Like Autumn Leaves - Come foglie d'autunno

di AngelWithoutWings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Moments, Feelings, Emotions, Love, Pain... ***
Capitolo 2: *** The Mysterious & The Dear Boy ***
Capitolo 3: *** Schanty ***
Capitolo 4: *** Happy Birthday Hayley! ***



Capitolo 1
*** Moments, Feelings, Emotions, Love, Pain... ***


Moments, Feelings, Emotions, Love, Pain...

Ci sono cose che non riusciremo mai a dimenticare.
Momenti. Sentimenti. Emozioni. Amore. Dolore...
Per Hayley tutto questo, poteva essere tranquillamente riassunto in una sola parola.

Daniel.

Non sarebbe mai riuscita a dimenticare la prima volta che l’aveva visto, per esempio.
Il 9 ottobre di un anno prima.

Lei se ne stava seduta a gambe incrociate sulla panchina del parco davanti al College, scarabocchiando come al solito sul suo album, invece di ripassare per l’imminente compito di storia.
Se chiudeva gli occhi, avrebbe potuto ricordare perfettamente l’odore delle foglie bagnate per terra e il fruscio di quelle che svolazzavano, tingendo l’atmosfera autunnale dei caratteristici giallo e arancione.
O meglio, avrebbe potuto immaginare il fruscio di quelle foglie, perché in realtà stava ascoltando la radio dell’università tramite gli auricolari del cellulare. A dirla tutta, aveva anche alzato il volume, perché in quel momento stavano trasmettendo le prime note della sua canzone preferita, Boulevard of Broken Dreams.

Nonostante avesse piovuto parecchio fino a qualche ora prima, la maggior parte delle studentesse aveva deciso di uscire e adesso camminava per i viali di ciottoli del parco, sotto le arcate dei possenti e spogli rami degli alberi secolari; coprendo il naso dietro le sciarpe, reggendo il cappello con le mani per il vento e chiacchierava scalciando le foglie che si accumulavano ai piedi degli alberi, quasi che costituissero il guardrail di quei boulevard. Le sembrava di trovarsi in uno di quegli sfondi pre-impostati di Windows e quell’atmosfera era così suggestiva per un’artista come lei.
Ad Hayley era sempre piaciuto osservare le persone. Forse era per questo che, da più di cinque minuti, ripassava i tratti del viso della stessa figura.
Sospirò, scostandosi la frangia castana, nascondendola dietro l’orecchio.
Fu allora che il suo basco rosso le scivolò dalla testa, sospinto dal vento. Si voltò appena in tempo, acchiappandolo al volo “Preso!”

Strinse la presa, quando il ragazzo dalla felpa grigia alla fine del viale si voltò verso di lei.

Il ritornello della canzone.

Gli occhi del ragazzo, da dietro i ciuffi biondi, incontrarono i suoi.

I brividi che le percorsero tutta la schiena.

Il sorriso che le si espanse timido sul viso, ricambiando quello del ragazzo simultaneamente.

E poi il ritornello era finito.

Un gruppo di ragazzi stava attraversando la strada, nello spazio tra lei e quel ragazzo.

Lo perse di vista.

La batteria e la voce di Billie Joe accompagnarono i battiti accelerati del suo cuore.

Si alzò in piedi, aspettando di vederlo.

La musica si calmò di nuovo.

Il ragazzo se ne era andato.

Salve!

Sì, lo so: è solo il primo capitolo ed è quasi come l'introduzione.
Spero però che vi piaccia, perché mi sto impegnando a scrivere il capitolo seguente.
Come avrete capito, quindi, sono ancora al lavoro, e non so quanto potrei metterci...
Un paio di giorni, spero, non di più!
Nel frattempo mi piacerebbe davvero trovare qualche recensione. Che ne dite?
Un bacio e grazie comunque di aver letto questo capitolo -sperando che vi sia piaciuto!- ;D

 

    

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Capitolo 2
*** The Mysterious & The Dear Boy ***


The Mysterious & The Dear Boy

La campanella risuonava ancora nell’aria.
Il chiacchiericcio delle studentesse, appena uscite da scuola si allontanava sempre di più.
Hayley si sistemò il basco rosso sui boccoli castani scossi dal vento e sorrise inconsciamente ripensando al messaggio che aveva ricevuto in prima ora, sbirciando da dentro l’astuccio.
<< Sono appena tornato. Non ho voglia neanche di disfare le valigie. L’unica cosa di cui sento davvero il bisogno è rivederti.>>
Continuò a camminare trasognata, pensando al viso del suo migliore amico. Le sue lentiggini. I capelli castani scuri perennemente spettinati che gli davano un’aria sbarazzina ma allo stesso tempo tremendamente bello. Gli occhi del colore del miele che si illuminavano ogni volta che le sorrideva. Le sue labbra rosee e il modo in cui si piegavano, lasciando scoprire i denti perfettamente bianchi e una risata sonora. Harry le era mancato in tutti i suoi più piccoli dettagli. Ma adesso, sentendo il cuore che accelerava, le sembrava che non si fossero mai separati.
La bolla di pensieri nella quale era inglobata si ruppe all’improvviso, riportandola alla realtà, non appena mise piede dall’altra parte della strada.
Precipitò nella realtà. E la realtà era che si trovava all’angolo di un alto muro di cemento grigio e squallido, ricoperto di graffiti altrettanto squallidi e tristi.
Il correzionale di fronte alla sua scuola.
Sentì delle voci, poco distanti e si voltò verso la loro direzione. Un gruppetto di ragazzi, con la caratteristica divisa nera, era appostato al cancello, intento a chiacchierare.
Uno però, si era accorto di lei e, con un cenno del capo, la indicò ai suoi amici.
Si portò una mano ai capelli, nascondendone un ciuffo dietro l’orecchio.
Aveva due possibilità: fare la figura della vigliacca e riattraversare la strada o passare davanti a quei ragazzi, pronta a battutine, sguardi indiscreti o chissà cosa.
Sospirò, abbassando il viso. Avrebbe tanto voluto che ci fosse stata una terza possibilità.
“Tranquilla, sono innocui.” Rise qualcuno alle sue spalle.
La sua terza possibilità.
Il suo interlocutore fece un passo avanti, avanzando con le mani in tasca. Si appoggiò con la spalla al muro. Alzò lo sguardo, anche se semi coperto dal cappuccio grigio.
Hayley lo riconobbe subito come il ragazzo che aveva attirato la sua attenzione qualche giorno prima.
Il suo cuore tornò a battere normalmente, rassicurato da un’ondata di calma inspiegabile ma che, ne era certa, era dovuta all’arrivo di quel ragazzo.
“Lo... lo so.” Balbettò. Raccolse tutti i capelli su una sola spalla, in un gesto nervoso.
Il ragazzo levò gli occhi dal gruppetto, puntandoli su di lei. Sorrise divertito e lei si sentì avvampare.
Avrebbe tanto voluto riuscire a vedere i suoi occhi, anche se nemmeno lei riusciva a spiegarsi tutta quella curiosità.
“E’ che non passano molte ragazze da queste parti...” Alzò le spalle, riprendendo a parlare per rendere quella situazione meno imbarazzante. Eppure ad Hayley sembrò che lo avesse fatto per metterla a suo agio e subito dopo si diede della stupida, per ingigantire e fraintendere sempre tutto.
Lo guardò timida e, anche se non poteva vederli, sentiva i suoi occhi sul suo viso.
“La maggior parte preferisce passare per Land Street, anche a costo di allungare terribilmente.”  Indicò con un cenno del capo alla sua destra, la strada. Poi incrociò le braccia al petto, ancora appoggiato alla parete “Le più temerarie, camminano dall’altra parte della strada.”
“E su questo marciapiede?” Lyn infilò le mani in tasca.
Lui rise in un sussurro, creando una nuvoletta di condensa “Nessuna ragazza intelligente, probabilmente.” Indicò con la mano la strada dietro di lei “Per questo nessuno ti giudicherà se ora riattraversi la strada e prosegui per un’altra via.”
“Ma... non sei stato tu a dire che sono innocui?” commentò.
Si meravigliò di se stessa, per aver superato l’ostacolo della timidezza e riservatezza che la bloccava sempre all’inizio delle relazioni con le persone.
Ma non aveva mai incontrato un ragazzo che le infondesse disinvoltura come quello, pensò.
Sorrise sghembo, studiandola interessato e annuì “Eppure, sei ancora qui.”
Hayley arrossì. Si voltò verso il cancello dell’istituto, mordicchiandosi le labbra.
Non poteva saperlo, ma gli occhi del ragazzo si concentrarono su quest’ultime.
Prese un respiro profondo e mosse un passo. Alzò lo sguardo e scoprì che quei tizi la stavano letteralmente aspettando. Abbassò la testa, sconfitta “Perché devono rendere tutto così difficile?”
Sentì di nuovo la risata del ragazzo, ma più vicina.
E poi alle sue narici arrivò un’ondata di profumo di tabacco misto ad un odore dolce, come l’anice. Prima che se ne rendesse conto, si sentì protetta intorno alle spalle. Alzò il viso, trovando il profilo del ragazzo affianco a sé.
Di nuovo, arrossì violentemente, constatando che il suo braccio le circondava le spalle e le sue dita affusolate avevano trovato il laccetto del cappuccio con cui giocare, sulla sua spalla.
Si mossero insieme. Lei si stupì, lui invece continuò a camminare senza mai voltarsi verso di lei.
La sua mano, lasciata lungo i fianchi, sfiorò per la terza volta i jeans del ragazzo. Perciò, preoccupandosi di infastidirlo, la infilò in tasca. Lui sorrise, nascosto dal cappuccio ma fu tradito da un’altra nuvoletta di condensa.
“Ci siamo...” interruppe il silenzio che si era instaurato tra loro dal primo passo, avvicinandosi appena al suo viso, essendo diversi centimetri più alto.
Non che fossero passate ore, ma ogni passo, ogni secondo, per Hayley equivaleva ad una misura di tempo indeterminata.
Annuì, riuscendo ormai a distinguere lo stemma sulla giacca di uno dei ragazzi.
Non alzò di più lo sguardo, non voleva incontrare i loro occhi, anche se si rendeva conto di quanto fosse stupido tutto questo.
Il primo che l’aveva segnalata, si appoggiò con le spalle e la scarpa destra al muro, rivolto verso la strada. Verso di loro.
Chissà perché, ma quel movimento le fece venire i brividi.
D’impulso, alzò la mano destra, intrecciando le sue dita a quelle del ragazzo sulla sua spalla.
Lui non disse niente, l’assecondò semplicemente.
Forse riusciva a capirla? Oh forse l’aveva fatto con molte altre ragazze prima...
Aggrottò le sopracciglia, voltandosi a guardare la sua mano olivastra legata a quella diafana del ragazzo.
Non le era mai successo prima e forse quella strana sensazione alla bocca dello stomaco non era neanche gelosia.
Sapeva solo che l’aura positiva e la calma che gli trasmetteva quel ragazzo era per lei. L’idea che altre ragazze avessero potuto percepirle la infastidì.
I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di una folata di fumo.
Storse il naso, incontrando gli occhi scuri del moro poggiato ai mattoni grigi. Le sorrise, per niente rassicurante.
Il ragazzo strinse la presa sulla sua mano, voltandosi verso il tizio e lo incenerì con lo sguardo, tanto da farlo indietreggiare.
Hayley sorrise arrossendo, mordicchiandosi il labbro.
No. Per qualche ragione, ora era sicura che le attenzioni di quel ragazzo nei suoi confronti, fossero solo per lei. Che lo fossero sempre state e lo sarebbero state in futuro. E questo la faceva sentire protetta e onorata.
Superarono il cancello, sentendo il borbottio dei ragazzi.
“Spero per loro che non ti stiano guardando la gonna dell’uniforme.” Si avvicinò di nuovo, sorridendo sincero.
Rise, scostandosi i capelli.
Quello che le era sembrato un percorso infinito da sola, si concluse troppo presto con lui.
Aspettò che fosse lei la prima a sciogliere il loro contatto.
Lo lasciò andare, sorridendo timida “Beh... grazie.”
Le sembrò che il vento di ottobre la colpisse in pieno, priva della sua protezione.
Lui annuì, abbozzando un sorriso e infilò di nuovo le mani in tasca “Beh, ci si vede.”
Prima che lei avesse il tempo di aggiungere altro, la salutò con un cenno del capo. Si voltò, entrando nella stradina che costeggiava il lato est del muro.
Hayley si ritrovò quindi a guardarlo allontanarsi, mentre dal cielo cominciava a cadere delicata la neve
 

***



La ragazza aprì la porta a vetri dello Starbucks, lasciandosi avvolgere dal caldo aroma di cioccolato e caffè.
“Hayley!” Harry si alzò in piedi, sbracciandosi da un tavolo vicino alla vetrata.
Sorrise, nell’istante esatto in cui i loro sguardi si incontrarono e corse nella sua direzione.
Lui allargò le braccia, sorridendole raggiante e bellissimo.
Lei lo contemplò solo per un attimo, prima di tagliare quella distanza tra di loro, accelerando e gli saltò in braccio, cingendogli il collo e alzando le gambe all’indietro. La strinse in vita, increspando il tessuto della giacca sotto le sue dita, affondò la testa tra i suoi capelli, sentendone il profumo di vaniglia di cui aveva sentito la mancanza. Lei, d’altro canto, gli accarezzò la nuca, sentendo le catenine d’argento fredde sui polpastrelli e poi immerse le dita nei suoi capelli scuri e morbidi.
“Mi sei mancata.” Le sussurrò, baciandola sulla guancia.
Quel sussurro e il contatto con le sue labbra le provocò una scarica di brividi ed un sorriso enorme sul suo viso. Strinse la presa, stringendo il colletto della camicia nel pugno “Non immagini quanto tu sia mancato a me.”
Le Converse nere toccarono di nuovo le mattonelle lucide del locale. Ma nessuno dei due lasciò andare l’altro. Lei continuava ad accarezzargli quei ciuffi dietro il collo e lui a disegnarle dei cerchi con il pollice sulla schiena, guardandosi negli occhi sorridenti.
“La prossima volta che ai tuoi viene la brillante idea di farti frequentare un corso di tre mesi lontano da me mi sentono, chiaro?” risero, abbracciandosi un’ultima volta.
Le prese le mani, facendola sedere di fronte a lui.
Rimasero a parlare per quasi un’ora in quel locale, condividendo aneddoti divertenti e promettendosi di recuperare tutto il tempo perso. A tale scopo, lui si propose di riaccompagnarla al College.
Camminarono tenendosi la mano, ridendo sotto la neve, che si stava facendo più fitta, tranquilli, stonando quindi con il resto dei cittadini e degli ausiliari, che si stavano mobilitando per rendere accessibile il passaggio delle strade.
Attraversarono la strada dopo il videonoleggio, prima dell’inizio del muro del correzionale. E mentre calpestavano le strisce bianche sull’asfalto, Hayley si voltò verso la via in cui era sparito il ragazzo misterioso, quasi che si aspettasse di vederlo comparire.
“Hayley, mi stai ascoltando?” la richiamò Harry, ridendo e le passò una mano davanti agli occhi.
Rise anche lei, scusandosi “Certo. Dicevi?”
Il suo migliore amico sorrise, scuotendo la testa divertito “Ti stavo invitando a passare il pomeriggio insieme anche domani.”
Si ritrovarono all’entrata del dormitorio “Sì, domani è perfetto.”
Lui annuì, sorridendole “Allora a domani!” si avvicinò, baciandole le guancie e la salutò di nuovo, prima di voltarsi e incamminarsi verso il suo appartamento in Blue Avenue.
Hayley risalì le scale rovistando nella sua borsa alla ricerca delle chiavi della sua stanza. Aprì la porta una volta giunta al terzo piano. Lanciò cappello, borsa e cappotto sul letto, lasciando scivolare per terra l’uniforme che indossava, per rifugiarsi direttamente in bagno.
Lasciò che l’acqua calda arrivasse quasi all’orlo della vasca, prima di entrare ed immergersi fino a coprirsi le spalle. Premette play dalla playlist del cellulare e si lasciò cullare per qualche minuto dalle sue canzoni preferite, con la testa poggiata al muro e gli occhi chiusi.
Aveva appena rivisto Harry dopo mesi. Il suo migliore amico per il quale -ormai non sapeva più nasconderlo nemmeno a se stessa- provava qualcosa di più della profonda amicizia che li aveva sempre uniti.
Allora perché, le immagini che  le saltavano alla mente erano quelle di un ragazzo con una felpa grigia e un ciuffo biondo che spuntava dal cappuccio, nascondendo i suoi occhi?
Si alzò, insaponandosi e sciacquandosi di fretta. Lasciò i capelli bagnati avvolti in un asciugamano e tornò in camera indossando solo la sua magliettona dei Guns ‘nd Roses preferita e un paio di slip in perfetta tenuta da casa. Si sedette a gambe incrociate sui cuscini sul davanzale della finestra, afferrando un carboncino e l’album da disegno.
Lasciò quindi che le immagini che le affollavano la mente, prendessero vita sulla carta.

Mi sentivo in colpa ad aver pubblicato solo il primo capitolo, ieri. Per giunta così simile alla trama.
Ecco quindi il secondo capitolo.
Spero davvero che vi piaccia e che lascerete delle recensioni.
Il terzo capitolo non esiste ancora, a dire la verità, quindi mi prendo un po' più di tempo stavolta.
Intanto, di nuovo, lasciate delle recensioni.

 

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Capitolo 3
*** Schanty ***


Schanty

Hayley alzò la mano, chiedendo al professore di letteratura di poter uscire. Chiuse la porta alle sue spalle, respirando l’aria del corridoio vuoto a pieni polmoni, pur essendo costituito da quattro mura, le sembrava già di essersi liberata dall’aria viziata della sua classe. Si diresse verso il bagno delle ragazze, anche se quella era stata solo una scusa e passò davanti al laboratorio di chimica e le grandi vetrate sulla parete opposta che davano sul grande giardino della scuola, illuminando quel corridoio di una luce lieve autunnale.
Si affacciò, correndo con lo sguardo lungo il viale di alberi secolari che conduceva al cortile davanti all’ingresso principale del College, fino al prato inglese che circondava l’intero edificio.
Stava per allontanarsi, quando una macchia di colore in movimento catturò la sua attenzione. Si avvicinò al vetro, mettendo ben a fuoco. Quella macchia era in realtà la felpa rossa di un ragazzo che si stava sedendo ai piedi di un albero, proprio sotto quella finestra.
Sorrise inconsciamente, non appena ricollegò il ragazzo a quello che aveva conosciuto il giorno precedente.
 
 
“Mancano ancora delle settimane!” rise Hayley, mentre scendeva le scale verso l’uscita con le sue compagne del corso di geografia.
“Lo so, ma i vestiti migliori vanno presi subito!” rispose Tiffany, prendendola a braccetto mentre apriva il portone principale, uscendo nel cortile insieme a tutte le altre studentesse.
Al discorso si aggiunse anche Marie, dicendosi d’accordo con la bionda, ma a quel punto Hayley non le stava già più ascoltando.
Attraverso gli schizzi dell’acqua che fuoriusciva dalla fontana al centro del cortile, riuscì a scorgere la stessa felpa rossa che aveva visto la mattina prima e, di nuovo, sorrise.
Seduto sullo schienale di una panchina, c’era il ragazzo biondo, coperto dal solito cappuccio. Anche se quindi non l’aveva mai visto davvero bene in faccia, Hayley lo trovava ogni volta bellissimo.
Una mano le offuscò la visuale, prima che sentisse la voce familiare del suo migliore amico vicino al suo orecchio “Chi sono?”
Sorrise, prendendogli le mani e si voltò, saltandogli in braccio.
 
Daniel la notò subito, non appena uscì dall’istituto e grazie al cappuccio, lei non si sarebbe accorta che la stava guardando, chiacchierando con le sue amiche.
Non era la prima volta che si fermava a guardarla, anche prima del loro incontro di qualche giorno fa. Ma non era mai stato tanto sfacciato da presentarsi all’uscita di scuola e anche negli ultimi giorni aveva preferito rimanere nel parco, guardandola allontanarsi verso il dormitorio con le solite ragazze.
Invece ora si era accorto che lei da qualche tempo restituiva i suoi sguardi, con occhiate timide, credendo di non essere vista.
Quasi non si accorse del ragazzo alto e moro che aveva già visto in altre occasioni e che le si stava avvicinando, finché non le si nascose dietro e lei, voltandosi, gli era praticamente saltata in braccio.
Era rimasto in attesa, aspettando un possibile bacio. Che non ci fu.
Tirò un sospiro di sollievo, sorridendo, prima di alzarsi. Gli rivolse un’ultima occhiata, mentre se ne andavano e fece attenzione al particolare delle mani sciolte.
Annuì compiaciuto, poi si girò, camminando verso la strada con le mani in tasca e quel sorriso soddisfatto sul viso.
 
 
***
 
 
“Posso?”
Hayley aveva ascoltato quella voce poche volte, in una sola circostanza ma già non le sarebbe servito alzare lo sguardo dal suo album, per riconoscerla.
Si morse il labbro, alzando il viso con un sorriso timido e gentile ed incontrò per la prima volta gli occhi del ragazzo che ultimamente si era ritrovato spesso al centro dei suoi pensieri, senza alcuna barriera.
Anche lui le sorrise e lo trovò come sempre bellissimo. Anzi, molto di più ora che aveva il viso scoperto: i capelli biondi corti ma folti e leggermente spettinati, le labbra rosee e morbide piegate in un sorriso bianco e caldo, i nei sulla guancia creavano una strada che conduceva oltre il colletto della felpa percorrendogli il collo e gli occhi chiari composti da ogni sfumatura di grigio. La ragazza si soffermò alcuni secondi su quest’ultimi; per quanto fosse poco romantica come metafora, le ricordavano il fumo che fuoriusciva dai comignoli: scuro all’inizio, ma che perdeva intensità avvicinandosi alla pupilla, proprio come il fumo si disperde nell’aria alzandosi in cielo. Non avrebbe voluto notarlo, ma quel grigio così intenso e bellissimo, sembrava le stesse nascondendo la tristezza di quel ragazzo.
 
Forse proprio perché troppo occupata a decifrarli, non si accorse che proprio quegli occhi, la stavano studiando attentamente. Da vicino come non avevano mai avuto il coraggio di fare.
Daniel si soffermò sul basco rosso, che le aveva visto spesso e che sovrastava i boccoli castani mossi spettinati dal vento, gli occhi scuri contornati solo da una leggera linea di matita nera stavano restituendo i suoi sguardi e le piccole labbra rosee che gli sembravano così delicate da essere state dipinte da un pittore esperto con un pennello finissimo erano ancora piegate in un sorriso timido e dolce, che risaltava sulla pelle olivastra. Era bella, l’aveva sempre pensato, da quella distanza anche di più.
 
Si spostò appena, posandosi la borsa a tracolla sulle gambe per fargli spazio “Prego.”
Daniel si sedette, ringraziandola e lei rise impacciata, in un sussurro.  Si voltò verso di lui, senza riuscire a dire nulla però, frenata dalla sua solita timidezza.
Lui lo notò, quasi che fosse già facile leggere le sue espressioni e le sorrise amichevole “Che c’è?”
Hayley si scostò i capelli, nascondendo una ciocca castana dietro l’orecchio, imbarazzata “Insomma... forse è una mia impressione ma...” prese fiato e coraggio, inspirando l’odore dell’erba bagnata “Non è che mi stai seguendo?”
Daniel rise “Devo dire che non hai del tutto torto.” La guardò, sorridendole “Ma io preferisco dire che ti stavo cercando, piuttosto che seguendo.” Lei annuì, indicandogli di andare avanti “Volevo scusarmi per qualche giorno fa.”
“Scusarti?” Hayley era sorpresa e come sempre quando inarcava le sopracciglia, tra queste comparve una ruga d’espressione “Scherzi? Sei stato... gentile e mi hai aiutata.”
Luì annuì “E mi hai già ringraziato per quello.” Sorrise di nuovo –ad Hayley piaceva il fatto di averlo conosciuto da pochi minuti e averlo visto sorridere per quasi tutto il tempo- “Io volevo scusarmi per il modo in cui me ne sono andato, senza neanche presentarmi. E vorrei riparare.” Le porse la mano e dalla felpa spuntarono una manciata di braccialetti colorati, come quelli che si vendevano alle fiere o alle bancarelle lungo il fiume ed un braccialetto che attirò da subito l’attenzione della ragazza “Daniel.”
La ragazza sorrise, stringendogli la mano “Hayley.”
“Vieni a scuola qui?” Daniel si voltò, studiando la facciata in mattoni semi coperta dall’edera lungo gli angoli dell’edificio vittoriano. A quell’ora era particolarmente suggestivo perché, oltre ad essere una bella architettura, veniva illuminata dal sole basso del tramonto.
“Già.” Annuì lei.
Dio, che domanda stupida! Pensò, mordicchiandosi l’interno della guancia. Non era abituato a ‘trattare’ con una ragazza. Nell’ambiente in cui viveva era piuttosto raro imbattersi –non tanto in un essere femminile- ma piuttosto in qualcuna come Hayley.
Per fortuna, però, questa mancanza veniva pareggiata dalla sua spontaneità “Allora conoscerai di sicuro la caffetteria qui dietro!” Hayley sfoggiò un altro dei suoi sorrisi allegri e, anche se lui non lo notò, i suoi occhi brillarono, intuendo un possibile invito ed annuì “Se ti va magari...”
“Con molto piacere!” non lo lasciò terminare, arrossendo un secondo dopo per essere stata sfacciata.
“Bene.” Sorrise, passandosi la mano tra i capelli e si alzò “In questo momento avrei proprio voglia di un caffè.”
Hayley lo imitò, camminandogli affianco lungo il viale semi deserto.
Quando Daniel svoltò verso destra, lei lo fermò “Lo Starbucks è dall’altra parte!”
“Oh, sì lo so.” Alzò le spalle “Ma a me non piace mangiare lì.”
Lyn spalancò gli occhi, ridendo divertita, ma lo seguì comunque “Scherzi? Avresti il coraggio di dire che non ti piacciono le loro ciambelle?” di nuovo, lui alzò le spalle, puntando le mani nelle tasche dei jeans “Il cappuccino?” schioccò la lingua tra i denti “Ci sarà una ragione se ha sede in mezzo mondo, non credi?”
“Ascolta.” Si fermò, guardandola divertito “Adesso ordineremo cappuccino e ciambelle al mio locale e scommetto che ti piaceranno molto di più di quell’acqua sporca e dei surgelati del tuo.” Hayley annuì con un ghigno, accettando la sfida “Se non fosse così, usciremo subito e ti comprerò tutte le ciambelle che vuoi in qualsiasi posto vorrai.”
“Mi sembra giusto.” Commentò lei.
Daniel rise, svoltando di nuovo, imboccando una stradina a senso unico tra due palazzine “Se invece ammetterai che ho ragione, pagherai tu.
Hayley si lasciò andare ad una risata fragorosa tipica delle sue, che lui apprezzò e se ne lasciò contagiare, sorridendole “Non è molto da gentiluomini, non credi?”
Percorrendo la via secondaria nella quale erano imboccati dopo aver lasciato il parco, si erano ritrovati adesso davanti ad un comprensorio di palazzi alti e vecchi, tutti uguali. Se non fosse stato per il numero 36, il cui piano terra era rivestito di legno scuro. Di legno erano gli infissi delle finestre che contornavano le grandi vetrine abbellite da tendine rosso scuro, di legno era l’insegna che sventolava oziosamente e su cui era inciso il nome del locale ‘Schanty’ in tinta alle tende, di legno era la porta che Daniel aprì, spingendo con le dita affusolate appena sotto la finestrella di vetro rosso.
“Quindi non mi consideri tale?” la ridestò dalla sua contemplazione.
Hayley si strinse nelle spalle, avvicinandosi di un passo, fingendo quella disinvoltura con un ragazzo che non le apparteneva “Penso proprio che mi piacerebbe conoscerti e scoprirlo.” Daniel sorrise, annuendo e le fece cenno con la mano di entrare per prima “Da bravo gentiluomo...” lo prese in giro.
Il calore che li accolse li sollevò dal freddo di quella sera ottobrina ed Hayley allentò la sciarpa rossa, allontanandola dal viso, lasciando all’odore di caffè che impregnava la sala di invadergli le vie respiratorie.
Non c’era tantissima luce, per via delle lampade in stile inglese verdi su ogni tavolo, proprio come quelle sul bancone e i lampadari. Il locale era grande, ma non dovevano esserci più di dodici tavoli, ognuno della stessa tonalità di legno degli infissi alle pareti e si trovava in mezzo a due divanetti dello stesso materiale, foderati da cuoio rosso. Sul fondo, avvolto da una nuvola di fumo, si presentava un tavolo da bigliardo, appena sotto uno dei lampadari, al quale stavano giocando quattro uomini di mezz’età.
Alle pareti erano appesi poster e fotografie incorniciati tutti rigorosamente in bianco e nero.
La facciata del bancone d’ebano, era ricoperto da sottobicchieri e tappi di ogni marca di birra in circolazione, anche se per Hayley erano sconosciuti. Una ragazza bionda stava passando svogliatamente uno straccio bagnato sul marmo nero, tra la caraffa di caffè e il distributore di birre alla spina. Dietro l’angolo, c’era il registratore di cassa e affianco la lavastoviglie aperta dalla quale si scorgevano bicchieri di tutte le forme, colori e dimensioni in base al loro uso. Dall’altra parte, un espositore di vetro custodiva due piani di pezzi di torte dall’aspetto invitante e altri dolci, tra cui le tanto famose ciambelle. Il soffitto era più basso sulla sua testa, perché vi era un soppalco, dal quale pendeva a mo’ di striscione da compleanno una collana di fiori di plastica hawaiana, ricoperto da della sbiadita carta da parati giallo ocra era appeso un grande schermo televisivo, sintonizzato su un canale sportivo.
Un ragazzo alto rivolse loro un sorriso amichevole, che ravvivò il suo viso tempestato di lentigini, che le ricordarono il suo migliore amico, e gli occhi scuri dal taglio leggermente orientale. Lasciò cadere il block-notes per le ordinazioni nella tasca del grembiule bordeaux in vita e si passò una mano tra i capelli del colore del rame e già spettinati, che contribuivano a dargli un’aria simpatica. Quando fu più vicino Hayley notò che la maglietta nera ed enorme che indossava riportava il nome del locale all’altezza del cuore, scritto con gli stessi caratteri dell’insegna fuori e sulla schiena si intravedevano la prima e l’ultima lettera bianche della scritta cubitale ‘STAFF’, quando alzò le braccia.
Li raggiunse e il suo sorriso si espanse ancora di più, stringendo la mano di Daniel, per attirarlo a sé e stritolarlo in un abbraccio con tanto di pacca amichevole sulle spalle “E’ da un po’ che non ti fai vedere!”
“Già...” sorrise Daniel, scompigliandosi i capelli “Oh, lei è Hayley.” La indicò con la mano, sorridendole “Hayley, lui è Christofer.”
“Il suo migliore amico.” Puntualizzò, rivolgendo quel sorriso guarnito di fossette alla ragazza mentre, pulita sul grembiule bordeaux, le porgeva la mano.
“Gli piace vantarsene...” commentò Daniel, facendo ridere entrambi.
“Prendete posto ad un tavolo, vengo subito!” si congedò Christofer, correndo a prendere un vassoio pieno di hot dog sul bancone.
“Potremmo...” Daniel si guardò intorno, cominciando a camminare tra i tavoli. A parte una paio, erano tutti liberi, ma lui sembrava sapere quale fosse il migliore a cui sedersi “Ecco, qui.” Si fermò a quello davanti alla vetrina, uno tra i più illuminati, quindi “Ti va bene?”
Hayley annuì, sorridendo cordiale e si sfilò prima la borsa e la giacca, poi cappello e sciarpa poggiandoli affianco a lei, seduta sul divanetto di fronte al ragazzo.
Qualche minuto dopo, tornò Chris, con due menù foderati di un verde bottiglia “Madame...” ammiccò, facendola sorridere con la sua imitazione di una cameriere di un lussuoso ristorante in Francia.
“Merci.” Rispose sarcastico Daniel, restituendolo “Ma la signorina ha già le idee chiare su cosa ordinare. Dico bene?”
“Infatti.” Allungò il menù al cameriere, incrociando le braccia sul tavolo per ordinare, passando da uno sguardo di sfida rivolto a Daniel, ad uno serio mentre ordinava “Le ciambelle più buone che avete e una tazza enorme di cappuccino!”
“Ottima scelta!” sorrise Chris, apostrofandola con l’angolo del menù, prima di lasciarli soli.
Hayley si voltò di nuovo verso Daniel, notando i suoi occhi fissi su di lei e sulle sue labbra, che inconsciamente cominciò a mordicchiarsi, intuendo che quel grigio non doveva averla mollata per un secondo, durante la conversazione con il suo amico.
Lui si accorse del suo nervosismo e si concentrò sul portatovaglioli, giocandoci “So che non è da gentiluomini, ma non so ancora quanti anni hai.”
Lyn rise, spingendo i tovaglioli dalla sua parte “Sabato 19.”
Inarcò le sopracciglia, sorridendole “Grazie per avermelo detto, allora. Mi hai risparmiato una figuraccia per questo sabato!”
Si mordicchiò di nuovo il labbro, sperando che dicendo questo, Daniel si riferisse al vedersi di nuovo...
“Sei all’ultimo anno, allora.” Continuò “Cosa studi?”
“Medicina.” Rispose “Uscita dal college mi piacerebbe specializzarmi in neuropsichiatria infantile.”
Lui annuì, imbronciando le labbra in una buffa espressione per complimentarsi “Anch’io una volta volevo fare il medico.” Lyn sorrise, indicandogli di continuare. Daniel non rispose subito, però e alla sua interlocutrice non sfuggì il tono scuro sui suoi occhi. Per questo quando lo mascherò con un sorriso, non riuscì a convincerla del tutto “Poi ho capito che avrei dovuto studiare troppo...”
Lyn annuì, voltandosi quando sentì qualcosa cadere alle sue spalle. Rise, vedendo Christofer che si scusava con una signora per aver fatto cadere il vassoio sulle sue gambe e per il commento sottovoce di Daniel “E’ sempre il solito cretino...”
Tornò a guardarlo, sorridendo divertita “Quindi cosa fai? Anzi no, aspetta; sono in svantaggio di una domanda.” Poggiò il gomito sul tavolo e la guancia sul palmo della mano “Quanti anni hai?”
“21 e lavoro nel negozio di cd in Roman Avenue.” Si presentò, mentre la ragazza bionda dal bancone li raggiungeva “Non è la mia grande ispirazione, ma intanto metto da parte qualche soldo.”
“Non ci sono mai entrata, non l’avevo neanche notato.” Lyn ripassò con la mente i negozi di quella strada che spesso attraversava per raggiungere l’appartamento del suo migliore amico.
“Lo so.” Sorrise lui, ammiccando.
“Giusto... Dimenticavo che tu ‘mi stavi cercando’!” lo prese in giro, enfatizzando con le dita per segnare le virgolette.
“Non ti darai troppe arie, adesso...” le fece la linguaccia.
La cameriera interruppe il loro scambio di frecciatine, posando il vassoio circolare tra di loro. Indugiò con lo sguardo sul ragazzo per un paio di secondi, senza accennare ad un sorriso “Ciao Da’.” Mentre sistemava alcuni ciuffi biondi sfuggiti alla coda alta dietro l’orecchio per chinarsi appena e posare a testa una tazza fumante ed un piattino con due ciambelle.
“Sam.” La salutò con lo stesso entusiasmo, mentre lei metteva il vassoio sottobraccio e tornava al suo lavoro.
Hayley la studiò dai capelli corti e chiari, al corpo minuto e sinuoso nella canottiera nera e i pantaloncini della divisa del locale. Notò che indossava un paio di Converse bianche e malandate –perché Hayley individuava chiunque indossasse delle Converse nel raggio di 100 metri- e un tatuaggio che non distinse sulla caviglia.
Tornò a posare lo sguardo su Daniel, che non aveva neanche guardato o accennato al minimo interesse verso la cameriera, ma si sentì comunque gelosa.
In diciotto anni di vita non era mai stata gelosa –fatta eccezione per le sue Converse, ovviamente- e ora, si ritrovava per la seconda volta a volere solo per sé l’attenzione di un ragazzo che a malapena conosceva!
“Vuoi aspettare che si freddi perché hai paura di perdere la sfida?” rise, indicando con un pezzo di ciambella la sua tazza ancora piena.
Hayley ritornò sulla terra e sorrise, scuotendo la testa. Prese la tazza tra le mani, soffiando prima di posare le labbra sul bordo di ceramica blu e ne bevve un primo sorso, socchiudendo appena la bocca per prendere anche la schiuma creata dal latte in superficie.
Daniel la studiò, guardandole le mani piccole dalle dita affusolate e la pelle più scura reggere saldamente la tazza. Sorrise, appena la vide deglutire, aspettando che la posasse “Quindi...”
“E’ buono, te lo concedo.” Lui posò il mento tra le mani, guardandola divertito con un sopracciglio alzato “Ok, è davvero ottimo!”
“Lo so.” Annuì soddisfatto, avvicinandole il piattino con le ciambelle “Siamo a metà strada: io comincerei ad aprire la borsa, se fossi in te.”
Lei gli rifilò un’occhiataccia, prendendo una ciambella. La sbatté leggermente contro il bordo del piatto, facendo cascare lo zucchero in eccesso e la studiò sotto varie angolazioni prima di portarla alla bocca. Masticò con calma, assaporandola senza staccare gli occhi da quelli di Daniel, che la stava imitando.
Ne prese un altro morso e lui fece lo stesso. Lei sorrise, masticando più veloce e ancora, lui la copiò. Continuarono quindi a mordere le loro ciambelle, masticando in modo sempre più strano ed eccessivamente accentuato, ridendo finché, all’ultimo boccone, Daniel masticò e tornò a mangiare normalmente e lentamente. Aspettò che Hayley lo guardasse incuriosita e spalancò a sorpresa la bocca ancora piena di cibo con un sonoro “Bah!”
Lei scoppiò a ridere, voltandosi per non guardare e gli lanciò una briciola “E’ disgustoso!”
“Proprio come il cibo dello Starbucks a confronto con quello che stai mangiando adesso, non è vero?” sorseggiò dell’altro caffè, sorridendo ancora divertito.
La ragazza finse un broncio, lanciandogli una mollica più grande “Ti odio, hai vinto!” scatenando la sua risata allegra.
 
 
Finirono di mangiare che non erano neanche le 19:00 e decisero di rimanere seduti ancora un po’ a  chiacchierare.
“Cioè hai una barca tutta tua?” chiese interessata.
Daniel alzò le spalle “Chiamarla barca è un’esagerazione; devo ancora sistemarla. Per ora è... un oggetto di legno colorato con un telo di stoffa che galleggia approdata al molo, giù al fiume.”
“Mi piacerebbe vederla, una volta finita.” Confessò Lyn, priva di imbarazzo. Imbarazzo che si era dissolto dalla loro entrata in quel locale, probabilmente.
Le sorrise, annuendo “Sarai la prima.” La ragazza arrossì e lui sorrise ancora di più, trovandola adorabile “E tu invece?” Hayley smise di disegnare passando il cucchiaio sul segno bagnato della tazza sul tavolo “Hai detto che giochi a pallavolo ma senza entusiasmo, cos’è che ti appassiona?”
“Il disegno.” Rispose subito, sorridendo. Anche lui sorrise, annuendo “Anche tu disegni?”
Scosse la testa “Ammetto di non essere poi così male, ma preferisco la fotografia.”
Hayley aggrottò le sopracciglia “Il disegno prevede la creazione di una propria realtà. La fotografia si limita a mostrarla per quello che è.”
“Dipende dagli occhi che la guardano.” Commentò Daniel, poggiando la schiena al cuoio rosso del divanetto prima di posare un braccio sul tavolo e sporgersi con il viso verso di lei, studiandola ancora una volta con quegli occhi chiari “Qualcosa mi dice che sei brava. Non conosco molte persone in grado di seguire il tuo ragionamento.”
Hayley si sentì fiera e si scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio “E qualcosa mi dice che anche tu devi sapertela cavare con una macchinetta in mano.”
“Credo che il nostro modo di pensare ci porterà lontano.” Concluse, prima di alzarsi ed insistere per pagare lui, ammiccando “Magari la prossima volta.”
Hayley sorrise, stringendo la tracolla della borsa tra le mani, felice e già impaziente di passare un altro pomeriggio con Daniel.

No, non sono morta. Al contrario della mia ispirazione, aggiungerei...
Grazie per le recensioni, vi assicuro che sono state molto apprezzate e grazie anche a chi ha semplicemente letto.
Spero davvero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
Se è così, lasciate una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei ben felice! <3

 

          

Ormai l'avrete capito, questi qui sopra, sono i disegni di Hayley.
Già, perché la sua passione è disegnare, ma la sua ossessione sono i manga!
E ovviamente, il bel ragazzo da lei ritratto è Daniel in alcuni dei tanti schizzi degli ultimi tempi... ;D
Quella al centro, invece, è una foto scattata da Chris, a casa di Daniel e il ragazzo biondo è proprio il nostro bel protagonista!

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Capitolo 4
*** Happy Birthday Hayley! ***


Happy Birthday Hayley!

“Buongiorno Oak Valley!” trillò lo speaker dalla radio sulla scrivania “16 ottobre e il sole splende nel cielo, regalandoci una giornata soleggiata e calda. A proposito di questo, tra pochi secondi il parere di due esperti sulla nevicata avvenuta giorni fa, totalmente inappropriata alla stagione e al clima della nostra regione. Do la parola...” Harry la zittì, spegnendola e, posato il giacchetto sull’attaccapanni, si sedette sul letto, guardando la sua migliore amica entrare ed uscire dal bagno e da un vestito all’altro “Un ragazzo, eh?” ripeté.
“Ah ah.” Affermò Hayley, davanti allo specchio in bagno, intenta a provarsi la terza maglietta quella mattina.
“Cioè vi siete conosciuti davanti al correzionale? Wow, com’è romantico...” la prese in giro.
Uscì dal bagno, risistemando le T-shirt scartate nel cassetto. Lo richiuse spingendolo con il bacino, sospirando rivolta al suo migliore amico “Ho detto davanti, non dentro!”
“Ah, giusto, scusa.” Commentò sarcastico “E quando è successo?”
“Venerdì scorso.” Rispose, richiudendo lo sportello della scarpiera prima di schizzare di nuovo in bagno.
“E quante volte siete usciti insieme?” insistette, poggiandosi allo stipite, guardandola truccarsi.
“Tre.” Hayley stava prestando più attenzione al mascara che a lui, dal momento che non era abituata a metterlo o semplicemente a truccarsi più del passare una semplice linea sul contorno inferiore degli occhi.
“E dopo tre uscite già passi il tuo diciannovesimo compleanno con lui piuttosto che con il tuo migliore amico?” incrociò le braccia, fingendo un broncio per mascherare quello che, in realtà, pensava davvero “Deve piacerti parecchio...”
Lei sorrise, rimettendo i trucchi nel borsellino arancione, nello scaffale sopra il lavabo e gli baciò la guancia “Primo: ho detto che mi piace passare del tempo insieme a lui, non che mi piaccia lui... in quel senso!” Harry alzò un sopracciglio, poco convinto, quanto lei del resto, ma evitò una delle sue battutine “Secondo: passerò la mattina con lui e il resto della serata con te, non puoi farmi sentire in colpa!”
Lui le sorrise, posando la mano sui suoi fianchi e l’avvicinò a sé per abbracciarla. Gli cinse il collo, alzandosi sulle punte “Sono felice.” Gli sussurrò all’orecchio, accarezzandogli i capelli scuri sulla nuca.
Le accarezzò la schiena, allontanandola appena per baciarle la fronte “Devi esserlo: è il tuo compleanno.” Anche se entrambi sapevano che lo stato d’animo della ragazza non fosse dovuto alla data del giorno. Perciò Harry finse un colpo di tosse, sciogliendo definitivamente quell’abbraccio “Allora, fatti vedere!”
Hayley ruotò su se stessa, sfoggiando un enorme sorriso radioso che le fece brillare gli occhi marroni, quella mattina risaltati dalla linea precisa e leggermente più spessa della matita nera, l’eye-liner sulle palpebre e all’esterno dell’occhio, il mascara sulle ciglia già lunghe. In quindici anni che la conosceva, Harry non l’aveva mai vista con il rossetto e sapeva che lei lo odiasse, infatti, quella mattina a rendere le sue labbra morbide ancora più invitanti per qualsiasi ragazzo, ci aveva pensato un semplice lucidalabbra alla ciliegia. I capelli profumavano di shampoo alla vaniglia dalla doccia mattutina e le ricadevano vaporosi e boccolosi dietro le spalle, fin sotto le scapole. Tra quella massa castana si intravedevano i cerchi argentati e la rosellina rossa al secondo buco dell’orecchio sinistro. Indossava una semplice camicia verde a scacchi aperta con una canottiera bianca che aderiva perfettamente al suo corpo, risaltandole la vita sottile e il seno senza però essere troppo attillata o scollata da sembrare volgare. Le gambe semicoperte da un paio di pantaloncini di jeans chiari e sfilacciati alle estremità. Un paio di Converse bianche ai piedi, anche se non erano le sue preferite, ma che erano il tocco finale.
“Dovresti indossare la cavigliera con i campanellini argentati.” Harry indicò la caviglia magra “Si abbina con il ciondolo di Tiffany.”
Hayley si guardò allo specchio, correndo in camera fin al comò e si mise a frugare nella scatola ricoperta da orrende pailette fucsia che le era stata regalata da sua sorella più piccola, fatta con le sue manine in terza elementare. Trovata la cavigliera la indossò, tornando dal suo migliore amico per afferrarlo dietro la nuca e stampargli un altro bacio, ringraziandolo “Sei un angelo!”
“Lo so.” Rise “A che ora passa a prenderti?”
Hayley guardò l’orologio che segnava le 10:20 sul display del suo Blackberry sgangherato -con i tasti minuscoli tipici di quella marca consumati senza più né numeri né lettere, ormai semplicemente neri, la copertina che aveva ricomprato un paio di volte blu, sul quale lei aveva fatto scrivere il suo nome in arabo da una sua compagna indiana con un pennarello indelebile dorato. L’aveva sempre trattato con la massima cura per cui lo schermo era ancora in ottimo stato e finché non avesse urlato pietà, lei avrebbe continuato ad usarlo e adorarlo.- “Tra dieci minuti!”
“Giusto il tempo di salutarmi, fare pipì e scendere le scale.” Ammiccò, augurandole di divertirsi con un altro abbraccio “Ci vediamo stasera!”
Harry la lasciò che rientrava in bagno mentre scendeva le scale fischiettando il ritornello di una canzone che aveva intesta da quando si era svegliato. Aprì il cancello e trovò seduto sulla panchina lì di fianco un ragazzo. Se ne stava seduto con le gambe leggermente divaricate, gli avambracci sulle ginocchia e le mani congiunte, intente a torturarsi le dita. Una testa bassa e ricoperta da folti capelli biondi disordinati era tutto quello che poteva vedere, perché lo sguardo del tizio insisteva sulle sue mani.
Era comunque sicuro che si trattasse del ragazzo con cui doveva uscire Hayley. Chiunque sarebbe stato ansioso di vederla uscire da quel portone pronta ad uscire con lui. E lo sapeva bene, visto che si sentiva esattamente come quel ragazzo prima di ogni loro incontro...
Lo superò e continuò a camminare prendendo il viale che l’avrebbe portato all’uscita est della scuola, quando lo sentì alzarsi. Si voltò, vedendo la luce accesa per le scale e capì che doveva essere scattato in piedi nel vederla.
Lo vide quindi di profilo, anche se solo di sfuggita e il pensiero di averlo già visto prima, si fece spazio nella sua testa.
 
 
Daniel scese dalla vecchia Range Rover nera, facendo il giro per aprire lo sportello alla festeggiata.
Hayley sorrise, inspirando un’ultima volta il forte odore all’interno dell’abitacolo: un misto tra sigaretta e anice. Le piaceva, perché era il suo odore.
Il viaggio era durato poco più di venti minuti. La scuola si trovava in centro, per cui era bastato prendere la statale e svoltare all’uscita per River Drust.
Considerando il fatto che fosse sabato mattina, si aspettavano di trovare parecchie macchine parcheggiate nello spiazzo assolato prima della discesa verso il fiume.
Il molo era un luogo di ritrovo per molti ragazzi. Costituito da assi di legno scure, ad ogni cinque passi vi era un lampione in stile liberty ed erano collegati da un filo di lucine bianche. Verso la spiaggia, prima di scendere le scale, si trovava il bar di Todd i cui tavolini occupavano la terrazza. Proprio sotto, tra i pilastri, durante le fiere venivano allestite le bancarelle e le giostre sulla spiaggia. Hayley l’aveva sempre considerato un posto suggestivo e l’aveva raffigurato in molti dei suoi disegni. A Daniel, a differenza sua che preferiva fare il bagno dalla spiaggia, piaceva la parte verso est, dopo il porto, sulle sponde del fiume.
Quel giorno erano diretti proprio ad est, davanti all’arco di metallo dell’entrata del porto.
Probabilmente lì ci sarebbe stata meno gente e lei ne era lieta perché ovviamente significava stare da sola con Daniel.
“Non dirmi che hai già finito la tua barca!” camminò al suo fianco, stando attenta a mettere bene i piedi lungo la strada bianca sterrata che scendeva tra una rada boscaglia fino al fiume.
Daniel rise, scuotendo la testa “Decisamente no! Ma ci tenevo a fartela vedere.” Hayley sorrise, onorata “Potrei almeno provare a fartela immaginare.”
“Oh, io adoro immaginare!” lo prese in giro.
Lui le pizzicò un fianco, facendola saltare. Lui non lo sapeva ancora, certo, ma Hayley era particolarmente vulnerabile in quel punto, in cui aveva sempre sofferto il solletico. Ma i brividi che le percorsero la colonna vertebrale furono causati da ben altro. Pensò, infatti, che quella era la prima volta che Daniel la toccava dal loro primo incontro, quando le aveva cinto le spalle. Si divertivano a scherzare e prendersi in giro a vicenda ma in realtà tra di loro non c’era mai stato alcun contatto. Quando si salutavano non si scambiavano neanche un bacio sulla guancia, mentre camminavano lui teneva le mani in tasca e lei salde alla tracolla della borsa senza farle mai incontrare.
“Per di qua.” Le indicò con un cenno del capo.
Lo seguì camminando sul pontile in legno, guardandosi intorno, per cercare di indovinare quale potesse essere la sua barca.
Deve avere di sicuro qualcosa di speciale. Rifletté Un po’ come lui.
“Daniel!” una voce anziana li riscosse, dalle loro spalle.
Si voltarono, trovandosi di fronte ad un uomo dai capelli e la barba bianchi, il viso abbronzato e rugoso seminascosto da un cappello blu bagnato. Se ne stava sulla sua barca, intento a pulire la rete da pesca.
“Buongiorno Steve!” lo salutò con un sorriso amichevole, alzando la mano e tornò indietro di qualche passo, superando Hayley.
Il pescatore si sporse, infatti “Non mi presenti la tua amica?”
Daniel rise, scansandosi “Non ti sfugge niente, eh?”
Il vecchio ammiccò “Di sicuro non una bella ragazza in compagnia di un mio amico.” Si avvicinò al pontile, lasciando la rete e le porse la mano, sfilata dal guanto “Steven Hanter.”
“Piacere, Hayley Johnson.” Sorrise lei, piegandosi sulle ginocchia per stringergli la mano.
“Il piacere è tutto mio.” Tornò a rivolgersi a Daniel “La porti a vedere la bagnarola?” il ragazzo alzò gli occhi al cielo, sorridendo divertito “Io non lo farei se fossi in te. Ti mollerebbe entro due secondi!”
Hayley arrossì leggermente, ringraziando i grandi occhiali scuri rotondi per coprirla e Daniel rise, scuotendo la testa. Le si mise accanto, cingendole la vita -tentarono di mascherare entrambi i brividi dovuti a quel contatto- e sorrise, stando al suo gioco “Allora potrebbe essere un buon modo di vedere se mi ama quanto dice!”
Steve alzò il pollice, ridendo. Hayley lo salutò con la mano e si voltarono, tornando a camminare verso la tanto misteriosa barca di Daniel. Lui le teneva ancora la vita e non aveva alcuna voglia di lasciarla e lei, dal canto suo, non glielo avrebbe mai chiesto.
“E sentiamo, quanto direi di amarti io?” lo prese in giro, quando le orecchie del vecchio non furono più alla loro portata.
Daniel rise, reclinando il capo “Scusa, mi diverto a prendere in giro Steve.” Si fece poi serio, chiedendosi se con quella domanda lei non gli stesse chiedendo anche di lasciarle la vita.
“Già, è simpatico.” Sorrise, poggiando la testa sul suo petto. Inconsapevolmente, gli aveva appena dato la risposta che lui voleva sentire.
Qualche altro passo e tra le barche bianche, blu e verde scuro risaltò una piccola barca a vela di diversi colori, legata all’ultimo approdo.
Hayley si fermò, sorridendo e la indicò “Quella?”
Daniel annuì, abbassandosi per raggiungere il suo orecchio “Ora che l’hai riconosciuta...” le lasciò la vita “Ti sfido ad arrivare prima!”
“Sei sleale!” gli urlò, rincorrendolo. Lo sentiva ridere e ogni volta che lui si voltava verso di lei, le regalava una visione celestiale di un sorriso allegro e perfetto, due occhi che scombussolavano il concetto di grigio come un colore malinconico e i capelli che gli sfioravano gli zigomi e la fronte. Non poteva far altro che ridere anche lei.
Qualche barca prima, lui rallentò, fino a correre leggermente dietro di lei “Mi sono ricordato che è il tuo compleanno!”
“vuoi farmi di nuovo gli auguri?” rise
“No, ti do quattro secondi di vantaggio, prima che ci ripensi e abbandoni tutta la mia galanteria!” ammiccò, cominciando a contare.
Lei sorrise, accelerando e arrivò per prima alla barca colorata. Si fermò, alzando il pugno in segno di vittoria, guardandolo raggiungerla, poi entrambi si appoggiarono con le mani sulle cosce, recuperando fiato.
“Come hai fatto? Nessuno mi aveva mai battuto, brava!” la prese in giro, beccandosi una sberla sul braccio. Rise, parandosi tra lei e la barca “Signorina Johnson...” inchinò appena il capo “E’ con immenso piacere, che le mostro la mia umile imbarcazione.” Allargò le braccia, scivolando con i piedi verso destra, mostrandole orgoglioso la barca.
Rispetto a molte altre barche a vela ormeggiate lì intorno era più piccola e sottile, ma il fatto che fosse dipinta di rosso, blu, verde e giallo lungo tutte le fiancate –o come si chiamavano- faceva impazzire Hayley, anche se aveva sicuramente bisogno di una nuova mano di vernice.
La vela non era montata a quello che per Hayley era semplicemente un tubo orizzontale attaccato all’albero, perciò se ne stava afflosciata fino a toccare il pavimento, ricoperto di teli, secchi e altri attrezzi.
Saltellò sul posto, sorridendo “E’ così carina!”
L’entusiasmo di Daniel, nel vedere quel sorriso si spense, scoppiando a ridere. Scosse la testa, divertito, ripetendo, storcendo il naso “Carina?” lei alzò le spalle “Ragazza, forse non ti rendi conto di che ‘Signora Barca’ hai davanti!” le porse la mano “Vieni, ti faccio fare un giro.”
Hayley annuì, più felice di tenerlo per mano che di salire a bordo, a dirla tutta.
Daniel posò il piede sulla barca per tenerla vicina al pontile e l’aiuto a saltare “Occhio a non inciampare in tutte queste cianfrusaglie.” L’avvertì premuroso, scacciando con un calcio alcuni oggetti davanti a lei. Le sorrise, intrecciando le dita alle sue, indicandole con il capo l’interno “Seguimi.”
Scesero una decina di scalini, senza il bisogno di aprire la porta perché tanto era scardinata e poggiata alla parete laterale. Si ritrovarono in una stanza rivestita in legno dal pavimento al soffitto, ingombra di altra roba per i lavori.
“Ora è un macello, ma quando avrò finito sarà una camera da letto.” Le spiegò Daniel. Si mise dietro di lei, fino a toccarle le scapole con il petto e le sfiorò appena un fianco con la mano “Sulla parete destra ci sarà il letto.”
“Un letto?” aggrottò le sopracciglia “Hai intenzione di viaggiare parecchio, allora.”
Lui annuì, sfiorandole i capelli con la guancia “E lì, coperte da quei giornali ci sono delle bellissime vetrate e là davanti, adesso sembra da buttare, ma restaurerò quella scrivania.”
“Avrai una camera-studio, fa tanto capitano di un transatlantico.” Lo prese in giro.
Lui rise, pizzicandole di nuovo il fianco, dove ormai aveva capito, riusciva a farla saltare “La dietro ci sarà il bagno, ma non esiste ancora.”
“Sarà bellissima.” Sorrise Hayley, voltandosi appena. Lo guardò di profilo, studiare ogni centimetro di quella stanza con un sorriso sereno e l’espressione trasognata dipinta in volto.
Dio, quant’era bello...
 
Sapeva che lo stava guardando, sentiva il peso di quei bellissimi occhi marroni sul suo viso e avrebbe davvero voluto ricambiare il suo sguardo, ma, vista la vicinanza, non sarebbe stata la scelta più saggia.
Fece quindi scivolare la sua mano dal fianco a cercare quella olivastra di Hayley, intrecciando le dita alle sue “Continuiamo il giro?”
Stando attento ad eliminare ogni possibile intralcio sul cammino della ragazza, la guidò fino alla prua. Si aggrappò con una mano alla ringhiera d’acciaio che aveva già lavorato ed era quindi in buone condizioni. Lei lo imitò, lasciando comunque le mani legate tra di loro.
“Secondo me passerai la maggior parte del tempo qui, a guardare il mare davanti a te.” Sorrise, chiudendo gli occhi, godendosi la brezza che spirava sul suo viso e tra i suoi capelli “Almeno, è quello che farei io.”
La guardò sorridendo, trovandola semplicemente perfetta con i capelli mossi dal vento, quel sorriso rilassato e gli occhiali da sole. Avrebbe anche voluto dirle che quando era scesa al portone quella mattina l’aveva trovata anche più bella del solito ed era così felice, speranzoso che lo fosse per lui.
“Già, probabilmente è quello che farò.” Continuò a guardarla anche quando si voltò e si scambiarono un sorriso timido. Fu lui il primo a interrompere quel momento, odiando silenzi imbarazzanti di quel genere “Beh, io avrei preparato un pic-nic.” Si grattò il collo.
Lei rise, saltando giù dallo scalino della ringhiera “Tu cucini?”
“Perché, ti stupisce?” alzò un sopracciglio, raggiungendola “E’ solo uno dei miei illimitati pregi e virtù.” Lei rise, annuendo poco convinta, prendendolo in giro “Te li elenco mentre raggiungiamo la spiaggia, se vuoi.”
“Oh, sono proprio curiosa di scoprirli!” lo guardò divertita.
“Oltre alla mia bellezza e simpatia di cui ti sarai sicuramente già accorta...” l’aiutò a scendere dalla barca, mentre lei scoppiava a ridere “Sono bravo a cucinare come presto scoprirai, un grande fotografo come ti ho già detto...”
Si divertirono a camminare così, con lui che si lodava solo per vederla ridere e lei che commentava ogni singolo punto della sua lista. Tornarono alla barca di Steve, che stava rimettendo a posto le casse di pesce vuote e pulite e richiamò il ragazzo “Non ti ha lasciato? Le hai fatto vedere la barca di qualcun altro?”
Daniel alzò le spalle, con un’espressione buffa e alzò il braccio fino a cingerle le spalle “Che vuoi che ti dica, Steve... ci amiamo più di prima!” entrambi trattennero una risata e lasciarono il pescatore, continuando a camminare abbracciati.
 
“Ok, non sei niente male come cuoco. Te lo concedo.” Hayley bevve un sorso dal suo bicchiere, dopo aver finito il suo sandwich ripieno di tanta di quella roba da non voler sapere per il bene del suo pancreas.
“Diciamo che non sono niente male e basta.” Commentò lui, che rischiò di essere bagnato. Rise, alzando le mani “Sto scherzando! Non mi è mai piaciuto lodarmi o darmi delle arie.”
Hayley alzò un sopracciglio, divertita “Già, l’avevo notato.”
Daniel aggrottò le sopracciglia, lanciandogli le noccioline dal piatto “Oh, ma stai zitta!” Stavolta lei si vendicò davvero, gettandogli addosso l’acqua del suo bicchiere e lo colpi in pieno petto, scoppiando a ridere. Lui la guardò, fingendosi minaccioso “Cosa hai fatto?” lasciò le noccioline che teneva in mano “Ti do tre secondi...”
“Scusa, io...” tentò di convincerlo, senza riuscire però a trattenersi dal ridere.
“Uno!” la interruppe e lei scattò in piedi, urlando e cominciò a correre. Nonostante lui fosse indubbiamente più veloce, la lasciò correre, inseguendola per la spiaggia poco affollata.
Lei si voltò appena, guardandolo da sopra la spalla, scostandosi una ciocca castana che le coprì la visuale per il vento contro e gli mostrò il suo sorriso. Proprio come aveva fatto lui quella mattina, sul pontile. E proprio come lei, non poté non sorriderle di rimando e trovarla bellissima.
Sentì le gambe muoversi più velocemente da sole, desiderose di raggiungerla. La bloccò, afferrandola per la vita mentre stava risalendo la salita verso la strada “Presa!”
Lei rise, scostandosi i capelli “Non vorrai buttarmi in acqua dopo mangiato. Avrai un morto sulla coscienza!”
Daniel si irrigidì subito, serrando la mascella e la presa intorno alla sua vita. Si riprese subito, però, per non rovinare a nessuno dei due quella giornata e tornò a sorridere “No, peggio.” Si buttò con la schiena sull’erba, facendola atterrare sul suo petto e poi si voltò.
Hayley si ritrovò con la schiena aderente al terreno e il petto che sfiorava quello di Daniel ad ogni respiro. Non ebbero il tempo di considerare la loro vicinanza, però, perché erano ancora presi dai loro giochi.
Daniel posò le mani sui suoi fianchi, pizzicandoglieli prima di cominciare a torturarla con il solletico, guardandola ridere a crepapelle e contorcersi, tirando schiaffi a vanvera per farlo smettere.
Si fermò e lei si calmò, inspirando ed espirando con calma. Litigò con alcune ciocche castane appiccicate al poco lucidalabbra residuo per scansarli “Temevo di non respirare più!” rise.
Anche lui sorrise, prima di alzare lo sguardo e incontrare i suoi occhi, rimanendo inchiodato. Si fecero entrambi seri, concentrati ognuno nello sguardo dell’altra “Sei tu che mozzi il mio di respiro.” Le sussurrò, scostandole i capelli dalle guancie arrossate dalle sue parole a fior di labbra.
Bastò un attimo.
Entrambi si guardarono di nuovo e fu Daniel a trovare il coraggio di fare il primo passo.
Tagliò quella distanza già minima tra di loro, sfiorandole le labbra con le sue. Quelle labbra morbide proprio come sembravano e le aveva sempre immaginate e che avevano ancora un retrogusto di frutta. Quelle labbra che si socchiusero, non appena entrarono in contatto con quelle carnose del ragazzo e vi si incastrarono perfettamente, come pezzi di uno stesso puzzle.
Entrambi avevano desiderato quel bacio e le labbra dell’altro ancora prima di scoprire che erano fatte apposta per incontrarsi e combaciare.
Le sfiorò con la punta della lingua ed Hayley non gli negò l’accesso alla sua bocca. Le loro lingue si incontrarono, quindi, continuando a cercarsi con trasporto che spinse Daniel a posare la mano sulla sua nuca, accarezzandole il profilo con il pollice per tenerle il viso premuto al suo. Lei invece gli cinse il collo, infilando le dita tra i suoi capelli biondi.
Si allontanarono appena, continuando a guardarsi negli occhi con il respiro spezzato e le labbra leggermente arrossate, visibilmente felici.
Il sorriso di Hayley si espanse rapido sul suo viso, mentre si puntava sui gomiti, alzando il viso per sfiorare un’altra volta le labbra di Daniel, accarezzandogli la guancia quando posò la fronte sulla sua, concentrandosi sui loro respiri così vicini da mischiarsi mentre inspiravano ed espiravano con la stessa regolarità.
Le sorrise anche lui, baciandola all’angolo della bocca, perdendosi ancora nell’oceano scuro dei suoi occhi “Temevo non avrei mai trovato il coraggio...” le confessò, ridendo in un sussurrò che accarezzò il viso di lei.
“Anch’io.” Gli sorrise, prima che lui tornasse a baciarla.
Daniel si aiutò con le braccia ad alzarsi, sedendosi affianco a lei “Credo sia il momento del tuo regalo.”
Hayley pensò che ciò che era appena successo fosse già abbastanza, ma si trattenne dal dirglielo. Intanto lui infilò la mano nella tasca dei jeans e ne estrasse un pacchettino rosso. Glielo porse, sorridendole timido “Spero...”
Si avvicinò, baciandolo a sorpresa e lo interruppe “Di sicuro!” Lui rise, poggiandosi sui gomiti per guardarla aprire il suo regalo.
Hayley strappò lo scotch che chiudeva il pacchetto, infilandovi due dita. Intuì di cosa si trattasse e lo estrasse, trovandosi in mano una catenina composta da tre fili di caucciù di diversi colori, dai quali pendeva un ciondolo, costituito da una montatura d’argento dalla forma simile ad un occhio e la pupilla, per così dire, era una pietra circolare lucida dai colori del fuoco: fiamme rosso scuro all’esterno si mischiavano all’arancione e al giallo per tuffarsi nel centro, dov’era dipinto un cuore nero.
Si voltò verso Daniel, esibendo un sorriso raggiante “E’ bellissima!” Lui non nascose un sospiro di sollievo, tirandosi su e pulendosi le mani per offrirsi di chiudergliela dietro al collo. Hayley raccolse con le mani i capelli, spostandoli su una spalla “E’ come il tuo bracciale, vero?”
“Sì, beh... li ho fatti io.” Chiuse il gancetto d’acciaio, posando delicatamente le labbra sulla nuca scoperta della ragazza ma bastò comunque a farla rabbrividire “Sono tipici del nord, dove sono cresciuto.” Le cinse la vita da dietro, muovendo il polso per mostrare il suo braccialetto, con gli stessi fili, ma dalla pietra di varie gradazioni di azzurro “Ho cercato tra le pietre che avevo portato a casa ed ho pensato che il rosso ti donasse. Con i tuoi occhi, i capelli e la sciarpa con il cappello!” le prese la mano tra le sue, all’altezza del suo ombelico “Mi dispiace, ho saputo del tuo compleanno solo qualche giorno fa. Ci ho lavorato come un...”
Hayley sorrise, annuendo e gli baciò la guancia “Mi piace da morire.”
 
Passeggiarono per più di mezz’ora lungo il bagnasciuga sulla spiaggia e fin sotto i pilastri del pontile, tenendosi per mano. Non erano mancati sorrisi gioiosi ogni volta che i loro sguardi si incontravano, seguiti da dolci baci sulle labbra e Daniel ne aveva approfittato per scattarle una marea di foto, anche se lei odiava trovarsi davanti ad un obbiettivo, perché pensava di non essere fotogenica. Lui, ovviamente, non era dello stesso avviso...
Nonostante lui le avesse proposto di sdraiarsi sul telo da mare in spiaggia, Hayley aveva insistito per tornare sulla barca. Quindi ora stavano salendo le scalette di legno del pontile, scambiandosi delle domande a vicende per conoscersi meglio.
<< Colore preferito? >>
“Verde.” Rispose Hayley.
“Azzurro.” Daniel le cinse le spalle “Verde e Azzurro stanno bene insieme.” Lei annuì, sorridendogli.
<< Musica? >>
“Amo i Green Day e il rock-punk in generale.” Spiegò Hayley.
“Sono appassionato dei vecchi gruppi rock: Guns ‘nd Roses e Pink Floyd!” confessò “Suono la chitarra, sai?” lei scosse la testa, interessata “Già, insieme a Chris; ma non sono niente di ché!”
Lei non l’aveva mai ascoltato, ma era sicuro che si sbagliasse...
<< Sogno nel cassetto? >>
Hayley si mordicchiò il labbro, pensandoci su “Lavorare in un equipe di disegno.”
Daniel pensò che avrebbe tanto voluto vedere uno dei suoi disegni e nella sua mente comparve per un attimo l’immagine di lei, seduta a disegnare, assorta nei particolari che tracciava con la matita, come l’aveva vista un giorno al parco. Poi rispose “Il mio lo conosci già: viaggiare.”
<< Dolce o Salato? >>
“Dolce, assolutamente!” decretò lei.
Lui arricciò il naso, ribattendo “Salato per tutta la vita!”
Continuarono arrivando alla barca e si sdraiarono sul telo da mare sulla prua, uno davanti all’altra, trovandosi d’accordo su molti punti e in contrasto su molti altri, ma servì solo ad avvicinarli ancora di più, perché più cose scoprivano l’uno dell’altra, più se ne innamoravano...
“Davvero non ti piacerebbe viaggiare?” le accarezzò la guancia, scostandole una ciocca di capelli che il vento aveva spostato.
“Non ho detto che non mi piacerebbe. Ho solo detto che Oak Valley non è poi così male.” Sorrise, guardando la faccia contrariata di Daniel, che comunque le stava indicando di andare avanti “Beh, trovo che ci sia un’atmosfera vintage Parigina fusa a quella di Londra, senza il loro cattivo tempo. E’ circondato dalla campagna, pur essendo piccola però ha tutto quello che serve e poi c’è questo posto.” si avvicinò, baciandolo a fior di labbra “Oak Valley potrebbe anche essere affascinante.”
Daniel sorrise, continuando a passarsi tra l’indice e il medio un boccolo castano “Io vengo qui ogni mattina per lavorare alla barca, ma posso assicurarti che questo posto non è mai stato affascinante quanto oggi.”
Sorrise, bagnandosi il labbro inferiore con la lingua, con un sopracciglio alzato “Ah sì?”
Lui annuì, mettendosi a sedere e lei lo imitò. Le prese il viso tra le mani, accarezzandole le guance fino ad avvicinarle il viso al suo per baciarla. Le sorrise dolce, lasciando i suoi occhi marroni solo per un attimo, indicando il fiume davanti a loro “Prendi questo tramonto, per esempio. Ne ho visti tanti, ma non mi sono mai sentito così bene come con te oggi, guardandolo.”
Le guance di Hayley raggiunsero le stesse tonalità di rosso del sole, che tramontava all’altezza della foce del fiume, all’orizzonte, colorando le increspature dell’acqua e la sabbia della spiaggia di ogni sfumatura dal rosso al pesca.
Hayley stava guardando quel panorama, sentendosi d’accordo con Daniel. Neanche a lei sembrava di essersi mai sentita così bene come in quel momento. Sentiva i suoi occhi sul viso e lo vide avvicinarsi con la coda dell’occhio, ancora assorta a guardare il tramonto.
Sentì il toccò delle sue labbra sull’angolo della bocca, che si alzò immediatamente a quel tocco. Daniel proseguì, disegnandole il profilo lungo la mascella con le labbra, lasciandole una serie di piccoli e dolci baci.
E fu in quel momento che ad Hayley tornò in mente qualcosa che non avrebbe mai e poi mai dovuto dimenticare e scattò in piedi, portando una mano alla fronte ed esclamò “Il tramonto!”
“Che... Hayley, che succede?” le chiese confuso, mentre lei controllava l’orologio sul display del cellulare e camminava verso l’approdo.
“Puoi riportarmi al college in 15 minuti?” si scostò i capelli, nervosa “Non posso crederci, ho dimenticato Harry!”
Lui annuì, aiutandola a scendere e le camminò affianco con passo affrettato lungo il pontile e per la salita fino al parcheggio “Posso impiegarne solo 10.” Ammiccò, sorridendole per rassicurarla.
Hayley lo aveva avvisato, dopo il suo invito, di poter passare solo mezza giornata con lui per poi dover andare dal suo miglior amico. Sapeva anche, quindi, che Harry era solo il suo migliore amico. Eppure, non poteva non essere geloso, soprattutto perché, per come la vedeva lui, gliel’aveva portata via, rovinando un momento perfettamente romantico.
 
Daniel mantenne la sua promessa; dieci minuti dopo, erano all’entrata del college.
“Grazie!” slacciò frettolosamente la cintura, sporgendosi verso di lui per baciarlo “Mi chiamerai domani?”
Lui rise dal tono speranzoso con cui glielo aveva chiesto ed annuì, accarezzandole la guancia “Certo.” Lei sorrise e si voltò, già con la mano sulla maniglia della portiera. Lui la fermò, riprendendole il viso tra le mani e riportò le labbra alle sue “Abbiamo cinque minuti per salutarci, direi di farlo nel modo migliore.”
Hayley rise “Sei un genio del male.” Prima di posare una mano sulla sua nuca, giocherellando con un ciuffo biondo mentre si baciavano con trasporto. Si allontanò appena, mordendogli leggera il labbro inferiore “Ora devo andare.” Lui annuì, baciandole la fronte e la lasciò uscire, salutandola un’ultima volta con la mano. Premette l’acceleratore solo quando fu fuori dalla sua visuale, svoltato l’angolo per il portone del dormitorio femminile.
 

***

 
Hayley corse per il viale e ringraziò di cuore una ragazza appena uscita, per averle tenuto aperto il portone, impedendole di perdere tempo cercando le chiavi nella borsa. Si fermò un secondo sul pianerottolo del terzo piano, riprendendo fiato prima di affrontare altre tre rampe di scale. Arrivò davanti alla porta antipanico grigia e si appoggiò alla parete con le spalle, smorzando il fiato. Quando il suo respiro si fece regolare, aprì la porta ed uscì sul tetto del dormitorio.
Sorrise raggiante, quando vide delle lanterne di carta colorate appese a dei fili dai comignoli al muro della cabina dei contatori del gas. Sotto a queste, seduti su due dei tanti cuscini sparsi per terra intorno ad una tovaglia imbandita, trovò Harry e Sophie.
Quest’ultima si alzò in piedi non appena la vide, urlando e le corse incontro con le braccia aperte, finché i loro petti non si scontrarono ed Hayley si ritrovò inglobata tra quelle braccia magre e il familiare profumo di fragola proveniente dai capelli dorati della sua migliore amica.
“Auguri Scimmietta!” la lasciò andare, accarezzandole le spalle “Dio, quanto mi sei mancata!”
Hayley sorrise, prendendole le mani “Mai quanto tu sei mancata a me! Non sapevo che saresti tornata in tempo.”
“E secondo te mi sarei persa il tuo diciannovesimo compleanno? Mai!” la spinse appena, con il fianco “Guardati, sei bellissima!” studiò ancora meglio i suoi occhi “Ti sei... Io e te dobbiamo parlare!”
“Ferme lì!” si alzò Harry, posando sul cavalletto la sua Nikon e gli corse incontro, mettendosi tra le ragazze per cingergli le spalle “Cheese!”
Scattò il flash, imprimendo sulla carta lucida e quadrata la foto, che stava uscendo da sotto l’obbiettivo: Hayley a sinistra e la sua migliore amica alla destra di Harry. Sophie indossava una canotta bianca e il copri spalle ricamato beige, con una gonnellina nera a balze ed un paio di ballerine dello stesso colore. Aveva i capelli sciolti lasciati sulle spalle ad arricciarsi verso le punte, ma i ciuffi che di solito le contornavano il viso, accarezzandole le guance, erano tenuti dietro la testa da un fermacapelli nero quadrato. Esibiva un sorriso allegro, risaltato dal leggero strato di rossetto scuro sulle labbra piene e gli occhi, socchiusi come ogni volta che sorrideva, lasciavano comunque intravedere il luccichio delle iridi blu e dell’ombretto grigio sulle palpebre accompagnato alla matita nera e lo spesso mascara sulle ciglia. Teneva la mano destra sulla vita del ragazzo e l’altra all’altezza della spalla, con l’indice e il medio alzato nel segno di vittoria.
Harry al centro, con una camicia nera che slanciava il suo fisico e un paio di jeans bianchi. Il gel tra i capelli era la ciliegina sulla torta. Sorridendo, le lentiggini sugli zigomi gli sfioravano gli occhi d’ambra. Fino ad una settimana prima, Hayley avrebbe sicuramente fatto più attenzione al suo abbigliamento, rendendosi conto di quanto effettivamente fosse bello quella sera. Invece ora non riusciva a non pensare ad un ragazzo biondo e a come una semplice felpa grigia e un paio di jeans scuri lo rendessero bellissimo.
Scattarono una seconda foto, in cui le due ragazze baciavano rispettivamente la guancia destra e sinistra di Harry, il quale inarcò le sopracciglia e spalancò gli occhi, gonfiando le guancie e imbronciò la bocca a cuoricino, in un espressione buffissima.
Poi si sedettero sui cuscini per terra, scherzando e mangiando la torta al cioccolato. Passando una serata allegra come sempre, quando si ritrovavano tutti e tre insieme.

Sono tornata, anzi, sono tornatI!!!
Mi ci sono impegnata, spero davvero di aver raggiunto un livello soddisfacente per questo capitolo.
Non so se per voi sia una brutta o una cattiva notizia, ma sto per partire per due settimane
e non porterò il pc con me, quindi credo che dovrete aspettare per i prossimi capitoli!
Ma almeno così avrete il tempo di lasciare delle recensioni! ;D
A proposito, grazie a tutti quelli che l'hanno fatto nei capitoli precedenti. <3
Un bacio e a presto.

 





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