Non è mai troppo tardi!

di TimanthaBerry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sayuri l'imbranata ***
Capitolo 2: *** Si parte! ***
Capitolo 3: *** Incontri inaspettati ***
Capitolo 4: *** Attacco ***



Capitolo 1
*** Sayuri l'imbranata ***


 Note dell'autrice: salve a tutti, non vedevo l'ora di pubblicare la mia prima fiction, dopo aver praticamente divorato tutte quelle già esistenti! Spero di non annoiarvi troppo e magari di riuscire a farvi venire qualche idea interessante. Un solo favore: recensite, dite cosa ne pensate, suggerite e lamentatevi; non chiedo di meglio che delle sane critiche per poter migliorare sempre più!





Capitolo 1 - Sayuri l’imbranata
 

“Perché? Perché proprio a me questa missione? Eppure lo sanno che sono la peggior ninja di tutti i tempi!”
Sayuri se ne stava appostata dietro una grossa sporgenza rocciosa, pronta a tendere un’imboscata. Aveva l’incarico di intercettare e catturare alcuni banditi che da un mesetto ormai infastidivano i villaggi della campagna, ma erano passate più o meno due ore da quando era arrivata e ancora non si era visto nulla di strano. Il sole picchiava forte sulla sua testa: “Dovrebbe essere già mezzogiorno” pensò distrattamente “Altri cinque minuti e torno indietro”. Si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore e cercò di coprirsi meglio con la cappa bianca che le avvolgeva  testa e spalle, lasciando libero solo il viso incorniciato da due codini castani; come se non bastasse la sabbia le si era infilata nelle scarpe procurandole un prurito insopportabile. Stava per alzarsi e tornarsene al villaggio con un niente di fatto quando un urlo spezzò il silenzio torrido del deserto. “Sono loro!” Con uno scatto si voltò in direzione delle capanne dietro di lei ed ebbe la conferma di ciò che stava accadendo: erano arrivati i banditi e già avevano ferito un paio di abitanti. Stava tremando dalla paura ma doveva fare qualcosa!
“Eppure non li ho visti passare … mi avevano detto di aspettarli sul tracciato Nor … OH NO! Ma il Nord è dall’altra parte! STUPIDA, STUPIDA, STUPIDA!”
Mentre rimuginava si precipitò in direzione del villaggio, oltretutto maledicendo la natura che le aveva dato gambe corte e l’agilità di un cammello zoppo.
Con una specie di balzo poco elegante atterrò al centro dello spiazzo tra le casupole, mettendosi in mezzo  ai cinque banditi e un anziano signore che stavano per picchiare; lanciò un kunai in direzione dell’energumeno davanti a lei, senza nemmeno sfiorarlo e mandandolo a conficcarsi in una palma poco distante. I brutti ceffi esplosero in una risata malvagia, mentre Sayuri cercava di trattenere le lacrime miste di rabbia e paura: “A-Andatevene subito, o sarò costretta a chiamare i rinforzi!” Gridò con poca convinzione.
Il tipo che sembrava il capo, una specie di armadio con una cicatrice inquietante sul volto, si fece avanti: “Quindi nessuno verrà a cercarci, se tu non dirai niente? Bene … PRENDETELA!”
I quattro compagni si lanciarono verso la ragazza che, rendendosi conto dell’errore commesso, era impallidita e tentava di fuggire. Non fece in tempo a voltarsi che inciampò nel suo stesso vestito e cadde a terra sollevando una nuvola di sabbia. In un batter d’occhio una scimitarra e l’ombra minacciosa di uno degli inseguitori comparvero alle sue spalle, oscurando la luce del sole.
“S-Sto per morire?” Le lacrime le rigavano il volto, l’ombra si avvicinava sempre più.
“AAAAARGH!”
Sayuri si voltò spaventata e vide l’uomo a terra, con degli shuriken conficcati nel braccio e nelle gambe che sanguinavano copiosamente. Tutti i presenti fissavano una figura appollaiata sul tetto di un’abitazione, impossibile capire chi fosse con la luce accecante alle sue spalle.
“Nessuno vi ha mai detto che colpire alle spalle è da vigliacchi? Per di più una ragazza!”
Sayuri lo riconobbe subito dalla voce: Makoto, era Makoto! Non gli aveva mai voluto così bene!
“Tranquilla Sayuri, ci penso io a questi delinquenti da due soldi!”
Con un balzo il ragazzo si ritrovò accanto all’amica, da bravo cavaliere la aiutò ad alzarsi e la mano libera sfoderò il pugnale. Sorrise, con aria di sfida, avventandosi senza perdere tempo contro i quattro ancora in piedi, ad una velocità impressionante. Affondi, schivate, salti e finte, non potevano tenergli testa.
Nemmeno dieci minuti e già li aveva stesi. La missione era compiuta, bisognava solo chiamare le guardie e aspettare che venissero a prenderli.
“Sono sempre la solita imbranata …” pensò la giovane ninja, guardando Makoto che le sorrideva soddisfatto mentre legava mani e piedi ai banditi con gesti rapidi e precisi.

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Capitolo 2
*** Si parte! ***


 Note dell’autrice: accidenti, questo secondo capitolo è molto più lungo del primo O__O! Spero che vi piaccia, ringrazio tutti quelli che hanno deciso di seguire la mia storiella e anche chi deciderà di farlo in futuro ^^. Buona lettura e (vi prego) recensite per farmi sapere cosa ne pensate!
 
 

Capitolo 2 – Si parte!
 

Entrò in casa, silenziosa, sperando che nessuno si accorgesse di lei. Un altro rimprovero era l’ultima cosa che desiderava.
Il maestro l’aveva sgridata per bene, ricordandole ancora una volta quanto fosse importante “la determinazione, la pianificazione, mantenere il sangue freddo e bla bla bla …” Ormai Sayuri conosceva quasi a memoria quel discorsetto. Sapeva come avrebbe dovuto comportarsi, ma non c’era riuscita. Punto.
Ogni volta che tentava di farsi coraggio e di reagire, otteneva l’effetto contrario e si paralizzava dalla paura. Non era capace di essere una ninja e non lo sarebbe mai stata.
La sua famiglia, fin da bambina, sperava di vederla primeggiare nelle missioni, per riportare il alto il nome del clan Hoshi. Sayuri era la sola discendente, l’unica in cui riporre tutte le speranze, ma era anche una frana. In tutto.
Furtiva come un’ombra di diresse verso la sua camera.
“Finalmente un po’ di pace …” pensò troppo presto, non accorgendosi del tappeto in cui inciampò. Mentre capitombolava afferrò un lembo di tovaglia per tentare di restare in equilibrio, ma riuscì solo a tirarla giù con tutto il vaso di fiori che, ovviamente, cadde a terra riducendosi in mille pezzi e svegliando tutta la casa.
“N-non ci posso credere.” Piagnucolò tra sé e sé.
I genitori arrivarono in fretta, probabilmente perché aspettavano il suo ritorno, e dai loro sguardi capì che erano già a conoscenza del fallimento. La madre, una signora sulla cinquantina abbastanza paffuta, la aiutò ad alzarsi, controllando che non si fosse fatta male.
“Sto bene, mamma, pulirò tutto io, non ti preoccupare …”
“Sayuri, come dobbiamo fare con te?” Chiese il padre sconfortato. Ancora una volta li aveva delusi.
“Ti prego caro …”
“No. Stavolta non lasceremo correre. Questo problema va risolto!” Guardò la figlia con determinazione. Anche se adesso era piuttosto avanti con l’età, si vedeva che da giovane era stato un ragazzo attraente. Ancora possedeva un fisico allenato e uno sguardo fiero ma i capelli ormai ingrigiti tradivano lo scorrere del tempo. Non si dava pace per quella figlia senza speranza, lui che si era distinto nella Grande Guerra, come poteva sopportare Sayuri e la sua inettitudine?
“Non c’è niente da risolvere! Io non voglio essere una ninja, non ne sono capace!” Rispose la ragazza in malo modo.
“Stupidaggini! Tutti possono essere dei ninja, la verità e che non ci metti abbastanza impegno”.
“COSA? Vorresti dire che non mi impegno abbastanza?” Sayuri si stava infuriando e si liberò dall’abbraccio della madre per poter fronteggiare il padre guardandolo dritto negli occhi. Di solito era sempre calma e remissiva, ma quell’argomento riusciva a tirare fuori tutta la sua grinta.
“Esatto.”
“Mi alleno ogni santo giorno da quando avevo 5 anni, studio tutte le lezioni, partecipo alle missioni e rispetto il regolamento alla lettera. Che altro devo fare? Se sono imbranata non è colpa mia!”
Stava piangendo ma gridava con una sicurezza che quasi non si riconosceva.
“Ti manca l’ingrediente fondamentale.” Sentenziò il padre, come se fosse ovvio di cosa parlava.
“E sarebbe?”
“La fiducia.”
Si voltò e tornò in camera, senza degnarla di uno sguardo. Sayuri guardò la madre, cercando una spiegazione migliore, ma questa abbassò gli occhi e non disse nulla.
Se ne andò nella sua stanza, sbattendo la porta con più forza possibile per il solo gusto di fare rumore, e si buttò sul letto piangendo, finché il sonno e la stanchezza non le chiusero gli occhi.
 
***

La mattina seguente si svegliò di pessimo umore. Sciacquandosi il viso in bagno scorse il suo riflesso nello specchio e si odiò con tutta se stessa: perché non era brava come Makoto? Perché non poteva rendere felici i suoi genitori, tutto il clan, così l’avrebbero lasciata in pace?
In cucina sentì la signora Hoshi parlare con qualcuno, ma non riusciva a distinguere chiaramente la voce dal bagno.
“Mi raccomando, lo consegni subito alla signorina Hoshi.”
“Stia tranquillo, sarà la prima cosa che farò. Sapete quanto teniamo che svolga al meglio i suoi compiti.”
“Si, si … Piuttosto …” abbassò la voce, quasi ad un sussurro “avete notato delle persone strane aggirarsi nel quartiere stanotte?” Sayuri aveva l’orecchio incollato al muro per poter sentire.
“Persone strane dice? Cosa intende?”
“Non ne ha ancora sentito parlare?”
“Di cosa? Cos’è successo?” Chiese preoccupata.
“Sembra che siano stati rubati alcuni rotoli contenenti tecniche proibite dall’archivio segreto del villaggio. Le venti guardie scelte non hanno notato nulla, solo all’alba si sono accorti che la serratura era stata forzata … c’è chi dice si tratti di un demone!”
“Oh cielo …”
“Ah, ah, ah!” rise di gusto “Andiamo, signora, non crederà a queste sciocchezze! Piuttosto: se avete qualcosa da dichiarare potete recarvi alla centrale. Ora però devo continuare il controllo della zona, consegni le istruzioni alla ragazza e restate tutti in guardia.”
“S-si, certo. Buona giornata.”
Sentendo la porta che veniva chiusa, Sayuri uscì dal bagno con finta indifferenza.
 
Il rotolo ricevuto conteneva tutti i dettagli della missione giornaliera: trasportare un pacco appena arrivato dal magazzino centrale all’emporio delle spezie. Di certo non era il più entusiasmante degli incarichi.
“Di questo passo finirò a lavare i pavimenti dell’Accademia …”
 
***
 
Le strade iniziavano ad affollarsi pian piano. Sayuri adorava l’atmosfera mattutina, quando la città si risvegliava e un venticello fresco si insinuava tra i palazzi di sabbia del centro.
L’intero villaggio era costituito da case fatte di sabbia sulle quali troneggiava il palazzo del Kazekage , riconoscibile, oltre che per le dimensioni, anche dalla forma simile ad un vaso gigante. La maggior parte delle abitazioni aveva una forma tondeggiante, la colorazione era lasciata al naturale e minuscole finestre punteggiavano le pareti rendendo il tutto simile a un grosso formicaio; gli edifici più importanti erano decorati da arabeschi, bassorilievi e terrazze con piante dalle foglie carnose e grossi fiori appariscenti. Il vero gioiello della città, però, era il mercato: una distesa di tende arcobaleno che si snodava tra i vicoli tortuosi e un brulichio di persone indaffarate, così compatte che sembravano parte di un unico organismo, talmente erano armoniche in quel movimento caotico.
Sayuri si trovava appunto nei pressi del mercato, riflettendo sui proprio problemi.
“Se ritrovassi i rotoli scomparsi, diventerei una specie di eroina …” Guardava distrattamente davanti a sé, per evitare di andare a sbattere contro qualcuno - come al solito - ma nella sua testa un pensiero nuovo e elettrizzante si accingeva ad uscire: e se avesse DAVVERO ritrovato i rotoli? Tutti i suoi problemi sarebbero scomparsi, in un solo colpo! Colei che aveva salvato il villaggio proteggendone i segreti millenari. Suonava bene, e chi avrebbe osato propinarle ancora quelle missioni mediocri? Una vita in pace. Un sogno. Il SUO sogno.
“Perché non tentare? In fondo, cos’ho da perdere …”
Osservò il pacco che teneva in mano. Non lo ritenne di importanza vitale e si limitò a lasciarlo cadere nella sabbia. Iniziò a correre in direzione opposta, agitata, eccitata, confusa.
“Sono io questa? Sono io che fuggo, che rifiuto di seguire gli ordini?”
Si sentiva in colpa, ma rideva. Rideva e correva, con il fiato corto e urtando le persone al suo passaggio.
 
***
 
Non appena fu all’esterno delle mura, si fermò a prendere un po’ d’aria. Davanti ai suoi occhi si apriva una distesa sabbiosa senza fine, ma Sayuri ci vedeva solo la libertà. Doveva trovare quei rotoli, e finalmente niente più missioni, niente allenamenti, fine della carriera da ninja.
 
“C’è qualcosa di strano …”
Percepiva una presenza alle sue spalle. Voltandosi poco mancò che svenisse dalla sorpresa: il Kazekage? Era proprio lui?
Già l’avevano scoperta?
“Mi sembrava strano che andasse tutto troppo bene.”
Gaara del Deserto, in posa statuaria, a braccia conserte, se ne stava su una nuvola di sabbia sospesa a mezzo metro da terra, senza muovere un muscolo.
“Chi sei?”
“A-ah … cosa? … Io… Sayuri! Mi chiamo Sayuri” Si inchinò leggermente.
“E dimmi, Sayuri, perché sei qui?”
“S-sono in missione?”
“Per caso è una domanda?” Chiese impassibile.
“N-no! NO! Sono OVVIAMENTE in missione, eh eh!” Risatina isterica, era tesa al massimo.
“Che strano …” Scese a terra, avvicinandosi. Era almeno venti centimetri più alto di lei e quell’aura di mistero e rispetto che lo circondava incuteva timore alla ragazza. Da ormai venti anni circa rivestiva la carica di Kazekage ed aveva sempre governato con giustizia e saggezza, non c’era motivo per averne paura, ma Sayuri non voleva essere scoperta, nessuno doveva sapere delle sue intenzioni. Altrimenti sarebbe sfumato l’effetto sorpresa, la sua impresa avrebbe perso di importanza.  
“Eppure avevo dato ordine che nessuno, oltre agli addetti alle indagini, uscisse dal villaggio.”
La fuggitiva aveva cambiato colore, sfumando verso il bianco.
Il Kage proseguì indifferente.
“Non eri tu quella che ha gettato il pacco da consegnare e si è data alla fuga? Mi sembrava di averti visto dal terrazzo del mio ufficio … c’entri qualcosa con il furto di stanotte?” La squadrò. “Non credo. Non sembri il tipo. Allora perché stavi fuggendo?”
“Io … ecco … “ prese un bel respiro e parlò tutto d’un fiato “Ho una missione speciale da compiere ma non mi chieda altre spiegazioni, per favore!” Buttò fuori tutto, incrociando le dita col pensiero e desiderando che comprendesse la sua situazione.
Gaara era perplesso, ma anche incuriosito. In qualche modo capì cosa voleva dirgli quella giovane ninja, la prese in simpatia e le sorrise.
“Bene, allora vai, porta a termine questa tua missione. Non dirò nulla, ma evita di farti del male.”
Non la aveva sgridata? Non sarebbe stata punita? Poteva riprendere il sogno ad occhi aperti da dove si era interrotto?
Il suo viso si illuminò.
“Oh … io … GRAZIE! Davvero, grazie!” Tirando un sospiro di sollievo riprese a correre, in direzione del deserto.
“E stavolta niente soste, almeno finché non ci saranno un bel po’ di miglia tra me e il villaggio!”
 
Il Kazekage la seguì con lo sguardo, poi divenne un puntino tra le dune e scomparve.
Gli ricordava una vecchia conoscenza, con quella determinazione, quell’energia nascosta sotto una corazza di timidezza. Le avrebbe fatto bene un’avventura, le serviva tempo ma pian piano la vera Sayuri sarebbe uscita fuori, ne era certo.
“Non devi più nasconderti. Non può vederti.” Parlò senza voltarsi, certo di essere ascoltato.
Da dietro una capanna uscì Makoto, inchinandosi rispettosamente.
“La stavi seguendo fin dall’inizio. Perché?”
“Non voglio che si metta nei guai.”
“Sei suo amico?”
“Le voglio bene.”
“… perfetto. Seguila, ma non interferire.”
Si inchinò ancora, per congedarsi
“Come desidera” e sparì all’inseguimento di Sayuri.
“Sembra molto interessante. Staremo a vedere.” E anche Gaara si volatilizzò in un turbine di sabbia.
 
 

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Capitolo 3
*** Incontri inaspettati ***


Note dell’autrice: Eccomi ancora qui, caparbia nel continuare questo progetto un po’ pazzo e un po’ sconclusionato. Sono davvero felice che così tante persone abbiano letto la mia storia: grazie ragazzi, vi adoro! (Dimenticavo, quando potete recensite plz ^^)
 

 
Capitolo 3 – Incontri inaspettati

Il sole picchiava rovente sulla sua testa. Le gambe appesantite si muovevano a stento.
Da circa cinque ore Sayuri vagava tra le dune, senza la minima idea di dove stesse andando.
“Pessima idea … ho avuto davvero una pessima idea”
Si accasciò a terra, sfinita, tentando di ripararsi in qualche modo dai raggi bollenti ma senza successo. Un caldo insopportabile, niente all’orizzonte tranne sabbia e ancora sabbia. Venne assalita dal panico.
“Morire seccata al sole non era nelle mie aspettative …”
Aveva perso ogni speranza, talmente disidratata che non le erano rimaste lacrime per piangere, chiuse gli occhi e cadde svenuta.
 
***
 
Quando riprese conoscenza si accorse di essere distesa sopra qualcosa di morbido, forse una coperta, e avvertì nell’aria un odore dolciastro, insieme a una sensazione di freschezza più che piacevole.
“Dove sono?” Si domandò restando immobile. Sicuramente qualcuno la aveva trovata priva di sensi e portata in un posto sicuro; tuttavia, non sapendo con chi aveva a che fare, era meglio analizzare la situazione con calma e sangue freddo. Le lezioni dell’Accademia le tornavano in mente come flash “Missioni esterne, paragrafo cinque: incontro con soggetti estranei.” Ripeté mentalmente.
“Ma sei sveglia allora!”
Sayuri balzò in piedi dallo spavento, presa alla sprovvista e certa che non ci fosse nessuno in quel momento.
Alle sue spalle se ne stava seduta a gambe incrociate una ragazza. Era esile e pallida, con il viso spruzzato di efelidi e i capelli di un biondo quasi scolorito. Il sorriso, grande e luminoso, sembrava occupare quasi tutto il volto.
“C-chi sei tu? Dove mi hai portata? Cosa vuoi farmi? I-io … non te lo permetterò!”
Cercò di intimidirla, ma capì subito di essersi solo resa ridicola.
“Non mi permetterai cosa? Bah, comunque” Si alzò, porgendole la mano “Mi chiamo Shiori, piacere di conoscerti!”
La giovane ninja rimase interdetta per qualche istante, poi strinse la mano. “Sayuri.”
“Scommetto che hai fame. Vieni, prendi un po’ di frutta: rinfrescante e nutriente! Eri disidratata quando ti ho trovata in mezzo al deserto, non immagini che fatica portarti in questo riparo con quel caldo, e poi eri incosciente e per riuscire a farti bere dalla borraccia ho dovuto lottare non poco! Meno male che adesso stai meglio, credo che delle vitamine ti faranno proprio bene!”
Parlava a raffica, senza il minimo segno di cedimento. Sayuri, osservando con attenzione, si accorse che stava mangiando della frutta prima che lei si risvegliasse.
Sedute a terra, le due cenarono e, visto che ormai era notte inoltrata, decisero di riprendere il cammino il giorno seguente.
“Maglio riposarsi e partire all’alba, sperando di incontrare un’oasi prima di mezzogiorno.” Affermò Shiori, più rivolta a se stessa che all’altra ragazza.
“Già … scusa se te lo chiedo, non mi piace impicciarmi di affari che non mi riguardano, ma cosa ci facevi in mezzo al deserto? Non seguivo la pista delle carovane … mi stavo chiedendo come tu sia riuscita a trovarmi …” Sayuri arrossì, imbarazzata dalla sua stessa sfacciataggine.
“Eheheh!” Rise “Diciamo che avevo fretta e uscendo dalla pista ho potuto risparmiare un bel po’ di tempo, anche se il percorso è più rischioso; però di solito sono un tipo prudente e cerco di non mettermi nei guai … per te, poi, è stato un vero colpo di fortuna, altrimenti saresti finita arrosto sul serio!”
“Ah … è vero. Eh eh!” La spiegazione era molto vaga, ma del resto non aveva nemmeno chiesto nulla del perché LEI fosse in quel posto, quindi meglio così: non voleva rivelarle la sua missione, anche se quella ragazza le ispirava fiducia, forse grazie ai modi garbati ed eleganti che aveva, o semplicemente perché le aveva salvato la vita.
Si misero sdraiate, guardando il cielo stellato e chiacchierando per conoscersi meglio, finché entrambe si addormentarono cullate dal fresco della notte.
 
***
 
Sayuri venne svegliata dai rumori di Shiori che raccoglieva le sue cose sparse nei dintorni infilandole poi nella borsa a tracolla; solo in quel momento si rese conto che lei non aveva nulla, oltre all’attrezzatura base dell’Accademia (qualche shuriken e kunai, filo trasparente, un coltellino, kit medico di emergenza e un rotolo bianco), che pazzia fuggire in quel modo senza nemmeno una meta precisa da raggiungere!
“Buongiorno …” biascicò tristemente stropicciandosi gli occhi.
“Ehilà! Buongiorno a te!” Esclamò l’altra richiudendo la borsa. “Stavolta non ti avevo proprio sentita.”
“Ma dove la trova tutta quell’energia di prima mattina?” Si chiese la ninja, ancora intontita dal sonno.
Era l’alba, il sole non era completamente visibile all’orizzonte, ma già la temperatura si stava alzando.
Iniziarono subito la marcia, parlando sempre meno per risparmiare fiato ed energia.
 
Verso le undici erano sfinite. Si fermarono per l’ennesima volta, cercando ristoro nell’acqua calda della borraccia, oltretutto razionata per evitare di rimanere a secco.
Proprio in quel momento notarono, con immenso piacere, che davanti a loro c’era non un oasi, ma addirittura un villaggio!
“E se fosse solo un miraggio?” Sayuri era scettica, soprattutto perché a lei queste fortune capitavano di rado.
“Non credo, in quella direzione i raggi solari non hanno la giusta inclinazione rispetto al nostro campo visivo per poter creare un miraggio, non è fisicamente possibile, la rifrazione non sarebbe completa.”
“Cosa?” Era confusa, eppure Shiori aveva parlato come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
“Eh eh, in poche parole: stai tranquilla che è un villaggio vero.”
“Oh, allora ok, tutto a posto!” Le sorrise, non del tutto convinta ma rincuorata dall’idea del meritato riposo dopo quella faticaccia.
 
Il villaggio, in realtà, era solo una piazza attorno alla quale si avvolgevano una dozzina di abitazioni, con un pozzo al centro e qualche grossa palma.
Più si avvicinavano, però, e più notavano che qualcosa mancava: gli abitanti! Com’era possibile che non ci fosse nessuno?
 
“Qualcosa non va …” Mormorò Shiori “Guarda laggiù!” Disse all’amica puntando il dito alla loro destra.
C’erano dei cesti, non ancora intrecciati, ai piedi di un paio di sedie. Accanto una bambola sporca di sabbia gettata in malo modo in mezzo alla piazza.
“Anche lì!” Esclamò Sayuri, indicando una casa con la porta e le finestre spalancate che lasciavano intravedere l’interno ombroso completamente a soqquadro. Annuirono, certe di avere in testa lo stesso pensiero.
“Sembra che tutti siano andati via di corsa. Chissà cosa li ha spaventati così tanto …” La ragazza parlava, riflettendo con se stessa, mentre curiosava dentro l’abitazione senza però toccare nulla.
La ninja rabbrividì nonostante fosse tremendamente caldo. “C-cosa ti fa pensare che siano fuggiti per paura! Magari hanno avuto un impegno improvviso …”
Shiori non rispose nemmeno, si limitò a guardarla sollevando un sopracciglio.
“Ok, è un’idea stupida. Ma questo vorrebbe dire che anche noi siamo in pericolo, no? I-io non voglio restare qui!”
Si avvicinò alla compagna, per sentirsi più al sicuro.
L’altra aveva appena iniziato ad aprire sportelli e cassetti (i pochi ancora chiusi), prendendo oggetti a caso e poi rimettendoli a posto, evitando di inciampare nel caos che le circondava, al contrario di Sayuri che più di una volta rischiò una slogatura e si salvò solo grazie alla prontezza di Shiori nel sorreggerla.
“Uhm …” La bionda infilò nella borsa un rotolo bianco che aveva trovato sotto un letto praticamente spaccato a metà, in mezzo alle schegge di legno.
“Ma, cosa fai! Non puoi mica rubare queste cose! E p-poi … sbrigati …” Piagnucolò Sayuri.
“Non rubo un bel niente... tanto qui non sarebbe utile a nessuno! E comunque non mancano solo gli abitanti in questo posto.” Rimise nello scaffale una ciotola che aveva osservato con particolare interesse, poi uscì rapida dalla casa per entrare immediatamente in quella accanto.  La giovane ninja le corse dietro, senza capire se fosse diventata pazza o se veramente avesse scoperto qualcosa. Nemmeno fece in tempo a varcare la soglia che l’altra aveva già rovistato tra i resti di mobilio e si stava lanciando verso un’altra capanna. Rinunciò all’idea di seguirla e la guardò seduta su una robusta panca in legno, seguendola con gli occhi mentre visitava una ad una tutte la abitazioni del villaggio. Per finire si affacciò sull’apertura del pozzo al centro dello spiazzo e tirò su la corda, solo per scoprire che all’altro capo non era legato nulla.
“A cosa serve una corda senza secchio?” Si domandò Sayuri nei suoi pensieri, ma non disse nulla per paura di sembrare troppo stupida.
“Niente!” Esclamò Shiori trionfante “Proprio come pensavo: non c’è nemmeno un oggetto di metallo in tutto il villaggio!”
“Per questo hai passato più di un’ora a rovistare nelle case di questa povera gente?” Chiese Sayuri, divertita da quella ragazza simpatica ma tanto bizzarra.
“Non è buono, non è per niente buono. Perché dovrebbero rubare solo oggetti in metallo? E poi, siamo sicuri che li abbiano rubati? A quale scopo? No, non credo: nessun ladro farebbe una cosa simile!”
“Quindi … chi pensi che sia il responsabile?” Stava tornando l’inquietudine di prima.
Restò un attimo in silenzio, poi sorrise in modo strano, quasi compiaciuto.
“Credo che c’entri il tipetto alle tue spalle …”
Sayuri si voltò e immediatamente si accorse di un’ombra scura, enorme, che la sovrastava.
Balzò in un lampo al fianco dell’amica, facendo rovesciare la panca che venne frantumata un istante dopo in una nuvola di schegge.
“C-c-cos’è q-quelloooo?” Panico. Puro e semplice panico.
Mai mostrarsi intimiditi di fronte al nemico” Recitava la lezione dell’Accademia nella sua testa “Al diavolo le lezioni! Qui si può solo scappare!” Volse lo sguardo alla compagna, ma rimase ancora più sconvolta di quanto già fosse.
Shiori rideva, senza mostrare un briciolo di paura.
Ammirava il mostro imponente che avevano di fronte: somigliava a un grosso millepiedi, ma era di metallo e brillava sotto il sole lanciando bagliori accecanti; lungo circa cinque metri, come osservarono entrambe con diverso interesse (la prima affascinata, la seconda paralizzata dal terrore), con mandibole poderose e centinaia di zampette affilate, aveva distrutto la panca in un batter d’occhio.
La ninja tremava, riparata alle spalle di Shiori, mentre questa era estasiata, sul volto un’espressione quasi folle e le braccia spalancate in contemplazione di quell’essere orrendo.
“Che potenza, che energia! Ahahah! Ci sarà da divertirsi!”

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Capitolo 4
*** Attacco ***


Note dell’autrice: ecco il quarto capitolo! Ma davvero ho intenzione di andare avanti? Ebbene, si! Per vostra sfortuna continuerò a scrivere ed assillarvi, quindi non avete speranze: rassegnatevi! xD
 

 
Capitolo 4 - Attacco
 

Il mostro si innalzava minaccioso a pochi metri dalle due ragazze. Sayuri era paralizzata, braccia e gambe si rifiutavano di rispondere agli ordini del cervello, che avrebbe voluto scappare il più veloce possibile.
Shiori, persa nella contemplazione di quell’essere, era come incantata.
Non appena il gigantesco millepiedi di metallo schioccò le fauci e si lanciò all’attacco, la ragazza riprese contatto con la situazione e afferrò l’amica per metterla in salvo, rotolando insieme dietro il muro di un’abitazione.
“Uh uh! Non perde tempo!” Sorrise: si stava divertendo un mondo.
Lanciò un’occhiata più attenta alla compagna accorgendosi che era in stato di shock.
“Devo fare qualcosa, e in fretta!”
Capì che non era abituata a trovarsi in mezzo alla battaglia, forse era la prima volta che rischiava la vita sul serio, allora decise di prendere l’iniziativa per concludere rapidamente anche se avrebbe di gran lunga preferito giocare con il mostriciattolo per un altro po’ di tempo.
La creatura non sembrava avere occhi, solo un foro di qualche centimetro di diametro appena sopra le fauci; il lungo corpo era composto da segmenti metallici, ciascuno dotato di un paio di zampette acuminate. Non era in grado di vedere, ipotizzò Shiori, perché da quando si erano nascoste restava immobile come una statua.
“Percepisce i movimenti … uhm.”
Per verificare la sua intuizione scattò di corsa, passando proprio davanti alla bestia metallica che si risvegliò e con un urlo agghiacciante la caricò, mancandola di pochissimo. Lei sfruttò i pochi istanti in cui il millepiedi era disteso a terra per salirgli in groppa e osservarne da vicino la struttura.
“Ogni segmento è collegato agli altri per mezzo di cavi. C’è poco spazio tra l’uno e l’altro, ma dovrebbe bastare!”
Nel frattempo Sayuri aveva parzialmente dimenticato di essere in pericolo, concentrandosi sull’amica aggrappata al mostro. Non avrebbe resistito a lungo, pensò: doveva aiutarla.
“Lanciagli un kunai, svelta!” Le urlò Shiori tenendosi stretta alla bestia che tentava di disarcionarla contorcendosi e sbattendo a terra, sollevando una nuvola sabbiosa tutt’intorno.
Non se lo fece ripetere due volte: afferrò uno dei kunai che teneva nella tasca legata alla gamba destra e mirò alla testa della creatura. Con un sonoro CLANG l’arma andò miracolosamente a segno ma rimbalzò e cadde a terra, lasciando solo una piccola ammaccatura.
“Accidenti!”
Le mani le tremavano per la tensione, fece per prendere un altro kunai, ma notò che il millepiedi si era fermato e annusava l’aria in cerca di qualcosa. Poi, con uno scatto fulmineo, si abbassò e ingoiò l’arma caduta a terra permettendo a Shiori di saltare giù e correre a ripararsi vicino a Sayuri.
“Sembra goloso di metallo! In effetti avevo immaginato che fosse stato lui a mangiare tutto il ferro qui intorno non appena era comparso … infatti speravo che il tuo kunai lo distraesse per qualche secondo, e così è stato.” Aveva un’espressione soddisfatta.
“M-ma … stavi per morire e invece di preoccuparti pensi a compiacerti della tua intelligenza?” Esclamò la ninja a metà tra l’esterrefatto e il divertito. In un certo senso la compagna era riuscita a distrarla abbastanza da permetterle di superare la paura e adesso sembrava quasi tranquilla, almeno fin quando il mostro le riportò entrambe sull’attenti sbriciolando il muro dietro cui erano nascoste.
Sayuri, con una velocità inaspettata, si mise in posizione fronteggiando il nemico.
Arte del fuoco: pioggia rovente” Mosse con destrezza le mani, e poi soffiò una serie di piccole sfere infuocate contro il millepiedi.
“Allora non sei imbranata come vuoi far credere!” Shiori, con le braccia sui fianchi, qualche metro più indietro, sorrideva e si godeva lo spettacolo.
“Wow, ma allora tutti gli allenamenti sono serviti a qualcosa!” Pensò la giovane, con gli occhi che brillavano dalla meraviglia “Forse c’è una speranza anche per un’imbranata come me …”.
In un primo momento sembrò che le fiamme potessero fermare il mostro, ma questo si rotolò convulsamente nella sabbia, spegnendo il fuoco e stridendo ancora più forte di prima.
“Oh oh … c-credo di averlo fatto arrabbiare!” Indietreggiò lentamente, pendendo la sicurezza acquistata. L’altra le fece un piccolo applauso.
“Sei stata fantastica: quella tecnica aveva un’armonia di potenza e velocità davvero sublime, peccato che non fosse adatta per questo genere di avversario!”
“Eh?” Non capiva come poteva pensare a certe sottigliezze come l’armonia in un momento del genere.
“Credo sia ora di finirla qui.” Fece due passi avanti “Arte del vento: turbine
Shiori si mosse con velocità quasi impercettibile, un piccolo tornado circondò il mostro che però se ne liberò in poco tempo.
“Non ha funzionato! E adesso?” Sayuri era di nuovo nel panico e stringeva il braccio della compagna in cerca di sicurezza; questa non si mosse, aspettando che il millepiedi metallico si avvicinasse, a braccia conserte e con il solito sorriso beffardo stampato in faccia.
Non appena il nemico provò ad attaccare, alcuni segmenti  si staccarono dal lungo corpo con un cigolio inquietante, caddero a terra e non sembravano più in grado di muoversi, i filamenti che li tenevano uniti erano spezzati in malo modo e da questi fuoriusciva un fumo nerastro. Un altro movimento e l’intero corpo del mostro cadde a pezzi: solo la testa continuava a schioccare le mascelle rotolando nella sabbia.
“Potresti prestarmi un altro dei tuoi kunai? Questo credo di riuscire a restituirtelo.” Chiese Shiori all’amica  che annuì, stupita dall’accaduto.
Si avvicinò alla testa da dietro, la bloccò con un movimento rapido e conficcò la lama proprio nel centro: una piccola esplosione, un ultimo stridio assordante poi il silenzio.
“Come hai fatto? COSA HAI FATTO?” La ninja non riusciva a spiegare quello che era appena successo, in fondo lo aveva semplicemente colpito con un banalissimo tornado.
“Beh, ho solo usato il vento del ninjutsu per bloccare i suoi movimenti con la sabbia.” Prese uno dei segmenti sparpagliati a terra e lo mostrò alla compagna che lo osservò con una certa riluttanza.
“Vedi? Tra una parte e l’altra c’erano delle fessure molto sottili. Ho semplicemente bloccato le giunture che ne permettevano il movimento, così quando ha tentato di spostarsi hanno ceduto e si sono spezzati.”
Sayuri annuì, ancora leggermente tesa.
“Ma perché c’era questo essere in mezzo al deserto? Secondo te ce ne sono altri?”
“Umh … in tutta onestà non ho un’idea molto chiara, però dubito che ce ne siano altri nei paraggi, altrimenti ci avrebbero già attaccate. Peccato che non capisca nulla di macchine, sarebbe stato interessante studiarne il funzionamento …”
Buttò un’occhiata alla testa sventrata, un po’ dispiaciuta.
“Davvero un lavoro ben fatto, un’imitazione di un essere vivente quasi perfetta.”
Sospirò, con una malinconia negli occhi piuttosto insolita in quella situazione, ma si riprese subito e con l’euforia di sempre incoraggiò Sayuri a mettersi di nuovo in marcia.
 
***
 
Le ragazze approfittarono del pozzo per rifornirsi di acqua (dopo aver trovato un recipiente da legare alla corda) e trovarono anche uno zaino con attrezzatura da viaggio annessa che, si giustificarono, ormai non serviva più a nessuno in quel posto mentre loro ne avrebbero fatto buon uso.
Ripartirono che il sole stava già tramontando, ma anche a costo di viaggiare di notte per alcuni chilometri, non avevano intenzione di restare un secondo di più in quel villaggio fantasma tra i rottami del mostro. Mentre si allontanavano Sayuri procedeva spedita senza voltarsi, Shiori un paio di metri indietro era pensierosa e per un attimo le parve di sentire qualcosa camminare alle sue spalle.
“Oggi è stata una giornata piuttosto stancante …” Pensò, non del tutto convinta.
 
***
 
Era rimasto nascosto tutto il tempo, da quando quella strana ragazza aveva trovato Sayuri svenuta in mezzo al deserto: con lei era più complicato del previsto.
Certo, la comparsa di quell’essere orrendo lo aveva quasi tentato di mandare all’aria la missione per salvarle, ma ricordando gli ordini ricevuti e visto che se la stavano cavando abbastanza bene da sole, alla fine non era intervenuto.
Adesso il sole era – finalmente – scomparso dietro le dune e Makoto poteva pedinare Sayuri e Shiori con il favore dell’oscurità.

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