Tutto può cambiare, basta trovare la persona giusta;

di Cristal_Lily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stai diventando la mia droga, senza neppure che io me ne renda conto; ***
Capitolo 2: *** Il tempo lontano da te non scorre, mai; ***
Capitolo 3: *** Sento che qualcosa sta cambiando, ma non riesco a capire cosa; ***
Capitolo 4: *** Sento che tutto si sta sistemando; ***
Capitolo 5: *** Mi sento delusa, e ferita. Questo mi rende una sciocca, vero? ***
Capitolo 6: *** Diventa sempre più difficile ignorare ciò che sento dentro; ***
Capitolo 7: *** Lentamente sto perdendo il controllo, voglio solo tornare indietro; ***
Capitolo 8: *** Perchè ormai tutta la mia vita mi sembra così sbagliata? ***
Capitolo 9: *** Non ce la faccio, è più forte di me; ***
Capitolo 10: *** Tu sei solo ed unicamente mia; ***
Capitolo 11: *** Sono stanca di rinnegare ciò che provo; ***
Capitolo 12: *** Giornata più bella può esistere? No, probabilmente no; ***
Capitolo 13: *** Fa maledettamente male, ma non ho intenzione di rinunciare a te; ***
Capitolo 14: *** Ancora poco e tu sarai qui con me; ***
Capitolo 15: *** Finalmente assieme; ***
Capitolo 16: *** E così difficile resisterti; ***
Capitolo 17: *** Non pensavo che saremmo arrivate a questo punto; ***
Capitolo 18: *** Anche dai sogni ci si risveglia; ***
Capitolo 19: *** Ho semplicemente paura di perderti; ***
Capitolo 20: *** Finalmente libera; ***
Capitolo 21: *** Distanza; ***
Capitolo 22: *** Cinque anni dopo; ***
Capitolo 23: *** Una sorpresa a casa; ***
Capitolo 24: *** .. Christmas time .. ***
Capitolo 25: *** Giro in città; ***
Capitolo 26: *** Una pessima idea; ***
Capitolo 27: *** L'attesa... ***
Capitolo 28: *** Risveglio; ***



Capitolo 1
*** Stai diventando la mia droga, senza neppure che io me ne renda conto; ***


Non era uscita, aveva inventato una stupida scusa al proprio ragazzo che invano aveva tentato di schiodarla da casa, dal proprio computer che ormai da settimane non abbandonava più.
- Che cosa triste, dai esci, perché te ne stai rinchiusa tutto il tempo? Manchi a tutti amore… - disse al telefono Nick, ormai rassegnato, ben consapevole che quello non le avrebbe fatto cambiare idea.
- Scusa amore, ma sto male, non mi sento molto bene. Ti prometto che domani esco - disse a bassa voce, cercando di farsi sentire malata, come se stesse veramente poco bene. Le dispiaceva mentirgli, odiava farlo ma era più forte di se, non riusciva ad abbandonarla.
Stava diventando un’ossessione, una bellissima ossessione che non voleva e non riusciva a interrompere.
Assuefatta, completamente da quella presenza che non aveva neppure mai visto di persona, era sempre attaccata sul suo piccolo portatile, a scriverle messaggi infiniti. Ridevano e scherzavano sempre, e si erano conosciute da quanto? Un mese al massimo.
Ma quella ragazza era speciale, bastava una sua sola parola per metterle il sorriso, anche quando la giornata sembrava non poter essere risollevata in alcun modo.
Era un sentimento strano, quando non era collegata Bonnie sentiva il cuore stringersi in una morsa terribile, come se il solo non sentirla le togliesse il respiro dai polmoni, era una sensazione terribile.
- Bonbon!!!! Scusami l’immenso ritardo, mamma non mi faceva più collegare – ecco, era bastato quel suo semplice messaggio per farla sciogliere, per farle dimenticare il proprio ragazzo come se non fosse mai esistito.
Un sorriso naturale, spontaneo, le era spuntato sulle labbra mentre velocemente digitava la risposta, troppo emozionata per poterla fare aspettare anche solo un secondo in più.
- Oh tranquilla, tanto ero talmente impegnata che non mi ero quasi accorta della tua mancanza! XD – cercava di buttarla sul ridere, celava sempre i sentimenti che lentamente stavano crescendo dentro di se, sinceramente cercava anche di non prestarci attenzione. Non voleva sapere perché si sentiva in quel modo ogni volta che la sentiva, un poco la spaventava anche perché per nessuno, neppure con il suo fidanzato, si era sentita tanto legata. Ma probabilmente era solo perché erano amiche ed avevano tanto in comune.
- Grazie eh!! Se vuoi me ne vado! è.è – quanto l’adorava! Scosse il capo, rispondendole immediatamente, avviandosi in quella discussione che sarebbe durata ore ed ore, che l’avrebbe estraniata dal mondo come accadeva puntualmente ogni giorno.
Forse doveva darci un taglio. Forse aveva bisogno di tornare alla sua vita, alla “normalità”, forse così si sarebbe schiarita le idee. Ma non ne aveva il coraggio, aveva paura, non voleva perderla. Si, era paranoica, ma lei non poteva perdere neppure un minuto della sua presenza.

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Capitolo 2
*** Il tempo lontano da te non scorre, mai; ***


Nervosa. Bonnie continuava a guardare il piccolo orologio che aveva al polso, quello che le avevano regalato i genitori qualche mese prima per il compleanno. Il tempo sembrava non scorrere più, la lancetta si muoveva lentamente, quasi sembrava rimanere immobile. Quanto ancora mancava alla fine della serata? Non lo sapeva perchè non avevano neppure un orario. E la cosa la mandava ancor più fuori di testa.
E lei nonostante tutto non riusciva a distogliere il proprio sguardo da quel piccolo oggetto, neppure quando gli amici richiedevano la propria attenzione.
- Bonnie! – fu la voce di Nick a ridestarla da tutti i suoi pensieri. Alzò il capo, lo sguardo confuso e perso che focalizzò lentamente la figura del suo fidanzato che la guardava con esasperazione. Le aveva forse fatto una domanda?
- Eh, cosa c’è? – chiese con voce bassa, dubbiosa, mentre ora lo sguardo andava a destra ed a sinistra, osservando tutta la propria compagnia che, allo stesso modo, la guardavano con fare preoccupato.
- Continui a guardare il tuo maledetto orologio – disse con voce fredda, irritata anche. Bonnie avvampò, immediatamente. Lei non lo faceva apposta, sinceramente neppure se ne era resa conto. E lui non poteva capire. Per lei era stato già così difficile uscire e staccarsi dal computer, dalla chat…da lei. Eppure era accaduto, dunque come poteva non contare i minuti che la separavano dal suo ritorno a casa?
Aveva organizzato quella serata già da parecchi giorni, aveva acconsentito ad uscire solo perchè anche Angel era impegnata. Ma qualche ora prima tutto era cambiato, la ragazza era stata messa in punizione e le aveva chiesto se poteva rimanere con lei perchè da sola, proprio non voleva stare. E lei come poteva non acconsentire? Avrebbe fatto di tutto per quel angelo che le aveva cambiato la vita.
Solo che non appena aveva scritto a Nicholas lui era arrivato in casa, si era fatto aprire, e l’aveva obbligata ad abbandonare l’amica, chiudendole il portatile senza darle neppure l’opportunità di salutarla. E lei si sentiva un mostro. Si sentiva letteralmente morire.
Era stupido, era insano, ma era così. L'unica sua preoccupazione era che l'amica non si fosse arrabbiata. Voleva, doveva arrivare a casa e scusarsi con lei!
- Oh, emm, si…ecco..scusa – disse semplicemente, distogliendo lo sguardo da tutti ed iniziando ad osservare un interessantissima bruciatura sul tavolo in legno.
- Vabbè, ne riparleremo – disse semplicemente il ragazzo, tornando a chiacchierare con la compagnia che, alla fine, aveva finito con l’ignorare l’accaduto. E lei non parlò più, si sentiva mortificata in quel momento.
Il desiderio di stare li, con tutti loro, c’era. Veramente. Lei desiderava tornare alla sua vita, le mancavano tutte le uscire serali che faceva con loro, le risate, i divertimenti, le nottate passate con Nick. Le mancavano. Eppure in quel momento per lei era più importante Angel. Pensava sempre a lei, costantemente, se fosse stata un ragazzo probabilmente avrebbe pensato che se ne fosse innamorata ma, ovviamente, non era possibile. Lei amava Nick. Ne era estremamente convinta.
Ma, nonostante quell'amore, lei ora voleva solo Angel. Non le restava dunque che contare i minuti che la separavano da casa.

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Capitolo 3
*** Sento che qualcosa sta cambiando, ma non riesco a capire cosa; ***


Le ore, i minuti, i secondi non passavano più. E la mente era distratta, le sembrava di essere da sola, che attorno a lei ci fosse solo rumore e non parole di persone a lei care.
E forse, troppo presa da tutti quei pensieri, da quei problemi che le frullavano per la testa senza darle tregua, ad un tratto sentì una mano calda stringerle la propria, facendole alzare il capo nuovamente.
- Andiamo, è tardi – disse con voce fredda e distaccata il fidanzato. Forse l’aveva combinata grossa. Sembrava irritato e poteva capirlo. Annuì dunque semplicemente, salutando tutti con un grande sorriso e l’augurio di rivedersi presto prima di uscire accanto a Nick che continuava a tenerla per mano.
Rimasero in silenzio sino a quando non salirono in macchina, lei non sapeva che cosa dire e lui sembrava furioso. Parecchio furioso.
- Adesso mi spieghi che cosa c’è di tanto importante a casa tua per continuare a guardare l’orologio per tutta la serata. Ti sei forse stancata di noi, anzi…di me?? Sono settimane intere che non usciamo! Almeno te ne rendi conto? – ecco, ci aveva visto bene, era incazzato da morire. E non era solo la voce a farglielo capire, ma anche quella guida spericolata, veloce. E lei ne aveva veramente paura. Anzi, odiava quando correva in quel modo, non aveva mai amato quel suo lato spericolato.
- M-mi dispiace Nick. Io..so che sono stata pessima. E’ più forte di me, non lo faccio apposta – non sapeva neppure che cosa dirgli perché, tutto sommato, lei stessa sapeva che il suo comportamento non aveva neppure ragione d’esistere. Come poteva passare tutte le sue serate e tutti i suoi pomeriggi su internet, con lei? Una persona lontana che forse non avrebbe mai visto? Non ne aveva idea, eppure era così. Il solo pensiero di non sentirla in ogni momento della giornata le faceva male. La distruggeva quasi. Bastava solamente vedere come era ridotta dopo quelle tre ore passate lontana da lei. Era agitata, nervosa, non riusciva a godersi neppure una serata perché pensava in ogni singolo istante all’amica. Ne era così ossessionata!
- Bonnie, io non capisco il tuo comportamento. Siamo tutti preoccupati, anche i tuoi genitori me ne hanno parlato che credi? Io non posso stare con un fantasma, devi riprenderti e tornare alla tua vita. Devi smetterla di stare sempre davanti a quello schermo perché non tollero più di non vederti per settimane intere – affermò guardandola negli occhi, ora il tono era molto più calmo, tranquillo. Forse sentendo la propria voce tremante si era calmato e aveva compreso che neppure lei era felice di tutto ciò. E Bonnie sospirò, piano. Sapeva che aveva ragione e doveva trovare una soluzione.
- Va bene, hai ragione – sussurrò accennandogli un piccolo sorriso mentre lui si fermava di fronte a casa sua. Immediatamente, senza neppure dirle nulla, la trasse a se, premendo le sue labbra sulle proprie, le loro lingue che ormai si incrociavano più per forza dell’abitudine che per un dolce gioco sensuale.
- Mi sei mancata amore. Dai, saliamo. I tuoi mi hanno permesso di dormire con te se risolvevo questa situazione – sussurrò con un sorriso sulle labbra, quel sorriso che, una volta, riusciva a scioglierle il cuore. E quella proposta, una volta l’avrebbe accolta con entusiasmo, ma ora…ora c’era qualcosa di diverso. Non sapeva cosa eppure c’era. Ma  avrebbe ignorato  quella sensazione. Era più semplice.
- Andiamo – furono le sue uniche parole che uscirono dalle labbra mentre scendevano e si dirigevano entrambi nella propria abitazione. Sarebbe stata una notte molto, forse troppo, lunga.

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Capitolo 4
*** Sento che tutto si sta sistemando; ***


- Bonbon, ti sento distante, cosa succede? – erano ormai settimane che Angel, preoccupata, le chiedeva cosa avesse. Il problema era che neppure lei sapeva che cosa le stesse accadendo.
Da quella sera, quella in cui il suo ragazzo le aveva fatto la predica, lei si sentiva cambiata. Tutti quei pensieri l’avevano tormentata, lasciandola sempre più confusa e si, anche senza energie. Si sentiva sempre più giù di corta, i cuore le diceva qualcosa ma non riusciva a cogliere il messaggio che le voleva lanciare, o forse era lei a non volerlo cogliere? Forse era così.
Sapeva solo che l’essere obbligata a sentire sempre meno Angel le faceva male, ma i genitori erano stanchi di quella strana situazione, e le avevano proibito di stare troppo su internet.
E in quelle settimane, sinceramente aveva anche pensato ad una soluzione, ma lei il coraggio non  lo aveva mai avuto di fare quella semplice domanda. Ma basta, tanto valeva rischiare no?
- Angel, vorrei il tuo numero. I miei genitori mi fanno stare sempre meno qui con te perché dicono che devo smetterla. Solo che io voglio continuare a sentirti. E’ difficile da spiegare…io..a me piace parlare con te. Molto. Vorrei farlo sempre e..magari…potremmo scambiarci qualche messaggio…se ti va – bene, lei glielo aveva chiesto. Ora stava a lei decidere.
Agitata, quella semplice domanda accompagnata da una parte dei suoi sentimenti, l’aveva portata ad aver timore di una risposta negativa. Cercava dunque di distrarsi, di guardare altro, borbottando tra se e se timorosa di una risposta che non le piaceva. Cavolo, sembrava che Angel le stesse scrivendo un papiro.

Chiuse gli occhi e trasalì quando il rumore della chat l’avviso del messaggio. Respirò, una, due, tre volte e solo alla fine decise di guardare. E rimase stupida dalla sua risposta.
- Finalmente me lo hai chiesto Bonbon!! Sai che non aspettavo altro? Io ti adoro, ti voglio un mondo di bene e avevo paura che tu non mi volessi più sentire. Anche i miei si stanno stancando, e speravo tanto che tu me lo chiedessi -
Erano le parole più belle che avesse mai letto. Forse era stupido, del resto era solo un numero di telefono, ma quello le dava la possibilità di uscire con gli amici, con il fidanzato, e di tenersi in contatto con lei.
- Davvero?? Io è da quella sera che volevo chiedertelo!! Però potevi chiedermelo anche tu .-. Be, non importa ^-^ - era così…felice! Forse quello era ciò che le serviva, la svolta di cui aveva bisogno per andare avanti. Ora sembrava che i pezzi del puzzle si stessero rimettendo al loro posto. Non sarebbe più stata obbligata a stare al computer, non avrebbe più dovuto sentire i lamenti del padre, o della madre. Le sembrava di avere il mondo in pugno.

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Capitolo 5
*** Mi sento delusa, e ferita. Questo mi rende una sciocca, vero? ***


La mano che stringeva il cellulare stava letteralmente tremando.
Era fuori, all’aperto, l’aria fresca le pungeva le gote, arrossandole lievemente. Ma forse quel rossore non era dovuto solo per quello. Era..non sapeva neppure cosa era. Agitata, nervosa, emozionata, felice. Le persone che le passavano accanto la guardavano stranite, il suo nervosismo tutto sommato era ben visibile ma lei non poteva farvi nulla.
E quando avvertì tra le sue mani la vibrazione, senza neppure pensare premette un pulsante, portandosi il cellulare all’orecchio, emozionata.
- Pronto? – la voce tremava, si sentiva una sciocca per ciò che stava provando!
- Bonbon!! Finalmente sento la tua bellissima voce! – era stato come se il cuore si fosse fermato per un istante per poi prendere il galoppo verso luoghi lontani, magnifici.
La sua voce, la sua magnifica e perfetta voce. Le aveva completamente tolto la parola. Era concreta, sentirla rendeva tutto un po’ più reale.
- Dai, non è bellissima. La tua lo è..e sono felice di sentirti – era arrossita di colpo, neppure fosse alle prese con la sua prima cottarella. Però era così, era felice perché erano giorni che sperava che lei la chiamasse. Glielo aveva chiesto non appena si erano scambiate il numero, e lei aveva accettato, senza neppure pensarci due volte. Eppure aveva dovuto aspettare ben due settimane. Troppe a suo parere.
- Anche io!! Però posso stare poco! Scusa scusa scusa! Avrei voluto sentirti tanto tanto la prima volta ma prima di chiamarti la mia ragazza mi ha chiesto di vederci e non ho potuto dirle di no! – a quella parole tutto sembrò divenire offuscato. La sua ragazza? Angel era fidanzata?? Si sentiva ferita. Non glielo aveva mai detto e…non era giusto. E poi...era una ragazza. Stava con una ragazza.
- Tu sei...fidanzata? – la sua voce era piatta, vuota. Si sentiva infastidita da quella notizia. Soprattutto per il fatto che stesse con una ragazza. Certo, non lo aveva neppure mai pensato possibile ma…cavolo, si sentiva così confusa…
- Oh, non te l’ho mai detto? Be…ma questo non cambia nulla..vero? – anche la voce dell’amica si era fatta più leggera, forzata. No. Non cambiava nulla. O forse si?
- Io… - non riuscì a dire nulla che dei rumori dall’altra parte del telefono la fecero bloccare. Parole sfuocate, confuse e lontane, ma che lei percepì chiare e forti. Amore, mi sei mancata.. ed altro che non aveva neppure la forza di ripetersi mentalmente.
- Heiiii!! Angel chiama Bonnie, ci sei?? Io dovrei andare.. – la voce era tornata allegra, felice. Angel era felice di vedere la sua ragazza. Ma lei da quando aveva conosciuto l’amica non era più così felice di vedere il suo ragazzo. Lei gli aveva detto dell’esistenza di Nick, mentre lei non le aveva mai detto nulla riguardo la propria vita amorosa. Lei, d’altro canto, non glielo aveva mai chiesto.
- Sisi, vai pure. Ci sentiamo. Buon pomeriggio – non le lasciò neppure il tempo di salutarla che chiuse la chiamata, abbandonandosi sulla panchina in cui si era seduta poco prima.
Si. Quello avrebbe cambiato tutto.
 
 

* * *


Buonasera!
Ormai sono arrivata al quinto capitolo di questa mia storia e non ho ancora scritto nulla a riguardo dunque mi sembra giusto iniziare!
Per prima cosa…piacere!! Spero che vi piaccia questo mio capitolo, anzi, che vi piaccia questa storia.
So che sono estremamente lenta ma sfortunatamente non ho solo questo da fare, dunque scusatemi
Mi piacerebbe sapere qualche vostra impressione, non siate timidi suvvia!! Qualche bel commentino sarebbe ben gradito.
Per il momento non saprei che altro dirvi quindi al prossimo capitolo.

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Capitolo 6
*** Diventa sempre più difficile ignorare ciò che sento dentro; ***


Bonnie si sentiva strana.
Aveva sempre la testa tra le nuvole ed erano giorni che, nonostante si obbligasse ad uscire con Nick e con gli amici, la propria testa era persa in un altro mondo.
Stava mentendo a tutti, anche ad Angel che solo di rado si accorgeva che tutte le sue parole, tutti i suoi sorrisi, erano una maschera che lasciava crollare solo quando era nel suo letto, ove nessuno poteva vederla.
Non sapeva perché la notizia che l’amica avesse una ragazza, che stesse con una donna, l’avesse sconvolta tanto. Era stupita, doveva essere felice per la sua migliore amica, non doveva provare quei sentimenti contrastanti.
Ovviamente non aveva nulla contro quel genere di amore, non era il tipo di persona che giudicava o che trovava disgustoso l’affetto tra due persone dello stesso sesso. Solamente che quella notizia le aveva fatto rivalutare tutto. Lei in realtà non aveva mai veramente pensato a tutto quello; certo, era sempre stata una persona curiosa, ma le avevano sempre fatto pensare che, in qualche modo, l’amore tra due donne fosse sbagliato.
Si sentiva decisamente confusa.
E gelosa.
In quei giorni si era ritrovata irritata al solo pensiero che le labbra dell’amica toccassero quelle di quella sconosciuta; le dava fastidio che da li a qualche tempo Angel la ignorasse quando usciva con la sua ragazza. Sapeva che fossero solo amiche, e molti lo avrebbero trovato un comportamento naturale, ma Bonnie non trovava giusto che, mentre lei quando era con il proprio ragazzo cercava sempre di scriverle almeno uno o due messaggi, l’amica al contrario si facesse viva solo alla sera, o il giorno dopo se la notte dormiva con la sua ragazza. Lei non chiedeva poi molto! Solo qualche messaggio, di tanto in tanto, lei si sarebbe accontentata.
Ed Angel non si era neppure accorta di quel suo attaccamento quasi morboso che, giorno dopo giorno, cresceva sempre più. No, non le piaceva, semplicemente…era normale provare certe cose per le proprie amiche.
La ragazza cercava di convincersene anche se, lentamente, quella certezza stava crollando, fragile come un castello di sabbia.
 
- Bonbon! Appena tornata a casa! Mi sei mancata, dormi? – forse si era addormentata, tra tutti quei pensieri il sonno l’aveva colta all’improvviso e solo dopo aver sentito il suono del cellulare aveva riaperto gli occhi appannati.
Ci volle qualche minuto affinché collegasse il cervello e capisse chi le avesse scritto.
Angel. Era suo il messaggio.
Lo rilesse un altro paio di volte e, arrabbiata, chiuse il messaggio e lanciò il cellulare sul comodino. Le era mancata??
Non le credeva neppure un po’!  Era stata fino a quel momento con la ragazza e di certo, se le fosse veramente mancata, le avrebbe scritto. La odiava, perché la faceva soffrire in quel modo? Perché non la capiva? Per lei quei messaggi, le parole dolci che le rivolgeva, erano solo bugie. Piccole bugia che cercava di non ascoltare ma che le entravano dentro, che la scioglievano ogni volta, portandola sempre più al punto di non ritorno. Lo sapeva, lo sentiva chiaramente.
Passò qualche altro minuto, in silenzio, cercando quasi disperatamente di riaddormentarsi e non pensare a lei. Peccato che più il tempo scorreva, e più sentiva dentro di se la voglia di risponderle. No, doveva farsi vedere forte. Ce la poteva fare.
Non avrebbe risposto. Non lo avrebbe fatto. No.
- Che palle! -  se la stava prendendo con se stessa perché non era così facile per lei snobbarla in quel modo. Non lo avrebbe mai fatto, lo sapeva.
Ecco perché con un sospiro riprese il cellulare, rispondendo così ad Angel perché lei proprio non ce la faceva. Era più forte di lei, le voleva troppo bene per ignorarla in quel modo.
 

* * *

 
Eccomi di nuovo qui! Ho pubblicato prima del previsto, ma stasera ero in vena di scrivere.
Bonnie sta lentamente entrando in crisi, sente che tutte le sue certezze si fanno sempre più insignificanti, le si sta letteralmente aprendo un nuovo mondo.
Ed Angel..sta uscendo il suo lato nascosto, non ve lo aspettavate vero?
Allora, qualche impressione? Come pensate che si evolveranno le cose?
Io qui vi saluto, alla prossima!!

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Capitolo 7
*** Lentamente sto perdendo il controllo, voglio solo tornare indietro; ***


Due settimane. Le sembrava passata in realtà un’eternità da quella prima volta che aveva sentito Angel. Ancora si ricordava tutto ciò che aveva provato. Nervosismo, felicità…delusione. Non si era aspettata che la loro prima telefonata cambiasse così radicalmente la sua vita, il suo essere.
E non lo dava a vedere, quello no. Lei e Angel si sentivano tutti i giorni. Sempre, costantemente. Avevano iniziato anche a vedersi, in webcam, perché l’amica le aveva detto che la voleva vedere in viso. E così era riuscita a perdersi in quegli occhi color del mar di Norvegia, tanto profondi, dolci, allegri che lentamente la stavano portando sempre più vicina all’oblio. Quelle labbra poi! Rosee, carnose…che avrebbe desiderato provare anche solo sulla sua guancia. No, era sbagliato, però le sarebbe piaciuto.
Con Nick usciva regolarmente, ma ormai non era più spinta dal desiderio di ritrovarlo, di sentire le sue braccia attorno al proprio corpo o le sue labbra sulle proprie. Usciva con lui per ripicca. Si, lo faceva perché Angel ogni domenica l’abbandonava per andare dalla “sua Michelle”. Quanto odiava quella ragazza!
L’amica ne parlava con una tale adorazione che ogni volta le sembrava che un pezzetto del proprio cuore si staccasse e andasse a perdersi chissà dove, irrecuperabile.
Non le aveva mai chiesto nulla su di lei, come del resto Angel non le chiedeva mai del suo ragazzo. Inizialmente l’amica aveva temuto che quella notizia la infastidisse: dopo qualche giorno infatti, le aveva chiesto cosa ne pensava. Aveva avuto paura di perderla, ecco ciò che le aveva riferito. Come aveva potuto pensare una cosa del genere?? Era troppo legata a quella ragazzina dai capelli color del cioccolato! E nonostante avesse provato più volte ad allontanarsi da lei, per dare un po’ di pace alla propria anima, alla fine la sua mancanza vinceva sulla sofferenza che provava quando lei le parlava di Michelle.
Eppure Bonnie non capiva perché si sentisse in quel modo. Era tremendamente gelosa, provava un odio viscerale per quella ragazzina che le portava via Angel.
Più i giorni passavano e più non riusciva a capire cosa le stesse accadendo. Se prima era confusa, ora era completamente persa. Le sembrava di essere avvolta nell’ombra, che ogni suo passo la conducesse in un luogo da cui non sarebbe più tornata.
- Senti Bonbon, poso farti una domanda?– la voce dell’amica che le arrivò dal proprio telefono la risvegliò da tutti quei pensieri. Da quanto era zitta? Ormai fin troppo facilmente si perdeva tra quelle paranoie, tra quelle ossessioni che le toglievano tutte le energie, eppure nessuno sembrava rendersene conto. Forse tutte quello, nonostante sembrasse prendere un'infinità del suo tempo, si svolgeva nel giro di pochi secondi.
- Certo, dimmi pure – disse con voce dolce, carezzevole. Si scioglieva ogni qual volta che parlavano assieme.
- Ma quindi...con Nick va tutto bene? Ultimamente ci esci così tanto.. - la sua voce timida e leggermente incerta le fece correre un brivido lungo la schiena. Sembrava quasi una bambina.
- Perché? – non le avrebbe mai detto il vero motivo per cui si era tanto riavvicinata al ragazzo, sarebbe stato imbarazzante. E probabilmente lei non lo avrebbe capito, infondo neppure lei stessa lo comprendeva.
- E’ stupido, è che mi sembra quasi che ti stia allontanando da me..

Il cuore le si fermò per un secondo, solo uno.
No, non poteva farle quello. Non poteva dirle veramente quelle cose. Lei si stava allontanando?? Era colpa sua se lo stava facendo! Bonnie avrebbe preferito non sapere nulla di Michelle, avrebbe voluto averla tutta per se, non voleva che ci fosse quella maledetta di mezzo! Le toglieva la propria amica, non si potevano neppure sentire!Ma dicendole di quella sua relazione con quella ragazza aveva scatenato una serie di conseguenze che l’avevano e che tutt'ora la stavano cambiando.
- No, ma è il mio ragazzo. Come tu esci con la tua ragazza, io esco con lui – disse leggermente infastidita. Quella era la realtà dei fatti, loro erano solo amiche, non c’era nulla di più dato che erano entrambe impegnate. Oh, e lei non era...be, non le piacevano le donne. Anche se in realtà non ci aveva veramente mai pensato a ciò, le avevano sempre fatto credere che fosse una cosa sbagliata, innaturale. Angel invece glielo faceva vedere come se fosse la cosa più naturale del mondo, era stato proprio quel suo comportamento a farla sentire strana, diversa.
- Sembra quasi che tu sia gelosa di Michelle.. – e aveva fatto centro! Solo che Bonnie non voleva ammetterlo. Lei non poteva essere gelosa della sua migliore amica. O forse si? Infondo poteva essere normale no?Essere gelosi dei propri amici poteva essere...normale, si. Circa.
- Io non sono gelosa, perché dovrei esserlo?? Tu stai con lei, io con Nick e siamo tutte e due felici. Sono felice che tu sia innamorata di questa Michelle, che ti piaccia tanto – disse quasi con freddezza, voltandosi e ritrovandosi praticamente l’amica con cui doveva uscire di fronte che le sorrideva gentile.
- Bonbon io… - non le fece neppure finire la frase che la bloccò.
- Senti devo andare, siamo apposto no? Ci sentiamo questa sera va bene?Tanto ora devi uscire con Michelle, quindi...ciao – disse distaccata, chiudendo la telefonata. Si sentiva una vera stronza ma era più forte di lei: Angel era l’unica che riusciva a farle perdere la calma in quel modo. 

* * *

Ed eccomi di nuovo qui! Mi sono impegnata un po’ di più, avrei voluto scrivere di più ma ho interrotto perchè…be, così. Avevo già pronto l’inizio per il prossimo! E prometto che per quello mi impegnerò ancor di più. Allora che ne pensate? Bonnie inizia a far vedere sempre più gelosa, e questo la sta allontanando da Angel. Si aggiusteranno le cose? O sono destinate ad allontanarsi sempre di più? Ehh, lo scoprirete presto! Qui passo e chiudo, se avete consigli parlate pure, a me fa sempre piacere

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Capitolo 8
*** Perchè ormai tutta la mia vita mi sembra così sbagliata? ***


Non era passata neppure mezzora che già Bonnie si sentiva in colpa.
Era stata troppo dura con Angel che, tutto sommato, le stava dicendo che le mancava. Anche a lei mancava stare con lei senza tutta quella gelosia che, al contrario, ora l’attanagliava ogni minuto della propria vita.
Era sfibrante, si ritrovava esausta perché, oltre alla gelosia, sentiva che c’era qualcosa di diverso in lei. Cosa fosse però doveva ancora capirlo, ma centrava con Angel. Quella era la sua unica certezza.
Quel giorno non era uscita con Nick. Lui era impegnato con le sue partite di calcio, e lei, pur di non restare a casa, aveva deciso di uscire con l’amica, anche se il tempo non era dei migliori. La pioggia però poteva essere vista come sfondo perfetto per quella sua giornata iniziata male e che sembrava continuare sempre peggio.
Il picchiettare di quelle gocce di cristallo sull’ombrello che teneva l’amica la distraevano dalle parole altrui. Non la stava ascoltando, bensì guardava il cellulare che non aveva lasciato neppure un secondo da quando aveva chiuso la telefonata.
In realtà Bonnie era incerta sul da farsi. Non voleva cedere, non voleva essere lei a scriverle per prima, ma se avevano “litigato”, la colpa era propria. Dunque era giusto che fosse lei la prima a fare il primo passo.
Ecco perché alla fine, dopo un impercettibile sospiro, si decise ad aprire i messaggi per risponderle. Si sarebbe scusata a dovere, sperando di non aver rovinato tutto. Angel riusciva a farla sentire così insicura! Come faceva??
- Scusami, sono stata veramente stronza, è che sto passando un periodo un po’..così e..si, non volevo prendertela con te, sai che ti voglio un mondo di bene. Be, buon divertimento. Ciao, bacio – scrisse velocemente, e quando il messaggio fu inviato, osservò lo schermo del cellulare ancora per qualche istante prima di rialzare il capo e tornare a chiacchierare con l’amica.
Anche se in realtà non era veramente presente a quella conversazione e, soprattutto, non aveva ancora aperto bocca.
Ascoltava distrattamente le parole che le rivolgeva, ma del resto sembrava non accorgersi di ciò. E non tentò neppure di nascondere la sorpresa di quando sentì arrivare un messaggio. Nuovamente si ritrovò con il cuore che batteva con forza perché desiderava che fosse Angel. Che stupida.
- Sai che me ne puoi parlare quando vuoi, ti voglio bene anche io, stai tranquilla. A questa sera <3 – era così gentile. L’aveva già perdonata. E quello le fece spuntare un dolce sorriso sulle labbra che non sfuggì all’amica.
- Sai Bonnie, ora capisco perché tu e Nick vi vedete sempre meno. Non sapevo che ti piacesse un altro! Peccato che stia con un’altra eh? – Bonnie rialzò immediatamente il capo, guardando Medline. Un altro? Di cosa stava parlando? La guardò chiaramente confusa, inclinando il capo ed arricciando le labbra, obbligandola a fermarsi per poterla guardare meglio negli occhi. Quel sorrisetto complice la infastidiva.
- Che cosa vuoi dirmi scusa? – chiese stizzita, incrociando le braccia al petto. Era forse impazzita?
- Be, la telefonata di prima...qusta “Michelle”, e ora quel sorrisetto che ti è spuntato fuori per quel messaggio che suppongo sia di lui. Dai, dimmi chi è!! – ok, era fuori? A lei non piaceva la persona con cui aveva parlato sia al telefono, che massaggiato in quel momento. Era solo la sua migliore amica.
- Guarda che stai proprio sbagliando. Non mi piace – disse all’amica, seriamente. Forse quella era la sua unica certezza. Oppure no? Cosa pensava veramente di Angel? Non poteva essersi presa una cotta per lei, era una donna! Certo, la trovava bellissima, ogni volta che la vedeva le batteva forte il cuore e sentiva le farfalle allo stomaco ma non era innamorata. No.
- Si certo, come no. – una soave risata uscì dalle labbra dell’amica completamente ammattita.
Ma proprio non capiva? Lei  era solamente gelosa di Angel, ma perché si sentivano sempre meno. Solo quello.
Era normale sentirsi tristi quando ci si rendeva che la propria migliore amica ti abbandonava perché fidanzata.
- Allora, se non è il tuo nuovo boy..be, raccontami chi è!! – continuava ad insistere, quella giornata sarebbe stata tremendamente lunga!
- Non mi va di parlarne – chiuse il discorso, tornando a guardare i passanti. Le persone a volte proprio non capivano quando era il tempo di farsi gli affari loro. Lei amava Nick, era sempre stato il suo ragazzo, era ovvio che quel sentimento che una volta li univa fosse ancora li.
O forse no?
Lei si sentiva così diversa, non si sentiva più se stessa e non riusciva più a sorridere con Nick. A volte lo trovava noioso, e quasi insopportabile. Forse doveva prendersi una pausa, forse aveva solamente bisogno di pensare.
Un nuovo suono proveniente dal cellulare la fece scattare. Che fosse Angel? La considerava nonostante la sua ragazza? Sarebbe stato il regalo più bello che potesse farle!
- Amore mio! Stasera usciamo? I miei hanno casa libera, potremmo stare un po’ assieme – era Nick, e lei non sapeva cosa fare. Angel o lui? Sinceramente una voce lontana nella sua testa le urlava di tornare a casa e restare, così da attendere il ritorno della sua adorata amica. Ma il suo lato razionale al contrario, la induceva verso l’altra strada.
Infondo Angel forse non sarebbe neppure tornata, spesso lo faceva quindi…
Strinse il cellulare tra le dita, e nonostante non le andasse, rispose al proprio ragazzo.
- Va bene, stasera da te a dopo – quasi le sembrava di tradire Angel, ma in realtà non era così. E poi…le piaceva così tanto quando lei la cercava dicendole che le mancava. Un comportamento infantile? Si, lo era, ma almeno si sentiva veramente importante per lei.


 * * *

 
Sono stata abbastanza veloce con questo capitolo no?? E mi sono particolarmente impegnata, Bonnie ormai è ad una svolta. Cosa sceglierà infine? Nick o Angel? Sembra già aver fatto una scelta ma chissà, potrà sempre cambiare idea. Voi che ne dite?
Avrà il coraggio di affrontare ciò che le sta succedendo o preferirà lasciare che la vita di sempre rendi la sua vita noiosa e monotona?
Lo scoprirete presto! Alla prossima.
 
N.B. Sono sempre ben gradite le vostre recensioni!! ;)

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Capitolo 9
*** Non ce la faccio, è più forte di me; ***


Le ore erano passate troppo velocemente, e prima che potesse rendersene conto erano già le nove.
Era immobile di fronte a casa sua, un vestito come tanti addosso mentre l’ombrello la riparava dalla pioggia. Non aveva più sentito Angel, lei probabilmente era ancora con la sua ragazza. La voglia di vedere Nick era ben poca, perché semplicemente non poteva starsene a casa?
Ah si, perché era il suo ragazzo e lei lo amava giusto? Mentre i fari delle macchine passavano, illuminando la sua figura minuta, lei si sentiva stranamente apatica. Stava per vedere il suo ragazzo e non le importava minimamente. Si sentiva come un guscio vuoto, incapace di provare alcuna sensazione, ed odiava quella sensazione.
Quando una macchina accostò, Bonnie quasi non si accertò di chi fosse, semplicemente salì, sporgendosi solo quando il proprio ragazzo le chiese il bacio sulle labbra.
- Amore come va? Sono felice di vederti! – le disse con un sorriso radioso prima di partire. Non se la sentiva di rispondere, sarebbe stata volentieri in silenzio ma si sarebbe sentita nuovamente una stronza se avesse rovinato quella serata che doveva essere perfetta. Almeno per uno dei due.
- Anche io, spero sia andata bene la giornata – disse con voce fintamente interessata mentre lo guardava negli occhi. Osservava quei lineamenti che una volta trovava perfetti: aveva sempre amato i suoi occhi, erano stati proprio quelli a farla sciogliere, a farla innamora. Ora? Ora nulla, era come se fossero quelli di un estraneo.
Il viaggio in macchina, per i suoi gusti, fu troppo veloce. Non avevano più aperto bocca, e forse era meglio. Aveva come la sensazione che Nick avesse intuito qualcosa, forse si era accorto che lei era diversa?
Ma no, impossibile. Lei non era diversa, era semplicemente un periodo strano, che presto sarebbe passato. Capitavano a tutti quei momenti in cui non si aveva voglia di uscire, che ti rendevano apatico rispetto a tutti tranne che ad una persona no? E se quella persona era la propria amica, non c’era nulla di assurdo o stranamente malato no?
- Sei bellissima questa sera lo sai? – le sussurrò all’orecchio dolcemente, facendola così sorridere con maggior vigore. Ecco perché lo amava, era sempre riuscito a farla sorridere senza doversi impegnare. Non che le avesse detto qualcosa di particolare ma ciò non toglieva che almeno, per una volta, si sentiva bella.
Gli strinse dolcemente la mano, ed insieme entrarono nella grande casa vuota. Entrambi avevano già cenato, e la destinazione era sempre la solita: la camera da letto. Li infondo c’era tutto, e potevano stare tranquilli mentre si guardavano un film.
Forse tutta quella routine la stava stancando, eppure da quanto non andava nella camera di lui? Era passata un’eternità se ci pensava veramente, l’ultima volta che avevano dormito assieme era stato giusto dopo quella piccola discussione che avevano fatto perché lei non usciva più di casa. Certo, ora lo faceva, ma a che prezzo? La maggior parte del tempo voleva stare a casa per poter guardare l’amica. Ma quanto era stupida?? Finalmente era con il suo ragazzo! Doveva esserne felice!
- Ti va di guardare un film piccola? -  chiese facendole cenno di sedersi sul letto mentre lui si avvicinava al televisore.
- Va bene – disse semplicemente, togliendosi le scarpe e mettendosi su quello che solitamente era la sua parte del letto. Da quando si erano fidanzati lui aveva preso un letto più grande perché prima non ci stavano. Quanto poteva essere considerato un amore Nick? Faceva sempre tutto per lei, e nonostante si arrabbiasse di tanto in tanto, alla fine la perdonava sempre. Era impossibile non volerlo per sempre.
- Nick, vieni qui…- sussurrò piano, tendendo la mano verso quel ragazzo che lei tanto doveva amare. Lui era perfetto per lei, lo sapeva, tutti lo sapevano! Dicevano sempre che erano la coppia perfetta, che sicuramente sarebbero stati insieme per sempre nonostante fossero tanto giovani. E si, lei ci voleva credere in quel “per sempre” perché lei non poteva amare nessun’altro.
Lui si voltò e con la musica iniziare del film che nel frattempo era partita, si mise accanto a lei, senza però prestare attenzione alle scene che illuminavano le loro figure al buio, bensì si mise di fianco così da poterla guardare negli occhi.
La mano le carezzò il viso, e Bonnie sentì il cuore battere mentre le labbra di lui si avvicinavano alle proprie. Rispose a quel bacio carico di passione meccanicamente, permettendo al suo fidanzato di stringerla a se, e di schiacciarla contro il materasso, senza ovviamente farle male.
La ragazza chiuse gli occhi con un leggero sospiro, e si lasciò andare a quel bacio, rilassandosi e posando le mani sulla sua schiena così ampia e muscolosa, affondandoci le dita quando lo sentì scivolare verso il suo collo.
Sentiva i suoi respiri affannati, quelle dita curiose che iniziavano a spogliarla lentamente, la sua voglia di stare con lei.
Era questo quello che voleva quando gli aveva chiesto con quel sussurro di avvicinarsi no? Lei lo desiderava vero?
E allora perché la propria mente continuava a pensare ad altro? Ci stava provando, eccome se lo stava facendo, ma non funzionava!! Nessun pensiero l’aiutava a cambiare quell’orribile sensazione che sentiva dentro di se.
Le mancava il respiro, voleva scappare, si sentiva male…ma doveva resistere, poteva farcela.

Un altro bacio, bastò quello e il suo – ti amo – tanto sincero per bloccarla e farla tremare. No, in verità non poteva continuare, e lei lo sapeva sin da quando le era arrivato quel messaggio quel pomeriggio.
Un singhiozzo. Seguito da un altro, e un altro ancora, sino a quando non divenne un vero e proprio pianto. Non sapeva da dove venissero quelle lacrime, sapeva solo che non riusciva a fermarle.
Quelle non erano le labbra che desiderava, quelle dita erano troppo grandi, non erano quelle delicate che tanto desiderava sentire. Lei non lo voleva, lei non riusciva più ad amarlo. E tutto quello la terrorizzava perché voleva una persona che non poteva desiderare! Angel era sempre tra i suoi pensieri, voleva avere lei li in quel momento, e non lui. E nonostante per l’amica fosse tanto normale stare con una donna, lei non era certa che fosse la cosa giusta.
Nick, non appena la vide coprirsi il volto con le mani così da nascondergli quelle perle d’acqua, si fermò, senza però dirle nulla.
- S-scusami io..non sono cosa mi prenda, non riesco a smettere – sussurrò tra un singhiozzo ed un altro, lei si sentiva veramente mortificata, era un comportamento talmente sciocco.
- Tranquilla, sfogati, sai che io ci sono sempre per te – disse dolcemente, facendola sentire ancora peggio. Si sentiva un mostro, lui era così premuroso e lei? Lei stava piangendo perché non trovava le parole, non riusciva neppure a riordinare i propri pensieri tanto da farli uscire con un senso compiuto. E soprattutto, perché non sapeva come dirgli la verità.
- Io…ho paura di non riuscire più ad amarti – si confidò, completamente in balia delle proprie emozioni. E lui non rispose, la strinse semplicemente a se, lasciando che quel silenzio si propagasse nella stanza, interrotto solamente dalle voci degli attori e dalle sue lacrime. Ormai tutto stava cambiando, ormai era una consapevolezza, ed era troppo tardi per tornare indietro.

• • •


Sono stata molto veloce, lo ammetto, ma avevo voglia di scrivere XD Ed ecco che finalmente Bonnie inizia a capire che le cose così come sono non vanno. E’ difficile per lei, ma almeno finalmente sta capendo di provare qualcosa per Angel. Questo capitolo lei è un po’ più triste, ma infondo è confusa e spaesata. Spero che anche questo vi piaccia, ovviamente le vostre recensioni sono sempre ben gradite, anzi, mi fanno veramente piacere :D Quindi a presto!!

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Capitolo 10
*** Tu sei solo ed unicamente mia; ***


- Ciao amore, ci vediamo presto! Già mi manchi! – un leggero bacio sfiorò le labbra altrui, così morbide e delicate.
- Hmm, si. Ciao Angy – le parole di Michelle uscirono con un tono neutro, distante. Come sempre del resto. Eppure Angel l’amava alla follia. Lei la trovava bellissima. Era letteralmente cotta.
Non erano in molti a capirla, anzi, spesso i suoi amici le chiedevano come facesse a stare con lei. E lei come rispondeva?
Semplicemente che lei era la sua Michelle, e lei era una persona chiusa, distante e parecchio timida, non era come le altre ragazze, e per lei l’importante era il sapere che anche lei l’amava. Non glielo diceva spesso ma ogni volta che quelle parole uscivano da quelle meravigliose labbra lei si scioglieva, come neve sotto il sole d’estate. Riusciva a riempirla di gioia e, al contempo, insicurezza. Il tempo che passavano assieme era sempre il migliore, anche se doveva ammettere che da qualche tempo c’era un’altra persona importante nella sua vita.
Bonnie.
Adorava quella ragazza! Era sempre dolce, gentile, e le piaceva sentirla. Riusciva a metterle il buon umore sempre e comunque. Ed era pure bellissima, forse più della sua Michelle.
I suoi capelli rossi erano la fine del mondo! E la voce!! Anche quella le trasmetteva dolcezza.
Non vedeva l’ora di tornare a casa per poterla sentire. Le spiaceva abbandonarla in quei frangenti in cui stava con la sua ragazza, lei era un amore dato che quando stava con Nick le scriveva sempre ma lei doveva pensare alla sua amata. Loro non potevano sentirsi spesso, la chiamava, certo, ma non quanto Bonnie. Certo, la rossa non poteva vederla, non poteva stringerla e sentire il suo profumo, però era ovvio che la snobbasse quando era con Michelle. Era la sua ragazza mentre lei la sua migliore amica, ecco perchè le diceva sempre tutto. E doveva ammetterlo, ne era gelosa.
Sapeva che non era chiaramente una buona cosa, si conosceva perfettamente e la gelosia non era per nulla un buon segno, solo che proprio era più forte di se.
Per Angel, Bonnie era sua. Solo ed unicamente sua.
Ma da li a qualche tempo – esattamente da quando si era fatta sfuggire che era fidanzata – la sua amica era cambiata, e lei si sentiva triste. Si sentivano sempre meno, e poi quel giorno era stata di una freddezza tale...neppure fosse stata gelosa.
Oh, ma Bonnie non poteva esserlo. Perché infondo, nonostante potesse piacerle o meno la propria amica - e nel caso non ci fosse stata Michelle - Angel sapeva che non ci sarebbe mai stato nulla tra loro. Lei amava Nick, e forse era proprio per quello che lo odiava. Lui le portava via la sua Bonbon!! Nessuno poteva avvicinarsi a lei!
A Bonnie non piacevano le ragazze, non in quel senso. E poi…non importava! Se solo pensava a Michelle si scioglieva! Non era la stessa con Bonnie. Erano due emozioni differenti.
Sorridendo radiosa, arrivò a casa, e senza quasi neppure salutare i genitori, andò ad accendere il computer. Bonbon le aveva promesso di passare la serata assieme, e, dopo aver passato una magnifica giornata con la sua Michelle, ora voleva stare con lei.
Solo che i minuti passarono, e lei sembrava non volersi connettere. Dieci, undici, era quasi mezzanotte quando si decise finalmente a prendere il cellulare e scriverle un messaggio.
- Bonbon dove sei?? Ti sto aspettando! – scrisse velocemente, senza mai perdere di vista sia il cellulare che il computer. Che strano, lei solitamente non tardava mai a risponderle. E quella era un’altra cosa che adorava: lei, se possibile, cercava sempre di risponderle subito. Non era forse un amore?
- Scusami Angel ma sono da Nick, ci sentiamo domani ok? – quando aveva suonato il cellulare non si aspettava di certo quella risposta. Era da Nick. Non le piaceva, quel ragazzo le stava troppo appiccicata. Ok, quello lo aveva già detto. Ma era la verità.
Oh, ma che argomento insulso! A volte proprio non si capiva, aveva una bellissima ragazza eppure era gelosissima di Bonnie. Ma a lei piaceva, veramente. Le stava entrando dentro, ormai per lei era normale averla sempre disponibile per se, e forse, anzi sicuramente, era sbagliato. Aveva la sua vita, i suoi amici mentre lei era solamente una voce o un immagine attraverso un mezzo elettronio. Quanto avrebbe voluto vederla di persona…
Era a conoscenza di essere parecchio egoista, non poteva sperare che la sua amica si lasciasse con Nick, però era proprio così.
- Scusami, non voglio disturbarti però..mi potresti chiamare? Ho voglia di sentire la tua voce…. – quando le arrivò quel messaggio, Angel sorrise felice. Eccola, quella era la sua Bonbon! Impacciata, un po’ timida ma che alla fine trovava sempre il coraggio di chiederle ciò che voleva. Lei invece non le aveva mai chiesto nulla, ma aveva le sue buone motivazioni.
Angel comunque non perse poi molto tempo, infatti non le rispose neppure al messaggio, semplicemente si alzò dalla scrivania e, andandosi a stendere sul letto con il buio, la chiamò.
Uno, due squilli, e poi finalmente lei rispose. O meglio, accettò la chiamata perché in realtà non disse nulla.
- Bonbon! – la chiamò, senza riuscire a smettere di sorridere. Solo che lei non parlava, se non fosse stato per quei singhiozzi sicuramente avrebbe pensato che fosse caduta la linea. Piangeva?
- Piccola cosa succede? Stai piangendo? – chiese preoccupata, rizzandosi a sedere e guardando il buio che aveva attorno.  Stupida distanza! Se non fosse stato per quella avrebbe potuto abbracciare la sua amica.
- No…io avevo solamente voglia di sentirti. Come stai? – la voce dell’amica era chiaramente triste, non allegra come sempre. Doveva essere successo qualcosa con Nick e lei lo avrebbe scoperto! Era la prima volta che la sentiva in quello stato e, nel momento esatto che aveva capito che stava male, le si era stretto il cuore nel petto. Era stata una sensazione stranissima, le aveva quasi tolto il fiato e quasi non riusciva a parlare. Se Bonnie soffriva, anche lei lo faceva.
- Bonbon, ormai ti conosco bene. Cosa ti ha fatto? -  chiese con voce seria, quasi autorevole. Non le piaceva essere così ma doveva saperlo. Lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
- Ora non me la sento di parlarne, ma ti prometto che lo farò presto. Davvero, ho solo voglia di sentirti.. – le sussurrò piano, cercando di addolcire la voce, e riuscendoci alla perfezione. Era incredibile quanto, nonostante tutto, quella voce riuscisse ad ammaliarla. Le correvano i brividi lungo il corpo quando la sentiva, quando la vedeva. E non voleva pressarla, si fidava di lei e sapeva che glielo avrebbe detto. Non sapeva quando ma..lo avrebbe fatto!
- Va bene, però allora devi farmi un bel sorriso! Lo so che non posso vederti ma lo sento se lo fai o meno! Daaaiii! – disse allegra, cercando di mettere il buon umore all’amica e cercando di accantonare certi desideri che le erano sorti da quando la chiamata era iniziata. Di sicuro, in quel momento erano sbagliati. Oh no, lei non si pentiva quasi mai di ciò che sentiva o provava, ma effettivamente..lei era in lacrime, e doveva darsi una regolata. Solo per quella volta. E fu felice quando  sentì  uscire una leggera risata dall’altra parte del telefono. Avrebbe tanto voluto vederla in quel momento, tanto per poterla guardare sorridere. Anche se dubitava che le sarebbe piaciuta con le lacrime agli occhi, non la voleva vedere piangere. Mai.
- Adoro la tua risata, è bellissima! Davvero! Ti vorrei qui per poterti vedere ridere, devi essere bellissima come sempre – oh, lei era così, le diceva sempre la verità. E soprattutto, non pensava veramente a ciò che diceva, non sempre per lo meno.
- Non dire così, per favore.. – la voce di Bonnie era strana. Ogni volta che le faceva qualche complimento, lei arrossiva in quel modo tanto adorabile e balbettava che non doveva dirle cose del genere, perché non era vero. Ma in quel momento sembrava una vera e propria supplica, come se fosse stata lei a farle del male. Certo, come no. La colpa di certo non era sua, il discorso era sempre quello!
- Bonnie, verresti un paio di giorni qui da me? Voglio vederti – quelle parole le uscirono quasi senza neppure che lei se ne accorgesse. Forse non era neppure il momento più adatto però era così, voleva vederla. Così avrebbe finalmente potuto vederla di persona perché  ne sentiva sempre più il bisogno.
Silenzio. Bonnie sembrava non voler rispondere e lei stava aspettando che lei le dicesse qualcosa. Non avrebbe mai detto di no! Anche lei probabilmente la voleva vedere. O forse no? Ecco, anche lei riusciva a farla sentire insicura. Non voleva perderla, forse era proprio per quello che non le chiedeva mai nulla.
- Io..si ecco mi piacerebbe tanto. Oh, si è svegliato Nick, devo andare. Magari ne parliamo domani ok? – chiese frettolosamente, facendola sorridere. Aveva pur sempre detto di si!
- Ovvio che ne parliamo domani! Allora buonanotte, fatti sentire eh! – e lei con un semplice ciao chiuse la chiamata, senza neppure darle il tempo di finire di salutarla per bene. Sospirò e scosse il capo prima di stendersi al buio.
- Non mi lasci neppure finire! Cattiva Bonbon! Ti voglio bene, notte notte <3 – le scrisse velocemente.
Già, lei le voleva veramente tanto bene. E non vedeva l’ora di vederla.
 

* * *

 
Eccomi nuovamente qui. Sto diventando veramente veloce a postare questa storia ma mi prende sempre di più e voglio continuarla.
Era già da un po’ che volevo provare anche a mettere il punto di vista di Angel, e spero sia venuto bene. Angel è sicuramente differente, sa di amare Michelle veramente però inizia a desiderare anche Bonnie, bel problema no?
Ditemi, che ne pensate di questa Angel? Non è confusa, lei sa sempre cosa vuole anche se non è brava a capire cosa sta provando Bonnie.  
Pensavo di iniziare a mettere anche il suo punto di vista, una volta per uno diciamo, così da dare spazio ai pensieri di entrambe. Che ne pensate? Dai, qui necessito proprio di tanti consigli :3
Alla prossima <3

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Capitolo 11
*** Sono stanca di rinnegare ciò che provo; ***


Nick si era arrabbiato. Parecchio.
Quando l’aveva trovata sveglia a parlare al telefono, mentre rideva per la prima volta in quella serata, l’aveva guardata con odio e rancore.
E lei non poteva di certo dirgli qualcosa: era scoppiata a piangere mentre la stava stringendo, gli aveva detto che aveva paura di non riuscire più ad amarlo e poi? Rideva al telefono.
Le aveva chiesto con chi stesse parlando, si era convinto che lo stesse tradendo con un altro ragazzo. Solo che era completamente fuori strada.
Lei era confusa, ma tra i suoi pensieri non c’era un uomo, bensì una donna. Ma si vergognava da morire ad ammetterlo a lui. In realtà faticava ancora ad ammetterlo a se stessa.
Alla fine, dopo tutte quelle domande che non ricevettero nessuna risposta da parte propria, erano tornati a letto: lui arrabbiato e lei che non riusciva a togliersi quel sorriso ebete dalle labbra.
Angel l’aveva invitata da lei, voleva che si incontrassero.
Erano distanti, e oltre alla webcam, non avevano mai avuto modo di vedersi. Il viaggio era lungo, e in giornata fin da subito aveva capito che era impossibile.
In realtà non ne avevano mai parlato, però Bonnie aveva desiderato tanto proporglielo in tutti quei mesi. Solo che era impossibile. A casa sua era difficile riuscire ad invitare persone a dormire, e chiaramente non poteva auto invitarsi da Angel. Ecco perché era tanto felice, era la prima volta che la sua amica gli proponeva qualcosa, ed era proprio una delle cose che maggiormente aveva desiderato.
Anche se cosa le fosse poi passato per la testa non lo sapeva. Perché l’aveva chiamata in quelle condizioni? Era in lacrime, disperata…si era sentita persa ed aveva sentito il desiderio di sentirla. Lei era l’unica che voleva sentire sempre. Solo che con il senno di poi, mentre tentava di addormentarsi accanto a Nick, se ne era pentita. Per la prima volta si era fatta vedere tanto fragile di fronte all’amica, e temeva di aver sbagliato. E se l’avesse invitata solo per pietà? Non era quello che voleva! Però era stata talmente premurosa..proprio come una vera amica. Già, perché loro erano solo quello. Amiche.
Oh, ma doveva smetterla. Doveva dormire e lasciare che quella giornata finisse.
Però quasi non le sembrò di aver dormito: quando si svegliò la mattina dopo le sembrava passato solamente qualche minuto, e non lunghe ore.
E codarda com’era, il primo pensiero che le era passato per la mente era stato quello di fuggire via. Non voleva affrontare il discorso con Nick, non voleva guardarlo negli occhi e rispondere alle domande della sera prima. Solo che quella sarebbe stata la soluzione più facile, e non era ciò che voleva. Forse se ne avesse parlato con lui avrebbe capito meglio ciò che le stava succedendo, forse l’avrebbe aiutata.
- Buongiorno – dal tono sembrava ancora parecchio arrabbiato, ma per lo meno era più calmo. Sicuramente stava aspettando una spiegazione, che però ancora non era pronta a dargli.
Lo guardò negli occhi, ma subito il suo sguardo andò a ricercare il pavimento mentre le dita giocherellavano con i capelli rossi nervosamente. Perché era così poco coraggiosa??
- Allora? Si può sapere cosa sta succedendo? Sai, quando mi hai detto quella cosa, ieri sera, mi sembravi veramente sconvolta. Ma era una presa per il culo vero? Chi è che hai chiamato? – chiese fermo, avvicinandosi tanto da prenderle il viso tra le dita ed alzarglielo, obbligandola a tornare a guardare quelle gemme risolute che stavano cercando una risposta.
- Era la mia amica. Avevo bisogno di parlare con qualcuno.. – sussurrò, quella del resto era una mezza verità. Aveva sentito veramente la necessità di sentire Angel, peccato che le cose fossero più complicate. Lei la vedeva sempre meno come un’amica, e dunque..era come se avesse chiamato l’oggetto che la stava traviando da quella relazione, e lui non lo poteva neppure immaginare.
- Potevi farlo con me! Sono il tuo ragazzo, o forse dovrei considerarmi il tuo ex? – sentiva dalla voce che in realtà soffriva, solo che lo celava perfettamente con quell’espressione fredda e distante che la metteva ancor più in soggezione.
Loro stavano ancora assieme? La decisione doveva prenderla lei. Ma lei non voleva prenderla, non era ancora pienamente convinta di volerlo lasciare andare, non era ancora disposta ad abbandonare la sua barca sicura. Non era giusto nei suoi confronti, lo sapeva, ma se tutto quello fosse solamente un sentimento passeggero? Magari semplicemente era gelosa della sua amica, forse pensava che dovessero fare certe cose solo per averla tutta per se, senza quella Michelle in mezzo. In realtà forse non era innamorata di lei.
Troppi forse, troppi ma. Lei era stanca di tutta quell’incertezza, era stanca di sentirsi morire ogni volta che l’amica le nominava Michelle. Voleva schiarirsi le idee, e lo avrebbe fatto.
- Sto passando un periodo strano, sento cose che non dovrei Nick. Io ti voglio bene, solo che mi sono sentita soffocare ieri sera mentre mi baciavi. Per la prima volta non mi sono sentita…bene. Non voglio lasciarti, ma ho bisogno di tempo, capire cosa mi stia succedendo – ancora mezze verità che celavano malamente i propri veri sentimenti. Quella non era la prima volta che si sentiva a disagio con Nick, era da un pezzo che le succedeva, solo che non erano più andati a letto assieme e probabilmente era esplosa proprio per quello.
Un piccolo sospirò uscì dalle labbra del ragazzo che, senza aggiungere nulla, la strinse dolcemente a se. Non era arrabbiato?
- Bonnie, io ti amo. E non voglio rinunciare a te, ecco perché ti lascerò fare questa..cosa. Mi mancherai ma so già che tornerai da me – oh, lui sembrava così sicuro! Anche lei avrebbe voluto esserlo. Lo strinse a sua volta e gli diede un leggero bacio sulla guancia prima di allontanarsi e sorridergli. Come poteva lasciare un uomo del genere? Era perfetto, tutte le donne agognavano di trovare  un ragazzo così e lei lo stava buttando via perché? Perché il suo cuore batteva forte solo quando vedeva il viso di Angel. Era stupida, ma era stanca di tutta quella confusione, era stanca di mentire a se stessa. Era da quando Angel le aveva aperto gli occhi che lei aveva iniziato a pensare sempre più come sarebbe stato stare con un donna. Eppure, ogni volta tra i suoi pensieri non c’era una ragazza qualsiasi, bensì c’era la sua migliore amica.
- Grazie Nick. Vado, ci sentiamo presto.. – un ultimo sguardo e poi, senza più voltarsi indietro, uscì dalla sua casa. Si sentiva quasi più leggera, dentro di se sapeva già che era finita, non poteva continuare a vivere in quel modo, voleva vivere la sua vita. Quella notte le era servita, finalmente aveva ammesso a se stessa che c’era qualcosa di più di una semplice amicizia, da parte sua ovviamente. E anche se Angel non sarebbe mai stata sua, a lei sarebbe per sempre bastato poterla guardare negli occhi, parlarle, sognarla di notte e stringerla quando si sarebbero viste. Le bastava quello.
Forse….
 

• • •

 
Ed eccomi di nuovo qui, con Bonnie.
Finalmente ha deciso di seguire il suo cuore! Per Bonnie non è stato semplice, però sa che ne ha bisogno. E’ stanca di soffrire ma non sa che è ora la strada potrebbe essere più dura che mai. Crede di potersi accontentare di vedere la sua Angel, voi pensate che ci riuscirà?
Sono sempre felicissima quando leggo i vostri commenti, anzi, li aspetto sempre con ansia quindi continuate a scrivere che mi invogliate solo di più a continuare ;)
Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Giornata più bella può esistere? No, probabilmente no; ***


- No, scusa, ripeti? Cosa hai detto? – aveva veramente capito bene? Il rossore sulle gote di Bonnie era adorabile, ma in quel momento non aveva proprio la testa per ammirarla in tutta la sua bellezza.
- Credo che tra me e Nick sia finita.. – sussurrò imbarazzata, lo sguardo che solo di tanto in tanto incrociava il suo. La propria mente si prese un lungo lasso di tempo per recepire al meglio quella frase. Tra Bonnie e Nick era finita. Finita.

Angel dovette girarsi per impedire all’amica di vedere il grande sorriso che le era nato sulle labbra. Si erano lasciati! Finalmente Bonnie era tutta sua!
Un po’ le spiaceva, infondo la sua Bonbon aveva ancora gli occhi lucidi, però ciò non toglieva che aveva sentito del calore espandersi e avvolgerle il cuore a quella notizia, regalandole una delle sensazioni più belle e forti che avesse mai provato.
Sinceramente, all’inizio non le aveva mai dato fastidio che l’amica fosse fidanzata. Aveva iniziato ad odiare quel ragazzo quando lei aveva iniziato ad allontanarsi, e ora che non ci sarebbe più stato nessuno che gliela avrebbe portata via ne era a dir poco entusiasta. Avrebbe fatto i salti di gioia, se si fossero semplicemente sentite per telefono.
Ma doveva tornare in se, non poteva farsi vedere in quello stato, per lei, per la sua amica.
Si voltò lentamente e ritrovò Bonnie osservarla attraverso il monitor con uno sguardo quasi di fuoco che l’accese di desiderio, che non si spense neppure quando, con una risatina nervosa, tornò a guardare da un’altra parte.
Quella situazione stava degenerando, lo sapeva perfettamente, ma poteva gestirla. Solo perché la voleva, ciò non toglieva che l’avrebbe mai avuta.
- Perché? Ti ha lasciato lui?? – chiese interessata, cercando di carpire quante più informazioni potesse prendere da lei. Quando ci si metteva, la sua Bonbn era tremendamente testarda, e non la lasciava entrare nel suo cuore. Era una cosa che non le piaceva, forse l’unica che veramente apprezzava di lei.
- No, sono stata io – la sorprese quella risposta. Dopo le lacrime della sera prima, e vedendola ancora con quell’espressione triste in volto, si era convinta che fosse stato lui a chiudere. Ma effettivamente ciò non avrebbe avuto senso. Chi era l’idiota che si sarebbe lasciato perdere quella perla rara? Nessuno. Persino Nick non poteva essere tanto stupido!
- Perché? Dai, dimmi! Non sei forse la mia migliore amica?? Dimmi – disse cercando di spingerla ad aprirsi ancora, era la prima volta che faticava così tanto con Bonnie, solitamente lei era molto più allegra ed espansiva, ma poteva capirla. Si era appena lasciata con il ragazzo, e anche se era stata lei, probabilmente ci stava male. Lei non voleva che stesse male, voleva tutto il bene del mondo per lei.
- Ieri sera stavamo per fare l’amore ma mi sono accorta che non lo volevo, era come se avessi avuto sopra di me uno sconosciuto. E’ stato brutto però credo che sia la cosa migliore per entrambi. – disse con un pallido sorriso sulle labbra. Se doveva essere sincera, sapere che erano quasi stati a letto assieme le dava parecchio fastidio, ma per lo meno ora era certa che quel Nick non l’avrebbe più toccata. Era confortante. Ma al contempo si sentiva un egoista di prima categoria. Se voleva veramente tutto il meglio per lei, come poteva sperare che lei non trovasse nessun altro?
- Capisco..be, dai! Ora parliamo d’altro! Ho già parlato con i miei e hanno detto che va bene, puoi venire quando vuoi e per quanto vuoi, non ci sono problemi! – quella mattina si era persino svegliata di buon ora per poter chiedere loro se Bonbon avesse potuto dormire da lei. E lei difficilmente si svegliava di prima mattina perché le piaceva stare a letto. Se doveva essere sincera, non vedeva l’ora che arrivasse, sarebbe stato a dir poco meraviglioso.
Fortunatamente i genitori con lei erano sempre mitici, non le  dicevano mai no. Infatti glielo aveva chiesto più per formalità che altro, loro stessi le dicevano spesso di invitare gente, dato che erano sempre fuori, non volevano che il loro piccolo angelo rimanesse solo.
Rise divertita dall’espressione dell’amica sbigottita. Non se lo aspettava forse? E poteva capirla, le aveva dato la notizia la sera prima, ma ormai aveva deciso che sarebbe venuta, e l’avrebbe convinta ad andare.
- Oh, sei sicura? Io non voglio disturbare. Cioè..mi piacerebbe tanto però.. – non le lasciò neppure finire la frase, la fulminò con uno sguardo che la zittì.
- Scherzi? Se ti ho invitata è perché puoi venire! Dai, mi hai già detto si ti ricordi?? Devi solo decidere quando – disse allegramente, sorridendo compiaciuta quando lei, dopo svariati minuti, sembrò convinta. E pure felice.
Lei era sempre così tranquilla, piena di incertezze, si faceva troppi problemi e sposso non la capiva. Ma tutto sommato trovava tenero anche quel lato.
- Allora quando tornano glielo chiedo – finalmente quell’espressione malinconica era sparita dal volto di lei, sostituita da una carica di gioia e felicità.
- Brava, così mi piaci piccola! – disse ridendo, facendo arrossire il suo piccolo pasticcino. Era incredibilmente dolce con lei. E anche con Michelle. Probabilmente, in quel momento, loro due erano le persone più importanti della propria vita.
Solo che la propria ragazza non era a conoscenza di lei. Non gliene aveva mai parlato veramente, forse accennato di tanto in tanto di una nuova amica, non le aveva mai detto quanto ci tenesse a lei. Era già così distante, non sapeva come avrebbe reagito. E poi non stava facendo assolutamente nulla di male, non per come la pensava.
- Mi piace quando… - Bonnie non finì la frase che venne interrotta dal proprio cellulare che suonava. La guardò negli occhi, mortificata, ed intenzionata a chiudere la chiamata, prese il piccolo oggetto. Ma non appena vide chi era, il suo sguardo si illuminò.
Michelle. La sua Michelle.
- Scusa, è la mia ragazza. Ci metto pochissimo – disse radiosa, rispondendo al telefono e voltandosi giusto un poco, iniziando ad osservare il soffitto mentre tranquillamente chiacchierava di fronte all’amica. Sicuramente non le avrebbe dato fastidio per quella piccola interruzione, e dato che era la primissima volta che la sua adorata la chiamava, non poteva di certo sbatterle il telefono in faccia!
Lei sicuramente l’avrebbe compresa, Bonnie lo faceva sempre.
 

* * *

 
Arrivato anche il dodicesimo capitolo! E come protagonista la nostra Angel!
Be, questa ragazza direi che è  un uragano! Passa dalla gelosia, al desiderio di poter stare con lei a pensare alla sua ragazza. Altro che Bonbon che i suoi pensieri sono sempre fissi su di lei. Sono proprio differenti le due, chissà se una avrà mai il coraggio di dichiararsi, mentre l’altra deciderà che cosa prova per entrambe!
Come pensate che reagirà Bonnie quando si ritroverà praticamente di fronte a tutta quella felicità inattesa?
Mi sento molto come la voce fuori testo alla fine di una soap opera XD divertente XD
Come sempre mi fa piacere ricevere i vostri commenti, anzi, vi ringrazio di cuore di seguire la mia storia, forse mi ripeto ma sono proprio felice **
Alla prossima gente ;)

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Capitolo 13
*** Fa maledettamente male, ma non ho intenzione di rinunciare a te; ***


Quello era un colpo basso.
Bonnie stava guardando Angel, era bellissima come sempre, solo che quel sorriso di cui lei si era innamorata non era per se.
No, quel sorriso era per Michelle che l’aveva chiamata e Angel, promettendole di fare in un attimo, aveva risposto. Ma quell’attimo si stava trasformando in minuti, e più passavano, più si sentiva una sciocca a rimanere li a guardarla. Le sarebbe piaciuto così tanto che, di tanto in tanto, lo rivolgesse anche a lei quel sorriso che le scioglieva il cuore. Ma era diverso, lei era solo sua amica. Non c’era nulla tra loro, e mai ci sarebbe stato.
Ed era una vera e propria tortura guardarla, ed Angel non lo poteva capire.
- Scusa devo andare. Mi spiace – scrisse quel messaggio velocemente, chiudendo il video prima che lei potesse vedere quelle lacrime che avevano iniziato a solcarle il viso. Cosa c’era di sbagliato in lei? Come poteva soffrire così tanto per la sua amica? Certo, ormai aveva ben capito che per lei non era una semplice amica, altrimenti quella gelosia da dove derivava? E perché le batteva tanto forte il cuore quando la vedeva, o la sentiva? Ormai era giunta a quella conclusione: si era innamorata di lei.
E ora il suo cuore sembrava stretto in una morsa che le toglieva il respiro, sentiva il vuoto dentro di se. Voleva urlare, rompere qualcosa. Aveva bisogno di farlo! Come poteva pensare di riuscire ad accontentarsi di quella semplice amicizia? Lei non aveva tenuto conto a quanto avrebbe sofferto, stava già male prima di capire di essere cotta di lei ma ora? Ora quella sgradevole sensazione sembrava esser peggiorata, quasi amplificata.
Continuava a rivedere nella sua mente Angel che sorrideva, e quasi aveva voglia di vomitare.  Voleva liberarsi di quella scena, voleva liberarsi di quell’angelo che si stava rivelando il suo demone tentatore.
- Bonbon, tutto bene? Scusa, so che è durata più del previsto, mi spiace – come poteva non accorgersi dei suoi sguardi, di come cambiava quando sentiva anche solo nominare Michelle? Non appena gli aveva rivelato di Nick, e lei si era girata per chissà quale motivo, si era lasciata andare solo per un secondo, si era persa ad osservare quei crini all’apparenza morbidi che le scivolavano come seta sulle spalle minute e scoperte da quella canottiera leggera, quasi trasparente da quanto sottile doveva essere.
E si era vergognata quando lei si era voltata all’improvviso e l’aveva letteralmente colta in fragrante. Ma non le aveva detto nulla. Forse non se ne era neppure accorta.
Il suono della chat le segnalò che le avevano scritto, ma lei non voleva guardare. Voleva prima smettere di piangere, o per lo meno calmarsi un pochino.
Chiuse gli occhi e si asciugò quelle lacrime salate, facendo un grande respiro profondo. Non doveva preoccuparsi, quella era solo una crisi momentanea. Piangeva perché era già provata di per suo: si era appena lasciata con Nick, era normale che crollasse per nulla.
Già. Ecco che cercava nuovamente di mentire a se stessa, di auto convincersi che ci fosse una spiegazione differente, ma il dolore che sentiva era troppo forte, e lei non aveva mai dovuto sopportarne tanto.
Era sempre stata una persona felice! Mentre ora era piena di complessi e tristezza.
Solo quando si sentì vagamente meglio, si decise ad alzare lo sguardo, leggendo così il messaggio che le aveva invitato l’amica.
- Bonbon? =( -  lei guardò lo schermo con malinconia. Avrebbe tanto voluto sfogarsi, dirle cosa provava.
La propria mente glielo urlava a gran voce di farlo, solo che lei non riusciva a scriverle una cosa del genere. Spiegarle cosa le stesse succedendo era troppo difficile, e poi…l’avrebbe persa. Aveva il terrore che lei non accettasse i propri sentimenti e Bonnie non poteva permettersi di perderla.
- Sto bene, tranquilla Angel – ma quanto era falsa? Avrebbe potuto dirle semplicemente che non stava bene per colpa di Nick, sarebbe stato logico, invece lei proprio non voleva farle vedere quanto, in realtà, fosse debole.
Le sembrava di essere divenuta cenere di ciò che era un tempo, quella non era lei! Non si riconosceva, non aveva mai provato un sentimento talmente forte per una persona da farla cambiare dentro.
- Non ti sei arrabbiata vero? – le chiese, e anche se non poteva vederla, lei scosse la testa. Perché doveva esserlo? Solo perché giustamente la sua ragazza l’aveva chiamata e lei aveva risposto? No, non era arrabbiata con lei, in realtà lo era molto più con se stessa.
- Ma figurati! Io arrabbiata con te? Ma quando! :P – fortunatamente, ora che non la vedeva ne la sentiva, era facile farle credere che tutto fosse apposto.
- Allora posso richiamarti?? ** - le chiese, spingendola quasi ad accettare per tutto quell’entusiasmo. Ma così avrebbe visto la propria espressione, e allora sarebbero iniziate le domande. Domande a cui non voleva rispondere.
- Magari! Ma mia sorella è appena entrata e quella è una ficcanaso, lo sai! XD scusa, magari tra un po’, quando esce. U.u – in realtà sua sorella non era neppure in casa, ma quella era una scusa perfetta per non farsi vedere. Angel non poteva sapere se ci fosse veramente qualcuno li con lei.
- Oh, uffa! Spero allora che si sbrighi, già mi manca vederti!! – Bonnie si bloccò, nuovamente. Aveva voglia di rimettersi a piangere, lei..proprio non la capiva. Le mancava vederla? Perché le diceva quelle cose che la inducevano a sperare che, forse, in fondo al suo cuore ci fosse un po’ di spazio anche per lei?
Le dava vane speranze, e nonostante sapesse com’era la realtà dei fatti, sotto sotto sperava che lei lasciasse Michelle per lei.
Che cosa sciocca vero? Angel non avrebbe mai fatto ciò che lei aveva fatto, lei aveva lasciato Nick per quel piccolo angelo, anche se quello non glielo avrebbe mai detto.
- Già..speriamo ^-^ - si, ancora poco e probabilmente si sarebbe fatta richiamare. Era stupida, però la voleva vedere, e sentire. – Ma hai chiuso con Michelle? – chiese comunque, aggrottando la fronte. Probabilmente si, altrimenti perché le aveva chiesto di riaccendere la web?
- Io? Oh nono! Stiamo ancora parlando! Sai, è la primissima volta che mi chiama, lei non è il tipo di persona che si perde ore e ore al telefono e…ah, mi ha fatto una sorpresa bellissima non trovi? E’ così adorabile!!

Era stato difficile non chiudere la finestra dei messaggi. Stavano ancora parlando assieme, e lei voleva praticamente che la guardasse e la sentise mentre scambiava parole dolci con la sua ragazza?
La odiava!!! Perché doveva essere così…ingenua? O stupida??
Perché non capiva che non era propriamente una bella cosa parlare al telefono mentre si parlava con un'altra?
- Ah, si, è stato un bel gesto.. – scrisse semplicemente, quasi stanca. Anche lei voleva fare un bel gesto per Angel, avrebbe voluto farle una bella sorpresa per vederla felice, solo che…non aveva idea di cosa fare. Non era facile, soprattutto perché doveva stare attenta che lei non la fraintendesse. Non voleva farle capire ciò che provava. Ma questo era ovvio! Altrimenti tutti quei problemi e tutti quei complessi non ci sarebbero mai stati.
- Cooomunque Bonbon! Prima mi stavi dicendo una cosa :D cos’eraaa???? Dimmi dimmi ;) – la sua curiosità, nonostante il momento di depressione/rabbia che aveva, l’aveva fatta avvampare.
Sapeva perfettamente a cosa alludeva, voleva che finisse la frase che aveva iniziato.
“Mi piace tantissimo quando mi chiami piccola”, e da li avrebbe iniziato a dirle tutto: da quanto le piacesse parlare con lei, a quanto si sentisse bene quando la trattava come se fosse una principessa, la sua principessa. Perché si, a volte riusciva veramente a farla sentire tanto speciale. Michelle era fortunata ad averla.
- Nulla, sinceramente neppure me lo ricordo! XD – non glielo avrebbe detto, non in quel momento, non quando stava parlando con la sua ragazza.
- Non ti credo!!! – be, effettivamente quanto era passato? Dieci minuti neppure? Be, ma non aveva intenzione di cedere, non ora.
- Non mi credere allora U_U – continuarono così a lungo, fino a quando, alla fine, i genitori non tornarono a casa. Chiuse la comunicazione, anche se comunque continuarono via cellulare. Ma ora aveva qualcosa di più importante a cui pensare. Doveva chiedere ai genitori di poter andare via per un po’, e temeva di sentire la loro risposta.
Ma non avrebbe mai e poi mai rinunciato all’occasione di poter andare da Angel. E i genitori non l’avrebbero mai fermata. Era disposta anche a scappare: lei avrebbe visto Angel.

 * * *

 
Ecco qui il nuovo capitolo =)
Bonnie chiaramente ci è rimasta malissimo dal comportamento di Angel, e lei chiaramente non se ne accorge.
Ci sta male, ma non demorde perché vuole troppo bene alla sua amica. Non è forse dolcissima? E ha paura di dirgli cosa prova, ma chissà se riuscirà a resistere. Voi che dite?
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo =) Grazie per tutte le vostre recensioni, come sempre mi fanno piacere :D Continuate pure, mi spingete a continuare :P lo ammetto :D
Al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 14
*** Ancora poco e tu sarai qui con me; ***


Stava veramente per accadere? La sua Bonbon stava veramente per arrivare? Le sembrava quasi inverosimile. Era impaziente, come non lo era mai stata.
Era talmente felice!!
Sinceramente, per qualche giorno aveva veramente temuto che l’avrebbero lasciata scendere li da lei.
In quei giorni aveva visto l’amica demoralizzata, e pure nervosa. Si lamentava di quanto fossero protettivi, e lei non poteva che darle ragione. Non aveva mai conosciuto dei genitori tanto asfissianti, non le lasciavano fare nulla. E non si fidavano di lei! Lei proprio non ci vedeva cosa ci fosse di sbagliato, infondo erano grandi amiche, temevano che le facesse del male? No, lei non avrebbe mai potuto fargliene! Infatti, per tranquillizzarli, era arrivata a presentare sia lei che i genitori, rassicurandoli che andava benissimo.
Quello non era servito poi molto a tranquillizzarsi, ancora si chiedeva come fosse riuscita a convincerli.
Fortunatamente però tutto si era risolto, e il suo arrivo era previsto da li a qualche ora.
Non sapeva cosa le stesse prendendo, non era mai stata tanto felice di vedere una persona in via sua. Il sorriso non le abbandonava le labbra, non riusciva a pensare ad altro!
La sua Bonbon li, tutta per se! Aveva già intenzione di farle visitare la grande città, c’erano dei bellissimi posti, ma quello che maggiormente voleva mostrarle era la spiaggia! Era bellissima, soprattutto di notte.
Si, si sarebbero divertite un mondo!
Non si preoccupava neppure della sua ragazza.  A Michelle non aveva ancora detto nulla. Anzi, le aveva accennato che forse un’amica sarebbe andata da lei, ma come sempre lei non era sembrata poi così tanto interessata.
Ma non voleva pensare alla sua ragazza, non in quel momento.
Perché? Be, era la prima volta che vedeva Bonbon, e quella settimana che avrebbero passato insieme doveva essere solo loro!
Ma forse doveva alzarsi, si stava facendo tardi e aveva talmente tante cose da fare prima dell’arrivo della sua Bonbon. Come sistemare la camera, vestirsi e..be, attenderla.
Aprì gli occhioni celesti e si mise seduta, prendendo il cellulare ed illuminandosi quando vide il messaggio di lei.
- Appena svegliata Bonbon! Come va il viaggio?? Dopo ti chiamo va bene?? – le scrisse velocemente, prima di mettersi di tutta fretta a mettere via tutti i vestiti sparsi per la stanza. Forse era stupido chiamarla, infondo si sarebbero viste ma probabilmente si stava annoiando! Non poteva mica lasciarla li, tutta sola soletta sul treno!
Ci fosse stato un modo per farla arrivare prima ne sarebbe stata molto più felice.
- Buongiorno =) Bene dai, non vedo l’ora di arrivare. E si, mi piacerebbe tanto – rise a quel messaggino, ma non rispose. Preferiva finire di sistemare la camera. Non era di certo famosa per il suo ordine! Al contrario, era parecchio disordinata. Ma la colpa non era sua, era di tutti i vestiti che aveva. E il caos era aiutato anche da tutti i pupazzi che aveva sopra il letto che, ogni volta, cadevno a terra. 
- Finalmente ti sei svegliata tesoro. La tua amica a che ora arriva? E dove dorme? Devo preparare la camera per gli ospiti? – la voce della madre le fece rialzare la testa che aveva messo sotto il letto per controllare che non ci fosse qualche pupazzo caduto.
- Eh? Arriva per le due e mezza tre – disse sovrapensiero. In realtà la propria testa era immersa in altri tipi di pensieri. Bonnie avrebbe dormito con lei? Aveva un letto grande, matrimoniale, e si, lei voleva che dormisse con lei!!
Non riusciva proprio ad immaginarsela in un’altra stanza, lontana. Non sarebbero state molto assieme, e lei voleva sfruttare ogni singolo istante per poterle stare accanto. L’avrebbe stretta a se, l’avrebbe coccolata mentre guardavano un film e avrebbero giocato come due bambine! Il cuore le batteva già forte all’idea di poterla guardare negli occhi e baciarla. Perché un piccolo bacio glielo avrebbe dato, a stampo ovviamente, ma se lo sarebbe preso. Erano giorni che desiderava quelle labbra, e nonostante avesse la ragazza non riusciva proprio a non pensare a lei. E quei pensieri, nonostante tutto, neppure la facevano sentire in colpa. Non completamente. Ma probabilmente perché sapeva che, comunque, non avrebbe mai tradito la sua Michelle. Perché? Be, lei voleva Bonbon, ma all’amica non piacevano le ragazze, dunque non ci sarebbero stati problemi. Se avesse fatto qualcosa di stupido, sicuramente l’avrebbe bloccata.
- E dorme qui con me mamma, tranquilla!! - affermò già emozionata, strappando un sorriso al genitore che, scuotendo il capo, se ne andò. Forse avrebbe dovuto chiedere prima all’amica ma..be, avrebbe fatto ora.
Con un sorrisetto allegro si buttò sul letto appena fatto, iniziando ad osservare il soffitto scuro costellato di stelle. Amava la sua camera, era a dir poco stupenda! Non era come quella delle altre ragazze, non si ritrovavano colori standard come bianco, rosa pallido, azzurro o giallo. No, la sua camera era blu, ed era tutta dipinta. Era stata la madre a fare tutti i dettagli: da una parte c’erano tanti piccoli ghirigori che ricordavano delle scie luminose da quanto bene le aveva fatte, mentre dall’altra aveva riprodotto alla perfezione il ponte di Manhattan. Si, era bellissima la sua camera! Tutti ne rimanevano stupidi, e lei ne era orgogliosa. Sapeva che alla sua Bonbon sarebbe piaciuta tanto. Ormai la conosceva alla perfezione, aveva scoperto quasi tutto ciò che le piaceva, e quello che la faceva star male. Era così sensibile! Era proprio l’opposto della sua ragazza.
Prese il cellulare e lo osservò per qualche istante prima di comporre il numero della sua migliore amica. Qualche ora e sarebbero state assieme, qualche ora e sarebbe stata tutta sua. Eppure non riusciva neppure a resistere alla voglia di sentire la sua voce almeno per un po’.
Le era entrata dentro, e ora non poteva più fare a meno di lei.
 

* * *

 
Salve =) mi scuso già se questo capitolo è leggermente più corto degli altri ma tra il caldo, il mal di testa e la voglia di non fare praticamente nulla è già tanto che abbia scritto U_U
Ormai Angel e Bonbon si stanno per incontrare, e Angel è impaziente di vederla. Per lei rinuncia pure a Michelle, cosa che non aveva mai fatto per nessun’altro, dunque..be, fate voi le vostre conclusioni =)
Spero vi piaccia anche se è un po’ scritto alla cavolo >.< scusatemi, come sempre mi fanno piacere i vostri commentini ;)
alla prossima
un bacio :*

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Capitolo 15
*** Finalmente assieme; ***


Il cuore quasi le faceva male, sentiva l’ansia, la paura, l’agitazione crescere dentro di se come un mare in tempesta.
Non aveva chiuso occhio quella notte, e le tremavano le mani, quasi  incontrollabili, mentre cercava di rispondere ai messaggi che Angel le aveva inviato.
La stava per vedere, stava per conoscere Angel, la ragazza che le aveva cambiato completamente la vita.
Non riusciva neppure a descrivere la sensazione che sentiva dentro. Era felice, certo, ma anche timorosa che qualcosa fosse andato storto.
Il terrore di incontrare Michelle era alto, sapeva che non avrebbe retto se avesse visto le due abbracciate, o peggio, che si baciavano. Lei in realtà non voleva pensarci, non voleva arrivare triste da lei, ma era più forte di se. Quella, probabilmente, era una delle sue paure più grandi.
Cercando di ritrovare la pace che aveva perso ormai da qualche giorno, si mise comoda, chiudendo gli occhi e cercando di fare lunghi respiri profondi, per calmarsi. Sarebbe tutto andato bene, doveva solamente auto convincersi di ciò. Si, fosse stato semplice! La mente era affollata, e riuscire a nn pensare a nulla era quasi impossibile. Ma forse, lentamente, ci stava riuscendo. Chissà come, ma ce la stava facendo.
Ed ra quasi riuscita a rilassarsi completamente mentre ascoltava il suono delle persone che le stavano tutt’attorno, quando la vibrazione del cellulare le fece riaprire gli occhi, sorpresa. E tornò tesa non appena vide chi la stava chiamando.
Oh cavolo, non era certa di riuscire a controllare la voce!
- A-Angel? Ciao – disse con la voce tanto tremula che dubitava che l’amica l’avesse compresa. Se era presa così in quel momento, come sarebbe stata quando si sarebbero viste? Temeva di saperlo.
- Bonbon!! Come promesso, ti ho chiamata!! Felice? – lei sembrava così tranquilla…non sembrava per nulla agitata dal loro primo incontro. Chissà cosa stava pensando in quel momento! Le sarebbe piaciuto così tanto sapere cosa passasse per la testa dell’amica! Era veramente felice? Anche lei non aspettava altro? O per lei era indifferente?
- Si..molto! Ecco..come va? – Era ancor più impacciata di prima, ma non poteva farci poi molto, il solo pensiero di vederla la rendeva ancor più timida.
Ma si sciolse non appena la sentì ridere di gusto dall’altra parte del telefono, chiudendo gli occhi e perdendosi in quel suono tanto soave, ignorando il motivo per cui sembrava tanto felice ed allegra.
- Sei così carina quando sei così…timida! Lo sai? Non vedo l’ora di vederti arrossire proprio davanti a me! Devi essere un amore! – continuò a ridere, mentre lei arrossiva come un papavero, voltando pure il capo per non far vedere ai passeggeri che aveva accanto a se tutto l’imbarazzo che l’amica era riuscita a provocarle con quella frase. No, non voleva arrossire davanti a lei, sarebbe stato così degradante!!
- Io non arrossisco tanto spesso… - borbottò tenendo il capo basso, mordicchiandosi il labbro. Ok, doveva stare calma! Forse sarebbe stato meglio se non si fossero sentite prima di vedersi perché..be, era logico! Così non faceva altro che agitarla di più.
- Certo certo, come no! Coooomunque! A te non da fastidio se dormiamo sullo stesso letto vero?? – le chiese con tanta disinvoltura da sorprenderla, sentendo poi il cuore stringersi e rimanendo senza fiato. Dormire assieme? Loro due? Tutta la notte? Be, era ovvio tutta la notte!! Solo che era rimasta letteralmente sconvolta da quella notizia!! In realtà non ci aveva mai pensato, non le aveva mai chiesto come avrebbero dormito. E si, effettivamente tra amiche si faceva, era normale il pigiama party, solo che lei non la considerava più come amica, ma come donna.
- Io..ehmm, si cioè..non voglio creare problemi – balbettò nuovamente, iniziando anche a giocherellare con una ciocca di capelli rossi come il fuoco.
- Ma basta farti tutti questi problemi!! – disse quasi riprendendola, facendola sorridere dolcemente. Lei era così…gentile. Non sapeva come spiegarsi ma la trovava assolutamente perfetta per se. Ok, stava divagando con i pensieri, era meglio se fosse rimasta con i piedi per terra.
- Comunque, dai, ora chiudo. Alle tre io e mamma ti veniamo a prendere in macchina va bene? A dopo Bonbon! – e chiuse la chiamata non appena lei acconsentì. Era l’una, aveva di fronte a se ancora due ore di viaggio che sperava volassero.
Per raggiungerla, doveva pure fare un cambio, una cosa parecchio scomoda, ma lo aveva fatto solo  per arrivare li il prima possibile perché, con quello diretto, sarebbe arrivata solo alle sette di sera. Era troppo tardi: voleva godersi quella giornata con lei e anche se quattro ore potevano sembrare nulla, per lei erano tante se le avrebbe passate assieme alla sua amica.
E nonostante l’agitazione, tutti i timori che aveva sull’incontrarla di persona, il tempo sembrava non passare più. Era tremendo, soprattutto perché si sentiva così lontana, così…differente. Era la prima volta che viaggiava da sola per così tante ore e tutta quella solitudine non facevano che aumentare quella sensazione che le attanagliava il corpo. Stava letteralmente facendo un salto nel vuoto, come sarebbe andato??
Lei non ne aveva idea, ma aveva paura di soffrire. Sinceramente, già le veniva male sapere che da li a una settimana sarebbe stata a casa. Sapeva che era ridicolo, ancora non l’aveva vista e già le mancava. Quanto poteva essere stupida? Però si sentiva esattamente così.
Chiuse gli occhi e posò il capo sul finestrino, cercando di rilassarsi, di non essere tanto negativa. Doveva smetterla di farsi tante paranoie, sembrava veramente una bambina.
E non seppe come, ma riuscì a addormentarsi. O meglio, ad entrare in una sottospecie di dormiveglia che riuscì a rilassarla a tal punto che, quando cambiò il treno, esibiva un leggero sorriso.
- Ciao, scusa, mi controlli un attimo i bagagli? – quando la voce di un ragazzo catturò la propria attenzione,  lei si voltò incerta, cercando di capire se stesse parlando proprio a lei. Quando capì che stava guardando proprio se, lei annuì leggermente, guardandolo correre via.
Osservò le borse sovrapensiero, e quando tornò il ragazzo gli sorrise, amichevole, accettando i ringraziamenti con un cenno del capo.
- Allora, anche tu viaggi sola soletta? – chiese ad un tratto, attirando ancora una volta il proprio sguardo. La ragazza annuì con un piccolo sorriso imbarazzato, lasciando che il proprio sguardo si incrociasse con quello di lui.
- Hmm, si, sto andando a trovare un’amica. Tu? – disse semplicemente, facendolo annuire. Già, un’amica…
- Si? Bello! Io sono qui per lavoro. Sai, ogni anno mi chiamano, mi fanno lavorare qualche settimana e poi..be, si torna alla “vita normale” – le disse con un grande sorriso. Ok, era la prima volta che le rivolgevano la parola, certo, era anche la sua prima volta in treno ma..era strano. Ma piacevole. Lui non la conosceva, e sicuramente l’aiutava a non pensare che da li a mezzora avrebbe visto Angel.
A quel pensiero si morse il labbro, ansiosa. Forse non era ancora pronta, e forse non sarebbe stato male tardare effettivamente l’arrivo alle sette. Sapeva che era sciocco iniziare con tutti quei ripensamenti, ma…come avrebbe reagito quando avrebbe finalmente visto l’amica? L’avrebbe abbracciata? Baciata? O semplicemente si sarebbero date la mano? Avrebbe tanto voluto saperlo prima, tanto per prepararsi mentalmente.
- Agitata? – chiese il giovane, guardandola sempre con quegli occhi curiosi che sembravano trapassarla da parte a parte. Lei agitata? Si, anche troppo!!
- Io..ecco, si. E’ che..ah, è una situazione talmente assurda! Voglio arrivare ma anche no. Sono un caso perso lo so però sono confusa. Io voglio bene a questa mia amica, non sai quanto, e non so che aspettarmi. E’ la prima volta che la vedo e si, mi piace. Ok, sto vaneggiando, scusa. Fa finta di non aver sentito nulla – disse scuotendo il capo, sconcertata di essersi così aperta con uno sconosciuto che neppure la conosceva. Be, almeno non gli aveva detto che ne era innamorata no? Quel “mi piace” poteva essere interpretato in molti modi!
E quando una risata uscì dalle labbra di lui, Bonnie lo guardò in viso, ancora talmente rossa da ricordare i capelli che le corniciavano il viso.
- Secondo me devi stare tranquilla. Andrà bene, non devi essere così agitata. Vada come vada, almeno sei arrivata sino a qui – le disse saggiamente, regalandole un sorriso che la confortò e non poco. Già, l’avrebbe conosciuta, non era forse quello l’importante?
- Si, hai ragione. Grazie, e scusa – era mortificata, doveva sembrare molto stupida, ma quel ragazzo era molto comprensivo, e lo ringraziava per questo. Michael – il ragazzo in questione – la intrattenne per tutto il resto del viaggio, aiutandola poi anche con la grande borsa che si era portata via una volta arrivati a destinazione.
Con tutto quel chiacchierare, neppure si era accorta che era arrivata, e non appena mise il piede a terra, sentì le gambe cedere, tanto che il giovane si vide costretto a posarle una mano sulla schiena per sorreggerla.
Bonnie guardò quella nuova città con emozione crescente, osservando ogni minimo dettaglio. La stazione era uguale a tutte le altre, ma le sembrava quasi che ci fosse un’atmosfera differente. Che fosse proprio perché li abitava la sua Angel? Anche se sua non poteva veramente considerarla.
Era arrivata anche in anticipo. O meglio, aveva detto ad Angel che arrivava un quarto d’ora più tardi perché si conosceva, sapeva che aveva bisogno di qualche minuto per calmarsi, e la scusa del ritardo le era sembrata la migliore.
- Andiamo? Dai che ti accompagno – il ragazzo tanto gentile la scortò all’esterno della stazione, sedendosi poi assieme su un muretto, sotto il sole cocente. Faceva caldo, molto caldo, ecco perché si era messa quel vestitino chiaro, solo che non sapeva se all’amica sarebbe piaciuto.
- Allora, a che punto sei?? Io tra poco parto! – il messaggio dell’amica riuscì a farla sobbalzare, mentre il cuore iniziava a batterle forte nel petto. Smise di respirare prima di sentire l’aria che le mancava dai polmoni: più respirava, e più l’aria sembrava non bastare mai.
Stavano per vedersi, le veniva quasi da piangere dalla felicità e dalla paura. Non era una persona normale!
- Sono arrivata… - rispose prima di chiudere gli occhi e portarsi il cellulare al petto.
- Stai tranquilla, va tutto bene ok? -  al contrario di poco prima, le parole confortati di lui non le fecero nessun effetto perché stava per arrivare il momento che lei aveva atteso tanto a lungo. Si, Angel l’aveva già vista, ma solo attraverso un computer, vederla di persona era differente.
- Come già arrivata?? Parto subito!! Scusa se ti faccio aspettare!! – scosse il capo quando lesse quel messaggino. Lei non doveva fare velocemente, anzi, forse se avesse ritardato sarebbe stata la cosa migliore.
- Non serve, fai pure con calma, tranquilla.. – e poi tornò a guardare il ragazzo che la guardava ancora con quel sorrisetto amichevole. Era gentile, ma forse ora aveva bisogno di stare da sola. Gli era ovviamente grata, l’aveva intrattenuta, l’aveva accompagnata sin li, solo che in quel momento sentiva il desiderio di stare due minuti da sola per cercare di rendere reale tutto quello.
- Grazie, sei stato gentilissimo ma davvero, non serve che stai qui, cinque minuti e lei è qui, non voglio disturbarti – fu cortese mentre lo guardava negli occhi, ma lui scosse il capo, ricambiando il sorriso con uno molto più convinto.
- Nono, non mi fido a lasciarti qui sola soletta. Aspetto, non ci sono problemi – ecco, addio solitudine. Ok, non importava.
Chiuse gli occhi nuovamente – ormai aveva capito che quello l’aiutava a calmarsi – ed iniziò a giocherellare con una ciocca dei propri capelli.
- Sai, visto che da quello che ho capito sei qui per una settimana, potremmo vederci, no? – quella domanda la lasciò completamente spiazzata. Ok, ci stava provando? Lei era completamente incredula. Si voltò verso di lui e lo guardò palesemente sorpresa.
- Ecco, io non so, cioè…sono con la mia amica. Sai non sarebbe educato… - lei non era il tipo di che diceva no, era gentile, e non voleva essere dura. Soprattutto perché l’aveva aiutata a calmarsi, non sarebbe stata una cosa carina.
- Hai ragione, comunque questo è il mio numero, se ti va scrivimi pure – le porse un pezzetto di carta che lei si vide costretta prendere.
Momento molto imbarazzante. Gli accennò un leggero sorriso prima di mettersi il foglietto in tasca. Sicuramente quello era stato un ottimo diversivo per i suoi pensieri. Ora non era più agitata, bensì..quasi intimorita. Con la scusa che stava con Nick da parecchio, non era più abituata che i ragazzi ci provassero con lei. Anche se sicuramente quello era l’invito ad uscire più strano e sbagliato che le avessero mai fatto.
- Bonbon!! Dove sei?? Io sono quasi qui. Siamo la macchina nera!! – quando le arrivò quel messaggio lei balzò in piedi e si guardò attorno, vedendo in lontananza la macchina in questione. Lei era li. Li. Era…cos’era? Agitata, certo, e…non voleva pensarci. Ma doveva muoversi. Si, quella cosa che si faceva con le gambe, un piede dopo l’altro. Le sembrava di essersi dimenticata come si camminasse!
Si affrettò a prendere la valigia, incamminandosi successivamente verso la vettura e scordandosi completamente del ragazzo che, comunque, la seguì neppure fosse la propria ombra. Molto inquietante, ma ora era molto più distratta da Angel che stava arrivando lentamente.
- E’ arrivata la tua amica eh? Ti accompagno dai – le disse, ma lei quasi non lo sentì. Bonnie guardava la macchina nera che si fermò esattamente di fronte a lei, facendola così bloccare in mezzo al marciapiede.
Osservò per qualche secondo la macchina, e quando la portiera rivelò una giovane ragazza dai capelli tanto splendenti da brillare al sole, lei sentì il proprio cuore fermarsi. E non solo per un secondo, no, quasi temeva che non sarebbe più ripartito dato il tempo che ci impiegava.
Era lei. Angel.
Era di fronte a se, con quel bellissimo sorriso mentre si avvicinava, quasi al rallentatore. O era forse la propria mente che stava rallentando tutta la scena? Tanto per memorizzare ogni dettaglio, dal paesaggio in secondo piano, a quel corpicino perfetto che ben presto si ritrovò stretto contro il proprio petto.
- Bonbon!! Sei arrivata!!! – quella voce. Quella voce era forse quella di un vero e proprio angelo? Una sinfonia di dolci note che risuonavano come la più bella delle melodie, ecco come la sentiva.
- Vieni dai, mettiti davanti, arrivo subito – le disse allegramente, sciogliendo quell’abbraccio velocemente, rubandole dalle dita la borsa e spingendola verso la macchina, per farla salire.
Impacciatamente salì, salutando con un sussurro la madre di lei prima di abbassare il capo e guardare le proprie cosce scoperte. Anche l’incontro con la madre di lei era parecchio imbarazzante, era pur sempre qualcuno che non conosceva e che vedeva per la prima volta.
Mentre la macchina partiva, il silenzio si propagava nella vettura. Lei non parlava, e neppure Angel. Chissà cosa pensava di lei.
- Allora Bonnie, hai fatto buon viaggio? Devi essere stanca – la madre di lei fu gentile, e per lo meno le fece alzare lo sguardo che immediatamente provò a ricercare quello dell’amica. Solo che non voleva voltarsi per guardarla.
- Sto bene, il viaggio è andato bene – disse semplicemente, tornando poi silenziosa, proprio non aveva idea di che dire.
Fortunatamente, il viaggio durò pochissimo. Neppure cinque minuti. Arrivate, nuovamente Angel le prese i bagagli, facendola ancora arrossire. Era così..gentile e premurosa.
Dopo un saluto veloce, la madre di lei si dileguò, lasciandole sole. Eppure lei ancora non aveva il coraggio di guardala negli occhi, era tutto talmente strano, assurdo. Non riusciva proprio a capire cosa le stesse prendendo.
Entrarono, e subito andarono in quella che doveva essere la sua camera dato che Angel depositò la propria valigia in un angolino.
La camera di Angel era bellissima, così diversa dalla propria! Ma non ebbe molto tempo per osservarla dato ben presto l’amica le si parò di fronte, prendendole la mano e guardandola dritta negli occhi, il sorriso stampato sul volto.
Quel contatto le fece correre un brivido lungo la schiena, facendola sciogliere mentre quegli occhi limpidi avevano catturato il proprio sguardo. Era...non sapeva neppure capace di descriverla, non c’erano parole per farlo! Solo che il proprio sguardo non riuscì a sostenere quello di lei a lungo, ben presto a tornò sul pavimento, incapace di parlare. Tutte quelle chiacchiere al telefono e ora sembrava diventata muta.
Però le strinse la mano, giocherellandoci distrattamente per non pensare troppo a quella situazione, si, per distrarsi. Era solo la sua migliore amica infondo, nulla di più.
- Sono felice di vederti, hai..una bella camera – disse, rialzando lo sguardo prima di allontanarsi ed iniziare ad esplorare quella camera, lentamente, carezzando la stoffa del copri letto, e poi perdendosi in quel cielo stellato che aveva di fronte agli occhi.
Magnifico, era veramente realistico, e già si immaginava quando, quella notte, lo avrebbe guardato accanto a lei.
- Bonnie? – la voce di lei la fece fermare, voltandosi verso l’amica ed iniziando ad osservarla a quella distanza di sicurezza. Quella che aveva davanti era la sua Angel, e quello semplice sguardo carico di parole non dette – almeno da parte sua – le fece aprire gli occhi. Lei non sarebbe stata capace di andarsene, non sarebbe stata capace di lasciarla a Michelle. Lei…l’amava e voleva averla tutta per se.
 
 

* * *

 
 
Ed eccomi arrivata a questo nuovo capitolo. Si, l’ho fatto tremendamente lungo, me ne rendo conto, ma mi sembrava giusto così. Si  sono incontrate, finalmente Bonnie ha incontrato la sua Angel. Dalle immense paranoie che si fa durante il viaggio, al disperato tentativo di calmarsi sino all’incontro con la sua amica, Bonnie prova tantissime emozioni, tutte contrastanti. E’ ancora confusa, ma non sui suoi sentimenti, semplicemente non sa come comportarsi: è la prima volta che prova un sentimento così forse, e che sia per la sua amica sicuramente non le facilita le cose. Potrà sembrare esagerata, ma è ciò che prova in quel momento.
Spero che questo capitolo non vi abbia annoiato, mi scuso veramente ma non riuscivo a fermare la mia mano, è che ci tenevo molto a questo particolare incontro, e probabilmente anche i prossimi saranno lunghi. 
Che ne pensate? Siate sinceri, spero solo che vi piaccia >.<
Alla prossima 

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Capitolo 16
*** E così difficile resisterti; ***


Angel la guardava camminare per la camera, osservandola muoversi senza però guardarla mai negli occhi. Sapeva che era timida, ma ammetteva che non si aspettava tutto quel silenzio. Non che lei fosse stata migliore! Oh, si sentiva talmente stupida per non aver aperto bocca solo che era rimasta letteralmente senza parole. Non sapeva cosa dirle, in realtà non le voleva dire nulla. Voleva solamente perdersi in quegli occhi azzurri, tra quei capelli rossi come il fuoco e quel viso dai lineamenti perfetti ed estremamente dolci. Probabilmente non si sarebbe mai stancata di guardarla. 
Inclinò il capo, facendo un passo verso di lei prima di fermarsi. Il suo primo istinto era stato di baciarla, ma si era trattenuta a quell’abbraccio. Era stato difficile ma sicuramente di fronte alla madre non poteva comportarsi come voleva, sapeva che le piacevano le ragazze, ma sapeva anche che era fidanzata. E non voleva subire un quarto grado.
- Bonnie? – Quando l’amica si voltò, incatenando lo sguardo con il suo, sorrise, sciogliendosi e colmando la distanza che c’era tra loro.
La strinse contro di se, scoppiando a ridere mentre la dolce fragranza di fragola che emanava le calmarono i sensi. 
Era a dir poco bellissima, non era minimamente paragonabile a quando si erano viste in web. 
- Emm Angel? Che fai? – sentì l’imbarazzo di lei e solo allora spostò il viso, così da guardarla negli occhi, trovandola ancor più adorabile con quel rossore sulle gote. 
- Oh, finalmente ci vediamo!! Dai, dai, raccontami qualcosa, vieni! – disse allegra, reprimendo la voglia di baciarla e accompagnandola vicino alla scrivania, ove c’erano due belle sedie comode. 
La fece sedere sulla sua, mentre lei si accomodava sull’altra, prendendole ancora la mano con cui iniziò a giocare prima che l’altra andasse sulla sua coscia, carezzandola lentamente, con velata malizia.
- Hmmm, io non saprei. Be, sono felice di essere qui. – non la guardava  neppure negli occhi, sembrava quasi in difficoltà in quel momento. Bonnie era proprio una persona dolce, e sensibile. La sentiva tremare sotto le sue carezze delicate, e la cosa la riempiva di desiderio, voleva continuare, risalire lungo la sua gamba per poter saggiare quella pelle delicata, l’avrebbe voluta assaporare e bearsi del suo profumo solo che no, quello non le sembrava il momento più opportuno. 
- Be, lo spererei!! Dai dai, e il viaggio? – era curiosa di sapere come fosse andato, e voleva che l’amica si aprisse un pochino, perché..be, le piaceva il loro rapporto. Era adorabile anche così ma la preferiva allegra e spensierata. Quando insomma facevano le loro lunghe chiacchierate, ove si perdevano in mille discorsi senza capo ne coda.
E a quella domanda la vide farsi pensierosa, per poi sorridere in modo più rilassato prima di allungare la mano e prendere la propria, quella che le stava carezzando la coscia. 
- Sai, un ragazzo penso ci abbia provato con me - disse guardandola, quasi divertita. 
L'amica non riuscì a finire la frase che la rabbia si impossessò di lei. Un ragazzo ci aveva provato?? Nono! Non doveva succedere! 
Arricciò le labbra, corrugando la fronte e cercando di celare il fastidio che stava provando in quel momento. E ci riuscì, non seppe come ma il suo solito sorriso allegro e spensierato tornò sulle proprie labbra anche se la sua presa sulla mano di Bonnie si fece quasi più possessiva, avvicinandosi  tanto da allargarle leggermente le gambe per infilarsi tra esse. 
- Come ci ha provato? Chi era?– chiese bisognosa di una risposta.  Come si permetteva quell'essere provarci con la sua Bonbon? 
- Si, mi ha lasciato il numero. Hai presente il ragazzo che avevo dietro? Quello che mi seguiva? Ecco, proprio lui. Devo ammettere che è stato un po’ inquietante perché non mi lasciava più stare ,però è stato comunque gentile. Era da una vita che qualcuno non ci provava con me – disse divertita, facendole serrare le labbra. Quel tipo? Lo aveva appena intravisto ma sapeva che non era neppure bello. Anzi, era troppo alto per la sua Bonbon, e così anonimo!! Nono, proprio non ce lo vedeva con la sua amica. 
- Hmmm, tu hai intenzione di chiamarlo? – non lo avrebbe fatto vero? Perché altrimenti non avrebbe potuto assicurarle di non farle una scenata. La cosa peggiore da fare ma non voleva proprio vederla con qualcuno mentre era li con lei. Non era neppure giusto nei suoi confronti! 
- Assolutamente no! Al momento…non sono interessata diciamo – la cosa la fece sospirare di sollievo. Bene, non doveva preoccuparsi di nulla allora. Poteva tornare tranquilla.
-E poi sono con te, perché dovrei uscire con qualcun altro? Voglio stare solo con te in questi giorni – quella frase la fece sciogliere, tanto da farla saltare letteralmente addosso all’amica che strinse contro il proprio petto ancora una volta. Ah, come poteva non adorarla?
- H-hei non respiro! – disse ridacchiando, ricordandole che effettivamente doveva dosare la sua voglia di abbracciarla. E di fare altro. 
Bene. E ora che erano li, cosa potevano fare? Se doveva essere sincera, le sarebbe piaciuto che la notte arrivasse subito, così da poterla stringere a se a letto. Ma no, dovevano impiegare quelle ora in qualche modo e lei già sapeva cosa fare. 
C’era un bel posticino in cui voleva portarla, era un po’ lontano a piedi – e lei odiava camminare – ma già sapeva che ne sarebbe valsa la pena. 
Si alzò, di scatto, e prendendole la  mano la obbligò a fare lo stesso, allargandosi in un grande sorriso allegro. 
- Vieni!! Ti porto in un posto bellissimo!! – la costrinse ad alzarsi e senza neppure darle il tempo di pensare uscirono dalla propria casa quasi correndo. Forse stava esagerando, tutta quell’entusiasmo e felicità non erano da lei. Ma in quei giorni lei non aveva aspettato altro di vederla, e di portarla in quel bel posto. Non aveva voglia di celare tutta la sua felicità, e poi Bonnie non sembrava infastidita. 
- Dov’è?? – chiese chiaramente emozionata la sua Bonbon, ma lei ridendo scosse il capo. Non glielo avrebbe mai detto! Era una sorpresa infondo no? Oh, e non vedeva l’ora di vedere la sua espressione. 
- E’ una sorpresa! Dai… - la incitò, camminando accanto a lei, mano nella mano. 
Per la prima volta da quando la conosceva, finalmente poteva stringere quelle dita sottili ed affusolate, e per la prima volta poteva assaporare quel dolce profumo che emanava la pelle di lei. 
Ora il loro passo era molto più tranquillo, rilassato. Nonostante avvertisse dentro di se il forte desiderio di correre, di trascinarla anche di peso in quel piccolo posticino isolato, lei voleva godersi ogni istante passato con la sua amica. 
Non era forse strana la vita? Ancora si ricordava la prima volta che si erano scritte. In realtà i loro primi messaggi erano stati piuttosto freddi, e distaccati. Lei del resto era completamente presa da Michelle, probabilmente se Bonnie non avesse continuato a scriverle, lei non lo avrebbe fatto. 
Certo, le ci era voluto poco perché quella ragazzina dai capelli rossi le entrasse dentro. Un paio di settimane, e la prima volta che l’amica aveva tardato a scriverle, si ricordava ancora quanto le fosse mancata. Non glielo aveva fatto capire, ma l’aiutava a passare le giornate in modo spensierato e divertente. 
Era tutto iniziato da quel messaggio, e ora erano li, mano nella mano, mentre ridevano e scherzavano allegramente. 
Quando finalmente in lontananza riconobbe il suo piccolo angolino di paradiso, accelerò il passo, sentendo l’amica avanzare a fatica dietro di lei. Era impaziente, e quando finalmente lo raggiunsero, la vista era mozzafiato, come sempre. 
Il cielo infinito, senza neppure una nuvola, la città che si stagliava sotto di loro, tranquilla ed irraggiungibile, la natura tutt'attorno che le nascondeva dagli occhi curiosi dei passanti: era sempre bellissimo. E anche se ci voleva un oretta di cammino, ne valeva sempre la pena. 
- Eccoci arrivati Bonbon, dai, siediti – senza mai abbandonare i suoi occhi, la fece sedere sull’erba verde e rigogliosa,leggermente umida, per poi accomodarsi accanto a lei. 
- Ma è bellissimo! – la sua voce era bassa, il respiro corto per quella salita che avevano fatto, ma i suoi occhi brillavano, lo vedeva, lo capiva che le piaceva. E poi, quando si voltò, Angel rimase veramente senza parole. Più la guardava, e più le sembrava bella. 
Allungò la mano lentamente così da carezzarle la gota arrossata, per poi lasciarle un bacio proprio li, su quella pelle morbida e vellutata.  
- Lo so – sussurrò piano, prendendole la mano, costringendola a posare il capo sulla propria spalla, sentendone il dolce peso e i capelli che le solleticavano la guancia. Era rilassata, le sembrava che nulla potesse andare male. Bonbon era li con lei, poteva forse chiedere di più? Erano sole, e sentiva il suo calore per la prima volta che la riscaldava da dentro, che le faceva salire il desiderio di baciarla, di stringerla e poterla definire veramente sua. 
Sapeva cosa si era ripromessa, non voleva costringerla e dunque avrebbe fatto la brava. 
Rimasero li in silenzio a lungo, immobili, l'una accanto all'altra senza allontanarsi. L'amica sembrava rilassata, a suo agio mentre continuava a giocare con le sue dita. 
Naturale, semplice: ecco come le sembrava stare con lei. 
Socchiuse gli occhi e spostò il capo, affondando il viso tra quei crini rossi, regalandole un nuovo bacio, leggermente più lungo di quelli veloci e frettolosi che le aveva dato sino a quel momento, facendola trasalire. 
- Angel? - la giovane si allontanò giusto quel poco per poterla osservare nuovamente, la confusione che le increspava quei lineamenti di rara magnificenza. 
- Stai bene? Sembri strana - la sua voce arrivò lontana, quasi non la sentiva. Le labbra leggermente schiuse, che si muovevano, che sembravano quasi incitarla ad avvicinarsi mentre la luce del sole che tramontava regalava un qualcosa di magico a quell'essere che aveva accanto. 
Senza riflettere, si fece più vicina, lentamente, la mano che andò sul suo viso, che lo carezzò, ammutolendo la rossa che continuava a guardarla con quelle meravigliose gemme sgranate. 
Quando le loro labbra si sfiorarono, sentì un guizzo al cuore che iniziò la sua frenetica corsa. Morbide, succulente, esattamente come una fragola rosea e matura. 
Sospirò piano e senza neppure darle il tempo di reagire premette le proprie labbra su quei petali delicati di lei, schiudendole e rubandole un bacio casto, puro. 
Non sapeva neppure come definire ciò che sentiva dentro di se. Non voleva neppure pensarci se doveva essere sincera, voleva solamente perdersi in quella meravigliosa creatura.
Chiuse gli occhi, attendendo quasi con timore l'allontanamento da parte dell'amica. Non se ne sarebbe separata, non fino a quando Bonnie non l'avesse spinta vita per la propria intraprendenza. Non le importava, più poteva stare così, e più poteva imprimersi quelle sensazioni nella mente.
Eppure il rifiuto di Bonbon non arrivò mai. I minuti scorrevano, lenti, e quando lei ricambiò il bacio, muovendo appena le sue labbra, lei non perse l'occasione di potersi perdere nel loro primo bacio. 
Incatenate insieme mentre si stringevano, quando si separò a lei con forza le sembrò di allontanarsi da una parte di se. Solo che quel momento perfetto fu rovinato quando capì lo stato d'animo altrui. 
Bonnie sembrava quasi sentirsi in colpa, non alzava lo sguardo, si era allontanata di qualche centimetro ed era rossa come i suoi capelli. 
Ma Angel non si pentiva di ciò che aveva fatto, non le importava. E non le avrebbe chiesto nulla, neppure su quell'unico interrogativo di quel momento perfetto. Non sapeva perché l'avesse ricambiata, però ne era lieta. 
- Bonbon vuoi tornare a casa? Si sta facendo tardi - disse dolcemente, alzandosi solo quando vide il suo cenno d'assenso con il capo, tendendole la mano che lei afferrò con timidezza. 
Era curiosa di sapere cosa pensasse, se le era piaciuto. Ma la lasciò in pace, ne sembrava aver bisogno, ecco perché semplicemente si avviarono, senza dire una parola, entrambe perse nel loro mondo. 

 

* * *

 

Salveeee!!
Scusate l'immenso ritardo ma avevo gli esami ç______ç ma finalmente li ho finiti e sono tutta vostra =) cercherò di essere più presente, promesso!! 
Allora, che pensate del loro primissimo bacio? Forse Bonnie è veramente troppo timida, poverina, ma sarà così ancora per poco. 
Ma parliamo di Angel, la protagonista di questo capitolo. E' colpita, è completamente presa da Bonbon anche se ancora non sembra averlo veramente capito. Be, che altro dire? 
Ditemi che ne pensate di questo capitolo, so che non è stato soddisfacente quello di prima ma che posso farci? Questa è la storia U_U infondo, realisticamente parlando, Bonnie non è poi così tanto loquace, soprattutto quando incontra per la prima volta qualcuno U_U
Spero che questo vi sia piaciuto di più =)
Alla prossima 

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Capitolo 17
*** Non pensavo che saremmo arrivate a questo punto; ***


La perfezione. Poteva forse definire quelle labbra in altro modo? 

Il cuore che ancora batteva dentro al proprio petto, il viso talmente caldo che quasi le sembrava di avere la febbre, quel desiderio carnale e viscerale che le era nato e che ora non riusciva più a soffocare. 

Era stata baciata. Angel, il suo angelo personale, aveva catturato le proprie labbra per quel bacio che, a suo dire, era durato troppo poco. Ancora le sembrava di sentire il suo dolce respiro contro la propria pelle. 

Lo sguardo ora però era basso, la mano intrecciata a quella di lei nonostante dalle proprie labbra non uscisse una sola parola. 

Era felice, ma al contempo era confusa. La sua mente era pervasa da un vorticare di dubbi e mille punti interrogativi a cui non riusciva dare risposta. 

Per lei quello era stato il momento più bello della propria vita. A Bonnie era bastato quel bacio per toccare il cielo con un dito, per sentire  lo stomaco contorcersi in preda agli spasmi. Le mani ancora le tremavano, sentiva che, se avesse anche solo provato a prendere in mano qualcosa, le sarebbe caduto. Tutto il suo corpo tremava. E desiderava fermarsi, guardare quelle gemme brillanti e catturare tra le proprie labbra quei petali di rosa deliziosi e carnosi. L'avrebbe baciata in eterno. 

Ma per lei? Cosa era significato tutto quello per Angel? 

Non poteva di certo dimenticare l'amore che l'amica provava per la sua ragazza. Forse stava fraintendendo tutto. Forse quel bacio in realtà era durato non più di qualche secondo, ed era servito per farle capire che le voleva bene. 

Il loro non era amore, ma una forte amicizia. O per lo meno, era sicura che per Angel fosse così. 

Socchiuse gli occhi e proseguì per la loro strada, perchè non parlava? Perchè la sua amata non le spiegava il gesto appena compiuto? Era certa che il solo udire la sua voce l'avrebbe calmata, le avrebbe dato la forza per rialzare lo sguardo e sorriderle, impacciata. 

Mai, mai nella sua vita aveva provato quelle sensazioni. Erano forti, travolgenti, la lasciavano completamente in balia del dolore. Perchè si, il suo petto e il suo cuore bruciavano. Faceva male pensare di aver ricevuto il suo primo bacio da Angel e non poterne avere altri. Lei non l'avrebbe mai potuta avere. 

Si bloccò, per qualche istante, chiudendo gli occhi e cercando di non piangere. Come avrebbe potuto guardarla negli occhi nei prossimi giorni? Non lo sapeva. 

- Qualcosa non va? - sentì un brivido lungo il corpo quando quella voce finalmente spezzò quel fiume di pensieri che l'avevano letteralmente travolta. 

Lentamente Bonnie alzò il capo e dopo aver preso un grande respiro, alzò gli occhi ed incontrò quelli di lei. Sembrava preoccupata, e forse..forse c'era dell'altro, ma lei non voleva saperlo.

- Sto bene, scusa. Torniamo a casa - le strinse la mano e ripartì. 

Non voleva ricordare il momento più bello della sua vita con tristezza. Almeno aveva potuto assaggiare quelle labbra, quello poteva bastarle. O forse no.  

Arrivate a casa, lei scoprì che erano sole. 

Varcata la soglia infatti avevano trovato un biglietto della madre di Angel che diceva loro che sarebbero usciti. 

- Be, dai! Abbiamo la casa tutta per noi Bonbon, cosa vuoi fare?? Io ho un certo languorino, che dici, pop-corn davanti alla tele? E' in camera mia così stiamo a letto! - disse radiosa, come se non fosse successo nulla. E probabilmente per lei era così. Ma basta, lei non voleva più stare zitta, si sarebbe divertita. Non voleva rovinare quei giorni! Sarebbe stata pazza. Ecco perchè le rivolse uno dei sorrisi più belli che potesse rivolgerle e le si avvicinò.

- Ovvio! Il viaggio mi ha spossata, ho proprio bisogno di un letto! - scoppiò a ridere, tutto sommato le veniva semplice celare tutti quei sentimenti contrastanti, ma forse perchè lo aveva fatto per talmente tanto tempo che, oramai, per lei era divenuto normale. 

La guardò, silente, mentre preparava i pop-corn. Anche quelle azioni più semplici le sembravano diverse se le compiva Angel. Era proprio cotta eh?

- Bene, pop-corn pronti! Andiamo - la seguì verso la camera, quella che tante volte aveva visto solamente attraverso lo schermo. Senza accorgersene, voltò il capo e guardò il suo computer, sorridendo come una sciocca mentre capiva che, alla fine, il solo fatto di poter stare con lei era ciò che le bastava. Finalmente l'aveva vista, e finalmente aveva messo chiarezza nel suo cuore. Finalmente aveva capito cosa provava per lei, aveva ammesso a se stessa che era innamorata di una donna. Il suo angelo e demone tentatore. Non fece a tempo a voltarsi che però il suo sguardo corse verso il basso non appena vide l'amica spogliarsi li, di fronte a se. E quel gesto provocò una risata nell'amica che, senza praticamente nulla addosso, le si avvicinò, afferrandole la maglia, tirandogliela appena. 

- La mia Bonbon è timida? Dai, togliti questa maglia! - un brivido le corse lungo il corpo a quel sussurro tra il divertito e il malizioso, e dopo un cenno chiaramente imbarazzato, lasciò che le sfilasse la maglietta, restando così semplicemente con quel reggiseno in pizzo che si, aveva messo solo per lei. Cosa che mai le avrebbe rivelato. E forse pure stupida dato che non lo avrebbe apprezzato. 

Rialzò lo sguardo e, per qualche istante, rimase incantata ad osservare quelle curve che le si presentarono davanti. Per la prima volta sentiva di essere attratta da un corpo femminile. Un fremito percorse il proprio corpo, il respiro corto e il cuore che batteva all'impazzata. Desiderava posare le labbra su quella pelle d'avorio, l'avrebbe assaporata con la lingua sino a quando non si fosse impressa il suo profumo nella mente. E lo sguardo che Angel le rivolgeva, come se anche lei stesse pensando alle medesime cose , la infiammava ancor di più. Ma no, lei non poteva pensare a quelle cose, e l'amica di certo non la guardava con occhi carichi di desiderio. 

Si voltò di scatto, avvicinandosi alla valigia impacciata, prendendo la maglietta lunga che aveva portato per il pigiama e infilandosela. Solo poi si tolse i pantaloni. 

- Cosa guardiamo d bello svergognata? - chiese cercando di celare l'eccitazione che ancora scorreva nelle sue vene era difficile e non sapeva veramente come avrebbe resistito quei giorni. E lei di certo non l'aiutava. 

Voltata, per sua fortuna, Angel si era rivestita con una semplice canottiera nera e un paio di pantaloncini corti che le lasciavano le belle gambe scoperte. L'amica era piegata mentre accendeva la televisione, e lei non riusciva a non fissarla quasi sognante. 

- Vai pure sotto le coperte Bonbon, ti raggiungo subito! - le disse dolcemente, e lei ubbidì. Effettivamente si sentiva stanca, e probabilmente si sarebbe addormentata presto. Lei non voleva in realtà, voleva godersi ogni istante con il suo angelo, il solo pensiero di poterla guardare dormire le faceva venir voglia di bere litri di caffè solamente per non addormentarsi. Forse un po' esagerato si, ma non sarebbe stata li a lungo. Finalmente a letto assieme, si stesero l'una accanto all'altra, lo sguardo puntato sul televisore. La stanza era immersa nel buio, l'unica fonte di luce era il televisore che illuminava le pareti e le loro figure in penombra. Il corpo dell'amica era vicino, ma lei cercava di fissare lo schermo anche se forse anche un po' troppo spesso invece del televisore guardava lei. Il suo profilo era perfetto. 

- Hai un buon profumo Angel, lo sai? - sussurrò piano, facendo così voltare l'amica che la guardò con un grande sorriso sulle labbra prima di tornare a darle le spalle. Ma, neppure Angel la sentisse troppo lontana, si sentì tirare per il braccio, e quasi senza neppure accorgersene si ritrovò contro il suo corpo caldo. Trasalì, guardandola per un secondo, ma lei sembrava far finta di nulla. Oh, quel suo cuore perchè non poteva smettere di battere all'impazzata? 

- Anche tu hai un buon profumo Bonbon, e mi piace avere il tuo corpo vicino al mio - la sua voce sembrava talmente seria che lei, per un istante, pensò che stesse per dirle altro. Ma no, il silenzio era caduto di nuovo tra loro due e Bonnie si limitò ad appoggiare il viso sulla sua spalla, chiudendo gli occhi e sorridendo. Tutto sommato era piacevole, era completamente inebriata dal suo profumo di fragola e vaniglia.  La sua mano, timidamente, iniziò a carezzarle il ventre piatto. Era un movimento lento, circolare e delicato. Nonostante avesse addosso quel delizioso pigiama, le sembrava quasi di poter sentire la morbidezza della sua pelle. 

- Hmmm, ho sonno - sussurrò piano, strusciando piano il viso sull'incavo del suo collo, ora si sentiva tranquilla e rilassata. 

La testa leggera, il respiro regolare, si stava per addormentare quando sentì delle labbra calde sulle proprie. Bonnie subito aprì gli occhi, di colpo, ritrovandosi il viso dell'amica tanto vicino che quasi le sembrava di sognare. Ma no, quello non poteva essere un sogno. Quelle labbra erano calde, morbide, esattamente come quelle di quel pomeriggio. 

E il cuore aveva ricominciato quella corsa frenetica che le toglieva il fiato, le dita della mano che quasi si aggrapparono alla maglietta di lei, come se avesse avuto il timore che si allontanasse. 

Fu un bacio lungo, carico di desiderio, che la portò a voltare l'amica, quell'angelo che ora era sotto di se, tra le proprie braccia e che stava baciando con passione. Le sembrava di volare, il cervello quasi completamente scollegato. 

E le dita di lei erano pura perfezione mentre le sentiva risalire lungo la sua schiena, il suo collo, sino ad arrivare ai propri capelli rossi come il fuoco. 

- Angel.. - sussurrò piano, il respiro spezzato mentre cercava di riprendere aria. - Forse.... - si interruppe, cosa doveva fare? Lei non voleva fermarsi, ma si leggeva il dubbio nei suoi La voleva, la desiderava, aveva il bisogno di sentire ancora e ancora le sue labbra e i loro corpi uniti. Ma non era sicura che fosse una cosa giusta.

- Shhh, non parlare. Ti voglio Bonnie - quel sussurro le tolse il fiato e subito lei tornò sulle proprie labbra che si incastravano perfettamente, neppure fossero fatte per essere legate assieme. E forse lo erano veramente, lei sentiva che era così. 

Entrambe schiusero le labbra, all'unisono, e le loro lingue si incontrarono in una dolce carezza, facendola sospirare. 

Non riusciva a pensare ad altro, quel momento era perfetto. E sperava che quella notte non finisse mai. 

Le loro mani iniziarono a cercarsi freneticamente, le sue labbra non si staccavano dalle compagne mentre, senza quasi rendersene conto, si ritrovò senza vestiti, stretta contro il corpo nudo della compagna. 

Era la prima volta che sentiva quelle sensazioni, era la prima volta che si sentiva a suo agio con il suo corpo e quello dell'altra. Non aveva mai avuto tutto quel feeling con Nick, mai era stata tanto eccitata grazie ad un tocco di un uomo. 

I sospiri ben presto riempirono la stanza, non servivano parole per ciò che stava accadendo tra loro. Il piacere la scuoteva nel profondo, le mani di Angel erano esperte al contrario delle sue, ma lei non pensava a tutto ciò. Era troppo impegnata a perdersi in quelle sensazioni che le stavano facendo perdere la testa. 

I loro corpi iniziarono a tremare, e un sospiro più pesante degli altri le uscì dalle labbra quando entrambe arrivarono all'apice del piacere. Tremande, stremata ma si sentiva bene. 

Si abbandonò sul corpo altrui, gli occhi socchiusi, i loro corpi imperlati di sudore. Ancora non le sembrava vero, quello forse era stato un sogno? Le sembrava ancora impossibile, ma era talmente felice che voleva godersi quel momento. 

Alzò il viso, e i loro occhi si incontrarono. Un timido sorriso nacque sulle proprie labbra e le dita di lei corsero sul  proprio viso, sfiorandolo con dolcezza prima che lei unisse nuovamente le loro labbra, in un casto e delicato bacio.

- Sei bellissima - sussurrò con un leggero ansito, facendola poi scivolare sul letto, obbligandola a posare il suo capo sul suo petto. 

Il cuore della compagna batteva, una corsa frenetica che faceva compagnia al proprio. Avevano appena fatto l'amore, e lei...si sentiva completa. Oh, tutto quello era la perfezione. Non voleva pensare a nulla se non a quel corpo morbido contro il proprio. 

- Anche tu. Sono felice di essere qui Angel - si strusciò contro Angel, e sorrise. Un sorriso radioso, che rivelava quello che sentiva in quel momento. Non si sentiva in quel modo da mesi, da quando tutti i suoi dubbi sulla sua relazione erano sorti, da quando la sua gelosia era nata per quella dolce ragazza dai capelli color del grano. 

- Dormiamo piccola mia, domani sarà una lunga giornata - e lei annuì, baciandole un'ultima volta le labbra prima di chiudere gli occhi, intrecciando le gambe a quelle di lei, la mano che le carezzava il ventre mentre lentamente scivolava nel primo sonno tranquillo che faceva dopo settimane. Tutto era perfetto, e sperava che nulla rovinasse quel momento. 

 

 

 

 

* * *

 

 

Ok, lo so, lo so. Sono in super mega ritardo, scusatemi! Ma tra esami e problemi personali non sono riuscita a scrivere >.<

Spero vi piaccia questo capitolo, a me sembra di aver perso la mano e probabilmente è così, ma recupererò. 

Dunque, cosa dire di questo capito? Bonnie ha avuto la sua prima volta con Angel! Ok, so che è prematuro ma io seguo la storia U_U 

Bonbon è positiva ora, crede che tutto andrà bene, ma pensate che sarà così?? Hahahah, io dico di no, e presto lo scoprirete pure voi! 

Come sempre ci tengo ai vostri commenti, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, o consigli per tornare ad essere quella di prima. Comunque non ho più intenzione di aspettare tanto per pubblicare la storia, promesso :D

A presto!

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Capitolo 18
*** Anche dai sogni ci si risveglia; ***


 

Non c'erano parole per esprimere ciò che aveva provato. Il suo cuore ancora le batteva con forza nel petto e se ripensava a ciò che era appena accaduto..la voglia le tornava prepotentemente nel corpo. Era meglio non pensarci, non se voleva saltarle nuovamente addosso.

Qualche ora prima l'aveva trovata perfetta li, accanto a se, mentre la stringeva. E non era riuscita a resistere alla tentazione di baciarla. Non immaginava che la sua Bonbon ricambiasse in quel modo, non pensava di arrivare a fare sua quella magnifica creatura che ora stava dormendo con la testa sul proprio petto. Le carezzava quelle fronde rosse, spettinate, mentre gli occhi guardavano il soffitto, senza riuscire a dormire. Si sentiva stanca, ma ogni volta che chiudeva gli occhi ripensava all'accaduto, e non riusciva ad addormentarsi. 

Le sue dita inesperte le avevano procurato un piacere immenso, nonostante tutto lei era stata bravissima. Sospirò piano e baciò quei capelli fatti di seta, respirando il suo dolce profumo che le inebriava i sensi. 

Quando una leggera vibrazione le segnò l'arrivo di un messaggio, subito il volto di Angel si spostò verso il proprio comodino, osservando quel nuovo bagliore che le irritava gli occhi. Cercando di non muoversi troppo, allungò la mano ed afferrò il cellulare che subito sbloccò, pronta a leggere il messaggio. 

Guardò con espressione vuota le parole scritte e che, per un istante, la riportarono alla realtà. 

- Spero che la tua giornata sia andata bene, ci sentiamo presto. Buonanotte Angy - si morse il labbro e a lungo osservò quelle parole nere su quello schermo luminoso. 

Michelle. Da quando aveva visto Bonnie, si era completamente dimenticata di lei. Avere quella meravigliosa creatura dai capelli rossi al suo fianco le aveva fatto dimenticare tutto. Non aveva pensato alla sua ragazza quando aveva baciato l'amica, e non aveva pensato a lei neppure quando avevano fatto l'amore. 

Lei amava Michelle. Era sempre felicissima quando le mandava un messaggio o quando le dedicava attenzioni che non era solita a darle. Loro due non erano neppure mai andate oltre al bacio. E lo aveva pure raccontato alla sua migliore amica: ogni volta che dormivano assieme, lei sperava che accadesse qualcosa di più ma poi...lei le dava la buonanotte e si metteva a dormire. E ora forse le cose si complicavano. Ma ancora non ci voleva pensare, era ancora troppo presa dalla sua migliore amica per complicarsi la vita.

Non le rispose, si limitò a appoggiare nuovamente il cellulare e chiudere gli occhi, pronta ad entrare nel mondo dei sogni.

 

 

 

- Sei pronta? Dai che è una magnifica giornata! - Angel tirava per la mano la giovane che, ancora rossa in viso, aveva appena finito di vestirsi. 

L'aveva assaggiata ancora. Oh, quando le piaceva poter carezzare quel corpo, lo avrebbe fatto all'infinito. In realtà non l'avrebbe neppure portata in giro, l'avrebbe tenuta tutta per se in camera da letto, senza lasciarle la possibilità di uscirne. Ma non poteva tenerla incatenata al letto anche se non le sembrava dispiaciuta, e dunque l'aveva fatta alzare e si era vestita. Un paio di pantaloni neri, scarpe con il tacco e una canottiera larga dato il caldo che provava. L'amica invece si era limitata a mettere un delizioso vestito che le evidenziava le curve del suo corpo. Perfetta, ma non glielo aveva ancora detto.

Uscirono assieme, mano nella mano, iniziando a ridere e a scherzare neppure stessero assieme da sempre. Lei sembrava più tranquilla, molto più rilassata del giorno prima. La sua risata cristallina le regalava il buon umore, ed era piacevole passare il suo tempo con lei. 

- E' una bellissima giornata! Per fortuna che non devi andare andare a scuola - concordava perfettamente con l'amica, fortunatamente c'erano le vacanze e non doveva abbandonarla la mattina. Anche se avrebbe saltato la scuola nel caso ci fosse stata. Non si sarebbe persa neppure un istante di quei minuti al suo fianco. 

- Hai ragione, sono felice di essere qui con te piccola - a quelle parole la sua Bonbon avvampò e, nuovamente, la trovò dolcissima. Le piaceva quel suo modo di fare tanto impacciato, e adorava il modo in cui, quando le si avvicinava troppo, si osservava attorno, chiaramente a disagio. Si vedeva che non era abituata ad avere un certo rapporto con le ragazze. Bellissima. 

Stavano camminando sotto il sole, sopra le mura che circondavano la città. C'era molta gente tutt'attorno a loro, tutti si stavano divertendo, ridevano e scherzavano esattamente come loro. In realtà lei non era mai stata così bene con la sua Michelle. Lei era molto più timida, molto più riservata e di rado si davano anche solo la mano. Ma ciò che le piaceva era proprio quello: Michelle era una ragazza stupenda, dai capelli corvini e dagli occhi celesti grandi e freddi. Eppure, quando le regalava le attenzioni che tanto bramava, lei si illuminava. Angel aveva esattamente lo stesso sguardo che in quel momento aveva Bonnie. 

No, non voleva più pensare a Michelle. Si era detta che, al momento, non ci voleva pensare. 

- Hei, ciao ragazze. Dove andate di bello? - due ragazzi si pararono di fronte a loro, bloccandole, un foglietto in mano. Era un invito ad una festa probabilmente, ma ovviamente lei non voleva portare l'amica da qualche parte. 

- Grazie, ma non siamo interessate - le parole di Bonbon interruppero le proprie e lei sorrise, divertita. Pure lei non voleva essere disturbata? La rossa cercò di riprendere il cammino, ma i due rimasero fermi, impedendo loro così di continuare il loro giro.

Si voltò a guardarla,  e lei ricambiò lo sguardo. Quegli oceani erano leggermente imbarazzati, forse per le loro mani unite tra loro, o forse semplicemente perchè lei lo era sempre. 

- Ma come? Dai, non volete neppure ascoltarci? - i due ragazzi sorrisero, ad entrambe, iniziando ad osservare incessantemente i loro corpi. Altro che festa, loro desideravano altro! Lei sorrise, e sospirò piano. - Giusto, giusto. Dove state andando di bello? Potremmo farci un giro assieme, magari questa sera. Che dite? Siete libere? - un'uscita? No, non voleva un uscita. Non con degli sconosciuti che, tra l'altro, guardavano in modo anche fin troppo lasciava la sua Bonnie. 

- Ecco, non credo che sia il caso.. - subito a quelle parole uno dei due ragazzi si avvicinò all'amica, posando le mani sulle sue spalle, carezzandogliele delicatamente. 

- Dai che ti diverti. La tua amica di certo viene. Vieni pure tu! Perchè non vuoi? Non sarai mica impegnata! - la risata squallida di quel ragazzo che stava toccando la compagna la stava infastidendo, e non poco. Bonnie inoltre era rossa, ed in imbarazzo. Il suo sguardo andava da quel ragazzo che aveva di fronte al proprio viso. - Ma io sono qui con la mia amica, vorrei stare con lei... - quelle parole, per qualche secondo, la fecero estraniare da tutto. Oh, lei voleva stare solo con lei! Lo sapeva! Le strinse delicatamente la mano e gongolò per quelle parole, senza rendersi conto che, nel frattempo, il ragazzo accanto a se aveva iniziato a scuotere l'amica. Quando se ne accorse il suo sguardo si fece truce e tirò piano Bonnie a se, guardando male i ragazzi che, allo stesso modo dell'amica, erano sorpresi.

- Lei sta con me, lasciatela stare - e senza dire altro la portò lontano da quei ragazzi, silente. Senza rendersene conto, praticamente aveva detto a quei due che loro due stavano assieme. Nulla di più falso, eppure le era venuto spontaneo dirlo, soprattutto dopo che aveva visto quei tipi provarci tanto spudoratamente con lei. L'aveva infastidita, come mai in vita sua. 

Notò subito il sorriso felice di Bonnie, e, in realtà, non sapeva proprio come leggerlo. Per cosa era felice? Perchè erano scappate? O forse perchè aveva praticamente detto che era la sua ragazza? No, lei non poteva essere felice per quello, sapeva che era impegnata no? E poi Bonnie era etero. Certo, avevano fatto l'amore, e ad entrambe era piaciuto ma ciò non contava, no?

Oh, ma perchè continuava a farsi tutte quelle paranoie? Non poteva rilassarsi per qualche istante?

- Grazie per avermi aiutata, non sapevo proprio cosa dirgli - fu Bonnie a rompere il silenzio e lei si limitò ad alzare le spalle, sorridendo chiaramente divertita. Come poteva pensare che non l'aiutasse? Nessuno poteva toccarla, nessuno doveva pensare di portargliela via.

- Non mi ci fare neppure pensare eh! Altrimenti torno indietro e gli tiro un calcio! Nessuno ti deve infastidire - non potevano esistere parole più vere anche se quell'istinto protettivo poteva perfettamente essere scambiato per puro e semplice affetto. Ciò che provava del resto per l'amica. 

Le carezzò il viso, e proseguirono il loro cammino, lentamente, sino all'ora di pranzo ove si fermarono per prendere qualcosa da mangiare. Dopo tutto quel camminare, sentiva il bisogno di mangiare. 

Il suo bar preferito era pieno di persone. Li dentro facevano ottimi panini  e desiderava far assaggiare alla sua amica il suo preferito. Voleva che lei sapesse il più possibile di lei, voleva vivere la sua quotidianità con lei. 

Si strinsero la mano, e la fece sedere su di uno sgabello mentre attendevano il proprio turno. Quasi si soffocava per tutta quella gente e lei era tanto vicina alla compagnia che quasi poteva sentire il suo respiro sulla guancia. Ogni volta che le si faceva vicina, quasi si sorprendeva del profumo che la sua pelle emanava naturalmente. Era un profumo a dir poco sublime. 

Continuò a guardarla, a lungo, senza dire nulla. Bonnie si osservava attorno, un pallido sorriso sulle labbra e le gote leggermente arrossate, pensierosa. 

Senza dirle nulla, le prese il viso tra le mani e la obbligò a guardarla negli occhi, così da potersi perdere in quelle gemme tanto luminose e perfette. 

Le si avvicinò piano, e le lasciò un dolce bacio sulle labbra. Veloce, gentile, regalato solo perchè..be, perchè era lei. 

- Sei bellissima - sussurrò piano, facendo avvampare la compagna che abbassò il capo per qualche secondo prima di balbettare in modo a dir poco adorabile un - Anche tu -. Lei pensava veramente che lo fosse. Quella ragazza l'aveva come stregata, ed era veramente felice che fosse finalmente li. 

Mangiarono il loro panino e poi, lentamente, si avviarono nuovamente all'esterno per riprendere il loro giro. Era un pomeriggio assolato, c'era meno gente della mattina. Bonnie non si separava mai dalla sua mano, un po' le ricordava una bambina piccola bisognosa sempre di attenzioni. E quel suo sguardo quasi adorante la confondeva leggermente. Iniziava a nutrire dei dubbi, cosa provava veramente la sua Bonbon? Forse non le aveva detto qualcosa, forse tutto quello, per lei, significava altro. 

Si erano da poco sedute, Angel guardava altrove mentre si godeva i pallidi raggi solari, un leggero sorriso sulle labbra, tranquillo e pacato. Si stava divinamente. La sua piccola Bonbon aveva appoggiato il capo sulla sua spalla e la osservava, incessantemente. In realtà iiziava a sentirsi..oppressa.  La sua pelle contro la propria era piacevole, eppure c'era una piccola parte di se che iniziava a sentirsi soffocare. Lei amava la compagnia, ma a lungo andare si stancava. Succedeva spesso e stava accadendo proprio in quel momento. 

- Sai, Bonbon, non serve che tu mi stia sempre attaccata. Non ti lascio qui, tranquilla - cercò di buttarla sullo scherzo ma, non appena l'amica udì quelle parole, sgranò gli occhioni celesti e subito scattò, allontanandosi giusto quel tanto da non poterle più sfiorare il corpo. Libera. Ecco la prima cosa che pensò. 

- Si, scusa.. - sussurrò piano prima di distogliere lo sguardo, cosa che ben presto fece anche Angel, guardandosi così attorno. Si stava facendo sera, da li a poco sarebbero tornate a casa. Lei iniziava a sentire i piedi doloranti, forse mettersi i tacchi non era stato molto intelligente ma lei li amava, e si chiedeva se pure l'amica fosse nelle sue stesse condizioni dato i trampoli che a sua volta portava. 

- Angel! Da quanto! - quella voce maschile ruppe il silenzio che si era creato e le fece alzare lo sguardo, sorridendo radiosa quando incontrò gli occhi di uno dei suoi migliori amici. Si alzò, di scatto, e gli corse incontro, abbracciandolo con forza. Era da una vita che non lo vedeva! 

- Matt! Sono felice di vederti! Vieni a sederti! - scoppiò a ridere e, prendendogli la mano, lo trascinò ove aveva lasciato Bonnie che la stava osservando. Anche a lei regalò uno dei suoi migliori sorrisi prima di dedicarsi completamente al ragazzo. Infondo era quasi un mese che non lo vedeva, la sua Bonbon avrebbe capito. Come sempre, lei era proprio la migliore. Abitavano nella stessa città eppure erano sempre tutti e due pieni di impegni. 

Iniziarono a chiacchierare, del più e del meno, e ad un certo punto, con la coda dell'occhio, vide la sua Bonbon alzarsi e allontanarsi, informandola prima che voleva vedere una cosa nel negozietto più avanti. Lei si limitò ad annuire, salutandola con la mano prima di tornare a parlare con Matt che aveva sempre avuto una piccola cotta per lei. Ma no, non erano proprio fatti per stare assieme. Lei lo vedeva come semplice amico anche se adorava tutte le sue attenzioni. 

I minuti passarono, e lei, nonostante le chiacchiere, continuava a tenere sotto controllo la sua amica che, già a un po' si era appoggiata ad una parete ed aveva preso il cellulare, iniziando ad osservarlo incessantemente, pensierosa. 

- Senti, che dici se stasera vieni da me? Ci guardiamo assieme! Però prima fammi andare a recuperare la mia amica - Matt annuì, entusiasta, e lei si alzò, pulendosi leggermente i capelli prima di raggiungere Bonnie che neppure si era accorta che si era avvicinata. Le sorrise teneramente, prendendole le mani e cercando di attirare così la sua attenzione. 

- Hei, perchè qui tutta sola soletta? - la sua voce era leggera, tranquilla mentre l'espressione di Bonnie si incupiva. Sembrava..triste. E di cattivo umore. Alzò gli occhi su di se, e poi puntò lo sguardo su Matt. 

- Volevo lasciarti da sola con il tuo amico - disse alzando le spalle, distogliendo pure lo sguardo. Se l'era presa? Ma perchè? Forse per ciò che le aveva detto inizialmente? Quella ragazza prendeva tutto troppo seriamente! E poi pure lei doveva fare amicizia con Matt, era un ragazzo allegro e simpatico che parlava sempre con tutti. Si sarebbero divertiti tutti e tre assieme.

- Dai, non te la sei mica presa vero? Era un mese che non lo vedevo, non ti dispiace vero se stasera sta con noi vero? - le fece gli occhioni dolci, e subito lei annuì, piano. Ma lei sapeva che qualcosa non andava, oramai conosceva la sua migliore amica e, nonostante non l'avesse mai vista prima di allora, capiva che c'era qualcosa che non andava.

- Dai, non fare così - le diede un bacio casto sulle labbra, leggero ed effimero prima di carezzarle la guancia. - Ok? - e Bonnie finalmente annuì, stringendole la mano quando gliela prese. Così voleva la sua piccola. La trascinò da Matt che subito iniziò a parlarle, cercando di stringere amicizia, ma tornando a rivolgersi a lei quando notò che l'amica non parlava. Quel ragazzo era un uragano di energia e di parole, e neppure un muro di silenzio lo bloccava. 

Ben presto furono a casa di lei, Angel nel centro mentre gli altri due le stavano accanto, attirando la sua attenzione. Bonbon era più silenziosa del solito. Rispetto alla mattina il suo umore sembrava essere cambiato radicalmente, ma pure lei da quella mattina si sentiva diversa. Probabilmente era stato il sesso a farla sentire completamente assuefatta, sicura che tutto fosse perfetto, ma ora, dopo essersi ripresa da quella nottata di fuoco e dopo essersi abituata alla presenza altrui, si sentiva diversamente. Era felice, ma non quanto il giorno prima. Ovvio,  l'entusiasmo era normale che si smorzasse. E poi, da quando aveva visto Matt, era come tornata alla realtà. Lentamente si rendeva conto che ciò che aveva vissuto il giorno prima era più simile ad un sogno, e ora doveva pensare anche alla realtà. Voleva vivere quei pochi giorni con lei normalmente, e non come in una favola romantica dato che tra di loro, tra l'altro, non c'era nulla. 

Cenarono tutti assieme, e poi si ritrovarono sul grande letto, tutti a tre stesi, la televisione accesa. Lei era nel centro, la testa appoggiata a quella di Matt mentre la mano stringeva quella di Bonnie che se ne stava un po per conto suo. Eppure, le sue dita, continuavano a carezzarla, dolcemente. La mano libera altrui sfiorava il proprio ventre, esattamente come la sera prima, e il suo desiderio di averla tornò presto. In quel momento, se fossero state sole, l'avrebbe attirata a se e baciata con passione. Invece si era dovuta accontentare di un semplice bacio a stampo che le diede con una promessa. Era così strano passare il tempo con lei. Bastava poco per tornare a perdersi in quel sogno dal nome "Bonnie." 

- Dopo, io e te. Non vedo l'ora - sussurrò piano affinchè Matt non sentisse.

Eppure i minuti e le ore passavano e lei, avvolta da quel calore, sentiva il sonno chiamarla a gran voce. Si voltò verso l'amica, raggomitolandosi su di lei, il viso affondato sul suo petto mentre lasciava che il sonno la portasse nel mondo dei sogni. Apriva gli occhi solo di tanto in tanto, sino a quando, ad un tratto, quando riaprì l'ultima volta gli occhi, erano immerse nel buio, Bonnie accanto a se addormentata e Matt sparito. Era crollata, senza neppure rendersene conto. 

Chiuse gli occhi, e sospirò piano, carezzando il viso della compagna prima di voltarsi dall'altra. 

Il giorno dopo sarebbe stato un altro lungo giorno. 

 

* * *

 

Bene, eccomi qui di nuovo.

Immagino che non vi aspettavate questa piega eh? In realtà pure io ero indecisa se seguirla o meno, ieri, mentre scrivevo, avrò riscritto almeno cinque versioni diverse, per questo ci ho messo tanto. E alla fine ho deciso che voglio essere il più possibile fedele alla "storia" originale. 

Angel si sta risvegliando da quel sogno chiamato "Bonnie" e lentamente sta tornando alla realtà. Come pensate che la prenderà Bonnie? E come si evolverà questa situazione? 

Come sempre, aspetto le vostre recensioni per sapere che pensate di questo capitolo, anche per sfogarvi si U_U mi piace vedere quanto portate per la piccola Bonbon *saltella felice* XD

Be, al prossimo capitolo =)

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Capitolo 19
*** Ho semplicemente paura di perderti; ***


Si era svegliata presto quella mattina. Erano le quattro quando aveva aperto gli occhi, si era voltata e aveva guardato il corpo lontano di Angel. Durante la notte si doveva essere spostata. 

Carezzò quella figura con occhi tristi, leggermente sconsolati. Il giorno prima non era stato tra i migliori. Aveva sofferto e Angel neppure se ne era resa conto. In realtà non capiva ancora cosa fosse successo. Le aveva detto che era bellissima, aveva detto che stavano assieme, l'aveva baciata con quelle labbra deliziosamente delicate e morbide e poi...poi le aveva detto che era troppo appiccicosa. E forse aveva ragione, solo che lei sentiva il bisogno di starle accanto. Come poteva non rendersi conto di ciò che sentiva? Come poteva non accorgersi del proprio sguardo?

Quel giorno avrebbero passato il tempo con Matt. Di nuovo. In realtà Bonnie non aveva nulla contro di lui, era simpatico e molto dolce, però la sua Angel non sembrava capire che lei desiderava stare solo con lei. 

Forse era stato proprio quello che l'aveva spinta ad accettare l'invito di Michael. 

Quando l'amica si era addormentata, la sera prima le era arrivato un messaggio del ragazzo conosciuto in treno. Le aveva chiesto di potersi incontrare, e lei aveva accettato. Senza quasi neppure pensarci. 

In realtà non le andava, lei voleva passare tutto il suo tempo con Angel ma lei non era dello stesso pensiero, e dunque pure lei voleva parlare con qualcuno che conosceva. No. Quella non era la verità. Voleva farla ingelosire, voleva farle vedere che pure lei poteva avere qualcuno con cui poter passare il suo tempo, voleva dimostrarle che non era appiccicosa. 

Allungò la mano, e lasciò che le proprie dita carezzassero quelle fronde chiare, morbide e profumate, attenta a non svegliarla. Forse era prematuro, ma lei già si sentiva morire al solo pensiero che, il giorno dopo, lei sarebbe tornata a casa. Cercava di non pensarci, ma era più forte di se. Non voleva farlo, il tempo era volato talmente in fretta che aveva quasi il desiderio di urlare, con tutta l'aria che aveva nei polmoni, e liberarsi da quel peso che aveva all'altezza del cuore.

Cercò di dormire, di riposare, ma quelle ore le passò a guardare quella figura scura e lontana, cercando di imprimersi nella mente quella sagoma che le avrebbe fatto compagnia nei suoi sogni una volta che se ne sarebbe andata. 

Lentamente, dalla finestra, vide il cielo rischiarare, divenendo giorno. E solo quando furono vide il suo corpo destarsi, voltandosi subito verso di lei. E fu quando i loro occhi si incrociarono che la compagna le abbozzò un leggero sorriso prima di sbadigliare, i capelli arruffati. 

- Mi sono addormentata - borbottò mentre si inarcava, e lei annuì, semplicemente, restando a letto e cercando di avvicinarsi a lei, così da darle almeno un bacio. Non sulle labbra, le bastava carezzare anche la pelle morbida e delicata della sua guancia ma nel momento in cui iniziò a muoversi, Angel si alzò in piedi, iniziando subito a vestirsi come se nulla fosse.

- Susu, è un'altra giornata, in piedi pigrona! Si esce! - subito dopo si voltò per cercare sulla sua sedia qualche nuovo vestito da mettersi quella mattina, lasciandola triste in quel grande letto vuoto. 

La rossa abbassò lo sguardo, sentendo il proprio cuore quasi fermarsi, ferito. Il suo sogno era durato meno di un giorno. Tanti giorni di attesa e poi tutto era finito in meno di ventiquattro ore. Era un'illusa. 

Sconsolata si alzò dal letto e si cambiò a sua volta, mettendo una gonna in jeans e una canottiera. Anche Angel mise qualcosa di corto, permettendole così di bearsi della sua silhouette perfetta che però non poteva neppure sfiorare. 

- Oh, perfetto. Matt mi ha già scritto, ci raggiunge tra un paio di ore. Dai, andiamo a fare colazione - la ragazza sospirò piano, e la seguì in cucina, silente. Fecero colazione assieme in silenzio, e poi uscirono, sempre senza dirsi nulla. Cosa era cambiato? Cosa aveva fatto di sbagliato per meritarsi quel trattamento dalla compagna?

Semplice. Era troppo appiccicosa.

Le parole del giorno prima che le aveva detto Angel continuavano a risuonare nella propria mente, senza darle tregua. Era colpa sua se ora la sua migliore amica teneva le distanze, se quasi non le rivolgeva la parola. Aveva sbagliato tutto, come sempre. 

- Ti ho forse fatto qualcosa di male? - ad un tratto riempì quel silenzio, la  voce bassa, imbarazzata ed incerta, lo sguardo puntato al suolo. Non lo sapeva neppure da dove era uscito tutto quel coraggio, sapeva solo che sentiva il bisogno di capire cosa avesse. 

- In che senso? - sentì lo sguardo di lei sulla propria figura, ma lei non accennò a rialzare il capo, non voleva guardarla negli occhi. 

- S-sei distante - balbettò leggermente, sempre più rossa in viso. Lei non si era mai sentita tanto in imbarazzo. Certo, non era mai stata una persona molto forte, ma lei riusciva a renderla ancor più indifesa. Con lei si sentiva completamente in balia dei sentimenti. Negativi in quel momento. Con Nick non era mai accaduto, ma forse perchè con lui non si era mai sentita tanto coinvolta. 

- Be, mica possiamo stare tutto il tempo attaccate. Sono felice che tu sia qui però non sono abituata a stare troppo con qualcuno, non per tutto questo tempo. E' normale, sono un tipo solitario tutto sommato - le spiegò semplicemente. Almeno era sincera, gliene era grata. Sincera, però ciò non toglieva che le sue parole erano lame che la ferivano nel profondo. Cosa che mai le avrebbe rivelato, voleva dimostrarle almeno in parte di essere forte. 

- Capisco, scusami - come sempre lei si sentiva pressante, insistente. Ma aveva deciso che non lo avrebbe più fatto. No. Angel voleva essere lasciata in pace? Bene, lo avrebbe fatto. 

 

Le due ragazze passarono la maggior parte della mattinata e del pomeriggio con Matt che continuava a fare complimenti su complimenti alla sua Angel. Anche lei cercava di farglieli in realtà, così da farsi notare, ma lei quasi non l'ascoltava. Si sentiva letteralmente impotente ed ignorata ma per lo meno stava per vedere Michael. Lui le avrebbe tenuto compagnia, lui forse avrebbe reso quella giornata un pochino migliore. 

Il ragazzo le aveva dato appuntamento in piazza e lei aveva cercato di portare i due proprio nel luogo indicato dal ragazzo. Non aveva detto ad Angel del loro incontro, non le era sembrato il caso. E, a quel punto, dubitava quasi che alla compagna interessasse. Probabilmente sarebbe stata felice di vederla lontana. 

Quando lo notò in lontananza, si avvicinò, sicura nonostante il rossore e quando lui la vide, si sorprese di vedere i suoi occhi illuminarsi. 

- Bonnie! Che piacere rivederti! - quando furono davanti al ragazzo, questo le si avvicinò e le diede due baci sulle guance prima di voltarsi e guardare Matt ed Angel. 

- Voi siete i suoi amici giusto? Bonnie mi ha parlato molto di te Angel. Piacere, sono Michael - il ragazzo tese la mano ai due, e Bonnie guardò in imbarazzo l'espressione di Angel che sembrava chiaramente sorpresa per la presenza di quel ragazzo. Infatti l'amica si voltò e, con aria perplessa, la scrutò negli occhi. Lei si limitò a scrollare le spalle prima di ripartire. Lei non sarebbe mai arrivata a tanto ma si era sentita così tanto un terzo incomodo che alla fine aveva voluto avere anche lei un po' di compagnia, e il messaggio che le era arrivato le era sembrato la perfetta soluzione ai suoi problemi. Quasi si sentiva fortunata che lui le avesse scritto. 

Il resto del pomeriggio lo passarono dunque assieme, tutti e quattro. Bonnie si divideva tra Michael, il ragazzo gentile che la riempiva di apprezzamenti, e Angel che guardava male il ragazzo e che continuava a snobbarla. Forse si era offesa per ciò che aveva fatto? Lei non voleva complicare la loro situazione ma..aveva voluto avere anche lei un po' di compagnia. L'amica poi non aveva da lamentarsi, certo, Bonnie non poteva pretendere che lei si dedicasse solo completamente a lei, ma aveva fatto un lungo viaggio solo per stare con il suo angelo personale, poteva considerarla un pochino di più, no? Forse stava solo esagerando. 

In realtà, a suo dire, quella giornata poteva ritenersi conclusa quando il sole calò, lasciando il posto ad un cielo scarlatto in procinto di divenire sempre più scuro. Il tramonto era sempre più vicino e lei iniziava a sentirsi stanca, sia per la lunga passeggiata che per la depressione che provava dal giorno prima, desiderava andare a casa e godersi la sua ultima sera con lei. Ma, a quanto pareva, lei ed Angel non erano dello stesso parere.  

- Sentite ragazze, mi devo vedere con degli amici. Che dite di venire con noi? -  la proposta di Michael la colse alla sprovvista, ma era pronta a rifiutare quando Angel, senza neppure parlargliene o chiederle se le andava, accettò.

- Sicuramente! Meglio che stare in casa ad annoiarci, tanto torniamo presto. Tu vieni Matt? - chiese allegramente, ma lui scosse il capo, leggermente mortificato.

- No, mi spiace, ma devo andare. Grazie per la giornata, a domani - le salutò con la mano prima di allontanarsi, lasciandole da sole con Michael che la prese per mano e la fece incamminare verso un piccolo locale. 

Bonnie, mentre si lasciava letteralmente trascinare, ancora non riusciva a credere ciò che aveva detto Angel. Voleva pure stare fuori? Certo, sarebbero tornate presto, ma lei voleva solo stendersi sul grande letto. 

Il locale certamente non era male, di quello non si poteva lamentare: c'era un piccolo angolo in cui una band si stava preparando per esibirsi, le pareti erano in legno lucido, dando così al luogo un'atmosfera molto accogliente e tranquilla. Tutto all'interno di quel posto era fatto in legno, le ricordava tanto una di quelle baite in montagna, che però a lei non erano mai piaciute. 

Avanzarono tra la poca gente, raggiungendo dei ragazzi seduti ad un tavolo infondo: gli amici di lui sicuramente. 

- Ragazze, eccoci arrivati - la ragazza si morse il labbro, e il suo sguardo corse verso quello della compagna che, con un allegro sorriso, tese la mano a tutti, cordiale e vivace come era stata sino al giorno prima con lei. Ora invece, quando la guardava, leggeva altro dietro a quelle gemme chiare. E non sapeva come leggere tutto quello. Sicuramente non era una cosa positiva, ma ancora non capiva cosa avesse potuto fare di così grave per farla allontanare tanto. 

- Ma ciao bellezze. Volete da bere? Abbiamo ordinato le birre! - Bonnie, senza neppure dar loro risposta, si ritrovò ben presto con una grande birra scura tra le mani che guardò, leggermente spaesata, seduta sulla panca. A lei non piaceva tantissimo, però non voleva restare li come una scema a non bere mentre gli altri di divertivano. Ecco perchè chiuse gli occhi e in pochi sorsi finì il liquido leggermente alcolico che però subito le diede alla testa. Lei non aveva mai retto molto bene l'alcol, e di conseguenza, dopo la seconda birra che le avevano passato, la testa aveva già iniziato a girarle. Sapeva che non era una cosa positiva, sotto gli effetti di quella bevanda aveva sempre detto tante stupidaggini, aveva sempre fatto mille errori che non voleva ripetere, ma era più forte di se. Bere l'aiutava a dimenticare e ne aveva decisamente bisogno. 

Seduta sulla panca in legno, accanto ad Angel, la compagna non le prestava attenzione. Era completamente presa da un ragazzo che la guardava in modo lascivo, infastidendo la rossa come non mai. E più cercava di richiamare l'attenzione di lei, più la ragazza sembrava scocciata. 

Ecco perchè alla fine aveva deciso di darsi all'alcol, gli occhi chiusi mentre cercava di lasciare in pace Angel. Avrebbe fatto di tutto pur di darle i suoi spazi anche se non sopportava di vederla accanto a quell'essere. Era una cosa che non riusciva ad accettare, che non voleva accettare. 

"Guardami, guardami, guardami".
Continuava a ripetersi quel mantra nella mente ma sapeva che lei continuava a guardare un altro, sapeva che la stava ancora una volta ignorando.

Alla fine, dopo chissà quanto tempo passato a ripetere quelle paroline, Bonnie riaprì gli occhi, alla ricerca di lei, scoprendo però che la compagna non era più li accanto a se. Si era spostata dall'altra parte del tavolo, il proprio cellulare in mano. Sentì un tuffo al cuore alla vista dell'amica che osservava con fin troppa insistenza quel telefono, sapendo perfettamente cosa vi avrebbe ritrovato se fosse andata tra i messaggi.

Senza pensarci due volte, si alzò in piedi, allungando la mano mentre ora la guardava, seriamente. 

- Ridammi il cellulare, per favore - la testa le girava immensamente, non riusciva a reggersi in piedi ma aveva solo un pensiero in testa: lei non voleva che Angel avesse il suo cellulare, li c'erano tutti i messaggi che aveva salvato e non voleva che lei li leggesse. 

- Senti, vuoi tornare a casa o no? Devo avvisare i miei - la sua voce era scocciata e non accennò a ridarle il piccolo apparecchio che continuava a tenere tra le mani, lo sguardo puntato su di esso. Lei distolse lo sguardo per qualche istante, osservando il ragazzo che aveva preso il posto di lei che le sorrideva gentilmente, ma quasi subito Bonnie tornò alla carica: non voleva che lei continuasse ad avere il suo cellulare!!

-Ridammelo - disse avvicinandosi, facendo così scattare qualcosa in Angel che, con un ghigno sulle labbra, fece qualche passo indietro così da allontanarsi da lei. 

- Non rompere, tanto ho visto che ti sei tenuta tutti i miei messaggi, cos'è, ti piaccio forse? - la sua voce fu glaciale, maligna. Il corpo di Bonnie tremò per qualche istante, sentendosi scoperta, tradita. Quello era un'orribile incubo vero? Perchè la stava trattando in quel modo? Trattenne le lacrime e allungò la mano, riprendendosi il cellulare per rimetterlo in tasca prima di andarsi a sedere  sulla panca in legno, affondando il viso sul tavolo, ancora una volta. Si sentiva ferita, una povera illusa. Quelle parole erano state dette con malignità, o per lo meno così le aveva intese la ragazza che mortificata aveva voluto nascondersi da quelle gemme lontane, distanti. Non ce la faceva più, il cuore letteralmente a pezzi, distrutto dalla violenza di quelle parole che l'avevano lasciata completamente spiazzata. Voleva tornare a casa. Voleva fuggire. 

Forse non avrebbe dovuto bere. Sapeva che le faceva male ubriacarsi, sapeva che ciò avrebbe peggiorato il tutto eppure più Angel la trattava male, più aveva voglia di sfogarsi con l'alcol. 

Non seppe neppure quanto passò: i minuti passavano veloci ma lenti allo stesso tempo e tutte le voci attorno a se erano confuse. Solo quando sentì una mano sulla spalla alzò lo sguardo, riaprendo gli occhi tristi che andarono a ricercare la sua amica. 

- Dov'è Angel? - chiese e Michael le carezzò un braccio prima di guardare la porta. Freneticamente la cercò con lo sguardo, ma l'unica cosa che vedeva erano i ragazzi conosciuti da poco che la guardavano preoccupati. Doveva sembrare una pazza, o chissà cosa, ma sicuramente si rendevano conto che in quel momento lei non stava bene.

- E' uscito. Be, lui ha fatto centro per lo meno, li ho visti baciarsi! Beato lui

...

Il suo cuore perse un battito, l'aria sembrava sparita dai suoi polmoni. Le sembrava di non riuscire più a respirare, si sentiva soffocare mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Disperazione, speranza, incredulità. Tutte quelle sensazione percossero il proprio corpo, lasciandola tremante, spezzata. Iniziò a scuotere il capo convulsamente; no..lei non poteva baciare un'altro, non poteva...averlo fatto veramente. Stavano veramente parlando di lei? 

Si voltò verso Michael, nello sguardo una silenziosa domanda che, in breve tempo, si trasformò in supplica. 

- Davvero? No...valli a fermare.. - sussurrò piano al ragazzo che aveva affianco che iniziò a chiederle il motivo di quella richiesta. Ma lei continuava a ripetere quelle parole, neppure fosse stato un disco rotto. Non riusciva a pensare ad altro. ...non si sentiva bene.

Scattò in piedi non appena la vide rientrare, il ragazzo basso e dai capelli scuri che l'accompagnava aveva posato la mano alla base della sua schiena, carezzandola delicatamente, un grande sorriso soddisfatto sulle labbra. 

Era veramente successo.

La rossa abbassò il capo, cercando di celare gli occhi lucidi a tutti, soprattutto a lei. 

- Dai, è ora di andare, altrimenti non torniamo più a casa - lei rimase impassibile, lo sguardo puntato a terra mentre lentamente si avviava fuori dal locale, senza aspettare nessuno. Michael era sempre dietro di se, la sorreggeva, l'aiutava a stare in piedi mentre gli altri la seguivano all'esterno.

L'aria era fredda, gelida. Stava tremando eppure il freddo che sentiva non era causato dalla temperatura esterna ma dal pensiero che li, poco prima, Angel aveva baciato un altro. 

Si sentiva una stupida in realtà. Sapeva che tutto sommato non avrebbe dovuto soffrire tanto: lei stava con Michelle, non c'era nulla tra di loro. Ma se voleva tanto baciare qualcuno, poteva baciare lei no? 

Rimase a lungo in silenzio mentre gli altri continuavano a parlare, come se nulla fosse. Parlavano del giorno dopo, il giorno in cui lei se ne sarebbe andata. Non l'avrebbe più rivista, non avrebbe più potuto toccarla. Le loro mani non si sarebbero più sfiorate, non avrebbe più potuto godere della sua pelle morbida e profumata, avrebbe perso per sempre la possibilità di sfiorare dolcemente quelle labbra piene e carnose.

E forse era da masochisti data tutta la sofferenza che le aveva fatto passare in quelle ultime ore, ma lei non voleva lasciarla, lei aveva paura che, dopo quel giorno, non si sarebbero più risentite. Se quasi non le parlava ora che era li, come avrebbe potuto farlo una volta che fosse tornata a casa? 

Chiuse gli occhi, e prima di rendersene conto iniziò a pingere. 

Disperazione.

Le lacrime avevano iniziato a sgorgarle dagli occhi come un fiume in piena: perle calde, lievemente salate, le solcavano il viso, andando a raccogliersi tra i suoi lunghi capelli rossi come fiamme ardenti che le coprivano il viso. 

Non riuscì a fermarle, neppure quando si rese conto che stava singhiozzando, tutti gli sguardi puntati su di se. Dieci paia di occhi la fissavano esterrefatti, e lei non riusciva a fare altro che a piangere sempre più forte. 

Senza dire nulla, con la testa vuota, si voltò verso Michael e iniziò a piangere sul suo petto, completamente aggrappata a lui mentre tutti le si facevano attorno, preoccupati.

- Hei, che ti prende? Non ti senti bene?

- Dai, dai. Non piangere, ci rivediamo domani! - non li ascoltava, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era la vergogna. Stava piangendo in quel modo di fronte a tutti e non riusciva a smettere. Non ce la faceva. La morte aleggiava dentro il suo animo, la solitudine sempre più prossima la faceva tremare. 

Non temeva di non avere mai l'amica come amante, era letteralmente terrorizzata di non sentirla più.  

- S-sto bene. Sono solo..s-stanca - cercò di balbettare piano, asciugandosi le lacrime che, chissà come, aveva fermato. Alzò lo sguardo, abbozzando un leggero sorriso a tutti, riservando l'ultimo a lei, a Angel. Eppure, quando rivide i suoi occhi carichi di sorpresa e stupore, lei ricominciò a piangere e, per non farsi vedere, si voltò ed iniziò a camminare. Barcollava per via dell'alcol, la testa le girava mentre le sembrava di andare allo sbaraglio. Avanzava senza sapere dove stava andando, non le importava in realtà.

- Hei, hei. Calma... - una voce maschile, estremamente dolce, la fece fermare. Sentì delle braccia possenti ma delicate cingerle la vita, cullandola quasi. E lei, ancora una volta, si aggrappò al suo corpo mentre da lontano sentiva gli altri parlare. Forse pensavano che, in quel delirio, lei non sentisse nulla ma lei li sentiva chiaramente, ritrovandosi così a stringere il pugno arrabbiata. Non dovevano parlare di lei, era colpa loro se stava soffrendo in quel modo!

- Ma che gli prende alla tua amica?

- Già, sembra una pazza

- Non ne ho idea - la voce fredda e leggermente arrabbiata di lei le fece abbassare il capo, mortificata. Aveva sbagliato. Lentamente, lasciò andare la maglietta di lui e voltandosi ricominciò a camminare, stretta sempre in quel corpo caldo che ora la cingeva da dietro e che cercava di confortarla. Era lei che avrebbe dovuto cercare di tirarla su, era lei che avrebbe voluto al suo fianco. 

- Lei non capisce. Come può non rendersi conto di ciò che provo? Lei è arrabbiata perchè sto piangendo, ma lo sto facendo perchè domani parto, e non mi vorrà più sentire - il suo non era che un sussurro, tanto basso che l'unico che lo udì fu Michael che le accarezzò i capelli, dolcemente.

- Diglielo che ti piace, parlaci...- cercò di confortarla, ma lei si limitò a scuotere il capo. No, Angel non provava lo stesso, glielo aveva fatto ben capire- 

- No, lei ha un'altra. Lei ama un'altra, io non sono nulla...- sussurrò, accasciandosi su di lui e socchiudendo gli occhi, fermandosi, ormai stanca di fare qualsiasi cosa. Voleva solo andare a dormire, dimenticare quell'orribile serata che l'avrebbe segnata per tutta la vita. 

- Se hai bisogno, scrivimi. Ora vado e vi lascio sole ok? Ferma un attimo qui - disse dolcemente il giovane che, finalmente, la lasciò libera. 

Bonnie alzò lo sguardo al cielo, per un istante, osservando tutte quelle stelle che brillavano nel cielo.

Per un istante desiderò che lei capisse perchè soffrisse tanto, desiderò che la volesse veramente. Ma poi si rese conto che quei desideri erano irrealizzabili, si rese conto che il suo sogno non era che il frutto di fantasie che aveva alimentato erroneamente. Angel era solo gentile, probabilmente aveva fatto tutto ciò solo perchè...non lo sapeva, ma sicuramente non perchè anche lei l'amasse.

- Vi lasciamo, stacci attenta - e poi più nulla, sentì solo passi allontanarsi. Poi il silenzio. 

Fece qualche altro passo, ma prima di poter proseguire oltre, una mano piccola e fredda le strinse il braccio in modo rude, ritrovandosi voltata mentre guardava quelle gemme furiose. 

- Ma si può sapere che ti prende? Sei impazzita? Scoppiare a piangere così per strada e scappare così, senza dare una spiegazione. Perchè ti comporti così? - sentiva che era arrabbiata, ma lei non poteva dirle perchè aveva fatto tutto quello, se aveva una minima possibilità di continuare ad essere sua amica, non doveva sprecarla. 

- Non ho niente, sono solo stanca - sussurrò semplicemente, alzando le spalle. Cercava di convincersi a sua volta che si stava comportando così per quel motivo, ma neppure Angel ci credette. 

- Dimmi cos'hai. Perchè piangi? - Le si avvicinò ma lei l'allontanò in malo modo. 

- Non ho niente! Lasciami stare! - non fece a tempo a finire la frase che già si sentiva in colpa per averle urlato contro. Ma lei era veramente stanca, voleva tornare a casa e non pensare più a niente. 

Angel non parlò più, e ben presto la madre di lei andò a prenderle. 

Passò tutto il viaggio con lo sguardo basso, i capelli di fronte al viso, cercando di nascondere i suoi occhi gonfi di lacrime. 

Fu un tragitto breve e quando arrivarono in camera, si spogliarono lentamente, silenti. Lei si sentiva male, si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto. Si era comportata male. 

- Sei arrabbiata Angel? - la sua voce era bassa, soffocata dalle coperte che ora le coprivano le labbra. 

- Se non mi dici che ti prende si - lei si voltò, per poterla guardare negli occhi, ma l'amica guardava altrove. 

- Ho paura di non sentirti più - le parole le morirono in gola e, improvvisamente, sentì una mano sul suo braccio. 

- Se ti comporti così e non mi dici le cose è ovvio che non mi sentirai più - la ragazza ci rimase leggermente male, e forse fu proprio per quello che decise di farsi avanti. Voleva la verità? Allora gliela avrebbe data.

Lentamente le si avvicinò, stringendosi contro il suo corpo, affondando il viso sull'incavo del suo collo.

- E' che domani parto, e sono triste. Non voglio - quella era una mezza verità, ma era pur sempre meglio di niente. 

- Lo so che domani parti, ma non preoccuparti. Vieni qui - posò le sue labbra sulle proprie, e lei sorrise. Era un sorriso malinconico, in realtà lei era sempre preoccupata, ma non voleva farglielo vedere. 

Bonnie le carezzò il braccio ed Angel si voltò dall'altra parte, dandole la schiena. 

- Angel..- sussurrò piano e lei si voltò, guardandola negli occhi. La rossa allora si fece vicina e posò un nuovo bacio su quelle labbra che, da delicato e gentile, si trasformò in uno bisognoso, carico di desiderio.

Era la loro ultima notte, e lei voleva imprimersela a fuoco nella notte. Voleva perdersi in lei, con lei. 

Voleva averla per un ultima volta. 

 

 

* * *

 

Ed eccomi qui con questo nuovo capitolo. 

Ho lasciato libero sfogo alla tristezza di Bonnie che, chiaramente, è scoppiata alla fine. Lei accecata dall'amore mentre Angel..be, lei chiaramente no. Ma è veramente così? O si è comportata in quel modo per qualche motivo preciso? Be, ovviamente lo scoprirete presto. 

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, sicuramente non è uno tra i più felici di questa storia. In realtà non so neppure io come commentarlo, dunque lascio a voi questo onore. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, sperando di non essere stata troppo..come dire, ripetitiva nelle emozioni di Bonnie.

Al prossimo capitolo dunque :)

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Capitolo 20
*** Finalmente libera; ***


Finita. 
Il sole era da poco sorto oltre l'orizzonte, la pallida luce del giorno entrava dalle tende color panna, delicata, permettendole di aprire gli occhi senza doverseli coprire. 
Quel giorno se ne sarebbe andata via Bonnie. Finalmente. Disse tra sé e sé, la spalle rivolte verso l'amica.
La sera precedente Bonnie si era comportata in modo orribile, l'aveva fatta imbarazzare come non mai. Scoppiare a piangere in quel modo, e per quale motivo? Ridicolo. Aveva paura che lei non le rivolgesse più la parola? Sicuramente quello era il modo perfetto per far si che accadesse. 
E tutti quei messaggi? Era rimasta stupita, Bonbon li aveva conservati tutti, non era possibile. 
Senza fare troppo rumore si voltò, così da poter guardare la giovane ragazza addormentata al suo fianco.
Le labbra rosee erano schiuse, il respiro pesante e le folte ciglia nere nascondevano quelle pietre preziose quali erano i suoi occhi. 
I capelli rossi, quelle fiamme vive, le nascondevano una parte del viso, raccogliendo anche qualche ultima perla solitaria che era sgorgata dai suoi occhi la sera prima. 
Era bellissima, non poteva negarlo, ma era sua amica. 
Lei era fidanzata, aveva una stupenda ragazza che l'amava. Forse non glielo aveva mai detto, ma sapeva che era ciò che Michelle sentiva nei propri riguardi. E stava bene con lei, erano fatte per stare assieme. Forse era fredda, e distaccata, ma le piaceva così. Le persone troppo appiccicose, quelle come la compagna che aveva di fronte, erano..insopportabili. 
Quasi le veniva da ridere, aveva atteso così tanto il suo arrivo ma mai, nella sua fantasia, aveva mai immaginato che potesse essere così, non si era mai resa conto di quanto Bonnie le si fosse affezionata. 
Era bellissima, dolcissima ma...temeva che la ragazza si fosse innamorata. Altrimenti perché si era comportata in quel modo? Era confusa, non sapeva cosa pensare. 
Avevano fatto l'amore anche la sera prima, ancora le venivano i brividi, eppure era stato meno intenso della prima volta, e, soprattutto, non era stato importante. 
In realtà non sapeva neppure perché si fosse lasciata andare così, forse per la risposta tanto passionale della prima volta della rossa? 
Aveva tradito Michelle, se ne rendeva conto, e si, si sentiva in colpa. 
Forse si, era stata stronza quando l'aveva trattata con tale freddezza ma era arrivata al limite, quel viso da cane bastonato l'aveva fatta irritare e basta. Ogni volta che qualcuno le faceva un complimento e che lei apprezzava Bonnie si metteva in mezzo, per mettersi in luce. Odioso.
Scosse il capo, non doveva pensarci. Se ne sarebbe andata quel giorno, sarebbe stata libera. Era felice che finalmente se ne andasse, aveva bisogno dei suoi spazi e dei suoi tempi; per non parlare che le mancava la sua Michelle e non vedeva l'ora di sentirla. 
Nel momento in cui la propria sveglia trillò allegramente, la spense, troppo tardi però per impedire a Bonnie di svegliarsi. 
Quei cobalti comparvero dietro quelle folte ciglia e un leggero sorriso timido sbocciò sulle labbra della compagna.
- Buongiorno Angel, hai dormito bene? - le chiese con gentilezza e lei si limitò ad alzare le spalle, prendendo il cellulare. Aveva tre chiamate senza risposta. Sorrise, scuotendo appena il capo, prima di premere il bottone di chiamata rapida, componendo così il numero di Matt.
Tranquillamente si stese a pancia in giù e quando la voce allegra e solare dell'amico irruppe nella stanza per via del vivavoce, le venne naturale sorridere. 
- Buongiorno bellezze! Come state?? Oggi a che ora ci vediamo?? - chiese di buon umore. Erano in due ad esserlo, le piaceva parlare di prima mattina con persone solari e che le davano il sorriso. Ovvero l'opposto di Bonnie dal pomeriggio precedente.
- Tutto bene, ci siamo appena svegliate, tra poco colazione. Direi per le undici - disse sommessamente, trattenendo a stento uno sbadiglio. Non vedeva l'ora di riuscire a farsi una bella dormita sul suo letto grande, senza impicci. 
Si voltò e guardò Bonnie che, nel frattempo, aveva iniziato a giocare con i capelli rossi, gli occhi assenti, pensierosi. 
Non la badò molto, rimase ancora a lungo a parlare con lui, di tanto in tanto interveniva anche la ragazza, quando sorrideva Angel riusciva a rivedere in minima parte la ragazza che l'aveva sempre colpita, ecco perché forse quando sentì le sue dita carezzarle la schiena non le allontanò. Essere toccata le piaceva. 
Si fecero le dieci prima che loro chiudessero la chiamata, pure Bonnie sembrava aver ripreso in parte il buon umore anche se, nel momento in cui chiusero, lo sguardo andò definitivamente a posarsi su di se.
- Oggi vado via... - disse piano, guardandola nuovamente con quegli occhi tristi. In realtà lei ne era felice ma non le sembrava carino dirglielo, ecco perché si limitò ad annuire.
- Eh già... - rispose piano, irrigidendosi quando la vide avvicinarsi per posare le labbra sulle sue.
Per fortuna fu un bacio veloce e, nel momento in cui l'amica si allontanò, lei si alzò dal letto.
- Bonbon vado a preparare la colazione, tu forse è meglio che ti prepari. La valigia la teniamo qui intanto, ci facciamo un giro e poi torniamo a prenderla - le disse, facendo il calcolo mentale di quanto mancasse.
- Va bene - fu la risposta, la voce talmente bassa così da non farle capire cosa stesse provando.
E fu con quelle parole che Angel se ne andò dalla stanza, diretta in cucina. 

Quando tutti i preparativi furono pronti e loro vestite, uscirono di casa velocemente. Erano leggermente in ritardo, dunque dovettero affrettarsi per riuscire a trovare Matt. Bonnie era stata estremamente lenta, ma aveva sopportato in silenzio. 
In realtà non avevano un piano ben preciso su cosa fare, ecco perché si limitarono a girare per la città, ridendo e scherzando. Si divertirono anche a fare dei video, a farsi delle foto, cosa che in tre giorni non avevano mai fatto. Bonnie era sembrata entusiasta quando avevano iniziato, e non aveva più lasciato il cellulare, ridendo pure di cuore, come se fosse tornata al primo giorno, dolce e allegra. La Bonnie che a lei tanto piaceva. 
Ammetteva anche che, per un istante, si era dimenticata della sera prima. Mentre stavano pranzando, da sole, dato che Matt era dovuto correre a casa, Angel era riuscita a rivedere quella ragazza che l'aveva colpita tanto da scioglierle il cuore. 
Aveva ammirato quel sorriso, quegli occhi puntati verso il bancone, quella parlantina che si era protratta anche fin troppo e che non aveva neppure ascoltato. No, era rimasta talmente abbagliata dalla sua bellezza che si era scollegata dal mondo e si era limitata ad osservare i bagliori cremisi dei suoi capelli provocati dai raggi del sole che entravano dolcemente dalla vetrata. 
Per un secondo, soltanto uno, si era ritrovata a pensare che non voleva che partisse. Era stato un desiderio forte, che l'aveva scossa nel profondo e, quel pensiero, l'aveva spinta a prenderle il viso così da baciarla dolcemente sulle labbra, lasciando stupita la sua coetanea che era prontamente avvampata dopo il proprio sussurro - Sei bellissima -. 
Già, c'era stato quel momento in cui tutto era sparito, in cui si era sentita come il primo giorno che l'aveva vista. Ma poi la realtà era tornata prepotente e, con l'arrivo di Matt, si era ricordata perché non avrebbe sopportato un'altra notte con lei. 

Era arrivato il pomeriggio anche fin troppo velocemente, e quando sentì una leggera vibrazione, Angel si bloccò in mezzo alla strada. Quel giorno c'era un piccolo mercatino che impediva alle automobili di passare, dunque potevano stare in mezzo quanto desiderava. Una pacchia, le piaceva quando si poteva camminare per la città senza preoccuparsi troppo delle autovetture che, prontamente, le suonavano sempre perché tendeva a camminare in mezzo alla strada. 
Un sorriso, un battito mancato del proprio cuore. Nel momento in cui aveva preso in mano il cellulare glitterato e aveva visto chi era il mittente del messaggio Angel si era ritrovata a sorridere di cuore. Lei. 
- Come va la giornata? Poi, quando vuoi, chiamami - il messaggio di Michelle l'aveva lasciata leggermente stupita. Doveva ammettere che, da quando l'amica era arrivata, la sua ragazza si era fatta leggermente più dolce. Una persona normale non se ne sarebbe resa conto, ma lei notava con piacere che era la ragazza a ricercare un contatto e non il contrario. Come poteva non farlo? Messaggi, dolci parole che mai le aveva rivolto: piccoli spiragli di una tenerezza che forse stava nascendo nella compagna e che le facevano completamente dimenticare l'amica e ciò che c'era stato tra loro. 
Con l'unghia laccata di scuro rispose al messaggio, velocemente, e, senza riuscire a trattenersi, decise di chiamarla. Non poteva gettare via un occasione del genere, e poi cosa sarebbe cambiato? A Matt sarebbe andato bene e a Bonnie...a lei in realtà non pensava poi molto. 
- Scusate un'attimo, devo fare una chiamata - Angel guardò sorridente i due ragazzi che annuirono leggermente permettendole così di allontanarsi giusto quel poco per poter parlare tranquillamente. Li osservava, di tanto in tanto, tenendoli d'occhio, e di rimando sentiva su di sé lo sguardo della ragazzina, penetrante ed incessante. 
La bionda evitava di pensarci, se si fosse soffermata troppo su quel dettaglio le avrebbe chiesto di smetterla ma così temeva di provocare un'altra crisi alla rossa e, sinceramente, non le andava. 
Prese il cellulare, e compose il numero in trepidazione. Uno, due, tre squilli. Non appena sentì la voce della sua Michelle le sue labbra si incurvarono in un radioso sorriso.
- Ciao! Scusa se ci siamo sentite poco ma prendeva male il cellulare, poi sai, c'era quella mia amica. Sono felice del tuo messaggio, visto? Non ti ho fatto aspettare tanto, avevo così voglia di sentirti - era vero in parte, ammetteva che i primi giorni si era dimenticata della sua ragazza, Bonnie era riuscita a distrarla tanto da non farle pensare alla propria ragazza, ma ora che si era resa conto di...beh, di tutto ciò che riguardava Bonnie, la sua fidanzata era tornata al primo posto nella sua mente. 
- Divertite? - chiese semplicemente, e lei annuì, evitando ovviamente di dirle ciò che era successo in quei giorni. Michelle non avrebbe mai saputo ciò che era successo tra lei e la sua amica, non voleva rovinare il suo rapporto per una ragazza che mai più avrebbe rivisto. 
- Domani ci vediamo vero?? Non vedo l'ora di poterti vedere! - si, le era davvero mancata e non vedeva l'ora di poterla incontrare. Certo, era un'anima solitaria, le piaceva stare sola ma se si parlava di Michelle era tutta un'altra cosa! 
Attese sino a quando la propria ragazza non accettò, e solo allora chiusero la chiamata, lei con un - Ti amo - mentre la donna dall'altro capo del telefono con un semplice ciao. Aveva cercato di essere il più veloce possibile, tanto l'avrebbe richiamata probabilmente quella notte, magari le avrebbe chiesto di vedersi anche via webcam, moriva per rivedere i suoi occhi verdi. Ne aveva il bisogno fisico anche se, il desiderio più grande che aveva era quello di stringerla, sentire il suo corpo contro il proprio e assaporare il suo profumo delicato. 
Felice e raggiante grazie alla chiamata, tornò dagli amici che la guardarono curiosi. 
- Era Michelle, domani ci vediamo. Oh, a proposito Matt! Stasera mangi da me vero? Mamma prepara la carne, e poi ci guardiamo un bel film! - con l'eccitazione che trapelava dalle sue labbra, ignorava la ragazza al suo fianco che, parola dopo parola, sembrava immusonirsi sempre di più. Angel continuava a chiedersi dove fosse finita la sua BonBon allegra e spensierata, come era riuscita a trasformarsi in quell'essere bisognoso? 
Proprio non riusciva a capirlo. E forse, tutto sommato, non voleva farlo. 
Cosa c'era di sbagliato nell'invitare il proprio migliore amico che, tra l'altro, vedeva poco, a casa propria a cenare? E poi quella sera sarebbero rimasti soli, almeno così sarebbe riuscita ad averlo tutta per se. Era una persona estremamente gelosa, odiava quando gli altri la snobbavano. Soprattutto se erano suoi amici. 
Matt e Bonnie avevano chiacchierato, avevano stretto anche una sorta di amicizia e, quando aveva saputo poco prima dall'amico - quando ovviamente la rossa si era assentata un momento - che si erano pure coccolati era divenuta tutta rossa, invidiosa di entrambi. Non dovevano farlo, non lo poteva permettere. 
Si, era molto sensibile su quelle cose, e molti non la capivano ma era fatta così e sinceramente non le importava tanto se gli altri la prendevano per pazza. 
Dopo che le ore erano passate, erano tornate a casa, era quasi giunto il momento che la sua amica partisse. Aveva aiutato la ragazza con la valigia, gliela aveva portata per gentilezza nonostante Bonnie avesse continuato a lungo a lamentarsi. 
Ora che se ne stavano tornando in stazione il tempo sembrava prolungarsi: era strano sentirsi sia in parte distanti che vicini alla persona che se ne stava andando. 
Le spiaceva per Bonnie, in parte sapeva che era una persona buona e dolce, soltanto che Angel non ci era abituata, e lei tendeva ad allontanare quel tipo di persone. Non lo faceva apposta, all'inizio le poteva trovare adorabili ma, alla fine, capiva che non erano fatte per sé. 

E, alla fine di tutto, era arrivato il momento di salutarsi. 
Arrivati in stazione dieci minuti prima che il treno partisse, Angel parlava con Matt tranquillamente, stavano scegliendo il film da guardare quella sera mentre la sua amica guardava il binario del treno, attendendo che questo arrivasse. In realtà Angel la stava snobbando, preferiva parlare con il suo migliore amico e non vedeva l'ora di tornare a casa per rilassarsi. Già, sarebbe stato bello ma non poteva lasciarla lì, alla fine si era fatta un lungo viaggio, doveva almeno aspettare che salisse sul treno. Ma ciò non toglieva che non potesse intanto organizzarsi.
E poi un fischio in lontananza la fece sobbalzare, il treno stava arrivando. Angel si voltò verso la giovane che ora la stava guardando con gli occhi lucidi, da quanto la osservava da lontano, senza dire nulla, ascoltando i loro discorsi?
- Sta arrivando il treno - sussurrò piano la giovane, abbozzando un leggero sorriso, cosa che fece annuire la bionda che era ben felice che finalmente la rossa se ne andasse. Bonnie, al contrario suo, non voleva andarsene, se ne rendeva perfettamente conto. Ma la vita doveva andare avanti, non potevano stare per sempre assieme, tutte e due lo avevano saputo sin dall'inizio. 
Fece un passo avanti e, quando la vide strofinarsi gli occhi per un istante, la trovò nuovamente adorabile. 
Bonnie era una bella ragazza, le gote rosse per via dello sforzo erano comunque le regalavano quell'aspetto dolce e indifeso che all'inizio le era piaciuto e, se doveva pensarci bene, le dispiaceva. Forse se fossero state più vicine sarebbe stato più facile incontrarsi, vedersi, ma abitavano così lontane...
- Emm, posso un bacio? - la domanda della rossa la riscosse da quei pensieri e si ritrovò a scuotere il capo mentre la osservava picchiettarsi il dito indice sulla sua guancia. 
Voleva veramente un bacio sulla guancia? No, e lei non glielo avrebbe dato. Era un bacio d'addio, non doveva neppure pensarci.
- Scema, vieni qui - le si avvicinò piano e le prese il viso tra le mani, carezzandole per l'ultima volta il viso pallido prima di posare le sue labbra su quelle di lei. 
Sapevano di sale, e sentì distintamente il fremito che percorse l'amica mentre cercava di rimanere immobile, gli occhi stretti talmente tanto da farle spuntare delle piccole rughe ai lati. 
Un bacio semplice, che non durò più di qualche istante, ma che sembrò durare un eternità. 
Era quasi poetico: le due ragazze che, tristemente, si davano l'addio in quell'affollata stazione dei treni. Le lacrime, la paura di non rivedersi più, le parole intrise di tristezza: se fosse stata nel suo cuore probabilmente anche lei si sarebbe sentita tanto triste. 
- Ci sentiamo vero? - guardò la ragazza che speranzosa attendeva una risposta, il piede che batteva, agitato, mentre il treno si fermava proprio di fronte a loro. 
- Si, certo. Però Bonbon, sappi che non ci sentiremo come prima, non in questi giorni. Cioè, non sono fatta per stare tanto a lungo con qualcuno dunque se non ti rispondo è perché ho bisogno dei miei spazi ok? Non sarà per sempre - era vero, non si sarebbero sentite più come prima, non quella prima settimana, aveva bisogno di restare per un po' da sola, senza sentirla ne vederla, poi sarebbe tornata. Era pur sempre sua amica no?
- Va bene, grazie di tutto - Angel sorrise appena, e le diede un leggero sbuffo sul naso. 
- Figurati - disse accompagnandola sino alle porte del treno ove lei salì, forse leggermente impacciata per via della grande valigia. Quel treno era pieno dunque non si sorprese quando, una volta entrata, Bonnie si era voltata ed era rimasta immobile a fissarla, inespressiva. 
E fu solo un attimo, forse aveva visto male, non lo sapeva. 
Non era certa di ciò che aveva visto, poteva essersi sbagliata, ma forse l'aveva vista crollare non appena si erano chiuse le porte. 
 
* * *

Beh, che dire?? Mi spiace per il tremendo ritardo. Probabilmente nessuno leggerà questo capitolo e vi capisco!  So di essere pessima ma suvvia, ho già iniziato il nuovo capitolo! In realtà se ho ripreso bisogna ringraziare una certa persona U_U Ebbene si, cara, mi ha ridato la voglia di continuare e spero che apprezzi questo capitolo :3
La storia, comunque, sta per finire. 
Angel è cambiata completamente, sembra quasi un'altra persona, non è più come la prima volta che ha visto Bonnie. Chiaramente lei non vede l'ora di tornare alla sua vita, alla sua normalità mentre Bonnie...a lei cosa succederà? 
Ditemi cosa ne pensate U_U Nel prossimo farò pure un sondaggio ahahah XD Forse, chissà, vedremo.
Dunque..aspetto qualche vostro commento, so che magari non potrà piacere questo capitolo ma...dovevo rispettare la storia
A presto! Un bacio

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Capitolo 21
*** Distanza; ***


Lei…forse doveva cercare di dimenticare. 
Lo sguardo puntato sul piccolo cellulare che teneva tra le dita oramai da ore, distesa su quel letto, quel grande letto troppo grande per una sola persona. E si sentiva un’illusa ad attendere quel messaggio, si sentiva una sciocca perché ancora ci sperava. Piccole lacrime scivolavano lungo le gote appena arrossate, la stanchezza che si faceva sempre più presente. Voleva addormentarsi, voleva abbandonarsi a quella stanchezza che oramai la torturava da ore, la mente appannata per la mancanza di sonno. Eppure c’era qualcosa, dentro al petto, che glielo impediva, facendola cadere in un dormiveglia che non le donava il riposo di cui aveva tanto bisogno.

Ancora si ricordava quel giorno, due mesi prima, quando si erano salutate per l'ultima volta. Angel era cambiata, se ne era resa conto, eppure quell'ultimo giorno si era alternata da quella ragazza dolce e perfetta che aveva conosciuto il primo giorno in cui era arrivata a quell'automa freddo che la guardava come se fosse stata un'estranea fastidiosa. 
Aveva passato il giorno a tormentarsi l'anima perché Angel preferiva la compagnia di un ragazzo che poteva vedere sempre, che abitava dall'altra parte della città, piuttosto che con lei, troppo lontana per poter pensare anche solo di riuscire a trovarsi in giornata.
Ma lo aveva accettato, aveva capito che l'amica aveva bisogno di tempo, di solitudine. Se ne rendeva conto, se era un'animo solitario necessitava di restare sola. Ma allora perché si era organizzata di fronte a se di vedersi con la sua ragazza il giorno dopo? Perché le aveva mostrato che quella sera si sarebbe divertita con Matt mentre lei se ne sarebbe tornata a casa, da sola?
Era stato difficile trattenersi. Quel giorno si era trattenuta dal piangere di fronte a lei, arrivando perfino a bucarsi la pelle con le unghie della mano che si era conficcata nella carne pur di non urlare per quel dolore dell'anima. 
Ce l'aveva fatta però. Era riuscita a trattenersi sino a quando non era salita su quel treno e poi, nel momento esatto in cui le porte si erano chiuse di fronte a se e aveva visto Angel negli occhi per l'ultima volta, era scoppiata. Aveva pianto lacrime amare, si era vergognata mentre teneva il cappuccio della felpa sul capo, cercando di celare il proprio dolore alle persone che le erano accanto. L'avevano ignorata, certo, anche se le era sfuggito qualche singhiozzo, l'avevano lasciata al suo dolore.
Eppure...quel piccolo spazio ristretto, tutta quella folla che le andava addosso, che non aveva avuto nessuna premura per lei..tutto quello le aveva dato l'orribile sensazione di soffocare. Per tutto il viaggio, in quel lungo viaggio solitario, avrebbe voluto soltanto un po' d'aria e spazio. 
Le era mancato il respiro, si era sentita schiacciata tra tutti quegli estranei, e nonostante tutto si era sentita estremamente sola. Sola come non mai.
Aveva appena lasciato il suo cuore in quella città, in quella casa, in quel letto che mai più avrebbe rivisto.  

Era passata una settimana prima che Angel le scrivesse.
Bonnie, dopo quei sette giorni in cui aveva cercato di tornare ad essere la solita ragazza allegra e spensierata di prima, oramai aveva perso la speranza di sentirla ma l'amica l'aveva contattata e si erano riviste via webcam. Era stato bellissimo e terribile allo stesso tempo.
Era stata felice di vedere quel sorriso, di sentire quella risata che  le erano tanto mancate e si, le era nata la speranza che, da li in avanti, avrebbero ricominciato a sentirsi come prima. 
Ed era pure stata un agonia perché vederla con quel sorriso mentre tornava a parlare della sua Michelle le aveva spezzato il cuore. Almeno se ne era resa conto di ciò che lei provava? Forse per il suo demone tentatore era un divertimento spezzarle il cuore?
Non ne aveva idea, però aveva sopportato, in silenzio, fingendo di essere la solita. Aveva riso, l'aveva presa in giro, l'aveva stuzzicata e si era tenuta il dolore per dopo. 
Si era impegnata così tanto per farle vedere che, tutto sommato, il suo comportamento degli ultimi due giorni che avevano passato assieme erano dovuti ad altro, aveva tentato di rimediare al suo errore, nella speranza di tornare ciò che erano state un tempo. Tutto sommato le bastava soltanto la sua amicizia, le bastava poter sentire la sua voce, non poteva passare dal tutto al niente, dunque..se non poteva avere il suo amore, le bastava averla come amica. Ecco perché aveva veramente sperato che sarebbe tornato tutto come prima.
Ma si sbagliava e forse il suo cuore già lo aveva intuito. 

Minuti, ore, giorni...settimane. Erano passati talmente lentamente, in quell'apatia che non l'abbandonava mai se non quando riceveva qualche messaggio da lei, qualche sua risposta, sporadica, ma che le ridava ogni volta la speranza... che si erano fusi assieme.
Il fisico si era indebolito, come la sua psiche. Era perennemente stanca, si alzava da quel letto soltanto per andare a scuola prima di tornarvi, triste. La sua famiglia era preoccupata, anche il suo rendimento era calato drasticamente. Lei ci aveva provato, veramente, e in realtà per un po' ci era riuscita. Si, era divenuta strana, dopo il primo mese passato lontano da Angel lei era sembrava…pazza. Aveva iniziato a sorridere sempre, aveva dimostrato una tale energia da lasciare tutti di stucco. Molti avevano detto che era stato un comportamento inquietante e forse avevano ragione, ma almeno sorrideva, almeno usciva e cercava di vivere la sua vita. 
Ma poi…poi i messaggi di Angel erano divenuti sempre più radi e, ora che erano passati quei due maledetti mesi, lei era peggiorata. 
Non dormiva da settimane e si, finalmente quel giorno si stava per addormentare, sentiva che finalmente il proprio corpo stava cedendo al sonno quando, una leggera vibrazione, la destò, facendole spalancare quegli occhioni chiari che subito andarono a ricercare il cellulare nella mano. E il cuore iniziò a battere incontrollato, sentendo sempre più l’agitazione crescere dentro di se. La speranza era ancora li, viva, pronta a stroncarla se non fosse stata veramente lei. 
Con dita tremanti la giovane toccò lo schermo del cellulare, lasciando che lo sguardo andasse immediatamente a ricercare chi fosse il mittente del messaggio. E il cuore perse un battito quando vide quel nome, il suo nome. 
Lei, lei, lei. 
Lesse il messaggio con bramosia crescente, desiderosa di comprendere cosa volesse da se. In realtà non c'era molto da leggere, ma quelle parole, quelle magiche parole, fecero sorridere la giovane che si strinse al petto il cellulare. - Mi manchi. - Le era bastato quel piccolo messaggio per farla felice, felice come non lo era da giorni interi. Era passato quasi un mese dal suo ultimo messaggio.
Forse era stupida ad esserlo, a sentirsi in quel modo solo per quel semplice messaggio, infondo erano semplici parole, niente di più. E più che una gioia poteva sembrare una tortura, del resto si faceva sentire così di rado! 
Ma no, quello non era il tempo di deprimersi, di lasciare che quel baratro tornasse ora che si sentiva come rinata, felice, voleva godersi quel piccolo momento di felicità, se lo meritava, lo sapeva. 
Chiuse gli occhi, un pallido sorriso sulle labbra, finalmente tornata di buon umore, pronta ad abbandonarsi al suo tanto agognato sonno, decisa a concedersi almeno un paio di ore di sonno prima di risvegliarsi, e tornare a vivere quella realtà che oramai l’aveva stancata, da cui voleva fuggire ogni volta che si sentiva un po’ giù di corda. 
Si addormentò, in breve tempo, l’animo finalmente lenito da quel dolore che la squarciava in ogni secondo della giornata, in ogni minuto della propria esistenza, sognando finalmente, riuscendo a sentire nuovamente il proprio cuore battere. 

Si svegliò con il sorriso che ancora le incurvava le labbra, il cellulare stretto al petto, quel messaggio ancora li, aperto, a cui non aveva dato risposta. Per qualche istante si beò nella gioia prima di rendersi conto che forse tutto non andava bene. Ora si sentiva in colpa, temeva di aver rovinato tutto con la propria idiozia. Perché non le aveva risposto subito? Perché non lo aveva fatto? Di certo questo avrebbe rovinato tutto, l’avrebbe allontanata da se, e non era ciò che desiderava. 
Con il respiro accelerato, il cuore che batteva all’impazzata, scrisse quel messaggio, una piccola scusa prima di darle il buon giorno più bello che avesse mai potuto scrivere, cercando di esprimere tutta la felicità che provava in quel momento. 
Il sole scaldava attraverso il vetro quel viso pallido, forse troppo magro, scavato da quelle lacrime che inutilmente aveva versato i giorni prima, solo per colpa sua. 
In quei pochi mesi, in quel breve periodo Angel le era entrata dentro, era riuscita a far crollare quel muro che aveva eretto attorno al proprio cuore, così da non soffrire nuovamente, così da non versare più quelle lacrime che molto tempo prima l’avevano divorata dall’interno, rendendola un guscio vuoto. 
Per quanto avesse voluto bene a Nick, si rendeva conto che non lo aveva mai veramente amato. 
No, lei aveva amato molto tempo prima di quel dolce ragazzino con cui aveva passato una grande quantità di tempo. Non se ne era mai resa conto in realtà, solo ora, in quelle ore passate a riflettere, aveva capito che ancor prima di Nick lei aveva amato, si, un'altra ragazza. All'epoca era ancora giovane, era convinta che fosse stato normale soffrire per l'aver perso un'amica tanto cara, ma adesso, adesso che provava quella sofferenza…ora si rendeva conto che ciò che l'aveva ferita non era stata la mancanza di quell'amicizia, ma la sofferenza di un amore che non aveva compreso prima. Ma quella era una storia vecchia, non vi voleva neppure pensare.
Infatti aveva quasi rimosso quella ragazza dal suo cuore, era stata importante ma, con l'arrivo del suo ex, l'aveva chiusa in una scatola e se ne era dimenticata completamente. 
E ora la storia si ripeteva, ma diversamente. La sofferenza che aveva provato entrambe le volte era identica, soltanto che ora tutto era cambiato perché aveva capito.
Aveva capito che quella che c'era stata tra se e Angel non era solamente amicizia, ma amore, per lo meno da parte sua. 
Dunque, tutto sommato, come poteva non amare quella ragazza dai capelli lunghi e fluenti che le aveva fatto capire che no, non era sbagliato, che amare un’altra donna era normale, che l’amore era cieco, non guardava il sesso di una persona…
Come poteva lei non innamorarsi della persona che le aveva aperto gli occhi? Che le aveva fatto capire ciò che aveva nascosto inconsciamente per così tanto tempo? Angel era diventata tutto, lei era vita, era aria fresca che le dava la carica, amore, era..lei era il suo mondo. 
Oh, e quanto l’amava! Non c’erano parole per descriverlo, non c’erano sentimenti abbastanza chiari per rendere loro giustizia sulla carta, sapeva solo che erano li, e non desiderava far altro che lasciarli uscire, lasciare che entrassero dentro di lei…che le facessero capire ciò che lei era divenuta per lei. 

Ma forse era troppo presto per esultare, forse era troppo presto per essere felice. Silenzio, ancora silenzio. Ore talmente lunghe, talmente terribili, che bastarono quelle a debilitare nuovamente il suo fisico già debole,  già malato. E non riusciva a non chiedersi, non riusciva a non domandarsi: cosa ho io di sbagliato? Perché alla fine tutti…mi abbandonano? 
Troppo presto? Forse, forse doveva solo lasciare che altre ore passassero ma lei era così stanca, lei era esausta di aspettare e basta. Lei capiva, lei cercava di comprendere. Era confusa, non sapeva cosa voleva ma..perchè lei non provava a capire cosa lei provasse? Perché non provava a comprenderla un poco, cercare di andarle incontro?
Infondo cosa chiedeva? Nulla, non la voleva obbligare, non voleva insistere, desiderava solo un abbraccio, una carezza, un cenno, nulla di più. Ma forse lei non meritava di essere amata, forse lei non meritava neppure quella vita che portava solamente complicazioni nelle vite altrui. 

Ed ecco che i giorni ricominciarono a passare, uguali tra loro. La tristezza veniva sostituita dalla gioia, dalla felicità, per poi essere distrutte solo grazie al silenzio, solo grazie a lei che sembrava giocare, sembrava non comprendere ciò che stava provando. 
Era una lenta tortura, perché lo stava facendo? 
Bonnie continuava a chiederselo. 
Si sentiva bloccata, e forse lo era veramente. 
Perché le permetteva di ridurla in quel modo? Non voleva, non voleva continuare a soffrire! 
Non era giusto che lo facesse. 
In realtà sapeva che neppure per Angel era un bel periodo. 
Incredibile eh? Pure la ragazza che amava stava passando le pene dell'inferno perché, da ciò che aveva sentito da Matt, Michelle l'aveva lasciata. E forse la cola era sua. Non ne aveva idea, aveva tentato di chiederle come stava ma l'aveva ignorata. 
Lentamente si alzò dal letto e lasciò che lo sguardo andasse a posarsi sulla finestra aperta, l'aria gelida che entrava le provocava parecchi brividi di freddo.
Si alzò dal letto, stiracchiandosi leggermente, prima di andare al computer e accenderlo. Senza neppure pensarci, automaticamente, si collegò e guardò se Angel era online. E si, lei era lì, come sempre.
Eppure non si era mai premurata di contattarla. Non negli ultimi giorni. 
Era stanca. 
Non era giusto che lei rimanesse incastrata in quella sofferenza per una ragazza che neppure l'aveva mai ricambiata. Si, forse lei aveva fatto molti errori, e tra i primi c'era quello di non averle mai confessato il proprio amore ma…non poteva lasciarsi andare per una ragazza che le aveva fatto capire che, tutto sommato, non era mai stata importante. 
Forse era vero che, in certi momenti, Angel aveva provato la sua mancanza. Forse, quando le aveva mandato quei messaggi, si era sentita sola, oppure le mancava la propria voce. Non ne aveva idea.
Strinse il piccolo pugno e scosse il capo. Basta. 
Non sapeva cosa fosse cambiato da un secondo all'altro ma..basta. Non era giusto che si struggesse così per una persona che non la voleva. Doveva andare avanti, continuare con la sua vita. 
Non sarebbe stato facile, la presenza di Angel sarebbe rimasta sempre dentro al proprio cuore ma era ora di andare avanti e smetterla di piangersi addosso. 
Poteva farcela, doveva soltanto..impegnarsi e chiudere definitivamente il cuore agli altri. 
Non sarebbe stato semplice ma ce l'avrebbe fatta. 
 
* * *

Bene, ecco, direi che qui...il "capitolo Angel" è finito. 
Mi scuso già in anticipo se questo capitolo è..così.
Non c'è nessuno che parla, ci sono solamente i pensieri e neppure tanto allegri di Bonnie. 
Dunque..che dire. Ammetto che questo capitolo è il primo che ho scritto. Non tutto ovviamente, ma certi pezzi sono vecchi di tipo due anni e credo infatti che un poco si noti. Ho iniziato a scrivere questa storia grazie a parte di questo capitolo dunque...siate clementi. 
Che dire..Bonnie era proprio presa male. So che può sembrare esagerato ma, fidatevi, non lo è. 
Sono già sicura che riceverò una botta di critiche, e si, so che potevo cambiarlo e rendervelo meno pietoso e più magari dinamico perché sono taaante pagine di soli pensieri ma sentivo il bisogno di pubblicarlo senza modificarlo. Forse non mi capirete, anzi, probabilmente nessuno lo farà ma storia mia, regole mie U_U 

Dunque, che altro dire? Se volete recensire - ho già paura di questo XD - fatelo pure. 
Vi assicuro una cosa però, la storia non è finita U_U Grazie ad una dolce fanciulla che mi ha dato l'idea continuerò U_U Bonnie deve raggiungere l'happy ending no? 
Dunque, al prossimo capitolo che, prometto, arriverà presto.

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Capitolo 22
*** Cinque anni dopo; ***


Era tardi. Maledettamente tardi. 
Aveva un esame, un altro, e doveva riuscire a passarlo a tutti i costi. Dopo tutte le ore insonni che aveva passato a studiare non poteva non passarlo!
O per lo meno lo sperava.  
Bonnie non poteva permettersi neppure di osservare quella magnifica giornata che risplendeva fuori dalla finestra, era troppo di fretta. Si chiedeva perché si prendeva sempre così tardi! Eppure si era svegliata con un largo anticipo! Era un caso perso, ma ormai il danno era fatto. Se si sbrigava, forse sarebbe arrivata per l’appello. 
E lei già non aspettava altro che quelle due ore finissero per poi godersi un magnifico giro per la città. Aveva bisogno di rilassarsi, di prendersi una giornata tutta per se, ma finchè non avesse passato quell’esame, non poteva permettersi di pensare ad altro. 
Corse di fretta fuori dal piccolo appartamentino che aveva affittato un anno prima in quella città sconosciuta, e sperando di beccare la giusta coincidenza, si fermò di fronte alla fermata dell’autobus. La scuola fortunatamente non era poi molto lontana, solo che correre sino all’edifico era lungo e parecchio sfiancante. Farsi una corsa di venti minuti non era l’ideale, soprattutto agitata com’era. Era sempre tesa come una corda di violino quando doveva presentarsi ad un appello, era una cosa che proprio non riusciva a superare. Eppure quante volte aveva cercato di migliorare quel suo aspetto tanto snervante?? Le aveva provate tutte, forse solo una volta era riuscita a dare un esame con tranquillità, e ancora si chiedeva come vi fosse riuscita. 
Chiuse gli occhi, e mentre cercava di ripetersi mentalmente tutto ciò che la notte prima aveva ripassato, scaricava la tensione giocando con una ciocca di capelli. Per non parlare di quella ridicola danza che la vedeva protagonista in quel momento: continuava a spostare il peso del proprio corpo da un piede all'altro, ritrovandosi ben presto ancor più agitata di prima. Soprattutto per gli sguardi altrui puntati sulla propria figura, odiava essere osservata, era una cosa che la metteva sempre in soggezione. Doveva sembrare ridicola, ma ora c’era solamente lei e le nozioni apprese in quei giorni. 
Maledizione, ma perché non arrivava l’autobus? Per una volta che lei ne aveva bisogno questo tardava? 
Riaprì gli occhi e iniziò a guardare la strada, sempre più preoccupata. Continuavano a passare macchine dai mille colori, ma dell’autobus nessuna traccia. Eppure lei sapeva che a quell’ora passava sicuramente, se ne era accertata il giorno prima, tanto per essere sicura. Del resto si conosceva, e lei non riusciva mai ad essere puntuale.
Stava quasi pensando di chiamare un taxi, o un amico che potesse accompagnarla, quando finalmente vide il grande mezzo spuntare all’orizzonte. Si mise in punta di piedi, allungando il collo per guardarlo meglio, quasi cercando di spronarlo ad essere più veloce, cosa impossibile dato il traffico che c’era quel giorno, ma infondo la speranza era l’ultima a morire. 
- Dai, dai, dai! -  mormorò tra se e se, ignorando la folla che aveva tutt’attorno a se, preparandosi già con il biglietto in mano. E quando finalmente si fermò davanti a lei, con uno scatto veloce entrò, pronta a trovarsi un posto a sedere e tornare a ripassare. Cosa forse impossibile, con tutta la gente che c’era, faticava a vedere se c’era un piccolo posticino per lei. Bene, quella giornata andava di male in peggio. 
Quasi non riusciva a respirare, le sembrava di soffocare.
Voleva solamente scendere, non resisteva. Non riusciva più a stare nei luoghi chiusi troppo affollati, era come fare un tuffo nel passato. 
Era intrappola, al centro, mille occhi che la fissavano. No, non era così ma quella era la sensazione che la faceva tremare leggermente. Circondata, fissata e tremendamente sola. 
Come era possibile che qualcosa accaduto anni prima la facesse ancora stare male? 
Bonnie chiuse gli occhi, le mani tra i capelli, le dita che torturavano una di quelle ciocche color del fuoco. Due fermate e poi sarebbe arrivata e avrebbe affrontato quell'esame che ora quasi le sembrava facile. 
Ricominciò a picchiettare il piede a terra, ignorando le leggere spinte altrui, attendendo soltanto che quelle porte si aprissero. 
E le sembrò quasi passare un secolo prima che accadesse, regalandole finalmente un soffio d'aria che la fece sentire leggermente meglio. 
Senza neppure pensarci iniziò a passare tra le persone, facendo leggere pressioni affinché la facessero passare, facendosi così strada sino a quando non uscì finalmente da quel veicolo infernale. 
Libera. 
Si prese un istante, restando praticamente in mezzo al passaggio, immobile, un pallido sorriso che le incurvava le labbra.
Era proprio strana, lo sapeva perfettamente da se, e anche se la gente parlava, anche se la spingeva e le intimava di spostarsi, lei se ne fregava e rimaneva in mezzo, semplicemente a bearsi dei pallidi raggi di sole sulla propria pelle. 
- Hei, tutto bene? -
...
Per un attimo tutto si fermò, per un solo secondo tutto attorno a lei sembrò farsi silente, come a voler lasciare spazio a quella voce di entrare nella sua mente e colpirla dritto al cuore.
Quella sinfonia che per anni aveva tentato inutilmente di dimenticare, di cancellare dalla propria memoria. Quella voce che aveva riascoltato incessantemente per un mese prima di decidere che doveva smetterla di farsi del male da sola. Quella voce che non era mai riuscita a distruggere nei brevi messaggi che aveva registrato sul cellulare. 
Angel.
Era la sua voce. Era possibile? 
Aprì gli occhi, titubante, guardando in un primo momento le proprie mani che giocherellavano con le proprie ciocche ribelli prima di alzare lo sguardo. Si fece forza e, trattenendo il respiro, ricercò lo sguardo della ragazza che aveva appena parlato. Due gemme color dell'oro. In quel momento si trovava di fronte a occhi caldi che quasi le ricordavano l'autunno. 
Un fremito le corse lungo il corpo e lentamente tornò a respirare, grata: si era sbagliata, era stata solo un'impressione. 
Non era lei
Abbozzò un leggero sorriso e annuì piano, mordendosi leggermente il labbro mentre il suo sguardo fuggiva da quel calore tanto inatteso e dalla piccola delusione che aveva appena provato. Era davvero tanto sciocca da sperare di rivedere quel demone che le aveva distrutto la vita? Si, forse in parte si.
- Si, ecco io.. si - disse piano, scrollando le spalle, cercando di riprendersi, sia da lei, che da tutto il resto. 
Bonnie infatti stava bene, aveva avuto solamente bisogno di due istanti per riprendersi da quel senso di soffocamento che aveva provato all'interno dell'autobus. 
- Ne sei sicura? Sei pallida e hai gli occhi lucidi. Per non parlare che nell'autobus sembrava quasi che stessi per urlare - una risata soave uscì da quelle belle labbra rosee che la fecero imporporare per quella semplicità e quella gentilezza genuina che non  incontrava da tanto. 
Oramai non era più abituata a tali gentilezze: tra compagnie forse discutibili, amici che si divertivano più a stuzzicarla che a preoccuparsi di lei quando non stava bene e la famiglia che aveva iniziato a non farsi neppure più sentire le sembrava assurdo che una completa estranea potesse interessarsi alla sua salute fisica o psichica. 
E poi, dopo lo stupore, si ritrovò nuovamente agitata mentre ripensava le sue parole.
Il suo sguardo da confuso si era trasformato in sorpreso per via di quella rivelazione: l'aveva notata? Tra tutta quella gente che c'era all'interno dell'autobus lei si era accorta di sé? Dunque era vero che tutti la fissavano? Dovevano trovarla così patetica maledizione! 
No. 
Scosse il capo a quei pensieri, decisa. Doveva smetterla. Aveva deciso tanto tempo prima di smettere di lasciarsi sopraffare dalla timidezza e dalle proprie emozioni, in realtà doveva sentirsi lusingata ad essere stata notata tra tutta quella folla. 
Molte ragazze lo sarebbero state. Forse non per quel motivo dato che l'unica ragione per cui si era fermata era per colpa della sua cera ma..dettagli. 
- No, va tutto bene. - la sua risposta fu forse troppo secca. Bonnie subito si sentì in colpa mentre guardava quegli occhi tanto profondi scrutarla, sospettosi. Sembrava non crederle, quelle gemme brillanti sembravano perforarla e riuscire quasi a leggere la propria mente. Peccato che non sarebbe riuscita a trovare assolutamente nulla in essa. Lei stava bene, punto. Aveva semplicemente avuto un brutto momento nell'autobus, era normale per tutti. Era umana pure lei.  
- Davvero, è che ho un esame tra.... - si bloccò a metà frase, sgranando quelle grandi iridi celesti, abbassandole successivamente per guardarsi il polso. Niente orologio, quando mai lo aveva messo? 
Subito, rinsavita, cercò tra le tasche il proprio cellulare che però non c'era. Doveva cavolo lo aveva messo? 
Doveva sapere che ore erano! 
- Perso qualcosa? - chiese la sconosciuta che continuava a fissarla, ora quasi divertita. Si, lei era un fenomeno da circo, ne era perfettamente consapevole. Però annuì, in panico. Probabilmente si era dimenticata il cellulare da poco comprato in camera, con la testa persa dietro l'esame si era dimenticata pure di mettere qualcosa sotto i denti, ma forse era meglio così. Affrontare un esame a stomaco vuoto non le avrebbe causato tanti problemi.
- Il cellulare. Che ore sono?? - chiese tornando a guardarla, in panico: il viaggio in autobus era riuscito a farle dimenticare che aveva un esame imminente e che rischiava di arrivare tardi. Non poteva perderlo, non dopo quel viaggio claustrofobico in quello stupido mezzo di trasporto pubblico! 
- Meno dieci alle dieci - rispose prontamente la ragazza, facendola impallidire. 
Dieci minuti: aveva dieci minuti per arrivare a scuola, trovare l'aula e sedersi al suo posto prima che il professore distribuisse i fogli. 
- Direi che sei in ritardo eh? - l'ironia della domanda non scalfì la rossa che annuì, iniziando a guardarsi attorno, come se quello l'avesse aiutata a fermare il tempo. Doveva andare ma aveva i piedi ben piantati a terra, le gambe che non rispondevano allo stimolo di muoversi. Guardava la strada oramai vuota e la ragazza di fronte a sé che ricambiava lo sguardo chiaramente incuriosita. 
C'era qualcosa che non la faceva muovere, non aveva idea cosa. Magari era l'ansia, il terrore di fallire quell'esame, o semplicemente l'incertezza di prendere e andarsene. Quasi non le sembrava giusto abbandonare la ragazza tanto gentile di fronte a sé. Era un pensiero stupido ma cavolo, le spiaceva. 
- Caaat!! - una nuova voce, molto squillante e allegra, richiamò la propria attenzione. Guardandosi attorno, Bonnie notò una ragazza dai capelli neri che si avvicinava, un grande sorriso stampato sulle labbra. E, contemporaneamente, la sconosciuta si voltò, ricercando la stessa persona che ora Bonnie guardava, alzando il braccio una volta che, probabilmente, l'ebbe riconosciuta. 
- Io.... - guardò per un istante la nuca della ragazza di fronte a se, ammirando quelle fronde bionde che brillavano sotto il sole, silente. Era il momento perfetto, una via di fuga perfetta. Con la bionda troppo distratta dall'arrivo della mora, Bonnie colse l'occasione per voltarsi ed andarsene. Non guardò "Cat" neppure un'ultima volta in viso, non si preoccupò di ringraziarla della sua gentilezza, e non si diede pena per il suo mancato saluto: semplicemente si era voltata e si era messa a correre a perdifiato, la borsa stretta al petto. 
Non aveva tempo, e la ragazza bionda chiaramente era impegnata. Bonnie doveva pensare alle cose serie, doveva correre e arrivare in tempo all'esame.

Era stata un agonia. L'esame era stato difficile, troppo difficile. Ma aveva risposto a tutte le domande. 
Fortunatamente Bonnie era arrivata in tempo, il professore l'aveva leggermente rimproverata ma ce l'aveva fatta. 
E, ora che aveva finito, sentiva la stanchezza, lo stress e la fame che la divoravano dall'interno. 
Avrebbe dato di tutto pur di andare a mangiare qualcosa di super calorico e poi buttarsi direttamente sul suo bel letto caldo. In realtà la ragazza lo avrebbe anche fatto se Jenn, una sua compagna di corso, non avesse deciso di ritenerla la persona con cui sfogarsi. 
Capelli color del cioccolato, iridi che le ricordavano il cielo primaverile e, per concludere in bellezza, un fisico da invidiare. Era una brava ragazza, allegra e solare, che riusciva sempre a trascinarla in giro a delle feste assurde in cui, però, si divertiva un mondo. Ecco perché non era esattamente lieta della sua presenza, aveva il sospetto che presto o tardi la invitasse ad uscire con lei e Bonnie non aveva poi così tanta voglia di stare fuori.
- Erano difficili le domande! Oh, so già che non l'ho passato! Non che abbia studiato tanto eh! Ieri sera ero ad una festa fantastica e sai, ho conosciuto un ragazzo davvero carino! Si, sto dimenticando Joel, quel maledetto mi tradiva...oh, ma a chi importa no? - Bonnie guardava la ragazza, un leggero sorriso che le incurvava le labbra. In realtà non sapeva che dirle, non era esattamente la miglior dispensatrice di consigli per povere e giovani ragazze abbandonate. Non che lei sembrasse disperata ma oramai il suo consiglio era sempre lo stesso.
- Si, hai ragione. Il mare è pieno di pesci, perché farsi rovinare la giornata da una storia andata male? Meglio divertirsi - la ragazza annuì, concorde con la rossa. Era inutile disperarsi, lei non lo aveva più fatto e stava benissimo. Certo, era sola ma era meglio che soffrire. Non credeva più di poter trovare qualcuno e poi...da sola stava così bene. Si sentiva forte, indipendente, non aveva bisogno di nessuno che la tenesse per mano. 
- Ottimo consiglio, allora questa sera verrai con me, così mi aiuti a trovare un nuovo ragazzo - Bonnie sgranò gli occhi, no, lei voleva darle soltanto un consiglio! Non che non le andasse, amava uscire e divertirsi tutto sommato, non era male, ma era veramente esausta. Non aveva chiuso occhio quella notte. 
- Ah nono, conosco quell'espressione! E' una vita che preferisci lo studio ad uscire, quand'è stata l'ultima volta che siamo uscite assieme? - sorrise a quella domanda, scuotendo appena il capo. Quanto era passato? Davvero tanto. Era troppo che non si svagava un poco, ma preferiva pensare allo studio anche se..si, era una cavolata. Era una scusa quello dello studio, se non era più uscita in quel periodo era perché si era sentita giù di morale e non aveva voluto andarsi a cercare qualcuno con cui passare la serata. Sarebbe stato perfetto per dimenticare la solitudine ovviamente, ma a volte quella sua nuova vita le ricordava quanto, in realtà, fosse sola. Non che le dispiacesse ma...di tanto in tanto era deprimente. 
- Un mese. Va bene, questa sera esco con te. Passami a prendere a casa però per favore - sentenziò infine, conscia che probabilmente sarebbe riuscita a riposare decentemente solamente il giorno successivo. 

Alla fine Bonnie era riuscita a riposare qualche ora. Tornata a casa dall'esame a piedi per evitare l'ora di punta, si era presa un pacchetto di caramelle e se l'era divorato nel giro di dieci minuti. Sapeva che non era propriamente un pranzo ma non aveva avuto voglia di cucinare. Poi si era buttata sul divano e, accesa la televisione, era crollata. 
Aveva fatto sonni tranquilli, senza sogni in realtà per via della troppa stanchezza. Una cosa positiva dato che, con lo stress, gli incubi aumentavano. 
E quando ore dopo Jenn le aveva mandato un messaggio per informarla sull'ora, si era svegliata di soprassalto, rendendosi conto che non aveva molto per prepararsi. 
Dunque si era fatta una doccia molto velocemente, non si era neppure presa il tempo per rilassarsi sotto il getto caldo come faceva sempre, si era limitata a lavarsi prima di uscire e asciugarsi.
I lunghi capelli rossi che generalmente lasciava mossi, aveva deciso di lisciarli per quella sera, per cambiare. Un velo di trucco, nero, che le rendeva lo sguardo più maturo e più sensuale mentre, addosso, aveva indossato un vestito blu scuro: la scollatura a cuore evidenziava il suo decoltè che negli anni era cresciuto, mentre la gonna era larga e ampia, sul davanti più corta rispetto alla parte dietro. 
Era un vestito sensuale, che le metteva in evidenza le curve maturate nel tempo. 
Aveva iniziato a vestirsi in quel modo per cambiare il suo essere e si, quello l'aveva aiutata. Se ripensava alla sé stessa di cinque anni prima quasi si compativa da sola. Era talmente infantile, ridicola. Soffrire per una ragazzina che chiaramente non l'aveva mai voluta, arrivare a fare delle pazzie per quella ragazza dagli occhi profondi e la voce che le ricordava quella di un angelo. 
Bonnie non voleva pensare a lei, non in quel momento. Ancora le faceva uno strano effetto ripensare ad Angel, ecco perché preferiva dimenticare. Aveva chiuso la Bonnie di cinque anni prima in un piccolo angolo e aveva fatto uscire una ragazza completamente differente per riuscire a sopravvivere. 
Ora lei era forte, e non voleva nessuno. Non si faceva addolcire da due grandi occhioni che la guardavano con dolcezza, non riusciva più a sopportare quelle smancerie che, qualche sua vecchia fiamma, aveva usato con se nel corso di quei cinque anni. Il solo pensiero di dover sopportare una persona appiccicosa e che si comportava in modo troppo opprimente e asfissiante le faceva venire l'ansia. 
In realtà, se ci pensava bene, non sopportava neppure l'idea di uscire con qualcuno per più di due o tre volte. Tutte le volte si era ritrovata a cercare tutti i maggiori difetti di chi aveva davanti e, la maggior parte delle volte, non erano neppure tanto gravi ma lei..lei non se la sentiva. 
Scosse il capo, pensare a tutto quello prima di una festa era veramente stupido. 
Si sistemò, e dopo aver messo il rossetto, si sedette sul divano e si mise semplicemente ad attendere la sua amica. 

Jess, come sempre, aveva ritardato. Erano arrivate alla festa due ore più tardi perché la sua amica non aveva trovato nulla da mettere. Aveva troppi vestiti nel suo armadio e ogni volta andava in palla per scegliere cosa indossare. Alla fine aveva scelto un corsetto attillato e una gonna parecchio corta. Era bella, la sua amica lo era sempre stata. 
Se doveva essere sincera Bonnie l'aveva sempre trovata attraente, anche se mai glielo aveva rivelato. Tutto sommato lei non era il tipo che andava direttamente da qualcuno, soprattutto se chi aveva di fronte lo conosceva. Era una sua amica e non voleva perderla, ecco perché Jess neppure sapeva che a lei piacevano le ragazze. 
Per quello si che doveva ringraziare il suo vecchio demone tentatore! Angel le aveva fatto capire che aveva un debole per le ragazze e che questo non era una cosa strana. In realtà Bonnie si faceva ancora molti problemi, la maggior parte delle persone che la conosceva non aveva idea di ciò che le piaceva ma..non era necessario che lo sapessero no? Non era tutt'ora a suo agio a mostrare certi atteggiamenti in pubblico con una compagna, forse era anche per quello che, alla fine, aveva sempre allontanato tutte. 
La festa, comunque, si teneva in una casa. Il luogo era stupendo: era una grande villa, probabilmente apparteneva a qualcuno che aveva organizzato il party. Musica, alcol e tanta, tanta gente che già si scatenava in quello che doveva essere il soggiorno. Era una stanza molto grande e spaziosa nonostante tutti quelli che si strusciavano tra di loro; i mobili erano stati tolti, probabilmente spostati in un'altra stanza. Avevano inserito un grande mixer all'interno, al centro della stanza, e tutti vi ballavano attorno. Ma a lei, in quel momento, non andava di buttarsi tra tutta quella gente sudata e alticcia, non ancora. Ecco perché prese un bicchiere che conteneva un alcolico dolce, alla fragola, prima di uscire in giardino. Anche quello era stato adibito per la festa, era stato un lavoro molto minuzioso. Il prato era curato, e grazie all'illuminazione che seguiva un certo disegno, nessuna zona del prato era completamente scura. Non quella in prossimità della villa. 
Bonnie, senza alcuna fretta, andò a sedersi su di una panchina e si mise ad osservare tutt'attorno. Era un bel posto, lei quasi preferiva ammirare l'architettura e il prato ben curato che andare dentro a ballare, o, nel caso, a cercare qualche ragazza. 
Ma forse, tutto sommato, non era necessario e forse, per una sera, Bonnie non aveva bisogno di cercare qualcuno. 
- Ma tu non sei la rossa di questa mattina? - la ragazza si voltò di colpo e  si ritrovò di fronte una brunetta che le sorrideva. 
Ci mise più di qualche istante per rendersi conto che, quella che aveva di fronte, effettivamente l'aveva vista, ma non per più di qualche istante. Era la ragazza che, quella mattina, aveva distratto "Cat" se così si chiamava, permettendole di scappare lontano. 
- Si, ciao.. - non era molto convinta in realtà, ma la ragazza non sembrò neppure rendersene conto, si limitò a sedersi al suo fianco e a sorriderle cordiale. 
- Non credevo di trovarti qui - Bonnie aggrottò la fronte, chiaramente incerta. Nonostante non si conoscessero, la ragazza si comportava come se invece fosse il contrario. 
- Perchè? - chiese chiaramente curiosa, voltandosi quasi completamente verso la mora. 
- Non mi sembravi il tipo da certe feste. Non questa mattina con le gote rosse mentre mangiavi con lo sguardo Cat - disse divertita, facendola avvampare. Le persone tanto dirette la rendevano talmente...timida. 
E non le piaceva sentirsi in quel modo. Le piaceva avere il controllo, ma non era semplice come spesso si ripeteva mentalmente. 
Ma, come si trovava in imbarazzo in certe situazioni, aveva altrettanto imparato a tirarsene fuori, utilizzando l'ironia e deviando il discorso su altro così riprendersi.
- Gelosa della tua ragazza? - chiese abbozzando un sorrisetto malizioso, mettendo da parte l'imbarazzo, alla fine non era uscita per fare la figura della ragazzina timida che non sapeva neppure come vivere la sua gioventù. 
- La mia ragazza? Ti dispiacerebbe eh? No, per tua grande fortuna sono single - la risata cristallina della ragazza la fece ridere di conseguenza. Era simpatica tutto sommato, non che fosse difficile far ridere Bonnie ma..si, almeno non la trovava più inquietante come qualche minuto prima. 
- Mi sento proprio fortunata allora! - rise a sua volta prima di bere un altro sorso della bevanda alcolica. Oramai non partiva più con poco, certo, era sempre molto sensibile e tendeva a sentire la testa leggera, che girava, anche dopo un solo drink, ma non arrivava ai livelli della prima volta che si era messa a bere una birra. 
Il pensiero ancora la imbarazzava, non aveva più esagerato in quel modo, proprio per evitare di fare certe pazzie. 
- Devi - sussurrò con voce più bassa la sconosciuta, avvicinandosi leggermente alla rossa che non si mosse e, contemporaneamente, non la respinse. Perché farlo? Non era andata lì per stare a guardare, fin da quando aveva deciso di accettare - seppur forzatamente - aveva pensato che era tanto che non saggiava delle dolci labbra femminili. 
Bonnie, inoltre, alla fine si era abituata a quegli approcci tanto rapidi con le ragazze. Bastava uno sguardo a volte per attirare le attenzioni di una ragazza, se ne era accorta nel tempo. Facile? Per nulla, erano rare le volte che lei decideva di provarci direttamente con una fanciulla, anzi, non l'aveva proprio mai fatto. 
Però non si tirava mai indietro e, quando la ragazza, le si avvicinò con quel sorriso malizioso e posò le labbra sulle sue, non disse nulla. 
In realtà ricambiò il bacio, senza neppure pensarci.
Labbra morbide, dolci, che sapevano leggermente di alcol. Le sue mani delicate erano scivolate sui suoi fianchi e la cingevano, la tiravano verso il suo petto caldo. 
Eppure quel bacio non durò molto, Bonnie, rossa in viso, si guardò attorno. Le piacevano quelle labbra e si, quella sera non aveva intenzione di fermarsi a quello ma restare in mezzo alla gente, a tutta quella folla, non le piaceva: aveva l'orribile sensazione di mille sguardi su di sé e quello la metteva a disagio. E forse la mora lo comprese perché, senza neppure lamentarsi, la prese per mano e la fece alzare. 
- Vieni, andiamo a casa mia - la semplicità con cui a volte le persone proponevano di spostarsi in casa era incredibile. A volte lo trovava assurdo. In realtà, spesso, lo aveva fatto pure lei perché preferiva comunque l'intimità di una casa che lasciarsi andare da qualche parte, nascosta. Non le piacevano le cose fatte di soppiatto, nascoste, le trovava squallide. Eppure...certe volte tornava a pensare come quella Bonnie di un tempo, quella che non voleva andare a letto con qualcuno soltanto per sfogo, ma per un sentimento più forte. Ma poi si ripeteva che quello era il passato e dunque non ci pensava più.
Ed ecco perché, senza neppure preoccuparsi di avvisare la sua amica Jess, annuì e, prendendo l'iniziativa, condusse la mora all'esterno della casa.
L'aspettava una lunga notte di fuoco. 


* * *


Eccomi già di ritorno.
Dai, mi faccio perdonare per la lunga attesa U_U
Dunque, che dire, eccomi di nuovo con Bonnie dopo ben cinque anni. 
E' cambiata molto, caratterialmente, voi che ne pensate della nuova Bonbon? Ve l'aspettavate? 
Come la trovate? 
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, vi aspettano molte sorprese..circa XD Credo, io spero che vi sia piaciuto anche se Bonnie non è più quella di una volta ma..vedrete che...no, non vi anticipo niente U_U
Quindi...a presto, con il prossimo capitolo ;)

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Capitolo 23
*** Una sorpresa a casa; ***


Casa dolce casa. 
Era dalla mattina precedente che Cathleen non vedeva casa sua. Aveva passato la notte fuori, ed era stata una serata decisamente troppo tranquilla per i propri gusti. E sapeva di certo che, al contrario, Sophia se l'era spassata alla grande. 
Ma lei non aveva potuto rinunciare alla cena che aveva avuto con i colleghi di lavoro, lei doveva partecipare per cercare di farsi vedere sempre presente. Non che fosse una brutta cosa, ma le era spiaciuto perdersi la festa che aveva organizzato il proprio amico a casa sua. Da quello che aveva sentito doveva essere stata grandiosa.
Erano le otto del mattino. Era sabato, dunque non lavorava, ecco perchè era tornata a casa tardi: non si doveva preparare per correre in studio.
Aveva dormito da una collega, la cena era stata fatta fuori città e dunque aveva accettato più che volentieri l'invito a restare a dormire prima di ripartire quella mattina. Non aveva avuto voglia di affrontare un ora di viaggio con il buio, e così almeno aveva avuto l'occasione di bersi qualche bicchierino di spumante e vino. 
E ora, che era tornata, non vedeva l'ora di sedersi e fare colazione. Aveva comprato qualche brioches per poter mangiare con Sophia che, sicuramente, stava ancora dormendo. Doveva aver fatto le ore piccole, rientrava sempre tardissimo e, solitamente, lei le faceva compagnia. 
Parcheggiata la macchina in garage, aveva fatto le due rampe di scale per arrivare al suo piccolo appartamento. Non era grandissimo, ma le piaceva molto. Con il suo stipendio e i soldi che le dava la compagna che riusciva in qualche modo guadagnare, riusciva a pagare perfettamente tutte le spese, senza mai arrivare all'acqua alla gola il fine mese. Non le serviva poi avere una di quelle case super galattiche, in realtà preferiva la comodità e gli spazi piccoli: due camere da letto, una cucina, un salotto e due bagni, poteva chiedere di meglio? 
Inoltre, quello, era un ambiente molto luminoso.
Aperta la porta si ritrovò nel piccolo salottino illuminato dalla luce del sole. C'era infatti una grande finestra esattamente di fronte a se, non aveva messo le tende e non c'era nulla che schermasse la luce: le piaceva svegliarsi la mattina e arrivare in un ambiente pieno di luce, vivace. Inoltre il suo salotto era molto colorato, non era molto per le cose troppo monocolore.  
Con il sorriso stampato sulle labbra e senza neppure andarsi a cambiare dato che aveva una gran fame, percorse direttamente il piccolo corridoio per arrivare alla stanza della compagna. 
Non si premurò di bussare, per lei era normale irrompere nella sua camera sempre disordinata.
- Buongiorno raggio di sole! E' ora di svegliarsi, ho portato la colazione! - rise, divertita, e senza attendere una sua risposta, andò ad aprirle i balconi, lasciando così che la stanza venisse direttamente illuminata dai raggi del sole che splendevano allegramente in quel cielo azzurro. 
Poi si voltò e sorrise all'amica che, con un grugnito, si voltò dall'altra parte.
- Cat! Quella finestra, chiudila! Fa freddo, e ho sonno! - la voce infastidita della compagna non fece che aumentare il divertimento della più grande che si stava piegando dalle risate. Solo quando rialzò il capo intravide un lampo rosso che catturò la sua attenzione.
In un angolino del letto stava spuntando fuori un viso chiaramente assonnato. 
Gli occhi ancora chiusi, i capelli spettinati che splendevano per via della luce, le mani piccole che, probabilmente per la sorpresa, stropicciavano lievemente le palpebre. 
- Cosa succede? - la voce assonnata, quel timbro di voce che aveva già sentito. Cat guardò la rossa della mattina prima mentre si metteva seduta sul letto, gli occhi ancora chiusi, le coperte che erano scivolate verso il basso, raggruppandosi sulle sue gambe che rivelarono così un generoso seno coperto da un reggiseno in pizzo blu e un ventre non propriamente piatto, ma che non si poteva neppure considerare grasso. Era..giusto. 
- Ma tu guardai chi abbiamo qui - la più grande sorrise, maliziosa, e senza neppure preoccuparsi di Sophie che a sua volta si stava mettendo seduta, continuò ad osservare quella bellezza che era ancora chiaramente persa nel mondo dei sogni.
- Angel? - il tono della rossa tradiva preoccupazione, tanto che quando aprì gli occhi, si guardò affianco, osservando la mora che le ricambiò lo sguardo. Sembrò rilassarsi immediatamente ma, nel momento in cui quelle iridi celesti incontrarono le proprie la vide divenire dello stesso colore di quei capelli che, il giorno prima, l'avevano tanto colpita. 
- Oh ma... - scoppiò a ridere quando la vide buttarsi letteralmente sotto le coperte, in imbarazzo, cosa che fece sorridere anche Sophie che senza nessun problema uscì dal letto ed iniziò a vestirsi, come se al suo fianco non avesse avuto la ragazzina che si nascondeva per via dell'imbarazzo. 
- Per fortuna che ho portato la colazione per un piccolo esercito eh? Vi aspetto in cucina - disse tranquillamente, voltandosi e chiudendosi la porta alle spalle mentre sentiva indistintamente la rossa rianimarsi. 
- Avevi detto che eri sola! - la voce della piccola, che probabilmente doveva essere un sussurro, in realtà venne sentita perfettamente dalla più grande che sorrise chiaramente divertita. Dunque avevano un ospite quella mattina.

Aveva finito di preparare il caffè per tutti, o meglio, il cappuccino. Aveva preso un piatto e vi aveva messo sopra le brioches alla marmellata, alla crema e al cioccolato che aveva comprato e poi si era seduta al suo posto. 
Catheen dovette aspettare dieci minuti buoni prima di vedere comparire le due ragazze dalla camera da letto. 
Sophie, con la sua classica nonchalance, si era messa soltanto una maglietta bianca trasparente e si era seduta al suo fianco mentre la rossa, chiaramente in imbarazzo, si avvicinava al tavolo di soppiatto. 
- Siediti pure lì, non restare in piedi come un baccalà rossa - le fece l'occhiolino e la osservò mentre si sedeva compostamente, il portamento aggraziato ed elegante. Altro che loro due che, essendo a casa propria, si erano accomodate scompostamente, fregandosene quasi di avere un ospite. 
Pure lei, comunque, nell'attesa si era cambiata. Si era messa un semplice paio di pantaloni e una maglietta, non quelli soliti ma quelli belli attillati che mettevano in risalto il proprio corpo. Avevano un ospite, e pure carino, che c'era di male? 
- Spero che ti piaccia il cappuccino, altrimenti ti preparo un the caldo - non si era neppure premurata di chiederle i suoi gusti ma non le era sembrato il caso rientrare in camera mentre si cambiava e si sistemava così da sembrare quanto meno presentabile. Non che a lei interessasse, oltre ad essere molto bella anche con quell'aria persa e assonnata, era abituata a cose peggiori. Solitamente le fiamme della compagna si presentavano in mutandine e reggiseno: non era un brutto spettacolo ma sicuramente non avevano il senso del pudore. 
Alle sue parole la rossa aveva alzato lo sguardo e l'aveva osservata con quelle gemme celesti e l'aveva fissata, silente. Sembrava aver perso la parola. 
- Scusala, le avevo detto che la mia coinquilina non sarebbe tornata prima di mezzogiorno e quanto pare non le piacciono le sorprese, vero Bonnie? - dunque la rossina si chiamava Bonnie? 
Le stava bene tutto sommato. 
- Cosa non diresti per portarti a letto qualche ragazza Sophie? - chiese la bionda, sorridendole divertita, prima di tornare ad osservare la ragazza che sembrava ancora cercare il coraggio di parlare. 
- Va bene il cappuccino - sentenziò infine, anche se in realtà non le sembrava che le andasse molto: nel momento in cui aveva portato la tazza alle labbra e aveva avvertito il profumo intenso del caffè aveva storto leggermente il naso, chiaro segno che non era di suo gradimento.
Sorrise, quasi dolcemente, e senza neppure pensarci si alzò. Prima che la caramellina rossa potesse toccare con quelle belle labbra gonfie e rosee la tazzina, gliela rubò dalle mani e la portò sul lavello. 
- Non farti problemi a dire che il caffè ti fa schifo, ieri mi sembravi molto più determinata -  Cat era fatta così: le piaceva giocare, stuzzicare gli altri per far uscire il carattere della "vittima" che si trovava di fronte. 
Ammetteva che, in realtà, in un primo momento aveva creduto che quella fosse una di quelle ragazzine piagnucolose, una di quelle che avevano sempre bisogno di aiuto. 
In realtà alla bionda piacevano quel tipo di ragazza, le trovava adorabili.
Ecco perchè, in un primo momento, le si era fatta vicina una volta scese entrambe alla stessa fermata. 
Quando l'aveva notata all'interno dell'autobus, dopo aver ammirato i bagliori cremisi di quelle ciocche lunghe che le arrivavano sino quasi al fondoschiena, si era accorta della sua espressione.
Il capo chino, gli occhi sbarrati, la mano che giocherellava con una ciocca, torturandola senza sosta. 
Aveva visto il suo petto gonfiarsi e sgonfiarsi con una tale velocità che quasi aveva creduto che le sarebbe venuto un infarto. 
Poi era scesa e si era fermata in mezzo al marciapiede. Non si era mossa mentre tutti la spingevano, era semplicemente rimasta immobile, il viso piegato verso l'alto, l'espressione più serena. 
Ecco perchè le si era avvicinata, le era sembrato il caso di assicurarsi che stesse bene. E fino all'ultimo aveva creduto che la ragazza le avrebbe risposto in modo sommesso e intimidito; invece aveva tirato fuori una grinta che contrastava parecchio con il rossore delle sue gote. 
- Beh, potevo berlo. Non muoio per una volta - eccola lì, la piccola tigre con le gote rosse che tornava all'attacco. 
Rise e senza neppure risponderle prese una tazza di acqua che poi mise a scaldare nel microonde affinchè l'acqua bollisse.
- Direi che oggi stai meglio - Sophie la fulminò con lo sguardo, cosa aveva fatto di male? Voleva giocare anche lei un pochino, non era neppure stata acida o cattiva. 
Semplicemente..voleva parlare con la rossa. 
- Allora, ditemi.. com'è che vi siete ritrovate a letto assieme? - lei era sempre stata diretta. Andava sempre al sodo, senza alcun timore, senza pensare all'imbarazzo che poteva provare. Ma era la tecnica perfetta per ricevere sempre risposte relativamente sincere. 
- L'ho incontrata alla festa di ieri sera. Stavamo parlando di te e del fatto che eravamo estremamente fortunate che io e te non stessimo assieme - la bionda alzò il sopracciglio mentre guardava l'amica che tranquillamente afferrava una brioches e se la mangiava, la ragazzina al suo fianco che invece sembrava voler sprofondare. Eppure, nonostante l'impressione che aveva dato, sembrò riprendersi quasi immediatamente.
- Già, ma non sei stata tra i nostri pensieri a lungo - sembrava quasi che la stesse sfidando, quel tono pungente, quello sguardo che si era fatto più sicuro e divertito. Voleva giocare? Piccola gattina, aveva sbagliato persona. 
- Ah si? Non credevo neppure di essere tra i tuoi pensieri rossa - rispose di rimando, il ghigno sulle labbra. Cat aveva sempre una risposta pronta per tutto che, tra l'altro, zittì la ragazza che iniziò a mangiare lentamente la brioches presa poco prima. 
La bionda finì di prepararle il the prima di metterglielo di fronte e tornare a sedersi, lo sguardo che non abbandonava la nuova ragazza della coinquilina. 
Bonnie aveva abbassato lo sguardo e, tutta presa dalla sua tazza, l'avvolse con le mani e, per la prima volta la vide tremare. Doveva aver freddo. Effettivamente con solo quel vestitino addosso non doveva stare propriamente bene, ma a quanto pareva Sophie si era leggermente dimenticata di pensare di prestarle una felpa. Ma la compagna era sempre così, non lo faceva con cattiveria.
- Diavolo! E' tardissimo! Avevo un appuntamento con mia madre! - la voce squillante che interruppe il silenzio appena creatosi, fece sobbalzare le due ragazze che guardarono la mora tutta agitata. Tutta di fretta Sophie si alzò e corse in camera per uscirvi dopo qualche istante, con un paio di pantaloni e una giacca di pelle che l'avrebbe protetta dal freddo. 
Effettivamente la compagna ogni domenica si trovava per pranzo con la genitrice. Non che le desse fastidio, almeno aveva la casa tutta per sé. Il problema era la rossina che ora guardava la compagna della notte come se si aspettasse da un momento all'altro di essere invitata ad alzarsi e seguirla. Ma sapeva già come sarebbe finita. 
Sophie infatti si avvicinò alla più piccola e le alzò il viso, baciando le sue labbra rosee prima di fare un passo indietro.
- Scusami ma devo proprio andare. Fai come se fossi a casa tua, se hai bisogno di un passaggio scommetto che a Cat non darà fastidio - scoppiò a ridere e, nello stesso istante, la più grande si alzò e lanciò il proprio tovagliolo alla coinquilina.
- Sempre il tassista devo fare eh maledetta?? Vai prima che decida di sbatterti fuori da casa! E per una volta per tutte eh! - disse divertita, guardando la ragazza farle la linguaccia prima di scappare fuori, lasciando le due da sole.
Bonnie era rimasta imbambolata a guardare la scena, chiaramente sconvolta. Gli occhi erano sgranati e ora le stava dando le spalle mentre guardava la porta di ingresso, probabilmente aveva sperato di andarsene assieme alla mora piuttosto che restare in casa con lei. Non sembrava propriamente il tipo che si adattava in ogni situazione, anche se alla fine la sorprendeva ogni volta, facendo uscire una determinazione che non  non si aspettava mai. Certo, a malapena la conosceva, ma Cathleen era brava a capire chi aveva di fronte. 
Bonnie si voltò verso di lei, ancora sconvolta, e tornò a dedicarsi al suo the caldo. 
- Non devi preoccuparti, vado a piedi - disse senza guardarla, portandosi sulle labbra la tazza così da sorseggiare il the che le aveva appena fatto. Cat sorrise e appoggiò il gomito sul tavolo, osservando silente la ragazzina che continuava ad evitare il suo sguardo. 
- Figurati, pensi che per me sia un problema? - chiese tranquillamente, in realtà non le sarebbe dispiaciuto scoprire dove abitava, quella ragazza era..interessante. Che intenzioni aveva? Ancora non lo sapeva in realtà. Le piaceva, e non le importava se era andata a letto con Sophie. Non che poi cercasse una storia seria, soltanto..la incuriosiva. 
- Non mi sembra comunque il caso. E mi piace camminare, dunque me la faccio a piedi. E appena ho finito me ne vado, mi spiace esserti finita in casa. Credevo davvero che ci saremmo state solo io e Sophie e...comunque, ho usufruito troppo della tua gentilezza - alzò lo sguardo e ciò che vide la sorprese ancora. Era rossa, come sempre, eppure il suo sguardo era sicuro, lei aveva deciso così e non voleva cambiare idea. Non la capiva proprio, un attimo prima faceva la timida, l'attimo dopo era sicura e testarda. Quella ragazza aveva decisamente bisogno di decidersi. Non poteva interpretare sia la povera fanciulla in difficoltà che la ragazza dura, indipendente. 
- Sai, facendo un calcolo sulla fermata in cui sei salita, direi che disti da casa una buona mezzora e passa a piedi - Cat sorrise per la chiara sorpresa della ragazza che si trovava di fronte. 
- Ti sei accorta quando sono salita in autobus? - la bionda sorrise, tranquillamente. Come poteva non accorgersi di quei capelli tanto rossi? L'aveva notata ancor prima che l'autobus si fermasse. Era accanto al finestrino che dava sul marciapiede ed era rimasta sorpresa dal colore tanto sgargiante dei suoi capelli.
- Direi, i tuoi capelli si notano parecchio - non se ne accorgeva da se? Affiancati poi a quella pelle bianca come la porcellana era praticamente impossibile non notala. 
La ragazza non rispose. Si limitò a prendere una ciocca di capelli e rigirarsela tra le dita, sembrava pensierosa. E lei non voleva disturbare i suoi pensieri? Forse si dato che, non appena lo faceva, notava che quel viso lasciava trasparire una tale tristezza che le metteva i brividi. 
- Dunque è deciso, ti porto io a casa. Ma prima finiamo la colazione. Anzi, direi che potresti farmi un po' di compagnia. Devo andare al centro commerciale, vieni con me - sorrise alla ragazza che nuovamente era sorpresa. Non si aspettava tale invito? Si, lei tendeva a coinvolgere sempre tutti, ma le piaceva avere qualcuno al suo fianco, e quel giorno sarebbe toccato a Bonnie. Volente o nolente. 

 
* * *


Ed eccomi qui di nuovo con il mio nuovo capitolo.
Qui introduco l'entrata della nuova protagonista, non sono proprio brava a lasciarvi in sospeso :P
Beh, apparte questo, qui introduco Cathleen. Non dico molto in realtà su di lei, ma tranquille che presto la conoscerete. 
Che dire? Non so in realtà cosa posso dirvi, non sto neppure bene, ho finito di controllarlo e l'ho semplicemente postato perchè avevo voglia di farlo. 
Spero che vi sia piaciuto, come sempre mi piace sapere come la pensate dunque..scrivetemi =)

SONDAGGIO
Ah si, volevo chiedervi un bel consiglio U_U 

Ho iniziato a scrivere il nuovo capitolo ma...si, c'è un ma. Dunque, in questi capitoli - anche in altri in realtà che avevo scritto prima - mi sono ritrovata limitata con questo modo di scrivere. Ovvero un capitolo a testa  per i due personaggi. Mi ritrovo molto spesso a dover tornare a ripetere certe scene nel capitolo successivo nel caso io desideri far capire come una o l'altra abbiano reagito alle parole o a delle azioni che hanno compiuto. Questo, oltre a dover risultare noioso per voi, mi complica un po' le cose. Dunque, il consiglio che vi chiedo è..continuo un capitolo per ognuna o sullo stesso capitolo me la gioco con entrambe?? 
Aiutatemi ç_____ç


Grazie per la vostra attenzione :*

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Capitolo 24
*** .. Christmas time .. ***


Natale. Ecco cosa le venne in mente quando entrò per la prima volta dopo mesi all'interno del centro commerciale. 
Bonnie si guardò, letteralmente spaesata. Ma che giorno era? 
Mancava ancora più di un mese alla fatidica data, eppure le sembrava di essere entrata in una realtà parallela, ove mancavano non più di qualche giorno al venticinque dicembre.
Gli alberi di Natale addobbati con festoni e luci colorate, il soffitto  era stato decorato con mille lucette color del ghiaccio, le vetrine erano illuminate e splendenti e le persone erano tutte eccitate tant'era che, ascoltandole, già parlavano delle vacanze e dei regali. 
I suoni, le luci, i colori affollavano i sensi della rossa che continuava a guardarsi attorno come se si fosse appena persa. E forse era proprio così. 
- Ma non è presto per il Natale? - fu l'unica cosa che le venne da dire, e non era neppure rivolta alla biondina che le stava accanto con quel sorriso da togliere il fiato. 
Certo, aveva passato mesi sui libri, ma aveva letteralmente perso la cognizione del tempo. 
- Beh, che ti aspettavi? Mancano esattamente ancora 34 giorni a Natale, è normale che si stiano tutti preparando - Bonnie si voltò a guardare Cat che la osservava con quel sorrisetto divertito che sembrava caratterizzarla quasi sempre. 
- Conti pure i giorni? - chiese scetticamente, il sopracciglio alzato.
- Ovvio, è la mia festa preferita! - disse scoppiando a ridere, lasciando comunque perplessa la rossa che continuava a guardarla dubbiosa. Come si era fatta trascinare in tutto quello? 
Come aveva potuto dire di sì a quella perfetta sconosciuta che aveva la stessa voce di Angel? 
Era stata una stupida ad aver accettato la sua proposta, ma non era riuscita a dirle di no e ora si ritrovavano assieme in quel centro commerciale festoso. 
Anche per la rossa quella festività era la migliore, l'adorava, soprattutto il tempo che precedeva il Natale. Poi...ammetteva che, arrivato il giorno fatidico si ritrovava triste e sconsolata. Era malinconico, forse perchè negli ultimi anni lo aveva passato da sola. Non tornava quasi mai a casa per le feste. 
Tutto sommato, nonostante non fosse ancora completamente convinta di aver fatto la scelta giusta ad accettare quell'invito - che in realtà le sembrava più un obbligo dato che la biondina glielo aveva imposto senza darle una reale via di fuga -, era felice di vedere quell'aria festosa. 
Il Natale aveva anche un profumo differente, se la giovane chiudeva gli occhi e lasciava semplicemente che gli altri sensi prendessero il sopravvento, le nasceva il sorriso sulle labbra perchè anche solo così capiva che stava arrivando il Natale, anche così comprendeva che tutt'attorno a lei c'era la classica gioia e aspettativa che si formava con quella festività. 
Sorrise beata, e, con estrema lentezza, riaprì gli occhi, incrociando lo sguardo con la più grande che la osservava assorta, pensierosa. 
Guardandola, Bonnie si rendeva conto che era davvero una bella ragazza, forse era proprio per quello che la prima volta che l'aveva vista l'aveva colpita tanto. Oltre alla voce, si ripeté mentalmente. 
I capelli biondi, che le arrivavano sino a metà schiena, erano lisci. Le ricordavano l'oro puro, brillavano anche con quelle luci artificiali, come se fossero stati pura luce, veri raggi di sole che illuminavano tutto attorno a sé. 
La pelle, nonostante l'inverno, era leggermente abbronzata e gli occhi erano risaltati dal trucco caldo che aveva messo poco prima di uscire. 
La osservò mentre si sfilava il cappotto, restando con quel semplice paio di pantaloni attillati, le scarpe con il tacco e la maglietta chiara che metteva in risalto il decoltè prosperoso. 
Lei, invece, si era dovuta rimettere il vestito della sera prima e non poteva togliersi la giacca, altrimenti sarebbe rimasta senza maniche. 
Avrebbe voluto quanto meno cambiarsi, ma aveva rifiutato i vestiti della bionda dato che non le era sembrato il caso. 
Con quel vestitino troppo aderente per un centro commerciale pieno di bambini si sentiva in imbarazzo. Gli uomini le passavano accanto e osservavano la scollatura e la cortezza del vestito, cosa che la infastidiva. Le piaceva essere guardata, ma la metteva in imbarazzo. Tremendamente. Un terribile controsenso, se ne rendeva conto, ma era così.
La bionda, tra l'altro, se ne era accorta e pure lei ora la osservava, attentamente. Bonnie distolse lo sguardo, rossa, aspettando che fosse la ragazza a fare la prima mossa. Non erano andate lì per restare immobile in mezzo al centro commerciale. 
Mentre osservava nervosamente la fontana in centro al centro commerciale, Cat sentì una presa calda sulla propria mano e delicatamente Cat la trascinò per la piccola piazzola in marmo, sino a spingerla dentro ad un piccolo negozioetto leggermente nascosto. 
Entrate, quasi le sembrò di essere finita in un'altra dimensione. Le pareti erano color lillà e la luce soffusa proveniva da delle graziose abatjour antiche color smeraldo. Le pareti erano decorate con grandi spechi ovali decorati in oro, particolari decorazioni fatte con delle perline che riflettevano la luce e grandi quadri di chissà quale epoca. 
Non c'era molto spazio, era una stanza piccola ma accogliente. I mobili erano in legno scuro, non c'erano i soliti appendiabiti che mettevano in mostra la merce, quasi tutto era piegato accuratamente e impilato negli scaffali, mentre i vestiti erano stati messi in dei particolari manichini che si intonavano perfettamente all'ambiente retrò.
Infine, dietro alla scrivania, c'era una vecchia signora. Anche lei sembrava far parte di quel luogo particolare che profumava di incenso e rose: i lunghi capelli grigi erano raccolti in uno chignon in testa, indossava un lungo vestito scuro, elegante, ed era adornata da grandi gioielli in oro e perle colorate. Il trucco era pesante, rosso scuro per le labbra, il mascara sulle lunghe ciglia e il celeste sulle palpebre mettevano in risalto i suoi stanchi occhi grigi. 
- Cat, da quanto. Ti aspettavo settimane fà! Sai che non amo aspettare tanto - disse piano la donna, sorridendo alla compagna. 
La bionda sorrise radiosa alla donna anziana e andò dietro al bancone, stringendola in un abbraccio caloroso, carico di energia. 
La rossa non poteva fare altro che guardare le due mentre si stringevano, come se fossero state parenti strette che da tanto non si vedevano. Era una bella visione, la faceva sorridere. Le ricordava la vecchia nonna che oramai non vedeva più e che tanto le mancava. Oramai non era più la donna che aveva conosciuto, e le rare volte che la vedeva si rattristava sempre. Forse era per quello che aveva smesso di andare a trovarla. Osservare come la malattia e la vecchiaia cambiava le persone le metteva una grande tristezza. 
- Lo so, lo so. Ma sai, il lavoro! Ma ora rimedio, guarda! Ti ho portata una  cliente! - Cathleen sorrise allegramente alla donna e  la indicò, cosa che la fece avvampare immediatamente, quelle squisite gemme chiare sgranate per la sorpresa. Perchè? Non le sembrava molto il caso, o forse si? Ammetteva che non voleva restare vestita in quel modo ma non poteva neppure prendersi qualcosa lì, su due piedi no? 
- Oh, ma che graziosa signorina che abbiamo, cercate da sole o vi do una mano? - chiese gentilmente la donna, facendo scuotere il capo alla bionda che si avvicinò alla rossa che prese sotto braccio. 
- Diamo prima un occhiata, e poi ci darai un consiglio quando proverà - Cat le fece l'occhiolino prima di scoppiare a ridere e portare la rossa tra gli scaffali così da cercare qualcosa di consono e carino per sè. 
Quando furono fuori dalla portata dell'anziana signora, la rossa si riscosse e, ancora basita dal comportamento dell'altra ragazza, la bloccò in mezzo al negozio.
- Perchè mi hai portata qui? E soprattutto perchè dovrei comprare qualcosa? - chiese quasi indignata, non aveva bisogno che qualcuno le dicesse come vestirsi! 
- Beh, non ti piacciono i vestiti che ci sono qui? - chiese con un sorrisetto malizioso la biondina che, nuovamente, le fece sgranare gli occhi e scuotere il capo, facendo così ondeggiare quelle ciocche rosse e ribelli che le arrivavano sino quasi al fondoschiena. 
- E' un bel posto, certo ma... - Cat la bloccò, due dita sulle sue labbra rosee e carnose, cosa che fece avvampare ulteriormente la rossa che non era minimamente abituata a un comportamento tanto sfacciato da parte degli altri. 
- E allora che problemi ci sono? Ho visto che avevi freddo, e sei a disagio con quel vestitino che indossi. Certo, non ti spingerei a cambiarti se fossimo ad una festa, ma siamo circondati dai bambini, potresti scandalizzarli cherie - le fece l'occhiolino, e senza aggiungere altro riprese a camminare mentre guardava tutto ciò che aveva di fronte agli occhi. 
Bonnie era sorpresa dalle parole della ragazza, sia del disagio che aveva provato appena entrata nel centro commerciale, sia da quel complimento che praticamente le aveva fatto e che, in parte, l'aveva lusingata. Inoltre, glielo aveva detto in modo tale da lasciarla letteralmente senza parole. E non le piaceva. 
- Credevo che sarei tornata a casa, sai com'è - disse incrociando le braccia, gonfiando leggermente le guance, cosa che intenerì la bionda che si fermò e pizzicò quelle guanciotte rosee e adorabili. 
- Dai che ti diverti. Gonna o jeans? - le chiese tranquillamente, sentendo lo sguardo su di sé mentre si guardava attorno, pensierosa. 
Non rispose subito, la rossa iniziò semplicemente a passeggiare lentamente tra tutti quegli indumenti, pensierosa. Quei vestiti erano differenti da ciò che aveva sempre visto. Come aveva fatto a non notare quel posto prima? 
- Ah, questi vestiti sono bellissimi - sussurrò piano, fermandosi di fronte a dei vestiti in lana tutti colorati. Erano stupendi, per davvero, ma non le sembrava il caso.
- Ma non mi sembra il caso, non mi levo un vestito per metterne un altro dunque opto per dei jeans e una maglia - disse prendendo un paio di pantaloni grigi e un maglioncino semplicissimo. Almeno così non sarebbe stata troppo vistosa in mezzo a tutta la folla, non le andava. L'idea le metteva come sempre i brividi.
Andò ad infilarsi nel camerino e tranquillamente si mise a spogliarsi così da provarsi ciò che aveva scelto. Si, erano bellissimi e le piaceva molto come le calzavano. Per una volta nella vita forse. 
Uscì dal camerino e si osservò meglio, senza osservare la bionda che nel frattempo si era avvicinata a lei e le aveva sorriso quasi con malizia. 
- Naaa, non mi piace. Prova questi. - le disse allegramente, dandole in mano dei nuovi vestiti prima di andarsi a sedere su di una piccola poltroncina, la proprietaria che a sua volta si avvicinava e si appoggiava alla parete, incuriosita. 
Bonnie guardò gli indumenti non propriamente contenta ma tornò dentro e qualche minuto dopo uscì con un nuovo paio di pantaloni, semplici ma con degli inserti in pizzo che davano quel tocco di particolarità ai pantaloni. Per il sopra, invece, Cathleen aveva scelto una semplice canottiera dai colori tenui unita ad una maglietta di pizzo trasparente verde smeraldo con lo scollo a v. Bonnie guardò dubbiosa quei vestiti, alzando solo poi lo sguardo, per far capire alla ragazza che no, non era del tutto convinta. Era tutto...troppo no? Non si vedeva in quei vestiti, erano diversi dal suo solito. La canottiera era scollata sotto, e il pizzo metteva comunque in evidenza le proprie curve.
- Ti sta divinamente! Mi piace! Aggiudicato, vero Nanà? - chiese la bionda entusiasta, alzandosi con un salto e iniziando a girare attorno alla giovane che, con le braccia incrociate, seguiva con lo sguardo la più grande. 
- Si, ok, è carino ma... -  bloccò la ragazza con una mano e le si fece vicina, lo sguardo che passava dalla giovane alla signora che, soddisfatta, si era voltata e se era andata. - Io non mi sono portata soldi, cioè, non abbastanza per comprarmi da vestire - sussurrò piano, imbarazzata. 
La metteva a disagio il fatto di non potersi comprare da vestire ma, alla fine, la sera prima non si era portata via molti soldi, non sapeva che sarebbe andata al centro commerciale. Con una sconosciuta. E non aveva una carta di credito, era un'universitaria, non aveva ancora un lavoro fisso. Aveva fatto qualcosina, ovviamente, ma generalmente cercava di risparmiare tutto per l'appartamento che si manteneva da sola grazie all'aiuto dei genitori. 
Odiava sentirsi sempre quella che doveva stare attenta anche al centesimo, ma non poteva fare altrimenti. Non vedeva l'ora di finire l'università soltanto per trovare un lavoro fisso e potersi mantenere. Era frustrante dover essere mantenuta, era una cosa che odiava, ecco perchè aveva cercato comunque qualcosina in quegli anni, conscia che non sarebbe stato semplice conciliare lavoro, studio e corsi universitari. Soltanto che dopo qualche mese si era resa conto che era una cosa veramente stressante. Per questo i genitori quasi l'avevano supplicata di smettere. E lei li aveva ascoltanti soltanto perchè se ne stava andando della sua psiche. 
La risata di Cat la fece arrossire per l'imbarazzo, ancora una volta. 
- Pago io, ovviamente! Ti pare che ti porti a comprare dei vestiti e li paghi tu? Assolutamente no, vedilo come un regalo - disse allegramente, entrando nel suo camerino per prendere il suo vestito prima di prenderla per mano e portarla dall'anziana signora che sorrideva allegramente. 
Pagò ciò che ora indossava e chiese una borsa per mettere via i suoi vestiti della sera prima prima di uscire dal negozietto, quel grande sorriso che le illuminava il volto.
- Perchè un regalo? Neppure mi conosci - Cat si voltò verso la giovane e le sorrise, gentile.
- Beh, è quasi Natale no? Siamo tutti più buoni - disse semplicemente, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Bonnie in realtà si sentiva a disagio per quel regalo, non era abituata a certe dimostrazioni d'affetto, o di bontà, soprattutto da parte di persone che a malapena conosceva. 
Non era normale, e lei tendeva a pensare che ci fosse sempre una ragione dietro ai gesti altrui. Solo che non riusciva proprio a comprendere cosa potesse volere da sé. Per lei era un mistero.
Sospirò leggermente e, finalmente fuori dal negozio, tornò a guardare le luminarie natalizie, osservandole sognante prima di sentire la mano calda della bionda stringerle la mano e riscuoterla così dal suo leggero torpore. 
- Dai, visitiamo questo posto! Amo girare per i negozi! - disse allegramente la giovane, iniziando a trascinarla per tutto il centro commerciale. Bonnie sapeva che quella sarebbe stata una lunga mattinata. 

Bonnie era sfinita. Erano lì dentro da tre ore oramai, davvero troppo per i suoi gusti. Le piaceva uscire, però non amava particolarmente stare in quei luoghi fin troppo affollati, preferiva quando c'era meno gente. Ma non poteva farci nulla. Non avevano neppure parlato così tanto: l'allegria della ragazza l'aveva si contagiata, ma lei non era una grande chiacchierona e dunque si era limitata a risponderle brevemente, forse leggermente nervosa da tutte le persone che le erano andate addosso. 
Fortunatamente Cathleen alla fine aveva deciso di fermarsi per mangiare, ma non erano rimaste al centro commerciale. No, dopo aver fatto una piccola spesa al supermercato, l'aveva portata verso casa propria, fermandosi poco prima in una paninoteca ove avrebbero potuto pranzare. Vi erano arrivate in macchina, e avevano parcheggiato accanto ad un piccolo parchetto, così da non sporcare i sedili della più grande. Poi, Bonnie, aveva deciso che se ne sarebbe tornata a casa a piedi dato che erano tanto vicine alla sua abitazione, non più di un chilometro. 
Si erano sedute su di un tavolino in acciaio, alto, e le loro ordinazioni erano arrivate velocemente: due coca-cole e due panini, quello della bionda era vegetariano, mentre il suo era un semplice toast. La rossa cercava sempre di seguire una dieta ferrea dato che non desiderava ingrassare troppo e, stando sempre sui libri, non era facile riuscire a tenersi in forma. 
- E allora, parlami un po' di te - la voce squillante e allegra della bionda la fece leggermente sobbalzare, e subito il suo sguardo corse verso la giovane che la stava guardando con un sorriso talmente allegro e spensierato che Bonnie si chiese se potesse essere vero. Tutto, in quella ragazza, le sembrava assurdo. Lei era talmente allegra e gioiosa! Non aveva mai conosciuto una persona del genere. 
- Non c'è molto da raccontare, cosa vorresti sapere? - chiese, lei non amava parlare molto di sé, anzi, al contrario era una cosa che non sopportava. La bionda però non si scoraggiò dal proprio tono atono e si sporse verso di lei, la cannuccia tra le labbra mentre assaporava quel liquido scuro, frizzante. 
- Come no? Non so niente di te apparte che ti chiami Bonnie e che hai una certa passione per le ragazze. Oh si, anche che studi, ma non so cosa - il viso della giovane si imporporò immediatamente a quelle parole, tanto che rizzò la schiena e si guardò tutt'attorno, sperando che nessuno avesse sentito ciò che aveva detto Cat. 
- N-non urlare così forte, non voglio che la gente sappia - disse ancora rossa, chiaramente alterata. Lei non aveva il coraggio di confessare al mondo ciò che era, i suoi gusti, voleva che restassero segreti perché..si imbarazzava da morire. Non voleva essere giudicata, non voleva che le persona sparlassero. Ecco perché non si concedeva spesso tanta intimità con una ragazza in pubblico, le faceva salire l'ansia. 
- Sappia cosa? Che ti piacciono le ragazze? E perché mai? Sono gusti Bonnie - la voce tranquilla della giovane la infastidì, perché doveva farsi gli affari propri? Non erano affari suoi, e soprattutto doveva smetterla di sbandierare ai quattro venti la propria sessualità. 
- Non mi interessa, non voglio che sappiano. Rispetta la mia scelta - disse alterata, facendo scuotere il capo alla più grande. 
- Va bene, calmina! Non credevo che ti facessi tante paranoie! Io non mi vergogno a dire che preferisco le curve femminili, ma..come vuoi. Non ne parleremo più in pubblico - era forse un'avvertimento? Voleva riprendere il discorso in seguito? La cosa, in realtà, la metteva nuovamente a disagio, ma non glielo fece vedere. Preferì passare oltre, almeno così l'avrebbe distratta. 
- Ho ventitré anni comunque. E studio architettura all'università. Abito sola e...basta. Vedi? Non c'è nulla di interessante, passo tutto il mio tempo a studiare o a lezione - borbottò, senza sapere di che parlare. Lei non era brava in quelle cose, odiava in realtà doversi ritrovare nella situazione di fare certe..presentazioni. Le sembravano forzature. - Tu? Visto che ti piace tanto parlare, raccontami qualcosa di te - disse mordicchiandosi il labbro, osservandola attentamente negli occhi.
- Va bene. Cathleen Rosèe, ho venticinque anni ma sono nell'anno dei ventisette. Io lavoro, e pensa un po', in uno studio di architettura - disse, facendole sgranare gli occhi. Anche lei era un'architetto?? - Naaa, non guardarmi con quella faccia, non sono architetto. Però collaboro come grafica, principalmente in uno, ma sono una freelance, tu mi chiami, io arrivo - disse allegramente, incrociando le gambe sotto il tavolo, mordendo un pezzo del suo panino prima di vederla portare un dito sul mento, le labbra arricciate e lo sguardo puntato verso l'alto, chiaramente alla ricerca di qualche informazione da darle. 
- Amo i gatti. Beh, sono creature magnifiche e a casa mia, ovvero quella dei miei genitori, ne ho tre. Due maschi e una femmina. Mi piace l'estate, mi piace divertirmi ed uscire la sera a divertirmi. Sono seria sul posto di lavoro ma appena esco lascio uscire la mia vera identità. Sono un uragano, o così mi definiscono spesso. Beh, direi che può bastare, è sicuramente più di quello che mi hai detto tu - le fece l'occhiolino e Bonnie avvampò. Ovvio, perché lei non riusciva a non imbarazzarsi, soprattutto quando le facevano notare una qualche sua mancanza. Ma mica potevano essere aperti come lei, era fatta così. 
- Anche io amo i gatti. Sono i miei animali preferiti - disse, semplicemente. Erano le sue creature preferite, in assoluto, e avrebbe tanto voluto averne uno nel suo piccolo appartamento ma non se lo poteva permettere. Ma anche lei, a casa sua, ne aveva uno. Lo amava alla follia. 
- Oh, un'altra appassionata! Finalmente! Tutti preferiscono i cani ma si, sono carini, ma i gatti sono decisamente migliori - si ritrovò ad annuire, aveva ragione, tutti preferivano i cani perché meno indipendenti, ma lei li adorava proprio per quel motivo. Erano autosufficienti ed incredibilmente belli. 
- Hai ragione. Sono stupendi - sussurrò, sorridente, finendo il suo toast. Alla fine non era così grande, però era sazia. 
- Bene, qualcosa in comune l'abbiamo. Beh, in realtà direi che ne abbiamo tre. Hmm vediamo..è difficile sai? Trovare qualcosa di cui parlare, non perché non ci siano argomenti ma sono molto più interessata..beh, sai, a sapere i tuoi gusti - le fece l'occhiolino ma Bonnie si irrigidì e distolse lo sguardo. Ancora. Non sopportava chi insisteva troppo. E quella biondina continuava a girare attorno ad argomenti che non voleva discutere li, anzi, non ne voleva proprio parlare. Non erano affari suoi! 
- Ma tranquilla! Non ti chiedo nulla! Non ancora. Dimmi..com'è andato l'esame? Dai, raccontami un po' dei tuoi studi, non vorrai stare in silenzio tutto il tempo vero? - chiese allegramente, cosa che la fece sospirare. 
- Io dovrei tornare a casa, dunque il tempo, tecnicamente, sarebbe finito - disse, semplicemente, senza astio nella voce ma era stanca, davvero. Alla fine aveva passato la notte in bianco e di rado quando dormiva fuori riusciva a prendere sonno. Per non parlare che tra l'esame, la festa e..beh, Sophia, lei era stanca. 
La bionda fece un'espressione quasi scandalizzata, osservando il suo orologio prima di scuotere il capo.
- Nono, non è ancora finito. Ti riaccompagno a casa, e a piedi così abbiamo più tempo per parlare. Vado a pagare!- quel sorriso smagliante la lasciò spiazzata e non fece a tempo a replicare che la ragazza era già partita in quarta. 
Tornò poco dopo, facendole cenno di alzarsi, ma lei rimase seduta e la guardò negli occhi. - Quanto ti devo? - chiese, seria, facendo scatenare una risata nella bionda. 
- Ma ti pare? Nulla!! - oh no, Bonnie su quello non avrebbe lasciato correre. Erano uscite assieme, le aveva regalato quei vestiti, doveva almeno pagarsi da mangiare. Tirò fuori i soldi e, senza un accenno di sorriso, allungò la mano. 
- Assolutamente no, prendili - per lei era una questione di principio, non le sembrava il caso che le offrisse pure il pranzo. Se lo avesse fatto le sarebbe sembrato che più che un uscita fosse..un'appuntamento. Quel pensiero la fece avvampare, che cavolata, quello non lo era! Però in parte glielo ricordava. - Non ho intenzione di muovermi se non li prendi - ribadì, e fu probabilmente il suo tono serio che, alla fine, convinse Cathleen ad afferrare i suoi soldi e intascarseli. Eppure non sembrava scocciata, al contrario sembrava divertita da tutto ciò. 
- Sei assurda lo sai? Dai, andiamo. Abbiamo una chiacchierata da fare - le ricordò, afferrandola per mano e trascinandola fuori, all'aria aperta. Il vento leggero le scompigliò per qualche istante i lunghi capelli rossi che si sistemò subito prima di iniziare a camminare dato che Cathleen non poteva sapere ove dirigersi. Rimase in silenzio per qualche istante, limitandosi ad assaporare i raggi del sole tiepidi sul proprio volto dato che voleva semplicemente..rilassarsi. Alla fine non c'erano molte macchine, essendo giorno festivo tutti erano via e dunque..si stava bene. 
- Credo che sia andato bene. Era difficile ma ho risposto a tutte le domande. In realtà ho quasi finito, tra poco devo iniziare un tirocinio, ho già fatto domanda, e..beh, qualche esame e sono laureata. Finalmente, non vedo l'ora di trovarmi un lavoro - disse veritiera, su quello non serviva che sorvolasse, tutti sapevano quanta voglia avesse di trovarsi un lavoretto, sempre se ce l'avesse fatta. Beh, la crisi si sentiva ovunque, ma sapeva già che, per il momento, avrebbe accettato di tutto pur di guadagnare qualcosa e mantenersi. Vide la ragazza sorridere, tranquilla, al suo fianco, le mani dietro la schiena. 
- Bene, mi fa piacere. Sembravi veramente agitata per quell'esame. In realtà sembravi stare male, crisi di panico? - chiese semplicemente, quegli occhi penetranti che la inchiodarono sul posto. Se ne era accorta? 
Distolse lo sguardo, celando così alla figura al suo fianco il proprio volto che, al solo pensiero della mattina successiva, le aveva fatto tornare un forte senso di oppressione al petto. 
- No. Ero stanca - mentì spudoratamente, senza guardarla. 
- Hmm, dunque anche questa mattina lo eri? - le chiese subito, senza darle tregua. Lei annuì semplicemente, fermandosi di fronte ad un grande portone. 
- Esattamente. Sono arrivata - disse freddamente, senza neppure guardarla. Le dava fastidio che la gente cercasse di capirla, di comprenderla. Lei preferiva rimanere chiusa, non amava lasciarsi andare e quando la pressavano in quel modo l'unica cosa che desiderava era scappare via. 
- Abiti qui? Bel posto - lei annuì e basta, facendo un passo verso la porta, rifiutandosi di guardare la giovane. 
- Si, grazie. Ora vado. Buona giornata - la sua voce secca non la sorprese, ciò che in realtà la lasciò spiazzata fu la mano della giovane che nuovamente si strinse attorno al proprio polso, ritrovandosi così voltata, due dita sul mento e gli occhi costretti a guardare quelli di lei. Aveva un'espressione particolare, sembrava pensierosa eppure sembrava anche cercare di studiarla, di leggere ciò che pensava. 
- Senti, se ti ha dato fastidio qualcosa mi spiace, non volevo.. - iniziò, ma Bonnie scosse il capo e sorrise, mestamente, nascondendo il suo disagio nell'unico modo che conosceva: l'ironia. 
- Figurati. Ma sono esausta. Sai, ho passato la notte in bianco, dunque buonanotte. Grazie ancora per i vestiti e la mattinata, salutami Sophia - disse facendole un cenno con la mano prima di voltarsi e entrare direttamente dentro il portone. Nell'istante esatto in cui l'uscio fu chiuso dietro di sé, la rossa si posò sul legno freddo e li vi posò il capo, gli occhi chiusi, il corpo che tremava. Quella ragazza..sembrava averla capita più di chiunque altro e dopo quanto? Poco, troppo poco. La cosa non le piaceva. Ma per fortuna..non l'avrebbe più rivista. Si, quella consapevolezza già la fece stare bene e, con estrema lentezza, si rimise in piedi e salì le scale per raggiungere il suo appartamento. Su una cosa non aveva mentito: era esausta, voleva soltanto buttarsi a letto e dimenticare tutta quella faccenda. 

* * *

Eccomi qui. Finalmente aggiorno anche questa storia. Mi spiace per il terribile ritardo, il bello che il capitolo era quasi totalmente scritto solo che non avevo la forza di revisionarlo.
L'ho riletto oggi dopo tanto e devo essere sincera, non mi convince. Potevo cambiarlo, forse sarebbe stato meglio, ma ho già iniziato a scrivere il suo seguito indi..non avevo la forza XD dunque scusatemi se questo non è esattamente il massimo. Poi tra l'altro avevo tentato di scriverlo in un'altro modo indi..ho dovuto cambiarlo tanto e beh, questo è il risultato. Mi spiace già se non è il massimo, ma il prossimo sarà meglio, promesso.
Beh, non mi dilungo neppure a parlare del capitolo, vado che continuo a scrivere sino a quando ho la voglia/forza di farlo :P dunque spero che, comunque, in parte, non vi piaccia e i commenti sono sempre lieta di riceverli =)
A presto, questa volta sul serio =)

 

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Capitolo 25
*** Giro in città; ***


Era da un pezzo che Cat non usciva. 
Non perché non le andasse, in realtà le mancava uscire e divertirsi, il problema era il lavoro. Le stava succhiando tutte le energie e la sera aveva soltanto voglia di riposare. Per non parlare che la propria sorellina era venuta e per qualche giorno l'aveva ospitata in casa sua, dunque non poteva semplicemente prenderla e portarsela in qualche pub o comunque lasciarla a casa. Non l'avrebbe mai lasciata sola.
Lei non era il classico tipo da uscite in gruppo, probabilmente non aveva neppure mai bevuto un drink. No, lei era più un topo da biblioteca: con quei suoi grandi occhiali dalla montatura scura, i capelli scuri sempre raccolti in un'alta coda di cavallo e il poco trucco, preferiva passare il suo tempo in casa a leggere un buon libro. 
Credeva fermamente che il mondo fosse troppo ignorante, che era stupido uscire e andare a "fare festa", ubriacandosi e facendo sesso con il primo che capitava. Non voleva sprecare la sua vita, così le diceva sempre, aggiungendo poi che però non la giudicava per il suo stile di vita.
Erano esattamente all'opposto, ma lei le voleva comunque bene. E poi la trovava bellissima, a suo dire era meglio che non si truccasse o non si vestisse alla moda, così almeno nessuno gliela avrebbe portata via o rovinata. Ne era molto gelosa, talmente tanto che erano rare le volte che la presentava ai propri amici. L'unica che la conosceva era Sophie, ma del resto abitavano assieme da parecchio tempo ed era una delle uniche vere amiche che considerava davvero tale. 
Quella settimana però non si era dovuta preoccupare troppo dell'amica dato che continuava ad uscire, sempre. E da quello che aveva capito, lo faceva con la piccola Bonnie. Sapeva che si frequentavano, sapeva anche però che non era nulla di serio. Del resto, Sophia non era il tipo che si innamorava, che desiderava una compagna: lei era quasi peggio di un uomo, voleva soltanto sesso. Bonnie invece...non le sembrava il tipo da una botta e via, e sperava semplicemente che la sua compagna non la distruggesse come spesso faceva con le ragazzine dolci ed innocenti. Anche se quella rossa forse tanto innocente non lo era. Beh, se Sophia era ancora interessata a lei, di certa non doveva essere una pivellina a letto. 
Cat, comunque, quel giorno aveva deciso di prendersi, finalmente, un giorno di riposo. Aveva bisogno di stare un po' con sua sorella, la sua famiglia le mancava troppo e dunque voleva passare un po' il tempo assieme a lei. Non le serviva fare nulla di che, anche un semplice giro per strada, non le importava. L'importante era stare assieme. 
Nessun problema, nessuna rottura di scatole.
- Allora, pronta per uscire?? - la sua voce trillò allegramente per la camera da letto, e quando posò lo sguardo sulla sorella, scoppiò a ridere quando notò che, come sempre, aveva optato per una felpa larga e dei jeans sfatti. 
- Sai che ti ho regalato un bellissimo vestito? Non è neppure scollato o troppo corto, potresti metterlo di tanto in tanto! - disse allegramente, ridendo, facendo avvampare la più piccola che con l'indice si sistemò gli occhiali prima di voltarsi nuovamente, in palese imbarazzo. E lei adorava metterla in difficoltà, i suoi occhi celesti erano magnifici quando si sgranavano, le ricordava una cerbiatta spaventata, era..adorabile.
- Non è il mio genere - borbottò la più piccola, incrociando le braccia al petto, scuotendo il capo. - Mica siamo tutte come te che a cui piace mettere il proprio corpo sul mercato! - disse, indicandole la gonna corta e il maglioncino con lo scollo a v, forse effettivamente troppo scollato.
- Oh, suvvia, mi hai vista con molto meno addosso! - disse allegramente, facendole l'occhiolino, scuotendo il capo, prima di avvicinarsi per abbracciarla da dietro, posando il capo sul suo, gli occhi socchiusi mentre si beava del profumo della sua piccola stella. 
La sentì irrigidirsi, ma rimase immobile, stritolandola un pochino prima di separarsi e scompigliarle appena i capelli che, stranamente, quel giorno aveva lasciato liberi, rivelando così la lunghezza dello scuro capello che le arrivava praticamente al sedere. 
- E poi non capisco perché dobbiamo uscire. Potremmo berci una cioccolata calda qui, a casa, e guardare qualche documentario, o leggere assieme - sbuffò la più piccola, scostandosi una ciocca di capelli che aveva davanti agli occhi, facendola ridere di cuore. Ah, erano proprio differenti loro due!
- Dai dai, non fare la pigrona! Usciamo - la prese sottobraccio e praticamente la trascinò fuori, nell'aria gelida del primo pomeriggio, senza permetterle di ribattere.
Fuori faceva davvero molto freddo, oramai l'inverno era arrivato. Le sarebbe piaciuto vedere la neve cadere sulla città, bianca e candida, ma dubitava che sarebbe mai arrivata dato che erano un paio di anni che non nevicava, non decentemente per lo meno. Non aveva mai attaccato a terra, e gli unici rimasugli erano rimasti ai bordi delle strade, metà sciolti, sporchi e per nulla invitanti.  
Le strade però erano addobbate, le luminarie di natale come sempre facevano il loro effetto e sorrise beata mentre, con lo sguardo puntato verso l'alto, osservava quei piccoli puntini luminosi. 
Si, era il periodo dell'anno che maggiormente amava. Il Natale era una festività colma d'amore, di gioia e di felicità. Le dava un grande senso di calore, la faceva stare bene. E no, non era per i regali, che, per inciso, riceveva abbondantemente. 
No, a Cat piaceva l'atmosfera che si creava tra amici e parenti, e sì, a lei piaceva passarlo con la famiglia. Infatti, ogni anno, andava dai parenti e passava qualche giorno a casa, divertendosi come una ragazzina di quattro anni. Erano i momenti più belli della sua vita e non voleva perderseli. Per nulla al mondo.
Camminarono a lungo, parlando del più e del meno, pensando anche al regalo da fare ai genitori. Era un impresa tutt'altro che facile dato che ogni anno cambiavano idea, di continuo. A casa loro c'era di tutto, eppure a loro non sembrava bastare mai. Ma probabilmente, quell'anno, avrebbero regalato loro un nuovo televisore dato che quello che avevano in salotto era vecchio e malandato. Ancora si sorprendeva che potesse ancora funzionare dopo tutti quegli anni! 
Tra una chiacchiera e un'altra, le due ragazze non si accorsero del tempo che passava, tanto che lentamente il cielo aveva iniziato ad imbrunire, accentuando così il freddo. Fu per questo che, ad un tratto, propose alla sorella di sostare in un bar, così da bere la loro amata cioccolata calda e riscaldarsi un pochino le dita congelate. 
Erano arrivate in una zona della città che la giovane conosceva molto bene e che le rievocava piacevoli sensazioni. Quasi le sembrava di dover incontrare una determinata persona per strada, si guardava attorno e sembrava quasi ricercare un..qualcosa, un dettaglio visibile ed accentuato, che le avrebbe ricordato suddetta persona, anche se con precisione cosa o chi non lo riusciva proprio ad afferrare. Era una sensazione che le capitava spesso, associava i luoghi alle persone, ma dato che accadeva molto spesso per lei non era molto facile ricordarsi sempre tutto; Cat aveva parecchie conoscenze in città.
Il bar che scelsero, dall'esterno, sembrava molto carino ed accogliente.
La grande vetrata trasparente era contornata da una cornice in legno scuro e, in alto, c'erano in rilievo le lettere dorate che formavano il nome del locale. 
Aprirono la porta, lentamente, e subito una vampata d'aria calda le colpì, facendole tremare maggiormente per la temperatura tra esterno ed interno. Si, decisamente faceva troppo freddo per i propri gusti. Per quanto amasse il periodo natalizio, lei odiava il freddo con tutta se stessa. Preferiva decisamente le mezze stagioni. 
Si guardò appena attorno, ammirando l'architettura e il design del luogo, constatando che mai vi era entrata prima di quel giorno. Un vero peccato dato che era davvero molto particolare ed accogliente come bar.
Ricordava tanto uno di quei vecchi locali, fatti tutti in legno, l'atmosfera calda e accogliente. Eppure c'era un tocco di modernità che non lo rendeva un locale per vecchietti. Era il posto perfetto per stare in compagnia, anche la musica, leggera e bassa, davano un tocco in più al posto. Si, le piaceva molto. 
Andarono a sedersi in un tavolino piccolo, rotondo, ed attesero fin da subito l'arrivo della cameriera, senza neppure guardare il menù dato che già sapevano cosa prendere. 
Attesero pazientemente che la ragazza si liberasse, e quando finalmente arrivò, Cat si trovò piacevolmente sorpresa nel vedere chi fosse.
- Buon pomeriggio, cosa posso portarvi? - chiese la ragazza dai lunghi capelli rossi distrattamente, sembrava stanca, chissà da quanto stava lavorando. Cat non sapeva che la giovane lavorasse in un bar, Sophia non glielo aveva detto. Ma del resto forse neppure lei lo sapeva, dubitava che il loro rapporto fosse di quel tipo, non credeva neppure che sapesse quale corso frequentasse di studi.
- Ma buon pomeriggio Bonnie. Non sapevo che lavorassi in un posticino tanto carino e adorabile - disse divertita la più grande, ghignando mestamente quando notò un lieve rossore nella più piccola che spostò lo sguardo sul suo viso, gli occhioni sgranati. Sembrava sorpresa di ritrovarsela davanti, ma non era l'unica tutto sommato. 
- L'intenzione era che, infatti, nessuno sapesse che io lavorassi. O dove - sussurrò piano ma diretta, guardandola per un istante negli occhi prima di spostare lo sguardo sulla sorella della più grande che la osservò con curiosità. 
- Credi forse che abbia girato tutti i bar della città nella speranza di beccarti mentre lavoravi? - chiese, ironica, ridendo di gusto quando vide il viso della rossa trasformarsi, notando una lieve rabbia in quelle gemme particolari, brillanti. Oh, la trovava davvero adorabile, non riusciva veramente a prenderla sul serio, e poi le piaceva mettere in imbarazzo le persone, in modo giocoso ovviamente.
- Non stavo dicendo questo - sbuffò, picchiettando sul blocchetto bianco con la penna che aveva tra le mani, guardandosi appena indietro, probabilmente preoccupata che qualcuno potesse rimproverarla perché stava parlando con loro. - Apparte questo..cosa desiderate? - tornò a sorridere, eppure il suo sguardo non abbandonò quello di Faithe, sua sorella, evitando palesemente di incrociare i propri occhi. Oh, si era offesa la cucciola? Quanto era tenera?
- Due cioccolate calde. E scusa mia sorella, quando vuole sa essere insopportabile - disse gentile la più piccolina delle tre, facendo apparire un sorriso educato eppure sincero alla rossa che la guardò negli occhi. - Oh, credo di essermene accorta. Arrivo subito con le vostre cioccolate calde, grazie - disse lanciando alla bionda un'occhiataccia piuttosto eloquente prima di fuggire via, lasciando la possibilità a Cat di osservare il suo fondoschiena fasciato in quella gonna aderente che mal celava le sue forme molto invitanti. Beh, come sempre era davvero molto bella, anche vestita in quel modo. E poi la camicia nera faceva risaltare particolarmente i suoi capelli rossi che, però, quel giorno erano legati in due alti codini che seguivano il ritmo della camminata della piccola. 
Quel cerchietto poi con le corna de renna che, ad ogni suo movimento, tintillavano allegramente, erano davvero carine. 
La osservò per qualche altro istante prima di voltarsi verso la sorella che la guardò interessata, lo sguardo che passava da lei alla ragazza che stava preparando le loro bevande.
- E' una tua amica? E con amica intendo una con cui..beh, hai capito no? - chiese, osservandola in modo eloquente . Si, sua sorella, come tutta la sua famiglia, sapeva perfettamente che lei aveva una predilezione per le ragazze. Non l'avevano mai giudicata, neppure una volta, anzi, si erano dimostrati sempre molto aperti anche se, Fai, non era molto a suo agio di parlare di certe cose. Ma quello le succedeva anche quando provava a indagare sulla vita sentimentale del fratello. Lei era una grande curiosona, voleva sapere tutto dei propri fratelli, eppure si imbarazzava quando parlavano di sesso. Era davvero innocente. 
- No, esce con Sophie - disse, tranquillamente, notando con stupore lo sguardo pensieroso della sorella che non sembrava convinta delle proprie parole.
- Esce con lei? Davvero? Non mi sembra il tipo da...beh, una botta e via? E' così che dite sempre voi? - chiese, diventando rossa, abbassando lo sguardo, facendola ridere di cuore per quella reazione che lei trovava particolarmente esagerata. Oh, la trovava davvero adorabile, doveva invitare più spesso la sorella e portarla in giro, decisamente. 
- Beh, perché, credi che io sia da storie fisse? - le chiese, con ironia. Come era palese alla famiglia che lei prediligesse il gentil sesso, tutti sapevano anche che non si era mai innamorata, non aveva mai ricercato il vero amore dato che la credeva quasi una favola per bambini. Sapeva che sua madre e suo padre si amassero, profondamente, ma lei non era il tipo da accasarsi. Era giovane, era bella e voleva godersela la vita, come poteva farlo se si fosse fidanzata con qualcuna? No, l'idea non le piaceva particolarmente. 
- No però...sarà una mia impressione - la guardò incuriosita, da quelle parole, ma il loro chiacchierare fu interrotto dall'arrivo della rossa che repentinamente aveva portato loro le cioccolate calde fumanti. 
- Grazie bella Rudolph - la prese in giro, indicando l'allegro cerchietto, facendola così avvampare ancora una volta. Forse non era normale, eppure quando vedeva una ragazza arrossire, oltre a trovarla adorabile, si eccitava parecchio. Forse perché le piaceva essere lei la "predominante" nel "rapporto", o forse semplicemente perché trovava divertente vederle tentennare di fronte alla sua sfacciataggine anche tra le lenzuola. 
E sapeva che, probabilmente se non fosse stata a lavoro, la giovane le avrebbe risposto anche a tono. Peccato però che c'era il proprietario che le osservava, probabilmente più incuriosito dalla scena che da altro. Del resto non c'era così tanta gente, il locale era praticamente vuoto, dubitava che si sarebbe arrabbiato se si fosse intrattenuta un poco con loro. 
Anche la sorella, comunque, doveva essersi accorta del lieve fastidio che la ragazza doveva aver provato, tanto che aveva allungato la mano per pizzicarle la guancia,  rimproverandola con lo sguardo.
- Scusala, ma si diverte a stuzzicare le belle ragazze che le interessano - le disse, facendo sgranare così gli occhi alle due ragazze che la guardarono quasi all'unisono. 
Bonnie, probabilmente, non si aspettava quelle parole tanto che, infatti, era avvampata come al suo solito, mentre Cat era sorpresa che la sorella stesse praticamente insinuando che la giovane le piacesse. E non solo fisicamente. 
- Beh, direi che fosse ovvio che volessi saltarle addosso. Guarda quanto è sexy quando diventa tutta rossa - disse scherzosamente dato che non voleva affrontare quel discorso di fronte alla più piccola che faceva saettare lo sguardo tra le due, chiaramente a disagio. Inoltre la vedeva sempre più infastidita, sapeva che Bonnie odiava le insinuazioni sulle sue preferenze sessuali, glielo aveva fatto ben capire una settimana prima. 
- Devo tornare a lavorare - tagliò infatti la ragazza, allontanandosi impettita, chiaramente a disagio. 
Cat scosse il capo e guardò la sorella che le sorrise, leggermente.
- Ho detto qualcosa che non va? - sembrava esserci rimasta male per la reazione della cameriere, cosa che la fece ridere, semplicemente mentre le scompigliava i capelli, lievemente. 
- E' lei che preferisce non entrare in argomento - disse ridacchiando tra se e se, continuando ad osservarla, tranquillamente. La divertiva studiarla, e sapeva di metterla ulteriormente a disagio perché osservata, lo vedeva chiaramente, forse Cat era lievemente sadica ma...non poteva semplicemente starsene tranquilla, non era nel suo carattere. Le piaceva provocare, e quello, per lei, era farlo. 
E nonostante la sorella la intimasse di smettere, lei continuava a farlo, sfacciatamente quasi, portandola all'esasperazione. O per lo meno lo immaginò dato che la fece arrivare al loro tavolo, nuovamente.
- Serve qualcosa? - chiese esasperata, facendole scuotere il capo, lo sguardo malizioso che continuava a soffermarsi sul seno prosperoso della giovane in piedi di fronte a se. 
- No, ora è vietato anche guardare? - chiese, tranquillamente, e la rossa annuì, quasi in segno di sfida.
- Si. Ci sono cose molto più interessanti da guardare che una semplice cameriera a lavoro. Mi distrai - disse, sussurrando le ultime parole, piegandosi lievemente verso il proprio viso.
- Come mai? - sorrise quando, alla sua domanda, Bonnie si zittì momentaneamente. Perché la distraeva? Soltanto perché la osservava? Dubitava che fosse la prima volta che qualcuno la studiasse, era una bellissima donna, doveva essere abituata ad avere su di se gli occhi di molti uomini e si, anche di molte donne. 
- Non mi piace - borbottò, incrociando le braccia al petto e gonfiando le guance, quasi teneramente. 
- Dai, poverina, smettila di infastidirla. Vuoi sederti con noi piuttosto? Non c'è nessuno e sembri stanca. Tanto da quello che ho capito mia sorella ha intenzione di stare qui dentro ancora a lungo, no? - effettivamente oramai erano lì dentro da parecchio tempo e nonostante si fossero divertite assieme, generalmente loro non stavano in un bar tanto a lungo. Cat era sempre piena di energie, stare seduta per più di un'ora le pesava, aveva sempre bisogno di sgranchirsi le gambe e di camminare, eppure oramai erano passate più di due ore ed erano ancora lì, ferme. Oh, non era stata tutto il tempo ad osservare la rossa, ma ammetteva che buona parte del suo divertimento di quel pomeriggio derivava proprio dal mettere a disagio la più piccola. 
Sapeva che la sorella non apprezzava quel suo divertimento di quel giorno, ma lei quando trovava un nuovo giocattolo, le piaceva stuzzicarlo. E si, sfortunatamente per la Bonnie, in quel momento era divenuto il suo giocattolino. Ovviamente non voleva usarla e poi gettarla via, non era quel tipo di persona ma..voleva spassarsela un pochino. Era vero che, sotto sotto, quella ragazza le piaceva. La trovava dolce, carina e divertente  e si, sinceramente non le sarebbe dispiaciuto farsela. Beh, era una donna con certi bisogni. Quando aveva di fronte a sé una bella donna, era ovvio che ci facesse pensieri sconci, se poi era una rossina che avvampava tanto facilmente...beh, le cose ovviamente per lei divenivano più interessanti. 
- Oh io..no, non voglio disturbare. E poi ho quasi finito il turno - borbottò stancamente, sorridendo alla sorella, gentile. 
- Beh, e allora perché non ci facciamo un giro tutte assieme? Anzi, oramai è ora di cena, vieni da noi a mangiare! - si, era consapevole che, a volte, forse quella più invadente era la sorella. Invitarla a casa propria? A mangiare? Non le sembrava il caso e, infatti, anche la rossa, scosse il capo.
- Nono, non voglio disturbare, davvero! - la sorella scosse il capo e si alzò, prendendola per mano, sorprendendo entrambe le ragazze.
- Non disturbi. Anzi, se non mi lasci da sola con lei mi fai un grande favore. Sai, amo mia sorella, ma è insopportabile quando si mette. Non faresti compagnia a lei, se vuoi metterla così, la faresti a me - le sorrise, facendole i suoi famosi occhioni da cerbiatta, guardandola in quel modo in cui nessuno riusciva a dirle no. Oh, sua sorella per quanto fosse un topo da biblioteca, era bravissima a convincere gli altri a fare tutto ciò che desiderava: aveva un visino dolce, tenero, fanciullesco ed era impossibile resisterle. Tanto che alla fine la rossa annuì, piano, sorridendole teneramente. 
- Va bene, solo perché per quanto l'abbia conosciuta poco, mi rendo conto di quanto rompi scatole sia Cat - la sentì ridere e la bionda trovò che avesse una bellissima risata, melodiosa e rilassata. Era la prima volta che la sentiva ridere veramente, ed era un bel suono. 
- Oh, perfetto, ora ne ho due coalizzate contro di me. Può andarmi peggio? - chiese ridendo a sua volta, alzandosi e avvicinandosi alla cassa, ove pagò le cioccolate e, assieme alla nuova ragazza, si diresse verso l'uscita.
Fuori oramai era divenuto buio pesto, il sole tramontava davvero troppo presto e, con l'oscurità, era arrivato un freddo più pronunciato, più persistente. 
Si strinse nel cappotto e, assieme alle due ragazze, si incamminarono verso casa. 
Cathleen non partecipò molto alla conversazione, rimase leggermente dietro ad osservare le due chiacchierare allegramente, neppure fossero state da sempre amiche. Bonnie le sembrava più tranquilla, forse era semplicemente Faithe a metterla a disagio. Ma l'ingenuità della sorella probabilmente aiutava la rossa a sentirsi maggiormente tranquilla, e non voleva interromperle. 
Osservando la rossa, la bionda si rendeva conto che non riusciva ancora ad inquadrare bene la giovane. Ed era strano, lei generalmente capiva sempre chi aveva davanti.
Aveva creduto di avere a che fare con una ragazza timida, indifesa, che però poi si era rivelata una piccola tigre che, se stuzzicata a dovere, sapeva rispondere a tono, senza però perdere quella dolcezza e tenerezza che la caratterizzava. Ora invece stava vedendo un nuovo lato di lei che non aveva mai notato, era allegra e spensierata, continuava a chiacchierare con la sorella, senza sosta. 
Rimase dietro le due, tranquilla, le mani infilate nelle tasche, così da ripararle dal gelo. Non si era neppure aspettata che la giovane accettasse l'invito a cena. Era sorpresa ma..felice. Beh, la trovava interessante, e le piaceva giocare con lei, provocarla. Era tanto che non trovava qualcuno con cui divertirsi e, per quanto sua sorella potesse credere che in realtà ci fosse altro dietro, lei non era interessata. Si, era carina, ma nulla di più. Semplicemente la divertiva. 
Si sarebbe divertita un pochino quella serata, nulla di più. E non ci sarebbe stata Sophia, lei avrebbe dormito fuori quella notte, dunque non l'avrebbero avuta tra i piedi. 
La giovane si leccò le labbra e continuò ad osservare i fianchi morbidi e ondeggianti della più piccola. Si, quella serata si sarebbe decisamente divertita. 
* * *

Eccomi qui con un nuovo capitolo.
Bonnie ha iniziato a lavorare, da quanto? Chi lo sa? Di certo lo scoprirete nel prossimo capitolo, anche se non credo che vi possa interessare XD
Avete conosciuto un membro della famiglia di Cat, Faithe, sua sorella. 
E' un tipino particolare, e avrete occasione di conoscerla un po' meglio nel prossimo capitolo.
Cosa dire? Non c'è tanto da spiegare immagino XD Alla ragazza inizia a piacere giocare con la rossa, sarà un passatempo o inizierà a farlo più spesso?
Beh, lo scoprirete con il tempo :P
Spero vi piaccia questo capitolo, sono stata veloce no? Beh, abbastanza. Come sempre, qualche commento mi fa sempre piacere.
A presto! 

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Capitolo 26
*** Una pessima idea; ***


Da quanto tempo non rideva così? 
Bonnie camminava accanto alla giovane dai capelli scuri, e non riusciva a smettere di ridere e di parlare, allegramente. 
Chiacchierava con Faithe, o Fai come alla piccola piaceva farsi chiamare, e si sentiva bene, sentiva di poter parlare di qualsiasi cosa, senza essere giudicata. Era una ragazza limpida, candida, genuina e forse un po' ingenua sul mondo che aveva attorno. Un poco le ricordava se stessa, prima che la vita la cambiasse tanto. 
Anche lei un tempo era così, così allegra e disponibile, si era sempre fatta in quattro per tutti. Anche ora lo era ma..era molto più riservata. Odiava parlare di se stessa, odiava parlare delle proprie preferenze o della propria vita. Erano affari suoi, non voleva che gli altri si intromettessero e la obbligassero a parlarne. Era una cosa che odiava tremendamente. Eppure Fai era diversa, con quegli occhioni da cerbiatta Bonnie non resisteva e parlava, senza avere un vero e proprio freno tra i propri pensieri e la lingua. 
In parte le ricordava le sue sorelle: anche con loro rideva e scherzava come un tempo, soltanto che non poteva essere totalmente..libera. La sua famiglia non sapeva nulla su quel che voleva veramente dalla vita, si vergognava da morire a rivelar loro la verità sul proprio orientamento, e di conseguenza, non si sentiva a suo agio neppure a dirlo agli altri. Voleva che restasse una cosa privata, intima. Ma Fai lo aveva capito, e lei non giudicava, del resto, da quello che aveva capito, pure Cat era attratta dalle donne, e difficilmente portava un uomo a casa. Anzi, non era mai accaduto se aveva ben capito dalla moretta. 
Per quanto fossero differenti, le due sorelle un qualcosa in comune ce lo avevano: la limpidezza di dire in faccia quel che pensavano.
Eppure, mentre in Cat era una cosa che detestava, l'ingenuità che ci metteva Fai la faceva sciogliere e dunque non riusciva a prendersela allo stesso modo. 
Era davvero divertente la più piccola, e tra una risata e un'altra, non si era neppure resa conto di essere arrivata a casa delle due.
Sapeva che non avrebbe incontrato Sophia, quella sera era fuori a dormire, era andata dai parenti, o forse da degli amici, non se lo ricordava più. Loro due non parlavano quasi mai, si limitavano ad uscire e a divertirsi, nulla di più. Era l'unico rapporto che, al momento, Bonnie riusciva ad affrontare. Per quanto spesso avesse anche solo provato ad immaginare una relazione fissa, stabile, con una ragazza, ogni volta che entrava nella mentalità di farlo, il dolore che aveva provato con Angel l'aveva paralizzata. 
Bonnie era sempre stata una ragazza da storie serie, era sempre stata quella ragazzina totalmente presa dall'amore, che si perdeva nel desiderio di avere una persona al suo fianco, per sempre. Le piaceva semplicemente il lieto fine, che c'era di male in ciò? 
Ricordava ancora quando credeva che con Nick le cose sarebbero durate per sempre, e ricordava ancora quando si era resa conto, per la prima volta, di amare una donna. 
Era stato devastate per lei, eppure aveva voluto godersela. Aveva lasciato Nick, soffrendo per quel che gli aveva fatto, conscia che lo lasciava per una persona che probabilmente mai l'avrebbe voluta. Eppure lo aveva fatto, aveva voluto provarci. Peccato che però il suo cuore era stato strappato dal proprio petto e poi gettato via, senza alcun remore. Quell'angelo l'aveva distrutta, totalmente, e da allora..non era più riuscita a provare niente.
Ci aveva tentato, e anche tante volte. Superato il dolore "iniziale", se così poteva definirlo, si era ributtata nel mondo, speranzosa di trovare, un giorno, la sua anima gemella. Eppure ragazza dopo ragazza, si era resa conto che lei non riusciva più a lasciarsi andare, non riusciva più ad amare come aveva fatto un tempo. E quelle rare volte che credeva che, tra lei e l'altra persona potesse nascere qualcosa, quest'ultima spariva, nel nulla.
Alla fine aveva chiuso, si era rifiutata di continuare a provarci, perché farlo? Era giovane, poteva fare quello che voleva. E ora se la stava semplicemente spassando, non c'era nulla di serio tra lei e Sophia. Dunque no, non sapeva cosa stesse facendo Sophia e neppure le importata.
Quel demone l'aveva dannatamente cambiata, e la odiava perché, nonostante l'avesse dimenticata, quel che era successo tra loro influenzava ancora la propria esistenza. Era una cosa che non sopportava ma che non riusciva a superare. 
Le due ragazze lasciarono la più grande aprire la porta e, nuovamente, Bonnie si ritrovò in quell'appartamento che vistava spesso in quel periodo, anche se erano rare le volte che vedeva la luce del sole da lì. Solitamente se ne andava sempre durante la notte, non le andava di dormire con qualcuno. Era successo solo la prima volta e, sinceramente, le era bastato. Soprattutto se doveva ricordare bene come si era svegliata. Imbarazzante, davvero.
- Casa dolce casa. Signorine, siamo arrivate - la voce allegra e spensierata di Cat, finalmente, si fece sentire e le due si zittirono, osservandola. 
La giovane era rimasta silente per tutto il tragitto, non era intervenuta neppure una volta. Bonnie, però, aveva sentito il suo sguardo su di sé per tutto il tempo, dunque non era riuscita veramente a rilassarsi.
Quella ragazza...le faceva perdere la testa. Non nel senso "romantico" del termine, il suo carattere la faceva diventare veramente pazza. E la infastidiva parecchio. 
Odiava che lei avesse scoperto del proprio lavoro, lo aveva tenuto nascosto a tutti, perché proprio lei l'aveva dovuta trovare? 
La odiava, non riusciva a..farsela piacere completamente. Beh, bel modo di dimostrarlo andare a cena da lei no? 
Non era una cattiva persona, lei lo aveva capito in realtà. Del resto le aveva regalato dei vestiti così, senza neppure battere ciglio, l'aveva accompagnata a casa e ora l'aveva invitata a cena, non poteva considerarla tra le persone peggiori che avesse mai conosciuto eppure...c'era sempre quel qualcosa che, dall'altra parte, la irritava particolarmente.
Come la sua sfacciataggine, le sue battutine, il suo sbandierare ai quattro venti la propria sessualità e poi quel dettaglio, la voce. Dio, se chiudeva gli occhi le sembrava di parlare ancora con Angel e quello faceva male, la faceva sentire, in parte, scoperta, fragile. 
- Qui sì che si sta bene! Faceva così freddo fuori! Allora, cosa mangiamo di buono? - chiese Fai, sfilandosi il cappotto prima di voltarsi verso di sé e guardarla, attendendo..qualcosa. - Mi passi il tuo cappotto? Lo appendo - le fece presente e subito la rossa avvampò e annuì, frettolosamente, sfilandosi il pesante indumento, restando ancora con la tenuta da lavoro. Non esattamente il massimo dato che ci aveva lavorato sopra tutto il hiotno, ma del resto non aveva voluto portarle a casa. 
Ancora le sembrava folle aver accettato, se non fosse stato per la più piccolina probabilmente in quel momento sarebbe stata a casa, tranquilla, a rilassarsi. E invece si era ritrovata coinvolta in quella cosa, assieme a quelle due sorelle che sembravano non capire quanto, per lei, fosse assurda tutta quella situazione. 
Osservò la più giovane allontanarsi, lasciandola sola con la bionda che colse l'occasione per avvicinarsi e arrotolarsi una dei due due codini tra le dita, il sorriso sornione sulle labbra.
- Peccato per le corna. Mi piacevi di più con quelle - le sussurrò, provocatoria, facendola arrossire per la rabbia. Ma..come si permetteva? Oh, perché doveva continuare a stuzzicarla in quel modo? Che le aveva fatto? 
- Beh, peccato che non debba piacere a te no? - chiese, tagliente, facendo ridere la più grande che le fece l'occhiolino. - Già, un vero peccato - le disse soltanto, lasciandola senza parole, voltandosi subito. Dio...come era insopportabile quando faceva così! Ecco perché mai avrebbe dovuto accettare quel maledetto invito. Non sapeva più cosa fare con quella biondina, voleva soltanto..farla sparire dalla propria vista! 
- Che succede? - la voce della più piccola riscosse appena Bonnie che, ancora rossa, la guardò negli occhi, in imbarazzo prima di scuotere il capo e sbuffare, appena. 
- Nulla, nulla - distolse lo sguardo e, a disagio, iniziò a giocherellare come sempre con i suoi capelli ancora raccolti, non aveva intenzione di scioglierli, non voleva farsi vedere con i capelli scompigliati e sì, li avrebbe avuti una volta slegati i nastri che li tenevano uniti. 
Si sentiva a disagio se doveva essere sincera, sempre più le sembrava di aver fatto la scelta sbagliata ad accettare l'invito, soltanto la più piccola sembrava riuscire a calmarla, ma se era già così nervosa dopo poco, come sarebbe andata a finire? 
- Hmmm, non pensare a Cat. Qualsiasi cosa faccia, lasciala perdere. Perché non mangiamo una pizza? - la più piccola le sorrise, gentile, prima di prenderla per mano e condurla in cucina ove l'altra aveva già iniziato a preparare il tavolo. 
Aveva da poco steso la tovaglia rossa e verde, in tema natalizio, e stava mettendo i bicchieri e le posate. Beh, per quanto poco per lo meno era efficiente, ma si era accorta che lo era sempre stata, era brava a prendere la situazione in mano. 
- Perfetto. Chiami tu? - le chiese, e Fai annuì, prendendo in mano il telefono.
- Tu cosa vuoi? - le chiese, gentile, e lei senza neppure pensarci, rispose la pizza che, semplicemente, preferiva mangiare sempre - Una margherita, grazie - disse, sorridendole, preparandosi mentalmente alla cena che stava per affrontare con quelle due.

In realtà non era stato malaccio cenare con le due ragazze.
Bonnie era rimasta leggermente in disparte, non perché le due non cercassero in qualsiasi modo di metterla in mezzo alla conversazione, ma semplicemente perché le piaceva vedere il rapporto che c'era tra le due. Erano gli opposti, e questo era palese, eppure si volevano molto bene.
Avevano appena finito di mangiare, e si erano spostate tutte sul divano. Bonnie si sentiva lievemente intontita: tra la stanchezza della giornata lavorativa e lo stomaco pieno, aveva soltanto voglia di dormire. Ma cercava di resistere, ascoltando le loro parole. 
- Comunque, apparte gli scherzi Cat, quando torni a casa? Sai che mamma e papà non vogliono che arrivi all'ultimo come sempre - la più piccola, per un istante, tornò seria, abbandonando il discorso prima che però la rossa non aveva seguito attentamente. Era davvero intontita, tanto che aveva rifiutato il the caldo che le due poco prima le avevano offerto. Lei amava quella bevanda calda, soprattutto d'inverno ma era talmente stanca e talmente piena che se lo avesse bevuto, sarebbe esplosa. E poi..il the le metteva una certa sonnolenza. Aveva preferito evitare, dato che comunque aveva intenzione di tornare a casa, da li a poco. Doveva soltanto trovare la forza di alzarsi. Ma..suvvia, poteva aspettare ancora qualche minuto no? Si stava così bene lì dentro, al calduccio. 
- Ah, che palle! L'importante è che torni e resti lì no? Boh, devo ancora comprare il biglietto. Il 23? Il 24? Tranquilli, arrivo. Vi avviso prima di partire - la risata cristallina della più grande risvegliò leggermente Bonnie che tornò a guardarle, ascoltando finalmente quel che stavano dicendo. 
- Uffa, poi si lagnano con me. Vabbè, però ricordati il loro regalo, non come tutti gli anni che devi fartelo spedire da Sophia perché lo hai dimenticato! - risero, all'unisono, e lei si sentì fuori posto. Le sembrò di spiarle, di essere di troppo, ecco perché distolse lo sguardo e chiuse gli occhi, appoggiando il capo sul divano. Un poco le invidiava, sarebbero state assieme a Natale, lei invece, come oramai tutti gli anni, sarebbe stata sola. Non tornava a casa per le ferie, non aveva i soldi e poi..non le andava di stare con la sua famiglia, non quando ogni volta che tornava era un interrogatorio sulla propria vita personale.
Le mancavano, quella era la realtà dei fatti, ma non riusciva ad affrontare tutto quello che stava accadendo a casa. Avrebbe voluto essere vicina ai genitori e ai fratelli, ma sapeva che se fosse tornata, o non sarebbe tornata nel suo piccolo appartamentino, o sarebbe tornata piena di sensi di colpa perché li stava "abbandonando". 
A volte si sentiva un mostro, erano anni che non stava con loro per più di un giorno, e di solito erano i suoi parenti ad andare da lei, mai il contrario. Bonnie non tornava a casa da..quando aveva iniziato l'università. Ogni volta aveva trovato una scusa e, alla fine, era arrivata con il non tornare praticamente più. Le mancava casa, la sua camera privata, il chiasso che facevano i propri fratelli, il condividere la domenica il pranzo, la dolcezza della madre che, nonostante le difficoltà economiche, trovava sempre il modo per regalare a lei o ai suoi fratelli, qualcosa. 
Le mancava dannatamente ma..tutto sommato il piccolo appartamentino affittato però non era malaccio, era molto piccolo dato il prezzo dell'affitto, ma comunque confortevole. 
Non lo aveva addobbato con mille luci e festoni colorati come aveva sempre fatto a casa, si era limitata a fare un piccolo albero di Natale. Non si era impegnata, ma l'atmosfera natalizia, per quanto l'amasse, le metteva una grande tristezza addosso e dunque cercava sempre di evitare di esagerare. 
E sì, già sapeva che le sue vacanze le avrebbe passate seduta ai piedi di quell'albero a bere cioccolata calda, sola. Ma andava bene così tutto sommato.
Tutti quei pensieri, non di certo allegri e spensierati, ben presto la fecero addormentare, senza neppure che la rossa se ne rendesse conto.
Si svegliò molte ore dopo, al buio, senza neppure essersi resa conto del tempo che passava. Scattò seduta immediatamente non appena aprì gli occhi, all'improvviso, guardandosi attorno, sentendo qualcosa di caldo scivolarle dal petto e raccogliersi sulle proprie cosce. 
Non sapeva che ore fossero, non sapeva neppure dove fosse in realtà. Cosa era successo? Lei aveva cenato fuori e...era tornata a casa? No, non lo aveva fatto. Sbiancò appena e, lentamente, iniziò a mettere a fuoco tutto quello che aveva attorno. Era in un letto, ne era certa, ma..non si era mai addormentata in un letto. Per non parlare che quello non era il suo letto, e non era neppure quello di Sophia. Il suo era morbido, talmente tanto che le era sempre parso di sprofondare. No, quello era più rigido, ma altrettanto comodo. 
Mise a fuoco quel che aveva attorno, rendendosi conto che no, in quella stanza non era mai stata. Sentì l'agitazione pervaderla, ma prima di poter imprecare qualcosa sottovoce, sentì un lieve sospiro che la fece voltare, ritrovandosi così al fianco una montagna di fili d'oro, tanto brillanti che pure al buio riusciva a distinguerli uno per uno. 
Era..a letto con chi? Cat? Come era successo? Quando? E soprattutto, che ore erano??
Cercando di fare il più piano possibile, la giovane si alzò dal letto e, in punta di piedi, cercò di uscire senza fare troppi danni.
Andò a sbattere più volte su qualcosa di indefinito, maledicendosi mentalmente per essersi addormentata senza neppure rendersene conto. Non fu facile ma, alla fine, ce la fece e ne uscì quasi del tutto illesa. 
Solo quando fu fuori dalla porta si portò la mano in tasca e prese il cellulare, accendendolo. Le sei del mattino. Aveva dormito così tanto senza neppure rendersene conto? Ma soprattutto, non si era neppure resa conto di essere stata spostata in un letto?? L'idea di aver dormito senza neppure saperlo con quella ragazza la metteva fortemente a disagio, sperava vivamente di non doverla affrontare troppo presto. Una cosa era sicura: non sarebbe restata. Voleva rincasare, voleva andare a casa sua, cambiarsi e poi..beh, prepararsi dato che aveva il turno della mattina al bar. Le faceva una gran fatica il pensiero di non poter tornare a dormire, ma dato che iniziava alle otto..non poteva andare a casa e buttarsi a letto cinque minuti, tanto valeva che si facesse una bella doccia calda e si preparasse per bene.
Cercò in tutti i modi di recuperare le sue cose, cercandole attentamente, senza accendere alcuna luce. Il resto della casa oramai per lei non aveva più segreti, sapeva ove trovare tutto, come evitarlo senza farsi male ogni volta. Trovò le scarpe e il cappotto, era pronta per uscire di casa, quando la luce del soggiorno si accese di colpo, bloccandola così, lì, davanti alla porta, la mano allungata verso la maniglia.
- Oh, e io che credevo che stesse entrando un ladruncolo. E invece no, è soltanto Bonnie che cerca di fuggire neppure avessimo avuto una notte di fuoco - l'ironia nella più grande fece irrigidire la rossa che, mordendosi il labbro, distolse lo sguardo, impaccata. 
- Non scherzare. Ho troppo sonno per ascoltare le tue cavolate - disse leggermente nervosa, la mancanza di sonno o lo svegliarsi troppo presto la rendevano particolarmente intrattabile: generalmente lei non amava le battute, quello no, ma comunque tutto sommato cercava di riderci sopra, ma quando era stanca..nessuno doveva dirle niente.
- Non scherzo cherie. Sai capisco che non ti piaccia dormire con le tue amanti, ma da quel che mi ricordo, io non lo sono stata. Certo, un vero peccato a mio dire - le fece l'occhiolino e le si avvicinò, tranquillamente, facendola indietreggiare appena, restia a voler restare a chiacchierare. Non a quell'ora, non con lei che indossava soltanto una maglietta che le copriva appena il sedere che..beh, doveva essere davvero molto bello e piacevole al tatto. Bonnie sapeva apprezzare un bel fisico, ovviamente, e Cat era una bellissima donna, anche in quel momento, tutta scompigliata e gli occhi ancora assonnati.
- Devo andare a lavoro. Non mi sarei dovuta addormentare. Dunque, io devo andare. Salutami tua sorella - borbottò, continuando a ritroso la sua avanzata verso il pianerottolo dell'appartamento, ritrovandosi però bloccata quando la bionda, con uno scatto quasi felino, non l'afferrò per il polso e la bloccò lì sulla porta, il sorriso che, come sempre, le incurvava le belle labbra rosee, invitanti in quel momento. 
- Certo. Lavoro, alle...sei del mattino? Ci credo proprio. Capisco che io non ti piaccia, ma sai, mia sorella ci potrebbe restare davvero male. Te ne stai andando via davvero da maleducati - c'era l'ironia nelle sue parole, però Bonnie rimase colpita da ciò che le disse. In realtà aveva ragione, loro erano state davvero molto carine, e lei come sempre scappava, senza neppure salutare ma..non lo voleva fare apposta. Non quel giorno per lo meno.
- Davvero, devo andare a lavorare alle otto e tra il tornare a casa, farmi la doccia e cambiarmi, ci metterò parecchio dunque..mi spiace, davvero, ma devo andare - ora la voce della rossa era sincera, cercava di far capire all'altra che non voleva far loro un dispetto. E forse la giovane capì, tanto che inclinò il capo e la osservò, pensierosa.
- Hmmm, te la do buona, però ti accompagno. Una bella ragazza come te in giro a quest'ora? No. Aspettami. Oh, e non dire no. Se parti ti raggiungo correndo ma dato che io odio correre, sei pregata di attendermi qui, bella come in questo momento - come era comparsa, Cat scomparve, lasciando la giovane basita, le labbra schiuse. Quella donna era davvero assurda, e...sembrava capirla. Si, non era così difficile farlo tutto sommato, però lei riusciva sempre a zittirla. 
A Bonnie non andava tornare a casa con la più grande, di nuovo, non perché non le andasse, ma semplicemente perché stare con lei la destabilizzava, la faceva sentire sempre molto nervosa. E poi quelle battutine non le sopportava proprio. Vi era abituata, generalmente lei sapeva anche rispondere a tono dopo un primo imbarazzo ma con Cat non era semplice. Lei continuava, e continuava, senza sosta, tanto che, alla fine, lei si ritrovava ogni volta irritata e imbarazzata allo stesso tempo. Un accoppiata terribile.
Però alla fine magari non sarebbe neppure stato malaccio farsi la strada in compagnia per una volta no? 
Sospirò e si appoggiò allo stipite della porta, i piedi che, nervosamente, picchiettavano a terra. Era impaziente, voleva soltanto andare a casa in quel momento. La più grande però non ci mise molto a prepararsi, e infatti, ben presto comparve davanti a lei con un semplice maglione pesante, il cappotto e dei jeans. Anche così era molto bella, davvero.
- Bene, ho scritto a mia sorella un bigliettino da parte tua e ho preso le chiavi della macchina così non geliamo il culo fuori. Pronta? - le sorrise allegramente e, con nonchalance, la prese sotto braccio. Chiuse la porta e la trascinò quasi giù dalle scale con un'energia tale che lei non riusciva a spiegarsi. Come faceva ad essere così attiva a quell'ora di mattina? Bonnie era una dormigliona, preferiva dormire sino a tardi. Per lei, svegliarsi alle sette e mezza, ad esempio, era un trauma, eppure lo doveva fare in quei giorni. Il Natale, per il lavoro, era il più proficuo dato che le davano sempre un extra, peccato però che la obbligavano ad alzarsi ad orari indecenti. Però non se ne poteva lamentare. Si sentiva già fortunata ad aver trovato un piccolo lavoretto in quei giorni, tanto per arrotondare, non poteva di certo lagnarsi come una bimba perché per un po' si sarebbe dovuta svegliare "presto" per i suoi standard no?
- Come cavolo fai ad essere così attiva a quest'ora? Io a malapena tengo gli occhi aperti - chiese, quasi più a se stessa che alla ragazza che le sorrise e rise, piano, facendola uscire dal complesso, così da dirigersi immediatamente verso la macchina che aprì con un semplice gesto della mano. Fu pure galante, dato che le aprì la portiera, inchinandosi appena anche, sempre con quell'ironia e sfacciataggine che la caratterizzava ogni volta.  
- Ah, beh, a me basta alzarmi dal letto e sono attiva per il resto del giorno. E poi sono abituata a dormire molto meno e a faticare tanto di più dunque..sono sveglissima - doveva essere fortunata se le bastava passare una giornata a non fare niente e dormire un tot di ore per essere rilassata. Lei neppure se ne dormiva dodici si riprendeva totalmente, anche quando non faceva niente durante il giorno. Amava, semplicemente, starsene sotto le coperte e sognare. Era bello, era..rilassante. Le piaceva molto perdersi nel mondo dei suoi sogni notturni, amava i suoi sogni strambi che la divertivano parecchio una volta resasi conto cosa effettivamente la sua mente aveva concepito durante il sonno. Si faceva sempre qualche risata e, ogni tanto, se li scriveva da quanto le piacevano. Sì, era strana, se ne rendeva conto ma..che c'era di male? Se la propria mente era in grado di concepire tali "storie" durante il sonno, non vedeva perché dovesse perdersele con il passare degli anni. Amava scrivere, cercava sempre di appuntarsi tutte le idee o comunque le cose che maggiormente le piacevano. Se non avesse scelto quell'università, probabilmente avrebbe tentato di sfondare come scrittrice eppure...beh, sapeva che non era così tanto brava da poterlo fare come mestiere.  
- Tu lo sai vero che non eri obbligata a tirarti giù dal letto e accompagnarmi no? Mi sembra così...stupido farlo. Mi conosci appena Cat eppure mi regali vestiti, mi accompagni a casa e mi inviti a cena con tua sorella. Sei assurda - borbottò, era davvero strana quella ragazza, più ci pensava, e più se ne convinceva. Non la capiva, come poteva essere così...gentile eppure così stronza? Beh, no, forse stronza non era il termine più adatto, ma..spesso lo pensava di lei. 
- Mi piace dare che ti posso dire? E poi ti trovo interessante, sei un tipino che non si trova tanto in giro, mi incuriosisci. E mi diverte prenderti in giro, non avrei mai potuto rinunciare ad un occasione come questa! - la sentì ridere allegramente mentre metteva in moto la macchina e partiva, con tutta la calma del mondo.
Le strade erano vuote, deserte e desolate. C'era una certa pace, erano in pochi a passeggiare sul marciapiedi. Il cielo lentamente schiariva mentre si avvicinavano sempre più a casa sua e Bonnie, sinceramente, non aveva voglia di parlare. Era stanca, assonnata e dunque si era limitata ad appoggiare il capo sul poggiatesta e a puntare lo sguardo sul finestrino. Non aveva intenzione di battibeccare, di avvelenarsi il sangue per qualche battutina idiota. Sapeva che in quel momento potesse essere ancor più suscettibile del solito, dunque preferiva evitare proprio di iniziare a parlare. Era meglio per entrambe, davvero. 
Cat, comunque, aveva messo un po' di musica e non l'aveva più disturbata, forse semplicemente si rendeva conto che, in quel momento, la rossa non era in grado di affrontare veramente una conversazione. 
Il viaggio fu veloce, e ben presto la bionda parcheggiò a lato della strada. Sapeva ove abitasse la rossa, l'aveva già accompagnata una volta, soltanto che a piedi, non doveva essere stato difficile per lei ricordarsi la via. 
Bonnie sospirò piano nel vedere il suo appartamento dal finestrino, se doveva essere sincera, non aveva voglia di fare niente quel giorno, davvero. Voleva soltanto tornare a letto, sotto le coperte, e restare lì, a vegetare. 
- Perché non dai buca a lavoro? Gli dici che stai male e ti fai un giro con me e mia sorella. So che non ti piaccio, però mia sorella ti adora. E non è facile entrare nelle sue grazie - la voce stranamente calma della bionda face voltare Bonnie che la guardò con una profonda dolcezza nello sguardo. A Bonnie nacque un sorriso sul viso nell'osservare Cat: anche a lei piaceva molto la sorella della più grande, non erano simili, ma le metteva una grande tranquillità addosso. Non le sarebbe davvero dispiaciuto saltare lavoro. Ma non poteva. 
- Magari. Ma davvero non posso - cercò di essere carina, per una volta poteva evitare di risponderle impettita no? Alla fine non le aveva chiesto niente di che. 
La rossa, dunque, aprì la portiera della macchina e, velocemente, senza sapere neppure perché del proprio gesto, si sporse verso la più grande e le diede un veloce bacio sulla guancia. Se ne pentì quasi subito ma, oramai che lo aveva fatto, uscì il più velocemente possibile dalla vettura, leggermente rossa. 
- Beh..ecco, grazie. Buona giornata - disse velocemente, tanto imbarazzata che chiuse la porta e attraversò la strada senza neppure guardare. Un errore, che, di certo, non era da commettere. E che, generalmente, la rossa non commetteva. Mai. 
Un rumore di clacson, dei fari accecanti che le tolsero la vita per qualche istante, abbagliandola. Uno stridio di freni, una voce che chiamava il suo nome e poi...il niente. 
Dolore, l'incoscienza che andava e veniva. Un volto davanti al suo viso: un angelo forse? La sua voce gliene ricordava uno, il suo personale, eppure se quello era il suo angelo, forse non lo voleva veramente lì con se. Non dopo il dolore che le aveva portato nel cuore tanti anni prima. 
Cercava di allontanare quelle mani calde, confusa, spaesata, cercava di rialzarsi ma qualcosa, o qualcuno, glielo impediva. 
Tutto attorno a sé era sfocato, non riusciva a mettere a fuoco niente. Voleva alzarsi e andarsene, eppure si sentiva pure molto stanca. 
- Bonnie! - una voce lontana urlava il suo nome, lontana, eppure aveva la sensazione che fosse più vicina di quanto a lei non sembrasse. 
- Lasciami stare Angel - cercò di dire, confusa, tentando di liberarsi da lei. Da quella donna che le aveva distrutto il cuore in mille pezzi.
Le sue palpebre erano sempre più pesanti, e sempre più Bonnie si chiedeva perché semplicemente non si lasciava andare al desiderio di dormire. Un poco, si disse mentalmente, che male poteva farle? 
Solo qualche minuto, poi si sarebbe alzata, si sarebbe vestita e sarebbe andata a lavorare.
Sì, voleva dormire. 
Voleva rifuggire da quella voce pressante, insistente, che cercava di tenerla sveglia. Perché non la lasciava dormire? 
Voleva riposarsi, sentiva di doverlo farlo. Era così stanca...la testa le girava, doveva...andare a lavorare. Ma era stanca. Era confusa. Forse si stava ammalando? Dove era? Aveva così freddo....
- Ancora qualche minuto. Poi mi alzo - sussurrò flebile, scostando il viso, alzando a fatica il braccio per metterselo davanti al viso. Aveva ancora quella sgradevole sensazione di essere accecata, le sembrava che quella luce accecante non le desse tregua. 
A lei non sembrava di chiedere tanto. Voltava soltanto dormire.
Soltanto per qualche altro minuto. 
 
* * *

Eccomi qui! Sorpresi eh? Che finale..inaspettato! Ahahah, in realtà ero dubbiosa se farlo o meno, l'ho deciso oggi pomeriggio ma...dato che "certa" gente ha decretato che il capitolo scorso fosse piatto, per evitare che la storia iniziasse ad essere troppo lenta, ho deciso di concludere il capitolo così. 
Dunque, che dire? Spero intanto di non aver fatto un casino, cioè..nel senso, sono stanca, io lo pubblico ora dopo due nottate che lo scrivo, l'ho appena revisionato dunque se ho scritto male mi spiace, ma davvero, cerco di scrivere soltanto per voi praticamente perchè sono esausta. Boh, sarà che è Natale e sono in vena di fare qualcosa per gli altri dato che sono giù o..boh, comunque si, pubblico soltanto per voi, lo ammetto XD
Non so neppure come considerarlo questo capitolo, eeehhh, semplicemente spero che vi piaccia, siate clementi. 
Comunque prima che saltiate a conclusioni affrettate, la storia non finisce qui, cioè...tranquilli XD Poveretta, a Bonnie ne sono successe di tutti i colori, non ho intenzione di lasciarla in questo modo. Ma volevo mettere un po' di brio nel capitolo, lasciarvi..in sospeso.
Cosa sarà successo a Bonbon? 
Beh, credo che sia ovvio XD Beh, sto vaneggiando dunque..vi lascio, come sempre mi fa piacere se mi dite che ne pensate del capitolo, dunque..alla prossima!

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Capitolo 27
*** L'attesa... ***


L'attesa...

Era stata questione di un secondo. 
Aveva ancora il sorriso sulle labbra per il timido bacio della giovane quando il suono del clacson l’aveva risvegliata da quel lieve torpore, gridando il nome della più piccola quando vide una macchina comparire improvvisamente e la rossa sparire sotto di essa. 
Con uno scatto felino Cathleen era scesa dalla macchina, accorrendo verso la più piccola che era stesa a terra, mentre il conducente dell’automobile, oramai sceso dalla vettura, a sua volta e stava urlando come un ossesso, probabilmente sotto shock. 
Non che lei fosse da meno. 
Era letteralmente paralizzata nel vedere Bonnie a terra, una ferita sulla fronte che sanguinava copiosamente. 
- Bonnie! - la chiamò più volte, e la vide reagire, appena, scuotendo lievemente il capo, cercando quasi di allontanarla. Cosa stava facendo?? 
Continuò a chiamarla, preoccupata, mentre qualche ragazzino ancora sveglio chiamava l’ambulanza per la giovane semi-svenuta sull’asfalto gelido. 
Bonnie sembrava non voler collaborare dato che più cercava di tenerla sveglia, più lei l’allontanava, chiamandola addirittura Angel. Doveva aver sbattuto la testa pesantemente, poco ma sicuro. Ed era maledettamente preoccupata, soprattutto quando la vide perdere totalmente coscienza sulle proprie cosce. 
No, no, no! 
- Bonnie svegliati maledizione! - ringhiò, scuotendola leggermente, senza però essere troppo brusca. Non voleva di certo rischiare di peggiorare la situazione. Non le sembrava il caso.
Per fortuna l’ambulanza arrivò immediatamente, e, quando la caricarono dentro, l’unica certezza che aveva era non farla andare da sola all’ospedale. Voleva tranquillizzarla nel caso si fosse svegliata nell’ambulanza, e non voleva che si facesse quel viaggio da sola. Voleva starle accanto. 
La guardò desolata mentre la mettevano sulla barella, stringendole la mano, come se quello l’avrebbe potuta aiutare a riprendere i sensi.  
- Voglio venire anche io - disse immediatamente agli addetti, senza neppure rivolger loro uno sguardo. Catlheen sentiva su di sè lo sguardo dei due, la fronte aggrottata, probabilmente cercavano un modo carino per dirle che lei non poteva andar con loro. - Sono la sua ragazza! -  si inventò prontamente, certa che così non avrebbero fatto storie. Non se ne sarebbe rimasta con le mani in mano e la voleva seguire, sapeva che quello era l’unico modo per convincere i due, aveva tutto il diritto di stare con la propria fidanzata, non potevano neppure fiatare. Ok, in realtà era una palla gigantesca, ma in quel momento non voleva lasciarla da sola e di certo i due non avrebbero indagato, non con Bonnie ridotta in quello stato.
Il viaggio fu eterno, era totalmente assordata dalle sirene, eppure lei non pensava ad altro che alla ragazza stesa al suo fianco. Sembrava così minuta in quella barella.!Sembrava così..fragile, indifesa. 
La osservò a lungo, lo sguardo vuoto, la mente sgombra da tutti i pensieri, e quando finalmente arrivarono in ospedale, la seguì sino a ove poté, restando in sala d’attesa quando la bloccarono e le chiesero di accomodarsi lì. Se avesse potuto, sarebbe andata con lei, ma i dottori le avevano detto di restare calma, che se ne sarebbero occupati loro e che sarebbe andato tutto bene. 
Eppure non riusciva a calmarsi, non riusciva a stare seduta, immobile, tanto che ad un tratto aveva afferrato il proprio telefono e composto il numero della sorella. Sapeva che era indecentemente presto, ma doveva parlare con qualcuno, doveva scaricare la tensione di quel momento.
Sentì il cellulare suonare a vuoto per qualche squillo prima che, finalmente, lei rispondesse.
- Mmmh, chi è? Che ore sono? - borbottò dall’altra parte sua sorella, chiaramente assonnata. Probabilmente l’aveva svegliata, ma sapeva che non se la sarebbe presa. Anzi, probabilmente Faithe sarebbe stata felice - per quanto si potesse essere contenti di una notizia del genere - che lei l’avesse contattata, per informarla dell’avvenimento. 
- Fai! Sono in ospedale! Bonnie…è stata investita - disse tanto veloce che dovette ripeterlo più di una volta affinché sua sorella comprendesse quel che le aveva detto. E quando finalmente la sorellina comprese le proprie parole, la sentì sedersi di scatto sul letto, attenta e vigile. 
- Come sta? - chiese, preoccupata, eppure con voce calma. Sua sorella..sicuramente le avrebbe ridato un poca di calma. Del resto Fai aveva un modo di fare molto pacato, ogni volta che lei sentiva il controllo scivolare via, la sorella l’aiutava a riacquistarlo. Ecco perchè spesso chiamava lei. Il resto della propria famiglia era molto fatalista, tendeva sempre ad esagerare, ad aggravare la situazione, Fai invece restava calma ed impassibile, aiutando tutti a riprendere il controllo. Era unica.
- Non lo so! Mi tengono qui senza sapere niente! Che diavolo dovrei fare? - chiese, incazzata nera e pure agitata. Cosa poteva fare? Si sentiva letteralmente impotente, non poteva fare nulla se non aspettare e decisamente non era il suo forte. A lei piaceva agire e aveva bisogno di sapere come stava Bonnie. Per quanto la conoscesse poco, non voleva che le fosse successo nulla di grave. Inoltre si sentiva in parte responsabile di quel che era accaduto. Forse sarebbe stato davvero meglio se la giovane dai capelli rossi fosse tornata a casa da sola, a piedi. Almeno non sarebbe stata investita. E se invece il destino avesse voluto che lei finisse sotto quell’auto? Se fosse accaduto anche senza di lei? Magari, in quel momento, sarebbe stata sola e Cat non avrebbe mai saputo dell’incidente. Tutto sommato era un bene che fosse stata con lei, presente. Il ricordo, nella sua mente, era ancora vivido, eppure confuso. Ricordava i fatti, eppure non riusciva ad afferrarne i dettagli. 
Decisamente non riusciva più a ragionare lucidamente. E non era una cosa da lei. Non le piaceva sentirsi in quel modo, agitata ed impotente.
- Calmati. Ok? Respira Cat. Fallo con me. - la voce pacata di Fai subito la calmò e, con lei, iniziò a respirare. Lentamente. Inspirava dal naso, espirava con la bocca. E lo fecero parecchie volte, sino a quando il proprio cuore non smise di battere tanto freneticamente. Lentamente sentiva il controllo ritornare, ed era tutto merito della sorella. 
- Ok. Sono relativamente calma. Penso - disse, ridendo leggermente nervosa. Non era normale per lei comportarsi così, ma del resto era il primo incidente a cui assisteva. Non era abituata a certe tragedie, mai nessuno della propria famiglia si era ferito tanto gravemente da finire in ospedale con l’ambulanza, c’erano stati un paio di ossa rotte ma nulla di più. Era la prima volta che, in tutta la sua vita, assisteva ad un incidente, e il fatto che fosse una persona che conosceva, non l’aiutava.
- Bene, ora mi cambio e vengo lì in ospedale. Starà bene, tranquilla - disse dolcemente la sorella prima di riattaccare, così da prepararsi e raggiungerla. Eppure Cat non era certa delle sue parole, finchè non avesse visto la giovane, non si sarebbe tranquillizzata. 
La rossa, del resto, aveva sbattuto il capo, e aveva perso parecchio sangue. Sangue che ancora aveva tra le dita dato che, stringendola a se, aveva cercando di tamponare la ferita con le mani. Sentì improvvisamente l’agitazione tornare, gravandole così sulle spalle, bloccandole i polmoni. Le sembrava di soffocare. Doveva togliersi quel sangue dalle mani. Doveva lavarlo via, non poteva avere il suo sangue addosso.
Si voltò all’improvviso e corse senza ascoltare i dottori e le infermiere che le intimavano di rallentare. Raggiunse il bagno ove si rifugiò e si lavò le mani con perizia, osservando quel liquido cremisi sciogliersi dalle proprie dita, andandosi così a perdere in quella ceramica bianca tanto immacolata. 
Cat ci mise parecchio ma, alla fine, riuscì a pulirsi da tutto il sangue. Anche se, nonostante fosse sparito, le sembrava di averlo ancora addosso. Quasi ne sentiva l’odore. Era sgradevole. Ma voleva tornare indietro, magari avevano finito di medicare la rossa. Lo sperava vivamente.
Tornò verso la sala d’attesa e, una volta raggiunta, notò immediatamente un uomo alto, con un lungo camice bianco che si guardava attorno. Quando venne pronunciato il proprio nome, Cat si mise sull’attenti, avvicinandosi velocemente al dottore.
- Cathleen? - la voce dell’uomo era bassa, gentile eppure rude. Ripeteva il suo nome in modo gentile, per nulla spazientito, sembrava un buon medico. Era un uomo giovane, con i capelli scuri e una lieve barba incolta sul viso. Sotto gli occhi verdi, delle grosse ombre scure le fecero capire che aveva passato la notte in bianco. Chissà da quante ore era lì dentro? Ciò aveva influito sul suo lavoro su Bonnie? Oppure aveva fatto tutto il necessario per farla stare meglio? 
- Sono io - disse prontamente la giovane, raggiungendolo e piazzandosi di fronte a lui, gli occhi indagatori posati sull’alta figura, alla ricerca di risposte da parte dell’uomo. Voleva capire se avesse buone o cattive notizie. 
- Sei la ragazza di Bonnie? - chiese, studiandola attentamente, l’espressione seria nonostante si leggesse la stanchezza nei suoi lineamenti.
- Si, sono io - si sorprese della facilità che usò per proseguire con quella bugia, ma sapeva perfettamente che non poteva restare, o sapere qualcosa, se avesse detto loro che non erano altro che conoscenti. Cat, infatti, probabilmente non poteva neppure definirsi amica della rossa, anche se le sarebbe piaciuto potersi definire tale. Ma..ora non doveva pensarci. Non voleva riflettere, in quel momento, sul loro rapporto. C’erano altre cose, ben più importanti, a cui pensare.
- Abbiamo provato a contattare i genitori della signorina Bonnie ma il suo cellulare si è rotto nell’impatto, dunque non possiamo contattarli… - Cat non lo lasciò finire che fece un passo in avanti e con grinta gli prese le maniche del camice, guardandolo con una determinazione tale che era certa che non avrebbe potuto rifiutare la propria richiesta. 
- Li chiamo io dopo ma voglio sapere come sta. E voglio vederla. Subito - disse, perentoria, cosa che fece sorridere il giovane che, con dolcezza, le posò una mano sulla spalla. Bastò quel semplice gesto e quel sorriso gentile per farla tornare in sè e subito si separò da lui, guardandolo dritto negli occhi. Forse quella notizia la stava prendendo peggio del dovuto, ma era certa che, sino a quando non l’avesse vista, non si sarebbe sentita meglio.
- Ha sbattuto la testa. Ha una lieve commozione, dunque non si sveglierà presto. Ma sta bene, è stabile per il momento. Ha qualche costola rotta e le abbiamo dovuto ingessare la gamba, ma si riprenderà. Però dovremo aspettare qualche giorno per vederla riaprire gli occhi, ha perso abbastanza sangue - le spiegò, tranquillizzandola così, appena. Circa. Non erano propriamente buone notizie, ma almeno non era morta. O comunque non aveva riportato ferite troppo gravi. Per Cat, l’importante era che lei si riprendesse. Era l’unica cosa che contava. 
- E può entrare anche subito, prima che me lo domandi nuovamente - disse sorridendole, bloccandole così sul nascere la domanda che stava per porgli nuovamente. Sorrise, e piegò appena il capo, osservando per la prima volta con rispetto l’uomo che aveva davanti. 
Si fidava di lui, sapeva che non le stava mentendo, ed era certa che avesse fatto un ottimo lavoro con la sua micetta. Era una sensazione che provava a fior di pelle. 
- Grazie mille dottore - disse, sorridendogli a sua volta, prima di cercare con lo sguardo la stanza di Bonnie. Non aveva idea di dove l’avessero portata, ma il dottore, immediatamente, sembrò capire quel che lei desiderava.
- Venga pure con me, le faccio strada - fu cordiale e disponibile, anche se dai movimenti del suo corpo sembrava stanco. Non era come quei dottori che si preoccupavano poco del paziente o dei parenti, sembrava intenzionato a portarla da lei e restare, per rispondere a tutte le sue domande. Soltanto poi, probabilmente, sarebbe andato a riposare. A meno che non fosse capitato un nuovo imprevisto.
- Sa, la sua fidanzata è molto fortunata. Si vede che si preoccupa molto per lei. Ma per favore, la lasci riposare. E contatti i suoi genitori, è giusto che anche loro sappiano - le sussurrò gentile, mentre camminavano per i corridoi di quell’ospedale. Era enorme, e probabilmente da sola si sarebbe persa, dunque si affidò completamente a lui.
- Non ho intenzione di disturbarla, voglio soltanto che al suo risveglio non si ritrovi da sola in un letto d’ospedale. E chiamerò al più presto i suoi genitori - promise al dottore, sorvolando palesemente sul fatto che Bonnie fosse la sua ragazza. 
Per fortuna la sua palla aveva retto, e…beh, sorvolò sul fatto che lui le avesse detto che ci teneva molto alla giovane dai capelli di fuoco. 
Non era così, si erano appena conosciute, Cathleen aveva soltanto una particolare simpatia per la rossa, e la trovava anche molto attraente, nulla di più. Eppure..aveva veramente dato il peggio di se, quella sera. Era forse il primo segno che lei, forse forse, si stava affezionando un poco alla ragazza? 
Era possibile? Non ne aveva idea. Il tempo glielo avrebbe fatto capire.
Inoltre, non aveva la più pallida idea di come contattare i genitori di lei, avrebbe dovuto attendere il risveglio della rossa, per poterle domandare un contatto. Non conosceva nulla della vita della più piccola, non sapeva neppure ove fosse nata, o dove potesse trovare i genitori di lei. 
- Siamo arrivati - nuovamente la mano del dottore si posò sulla sua spalla, fermandola di fronte ad una porta anonima. Le aprì gentilmente la porta e quando vide Bonnie stesa su quel grande letto immacolato, pallida e fasciata, le corse incontro e le prese subito la mano, stringendogliela appena. 
- Vi lascio sole - si limitò a dirle, chiudendo la porta alle sue spalle, lasciandole così un poca di privacy.
Subito lo sguardo della bionda si perse in quel viso che sembrava, apparentemente, rilassato. Sembrava tranquilla, come se stesse soltanto dormendo. 
Chissà se stava sognando, chissà se si rendeva conto che aveva appena subito un incidente. 
- Sono qui Bonnie, e non ho intenzione di lasciarti. - le sussurrò senza pensarci all’orecchio, dolcemente, dandole un bacio a fior di labbra. Non sapeva da dove derivassero quelle parole, quei sentimenti, forse semplicemente era quel momento, il timore di vedere una persona morirle davanti allo sguardo. Forse non era che un sentimento effimero, accentuato da quella situazione, ma su una cosa era certa. 
Non l’avrebbe lasciata sola, non durante la convalescenza. Voleva starle accanto, aiutarla come possibile. 
- Angel… - sussurrò sofferente la rossa, che sembrò quasi tendersi verso la propria voce. 
Ancora quel nome, e non era la prima volta che lo pronunciava. Era curiosa, in realtà, di sapere chi fosse questa Angel di cui sussurrava il nome, quasi si ritrovava invidiosa di quella persona che neppure conosceva, che non sapeva neppure se fosse  mai esistita. Però le sarebbe piaciuto che pronunciasse il proprio nome in quei momenti, era lei che le stava accanto, non quella fantomatica Angel che continuava a nominare.
Ma non doveva dar peso a quei pensieri. Alla fine Bonnie non era coscente, e poi stava frequentando un’altra, una sua amica, nonchè coinquilina. Soltanto perchè si sentiva attratta da lei, non era giustificata nel atteggiarsi in quel modo. Però..era preoccupata. E voleva stare con lei, ancora per un poco.
Non c’era nulla di male in tutto ciò. No?
 * * *

Scusatemi per l’enorme ritardo! Ma ho iniziato a lavorare e tra problemi famigliari e quant’altro non sono riuscita a concentrarmi molto. 
Però ora mi sto impegnando a portare avanti un po’ tutte le storie, dunque..ecco qui il nuovo capitolo.
In realtà non si parla molto di BonBon, ma è incentrato su Cat. Ehh sì, la ragazza è decisamente preoccupata per la ragazza, starà forse iniziando ad affezionarsi alla giovane? Beh, scusate ma non saprei neppure cosa scrivere, mi spiace soltanto avervi fatto aspettare molto, spero soltanto che qualcuno ancora la legga questa storia XD
Come sempre, se volte, anche per insultarmi, lasciatemi pure qualche commento che fanno sempre piacere =)
Byeeee

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Capitolo 28
*** Risveglio; ***


Risveglio;


Dolore. Forte, incessante, non le dava tregua.
Bonnie si sentiva strana, il corpo pesante, privo di energie.
Tentava, invano, di sollevare le palpebre chiuse, la bocca impastata che le impediva di emettere anche un solo un lieve suono. 
Era avvolta da un odore penetrante, a lei sgradevole. Si concentrò a fondo, cercando di ricordare ove avesse sentito quell'odore che non riusciva a sopportare. Sapeva di averlo già avvertito, ma dove?
Le riportava alla mente sensazioni sgradevoli, che le provocavano una profonda angoscia, nera, oscura, incontrollabile.
Di per sé quella fragranza non era cattiva, non era maleodorante. No, però non le piaceva. Le ricordava qualcosa di pulito, le ricordava il candore eppure non lo riusciva a ricollegare ad un ambiente felice.
Le ricordava...l'ospedale?
Quel pensiero provocò nella ragazza un senso di smarrimento accompagnato successivamente da un panico totalizzante, paralizzante. Era possibile che fosse stata portata in quella che era la struttura più odiata in assoluto, preceduta solamente dai cimiteri?
Bonnie non ricordava nulla, tentava e ritentava, invano, ma le sue ultime memorie riguardavano Cathleen, la bella ragazza dai folti capelli biondi che aveva baciato sulla guancia prima di scappare fuori dalla vettura. Non riusciva a capacitarsi del motivo per cui potesse essere in quel luogo, nella mente non aveva alcun ricordo. Doveva tentare in tutti i modi di indagare. 
Con calma ponderata schiuse gli occhi, alzando solamente un poco le pesante palpebre, ma abbastanza da ritrovandosi così accecata dalle luci chiare, asettiche, di quel luogo. 
Ci impiegò qualche istante per abituarsi a quella luminosità, a quel candore, e quando finalmente iniziò ad intravedere le forme degli oggetti attorno a sé, decise di osservare   l'ambiente. 
La sua intuizione, era corretta. 
Riconobbe immediatamente il mobilio asettico dell'ambiente medico e la sua confusione si intensificò ulteriormente. Aveva sperato sino all'ultimo di vivere un incubo ma ora, con quelle gemme chiare aperte, che studiavano l'ambiente che avevano attorno, aveva la certezza che si doveva essere fatta male.
Un lieve sospiro uscì da quelle labbra secche, impastate, e con un piccolo gemito tentò di alzare il busto, con molta calma.
Puntellò le mani sul soffice materasso ove aveva dormito per chissà quanto, aiutandosi così ad appoggiare la schiena sui bianchi cuscini che, sotto il suo peso, cedettero appena. 
Tentando di non entrare nel panico, studiò la situazione in cui si ritrovava, iniziando ad osservare il proprio corpo malconcio, dolente.
La prima cosa che notò fu la gamba leggermente alzata, impossibilitata a muovere in quanto era stata fasciata da un grosso gesso colorato di rosso, fastidioso e che le provocava un fastidioso prurito. La gamba, dunque, era rotta. Non era grave, o per lo meno era quello che immaginava la giovane ragazza. Bonnie doveva ammettere che mai, nella sua vita, si era rotta qualcosa. Non che non si fosse mai fatta male, ma mai così tanto da procurarsi una frattura, non aveva mai provato il dolore di rompersi le ossa. Tutto sommato, Bonnie poteva ritenersi fortunata, no? Aveva sentito racconti raccapriccianti di suoi coetanei che, oltre al dolore immediato della rottura, avevano patito una sofferenza tale nel momento in cui li avevano medicati che molti avevano urlato, senza contegno, spaventando tutti i medici. Lei aveva avuto la fortuna, se così poteva definire, di essere svenuta nel momento in cui le avevano sistemato la gamba.
Dopo aver sfiorato leggermente il gesso rosso che le arrivava fin sopra il ginocchio, continuò con quell'analisi clinica, notando che non ci fossero altri segni visibili sul corpo, solo qualche ematoma sulle braccia esili. Sospirò, quasi sollevata, passandosi la piccola mano tra i capelli rendendosi conto che qualcosa le stringeva il capo. Aggrottò la fronte e chiuse gli occhi: aveva un forte cerchio alla testa, che non le dava tregua, che le provocava una lieve nausea e le vertigini. La giovane ragazza immaginò che fosse causato da un colpo preso alla testa dopo l'incidente in quanto avvertiva delle bende bianche che le avvolgevano il capo, forse troppo strette per i suoi gusti.
- Ti sei svegliata eh? - una voce fin troppo familiare, allegra ma, al contempo preoccupata, fece voltare la rossa che tentò   di trattenere la delusione quando al suo fianco si ritrovò la bella Cathleen, e non la ragazza con la sua stessa voce, il suo diavolo che mai le dava tregua. Ancora sperava di rivederla? Sperava ancora di poter incontrare la sua Angel? Quel pensiero immediatamente rabbuiò la rossa, facendola estraniare per un secondo. Quanto poteva essere sciocca? La rossa ancora la considerava sua, quando in realtà non lo era mai stata. Angel era sempre stata di un'altra, di quella ragazza che lei aveva sempre invidiato, che aveva odiato profondamente nonostante non l'avesse mai incontrata.
Bonnie era stata semplicemente sciocca a credere di poter essere amata, aveva deciso di buttarsi nonostante fosse a conoscenza che l'altra fosse innamorata, fidanzata con un'altra persona. Era stata ingenua a credere di poter avere una possibilità.
Oh, ma in quel momento non voleva pensare a quella donna, era il passato, un passato oramai chiuso da anni e che non voleva riportare a galla ogni volta che avvertiva la sua voce. Come era possibile che ogni qual volta che Cathleen le rivolgeva la parola, lei associava quel suono alla voce del suo demone?
- Cosa mi è successo? - le chiese piano, tornando alla realtà, puntando quei grandi occhi stanchi, confusi su quelli di lei, osservandola con attenzione quando le si fece vicina, abbastanza da poter sfiorare quelle onde rosso fuoco, le dita delicate, lo sguardo attento a notare un qualsiasi accenno di dolore.
- Quando sei scesa dalla mia macchina un pazzo è arrivato di corsa e tu hai attraversato senza guardare. Ti ha presa in pieno - la voce della giovane era poco più di un sussurro, l'angoscia che palpabile in quelle parole appena accennate. Catlheen sembrava quasi sollevata che, finalmente, Bonnie avesse aperto gli occhi. Era stata tanto in pensiero per sé? 
- Da quanto sono qui dentro? - una nuova domanda, una delle tante che vorticavano dolorosamente nella mente della più piccola, a cui la compagna le rispose con un sorriso, sedendosi piano e con attenzione al suo fianco, sul soffice materasso. 
- Un paio di giorni. Mi..cioè, ci hai fatte preoccupare parecchio. Mia sorella era fuori di sé, non ci si comporta così sai? Cioè..anche io ma..sì, sapevo che ti saresti svegliata, pronta a lamentarti del fatto che ci fossi io qui, al tuo capezzale - disse, correggendosi immediatamente, cercando di nascondere l'imbarazzo provato perchè tanto preoccupata per la sua salute con quelle parole balbettate, la mano che nervosamente continuava a giocherellare con quei lunghi capelli biondi, brillanti come i raggi del sole. Bonnie la trovò tenera, ma, soprattutto, molto divertente. Tanto da farla ridacchiare di gusto, una risata che però le provocò una fitta al petto, che le tolse per un istante il respiro.
- Hai anche qualche costola rotta, mi spiace per te ma non potrai ridere delle mie fantastiche battute - era incredibile come nel giro di qualche istante Cat fosse stata in grado di farle dimenticare, almeno per un attimo, quel che le era accaduto.  Per un attimo Bonnie si era dimenticata di essere bloccata in un letto dell'ospedale, che si era fatta male, che probabilmente quell'incidente avrebbe cambiato la propria routine. Non sapeva se la bionda se ne rendesse conto, ma la stava aiutando a non crollare nel panico più totale per la situazione in cui si era ritrovata.
- Oh come se ti trovassi divertente! Non credo che tu abbia capito che non mi stai molto simpatica - disse, ironica la più piccola che adagiò con delicatezza la testa al letto, socchiudendo gli occhi, un placido sorriso sulle labbra. Aveva fatto un incidente, che neppure riusciva a ricordare, ma era bello per una volta avere qualcuno al suo fianco. Anche se la persona che era rimasta al suo capezzale era quella che più di tutte la faceva impazzire.
Così mi ferisci! E pensare che sono stata tutto questo tempo qui con te! Ah, se non mi apprezzi allora me ne andrò! - con quella risata cristallina, capace di mettere a tutti il buon umore, la giovane si alzò con fare teatrale, avviandosi verso la porta, attendendo che la rossa la bloccasse.
- Oh, non credevo di potermi liberare di te così facilmente, ti credevo più testarda – Bonnie sorrideva, nonostante tutto, e non voleva davvero che se ne andasse. Le piaceva la sua presenza eppure non le avrebbe mai dato la soddisfazione di dirglielo. Non avrebbe mai ammesso ne a sé stessa, ne a Cathleen che la voleva al suo fianco in quel momento. Preferiva far leva sull'orgoglio della bionda che, infatti, si voltò, il sopracciglio alzato.
- Ah, davvero? - le chiese, tutto d'un tratto seria, iniziando ad avvicinarsi al letto con un movimento fluido, i fianchi che con sensualità si muovevano verso di sé. Bonnie deglutì appena, incantata da quelle movenze, da quel corpo che faticava a non guardare. Si fermò di fronte al letto e, con lentezza calcolata, piegò il busto in avanti tanto da far sfiorare i loro visi, il respiro della più grande che le solleticava le labbra, lasciando spiazzata Bonnie a tal punto che le sue gote si tinsero di un tenero color pastello.
- Ti vuoi davvero liberare di me piccola? - le chiese con voce suadente, le belle labbra carnose piegate all'insù in un sorriso provocatorio, quelle gemme calde, invitanti, che non le permettevano di guardare altrove, totalmente incantata da quello sguardo magnetico.
- Io..ecco.. - si morse timidamente il labbro senza riuscire a terminare la frase, le dita che con nervosismo giocherellavano con i capelli, arrotolandosi la lunga ciocca color del sangue attorno al dito, tentennando, cercando di trovare una valida risposta a quella sua domanda.
- Vuoi davvero che me ne vada? Rispondimi Bonnie – le soffiò quelle parole tanto vicino alle sue labbra che la rossa riusciva ad avvertire l'invitante calore del suo respiro sulla pelle, il dolce profumo che le inebriava i sensi. Per un istante immaginò di baciare quelle labbra morbide, invitanti come un frutto proibito. Per un istante Bonnie desiderò unire le loro bocche così da saggiare quella carne morbida, attirandola a sé così da poter sentire il morbido corpo contro il proprio.
- No – abbassò lo sguardo nel momento esatto in cui, pronunciate quelle parole, Cathleen si allontanò, palesemente soddisfatta della risposta che la più piccola le aveva dato. Oh, ora Bonnie era certa che avrebbe passato la giornata a gongolare per quella risposta che proprio non era riuscita a trattenere. Non con lei tanto vicina.
- Perfetto. Ora, parlando di cose più serie...- la rapidità con cui la ragazza cambiò discorso lasciò, per un attimo, smarrita la giovane dai lunghi capelli color del fuoco che la osservò, ancora un poco imbarazzata per quella piccola confessione. Del resto non voleva farle capire che tutto sommato le piacesse la sua compagnia. - Dovremmo contattare i tuoi genitori, quando sei arrivata i medici mi hanno chiesto di farlo ma non mi sembrava carino presentarmi così alla tua famiglia - le fece l'occhiolino, sorridendole complice, eppure Bonnie scosse il capo, abbassando il capo, così da non doverla guardare negli occhi. La giovane non voleva che i genitori si preoccupassero per lei, non voleva che fossero informati della situazione. Non le era accaduto nulla di grave, non voleva scomodarli in un momento simile, non quando c'erano altre priorità, altri problemi che occupavano le loro menti. Con quale coraggio, in un momento simile, poteva contattarli, informandoli che, per pura distrazione, aveva attraversato la strada ed era stata investita, finendo in ospedale?
No, non se la sentiva.
- Non serve avvisarli, si preoccuperebbero inutilmente. Sto bene – Bonnie cercò così di chiudere il discorso in partenza, non voleva che la bionda le facesse un qualche paternale, ammonendola. Non voleva che tentasse di indagare sul rapporto che aveva con i parenti, che tentasse di convincerla a chiamarli.
- Sicura? I miei si incazzerebbero se non li avvisassi – chiese, sorpresa da quella reazione, da quel suo rifiuto secco, categorico. Fu con un placido sorriso che Bonnie annuì, senza aggiungere altro. Non ce ne era bisogno. Ce l'avrebbe fatta, senza andare da loro, senza agitarli ulteriormente.
Se la sarebbe cavata, anche se temeva il momento in cui sarebbe dovuta tornare a casa. Avrebbe dovuto avvisare il suo datore di lavoro che non poteva presentarsi almeno sino a quando non si fosse ripresa, non poteva servire ai tavoli con una gamba fuori uso e probabilmente avrebbe dovuto interrompere anche gli studi. Sarebbe stato difficile essere autosufficienti con una gamba rotta ma..la ragazza era positiva. Poteva farcela. Non era il tipo che si lamentava, tentava sempre di essere autosufficiente, non le piaceva pesare sugli altri.
- Beh, se è quello che vuoi significa che per un po' verrai a stare da me – la proposta di Cathleen arrivò con tale naturalezza che la studentessa ci mise qualche istante per comprendere al meglio quel che le aveva appena detto.
Sgranò immediatamente gli occhi e con decisione e fermezza, scosse il capo. - No, non voglio essere di peso. E' solo una gamba rotta – disse, decisa, incrociando le braccia al petto, l'espressione seria che però fece ridere la bionda che, con tenerezza, le pizzicò la guancia. - Peccato che oramai la decisione è persa! Mia sorella è già andata a recuperare un po' delle tue cose e le ha portate a casa. Non puoi farti tutte quelle rampe di scale tutti i giorni, dunque..starai da me – la bionda sembrava irremovibile, eppure lei non voleva prendere sul serio quella proposta. Non le sembrava corretto, quasi non si conoscevano, eppure continuava ad essere gentile e carina con lei, dandole attenzioni che nessuno le aveva mai rivolto. E lei non capiva il motivo di tale gentilezza, perchè lo faceva?
- Ci tieni così tanto farmi da infermierina? - chiese, scettica ed ironica, sulla difensiva. Quando qualcuno si mostrava troppo gentile, Bonnie subito si sentiva minacciata, sentiva il bisogno di proteggersi perchè...chi era tanto gentile senza desiderare qualcosa in cambio?
Non riusciva più a fidarsi completamente del genere umano, ai suoi occhi tutti erano pronti a farle ancora una volta del male, ed era certa che anche Cathleen gliene avrebbe fatto, se le avesse permesso di far breccia nel proprio animo.
- Beh, effettivamente ho un completino che sarebbe adatto alla situazione – nuovamente la voce altrui fu carica di malizia, una voce soave e angelica, che però avrebbe fatto peccare anche gli angeli più puri e casti. Quella ragazza era impossibile, la faceva uscire totalmente di testa.
E sì, Bonnie voleva ribattere testarda come sempre, pronta a rifiutare quel suo invito, pronta ad elencarle i disagi che avrebbe portato nella sua vita...eppure non ne ebbe la possibilità.
Un suono basso e sommesso interruppe quel loro piccolo dibattito, distraendo entrambe le ragazze che si voltarono, trovandosi di fronte un dottore alto, leggermente brizzolato, apparentemente in imbarazzo per averle interrotte.
- Scusate l'intromissione, volevo visitare la ragazza – degli occhi verdi come i prati primaverili iniziarono a scrutarla, attentamente, con perizia. Con pochi passi il dottore dal bell'aspetto, alto e robusto, chiuse le distanze tra loro e con sguardo clinico, iniziò a visitarla.
Nonostante le mani grandi e l'aspetto rude dato grazie a quella barba incolta e le profonde occhiaie che appesantivano gli occhi stanchi, l'uomo la visitò con gentilezza, attento a non procurarle ulteriore dolore.
Le scostò piano le coperte e, dopo averle chiesto il permesso, le alzò il camice, così da poter controllare i lividi violacei che macchiavano la pelle bianca, tanto simile alla più pregiata porcellana.
Bonnie non disse nulla, mentre osservava i movimenti fluidi del dottore che nonostante la gentilezza le procurarono un leggero fastidio, soprattutto quando andò a sfiorare l'ematoma più grande tra quelli presenti, quello situato appena sotto il seno, ove probabilmente le costole si erano fratturate.
- Deve stare a riposto il più possibile. Dovrebbe evitare di muoversi troppo così da permettere al suo corpo di rimettersi il più velocemente possibile. La gamba, ovviamente, le è stata medicata a dovere, ma per le costole non possiamo fare molto. Deve solo riposare – le spiegò una volta ricoperta, donandole quelle nozioni che le sarebbero servite per guarire al meglio. Bonnie era testarda e sì, non era nella sua indole dipendere da qualcuno, chiedere aiuto, eppure non voleva neppure prolungare ulteriormente la sua convalescenza, ecco perché avrebbe seguito ciecamente i consigli del dottore.
- Confido nella sua ragazza che l'aiuterà in questo mese di convalescenza – con sguardo penetrante osservò la bionda che annuì tranquillamente, il sorriso sulle labbra. Eppure..Bonnie rimase interdetta da quell'ultima frase, da come il dottore avesse definito la ragazza al suo fianco.
- La mia ragazza? - chiese, confusa, catturando così l'attenzione di tutti i presenti nella stanza che iniziarono ad osservarla incuriositi. La rossa notò immediatamente il disagio che attraversò il volto della più grande che, con prontezza, le prese la mano e le diede un bacio sulla guancia, lo sguardo puntato su quello del dottore che, con sospetto, iniziò a scrutare le due giovani ora tanto vicine, quasi strette l'una all'altra.
- La scusi, non le piace che si sappia in giro che stiamo assieme. Ma Bonbon, ho dovuto dire ai signori che stiamo assieme altrimenti non mi avrebbero permesso di entrare – sussurrò piano, una lieve supplica in quel tono gentile che le chiedeva di reggerle il gioco.
- Oh, si. Giusto – Bonnie, ancora smarrita e incerta sul da farsi, non riuscì a dire altro e il dottore, nonostante il chiaro sospetto, si limitò a salutarle e a congedarsi, informandola che quella sera forse l'avrebbero dimessa dopo la visita di controllo.
Una notizia a lei piacevole, che però venne messa in secondo piano da quel che Cat aveva fatto. Dire che stavano assieme le sembrava così personale, così sbagliato.
Ecco perché si voltò verso la giovane, una muta domanda a cui sapeva di non dover dare voce.
- Senti, eri appena stata investita, e..non potevo lasciarti sola – sussurrò quelle parole con voce bassa, eppure senza rimorso. Non sembrava sentirsi in colpa per quel che aveva detto, non sembrava in imbarazzo per quella bugia raccontata a tutti i dottori che ora sapevano che ad entrambe interessassero le ragazze. Sentì il panico impossessarsi di sé, il cuore che batteva all'impazzata, togliendole il respiro. Era grata che la porta si fosse richiusa dopo l'uscita del dottore, era grata che nessun altro, al momento, l'avrebbe potuta guardare. Tutte quelle persone...cosa avrebbero pensato di lei? Del fatto che le piacevano le ragazze? E se qualcuno l'avesse riconosciuta? Del resto la giovane aveva passato molto tempo nei tetri corridoi degli ospedali e per quanto si fosse allontanata, sapeva che spesso i medici lavoravano in più di una struttura, che non erano fissi in un singolo ospedale. E se tra il personale che l'aveva medicata ci fosse stato un dottore che aveva precedentemente conosciuto e fosse stato in contatto con i genitori...? Cosa sarebbe accaduto? Forse era impossibile, forse Bonnie stava esagerando eppure quell'eventualità l'atterriva, la terrorizzava. Erano poche le persona a conoscenza della propria sessualità e..ci teneva alla sua privacy.
- Ma..non potevi dire un'amica? Qualsiasi cosa, senza far sapere la mia sessualità qui, in ospedale? - le chiese, guardandola chiaramente nel panico. Non capiva che così l'aveva messa a disagio?
La risposta della più grande, però, nonostante si fosse accorta del disagio della più giovane, non fu di scuse. Al contrario, le prese il volto tra le mani e la guardò attentamente, impedendole di muoversi quando la rossa tentò di divincolarsi da quella presa delicata. - No. Non mi avrebbero fatta entrare. Forse tu non ricorderai l'incidente, ma io ti ho vista mentre quella macchina ti investiva, ho temuto il peggio. E sì, so che mi conosci appena ma fidati che è stato orribile – la voce tremula colpì la rossa che non si aspettava tale confessione. Lo aveva fatto perché spaventata da quel che le poteva accadere? Per non lasciarla sola? Senza pensarci, la studentessa alzò la mano, così da poterle carezzare il volto, la confusione nello sguardo. Non riusciva davvero a capacitarsi del motivo per cui sembrava tenere tanto alla sua salute.
- Non ho intenzione di sentirmi in colpa perché ho inventato quella palla. Che poi, non ci sarebbe nulla di male se fossi la mia ragazza. Certo, c'è il piccolo dettaglio che stai con la mia coinquilina ma...dettagli – Cat, a disagio probabilmente per averle mostrato la paura provata, tentò di cambiare i toni della conversazione, così da dissimulare almeno per il momento quel senso di protezione che aveva avuto nei confronti della rossa. Come Bonnie non si sentiva a suo agio con la notizia che ora tutto l'ospedale sapesse che lei fosse attratta dal gentil sesso, Cathleen non sembrava a suo agio nel parlarle di quel che aveva provato dopo l'incidente.
- Avrei preferito evitare che tutto l'ospedale sapesse che mi piacciono le ragazze. Sai com'è, “amore”, sono riservata – Bonnie accolse quella via d'uscita che la bionda aveva lanciato, così da non doversi soffermare a sua volta sull'intensità delle parole che le aveva rivolto. Come Cat non voleva mostrarle quanto era stata male in quei giorni, Bonnie non voleva pensare che una totale estranea si fosse preoccupata tanto per lei. Sapeva che era un argomento da evitare.
- Certo che sono passata dal sesso occasionale con una ragazza e nel giro di una notte mi ritrovo fidanzata con un'altra. Wow, non immaginavo di poter vivere una vita così piena di colpi di scena – risero, all'unisono, alleggerendo così definitivamente la tensione creata. Del resto Bonnie si rendeva conto che oramai tutti sapevano la verità, sapeva che soffermarsi troppo le avrebbe solamente rovinato l'umore. Preferiva distrarsi, preferiva ridere in quel modo con la bionda e dimenticarsi, per un po', che da lì a un mese la sua vita avrebbe preso una piega totalmente inaspettata, indesiderata eppure..sì, in parte invitante.
Sperava solamente che quella convivenza forzata con la bionda non portasse ulteriori scompigli nella sua vita. Voleva solamente riprendersi il prima possibile.
* * *

Ed eccomi qui anche con questa storia. Non so quanti di voi ancora la seguiranno in realtà, sia per l'anno di assenza, sia perchè ho notato più interesse per le altre due storie che sto portando avanti.
Per prima cosa volevo scusarmi anche qui per la lunga assenza, ho avuto un anno difficile e pian piano sto cercando di riprendermi. Avevo già tentato di scrivere, iniziare a fare un capitolo ma il risultato era orribile. Spero solamente che questa assenza non mi abbia portata a scrivere peggio – a me spiace ma ho già riscritto questo capitolo tre volte e questo è quello che mi convince di più, anche se ancora non sono sicura che segua il mio vecchio stile -.
Passando al capitolo..beh, Bonnie si è svegliata, non ricorda l'incidente però si ritrova a doversi trasferire momentaneamente a casa di Cathleen. In realtà penso che i prossimi capitoli prenderanno una piega totalmente differente dato che questa non ha una vera e propria traccia e...beh, non mi dilungherò del motivo per cui le cose cambieranno in modo “drastico”.
Dunque, spero vi sia piaciuto, ovviamente mi fa sempre piacere ricevere qualche commento, anche solamente per mandarmi al diavolo =)
A presto!

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