Cuore di ferro sciolto nel miele.

di AngelRDJ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo7 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Possibile che un bivio riconduca, dopo migliaia di kilometri, ad un incrocio?
E’ difficile dimenticare qualcuno che ti ha dato così tanto da ricordare.
Lo è ancor di più quando ci si ritrova faccia a faccia.
Le persone cambiano, i ricordi no.
Anche a distanza di giorni, mesi, anni?
E’ una storia senza tempo, quella dell’amore.

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Capitolo 2
*** Capitolo1 ***


Honey

Capita quasi tutti i giorni di prendere un aereo e ritrovarsi, dopo poche ore, in una città totalmente diversa. Soprattutto qui, in America.
Non vale lo stesso discorso se l’aereo in questione è stato preso per errore.
Ma come si fa a sbagliare prenotazione?!
Sarò sfigata,  idiota o quant’altro, ma credo che il destino e il caso ci abbiano messo il loro zampino.
Così, invece di dirigermi verso la fredda Montréal, atterrai nella soleggiata Malibu.
La mia valigia pesava un quintale e qualsiasi indumento pescato da lì non sarebbe stato adatto a quella circostanza.
Buffo, mi veniva da ridere istericamente.
All’aeroporto avevano parlato di alcuni “scambi di rotta”, roba che accade solo nei film.
Non sapevo cosa fare né come orientarmi… Gettai un’occhiata all’orologio, tanto per avere la sensazione di fare qualcosa di costruttivo.
Diamine, a quell’ora avrei già dovuto essere alla conferenza!
Provai a rintracciare, tramite cellulare, il mio manager… Niente da fare, segreteria e una bella strigliata messa da parte per quando sarei giunta a destinazione.
Come comportarmi?
Aspetta un minuto, sento…
Un allarme.
Un segnale.
Pericolo.
Obiettivo: intervenire.

 
Tony

“Appena becco quell’idiota del check-in che mi ha indicato l’aereo sbagliato, giuro che non ne uscirà vivo! Si può essere così cretini?! Al diavolo anche il mio jet privato in avaria! Pepper, Pepper! Preparami un drink altamente alcolico, subito”.
“Calmati, Tony. A volte possono capitare incidenti di percorso. Su, vieni qui… Ti aiuto io a rilassarti”.
“Non sono ammessi proprio il giorno in cui dovevo tornare nella mia casa di campagna per un meritato riposo! E’ assurdo! Com’è possibile che si sia verificato uno “scambio di rotta”?! Roba che accade solo nei film! In più, non possiedo indumenti abbastanza pesanti da sopportare le temperature di Montréal!”
“Non essere ridicolo, hai l’armatura”.
“Certo, magari me ne andrò un po’ a zonzo con quella, sfoderando le mie capacità sovrumane e seminando il panico tra la popolazione…”
“Tony, hai semplicemente bisogno di una pausa. Lascia che io ti…”
“Dov’è il mio drink superalcolico?!”
“Il tuo romanticismo è capace di svanire totalmente in certe situazioni… Sei il solito eccentrico capriccioso”.
“Scusa, tesoruccio. E’ solo che… Aspetta, Pepper, aspetta un minuto. Sento…”
Un allarme.
Un segnale.
Pericolo.
Obiettivo: intervenire.

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Capitolo 3
*** Capitolo2 ***


Honey

“Steve, Steve! Mi senti?!”
“Forte e chiaro, come il caos che regna in questo momento a New York! Dove sei? Passo a prenderti”.
“Malibu, California, coordinate 34°01'50''N 118°46'43''W".
“Sarò lì in 300,64 secondi!”.
“Ti aspetto”.
Iniziai a contare: 1, 2, 3…
Attentato a New York.
34, 35, 36…
Una bomba è esplosa a Manhattan, nell’East Side.
70, 71, 72…
Il bilancio attuale è di 68 morti, 43 feriti, 15 dispersi.
108, 109, 110…
Non accadeva da decenni, ora potrebbe scoppiare un conflitto internazionale.
156, 157, 158…
Come individui dalle capacità sovrumane, nonché filantropi, è compito mio e di Steve intervenire.
193, 194, 195…
Siamo stati fuori in missione negli ultimi anni, chissà se esistono altre persone speciali come noi.
220, 221, 222…
Spero ci diano una mano a scovare gli artefici di tale carneficina.
269, 270, 271...
Il terrorismo ingrana la sua marcia e noi dobbiamo impedire che continui ad espandersi.
298, 299, 300.
Ecco arrivare Steve, conviene che io salga in fretta.
“Steve! Sono qui!”
“Ehi! Forza, sali! Ti aiuto io!”

“Stai forse pilotando un bombardiere Stealth?”
“Così sembra, ma in realtà no. L’ho preso in prestito da Nick Fury e devo riportarlo indietro senza nemmeno un graffio”.
“Come hai fatto ad entrare in contatto con lui?”
“Tramite il dispositivo d’emergenza che entrambi indossiamo. Inoltre, mi ha informato sul fatto che sono attualmente esistenti altri individui con capacità superiori”.
“Non siamo gli unici, avrei dovuto aspettarmelo… Bene, muoviamoci”.
“Aspetta, Honey, non mi hai nemmeno dato un bacio come si deve!”
“Ma Steve! Abbiamo una missione urgen…”
Mi prese in braccio e mi baciò con passione. Feci scorrere le dita tra i suoi capelli biondi.
“Shh, ho inserito il pilota automatico”.
 
Giunti a New York, non sembrava di essere nella Grande Mela, ma in un qualunque luogo di disperazione e devastazione. Atterrammo nel punto prestabilito dal sergente Fury, che ci spiegò la situazione:
“Capitano Rogers, agente Honey, finalmente siete arrivati. Gli attentatori sono fuggiti, ma il nostro fedele Iron Man è partito al loro inseguimento, siccome può volare. Intanto, voi due dovreste cercare eventuali residui esplosivi lungo le strade ed allontanare in sicurezza il maggior numero di civili possibile. Incontrerete sicuramente l’agente Romanoff ed il Falco, ai quali il vostro aiuto sarà ben accetto”.
“Chi diavolo è Iron Man?!”
“Noto con disappunto che la vostra permanenza all’estero vi ha in parte isolati dal resto del mondo. Ne riparleremo, ora non c’è tempo per le chiacchiere. All’opera!”
 
Il sole stava calando dolcemente dietro la linea dell’orizzonte, quando riuscimmo a ristabilire l’ordine in città.
Non potevo pensarci, quindici ore prima mi trovavo in aeroporto, ignara degli eventi assurdi che si sarebbero effettivamente verificati.
Devo ammettere, però, che la base segreta del sergente Fury era davvero niente male. Tecnologia avanzata, design insolito e comfort di ogni tipo.
Improvvisamente, piombò dal cielo una fiamma che spaccò la vetrata occidentale della stanza, spargendone i frammenti sul pavimento. Mi alzai di scatto, ma Nick mi tranquillizzò con un cenno della mano.
“Capitano, agente, vi presento il famoso Iron Man, sembra che con lui piovano notizie!”
Che strano tipo, pensai. Tutto ricoperto da un’armatura di ferro che, però, aveva un’aria micidiale.
Poi accaddero diverse cose contemporaneamente.
L’uomo di ferro parlò.
“Nick! Vecchio mio, mi dispiace! Farò riparare la vetrata quanto prima!”
M’incantai al suono di quella voce stranamente familiare.
L’uomo di ferro si guardò intorno e, di colpo, si fermò nella mia direzione.
“Non preoccuparti di quello stupido vetro, a noi interessano le fresche novità che ci porti”.
La voce di Fury si faceva sempre più lontana…
“A proposito, ti presento Steve Rogers, più conosciuto come Capitan America, mentre lei è…”
L’uomo di ferro si tolse la maschera.
Incrociai un paio di occhi inconfondibili, fermi in uno sguardo pietrificato dallo stupore.
Fu come una doccia gelida lungo la schiena.
“Honey…” sussurrò.
“Tony…” sussurrai.

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Capitolo 4
*** Capitolo3 ***


Honey

“Noto con piacere che vi conoscete già”, disse il sergente Fury.
Eravamo entrambi ammutoliti.
Sapevo cosa si stava verificando nella sua testa, perché era esattamente ciò che stava accadendo a me: ed ecco, come la pellicola di un vecchio film, un ricordo dietro l’altro…
Senza sosta, senza pietà.
Il nostro primo incontro.
Il nostro primo bacio.
La nostra prima volta.
Piccoli attimi felici.
Alcune difficoltà superate insieme.
E poi… Il bivio.
Fu Steve ad interrompere quel silenzio tombale con un tono piuttosto infastidito, forse perché si era accorto della strana atmosfera che regnava nella stanza.
“Beh, io non lo conosco. Tanto piacere averla conosciuta, signor…”
“Stark. Ti prego, giovanotto, dammi del tu”.
“…ma ora dobbiamo proprio andare”.
“Suvvia, sono appena arrivato! Non era forse qui la festa? E poi ho delle informazioni di massima segretezza da fornire a tutti voi, dopodiché brinderemo alla faccia di quegli zoticoni che ci hanno bombardati”.
Tony era in grado di sdrammatizzare ogni genere di situazione.
“Effettivamente, conviene che voi restiate ad ascoltare per decidere insieme sul da farsi. Sembra che stia per scoppiare una guerra”, aggiunse Fury.
Io ero rimasta muta e immobile fino a quel momento, senza perdermi, però, una singola battuta.
Steve era contrariato: “Ne riparleremo più tar…”
“Diamine, Honey, sei proprio una donna ora…” l’interruppe Tony. “E che donna, aggiungerei! C’è una cosa, però, che è rimasta uguale: il modo in cui mi guardi”.
“Hai una bella faccia tosta, come al solito... Credevo che... Che...” i muscoli facciali mi dolevano, dopo essere stata ferma tutto quel tempo o, forse, la voce mi si era strozzata in gola.
La sua voce si addolcì e continuò al posto mio: “Credevo che non ti avrei mai più rivista…”, poi si ricompose, “e invece eccoci qui, entrambi supereroi che combattono le porcherie del genere umano. Emozionante, non trovi?”.
Non risposi. A differenza mia, sapeva mascherare le sue emozioni alla perfezione. Come faceva a restare impassibile, seppur con lievi tentennamenti, dopo ciò che era accaduto l’ultima volta?! Non riuscivo a sostenere un discorso con lui. Appena i nostri sguardi s’incrociavano, cadevo vittima del passato. Mi sentivo tremendamente a disagio, con Steve a due passi da me; la tracotante personalità di Tony era capace di annullare tutte le altre presenze. Non so se in senso positivo o negativo.
Anche lui mi stava studiando, lo capivo dal modo in cui mi squadrava da capo a piedi. Si avvicinò, in modo che nessun altro potesse sentire quanto stava per dirmi. Steve si stava innervosendo sempre più e non fui l’unica ad accorgermene.
“Solo una domanda, poi sarò io ad andarmene. Lo farò con la certezza che affronteremo un’altra missione insieme, che ti rivedrò e mi accerterò che tu sia reale”.
Occhi dentro occhi, esattamente dello stesso colore, in modo da poter rifletterci l’uno nell’altra contemporaneamente.
“Come stai?”
Non era una domanda così banale come sembrava.
“Bene”, non sapevo per quale motivo, ma sentivo che non si trattava di una risposta sincera, “e tu?”
Sfoderò uno dei suoi sorrisi evasivi, segno che si stava ritrasformando nell’eccentrico e superbo signor Stark che tutti conoscevano: “Mai stato meglio”.
Mi voltò le spalle e si diresse verso la vetrata distrutta: “Signori, la riunione è rimandata. Vi consiglio vivamente di restare nei paraggi e di mantenervi in contatto con questa base segreta. A proposito… Sergente Fury, mio caro Nick! Con il dovuto rispetto, fossi in te aggiungerei un piano bar lì in fondo e qualche arredo più colorato. Però devo ammetterlo, il design è niente male! Ok, ammetto anche che sto semplicemente facendo propaganda alla mia nuova torre che si alimenta con energia autosostenibile e…”
“Tony”, Fury lo guardò di sottecchi.
“…organizzerò presto una festa!”, guardò l’espressione del sergente, “Beh, a presto!”
In pochissimi secondi, divenne un tutt’uno con l’armatura e schizzò via come una cometa, librandosi nella notte inoltrata.



 

So che i capitoli non sono molto lunghi, ma preferisco suddividerli per aumentare la suspence :)
Accetto di buon grado anche le critiche all'interno delle recensioni, sono nuova qui ed ho ancora molto da imparare!
Intanto, voglio ringraziare alliearthur, Darktos, Lady of the sea, taisha e Vmortadella che seguono la mia storia.
Grazie di cuore, davvero! :D

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Capitolo 5
*** Capitolo4 ***


Tony

Più veloce, più veloce…
Cercavo di schizzare nella notte come un bolide per scacciar via quello sciame di pensieri e ricordi che, all’improvviso, erano riemersi nella mia mente.
Ecco che iniziava il monologo, lo sapevo.
Suvvia, Tony, non puoi scioglierti in questo modo, altrimenti che diavolo indossi a fare un’armatura di ferro?! Hai visto come hai abbandonato il tuo fare egocentrico ed altezzoso nel giro di un minuto?! Per una ragazzina, un fantasma del passato, una come tante altre…
No.
Lei era stata diversa e, chissà per quale ragione, lo era ancora.
Mi era bastato uno sguardo per capirlo, per rendermi conto che, in quell’istante, avevamo provato le stesse identiche sensazioni.
Mi sono sempre considerato un playboy di alto rango, un seduttore, un cacciatore che ammalia la sua preda al primo tocco col desiderio di assaggiarla, per poi lasciarla dov’è dopo averci giocato.
Quante ragazze sono crollate ai miei piedi, ma mai nessuna aveva mai scatenato in me una sorta di fuoco permanente, che alcuni usano chiamare amore.
Honey era stata il mio accendino. Già dal nostro primo incontro, ad una festa a Los Angeles, aveva gettato la scintilla che avrebbe successivamente appiccato l’incendio.
Non avevo cercato di rimorchiare, come mio solito, avvicinandomi a lei per offrirle un drink o una partita a bingo… Semplicemente, ci eravamo ritrovati faccia a faccia come due calamite opposte che si attraggono.
Col tempo, abbiamo capito di essere molto più simili di quanto credessimo, anche se lei non aveva quelle manie di grandezza tipiche della mia persona.
In più, era l’unica in grado di sopportarmi davvero per come sono, con il mio fare esibizionistico, con i miei sbalzi di umore, con il mio romanticismo che, a volte, se ne andava davvero a puttane.
L’unica che non mi considerava pazzo, dopo tutti gli strambi esperimenti che avevo portato avanti.
D’altra parte, ero stato il primo a venire a conoscenza del suo segreto e non è cosa da poco, dato che la mia ex ragazza era un agente della CIA. E coi fiocchi, aggiungerei. Aveva sviluppato capacità bioniche in sé innate ed era stata inviata in missione all’estero svariate volte, distinguendosi sempre dalla massa.
Oddio, la stavo elogiando?!
Mi sbagliavo anche stavolta, lei era speciale. Lo era sempre stata.
E noi due insieme eravamo una bomba, due tessere di un puzzle incastrate alla perfezione. Nella nostra storia c’era passione mischiata ad un pizzico di follia che non lasciava spazio alla monotonia.
Sembrava tutto perfetto, quando giungemmo al bivio.


-New York, 11 settembre 2001-

-Ore 08:46-
“Agenti a rapporto! Registrato attacco terroristico al World Trade Center, Manhattan, coordinate 40°43′00″N 74°00′00″W. Livello 7, richiesta di soccorsi immediati! Agente Honey, si prepari immediatamente al decollo!”
“Cosa?! Al WTC?! Ma Tony è lì da due giorni per una riunione!”
“Ricordi che è dovere fondamentale di un agente mantenere il sangue freddo. Ora basta chiacchiere e si sbrighi!”
“Ricevuto, capo, arrivo subito!”

-Ore 09:12-
“Atterraggio previsto tra 20 secondi, prepararsi ad intervenire! Agente Honey, sarà compito suo e della sua squadra introdursi all’interno degli edifici colpiti, trarre in salvo i superstiti e cercare eventuali intrusi o tracce di esplosivo. Faccia in fretta, la struttura potrebbe cedere da un momento all’altro”.
“Agli ordini, signore. Dio, fa’ che Tony non sia rinchiuso là dentro… Squadra d’azione, all’opera!”

-Ore 09:33-
 “Signore, è l’agente Honey che vi parla. Aggiornamenti in corso: abbiamo evacuato il WTC3 ed ora lo stiamo utilizzando come ingresso secondario alle Torri Gemelle. Alcuni membri della mia squadra sono usciti per assistere i feriti... Ragazzi, cosa fate ancora qui?! Dobbiamo spostarci in fretta, la parete occidentale è prossima al crollo!”

-Ore 09:59-
“Capo, è l’agente Honey che vi parla. La Torre Sud ha ceduto del tutto. Siamo riusciti a salvaguardare solo i primi 103 piani, speriamo che qualcuno sia intervenuto sui restanti o saremo costretti a registrare gravi perdite… Dannazione, Tony, rispondi al telefono! Non voglio nemmeno immaginare che…”

-Ore 10:17-
“Capo, è l’agente Honey che vi parla. Non possiamo più agire lungo tutto il perimetro dell’edificio: il WTC4 è scomparso poiché troppo vicino alla Torre Sud! Squadra, rimanete lungo la fascia orientale e cercate ovunque, in ogni singolo corridoio o stanza che vi si parerà dinanzi! In più, c’è una voragine sul tetto del WTC6, io proverò ad entrare da lì nella Torre Nord. Non osate seguirmi, l’edificio è altamente instabile. Racimolate più civili possibile e portateli fuori da qui!”
“Agente Honey, qui il sergente. Non può introdursi da sola lì dentro, sa a quali rischi va incontro?”
“Sì, signore, ma questo è il mio lavoro ed inoltre non ho ancora trovato Tony. Sarà bloccato sotto le macerie, altrimenti avrebbe risposto alle mie ripetute telefonate. Devo andare”.

-Ore 10:21-
“Tony, Tony! Dove sei?! Ti prego, fa’ che sia ancora vivo… Ti prego…”
“Ho… Honey…”
“Tony! Santo cielo, sospettavo fossi qui! Guarda come sei conciato! Vieni, ti porto via, ma dobbiamo fare presto, sta per crollare tutto!”
“Honey, amore… Hai visto quanti graffi e tagli ricoprono la tua pelle e il tuo bel viso?! Scappa, prima che sia troppo tardi, non badare a me, non ho più scampo ormai…”
“Non farmi incazzare! Ci metterò un attimo a spostare questo cumulo di macerie e tu sarai libero di muoverti!”
“Honey, non mi sento più le gambe… Non credo che potrò scappare”.
“Cazzo, Tony, non sembri tu! Ecco fatto, ti porto in braccio!”

-Ore 10:25-
“Tony, ora devi ascoltarmi molto attentamente: qui c’è un ordigno pronto ad esplodere. Non si tratta di un timer ed è danneggiato, quindi è imprevedibile. Devo assolutamente isolarlo, prima che l’instabilità del palazzo lo attivi. Tieni il mio dispositivo, ti permetterà di comunicare con il sergente a tempo debito. Vedi questo cavo? E’ munito di due cinghie alle estremità. Ne legherò una ai tuoi fianchi, poi lancerò l’altra verso quelle travi e, attraverso il sistema che ti ho appena spiegato, piomberai letteralmente fuori da questo complesso mortale. Io ti raggiungerò, ma adesso dobbiamo separarci”.

-Ore 10:27-
“Sei impazzita per caso?! Il pavimento balla sotto i nostri piedi, lingue di fuoco divampano ovunque ed io dovrei lasciarti qui, tutta sola?! Che razza di uomo sarei?!”
“Tony, per favore, non sei in grado di muoverti autonomamente”.
“Poco importa! Io…”
“Tu sei quanto di più prezioso la vita abbia mai potuto donarmi e desidero, anzi, pretendo che tu sia sano e salvo sempre”.
Cuore contro cuore, bocca dentro bocca, dita fra le dita.
“Ti amo… Adesso vai!”
“Hon… Aaaaaah!”

-Ore 10:34-
“Capo, stavolta è Tony Stark che vi parla. Mi ritrovo catapultato in un incrocio che chissà qual è, ma ho visto da vicino gli eventi appena verificati. Alle ore 10:28 circa, la Torre Nord ha ceduto definitivamente a causa di un residuo esplosivo. Qui è tutto distrutto, solo un edificio, forse il WTC5, è rimasto parzialmente in piedi. Sergente, so che lei può sentirmi e mi scuso se la mia voce è così spezzata… La mia ragazza, il vostro miglior agente, Honey, non è qui con me… L’ho vista per l’ultima volta mentre veniva avvolta da un turbine di fiamme… Ha perso un sacco di tempo utile per salvare un idiota come me. Cazzo, non posso credere a quanto sto dicendo… Aiutatela, vi prego… Fate qualcosa, salvatela! Non può essere stata schiacciata da tutte quelle tonnellate di cemento… Sto impazzendo, aiutatela… Aiutatemi”.
“Signor Stark, invierò immediatamente qualcuno a prenderla, dopodiché la trasporteremo in un luogo sicuro dove verrà curato a dovere. Non credo ci permetteranno di cercare l’agente Honey, ma le assicuro che tenteremo”.

-Ore 17:21-
“Signor Stark, qui il sergente. L’edificio 7 e la Penthouse est stanno collassando in questo preciso istante sotto i nostri occhi e, purtroppo, non si può far nulla per evitarlo. Abbiamo cercato di salvare quanti più individui possibile, ma il bilancio è alto: 2749 anime. Tony… Honey non è stata trovata, non sa quanto mi dispiace”.
 

Non ricordo cosa disse dopo, probabilmente persi i sensi.
E non seppi mai più nulla di lei.
Tornai per un attimo al presente; non ero sereno, quell’incontro mi aveva sconvolto in una maniera impensabile e non riuscivo a nascondere del tutto il mio turbamento interiore. Certo, ci sapevo fare, sono un gran macho (nonché fottutissimo genio), però... Lei abbatteva la mia corazza di ferro.
Lei… Non riuscivo a pensare ripetutamente il suo nome, perché quanto appena accaduto mi sembrava così surreale.
Ero convinto di  averla persa per sempre…
“Signore, è in arrivo una telefonata: la signorina Pepper”.
“Accetta, rottame”.
“Tony, tesoro! Com’è andata la missione?”
“Ehi… Alla grande, sarebbero stati persi senza di me”.
“Ahah, il solito modesto! Dove sei?”
“Ottima domanda, il localizzatore me lo dirà subito”.
“Torna alla torre, dai, che ti aspetto con un bel drink superalcolico, come piace a te”.
“Scusa, cara, sono un po’ scombussolato dopo il lavoro che abbiamo concluso oggi. Ho bisogno di una boccata d’aria, non aspettarmi. Va’ a dormire, che è tardi… A dopo”.
“Ma…”
“Ciao” riattaccai.
“Bene, ora voglio rimanere solo e non ho nemmeno bisogno che localizzi la nostra posizione, stupido aggeggio”.
“Agli ordini, signore”.
Sfrecciai librandomi sul mare vestito di cristalli, mentre il sole sorgeva timido all’orizzonte.




Finalmente sono riuscita a scrivere un capitolo sufficientemente lungo... Spero vi piaccia! :)
Intanto, voglio ringraziare coloro che lasciano una recensione, in particolare alliearthur, Darktos, Lady of the sea, taisha, youaremyhero_ca, itsandreea e Vmortadella che seguono la mia storia.
Grazie di cuore, davvero! :D

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Capitolo 6
*** Capitolo5 ***


Honey
 
“Chi diavolo è quello?!”
“Il signor Stark, nonché Iron Man. Mi sembra che si sia presentato”.
Sentivo i muscoli raggelati.
“Non mi piace la sua faccia tosta, né il modo in cui ti guarda…”
“Steve, ti stai ripetendo”.
“… Né tanto meno il modo in cui l’hai guardato tu! E’ questo che mi fa impazzire, sembrava che stessi osservando un miraggio! Mi sono sentito annullato, inutile! Come se non fossi nemmeno presente nella stanza!”
“Steve, a… a… amore, si tratta del nostro passato”.
“Lo sapevo! Ne ero sicuro! Una vecchia fiamma, eh?! Quel Tony Stark non se ne fa scappare una! Scommetto che ci avete dato dentro per una sera e poi, il giorno dopo, vi siete detti: addio, ciao. Come perfetti sconosciuti!”
“Diamine, Steve, sta’ un po’ zitto!”
Mi guardò sbalordito.
“Non essere così possessivo! Tony credeva semplicemente che fossi… Che fossi morta, ecco. Perciò era così sorpreso…”
“Cosa cavolo stai farneticando?!”
“11 settembre 2001. Gli ho salvato la vita, Steve, quando era ancora un genietto incompreso e non aveva ideato quell’armatura fenomenale. Era indifeso, ho rischiato davvero quella volta. Ma non me ne pento, era mio dovere…”
Era la prima volta che sorridevo al ricordo del bivio.
“Non me ne hai mai parlato… Avevi detto di essere scappata via con la tua squadra al crollo della Torre Sud”.
“Non volevo caricarti di una preoccupazione inutile… E’ passato! Sono qui e sto bene, oggi abbiamo portato a termine la nostra missione egregiamente. E poi… non ritenevo corretto raccontarti di un mio cosiddetto ex. In quegli anni la sua fama non era mondiale e tu sei rimasto congelato per tanto tempo ma, appena libero, sei venuto con me in un altro continente. Persino io non ero a conoscenza dei suoi progressi… Nick Fury, sergente super professionale per quanto riguarda lo scambio di informazioni essenziali! Ci ha isolati dal mondo, però. La guerra in Medio Oriente è stata un bel filo da torcere e non si è nemmeno conclusa del tutto”.
“Io non capisco, sei il miglior agente che conosca, avresti potuto metterti tranquillamente sulle sue tracce… Non che mi dispiaccia…”
“Forse non ho voluto?”
“Perché, se mi è lecito chiederlo?”
“Domanda da scartare immediatamente. E tu non scaldarti troppo alla prossima riunione, creeresti disordini infondati e il sergente non li apprezza. Come soldato di prim’ordine, devi ricordare la giusta condotta da seguire” gli feci la linguaccia.
Sembrava non mi stesse ascoltando: “Ho osservato… Ho percepito la forza del legame tra i vostri sguardi… Ho paura”.
Fissai accuratamente il batuffolo di polvere che si era venuto a formare tra due piastrelle del pavimento della stanza numero 204, hotel  Brooklyn Bridge (che affacciava, appunto, sull’omonimo ponte), cercando di non tradire emozioni. Quella forza, quel legame era pura energia, probabilmente illimitata, come il Tesseract. Guardai il volto del mio Capitano e notai che i suoi occhi, o forse i miei riflessi nei suoi, non erano animati dalla stessa focosa scintilla. La missione in Oriente non ci aveva lasciato sufficiente tempo per la nostra intimità, il che aveva lievemente affievolito il nostro rapporto. Figuriamoci ora che ero sconvolta dagli eventi odierni… Eppure amavo ancora il mio Steve, credo. Amavo i suoi capelli biondi, le sue spalle muscolose e i suoi gesti dolci nei miei confronti. Forse, pensai, avevo soltanto bisogno di sentirlo accanto a me come prima.
“Sono qui, ora” sussurrai.
Senza aggiungere altro, i nostri corpi si avvinghiarono e le sue labbra iniziarono a mordere le mie con una frenesia per niente tipica del suo carattere. Ecco quando si dice di essere realmente nudi: rivelare se stessi senza maschere né vincoli imposti dall’esterno. Capii così che Steve aveva sofferto tanto questa “lontananza ravvicinata” durante la nostra permanenza all’estero e soffriva ancora: aveva una paura tremenda di perdermi, glielo leggevo negli occhi.
Dal canto mio, ero notevolmente confusa. Non disdegnavo la mia intimità con lui, ma c’era una piccola, intensa parte di me il cui pensiero era rivolto ad un’altra persona. Tony era un uomo vero e proprio, a differenza di Steve, che ancora sguazzava in un’età ragionevole per pensare a sballarsi. Tony, ormai, era sopraffatto da mille responsabilità e…
Aspetta, si trattava sempre di Tony, quindi questo discorso non era valido! Anzi, magari era l’inverso!
Che stronza, rimuginai, manderesti all’aria la tua storia con un ragazzo serio, che farebbe di tutto per te, per un fighetto d’epoca conosciuto ad una festa.
Non era un fighetto qualunque, non lo era mai stato. Se solo avessi saputo che… Sarei tornata a cercarlo.
Steve fece scivolare via i suoi boxer, dopo tutti gli abiti che aveva appena scaraventato in aria.
No. Non potevo mentire a me stessa e, soprattutto, a Steve, nonostante la fame chimica che avessi di lui.
“Steve, io…”
Bip, bip.
“Agente Honey, capitano Rogers, sono l’agente Coulson. Il sergente Fury  vi vuole a rapporto entro mezz’ora”.
“Ricevuto, per fortuna siamo rimasti nei paraggi” rispose Steve, evidentemente rammaricato a causa dell’interruzione.
“Su, andiamo. Il dovere chiama!” scattai, indossando rapidamente la mia tuta speciale.
Fece l’espressione più addolorata che avessi mai potuto constatare sul suo volto. Non meritava di star male, non per me.
Avrei voluto prendere le migliaia di lame che gli recavano tanto dolore e trafiggere me stessa.
 
 
“Ci siamo tutti? Bene, cerchiamo di restare seri per almeno dieci minuti senza fare i fenomeni da baraccone, come al solito”.
“Sergente Fury, in realtà manca il signor Stark” notò l’agente Romanoff.
“Il buffone è dietro la porta, aspettando il momento propizio per fiondarsi qui e spaventarci. Ecco spiegato il perché della mia affermazione. Purtroppo il suo piano malefico è appena stato sventato”.
La porta si spalancò e Tony era effettivamente nascosto lì dietro con un ambiguo recipiente in mano.
Mi sentii sprofondare, ma cercai di restare composta per la psiche di Steve.
“Nick!” si lamentò “potresti provare a ridere qualche volta. Sai, si impiegano soltanto 12 muscoli per farlo! Guarda qui!” sorrise a trentadue denti.
“Tony, posa immediatamente quell’affare e vieni a sederti. Abbiamo bisogno delle tue informazioni”.
“Cosa c’è precisamente lì dentro?” chiese il dottor Banner “Non sarà mica…”
“Precisamente, mio caro. Hai compiuto un ottimo lavoro durante la tua ultima trasformazione”.
“Non essere ridicolo, mettilo via sul serio!” esclamò Banner.
“Noto con disappunto che siete tutti molto allegri oggi!” sbuffò Stark “Allora? Dove sono il palco, i microfoni, i paparazzi e i riflettori?”
“Stiamo perdendo tempo prezioso…” ringhiò Clint Barton.
“Ehi, uccellino impeccabile! Anche tu qui per il grande party? Toh, guarda, ci sono proprio tutti! La tua rossa fidanzatina, il vichingo, il mostriciattolo verde… Tutti qui ad ascoltare le mie sontuose parole! E poi capitan ghiacciolo e... non ho ancora trovato un nome alternativo per te, zuccherino” s’intenerì a guardarmi.
Gli lanciai un’occhiataccia. Gran figlio di puttana, mi aveva appena chiamata col mio vecchio soprannome. Me l’avrebbe successivamente pagata.
“Beh, mi accontenterò delle luci soffuse di questa stanza e degli addobbi floreali che si trovano lì in fondo. Potevate almeno appendere qualche festone!”
“Tony, hai dieci secondi esatti per cominciare ad esporre seriamente la situazione, dopodiché ti riserverò un trattamento piuttosto spiacevole”.
“Ehi, Nick! Questo è barare! Sono passati già cinque secondi da quando hai iniziato a parlare!”
“Quattro, tre, due…”
“Ok, ok! Calma! Allora…” si bloccò ed assunse un’espressione terrificata “Cosa diavolo è quello, laggiù?!”
Spaventati, ci voltammo tutti nella direzione da lui indicata, dandogli le spalle…
Splash!
Tony aveva appena gettato addosso ad ognuno di noi della roba verde ed appiccicosa e si stava letteralmente rotolando a terra dalle risate.
“Stark! Ti avevo detto di non farlo! Ora ti faccio vedere io!” sbraitò Banner.
“Che schifo! Cos’è questa roba?!” ognuno bestemmiava in qualsiasi maniera possibile.
“Nettare degli dei, miei cari! L’ho raccolta quando il nostro amichetto verde si è trasformato l’altro giorno. E’, diciamo, una sottospecie di bava o qualcosa del genere…”
Tony iniziò a scappare per tutta la base dello Shield appena si ritrovò gli innumerevoli sguardi assassini puntati contro, il mio compreso. Avrei dovuto aspettarmelo!
Banner e Fury iniziarono a rincorrerlo, mentre gli altri tentavano in malo modo di ripulirsi.
Cinque minuti dopo, l’artefice dello scherzo penzolava a testa in giù al centro della stanza, bloccato da una serie di catene.
“Proviamo a vedere se hai ancora intenzione di giocare!” Fury sembrava impossessato “Forniscici immediatamente le informazioni di cui abbiamo bisogno…”
“Dopodiché provvederò personalmente a strozzarlo!” aggiunse Banner.
Tony dondolava all’impazzata, cercando invano di liberarsi. Era un eterno immaturo, ma mi faceva una gran tenerezza.  La cosa strabiliante era che se la stava spassando più di noi.
“Stark! Se non ti decidi a parlare, scendiamo giù e graffiamo la tua macchina” ghignai, sapevo come prenderlo.
Mi fissò sorpreso: “Gli artefici del misfatto sono terroristi talebani provenienti dal Medio Oriente, costretti a fuggire e rifugiatisi nel Benin dopo la tregua del proprio paese. Oltre al commercio illegale di armi, praticano anche quello di alcol e bambini, la loro base è situata a Portonovo. Al momento non si sa chi siano gli individui con cui effettuano questi scambi, probabilmente qualche sceicco o qualche scapestrato arabo. Stiamo sfociando in un settore che non spetta allo Shield eppure, se siamo davvero filantropi come sosteniamo, non possiamo restarcene con le mani in mano. Ora possono partire gli applausi, prego”.
“Honey, se avessi saputo, ti avrei chiesto di minacciarlo prima!” confessò Fury “Comunque, finalmente Tony ha detto qualcosa di sensato. Non possiamo stare dietro le quinte a guardare, non nel momento in cui bombardano il nostro paese. Mi metterò personalmente in contatto con i servizi militari nazionali, poi vi aggiornerò. Per ora è tutto, potete andare”.
“L’assemblea è sciolta, andate in pace!” concluse Tony. Quando vide che tutti uscivano, iniziò a dimenarsi a destra e a manca: “Ehi! Non vorrete mica lasciarmi appeso qui, tutto solo! Ehi, dico a voi, supereroi da strapazzo! Liberatemi! Ma dove diavolo è la mia armatura?”
Rimasi, volontariamente, indietro rispetto agli altri, approfittando che Steve stesse discutendo con Fury sul da farsi. Presi la valigetta di Tony e feci per porgergliela, ma la ritirai indietro all’ultimo istante, proprio quando la sua mano stava per prenderla.
“Ti diverti? Dammi la mia armatura, ho bisogno di un giretto notturno”.
“Mmm… Ci penserò su, se me lo chiederai con garbo e mi prometti che potrò farci un tour” lo stuzzicai.
“Lo prometto. Mi perdoni, signorina, sarebbe così gentile da prestarmi, ecco… La MIA armatura?”
“Molto meglio, signor Stark, ma non le sarà d’aiuto per liberarsi. Ci penso io”.
Sferrai un colpo alla catena, che si spaccò in due. Tony cadde al suolo come un salame ed io scoppiai a ridere. Mi accomodai per terra, accanto a lui.
“Oh, grazie, mademoiselle! Un’azione così aggraziata, la sua! Ed anche un atterraggio piuttosto soffice, devo ammettere!” si stava divertendo con me.
“Come… Come fai?” la domanda mi sorse spontanea.
Capì al volo il senso di ciò che avevo appena chiesto: “Sai che amo far ridere la gente, mi solleva. Comunque, è altamente probabile che io non mi sia reso completamente conto della tua reale presenza qui, a pochi passi da me. Non riuscirò mai a rivelare davvero il mio scombussolamento interiore, sono troppo un pagliaccio. Voglio nascondere, cancellare quegli anni di oscurità, in cui mi sentivo perso, oltre che tremendamente in colpa. Ti credevo morta, finita, persa per sempre… E mi sentivo colpevole. La CIA mi aveva tenuto all’oscuro di tutto e continuo a non comprenderne la ragione”.
“Avrei così tante domande da farti” l’interruppi timorosa, fissando la valigetta con l’armatura che, più di tutto il resto, m’intrigava.
“Tocca prima a me, se permetti. Spiegami perché non sei venuta a cercarmi, perché non hai più interferito con me, perché hai trascurato la mia sorte, perché mi hai abbandonato ad un tormento durato anni! Ti avevano forse detto che ero morto anch’io?!”
“Tony, io… Sapevo fin dal principio che eri sano e salvo, la CIA ti ha tenuto d’occhio dopo quell’attentato e ha provveduto alle cure finché non sei guarito. Quando gli altri agenti mi hanno trovata, ero in fin di vita. Ho avuto bisogno di assistenza per mesi e mesi…  Appena rimessa in sesto, ho deciso che sarei sparita definitivamente dalla tua vista perché, a causa mia, avresti potuto imbatterti in seri pericoli, come se non ne avessi già vissuti abbastanza”.
“Non è mica colpa tua se quelle torri si sono sbriciolate come coriandoli mentre io ero presente!” cercava di reprimere la rabbia, ma con scarso successo. Iniziò a camminare per tutta la stanza.
“Sono un agente segreto da quando avevo 16 anni, la mia vita non è mai stata sicura o normale e tu eri troppo vulnerabile. Volevo proteggerti, non capisci?! Poi ho conosciuto Steve, che mi avrebbe successivamente seguita qui, allo Shield. Il bene che provo per lui è sempre stato sincero anche se, attualmente, c’è stata una piccola crisi. Ho accettato di buon grado la proposta della CIA di andare in missione in un luogo tanto lontano, era l’escamotage che cercavo per scrollarmi di dosso il passato. Mi avrebbero mai informato che, nel frattempo, i tuoi studi stavano spiccando il volo e ti stavi aggregando ad un gruppo di eroi superdotati?! No. Sapevano che, altrimenti, li avrei mollati lì, su due piedi, per venire da te… E loro non si curano di questioni sentimentali private”.
Rimase allibito, ma si era notevolmente calmato.
“Mettiti nei miei panni, anche tu avresti fatto lo stesso” continuai “Non immagini quanto sia stato difficile concentrarmi unicamente sugli ordini impartiti dai miei superiori, sulle innumerevoli battaglie affrontate, sul numero di vittime innocenti sacrificate”.
Si accovacciò di fronte a me e, con una mano, mi accarezzò la guancia: “Su, è passato. Rilassati adesso”.
Si erano, per caso, invertiti gli stati d’animo? Non ne ero stata avvisata.
Non volevo nemmeno alzare lo sguardo, sapevo che avrei incontrato i suoi occhi e non volevo tradirmi. Ma chi prendevo in giro? Solo me stessa, lui mi leggeva nell’anima.
Sollevò delicatamente il mio viso, così che io mi trovassi a pochi centimetri dal suo. Mi sentivo ribollire ovunque, faceva troppo caldo per essere tarda sera.
Mi fissò a lungo, serio e combattuto con se stesso.
“Non sei l’unica ad avere la guerra in testa, anche il mio cuore è diviso tra due persone”.
“Prego?!” da dove spuntava fuori questo discorso?!
“Ci conosciamo in ogni singola cellula, in ogni singolo dettaglio o atteggiamento che ci caratterizzano. Siamo due calamite. Proviamo a mantenere una distanza di sicurezza, ma è più forte di noi. Eppure…”
“Eppure dobbiamo tener conto delle nostre responsabilità e del rispetto verso chi ci tiene a noi e ci sta accanto, non possiamo tradire la loro fiducia lasciandoci trascinare in questo turbine. Non siamo più adolescenti” conclusi controvoglia, pur sapendo di aver ragione.
“Esattamente, è giusto che sia così. Ci proverò, sono sicuro che anche tu t’impegnerai, ma non so fino a che punto reggeremo. Intanto, volevo informarti che è un grande piacere lavorare al tuo fianco. Affare fatto?”
“Lo è anche per me, davvero. Affare fatto” ci stringemmo la mano come due soci.
La porta si aprì: Nick Fury era seguito dagli altri vendicatori, c’era anche una donna che non avevo mai incontrato prima d’allora.
Erano arrivati proprio con un tempismo perfetto. La scena di noi due, appollaiati a terra ad una vicinanza estrema, suscitava i suoi dubbi.
Fury fu il primo a parlare: “Stark, stavamo giusto venendo a liberarti ma, a quanto pare, ci ha pensato qualcun altro. Inoltre, la signorina Potts ci aiuterà a coordinare le manovre”.
“Tony! Cosa ci fai lì, a terra? E chi è questa persona?!”
“Che sorpresa, mia cara! Ti presento l’agente Honey, è stata l’unica a salvarmi dalle grinfie di questi perversi individui che ci circondano…”
“Sì, mi hanno raccontato del tuo stupido scherzo. Piuttosto orripilante, ma da te bisogna aspettarselo” sospirò.
“Agente Honey, lei è Pepper. Una mente brillante, nonché la mia… la mia… ragazza” sorrise evasivamente.
“Piacere di conoscerla, signorina Potts. Si è persa una scena esilarante: Tony che piomba dall’alto come un prosciutto!”
Tutti scoppiarono a ridere, quasi a volersi vendicare per la bava appiccicosa e puzzolente che non erano perfettamente riusciti a scrollarsi di dosso. Poi ognuno prese la sua strada.
“Sergente, a quando la prossima riunione?” chiesi.
“Le faremo sapere, rimanga nei paraggi. E lei, signorina Potts, è pregata di tenere a bada il suo compagno”.
“Senz’altro” rispondemmo entrambe.
Andai incontro a Steve che, sull’uscio, mi aspettava e feci per andarmene.
“Honey!” la sua voce.
Mi voltai, mentre l’armatura avvolgeva il suo corpo scolpito. Prese con sé Pepper e disse: “Manterrò ugualmente la mia promessa, anche dopo il nostro patto!” dopodiché, mi fece l’occhiolino e sparì con lei.
“Quale promessa, quale patto?!” domandò ansioso Steve.
“Non ne ho la minima idea” mentii “Hai visto anche tu quant’è pazzo!” gli sorrisi. Sembrava assurdo, ma mi mancava terribilmente, nonostante gli stessi stringendo la mano. Chissà, forse avevo una doppia personalità. Sta di fatto che presi il mio capitano e ci dirigemmo, con qualche perplessità in meno, verso la stanza 204 del Brooklyn Bridge, a riprendere da dove eravamo stati interrotti.





Sto cercando di scrivere capitoli sempre più lunghi, chissà come andrà a finire!
Voglio ringraziare, come al solito, coloro che lasciano una recensione, in particolare alliearthur, Darktos, Lady of the sea, taisha, youaremyhero_ca, itsandreea e Vmortadella che seguono la mia storia.
Grazie di cuore, davvero! :D

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Capitolo 7
*** Capitolo6 ***


Honey
 
“Steve, cosa c’è che non va?”
“Niente, tutto a posto. Perché mai mi fai una domanda simile?”
“Sai che ti conosco bene, quindi non fingere. Sei distratto, distante, ecco. Su, parla”.
Sbuffò, si alzò e iniziò a vestirsi voltandomi le spalle. Erano passati venti minuti scarsi da quando ci eravamo barricati in camera per dedicarci a noi due e tagliare fuori il resto del mondo.
“Cosa vuoi che ti dica, Honey?! Se conosci me, conosci anche la mia risposta…”
“Preferisco che sfoghi un po’ ciò che hai dentro”.
Alzò la voce, roba per niente tipica di lui: “Hai visto con i tuoi stessi occhi! Siamo qui, soli, e la nostra intimità sembra rimasta fuori quella fottuta porta! Non riesco nemmeno a fare l’amore con te e so che per te vale lo stesso… Non so cosa diavolo ci sta succedendo, da quando siamo partiti per quella missione è cambiato tutto! Ho sentito la tua presenza sfumare giorno per giorno… E’ vero che gli orrori vissuti ci hanno radicalmente cambiati, ma perché si è rovinato tutto tra noi?! Continuo a non capirlo! Non lo sopporto! Per non parlare di quel fenomeno da baraccone con l’armatura…”
“Non usarlo come mezzo per giustificarti, ok?! Fa parte del passato, puoi risparmiartelo! Anch’io mi sono resa conto di quanto hai detto: il ‘problema’ è tra me e te, stop. E’ chiaro che il nostro legame si sia affievolito ma, dal canto mio, non posso darti ulteriori spiegazioni, perché non ne ho. Saranno state le missioni o il passare del tempo… Eppure non oso sostenere che io non ci tenga più a te, direi una bugia. Sentivo davvero la tua mancanza prima, ho provato poco fa ad isolare qualsivoglia pensiero, eccetto il tuo. Mi chiedo se anche tu ci abbia provato sul serio… A quanto pare no” mi alzai dal letto e mi cimentai alla ricerca dei miei abiti.
“Cosa credi, che io non ti desideri più?!” poggiò le mani sulle mie braccia, bloccandomi “Ti sbagli di grosso, ma questa distanza che la guerra ha creato tra di noi mi blocca”.
“Non è l’unico motivo!” lo guardai dritto negli occhi “Tu hai paura che qualcuno ti soffi via la ragazza, perché sei consapevole di non essere più gentile, amorevole, galante, premuroso nei miei confronti. Il cambiamento e la gelosia ti spaventano, ti logorano, e tu diventi simile ad un animale da circo difficile da domare. Con ciò non affido tutte le colpe a te, ammetto di averti trascurato, ma sai che ho ragione. Dovevo compiere il mio dovere nel migliore dei modi. Ora scusami, ma ho bisogno di una boccata d’aria”.
Fu come se avesse ricevuto uno schiaffo in faccia. Allentò la sua presa su di me senza proferire parola.
Infilai i miei sandali preferiti sotto uno svolazzante vestito bianco “Se può tranquillizzarti, ieri ho parlato con Tony e abbiamo accordato un rapporto prettamente professionale, siccome abbiamo anche noi un po’ di sale in zucca. Così darai un freno alle tue paranoie. A più tardi” uscii dalla stanza o, per meglio dire, prigione numero 204 senza avere una meta ben definita.
 
Tony
 
“Ore 14:19: smontaggio armatura attivato. Bentornato a casa, signore”.
“Ehi, rottame! Spero che, almeno tu, te la stia spassando!”
“Tony! Santo cielo, mi hai fatto preoccupare! Da quando gironzoli senza lasciare tracce? Ti ho aspettato per ore!”
“Pepper, tesoro, scusa. Avrei dovuto avvisarti subito dopo averti accompagnata qui. Non so, di recente amo perlustrare la mia amata città durante la notte, mi rilassa molto”.
“Avrei potuto farti rilassare io…”
“Ottima idea! Allora, dov’è?”
“Cosa?”
“Il mio solito drink superalcolico”.
Mi guardò, evidentemente rammaricata.
“Dai, sto scherzando!” mentivo? “Preparo due favolosi cocktails e poi…”
“Hai forse dimenticato che sarò via per tre giorni e che l’aereo parte tra due ore?”
“Certo che no!”
“Bene, allora dimmi: qual è la mia destinazione?”
Vuoto totale.
Genio, vergognati.
Gli ingranaggi del mio cervello in funzione facevano un rumore assordante. Pepper mi guardava in attesa, a braccia conserte.
Indizi: la sera prima, era presente alla base di Fury. Appena tornato a casa, avevo visto una limousine nera dall’aria familiare parcheggiata proprio davanti all’ingresso dell’imponente Stark Tower.
“Il nome del luogo è censurato, si tratta pur sempre di operazioni segrete” sorrisi evasivo “hai da macchinare qualche piano con l’agente Coulson prima della nostra spedizione in Medio Oriente”.
“Riesci sempre a scampartela” rispose, non senza un certo sollievo. Ringraziai il mio strabiliante intuito. “Sono diretta a Washington” continuò “Il sergente Fury ritiene che io sia adatta a colloquiare con i servizi di sicurezza nazionali per giungere ad un accordo”.
“Concordo pienamente, le tue capacità diplomatiche e il tuo bel faccino li convinceranno senza ombra di dubbio!”
“Tony! Ti ricordo che è anche grazie a me se questa torre spicca su New York!”
“Ahah, hai ragione, dovrei darti più soddisfazione! Magari permettimi di accompagnarti, non mi va che tu compia un tragitto in macchina da sola col buon Phil Coulson” ridacchiai, cingendola con  un braccio.
“Peccato che mi stia già aspettando di sotto. Ora devo proprio andare, fa’ il bravo e non creare problemi al sergente Fury” sorrise materna.
“Sembro quasi un lattante” brontolai “Nick dovrebbe essere fiero di me e dei miei tentativi di rallegrare le riunioni”.
“Certo, certo… Allora, ci sentiamo presto” mi scoccò un bacio e se ne andò.
 
Honey
 
Central Park era un vero e proprio spettacolo della natura, ogni angolo pullulava di vita, per non parlare di quel simpatico scoiattolino che mi seguiva da circa mezz’ora. Mi protesi verso la creatura che si lasciò docilmente accarezzare e, quando mi rialzai, un viso fin troppo familiare mi si parò dinanzi.
Sobbalzai: “Tony, santo cielo! Cosa ci fai qui? Non sai che Pepper è in partenza?”
“La rossa se l’è filata con l’agente Coulson, per cui ho ritenuto opportuno sgranchirmi le gambe”.
Aveva la tipica espressione di chi sta macchinando un piano diabolico e, se si trattava di lui, c’era molto di cui preoccuparsi.
“Cosa ti passa per la testa, Stark?” l’ammonii.
“Sai, ho bisogno di sgranchire anche un po’ la mia armatura...” si trasformò in un nanosecondo.
Rimasi ferma, aspettando spiegazioni che non sarebbero mai arrivate, perché Tony mi sollevò letteralmente di peso e schizzò via nel cielo azzurro. Vani i miei tentativi di estorcere indizi sulla nostra destinazione, per cui mi cimentai a scrutare il panorama dall’alto mentre le sue braccia mi stringevano forte, facendomi sentire terribilmente a disagio.
Non ricordo esattamente quanto durò il tragitto; so solo che, all’atterraggio, ero sovrastata dalla torre Eiffel. Sgranai gli occhi, non credevo a quanto appena visto.
“Si-siamo in Francia?!” domanda retorica.
“Beh, mi sembra evidente! Ho mantenuto la promessa di farti fare un giro con questo bolide che indosso, non avevamo mica pianificato la nostra meta! Allora, restiamo qui tutta la sera o saliamo sulla torre?” propose.
“Bene, lo prendo come un sì” senza aspettare una mia risposta, schizzammo insieme fino alla sommità del monumento.
Ormai era sera inoltrata e il panorama parigino mozzava il fiato.
“Non immagini quanto sia tentato di rapirti stanotte, Pepper non tornerà poi prestissimo e l’intera Stark Tower sarebbe a nostra disposizione… Ma violeremmo l’accordo, perciò mi limito a godermi quest’attimo con te!” mi cinse i fianchi da dietro “Non hai ancora proferito parola, sono in diritto di preoccuparmi?” scherzò.
“Io… Non so cosa dire, ogni ringraziamento mi sembra così stupido ed inutile..! Hai trasformato la mia giornata da orribile a meravigliosa!” ero emozionata.
“Ancora litigi con Capitan Ghiacciolo? Mi chiedo cos’abbiamo in comune io e quel tizio per ricevere le tue attenzioni” rimuginava tra sé.
“Quasi nulla, in realtà, e questa è un’immensa fortuna… Perché mi sento così oppressa… La prossima settimana ripartiremo e mi sembra di vivere un déjà-vu! Spero di essere all’altezza…” la mia voce si spezzò.
“Sarai straordinaria ed io sarò lì con te per ricordartelo” sussurrò al mio orecchio, poi mantenemmo il silenzio.
Dopo alcuni secondi, o forse minuti, o forse ore, percorremmo il tragitto verso la Grande Mela, era già notte fonda. Non ebbi nemmeno il tempo di salutarlo che volò lontano nel buio. Mi feci forza ed entrai nella stanza d’albergo aspettandomi di trovare Steve, ma era vuota. Scesi a cercarlo, finché non lo trovai affacciato al ponte di Brooklyn. Si voltò verso di me con un’espressione rassegnata.
“Non è più come prima, lo sappiamo entrambi” iniziò.
“Già” commentai.
“Non esiste un vero e proprio colpevole ma, semplicemente, un milione di motivazioni e di eventi che hanno cambiato i nostri sentimenti, nonché noi stessi” continuò.
“Già”.
“Di conseguenza, nessuno dei due vede un motivo valido per proseguire questa storia, siccome è diventata più strazio che altro” concluse.
“Già”.
Chinò il capo verso l’acqua scura.
“Ciò non significa che non lavoreremo più insieme, la vita privata va esclusa dai nostri doveri quotidiani. Mi spiace non sia andata come volevamo all’inizio, ma proprio non funziona” aggiunsi.
Annuì, sempre con la testa bassa.
“Questo è quanto; mi stabilirò temporaneamente altrove, magari sull’eliveivolo dello Shield… Finché non avrà termine la missione”.
Silenzio.
Mi avvicinai e, con delicatezza, poggiai una mano sulla sua spalla.
“Buonanotte, Steve” sussurrai e me ne andai voltandogli le spalle, non senza aver prima intravisto qualche lacrima rigargli il viso.
Dal canto mio, non ne ero mica felice. Mi sentivo stranamente cinica, per cui ero una maschera inespressiva.
Fermai il primo taxi che passava di lì e gli comunicai l’indirizzo per giungere alla Stark Tower.




Chiedo infinitamente perdono per l'enorme ritardo nel pubblicare questo capitolo >.<
Intanto, ringrazio di cuore fedejane, che ha inserito la mia storia tra i preferiti; sunshine95 che l'ha inserita tra quelle da ricordare; alliearthur, Darktos, itsandreea, Lady of the sea, taisha, Vmortadella e youaremyhero_cap che la seguono... E, ovviamente, grazie mille anche a tutti coloro che lasciano una recensione!  <3

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Capitolo 8
*** Capitolo7 ***


Tony

“Signore, c’è un ospite che l’attende all’ingresso”.
Mi rigirai tra le coperte, infastidito. Dopo un arco di tempo inestimabile, risposi esasperato: “Ma ho sonno! Di chi si tratta, rottame? Mostramelo tramite la telecamera nascosta”.
“In realtà è una giovane fanciulla dai lunghi capelli e…”
“Grazie, la vedo anch’io” aguzzai la vista “Ma quella è…” mi alzai di scatto ed infilai la camicia che giaceva sulla sedia, dimenticandomi totalmente dei jeans abbandonati a terra.
 
Honey

Dopo alcuni minuti d’attesa, la possente figura di Tony mi si parò dinanzi. Non potei fare a meno di notare che non indossava i pantaloni, mentre una candida camicia lasciava intravedere il suo petto muscoloso. La sua barba, sempre perfettamente definita, contrastava con le onde selvagge dei suoi capelli. Iniziai a sentire stranamente caldo e cercai di non far sì che il mio imbarazzo desse nell’occhio.
Ovviamente, si accorse della mia agitazione: “Suvvia, ti emozioni per così poco! Non ricordi quante volte mi hai visto nudo?”. Arrossii, se possibile, ancora di più, evitando accuratamente d’incrociare il suo sguardo che mi penetrava peggio dei raggi X. Avvertì in me una seconda causa di turbamento, per cui mi chiese: “Come mai qui a quest’ora? Su, entra, m’infilo un paio di jeans e ti preparo un drink. Gradisci delle noccioline?”.
Ci dirigemmo verso il “Gravity Bar” all’ultimo piano della Stark Tower, dove una panoramica a 360° della Grande Mela mozzava letteralmente il respiro. Si spaparanzò su un divano dall’aria altamente invitante e, con un cenno, m’incitò ad accomodarmi accanto a lui. Il suo scopo era quello di mostrare un imperturbabile signor Stark, ma percepivo l’elettricità nell’aria con i polpastrelli delle dita.
“Allora”, iniziò, “Di’ tutto a papino!”. Abbozzai un sorriso, poi gli raccontai l’accaduto e, dopo ciò, assunse un’aria piuttosto grave: “Honey, perché l’hai fatto? Tutte le coppie si ritrovano davanti vari momenti difficili da superare, ma bisogna almeno provare ad attraversarli insieme! Non è da te mollare così..”.
“La situazione ha iniziato a degenerare da mesi, già dall’inizio della missione in Medio Oriente. E’ vero, forse ci siamo lasciati prendere troppo dagli incarichi lavorativi, ma era nostro dovere assumerci questo tipo di responsabilità! Poi siamo tornati a casa e.. Boh, niente era più come prima. Il sentimento c’è ancora, ne sono sicura, perché non può svanire all’improvviso dopo tanto tempo trascorso insieme, ma si tratta solo di un residuo ormai. E’ legato a vecchi ricordi, ora è tutta un’altra storia. Ho perseverato, ho provato a stimolare questa relazione, ma nulla. Ho continuato a sentirlo distaccato, come se lo stare insieme fosse diventato un’abitudine. Mi ama, ma..”.
“Non funziona più, ho capito” concluse.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Honey, devo proprio chiedertelo. Per caso c’entro anch’io con questa tua decisione? Sai, considerando la nostra rapida escursione europea e quanto ti ho detto sulla Torre.. Sono un egoista, un narcisista, un egocentrico, ma tengo davvero a te e non desidero arrecarti alcun tipo di danno”.
“Tu? No! Abbiamo stipulato quel patto dopo il tuo simpatico scherzo allo SHIELD! Perché mai dovresti entrarci?! No, no! L’escludo categoricamente..” mi agitai senza un motivo valido.
“Quindi c’entro anch’io”, sospirò. Mi conosceva fin troppo bene.
Non obiettai e lui concretizzò che si trattava di un silenzio assenso. Bevve un copioso sorso di chissà quale mix alcolico dal suo bicchiere, poi mi fissò immobile.
Se fossi stata una ragazza qualunque, a quell’ora mi sarei già ritrovata a rotolarmi con lui tra le lenzuola; dopodiché rammentai che ero speciale per lui, l’ero sempre stata. Infatti, a differenza di qualsiasi altro caso, si era davvero interessato all’equilibrio del mio stato d’animo, comprendendomi nel profondo.
Riflettei: mi amava ancora. Dopo il bivio, dopo tutto quel tempo, mi amava. E continuava ad amarmi, semmai più di prima, ma qualcosa lo frenava. Forse non voleva giocare sporco tradendo la fiducia di Pepper o la stima di Steve, forse non voleva scombussolare maggiormente la mia esistenza..
A volte Tony era un tipo imprevedibile, persino per me.
Giunta a tale conclusione, mi alzai di scatto. Aveva ragione, la mia presenza lì comportava letteralmente un rischio ad alta tensione. In un baleno afferrò il mio braccio e mi tirò a sé.
Dio, quanta incoerenza. Anche il suo cuore e il suo cervello si erano apertamente dichiarati guerra.
Mi strinse forte, in un’intimità maggiore rispetto all’abbraccio sulla Torre. Sentivo il bisogno di piangere, di sfogare i fardelli che accumulavo dentro me. Lacrime silenziose scesero lungo le mie guance, ma la sua presenza riuscì a tranquillizzarmi. Sembrava che mi cullasse.. Mi accarezzava i capelli e, contro la sua normale amministrazione, se ne stava in silenzio. Non ricordo per quanto tempo rimanemmo in quella posizione, poiché crollammo nel giro di pochi secondi, o pochi minuti, o poche ore.
 
Tony

Mi svegliai a causa della luce che, dalle ampie vetrate, inondava la stanza; ero sdraiato sul quel divano così candido da sembrare una nuvola. Mi voltai dal lato opposto e m’imbattei in un viso d’angelo.
Momento. Non ero stato informato sulla mia recente morte. Ero in paradiso? Così, senza alcuna visione né figata del genere? Questo sì che era un bluff massiccio.
L’angelo si mosse leggermente e strizzò gli occhi: ormai il sole si levava alto. Li aprì e mi persi in due topazi imperiali, solcati, però, da dure e premature esperienze e sbavati di trucco. Si strofinò il naso, spostando una ciocca di capelli ramati che le faceva il solletico, poi mi guardò. Ci osservammo muti, comunicandoci messaggi confusi e faticosamente decifrabili.
La ciocca di capelli le ricadde sul viso, ma stavolta fui io a scostarla dolcemente e ne approfittai per percorrere il suo profilo, fino al mento, con le dita. Alcuni muscoli si contrassero al mio tocco, forse brividi, aprendosi in un sorriso delicato e riconoscente. Alzai lo sguardo al cielo: ringraziarmi di che?! Accennai a scuotere la testa e lei ridacchiò, dopodiché si alzò e si diresse verso lo specchio.
Ah, vanità femminile. Batteva persino la mia!
Mentre controllava di non essere troppo in disordine, me la spassavo a notare le espressioni inorridite che assumeva nel momento in cui verificava di non risultare impeccabile. Sicuramente, nella sua testa aveva elaborato considerazioni quali “sono indecente” o “sembro uno zombie” ma, personalmente, continuava ad avere le sembianze di un angelo.
 
Honey

Mi svegliai a causa della luce che, dalle ampie vetrate, inondava la stanza; ero sdraiata sul quel divano così candido da sembrare una nuvola. Mi mossi leggermente e strizzai gli occhi: ormai il sole si levava alto. Li aprii e mi persi in due topazi imperiali, solcati, però, da qualche ruga d’espressione. Mi strofinai il naso, spostando una ciocca di capelli che mi faceva il solletico, poi lo guardai. Ci osservammo muti, comunicandoci messaggi confusi e faticosamente decifrabili.
La ciocca di capelli mi ricadde sul viso, ma stavolta fu lui a scostarla dolcemente e ne approfittò per percorrere il mio profilo, fino al mento, con le dita. Alcuni muscoli si contrassero al suo tocco, brividi su brividi, aprendosi in un sorriso delicato e riconoscente. Alzò lo sguardo al cielo: ringraziarlo di che?! Accennò a scuotere la testa ed io ridacchiai, dopodiché mi alzai e mi diressi verso lo specchio.
Oddio, dovevo essere un mostro!
Infatti, mi risultava difficile considerare apprezzabile la mia figura riflessa. Ero indecente, sembravo uno zombie. Avevo un pagliericcio al posto dei capelli e il trucco era così sbavato che sembrava avessi ricevuto due cazzotti in faccia. Corsi in bagno a ripulirmi, legai i capelli in uno chignon e sciacquai anche la bocca, onde evitare l’imminente omicidio di Tony tramite asfissia. Tornai da lui e, sorprendentemente come al solito, trovai già due porzioni di waffle sul tavolo. Se ne stava seduto lì ad aspettarmi, avvolto da quel tessuto candido che lo faceva apparire un angelo ai miei occhi.
“Alla buon’ora!”, esordì, “Dormito bene, zuccherino? Ops, volevo dire…”, si alzò, “Madame, che una lieta aurora si presenti a lei! Giacque, dunque, teneramente tra le braccia di Morfeo? Il qui presente, umile monsieur Stark cucinò per lei un gradevole pasto e attese a lungo l’arrivo della Signoria Vostra al fine di inaugurare tal dì sì lieto!”, si avvicinò e fece un inchino, “Per servirla. Si accomodi!”.
Avrei voluto guardarlo in cagnesco per l’evidente presa in giro, ma la sua messa in scena era a dir poco fenomenale. Applaudii e dissi “Non sia mai si freddi la colazione!”.
Divorammo e spazzammo via tutto, poi poggiò le mani sulle mie spalle, mi trafisse con uno sguardo serio e preoccupato e chiese: “Va un po’ meglio?”.
“Non so come avrei fatto senza di te” mi limitai a rispondere.
Non smise di fissarmi. Era totalmente preso da qualcosa, chissà cosa, nei miei occhi.
Le sue mani cedettero e scivolarono lungo il mio corpo fino a fermarsi sui fianchi.
Mi avvicinò ancor di più a sé, senza mai distogliere lo sguardo.
D’un tratto, notai un tentennamento in quest’ultimo, seguito dal pericoloso accostarsi del suo viso al mio.
L’aria era immobile, la Terra aveva smesso di ruotare.
Ero paralizzata.

Bip, bip.
“Agente Honey, qui il sergente Fury. A rapporto entro 60 minuti” e “Signor Stark, qui il sergente Fury. A rapporto entro 60 minuti” in contemporanea.
Tony sembrò rinsavire da una strana trance, io rimasi ancora ferma. Scattò e, nel giro di un secondo, si rivestì della sua maschera da miliardario menefreghista.
“Orsù, il dovere chiama!” urlò mentre cercava una giacca da abbinare al completo, “Cosa fai lì impalata?” mi ammonì, “Scattare, scattare! Ti do un passaggio alla base con la mia modesta Lamborghini”.
Mi sbloccai: “Ehm, Tony, forse è meglio arrivare separatamente a destinazione. Non vorrei suscitare malintesi… Torno in albergo, raccolgo le mie cose e mi trasferisco temporaneamente da Fur…”
“Resta da me”.
“Non posso”.
“Finché Pepper non torna, resta da me”.
“Tony…”.
“Abbiamo un patto, no? Basta mantenerlo”.
“Non sembravi così predisposto a rispettarlo cinque minuti fa” borbottai sottovoce.
“Perfetto, allora siamo d’accordo! Alloggerai qui per i prossimi giorni!”, sorrise, “Jarvis, hai sentito? Avremo un’ospite! Assicurati che stasera sia tutto in ordine”.
“Sì, signore”.
“Bravo, il mio rottame. Allora a dopo, Honey”.
“Già…”, abbozzai un sorriso e me ne andai.
 
Nel preciso istante in cui entrai nella stanza n°204, Steve uscì dal bagno con i capelli bagnati ed una misera asciugamano a cingergli la vita. Mi sentii stranamente a disagio, come se quel corpo, di cui conoscevo ogni fibra, fosse diventato improvvisamente estraneo, inesplorato.
“Ehi” lo salutai.
“A rapporto tra 45 minuti, ti è arrivato il messaggio dal sergente?”
“Cert…”
“Bene” m’interruppe, “posso sapere dove sei stata tutta la notte?” continuò con voce austera.
Il suo tono m’irritò: “Non sono più affari tuoi, se permetti”.
“Scusa se mi sono preoccupato e mi preoccupo sempre per te” aggiunse. Gli s’incrinò la voce.
Ecco che iniziavo a risentirmi in colpa.




È una vita che non scrivo qui su EFP. Mesi, forse più di un anno. Tra le cartelle impolverate del mio PC ho trovato i primi capitoli di questa storia, notando che è incompleta. Beh, eccomi qui, dopo tanto tempo, a rimboccarmi le maniche per completare una mia creatura che spero riesca ad entusiasmarvi come prima.
Grazie in anticipo a chi lascerà una recensione, a chi seguirà la mia storia o a chi, semplicemente, avrà la curiosità di leggere questo capitolo.
Per me vale già molto ^-^
A presto!

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