Death Note. Reversing cards di MadLucy (/viewuser.php?uid=134704)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rinascita. ***
Capitolo 2: *** Confronto. ***
Capitolo 3: *** Scambio. ***
Capitolo 4: *** Inseguimento. ***
Capitolo 5: *** Strategia. ***
Capitolo 1 *** Rinascita. ***
Episoode 1
1. RINASCITA.
L'aria nella classe stagnava placida fra i banchi picchiati dal sole,
mentre
i raggi arroventavano il pavimento di piastrelle grigie e le pareti
giallastre. Gli studenti sonnecchiavano
stanchi, bisbigliando fra loro ed ignorando il professore intento a
spiegare. Una ragazza dai capelli castani osservava assorta il mondo
inondato di fuoco all'esterno, il mento appoggiato sulla mano, una
smorfia annoiata sul viso. Lo sguardo era spento e disattento,
assottigliato dalla schermatura che le palpebre pesanti creavano.
D'un tratto, oltre il vetro, le parve di vedere qualcosa scivolare
verso terra. Non era
molto grande, scuro, forse rettangolare... un libro?! Aguzzò
la
vista, stupita, ma continuava ad apparirle tale. Era piuttosto distante
dalla facciata di fronte, quindi non riusciva a spiegarsi come potesse
essere caduto da una finestra. Eppure non c'era altra spiegazione.
Seguì con gli occhi l'oggetto, finchè non
toccò il suolo. Rimase lì, a fissarlo, come
inebetita.
Un libro. Un libro caduto dal cielo.
Un libro caduto dal
cielo.
Light venne destata dai suoi pensieri, mentre si stava incamminando
senza fretta verso la porta. -Co... oh, ciao.-
Valutò rapidamente le compagne che si affollavano
davanti a lei, a sbarrarle la strada. Erano indubbiamente nella sua
stessa classe, anche se non si era premurata di tenere a mente nessuno
dei loro nomi. Ragazze comuni, come ne vedeva troppe ogni
giorno, a sfoggiare orgogliose rossetti volgari e gonne pateticamente
corte. Cercava, per quanto le fosse possibile, di evitare oche del
genere.
Quella che aveva richiamato la sua attenzione era una bionda tinta,
tanto anonima da non presentare alcun elemento capace d'identificarla
in mezzo al suo stormo. In quel momento sorrideva, una Barbie ancora
nella sua scatola.
-Yagami, ci sei?! Sei connessa?! Volevamo invitarti a pranzo con noi,
se ti andava.- La sua voce era una stucchevole miscela di zucchero e
veleno.
Uso più che discutibile dei tempi verbali utilizzati a
parte, davvero credeva avrebbe accettato?!
-Temo d'avere un impegno, quest'oggi. Mi spiace.- Persino Light
riusciva ad avvertire il gelo scostante delle sue stesse parole.
-Ma che peccato. Sarà... per un'altra volta, allora!- La
bionda
si prese un paio di istanti per squadrarla indignata, prima di filare
accompagnata dal rumore ossessivo dei suoi tacchi. Le altre la
seguirono, uno sciame a disperdersi nel corridoio, bisbigliando
concitate fra loro.
-Ma chi si crede di essere, Yagami?! Una superstar?!-
-Solo perchè prende bei voti, se la tira in quel modo...-
-Non la si può neanche avvicinare, è una
bisbetica acida e basta!-
-Vi avevo detto di non chiederle niente.-
Light inarcò un sopracciglio perfetto, senza scomporsi. Non
la
sfioravano nemmeno, con i loro infantili commenti, che parlassero pure.
Era superiore a quel genere di sciocchezze.
Davvero, in quanto ragazze di diciassette anni, non potevano sforzarsi
di crescere e diventare qualcuno di migliore?! La sua
società
stava andando a pezzi, distrutta da gente come loro.
Gente che non pensava e sbagliava sempre, inevitabilmente, ferendo un
universo in bilico. Un universo marcio, che necessitava d'essere
scrostato dallo strato di superficialità e corruzione che lo
insudiciava.
Light Yagami era furiosa quando ci pensava, quindi alzò la
testa
orgogliosa e proseguì verso l'uscita della scuola,
incurante delle chiacchiere infime ma innocue che le scivolavano sulla
pelle. Sicura, in mezzo alla pioggia, d'essere l'unica a non
bagnarsi.
Era lì, davanti a lei. Piccolo, nero, consunto. Un quaderno
qualsiasi, che ogni studente universitario potrebbe usare per prendere
appunti. Un quaderno gettato, con grande slancio, da una delle finestre
dell'edificio della scuola opposto al suo. E basta, nulla di
particolare.
Però quel titolo, che lesse un paio di volte, perplessa e
inquieta. Death Note.
Death Note.
Quaderno della morte. Ma che diavolo avrebbe potuto
significare?!
Incerta sul da farsi, non si mosse. Un senso di disgusto la tratteneva
-chissà a chi era appartenuto, non si prende ciò
che è per
terra- ma infine, cedendo ad una strana viscerale curiosità,
si
chinò e lo raccolse cautamente, con la punta delle dita.
Solo per vedere di che si trattava, chiaro.
Lo aprì, mentre quella sensazione orrenda che aveva provato
dal
primo istante che l'aveva visto non desisteva dal tormentarla.
How to use it,
recava scritto dietro la copertina, sotto la miniatura d'un teschio
ghignante. In inglese, dunque: proseguì a leggere.
The human whose name is
written in this note shall die. Per un istante,
avvertì uno strano brivido lungo le braccia.
La frase aveva un'unica traduzione possibile: l'umano il cui nome
verrà scritto su questo quaderno... morirà.
Quello dopo, si sentì la
più grande deficiente sulla faccia della Terra.
Morire?! Ma come aveva fatto a crederci, anche se solo per un millesimo
di secondo?! E poi la definivano la studentessa più
brillante
del Giappone...
Light scosse la testa, rimproverandosi, e lo
lasciò cadere a terra. Un simile scherzo poteva essere stato
fatto solo da un gruppo di ragazzini particolarmente ignoranti e
contorti.
Intanto che si allontanava, estrasse dall'elegante borsa a tracolla un
pacchetto di fazzoletti, ne prese uno e vi ci strofinò le
mani.
Non si riconosceva in ciò che aveva appena fatto,
raccogliere un
quaderno sconosciuto e mettersi a leggere... un'idiozia bella e buona.
Morirà.
Morirà. L'umano il cui nome... in this note... shall die... morirà.
Una
sciocchezza, ripetè mentalmente, come per
convincersi. Solo una
sciocchezza. Non posso farmi turbare da una cretinata tanto assurda.
Morirà. No, non ce l'avrebbe mai fatta.
Il destino di Light Yagami non era d'abbandonare il quaderno e tornare
a casa. Se una tale eventualità si fosse verificata, magari,
sarebbe diventata un'investigatrice straordinaria, oppure un giudice.
Avrebbe sicuramente fatto del suo meglio per migliorare il mondo, nel
suo piccolo.
Invece fu colei che contribuì, più di chiunque
altro, a distruggerlo.
Spinta da un istinto irrefrenabile, da una pazzia inaudita,
tornò indietro. Afferrò il quaderno -era ancora
lì
ad aspettarla- e lo gettò nella borsa in fretta e furia,
quasi
temendo di pentirsi, per non dover più fissare il buio
sinistro
della copertina. Imboccò la strada verso casa, torturata
dalla
paura d'essere fermata dal proprietario legittimo, ma non accadde nulla
di simile.
Questo perchè
è uno scherzo e io ci sto cascando in pieno, tentò
di convincersi per tutto il tragitto. La cosa migliore sarebbe stata
lasciarlo lì.
Ma non l'aveva fatto, anzi si sentiva molto più
tranquilla nell'averlo con sè. Sciocco, incredibile,
illogico ma
vero. Il motivo era ignoto a lei per prima.
Una volta arrivata in camera sua, Light decise d'affrontare subito quel
maledetto quaderno. Non poteva sostenere un pensiero
così assillante, doveva provarsi che non c'era nulla su cui
arrovellarsi. Tutta la faccenda non aveva il benchè minimo
senso, ma almeno avrebbe scacciato la noia.
Aprì la prima pagina e riluttante riprese la lettura,
proseguendo altre il macabro primo punto.
Affinchè il
quaderno abbia
effetto, occorre avere in mente il volto della persona di cui si scrive
il nome. In tal modo, si evita di colpire eventuali omonimi.
Se entro 40 secondi dopo aver scritto il nome vengono indicate le cause
della morte, questa avverrà nella maniera stabilita. Se le
cause
non vengono specificate, le vittime designate moriranno per arresto
cardiaco. Dopo aver indicato le cause della morte, si hanno 6 minuti e
40 secondi per scrivere eventuali dettagli sulle condizioni della
stessa. Questo vuol dire che si può anche scegliere fra una
morte rapida ed una lenta agonia.
Confusa, chiuse il quaderno. Era talmente
strano... non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva appena
letto.
-Se non altro, direi che come scherzo è piuttosto...
elaborato.-
concluse aggrottando la fronte. Si alzò per lasciarsi
cadere sul letto, stancamente.
C'era qualcosa che non tornava. Anzi, nulla tornava! Era tanto
coerente, preciso, articolato che non aveva idea di chi potesse averlo
creato. Sembrava opera di una casa editrice, di un
artista, più che di un moccioso in vena di prendersi gioco
degli
amichetti.
Ma era certa che non sarebbe mai stato permesso pubblicare niente di
così dannoso per i giovani. Quello non era un
articolo
reperibile sul mercato, ovvio.
Dubbi atroci si stavano lentamente impadronendo della sua mente. E se... magari...
-Tu scrivi il nome di una persona... e muore.- ripetè
pensosa.
Sentendo come suonavano assurde simili parole, scosse la testa. -Ma che
razza di stupidaggine è?!-
Impossibile. Sotto ogni punto di vista. Impossibile.
Il quaderno giaceva sulla scrivania, sotto le luci intense della sua
lampada da lettura, ammiccando sinistro. Lo fissò per almeno
un
minuto, prima d'alzarsi.
Rise sottovoce, sedette e prese una penna dal contenitore. -Mi sono
data tanta pena per una cosa del genere... sono più stupida
di
chi ha ideato questa roba.-
Rimase con la punta a un soffio dalla pagina, immacolata ed invitante.
Pensò a un nome da scrivere -uno qualunque- ma non le venne
in
mente nessuno, a pensarci così momentaneamente. Nessuno,
insomma, che odiasse in modo particolare. Il nome suo e dei suoi
parenti non li avrebbe mai e poi mai scritti, per scaramanzia, nemmeno
per scherzo.
Pensò a qualche sua compagna qualsiasi -tanto quell'affare era solo un quaderno!-
tanto per sghignazzarci su, ma poi le venne un'idea migliore. Accese la
tv.
Parlavano di un pazzo che il giorno precedente aveva causato un
incidente a Shinjuku, uccidendo sei persone, e in quel momento si era
barricato in un asilo con otto ostaggi. Mostrarono una foto e il nome:
perfetto. Kuro Otoharada.
Imbecille di un
criminale, se tu
morissi sarebbe una vera fortuna per tanta gente. I parenti delle
vittime, gli ostaggi... sì, tu fai proprio al caso mio.
Saresti
proprio la persona che, se potessi, ucciderei. La gentaglia come te non
dovrebbe avere il diritto di vivere.
Questi furono i pensieri che si agitarono nell'animo di Light Yagami,
mentre incupita scrisse il nome sul quaderno. Il suo primo nome,
caratteri ordinati e armoniosi sulla prima riga.
Poi Light lanciò un'occhiata all'orologio digitale sulla
parete.
-Bene, caro quaderno.- proferì beffarda. Il sarcasmo
traboccava
da ogni sua sillaba. -In teoria dovrebbe morire di arresto cardiaco fra
quaranta secondi. Su, ammazzalo.-
Ascoltò distratta commenti e chiacchiere dei giornalisti,
senza
farci caso. L'unica cosa importante era mettersi l'anima in pace,
realizzando che sì, quello era solo uno scherzo di pessimo
gusto. E lei una credulona fifona.
Guardò ancora l'ora: i quaranta secondi erano trascorsi in
silenzio. -Lo sapevo, non succede niente.- esclamò con
decisione, sorridendo spavalda all'indirizzo del sottile volume.
Eppure sentiva una bizzarra amarezza, un sapore aspro sul palato.
Quasi... delusione. Dopotutto, a chiunque sarebbe tornata utile un'arma
tanto insospettabile quanto micidiale. A lei per prima. Comunque, era
naturalmente una bufala.
-Beh, c'era da aspettarselo.- commentò
sprezzante. Spense
la luce sulla scrivania e si alzò, allungando il telecomando
verso la televisione, annoiata più di prima.
-Ah, un momento!- Lo strillo allarmato della giornalista la
bloccò. -Pare che ci siano novità!-
L'immagina successiva mostrava dei bambini atterriti correre
all'esterno dell'edificio circondato dalla polizia. L'inviato
iniziò a balbettare. -Gli ostaggi stanno uscendo! Sembrano
contenti! Al loro posto, sta facendo irruzione la polizia! Riusciranno
ad arrestare il colpevole?- Pausa. Il cuore di Light martellava
furioso. -Ma... un momento! Mi è giunta un'informazione!
Incredibile, il sequestratore è morto!-
Light sentì il respiro mozzarlesi. Non riusciva a respirare.
-Pare proprio che sia morto!- insistette l'uomo alla televisione.
-Morto?!- gemette stonata la ragazza. I suoi occhi, che stavano
cominciando a colmarsi di terrore, scivolarono rapidi sul quaderno. Kuro Otoharada.
Aveva scritto così. La televisione divenne un
brusìo indistinto ed inudibile.
Non riuscì a distogliere lo sguardo da quella dannata
pagina. Le
sembrava un incubo, opprimente e allucinante, da cui implorava di
svegliarsi.
Morto. Morto. Morto. Morto. Morto.
Lei aveva scritto quel nome... lei... l'aveva ammazzato.
Arresto
cardiaco... Non può essere! Infatti non aveva
alcun senso. Ma era successo.
Impose al suo cuore di calmarsi. Riusciva ad avvertirlo nei polsi,
nella gola, nelle orecchie come un martello pneumatico. Doveva esserci
una
spiegazione razionale.
Sarà stata
una coincidenza, concluse sbigottita. Non poteva
crederci, ma doveva
crederci.
Altrimenti...
-Light!- chiamò suo padre dal piano inferiore.
Sobbalzò
per un istante, presa alla sprovvista. -Sono quasi le sei e mezza. Ti
sei dimenticata della lezione?-
Inspirò a fondo. -No. Mi stavo giusto preparando.-
Infilò nella borsa il quaderno, determinata. Il Death Note... e se
funzionasse davvero?! L'ipotesi non le pareva
più così assurda, dopo la scena a cui aveva
assistito. Devo
assolutamente fare un'altra prova.
Durante la lezione, Light aveva riflettuto a lungo su chi dovesse
essere la vittima. Un criminale, certamente: ma qualcuno della cui
morte avrebbe potuto venire a conoscenza subito. Aveva bisogno di
risposte. Quel maledetto quaderno funzionava o non funzionava?!
Più volte aveva adocchiato persone meschine, ma aveva
bisogno dell'occasione giusta.
Finalmente, tornando a casa, il fato le fu favorevole. Dei motociclisti
stavano aggredendo una povera ragazza indifesa, proprio fuori
un'edicola, e ciò non poteva che lasciare Light indignata e
disgustata. Vi ci entrò e finse di sfogliare una rivista.
Quello che le era parso il capo della banda aveva detto, ad alta voce,
di chiamarsi Takuo Shibumaru. Bene, crepa, Takuo Shibumaru.
Dopo il nome, aggiunse "morte per incidente"; se
ciò
che era stato scritto fosse avvenuto, non avrebbe avuto più
alcun dubbio. Strano a dirsi, ma la paura cominciava a scemare in lei,
sostituita dal fermo desiderio di venire a capo della storia e
trovare la soluzione più appropriata. E adesso vediamo che succede.
Avvenne tutto molto velocemente: la ragazza
riuscì a
divincolarsi e scappare via, disperata, verso la strada. L'uomo
chiamato Shibumaru era balzato sulla sua moto, sfrecciando verso di
lei, ma...
-Takuo, attento!- sbraitò uno del gruppo.
Un camion investì in pieno il criminale, sfracellandolo.
Morto, inevitabilmente. Morto.
Light sgranò gli occhi impressionata. Ormai è sicuro... il
Death Note... funziona
davvero!
Quella che le parve una feroce euforia
divampò nel suo petto.
Ecco quello che ho
sempre voluto.
Come ogni sera, fece scattare la serratura della sua
stanza e
prese posto alla scrivania, impaziente. Una tempesta infuriava fuori
dalla finestra, frustando gli alberi e assalendo l'asfalto, facendo
crollare la stanza in un buio pesto e inquieto.
Estrasse il Death Note dal suo nascondiglio nel cassetto e lo
aprì. Nel vedere tutti quei nomi tracciati, non
riuscì a
trattenere una risata insana. Ammirò la sua opera,
entusiasta.
Tutti i criminali, tutta la feccia esistente nel mondo, eliminata. Non
poteva credere nell'assurdo colpo di fortuna che le era capitato: a
lei, alla ragazza giusta, che non l'avrebbe mai usato per tornaconto
personale. Ma solo per il bene dell'umanità, per garantire
una
vita serena a tutti coloro che vivevano onestamente.
Non si può
andare avanti così. Esiste
forse qualcun altro che, dopo avere trovato questo quaderno, sarebbe
capace di cancellare i parassiti dalla faccia della Terra?! Ma certo
che no.
Ma io... io potrei
farcela. Anzi: solo io posso farcela. Ho deciso. Userò il
Death Note per cambiare il mondo!
Perchè io non sono malvagia. Io sono una studentessa
modello... la migliore di tutto il Giappone. Io.
La padrona di un nuovo mondo. Ora la giustizia potrà...
-Vedo che ti piace.- Una voce cavernosa la fece voltare all'istante,
agghiacciata.
Un lampo rischiarò la camera illuminando una figura nera, un
volto mostruoso con occhi rossi e diabolici.
Light soffocò con tutte le forze un urlo lacerante,
tappandosi
imperiosamente la bocca con le mani. Era scivolata dalla sedia, con un
frastuono sordo. Non voleva attirare ancora di più
l'attenzione
dei genitori al piano inferiore. Lei era così: metodica e
prudente, in qualsiasi situazione. Capace di rimanere con la mente
lucida.
-Perché ti sorprendi
così tanto?- ribattè la
creatura. -Ciao, io sono Ryuk, lo
Shinigami che ha perso quel quaderno. Dal tuo atteggiamento, devo
dedurre che ormai hai capito che non si tratta di un semplice
quaderno.- Aveva una larga bocca, dalle labbra viola e i denti aguzzi.
La pelle era cadaverica, i ciuffi sul capo formavano una fiamma
bluastra.
Il cervello di Light iniziò a lavorare febbrile. In effetti,
aveva un senso. Cercò di rilassare il corpo teso e rigido.
-Uno Shinigami, un dio della morte…Non sono affatto
sorpresa,
Ryuk.- mentì seria, aggrappandosi alla sedia per rialzarsi.
Non
era ancora sicura sulle sue gambe. Mostrarsi debole e impaurita non
avrebbe fatto altro che svergognarla, però; l'orgoglio, la
dignità, era ciò che riteneva i migliori valori
per una
donna. Riuscì a sorridere lieve. -Anzi… ti stavo
aspettando, Ryuk.- decretò. Non sarebbe bastato uno
Shinigami a
sconvolgerla, dopo tutta la faccenda del quaderno.
-Uhm?...- Ryuk parve sorpreso. Light riprese a parlare, più
disinvolta.
-Non avevo alcun dubbio sull’autenticità del
quaderno
dello Shinigami. Ma ora che ho avuto l’ennesima riprova,
potrò certamente agire con maggiore convinzione.-
riflettè, sollevando il mento.
-Capisco bene. Ma sai, sono io ad essere sorpreso.- commentò
lo Shinigami, nell'ombra. -Ne ho sentite
tante di storie su Death Note apparsi nel mondo degli umani ma, che io
sappia, tu sei la prima ad avere ucciso così tanta gente in
soli
dieci giorni. Una persona normale inorridirebbe al solo pensiero.-
Light, compiaciuta, sedette sul letto. Il tremore nelle mani si era
quietato.
-Sono pronta ad accettarne le conseguenze. Ho usato consapevolmente
il quaderno di uno Shinigami.- ragionò apatica. Era la
verità, in quel momento prese consapevolezza della svolta
che
quella visita avrebbe potuto portarle. Aveva ucciso, aveva usato un
oggetto che non le apparteneva. -Ed ora tu sei venuto a trovarmi: che
ne
sarà di me? Ti prenderai la mia anima?-
-Eh? Ma che dici? Questo è un preconcetto che avete voi
umani.-
replicò Ryuk. Le sue iridi rosse inchiodavano quelle della
ragazza. -Non ho intenzione di farti nulla.-
Light lo fissò sorpresa, in attesa di spiegazioni.
-Nel momento stesso in cui il quaderno tocca il suolo, diventa
proprietà degli uomini. Ciò
significa...-
allungò un dito, ornato d'un anello opaco e
vistoso. -...che
adesso è tuo.-
Light strinse fra le mani il Death Note, tentando di domare le proprie
emozioni. -Cosa? Mio?!- sussurrò.
-Se non lo vuoi, puoi anche darlo a qualcun altro. Ma appena
l’avrai ceduto, cancellerò dalla tua mente tutti i
ricordi
relativi al quaderno.- la informò.
-Allora, veramente non esigi da me alcun risarcimento per aver usato il
Death Note?!- esclamò Light accorata.
-Beh, diciamo che… proverai una sofferenza e un terrore che
solo chi ha usato il quaderno può
comprendere. Inoltre, al
momento della tua morte, scriverò il tuo nome sul mio
quaderno,
ma non farti illusioni perchè… per gli umani che
hanno
utilizzato il Death Note non esiste né il paradiso
né
l’inferno. Tutto qui.- ghignò.
Light rimase interdetta, mentre lo Shinigami sghignazzava allegro. -Ne
riparleremo quando sarai morta.-
E Ryuk aveva capito, dalla luce che brillava omicida negli occhi
impassibili
e impietosi di Light Yagami, che gli umani erano uno spasso.
Note dell'Autrice: E questo, signore e signori, era il primo capitolo.
Meno uno! Ora ne mancano solo 36! Sono a buon punto, non credete?
Okay, sì, smetto di fare teatro e inizio questa nota con
coerenza. Ricominciamo. Solitamente, dopo avere visto un anime/avere
letto un manga immagino sempre i personaggi invertendone i sessi. E'
molto divertente. Facendolo con Death Note, mi è venuto in
mente
di scriverci una storia: poi mi sono detta... e se invece la
riscrivessi TUTTA?
La mia idea è di lasciarla inalterata per quanto riguarda i
contenuti -voglio dire, se un personaggio muore non lo faccio
sopravvivere, il finale avrà il medesimo esito
dell'originale.
Questa precauzione è soprattutto perchè non
voglio
risultare troppo OOC, perchè mentre si scrive una cosa come
questa è facile.
Ma di cambiare scene, dialoghi, avvenimenti meno importanti... certo,
ci sono cose (soprattutto, come avete potuto leggere, in questo primo
capitolo: non è che potessi cambiare molto) che devono
restare
così come sono. Cambierò solo ciò che
riterrò opportuno, nel verificarsi degli eventi. In pratica,
ciò che veramente sarà modificato è il
modo di
pensare e certi aspetti del carattere dei personaggi.
Ovviamente, una Light ragazza non si comporterà proprio come
un
Light ragazzo. L'ho immaginata un po' più fredda,
più
razionale, più insensibile sotto certi punti di vista. Ma
è risaputo che noi ragazze siamo più sadiche, no?
XD
Chiudo qui, che è meglio. Man mano, nelle note, vi
chiarirò magari perchè ho deciso di tagliare
qualcosa,
perchè ho cambiato una scena, eccetera. Se avete delle
domande
da farmi, potete benissimo porle nelle recensioni e vi
risponderò.
Qualcos'altro da dire? Ah, sì... cambiare il sesso di Ryuk
mi
sembrava assurdo, non so se condividete questa opinione.
Grazie mille per avere letto, mi farebbe molto piacere sapere che ne
pensate!
Lucy
ps: tenterò di aggiornare in tempi brevi e con
regolarità. Giuro.
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Capitolo 2 *** Confronto. ***
Episode 2
11.
CONFRONTO.
L'afa insopportabile, caratteristica dell'estate, aveva deciso di
regnare sovrana nell'aula, come un'ospite ricorrente mai stata
invitata. Arroventava crudelmente la chioma castano rame di Light, ma
la ragazza non ci prestava attenzione. Continuava a scrivere appunti,
invece, tentando d'ignorare le chiacchiere insignificanti e fastidiose
dei compagni: se c'era una cosa che non sopportava era quel baccano
patetico, quell'ammasso di idioti ignoranti e di ragazzette frivole a
cui non sentiva d'appartenere. Avrebbe potuto avere amiche e uscire con
le altre, solo che non ne aveva la minima intenzione; il suo, insomma,
era un isolamento voluto e cercato, finalmente guadagnato dopo anni di
rifiuti insistenti.
-Yagami, traduci il brano che ho appena letto.- La voce del professore
improvvisamente si impose sul brusìo fastidioso della classe.
-Sì.- obbedì Light compunta. Si alzò
in piedi, il
libro fra le mani; tossicchiò con aria d'importanza.
-Fu pervaso da un senso di soddisfazione e di gioia, quando finalmente
il suo sogno d'amore si avverò.- recitò spedita,
scorrendo le righe della pagina con gli occhi.
Il professore inarcò un sopracciglio. -Benissimo, Yagami,
eccellente come sempre. Una traduzione impeccabile. -
Lei replicò solo con un sorriso frettoloso. Ormai il
successo
scolastico non riusciva più soddisfare il suo orgoglio, non
poteva più essere il traguardo a cui aspirare. Non era altro
che
uno dei mille trofei di cui compiacersi, una medaglia polverosa in una
vetrina di vittorie.
Depurare il mondo era di certo più appagante... fare del
bene
per quella realtà che le piaceva così poco.
Ciò
che voleva, al momento, era solo più tempo da dedicare al
suo
compito.
Ryuk sporgeva la testa oltre il suo banco, emettendo ogni tanto qualche
brontolìo indistinto per la scomoda posizione. Da quando
l'aveva
incontrato la prima volta, la seguiva quasi ovunque. Rimaneva sempre a
casa sua, a sgranocchiare mele -il suo cibo umano preferito- o poltrire
sul divano; Light aveva provato a prestargli qualche libro interessante
da leggere, ma niente da fare.
-Bene, ragazzi, per oggi possiamo fermarci qui.- annunciò il
professore, accaldato ed esasperato. Un sospiro di sollievo collettivo
si liberò nell'aria, e subito fu dato il via ad un trambusto
di
sedie scostate di fretta e cartelle indossate alla bell'e meglio.
-Ahh, finalmente è finita!- esclamò Ryuk
sollevato,
stiracchiandosi. -Certo che le lezioni sono una bella rottura.-
Light non commentò e si affrettò ad uscire, per
non incappare in altri inviti indesiderati, a passo veloce.
-Ehi, Light! Ehi!- borbottò lo Shinigami, dietro di lei.
Procedendo lungo il corridoio, dovette appellarsi a tutta la sua buona
volontà per non tappare quella boccaccia al dio della morte
("Liiiiight... Liiiiight... dì un po', sei sorda?!"). Era
nel
bel mezzo di una calca opprimente di studenti ed insegnanti, a
spintonarsi a destra e sinistra, e se avesse parlato probabilmente si
sarebbero voltati in cinquanta.
Attese consumando tutta la poca pazienza che aveva d'arrivare
all'uscita, sotto un sole cocente ed impietoso. Lì avrebbe
dato
meno nell'occhio, nessuno ci avrebbe fatto caso.
-Light, mi ascolti, sì o no?- canticchiò
Ryuk, sospeso nell'aria, vicino a lei.
-Non parlarmi. Anche se gli altri non ti possono sentire, riescono
comunque a sentire me.- gli fece notare innervosita,
digrignando i
denti.
Lo Shinigami sbuffò. -Oh! Che noia, però.-
Proprio allora, un ragazzo bruno che proprio non riusciva ad
identificare la chiamò. Eccone
un altro, imprecò Light fra sè.
-Ehi, Light! Noi più tardi andiamo tutti a-
-Mi dispiace, ho già un impegno.- lo liquidò
gelida, con
sgarbata cortesia. Gli sfilò di fronte rapida, con l'amara
consapevolezza di tutte le volte che aveva pronunciato quelle parole.
-Ma quale impegno?!- attaccò subito Ryuk, allegro. -Te ne
stai tornando dritta dritta a casa come al solito, no?-
Light socchiuse gli occhi, con un sorriso leggero sulle labbra lucide
di burrocacao. -Invece ti stai sbagliando. Certo che ho un impegno.- I
suoi occhi castani lampeggiarono euforici. -Un impegno molto importante.-
La luce azzurrastra della televisione si rifletteva nei suoi occhi
attenti e fulminei, non appena vi spostava lo sguardo. La voce apatica
e impersonale di giornalisti e annunciatori riecheggiava quasi a tutte
le ore nelle sue orecchie, senza mai svanire del tutto, ed ora
cantilenava quella solita solfa che Light non si stancava mai di
ascoltare. La sua mano, arma efficiente e pronta, dilaniava senza
permettersi d'indugiare: danzava sul foglio, ossessiva, impeccabile.
Ryuk la osservava con un'espressione indecifrabile, comodamente
sdraiato sul suo letto, sgranocchiando di gusto una mela lustra (a bocca aperta, per di
più, registrò Light con ribrezzo).
-Ehi, Light!- sbottò d'improvviso con brio.
-Cosa?- chiese distratta.
-Vedo che ti dai parecchio da fare.- affermò, in tono
discorsivo.
-Ho i minuti contati, Ryuk. Posso scrivere i nomi sul quaderno solo in
un certo lasso di tempo, da quando torno da scuola fino a quando non
vado a dormire.- spiegò Light, scribacchiando frenetica. -E'
molto importante che i miei voti restino i migliori, come sempre. Non
posso permettermi di addormentarmi in classe, come fanno
quell'accozzaglia di imbecilli, e devo continuare a studiare sia a casa
che a scuola. La carenza di sonno è mia nemica,
comprometterebbe
la mia salute, le mie facoltà intellettive e...-
Sollevò
lo sguardo verso la tv, facendo una pausa. -La mia pelle.- concluse
seria e inflessibile.
-La pelle, hai detto?!- ridacchiò lo Shinigami.
Light ignorò la frecciatina. -Come puoi vedere facilmente
anche
tu, il tempo non è mai abbastanza per creare un mondo
ideale,
assolutamente privo di malvagità.-
Il rumore della maniglia, scossa con energia, interruppe brusco il suo
discorso. Entrambi volsero la testa verso la porta, chiusa con lo
scatto.
-Liiight...- strillò una vocina. -Perchè ti sei
chiusa in camera?-
Lei battè le palpebre, colta alla sprovvista. -Sanzo.-
mormorò fra sè. -Che c'è?- chiese
alzando il tono.
-Mi aiuti con una cosa per scuola?!- bofonchiò ancora la
voce.
Light alzò gli occhi al soffitto, scocciata. -E va bene,
d'accordo.- Aprì un cassetto della scrivania e vi ripose il
Death Note, dopodichè andò ad aprire.
Un ragazzino con arruffati capelli castano cioccolato, davanti alla
porta, fece una smorfia. Stringeva un quaderno. -Giapponese. La prof ci
ha dato un tema da
fare.-
Entrò nella stanza, trascinando i piedi annoiato. -E' la
materia
più pallosa dell'universo... non so cosa cavolo scrivere.-
Light non pareva affatto entusiasta, notò Ryuk divertito.
Effettivamente, la ragazza rimpiangeva il tempo sprecato a fare la
maestra a quella testa vuota di Sanzo.
-Quando devi consegnarlo?- domandò, a braccia conserte.
-Domani.- rispose asciutto lui.
Light scosse il capo, con aria di rimprovero. -E ti sei svegliato solo
oggi?!-
-Stai molto attenta, Light.- avvertì Ryuk con un ghigno. Se
qualcuno toccasse il Death Note, che tieni nel cassetto, riuscirebbe a
vedermi.-
Sanzo aveva preso posto sulla sedia della sorella. Light rimase
impietrita, maledicendo lo Shinigami per non averle detto prima una
cosa del genere. Ma cosa credeva, Ryuk? Che avrebbe dovuto immaginarle
da sola, le regole del quaderno?! Idiota che non era altro... di sicuro
l'aveva fatto apposta.
-Ma che facce fai?!- la derise il fratellino, vedendola spaesata.
-Continua così e ti spedisco fuori.- intimò lei,
decisa a
non perdere ulteriore tempo. -Allora, che traccia devi svolgere?-
Sanzo aggrottò la fronte, confuso. -Una roba assurda.
Descrivi la tua famiglia, mi pare...-
-Ah, ti pare! Cominciamo bene.-
Una figura nera fece il suo ingresso nella sala buia. Tutti
ammutolirono increduli e timorosi, solo un rumore di scarpe di buona
qualità sul pavimento risuonava regolare. Pareva rintoccare
quei
secondi, in cui ogni partecipante all'assemblea tratteneva il respiro.
Si diresse verso un
tavolo davanti alla facciata di banchi, e quando fu lì
poterono
osservarlo: indossava un cappello a falda larga e un impermeabile nero,
ingombrante, legato in vita. Il volto era indistinguibile.
Parlò, ed ebbe la
massima attenzione di tutti i presenti.
-L sa tutto, e ha già iniziato le indagini.-
dichiarò con voce tonante, femminile ma molto potente.
-Cosa? Watari?- sussurrò la sovraintendente Yagami
sovrappensiero. Il suo sguardo era attento, dietro le lenti squadrate
degli
occhiali. I capelli neri erano sciolti e
sistemati all'indietro in una elegante acconciatura.
-Uhm?! Watari?- La ragazza dalle lunghe trecce di fianco a lei la
fissò con i grandi occhi vivaci, chiedendo spiegazioni.
-E' l'unica in grado di potere contattare L, Matsuda.-
ribattè la donna,
tesa, rassettando con le mani la gonna del tailleur. -Ma anche
l'identità di Watari è un mistero.-
-Vi prego di fare silenzio.- ordinò Watari autoritaria. -Ora
vi metterò in contatto con L.-
Posò sul tavolo un computer bianco e sollevò il
monitor,
le mani fasciate da guanti scuri. Anche sull'enorme schermo alle sue
spalle comparve, tanto maestosa ed imponente da suscitare soggezione,
una grande L in caratteri gotici, nera su uno sfondo candido.
-Rappresentanti dell'Interpol, è L che vi parla.-
sibilò una voce, evidentemente contraffatta. -Questo
è un caso di grossa portata ed estremamente complesso. Un
caso
di atroci omicidi di massa, assolutamente inammissibili.- Matsuda,
nonostante provasse una sottile paura, avvertì subito il
magnetismo attraente di chi stava parlando. -Per risolverlo,
sarà necessaria la collaborazione dell'Interpol... anzi.
Sarebbe
opportuno che nel corso dell'assemblea acconsentiste a darmi l'appoggio
delle organizzazioni di tutto il mondo, in particolare mi
servirà la massima collaborazione della polizia giapponese.-
Subito Yagami e Matsuda scattarono in piedi, sconvolte. -Cosa?
Perchè la polizia giapponese?!- esclamò la
sovraintendente.
-Che il colpevole sia un'organizzazione o una singola persona,
è
molto probabile che sia giapponese. E anche se non lo fosse, si
nasconde comunque in Giappone.- fu la secca risposta.
-... e quali prove hai?- replicò Yagami duramente, un po'
scettica.
-Che si trova in Giappone? Presto potrò dimostrarglielo,
confrontandomi direttamente con il colpevole.-
-Un confronto diretto...- bisbigliò la donna, sbigottita.
-Inoltre, vorrei che il quartier generale delle indagini fosse
stabilito in Giappone.- pretese ancora L, con un tono che non ammetteva
altri interventi.
La sovraintendente aveva un'espressione accigliata. Quella
situazione... no, non le piaceva nemmeno un po'. E nemmeno L.
-Alla fine non è stato poi così difficile.- Light
si
rilassò sulla sedia davanti la scrivania, soddisfatta del
suo
lavoro.
-Eh? Vuoi dire che sei riuscita a nascondere il quaderno?- Ryuk la
fissò incuriosito.
-Sì.- confermò lei di buonumore. -Proprio in
questo
cassetto.- Indicò con il dito il secondo dall'alto presente
nel
mobile, quasi trionfante.
-E questo dovrebbe essere un nascondiglio perfetto?! Guarda, hai anche
lasciato la chiave su.- le fece notare lo Shinigami, perplesso.
-Credi che non lo sappia?!- Light lo fulminò con lo sguardo,
severa. -Ascolta attentamente. Dentro il cassetto ho messo un
cofanetto.- Si chinò appena in avanti e lo aprì.
Vi era
in effetti un piccolo scrigno rivestito di velluto azzurro, semplice e
poco appariscente.
-Al suo interno c'è...- Light fece scattare la serratura con
le
dita, in modo da permettere a Ryuk di osservarne il contenuto. Era una
fila di cosmetici allineati con metodo, alcuni ancora involti nella
carta, fra cui matite per gli occhi e ombretti. Il dio della morte li
fissò stranito.
-... e?-
-E, se qualcuno dovesse perquisire questo cassetto, non si
soffermerebbe oltre. Probabilmente riterrebbe ciò che ha
trovato
l'unico oggetto che vi è custodito... perchè
dovrebbero
esserci altre cose?- La ragazza sorrise furba, ma Ryuk continuava a non
capire.
-Scusa, avevi detto che il Death Note era nascosto qui!-
-Ci sto arrivando, Ryuk. La chiave per accedere al nascondiglio del
quaderno è proprio qui...- Light afferrò la
boccetta di
uno smalto, di colore rosa carne, e ne svitò il tappo
sollevandolo. Fra le setole nere si poteva intravedere un piccolo
sottile ferro, che scivolava fuori solo se scosso.
-Eccola.- mostrò lei orgogliosa. -Questa è la
chiave.
Basta infilarla nel posto giusto.- Inserì il ferro in un
foro
minuscolo, quasi invisibile, alla base del cassetto. Inaspettatamente,
si aprì uno sportello.
-Un doppio fondo!- esclamò Ryuk entusiasta.
-Esatto. Ma non è tutto.- proseguì Light
compiaciuta,
sotto lo sguardo sconcertato del dio della morte. -Anche venendo a
conoscenza del trucco dello smalto e del doppio fondo, non si
può rimuovere il quaderno.-
-Spiegami!- la incitò lo Shinigami.
-Come vedi, ho fatto un piccolo buco nell'angolo della copertina.-
Posò la punta dell'indice su di esso. -Ci ho fatto passare
questa catena, legata al fondo tramite chiodi. L'unico modo per aprirla
è inserire un codice su questo affare di metallo... un po'
come
si fa con le biciclette. Il meccanismo è lo stesso.-
L'espressione smarrita di Ryuk non si dileguava, quindi la ragazza
lasciò perdere le spiegazioni. -Insomma, se non sai il
codice
è impossibile poterlo prendere.-
-E quale sarebbe il codice?- domandò lo Shinigami
incuriosito. Le labbra di Light s'incurvarono perfidamente.
-Non esiste
un codice. Basta
schiacciare il tasto quassù, senza digitare nulla. Ma a chi
verrà mai in mente?! Se ci sono dei numeri, si dà
per
scontato che bisogni comporre una sequenza.- Scrollò la
testa.
-A questo punto, la sola maniera per impadronirsi del quaderno sarebbe
strappare il buco... ma nessuno sano di mente lo farà,
essendo
un quaderno tanto pericoloso e provvisto di diverse regole.
Danneggiarlo spaventerebbe, come idea.-
Il dio della morte ridacchiò. -Sei quasi più
diabolica di me! Ma dimmi, cos'è uno... "smalto"?-
Light sospirò con pazienza. -Un liquido che, se pennellato
sulle
unghie e lasciato asciugare, le rende del medesimo colore del liquido
stesso. In parole povere, s'intende. Si può rimuovere a
piacimento.-
Ryuk li osservò con attenzione. -Ahh! Uffa, tu hai solo
colori
brutti. Grigio... trasparente... marrone... le dipingi anche a me, le
unghie?!-
Light soffocò una risatina. - Ma Ryuk, è una cosa
che
fanno le ragazze. Però, se vuoi, posso. Facciamo di rosa?-
-No, non rosa. Rosso. Come le mele!-
-Sei una causa persa.-
-Dai un'occhiata qua, Ryuk. Siti web del genere cominciano a venire
fuori come funghi.- Light indicò lo schermo del computer,
scostandosi appena con la sedia.
Era aperta una su una pagina nera, decorata con un tema lugubre e
accompagnata da una musica inquietante.
-La leggenda di Kira, il padrone del mondo.- lesse solenne Ryuk,
davanti allo schermo. -Si riferiscono a te?-
-Sì. Il nome deriva dalla traslitterazione della parola
killer...- spiegò la ragazza. Poi si strinse nelle spalle,
come
vergognandosi. -Non che mi vada di essere un'assassina, ma ormai
è
così che mi conoscono in tutto il mondo. Basta digitare Kira
sui
motori di ricerca, ed ecco decine di pagine come questa. I giornali e
la tv non fanno altro che parlare di morti misteriose nelle carceri,
ma...- Gli occhi di Light brillavano d'eccitazione. -In tutto il mondo
c'è già molta gente che inizia ad
accorgersi dell'esistenza di un giustiziere.-
-Ohh!- Lo Shinigami aveva gli occhi rosso sangue sgranati.
-Vedi, Ryuk, gli esseri umani sono fatti così. Per esempio,
se
in classe chiedessi chi reputa l'operato di Kira giusto, ci sono alte
probabilità che nessuno azzarderebbe parola. Però
in
realtà anche i miei compagni ritengono, nel profondo, che
sarebbe meglio se tutti i criminali morissero... non lo dicono
solo per
paura d'essere giudicati. I falsi santarellini sono ovunque, nella
nostra società. In fondo, le persone rette e giuste tirano
un
sospiro di sollievo sapendo dell'esistenza di Kira, mentre i malvagi
tremano al pensiero di ciò che potrebbe accadere loro... ed
è giusto così.-
Light sorrise. Tutto stava procedendo alla perfezione, nemmeno una
grinza minuscola deturpava i suoi piani -e lei adorava quei momenti, in
cui il fato pareva indovinare i suoi desideri e dipingerli su una tela.
Ci sarebbe voluto molto tempo,
per dare origine ad un nuovo mondo, ma le basi che aveva instaurato
erano solide e pronte a sostenere le colonne dell'universo sano che
sarebbe sorto. L'era di Kira aveva avuto inizio, dunque. E Light Yagami
era pigramente soddisfatta.
D'un tratto, sullo schermo della televisione accesa, comparve il volto
confuso di un annunciatore. -Interrompiamo i programmi per trasmettere
in diretta mondiale un annuncio molto importante da parte
dell'Interpol.-
Ryuk si voltò, curioso. -Che roba è?-
Light serrò gli occhi in due fessure, sospettosa. Non
prometteva buone notizie, questo era certo. -L'Interpol?-
-Mandiamo in onda l'annuncio.- La scena presentata era uno studio
televisivo. Dietro una grande scrivania sedeva una donna dall'aria
seriosa: capelli neri e lisci, acconciati in ciocche, occhi azzurro
scuro e un completo grigio. Aveva un'aria determinata e quasi
intimidatoria, molto sicura di sè.
Light attese, sperando non fosse nulla di grave. Che riguardasse Kira
non aveva dubbi, essendo l'argomento più discusso negli
ultimi
giorni, ma si augurava si trattasse di formalità, o comunque
del
solito discorsetto di circostanza. In realtà, non sapeva
neanche
di cosa avere paura.
-Chi vi parla è l'unica persona capace di mobilitare la
polizia
di tutto il mondo.- annunciò la donna, mentre Light inarcava
le
sopracciglia. -Il mio nome è Lind. L. Taylor, conosciuta...
come L.- Calcò bene con la voce quella lettera, convinta,
chiudendo gli occhi e tendendo le ciglia.
-E questa chi è?- si chiese Light, sorpresa. Non aveva mai
sentito nominare nessuna L.
-Ci troviamo di fronte ad una serie di omicidi di pregiudicati.
Ciò rappresenta un crimine senza precedenti, che non
sarà
assolutamente tollerato. Pertanto, giuro che catturerò
l’autore, colui che viene comunemente soprannominato
“Kira”.- dichiarò lei con forza.
-Ha appena giurato di catturarti.- commentò Ryuk, ghignando.
Light sorrise affilata. -Povera illusa. E come pensa di farlo?-
Alzandosi, brandì il Death Note con eloquenza.
-Finchè
non trova questo quaderno non avrà uno
straccio di prova, quindi sarà assolutamente impossibile
catturarmi! Non ce la farà mai. Avevo previsto una cosa del
genere!- Si sedette, con espressione tranquilla e serafica. -E avevo
anche preventivato che l’intervento
della polizia facesse parte del piano, naturalmente.-
-Kira, sappi che ciò che stai
facendo… è malvagio. E l'arma che stai usando...-
fissò la telecamera intensamente. -... è troppo
micidiale
per essere usata in questo modo.-
Cadde un silenzio di piombo nella camera. D'un tratto, Light si
sentì come se il soffitto le fosse precipitato sulle spalle.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Ryuk ridacchiò piano.
Taylor sorrise. -Sì, so come uccidi. Mi è stato
comunicato da testimoni ovviamente anonimi. Ora dirò al
mondo,
per la prima volta, qual'è il tuo trucco... ovvero
qual'è
la tua tattica per eliminare i criminali.-
So come uccidi. So come
uccidi. So come uccidi, strillava una voce nella mente di
Light.
Impossibile! Come avrebbe potuto saperlo?! No. No, non era vero... no!
-Come... ha... come?!- sbottò Light, assalita da un tremore
irrefrenabile. Respirò, respirò ancora. Il suo
cuore non
voleva accennare a calmarsi.
Devo rimanere
controllata. Devo
restare imperturbabile. Devo agire con distacco e fermezza. E cosa
faccio?! Come... l'ha scoperto?! Cosa?! Sono spacciata! Oh, mio Dio!
Pensa, Light! Pensa!,
s'intimò. Ecco, potevano averla vista... nell'edicola.
Forse avevano notato che aveva scritto il nome del tizio che poi era
morto. La sua reazione era stata troppo evidente, magari.
-Merda! Se lei lo dice... se lei... sarà la fine del nuovo
mondo. Non posso permetterlo.- Light si strofinò il viso con
le
mani. Aveva paura, tanta. Paura delle sue azioni, per la prima volta:
paura di ciò che aveva fatto, paura di ciò che
aveva
pensato, paura della sua sicurezza invincibile che l'aveva resa
incauta. Paura impossibile, che le faceva tremare le gambe.
Cosa ho fatto?! Sono
morta. Si
sentiva come una bambina, in balìa degli eventi, catapultata
in
un mare di terrore. Ma sua madre non avrebbe risolto la situazione, suo
padre non l'avrebbe abbracciata dicendole che andava tutto
bene.
Non va tutto bene.
Niente va più bene. Tutto è sbagliato.
-Devo sopravvivere, per il bene altrui... io
sono la giustizia!- balbettò, così confusamente
che le
parve di stare cercando di convincere se stessa. -Io ho liberato i
deboli dal terrore del male,
sono la regina del nuovo mondo che tutti sognano. E diabolico
è
chi si ribella a me, lei è quella malvagia. Devo
fermarla...- Lo
sguardo della ragazza ricadde sul quaderno. Ma certo. Il nome
della giornalista troneggiava di fronte a lei, sulla scrivania, in una
targa.
-Sei stata troppo ingenua, L. Un pizzico di furbizia in più,
e
forse sarebbe stato divertente affrontarti.- Improvvisamente, vedeva
tutto in maniera più logica.
Rise, affrettandosi a scarabocchiare "Lind L. Taylor" sul Death Note.
Ecco fatto. Quaranta secondi... e se avesse rivelato la
verità
prima dello scadere del tempo?! No, doveva morire subito.
"Infarto momentaneo", aggiunse.
-La tua arma è qualcosa di così spiet- Gli occhi
della
giornalista si velarono e si accasciò, con uno strillo,
sulla
scrivania.
Un'ondata di caldo e rassicurante sollievo la travolse, il nodo
doloroso che la stava soffocando spietato si sciolse in un sospiro. Era
andato tutto per il meglio. Proprio così. Ma l'aveva
rischiata
grossa... troppo grossa. Una cosa così terribile non sarebbe
mai
più dovuta succedere. No, no.
-E ora tutto il mondo vedrà che cosa succede a mettersi
contro
di me, mia cara L.- Light trovò il coraggio di sorridere
flebile. Aveva vinto lei, e quell'idiota non era stata abbastanza furba.
C'era qualcosa che non quadrava, però, mentre rifletteva a
mente
lucida. Come poteva essere sicura che non avesse detto niente a
nessuno? E soprattutto, sapendo del Death Note...perchè
aveva
mostrato il suo volto e il suo nome? Nessuno poteva essere tanto
deficiente.
Degli uomini stavano portando fuori dallo studio il corpo esanime e
senza vita di Taylor.
-Che ti succede, non parli più?!- scherzò acida,
mentre
gli occhi rossastri di Ryuk non la perdevano di vista un istante.
Light rifletteva. Il
pericolo sembra scampato, o almeno quello più imminente.
Ma...
E i dubbi assillanti della ragazza, in quel momento, divennero
indissolubile certezza. D'un tratto -come nelle scene migliori dei film
horror- una lettera nera comparve su sfondo bianco.
Era una L.
Light capì ma era terribilmente, irrimediabilmente,
schifosamente tardi.
-Incredibile... Ho voluto provare proprio per sicurezza, ma non avrei
mai pensato ad una cosa simile.- La voce, proveniente dal televisore,
ghiacciò il sangue nelle sue vene. Era contraffatta, aspra e
inquietante come le ombre della notte in una casa sopita. -Kira, tu sei
in grado di uccidere la
gente a distanza... Non ci avrei mai creduto, se non avessi visto con i
miei occhi. Ascoltami bene: se sei stato veramente tu ad uccidere Lind
L
Tayor, la donna che è apparsa in tv, sappi che era una
condannata a
morte la cui esecuzione era prevista per oggi... e non ero io.- Light
sussultò. Era tutto troppo assurdo per potere essere la
realtà. -La polizia aveva tenuto la tv e i giornali
completamente all'oscuro della sua cattura, da ciò che vedo
pare
che nemmeno tu sapessi della sua esistenza.-
-Ti ha fregato, eh?- Le parole di Ryuk le giunsero così
lontane
che parevano provenire da un altro pianeta. Non rispose. Non sapeva
più parlare.
Era tutto un bluff. Nessuno sapeva del quaderno. Era solo...
...uno scherzo. L aveva giocato con la sua paura.
-Ma io esisto davvero. Forza, prova ad uccidermi. Forza, prova ad
uccidermi.- ripetè la voce con enfasi. Con decisione.
Light voleva urlare. Si sentiva un aggressore con una pistola scarica
stretta fra le mani. Impotente, inutile, sciocca. Si era fatta
imbrogliare in quel modo... come una bambina.
Lei... così lucida e attenta... aveva perso la testa
e...
Come una stramaledetta
bambina!
Aveva rovinato tutto.
-Che aspetti... avanti, prova ad ammazzarmi. Ti vuoi muovere? Uccidimi!
Che ti prende...- sussurrava diabolica la voce, incalzante. Provocando.
Distruggendo. Ancora e ancora. -Fatti sotto, Kira. Che c'è,
non
ce la fai? Si
direbbe proprio che tu non riesca ad uccidermi.-
Bastardo. Ma che...
bastardo! Ryuk rise deliziato. Light tremava. Dalla
furia. Dalla paura. Dall'impotenza.
Si odiava, odiava L, odiava Ryuk che continuava a ridere, odiava la tv
che non si spegneva.
-Quindi ci sono persone che non puoi uccidere. Grazie per il prezioso
indizio. In cambio, però, lascia che ti spieghi un'altra
cosa:
questo annuncio è stato presentato come una diretta
internazionale, ma in realtà è stato trasmesso
solo nel
Kanto, in Giappone.-
Cosa? No.
No. No.
NO.
Merda!
-Avevo in programma di mandarlo in onda in altre regioni, ma ora non
è più necessario. So che ti trovi nel Kanto.-
Quella
dannata voce! Si stava divertendo un mondo, a disintegrare ogni cosa.
Tutto il plastico perfetto che Light aveva diligentemente costruito.
Sapeva troppo, L. Sapeva tutto.
-Davvero astuto, questo L!- commentò lo Shinigami.
-E anche se la polizia non se n'è accorta, perchè
era un
piccolo criminale, io so che la tua prima vittima è stata il
sequestratore di Shinjuku: con tutti i grandi criminali morti per
arresto cardiaco, quella morte è sembrata una
fatalità.
Inoltre, aveva fatto notizia soltanto in Giappone ed è stato
questo che mi ha permesso di arrivarci. Ho capito che tu sei in
Giappone e quell'uomo, la tua prima vittima, è stato
soltanto la
tua cavia. Ho trasmesso nel Kanto perchè è una
regione
altamente popolata, e ho fatto centro.- spiegò L con
rapidità. -Francamente non mi aspettavo che
le mie previsioni fossero esatte, ma visti i risultati, il giorno della
tua condanna a morte non è poi così lontano.
Kira, sono
proprio curioso di scoprire come fai a commettere quegli omicidi. E non
sarà facile, perchè per farlo dovrò
catturarti. Ci
vediamo, Kira.- concluse in un soffio. Light era sicura che stesse
sorridendo.
-Il giorno...della mia condanna a morte, hai detto?- Imbrogliata.
Truffata. Un tranello in cui era scivolata con un'ingenuità
sconcertante.
Ma il gioco non era affatto finito. Non era nemmeno iniziato.
-Interessante.- Sollevò la testa, Light, che era fiera e non
si
sarebbe arresa. Che riconosceva il suo errore. Non poteva farne
più, se voleva vincere. -Perchè no? Accetto la
sfida.-
L contro Light. Light contro L. Una partita, un gioco? No, una guerra.
-Stai pur certo che ti troverò, e ti ucciderò,
perchè io sono... la giustizia.-
Non poteva sapere che, in sincrono, L stava esclamando quelle stesse
parole. Ora la storia si faceva interessante per davvero.
Note dell'Autrice: Mamma mia, sono in imperdonabile ritardo! Nel
postare il secondo capitolo, poi. Iniziamo bene, direte voi. -.-"
Il punto è che sono stata in vacanza tre giorni, e non ho
avuo
tempo di finirlo prima... ma insomma, tutto ciò non vi
interessa.
L'idea di Sayu maschio mi piaceva, però doveva cambiare
completamente. Non potevo mantenere un carattere così tanto
femminile. Perciò mi sono presa la libertà di
renderlo
l'esatto contrario: se Sayu era la classica ragazzina, Sanzo
è
il classico ragazzino. Non c'è molto altro da aggiungere.
La parte del nascondiglio era un'opportunità perfetta,
così l'ho completamente cambiata. Una ragazza non va a fare
tutta quella pappardella noiosa dell'elettricità,
dài...
l'idea della catena è un po' idiota, ma pazienza. Non mi
è venuto in mente niente di meglio. E lo smalto invece della
penna? Dite che ho esagerato? XD E vabbè, ragazza seria o
meno,
gli smalti non possono mancare.
Anche il modo in cui viene scoperta doveva essere diverso. Una Light
ragazza, così prudente e lucida, non avrebbe mai agito
d'istinto
solo per una banale provocazione. Perciò ho fatto in modo
che
venisse spinta dalla paura, e mi è sembrato anche
più
comprensibile.
Fine. Cambiare il sesso di Lind L Taylor è stato del tutto
inutile, ma era tanto per fare le cose per bene. Ovviamente L parla di
sè come se fosse un maschio -"sono curioso"-
perchè non
vuole fare capire di essere una donna. Ma a questo punto avrei fatto
meglio a lasciare Taylor uomo. o.o
Pazienza, ragazzi. Sono troppo pigra per correggere tutto. u.u
Benebene, spero recensirete per dirmi cosa ve ne pare di questo secondo
capitolo!
Lucy
ps: Matsuda con le trecce! XD
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Capitolo 3 *** Scambio. ***
Episode 3
111. SCAMBIO.
-Passiamo ora alle vittime.- La sovraintendente Yagami
spostò lo
sguardo da Mogi, che aveva appena finito d'esporre la sua relazione a
proposito delle telefonate ricevute, ad un altro agente.
-Sì.- L'uomo si alzò, mentre iniziava a leggere i
suoi
documenti. -Abbiamo verificato che tutti i decessi per arresto
cardiaco, chiaramente imputabili a Kira, riguardano individui sui quali
è possibile ottenere tutte le informazioni in Giappone.
Inoltre,
ho qui le stime degli orari dei decessi espressamente richiestaci da L.
Il 68% è avvenuto tra le sedici e le due di notte, ora
giapponese, con una più alta concentrazione fra le venti e
la
mezzanotte. I decessi avvenuti il Sabato, la Domenica e i giorni
festivi vanno dalle undici del mattino fino a tarda sera.-
-E' un'informazione davvero interessante. Stando agli orari dei
decessi, ritengo possibile che l'assassino sia uno studente.- Dal
solito portatile bianco sulla scrivania, ormai familiare al quartier
generale, proveniva l'ancora più familiare voce di L. Ma la
sentenza che aveva dichiarato quella volta (con tale leggerezza, per di
più) fu accolta da un brusìo concitato e bisbigli
sconcertati. -Ma
c'è dell'altro. Poichè uccide soltanto criminali,
deduco
che l'assassino agisca seguendo un proprio codice morale. E' possibile
che voglia imporsi come un nuovo giustiziere. Non ho dubbi che si
tratti di una persona dalla mentalità infantile.- Come al
solito, dal suo tono contraffatto era impossibile comprendere
ciò che provava. -Ma le mie sono
soltanto ipotesi, quindi non fissatevi troppo sull'idea che l'assassino
sia davvero uno studente. Valutare diverse possibilità ci
dovrebbe aiutare ad avvicinarci alla cattura di Kira. Prego, continuate
pure con la vostra relazione.-
-Uhm? Sì, certo.- La sovraintendente Yagami si
aggiustò
gli occhiali sul naso, poi sollevò la testa rivolgendosi ad
ogni
agente nella stanza. -A qualcuno è venuto in mente
dell'altro?-
-Ah... sì.- La ragazza mora che aveva accompagnato Yagami
alla
riunione dell'Interpol si era alzata in piedi, goffamente, facendo
così dondolare la treccia come il batacchio di una campana.
La donna la fissò, con i suoi occhi scuri e penetranti.
-Dì pure, Matsuda.-
-Beh... con questo non intendo assolutamente appoggiare Kira, ma...
ecco...- Abbassò lo sguardo, incerta, incespicando su ogni
parola. -Negli ultimi giorni ho notato che... a
livello mondiale, in particolare...- Rialzò lo sguardo colmo
d'apprensione. -...in Giappone, il
numero dei crimini è decisamente diminuito.-
Nessuno reagì, quasi non fosse stata proferita parola. La
sovraintendente tagliò corto.
-Beh... c'era da aspettarselo, visto come stanno le cose.
C'è
dell'altro?- Le rispose un silenzio di dissenso. -E' tutto, questo era
il rapporto di oggi, L.- concluse quindi.
-Grazie della collaborazione, questo è un altro passo verso
la
cattura del colpevole.- Yagami non poteva esserne sicura, eppure le
parve che la voce di L fosse appena apatica. -Ora avrei un'altra
richiesta da farvi, se non vi
dispiace. Mi rivolgo alle squadre che si occupano delle indagini sulle
vittime tramite notiziari. Vorrei che controllaste di nuovo le
notizie che sono state pubblicate o trasmesse in Giappone, prima che le
vittime venissero uccise da Kira. Vorrei sapere se sono state rese
pubbliche fotografie o filmati del volto dei criminali. Buon lavoro.-
Dopo avere snocciolato tutte le istruzioni necessarie, la ragazza
chiuse la comunicazione con un gesto pigro del piede. Premette un
bottone accanto al computer, che emise un bip
pallido nel buio della stanza. Aveva imparato ad apprezzarlo, negli
anni: ci si diverte di più, quando le cose non appaiono
evidenti. L'ignoto attrae, così come il desiderio di
spogliarlo.
Il suo sguardo vagò senza una precisa destinazione,
così
come la sua mente.
Uno, due, tre...
Kira, Kira, dove sei?
Una croce invisibile su una mappa.
Kira, Kira, dove ti
nascondi? Ti sto venendo a prendere.
...otto, nove, dieci.
Arrivo, salvati se ci riesci.
Yagami soffocò l'ennesimo sbadiglio, fermandosi in mezzo al
corridoio deserto. Non ne poteva più del rumore ossessivo ed
ininterrotto dei tasti del computer, o di quelle dannate luci a neon
che pulsavano sul soffitto, ma soprattutto delle torri di documenti
senza tetto, in cui erano ritratti i volti di troppi morti. La
stanchezza di tutte quelle ore, che l'aveva soltanto sfiorata mentre
era all'opera, si riversò sul suo corpo dolorante -e che
diamine, perchè aveva messo le scarpe strette con il mezzo
tacco?! Erano così soffocanti... Poggiò la fronte
accaldata contro il vetro tiepido dell'ufficio, fatto di una strana
plastica scadente e non identificata. Cena, doccia, letto. Un matra che
l'avrebbe spinta a resistere fino a casa, prima di crollare. Cena,
doccia, letto. Aveva avvertito suo marito di occuparsene lui quella
sera, e non era nemmeno la prima volta negli ultimi tempi. Cena,
doccia...
-Capo?- Per un attimo si spaventò, ma riconobbe la voce
all'istante. Voltò la testa in direzione
dell'interlocutrice,
rigidamente. Era Matsuda, benedetta ragazza, con due bicchieri di
plastica in mano e un paio d'occhioni innocenti e quasi imploranti, da
cerbiatta ingenua. La treccia ricadeva contro una spalla, legata da un
fiocco bianco.
-Uhm?- riuscì a mugugnare, non senza sforzo.
-Le ho portato un caffè. Mi sembra un po' stanca.- disse la
ragazza, timidamente, porgendole la bevanda. Era denso e di
qualità non proprio eccellente, ma ne bastò la
vista per
risollevare la sovraintendente.
-Ahh, è quello che ci vuole. Ho passato tutta la notte a
lavorare.- borbottò, accettando il bicchiere. Dopo averne
bevuto un sorso, schioccò le labbra
deliziata. Un fiotto di energia nelle vene, in pratica.
-Per quanto riguarda il mio intervento di prima, mi dispiace.- Matsuda
aveva annegato lo sguardo nel caffè, come potesse leggerci
dentro una risposta ad ogni suo dubbio. -Ripensandoci, forse ho
sbagliato a dirlo.-
-Che ti viene in mente, Matsuda?- ribattè Yagami. -Se
ritieni
che una cosa sia vera,
bisogna essere liberi di dirla... a maggior ragione se gli altri fanno
finta di non vederla.- aggiunse amara, mentre la ragazza sgranava gli
occhi stupita. -Beh, certo, se avessi detto che dovremmo premiare
Kira per aver contribuito a diminuire il tasso di
criminalità,
allora sì che ci sarebbe stato da preoccuparsi.-
-Ma... premiare chi?! Quell'assassino?!- s'indignò Matsuda,
con
un movimento troppo ampio della mano, schizzando così il
caffè sulla giacca azzurro polvere.
-Ahahah. Stavo scherzando.- rise roca Yagami, stanca ma rinfrancata,
per poi estrarre una salvietta profumata dalla borsa e offrirla
all'altra, paonazza.
-Già...ahaha...-
Era ormai ora di cena in casa Yagami. Le luci si erano offuscate con
lenta pacatezza dietro i vetri delle finestre, scivolavano dietro le
facciate scure delle montagne e lasciavano che un sipario di velluto
nero avvolgesse il paesaggio circostante. Le stelle iniziavano a
prendere vita fra le tenebre, una dopo l'altra, destate dal pigro
giungere della notte.
Sanzo giocherellò distratto con la penna a sfera, esaminando
la
brutta copia del tema che Light aveva scribacchiato fra una spiegazione
e l'altra. La lampada sulla scrivania delineava perfettamente i
lineamenti del volto: l'espressione accigliata, la fronte corrugata, la
ciocca di capelli che si ostinava a carezzare la sua fronte nonostante
continuasse a scostarla spazientito.
-Umphf. Che secchiona che sei, come fai a trovare così tante
cose da scrivere?! Mmh.- brontolò.
Light replicò con un'occhiata torva. Gli stessi bagliori
donavano una nuova morbidezza al castano dei suoi occhi. -Non
è
questione di
essere "secchioni" o meno. Solo di avere metodo e capacità
d'esposizione. Sei riuscito a memorizzare almeno qualche sistema,
insomma?!- Il fratello la guardò assente, senza vederla.
Sicuramente stava pensando a tutt'altro. Quello era il suo
più
grave problema: non era stupido, ma faticava a concentrarsi e prendere
sul serio le faccende scolastiche. La sorella non poteva ammettere un
atteggiamento del genere.
-Eh? Beh.. più o meno.- bofonchiò, esitante.
Light ebbe
la sconfortante impressione di avere perso soltanto tempo, con lui.
Prima che potesse rimproverarlo, però, udirono un suono
flebile provenire dal piano inferiore. Il campanello.
-Oh? Questa dev'essere mamma.- realizzò Sanzo, senza
sbilanciarsi. -Bentornata.- Sentirono infatti esclamare la voce di loro
padre, dalla cucina.
-Ha fatto presto, oggi.- Il fratellino trovò l'occasione
troppo
ghiotta per non approfittarsene, quindi scivolò fuori dalla
camera più in fretta che poteva.
-Però almeno l'ultimo paragrafo scrivitelo tu!-
protestò
Light, seguendo con lo sguardo la sua figura svanire nel buio del
corridoio.
-Dopo cena, okay?- fu la vaga risposta. Lei scosse la testa, esasperata
ma non stupita. -Non cambi mai.- mormorò fra sè.
-Devi sentirti piuttosto tranquilla, se dai una mano a tuo fratello.-
Anche se a volte tendeva a dimenticarsi della sua presenza, quando
rimaneva zitto, Ryuk era sempre lì vicino a lei. La sua voce
irruppe all'improvviso nel silenzio. La ragazza ci mise qualche
istante, prima di rispondere.
-Certamente, perchè so di avere un buon margine di
vantaggio,
anche se ora è entrata in azione la polizia.-
affermò
tranquilla. Lo Shinigami pareva perplesso, ma lei non ci fece caso e
uscì dalla stanza. Scese le scale, come aveva fatto Sanzo un
attimo prima.
-Ben tornata a casa, mamma.- Rimase a fissarla. Era nell'ingresso, sua
madre, e si stava slacciando i tacchi con uno sbuffo esasperato. I
capelli scuri erano sfuggiti all'acconciatura e la borsa giaceva sui
primi gradini davanti alla porta, sopravvissuta probabilmente ad un
lancio stizzito.
-Ah, ciao, tesoro.- Sollevò appena il capo e le sorrise con
dolcezza, e sua figlia fece lo stesso di rimando. -Cosa ha preparato
papà?-
-Non lo so.- Light si voltò verso la cucina, incerta. -Ma
sento un odore strano...-
-Guarda un po'. Nemmeno una cena decente, potrò mai
concedermi.- si lamentò la sovraintendente.
Light lanciò un'occhiata distratta al suo riflesso nello
specchio, appeso alla parete. Lisci capelli castani, di media
lunghezza, a incorniciare un viso dalla pelle chiara e luminosa, dai
lineamenti delicati e piacevoli; labbra sottili e occhi scuri,
socchiusi in un taglio costantemente annoiato. Questa era lei prima. In
quel momento, le parve di scorgere una nuova vivacità
-un'euforia spaventosa? Esaltata?- nei suoi tratti.
Il volto di una bugiarda,
sogghignò una voce dentro di lei. Si scostò
brusca. Solo
i suoi occhi colpevoli potevano immaginare assurdità del
genere.
Dopo pochi minuti, tutti si sedettero ai loro posti per la cena. La
cena prevedeva pesce fritto -bruciato,
precisava Sanzo storcendo il naso- e nessuno azzardava commenti, data
l'espressione soddisfatta di loro padre (-Sono stato bravo, eh? In
cucina, modestamente, me la cavo abbastanza!-).
La madre sollevò lo sguardo dal piatto. -Dimmi,
come procedono gli studi?- domandò con interesse.
Light scrollò le spalle. -Beh, non c'è molto da
dire.-
-Non so neanche perchè chiedi.- intervenne Sanzo acido.
-E'...
"la migliore studentessa del Giappone".- precisò con una
voce in
falsetto.
-Nonchè la mia mitica figlia!- Suo padre le
scoccò un
sorriso raggiante ed orgoglioso. -Su, ragazzo mio, non serve essere
invidiosi.-
Sanzo bofonchiò qualcosa di indistinto, ficcandosi la
forchetta in bocca e tappandosi il naso.
Per un po', nessuno aggiunse altro. S'udiva solo il cozzare delle
stoviglie contro i piatti e le mandibole masticare i bocconi.
Light osservò la donna, da sopra il bicchiere. -Mamma, mi
sembri stanca.-
-Non sei la prima persona a dirmelo.- replicò sarcastica la
donna, sospirando. -Non posso dirvi molto altro, ma sto lavorando per
un caso piuttosto difficile.-
Nessuno chiese nulla, istruiti dall'esperienza. La sovraintendente
Yagami non si lasciava dissuadere su argomenti riguardanti il suo
lavoro.
-Come va con il libro?- chiese ancora lei al marito.
-Sono a buon punto, tesoro, davvero a buon punto...-
Light sorrise amaramente dietro il tovagliolo, mentre lo passava sulle
labbra: chissà come avrebbe reagito, sua madre, nello
scoprire
che il criminale che le creava tante grane era proprio lì,
alla
sua tavola. Criminale? No, non era una criminale. Lei era
un'eroina, una salvatrice, lei era il bene e il coraggio di cui tutti
avevano bisogno.
Eppure l'essere braccata dalla polizia la faceva sentire orribilmente
tale. Orribilmente cattiva. Orribilmente dalla parte sbagliata. Non
poteva fare a meno d'avvertire una fitta, un infimo senso di colpa, nel
vedere il volto estenuato di sua madre. Una volta avrebbe preferito
mangiare carboni ardenti piuttosto che trovarsi contro di lei,
addirittura essere sua nemica.
Ma adesso era tutto diverso, tutto cambiato. Niente era più
come prima.
E il mondo intero avrebbe dovuto abituarcisi.
Light chiuse la porta dietro di sè, lieta di potersi
rilassare.
Si rese conto di essere rimasta, in cucina, rigida e artificialmente
calma; si concesse un respiro profondo, per poi prendere posto alla
scrivania. Era ora di mettersi al lavoro. Ryuk era accanto a lei.
-Ecco perchè credi di essere in vantaggio. Tua madre
è
nella polizia, vero Light?- Aveva osservato con attenzione la famiglia
Yagami cenare, e aveva capito.
-Esatto.- rispose Light asciutta. -Dal computer dovrei riuscire ad
accedere a quello di mia madre
senza lasciare traccia, per poter tenere la situazione sotto
controllo.- Tentò di soffocare il senso di colpa, ma era
pressochè impossibile. Le sue mani si muovevano esperte
sulla
tastiera, ma nella sua mente una vocina esitante la supplicava di non
spingersi a tanto.
Stai sbagliando.
Sbagliando, sbagliando, sbagliando. Non fare del male a mamma!
Non le sto facendo del
male, si rispose freddamente. Sto solo sottraendo qualche
informazione che mi serve. Tutto qui.
-Ci siamo.- Comparve una casellina rettangolare, digitò una
password.
Sullo schermo comparve una pagina piena di cartelle, piccole e gialle e
invitanti. Contenevano la sua arma segreta. Con un sorriso trionfante,
iniziò a setacciare i documenti.
-E così, la polizia sospetta già che il
responsabile delle misteriose morti possa essere uno studente.- Dopo
avere letto, si scostò un attimo dallo schermo. Rimase
spiazzata
da ciò: come aveva potuto non fare caso agli orari in cui
agiva,
in cui i criminali morivano?! Un errore ingenuo, da dilettanti.
-Ahahah! E' un bel guaio, eh, Light?- la schernì la voce
petulante di Ryuk.
Lo fulminò con una breve occhiata severa, poi si mise a
riflettere. C'erano ancora delle carte che il Death Note metteva a sua
disposizione, ma che non aveva giocato fino a quel momento...
-Se entro quaranta secondi dopo aver scritto il
nome vengono indicate anche le cause della morte, questa
avverrà
nella maniera stabilita. Ma se non vengono specificate, le vittime
moriranno per arresto cardiaco. Dopo aver indicato le cause, si hanno 6
minuti e 40 secondi per indicare eventuali dettagli.- recitò
pensosa.
-Esatto. E con questo?- chiese Ryuk incuriosito. Ormai la sua presenza
era quasi confortante, essendo in fondo l'unico a sapere la
verità su di lei e a cui poteva raccontare ogni piano, ogni
idea, ogni ipotesi. Una specie di amico -una specie. Doveva lo stesso
mantenere un certo contegno nei suoi confronti, e nascondere crepe e
debolezze dietro muri di determinazione. Recitare, arte in cui stava
diventando brava in maniera inquietante, era divenuta una
necessità insopprimibile nella sua vita. Il solo modo per
sopravvivere.
-In pratica, se scrivo arresto cardiaco posso anche... indicare le
eventuali condizioni del decesso, oppure l'orario esatto di quando
avverrà.- Ecco che l'ennesimo colpo di genio prese forma
nella
sua mente, in cui numeri e cadaveri scivolavano frenetici davanti ai
suoi occhi. Sorrise furba.
-Sta a vedere, Ryuk: forse questo ti divertirà
ancora di più.-
Era in corso una discussione piuttosto accesa: inutile specificare
che l'argomento erano le inaspettate morti avvenute in quei giorni.
-Che cosa?! Ieri... ieri ci sono state altre 23 vittime per arresto
cardiaco?!- Quella era la voce, vibrante di furia e sconcerto, della
sovraintendente.
-Sì.- confermò un altro.
-Anche l'altro ieri le vittime sono state 23... e tutte a distanza di
un'ora l'una dall'altra.- notò Yagami con apprensione.
-Inoltre c'è da aggiungere che sono avvenute per due giorni
feriali di fila.- precisò un agente.
-Esatto, e questo metterebbe in dubbio la pista dello studente.-
-Ma chiunque potrebbe non andare a lezione per un paio di giorni...-
-Siete fuori strada.- annunciò la voce contraffatta di L. Il
brusìo cessò. Si sentiva in dovere di
interrompere quei
deliri spaventati e mettere ordine.
-E' vero che l'ipotesi dello studente si fa meno probabile, ma... non
è questo che Kira voleva comunicarci.- spiegò.
-Perchè uccidere a
distanza di un'ora e limitare le vittime a dei criminali già
dietro le sbarre, così da farci venire immediatamente a
conoscenza delle morti? Ciò che Kira ci sta dicendo...
è
che può decidere l'ora del decesso a suo piacimento.- Cadde
un silenzio angosciato e instabile, grondante d'inquietudine.
La ragazza, avvolta nelle tenebre della sua stanza, era sdraiata sul
pavimento di legno. Ne registrava senza interesse la durezza e l'odore
irritante degli acari di polvere. Le cose non stavano andando proprio
come voleva lei, ma andava bene anche così.
E' molto strano. Esprimo
il sospetto
che Kira sia uno studente e subito dopo si verificano omicidi che
mettono in discussione la mia teoria... Fissò
il soffitto, senza riuscire a vederlo propriamente. Ma per lei era
un'abitudine, cercare qualcosa che si celava ai suoi occhi. Sarà un caso? No, il
tempismo con cui sono avvenuti è perfetto. Che Kira sia
venuto a
conoscenza delle informazioni in mano alla polizia? Questa è
chiaramente una sfida. Amava
le sfide, L. Perchè le vinceva sempre,
perchè schiacciava i perdenti con il peso delle
loro
aspettative infrante. Quante lacrime avrebbe pianto, Kira, al momento
della sua sconfitta?
Kira ha un modo per sottrarre informazioni alla polizia, non posso
ignorare questo fatto. Kira che violava gli archivi, Kira
che violava la sua mente. Ma
quale sarà il suo vero obiettivo? Cosa
sta cercando di ottenere?
Bene, giochiamo. Fai la tua mossa e mostrami di cosa sei capace. Voglio
che tu mi stupisca. Sorrise, nel buio, anche se non
bisogna deridere la morte. Tanto nessuno avrebbe potuto vederla.
Fiamme vigorose brulicavano nel cielo, avvolgendo le nuvole e divorando
ogni frammento d'azzurro. Un rosso malinconico, che sapeva di sonno e
rassegnazione, invase la scena in un tramonto malinconico.
Luce cremisi e crudele danzava sulla chioma castana di Light. Procedeva
a passo svelto, fiducioso, su quel marciapiede lastricato e tinto di
rosso. Una giornata in cui tutto era andato esattamente come avrebbe
dovuto andare, lo schema infallibile che aveva disegnato si era
realizzato senza sbavature.
-Scommetto che ora L non saprà più dove sbattere
la testa.- commentò compiaciuta. Quel bastardo doveva
pagarla
cara per quel terribile spavento, quel terribile errore. Non era
riuscito a perdonarlo a sè stessa, tantomeno a lui. -Ho
conservato
una cinquantina di criminali proprio
perchè mi tornassero utili in questo genere di occasioni.-
-Ohh!- Ryuk la ascoltava, con qualcosa di simile all'ammirazione.
-A questo punto L avrà iniziato a sospettare di coloro che
hanno
a che fare con la polizia.- constatò tranquilla. Si avviava
verso casa senza fretta nè paura, l'unica a sentirsi davvero
sicura in città. Lei, invisibile, nascosta
nell'ombra.
Nemmeno quel furbo di L avrebbe mai potuto fermarla, per ora: si
sentiva onnipotente, su quella strada deserta ed infuocata.
-Io però non ti capisco. Elimini la pista dello studente, ma
lasci intendere che hai conoscenze nella polizia: così
peggiori
la situazione.- obiettò Ryuk con onestà.
Light sorrise delicatamente. -L'ho fatto solo per fare uscire L allo
scoperto e poterlo uccidere.- Effettivamente il suo era un piano
rischioso, ma non aveva scelta. Questo maledetto L era più
furbo
del consentito, perciò andava eliminato.
Tante volte, durante le lunghe notti in cui era costretta a cercare di
addormentarsi, si era domandata se era proprio il caso di uccidere un
detective come lui, che sicuramente contribuiva a sterminare la
criminalità. In poche parole facevano la stessa cosa, lei ed
L,
solo che quest'ultimo usava mezzi meno... impropri. Non piaceva, a
Light, l'idea di prendersela con un innocente. Però
costituiva
davvero un pericolo serio. Non solo per lei stessa, ma anche per la
creazione del nuovo mondo che tanto aveva agognato.
E poi, non l'aveva proprio preso in simpatia, quello.
-Che vuoi dire con questo?-
-Devi sapere che, fin dall'inizio, non c'è mai stata fiducia
fra
i poliziotti ed L. D'altra parte, come puoi fidarti di uno di cui non
conosci nè il volto nè il nome? Ora L
cercherà di
trovare il filo che conduce la polizia a me. A questo punto, gli agenti
non rimarranno con le mani in mano.- Il suo sguardo si
affilò.
-Indagheranno su di lui, così
come L indagherà su di loro. Quindi, non sarò io
a
scovare L, sarà la polizia a trovarlo. E a questo punto,
sarò io stessa ad eliminarlo.- Light scosse la testa,
fissando
l'ombra longilinea e sottile che scivolava lungo il muro alle sue
spalle.
-Mi crede un'ingenua, vero? Pensa di avere già la vittoria
in
tasca. Ma si sta sbagliando, purtroppo per lui...- Rise piano, con
malevola calma. -Brutto affare, L, non sai che mettersi contro di me
significa rinnegare la giustizia? Tu, magari, avresti potuto capirmi.
Ma se ciò non è avvenuto, vuol dire che sei
proprio
corrotto e sciocco quanto tutti gli altri. E come tale, non meriti un
posto nel nuovo mondo. Perciò non ti resta che venire
incontro
alla tua morte.-
Sorrideva con la sicurezza di chi legge il futuro, Light. E Ryuk, con
l'emozione di chi assiste ad una telenovelas particolarmente
interessante, si chiedeva se sul serio le cose sarebbero andate
così -perchè no, lei non leggeva il futuro, che
poteva
quindi riservarle ulteriori sorprese.
Non tutte le sarebbero piaciute.
-Light? Posso parlarti un attimo?- Lungo la strada, ormai, i lampioni
si stavano accendendo uno ad uno. Tinte blu e violastre insediavano
ogni frammento di realtà, impregnando l'asfalto consumato e
le
abitazioni sopite della pace stanca della sera. Ogni passo di Light
suonava come un tonfo lieve e ovattato. Rumori solitari, umilmente
pacati.
La voce di Ryuk spezzò quella strana quiete che incantava la
ragazza, sfinita dopo l'ennesimo pomeriggio di studio intenso, gli
occhi che bruciavano.
-Ti prego, parlarmi il meno possibile quando siamo fuori casa. Non
farmelo ripetere ancora.- sbuffò a bassa voce. Se c'era un
atteggiamento della massa, sempre più comune, che non
sopportava
era la maleducazione. Lei cercava sempre di risultare cortese con gli
altri, si trattava solamente di essere persone civili. Ma doveva
ammetterlo, Ryuk era dannatamente cocciuto.
-Come vuoi, allora parlerò soltanto io. Se non vuoi
ascoltarmi,
tappati pure le orecchie.- ribattè lui allegramente. Light
si
costrinse a non alzare gli occhi al cielo: certo, una ragazza che si
tappa le orecchie in una strada dove non passa anima viva non
dà certo nell'occhio, ovvio...
-Devi sapere che io non ho nulla contro di te, anzi mi sento fortunato
che il quaderno sia stato raccolto da una persona come te,
perché sai, io devo gironzolarti intorno fino alla tua
morte, o
alla fine del quaderno.- chiacchierò a vanvera. -Tuttavia io
non
sto né dalla tua parte, né tantomeno da quella di
L.-
Ciò, in verità, la deludeva un po'.
Però non
poteva pretendere che un dio della morte, per quanto stesse insieme a
lei, ci si affezionasse. Era roba da umani.
-Questo lo sapevo già, Ryuk.- rispose infatti secca.
-Quindi continuerò a non fare commenti su ciò che
stai
combinando, che sia giusto o sbagliato: non mi intrometterò
nelle tue decisioni. Comunque vorrei dirti una cosa, in quanto tuo
coinquilino.- Aveva una strana aria d'importanza, una specie
di solenne serietà. Di norma passava il tempo a
scherzare o
a stuzzicarla, o ad informarsi sulle sue intenzioni, ma ora aveva
assunto un atteggiamento diverso dal solito.
-Ma che ti prende, Ryuk?! E’ la prima volta che ti sento
parlare
in questo modo. Non è da te.- si stupì Light,
perplessa.
Ryuk tergiversava vago. -Ciò che voglio farti capire
è
che quanto sto per dirti non ha lo scopo di aiutare Kira, te lo dico
solo perché si tratta di una cosa che dà fastidio
a me.-
-Arriva al sodo.- lo incitò Light, che cominciava ad
incuriosirsi.
-Eheheh.- Lo Shinigami prese tempo, lasciandosi sfuggire una risatina
entusiasmata. Infine parlò, soppesando con lentezza le
parole.
-C’è un tipo che da un po’ di tempo ti
sta
pedinando.-
Light s'immobilizzò. Incapace di fare finta di nulla.
Pedinando?! Pedinando lei...?! E perchè?! Che avessero dei
sospetti?!
Impossibile. Non ci sarebbe ricascata. Lei, Light Yagami, era
insospettabile proprio come chiunque altro. Era la sua coscienza sporca
che le ispirava simili timori.
Ma allora perchè?
Si voltò impercettibilmente, con disinvoltura, fingendo di
aggiustarsi una ciocca castana dietro l'orecchio. Il suo sangue divenne
ghiaccio nelle vene quando intravide, dietro la facciata di una casa,
la figura di un uomo. Alta. Scura. Come nelle fiabe.
-La cosa mi dà i nervi.- continuava intanto Ryuk.
-Ovviamente so
che lui non può vedermi, ma col fatto che devo sempre
rimanere
alle tue spalle, io mi sento continuamente osservato.-
Il suo cuore martellava terrorizzato nella gola, sempre più
insistente. La paura era una nemica tenace per lei, ma se voleva
davvero erigere un nuovo mondo doveva imparare a dosarla con
attenzione. Doveva averne abbastanza da rimanere prudente, ma mai
troppa, per non commettere sciocchezze -come era già
avvenuto.
Era necessario accettare questa informazione e mettere in moto il
cervello. Fece un respiro prolungato e sonoro, poi riprese a camminare
senza incertezze.
-E’ una bella seccatura. Te lo toglierò di mezzo
il prima
possibile.- promise Light inespressiva, sperando che le sue parole non
tradissero un tremore. Ryuk parve soddisfatto e non aggiunse nulla.
Si affrettò ad entrare in casa, scossa da brividi
d'inquietudine. In ogni momento le pareva di avvertire lo sguardo del
suo pedinatore, tagliente e gelido, dietro la nuca.
Chi diavolo
sarà? Salì
le scale velocemente, quasi l'idea di essere braccata la spingesse a
scappare; chiuse la porta di camera sua a chiave. Non significava nulla
come gesto, di per sè, ma aveva il potere di farla sentire
più protetta.
Significa che L
sospetta della polizia? Deve avere una bella lista, se sta indagando su
tutti gli agenti. Se pure fossero una cinquantina, al momento non
dovrebbero sospettare di me, con tutta quella gente da pedinare. Ai
loro occhi, dovrei apparire come una semplice studentessa. Ecco,
l'essere circondata dalle mura accoglienti di casa sua le permetteva
già di ragionare con più lucidità e
rasserenava il
suo animo turbato. Lasciò la borsa colma di libri su una
sedia,
poi non riuscì a resistere alla tentazione e raggiunse la
finestra. Scostò con le dita due lame sottili della
persiana,
perlustrando con gli occhi il buio fuori, ma poteva fissare solo
tenebre indistricabili e mute.
Però con il passare dei mesi potrebbero anche nascere dei
sospetti nei miei confronti, per un qualsiasi motivo. Intanto, devo
scoprire il nome del mio pedinatore. E una volta fatto questo,
potrò sistemare tutto. Visto? Nulla di cui
preoccuparsi.
Quello non era un vero ostacolo, ma un innocuo fastidio. Lei aveva un
comportamento impeccabile, e se anche il tizio avesse colto qualche
parola detta a Ryuk, l'avrebbe solo considerata una ragazza
stravagante. Niente poteva condurre i sospetti della polizia a lei. Era
salva, anche se l'idea di qualcuno a seguirla e controllare tutti i
suoi movimenti persisteva ad agitarla.
-Ehi, Light.- Light non sollevò gli occhi dalla scrivania,
concentrata. Ryuk probabilmente non trovava i suoi compiti di
trigonometria poi così divertenti. Ma trascurare la scuola,
per
la studentessa più dotata del Giappone, sarebbe stato un
grave
errore -nonchè un intacco vergognoso alla sua reputazione.
-Mmh.- bofonchiò.
-Ora ti spiego una cosa interessante. Tra uno Shinigami e un uomo che
entra in possesso del Death Note ci sono due differenze fondamentali.-
Il dio della morte sollevò l'indice e il medio ingioiellati,
per
poi riabbassarli. -Sai perché gli Shinigami scrivono i nomi
della gente sul loro quaderno? Indovina un po’.-
-E come faccio a saperlo?!- replicò Light, sarcastica. Non
era
in vena d'indovinelli. -Certo che oggi parli tanto, eh Ryuk?-
-Perché gli Shinigami succhiano la durata vitale agli
umani.-
Ryuk diede la risposta con un ghigno cupo, senza curarsi del commento.
La ragazza finalmente alzò lo sguardo, sgranandolo.
-Succhiano la durata vitale…?-
Lo Shinigami, compiaciuto d'avere attirato la sua attenzione,
iniziò a spiegare. -Se per esempio scriviamo sul
nostro
quaderno il nome di un uomo che potrebbe vivere sessant’anni
facendolo morire a quaranta, otteniamo una differenza di
vent’anni di tempo umano, i quali vanno a sommarsi alla
durata
vitale dello Shinigami. Per questo, finchè non si adagiano
sugli
allori, gli Shinigami non muoiono, nemmeno se colpiti in testa da un
proiettile o al cuore da un coltello. Ma anche, se tu scrivi il nome di
una persona sul quaderno, la tua vita non si allunga. E’ la
prima
differenza fra un essere umano in possesso del Death Note e di uno
Shinigami.-
-Per l’umanità, è un nuovo modo di
vedere gli
Shinigami. Interessante.- Light era sempre ben felice, quando lui
decideva di raccontarle qualcosa a proposito del suo mondo.
-Ma forse tu troverai ancora più interessante la seconda
differenza.- Gli occhi dello Shinigami baluginarono di sangue. -Non si
tratta di allungarti la vita, bensì di accorciartela.-
-Accorciarmi la vita?!- esclamò Light sconvolta. Ma era
impazzito? Cosa gli era saltato in testa?! Non le restava che ascoltare.
-Uno Shinigami può sapere il nome di un essere umano
semplicemente guardandolo in faccia. E lo sai come ci riesce? Gli occhi
di uno Shinigami possono vederne il nome e la durata vitale scritti sul
volto.- Aveva come l'impressione che il dio della morte si stesse
divertendo un mondo.
-Il nome… e la durata vitale?- ripetè, stordita
dalla quantità di informazioni ricevute.
-Ovviamente, in questo momento io vedo il tuo nome e la durata della
tua vita. Convertendola nel tempo degli umani , sono in grado di capire
quanti anni ancora ti restano. Naturalmente su questo argomento tengo
la bocca chiusa.- Rise sinistro. -Grazie a questa facoltà,
uno
Shinigami non deve preoccuparsi di scoprire il nome di chi uccide.
Ciò gli consente di capire immediatamente di quanto si
allungherà la propria vita una volta uccisa la vittima.-
spiegò. -La differenza fra me e te sta semplicemente negli
occhi. E per finire, uno Shinigami può stipulare un patto
con
chi ha raccolto il quaderno.- La pausa fra loro era tanto densa da
avere quasi uno spessore. -Lo Shinigami può donare i suoi
occhi
a quella persona.-
Light era basita. Donare gli occhi?! Al possessore del quaderno?!
Ciò significava che lei avrebbe potuto...
-Ma la tradizione esige che ciò avvenga tramite…
uno
scambio.- La labbra di Ryuk si incurvarono in un ghigno derisorio,
quasi schernendola per avere creduto sul serio che fosse
così
semplice.
Light era impaziente di sapere, ed era fastidioso dovergli cavare le
parole di bocca in quel modo. -Uno scambio?!-
-Il prezzo per ottenere gli occhi di uno Shinigami
è… metà del tempo che
all’umano resta da vivere.-
Ryuk fissò a lungo il volto della ragazza, senza
riuscire a
decifrarne l'espressione. Ci mise qualche istante a rendersi conto di
cosa davvero volesse dire.
-…metà del tempo che gli resta da vivere?!-
mormorò infine lei.
-Proprio così. Insomma, se gli restassero altri
cinquant’anni ne vivrebbe solo venticinque. Se gliene
restasse
solo uno, vivrebbe sei mesi.- precisò lo Shinigami,
gesticolando animatamente.
Light strinse gli occhi castani, assente. -Nonostante tu possa vedere i
nomi delle persone che io vorrei
uccidere, non vuoi rivelarmeli in nessun modo, perché tu sei
neutrale. Dico bene, Ryuk?- chiese con voce arida. -In poche parole,
non potrei chiedere in
prestito il tuo potere. E’ questo che volevi dirmi?- Non era
affatto ciò che credeva: voleva solo che le venisse fatta
quella
proposta. Quella
proposta...
-Esatto, ma ricorda che vale sempre la regola del nostro mondo al
riguardo.- le rammentò con fare innocente. -Te lo ripeto
un’altra volta: donando metà della
tua vita, puoi avere gli occhi di uno Shinigami.- Suonava come un
invito, un dono, un'offerta senza precedenti. Suonava bene e malissimo
nello stresso tempo.
-Se io lo facessi, mi basterebbe guardare in faccia una persona per
sapere come si chiama. E usare il quaderno diventerebbe molto
più semplice, non è così?- Light la
regina del
nuovo mondo, a cui sarebbe bastato guardare una persona per
determinarne la fine. Occhi vermigli, con i suoi capelli ramati.
Si stava già perdendo, dimenticandosi di tutto il resto.
Aveva donato il cuore a quel quaderno, vi aveva celato l'anima.
Una luce avida e fredda avvelenava i suoi occhi, mutilati d'ogni
pietà.
-Allora, che cosa vuoi fare, Light?-
Ryuk attese, chiedendosi se quella ragazza non ne avesse più
nemmeno per sè stessa. Fin
dove può arrivare la tua brama?
-Io...-
Note dell'Autrice: E solo ora sono riuscita a postare il terzo
capitolo. -.- Eh, mi dispiace. Oggi non ho proprio giustificazioni.
Che dirvi? Mi è piaciuto dedicare ancora un po' di spazio al
fratello di Light e soprattutto alla polizia giapponese (Matsuda,
sovraintendente Yagami e co.) ma ho deciso di tagliare la parte in cui
tutti si dimettono, perchè non mi pareva avesse tanto senso
riportarla.
Ho adorato scrivere i primi squarci in cui compare L, ovviamente. Non
sono quasi nulla, ma voglio riservarvela finchè non compare
proprio bene bene negli episodi. *-*
Ho immaginato che per una ragazza dev'essere più angosciante
essere seguita che per un ragazzo... non lo so, ho avuto questa
impressione.
Ogni tanto faccio emergere qualche senso di colpa, ma solo riguardo la
sua famiglia. Ho immaginato Light come legata ai suoi parenti, in
particolar modo alla madre, che è il suo modello e il suo
esempio da seguire. Ho anche modificato appena percettibilmente il
rapporto Light-Ryuk, perchè ci tenevo che lei ci si fosse un
pelo affezionata! Ma forse, anche se non era poi così
evidente,
anche il Light ragazzo lo era.
Infine dovevo trovare un pretesto per fare lavorare il padre di Light a
casa... quindi l'ho improvvisato scrittore.
Spero di non essere stata troppo banale. Per ora, essendo agli inizi
inizi, non si può "evadere" dalla trama. Ma ho intenzione di
farlo, eh.
Tutto qua. Spero recensirete, perchè essendo questa una
fanfiction... "sperimentale", non sono molto sicura dei risultati! Al
prossimo capitolo, gente. ^-^
Lucy
|
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Capitolo 4 *** Inseguimento. ***
4
1v.
INSEGUIMENTO
La
mano di Light si mosse tanto velocemente che Ryuk non la vide
nemmeno. Con uno scatto fulmineo, la ragazza gli tirò
proprio
quello che pareva uno schiaffo: ovviamente la sua mano fendette l'aria,
attraverso il corpo inconsistente dello Shinigami.
-... demente! Sul serio pensi che io possa prendere in considerazione
questa idea?! Vuol dire che non hai capito niente, proprio niente!- Era
letteralmente furiosa, gli occhi accesi dall'indignazione e la voce a
spezzarsi fra una parola e l'altra, e Ryuk non osò neanche
a protestare per l'oltraggio subìto. -Io
costruirò un
mondo ideale, totalmente privo di criminali. Partendo dal presupposto
che solo io ho i requisiti adatti per farlo, se morissi non farei che
riportare il mondo alla situazione iniziale. Ho intenzione di governare
a lungo il mio regno, per il bene mio e dell'intera umanità!
Se
si tratta di accorciare la mia vita, non se ne parla nemmeno! Io
sono... sono sconvolta dalla tua indelicatezza e ottusità!-
Il dio della morte la fissò battendo le palpebre, sconvolto
dalla sua reazione.
-Sì, lo so, lo so, calmati! Hey, io ho solo voluto avvisarti
di
questa possibilità!- si difese, sollevando le mani.
-Altrimenti
mi avresti rinfacciato di non avertene parlato subito…-
-Quindi volevi affrontare subito il discorso?!- ribattè
Light,
sarcastica. -Scusa, ma mi sembra un po’ tardi. Una cosa
così importante avresti dovuto dirmela prima. Quantomeno,
avresti dovuto inserirla nelle istruzioni del quaderno! Ti pare? Sono
lì apposta!-
Ryuk era davvero senza parole. Quell'umana aveva una parlantina molto
più velenosa e tagliente di quanto non si immaginasse, a
vederla. Non sembrava affatto intimorita all'idea di parlare con uno
Shinigami... anzi. Glie le aveva proprio cantate di brutto,
realizzò allegro. Il suo carattere era esilarante.
-Già, hai ragione.- si limitò a dire.
Light, con un sospiro esasperato, si allungò e spense la
piccola
abat joure sul comodino. -Allora? Ci sono altre colse che avrei dovuto
sapere prima… Shinigami Ryuk?- Si avvertiva sempre una
leggera
ironia nel suo tono.
-No, è tutto qui.- riflettè Ryuk, grattandosi il
capo.
Non riusciva proprio a ricordare, ma si guardò bene
dall'ammetterlo.
-Capisco.- replicò la ragazza, sfilandosi l'elastico che le
stingeva i capelli in una coda e sciogliendoli sulle spalle, in una
cascata mogano. -Che peccato.-
-Peccato?-
-Mi sarebbe piaciuto acquisire qualche altro potere degli Shinigami,
magari a un prezzo più equo.- Intercettò
l'occhiata
interrogativa di Ryuk. -Per esempio... leggere la mente delle persone.-
L'altro ridacchiò. -Mica leggiamo nella mente delle persone,
noi. Ah ah, però sembra divertente! Così potresti
sempre
farti i fatti degli altri.-
Light lo fulminò con lo sguardo. -Ma no, demente. Non
è
questo lo scopo.- Lo aveva chiamato così due volte nel giro
di
dieci minuti. -Vorrei scoprire che cosa spinge un criminale ad
uccidere, quali ragioni possono essere tanto convincenti da indurre una
persona a privare un'altra della vita. Cosa, nella mente insana e
corrotta di un assassino, vale un omicidio. Scoprire il
perchè,
il come, il cosa. Analizzare il problema per trovare delle soluzioni,
affinchè un giorno non ne avvengano più.- La sua
voce si
faceva concitata, entusiasta in maniera quasi infantile. -Applichiamo i
metodi di risoluzione matematici anche nella realtà,
perchè no? Un giorno davvero non ci sarò
più, e
per allora devo escogitare qualcosa per garantire eternità
al
mio regno, anche senza la mia supervisione. Il mondo perfetto non
esiste, ma può esistere. Un mondo puro... un mondo in cui
tutti
ameranno vivere. Senza paura.- Erano gli occhi luminosi d'un esaltata,
quelli. Splendevano dei suoi sogni, ambizioni e promesse per un futuro
ideale che non avrebbe mai potuto esserci.
Ryuk taceva, incerto su cosa aggiungere. -Mi sembri una tipa piuttosto
ottimista.- concluse semplicemente.
-Ahh, ma è ovvio, no? Se non fossi ottimista, secondo te
come
potrei mai pensare di poter migliorare il mondo per mezzo del Death
Note?- sorrise la ragazza. Il suo sguardo si riabbassò nella
penombra della stanza, vagando rapido fra le righe delle istruzioni del
quaderno. Dopo qualche minuto di silenzio -estremamente noioso, per
Ryuk- sgranò gli occhi castani.
-Ma certo. Ho trovato.- esclamò, balzando in piedi, con una
nuova energia.
-Che ti prende? Cosa hai trovato?- Il dio sbirciò sopra la
sua spalla, curioso.
-Il modo per scoprire il nome del tipo misterioso che oggi mi stava
pedinando.- rispose Light, sornionamente compiaciuta. Prese posto alla
scrivania, aprendo il quaderno. Non sarebbe ancora andata a dormire, a
quanto pareva.
-E che vorresti fare?- chiese ancora Ryuk, impaziente.
-Mi servirò di una regola del quaderno. Dopo avere indicato
le
cause della morte, si hanno sei minuti e quaranta secondi per scrivere
eventuali dettagli.- Come aveva fatto a non pensarci prima? Era
perfetta per depistare le indagini, confondere L e... sì,
divertire lo Shinigami. -Intanto, per prima cosa a ho intenzione di
provare fino a che punto posso decidere liberamente le condizioni della
morte.- E così si mise al lavoro.
Il computer emise uno squillo fastidiosamente acuto.
Vi allungò una mano, con placida lentezza, e
cliccò un pulsante del mouse. Sullo schermo apparve l'unico
volto caldo e familiare che rammentasse: capelli argento pallido
stretti in uno chignon, pelle soffice color crema, occhi chiari e miti
che l'accarezzavano guardandola. -Che c’è, Watari?-
-Si sono verificati decessi per arresto cardiaco in circostanze diverse
dal solito. Mi hai detto di avvisarti subito, così...-
-Diverse dal solito, hai detto?- la interruppe annoiata.
Watari sorrise dolcemente, increspando le guance di rughe. -Ti invio le
immagini e il messaggio che sono stati ritrovati.-
-Grazie.- La voce della ragazza gracchiò atona, colmando la
stanza. Ne ascoltò le ultime note disperdersi nell'aria
immobile.
Intanto comparvero sullo schermo delle fotografie. Raffiguravano
rispettivamente un muro giallastro su cui vi era uno strano simbolo, un
corpo esanime abbandonato su un pavimento di piastrelle e un pezzo di
carta spiegazzato, occupato da una sgradevole grafia acuminata.
Occhi di carbone ispezionarono il messaggio lasciato, senza
curiosità.
Sono parole di terrore
nei confronti
di Kira, naturalmente. Azioni volontarie dell’individuo?
Superfluo e poco interessante. Kira può
controllare l’orario del decesso... perchè non
anche
manipolare le
azioni precedenti la morte? Un gioco di burattini.
-Sovraintendente.- La sua voce non riemergeva ancora dall'apatia. -La
pregherei di limitarsi
a comunicare ai media che queste morti sono
avvenute per arresto cardiaco, senza aggiungere altro. E’
possibile che Kira stia effettuando qualche test sui criminali. In tal
caso, è probabile che aspetti una conferma.-
Speravi di divertirti
con le tue marionette, eh, Kira? Ma cosa fai, se calo un sipario?
A lei piaceva giocare con Kira, ed era sicura che anche Kira si
divertisse, a giocare con lei.
Un criminale onnipotente e una detective onnisapiente?
-D’accordo. Capisco.- fu la breve risposta di Yagami,
evidentemente turbata.
E soprattutto...
perchè questo spettacolo? A che cosa stiamo giocando?
Light si affrettò a digitare la password per accedere
all'archivio della polizia, impaziente. Dopo avere passato tutta la
giornata a giocherellare con la penna senza pace, ansiosa d'ottenere un
responso, i suoi dubbi avrebbero avuto risposta.
Ancora faticava a credere a tutto questo, ma ormai era la
più
concreta delle realtà: il destino dell'umanità
era nelle
sue mani. Stava giustiziando tutti coloro che insozzavano la purezza
dell'universo con la loro scellerata follia. La polizia la stava
cercando ovunque. Certo, non si aspettava che accettassero il
suo
operato, ma trattarla come uno qualunque dei killer che lei eliminava
le pareva un'onta vergognosa, un oltraggio alla sua persona, una vera e
frustrante... ingiustizia.
Light Yagami non era una criminale. Era una dea, una
benedizione
per quella realtà corrotta governata da regole deboli. Stava
solo imponendo delle punizioni che avrebbero tolto di mezzo gli
individui dannosi, quelli marci, quelli sbagliati. Per un mondo pulito.
Come si poteva non capire qualcosa di tanto semplice?
Si riscosse dai suoi pensieri. La solita profusione
di cartelle scivolò sullo schermo, e lei iniziò a
cercare.
-Guarda qui, Ryuk!- trasalì d'un tratto, mentre un sorriso
soddisfatto prendeva forma sulle sue labbra. -I risultati dei test che
ho effettuato appena ieri
sono già inseriti nel computer di mio padre! E’
andato
tutto come previsto.- Lesse avidamente, interessata. -Si possono fare
tante cose con questo quaderno.- commentò infine.
-Che cosa intendi?- domandò Ryuk.
-Uno dei carcerati è scappato dalla cella ed è
corso nei
bagni, come gli avevo ordinato. Un’altro ha riprodotto sulla
parete della sua cella lo stesso simbolo che avevo disegnato sul
quaderno. E un altro ancora ha lasciato un messaggio con la frase che
io avevo scritto. Questi tre hanno fatto esattamente come volevo.-
Light indicò le foto che erano apparse. -Invece, per gli
altri
tre ho indicato delle condizioni praticamente
impossibili. Per uno, ho scritto che sarebbe morto un’ora
dopo a
Parigi, davanti alla torre Eiffel. Ma per una persona che si trova in
un carcere giapponese è materialmente impossibile recarsi in
Francia in un’ora.- spiegò con sussiego. -Per
quanto
riguarda il secondo, invece, ho
scritto sul quaderno che avrebbe dovuto disegnare sulla parete della
sua cella un volto identico a quello di L, ma ovviamente non poteva
farlo, visto che non aveva alcun modo di conoscerlo.-
Lo Shinigami annuì. -Chiaro.-
-Infine, all’ultimo carcerato ho ordinato di scrivere che
sapeva
che L sospettasse della polizia giapponese, per poi morire. Pensavo che
forse con quest’ultimo avrebbe funzionato, invece
non stato
così.- Inarcò appena le sopracciglia, con leggero
disappunto. -Ciò significa che la vittima designata non
può scrivere qualcosa che non sa, o che non pensa veramente,
o
che risulterebbe troppo innaturale da parte sua. Questo vuol dire che
nemmeno il Death Note può realizzare
l’impossibile.-
constatò la ragazza, asciutta. - Tuttavia,
nell’ambito del possibile posso provocare delle morti
facendo eseguire qualunque azione voglia.-
-Questo già lo sapevo, ma…- Ryuk
sbuffò smanioso. -mi dici qual’è il tuo
obiettivo, Light?-
Light si limitò a ghignare appena. -Né L
né la
polizia capiranno mai a cosa sto mirando. In
questo preciso momento, il nostro famoso detective sarà
concentrato nel risolvere l’enigma del disegno e della
frase… cosa che ovviamente non aveva alcun significato.-
ridacchiò sprezzante. Era chiaro che l'imperdonabile errore
a
cui L l'aveva precedentemente spinta era una cicatrice troppo dolorosa
-e una sconfitta troppo umiliante- per non aspirare ad una vendetta
altrettanto clamorosa.
-Però era carino.- accennò Ryuk, osservando con
approvazione la stella circondata da un cerchio che Light aveva
ordinato di disegnare al carcerato.
Lei scosse la testa. -... demente.-
-Ancora?! Non prenderci l'abitudine, a insultare gli dèi
della morte! ... Light, mi ascolti?! Liiight!-
Era un pomeriggio calmo. Il cielo era pallido, offuscato da un velo di
nuvole trasparenti, e i raggi scivolavano al suolo come oro stillato.
Ombre leggere e fragili danzavano ai piedi degli edifici.
Light procedeva rapida, di buona lena. Ryuk notò, non senza
sorprendersi, che prima di uscire aveva piastrato i capelli e aveva
fermato dei ciuffi ribelli con alcune forcine. Inoltre non vestiva come
al solito, ma portava un paio di jeans blu inchiostro e una canottiera
rosa chiaro, con un giubbotto di pelle scamosciata.
-Un appuntamento galante, eh?- ridacchiò.
Lei serrò gli occhi, in un'espressione stizzita. -Non
proprio.-
-Però è un appuntamento con un ragazzo!-
insistette lo Shinigami, ghignando.
-Sì che lo è. Un normalissimo appuntamento. E'
questo che
fanno quelle della mia età: escono, si divertono, sprecano
tempo.- Light guardò a destra e a sinistra prima di
attraversare
la strada.
Ryuk era perplesso. -E... ti è venuta voglia di fare la
ragazza normale?-
Light gli restituì un'occhiata sorpresa. -Vuol dire che non
hai letto che cosa ho scritto sul quaderno?-
-No. Altrimenti che gusto c'è?- ribattè lui,
allegro.
La ragazza scrollò le spalle. -Allora stai a vedere cosa
succede.-
Per un paio di minuti taquero, finchè Ryuk non
tornò alla carica.
-Parlami un po' di questo tizio.-
Lei roteò gli occhi al cielo. -Non è nessuno in
particolare. Il primo numero sulla mia rubrica.-
-Ohh! Ma quanto siamo spocchiose!- la prese in giro lo Shinigami, con
l'ennesima risatina.
-Demente.- si limitò a borbottare Light.
Ryuk dondolò le braccia, sbuffando. -Ti ho detto di finirla!
E ha un nome, questo primo numero della tua rubrica?-
-Yuji. Adesso smettila, non mi va di fare la figura della
pazza.- ordinò brevemente.
Mentre si apprestava a scendere una scalinata, Light si
voltò
fugace. Le bastò scorgere il profilo di un uomo, con un
giornale, poco lontano da lei.
Mi stai seguendo, vero?
Ottimo. Altrimenti tutto quello che sto per fare non avrebbe senso...
-Light!- La ragazza sollevò lo sguardo. Alla
fermata
degli autobus, sotto la pensilina, vi era un ragazzo moro e alto;
vestiva in maniera semplice, sportiva, con i soliti abiti anonimi
tipicamente maschili che li facevano sembrare tutti uguali,
ragionò
Light apatica. Era piuttosto attraente, con un fisico notevole (era in
qualche squadra, se non ricordava male) e un sorriso affascinante, ma
non era granchè diverso da tutti i ragazzi carini che
conosceva.
Conosceva? Per modo di dire: Light Yagami non usciva con nessuno, era
sempre stata una legge con rare eccezioni. Tipo quella.
-Ehi!- si costrinse a sorridere. -Scusa, credo di essere in ritardo...-
-Ah, no, no, tranquilla.- si affrettò a rassicurarla,
affabile. Come se io
fossi capace di essere in ritardo.
-Hai detto che volevi andare a Spaceland? Che figata.- aggiunse Yuji.
-E' da un pezzo che non ci metto piede, ma Takamuku mi ha detto che
hanno messo delle montagne russe superlative!-
-Già.-
-Come stai? Non ti vedo mai in giro, ma sei sempre a studiare?- rise
lui.
-Ehm, all'incirca. Sempre no, però mi impegno il
più
possibile.- ribattè rigidamente Light. Spiegare il motivo ad
una
zucca vuota come lui le pareva una fatica inutile.
Yuji scosse la testa. -Ahh, io agli esami non ho neanche il tempo di
pensarci... con tutti questi allenamenti! Fra una settimana abbiamo la
partita, il coach è fuori di sè. Ci fa stare
lì
cinque ore: dico, cinque ore! E poi si lamenta che nessuno ne fa una
giusta, vorrei ben vedere se...-
Ma dov'è il
Death Note quando ne ho bisogno?! Light
imprecò mentalmente contro le lancette dell'orologio,
immobili e inflessibili nella loro posizione sul quadrante.
Dopo interminabili minuti di chiacchiere ininterrotte riguardo un
qualche
allenamento di un qualche sport, finalmente, l'autobus comparve
all'orizzonte e si accostò al marciapiede, fermandosi con un
sibilo.
Light e Yuji salirono e sedettero in fondo, seguiti dall'uomo con il
giornale.
Perfetto. Assolutamente
perfetto, esultò Light fra sè, i
battiti del cuore che accelleravano in tensione.
-... e tu ci vieni, alla partita, vero Light?-
Lei stirò un sorriso flebile. -Farò quello che
posso.- O forse no.
-... e poi l'hanno esonerato dalla squadra. Roba da matti.
Dico io, "ma allora che si fa? Come si vince? Non si vince, ecco!" e il
coach "smettila che mi incazzo, decido io chi mandare fuori" e anche io
mi stavo incazzando!-
Light ostinò lo sguardo fuori dal finestrino graffiato, le
palpebre socchiuse a schermare la luce biancastra del sole. La voce di
Yuji scivolava nella sua testa senza presa, una cantilena soporifera
che echeggiava e persisteva senza stancarsi. La ragazza non era
riuscita, finora, a pronunciare nemmeno mezza sillaba: ma in fondo non
aveva la benchè minima importanza.
Quando l'autobus frenò sferragliando all'ennesima fermata,
però, si trattenne dal sussultare sul sedile. Era quella.
Ed eccolo che entrava! Un ometto basso, nervoso, a cui nessuno rivolse
uno sguardo. Adesso avrebbe...
-Questo bus è stato dirottato, signori!- L'ometto
puntò una pistola alla tempia del conducente, che stordito e
spaventato s'irrigidì. -Se qualcuno prova a muoversi o
parlare, gli farò saltare la dannata testa!- Il
brusìo spaventato si spense appena, divenendo un rumore
soffocato. Sul volto dei passeggeri si leggeva sconcerto e terrore...
in quello di Light, solo la fredda calma che la
caratterizzava.
-Tu. Sai il numero di Spaceland, vero? Chiama.- intimò il
malvivente all'uomo alla guida, che basito afferrò la
cornetta.
Il criminale richiedeva tutto l'incasso del giorno precedente in cambio
della vita dei passeggeri, che doveva essere portato da una donna due
fermate dopo Spaceland.
Light, intanto, mise in atto la seconda parte del suo piano. Prese
dalla tasca carta e penna, appositamente portate, e
scarabocchiò un biglietto. Lo allungò ad un
atterrito Yuji, stando ben attenta a spiegarlo in modo in cui anche
l'uomo nel sedile dietro -il suo pedinatore- potesse leggerlo.
Non preoccuparti, Yuji.
Se farai come dico io, andrà tutto bene. Mio padre
è nella polizia, e mi ha spiegato cosa bisogna fare in casi
come questo. Io potrei distrarlo, mentre tu potresti tentare di
bloccarlo. Il ragazzo non sembrava trovare la proposta
molto allettante, infatti rispose con un'espressione sconvolta.
Ma, proprio come Light aveva previsto...
-No, non fatelo. E' troppo pericoloso! Lasciate che me ne occupi io.-
sussurrò una voce alle loro spalle. Light si girò
rapidamente verso l'uomo che l'aveva pedinata: capelli neri, occhi
azzurri, tratti occidentali. Perfetto.
Tutto proprio come sperava.
-Ecco, visto? Se ne occupa lui. Tu e io stiamo fermi qui.-
bofonchiò Yuji terrorizzato. Coniglio che non sei altro.
-Come puoi fidarti di questo?- replicò Light
gelida. -Non dargli retta: chi ti dice che non sia un complice del
criminale? Spesso fanno così, piazzandone uno fra i
passeggeri per tenere la situazione sotto controllo ed intervenire in
caso di pericolo. Non ti sembra un po' troppo altruistica e sospetta,
la sua, come proposta?-
Il ragazzo taque. -Non so... chissenefrega. Io voglio solo scendere!-
concluse a bassa voce.
L'uomo dietro sospirò sconfitto. -Molto ingegnosa. Vuoi una
prova? Eccola.- Estrasse dalla giacca un documento e glie lo tese. Fatta.
Vi era scritto... FBI?! L usava... l'FBI, per controllare
la polizia giapponese?! Cercò il nome. Ray Penber.
-Bene, ti credo. Non ti chiederò cosa ci fa un agente
dell'FBI su un autobus.- si limitò a dire seccamente.
-Piuttosto, hai una pistola?-
-Sì.- Tutto filava a meraviglia, mancava solo il gran finale.
Light prese l'altro piccolo pezzo di carta nella sua tasca e lo
lasciò scivolare a terra, fingendo casuale il gesto.
-Oops.- mormorò distratta, mentre accennava a chinarsi per
raccoglierlo.
Ovviamente, il criminale puntò la pistola contro di lei.
-Hey, tu! Cos'è quella carta?! Ferma!- Si
avvicinò a grandi falcate. -Avevi intenzione di farlo
passare agli altri passeggeri per organizzare qualcosa, eh?!-
Lo afferrò e lesse. Parco
Minami, fermata dell'autobus. Ore 11:27. Fece una
smorfia. -E' dove dovevi incontrare il tuo ragazzo?! Ma che scemenza.-
Lo fece ricadere, perdendo interesse. Peccato che quello fosse un
frammento del Death Note. E per l'appunto accadde che, voltandosi...
-Ma... ma che... che diavolo c'è, laggiù?!
Mostro... quando... quando sei salito?!-
Light soffocò il sorriso che le stava sorgendo sulle labbra.
L'uomo aveva visto Ryuk.
Proprio come da copione, scaricò tutti i proiettili della
pistola contro di lui: o meglio, per il resto dei passeggeri, contro un
bel niente. Un'allucinazione. Impaurito e scioccato, fece aprire le
porte e si catapultò fuori dall'autobus.
Giusto in tempo perchè un camion lo investisse.
Un urlo. Sangue sull'asfalto. Light guardò l'orologio al
polso, divertita: 11:45. Il Death Note non sbaglia.
Note dell'Autrice: Il mio ritardo è talmente
mostruoso che non oso nemmeno calcolare di quanto. u.u Scusate, sono
proprio una ballista.
Però riscrivere ogni puntata è noioso, nelle
parti in cui non posso cambiare nulla -per esempio, quella del
dirottamento dell'autobus. In ogni caso, questo capitolo non
è proprio niente di speciale, chiedo venia!
Ho voluto evidenziare anche nella Light ragazza una totale indifferenza
per il suo accompagnatore (che, da Yuri, è diventato Yuji) e
aggiungere appena qualche dettaglio su questo poveraccio,
perchè altrimenti farlo stare lì come un
palo della luce mi faceva tristezza, quindi gli ho dato un quattro
battute in più. Niente di che, eh.
Riguardo Light che chiama Ryuk demente, boh! Ce la vedevo. E poi non ho
resistito, era troppo divertente. XD Detto in tono affettuoso, ovvio!
Sono sempre indecisa quando si tratta di delineare il personaggio di
Light, perchè da una parte so che se fosse identica a Light
maschio non avrebbe senso, dall'altra ho paura di risultare
terribilmente OOC. Mah.
Comunque, avevo una mezza mezza idea di trasformare i capitoli in una
sorta di raccolta, di cambiare soltanto dei pezzi fondamentali, che
abbiano una rilevanza e soprattutto delle differenze rispetto
all'originale (esempio: l'incontro fra Light ed L). Che ne dite?
Così sarebbero meno noiosi da leggere e meno faticosi da
scrivere. ^-^
Ditemi voi, perchè sono in serio dubbio.
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate, e... basta. Vi ho rubato fin
troppo tempo!
Lucy
|
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Capitolo 5 *** Strategia. ***
episode 5
V.
STRATEGIA
E' finita, è andata. Ce l'ho fatta.
La cruda esultanza che la colmava interamente, rendendo però
il suo
corpo piacevolmente leggero ed energico, urlava e si dimenava contro la
sua pelle. Era difficile, per Light, impedirle di manifestarsi nei suoi
gesti e movimenti. Però indispensabile, perciò
cercò in ogni modo di
appesantire e frenare il suo passo baldanzoso, di dipingersi in volto
lo stordimento e l'incapacità di realizzare l'accaduto come
ogni altro
passeggero. Al suo fianco, Yuji gracchiava "cazzo" e fissava un punto
imprecisato sul terreno, con occhi svuotati dall'angoscia. Light non
sopportava tanta debolezza d'animo, tanta instabilità di
nervi.
Determinava spietata un individuo troppo fragile per la brusca rudezza
di sangue del mondo.
E' andata, ci sono
riuscita. E andato tutto bene. Ho vinto. L'euforia
era inebriante, ma si affrettò a correggersi con severa
prudenza. No,
non aveva vinto, nonostante tutte le carte a sua disposizione. L era
ancora alle sue tracce, famelicamente affamato della sua prima
distrazione: la preda è davvero perduta solo quando si
convince di non
essere più braccata. Mai abbassare la guardia. La sua vita
era divenuta
una giungla in cui sopravvivere, in cui vigevano quindi le stesse
leggi. Gli errori non erano tollerati, la mente del suo avversario le
era sconosciuta e avrebbe potuto rivelarsi un'arma molto peggiore di
quanto temesse. Proprio quella mancanza di conoscenza la inquietava,
quel vuoto senza etichetta, da cui non sapeva come difendersi. Fare il
suo meglio erano le sole barriere che per ora poteva erigere contro di
lui.
Ormai la strada era sfollata, poichè i soccorsi avevano
delimitato la zona con dei nastri a strisce e i passeggeri dell'autobus
si erano affrettati a dileguarsi, nella speranza di dimenticare tutto.
La ragazza serrò gli occhi, disturbata dal pallore slavato
di un cielo scolorito.
-Scusa.- Una voce maschile le giunse alla sua destra, cortese ed
esitante. Pensò che intuire ciò che avrebbe
chiesto era
talmente semplice che non c'era nemmeno il gusto della
curiosità.
-Sì?- Si voltò, fingendo impeccabile la
precipitazione di
chi viene riscosso dai suoi pensieri. Nelle iridi castane
ingenuità, ma misurata.
Raye Penber parlò in fretta, a bassa voce. -A dire il vero,
mi
trovo in Giappone per svolgere delle indagini top secret. Nemmeno la
polizia giapponese ne è al corrente, quindi...-
Incerto, si arrestò. Il tono non riuscì ad
assestarsi,
impedito dalla consapevolezza di stare per chiedere qualcosa di
inusuale, che suonava quasi sbagliato.
Light sorrise costringendo le labbra, senza che gli occhi impassibili
ne fossero contagiati.
-Ho capito. Non dirò a nessuno di averla incontrata, nemmeno
a mio padre.-
Raye Penber indugiò qualche istante a fissarla, incapace di
ringraziarla o dare ulteriori spiegazioni. Era così
evidentemente a disagio che la ragazza s'incredulì, nel
vedere
quanta poca abilità nel mascherare sè stesso
avesse un
agente dell'FBI.
-Bene. Allora vado.- Accennò una corsa, seguito dallo
svolazzare
del suo cappotto grigio. Light lo seguì con lo sguardo,
divertita ed impietosita insieme nel vedere quell'uomo impacciato
già finito. Un morto che camminava.
Era andato tutto perfettamente, come un atto di teatro orchestrato da
lei stessa. Era ovvio che non sarebbe stato prudente fare
sapere alla polizia che era stata su quell'autobus... L lo
sarebbe
venuto a sapere, altrimenti, e avrebbe notato la non troppo casuale
coincidenza.
L'agente non nutriva sospetti nei suoi confronti, quasi sicuramente, e
non avrebbe avuto comunque alcuna prova, sicuramente e basta. E come
ricollegare una morte per incidente stradale a Kira?
Si permise un sorriso sornione e ferocemente soddisfatto. Sottile,
però, semplice da cancellare. Non era ancora scoccata l'ora
di
sorridere.
-Vieni, andiamo.- Light si accorse che Yuji era sceso dall'autobus,
quasi barcollante. Non sembrava del tutto sicuro sulle gambe ed era
bianco come un lenzuolo. Patetico.
Immaginò le avrebbe chiesto cosa le aveva detto
l'agente dell'FBI, invece si limitò a deglutire. -Tutto
okay?-
-Tu non molto! Forse è meglio se ti accompagno a casa.-
Annoiata, dimenticato ogni interesse per quell'alibi che era stata
costretta ad affibbiarsi, fermò un taxi di passaggio e vi
infilò dentro Yuji. Il suo era il comportamento di un
bambino
stufo del vecchio giocattolo, deciso a disfarsene alla svelta.
Morto che cammina,
pensò pigra. Ecco
cosa sei, Raye Penber.
Quando la maniglia scivolò in basso e la porta
s'aprì con
un arrendevole schiocco, Raye Penber riuscì ad avvertire una
sensazione di tenue sollievo. Tutta l'ansia del pomeriggio, che gli si
era raggrumata nel petto in un blocco d'insofferente paranoia, si
dileguò parzialmente mettendo a tecere l'impulso
irrefrenabile
di guardarsi le spalle.
Aveva sudato freddo, quel giorno, se l'era proprio vista brutta. Ma
tutto era andato per il meglio, nonostante l'inquietudine leggera che
rovinava la perfezione della sua serenità, insistendo nel
sussurrargli che era accaduto qualcosa di terribilmente sbagliato in
quell'orrendo quarto d'ora. Qualcosa di più sbagliato del
dirottamento di una autobus e la morte accidentale di un criminale.
-Bentornato.-
Non appena la porta si socchiuse, gli giunse un saluto allegro.
Naosuke,
seduto su un divano in una strana posizione rigida, aveva subito
sollevato gli occhi scuri dal giornale che stava leggendo. Il suo
sorriso era rinfrancante.
-Grazie...- sbuffò Raye. -Finalmente a casa.-
Le tende di pesante stoffa blu erano dischiuse, la luce del tramonto
fendeva con raggi pigri e indolenti il buio della stanza. Il
davanzale in granito, colpito in pieno, splendeva preziosamente
d'avorio. Nonostante quella radiosa intrusione la stanza d'albergo
rimaneva vittima d'una penombra poco riposante, quasi tormentata. Le
pareti turchesi ne erano ingrigite, il tavolino d'acciaio era obbligato
a riflettere il buio e appariva opaco. C'era qualcosa di tetro,
riflettè Raye.
Di sbagliato. Cacciò subito quell'idea dalla testa.
Distratto, gettò la giacca sul suo letto e il suo corpo su
una poltrona di fronte a quella di Naosuke.
-Accidenti, che sospiro.- Con il suo solito intuito, il ragazzo
sondò l'espressione stravolta di Raye. -E' successo
qualcosa?-
-Sì. Mi sono imbattuto nel dirottamento di un autobus.-
bofonchiò aggrottando le sopracciglia, mentre allentava il
nodo
della cravatta.
Prevedendo il desiderio dell'amico, Naosuke si alzò e
raggiunse il piano cottura. -Un dirottamento?! Davvero?!-
-Il tizio che due giorni fa a cercato di rapinare una banca, questa
volta ha dirottato un autobus. Ormai nemmeno il Giappone è
un
paese sicuro.- commentò con una smorfia di disappunto.
L'altro lo fissò in silenzio per qualche istante. -E tu...
eri su quell'autobus.-
-Sì. Ma alla fine il dirottatore è fuggito
spaventato, ed
è stato investito da un'auto.- spiegò Raye
laconico.
-Questo vuol dire... che è morto?- Naosuke rimaneva di
spalle, la
voce cauta. L'amico si chiese perplesso dove volesse arrivare,
visto che più che stupito appariva sospettoso. Quasi...
sì, quasi stesse per formulare un'ipotesi delle sue.
-Almeno così sembra.- Abbassò il capo. -Non ho
avuto il tempo di restare a verificare.-
-Senti, Raye.- Naosuke gli si avvicinò, con due bottiglie di
birra
stappate ancora avvolte dalla condensa, ma un tono così
vibrante
d'ansia che Raye non potè altro che sollevare la testa. -Sei
proprio sicuro che si sia trattato di un caso?- I suoi occhi grigi e
penetranti lo fissavano con una serietà allarmante.
-Che vuoi dire?- ribattè perplesso.
-Tu ti trovavi su quell'autobus perchè stavi pedinando
qualcuno,
giusto? E proprio lì è quasi certamente morto un
criminale. Non credi che forse...-
-Senti.- lo interruppe brusco. -So benissimo che in passato eri un
eccellente detective dell'FBI, ma ora non sei più un agente,
Naosuke.-
La sua voce suonava tagliente, quasi scortese. -Ho acconsentito a farti
venire con me solo per salutare i tuoi genitori. E a patto che non ti
intromettessi per nessun motivo nel caso Kira e non facessi nulla di
stupido.-
Il ragazzo annuì con la testa, quasi tristemente. -Lo so,
Raye. Scusa, è l'abitudine.-
Raye finalmente sorrise stanco, sciogliendo la tensione che gravava nei
suoi lineamenti. -No, scusami tu. Non è niente.- rispose con
più affabilità. -Dico così solo
perchè ti
sono affezionato, e ho promesso alla zia che non ti sarebbe accaduto
nulla di male... che non avresti corso rischi. Sono la tua guardia del
corpo, capisci?- scherzò.
Anche Naosuke sorrise flebilmente, nonostante l'inquietudine
ispiratogli dal
racconto di Raye non l'avesse abbandonato. C'era ancora lo strano
timore profetico d'un gatto che fiuta il temporale, nei suoi occhi.
-Se vuoi rimuginare su qualcosa, pensa a cosa possiamo procurarci per
cena.- Le risate dei cugini riempirono la stanza, illuminandola. -Ehi,
sto morendo di
fame!-
Il computer trillò, lo schermo prese vita nel buio.
-L.-
Strappò il suo volto alla prepotenza
dell'oscurità,
voltandosi verso la fonte di luce. Attese il messaggio ad occhi
socchiusi.
-Un altro detenuto ha lasciato un messaggio, prima di morire.-
Intrecci complessi di parole e sillabe inondarono la sua mente, in un
labirinto di segreti e indovinelli echeggianti di risatine di scherno.
-Mandami l'immagine.- L'ordine spirò nell'aria viziata.
Iniziava a fare caldo.
Sullo schermo comparve un pezzo di carta, l'ennesima sfida traboccante
di invisibile e lampante arroganza, l'ennesima risposta irriconducibile
a qualsiasi domanda che avrebbe potuto porre. Parole facili, nero su
bianco, in un'innocenza contaminata.
-Gli Shinigami.- sussurrò. Collegare, unire, completare. Un
puzzle da comporre senza sapere il soggetto. -L _ lo sai che_
gli
Shinigami.-
Gradino per raggiungere la verità o trappola per sprofondare
nella confusione di sentieri deserti.
-Kira, stai forse cercando di dirmi che esistono gli Shinigami?-
L'importante era divertirsi, inutile prendere Kira troppo sul serio.
Aprire la mente ed accettare ogni impulso.
-Ascolta, Watari. Dì alla polizia di tenere gli occhi
puntati
sulle prigioni, perchè potrebbero arrivare altri messaggi
dai
carcerati.-
-Ricevuto.-
Sorrise eccitata. Su,
avanti, vuoi tenermi sulle spine proprio alla fine della storia?
-Liiight! Ehi Light, ascoltami, accidentaccio!-
Ryuk tentava di tenere il passo della ragazza davanti a lui, senza
riuscirci granchè. -Ehi... mi vuoi ascoltare?!-
Light lasciava oscillare la borsa avanti ed indietro, camminando svelta
fra la folla, con un sorriso pensieroso in volto. I capelli erano
legati in una coda bassa, che le carezzava la schiena.
-Dimmi, caro Ryuk.-
Un giorno sono un
demente e quello dopo il caro Ryuk, pensò lo
Shinigami scuotendo il capo con disapprovazione. E' proprio vero ciò
che dicono: le donne sono lunatiche...
-Stamattina non hai detto che avresti ucciso quell'agente dell'FBI?-
chiese.
Light schivava con agilità le persone, insinuandosi in
quella
calca impossibile. Fu costretta a smettere di dondolare la borsa, per
paura di farla finire negli stinchi di qualcuno.
-Esattamente, ho detto così.- confermò allegra,
raggiungendo una parete di mattoni rossi e posizionandovisi davanti.
-Hai intenzione di ucciderlo qui? Con tutta questa gente?- si
sbalordì Ryuk, perplesso.
La ragazza fece cenno di diniego, soddisfatta. -Come al solito non hai
intuito i miei piani. Adesso vedrai.-
Certo che non li ho
intuiti! Ti inventi cose dell'altro mondo! stava per
ribattere il dio della morte, ma poi decise che forse era meglio
rimanere "il caro Ryuk" che tornare il demente.
-Posso farti un'altra domanda?-
Light alzò gli occhi al cielo. -E quando mai ti freni dal
farmele?!-
-Perchè ti sei fermata qui? Proprio qui?-
-Non c'è niente di specificatamente importante qui.- Lei
scrollò le spalle. -Devo aspettare che arrivi il tizio.-
Ryuk iniziava a non capirci più un tubo. -Vuol dire che
avete un appuntamento?-
Light lo guardò di storto. -Sì, certo! Una
sospettata che
invita il suo pedinatore sconosciuto a mangiare il gelato! Sei proprio
fissato, con questi appuntamenti.- commentò sbuffando.
-Sei sicura che arriverà?- domandò ancora lo
Shinigami,
guardando a destra e sinistra. -Sarà un'impresa vederlo, in
questo andirivieni.-
-Non preoccuparti.- lo rassicurò Light. -In fondo, ora, noi
siamo solo spettatori. Assistiamo alla realizzazione del mio
piano. Così ti divertirai, no?-
Il dio della morte taque, arrendendosi. Avrebbe dovuto aspettare
l'arrivo di Raye Penber per capire cosa aveva combinato la ragazza.
Sarebbe parso strano, a chiunque avesse avuto modo di notarlo, il fatto
che lei comunicasse con un interlocutore apparentemente inesistente.
Proprio per questo Light aveva ideato l'ennesima astuzia: tenere il
telefonino all'orecchio, così che sentirla parlare non
destasse
l'attenzione di nessuno. Ryuk era soddisfatto, perchè
così poteva chiacchierare quando gli pareva... lei invece si
stava già pentendo, dato che le toccava rovistare nella
borsa
alla ricerca del cellulare ogni dieci secondi (per comodità,
aveva optato per tenerlo nella tasca del giubbotto).
-Senti, Light...- iniziò Ryuk, titubante, ondeggiando.
Light strinse i denti, afferrando il telefono e sbattendoselo contro la
tempia. -Cosa, che c'è adesso?!-
-Se Raye Penber morirà in questa zona, rimanere nelle
vicinanze non è pericoloso per te?-
Accennò un sorriso. -Che affermazione arguta, Ryuk.-
Lo Shinigami ghignò compiaciuto. -Non posso credere che tu
non ci abbia pensato.-
-Hai ragione, infatti ci ho pensato.-
-Aargh. Uffa.- si lagnò il dio della morte, abbattuto. Light
sollevò il mento, inspirando appena l'odore di tabacco e
profumo
femminile di cui l'aria era impregnata.
-No, non è un rischio eccessivo... Non finchè non
ci
sarà nessuno disposto a notarmi o telecamere a riprendermi.
Tutto sotto controllo.-
-Come sempre.- concordò Ryuk vivacemente. E' proprio intenzionata a non
farsi mai prendere alla sprovvista, eh? Che caratterino...
Lo sguardo rapido e capace di Light intercettò
ciò
che stava cercando e ne seguì brevemente lo spostamento, per
accertarsi che davvero di lui si trattasse. Sgranò le
pupille,
pervasa da una scarica di adrenalina.
-Eccolo! Avanti, andiamo.- esclamò, riponendo il cellulare.
-Dove?- intervenne Ryuk impaziente. Lei si limitò ad
indirizzargli un discreto cenno di fare silenzio.
Light lasciò che la calca di gente la investisse e
travolgesse,
per poi seguire il flusso pronto a condurla sulle tracce di Raye
Penber.
-Pensa un po' che buffo: prima ti pedinava lui, ora è
pedinato
da te!- ridacchiò lo Shinigami, ricevendo solo indifferenza
risoluta.
La figura grigia dell'uomo si fermò davanti alle porte di un
treno, finchè non si aprirono e la folla non
affluì
all'interno. Anche Light vi entrò, senza fretta, evitando di
ostentare una determinata espressione e limitandosi a guardare
ciò che le si presentava davanti. Raye Penber aveva preso
posto
in fondo a sinistra, esattamente nel sedile su cui avrebbe dovuto
sedersi.
Esasperata dall'espressione di totale smarrimento di Ryuk, Light
estrasse dalla borsa un manuale di matematica e l'aprì con
discrezione. Sistemato all'interno, vi era il Death Note.
Il dio della morte si librò nell'aria, in alto, in modo da
potere leggere da sopra. Cominciò, ad alta voce.
-Raye Penber. Alle ore
2: 50 sale
sul treno della linea Yamanote, sedendosi nel sedile 47 del terzo
vagone. Dopo sette minuti, prende la busta che trova sotto il sedile.
Ne estrae il contenuto. Prende il primo foglio e scrive il nome del suo
superiore nella prima casella in alto. Uh, e sta facendo
quello che c'è scritto?- si stupì.
Light sorrise e lo indicò con il capo: l'agente dell'FBI si
chinò, come assalito da un'ispirazione, e la sua mano
trovò la busta. Prese il foglio, scarabocchiò un
nome.
Poi attese.
-Il foglio è del Death Note, vero?- chiese Ryuk ghignando.
Light prese una matita e scrisse, nel margine del libro di matematica.
"Sì, c'è un foglio sovrapposto a quello del
quaderno
della morte (con delle fessure) per nascondere le cause. E non
solo. Visto che Penber non può conoscere nome e
volto degli
altri agenti dell'FBI, ho scritto che il suo superiore
morirà
dopo aver inviato a tutti gli agenti un file con, appunto, nomi e
volti."
-Ahah, molto astuta come al solito, Light.- la lodò allegro.
Raye Penber aprì la tracolla che portava con sè,
a quel punto, e
accese il computer portatile al suo interno. S'udì un bip.
-Gli arriva una mail con
un documento
riguardante gli agenti dell'FBI in Giappone. Dopo aver guardato bene i
volti, scrive i loro nomi in successione nelle caselle rimaste.-
Raye Penber, alternando lo sguardo dallo schermo del pc al
foglio, pareva stare ubbidendo.
Light adorava quella sensazione di
potere, di padronanza della situazione; invece non sopportava perdere
il controllo della scacchiera, essere sopraffatta dalle mosse
dell'avversario. Temeva L, temeva il suo acume, e ciò la
rendeva
cauta fino all'ossessione. L'idea di una punizione la uccideva, le
consumava le ossa fino al midollo, le deteriorava le carni e ribolliva
il sangue: paura, semplice paura dell'inevitabilità. Non
avrebbe
potuto fuggire per sempre, per cui doveva convertire il mondo alla sua
religione. Al momento stava agendo nell'ombra, ma presto Kira avrebbe
occupato il trono che le spettava ormai di diritto.
Gli agenti dell'FBI erano innocenti, indubbiamente, ed ucciderli la
faceva stare male. Però non avrebbero dovuto intralciare la
sua
strada, opponendosi e dichiarandole apertamente ostilità.
Inoltre, la loro semplice esistenza la inquietava. Voleva sicurezza, e
se la sarebbe procurata.
Ecco, pensò Light con stizza. Adesso L avrebbe capito che
tipo di ragazza era la regina del nuovo mondo.
-Rimette il foglio nella
busta e la ripone sotto il sedile, com'era prima. Dopo altri
sette minuti, scende.-
Ryuk arrestò ancora la lettura, intento a
guardare l'uomo
con i tondi occhi rossastri. Raye Penber scrisse un nome in fondo al
foglio, poi lo infilò nella busta. La chiuse.
-Che malvagia, Light! L'hai spremuto come un limone.-
commentò
lo Shinigami. -Allora ecco perchè stamattina alle cinque sei
salita sulla metropolitana... per nascondere quella! Mah, io non so
come certe idee ti vengano in mente.- concluse, grattandosi il capo.
Light non rispose e chiuse il libro di matematica, prendendo invece una
rivista. L'aprì ad una pagina qualsiasi e vi
concentrò lo
sguardo, nonostante la sua attenzione svincolasse senza pace.
I sette minuti rintoccarono con fin troppa lentezza. Finalmente
l'orologio da polso di Light lasciò che la lancetta dei
minuti
scivolasse a segnare la fine della storia.
Raye Penber si alzò, con occhi vacui di volontà,
e le
porte scorrevoli non gli impedirono il passaggio. Non ebbe il tempo di
andare molto lontano, però: aveva fatto appena un passo,
quando
strabuzzò gli occhi e si portò una mano al petto,
il
volto deformato da un dolore improvviso e fatale.
-Muore per arresto
cardiaco alle 3: 10, tre secondi dopo essere sceso dal treno.- Ryuk
recitò l'ultima frase scritta sul Death Note, con un sorriso
ampio. -Incredibile: te la sei cavata anche questa volta.-
Light si alzò e raggiunse le porte in procinto di chiudersi.
Si
limitò a fissare gli occhi stravolti dell'agente,
già a
terra, con un sorriso dolce.
Raye Penber schiuse le labbra atterrito in un'ultima espressione
d'orrore. Forse aveva capito, forse no.
Ma Light non l'avrebbe scoperto mai. Mentre una folla si radunava
attorno all'ormai cadavere dell'uomo il treno ripartì con
uno
stridio prolungato, che echeggiò nella galleria come una
melodia
funebre.
-...morti tutti per arresto cardiaco. E' stato Kira, non c'è
altra spiegazione. Perdonami, L, ma a questo punto l'FBI abbandona le
indagini in Giappone.-
Bipbip. Il brusìo non accennava ad assopirsi.
-Ora è in linea la sovraintendente Yagami.-
annunciò Watari nervosamente.
-L, ho appena parlato con il capo dell'FBI. Mi ha detto che gli hai
chiesto di inviare degli agenti in Giappone a indagare su tutti coloro
che in qualche modo possano avere a che fare con noi del quartier
generale.-
Non sopportava, lei, tutto quell'affollarsi di voci e confusione
indistinta. Sembrava che ogni singola persona sulla faccia della Terra
avesse qualcosa da ridire su ciò che lei aveva detto o
fatto, e
ci tenesse particolarmente a renderglielo noto in quell'istante.
Rancore, sconfitta, fastidio: solo malumore insisteva nelle sue
orecchie.
-Esatto.- sillabò annoiata.
-Sospetti forse di noi?!- Nella voce della donna, una rabbia trattenuta
a stento.
-Ho ritenuto che fosse necessario per scoprire l'identità di
Kira.-
Forse era lei, ad essere di malumore. Più di tutto il mondo
intero messo insieme. Kira stava ridendo, da qualche parte nel Kanto.
Soltanto l'idea che fosse pervaso dall'allegria risultava sgradevole
come sale sulla lingua. Nauseante, oscena e sbagliata. Uomini morti,
pedine spezzate, potere ostentato.
Voleva vomitare.
La infastidiva, Kira, e molto. Provava così tanto fastidio
che magari avrebbe iniziato ad odiarlo.
-Non sono d'accordo.- Ancora quel ronzìo scomodo, quelle
lamentele imperterrite e così aspre. -Mettere delle spie
alle
nostre costole?! Non siamo forse alleati?!-
L sospirò. Parlare, parlare. Troppo semplice per non farlo a
sproposito.
Non capivano. Non capivano niente. Non capivano lei, e tanto bastava.
Però di una cosa era sicura: al quartier generale,
ci aveva
messo molto poco per smettere di essere la grande L. Anche meno di
quanto immaginasse.
Bipbip. Chi ancora voleva strepitare in quel piccolo microfono?
Annuncio di Watari. -C'è un'altra vittima che ha lasciato un
messaggio.-
La sua testa si voltò di scatto, con uno
scricchiolìo
minaccioso. Concitata si inginocchiò davanti al portatile,
intingendo le guance smagrite e ceree nella luce biancastra.
L_ lo sai che_ gli Shinigami
L, lo sai che gli
Shinigami...
_mangiano solo mele?
... mangiano solo mele?
Solo mele solo mele solo mele solo mele.
-Bastardo.- bofonchiò lei.
Sanzo, da sopra il suo gelato alla panna, lanciò un'occhiata
indagatrice alla donna seduta di fronte a lui.
-Cos’è questa storia della riunione di famiglia?-
Non era certo un'abitudine della famiglia Yagami, in effetti. Ogni
componente di essa era sempre stato troppo impegnato, e nessuno ne
sentiva il bisogno. Mantenevano, in un certo senso, un rigido contegno
quando si trattava delle rispettive vite, perciò non erano
abituati a discuterne insieme. Diciamo che ognuno tendeva a starsene
per
i fatti propri.
Invece quella sera aleggiava una strana atmosfera, tesa e
imprevedibile, quasi come se un cavo d'acciaio iniziasse a cigolare
minacciosamente e ad assottigliarsi.
La luce giallastra della cucina si infrangeva e spandeva a profusione
sul tavolo, schizzando le pareti e le guance dei presenti. La sera era
buia ed inquieta dietro le tende, un vento tagliente fischiava
sottovoce sfiorando i vetri.
Light fissava la così tanto insolita difficoltà
della
madre su quei lineamenti forti e rigidi, più che consapevole
di
cosa avrebbe dovuto dire e di che cosa la tratteneva. Ma i suoi occhi
erano vetro e non riflettevano nulla, se non quella luce gialla.
La sovraintendente Yagami sospirò leggermente, appoggiando i
gomiti sul tavolo. Non sapeva che reazioni avrebbe scatenato la notizia
in famiglia, ma quello di cui era certa era che non avrebbe avuto la
forza di sostenere ulteriori proteste.
-Inutile
nasconderlo, prima o poi lo scoprireste, quindi preferisco dirvelo. In
questo momento mi trovo io al comando del quartier generale per le
indagini sul caso Kira.- annunciò, quasi sfidando qualcuno a
ribattere. Sanzo battè le palpebre, ingenuamente stupito.
-Ma è incredibile! Complimenti, mamma! Sei veramente in
gamba.-
Un sorriso euforico e infantile si allargò sul suo viso. -E'
una
vera figata.-
La sovraintendente lo fulminò con lo sguardo per zittirlo,
un lampo sulle lenti degli occhiali.
-Non
sono ancora arrivata al punto.- Fece una pausa, osservando quei volti
in attesa, sospesi e curiosi e ancora inconsapevoli. Provò
la
tentazione devastante e prepotente, come un'onda anomala nella sua
mente razionale, di scappare da quella cucina e dimenticarsi del caso
per cui avrebbe potuto rimettere la vita. Ma le motivazioni e
gli
ideali che la incitavano ripresero il controllo su di lei. -Il fatto
è che ieri sono morti ben
dodici agenti dell’FBI, venuti in Giappone soltanto per
scovare
Kira.- ammise con amarezza, liberandosi in fretta (ma non senza
soffrire) di quel macigno.
Le espressioni mutarono e si distorsero in sconcertata
incredulità.
-E tu pensi che possa averli uccisi lui?- Al contrario degli altri due,
Light era l'unica a non essere ferita dalla notizia, capace di
mantenere una lucidità oggettiva e imperturbabile.
-Eh?!- Sanzo fissò sconvolto e spaurito la madre.
-Il
mio timore è che Kira uccida tutti coloro che in qualche
modo
tentano
di catturarlo. Si tratta di un criminale senza precedenti.- Yagami
lasciò scivolare il capo fra le mani, massaggiando poi le
tempie
con le dita. -Molti dei
miei uomini stanno abbandonando il caso.-
-E allora rinuncia! Non voglio che tu muoia!- Il figlio si
allungò sul tavolo e vi battè i palmi contro, con
energia. Una nota di stridulo panico storniva la sua voce.
Il marito prese una mano della moglie fra le sue. -Ha ragione, tesoro.
La vita è più importante della carriera. Non devi
essere
imprudente, pensa ai ragazzi...-
-No, non ho intenzione di abbandonare né ora né
mai
questo caso. Non mi piegherò di fronte al male.-
sbottò
la sovraintendente con ostinazione, sollevando il mento e lo sguardo
splendente.
-Ma… mamma…- balbettò Sanzo, senza
sapere cosa dire.
-Cara, ripensaci!- esordì il marito con decisione.
Light, dal canto suo, la guardò. Non una sola parola di
rimprovero o di cantilenante protesta uscì dalle sue labbra.
Si
alzò in piedi.
-Sono fiera di te, mamma. E se mai dovesse succederti qualcosa, ti
giuro che…- Si voltò, accostata allo stipite
della porta.
-...sarò io stessa a mandare Kira sulla forca.-
La sovraintendente si chiese quanto quella figlia d'acciaio, che le
assomigliava troppo, sarebbe stata scalfita dal destino a cui si era
promessa. La lasciò andare senza parlare.
La sovraintendente Yagami esaminò l'ufficio con sguardo
circospetto, quasi in cerca di qualcuno che potesse esserle sfuggito,
ma infine dovette arrendersi all'evidenza che le si presentava davanti.
Ogni volta che le capitava di sfiorarla con un'occhiata, Matsuda
sorrideva raggiante e sgaia nella sua direzione.
-Solo
cinque, dunque. Me compresa siamo in sei.- Abbassò gli occhi
sulla superficie della scrivania, sperando di avere nascosto bene la
sua delusione. -Pazienza, significa che ci sono ben sei uomini disposti
a rischiare la
vita per combattere il crimine.- concluse.
-Con un senso della giustizia forte come il vostro, non posso che avere
fiducia in voi.- La solita voce gracchiante si intromise nella
conversazione. Il computer di L era sistemato su un tavolo, la famosa
lettera gotica troneggiava sullo schermo. Di fianco sedeva la
silenziosa e composta figura di Watari, sempre avvolta da un
impermeabile e un largo cappello nero.
-Un momento, però.- Aizawa si alzò in piedi.
Aveva una
nuvola di vaporosi riccioli castani, la sua carnagione era appena
olivastra e gli occhi serrati in un'espressione sospettosa e ostile. -L
avrà anche fiducia in noi, ma adesso siamo noi che non ci
fidiamo di lui!-
-L,
noi qui presenti abbiamo deciso di catturare Kira a tutti i costi, e tu
dovresti sapere bene quanti rischi comporta la nostra scelta.- Un uomo
dai corti capelli neri e gli occhi accigliati, di nome Ide, parve
d'accordo.
-Eppure non fai altro che darci ordini, senza mai mostrarti in volto.-
rincarò Aizawa infastidita. -Come possiamo lavorare, e
soprattutto fidarci di una persona così?!-
La sovraintendente Yagami era esausta di quella situazione e, in un
certo senso, trovava ragionevoli le proteste dei colleghi.
-L…
ascoltami per favore. Se anche tu come noi intendi catturare Kira e
confidi in un’assoluta collaborazione, perchè non
vieni
qui con noi al
quartier generale?- propose.
-Come vi ho detto poco fa, io ho molta fiducia in voi.-
sussurrò la voce di L.
Sul computer iniziarono ad apparire caselle e documenti bianchi, su cui
venivano digitate poco per volta delle lettere. In breve, indirizzi ed
indicazioni presero forma.
Gli agenti della polizia giapponese fissarono basiti lo schermo,
rendendosi conto che quella era la chiave che L forniva loro per
raggiungerlo.
Era ormai sera, e fuori dal quartier generale della polizia il freddo
cominciava a farsi sentire, sempre più insistente.
-Perché
proprio adesso che siamo rimasti in sei…- mormorò
Ide,
nemmeno lui sicuro di starsi rivolgendo a qualcuno. - Se fino a questo
momento L è
riuscito a risolvere tutti quei casi da solo, potrebbe anche continuare
a fare a meno di noi. Voi li conoscete, i suoi trucchetti. E se ci
trovassimo davanti ad una persona che si spaccia per lui?-
ipotizzò freddamente.
Aizawa ci pensò su, le braccia conserte contro la giacca del
tailleur. -Un’altra persona… beh, può
darsi.-
ammise.
-Io… io però mi fido di lui.- Matsuda fece
timidamente un
passo avanti, intromettendosi nella conversazione, le trecce corvine a
dondolare avanti ed indietro. -E poi, secondo
me, abbiamo bisogno del suo aiuto per risolvere questo caso.-
-Anche secondo me.- annuì Mogi.
La sovraintendente si trovava di spalle, le braccia dietro la
schiena, guardava le stelle affogate nel cielo buio e mai
così lontano.
-L ha ammesso fin dall’inizio, che per risolvere questo caso
aveva
bisogno del sostegno della polizia. Vediamola in maniera diversa. E se
L avesse aspettato questo momento?-
-Che cosa? Questo momento?- Matsuda sgranò gli occhi, in
attesa di spiegazioni.
-Fin
dal principio, all’interno del quartier generale, stava gente
che
dubitava di lui. Poco alla volta molti di loro hanno dato le proprie
dimissioni. In una situazione del genere, come poteva L offrirci la
sua piena fiducia?- chiarì la donna, voltandosi verso i
colleghi.
-Quindi… aspettava che rimanessero solo gli
agenti disposti ad affrontare il crimine senza timore di morire e che
in più… si fidassero di lui?- si stupì
Matsuda,
felice di avere capito come erano andate le cose (e soprattutto un po'
compiaciuta di fare parte di questa cerchia di persone).
-Già.- confermò la sovraintendente.
-Comunque sia, se vi alleate con L, io me ne vado.- affermò
uno degli agenti, allontanandosi.
-Invece io mi fido di L, e farò il possibile per
collaborare.- ribattè Ukita, un agente di piccola statura.
Anche Aizawa era d'accordo. -Sì,
anch’io.-
Yagami annuì con la testa, abbracciando con lo sguardo
quella che sarebbe stata la sua nuova squadra.
La sua figura appariva quasi sbagliata -troppo buia e troppo storta- in
quella linda e graziosa camera d'albergo. I suoi piedi nudi erano
affondati in un tappeto giallo e rosa.
La grande vetrata spalancata sulla città in fermento la
rifletteva appena, con colori pallidi e leggeri.
Kira…
immagino che a questo punto ognuno di noi si sia avvicinato
all’altra
in egual misura. E va bene, per la prima volta
mostrerò ad altre
persone il mio volto.
Se in qualche modo tu dovessi venirlo a sapere,
sono sicuro che ti faresti avanti. E io non aspetto altro. Sorrise
alla sè nello specchio, quasi avessero un segreto che nessun
altro poteva sapere. Vieni
qui, Kira, vieni da me. Da bravo.
Se ti farai vedere, giocare insieme sarà ancora
più divertente. Fu
distratta da un rumore di passi all'esterno, nel corridoio: si
voltò, nuovamente seria, pronta ad incontrare i suoi ospiti.
Note dell'Autrice: Non so se avete idea di cosa sia stato scrivere
questo capitolo. E' enorme. ç.ç Però
non sono
riuscita a tagliare niente!
Inizialmente pensavo di tagliare tutta la storia
Naomi-Misora-e-compagnia-cantanti, ma poi ho capito che era troppo
importante. Già qui compare, infatti.
Sì, lo so, Naosuke è un nome proprio orribile, ma
cercavo
uno che assomigliasse a Naomi (che tra l'altro in Giappone
può
essere anche da maschio... però l'ho cambiato lo stesso).
Visto che ho lasciato Raye Penber uomo (altrimenti iniziano ad esserci
davvero troppe donne!) ho pensato di rendere Raye e Naosuke... cugini.
Se li guardate bene, si assomigliano fisicamente un sacco!
Per quanto riguarda la questione della morte di Penber, assolutamente
la Light ragazza non sarebbe andata lì a dirgli -Ehi sono
Kira,
fai quello che ti dico o ti ammazzo!-, lo trovo piuttosto imprudente.
Chissà perchè Light ragazzo non ha usato
direttamente il
quaderno, come ho scritto io qui. Sarebbe stato molto meno pericoloso,
no?
Se mi è sfuggita qualche regola del quaderno che impedisce
quanto ho scritto, chiedo venia.
Anche nel quartier generale ho mantenuto qualcuno di insignificante
uomo (tipo Ide... povero Ide! XD ) tanto perchè altrimenti
sarebbe poco credibile.
Fine! Nient'altro da aggiungere. Grazie mille per avere letto questo
capitolo infinito e spero recensirete!
Lucy
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