buon natale >> esclamò dolce.
Ed io mi sciolsi.
 

27 Dicembre, pomeriggio

<< Hai perso !! Hai perso !! >> strillava contento mio cugino undicenne, Marco, puntandomi un dito contro vittorioso.
<< Si ho perso !! non è colpa mia se non sono abituata a fare a palle di neve !! >> ammisi stanca buttandomi a peso morto sul divano.
Eravamo tutti lì, o meglio, quasi tutti.
I miei nonni, i miei zii, i miei cugini, io e mio padre.
L’unica che non c’era era lei, ma dopotutto ci stavo facendo l’abitudine a non averla più accanto.
E una volta superato lo shock iniziale, il dolore cominciava man mano a diminuire sempre di più.
Non avevo dimenticato mia madre, ma semplicemente tutta l’allegria e la felicità che si respiravano in quella casa mi stavano aiutando a scacciare dalla mente il chiodo fisso della sua mancanza.
E non c’era nulla di male nel tentare di riprendersi dopo un dolore tanto grande.
<< Noe, questo telefono è il tuo ?? >> mi domandò ad un tratto mia cugina Stefania  uscendo dalla cucina con il mio adorato telefono tra le mani.
<< Si Tef, perché ?? >> chiesi senza smuovermi dal mio comodo posticino accanto a zio Luca.
<< Sta vibrando da dieci minuti e c’è la foto di un figo della madonna sul display !! >> esclamò ad alta voce facendomi arrossire di colpo.
Balzai in piedi afferrando l’apparecchio: ci avrei pensato dopo a spiegare a tutti gli uomini presenti in quella casa che “il figo della madonna” che mi aveva chiamato era soltanto un compagno di classe, chiunque fosse stato.
Trucidai con lo sguardo mia cugina Tef, per poi dirigermi verso il piano di sopra accettando la chiamata.
<< Hey, come mai non rispondevi ?? >> sentire la voce di Fra’ mi fece dimenticare tutto l’imbarazzo provato in un attimo, come per magia.
<< Ero ad una battaglia di palle di neve con mio cugino >> risposi come una stupida cercando di apparire seria.
<< Roba forte insomma !! >> constatò facendomi ridere.
<< Non immagini quanto !! E a te come va ?? Tuo padre è arrivato ?? >> gli chiesi interessata.
<< Si, è qui da due giorni e non sai quanto sia stato bello rivederlo finalmente. Anche se non sembra gli sono davvero molto affezionato e averlo lontano per molti mesi è orribile >> mi disse serio, facendomi inevitabilmente pensare a quanto fosse essere dolce, anche nelle piccole cose.
<< Sai, ha visto la tua foto. >> m’informò ad un tratto << Dice che sei meravigliosa, e dopotutto come dargli torto >>
E il mio cuore cominciò a battere così forte che nemmeno il petto riuscì più a contenerlo.
 

30 Dicembre, ore 03:30

Era notte fonda e dalla finestra della camera dove dormivo con le mie cugine potevo vedere la luna illuminare con un bagliore argenteo la città di Firenze.
Mi sarebbe mancata tanto la notte dopo quando, affacciandomi o semplicemente sporgendomi dal letto, avrei visto soltanto una fredda e estranea Torino.
Non sapevo spiegare neppure a me stessa il rapporto così indissolubile che mi legava alla mia città natale, ma sapevo che mi sarei anche potuta trasferire in Kenia o a Stoccolma, e non sarebbe cambiato assolutamente.
Così, nonostante le ore passassero e io stessi ancora sveglia, cercavo di godermi l’atmosfera notturna della mia città, almeno per un’altra notte.
Ad un tratto un messaggio al cellulare mi fece sorridere.

Stavo pensando di chiamarti … sei sveglia ??

Sorrisi pensando a quanto Fra’ potesse essere assurdo a volte.

Si, ma se chiami si sveglieranno tutti pur di sentire ciò che dico ad un ragazzo a quest’ora della notte.
Quindi tanto vale scriverci …


Perfetto allora XD
Come mai ancora sveglia ???


Può sembrare da idiota, ma stavo cercando di memorizzare ogni piccolo particolare di Firenze nella mente, così che non mi mancherà quando domani partirò per tornare in città.
E tu invece ??


Non è affatto da idioti, anzi è fenomenale il rapporto che ti lega con la tua città … quasi foste una cosa sola.
Io pensavo a te, e che domani finalmente ci rivedremo.
Non vedo l’ora di baciarti …


Era possibile sentirsi mancare l’aria semplicemente per un messaggio ???
Si, lo era ed io ne ero la testimone.
 
<< Ma è fantastico tesoro !!! è innamorato di te, ne sono più che sicura !! >> strillò la mia migliore amica massacrando del tutto il mio orecchio.
<< Non lo so, Mic … ho paura di stare fraintendendo i suoi gesti … >> confessai a voce bassa.
<< Fraintendendo ?? E dimmi amore mio, cosa c’è da fraintendere in “sei meravigliosa, penso sempre a te e non vedo l’ora di baciarti ?? “ >>  urlò arrabbiata.
<< In realtà non ha detto proprio così … >> sussurrai.
<< Il senso è quello !! >> sbottò.
<< Sarà … comunque, stasera mi passate a prendere tu e Dodo ?? >> domandai sperando vivamente che non mi scannasse via telefono.
<< Ma anche no !! O vai con Fra’ o niente !! >> rispose infatti, scacciando tutte le mie preghiere.
<< Ma lui non mi ha detto niente !! Non posso mica autoinvitarmi !! >> tra le due era sempre una gara a chi urlava di più.
<< Ah no ?? Vai a controllare i messaggi ricevuti e poi mi fai sapere >> mi ordinò ed io eseguii non senza lamentarmi.
Ma in effetti – odiavo ammetterlo – aveva ragione lei.
Vengo a prenderti tra un’ora … Muoio dalla voglia di vederti.
 << Ah !!!!! >> urlai di gioia afferrando nuovamente il telefono.
<< Mic !! Mic !! Mic !! Mi ha scritto !! >> le comunicai squittendo peggio di Hill quando Ste’ era nelle vicinanze.
<< Vedi ?? Che ti avevo detto io ?? Era semplicemente ovvio !!! >> constatò contenta.
<< E adesso a prepararci tesoro !! Questa è la nostra notte !! >>

***

Mi guardai un ultima volta allo specchio mentre il mio cellulare vibrava: segno che Fra’ era arrivato e mi stava aspettando giù con il suo impeccabile motorino nero.
Avevo indossato un abito bellissimo regalatomi da mia zia per Natale: molto corto, circa fino a metà coscia, a cuore sul seno, stretto solo fino all’inizio del busto, per poi allargarsi con del tulle rosa chiaro, perfettamente abbinato con il nero ricamato della parte iniziale.
Giubbotto nero stretto, scarpe alte dello stesso colore e i capelli lasciati ricci per dare un tocco personale a quel look.
<< Andiamo Noe, puoi farcela !! >> mi dissi stringendo le mani a pugno come a farmi forza.
Uscii dalla mia camera dirigendomi alla porta, dove mio padre mi aspettava vestito anche lui e pronto per uscire.
L’avevano invitato ad una cena con diversi genitori della mia classe, e davvero non potevo essere più felice per lui.
<< Verso che ora torni ?? >> mi domandò dolcemente abbracciandomi stretta.
<< Non ne ho idea … ti chiamo >> risposi semplicemente.
<< Ok, stai attenta >> mi raccomandò per la ventesima volta mentre uscivo ed annuivo sicura.
Dopotutto era il mio primo capodanno lì a Torino, era normale che fosse preoccupato.
Ero arrivata di fronte al portone, tanto che riuscivo a intravedere la figura di Francesco appoggiata al suo motorino con aria di chi sta aspettando da moltissimo tempo, ma nonostante ciò non si scoccia.
<< Avanti Noe, ce la puoi fare !! >> mi ripetei ancora una volta, aprendo poi finalmente il portone e mostrandomi in tutto il mio imbarazzo.
Scosse la testa sorridendo mentre mi avvicinavo a lui camminando lentamente e mordendomi il labbro inferiore nervosa.
<< Hey >> mormorò lui allontanandosi dal motorino e avvicinandosi a me.
<< Hey … stai bene stasera >> risposi in maniera talmente idiota da pentirmi di aver aperto bocca.
Perché diamine doveva avere quell’effetto su di me ??
Sorrise divertito poggiando poi una mano sul mio fianco e l’altra sulla mia gota, accarezzandola piano.
<< Mi sei mancata in questi giorni, sai >> disse guardandomi negli occhi serio, mentre io davvero non potevo smettere di credere che fosse tutto un maledetto sogno.
<< Mi è mancato non poterti abbracciare, non poterti baciare, non vederti sorridere >> cominciò dolce come non mai.
<< Non vederti arrossire quando ti sono accanto, non poterti dire che sei mia e basta, che nessun altro può toccarti. >> si avvicinava man mano a me ad ogni parola, mentre io pendevo dalle sue labbra.
E non aspettai che fosse lui a baciarmi, perché ormai non ne potevo davvero più.
Mi allungai e feci combaciare le nostre labbra, portando le mie braccia ai lati del suo collo.
E come sempre fui costretta ad alzarmi sulle punte e lui ad abbassarsi mentre rispondeva al bacio con sempre più dolcezza e passione.
E quel capodanno sarebbe successo qualcosa di magico, lo sentivo da come mi baciava.
Aveva ragione Mic: era la nostra notte, non potevo tirarmi indietro.
 

Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !! Eccomi un’altra volta qui ad aggiornare, dopo una settimana.
Almeno in questo modo riesco a mettere i capitoli con una frequenza più o meno regolare.
Allora … che ne pensate ??
Già vi dico che, come si può intuire nelle ultime frasi, il prossimo capitolo sarà importante, quindi non perdetevelo !!
Spero vi sia piaciuto questo, aspetto le vostre recensioni !!
Un bacino <3
PS: Ho scritto una poesia, si chiama Ad Un Passo
Dal Cielo, mi chiedevo se vi andasse di leggerla dato che, ha avuto molte visualizzazioni, ma nessuna recensione, quindi volevo sapere se è davvero così orrenda.
PS 2: Vi lascio la foto del vestito di Noe … vediamo che ne pensate XD
xoxo

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Capitolo 21
*** Questione Di Un Minuto - Francesco's Pov ***


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Capitolo 20

 Questione Di Un Minuto Francesco’s Pov

Dedico questo capitolo a tutte le lettrici che,
nonostante i miei ritardi,
non mi abbandonano e continuano a leggere e recensire,
vi amo dal profondo del mio cuore <3
Buona lettura !!

 

È strano come a volte uno passi la vita a fare la cosa giusta, e al minimo errore tutto ciò che ha costruito cada a pezzi come se nulla fosse.
Puoi lavorare per una vita come medico e diventare il professionista più importante della città, poi un’operazione va male, e nessuno osa più guardarti in volto.
Puoi essere l’attore migliore del pianeta, ma al primo film non riuscito nessuno più verrà a vederti al cinema, né tantomeno ti chiederà autografi.
È quasi ironico come sia talmente semplice perdere tutto ciò che si ha per delle stupidaggini.
Questioni semplici, che a pensarci non hanno neppure tanto senso, ma che sono capaci di rivoluzionare la tua intera esistenza.
Questioni di un minuto che se sfruttato al meglio può rendere tutto perfetto, farti avere la ragazza che ami, ma che se sprecato può farti precipitare in un pozzo di lacrime senza fondo.
È così semplice sbagliare, è così semplice rimanere feriti.
E forse è proprio per questo che molti si tirano indietro ancora prima di provare.
Perché se sai che il minimo passo falso farebbe azzerare il montepremi che hai tanto sudato, che senso ha iniziare a scommettere tutto su quello ??
Perché costruire a fatica un palazzo che ad un colpo di vento crollerà ??
Non è tanto una questione di averne voglia, quanto di averne forza, coraggio.
Chi ha il coraggio di giocarsi il tutto per tutto e poi di vederselo portare via ??
Chi ha la forza di amare qualcuno e poi rimanere solo perché abbandonato ??
Io sono sempre stato un ragazzo temerario, amo le sfide, l’avventura, il pericolo.
Ma se c’è una cosa che non ho mai avuto il coraggio di affrontare è stato l’amore.
Forse perché nessuna ragazza mi è mai entrata così dentro da farmi accelerare i battiti del cuore, o forse perché io non l’ho mai permesso a nessuna.
E poi, anche se fosse successo, non avrei davvero saputo come fare.
Troppo preso dalla paura di perdere un’eventuale fidanzata, che non ne ho mai avuto davvero una.
Storielle di qualche giorno, a volte anche di poche ore, sfumate nel nulla senza ricordi.
Ma poi mi sono trovato lei davanti e tutto è cambiato.
Lei che è così meravigliosa e diversa dalle altre che mi è entrata dentro e non mi lascia più andare.
Lei che non sa neppure quanto con quel suo sorriso sia capace di illuminare più del sole stesso, quanto in quei suoi occhi azzurri si potrebbe navigare per mesi senza sosta, quanto quelle sue labbra siano magnetiche e irresistibili.
Lei che non sa l’effetto che fa a qualunque ragazzo la guardi, la bellezza del suo orribile accento toscano, la morbidezza dei suoi fluenti capelli color oro.
Lei che ha una risata così melodiosa e di cuore che contagerebbe anche un morto, lei che brilla di luce propria e nemmeno se ne rende conto, lei che anche quando piange rimane bellissima, che non ha bisogno di alcun trucco, che si vede grassa quando ha un corpo perfetto, che è bassa quanto serve per poterle dolcemente baciare la fronte, e sorridere vedendola alzarsi sulle punte ogni volta che mi bacia.
Non so cosa mi abbia fatto. Sono stregato.
E sono pazzo, si: pazzo di lei.
Perché ha quel qualcosa che nessun’altra ha, quella capacità di farmi stare bene, di ammorbidirmi, riesce addirittura a farmi essere dolce, cosa che davvero non sono mai stato.
Lei è completamente perfetta, in ogni suo minimo ed adorabile difetto.
Eppure, per quanto senta tutte queste cose, in cuor mio so che non le dirò mai di quanto ami il suo sorriso, di quanto ami le sue labbra, i suoi occhi, i suoi capelli, la sua voce, il suo accento, il suo corpo.
Non le dirò mai che la amo.
Perché si, io la amo.

 

***

<< Davvero bellissimo questo locale >> sorrise Noe poggiando le mani sulla terrazza e sporgendosi a guardare Torino dall’alto.
Le cinsi i fianchi da dietro sussurrandole all’orecchio: << Tu sei bellissima >>
Rise dolcemente voltandosi a fronteggiarmi ed io le sorrisi innocente.
<< Non sono abituata a tutta questa dolcezza >> esclamò portando le braccia ai lati del mio collo << Cos’è che ti fa essere così ?? >>
<< I tuoi baci >> risposi senza neppure pensarci più di tanto, fin troppo sincero.
Sorrise prima di avvicinarsi ancora di più a me e unire le nostre labbra in un semplice e dolce contatto.
Ma non mi bastava.
Così fui io ad approfondire il bacio, mentre lei fin troppo coinvolta non si tirava affatto indietro.
E non sapevo cosa fosse quella sensazione nello stomaco, ma ero certo che non avrei voluto essere in nessun altro posto quella sera se non li, con lei, abbracciati sotto la luna dell’ultimo giorno dell’anno.
Mancavano poche ore a capodanno, e mentre tutti gli altri erano dentro a mangiare, ballare e chiacchierare tra loro, noi due ce ne stavamo sulla terrazza come due fidanzati, cosa che però non eravamo.
Forse perché non le avevo mai detto di volerlo, o forse perché neppure lei lo aveva mai detto a me.
Ma se c’era una cosa di cui ero sicuro, era che quella sorta di rapporto che avevamo non faceva bene ad entrambi.
Amici non eravamo, inutile anche solo pensarlo.
Eppure non stavamo insieme.
E non sapevo nemmeno spiegare quanto lo volessi.
Poterla stringere a me davanti a tutti senza alcun problema, avere il diritto di prendere a pugni chiunque osasse guardarla, mandare a quel paese Ste’ ogni qualvolta le si avvicinava.
Certo, un po’ lo facevo già, ma farlo era una cosa, poterlo e doverlo fare totalmente un’altra.
E forse anche a lei avrebbe fatto piacere.
Dopotutto stava bene con me, e se il suo non era ancora amore, ero certo che lo sarebbe diventato con il tempo.
<< A che pensi ?? >> mi domandò ad un tratto dopo che ci fummo allontanati lentamente, ma rimanendo stretti l’uno all’altra.
<< A noi >> buttai giù guardandola dritta negli occhi e accarezzandole il braccio lasciato scoperto dal meraviglioso vestitino che indossava quella sera.
Mi guardò con un sopracciglio sollevato a mò di domanda.
<< Esiste un noi  ?? >> mi chiese ed io le sorrisi dolcemente.
Proprio la domanda che volevo sentirmi porre, ma che al contempo temevo.
Dirle ciò che provavo o scappare da quella situazione.
Due le alternative, due i Fra’ che dentro di me battibeccavano mentre continuavo a stringerla.

Se solo avessi avuto il coraggio di affrontarla direttamente,
se la paura di sbagliare e di perderla mi avesse lasciato,
se avessi agito senza quel dannato minuto sprecato,
l’avrei stretta più forte e, imbarazzato al massimo, le avrei sussurrato all’orecchio un dolce << Ti amo >>, proprio come in un film romantico.
E lei, da perfetta protagonista di un romanzo rosa,
mi avrebbe sorriso esclamando << Anch’io >>,
mi avrebbe baciato ed io non l’avrei più lasciata andare.
E saremmo stati insieme come meritavamo.

Ma la vita a volte è così imprevedibile.
Più di lei soltanto l’animo umano, il mio animo, che in quel momento ebbe soltanto la forza di dirmi di allontanarmi e pensare alle parole giuste da dirle, ossessionato dalla paura di poter sbagliare, che lei fraintendesse.
Terrorizzato dal poterla perdere, dal riuscire a mandare all’aria con un semplice discorso fatto male il rapporto che avevamo il quale, allora come allora, mi faceva andare avanti.
<< Se mi aspetti due minuti te lo dico >> ammiccai sorridente << Ti prendo da bere ?? >>
Annuì voltandosi e affacciandosi nuovamente alla terrazza, mentre io entravo nella sala guardandola nel frattempo che mi allontanavo.
Era bellissima con quell’abito nero e rosa, ma lo sarebbe stata anche con addosso uno straccio qualunque.
Non è l’abito che fa il monaco così come non era un vestito a renderla bella, ma lei a farlo essere magnifico indossandolo.
Chiusi gli occhi e sospirai.
Mi feci versare dal barista due bicchieri di birra e aspettai riflettendo su ciò che le avrei detto una volta uscito da li.
L’avrei affrontata, ero pronto e nulla, davvero nulla, avrebbe potuto fermarmi.
Ma è l’eccezione a confermare la regola …

***

Noemi’s Pov

Dovevo ammettere che Torino dall’alto non era niente male.
Certo non la si poteva paragonare alla mia Firenze, ma orrenda come da sempre la giudicavo non era affatto.
Mi morsi il labbro inferiore agitata: ciò che voleva dirmi Fra’ era qualcosa che aspettavo da tanto, troppo tempo.
Avrei finalmente capito cosa provava per me, e gli avrei detto che ero innamorata di lui, qualunque fossero state le conseguenze e la sua reazione, così come mi ero ripromessa di fare.
Sentii due braccia cingermi i fianchi da dietro in maniera delicata, quasi avessero paura di farmi male e, anche se non riconobbi il suo solito tocco a me fin troppo conosciuto, altri non poteva essere che Francesco.
<< Hai fatto presto >> esclamai voltandomi e trovandomi davanti due occhi azzurri che mi fissavano straniti.
<< Mi aspettavi ?? >> domandò Stefano stranito.
<< Non te, Fra’ >> risposi forse troppo fredda, allontanandomi dal suo corpo e dalla sua stretta.
Ma lui si avvicinò di nuovo e guardandomi dritta negli occhi esclamò: << Devo parlarti >>
<< Dimmi. >>
Mi sentivo così stranamente a disagio ogni volta che ero con lui, che avevo deciso che da quel momento in poi avrei cercato a tutti i costi di evitarlo.
Lo odiavo.
Si, odiavo Ste’ perché fino a qualche settimana prima era stato il mio migliore amico, il mio confidente, la mia spalla su cui piangere, il mio compagno di studio, colui che veniva a svegliarmi con i cornetti la domenica mattina, e mi teneva per ore a telefono il sabato pomeriggio.
Era stato il mio tutto e in un secondo si era trasformato nel nulla più assoluto.
Se solo non mi avesse detto di amarmi tutto sarebbe andato perfettamente come speravo, ma purtroppo non siamo noi a scegliere il nostro destino, e per quanto le nostre mani possano spingere forti sui tasti del computer, c’è sempre qualcuno in grado di cancellare ogni evento contro la nostra volontà.
Ed io non sono mai andata d’accordo con la scrittrice della mia vita, lei che fin troppo pazza continua a farmi vivere situazioni che non sono nemmeno capace di affrontare.
E forse perché non se ne rende conto, ma mi fa male.
Questa cosa di Fra’ e Ste’ ad esempio, è davvero troppo per quanto io riesca a sopportare dopo il trasferimento a Torino, l’abbandono di mia madre, il lavoro a tempo pieno di mio padre.
Crede che io sia abbastanza forte per farcela ma beh, mi sopravvaluta .
<< Io so che tu mi hai detto di non provare nulla per me la sera della vigilia, ma so anche che stavi mentendo. >> esordì il moro avvicinandosi a me << Vedo come mi guardi Noe, vedo come ti agiti quando sono con te, come diventi rossa quando mi avvicino >>
Mi morsi il labbro inferiore senza sapere come poter ribattere.
<< E se questo non è amore sarà magari attrazione, ma non puoi dirmi che non esiste nulla, perché non è così, non ci credo più >> esclamò convinto passandosi una mano tra i capelli in modo estremamente sexy.
<< Ascoltami >> mi prese una mano e la strinse contro il suo petto << Io sono innamorato di te, senti i battiti del mio cuore, non scherzo, non gioco.
Io no, ma Fra’ si, e tu non riesci ancora a capirlo.
Lui non ti amerà mai quanto ti amo io, nessuno potrà mai farlo, e se tu adesso ami lui è semplicemente per quello che ti fa credere. >>
Non volevo vederlo così, mi faceva male.
Nervoso, ansioso.
Tutto ma non calmo, sereno, allegro, e tutto per colpa mia: non potevo sopportarlo.
Sospirai, presi coraggio e finalmente parlai.
<< Io amo Fra’ perché quando sono con lui sto bene, ho le farfalle nello stomaco, raggiungo il paradiso anche solo con un suo sguardo, e quando lo stringo forte a me capisco che non c’è niente di meglio, niente che vorrei più di ciò che ho. >> mi stavo agitando anch’io, lo percepii dalla mia mano che quasi tremava.
<< Lo amo perché >> imbarazzata al massimo continuai << ogni volta che mi bacia perdo la cognizione del tempo e dello spazio, non c’è più nulla, solo noi due che sembriamo in sintonia più di qualsiasi altre cose e persone al mondo. >>
<< E cosa provi quando baci me ?? >> domandò tentando il tutto per tutto.
<< Io e te non ci siamo mai baciati, credo tu lo sappia bene >> sospirai calmandomi leggermente.
<< Proviamo >>
Alzai le sopracciglia che quasi arrivarono al cielo, così come il mio stupore e incredulità: << Cosa ?? >>
<< Baciami e dimmi cosa provi. Se è niente giuro che ti lascio in pace, ma se provi qualcosa allora dovrai darmi retta e ascoltarmi sul serio >> sembrava che quella fosse la sua ultima spiaggia, l’ultimo tentativo che era in grado di fare.
<< è una follia >> decretai convinta << Non lo farò mai >>
Ma come ho già detto, spesso non siamo noi a controllare il nostro destino.
Infatti si avvicinò subito a me che istintivamente provai ad indietreggiare, ma finendo con la schiena spalmata sulla ringhiera: di male in peggio.
Le labbra di Stefano trovarono le mie e dolcemente la sua lingua mi invitò a schiuderle per lasciarla entrare.
Non volevo, non potevo, non dovevo.
Ma lo feci.
Perché a volte ciò che sentiamo è più immenso rispetto a ciò che percepiamo, perché a volte l’anima è così immensa da nascondere una parte di ciò che sogniamo e vogliamo in un angolo remoto ed oscuro.
Perché sentirlo così dannatamente vicino mi fece per un attimo dimenticare il mondo attorno e azzardare quella mossa che avrebbe cambiato tutto tra noi.
Portò le sue mani sulle mie gote accarezzandole lentamente mentre continuavamo a baciarci con dolcezza.
Il nostro primo bacio, dolce come me pensavo, ma totalmente inaspettato da ogni punto di vista.
Ad un tratto un rumore di vetri rotti e poi un battito di mani in lontananza mi fece distrarre e portai lo sguardo verso la porta del terrazzo, dove Francesco stava in piedi davanti a pezzetti di vetro rotti e birra versata sul pavimento.
Oddio !! Fra’!! Ste’!! Bacio !!
Connettere non fu affatto semplice, ma appena riuscii a farlo allontanai Ste’ bruscamente correndo in direzione di Fra’ che nel frattempo era rientrato.
Sentii il moro chiamarmi, ma in quel momento non riuscivo a pensare ad altro che a lui: il ragazzo che amavo e con il quale avevo probabilmente perso l’unica possibilità concreta che avevo.
<< Fra’ !! >> urlavo il suo nome nel locale, ma lui continuava a camminare senza fermarsi ed io non riuscivo a raggiungerlo.
Solo ad un tratto, quando ormai fummo sul marciapiedi, lo vidi appoggiarsi ad un muro stanco e subito mi avvicinai a lui.
<< Posso spiegarti tutto: niente è quello che sembra >> esordii con il fiatone che quasi mi impediva di parlare << Io e Ste non ci stavamo baciando, cioè si, lo stavamo facendo, ma non ero io a volerlo !! >>
Cercai di respirare forte in modo da riprendere fiato mentre continuavo a parlargli << Mi ha baciato di scatto e non sono riuscita a respingerlo, ti giuro che io non l’avrei mai fatto >>
<< E perché me lo dici come se dovessi giustificarti ?? >> mi domandò con voce fredda e distante << Noi due non stiamo insieme e neppure vogliamo starci. Il fatto che ci siamo baciati più e più volte non significa nulla. Sei libera di fare quello che voi, così come lo sono anch’io. >>
Rimasi scioccata dalle se parole, ma non so come ebbi la forza di domandargli << E il noi di cui parlavi prima ?? >>
<< Non è mai esistito, non esiste e non esisterà mai un noi, Noemi >>
 

Piccolo Angolo Di Luce:
Evitando i pomodori che tutte voi lettrici vorrete tirarmi addosso in questo momento … Buonasera bella gente !!
Allora, premetto che in queste due settimane non ho potuto aggiornare perché sono partita per l’America *___*
Questo capitolo l’ho scritto sull’aereo e oggi, appena tornata, l’ho riletto e l’ho pubblicato …. Spero vivamente che vi piaccia, mi sono impegnata molto per scriverlo.
Vi è piaciuto il Pov Fra’ ??? Finalmente ha ammesso di essere innamorato di lei a voi lettrici, mentre alla nostra poverina non ancora, per paura che il suo discorso avrebbe rovinato tutto, per paura di perderla.
Vi dico già che da qui in poi le cose inizieranno a complicarsi … ( come se poi fino e questo momento fossero state semplici XD ) e vedremo una Noe sempre più confusa, un Fra’ decisamente fuori di sé, e uno Ste’ sempre più combattivo … insomma, ne vedremo delle belle !!
Avevo inoltre pensato di creare una pagina facebook dedicata alla storia, dove potremo parlare di questa, potrete avere spoiler, vedere immagini dei personaggi, sondaggi e cose del genere … che ne pensate ?? Vi iscrivereste se la creassi ??
Adesso vi lascio, ma per farmi perdonare dell’immenso ritardo, eccovi un piccolo spoiler …

Non potevo credere ai miei occhi, probabilmente stavo sognando, perché una cosa del genere nella vita reale non sarebbe mai potuta accadere.
Fra’ era a pochi metri da me e, con le spalle al muro e le labbra incollate alle sue, c’era ***.

Anche se vi adoro, il nome della ragazza rimane un segreto XD
Chi sarà mai ??
Un bacino e recensite, mi raccomando <3
xoxo

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Capitolo 22
*** Esiste Una Medicina Per Il Mio Cuore Malato ?? ***


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Capitolo 21
Esiste Una Medicina Per Il Mio Cuore Malato ??


 

Francesco’s Pov:

<< Non è mai esistito, non esiste e non esisterà mai un noi, Noemi >>
Sentii il cuore premere contro il petto quasi volesse uscire e dirle che non era vero.
Non potevo averle detto quelle cose, non dopo aver pensato esattamente il contrario appena dieci minuti prima, eppure l’avevo fatto.
Vidi una lacrima solitaria scendere lenta lungo la sua gota, ma Noe l’asciugò di scatto, come se volesse nasconderla ai miei occhi, sottrarla alla mia vista, al mio giudizio.
<< Allora era tutto uno stupido gioco per te ?? >> la sua voce era rotta, quasi singhiozzava, ma tentava di trattenersi, probabilmente per orgoglio.
Annuii non essendo capace di aprire bocca.
Perché se l’avessi fatto, sarebbe stato quello stupido organo inutile a parlarle e a dirle che l’amavo e che le credevo per la storia del bacio, quando invece la mia testa continuava ad urlare di mandarla a quel paese, che non aveva mai tenuto davvero a me, che aveva da sempre preferito quell’imbecille di Stefano.
La guardai dritta negli occhi e per poco non affogai in quell’azzurro lucido a causa delle lacrime che cominciavano a riempirlo pian piano.
E avrei voluto baciarla e mettere fine a tutta quell’angoscia.
Ma non potevo.
Perché vederla baciare lui, coinvolta nella sua stretta e con le mani sulle sue spalle a tenerlo a sé, mi aveva fatto così male da non riuscire a sopportarlo.
E dire tutte quelle cattiverie non mi avrebbe di certo aiutato a stare meglio, ma l’avrebbero allontanata da me definitivamente: l’unica cosa che davvero desideravo in quel momento.
Perché lei mi avrebbe fatto soffrire, me ne accorgevo ogni volta che standole accanto sentivo il cuore accelerare i battiti e le braccia partire in sua direzione per stringerla forte e non lasciarla andare.
Avevo bisogno di lei più che dell’ossigeno, e questa cosa a lungo andare mi avrebbe ucciso, soprattutto quando lei se ne sarebbe andata.
Così ancora una volta preferii scappare.
E mi ritenni un bambino idiota, e mi odiai, e mi maledissi in tutte le lingue che conoscevo guardandomi allo specchio e vedendo soltanto lo stupido che si fa scivolare dalle mani la ragazza che ama come se fosse granelli di sabbia fine.
Ero si malato, malato di lei e di quel suo sorriso così dannatamente perfetto, dei suoi occhi, delle sue labbra, del suo corpo, della sua voce, della sua stretta, dei suoi baci.
E non esisteva medicina per me: ero un caso senza speranza.

***

Noemi’s Pov:

E ad un tratto mi ritrovai a fissare il vuoto davanti a me.
Lo stesso vuoto che prima era occupato dalla figura di un ragazzo dannatamente bello e dannatamente idiota.
Ma forse la cosa era molto più introspettiva di come volessi credere.
Non era il vuoto in cui mi perdevo ormai sola su quel freddo marciapiede, quanto il vuoto del mio cuore, molto più pesante e difficile da colmare.
Però forse tanto sola non ero, visto che le lacrime in meno che non si dica vennero a farmi compagnia come inutili compagne di una vita, o per essere più sinceri, degli ultimi mesi.
Era quasi divertente quanto per 16 anni non avessi avuto modo di piangere davvero perché non ne avevo motivo, e in quell’ultimo periodo lo facessi di continuo, senza sosta.
Certo, sarebbe stata decisamente più simpatica come cosa se tutto quel piangere non mi avesse fatto sentire ogni volta sempre più male, sempre più stupida.
Perché una volta aver riso per una cosa, non si continua a farlo più volte, ma dopo aver pianto per una persona, si può continuare all’infinito.
Ed io purtroppo ne ero la prova.
Senza più nessun pensiero per la testa se non quello di tornare a casa e stringermi tra le coperte da brava depressa la quale stavo diventando, salii di corsa la scala esterna del locale ritrovandomi nuovamente sulla terrazza.
La stessa terrazza dove meno di un quarto d’ora prima ero stretta a Francesco, baciando quelle sue labbra meravigliose e sentendolo assaporare le mie con amore.
Ma era soltanto un’illusione, come le nostre immagini che in quel momento vedevo proiettate di fronte a me.
Lui non mi aveva mai amato, ero stata io la stupida a farsi film mentali, a piangere e consolarmi da sola.
Era stato un pensiero a senso unico.
E quell’amore che credevo provasse, era solo desiderio, e quella dolcezza che sentivo esprimesse nei suoi baci e nelle sue strette, altro non era che possesso.
A dire la verità, in quel momento mi era difficile capire se odiavo di più lui, per quella tremenda fitta allo stomaco che sentivo, o me, perché come una bambina continuavo ad andare avanti nelle mie fantasie, perdendo di vista la realtà.
Un dolore lacerante alla testa: l’unica cosa che davvero mi mancava.
Stanca, con l’umore basso fino alla Sicilia e il trucco ormai sciolto, mi accasciai per terra con le spalle ad un muro, nascondendomi il volto tra le mani.
Sentivo il freddo avvolgermi in una morsa che mi avrebbe fatto ammalare di sicuro, ma cosa c’era più del mio incurabile cuore malato ??
L’unica cosa che avrei voluto in quel momento erano i miei migliori amici: Mic e Dodo, ma era la loro prima festa insieme, il loro primo capodanno, e non mi sarei mai perdonata di rovinargliela con una delle mie crisi idiote per colpa di qualcuno ancora più idiota di me.
Quindi restai sola, cercando senza riuscirci di farmi forza, e continuando a piangere isolandomi completamente da ciò che succedeva all’interno del locale.
Ad un tratto sentii il rumore di passi, e una mano appoggiarsi indecisa sulla mia spalla, mentre un corpo scivolava a sedersi accanto al mio.
Mi voltai di soprassalto sperando che fosse Fra’ e al contempo temendo che si trattasse di Ste’, ma il ragazzo che mi si presentò davanti era totalmente fuori da ciò che avrei mai potuto immaginare.
Giorgio De Cicco, l’odioso, antipatico, provocatore, assillante, insistente, insopportabile, stupido ed inutile Giorgio De Ciccio, era venuto a consolare … me ??
Quella sera il mondo si stava davvero rivoltando.
<< Hey … che succede ?? >> mi domandò cercando di usare il tono più dolce che aveva.
<< Perché mai dovrei dirlo a te ?? >> pur volendo, essere gentile non era proprio al caso mio in quel momento, soprattutto con lui che di me non se n’era mai importato nulla.
Sospirò a metà tra il divertito e lo scocciato.
<< Forse perché sono l’unico ad essere venuto da te mentre tutti gli altri sono dentro a divertirsi ?? >> domandò retorico.
In effetti ciò che aveva appena detto non faceva una piega, ma forse ero troppo ferita per ragionarci su, o forse avevo così tanto bisogno di sfogarmi con qualcuno che iniziai a raccontargli.
<< Stefano è innamorato di me, non so se lo sapevi >>
<< Si, me l’ha detto Dodo >> rispose annuendo.
<< Beh, me lo aveva detto già da un po’, ma stasera ha fatto di più … mi ha baciato, e per giunta davanti a Fra’ >> e non riuscii a trattenere una lacrima fuggitiva ricordando la scena.
<< Il problema è che io ho risposto al bacio e lui se n’è accorto >> buttai giù << E così, mentre Ste’ è convinto che provi qualcosa per lui, Fra’ mi ha detto che non ha mai provato, prova, né proverà niente per me, e che tutto questo per lui è semplicemente stato uno stupido gioco >>
Strano come riuscissi a sembrare rigida dalle parole, mentre il mio viso era di nuovo stracolmo di trucco sciolto, e le mani mi tremavano, sicuramente non per il freddo.
<< Non puoi capire quanto ci sto male … credevo davvero che mi amasse, ma mentivo soltanto a me stessa >> singhiozzai guardandolo finalmente negli occhi.
Scosse la testa lentamente mentre mi afferrava le mani e le stringeva tra le sue: << Hey … calmati, Noe >>
Ma più ci provavo, meno ci riuscivo.
<< Posso dirti quello che penso io ?? >> chiese ed io semplicemente annuii.
<< Ste’ è davvero innamorato perso se si è messo contro il suo migliore amico dai tempi dell’asilo: non so cosa tu gli abbia fatto, ma ormai è totalmente andato. >> commentò sincero.
<< E Fra’ si dimostra ogni volta sempre di più il solito imbecille che per paura di soffrire fa del male a chi gli sta accanto e gli vuole bene davvero. >> mormorò ovvio.
Lo guardai senza capire, così mi spiegò calmo.
<< Il fatto che ti ama è la cosa più palese del mondo, e se se n’è accorta perfino quella nuova, Luce, significa che davvero non c’è niente di più elementare.
Ma è anche un idiota patentato, non ce lo dimentichiamo, e come tale appena ti ha visto baciare Ste’ ha avuto paura che scegliessi lui, e ha preferito abbandonare la partita … tipico >>
Forse non aveva tutti i torti.
Certo, io avevo sempre visto Francesco come l’idiota che mi faceva soffrire, ma mai come l’idiota che mi faceva soffrire per paura che io lo facessi con lui.
Insomma, attaccare per non essere attaccati, uccidere per non essere uccisi … ma è davvero così che si sfugge al dolore ??
Io personalmente credo che colui che viene attaccato, non soffra di più di colui che attacca, che colui che fa soffrire, soffra comunque del dolore del sofferente.
Credo che entrambi stiano male, che non si possa prevedere di allontanare la tristezza da noi stessi semplicemente rendendo triste qualcun altro.
<< è un idiota … >> constatai a voce fin troppo alta.
<< No tesoro, qui l’idiota sei più tu che stai male per lui >> rise divertito Giò.
<< Sai che ti dico ?? Hai ragione tu >> esclamai asciugandomi velocemente le lacrime << Lui non è nessuno per farmi così male e farmi piangere la notte di Capodanno!! >>
Vidi sul suo volto un’espressione stranita: << Quindi ??? >> mi chiese.
<< Quindi adesso alzati perché mi aggiusto il trucco e andiamo a ballare !! >> sorrisi finalmente vedendolo fare lo stesso.

***

<< Noe ti sbrighi ?? Sei li dentro da mezz’ora !! >> strillò Giorgio picchiettando l’ennesima volta con le dita contro la porta del bagno.
<< Ancora un secondo >> esclamai sorridendo alla mia immagine riflessa.
C’era voluto un bel po’, ma finalmente avevo ripreso un aspetto più o meno umano.
I capelli ormai completamente in disordine li avevo tenuti alti con un elaborato chignon, il trucco totalmente rifatto, con aggiunta del rossetto più rosso che avevo, i tacchi rinfilati per bene, il vestito già corto di suo, attorcigliato un altro po’ tanto per sentirmi più sexy possibile.
<< Puoi farcela, Noe >> sussurrai a me stessa aprendo finalmente la porta.
Il ragazzo di fronte a me mi squadrò da capo a piedi prima di constatare stupito: << Sei incredibile !! Un minuto prima muori accasciata a terra e quello dopo sembri una fotomodella da prima pagina … a proposito, complimenti per il fisico, tesoro !! >>
Sorrise ed io scossi la testa alzando gli occhi al cielo divertita.
Allargai il braccio invitandolo ad intrecciarlo con il suo, e insieme ci avviammo verso la sala interna del locale.
Molto spaziosa, affollata, e tremendamente incasinata: proprio ciò che mi ci voleva per divertirmi senza pensare.
Non conoscevo la canzone che risuonava a tutto volume dalle casse, ma data l’eccitazione di tutti i ragazzi doveva essere piuttosto famosa.
Così iniziai a ballare con Giorgio come se fossimo amici di vecchia data, dimenticandomi per un po’ che fino ad un ora prima lo detestavo in pieno.
Dopotutto non era così male come ragazzo.
Ballammo per quasi un’ora, intervallando le varie canzoni con un bicchieri di un qualche liquido indefinito che avrebbe teoricamente dovuto essere succo di frutta.
Individuai Mic e Dodo abbracciati su un divanetto e sorridenti mentre parlavano di chissà cosa, Ste’ al bancone chiacchierando con alcune ragazze della nostra classe, mentre Luce ballava con un ragazzo punk dalla cresta blu.
<< Hey, a te non piaceva Luce ?? >> domandai a Giò urlando per farmi sentire.
<< Si, ma non credo ricambi >> rispose in tutta franchezza.
Ma non ebbi il tempo di ribattere, perché subito il mio sguardo fu proiettato nella direzione opposta a quella dov’era Giò, neppure fosse stato a raggi x capaci di percepire il pericolo.
Non potevo credere ai miei occhi, probabilmente stavo sognando, perché una cosa del genere nella vita reale non sarebbe mai potuta accadere.
Fra’ era a pochi metri da me e, con le spalle al muro e le labbra incollate alle sue, c’era …. Hill.

 

Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !! Allora, premettendo che questo capitolo è diciamo di passaggio, in quanto abbiamo lasciato la nostra Noe  senza una particolare reazione alle parole di Fra’ nel capitolo scorso … spero davvero vi sia piaciuto, io mi sono impegnata a scriverlo per voi, come ogni volta.
Bene … che ne pensate della chiacchierata con Giò ??
E del Pov iniziale di Fra’ ??
Ma soprattutto, vi aspettavate che fosse Hill la misteriosa ragazza che Fra’ bacia ?? E poi tra tante, perché ha scelto proprio lei ??
Cosa farà adesso Noe con i suoi sentimenti ?? E con Ste’ ??
Che succederà tra Giò e Luce ??
Beh, le risposte a queste domande sono ovviamente nei prossimi capitoli che mi auguro continuate a seguire !!
Ringrazio ovviamente la mia amica Marika ( Beliectioner_Forever) per il bellissimo banner che vedete in cima al posto di quello normale … che ne pensate ??
Adesso però, ho da dirvi due cose importanti:
1)   Dopo aver creato il gruppo fb dedicato alle mie storie, sto lavorando ad una vera e propria pagina su fb che è quasi pronta … spero di riuscire a finirla al più presto e di potervi mettere il link nel prossimo capitolo.
 
 
2)   Partendo dal presupposto che ringrazio in modo infinito le 6 persone che hanno commentato lo scorso capitolo … volevo fare una confessione ai cosidetti “lettori muti”.
Allora … leggere che il proprio capitolo ha avuto 6 recensioni è di per sé una cosa meravigliosa, almeno per me.
E poi, vedere che le visualizzazioni sono state ben 120 è veramente un sogno per ogni ragazza che scriva su questo sito.
Però mi chiedo … se 120 persone hanno letto il capitolo, e ben 36 hanno la storia tra le seguite per non perdere gli aggiornamenti, perché solo 6 recensiscono ??
Sapete, mi farebbe piacere almeno sapere cosa ne pensate della storia, se la seguite tanto per, o se vi piace davvero, se apprezzate il mio modo di scrivere.
Insomma, non diate tanto peso al dire o no le cose giuste, basta che diciate qualcosa … mi fareste davvero felice.
 
Un bacino a tutti <3
xoxo

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Capitolo 23
*** Tell Me The Truth ***


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Capitolo 22 : Tell Me The Truth

Non si poteva ancora definire sole quell’accennata macchia gialla ricca si sfumature rosa e arancioni che stava ben piazzata tra il chiarore appena accennato delle stelle e il cielo che man mano andava colorandosi d’azzurro.
E forse, non si poteva neppure definire dolore quello che provavo in quel momento mentre, affacciata alla finestra, guardavo l’alba scorrermi davanti ad occhi semichiusi.
Un misto di delusione, angoscia, lacrime, chiamate e messaggi senza risposte, spiegazioni che non avevo voluto ascoltare, parole che mi erano rimaste in gola, troppo timide e deboli per uscire.
Dicono che dopo il temporale ci sia sempre l’arcobaleno, ma se quella era l’anticamera della gioia, tanto valeva rimanere tristi per sempre.
Era il 6 di Gennaio, il giorno della Befana, e quella sera ci sarebbe stata la festa a casa di Micaela a cui non avevo la minima voglia di andare, ma più che altro ero stata letteralmente costretta un po’ da lei, un po’ da quel pazzo di Giò.
Mio padre sarebbe sceso tra qualche ora per recarsi a lavoro ed io, come sempre del resto, sarei rimasta a casa a completare i compiti che mi mancavano di chimica e biologia.
Rinchiusa tra quattro mura da quasi una settimana: ormai non mi riconoscevo neppure io stessa, ma non m’importava.
L’ultima volta che avevo visto i miei amici era stato tre giorni prima, quando Mic, Dodo e Giò erano venuti a farmi compagnia una fredda mattina, accompagnati da cornetti a cioccolate calde.
Cercammo di parlare di tutto quel giorno evitando accuratamente l’argomento capodanno, ma tutti i nostri sforzi si dimostrarono inutili, visto che qualunque cosa dicessimo sempre lì si andava a parare.
Così decidemmo di affrontare la situazione una volta per tutte, in modo da toglierci ogni dubbio.
Alla fine arrivammo a queste brillanti conclusioni:
1 – Francesco aveva paura che lo facessi soffrire, quindi aveva preferito scappare piuttosto che lottare per l’amore – o almeno così sostenevano loro – provava per me;
2 – Io avevo risposto al bacio di Ste’ in modo fin troppo coinvolto perché – sempre a detta dei tre saggi della situazione – mi piaceva fin troppo;
3 – Questo punto era decisamente il più complicato e deludente, almeno per me.
La domanda in questione a cui avrebbe dovuto rispondere era: perché Hill aveva baciato Fra’, nonostante mi avesse detto di non sapere del bacio tra me e Ste’ ??
Beh, Micaela aveva la risposta a questa domanda, anche se ci mise un bel po’ per raccontarmi quello che apparentemente sembrava un episodio di Beautiful, ma che nella pratica era solo l’ultimo tassello del nostro dubbioso puzzle.
Cercherò di riassumere il tutto.
Lei ed Hill si erano conosciute l’anno prima, in secondo liceo, quando la seconda era appena arrivata dall’Inghilterra.
Mic era una ragazza troppo maschiaccio e fuori luogo per avere amiche del suo stesso sesso, quindi passava i suoi giorni giocando a calcio con i 4 amici di sempre, ma appena la conobbe fecero subito amicizia.
Studiavano insieme, uscivano per le vie di Torino, Hill l’aiutava a migliorare il proprio look, mentre Mic provava a farle abbattere quel muro di timidezza che si era costruita in 15 anni.
Andavano molto d’accordo, tanto che nel giro di un anno diventarono migliori amiche, inseparabili.
L’unica cosa che Mic non aveva detto alla ragazza era un elemento totalmente trascurabile per lei, in quanto assolutamente impossibile e assurdo.
Ma a parere mio, era la cosa più importante che avrebbe dovuto dirle, oltre che dirlo a me una volta conosciuta.
Micaela era innamorata di Fra’ da mesi ormai, ma preferiva stargli accanto come amica consapevole di non avere alcuna opportunità.
Nel frattempo erano temporalmente arrivate all’inizio di quest’anno, quando io vivevo ancora nella mia amata Firenze ignara della realtà alla quale loro due appartenevano.
Hilary era riuscita a superare la sua paura di approccio con gli altri, così fattasi più sicura di sé, aveva chiesto a Fra’ di uscire e lui aveva accettato.
Avevano iniziato a frequentarsi, ovviamente senza impegno e lei lo aveva raccontata a Mic con le lacrime agli occhi per le emozione.
La rossa allora era scoppiata e le aveva urlato contro per un’ora quanto fosse una persona orribile e non volesse più vederla, e quella piangente aveva lo stesso giorno scoperto Fra’ a baciare un’altra.
Ed ecco che aveva iniziato ad odiare Mic, ritenendola l’unica responsabile di tutta la sua tristezza.
Perciò il bacio di quella sera non era stato altro che dovuto all’infatuazione per Fra’ e non ad una sorta di vendetta contro di me, ma ad ogni modo il dolore non diminuiva per nulla.
Perché sapere che una delle tue amiche più care è cotta del ragazzo che ami non ti fa affatto sentire bene.
Ma comunque, avere una spiegazione plausibile anzicchè un enorme dubbio era comunque già qualcosa.
Il sole era finalmente sorto e mentre io continuavo a ragionare su ciò che mi stesse accadendo attorno, si erano già fatte le sei.
Decisi di accendere il cellulare dopo sei giorni, aspettandomi forse che nessuno mi avesse cercato.
Ma ovviamente non era così.
23 chiamate perse.
4 messaggi di testo.
Analizzai prima le chiamate di cui 15 erano soltanto di Mic, 3 di Dodo, 3 di Giò, 2 di mio padre e una di mia nonna.
Dati decisamente trascurabili, perciò passai ai messaggi.

Ho convinto Luce: stasera alla festa verrà con me !!!
Non sai quanto sono contento :D

                                                                 Giorgio


Sorrisi felice per lui, prendendo appunto mentale di rispondergli più tardi, quando si sarebbe finalmente svegliato.

Non so davvero come siamo arrivate a tanto.
Un giorno amiche inseparabili, quello dopo finiamo ad odiarci come se non ci fosse mai stato nulla tra noi.
Come se non ci fossimo mai confidate i nostri segreti, non avessimo mai passato ore al telefono, non avessimo pianto insieme, riso, giocato.
Io ho sempre saputo che Stefano era innamorato di te, e se anche tu lo sei di lui va bene, non posso mettermi in mezzo.
E se ho risposto al bacio di Fra’ è solo perché fino a prima che arrivassi tu io e lui uscivamo insieme, ma poi è finito tutto per colpa di Mic.
Mi dispiace.
                                              Hilary


Non erano scuse le sue, ma neppure offese.
Era come se per lei la nostra amicizia valesse più di tutto e volesse soltanto difenderla, essendo disposta anche a sacrificare ciò che provava per Ste’ e per Fra’.
Ed io invece, da brava egoista qual’ero, l’avevo maledetta in ogni modo urlandone contro ogni parolaccia conoscessi.
Non odiavo lei, odiavo me stessa.

Ancora una volta è finita male, e ancora una volta è colpa mia.
Non volevo perdessi quel che stavi costruendo con Fra’, ho sbagliato a baciarti, ne sono consapevole e per questo ti chiedo scusa.
Ma non posso nasconderti che sognavo di baciarti da quanto ti conosco, e che farlo è stata la cosa più bella che ho mai provato e che se potessi lo rifarei altre mille volte, nonostante le conseguenze.
Quello che provo per te è troppo forte e ormai ho capito che, anche se ti rifiuti di ammetterlo, per te è lo stesso.
Se vuoi chiuderla ancora prima che inizi ti capirò, non è colpa tua in ogni caso, ma mia.
                                                                        Stefano


Un mondo crudele, ostile, menefreghista.
E poi c’era lui.
Il ragazzo più dolce che avessi mai incontrato in vita mia, capace di scioglierti anche con due semplici parole, talmente meraviglioso che era difficile credere che fosse reale.
Ste’ era il principe azzurro che tutte le ragazze sognavano.
Ma la domanda era: io ero pronta a fargli da principessa ???
Aprii l’ultimo messaggio curiosa, notando che mentre gli altri erano tutti di quell’anno, questo risultava essere stato inviato il 30 Dicembre 2012 alle 11, ovvero pochi minuti prima della scenetta con Ste’ sul balcone, ma al contempo pochi minuti dopo che Fra’ mi aveva lasciata li fuori ad aspettarlo.
E chi poteva avermi scritto in quel così piccolo arco di tempo ??

Ti scrivo ora perché hai il cellulare spento e quindi so che non leggerai questo messaggio prima che sia io di persona a dirti ciò che sto per scrivere.
Sei la cosa più bella che la vita mi ha donato, ancora non posso credere che tu sia mia.
Vorrei scriverti qualcosa di dolce per farti sorridere adesso, ma non sono un tipo romantico, tu lo sai, perciò tento di sforzarmi anche se i risultati si vedono appena.
Adesso vengo li da te, ti prendo la mano e te lo dico ad alta voce, senza la paura che io possa soffrire, perché so che tu ci tieni davvero a me e non mi farai stare male.
Sono finalmente pronto, posso farcela.
Ti amo, Noe.
                                                                Francesco


Boom.
Sentii le lacrime rigarmi le guance come un’impetuosa tempesta, mentre le gambe avevano già ceduto ed io me ne stavo con il sedere sul pavimento freddo, dolorante, ma sicuramente meno del mio povero cuore straziato.
Non poteva essere, non dopo tutto ciò che era successo.
Avevo sempre avuto ragione, i miei amici avevano avuto ragione, eppure non ero mai stata abbastanza sicura da ammetterlo a me stessa a voce alta.

Fra’ era innamorato di me.

Un dolore lancinante all’altezza dello stomaco e un altro a livello del cuore, emblema dell’amore, ma della sofferenza al contempo.

Fra’ era innamorato di me.

Il mio volto afflitto sfoggiò un sorriso a 32 denti, segno che qualcosa in me stava cambiando, segno che finalmente stavo iniziando a capirlo.

Fra’ era innamorato di me.

E all’improvviso l’unica cosa da fare fu una.
Sfilai di scatto il pigiama di Minnie infilando un jeans chiaro ed una larga felpa, gli stivali imbottiti, un giubbino di pelliccia bianco.
Sciolsi i capelli e li pettinai velocemente tentando di non notare quanto fossero sporchi, passai una mano veloce di trucco e corsi fuori di casa alla svelta.
Mio padre era già uscito di casa, visto che ormai si erano fatte le otto, così non ebbi problemi per spiegargli dove effettivamente stessi andando.
Continuai a correre sempre più velocemente fino ad arrivare davanti ad un’enorme villa bianco latte, con le finestre in legno laccato e perfettamente elegante, proprio come quelle che si vedono nei film in vecchio stile.
E all’improvviso, il ricordo della prima volta che la vidi s’impadronì della mia mente.

<< Che succede ??? >> gli domandai stranita: ero impaziente di vedere il resto di quella magnifica casa, non potevo negarmelo !!
<< Non credi dovresti ringraziarmi  per averti portato fin qui e per darti da mangiare ??? >> domandò ironico nascondendo un velo di malizia.
Anche se con il sorriso di dopo, non sembrava affatto solo un velo.
<< E sentiamo come potrei ricambiare il favore ??? >> domandai improvvisamente stando al suo gioco, attratta in maniera magnetica dalle sue perfette labbra.
<< Hm … ho molte idee a dire la verità >> mormorò avvicinandosi sempre di più a me sorridendo allusivo << Ma visto che non è il luogo adatto, mi accontenterò di questo >> e poggiò le sue labbra sulle mie con una velocità strabiliante.
Baciarlo era sempre destabilizzante per me.

Mi feci forza a bussai al campanello cercando di apparire convinta, quando in realtà tutto il mio corpo tremava al solo pensiero di chi avrei trovato una volta aperta la porta.
Claudia Livelli si presentò davanti a me in tutto il suo splendore.
Indossava una lunga vestaglia rossa fiammante, i capelli raccolti in un’ordinata coda nera e sorreggeva in mano una tazza di fumante cioccolata calda.
<< Buongiorno tesoro !! >> mi salutò affettuosamente baciandomi entrambe le guance.
Logico, visto che credeva ancora alla storia del finto fidanzamento tra me e suo figlio.
<< Ciao Claudia, scusami per l’ora, ma avevo urgente bisogno di parlare con Fra’ >> le dissi in tutta sincerità.
<< Certo, te lo chiamo subito >> mi sorrise facendomi poi cenno di entrare, mentre saliva le scale diretta alla camera di suo figlio.
Mi sudavano già le mani per l’agitazione, ma ero più che concentrata sul mio obbiettivo: avrei parlato con lui e avrei preteso mi dicesse la verità, una volta per tutte.
Torturavo impaurita le mie mani, quando vidi il suo volto dalla cima delle scale.
Man mano che scendeva il mio cuore perdeva uno, due, dieci, mille battiti.
E non perché indossava soltanto un pantalone della tuta e i suoi addominali erano da sbavare fino al giorno dopo, o meglio si anche per quello, ma principalmente perché pensare a lui che mi diceva ciò che aveva scritto in quel messaggio mi faceva sentire strana, amata.
<< Ciao … >> esordii imbarazzata.
<< Che ci fai qui ?? >> mi chiese invece lui più brusco che mai parandosi di fronte a me con le braccia incrociate al petto.
Non risposi, così subito ribattè scocciato: << Non credi sia un po’ presto per presentarsi a casa della gente senza un motivo ?? >>
Sbuffai.
<< Ce l’ho un motivo idiota !! Credi forse che sarei venuta correndo fin qui se non l’avessi avuto ?? >> sbottai arrabbiata.
<< Illuminami >> sorrise beffardo.
E in quel sorriso, seppur mi sforzassi, non riuscii a vedere il ragazzo che mi aveva scritto quelle parole, che le aveva sentite sue, che mi aveva baciato quella sera con quella dolcezza che non riuscivo a credere possedesse.
Qualcosa in lui era cambiato, il suo modo di vedere me era cambiato.
Mi sembrò quasi di essere ritornati ai primi giorni di scuola, quando ci guardavamo carichi d’odio e ci chiamavamo per cognome.
Ma non potevamo aver perso tutto in una sola sera.
<< Ho letto il tuo messaggio dell’altra sera, stamattina >> iniziai prendendo coraggio.
<< Ah >> sospirò solamente privo di qualsiasi reale sentimento, se non il disinteresse.
<< Io volevo … ecco ho bisogno di sapere … >> sospirai lentamente << Ho bisogno di sapere se ciò che hai scritto è vero >>
Abbassai lo sguardo per poi puntarlo nel suo con emozione: << Ho bisogno di sapere se è vero che mi ami >>
Il suo sguardo freddo fermo nel mio, mentre era una gara tra i due a chi appariva più forte quando in realtà non lo era.
<< Che importa adesso, dopo che tu hai baciato Ste’ ed io Hill ?? >> domandò impassibile.
<< So che hai baciato Hilary perché sai che ha da sempre una cotta per te, e tu sai che è stato Ste’ a baciarmi. Ha importanza perché si tratta di noi due >> tentai di sembrare convincente, mentre gli afferravo una mano che subito scansò.
<< Non te n’è mai davvero importato di noi due >> decretò arrabbiato.
<< Come puoi dirlo ?? >> domandai scuotendo la testa incredula.
<< Non avresti risposto al bacio >> rispose stanco.
<< Sai benissimo quello che provo per te e quello che invece provo per lui >> gli dissi convinta.
<< Beh, forse pensavo di saperlo, ma ultimamente mi stai sorprendendo sempre di più >> mi disse glaciale.
Lo guardai implorante cercando di trovare almeno un po’ del ragazzo che amavo in quel moro bellissimo, ma senza emozioni che mi stava di fronte.
<< Di chi sei innamorata Noe ?? >> mi chiese per la prima volta da quando ci conoscevamo, e giurai di sentire una nota supplichevole e quasi speranzosa nella sua voce.
Lo guardai dritto negli occhi cercando di trasmettergli la veridicità della frase che stavo per dire, e al contempo di ritrovare un po’ della dolcezza che mi aveva dimostrato di avere.
<< Sono innamorata di te, Fra’, e l’unica cosa che voglio è stare insieme >>  ammisi sincera avvicinandomi per baciarlo.
Ma lui al contrario di tutto ciò che pensavo possibile mi allontanò lentamente.
<< Non possiamo >> scosse la testa tristemente.
<< Perché ?? >> sbottai quasi in procinto di piangere << Non mi ami, vero ?? >>
<< Non è questo >> sussurrò accarezzandomi la guancia lentamente << Quello che provo per te è talmente forte che non riesco neppure a rendermene conto >>
Intrecciai le dita della mia mano con quelle della sua dolcemente, mentre gli domandavo disperata: << E allora qual è il problema ?? >>
<< Ci facciamo soltanto del male, questa cosa è destinata a farci soffrire ed io non voglio questo >> mi disse sincero allungando le braccia per stringermi a sé.
<< E preferisci stare così ?? >> gli domandai triste.
<< No, preferirei che non esistesse Ste’ e tutti i problemi che comporta >> ammise sincero.
<< Ascoltami Fra’ >> mi allontanai da lui quel poco che bastava per guardarlo negli occhi << A me non importa di Ste’, di Hill, di capodanno, di tutte le lacrime che ho versato e tutto il resto: a me importa soltanto di te e sono disposta a lasciar perdere tutto perché tu sia mio >>
Non credevo sarei mai riuscita a dirgli una cosa del genere, ma soprattutto non credevo mi avrebbe mai risposto come invece fece.
Alzò il mio viso con un dito poggiato sotto al mento e mi lasciò un leggero bacio a fior di labbra.
<< Sono già tuo >>

 

Piccolo Angolo Di Luce:
Hola !! Allora, che ne pensate di questo capitolo ??
Inizio dicendovi che l’ho riscritto due volte, in quanto il computer me l’aveva cancellato la prima volta, ma vi assicuro che questa versione è molto meglio
Che ne pensate della scena tra Fra’ e Noe ??
Come potete vedere, all’inizio lui cerca di essere freddo, ma poi si scioglie e alla fine (non so voi) ma fa sciogliere anche me !! U.u
Non vedo l’ora di leggere le vostre opinioni, spero recensirete in tante !!
Al prossimo capitolo, nel frattempo vi lascio il link della mia pagina facebook per le mie storie, inscrivetevi se vi va :D
https://www.facebook.com/PercheLaScritturaELoSpecchioDellAnima
A presto, un bacino <3
xoxo

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Capitolo 24
*** Amarti Senza Riserva ***


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Capitolo 23
Amarti Senza Riserva

 

<< Sono già tuo >>
E finalmente seppi cosa pensare.
Liberai la mia mente da qualunque dubbio, da qualunque fantasma di Ste’ vi si nascondesse, da ogni paura e preoccupazione.
E seppi cosa dire.
<< Mio e di nessun’altra ?? >>
<< Tuo e di nessun’altra >>
E cosa fare.
Con un’irruenza di cui non credevo essere capace afferrai il suo volto con le mani e lo baciai con tutto l’amore e la passione che avevo in corpo.
Sarebbe stato il nostro bacio più bello se ci fossimo amati davvero come meritavamo.
Sarebbe stato il nostro bacio più bello se fosse stato tutto infinitamente spontaneo, come la mia mano stretta al suo volto e la sua sulla mia schiena.
Sarebbe stato in nostro bacio più bello se nessuno dei due avesse voluto staccarsi per nessuna ragione al mondo.
E lo fu.
Quello fu il nostro bacio più bello fino a quel momento e per me, il più bello che avessi mai dato in assoluto.
Perché nemmeno con il mio primo ex c’era stata tutta quell’attesa, quella sofferenza, quell’amore.
<< Hey tesori andateci piano o vi ritroverete senza fiato !! >> esclamò Claudia scendendo le scale proprio in quel momento.
Dopotutto, per quanto potesse essere discreta, era pur sempre una donna e si sa che starcene per i fatti nostri non è proprio nella nostra indole.
Imbarazzata mi staccai da Fra’ arrossendo di colpo e solo in quel momento mi resi conto di essere stata per oltre dieci minuti spalmata su quel meraviglioso torso nudo.
<< Andiamo ma’, siamo giovani ed innamorati … cosa dovremmo fare ??? >> sorrise lui ironico guardando la donna.
E per la prima volta ebbi la certezza che la nostra non fosse una messa in scena per accontentare le fantasie di Claudia.
Fra’ era un meraviglioso attore, ma in quel momento non stava recitando.
La donna sospirò divertita.
<< Potreste studiare ad esempio !! >> esclamò e in un attimo mi ricordai dei compiti arretrati che avevo.
<< Oppure potresti metterti una maglietta già che ci sei !! >> rise guardando suo figlio ancora solo con i pantaloni, per poi rivolgere uno sguardo malizioso verso di me << Do per scontato che Noe ti abbia visto meno vestito di così, ma almeno un po’ di contegno !! >>
Avrei voluto ridere, ma invece arrossii soltanto fino alla punta delle orecchie.
Come faceva ad essere così certa che io e suo figlio fossimo già andati avanti ???
 I due risero soprattutto guardando la mia espressione, prima che Fra’ mi prendesse la mano e mi guidasse fino alle scale.
<< Andiamo di sopra a studiare >> disse a sua madre con voce più o meno convincente, mentre io ancora in imbarazzo non proferii parola.
E come se fosse il suo riflesso in uno specchio, quella camera era meravigliosa.
Molto ampia, con una grande finestra dalla quale si ammirava una Torino davvero bellissima, per niente uguale a quella che prendevo in giro da casa mia, il letto con sopra diverse mensole, l’armadio enorme la scrivania con la libreria in legno laccato, e poi diverse cornici sparse qua e la.
Erano tutte fotografie, qualcuna più grande e seriosa, altre piccole e buffe.
Le guardai una ad una cercando di collegare nella mia mente i vari soggetti.
Quella più grande era in un parco e raffigurava Giò, Dodo, Ste’ e Fra’ in divisa da calcio con in mano palloni e una coppa color oro.
Dovevano avere giusto qualche anno in meno, perché erano palesemente più piccoli, ma comunque simili alla loro figura attuale.
Accanto tante foto più piccole dei quattro, poi una di grandezza media dove c’erano Fra’ e Ste’ che sorridevano sornioni.
Erano veramente bellissimi, e soltanto da ciò che si poteva vedere nell’oggettiva prospettiva fotografica, si volevano bene più di due semplici amici: erano come fratelli.
Ed io avevo rovinato quel bellissimo rapporto in una maniera che ancora non riuscivo a comprendere.
Fotografie di Fra’ con ragazze di ogni forma e colore, tra le quali riuscii a scorgere di sfuggita Mic e Hill dallo sguardo perso e cotto.
E poi c’era quella fotografia che mi emozionò più di tutte.
Ritraeva un uomo sulla cinquantina di bell’aspetto, moro e con gli occhi color smeraldo, divisa da militare in dosso e fucile sottobraccio, e al suo fianco un bambino di circa dieci anni identico a lui se non per l’età, vestito anche lui da militare con tanto di arma, probabilmente per carnevale.
Fra’ sorrideva orgoglioso mentre suo padre lo guardava con uno sguardo carico d’amore.
Probabilmente un giorno sarebbe divenuto un militare anche lui, in realtà ce l’avrei visto proprio benissimo.
Sentii le sue braccia cingermi la vita da dietro dolcemente.
<< Tu e tuo padre siete identici >> mormorai senza riuscire a togliere gli occhi di dosso a quell’immagine.
<< Lo so, anche caratterialmente lo siamo >> rispose fiero lasciandomi un leggero bacio tra i capelli.
Mi voltai allacciandogli le braccia al collo.
<< Quand’è che torna ?? >> gli domandai stringendolo forte.
<< In realtà le sue ferie terminano la settimana prossima, quindi adesso è uscito a fare delle commissioni, ma torna per pranzo >> mi spiegò brevemente prima di sussurrarmi all’orecchio con dolcezza << Voglio fargli conoscere la bellissima ragazza che ha visto sul mio cellulare >>
Risi emozionata per poi fiondarmi sulle sue labbra irruente.
<< Hai già fame ?? >> domandò divertito staccandosi per un secondo.
<< Ho sempre fame >> sorrisi maliziosa << Fame di te >>
Ricambiò il mio sorriso, ma mettendoci molta più intensità di quanto io avrei mai potuto fare, e riprese a baciarmi con passione, stringendomi sempre di più e accarezzandomi la schiena.
Indietreggiammo lentamente fino a quando non inciampai nei miei stessi piedi e mi ritrovai spalmata addosso a lui, stesi sul morbido letto azzurro.
Gli scompigliai i capelli con le mani mentre le sue scendevano meccanicamente sul mio sedere.
Continuavamo a baciarci, quando io stessa slacciai il mio cappotto frettolosamente, troppo accaldata per sopportarlo oltre.
Sorrise sulle mie labbra allungando poi le mani ai lembi della mia felpa e sfilandola lentamente, lasciandomi soltanto con la mia leggera canotta nera.
Trasportati in un limbo di baci e carezze dal quale ci riportò alla realtà soltanto il suono odioso ed irritante del mio cellulare.
Lo vidi sbuffare mentre lo afferravo dalla tasca dei jeans e mi mettevo a sedere in braccio a lui accettando la chiamata.
<< Pronto Noe, ti ho chiamata venti volte a casa … si può sapere perché diamine non rispondi ?? >> strillò Giorgio irritato.
Se solo in quel momento avessi potuto raccontarglielo.
<< Non sono in casa tesoro, calmati >> risposi con voce rassicurante.
<< E dove cavolo sei ?? Mi stai facendo preoccupare >> sembrò ancora più agitato.
<< Sono uscita stamattina presto >> dissi senza specificare il luogo << Sei dolce quando ti preoccupi per me >>
<< Beh, lo so >> rise facendo ridere anche me.
<< Allora stasera ti vedrò in compagnia da Mic ?? >> gli domandai allusiva.
<< Yesss >> esclamò eccitato << A stasera >>
<< Un bacione enorme >> conclusi staccando e riportando il cellulare nella mia tasca.
Mi voltai verso Fra’ che era stato in silenzio per tutto il tempo scorgendo un’espressione sconosciuta sul suo volto.
L’avevo visto felice, triste, arrabbiato, indifferente, cattivo, dolce, innamorato, ma mai in quel modo.
<< Chi era a telefono ?? >> mi chiese scocciato.
<< Giò >> risi comprendendo il suo atteggiamento, nonostante stentassi a crederci.
<< Sei forse geloso Fra’ ?? >> domandai divertita e al contempo speranzosa.
<< Assolutamente no !! >> una punta di inclinazione nervosa nella sua voce mi diede ragione.
<< Bene >> mormorai fingendomi delusa e alzandomi camminando lentamente verso la porta.
Nemmeno un secondo e sentii le sue braccia forti cingermi i fianchi da dietro, mentre le sue labbra scendevano a lasciare delicati baci sul mio collo.
<< Non mi compri così, Livelli >> biascicai a fatica mentre sentivo i brividi farsi spazio lungo la mia schiena.
<< Hm … io non credo >> mormorò continuando il suo giochino.
Mi staccai di scatto incapace di sostenere il confronto, guardandolo poi dritto negli occhi.
<< Ammettilo. >>
<< Mai >>
<< Sei geloso Fra’ !! >>
<< No invece !! >>
<< Si !! >>
<< No !! >>
Due bambini che litigavano per una stupidata: ecco cosa sembravamo.
E ridevamo mentre continuavamo ad urlarci contro tenendoci anche il muso.
Bambini idioti, ovviamente, ma quanto mi mancava poter essere una bambina senza dover rendere conto a nessuno.
Piangere quando mi pareva, sbattere i piedi contro il pavimento per ottenere ciò che volevo, baciare mio padre come se fosse un peluche, sporcare la casa e nascondermi sperando che mia madre non mi sgridasse.
Sorridere vedendo i miei genitori abbracciati sul divano, con gli occhi a cuoricino vedendoli baciarsi.
Sognare il mio principe azzurro con tanto di cavallo bianco e altissimo, che però di azzurro non aveva nulla se non il nome stereotipato.
Prendermi una cotta per un bambino e dire che era il mio fidanzato senza che lui neppure mi conoscesse, arrossire ogni volta che ci sfioravamo la manina per afferrare un pastello, sorridere come solo una bambina innamorata sa fare se gli piaceva un mio disegno.
Mi mancava essere una bambina, e sentirmi così con Fra’ non faceva altro che accrescere il mio amore ogni momento di più.
Perché potevo essere me stessa e fargli vedere ciò che ero veramente, con tutte le mie odiose ed adorabili al contempo sfaccettature.
<< Se lo ammetto ti lascerai baciare ?? >> mi domandò sorridendo con il labbro inferiore sollevato a mo di cucciolo.
<< Può essere … >> mormorai ridendo.
Si avvicinò prendendomi la mano e intrecciando le mie dita con le sue.
<< Hai vinto tu >> esclamò per poi sussurrare dolcemente sulle mie labbra << Sono fottutamente geloso di te >>

***

Tentavo di sistemarmi i capelli mentre Fra’ indossava un maglione caldo.
Inutile dire quanto fossi nervosa al pensiero che avrei conosciuto suo padre, l’uomo di cui mi aveva da sempre parlato meravigliosamente, la fotocopia con qualche anno in più del ragazzo che amavo.
E per di più, l’idea di conoscerlo vestita in modo trasandato era quella che mi allettava di meno.
Se solo quella mattina l’avessi saputo avrei sicuramente messo qualcosa di più carino.
Gli stivali di lana beige erano bassi e caldi, i jeans stretti blu scuro, la felpa rosa brillante di Dolce & Gabbana attillata metteva in risalto il mio fisico magro, ma avrei decisamente preferito un paio di tacchi per apparire almeno un po’ più alta com’ero.
Il trucco a cui quella mattina non avevo più di tanto pensato era fortunatamente nella mia borsa, così almeno sotto quell’aspetto non ero in condizioni così disastrose.
Il problema peggiore erano decisamente i capelli.
Come mettere in ordine quel groviglio senza fine che erano diventati ??
La spazzola quasi si perdeva al loro interno, e mentre io mi disperavo il cretino accanto a me rideva di gusto.
Alla fine optai per l’unica maniera di metterli a posto che mi era venuta in mente: li raccolsi in una coda che poi girai su se stessa, abbozzando uno chignon più o meno fatto bene.
Sorrisi alla mia immagine riflessa: dopotutto avrebbe anche potuto andare bene.
<< Stai benissimo >> mi abbracciò Fra’, mentre io mi domandavo come potesse lui essere bellissimo in qualunque momento.
Scendemmo le scale entrando nell’enorme cucina del piano terra, dove Claudia e l’uomo della foto chiacchieravano tenendosi per mano dolcemente.
Una lacrima scese veloce lungo la guancia al ricordare quando anche tra i miei genitori era così, ma rapidamente l’asciugai gettando anche quello alle mie spalle.
Non potevo vivere nei bei ricordi, non più.
<< Finalmente siete scesi !! >> esclamò Claudia sorridendo.
Suo marito si voltò con uno scatto mettendo a fuoco prima suo figlio, poi me.
<< Papà, lei è Noe >> sorrise questo a suo agio << Noe, questo è mio padre >>
Era proprio come avevo sempre immaginato Fra’ adulto: uguale a quello a me coetaneo, ma con quella punta di esperienza e maturità che poteva caratterizzare solo un uomo sulla cinquantina.
Mi sorrise venendomi incontro.
<< Certo che la foto non ti rende proprio giustizia >> esclamò guardandomi negli occhi << Sei veramente bellissima >>
Risi imbarazzata non sapendo come rispondere.
<< Non mi sorprendo che mio figlio abbia perso la testa per te >> continuò mentre la mano di Fra’ scese subito a cercare la mia che ovviamente stava solo aspettando quel contatto.
<< Io non ho perso la testa … >> mormorò Fra’ timidamente.
<< Certo che no !! Se chiamare le sue cugine Noe e parlare di te continuamente non è perdere la testa !! >> rise il padre di Fra’ facendo ridere di gusto anche noi altri.
Non avrei davvero potuto chiedere di meglio.

 
Piccolo Angolo Di Luce
Heii !! Chiedo umilmente perdono per il ritardo e per il capitolo orrendo, ma mi scuso dicendo che è di passaggio, e che andando più avanti la storia prenderà una piega del tutto inaspettata.
Spero continuiate a seguirmi e a recensire, e vi ricordo inoltre della mia pagina facebook “ Perché La Scrittura è Lo Specchio Dell’Anima”
Ci vediamo al prossimo capitolo, fatemi sapere cosa vorreste che succeda, cosa pensate succeda e tutto ciò che vi viene in mente !!
Un bacino <3
xoox

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Capitolo 25
*** Se Ti Dicessi Che Ti Amo ***


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Capitolo 24
 Se Ti Dicessi Che Ti Amo


Non avevo mai pensato a come sarei potuta uscire dal limbo di tristezza in cui l’abbandono di mia madre prima e di Firenze poi mi avevano rinchiuso.
Perché quando stai male l’unico pensiero che hai in testa è voler stare bene, non il modo per farlo.
E poi quando la felicità ritorna inizi a domandarti da dove provenga, e la risposta è li dove è sempre stata, dove tu non l’hai mai cercata.
Francesco Livelli era la mia risposta.
Non riuscivo a spiegarlo neppure a me stessa, eppure ogni volta che ero in sua compagnia improvvisamente il mondo al di fuori spariva ed io mi ritrovavo a sorridere come un’idiota per qualsiasi cosa.
Ero felice finalmente, anche se non potevo nascondere la mia paura.
Paura che quella gioia potesse finire e io potessi ritrovarmi nuovamente a piangere abbracciata ad un peluche.
Ma sarebbe stato da stupida non godersi quella gioia per paura di perderla, e nonostante molte volte avessi dimostrato a me stessa il contrario, tanto stupida non ero.
Mi guardai allo specchio ritrovando finalmente la ragazza forte e sicura di se che ero sempre stata.
Ero bella, e per la prima volta mi sentivo di dirlo davvero.
Preparata per andare alla festa a casa di Mic, ero contenta finalmente di aver ritrovato me stessa.
Indossavo un abito nero stretto che si fermava sopra il ginocchio, scollato davanti e con la collana regalatami da Fra’ a Natale ovviamente al collo.
Non me ne separavo davvero mai, come se fosse stata il sigillo del nostro nascente amore.
I capelli scendevano mossi lungo le spalle, il trucco non troppo marcato ma evidente, e miei amati tacchi ai piedi.
Ricominciavo a vivere, a vivere bene.
Il cellulare mi avvisò dell’arrivo di Fra’, così scesi le scale velocemente e mi avviai all’entrata del palazzo.
Mio padre era ad un convegno di due giorni a Milano, così se anche avessi fatto tardi non avrebbe potuto dirmi nulla.
Ed eccolo li.
Appoggiato al suo amato motorino nero lucido, i capelli scompigliati, il sorriso mozzafiato e lo sguardo capace di leggermi l’anima.
Fra’ diventava ogni giorno più bello.
Mi avvicinai a lui e m’impossessai irruentemente della sua bocca.
Allacciò le braccia intorno alla mia vita sorridendo sulle mie labbra, mentre io mi lasciavo trasportare completamente da quello splendido bacio.
<< Come siamo passionali stasera >> sussurrò a pochi centimetri da me.
<< Lo sono sempre >> mormorai mordendogli il labbro inferiore sensuale.
La sua lingua tracciò il contorno delle mie labbra per poi baciarmi nuovamente, sempre con più desiderio.
Quella sera del 6 gennaio a Torino c’erano meno tre gradi, eppure io non potevo fare a meno di sentirmi andare a fuoco ogni momento di più.

***

Tra baci, abbracci, frasi mormorate e strade trafficate, arrivare a casa di Mic fu una vera e propria impresa.
Eravamo in ritardo di circa mezz’ora, cosa piuttosto trascurabile se tutti gli altri non fossero già stati lì.
Entrammo l’uno di fianco all’altro, ma non mostrando apparentemente alcun legame.
Avevamo deciso che gli altri avrebbero saputo di ciò che c’era tra noi in modo molto più d’effetto che un’entrata presi per mano.
<< Hey amore mio !!! >> strillò Mic correndo ad abbracciarmi, o meglio, a stritolarmi.
Dodo e Giò arrivarono subito dopo, quest’ultimo accompagnato dalla bellissima Luce.
Li abbracciai uno per uno, soffermandomi un po’ di più su Giò, consapevole che a Fra’ avrebbe decisamente dato fastidio.
C’era tutta la nostra classe, più qualcuno delle altre sezioni come la stessa Luce, Davide Fenice (il ragazzo di classe di Hilary con il quale ero uscita qualche settimana prima) e amici dei ragazzi provenienti dalle classi più svariate.
Hill non era stata invitata, e ringraziai mentalmente Mic per averlo fatto, nonostante sapessi che anche se tra noi non fosse successo niente, non le avrebbe per nulla fatto piacere la sua presenza.
Avevo intenzione di chiarire con lei, ma non quella sera di certo.
Il mio sguardo cercò Ste’, consapevole che dopo ciò che era successo la sera di Capodanno gli avrei dovuto come minimo una spiegazione, e lo trovai seduto nell’angolo a chiacchierare con alcuni nostri compagni di classe.
Bellissimo come sempre, con la camicia bianca attillata e i capelli perennemente in disordine, gli occhi a dir poco magnetici.
Ci avrei parlato sicuramente, ma dopo.
Mi avvicinai a Fra’ che chiacchierava con un paio di ragazzi di quarta F.
<< Ciao >> esclamai imponendomi di punto in bianco nella conversazione.
<<  Amico, è lei la ragazza di cui ci parlavi ?? >> domandò rivolgendosi a Fra’ un ragazzone con delle spalle enormi.
<< Già >> rispose lui prima di presentarmi sorridendo << Lei è Noe, la mia ragazza >>
Ero quasi sicura di essere arrossita di colpo in quel momento, con tutti gli sguardi del gruppetto puntati su di me e le parole di Fra’ che  mi risuonavano nella testa.
Il cuore aumentò i battiti che venivano fuori sempre più veloci, e per un secondo pensai davvero di essermi immaginata tutto, almeno fino a quando Francesco mi prese per mano portandomi poco più in la.
<< Tutto bene ?? >> domandò notando che ancora non avevo proferito parola.
<< è vero quello che hai detto a quei ragazzi ?? >> domandai con gli occhi che luccicavano per l’emozione.
<< Cosa ?? >> sembrava che davvero non se ne fosse reso conto.
<< Insomma … io e te stiamo insieme ?? >> chiesi incerta e incredula al contempo.
Sorrise dolcemente prendendomi la mano.
<< Sempre se lo vuoi >> esclamò mentre io già saltavo di gioia.
<< Certo che si !! >> squittii buttandogli le braccia al collo e stringendolo più forte che potevo.
Rise divertito guardandomi negli occhi serio.
<< Sei la fidanzata più bella del mondo >>
E allora non potei fare a meno di baciarlo.
Li, con gli occhi di tutti i presenti puntati su di noi, le bocche spalancate dei miei migliori amici, lo sguardo d’invidia delle ochette che gli sbavavano dietro da tutta la vita, le sue braccia strette sui miei fianchi a non lasciarmi andare.
Era la prima volta che ci baciavamo davanti a qualcun altro e la sensazione era a dir poco meravigliosa.
Far sapere a tutti che lui era mio, mio e di nessun’altra, proprio come mi aveva promesso quella mattina.
Ma c’era un lato negativo.
Appena aprii gli occhi infatti, l’immagine di Ste’ che usciva di scatto fuori al balcone mi riempì gli occhi.
Non avrei dovuto sbatterglielo in faccia in quel modo.
Lasciai lentamente le labbra di Fra’ mormorandogli un << Torno subito >> avviandomi anche io sul terrazzino.
Non c’era nessuno, solo Ste’ appoggiato alla ringhiera che guardava Torino notturna fingendo che gli interessasse davvero.
Faceva un freddo capace di spaccarmi le ossa.
<< Devo parlarti >> fu l’unica cosa che riuscii a dire in modo più o meno spedito.
<< Non abbiamo nulla da dirci >> mormorò lui distaccato.
<< Si invece >> esclamai convinta << Voglio spiegarti >>
Sbuffò scocciato.
Mi avvicinai a lui incerta, poggiandogli una mano sulla spalla.
<< Ascoltami, per favore >> sussurrai e lui si voltò finalmente a guardarmi.
E in quel momento capii il perché non l’avesse fatto prima.
Una e più lacrime gli rigavano le guance scendendo leggermente fino a fermarsi sulle sue labbra.
Una scena simile s’impossessò della mia mente.
 
Un tocco sulla spalla mi fece voltare di scatto e riaprire gli occhi, trovandomi davanti il muscoloso e scultoreo corpo di Stefano.
E senza dire parole mi avvolse tra le sue braccia e mi strinse a sé, come se non avesse bisogno di sapere nulla, ma volesse soltanto starmi accanto.
Mi accarezzò le braccia dolcemente a rassicurarmi, mentre io cominciavo a piangere sempre più pesantemente.
E ad un tratto mi allontanò dal suo corpo soltanto per guardarmi negli occhi, incrociando l’azzurro blu dei miei con l’azzurro grigio dei suoi.
Ed era magico quello sguardo, magico quanto rassicurante.
Senza che battessi ciglio si avvicinò al mio volto e baciò un punto della mia gota dove una lacrima stava scendendo lenta.
Sussultai mentre lui continuò a fare lo stesso su tutto il viso, in una maniera talmente dolce da non sembrare neppure reale.
Intrecciò le dita della sua mano con quelle della mia e non riuscii a fare a meno di sentirmi bene lì con lui, nonostante fossi in preda alle lacrime e in mezzo ad un atrio vuoto e freddo.
 
Non era passato molto tempo da quel giorno, quando avevo pianto ricordandomi improvvisamente di mia madre e del suo abbandono.
Ma quella volta la situazione era diversa.
Perché Stefano aveva saputo come farmi tornare il sorriso quando ero stavo male, mentre io ero totalmente impotente davanti alla sua sofferenza.
Avrei voluto baciargli quelle lacrime, dirgli che sarebbe andato tutto bene e stringerlo a me fin quando non si fosse calmato, proprio come aveva fatto lui.
Però io non potevo.
Gli accarezzai la guancia dolcemente, incapace di fare altro.
<< Avanti, spiegami >> mi disse lui incerto.
<< Quello che è successo la sera di Capodanno … >> iniziai mormorando << è stato uno sbaglio >>
Scosse la testa.
<< Io sono innamorata di Fra’ e adesso stiamo insieme >> gli dissi cercando di essere più convinta che potevo << Tra noi non può esserci niente >>
Portò le sue braccia a cingermi i fianchi dolcemente, sorridendo triste.
<< Tu non te ne rendi nemmeno conto >> mormorò.
<< Di cosa ?? >> gli domandai stanca.
<< Quello che c’è tra noi >> esclamò asciugandosi le lacrime velocemente << l’attrazione è palpabile e i sentimenti in gioco sono reali >>
Scossi la testa.
<< Come puoi esserne così convinto ?? >> gli domandai sperando di scoraggiarlo.
<< Ascoltami Noe >> iniziò invece sempre più convinto.
<< Se adesso io mi avvicinassi ancora di più a te, se ti accarezzassi lentamente, se ti guardassi negli occhi lasciandoti specchiare nei miei >> sussurrava mentre compiva esattamente i gesti da lui elencati.
<< Se giocassi con una ciocca dei tuoi capelli, se ti baciassi proprio dove piace a te >> avvicinò le labbra al mio collo premendole delicatamente, sapendo quanto adorassi quando qualcuno lo faceva.
<< Se ti dicessi che ti amo e che vederti con lui mi uccide >> ero come ipnotizzata dalle sue parole, mentre lo lasciavo continuare memorizzando ogni suo gesto.
<< Tu mi lasceresti fare e dire tutto questo, senza opporre resistenza >> affermò convinto, appoggiato dal fatto che secondo quanto era appena successo, aveva più che ragione.
<< E il motivo è uno solo >> mormorò a pochi centimetri dalle mie labbra.
<< Io non sono innamorata di te, Ste’ >> ma quel “non” stonava per lui quanto lo faceva per me.
<< Non ti credo neanche un po’ >> sussurrò premendo leggermente le sue labbra morbide contro le mie.
Stava succedendo di nuovo, senza che neppure me ne rendessi davvero conto.
Ma quella volta Fra’ non era li ad assistere a quell’assurda scenetta.
La sua lingua penetrò lentamente tra le mie labbra, e cercò la mia che non esitò a farsi avanti.
Fu un bacio dolcissimo e totalmente sbagliato al contempo.
Quando ci allontanammo avevo le mani ferme sul suo petto muscoloso coperto solo da quella leggera camicia, mentre le sue erano aperte sulla mia schiena.
<< Vedi ?? Avevo ragione io >> mormorò accarezzandomi la guancia.
<< No Ste’, io amo Fra’, non te >> ma il fatto che lo stessi rifiutando mentre ero stretta tra le sue braccia rendeva la cosa decisamente meno credibile.
<< Puoi mentirmi quanto vuoi, ma non mentire anche a te stessa >> esclamò più che convinto.
<< Io non … >> ma prima che potessi continuare, il suo dito si posò sulle mie labbra.
<< Pensaci bene, io ti aspetterò per tutta la vita se necessario ad averti >> sussurrò allentando la presa su di me.
Lo guardai intensamente negli occhi prima di rientrare in salone, lasciandomi alle spalle tutta la sua dolcezza e comprensione, ma trascinandomi dietro i miei nascenti dubbi.
<< Ti ho trovata finalmente !! >> esclamò Fra’ venendomi incontro.
Lo guardai negli occhi e non potei fare a meno di sentirmi un groppo alla gola pesantissimo.
Nemmeno un secondo da fidanzati e avevo già baciato un altro.
L’odio che provavo nei miei confronti arrivò alle stelle proprio in quel momento.
<< Dov’eri ?? >> mi domandò abbracciandomi dolcemente.
<< Sono andata a parlare con Ste’ >> mormorai aspettandomi già una scarica di domande venirmi contro.
Ma non fu così.
Fra’ si limitò semplicemente ad annuire e a baciarmi la fronte delicatamente, lasciandomi stranita come non mai.
<< Non mi chiedi nulla ?? >> gli domandai con un sopracciglio sollevato.
<< No >> scosse la testa sorridendo << Sei la mia ragazza e mi fido cecamente di te >>
Sorrisi mentre una lacrima scendeva lungo la mia gota.
Fra’ l’asciugò delicatamente come se il mio viso fosse porcellana, vedendo la gioia che provavo riflessa in essa.
Io tentai di nasconderla a me stessa, vedendoci invece la vergogna di avere accanto una persona meravigliosa e di averla tradita.
 

Piccolo Angolo Di Luce
Hola !!! Scusatemi per il ritardo, sono contenta però di essere riuscita a scrivere questo capitolo che mi sembra anche abbastanza carino.
Allora …. Rileggendo mi rendo conto che potrete odiare Noe per quello che ha fatto, ma provate a capirla.
Dopotutto c’è qualcosa tra lei e Ste’, lui le si avvicinava in quel modo e lei ha ceduto.
Fra’ invece è ancora più meraviglioso !!
Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate, spero recensirete in tante.
Un bacino <3
PS: Mi farebbe molto piacere se nelle recensioni scriveste se appartenete al Team Fra’ o al Team Ste’ … sono curiosa !!
xoxo

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Capitolo 26
*** Manie Di Perfezionismo ***


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Capitolo 25
 Manie Di Perfezionismo


 

 Fin da piccola ho sempre avuto manie di perfezionismo e, devo dire la verità, continuo a soffrirne tutt’ora.
Ogni cosa al suo posto, opportuna, composta.
Tutto nel momento giusto, tutti come e quando li volevo io.
Fare sempre le cose in maniera impeccabile, senza sbagli, errori, distrazioni.
Stavo ore intere sui libri per avere una pagella da prima della classe, giorni a provare trucchi diversi per essere bellissima ad una festa, anni passati a progettare una vita degna di un film che magari un giorno avrei avuto.
Il mondo intorno a me continuava a commettere errori, ma io no.
E ci credevo davvero in quella mia perfezione, non avevo mai pensato che potesse soltanto essere una mia ossessione.
Poi un giorno lo capii.
Avevo tredici anni e il mio primo fidanzato mi lasciò dopo essere stati insieme appena due mesi.
Lo amavo davvero per quanto a quell’età si poteva amare, e perderlo non era per nulla nei miei piani.
Perciò iniziai a credere che non fosse una cosa naturale, ma che piuttosto fossi io stessa ad impormi la perfezione.
Ma non mollai, anzi intensificai il tutto.
Perché dicevano che sbagliare era umano, ma io credevo fosse solo da stupidi: una persona che sa sempre ciò che deve fare e lo fa sempre nel modo migliore, non ha motivo né modo di sbagliare.
Però dopotutto il ragionamento non è così lineare.
Perché un’azione ha tante di quelle diverse sfumature ed interpretazioni che non puoi davvero definirla giusta o sbagliata, dipende tutto dai momenti, dai pensieri, dai punti di vista.
E poi fare sempre la cosa che ritieni “perfetta” significa ascoltare solo ed unicamente la testa, senza lasciare spazio al cuore.
Non sono mai stata particolarmente sentimentalista, perciò non amo dire ho ascoltato il mio cuore, ma piuttosto ho seguito il mio istinto.
Si, perché dopotutto l’istinto è ciò che ti spinge a fare ciò che senti, senza se forse.
E può essere considerato sbagliato seguire ciò che si prova ??
Forse si. Forse no.
Nel mio caso, la risposta oscillava tra le due alternative.
Baciare Ste’ quella sera mi aveva fatto sentire tanta di quella colpa come mai in vita mia, soprattutto dopo l’ultima frase pronunciata da Fra’: Sei la mia ragazza e mi fido cecamente di te.
Però c’era anche da dire quanto quel bacio mi avesse fatta stare bene.
Sembrava quasi che mi fossi persa, e lui fosse l’unico sentiero capace di ricondurmi a casa.
Giusto. Sbagliato.
Ma infondo, chi può davvero dirlo con certezza ??
C’è una contrapposizione così netta tra i due o si possono fondere talvolta in un tutt’uno inspiegabilmente contorto ??
Io non lo sapevo, e a dirla tutta non lo so neppure oggi.

 

 

***

Rimettere in discussione ciò in cui avevo sempre creduto mi faceva male, ma ero più che convinta di dover accettare la realtà.
Così quella mattina, visto che quello che avrebbe dovuto essere il nostro primo giorno di scuola dopo le vacanze natalizie coincideva con la Domenica, mi svegliai piuttosto tardi.
Il cellulare era spento dalla sera precedente: lo facevo sempre quando sentivo che qualcosa non andava, mi dava in qualche modo un vago sentore di tranquillità.
Lo accesi e trovai una decina di chiamate e messaggi di Mic – ovviamente – un messaggio di Giò, uno di Fra’ e un altro di Ste’.
Aprii questi ultimi due nel modo più rapido e al contempo ansioso che conoscessi.

Spero che tu abbia dormito bene.
Stasera devo andare ad una festa
con degli amici al Martin’s Flower,
 mi dispiace non poter stare insieme.
Ah, quasi dimenticavo.
Buongiorno piccola <3

 
E questo era stato ovviamente il messaggio del mio ragazzo, a cui decisi che avrei risposto con più calma dopo aver letto l’altro testo.
 

Non mi capita spesso di svegliarmi con un sorriso, sai ??
Ma quelle poche volte che succede, fidati, c’entri sempre tu.
Se solo ripenso a quel bacio …
tu non puoi capire l’effetto che ha avuto su di me,
 l’effetto che tu hai su di me.
È come librarsi in volo per un attimo
 e scendere soltanto quando le tue labbra lasciano le mie.
Ciò che c’è tra noi va oltre tutto e tutti,
 lo sai anche tu
Ti avevo chiesto di pensarci, spero tu l’abbia fatto.
Buongiorno principessa <3

 
Ok, adesso era proprio il momento perfetto per suicidarmi.
Non potevo avere accanto due ragazzi così meravigliosi, non me lo meritavo assolutamente.
Cosa avevo fatto per farmi amare ??
Insomma, con Fra’ avevo provato di tutto, ma con Ste’ ??
Ero sempre stata me stessa con lui, con tutti i miei difetti e le mie imperfezioni.
Sbadigliavo e mi stiracchiavo a prima mattina, barcollavo sui tacchi quando ero stanca, indossavo la prima cosa trovata nell’armadio, allacciavo i capelli in una coda scomposta, mi lasciavo vedere senza trucco, azzardavo battute da far piangere e ridevo come una pazza per le sue stupidaggini.
Nessun ragazzo normale avrebbe potuto innamorarsi di una persona del genere.
Ma del resto avevo sempre saputo che in lui c’era qualcosa di speciale.
Il suo modo di chiamarmi piccola e di abbracciarmi davanti ad Hill, la sua disponibilità nell’aiutarmi con lo studio in qualunque motivo, il suo essere sempre li pronto a consolarmi, la sua bellezza composta e perfetta, il suo sorriso rassicurante.
E poi … le sue labbra morbide che facevano sembrare anche un bacio dato con foga qualcosa di dolcissimo.
Erano l’opposto lui e Fra’.
Ed io avevo ammesso a me stessa di provare qualcosa per entrambi.

***

Quel pomeriggio avevo deciso di uscire per lasciare la mia mente libera dai pensieri e potermi sfogare liberamente, così ero andata a correre nel parco pubblico della città.
C’era poca gente in pista, la maggior parte se ne stava infatti seduta sul prato a leggere, giocare e chiacchierare tranquilla.
Avevo indossato una felpa e un paio di semplici pantacollant, cuffie alle orecchie con un Tiziano Ferro pronto a farmi piangere, e avevo dato avvio alla mia liberazione.

Vorrei che fosse oggi, in un attimo già domani,
per reiniziare, per stravolgere tutti i miei piani …

I passi veloci sembravano scandire gli attimi della mia vita.
Prima la mia infanzia passata a leggere fiabe di principesse, castelli incantati e principi azzurri.
Le prime cotte all’asilo, il mio primo amore andato male, la prima insufficienza in Matematica, il primo bacio.
E poi ancora, l’abbandono di mia madre e il mio odio-amore nei suoi confronti, il trasferimento a Torino, i nuovi amici.
Giò, Dodo, Mic, Hill, Dav, Luce Ste’, Fra’.
Chiusi gli occhi lasciandomi trasportare dalle note, quando ad un tratto andai a sbattere contro qualcuno, o meglio qualcosa.
Distratta per una parte dai miei pensieri e per l’altra dalla musica avevo beccato in pieno proprio uno degli enormi alberi che si innalzavano nel prato.
Il dolore lancinante alla testa mi fece cadere per terra dal dolore.
Il sole mi uccise la vista, quando ad un tratto sentii una mano stringere la mia.
Forse qualche anima pia era venuta in mio soccorso.
<< Noe, mi senti ?? >> esclamò preoccupato Ste’.
Un momento .. Ste’ ?? Da quale cilindro magico era stato tirato fuori ??
<< S…si >> mormorai incerta e lo sentii tirare un sospiro di sollievo.
Portò una mano dietro la mia testa e lentamente tentò di sollevarmi.
Urlai di dolore e subito arrestò il movimento.
<< Ti fa tanto male ?? >> domandò dolcemente senza lasciare la mia mano.
<< Già >> mormorai appena stringendo i denti.
<< Aspetta, proviamo così >> sussurrò portando una mano dietro la mia schiena e l’altra a reggermi la testa.
Strinsi le braccia più forte che potevo a cingergli il collo e mi lasciai trasportare in avanti.
Arrivai a sedermi sul prato ancora abbracciata a Ste’.
<< Mi fa malissimo >> esclamai dolorante.
<< Lo so >> mormorò accarezzandomi lentamente la testa con una mano, mentre con l’altra mi teneva per la schiena.
<< Ma dimmi >> sorrise << Come si fa a finire dalla pista al prato senza accorgersene ?? >>
Rise ed io con lui: effettivamente la cosa era piuttosto assurda.
<< Riflettevo e ho chiuso gli occhi >> risposi stupida guardando dritta nelle sue meravigliose iridi azzurre.
<< E a cosa pensavi ?? >> sussurrò spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio dolcemente.
<< A te >> esclamai semplicemente portando una mano ad accarezzargli la guancia.
Sorrise sornione facendomi letteralmente scogliere.
<< E cosa di me ?? >> mormorò avvicinandosi sempre di più.
<< Che avevi ragione >> esclamai seria << Io sono innamorata di Fra’ almeno quanto lo sono di te >>
D’istinto mi lasciò un bacio a fior di labbra che mi provocò un lungo brivido lungo la schiena.
<< Mi ami ?? >> domandò a due centimetri da me.
<< Si >> sussurrai colposa ed emozionata al contempo.
E in meno di un minuto stavo riassaporando quelle meravigliose e dolcissime labbra.
Il dolore alla testa passò, il freddo per il clima di Gennaio anche, e senza rendermene conto c’eravamo solo noi due, seduti per terra abbracciati in mezzo al prato, a baciarci mentre un gruppetto di bambini aveva smesso di giocare a pallavolo e si era fermato a guardarci.
Lo sentii sorridere sulle mie labbra appena mordicchiai il suo labbro inferiore, e portai le braccia più in alto per stringerlo maggiormente.
Ero felice in quel momento.
Ci distaccammo dopo qualche minuto solo per la mancanza di fiato e Ste’ mi guardò negli occhi dolcemente intrecciando le dita della sua mano con le mie.
Gli scompigliai i capelli con una mano lasciandogli un tenero bacio sulla punta del naso.
<< Mi sembra un sogno >> scosse la testa sorridendo.
Sorrisi a mia volta stampandogli un bacio a stampo.
<< Chissà quante ragazze vorrebbero uccidermi in questo momento >> esclamai ironica.
<< Le prime sono quelle bambine laggiù >> rise lui divertito.
<< Già … potrebbero lanciarmi una barbie addosso in qualsiasi momento >> iniziai a ridere anche io.
Mi seguì per un momento, prima di tornare serio di colpo e guardarmi sincero.
<< Sei bellissima >> esclamò portando nuovamente le sue labbra contro le mie.
Cercai con la mia lingua la sua senza aspettare che accadesse il contrario.
Ero strana perfino ai miei occhi per il modo di comportarmi che stavo avendo con lui, eppure non me ne pentivo affatto.
Passare il tempo con Ste’ era come vivere la storia d’amore fiabesca che avevo sempre sognato, e non avevo intenzione di lasciarmi vincere dal senso di colpa.
Avrei parlato con Fra’ e gli avrei spiegato ogni cosa, poi avrei capito cosa ne pensava e infine avrei preso la mia decisione.
Ero più che convinta: nulla sarebbe potuto andare storto.

***

<< Ne sei sicura ?? Secondo me è una follia >> esclamò Mic preoccupata.
<< Io penso che potresti aspettare come minimo domani !! >> tentò di convincermi Luce con risultati ben scarsi.
<< Vi ho detto che non cambierò idea !! >> sbuffai per la trentesima volta accelerando il passo.
Erano circa le undici e camminavamo per le vie del centro dirette al Martin’s Flower.
Dopo il pomeriggio passato con Ste’ infatti, avevo deciso di dire a Fra’ tutta la verità e sapendo che era li con degli amici ero stata più che decisa a volerlo raggiungere.
In effetti, il volerlo incontrare in gruppo e non da sola mi faceva sentire decisamente più sicura, ecco spiegato il perché mi ero portata dietro quelle due rompiscatole delle mie amiche.
<< E sentiamo, cosa hai intenzione di dirgli ?? >> mi domandò Micaela scocciata.
<< Tutta la verità !! >> sbottai annoiata dal dover ripetere sempre le stesse cose.
Passammo il resto del tragitto tra domande idiote e sbuffi, arrivando finalmente al locale quando ormai le due avevano deciso di smettere di venirmi contro e anzi di aiutarmi.
<< Sei pronta ?? >> esclamarono in coro stringendomi la mano.
Annuii ed entrammo.
Il locale era enorme come lo ricordavo, e trovare il mio ragazzo sembrava un’impresa piuttosto ardua.
Decisi di tentare la via più semplice.
<< Scusami, conosci un ragazzo che si chiama Francesco Livelli ?? >> domandai ad un tipo che se ne stava seduto picchiettando con le dita i tasti del cellulare in modo ossessivo.
<< Io no, ma credo dovresti chiedere a quel gruppetto laggiù >> mi rispose quello apatico ed io seguii la strada indicatami dal suo braccio teso.
Il gruppo in questione era formato da cinque o sei ragazzi della mia età, più o meno, altissimi e – dovevo ammetterlo – davvero uno più bello dell’altro.
<< Scusate, conoscete Francesco Livelli per caso ?? >> gli domandai leggermente in imbarazzo.
<< Certo splendore >> mi sorrise un ragazzo biondo e dagli occhi color ghiaccio.
<< E sai dirmi dov’è adesso ?? >> gli domandai speranzosa.
<< In una delle cabine del privè laggiù a sinistra, la seconda se non mi sbaglio >> mi rispose un altro ragazzo moro e dal sorriso bianchissimo, tanto da sembrare finto.
<< Grazie mille >> feci per andarmene quando il biondo mi trattenne per un braccio.
<< Perché lo cerchi ?? >> mi domandò curioso.
<< Sono la sua ragazza e volevo parlargli >> risposi senza scendere nei dettagli.
<< Ragazza ?? >> chiese incredulo uno di loro prima che tutto il gruppo scoppiasse a ridere.
Non me ne curai più di tanto e andai verso il luogo che mi avevano indicato.
Cosa diamine poteva farci Fra’ in una cabina non l’avevo ancora capito, ma a dire la verità non ci avevo neppure pensato tanto.
Forse avrei dovuto farlo.
Almeno mi sarei risparmiata quell’incredulità mista al senso di odio profondo provata quando lo vidi li, spalmato su una biondona tutta forme che ansimava eccitato.
 


Piccolo Angolo Di Luce
Hola !! Grazie mille a tutte le bellissime persone che hanno recensito lo scorso capitolo, sono davvero contenta che continuiate a seguire la storia !!
Beh, a quanto ho capito nessuna di voi è davvero sicura sul team nel quale si trova, e spero che man mano che si va avanti riuscirete a farvene un’idea … fatemi sapere ovviamente !!
Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate di questo capitolo, vi dico già che il prossimo non sarà per niente divertente, anzi … vi lascio immaginare.
A presto, un bacino <3
xoxo

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Capitolo 27
*** Quegli Attimi Lunghissimi A Superare Il Vento ***


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Capitolo 26
Quegli Attimi Lunghissimi A Superare Il Vento

 

Una goccia di pioggia.
Deglutii profondamente mentre guardavo fuori dalla finestra.
L’orologio segnava circa le quattro e mezzo di notte, ma dopotutto sarebbe potuto essere mezzo giorno ed io non me ne sarei accorta.
Due gocce di pioggia.
L’unico rumore che si udiva nel silenzio più assoluto della notte, quando il buio regnava incontrastato e il freddo mi gelava l’anima.
Sentivo i vestiti stringermi, il trucco colarmi, i capelli pieni di nodi e sporchi.
Tre gocce di pioggia.
Il cellulare squillò per la ventesima volta, e potei chiaramente distinguere il nome della mia migliore amica sullo sfondo.
Non le risposi, non ne avevo la forza.
Continuai a guardare fuori dalla finestra, come se contare le goccioline che sbattevano contro il vetro potesse distogliermi per un attimo dai miei pensieri.
Dieci gocce di pioggia.
Chissà cosa avrei fatto se quella sera non fossi stata sola in casa, in una città che non conoscevo poi così bene.
Se mia madre fosse stata nella camera di fianco alla mia, se ci fosse stata, sarebbe venuta da me a consolarmi ??
Se mio padre non fosse dovuto andare a quel maledetto congresso, mi avrebbe preparato una delle cioccolate calde che tanto amavo o una camomilla in grado di calmarmi ??
Ventisette gocce di pioggia.
Un lampo. Un tuono.
I flashback che mi inondavano la mente senza lasciarmi scampo, mentre tentavo stupidamente di liberarmene.
Ma tanto ne ero consapevole: quei ricordi non se ne sarebbero mai andati.
Un temporale.
Dopotutto ce lo si poteva aspettare.
Perché quando la pioggia inizia ad intensificarsi, è più che scontato che avvenga.
Perché quando le lacrime si contengono per tanto, troppo tempo, dopo un po’ si scoppia nel modo peggiore.
Perché quando gli sbagli si accumulano, arriva quel fattore scatenante capace di sbatterteli addosso uno dopo l’altro.
Non ricordo di aver dato spiegazioni a Mic e Luce quella sera, credo piuttosto di essere scappata via senza riuscire a parlare, con gli occhi pieni di lacrime e di immagini che avrei voluto soltanto rimuovere per sempre.
Mi avevano seguito fino a sotto casa mia senza fare domande, fino a quando avevo aperto bocca solo per dire loro << Ci vediamo domani a scuola >>
Forse non era stato corretto da parte mia piantarle in asso in quel modo dopo che mi avevano accompagnato in centro a notte quasi inoltrata, ma del resto non avrebbero potuto aspettarsi niente da me dopo ciò che era successo, ciò che avevo visto.
Perché giuro, se me l’avessero raccontato avrei riso in faccia al mio interlocutore, ma assistere alla scena con i miei occhi era stato quanto di più doloroso e veritiero potesse esserci.
Domani sarebbe stato il mio primo giorno di scuola dopo le vacanze di Natale, avrei dovuto riposarmi e cercare in ogni modo di apparire al meglio, ma per qualche strana ragione il mio corpo sembrava non voler effettuare il minimo movimento.
Era da circa due ore che me ne stavo ferma a guardare una bagnata Torino notturna senza battere nemmeno ciglio, se non per lasciar scivolare giù le lacrime una dopo l’altra.
Avevo il viso inondato e sporco di trucco ormai sciolto, ma tentare di arrestare il pianto in quel momento sarebbe stato totalmente inutile, ne avevo fin troppa consapevolezza.
Così preferii sfogarmi fino a quando le prime luci dell’alba si mostrarono irruenti contro il vetro gelato.
Dovevo aver dormito più o meno dieci minuti con la testa appoggiata su di esso, la schiena storta che mi doleva e le gambe totalmente addormentate per la scomoda posizione.
Ma niente faceva più male di quel macigno che mi era stato lanciato all’altezza del cuore.
La sveglia suonò proprio in quel momento indicandomi che erano le sei passate.
Mi alzai e mi stiracchiai velocemente, prima di afferrare un paio di jeans stretti e un maglione azzurro cielo, un paio di Nike semplici e dirigermi verso la doccia.
Mi lavai e vestii evitando accuratamente di guardarmi allo specchio, fino a quando ne fui costretta, mentre mi lavavo i denti e mi truccavo.
Sembrava avessi un enorme cartello sulla testa che recitava quell’odiosa eppure realistica descrizione di me in quel momento.
Ragazza tradita.
Mi faceva stare male quasi quanto me ne faceva vergognare, era come se una parte della mia dignità se ne fosse andata a farsi un giro per la città lasciandomi da sola con il resto.
Afferrai la spazzola e con la piastra mi allisciai i capelli.
Se proprio dovevo avere due enormi corna sulla testa, preferivo almeno mostrarmi bella con esse.
Non mangiai nulla per colazione, cosa che di solito amavo fare, ma anzi scesi di casa quando ancora erano le sette.
Il viaggio in pullman quella mattina mi sembrava più lungo del solito.
Cuffie come sempre alle orecchie, quella mattina era toccato a Valerio Scanu farmi da accompagnatore.
 
Io non mi dimentico,
quei sogni irraggiungibili,
quegli attimi lunghissimi,
a superare il vento.
 
Non volevo pensare a Fra’.
Perché nonostante tutti i bellissimi momenti che avevamo passato insieme, ogni volta che il suo nome compariva nella mia mente, la sua immagine spalmata su quella della biondona tutta forme mi pugnalava in petto.
Tanto valeva non rimuovere quel ricordo dalla mia mente, ma rimuovere totalmente la sua persona, nonostante tutto l’amore che avevo provato per lui, e che in parte continuavo a provare.
 
Io non mi dimentico,
perciò non farlo neanche tu,
ricordati dovunque sei,
ricordati, ricordati, di noi.
 
Un ragazzo si sedette al posto accanto al mio e mi chiese l’ora.
L’ultima cosa che mi serviva era qualcuno che mi desse a parlare, ma gli risposi tentando di nascondere l’ostilità che provavo verso il suo sesso in generale.
<< Tu sei Noemi Guardia, vero ?? >> mi domandò dopo un po’ curioso.
Alzai gli occhi al cielo scocciata prima di rispondergli.
<< Si, come fai a saperlo ?? >>
<< Sai, anche io sono al Carlo Botta e fidati, in classe mia non abbiamo occhi che per te !! >> mi sorrise sincero ed io tentai di ricambiare.
<< Beh, mi sento lusingata >> esclamai semplicemente.
<< Ma dimmi, per quello che a noi è arrivato da qualche voce so che hai qualche tipo di rapporto con Livelli e Cammonti >> iniziò in cerca di gossip << Con chi stai dei due ?? >>
Per poco non riuscii a credere alle mie orecchie.
Com’era possibile che perfino nelle altre classi si sapesse del mio triangolo ???
Sbuffai sonoramente.
<< In realtà stavo con Livelli prima, ma abbiamo rotto >> risposi freddamente sentendo una rabbia crescermi dentro al solo pronunciare il suo cognome.
<< E con Cammonti ?? >> continuò quello.
Mi sembrava di essere diventata una di quelle veline a cui si chiede se preferirebbe uscire con un calciatore o un pilota di formula uno.
<< Insomma, vi hanno visti baciarvi alla festa di Capodanno >> mi informò rendendomi sempre più nervosa.
<< Beh, per adesso non c’è niente tra noi >> tentai di rispondere nella maniera più sincera possibile.
E proprio in quel momento, mentre lui biascicava un << Per adesso … >> il pullman si fermò ed io ne approfittai per correre giù.

***

Quella mattina la mia professoressa di Storia era assente, così ci dissero che per la prima ora sarebbe venuta una supplente della quale però non si vedeva neppure l’ombra.
Ero arrivata da poco, quando un fulmine di nome Mic corse ad abbracciarmi.
<< Come stai tesoro ?? >> mi chiese dolcemente pesando anche le parole.
La guardai dritta negli occhi prima di sorriderle ironica.
<< Prossima domanda ?? >> mormorai e in risposta mi strinse più forte.
Lei non aveva visto la scena all’interno di quella cabina, eppure l’aveva saputo quando al ritorno a casa l’avevo gridato mentre la rabbia s’impossessava di me totalmente.
Fece per aprire bocca quando si bloccò nuovamente.
Mi voltai individuando il motivo che l’aveva spinta a zittirsi del tutto.
Fra’ era entrato in classe proprio in quel momento, con due occhiaie che quasi facevano invidia alle mie, e un aspetto da colpevole che lo si notava da kilometri di distanza.
Incontrò il mio sguardo subito, ed io mi affrettai a voltarmi dall’altra parte.
Lanciò la cartella per aria avvicinandosi a me, che però non lo degnai di uno sguardo.
<< Noe >> sussurrò sfiorandomi un braccio che subito mi affrettai a ritrarre.
<< Lasciala in pace, idiota !! >> strillò Mic guardandolo assassina.
<< Devo parlarti >> la ignorò lui guardando me serio.
Mi voltai verso la mia amica annuendo leggermente, e lei allora si allontanò verso il fondo della classe dove Dodo e Giò aspettavano l’arrivo di Ste’.
<< Che vuoi ?? >> chiesi tentando di essere glaciale, ma consapevole del fatto che non avrei retto più di un minuto.
<< Non hai il diritto di trattarmi così >> iniziò, ma lo bloccai subito.
<< Io non ne ho il diritto ?? E tu allora ne avevi di tradirmi con un’altra ?? >> buttai giù arrabbiata, vedendo che però lui non sembrava per nulla dispiaciuto.
<< Ma guarda da che pulpito viene la predica !! >> esclamò ironico guardandomi con astio.
<< Hai bevuto ancora Fra’ ?? Ti rendi conto di cosa stai dicendo ?? >> gli domandai iniziando seriamente a credere che mi stesse prendendo in giro.
<< Certo che si >> rispose invece incrociando le braccia al petto.
<< E quindi ?? >> sollevai un sopracciglio scettica.
<< E quindi smettila di recitare la parte della ragazza piangente e immacolata, perché francamente non ti si addice >> mi sputò in faccia quelle parole che mi offesero davvero.
<< Allora dimmi un po’, che cosa ti ho fatto io ?? >> sentivo veramente di essere arrivata al limite.
<< Sei venuta a casa mia appena due giorni fa dicendomi che volevi provare a stare insieme ed io ho accettato.
Sei stata l’unica ragazza a cui ho detto Ti Amo in tutta la mia vita, ti ho regalato la collana che porti prima ancora di scoprire cosa sentivo per te, semplicemente perché sapevo che non era un semplice baciarsi tra di noi.
Ti ho perfino fatto conoscere mio padre che è la persona più importante della mia vita, e ti ho presentata ai miei amici come la mia prima vera fidanzata.
E poi, dopo nemmeno tre giorni .. >> e si bloccò di scatto.
<< Poi ?? >> gli feci cenno con la mano di continuare.
<< Poi ieri mattina decido di venire a casa tua per pranzare insieme, ma prima vado a fare un giro nel parco pubblico e ti trovo avvinghiata a quell’idiota di Ste’ mentre vi dichiarate tutto il vostro amore >> buttò giù con una rabbia e una tristezza che non gli avevo mai visto.
Rabbrividii tutta d’un colpo.
Ero stata io la prima a tradirlo, e credendo che seguire ciò che sentivo non potesse mai essere sbagliato, avevo finito a darmi la zappa sui piedi da sola.
<< T … tu mi ami ancora ?? >> biascicai incerta, non sapendo neppure perché gli l’avessi chiesto.
Temevo quella risposta, e facevo davvero bene.
<< In questo momento non so più niente >> mormorò stranito << E tu ?? >>
<< Si, ma ti odio per avermi fatto del male >> ammisi sincera.
<< Hai cominciato tu >> si difese velocemente.
<< Tu hai fatto peggio >>
<< Dalla tua prospettiva >>
<< Dalla prospettiva di tutti >>
Durante quello scambio di battute non avevamo avuto il coraggio di guardarci negli occhi una sola volta e questo mi appariva totalmente assurdo.
<< Io penso che abbiamo fatto male a metterci insieme, dopotutto tu sei indecisa tra me e quell’altro e io non ho voglia di sapere di aver piazzate in testa due enormi corna >> iniziò serio.
<< Adesso ce le abbiamo entrambi le corna >> sussurrai sperando che non mi sentisse.
<< E non era ciò che volevamo, perciò tu la tua vita ed io la mia, vedrai che in qualche giorno torneremo a litigare come quando sei arrivata e la normalità regnerà incontrastata >> portò le mani nelle tasche deglutendo forzatamente.
<< Io non voglio litigare con te >> gli dissi sincera mentre mi portavo le mani al collo slacciandomi la collana con il cuore d’oro e la frase della mia canzone preferita incisa.
<< Invece io credo che sia l’unica cosa che ci riesce >> mi rispose freddo.
Afferrai la sua mano per lasciarle scivolare all’interno la collana, mentre l’impulso di stringerla mi tormentava malignamente.
<< L’ho fatta fare per te, non devi ridarmela >> me la porse nuovamente, ma io non riuscii ad accettarla.
<< Non vogliamo avere più niente a che fare, non ha senso che io la tenga >> ammisi tristemente sentendo le lacrime che spingevano per scendere.
<< Fai ciò che vuoi >> disse distaccato, ed io allora la trattenni, nonostante qualunque principio della morale mi avrebbe imposto il contrario.
Ma a dirla tutta , quali principi avevamo mai rispettato noi due ??
Annuì semplicemente senza aggiungere altro.
Perfino le nostre prime discussioni erano molto più passionali e intense di quel triste e freddissimo dialogo.
Mi voltai uscendo dalla classe, con la collana ancora stretta in mano, quasi a tenere saldo un pezzo di noi.  
Il corridoio era vuoto a quell’ora e perciò il posto perfetto per stare da sola senza che nessuno venisse ad importunarmi.
Mi appoggiai alla finestra lasciando che le lacrime scendessero lente.
Avevo messo fine alla nostra storia, ma non al senso di dolore immenso che continuavo a provare.
Ad un tratto sentii due braccia forti cingermi i fianchi da dietro dolcemente e in nemmeno di un minuto riconobbi la stretta di Ste’.
Non sapevo a che punto della conversazione con Fra’ fosse arrivato, ma ero più che convinta che non avesse ascoltato nulla, e che nemmeno Mic gliel’avesse raccontato.
<< Cosa ti ha fatto ?? >> mi domandò tentando di nascondere il senso di rabbia che provava a pensare che Fra’ potesse farmi star male.
<< Niente >> mormorai finta, evitando di voltarmi a guardarlo negli occhi.
<< Noe >> esclamò riconoscendo il mio volergli nascondere qualcosa.
Girai tra le sue braccia arrivando a ritrovarmi con la schiena appoggiata alla finestra e il petto schiacciato contro il suo, la fronte a due centimetri da quella del ragazzo.
<< Ieri sera avevo deciso di dirgli quello che provo davvero per te e per lui e … >> iniziai a raccontare bloccandomi d’un tratto, mentre una lacrima scendeva lenta lungo la mia guancia.
L’ennesima lacrima che lui non meritava.
<< E ?? >> mi chiese impaziente e preoccupato.
<< Sono entrata nella discoteca dove stava e l’ho visto mentre andava con una >> singhiozzai allacciandogli le braccia al collo e stringendolo forte a me, forse preoccupata che potesse andare in classe e uccidere il suo ex migliore amico.
<< Bastardo. E cosa ti ha detto stamattina ??>> biascicò mentre mi accarezzava i capelli e la schiena tentando di calmarmi.
Affondai il viso nell’incavo del suo collo cercando di trovare conforto in lui che era la persona più dolce che avessi mai conosciuto.
Ma la vena che vedevo guizzare all’altezza della sua tempia non mostrava per niente il ragazzo calmo di sempre.
<< Che l’ha fatto perché mi ha vista baciare te ieri, quindi è colpa mia >> mormorai buttando giù l’ultima lacrima.
<< Avrebbe potuto parlartene invece di tradirti a sua volta >> sussurrò prendendomi il viso con una mano e guardandomi dritta negli occhi.
<< Ma lo sai com’è fatto, è istintivo ed immaturo, non pensa prima di fare le cose >> continuò poi.
Alcune lacrime se ne stavano ferme sul mio viso, e lui come ricordavo avesse già fatto in un’altra occasione, iniziò a baciarle lentamente per sottrarmele.
Era un gesto dolcissimo.
Dolcissimo quanto tranquillizzante.
Come la mano che ti viene tesa per rialzarti dopo una caduta, le parole di conforto dopo un brutto voto, la folata di vento durante una giornata afosa.
L’ultima goccia salata se ne stava ferma proprio tra le mie labbra, ed io chiusi gli occhi aspettando che la baciasse con la tenerezza di cui solo lui era capace.
Ma non lo fece, anzi mi guardò negli occhi sinceramente e mi disse serio << So che non è un buon momento, ma io voglio davvero cacciare via ogni tua lacrima >>
Sembrava quasi mi stesse chiedendo il permesso.
Il permesso per baciarmi, per farmi stare bene, per rendermi felice.
<< E io voglio che tu lo faccia >> risposi sincera avvicinandomi se possibile ancora di più a lui.
Con la lingua accarezzò il punto in cui se ne stava quell’ultima goccia, prima che io schiudessi le labbra e lo lasciassi entrare.
Ste’ era sempre dolcissimo quando mi baciava.
Con la lingua cercava la mia e la accarezzava lentamente, prima di iniziare a giocarci a ritmo dei battiti dei nostri cuori confinanti a causa dei nostri abbracci sempre strettissimi.
Non avevo più lacrime che scendevano, solo amore ad avvolgermi e ad alleviare almeno per un po’ il dolore che provavo.
Era lui l’unica medicina di cui avevo bisogno.


 
Piccolo Angolo Di Luce
Hola !!! Grazie mille a tutte quelle che continuano a leggere e recensire nonostante i cambi di rotta che sta avendo la storia e a complimentarsi con me che davvero mi sento onorata di ciò.
Spero che anche questo vi sia piaciuto, come vedete Fra’ l’ha tradita perché l’aveva vista baciare Ste’, mentre Noe ormai non sa neppure più lei cosa vuole: prima dice a Fra’ di amarlo, poi bacia Ste’.
È confusa e ferita, ma pian piano inizierà a svegliarsi, non vi preoccupate.
Aspetto le vostre recensioni, un abbraccio <3
xoxo

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Capitolo 28
*** Nobody Said It Was Easy ***


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Capitolo 27
Nobody Said It Was Easy

 
Era passato un mese da quella mattina.
Trenta giorni che erano bastati totalmente a rivoluzionare la mia nuova vita e l’equilibrio che credevo di aver raggiunto.
Era successo di tutto.
A partire dalla rissa tra Fra’ e Ste’ di quella stessa mattinata, continuando con le prime uscite tra me e quest’ultimo, il litigio tra Mic e Dodo, il fidanzamento di Giò e Luce, la riappacificazione tra me e Hill.
Ma sarà meglio andare con calma e raccontare tutto in maniera più precisa.

***

8 Gennaio

Lentamente abbandonai le labbra di Stefano rimanendo però avvolta nel suo dolcissimo abbraccio.
Non avevo voglia di fare parallelismi tra lui e Fra’, ma la stretta dei due era completamente diversa, nonché capace di provocare in me emozioni distinte.
Con Ste’ era tutto zuccheroso e romantico, lui era il principe azzurro che ogni ragazza desiderava, perfetto sotto ogni punto di vista.
Il suo tocco era delicato e timido, quasi come se fossi fatta di porcellana.
Fra’ invece era passionale, intenso e possessivo.
Era come un fuoco che riusciva a scaldarti anche quando fuori c’era il gelo, ma ormai ero consapevole che non avrei mai più provato quella sensazione.
Un battito di mani non troppo lontano mi risvegliò dai miei pensieri.
<< Un minuto prima dici di amarmi e quello dopo baci lui … sei davvero molto coerente, Noe >> mi schernì Francesco ironico appoggiato con le spalle alla porta dell’aula.
<< Lasciala in pace >> sbottò Ste’ lasciando scivolare via le braccia dai miei fianchi.
<< Tu sta zitto, non sai niente >> sputò velenoso quello posando il suo sguardo assassino sul ragazzo accanto a me.
<< L’hai già tradita con una sgualdrina, non pensi di stare esagerando ?? >> continuò Ste’ senza accennare a voler smorzare la tensione che si era creata.
<< Sempre meglio di lei che mi ha tradita con un deficiente come te >> ribattè Fra’ totalmente a suo agio scompigliandosi i capelli con una mano.
Deglutii sforzandomi con tutta la mia buona volontà di non trovare quel gesto tremendamente sexy.
<< Sei soltanto un bastardo >> bofonchiò a denti stretti il ragazzo accanto a me stringendo i pugni arrabbiato.
<< Sarà … ma intanto ti ricordo che lei ha scelto me >> si pavoneggiò l’altro pur rimanendo con quell’aria da duro impassibile stampata in faccia.
<< Fino a quando non ha capito che amava anche me >> continuò Ste’.
Io dal mio canto rimanevo lì a partecipare passivamente alla conversazione, non avendo la forza di prendere una posizione.
Quella situazione non mi piaceva proprio per niente.
<< Quell’anche stona un po’, non trovi ?? >> sorrise antipatico Fra’.
Non sapevo davvero come riuscisse a parlare di quell’argomento in modo talmente freddo e distaccato.
Sembrava quasi che stesse discutendo di una fiction vista in tv.
<< Comunque sia, divertitevi voi due, almeno fino a quando lei non tornerà da me >> ammiccò in mia direzione la sciandomi totalmente spiazzata.
Dovevo dire qualcosa, almeno per difendere la dignità che – nonostante non fosse proprio palese – continuavo ad avere.
<< Non tornerò da te >> mormorai a voce bassa sperando forse che non mi sentisse.
Forse davvero non riuscì ad ascoltarmi, oppure mi ignorò volutamente, perché continuò a rivolgersi a Ste’ con fare presuntuoso, come suo solito del resto.
<< Se hai bisogno di consigli su come gestirla chiedi pure, non sentirti in imbarazzo >> ammiccò ancora stavolta verso di me, facendo totalmente uscire fuori di testa l’altro ragazzo che, non capivo perché, era rimasto in silenzio fino a quel momento.
Stefano si avventò verso di lui piantandogli un pugno in pieno viso e non stupendolo per niente, visto che dopo nemmeno un secondo l’aveva giù sovrastato e aveva iniziato a riempirlo calci.
Probabilmente era in cerca di rissa fin dall’inizio e la cosa non mi avrebbe sorpresa per nulla.
Dopotutto Fra’ era sempre stato un ragazzo impulsivo e arrogante, ma non sapevo che anche Ste’ fosse capace di menare in quel modo.
Tentai di separarli con gesti e urla che si rivelarono totalmente inutili, così corsi in classe e dopo nemmeno due minuti i miei compagni erano in corridoio a mettersi tra i due.
Dodo e un gruppo di ragazzi tenevano Ste’, mentre Giò e altri mantenevano Fra’.
Mic mi abbracciò forte ed io scoppiai a piangere tra le sue braccia.
Non avevo la forza di girare a guardarli, così le chiesi di descrivermi le loro condizioni fisiche.
<< Ste’ ha un occhio nero e il labbro che sanguina, Fra’ invece ha un taglio sulla guancia e un altro sotto l’occhio … non so davvero chi stia messo peggio >> mi confessò continuando a stringermi forte per fermare l’angoscia.
 

15 Gennaio

<< Dove la porto signorina ?? >> mi sorrise Ste’ prendendomi sotto braccio.
<< Dove vuole, mio cavaliere >> risi per la prima volta dopo quasi una settimana, seguendolo mentre prendeva la via diretta al cinema.
Erano già un po’ di giorni che uscivamo insieme ed era bello oltre che divertente passare del tempo con lui.
Avevo messo le cose in chiaro da subito: avevo bisogno di chiarirmi le idee e quindi non ci sarebbe stato  nessun rapporto tra noi se non amicale, almeno per quei primi tempi, e lui aveva accettato senza obiettare.
Sentivo che quell’accordo iniziava a stargli stretto, ed ero sempre più consapevole che avrebbe voluto iniziare una storia, ma ancora non me la sentivo, troppo scossa da quello che era successo con Fra’.
Non successe nulla tra noi quella sera.
Ci limitammo a stringerci la mano durante il film dolcemente e a salutarci sulla porta di casa mia con un bacio sulla guancia, eppure sentivo che qualcosa nel nostro rapporto stava cambiando.

 
24 Gennaio

Era piuttosto freddo quel giorno,e  al contrario dei precedenti in cui il sole aveva sempre occupato un bel posto nel cielo, quella mattina non voleva proprio saperne di smetterla di giocare a nascondino.
Ero a casa mia a finire i compiti di Fisica, mentre mio padre ascoltava un piuttosto noioso telegiornale seduto accanto a me sul divano.
Ad un tratto un bussare ossessivo del campanello ci fece sobbalzare entrambi.
Mi alzai controvoglia e appena aperta la porta mi trovai davanti una Micaela in lacrime che non aveva proprio l’aspetto della ragazza maschiaccio che avevo conosciuto qualche mese prima, né della dolcissima fidanzata che uno dei miei migliori amici aveva l’onore di avere accanto.
<< Posso entrare ?? >> mi chiese singhiozzando.
<< Certo tesoro, vieni >> le sorrise preoccupata portandola in cucina e sfilandole il cappotto.
Mio padre la salutò stranito e abbandonò la stanza comprendendo che lei avesse soltanto bisogno di sfogarsi con me.
Una cosa che avevo sempre amato del rapporto con  lui era che riuscivamo a comprenderci senza parlare, semplicemente con uno sguardo.
<< Che è successo ?? >> le domandai sedendomi  e prendendole le mani.
<< Dodo mi ha mollata >> continuò a piangere a dirotto mentre io tentavo di calmarla.
<< Cosa è successo ?? >> le domandai tentando di essere delicata.
<< Stamattina era venuto a prendermi per andare a fare un giro al parco insieme.
Sono uscita di casa e l’ho visto abbracciare una che se non mi sbaglio frequenta il quarto al classico, mi sono avvicinata e lui non si è minimamente scomposto.
Ho iniziato una delle mie solite scenate di gelosia e lui allora mi ha urlato contro dicendo che a tutto c’è un limite, che non è possibile che io sia gelosa anche di un semplice abbraccio, che sono un’isterica e che lui non ce la fa più. >> raccontò tutto velocemente e accompagnandosi con singhiozzi e deglutizioni, ma alla fine riuscii ad avere più o meno un quadro chiaro della vicenda.
Immaginare il dolcissimo Dodo che perdeva le staffe era piuttosto buffo dal mio punto di vista, ma la mia migliore amica doveva averne davvero un brutto ricordo visto che continuò a piangere disperata per oltre due ore.
Fu la prima ed unica volta che vidi davvero il lato fragile e sensibile di Mic, lei che era sempre pronta a consolare me con la sua forza, adesso era quella che stava male e aveva bisogno di tutto l’aiuto del mondo da parte mia.
Rimase a dormire con me tra un ricordo e una lacrima e il giorno dopo andammo a scuola insieme, quando sembrava ormai essersi calmata.
Quella stessa mattina appena entrata in classe la riccia trovò un mazzo di rose gigantesco accompagnato da un colpevole Dodo pronto a scusarsi con lei e a chiederle di tornare a stare insieme.
Si baciarono per la prima volta davanti a tutti i nostri compagni, e non c’era gioia più bella di vederli nuovamente felici, insieme.

 

27 Gennaio

Quel giorno avevo una nausea che avrebbe fatto invidia a quella di una donna incinta.
Il ciclo fortissimo e il mal di testa allucinante mi stavano uccidendo e, arrivata alla quarta ora, andai in bagno pregando tutti i santi del Paradiso che quella mattinata a scuola terminasse presto.
Mi sciacquai il viso velocemente e, mentre tentavo di sistemarmi il trucco alla bell’e meglio, un paio di vocine starnazzanti mi fecero incuriosire.
Chiuse in un bagno c’erano infatti tre ochette giulive che chiacchieravano semplicemente tra loro di argomenti futili e per nulla interessanti.
A meno fino a quando pronunciarono quel maledetto nome.
<< Sai, ieri sera sono andata con Livelli >> squittì quella che doveva chiamarsi Camy rivolgendosi alle amiche.
<< Davvero ?? Sai, gira voce che ultimamente si stia divertendo un po’ con tutte >> continuò l’altra decisamente meno euforica.
<< Lo so, da quando quell’idiota di Guardia e lui hanno rotto  è ritornato quello di prima >> esclamò di nuovo Camy.
Che cosa ??
Andava bene che parlassero di Fra’, ma mettere in mezzo anche me era davvero troppo.
<< Fortunatamente !! Si dice che lui le abbia messo le corna >> rise sguaiatamente la terza gallina.
<< Sul serio ?? Beh, dopotutto lui non è il tipo da relazione seria, come faceva quella a crederlo ?? >> ironizzò Camy.
Sbattei volutamente il piede per terra causando forse anche più rumore di quanto avrei voluto.
<< Chi c’è la fuori ??>> starnazzò una delle tre.
<< Quell’idiota di Guardia che a differenza vostra con Livelli c’è stata davvero, oche giulive >> risi divertita uscendo dal bagno e lasciandomi quella storia - e soprattutto quel ragazzo - alle spalle.

 

1 Febbraio

Quella mattina la lezione di storia era più noiosa del solito.
Alternavo uno sbuffo ad un messaggio senza senso inviato a Mic, giocherellando con le dita sulla tastiera del cellulare.
Sfogliai la lista degli SMS ricevuti in quell’ultimo periodo, individuandone uno che forse non avevo letto con la dovuta attenzione a suo tempo.

Non so davvero come siamo arrivate a tanto.
Un giorno amiche inseparabili, quello dopo finiamo ad odiarci come se non ci fosse mai stato nulla tra noi.
Come se non ci fossimo mai confidate i nostri segreti, non avessimo mai passato ore al telefono, non avessimo pianto insieme, riso, giocato.
Io ho sempre saputo che Stefano era innamorato di te, e se anche tu lo sei di lui va bene, non posso mettermi in mezzo.
E se ho risposto al bacio di Fra’ è solo perché fino a prima che arrivassi tu io e lui uscivamo insieme, ma poi è finito tutto per colpa di Mic.
Mi dispiace.
                                              Hilary

 

Risaliva al 1 Gennaio, il giorno dopo quel famoso Capodanno che aveva messo fine ad una bellissima amicizia, oltre ad avermi fatto litigare con Fra’, ma ormai quello poco importava.
Avevo ignorato Hill e le sue chiamate durante tutte le vacanze, forse perché non ero psicologicamente pronta ad affrontarla, soprattutto visti i problemi che avevo avuto in quell’ultimo periodo.
Tentavo di giustificarmi in questo modo, ma la verità era che semplicemente non avevo il coraggio di tornare ad esserle amica visto ciò che entrambe provavamo per Ste’ e chissà, forse anche per Fra’.
La campanella suonò finalmente e la mia migliore amica si avviò subito verso il banco del suo ragazzo per sbaciucchiarlo.
Come se i baci che si fossero dati nel cambio dell’ora precedente non fossero stati abbastanza !!
Sbuffai salutandoli di striscio mentre uscivo dall’aula per recarmi giù alle macchinette.
Fra’ era appoggiato a esse con la sua solita aria da “sono figo” – e dopotutto chi poteva osare contraddirlo ?? – con una mandria di ragazzette insulse che ridevano a qualche stupidaggine che stava blaterando.
Ste’ parlava con Giò e Dav – si, stranamente erano diventati amici !! – mentre io non avevo la minima idea su chi mi avrebbe fatto compagnia per quel lungo quarto d’ora.
Ad un tratto l’immagine di Hill che leggeva un libro in fondo al corridoio mi si presentò davanti agli occhi e decisi che avrei dovuto prendere in mano la situazione una volta per tutta.
Non potevo lasciare che le mie stupide paranoie mi fermassero.
<< Hill >> sussurrai quando le fui abbastanza vicina.
Sollevo lo sguardo dal libro verso di me totalmente sorpresa.
<< Noe, ma io pensavo che … >> esclamò stupita.
<< Aspetta, fammi parlare che sennò mi blocco >> sorrisi sincera prendendo fiato prima di iniziare il mio improvvisato discorso.
<< Mic mi ha raccontato di ciò che è successo tra te e Fra’, io non ne sapevo niente e francamente credo che le cose sarebbero andate decisamente in modo diverso se solo voi me l’avesse raccontato.
In effetti avevo capito da subito che tra te e Mic doveva essere successo qualcosa, ma non riuscivo a spiegarmelo, fino a quando l’ho saputo.
Ci sono rimasta malissimo, semplicemente perché credevo che essendo amiche avreste come minimo dovuto dirmelo, ma lasciamo perdere questa parte.
È stato Ste’ a baciarmi quella sera, proprio come Fra’ ha baciato te.
Ti chiedo scusa per tutte le brutte parole che ti ho detto e i pensieri omicidi aventi te come protagonista che ho fatto, ma il fatto è che non so cosa mi abbia fatto quel ragazzo, è come se la mia vita girasse completamente intorno a lui, e vederlo con te è stata la cosa peggiore che potesse capitarmi.
Poi  ci siamo anche messi insieme quando la mattina dopo sono andata alle sei – si, sono pazza lo so – a casa sua, ma ci siamo anche lasciati da qualche settimana.
In effetti non siamo durati nemmeno tre giorni, perché mi sono resa conto che amo lui almeno quanto ultimamente ho capito di essermi innamorata di Ste’.
So quello che provi per lui e non vorrei mai che tu soffrissi per questa cosa, perciò credo che starò da sola per un po’, dopotutto non è un dramma >>
Woo !! Avevo parlato per quasi quattro minuti di fila senza prendere nemmeno fiato … ero davvero fiera di me, soprattutto perché avevo detto più o meno tutto ciò che avrei voluto sapesse, nonostante il discorso fosse fin troppo contorto.
<< Non mi interessa se vuoi stare con Ste’, ormai non provo più niente per lui >> mi sorrise sincera << L’unica cosa che voglio è tornare amiche come prima, nonostante tutto ciò che è successo, e promettendoci di non nasconderci più niente, mai >>
La guardai sorridendo a trentadue denti prima di abbracciarla fortissimo.
<< Mi sei mancata >> mi sussurrò ed io in risposta la strinsi più forte mormorando un << Anche tu, tanto >>

 
Stesa sul mio letto facendo finta di leggere stupidaggini sul mio libro di Letteratura Inglese, mentre con la mente ero totalmente altrove.
<< Amore mi stai ascoltando ?? >> esclamò il mio ragazzo divertito.
<< Scusami tesoro, stavo pensando … >> mormorai voltandomi a guardarlo.
Beh, in effetti avevo dimenticato di raccontare questo piccolo particolare del fidanzamento …
 

28 Gennaio

L’ennesima uscita con Stefano, la quindicesima se la memoria non mi giocava brutti scherzi.
Questa volta eravamo al parco e passeggiavamo lungo il laghetto guardando l’atmosfera fredda e gelida del mese precedente che almeno quel giorno sembrava stare scomparendo.
Era passato esattamente un giorno da quando nel bagno della scuola avevo ascoltato di Fra’ e del suo ritorno alle origini, ovvero la fama di latin lover che aveva prima che arrivassi nella sua vita e scombinassi letteralmente ogni cosa.
Forse era meglio così, forse era quello il suo ruolo nella storia, anche se non potevo non ammettere almeno a me stessa di quanto mi incendiasse dalla rabbia pensarlo saltare da una ragazza all’altra con tanta facilità.
E mi mancava da morire, almeno con la mia coscienza dovevo essere sincera.
Ma ricordavo che da piccola mia madre mi ripeteva sempre << Testa alta e guarda avanti >> perciò cercavo di mostrarmi fiera delle mie scelte e non rimurginare sul nostro passato insieme.
<< Che succede ?? >> mi domandò ad un tratto Ste’ vedendomi pensierosa.
<< Nulla, volevo solo dirti una cosa >> presi coraggio guardandolo dritto negli occhi.
Si fermò a fronteggiarmi, nonostante fosse molto più alto di me e le nostre fronti fossero più che distanti, allungando una mano a stringere la mia.
<< Dimmi >>
<< Tu mi ami ?? >> domandai schietta come di solito tendevo ad essere, ma non in situazioni del genere.
<< Più di ogni altra cosa >> mi sussurrò avvicinandosi impercettibilmente.
<< E se ti dicessi che possiamo provare a stare insieme ?? >> sorrisi vedendolo sorpreso alla mia frase appena pronunciata.
<< Ti direi che niente potrebbe rendermi più felice >> esclamò sincero avvicinandosi a me e baciandomi con dolcezza e gioia.

 
Non mi ero pentita della mia scelta, proprio per niente.
Io e Ste’ stavamo bene insieme.
Passavamo le giornate a studiare insieme, andavamo a scuola dopo aver fatto colazione al bar insieme, andavamo a casa sua o a casa mia a passare i pomeriggi insieme, uscivamo insieme il sabato sera e qualche volta anche durante la settimana.
Insomma, come credo abbiate fin troppo ben capito, passavamo 17 ore su 24 insieme, giusto quando volevamo concedercene sette per riposare durante la notte.
Mi piaceva il nostro rapporto.
Certo, a volte lui tendeva ad essere un po’ smielato e appiccicoso, ma dopotutto mi amava ed era questa la cosa che davvero contava.
Quella mattina dell’otto di Febbraio ne ero davvero sicura: niente avrebbe più potuto sconvolgere l’equilibrio che avevo trovato.
Niente, a parte quello maledettissimo progetto di Italiano e quella tanto agognata ma al contempo odiata gita di una settimana a Londra che sarebbero arrivate dopo pochissimo a catapultarmi nuovamente verso nuovi problemi.
Non c’era mai limite all’odio che la sadica scrittrice della mia vita provava nei miei riguardi.

 
Piccolo Angolo Di Luce
Hola !! Stavolta ho deciso di pubblicare un po’ prima per ringraziare tutti voi di aver recensito lo scorso capitolo.
Spero che anche questo vi sia piaciuto, come avevo anticipato a qualcuno tratta di un breve riassunto dell’ultimo mese passato da Noe, e verso la fine vediamo che vengono presentati i due eventi che davvero animeranno i prossimi capitoli … non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate.
Recensite … un bacino <3
xoxo

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Capitolo 29
*** Da Dove Vengo ?? Chi Sono ?? E Dove Vado ?? ***


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Capitolo 28
Da Dove Vengo ?? Chi Sono ??
E Dove Vado ??

 
Poco dopo l’abbandono da parte di mia madre, papà decise di farmi andare da uno psicologo convinto che date la rabbia e la delusione le quali provavo, uno strizzacervelli avrebbe potuto aiutarmi.
Io non ero dello stesso parere, ma non volevo neppure contraddirlo, così accettai anche se per nulla d’accordo.
Forse è stato proprio quell’incontro a farmi ritrovare la perduta fiducia che avevo in me stessa e a farmi mettere fine almeno per un po’ ai miei tormenti mentali.
Dico per un po’ perchè ancora oggi mi tornano in mente quelle maledette domande capaci di mandarmi in tilt il cervello.
Perché i miei genitori mi avevano fatta nascere per poi dividersi ??
Perché mia madre mi aveva portato in grembo per nove mesi per poi lasciarmi da sola con mio padre ??
Da quale amore provenivo io se di amore in quel momento non c’è n’era più nemmeno un briciolo, se non nelle vecchie foto e nei nostri ricordi ??
Mi sentivo vuota, inconsistente, come se non avessi avuto origini, storia, ricordi.

Da dove vengo ??

 
Non faceva freddo come sempre quella mattina, anzi l’aria era piuttosto dolce e la temperatura nemmeno tanto bassa.
Stefano ed io camminavamo per il cortile della scuola aspettando che la campanella ci invitasse gentilmente a ritornare in classe per la noiosissima lezione di Italiano.
Era il 10 Febbraio.
<< Hey amore, ti vedo pensierosa >> mormorò il mio ragazzo cingendomi le spalle con un braccio.
Ed in effetti lo ero.
Intenta a guardare Francesco dilettarsi a suonare la chitarra in mezzo ad un gruppetto di ragazzette totalmente oche anche per lui, rapita dal movimento delle sue mani, mentre le immaginavo lasciare le corde per scivolare dolcemente sul mio corpo.
Dovevo smetterla.
Cosa stavo facendo ??
Stavo con Ste’ e ci stavo benissimo, ma pensavo a Fra’ e avevo dubbi, sognavo e speravo cose che non erano entro ciò che in quel momento potevo permettermi di fare.
Non ero mai stata una tipa ribelle io.
Eppure stavo cercando di infrangere tutte le regole che mi ero promessa di rispettare.
Forse fingevo soltanto, forse non sbagliavano poi così tanto gli altri a considerarmi una falsa.
La cosa più brutta era che non sapevo nemmeno più io cosa volevo, chi ero.
 

Chi sono ??

 
Quella campanella sembrava non suonare mai.
<< Noe !! >> esclamò Ste’ riportandomi ala realtà.
<< Si scusami, mi sono distratta un attimo >> risposi scuotendo la testa << Cosa dicevi ?? >>
<< Ti stavo chiedendo cosa volevi fare per San Valentino, mancano pochi giorni >> mi sorrise lui raggiante come sempre.
Come poteva amarmi tanto da essere felice semplicemente perché parlavamo anche di una cosa stupida ??
Non lo meritavo io un ragazzo meraviglioso come Ste’, decisamente no.
<< In realtà non amo tanto quella festa, la trovo decisamente stupida >> esclamai schietta sperando di non offendere lui che invece, a quanto pareva, la credeva una vera e propria colonna portante delle storie d’amore.
<< Beh, allora starà a me farti cambiare idea >> mi sorrise lasciandomi un bacio a stampo che mi stupì del tutto.
Per fortuna non se ne accorse, visto che la campanella suonò proprio in quel momento e noi fummo costretti a rientrare nell’edificio.
La Scorbi, professoressa di Italiano e Filosofia, odiava i ritardatari quasi più degli impreparati.
Mi accomodai nel mio banco accanto a Micaela e mi preparai a sessanta minuti di noia assoluta.
Ma avevo decisamente sottovalutato la componente fantasiosa che una cinquantenne totalmente fuori dagli schemi ordinari potesse avere.
<< Bene ragazzi, preparatevi per un progetto che ci terrà impegnati per la prossima settimana. >> iniziò entrando in classe con la sua nuova borsa verde pistacchio.
<< Adesso si formeranno delle coppie che dovranno scegliere un luogo tra quelli presenti sull’elenco che io vi fornirò, recarsi lì il prima possibile e scrivere tutte le emozioni, ricordi, progetti e sensazioni che quel luogo susciterà in loro.
Lo scritto migliore avrà in premio un bonus di un voto in più in pagella, quindi credo vi convenga davvero impegnarvi, soprattutto chi è sotto la sufficienza >> spiegò concisa e breve come sempre.
Avevo ascoltato come meglio potevo, ma non riuscivo a distogliere i miei pensieri da quelle maledette domande.
Una ragazza che veniva da un amore che non c’era, che non era niente, dove sperava di arrivare ??
Avrei mai fatto qualcosa nella mia vita o sarei rimasta a casa con mio padre per sempre a lasciarmi mantenere da lui ??
Avrei perso Ste’ come era avvenuto per Fra’??
Sarei rimasta per sempre la bambina dubbiosa ed indecisa che ero diventata ??
All’improvviso un senso di angoscia e perdizione.
 

E Dove Vado ??

 
<< De Cicco Giorgio con … >> esclamò la professoressa chiudendo gli occhi e portando il dito a caso sul registro.
Mi voltai verso Mic spaesata.
<< Cosa sta dicendo ?? >> le domandai e lei mi guardò come se fossi appena uscita di casa con un gatto sulla testa.
Rise appena per poi spiegarmi.
<< Sorteggia le coppie, per ora ci sono io con il tuo Ste’, Carmela con Mattia, Giulia con Teo e Daniela con Vicenzo >>
Certo che mi ero estraniata proprio per un bel po’ di tempo !!
<< De Cicco Giorgio con Ruggiero Edoardo >> esclamò poi la donna eccitata da quella sua trovata geniale del sorteggio.
Erano capitati proprio bene: Ste’ con Mic e Giò con Dodo.
Speravo solo di avere anche io la stessa fortuna.
<< Bene, e adesso Livelli Francesco con … >> un brivido mi risalì per la schiena al solo sentire pronunciare il suo nome.
<< Con Gu … >> continuò la donna sistemandosi gli occhiali per leggere meglio il nome.
Guadagni Laura, per piacere, fa che sia Guadagni Laura.
<< Livelli Francesco con Guardia Noemi !! >> esclamò divertita.
No. No. No. No. No.
Tutto.
Avrei fatto di tutto, ma lavorare proprio con lui no.
La mia sfiga non aveva davvero limiti.
Avrei voluto alzarmi e gridare che non era possibile, ma la mia bassa media in Italiano mi scoraggiò dicendomi che andare contro quella che la professoressa trovava “una meravigliosa idea” non mi avrebbe per nulla fatto comodo.
Mi limitai a voltarmi verso Ste’ che stringeva i pugni nervoso, e credo davvero che sarei scoppiata se Mic non mi avesse afferrato la mano con dolcezza proprio in quel momento.
<< Andiamo, è solo uno stupido compito >> mi sorrise tentando di rassicurarmi, e per un attimo ci riuscì.
La professoressa terminò le coppie e ci disse di sederci accanto al nostro compagno per scegliere il luogo dalla lista da lei fornitaci.
Fra’ si posizionò al posto di Mic in un secondo, sedendosi al contrario sulla sedia e fissandomi con i gomiti sullo schienale.
Piuttosto spavaldo il ragazzo, non c’era che dire.
<< Belle coppie che ha scelto la prof, no ?? >> esclamò provocandomi divertito.
<< Senti, ti chiedo solo di lavorare bene perché io ho davvero bisogno di quel voto bonus, ok ?? >> mi sentii umiliata perfino a chiederglielo.
<< Perché credi che io non lo voglia ?? Non preoccuparti, farò finta che quel finocchio del tuo ragazzo non esista e lavorerò per bene >> sorrise idiota.
<< Mi spieghi che cavolo c’entra Ste’ adesso ?? >> sbottai irritata.
<< Sai com’è, gli stupidi sono dappertutto >> esclamò ironico facendomi sbuffare.
<< Sei odioso, credo tu lo sappia >> sputai acida senza neppure guardarlo negli occhi.
<< E tu sei decisamente troppo sexy >> si morse il labbro inferiore seducente  << Sai vero che le magliette aderenti non lasciano tanto spazio all’immaginazione ?? >>
<< Sei un maiale >> esclamai indignata dandogli uno schiaffo sul braccio che ovviamente non lo sfiorò neppure.
Rise ed io approfittai di quel suo momento di silenzio per leggere le diverse alternative sui luoghi che avrei dovuto visitare con quell’essere idiota.
 
·       Lago
·       Montagna
·       Città
·       Campagna
·       Prato
·       Mare
·       Bosco
 
Davvero un’alternativa migliore dell’altra !!
<< Mancano due minuti ragazzi, sbrigatevi >> esclamò la professoressa raccogliendo già le prime schede.
<< Dobbiamo scegliere quello più semplice >> dissi a Fra’ sperando mi stesse a sentire.
<< Nah … >> mormorò invece << Facciamo che io ti chiudo gli occhi e ne scegli una a caso >>
Sorrise soddisfatto della sua idea da cretino e portandomi una mano sugli occhi.
Non volevo assolutamente cedere a quell’assurdità, eppure appena si avvicinò al mio corpo sussultai per quel minimo contatto e mi lasciai totalmente coinvolgere.
Puntai a casaccio la penna sul foglio e tracciai una x incerta.
Rise leggermente ed io aprii gli occhi puntandoli sul foglio che lui subito mi strappò via dalle mani.
Si avviò a consegnarlo alla professoressa che mi guardò stupita.
<< Davvero bella scelta ragazzi, anche se decisamente azzardata !! >> mi fece l’occhiolino complice, mentre Fra’ tornava verso di me sorridendo.
<< Visto ?? La mia idea ha funzionato !! >> esclamò fiero.
<< Si >> ammisi scocciata << Però ora mi dici cosa ho scelto ?? >>
<< Ti dico solo una cosa dolcezza >> mi guardò divertito << Si va in Liguria !! >>

***

<< Lo odio !!! >> strillai con tutta la voce che avevo in corpo uscendo dalla classe arrabbiata nera.
Mic al mio fianco rideva come una pazza mentre io mi disperavo.
<< Ti rendi conto ?? Per colpa di quell’idea assurda ora devo andare in Liguria con quel mongo-idiota di Fra’ !! >> continuai a sbraitare contro la mia migliore amica.
<< Noe, in realtà credo che la voce mongo-idiota non appartenga al nostro vocabolario !! >> rise divertita la rossa rischiando di soffocare per le troppe risate.
Ad un tratto sentii due braccia cingermi i fianchi da dietro.
Non era Ste’, lui non stringeva così tanto, lui non mi faceva attraversare la schiena da quei miliardi di brividi.
Mi voltai e il volto ironico di Francesco mi fece imbestialire – se possibile – ancora di più.
<< Allora tesoro, pronta per il nostro viaggio ?? >> rise mentre io tentavo di prenderlo a pugni inutilmente.
<< Idiota !! Ti odio con tutta l’anima !! >> strillai fuori di me.
Non volevo partire con lui, non per un’altra regione, non per scrivere un tema sulle mie emozioni.
<< Dai non fare così >> mi sorrise stupido con l’unico risultato di farmi arrabbiare ancora di più.
Ma dov’era Ste’ quando serviva ??
I due cretini avanti a me ( la mia migliore amica e il mio … e Fra’ ) continuavano a ridere senza sosta alla vista del mio viso gonfio e rosso per la furia.
<< Comunque sia, ero venuto a dirti che partiamo domenica mattina e la sera ti riporto a casa >> mi disse in un attimo di calma il moro << Poi se vuoi passare la notte con me da qualche parte … >> continuò allusivo.
<< Evapora !! >> strillai puntando il braccio verso un qualunque luogo lontano e lui ridendo acconsentì al mio ordine.
Una giornata intera con lui sarebbe stato un suicidio per i miei neuroni e – a dirla tutta – anche per i miei ormoni, ma dopotutto avevo bisogno di quel voto in più.
<< Noe, ma quindi andate domenica ?? >> mi domandò Mic riprendendosi dallo stato di stupidaggine precedente.
<< Si, perché ?? >> le chiesi sentendo il suo accento premuto su quell’ultima parola.
<< Beh, credevo avessi deciso di passare quel giorno con Ste’ >> mi rispose ovvia.
<< Aspetta un attimo >> all’improvviso sembrai uscire dal limbo di rabbia in cui ero ancora rinchiusa << Che giorno è domenica ?? >>
<< È San Valentino. >>

 
Piccolo Angolo Di Luce
Hola !! Chiedo scusa per il ritardo e l’obbrobriosità del capitolo, prometto che il prossimo sarà decisamente più bello e che lo pubblicherò al più presto.
Grazie mille a chi continua a recensirmi.
Un bacino e scusate ancora <3
xoxo

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Capitolo 30
*** Happy Saint Valentine ***


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Capitolo 29
Happy Saint Valentine !!


 

 
Il cortile della mia scuola non era molto grande.
C’erano cinque o sei alberi sparsi intorno ad un paio di panchine, una fontanella dall’acqua giallastra alla quale – ovviamente – nessuno si avvicinava se non per riempire palloncini da usare per i gavettoni, un paio di piani d’appoggio sui quali i secchioni studiavano anche durante l’intervallo.
Ed era buffo vedere come tutti avessero un proprio spazio in cui stare dentro quel piccolo cortile.
Gli sfigati, ovvero il gruppo comprendente secchioni, ragazzi brutti e timidi, nerd e roba del genere, stavano tutto il tempo con i loro libri e quaderni sui piani d’appoggio a parlare di chissà cosa.
I duri o anche detti ribelli stavano nascosti tra gli alberi a fare cose che a noi comuni mortali non era assolutamente dato sapere.
Poi c’erano le coppiette che stavano tutto il tempo a sbaciucchiarsi sulle panchine senza staccarsi neppure per prendere aria.
Ricordavo che nella mia vecchia scuola, quando mi fidanzai per la prima volta con un ragazzo di quinta, mentre io ero semplicemente una ragazzina di prima, facevo parte anche io di quelli che stavano sempre appiccicati, e ogni volta che quel ricordo mi prendeva la mente, il pensiero che anche io e Fra’ avremmo potuto farlo mi pugnalava nel petto.
Mentivo a me stessa dicendomi che Fra’ non era il tipo da certe cose, quando sapevo che per me l’avrebbe più che fatto.
Tornando alla disposizione delle persone, dopo il gruppo degli sfigati, delle coppiette e dei duri/ribelli, c’era la 3B – la mia meravigliosa classe – che passava la ricreazione chiacchierando delle cose più assurde.
Eravamo molto uniti, e amavo davvero questa cosa.
E infine, giusto per completare il quadretto c’era il gruppo delle saponette.
Chi erano ??
Beh, difficile spiegarlo senza l’ausilio di parolacce, ma ad ogni modo, essere una saponetta significava passare tra le mani di più ragazzi uno dopo l’altro in maniera semplice e veloce, senza scrupoli.
Attorno a loro – ovviamente !! – giravano un paio di ragazzi che si credevano supermodelli fichissimi, quando in realtà non erano davvero niente di speciale.
E da un po’di tempo a quella parte, anche il carissimo Fra’ aveva iniziato a far parte di quella fastidiosa e assurda combriccola, mentre io riuscivo sempre meno a sopportarlo.
Quella mattina nello specifico, ero seduta su una panchina accanto a Mic e agli altri ragazzi della mia classe, intenta a scarabocchiare frasi senza senso sul mio quaderno.
Anzi, forse ce l’avevano un senso.
 
Io odio Francesco Livelli.
Io odio Francesco Livelli.
Io odio Francesco Livelli.
Io odio Francesco Livelli.
Io odio F
 
<< Noe, non vorrei disturbare il tuo rito sacro >> rise Mic prendendomi il braccio << Ma ti rendi conto che sul tuo quaderno leggo il nome Fra’ almeno 50 volte in più di quello di Ste’ ?? >>
Ed in effetti aveva ragione.
Tempo prima avevo letto da qualche parte una frase che in quel momento non mi faceva per nulla comodo.
Amami o odiami, entrambi saranno a mio vantaggio.
Perché se mi amerai sarò sempre nel tuo cuore.
Se mi odierai sarò invece nella tua mente.
Non c’era nulla di più vero.
Ma in realtà il mio problema era un altro, perché Fra’ non stava nella mia mente, e neppure nel mio cuore.
Lui era dappertutto.
In ogni mio respiro, in qualsiasi cellula del mio corpo, nelle mie emozioni, nei miei successi, nelle mie lacrime.
Era ovunque dentro di me e purtroppo anche fuori.
Perché verso qualunque punto guardassi, la sua immagine mi compariva davanti agli occhi.
Forse stavo impazzendo.
<< Noe !!! >> la mia migliore amica mi scosse una mano davanti agli occhi ridendo << Sei a Fralandia ?? >>
Sorrise idiota per quell’orribile battuta, mentre io la trucidavo con lo sguardo.
<< Stupida !! >> sbottai scocciata incrociando le braccia al petto.
Ad un tratto il mio sguardo si perse al di la delle coppiette che si sbaciucchiavano poco più avanti, e i miei occhi incrociarono per un momento quelli verdi spettacolari di Fra’.
<< Torno subito >> mormorai subito a Mic dirigendomi verso di lui.
Dovergli andare a parlare mentre se ne stava in mezzo a quegli individui era la cosa meno piacevole del mondo, ma il bisogno urgente di comunicargli la mia scelta s’impossessò totalmente della mia mente.
Impegnato a fare battute idiote con un certo Luca, Marco, Piero o come diavolo si chiamava, il signorino non si degnò neppure di guardarmi quando mi ci affiancai.
<< Fra’, posso parlarti un attimo ?? >> domandai scocciata.
<< Dimmi tutto >> sorrise lui spavaldo.
Sbuffai.
<< Da soli >> esclamai acida.
Mi guardò con sguardo idiota continuando con quell’odioso sorrisetto.
<< Puoi tranquillamente dirmi qualunque cosa davanti agli altri >>
Alzai il sopracciglio antipatica guardandolo con aria di sufficienza.
Come faceva ad essere così dannatamente irritante e bellissimo allo stesso tempo ??
<< Cosa c’è ?? Sei in ansia per il nostro viaggetto di domani ?? >> gli avrei tirato un meraviglioso pugno nello stomaco se non avesse smesso di parlare in quel modo.
O forse avrei potuto iniziare a fare il suo stesso gioco.
<< Si, proprio di questo volevo parlarti >> sussurrai tentando di sembrare interessata alla cosa.
Mi avvicinai a lui in maniera spaventosamente eccessiva e iniziai a giocherellare con il colletto della sua camicia.
Muovevo il mio corpo quel poco che bastava per sedurlo, sotto i suoi occhi completamente stupiti e gioiosi.
Fortuna che Ste’ quella mattina era in classe a ripetere con Dodo per il compito di Fisica, perché questo mio atteggiamento davvero non avrei saputo spiegarglielo.
Ma dopotutto non facevo nulla di male, volevo soltanto mettere a tacere quell’idiota. Nulla di più.
<< Volevo dirti >> gli soffiai in un orecchio senza accorgermi che come lui stava arrivando al limite del coinvolgimento, ci stavo involontariamente finendo anche io.
Mi schiarii la voce preparando un tono bello alto in modo da essere ascoltata anche da quegli individui che ci stavano intorno.
<< Che in Liguria con te non ci verrei neanche se fosse l’unico modo di salvarmi la vita !! >> gli strillai contro allontanandolo bruscamente con una spinta.
Assaporai per un attimo la sua espressione da ebete stroncato sul più bello, prima di voltarmi e incamminarmi nuovamente verso la mia amica, lasciandomi alle spalle le risate isteriche di quelli che lui chiamava amici e ovviamente la sua delusione mista ad una pura sensazione di rabbia.
Adoravo quella sensazione di essere riuscita a sorprenderlo, ammaliarlo e sbeffeggiarlo senza che lui potesse fare assolutamente niente.
Così, sorridendo, continuai a camminare, ed ero certa che non mi sarei più voltata.
Perché ormai avevo imparato a mettere a tacere l’organo che batteva inutilmente nel petto e a ragionare d’orgoglio.
 

***

 
E poi la pioggia.
Ci mancava solo quella.
Correvo più veloce che potessi per allontanarmi da Fra’, vedendo Ste’ all’orizzonte che mi aspettava con lo sguardo innamorato di sempre.
Eppure, per quanto continuassi a correre sempre di più, non riuscivo a raggiungerlo, al contrario di Fra’ che era sempre più vicino.
“Forza Noe, corri” continuavo a ripetermi, ma non riuscivo ad arrivare da lui.
Il groppo alla gola che percepivo man mano si intensificava, mi sentivo colpevole di qualcosa che però non dipendeva dalla mia volontà.
Ad un tratto vidi una donna seduta con un enorme maschera a coprirle il volto, e stranita mi avvicinai a lei.
<< Ho bisogno di una mano, non riesco a raggiungere il mio ragazzo, mentre c’è n’è un altro che continua a rincorrermi e ad avvicinarsi ed io non capisco perché >> buttai giù tutto d’un fiato.
La donna sorrise lievemente.
<< E poi sento un’enorme colpa proprio qui, nel petto >> e mi poggiai una mano sul cuore dolorante.
Lei mi guardò ancora poi, accertandosi che avessi smesso di parlare, iniziò.
<< Non puoi sentirti in colpa se ami Fra’ >>
<< Io non … >> ma lei mi zittì subito.
<< Fammi finire >> esclamò veloce << Tu vuoi un bene infinito a Stefano, ma sei innamorata di Francesco e non puoi fartene una colpa.
L’amore non puoi controllarlo, Noe. >>
L’ultima goccia di pioggia mi scese lungo la guancia, amalgamandosi con il pianto che iniziavo a buttare fuori senza controllo.
<< Fra’ non ama me >>
<< Ti ama più della sua vita, fidati di me >> rispose lei seria e convinta.
Sorrisi amara.
<< Perché dovrei crederti ?? >>
<< Perché io ero come te un tempo, proprio come tu un giorno diventerai come me >> sussurrò lei seria.
<< Chi sei ?? >> domandai stranita.
La donna mi fece cenno con la mano di avvicinarmi e di sfilarle la maschera ed io lo feci a comando.
Riuscii a scorgere solo un particolare di quel viso perfetto simile a porcellana, e cioè gli occhi color blu con le scaglie oro che ero certa, avrei riconosciuto dappertutto sul volto di un’unica persona.

 
<< MAMMA !!! >> urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
Non ero più a correre sotto la pioggia, ma nel mio letto, completamente sudata e con il battito cardiaco accelerato.
Non l’avevo mai sognata da quando se n’era andata, e tantomeno avrei mai pensato che proprio lei avrebbe potuto darmi consigli sulla situazione Fra’- Ste’.
Saltai giù dal letto e mi avvicinai alla finestra aperta per prendere l’aria di cui avevo bisogno.
Quel sogno era stato quanto di più bello ed inquietante potesse esserci.
E non dirò che mi aveva aperto gli occhi, perché comunque decisi di non ammettere a me stessa quanto fosse vero ciò che mia madre mi aveva detto, e mi convinsi di quanto non sentissi alcuna colpa, perché il presunto amore verso Fra’ in realtà non c’era.
Ma per quanto ci provassi, ero più che consapevole di stare mentendo.
Ad un tratto vidi qualcosa riflesso nel vetro e mi voltai subito a capire cos’era.
Poggiato proprio al lato del letto se ne stava un enorme mazzo di rose rosse, rosa e bianche, intrecciate tra loro a formare un enorme cuore.
Mi allungai a prendere il bigliettino.
 
Lo ammetto: non sei perfetta.
Sei acida, antipatica, presuntuosa, dittatrice, burbera, scontrosa.
Non sei la ragazza più bella del mondo, neppure la più dolce, la più intelligente, la più simpatica.
Eppure sei l’unica che è riuscita a farmi innamorare.
Perché forse non sarai la ragazza più bella, dolce, intelligente e simpatica per il mondo, ma lo sei per me
Perché forse non sei perfetta per il mondo, ma nel mio vocabolario accanto a questa voce c’è la tua immagine.
E sono i tuoi difetti a renderti così speciale e meravigliosa.
Non sono bravo a dimostrarlo, ma sei la cosa più bella che ho, l’unica che se mi mancasse desidererei con tutto me stesso, la sola che non lascerò mai andare.
Ti amo piccola mia.

Buon San Valentino.

 
Mi portai una mano all’altezza del cuore sentendolo battere all’impazzata.
Un’ennesima lacrima scese lungo la mia guancia, ma stavolta era di gioia.
Non era stato Ste’ a mandarmi quei fiori, perché dolce com’era non avrebbe mai riempito un rigo intero con i miei difetti.
A pensarci su, c’era solo una persona che avrebbe potuto scrivermi qualcosa del genere, ma anche solo a pensarlo tremavo.
Tremavo per la paura di sbagliarmi, per la delusione che avrei potuto provare scoprendo che non era così.
Una parte di me voleva crederci e correre fino a casa di Fra’ per baciarlo all’infinito, un’altra preferiva rimanere disillusa e convincersi che non era stato lui a scrivermi, e se anche fosse stato, non sentiva davvero tutto ciò.
Asciugai le lacrime frettolosamente e mi diressi in cucina a salutare mio padre.
Ma quello che vidi mi lasciò totalmente stupita.
Seduti a tavola mio padre e Francesco chiacchieravano come buoni amici sorseggiando caffè e addentando Pan Di Stelle.
Non era possibile. Stavo sognando.
<< Buongiorno tesoro !! Fra’ è venuto a prenderti per portarti a fare quel progetto di scuola >> esordì mio padre sorridente.
Ahahahah questa era davvero bella.
Mio padre che chiamava Fra’ con il suo diminutivo nemmeno fossero compagni di squadra a calcetto ??
Il mondo si stava rivoltando decisamente contro di me.
<< Mi sembra di averti detto che non sarei venuta >> esclamai acida voltandomi verso quello che per il mio genitore rappresentava il mio ragazzo.
E un senso di angoscia a pensare che un po’ di tempo prima lo era stato sul serio.
<< Già, ma ho spiegato a tuo padre l’importanza i questo progetto per le nostre medie e mi ha raccomandato di farlo e nel modo migliore >> sorrise convinto.
Mentiva anche l’idiota.
Alla sua media non serviva affatto quel voto bonus, al contrario della mia la quale lo necessitava assolutamente.
<< Ha ragione Noe, vai a prepararti su !! >> mi disse mio padre sorridente.
Ne ero ormai certa.
Quella sarebbe stata una lunga ed infame giornata.
 

Piccolo Angolo Di Luce
Hola !!! Chiedo umilmente scusa per il ritardo nel postare il capitolo, ma purtroppo sono partita per Londra e ho potuto scriverlo solo stasera.
Vi anticipo già che i prossimi due saranno decisamente più emozionanti.
Grazie a chi continua a seguirmi !!
Leggete & recensite, un bacino <3
xoxo

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Capitolo 31
*** Qualche Stella Sta Lì Per Noi ***


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Capitolo 30
Qualche Stella Sta Lì Per Noi


 

 
<< Fra’, per piacere rallenta !! >> esclamai cercando di mantenere il controllo mentre me ne stavo avvinghiata a lui sul motorino nero lucente.
Faceva caldo quel giorno, così tanto che avrebbe potuto essere il 14 di Luglio anzicchè di Febbraio ed io non me ne sarei accorta.
Avevo deciso di indossare un jeans chiaro ed una maglietta a fascia, con sotto l’unico costume trovato in quel periodo invernale e che l’idiota mi aveva costretto a mettere.
Avremo fatto il bagno a Febbraio: non ci poteva davvero essere niente di più folle.
Ma ormai stavo imparando ad abituarmi alla mente contorta di quel ragazzo.
In viaggio da fin troppo tempo con Francesco che guidava correndo come un pazzo, stavo davvero iniziando a perdere la pazienza.
<< Rallenta cretino !! >> strillai come una dannata per circa dieci volte di seguito, ovviamente senza essere ascoltata, né degnata della più minima attenzione.
Giurai a me stessa che appena fossimo scesi da quell’insopportabile moto l’avrei strangolato con quelle stesse mani che in quel momento gli pizzicavano la pancia nella speranza di essere almeno presa in considerazione.
<< Fra’ !! >> mi lamentai ancora, quando finalmente si degnò di rispondermi.
<< Io rallento, ma tu dopo mi baci >> esclamò più che convinto accelerando ancora, come se non stesse già andando abbastanza veloce.
<< Puoi scordartelo !! >> strillai acida, ma quell’inclinazione della mia voce stordiva con la mia studiata indifferenza.
<< Preferisci morire in un incidente stradale?? >> domandò senza mostrare alcuna emozione.
Magari anche io fossi riuscita ad essere così apatica.
<< So che il tuo piccolo cervello non ci arriva, ma se muoio io qui muori anche tu >> lo presi in giro antipatica << Preferiresti morire ?? >>
<< Per un tuo bacio si >> coinciso e serissimo, mi sconvolse del tutto.
Riflettei come meglio potevo riuscire in quella situazione.
Dopotutto era soltanto un bacio.

 

Sapevi bene che non era così, Noe.

Solo un bacio, uno sfioramento di labbra, un gioco di lingue.
Solo un bacio.

Tu lo amavi e stavi con Ste’.
Quel bacio ti avrebbe soltanto sconvolto ancora di più dentro.

Io amavo Ste’ e volevo che Fra’ rallentasse.
Un bacio non avrebbe fatto la differenza, un bacio mi avrebbe fatto stare tranquilla per il resto del viaggio, senza l’ansia di un possibile incidente.

Non ci credevi neppure tu.

Eppure accettai.
<< Rallenta >> gli dissi seria e giurai di vederlo sorridere dallo specchietto attraverso il quale l’avevo osservato per tutto il tragitto.
Girò per un’ultima volta a destra con una lentezza impressionante, poi si accostò ad un marciapiedi e ci fermammo.
<< è uno scherzo ?? >> domandai irritata.
<< No, siamo arrivati >> sorrise lui scendendo e porgendomi una mano per aiutarmi a fare altrettanto.
<< E tu mi hai ricattato sapendo che eravamo ad un minuto dalla destinazione ?? >> strillai arrabbiata.
<< Sei stata tu ad accettare !! >> mi fece la linguaccia avviandosi a camminare lungo il marciapiedi.
Lo seguii soltanto perché senza di lui non sarei potuta tornare a casa, mentre con gli occhi ammiravo quel meraviglioso paesaggio.
Non conoscevo il nome del posto dov’eravamo – visto che il genio non aveva voluto condividere con me quell’informazione - ma era davvero bellissimo.
Si riusciva ad ammirare un enorme golfo, il sole brillava accecante e producendo un calore assurdo, l’acqua si riusciva a vedere benissimo anche dalla strada, ed era assolutamente pulita e cristallina.
Ero innamorata.

Della Liguria o di Fra’ ??

Non avrei mai risposto a quella domanda posta dalla mia stessa mente.
<< Vieni, andiamo in spiaggia >> esclamò il ragazzo avvicinandosi a me e prendendomi per mano.
Era strano provare di nuovo quella sensazione.
Come se le nostre dita fossero fatte per intrecciarsi, come se l’incastro perfetto per la mia mano fosse stata la sua e nessun’altra.
Finsi indifferenza, ma ormai la mia maschera stava per rompersi.
Scendemmo alcune scale ed arrivammo in Paradiso.
La spiaggia era completamente vuota e la sabbia chiara, l’acqua azzurra come non l’avevo mai vista, non c’erano onde travolgenti, e il sole rifletteva sugli scogli illuminando il luogo come un dipinto.
<< è bellissimo >> mormorai a Fra’ che guardava il paesaggio incantato al mio fianco.
Sorrise ed io lo feci di rimando, ma quando il mio sguardo cadde sulle nostre mani ancora unite, mi staccai come scottata.
<< Dovremmo fare il compito >> esclamai fingendomi interessata allo studio quando palesemente non lo ero proprio per nulla.
<< Più tardi, ora facciamo il bagno !! >> mi contraddisse lui sfilandosi prima le scarpe, poi i jeans stretti.
Non avrei fatto il bagno con lui, non dopo le sensazioni che avevo provato per quella semplice stretta di mano, non dopo il patto secondo cui avrei dovuto baciarlo.
Ma quando si sfilò anche la maglietta non ci vidi più.
Era proprio come l’avevo immaginato.
Magro e con una tartaruga da fare invidia ai più pagati tra i modelli, benedissi i miei denti per aver morso le labbra in quel momento tenendole sigillate, facendomi evitare di sbavare.
E in un secondo immaginai di accarezzargli il petto e di baciarlo lentamente, stretta tra le sue braccia.

Non potevi fare pensieri del genere !!

Già, non potevo, ma era davvero più forte di me, così come lo fu l’istinto di fargli provare ciò che provavo io alla vista di lui in costume.
Sfilai lentamente le scarpe e i jeans, poi con velocità la fascia, lasciando in bella vista le mie forme che il costume dell’anno precedente non riusciva a coprire totalmente.
Lo vidi guardarmi senza fiato ed esultai mentalmente per quella piccola vittoria.
<< Andiamo ?? >> esclamai ridendo per la sua espressione imbambolata.
Ammiccò iniziando a correre in acqua, ed io dietro di lui.

Era un pazzia, ma dopotutto noi eravamo sempre stati due folli.
Entrammo in acqua schizzandoci e ridendo come due bambini, mentre avanzavamo sempre più in avanti ritrovandoci bagnati fin sotto la testa.
Tra un getto d’acqua e l’altro ci ritrovammo sempre più vicini, fino a quando lui mi cinse la vita con le braccia ed io mi aggrappai a lui dato il freddo che iniziavo a sentire.

Certo, per il freddo ti aggrappasti a lui …

<< Mi devi un bacio >> mormorò guardandomi serio.
Sbuffai divertita.
<< Mi hai imbrogliato >> arricciai le labbra stile broncio, mentre mi aggrappavo sempre di più a lui.
<< Così la voglia di baciarti aumenta >> esclamò sorridendo e sfiorandomi le labbra con le dita lentamente.
Un semplice tocco, nulla di più.
Ma allora perché sentivo che tutto ciò di cui cercavo di convincermi erano solo enormi balle??
Non poteva riuscire a sconvolgermi così tanto senza neppure baciarmi.
<< Fra’ non è il caso >> mormorai tentando di sembrare convincente.
<< Che c’è ?? Hai paura che non possa bastarti un solo bacio ?? >>
Aveva toccato il tasto giusto.
Non mi sarebbe bastato un solo bacio, e non avevo bisogno di quell’odiosa voce della mia coscienza per esserne consapevole.
Ma sbagliava a provocarmi.
L’avrei baciato velocemente e mi sarei allontanata per il resto della giornata, sarei tornata a casa, avrei festeggiato con Ste’ il nostro primo San Valentino insieme e sarei stata felice con lui senza problemi.

Nulla avrebbe potuto rovinare il mio piano, neppure quei sentimenti che ormai iniziavano a starmi stretti.
Perché ero certa di avere imparato a tenerli chiusi a chiave dietro la mia enorme maschera d’orgoglio e indifferenza.
Ma non sapevo ancora quante crepe ci fossero in quel finto volto.
<< Mi basterà e te lo farai bastare anche tu >> esclamai convinta portando le mie labbra a premere contro le sue.
Non volevo sentirmi coinvolta in quel bacio, non lo volevo per niente.
La sua lingua cercò subito la mia che non aspettava altro che quello e iniziarono a sfiorarsi e rincorrersi come da tempo non facevano.
Quant’era che non lo baciavo ??
Un mese forse, 30 lunghissimi giorni.
Tanti. Troppi.
Mi mancava sentire il suo sapore a mischiarsi con il mio, i suoi denti battere contro i miei, le sue labbra divorare totalmente le mie.
Infilai una mano tra i suoi capelli, mentre con l’altra accarezzavo timidamente quei meravigliosi pettorali scultorei.
Le sue mani invece scorrevano dalla mia schiena, al mio sedere, e infine alle mie gambe lasciando passionali e infuocate carezze.
Doveva essere un semplice e normale bacio, eppure le fitte allo stomaco e i battiti accelerati del mio povero cuore non erano affatto semplici, né normali.
Ero totalmente piena di lui, mentre gli mordicchiavo il labbro inferiore divertita sentendolo sorridere sulle mie labbra.
Ad un tratto mi ritrovai avvinghiata a lui in stile koala, con le sue mani che mi tenevano la gambe legate attorno al suo bacino.
Scese con le labbra a baciarmi il collo ed io mi sentivo andare a fuoco ogni momento di più.
Ma quando le sue mani si allungarono ad accarezzarmi il ventre, sentii che stavamo davvero oltrepassando il limite.
Con un gesto brusco mi allontanai da lui e iniziai a nuotare più veloce che potevo per uscire dall’acqua.
Doveva essere un semplice bacio, ma quello si era trasformato in qualcosa di davvero troppo grande per noi, o almeno per me.
Arrivai con il fiatone sulla spiaggia ed afferrai l’asciugamano da terra coprendomi come meglio potevo, convincendomi del fatto che il freddo che sentivo era dovuto semplicemente alle gocce d’acqua che ancora mi bagnavano.
Ma era l’ennesima bugia detta a me stessa.
La mia anima e il mio cuore soffrivano il gelo semplicemente perché Fra’ era lontano.
Strano come fosse in pochi mesi divenuto il mio fuoco, capace di farmi vivere e di farmi stare bene anche con un solo sorriso.
<< Noe >> ed ecco il battito cardiaco accelerare udendo nuovamente la sua roca voce.
Non gli risposi, avrei potuto dire stupidaggini a non finire se avessi aperto bocca.
<< Mi spieghi cosa ti è successo ?? >> domandò tentando di restare calmo, quando palesemente non lo era.
Spasmodicamente battevo il piede sulla sabbia tentando di non scoppiare.
<< Noe !! >> esclamò irritato buttando l’ultima goccia e facendo totalmente traboccare il vaso del mio autocontrollo.
<< Succede che in quel bacio io ci stavo perdendo il cuore, ecco cosa succede !! >> strillai arrabbiata.
Tentò di farmi voltare afferrandomi delicatamente il braccio, ma senza ottenere alcun risultato.
<< Noe >> mormorò con calma.
<< Vuoi lasciarmi in pace !! è soltanto colpa tua !! >> buttai giù decisamente con troppa schiettezza.
Bruscamente mi si parò davanti arrabbiato, forse anche più di quanto lo ero io.
<< Colpa mia?? >> strillò << è colpa mia se tu fingi di amare Ste’ e ci stai insieme pur vedendo quanto palesemente io e te ci amiamo ?? >>
<< Sei stato tu a tradirmi >> sussurrai, mentre la rabbia lasciava spazio alla tristezza.
<< Sei stata tu a farlo >> mi rinfacciò veritiero, ed io abbassai il capo colpevole vedendolo allontanarsi da me.
Aveva ragione dopotutto.
Gli affibbiavo tutte le colpe, ma ero stata io a baciare Ste’ quella mattina, prima che lui andasse con una qualunque quella stessa sera.
Il suo unico sbaglio era stato non saper controllare la rabbia e il doversi per forza vendicare, ma del resto anche io avrei fatto lo stesso al suo posto.
Mi voltai a guardarlo e mi accorsi che tremava per il freddo, essendo ancora tutto bagnato dalla testa ai piedi.
<< Non ci sono altri asciugamani?? >> gli domandai tentando di mostrarmi fredda e disinteressata.
Fece cenno di no con il capo, ed io allora mi avvicinai a lui porgendogliela, senza però girarmi a guardarlo, consapevole che sarei morta d’amore se l’avessi fatto.
Si avvolse nell’asciugamano per poi avvicinarsi a me.
<< Vieni qui, non voglio farti morire congelata >> mi sorrise tentando di non mostrare risentimento per la discussione di pochi secondi prima.
Mi avvolse in una dolce e al contempo possessiva stretta, prima con le sue braccia e poi con l’asciugamano grande abbastanza per coprire entrambi.
Poggiai le mani sul suo petto e abbandonai la testa sulla sua spalla tentando di lasciarmi andare, nonostante sapessi quanto sarebbe potuto essere pericoloso sentirmi libera con lui.
<< Se litighiamo così è perché ci amiamo >> sussurrò lui ad un tratto.
Puntai il mio sguardo sul mare che poco prima ci aveva visto scambiarci quel maledetto quanto meraviglioso bacio.
<< L’amore non è un sentimento a senso unico Fra’ >> biascicai sentendo un enorme groppo alla gola formarsi pian piano.
<< Che intendi ?? >> domandò stranito.
<< Non posso amarti se per te non è lo stesso >> anche solo dire quelle parole mi faceva male, ma avevo bisogno che sapesse il perché mi rifiutavo di ammettere quel sentimento fortissimo e distruttivo che provavo.
<< Sai che ti amo più di ogni altra cosa >> esclamò serio provocandomi l’ennesimo colpo al cuore.
<< Lo so, l’ho letto nel biglietto di stamattina, l’ho sentito adesso >> mormorai triste << Ma non riesco a crederci >>
Prese il mio volto con una mano costringendomi a guardarlo.
<< Devo dirti che vorrei morire ogni volta che ti vedo con Ste’ e che sogno di essere al suo posto ?? Oppure che prima di darti quella collana a Natale ho fatto le prove per giorni con la mia cuginetta di sei anni ?? >> esclamò serio come non l’avevo mai visto.
<< Devo dirti che quando ho visto che lo baciavi quella mattina mi sono sentito crollare questo mondo e pure quello parallelo addosso ?? Che ho accelerato di proposito in motorino perché sapevo avresti avuto paura e ti saresti stretta a me ?? Devi sentirmi dire che quando mi hai dato quel fottuto bacio in acqua avrei voluto non finisse mai per credere che ti amo ?? >>
Sbigottita come non mai dalle sue parole tremendamente rispecchianti quelli che erano i miei sentimenti.
 << Parli sul serio?? >>
<< Non ti mentirei mai >> mi sorrise sincero e fui certa che quella che mi stava dicendo era la verità.
Abbassai di nuovo il capo nell’incavo del suo collo sentendo una lacrima scendere, un po’ per la commozione nel credere che mi amava, un po’ per la sorpresa del sentirmelo dire in quel momento, in quel modo.
<< Piccola non piangere >> sussurrò tra i miei capelli accarezzandomi la schiena nel tentativo di calmarmi << Qual è il problema ?? >>
<< Il problema è che io voglio bene a Ste’ e non voglio lasciarlo, però sono innamorata di te, perdutamente, come il primo giorno che ti ho visto >> riuscii a dire a suoni sconnessi tra i singhiozzi.
Mi asciugò le lacrime dolcemente con un polpastrello.
<< Non devi lasciarlo adesso, per quanto io lo voglia so che non ci riusciresti >> mi rassicurò calmo << Ma io voglio amarti, anche se in segreto, non m’importa >>
Dove l’avrei più trovato un ragazzo così ??
Non mi aveva chiesto di lasciare Ste’, mi aveva semplicemente detto di volermi dimostrare il suo amore, un amore che purtroppo sarebbe dovuto rimanere in silenzio, almeno per un po’.
<< Vuoi davvero provarci ?? >> esclamai con gli occhi lucidi, stavolta per la sorpresa.
<< Questa è la mia risposta >> ed afferrò la il ciondolo che portavo appeso al collo con il cuore sul quale era incisa la frase che da sempre ci rappresentava.

Qualche stella sta lì per noi.


Ed era vero.
Perché il nostro primo incontro, il nostro primo bacio, il nostro innamorarci giorno dopo giorno senza rendercene contro, il nostro fidanzamento andato male, i nostri litigi, i nostri momenti insieme ... era sempre stato tutto tremendamente bello o brutto, tutto curato nei minimi dettagli, perfetto, quasi da romanzo, e non era possibile realizzare tutto ciò senza un aiuto da parte di qualcosa di più grande di noi.
Senza pensarci gli afferrai il volto con le mani e lo baciai.
Era una delle poche volte in cui ero io a prendere l’iniziativa, ma non era di certo l’unica in cui le mie mani si divertivano a scompigliargli i capelli, non era l’unica in cui le sue mi accarezzavano lentamente.
Ma era la prima in cui pian piano ci ritrovammo a terra, sdraiati sulla sabbia, la prima in cui il mio corpo si posizionò automaticamente sul suo aderendo ad esso perfettamente, quasi come se fossero stati modellati per unirsi.
Era la prima volta in cui le sue labbra scendevano a baciarmi il collo lentamente mentre le sue mani mi slacciavano abilmente il costume azzurro che indossavo, la prima volta che le mie inesperte tentavano di fare lo stesso.
Era la prima volta che una volta tolti gli indumenti mi guardò negli occhi serio e protettivo.
<< Ti giuro che se non vuoi ci fermiamo adesso e sarà tutto bellissimo lo stesso >> esclamò preoccupato, intuendo che era qualcosa di totalmente nuovo per me.
<< Lo voglio >> gli sorrisi nascondendo la paura che provavo dietro un’azzardata sicurezza.
Non sapevo come mi stessi spingendo fino a quel punto, sapevo soltanto che volevo lui, lui e nessuno altro, e volevo sentirlo mio, proprio come volevo che mi sentisse totalmente sua.
<> domandò ancora dolcemente.
Annuii energica mentre il cuore batteva a mille e più al secondo.
<< Allora ti prometto che sarà meraviglioso >> e mi baciò dolcemente mettendo a tacere totalmente qualsiasi mia paura.
Perché era la prima volta che mi stringeva in quel modo, la prima volta che mi aggrappavo a lui con forza e passione.
La mia, la nostra.
Era la nostra prima volta.


 
Piccolo Angolo Di Luce
Hola !!!! Ho impiegato tre giorni per scrivere questo capitolo e devo dire che ne sono soddisfatta, spero piaccia anche a voi perché ci tengo veramente tanto.
Ed ecco la famosa giornata in Liguria (o almeno la prima parte), con tanto di bacio, litigio, chiarimento e poi c’è la prima volta dei nostri due innamorati.
Che ne pensate??
Ringrazio come sempre chi recensisce, al prossimo capitolo.
Un bacino <3
xoxo

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Capitolo 32
*** Prenditi Cura Di Me ***


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Capitolo 31
 Prenditi Cura Di Me
 

 
<<  Sono così felice >> mi sorrise Ste’ prendendomi la mano.
Eravamo seduti al tavolo di uno dei ristoranti più belli di tutta Torino, aspettando che arrivassero le pietanze che avevamo ordinato.
<< Anche io >> gli sorrisi.
Un enorme senso di colpa mi martellava cervello e cuore, eppure continuavo a recitare l’ormai scomoda parte della fidanzata innamorata.
Non sapevo dove cercassi di arrivare con quell’assurda recita.
Forse volevo soltanto dimostrare a Ste’ che la nostra relazione poteva funzionare, forse volevo evitare di far credere a tutti che, nonostante Fra’ mi avesse tradita, io continuavo a morire per un suo semplice sguardo.
Ma dopotutto non era così.
Tra me e Stefano non avrebbe funzionato neppure se anch’io l’avessi amato, perché era un ragazzo troppo appiccicoso per i miei gusti, nonostante avessi sempre adorato le attenzioni che mi riservava quando eravamo semplicemente amici.
E poi io e Fra’ c’eravamo traditi a vicenda, e continuavamo ad amarci, dopo quella mattinata trascorsa insieme in Liguria ancora di più.
In un attimo i ricordi della giornata apparvero prepotenti e dolci nella mia mente.
 
Qualche ora prima …
Le braccia di Fra’ mi avvolgevano in modo possessivo, le sue mani erano aperte sulla mia schiena mentre mi accarezzavano ed io, accoccolata sul suo petto, mi lasciavo amare da quel ragazzo che in poco tempo aveva davvero stravolto la mia vita.
Quanto tempo era passato da quando era successo ciò che era successo ??
Un’oretta forse, o anche di più, eppure continuavo a sentire quella sensazione di essere migliore, più forte, più bella.
La sensazione di essere una cosa sola con la persona che amavo, di essere finalmente completa.
Non mi era mai successo prima d’ora, e potevo dire che era stato qualcosa di totalmente meraviglioso.
Fra’ era stato perfetto.
Si era lasciato trasportare dal desiderio, ma era stato al contempo dolce e protettivo, mi aveva toccata con delicatezza come se fossi stata fatta di porcellana, e mi aveva più volte invitato a dirgli di fermarsi se avessi voluto.
Ovviamente io non avevo aperto bocca per accennare ad una cosa del genere.
Mi ero sentita in Paradiso, mi ero finalmente sentita felice come non ero mai stata, ma avevo sempre sognato essere.
Tutto grazie a lui.
E nonostante la sensazione di stare facendo una cosa sbagliata continuasse ad esistere in me, l’avevo totalmente accantonata appena la sua bocca aveva sfiorato la mia, e speravo davvero di riuscire a tenerla lontana per un altro po’.
Ero sveglia, ma avevo paura farglielo capire.
Paura ??
Si, paura che tutta la magia precedente scomparisse e ci ritrovassimo a guardarci e a parlare come due estranei, paura che potesse dirlo a Ste’, paura che per lui non fosse stato bello, paura di sentirmi umiliata e presa in giro.
Non sapevo nemmeno io perché pensassi quelle cose, ma provai a convincermi che fosse normale.
Come gli avrei detto che ero sveglia ??
Mi sarei voltata dicendogli << Buongiorno >> ???
Decisamente meglio di no.
Poi all’improvviso mi venne un’idea.
Con la testa sul suo petto allungai le labbra fino a lasciargli qualche leggero bacio lungo tutti i pettorali, sentendomi andare a fuoco ogni momento di più.
Salii su a baciargli il collo fino ad arrivare alle sue labbra.
Afferrò delicatamente il mio volto e prese a baciarmi con dolcezza, facendo giocare le nostre lingue lentamente.
Gli mordicchiai il labbro inferiore e lui sorrise portando le mani ai miei fianchi e stringendomi a lui.
<< Come stai ?? >> mi sussurrò spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< All’ottavo cielo >> sorrisi.
Rise divertito lasciandomi un bacio a fior di labbra.
<< Ottavo ?? >>
<< Il settimo è troppo poco per esprimere quanto sono felice >> esclamai dolce e lui in risposta mi strinse ancora di più a se.
<< E fisicamente come ti senti ?? >> chiese quasi preoccupato.
<< Un po’ dolorante >> ammisi sorridendo, ma lui sembrava più serio che mai.
<< Ti ho fatto molto male ?? >> sembrò arrabbiarsi con se stesso e io non potei fare a meno di pensare quanto fosse dolce.
Come avevo potuto solo pensare quelle brutte cose prima ??
Fra’ era quanto di più meraviglioso si potesse trovare: metteva me prima di tutto, addirittura prima di lui stesso e il suo stare bene.
<< No, sei stato semplicemente perfetto >> gli sussurrai all’orecchio lasciandoci un piccolo bacio.
Mi baciò di nuovo con un amore infinito, ed io sentivo davvero che non c’era niente di meglio.
Lasciò le mie labbra solo per puntare i suoi meravigliosi occhi nei miei e dirmi con tutta la sincerità del mondo: << Ti giuro che è stata la cosa più bella della mia vita, tu sei la cosa più bella della mia vita >>
 Sentii una lacrima scendermi lungo il viso per la commozione.
 << Ti amo con tutta l’anima, Fra’ >>
Non avrei mai creduto di poter provare qualcosa di così immenso per una persona, che la mia vita procedesse in sua funzione, che mi sarei mai sentita pronta a darmi completamente a lui.
Eppure era successo.
<< Anche io ti amo da morire, amore mio >> mi baciò ancora e in un secondo mi ritrovai distesa sopra di lui a lasciarmi accarezzare da quelle mani forti e protettive.
Scese a baciarmi il collo, quando un rumore ci riportò alla realtà.
<< è il mio >> brontolai allungandomi per prendere il telefono dalla tasca del jeans, abbandonato sulla sabbia qualche ora prima.
Mi sentivo tranquilla, in pace.
Almeno fino a quando non lessi il nome sul display e mi tirai su di scatto.
<< Cucciola !! >> esclamò pimpante la voce dall’altro capo del telefono.
Fra’ mi guardava perplesso, allora mi voltai verso di lui mentre mormoravo il nome del mio interlocutore.
<< Ste’ >>
Mi si gelò il sangue nelle vene.
<< Sei andata in Liguria alla fine ?? >> mi domandò comprensivo.
<< Si >> risposi con la voce rotta dal senso di colpa.
Io ero li ad amare e lasciarmi amare da Fra’, felice come non credevo altri potessero mai essere stati, mentre lui era a casa a pensare a me e a organizzare chissà cosa per quella sera.
Ero un mostro.
<< Di all’idiota che ti riporti a casa per le otto allora >> esclamò con rabbia al sapermi con il suo ex migliore amico << Stasera ti voglio tutta per me >>
<< Ovviamente >> provai a sembrare emozionata, ma ero davvero una pessima attrice.
Immaginai stesse sorridendo, e allora mi sentii ancora peggio.
<< A dopo splendore >> mi salutò ed io attaccai velocemente per evitare di scoppiare a piangere.
Ma ormai era troppo tardi.
Le lacrime iniziarono a scendere lungo il mio viso, mentre deglutivo di continuo tentando di fermarle.
Sentivo davvero di essere una cattiva persona, se avessi potuto mi sarei fatta fuori.
Perché un conto era soffrire, ma un altro era far soffrire qualcuno con le proprie scelte.
Eppure, per quanto mi incolpassi, sapevo che l’aver scelto Fra’ era la cosa migliore che avessi fatto nella mia vita, ma al contempo la più complicata.
Complicata perché significava far stare male Ste’, stare male io, e di rimando far stare male anche lui.
La migliore perché mai ero stata così felice come la prima volta che mi aveva guardata negli occhi.
<< Noe >> mormorò Francesco avvicinandosi a me.
Ma io non gli risposi, continuai invece a singhiozzare disperatamente.
Lui allora mi abbracciò ed io nascosi la testa nell’incavo del suo collo, trovandoci riparo e almeno un po’ della calma che in quel momento mi occorreva.
<< Sono tremenda Fra’ >> singhiozzai stringendolo forte a me.
<< Si >> sospirò lui in risposta accarezzandomi la schiena e lasciandomi rassicuranti baci sui capelli.
<< Sei tremendamente bella >> alzò il mio viso facendo il modo che i nostri sguardi s’incontrassero << Tremendamente dolce >> mi guardò pieno d’amore << Tremendamente sexy >> con il polpastrello di una mano asciugò le lacrime ferme sulle gote.
<< Ma soprattutto >> intrecciò le dita di una mano con le mie << Sei tremendamente buona, Noe >>
Inarcai le sopracciglia sbalordita.
<< Non fare quella faccia >> mi disse prontamente << Stai con Ste’ cercando di nascondere quello che provi per me soltanto perché sai che ne va della sua felicità >>
Mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mentre le lacrime avevano ormai smesso di scagliarsi sul mio volto.
<< Sacrifichi ciò che vuoi per dargli ciò che vuole, e anche se questa situazione non potrà durare ancora per molto >> mi guardò sottolineando quell’ultima parte << Perché ovviamente devi pensare anche alla mia di felicità >>  sorrise ironico << Sei veramente meravigliosa a fare questo per una persona a cui vuoi bene >>
E dopo quei minuti che mi parvero anni, finalmente gli sorrisi sincera.
Incredibile come riuscisse a farmi stare bene in così poco tempo.
Gli presi il volto con due mani e mi sporsi a baciarlo, cercando di trasmettergli tutto l’amore che provavo per lui, una persona così speciale che era diventato per me assolutamente necessario.
Volevo che capisse quanto stavo bene se solo lui era al mio fianco, volevo che per un solo secondo si sentisse felice come lo ero io da quando era entrato nella mia vita.
E ci riuscii.
In meno di un secondo mi ritrovai su di lui, mentre le sue mani mi accarezzavano e la sua bocca lasciava piccoli ed infuocati baci sul mio collo.
<< Fra’ >> mugugnai appena.
<< Fra’ dovremo scrivere il tema >> ripetei poi cercando di essere almeno convincente.
Per un secondo si staccò dalla mia pelle per guardarmi negli occhi e rispondermi appena: << Tra un’ora devo riportarti a casa, non abbiamo tempo. Lo scrivo io stasera >>
Tentai di ribattere, ma poi sentii la sua mano spostarsi dalla mia schiena al mio seno, e allora decisi di godermi il momento e di non pensare ad altro.
Ancora oggi non so cosa abbia scritto in quel tema.
Ma guadagnammo quel voto bonus, perciò sarà sicuramente stato qualcosa di bellissimo, come lui del resto.
Lui che quella mattina riuscì a portarmi in Paradiso per due volte consecutive, lui che era capace di farmi cambiare umore con un semplice bacio, lui che in quel momento più che mai sentivo unicamente mio, allo stesso modo di come mi consideravo unicamente sua.

***

<< Allora amore, ti piace ?? >> mi chiese Ste’ guardandomi emozionato.
L’ennesima pugnalata allo stomaco.
Quel braccialetto d’oro bianco con il ciondolo a forma di “S” era stata l’ennesima prova di quanto avessi sbagliato e continuassi a sbagliare.
<< Grazie >> esclamai quasi con le lacrime agli occhi abbracciandolo << E scusami se non ti ho regalato niente >>
Ma in realtà il senso che quelle parole portavano con loro era molto più serio di come apparve ai suoi occhi.
Era un ringraziamento per essere così perfetto, per essere un fidanzato, un amico e una persona meravigliosa, per coccolarmi e viziarmi, per aver fiducia in me che davvero non ne meritavo più.
Suonava nella mia mente come un ringraziamento per amarmi.
E le mie erano scuse per il mio comportamento a lui ignoto, per l’amore che provavo incondizionatamente per Fra’, per quella mattinata passata in Liguria, per le attenzioni mancate, per la delusione che avrebbe provato a scoprire la verità, se mai avessi avuto il coraggio di dirgliela.
Erano scuse per il mio non amarlo come invece avrebbe meritato.
Però non comprese quelle mie parole, e mi rispose semplicemente prima di baciarmi.
<< Non preoccuparti tesoro, il mio più bel regalo sei tu >>

***

<< Tra due giorni si parte >> esclamai mentre io e Fra’ passeggiavamo tenendoci per mano diretti al Mc Donald’s più vicino.
Ero stata io ad insistere tanto per andare in quel luogo, perché era proprio lì che ricordavo avessimo avuto la nostra prima conversazione civile.
 
- Ti sta bene la mia felpa. – constatò senza il suo solito sarcasmo, sembrava più che altro che volesse farmi un complimento.
- G… grazie. – balbettai a fatica – Appena torno a casa la lavo e domani te la restituisco. – dissi sicura subito dopo.
Fece cenno di no con la testa alzando le spalle: - Non ti preoccupare tienila. –
Dire che ero sorpresa era un eufemismo : fino a poco prima ero convinta che mi odiasse, adesso invece stavo iniziando a dubitarne seriamente.
- Perché ti sei trasferita qui da Firenze ?? – mi domandò quasi
 interessato all’argomento.
Meno male che proprio in quel momento una ragazza ci si avvicinò tenendo in mano il vassoio con le nostre ordinazioni, ed io non fui costretta a rispondergli.
Del resto, cosa avrei potuto dirgli ??? Non potevo raccontargli di mia madre, del divorzio e di quanto ci stavo male … non avrebbe potuto capirmi, nessuno avrebbe potuto.
Ero persa nei miei pensieri, che non mi accorsi neanche della patatina che mi lanciò proprio in faccia in quel momento.
- Hey !! – esclamai, prima di ricambiare il
 favore. 
- Chi la fa la spetti !! – sorrise prima di iniziare la nostra vera e propria lotta all’ultima patatina, conclusasi nel momento in cui una di quelle finì – per sbaglio, sperai – all’interno della mia felpa.
- Stupido !!! – sbottai prima di infilarci una mano all’interno per estrarla e lanciargliela in faccia.
Per terra era tutto pieno di patatine, delle nostre patatine, che – al contrario di come credevo – erano piuttosto tante.
- Ci conviene pagare e andare via !! – sorrise Fra’ avviandosi verso la cassa ed prendendo in mano una banconota da 10 euro.
- Aspetta !! – gli bloccai il braccio decisa – Non dovevo offrire io ?? – domandai sarcastica, ricevendo in risposta una scrollata di spalle.
Appena usciti dal locale, mi parai stranita davanti a Francesco che sembrava piuttosto tranquillo.
- Perché hai pagato tu ?? – il “anche per me” era sottinteso.
Sospirò scocciato prima di rispondermi: - Sei pur sempre una ragazza anche se nana e acida !! –

<< In effetti sono contento di andare a Londra, dicono sia una bella città >> constatò mentre con una disinvoltura disarmante intrecciava l’altra mano con la mia e mi cingeva il fianco con il braccio libero.
Sembrava fossimo nati per stare in quel modo: insieme e inevitabilmente felici.
Ad un tratto una piccola figura ci corse incontro.
Fra’ abbassò subito lo sguardo mentre io tentavo di elaborare un solo pensiero che non riguardasse noi due.
E quando l’immagine di quel bellissimo bambino invase i miei occhi, lui l’aveva già preso in braccio e ci chiacchierava amichevolmente.
<< Da chi scappi, bello ?? >> gli domandò sorridendo.
<< Mia nonna >> sbuffò quello << Vuole portarmi a casa, ma io voglio andare ancora a fare ciack ciack !! >>
Ridemmo divertiti e lui con noi, prima di scorgere la nonna in questione arrivare preoccupata.
<< Matteo devi smetterla di farmi correre avanti e indietro !! >> strillò la donna dapprima spaventata, poi leggermente più calma.
<< Così ti chiami Matteo, eh ?? >> gli domandò sorridente Fra’ facendolo annuire energico.
<< Meno male che l’avete trovato voi due che siete dei bravi ragazzi !! >> ringraziò il cielo quella facendosi velocemente il segno della croce.
Poi, visto che Francesco sembrava andare molto d’accordo con il piccolo, lei si rivolse direttamente a me.
<< Sai cara, i genitori sono morti quando lui era molto piccolo, e così gli sono rimasta soltanto io >> mi raccontò stanca dalla corsa appena eseguita.
<< è così difficile dargli ciò di cui ha bisogno, tanto che a volta penso di non essere la persona giusta per prendermi cura di lui >> si rammaricò ed io fui stupita di come riuscisse ad aprirsi con qualcuno che neppure conosceva.
Io non avevo mai avuto tale capacità.
<< Secondo me il bene che vuole a suo nipote è l’unica cosa che conta >> le parole sembrarono uscire da sole dalla mia bocca << E lei è l’unica che può prendersene cura, perché è l’unica che lo ama davvero >>
La vecchietta mi sorrise dolcemente per poi spostare lo sguardo su Fra’.
<< E lui si prende cura di te? >> mi domandò spiazzandomi totalmente.
Sorrisi imbarazzata per poi rispondere sincera.
<< Si, lui è la cosa più bella che potesse capitarmi >>
Sorrise ancora, stavolta emozionata, come se in qualche modo le ricordassimo quando anche lei era così innamorata di qualcuno che probabilmente adesso non c’era più.
Chissà se anche io sarei stata così da anziana.
Subito dopo quel mio ultimo pensiero - non seppi grazie a quale parola di Fra’-  il piccolo Matteo saltò in braccio alla nonna chiedendole scusa e dicendole che non vedeva l’ora di tornare a casa.
Ci salutarono affettuosamente prima di incamminarsi verso la stradina tenendosi stretti l’un l’altra.
Io allora mi voltai verso Francesco guardandolo seria.
<< Prenditi cura di me >> gli dissi innamorata e al contempo spaventata da quel sentimento troppo grande da contenere.
<< Sempre, amore mio >>

 


Piccolo Angolo Di Luce
Hola !! Chiedo davvero scusa per il ritardo, ma davvero non avevo più ispirazione per questa storia, ecco il perché di questo orrendo capitolo.
Come credo abbiate capito, le parti in blu sono i ricordi della mattinata con Fra’, mentre il resto è la serata di Noe e Ste’.
Spero continuate a seguirmi, la storia è quasi finita ormai e prometto che mi impegnerò al massimo per scrivere capitoli migliori.
Un bacino <3
xoxo

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Capitolo 33
*** E Se Il Per Sempre Non Esiste, Noi Siamo Qui Per Inventarlo ***


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Capitolo 32

E Se Il Per Sempre Non Esiste, Noi Siamo Qui Per Inventarlo


<< Vogliamo i particolari !! >> strillò Mic esasperata ed Hill annuì energica.
Avevo sempre pensato di essere l’unica persona relativamente normale tra noi tre, ma quella mattina ne avevo davvero avuto la certezza.
Circa un’ora prima mi era venuta la brillante idea di aprire una videochiamata a tre su skype per raccontare loro della giornata precedente.
Mossa assolutamente sbagliata.
Non avevo neppure concluso la frase Io e Fra’ ieri abbiamo fatto … che avevano iniziato a squittire come delle galline chiedendomi sempre di più.
Da una parte ero contenta del rapporto che si era andato a creare tra loro da quando avevo chiarito la storia di Francesco con Hilary, dall’altra però, insieme sapevano essere davvero micidiali.
<< Vi ho già ripetuto che non avrete da me nessun particolare!! Chiamate Fra’ se vi va !! >> risposi facendo loro la linguaccia.
<< Ma figurati se quello ci viene a dire qualcosa !! >> sbuffò scocciata la riccia.
Risi di gusto.
<< Vediamo di passare avanti, và !! >> esclamò Hill << Che mi dici della serata con Ste’? >>
Non avevo ancora capito se la cotta per lui gli fosse passata o meno, perciò parlarne con lei mi metteva sempre a disagio, ma nonostante questo c’eravamo promesse di non avere più segreti tra di noi, quindi risposi sincera.
<< Tutto assolutamente romantico e perfetto, ma … >> non riuscii nemmeno a completare la frase che Mic lo fece al posto mio.
<< Ma non era Fra’ >>
<< Già >> sospirai.
Non ero in pace con me stessa, soprattutto dopo la giornata precedente, eppure non potevo non ammettere che ero felice, perché avevo accanto la persona che amavo di più al mondo, anche se non come entrambi avremmo voluto.
Ma non era il momento di lasciare Ste’, si sarebbe sentito preso in giro da me e in effetti lo era, soltanto che non volevo renderlo palese ai suoi occhi.
<< Quando hai intenzione di dirgli la verità ?? >> mormorò Hill seria.
<< Non lo so ancora, ho paura di ferirlo >> biascicai incerta.
<< Lo ferirai comunque >> rispose quella tagliente.
<< Lo so >> conclusi seriamente dispiaciuta.
Ma con una migliore amica pazza come Mic era davvero difficile rimanere triste per più di due secondi.
<< Bene, adesso cambiamo argomento >> sorrise infatti quest’ultima << Perché non mi fai vedere il meraviglioso vestito che hai intenzione di portare per il mio compleanno ?? >>
In effetti il giorno dopo saremo dovuti partire per Londra e la nostra video-chat avrebbe dovuto aiutarci a preparare le valigie, cosa che – ovviamente – non avevamo minimamente fatto.
Il vestito di cui parlava Mic l’avevo acquistato due giorni prima in centro e l’avrei sicuramente portato per indossarlo la sera del suo compleanno, il 19 di Febbraio, nel locale in cui i professori avevano promesso di portarci per festeggiarla.
Lo tirai fuori dall’armadio e glielo mostrai in maniera teatrale: un po’ alla volta.
La reazione che ebbero entrambe però mi colpì del tutto: scoppiarono a ridere lanciandomi sguardi ironici.
<< Che avete da ridere ?? >> sbottai scocciata.
<< Il vestito è stupendo, ma se Fra’ ti vede con quello addosso non ti farà nemmeno muovere un passo fuori dalla tua camera >> rispose semplicemente Mic, continuando a ridere.
<< Che significa ?? >>
<< Che è talmente geloso e possessivo da non permettere a nessuno di vederti così bella, e che ti porterà in camera per fare … >>
<< Ok ho capito !! >> esclamai stupita dai pensieri che quelle due potevano macchinare << E comunque a Fra’ non farà né caldo né freddo !! >>
Le due si lanciarono uno sguardo d’intesa prima che Hill esclamasse: << Prova a chiederglielo !! >>
Afferrai il telefono e a mò di sfida composi il numero di Francesco guardandole di sottecchi.
 

Francesco’s Pov

<< E insomma, ci dici com’è stato ?? >> esclamò Giò continuando a muovere spasmodicamente le dita sul joystick.
<< Come vuoi che sia stato, idiota !!?? >> lo riprese Dodo per poi continuare << Sicuramente meraviglioso, dolce, romantico … >>
<< Ma vuoi far parlare lui ?? >> sbottò il primo scocciato << è da un’ora che parli soltanto tu !! Fra’ non è sdolcinato come te !! >>
Edoardo alzò delicatamente il dito medio verso di lui che rise divertito.
<< Allora, com’è stato ?? >> mi domandarono poi in coro.
Chiusi gli occhi e in un attimo le immagini del giorno prima mi invasero la mente.
E tutto era pieno di lei, dei suoi baci, delle sue carezze, della sua timidezza iniziale, del suo essere così dannatamente sexy e passionale una volta sciolta.
Noemi mi aveva lasciato incantato ogni secondo di più con i suoi sorrisi, con il suo lasciarsi stringere e proteggere da me.
E quella frase poi, Promettimi che ti prenderai cura di me, mi aveva totalmente spiazzato.
L’avevo sempre fatto, seppur inconsapevolmente.
Quando le avevo prestato la mia felpa perché aveva bagnato la sua, quando l’avevo accompagnata al Mc per evitare che si perdesse, quando avevo pagato io per lei, quando l’avevo baciata quella sera da Ste’, quando avevo iniziato ad odiare il mio migliore amico semplicemente perché l’aveva abbracciata, quando le avevo regalato quella collana per Natale, quando le avevo chiesto di metterci insieme, quando l’avevo telefonata venti volte al giorno mentre era in viaggio a Firenze, quando mi ero sentita morire al vederla con Ste’, quando quel giorno finalmente avevamo fatto l’amore.
Avevo sempre tentato di darle il meglio di me, di curare ogni mio difetto affinchè le risultasse più accettabile, avrei perfino messo il gel sui miei capelli perennemente scompigliati se me l’avesse chiesto.
Perché Noe era la cosa più bella che avessi mai avuto, e mi sarei sempre, ma davvero sempre, preso cura di lei.
<< Terra chiama Fra’ !! >> esclamò Giò divertito.
Dovevo essermi perso a guardare nel vuoto pensando a lei: in quegli ultimi mesi mi era capitato più che spesso.
Scossi la testa risvegliandomi e facendoli ridere di gusto.
<< Dicevamo, com’è stato ?? >> mi domandò ancora Dodo.
<< Assolutamente perfetto >> risposi senza esitare, forse per la prima volta in vita mia << Ma con lei è tutto così, mi sento sempre in Paradiso quando l’ho vicina, o quando semplicemente penso a lei. Se mi bacia, mi accarezza, o se semplicemente mi prende la mano, io sento in cuor mio che non c’è niente di meglio, niente che non farei per rimanere così per sempre. Quando anche solo per un secondo mi dimostra di amarmi io divento il ragazzo più felice della terra, ogni volta che con quella voce talvolta sicura, talvolta imbarazzata, mi dice Ti amo vorrei davvero saltare dalla gioia. Ma non lo faccio, per non sembrare stupido ai suoi occhi, per paura che qualunque cosa di sbagliato possa farla allontanare da me. Vivo con la costante paura di perderla, perché lei in così poco tempo che ci conosciamo è diventata la mia unica ragione per andare avanti, è diventata il mio sorriso, la mia gioia, le mie lacrime e la mia tristezza, il mio cuore, il mio amore … è diventata il mio tutto e vorrei soltanto avere una macchina del tempo per rimanere così in eterno. Vorrei semplicemente che non smettesse mai di amarmi, perché anche solo sapendolo ho la forza di vederla con quell’idiota accanto, perché ama me, perché ha scelto me, perché sceglierebbe sempre me. E posto davanti a 100mila opzioni io non avrei dubbi, lei sarebbe l’unica che anche solo valuterei. >>
Forse avevo parlato un po’ troppo.
A Dodo era scesa una lacrima lunga la guancia che aveva prontamente asciugato, mentre Giò era totalmente senza parole.
<< Meno male che non era sdolcinato lui >> biascicò poi dopo essersi ripreso.
<< Non è sdolcinato è innamorato, cretino !! >> sbottò Dodo colpendolo con un braccio << Come tu lo sei di Luce, no ??>>
L’altro lo guardò stranito.
<< Beh, se amare significa pensare tutte le cose che ha detto Fra’ credo mi ci voglia ancora un po’ >> sorrise sincero.
Ad  un tratto il suono del mio cellulare interruppe la nostra conversazione.
Il solo leggere il nome sul display fece illuminare i miei occhi di una luce diversa, li fece illuminare di lei.
<< Hey amore, ti disturbo ?? >> domandò lei dall’altra parte e il semplice sentirmi chiamare in quel modo mi fece sciogliere del tutto.
Caspita Fra’, sei un uomo, contieniti !!
<< Assolutamente no, piccola >> sorrisi nonostante lei non potesse vedermi, mentre quei due mi facevano il verso << Dimmi tutto >>
<< Sono in video chat con le due pazze e stavo mostrando loro il mio vestito per il compleanno di Mic, quando sono scoppiate a ridere dicendo che non mi avresti mai fatto indossare una cosa del genere >> mi spiegò palesemente irritata dalle parole delle sue amiche << Perciò ti ho chiamato per dimostrargli che hanno torto !! >>
<< Perfetto, inviami la foto del vestito e dimostriamoglielo >> esclamai divertito.
Nemmeno un secondo che sentii il fastidioso rumore tipico di una suoneria SMS invadermi le orecchie.
Aprii il messaggio e per poco non morii d’infarto.
L’immagine mostrava Noe, la mia Noe, con indosso un abito che chiamare così era davvero troppo.
Non copriva assolutamente nulla.
Aveva due bretelle sottilissime, un enorme scollo a pizzo proprio in mezzo al seno, attillato come ne avevo visti pochi in vita mia, che terminava appena sotto il sedere, fasciandolo appena.
Giò e Dodo si sporsero a guardarla e per poco non li vidi sbavare.
<< Adesso inizio a capire il tuo discorso di prima, amico >> esclamò il primo con gli occhi che brillavano.
<< Non permetterti nemmeno di pensarlo, lei è tassativamente mia >> calcai quella parola così tanto che per poco non mi fece male la gola.
<< E tu smetti di fissare quella dannata foto !! >> strillai spintonando Dodo dall’altra parte della camera.
I due, come prevedibile, risero idioti.
Sospirai profondamente prendendo aria e cercai di apparire a Noe il più calmo possibile.
<< Se è uno scherzo non è divertente >>
<< Perché mai dovrebbe essere uno scherzo ?? >> sbottò lei irritata.
<< Perché non uscirai mai con un abito del genere addosso !! >> esclamai serissimo << Abito poi, non copre assolutamente niente !! >>
<< è fatto per non coprire niente !! Se avessi voluto il contrario avrei comprato un vestito da monaca di clausura ! >> buttò giù scocciata.
<< Resta il fatto che non lo indosserai >> decretai convinto.
<< E pensare che io l’avevo comprato per te questo vestito !! >> strillò lei con una punta di malizia nella voce.
<< Davvero ?? >> stupito, idiota e contento: ecco come mi sentii in quel momento.
I miei amici sorrisero pervertiti ed io li fulminai con lo sguardo.
<< Si>>
<< Bene amore, tu rimani con quello addosso >> esclamai calmo << Caccio via questi due e sono subito da te !! >>
La sentii ridere prima di attaccare la chiamata.
Sarebbe stato davvero un bel pomeriggio pre-partenza.
 

Noemi’s Pov


Aspettavo Fra’ picchiettando con le dita sul legno della scrivania.
Il ticchettio dell’orologio mi faceva compagnia, visto che le mie amiche mi avevano liquidato subito appena scoperto che Fra’ sarebbe arrivato da me a momenti.
Odiavo sentire che il tempo stava passando.
Era proprio per quel motivo che non indossavo mai orologi, non avevo calendari in camera, non guardavo mai per più di un secondo l’orario sul cellulare.
Lo scorrere del tempo mi portava sempre a lei, a quel giorno in cui se n’era andata ed io ero rimasta per ore a piangere in camera mia, con quell’odioso ticchettio nelle orecchie.
Faceva male ricordare il passato, faceva male pensare che forse se lei non se ne fosse andata io non sarei diventata la persona che ero, con il piede in due scarpe, che ferisce gli altri senza rendersene nemmeno conto.
Era difficile non darle la colpa di tutto ciò, perché a mia madre avevo sempre raccontato ogni mio piccolo problema, e lei c’era sempre stata per aiutarmi, mentre con mio padre non me la sarei mai sentita di mettere in mezzo un discorso del genere.
Qualche lacrima mi rigò il viso.
Avevo paura di essermi trasformata in un mostro, paura che se in quel momento mi fossi guardata allo specchio non mi sarei più riconosciuta.
Ad un tratto sentii lo scricchiolio della porta e vidi Fra’ fermo sull’uscio a guardarmi stupito.
Io non ero il tipo da piangere davanti agli altri, non mi era mai piaciuto mostrarmi debole agli occhi altrui.
Di slancio mi alzai dalla sedia e lo abbracciai stringendolo più forte che potessi, mentre nascondevo la testa nell’incavo del suo collo cercando di non mostrarmi fragile a lui.
Ma lo ero.
Ero dannatamente fragile, se Fra’ si fosse allontanato da me come aveva già fatto in precedenza sarei semplicemente caduta al suolo, e non sapevo se avrei avuto di nuovo la forza di rialzarmi.
<< Piccola, che succede ?? >> sussurrò al mio orecchio accarezzandomi la schiena dolcemente.
<< Sono una persona orribile, ed è tutta colpa di mia madre >> sintetizzai al massimo aggrappandomi alla sua maglietta come per trovare un’ancora di salvezza in mezzo ad un oceano di problemi.
<< Io non so se sia merito di tua madre se sei la persona migliore che conosco, ma non ci sono dubbi sul fatto che tu lo sia >> mormorò dolcemente lasciandomi leggeri baci tra i capelli.
<< Non mettermi stupidaggini in testa, Fra’ >> biascicai tra le lacrime << Non riesco neppure a lasciare Ste’ per essere definitivamente felice con te !! >>
<< Aspetteremo amore mio >> esclamò sicuro << Aspetteremo fin quando non sarei pronta a dirglielo, si spera presto però >>
Mi sorrise e io lo feci di rimando, anche se non avevo ancora smesso di piangere.
E soltanto in quel momento mi resi conto che Fra’ era il ragazzo perfetto per me, che io ero perfetta per lui e che insieme nessuno avrebbe potuto anche solo pensare abbatterci.
Eravamo molto più che una coppia clandestina noi due: eravamo una squadra, una forza, un’unione indissolubile.
Ed era proprio per quello che il giorno dopo, mi ripromisi più volte stretta in quell’abbraccio, avrei detto a Ste’ tutta la verità.
Niente avrebbe potuto fermarmi.

 

Piccolo Angolo Di Luce
Faccio pena, lo so.
È da una vita che non aggiorno, ma posso giurarvi davvero che non ho avuto nemmeno il tempo per respirare in questi giorni … spero davvero possiate perdonarmi.
Non vi farò promesse che non posso mantenere, vi dirò solo che alla storia mancano si e no 5 capitoli e che tenterò di pubblicarli ogni week-end, chiedo già scusa per eventuali ritardi.
Spero che ci sia ancora qualcuno che legge, fatemi sapere.
xoxo

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Capitolo 34
*** Carpe Diem ***


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Capitolo 33
Carpe Diem

 

Carpe Diem.
In latino significa cogli l’attimo.
È un po’ come dire “vivi alla giornata”, “sii felice oggi perché non sai mai cosa può capitarti domani”, “ non lasciarti sfuggire un’occasione perché al 99% delle probabilità non ti si presenterà più”.
Io non avevo mai creduto in questo detto.
Se hai una bella voce, potresti diventare una cantante oggi come domani, se ad un ragazzo interessi davvero non smetterà di pensare a te in un secondo, se hai le carte giuste per vincere una partita di poker il tempo non cambierà nulla.
O almeno questo è ciò che pensavo.
Forse però non era sempre così.
Dopotutto chi poteva assicurarti che un tremendo mal di gola non ti avrebbe portato via la tua meravigliosa voce, che una qualsiasi ragazza si sarebbe presa il tuo spasimante, che qualcuno ti avrebbe rubato le carte ??
La vita è imprevedibile, incerta.
È per questo che si chiama così.
Se fosse tutto prevedibile e piatto si chiamerebbe film.
Se potessi controllare tutto ciò che accade con una tastiera si chiamerebbe fan fiction.
Se andasse tutto bene si chiamerebbe favola.
Ma la verità è che la vita non è niente di tutto ciò.
Può spuntare l’arcobaleno in mezzo alla tempesta, puoi iniziare a piangere dalle risate, puoi odiare chi un momento prima eri convinta di amare, puoi sbagliare tutto e perdere in un secondo tutto ciò che avevi.
È per questo che bisogna cogliere l’attimo, godersi il momento perché poi non sai mai cosa potrà succedere.
Solo che spesso noi uomini abbiamo bisogno di prendere una forte batosta per capire il nostro errore.
Ci occorre percepire le cose con i nostri sensi per crederci, provare esperienze per poterle definire reali.
Spesso abbiamo soltanto bisogno di sentirci totalmente parte del gioco.
Ed io non facevo eccezione e non ne faccio tutt’ora.
Ho avuto bisogno di sentire l’errore sulla mia pelle per comprenderlo a fondo.
Ho avuto bisogno di sentirmi quanto di più sbagliato ci fosse, lontana dalla persona che amavo e dall’essere felice.
Poi però ho capito, e quella frase che prima mi sembrava senza senso è diventata il mio motto di vita.
Carpe Diem.

***

<< Mi raccomando tesoro >> mio padre quella mattina sembrava davvero deciso a non lasciarmi partire << Non avvicinarti troppo ai ragazzi, chiamami ogni sera, non avvicinarti troppo ai ragazzi, non drogarti, non bere, non avvicinarti troppo ai ragazzi, non fumare, non parlare con gli sconosciuti, non avvicinarti troppo ai ragazzi, stai attenta e non avvicinarti troppo ai ragazzi !! >>
Risi divertita quando sentii due braccia forti cingermi i fianchi da dietro.
<< Non si preoccupi signor Guardia, ci sarò io a controllarla >> sorrise divertito e alquanto ironico Francesco.
<< In effetti è proprio la tua vicinanza che mi preoccupa, Fra’ !! >> rispose mio padre con un tono misto tra lo scherzoso e il serio, facendomi letteralmente scoppiare a ridere.
<< Ma se sono un angioletto io !! >> il ragazzo sporse il labbro inferiore a mò di cucciolo indifeso con l’unico risultato di farmi ridere ancora di più, e con me mio padre.
<< Tieni le mani a posto, ragazzo !! >> raccomandò un’ultima volta quest’ultimo prima di chiudere definitivamente la porta e lasciarci da soli sul pianerottolo.
Fra’ aveva insistito per venirmi a prendere quella mattina in modo da stare almeno pochi minuti insieme prima della partenza, ed io non potevo essere più contenta.
Infatti, dopo nemmeno un secondo che il terzo incomodo per eccellenza ebbe chiuso la porta gli allacciai le braccia al collo sorridendogli maliziosa.
Le nostre labbra si sfiorarono appena, mentre le sue mani avevano già cominciato a scendere lungo la mia schiena.
<< Alt !! >> esclamai come un sergente imitando poi la voce di mio padre << Tieni le mani a posto, ragazzo !! >>
Si morse il labbro inferiore divertito.
<< Certo principessa, non ti sfiorerò nemmeno per sbaglio >> sorrise stupido iniziando dopo nemmeno un attimo a baciarmi con foga.
<< Chissà perché non ti credo neanche un po’ >> mormorai divertita mentre, senza allontanarci mai di un solo millimetro, ci avviavamo all’interno dell’ascensore.
Era così bello poter scherzare, ridere, giocare con lui.
Era appagante riuscire ad essere me stessa senza vergognarmi di nessun aspetto della mia personalità.
Per conquistare Fra’ avevo provato di tutto: dall’essere acida, all’incoerente, alla dolce, alla maliziosa.
Ma adesso era mio e sapevo che qualunque atteggiamento avessi avuto non se ne sarebbe mai andato.
Così ero semplicemente Noe.
E quel giorno gli avrei dimostrato tutto l’amore che provavo per lui, perché finalmente avrei preso coraggio e avrei rotto con Stefano.
Nulla avrebbe potuto fermarmi.

***

L’aeroporto di Torino era immenso.
Non avevo viaggiato tanto in vita mia a dirla tutta, ma per me era il più bello del mondo, perché vi ero entrata stringendo la mano del mio fidanzato clandestino, e vi sarei uscita allo stesso modo, ma con il mio ragazzo ufficiale a quel punto.
Era passata circa un’oretta dal nostro arrivo, e con la mia classe ci trovavamo di fronte ad uno dei bar, aspettando che le hostess ci dicessero di accomodarci all’interno dell’aereo.
Hill era venuta a salutarci, ma poi era stata costretta a correre a scuola per non perdere una giornata di lezioni.
Dodo e Mic erano seduti a sbaciucchiarsi, mentre io chiacchieravo con Giò e stringevo la mano a Ste’.
Non mi piaceva quel contatto: era estraneo, fastidioso.
Desiderai in quel momento la pelle di Fra’ come mai prima d’allora.
<< Ragazzi, abbiamo un piccolo problema >> esclamò la professoressa dirigendosi verso di noi.
<< Aria di guai >> mormorò il ragazzo accanto a me.
E sapevo che era così.
La signora Russo, nostra docente di filosofia, non si agitava mai, eppure in quel momento lo sembrava parecchio.
<< L’aereo non può volare per un guasto al motore, pertanto saremo costretti a partire tra due ore, con il prossimo volo per Londra >> ci informò ostentando tranquillità.
Due ore in aeroporto.
Beh, non era mica una tragedia!
La Russo si allontanò insieme ad altri due professori, e noi tutti ci guardammo spaesati.
Avevamo decisamente bisogno di un passatempo.
<< Che ne dite se facciamo un gioco? >> propose Giò rivolgendosi direttamente al gruppo.
<< Per me va bene. Un, due, tre, stella ? >> tentò Mario, uno dei miei numerosi ed idioti compagni di classe.
<< Ma anche no! >> sbottò Mic arricciando le labbra stranita.
Perfetto: la mia migliore amica avrebbe fatto capire a tutti che dei ragazzi di 16 anni non possono mettersi a fare giochi come i bambini di prima elementare!
<< Facciamo “obbligo o verità”? >> sorrise invece quella lasciandomi di stucco.
E ovviamente tutti annuirono contenti.
Come ci ero finita io in quella marmaglia di idioti?
<< Io non gioco! >> dichiarai subito alzando la mano con enfasi.
Quando ad un tratto una voce scimmiottò la mia affermazione.
<< Dai Noe, non fare l’asociale! >> esclamò Fra’ sorridendo.
Stefano lo trucidò con lo sguardo, mentre io risi appena.
<< Ok, gioco anche io >> tentai di mostrarmi entusiasta divertendo tutti.
<< Perfetto, inizia Mic >> decretò Giorgio << Obbligo o verità?>>
<< Verità>>
Il ragazzo sembrò pensarci su prima di porre la domanda << Chi è più figo tra me, Dodo e Vincenzo?>>
<< Non c’è paragone! >> rise quella << Ovviamente il mio Dodino!>>
Si sporse a baciarlo e tutti scoppiammo a ridere per la scenetta e il nomignolo assurdi.
<< Adesso tocca a Fra’>> sorrise Mario continuando il gioco, visto che Giò era troppo occupato a prendere in giro Edoardo per occuparsene.
<< Obbligo >> scelse subito il ragazzo.
<< Scegli la ragazza con le labbra più invitanti e baciala>> affermò malizioso Mario.
Che cosa? Assolutamente no!
Insomma, Fra’ doveva guardare solo le mie di labbra!
Ora che ci pensavo, sarebbe stato bellissimo baciarlo dopo circa un’ora che eravamo stati costretti a separarci, poter sentire di nuovo la sua lingua a contatto con la mia.
Ma d’altra parte, speravo che scegliesse chiunque altra, per evitare che Stefano potesse avere un qualsiasi sospetto di noi due.
E mentre ero così combattuta sulla decisione da sperare che prendesse, lo vidi chiaramente camminare nella mia direzione.
<< Noe >> sorrise rivolgendosi a Mario.
What? Oh mio Dio, quel ragazzo era incorreggibile!
Come aveva potuto scegliere me?
<< Non esiste proprio!>> Stefano saltò in piedi fronteggiando il ragazzo.
<< Che c’è? Hai paura che con un solo bacio riesca a portartela via? >> lo provocò Francesco ghignando.
<< Lei è mia, se non ti è chiaro >> affermò sicuro Ste’.
<< Sapevi che la convinzione fotte la gente?>> rise il moro spostandosi un ciuffo di capelli dagli occhi con uno sbuffo.
Il ragazzo stava per replicare quando la voce di Giò si fece spazio nell’aria ormai troppo silenziosa, poiché in tensione palpabile.
<< è soltanto un gioco ragazzi, calmatevi! >> esclamò tranquillo << Fra’, dalle questo bacio e finiamola qui >>
Stava per avvicinarsi a me quando uno dei pochi neuroni in lui rimasti gli ricordarono che forse anche io dovevo avere un’opinione.
<< Per te va bene?>> mi chiese con aria all’apparenza strafottente, ma le sua labbra nascondevano una supplica.
Ti prego, baciami.
<< Si, tanto è solo un gioco >> ribadì ad alta voce per fare il modo che Ste’ lo capisse.
Così venne verso di me, fermandosi a pochi centimetri dal mio corpo.
Con una mano spostò una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio accarezzandomi la guancia lentamente, per poi poggiare la bocca sulla mia.
Sembrava voler fare tutto con estrema dolcezza, non capivo perché.
Piano schiuse le labbra e con la lingua leccò le mie che aprii lentamente, lasciando che i nostri sapori venissero nuovamente a contatto.
Doveva aver fumato una sigaretta, dato che il suo solito gusto di menta era mischiato a quello del tabacco.
Le nostre lingue si toccarono e iniziarono a rincorrersi come loro solito, senza lasciarsi per un solo minuto.
Appoggiai le mani sulle sue spalle sollevandomi sulle punte per poter approfondire meglio il bacio, mentre riuscivo a percepire lo sforzo che stava facendo per lasciare le sue ferme sui miei fianchi ed evitare che salissero ad accarezzarmi la schiena e poi scendessero a stringermi il sedere.
Un finto colpo di tosse fin troppo rumoroso bastò a farci interrompere bruscamente il contatto e ad allontanarci piano.
Non mi piaceva terminare un bacio in quel modo.
Amavo quando le labbra si staccavano lentamente, con le lingue che ancora si accarezzavano, quando prima dell’allontanamento vero e proprio scattavano sempre due o tre baci a stampo.
Fra’ si leccò le labbra in maniera assolutamente sexy ed io mi imbambolai a guardarlo senza neppure rendermene conto.
<< Scusate, vado a prendere una boccata d’aria >> mormorò Stefano alzandosi si colpo e dirigendosi verso l’uscita dell’aeroporto.
Lo seguii ancora scombussolata da quel meraviglioso bacio.
<< Ste’!>> lo chiamai faticando a tenere il passo con lui, ma non si voltò nemmeno per un secondo.
<< Ste’! >> continuai, ottenendo però sempre lo stesso risultato.
Così decisi di correre per raggiungerlo, fermandomi davanti a lui e bloccandolo.
<< Mi dici che ti prende? Era solo un bacio per uno stupido gioco! >> esclamai scocciata.
<< Un bacio per uno stupido gioco, Noe? >> sbottò irritato.
Annuii convinta.
<< Beh io non credo che un bacio del genere lo si possa definire dato per gioco! Soprattutto considerando i soggetti! >>
<< Che cavolo significa?>> non capivo a cosa alludesse.
Che sospettasse qualcosa?
<< Fra’ ti spoglia con gli occhi ogni santa volta che ti guarda! Era palese la voglia che avesse di approfondire quel bacio in mille altri modi e le sue mani stavamo sui fianchi solo perché c’ero io davanti! Lui prova qualcosa per te, e non è soltanto desiderio fisico! >> buttò giù nero dalla rabbia.
Aveva capito la verità, o almeno una buona parte di essa.
Mi sentivo totalmente stupida ad aver sottovalutato la sua intelligenza.
Era quello il momento giusto per dirgli la verità, avrei dovuto prendere coraggio e parlare.
Ma non lo feci e fu quello il mio più grande errore, soprattutto viste le frasi che seguirono a quello sfogo.
<< Io so che tu non provi niente per lui, amore mio >> esclamò avvicinandosi a me << Ma ho bisogno di sentire che sei solo e soltanto mia, ho bisogno di capire che non vuoi altri che me >>
Deglutii profondamente.
<< E come ?>>
<< Voglio fare l’amore con te, Noe >>
 



Piccolo Angolo Di Luce
Hola!! Chiedo perdono per il ritardo nel postare questo nuovo capitolo, ma ho appena finito l’esame e la roba da studiare era davvero tanta!
Adesso che siamo in estate però aggiornerò con molta più frequenza, prometto!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, come vedete Noe non ha colto l’occasione per dire la verità a Stefano, e adesso lui le ha detto che vuole la prova del suo amore.
Che cosa farà lei? Vi lascio immaginare.
A presto, un bacino <3
xoxo

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Capitolo 35
*** Come Scusare La Distruzione? ***


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Capitolo 34
Come Scusare La Distruzione?


 

<< Non mettermi stupidaggini in testa, Fra’ >> biascicai tra le lacrime << Non riesco neppure a lasciare Ste’ per essere definitivamente felice con te !! >>
<< Aspetteremo amore mio >> esclamò sicuro << Aspetteremo fin quando non sarei pronta a dirglielo >>


Dov’era finito quel ragazzo pronto a tutto pur di stare con me?
Annegato nelle mie bugie e sotterfugi, probabilmente.
Ma del resto, dov’era finita la ragazza sicura di sé che avrebbe fatto qualsiasi cosa per ottenere ciò che voleva?
Erano stati i miei comportamenti ad aver cambiato il suo modo di rapportarsi a me e ad aver frantumato la nostra relazione.
Era tutta colpa mia, immensamente.
E il ragazzo che avevo di fronte sembrava pensarla allo stesso modo.
Lo guardai un’ultima volta mentre le lacrime sembravano inondarmi il volto.
Il suo sguardo freddo e spento mi gelava l’anima, e la consapevolezza di averlo perso mi martellava in petto.
Faceva male e pensarci lo fa ancora adesso.
Schiusi le labbra tentando di dire qualcosa, ma le parole mi morirono in gola.
<< Ciao, Noemi >> mormorò lui voltandosi e camminando verso Dodo, il quale lo aspettava all’angolo della strada.
Erano le 23:30 lì a Londra, e faceva tremendamente freddo, fuori e dentro di me.
Micaela mi corse incontro abbracciandomi e mi sussurrò qualcosa all’orecchio che neppure ascoltai.
Sapeva quanto me che niente avrebbe potuto consolarmi in quel momento, ed era al contempo consapevole che ero stata io a creare quella situazione.
Sembrava avessi architettato un piano per fabbricare pian piano la mia infelicità.
<< Torniamo a casa, Matt e Cheryl ci aspettano >> mi disse e insieme ci incamminammo verso Edgar Road.
La casa in cui eravamo ospiti era enorme, non a caso era quella con il maggior numero di studenti: io, Mic, Carlotta, Martina, Giulio, Mario.
C’erano altre sette famiglie dove gli altri membri della nostra classe alloggiavano, alcune più vicine a noi, altre decisamente distanti.
Come quella in cui erano ospiti Dodo, Ste’, Gio’ e Fra’.
Strano come il destino volesse quei quattro sempre insieme.
Varcammo la soglia dell’abitazione e subito i due coniugi vennero a salutarci.
<< It’s all or right, my dear? >> mi domandò Cheryl preoccupata.
Già, avevo dimenticato di sistemarmi il trucco per nascondere le lacrime, ma poco importava.
<< Yes, she’s a little sad, but nothing important >> mormorò Mic con il suo inglese stentato, riuscendo però a tranquillizzare i due.
Arrivammo in camera che quasi non mi reggevo più in piedi.
Per fortuna c’eravamo solo io e lei, mentre gli altri occupavano due stanze in fondo al corridoio, perché non avrei proprio saputo come affrontarli.
<< Vuoi che ti prepari una camomilla? >> mi chiese la mia migliore amica dolcemente.
Annuii.
Così Mic scese le scale lasciandomi da sola.
Istintivamente mi portai una mano al collo stringendo forte il ciondolo il quale era in quel momento l’unica cosa che mi restava di lui.

Qualche stella sta lì per noi.

Beh, evidentemente si era spenta.
O meglio, io l’avevo spenta.
Controllai il mio cellulare sperando di trovare un suo messaggio, una sua chiamata.
Niente.
Mi soffermai a guardare lo sfondo.
Era una fotografia mia e di Francesco al mare, scattata durante quella famosa giornata passata insieme in Liguria, il giorno in cui avevamo avuto la nostra prima volta.
Una morsa allo stomaco al solo ripensarci.
Chiusi gli occhi immaginando a quel momento e sentivo crescere man mano l’odio che provavo nei miei confronti.
Stavo diventando tremendamente masochista.
<< Eccomi >> esclamò Mic d’un tratto porgendomi una tazza fumante di camomilla.
La ringraziai con un cenno della testa.
<< Ti va di parlarne? >> mi domandò non appena si fu sistemata sul letto di fronte a me.
Scossi la testa.
<< Non voglio sembrare insistente, ma penso che ti farebbe bene raccontarlo e poi voglio cercare di capire >> mormorò prendendomi le mani.
<< D’accordo >> pronunciai la prima frase da quando avevo ascoltato quel suo freddo saluto.
La gola sembrava arrugginita, come se si rifiutasse di emettere suoni che lo riguardavano, eppure sentivo di doverlo alla mia migliore amica, dopotutto senza lei accanto sarei rimasta in quella gelida via a guardarlo allontanarsi per sempre.

 
Un’oretta prima

Avevamo appena finito di mangiare in un tipico pub londinese.
La Russo e gli altri due professori erano tornati in albergo, e noi avevamo il permesso di restare per un’altra ora in giro prima di dover ritornare dalle nostre famiglie ospitanti.
Il giorno dopo avremmo visitato la residenza della regina e il parlamento, quindi dovevamo essere riposati, soprattutto dopo il viaggio affrontato.
Mic era a sbaciucchiarsi in un angolo con Dodo, Ste’ chiacchierava con Giorgio e Mario, mentre io ascoltavo la descrizione del ragazzo ideale da Serena, un’amica.
<< Quindi lo vorresti più alto di te? >> domandai ridendo.
Era alta un metro e ottantatre, ecco il perché del mio scetticismo.
<< Beh, si! È così romantico quando lui deve abbassarsi per baciarti, oppure tu devi salire sulle punte! >> esclamò sognatrice.
<< Lo dici solo perché sei alta! >> risi pensando a quanto era estenuante dover stare in bilico ogni volta che baciavo Francesco.
Ma era anche tremendamente romantico sentire le sue braccia che mi sollevavano a mezz’aria, su questo le davo profondamente ragione.
Sospirai innamorata, quando ad un tratto lo vidi.
Era dannatamente bello, come sempre.
Indossava un jeans chiaro e un maglioncino azzurro strettissimo ad evidenziare il suo fisico magro.
<< Credo proprio di essere di troppo >> mi sorrise Sere allontanandosi maliziosa.
Che sapesse di noi due? Sicuramente era stata la rana dalla bocca larga ( alias Mic ) a parlare.
<< C’è troppa gente qui, vieni con me >> mormorò Fra’ camminando verso l’incrocio della via con quella perpendicolare.
L’illuminazione era scarsa lì dietro, tra due palazzi sicuramente antichi che sembravano poter crollare da un momento all’altro.
Normalmente avrei avuto paura a starmene in un posto del genere, ma con lui mi sentivo assolutamente protetta, al sicuro.
O almeno lo sarei stata fin quando non avessi cominciato a parlare.
Nemmeno il tempo di aprire bocca che le sue braccia mi strinsero i fianchi dolcemente.
<< Tu non sai cosa si prova a stare a contatto per tutto il giorno con la propria ragazza senza potersi avvicinare a lei >> mi sussurrò all’orecchio per poi poggiare delicatamente le labbra sulle mie.
Ma non potevo baciarlo, sarebbe stata una presa in giro farlo prima di dirgli ciò che dovevo.
Così mi scostai osservando l’espressione stranita del suo volto.
<< Che succede? >>
<< Devo parlarti >> dissi seria tentando di mantenere la calma.
Mi fece cenno con il capo di continuare.
<< Dopo che ci siamo baciati in aeroporto, Stefano era furioso >> deglutii << Mi ha detto che entrambi proviamo qualcosa e che se lo amo devo dimostrarglielo >>
<< Come? >> mi chiese tranquillo.
<< Vuole che … che … >> biascicai senza riuscire a concludere la frase.
<< Che? >> mi incitò.
<< Vuole che io faccia l’amore con lui >> buttai giù mordendomi il labbro inferiore nervosa.
Francesco scoppiò a ridere di gusto.
<< Ma come si può chiedere una cosa del genere ad una ragazza!?! >> domandò divertito alzando gli occhi al cielo << E cosa ti ha detto quando l’hai mandato a quel paese dicendogli la verità? >>
Nulla.
Fra’ non aveva capito assolutamente nulla.
Si fidava di me, pensava fossi stata sincera e avessi finalmente preso coraggio per rompere con Stefano ed essere finalmente felici insieme.
Ma io pur volendo non riuscivo ad essere la ragazza perfetta che lui credeva di avere davanti.
<< Non gli ho detto la verità >> sussurrai appena << Non ne ho avuto la forza >>
<< E cosa gli hai detto? >> domandò diventando serio ad un tratto.
Deglutii profondamente: era arrivato il momento.
<< Che avrei fatto ciò che voleva per dimostrargli che lo amo davvero >>
Crack.
Percepii quel rumore come se fosse stato prodotto realmente.
Qualcosa tra noi si era rotto e probabilmente non si sarebbe ricomposto più.
<< Non prendermi in giro, Noe >> scosse la testa incredulo, auto-convincendosi che stessi scherzando.
Ma ero più seria che mai.
<< È la verità >> abbassai il capo tristemente.
<< E come diamine ti è venuto in mente di dirgli una cosa del genere? >> strillò lui arrabbiato come non l’avevo mai visto.
Non lo biasimavo, aveva ragione in tutto e per tutto.
<< I..io non volevo che stesse male >>
Una luce estranea si impossessò dei suoi meravigliosi occhi.
Non erano più verde smeraldo, sembravano due enormi pozze di petrolio denso.
I pugni serrati, la mascella dura.
Era furioso.
<< E giustamente te ne sbatti se sono io a stare male! >> sbottò.
<< Non è così >> tentai di dire, ma mi interruppe in malo modo.
<< Si che è così! >> tuonò << La ragazza che ho conosciuto io su quel treno, la ragazza di cui mi sono innamorato, non era una codarda che pensa solo a non apparire agli occhi degli altri come la strega cattiva della storia! >>
Aveva tremendamente ragione.
Ma la sua infelicità era anche la mia, come poteva pensare che non m’importasse?
<< Io ti amo, Fra’ e … >> ma di nuovo mi interruppe.
<< Col cavolo! Tu sai che cosa provo io al solo immaginarti insieme a lui? Già vedervi stringere la mano mi fa venire voglia di morire, figurati a saperti tra le sue braccia, mentre ti fa sua! >> strillò per poi concludere in maniera quasi biascicata << Io … io non voglio nemmeno pensarci >>
<< E pensi che per me sia facile? >> sbottai mascherando la rabbia che provavo verso me stessa come se fosse stata verso di lui.
<< Perché cazzo devo sempre essere io a capirti, eh? Tu hai mai provato a metterti nei miei panni? >> strillò esasperato << Pretendi tanto che io ti rimanga accanto e che ti comprenda, ma tu hai mai pensato a cosa voglio io? Hai mai fatto qualcosa per me? >>
Mi guardò deluso e furioso al contempo.
<< Ho superato che mi avessi tradito con il mio ex migliore amico, ho sopportato di stare insieme in segreto perché non avevi il coraggio di lasciarlo e l’unica cosa che ti avevo chiesto era di riuscirci, prima o poi >> stringeva i pugni così forte che le nocche erano bianchissime << Ti ho detto che avrei aspettato quanto tempo ti sarebbe servito e tu come mi ripaghi? Progettando di andarci a letto! >>
E più di quanto me lo fossi già ripetuto, in quel momento mi sentii veramente un verme.
<< Innamorarmi di te è stato l’errore più grande che potessi commettere >>
Sapevo che non lo pensava davvero.
Sapevo che era soltanto colpa della rabbia se aveva detto quella frase, eppure mi fece male, tanto.
Ma dopotutto me lo meritavo.
<< Non riesco a crederci >> mormorò mentre una lacrima gli rigava la guancia.
L’asciugò subito vergognandosi di essa, quasi quanto in quel momento io mi vergognavo di me stessa e di ciò che ero diventata.
Potevo dare la colpa a Fra’, a Ste’, al destino, a mia madre, ma la verità era che avevo fatto tutto da sola.
Ero io l’artefice della mia disfatta.
<< Scusami >> mormorai tentando di fermare le lacrime che avevano iniziato a scendere impetuose dopo la sua ultima frase.
Mi guardò per un periodo di tempo che mi apparve interminabile, prima di biascicare un freddo e letale: << Ciao, Noemi >>
L’avevo perso.
E in quel momento una scena attraverso la mia mente, un ricordo.
 
<< Ti amo, per sempre >> mi sussurrò Francesco stringendomi forte a sé.
<< Il “per sempre” non esiste, amore >> mormorai tristemente accarezzandogli i capelli con una mano.
<< E noi siamo qui per inventarlo >>

 
Era vero, l’avevamo inventato.
L’avevo perso.
Per sempre.

 

Piccolo Angolo Di Luce
Hola! Questa volta ci ho messo poco ad aggiornare, dai!
Innanzitutto voglio chiedervi scusa.
Ieri sera ho riletto tutta la storia e mi sono resa conto che mi è totalmente sfuggita di mano, non era così che dovevano andare le cose nella mia mente e mi sono accorta che il personaggio di Noe che ho creato è davvero ai limiti della sopportazione per i suoi comportamenti.
Per cui mi dispiace se vi ho fatto odiare la protagonista della storia e se ho pubblicato qualcosa che davvero non mi soddisfa per niente.
Se fossi una lettrice non mi sarei lasciata nemmeno una recensione, quindi non posso fare altro che ringraziare davvero con il cuore tutte voi che state leggendo.
Dopo questo piccolo momento di sfogo, spero che il capitolo non faccia tanta pena.
A presto <3
xoxo

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Capitolo 36
*** Broken - Francesco's Pov ***


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Capitolo 35

Broken Francescos Pov

 

Rabbia.
Delusione.
Voglia di spaccare tutto.
Tristezza.
Ero arrivato talmente al limite da non riconoscere nemmeno più i sentimenti che provavo.
Tutto intorno a me sembrava urlare, tremare.
Il vaso sulla finestra con quei dannati fiori colorati pareva stare per rompersi, lo specchio sopra il comodino sarebbe andato in frantumi a momenti.
Ma forse ero soltanto io che stavo cadendo a pezzi, senza neppure capire come fosse stato possibile.
Come avevo fatto ad innamorarmi?
E perché proprio di lei?
Ricordavo ancora il giorno in cui la vidi per la prima volta: era assolutamente odiosa e … unica.
 
Ero in treno con i ragazzi, e tanto per non cambiare stavamo facendo casino.
Ormai era d’abitudine.
Perfino la vecchietta che ogni sacrosanta mattina ci ritrovavamo seduta dietro aveva smesso di rimproverarci.
<< Dai! Sul serio Micaela e Hilary non si parlano più? >> domandò pettegolo Dodo.
Annuii prima di spostare il mio sguardo su qualcosa di decisamente più interessante rispetto al mio amico.
Una ragazza bionda veniva verso di noi e dall’espressione sul suo viso doveva essere parecchio scocciata.
<< Scusate se vi disturbo >> iniziò sorridendo in modo palesemente forzato << Ma potreste gentilmente placare le vostre soavi voci ?? >>
Insomma, eravamo più che consapevoli di avere un tono da stadio, ma era proprio quello il bello, no?
Evidentemente la principessina non sembrava pensarla allo stesso modo.
Quegli idioti dei miei amici si zittirono di colpo e lei sorrise soddisfatta.
Ma io non gliel’avrei data finta.
<< Perché? >> mormorai scocciato.
Più acida di un limone esclamò: << Perché stanotte non ho dormito, e vorrei approfittare di questo viaggio per riposarmi un po’. >>
Quanto era fastidiosa quella sua vocina stridula!
<< E perché non hai dormito ??? Follie con il tuo ragazzo ??? >> insinuai  malizioso.
<< Per tua informazione, non ho un ragazzo con cui fare follie la notte, ci sono fin troppi stupidi in giro per Torino che mi tolgono il sonno con i loro stupidi motorini, e … >> sospirò.
<< E? >> sopracciglio sollevato con disappunto: a momenti mi avrebbe sbranato, ma ci stavo prendendo gusto a provocarla.
<<  E quindi vedi di abbassare quella cavolo di voce che ti ritrovi! >>
 
Ricordavo di aver imprecato per quasi un’ora con gli altri, sperando che finisse sotto un autobus o chissà cosa.
Ma poi le avevo inspiegabilmente prestato la mia felpa quello stesso giorno, restando a mezze maniche ad Ottobre inoltrato.
Dovevo ammettere che però ero stato ricompensato per quel gesto, dopotutto l’avevo vista sfilarsi la maglietta bagnata di caffè che le avevo versato addosso!
<< Fra’! >> la voce assordante di Edoardo mi rimbombò nelle orecchie.
<< ‘Cavolo vuoi? >> sbottai scocciato andando a posizionarmi davanti allo specchio per vedere com’ero conciato.
Avevo indossato un jeans chiaro e una leggera felpa azzurra, le blazer ai piedi.
I capelli li avrei sistemati con il phon, ma il vero problema erano quelle stramaledette occhiaie che testimoniavano il mio sonno perduto quella notte.
Maledetta Noemi!
<< Ma come siamo simpatici stamattina! >> esclamò il rosso entrando nella camera che – ahimè! – condividevamo.
Dopotutto sempre meglio lui che quel rompiscatole di Giò o quel traditore di Ste’!
Sbuffai appena infilandomi il bracciale che ormai portavo da quasi due mesi.
Avrei dovuto avere il desiderio di buttarlo perché sapeva pienamente di lei, eppure era l’unica cosa che poteva ancora farmi illudere di averla accanto, era tutto ciò che era rimasto a me di noi.
Come ero ridotto male!
<< Continuo a chiedermi perché non le hai mai detto di averlo >> mormorò Dodo indicando il mio polso.
Avevo fatto fare quel bracciale quando le avevo regalato il ciondolo per Natale: era una fascetta abbastanza larga di cuoio completamente nera all’esterno, mentre nella parte interiore avevo fatto scrivere la stessa frase della sua collana.

Qualche stella sta lì per noi.

Non l’avevo mai fatto vedere a lei perché me ne ero sempre vergognato: ero troppo preso, e quello non era altro che l’ennesima prova di ciò.
Probabilmente mi sarebbe scoppiata a ridere in faccia, anche se il mio amico continuava a ripetere che le avrebbe fatto più che piacere.
<< E io continuo a chiedermi perché la mia vita debba essere la tua soap opera preferita! >> sbuffai ancora.
<< Purtroppo mi sono perso una puntata visto che ieri sera non hai voluto aprire bocca >> esclamò accomodandosi sul mio letto << Perché non mi aggiorni? >>
Mi voltai a guardarlo non poco infastidito.
<< Mi lasci fare il depresso in pace per altri due minuti e poi inizi a rompere? >>
Sorrise appena prima di citare con aria fin troppo filosofica: << Ci aggrappiamo al dolore perché è l’unica cosa che ci resta >>
Alzai il sopracciglio scettico.
<< E questa da dove l’hai tirata fuori? >>
<< Gossip girl >> rispose semplicemente stringendosi nelle spalle.
Per poco non mi soffocai con la risata che cercavo a stento di trattenere.
Ne avevo conosciuti di tipi strani, ma il rosso li batteva decisamente tutti.
Come poteva Micaela amare un ragazzo del genere?
Anzi, come poteva una qualsiasi persona normale innamorarsi di un tipo come Dodo?
Ma del resto come poteva qualcuno, come poteva Noe, amare me?
Ah già, dimenticavo.
Lei non mi amava.
<< Ad ogni modo, Tom e Charlotte vogliono che scendiamo a fare colazione tutti insieme >> annunciò poi il mio amico avviandosi verso la porta << Quindi sfoggia il sorriso falso migliore che hai e ci vediamo di sotto >>
E nemmeno il tempo di guardarlo lasciare la stanza che l’odioso bip del telefono mi annunciò l’arrivo di un nuovo messaggio.
Poco me ne importava, a dirla tutta.
Ma quasi mi paralizzai nel vedere che sia il blocco schermo che lo sfondo erano rimasti gli stessi, dato che non avevo avuto neppure la forza di cambiarli quella sera.
Uno era la sua foto con il vestito per il compleanno di Mic che mi aveva inviato il giorno dopo la nostra gita in Liguria, mentre l’altro una foto di noi due, troppo intenti a baciarci per accorgerci che Dodo ci stava immortalando.
Ed in un secondo le immagini del nostro primo bacio m’invasero la mente.
 
Se ero agitato per l’assurdo pegno che Giò ci aveva obbligato a svolgere? Si.
Se l’avevo dato a vedere? Ovviamente no.
Ero bravo nella nonchalance, a differenza della ragazza accanto a me che camminava quasi avesse avuto piombo al posto di piedi e gambe, sbuffando un secondo si e l’altro pure.
<< Che razza di pegno !! >> brontolò poggiando le spalle al muro scocciata, una volta che fummo arrivati al piano superiore.
<< Dai, secondo me invece è utile !! >>  risposi come un idiota.
Da dove l’avevo tirata fuori quella ?
<<  Che vuoi dire ?? >> mi domandò palesemente stranita.
In effetti non aveva senso la mia frase, ma come spiegarle che il desiderio di fare mie quelle sue labbra stava iniziando seriamente a tormentarmi?
Anche di notte le sognavo, ed erano tutt’altro che incubi i miei!
<< Che non resisto più, quindi per favore stai zitta. >> borbottai allontanandomi quel poco che bastava per non sentire il suo meraviglioso profumo prendersi gioco di me.
<< Ti do così tanto fastidio ??? >> sbottò irritata.
<< Non tu, mi da fastidio che io muoia dalla voglia di baciarti !!! >> buttai giù scocciato.
Perché tentavo di accantonare quel pensiero ormai costante?
Perché beh, con tutte le ragazze che avrei potuto avere, non aveva senso prendere una fissa proprio per lei: l’acida ed odiosa Noemi Guardia.
Eppure al sentirla così vicina non ci vidi più e le rubai il nostro primo bacio che quanto ad emozioni provate sembrava essere anche il mio.
 
Scesi le scale borbottando qualcosa di incomprensibile.
Perfetto: ero scontroso, borbottavo, avevo due tremende occhiaie e camminavo mettendo violentemente un piede davanti all’altro.
Brontolo dei sette nani mi faceva un baffo!
<< Good morning, Francesco! Yesterday I see you crying … >> esclamò Charlotte, una donna inglese di circa cinquant’anni, che non si sa come era perfettamente sveglia e pimpante a qualsiasi ora del giorno e della notte.
<< Oh, it’s impossibile! >> mormorai semplicemente sedendomi tra Dodo e Giò.
Vidi Stefano trattenere a stento una risata.
<< Beh, forse tanto impossibile non è >> esclamò divertito << Che succede? Hai litigato con la fidanzatina? >>
<< Perché non pensi alla tua di fidanzatina, eh? >> sputai acido iniziando a spalmare del burro su un toast.
Avrei sempre potuto usare quel coltello per sgozzarlo se avesse ancora aperto bocca!
<< Non ho bisogno di pensarci, va tutto fin troppo bene! >> allora ci aveva preso il vizio a parlare! << Noe non ti ha raccontato dei nostri progetti ?>>
Mai persona aveva pronunciato quella parola con tale malizia.
Ero più che certo che perfino Charlie e Tom – che l’italiano non sapevano neppure cosa fosse – avessero capito a cosa alludeva.
<< Non vedo perché avrebbe dovuto >> mormorai soltanto sperando vivamente che il discorso finisse lì.
Ma evidentemente pretendevo troppo per il cervello andato a male che quell’idiota si ritrovava.
<< Sai, visto che ti è piaciuto tanto baciartela in aeroporto, pensavo potesse interessarti! >>
Non riusciva a capire che si stava dando del cornuto da solo?
<< Al posto tuo inizierei a chiedermi perché era tanto coinvolta in quel bacio invece che aspirare a cose che non succederanno mai >> esclamai guardandolo torvo.
Perché nonostante fosse stata lei la prima a dirmi che l’avrebbe fatto, una parte di me continuava a ripetere e sperare che ciò non sarebbe mai successo.
<< Non ti sei chiesto che forse gli facevi tanta pena da concederti una cosa così insignificante? Ti ricordo che tra i due lei ha scelto me! >> si pavoneggiò il cretino.
Era vero, lei aveva scelto lui.

Vorrei semplicemente che non smettesse mai di amarmi, perché anche solo sapendolo ho la forza di vederla con quell’idiota accanto, perché ama me, perché ha scelto me, perché sceglierebbe sempre me. E posto davanti a 100mila opzioni io non avrei dubbi, lei sarebbe l’unica che anche solo valuterei.

Eh si, ero stato io il cretino a pronunciare quelle parole appena qualche giorno prima.
Ma ripensandoci, era tutta un’enorme bugia.
Noemi aveva scelto Stefano quando quel giorno in palestra aveva lasciato che lui le asciugasse le lacrime, le quali le ricoprivano interamente il viso.
Aveva scelto lui quando si era lasciata baciare la sera di capodanno, poco prima che prendessi coraggio e le dicessi che l’amavo.
Aveva scelto lui gli aveva detto di amarlo quel giorno al parco, mentre io fantasticavo sulla nostra relazione appena cominciata.
Aveva scelto lui quando, dopo esserci appena lasciati, l’aveva baciato in corridoio, provocando la rissa tra me e quell’idiota.
Aveva scelto lui quando aveva accettato di avere con me una storia in segreto, perché non aveva il coraggio di lasciarlo.
Aveva scelto lui quando dopo il nostro bacio in aeroporto gli era corsa dietro.
Aveva scelto lui quando aveva accettato la sua proposta.
Aveva scelto lui quando mi aveva ucciso raccontandomelo.
Per quanto per troppo tempo avessi cercato di credere il contrario, era chiaro come il sole che lei non aveva mai, mai, scelto me davvero.
E nonostante tutte quelle belle parole, i suoi gesti parlavano più che chiaro, e per quanto Stefano fosse deficiente, in quel momento aveva più che ragione.
Ma non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi soffrire.
Sebbene avesse centrato perfettamente il punto, ero abbastanza forte da resistere.
Anche perché ormai, a parte quel pizzico di orgoglio, non mi era rimasto più niente.
Ero vuoto.
E rotto.
Come quel vaso di fiori sul davanzale che avevo gettato a terra per il nervosismo nel vederlo dondolare.
E anche se avessi provato a ricompormi, lei era l’unico pezzo che non avrei più potuto incastrare.
 


Piccolo Angolo Di Luce
Hola! Allora, questo è il secondo ed ultimo capitolo scritto interamente dal punto di vista di Francesco, che ho deciso di postare in modo da farvi capire i suoi pensieri dopo la scena dello scorso capitolo.
Beh, il litigio con Stefano era d’obbligo visto che sono ospitati dalla stessa famiglia e sono costretti a stare più vicini di quanto entrambi riescono a sopportare.
Che cosa ne pensate? Aspetto di leggere le vostre recensioni, grazie di tutto.
Un bacino <3
xoxo

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Capitolo 37
*** Be Second - Stefano's Pov ***


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Capitolo 36
Be Second  – Stefano’s Pov



2.
Quel numero mi aveva sempre contraddistinto, fin dal giorno della mia nascita, quando i miei genitori avevano avuto il loro secondo figlio.
Poi l’asilo, dove tra tutti i bambini ero stato il secondo ad imparare a disegnare e colorare, dopo il piccolo genio che Edoardo era stato fin da neonato.
Alle elementari ero il secondo miglior giocatore nelle partite di calcio, perché ovviamente il primo posto era riservato a quel fuoriclasse di Giorgio.
Ma volevo bene ai miei due migliori amici, perciò non avevo mai dato molta importanza a quelle piccole cose.
Poi alle medie le cose erano cambiate.
Beccai la febbre il giorno prima di iniziare la scuola, quindi persi la prima settimana, durante la quale i due conobbero un nuovo – a detta loro – simpaticissimo ragazzino.
Il suo nome era Francesco Livelli.
Portava l’apparecchio proprio come me, eppure era bellissimo, sempre primo il tutte le stupide classifiche che le bambine della nostra classe si divertivano a scrivere.
Francesco era simpatico, divertente, sveglio, popolare e bello.
E in poco tempo riuscì a rubarmi Giorgio ed Edoardo, per i quali divenni ufficialmente il loro secondo migliore amico.
Ero talmente preso dal desiderio di volerlo ammazzare che non mi resi conto di quanto invece anche io lo ammirassi.
Avrei voluto saper giocare a calcio bene come lui, saperci fare con le ragazze, saper divertire, sapere conquistare tutti.
Avrei voluto essere lui.
E senza pensarci mi ero talmente avvicinato a lui che eravamo diventati migliori amici.
La cosa era meravigliosa per me.
Standogli accanto quasi tutta Torino mi conosceva, un buon numero di ragazze mi veniva dietro e stavo come una spugna captando molti aspetti del suo carattere inserendoli nel mio.
Ma fu soltanto in primo liceo che mi resi conto di quanto fosse sbagliato ciò che stava succedendo.
Insomma, i ragazzi si avvicinavano a me solo per poter passare del tempo con lui, le ragazza che mi venivano dietro speravano di conoscerlo oppure erano già state rifiutate dalla sua selezione, il suo carattere possedeva molti più aspetti negativi di quanti desiderassi averne.
Però Fra’ mi voleva bene, e non era di certo colpa sua se era come un’attraente calamita per qualsiasi persona lo incontrasse.
Avevo legato davvero tanto con lui, e allora come allora eravamo più che amici, eravamo fratelli ormai, e non mi sarei separato da lui per nulla al mondo.
Ma le cose cambiarono quanto conoscemmo lei.
Era una mattina di Ottobre quando, seduti in treno a fare casino come nostro solito, l’avevamo vista per la prima volta.
Noemi non era bella.
Lei era meravigliosa.
Magra, bassina, i capelli biondi mossi con un ciuffo che le ricadeva sui suoi meravigliosi occhi azzurri e un sorriso così luminoso da far invidia al sole.
Mi ero avvicinato subito a lei: mi era piaciuta dal primo istante.
Notai con soddisfazione che lei e Francesco litigavano ogni volta che si trovavano vicini, quindi lui non sarebbe affatto stato un problema.
Tuttavia non gli confessai i miei sentimenti verso quell’angelo biondo: contavo di farlo con il tempo.
Ma niente andò secondo i miei piani.
Era un freddo pomeriggio di inizio Dicembre quando con i ragazzi eravamo andati a prenderci una cioccolata in centro dopo gli allenamenti della nostra squadra di calcio.
Ricordavo quel momento come se fosse stato appena un secondo prima.
 
<< Ma che fine ha fatto Fra’? >> domandò Dodo interrompendo un interessantissimo discorso di Giò sul perché quel giorno non era riuscito a segnare neppure un goal.
Ci guardammo intorno tutti e tre fino a scorgerlo di fronte alla vetrina di una gioielleria, tutto concentrato a guardare alcune collane.
<< Regalo costoso a tua madre per Natale quest’anno? >> tentò ironico Giorgio.
<< Naah! >> rispose Francesco ovvio << Andrà bene la solita sciarpa >>
Risi divertito.
Non sarebbe davvero mai cambiato.
<< E allora per chi cerchi un gioiello? >> domandò ancora Dodo << No anzi, non me lo dire che lo so già! >>
Io e Giò lo guardammo interrogativi, mentre Fra’ sembrava quasi preoccupato di ciò che avrebbe potuto dire il rosso.
<< Sveglia! È ovvio che cerca qualcosa di speciale per Noemi! >>
<< C..o..cosa? >> tossii rischiando quasi di strozzarmi con la mia stessa saliva.
Noemi? La mia Noemi?
<< Vi facevo più perspicaci ragazzi! Insomma, è ovvio che gli piace! >> continuò Edoardo, mentre io cercavo conferma di quelle parole nello sguardo del mio migliore amico.
Ma ciò che vidi mi fece gelare il sangue nelle vene.
Francesco annuì imbarazzato e un lampo di pura dolcezza gli attraversò le iridi verde smeraldo.
Non era possibile.
Perché doveva piacergli proprio la ragazza a cui ero interessato io?
Sfiga.
Ecco l’unica parola che mi veniva in mente per giustificare quella situazione.
Tuttavia non avrei lasciato perdere: dopotutto Noemi avrebbe potuto comunque innamorarsi di me.

 
Ma ebbi la conferma della mia illusione appena qualche giorno dopo, quando pranzammo insieme a casa Livelli.
Per colpa di qualche stupidaggine che Giò aveva detto e di un bacio che la signora Claudia gli aveva visto scambiarsi, i due avevano finto di essere fidanzati: una recita fin troppo realistica.
Noe pendeva dalle sue labbra quando parlava, gli brillavano gli occhi quando le si avvicinava e sembrava a disagio se non lo aveva vicino.
Così decisi che li avrei aiutati a mettersi insieme, perché dopotutto erano pazzi l’uno dell’altra ed io non potevo fare nulla di più che mettermi da parte.
Quindi iniziai a smettere di respingere le continue avances di Hilary, anche se tra di noi non ci fu mai nulla, neppure un semplice bacio.
Ma Fra’ non era il ragazzo giusto per Noe.
L’aveva ferita e fatta piangere più volte, lacrime che io stesso avevo asciugato.
Lui non la rendeva felice, io si.
E fu per questo che decisi di ammettere di fronte a lui i miei sentimenti verso Noemi: perché si rendesse conto di come stavano le cose e si facesse da parte, proprio come io stesso avevo fatto poco tempo prima.
Ma Francesco Livelli non era abituato ad essere la seconda scelta, lui non sapeva cosa significasse vedere ciò che ami nelle mani di qualcun altro, lui non concepiva la sconfitta.
Fu per questo che litigammo amaramente quel giorno di metà Dicembre.
 
<< Come hai potuto farmi questo? Il mio migliore amico innamorato della ragazza che amo, sembra un incubo! >> sbottò cupo Fra’.
Ovviamente eravamo soli: non avrebbe mai ammesso ciò che provava di fronte a Noemi.
<< Tu non la ami! Per te lei è soltanto un giocattolo che vuoi a tutti i costi! La fai soltanto soffrire! >> strillai esasperato.
<< Come puoi dirlo proprio tu? Sembra quasi che tu non mi conosca, Ste’! >> grugnì sconfitto << Sai che con lei è diverso! Non avrei mai fatto tutto ciò che ho fato per lei se fosse stato solo un capriccio il mio! >>
Ci guardammo in cagnesco.
Stavamo litigando per una ragazza: non ci era mai successo.
Il motivo? Beh, perché io me n’ero sempre stato in silenzio guardandolo interessarsi a tutte quelle che mi piacevano senza battere ciglio.
Ma quella volta non avrei rinunciato a Noemi, non più.
<< Non m’importa se è o no un capriccio, Fra’! Io sono innamorato di Noe e lotterò per averla >> decretai deciso << Sono stanco di vivere nella tua ombra, adesso è il mio turno di ottenere ciò che voglio! >>
<< Credevo fossi il mio migliore amico >> mormorò deluso.
<< Lo ero. Ma è arrivato il momento di finirla.  >>
E quelle furono le mie ultime parole, mentre il suo sguardo triste e spento sembrava quasi voler riportare indietro il tempo e rimediare a quell’errore.

 
Credevo di arrivare a prenderci a pugni, ma mai mi sarei aspettato di vedere Francesco dispiaciuto per quel nostro allontanamento.
Fatto sta che le cose tra lui e Noe iniziarono ad andare a gonfie vele, mentre io continuavo a crogiolarmi nella mia illusione.
Allora decisi di insinuare in lei il dubbio che ci fosse qualcosa tra di noi: era la mia ultima spiaggia.
E funzionò.
Perché dopo esserci baciati e dopo che Francesco a sua volta l’ebbe tradita, io e lei riuscimmo finalmente a metterci insieme.
Non mi amava.
Ma non importava: l’avrei fatto io per entrambi.
Stavamo bene noi due: ci divertivamo, studiavamo insieme, uscivamo e per un po’ mi sembrò davvero che avesse dimenticato Franscesco.
Ma avevo già detto che l’illusione era sempre stata la mia fedele compagna di vita?
Quando quel giorno in aeroporto tra tante ragazze lui aveva scelto di baciare proprio lei non mi ero affatto stupito.
Per quell’aspetto io e Fra’ eravamo uguali.
C’era soltanto lei: noi non vedevamo neppure le altre.
Ma il modo in cui lei aveva risposto a quel bacio mi aveva dato l’ennesimo colpo al cuore.
Si amavano, di quello non avevo mai dubitato.
Però la cosa che mi faceva più male era vedere quanto fossero perfetti insieme: brillavano, esprimevano amore da tutti i pori, sarebbe stato evidente anche ad un idiota come me.
Per questo non ci avevo visto più e le avevo chiesto di fare l’amore con me squallidamente.
Cose del genere non si domandavano, si facevano e basta.
Ma in un modo o nell’altro sarebbe stata mia davvero quella notte, nulla avrebbe potuto rovinare quel momento.
Era il momento di cancellare quel dannato 2 dalla mia faccia e metterci sopra un enorme numero 1.
Era la volta buona di far vedere a Francesco che potevo essere migliore di lui.
Era il mio turno di essere felice.
E Noemi era tutto ciò di cui avevo bisogno.
 


Piccolo Angolo Di Luce
Hola! Inizio dicendovi che ho riscritto questo capitolo ben tre volte prima di pubblicarlo!
All’inizio era un tremendo pov di Noe, poi un capitolo alternato tra i vari pov e poi è diventato questo pov di Ste’.
Come vedete non sono andata avanti con la storia, ma ho semplicemente descritto i pensieri di Stefano, in modo da renderli chiari a tutti.
Inoltre in questo capitolo abbiamo scoperto come i ragazzi hanno capito che a Fra’ piaceva Noe e come lui e Ste’ hanno smesso di essere amici.
Stefano sa perfettamente che Noe e Fra’ si amano, ma ammetterlo e farsi da parte ne va della sua felicità, perciò preferisce illudersi e lasciarsi illudere.
È un personaggio decisamente complesso da caratterizzare, mi scuso se forse non l’ho fatto a dovere.
Comunque sia, volevo avvertirvi che non potrò aggiornare per una settimana/dieci giorni poiché sarò in vacanza.
Ma vi prometto che appena tornata posterò il nuovo capitolo che credo proprio sarà il penultimo.
Grazie a tutte per continuare a seguirmi.
Un bacino <3
xoxo

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Capitolo 38
*** I Giochi Stanno Per Concludersi ***


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Capitolo 37
 
I Giochi Stanno Per Concludersi

 

“ Guardai per l’ennesima volta l’abito disteso sul mio letto incerta.
Era davvero stupendo, non a caso avevo speso i risparmi di una settimana per comprarlo: un tubino fucsia molto stretto, specialmente sulla vita, con dei lustrini ai bordi.
Nonostante però avessi avuto modo di ammirarne la bellezza più di una volta, non ero ancora riuscita a decidere se andare o no a quella festa.
Lo avrei incontrato di sicuro, e il fatto che volessi perdermi il compleanno della mia migliore amica proprio per quello mi mandava in bestia.
Io che andavo dicendo a mari e monti che l’odiavo, io che non avrei perso occasione per schiaffeggiarlo … mi ero innamorata di lui, nel modo più semplice e veloce che conoscessi. “
Non potevo perdermi il compleanno di Mic.
Assolutamente.
Io e Dodo avevamo mosso mari e monti per fare in modo che quella giornata fosse perfetta e non potevo tirarmi indietro proprio in quel momento.
Avevamo passato l’intera mattinata al Madame Tussauds, visto che Mic aveva espresso da più di due mesi il desiderio di andarci per poter vedere il suo amatissimo Brad Pitt – il fatto che fosse fatto di cera non la demoralizzava affatto! –
Il pomeriggio avevamo poi visitato l’abbazia di Westminster, poiché la mia migliore amica si era mostrata decisamente interessata a visitare il luogo del matrimonio di William e Kate.
Cosa cavolo gliene fregava? Bah!
Che poi non aveva proprio nulla da invidiare a quella coppia.
Il suo Dodo si era presentato nella casa in cui eravamo entrambe ospiti alle otto di mattina con cornetti, cioccolate calde, palloncini e una chilometrica lettera che lei aveva letto piangendo ogni riga sempre di più per l’emozione.
Si erano baciati per un’ora intera e avevano camminato tutta la giornata tenendosi per mano, mentre io sorridevo cercando di mostrarmi allegra e spensierata ai loro occhi.
Ma mai come in quel momento i pensieri non mi mancavano proprio per niente.
Non potevano succedere tutte quante a me.
Perché mi era capitata proprio quella vita?
Non avrei potuto semplicemente rimanere a Firenze, con i miei genitori e i miei amici, trovare un ragazzo che mi amasse ed essere felice con lui?
No, il destino con me aveva deciso di essere più sadico che mai.
E così mi ritrovavo in una camera distante mille e più kilometri da quella che ormai consideravo la mia città, con le lacrime che mi inondavano il viso, un bellissimo vestito che aspettava solo di essere indossato, e un groppo in gola pesante quanto un macigno.
Ma la cosa peggiore era che ero sola.
Perché l’unica persona che avrebbe potuto capirmi era intenta a vivere il suo diciassettesimo compleanno con il suo meraviglioso ragazzo, e non avevo per nulla intenzione di rovinarglielo.
Avrei sempre potuto chiamare Giò, ma non sarebbe stato lo stesso.
Mic mi ascoltava per poi urlarmi addosso i miei errori, Giò semplicemente mi lasciava sfogare per poi abbracciarmi e dirmi che tutto sarebbe andato bene.
Ma in quel momento non avevo bisogno di essere rassicurata, volevo soltanto che qualcuno mi sbattesse in faccia che stavo sbagliando tutto e mi desse una mano a migliorare le cose.
Avevo bisogno della mia migliore amica, ma non avrei mai permesso che lei si dedicasse interamente a me anche il giorno del suo compleanno.
Mic mi era stata accanto ogni momento da quando l’avevo conosciuta, ed io ero certa di non essere un’amica perfetta come lei lo era, perché non le avevo mai dato quanto lei dava costantemente a me.
Però almeno una giornata gliela dovevo, nonostante innumerevoli pensieri suicidi mi stessero attanagliando la testa in quelle ultime ore.
Sentii bussare alla porta e mi ricomposi alla bell’e meglio, cercando di asciugare più velocemente possibile le lacrime.
Cheryl era di fronte a me con un enorme vassoio di biscotti, e la sua espressione sempre sorridente sembrò preoccuparsi alla vista del mio viso << Hello Noe! What’s happening? >>
<< N..nothing >> riuscii appena a singhiozzare.
Ma non la convinsi per niente.
Infatti chiuse subito la porta alle sue spalle accomodandosi sul letto e facendomi segno di imitarla.
<< Puoi parlare con me, se ti va >> mi disse in un perfetto italiano unito ad un meraviglioso accento inglese.
<< Ma come? >> domandai stupita << Tu parli la nostra lingua? >>
Annuì divertita.
<< E allora perché ci fai dannare da giorni per cercare di mettere insieme frasi sensate in inglese? >>
<< Perché è divertente >> rise ed io la seguii a ruota.
Quella donna era decisamente un mito!
<< Allora >> mi disse poi prendendomi una mano tra le sue << Perché sei così triste? >>
<< Ho messo in atto inconsapevolmente il piano per la mia autodistruzione, Cheryl >> le risposi mentre nuove lacrime mi rigavano il viso.
<< Dai, non essere così esagerata! >> mi intimò lei << Piuttosto, raccontami bene tutta la storia >>
E così cominciai quel racconto.
Le dissi della prima volta che avevo visto Fra’ su quel treno, di quanto ci fossimo odiati e punzecchiati per un bel po’, della collana che mi aveva regalato per Natale, delle chiamate mentre ero a Firenze, della notte di Capodanno, di quando Stefano aveva ammesso di amarmi, di quando io e Francesco avevamo deciso di stare insieme, di come ci eravamo traditi a vicenda, del mese passato a frequentarmi con Stefano, della nostra relazione.
Con non poco imbarazzo descrissi la giornata di San Valentino passata in Liguria, e poi le dissi della relazione clandestina tra me e Francesco, del bacio in aeroporto, della richiesta di Ste’, del mio averla accettata, del litigio con Francesco quella notte.
<< Quindi era per questo che sei tornata a casa piangendo l’altro ieri? >> mi domandò ed io annuii semplicemente.
Avevo quasi completato il mio racconto, mancava soltanto una piccola parte: ovvero quella mattinata.
 
La fila per entrare in quel maledetto museo era decisamente troppo lunga e stressante.
Erano già due ore che me ne stavo ferma a chiacchierare con Serena, mentre vedevo i miei due migliori amici sbaciucchiarsi innamorati.
Non ne potevo più.
<< Scusa Sere, vado un attimo a prendere aria! >> esclamai ad un tratto allontanandomi dal gruppo.
Stavo dirigendomi verso l’uscita, quando intravidi le figure di Giò e Fra’ fumare nel bagno dalla porta semi aperta.
Chiacchieravano di qualcosa, ma ero troppo distante per riuscire ad ascoltare.
E così, da brava stalker, mi appiattii al muro più vicino per origliare quella conversazione.
Non l’avessi mai fatto..
<< Allora, come stai? >> gli domandò Giò.
<< Come vuoi che stia? >> sbottò Fra’ in risposta << Io ancora non riesco a crederci a tutto questo, sembra una puntata riuscita male di Beautiful! >>
Il mio amico prese un respiro profondo prima di esclamare sicuro: << Noe non andrà con Ste’, ci metterei la mano sul fuoco! Si accorgerà di aver sbagliato tutto, lo lascerà e tornerà da te >>
Magari avessi avuto il coraggio di soddisfare le sue aspettative!
<< Non mi importa >> rispose Fra’ fin troppo arrabbiato per sembrare indifferente alla cosa << Non voglio avere più nulla a che fare con lei, anche se tornasse, la respingerei >>
<< Che? >> Giò sembrava stranito almeno quanto me a quelle parole.
<< Cosa pretendete? Che io resti qui a piangere per lei fin quando la principessina non capirà di amarmi e verrà qui a scusarsi? Ma neanche per sogno! >> sbottò ancora Francesco << Ora come ora provo soltanto odio verso di lei e non è per il mio orgoglio che non la perdonerò, ma per il mio cuore spezzato >>
<< Non ti sembra un discorso da femminucce, Fra’? >>
<< No che non lo è. >> buttò giù il ragazzo << Io la amo davvero, le ho dato tutto me stesso, le ho donato il mio cuore e lei ha pensato bene di schiacciarlo a suon di bugie e sotterfugi! Non tornerei mai con lei, mai. >>
 
<< Lo ha detto soltanto per rabbia tesoro, lo sai bene >> mi rassicurò Cheryl asciugandomi delicatamente qualche lacrima.
<< No, lo ha detto perché lo pensa Cher >> singhiozzai ancora un po’ prima di continuare a raccontarle l’ultimo pezzo della storia.
 
Eravamo a Westminster, pomeriggio inoltrato lì a Londra, poche ore dopo il discorso di Francesco e Giorgio che avevo origliato.
Ero un morto che camminava, con il trucco rifatto per ben cinque volte a causa del continuo pianto, un sorriso che più falso non era mai stato sfoggiato e il corpo trascinato con studiata ed improvvisata stanchezza.
<< Amore, devo dirti una cosa >> sussurrò ad un tratto Stefano al mio orecchio, senza mollare la mia mano alla quale era incollato dall’inizio della giornata.
Gli feci cenno con il capo di continuare.
<< Stasera ho fatto riservare una camera del privè per noi due >> mi sorrise a 1032 denti << Sarà tutto perfetto >>
 
<< Voglio morire, dammi una pistola per favore! >> esclamai arrivata ormai al limite della sopportazione a causa di quell’assurda storia.
<< Smettila, Noe! La fai molto più complicata di com’è! >> mi richiamò Cheryl guardandomi apprensiva << Devi semplicemente andare a quella festa adesso! >>
<< E come? Con le lacrime che mi scendono appena guardo Fra’ e Ste’ che pretende cose che non posso e non voglio dargli? >> sbottai triste.
<< No, ignorando Fra’, stando alla larga da Ste’ e cercando di divertirti per una sera! >> mi spiegò lei << Non puoi crogiolarti nel dolore e nelle lacrime, è il momento di cercare di dimenticare e di andare avanti! >>
<< E se Stefano mi si avvicina? >>
<< Fa ciò che ti senti di fare, ma fallo! Non lasciare la situazione in sospeso, non durerà per sempre Noe! >> si alzò prendendo con cura il mio vestito e porgendomelo << Se ami davvero Francesco smettila di dare false speranze a Stefano, chiarisci con lui e stai a vedere come vanno le cose! >>
Mi sfilai l’accappatoio indossando l’abito mentre lei mi porgeva il paio di scarpe che avevo preparato.
<< La cosa più importante è che tu la smetta di lasciare che le cose accadano e che la tua vita prenda pieghe inaspettate senza che tu te ne renda conto >> mi sorrise aiutandomi a sistemarmi i capelli << La cosa fondamentale è che sei tu a dirigerla, perciò inizia a vivere, Noe! >>
 

***

 
Quella discoteca era veramente gigantesca.
Ovunque c’erano ragazzi che ballavano sfrenatamente, bevevano, fumavano, si baciavano o semplicemente chiacchieravano.
C’erano Mic e Dodo che da un’ora se ne stavano appiccicati muovendosi a tempo di musica, c’era Giò che rimaneva attaccato al cellulare nel caso in cui la sua Luce gli scrivesse un messaggio o lo telefonasse, c’era Serena che rideva e scherzava con alcuni ragazzi appena conosciuti, c’erano i prof che fingevano di essere a loro agio in quel caos giovanile.
E poi c’ero io.
Io che da quando eravamo arrivati non facevo altro che ballare in mezzo alla pista, cercando in quel modo di stare più lontana possibile da Stefano e di non vedere Francesco.
Mi aveva fatto davvero bene parlare con Cheryl.
Ascoltando la sua voce premurosa e sentendo le sue dolci mani asciugarmi le lacrime avevo davvero pensato a lei come una madre in quel momento, pronta a consigliarmi e ad aiutarmi a rimediare ai miei errori.
Chissà se la mia vera madre avrebbe detto le sue stesse parole, chissà se anche lei mi avrebbe intimato di cominciare a prendere in mano le redini della mia vita e fare soltanto ciò che sentivo.
Probabilmente si.
Probabilmente no.
Le note di Boyfriend di Justin Bieber riempivano tutta la sala ed io ballavo come una posseduta nell’intento di scacciare via i miei pensieri.
Ad un tratto due braccia mi avvolsero da dietro portandomi al di fuori della mischia e trascinandomi verso i divanetti.
Stefano mi sorrise gioioso.
Era arrivato il momento, quello della mia condanna all’infelicità eterna.
Perché ero così dannatamente vigliacca da non riuscire ad oppormi alla sua richiesta?
<< Andiamo, amore? >> mi domandò dolce, non riuscendo però a mascherare la puzza di alcool nel suo alito.
Non risposi, perché ciò che vidi mi gelò tanto da togliermi il fiato.
Francesco, appoggiato al muro con le braccia conserte, mi guardava: forse speranzoso, forse semplicemente rassegnato.
Ma se anche avessi detto di no a Stefano tra noi due le cose non sarebbero comunque cambiate.
Ormai l’avevo perso e, testardo com’era, nulla l’avrebbe fatto ritornare sui suoi passi.
Eppure c’era ancora quella piccola parte di me che si ostinava a non credergli e a pensare che, se fossi tornata da lui, mi avrebbe accolta in un abbraccio possessivo per non lasciarmi andare mai più.
Immersa nei miei pensieri non mi accorsi di Stefano, il quale poggiò le sue labbra sulle mie ostentando la delicatezza che in quel momento più che mai gli mancava.
E fu in quel momento che vidi Fra’ voltarsi e correre verso l’uscita del locale.
Avrei voluto seguirlo, avrei voluto scusarmi con lui, avrei voluto dirgli che per noi c’era ancora e ci sarebbe sempre stata una speranza.
Ma non ne ebbi modo.
Perché prima che avessi tempo di realizzare cosa stava accadendo, uno Stefano violento come non era mai stato mi trascinò all’interno di una camera sbattendo la porta e iniziando a baciarmi con foga.
I giochi stavano per concludersi.
E io avevo tutti i requisiti per perdere alla grande.
 


Piccolo Angolo Di Luce
Hola!! Chiedo scusa nel ritardo dell’aggiornamento, ma come vi avevo anticipato sono stata in vacanza per una settimana e non avevo il pc con me.
Prometto però che da adesso in poi aggiornerò molto più velocemente, anche perché siamo praticamente alla fine: il prossimo capitolo sarà l’ultimo e poi ci sarà l’epilogo che concluderà definitivamente la storia.
Mi dispiacerà da morire lasciare questi personaggi che con il tempo sono diventati davvero parte di me e mi hanno aiutata a crescere, come persona e come scrittrice.
Ma lasciamo le parole tristi per l’epilogo e dedichiamoci a questo capitolo adesso!
Allora, come vedete è arrivato il giorno del compleanno di Mic e proprio qui ci ricolleghiamo al prologo, (il pezzo iniziale tra le virgolette è proprio quello con cui si apre la storia) molte di voi mi avevano chiesto quando sarebbe successo ed è arrivato il momento!
Per quanto riguarda la chiacchierata tra Noe e Cheryl, personalmente adoro quella donna, la trovo assolutamente meravigliosa e mi piacciono molto le parole che dice alla nostra protagonista!
E alla fine ci si presenta uno Stefano ubriaco che non ha niente a che vedere con il ragazzo dolce e sensibile che tutte noi conosciamo.
Cosa succederà?
Come detto da Noe: I giochi stanno per concludersi, quindi mettete in moto la vostra fantasia e ditemi cosa vi aspettate dal prossimo capitolo!
Inoltre, se vi va, passate alla mia nuova romantica “
Don’t Let Me Go – ‘Cause I’m Tired To Feeling Alone” e fatemi sapere cosa ne pensate!
Ah, quasi dimenticavo: grazie mille di tutto, vi adoro <3
xoxo

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Capitolo 39
*** Payphone ***


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Capitolo 38 : Payphone

 

Si, so che è  difficile ricordare 
Le persone che siamo state 
Ed è ancora più difficile da immaginare 
Che tu non sei qui accanto a me 
Hai detto che è troppo tardi per risolvere tutto 
Ma è  troppo tardi per provare?

 
 Sentivo le mani di Stefano scendere sempre di più verso il basso, mentre la sua lingua si faceva spazio nella mia bocca con prepotenza.
Non era ciò che volevo.
Ma dovevo farlo.
Perché?mi ritrovai a chiedermi.
Perché dovevo dargli ciò che voleva se per me era un sacrificio?
Perché non dovevo farlo soffrire quando invece io desideravo soltanto morire e Fra’ probabilmente lo stesso?
Perché stavo lottando tanto contro di me?
Perché mi ostinavo a voler essere la buona della storia seppur infelice?
La verità era che quella ragazza, quella che aveva fatto di tutto per non dire a Stefano la verità, quella che in quel momento si stava lasciando baciare da lui, quella che si sarebbe concessa ad un ragazzo che non amava solo per non dirgli ciò che davvero pensava … quella ragazza non ero io.
Noemi Guardia non era una ragazza perfetta e non lo sarebbe mai stata.
Però aveva ancora un’opportunità per essere felice: correre via e chiedere scusa al ragazzo che amava, che forse sarebbe riuscito a perdonarla, forse no.
Ma com’è che si diceva?
Meglio un rimorso che un rimpianto.
E se non fossi andata da lui in quel momento avrei avuto per sempre il rimpianto di non sapere se mi avrebbe perdonato o meno.
Speravo davvero che Cheryl avesse ragione: era soltanto arrabbiato, ma ciò che provava per me non era cambiato.
Provai a convincermi di quel pensiero mentre, facendo leva sulle sue spalle, provavo ad allontanare Stefano da me.
Riuscii a scostarlo quel poco che bastava per sgusciare via dalla sua stretta.
Da una parte l’idea che fosse ubriaco mi tranquillizzava, perché al suo risveglio probabilmente non si sarebbe ricordato che l’avevo preso in giro per tutto quel tempo, ma dall’altra quella parte di sé iniziava a spaventarmi.
E lo fece ancora di più quando si parò davanti alla porta della camera del privè impedendomi di riuscire.
<< Dove credi di andare? >> mi chiese ghignando, l’alito che puzzava di alcool.
Non gli risposi.
Non volevo parlare con lui e spiegargli tutto, l’avrei fatto il giorno dopo.
In quel momento volevo soltanto scappare da quella squallida stanza e correre da Francesco per riprendermelo, sperando che non fosse troppo tardi.
Stefano fece per baciarmi di nuovo e io mi scansai ancora, spaventata da quella violenta irruenza.
Si avvicinò ancora a me e allora feci qualcosa che non avrei mai pensato: gli assestai un pugno sulla guancia sinistra facendogli voltare la faccia.
Approfittati di quei pochi minuti per aprire la porta e correre via, più veloce possibile.
Non riuscì a raggiungermi, forse non ci provò neppure.
Avrei voluto piangere, urlare, sorridere perché finalmente quell’incubo era finito, ma non feci niente di tutto ciò.
Semplicemente continuai a correre verso la mia felicità.
 

Ti ho dato il mio amore in prestito 
Me lhai dato via 
Non puoi pretendere che io stia bene 
Non mi aspetto che ti interessi 

 

***

Francesco’s  Pov

L’aria iniziava a mancarmi.
Non avevo mai considerato l’idea di essere claustrofobico, ma forse era semplicemente l’agitazione a farmi sentire in quel modo.
Ero appena corso via da quell’insopportabile festa quando quel maledetto temporale era scoppiato.
Non avevo idea di dove andare, così mi ero rifugiato nel primo posto libero che avevo messo a fuoco: quella minuscola e puzzolente cabina telefonica.
E come se non bastasse il mio cellulare era morto e non avevo un soldo per chiamare i ragazzi in modo da farmi venire a prendere.
Dovevo soltanto aspettare che quell’inutile pioggia smettesse di scendere e incamminarmi verso casa: speravo solo che sarebbe successo al più presto.
Guardai il mio polso sperando di individuarvi un orologio, ma l’unica cosa che trovai fu il bracciale che avevo mostrato il giorno prima a Dodo.
Non dovevo pensare a lei, non più.

 
E hai sprecato il nostro tempo 
Tutti i nostri ponti sono crollati 
Ho sprecato le mie notti 
Tu hai spento tutte le luci 
Ora sono paralizzato 
Ancora bloccato in quei bei ricordi, 
quando chiamavamo amore quel che c'era tra noi 
Ma anche in paradiso il sole tramonta 

 
Probabilmente in quel momento sorrideva tra le braccia di Ste’, proprio come aveva fatto con me fino a pochi giorni prima.
Non potevo credere che era successo davvero tutto ciò.
Come aveva potuto scegliere lui? Come avevo potuto permetterlo?
Ma del resto, ormai non avrei potuto fare più niente.
Era diventata sua, lo aveva deciso.
Ed io ero soltanto lo scemo che ancora piangeva dietro quei meravigliosi ricordi di noi due insieme.
Naufragavo ancora tra quei pensieri, quando un insistente bussare mi fece rinvenire.
Il vetro di quella maledetta cabina era completamente appannato a causa della pioggia e del freddo, quindi non riuscivo a distinguere nettamente quella figura, ma ero quasi certo che si trattasse di una ragazza.
Peccato per lei, ma non avevo alcuna intenzione di uscire in preda ad una tempesta e lasciarle la cabina!
<< Dannation! Can you open this door, please!? >> sbottò una voce che avrei riconosciuto tra mille.
Ma che cosa ci faceva lei lì?
Non era con Stefano? L’aveva lasciato per me?
Non farti illusioni, Fra’ mi dissi cercando di tornare con i piedi per terra.
Probabilmente avevano fatto una cosa molto veloce e appena finito lei gli aveva detto che sarebbe tornata a casa da sola, ma come me era stata colta da quell’improvviso temporale.
Riuscii a fatica a reprimere la parte di me che spingeva per uscire fuori, abbracciarla e non lasciarla più andare e risi per il suo inglese strascicato.
Da quel che ricordavo, “dannation” non esisteva neppure come parola!
<< Maledetto inglesotto del cavolo!! >> la sentii imprecare << Open please!! It’s so important! >>
Decisi di non farla sforzare troppo ad elaborare frasi di senso quasi compiuto in una lingua che appena conosceva, e senza pensare scrissi sul vetro appannato.
Sono italiano.
Speravo davvero non riconoscesse la mia calligrafia: l’ultima cosa che volevo era farle sapere che ero lì dentro.
<< Ah per fortuna! Ascolta, devo fare una chiamata di vitale importanza! >> spiegò affannando << Ne va della mia felicità, è veramente essenziale! >>
Mi dispiaceva sentirla così stanca, ma d’altra parte la curiosità di sapere cosa ci facesse lì mi stava distruggendo.
Chi?
Scrissi senza rifletterci troppo.
<< Chi devo chiamare? >> chiese lei ed io le scrissi un “Si” tremolante.
<< Beh, vorrei dirti che è il mio ragazzo, ma non è così >> biascicò quasi triste << Diciamo che è il mio ex ragazzo >>
Perché? domandai.
Ma la vera domanda era: perché volevo così tanto sentirmi raccontare cose che già sapevo?
Semplice.
Volevo conoscere la sua versione dei fatti, che sicuramente sarebbe stata differente dalla mia, non sapevo però dire se migliore o peggiore.
<< L’ho perso perché sono una cretina >>
 

Se "E vissero felici e contenti" esistesse 
Io ti abbraccerei ancora in questo modo 
E tutte quelle favole sono piene di queste cazzate 
Ancora una stupida canzone d
amore e mi scoccerei 

 
<< Credevo che ciò che desiderassi fosse non apparire come una cattiva persona, ma ho capito che non m’interessa, non più >> mormorò << L’unica cosa di cui m’interessa è lui, lo è sempre stato, ma prima d’ora non ho avuto il coraggio di ammetterlo a me stessa >>
Lui ti ama?
Ma che cavolo scrivevo?
Mi sentivo un cretino a domandarglielo, perché la risposta la conoscevo più che bene, eppure volevo davvero sapere che cosa pensasse lei in quel momento.
<< Si >> mi rispose sicura.
Come puoi saperlo?
Benedii quelle pareti completamente appannate che mi permettevano di scriverle senza però mostrarle il mio viso.
<< Non lo so, ma lo spero >> non riuscivo a vederla, ma credevo davvero stesse sorridendo << Spero che non abbia dimenticato tutto ciò che c’è stato tra di noi. Ne abbiamo passate di tutti i colori insieme e certe cose non si possono scordare da un momento all’altro >>
Era vero.
Non avrei mai dimenticato ciò che avevamo vissuto, ciò che avevamo provato.
Tu lo ami?
<< E c’è bisogno di dirlo? >> ridacchiò << Non mi ero mai innamorata prima di conoscerlo, o meglio, credevo di esserlo ma quelle cotte non erano nemmeno paragonabili all’amore. >>
Probabilmente deglutì, per poi continuare.
<< Io lo amo con tutta la mia anima, ed è per questo che sono qui. Ho fatto un casino, ma voglio rimediare >>
Cosa? Come?
<< Stavo per andare con il suo ex migliore amico, ma ad un tratto ho capito che se l’avessi fatto l’avrei perso per sempre, anche se forse è già successo >> ammise << E adesso sono qui per chiamarlo, visto che il mio telefono è completamente scarico e non so dove sia casa sua, ma non posso aspettare domani per parlagli, perché potrebbe essere troppo tardi >>
Allora non era lì per rifugiarsi dalla pioggia.
Era lì per me, per il mio perdono, per tornare insieme.
Ma io sarei riuscito a crederle? A ritornare ad essere quelli di una volta?
Amavo così tanto Noe da riuscire a perdonarla?
Si.
<< Quindi ti prego, so che qua fuori si muore per colpa di questo maledetto freddo e di questa dannata tempesta, ma io ho bisogno di fare questa telefonata e non ci sono altre cabine qui intorno. Ti prego >> supplicò e a quel punto non riuscii più a trattenermi.
 

Sono ad un telefono pubblico, cerco di chiamare casa 
Per te ho speso tutte le monete che avevo 
Dove sono finiti i nostri migliori momenti, tesoro? 
è  tutto sbagliato, dove è finito quel che 
avevamo pianificato per noi due? 


Distrattamente scrissi un’ultima frase.
Ti amo anche io, scema
Aspettai qualche minuto prima di aprire la porta della cabina e uscire fuori.
La tempesta non era finita, ma adesso ne rimaneva soltanto una leggera pioggia.
Noemi mi guardava con gli occhi lucidi dalle lacrime, senza il coraggio di parlare.
Ma forse le parole non servivano in quel momento.
Mi avvicinai a lei lentamente e le presi il viso tra le mani baciandola dolcemente.
Dio, quanto mi era mancato il suo sapore.
Avevo creduto di impazzire senza di lei, ma in quel momento era di nuovo con me, e nessuno avrebbe più potuto separarci.
 
Noemi’s Pov

Non riuscivo a crederci.
Era lui, era lì!
Aveva ascoltato per intero il mio discorso senza senso, e mi stava baciando, mi aveva scritto di amarmi.
Lo strinsi a me più forte che potevo mentre la pioggia bagnava completamente entrambi.
Da sempre nei film le ragazze desideravano un bacio sotto la pioggia, ma in realtà per me l’importante era baciare lui: in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
<< Promettimi che non ci faremo più del male, Fra’ >> gli sussurrai all’orecchio senza la minima intenzione di staccarmi da lui.
<< Te lo prometto, amore mio >>

Now I’m at a  payphone

 


Piccolo Angolo Di Luce
Hola!!! Allora … eccoci qui con l’ultimo capitolo di questa – pallosa? stupida? carina? bella? – storia!
Devo dire che quando iniziai a scriverla (giusto una vita fa) non avrei mai immaginato di concluderla, e invece eccomi qui!
Devo dire che – attenzione, attenzione! – per la prima volta sono soddisfatta di ciò che ho scritto!
Mi piacciono le frasi della canzone Papyphone dei Maroon 5 inserite qua e la, mi è piaciuto tantissimo scrivere il pov sia di Noe che di Fra’, e mi è piaciuta la loro scena nella cabina.
Adesso sta a voi dirmi cosa ne pensate.
Forse trovate banale che alla fine i due siano tornati insieme?
Trovate stupida la scena della cabina?
Fatemi sapere, è davvero importante per me capire se ho fatto o no un buon lavoro!
Detto questo, mi scuso per il banner tremendo, ma volevo qualcosa di nuovo per questo capitolo e quindi mi sono messa alla prova … (prova che ho fallito decisamente XD)
Ci ritroviamo tra qualche giorno con l’epilogo, un bacino <3
xoxo

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Capitolo 40
*** Epilogo ***


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Epilogo
 

 
<< Promettimi che non ci faremo più del male, Fra’ >>
<< Te lo prometto, amore mio >>

***

<< Pronto? >>
<< Ciao Noe, sono mamma >>
<< Che vuoi? >>
<< Incontrarti >>

***

<< Tesoro, devo dirti una cosa >>
<< Che succede papà? >>
<< Ho una fidanzata >>

***

<< Ehm … Noe? >>
<< Che c’è Mic? >>
<< Sono incinta >>

***

<< Quindi adesso tu e Ste’ state insieme? >>
<< Esatto … non arrabbiarti ti prego >>
<< Perché dovrei? Va tutto bene Hill >>

***

<< Buon diciottesimo compleanno, amore mio >>

***

 
Sono passati due anni da quando ho preso una broncopolmonite a furia di starmene sotto la pioggia incessante della Londra notturna.
Ed inutile dire che è successo di tutto.
Non avrei mai creduto che la mia vita potesse rivoluzionarsi totalmente come invece è successo.
Ma andiamo per gradi.
Prima di tutto, quei due scellerati di Micaela ed Edoardo l’hanno davvero fatta grossa e pertanto la famiglia Frittaldi si ritrova un iperattivo pargoletto a girare per casa.
I genitori dei due hanno accolto la notizia in maniera migliore rispetto a quanto era stato previsto, a patto che i miei migliori amici si sposino una volta compiuti i diciotto anni.
Io e Mic abbiamo ovviamente già scelto il vestito ed il luogo per la cerimonia, bisognerà soltanto avere l’approvazione dello sposo (cosa facilmente comprabile con qualche bacio o carezza.)
Ad ogni modo, il piccolo Teo è meglio di quanto ci aspettassimo.
Carino come il padre, con un meraviglioso sorriso sdentato, il carattere appena accennato si prospetta già identico a quello di Mic, compresa la sua particolare inclinazione omicida verso Giorgio.
È davvero adorabile.
Certo, se evitasse di farci affogare nei pannolini ogni volta che ci ritroviamo a casa sua per più di dieci minuti, gli vorremmo ancora più bene.
Vedere la mia pazza e indomabile migliore amica trasformarsi in una responsabile mamma non è stato affatto facile, e tutt’ora non riesco pienamente ad accettarlo.
Ovviamente lei fa di tutto per starmi accanto quando ne ho bisogno e per partecipare alle nostre uscite di gruppo, ma le cose sono cambiate.
Non si rapporta più in un certo modo a me, rimprovera Giò quando si cimenta in cose pericolose, resta annoiata dalle nostre conversazioni infantili ed è quanto di più diverso ci possa essere dalla sé stessa di appena un anno fa.
Eppure è la mia migliore amica, nonostante adesso non sia più la ragazza che ho conosciuto quel giorno tra i banchi di scuola, ma una vera e propria donna.
Nel frattempo ho anche stretto il rapporto con Serena, una nostra compagna di classe, e lei insieme ad Hill è stata il mio supporto quando sentivo che ormai con Mic tutti i ponti erano stati tagliati.
Adesso stiamo più o meno bene noi quattro insieme, o almeno ci proviamo.
Edoardo invece sembra ancora lo stesso ragazzo di sempre, anche se con un marmocchio tra le braccia.
Lui, Giò e Fra’ non hanno attraversato la crisi di noi ragazze con la nostra amicizia, ma l’hanno anzi rafforzata.
Ah, dimenticavo.
Francesco e Stefano sono ritornati migliori amici.
I dettagli purtroppo non sono di dominio pubblico, ma diciamo che sono riuscita a strappargli di bocca qualche parola.
Dopo che lasciai Ste’ il giorno seguente a quando mi ero ripresa Francesco in quella cabina telefonica, tra i due fu odio più di prima.
Battibecchi continui, piccole e grandi risse, dispetti da bambini idioti.
In poche parole erano diventati ancora più insopportabili.
Poi, durante le vacanze estive, passarono un mese in Calabria con un viaggio offerto dalla propria scuola calcio, al quale parteciparono anche Giorgio ed Edoardo.
E da lì, non si sa come, sono ritornati ad essere quelli di una volta.
Anche il mio rapporto con Stefano è notevolmente migliorato.
Inizialmente, dopo il soggiorno a Londra, non ero più riuscita a guardarlo negli occhi.
Si, perché per me non era più il ragazzo dolce di cui ero stata innamorata, ma l’ubriaco che voleva avermi contro la mia volontà in quella squallida camera del privè di una discoteca.
L’anno scorso però, l’inizio della scuola ha portato con sé altri cambiamenti.
Lui e Hilary si erano messi insieme – davvero questa volta – e inoltre era ufficialmente ritornato nel gruppo di amici.
Perciò ho dovuto vederlo ogni giorno seppur contro voglia, e alla fine i bei ricordi hanno avuto la meglio su di me e mi hanno portato a perdonarlo.
Siamo amici adesso, anche se alcuni suoi sguardi talvolta mi fanno intendere qualcos’altro.
Ma non ci bado più di tanto.
Non ricommetterò mai più lo stesso errore di due anni fa.
Ritornando a Ste’, l’anno scorso i suoi genitori hanno divorziato.
Perché ve lo sto raccontando?
Beh, perché si dia il caso che la sua deliziosa madre abbia iniziato a fare coppia fissa – da quasi otto mesi – con il mio adorato paparino.
Eh si: adesso io e il mio ex ragazzo siamo praticamente fratellastri.
All’inizio ho avuto innumerevoli istinti omicidi contro l’uomo che mi ha messa la mondo, ma alla fine ho accettato anche quello.
Perché le novità si possono accettare o rifiutare.
Ma anche se scegli la seconda opzione, le cose non torneranno come prima.
Mio padre si è davvero innamorato di Monica, e anche volendo non potrei mai dirgli di lasciarla per un mio capriccio.
Che poi, ormai non riuscirei più a vivere senza le sue meravigliose torte al cioccolato!
È simpatica e dolcissima, non la vedo come una quasi matrigna, ma più che altro come un’amica.
Venendo alla mia di madre, anche con lei le cose sono cambiate.
Da quando lei e papà si sono separati avevo ricevuto molte chiamate e messaggi a suo nome, ai quali non però avevo mai risposto.
Così lei ha ben deciso di utilizzare il privato per telefonarmi.
Non abbiamo parlato molto, solo quanto bastava per organizzare un incontro.
È stato Francesco ad accompagnarmi a Firenze per vederla e a stringermi la mano rassicurante per tutto il tempo del nostro dialogo.
È successo quasi un anno fa.
Con calma lei mi ha spiegato che aveva deciso di divorziare poiché innamorata di un altro uomo, che ha poi a sua volta deciso di rompere con lei dopo appena qualche mese di convivenza.
Era triste e al contempo strano vedere tristezza nei suoi occhi e ascoltare il racconto della sua ultima storia d’amore, ma non mi ero data per vinta e le avevo dato modo di spiegarsi, anche se dopo tanto tempo.
E alla fine, dopo molti altri incontri, ho deciso di perdonarla.
Non perché io l’abbia compresa, né perché io abbia accettato il suo comportamento,  ma semplicemente perché non avevo più le forze per andare avanti senza una madre.
Ed è da un anno a questa parte che finalmente l’ho ritrovata.
Abita ancora a Firenze, ma riusciamo a sentirci telefonicamente ogni giorno e parliamo per ore.
E ogni volta mi accorgo che mi mancava ancora di più di quanto pensassi.
Ho quindi ricostruito a fatica il puzzle della mia vita, che raccontato non rende il paradiso che è in realtà.
Scontato dire che il pezzo migliore era e resta lui, il mio tassello fondamentale.
Francesco.
E chi l’avrebbe mai pensato che mi sarei perdutamente innamorata dell’odioso ragazzo che avevo sentito urlare su quel treno la mia prima mattina a Torino!
Sono ormai due anni che stiamo insieme, due meravigliosi anni.
Ho stampata nella mente la nostra storia: il primo incontro, i litigi, la gelosia, il primo bacio, l’attrazione fisica, la consapevolezza di esserne innamorata, la dichiarazione, la rottura, la prima volta, la relazione clandestina, la fine.
E poi quella notte in cui è ufficialmente iniziata la nostra storia d’amore, senza maschere, né sotterfugi, senza mezze misure e paranoie.
Quella notte a Londra, quella magica notte.
Ancora non riesco a non piangere dall’emozione al pensiero.
Perché Fra’ non era riuscito a vedermi da dentro quella cabina, non poteva.
Ma mi aveva guardata.
Mi aveva guardata con il cuore e aveva creduto alle mie parole, mi aveva perdonata e aveva avuto il coraggio di continuare ad amarmi nonostante l’avessi fatto soffrire.
Ed è grazie a quello che adesso siamo immensamente felici.
Ma forse non è tutto merito nostro, forse è vero che siamo affidati a qualcosa di superiore.
Il destino? Nah …
Una stella.

Qualche stella sta lì per noi.



... The End

 

Piccolo Angolo Di Luce
Buon San Lorenzo a tutti! Aspettate anche voi una stella cadente?
Beh, per adesso accontentiamoci di quella che protegge l’amore di Noe e Fra’, lassù in cielo <3
Allora, eccoci arrivati al tanto atteso epilogo.
Non mi piace per niente, ma ormai è diventato scontato.
Avrei voluto scrivere di tutto, e alla fine ho finito con il non scrivere niente.
Ed ecco come è uscito fuori questo riepilogo della situazione due anni dopo la scena della cabina telefonica.
Vi immaginavate che sarebbero successo tutte queste cose?
Io sinceramente ero incredula mentre scrivevo XD
Ma lascio a voi il compito di scrivermi i vostri pareri, invece che tirare ad indovinare cosa ne pensate.
Quindi mi dedico alla parte davvero importante di questo capitolo: i ringraziamenti, che per la prima volta cercherò di fare per bene.

Grazie a chi ha reso possibile far arrivare questa storia a 172 recensioni, alle 58 persone che l’hanno inserita tra le seguite, alle 12 ricordate e alle 37 preferite.
Grazie a chi ha contribuito a far aumentare le visualizzazioni del primo capitolo fino a farle arrivare a 2093.
Grazie a chi c’è sempre stato, a chi è arrivato da poco, a chi ha semplicemente letto senza recensire.
Grazie a Lapam8842, Ginnasta_98, Accidentally, Change_Your_Life e Ama_TeenAngels, lettrici fidate che mi hanno sostenuta in tutto questo tempo e alle quali dedico questo capitolo.
Grazie a Two girls and a heart che è qui da pochissimo, ma che mi ha reso davvero felice con le sue parole gentili.
Grazie a Fra’ e Noe per aver riempito i miei giorni con capitoli e pensieri su di loro, idee e ispirazioni.
Grazie a Mic, Dodo, Giò, Ste’, Hill, Luce e tutti i protagonisti per avermi permesso di creare una realtà che dava modo di discostarmi dalla solita monotonia.
Grazie alla mia testa dura per essere riuscita ad arrivare fino alla fine.
Ok, la smetto XD
Concludo solo dicendo che, per chi avesse voglia di continuare a seguire i miei deliri, ho da pochissimo iniziato una nuova romantica che si intitola “Don’t Let Me Go – ‘Cause I’m Tired To Feeling Alone” (la storia è più semplice del titolo, non preoccupatevi XD).
A presto <3
xoxo

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