JailHouse Rock

di Fra_Jones
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blue Hawaiian. ***
Capitolo 2: *** Unknown. ***
Capitolo 3: *** A little less conversation, a little more action. ***
Capitolo 4: *** Pale blue eyes. ***
Capitolo 5: *** Riscontri. ***
Capitolo 6: *** Riscontri. (continuo) ***
Capitolo 7: *** The Devil in Disguise. ***
Capitolo 8: *** The Devil in Disguise. (continuo) ***
Capitolo 9: *** "Something Unexpected" ***
Capitolo 10: *** Count on me ***
Capitolo 11: *** Follow your heart. ***
Capitolo 12: *** Heartlines. ***
Capitolo 13: *** Who knew. ***



Capitolo 1
*** Blue Hawaiian. ***


Salve!! Allora, è da un bel pezzo che vedo Hawaii five-0, e ne sono letteralmente innamorata!
Quindi.. un po' di giorni fa, non avendo nulla da fare, mi son messa un po' a fantasticare e.. mi è venuta quest'idea per un fanfic.
Spero di riuscire a divertirvi o comunque lasciarvi qualcosa di.. decente come minimo! E spero soprattutto di scrivere cose sensate.. mi son resa conto che inventare casi, nuove/false identità etc. non è poi così facile! :)

Ringrazio la mia mentore Giulia per essermi stata ad ascoltare tutti i miei problemi riguardo questa storia! 

P.s. Ho messo un raiting giallo poichè molto probabilmente più in là nella storia ci saranno scene un po' più 'crude' ma comunque non molto dettagliate (almeno credo!xD)

Vi giuro, è così complicato qui.. raiting,avvertimenti, generi.. divento pazza!xD

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Capitolo 1. Blue Hawaiian

 

“Metti da parte il Seal che c’è in te McGarrett, e lasciati andare! Dopo una giornata del genere ci meritiamo un po’ di svago” disse Danno con il sorriso sul volto e lo sguardo sollevato dopo una giornata pesante all’headquarters.

“Certo Danno lo farò. Dove mi porti?” disse Steve.

“Oh beh, tecnicamente.. sei te che stai guidando la MIA macchina, quindi dovrei essere io a porti questa domanda!”

Steve lo guardò e si mise a ridere. “ No sul serio.. perché sei sempre te a guidare la mia macchina.. perché?” disse, e continuò subito in modo da non far parlare il suo partner  “e non dire che ti piace guidare. Perché sai.. Anche a me piace guidare..soprattutto la MIA MACCHINA!” affermò.

Arrivarono al Maka Koa, una sorta di pub dove erano già stati un paio di volte con gli altri della squadra.

Si sedettero al bancone, ordinarono due cocktail “con l’ombrellino” scherzando e chiacchierando.

“cacchio quella ragazza si da proprio da fare con il karaoke eh” disse Danno.

“si, sembra le piaccia parecchio!” rispose Steve sorridendo.

“McGarrett, vuoi sfoderare le tue doti da cantante stasera?”

“ooh oh, certo come no. Scordatelo Danno!” rispose a tono McGarrett.

“Dai su, era solo un’idea!” e continuò “però .. devo dire che la ragazza non è male!”

“No in effetti” rispose Steve “sarebbe molto meglio se non fosse ubriaca direi!” concluse sorridendo.

La serata stava continuando tra chiacchiere,battute scherzose e ricordi.

“Oooh, la ragazza si è messa a cantare Elvis! E chi la ferma più” disse Danno voltandosi a guardarla.

“ha una bella voce” pensò tra sé e sé Danno; inoltre si stava divertendo e stava facendo divertire anche gli altri.. niente di meglio!

Per un momento si guardarono negli occhi.

“wow Williams.. hai fatto colpo!” affermò McGarrett.

“Non credo” rispose.

La ragazza terminò di cantare Jailhouse Rock e decise di fare una piccola pausa drink, facendo dispiacere i fervidi fans che aveva ‘rimorchiato’ durante la serata.

Si diresse verso il bancone; nonostante fosse altamente brilla riusciva a tenersi in piedi e camminare a testa alta.

“Un blue hawaiin per favore” disse la ragazza sedutasi  a pochi posti di distanza dai due.

“mahalo!” affermò a tono convinto dopo aver aspettato qualche minuto il suo drink.

Incrociò lo sguardo dei due, si fece forza e decise di parlargli. Si alzò e andò verso di loro.

“Ho dato spettacolo non è vero” disse sorridendo ai due. Non aspettò neanche la loro risposta che iniziò a parlare senza fermarsi.

I due non potevano far altro che ascoltare sorridendo; era simpatica in fin dai conti.

“Per favore, mi farebbe un altro Blue Hawaiin?” disse al bar-man intromettendosi tra i due agenti.

“Allora” affermò forse con tono troppo alto la ragazza. “Oops” disse mettendosi la mano davanti alla bocca in segno di ‘vergogna’.

Prese il bicchiere che il bar-man le aveva porto; la ‘sbronza’ iniziava a farsi sentire anche sulle gambe, tanto che perse l’equilibrio e cadde su di Steve.

“Oddio perdonami” disse lei “sul serio..credo proprio di aver bevuto troppo, perdonami” disse cercando di rialzarsi.

“Non c’è di che…” disse Steve, rendendosi conto di non sapere il nome della ragazza.

Ci furono pochi secondi di silenzio, che alla ragazza però sembrarono infiniti, soprattutto guardando quegli occhi così azzurri.

“OH, OOH! Io.. Io.. non mi sono presentata?” disse

“No” affermarono in coppia i due.

“Io sono Ginnie.” Disse stringendo la mano prima a uno e poi all’altro.

“Io sono Steve” disse stringendo la mano alla ragazza.

“Io Danny.” Affermò stringendo anche lui la mano alla ragazza.

“Piacere di conoscerti.. Danny.” Disse lei, non lasciando la presa. Resasi conto, mollò la mano e imbarazzata se la passò tra i capelli ricci e castani.

 

 

Le serata passò tra cocktail, risate e chiacchierate.

“Io.. credo.. di.. dover andare in albergo. Molto probabilmente avrò bisogno di stendermi.. bere qualche litro d’acqua, e forse.. di dormire!” affermò Ginnie fuori dal locale.

“ehi ehi ehi.. non.. guiderai mica per arrivare all’hotel,vero?” disse Danny.

“Oh no certo che no, io camminerò.. non ho la macchina tra l’altro.”

“In che hotel alloggi?”

“all’Hilton.” Rispose la ragazza.

“Beh, è lontanuccio.. lascia che ti diamo un passaggio.” Disse Danny guardando verso il partner in cerca di consenso.

“Oh si, certo.. ovvio. Ti diamo un passaggio noi!” disse Steve di conseguenza.

“No ragazzi grazie. Ho già rovinato abbastanza la vostra serata!”

“Ma smettila. È stata una bella serata. Per non parlare dell’intrattenimento al karaoke..” disse Danny. E continuò dicendo “insisto.”

La ragazza non rifiutò nuovamente, non avendone neanche le forze.

“Wow, che macchina!” disse Ginnie con il suo tono squillante.

“Oh si, la macchina.. beh devi sapere che la macchina.. sarebbe mia. Ma da quando Steve è qua io ho il piacere di guidarla ben poche volte. Ha monopolizzato la MIA macchina! MIA!” disse Danny.

“Aaaah ci risiamo!” disse ridendo Steve “Ok, forza.. guida la tua macchina!”

“Oh, ma grazie, grazie, che gentile concessione!” rispose Danny.

Ginnie in tutto ciò iniziò a ridere senza riuscire a fermarsi.

Il tragitto verso l’Hilton fu abbastanza breve, colmato dai battibecchi tra i due.

Arrivati all'hotel Danny scese dall’auto per far uscire Ginnie.

“Bhe, mahalo!” disse la ragazza. “Di niente!” affermò Danny protendendosi verso di lei come per abbracciarla. La ragazza non esitò.

“Ciao e buonanotte!” disse rivolgendosi anche a Steve.

Quando risalì in macchina Danny si trovò a dover affrontare Steve. “Che c’è?” disse, non comprendendo il suo sguardo ‘malizioso’.

“L’hai abbracciata” disse sorridendo. “Si..e .. e allora?” rispose Danny.

“Ti piace!Hai fatto anche quel gesto.. di passarti le mani trai capelli!!” disse Steve additandolo.

“Ma ti pare! Come te ne esci. Ovvio che no. Mi è venuto spontaneo!”

Steve si mise una mano davanti alla bocca per coprire il suo sorriso.

Danny fece finta di non vederlo. Era inutile discutere con lui. Aveva la cocciutaggine di un SEAL , non avrebbe mai potuto distoglierlo dalla sua idea.

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Capitolo 2
*** Unknown. ***


“beh , devo dire che il caso dell’altro giorno è stato alquanto complicato.. è giusto avere un po’ di tregua.” Affermò Danny giusto per spezzare quel silenzio tombale.
“andiamo Danno, non lo pensi sul serio. Io mi sto annoiando da morire.” Affermò Kono.
“Si..lo so..” disse Danny.
“Che ne dite di andare al chiosco da Kamekona?” disse Chin.
“ottima idea!” risposero Kono e Danny in coro, alzandosi di corsa dalle loro sedie.
“hei hei dove andate?” urlò McGarrett dal suo studio.
“Oh si, andiamo al chiosco. Non ce la facciamo più a stare qua.” Disse Danny incamminandosi verso l’uscita; poco dopo si voltò e ordinò di sbrigarsi a Steve che era rimasto impalato davanti al suo ufficio.
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“Oh Kamekona, sei la nostra salvezza!” affermò sorridendo Kono.
“Si sul serio; è così noioso stare in ufficio senza far niente!” disse Danny rivolgendosi a tutti gli altri.
Steve era seduto in disparte.
“Capo.. venga qua!” affermò Kono.
“Oh, no.. io .. vado .. un attimo.. torno subito!” disse.
Kono guardò Danny per cercare spiegazioni, ma trovò solamente un’alzata di spalle.


 
“Ginnie?” disse Steve.
La ragazza era seduta sulla spiaggia a guardare verso l’oceano. Si voltò.
Guardò il ragazzo per qualche secondo. Steve temeva quasi che non si ricordasse nulla, ma lo sorprese dicendo “Steve!! Ciao!”
“Stavo pensando che non ti ricordavi nulla” affermò sorridente.
“Oh no, come dimenticarsi la figuraccia di ieri sera. Ho parlato così tanto. Mi dispiace” disse, alzandosi.
“Ma va.” Affermò Steve facendo un cenno di dissenso con la mano.
“allora come va?” continuò.
“Bene grazie!e te?” disse lei. “Bene..”
Ginnie notò che lo sguardo di Steve era fisso in un punto così si schiarì la voce cercando di rompere ‘il ghiaccio’.
Steve la guardò e disse “ehm.. ieri era la prima volta che ci vedevamo,vero?”
Lei lo guardò perplessa.
“Ho come l’impressione di averti già vista da qualche parte.”
Ginnie cercò di cambiare discorso e chiese “Sei qui da solo?”
Steve rispose “No, no, sono qui con la mia squadra.”
“La tua.. squadra?”
“Ehm si. I Five – 0 . Siamo una task force messa su dal governatore per combattere la criminalità..sai..una task force. “ disse Steve un po’ imbarazzato non sapendo come spiegarsi.
“Oh capisco! So di cosa parli tranquillo.. non stai parlando arabo” disse Ginnie comprendendo l’imbarazzo del capitano. “Io facevo parte della polizia fino a poco tempo fa..” disse con un po’ di rammarico Ginnie.
“Sul serio?” affermò Steve; I suoi occhi si illuminarono. “SI.” Affermò sorridendo lei.
“Ehi.. che ne dici di unirti a noi al chiosco; c’è anche Danny!” disse lui.
“certo con piacere!”

 
“T’oh Danno, guarda chi ti ho portato!” disse Steve ridendo.
Danny si sentì fortemente in imbarazzo, non tanto per la ragazza, ma ripensando alla scena che Steve gli aveva fatto in macchina la sera precedente.
“Ginnie!!” disse sorridendo e alzandosi nel contempo.
“ciao!” disse lei dirigendosi verso di lui. Lo abbracciò.
“ehm.. come stai?” disse Danny.
“Bene, bene. Giuro che non mi metterò a cantare Elvis oggi.” Affermò imbarazzata, e continuò “te,come va?”
“bene” disse guardandola e sorridendo.
“Ginnie.. ti presento la mia squadra.” Si intromise Steve.
“Lei è Kono, lui è Chin, e lui è il nostro amico Kamekona”
“Aloha!” disse rivolgendosi a tutti. “Ben ritrovato Kamekona” disse.
Gli altri la guardarono perplessa. “Kamekona è il mio rivenditore di cibo preferito in questi giorni.” Spiegò.
“allora.. cosa ti porta alle Hawaii?” domandò Chin alla ragazza.
“Beh.. poco tempo fa ho lasciato il mio posto in polizia e quando ero bambina ero solita venire qui con la mia famiglia quindi ho deciso di prendermi una vacanza e tornare!” disse Ginnie.
“eri nella polizia?” disse Danno guardandola ‘stupefatto’. “Si..” disse lei. “anche io!” rispose Danno. “Wow” disse lei. “Di dove sei?”  “New Jersey. E tu?” chiese. “Eh.. io sono entrata in polizia a New York, poi mi sono trasferita a Washington.”
“Washington?” si intromise Steve. “Si..” rispose lei. Decise di cambiare argomento e disse, rivolgendosi a tutti “C’è qualcuno che mi insegni a surfare tra di voi?”
“certo la nostra Kono è formidabile.” Disse Danny. “Perfetto..! “ disse Ginnie. “Agente Kalakaua, sarebbe così gentile da diventare la mia insegnante di surf?”  “Ovviamente!” rispose Kono.
Improvvisamente si sentì squillare un cellulare.
“McGarrett.” Affermò Steve rispondendo.
“Ok.. saremo là fra poco!” disse e attaccò.
“che succede?”  disse Danny guardandolo.
“Ragazzi.. l’ora di noia è finita. Si lavora.”
Gli agenti si alzarono di corsa, Ginnie rimase seduta là e accennò con la mano un saluto.
Danny e Steve la guardarono e dissero “Non vieni con noi?”
La ragazza era fortemente perplessa. “Io..” disse.
“Forza andiamo, non hai nulla da fare, tanto vale che ci dai una mano con le indagini!”
La ragazza si alzò, stampò un bacio sulla guancia a Kamekona e gli disse “a più tardi mio rivenditore preferito!”
Danny e Steve scoppiarono in una risata.

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Capitolo 3
*** A little less conversation, a little more action. ***


“Agente McGarrett!” si sentì chiamare dalla scena del crimine.
“Ehi, cos’hai per me?” disse McGarrett scrutando attentamente la scena del crimine.
 L’agente dell’HPD aprì le braccia come a dire “quello che vedi; è tutto per voi!”
Steve, Danny e Chin si avvicinarono alla vittima dove trovarono Max pronto a fare il suo lavoro. Kono, accompagnata da Ginnie invece, ispezionava l’area circostante alla scena del crimine.
“Max!” disse Steve. “Allora, cos’abbiamo?”
“Uomo, 30 anni circa. 3 colpi di pistola al torace. Sulle braccia ci sono svariati segni di colluttazione; forse prima di essere stato ucciso ha tentato di difendersi. Inoltre , il setto nasale è decisamente rotto, quindi c’è stata sicuramente una..zuffa.”
“Da quanto è morto Max?” Chiese Chin.
“Data la temperatura del corpo e i primi accenni di ipostasi, credo all’incirca verso le 21 e le 3.”
“Identità?” chiese invece Danny.
“Temo che dovremo aspettare .. purtroppo non abbiamo trovato il suo portafoglio.”
Steve accennò un sorriso.  Troppo facile pensò.

“Ehi capo” disse Kono avvicinandosi agli altri della squadra.
“Dimmi tutto Kono.”
“Abbiamo trovato una pistola dietro quei cassonetti. Sembrerebbe una calibro .38”
“bene, datela alla scientifica e fatela analizzare nel caso ci siano impronte o tracce di DNA. Prendete comunque il numero di serie.”
“Non credo che il numero di serie.. ci sia.” Si intromise Ginnie. Kono guardò al lato della pistola e affermò “Ha ragione. E’ stato grattato via.”
“Giusto. Il nostro assassino non sembra poi così stupido. Dovremmo pensare a qualcosa di più grande?” affermò Steve guardando tutti gli altri.
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Five- 0 Headquarters

“Capo, la scientifica.”
“Fong. Dicci tutto!” disse Steve aprendo la video- chiamata.
“Bene. Ho esaminato le impronte della vittima e il suo DNA, sembra proprio che sia Micheal Jim Collins. Per quanto riguarda la pistola, ho trovato un’impronta parziale, ci sto lavorando su.”
“Mahalo!” rispose Steve, e chiuse la chiamata.
“Ok.. Kono andiamo a vedere i dati della nostra vittima.”
“Ok. Bene.. Michael Jim Collins. Fedina penale pulita, a parte per una multa per eccesso di velocità. Risiedeva a Panui Street, numero civico 517. Lavorava come infermiere al Central Medical Clinic.”
“Bene.. cosa può aver fatto per meritarsi tutto questo...? “ pensò Steve a voce alta.
“Si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.” Disse Danny.
“Bene. Dobbiamo sapere allora perché si trovava nei pressi del Mother Waldron Playground su Cooke Street a quell’ora.”
“Ci sono fidanzate, parenti , amici con cui possiamo parlare?” disse Ginnie, poi si corresse dicendo “con cui.. potete parlare.”
Danny la guardò in senso di approvo.
“Bene… i genitori di Michael.. abitano.. a Pele Street. “ disse Kono.
“Okay. Andiamo.” Affermò Steve.
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Steve bussò alla porta.
“Si?” disse una signora aprendo la porta.
“Salve signora, five-0. Steve McGarrett, agente Danny Williams.” Disse Steve.
“Oh salve. Posso aiutarvi?” chiese la signora. “Bene.. se potessimo entrare sarebbe meglio signora.” Disse Danny.
Il sorriso sul volto della signora scomparse, lasciando spazio ad un’espressione ben più preoccupata. “Prego.” Affermò.
La signora fece accomodare i due agenti in un piccolo salottini, chiese cortesemente se volevano qualcosa da bere dicendo “con questo caldo!” , quasi non volesse ascoltare le richieste dei due. Alla fine si sedette su una poltrona a fiori verde, proprio di fronte a Steve e Danny.
“Cos’è successo?” disse la signora.
“Signora.. “ disse Steve fermandosi. Non sapeva mai come mettere al corrente le famiglie delle vittime. Odiava quella parte del suo lavoro. Continuò “.. Suo figlio Michael è stato trovato.. ”
La signora si mise una mano tra i capelli, avendo ben capito quello che voleva dire il capitano. Non lo fece finire, aveva intuito che era difficile per lui. “Io..” disse “dove?”
“Vicino al Mother Waldron Playground.” Affermò Danny. La signora annuì.
“ Signora, so che è difficile ma .. avremmo il bisogno di farle delle domande. Sa.. per comprendere meglio la situazione” continuò Danny. “Certo..” rispose la signora.
“Beh.. Michael aveva una fidanzata?” chiese Danny. “Si stava frequentando da un bel po’ di tempo con una ragazza..Caleigh. “ rispose la signora. “Lei l’ha mai incontrata? Da quanto si frequentavano?”
“Si certo che l’ho incontrata. Michael l’ha portata qua a cena qualche volte. È una ragazza molto carina e disponibile. Credo si frequentassero  da circa un anno. Forse poco meno.”
Danny guardò Steve.
“Signora.. suo figlio aveva qualche nemico..” La signora fece subito un cenno negativo con la testa.
“No no.. assolutamente no. Michael era .. così buono! I suoi amici e colleghi lo stimavano molto! Sapete, mio marito è morto quando lui aveva 9 anni, io purtroppo non sono mai andata al college, lavoravo come cameriera in un ristorante qua vicino. Mickey non mi ha mai dato problemi, era studioso. È..era.. riuscito a prendersi una borsa di studio così da poter studiare infermieristica. Era molto ambizioso e deciso.”
“Bene signora. Potremmo avere l’indirizzo di Caleigh?” chiese Steve.
“Certo.. vado a prendere un foglio così che possa scriverlo.” Disse la donna alzandosi  dalla poltrona e recandosi verso un piccolo mobile dove teneva carta, penna e telefono. Poi, dopo aver scritto con calma l’indirizzo, andò verso i due agenti e glielo diede.
“Grazie mille signora. Ci è stata molto d’aiuto. Ce la metteremo tutta per cercare chi ha fatto questo a suo figlio.” Disse Danny.
“Le mie più sentite condoglianze.” Aggiunse Steve.


Ehi ehi ehi :) bene.. ho postato poco ore fa il primo capitolo, ma siccome avevo già scritto altri capitoli mi son detta.. perchè non postarli lo stesso.
Spero vi interessi almeno un minimo.
xx
Fra.

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Capitolo 4
*** Pale blue eyes. ***


Ehi ehi ehi. Ecco qui il quarto capitolo! Spero vi piaccia la storia,spero non vi annoi! Beh; che dire.. Vorrei tanto che commentaste così che io possa capire su cosa posso migliorare :)
Ho deciso di dare questo titolo al capitolo (che non c'entra nulla direi) perchè stavo ascoltando Pale Blue eyes cantata dai The Kills e.. beh, mi piace la canzone  (e mi fa pensare a Steve ahaha.)
Recensite pleeease! xx Fra.

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“Bene. Chiamo Kono e vedo quello che può trovare su questa Caleigh.” Disse Steve mentre si recavano verso la macchina.
“Kono” affermò Steve al telefono mentre saliva in macchina. Chiuse la porta della Camaro, allacciò la cintura e continuò dicendo  “ehi sei in vivavoce.”
“Dimmi tutto capo.” Affermò l’agente Kalakaua.
“Bene.. siamo andati a trovare la madre della vittima, ci ha detto che Michael si frequentava da poco meno di un anno con una ragazza… Caleigh Smith. Vedi quello che puoi trovare su di lei.”
“Ricevuto, andrò subito al quartier generale per fare delle ricerche.”
“E noi intanto andiamo a trovarla.” Disse Steve spingendo parecchio sull’acceleratore.
“Wooow oh! Ma cosa siamo in Fast and Furious ?. Non mi pare che dobbiamo inseguire qualcuno.. STEVE!” affermò Danny “Tu hai seri problemi di controllo!”
“va bene scusa!” disse Steve alzando una mano in segno di arresa con il sorriso stampato in faccia.
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Danny bussò due volte alla porta dell’appartamento della ragazza. Inizialmente non ricevette risposta. Provò a bussare nuovamente.
“Arrivo!” si sentì urlare da dentro la casa. Una ragazza bionda aprì la porta. “Si?” affermò.
“Salve signorina. Detective Danny Williams, comandante McGarrett. Stiamo cercando Caleigh Smith, è lei immagino.”
“Aaah.. “ esitò la ragazza per un secondo. “No mi dispiace, Caleigh non è qui. Io sono una sua amica, mi chiamo Sam. È successo qualcosa di serio? Posso riferirle io?”
“Ehm, no grazie. Credo ripasseremo. Lei abita qui oppure è..” disse Danny, interrotto però dalla risposta della ragazza. “No no, io son arrivata qui questa mattina presto da New York, sono in vacanza qui e.. lei mi ospita!”
Danny si guardò con Steve poi in coro dissero “Grazie. Passeremo più tardi.”
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Steve e Danny arrivarono davanti all’headquarters, nel momento in cui scesero dalla macchina arrivò la telefonata di Kono; Steve attaccò. Salirono in ufficio trovando Kono , Chin e anche Ginnie ad aspettarli.
“ehi scusa se ti ho attaccato, eravamo qui sotto. Allora scoperto qualcosa di nuovo?” disse Steve.
“Si” affermò Kono. “Caleigh Smith, 22 anni. Originaria del Texas è venuta qui all’incirca 2 anni fa.”
“Bene.. questo però.. non ci aiuta.” Disse Danny.
“No infatti.. secondo tutti i dati che abbiamo è una cittadina modello..”
Steve guardò il volto di Kono; era lo sguardo che faceva quando c’era qualcosa dietro.
“Dimmi… c’è un ma?” affermò Steve.
“Beh, io non ci sarei mai potuta arrivare da sola. Avrei scartato subito l’opzione di un coinvolgimento nella faccenda, ma..” disse quasi sorridendo.
Steve e Danny la guardarono affermando “ma?”
“Beh.. Ginnie mi ha detto di aver già visto quella ragazza.” Disse Kono.
Gli ultimi arrivati si voltarono di scatto verso Ginnie, cercando risposte. La ragazza non esitò, gli sguardi dei due erano alquanto ‘minacciosi’, pensò tra sé e sé.
“Beh.. Inizialmente non ci avevo fatto neanche caso alla foto della carta d’identità. Poi ho guardato attentamente e ho notato di averla già vista..” si alzò in piedi dalla sedia, avvicinandosi al computer e alla squadra.
“Quando ero a Washington” iniziò “lavorai su un caso di spaccio di droga. Il gruppo di persone che era sospettato faceva parte di una banda.. si facevano chiamare i DazzleShots. Era riuscita a stare sulle tracce di una certa Laureen Manson,o almeno così si faceva chiamare. Era una appena entrata nella gang. Lavorava più che altro come esca.. sapete, riti di iniziazione etc.” Disse. Poi guardò il comandante negli occhi, sembrava ci fosse approvazione e interesse, così continuò. “E bene.. quella Laureen Manson,che in realtà si chiamava Laurie Ann Mason, mi ricorda molto la nostra Caleigh Smith. Così …” e guardò Kono sorridendo. L’agente contraccambiò il sorriso e continuò il discorso di Ginnie. “Così..  Ginnie mi ha detto che era certa che fosse originaria di Washington, così son andata a cercare ” disse “e..combacia! Come ha detto lei era sospettata per l’appartenenza alla Gang e quindi dell’accusa di spaccio. È stata in cella per qualche mese.. possesso di droga.”
Steve guardò Ginnie con fare soddisfatto, era in gamba la ragazza. Ma c’era ancora qualcosa che non quadrava.
“Ok.. quindi la nostra Caleigh non è quella che si pensi essere. Ma come ricolleghiamo lei all’omicidio di Michael?” disse Steve.
Ginnie guardò il comandante in cerca del permesso di parlare; in fin dai conti lei non faceva parte né della polizia né della squadra, si sentiva un po’ fuori posto. Steve la guardò e facendo un cenno con la mano, diede il permesso alla ragazza.
“Bene. Laureen.. Caleigh.. o come vogliamo chiamarla, quando è entrata nella gang aveva più o meno 19 anni.  So per certo che la sua entrata nella banda era anche per motivi amorosi. Era la donna di Chris Matts, detto anche Cave. Era uno dei pezzi grossi della gang. Nato a NY , si era trasferito a Washington per via del lavoro del padre, avvocato. Ora, il caso che stavamo seguendo purtroppo non è andato come volevamo. Non siamo riusciti a rintracciare tutti i traffici.. ma comunque abbiamo messo dentro qualcuno, anche semplicemente per possesso. E uno di questi era Chris Matts. È stato dentro per quasi 1 anno.. poi è uscito su cauzione, pagata dal padre. Poco dopo l’uscita, Chris ha svaligiato il conto in banca del padre, e non siamo più riusciti a rintracciarlo. “ disse Ginnie, lasciando intendere il suo pensiero.
“Quindi.. te credi che Caleigh e Chris si tengano ancora in contatto, e che lei abbia cercato di crearsi una ‘buona’ immagine qui per non dare nell’occhio e dare quindi la possibilità a Chris di iniziare nuovamente tutto quello che ormai non poteva più fare a Washigton?” chiese Danny.
“Si.. Caleigh era piccola quando è entrata nella gang, era innamorata di questo Chris, scommetto farebbe di tutto per lui.. tra l’altro da quel che ricordo uno dei ragazzi che facevano parte della gang .. era originario di Honolulu.”
“Bingo!” disse Danny.  Tutti si guardarono reciprocamente negli occhi, poi Steve disse “Bene.. credo sia arrivato il momento di andare a parlare con la nostra Caleigh. Kono, hai saputo qualcosa sull’impronta parziale sulla pistola?”
“No, Fong non mi ha fatto sapere nulla! Proverò a contattarlo nuovamente.”
“No, andiamo noi da lui.” Disse Steve.
Steve, Danny e Chin si stavano recando verso la porta d’ingresso insieme, così da andare a parlare prima con Fong e poi con Caleigh. Kono li stava seguendo, mentre Ginnie, rimase in piedi vicino al computer. Si sentiva di troppo. Anche se aveva dato una mano per lo sviluppo dell’indagine, non era lì che doveva trovarsi.
Steve si voltò e notò che Ginnie era rimasta là. Disse agli altri di andare avanti. Si fermò un secondo a guardarla, poi andò da lei.
“Ehi, che fai ancora qui” disse Steve.
“Ehm.. non lo so. Ora me ne vado!” disse lei accennando un sorriso.
“No no, ferma” disse sorridendo “dove credi di andare!”
“Ehm.. in hotel forse?!” disse. “Non credo proprio, tu vieni con me. Ci sei stata così d’aiuto, chi ti dice che non potremmo usufruire ancora del tuo istinto e della tua preparazione.” Disse sorridendo, cercando di guardarla negli occhi; McGarrett però non riuscì nel suo intento dato che la ragazza stava guardando verso il basso. Ginnie guardò il comandante dritto in quegli occhi blu pallido e disse “beh , se vi servisse aiuto posso lasciarti il mio numero se vuoi, ma di certo non mi immischierò più da sola. Questa è la vostra indagine.” Disse.
“Ehi ehi, quale immischiarsi!” disse Steve, poggiando la sua mano sulla spalla della ragazza. Ginnie guardò la mano del comandante. Steve la tolse dalla spalla pensando ‘ ma cosa sto facendo ‘ ; poi disse “ehi sul serio.. senza il tuo aiuto non saremmo arrivati a questo ragionamento così in fretta.. dai vieni con me!”
“No, meglio che io non venga.. son cambiata negli ultimi anni, ma ho fatto patire le pene dell’inferno a quella ragazza, mi riconoscerebbe sicuramente. Andrò in albergo.” Poi prese dal portafogli un biglietto e glielo diede “ecco il mio numero.” 

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Capitolo 5
*** Riscontri. ***


Ehi, salve salve!! Ecco un nuovo capitolo! Spero vi inizi a interessare un minimo questa storia :) Che dire..il caso continua!! Sarei contentissima se mi diceste quello che pensate!! Un bacione
xx Fra.

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Chapter 5.  Riscontri


Nell’ascensore c’era un silenzioso tombale. I due si scambiavano sguardi furtivi. Ginnie non vedeva l’ora di uscire da quell’ascensore, era troppo imbarazzante.
Steve continuava a giocare con il foglietto che le aveva dato la ragazza. Arrivarono all’uscita si scambiarono un saluto fuggitivo e impacciato e andarono per la loro strada.
Chin, Kono e Danny stavano aspettando il comandante vicino alle rispettive macchine. Il sole stava tramontando.
“Ehi, ma che diamine stavi facendo?” disse Danny curioso.  Poi continuò “Dov’è Ginnie?”
“È andata via. Credo si sentisse di troppo. Le ho detto di venire, ma crede che Caleigh potrebbe riconoscerla.”
Danny guardò il foglietto nelle mani di Steve. “Cosa.. cos’è?” disse.
“Ah, è il suo numero! Ha detto di chiamarla se ci serve una mano.”
“Oh si certo, se ci serve una mano. Ah ah.” Disse Danny.
Steve guardò in alto, si mise a ridere e disse “Sei geloso, stai facendo il geloso!”
“Io.. assolutamente no! Dico solo che come al solito, c’è qualcosa dietro. Sai che ho ragione!”
“Ok ok, abbiamo da fare ora Danno!” disse Steve. “Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?”
Steve ignorò Danny, si rivolse a Chin e Kono dicendo “Ok.. andiamo da Fong.”
Chin e Kono entrarono nella loro macchina, così anche Steve e Danny.
Nel breve tragitto verso gli uffici della scientifica Danno guardava fuori dal finestrino; Steve aveva sempre pensato che lui fosse molto permaloso, ma le sue reazioni lo facevano troppo ridere. Tentò di ri – aprire il dialogo.
“Ti piace eh. Guarda che il suo numero puoi averlo anche te.”
Danno si girò lentamente verso Steve, lo sguardo non prometteva bene. “Mi dici.. che diavolo.. ti passa .. per la testa? Perché se faccio una semplice osservazione devi pensare che mi piaccia? Ho solo detto che secondo me oltre al caso c’è qualcosa dietro, ok? Secondo me le piaci. Tutto qua! Posso avere il diritto di esprimere i miei pensieri, signor Freud?” disse Danny gesticolando altamente con le mani, come faceva di solito quando voleva spiegare un concetto.
“Ok ok certo” disse Steve ridendo.
Arrivarono agli uffici della scientifica, entrarono e andarono diretti alla postazione di Fong.
“Ehi Fong!” disse Kono.
“Ehi ragazzi!”
“Fong.. siamo qui per l’impronta!”

“Oh si..! Ci ho lavorato su e ho trovato un riscontro. Keane Kahanamoku.”

I five- 0 si guardarono. Non riuscivano a capire. Danny alzò la mano e disse “Kaene.. cosa c’entra lui? Già abbiamo avuto a che fare con lui. Non è.. il trafficante d’armi? È uscito di prigione?”

“A quanto pare si.” Disse Steve. “ Dobbiamo andare a farci una chiacchierata.”

“Grazie Fong!” dissero.

Il sole era praticamente tramontato, lo stomaco di Danny brontolava e lui si giustificava dicendo “che c’è? Ho fame! Sapete è ora di cena. Voi non cenate?” e facendo sorridere tutti quelli della squadra.

In effetti era proprio ora di cena, ma dovevano concludere questo caso e volevano farlo al più presto. Decisero comunque di andare a parlare prima con Keane e di lasciare il ‘colloquio amichevole’ con la sospettata numero 1 per l’indomani.

Arrivarono all’abitazione di Keane, scesero dalle rispettive macchine. Danny e Steve andarono avanti, facendosi coprire da Chin e Kono.

Bussarono. “Keane, apri la porta, Five-0!”

La porta si aprì, ma non trovarono Keane.

“Signorina, Five- 0. Dobbiamo parlare con Keane.”

“Mi dispiace, il mio ragazzo non c’è ora.” Disse con fare innocente.

Si senti un tonfo, seguito dal rumore di un ramo spezzato.

Chin urlò “sta scappando!”  , saltò i 4 scalini e iniziò a correre dietro di lui, così anche gli altri.

Per loro fortuna, Keane era un uomo massiccio e poco allenato.

Chin lo prese per la maglia nera,poi prese le sue  braccia, le mise dietro alla schiena e lo ammanettò.

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“Bene Keane. Dicci.. da quanto sei uscito?” disse Danny.

“Non sono affari tuoi.”

Danny sorrise “ No hai ragione, non sono affari miei. Ma mi diverte il fatto che tu voglia tornare dentro così presto, perché è questo quello che farai ok? Tornerai dentro.”

“E perché?” disse Keane con tono minaccioso.

“Oh oh, che fai ringhi?” disse Danny facendo finta di essere impaurito. “Beh vediamo.. “ continuò “perché sull’arma di un delitto è stata trovata una tua impronta. Aggiungiamo alla tua fedina anche l’OMICIDIO!”

“Io non ho ucciso nessuno!” disse Keane.

“Oh si, le prove dicono il contrario!” ribattè Danny.

“Non ho ucciso nessuno!”

“Beh, forse hai ragione. Forse puoi dare una mano.. e dirci TUTTO quello che sai. E magari se hai un alibi, potresti cavartela.”

“Io non so di che cosa state parlando, come faccio a darvi un alibi?”

“Dov’eri ieri tra le 21 e le 3?”

“Sono andato a trovare un mio amico per l’ora di cena, e poi siamo andati a prendere la mia ragazza al porto, tornava da Maui, la sua famiglia abita là. Mi spiegate cosa volete da me?”

“Ok, tenteremo di confermare il tuo alibi. Dicci…” si voltò, andando ad aprire la porta a Steve.

“Ehi Keane!” disse Steve entrando con in mano un sacchetto.

“Dicci.. la riconosci questa?” continuò Danny, mentre Steve scuoteva il sacchetto con la pistola dentro per farla vedere a Keane.

“Si certo. L’ho data una settimana fa a due ragazzi.”

“Due ragazzi?” disse Steve. “Chi erano?” continuò.

Keane scosse la testa in segno di arresa. “Ok.. una settimana fa circa, mi è venuto a trovare un ragazzino che abitava qui ad Honolulu tanto tempo fa. L’ho visto crescere fino a 8 anni, passava spesso il tempo con me. Poi si sono trasferiti. Si chiama Koa Long. È venuto con un suo amico del continente, mi hanno chiesto una pistola, gli avevo detto che non ero più nel giro, ma mi ha supplicato, così gli ho dato la mia. Non pensavo ci avrebbero ammazzato qualcuno. “ disse.

“Ok Keane, l’altro ragazzo era questo?” disse Danny mostrandogli la foto. “Si è lui! Porta i capelli lunghi ora, ma è lui!” affermò.

I due agenti si voltarono e andarono verso la porta,lasciando lì Keane. “Ottimo lavoro amico” disse Steve dando una pacca sulla spalla a Danny.

“Se.. grazie!” disse lui.

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Ognuno andò a casa propria. Anche Steve decise di dover riposare, ma chiese aiuto all’HPD per tenere sotto controllo ogni movimento della ragazza.

Quando tornò a casa, nulla gli tolse la gioia di prendere una birra fresca nel frigo e andare a contemplare il panorama. Si sedette sul divanetto vicino alla riva della spiaggia e iniziò a sorseggiare la birra. Poi, mise una mano nella tasca destra dei suoi pantaloni e tirò fuori il biglietto con il numero della ragazza.

“Genette Coralie Hayes” lesse. Aveva come l’impressione di aver già sentito il suo nome, di averla già vista, ma quando aveva provato a chiedergli se si erano già incontrati, lei aveva fatto una faccia così confusa come se quella fosse una pazzia!

Prese il telefono e decise di chiamarla.

“Pronto?” si sentì all’altro capo del telefono.

“Ehi Ginnie, eh..” esitò “sono Steve McGarrett.”

“Ehi ciao!” disse lei.

“Come va?Qualche problema sul caso?” continuò.   “No no,tutto bene.. senti.. dove sei?”

“Io.. sono sulla spiaggia.” Disse la ragazza con tono d’incomprensione.

“Waikiki?” disse lui.

“Si, perché?”

“Ehm, niente, mi chiedevo se ti andava di vederci!”  

“Ok..” disse lei. “Okay, sarò lì tra poco.”

Entrò in casa, posò la birra sul tavolino basso che si trovava davanti al divano, prese le chiavi della macchina ed uscì di casa. Salì in macchina, mise in moto, fece retromarcia e andò per la strada.

Decise di accendere la radio, non sapeva perché, ma si sentiva nervoso.

Arrivò a Waikiki beach, parcheggiò l’auto vicino ad un chiosco. Anche se era a pochi metri dall’inizio della spiaggia vide una ragazza vestita di bianco seduta vicino alla riva. Era sicuro fosse Genette.

“Aloha” affermò Steve. La ragazza si voltò, accennò un sorriso e lo salutò, stava per alzarsi, ma Steve le disse di rimanere seduta. Si sedette vicino a lei, abbracciò le sue gambe con le braccia, fino a che la ragazza non gli offrì una birra.. non poteva rifiutare! Prese la birra, stese una gamba e si sostenne poggiando la mano a terra.

“Allora…” disse lei guardandolo. “Che avete scoperto di nuovo?”

“Ah, siamo andati alla scientifica, Fong ci ha informato sull’impronta. Appartiene ad un trafficante di armi uscito di prigione da poco, siamo andati a parlarci e ci ha detto che una settimana fa un ragazzo che conosceva appena ritornato a Honolulu accompagnato da un altro è andato a chiedergli una pistola; ha detto di aver esitato all’inizio, ma questo Koa Long lo ha supplicato e così gli ha dato quella pistola.”

“Koa Long faceva parte dei DazzleShots!” affermò quasi entusiasta lei.

Steve sorrise; quella ragazza aveva così tanta energia. “Si.. lo abbiamo dedotto anche noi. Il ragazzo che ha accompagnato Koa da Keane era Chris. Se ti interessa si è fatto crescere i capelli!” disse Steve accennando un sorriso, pronto poi a sorseggiare un goccio di birra.

Ginnie si mise a ridere.

“Che c’è?” disse lui. “Il modo in cui lo hai detto, è stato fantastico!” disse lei.

Steve guardò dritto negli occhi la ragazza. Era sicuro, aveva già visto quei grandi occhi verdi, ma dove?

La ragazza resse lo sguardo finché Steve non lo abbassò. “Ginnie.. mi hai guardato malissimo prima quando ti ho chiesto se ci eravamo già visti. Ma ti giuro.. mi sembra di averti già incontrato da qualche parte. E quando ho letto il tuo nome sul biglietto, mi son convinto ancora di più.”

La ragazza voltò il suo viso alla sua sinistra, poi sospirò e disse “no..”

Steve la interruppe e disse “ok scusami!” e sorrise.

“Vuoi farmi finire di parlare? Stavo per dirti .. no, hai ragione; ci siamo già incontrati!”

Steve era intento a guardare dritto verso di sé, ma quando sentì quelle parole, si voltò di scatto verso di lei. Allora aveva ragione, si erano già incontrati. Quegli occhi li aveva già visti.. gli erano rimasti ben impressi.

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Capitolo 6
*** Riscontri. (continuo) ***


Ecco il continuo della serata di Steve e Ginnie. Scoprirete perchè si son già incontrati e cosa è successo. Recensite pleaseeeee!! Mi rendereste felicissimissima!
Fra xx
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Chapter 6.

“Allora non sono pazzo!” disse sorridendo.

“No” disse lei contraccambiando il sorriso.

“Eh.. perché quando te lo ho chiesto mi hai guardato male?” chiese lui.

“Perché era un argomento imbarazzante. Puntavo sul fatto che magari il fattore tempo..giocasse a mio favore!!” disse ridendo.

Steve era intento a pensare dove e in quale occasione aveva incontrato la ragazza. Era vissuta a Washington per un po’.. lui era stato là.

“Dimmi.. ci siamo incontrati a Washington vero?”

La ragazza fece cenno di si con la testa. Oramai le toccava dire la verità.

“Ricordi altro?” chiese lei.

Lui disse “Non so.. mi ricordo i tuoi occhi, e la tua risata. Ma dove.. “ e scosse la testa.

“Aaah, bene.. è ancora più imbarazzante!” disse lei ridendo. Era l’unico modo per allentare la tensione.

“aspetta.. ci provo. Washington.. tu lavoravi per la polizia. A Washington io.. sono andato ad un sacco di ricevimenti..”

Steve guardò la ragazza cercando consenso ed appoggio, lei annuì.

“Dai puoi anche darmi una mano no?!” disse lui dando un piccolo pugno sulla spalla della ragazza.

“ahi.” Disse lei scherzando , ma contraccambiando il pugno. “Perché mi fai questo, è così imbarazzante!” disse poi.

“Voglio ricordare..” disse lui.

“Ok..” e guardò dritto nei suoi occhi. Le facevano lo stesso effetto di quando lo incontrò la prima sera a Washington.

“Beh, hai ragione sui ricevimenti. A Washington è così.. ogni sera un ricevimento diverso. Ci incontrammo per la prima volta al ‘party’ del deputato Miller.”

“Oh mio Dio! Si, me lo ricordo ora! Che noia quella sera.”

Ginnie si mise a ridere. “Si, una noia mortale! Fummo presentati l’un l’altro dal mio capo mi sembra, ma non ne sono sicura.”

Steve la guardò, voleva che lei continuasse, così non aprì bocca.

“Una o due settimane dopo ci siamo incontrati al ricevimento del governatore. Noioso anche quello, ci credo che non ti ricordi. Io lo ricordo solo perché, come al mio solito, ho fatto una brutta figura con te.”

Steve iniziava a ricordare qualcosa. La sua fronte era corrucciata.

“Ci incontrammo al bar, l’unica bella cosa che c’era a quei ricevimenti era il free bar.” Disse lei, facendo sorridere Steve. Poi continuò “Io ti chiesi se ti andava di uscire in terrazza. Tu dicesti di si. C’era una vista mozzafiato, eravamo soli, chiacchierammo parecchio, di lavoro, di famiglia, di sport.. poi..”

Com’era difficile dirlo, pensò tra sé e sé.

“Poi.. mi hai baciato!” disse Steve appena gli si accese la lampadina.

“Poi ti ho baciato.” Disse lei che voleva sotterrarsi.

“Eri.. diversa! Portavi.. gli occhiali, i capelli corti corti. Avevi una gonna nera e una camicia bianca, molto sobrio come look.. ottima scelta!” disse per allentare la tensione.

Ginnie ringraziò e si mise a ridere.

“Cavolo..” disse lui. “Ora ricordo tutto. Tu mi baciasti.. io all’inizio mi feci prendere dal momento, ma poi ti ho respinto. Chissà perché l’ho fatto..” disse.

“Ah, non lo so!” disse lei sorridendo. “Diciamo che non ero certo una bella ragazza!”

“Non è vero, lo eri.. “ affermò “Scappasti via.. io ti venni a cercare dentro, ma te.. ti eri volatilizzata! Ho cercato qualcuno che ti conoscesse per chiedere se aveva il tuo numero, ma.. mi rassegnai”

“Sul serio lo facesti?” disse lei incredula. “Si certo.. anche perché dovevi scusarmi. Cacchio ero stato uno stronzo!” disse e si mise a ridere.

“Bene.. ora sai perché mi avevi già visto! Possiamo dimenticarcene ora?”

Steve sorrise. “Vuoi un’altra birra? Offro io!”

“Oh beh, se offri tu comandante.. Accetto!”

Steve si alzò, porse la mano a Ginnie per aiutarla. Si incamminarono verso il chiosco per andare a prendere un’altra birra chiacchierando del più e del meno.

 

“Beh, nuovo record! Non sono ubriaca!” disse lei.

“Già.. Che record, dovremmo festeggiare!” rispose lui.

Si guardarono negli occhi. “Beh, allora buonanotte comandante!”

“Buonanotte fuggitiva!” rispose lui. Le poggiò la mano sul braccio e le schioccò un bacio sulla guancia. Lei sorrise e si voltò per tornare in albergo.

Steve la chiamò e le disse “Ehi, che ne dici di rimetterti gli occhiali domani?”

“Non ci penso neanche!” affermò lei, poi mentre si voltava disse “Buonanotte McGarrett!!” e salutò con la mano.

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Capitolo 7
*** The Devil in Disguise. ***


Ehii, salve salvino!! Allora.. la storia continua :) Vorrei ringraziare Lars Black per aver recensito e per aver messo la storia tra le seguite.. mi hai reso felicissima!!! :D Come al solito.. il titolo del capitolo c'entra ben poco. Durante la stesura e la rivitazione di questo capitolo ho ascoltato parecchio You're the Devil in Disguise del mitico Elvis :) 
Così.. ecco spiegato il titolo. Ora che ci penso potrebbe anche avere qualche ricollegamento con il capitolo.. va beh! Recensite :D Spero vi interessi!!
xx Fra.

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La sveglia suonò alle 6 e 30 quella mattina. Steve si alzò dal letto, andò in cucina e si preparò un caffè. Poi uscì e andò a farsi la sua solita nuotata. Uscito dall’acqua prese l’asciugamano che aveva poggiato per terra, si diede un’asciugata veloce e poi entrò in casa. Prese il cellulare e chiamò l’agente dell’HPD a cui aveva dato il compito di controllare la ragazza.

“Ehi, sono McGarrett” disse. Poi continuò “Va tutto bene? Movimenti sospetti durante la serata?”

Dall’altro capo del telefono si sentì dire “No, è rientrata verso le nove di sera. Non è più uscita se non per andare ad una gelateria ad un isolato da qua. Poi è tornata a casa”

“Bene. Grazie amico! Ottimo lavoro.” Ed attaccò.

Si recò al piano superiore, andò in bagno ed aprì l’acqua della doccia. Poi guardò l’orologio. Doveva sbrigarsi, e forse doveva anche svegliare Danny; era sicuro che il detective stesse ancora dormendo.

Così prese il telefono e iniziò a far squillare. Dall’altro capo della cornetta, un Danny ancora assonnato rispose al telefono. Si diedero appuntamento all’headquarters.

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“Buongiorno!” disse Steve entrando in ufficio e trovando già tutti là.

“Oh, il capo si è svegliato di buon umore” disse Kono scherzando.

“Cosa? Io sono sempre di buon umore!” disse sorridendo.

“Bene.. dobbiamo andare a parlare con la nostra ragazza. Prima chiudiamo questo caso, meglio è!”

Kono , Chin e Danny annuirono e tutti e tre si recarono verso gli ascensori. Steve rimase indietro, prese il cellulare e chiamò un numero.

“Buongiorno comandante!” si sentì.

“Buongiorno anche a lei” rispose Steve.

“Che state facendo? Io andrò a prendere una lezione di surf!” disse la ragazza che voleva far invidia al comandante.

“Aaah che invidia. Noi stiamo andando ad interrogare Caleigh.” Disse lui.

“Sono io ad invidiare voi!” disse lei.

“Ti manca il tuo lavoro vero?”

“Si, un po’.”

“Ascolta, ci incontriamo da Kamekona per l’ora di pranzo.” Disse Steve.

“Ok, a dopo! Salutami gli altri!”

 

“Steveee??” si sentì in lontananza.

“Arrivo!” rispose e con passo accelerato si recò verso gli ascensori.

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Bussarono alla porta. Questa volta non dovettero aspettare molto. E ad aprire fu proprio Caleigh.

“Salve signorina, siamo i Five- 0. Dovremmo parlare con lei.”

La ragazza fece entrare gli agenti e li fece accomodare , offrì del caffè. Gli agenti ringraziarono ma rifiutarono.

“Allora agenti.. cosa succede?” disse lei con un tono alquanto languido.

Steve fu il primo a parlare. “ Lei.. si frequenta con Michael Collins, vero?”

La ragazza abbassò la testa “ si.. “ disse a tono basso. “3 giorni fa abbiamo litigato però, niente di grave, ma non lo ho più sentito. È successo qualcosa?”

“Si signorina.” Disse Kono. “Michael è stato trovato..morto.”

La ragazza si mise una mano davanti alla bocca incredula, una lacrima le rigò la guancia.

Era tutto vero oppure la ragazza era una brava attrice? Pensò tra sé e sé Danny.

“Dove? Come.. com’è possibile!” disse lei.

“Su Cooke Street. “

“Io..” indugiò Caleigh.

“Perché avete litigato?” disse Danny.

“Eh un motivo frivolo, nulla di cui preoccuparsi.”

“Dobbiamo sapere tutto. Non mi sembra poi tanto frivolo se non vi siete sentiti, hai provato a chiamarlo?” controbatté Danny.

“No, io.. non lo ho chiamato! Quando litigavamo era sempre lui a chiamare.. lo so è sciocco, ma.. “ disse tra una lacrima e l’altra.

Steve stata concentrando tutti i suoi pensieri sulle giuste parole da dire per far saltare fuori la verità, ma era difficile. Guardò Danny e lesse nel suo sguardo la stessa difficoltà.

“Ci serve il suo aiuto, Caleigh. Perché avete litigato?”

“nulla di importante, i soliti litigi stupidi..”

“Perché non ci dice questo motivo frivolo.. o forse c’è qualcosa di più?” disse Chin.

“Cosa?” Disse la ragazza asciugandosi le lacrime.

“Beh, noi siamo tenuti a considerare ogni cosa.. se lei non ci dice il motivo per cui avete litigato, è logico che pensiamo a qualcosa di più grande.”

Steve prese Danny da parte scusandosi, lasciando parlare la ragazza, che si stava letteralmente inventando tutto, con Chin e Kono.

“Non so come farle dire la verità. È complicato..” disse Steve a bassa voce.

“Si lo so..”

“Stavo pensando.. sono sicuro che riconoscerebbe Ginnie… perché non chiamarla qua?”

Danny guardò Steve dritto negli occhi; la mossa era azzardata, ma tanto valeva provare.

“Ok.” Gli disse.

Steve si allontanò, prese il cellulare, aprì la rubrica e inoltrò la chiamata a Ginnie.

Nessuna risposta. “Dai rispondi..” pensò tra sé e sé.

Riprovò. Ci volle un po’ ma alla fine rispose.

“Ginnie, abbiamo bisogno di te.”

“Che succede?” disse lei preoccupata.

“Ci servi. Vieni al numero 1573 di Kona Street.”

“Io.. ok!”

Steve attaccò la chiamata e tornò a sedersi vicino a Kono. Guardò Danny e fece un cenno a Danny per fargli capire che tutto era andato per il verso giusto.

“Allora.. “ disse Steve “Scusate io..dovevo fare una chiamata privata. Perché avevate litigato?”

“Si.. beh.. Michael aveva dei problemi al lavoro, con uno dei suoi colleghi a quanto mi aveva detto.  4 giorni fa gli avevo chiesto se rimaneva da me e così è stato, ma era nervoso e se la prendeva con me per ogni cosa che andava storta.. così quando non ce l’ho fatta più gli ho risposto male e abbiamo iniziato a litigare tirando fuori tutti i vecchi battibecchi. Così.. lui è finito a dormire sul divano, la mattina quando mi son svegliata lui aveva lasciato un bigliettino con scritto che era andato a lavoro. Tutto qua.”

Steve non riusciva a fermare la sua gamba, dovevano riuscire ad incastrarla, non poteva scamparsela.

“Scusate, io.. esco un attimo fuori.”

“Capo tutto bene?” chiese Kono.

Steve la guardò e disse “Si si tranquilla.. qualche problema .. di famiglia.”

Kono capì e annuì.

Steve uscì dalla porta principale lasciando dentro gli altri, sperando sarebbe riusciti a guadagnare tempo.

Circa un minuto dopo vide le porte dell’ascensore aprirsi, ed una Ginnie in abiti da spiaggia arrivare di corsa.

Steve sorrise, anche se non era certo quello il momento.

“Che succede?” disse lei mentre camminava a basso accelerato verso il comandante.

Steve la salutò e a bassa voce disse “C’è Caleigh dentro.. non sapevamo come tirarle fuori la verità e abbiamo pensato che vedendoti magari ci saremmo riusciti. Lo so che è una mossa azzardata ma..”

“No, va bene. È l’unica mossa.”

Steve aprì la porta,  Ginnie era dietro di lui.

Tutti si girarono verso il comandante che chiese scusa per le svariate interruzioni. Poi si resero conto della presenza di Ginnie.

Il viso della ragazza si irrigidì.

Steve presentò la ragazza come “l’agente Hayes.” La fece sedere al suo posto, mentre lui si poggiò al bracciolo del divano.

Poi disse “Genette, lei è Caleigh Smith, la fidanzata della vittima.”

Ginnie la guardò, disse “Le mie condoglianze” poi continuò a scrutarla attentamente. Non era cambiata di una virgola. Stessi capelli setosi e scuri, stesso sguardo in quegli occhi color ghiaccio. Guardò le mani della ragazza che iniziavano a sudare per l’agitazione.

Poi disse fermando l’interrogatorio. “Scusa.. ci siamo già viste in giro?”

La ragazza fece un cenno negativo con la testa e si rimise a parlare.

Ma Ginnie non mollò “Sei sicura? Non ci siamo mai viste in spiaggia?”

“No, io non frequento molto la spiaggia.” Disse la ragazza.

“E allora dove ti ho già visto.. Sei mai stata nel continente?” disse con tono insistente e ostinato.

Steve intanto si era spostato vicino alla sospettata, mettendole ancora più pressione.

“Io si, ovvio.. solo originaria del Texas. “

“No.. io.. non sono mai stata nel Texas.. forse.. a Washigton?” disse Ginnie nascondendo un mezzo sorriso sotto i baffi.

La ragazza tentò di alzarsi, ma Steve le posò una mano sulla spalla e la fece risedere di scatto. Poi si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò “Sappiamo che ci stai mentendo Caleigh.. o forse dovremmo chiamarti con il tuo vero nome?”

“Io non so di che cosa voi stiate parlando!” disse con tono irritato/ stizzito.

Ginnie si alzò e andò di fronte alla ragazza e le disse “Come stai Laurie Ann?”

Steve la guardò sorridendo poi disse alla mora “Ok, ora tu ci dirai tutto!”

“Io non ho nulla da dire!”

“Oh bene, allora facciamo che ti mettiamo dentro…” disse Steve facendola alzare e ammanettandola.

“Vediamo se durante il tragitto cambi idea.”

Danny si avvicinò a Ginnie. “Ottimo lavoro! Ci hai aiutato moltissimo. Andiamo.. ci aiuterai nell’interrogatorio.”

Ginnie annuì, poi si guardò e disse “Forse prima andrò a cambiarmi!”

Danny sorrise e disse “No, perché.. sei così professionale e.. formale! Carino il costume” e si avviò verso la porta.

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“Ok Laurie Ann. Spiegaci tutto!”

“Io, che cosa dovrei spiegarvi?”

“Tutto.. tanto andrai lo stesso in prigione lo sai, come minimo due anni per falsa identità. A meno che tu non ci aiuti.. allora potremmo vedere di sistemare le cose..”

In quel momento si sentì bussare alla porta di ferro. Danny andò ad aprire.

“Ehi” disse rivolgendosi a Ginnie. Steve si voltò e le sorrise.

“Ciao Laurie.. ci rivediamo! Come vanno le cose? Chris sta bene?” disse.

Laurie fulminò la ragazza con uno sguardo.

“È inutile che mi guardi male.. sai che riuscirò a farti parlare. Ti conviene!”

La mora abbassò la testa.

“Bene! Allora dimmi.. dov’è Chris ora? Che identità si è creato?”

“Io non so di cosa tu parli.” Disse con tono stizzito.

“Oh no cara, tu sai di che cosa parlo. E voglio sapere perché Chris ha ucciso Michael.”

“Che cosa?” disse Laurie Ann incredula.

“Che cosa?” ripeté Ginnie. “Vuoi far finta di non sapere nulla? Ehm?”

“No sul serio, io.. io non so di che cosa tu stia parlando!”

“Non ci casco Laurie, non più. Oramai ti conosco, quante volte ti ho interrogato. Lo hai sempre protetto. Perché?”

“Io non so di che cosa tu stia parlando.. credimi!”

“Beh, allora te lo spiego io. Il tuo caro dolce Chris, insieme a Koa, e tu sai chi è Koa.. sono andati da questo ex-trafficante di armi, hanno chiesto una pistola e poi hanno ucciso il tuo ‘fidanzato’ sempre che tu lo ritenessi tale!”

“Certo che lo ritenevo tale.. Io.. voglio bene a Michael.” Disse con gli occhi lucidi.

“Ma non quanto ne vuoi a Chris giusto? Tutto questo per lui Laurie? Perché diamine! Ci ha rimesso una persona qui!”

“Ok.. parlerò!” disse lei piangendo.

“Bene.” Rispose Ginnie. Era vero, quello era il suo lavoro, era indignata per tutta quella storia, ma vederla piangere era un colpo al cuore. Fu uno dei suoi primi casi e Laurie aveva meno anni di lei. Si sentiva come una sorella maggiore che la sgridava per esser rientrata tardi senza avvertirla. Si mise una mano sulla fronte e guardò in basso, poi alzò lo sguardo e iniziò a fissare Laurie. Tirò fuori un fazzoletto e glielo diede.

“Qualche mese fa.. ho ricevuto la chiamata di Chris. Cosa che non mi sarei mai aspettata. Pensavo fosse in carcere e invece mi ha detto che era uscito su cauzione. Mi chiese dove ero, se ero disposta ad incontrarlo. Gli disse che ero ad Honolulu, che non sapevo se fosse giusto o no rincontrarci. Insomma, io ho amato Chris, ma ho iniziato una nuova vita qui e iniziava a piacermi. Ho ceduto, mi ha detto che sarebbe arrivato a Honolulu il più presto possibile e che si sarebbe fatto risentire lui; che aveva cambiato identità, che si faceva chiama Adam adesso. Quando è arrivato ad Honolulu sono andata a prenderlo all’aeroporto, quando invece sarei dovuta andare a cena dalla madre di Michael. Forse si è insospettito non so.. Comunque..  ci siamo incontrati e quando l’ho visto … non so.. A parte i capelli lunghi e la barba, non è cambiato per niente. Ha lo stesso sguardo, lo stesso sorriso. Mi ha stretto così forte in quel momento. Siamo andati a mangiare una cosa in un ristorante giapponese qua vicino e abbiamo parlato. Mi ha detto che gli ero mancata troppo, che aveva cambiato identità e che aveva deciso di mettersi in affari con Koa. Non ho chiesto di che affari si trattava.. lo sono venuto a sapere solo qualche settimana dopo, quando mi ha chiesto di incontrarlo e mi ha portato più o meno vicino a Portlock Road. Pensavo mi avesse portato lì per il panorama,sai per qualcosa di romantico.. poi è arrivato Koa e siamo andati ad incontrare dei ragazzi. Ho capito che il loro business non era poi così legale. Mi son arrabbiata, ho fatto una scenata e ho chiesto di essere riaccompagnata subito a casa. Lui lo ha fatto. Nei giorni successivi mi ha chiamato tante di quelle volte, dicendomi che mi amava ancora, che gli dispiaceva, ma che ormai c’era dentro.. mi ha chiesto di lasciare Michael e di mettermi di nuovo con lui perché siamo fatti l’un per l’altra..”

Ginnie la fermò e disse “Ok.. ma spiegami. Perché hai cambiato identità?”

“Io.. mi vergognavo di quello che avevo fatto. Ero una ragazzina stupida all’epoca, mi son lasciata trascinare. Ma sono cambiata.. non mi sentivo più quella Laurie Ann che era sempre in mezzo ai guai…” disse.

 “Ok.. Laurie..abbiamo bisogno di te. Devi chiamarlo.. chiedere di incontrarvi per parlare di voi.”

La ragazza abbassò la testa. Ginnie la guardò e disse “Laurie.. fallo per Michael. Hai detto che gli volevi bene.. non si meritava di morire o sbaglio?!”

“Ok” disse.

“Bene” sorrise lei.

Steve pensò che fosse stata bravissima e quando passò gli sorrise. Andò a togliere le manette a Laurie e le sorrise.



 

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Capitolo 8
*** The Devil in Disguise. (continuo) ***


Ehi ciao a tutti!!!! Ok, s che è da tanto che non metto nuovi capitoli. Solo che son andata avanti con la stesura, poi le vacanze etc. Perdonatemi :)) 
Comunque.. voglio ringraziare TANTISSIMO MihaelaIacob per aver recensito e messo la storia tra le preferite!! <3 
Ecco a voi il continuo del caso.. :) 
Un bacio, buona lettura e.. recensite pleaseee!! 

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Andarono nella ‘sala comune’ e iniziarono a spiegare a Laurie quale era il piano.

“Ok.. chiamalo ora. Fai la parte della confusa.. insomma.. lo sai.. “

“Si ho capito cosa vuoi dire.” Disse la ragazza accennando un sorriso. Prese il suo cellulare e inoltrò la chiamata.

“pronto” si sentì.

“Chris…” disse lei.

“Ehi piccola! Pensavo non ti saresti più fatta sentire. Mi manchi.”

“ehm.. ho deciso che forse.. insomma.. ci incontriamo e parliamo un po’.. di noi?”

“certo piccola mia. Non mi potresti fare più contento. Dove ci vediamo?”

“ che ne dici di vederci .. all’Ailana Shave Ice.. dista poco da casa mia.”

“Ok, ci vediamo là tra.. un quarto d’ora?”

“Ok..”

“Ehi piccola.. ti amo.” Disse lui.

Attaccò, poi guardò Ginnie.

“Ottimo lavoro” le disse.

Si mossero in due macchine. Avevano dato a un auricolare a Laurie così che potessero sentire tutta la conversazione e in modo che lei potesse sentire i loro ‘consigli’.

 

Laurie entrò nella gelateria, si prese un gelato e si mise seduta ad aspettare. Poco dopo arrivò il ragazzo. Lei si alzò, gli sorrise; poi lui la baciò, ma la ragazza si spostò subito.

Si misero seduti, lui le prese le mani e lei iniziò a parlare.

“Chris.. “

“Ehi.. sono Adam ora!” disse sorridendo.

Lei ricambiò il sorriso, poi disse “Adam.. io, non nego i miei sentimenti per te. Sei stato il mio primo vero amore, ma questa storia di Koa.. io ..ho paura.”

“Ehi amore, devi stare tranquilla, non mi metterò nei guai, te lo giuro. Te piuttosto hai lasciato quel rompiballe del tuo ragazzo?” disse lui.

Nella macchina erano tutti attenti alle parole che i due si stavano scambiando.

“ok Laurie.. digli la verità. Digli che sai che è morto. Digli che te lo ha detto la madre. Non sospetterebbe mai della tua complicità con la polizia.”

“No, non lo ho lasciato.” Disse lei,spostò le sue mani e disse “è morto. Me lo ha detto la madre ieri sera.”

Il ragazzo si voltò e abbassò lo sguardo.

“Sei stato tu..Chris..? Non mentirmi per favore.” Disse riprendendogli le mani.

“No.” Disse lui.

“Ti prego, non mentirmi. Non possiamo basare la nostra relazione su una menzogna.. “ disse lei, facendo sì che il ragazzo la guardasse.

“Si.. ok.. ma, non era mia intenzione!”

La ragazza aveva un nodo in gola che la stava facendo soffocare; gli occhi pieni di lacrime che lei cercava di non far scendere.

Intanto nella macchina Steve si congratulò con Laurie.  Disse agli altri di aspettare ancora un po’ , ma di prepararsi comunque.

Il ragazzo iniziò a spiegare a bassa voce tutto quello che era successo a Laurie.

“La sera che sei venuta a prendermi all’aereoporto, lui era là. Ti seguiva Laurie, così come l’altra sera, quando ci siamo incontrati.. quando poi ti ho lasciato dalla tua amica,ricordi? Ho visto che mi seguiva, così ho chiamato Koa e gli ho detto di raggiungermi. Non era mia intenzione ucciderlo, ma volevo che la smettesse. Si è fatto avanti, dicendomi che ti dovevo lasciare il pace, che ci aveva seguiti la sera che ci siamo incontrati con gli spacciatori, così gli ho dato un pugno. Lui non ha mollato, abbiamo continuato, così quando è arrivato Koa gli ho detto di darmi la pistola.. era solo per impaurirlo poi alla fine…”

Steve e Kono entrarono nella gelateria per primi, facendo finta di essere una coppietta.. ovviamente il ragazzo cercò di non dare nell’occhio e baciò Laurie. Poi entrarono Danny e Chin. Steve guardò Laurie che gli fece un cenno con la testa, si avvicinò lentamente, prese la pistola e disse con tono pacato “Five – 0!”

Danny gli coprì le spalle e invece Chin si mise davanti alla porta così da non far scappare il ragazzo.

Chris guardò Laurie. “Perché?” Le disse.

“Mi dispiace..” affermò lei con le lacrime agli occhi.
 

In quel momento Ginnie entrò, andò dalla ragazza e la abbracciò. Le dispiaceva per quello che le stava succedendo. Era così ingenua da farsi lasciar trasportare troppo facilmente. Ma lei lo aveva capito che voleva cambiare veramente vita. L’aveva visto nei suoi occhi.

Steve ammanettò il ragazzo, gli espose i suoi diritti e lo condusse verso la macchina. 

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Capitolo 9
*** "Something Unexpected" ***


Salve salvino! Allora.. ecco un altro capitolo.. devo dire che mi sono un po' bloccata nell'andamento della storia, ma aspetto il lambo di genio :))
Penso che domani posterò un altro capitolo.
Ringrazio nuovamente MihaelaIacob! 
Non sai quanto mi hai reso felice per la recensione! Comunque.. credo che ci saranno dei colpi di scena :)) 
P.s. Il titolo è orrendo!!! ahahah

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Si riunirono tutti all’headquarters.

“Ottimo lavoro agente Hayes.” Disse Danny.

“Oh, non so più l’agente Hayes da un po’.. comunque.. è stato un piacere aiutarvi!” disse lei.

“Che ne dite di festeggiare stasera e cenare insieme?”

“Oh si!” disse Danny.

“Paghi tu Danny?” chiese Kono a Danny immaginandosi la risposta.

Chin si mise a ridere, Ginnie intanto guardava le dinamiche della scena. Erano una famiglia, questo le mancava molto.

“Beh, io devo dire che.. non mi sento bene. Facciamo la prossima volta?” disse scherzando Danny.

“Pagherò io!” disse Ginnie.

Tutti e tre la guardarono e iniziarono a dissuaderla dalla cosa, Kono disse “Visto Danny, ora vuole pagare lei! La cavalleria è morta!”

“No,no,no.. pagherò io va bene? Avete vinto! Sapete come farmi sentire un verme!” disse Danny.

“Ehi..ma, dov’è Steve?” domandò Ginnie.

I tre alzarono le spalle, Kono disse che forse era nel suo ufficio. Ginnie lasciò i tre a discutere e si recò verso il corridoio. Vide Steve seduto nel suo ufficio, così decise di andare da lui.

Bussò alla porta di vetro e vide che era al telefono; stava per indietreggiare ma lui le fece cenno di entrare.

“Ehi..” disse lei a bassa voce sorridendo.

“Grazie governatore. Arrivederci!” disse lui, e attaccò.

Guardò Ginnie e sorrise.

“Ehi. Ottimo lavoro! Ci sei stata molto d’aiuto. Sei .. sei davvero brava. Hai intuito. È una cosa fondamentale in questo campo.”

“Beh, grazie” rispose lei quasi arrossendo. “Di là stanno litigando su chi pagherà la cena!” disse poi.

“Ti piace qua?” gli chiese Steve.

“Si. Io.. ho tanti bei ricordi qua. Ci venivo da piccola insieme alla mia famiglia.. avevamo una piccola casa, ma a me sembrava una reggia. È veramente uno dei posti più belli in assoluto..” disse lei.

“ti.. piacerebbe rimanere quindi..”

“Beh si, ma è impossibile. Prima o poi dovrò tornare a lavorare.”

“Appunto.” Disse Steve sorridendo. Aveva capito che la ragazza era intelligente, poi dopo il grande aiuto che aveva dato alle indagini era il minimo che potesse dire e fare. Ginnie però non stava capendo.

“Ti offro un posto di lavoro. Ti piacerebbe entrare a far parte dei Five-0?”

“Cosa?” disse lei incredula.

“Si insomma se vuoi lavorare con noi, sei la benvenuta. Sei in gamba, ti prendi con gli altri.. pensavo che..”

“Steve.. è un’offerta.. stupenda! Io.. sul serio mi vorresti in squadra?” disse lei.

“Certo!” affermò Steve.

“Io.. si, certo!” disse lei senza neanche esitare. Conosceva quelle persone da 2 giorni, ma erano fantastici, e la coesione che c’era tra loro era stupenda.

“Fantastico!” disse lui e la abbracciò forte. “Ok.. andiamo dagli altri. Li accontenterò dicendo che sarò io a pagare la cena!”

 

“Ehi voi.. che dite se pago io?”

“Per me va bene! Con tutte le volte che mi fai pagare da bere è  il minimo!” disse subito Danny.

“ah ah, certo Danno. Ragazzi sentite.. io, non vi ho chiesto nulla.. ho fatto di testa mia è vero, ma dopo l’aiuto che ci ha dato Ginnie, ho chiamato il governatore e gli ho detto se era possibile farla entrare nella squadra. Non che mi importasse poi tanto del governatore, l’ho fatto per puro formalismo. Per voi va bene , vero?” disse Steve rivolgendosi alla squadra.

Danny, Chin e Kono esultarono contenti di quello che il capo gli aveva riferito. La ragazza aveva fegato, era simpatica e molto semplice.. perché avrebbero dovuto rifiutare?

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Capitolo 10
*** Count on me ***


Salve salvino!!! Ecco a voi un nuovo capitolo.. Tra qualche capitolo ci sarà qualche colpo di scena e molto probabilmente, qualche nuovo caso che terrà la task-force accupata. Per il momento, ecco qui un capitolo 'leggero'.. uno 'squarcio di vita quotidiana'
Ringrazio nuovamente MicahelaIacob.. sperando che ti piaccia il capitolo!! xx
Il titolo.. non so.. forse si può riferire un po' alla storia... comunque.. principalmente .. si riferisce alla canzone che sto ascoltando in questo momento ahaha :)) Si tratta di Count on Me di Bruno Mars.

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Il sole era sorto da un bel po’; i raggi entravano nella stanza e illuminavano il parquet della camera da letto.

Erano passate tre settimane da quando era entrata nella task-force, e non poteva andare meglio. Era tutto così meraviglioso.

Si alzò dal letto, si diresse verso il piccolo saloncino e accese la radio che era vicino alla televisione. Per la stanza iniziò a risuonare “ain’t no mountain high enough” che lei conosceva molto bene. Adorava quella canzone.  Cantando a squarcia gola e ballando si avvicinò al bancone della cucina, mise a fare il caffè, e mentre aspettava andò di nuovo in camera a scegliere i vestiti da mettere. Si trastullò a guardare un po’ fuori dalla finestra. Poi quando sentì il profumo di caffè andò di corsa in cucina, rischiando anche di scivolare e farsi male. Versò il caffè bollente in una tazza verde, e andò a prepararsi.

Nel giro di una mezz’ora, si vestì, si truccò leggermente gli occhi e finì il caffè. Uscì di corsa e prese la macchina che aveva noleggiato e si avviò per la strada.

Arrivò a destinazione, bussò alla porta e aspettò.

“Buongiorno” disse.

“Salve comandante!”  rispose lei quasi accecata dalla perfezione di Steve. Non poteva andare ad aprire la porta senza maglietta.. quella era cattiveria!Era così imbarazzante.

Steve le fece cenno di entrare.

“Ti prendo in un momento sbagliato?” disse lei guardandosi intorno.

“No no, ho appena fatto la doccia.. Mi son fatto una bella nuotata.”

Ginnie alzò le sopracciglia, non sapendo proprio come rispondere. Poi disse “allora.. sono stufa di abitare in quel buco.”

Steve sorrise “beh, ci credo. Qualsiasi persona normale lo sarebbe. Qualsiasi persona.. tranne Danny.. per esempio!”

Ginnie sorrise “perché dici così?”

“Ha abitato in bettole , camere di albergo, e ancora non è riuscito a trovare la casa PERFETTA.. o così dice lui. Fatto sta che è un eterno insoddisfatto!”

“Beh, io mi chiedevo se dopo il lavoro potresti accompagnarmi a vedere qualche casa..” disse lei cercando qualcosa nella borsa. “Ecco!” disse tirando fuori un giornale. “Mi sono messa a cercare qualcosa ieri sera.”

“Certo!” disse. Poi esitò e continuò dicendo “Aaaah, però c’è un problema. Dovevo passare la serata con..”

“Con Catherine?” disse lei non facendolo finire. Era venuta a conoscenza della mitica e stupenda Catherine da un po’.. l’aveva anche incontrata. Era veramente stupenda. Non sapeva se essere contenta o invidiosa della sua bellezza.

“No no!” disse lui. “Mi devo vedere con Danny e Grace. Le avevo promesso che avremmo passato una serata insieme.”

“Grace?” disse lei non sapendo a chi si stesse riferendo.

“La figlia.. di Danny. Non sai nulla?”

“Oh si!” disse lei. “Non sapevo si chiamasse Grace.. quando Danny la nomina si tratta sempre di … Scimmietta.” Disse sorridendo.

“Aspetta..” disse lui; prese il cellulare e chiamò.

 

“Ehi Danno.”

“Ti pare normale svegliarmi a quest’ora? È presto!” disse Danny.

“In realtà sono quasi le 8 e trenta. Si vede che non c’è Grace a casa con te. Ascolta.. “ disse senza far parlare Danny “Stasera dovevamo passare la serata insieme,l’avevo promesso a Grace. Solo che Ginnie mi ha chiesto se potevo andare con lei a vedere qualche casa.. poi venire anche lei stasera?”

“Ginnie ti ha chiesto di andare a vedere delle case con lei? O certo, che bella coppietta felice.”

“Smettila Danno, sai che non è così” disse sorridendo a bassa voce mentre si allontanava da Ginnie.

“Si lo so.. comunque, ovvio che può venire. Sarei molto contento.”

“Ok perfetto. A dopo.”  Ed attaccò.

“Ok tutto risolto.”

“Risolto come?” disse lei.

“Io verrò a vedere le case con te, e tu verrai con me stasera.”

“Cosa? No Steve, mi sento di troppo, lo sai che mi sento SEMPRE di troppo.”

“Ma ti senti troppo per quale motivo? Saremo io, te e Danny!” disse lui mentre si infilava una maglietta nera.

“E Grace..” disse lei.

“Grace è adorabile. Sono sicuro che le piacerai! Stai tranquilla!”

Continuarono a chiacchierare per altri 5 minuti, giusto il tempo per Steve di finire il caffè e poi uscirono recandosi alle rispettive macchine. Si salutarono, nonostante si sarebbero visti all’headquarters poco dopo, e salirono in macchina.

La giornata all’headquarters passò abbastanza in fretta, senza tanti problemi. Dopo il pranzo, decisero che non era il caso di rimanere in ufficio senza far nulla.

Kono andò a surfare, Chin e Danny andarono a prendersi qualcosa insieme e a fare due chiacchiere con Kamekona, mentre Steve e Ginnie andarono a vedere un po’ delle case cerchiate sul giornale.

Arrivarono alla prima casa, ma non fecero in tempo a scendere dalla macchina che risalirono subito. A Ginnie non piaceva. Steve tentò di convincerla ad entrare, ma lei era testarda, si affidava alla prima impressione. Quella casa non le piaceva, non le dava l’idea di casa.

Arrivarono alla seconda casa, poi alla terza, alla quarta..Nulla da fare, nessuna casa sembrava quella giusta. O era troppo grande, o troppo piccola, o troppo dispendiosa, o una bettola.

“Sembri  Danno, lasciatelo dire!” disse ridendo Steve mentre uscivano dalla quarta casa.

Ginnie arrossì. “Beh dai, vuoi dirmi che questa casa era fattibile?Era una bettola. Una BETTOLA !”

Steve si mise a ridere “Magari hai ragione.. ma le altre tre dove le metti?” guardò il volto imbarazzato della ragazza dall’altra parte della macchina, poi aprì lo sportello e disse “dai su, andiamo a visitare qualche altre bettola!”

In macchina scherzarono parecchio. Steve diceva che lei e Danno erano più che compatibili, Ginnie lo supplicava di azzittirsi, ma lui continuava “Che ne dici se vi combino un appuntamento? Magari insieme la troverete la casa perfetta!”

Arrivarono all’incrocio tra Anianiku Street e Kapahu Street. Steve si parcheggiò proprio lì.

Ginnie scese dalla macchina, guardò prima il giornale, poi la casa di fronte a lei verso la quale si incamminò senza aspettare Steve.

“Ginnie, aspettami.” Disse Steve accelerando il passo per raggiungerla.

“Non.. posso.. crederci..” disse a bassa voce.

“Cosa?” disse Steve.

“Io..non ci posso credere!” disse Ginnie fermandosi di fronte al piccolo cancello della casa e voltandosi a guardare Steve.

“A cosa?”

Ginnie sentì una strana sensazione.

“Ginnie? A cosa? Non dirmi che abbiamo trovato un’altra bettola perché a me..” disse, ma si ritrovo la mano di Ginnie sulla bocca. La ragazza lo guardò dritto negli occhi. Steve alzò le mani in segno di arresa.

“Ok sto zitto.”

“Bene..” disse lei sorridendo. “Quanto ci metterà l’agente immobiliare ad arrivare?” disse sedendosi sul marciapiede. Steve la raggiunse.

“Mi.. vuoi dire che.. questa non è una bettola,  e che forse vuoi entrare a vederla?”

Ginnie lo guardò. Sentiva gli occhi bruciare. “No.. qualcosa di più. Voglio venire ad abitare qui.”

“Cosa?” disse Steve sconvolto.

“Questa.. era la casa che i miei avevano comprato quando ero piccola. Io..”

“Dici sul serio?” disse Steve.

“Si.. è formidabile. Ho passato la mia infanzia qui.. non posso crederci che.. insomma è un segno! Neanche mi ricordavo in che strada fosse.. ma ora che l’ho vista. Mi ricordo.”

“Beh, si direi che è formidabile.” Disse Steve guardando dritto avanti a sé. Poi sussurrò “wow.”

Dopo qualche minuti di silenzio si voltò verso la ragazza e disse “dammi il telefono.”

“Cosa? No, perché dovrei!”

“Dai su, dammi il telefono!”

“No!”

“Sono il tuo capo, ti ordino di darmi il telefono” disse sorridendo.

“Mi dispiace comandante, siamo al di fuori dell’orario lavorativo.” Rispose a tono lei. “Mi spieghi cosa vuoi farci?”

“Chiamerò l’agente immobiliare e lo solleciterò a sbrigarsi.”

“Non ce n’è bisogno.”

“Si invece..”

“No, perché credo stia arrivando in questo momento.” Disse indicando una macchina.

L’uomo scese dalla macchina, nel frattempo i due si alzarono dal marciapiede.

“Signorina Hayes?” disse mentre si avvicinò a lei.

“Si.” Disse Ginnie, voltandosi poi verso Steve e sorridendo.

“Mi scusi il ritardo! Piacere, sono Kamea Kahoku.” Disse porgendo la mano alla ragazza. Poi guardò Steve.

“Oh, salve anche a lei. Mi perdoni.. pensavo fosse solamente la signorina a dover prendere la casa. Non mi aveva detto che eravate una coppia.”

“Oh..  Lui è il mio capo.” Disse Ginnie. Guardò l’espressione sul volto dell’agente e continuò “E amico. Solo amico.. la casa è per me.”

“Oh bene.” Disse.

Steve sorrise “Aloha” disse “Io sono Steve.”

“Bene! Io.. vorrei vedere la casa. Anche se .. insomma, la prendo.”

“Wow, vedo che è decisa. Bene.. andiamo.” Disse.

L’agente aprì il cancello, poi fece strada ai due verso l’entrata. Prese un mazzo di chiavi dalla tasca, cercò quella giusta, la infilò nella serratura e fece due giri. Spalancò la porta e fece entrare prima i due clienti.

“Bene.. La casa ha 2 camere da letto, un bagno, questo salotto e una piccola cucina… oltre ovviamente lo spazio esterno ed il garage. Andiamo verso le camere da letto..” disse facendo strada “Questa è la camera padronale” disse  affacciandosi sulla stanza alla sua destra “e se percorriamo il piccolo corridoio troviamo.. la.. camera degli ospiti, se vogliamo chiamarla così.”

Steve e Ginnie guardarono dentro la stanza. “Questa era la mia stanza. Adoravo tutta la luce che entrava dalla finestra.” Disse lei.

L’agente immobiliare la guardò e disse “E’ vero, è molto luminosa. Ma.. lei conosce già questa casa,o sbaglio?”

“No non si sbaglia. È per questo che sono così sicura di volerla. I miei genitori avevano comprato questa casa quando ero piccola.”

Poi un cellulare squillò.

“Scusate” disse Steve allontanandosi un pochino.

“Steve, dove diavolo siete?”

“Danno, stiamo visitando una casa.. cioè LA casa. E’ formidabile ma è la vecchia casa delle vacanze di Ginnie. Ha deciso di prenderla. È molto carina.”

“Si si, ma vi siete resi conto di che ora è?”

“Io.. no, che ore sono?”

“Si da il caso che siano le 20, che a casa mia, è l’ora in cui si cena.”

“Ok ok, tranquillo! Arriveremo tra poco.”

Steve si incamminò verso Ginnie. “Ehi, era Danno. Diciamo che sarebbe ora di cena e che.. siamo un po’ in ritardo.” Sussurrò avvicinandosi all’orecchio.

“Oh cacchio!” disse lei guardandolo negli occhi.

“Beh, vedo che avete fretta. Ed è anche giusto, è ora di cena. Lei è sicura di volerla? Sa, purtroppo non è in affitto quindi dovrebbe comprarla.”

“Oh io.. si, sono sicurissima. Le va bene se ci incontriamo domani per discutere del pagamento?”

“Ovvio,allora facciamo che ci sentiamo domani mattina per prendere appuntamento.” Disse l’agente mentre si avviava verso l’uscita.

Si salutarono e si ringraziarono.

Dovevano attraversare la strada per arrivare alla loro macchina. In sincronia guardarono prima a destra e poi a sinistra. Steve mise una mano sulla schiena di Ginnie, come se volesse accompagnarla e proteggerla in quel breve tragitto. Ginnie non disse nulla.

Salirono in macchina e durante il tragitto chiacchierarono del più e del meno, della casa e di famiglia.

Fecero una piccola sosta a casa di Ginnie, che diceva doveva cambiarsi.

Steve aspettò in macchina e dopo 5 minuti Ginnie tornò, così si mossero verso casa di Danno.

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“Era ora!” disse Danny aprendo la porta.

“Scusa, colpa mia.” Disse Ginnie.

“Allora siete perdonati” affermò Danny facendo cenno di “benvenuto” con la mano.

“In realtà non è stata colpa sua, ma dell’agente immobiliare.” Controbatté Steve.

“Siete perdonati , non è così scimmietta?” disse Danny guardando verso il divano dove credeva Grace fosse.

“Ma..” disse Steve. “Dov’è Grace? Caspita pensavo fossi qua. Io son venuto solo per lei.” continuò sorridendo.

“Danno, che dici, andiamo a cercarla? Dove si sarà nascosta?”

“Io direi di si.. casa non è grande, riusciremo a trovarla. Scimmietta…?”

Così, Steve e Danno si misero a cercare Grace, mentre Ginnie era ferma davanti alla porta a godersi lo spettacolo.

Alla fine, si scoprì che Grace non voleva giocare a nascondino, ma era semplicemente in bagno.

 

“Grace, lei è Ginnie.” Disse Steve.

“Piacere Grace.” Disse Ginnie avvicinandosi alla bambina e porgendole la mano.

Grace strinse la mano alla ragazza e sorridendo disse “Tu sei la fidanzata di zio Steve?”

Ginnie arrossì. Perché li scambiavano per una coppia?

“No, assolutamente no.” Disse Steve.

Ginnie lo guardò e sorrise. “No..” disse a Grace facendole cenno di avvicinarsi. Le sussurrò all’orecchio “devo dirti che non è il mio tipo. E poi.. è il mio capo!”

Grace sorrise. “Sei collega di papà!”

“Eh già.” Rispose Ginnie.

“Però Danno non è il tuo capo.” Disse Grace.

“Oookay!” affermò Danny “Vogliamo cenare? Si, io direi di si. Vado a sistemare le ultime cose.”

“Sistemare le ultime cose? Cosa hai fatto?”

“Ho cucinato”

“Hai cucinato? Aiuto.” Disse Steve. Poi prese in braccio Grace e iniziò a farle il solletico.

Ginnie pensò fosse molto tenero.

“Ti do una mano.” Disse togliendosi il giacchetto di jeans e andando verso la cucina.

“Oh no grazie.” Disse poi voltandosi verso la ragazza.

La guardò, forse un po’ troppo, poi.. si passò la mano tra i capelli e decise di distogliere lo sguardo.

Dall’altra parte della stanza Steve guardò i due. Sapeva cosa significava quella mossa. Ma la sensazione era strana.

“Sul serio.. fammi aiutare. È il minimo che possa fare.. mi dispiace aver fatto tardi.”

“Ma figurati, io scherzavo.”

“E’ molto carina.” Disse mentre sistemava il pane in un piccolo cesto.

“Grazie. Le piaci.”

“Oh sul serio?” disse lei sorridendo.

“Si sul serio, di solito è molto più silenziosa con le persone che non conosce!”

Ginnie sorrise.

“Allora, trovata la casa,vero?”

“Si. È formidabile, ho trovato la mia vecchia casa delle vacanze, ho pensato fosse un segno. “

“Credo proprio di si. Son contento per te. Io la casa giusta ancora non l’ho trovata.”

Ginnie si mise a ridere.

“Co.. cosa ho detto?”

“Oh no niente. Pensavo a quello che Steve mi ha detto sul fatto che sei un eterno indeciso.. come me! Prima di trovare LA casa ne ho scartate 4.”

“Magari ne avessi scartate solo quattro.” Disse Danny.

Iniziarono a portare le cose in tavola. Dopo la “cena” Ginnie consigliò di andare a fare una passeggiata in spiaggia, appoggiata da Grace.

Così presero la macchina e andarono a Waikiki.   

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Capitolo 11
*** Follow your heart. ***


Hei!!! Ecco il nuovo capitolo! Aaah sono così curiosa di vedere che cosa pensate dei nuovi capitoli.. tanti tanti colpi di scena! :))
Un bacio xx

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“Danno, posso andare sulla riva con Ginnie?”

“Si certo tesoro.. veniamo anche noi tra poco.”

Ginnie prese per mano Grace, si tolse le scarpe e disse di fare lo stesso alla bimba. Poi iniziarono a correre verso la riva.

Steve e Danny erano fermi a guardare le due sorridendo.

“E’.. davvero fantastica.” Disse Danny.

“Si lo è..” rispose Steve. Poi distolse lo sguardo dalla riva e guardò Danny “Quando è venuta ad aiutarti.. hai fatto.. la mossa.”

“La mossa? Quale mossa? Io non ho fatto nessuna mossa, non mi permetterei.. “

“Andiamo Danno! Ti sei passato la mano tra i capelli! Ti piace, ammettilo!”

“Io.. non devo ammettere niente! Tu ammettilo.”

“Io, cosa dovrei ammettere?”

“Che ti piace Steve. TI PIACE.”

“Primo: sono il suo capo. Secondo, ammetto credo sia molto intelligente e carina.. ma non mi piace. Io ho Catherine. Tu.. non hai una ragazza.”

“Tu hai Catherine.. mi vuoi fregare con questa scusa? Ok si Catherine è formidabile.. ma non avete una vera e propria relazione, quindi..”

“Ehi amico. L’ho visto dalla prima sera.. ti interessa. Per me va più che bene. Come ha detto Grace, tu non sei il suo capo!” disse sorridendo.

Danny accennò un sorriso e disse “Si certo come no! Non ho comunque possibilità.. è inutile fare questa discussione.” Disse avviandosi verso la riva.

Steve lo seguì, punzecchiandolo “Non hai possibilità? Perché dici così Danno, credimi.. ne hai!!”

“Smettila Steve, sei irritante!”

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“Beh, buonanotte Grace. È stato un piacere conoscerti!” disse Ginnie.

La bambina abbracciò la ragazza, poi andò dal papà e gli prese la mano.

Ginnie e Danny si guardarono. “Ci vediamo lunedì a lavoro.” Disse lui sorridendo.

Ginnie annuì e diede la buonanotte anche a lui, poi si avvicinò alla macchina di Steve, aspettando che il comandante arrivasse.

In macchina ci fu silenzio.

Poi Steve parlò “Piaci molto a Grace..”

Ginnie lo guardò “E’ una bambina adorabile. Danny è un bravissimo papà”

“Si concordo. Un po’ imbranato a volte. Ma ama sua figlia”

Ginnie sorrise.

“Sei stata formidabile con lei.. e questo Danny lo ha notato. Lo ho notato anche io.”

“Beh, è adorabile. Adoro i bambini. Io.. tu sei molto dolce con lei. Non mi aspettavo fossi così.” Rispose Ginnie.

“Così come?” disse sconvolto, ma con il sorriso sul volto.

“Così.. così” cercava di spiegarsi Ginnie senza offendere il Seal. “Così.. spontaneo e.. dolce..e carino” poi si fermò.

“Co… cosa? Tu non pensavi io fossi carino? La prendo come un’offesa agente Hayes.” Disse scherzando.

Arrivarono di fronte al minuscolo appartamento della ragazza. Steve scese dalla macchina e decise di accompagnarla fino porta e darle la buonanotte.

“Beh..” disse Steve.

“Beh..” ribattè sorridente Ginnie. “Grazie” disse buttando le sue braccia al collo del comandante.

Steve rimase impalato per qualche secondo, poi la strinse a sé. La ragazza aveva un profumo così buono, pensò.

Ginnie si staccò.. lo guardò negli occhi. Stava per dire qualcosa quando fu interrotta da Steve che disse “Buonanotte.”

La ragazza rimase di stucco. Lo vide voltarsi ed andarsene.

“Buonanotte” sussurrò.

Avrebbe voluto invitarlo dentro, stare con lui ancora un po’, chiacchierare davanti una birra.


 

In macchina Steve non riusciva a non pensare a Ginnie. Danny aveva ragione. C’era qualcosa in lei che lo attraeva in maniera quasi incomprensibile. Se avesse dovuto ascoltare il cuore avrebbe fatto manovra, sarebbe andato da lei e forse l’avrebbe anche baciata. Ma un SEAL ascolta la testa il più delle volte, non il cuore. Si domandò che cosa gli fosse preso a Washington. Si domandò perché si era lasciato andare una ragazza come lei. Guardò lo specchietto retrovisore, fece manovra.

“Cosa sto facendo?” pensò. Ma non gli importava. Voleva andare da lei.

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Capitolo 12
*** Heartlines. ***


Bussò alla porta.

Quando la porta si aprì, Ginnie era al telefono sorridente. “Io.. devo andare ora. Buonanotte.” Disse, e chiuse la telefonata.

“Steve cosa..”

Steve si stava facendo mille domande. Con chi era al telefono? Un familiare? Un altro ragazzo?Magari era Danny. Era tutta sorridente.. ma in quel momento, era di fronte a lei e non gli importava nulla. “Sono stato scortese …” disse sorridendo e alzando le spalle. “Pensavo che tu stessi per dirmi qualcosa.. ma io ti ho interrotto.. tu.. “
Ginnie lo guardò. “Io.. volevo sapere se volevi una birra.”

“Con piacere.” Disse Steve guardando dentro la casa.

“Possiamo prenderla seduti su un divano, o vuoi rimanere qua fuori in piedi?” continuò poi.

“Oh, si  certo.. entra!” disse Ginnie arrossendo.  Steve si sedette sul divano aspettando che Ginnie arrivasse con le birre. La vide arrivare e la ringraziò.

“Di niente.” Rispose Ginnie sedendosi poi accanto al comandante.

I due si guardarono negli occhi. Ginnie pensò fosse una situazione alquanto strana. C’era qualcosa nell’aria che la faceva sentire imbarazzata. Steve distolse lo sguardo.

“Appena sarò sicura di poter andare ad abitare nella nuova casa.. mi accompagnerai a comprare i mobili, vero capo?” disse.

“Oh certo. Questo ed altro per lei signorina.” Disse sorridendo. Poi la guardò. Era impacciata. Pensò fosse molto carina.

“Credo tu sia davvero.. fantastica.” Disse Steve, poi continuò “Insomma.. assumerti è stata un’ottima scelta.”

“Oh..” sussurrò la ragazza. Credeva intendesse qualcosa di diverso. Ma si sbagliava.

“Insomma.. lo sei e basta. Averti in squadra poi è ancora meglio. Io.. “

“Ti ringrazio capo!” disse sorridendo.

“Capo..” continuò la ragazza.

“Si?” disse speranzoso Steve.

“Io, mi chiedevo.. So che..”

Steve la interruppe mettendo un dito sulle sue labbra. Pensò tra sé e sé che era stufo delle parole. Stava andando contro ogni regola, contro la sua testa.. voleva ascoltare il cuore, proprio come lei aveva fatto anni prima.

Si avvicinò sempre di più a lei; posò la birra sul tavolo e con la mano prese quella della ragazza.

C’era una tale attrazione pensò Ginnie. Pensava Steve fosse un uomo stupendo. Bello, intelligente e con validi principi. Ma.. aveva paura; paura di rimanerci fregata di nuovo. In fin dei conti.. anni prima lei lo aveva baciato, e lui l’aveva respinta.

Le loro labbra erano a pochi centimetri di distanza, i loro respiri si facevano sempre più corti. Poi..

Un cellulare squillò. Steve lo ignorò, ma Ginnie non ci riusciva. “Steve.. il cellulare.. forse dovresti rispondere.”

Steve chiuse gli occhi. Scosse un po’ la testa, poi prese il telefono dalla tasca.

Sul display appariva il nome di Catherine.

La ragazza si sentì lo stomaco vuoto. Ci stava rimanendo fregata di nuovo. Steve si alzò, disse a Ginnie che sarebbe uscito un secondo, ma che non ci avrebbe messo tanto. Ginnie andò verso la finestra a braccia conserte. Quando sentì le parole del comandante, accennò con la testa di aver capito.

 

 

“Pronto” Disse Steve schiarendosi la voce.

“Ti ho svegliato?”

“No non ti preoccupare. Che succede?”

“Oh mi dispiace Steve. Io.. sono sulla terra ferma. Sto uscendo ora dall’ospedale..”

“Ospedale?” disse con tono scosso Steve.

“Si, nulla di preoccupante. Volevo sapere se potevi venirmi a prendere.. se .. potevo stare con te.”

“Io.. “

“Non sei a casa?”

“Io.. si, arrivo.”

“Ok, sono al Central.”

“Ok,a tra poco.” Disse.

Pensò che proprio non ci voleva. Ma Catherine la conosceva da così tanto tempo, le voleva bene..

Rientrò. “Era Catherine.”

Ginnie si voltò verso di lui. Per qualche secondo rimasero immobili. Poi lei decise di andare verso lui. “Si.. ho letto sul display.” Disse guardandolo negli occhi. Erano al centro della stanza, l’uno a pochi centimetri dall’altro. Ginnie, con le braccia incrociate al petto, guardò a terra.

“Lei.. è al pronto soccorso..”

Ginnie alzò il suo sguardo di scatto;poi mise una mano sul petto di Steve e disse “Beh, che ci fai ancora qui allora..”

Steve guardò la mano di Ginnie e vi ci appoggiò la sua. La strinse.

“Io devo andare.” Disse sorridendo.

“Si, spero non sia nulla di grave e che si rimetterà presto..” disse togliendo la sua mano e mantenendo il suo sguardo basso.

“Si..” disse sussurrando Steve. “Noi..” continuò.
“Ci vediamo lunedì a lavoro.” concluse Ginnie abbozzando un sorriso forzato.
 

***
Salve!
Dopo parecchio ho deciso di continuare a postare questa storia. Non so se la finirò mai, sinceramente. E' tanto che non la scrivo più e credo di aver perso il filo. Ma.. mai dire mai. Per il momento vi posterò ciò che ho salvato fino ad ora. e poi si vedrà. 
Un bacio.

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Capitolo 13
*** Who knew. ***


Ehilà, I'm back with the story!
Come avevo detto già nel precendente capitolo (dal quale è passato TANTO tempo :D), queste sono tutte cose che avevo scritto parecchio tempo fa. L'altra sera mi è venuta in mente di nuovo questa storia, così ho pensato "ho tempo a disposizione, posterò le cose già scritte e cercherò di continuare a scrivere la storia."
Quindi questo è quanto. Ecco il nuovo capitolo. Mi odierete? Sarete d'accordo con me? Chissà! Hahah
Fatemi sapere che cosa pensate di questo risvolto nella storia personale dei personaggi!
Baci
xx
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Il mattino seguente fu il sole a svegliarla. Come ogni mattina, si stiracchiò nel letto, poi si alzò ed andò ad accendere la radio.
Ripensò alla sera precedente e, nonostante fosse attratta da Steve, si rese conto che forse era meglio così. Non avrebbe potuto sopportare un altro rifiuto. Si stava affezionando a tutti, e una relazione complicata tra loro due non era l’ideale. Mentre faceva colazione le squillò il telefono.Guardando il display del cellulare si ritrovò a sorridere.

“Buongiorno" disse lei.

“Ehi ciao!"

“Tutto a posto?” chiese Ginnie.

“Si.. ehm.. Grace vuole vederti. Te lo avevo detto che ti aveva preso in simpatia!”

“Oh che tenera che è Danny!  Io mi sono svegliata da poco, ma tempo di una doccia e arrivo. Dove vogliamo incontrarci?”

“Lei..beh, lei vuole andare a nuotare con i delfini!Si lo so, mi dispiace.”

“Oh mio Dio, che bellissima idea! Io adoro tua figlia. So che all’Hilton si può fare." affermò Genette quasi euforica.

Danny si mise a ridere.

“Cosa?” chiese Ginnie.

“Niente.. comunque si, ci vediamo all’Hilton.”

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Dopo una doccia, Ginnie si preparò e, appena pronta, uscì di casa.
Arrivò all’Hilton e si diresse verso la piscina. Si fermò un attimo e si guardò in giro in cerca di Danny e Grace. Dall’altra parte della piscina, una Grace tutta sorridente agitava le braccia per farsi vedere. Danny guardava Ginnie sorridente. La ragazza, con passo accelerato, andò verso i due. Arrivata da loro, si guadagnò un abbraccio dalla bimba, che contraccambiò molto volentieri. Poi guardò Danny.

“Cosa?” disse avendo notato lo sguardo di Danny.

“Niente.” Disse alzandosi e salutandola con un bacio sulle guance. Poi le disse “Grazie per essere qua.”

“Grazie a voi per avermi invitata.” Disse sorridente. “Allora, questi delfini?”

Grace la prese per mano e la trascinò verso la vicina piscina per farle vedere i delfini. Ginnie esultò come fosse una bambina.

“Ehm, Ginnie..” disse Danny a tono basso quando sentì squillare il cellulare della ragazza. Decise di prendere la borsa e portarla alla ragazza.

“Ginnie..” disse mentre teneva in mano la borsa come se fosse una prova di una scena del crimine. La ragazza si voltò verso Danny ringraziandolo; aveva paura fosse Steve. Guardò il display.

“Oh mio Dio..”

Danny la guardò perplesso.

“Pronto?”

“Signorina Hayes?”

“Si salve..”

“La chiamavo per decidere a che ora incontrarci.”

“Lei ha ragione.. scusi , avrei dovuto chiamarla io ma sono fuori casa e mi son dimenticata!”

“Non si preoccupi. Allora che ne dice di vederci verso le 17?”

“Per me va bene.”

“Se vuole posso raggiungerla io, dove si trova?”

“Oh, farebbe davvero questo? Io sono all’Hilton.”

“Certo! Fantastico. Allora ci vediamo alle 17. Buona giornata signorina Hayes.”

“Grazie mille, anche a lei.”

“Chi …. Era?”

“Era l’agente immobiliare.”

“E perché gli hai detto dove sei?”

“Perché dobbiamo parlare del pagamento della casa e lui si è offerto di venire qua.”

“Ah che gentile” disse Danny.

Ginnie si sentì tirare la maglia: era Grace, che era molto eccitata dal fatto di andare a nuotare con i delfini. Andarono verso le sdraio dove avevano appoggiato le loro cose, Ginnie si svestì ed appoggiò tutto vicino alla borsa; poi prese per mano la bambina e andò verso la piscina. Nell’arco di 5 minuti erano nell’acqua a divertirsi. Fu poco dopo che Ginnie si rese conto che Danny era rimasto fuori. Urlò il suo nome e disse alla bimba di chiamarlo insieme così da convincerlo ad entrare.  Danny che le stava guardando dal bordo della piscina, iniziò a scuotere la testa.

“No, no, no.. ve lo scordate!”

“Andiamo!” disse Ginnie facendo una faccia triste.

“No, non mi convincerai!”

“Ti prego!!!” disse lei sorridendo.

Si diresse verso bordo piscina. Danny era lì in piedi, con le mani in tasca, che continuava a scuotere la testa in senso di dissenso. Ginnie arrivò da lui e continuò a supplicarlo.
“Andiamo, che cosa avresti fatto se io non fossi venuta? Mi sento offesa. È forse la mia presenza che ti infastidisce?” aferrmò lei sorridendo.

“No.. io.. assolutamente no! Sono contento che tu sia qua! Non ho voglia di nuotare con ..i delfini!” balbettò Danny.

“Ma sono così carini” disse Ginnie, schizzandogli un po' d'acqua addosso.

“Ehi ehi.. no, non fare così dai!”

“Ok. Mi ritengo offesa” disse guardando Grace.. “Ci riteniamo offese.” disse, e insieme alla piccola si voltarono per tornare al centro della piscina.

“Ginnie! Dai..” affermò Danny con un  tono di voce che sembrava leggermente affranto, ma celava comunque un leggero sorriso. La ragazza si voltò di scatto, lo guardò e sorrise.

“Ok, entrerò in acqua" disse Danny.

Ginnie si voltò verso Grace che era arrivata quasi al centro della piscina, e alzò le braccia in segno di vittoria. Poi andò di nuovo verso la bimba, la prese in braccio e iniziò a ballare.

“Ti piace Danno?” disse la bimba sorridendo.

“Cosa?” affermò Ginnie. “Perché questa domanda?” continuò facendo il solletico alla bimba. Grace cercò di dire ciò che pensava tra una risata e l’altra.

“Ehi, attacco di solletico qui? Vuoi che ti aiuti?” disse Danny.

“Magari” affermò Ginnie sorridendo.

Poco dopo decisero di dare tregua alla piccola e andarono a nuotare con i delfini.
“Danno, mi piace molto Ginnie. Perché non diventa la tua ragazza?” disse la bimba all’orecchio del papà.
“Co.. cosa? Scimmietta che cosa dici!” affermò con tono quasi sconvolto il detective Williams.

“Dico quello che penso Danno. Piace anche a te.”
“Si, ma .. non possiamo parlarne con lei a 10 metri di distanza. E poi , non può diventare la mia ragazza solo perché piace a te.”

Arrivò Ginnie che chiese di cosa si stesse parlando.Grace si buttò tra le braccia della ragazza. Danny rispose alla domanda della Hayes affermando, imbarazzato, che non stavano parlando di nulla di importante, mentre Grace bisbigliò qualcosa all'orecchio della ragazza.

“Ehi, ehi.. è maleducazione dire le cose all’orecchio scimmietta! Non si fa.”

Ginnie stava sorridendo, poi fece una faccia stupita. Lasciò la bimba e andò verso Danny.
“Che .. che cosa ti ha detto?” disse Danny con fare un po’ nervoso.

“Mah, che voleva fartela pagare per l'accatto di solletico di prima e .. che ti piaccio.” Disse sorridendo.

“Il solletico.. si.. ma.. cosa?? No, no, no .. non è vero. Cioè si, ma no.”

Ginnie si mise a ridere fragorosamente, gettando leggermente la testa all'indietro.

“Cosa?” disse Danny sorridendo. Ginnie continuava a ridere, mentre Grace era intenta a fare il solletico al padre. Si sentiva bene; era felice. Ebbe la sensazione di essere al posto giusto nel momento giusto, e pensò che di tutto il resto le importava poco e niente. Sin dalla prima sera aveva pensato che Danny fosse un bel ‘ragazzo’, nonostante non fosse un adone greco. Era rimasta colpita dal suo sorriso, pensò. In più, conoscendolo, si stava rendendo conto di quanto fosse speciale. Ma era stata così presa dalla storia di Steve,  che non si era resa conto che forse Danny era ciò che voleva sin dall’inizio. Grace aveva dato tregua al padre ed era tornata dall’istruttore dei delfini. Danny era poggiato con le braccia a bordo piscina, lo sguardo era fisso sulle increspature dell'acqua. Ginnie si avvicinò a lui piano, abbassò leggermente la testa cercando il contatto visivo.

Danny distolse lo sguardo dall'acqua, la vide lì con un sorriso dolce sul volto e balbettò: "Grace.. lei ha.. ha la lingua lunga.. io"

Ginnie si avvicinava sempre di più a lui, mentre lui continuava a parlare: “Cioè, per carità, sei ok! Mi piaci, ma ovviamente non nel senso inteso da Grace. Lei.. ti adora e..”

“Sono ok..?” domandò Ginnie. Era a circa cinque centimetri da Danny e sentiva il suo imbarazzo, cosa che la faceva sorridere.

“Si .. sei ok.” affermò non molto convinto Danny inclinando leggermente la testa verso un lato.

Ginnie posò la mano sul petto di Danny. "O-ok.. quindi tu pensi che io sia solo.. ok. Che peccato!” Disse e si voltò facendo finta di andarsene.

“Cosa.. perché che peccato? Ginnie?” disse inseguendola.

Ginnie si voltò. Lo guardò negli occhi. Tra sé e sé penso che fossero di un celeste meraviglioso, non ci aveva mai fatto caso.

“Si.. peccato.” Disse sorridente.

“Mi .. spieghi.. cosa vuoi dire.” Disse prendendola per il braccio.

“Che è un peccato perché.. insomma a me piaci. Credo tu sia più di ok. Ma non fa niente.” 

Danny pensò un secondo tra sé e sé; non lo credeva possibile. Ma non si lasciò scappare l’occasione, le ‘corse’ dietro, mise le sue mani su i suoi fianchi formosi.

Ginnie si voltò verso di lui, gli sorrise e poi gettò le sue braccia intorno al suo collo. Danny, d'istinto, la baciò: erano al centro di una piscina d’albergo affollata, ma sembrava fossero solo loro due, nessun altro se non loro due.  A qualche metro di distanza c’era Grace che sorrideva.

Quando le loro labbra si staccarono, Ginnie aveva un'espressione sorpresa e domandò: “Allora non sono solo ok?"

“No..” disse sorridente Danny, e contiuò “No,no.. tu sei.. tu sei meravigliosa! Io.. non ho parole.”

"Strano!" affermò Ginnie scherzosamente. Si sentiva al settimo cielo; legò le sue gambe a Danny e lo abbracciò forte. Lui fece una sorta di piroetta in modo da poter guardare Grace che, dall’altra parte della piscina, aveva un sorriso enorme stampato sul volto.

La giornata continuò. I tre pranzarono allegramente vicino alla piscina, scherzarono e chiacchierarono.

Arrivarono le cinque e il  cellulare di Ginnie squillò.

“Pronto?”
“Signorina Hayes.. io sono arrivato.”
“Oh! Bene.. io sono vicino la piscina. Ha presente.. quella.. con i delfini.. ci sono dei tavoli vicin..” balbettò cercando di spiegare dove si trovava all'agente.
“Si signorina, non si preoccupi.” affermò ridendo il signore dall'altra parte del telefono.

Ginnie era seduta sulle gambe di Danny; guardò il display del cellulare perplessa.

Danny le stava accarezzando la gamba. “Cosa c’è?”

“Credo si sia appena preso gioco di me. Io cercavo solo di essere gentile.”

Danny sorrise “Che intendi dire?”

“Gli stavo spiegando dove ero e lui ha detto ‘ Si signorina, non si preoccupi.’ Ridendo”

Danny si mise a ridere. Pensò fosse fantastica: era genuina,con i piedi per terra e con una voglia di sorridere alla vita che mai prima aveva visto.
“Cosa?” disse Ginnie guardandolo.
“Niente! So come ci si sente comunque..” poi le accarezzò la guancia e la baciò. I due si staccarono.. si sentivano leggermente osservati.

“Oh.. scusate.” Disse l’uomo.

“Oh salve!!!” disse con tono frizzante Ginnie alzandosi e stringendo la mano all’agente.

“Ora capisco perché il suo capo.. è solo il suo capo.” Disse ammiccando un sorriso.

Ginnie si voltò verso Danny e fece una smorfia. Non era molto simpatico. Si recarono al tavolo e Ginnie, voltandosi,  si rese conto che Danny era seduto ancora sulla sdraio, così lo chiamò a bassa voce e gli fece cenno di avvicinarsi. Lui non se lo fece chiedere due volte, si alzò e andò da lei.

“Bene.. allora, ho parlato con i miei colleghi e sono venuto a conoscenza delle opzioni di pagamento. La casa costerebbe 180 mila dollari, ma sono anni che l’abbiamo tra le mani e nessuno vuole comprarla, così il prezzo si è abbassato.”

“Quanto sarebbe?”

“130 mila.”

“Beh, considerando la posizione.. non è tantissimo … credo.”

“No, infatti ha ragione. Potremmo farla scendere anche altri dieci mila da quanto ho capito.”

In quell'istante Grace chiamò il padre mentre si recava verso di lui. Danny e Ginnie si voltarono.

“Ehi ehi.. non è il momento piccola. Che c’è?”

“Scusa Danno.. volevo il gelato …”

“Ok.. facciamo dopo?” disse Danny, ma impietosito dalla faccia tenera della figlia, continuò dicendo a bassa voce “Ok, guarda.. nella borsa di Ginnie c’è il mio portafogli.. prendi 5 dollari e vai a prenderti il gelato. Non esagerare.”

La bimba annuì e corse verso la sdraio.

“Scusate..” affermò Danny alzando le spalle.

“Oh, non sapevo aveste una bambina.” disse l’agente rivolgendosi a Ginnie, sempre con quel mezzo sorriso sulla bocca-

Ginnie lo trovava irritante e molto invadente. Abbozzò un mezzo sorriso e poi affermò, con un tono leggermente infastidito, ma ben celato: “Infatti. Comunque.. parliamo della casa.”

“Ok.. come dicevamo 130 mila. Ora.. ci sono due alternative. La prima, la più comune: Prende il mutuo e paga tutto subito. Oppure, potrebbe pagare una somma iniziale pari alla metà della casa e i restanti verranno estinti ogni mese.. insomma come fosse un affitto. Ovvio che questa opzione le conviene se ha già i soldi a disposizione. Se deve comunque prendere un mutuo, tanto vale pagarla subito.”

Ginnie parlò a bassa voce con Danny. Aveva un po’ di soldi da parte, ma non così tanti.

“Credo opterò per la prima. Insomma, è vero che non sono tantissimi per la casa.. tra l’altro ha un valore affettivo per me. Però non li ho tutti.. quindi.. andrò in banca il più presto possibile e..”

“Perfetto. Non si preoccupi, abbiamo tolto la casa dagli annunci.. nessuno gliela ruberà.”

Ginnie guardò Danny e sorrise.  Salutarono l’agente immobiliare e lo ringraziarono, "E' vero",pensò tra sé e sé,  era molto invadente, ma era anche molto disponibile nei suoi confronti. Dopo 2 minuti Grace tornò con in mano il gelato, si mise seduta con Danno e Ginnie e iniziò a fare domande sul signore.

“Danno, ma dov’è Zio Steve?” domandò.

“Ehi, hai ragione! Non ne ho idea. Vado a prendere il cellulare per chiamarlo. Ginnie la borsa la porto qua ok? Non mi fido a lasciarla là.”

“Ok , grazie.” Disse sorridendo.

Danny tornò, posò la borsa sulle sue gambe e cercò il cellulare. Quando lo trovò fece partire la chiamata.

“Ehi amico.”

Dall’altra parte della cornetta: “Ehi”

“Tutto a posto?”

“Si si, tutto ok..”

“Beh, che stai facendo?”

“Sono a casa.”

“Beh, io sono in piscina all’Hilton. Che ne dici di venire qua?”

“Ok, ci sto. Arrivo tra poco.”

Ginnie sentendo le parole pronunciate da Danny si incupì un attimo, ma poi ci pensò: non gli importava più di tanto. Sì, forse ci sarebbe stato imbarazzo, ma di certo non da parte sua.. lei stava così bene. Era felice, ed era tutto ciò che le interessava in quel momento. La storia di Steve l'aveva segnata parecchio nelle sue relazioni successive. Lei aveva deciso di andare oltre i suoi limiti quella volta a Washington, credette di essere in qualche maniera contraccambiata, e invece così non fu; almeno così aveva pensato fino a quando non chiarì la situazione con lo stesso Steve. Inoltre pensò che se in qualche modo il caso aveva deciso che non avrebbero dovuto stare insieme, allora era giusto così. 
Le sensazioni, oltretutto, parlavano da sole. Non si sentiva così da anni. E questo era tutto quello che le importava in quel momento.

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