Non ho che questo amore.

di DebDS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** I. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

 

 





Dalle finestre semi aperte entrava un leggero vento tiepido, tipico di settembre, accompagnato da pochi raggi di sole che lasciavano un angolo illuminato proprio accanto al letto di Hermione Granger.

Tutto nella stanza era tranquillo, gli unici rumori, oltre il cinguettio degli uccelli, erano i respiri regolari delle tre ragazze, ancora perse nei proprio sogni.

Era il settembre del 1998. Incredibilmente, la scuola era stata rimessa in sesto in quei pochi mesi estivi che avevano seguito la Seconda Guerra Magica, in modo che gli studenti che, per ovvi motivi, non avevano potuto frequentare-o finire- il settimo anno, avessero modo di riprendere le attività scolastiche.

A chi aveva preso parte in primo piano alla battaglia di Hogwarts, era stato assegnato il massimo ai M.A.G.O, così solo chi davvero teneva a completare la propria istruzione era tornato nell’amata scuola.

Hermione era rimasta delusa di non poter frequentare l’acclamato ultimo anno con i compagni di sempre, Harry e Ron, ma si era dovuta rassegnare all’idea e ora gli amici più stretti che aveva nella scuola erano Ginny, Seamus e Lavanda, con cui, inaspettatamente, aveva stretto un solido rapporto.

Tutto sembrava essere cambiato, nella scuola, le Case c’erano, come sempre, ma non venivano più messe in primo piano nell’ideale degli studenti.

Un giorno la settimana venivano riuniti tutti gli alunni, in base ai vari corsi, e venivano spinti in qualcosa di simile ad una terapia di gruppo, in cui parlare delle varie perdite subite e delle sensazioni che ancora li scuotevano, a seguito della battaglia. Le tre sedute che aveva già avuto luogo erano state un vero e proprio disastro, nessuno voleva davvero affrontare i pesanti discorsi richiesti, così anche il ‘terapista’, dopo pochi vani tentativi, lasciava gli alunni liberi di parlare delle lezioni, del Quidditch o magari di tornare nelle proprie camere.

Le lezioni, eccetto i cambiamenti dei professori, erano le stesse. Anzi, i nuovi insegnanti, spinti dalla preside McGranitt, erano sempre più severi. La preside temeva che, se i professori avessero cominciato ad essere indulgenti con gli alunni per gli avvenimenti della battaglia, non si sarebbe più tornati alla-per quanto incerta- normalità.

In quel momento, il trillare fastidioso della sveglia, fece rizzare a sedere Hermione, era l’unica delle tre a sentire la sveglia, se non ci fosse stata lei a svegliarle, probabilmente Lavanda e Ginny avrebbero già ricevuto più e più punizioni.

Tuttavia quella mattina Hermione aveva puntato la sveglia più presto del solito, aveva voglia di prepararsi con calma, senza il solito caos che le amiche non mancavano mai di creare.

Si alzò con calma, andò il bagno e, dopo essersi chiusa la porta alle spalle, si appoggiò con la mani al lavandino, lo sguardo perso nello specchio.

Era tutto così assurdo, non riusciva ancora a credere agli avvenimenti degli ultimi mesi. Il viaggio con Harry e Ron, Malfoy Manor, la battaglia… e ora la pace. La chiamavano ‘pace’, a lei questa definizione faceva ridere. Come poteva essere pace, se tutti durante la notte si svegliavano, dopo incubi agghiaccianti, che altro non erano che ricordi? Se tutti vivevano ancora col terrore di dover scappare, con la paura che tutto ricominciasse? Come poteva essere pace, se tutti avevano smesso un po’ di vivere, dopo quella terribile notte?

Quasi non si riconosceva, guardandosi allo specchio. Certo, l’amicizia con Harry l’aveva portata a crescere più velocemente del normale, dovendo affrontare con l’amico tutti quegli incubi sin dal primo anno, ma ora c’era qualcosa di totalmente diverso nel suo sguardo, una sorta di vuoto, vacuità, come chi non vive più la propria vita, semplicemente vede le cose accadere, da lontano.

Era riuscita a ritrovare i proprio genitori e a far ricordare loro tutto, ma non ne sapeva essere felice. Aveva dovuto raccontare loro cos’era successo nei loro mesi di ‘assenza’, nonostante avesse omesso molte cose, in un modo o nell’altro, i suoi erano venuti a sapere tutto e ora la guardavano in modo diverso, come se avessero paura di vederla crollare da un momento all’altro.

Ma Hermione non poteva crollare, non poteva.

Lei era quella che sapeva sempre cosa fare, quella che guidava gli altri. Se si fosse persa ora che l’avevano fatto tutti, che speranza avevano di vivere davvero questa pace?

E così ora si trovava in quel bagno, ripetendosi di tornare alla realtà, di tornare se stessa, di risvegliare il proprio animo da quel torpore che si era illusa di potersi concedere.

Si sciacquò velocemente il viso con un getto d’acqua gelida e tornò a guardarsi nello specchio. Aveva un’aria più determina, or. Doveva tornare, doveva farlo per gli altri, ma soprattutto per se stessa. Fissò i propri occhi nello specchio.

-Tu, da oggi, ricomincerai a vivere.-

 

 

 








 

 

 

 

 

Nota d’autore:

 

 

 

So di avere una storia iniziata e mai finita sulla nuova generazione e che quindi non avrete molta fiducia nel seguire questa storia, ma oggi mi sono alzata e avevo una voglia assurda di scrivere questa cosa, così mi sono subito messa al pc e… questo è ciò che ne è uscito.

All’inizio avevo un’idea totalmente diversa per questo prologo, ma poi si è praticamente scritto da solo e –stranamente- mi piace!

Sarà una Dramione, non ho ancora idea di come si svilupperà, ma alla fine sarà di sicuro una Dramione, ahah.

Be’, non ho molto da aggiungere, non ho ricontrollato, quindi scusate gli eventuali errori di battitura e fatemi sapere com’è, come inizio.

Un bacio.

Clì.

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Capitolo 2
*** I. ***


I.

 

 

 

 


 

 

-Blaise, svegliati.-

Dall’ammasso di coperte verdi si alzò un mugugno. –Ancora cinque minuti…-

Draco alzò gli occhi al cielo, era la quarta volta che quella scena si ripeteva nel giro di mezz’ora minuti. –Tra venti minuti la Sala Grande sarà chiusa e dovremo andare a lezione a stomaco vuoto.-

Questa frase fece scattare a sedere il giovane Zabini, la colazione era l’unica cosa che avrebbe potuto addolcire la giornata di lezioni.

Così pochi minuti dopo i due serpeverde si ritrovarono nei corridoi, a differenza degli altri anni, cercavano di non farsi notare. C’era un senso di colpa che gravava sulle loro spalle, soprattutto su quelle di Draco. Per quanto il giovane Malfoy si sforzasse di pensare che era stato costretto a far parte del lato oscuro, una fastidiosa voce nella sua testa continuava a ripetergli che c’era stata un’altra possibilità, c’è sempre un’altra possibilità, quella di fare le scelte giuste, di schierarsi dalla parte del bene, ma lui non l’aveva fatta, quella scelta. Aveva sbagliato tutto e la paura non poteva essere una giustificazione per tutto il male che aveva contribuito a fare.

E ora loro erano i ‘ragazzi sbagliati’, il capro espiatorio per tutti coloro che avevano subito perdite.

Draco, a differenza di suo padre, non era finito ad Azkaban, c’era qualcosa, una clausola, a favore dei ragazzi che avevano ricevuto il Marchio Nero prima della maggiore età. Draco non si era informato, l’unica cosa che gli importava e che gli portava un fastidioso sollievo, era l’idea di non dover andare ad Azkaban.

Ma questo gli procurava ancora più odio da parte dei ragazzi di Hogwarts. Aveva sbagliato, aveva aiutato il Signore Oscuro a distruggere migliaia di famiglie e, nonostante questo, non avrebbe pagato.

-Draco? Mi stai ascoltando?-

Il giovane Malfoy si risvegliò dai suoi tetri pensieri e posò lo sguardo sulla bionda seduta di fronte a lui, che gli sventolava una mano davanti agli occhi. –Ciao, Daph.-

-‘Ciao’? Sono qui da dieci minuti! E mi hai anche detto ‘buongiorno’!-

-Sul serio?-, chiese Draco, leggermente stupito anche di trovarsi una fetta di torta al cioccolato nel piatto. –Cioè, sì, certo, scusa. Cosa volevi dirmi?-, si riscosse dopo qualche secondo.

Daphne Greengrass alzò gli occhi al cielo, non ne poteva più di vedere il suo migliore amico così… perso. –Ti ho chiesto se hai intenzione di andare al ritrovo per psicopatici, stasera.-

-Oh, già, la terapia. Non siamo obbligati?-

Draco se n’era completamente dimenticato. Era una tortura, non bastava dover vedere tutti quegli sguardi accusatori ogni giorno, la scuola si ostinava a continuare quelle sedute, che a lui sembravano, più che un aiuto, una condanna.

-Be’, sì, ma se ne saltiamo una, chi vuoi che se ne accorga?-

Stavolta fu Blaise ad alzare gli occhi al cielo. –Andiamo, Daph, se ne accorgerebbero tutti. E’ solo un modo per farci sentire ancor più responsabili di ciò che è successo!-

-Ma io non ho fatto nulla, i miei non erano neanche Mangiamorte!-, solo dopo averle pronunciate, la maggiore delle Greengrass si rese conto di quello che le sue parole avrebbero scaturito. –Scusate.-, si affrettò a dire, stando ben attenta a non guardare Draco, come se questo potesse cancellare i pensieri che subito si erano formati nella mente del ragazzo.

Non bastavano i sensi di colpa per ciò che aveva fatto, si aggiungevano anche quelli per gli sguardi accusatori che i suoi amici dovevano subire solo per essere… suoi amici.

-Cos’abbiamo alla prima ora?-, chiese Draco, fingendo che le parole di Daph gli fossero scivolate addosso.

-Difesa contro le Arti Oscure, Silente.-, si affrettò a rispondere Daphne, come se quella risposta veloce potesse cancellare la sua precedente frase.

Daphne e Blaise volevano davvero bene a Draco, nonostante avessero avuto alti e bassi-molti più ‘bassi’ che ‘alti’, a dir la verità. I loro rapporti, inaspettatamente, erano migliorati dopo la Battaglia di Hogwarts. I due si erano ritrovati a passare l’estate a casa dell’amico, terrorizzati dall’idea di vederlo finire ad Azkaban. Ma, ovviamente, come la gioia condivisa dopo la notizia che Draco non sarebbe finito nella terribile prigione, quell’amicizia comportava anche molti lati negativi. E spesso era difficile sopportare tutto l’odio che la vicinanza con l’ex mangiamorte causava.

-Andiamo, dài, se arriviamo di nuovo in ritardo, Aberforth ci manderà davvero dalla McGranitt.-

Draco, di nuovo perso nei suoi pensieri, annuì con aria assente e seguì gli amici nell’aula di Difesa.



 

 

○○○○○



 

 

 

-Herm, cos’hai? Ti vedo strana oggi…-

Hermione si limitò a sorridere a Ginny ed entrò nella Sala Grande con aria determinata.

I cinque tavoli, delle Case e dei professori, erano stati sostituiti da un cerchio di sedie, quasi tutte già occupate.

Qualche minuto dopo l’arrivo di Hermione, Ginny e Lavanda, anche gli ultimi ritardatari presero posto e la pseudo psicologa, Penelope Light, appena ventiduenne, si avvicinò al cerchio di studenti.

-Ragazzi, so che è difficile parlarne, ma farlo potrebbe aiutarvi molto.-, si guardò intorno con aria speranzosa, ma nessuno sembrava ascoltarla più di tanto. –C’è qualcuno che vuole dire qualcosa?-

Con grande sorpresa di tutti, la mano di Hermione scattò in aria.

Penelope le sorrise grata. –Prego, signorina Granger.

Hermione si alzò, schiarendosi la voce, e cominciò il discorso a cui aveva pensato per tutto il giorno. –In questa terribile guerra, ho perso più di un amico. So che la perdita di un amico non è paragonabile a quella di un familiare, ma è solo per farvi capire che non siete soli, che c’è chi soffre, esattamente come voi, chi ha paura di affezionarsi, temendo di veder distruggere un nuovo rapporto. Non siete soli.- guardò uno ad uno i suoi compagni, come a sottolineare il concetto. -E non dovete aver paura. Per quanto possa sembrare assurdo, per quanto possa sembrare difficile, non dovete aver paura. Dovete ricominciare a vivere, come i vostri parenti, i vostri amici avrebbero voluto, perché loro avrebbero voluto vedere la vostra vita continuare, i vostri sorrisi splendere…-

-Sì.-

Hermione si bloccò, stupita di essere interrotta e ancora più quando vide chi era stato ad interromperla: la dolce e tranquilla Susan Bones.

-Sì,- ripeté la ragazza in tono duro. – probabilmente vorrebbero vederci sorridere, vorrebbero vederci vivere felici. Ma non possono. Non possono perché uomini crudeli, affamati di potere, hanno rubato loro la vita che avrebbero potuto passare al nostro fianco.-, i suoi occhi accusatori si spostarono da Hermione e così anche quelli di molti altri ragazzi.

La grifondoro seguì i loro sguardi e arrivò a Draco Malfoy, il capo chino e gli occhi fermi a fissare il pavimento, il portamento, come sempre, teso. Probabilmente si aspettava che tutti si voltassero a guardarlo.

Hermione, soffermando il proprio sguardo sugli studenti che fissavano il serpeverde, provò uno strano dispiacere per quel ragazzo che, così giovane, aveva già sulle proprie spalle il peso di così tante scelte sbagliate. In fondo, chi, tra tutti quei ragazzi, avrebbe agito diversamente, al suo posto? Con tutte quelle tremende minacce a terrorizzarlo?

Nessuno, si rispose, probabilmente nessuno di loro avrebbe avuto il coraggio di ribellarsi nemmeno ai proprio genitori, figurarsi a Voldemort.

Scosse lentamente il capo, turbata da quel punto di vista che non si era mai soffermata ad osservare, e tornò a sedersi, in silenzio.

Passarono in quel silenzio teso qualche altro minuto, prima che Penelope prendesse la parola. –E’ stato già un passo avanti. Grazie, Hermione.-, guardò rapidamente i ragazzi. –A quanto pare, nessun altro vuole intervenire. Be’, se volete, potete tornare ai vostri dormitori o magari rimanere qui a chiacchierare. Alla prossima settimana.-, detto questo, lasciò la Sala Grande.

A quelle parole, senza un cenno ai proprio amici, Draco si alzò e, in silenzio, si allontanò, con le mani nelle tasche e lo sguardo basso.

Hermione sentì una morsa stringerle lo stomaco e, spinta da una forza che non riusciva a spiegarsi, si alzò e seguì Draco lungo il corridoio.

-Malfoy?-, lo chiamò, cercando di mantenere ferma la propria voce.

Draco sussultò e si voltò velocemente verso di lei. –Cosa vuoi?-, una nota di tristezza incrinava il solito tono distaccato.

Hermione si morse il labbro, indecisa sulle parole da usare. –Io… ci ho pensato e…-, fissò il proprio sguardo in quello gelido del serpeverde. –Io non ti reputo colpevole di nulla. Nulla.-, vide il giovane Malfoy annuire leggermente, prima che si voltasse e proseguisse per la sua strada.

Magari era una sua impressione, ma le sembrò che le spalle di Draco, solitamente tese, come chi si aspetta un colpo da un momento all’altro, si alzassero, ad ombra della fierezza di un tempo.

Forse quella sera Hermione aveva impercettibilmente alleviato il peso che gravava sulle spalle di Draco.

 

 

 

 





 



 

 

 

 

 

Nota d’autore:

 


 

Bene, ecco il primo vero capitolo della storia!

Non so ancora come si svolgerà, ma mi piace la piega che ha preso con questo primo capitolo.

Ho cambiato il titolo della storia, l’altro non mi convinceva, spero che questo vi piaccia.(:

Ringrazio tutti quelli che hanno letto e quelli che hanno messo la storia tra le seguite. Grazie!

Al prossimo aggiornamento!

Un bacio.

Clì.

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