Comme Tarzan

di BeliveInAngels
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le cœur de Raam - Cap. 0 ***
Capitolo 2: *** Le cœur de Raam – Cap. 1 ***
Capitolo 3: *** Le cœur de Raam – Cap. 2 ***
Capitolo 4: *** Le cœur de Raam – Cap. 3 ***
Capitolo 5: *** Le cœur de Raam – Cap. 4 ***
Capitolo 6: *** Le cœur de Raam – Cap. 5 ***
Capitolo 7: *** Le cœur de Raam – Cap. 6 ***



Capitolo 1
*** Le cœur de Raam - Cap. 0 ***




Titolo: “Comme Tarzan”
Autore: BeliveInAngels
Genere: Azione, Drammatico
Personaggi: Locuste, Generale Raam, Myrrah, Skorge, Sapiens (Nuovo personaggio),Marcus Phoenix, Dominic Santiago, Squadra Delta.
Raiting: Arancione e rosso
Avvertimenti: Non per stomaci delicati,
P.O.V.: 3^ persona
Numero del capitolo: Prologo
Titolo del capitolo: “Le cœur de Raam ”


* * *

LE CœUR DE RAAM



Alzò una manina, passando le piccole dita sul dorso ruvido e squamoso della mano del generale, oltrepassando la canna del fucile che quest'ultimo le stava puntando contro. Il mostro digrignò i denti, spalancando i demoniaci occhi di fuoco. La bambina, troppo piccola per capire, sorrise, iniziando a ridere, arrivando a correre verso la gamba del mostro per abbracciargli il ginocchio.
La creatura si guardò attorno, per vedere se i suoi sottoposti erano con lui, ma niente. Guardò poi la piccola umana, cercando di incattivire lo sguardo. Con una manata avrebbe potuto schiacciarla contro la terra arsa. Con un pestone avrebbe potuto farle schizzare il cervello fuori dagli occhi... in confronto a lui, quella marmocchia era poco meno alta del suo ginocchio.

Era umana, un piccolo essere repellente che andava schiacciato. Improvvisamente la bimba gli prese l'enorme mano artigliata, tirandolo verso il basso. Lui, con un colpo secco, allontanò la mano da lei, puntandole di nuovo il fucile contro.

-Non toccarmi, stupida battiterra...- sibilò incollerito, mentre la bimba inclinava il capito, perplessa. Un po' imbronciata, andò a posare la fronte contro la canna dello Gnasher. La locusta parve sorpresa e, dall'alto della sua povera bestialità, le dette un colpetto, troppo poco forte per essere nocivo. La bambina aggrottò le sopracciglia portando le manine alla piccola fronte dolorante. Ci volle qualche secondo prima che il suo sorriso si trasformasse in una smorfia e, poi, lentamente in un pianto lacrimoso.
Lui parve quasi capire. Aggrottò le sopracciglia squamose. Quella era la prima volta che un umano riusciva a bloccare una locusta senza l'uso delle armi.
L'enorme creatura ripose il fucile, accucciandosi pesantemente di fronte alla tatina e digrignò i denti, dandole due o tre colpetti in testa, proprio come si faceva con i cani. I denti scoperti in una smorfia terribile dovevano essere il suo sorriso.

Il generale Raam.

Creatura mostruosa addestrata ad uccidere nel modo più duro e cruento, a torturare la gente nel modo più straziante, senza divisione di sesso o età. Era intenerito da una bambina. Myrrah non avrebbe di certo approvato una cosa simile, ma in un posto così sperduto, una bambina così piccola non poteva nuocere a nessuno. Era sola e un braccino le sanguinava. Come poteva essere un pericolo? E come poteva essere stata abbandonata lì? Non era un pericolo... non lo era affatto.

Dette un'occhiata riassuntiva alla situazione. In lontananza, le fiamme, rovine fumanti. Spari incessanti risuonavano ovattati per la distanza.
L'E-Day stava mettendo in ginocchio Sera, già indebolita dalle lotte per l'Imulsio. Prese in braccio la bambina, incamminandosi verso la buca da cui era uscito. I Droni iniziavano a sbucare dappertutto, indirizzati nella stessa porta per l'Abisso. La zona era stata devastata e i soldati fatti a pezzi. Saltò nella buca, portando la bambina con se.



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Capitolo 2
*** Le cœur de Raam – Cap. 1 ***



Titolo: “Comme Tarzan”
Autore: BeliveInAngels
Genere: Azione, Drammatico
Personaggi: Locuste, Generale Raam, Myrrah, Skorge, Sapiens (Nuovo personaggio),Marcus Phoenix, Dominic Santiago, Squadra Delta.
Raiting: Arancione e rosso
Avvertimenti: Non per stomaci delicati,
P.O.V.: 3^ persona
Numero del capitolo: Capitolo 1 
Titolo del capitolo: “Le cœur de Raam - Cap. 1 ”  


 

LE CœUR DE RAAM – Cap. 1
 

 

-Vostra Maestà, chiedo udienza.- tuonò Raam entrando nella sala del trono. La regina annuì, facendogli cenno con due dita di avvicinarsi.

 

-Vieni pure, Raam.- lui si guardò indietro. Attaccata alla veste nera di cuoio, un po' spaventata, c'era la piccola umana. Il generale si fermò ai piedi della scalinata e poté sentire Skorge rantolare con disappunto, alla vista della bimba- Raam, puoi spiegarmi perchè dietro di te c'è un'umana?- chiese cortesemente la regina, rimanendo comunque piuttosto seria.

 

-La zona era deserta. Lei era sola.- rispose lui con la voce cavernosa.

 

-Generale... da te, questa umanità, non me la sarei aspettata.- sorrise lei, aggrottando le sopracciglia, quasi a prenderlo in giro-... portamela.- Skorge sbatté il bastone a terra, infastidito- Skorge, so che hai un odio profondo e giustamente fondato verso gli umani, ma questa è una bambina...- il generale gliela portò, posandogliela seduta sulle ginocchia.

 

-A voi...- mugugnò il mostro, con un lieve abbassamento del mento.

 

-Ciao piccola...- disse lei dolcemente- Sai parlare?- la guardò-... sì che sai parlare, ma sei timida...- sorrise Myrrah toccandole il naso con la punta del dito pallido- Quanti anni hai?- la tatina voltò la testa verso Raam, come per avere il suo sostegno... per avere il sostegno di Raam... beh... era una bambina, insomma. Il generale annuì e la piccina alzò una manina, informando tutti i presenti che aveva appena cinque anni- Questa bambina si fida di te, Raam... come...?- rise Myrrah, facendo scendere la bambina che corse immediatamente dal generale, abbracciandogli la gamba come fosse il suo papà- Trovale un nome.-

 

-Non vuole...?-

 

-No, non voglio ucciderla. Crescerà con noi. Un'umana con la nostra filosofia di vita... potrebbe cambiare le cose.- con un cenno della testa, il generale si congedò, prendendo in braccio la bambina che, per dispetto, di voltò verso Skorge e gli fece la linguaccia.

Un'umana al Nexus era FOLLIA, ma accompagnata da uno come il generale Raam... beh, le cose cambiavano.

Un gruppo di Droni, quelli più curiosi, si avvicinarono.

 

-Generale...- ringhiò il capo di quel gruppo- Quella... è un Sapiens.-

 

-Lo so.- fece l'altro di rimando, avanzando oltre, ignorando i commenti. Se i Droni vedevano il generale Raam con un essere umano, qualche idea se la facevano- Hai un nome?- gorgogliò lui, burbero, senza guardarla. Lei sussurrò qualcosa, ma il mostro, ovviamente, non capì un accidenti- Beh... da oggi il tuo nome è Sapiens.-

 

. . .

 

5 ANNI DOPO...

 

Correva come un razzo, sgattaiolando tra i Droni che trasportavano le casse di munizioni fino all'armeria.

 

-FERMATI!!!- ringhiò furibondo Skorge, inseguendola. Erano passati cinque anni da quando era stata accolta tra le Locuste. Myrrah le aveva insegnato a leggere e a scrivere, nella lingua degli umani, occupandosene personalmente.

La ragazzina era diventata grande, aveva quasi dieci anni e già sapeva come funzionava una pistola Gorgon. Sapeva smontarla, rimontarla, caricarla e, da autodidatta, aveva persino imparato a picchiare con il calcio duro dell'arma... per non parlare di come usava le granate...- FERMATI TI HO DETTO!- urlò di nuovo il Kantus, saltandole davanti, bloccandole la via.

 

-Non posso!- rise lei, saltando, posando le mani alle spalle della Locusta, oltrepassandola.

 

-BRUTTA STRONZA!!!-

 

-Ciao ciao Skorge!!!- il Kantus aveva l'ordine di NON TORCERLE NEMMENO UN CAPELLO, forse era per quello che la ragazzina ancora respirava. Sapiens si fermò davanti all'alloggio di Raam ed entrò- Padre, sono tornata.- lui era seduto su una cassa che gli faceva vagamente da sgabello ed era intento a modificare il mirino di un fucile.

 

-Che hai combinato a Skorge?- domandò lui severamente. Lei, imbronciata, incrociò le braccia, guardandolo.

 

-Colpo basso. Gli ho nascosto il bastone...-

 

-Sapiens...- la fulminò. Più la ragazzina cresceva, più Raam diventava severo nei suoi confronti.

 

-... e gliel'ho rotto quando l'ha trovato.- borbottò, per non dire bugie a colui che considerava come suo tutore. Lui ghignò, tornando a modificare l'arma.

 

-Non mi è mai piaciuto. Però fa attenzione, perchè è pericoloso. Se è la guardia del corpo di Myrrah, un motivo c'è.- lei roteò gli occhi.

 

-Padre, quando mi farai guidare un Reaver?- Raam si lasciò andare ad una grottesca risata.

 

-Sei ancora troppo piccola, scordatelo.-

 

-E un Brumak?-

 

-Ah beh, ancora peggio!-

 

-MA CHE NOIA!!!- fece lei, con voce lamentosa.

 

-Accontentati di imparare a sparare, a combattere e a difenderti.- disse lui, alzandosi.

 

-Dove stai andando?- gli chiese, vedendo che il generale iniziava ad armarsi.

 

-In superficie.-

 

-Voglio venire anche io!-

 

-E' fuori discussione!!!- tuonò lui- Non ti sai ancora difendere!- la piccola sbuffò.

 

-Sono stanca che mi si dica che sono piccola!-

 

-Tu continua a studiare e ad allenarti. Impara a sparare a teste in movimento. Al primo colpo devi stenderle.- era un modo come un altro per dire che una volta raggiunto un livello abbastanza alto per potersi difendere, l'avrebbe portata su con lui.

 

-Ok padre... ma fa attenzione.-

 

. . .

 

9 ANNI DOPO...

 

Il manichino si ruppe in mille pezzi mentre il rumore della motosega andava ad affievolirsi.

 

-Dieci su dieci in sei secondi. Sei un asso!- la elogiò uno dei tanti mostri che le aveva sistemato i manichini. Lei ringhiò.

 

-In sei secondi posso morire dodici volte.- erano nove anni che Sapiens non vedeva suo 'padre'. Era partito tempo prima per missioni di massacro in giro per Sera. Lei voleva raggiungerlo, aiutarlo se possibile, non era più disposta a starsene con le mani in mano- Vado all'armeria. Preparate il mio Reaver.-

 

-Dove vuoi andare?- lei prese la cintura e se la fissò in vita. Afferrò gli occhialini da cecchino e se li calò sulla fronte. I capelli corvini le scendevano, in una lunga treccia, sulla schiena. Non tagliava i capelli da diciannove anni... non li aveva mai tagliati, in realtà.

Si incamminò e raggiunse in fretta l'armeria. Si caricò di munizioni, allacciando le granate alla cinta e fissando il fucile da cecchino al retro del corpetto, tra le scapole.

 

-Il Reaver è pronto.- gorgogliò una guardia Theron, affacciandosi all'entrata, inchinandosi leggermente.

Tutta questa riverenza veniva dal fatto che la regina l'aveva presa sotto la sua ala protettrice. Le Locuste erano diventate la sua gente, era stata cresciuta con l'ideale di 'libertà' che avevano loro e che erano decise a raggiungere anche a costo di sterminare la razza umana, la quale era indisposta dalla loro presenza.

La giovane fu scortata fino al recinto dei Reaver, dove il suo era già pronto a partire. Sua 'madre' le aveva comunicato che, probabilmente, il generale Raam si trovava nei pressi di Jacinto, perchè doveva trovarne i punti deboli per farla sprofondare.

Lei si arrampicò, salendo sulla groppa del suo mezzo di trasporto.

 

-Fa attenzione.- disse uno dei Droni lì, con tono severo.

 

-Non preoccupatevi, Skorge verrà con me.- disse lei secca, facendo si che il Reaver si staccasse da terra- A presto.- partì così veloce che scomparve in pochi secondi.

 

. . .

 

Atterrò sulla strada, affiancata da Skorge, col suo strano e inquietante Reaver.

 

-Sapiens, stammi dietro.- sibilò lui minaccioso, scendendo dalla sbavante cavalcatura. Lei fece altrettanto, atterrando sull'asfalto crepato. Prese l'Hammerbust e se lo posò alla spalla, guardandosi attorno.

 

-Skorge...- fece piano, affiancandolo.

 

-... sono tutti verso il centro della città.- rispose lui in un sibilo di serpe.

 

-Non ci stanno aspettando. E io voglio rivedere mio padre.- il Kantus gorgogliò sommessamente.

 

-Lo troveremo. Figurarsi se qualcuno gli mette i piedi in testa... Nessun umano o locusta che sia riuscirebbe ad avvicinarglisi a meno di dieci metri.- lei, in cuor suo, continuava ad essere in pensiero...

 

Poteva essere tanto paradossale una situazione come quella? Un'umana cresciuta da Locuste. Un'umana pronta a sterminare i suoi simili per permettere alla sua gente di conquistare la superficie.

 

Avanzarono ulteriormente, scorgendo in lontananza la piazza della città, brulicante di vita. Locuste sbucavano ovunque per abbattere le forze nemiche. Era la prima volta che Sapiens vedeva dal vivo un campo di battaglia. Guardò sconvolta la sua gente, massacrata dai COG... dai Gears.

 

-Sapiens...- sibilò Skorge- Questo è ciò contro cui combattiamo.- erano a distanza giusta per vedere senza essere visti.

 

Lei afferrò il fucile, abbassandosi gli occhialini. Si accucciò dietro ad una macchina e prese la mira. Lo zoom segnava proprio un soldato nascosto dietro ad una barricata. Premette il grilletto, guardando il sangue che schizzava dalla testa dell'uomo, che si accasciava a terra praticamente decapitato.

 

-CECCHINO!!!- urlò una voce forte, mentre tutti fuggivano verso ripari più sicuri. Lei rimase immobile, mirandone altri due, ammazzandoli sul colpo.

 

-E' un ottimo modo per far pratica su bersagli in movimento.- disse lei acida, seguendo un altro soldato con gli occhi, sparando e uccidendolo anche senza bisogno di zoom.

 

-Se stai concentrata, il fucile a distanza è praticamente imbattibile.- le disse Skorge, facendo girare il bastone tra le mani artigliate. Con la coda dell'occhio, la ragazza poté notare il punto di fusione di quando, a dieci anni, gliel'aveva rotto. A quanto pareva, il Kantus aveva tenuto quello, senza farsene forgiare uno nuovo- Se ti muovi di qui ti ammazzo.- ringhiò lui, partendo di corsa, arrivando alle spalle di un gear e segandolo a metà, senza alcuna esitazione. La ragazza rimase impressionata. Non aveva mai visto Skorge in azione e ne rimase molto affascinata.

L'aveva sempre sottovalutato, facendogli anche i dispetti... non tenendo conto di quanto il Kantus fosse potente.

 

FLASHBACK

 

Skorge entrò nella sala del trono dove la regina Myrrah stava insegnando, a Sapiens, a leggere.

 

-Vostra Maestà.- si inchinò profondamente ai piedi della scalinata.

 

-Skorge... dimmi pure.-

 

-Vorrei far presente che la mia pazienza sta giungendo al termine.-

 

-Qual è il problema?- domandò Myrrah, perplessa. Lui alzò le mani, mostrando il suo bastone segato a metà. La ragazzina soffocò una risata che indispose anche un po' la regina- Vai pure, Skorge. Ci penso io.- lui si congedò, portando con se la cappa di malumore con cui era entrato- Allora, Sapiens... sei stata tu?-

 

-Madre, mi annoiavo!!!- esclamò la bambina, con il labbro inferiore arricciato, come per far pena.

 

-Proprio come gli umani...- sorrise dolcemente- Tesoro, siamo in guerra e questi 'dispetti' minano l'organizzazione, soprattutto la pazienza di Skorge.-

 

-Siamo in guerra? Cosa... vuol dire?-

 

FINE FLASHBACK

 

Quella era la guerra. Uccidere il nemico. Soffocare gli assalti. Sopprimere la resistenza. Annientare la rivolta. Spargere sangue.

Fece saltare la testa ad un gear che stava per motosegare la schiena del suo mentore-custode.

Lui la fulminò con gli occhi ambra per aver disobbedito ad un suo preciso ordine, ma con un lievissimo gesto della mano, la ringraziò per avergli salvato la vita.


Forse, per una persona normale, le Locuste erano tutte uguali, fatte con lo stampino, cattive, brutali, dai modi cruenti... Sapiens sapeva bene che non era così. Ogni Locusta aveva la sua personalità, chi era più stupido, chi più sveglio. C'era persino chi era simpatico. Tutto questo, visto dal punto di vista di una ragazza cresciuta con la regina delle Locuste, come madre, e con il generale Raam come padre.

 

Sapiens corse più veloce che poté per arrivare a trascinare un drone al sicuro.

 

-Tirati su e va via da qui!!!- esclamò lei. Una Locusta ferita, a suo avviso, era utile quanto una Locusta morta. Quelle creature provavano dolore tanto quanto gli umani, ma la loro fedeltà alla regina e ai capi li portava ad obbedire ciecamente, anche all'ordine di buttarsi nella mischia quando era ovvio che era un suicidio. Questo, a Sapiens, proprio non piaceva.

Non potevano aver preso la sua gente come 'infuriati Kamikaze', sapendo perfettamente che avrebbero obbedito, spinti dalla fame di libertà. Se era quella a spingerli... cominciava ad avere dei dubbi...

Però non poteva fare niente, ormai si erano abituati e vivevano da secoli quell'organizzazione... una cosa voleva capire, che non aveva ancora chiesto a sua madre Myrrah... perchè l'E-DAY fu tanto cruento? Perchè non si riuscì a trovare un accordo? Cosa portò le Locuste ad avere un atteggiamento così irrimediabilmente aggressivo e violento?

Una spiegazione non riusciva a darsela, ma Myrrah le avrebbe dato le risposte che cercava.

 

 

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Capitolo 3
*** Le cœur de Raam – Cap. 2 ***





LE CœUR DE RAAM – Cap. 2

 

 

-Delta, ci siete tutti?- domandò Marcus con voce roca, cercando di riprendere fiato nel minor tempo possibile.

 

-Porco... demonio!- esclamò Damon, passandosi i palmi guantati sulle tempie sudate.

 

-Alzi la mano chi si era reso conto del cecchino ad ovest.- fece Dom, chinandosi in avanti, con le mani posate alle ginocchia.

 

-Io non mi ero accorto di niente... e ci è mancato così poco...-

 

-Sono caduti in otto per colpa di un solo cecchino... e io che pensavo fossero stupidi!- Baird non si risparmiava per nulla.

 

-Se si chiamano cecchini...- Marcus si bloccò, alzando il viso sfregiato, come a tendere l'orecchio per ascoltare meglio il silenzio che era venuto a crearsi. Sopra di loro, due Reaver ispezionavano la zona. Fece cenno ai suoi compagni di non emettere un singolo fiato, fino a quando non fossero atterrati. Erano due, erano gestibili... forse. La creatura bavosa più piccola, toccò terra con poca delicatezza, facendo crepare l'asfalto sotto i lunghi artigli. Il Reaver più grosso invece volò più avanti, scomparendo dalla portata della vista del gruppo. Aguzzò la vista, afferrando il biondo per il retro dell'armatura per tirarlo al coperto. La prima cosa che notò con attenzione, furono le lunghe gambe finemente coperte della creatura che smontò dalla cavalcatura orrenda. Non la vedeva chiaramente, dovette farsi passare da Baird il LongShot di scorta- Cazzo...-

 

-Marcus? Che succede? Vogliamo vedere anche noi!- fece Cole, cercando di fregargli bonariamente il fucile. Marcus non gli staccò una mano con un morso, semplicemente perchè era un “beneducato”.

 

-Credo... che dovrei prendermi un po' di riposo.- si limitò a commentare solamente il sergente, passando indietro il fucile al primo che lo prendesse. Baird non si fece mancare l'occasione. Afferrò la canna fredda di metallo, posando l'occhio quasi al mirino.

 

-Wow... che ci fa una... ehi, aspettate un momento...- era una ragazza. Era giovanissima. Tra le scapole teneva un LongShot che sembrava quasi modificato. La canna era leggermente più lunga e il manico era di un materiale simile all'avorio- Pensate sia 'cranio umano'?- le risposte a quella domanda furono una serie di suoni di disapprovazione.

 

-La vuoi smettere di sparare stronzate?- ringhiò il capo della Delta, posando una mano contro il muro, cercando di sporgersi per vedere meglio. Quando i suoi innaturali occhi azzurri puntarono il bersaglio, il suo corpo tremò impercettibilmente, ma lo fece-... è una ragazzina...-

 

-Ok, cosa facciamo? Potremmo... che so, parlarci?- domandò azzardando Cole che sembrava quello più tranquillo e disposto al dialogo di tutti.

 

-Io non ho molta voglia di dialogare con una che ha il manico del fucile in cranio...- deglutì Baird con una smorfia che gli piegava le labbra in modo disarmonico.

 

-Che sia in cranio umano lo dici tu!- fece l'ex giocatore di thrashball, dandogli una gomitata sul fianco, mentre Marcus faceva scattare il Lancer, togliendo la sicura.

 

-Parliamoci.- avanzò, uscendo dal nascondiglio.

 

-Oh, ok tutto, ma questa storia dell'uomo “senza macchia e senza paura” ha un po' rotto il cazzo.- mugugnò Baird, grattandosi la nuca, reggendo il Lancer solo per il manico, lasciandolo penzolare lungo la gamba- Non voglio che si faccia un fucile col mio cranio, dannazione...-

 

-La vuoi smettere di fare il cacasotto?- fece Cole, scansandolo con una spallata che quasi lo fece sbattere contro il muro semi crollato della casa affianco.

 

-Non faccio il cacasotto, stronzo, sono solo... angosciato!!!- tentò di difendersi il biondo, posandosi il fucile sulla spalla.

 

-Sì... angosciato.- nel frattempo Marcus e Dom, che erano qualche metro più avanti di loro, decisero che era il momento di farsi vedere. Si spostarono più verso la strada e fu allora che la ragazza si limitò a girare gli occhi, afferrando saldamente il fucile che aveva dietro le spalle. Lo reggeva con una mano sola, sebbene sembrasse molto pesante. Marcus si fermò quando si vide puntare contro quello che era uno Gnasher in ottime condizioni.

 

-Vogliamo solo parlare.-

 

-Metti via il Lancer allora, prima che ti faccia saltare la testa.- sibilò lei, alzando ulteriormente il fucile. Marcus alzò un sopracciglio, limitandosi ad abbassarlo, smettendo di reggerlo a due mani. Dom fece lo stesso.

 

-A terra.- disse lei secca. Il suo tono non ammetteva repliche. I Gears si scambiarono un'occhiata prima di obbedire, riluttanti. Baird a momenti abbracciò il suo. Non aveva molta voglia di lasciarlo alle cure distratte del pavimento di terra. Alla fine obbedì a sua volta. Dopotutto avevano di fronte una... ragazzina. Non poteva avere più di vent'anni- Siete Gears?- domandò lei.

 

-Sì. Come fai a... cavalcare un Reaver?- gli occhi della ragazza erano specchi d'argento. Il grigio sfumato era impenetrabile. Sospirò piano.

 

-Raccogliete i fucili e seguitemi.- disse lei, avviandosi verso un ponte distrutto che dava sull'inizio di un tunnel che, probabilmente, dopo l'attacco delle granate, era per lo più crollato. Gli uomini guardarono la ragazza voltargli le spalle, mentre, con una mano sola, risistemava lo Gnasher tra le spalle, affianco al LongShot che rendeva Baird incredibilmente scattoso.

 

-Ci fidiamo?- chiese Dom a bassa voce, mentre si chinavano a raccogliere i fucili- E' un'Arenata? Dove si è fottuta il Reaver?-entrambe domande pertinenti alla situazione. Marcus serrò le labbra ed espirò col naso, tirandosi dritto. Le sopracciglia aggrottate. Non si fidava per niente.

 

-Noi siamo quattro. Non abbiamo mai avuto difficoltà a toglierci dalle palle gli Arenati. State lo stesso attenti, Delta.-

 

-Chiaro.- si incamminarono, raggiungendo la ragazza, camminando due a due dietro di lei, lontani una decina di metri. Sembravano quattro pervertiti che pedinavano una donna. Arrivata a destinazione si fermò, sedendosi su una grande roccia. Loro furono da lei qualche secondo dopo. Nessuno osava sorridere o fare battute, nemmeno Baird, che aveva pensato bene di congelarsi definitivamente.

 

-E' divertente, trovate?- domandò lei, con una smorfia.

 

-Divertente?- chiese Cole, perplesso.

 

-Tutto questo. Mi sembrate persone ragionevoli. Sono un ambasciatore.- disse la ragazza, alzandosi di nuovo, avvicinandosi a loro.

 

-Un ambasciatore?- domandò Marcus, intensificando la durezza dello sguardo- Ambasciatore di cosa, esattamente?

 

-Sono un ambasciatore, sapete cosa sono?- il tono velenoso della ragazza fece irrigidire Marcus che si alzò di qualche centimetro, tirando la spina dorsale.

 

-Certamente.-

 

-Ottimo. Perchè voi umani e la mia gente non riuscite a trovare un accordo?- domandò lei, incrociando le braccia, portando tutto il peso su una gamba sola.

 

-La tua gente? Se parli degli Arenati la cosa è complessa! Noi facciamo di tutto per interagire e per essere 'dolci e coccolosi' ma tutto quello che riceviamo sono solo cazzotti sulle gengive. Mi pare poco carino e...- Baird fu interrotto in questo flusso incontrollato di pensieri da una mano della ragazza che si alzava, come a volerlo bloccare perchè parlasse Marcus.

 

-Zitto tu. Non intendo gli Arenati.- si limitò a dire lei, sfondando gli occhi di Marcus con i suoi, attraversandogli il cranio come una spada invisibile.

 

-Ah no? E allora la 'tua gente' quale sarebbe? Le Locuste?- sorrise angosciato Dom, mentre tutti cercavano di alleggerire la pillola, buttandola sul ridere per zuccherare la situazione. Marcus era l'unico a rimanere di ghiaccio.

 

-Non mi sono presentata...- il suo tono si fece più formale, mentre si drizzava in una posizione estremamente composta- Il mio nome è Sapiens e sono la figlia... del Generale Raam.- nessuno emise un fiato.

 

-Ti assicuro che se è una presa per il culo... non è divertente.- iniziò Dom, inarcando le sopracciglia, indurendo lo sguardo.

 

-Presa per il culo? Non sto prendendo per il culo nessuno, io. Mio padre è il generale Raam. La mia educazione viene da lui e dalla regina Myrrah.- chissà perchè, Cole le scoppiò a ridere in faccia.

 

-Educazione? Dalle Locuste? Ma non mi dire!!!- anche Baird si unì alla risata. Senza rendersene conto, si ritrovò la canna dello Gnasher posata sopra alla spalla. Il movimento era stato così veloce che anche Marcus aveva faticato a notarlo. Contemporaneamente, gli altri Delta le puntarono i Lancer alla testa, innervositi dal sorriso della ragazza che, più che una ragazza, sembrava una bestia.

 

-Posalo e nessuno si farà del male.- fece Marcus, con una tranquillità quasi inumana.

 

-Io so scrivere nella vostra lingua... parlare nella vostra lingua... e certo non lo devo agli umani.-

 

-E lo dovresti alle Locuste?- domandò Cole, mentre lo sbocco dello Gnasher gli sfiorava l'orecchio.

 

-Sì.- concluse lei, posando il fucile sulla roccia, prima di tornare a sedercisi- Mio padre manca da nove anni. Il Nexus comincia a chiedersi che fine abbia fatto. Voi sapete niente?-

 

-Quando uccidi qualcuno, si chiama sopravvivenza.- disse Marcus, abbassando il fucile. Era un 'alza e abbassa' di fucili, un continuo tintinnio e scricchiolio di armi che si muovevano nel vuoto, puntando teste che nessuno aveva intenzione di far saltare. Ci si voleva spaventare a vicenda, ma nessuno voleva cedere- Se fai parte delle Locuste, saprai benissimo che significa la parola 'sopravvivenza', non è vero?-

 

-Marcus, ma cosa...?- Dom non poteva credere alle parole dell'amico.

 

-Io sto solo cercando di capire perchè l'E-DAY è stato così violento. Non sono stupida. Il mio sangue è umano. Lo so, ovvio. Ma non appartengo a questo mondo. Il mio posto è al Nexus. Loro mi hanno trovata. Loro mi hanno cresciuta, educata, allenata. Il mio mentore, se sapesse che sono qui a parlare con voi, invece che uccidervi tutti, mi farebbe a pezzi.-

 

-Hai pure un mentore?- chiese Baird- Che sei, una scolaretta?-

 

-Biondino, piano a come parli. Scolaretta lo dici al tuo amico qui.- indicò Cole con il pollice, tornando a guardare Marcus. Sembrava aver voglia di parlare solo con lui, chissà perchè- Skorge detesta gli umani. Vuole farli a pezzi tutti, dal primo all'ultimo.-

 

-Skorge?-

 

-Un Kantus. La guardia personale di mia madre. È simpatico quanto un Ticker sotto il cuscino, ma con me, a volte, sa essere comprensivo.- fece, ricordando il bastone- Il fatto è che, sinceramente, io non voglio la guerra. Non la capisco. Ma ho visto quanti dei miei muoiono, ed è una cosa che non posso... non RIESCO ad accettare.- Marcus si morse un labbro.

 

-Non si possono fare patti se una delle due parti non collabora. Per il resto, rimarrà tutto così com'è. Puoi tornare da dove sei venuta, ambasciatrice. Qui abbiamo finito.- il gelo nella voce di Marcus le fece partire un brivido dalla base della colonna vertebrale. Lo seguì con gli occhi, mentre usciva dal tunnel a passo lento, seguito dalla sua squadra.

 

-Sergente Fenix!- lo chiamò lei. Lui si bloccò di scatto. Il suo nome. Il suo grado. Si voltò di centottanta gradi, rimanendo a fissarla, un tantino stupito- Che mi dici... di tuo padre?- sul viso della ragazza si dipinse un mezzo sorriso che lo fece quasi esplodere in un ringhio che trattenne a fatica.

 

-Mio padre è morto.- disse, come se la cosa non l'avesse minimamente toccato. La ragazza addolcì il suo sorriso, avvicinandosi.

 

-Io... non smetterei di cercarlo.- e gli toccò il petto corazzato con un indice. Quelle parole colpirono Marcus e gli altri molto più di quello che mai si sarebbero aspettati, perchè apriva la porta alla possibilità che suo padre, Adam Fenix, fosse ancora vivo. La giovane interruppe il contatto, oltrepassandoli- Qualcosa mi dice che, nel bene o nel male, ci rivedremo.- salì sul Reaver con un paio di salti. Era così... dannatamente innaturale.

 

-Ehi, aspetta!!!- urlò Marcus cercando di bloccare, con l'imperiosità della voce, il decollo del Reaver. Fu inutile, perchè, dopo un ultimo sorriso regalato alla Delta, Sapiens schizzò via.

 

-Hai fatto colpo, eh Marcus?- scherzò Dom, dandogli una pacca sulla spalla.

 

-E' una ragazzina.- rispose lui a voce bassissima, quasi a non volersi far sentire, mentre continuava a guardare il cielo, ponendosi un'infinità di domande, a cui le nuvole non sapevano rispondere.

 

. . .

 

Percorse la passerella che portava dal recinto dei Reaver al palazzo in poco tempo. Scese le scale che scendevano ancora più in fondo, nel vuoto. Si fermò di fronte al portone della biblioteca, stringendo la maniglia per aprire.

 

-Nonno? Ci sei?- chiese, addentrandosi nello stanzone scuro. Scaffali grandi come case a due piani scorrevano uno dopo l'altro, in un susseguirsi di copertine vecchie e polverose. In fondo alla stanza, seduto ad una scrivania, chino su un libro, c'era un uomo che alzò subito il volto per rivolgerle un sorriso piuttosto profondo.

 

-Ehi, sei andata in superficie?- nella sua voce, c'era una nota di nostalgia. Qualcosa di lontano.

 

-Sì.- disse lei, prendendo posto sulla sedia di fronte a lui.

 

-Com'è? Splende ancora il sole?- chiese, sfogliando lentamente alcune pagine.

 

-Sì, splende. Ma non c'era il silenzio di cui mi parlavi. Non ho neanche visto fiori.-

 

-Bimba mia, quello era il Sera dei giorni precedenti alle Pendulum Wars. Ovvio che tu non abbia visto niente e sentito tutto forchè il silenzio. I soldati hanno battuto e ribattuto, quelle terre. Le locuste, poi, anche. Infine il Martello dell'Alba ha bruciato quello che era rimasto.-

 

-Nonno... ho visto Marcus.- disse lei.

 

-Come...?- lei alzò una mano per farlo tacere.

 

-Non so da quanto tempo tu non lo veda, ma sta bene. È un uomo forte. è... affascinante anche.- si morse un labbro. Adam, era il padre di Marcus quello con cui stava parlando. Il vecchio sorrise.

 

-Affascinante, eh?-

 

-Ho parlato con lui. Ho detto di non smettere di cercarti.-

 

-Capisco.-

 

-Non potevo dirgli che eri qui. Sarebbero scesi e sarebbero morti, lo sai.- e raccontò l'intero colloquio che aveva avuto con il figlio e con la squadra Delta.

 

-Certo, bimba mia, che sei davvero strana.- rise debolmente lo scienziato, sistemandosi gli occhiali sul naso.

 

-Che intendi dire?-

 

-La tua gente ormai è qui sotto. La tua fedeltà va alle Locuste. Odi vedere che le uccidano e sei anche disposta a massacrare i tuoi simili pur di salvare anche solo un Drone.-

 

-Ah, è tornato e te l'ha raccontato?- domandò la ragazzina, ripensando al Drone che aveva rispedito al Nexus.

 

-L'ho sentito parlare quando sono passato vicino all'armeria.- rise più di gusto- Però, tornando al discorso... hai deciso di parlare con loro, invece che ucciderli.-

 

-Nonno, è anche vero che... sono terribilmente grossi!- esclamò lei con le mani infilate tra le ginocchia. Lui non trattenne una risata di botto che quasi lo fece cadere dalla sedia.

 

-Hai giocato fino a ieri con un Boomer e adesso Marcus e gli altri ti sembrano grossi?!-

 

-Loro sono umani, accidenti!- confessò lei- E poi...- non finì il discorso che si voltò. La porta si era aperta di scatto. Skorge avanzava e il suo umore era peggio del solito.

 

-Alzati!- ringhiò il Kantus, afferrando un braccio della ragazza, iniziando a trascinarla fuori. I Droni non osavano soccorrere Sapiens, troppo intimoriti dall'atteggiamento di Skorge. La portò fino all'armeria e la sbatté violentemente contro la parete, sbattendole una mano affianco alla testa. La inchiodò con gli occhi gialli, rimanendo immobile. Le zanne sembravano più bianche sotto la luce delle torce. Due file di denti pronte a staccarle un braccio ma no, nulla di tutto ciò. Il Kantus si limitava a fissarla, con quegli impenetrabili occhi d'ambra. Sapiens, forse, era l'unica a non averne paura.

 

-Dimmi, Skorge.- lui si avvicinò a lui, gorgogliando infastidito.

 

-Io spero vivamente che, quello che ho sentito attraverso la porta, fosse una stronzata.- ringhiò, facendo sibilare le due lingue alla parola 'ssssssssstronzata', in modo che risultasse ancora più inquietante. In realtà no, perchè alla fine dei conti, a Sapiens, Skorge piaceva da morire. Gli avrebbe affidato la sua vita. Non ne aveva paura.

 

-Che fai, eh?! ORIGLI?!- domandò lei, andandogli contro di petto, spingendolo, costringendolo ad indietreggiare. Lui fece qualche passo indietro, finendo a sua volta contro la parete opposta. L'unica in grado di far indietreggiare il Kantus era proprio Sapiens. C'era chi azzardava l'ipotesi che lei, a lui, piacesse, ma nessuno l'aveva mai detto apertamente, se non voleva perdere la vita per mano della Locusta.

 

-Potevi morire! Era la tua prima uscita!- fece lui, spingendosi nuovamente. Era un avanti e indietro per la stanza. Chi primeggiava sull'altro. Strano ma vero, Sapiens non voleva cedere al temperamento aggressivo di Skorge. Si bloccarono a metà della stanza- Non credere che ti lasci uscire di nuovo.-

 

-COSA?! Chi credi di fermare, eh?- lui aprì leggermente la bocca a puntaspilli, sibilando- E non mi fai paura, razza di stupido.- gli posò una mano al petto caldo (non stupita del fatto che lo fosse) e con uno spintone se lo tolse dalla strada. Lui l'afferrò per un polso e l'alzò da terra, tirandosi gli occhi di lei davanti ai suoi.

 

-Incosciente, lingua lunga...- lei sbuffò, appesa nel vuoto, a mezzo metro da terra.

 

-Parli proprio tu.- fece, osservando le due lingue di Skorge rientrare nella cavità orale.

 

-Io posso parlare. Tu no.- e la mollò poco delicatamente, facendola ripiombare sul pavimento- Detto questo... levati dai piedi, mocciosa.- ecco, forse quello fu la cosa che la colpì di più. Il fatto che l'avesse chiamata 'mocciosa'. Lei sperava di avere l'appoggio di Skorge e a volte faceva di tutto perchè lui le facesse un complimento, chissà perchè.

 

-Io sarò anche una mocciosa, ma tu sei brutto!- fece lei, rimanendo in ginocchio per terra. Lui portò le mani artigliate ai fianchi.

 

-E' il peggio che sai dire?- domandò, prima di far dietrofront e incamminarsi verso l'uscita.

 

-No! Non è il peggio che so dire!- ma effettivamente Skorge non aveva sbagliato. Sapiens non sapeva nemmeno cosa dirgli. Per una Locusta, sentirsi dire che era brutta non doveva contare poi tanto.

 

-Non starò ad ascoltare altri balbettamenti.- fece lui. Lei allora azzardò quanto più possibile. Era una questione di orgoglio.

 

-Come mentore fai schifo, come custode sei scarso. Come combattente sei mediocre. A simpatia non parliamone. Irritante e fastidioso. Se ti uccidessero ti starebbe solo che bene!!!- concluse lei, abbracciandosi le spalle. Lui allora sembrò smuoversi un po'. Girò solo la testa, per guardarla.

 

-Combattente mediocre?- ringhiò lui. Certo, non era quello che lo aveva scosso di più.

 

-Sei più umano di un umano.- lui la guardò. Il volto mostruoso assunse la durezza del granito. Se ne andò, lasciandola li. Lei si sedette. Le sue sopracciglia si inarcarono. Il suo viso era triste. Quello che provava era proprio tristezza. Sinceramente non si aspettava di reagire in quel modo per colpa di un Kantus, non pensava che, la considerazione di Skorge fosse una delle cose che bramava di più. Si parlava di Skorge, dopotutto.

 




[ . . . ]


 

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Capitolo 4
*** Le cœur de Raam – Cap. 3 ***


 



LE CœUR DE RAAM – Cap. 3

 

 

Marcus stava seduto sul gradino della fontana. Il Lancer, posato sulle gambe, luccicava appena sotto i deboli raggi del sole. Dom si sedette affianco a lui, fissando l'aiuola che era riuscita a sopravvivere all'attacco delle Locuste. I fiori gialli sembravano sofferenti.

 

-Che motivazione avrebbe una ragazza a voler difendere le Locuste?- chiese Santiago senza guardarlo, con le sopracciglia aggrottate e una mano a reggersi la guancia.

 

-Non lo so.- fece Fenix, freddamente. La sua attenzione era ancora alle parole della ragazza, non riusciva a concentrarsi su altro- Controllo.- disse poi, portando due dita all'orecchio- La situazione qui è stata risolta, ma abbiamo avuto un sacco di perdite. E' stata dura.-

 

-Qui controllo.- era Anya. La sua voce tranquilla lo fece rabbrividire. Quelli del CIC non erano in mezza alla merda in cui si trovavano loro e Jacinto era seriamente in pericolo. Qualcuno stava tentando di distruggerla? Ovvio- Potete fare una stima delle perdite?-

 

-No, per nulla. Le squadre sono tutte separate. Vicino a noi, però, sono cadute non meno di venti persone.-

 

-E' anche possibile che tutti gli impestati fossero vicini a noi.- commentò Dom, facendo una smorfia.

 

-Sergente Fenix, tornate al CIC, Hoffman vuole parlarvi.-

 

-Vuole parlare con noi? Perchè?- Dom guardò Marcus piuttosto perplesso.

 

-Siamo stati informati circa un cecchino umano dalla parte delle Locuste. Vi è giunta notizia?- la voce di Anya ora suonava meno tranquilla.

 

-Sì Anya, l'abbiamo incontrata.- si bloccò, non disse molto altro.

 

-E che vi ha detto? Ci avete parlato?- la curiosità è sempre stata donna.

 

-Ne parliamo quando torniamo al CIC.- chiuse la comunicazione, alzandosi- DELTA, MUOVETE IL CULO, SI TORNA AL CIC.- urlò per farsi sentire da Cole e Baird che, nel frattempo, stavano dando un'ultima occhiata in giro, controllando se si potevano recuperare delle munizioni. La squadra Omega, la Theta e la Omicron avevano l'ordine di ammucchiare i cadaveri per arginare il rischio di malattie e pestilenze. Sarebbe stato comodo e dovuto un bel Falò. Il tempo l'avrebbero trovato di sicuro, ma la Delta aveva altri ordini. Ritornare al QG entro breve tempo. L'ospedale di Jacinto faceva da tramite, erano tutti li per la difesa della città, dato che l'edificio era esattamente quasi al centro.

 

. . .

 

Si passò le dita tra i capelli, dopo averli sciolti. Aveva le sopracciglia aggrottate, era pensierosa. Era combattuta tra l'andare a cercare Skorge per parlarci, oppure aspettare che sbollentasse e che gli passasse. Il problema è che tutti, al Nexus, sapevano che Skorge era un tipo piuttosto rancoroso e che quella rabbia se la sarebbe portata dietro fino alla tomba.

 

-Oh uffa!- esclamò alzandosi, correndo verso la porta. Uscì, buttandosi fuori. Pensava a tutti i posti dove potesse essere il suo Mentore. Voleva parlargli, chiedergli scusa, se serviva. Non era sicura che avrebbe funzionato, ma almeno si sarebbe alleggerita la coscienza. Come primo posto, pensò di andare al campo, dove di solito si allenava lei. Forse era lì.

Infatti, sporgendosi dalla muretta in pietra, guardando in basso, lo vide. Il Kantus stava seduto immobile, come mai l'aveva visto. Aveva gli occhi chiusi e respirava piano, sembrava quasi non farlo. Il brusio roco delle corde vocali del mostro le fecero salire un brivido lungo la spina dorsale. Faceva più paura così che non quando era infuriato. Iniziò a scendere le scale che portavano al campo. Fece scorrere le dita sul corrimano in pietra. Quando finalmente fu arrivata, si avvicinò al Kantus che non si mosse di un millimetro. Lei serrò le labbra, indecisa su cosa dire- Skorge...- il difficile era solo attirare la sua attenzione, il resto sarebbe venuto con il passare del tempo... forse.

 

-Cosa vuoi?- domandò secco lui, con le lingue fra i denti, senza aprire gli occhi d'ambra.

 

-Volevo chiederti scusa, magari ti va di perdonarmi...- gli si sedette su un ginocchio, come fanno i bambini con Babbo Natale ai supermercati. Lui continuò a stare immobile. Di pazienza ne aveva anche troppa.

 

-Non devi neanche avvicinarti a me. Ora alzati, prima che ti stacchi la testa dal corpo e me la mangi.- ringhiò, spalancando le palpebre, scoprendo le iridi color miele. Lei allora gli passò un braccio attorno al collo.

 

-Dai, non essere arrabbiato con me, sai che sono una stupida...- cercò di addolcirlo lei.

 

-Solo una stupida?- lei cercava di addolcirlo e lui, chissà per quale oscuro motivo, ci cadeva come un coglione.

 

-Anche di più. Dai, facciamo la pace?- lui si alzò, facendola piombare sul pavimento di roccia- Aia!- mise il broncio e lui, contro ogni previsione, sussultò.

 

-Va nel tuo alloggio e restaci fino al prossimo ordine. MIO ORDINE.- Sapiens allora si tirò in piedi e fece un sorriso. Il Kantus si era avviato verso la sala del trono con l'atteggiamento di un camionista incazzato... forse perchè, per la prima volta, aveva provato quello che, gli umani, chiamavano imbarazzo.

 

. . .

 

Sapiens aprì gli occhi, rotolando sul letto. Mugugnò qualcosa prima di mettersi seduta. Sbadigliò sonoramente. Quella mattina faceva caldo, anche sotto terra, quindi pensò che avrebbe chiesto a Skorge di accompagnarla in superficie per un giretto. Lui non avrebbe accettato, lei avrebbe fatto un po' la “poco seria” e lui ci sarebbe caduto come un umano. Ormai anche lei cominciava a pensare che le voci che giravano su Skorge fossero vere. Sorrise, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Si alzò e si stiracchiò.

 

-Voglio fare la doccia.- constatò. Aveva imparato a profumare nonostante abitasse sottoterra. Si vestì in fretta, uscendo dall'alloggio, diretta alla sala del trono. Magari la Regina aveva informazioni utili circa suo padre. Con suo enorme stupore, Myrrah non c'era, in compenso il suo mentore Kantus era in piedi, posato contro una colonna a braccia conserte- Skorge, dov'è mia madre?- lui sibilò.

 

-E' in biblioteca a parlare con Adam Fenix.- sembrava seccato. Forse non era il momento migliore per chiedergli di uscire.

 

-Hai qualcosa da fare, oggi?- lui aggrottò le sopracciglia (che non aveva, ma rendeva l'idea dell'espressione) soffiando.

 

-Oggi io e alcuni gruppi di Kantus corazzati partiremo per una missione di massacro sulle coste. C'è un problema più grande da risolvere di quello a cui davamo attenzioni.- la ragazza trattenne il fiato, un po' scioccata.

 

-E... quando tornerai?- domandò.

 

-Il prima possibile. Non ci dovremmo mettere molto.-

 

-Anche mio padre disse così.- sussurrò lei, abbassando lo sguardo mortificata. La mano artigliata del Kantus le prese grezzamente il mento, alzandole il viso per inchiodarla con i suoi innaturali occhi di miele.

 

-Io tornerò. E lo farà anche lui.- si limitò a sibilare, cercando di nascondere la seconda emozione umana che provava: il dispiacere. I Gears si facevano ogni giorno che passava sempre più forti, ma non era per loro che i Kantus uscivano, era per qualcos'altro... e lei voleva sapere di cosa si trattava. Le pistole Gorgon avrebbero ruggito per giorni, sarebbero caduti in tanti e non solo Gears.

 

-Vorrei che tu portassi questo con te.- disse Sapiens, al suo mentore, prendendogli un braccio e legandogli attorno al polso corazzato un legaccio di cuoio nero. Era quello con cui lei si legava i capelli. Alla fine della sua treccia, c'era sempre quella stringa di cuoio. Lui sembrò trattenere il fiato. Tirò le labbra in qualcosa che doveva assomigliare vagamente ad un sorriso. Il primo che gli vedeva fare.

 

. . .

 

Lo osservò corrucciata a braccia conserte, mentre saliva sull'Hydra con un solo potente salto. Nella sua testa aveva chiaro un piano di 'fuga'. Meglio dire “un piano di pedinamento”.

Voleva sapere cosa c'era dietro a quella missione e nessuno sapeva quanto era cocciuta. Guardò l'Hydra staccarsi da terra e partire. Quant'era enorme quella creatura...

 

Attese una decina di minuti prima di andare al recinto dei Reaver. I Droni faticavano a lasciarla passare. Più che altro avevano ricevuto ordini ben precisi da Skorge: LA RAGAZZA NON DOVEVA USCIRE. La sua non era reclusione, ovviamente. Lo sapeva. Il Kantus la voleva al sicuro, ma lei non aveva nessuna intenzione di perderne un altro, quindi superò le Locuste che la separavano dal suo Reaver. Gli accarezzò il muso bavoso, mettendosi un indice davanti alle labbra, intimandogli di non fare versi strani.

 

Quando fu sicura che tutto era apposto e che nessuno le avrebbe rotto le palle, si arrampicò sul Reaver e lo speronò con i talloni. Non era un cavallo, ma il gesto era utile ugualmente. In un ringhio acuto, il Reaver si staccò dal terreno, partendo immediatamente. Attaccati all'imbragatura, preparati la notte precedente, c'erano un Hammerbrust, il suo LongShot e lo Gnasher. Si era armata bene. Non contava di dover combattere, ma di sicuro sarebbe stata pronta in caso di necessità. Il suo Reaver seguì le tracce olfattive lasciate dall'Hydra di Skorge. Sapiens aveva ricevuto il suo Reaver al suo tecnico settimo compleanno. Era ancora un cucciolo di mostriciattolo, quando se lo ritrovò fuori dall'alloggio. Barcollava sulle zampette inferme, esattamente come un cerbiatto appena nato. Temeva perfino gli si annodassero le zampe se fosse caduto. Erano cresciuti insieme e gli aveva insegnato a seguire le tracce. Erano comici, da piccoli. Lui davanti, ritto sulle zampe malferme, con il muso a qualche millimetro dal terreno e lei dietro con un fucile scarico che urlava BAM BAM contro i Droni che lavoravano e che avevano sempre anche troppa pazienza.

 

Afferrò il LongShot, utilizzandone il mirino come cannocchiale. Si guardò intorno e, fortunatamente, avevano seguito le tracce giuste, perchè esattamente di fronte a lei, grande quanto un pallino, c'erano l'Hydra e il suo padrone, intenti ad atterrare sulla costa. Quello che vide fu qualcosa di incredibile. C'erano Gears nascosti ovunque, ma non si trattava di un'imboscata anzi. I Gears stavano cercando di respingere delle creature luminescenti che Sapiens non aveva mai visto. Erano molto simili alle locuste, con la sola differenza che erano... brillanti, come se fossero state fatte di lava. Solo allora si rese conto che lei, del mondo, non sapeva un cazzo.

Cercò di allontanarsi, ma fu troppo lenta. Una lama le arrivò contro, sfiorandole una gamba. In compenso, una delle zampe del suo Reaver fu tranciata di netto.

 

-MERDA!!!- urlò. Skorge si accorse di lei e iniziò a correre, saltando sui resti di una cascina. Doveva prenderla al volo, non poteva lasciarla cadere. Improvvisamente un'enorme zampa lo prese in pieno e con un poderoso schiaffone lo fece volare in acqua. Lei, in caduta libera, cercò, per lo meno, di voltarsi. Puntò con il LongShot e sparò verso il mostro che aveva colpito il suo mentore. Non fu precisa come si aspettava, ma santo Dio, stava anche cadendo dal cielo! Chiuse gli occhi. Per un attimo poté vedere tutto quello che aveva fatto in ormai vent'anni di vita. Si abbandonò dato che Skorge non sarebbe arrivato in tempo. Senza aspettarsela, impattò contro qualcosa di duro, che non era il pavimento, perchè al colpo, grugnì di dolore. Aprì gli occhi, vedendo che in due l'avevano afferrata per i polsi, mentre uno si era gettato sotto di lei per attutirle la caduta.

 

-Ci rivediamo, allora.- era Marcus Fenix. Le teneva saldamente il polso destro. L'altro che la reggeva era il tizio grosso, quello di colore, quello di cui ignorava il nome. L'uomo sotto di lei era il biondo, che probabilmente non si era sacrificato per la patria, ma era stato lanciato letteralmente da quello che doveva essere il migliore amico di Marcus.

A qualche metro da loro si schiantò il Reaver di Sapiens che barcollò confuso, perdendo sangue a fiotti dall'arto mozzato.

 

-Grazie.- disse lei secca, liberandosi dalla presa, mentre si alzava e correva verso il mare, schivando i mostri luminosi che sembravano incredibilmente propensi ad abissarla, lanciandolesi addosso- SKORGE!- urlò, vedendolo riemergere inferocito dall'acqua. Il Kantus urlò furibondo, saltando e atterrandole dietro, proteggendola da un colpo di fucile. Ah sì, giusto, i luminescenti erano armati. La prese per la vita e con un salto la riportò dalla squadra Delta. Tra i due mali, scelse quello minore. Sapendo che era un'umana, era conscio del fatto che l'avrebbero protetta molto più di come sarebbe riuscito a fare lui in quel momento.

 

-Proteggetela... che poi a voi...- sibilò Skorge alla Delta-... penserò dopo.- e la mollò tra le braccia di Dom, spingendola. Per un momento sembrò che tra Locuste e Umani ci fosse una certa complicità. Quello sarebbe potuto essere un buon inizio per una grandiosa alleanza. Peccato. Skorge non sarebbe stato d'accordo e una volta cacciati i brillanti, avrebbe fatto strage anche di umani.

 

-MALEDIZIONE!- urlò Sapiens, cercando di liberarsi dalla morsa ferrea dell'uomo, che cercava di tenerla al riparo.

 

-Non hai armi!- esclamò Marcus, cercando a sua volta di bloccarla, ma la ragazzina era come un'anguilla.

 

-E' IL MIO MIGLIORE AMICO!- gridò isterica, mentre allungava un braccio, rubando il Lancer di Marcus che, a quel punto, decise di non interferire. Sapeva quanto poteva essere forte una persona che lottava per salvare i propri amici.

 

-D'accordo, comunque sia, sta al riparo.- impose lui, con voce imperiosa. Lei, senza guardarlo, annuì, iniziando a sparare. Non voleva perdere anche lui e quella situazione era terribile. Faceva scorrere gli occhi, intimorita e spaventata alla vista dei Kantus corazzati, i più forti nell'armata di Skorge, che cadevano come birilli. Iniziò a sparare, sentendo un senso di grande appagamento quando quelli che colpiva esplodevano in una pioggia di oro liquido.

 

-Hai talento, bambina!- esultò Cole, rivolgendole un sorriso. Lei sorrise a sua volta, cercando poi il 'suo' Kantus con lo sguardo. Quando lo trovò, il suo respiro si bloccò. Un enorme mostro, lo stesso che l'aveva quasi uccisa, aveva lasciato ripartire la lama, trapassando il ventre del Kantus che, continuando a sparare, gli fece esplodere la testa.

 

-Cazzo...- mormorò Dom, smettendo di sparare.

 

-MERDA!- ed eccola che ripartiva, troppo veloce ed infuriata per essere fermata. Gli ultimi luccicosi vennero fatti esplodere, per darle la possibilità di avvicinarsi a Skorge senza essere ferita. Arrivò in scivolata, inginocchiandosi di fianco al Kantus. Gli prese il mostruoso viso tra le mani- Ehi vecchio mio, svegliati!- gli occhi della creatura erano chiusi- Coraggio!- le zanne di Skorge erano sporche di sangue, così come il resto del suo corpo. Con gli occhi scese, cercando la ferita. Fu impossibile non trovarla. Il Kantus era quasi segato a metà in vita. Lasciò che le mani scorressero sulle guance scavate della creatura, sfiorandone i lati della bocca con i pollici. Lui allora aprì gli occhi. Era sofferente, lo sapeva, ma sapeva anche che lui non glie l'avrebbe mai fatto vedere- Ehi, ciao, sei stato un grande!- sorrise lei che ancora non aveva capito quanto fosse grave la situazione, per il suo amico.

 

-Sono... morti tutti?- ad ogni parola, il sangue del Kantus dava una spruzzata sul terreno.

 

-Sì, tutti quanti...- sentiva i suoi occhi pizzicare.

 

-E tu...? Sei ferita...?-

 

-No, sto bene. Coraggio, andiamo a casa...- lui fece per tirarsi seduto. Dom afferrò per un braccio Sapiens, allontanandola di qualche passo, mentre Marcus, preso da chissà che buona giornata, afferrò la spalla di Skorge e lo ripiazzò sdraiato. Nessun gesto avrebbe potuto far infuriare di più il Kantus. Ci volle poco perchè Marcus tirasse fuori il fucile a pompa e glielo puntasse sulla fronte.

 

-Amico, se non vuoi che le tue budella si spargano ulteriormente sul pavimento, ti consiglio di non muoverti... o ti faccio saltare il cervello. Non ci penso due volte.- Marcus e la Delta sapevano perfettamente che il Kantus non avrebbe retto altri venti minuti, forse la ragazza no. La lasciarono riavvicinare comunque. Gli occhi neri e gialli della Locusta iniziarono a vagare per il cielo di Sera. Non disse nulla, nemmeno quando lei gli riprese il viso tra le mani. Marcus sentì chiaramente un brivido salire lungo la spina dorsale. Come poteva un'umana avere così tanta ' passione' per le Locuste? Come si poteva avvicinare quelle creatura senza sentire l'irrefrenabile istinto di sparargli addosso?

 

-Stai morendo, vero?- domandò allora la ragazza, senza che i suoi occhi si inumidissero. Il Kantus la guardò. Non aveva mai visto nulla di simile. Il Gear si morse un labbro. Era strano vedere anche la controparte mostruosa che non alzava un dito per ammazzare l'umana. Tutti sapevano che le Locuste, anche ad un passo dalla morte, erano in grado di ammazzare una persona. Skorge no, alzò una mano artigliata, passandola sulla guancia minuscola, rispetto all'arto del mostro, in una carezza. Aggrottò le sopracciglia. Forse qualcosa in quella ragazza era speciale. Con la mano libera, Skorge si allungò abbastanza per arrivare ad afferrare il suo bastone. Lo tirò accanto a se, passandolo alla ragazza.

 

-Ssssssquartane... quanti più puoi...- sibilò la creatura, i cui occhi cominciavano a ribaltarsi.

 

-Non devi morire...- sussurrò la ragazza. Dom avvertì una stretta al cuore. Guardò Baird. Lo vedeva a disagio. Era strano. Era una situazione terrificante. Sapeva che il biondo avrebbe potuto commuoversi. Sotto il suo temperamento straccia cazzi, il Gear era molto sensibile. Lo ricordava mentre si soffiava il naso dopo aver visto un film alla TV.

 

-... Non fidarti... di nessssssssuno...- il suo petto si alzava e si abbassava in fretta. Lei si morse un labbro. Vedere il suo mentore in quelle condizioni la stava uccidendo. Senza guardarli, allungò una mano all'indietro, verso i Gears e attese. Marcus capì immediatamente. Dom deglutì a vuoto, prendendo la Snub e passandogliela. La giovane corrucciò l'espressione, triste.

 

-... non lo farò...- e la puntò alla tempia del Kantus.

 

-... promettimelo...-

 

-... te lo prometto...- tolse la sicura e lui sembrò sorridere, accarezzandola un'ultima volta. Un 'ti voglio bene' sarebbe bastato, ma perfino Baird sapeva che quelle parole non sarebbero mai uscite dalle labbra del Kantus o di un Kantus in generale. Figurarsi se il Kantus in questione era Skorge. Il Gear biondo non avrebbe pianto fino alla fine. Anche Marcus avvertiva un groppo alla gola. Non gli era mai successo e chissà se sarebbe mai ricapitato di nuovo. Un boato invase la costa, rendendo il sole incredibilmente scuro. La ragazza passò la pistola al proprietario, che la afferrò saldamente, riponendola. Un sospiro e si tirò in piedi. Alcuni Droni e i Kantus corazzati sopravvissuti si avvicinarono, armi ben in vista, pronti a far fuoco sui Gears che, notando le creature, fecero altrettanto. Sapiens alzò il bastone, tenendolo dritto- Abbassatele.- ordinò con voce secca la ragazza. Con grande stupore dei Delta, le Locuste obbedirono. Gli sguardi mostruosi erano inferociti, ma obbedirono comunque. I loro ringhi esprimevano la frustrazione di essere così vicini a degli umani senza potergli sparare, ma il loro rispetto per quella ragazza doveva essere SCONFINATO- Prendete Skorge. Portatelo al Nexus. Fate quello che serve.- il tono neutro di Sapiens rese perfino le Locuste più umane. I Delta erano abituati ai soliti insulti, alle solite minacce, non certo a dialoghi più complessi. Erano fermi a “Battiterra” e “Soffri”.

 

-Sapiens...- fece un Kantus avvicinandosi, mentre la corazza brillava alla luce del sole- Hai fatto il posssssssssibile.-

 

-Non ho fatto proprio niente...- disse lei- Ora portatelo giù, io tornerò da sola.-

 

-Sssssei sssssicura? Posssssiamo penssssarci noi a quessssssti insssssetti...- sibilò la creatura, gli occhi fissi sui Delta.

 

-No. Ho detto che dovete portarlo giù.- le iridi della ragazza non ammettevano repliche. Con un leggero inchino, il Kantus si congedò, così la ragazza poté rivoltarsi verso i Gears.

 

-Wow... spiegami come hai fatto...- fece Baird, grattandosi la fronte sudata, mentre osservava le Locuste che obbedivano. I loro sguardi erano sempre rivolti a loro, ma non si avvicinavano.

 

-'Come ho fatto' cosa?- domandò lei, più concentrata sul punto del bastone dove si vedeva la fusione tra i due pezzi in cui l'aveva rotto.

 

-Le Locuste, insomma. Come...?-

 

-Perchè mi ascoltano?- chiese lei, alzando gli occhi. Aveva un'aria vagamente minacciosa- Perchè sanno anche loro essere civili.- ringhiò infine, oltrepassandoli, reggendo con forza quel bastone che per lei sembrava enorme- Mi chiedo per quale motivo mia madre continui a dare il permesso alle Locuste di salire per uccidere le persone...- forse anche lei capiva che la razza umana cercava, per lo meno, di sopravvivere. Non sarebbero mai andati in cerca delle Locuste per massacrarle. Loro cercavano di sopravvivere, respingendo le orde che uscivano dal terreno. Avrebbero potuto starsene fermi e buoni, se solo ognuno avesse rispettato i suoi spazi senza infastidire gli altri- Comunque sia...- fece la ragazza, rivoltandosi, fissando Marcus dritto negli occhi- Tuo padre... è nell'Inner Hollow, quindi se vuoi seguirmi... ti porto da lui.- il Gear impietrì. Guardò i suoi compagni e nessuno pareva più respirare.

 

-Scusa?- fece il Sergente, ritrovando la voce, infondo alla gola- Puoi ripetere?-

 

-Tuo padre, Adam Fenix no?- lui annuì molto lentamente- Ecco, è nel Vuoto. Se vuoi ti ci posso portare.- disse lei con una smorfia- Puoi portarti i tuoi amichetti, se ti senti più sicuro. La mia gente non ti attaccherà, non glielo permetterò.- disse.

 

-Ci stai dicendo che il padre di Marcus... è ancora vivo?- chiese Baird, come se stesse analizzando la situazione cercando di arrivarci per logica. Lei sbuffò.

 

-Sì.- il biondo alzò le sopracciglia.

 

-Questa è una novità. Marcus, tuo padre non era morto?-

 

-Già... a quanto pare... non lo è.- la ragazza non smetteva di fissare il Sergente, aspettando una risposta.

 

-Non chiamerai i rinforzi, però. O ti fidi di me o non se ne fa nulla.- concluse lei, incamminandosi verso il suo Reaver. Un'altra creatura spirata. La SUA creatura- Questo passa in un piano superiore. Voi umani non siete una minaccia più dei Lambent, quindi probabilmente mia madre accetterà di 'ospitarvi nell'Abisso fino a quando non avremmo tolto di mezzo questa... seccatura luminescente.-

 

-Dom... tu che ne pensi?- chiese sottovoce Cole al Gear, che si passò una mano guantata sulla nuca.

 

-Non lo so. E' troppo semplice. Come credi che reagiranno loro vedendoci li? E come pensi che reagiremo noi, sentendoci minacciati? Saremo nella tana del leone e chi lo sa cosa succederebbe. Noi soli in mezzo a loro.-

 

-D'accordo.- disse secco Marcus. I suoi compagni lo guardarono.

 

-Stai scherzando vero?- fece Baird il cui istinto di conservazione era più forte di qualsiasi altra cosa al mondo.

 

-Io andrò. Voi fate quello che volete.- per un attimo vi fu silenzio. Marcus avanzò, il Lancer stretto tra le mani. Affiancò la ragazza, che spostò lo sguardo verso il resto della squadra, come per aspettare la loro risposta.

 

-Oh, vaffanculo Marcus...- ringhiò Dom, avvicinandosi a lui- Pensi che ti lascerei andare da solo li sotto?-

 

-E sia, baby, portaci dal paparino!- sorrise Cole, alzando un braccio, gesto che fu notato anche dai Kantus che sussultarono, pensando si trattasse di chissà che gesto. Con un'occhiata la ragazza li rimise al loro posto. Baird aveva gli occhi di tutti addosso- Allora, cacasotto? Vieni?- il biondo si sbatté entrambe le mani sul viso, trascinandole verso il basso, come per strapparsi la faccia. Alla fine, con un gesto secco, come se avesse spinto lontano un qualcosa di grosso.

 

-Ahhhhhh, odio totale verso tutti voi! Come potrei lasciarvi andare? Se non vi tengo d'occhio io, chi lo fa?- Cole scoppiò a ridere.

 

-Oh, ecco il biondino che cede!- rise ancora- E poi scommetto che sei anche tu curioso di vedere queste CIVILISSIME Locuste!-

 

-Sì, lo ammetto, anche per quello.-
 

-Dai, muovete quei culi corazzati allora, seguitemi.- iniziarono a camminare. Da qualche parte, un buco di emersione dei Kantus doveva esserci. Skorge era arrivato in volo e l'Hydra non c'era. A 'casa', in qualche modo, doveva esserci tornata.


 

[...]

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Capitolo 5
*** Le cœur de Raam – Cap. 4 ***



 

LE CœUR DE RAAM – Cap. 4

 

 

La luce non c'era più già da un po' che camminavano. La ragazza pareva conoscere molto bene il posto, quindi si fidarono per tutto il tragitto. Erano in un tunnel piuttosto stretto, sarebbero passate due Locuste affiancate, non di più.

 

-Questo è un tunnel che usano per lo più i Droni per le ricognizioni in superficie.- spiegò Sapiens, rispondendo alla loro domanda non posta- Per gli attacchi usano i Corpser, infatti ogni volta che vedete un Corpser in giro è perchè ha appena finito di scavare una buca.-

 

-Quindi qui non incontreremo Locuste?- domandò Marcus, serio come la morte.

 

-No, non qui, a meno che non debbano andare in ricognizione. Siccome sono abbastanza ferrata sui piani, so che per di qua non passerà nessuno, anche perchè non c'è molto spazio. Voi avete l'armatura. Ci incastreremmo.- i Gears infatti erano uno dietro l'altro. Avere l'armatura, in casi come quelli, non era mai un'agevolazione anzi, se possibile era una seccatura.

 

-Quanto manca?- domandò Baird che, a detta di Cole, infondo alla fila si stava cagando addosso. Temeva che, dopo un turno di ricognizione, se delle Locuste fossero tornate, avrebbero beccato prima lui. Era la cruda realtà. Sapiens non poteva stare davanti e dietro allo stesso momento. Sperava nel fato... e, sempre a detta di Cole, era il CULO quello di cui avevano bisogno. Una sana botta di culo. Camminarono forse per altri venti minuti, prima che il tunnel si ingrandisse, sboccando in quello che doveva essere il vuoto. La terra sembrava così solida, ma se i civili avessero visto cosa si trovava sotto di loro, probabilmente avrebbero pregato i Gears di ucciderli. C'era un'intera città, praticamente dentro Sera. Si ritrovarono a camminare in un ponte sospeso a chissà quanti metri dal fondo.

 

-Benvenuti nel Vuoto, signori.- disse lei, mentre accelerava il passo. Dovevano raggiungere, probabilmente, gli 'ascensori' alla fine della passerella. Marcus si guardò intorno. Non c'era solo il ponte dove camminavano, ma ce n'erano moltissimi altri, sospesi ad altezze diverse. Guardando in basso, quasi gli mancava il fiato. Riusciva a vedere centinaia di puntini chiari che si muovevano, sotto di loro. Erano un'intera civiltà. Forse erano più degli abitanti di tutta la superficie di Sera.

 

-Chiamalo benvenuto tu...- commentò sarcastico Baird, camminando così veloce da sbattere ripetutamente contro la schiena di Cole.

 

-Ehi, Damon, se non la smetti di venirmi addosso ti butto amichevolmente di sotto!- fece il Gear di colore, mentre arrivavano all'ascensore che non era altro che una piattaforma in metallo attaccata a degli enormi binari fluttuanti.

 

-Mio Dio... questo è... incredibilmente ingegnoso...- sospirò Dom, guardandosi intorno.

 

-Ingegnoso? È geniale.- fece Baird, fissando strabiliato il sistema di carrucole che faceva muovere l'intera struttura galleggiante- A volte mi chiedo se questi... 'mostruosi architetti' si siano laureati... mi iscriverei anche io alla loro università...- salirono, sentendo il trabiccolo ondeggiare- Porca troia, siamo proprio sospesi! E se si staccano le funi?- la ragazza abbassò la leva e la carrucola iniziò a girare. Si voltò a guardarlo e fece spallucce.

 

-Cadiamo di sotto.- disse semplicemente, mentre Baird sentiva un groppo allo stomaco che lo portava a sporgersi per vomitare di sotto- Quella è la torre del palazzo. Lì c'è mia madre. Li ci sono le prigioni. Dove probabilmente vi metterebbero dopo avervi catturati. Se vi trovassero qui senza di me, probabilmente non vi ucciderebbero. Farebbero di tutto per catturarvi vivi.-

 

-Che intendi?- lei abbozzò un sorriso un po' sadico, un po triste. I suoi occhi erano molto tristi, ma il suo sorriso era quasi un ghigno.

 

-Catturano quelli che si parano davanti alla strada, che cercano di intralciare. Il resto immaginatevelo.- si zittì e finirono il viaggio nel più completo silenzio. Per raggiungere il Vuoto interno, dovettero prendere altri quattro ascensori. Man mano che scendevano, la temperatura calava, ma la ragazza sembrava non aver bisogno di coprirsi. Quando raggiunsero il fondo, scoprirono che iniziava a fare più caldo.

 

-Chissà se qua sotto c'è Imulsio o lava...- si domandò Cole, sporgendosi il minimo indispensabile.

 

-Entrambi...- commentò Dom, guardando le gigantesche costruzioni goticheggianti delle Locuste. Come posarono i piedi a terra, si guardarono intorno. I Droni continuavano a lavorare, imperterritamente, come se non li avessero notati. Infatti non li avevano proprio visti. Sapiens iniziò ad avanzare, normalmente, facendo cenno ai Gears di seguirla. Disse loro di riporre le armi e di non tirarle fuori per nulla al mondo. Loro, non molto convinti, accettarono, obbedendo docilmente. Sembravano quasi risultare invisibili agli occhi dei Droni, i quali erano troppo concentrati su quello che stavano facendo per dar retta pure a loro.

 

-Questa è l'armeria e questa è la biblioteca. Vi ci porterò dopo. Ora dovete venire con me dalla regina.-

 

-Cosa? Non erano questi i patti...- ringhiò Marcus, stringendo i pugni. La ragazza non fece una piega.

 

-Preferisci essere fatto a pezzi dai Droni? Oppure vuoi che mamma dia un annuncio pubblico per farvi girare senza rischiare di ritrovarvi senza l'intestino?-

 

-Tsk.- Marcus sospirò, seccato. Ripresero a camminare.

 

-Ragazzi... mi scappa uno starnuto.- fece Baird, grattandosi il naso.

 

-E tiralo.- disse Cole, senza guardarlo, come se fosse una cosa normale. Baird non si trattenne più. Per quanto provò ad essere silenzioso, lo starnuto sembrò risuonare nel vuoto come una bomba. Il silenzio calò. I Droni si immobilizzarono, voltandosi verso i Gears. Ci fu un attimo in cui i Delta si ritrovarono incatenati dagli sguardi delle Locuste, pensando a quanto ci avrebbero messo a farli a pezzi, mentre le Locuste sembravano quasi chiedersi che cazzo ci facessero quattro umani esattamente al centro di Nexus. Una Locusta, solo una, cominciò a ringhiare, posando lentamente la cassa.

Sapiens camminò, posizionandosi di fronte ai quattro.

 

-Niente scenate. Sono con me.- disse. La voce decisa, quasi sembrava il tono di Hoffman.

 

-Sapiens... hai portato degli umani qui?- ringhiò cavernoso uno dei Droni, avvicinandosi, quasi fosse un generale che chiedeva spiegazioni.

 

-Sì, li ho portati qui. Non mi pare abbiano le armi pronte a far fuoco.- gli occhi del mostro si ridussero a fessure.

 

-Sai quanto rischiano a stare qui?- Baird alzò un sopracciglio, incredibilmente stupito. I Gears si guardarono. Ok, da un Kantus forse potevano aspettarsi più di due parole messe in fila a formare una frase di senso compiuto, ma Dio santo, quello era un Drone, un individuo alle basi della gerarchia delle Locuste e aveva un modo di parlare che forse perfino Hoffman avrebbe invidiato. Apparte la voce cavernosa ed irreale, quella Locusta era STRABILIANTE.

 

-Rischiano, ovvio. Sto andando dalla regina per una deroga.- fece lei.

 

-Dovete essere scortati. Non puoi pensare che tutti, qui, obbediscano. Umani. Sono umani. Qualcuno li attaccherà di sicuro.-

 

-Hai qualche idea?- domandò la ragazza al Drone, il quale posò lo sguardo sui quattro e afferrò l'Hammerbrust.

 

-Sì, ho un'idea. Per quel che mi riguarda hai il mio appoggio. Non approvo, ma ci conosciamo da tanto, troppo perchè ti lasci nella merda.-

 

-Ma che cazzo...- sussurrò Baird, posandosi a Cole come per avere un supporto- Marcus, quella Locusta è più educata di te!- Dom si lasciò ad un sorriso nervoso, mentre la Locusta e Sapiens si avvicinarono a loro.

 

-Ascoltatemi, lui è Drou. Siamo cresciuti insieme, quindi ci aiuterà. Non dategli motivo di spararvi tra gli occhi e cominciate a recitare, se non volete finire secchi.-

 

-Non ci avevi parlato di dover recitare.- commentò Marcus, mentre un altro Drone, probabilmente d'accordo con Sapiens e Drou, gli dava un colpo di Lancer sulla schiena per farlo muovere.

 

-Vuoi rivedere tuo padre? Accontentati.- disse lei. I quattro si trovavano in mezzo ad una squadra di Droni. Sembravano delle guardie che li portavano in prigione. Armati e pronti a far fuoco. In realtà... erano una scorta. Avrebbero collaborato, pur contro i loro ideali, per portarli alla sala del trono come 'DETENUTI'. La Locusta affianco a Sapiens sembrava diversa dalle altre, forse leggermente più umana. Era grossa, terribilmente grossa.

 

-Questo... è un Boomer...- sussurrò Baird a Cole, che annuì- Senza l'armatura sembrano meno enormi...-

 

-Io li trovo comunque giganteschi.- fece Dom, senza voltarsi a guardare i compagni. Quella situazione era incredibile. Anche se avessero raccontato tutti la stessa versione della faccenda, nemmeno Anya avrebbe creduto loro. Come avrebbero potuto? Stavano camminando tranquillamente verso la sala del trono, scortati da una pattuglia di Droni guidati da un Boomer disarmato. Qualcosa era terribilmente inquietante.

Cominciarono a salire le gradinate verso il portone che dava al palazzo. Chissà quanta strada mancava ancora. Cole e Baird avevano dietro tre Droni armati di Hammerburst. Cosa impediva ai tre di sparargli alla schiena? La lealtà verso il Boomer o verso la ragazza? Verso entrambi o cosa?

 

. . .

 

Di fronte a loro, le porte vennero aperte. La sala del trono era enorme. Il tetto era sorretto da file di titaniche colonne in pietra. Le scalinate che portavano al trono erano lavorate finemente, non sembrava neanche opera di una Locusta, ma a quel punto, tutto poteva essere possibile.

 

-Siamo arrivati.- grugnì Drou, avanzando insieme a Sapiens, seguita dai Delta e dalla pattuglia di scorta. Fortunatamente, per tutto il viaggio erano stati tranquilli. Gli sguardi feroci degli abitanti di quella 'città' li avevano seguiti fino all'entrata, ma per lo meno nessuno aveva aperto il fuoco su di loro.

 

-Sapiens...- la voce veniva dalla cima delle scalinate. Una donna davvero bellissima si alzò in piedi. I capelli bianchi raccolti un una pettinatura regale. Indossava un abito lungo e uno strano aggeggio che pareva vivo, sulla schiena. Alzò il viso, corrucciando le sopracciglia, mentre si avvicinavano. Si rese conto che c'erano i quattro umani, insieme a lei, scortati- Vuoi spiegarmi... cosa sta succedendo?- chiese seccata la regina, mentre faceva un passo avanti, raggiungendo il primo scalino.

 

-Madre, ci sono problemi.- disse la ragazza, avanzando solo quando la 'madre' le fece cenno di poterlo fare.

 

-Lo vedo, bambina mia.-

 

-No, non intendo loro. Mi hanno aiutata.- li difese la ragazza. La Regina squadrò i Gears.

 

-Lo sapevate che era mia figlia?- domandò lei. Baird si guardò in giro. Stava per parlare, ma Dom gli mise una mano sulla bocca. Era meglio che ci pensasse Marcus.

 

-No, vostra... maestà.- quel titolo lo pronunciò un po' a disagio. Non era semplice per un umano attribuire una carica tanto elevata ad una creatura che aveva sempre odiato.

 

-Sapevate che aveva a che fare con le Locuste?- domandò più in particolare, la regina.

 

-Sì, lo sapevamo. Ci era stato detto.- disse lui. La donna congiunse le dita delle mani, guardandoli.

 

-Skorge?- chiese rivolta alla giovane che abbassò il voltò assumendo un'espressione tra il distrutto e il mortificato. La regina socchiuse le labbra, corrucciando le sopracciglia. Anche lei sembrava scossa- Capisco...- sussurrò a voce bassa- Loro quindi ti hanno salvato... chi siete, se posso.-

 

-Marcus, Marcus Fenix. Loro sono la squadra Delta, la mia squadra.- disse serio il sergente, cercando di rilassare i pugni, quando la pattuglia si aprì, allontanandosi leggermente, abbassando i fucili, al cenno della regina.

 

-Marcus Fenix? Figlio di Adam Fenix?- iniziò a scendere le gradinate- Non sai quanto tuo padre parla di te. Qui al Nexus sei già famoso. Non in bene, per carità, ma sei già molto conosciuto.--

 

-Sono indeciso se prenderlo come una cosa di cui andar fiero oppure no.- fece Marcus. Dom gli diete una leggera gomitata al fianco, attirando la sua attenzione.

 

-Non farla incazzare, eh?-

 

-Dovrei?- chiese Marcus alzando un sopracciglio.

 

-Comunque sia d'accordo. Vi darò il permesso di una giornata, a patto che...- e i suoi occhi si fecero più freddi-... lasciate qua le armi.-

 

-Cosa?- l'espressione di Marcus si indurì. Dom si guardò intorno.

 

-Disarmati qui sotto?- rise nervoso- Starà scherzando!-

 

-Beh...- sorrise la regina- Se volete girare qui senza che i miei uomini vi facciano secchi non devono vedervi come una minaccia. Siete stati addestrati anche nel corpo a corpo, quindi le braccia e le gambe non potete lasciarle qui. Le armi però si. Vi do la mia parola che non vi capiterà niente e tu potrai rivedere tuo padre.- Marcus era combattuto. Era combattuto perchè non sapeva quanto poteva fidarsi. Lui non avrebbe voluto lasciare il suo Lancer lì. Inspirò chiudendo gli occhi. Vedere suo padre era qualcosa che sovrastava tutto il resto. Afferrò il Lancer e lo slacciò, facendo qualche passo in avanti. Lo posò ai piedi della scalinata e fece lo stesso con lo Gnasher.

 

-Marcus... che stai facendo?!- domandò Dom stralunato, con gli occhi sbarrati. Il suo migliore amico non rispose. Fece spallucce, posando le granate. Iniziò a slacciarsi la corazza. Posò la parte superiore a terra e tornò in mezzo ai suoi compagni.

 

-Se voi non volete venire non importa. State qui a dare un occhio alla mia roba.- i tre si guardarono. Ci misero poco a decidere. Iniziarono a spogliarsi, avvicinandosi alle scale. Sapiens, allora, si avvicinò a Marcus.

 

-Ci stai dicendo che ti fidi?- domandò la ragazza con mezzo sorriso. Lui non la guardò, assumendo un'aria piuttosto gelida.

 

-Niente affatto. Voglio solo vedere mio padre. Se devo far questo per poterlo vedere, lo faccio.- si zittì, tornando a guardarla- Allora? Dov'è mio padre...?-

 

-Aspetta...- disse lei, guardando sua madre. Quando anche il resto della squadra rimase disarmata, la donna annuì, guardando il soffitto.

 

-Figli miei!- disse ad alta voce. La stanza risuonò, come un altoparlante- Abbiamo visite. Ci sono quattro umani al Nexus.- a quelle parole, da fuori, esplose un boato di ringhi e grida animalesche. Stridii di Reaver e colpi di Boomshot a vuoto- Non gioite e non armatevi. Non dovete toccarli, chiaro? Girano con Sapiens. Chi torcerà loro anche solo un capello verrà spazzato via. Per una giornata avremmo... una scolaresca in gita.- con un cenno delicato della mano li congedò. Sapiens la guardò ancora per un attimo, prima di partire velocemente.

 

-Ehi, dove corri?!- domandò Baird raggiungendo la ragazza che si era avviata a razzo. Non avevano più la scorta e, una volta attraversate le porte, chissà cosa sarebbe successo. Le grandi ante si aprirono e fuori c'era il GELO. Droni ringhianti, che borbottavano tra loro, prima di ricominciare a fare quello che stavano facendo, come se non avessero altro da fare. Effettivamente, pensò Cole, non avevano davvero altro da fare. Sistemare le loro fogne era meglio che uccidere interi gruppi di persone.

 

-Abbiamo solo un giorno. Ventiquattrore a partire da adesso. Al termine dovrete essere fuori di qui o niente tratterrà più i Droni, neanche io.-

 

-Ma la regina...- iniziò Dom. Sapiens scoppiò a ridere, bloccandolo. Si voltò verso di lui e gli arrivò a qualche centimetro.

 

-Ma la regina ti assicuro che non alzerà un dito. Siete i primi che vengono qui con il permesso. Siete i primi a mettere piede qui sotto senza ritrovarvi in pezzi quindi... Santiago, giusto?-

 

-Dom.- ribatté lui.

 

-Ecco... quindi Dom... avete anche il permesso di dormire nei fantastici alloggi delle Locuste... per quanto possiate chiudere gli occhi, qui sotto.- sorrise, prima di riavviarsi. I quattro si scambiarono un'occhiata nervosa, prima di ricominciare a seguirla. Quello che vedevano li lasciava quasi senza fiato. Quando, in superficie, erano sotto assalto, raramente si mettevano a guardare che tipo di Locuste fossero. Capitava solo quando dovevano scegliere che arma usare, altrimenti non faceva differenza. Solo allora, camminando tra quelle raccapriccianti creature, riuscivano a vedere quanto in realtà, ogni Locusta fosse diversa dalle altre.

Baird riuscì a sentire perfino un Drone che, mentre trasportava una cassa di munizioni, raccontava una barzelletta. Un po' macabra per far ridere, fattostà che le Locuste tutt'intorno risero sguaiatamente. Anche Sapiens si lasciò scappare una risata.

 

-Fa... ridere?- domandò Marcus, facendo notare che un uomo investito da una mietitrebbia guidata da un Brumak non faceva ridere.

 

-Qui da noi si. Siete in un altro pianeta, praticamente. Fate finta di divertirvi, almeno.-

 

-Non faceva ridere... anzi... ora ho la nausea.- disse Cole, raccapricciato, mentre ascoltava il Drone che descriveva l'uomo investito. Arrivarono velocemente alle porte della biblioteca. Sapiens aprì e fece entrare tutti.

 

-Nonno?- chiamò. Marcus sussultò, rizzandosi, come se una scarica elettrica l'avesse trapassato.

 

-Nonno?- domandò leggermente accigliato.

 

-Sì, lo chiamo così da quando è arrivato qui. Me l'ha detto lui che potevo.- fece spallucce la ragazza. Avanzò tra gli scaffali inquietanti. I libri erano molto polverosi. Doveva esserci così tanta roba li dentro... doveva valere milioni.

 

-In quanti entrano qui dentro?- chiese Baird, guardandosi intorno, girando su se stesso per avere una panoramica decente della stanza. Era fuori ogni previsione. Vastissima.

 

-Io, il nonno, Myrrah, mio padre, quando era qui, Skorge e qualche Kantus. Di notte ci viene qualche Drone curioso. Di solito anche loro vengono per lo più per... imparare a leggere dal nonno. Locuste giovani. Quelli che sono cresciuti con me.-

 

-Con te?-

 

-Diciamo che le Locuste che hanno passato l'infanzia insieme a me si sono incredibilmente umanizzati, basti vedere Drou. E' il mio migliore amico e non mi pare che la vostra reazione nel sentirlo parlare, fosse normale, sbaglio?-

 

-Effettivamente non avevamo mai sentito Locuste esprimersi così. In realtà non le abbiamo mai sentite esprimersi, se non con insulti.- constatò Cole, mentre si avvicinavano alla scrivania.

 

-E' normale, sono della 'vecchia scuola'. Le nuove generazioni... sono come me. Più umane. Mia madre mi ha sempre detto che sono speciale. Non mi ha detto perchè, mai, ma sono sicura che è vero. Sono l'unica umana tra le Locuste, forse ha ragione.-

 

-Quindi... tu avresti, in qualche modo, umanizzato le Locuste?- chiese Dom, grattandosi la nuca.

 

-L'anello di congiunzione tra l'uomo e la bestia...- azzardò Marcus.

 

-... la bella!- concluse Baird, ricevendo un'occhiata che sapeva di dolore fisico che avrebbe dovuto patire se non fosse stato zitto.

 

-Nonno!- chiamò più forte, ma non rispose nessuno- Boh, credo si sia spostato. Lo faccio mandare a cercare. Intanto venite con me.- Marcus era teso. Per un attimo aveva accarezzato l'idea di rivederlo e tutto era sfumato. In realtà la cosa era solo stata posticipata. Aumentava l'angoscia, praticamente. Ripercorsero la biblioteca, uscendo.

 

-Ehi.- Sapiens corse verso una guardia Theron ferma li di fronte- Puoi andare a prendere Adam Fenix? Lo cercheresti per favore?- la guardia annuì. Ovvio, nuova generazione, anche perchè, alcune Locuste, li guardavano con una certa curiosità, più che con rabbia. Quelli, forse, erano della nuova generazione. Sapiens, senza saperlo, stava facendo un buon lavoro.

 

-Dove ci porti?- chiese Baird, cominciando a sentire un odore strano. No, non era odore... era... profumo!

 

-A mangiare. Almeno finchè aspettiamo non ci annoieremo.- Marcus socchiuse gli occhi. Il profumo che dilagava nei tunnel era...

 

-Carne arrosto? Mi stai prendendo in giro?- domandò freddamente Marcus, nascondendo alla perfezione il suo stupore.

 

-Sì, carne. Siamo rozzi, non così tanto.-

 

-Quindi le Locuste sono più umane di quello che sembra...- fece Baird, guardandosi intorno-... solo che sono... irrimediabilmente brutte, sbaglio?- una lo stava guardando- Oh, forse mi ha fatto l'occhiolino...- fece schifato, attaccandosi quasi al braccio di Cole.

 

-Eddai Baird, non gli lasci il numero di telefono?- rise il Gear, dandogli una pacca sulla schiena.

 

-Vorrai scherzare?! Ho paura... Guarda... mi sta ancora guardando...- rabbrividì il meccanico, abbracciandosi, cercando di fermare i brividi.

 

-Tranquillo, Baird.- fece Sapiens che ormai iniziava ad imparare i nomi- Qui non sei il loro tipo. Se ti guardano e ti fanno l'occhiolino è un semplice 'ci vediamo alla fine delle ventiquattrore'.-

 

-Oh bene, dovrei sentirmi sollevato? Beh, bellezza, no. Anzi. Ora sono ancora più angosciato.- man mano che avanzavano, aumentava la portata del profumo. Se non avessero potuto chiudere la bocca, Cole e Dom si sarebbero sbavati addosso, era certo.

 

-Ma è un umano che cucina? Io non voglio credere che...- entrarono in cucina dal retro. Una stanza enorme, con una gigantesca griglia in pietra al centro. Cole sbarrò gli occhi.

 

-Umani... sono umani cazzo...- sussurrò senza fiato, guardando un gruppo di Droni che, probabilmente, sotto ordine della regina, aveva cominciato a cucinare per gli ospiti.

 

-Loro sono...- iniziò Sapiens, facendo avvicinare i quattro alla griglia.

 

-Lo sappiamo, lo sappiamo, nuova generazione.- fece Baird che pensava ormai di aver capito tutto.

 

-Oh no, tutt'altro.- lo fermò lei- La nuova generazione, come la chiamo io, mangia praticamente anche i sassi, perchè non conoscono niente di più buono. Quelli che vogliono squartarvi e farvi a pezzi invece conoscono bene cos'è davvero buono. Dai, credete seriamente che le Locuste siano così incompetenti? Ragazzi, riscattatevi.- sorrise Sapiens verso il drone più grosso. Si, si vedeva che era più anziano dei curiosi che avevano incontrato e i suoi occhi erano decisamente più crudeli. La locusta staccò un pezzo di quella che doveva essere la spalla della 'cosa' sulla griglia e la passò a Sapiens, dopo averla messa in un piatto di pietra- Non abbiamo la porcellana, come voi, ne la plastica.- sorrise, passando ai quattro il pezzo di carne. In mano alla Locusta sembrava un pezzo così... piccolo... in realtà sarebbe bastato e avanzato per tutti e quattro.

 

-Io ho paura... di mangiarlo.- confessò Dom, grattandosi la nuca con la mano libera dopo che ebbe afferrato il piatto in pietra.

 

-Non conoscono i veleni, tranquilli. Al limite salterete per aria.- Marcus inspirò profondamente.

 

-Siete come quelle civiltà che si ritengono offese se viene rifiutato il cibo?- lei sorrise.

 

-Oh sì, molto.-

 

-Ok, mi sacrifico io per la patria, ragazzi!- esclamò Baird che, alla vista del cibo, sembrava essersi dimenticato chi gli aveva cucinato quella carne.

 

-Secondo me ti prenderai chissà che morbo...- sussurrò Cole mentre Baird si lanciava ad addentare il pezzo nel piatto, ancora in mano a Dom.

 

-... oh... mio... Dio...- fece Baird masticando. Ispirò con il naso, facendo trattenere il respiro a tutti. Il 'Drone ai fornelli' sospirò, smettendo di guardarlo. Gli pesava fare da servetto, ma si sarebbe presto vendicato.

 

-Allora?- chiese Sapiens, incrociando le braccia. Gli altri tre guardarono Baird con preoccupazione. Il Biondo continuava a masticare e non parlava più.

 

-Allora Baird?- ripeté Cole, spazientito.

 

-Ragazzi...- deglutì- Io non so cosa diavolo stia succedendo, ok?- Marcus aggrottò le sopracciglia- Ma questo...- e stette zitto di nuovo serrando le labbra.

 

-Baird...?- Cole gli posò una mano sulla spalla scuotendolo.

 

-... è la cosa più buona che mangio dai tempi dell'E-DAY!- concluse in una specie di ansimo sognante. Gli altri tre sbarrarono gli occhi, guardando il pezzo di carne- Vi giuro, non sembra minimamente cucinato da una Locusta!!! SONO CONFUSO!!!- urlò poi, mettendosi le mani tra i capelli.

 

-Baird, ti senti bene?-

 

-SI'!!! E' questo il fottuto problema, ok?- ora sembrava incazzarsi, probabilmente perchè gli sfuggiva qualcosa di importante- Che carne è?- domandò scattando con il volto verso il Drone, temendo la risposta.

 

-... Orso.- ringhiò lui con sicurezza. Effettivamente, guardando la griglia, era impossibile che si trattasse di qualcos'altro. Il corpo era TROPPO GROSSO.

 

-E allora... è tutto così sbagliato...- la sua espressione si intristì.

 

-Non è che hanno drogato la carne e Baird è andato fuori di cervello?!- chiese Cole. Sapiens negò con il capo, inginocchiandosi di fronte al biondo che si era seduto su una cassa di munizioni.

 

-Hai capito, vero Baird?- domandò lei. Lui la guardò e annuì. Gli altri, sinceramente, non capirono.

 

-Che sta succedendo?- Baird sorrise tristemente.

 

-Ragazzi... mangiate... non c'è alcun pericolo...-

 

 

[...]

 

 

 

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Capitolo 6
*** Le cœur de Raam – Cap. 5 ***


 

 

 

LE CœUR DE RAAM – Cap. 5

 

 

Erano tutti e cinque seduti su ceppi di pietra, martellati per essere resi più stabili e comodi. Comodi quanto potevano essere dei sedili di pietra, ovviamente...

 

-Non è male, vero?- domandò Sapiens a Marcus, che stava seduto da solo, qualche metro più distante dal gruppo. L'uomo aveva mangiato pochissimo e non era da biasimare. Creature a cui aveva sempre sparato, che aveva sempre ucciso, che aveva odiato e che odiava con ogni cellula del corpo... lo stavano ospitando, anche se contro voglia, nella loro città, solo per permettergli di sapere come stava suo padre. Ci doveva essere qualcosa sotto. Sapiens, mentre i quattro mangiavano, era tornata dalla regina, lasciandoli in compagnia di Drou. Aveva spiegato a sua madre che il problema principale, in quel momento, erano i Lambent e non certo gli umani.

Quella giovane era davvero in grado di fare miracoli, come, per esempio, permettere loro di girare per il Nexus sotto gli occhi furibondi delle Locuste della vecchia generazione e lo sguardo incuriosito delle creature più giovani. Mentre i Delta mangiavano, Baird era riuscito a scambiare qualche parola con un Drone della vecchia generazione. La Locusta non era stata molto loquace, fino a quando l'uomo non aveva tirato fuori il discorso 'motori'. Solo allora il mostro sembrò illuminarsi di luce propria. Dom credette per un attimo che ci fosse qualcosa di diverso. La prospettiva di un futuro per nulla uguale a quel passato doloroso non lo faceva certo sentire triste.

Baird continuava a parlare con la Locusta. Probabilmente era troppo scosso per ricordarsi dov'erano e con chi stavano parlando. A volte succedeva. Lo shock era tale che stava mandando in tilt il cervello di tutti, perfino quelli esperti di Gears come loro.

Marcus si passò due dita sugli occhi. Sentiva la stanchezza e, quella sera, la sentiva parecchio.

 

-... mio padre.- disse lui, senza rispondere alla domanda della ragazza.

 

-Il Nexus è grande. Appena lo troveranno lo porteranno qui...-

 

-Gli hanno fatto del male?- chiese, con una nota leggerissima di preoccupazione nella voce.

 

-No, macchè. Sta benissimo, meglio di me, forse!- esclamò lei, rivolgendogli un sorriso- Io vorrei solo che ti fidassi.-

 

-Fidarmi? Non è possibile. Non puoi capire. Tutto quello che abbiamo passato per colpa della 'tua gente', tutte le persone che sono morte, tutte le città che sono state affondate... non ci riesco. Non si può fare.- confessò lui, sembrando più loquace del solito. Chissà se avrebbe parlato ancora.

 

-Non ti chiedo di fidarti di tutti. Ti chiedo solo di fidarti di me.- lui la guardò. Sembrava sincera. Grugnì, alzandosi in piedi, iniziando a camminare per lo stanzone in pietra.

Riesco a non pensare, quando voglio. Ma questo... fidarmi? Come potrei? La parola fiducia accostata a Locuste non può funzionare... e io voglio rivedere mio padre. Non me ne frega un cazzo del resto... bestemmiò nella sua mente, passandosi una mano sul viso. I suoi occhi caddero su un Baird diverso, un Damon che amava scambiare pensieri e tesi filosofiche un po' strane circa i motori a qualunque creatura, anche i sassi (a detta di Baird, i sassi erano gli ascoltatori migliori, non ti interrompevano mai). Quello che lo faceva stare più male, forse, era il fatto che il Drone lo ascoltava, rispondeva alle sue domande e scambiava informazioni. Un Drone... un cazzo di Drone!

Ecco. Anche questa situazione, raccontata dai quattro in versione identica, avrebbe creato una serie di risa di scherno. Nessuno ci avrebbe creduto e forse iniziava a non crederci più neanche lui. Tutto era troppo........ bello. Sì, era bello. Era come avere di fronte a se una civiltà nuova, diversa... ma erano Locuste e doveva cercare di non dimenticarlo. Sarebbe durata solo altre sedici ore, quella tregua. Al termine del tempo, le creature che ora mangiavano con loro e che parlavano con loro, sarebbero tornate le assatanate macchine da guerra che erano sempre state, checché ne dicesse Sapiens.

 

-Fidarmi di te? Anche questo mi chiedi?- domandò l'uomo serrando nervosamente le labbra- Diciamo che ti presterò attenzione...-

 

-Ah tranquillo, a me basta e avanza.- sorrise serena la ragazza. Per un istante, Marcus socchiuse gli occhi, fingendo di non trovare quella giovane dannatamente interessante. Distolse lo sguardo. Lei voleva portarlo a vedere il Nexus, ma senza i suoi amici. Giovane com'era, una volta trovato qualcuno di così generalmente affascinante, era dura farle scivolare via dal cervello l'idea di fare la 'facile' come faceva con Skorge. La cosa che più la attizzava era il modo freddo di porsi di Marcus. Era di un glaciale quasi innaturale, sembrava non provare emozioni. La testa della ragazza, in quel momento, era un groviglio di pensieri.

 

. . .

 

-Non ho mai visto così tanto Imulsio tutto su una volta...- disse Marcus con le sopracciglia aggrottate, mentre la ragazza si sporgeva verso la muretta.

 

-Qui sotto ce n'è molto, ma non ci si avvicina più nessuno.- confessò Sapiens, incrociando le braccia- I Kantus stanno cercando un modo per arginare i fumi, ma non sembrano giungere ad una soluzione.- l'espressione preoccupata lo fece sospirare.

 

-Non saprei come aiutarti.- lei fece spallucce.

 

-Non credo di avertelo chiesto.- la ragazza ancora non sapeva che una parola sbagliata, con Marcus, avrebbe significato il perdere per sempre quello che avrebbe potuto dire. Non era semplice dialogare con lui, ma lei ancora non era a conoscenza di questo muro che il Gear erigeva quando la situazione si faceva, per lui, troppo scomoda- I Lambent ogni tanto sbucano dall'Imulsio e comincio ad avere una mia teoria...- lui non rispose. Eccolo la, si era tappato nel bunker del suo cervello- Forza, andiamo.- anche se non parlava più, alla fine aveva deciso di seguire la ragazza per un giro d'ispezione. Come l'aveva convinto, bah, non si sapeva, fattostà che alla fine era riuscita a farlo smuovere senza gli altri, anche perchè il resto dei Delta era intento a, udite udite, tifare per Baird durante una partita a scacchi contro una guardia Theron.

 

-Non ho mai visto nulla di simile.- sussurrò Marcus, la cui voce si era abbassata di molto.

 

-In che senso?-

 

-Mah, sai...- si fermò, posando i gomiti al muretto, guardando il fiume sotterraneo che scorreva appena sotto di loro, ad una ventina di metri- Sto vivendo una realtà diversa. Trattengo in un angolo del mio cervello tutto quello che so sulle Locuste... i loro sguardi... li conosco. Ma le abitudini... quello che fanno... come parlano... anche come cucinano... perchè, porca puttana, questi mostri cucinano...- Sapiens rise e lui la guardò-... che hai da ridere?-

 

-Beh, è la prima volta che vedo la mia gente che rimane al proprio posto con gli umani. Sono stupita anche io. Lo ammetto... conoscendo voi io non saprei da che parte stare. Da un lato la mia gente vuole solo un posto di sopra, per scappare da quello che c'è qui sotto. Il modus operandi è completamente sbagliato, ma...- si zittì un attimo, prima di ricominciare, senza guardarlo-... dall'altra ci siete voi. Siete la mia razza, non siete neanche così male... ma gli umani hanno ucciso tanta di quella gente che conoscevo... che non saprei...-

 

-Tuo padre...- lei alzò solo gli occhi, guardandolo.

 

-Tu sai qualcosa?- la nota di speranza nella sua voce non passò inosservata a Marcus, che si morse il labbro inferiore, indurendo lo sguardo.

 

-Il generale Raam, ricordo male?- era una domanda di routine. Lui ricordava anche troppo bene.

 

-Sì. L'avete incontrato?-

 

-Sì, più di qualche volta.- distolse lo sguardo. Era indeciso se dire la verità e rischiare il tutto e per tutto in quella fossa orribile, oppure attendere di vedere suo padre, uscire e starsene zitto.

 

-Ah sì? Come sta? Sta bene?-

 

-Bene?- che parole poteva usare per dire che lui e Dom l'avevano... fatto secco?- Non direi proprio.- disse lui, raffreddando ulteriormente la voce.

 

-Non sta bene? E' morto... vero?- domandò lei, facendo un passo indietro. Marcus non riposò lo sguardo su di lei. Continuava a guardare l'acqua scura scivolare tra le rocce. Annuì lentamente- Co-come...- per la prima volta da quando la conosceva, vide seriamente la distruzione di una persona, quando i suoi occhi incrociarono quelli della giovane. Si tirò dritto, sovrastandola in tutta la sua altezza.

 

-Ha sofferto pochissimo.- disse Marcus, ghiacciandola con gli occhi. Lei corrucciò le sopracciglia, in preda a qualcosa di simile ad un attacco di panico. Respirava in fretta. Indietreggiava tremante alla ricerca di un appoggio. Lui le porse la mano, ma lei rifiutò, schiaffeggiandogliela.

 

-Ha ucciso delle persone... vero...?- Marcus, di nuovo, annuì. Sapiens sospirò, portando una mano al petto.

 

-Ok... io sarò anche speciale... per l'unità di due 'civiltà'... ma ora... come faccio?- alzò il viso, incrociando gli occhi del Gear, che non poté far altro che sussultare. Era sempre stato accerchiato da uomini e raramente li aveva visti piangere. Anya, per quel che ne sapeva, davanti a lui non aveva mai pianto. Sapiens invece si, lo stava facendo. Era abituato a consolare i suoi compagni di squadra, ma con una giovane ragazza la faccenda era diversa, qualcosa doveva inventarselo-... mio padre ha ucciso degli uomini... e loro hanno ucciso lui...- cominciava ad essere confusa.

 

-Se cominciassi a pensare che non sei una Locusta? Che il tuo posto è di sopra...?- chiese 'innocentemente' lui.

 

-Mi hanno cresciuta le Locuste quando i miei veri genitori mi hanno lasciata da sola, abbandonandomi a cinque anni. Loro sono diventati la mia famiglia... mi capisci vero?- era ad un passo dal collasso, forse era meglio finirla... ma come?

 

-Sapiens...- fece lui, un po' trattenuto-... non posso dirti cosa fare. Non sarebbe neanche giusto che ti dicessi chi ha ragione, perchè sarei di parte. Ma tu devi pensarci. Devi pensare e chiedere a tua madre che successe il giorno dell'Emersione. Perchè la tua gente, come la chiami, si è lanciata senza pensarci due volte, cercando di ammazzarci tutti... Noi vogliamo solo sopravvivere, difenderci... vendicare i nostri cari uccisi dai tuoi... se tuo padre, che alla fine non lo era, ha ucciso della gente... i suoi cari l'hanno vendicato. Ora pensa a quello che vuoi. Le Locuste non sono come credi tu. Sei stata cresciuta con i loro ideali di chiccàchecazzotihannoinculcatointesta... non è così. Sono violenti... e io non ci penserò due volte a scaricare un Lancer contro di loro, una volta usciti da qui.- lei non disse nulla fino a quando l'uomo non si fermò. Allora sorrise appena.

 

-... sei stato tu... vero?- lui corrucciò le sopracciglia. Aveva capito.

 

-Sì. L'ho ucciso io.- disse. Decise di non mettere in mezzo anche Dom, almeno sarebbe sopravvissuto in caso di disastro. Sapiens si leccò le labbra.

 

-Ok...- disse infine la giovane, facendogli cenno di seguirla- Finiamo il giro turistico...-

 

. . .

 

Arrivarono in silenzio al recinto dei Reaver. Un ricordo doloroso in più.

 

-Questo è il recinto dei Reaver. Di solito è più pieno... ma tutti sono in perlustrazione da quando ho avvisato Myrrah degli attacchi dei Lambent.- disse seria Sapiens, appoggiandosi al recinto metallico. Vide con la coda dell'occhio, Marcus sospirare lentamente.

 

-Il tuo Reaver... giusto.- fece lui. Sembrava che la cosa non gli importasse gran che, ma alla fine si sentiva un po' a disagio. Dopo tutto quello che le aveva detto, lei non lo aveva ancora menato. Non che gli avrebbe cambiato la vita, quello era sicuro, ma almeno si sarebbe dato una scrollata alla coscienza.

 

-Già... ce l'avevo da quando ero piccola... avevo sette anni quando ho sentito bussare Skorge alla porta, che teneva un cucciolo di Reaver alla catena.- ah pensò Marcus adesso i Reaver fanno anche i cuccioli... io avrei preferito il termine bestie schifose...

 

-Io non ho mai avuto cuccioli. Non ho mai avuto animali.- confessò lui. Forse era la prima cosa che gli sentiva dire con un tono di voce umano.

 

-Eppure, dai racconti del nonno... avevate una casa grande.- fece lei, sempre evitando di guardarlo. Nelle iridi della ragazza non c'era più quella luce combattiva. Forse parlare con lui, dopo aver saputo cos'era successo a Raam e dopo aver pensato che FORSE le Locuste non erano così innocenti come credeva... non le piaceva più poi così tanto.

Passarono forse venti minuti davanti a quelle gigantesche e bavosissime creature, prima che lei decidesse di ritornare un po' in vita- Allora, Marcus Fenix... a cosa pensi?- chiese, inclinando appena la testa di lato, arrivando a guardarlo.

 

-Che voglio vedere mio padre. Devo parlare con lui. Se è vivo... voglio...- e si zittì, ancora.

 

-Tu sei così introverso di natura? O ci sei diventato?- per la prima volta, lo vide abbozzare un sorriso così leggero che le fu difficile distinguerlo da una semplice espressione perplessa.

 

-Sono sempre stato così...- rispose lui, semplicemente.

 

-Devi essere stato molto solo...- sospirò lei.

 

-Non... ho mai sentito il bisogno... di avere compagnia.- sussurrò lui, con timbro piuttosto basso.

 

-Io ho sempre pensato di avere attorno le 'persone' giuste, le giuste compagnie, chi mi avrebbe aiutata a diventare forte e intelligente... ma a quanto pare...- si ricordò di quanti cervelli aveva fatto saltare in quell'unica operazione contro gli umani-... ho ucciso otto persone... senza pensarci...- confessò. Lui parve sorpreso. Sapeva che era un cecchino e sapeva anche che stava dalla parte delle Locuste, ma la parte del 'ho massacrato un po' di gente' gli era proprio sfuggita.

 

-Hai ucciso degli esseri umani...?-

 

-Sì... quel giorno che ci siamo incontrati in periferia di Jacinto...- Marcus allora annuì.

 

-Ti ho già detto che sono di parte per esprimere giudizi... ma ricorda che le persone fanno sempre cose stupide... per salvare coloro che amano...- la ragazza non riuscì a cogliere subito la questione, quindi decise di sorvolare e prendere quelle parole così com'erano, senza trovarne il significato specifico.

 

-Ciò che mi confonde di più... è che per quanto sia incazzata con te...- lui la guardò-... perchè sono incazzata come un Boomer con la colite, che tu non hai mai visto quanto si incazzano quando stanno male, è che... ti reputo... un uomo buono.- lui corrucciò le sopracciglia.

 

-Come?-

 

-Sei buono. Più ti guardo e ascolto quello che dici, che parli così poco che mi dai sui nervi, più la mia idea di te è di qualcosa di simile ad un eroe di qualche libro...-

 

-Ah sì? Un eroe?- quella storia dell'eroe gli aveva proprio rotto i coglioni, ma lei non poteva sapere quindi decise di sorvolare- Tu invece mi ricordi una bella storia che lessi quand'ero piccolo.-

 

-Che storia?- chiese lei, incuriosita.

 

-... Tarzan, mai letto?-

 

-No... di che parla?-

 

-Beh, Tarzan era un umano i cui genitori erano morti. Il bambino fu trovato dai gorilla e cresciuto da loro...- lei si lasciò andare ad un sorriso.

 

-... un'umana cresciuta da Locuste... ha senso...- lei azzardò un gesto che aveva sempre riservato solo per Skorge. Gli posò una mano sul bicipite e glielo accarezzò, tornando poi ad incrociare le braccia, appoggiandosi al recinto. Lui impietrì, il perchè non lo sapeva, l'unica cosa di cui si rendeva conto era che la ragazza lo aveva appena accarezzato e lui non era minimamente preparato. Il contatto era... inconsueto. Lei voltò il viso verso di lui e lo fissò- Che c'è? Ti da fastidio?- lui socchiuse le labbra. Forse voleva dire qualcosa, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. L'ultima persona che aveva fatto una cosa del genere era stata Anya... ma il rapporto che aveva con la bionda era completamente diverso. Tra i due c'era qualcosa, mentre quella... era solo una ragazzina un po' strana e che andava presa con le pinze. Avrebbe voluto dirle 'no, assolutamente, nessun fastidio' ma Dio... quanto era difficile il blocco da superare...

 

-Torniamo dagli altri?- chiese poi, cercando di sviare l'argomento, smettendo di guardare gli occhi chiari della ragazza, molto lontani dal colore innaturale dei suoi, sebbene anche quelli di Sapiens fossero azzurri.

 

-D'accordo.- si staccò di mala voglia, mentre si avvicinava al recinto dei Bloodmount, per dare un'occhiata che fosse tutto apposto. Ritornarono alle cucine. Sapiens sorrise non appena vide Baird buttare giù tutto d'un fiato quello che il Drone, con cui stava parlando prima che si separassero, gli aveva versato- Sangue Umano?- domandò alla creatura, che annuì poderosamente. Baird e gli altri, a quelle parole, rischiarono di soffocarsi. Il biondo si ritrovò a sputare tutto sul tavolo, mentre il mostro scoppiava in un'agghiacciante risata- Il Sangue Umano è qualcosa di molto simile a quello che voi chiamate... liquore, se non sbaglio.- spiegò prima che Marcus potesse avere un collasso cerebrale.

 

-Ah, mi sembrava che...- fece Baird tossendo, pulendosi la bocca con il dorso della mano- Avrei potuto vomitare fino a morire vuoto... certo che non avete un accidenti di nome diverso da 'sangue umano', 'uomo senza testa', ' fegato d'uomo' e cose simili per le vostre bevande? 'Stronzo in triciclo' no?- gli ritornò in mente la barzelletta sull'uomo schiacciato dalla mietitrebbia. Rabbrividì. Quando finalmente la tensione sembrava essersi allentata un attimo, le porte in metallo delle cucine si aprirono ed entrò una Locusta che sembrava avere una gran fretta, avvicinandosi a loro. Gli occhi della creatura erano sbarrati e le sue corde vocali vibravano, producendo un ringhio parecchio baritonante. Afferrò una Boltok dalla cintola.

 

-BATTITERRA!!!- per un secondo non si capì nulla. Alcuni spari rimbombarono nell'aria pesante di quel posto. I Gears erano impietriti. Non sapevano che fare, non erano nella condizione di poter dire o fare qualcosa. Dom scattò in piedi, cercando di capire che era successo.

 

Plick... plick...

 

Una mano di Sapiens afferrò saldamente l'avambraccio di Marcus. La creatura, quella che ormai era culo e camicia con Baird, estrasse da chissà dove una Gorgon e la puntò alla testa del Drone. Sparò una raffica che fece schizzare le cervella del suo simile un po' dappertutto.

 

-Ma che cazzo...????- Cole si alzò, guardando la Locusta morta.

 

-Abbiamo avuto l'ordine di non attaccarvi. Chi disobbedisce, deve pagare.- disse la Locusta, riponendo l'arma.

 

-Ma... noi non siamo... Marcus?- si sporsero.

 

-PENSATE DI VENIRE A DARMI UNA MANO O VOLETE CAZZEGGIARE UN ALTRO PO'?- urlò lui, tenendo tra le braccia il corpo tremante di Sapiens. Il sangue si spargeva velocemente sul pavimento, mentre lei, con le mani tremanti, toccava il suo stesso liquido vitale, per portare le dita davanti agli occhi, fissando per lo più il colore rosso acceso.

 

-... Co-cosa...?- la paura le riempì gli occhi. Non era mai stata ferita, probabilmente...

 

-Aspetta, aspetta, stai calma, non ti muovere!- fece Dom, correndo da lei- Qualcuno vada ad avvisare la regina! Muovetevi!- i Droni che erano lì, presero a correre, obbedendo anche al loro ordine. Il solito mostro rimase lì, sconcertato. Non pensava che il pazzo squilibrato avesse potuto mirare a lei. Non ci aveva minimamente pensato.

 

-Sangue... questo è sangue... è il mio!!!- iniziò a tirare calci a destra e a manca. Ci vollero sia Cole che Baird per immobilizzarla (Baird si prese anche una discreta quantità di ginocchiate sul mento).

 

-Porca puttana, vuoi stare ferma due secondi?- fece Marcus, cercando di afferrare il lembo del corpetto in cuoio per trovare dove, effettivamente, era stata presa. Fortunatamente non era così vicino come era sembrato loro, altrimenti il colpo sarebbe stato fatale. Solo uno su tre proiettili era andato a segno, dritto dritto ad un fianco. L'aveva passata da parte a parte.

 

-Baird, cazzo, sei un tutto fare!!! Fai il medico!!!- ringhiò Marcus, mentre il biondo era più che altro intento a sopravvivere ai colpi di Sapiens.

 

-Sì, porca troia! Se questa stronza stesse ferma!!!- fece lui, con voce lamentosa, mentre Cole prendeva entrambe le gambe di lei e la bloccava. Toccò il ventre della ragazza per qualche decina di secondi, in cui la tensione salì alle stelle- Ok, nessun organo vitale toccato. Va solo fermato il sangue.-

 

-Dannazione eterna!!! Fa un male del demonio!!!- ringhiò la ragazza, aggrappandosi ad un braccio di Marcus. Tra lui e Dom ci fu uno scambio d'occhiate. Strinse anche la mano di Dom tanto che il Gear strinse i denti, preparandosi ad una serie di fratture a tutte le dita.

 

-Dai, baby, tieni duro!- fece Cole, mentre Baird cercava di spremere il cervello per improvvisarsi medico. Sapendo che le Locuste erano dure come l'acciaio e piuttosto che tornare ferite si facevano uccidere, dubitavano che in quel posto ci fossero dei medici.

 

-Quante probabilità ci sono che ci siano garze sterili in un posto come questo?- chiese al Drone che negò col capo. Neanche sapeva che cazzo fossero le garze sterili, quello lì- MERDA!- urlò allora, preso dal panico.

 

-Calma ragazzi, calma. Siamo addestrati e stiamo andando in panico per una stronzata, ma vi rendete conto?- commentò Cole che aveva perfino cominciato a sudare.

 

-Ok, ok... ho un'idea.- Baird si alzò e prese un coltello. Lo passò sopra la fiamma ancora accesa sotto la griglia. La lasciò disinfettare per qualche secondo, aspettando che la lama diventasse incandescente- Oddio... so che me ne pentirò dannatamente...-

 

-Che... che cazzo stai facendo?!- domandò Sapiens.

 

-Questo è un trucchetto che ho imparato non ricordo dove. Farà un male assurdo, quindi morditi la lingua così pensi ad altro... oppure spacca pure la mano di Dom...-

 

-Stronzo.- commentò il compagno.

 

-Ok, voi tenetela e tenetela ferma, o ci menerà tutti, indipendentemente da chi siamo e quanto grossi siamo.- prese un profondo respiro.

 

-NO!!! CHE CAZZO FAI!?!?! CHE CAZZO FAI!!!- come posò la lama incandescente sulla pelle della ragazza, le labbra le si aprirono. Una quantità di insulti piuttosto pesanti iniziarono a fluirle fuori dalle labbra, mischiati con ringhi piuttosto potenti e gemiti di dolore. Non appena pensò di aver concluso, Baird alzò il coltello. La potenza delle grida di Sapiens l'avevano forse reso sordo. Buttò a terra il coltello, sedendosi accanto a Cole, con il fiatone, neanche avesse fatto 100 chilometri di corsa. Marcus sentì la presa al braccio farsi più debole. Controllando, vide che la ragazza era svenuta. Aveva perso molto sangue, ma almeno l'emorragia era stata bloccata. Si alzò in piedi, prendendola in braccio.

 

-Portatemi in un posto dove starà al sicuro.- fece Marcus ad un gruppo di Droni. Loro obbedirono senza fare storie. Quelli non erano della nuova generazione, ma questo fatto aveva smosso anche nelle Locuste un qualcosa di strano, una sorta di complicità. Se non era per loro, era per Sapiens. Loro, alla giovane, volevano bene.

 

[...]

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Capitolo 7
*** Le cœur de Raam – Cap. 6 ***


 

 

 

LE CœUR DE RAAM – Cap. 6

 

 

Quando aprì gli occhi, Sapiens si rese conto di essere nel suo alloggio, sdraiata su quello che doveva essere il suo letto, a giudicare dall'agglomerato di vestiti usati come materasso. Si mise seduta a fatica, reggendosi il fianco per un dolore assurdo che l'aveva colta alla sprovvista.

 

-Come ti senti?- si girò di scatto, rendendosi conto di non essere sola. Con lei c'era Baird. Chissà quanto era stata svenuta.

 

-Gli altri...?- domandò lei, mentre lui la faceva ridistendere.

 

-Hanno pensato che fosse meglio non portarmi a parlare con la regina. Sai, ho la bocca larga... dicono.- fece lui. Le mani gli tremavano ancora.

 

-Ma che è successo?-

 

-Hai avuto la prova di quanto questi stronzi facciano schifo, bellezza.- grugnì lui, incrociando le braccia per nascondere alla giovane il fatto che le sue mani erano in preda a tremiti convulsi. Forse stava ancora sbollentando per il panico in cui era entrato quando aveva dovuto in qualche modo improvvisarsi medico.

 

-Mi ha sparato...- disse lei.

 

-Sì, ti ha sparato. E se fosse ancora vivo, finirebbe il lavoro. Hai bisogno di serie cure mediche e ci serve la Hayman. Scommetto che gli altri tre stronzi sono andati a chiedere alla regina se possiamo portarti in superficie per serie cure mediche...- sembrava deluso, ma anche rasserenato- Qui non avete un cazzo di medico?-

 

-No, qui non servono. Nessuno torna ferito...- si ricordò della Locusta che aveva salvato. Non l'aveva più vista, forse le avevano fatto fare una brutta fine... o era tornata a combattere, chi lo sapeva. Si passò le mani sul viso.

 

-Perfetto! Allora, dimmi un po', che fai per divertirti? Sei una bambina, che passatempi hai?-

 

-Combatto, spacco manichini, mi alleno a leggere e a scrivere... studio anche, quando serve.-

 

-Avete scuole qui?- lei scoppiò a ridere, finendo in un ringhio di dolore.

 

-Ma ti pare? Qui sotto? L'unica fonte di cultura è la biblioteca e le Locuste non ci vanno mai, non tutte almeno. I casi sono rarissimi... perchè qui non importa a nessuno... solo a me... poi ci sono mia madre e il nonno... per il resto... beh, hai visto...- lui si passò due dita sul pizzetto biondo, mentre sembrava riflettere su qualcosa d'importante.

 

-Ma quanto ci mettono...- grugnì, camminando per la stanza. Anche lui non era un brutto uomo, anzi. Gli occhi di Sapiens si posarono con poca mimesi sul sedere del Gear che, quando si girò, non poté che ridere- Guarda che mi consumi.- lei spostò di riflesso gli occhi al soffitto e lui rise ancora- Tranquilla, ancora non ho ucciso nessuno per avermi guardato il culo!- la conversazione finì quando entrarono Marcus e gli altri. Sapiens era contenta di vedere il Sergente.

 

-Ok, abbiamo il permesso di portarti in superficie da un vero medico.-

 

-Ah sì?- chiese lei. Fece per alzarsi, ma Cole la bloccò.

 

-Piano Baby, ti sei appena ripresa, non fare l'eroina... ti ci portiamo noi, di sopra.-

 

-Ma riesco a camminare!- scostò il braccio di Cole e si alzò. Se Dom non fosse stato pronto ad afferrarla, la ragazza si sarebbe schiantata a terra.

 

-Se certo, come no, riesci anche a scalare un palazzo.- commentò Baird, mentre lei lo fulminava con lo sguardo.

 

-Ti portiamo dalla Hayman, il nostro... dottore di fiducia!- Cole la prese in braccio. Era il più grosso, quello che avrebbe fatto meno fatica a portare un fuscellino come Sapiens.

 

-Ok...- si voltò verso Baird-... prendi il mio bastone?- lui si guardò intorno, incrociando l'arma che Skorge le aveva donato prima di andarsene. Annuì e lo prese. Era pesantissimo, dannazione.

 

-Coraggio andiamo. Non voglio che quelle ferite facciano infezione.- ordinò Marcus, mettendosi in testa al gruppo.

 

-E come sempre... ci metto io il culo qui dietro, vero?- domandò con voce lamentosa Baird, facendo sorridere Sapiens.

 

-Come ti senti?- le domandò Cole, mentre lei si aggrappava a lui per risultare più leggera di quanto già non fosse per lui.

 

-Fa male, ma posso resistere.-

 

-Beh, è la prima volta che vedo una ragazza così giovane ferita... di solito le trovo morte, nelle città.- lei aggrottò le sopracciglia- Non siamo abituati a salvare donzelle, Baby, quindi andiamo in crisi con niente.- lei si lasciò ad un sorriso.

 

. . .

 

Entrarono a Jacinto senza alcun problema, anzi, se possibile furono tutti contenti di vederli. Avevano recuperato armi, corazze e auricolari ed erano risaliti, facendo ritorno a casa.

Sapiens si lasciò condurre senza fare tante storie, ritrovandosi in un mondo diverso dal suo. Gente normale camminava per strada, andava a negozi, o a fare la spesa. Quella parte di Jacinto a quanto pareva era ancora al sicuro dall'attacco di Locuste e Lambent.

La prima ad andare verso di loro, fu una ragazza bionda piuttosto affascinante. Stretta in un tailleur militare con i capelli severamente raccolti, arrivò a passo svelto, rivolgendo un sorriso.

 

-Siete tornati.- disse, fissando gli occhi su Marcus che annuì.

 

-Anya, dobbiamo vedere la dottoressa Hayman.- fece lui, sbrigativo. La donna annuì, guardando poi Sapiens. Sorrise dolcemente anche a lei, facendo al gruppo cenno di seguirla.

 

-Forza, venite con me.-

 

-Hoffman?- domandò Baird, non vedendo il vecchio in giro a rompere le palle al prossimo.

 

-Hoffman è in riunione. Lui e Prescott stanno dando i numeri, in questi giorni.- confessò lei, mentre entravano all'ospedale di Jacinto, scortati da alcuni Gears armati.

 

-Perchè questi scocciatori ci seguono?- domandò Marcus irritato, lanciando uno sguardo ai soldati.

 

-Ordini superiori, adeguati.- rispose semplicemente Anya, bussando alla porta a cui si trovarono davanti.

 

-Entrate.- disse una voce dall'interno. Cole passò quasi in testa al gruppo, dietro Anya che aprì la porta.

 

-Dottoressa Hayman, salve.-

 

-Ditemi.- disse lei, senza alzare gli occhi dal pacco di fogli che aveva di fronte.

 

-Abbiamo una ferita d'arma da fuoco.- lei allora, sempre molto disinteressata si alzò e si avvicinò al lettino.

 

-Mettila qui.- fece secca, rivolta all'energumeno, che obbedì senza fiatare. Sapiens si sdraiò sul lettino. Tremava di quel poco- Ma chi è questa?- domandò severamente la dottoressa, aggrottando le sopracciglia- Questi non sono certo vestiti civili e... santo Dio...- sussurrò poi, alzando il corpetto, vedendo la cicatrice dell'ustione.

 

-Ho fatto quello che ho potuto, dottoressa...- sussurrò Baird. Sembrava quasi mortificato.

 

-Che arma da fuoco sarebbe?-

 

-Pistola Boltok.- lei sbarrò gli occhi.

 

-E tu sei ancora viva?- chiese a Sapiens, che fece spallucce- Complimenti, devi essere fatta di titanio se non sei ancora crepata.- sputò la Hayman, afferrando dal carrello una siringa e una boccetta.

 

-Che cazzo è quella roba?- domandò Sapiens facendo per alzarsi. Dom le posò una mano sulla spalla e la fece ridistendere.

 

-Anestesia, non preoccuparti. Non sentirai niente.- disse la dottoressa, mentre riempiva la siringa. Non appena ebbe iniettato il liquido vicino alla ferita, attese qualche minuto- Come ti chiami?- domandò.

 

-Sapiens...- disse la ragazza che, fuori dal suo 'habitat' sembrava più un cucciolo spaventato.

 

-Sapiens? Che nome è Sapiens?- guardò Dom, di fronte a lei, che scosse appena la testa. La dottoressa capì che le sarebbe stato spiegato tutto più tardi- Ok, giovanotti, andate fuori, levatevi dai piedi o vi amputo le gambe.- i quattro più Anya obbedirono, uscendo dalla porta.

 

-Allora? Chi è?- chiese il tenente a Marcus, che incrociò le braccia, posandosi alla parete.

 

-Sapiens, il cecchino delle Locuste.-

 

-Come? Quella...?- la donna sembrava scioccata, come poteva non esserlo.

 

-Se ti raccontassimo quello che ci è successo nelle ultime ore non ci crederesti nemmeno!- esclamò Cole, mentre il suo sguardo ricadeva su Marcus. L'uomo aveva abbandonato l'idea di rivedere suo padre per portare la ragazza dall'unico medico di cui si fidava. Gli occhi del Gear erano duri come il granito, tanto che avrebbe potuto segare una Locusta a metà solo con uno sguardo.

 

-Beh, abbiamo tempo no? La Hayman ci metterà un po'. Che è successo?- Cole, preso da un impeto di gioia per essere tornato all'aria aperta, iniziò a raccontare, trascinando con la sua euforia anche Baird. Marcus rimase zitto ad ascoltare, fino a quando, spazientito, non si staccò dalla parete.

 

-Marcus?- Dom cercò di richiamarlo, ma il sergente non lo cagò neanche di striscio, sparendo alla fine del corridoio.

 

-Che ha?-

 

-Beh, siamo andati al Nexus per vedere suo padre e beh... non l'ha visto.- disse Dom, continuando a guardare l'angolo dietro cui era sparito il suo migliore amico.

 

-Suo padre? Come sarebbe a dire 'suo padre'?- Anya era un po' confusa.

 

. . .

 

Sapiens aprì la porta, camminando sulle sue gambe. Le erano stati dati dei vestiti nuovi. Un corpetto in pelle un po' più largo e dei pantaloni simili a quelli che avevano le donne Gear sotto la corazza. Una fasciatura piuttosto resistente riparava la ferita dalla polvere. Quando uscì, non c'era nessuno di tutti quelli che conosceva, c'era solo una donna dai lunghi rasta bianchi legati in una coda alta. Il Lancer tra le scapole e le braccia incrociate le fecero supporre che, forse, stava aspettando lei.

 

-Sapiens, giusto?- la ragazza annuì. La donna le sorrise. Doveva avere più di cinquant'anni a giudicare dall'aspetto. Era stretta in una corazza che la faceva sembrare davvero fighissima.

 

-Sì, sono io...-

 

-Piacere, mi chiamo Bernadette, ma chiamami Bernie.- disse la donna con un gran sorriso- Sono stata incaricata di tenerti sotto controllo mentre gli altri si riposano.- Sapiens le regalò un debole sorriso- Forza bambina, seguimi.- si incamminarono lungo il corridoio- Tu sei la famosa ragazza- Locusta, quindi.-

 

-Già...-

 

-Non sei molto loquace, vedo.- disse dal donna, dandole un colpetto sulla spalla. Era la prima volta che aveva a che fare con un Gear donna.

 

-Mi abituerò. Di solito parlo molto di più.-

 

-Sarai anche stanca. Vieni, ti è stato preparato un alloggio dove potrai riposarti. Sarai a pezzi. Ho sentito di quello che ti è successo.-

 

-Chi te l'ha...-

 

-Oh, si vede che ancora non conosci quel coglione di Baird. Parla sempre troppo.- rise Bernie, aprendo la porta. Sapiens fu costretta a mettersi una mano davanti agli occhi per non rimanere accecata.

 

-Oddio...- un sole così splendente non l'aveva mai visto.

 

-Dai, ti abituerai anche a questo.- i Gears che passavano, la guardavano, coperti da quei caschetti inquietanti. Quanti ne aveva visti saltare- Dimmi, come si vive tra quelle schifezze?- Sapiens era convinta che stesse parlando delle Locuste.

 

-Ora come ora... non lo so... pensavo si stesse bene... ma dopo questa...- confessò la ragazza. Più il tempo passava, più era confusa.

 

-Non preoccuparti, anche noi ci passiamo per quei pensieri. Gli Arenati sono una seccatura con le gambe, te ne renderai di sicuro conto quando verranno a rompere le palle.- rise Bernie, mentre la guidava verso una stradina laterale. Lì, i Gears giravano come se nulla fosse, sembravano quasi pattuglie di polizia. La gente non li temeva, li guardava ma non ne avevano paura- Eccoci qui.- disse, quando si fermarono davanti ad un cancello che dava su una piazza gigantesca. L'edificio di fronte a lei le metteva un po' l'ansia.

 

-Cosa...-

 

-Questa è una caserma. Sta tranquilla, ti divertirai anche tu.-

 

-Quando potrò tornare a casa?-

 

-Non appena ti sentirai meglio... non credo sarebbe un bene farti venire a prendere dai tuoi amici. Neanche se fossero su uno scuolabus verrebbero risparmiati.- Sapiens annuì. Strano, la sua gente le aveva sparato cercando di ucciderla e lei... voleva tornare lì. Entrando nello stabile, dalle porte aperte delle camerate, poté vedere i Gears intenti a spogliarsi dell'armatura. I loro turni erano finiti, quindi si davano il cambio con altri che erano pronti a partire- Sai, credo che tu sia la più giovane qui dentro.- sorrise la donna che l'accompagnava.

 

-Il... sergente Fenix?-

 

-E' nell'ala opposta con Santiago.-

 

-Santiago... Dom.-

 

-Esatto, lui. Questa è la tua camera.- disse, portandola oltre una porta. Non appena fu dentro, sdraiata su un altro lettino, vide una donna dai capelli scuri riversa sul materasso che dormiva come se nemmeno una cannonata avesse potuto svegliarla- Non far caso a Sam. È simpatica, te ne renderai conto quando si sveglierà!-

 

-Posso avere un coltello?- Bernie aggrottò le sopracciglia.

 

-Che te ne fai?-

 

-Mi serve per una cosa...- sussurrò, guardando lo specchio di fianco a lei. La donna afferrò il suo dalla cintola, passandoglielo. La ragazza lo prese e si avvicinò allo specchio- Vediamo un po'.- strinse con una mano la lunghissima treccia nera, mentre la portava davanti.

 

-Ehi, ragazzina... cosa stai facendo?- avvicinò il coltello ai capelli e con un gesto secco, a partire dalla base, tranciò di netto la treccia, lasciandola cadere a terra.

 

-Mi ero ripromessa di tagliarli, se mai fosse successo qualcosa di memorabile, nella mia vita.- confessò, ripassandole il coltello- Li vorrei più corti, sarebbe possibile?- chiese. Bernie si guardò in giro.

 

-Beh, se ti fidi di me, posso pensarci io... però è stato un peccato.-

 

-Lo so...-

 

. . .

 

Dom era seduto al tavolo, insieme a Marcus e Baird, quando arrivò di corsa Cole.

 

-Avete sentito?- domandò, con aria depressa.

 

-Cosa?-

 

-Boomer Lady si è data alla 'parrucchieria'.- Baird scoppiò a ridere, mentre posava il bicchiere sul metallo.

 

-La nonna vuole cambiar mestiere?- chiese tra le lacrime, sbattendo il pugno al tavolo.

 

-Oh... cazzo...- sussurrò Dom, attirando l'attenzione degli altri. Sapiens entrò nella mensa, riducendo la risata di Baird ad un silenzio tombale. Si avvicinò. Una cinghia di metallo le teneva il bastone fissato alla schiena.

 

-Baby... Dio santo, i tuoi capelli...- la folta treccia della ragazza si era trasformata in un cortissimo taglio a spazzola. Erano tutti per aria, neanche le fosse esplosa una granata in testa. Sorrise.

 

-Credo che andrò.- disse lei. Marcus aggrottò le sopracciglia. Baird ormai era morto, probabilmente.

 

-E dove?- chiese Cole, passandosi una mano sulla fronte.

 

-Bernie mi ha procurato una corazza. Non è della mia misura, ma suppongo che dovrò crescerci dentro.-

 

-Ah, allora è a te che ha fatto lo scalpo!- esclamò con voce acuta Baird, sbattendo la fronte sul tavolo.

 

-Io trovo che sia stata bravissima, mi va bene così.- sorrise- Dopotutto la treccia l'ho tagliata io.-

 

-Pazza...- mormorò Cole- Ma se tu sei contenta così, meglio per te.-

 

-Vuoi che ti accompagniamo? Potresti essere attaccata di nuovo...- si propose Marcus, al di fuori di ogni aspettativa dei suoi compagni.

 

-No, non serve. Vorrei solo che diceste di non attaccare il Reaver che verrà a prendermi. Atterrerà qui fuori. Voglio che diciate che non aprano il fuoco, sennò sarò costretta ad ammazzare tutti.-

 

-Sei molto fedele... eh?- domandò Dom, che ancora non riusciva a capire la testardaggine della ragazza.

 

-Sì. Lo sono. Questo non è più il mio posto.- concluse. Marcus sospirò, portando due dita all'orecchio. Ormai tutti a Jacinto conoscevano la storia di Sapiens, per cui, in un certo senso, non vedevano l'ora che se ne andasse. Temevano un'invasione di Locuste. Sarebbero tornati a rendersela, se era davvero così importante come pensavano.

 

-Controllo, avvisate le difese di non attaccare il Reaver che atterrerà nella piazza della caserma.-

 

-Fenix, sei sicuro di quello che dici?-

 

-Perchè?-

 

-Perchè non sta arrivando un Reaver.-

 

-Come non sta arrivando un Reaver?- chiese Marcus, scattando in piedi. Sapiens corse fuori, inseguita dagli altri, compresi i Gears che avevano smesso di mangiare. Uscì dalla porta e scoppiò a ridere, mentre gli uomini iniziavano a mettere mano ai fucili.

 

-ODDIO!- rise la ragazza, saltando come una pazza- MIO DIO!!!- era l'Hydra. Atterrò pesantemente sul terreno battuto, mentre lei corse incontro alla bestia gigantesca. Corse scatenata, raggiungendo il mostro. Alcuni uomini caddero a terra svenuti. Era la prima volta che vedevano una cosa simile da così vicino. L'armamento sulla groppa dell'animale, se così lo si poteva chiamare, fece sbiancare tutti, perfino Hoffman quando, in un balzo, scese tre gradini contemporaneamente.

 

-Non credo ai miei occhi...- sussurrò Baird senza fiato.

 

-Ah... sarai diventato stupido...- commentò Cole, sorridendo. In un certo senso, se la ragazza era felice di tornare a casa sua, era meglio così. Sapiens si arrampicò sulla bestia, sorridendo, sedendosi sulla groppa corazzata.

 

-Grazie...- sussurrò a Marcus e ai Delta, che poterono solo leggere il labiale-... ci rivedremo...- la creatura si staccò da terra in un ringhio assordante, partendo senza attendere oltre. I Gears rimasero lì ancora, anche dopo che fu troppo lontana per essere distinta.

 

-Sbaglio... o ci è appena atterrata una creatura mostruosa sulla piazza e noi l'abbiamo lasciata scappare senza farla saltare per aria?- domandò Prescott, con le braccia ai fianchi.

 

-Presidente... era venuta a riprendersi ciò che era suo...-

 

-Quella ragazza... volevo parlarle...- mormorò l'uomo, passandosi una mano sul mento. Marcus lo squadrò.

 

-Beh, ora non può più farlo.- disse velenoso il sergente, fissando bieco Prescott. L'uomo, come se non avesse sentito Marcus, scese dalle scale.

 

-Monitorate quella creatura, tenetela sotto controllo e sappiatemi dire dove atterra.- e se ne andò.

 

-Ma che cos'ha in mente quel testa di cazzo?- domandò Baird che sentiva un irrefrenabile prurito alle mani, tanto lo voleva pestare di botte.

 

-Non ne ho idea... ma la cosa... non mi piace...- ringhiò Marcus, congedandosi.

 

 

[...]

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