L'amore non ha decisione

di Zecho
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'amore non ha decisione ***
Capitolo 2: *** L'incontro (Non con Deidara) ***
Capitolo 3: *** Creta ***
Capitolo 4: *** Ci vuole di più a trovare il vestito che a trovare l'uomo! ***
Capitolo 5: *** Piccolo Lord (No Deidara) ***
Capitolo 6: *** Cena per due ***
Capitolo 7: *** Al Fuocoooooo! (Non Deidara) ***
Capitolo 8: *** Vaffanculo, Junior! ***
Capitolo 9: *** Vaffanculo, Giacomo! (No Deidara) ***
Capitolo 10: *** Finale...? ***



Capitolo 1
*** L'amore non ha decisione ***


“Francesco!” Caterina oltrepassò Robert e Martina che si baciavano e raggiunse l'amico. Il ragazzo stava guardando il panorama fuori, mentre appuntava sul block notes dei dettagli utili per i suoi raccontini. Caterina tirò per la manica Francesco, che si voltò stupito.

“Guarda qua!” fece Caterina eccitatissima, tendendo una busta violacea che odorava vagamente di tè “Il mittente è anonimo, ma...leggi la lettera!” Gli occhi nocciola del ragazzo scorsero fino alla firma, che rilessero più volte stupito: “Ma è...” “Si! Proprio lui!” fece Caterina con un sorriso larghissimo “Deidara...quel Deidara?” fece Francesco con gli occhi di fuori per lo stupore “Certo!” sorrise ancor più radiosamente Caterina “Hai una di quelle fortune...” si depresse Francesco, restituendole la lettera.

Caterina si sorprese; non era questo il solito Francesco: il Francesco a cui era abituata faceva da cuscino se piangevi e da fratello per le confidenze, senza contare che sapeva respingere con una battuta pungente i seccatori e era sempre di buon umore. “Avanti, sputa il rospo!” ingiunse scuotendo il ragazzo “Che hai?”.

Il ragazzo la fissò stupito e poi abbassò gli occhi “È che...vedere quei due piccioncini di Pietro e Elisa...Robert e Martina....e ora te e Deidara....mi sento tanto inutile! Il bello è che in questa classe l'unico ancora single oltre a me è quel rincoglionito di Giacomo! Mi dà fastidio essere considerato alla stregua di Giacomo!”.

Martina e Robert si guardarono in faccia e raggiunsero i due ragazzi. “Francesco, posso chiederti un favore?” Chiese Robert, che era proprio il Pattinson di Twilight (perché fosse lì, lo saprete tra poco) “Anche due”

“Potresti andare alla biblioteca della tua città, a riportare dei miei libri?” il viso di Francesco si illuminò ed egli sorrise “Certamente Robert!” poi corse alla macchinetta delle merende, per prendere da bere.

“Sei stato fantastico, amore!” fece Martina carezzandogli il mento “Ma...te non sei mai andato alla biblioteca della città di Francesco, che io sappia” fece Caterina, perplessa “Appunto!” fece Robert con un ampio sorriso sciupa femmine “Non posso scordare che lui mi ha fatto conoscere Martina” “E questo, come potrebbe restituirgli il favore?” chiese Caterina, carezzandosi i capelli corvini “Hai presente la nuova aiuto bibliotecaria?” fece Martina con fare sornione “La Sofia?” chiese Caterina “Proprio lei!” rispose Robert “Non è giusto che stia sola...è tanto buona e gentile...” “Ed è la ragazza adatta a Francesco!” Caterina scese dal banco e baciò sulla guancia Robert “Caterina! Non me lo vorrai fregare!” fece Martina, scherzosamente arrabbiata “Macché, Robert lo lascio a te! Io mi piglio Deidara e Francesco si piglia la Sofia!” rispose estasiata Caterina.

“Perfetto!” comparve Giacomo, sghignazzante “Due scorfani al prezzo di uno, sembra un offerta del supermercato!” “Smettila di offendere Francesco! Lui non ti ha fatto nulla!” disse Caterina e tirò Giacomo per le orecchie fuori dalla porta.

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Capitolo 2
*** L'incontro (Non con Deidara) ***


Francesco entrò nella biblioteca, abbastanza perplesso: il “libro” di Robert era un tomo di 500 pagine e il segnalibro (che aveva tolto) era appena alla trentesima pagina.

Era già un bel lavoro, per chi aveva poco tempo di leggere, considerò, ma in una settimana si arriva a leggere almeno cento pagine, almeno guardando il ritmo di sua madre.

Arrivò al bancone e poggiò il libro, già pronto ad affrontare l'umore cupo del bibliotecario Patrizio o, peggio ancora, la mielosa adulazione della figlia di costui Pamela.

Rimase invece a bocca aperta nel vedere la ragazza che vide.

Sofia era una ragazza carina, ma la maggior parte degli occhi maschili non riuscivano a perdonarle il seno modesto, il fisico prosperoso, il carattere originale e materno, né l'assoluto disinteresse per il trucco né la mente complicata, giacché buona parte dei ragazzi aspirava ad una fidanzata fisicamente iperbolica, con il cervello di un Tamagochi e la memoria di un aterosclerotico.

Francesco era però all'antica (glielo dicevano sempre la professoressa di Matematica e tutti i professori) perché romantico, anticonformista e semplice.

Quindi, appena la vide, se ne innamorò, perché per lui era meglio uno scorfano pensante che un'oca decerebrata. Il ragazzo tirò fuori il suo sorriso più fascinoso, si ripulì la maglietta e inspirò profondamente.

Sofia finì di accontentare un anziano utente e poi si girò verso il ragazzo.

I maschi, come già dicevo, non la consideravano e lei era rassegnata a divenir zitella per cui ella rimase sorpresa nel vedere lo sguardo rapito che Francesco le rivolgeva.

Poi avvertì un forte calore invaderle il viso e il respiro farsi più profondo.

Francesco parve riprendersi e le porse il libro, cercando di darsi un tono “Buon giorno, sono venuto per restituire questo libro...”

“Benissimo! Ti è piaciuto?”

“Eh, non l'ho letto io! L'ha letto un mio amico...ma io ho letto “Io, Claudio” e il seguito “Claudio Cesare”...”

“Wow! Li ho letti anche io!”.

La ragazza registrò la restituzione, cercando di non far notare le mani tremanti e poi disse “Menomale che adesso finisco il turno!”

“Che ne diresti di prenderci un gelato?” buttò lì Francesco “Ottima idea!”

“A proposito, io sono Francesco”

“Io Sofia, piacere!”

“Sofia... la sapiente! Hai un nome meraviglioso!”

“Nemmeno il tuo è tanto brutto! Francesco significa libero!”

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Capitolo 3
*** Creta ***


Caterina spinse il cancelletto di legno di ciliegio e si guardò intorno incantata.

Il giardino era perfettamente circolare e al centro di esso sorgeva una solida quercia. C'erano vialetti stile inglese e farfalle dappertutto. Aleggiava un forte odore di te, menta e altri aromi che lei non poté riconoscere.

Stava cercando il suo Deidara quando sentì un soffio di vento sfiorarle il collo e una voce suadente dire: “E così, te saresti Caterina...”. Lei si voltò e vide i suoi occhi fissarla curiosi.

Lui fece un salto in aria e atterrò più lontano, cosicché lei potesse vederlo meglio.

Caterina era affascinata: Deidara esibiva un lungo mantello nero e una stretta tutina nera che gli evidenziava un fisico niente male.

L'unica parte che stonava un po' erano le mani, coperte da spessi guanti neri “Sei davvero bella, sai?”; tal complimento, fatto da una persona orgogliosa come Deidara, si può considerare oro colato.

“Se vuoi seguirmi, principessa...” fece Deidara con un sorriso smagliante.

Arrivarono sotto l'albero e Deidara chiese “Ti va di seguirmi sull'albero?”

“E come faccio?” domandò gentilmente Caterina “Non sono molto agile e non vedo scale!”

“Quando c'è la mia arte, non servono le scale!” fece Deidara, quindi si sollevò il mantello.

Estrasse un sacchettino di pelle con all'interno dell'argilla color terra di Siena dall odore caldo e deciso, poi tolse il guanto, rivelando una mano con una grossa bocca.

Spiò la reazione della ragazza e rispose sorpreso “Non ti fa schifo?” “La bocca con la mano? Ci sono abituata, ti ho visto tante volte in tv.”. Nel frattempo, la bocca (o mano, che dir si voglia) aveva iniziato a ruminare e a generare un uccello con l'argilla.

L'animaletto crebbe fino a raggiungere le dimensioni di un elefante africano; nel frattempo Deidara era salito in groppa e porgeva galantemente la mano a Caterina per aiutarla a salire.

Appena fu sopra, Deidara prese le mani alla ragazza e le mise intorno alla sua vita “Non voglio che tu cada!”. Nel frattempo il ciclopico animale spalancò le ali (lunghe quanto un palo del telefono) e spiccò il volo. Caterina si strinse per la paura al suo cavaliere mentre il vento le scompigliava i capelli.

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Capitolo 4
*** Ci vuole di più a trovare il vestito che a trovare l'uomo! ***


“Dopo questo, io e Sofi siamo andati a prendere un gelato insieme. Ha voluto pagare lei, senza storie! Poi siamo andati in Rocca e siamo stati a conoscersi sulla panchina. Si è lasciata abbracciare a fine giornata, ci credi?”
“Ma io ero certa che avresti trovato prima o poi una ragazza che ti apprezzasse!”

 

 

“Ma te e il tuo Dedi?”

“Mah niente!”

“Non tu me la canti giusta!”

“Allova, volete stave fevmi? Marie de le siel!”

Francesco e Caterina si misero sull'attenti, mandando gli occhi al cielo.

Già quando i ricchissimi genitori di Martina gli avevano dato il loro personal stylist, avevano capito che non avrebbero concluso nulla; era una quelle persone false, pompate, presuntuose e incompetenti che millantano caratteristiche del tutto false.

Marika, Martina e Francesca erano alla cassa in attesa di vedere il risultato dell'arte di Pierre; Appena videro Pierre, gli corsero incontro ma si arrestarono e ammutolirono; il risultato era totalmente fuori dalle aspettative: di fronte a loro c'erano punk e una dominatrice.

Il punk esibiva una cresta alta almeno ventisette centimetri, un giubbotto strappato che sembravano due stracci messi uno sopra all'altro, un jeans strappato che anche quello era più strappato che jeans e, ciliegina sulla torta, scarpe alla tamarreide.

La ragazza, d'altra parte, esibiva una capigliatura visibilmente allungata con extension, uno strettissimo vestitino lattice nero, scarpette con tacco a spillo ventisette centimetri e una cintura con un frustino giocattolo.

Il risultato era assolutamente orrendo anche perché Francesco, rifulgendo alla pratica della depilazione e non frequentando palestre, esibiva una pancetta pelosa estremamente cafona mentre il vestito nero di Caterina evidenziava impietosamente il fisico asciutto della ragazza.

“Pierre!” lo strillo di Martina fece voltare tutta la gente del negozio “che accipicchia hai fatto?!” “Quello che mi è stato detto, cava”.

La ragazza non fece motto, ma lo prese per la collottola, lo trasportò presso le scale mobili e da lì, con un magistrale calcio in meridione, lo fece volare fuori dal supermercato.

Tornò indietro giusto in tempo per vedere Caterina e Francesco dare in escandescenze “Quel figliol di una buona donna del tuo personal stylist aveva già pagato! Tradotto, adesso ci dobbiamo tenere questo look schifoso!” si lamentò Francesco, eseguendo il “lancio della scarpa”.

“Scusi, padroncina...” la richiamò dolcemente il maggiordomo “il suo personal stylist ha dimenticato il pin e la carta è stata bloccata. Per ciò si intende che l'importo è completamente annullato!”

Martina disse “Grazie, Alfred!” e alle due caricature umane “Ragazzi, Roma non fu fatta in un giorno, ma noi cancelleremo questo obbrobrio in due ore!”.

Alla fine, dai camerini uscirono Richard Castle e Audrey Hepburn nella persona dei due ragazzi. Per la verità, Francesco non aveva la barbetta di Castle e Caterina non aveva il bocchino di Tiffany ma il risultato era decente..

“Sai che puoi fare?” propose Francesco a Martina

“No, cosa?” rispose quella

“Vendere quel tuo....non mi pronuncio, non voglio commettere reati...ad un mercante di schiavi così, con il ricavato, puoi costruire un rifugio per animali!”

“E un ricovero per donne in difficoltà, Checco! Non te ne vorrai scordare!”

“No di certo, Caterina!”.

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Capitolo 5
*** Piccolo Lord (No Deidara) ***


Francesco era di fronte al ristorante ed era nervoso.

Non fumava mai ma, se avesse potuto, l'avrebbe fatto volentieri; era infatti il suo primo appuntamento con una ragazza e nella sua mente, pur rassicurata dalle dichiarazioni delle amiche, si affacciavano serie di figuracce apocalittiche che concludevano orrendamente l'appuntamento.

Ad un tratto, una macchina scura e anonima si fermò sotto il ristorante e ne scese Sofia, ma abbigliata in una maniera tale che Francesco ne rimase deliziato: la ragazza si era sciolta i capelli sulle spalle, aveva indossato un sobrio vestito nero e una collana argentea ed estremamente lineare. Francesco le venne incontro e le fece il baciamano, che lei accettò di buon grado, poi la prese a braccetto e si diresse verso il ristorante.

“Signore, signorina...Tavolo 27.” il cameriere li accompagnò ad un tavolo in un intimo angolino della sala.

Mentre Francesco si sedeva, vide un gruppo di ragazzi che gli faceva gesti di incoraggiamento. Altri non erano che Martina, Robert e gli altri, venuti per respingere malocchio e sfiga dal ragazzo; infatti Caterina era sempre sicura di se, mentre Francesco era altrettanto frequentemente emotivo e nervoso. Il ragazzo mise la camicia alla sedia e rivolse il suo sorriso più galante alla ragazza. Chissà come se la cavava Caterina...

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Capitolo 6
*** Cena per due ***


Sulla alta quercia, dentro una casetta sull'albero, Caterina stava facendo faville: Deidara le aveva creato con la creta un fiore profumatissimo e le stava cucinando una deliziosa zuppa di erbe; la ragazza aveva, infatti, chiesto di togliere le pellicce di visone dalle travi e quindi egli aveva dedotto che lei era vegetariana.

Mentre la zuppa sobbolliva, Deidara prese due ciotole di profumato legno di cedro, le pose su due deliziose tovagliette di lino intrecciato, accese una candela di cera d'api e, con un sorriso, invitò la ragazza a “tavola”.

Caterina si mise a gambe incrociate di fronte alla tovaglietta e, con la ciotola in mano, attese che il moroso le versasse la zuppa. Il ragazzo, per sbaglio o a bella posta, schizzò un po' di zuppa sul dito di Caterina. “Scusa, adesso ti pulisco” fece Deidara, passando le lunghe dita eleganti sulla mano della ragazza. Sfiorò l'anello all'anulare sinistro di Cate: era un bellissimo anello, d'oro fino con il cammeo di una donna non proprio giovane ma regale e bella.

“Tua nonna, non è vero?”

“Sì...una donna meravigliosa!”

“Mai come te!”

La mano aveva raggiunto, intanto, la spalla e stava ampiamente superando il tempo medio di una pulizia. La situazione si stava scaldando e niente l'avrebbe guastata. I due erano vicinissimi...lei sentiva l'odore della pelle di lui...le labbra erano vicinissime. “Me l'aspettavo!” una voce aspra e arrabbiata irruppe nella stanza; Deidara si staccò da Cate e guardò l'ombra, rassegnato. “Sapevo che saresti venuto...” “Che situazione” pensò Caterina, riconoscendo l'ombra “da far invidia a Francesco!”

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Capitolo 7
*** Al Fuocoooooo! (Non Deidara) ***


Il ragazzo, nel frattempo, era in paradiso: Sofia aveva lo spirito di una bottiglia di spumante e il bon ton di una damina del 1600.

 

Chiacchierando, avevano scoperto di avere molti cose in comune, compresa l'essere una buona forchetta; Francesco, infatti, credeva che chi aveva sempre appetito e mangiava volentieri, era una persona che amava la vita e, quindi, utilissima in tempi di crisi e di sconforto.

Ad un tratto, mentre prendeva il pane per fare la scarpetta, sfiorò il dito indice della ragazza, dove stava un anello dorato con un opale montato sopra. Guardò la ragazza e sorrise imbarazzato. Quindi tornò a posto e decise che avrebbe parlato col corpo.

Se, come aveva intuito, la ragazza sapeva leggere il linguaggio del corpo, poteva corteggiarla semplicemente con la gestualità (io metterò tra parentesi il significato del gesto). Guardandola (così il soggetto sarebbe sempre stato “Tu, Sofia”), si grattò i capelli (“mi fai sentire a casa”) e si toccò l'orecchio (“E provo più che una semplice amicizia per te”).

La risposta della ragazza non si fece attendere: abbassò gli occhi (“Ciò che dici, mi fa arrossire”) e si sollevò parte della gonna (“Ma anche io mi sento a mio agio con te”) e, con grande gioia del ragazzo, lo guardò con uno sguardo inequivocabile, passandosi il dito sull'orecchio (“E anche io provo qualcosa di più”).

Il ragazzo, con un occhio, si intese con gli amici che trattennero il fiato, poi si sporse verso la ragazza. I due chiusero quasi contemporaneamente gli occhi...Francesco tratteneva il fiato per l'emozione...ad un tratto, si sentì un odore di bruciato che non poteva essere una frenata né l'errore di uno chef distratto, si sentì un potentissimo strillo “Al foco!” che scatenò un putiferio degno di una bolgia dantesca.

Francesco, correndo fuori, credette che Sofia avesse seguiti lui e i suoi amici, ma arrivato fuori chiese “Dov'è Sofia?” Martina si rivolse a Marika e Francesca “Era con voi?” “No.” “E con te, Robert?” “No, nemmeno con me!” “Allora Fra...” La ragazza ammutolì perché al posto del ragazzo c'erano solo la camicia e lo smoking mentre il ragazzo correva a torso nudo dentro il ristorante in fuoco.

La gente tentava di trattenerlo ma lui sgusciava sempre e, arrivato nel ristorante, si tuffò nella porta. “Pronto, vigili del fuoco?” dichiarò allarmato il proprietario del ristorante “Due persone sono rimaste nell'incendio....una sfortunata e un paz...” “Non offenda il mio amico!” gli gridò Robert, prendendolo per le braccia e tirandolo su “Ok, ok...non è un pazzo...” gridò il poveretto al cellulare ammutolito “Infatti, è un innamorato!” dichiarò felice Martina.

Francesco, dentro, scoppiava dal caldo: i pantaloni rischiavano di carbonizzarsi, come i peli del petto. Il ragazzo infatti era stranamente peloso per la sua età e, per quanto fosse spesso orgoglioso dei suoi peli, non gli sembravano propriamente la cosa più utile del mondo, in un incendio.

Mentre già stava per arrendersi, notò una scarpa nera che spuntava da sotto un tavolo. Si appropinquò...si, era proprio Sofia! Per grazia divina, era svenuta durante l'incendio ed era finita sotto il tavolo, al sicuro da buona parte del fuoco. Francesco tirò la ragazza da sotto il tavolo, la sollevò a se e la portò fuori, correndo come un disperato. Ad un tratto pestò un pezzo di legno incendiato: la plastica delle scarpe si fuse e si attaccò ai calzini, ad un passo dalla carbonizzazione. Non si poté fermare per sistemare questo problema, doveva correre e correre fino ad uscire dall'edificio, se voleva salvarsi!

Ansimando come dopo il giro del mondo a corsa, il ragazzo uscì fuori dal ristorante tenendo la ragazza al petto. Mentre gli amici lo circondavano, Francesco iniziò a sventagliare il viso alla ragazza. Dopo una serie di sventagliate da far invidia a Eolo, la ragazza aprì gli occhi e li sbatté! Mentre Francesco sorrideva il più bello dei sorrisi, la ragazza sussurrò “Francesco...”

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Capitolo 8
*** Vaffanculo, Junior! ***


Caterina, nel frattempo, aveva poco da sorridere...la voce era Junior, suo precedente “amore” poi abbandonato per Deidara. “Tu mi avevi promesso che sarei stato il tuo amore! Ti ho sentito mille volte dirlo al tuo amico...Francesco, ecco!”

 

“Ti sbagli” lo corresse irata Caterina “L'amore non è una cosa che rimane fissa! Crescendo si cambia e cambiano i nostri gusti!”

Junior la guardò per cinque secondi “Sarà anche, ma te ti eri promessa a me e poi mi hai tradito per questo...buffone!” Detto ciò tirò un violento pugno a Deidara, che lo schivò con una mossa di limbo semplicemente ammirevole. L'ondata di vento fu tale che Caterina finì contro il muro mentre i due sfidanti iniziavano il duello.

Deidara iniziò creando un aquila, che spedì ad aggredire Junior; egli la evitò volando di lato e rispose con una violenta onda energetica. Deidara fece tornare l'aquila verso Junior e la fece esplodere.

Mentre i due litigavano, Caterina si accorse che Junior evitava come la peste un posto, presso un albero. Guardò in alto e notò che era l'albero dove Deidara teneva appesi come piccoli impiccati spinaci, rape, cipolle e...carote! “Goku si chiamava Kakaroth!” si disse “E lui non vuole ricordare l'evento più aberrante della sua vita!” La ragazza si alzò e gridò “Perché non lasciate scegliere a me chi preferisco?” Deidara si voltò, ma Junior ignorò l'invito e gli spedì una onda energetica.

Lui riuscì a schivarla ma la ragazza la prese proprio sulle mani.

Stranamente, però riuscì a tenerla e, considerando che lei era a circa quarantanove metri da terra e non era certo una donna erculea, la cosa risulterebbe più che mirabile.

Ma Caterina aveva semplicemente ricordato un antichissimo commento di Francesco “Finché c'è voglia, c'è speranza!”: è vero, il ragazzo non aveva mai fatto cose eclatanti come resistere a un onda energetica ma, nelle piccole sfide di tutti i giorni, riusciva sempre a trovare un piccolo progresso che lo rendesse fiero di se stesso.

La strappò dalla sua riflessione il pensiero che Junior era ancora là; per cui disse a Deidara “Dedi, vai alla sinistra di Junior e impediscigli di andare a sinistra! E crea a destra un muro. Non deve muoversi dal tuo “orto volante”!”. Il giovane le obbedì subito e, quando ebbe fatto quanto Cate le aveva detto, la ragazza lanciò (con uno sforzo sovraumano) l'onda energetica verso Junior.

Il namecciano, per forza di cose, saltò verso l'orticello ma vide le carote e fece un salto. L'onda lo colpì in pieno petto e lo spedì molte miglia più in là...diciamo su Namecc.

Deidara corse subito presso Caterina che stava per accasciarsi a terra. La ragazza era sfinita ma sorrideva. Deidara le disse, con voce di zucchero: “Sei la ragazza più dolce, coraggiosa e disinteressata che io abbia mai conosciuto!”. La strinse a se...Caterina non sentiva più il sonno....le labbra erano vicinissime...BOOOM!

Deidara guardò verso est e vide una nube a forma di punto esclamativo. “Per i peli della volpe a nove code!” Deidara si staccò dalla ragazza “Devo correre via! L'associazione Alba ha bisogno di me!”. Il giovane fece scendere Caterina e poi disse “Io non mi scorderò mai di te!”.

Poi creò una gru e volò via. Caterina non poté vederlo, perché stava piangendo.

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Capitolo 9
*** Vaffanculo, Giacomo! (No Deidara) ***


Francesco era veramente sorpreso: appena Sofia si era ripresa, l'aveva subito abbracciato.

 Quando poi erano andati presso la panchina del parco, lei lo aveva abbracciato e gli aveva dato un bacio sulla guancia, che lo aveva fatto arrossire. Lo aveva tenuto stretto stretto carezzandogli i capelli e facendogli sentire il profumo (fragola e mirra) dei suoi.

In quel momento, entrambi avevano sentito un sussurrio divertito dagli alberi e si erano lasciati. Sofia, però, gli stava sorridendo e non la finiva di ringraziarlo.

Devo fare qualcosa” si disse Francesco risoluto “e che cacchio, non posso essere tanto idiota! Due volte bischero, vuol dire cretino!”.

Dunque Francesco mise un braccio sulle spalle di Sofia e la riattrasse a se. “Perché lo stai facendo?” gli chiese Sofia

“Voglio dirti una cosa”

Silenzio; mentre Francesco cercava le parole, Sofia si stringeva al suo petto e aspettava.

“Non ti ho salvato dall'incendio solo perché eri mia amica...”

Silenzio, leggera brezza che carezza i capelli di Sofia

“Ti ho salvato perché mi piaci tantissimo!” buttò finalmente fuori.

 La ragazza lo guardò e non si mise a ridere, come Francesco si aspettava, ma lo strinse molto teneramente e gli disse “Anche tu mi piaci...”

Francesco non ci credeva, ma si disse “Cacchio, se è un sogno...voglio approfittarne!”, dunque attrasse la ragazza e si diresse, senza remore, verso le labbra della ragazza...lei stava chiudendo gli occhi...lui sentiva il profumo della sua pelle... “Paolini!” lo strepito fece staccare i due e, anziché la bella Sofia, Francesco si trovò a fissare Giacomo “Ho creato la sacra effigie!” continuò a blaterare quello, tirando fuori un cartoncino con sopra disegnato un essere con occhi giganteschi e appena un puntino per labbra.

Francesco lo mandò via con uno spintone, ringhiandogli “Ma ti levi dai santissimi, te e la tu' ma...” Ma Sofia non c'era più...era andata via.

Francesco si infuriò tantissimo: prese a tempestare Giacomo di cazzotti e calcioni, berciando “Accidenti a te! Non ti bastava rompermi le sfere celesti nella vita! Mi hai voluto rovinare anche il mio prima appuntamento! Sei solo un sudicio invidioso!”. Quando Martina e gli altri lo raggiunsero, non lo picchiava più nemmeno, solo piangeva, singhiozzando frasi che invocavano la vendetta divina su di Giacomo.

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Capitolo 10
*** Finale...? ***


La scomparsa di un amore è, spesso, tanto dolorosa quanto più l'animo del “lasciato” è sensibile. Francesco e Caterina erano entrambi molto sensibili ed è evidente che i due si sentirono veramente inutili e vuoti.

 

Questo per una settimana.

Un giorno, i due stavano uscendo dalla scuola come al solito depressi quando videro una cosa secondo loro impossibile: Deidara e Sofia li aspettavano con un ampio sorriso.

Caterina e Francesco corsero subito loro incontro, piangendo come fontane (Il mito dell'uomo che non piange mai è una balla colossale). Francesco chiese a Sofia, carezzandole i capelli lunghi e color cioccolata “Perché sei andata via, quella volta del ristorante?”

“Sono andata via per evitare che quel ragazzo dall'aria veramente folle ci provasse con me; Ok, aveva la faccia da gay, ma fidarsi è bene e non fidarsi è meglio!” Incurante della folla disse “Francesco, te mi piaci davvero tanto! Sei la persona più bella e dolce che io abbia mai conosciuto!” “E ora sfido chiunque a interrompermi!” pensò Francesco, prima di baciare sulla bocca la ragazza. Francesco non aveva alcuna esperienza in fatto di baci, non guardava molti film romantici, figurarsi quelle peperonate di telefilm...ma Sofia, raccontando in seguito di questa esperienza, descrisse il bacio di Francesco come “passionale e romantico al punto giusto”.

Caterina e Deidara stettero a guardare la coppietta, poi Deidara disse “Ti va di seguirmi, in Giappone?”

“E come faccio?” chiese Caterina “La scuola, i miei amici...”

“Ti giustificherò io! E porteremo anche i tuoi amici! La mia arte non ha limitazioni!” risolse tutto Deidara mentre Martina, Robert, Francesca e Marika raggiungevano, giubilanti, il gruppo.

Dopo le solite presentazioni, Deidara creò una “colomba” (dimensioni approssimative pari a quelle di due Fiat Multipla), fece salire tutti tranne Caterina a cui disse “Mettiti davanti a me, cara.”. Quando tutti si furono posizionati, Deidara fece partire la colomba e abbracciò da dietro Caterina dicendole “Sfido Junior a rovinarci anche questo momento!” e, mentre la folla applaudiva, diede un bellissimo bacio a Caterina.

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