Death Note. Reversing cards

di MadLucy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rinascita. ***
Capitolo 2: *** Confronto. ***
Capitolo 3: *** Scambio. ***
Capitolo 4: *** Inseguimento. ***
Capitolo 5: *** Strategia. ***



Capitolo 1
*** Rinascita. ***


Episoode 1

 1. RINASCITA.




L'aria nella classe stagnava placida fra i banchi picchiati dal sole, mentre i raggi arroventavano il pavimento di piastrelle grigie e le pareti giallastre. Gli studenti sonnecchiavano stanchi, bisbigliando fra loro ed ignorando il professore intento a spiegare. Una ragazza dai capelli castani osservava assorta il mondo inondato di fuoco all'esterno, il mento appoggiato sulla mano, una smorfia annoiata sul viso. Lo sguardo era spento e disattento, assottigliato dalla schermatura che le palpebre pesanti creavano.
D'un tratto, oltre il vetro, le parve di vedere qualcosa scivolare verso terra. Non era molto grande, scuro, forse rettangolare... un libro?! Aguzzò la vista, stupita, ma continuava ad apparirle tale. Era piuttosto distante dalla facciata di fronte, quindi non riusciva a spiegarsi come potesse essere caduto da una finestra. Eppure non c'era altra spiegazione.
Seguì con gli occhi l'oggetto, finchè non toccò il suolo. Rimase lì, a fissarlo, come inebetita.
Un libro. Un libro caduto dal cielo.
Un libro caduto dal cielo.

Light venne destata dai suoi pensieri, mentre si stava incamminando senza fretta verso la porta. -Co... oh, ciao.-
Valutò rapidamente le compagne che si affollavano davanti a lei, a sbarrarle la strada. Erano indubbiamente nella sua stessa classe, anche se non si era premurata di tenere a mente nessuno dei loro nomi. Ragazze comuni, come ne vedeva troppe ogni giorno, a sfoggiare orgogliose rossetti volgari e gonne pateticamente corte. Cercava, per quanto le fosse possibile, di evitare oche del genere.
Quella che aveva richiamato la sua attenzione era una bionda tinta, tanto anonima da non presentare alcun elemento capace d'identificarla in mezzo al suo stormo. In quel momento sorrideva, una Barbie ancora nella sua scatola.
-Yagami, ci sei?! Sei connessa?! Volevamo invitarti a pranzo con noi, se ti andava.- La sua voce era una stucchevole miscela di zucchero e veleno.
Uso più che discutibile dei tempi verbali utilizzati a parte, davvero credeva avrebbe accettato?! 
-Temo d'avere un impegno, quest'oggi. Mi spiace.- Persino Light riusciva ad avvertire il gelo scostante delle sue stesse parole.
-Ma che peccato. Sarà... per un'altra volta, allora!- La bionda si prese un paio di istanti per squadrarla indignata, prima di filare accompagnata dal rumore ossessivo dei suoi tacchi. Le altre la seguirono, uno sciame a disperdersi nel corridoio, bisbigliando concitate fra loro. 
-Ma chi si crede di essere, Yagami?! Una superstar?!-
-Solo perchè prende bei voti, se la tira in quel modo...-
-Non la si può neanche avvicinare, è una bisbetica acida e basta!-
-Vi avevo detto di non chiederle niente.-
Light inarcò un sopracciglio perfetto, senza scomporsi. Non la sfioravano nemmeno, con i loro infantili commenti, che parlassero pure. Era superiore a quel genere di sciocchezze.
Davvero, in quanto ragazze di diciassette anni, non potevano sforzarsi di crescere e diventare qualcuno di migliore?! La sua società stava andando a pezzi, distrutta da gente come loro.
Gente che non pensava e sbagliava sempre, inevitabilmente, ferendo un universo in bilico. Un universo marcio, che necessitava d'essere scrostato dallo strato di superficialità e corruzione che lo insudiciava.
Light Yagami era furiosa quando ci pensava, quindi alzò la testa orgogliosa e proseguì verso l'uscita della scuola, incurante delle chiacchiere infime ma innocue che le scivolavano sulla pelle. Sicura, in mezzo alla pioggia, d'essere l'unica a non bagnarsi.


Era lì, davanti a lei. Piccolo, nero, consunto. Un quaderno qualsiasi, che ogni studente universitario potrebbe usare per prendere appunti. Un quaderno gettato, con grande slancio, da una delle finestre dell'edificio della scuola opposto al suo. E basta, nulla di particolare.
Però quel titolo, che lesse un paio di volte, perplessa e inquieta. Death Note. Death Note.
Quaderno della morte.
Ma che diavolo avrebbe potuto significare?!
Incerta sul da farsi, non si mosse. Un senso di disgusto la tratteneva -chissà a chi era appartenuto, non si prende ciò che è per terra- ma infine, cedendo ad una strana viscerale curiosità, si chinò e lo raccolse cautamente, con la punta delle dita. Solo per vedere di che si trattava, chiaro.
Lo aprì, mentre quella sensazione orrenda che aveva provato dal primo istante che l'aveva visto non desisteva dal tormentarla.
How to use it, recava scritto dietro la copertina, sotto la miniatura d'un teschio ghignante. In inglese, dunque: proseguì a leggere.
The human whose name is written in this note shall die. Per un istante, avvertì uno strano brivido lungo le braccia.
La frase aveva un'unica traduzione possibile: l'umano il cui nome verrà scritto su questo quaderno... morirà.
Quello dopo, si sentì la più grande deficiente sulla faccia della Terra.
Morire?! Ma come aveva fatto a crederci, anche se solo per un millesimo di secondo?! E poi la definivano la studentessa più brillante del Giappone...
Light scosse la testa, rimproverandosi, e lo lasciò cadere a terra. Un simile scherzo poteva essere stato fatto solo da un gruppo di ragazzini particolarmente ignoranti e contorti.
Intanto che si allontanava, estrasse dall'elegante borsa a tracolla un pacchetto di fazzoletti, ne prese uno e vi ci strofinò le mani. Non si riconosceva in ciò che aveva appena fatto, raccogliere un quaderno sconosciuto e mettersi a leggere... un'idiozia bella e buona.
Morirà. Morirà. L'umano il cui nome... in this note... shall die... morirà.
Una sciocchezza, ripetè mentalmente, come per convincersi. Solo una sciocchezza. Non posso farmi turbare da una cretinata tanto assurda.
Morirà. No, non ce l'avrebbe mai fatta.
Il destino di Light Yagami non era d'abbandonare il quaderno e tornare a casa. Se una tale eventualità si fosse verificata, magari, sarebbe diventata un'investigatrice straordinaria, oppure un giudice. Avrebbe sicuramente fatto del suo meglio per migliorare il mondo, nel suo piccolo.
Invece fu colei che contribuì, più di chiunque altro, a distruggerlo.
Spinta da un istinto irrefrenabile, da una pazzia inaudita, tornò indietro. Afferrò il quaderno -era ancora lì ad aspettarla- e lo gettò nella borsa in fretta e furia, quasi temendo di pentirsi, per non dover più fissare il buio sinistro della copertina. Imboccò la strada verso casa, torturata dalla paura d'essere fermata dal proprietario legittimo, ma non accadde nulla di simile.
Questo perchè è uno scherzo e io ci sto cascando in pieno, tentò di convincersi per tutto il tragitto. La cosa migliore sarebbe stata lasciarlo lì.
Ma non l'aveva fatto, anzi si sentiva molto più tranquilla nell'averlo con sè. Sciocco, incredibile, illogico ma vero. Il motivo era ignoto a lei per prima.

Una volta arrivata in camera sua, Light decise d'affrontare subito quel maledetto quaderno. Non poteva sostenere un pensiero così assillante, doveva provarsi che non c'era nulla su cui arrovellarsi. Tutta la faccenda non aveva il benchè minimo senso, ma almeno avrebbe scacciato la noia.
Aprì la prima pagina e riluttante riprese la lettura, proseguendo altre il macabro primo punto.
Affinchè il quaderno abbia effetto, occorre avere in mente il volto della persona di cui si scrive il nome. In tal modo, si evita di colpire eventuali omonimi.
Se entro 40 secondi dopo aver scritto il nome vengono indicate le cause della morte, questa avverrà nella maniera stabilita. Se le cause non vengono specificate, le vittime designate moriranno per arresto cardiaco. Dopo aver indicato le cause della morte, si hanno 6 minuti e 40 secondi per scrivere eventuali dettagli sulle condizioni della stessa. Questo vuol dire che si può anche scegliere fra una morte rapida ed una lenta agonia.
Confusa, chiuse il quaderno. Era talmente strano... non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva appena letto.
-Se non altro, direi che come scherzo è piuttosto... elaborato.- concluse aggrottando la fronte. Si alzò per lasciarsi cadere sul letto, stancamente.  
C'era qualcosa che non tornava. Anzi, nulla tornava! Era tanto coerente, preciso, articolato che non aveva idea di chi potesse averlo creato. Sembrava opera di una casa editrice, di un artista, più che di un moccioso in vena di prendersi gioco degli amichetti.
Ma era certa che non sarebbe mai stato permesso pubblicare niente di così dannoso per i giovani. Quello non era un articolo reperibile sul mercato, ovvio.
Dubbi atroci si stavano lentamente impadronendo della sua mente. E se... magari...
-Tu scrivi il nome di una persona... e muore.- ripetè pensosa. Sentendo come suonavano assurde simili parole, scosse la testa. -Ma che razza di stupidaggine è?!-
Impossibile. Sotto ogni punto di vista. Impossibile.
Il quaderno giaceva sulla scrivania, sotto le luci intense della sua lampada da lettura, ammiccando sinistro. Lo fissò per almeno un minuto, prima d'alzarsi.
Rise sottovoce, sedette e prese una penna dal contenitore. -Mi sono data tanta pena per una cosa del genere... sono più stupida di chi ha ideato questa roba.-
Rimase con la punta a un soffio dalla pagina, immacolata ed invitante. Pensò a un nome da scrivere -uno qualunque- ma non le venne in mente nessuno, a pensarci così momentaneamente. Nessuno, insomma, che odiasse in modo particolare. Il nome suo e dei suoi parenti non li avrebbe mai e poi mai scritti, per scaramanzia, nemmeno per scherzo.
Pensò a qualche sua compagna qualsiasi -tanto quell'affare era solo un quaderno!- tanto per sghignazzarci su, ma poi le venne un'idea migliore. Accese la tv.
Parlavano di un pazzo che il giorno precedente aveva causato un incidente a Shinjuku, uccidendo sei persone, e in quel momento si era barricato in un asilo con otto ostaggi. Mostrarono una foto e il nome: perfetto. Kuro Otoharada.
Imbecille di un criminale, se tu morissi sarebbe una vera fortuna per tanta gente. I parenti delle vittime, gli ostaggi... sì, tu fai proprio al caso mio. Saresti proprio la persona che, se potessi, ucciderei. La gentaglia come te non dovrebbe avere il diritto di vivere.             
Questi furono i pensieri che si agitarono nell'animo di Light Yagami, mentre incupita scrisse il nome sul quaderno. Il suo primo nome, caratteri ordinati e armoniosi sulla prima riga.
Poi Light lanciò un'occhiata all'orologio digitale sulla parete.
-Bene, caro quaderno.- proferì beffarda. Il sarcasmo traboccava da ogni sua sillaba. -In teoria dovrebbe morire di arresto cardiaco fra quaranta secondi. Su, ammazzalo.-
Ascoltò distratta commenti e chiacchiere dei giornalisti, senza farci caso. L'unica cosa importante era mettersi l'anima in pace, realizzando che sì, quello era solo uno scherzo di pessimo gusto. E lei una credulona fifona.
Guardò ancora l'ora: i quaranta secondi erano trascorsi in silenzio. -Lo sapevo, non succede niente.- esclamò con decisione, sorridendo spavalda all'indirizzo del sottile volume.
Eppure sentiva una bizzarra amarezza, un sapore aspro sul palato. Quasi... delusione. Dopotutto, a chiunque sarebbe tornata utile un'arma tanto insospettabile quanto micidiale. A lei per prima. Comunque, era naturalmente una bufala.
-Beh, c'era da aspettarselo.- commentò sprezzante. Spense la luce sulla scrivania e si alzò, allungando il telecomando verso la televisione, annoiata più di prima.
-Ah, un momento!- Lo strillo allarmato della giornalista la bloccò. -Pare che ci siano novità!-
L'immagina successiva mostrava dei bambini atterriti correre all'esterno dell'edificio circondato dalla polizia. L'inviato iniziò a balbettare. -Gli ostaggi stanno uscendo! Sembrano contenti! Al loro posto, sta facendo irruzione la polizia! Riusciranno ad arrestare il colpevole?- Pausa. Il cuore di Light martellava furioso. -Ma... un momento! Mi è giunta un'informazione! Incredibile, il sequestratore è morto!-
Light sentì il respiro mozzarlesi. Non riusciva a respirare.
-Pare proprio che sia morto!- insistette l'uomo alla televisione.                                                                                  
-Morto?!- gemette stonata la ragazza. I suoi occhi, che stavano cominciando a colmarsi di terrore, scivolarono rapidi sul quaderno. Kuro Otoharada. Aveva scritto così. La televisione divenne un brusìo indistinto ed inudibile.
Non riuscì a distogliere lo sguardo da quella dannata pagina. Le sembrava un incubo, opprimente e allucinante, da cui implorava di svegliarsi.
Morto. Morto. Morto. Morto. Morto.
Lei aveva scritto quel nome... lei... l'aveva ammazzato.
Arresto cardiaco... Non può essere! Infatti non aveva alcun senso. Ma era successo.
Impose al suo cuore di calmarsi. Riusciva ad avvertirlo nei polsi, nella gola, nelle orecchie come un martello pneumatico. Doveva esserci una spiegazione razionale.
Sarà stata una coincidenza, concluse sbigottita. Non poteva crederci, ma doveva crederci.
Altrimenti...
-Light!- chiamò suo padre dal piano inferiore. Sobbalzò per un istante, presa alla sprovvista. -Sono quasi le sei e mezza. Ti sei dimenticata della lezione?-
Inspirò a fondo. -No. Mi stavo giusto preparando.-
Infilò nella borsa il quaderno, determinata. Il Death Note... e se funzionasse davvero?! L'ipotesi non le pareva più così assurda, dopo la scena a cui aveva assistito. Devo assolutamente fare un'altra prova.

Durante la lezione, Light aveva riflettuto a lungo su chi dovesse essere la vittima. Un criminale, certamente: ma qualcuno della cui morte avrebbe potuto venire a conoscenza subito. Aveva bisogno di risposte. Quel maledetto quaderno funzionava o non funzionava?!
Più volte aveva adocchiato persone meschine, ma aveva bisogno dell'occasione giusta.
Finalmente, tornando a casa, il fato le fu favorevole. Dei motociclisti stavano aggredendo una povera ragazza indifesa, proprio fuori un'edicola, e ciò non poteva che lasciare Light indignata e disgustata. Vi ci entrò e finse di sfogliare una rivista.
Quello che le era parso il capo della banda aveva detto, ad alta voce, di chiamarsi Takuo Shibumaru. Bene, crepa, Takuo Shibumaru.
Dopo il nome, aggiunse "morte per incidente"; se ciò che era stato scritto fosse avvenuto, non avrebbe avuto più alcun dubbio. Strano a dirsi, ma la paura cominciava a scemare in lei, sostituita dal fermo desiderio di venire a capo della storia e trovare la soluzione più appropriata. E adesso vediamo che succede.
Avvenne tutto molto velocemente: la ragazza riuscì a divincolarsi e scappare via, disperata, verso la strada. L'uomo chiamato Shibumaru era balzato sulla sua moto, sfrecciando verso di lei, ma...
-Takuo, attento!- sbraitò uno del gruppo.
Un camion investì in pieno il criminale, sfracellandolo. Morto, inevitabilmente. Morto.
Light sgranò gli occhi impressionata. Ormai è sicuro... il Death Note... funziona davvero!
Quella che le parve una feroce euforia divampò nel suo petto.


Ecco quello che ho sempre voluto.
Come ogni sera, fece scattare la serratura della sua stanza e prese posto alla scrivania, impaziente. Una tempesta infuriava fuori dalla finestra, frustando gli alberi e assalendo l'asfalto, facendo crollare la stanza in un buio pesto e inquieto.
Estrasse il Death Note dal suo nascondiglio nel cassetto e lo aprì. Nel vedere tutti quei nomi tracciati, non riuscì a trattenere una risata insana. Ammirò la sua opera, entusiasta.
Tutti i criminali, tutta la feccia esistente nel mondo, eliminata. Non poteva credere nell'assurdo colpo di fortuna che le era capitato: a lei, alla ragazza giusta, che non l'avrebbe mai usato per tornaconto personale. Ma solo per il bene dell'umanità, per garantire una vita serena a tutti coloro che vivevano onestamente.
Non si può andare avanti così. Esiste forse qualcun altro che, dopo avere trovato questo quaderno, sarebbe capace di cancellare i parassiti dalla faccia della Terra?! Ma certo che no.
Ma io... io potrei farcela. Anzi: solo io posso farcela. Ho deciso. Userò il Death Note per cambiare il mondo!
Perchè io non sono malvagia. Io sono una studentessa modello... la migliore di tutto il Giappone. Io.
La padrona di un nuovo mondo. Ora la giustizia potrà...

-Vedo che ti piace.- Una voce cavernosa la fece voltare all'istante, agghiacciata.
Un lampo rischiarò la camera illuminando una figura nera, un volto mostruoso con occhi rossi e diabolici.
Light soffocò con tutte le forze un urlo lacerante, tappandosi imperiosamente la bocca con le mani. Era scivolata dalla sedia, con un frastuono sordo. Non voleva attirare ancora di più l'attenzione dei genitori al piano inferiore. Lei era così: metodica e prudente, in qualsiasi situazione. Capace di rimanere con la mente lucida.                                                                              -Perché ti sorprendi così tanto?- ribattè la creatura. -Ciao, io sono Ryuk, lo Shinigami che ha perso quel quaderno. Dal tuo atteggiamento, devo dedurre che ormai hai capito che non si tratta di un semplice quaderno.- Aveva una larga bocca, dalle labbra viola e i denti aguzzi. La pelle era cadaverica, i ciuffi sul capo formavano una fiamma bluastra.
Il cervello di Light iniziò a lavorare febbrile. In effetti, aveva un senso. Cercò di rilassare il corpo teso e rigido.
-Uno Shinigami, un dio della morte…Non sono affatto sorpresa, Ryuk.- mentì seria, aggrappandosi alla sedia per rialzarsi. Non era ancora sicura sulle sue gambe. Mostrarsi debole e impaurita non avrebbe fatto altro che svergognarla, però; l'orgoglio, la dignità, era ciò che riteneva i migliori valori per una donna. Riuscì a sorridere lieve. -Anzi… ti stavo aspettando, Ryuk.- decretò. Non sarebbe bastato uno Shinigami a sconvolgerla, dopo tutta la faccenda del quaderno.
-Uhm?...- Ryuk parve sorpreso. Light riprese a parlare, più disinvolta.
-Non avevo alcun dubbio sull’autenticità del quaderno dello Shinigami. Ma ora che ho avuto l’ennesima riprova, potrò certamente agire con maggiore convinzione.- riflettè, sollevando il mento.
-Capisco bene. Ma sai, sono io ad essere sorpreso.- commentò lo Shinigami, nell'ombra. -Ne ho sentite tante di storie su Death Note apparsi nel mondo degli umani ma, che io sappia, tu sei la prima ad avere ucciso così tanta gente in soli dieci giorni. Una persona normale inorridirebbe al solo pensiero.-
Light, compiaciuta, sedette sul letto. Il tremore nelle mani si era quietato.
-Sono pronta ad accettarne le conseguenze. Ho usato consapevolmente il quaderno di uno Shinigami.- ragionò apatica. Era la verità, in quel momento prese consapevolezza della svolta che quella visita avrebbe potuto portarle. Aveva ucciso, aveva usato un oggetto che non le apparteneva. -Ed ora tu sei venuto a trovarmi: che ne sarà di me? Ti prenderai la mia anima?- 
-Eh? Ma che dici? Questo è un preconcetto che avete voi umani.- replicò Ryuk. Le sue iridi rosse inchiodavano quelle della ragazza. -Non ho intenzione di farti nulla.-
Light lo fissò sorpresa, in attesa di spiegazioni.
-Nel momento stesso in cui il quaderno tocca il suolo, diventa proprietà degli uomini. Ciò significa...- allungò un dito, ornato d'un anello opaco e vistoso. -...che adesso è tuo.-
Light strinse fra le mani il Death Note, tentando di domare le proprie emozioni. -Cosa? Mio?!- sussurrò.
-Se non lo vuoi, puoi anche darlo a qualcun altro. Ma appena l’avrai ceduto, cancellerò dalla tua mente tutti i ricordi relativi al quaderno.- la informò.
-Allora, veramente non esigi da me alcun risarcimento per aver usato il Death Note?!- esclamò Light accorata.
-Beh, diciamo che… proverai una sofferenza e un terrore che solo chi ha usato il quaderno può comprendere. Inoltre, al momento della tua morte, scriverò il tuo nome sul mio quaderno, ma non farti illusioni perchè… per gli umani che hanno utilizzato il Death Note non esiste né il paradiso né l’inferno. Tutto qui.- ghignò.
Light rimase interdetta, mentre lo Shinigami sghignazzava allegro. -Ne riparleremo quando sarai morta.-
E Ryuk aveva capito, dalla luce che brillava omicida negli occhi impassibili e impietosi di Light Yagami, che gli umani erano uno spasso.


































Note dell'Autrice: E questo, signore e signori, era il primo capitolo. Meno uno! Ora ne mancano solo 36! Sono a buon punto, non credete?
Okay, sì, smetto di fare teatro e inizio questa nota con coerenza. Ricominciamo. Solitamente, dopo avere visto un anime/avere letto un manga immagino sempre i personaggi invertendone i sessi. E' molto divertente. Facendolo con Death Note, mi è venuto in mente di scriverci una storia: poi mi sono detta... e se invece la riscrivessi TUTTA?
La mia idea è di lasciarla inalterata per quanto riguarda i contenuti -voglio dire, se un personaggio muore non lo faccio sopravvivere, il finale avrà il medesimo esito dell'originale. Questa precauzione è soprattutto perchè non voglio risultare troppo OOC, perchè mentre si scrive una cosa come questa è facile.
Ma di cambiare scene, dialoghi, avvenimenti meno importanti... certo, ci sono cose (soprattutto, come avete potuto leggere, in questo primo capitolo: non è che potessi cambiare molto) che devono restare così come sono. Cambierò solo ciò che riterrò opportuno, nel verificarsi degli eventi. In pratica, ciò che veramente sarà modificato è il modo di pensare e certi aspetti del carattere dei personaggi.
Ovviamente, una Light ragazza non si comporterà proprio come un Light ragazzo. L'ho immaginata un po' più fredda, più razionale, più insensibile sotto certi punti di vista. Ma è risaputo che noi ragazze siamo più sadiche, no? XD
Chiudo qui, che è meglio. Man mano, nelle note, vi chiarirò magari perchè ho deciso di tagliare qualcosa, perchè ho cambiato una scena, eccetera. Se avete delle domande da farmi, potete benissimo porle nelle recensioni e vi risponderò.
Qualcos'altro da dire? Ah, sì... cambiare il sesso di Ryuk mi sembrava assurdo, non so se condividete questa opinione. 
Grazie mille per avere letto, mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate!
Lucy
ps: tenterò di aggiornare in tempi brevi e con regolarità. Giuro.

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Capitolo 2
*** Confronto. ***


Episode 2 11. CONFRONTO.



L'afa insopportabile, caratteristica dell'estate, aveva deciso di regnare sovrana nell'aula, come un'ospite ricorrente mai stata invitata. Arroventava crudelmente la chioma castano rame di Light, ma la ragazza non ci prestava attenzione. Continuava a scrivere appunti, invece, tentando d'ignorare le chiacchiere insignificanti e fastidiose dei compagni: se c'era una cosa che non sopportava era quel baccano patetico, quell'ammasso di idioti ignoranti e di ragazzette frivole a cui non sentiva d'appartenere. Avrebbe potuto avere amiche e uscire con le altre, solo che non ne aveva la minima intenzione; il suo, insomma, era un isolamento voluto e cercato, finalmente guadagnato dopo anni di rifiuti insistenti.
-Yagami, traduci il brano che ho appena letto.- La voce del professore improvvisamente si impose sul brusìo fastidioso della classe.
-Sì.- obbedì Light compunta. Si alzò in piedi, il libro fra le mani; tossicchiò con aria d'importanza.
-Fu pervaso da un senso di soddisfazione e di gioia, quando finalmente il suo sogno d'amore si avverò.- recitò spedita, scorrendo le righe della pagina con gli occhi.
Il professore inarcò un sopracciglio. -Benissimo, Yagami, eccellente come sempre. Una traduzione impeccabile. -
Lei replicò solo con un sorriso frettoloso. Ormai il successo scolastico non riusciva più soddisfare il suo orgoglio, non poteva più essere il traguardo a cui aspirare. Non era altro che uno dei mille trofei di cui compiacersi, una medaglia polverosa in una vetrina di vittorie.
Depurare il mondo era di certo più appagante... fare del bene per quella realtà che le piaceva così poco. Ciò che voleva, al momento, era solo più tempo da dedicare al suo compito.
Ryuk sporgeva la testa oltre il suo banco, emettendo ogni tanto qualche brontolìo indistinto per la scomoda posizione. Da quando l'aveva incontrato la prima volta, la seguiva quasi ovunque. Rimaneva sempre a casa sua, a sgranocchiare mele -il suo cibo umano preferito- o poltrire sul divano; Light aveva provato a prestargli qualche libro interessante da leggere, ma niente da fare.
-Bene, ragazzi, per oggi possiamo fermarci qui.- annunciò il professore, accaldato ed esasperato. Un sospiro di sollievo collettivo si liberò nell'aria, e subito fu dato il via ad un trambusto di sedie scostate di fretta e cartelle indossate alla bell'e meglio.
-Ahh, finalmente è finita!- esclamò Ryuk sollevato, stiracchiandosi. -Certo che le lezioni sono una bella rottura.-
Light non commentò e si affrettò ad uscire, per non incappare in altri inviti indesiderati, a passo veloce.
-Ehi, Light! Ehi!- borbottò lo Shinigami, dietro di lei.
Procedendo lungo il corridoio, dovette appellarsi a tutta la sua buona volontà per non tappare quella boccaccia al dio della morte ("Liiiiight... Liiiiight... dì un po', sei sorda?!"). Era nel bel mezzo di una calca opprimente di studenti ed insegnanti, a spintonarsi a destra e sinistra, e se avesse parlato probabilmente si sarebbero voltati in cinquanta.
Attese consumando tutta la poca pazienza che aveva d'arrivare all'uscita, sotto un sole cocente ed impietoso. Lì avrebbe dato meno nell'occhio, nessuno ci avrebbe fatto caso.
-Light, mi ascolti, sì o no?- canticchiò Ryuk, sospeso nell'aria, vicino a lei.
-Non parlarmi. Anche se gli altri non ti possono sentire, riescono comunque a sentire me.- gli fece notare innervosita, digrignando i denti.
Lo Shinigami sbuffò. -Oh! Che noia, però.-
Proprio allora, un ragazzo bruno che proprio non riusciva ad identificare la chiamò. Eccone un altro, imprecò Light fra sè.
-Ehi, Light! Noi più tardi andiamo tutti a-
-Mi dispiace, ho già un impegno.- lo liquidò gelida, con sgarbata cortesia. Gli sfilò di fronte rapida, con l'amara consapevolezza di tutte le volte che aveva pronunciato quelle parole.
-Ma quale impegno?!- attaccò subito Ryuk, allegro. -Te ne stai tornando dritta dritta a casa come al solito, no?-
Light socchiuse gli occhi, con un sorriso leggero sulle labbra lucide di burrocacao. -Invece ti stai sbagliando. Certo che ho un impegno.- I suoi occhi castani lampeggiarono euforici. -Un impegno molto importante.-

La luce azzurrastra della televisione si rifletteva nei suoi occhi attenti e fulminei, non appena vi spostava lo sguardo. La voce apatica e impersonale di giornalisti e annunciatori riecheggiava quasi a tutte le ore nelle sue orecchie, senza mai svanire del tutto, ed ora cantilenava quella solita solfa che Light non si stancava mai di ascoltare. La sua mano, arma efficiente e pronta, dilaniava senza permettersi d'indugiare: danzava sul foglio, ossessiva, impeccabile.
Ryuk la osservava con un'espressione indecifrabile, comodamente sdraiato sul suo letto, sgranocchiando di gusto una mela lustra (a bocca aperta, per di più, registrò Light con ribrezzo).
-Ehi, Light!- sbottò d'improvviso con brio.
-Cosa?- chiese distratta.
-Vedo che ti dai parecchio da fare.- affermò, in tono discorsivo.
-Ho i minuti contati, Ryuk. Posso scrivere i nomi sul quaderno solo in un certo lasso di tempo, da quando torno da scuola fino a quando non vado a dormire.- spiegò Light, scribacchiando frenetica. -E' molto importante che i miei voti restino i migliori, come sempre. Non posso permettermi di addormentarmi in classe, come fanno quell'accozzaglia di imbecilli, e devo continuare a studiare sia a casa che a scuola. La carenza di sonno è mia nemica, comprometterebbe la mia salute, le mie facoltà intellettive e...- Sollevò lo sguardo verso la tv, facendo una pausa. -La mia pelle.- concluse seria e inflessibile.
-La pelle, hai detto?!- ridacchiò lo Shinigami.
Light ignorò la frecciatina. -Come puoi vedere facilmente anche tu, il tempo non è mai abbastanza per creare un mondo ideale, assolutamente privo di malvagità.-
Il rumore della maniglia, scossa con energia, interruppe brusco il suo discorso. Entrambi volsero la testa verso la porta, chiusa con lo scatto.
-Liiight...- strillò una vocina. -Perchè ti sei chiusa in camera?-
Lei battè le palpebre, colta alla sprovvista. -Sanzo.- mormorò fra sè. -Che c'è?- chiese alzando il tono.
-Mi aiuti con una cosa per scuola?!- bofonchiò ancora la voce.
Light alzò gli occhi al soffitto, scocciata. -E va bene, d'accordo.- Aprì un cassetto della scrivania e vi ripose il Death Note, dopodichè andò ad aprire.
Un ragazzino con arruffati capelli castano cioccolato, davanti alla porta, fece una smorfia. Stringeva un quaderno. -Giapponese. La prof ci ha dato un tema da fare.-
Entrò nella stanza, trascinando i piedi annoiato. -E' la materia più pallosa dell'universo... non so cosa cavolo scrivere.-
Light non pareva affatto entusiasta, notò Ryuk divertito. Effettivamente, la ragazza rimpiangeva il tempo sprecato a fare la maestra a quella testa vuota di Sanzo.
-Quando devi consegnarlo?- domandò, a braccia conserte.
-Domani.- rispose asciutto lui.
Light scosse il capo, con aria di rimprovero. -E ti sei svegliato solo oggi?!- 
-Stai molto attenta, Light.- avvertì Ryuk con un ghigno. Se qualcuno toccasse il Death Note, che tieni nel cassetto, riuscirebbe a vedermi.-
Sanzo aveva preso posto sulla sedia della sorella. Light rimase impietrita, maledicendo lo Shinigami per non averle detto prima una cosa del genere. Ma cosa credeva, Ryuk? Che avrebbe dovuto immaginarle da sola, le regole del quaderno?! Idiota che non era altro... di sicuro l'aveva fatto apposta.
-Ma che facce fai?!- la derise il fratellino, vedendola spaesata.
-Continua così e ti spedisco fuori.- intimò lei, decisa a non perdere ulteriore tempo. -Allora, che traccia devi svolgere?-
Sanzo aggrottò la fronte, confuso. -Una roba assurda. Descrivi la tua famiglia, mi pare...-
-Ah, ti pare! Cominciamo bene.-


Una figura nera fece il suo ingresso nella sala buia. Tutti ammutolirono increduli e timorosi, solo un rumore di scarpe di buona qualità sul pavimento risuonava regolare. Pareva rintoccare quei secondi, in cui ogni partecipante all'assemblea tratteneva il respiro. Si diresse verso un tavolo davanti alla facciata di banchi, e quando fu lì poterono osservarlo: indossava un cappello a falda larga e un impermeabile nero, ingombrante, legato in vita. Il volto era indistinguibile. Parlò, ed ebbe la massima attenzione di tutti i presenti.
-L sa tutto, e ha già iniziato le indagini.- dichiarò con voce tonante, femminile ma molto potente.
-Cosa? Watari?- sussurrò la sovraintendente Yagami sovrappensiero. Il suo sguardo era attento, dietro le lenti squadrate degli occhiali. I capelli neri erano sciolti e sistemati all'indietro in una elegante acconciatura.
-Uhm?! Watari?- La ragazza dalle lunghe trecce di fianco a lei la fissò con i grandi occhi vivaci, chiedendo spiegazioni.
-E' l'unica in grado di potere contattare L, Matsuda.- ribattè la donna, tesa, rassettando con le mani la gonna del tailleur. -Ma anche l'identità di Watari è un mistero.-
-Vi prego di fare silenzio.- ordinò Watari autoritaria. -Ora vi metterò in contatto con L.-
Posò sul tavolo un computer bianco e sollevò il monitor, le mani fasciate da guanti scuri. Anche sull'enorme schermo alle sue spalle comparve, tanto maestosa ed imponente da suscitare soggezione, una grande L in caratteri gotici, nera su uno sfondo candido.
-Rappresentanti dell'Interpol, è L che vi parla.- sibilò una voce, evidentemente contraffatta. -Questo è un caso di grossa portata ed estremamente complesso. Un caso di atroci omicidi di massa, assolutamente inammissibili.- Matsuda, nonostante provasse una sottile paura, avvertì subito il magnetismo attraente di chi stava parlando. -Per risolverlo, sarà necessaria la collaborazione dell'Interpol... anzi. Sarebbe opportuno che nel corso dell'assemblea acconsentiste a darmi l'appoggio delle organizzazioni di tutto il mondo, in particolare mi servirà la massima collaborazione della polizia giapponese.-
Subito Yagami e Matsuda scattarono in piedi, sconvolte. -Cosa? Perchè la polizia giapponese?!- esclamò la sovraintendente.
-Che il colpevole sia un'organizzazione o una singola persona, è molto probabile che sia giapponese. E anche se non lo fosse, si nasconde comunque in Giappone.- fu la secca risposta.
-... e quali prove hai?- replicò Yagami duramente, un po' scettica.
-Che si trova in Giappone? Presto potrò dimostrarglielo, confrontandomi direttamente con il colpevole.-
-Un confronto diretto...- bisbigliò la donna, sbigottita.
-Inoltre, vorrei che il quartier generale delle indagini fosse stabilito in Giappone.- pretese ancora L, con un tono che non ammetteva altri interventi.
La sovraintendente aveva un'espressione accigliata. Quella situazione... no, non le piaceva nemmeno un po'. E nemmeno L.


-Alla fine non è stato poi così difficile.- Light si rilassò sulla sedia davanti la scrivania, soddisfatta del suo lavoro.
-Eh? Vuoi dire che sei riuscita a nascondere il quaderno?- Ryuk la fissò incuriosito.
-Sì.- confermò lei di buonumore. -Proprio in questo cassetto.- Indicò con il dito il secondo dall'alto presente nel mobile, quasi trionfante.
-E questo dovrebbe essere un nascondiglio perfetto?! Guarda, hai anche lasciato la chiave su.- le fece notare lo Shinigami, perplesso.
-Credi che non lo sappia?!- Light lo fulminò con lo sguardo, severa. -Ascolta attentamente. Dentro il cassetto ho messo un cofanetto.- Si chinò appena in avanti e lo aprì. Vi era in effetti un piccolo scrigno rivestito di velluto azzurro, semplice e poco appariscente.
-Al suo interno c'è...- Light fece scattare la serratura con le dita, in modo da permettere a Ryuk di osservarne il contenuto. Era una fila di cosmetici allineati con metodo, alcuni ancora involti nella carta, fra cui matite per gli occhi e ombretti. Il dio della morte li fissò stranito.
-... e?-
-E, se qualcuno dovesse perquisire questo cassetto, non si soffermerebbe oltre. Probabilmente riterrebbe ciò che ha trovato l'unico oggetto che vi è custodito... perchè dovrebbero esserci altre cose?- La ragazza sorrise furba, ma Ryuk continuava a non capire.
-Scusa, avevi detto che il Death Note era nascosto qui!-
-Ci sto arrivando, Ryuk. La chiave per accedere al nascondiglio del quaderno è proprio qui...- Light afferrò la boccetta di uno smalto, di colore rosa carne, e ne svitò il tappo sollevandolo. Fra le setole nere si poteva intravedere un piccolo sottile ferro, che scivolava fuori solo se scosso.
-Eccola.- mostrò lei orgogliosa. -Questa è la chiave. Basta infilarla nel posto giusto.- Inserì il ferro in un foro minuscolo, quasi invisibile, alla base del cassetto. Inaspettatamente, si aprì uno sportello.
-Un doppio fondo!- esclamò Ryuk entusiasta.
-Esatto. Ma non è tutto.- proseguì Light compiaciuta, sotto lo sguardo sconcertato del dio della morte. -Anche venendo a conoscenza del trucco dello smalto e del doppio fondo, non si può rimuovere il quaderno.-
-Spiegami!- la incitò lo Shinigami.
-Come vedi, ho fatto un piccolo buco nell'angolo della copertina.- Posò la punta dell'indice su di esso. -Ci ho fatto passare questa catena, legata al fondo tramite chiodi. L'unico modo per aprirla è inserire un codice su questo affare di metallo... un po' come si fa con le biciclette. Il meccanismo è lo stesso.- L'espressione smarrita di Ryuk non si dileguava, quindi la ragazza lasciò perdere le spiegazioni. -Insomma, se non sai il codice è impossibile poterlo prendere.-
-E quale sarebbe il codice?- domandò lo Shinigami incuriosito. Le labbra di Light s'incurvarono perfidamente.
-Non esiste un codice. Basta schiacciare il tasto quassù, senza digitare nulla. Ma a chi verrà mai in mente?! Se ci sono dei numeri, si dà per scontato che bisogni comporre una sequenza.- Scrollò la testa. -A questo punto, la sola maniera per impadronirsi del quaderno sarebbe strappare il buco... ma nessuno sano di mente lo farà, essendo un quaderno tanto pericoloso e provvisto di diverse regole. Danneggiarlo spaventerebbe, come idea.-
Il dio della morte ridacchiò. -Sei quasi più diabolica di me! Ma dimmi, cos'è uno... "smalto"?-
Light sospirò con pazienza. -Un liquido che, se pennellato sulle unghie e lasciato asciugare, le rende del medesimo colore del liquido stesso. In parole povere, s'intende. Si può rimuovere a piacimento.-
Ryuk li osservò con attenzione. -Ahh! Uffa, tu hai solo colori brutti. Grigio... trasparente... marrone... le dipingi anche a me, le unghie?!-
Light soffocò una risatina. - Ma Ryuk, è una cosa che fanno le ragazze. Però, se vuoi, posso. Facciamo di rosa?-
-No, non rosa. Rosso. Come le mele!-
-Sei una causa persa.-


-Dai un'occhiata qua, Ryuk. Siti web del genere cominciano a venire fuori come funghi.- Light indicò lo schermo del computer, scostandosi appena con la sedia.
Era aperta una su una pagina nera, decorata con un tema lugubre e accompagnata da una musica inquietante.
-La leggenda di Kira, il padrone del mondo.- lesse solenne Ryuk, davanti allo schermo. -Si riferiscono a te?-
-Sì. Il nome deriva dalla traslitterazione della parola killer...- spiegò la ragazza. Poi si strinse nelle spalle, come vergognandosi. -Non che mi vada di essere un'assassina, ma ormai è così che mi conoscono in tutto il mondo. Basta digitare Kira sui motori di ricerca, ed ecco decine di pagine come questa. I giornali e la tv non fanno altro che parlare di morti misteriose nelle carceri, ma...- Gli occhi di Light brillavano d'eccitazione. -In tutto il mondo c'è già molta gente che inizia ad accorgersi dell'esistenza di un giustiziere.-
-Ohh!- Lo Shinigami aveva gli occhi rosso sangue sgranati.
-Vedi, Ryuk, gli esseri umani sono fatti così. Per esempio, se in classe chiedessi chi reputa l'operato di Kira giusto, ci sono alte probabilità che nessuno azzarderebbe parola. Però in realtà anche i miei compagni ritengono, nel profondo, che sarebbe meglio se tutti i criminali morissero... non lo dicono solo per paura d'essere giudicati. I falsi santarellini sono ovunque, nella nostra società. In fondo, le persone rette e giuste tirano un sospiro di sollievo sapendo dell'esistenza di Kira, mentre i malvagi tremano al pensiero di ciò che potrebbe accadere loro... ed è giusto così.-
Light sorrise. Tutto stava procedendo alla perfezione, nemmeno una grinza minuscola deturpava i suoi piani -e lei adorava quei momenti, in cui il fato pareva indovinare i suoi desideri e dipingerli su una tela. Ci sarebbe voluto molto tempo, per dare origine ad un nuovo mondo, ma le basi che aveva instaurato erano solide e pronte a sostenere le colonne dell'universo sano che sarebbe sorto. L'era di Kira aveva avuto inizio, dunque. E Light Yagami era pigramente soddisfatta.
D'un tratto, sullo schermo della televisione accesa, comparve il volto confuso di un annunciatore. -Interrompiamo i programmi per trasmettere in diretta mondiale un annuncio molto importante da parte dell'Interpol.-
Ryuk si voltò, curioso. -Che roba è?-
Light serrò gli occhi in due fessure, sospettosa. Non prometteva buone notizie, questo era certo. -L'Interpol?-
-Mandiamo in onda l'annuncio.- La scena presentata era uno studio televisivo. Dietro una grande scrivania sedeva una donna dall'aria seriosa: capelli neri e lisci, acconciati in ciocche, occhi azzurro scuro e un completo grigio. Aveva un'aria determinata e quasi intimidatoria, molto sicura di sè.
Light attese, sperando non fosse nulla di grave. Che riguardasse Kira non aveva dubbi, essendo l'argomento più discusso negli ultimi giorni, ma si augurava si trattasse di formalità, o comunque del solito discorsetto di circostanza. In realtà, non sapeva neanche di cosa avere paura.
-Chi vi parla è l'unica persona capace di mobilitare la polizia di tutto il mondo.- annunciò la donna, mentre Light inarcava le sopracciglia. -Il mio nome è Lind. L. Taylor, conosciuta... come L.- Calcò bene con la voce quella lettera, convinta, chiudendo gli occhi e tendendo le ciglia.
-E questa chi è?- si chiese Light, sorpresa. Non aveva mai sentito nominare nessuna L.
-Ci troviamo di fronte ad una serie di omicidi di pregiudicati. Ciò rappresenta un crimine senza precedenti, che non sarà assolutamente tollerato. Pertanto, giuro che catturerò l’autore, colui che viene comunemente soprannominato “Kira”.- dichiarò lei con forza.
-Ha appena giurato di catturarti.- commentò Ryuk, ghignando.
Light sorrise affilata. -Povera illusa. E come pensa di farlo?- Alzandosi, brandì il Death Note con eloquenza. -Finchè non trova questo quaderno non avrà uno straccio di prova, quindi sarà assolutamente impossibile catturarmi! Non ce la farà mai. Avevo previsto una cosa del genere!- Si sedette, con espressione tranquilla e serafica. -E avevo anche preventivato che l’intervento della polizia facesse parte del piano, naturalmente.-
-Kira, sappi che ciò che stai facendo… è malvagio. E l'arma che stai usando...- fissò la telecamera intensamente. -... è troppo micidiale per essere usata in questo modo.-
Cadde un silenzio di piombo nella camera. D'un tratto, Light si sentì come se il soffitto le fosse precipitato sulle spalle.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Ryuk ridacchiò piano.
Taylor sorrise. -Sì, so come uccidi. Mi è stato comunicato da testimoni ovviamente anonimi. Ora dirò al mondo, per la prima volta, qual'è il tuo trucco... ovvero qual'è la tua tattica per eliminare i criminali.-
So come uccidi. So come uccidi. So come uccidi, strillava una voce nella mente di Light.
Impossibile! Come avrebbe potuto saperlo?! No. No, non era vero... no!
-Come... ha... come?!- sbottò Light, assalita da un tremore irrefrenabile. Respirò, respirò ancora. Il suo cuore non voleva accennare a calmarsi.
Devo rimanere controllata. Devo restare imperturbabile. Devo agire con distacco e fermezza. E cosa faccio?! Come... l'ha scoperto?! Cosa?! Sono spacciata! Oh, mio Dio!
Pensa, Light! Pensa!, s'intimò. Ecco, potevano averla vista... nell'edicola. Forse avevano notato che aveva scritto il nome del tizio che poi era morto. La sua reazione era stata troppo evidente, magari.
-Merda! Se lei lo dice... se lei... sarà la fine del nuovo mondo. Non posso permetterlo.- Light si strofinò il viso con le mani. Aveva paura, tanta. Paura delle sue azioni, per la prima volta: paura di ciò che aveva fatto, paura di ciò che aveva pensato, paura della sua sicurezza invincibile che l'aveva resa incauta. Paura impossibile, che le faceva tremare le gambe.
Cosa ho fatto?! Sono morta. Si sentiva come una bambina, in balìa degli eventi, catapultata in un mare di terrore. Ma sua madre non avrebbe risolto la situazione, suo padre non l'avrebbe abbracciata dicendole che andava tutto bene.
Non va tutto bene. Niente va più bene. Tutto è sbagliato.
-Devo sopravvivere, per il bene altrui... io sono la giustizia!- balbettò, così confusamente che le parve di stare cercando di convincere se stessa. -Io ho liberato i deboli dal terrore del male, sono la regina del nuovo mondo che tutti sognano. E diabolico è chi si ribella a me, lei è quella malvagia. Devo fermarla...- Lo sguardo della ragazza ricadde sul quaderno. Ma certo. Il nome della giornalista troneggiava di fronte a lei, sulla scrivania, in una targa.
-Sei stata troppo ingenua, L. Un pizzico di furbizia in più, e forse sarebbe stato divertente affrontarti.- Improvvisamente, vedeva tutto in maniera più logica.
Rise, affrettandosi a scarabocchiare "Lind L. Taylor" sul Death Note. Ecco fatto. Quaranta secondi... e se avesse rivelato la verità prima dello scadere del tempo?! No, doveva morire subito.
"Infarto momentaneo", aggiunse.
-La tua arma è qualcosa di così spiet- Gli occhi della giornalista si velarono e si accasciò, con uno strillo, sulla scrivania.
Un'ondata di caldo e rassicurante sollievo la travolse, il nodo doloroso che la stava soffocando spietato si sciolse in un sospiro. Era andato tutto per il meglio. Proprio così. Ma l'aveva rischiata grossa... troppo grossa. Una cosa così terribile non sarebbe mai più dovuta succedere. No, no.
-E ora tutto il mondo vedrà che cosa succede a mettersi contro di me, mia cara L.- Light trovò il coraggio di sorridere flebile. Aveva vinto lei, e quell'idiota non era stata abbastanza furba.
C'era qualcosa che non quadrava, però, mentre rifletteva a mente lucida. Come poteva essere sicura che non avesse detto niente a nessuno? E soprattutto, sapendo del Death Note...perchè aveva mostrato il suo volto e il suo nome? Nessuno poteva essere tanto deficiente.
Degli uomini stavano portando fuori dallo studio il corpo esanime e senza vita di Taylor.
-Che ti succede, non parli più?!- scherzò acida, mentre gli occhi rossastri di Ryuk non la perdevano di vista un istante.
Light rifletteva. Il pericolo sembra scampato, o almeno quello più imminente. Ma...
E i dubbi assillanti della ragazza, in quel momento, divennero indissolubile certezza. D'un tratto -come nelle scene migliori dei film horror- una lettera nera comparve su sfondo bianco.
Era una L.
Light capì ma era terribilmente, irrimediabilmente, schifosamente tardi.
-Incredibile... Ho voluto provare proprio per sicurezza, ma non avrei mai pensato ad una cosa simile.- La voce, proveniente dal televisore, ghiacciò il sangue nelle sue vene. Era contraffatta, aspra e inquietante come le ombre della notte in una casa sopita. -Kira, tu sei in grado di uccidere la gente a distanza... Non ci avrei mai creduto, se non avessi visto con i miei occhi. Ascoltami bene: se sei stato veramente tu ad uccidere Lind L Tayor, la donna che è apparsa in tv, sappi che era una condannata a morte la cui esecuzione era prevista per oggi... e non ero io.- Light sussultò. Era tutto troppo assurdo per potere essere la realtà. -La polizia aveva tenuto la tv e i giornali completamente all'oscuro della sua cattura, da ciò che vedo pare che nemmeno tu sapessi della sua esistenza.-
-Ti ha fregato, eh?- Le parole di Ryuk le giunsero così lontane che parevano provenire da un altro pianeta. Non rispose. Non sapeva più parlare.
Era tutto un bluff. Nessuno sapeva del quaderno. Era solo...
...uno scherzo. L aveva giocato con la sua paura.
-Ma io esisto davvero. Forza, prova ad uccidermi. Forza, prova ad uccidermi.- ripetè la voce con enfasi. Con decisione.
Light voleva urlare. Si sentiva un aggressore con una pistola scarica stretta fra le mani. Impotente, inutile, sciocca. Si era fatta imbrogliare in quel modo... come una bambina.
Lei... così lucida e attenta... aveva perso la testa e... 
Come una stramaledetta bambina!
Aveva rovinato tutto.
-Che aspetti... avanti, prova ad ammazzarmi. Ti vuoi muovere? Uccidimi! Che ti prende...- sussurrava diabolica la voce, incalzante. Provocando. Distruggendo. Ancora e ancora. -Fatti sotto, Kira. Che c'è, non ce la fai? Si direbbe proprio che tu non riesca ad uccidermi.-
Bastardo. Ma che... bastardo! Ryuk rise deliziato. Light tremava. Dalla furia. Dalla paura. Dall'impotenza.
Si odiava, odiava L, odiava Ryuk che continuava a ridere, odiava la tv che non si spegneva.
-Quindi ci sono persone che non puoi uccidere. Grazie per il prezioso indizio. In cambio, però, lascia che ti spieghi un'altra cosa: questo annuncio è stato presentato come una diretta internazionale, ma in realtà è stato trasmesso solo nel Kanto, in Giappone.-
Cosa? No.
No. No.
NO.
Merda!
-Avevo in programma di mandarlo in onda in altre regioni, ma ora non è più necessario. So che ti trovi nel Kanto.- Quella dannata voce! Si stava divertendo un mondo, a disintegrare ogni cosa. Tutto il plastico perfetto che Light aveva diligentemente costruito. Sapeva troppo, L. Sapeva tutto.
-Davvero astuto, questo L!- commentò lo Shinigami.
-E anche se la polizia non se n'è accorta, perchè era un piccolo criminale, io so che la tua prima vittima è stata il sequestratore di Shinjuku: con tutti i grandi criminali morti per arresto cardiaco, quella morte è sembrata una fatalità. Inoltre, aveva fatto notizia soltanto in Giappone ed è stato questo che mi ha permesso di arrivarci. Ho capito che tu sei in Giappone e quell'uomo, la tua prima vittima, è stato soltanto la tua cavia. Ho trasmesso nel Kanto perchè è una regione altamente popolata, e ho fatto centro.- spiegò L con rapidità. -Francamente non mi aspettavo che le mie previsioni fossero esatte, ma visti i risultati, il giorno della tua condanna a morte non è poi così lontano. Kira, sono proprio curioso di scoprire come fai a commettere quegli omicidi. E non sarà facile, perchè per farlo dovrò catturarti. Ci vediamo, Kira.- concluse in un soffio. Light era sicura che stesse sorridendo.
-Il giorno...della mia condanna a morte, hai detto?- Imbrogliata. Truffata. Un tranello in cui era scivolata con un'ingenuità sconcertante.
Ma il gioco non era affatto finito. Non era nemmeno iniziato.
-Interessante.- Sollevò la testa, Light, che era fiera e non si sarebbe arresa. Che riconosceva il suo errore. Non poteva farne più, se voleva vincere. -Perchè no? Accetto la sfida.-
L contro Light. Light contro L. Una partita, un gioco? No, una guerra.
-Stai pur certo che ti troverò, e ti ucciderò, perchè io sono... la giustizia.-
Non poteva sapere che, in sincrono, L stava esclamando quelle stesse parole. Ora la storia si faceva interessante per davvero.





































Note dell'Autrice: Mamma mia, sono in imperdonabile ritardo! Nel postare il secondo capitolo, poi. Iniziamo bene, direte voi. -.-"
Il punto è che sono stata in vacanza tre giorni, e non ho avuo tempo di finirlo prima... ma insomma, tutto ciò non vi interessa.
L'idea di Sayu maschio mi piaceva, però doveva cambiare completamente. Non potevo mantenere un carattere così tanto femminile. Perciò mi sono presa la libertà di renderlo l'esatto contrario: se Sayu era la classica ragazzina, Sanzo è il classico ragazzino. Non c'è molto altro da aggiungere.
La parte del nascondiglio era un'opportunità perfetta, così l'ho completamente cambiata. Una ragazza non va a fare tutta quella pappardella noiosa dell'elettricità, dài... l'idea della catena è un po' idiota, ma pazienza. Non mi è venuto in mente niente di meglio. E lo smalto invece della penna? Dite che ho esagerato? XD E vabbè, ragazza seria o meno, gli smalti non possono mancare.
Anche il modo in cui viene scoperta doveva essere diverso. Una Light ragazza, così prudente e lucida, non avrebbe mai agito d'istinto solo per una banale provocazione. Perciò ho fatto in modo che venisse spinta dalla paura, e mi è sembrato anche più comprensibile.
Fine. Cambiare il sesso di Lind L Taylor è stato del tutto inutile, ma era tanto per fare le cose per bene. Ovviamente L parla di sè come se fosse un maschio -"sono curioso"- perchè non vuole fare capire di essere una donna. Ma a questo punto avrei fatto meglio a lasciare Taylor uomo. o.o
Pazienza, ragazzi. Sono troppo pigra per correggere tutto. u.u
Benebene, spero recensirete per dirmi cosa ve ne pare di questo secondo capitolo!
Lucy
ps: Matsuda con le trecce! XD

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Capitolo 3
*** Scambio. ***


Episode 3

111. SCAMBIO.



-Passiamo ora alle vittime.- La sovraintendente Yagami spostò lo sguardo da Mogi, che aveva appena finito d'esporre la sua relazione a proposito delle telefonate ricevute, ad un altro agente.
-Sì.- L'uomo si alzò, mentre iniziava a leggere i suoi documenti. -Abbiamo verificato che tutti i decessi per arresto cardiaco, chiaramente imputabili a Kira, riguardano individui sui quali è possibile ottenere tutte le informazioni in Giappone. Inoltre, ho qui le stime degli orari dei decessi espressamente richiestaci da L. Il 68% è avvenuto tra le sedici e le due di notte, ora giapponese, con una più alta concentrazione fra le venti e la mezzanotte. I decessi avvenuti il Sabato, la Domenica e i giorni festivi vanno dalle undici del mattino fino a tarda sera.-
-E' un'informazione davvero interessante. Stando agli orari dei decessi, ritengo possibile che l'assassino sia uno studente.- Dal solito portatile bianco sulla scrivania, ormai familiare al quartier generale, proveniva l'ancora più familiare voce di L. Ma la sentenza che aveva dichiarato quella volta (con tale leggerezza, per di più) fu accolta da un brusìo concitato e bisbigli sconcertati. -Ma c'è dell'altro. Poichè uccide soltanto criminali, deduco che l'assassino agisca seguendo un proprio codice morale. E' possibile che voglia imporsi come un nuovo giustiziere. Non ho dubbi che si tratti di una persona dalla mentalità infantile.- Come al solito, dal suo tono contraffatto era impossibile comprendere ciò che provava. -Ma le mie sono soltanto ipotesi, quindi non fissatevi troppo sull'idea che l'assassino sia davvero uno studente. Valutare diverse possibilità ci dovrebbe aiutare ad avvicinarci alla cattura di Kira. Prego, continuate pure con la vostra relazione.- 
-Uhm? Sì, certo.- La sovraintendente Yagami si aggiustò gli occhiali sul naso, poi sollevò la testa rivolgendosi ad ogni agente nella stanza. -A qualcuno è venuto in mente dell'altro?-
-Ah... sì.- La ragazza mora che aveva accompagnato Yagami alla riunione dell'Interpol si era alzata in piedi, goffamente, facendo così dondolare la treccia come il batacchio di una campana.
La donna la fissò, con i suoi occhi scuri e penetranti. -Dì pure, Matsuda.-
-Beh... con questo non intendo assolutamente appoggiare Kira, ma... ecco...- Abbassò lo sguardo, incerta, incespicando su ogni parola. -Negli ultimi giorni ho notato che... a livello mondiale, in particolare...- Rialzò lo sguardo colmo d'apprensione. -...in Giappone, il numero dei crimini è decisamente diminuito.-
Nessuno reagì, quasi non fosse stata proferita parola. La sovraintendente tagliò corto.
-Beh... c'era da aspettarselo, visto come stanno le cose. C'è dell'altro?- Le rispose un silenzio di dissenso. -E' tutto, questo era il rapporto di oggi, L.- concluse quindi.
-Grazie della collaborazione, questo è un altro passo verso la cattura del colpevole.- Yagami non poteva esserne sicura, eppure le parve che la voce di L fosse appena apatica. -Ora avrei un'altra richiesta da farvi, se non vi dispiace. Mi rivolgo alle squadre che si occupano delle indagini sulle vittime tramite notiziari. Vorrei che controllaste di nuovo le notizie che sono state pubblicate o trasmesse in Giappone, prima che le vittime venissero uccise da Kira. Vorrei sapere se sono state rese pubbliche fotografie o filmati del volto dei criminali. Buon lavoro.-
Dopo avere snocciolato tutte le istruzioni necessarie, la ragazza chiuse la comunicazione con un gesto pigro del piede. Premette un bottone accanto al computer, che emise un bip pallido nel buio della stanza. Aveva imparato ad apprezzarlo, negli anni: ci si diverte di più, quando le cose non appaiono evidenti. L'ignoto attrae, così come il desiderio di spogliarlo. Il suo sguardo vagò senza una precisa destinazione, così come la sua mente.
Uno, due, tre...
Kira, Kira, dove sei? Una croce invisibile su una mappa.
Kira, Kira, dove ti nascondi? Ti sto venendo a prendere.
...otto, nove, dieci. Arrivo, salvati se ci riesci.


Yagami soffocò l'ennesimo sbadiglio, fermandosi in mezzo al corridoio deserto. Non ne poteva più del rumore ossessivo ed ininterrotto dei tasti del computer, o di quelle dannate luci a neon che pulsavano sul soffitto, ma soprattutto delle torri di documenti senza tetto, in cui erano ritratti i volti di troppi morti. La stanchezza di tutte quelle ore, che l'aveva soltanto sfiorata mentre era all'opera, si riversò sul suo corpo dolorante -e che diamine, perchè aveva messo le scarpe strette con il mezzo tacco?! Erano così soffocanti... Poggiò la fronte accaldata contro il vetro tiepido dell'ufficio, fatto di una strana plastica scadente e non identificata. Cena, doccia, letto. Un matra che l'avrebbe spinta a resistere fino a casa, prima di crollare. Cena, doccia, letto. Aveva avvertito suo marito di occuparsene lui quella sera, e non era nemmeno la prima volta negli ultimi tempi. Cena, doccia...
-Capo?- Per un attimo si spaventò, ma riconobbe la voce all'istante. Voltò la testa in direzione dell'interlocutrice, rigidamente. Era Matsuda, benedetta ragazza, con due bicchieri di plastica in mano e un paio d'occhioni innocenti e quasi imploranti, da cerbiatta ingenua. La treccia ricadeva contro una spalla, legata da un fiocco bianco.
-Uhm?- riuscì a mugugnare, non senza sforzo.
-Le ho portato un caffè. Mi sembra un po' stanca.- disse la ragazza, timidamente, porgendole la bevanda. Era denso e di qualità non proprio eccellente, ma ne bastò la vista per risollevare la sovraintendente.
-Ahh, è quello che ci vuole. Ho passato tutta la notte a lavorare.- borbottò, accettando il bicchiere. Dopo averne bevuto un sorso, schioccò le labbra deliziata. Un fiotto di energia nelle vene, in pratica.
-Per quanto riguarda il mio intervento di prima, mi dispiace.- Matsuda aveva annegato lo sguardo nel caffè, come potesse leggerci dentro una risposta ad ogni suo dubbio. -Ripensandoci, forse ho sbagliato a dirlo.-
-Che ti viene in mente, Matsuda?- ribattè Yagami. -Se ritieni che una cosa sia vera, bisogna essere liberi di dirla... a maggior ragione se gli altri fanno finta di non vederla.- aggiunse amara, mentre la ragazza sgranava gli occhi stupita. -Beh, certo, se avessi detto che dovremmo premiare Kira per aver contribuito a diminuire il tasso di criminalità, allora sì che ci sarebbe stato da preoccuparsi.-
-Ma... premiare chi?! Quell'assassino?!- s'indignò Matsuda, con un movimento troppo ampio della mano, schizzando così il caffè sulla giacca azzurro polvere.
-Ahahah. Stavo scherzando.- rise roca Yagami, stanca ma rinfrancata, per poi estrarre una salvietta profumata dalla borsa e offrirla all'altra, paonazza.
-Già...ahaha...-



Era ormai ora di cena in casa Yagami. Le luci si erano offuscate con lenta pacatezza dietro i vetri delle finestre, scivolavano dietro le facciate scure delle montagne e lasciavano che un sipario di velluto nero avvolgesse il paesaggio circostante. Le stelle iniziavano a prendere vita fra le tenebre, una dopo l'altra, destate dal pigro giungere della notte.
Sanzo giocherellò distratto con la penna a sfera, esaminando la brutta copia del tema che Light aveva scribacchiato fra una spiegazione e l'altra. La lampada sulla scrivania delineava perfettamente i lineamenti del volto: l'espressione accigliata, la fronte corrugata, la ciocca di capelli che si ostinava a carezzare la sua fronte nonostante continuasse a scostarla spazientito.
-Umphf. Che secchiona che sei, come fai a trovare così tante cose da scrivere?! Mmh.- brontolò.
Light replicò con un'occhiata torva. Gli stessi bagliori donavano una nuova morbidezza al castano dei suoi occhi. -Non è questione di essere "secchioni" o meno. Solo di avere metodo e capacità d'esposizione. Sei riuscito a memorizzare almeno qualche sistema, insomma?!- Il fratello la guardò assente, senza vederla. Sicuramente stava pensando a tutt'altro. Quello era il suo più grave problema: non era stupido, ma faticava a concentrarsi e prendere sul serio le faccende scolastiche. La sorella non poteva ammettere un atteggiamento del genere.
-Eh? Beh.. più o meno.- bofonchiò, esitante. Light ebbe la sconfortante impressione di avere perso soltanto tempo, con lui.
Prima che potesse rimproverarlo, però, udirono un suono flebile provenire dal piano inferiore. Il campanello.
-Oh? Questa dev'essere mamma.- realizzò Sanzo, senza sbilanciarsi. -Bentornata.- Sentirono infatti esclamare la voce di loro padre, dalla cucina.
-Ha fatto presto, oggi.- Il fratellino trovò l'occasione troppo ghiotta per non approfittarsene, quindi scivolò fuori dalla camera più in fretta che poteva.
-Però almeno l'ultimo paragrafo scrivitelo tu!- protestò Light, seguendo con lo sguardo la sua figura svanire nel buio del corridoio.
-Dopo cena, okay?- fu la vaga risposta. Lei scosse la testa, esasperata ma non stupita. -Non cambi mai.- mormorò fra sè.
-Devi sentirti piuttosto tranquilla, se dai una mano a tuo fratello.- Anche se a volte tendeva a dimenticarsi della sua presenza, quando rimaneva zitto, Ryuk era sempre lì vicino a lei. La sua voce irruppe all'improvviso nel silenzio. La ragazza ci mise qualche istante, prima di rispondere.
-Certamente, perchè so di avere un buon margine di vantaggio, anche se ora è entrata in azione la polizia.- affermò tranquilla. Lo Shinigami pareva perplesso, ma lei non ci fece caso e uscì dalla stanza. Scese le scale, come aveva fatto Sanzo un attimo prima.
-Ben tornata a casa, mamma.- Rimase a fissarla. Era nell'ingresso, sua madre, e si stava slacciando i tacchi con uno sbuffo esasperato. I capelli scuri erano sfuggiti all'acconciatura e la borsa giaceva sui primi gradini davanti alla porta, sopravvissuta probabilmente ad un lancio stizzito.
-Ah, ciao, tesoro.- Sollevò appena il capo e le sorrise con dolcezza, e sua figlia fece lo stesso di rimando. -Cosa ha preparato papà?-
-Non lo so.- Light si voltò verso la cucina, incerta. -Ma sento un odore strano...-
-Guarda un po'. Nemmeno una cena decente, potrò mai concedermi.- si lamentò la sovraintendente.
Light lanciò un'occhiata distratta al suo riflesso nello specchio, appeso alla parete. Lisci capelli castani, di media lunghezza, a incorniciare un viso dalla pelle chiara e luminosa, dai lineamenti delicati e piacevoli; labbra sottili e occhi scuri, socchiusi in un taglio costantemente annoiato. Questa era lei prima. In quel momento, le parve di scorgere una nuova vivacità -un'euforia spaventosa? Esaltata?- nei suoi tratti.
Il volto di una bugiarda, sogghignò una voce dentro di lei. Si scostò brusca. Solo i suoi occhi colpevoli potevano immaginare assurdità del genere.
Dopo pochi minuti, tutti si sedettero ai loro posti per la cena. La cena prevedeva pesce fritto -bruciato, precisava Sanzo storcendo il naso- e nessuno azzardava commenti, data l'espressione soddisfatta di loro padre (-Sono stato bravo, eh? In cucina, modestamente, me la cavo abbastanza!-).
La madre sollevò lo sguardo dal piatto. -Dimmi, come procedono gli studi?- domandò con interesse.
Light scrollò le spalle. -Beh, non c'è molto da dire.-
-Non so neanche perchè chiedi.- intervenne Sanzo acido. -E'... "la migliore studentessa del Giappone".- precisò con una voce in falsetto.
-Nonchè la mia mitica figlia!- Suo padre le scoccò un sorriso raggiante ed orgoglioso. -Su, ragazzo mio, non serve essere invidiosi.-
Sanzo bofonchiò qualcosa di indistinto, ficcandosi la forchetta in bocca e tappandosi il naso.
Per un po', nessuno aggiunse altro. S'udiva solo il cozzare delle stoviglie contro i piatti e le mandibole masticare i bocconi.
Light osservò la donna, da sopra il bicchiere. -Mamma, mi sembri stanca.-
-Non sei la prima persona a dirmelo.- replicò sarcastica la donna, sospirando. -Non posso dirvi molto altro, ma sto lavorando per un caso piuttosto difficile.-
Nessuno chiese nulla, istruiti dall'esperienza. La sovraintendente Yagami non si lasciava dissuadere su argomenti riguardanti il suo lavoro.
-Come va con il libro?- chiese ancora lei al marito.
-Sono a buon punto, tesoro, davvero a buon punto...-
Light sorrise amaramente dietro il tovagliolo, mentre lo passava sulle labbra: chissà come avrebbe reagito, sua madre, nello scoprire che il criminale che le creava tante grane era proprio lì, alla sua tavola. Criminale? No, non era una criminale. Lei era un'eroina, una salvatrice, lei era il bene e il coraggio di cui tutti avevano bisogno.
Eppure l'essere braccata dalla polizia la faceva sentire orribilmente tale. Orribilmente cattiva. Orribilmente dalla parte sbagliata. Non poteva fare a meno d'avvertire una fitta, un infimo senso di colpa, nel vedere il volto estenuato di sua madre. Una volta avrebbe preferito mangiare carboni ardenti piuttosto che trovarsi contro di lei, addirittura essere sua nemica.
Ma adesso era tutto diverso, tutto cambiato. Niente era più come prima.
E il mondo intero avrebbe dovuto abituarcisi.


Light chiuse la porta dietro di sè, lieta di potersi rilassare. Si rese conto di essere rimasta, in cucina, rigida e artificialmente calma; si concesse un respiro profondo, per poi prendere posto alla scrivania. Era ora di mettersi al lavoro. Ryuk era accanto a lei.
-Ecco perchè credi di essere in vantaggio. Tua madre è nella polizia, vero Light?- Aveva osservato con attenzione la famiglia Yagami cenare, e aveva capito.
-Esatto.- rispose Light asciutta. -Dal computer dovrei riuscire ad accedere a quello di mia madre senza lasciare traccia, per poter tenere la situazione sotto controllo.- Tentò di soffocare il senso di colpa, ma era pressochè impossibile. Le sue mani si muovevano esperte sulla tastiera, ma nella sua mente una vocina esitante la supplicava di non spingersi a tanto.
Stai sbagliando. Sbagliando, sbagliando, sbagliando. Non fare del male a mamma!
Non le sto facendo del male, si rispose freddamente. Sto solo sottraendo qualche informazione che mi serve. Tutto qui.
-Ci siamo.- Comparve una casellina rettangolare, digitò una password.
Sullo schermo comparve una pagina piena di cartelle, piccole e gialle e invitanti. Contenevano la sua arma segreta. Con un sorriso trionfante, iniziò a setacciare i documenti.
-E così, la polizia sospetta già che il responsabile delle misteriose morti possa essere uno studente.- Dopo avere letto, si scostò un attimo dallo schermo. Rimase spiazzata da ciò: come aveva potuto non fare caso agli orari in cui agiva, in cui i criminali morivano?! Un errore ingenuo, da dilettanti.
-Ahahah! E' un bel guaio, eh, Light?- la schernì la voce petulante di Ryuk.
Lo fulminò con una breve occhiata severa, poi si mise a riflettere. C'erano ancora delle carte che il Death Note metteva a sua disposizione, ma che non aveva giocato fino a quel momento...
-Se entro quaranta secondi dopo aver scritto il nome vengono indicate anche le cause della morte, questa avverrà nella maniera stabilita. Ma se non vengono specificate, le vittime moriranno per arresto cardiaco. Dopo aver indicato le cause, si hanno 6 minuti e 40 secondi per indicare eventuali dettagli.- recitò pensosa.
-Esatto. E con questo?- chiese Ryuk incuriosito. Ormai la sua presenza era quasi confortante, essendo in fondo l'unico a sapere la verità su di lei e a cui poteva raccontare ogni piano, ogni idea, ogni ipotesi. Una specie di amico -una specie. Doveva lo stesso mantenere un certo contegno nei suoi confronti, e nascondere crepe e debolezze dietro muri di determinazione. Recitare, arte in cui stava diventando brava in maniera inquietante, era divenuta una necessità insopprimibile nella sua vita. Il solo modo per sopravvivere.
-In pratica, se scrivo arresto cardiaco posso anche... indicare le eventuali condizioni del decesso, oppure l'orario esatto di quando avverrà.- Ecco che l'ennesimo colpo di genio prese forma nella sua mente, in cui numeri e cadaveri scivolavano frenetici davanti ai suoi occhi. Sorrise furba.
-Sta a vedere, Ryuk: forse questo ti divertirà ancora di più.-

Era in corso una discussione piuttosto accesa: inutile specificare che l'argomento erano le inaspettate morti avvenute in quei giorni.
-Che cosa?! Ieri... ieri ci sono state altre 23 vittime per arresto cardiaco?!- Quella era la voce, vibrante di furia e sconcerto, della sovraintendente.
-Sì.- confermò un altro.
-Anche l'altro ieri le vittime sono state 23... e tutte a distanza di un'ora l'una dall'altra.- notò Yagami con apprensione.
-Inoltre c'è da aggiungere che sono avvenute per due giorni feriali di fila.- precisò un agente.
-Esatto, e questo metterebbe in dubbio la pista dello studente.-
-Ma chiunque potrebbe non andare a lezione per un paio di giorni...-
-Siete fuori strada.- annunciò la voce contraffatta di L. Il brusìo cessò. Si sentiva in dovere di interrompere quei deliri spaventati e mettere ordine.
-E' vero che l'ipotesi dello studente si fa meno probabile, ma... non è questo che Kira voleva comunicarci.- spiegò. -Perchè uccidere a distanza di un'ora e limitare le vittime a dei criminali già dietro le sbarre, così da farci venire immediatamente a conoscenza delle morti? Ciò che Kira ci sta dicendo... è che può decidere l'ora del decesso a suo piacimento.- Cadde un silenzio angosciato e instabile, grondante d'inquietudine.
La ragazza, avvolta nelle tenebre della sua stanza, era sdraiata sul pavimento di legno. Ne registrava senza interesse la durezza e l'odore irritante degli acari di polvere. Le cose non stavano andando proprio come voleva lei, ma andava bene anche così.
E' molto strano. Esprimo il sospetto che Kira sia uno studente e subito dopo si verificano omicidi che mettono in discussione la mia teoria... Fissò il soffitto, senza riuscire a vederlo propriamente. Ma per lei era un'abitudine, cercare qualcosa che si celava ai suoi occhi. Sarà un caso? No, il tempismo con cui sono avvenuti è perfetto. Che Kira sia venuto a conoscenza delle informazioni in mano alla polizia? Questa è chiaramente una sfida. Amava le sfide, L. Perchè le vinceva sempre, perchè schiacciava i perdenti con il peso delle loro aspettative infrante. Quante lacrime avrebbe pianto, Kira, al momento della sua sconfitta? 
Kira ha un modo per sottrarre informazioni alla polizia, non posso ignorare questo fatto. Kira che violava gli archivi, Kira che violava la sua mente. Ma quale sarà il suo vero obiettivo? Cosa sta cercando di ottenere?
Bene, giochiamo. Fai la tua mossa e mostrami di cosa sei capace. Voglio che tu mi stupisca.
Sorrise, nel buio, anche se non bisogna deridere la morte. Tanto nessuno avrebbe potuto vederla.


Fiamme vigorose brulicavano nel cielo, avvolgendo le nuvole e divorando ogni frammento d'azzurro. Un rosso malinconico, che sapeva di sonno e rassegnazione, invase la scena in un tramonto malinconico.
Luce cremisi e crudele danzava sulla chioma castana di Light. Procedeva a passo svelto, fiducioso, su quel marciapiede lastricato e tinto di rosso. Una giornata in cui tutto era andato esattamente come avrebbe dovuto andare, lo schema infallibile che aveva disegnato si era realizzato senza sbavature.
-Scommetto che ora L non saprà più dove sbattere la testa.- commentò compiaciuta. Quel bastardo doveva pagarla cara per quel terribile spavento, quel terribile errore. Non era riuscito a perdonarlo a sè stessa, tantomeno a lui. -Ho conservato una cinquantina di criminali proprio perchè mi tornassero utili in questo genere di occasioni.-
-Ohh!- Ryuk la ascoltava, con qualcosa di simile all'ammirazione.
-A questo punto L avrà iniziato a sospettare di coloro che hanno a che fare con la polizia.- constatò tranquilla. Si avviava verso casa senza fretta nè paura, l'unica a sentirsi davvero sicura in città. Lei, invisibile, nascosta nell'ombra. Nemmeno quel furbo di L avrebbe mai potuto fermarla, per ora: si sentiva onnipotente, su quella strada deserta ed infuocata.
-Io però non ti capisco. Elimini la pista dello studente, ma lasci intendere che hai conoscenze nella polizia: così peggiori la situazione.- obiettò Ryuk con onestà.
Light sorrise delicatamente. -L'ho fatto solo per fare uscire L allo scoperto e poterlo uccidere.- Effettivamente il suo era un piano rischioso, ma non aveva scelta. Questo maledetto L era più furbo del consentito, perciò andava eliminato.
Tante volte, durante le lunghe notti in cui era costretta a cercare di addormentarsi, si era domandata se era proprio il caso di uccidere un detective come lui, che sicuramente contribuiva a sterminare la criminalità. In poche parole facevano la stessa cosa, lei ed L, solo che quest'ultimo usava mezzi meno... impropri. Non piaceva, a Light, l'idea di prendersela con un innocente. Però costituiva davvero un pericolo serio. Non solo per lei stessa, ma anche per la creazione del nuovo mondo che tanto aveva agognato.
E poi, non l'aveva proprio preso in simpatia, quello.
-Che vuoi dire con questo?-
-Devi sapere che, fin dall'inizio, non c'è mai stata fiducia fra i poliziotti ed L. D'altra parte, come puoi fidarti di uno di cui non conosci nè il volto nè il nome? Ora L cercherà di trovare il filo che conduce la polizia a me. A questo punto, gli agenti non rimarranno con le mani in mano.- Il suo sguardo si affilò. -Indagheranno su di lui, così come L indagherà su di loro. Quindi, non sarò io a scovare L, sarà la polizia a trovarlo. E a questo punto, sarò io stessa ad eliminarlo.- Light scosse la testa, fissando l'ombra longilinea e sottile che scivolava lungo il muro alle sue spalle.
-Mi crede un'ingenua, vero? Pensa di avere già la vittoria in tasca. Ma si sta sbagliando, purtroppo per lui...- Rise piano, con malevola calma. -Brutto affare, L, non sai che mettersi contro di me significa rinnegare la giustizia? Tu, magari, avresti potuto capirmi. Ma se ciò non è avvenuto, vuol dire che sei proprio corrotto e sciocco quanto tutti gli altri. E come tale, non meriti un posto nel nuovo mondo. Perciò non ti resta che venire incontro alla tua morte.-
Sorrideva con la sicurezza di chi legge il futuro, Light. E Ryuk, con l'emozione di chi assiste ad una telenovelas particolarmente interessante, si chiedeva se sul serio le cose sarebbero andate così -perchè no, lei non leggeva il futuro, che poteva quindi riservarle ulteriori sorprese.
Non tutte le sarebbero piaciute.


-Light? Posso parlarti un attimo?- Lungo la strada, ormai, i lampioni si stavano accendendo uno ad uno. Tinte blu e violastre insediavano ogni frammento di realtà, impregnando l'asfalto consumato e le abitazioni sopite della pace stanca della sera. Ogni passo di Light suonava come un tonfo lieve e ovattato. Rumori solitari, umilmente pacati.
La voce di Ryuk spezzò quella strana quiete che incantava la ragazza, sfinita dopo l'ennesimo pomeriggio di studio intenso, gli occhi che bruciavano.
-Ti prego, parlarmi il meno possibile quando siamo fuori casa. Non farmelo ripetere ancora.- sbuffò a bassa voce. Se c'era un atteggiamento della massa, sempre più comune, che non sopportava era la maleducazione. Lei cercava sempre di risultare cortese con gli altri, si trattava solamente di essere persone civili. Ma doveva ammetterlo, Ryuk era dannatamente cocciuto.
-Come vuoi, allora parlerò soltanto io. Se non vuoi ascoltarmi, tappati pure le orecchie.- ribattè lui allegramente. Light si costrinse a non alzare gli occhi al cielo: certo, una ragazza che si tappa le orecchie in una strada dove non passa anima viva non dà certo nell'occhio, ovvio...
-Devi sapere che io non ho nulla contro di te, anzi mi sento fortunato che il quaderno sia stato raccolto da una persona come te, perché sai, io devo gironzolarti intorno fino alla tua morte, o alla fine del quaderno.- chiacchierò a vanvera. -Tuttavia io non sto né dalla tua parte, né tantomeno da quella di L.-
Ciò, in verità, la deludeva un po'. Però non poteva pretendere che un dio della morte, per quanto stesse insieme a lei, ci si affezionasse. Era roba da umani. 
-Questo lo sapevo già, Ryuk.- rispose infatti secca.
-Quindi continuerò a non fare commenti su ciò che stai combinando, che sia giusto o sbagliato: non mi intrometterò nelle tue decisioni. Comunque vorrei dirti una cosa, in quanto tuo coinquilino.- Aveva una strana aria d'importanza, una specie di solenne serietà. Di norma passava il tempo a scherzare o a stuzzicarla, o ad informarsi sulle sue intenzioni, ma ora aveva assunto un atteggiamento diverso dal solito.
-Ma che ti prende, Ryuk?! E’ la prima volta che ti sento parlare in questo modo. Non è da te.- si stupì Light, perplessa.
Ryuk tergiversava vago. -Ciò che voglio farti capire è che quanto sto per dirti non ha lo scopo di aiutare Kira, te lo dico solo perché si tratta di una cosa che dà fastidio a me.-
-Arriva al sodo.- lo incitò Light, che cominciava ad incuriosirsi.
-Eheheh.- Lo Shinigami prese tempo, lasciandosi sfuggire una risatina entusiasmata. Infine parlò, soppesando con lentezza le parole. -C’è un tipo che da un po’ di tempo ti sta pedinando.-
Light s'immobilizzò. Incapace di fare finta di nulla.
Pedinando?! Pedinando lei...?! E perchè?! Che avessero dei sospetti?!
Impossibile. Non ci sarebbe ricascata. Lei, Light Yagami, era insospettabile proprio come chiunque altro. Era la sua coscienza sporca che le ispirava simili timori.
Ma allora perchè?
Si voltò impercettibilmente, con disinvoltura, fingendo di aggiustarsi una ciocca castana dietro l'orecchio. Il suo sangue divenne ghiaccio nelle vene quando intravide, dietro la facciata di una casa, la figura di un uomo. Alta. Scura. Come nelle fiabe.
-La cosa mi dà i nervi.- continuava intanto Ryuk. -Ovviamente so che lui non può vedermi, ma col fatto che devo sempre rimanere alle tue spalle, io mi sento continuamente osservato.-
Il suo cuore martellava terrorizzato nella gola, sempre più insistente. La paura era una nemica tenace per lei, ma se voleva davvero erigere un nuovo mondo doveva imparare a dosarla con attenzione. Doveva averne abbastanza da rimanere prudente, ma mai troppa, per non commettere sciocchezze -come era già avvenuto.
Era necessario accettare questa informazione e mettere in moto il cervello. Fece un respiro prolungato e sonoro, poi riprese a camminare senza incertezze.
-E’ una bella seccatura. Te lo toglierò di mezzo il prima possibile.- promise Light inespressiva, sperando che le sue parole non tradissero un tremore. Ryuk parve soddisfatto e non aggiunse nulla.
Si affrettò ad entrare in casa, scossa da brividi d'inquietudine. In ogni momento le pareva di avvertire lo sguardo del suo pedinatore, tagliente e gelido, dietro la nuca.
Chi diavolo sarà? Salì le scale velocemente, quasi l'idea di essere braccata la spingesse a scappare; chiuse la porta di camera sua a chiave. Non significava nulla come gesto, di per sè, ma aveva il potere di farla sentire più protetta. Significa che L sospetta della polizia? Deve avere una bella lista, se sta indagando su tutti gli agenti. Se pure fossero una cinquantina, al momento non dovrebbero sospettare di me, con tutta quella gente da pedinare. Ai loro occhi, dovrei apparire come una semplice studentessa. Ecco, l'essere circondata dalle mura accoglienti di casa sua le permetteva già di ragionare con più lucidità e rasserenava il suo animo turbato. Lasciò la borsa colma di libri su una sedia, poi non riuscì a resistere alla tentazione e raggiunse la finestra. Scostò con le dita due lame sottili della persiana, perlustrando con gli occhi il buio fuori, ma poteva fissare solo tenebre indistricabili e mute. Però con il passare dei mesi potrebbero anche nascere dei sospetti nei miei confronti, per un qualsiasi motivo. Intanto, devo scoprire il nome del mio pedinatore. E una volta fatto questo, potrò sistemare tutto. Visto? Nulla di cui preoccuparsi. Quello non era un vero ostacolo, ma un innocuo fastidio. Lei aveva un comportamento impeccabile, e se anche il tizio avesse colto qualche parola detta a Ryuk, l'avrebbe solo considerata una ragazza stravagante. Niente poteva condurre i sospetti della polizia a lei. Era salva, anche se l'idea di qualcuno a seguirla e controllare tutti i suoi movimenti persisteva ad agitarla.

-Ehi, Light.- Light non sollevò gli occhi dalla scrivania, concentrata. Ryuk probabilmente non trovava i suoi compiti di trigonometria poi così divertenti. Ma trascurare la scuola, per la studentessa più dotata del Giappone, sarebbe stato un grave errore -nonchè un intacco vergognoso alla sua reputazione.
-Mmh.- bofonchiò.
-Ora ti spiego una cosa interessante. Tra uno Shinigami e un uomo che entra in possesso del Death Note ci sono due differenze fondamentali.- Il dio della morte sollevò l'indice e il medio ingioiellati, per poi riabbassarli. -Sai perché gli Shinigami scrivono i nomi della gente sul loro quaderno? Indovina un po’.-
-E come faccio a saperlo?!- replicò Light, sarcastica. Non era in vena d'indovinelli. -Certo che oggi parli tanto, eh Ryuk?-
-Perché gli Shinigami succhiano la durata vitale agli umani.- Ryuk diede la risposta con un ghigno cupo, senza curarsi del commento.
La ragazza finalmente alzò lo sguardo, sgranandolo. -Succhiano la durata vitale…?-
Lo Shinigami, compiaciuto d'avere attirato la sua attenzione, iniziò a spiegare. -Se per esempio scriviamo sul nostro quaderno il nome di un uomo che potrebbe vivere sessant’anni facendolo morire a quaranta, otteniamo una differenza di vent’anni di tempo umano, i quali vanno a sommarsi alla durata vitale dello Shinigami. Per questo, finchè non si adagiano sugli allori, gli Shinigami non muoiono, nemmeno se colpiti in testa da un proiettile o al cuore da un coltello. Ma anche, se tu scrivi il nome di una persona sul quaderno, la tua vita non si allunga. E’ la prima differenza fra un essere umano in possesso del Death Note e di uno Shinigami.- 
-Per l’umanità, è un nuovo modo di vedere gli Shinigami. Interessante.- Light era sempre ben felice, quando lui decideva di raccontarle qualcosa a proposito del suo mondo.
-Ma forse tu troverai ancora più interessante la seconda differenza.- Gli occhi dello Shinigami baluginarono di sangue. -Non si tratta di allungarti la vita, bensì di accorciartela.-
-Accorciarmi la vita?!- esclamò Light sconvolta. Ma era impazzito? Cosa gli era saltato in testa?! Non le restava che ascoltare.
-Uno Shinigami può sapere il nome di un essere umano semplicemente guardandolo in faccia. E lo sai come ci riesce? Gli occhi di uno Shinigami possono vederne il nome e la durata vitale scritti sul volto.- Aveva come l'impressione che il dio della morte si stesse divertendo un mondo.
-Il nome… e la durata vitale?- ripetè, stordita dalla quantità di informazioni ricevute.
-Ovviamente, in questo momento io vedo il tuo nome e la durata della tua vita. Convertendola nel tempo degli umani , sono in grado di capire quanti anni ancora ti restano. Naturalmente su questo argomento tengo la bocca chiusa.- Rise sinistro. -Grazie a questa facoltà, uno Shinigami non deve preoccuparsi di scoprire il nome di chi uccide. Ciò gli consente di capire immediatamente di quanto si allungherà la propria vita una volta uccisa la vittima.- spiegò. -La differenza fra me e te sta semplicemente negli occhi. E per finire, uno Shinigami può stipulare un patto con chi ha raccolto il quaderno.- La pausa fra loro era tanto densa da avere quasi uno spessore. -Lo Shinigami può donare i suoi occhi a quella persona.-
Light era basita. Donare gli occhi?! Al possessore del quaderno?! Ciò significava che lei avrebbe potuto...
-Ma la tradizione esige che ciò avvenga tramite… uno scambio.- La labbra di Ryuk si incurvarono in un ghigno derisorio, quasi schernendola per avere creduto sul serio che fosse così semplice.
Light era impaziente di sapere, ed era fastidioso dovergli cavare le parole di bocca in quel modo. -Uno scambio?!-
-Il prezzo per ottenere gli occhi di uno Shinigami è… metà del tempo che all’umano resta da vivere.-
Ryuk fissò a lungo il volto della ragazza, senza riuscire a decifrarne l'espressione. Ci mise qualche istante a rendersi conto di cosa davvero volesse dire.
-…metà del tempo che gli resta da vivere?!- mormorò infine lei.
-Proprio così. Insomma, se gli restassero altri cinquant’anni ne vivrebbe solo venticinque. Se gliene restasse solo uno, vivrebbe sei mesi.- precisò lo Shinigami, gesticolando animatamente.
Light strinse gli occhi castani, assente. -Nonostante tu possa vedere i nomi delle persone che io vorrei uccidere, non vuoi rivelarmeli in nessun modo, perché tu sei neutrale. Dico bene, Ryuk?- chiese con voce arida. -In poche parole, non potrei chiedere in prestito il tuo potere. E’ questo che volevi dirmi?- Non era affatto ciò che credeva: voleva solo che le venisse fatta quella proposta. Quella proposta...
-Esatto, ma ricorda che vale sempre la regola del nostro mondo al riguardo.- le rammentò con fare innocente. -Te lo ripeto un’altra volta: donando metà della tua vita, puoi avere gli occhi di uno Shinigami.- Suonava come un invito, un dono, un'offerta senza precedenti. Suonava bene e malissimo nello stresso tempo.
-Se io lo facessi, mi basterebbe guardare in faccia una persona per sapere come si chiama. E usare il quaderno diventerebbe molto più semplice, non è così?- Light la regina del nuovo mondo, a cui sarebbe bastato guardare una persona per determinarne la fine. Occhi vermigli, con i suoi capelli ramati.
Si stava già perdendo, dimenticandosi di tutto il resto. Aveva donato il cuore a quel quaderno, vi aveva celato l'anima.
Una luce avida e fredda avvelenava i suoi occhi, mutilati d'ogni pietà. 
-Allora, che cosa vuoi fare, Light?-
Ryuk attese, chiedendosi se quella ragazza non ne avesse più nemmeno per sè stessa. Fin dove può arrivare la tua brama?
-Io...-












































Note dell'Autrice: E solo ora sono riuscita a postare il terzo capitolo. -.- Eh, mi dispiace. Oggi non ho proprio giustificazioni.
Che dirvi? Mi è piaciuto dedicare ancora un po' di spazio al fratello di Light e soprattutto alla polizia giapponese (Matsuda, sovraintendente Yagami e co.) ma ho deciso di tagliare la parte in cui tutti si dimettono, perchè non mi pareva avesse tanto senso riportarla.
Ho adorato scrivere i primi squarci in cui compare L, ovviamente. Non sono quasi nulla, ma voglio riservarvela finchè non compare proprio bene bene negli episodi. *-*
Ho immaginato che per una ragazza dev'essere più angosciante essere seguita che per un ragazzo... non lo so, ho avuto questa impressione.
Ogni tanto faccio emergere qualche senso di colpa, ma solo riguardo la sua famiglia. Ho immaginato Light come legata ai suoi parenti, in particolar modo alla madre, che è il suo modello e il suo esempio da seguire. Ho anche modificato appena percettibilmente il rapporto Light-Ryuk, perchè ci tenevo che lei ci si fosse un pelo affezionata! Ma forse, anche se non era poi così evidente, anche il Light ragazzo lo era.
Infine dovevo trovare un pretesto per fare lavorare il padre di Light a casa... quindi l'ho improvvisato scrittore.
Spero di non essere stata troppo banale. Per ora, essendo agli inizi inizi, non si può "evadere" dalla trama. Ma ho intenzione di farlo, eh.
Tutto qua. Spero recensirete, perchè essendo questa una fanfiction... "sperimentale", non sono molto sicura dei risultati! Al prossimo capitolo, gente. ^-^
Lucy

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Capitolo 4
*** Inseguimento. ***


4 1v. INSEGUIMENTO


La mano di Light si mosse tanto velocemente che Ryuk non la vide nemmeno. Con uno scatto fulmineo, la ragazza gli tirò proprio quello che pareva uno schiaffo: ovviamente la sua mano fendette l'aria, attraverso il corpo inconsistente dello Shinigami.
-... demente! Sul serio pensi che io possa prendere in considerazione questa idea?! Vuol dire che non hai capito niente, proprio niente!- Era letteralmente furiosa, gli occhi accesi dall'indignazione e la voce a spezzarsi fra una parola e l'altra, e Ryuk non osò neanche a protestare per l'oltraggio subìto. -Io costruirò un mondo ideale, totalmente privo di criminali. Partendo dal presupposto che solo io ho i requisiti adatti per farlo, se morissi non farei che riportare il mondo alla situazione iniziale. Ho intenzione di governare a lungo il mio regno, per il bene mio e dell'intera umanità! Se si tratta di accorciare la mia vita, non se ne parla nemmeno! Io sono... sono sconvolta dalla tua indelicatezza e ottusità!-
Il dio della morte la fissò battendo le palpebre, sconvolto dalla sua reazione.
-Sì, lo so, lo so, calmati! Hey, io ho solo voluto avvisarti di questa possibilità!- si difese, sollevando le mani. -Altrimenti mi avresti rinfacciato di non avertene parlato subito…-
-Quindi volevi affrontare subito il discorso?!- ribattè Light, sarcastica. -Scusa, ma mi sembra un po’ tardi. Una cosa così importante avresti dovuto dirmela prima. Quantomeno, avresti dovuto inserirla nelle istruzioni del quaderno! Ti pare? Sono lì apposta!-
Ryuk era davvero senza parole. Quell'umana aveva una parlantina molto più velenosa e tagliente di quanto non si immaginasse, a vederla. Non sembrava affatto intimorita all'idea di parlare con uno Shinigami... anzi. Glie le aveva proprio cantate di brutto, realizzò allegro. Il suo carattere era esilarante.
-Già, hai ragione.- si limitò a dire.
Light, con un sospiro esasperato, si allungò e spense la piccola abat joure sul comodino. -Allora? Ci sono altre colse che avrei dovuto sapere prima… Shinigami Ryuk?- Si avvertiva sempre una leggera ironia nel suo tono.
-No, è tutto qui.- riflettè Ryuk, grattandosi il capo. Non riusciva proprio a ricordare, ma si guardò bene dall'ammetterlo.
-Capisco.- replicò la ragazza, sfilandosi l'elastico che le stingeva i capelli in una coda e sciogliendoli sulle spalle, in una cascata mogano. -Che peccato.-
-Peccato?-
-Mi sarebbe piaciuto acquisire qualche altro potere degli Shinigami, magari a un prezzo più equo.- Intercettò l'occhiata interrogativa di Ryuk. -Per esempio... leggere la mente delle persone.-
L'altro ridacchiò. -Mica leggiamo nella mente delle persone, noi. Ah ah, però sembra divertente! Così potresti sempre farti i fatti degli altri.-
Light lo fulminò con lo sguardo. -Ma no, demente. Non è questo lo scopo.- Lo aveva chiamato così due volte nel giro di dieci minuti. -Vorrei scoprire che cosa spinge un criminale ad uccidere, quali ragioni possono essere tanto convincenti da indurre una persona a privare un'altra della vita. Cosa, nella mente insana e corrotta di un assassino, vale un omicidio. Scoprire il perchè, il come, il cosa. Analizzare il problema per trovare delle soluzioni, affinchè un giorno non ne avvengano più.- La sua voce si faceva concitata, entusiasta in maniera quasi infantile. -Applichiamo i metodi di risoluzione matematici anche nella realtà, perchè no? Un giorno davvero non ci sarò più, e per allora devo escogitare qualcosa per garantire eternità al mio regno, anche senza la mia supervisione. Il mondo perfetto non esiste, ma può esistere. Un mondo puro... un mondo in cui tutti ameranno vivere. Senza paura.- Erano gli occhi luminosi d'un esaltata, quelli. Splendevano dei suoi sogni, ambizioni e promesse per un futuro ideale che non avrebbe mai potuto esserci.
Ryuk taceva, incerto su cosa aggiungere. -Mi sembri una tipa piuttosto ottimista.- concluse semplicemente.
-Ahh, ma è ovvio, no? Se non fossi ottimista, secondo te come potrei mai pensare di poter migliorare il mondo per mezzo del Death Note?- sorrise la ragazza. Il suo sguardo si riabbassò nella penombra della stanza, vagando rapido fra le righe delle istruzioni del quaderno. Dopo qualche minuto di silenzio -estremamente noioso, per Ryuk- sgranò gli occhi castani.
-Ma certo. Ho trovato.- esclamò, balzando in piedi, con una nuova energia.
-Che ti prende? Cosa hai trovato?- Il dio sbirciò sopra la sua spalla, curioso.
-Il modo per scoprire il nome del tipo misterioso che oggi mi stava pedinando.- rispose Light, sornionamente compiaciuta. Prese posto alla scrivania, aprendo il quaderno. Non sarebbe ancora andata a dormire, a quanto pareva.
-E che vorresti fare?- chiese ancora Ryuk, impaziente.
-Mi servirò di una regola del quaderno. Dopo avere indicato le cause della morte, si hanno sei minuti e quaranta secondi per scrivere eventuali dettagli.- Come aveva fatto a non pensarci prima? Era perfetta per depistare le indagini, confondere L e... sì, divertire lo Shinigami. -Intanto, per prima cosa a ho intenzione di provare fino a che punto posso decidere liberamente le condizioni della morte.- E così si mise al lavoro.


Il computer emise uno squillo fastidiosamente acuto.
Vi allungò una mano, con placida lentezza, e cliccò un pulsante del mouse. Sullo schermo apparve l'unico volto caldo e familiare che rammentasse: capelli argento pallido stretti in uno chignon, pelle soffice color crema, occhi chiari e miti che l'accarezzavano guardandola. -Che c’è, Watari?-
-Si sono verificati decessi per arresto cardiaco in circostanze diverse dal solito. Mi hai detto di avvisarti subito, così...-
-Diverse dal solito, hai detto?- la interruppe annoiata.
Watari sorrise dolcemente, increspando le guance di rughe. -Ti invio le immagini e il messaggio che sono stati ritrovati.-
-Grazie.- La voce della ragazza gracchiò atona, colmando la stanza. Ne ascoltò le ultime note disperdersi nell'aria immobile.
Intanto comparvero sullo schermo delle fotografie. Raffiguravano rispettivamente un muro giallastro su cui vi era uno strano simbolo, un corpo esanime abbandonato su un pavimento di piastrelle e un pezzo di carta spiegazzato, occupato da una sgradevole grafia acuminata.
Occhi di carbone ispezionarono il messaggio lasciato, senza curiosità.
Sono parole di terrore nei confronti di Kira, naturalmente. Azioni volontarie dell’individuo? Superfluo e poco interessante. Kira può controllare l’orario del decesso... perchè non anche manipolare le azioni precedenti la morte? Un gioco di burattini.
-Sovraintendente.- La sua voce non riemergeva ancora dall'apatia. -La pregherei di limitarsi a comunicare ai media che queste morti sono avvenute per arresto cardiaco, senza aggiungere altro. E’ possibile che Kira stia effettuando qualche test sui criminali. In tal caso, è probabile che aspetti una conferma.-
Speravi di divertirti con le tue marionette, eh, Kira? Ma cosa fai, se calo un sipario? A lei piaceva giocare con Kira, ed era sicura che anche Kira si divertisse, a giocare con lei.
Un criminale onnipotente e una detective onnisapiente? 
-D’accordo. Capisco.- fu la breve risposta di Yagami, evidentemente turbata.
E soprattutto... perchè questo spettacolo? A che cosa stiamo giocando?



Light si affrettò a digitare la password per accedere all'archivio della polizia, impaziente. Dopo avere passato tutta la giornata a giocherellare con la penna senza pace, ansiosa d'ottenere un responso, i suoi dubbi avrebbero avuto risposta.
Ancora faticava a credere a tutto questo, ma ormai era la più concreta delle realtà: il destino dell'umanità era nelle sue mani. Stava giustiziando tutti coloro che insozzavano la purezza dell'universo con la loro scellerata follia. La polizia la stava cercando ovunque. Certo, non si aspettava che accettassero il suo operato, ma trattarla come uno qualunque dei killer che lei eliminava le pareva un'onta vergognosa, un oltraggio alla sua persona, una vera e frustrante... ingiustizia.
Light Yagami non era una criminale. Era una dea, una benedizione per quella realtà corrotta governata da regole deboli. Stava solo imponendo delle punizioni che avrebbero tolto di mezzo gli individui dannosi, quelli marci, quelli sbagliati. Per un mondo pulito. Come si poteva non capire qualcosa di tanto semplice?
Si riscosse dai suoi pensieri. La solita profusione di cartelle scivolò sullo schermo, e lei iniziò a cercare.
-Guarda qui, Ryuk!- trasalì d'un tratto, mentre un sorriso soddisfatto prendeva forma sulle sue labbra. -I risultati dei test che ho effettuato appena ieri sono già inseriti nel computer di mio padre! E’ andato tutto come previsto.- Lesse avidamente, interessata. -Si possono fare tante cose con questo quaderno.- commentò infine.
-Che cosa intendi?- domandò Ryuk.
-Uno dei carcerati è scappato dalla cella ed è corso nei bagni, come gli avevo ordinato. Un’altro ha riprodotto sulla parete della sua cella lo stesso simbolo che avevo disegnato sul quaderno. E un altro ancora ha lasciato un messaggio con la frase che io avevo scritto. Questi tre hanno fatto esattamente come volevo.- Light indicò le foto che erano apparse. -Invece, per gli altri tre ho indicato delle condizioni praticamente impossibili. Per uno, ho scritto che sarebbe morto un’ora dopo a Parigi, davanti alla torre Eiffel. Ma per una persona che si trova in un carcere giapponese è materialmente impossibile recarsi in Francia in un’ora.- spiegò con sussiego. -Per quanto riguarda il secondo, invece, ho scritto sul quaderno che avrebbe dovuto disegnare sulla parete della sua cella un volto identico a quello di L, ma ovviamente non poteva farlo, visto che non aveva alcun modo di conoscerlo.-
Lo Shinigami annuì. -Chiaro.-
-Infine, all’ultimo carcerato ho ordinato di scrivere che sapeva che L sospettasse della polizia giapponese, per poi morire. Pensavo che forse con quest’ultimo avrebbe funzionato, invece non  stato così.- Inarcò appena le sopracciglia, con leggero disappunto. -Ciò significa che la vittima designata non può scrivere qualcosa che non sa, o che non pensa veramente, o che risulterebbe troppo innaturale da parte sua. Questo vuol dire che nemmeno il Death Note può realizzare l’impossibile.- constatò la ragazza, asciutta. - Tuttavia, nell’ambito del possibile posso provocare delle morti facendo eseguire qualunque azione voglia.-
-Questo già lo sapevo, ma…- Ryuk sbuffò smanioso. -mi dici qual’è il tuo obiettivo, Light?-
Light si limitò a ghignare appena. -Né L né la polizia capiranno mai a cosa sto mirando. In questo preciso momento, il nostro famoso detective sarà concentrato nel risolvere l’enigma del disegno e della frase… cosa che ovviamente non aveva alcun significato.- ridacchiò sprezzante. Era chiaro che l'imperdonabile errore a cui L l'aveva precedentemente spinta era una cicatrice troppo dolorosa -e una sconfitta troppo umiliante- per non aspirare ad una vendetta altrettanto clamorosa.
-Però era carino.- accennò Ryuk, osservando con approvazione la stella circondata da un cerchio che Light aveva ordinato di disegnare al carcerato.
Lei scosse la testa. -... demente.-
-Ancora?! Non prenderci l'abitudine, a insultare gli dèi della morte! ... Light, mi ascolti?! Liiight!-


Era un pomeriggio calmo. Il cielo era pallido, offuscato da un velo di nuvole trasparenti, e i raggi scivolavano al suolo come oro stillato. Ombre leggere e fragili danzavano ai piedi degli edifici.
Light procedeva rapida, di buona lena. Ryuk notò, non senza sorprendersi, che prima di uscire aveva piastrato i capelli e aveva fermato dei ciuffi ribelli con alcune forcine. Inoltre non vestiva come al solito, ma portava un paio di jeans blu inchiostro e una canottiera rosa chiaro, con un giubbotto di pelle scamosciata.
-Un appuntamento galante, eh?- ridacchiò.
Lei serrò gli occhi, in un'espressione stizzita. -Non proprio.-
-Però è un appuntamento con un ragazzo!- insistette lo Shinigami, ghignando.
-Sì che lo è. Un normalissimo appuntamento. E' questo che fanno quelle della mia età: escono, si divertono, sprecano tempo.- Light guardò a destra e a sinistra prima di attraversare la strada.
Ryuk era perplesso. -E... ti è venuta voglia di fare la ragazza normale?-
Light gli restituì un'occhiata sorpresa. -Vuol dire che non hai letto che cosa ho scritto sul quaderno?-
-No. Altrimenti che gusto c'è?- ribattè lui, allegro.
La ragazza scrollò le spalle. -Allora stai a vedere cosa succede.-
Per un paio di minuti taquero, finchè Ryuk non tornò alla carica.
-Parlami un po' di questo tizio.-
Lei roteò gli occhi al cielo. -Non è nessuno in particolare. Il primo numero sulla mia rubrica.-
-Ohh! Ma quanto siamo spocchiose!- la prese in giro lo Shinigami, con l'ennesima risatina.
-Demente.- si limitò a borbottare Light.
Ryuk dondolò le braccia, sbuffando. -Ti ho detto di finirla! E ha un nome, questo primo numero della tua rubrica?-
-Yuji. Adesso smettila, non mi va di fare la figura della pazza.- ordinò brevemente.
Mentre si apprestava a scendere una scalinata, Light si voltò fugace. Le bastò scorgere il profilo di un uomo, con un giornale, poco lontano da lei.
Mi stai seguendo, vero? Ottimo. Altrimenti tutto quello che sto per fare non avrebbe senso...
-Light!- La ragazza sollevò lo sguardo. Alla fermata degli autobus, sotto la pensilina, vi era un ragazzo moro e alto; vestiva in maniera semplice, sportiva, con i soliti abiti anonimi tipicamente maschili che li facevano sembrare tutti uguali, ragionò Light apatica. Era piuttosto attraente, con un fisico notevole (era in qualche squadra, se non ricordava male) e un sorriso affascinante, ma non era granchè diverso da tutti i ragazzi carini che conosceva. Conosceva? Per modo di dire: Light Yagami non usciva con nessuno, era sempre stata una legge con rare eccezioni. Tipo quella.
-Ehi!- si costrinse a sorridere. -Scusa, credo di essere in ritardo...-
-Ah, no, no, tranquilla.- si affrettò a rassicurarla, affabile. Come se io fossi capace di essere in ritardo.
-Hai detto che volevi andare a Spaceland? Che figata.- aggiunse Yuji. -E' da un pezzo che non ci metto piede, ma Takamuku mi ha detto che hanno messo delle montagne russe superlative!-
-Già.-
-Come stai? Non ti vedo mai in giro, ma sei sempre a studiare?- rise lui.
-Ehm, all'incirca. Sempre no, però mi impegno il più possibile.- ribattè rigidamente Light. Spiegare il motivo ad una zucca vuota come lui le pareva una fatica inutile.
Yuji scosse la testa. -Ahh, io agli esami non ho neanche il tempo di pensarci... con tutti questi allenamenti! Fra una settimana abbiamo la partita, il coach è fuori di sè. Ci fa stare lì cinque ore: dico, cinque ore! E poi si lamenta che nessuno ne fa una giusta, vorrei ben vedere se...-
Ma dov'è il Death Note quando ne ho bisogno?! Light imprecò mentalmente contro le lancette dell'orologio, immobili e inflessibili nella loro posizione sul quadrante.
Dopo interminabili minuti di chiacchiere ininterrotte riguardo un qualche allenamento di un qualche sport, finalmente, l'autobus comparve all'orizzonte e si accostò al marciapiede, fermandosi con un sibilo.
Light e Yuji salirono e sedettero in fondo, seguiti dall'uomo con il giornale.
Perfetto. Assolutamente perfetto, esultò Light fra sè, i battiti del cuore che accelleravano in tensione.
-... e tu ci vieni, alla partita, vero Light?-
Lei stirò un sorriso flebile. -Farò quello che posso.- O forse no.


-... e poi l'hanno esonerato dalla squadra. Roba da matti. Dico io, "ma allora che si fa? Come si vince? Non si vince, ecco!" e il coach "smettila che mi incazzo, decido io chi mandare fuori" e anche io mi stavo incazzando!-
Light ostinò lo sguardo fuori dal finestrino graffiato, le palpebre socchiuse a schermare la luce biancastra del sole. La voce di Yuji scivolava nella sua testa senza presa, una cantilena soporifera che echeggiava e persisteva senza stancarsi. La ragazza non era riuscita, finora, a pronunciare nemmeno mezza sillaba: ma in fondo non aveva la benchè minima importanza.
Quando l'autobus frenò sferragliando all'ennesima fermata, però, si trattenne dal sussultare sul sedile. Era quella.
Ed eccolo che entrava! Un ometto basso, nervoso, a cui nessuno rivolse uno sguardo. Adesso avrebbe...
-Questo bus è stato dirottato, signori!- L'ometto puntò una pistola alla tempia del conducente, che stordito e spaventato s'irrigidì. -Se qualcuno prova a muoversi o parlare, gli farò saltare la dannata testa!- Il brusìo spaventato si spense appena, divenendo un rumore soffocato. Sul volto dei passeggeri si leggeva sconcerto e terrore... in quello di Light, solo la fredda calma che la caratterizzava. 
-Tu. Sai il numero di Spaceland, vero? Chiama.- intimò il malvivente all'uomo alla guida, che basito afferrò la cornetta.
Il criminale richiedeva tutto l'incasso del giorno precedente in cambio della vita dei passeggeri, che doveva essere portato da una donna due fermate dopo Spaceland.
Light, intanto, mise in atto la seconda parte del suo piano. Prese dalla tasca carta e penna, appositamente portate, e scarabocchiò un biglietto. Lo allungò ad un atterrito Yuji, stando ben attenta a spiegarlo in modo in cui anche l'uomo nel sedile dietro -il suo pedinatore- potesse leggerlo.
Non preoccuparti, Yuji. Se farai come dico io, andrà tutto bene. Mio padre è nella polizia, e mi ha spiegato cosa bisogna fare in casi come questo. Io potrei distrarlo, mentre tu potresti tentare di bloccarlo. Il ragazzo non sembrava trovare la proposta molto allettante, infatti rispose con un'espressione sconvolta.
Ma, proprio come Light aveva previsto...
-No, non fatelo. E' troppo pericoloso! Lasciate che me ne occupi io.- sussurrò una voce alle loro spalle. Light si girò rapidamente verso l'uomo che l'aveva pedinata: capelli neri, occhi azzurri, tratti occidentali. Perfetto. Tutto proprio come sperava.
-Ecco, visto? Se ne occupa lui. Tu e io stiamo fermi qui.- bofonchiò Yuji terrorizzato. Coniglio che non sei altro.
-Come puoi fidarti di questo?- replicò Light gelida. -Non dargli retta: chi ti dice che non sia un complice del criminale? Spesso fanno così, piazzandone uno fra i passeggeri per tenere la situazione sotto controllo ed intervenire in caso di pericolo. Non ti sembra un po' troppo altruistica e sospetta, la sua, come proposta?-
Il ragazzo taque. -Non so... chissenefrega. Io voglio solo scendere!- concluse a bassa voce.
L'uomo dietro sospirò sconfitto. -Molto ingegnosa. Vuoi una prova? Eccola.- Estrasse dalla giacca un documento e glie lo tese. Fatta.
Vi era scritto... FBI?! L usava... l'FBI, per controllare la polizia giapponese?! Cercò il nome. Ray Penber.
-Bene, ti credo. Non ti chiederò cosa ci fa un agente dell'FBI su un autobus.- si limitò a dire seccamente. -Piuttosto, hai una pistola?-
-Sì.- Tutto filava a meraviglia, mancava solo il gran finale.
Light prese l'altro piccolo pezzo di carta nella sua tasca e lo lasciò scivolare a terra, fingendo casuale il gesto.
-Oops.- mormorò distratta, mentre accennava a chinarsi per raccoglierlo.
Ovviamente, il criminale puntò la pistola contro di lei. -Hey, tu! Cos'è quella carta?! Ferma!- Si avvicinò a grandi falcate. -Avevi intenzione di farlo passare agli altri passeggeri per organizzare qualcosa, eh?!-
Lo afferrò e lesse. Parco Minami, fermata dell'autobus. Ore 11:27. Fece una smorfia. -E' dove dovevi incontrare il tuo ragazzo?! Ma che scemenza.- Lo fece ricadere, perdendo interesse. Peccato che quello fosse un frammento del Death Note. E per l'appunto accadde che, voltandosi...
-Ma... ma che... che diavolo c'è, laggiù?! Mostro... quando... quando sei salito?!-
Light soffocò il sorriso che le stava sorgendo sulle labbra. L'uomo aveva visto Ryuk.
Proprio come da copione, scaricò tutti i proiettili della pistola contro di lui: o meglio, per il resto dei passeggeri, contro un bel niente. Un'allucinazione. Impaurito e scioccato, fece aprire le porte e si catapultò fuori dall'autobus.
Giusto in tempo perchè un camion lo investisse.
Un urlo. Sangue sull'asfalto. Light guardò l'orologio al polso, divertita: 11:45. Il Death Note non sbaglia.












































Note dell'Autrice:  Il mio ritardo è talmente mostruoso che non oso nemmeno calcolare di quanto. u.u Scusate, sono proprio una ballista.
Però riscrivere ogni puntata è noioso, nelle parti in cui non posso cambiare nulla -per esempio, quella del dirottamento dell'autobus. In ogni caso, questo capitolo non è proprio niente di speciale, chiedo venia!
Ho voluto evidenziare anche nella Light ragazza una totale indifferenza per il suo accompagnatore (che, da Yuri, è diventato Yuji) e aggiungere appena qualche dettaglio su questo poveraccio, perchè altrimenti farlo stare lì come un palo della luce mi faceva tristezza, quindi gli ho dato un quattro battute in più. Niente di che, eh.
Riguardo Light che chiama Ryuk demente, boh! Ce la vedevo. E poi non ho resistito, era troppo divertente. XD Detto in tono affettuoso, ovvio!
Sono sempre indecisa quando si tratta di delineare il personaggio di Light, perchè da una parte so che se fosse identica a Light maschio non avrebbe senso, dall'altra ho paura di risultare terribilmente OOC. Mah.
Comunque, avevo una mezza mezza idea di trasformare i capitoli in una sorta di raccolta, di cambiare soltanto dei pezzi fondamentali, che abbiano una rilevanza e soprattutto delle differenze rispetto all'originale (esempio: l'incontro fra Light ed L). Che ne dite? Così sarebbero meno noiosi da leggere e meno faticosi da scrivere. ^-^
Ditemi voi, perchè sono in serio dubbio.
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate, e... basta. Vi ho rubato fin troppo tempo!
Lucy

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Capitolo 5
*** Strategia. ***


episode 5 V. STRATEGIA




E' finita, è andata. Ce l'ho fatta
. La cruda esultanza che la colmava interamente, rendendo però il suo corpo piacevolmente leggero ed energico, urlava e si dimenava contro la sua pelle. Era difficile, per Light, impedirle di manifestarsi nei suoi gesti e movimenti. Però indispensabile, perciò cercò in ogni modo di appesantire e frenare il suo passo baldanzoso, di dipingersi in volto lo stordimento e l'incapacità di realizzare l'accaduto come ogni altro passeggero. Al suo fianco, Yuji gracchiava "cazzo" e fissava un punto imprecisato sul terreno, con occhi svuotati dall'angoscia. Light non sopportava tanta debolezza d'animo, tanta instabilità di nervi. Determinava spietata un individuo troppo fragile per la brusca rudezza di sangue del mondo.
E' andata, ci sono riuscita. E andato tutto bene. Ho vinto. L'euforia era inebriante, ma si affrettò a correggersi con severa prudenza. No, non aveva vinto, nonostante tutte le carte a sua disposizione. L era ancora alle sue tracce, famelicamente affamato della sua prima distrazione: la preda è davvero perduta solo quando si convince di non essere più braccata. Mai abbassare la guardia. La sua vita era divenuta una giungla in cui sopravvivere, in cui vigevano quindi le stesse leggi. Gli errori non erano tollerati, la mente del suo avversario le era sconosciuta e avrebbe potuto rivelarsi un'arma molto peggiore di quanto temesse. Proprio quella mancanza di conoscenza la inquietava, quel vuoto senza etichetta, da cui non sapeva come difendersi. Fare il suo meglio erano le sole barriere che per ora poteva erigere contro di lui.
Ormai la strada era sfollata, poichè i soccorsi avevano delimitato la zona con dei nastri a strisce e i passeggeri dell'autobus si erano affrettati a dileguarsi, nella speranza di dimenticare tutto.
La ragazza serrò gli occhi, disturbata dal pallore slavato di un cielo scolorito.
-Scusa.- Una voce maschile le giunse alla sua destra, cortese ed esitante. Pensò che intuire ciò che avrebbe chiesto era talmente semplice che non c'era nemmeno il gusto della curiosità.
-Sì?- Si voltò, fingendo impeccabile la precipitazione di chi viene riscosso dai suoi pensieri. Nelle iridi castane ingenuità, ma misurata.
Raye Penber parlò in fretta, a bassa voce. -A dire il vero, mi trovo in Giappone per svolgere delle indagini top secret. Nemmeno la polizia giapponese ne è al corrente, quindi...-
Incerto, si arrestò. Il tono non riuscì ad assestarsi, impedito dalla consapevolezza di stare per chiedere qualcosa di inusuale, che suonava quasi sbagliato.
Light sorrise costringendo le labbra, senza che gli occhi impassibili ne fossero contagiati.
-Ho capito. Non dirò a nessuno di averla incontrata, nemmeno a mio padre.-
Raye Penber indugiò qualche istante a fissarla, incapace di ringraziarla o dare ulteriori spiegazioni. Era così evidentemente a disagio che la ragazza s'incredulì, nel vedere quanta poca abilità nel mascherare sè stesso avesse un agente dell'FBI.
-Bene. Allora vado.- Accennò una corsa, seguito dallo svolazzare del suo cappotto grigio. Light lo seguì con lo sguardo, divertita ed impietosita insieme nel vedere quell'uomo impacciato già finito. Un morto che camminava.
Era andato tutto perfettamente, come un atto di teatro orchestrato da lei stessa. Era ovvio che non sarebbe stato prudente fare sapere alla polizia che era stata su quell'autobus... L lo sarebbe venuto a sapere, altrimenti, e avrebbe notato la non troppo casuale coincidenza.
L'agente non nutriva sospetti nei suoi confronti, quasi sicuramente, e non avrebbe avuto comunque alcuna prova, sicuramente e basta. E come ricollegare una morte per incidente stradale a Kira?
Si permise un sorriso sornione e ferocemente soddisfatto. Sottile, però, semplice da cancellare. Non era ancora scoccata l'ora di sorridere.
-Vieni, andiamo.- Light si accorse che Yuji era sceso dall'autobus, quasi barcollante. Non sembrava del tutto sicuro sulle gambe ed era bianco come un lenzuolo. Patetico.
Immaginò le avrebbe chiesto cosa le aveva detto l'agente dell'FBI, invece si limitò a deglutire. -Tutto okay?-
-Tu non molto! Forse è meglio se ti accompagno a casa.- Annoiata, dimenticato ogni interesse per quell'alibi che era stata costretta ad affibbiarsi, fermò un taxi di passaggio e vi infilò dentro Yuji. Il suo era il comportamento di un bambino stufo del vecchio giocattolo, deciso a disfarsene alla svelta.
Morto che cammina, pensò pigra. Ecco cosa sei, Raye Penber.


Quando la maniglia scivolò in basso e la porta s'aprì con un arrendevole schiocco, Raye Penber riuscì ad avvertire una sensazione di tenue sollievo. Tutta l'ansia del pomeriggio, che gli si era raggrumata nel petto in un blocco d'insofferente paranoia, si dileguò parzialmente mettendo a tecere l'impulso irrefrenabile di guardarsi le spalle.
Aveva sudato freddo, quel giorno, se l'era proprio vista brutta. Ma tutto era andato per il meglio, nonostante l'inquietudine leggera che rovinava la perfezione della sua serenità, insistendo nel sussurrargli che era accaduto qualcosa di terribilmente sbagliato in quell'orrendo quarto d'ora. Qualcosa di più sbagliato del dirottamento di una autobus e la morte accidentale di un criminale.
-Bentornato.-
Non appena la porta si socchiuse, gli giunse un saluto allegro. Naosuke, seduto su un divano in una strana posizione rigida, aveva subito sollevato gli occhi scuri dal giornale che stava leggendo. Il suo sorriso era rinfrancante.
-Grazie...- sbuffò Raye. -Finalmente a casa.-
Le tende di pesante stoffa blu erano dischiuse, la luce del tramonto fendeva con raggi pigri e indolenti il buio della stanza. Il davanzale in granito, colpito in pieno, splendeva preziosamente d'avorio. Nonostante quella radiosa intrusione la stanza d'albergo rimaneva vittima d'una penombra poco riposante, quasi tormentata. Le pareti turchesi ne erano ingrigite, il tavolino d'acciaio era obbligato a riflettere il buio e appariva opaco. C'era qualcosa di tetro, riflettè Raye.
Di sbagliato. Cacciò subito quell'idea dalla testa.
Distratto, gettò la giacca sul suo letto e il suo corpo su una poltrona di fronte a quella di Naosuke.
-Accidenti, che sospiro.- Con il suo solito intuito, il ragazzo sondò l'espressione stravolta di Raye. -E' successo qualcosa?-
-Sì. Mi sono imbattuto nel dirottamento di un autobus.- bofonchiò aggrottando le sopracciglia, mentre allentava il nodo della cravatta.
Prevedendo il desiderio dell'amico, Naosuke si alzò e raggiunse il piano cottura. -Un dirottamento?! Davvero?!-
-Il tizio che due giorni fa a cercato di rapinare una banca, questa volta ha dirottato un autobus. Ormai nemmeno il Giappone è un paese sicuro.- commentò con una smorfia di disappunto.
L'altro lo fissò in silenzio per qualche istante. -E tu... eri su quell'autobus.-
-Sì. Ma alla fine il dirottatore è fuggito spaventato, ed è stato investito da un'auto.- spiegò Raye laconico.
-Questo vuol dire... che è morto?- Naosuke rimaneva di spalle, la voce cauta. L'amico si chiese perplesso dove volesse arrivare, visto che più che stupito appariva sospettoso. Quasi... sì, quasi stesse per formulare un'ipotesi delle sue.
-Almeno così sembra.- Abbassò il capo. -Non ho avuto il tempo di restare a verificare.-
-Senti, Raye.- Naosuke gli si avvicinò, con due bottiglie di birra stappate ancora avvolte dalla condensa, ma un tono così vibrante d'ansia che Raye non potè altro che sollevare la testa. -Sei proprio sicuro che si sia trattato di un caso?- I suoi occhi grigi e penetranti lo fissavano con una serietà allarmante.
-Che vuoi dire?- ribattè perplesso.
-Tu ti trovavi su quell'autobus perchè stavi pedinando qualcuno, giusto? E proprio lì è quasi certamente morto un criminale. Non credi che forse...-
-Senti.- lo interruppe brusco. -So benissimo che in passato eri un eccellente detective dell'FBI, ma ora non sei più un agente, Naosuke.- La sua voce suonava tagliente, quasi scortese. -Ho acconsentito a farti venire con me solo per salutare i tuoi genitori. E a patto che non ti intromettessi per nessun motivo nel caso Kira e non facessi nulla di stupido.-
Il ragazzo annuì con la testa, quasi tristemente. -Lo so, Raye. Scusa, è l'abitudine.-
Raye finalmente sorrise stanco, sciogliendo la tensione che gravava nei suoi lineamenti. -No, scusami tu. Non è niente.- rispose con più affabilità. -Dico così solo perchè ti sono affezionato, e ho promesso alla zia che non ti sarebbe accaduto nulla di male... che non avresti corso rischi. Sono la tua guardia del corpo, capisci?- scherzò.
Anche Naosuke sorrise flebilmente, nonostante l'inquietudine ispiratogli dal racconto di Raye non l'avesse abbandonato. C'era ancora lo strano timore profetico d'un gatto che fiuta il temporale, nei suoi occhi.
-Se vuoi rimuginare su qualcosa, pensa a cosa possiamo procurarci per cena.- Le risate dei cugini riempirono la stanza, illuminandola. -Ehi, sto morendo di fame!-

Il computer trillò, lo schermo prese vita nel buio.
-L.-
Strappò il suo volto alla prepotenza dell'oscurità, voltandosi verso la fonte di luce. Attese il messaggio ad occhi socchiusi.
-Un altro detenuto ha lasciato un messaggio, prima di morire.-
Intrecci complessi di parole e sillabe inondarono la sua mente, in un labirinto di segreti e indovinelli echeggianti di risatine di scherno.
-Mandami l'immagine.- L'ordine spirò nell'aria viziata. Iniziava a fare caldo.
Sullo schermo comparve un pezzo di carta, l'ennesima sfida traboccante di invisibile e lampante arroganza, l'ennesima risposta irriconducibile a qualsiasi domanda che avrebbe potuto porre. Parole facili, nero su bianco, in un'innocenza contaminata.
-Gli Shinigami.- sussurrò. Collegare, unire, completare. Un puzzle da comporre senza sapere il soggetto.  -L _ lo sai che_ gli Shinigami.-
Gradino per raggiungere la verità o trappola per sprofondare nella confusione di sentieri deserti.  
-Kira, stai forse cercando di dirmi che esistono gli Shinigami?-
L'importante era divertirsi, inutile prendere Kira troppo sul serio. Aprire la mente ed accettare ogni impulso. 
-Ascolta, Watari. Dì alla polizia di tenere gli occhi puntati sulle prigioni, perchè potrebbero arrivare altri messaggi dai carcerati.-
-Ricevuto.-
Sorrise eccitata. Su, avanti, vuoi tenermi sulle spine proprio alla fine della storia?

-Liiight! Ehi Light, ascoltami, accidentaccio!-
Ryuk tentava di tenere il passo della ragazza davanti a lui, senza riuscirci granchè. -Ehi... mi vuoi ascoltare?!-
Light lasciava oscillare la borsa avanti ed indietro, camminando svelta fra la folla, con un sorriso pensieroso in volto. I capelli erano legati in una coda bassa, che le carezzava la schiena.
-Dimmi, caro Ryuk.-
Un giorno sono un demente e quello dopo il caro Ryuk, pensò lo Shinigami scuotendo il capo con disapprovazione. E' proprio vero ciò che dicono: le donne sono lunatiche...
-Stamattina non hai detto che avresti ucciso quell'agente dell'FBI?- chiese.
Light schivava con agilità le persone, insinuandosi in quella calca impossibile. Fu costretta a smettere di dondolare la borsa, per paura di farla finire negli stinchi di qualcuno.
-Esattamente, ho detto così.- confermò allegra, raggiungendo una parete di mattoni rossi e posizionandovisi davanti.
-Hai intenzione di ucciderlo qui? Con tutta questa gente?- si sbalordì Ryuk, perplesso.
La ragazza fece cenno di diniego, soddisfatta. -Come al solito non hai intuito i miei piani. Adesso vedrai.-
Certo che non li ho intuiti! Ti inventi cose dell'altro mondo! stava per ribattere il dio della morte, ma poi decise che forse era meglio rimanere "il caro Ryuk" che tornare il demente.
-Posso farti un'altra domanda?-
Light alzò gli occhi al cielo. -E quando mai ti freni dal farmele?!-
-Perchè ti sei fermata qui? Proprio qui?-
-Non c'è niente di specificatamente importante qui.- Lei scrollò le spalle. -Devo aspettare che arrivi il tizio.-
Ryuk iniziava a non capirci più un tubo. -Vuol dire che avete un appuntamento?-
Light lo guardò di storto. -Sì, certo! Una sospettata che invita il suo pedinatore sconosciuto a mangiare il gelato! Sei proprio fissato, con questi appuntamenti.- commentò sbuffando.
-Sei sicura che arriverà?- domandò ancora lo Shinigami, guardando a destra e sinistra. -Sarà un'impresa vederlo, in questo andirivieni.-
-Non preoccuparti.- lo rassicurò Light. -In fondo, ora, noi siamo solo spettatori. Assistiamo alla realizzazione del mio piano. Così ti divertirai, no?-
Il dio della morte taque, arrendendosi. Avrebbe dovuto aspettare l'arrivo di Raye Penber per capire cosa aveva combinato la ragazza.
Sarebbe parso strano, a chiunque avesse avuto modo di notarlo, il fatto che lei comunicasse con un interlocutore apparentemente inesistente. Proprio per questo Light aveva ideato l'ennesima astuzia: tenere il telefonino all'orecchio, così che sentirla parlare non destasse l'attenzione di nessuno. Ryuk era soddisfatto, perchè così poteva chiacchierare quando gli pareva... lei invece si stava già pentendo, dato che le toccava rovistare nella borsa alla ricerca del cellulare ogni dieci secondi (per comodità, aveva optato per tenerlo nella tasca del giubbotto).
-Senti, Light...- iniziò Ryuk, titubante, ondeggiando.
Light strinse i denti, afferrando il telefono e sbattendoselo contro la tempia. -Cosa, che c'è adesso?!-
-Se Raye Penber morirà in questa zona, rimanere nelle vicinanze non è pericoloso per te?-
Accennò un sorriso. -Che affermazione arguta, Ryuk.-
Lo Shinigami ghignò compiaciuto. -Non posso credere che tu non ci abbia pensato.-
-Hai ragione, infatti ci ho pensato.-
-Aargh. Uffa.- si lagnò il dio della morte, abbattuto. Light sollevò il mento, inspirando appena l'odore di tabacco e profumo femminile di cui l'aria era impregnata.
-No, non è un rischio eccessivo... Non finchè non ci sarà nessuno disposto a notarmi o telecamere a riprendermi. Tutto sotto controllo.-
-Come sempre.- concordò Ryuk vivacemente. E' proprio intenzionata a non farsi mai prendere alla sprovvista, eh? Che caratterino...
Lo sguardo rapido e capace di Light intercettò ciò che stava cercando e ne seguì brevemente lo spostamento, per accertarsi che davvero di lui si trattasse. Sgranò le pupille, pervasa da una scarica di adrenalina.
-Eccolo! Avanti, andiamo.- esclamò, riponendo il cellulare.
-Dove?- intervenne Ryuk impaziente. Lei si limitò ad indirizzargli un discreto cenno di fare silenzio.
Light lasciò che la calca di gente la investisse e travolgesse, per poi seguire il flusso pronto a condurla sulle tracce di Raye Penber.
-Pensa un po' che buffo: prima ti pedinava lui, ora è pedinato da te!- ridacchiò lo Shinigami, ricevendo solo indifferenza risoluta.
La figura grigia dell'uomo si fermò davanti alle porte di un treno, finchè non si aprirono e la folla non affluì all'interno. Anche Light vi entrò, senza fretta, evitando di ostentare una determinata espressione e limitandosi a guardare ciò che le si presentava davanti. Raye Penber aveva preso posto in fondo a sinistra, esattamente nel sedile su cui avrebbe dovuto sedersi.
Esasperata dall'espressione di totale smarrimento di Ryuk, Light estrasse dalla borsa un manuale di matematica e l'aprì con discrezione. Sistemato all'interno, vi era il Death Note.
Il dio della morte si librò nell'aria, in alto, in modo da potere leggere da sopra. Cominciò, ad alta voce.
-Raye Penber. Alle ore 2: 50  sale sul treno della linea Yamanote, sedendosi nel sedile 47 del terzo vagone. Dopo sette minuti, prende la busta che trova sotto il sedile. Ne estrae il contenuto. Prende il primo foglio e scrive il nome del suo superiore nella prima casella in alto. Uh, e sta facendo quello che c'è scritto?- si stupì.
Light sorrise e lo indicò con il capo: l'agente dell'FBI si chinò, come assalito da un'ispirazione, e la sua mano trovò la busta. Prese il foglio, scarabocchiò un nome. Poi attese.
-Il foglio è del Death Note, vero?- chiese Ryuk ghignando.
Light prese una matita e scrisse, nel margine del libro di matematica. "Sì, c'è un foglio sovrapposto a quello del quaderno della morte (con delle fessure) per nascondere le cause. E non solo. Visto che Penber non può conoscere nome e volto degli altri agenti dell'FBI, ho scritto che il suo superiore morirà dopo aver inviato a tutti gli agenti un file con, appunto, nomi e volti."
-Ahah, molto astuta come al solito, Light.- la lodò allegro.
Raye Penber aprì la tracolla che portava con sè, a quel punto, e accese il computer portatile al suo interno. S'udì un bip.
-Gli arriva una mail con un documento riguardante gli agenti dell'FBI in Giappone. Dopo aver guardato bene i volti, scrive i loro nomi in successione nelle caselle rimaste.-
Raye Penber, alternando lo sguardo dallo schermo del pc al foglio, pareva stare ubbidendo.
Light adorava quella sensazione di potere, di padronanza della situazione; invece non sopportava perdere il controllo della scacchiera, essere sopraffatta dalle mosse dell'avversario. Temeva L, temeva il suo acume, e ciò la rendeva cauta fino all'ossessione. L'idea di una punizione la uccideva, le consumava le ossa fino al midollo, le deteriorava le carni e ribolliva il sangue: paura, semplice paura dell'inevitabilità. Non avrebbe potuto fuggire per sempre, per cui doveva convertire il mondo alla sua religione. Al momento stava agendo nell'ombra, ma presto Kira avrebbe occupato il trono che le spettava ormai di diritto.
Gli agenti dell'FBI erano innocenti, indubbiamente, ed ucciderli la faceva stare male. Però non avrebbero dovuto intralciare la sua strada, opponendosi e dichiarandole apertamente ostilità.
Inoltre, la loro semplice esistenza la inquietava. Voleva sicurezza, e se la sarebbe procurata.
Ecco, pensò Light con stizza. Adesso L avrebbe capito che tipo di ragazza era la regina del nuovo mondo.
-Rimette il foglio nella busta e la ripone sotto il sedile, com'era prima. Dopo altri sette minuti, scende.-
Ryuk arrestò ancora la lettura, intento a guardare l'uomo con i tondi occhi rossastri. Raye Penber scrisse un nome in fondo al foglio, poi lo infilò nella busta. La chiuse.
-Che malvagia, Light! L'hai spremuto come un limone.- commentò lo Shinigami. -Allora ecco perchè stamattina alle cinque sei salita sulla metropolitana... per nascondere quella! Mah, io non so come certe idee ti vengano in mente.- concluse, grattandosi il capo.
Light non rispose e chiuse il libro di matematica, prendendo invece una rivista. L'aprì ad una pagina qualsiasi e vi concentrò lo sguardo, nonostante la sua attenzione svincolasse senza pace.
I sette minuti rintoccarono con fin troppa lentezza. Finalmente l'orologio da polso di Light lasciò che la lancetta dei minuti scivolasse a segnare la fine della storia.
Raye Penber si alzò, con occhi vacui di volontà, e le porte scorrevoli non gli impedirono il passaggio. Non ebbe il tempo di andare molto lontano, però: aveva fatto appena un passo, quando strabuzzò gli occhi e si portò una mano al petto, il volto deformato da un dolore improvviso e fatale.
-Muore per arresto cardiaco alle 3: 10, tre secondi dopo essere sceso dal treno.- Ryuk recitò l'ultima frase scritta sul Death Note, con un sorriso ampio. -Incredibile: te la sei cavata anche questa volta.-
Light si alzò e raggiunse le porte in procinto di chiudersi. Si limitò a fissare gli occhi stravolti dell'agente, già a terra, con un sorriso dolce.
Raye Penber schiuse le labbra atterrito in un'ultima espressione d'orrore. Forse aveva capito, forse no.
Ma Light non l'avrebbe scoperto mai. Mentre una folla si radunava attorno all'ormai cadavere dell'uomo il treno ripartì con uno stridio prolungato, che echeggiò nella galleria come una melodia funebre.


-...morti tutti per arresto cardiaco. E' stato Kira, non c'è altra spiegazione. Perdonami, L, ma a questo punto l'FBI abbandona le indagini in Giappone.-
Bipbip. Il brusìo non accennava ad assopirsi.
-Ora è in linea la sovraintendente Yagami.- annunciò Watari nervosamente.
-L, ho appena parlato con il capo dell'FBI. Mi ha detto che gli hai chiesto di inviare degli agenti in Giappone a indagare su tutti coloro che in qualche modo possano avere a che fare con noi del quartier generale.-
Non sopportava, lei, tutto quell'affollarsi di voci e confusione indistinta. Sembrava che ogni singola persona sulla faccia della Terra avesse qualcosa da ridire su ciò che lei aveva detto o fatto, e ci tenesse particolarmente a renderglielo noto in quell'istante. Rancore, sconfitta, fastidio: solo malumore insisteva nelle sue orecchie. 
-Esatto.- sillabò annoiata.
-Sospetti forse di noi?!- Nella voce della donna, una rabbia trattenuta a stento.
-Ho ritenuto che fosse necessario per scoprire l'identità di Kira.-
Forse era lei, ad essere di malumore. Più di tutto il mondo intero messo insieme. Kira stava ridendo, da qualche parte nel Kanto.
Soltanto l'idea che fosse pervaso dall'allegria risultava sgradevole come sale sulla lingua. Nauseante, oscena e sbagliata. Uomini morti, pedine spezzate, potere ostentato.
Voleva vomitare.
La infastidiva, Kira, e molto. Provava così tanto fastidio che magari avrebbe iniziato ad odiarlo.
-Non sono d'accordo.- Ancora quel ronzìo scomodo, quelle lamentele imperterrite e così aspre. -Mettere delle spie alle nostre costole?! Non siamo forse alleati?!-
L sospirò. Parlare, parlare. Troppo semplice per non farlo a sproposito.
Non capivano. Non capivano niente. Non capivano lei, e tanto bastava.
Però di una cosa era sicura: al quartier generale, ci aveva messo molto poco per smettere di essere la grande L. Anche meno di quanto immaginasse.
Bipbip. Chi ancora voleva strepitare in quel piccolo microfono?
Annuncio di Watari. -C'è un'altra vittima che ha lasciato un messaggio.-
La sua testa si voltò di scatto, con uno scricchiolìo minaccioso. Concitata si inginocchiò davanti al portatile, intingendo le guance smagrite e ceree nella luce biancastra.
L_ lo sai che_ gli Shinigami
L, lo sai che gli Shinigami...
_mangiano solo mele?
... mangiano solo mele?
Solo mele solo mele solo mele solo mele.
-Bastardo.- bofonchiò lei.


Sanzo, da sopra il suo gelato alla panna, lanciò un'occhiata indagatrice alla donna seduta di fronte a lui.
-Cos’è questa storia della riunione di famiglia?-
Non era certo un'abitudine della famiglia Yagami, in effetti. Ogni componente di essa era sempre stato troppo impegnato, e nessuno ne sentiva il bisogno. Mantenevano, in un certo senso, un rigido contegno quando si trattava delle rispettive vite, perciò non erano abituati a discuterne insieme. Diciamo che ognuno tendeva a starsene per i fatti propri.
Invece quella sera aleggiava una strana atmosfera, tesa e imprevedibile, quasi come se un cavo d'acciaio iniziasse a cigolare minacciosamente e ad assottigliarsi.
La luce giallastra della cucina si infrangeva e spandeva a profusione sul tavolo, schizzando le pareti e le guance dei presenti. La sera era buia ed inquieta dietro le tende, un vento tagliente fischiava sottovoce sfiorando i vetri.
Light fissava la così tanto insolita difficoltà della madre su quei lineamenti forti e rigidi, più che consapevole di cosa avrebbe dovuto dire e di che cosa la tratteneva. Ma i suoi occhi erano vetro e non riflettevano nulla, se non quella luce gialla.
La sovraintendente Yagami sospirò leggermente, appoggiando i gomiti sul tavolo. Non sapeva che reazioni avrebbe scatenato la notizia in famiglia, ma quello di cui era certa era che non avrebbe avuto la forza di sostenere ulteriori proteste.
-Inutile nasconderlo, prima o poi lo scoprireste, quindi preferisco dirvelo. In questo momento mi trovo io al comando del quartier generale per le indagini sul caso Kira.- annunciò, quasi sfidando qualcuno a ribattere. Sanzo battè le palpebre, ingenuamente stupito.
-Ma è incredibile! Complimenti, mamma! Sei veramente in gamba.- Un sorriso euforico e infantile si allargò sul suo viso. -E' una vera figata.-
La sovraintendente lo fulminò con lo sguardo per zittirlo, un lampo sulle lenti degli occhiali.
-Non sono ancora arrivata al punto.- Fece una pausa, osservando quei volti in attesa, sospesi e curiosi e ancora inconsapevoli. Provò la tentazione devastante e prepotente, come un'onda anomala nella sua mente razionale, di scappare da quella cucina e dimenticarsi del caso per cui avrebbe potuto rimettere la vita. Ma le motivazioni e gli ideali che la incitavano ripresero il controllo su di lei. -Il fatto è che ieri sono morti ben dodici agenti dell’FBI, venuti in Giappone soltanto per scovare Kira.- ammise con amarezza, liberandosi in fretta (ma non senza soffrire) di quel macigno.
Le espressioni mutarono e si distorsero in sconcertata incredulità.
-E tu pensi che possa averli uccisi lui?- Al contrario degli altri due, Light era l'unica a non essere ferita dalla notizia, capace di mantenere una lucidità oggettiva e imperturbabile.
-Eh?!- Sanzo fissò sconvolto e spaurito la madre.
-Il mio timore è che Kira uccida tutti coloro che in qualche modo tentano di catturarlo. Si tratta di un criminale senza precedenti.- Yagami lasciò scivolare il capo fra le mani, massaggiando poi le tempie con le dita. -Molti dei miei uomini stanno abbandonando il caso.-
-E allora rinuncia! Non voglio che tu muoia!- Il figlio si allungò sul tavolo e vi battè i palmi contro, con energia. Una nota di stridulo panico storniva la sua voce.
Il marito prese una mano della moglie fra le sue. -Ha ragione, tesoro. La vita è più importante della carriera. Non devi essere imprudente, pensa ai ragazzi...-
-No, non ho intenzione di abbandonare né ora né mai questo caso. Non mi piegherò di fronte al male.- sbottò la sovraintendente con ostinazione, sollevando il mento e lo sguardo splendente.
-Ma… mamma…- balbettò Sanzo, senza sapere cosa dire.
-Cara, ripensaci!- esordì il marito con decisione.
Light, dal canto suo, la guardò. Non una sola parola di rimprovero o di cantilenante protesta uscì dalle sue labbra. Si alzò in piedi.
-Sono fiera di te, mamma. E se mai dovesse succederti qualcosa, ti giuro che…- Si voltò, accostata allo stipite della porta. -...sarò io stessa a mandare Kira sulla forca.-
La sovraintendente si chiese quanto quella figlia d'acciaio, che le assomigliava troppo, sarebbe stata scalfita dal destino a cui si era promessa. La lasciò andare senza parlare.


La sovraintendente Yagami esaminò l'ufficio con sguardo circospetto, quasi in cerca di qualcuno che potesse esserle sfuggito, ma infine dovette arrendersi all'evidenza che le si presentava davanti. Ogni volta che le capitava di sfiorarla con un'occhiata, Matsuda sorrideva raggiante e sgaia nella sua direzione.
-Solo cinque, dunque. Me compresa siamo in sei.- Abbassò gli occhi sulla superficie della scrivania, sperando di avere nascosto bene la sua delusione. -Pazienza, significa che ci sono ben sei uomini disposti a rischiare la vita per combattere il crimine.- concluse.
-Con un senso della giustizia forte come il vostro, non posso che avere fiducia in voi.- La solita voce gracchiante si intromise nella conversazione. Il computer di L era sistemato su un tavolo, la famosa lettera gotica troneggiava sullo schermo. Di fianco sedeva la silenziosa e composta figura di Watari, sempre avvolta da un impermeabile e un largo cappello nero.
-Un momento, però.- Aizawa si alzò in piedi. Aveva una nuvola di vaporosi riccioli castani, la sua carnagione era appena olivastra e gli occhi serrati in un'espressione sospettosa e ostile. -L avrà anche fiducia in noi, ma adesso siamo noi che non ci fidiamo di lui!-
-L, noi qui presenti abbiamo deciso di catturare Kira a tutti i costi, e tu dovresti sapere bene quanti rischi comporta la nostra scelta.- Un uomo dai corti capelli neri e gli occhi accigliati, di nome Ide, parve d'accordo.
-Eppure non fai altro che darci ordini, senza mai mostrarti in volto.- rincarò Aizawa infastidita. -Come possiamo lavorare, e soprattutto fidarci di una persona così?!-
La sovraintendente Yagami era esausta di quella situazione e, in un certo senso, trovava ragionevoli le proteste dei colleghi. -L… ascoltami per favore. Se anche tu come noi intendi catturare Kira e confidi in un’assoluta collaborazione, perchè non vieni qui con noi al quartier generale?- propose.
-Come vi ho detto poco fa, io ho molta fiducia in voi.- sussurrò la voce di L.
Sul computer iniziarono ad apparire caselle e documenti bianchi, su cui venivano digitate poco per volta delle lettere. In breve, indirizzi ed indicazioni presero forma.
Gli agenti della polizia giapponese fissarono basiti lo schermo, rendendosi conto che quella era la chiave che L forniva loro per raggiungerlo.


Era ormai sera, e fuori dal quartier generale della polizia il freddo cominciava a farsi sentire, sempre più insistente.
-Perché proprio adesso che siamo rimasti in sei…- mormorò Ide, nemmeno lui sicuro di starsi rivolgendo a qualcuno. - Se fino a questo momento L è riuscito a risolvere tutti quei casi da solo, potrebbe anche continuare a fare a meno di noi. Voi li conoscete, i suoi trucchetti. E se ci trovassimo davanti ad una persona che si spaccia per lui?- ipotizzò freddamente.
Aizawa ci pensò su, le braccia conserte contro la giacca del tailleur. -Un’altra persona… beh, può darsi.- ammise.
-Io… io però mi fido di lui.- Matsuda fece timidamente un passo avanti, intromettendosi nella conversazione, le trecce corvine a dondolare avanti ed indietro. -E poi, secondo me, abbiamo bisogno del suo aiuto per risolvere questo caso.-
-Anche secondo me.- annuì Mogi.
La sovraintendente si trovava di spalle, le braccia dietro la schiena, guardava le stelle affogate nel cielo buio e mai così lontano.
-L ha ammesso fin dall’inizio, che per risolvere questo caso aveva bisogno del sostegno della polizia. Vediamola in maniera diversa. E se L avesse aspettato questo momento?-
-Che cosa? Questo momento?- Matsuda sgranò gli occhi, in attesa di spiegazioni.
-Fin dal principio, all’interno del quartier generale, stava gente che dubitava di lui. Poco alla volta molti di loro hanno dato le proprie dimissioni. In una situazione del genere, come poteva L offrirci la sua piena fiducia?- chiarì la donna, voltandosi verso i colleghi.
-Quindi… aspettava che rimanessero solo gli agenti disposti ad affrontare il crimine senza timore di morire e che in più… si fidassero di lui?- si stupì Matsuda, felice di avere capito come erano andate le cose (e soprattutto un po' compiaciuta di fare parte di questa cerchia di persone).
-Già.- confermò la sovraintendente.
-Comunque sia, se vi alleate con L, io me ne vado.- affermò uno degli agenti, allontanandosi.
-Invece io mi fido di L, e farò il possibile per collaborare.- ribattè Ukita, un agente di piccola statura.
Anche Aizawa era d'accordo. -Sì, anch’io.- 
Yagami annuì con la testa, abbracciando con lo sguardo quella che sarebbe stata la sua nuova squadra.


La sua figura appariva quasi sbagliata -troppo buia e troppo storta- in quella linda e graziosa camera d'albergo. I suoi piedi nudi erano affondati in un tappeto giallo e rosa.
La grande vetrata spalancata sulla città in fermento la rifletteva appena, con colori pallidi e leggeri.
Kira… immagino che a questo punto ognuno di noi si sia avvicinato all’altra in egual misura. E va bene, per la prima volta mostrerò ad altre persone il mio volto.
Se in qualche modo tu dovessi venirlo a sapere, sono sicuro che ti faresti avanti. E io non aspetto altro.
Sorrise alla sè nello specchio, quasi avessero un segreto che nessun altro poteva sapere. Vieni qui, Kira, vieni da me. Da bravo.
Se ti farai vedere, giocare insieme sarà ancora più divertente.
Fu distratta da un rumore di passi all'esterno, nel corridoio: si voltò, nuovamente seria, pronta ad incontrare i suoi ospiti.





































Note dell'Autrice: Non so se avete idea di cosa sia stato scrivere questo capitolo. E' enorme. ç.ç Però non sono riuscita a tagliare niente!
Inizialmente pensavo di tagliare tutta la storia Naomi-Misora-e-compagnia-cantanti, ma poi ho capito che era troppo importante. Già qui compare, infatti.
Sì, lo so, Naosuke è un nome proprio orribile, ma cercavo uno che assomigliasse a Naomi (che tra l'altro in Giappone può essere anche da maschio... però l'ho cambiato lo stesso).
Visto che ho lasciato Raye Penber uomo (altrimenti iniziano ad esserci davvero troppe donne!) ho pensato di rendere Raye e Naosuke... cugini. Se li guardate bene, si assomigliano fisicamente un sacco!
Per quanto riguarda la questione della morte di Penber, assolutamente la Light ragazza non sarebbe andata lì a dirgli -Ehi sono Kira, fai quello che ti dico o ti ammazzo!-, lo trovo piuttosto imprudente. Chissà perchè Light ragazzo non ha usato direttamente il quaderno, come ho scritto io qui. Sarebbe stato molto meno pericoloso, no?
Se mi è sfuggita qualche regola del quaderno che impedisce quanto ho scritto, chiedo venia.
Anche nel quartier generale ho mantenuto qualcuno di insignificante uomo (tipo Ide... povero Ide! XD ) tanto perchè altrimenti sarebbe poco credibile.
Fine! Nient'altro da aggiungere. Grazie mille per avere letto questo capitolo infinito e spero recensirete!
Lucy

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